In the morning you always come back

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #84 – Hair ***
Capitolo 2: *** #81 – Smell ***
Capitolo 3: *** #89 – Fall ***
Capitolo 4: *** #87 – Fight ***
Capitolo 5: *** #65 – Clock ***
Capitolo 6: *** #96 – Beast ***
Capitolo 7: *** #28 – Snow ***
Capitolo 8: *** #97 – Nightmare ***
Capitolo 9: *** #05 – Scarlet ***
Capitolo 10: *** #98 – Magic ***
Capitolo 11: *** #67 – Lovers ***
Capitolo 12: *** #06 – Blue ***
Capitolo 13: *** #75 – Tale (Part 1) ***
Capitolo 14: *** #75 – Tale (Part 2) ***
Capitolo 15: *** #37 – Fire ***
Capitolo 16: *** #79 – Touch ***
Capitolo 17: *** #75 – Tale (Part 3) ***
Capitolo 18: *** #55 – Storm ***
Capitolo 19: *** #17 – Light ***
Capitolo 20: *** #99 – Dream ***
Capitolo 21: *** #75 – Tale (Part 4) ***
Capitolo 22: *** #94 – Sleep ***
Capitolo 23: *** #07 – Black ***
Capitolo 24: *** #95 – Fireplace ***
Capitolo 25: *** #100 – Forever ***



Capitolo 1
*** #84 – Hair ***


#84 – Hair (Capelli)

 


 

Lei è così, mente e corpo:
tutto quello che la tocca partecipa
indefettibilmente della sua bellezza.

(Marguerite Duras - L'Amante)


 




 


 

Quando l'hai vista per la prima volta con i capelli sciolti, era notte fonda e per entrambi non c'era verso di riuscire a dormire.
Il Generale Inverno teneva l'intera valle nella morsa pungente di un gelo maligno, e all'interno del Castello Oscuro ci si difendeva a malapena grazie ai camini, tenuti accesi in uno sparuto gruppo di stanze.
L'aria era secca e ferma e, fin dal pomeriggio inoltrato, aveva portato con sé presagi certi di neve imminente.
La luna non aveva fatto che una fuggevole comparsa, essendo da giorni nascosta, così come il sole, da una spessa coltre di nuvole gravide.
Anche quella sera avevi indugiato a lungo nel salone principale, rapito – come sempre – dal cigolio sommesso e dal movimento ipnotico della ruota dell'arcolaio, che sotto il tocco delicato e preciso delle tue mani trasformava instancabile matasse su matasse di umile paglia in fulgido oro; il prezioso metallo emanava un tiepido bagliore aranciato nel riflettere la luce soffusa del focolare acceso. Un silenzio irreale avvolgeva la tua dimora, e se ti capitava di chiudere gli occhi per qualche istante, potevi quasi illuderti di essere rimasto davvero l'unica creatura ancora vivente al mondo.
Ma quella notte era destino che non riuscissi a trovare requie. 
Non l'avevi nemmeno sentita arrivare, perso com'eri nei tuoi cupi pensieri. E quando, levando all'improvviso gli occhi dall'arcolaio, te la sei trovata accanto, sei rimasto a fissarla a lungo, immobile ed attonito, come al cospetto di una visione divina.
Hai mai conosciuto davvero la bellezza, prima di questo momento?
Occhi come laghi di montagna spazzati dal vento in una mattina d'estate ti fissavano ricolmi di segreti inconfessati, mentre con voce fioca ti chiedeva il permesso di rimanere in tua compagnia, dal momento che, anche per lei, quella notte il sonno tardava ad arrivare. Affrontare una crisi d'insonnia nella solitudine delle prigioni di un simile maniero era una prova davanti alla quale anche l'animo più impavido avrebbe perlomeno vacillato.
E lei è già costretta a lottare strenuamente ogni giorno per resistere accanto ad un mostro come te.
Non riesci a ricordare se effettivamente le avevi dato il permesso di restare, o se davanti al tuo prolungato silenzio lei si era sentita comunque autorizzata ad accoccolarsi sulla tua poltrona preferita, la stessa che da anni divideva la compagnia dell'immenso camino insieme al tuo amato arcolaio.
La verità era che, dal momento in cui con la sua sola presenza aveva colmato il vuoto di quella stanza buia, dentro e fuori di te null'altro aveva più avuto senso ed importanza. La guardavi con la meraviglia stupita di un bambino che si ritrova per la prima volta dinnanzi all'immensità del mare.
Indossava una semplice camicia da notte bianca, che le scivolava morbida intorno al corpo snello, e un ampio scialle languidamente drappeggiato attorno alle esili braccia. Il collo sinuoso e niveo emulava le eteree fattezze di una statua di marmo, e la sua serafica perfezione contrastava con la dolce carnosità delle labbra morbide e piene, che con la loro impudenza scarlatta andavano a sfregiare il candore immacolato del viso più puro cui il Creatore avesse mai messo mano.
Ma il particolare che più di ogni altro ti toglieva il fiato e ti offuscava la ragione, era la chioma folta e selvaggia che le ricadeva scomposta sulle spalle – mai prima di allora si era presentata davanti a te senza essere perfettamente in ordine! – fino a raggiungere la vita sottile. Non ne avevi mai vista una eguale. Ardeva come vivida fiamma, e i luminosi bagliori dai quali era percorsa rivaleggiavano per intensità e splendore con le lingue di fuoco che ancora guizzavano nel braciere. Incorniciava la sua persona come una pioggia serica di grazia e calore, e donava all'espressione tormentata dei suoi occhi una intensità e una consapevolezza che non avresti mai ritenuto possibile aleggiassero nell'animo e nel cuore di una fanciulla tanto giovane.
Chissà se a passarci le dita attraverso si corre il rischio di bruciarsi? 
Ricordi di aver pensato che ne sarebbe comunque valsa la pena.
Se lei si fosse accorta o meno del tuo sguardo avido, non sei sinceramente in grado di dirlo. Sai solo che ad un certo punto – erano passati minuti, ore, giorni? – lei si alzò, e con pochi passi fluidi lasciò la stanza, ringraziandoti timidamente per averle concesso di trovare in te un appiglio (per quanto miserabile e muto!) contro la sua solitudine, e augurandoti la buonanotte.
Rimasto di nuovo solo, l'occhio ti cadde involontariamente sul mucchietto d'oro appena filato ai tuoi piedi. Non sembrava più tanto prezioso, ora. Vicino al suo fulgore, tutto sbiadiva.
Non avresti sognato altro che lei e i suoi capelli di fiamma, fino all'alba.




Quando il mattino seguente ti raggiunse come di consueto con la colazione, non ti accorgesti subito di cosa ci fosse in lei di diverso rispetto a tutti gli altri giorni.
Poi d'un tratto lo capisti, e il tuo cuore mancò un battito.
Aveva lasciato sciolti i capelli.

 



[Words Count: 815 – One Shot]

 

 

 

Nota:

… ed eccomi di nuovo qui! Non è passato molto tempo dall'ultima volta (non vi illudete, avevo solo del 'lavoro' in arretrato nel computer, d'ora in avanti non credo che riuscirò a mantenere questi ritmi). Comunque, come vedete mi sono imbarcata in una Big Damn Table, ma vi dico fin da subito che la possibilità che io arrivi a completare i 100 prompt non è assolutamente verosimile, almeno in questo universo. La Table mi aiuta soltanto a mantenere una parvenza di ordine nella confusione perenne che regna nella mia testa. Questo è il primo capitolo, spero di non aver combinato un disastro!
Ringrazio infinitamente Mooarles, seasonsoflove, Stria93 ed Euridice100 per aver recensito la mia prima flashfic in OUAT, 'Il lago': grazie per avermi indicato la via da seguire, e, se lo ritenete opportuno, ditemi cosa pensate anche di questo ulteriore delirio!
Il titolo della raccolta l'ho direttamente prelevato dalla mia poesia preferita di Cesare Pavese, ''In the morning you always come back" (19-20 marzo 1950).

 

Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre -
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolìo della brezza,
tepore, respiro -
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.
(Cesare Pavese - In the Morning You Always Come Back)




Forza dearies, che il 9 marzo è vicino!
Baci baci baci

padme

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Capitolo 2
*** #81 – Smell ***


#81 – Smell (Olfatto)
 

 

 

Egli scese,
rifuggendo dal guardarla a lungo,

come si fa col sole,
ma la vedeva, come il sole,
anche senza guardarla.
(Lev Tolstoj - Anna Karenina)

 


 


 


La prima cosa di cui Belle volle assicurarsi una volta recuperate, non senza fatica, le redini della sua vita a Storybrooke, fu di trovare al più presto un mercante di essenze piuttosto ben fornito.
L'odore ripugnante dei sotterranei della Regina, unito a quello asettico e innaturale del reparto psichiatrico dell'ospedale, nel quale era rimasta rinchiusa per ventotto anni, non accennavano a smettere di tormentarla, tanto che più di una volta aveva spaventato a morte Rumplestiltskin, svegliandosi di colpo e ansimante nella notte, in preda ad una nausea che le mozzava il fiato, perché le era sembrato, nel deliquio dei suoi incubi, di risentire nelle narici quegli effluvi terribili.
Quando, finalmente, ritenne di aver acquisito sufficiente coraggio ed intraprendenza per affrontare quello strano, nuovo mondo da sola, si mise di buona lena alla ricerca del particolare tipo di commerciante che nel reame di suo padre si sarebbe chiamato 'speziale'. Fu relativamente facile. Nella via principale della piccola cittadina, sopra ad una elegante vetrina in cui faceva bella mostra di sé un discreto campionario di boccette di vetro graziosamente confezionate, campeggiava a chiare lettere la scritta 'Profumeria'.
Così, in un fresco e luminoso mattino già allietato dai primi sentori di una primavera imminente, con un sorriso soddisfatto che le illuminava quel suo incantevole volto di donna-bambina, oltrepassò la grande porta a vetri ed entrò nel negozio, determinata a ritrovare quello che, in un'altra vita e in un altro mondo, era stato il suo profumo preferito.




C'era una piccola serra, racchiusa fra le mura del Castello Oscuro.
Era posizionata a sud, e questa felice ubicazione le permetteva di godere dei benefici effetti dei raggi del sole anche quando d'inverno quest'ultimo si faceva letteralmente pregare per una, seppur fuggevole, apparizione. Si trattava di un piccolo e caldo paradiso incastonato nel gelo perenne delle montagne che circondavano la dimora dell'Oscuro, il quale vi teneva ogni sorta di fiore, pianta o erba che potesse servigli nella preparazione dei suoi incantesimi. Infatti, per quanto potesse di primo acchito risultare strano, a volte bastava veramente solo una manciata di foglie di borragine o un rametto di melissa per creare pozioni i cui straordinari effetti inducevano coloro che avevano intenzione di servirsene – per innominabili e personalissimi scopi – a stipulare qualsiasi tipo di contratto con il loro potente e astuto creatore.
Belle non aveva mai in realtà ottenuto il permesso di entrarvi, ma dopo la seconda o terza volta che Rumplestiltskin la pizzicò a curiosare col naso per aria tra corolle dagli sfavillanti colori e frutti dai profumi inebrianti, qualcosa nell'espressione rapita della giovane aveva indotto il folletto ad essere indulgente, e ad accordarle il privilegio di seguirlo ogni qual volta sentisse la necessità di recarvisi – che fosse per raccogliere l'ingrediente 'segreto' di una qualche magica preparazione, o semplicemente per assicurarsi che in quel piccolo microcosmo verde tutto crescesse e prosperasse nel migliore e nel più naturale dei modi.
Fu proprio in una di queste occasioni, quando ormai l'estate cominciava a far sentire la sua effervescente presenza anche fra quei picchi ostili, che Belle si sentì improvvisamente avvolgere dalla fragranza più seducente e intensa nella quale le fosse mai capitato di imbattersi.
Proveniva da un gruppo di piante a lei sconosciute i cui frutti avevano fatto la loro prima comparsa soltanto negli ultimi giorni: erano grandi, tondi e polposi, e se il loro sapore era anche solo in minima parte delizioso quanto il loro profumo, dovevano essere squisiti – sempre che fossero commestibili, naturalmente, giacché non si poteva mai sapere, dati i gusti, e gli scopi, estremamente particolari di chi li aveva coltivati. Anche il loro colore era meraviglioso: nello sfoggiare tonalità diverse di giallo e arancione, ricordavano tanti piccoli soli, e alla presenza del loro fratello più grande e lontano, risplendevano della medesima luce.
– Dearie, dearie! Si può sapere che stai facendo? Insomma, adesso ti addormenti anche in piedi? Dearie, sveglia, su! –
Riportata bruscamente alla realtà, Belle non poté comunque trattenersi dal chiedere ad un folletto già piuttosto irritato delucidazioni a riguardo. Rumplestiltskin, tra un borbottio contrariato e l'altro, le spiegò che si trattava di frutti provenienti da una lontana e splendida terra, bagnata dal mare e baciata da un sole benevolo e generoso per la maggior parte dell'anno. Agrumi, così venivano chiamati, ed oltre ad essere davvero prelibati – sia nel profumo che emanavano che nel gusto, ricco e leggermente asprigno (sì, certo, certo che gliene avrebbe fatto assaggiare uno, almeno se ne sarebbe stata zitta per un po'!) – possedevano straordinarie capacità curative che li rendevano assolutamente indispensabili in ogni preparato che si ripromettesse di guarire una qualunque malattia o infezione.
– Ma si può sapere che ci trovi di tanto interessante? –
– Niente, è solo che... non ho mai sentito un profumo più buono in vita mia. Potrei rimanere qui per giorni, e credo che non mi verrebbe mai a noia... –
– Chissà perché la cosa non mi stupisce... –
– Cosa intendete dire? –
Questi sono i frutti del sole, dearie, sono le sue creature predilette.
Proprio come te.
Quella sera stessa, Belle ne trovò un cesto ricolmo, appoggiato con noncuranza al tavolino di mogano della sua stanza.




Quando il signor Gold sentì suonare la campanella situata all'ingresso del negozio, non alzò neppure gli occhi dal libro dei conti che stava visionando. Sapeva, senza aver bisogno di vederlo, chi aveva appena messo piede nel suo banco dei pegni. Profumo di agrumi e zagare in fiore l'accompagnava.
Era appena entrato il sole.

 


 


 

[Words count: 891 – One Shot]

 


 


 

Nota:

E' chiaramente periodo di vacche grasse, quindi io dico di approfittarne, perché inevitabilmente presto giungeranno anche i tempi delle vacche magre, anzi magrissime (diciamo che mi conosco abbastanza bene). Grazie a Euridice100, PoisonRain, fantasy93, Stria93 e mooarless, per aver recensito tanto entusiasticamente il primo capitolo di questa raccolta, sempre a Euridice100, Stria93, fantasy93 e rumbelle2998 per averla messa, sulla fiducia, fra le seguite, e, ancora, a Euridice100 (<3), per averla aggiunta alle preferite. Ragazze, non so veramente cosa dire, mi avete fatto commuovere.
Arrivederci a presto dearies :)*

padme

P.S: sì, il profumo di agrumi è il mio preferito, da cosa l'avevate capito? ;-)

 

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Capitolo 3
*** #89 – Fall ***


#89 – Fall (Cadere)


 


 

When the night has come,
And the land is dark,
And the moon is the only light we'll see.
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me.

(Ben E. King – Stand by Me)


 


 


La notte è sempre il momento peggiore.
Eppure, un tempo, l'amavi così tanto.
Invece, adesso, la mente e il corpo oppongono una strenua resistenza all'avanzare della stanchezza e del sonno, mai rassegnati di fronte alla paura di sprofondare, di nuovo, in quel nulla di tenebre e oblio, di rabbia e dolore, di disperazione e angoscia, nel quale l'orrore più grande, più spaventoso, più inaffrontabile, si manifesta e si concreta in una tanto crudele quanto lacerante assenza. La sua.
Per questo, ogni sera ti rifiuti di staccare lo sguardo dalle pagine dei tuoi amati libri, nel disperato tentativo di ritardare il più possibile il momento in cui i tuoi occhi si chiuderanno, e gli incubi torneranno a farti visita sussurrando subdoli alla tua inerme incoscienza la promessa di rubarti per sempre il risveglio.
Per questo, ogni notte rimani ore a fissare – avvolta nel silenzio della vostra camera da letto – le sue palpebre chiuse e il suo volto rilassato, convinta come sei che imprimerti nel cervello l'immagine di quella figura tranquilla possa donarti un appiglio sicuro per quando esausta ti arrenderai alla caduta.
Per questo, non lasci un solo istante la sua mano calda, e la stringi forte tra le tue, perché sai che, nell'attimo in cui ti desterai in preda al terrore, sarà la consapevolezza di quel lieve contatto a permetterti di ritornare senza danni alla realtà.
E questa notte non fa eccezione.
Il libro che hai appena terminato giace scomposto sul comodino, le pagine leggermente arricciate a sottolineare quanto le sue parole ti abbiano fatto battere il cuore. Lui ti dorme sereno accanto, l'ampia fronte insolitamente distesa nella quiete del riposo. Tuttavia, lo conosci abbastanza bene da non lasciarti ingannare dall'apparente pace che leviga i suoi tratti; sai quanto il tormento non lo abbandoni mai, nemmeno nel sonno. In questo, il destino vi ha voluto unire più di quanto già non foste.
Ti avvicini e lo attiri tra le tue braccia, mentre poggi delicatamente le labbra sui suoi capelli; con una mano gli scosti dal viso una ciocca ribelle, e intrecci le tue gambe alle sue, facendo attenzione a non urtare bruscamente il ginocchio malato.
Quando le distanze si annullano, svanisce anche la paura.
E' dunque questa, la misura dell'amore? Questo perfetto incastro di corpi, di sentimenti, di emozioni e di orizzonti condivisi?
Da una leggera pressione intorno ai fianchi comprendi che non sei più la sola a vegliare nel buio.
– Mi dispiace, non volevo svegliarti.
– Io non sono sveglio. Sto sognando...
Il suo respiro sul tuo collo.
Cerchi con la bocca la sua bocca.
– Ti sembra un sogno, questo?
Avvinghiata al suo amore non puoi cadere.

 


 


 


 

[Words Count 436: FlashFic]

 

 

Nota:

Hello dearies! Eccomi di nuovo qua, questa volta con una Flashfic. Spero che sia di vostro gradimento; se così non fosse, non esitate a dirmelo, sapete quanto apprezzi i vostri giudizi. ^_^
Un grazie speciale, come sempre, a Stria93, Euridice100, fantasy93, seasonsoflove e PoisonRain, per aver recensito anche il secondo capitolo, a Beabizz ed Euridice100 per aver aggiunto la raccolta alle preferite, nonché a PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, fantasy93 ed Euridice100 per averla aggiunta alle seguite. Sono in brodo di giuggiole, davvero.
A presto care! E ricordate: may the Rumbelle be with you!

 padme

 

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Capitolo 4
*** #87 – Fight ***


#87 – Fight (Lottare)


 


 

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te...
Io sì, che avrò cura di te.

(Franco Battiato – La Cura)

 


 


 


 

Freddo.
Questo è quello che senti, dentro e fuori di te, mentre giaci, i polsi e le caviglie incatenati, sul duro pavimento della cella che già una volta è stata testimone della tua prigionia.
Non ricordi nemmeno da quanto tempo ti trovi in questa situazione; sai solo che i muscoli, indolenziti da una tanto prolungata immobilità, sarebbero già allo stremo se non potessi contare di nuovo sulla forza inumana che ti deriva dall'essere tornato a tutti gli effetti l'Oscuro, seppur privo di magia.
Un prezzo tutto sommato equo per essere ancora vivo.
Quando hai pugnalato tuo padre, credevi veramente di dover morire assieme a lui. Non vedevi altra soluzione, e sei andato incontro al tuo destino con una sicurezza ed una determinazione quali mai avevi provate nella vita. D'altronde, la posta in gioco questa volta era alta.
Troppo.
Era la vita di Bae, di Henry, di Regina e di tutti gli altri abitanti di Storybrooke – con i quali a lungo sei stato in lotta, ma ai quali gli eventi degli ultimi mesi ti hanno così indissolubilmente legato – quella che la follia distruttrice di Pan stava minacciando senza pietà. Era la vita di tutti coloro che amavi ad essere in pericolo. Era la vita di Belle.
Belle.
I suoi occhi, frammenti azzurri di oceani in tempesta, ti hanno ferito come lame d'acciaio quando, prima fra tutti, ha capito cosa davvero avevi in mente di fare. Le sue lacrime, mentre con il cuore in pezzi ti preparavi a dirle addio, ti hanno fatto più male del pugnale che di lì a poco ti avrebbe trafitto il petto. In quel momento avresti voluto solo correre da lei, stringerla fra le braccia, asciugarle quelle gocce di cristallo che le rigavano le guance e confessarle in un soffio che, sì, , l'amavi, l'avevi sempre amata, l'avresti amata per sempre.
Ti amo, Belle. Tu mi hai reso più forte.
Quando ti sei girato per affrontare per l'ultima volta tuo padre, la verità schiacciante di queste semplici parole ti ha colpito con tutta la sua terribile e gloriosa furia. Dopo una vita passata a scegliere sempre la strada sbagliata, avevi trovato il coraggio per compiere finalmente la scelta giusta. L'unica e la più fondamentale di tutte. Ed è solo grazie a lei, se ne sei stato capace.
Mentre attorno a te si spalancava l'abisso, l'immagine del vostro ultimo bacio ti bruciava negli occhi.




Non sei morto.
Eppure non sai proprio come avresti potuto definirti altrimenti, perso com'eri in un vuoto infinito di tenebra e silenzio.
Sai solo che ad un certo punto qualcosa ha interrotto quella quiete sospesa, e un dolore atroce ti ha lacerato le carni; una mano invisibile ti ha afferrato e ha cominciato ad attirarti con violenza verso il basso, giù, sempre più giù, fino a quando l'impatto con un terreno irregolare e gelido non ha fatto cozzare con un unico colpo secco tutte le tue povere ossa fra loro.
Quando hai ritrovato finalmente la forza di levare lo sguardo da terra, hai capito in un istante che l'anatema lanciato contro Pan poco prima di porre fine alla sua misera vita ti si era, per un crudele quanto ironico scherzo del destino, rivoltato contro.
Una creatura dai venefici occhi screziati ti osservava con sprezzante alterigia al di là delle sbarre di una cella sotterranea. Un ghigno folle e crudele le attraversava come uno sfregio il volto, e le tirava sugli zigomi la pelle aliena ed inquietante, verde come il fondo iridescente di uno stagno. Tutta la sua persona emanava una potente quanto maligna aura di magia nera.
Ti mostrò qualcosa che teneva stretto fra gli artigli. Ti accorgesti con orrore che era il tuo pugnale.
Nemmeno morire è facile per te.
I cattivi non hanno lieto fine.




E' a questo che pensi, mentre lo sconforto si fa largo con sempre maggiore prepotenza dentro al tuo cuore. Tutto quello per cui hai così strenuamente lottato rischia di nuovo di essere distrutto, e questa volta hai paura che le tue forze da sole non siano in grado di reggere l'urto.
Al sicuro nel segreto della sua dimora, nascosta agli occhi del mondo, la Strega dell'Ovest si sta preparando a sferrare un attacco la cui violenza potrebbe spezzare le difese della tua famiglia in modi che nessuno di loro ha mai neanche lontanamente immaginato. L'uso dei poteri dell'Oscuro è, naturalmente, parte integrante del suo piano malvagio. E tu non puoi fare nulla, nulla, per impedirlo. Lei ormai ti ha in pugno, e sei dannatamente sicuro che non si risparmierà nell'ideare sempre nuove e più sottili infamie a cui costringere la tua volontà soggiogata; l'immaginazione certo non le manca.
Ti mordi le labbra fino a farle sanguinare.
Credevi di essere riuscito, dopotutto, ad assicurare a Belle una possibilità, un futuro, pur senza di te al suo fianco. Saperla al sicuro e libera di vivere la sua vita era un pensiero che ti aveva infuso serenità e pace mentre salutavi imperturbabile l'arrivo della morte.
Ma anche questa volta le cose non sono andate come avevi previsto.
Nemmeno con l'estremo sacrificio hai potuto donarle la salvezza.




E' proprio nel momento in cui la speranza sta per cedere impotente il passo alla disperazione, che la bambina appare accanto a te.
Per lunghi istanti rimani interdetto, incredulo, davanti a quella visione che non puoi far altro che definire straordinaria. Cominci a chiederti se la ragione non abbia alla fine deciso di abbandonarti definitivamente, oppure se, al contrario, ti trovi davanti ad un subdolo tiro mancino della Strega, il cui scopo rimane per te un mistero, ma che di certo non può portare a nulla di buono.
Una serica pioggia di lisci capelli castani le incornicia un viso dai tratti finemente cesellati, nei quali ancora puoi intravedere una traccia della dolce morbidezza che è propria dell'infanzia; indossa una semplicissima camiciola da notte azzurra, e si guarda attorno con un'aria talmente spaventata che non puoi esimerti dal provare per lei una pena profonda. Avrà a malapena una decina d'anni. Ti dà l'impressione di essere appena caduta dal letto, e il forte tremito che le scuote il corpicino esile è indice della terribile paura che con tutta probabilità la sta attanagliando; in fondo, la piccola si trova in una situazione a dir poco terrificante.
Sempre che non sia davvero un trucco di quella maledetta pazza, teso a farti uscire di senno una volta per tutte.
Sprizza magia da tutti i pori, quella strana bambina. La percepisci forte e chiara come i raggi del sole in un pomeriggio d'estate. Eppure, non riesci a convincerti che quello scricciolo terrorizzato possa davvero avere in sé qualcosa di malvagio. Hai conosciuto il male meglio di chiunque altro, e, anche se sai benissimo che molto spesso esso si cela dietro alle apparenze più innocenti e angeliche, qualcosa dentro di te ti spinge a pensare che questo non sia uno di quei casi. Non sai perché, ma senti dal più profondo del cuore che la bambina non costituisce affatto un pericolo, anzi. E' come se fossi legato a lei in un modo che per il momento ancora non ti sai spiegare. Quella bambina suscita in te un tale trasporto, un tale anelante istinto di protezione, che ben presto ti ritrovi a provare il feroce desiderio di conquistarti la sua fiducia, e vorresti con tutto te stesso poterti avvicinare a lei, per consolarla e tranquillizzarla. Ma sei consapevole del fatto che, per il suo stesso bene, e meglio che lei non si accorga della presenza dell'orrido mostro incatenato nella penombra di quella cella umida e sporca. Lo sa il cielo quale schock tremendo potresti procurarle.
La tua rimane comunque una vana premura, perché non appena questo pensiero finisce di farsi strada nella tua mente, lei si gira verso di te, e lo sguardo sconvolto con cui ti scruta sarebbe persino buffo se non temessi che da un momento all'altro possa cadere a terra svenuta.
– Tranquilla, dearie, non aver paura. Lo so di non essere un bello spettacolo, ma, ti assicuro, non mangio le bambine. –
Gli occhi che adesso ti squadrano da capo a piedi sono i più strani e i più straordinari che tu abbia mai visto. Il loro colore varia in continuazione dal nocciola al verde, e le loro iridi sono così ricche di preziose venature dorate, che ti sembra di osservare nel buio lo scintillio di migliaia di stelle lontane. Pensi che, nella loro stranezza, conservino lo stesso qualcosa di tremendamente famigliare, ma così, su due piedi, non sapresti proprio dire di cosa si tratti.
– Mi avevi detto che questo momento sarebbe arrivato. –
La sua voce è simile al trillo gioioso di mille campanelle d'argento, e non tradisce la minima parvenza di paura nel rivolgersi a te. Ha smesso di tremare e ora si guarda intorno come se tutto ad un tratto avesse capito dove fosse finita, e ogni cosa per lei avesse finalmente acquistato un senso. Lo spavento che fino ad un istante prima le contraeva i muscoli del viso ha lasciato il posto ad una espressione molto più rilassata, sebbene ancora profondamente preoccupata.
Preoccupata per te, ti rendi conto stupito.
A questo punto non sai proprio più cosa pensare.
– Mi dispiace di essermi spaventata, non ho capito subito dove mi trovavo. Stavo dormendo e tutto ad un tratto mi sono ritrovata al buio e avvolta in una puzza insopportabile, non me l'aspettavo! Certo che questo posto è veramente tremendo, molto, molto peggio di come di solito lo descrivi. –
La guardi esterrefatto.
– Scusa ma... noi ci conosciamo? –
Sorride dolcemente, e davanti a quello spettacolo inatteso non puoi fare a meno di sorriderle di rimando.
– No, ma un giorno succederà. –
– Ma cosa?... –
– Non c'è tempo per le spiegazioni, devi venire con me, ora! –
– E come dovrei venire con te, dearie? Non vedi che sono incatenato? –
Osserva con profondo dolore le tue mani e i tuoi piedi stretti nella morsa lacerante delle pesanti catene, poi ti si avvicina e ti poggia delicatamente una mano soffice e calda sulla guancia.
– Non c'è bisogno di muoverci da qui, per andare dove dobbiamo. –
– Non capisc... –
Shhh!!! Non c'è tempo, fidati di me, lasciami entrare. –
Una luce accecante ti squarcia il cervello, mentre tutto attorno a voi si dissolve in un vortice di polvere dorata.




Ti ritrovi nella tua camera da letto, a Storybrooke, steso supino sotto ad una matassa aggrovigliata di coperte e lenzuola. La radiosveglia sul comodino segna le 8.07 della mattina, e non vuole saperne di smetterla di strillare come un branco inferocito di gatti selvatici. A stento la raggiungi e con un grugnito poni malamente fine a quel sibilo infernale, mentre ancora stordito ti accorgi del trambusto che proviene da oltre il muro al di là della testata del letto.
Ma quella è la camera degli ospiti, ed è sempre stata vuota...
All'improvviso la luce si accende e la bambina irrompe nella stanza come un ciclone, tenendo una fetta di torta in un una mano e un paio di scarpe da ginnastica nell'altra. Indossa una formale divisa scolastica blu e, nonostante i capelli siano ora raccolti in una spessa treccia che le ricade elegantemente dietro alle spalle, non puoi fare a meno di notare quanto appaia irresistibilmente scarmigliata.
– Papà! Papà! Svegliati che siamo in spaventoso ritardo, tanto per cambiare! –
Se un fulmine ti colpisse riducendoti in cenere seduta stante probabilmente non ne rimarresti per nulla sconvolto. Devi imporre ai tuoi polmoni di ritornare in fretta ad inspirare ed espellere aria se non vuoi rischiare di morire soffocato, mentre tutti i pezzi di quell'intricato puzzle stanno cominciando piano piano ad andare al loro posto.
Ecco cosa c'era di così famigliare in questa bambina!, pensi in preda ad un'agitazione spasmodica, quando realizzi che il viso che ti ha tanto colpito altro non è che una perfetta, commovente, sublime sintesi dei bei lineamenti di Belle uniti al colore naturale dei capelli di Gold, e a quanto di umano rimane degli occhi dell'Oscuro.
Ed ecco perché possiede la magia! Se è vero che è tua figlia, è da te che l'ha ereditata!
Mentre cerchi a fatica di trovare un appiglio che ti permetta di non abbandonare definitivamente gli ultimi brandelli di buon senso che ancora ti mantengono in contatto con la realtà, ti chiedi come un simile miracolo sia stato possibile.
Mille domande e mille risposte ti affollano la mente, una più improbabile e assurda dell'altra, ma le tue elucubrazioni poco interessano alla bambina, che ancora ti sta fissando come se stesse fra sé e sé decidendo se ritenerti o meno irrimediabilmente uscito di testa.
Ha la stessa espressione di Belle.
– Dov... dov'è la mamma? –
La sua assenza silenziosa in questo meraviglioso e surreale quadro è troppo assordante perché tu possa non temere con tutto te stesso la risposta.
Come dov'è la mamma? Ma dove vuoi che sia scusa? E' già in biblioteca, a preparare tutto l'occorrente per il suo club del libro di oggi pomeriggio, come ogni lunedì! –
Nell'udire queste parole un fiotto di calore ti invade il petto, e partendo dal cuore rapido corre a riscaldare parti di te che nemmeno pensavi di possedere, ma che evidentemente ne hanno sentito a lungo il bisogno. Ti alzi dal letto sulle gambe ancora incerte, mentre la stanza non accenna a smettere di vorticarti intorno; in pochi passi raggiungi la bambina, e la stringi nell'abbraccio più ardente e appassionato che nella sua breve vita lei abbia mai conosciuto.
Non cerchi più di trattenere le lacrime, adesso.
La piccola lascia andare le scarpe che ancora ha in mano, e ti restituisce la stretta con il medesimo slancio. Rimanete così, allacciati l'uno all'altra per un tempo che ti sembra infinito. Poi lei si stacca da te e con un tono imperioso al cospetto del quale non riesci proprio a fare a meno di ridere esclama:
– Papà, adesso ti vuoi sbrigare a prepararti, o stamattina per andare a scuola devo usare la magia? –




Pochi istanti di nero e la scena cambia completamente.
Ti trovi davanti a quella che sembra l'entrata di una scuola, e dalla posizione del sole allo zenit capisci che deve essere passato da poco mezzogiorno. Sei appoggiato al cofano della tua Cadillac nera e sorridi divertito davanti agli sguardi furtivi e ai bisbigli sommessi che gli altri genitori, riuniti nel piazzale in attesa del suono della campanella, ti rivolgono senza preoccuparsi nemmeno di essere un po' più discreti.
Quando alla fine, alle due meno un quarto in punto, uno sciame di ragazzini comincia ad uscire dal portone principale, il tuo sguardo viene subito attirato da una spessa treccia castana che avanza saltellando gioiosa sul selciato, decisamente troppo vicina ad una zazzera dalle improbabili quanto indecenti meches blu elettrico.
Accogli questa novità con un moto di stizza piuttosto malcelato, mentre cominci a conoscere il morso pungente di quello che è a tutti gli effetti il tuo primo attacco di gelosia paterna.
E che è? L'ho appena conosciuta e già c'è qualcuno che vuole portarmela via?
– E chi sarebbe mai quel teppistello? –
Ti volti di scatto in preda all'emozione quando, nella più totale incredulità, riconosci a chi appartiene la voce che ti ha appena parlato all'orecchio.
Davanti a te c'è Baelfire, bello e fiero come l'ultima volta che l'hai visto, ma – e di questo sei immensamente felice – decisamente molto, molto più rilassato e soddisfatto di quanto non fosse in quella triste occasione, per quanto adesso anch'egli sembri perlomeno contrariato dalla scoperta del particolare amichetto con il quale si accompagna la sorella.
– Bae, sono così contento di vederti! Ma cosa ci fai qui? –
– Come cosa ci faccio qui, papà. Dovevamo andare noi tre insieme a pranzo da Granny's, non ti ricordi? –
Non fai nemmeno in tempo a rispondere che un turbine urlante vi piomba addosso, e si getta con un solo rapido balzo in braccio a Bae.
Neal! –
– Ehilà piccolina! Anch'io sono contento di vederti! –
– Sai che oggi nell'ora di scienze abbiamo vivisezionato una rana? –
– Oddio pulce, che schifo! Ma sei sicura che non si trattasse di un principe? Qui a Storybrooke non si può mai sapere... A proposito, mi dici tu chi è quel bell'imbusto dai capelli del colore di una gomma da masticare o devo andare ad accertarmene da solo? –
Mentre osservi i tuoi gioielli più preziosi battibeccare scherzosamente fra loro camminando affiancati, ti coglie l'improvviso sospetto che sia in realtà la vita, e non la morte, a non avere limiti*.




Sei di nuovo a casa.
Comodamente adagiato sulla poltrona del salotto, osservi la bambina che, concentratissima, addobba con fantasia e perizia un mastodontico albero di Natale dall'aria incredibilmente consumata.
Il camino è acceso e fuori ha cominciato da poco a nevicare.
D'un tratto lei si gira verso di te, e, assicuratasi la tua complicità con una leggera strizzatina d'occhi, con un rapido, deciso schiocco delle piccole dita arricchisce la sua creazione con una cascata di mirabolanti, luminosissime, e decisamente magiche luci viola.
– Non dirlo alla mamma! –
Ridacchi, e con un impercettibile gesto della mano aggiungi anche un tocco d'argento a quel rutilante caleidoscopio di colori sfavillanti.
– Sarà il nostro piccolo segreto. –
Il sorriso sgargiante che ti scocca riempie di luce tutta la stanza.
Che state combinando voi due? –
Il cuore fa un triplo salto carpiato all'indietro, quando il tono soave della sua voce ti raggiunge.
Ti volti lentamente, ed eccola, in piedi sulla soglia, splendente come mai l'hai vista prima, bellissima nel suo sofisticato abito color pervinca, la chioma fiammeggiante come sempre sciolta sulle esili spalle. Vi guarda entrambi con gli occhi ricolmi di un tale sconfinato, traboccante amore, che non puoi fare a meno di pensare che varrebbe davvero la pena di affrontare tutti i gironi dell'inferno e tutte le Streghe di quello e di molti altri mondi, soltanto per trovarti in questo luogo, in questo momento, insieme a loro.
Adesso che conosci veramente la natura dell'amore, lotterai fino alla fine per difenderlo.




Dopo lo splendore di quelle visioni, il buio della tua cella ti appare ancora più insopportabile e opprimente.
Gli occhi ti bruciano per le lacrime versate e per quelle che ancora verserai, ma il cuore ora è pieno di rinnovata speranza.
– Però, a quanto pare ci divertiamo un sacco noi due insieme. –
– Sì, è una delle cose che ci riesce meglio. –
– Sapevi che un giorno tutto questo sarebbe successo? –
– La storia di come ti sono venuta a risollevare lo spirito mentre eri prigioniero della Strega dell'Ovest è una delle mie preferite da che ho memoria. Me la racconti almeno una volta alla settimana. –
– E' dunque ancora possibile per noi avere un simile futuro? –
– Sì, ma non è inciso nella roccia. Tutto può cambiare all'improvviso e niente va mai nella direzione che ci aspettiamo, me lo dici sempre. –
– Ma io voglio conoscerti! Voglio stare con te! Voglio vivere davvero tutto quello che mi hai mostrato! –
– La soluzione è una sola, e sai bene qual è: devi lottare. –
– La resa non è mai stata un'ipotesi accettabile; adesso poi è fuori discussione. –
– Non vacillare allora. Opponiti al potere della Strega, fai tutto il possibile, e anche l'impossibile, se sarà necessario, per tornare dalla mamma. Io vi aspetterò. Vi aspetterò sempre. –
– Lo farò. E' una promessa. –
– Abbiamo un patto? –
– Sì, abbiamo un patto, dearie. –
– Devo andare adesso. –
– Aspetta, dimmi almeno il tuo nome, sei mia figlia e non so nemmeno come ti chiami! –
– Mi chiamo Callista. E' un nome che sceglierete tu e la mamma insieme e sappiate che vi rinfaccerò la sua stravaganza per il resto della vostra vita. Gli amici mi chiamano Callie, Neal ed Henry invece mi chiamano Cal, che è un nomignolo che io odio e probabilmente è proprio per questo che mi chiamano così, sai, sembra che il loro passatempo preferito sia farmi disperare. –
– I fratelli maggiori a volte si comportano così, fa parte del loro ruolo. Per quanto riguarda i nipoti invece, sinceramente non saprei dirti come si dovrebbero comportare nei confronti delle loro zie. –
– Henry non si comporta affatto come un nipote con me, è più una specie di cugino molto stretto. –
– Allora vedi che tutto si spiega, i cugini sono un po' come i fratelli. –
– Tu invece mi chiami in tutt'altro modo. –
– Ah sì? E come? –
– Cuore di fiamma**. –
– Mi sembra più che adatto. –
– Devo andare papà. –
– Vai, fireheart, e non ti preoccupare, ci rivedremo, un giorno.–
– Ti voglio bene papà. –
– Anch'io dearie, immensamente. Dai un bacio alla mamma, appena ritorni da lei. –
– Ma certo. –
L'ultima immagine che ti rimane di tua figlia ritrae la sua mano che accompagna un piccolo e dolcissimo bacio volante verso di te.
Cominci a sentire la sua mancanza nell'attimo esatto in cui scompare, ma in compenso il tuo animo è saldo.
Non ti lascerai mai più prendere dallo sconforto. La via da percorre si stende davanti a te, e non ti mancherà mai più il coraggio per seguirla.
L'eco lontano di lugubri passi ti giunge dalla galleria che conduce alla tua prigione. La Strega sta tornando.
La vera battaglia sta per cominciare. Ma questa volta non sarai tu a soccombere.

 




* Gabriel Garcìa Màrquez, L'amore ai tempi del colera.
** M.Z.Bradley, Le Luci di Atlantide

 

[E' chiaramente una One-Shot]

 




Nota:

Buona domenica dearies! (Anche se ormai sarebbe forse il caso di dire buon lunedì, ma vabeh.)
Eccomi di nuovo fra voi ^^
Ve lo dico sinceramente, questo capitolo mi ha fatto sudare sette camicie, tanto che ancora adesso non riesco a capire se è a malapena decente o è una solenne schifezza. Il rischio OOC è stato in questo caso veramente altissimo e credo proprio di non essere riuscita del tutto ad evitarlo. Ditemi voi.
Un grazie di cuore a Stria93, Euridice100, fantasy93, mooarless, PoisonRain e Rosaspina7 per aver recensito tanto entusiasticamente il 3 capitolo, a Beabizz ed Euridice100, nonché PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, fantasy93, Euridice100 e S05lj per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite. Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, che invito a lasciarmi un loro pensiero. Sarà graditissimo!
Forza fanciulle, che tra una settimana ritorna OUAT!
Alla prossima!

padme

 

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Capitolo 5
*** #65 – Clock ***


#65 – Clock (Orologio)

 

 

 

Ma se tu vieni non si sa quando,
io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.

(Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe)



 


 


 

C'erano momenti in cui Belle proprio non riusciva a capire se stessa.
Momenti in cui il suo corpo e il suo cuore si rifiutavano ostinatamente di seguire la direzione che la testa invece imponeva loro con tenace perseveranza – e a ragion veduta.
Momenti in cui l'assurdità delle sensazioni che provava le faceva seriamente dubitare della sua effettiva capacità di intendere e di volere.
Momenti in cui si accorgeva di assumere atteggiamenti talmente al di fuori di ogni logica da essersi più di una volta ritrovata a sospettare di aver irrimediabilmente perduto il senno.
E la giornata che stava per terminare ne era stata a tutti gli effetti un significativo esempio.


 

Tic-Toc. L'orologio segna le 11 e tre quarti.


 

Lui non c'era. Se n'era andato la mattina presto il cielo sapeva dove a stipulare uno dei suoi perfidi contratti.
Niente avvisi, non una parola di spiegazione.
Solo un bigliettino stropicciato lasciato con noncuranza sopra al tavolo del salone con il quale la informava – bontà sua! – che per quel giorno non sarebbe stato necessario preparargli il pranzo, e quasi sicuramente neanche la cena.
Ora.
In tutta sincerità.
Come avrebbe reagito una ragazza normale, una ragazza sensata, a questa notizia?


 

Tic-Toc. L'orologio segna 10 minuti alla mezzanotte.


 

Ebbene, una ragazza ancora nel pieno delle sue facoltà mentali avrebbe in verità tirato un gran sospiro di sollievo, avrebbe rilassato i muscoli irrigiditi, si sarebbe seduta con estrema tranquillità a sorseggiare il suo tè e, probabilmente, si sarebbe anche messa a leggere alcune pagine del libro che tanto l'aveva intrigata la sera avanti, mentre si godeva in pace una vera e propria colazione, la prima dopo tanto tempo.
In particolare, questa ragazza dalla testa ancora saldamente poggiata sulle spalle si sarebbe guardata bene dal lanciarsi a capofitto sui suoi quotidiani e terribilmente tediosi lavori domestici: per una volta avrebbero potuto aspettare un po', e non sarebbe certo cascato il mondo!


 

Tic-Toc. L'orologio segna 5 minuti alla mezzanotte.


 

Lei invece no.
Lei non aveva fatto niente di tutto questo.
Lei non solo non si era seduta a fare colazione con la dovuta calma – lo stomaco infatti le si era inspiegabilmente chiuso dopo il ritrovamento del biglietto – , non solo non le era nemmeno passata per l'anticamera del cervello l'idea di mettersi comoda a leggere, non solo non aveva minimamente pensato a come sfruttare a pieno quelle ore di inattesa libertà, ma era addirittura improvvisamente precipitata in un febbrile stato di agitazione e ansia che l'aveva ben presto spinta a cercare in piumini, strofinacci e scope un pretesto qualunque per non dover rimanere ferma a pensare.
Ma pensare a cosa?
O, meglio, a chi?


 

Tic-Toc. L'orologio segna la mezzanotte meno un minuto.


 

A lui?
A come fosse bastato saperlo lontano per qualche ora a gettarla completamente nel panico?
A come non averlo avuto intorno mentre adempiva con diligenza ai suoi doveri di governante, ben lungi dall'averla resa più tranquilla (questa che sarebbe stata una reazione ragionevole!), l'avesse al contrario fatta sentire inspiegabilmente più piccola, spaesata, vulnerabile?
A come non averlo visto anche quel giorno seduto all'arcolaio, intento a filare con quell'aria malinconica e assorta che non mancava mai di toglierle il respiro, avesse finito con il riempirle di una struggente tristezza l'animo e il cuore?
A come la sua presenza fosse diventata per lei indispensabile quanto e forse più dell'aria che respirava?


 

Non pensare, Belle. Non pensare. Continua a pulire l'argenteria.


 

Tic-Toc. L'orologio segna la mezzanotte in punto.


 

Ma dove diavolo è andato a nascondersi quel dannato di un folletto?!


 

Le dodici erano ormai passate da un pezzo quando Belle, al limite della sopportazione, decise di abbandonare sulla poltrona il libro con il quale aveva – inutilmente – tentato di distrarsi e, gettatasi sulle spalle la sua leggera mantellina verde, uscì dal portone principale del castello con l'intenzione di fare due passi nel viale d'ingresso, nella speranza che l'ulteriore movimento fisico l'aiutasse in qualche modo a calmarsi.
Non passò molto tempo che si ritrovò gelata dalla punta dei piedi alle radici dei capelli, ma non ci fece caso più di tanto. Concentrarsi sul freddo era un metodo assai efficace per tenere altrimenti impegnata la mente, e per evitare che essa si perdesse in pensieri decisamente poco opportuni.
Quando finalmente Rumplestiltskin apparve all'improvviso a pochi passi da lei, le labbra di Belle – in modo del tutto indipendente dalla sua volontà! – si lasciarono sfuggire un grato sospiro di sollievo.
– Dearie, che fai qui fuori a quest'ora della notte? –
Poteva davvero esserle mancato così tanto quel gracidio folle e insolente che era la sua voce?
Evidentemente sì.
– Niente, Signore. Semplicemente non riuscivo a dormire. –
– E come mai non hai cercato di sconfiggere l'insonnia sprofondando dentro a qualche libro, come fai di solito? –
A questa domanda la principessa si rifiutò di rispondere.
– Avete fatto molto tardi questa sera, Signore. –
– L'accordo ha richiesto più tempo del previsto, dearie, tutto qui. Non vedo comunque come la cosa possa e, soprattutto, debba, interessarti. –
Belle sentì le guance tingersi prepotentemente di rosso davanti a quello sguardo intenso e allo stesso tempo calcolatore che la teneva inchiodata a sé impedendole di proferir parola.
– Non è che ti preoccupi per me, vero dearie? –
Non mi preoccupo per te. Mi preoccupo per me senza di te.
Belle pregò con tutta se stessa che niente di ciò che pensava davvero le affiorasse in viso tradendola vergognosamente, pur sapendo come ben poco fosse in realtà in grado di sfuggire al penetrante acume del suo padrone.
L'Oscuro le si fece infatti ancora più vicino, senza smettere di frugarle a fondo l'anima con quegli occhi tanto inumani quanto ipnotici, ma splendenti come cieli stellati.
– Fa troppo freddo, dearie, per stare all'aperto con addosso solo quello straccetto. Vieni, rientriamo. –
Con un deciso, rapido, fluido gesto del braccio Rumplestiltskin l'attirò dolcemente a sé, e l'avvolse nel tepore del suo pesante mantello da viaggio, mentre piano si avviavano insieme verso l'entrata del palazzo.
Belle non rimase per nulla stupita quando non provò alcuna paura nello stringersi ancora di più a lui; tanta invece fu l'emozione che le scaldò il corpo e le sciolse il cuore nel sentire le sue mani accarezzarle delicatamente i capelli e la schiena, e il suo mento sfiorarle piano la testa. L'angoscia che tanto l'aveva tormentata durante quella giornata interminabile se n'era andata senza lasciare traccia nel momento esatto in cui si erano trovati tanto vicini, e lei avrebbe voluto solo poter rimanere così, con il capo serenamente posato sul suo petto, circondata dalla tenerezza delle sue braccia e cullata dal ritmo regolare del suo respiro, per tutta la notte, o anche per sempre...


 

Tic-Toc. L'orologio segna le due del mattino.


 

– E' tardi, sweetheart. Credimi, è meglio che ora tu vada a dormire. –
– Come... come volete voi, Signore. –


 

Maledetto orologio.




 


 


 


[Words Count: 1117 – One Shot]



 


 

Nota:

Buongiorno carissime! (e carissimi; ma c'è qualche maschietto in questo fandom?)
Eccomi tornata fra voi ^_^
Due parole su questa shot: vi lascio il commento che mi viene spontaneo ogni volta che la rileggo --> Boh. Mbah. Uff.
Niente, c'è qualcosa che non mi torna ma non capisco cosa, semplicemente mi sembra che non fili tutto liscio come dovrebbe. A voi l'ardua sentenza!
Lasciatemi ringraziare con il cuore in mano Stria93, Euridice100, fantasy93, mooarless, PoisonRain, LadyViolet91 e seasonsoflove per avermi lasciato i loro bei commenti al 4 capitolo, e Beabizz, Euridice100, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, S05lj, gionem, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite. Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, che invito caldamente a recensire!
Ci aggiorniamo alla settimana prossima!
Bacioni

padme

P.S: e domenica torna OUAT. Son già in ansia O.o

 

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Capitolo 6
*** #96 – Beast ***


#96 – Beast (Bestia)
{scelta libera}
attenzione SPOILER 2° parte 3° stagione!

 

Blinded to see
The cruelty of the beast
Here is the darkest side of me
- Forgive me my sins -

The field of my dreams
Deceived all I have seen
Forgive me for what I have been
- Forgive me my sins -

(Within Temptation – The Truth Beneath the Rose)

 

 



E' vivo.
E' qui, davanti a te, talmente vicino che ti basterebbe allungare il braccio per toccarlo, e questa volta non è l'inganno crudele di un sogno.
E' reale.
Il tuo corpo l'ha riconosciuto prima ancora che i tuoi occhi indugiassero su di lui il tempo sufficiente a non avere più dubbi.
Anche se è passato un anno dall'ultima volta che l'hai visto, nulla sembra cambiato da allora.
Persino la situazione è la stessa.
Lui in piedi accanto al Nemico – che si tratti di Pan o della Strega dell'Ovest per te non fa alcuna differenza – tu a pochi passi, immobile, la gola serrata, la voce strozzata, gli arti paralizzati, il cuore a pezzi.
No.
Il tuo cuore non è a pezzi.
Non più.
Il tuo cuore ora sta pompando sangue nelle vene come non avresti mai nemmeno sperato che gli potesse ancora venire concesso.
Per troppo tempo hai ospitato in mezzo al petto un organo morto, sterile, una sorta di appendice vuota, utile solo per permettere a quel poco che restava di te di reggersi a stento in piedi.
Ma quanto male faceva, quella voragine nera che squartava le costole e bruciava i polmoni.
Per troppo tempo ti sei limitata a guardarti vivere, avvolta nelle spire di un dolore tanto strisciante da non darti tregua neppure nel sonno.
Quante volte ti sei svegliata con il sapore salato delle tue lacrime sulle labbra.
Per troppo tempo non c'è stato altro che silenzio, fuori e dentro di te, un arido e freddo deserto dove il passato era un tormento perenne, il presente una sofferenza infinita, e il futuro una promessa ormai infranta.
A cosa serviva continuare a mordere l'aria, quando la ragione di ogni tuo respiro non era più accanto a te?
Due soltanto sono le cose grazie alle quali non ti sei arresa fatalmente all'oblio.
Da una parte c'era la speranza.
La speranza che, nonostante tutto, la realtà fosse ben diversa da come appariva, e lui non ti avesse davvero abbandonata per sempre. In fondo si era limitato a sparire assieme a suo padre e al suo pugnale; non ti aveva lasciato un corpo su cui piangere, non ti aveva donato la certezza di un'agonia irreversibile. Poteva essere lontano, perduto, diviso da te da ostacoli che a fatica riuscivi a immaginare, ma non poteva essere morto. C'era una parte di te che si rifiutava di crederlo, una parte di te che si aggrappava a questo flebile sprazzo di luce in un oceano di oscurità, e ti spronava a lottare con tutte le tue forze per non cedere alle lusinghe della follia che ogni istante ti tentava con la promessa di anestetizzarti i sentimenti una volta per tutte.
E poi c'era la rabbia.
Per l'ennesima volta vi eravate ritrovati, e per l'ennesima volta siete stati brutalmente divisi.
Persino per una fanciulla dall'animo gentile e dolce come te c'è un limite ai colpi avversi che il destino può impunemente infliggerle.
Il vostro legame era sopravvissuto a tutto: al rifiuto e alla prigionia, alla maledizione e a ventotto anni di buio, al tuo orgoglio e alla sua paura, alla perdita di memoria e alla perfidia di Regina, ad un viaggio mortale e ad una profezia che non lasciava scampo.
Quando era tornato sano e salvo da Neverland, avevi creduto veramente che anche il vostro momento fosse alla fine arrivato. La strada da percorrere si stendeva chiara e luminosa dinnanzi a voi, e attendeva solo di vedervi camminare insieme.
E invece, anche questa volta, il futuro ti era scivolato via dalle dita come acqua, ed era di ben poca consolazione sapere come tanta disperazione fosse derivata in realtà da un atto di fondamentale quanto estremo coraggio.
Se i muscoli del tuo viso non avessero trovato impossibile anche questo piccolo gesto, avresti riso davanti alle espressioni incredule di coloro che ti stavano intorno.
Loro non hanno mai capito.
Loro non hanno mai visto.
Loro non hanno mai saputo chi si celasse davvero dietro all'inquietante maschera dell'Oscuro.
Codardo, lo chiamavano; ma senza di lui non sarebbero stati capaci nemmeno di mettere un piede avanti all'altro.
Per lungo tempo non sei riuscita a guardarli negli occhi senza provare al contempo un involontario moto di repulsione; d'altronde, perché mai avresti dovuto essere comprensiva. Nessuno di loro si era preso la briga di porgerti una mano amica nel momento in cui ne avevi avvertito di più il bisogno.
E' stato proprio in quel frangente, quando sulla lingua cominciava a diffondersi il sapore amaro della solitudine, che una smania prepotente e distruttiva ha cominciato a farsi strada dentro di te, prendendo con sempre maggiore veemenza il posto di quella parte del tuo cuore che fino a quel momento non aveva conosciuto altro che il tepore e la tenerezza scaturenti dall'amore.
Era come se una bestia famelica avesse fatto il nido nei recessi più nascosti della tua anima martoriata, ed era sufficiente la minima provocazione perché levasse rabbiosa il muso all'aria e si avventasse su chiunque avesse osato rivolgerti anche solo una parola sgradita.
Un tempo avresti sorriso e lasciato correre con una docile alzata di spalle.
La bestia scalciava e mordeva il freno per essere liberata, e solo il cielo conosce gli enormi sforzi che hai dovuto compiere per riuscire a domarla. Ma davanti ad ogni gesto, ad ogni odore, ad ogni oggetto che ti riportava alla mente i dolorosi ricordi della vostra vita insieme, riprendeva ad agitarsi e a picchiare duro contro le sbarre della sua prigione, fino al punto in cui ti sei ritrovata a desiderare ardentemente di lasciarla andare, e permetterle così di risalire dalle viscere fino alla bocca per prorompere finalmente in quelle urla liberatorie che troppo a lungo hai soffocato in gola.
Per questo hai deciso di intraprendere da sola il pericoloso viaggio attraverso la Foresta Incantata; il tuo scopo non era solo conoscere la verità sulla scomparsa del tuo amato, ma anche e, soprattutto, conoscere la verità su te stessa. Avevi paura di scoprire quanto in te si fosse definitivamente spezzato, quanto di te la bestia avesse irrimediabilmente divorato. Non volevi avere nessuno vicino, una volta realizzato che lei non se ne sarebbe mai più andata.
Per un anno intero non hai avuto altra compagnia che la sua: ha camminato al tuo fianco durante le estenuanti ore di marcia, ti ha nutrita a forza quando lo stomaco si rifiutava di ricevere il cibo, ti ha sollevato da terra quando le gambe ti tradivano, ti ha cullato tra le sue braccia quando esausta ti arrendevi al sonno. E quando, nell'oscurità impenetrabile delle tue notti solitarie, non potevi più fare a meno di cedere allo sconforto, la bestia ti ha consolato e ha asciugato le tue lacrime, abbeverandosi e traendo forza dal tuo dolore come un vampiro assetato di sangue.
Temevi la bestia, ma non hai mai tentato di scacciarla.
Perché la bestia ti capiva, la bestia ti proteggeva, la bestia ti completava.
Perché è stata lei a spingerti ad andare avanti, e stata lei a spronarti a combattere, è stata lei a importi di vivere.
Ed è con lei che ora bruci di odio e di furore davanti a quella strega maledetta che tiene soggiogato l'amore della tua vita attraverso il pugnale dell'Oscuro.
La bestia freme d'impazienza come un toro davanti ad un drappo rosso e tu non riesci più trattenerla.
Tu non la vuoi più trattenere.
Tu vuoi che rompa finalmente le catene a cui l'hai costretta.
Tu vuoi che con un balzo delle sue zampe possenti salti addosso a quella puttana e le strappi a morsi il suo lurido cuore dal petto, per poi sbriciolarlo senza pietà fra gli artigli.
Tu vuoi vedere quella creatura abbietta accasciarsi a terra impotente, ammirare la vita che abbandona lenta le sue pupille, riscattare sul suo cadavere tutto il male che ti è stato riversato addosso – solo per farti espiare il peccato di aver amato un mostro.
Tu vuoi riprenderti il tuo uomo con la stessa violenza con la quale ti è stato portato via dalle braccia.
Non hai mai odiato come in questo momento.

Non lo hai mai amato come in questo momento.

 


 


 

[Words Count: 1340 – One Shot]

 


 


 

Nota:

Signore, Signori, lasciate che vi spieghi. Questo capitolo non può nemmeno più essere considerato un delirio: no, questo capitolo è direttamente un esorcismo. Un antidoto contro le malefiche forze anti-Rumbelle che operano impunite in questa anti-vigilia del ritorno di OUAT. No, ma dico, l'avete vista l'immagine di Rumple con Zelena? Ecco, allora forse potete capire il mio chock. Insomma, qui bisognava reagire, altro che GoldenGreen dei miei stivali (con tutto il rispetto naturalmente)! Solo Belle può permettersi di fare certe cose, nessun'altra, ecco. ù.ù
Perdonate l'OOC, questa volta è stato quasi indispensabile; perdonate anche una certa volgarità alla fine, ma mi sembrava adatta al contesto. Se vi da fastidio comunque la tolgo.
Ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, e seasonsoflove per aver recensito tanto entusiasticamente anche il 5 capitolo, nonostante i miei dubbi, e naturalmente Beabizz, Euridice100, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, S05lj, gionem, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, fatevi sentire dearies!
Non vi dico a quando ci aggiorniamo perché tanto non lo so :P
Bacioni

padme


 

 

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Capitolo 7
*** #28 – Snow ***


#28 – Snow (Neve)

 


 

 

Mai innamorarsi di un fiocco di neve.
(Charles M. Schulz - Peanuts)

 


 


 


 

Che il Signor Gold odiasse la neve, era in paese cosa universalmente risaputa.
Già durante la maggior parte dell'anno gli abitanti della piccola cittadina di Storybrooke evitavano scrupolosamente di avventurarsi nel suo polveroso banco dei pegni, eccetto che in caso di assoluta necessità; quando poi le prime bufere invernali cominciavano a ingentilire con dolci pennellate bianche i profili dei tetti e dei giardini delle case, essi si guardavano bene dall'avvicinarsi troppo alla porta d'ingresso del negozio, preferendo girarvi direttamente alla larga. Si correva infatti il non trascurabile rischio di ritrovarsi d'un tratto ricoverati all'ospedale, con ustioni di vario grado su tutto il corpo e in preda ai dolori più atroci, dopo essere stati colpiti da una delle numerose secchiate d'acqua bollente che il proprietario gettava a intervalli regolari sul marciapiede, allo scopo di evitare che la neve vi si attaccasse, recandogli in questo modo un intollerabile oltraggio.
Il perché di tanta avversione nei confronti di ciò che, di norma, riempiva di gioia le giornate e i cuori delle persone, era stato naturalmente oggetto di ampi e circostanziati dibattiti. Si diceva che fosse stato durante una tormenta di neve che il Signor Gold, scivolando sul ghiaccio, era caduto rovinandosi irrimediabilmente il ginocchio; oppure che il suo astio derivasse in realtà dal fatto che le strade e i marciapiedi innevati dovevano costituire per lui un ostacolo veramente irritante, quando girava di porta in porta con quel suo passo malfermo a richiedere la riscossione degli affitti. C'era chi invece semplicemente sosteneva che avendo lui l'anima nera come la notte più cupa e tenebrosa, dovesse per forza trovare insopportabile anche solo la vista di tutta quel chiarore puro e immacolato.
Ovviamente, nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa si celasse davvero dietro l'inspiegabile e misterioso comportamento di colui che, a tutti gli effetti, teneva in pugno con il suo potere e la sua influenza l'intera città e i suoi ignari abitanti.




– Dearie, dearie! Si può sapere che stai facendo? Chiudi immediatamente quella finestra, non siamo mica in piena estate, eh! Fuori si gela! –
– Rumplestiltskin, Rumplestiltskin presto, venite con me sul balcone! –
Il Signore Oscuro sbuffò con esagerata teatralità davanti all'insolita richiesta; non aveva la benché minima intenzione di lasciare l'arcolaio e il confortevole tepore del salone per assecondare quella scioccherella della sua governante in un'altra delle sue strampalate idee.
Tuttavia, com'era d'altronde prevedibile, la sua manifesta ritrosia non scoraggiò affatto la giovane, che gli si avvicinò decisa con un sorriso tanto malizioso quanto sospetto stampato sul bellissimo volto.
– Suvvia Rumplestiltskin, non fatevi pregare. Fidatevi di me, per una volta. –
La leggera pressione della morbida e delicata mano di Belle sulla sua spalla suscitò in Rumplestiltskin un profondo turbamento, come del resto sempre accadeva ogni qualvolta la ricerca di un seppur fuggevole contatto fisico da parte della ragazza – unito ad una totale e inspiegabile assenza di timore nei suoi confronti – li portava ad essere così irresistibilmente vicini.
Con un gesto quasi involontario il folletto si alzò dallo sgabello, e si lasciò docilmente condurre verso la grande portafinestra accanto all'ingresso, non riuscendo a concentrarsi su altro che non fosse il calore di quelle fragili dita così teneramente intrecciate alle sue.
Una volta arrivati sulla grande terrazza, che occupava da sola buona parte dell'ala occidentale del castello, Belle levò gli occhi al cielo, e prese ad inspirare ed espirare lentamente, mentre sul viso le si andava dipingendo un'espressione estasiata capace di renderla ancora più incantevole di quanto già non fosse.
– Sta per nevicare, Rumplestiltskin.–
– Ah sì? E da cosa lo deduci mia cara? –
– La neve ha un odore*, non lo sapevate? –
Rumplestilskin non riusciva a capire cosa lo facesse più ridere, se il suo faccino serio (ma quanto era adorabile la sua fronte corrugata?) o l'assoluta convinzione con la quale aveva pronunciato quelle parole.
– No dearie, ammetto la mia più totale ignoranza sull'argomento. E, dimmi, come sarebbe mai questo odore? –
– Oh, è assolutamente unico e inconfondibile: non so descriverlo a parole, ma è qualcosa che sono in grado di sentire da quando ero bambina. Ho fatto prendere un bel po' di spaventi alle mie balie quando nel bel mezzo della notte mi alzavo di colpo dal letto e correvo ad aprire la finestra in vestaglia, per ammirare i primi fiocchi. –
– Beh dearie, non sono sicuro di aver capito, ma a quanto pare questa tua straordinaria capacità non è del tutto priva di fondamento, visto che effettivamente sta cominciando a nevicare. –
Il piccolo strillo di gioia che proruppe dalle labbra di Belle sembrò a Rumplestiltskin simile al suono di mille campanellini di cristallo, e quando, nel giro di pochi minuti, si ritrovarono circondati da un vortice di fiocchi madreperlacei, non poté fare a meno di notare come le minuscole gemme di ghiaccio esaltassero il naturale pallore della pelle della giovane, avvolgendola in un alone luminoso e quasi sovrannaturale.
Anche la sua bocca, atteggiata ora nel più delizioso sorriso che l'Oscuro avesse mai visto, spiccava sul suo volto come una vibrante ferita vermiglia, e invitava impudente a posare su di sé una tenera scia di piccoli baci, avidi di scoprire se il suo sapore fosse davvero così dolce come quello dei rossi frutti boschivi ai quali tanto assomigliava.
Non era una novità per Rumplestiltskin scoprirsi ad indugiare in simili pensieri: gli capitava molto spesso negli ultimi tempi, ed era una sensazione che non mancava di lasciarlo sempre terribilmente sconvolto, ma allo stesso tempo piacevolmente confuso.
Non avrebbe mai creduto che il suo cuore morto potesse un giorno ritornare a battere così intensamente per qualcuno.
– Hai mai visto com'è fatto veramente un fiocco di neve, dearie? –
– No, signore. Voi potete mostrarmelo? –
Cercando di ignorare il lieve capogiro che lo aveva colto davanti allo sguardo intenso e carico di aspettative della fanciulla, il folletto aprì con eleganza il palmo della mano, ed immediatamente un minuscolo fiocco di neve cominciò ad ingrandirsi, fino a raggiungere le dimensioni di un pugno chiuso.
A quella vista Belle non riuscì a trattenere un'esclamazione piena di autentica meraviglia.
– Oh Rumple è... è bellissimo. Credo... credo di non aver mai visto niente di così assolutamente perfetto in vita mia! –
– Ti piace, dearie? –
– Se mi piace? Lo adoro! Penso che potrei rimanere ad ammirarlo per ore. –
– Allora prendilo sweetheart, è tuo. –
– Ma... presto si scioglierà. –
– No che non si scioglierà, donna di poca fede. L'ho incantato. –
La giovane prese cautamente il fiocco tra le mani, e rimase a fissarlo con muto stupore ancora per qualche istante.
Poi, improvvisamente, gettò i suoi occhi di zaffiro in quelli del suo padrone, (ricordi di essere mai stato guardato così in tutta la tua lunga vita, Rumplestiltskin?) e, arrossendo leggermente, pronunciò con voce roca e colma di gratitudine un timido e sincero 'Grazie'.
– Non c'è di che, dearie. –
Fu un attimo. L'Oscuro non arrivò nemmeno alla fine della frase, che sentì il fiato mozzarglisi in gola al contatto della sua guancia squamosa con quella liscia e vellutata di Belle; rimase rigido, impacciato, incapace di fare – e pensare – alcunché, incredulo e scosso come la prima volta che lei lo aveva abbracciato, in quel giorno ormai lontano nella foresta di Sherwood. Serrò le palpebre in preda alle più contrastanti emozioni, beandosi al contempo della sua vicinanza e del suo dolce profumo; anche nel bel mezzo di una bufera di neve gli parve che la fanciulla portasse su di sé l'essenza radiosa del sole.
Per un momento fu tentato dal desiderio di girare lentamente la testa, per sorprendere così le labbra di Belle a pochissima distanza dalle sue, ma qualcosa lo trattenne. Pudore forse; o, più probabilmente, paura. Paura di essere allontanato, paura di essere rifiutato, paura di perdere anche quel poco di intimità che era venuta a crearsi fra loro, paura di spaventarla rovinando tutto.
Paura di scorgere la Bestia riflessa negli occhi terrorizzati della Bella.
La neve aveva ormai coperto di una sottile coltre bianca tutto l'ambiente circostante, quando Belle si staccò piano da lui e, prendendolo di nuovo per mano, lo condusse in silenzio all'interno del castello.
Entrambi erano percorsi da brividi, ma non era certo stato il freddo a procurarli.




Il Signor Gold chiuse quasi con rabbia le imposte della sua grande casa padronale, rifiutandosi di sprecare ulteriormente tempo nell'osservare il turbinio bianco che si era da poco scatenato sopra Storybrooke. Si sedette all'arcolaio e si impose di cominciare a filare, nella speranza che l'oblio quella sera non si facesse pregare e non tardasse oltre a raggiungerlo.
Qualcosa nella cristalliera emise un fioco baluginio nello specchiare i purpurei bagliori provenienti dal camino acceso, ma lui continuò con ostinazione ad ignorarlo.
Il fiocco di neve incantato giaceva lì, tra le sue cose più preziose, ma il Signor Gold si rifiutava persino di toccarlo.
Non tollerava nemmeno di respirarvi accanto.
Aveva l'odore amaro del rimpianto.

 




* Lorelai Gilmore ha insegnato al mondo che la neve ha un odore. In cosa consista in realtà, non l'ho mai capito, mi sa che mi sono persa qualche pezzo in giro; comunque era una cosa troppo 'da Belle' per non inserirla. :D

 



[Words Count: 1454 – One Shot]

 


Nota:

Buonasera dearies! Eccomi qui con una nuova storia semplice semplice e tranquilla tranquilla dopo lo sconvolgimento del 6° capitolo: ho messo a cuccia la 'bestia' e mi sono lasciata andare ad un po' di sano fluff con quel pizzico di angst che non guasta mai. Praticamente questa one-shot ha lo stesso effetto di una tisana alla passiflora (zzzzzzzzzzz). Mi sembra piuttosto scontata, fatemi sapere cosa ne pensate voi. :)
Ringrazio mooarless, Stria93, Euridice100, PoisonRain, always_rick_jane, rosaspina7 e fantasy93 per aver recensito quella specie di delirio che è stato il capitolo precedente, e naturalmente, come sempre, Beabizz, Euridice100, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, S05lj, gionem, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, attendo con impazienza un vostro segnale!
Commento alla puntata 3x12 di OUAT: quanto è pucciosa Belle con quell'aria furbetta di chi ha già bene in mente che cosa fare per andare a riprendersi il suo uomo? Go Belle, go! *_* Per il resto, manca Rumple, punto. Attendiamo con impazienza il suo ritorno.
Ci si legge la settimana prossima!
Bacioni

padme

 

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Capitolo 8
*** #97 – Nightmare ***


#97 – Nightmare (Incubo)
{scelta libera}



 

All I ever wanted,
All I ever needed,
Is here in my arms.
Words are very unnecessary,
They can only do harm.

(Depeche Mode – Enjoy the Silence)

 

 




 

Belle non riusciva a ricordare di essere mai stata in un posto simile prima di allora.
Era in piedi al centro di una stanza spoglia, spenta, talmente anonima che persino lo scarso mobilio andava a confondersi nel grigio uniforme delle pareti di pietra nuda e calce.
Non era ad Avonlea, di questo era sicura. Non poteva invece dirsi certa che quella specie di sgabuzzino incolore non appartenesse al Castello Oscuro – troppi erano infatti gli ambienti che ancora non aveva avuto modo di esplorare – ma una rapida occhiata al di fuori dell'unica finestra la convinse di non trovarsi affatto fra le alte e luminose montagne che circondavano la solitaria dimora di Rumplestiltskin. L'esterno – una landa desolata e marcescente, avvolta nel manto spesso di una nebbia appiccicosa – rispecchiava le stesse tonalità morte che impregnavano con il loro sentore putrido ogni angolo di quella camera angosciante.
Belle fu percorsa da capo a piedi da un brivido freddo; c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in quel luogo, un male nascosto e strisciante che trasudava subdolo dai muri scrostati. Nemmeno durante la prima notte trascorsa al Castello, rinchiusa nella cella umida e buia in cui l'aveva confinata l'Oscuro, la fanciulla aveva provato una paura tanto intensa e paralizzante.
– Rumplestiltskin, Rumplestiltskin, dove siete? –
Nessuna risposta le giunse in soccorso.
Un rumore improvviso e sordo la fece voltare d'istinto, e il cuore prese a batterle furiosamente nel petto, mentre con un colpo secco la serratura della porta cui aveva dato fino ad istante prima le spalle veniva lentamente fatta scattare. Con un tremendo sforzo di volontà trattenne le urla che lottavano per salirle alle labbra, mentre dentro di sé continuava a ripetere incessantemente ti prego, ti prego, ti prego, fa che sia Rumplestiltskin.
Ma non apparteneva certo allo stregone l'imponente figura che ora avanzava minacciosa verso di lei con passi pesanti e strascicati. Indossava un logoro mantello drappeggiato con noncuranza sopra ad una grezza e malandata armatura, e il viso, nascosto in parte dall'ampio cappuccio, le ricordava vagamente quello del suo promesso sposo, Gaston, anche se i tratti le apparivano indistinti, volgarmente alterati, quasi stropicciati, e decisamente poco gradevoli. Belle non ricordava di aver mai sentito in tutta la sua vita una tale immediata, totale, assoluta ripugnanza nei confronti di uno sconosciuto.
Non era certo quello che aveva provato quando aveva visto per la prima volta l'Oscuro.
Mentre il panico cominciava a riempirle la bocca di un sapore metallico e disgustoso, la giovane cercò con tutta se stessa di farsi forza e, preso il coraggio a due mani, chiese al suo inquietante interlocutore – che ancora non aveva proferito parola, e sembrava non averne alcuna intenzione – che posto fosse quello, come ci era arrivata, e, soprattutto, che fine avesse fatto il suo potente padrone.
– Il folletto è morto, principessa. L'ho ucciso personalmente prima di portarvi via dal suo castello. Qui siete al sicuro ora, e posso assicurarvi che non sarà per niente facile per voi uscire da questa torre come lo è stato per me rapirvi dalle grinfie di quella bestia immonda che era il vostro aguzzino. –
No!
Se l'uomo le avesse con un sol colpo strappato il cuore, probabilmente le avrebbe fatto molto meno male di quelle poche parole pronunciate nella più gelida indifferenza; Belle sentì il respiro spegnersi in gola, e le gambe cedere sotto al peso del dolore lancinante e distruttivo che le piombò addosso. L'anima si spezzò, l'aria fuggì rapida dai polmoni.
– Non... non è possibile! Rumplestiltskin è immortale, non potete averlo ucciso... –
La fanciulla cercò disperatamente di dare un senso alla follia che l'avvolgeva, ma già attorno a lei il mondo cominciava a tingersi inesorabilmente di nero; un rivolo di lacrime salate prese a rigarle le soffici guance, prive ormai di ogni colore.
Non può, non può avermi davvero lasciata sola...
Si accasciò a terra con un rantolo scomposto, precipitando senza opporre resistenza in un'oscurità impenetrabile e senza fine.




Belle si svegliò di soprassalto, urlando in preda ad un cieco terrore.
Le ci volle qualche minuto per rendersi definitivamente conto di non trovarsi più in quella spaventosa stanza grigia, ma di essere invece all'interno della sua confortevole camera da letto, al sicuro fra le possenti mura del Castello Oscuro.
Era solo un incubo.
Si scostò di dosso con un gesto brusco le lenzuola madide di sudore, imponendo al respiro ancora accelerato di ritornare in fretta alla normalità. Il tremito che l'aveva colta durante quell'orribile sogno non accennava a diminuire, e l'amaro sapore di sangue che sentiva sul palato le indicò con quanta forza doveva aver digrignato i denti nel sonno, se era addirittura riuscita a mordersi più volte la lingua.
Si alzò con cautela dal letto – non era infatti certa che le gambe fossero in grado di reggerla – e, cercando di ritrovare un po' di calma e di calore per le sue dita gelate, si avvicinò piano al camino, le cui tenui fiamme ancora spandevano un debole tepore attorno al braciere.
Inspirò ed espirò profondamente per un paio di minuti, fino a che si ritenne abbastanza tranquilla da poter analizzare con un po' più di lucidità le terribili sensazioni che aveva provato al cospetto di quella macabra visione notturna.
Ricordava con sconcertante chiarezza lo spasmo tremendo che le aveva mozzato il fiato nel momento in cui lo sconosciuto le aveva detto di aver ucciso il folletto: era come se una voragine nera si fosse fatta largo a forza dentro al suo petto, separandola con violenza da una parte di se stessa di cui aveva fino ad allora ignorato l'esistenza, ma che si era ritrovata ad urlare disperata davanti alla prospettiva di essere allontanata per sempre dall'Oscuro Signore.
Mutilata.
Ecco come si era sentita quando la sua coscienza alterata aveva realizzato che non avrebbe mai più condiviso le sue giornate con Rumplestiltskin. Ancora adesso, nella quieta sicurezza della sua stanza, avvertiva la terra mancarle sotto ai piedi al pensiero di non udire più la stridula voce del folletto pronunciare scherzosamente il suo nome, di non averlo più accanto, intento a filare all'arcolaio, durante le serate tranquille che trascorreva immersa nei suoi amati libri, di non camminare più al suo fianco lungo gli interminabili corridoi di quell'immenso castello, che aveva cominciato nell'intimo ad apprezzare, e che ormai le sembrava tutto fuorché oscuro.
Non riusciva nemmeno a sopportare l'idea che gli occhi di Rumplestiltskin, ammalianti e antichi quanto l'universo stesso, smettessero di scrutarla nel profondo, come se le volessero rubare l'anima, saggiandola fin nei suoi recessi più nascosti e reconditi.
Seguendo un impulso improvviso, Belle uscì lesta dalla stanza, senza nemmeno preoccuparsi di indossare qualcosa sopra alla sua leggera camicia da notte.
Il castello era avvolto come sempre in un silenzio perfetto e quasi irreale, nel quale la giovane aveva tuttavia imparato a sentirsi a suo agio, piuttosto che a lasciarsene inutilmente inquietare.
Sapeva che niente di male le poteva accadere in quel regno incantato di cui lui era padrone assoluto.
Aveva appena deciso di approfittare dell'inusuale sortita per scendere fino alle cucine a prepararsi una tisana alle erbe – nella speranza che la bevanda potesse aiutarla a liberarsi definitivamente del sapore nauseante che l'incubo le aveva lasciato in bocca –, quando vide Rumplestiltskin venirle incontro salendo pensieroso quelle stesse scale che anche lei aveva cominciato a percorrere.
Belle non se ne stupì poi più di tanto: sapeva che il padrone assai raramente si lasciava andare al sonno per più di poche ore per notte.
E in fondo aveva sperato di sorprenderlo ancora sveglio, per fugare una volta per tutte le ultime paure che ancora le pesavano sull'animo.
– Dearie, per l'amor del cielo, cosa ci fai ancora in piedi a quest'ora? –
Qualcosa nell'espressione della sua domestica – forse un alone del terrore che l'aveva colta poco prima – spinse il folletto ad abbandonare immediatamente l'abituale tono canzonatorio, ed a superare apprensivo qualche altro gradino per portarsi più vicino a lei.
– Belle, che cos'hai? Non stai bene? Cara, dimmi cosa ti è successo, hai l'aria sconvolta. –
Gli occhi dello stregone risplendevano come smeraldi preziosi alla fioca luce delle torce, e la preoccupazione che lesse nello loro profondità insondabili sembrò a Belle di una dolcezza tanto struggente e infinita, che ben presto le vennero irrimediabilmente meno le forze per combattere ancora contro il suo stesso cuore.
Senza indugiare oltre si gettò tra le sue braccia, aggrappandosi disperatamente alle sue spalle e affondandogli con impeto le mani nei capelli, mentre con un lungo respiro di sollievo poggiava possessivamente il capo nell'accogliente incavo fra il suo collo e le scapole.
Sembrava creato apposta per lei.
Per pochi – interminabili – istanti, Rumplestiltskin rimase immobile, rigido e muto nell'ardore crescente dell'abbraccio di quella fanciulla che in così poco tempo era riuscita a farsi strada, con prepotente tenerezza, nella sua misera e solitaria vita.
Poi, come se solo in quel momento si fosse davvero reso conto di quello che stava succedendo, Belle lo sentì stringerla con forza a sé, ed intrecciare piano le dita alla sua folta e profumata chioma, spostandosi quel tanto che bastava per permettere ai loro corpi di aderire perfettamente l'uno all'altro, come se fossero un'entità sola.
E forse lo erano davvero.
La giovane non riuscì a trattenere un gemito sommesso, mentre con gioia e commozione si riappropriava di quella parte di sé che l'incubo sembrava volerle strappare per sempre: le gentili carezze di Rumplestiltskin le stavano lentamente restituendo quella primigenia interezza della quale la sua più intima essenza era stata troppo a lungo sprovvista.
Avvolta nell'urgenza di quella stretta, Belle non accennò a staccarsi da lui neppure quando la sollevò con grazia fra le braccia e cominciò piano a scendere le scale, senza smettere un istante di percorrerle la fronte con una morbida scia di piccoli baci.
Non avrebbe mai creduto che la sua pelle di pietra potesse emanare un calore così intenso, capace di stordirla e stregarla al tempo stesso.
Una volta raggiunto il salone, in un angolo del quale il fuoco del camino ancora scoppiettava vivace, Rumplestiltskin si sedette con calma sulla sua poltrona preferita, abbastanza ampia da permettere a due persone di adagiarvisi comodamente; con un rapido schiocco di dita fece apparire una calda coperta di lana e la posò delicatamente sulle braccia scoperte di Belle, che nel frattempo si era accoccolata stretta stretta sulle sue ginocchia.
– Adesso mi vuoi dire cosa c'è che non va, sweetheart? –
– Niente di importante, solo un brutto sogno. –
– E cosa posso fare io per evitare che quest'incubo possa tornare di nuovo a tormentarti?–
La sua voce era il sussurro suadente di un serpente tentatore.
Stringimi. –

Entrambi non aspettavano altro che questo.

 





[Words Count: 1742 – One Shot]

 

 

Nota:

Buonasera dearies! Il weekend si avvicina e non sapendo se sarò presente oppure no, ho optato per provvedere adesso ad aggiungere il capitolo, invece che domani (credo che, se l'esperimento mi riesce, cercherò di aggiornare la raccolta settimanalmente, più o meno dal venerdì alla domenica). Mi raccomando, fatemi sapere cosa pensate di questa storiella estremamente fluffosa – scusate, ma ne sentivo urgentemente il bisogno. T.T
Ma veniamo come sempre ai più che doverosi ringraziamenti: un grazie speciale va a mooarless, Stria93, Euridice100, PoisonRain e Rosaspina7 per aver recensito il capitolo precedente; naturalmente, un grazie megagalattico va anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, fatevi sentire cari, non vi mangio di certo!
Commento alla puntata 3x13 di OUAT: QUALCUNO TIRI IMMEDIATAMENTE FUORI RUMPLE DA QUELLA GABBIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Anyway, welcome back, Rumplestiltskin <3
Ci si legge la settimana prossima!
Bacioni

padme

 

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Capitolo 9
*** #05 – Scarlet ***


#05 – Scarlet (Rosso)
{AU!Goldcey; OOC; mini-crossover con 'I Tre Moschettieri' di Alexandre Dumas}

 


 

Lacey: You are... you are not who I thought you were.
And I'm glad. You really are as dark as people say.
Mr. Gold: Darker, dearie. Much darker.

(Once Upon A Time – Lacey)

 


 


 


 

Parigi, aprile 1625.


 

Parigi sembra davvero vestita a festa stasera.
Sfacciata, la città dai mille volti e dalle mille luci sembra volerti restituire lo stesso sguardo sprezzante che le rivolgi con malcelata indolenza, mentre giaci languida a poca distanza dal finestrino della tua imponente e lussuosa carrozza, che sfreccia con noncuranza per le vie della capitale trainata da un superbo tiro a quattro di rarissimi cavalli arabi.
Ti soffermi per qualche istante sull'immagine opalescente riflessa dal sottile vetro che separa l'abitacolo dal freddo pungente di una notte dall'alito ancora invernale, e ciò che vedi ti lascia profondamente soddisfatta. Una giovane e bellissima donna dalla pelle d'alabastro e gli occhi di una colomba ti osserva con ostentata sicurezza sullo sfondo sfocato dei ricchi palazzi nobiliari che costeggiano la Senna, la bocca scarlatta leggermente piegata in un sorriso sfrontato, e i lunghi e folti capelli di lucido mogano raccolti in una semplice acconciatura che le lascia parzialmente scoperto il collo sinuoso.
Non indossa gioielli. Non ostenta seducenti perle orientali intrecciate alla fulgida chioma, né arroganti zaffiri birmani ornano i suoi sottili e raffinati polsi.
Lui dice che non ti serve agghindarti in questo modo, poiché le gemme più preziose del creato le porti già incastonate nel volto.
Il tuo unico vezzo questa sera è costituito da un vermiglio bocciolo di rosa appena reciso e appuntato con malizia al corpetto, omaggio discreto alla devozione di cui colui verso il quale stai correndo fa oggetto questo fiore dall'inebriante ed ipnotica fragranza.
Quando la carrozza imbocca il lungo viale d'ingresso che porta al Louvre, il cuore comincia a batterti furiosamente nel petto.
Calmati, ti dici, lui è come tutti gli altri.
No.
Lui non è affatto come tutti gli altri.
Sei una sciocca ad averlo anche solo pensato.
L'uomo più ricco e potente di Francia, colui che tesse fra le sue dita le fila del destino di un'intera nazione e, per naturale conseguenza, decide le sorti di tutta l'Europa, non può essere considerato alla stregua dei volgari e infimi bifolchi dei cui sospiri e cuori spezzati ti sei così selvaggiamente nutrita prima di ottenere il privilegio di essere ammessa al suo ambito cospetto.
A ben pensarci, egli ti sembra in effetti più simile ad un dio che ad un comune essere umano.
Ed è per questo che quando sei vicina a lui ti senti invincibile, onnipotente, come un'antica divinità celeste, una dea lontana ed irraggiungibile, sorda alle suppliche degli uomini ed incurante delle sorti del mondo.
Il tuo respiro si fa sempre più affannoso mano a mano che ti avvicini ai suoi appartamenti; un lacchè ti viene incontro lungo gli infiniti corridoi adorni di specchi che si snodano come serpenti infidi nei meandri del Palazzo Reale, e dall'intensa occhiata ammirata che ti rivolge – senza per altro far nulla per nasconderla – non puoi fare a meno di congratularti con te stessa per l'abbigliamento che con tanta cura hai scelto di sfoggiare in occasione di un incontro così importante.
Sai bene che, per quanto sfarzoso, nessun vestito esalta la tua sensuale figura come il principesco abito di seta dorata, la cui profonda e audace scollatura ti lascia provvidenzialmente scoperte buona parte delle morbide braccia e delle spalle finemente modellate.
Davanti a lui ti piace splendere di luce viva, come l'acqua del mare baciata dai raggi del sole in un pomeriggio d'estate.
Cerchi di imporre al fremito che ti scuote da capo a piedi di cessare seduta stante, poiché nulla nel tuo aspetto, nemmeno il più piccolo particolare, deve risultare fuori posto quando tra poco verrai introdotta nell'intimità del suo studio privato.
Nulla io vedo che non sia perfetto*. –
Così esordisce, mozzandoti per un momento il fiato in gola, mentre con passi misurati ma sicuri ti si avvicina per accogliere con la dovuta grazia un'ospite del tuo rango e della tua importanza; con un gesto la cui eleganza non può certo sfuggire ai tuoi occhi abituati a ben più rudi trattamenti, si porta delicatamente la tua mano alla bocca, e il lungo indugiare di quelle labbra sottili sulla tua pelle indifesa provoca in te un turbamento tale, che ben presto senti le guance infiammarsi violentemente al richiamo irresistibile di un'emozione che non puoi – e non vuoi – tentare di celare.
Perché in fondo sai quanto il rossore virginale che adesso sporca l'immacolato candore delle tue gote gli sia in realtà più che gradito, ad ulteriore testimonianza del dominio assoluto che con la sua sola presenza riesce ad esercitare su di te, ingenua incantatrice, che sotto all'ardore bruciante dei suoi occhi diventi ogni volta di neve e di brace.
Lui, che con un solo, impercettibile movimento del capo può decidere della vita e della morte di milioni di uomini, lui, che regna sopra ai Re, lui, che gode profondamente nel manipolare e sottomettere al suo volere chiunque gli stia intorno – te compresa, la sua consigliera più vicina e fidata.
E colei che più di ogni altro si inebria e si esalta abbeverandosi dell'aura di potere che lui irradia costantemente attorno a sé, come un getto mortale di vapore bollente.
Veleno e antidoto.
Infezione e balsamo.
Questo è per te il Cardinale dalle rosse vesti, dalle movenze insinuanti, dallo sguardo di fuoco e velluto che non lascia mai la presa, una volta inchiodata a sé la sua ignara – no, la sua consapevole, la sua complice! – vittima.
– La vostra galanteria non ha eguali in tutta la Francia, Cardinale; dovreste esserne orgoglioso. –
– Solo se posso esibirla con una creatura superiore come voi, mia cara Milady. –
Come seta, la sua voce ti scivola leziosa addosso, accarezzandoti il corpo e risvegliandone i desideri più oscuri e assopiti, aneliti tanto pressanti quanto dolorosamente consci di non poter mai venire esauditi.
Perché nemmeno in preda al delirio dei sensi può tollerare che una donna, per quanto attraente, abbia alcun diritto da rivendicare su di lui.
– Che cosa posso fare per voi, Monsignore? Qual è il motivo di tanta urgenza?–
– Anna d'Austria ha finalmente commesso un errore che io ho tutta l'intenzione di renderle fatale. So da fonte certa che quella sciocca ha appena regalato al duca di Buckingham i gioielli ricevuti in dono dal Re per il suo compleanno. Ora, voi sapete quanto Luigi XIII sia follemente geloso della moglie: è stato dunque estremamente facile per me convincerlo ad organizzare un grande ballo in cui costringere la Regina ad indossare quegli stessi gioielli dei quali tanto sconsideratamente si è privata. Quando vedrà il candido petto della sua sposa disadorno di quei magnifici fermagli, beh, nemmeno quell'ingenuo di Luigi avrà più dubbi sulla sua infedeltà. –
– Un piano veramente degno di voi, Eccellenza. Ma ancora mi chiedo in che modo potrete mai avere bisogno dei miei servigi in questo particolare frangente. –
– Ma mia cara, voi sarete determinante, fondamentale per la riuscita dei miei progetti! Voi sapete come Tréville e i suoi moschettieri non smettano mai di mettermi i bastoni tra le ruote; essi cercheranno sicuramente di aiutare la loro amata Regina, cercando di recuperare i gioielli in tempo utile per il ballo che si terrà da qui a pochi giorni. Ecco mia cara, voi dovete fare in modo che quei diamanti non oltrepassino mai più le porte delle stanze di Anna d'Austria. –
– Volete quindi che mi rechi a Londra e li sottragga al duca di Buckingham? –
– Il modo in cui porterete a termine questa missione ha scarsa rilevanza per me, mia cara, ho piena fiducia nelle vostre capacità e nella vostra incomparabile intelligenza. –
Eccola, l'inebriante sensazione che dal ventre ti si propaga nelle vene nell'udire affermato ancora una volta il suo ineluttabile bisogno di te, di te che, unica fra le centinaia di individui che compongono la cerchia della sua corte, sei riuscita a farti strada nella vita di un uomo che non ha mai fatto affidamento su altri al di fuori di se stesso, fino a diventare per lui indispensabile.
Insostituibile.
Nessuno, nemmeno Rochefort, nemmeno il più capace dei suoi ministri, gode di tanta cieca e incondizionata fiducia.
Tu sei la sua mano sinistra, il suo genio nascosto, l'ombra che precede i suoi passi, l'angelo vendicatore che compie la sua volontà – come in cielo così in terra.
E non può forse anche questo essere a pieno titolo considerato Amore?
– Partirò immediatamente alla volta di Londra. Avrete quei gioielli al sicuro nelle vostre casseforti prima ancora che possiate cominciare a dolervi della mia assenza. –
– La vostra assenza mi duole atrocemente in ogni istante della mia vita, Milady, di questo posso senza remore assicurarvi. Solo questa volta vi imploro doppiamente di affrettarvi, sia per riavervi al più presto al mio fianco, sia per gioire insieme della definitiva sconfitta inflitta alla nostra comune nemica. –
Mentre ti accompagna a passi lenti verso l'uscita, poggia possessivamente una mano sulla tua schiena nuda; a questo muto segnale, ti volti e lo attiri verso di te con un movimento rapido e improvviso, impossessandoti avidamente delle sue labbra, così come hai desiderato fare dal momento stesso in cui hai messo piede in quella stanza opprimente. Lui ti lascia fare e ti restituisce il bacio con altrettanta passione, avvolgendoti al contempo in un abbraccio marmoreo che in un colpo solo ti leva il fiato e e ti offusca la ragione. Poi, proprio quando stai cominciando a disegnare con umide e precise carezze i contorni delle sue labbra, frena la tua irruenza imprigionando in un lieve ma deciso morso la tua bocca impudente, e si stacca dolcemente da te, lasciandoti in preda, come sempre, alla più insopportabile frustrazione.
– Il resto quando torni, dearie. –
Crudele.
Come l'artiglio di un demone infernale che ti squarcia le carni con meticolosa ed estenuante perizia.
Lasci il Louvre in balìa di una furia distruttrice che tinge con prepotenza di rosso i contorni di ogni cosa che ti circonda.
Con un sibilo secco e imperioso ordini ai cocchieri di lanciare i cavalli a tutta velocità in direzione della tua dimora. Sei più impaziente che mai di partire per l'Inghilterra, adesso.
Farai meglio a prepararti al peggio, caro Buckingham.
Perché sarai tu ad avere la sfortuna di pagare il prezzo di tutto questo.
La carrozza vola come un fulmine nella notte, mentre con un singhiozzo sommesso permetti anche agli ultimi residui del suo sapore di abbandonare inesorabili la tua pelle.

 


 

* Quo Vadis? Mervyn LeRoy, fim 1951

 


 

[Words Count: 1681 – One Shot]

 

 


 

Nota:

Mesdames et Messieurs, devo fare un annuncio importante. Se da oggi in poi non mi vedrete più pubblicare alcunché, è perché il fantasma di Alexandre Dumas è venuto nottetempo a farmela pagare per la mia smisurata arroganza. No, davvero, credo di essere completamente uscita di senno, quindi se trovate questo delirio decisamente fuori da ogni logica e da ogni ragione non dovete far altro che dirlo, ed io mi comporterò di conseguenza. Stavolta mi sono davvero spinta fino al limite della blasfemia, andando ad intaccare due figure iconiche come il Cardinale Richelieu e Milady. Mea culpa! D'ora in avanti volerò molto più basso, lo prometto. T.T
Detto questo, passo senza soluzione di continuità a ringraziare seasonsoflove, fantasy93, Stria93, Euridice100, PoisonRain e Rosaspina7 per aver recensito con tanto amore il capitolo precedente; naturalmente, un grazie megagalattico va anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre anche tutti i lettori silenziosi, che invito con il cuore in mano a battere un colpo!
Commento alla puntata 3x14 di OUAT: le mie preghiere sono state esaudite e qualcuno ha effettivamente tirato fuori l'Oscuro Signore da quella gabbia indecente. Adesso non resta che scoprire chi, come, dove, quando e perché (can't wait for 3x15!). Comunque, carissima Zelena... togli IMMEDIATAMENTE quei tuoi viscidi artigli verdi da Rumple. Fidati, è un consiglio da amica. Perché di Mrs Gold (ma che bel suono che hanno queste due paroline messe insieme!) ce ne può essere una, e una sola. ù.ù
Ci si legge non so come, non so dove, non so quando!
Aurevoir <3

padme

P.S: naturalmente ne 'I Tre Moschettieri' questo dialogo non ha mai luogo, perché nel momento in cui il Cardinale ordisce il suo piano Milady si trova già a Londra, dove riceve una lettera nella quale le viene ordinato di sottrarre i diamanti a Buckingham.


 

 

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Capitolo 10
*** #98 – Magic ***


#98 – Magic (Magia)
{scelta libera}
 


 

Ah, la musica! Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!
(J.K.Rowling – Harry Potter e la Pietra Filosofale)

 

 



01.
Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante.
Anche io vorrei luce ed amore,
ma se arriva deve essere sempre
così crudele e accecante.
(Fabrizio De Andrè – Giovanna D'Arco)

Rumplestiltskin non può dormire stasera.
Siede immobile sul suo solito sgabello di legno, e non tenta neppure di perdersi nel monotono ed alienante movimento della ruota dell'arcolaio; sa che nemmeno il suo alleato più fidato può nulla contro il tormento che lo morde dall'interno in questa piovosa notte d'autunno inoltrato.
Osserva senza vederle davvero le ultime braci che ormai giacciono pallide dentro al camino, e non riesce proprio a fare a meno di pensare a come quel fioco bagliore rossastro non possa affatto rivaleggiare contro la fiammeggiante e superba chioma della sua bella governante.
Belle.
Come gli ha sorriso stasera, nell'augurargli la buonanotte prima di coricarsi, dopo aver trascorso l'intera serata a leggere accoccolata sulla vecchia poltrona di pelle, per niente turbata dalla sua muta presenza ad una tanto effimera distanza.
Il calore di cui era ricolmo lo sguardo che la giovane gli ha rivolto prima di lasciare il salone lo ha percorso da capo a piedi come una sfolgorante scarica elettrica, tanto che gli ci è voluto più di qualche minuto per riuscire a riprendere completamente il dominio di se stesso.
Nessuno, nessuno in tutta la sua lunga e desolata esistenza lo ha mai guardato con una intensità così sconcertante, così sincera, come se volesse sì impossessarsi della sua anima, per poi custodirla però vicina a sé, come un tesoro fragile e prezioso.
Rumplestiltskin ha come il presentimento che l'azzurro incredibile di quegli occhi di rugiada gli rimarrà impresso nella mente ancora per lungo tempo – da qui all'eternità, data la sua privilegiata condizione di essere immortale.
Sarebbe così facile, pensa, sarebbe così facile innamorarsi di te, Belle. Non avrei bisogno d'altro che di restarti accanto: amarti sarebbe per me naturale come respirare a pieni polmoni una ventata di delicata brezza primaverile.
Ma io non ho un cuore, Belle, a meno che possa essere considerato tale l'organo sterile e meccanico che ancora si ostina a battermi fra le costole, costringendomi a questa pantomima che un qualsiasi altro essere umano si rifiuterebbe di chiamare vita.
Io non posso, io non devo amarti mia Belle, non adesso che sono così vicino a trovare il modo per ricongiungermi finalmente a mio figlio*. Non posso distogliere lo sguardo dalla meta, non quando, dopo più di duecento anni di esperimenti falliti e speranze disattese, sono a così pochi passi dal raggiungerla.
E poi... e poi io sono soltanto un'ombra sweetheart, un buco nero di oscurità e solitudine, e non potrei mai, mai avvicinarmi a te, correndo così il rischio di sporcarti, di spegnerti.
Dannazione, lo sa il cielo quanto vorrei scoprire, anche solo per un singolo, misero istante, di non essere davvero quella Bestia immonda che tutti temono – tutti, tranne te, l'unica creatura di questo mondo convinta ancora che il mostro in realtà non sia altro che una maschera.
Ma le cose non stanno così, e io lo so bene; semmai è vero il contrario.
No, io non ho un cuore Belle, io non posso innamorarmi, io non posso amarti.
Ma allora cos'è, cos'è questo dolore crudele e lancinante che ti brucia dentro al petto, Rumplestiltskin?

 



02.
They don't know
They can't see
Who we are
Fear is the enemy.
Hold on tight,
Hold on to me,
'Cause tonight
It's all about us.
(T.a.t.u. – All About Us)

Se c'è una cosa che proprio ti fa impazzire di questo nuovo, strano mondo, è l'assoluta libertà con la quale puoi tranquillamente spostarti da una parte all'altra della città, senza che qualcuno – nello specifico, tuo padre – avverta il bisogno di ingaggiare un'imponente scorta di uomini armati, pronti a difendere anche con la vita la tua preziosa incolumità.
Per non parlare poi della straordinaria possibilità di camminare per le strade anche per ore intere, da sola, oppure in compagnia di un'amica, o – addirittura – di un uomo, senza per questo suscitare esagerate reazioni isteriche in governanti apprensive e in dame di compagnia dal comprovato bigottismo.
Anche se, a voler essere onesti, su quest'ultimo aspetto della faccenda anche la piccola cittadina di Storybrooke dimostra una tanto sciocca quanto irritante ristrettezza mentale, come hai avuto ben presto modo di scoprire a tue spese.
Basti pensare allo sguardo allibito di cui tutti ti fanno oggetto quando passeggi felicemente per le vie del centro insieme a Rumplestiltskin: il fatto che tu non mostri alcuna remora a sfilare in pubblico strettamente legata al suo braccio sembra sempre scatenare un'ondata di reazioni talmente sgomente e scandalizzate, che più di una volta ti sei vista costretta ad utilizzare tutte le tue capacità persuasive per convincere il tuo fidanzato a calmarsi e a desistere dallo sciagurato – ma, ammettiamolo, estremamente interessante, almeno a livello teorico – proposito di trasformare tutti quanti in nani da giardino.
E' inutile, per quanto grande sia lo sforzo con il quale ti impegni a cercare di farglielo capire, nessuno in questo sperduto angolo di terra riesce a vedere come te al di là della maschera del mostro.
A volte questa situazione è talmente frustrante che vorresti fermarti di colpo e cominciare a baciarlo appassionatamente lì, in mezzo alla strada, solo per goderti la vista di tutte quelle facce paonazze ridicolmente deformate dalla rabbia e dallo schock.
Già ti immagini l'espressione a metà tra lo sconvolto e il divertito della tua amica Ruby, l'unica fra gli ex abitanti della Foresta Incantata a non aver mai sentito il bisogno di esprimere giudizi non richiesti sulla tua tormentata storia d'amore.
E di certo la bella cameriera sarebbe più che mai orgogliosa di te se potesse vederti in questo momento, mentre ti sembra di andare a fuoco sotto alla pioggia di baci con i quali Rumplestiltskin sta percorrendo da cima a fondo il tuo arrendevole corpo.
Ma sì, pensi poco prima che la ragione ti abbandoni del tutto, che vadano pure al diavolo, io questa notte la passo tra le sue braccia. Dovrebbero uccidermi per staccarmi da lui in questo momento.
Chiudi ermeticamente il mondo fuori dalla porta, e tu e Rumplestiltskin diventate finalmente una cosa sola.

 



03.
Chiudi gli occhi e non aprirli più,
che se mi perdi voli via anche tu.
Mi manchi.
Torna da dovunque sei,
torna capovolta, torna come vuoi.
(Daniele Groff – Lory)

Lei non è Belle.
Te lo ripeti forse per la millesima volta, mentre la furia dei baci umidi e violenti di Lacey rischia seriamente di ridurti il cervello in frantumi.
Lei non è Belle.
Ma sono le sue mani quelle che ti stanno accarezzando avide, è il suo respiro quello che ti senti addosso, è il suo profumo quello che inebria ed esalta i tuoi sensi.
E sono le sue labbra quelle che ora ti mordono il collo, i suoi occhi quelli che ti guardano come se volessero divorarti.
Dio, quanto mi è mancata.
E anche se la donna che ami più della tua stessa vita giace ora sperduta dentro all'abisso senza fondo che è lo sguardo di Lacey, puoi ancora avvertire la sua presenza, sentirla vicina. Puoi ancora illudere il tuo cuore di averla ritrovata, soffocando il senso di colpa per averla lasciata sola nel momento in cui la sua temporanea fragilità aveva fatto di lei un bersaglio fin troppo vulnerabile da colpire.
Perché è troppo il dolore che ti spezza il fiato al solo pensiero di staccarti anche da quel poco che è rimasto di lei, per poter tentare davvero di voltarle le spalle ed uscire da quella porta – e dalla sua vita – una volta per tutte.
Se questo è l'unico modo per riaverla con me, allora mi va bene anche Lacey.
Chiudi gli occhi ricacciando a forza le lacrime in gola, mentre comprendi che non è solo l'anima di Belle ad aver smarrito per sempre la strada verso casa.

 



04.
Stasera non cedo a niente,
perché se perdo in amore perdo te,
che accendi il mondo per un istante e poi
va via la luce.
(Nina Zilli – Per Sempre)

Belle è ferma sulla soglia della grande casa rosa di Rumplestiltskin, e non riesce proprio a decidersi ad augurare la buonanotte allo stregone, e ad incamminasi lungo la via che conduce al suo nuovo appartamento, provvidenzialmente situato sopra alla biblioteca della quale da poco tempo è diventata la titolare.
E' stata una bella serata, non ha certo problemi a riconoscerlo. Dopo tutte le tensioni dell'ultimo periodo, una cenetta semplice e tranquilla è davvero quello che ci voleva per cercare di recuperare un po' di quella intimità che si sono persi per strada, a causa dei loro tormentati e a tratti burrascosi rapporti.
Adesso le cose stanno finalmente cominciando ad andare per il verso giusto, e ogni volta che trascorre qualche ora in compagnia di Rumplestiltskin, Belle non può mai fare a meno di sentirsi tremendamente male al momento di staccarsi da lui.
D'altronde, non ha certo senso negare quanto, durante il periodo in cui sono stati più o meno lontani, lui le sia mancato terribilmente.
E' per questo che è così riluttante a lasciarlo stasera: Belle sa che non appena si ritroverà nella solitudine della sua minuscola camera da letto, sarà il pensiero fisso delle sue braccia ad impedirle di prendere sonno fino al mattino.
Diamine Rumple, perché devo essere sempre io a fare la prima mossa?
In realtà, l'assoluta delicatezza con la quale Rumplestiltskin rispetta la sua piena autonomia e la libertà delle sue decisioni non manca mai di scioglierle il cuore, anche se ci sono situazioni in cui, le duole ammetterlo, tutto questo rigore finisce per crearle un certo imbarazzo.
– Tesoro, tutto bene? C'è qualcosa che non va?
Belle trattiene per qualche istante il respiro, nel disperato tentativo di guadagnare ancora un po' di tempo e per cercare di farsi forza da sola, poi getta impavida gli occhi in quelli dolci ma allo stesso ansiosi dell'uomo che ama con tutta se stessa.
– Beh, sì, a dire il vero c'è qualcosa che non va.
Sorride divertita davanti allo sguardo quasi atterrito del suo Rumple.
– Si può sapere cosa aspetti a baciarmi, stupido?

 

 


* Voi non potete immaginare quanto male mi abbia fatto scrivere queste parole.

 

[Raccolta di FlashFic – Capitolo ispirato alla sfida "Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono; scrivi qualcosa che si ispiri a queste canzoni, anche rischiando di rendere i personaggi OOC."]

 



Nota:

Buonasera dearies!
Eccomi qui, di nuovo tra voi ^_^
Su questo capitolo c'è poco da dire: è la prima volta che mi cimento in una raccolta di flashfic ispirate alle canzoni, spero dunque di non aver combinato un macello. Questa sera dire che sono fusa è un esagerato eufemismo, per cui perdonate eventuali errori o refusi.
Detto questo, passiamo come al solito ai ringraziamenti di rito: grazie a Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald e Rosaspina7 per aver recensito il capitolo precedente e aver perdonato il mio volo pindarico nel mondo di Alexandre Dumas; inoltre, un grazie doveroso va anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, che invito CALOROSAMENTE a farsi sentire. Coraggio gente, non mordo mica, sapete? ;-)
Commento alla puntata 3x15 di OUAT: mi rifiuto categoricamente di dire qualcosa a proposito di questo episodio; mi spiace, ma soffro ancora troppo. T.T
Ci si legge, come al solito, non so come, non so dove, non so quando!
Bacioni <3

padme


 

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Capitolo 11
*** #67 – Lovers ***


#67 – Lovers (Amanti)


 

 

– Bittersweet –

 


 

Ci sono momenti in cui è fermarsi ad essere difficile, se non impossibile.
Ma la pelle di Belle è così liscia, così calda, così invitante sotto alle sue dita, che Rumplestiltskin non può proprio fare a meno di percorrerla da cima a fondo con adoranti e delicate carezze, partendo dall'incavo sinuoso del collo per poi scendere lentamente lungo le braccia e il ventre, fino a raggiungere con un sospiro la dolce e morbida curva dei fianchi.


 

I'm giving up the ghost of love,
and a shadow is cast on devotion.


 

A volte indugia a lungo con la mano sopra al suo cuore, solo per poterne sentire attraverso il palmo il battito accelerato e reso frenetico da un'emozione tanto potente e intima da non poter essere descritta, né tanto meno arginata.
Altre invece le chiede di stringersi a lui il più forte possibile, per annullare anche l'ultimo e più doloroso residuo di distanza fra i lori corpi, fra i loro respiri; affonda il volto nei suoi lunghi capelli, e si lascia stordire e avvolgere dal suo profumo ipnotico, pronto a perdersi nuovamente nell'ardore urgente della sua insaziabile fame di lei. Sentirla muoversi sotto di lui e avvertire le sue unghie premere possessive sulla schiena gli infiamma il sangue nelle vene come nient'altro in tutta la sua lunga vita è riuscito a fare – nulla, nemmeno la magia, nemmeno il potere dell'Oscuro, ha mai avuto una tale piena, totale, assoluta presa sulla sua mente e sulla sua anima.
Belle è più forte di qualsiasi maledizione.


 

She is the one that I adore,
queen of my silent suffocation.


 

E' per questo che impazzisce quando lei accenna appena a staccarsi dalla sua bocca: fin dal primo momento in cui ha potuto stringerla di nuovo tra la braccia, è stato il ricordo pulsante dei suoi baci di seta a riempire di desiderio i suoi giorni e a tormentare ossessivamente le sue notti. D'altro canto, sembra che entrambi non ne possano avere mai abbastanza, come se il loro ultimo respiro sia lì ad attenderli dietro ad un angolo, e l'unico modo per sfuggirgli è continuare disperatamente a cercare la salvezza l'uno sulle labbra dell'altra.


 

Break this bittersweet spell on me,
lost in the arms of destiny.


 

Non ci sono incantesimi da spezzare all'interno di questa tranquilla, tiepida camera da letto; ci sono invece sofferenze da lenire, paure da soffocare, sogni da ricostruire.


 

I won´t give up,
I’m possessed by her.


 

Ci sono occhi che si cercano, anime che si chiamano, mani che bruciano, che stringono, che esplorano.
C'è fare l'amore ogni notte come se fosse la prima ma anche l'ultima volta, ci sono voglie sempre nuove da scoprire e aneliti nascosti da portare alla luce e soddisfare.


 

I’m bearing a cross
she’s turned into my curse.

 


Ci sono ti amo appena sussurrati e ti voglio continuamente ripetuti, bisogni pressanti che non possono aspettare e sensazioni troppo intense perché il silenzio sia in grado di contenerle.


 

I want you...

 


Quando, dopo essere andati molto vicini a morire l'uno dentro ai sospiri dell'altra, Belle si addormenta esausta ed appagata sopra di lui, Rumplestiltskin rimane ancora a lungo a vegliare nel buio, paralizzato dal terrore di chiudere gli occhi ed accorgersi al suo risveglio di essersi crudelmente ingannato, e che quello che ha creduto di vivere altro non è in realtà che uno splendido ma impossibile sogno.
Ventotto anni di solitudine e rimpianto sono troppi, per riuscire a godere appieno di quella felicità che ora riposa serena sul suo petto.


 

I need you...


 

Tuttavia, per quanto grandi siano gli sforzi con i quali, per non rischiare di svegliare la sua amata, cerca di soffocare quest'ansia, Belle, in un modo o nell'altro, riesce sempre ad accorgersi del suo disagio.
Si muove allora con estenuante lentezza contro il suo fianco, e riprende a baciarlo con rinnovata passione, seguendo le piccole tracce rosse che i suoi teneri morsi gli hanno già in precedenza lasciato sulle spalle e sul collo. Percorre piano il suo profilo dalle scapole fino al mento, per poi arrivare a posare ancora le labbra su quelle semichiuse del suo uomo, che l'aspetta paziente e attento.
Si impossessa con avidità della sua bocca, e il sogno ricomincia, un'altra volta, laddove poco prima i due amanti lo hanno interrotto.


 

Bittersweet...

 

 

 


[SongFic – Apocalyptica, Bittersweet]

 

 

Nota:

Coraggio dearies, cantate in coro con me: io credo nei RumBelle, io credo nei RumBelle, IO CREDO NEI RUMBELLE! Vi siete convinte? Allora ripetete questo esercizio per almeno 10 volte al giorno da qui fino alla fine della stagione; dobbiamo dimostrare a certe malvagie (e verdi) forze che da qui, signore mie, NON SI PASSA. Il broccolo radioattivo (ho letto questa simpatica definizione oggi su fb, e l'ho trovata assolutamente deliziosa) non ha nessuna possibilità di farla franca, questo è poco ma sicuro.
Scleri dovuti a sconvolgenti spoiler a parte (non credo che riuscirò a guardare la 3x18), passo come al solito a ringraziare Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, fantasy93, mooarless e seasonsoflove per aver recensito il capitolo precedente, nonché always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio naturalmente anche tutti i lettori silenziosi, che spero di riuscire a convincere un giorno a palesarsi!
Commento alla puntata 3x16 di OUAT: Ahahahahhahaha è inutile, se in questo show, pieno zeppo di ragazzacci dall'indiscutibile fascino, L'UNICO che riesce sempre a batter chiodo è solo ed esclusivamente LUI (a parte Charming, che comunque non fa testo), ci dovrà pur essere un motivo! "Faccio questo effetto alle donne": caro Rumple, su questo non ci può essere alcun dubbio!!!! X'''''''''''''''''D
Comunque, abbiamo appurato che nella famiglia di Regina son tutte simpatiche come una picconata sulle gengive ; ed infatti, fra le tre – si fa per dire – grazie (Cora, Regina, e la granita alla menta), la migliore è lei, l'unica, la meravigliosa, l'insostituibile Evil Queen! Hai voglia a diventar verde cara la mia Wicked Witch, perché ne hai di strada da fare per avvicinarti anche di un solo passo a lei!
A parte questo, dico solo una cosa: RUMBELLE, follemente RUMBELLE, appassionatamente RUMBELLE!
E... Robert Carlyle... wow, io rimango sempre più senza parole davanti alla perfezione di quest'uomo... (sì, lo ammetto, è stata una certa camicia aperta ad ispirarmi questo capitolo) :Q___________
Ci si legge la settimana prossima!
Bacioni <3

padme


 

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Capitolo 12
*** #06 – Blue ***


#06 – Blue (Blu)



 

Le ferite mortali hanno questo di particolare,
che si nascondono, ma non si chiudono.
Sempre dolorose, sempre pronte a
spremere sangue quando si toccano,

rimangono vive e sensibili nel cuore.
(Alexandre Dumas - Il Conte di Montecristo)

 


 


 



Quello che il Signor Gold proprio non riusciva a sopportare del misero paesucolo creato dall'incantesimo di Regina, oltre ai suoi ridicoli abitanti – non appena fosse ritornato in possesso della sua magia, non avrebbe esitato un attimo a trasformare tutti quanti in girini – era la totale assenza di rilievi montuosi di una certa importanza nelle sue vicinanze*.
La presenza dell'oceano, per quanto la baia di Storybrooke facesse comunque sfoggio di una notevole bellezza nelle giornate di sole, non rappresentava agli occhi del padrone della città un motivo sufficiente per ritenere quell'insignificante angolo di mondo un luogo tollerabile in cui vivere.
Anche nella sua precedente vita nella Foresta Incantata, Rumplestiltskin, l'umile filatore, non aveva mai amato troppo gli spazi aperti e le vaste pianure, che provocavano in lui un senso di spaesamento a ansia quantomeno irritante da gestire, ma aveva invece sempre preferito stabilirsi a ridosso di zone in prevalenza collinari se non addirittura decisamente montane, dove, al contrario, si sentiva al sicuro e protetto dai maestosi ammassi di roccia che, gli piaceva pensare, vegliavano silenziosamente su di lui **.




Era stato proprio questo il motivo per cui, una volta divenuto l'Oscuro Signore, si era messo alla ricerca di una dimora che, oltre ad esaltare con una appropriata magnificenza la sua nuova condizione di creatura più potente della terra, si trovasse anche in una posizione tale da permettergli di essere circondato da vertiginose e immacolate montagne per il resto della sua eterna esistenza. Senza contare il fatto che, più in alto essa fosse stata costruita, maggiore sarebbe risultata l'aura di potere e di dominio che il suo padrone avrebbe esercitato sul resto del mondo, che giaceva indifeso e sottomesso ai suoi piedi.
Così, quando l'anonimo signorotto di una provincia sperduta fra picchi per lo più inaccessibili l'aveva invocato con l'intenzione di stipulare con lui uno dei suoi famosi contratti, il folletto aveva accettato in un batter di ciglia, non riuscendo quasi a credere alla fortuna che gli era capitata. Nel giro di mezza giornata, infatti, l'imponente palazzo di quello sventurato nobile – al quale non rimase, letteralmente, nient'altro a parte gli occhi per piangere – aveva non solo cambiato padrone, ma si era anche guadagnato una nomea nuova di zecca direttamente ricollegata a colui che da allora in avanti avrebbe occupato con giustificato orgoglio le sue innumerevoli e pregiate stanze.




Ciò che amava maggiormente di questa sua nuova sistemazione, e che provocava in lui quasi lo stesso agognato, placido stordimento che sperimentava nelle lunghe ore trascorse a trasformare la paglia in oro, era ammirare, dall'unica fra le tante finestre del castello sopravvissuta alla sua maniacale fissazione per i luoghi oscuri e plumbei, il cielo tingersi, nell'istante che immediatamente seguiva il crepuscolo, di un blu talmente limpido e intenso da non sembrare reale.
In quel momento, la neve, ancor più che durante le giornate di sole, sembrava fremere di vita propria, e, come un'amante appassionata, si protendeva estatica verso le stelle, riflettendo – ed amplificandone all'estremo lo splendore – quel medesimo blu che in pochi, sfolgoranti attimi, degradava prima nell'indaco, poi nel viola, e infine andava serenamente a morire nel nero infinito della notte appena nata. Solo allora, con un debole sospiro che, inspiegabilmente, riusciva a racchiudere in sé tutta la frustrazione, il disprezzo, la paura, l'odio, la mancanza, il rimpianto, l'amarezza e la rabbia che la sua anima tormentata si portava costantemente appresso, voltava le spalle all'ampia vetrata, e si sedeva, solo in parte riappacificato, davanti all'arcolaio.




Ci fu un periodo, tuttavia, in cui più di una volta gli capitò di dimenticarsi di questo suo fondamentale, per quanto breve, rituale quotidiano.
Fu quando al castello alloggiava una fanciulla che quello stesso blu che aveva il potere di spaccargli il cuore lo portava dipinto sul volto.
A cosa serviva guardare fuori dalla finestra per pochi attimi alla sera, se gli era consentito bearsi di quei magnifici occhi per tutto il giorno?
Nel momento in cui – inevitabilmente – anche quel flebile sprazzo di luce in un oceano di oscurità si spense, ed un ulteriore ed insopportabile fardello di dolore e di sensi di colpa si fu aggiunto al peso che già schiacciava il suo animo ormai stremato, l'Oscuro sigillò con calce viva tutte le finestre del castello.
Aspettare il blu non aveva ormai più senso.
Su di lui era sceso il drappo funebre di un'eclissi infinita.




Fu uno spasmo improvviso e sordo, all'altezza del petto, a riscuotere il Signor Gold dal gorgo mortifero dei suoi pensieri.
Guardò con imperturbabile noncuranza al di là della porta d'ingresso del banco dei pegni. Poche erano le persone che ancora si attardavano in giro per le strade. Era da poco passato il tramonto, e una spessa e claustrofobica nebbia proveniente dal mare avvolgeva l'intera città in un sudario umidiccio e spento.
Anonimo e grigio.
Niente blu, in questo mondo.
Ha preferito rimanere con lei.

 




[Words Count: 785 – One Shot]

 

 

* Guardando su Google Maps, non mi sembra che il Maine sia attraversato da imponenti catene montuose; nel dubbio, prendetela come una licenza poetica.

** Altra licenza poetica; considerando però il carattere di Rumple, non la trovo troppo inverosimile.

 

 

 

Nota:

Capitolo scritto un bel po' di tempo fa (quando, appunto, dalla finestra della mia cucina potevo vedere ancora le montagne innevate), e, dato che l'ho considerato sempre piuttosto scialbo, tenuto da parte per il momento in cui fossi rimasta proprio a corto di idee. Ora quel momento è fatalmente arrivato. Sarò sincera, dati gli ultimi sviluppi (le stills della 3x18 mi hanno fatto improvvisamente ricordare perché non ho mai amato le serie TV americane – purtroppo vent'anni di Beautiful hanno fatto solo danni), comincio a chiedermi se sia il caso di andare avanti oppure no: credo che aspetterò la settimana prossima per capire se questa raccolta a tema Rumbelle abbia ancora effettivamente un senso, altrimenti finisco le ultime bozze che ho ancora in sospeso sul pc e poi, a malincuore, vi saluto. Il progetto iniziale prevedeva di arrivare a 22 capitoli – il numero di episodi di una stagione di OUAT – ma se le cose si mettono come sembra si metteranno (ovvero sempre peggio, e non mi riferisco solo al rapporto Zelena-Rumple – quello francamente è il meno – ma non mi piace proprio come si sta sviluppando la stagione, e, in particolare, come hanno deciso di rendere il personaggio di Belle: dopo la 3x15 sembra essersi completamente appiattita su stessa, insomma, da una ragazza combattiva come lei mi aspetto molta, molta più intraprendenza! E invece no, le fanno subire gli eventi senza permetterle di contrastarli, se non sfogliando qualche libro ogni tanto: sarà anche una 'bookworm', ma non è solo questo, maledizione!), sarebbe inutile stare qui a contare le piume sul sedere della galline; io sono contro l'accanimento terapeutico. E, obbiettivamente, certi tira e molla riescono solo a spazientirmi, piuttosto che a incuriosirmi: condizione non certo ideale per continuare a scrivere.
Detto questo, ringrazio come sempre coloro che fin dall'inizio mi hanno supportato in questo mio lavoro, recensendo pressoché ogni capitolo, compreso l'ultimo, ovvero Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, ctdg, Rosaspina 7, mooarless e seasonsoflove; ringrazio inoltre always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Un grazie speciale lo rivolgo anche a tutti i lettori silenziosi, che so per certo che passano di qua: spero un giorno di poter leggere qualche vostro pensiero. :)
Commento alla puntata 3x17 di OUAT: non amando io particolarmente Hook, confesso di essermi rotta i boccini dopo appena 10 minuti (no, neanche, ammetto di essere crollata al min. 6.52). Sono per cui giunta alla conclusione che le gif, le immagini e le recensioni che già girano per il web saranno più che sufficienti a saziare la mia curiosità in merito a quest'episodio.
Comunque, penso che ci rileggeremo fra due settimane, da una parte perché ci sono le feste di mezzo (ciò significa che comincerò a cucinare la sera del Venerdì Santo e finirò probabilmente a Pasquetta), dall'altra perché devo aggiornare anche la mia raccolta su Lady Oscar (se ne siete appassionate\i, venite a trovarmi anche lì. E' un esperienza quantomeno rilassante scrivere di qualcosa che non può avere sviluppi inaspettati, dato che si tratta di una storia ampiamente conclusa -_-). Intanto auguro a tutte\i una Buonissima Pasqua, con tanto ammmmmmore e tanto cioccolato!
Bacioni <3

padme

 

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Capitolo 13
*** #75 – Tale (Part 1) ***


#75 – Tale (Storia)



 

Non riesco neanche ad immaginare di finire una giornata
senza addormentarmi con una bella storia in mano.
(Kate Morton Una Lontana Follia)

 

 


 

Parte I

 

 

Belle

 

 

 

Anche quella mattina, come accadeva ormai da qualche mese, Belle si svegliò di buon'ora e abbandonò, suo malgrado, l'avvolgente tepore del letto non appena i pallidi raggi di un timido sole invernale fecero capolino attraverso le coltri che velavano d'ombra la sua camera, situata nell'ala orientale del Castello Oscuro. Doveva ammettere però che, da quando Rumplestiltskin le aveva accordato – in un repentino quanto spiazzante slancio di generosità – il privilegio di dormire in una stanza vera, invece che nella cella umida, spoglia e oltraggiosamente scomoda dei sotterranei, la sua buona propensione ad alzarsi a quell'orario infausto si era notevolmente ridimensionata. In tutta sincerità, si sarebbe assai volentieri beata della morbidezza dei guanciali e del calore delle coperte del suo meraviglioso baldacchino – esisteva forse giaciglio più appropriato per una principessa? – ancora per un bel po' di tempo.
Inoltre, moriva dalla voglia di continuare la lettura del libro che tanto l'aveva intrigata la sera prima; la sua trama avvincente e ricca di colpi di scena l'aveva tenuta incollata alle pagine fino a tardi, comportamento questo decisamente poco consono ad una governante chiamata a cominciare i suoi doveri mentre il resto del mondo ancora giaceva felice tra le braccia di Morfeo. Ed infatti, l'ennesimo sbadiglio che si ritrovò a soffocare nel cuscino non fece altro che confermare quanto Belle fosse solita perdere completamente il senso della realtà nei momenti in cui sprofondava con tutta se stessa dentro a quegli universi immaginari di carta e inchiostro che amava in modo così appassionato.
Tuttavia, fu l'idea della pioggia di rimproveri a cui sarebbe stata sottoposta nella – sciagurata – eventualità in cui fosse arrivata in ritardo a servire la colazione a infonderle la forza di volontà necessaria per abbandonare l'idea di infilarsi nuovamente fra le lenzuola; si decise così a dare inizio, attraverso rituali mattutini che l'accompagnavano da una vita, ad un'altra dura, ma con tutta probabilità interessante, giornata al Castello Oscuro.
Per prima cosa si affrettò a scostare del tutto le tende e ad aprire le grandi finestre che si affacciavano sul giardino, riempiendosi i polmoni con il profumo cristallino e gelido che accompagnava l'alba.
Belle non avrebbe mai creduto che un paesaggio montano – quale si poteva ammirare da ogni angolo di quell'immenso maniero incastonato fra le più alte vette dei Denti del Drago* – potesse piacerle così tanto. Guglie, picchi, strapiombi, acrocori e anfratti rocciosi non facevano altro che colmare l'orizzonte fino a portare l'occhio a smarrirsi in un regno incantato che raramente era disposto a tingersi di un altro colore che non fosse il bianco. Il candore immacolato dal quale era circondata non mancava mai di strappare un sorriso alla giovane principessa, e la portava a pensare che, nonostante tutto, mai prima di allora aveva potuto ammirare qualcosa di tanto bello.
Sarà meglio che lui non lo venga a sapere.
Con un ultimo sospiro – non avrebbe saputo dire se di frustrazione o di semplice rassegnazione – richiuse le imposte, e, sistematasi di tutto punto, uscì dalla stanza per correre a preparare il tè.




Quando entrò nel salone principale, il padrone era già comodamente seduto al tavolo, e la attendeva impaziente. Il ghigno demoniaco e vagamente folle con cui la accolse avrebbe fatto stramazzare al suolo una legione di mercenari assetati di sangue, ma Belle non ne rimase per nulla turbata.
– Buongiorno, dearie. Sei mattiniera come al solito, vedo. –
– Buongiorno, Rumplestiltskin. Mi sembra che oggi siate di buon umore. –
Se in tutto questo tempo non sono ancora morta di crepacuore davanti al vostro modo di augurare il buongiorno al mondo, Signore, è poco probabile che possa capitare ora, quindi risparmiatevi la fatica.
– In effetti lo sono, dearie. Oggi mi allontanerò qualche ora per stipulare un contratto, e già ne pregusto gli enormi vantaggi. Quindi ora sbrigati a servire la colazione, devo partire al più presto. –
– Si, Signore. –
I gesti raffinatissimi con i quali servì il tè e l'impeccabile riverenza che rivolse a Rumplestiltskin – poco prima di vederlo sparire oltre al portone d'ingresso in una nuvola di fumo viola – le sarebbero certamente valsi le lodi del più intransigente fra i Maestri Cerimonieri del Re suo padre, tanto che persino l'Oscuro aveva ormai rinunciato da tempo a cercare a forza qualche difetto nella grazia che trapelava da ogni suo minimo movimento. Belle ringraziò mentalmente la schiera di istitutrici e precettori che le avevano a suon di castighi inculcato come avere un portamento dignitoso e regale in ogni situazione; nell'elenco dei tanti difetti per i quali lo stregone la rimproverava continuamente – non ultima, l'impudenza e la pressoché totale assenza di timore reverenziale nei suoi confronti – , certamente non vi rientrava la goffaggine.
Solo una volta quel dispettoso di un folletto mi ha colta in fallo – bambini scuoiati, si può essere più ingenui? –, ma mi è bastata quell'unica occasione per prendergli le misure per bene, e da allora non gli è più capitato di riuscire a prendermi alla sprovvista!
Lo sguardo le cadde sul bordo scheggiato di una tazzina di porcellana dal delicato motivo blu, la diretta vittima dell'incidente che tanto ancora la pizzicava nell'orgoglio. Era diventata l'unica tazzina dalla quale il padrone accettasse di bere il suo tè. Il cuore accellerò d'improvviso i battiti, ma Belle cercò con ostinazione di ignorarlo.




Rimasta sola ad occuparsi degli infiniti cumuli di polvere che infestavano anche il più remoto anfratto del castello, Belle non lasciò trascorrere molto tempo prima di decidere che, data la provvidenziale assenza del folletto, non sarebbe poi cascato il mondo se avesse deciso di occupare in altri modi quelle poche ore di libertà che le erano state concesse. Finì in fretta di spolverare la cristalliera posta in un angolo del salone, contenente gli oggetti più preziosi della collezione dell'Oscuro, poiché, dopotutto, se quest'ultimo si fosse malauguratamente accorto che nemmeno quella era stata pulita a dovere, una bella lavata di testa non le sarebbe certo stata in alcun modo risparmiata.
Così, dopo aver riposto anche l'ultimo prezioso cimelio nell'apposito scaffale, e pulitasi meticolosamente le mani in uno strofinaccio, la fanciulla uscì dal salone per raggiungere di corsa la stanza che sopra ogni altra amava, e nella quale si rifugiava non appena le veniva accordato – doveva ammetterlo, non così raramente come all'inizio aveva pensato – un po' di tempo da dedicare a se stessa: la biblioteca.
L'incredibile storia di come fosse venuta in possesso – perché di questo si trattava, di un vero e proprio regalo che Rumplestiltskin aveva deciso di farle – di quel tesoro ai suoi occhi incommensurabile non mancava di lasciarla confusa ogni volta che ci tornava sopra con il pensiero – vale dire dalle dieci alle venti volte al giorno, almeno. Il ricordo dell'avventura vissuta nella Foresta di Sherwood ritornò ancora ad inondarle la mente, lasciandole, come ogni volta, un sapore dolce e penetrante sul palato. E, come ogni volta, non poté trattenere il sorriso di pura gioia che sentiva affiorarle sulle labbra.
Quella era stata la prima volta che aveva intravisto Rumplestiltskin dietro alla maschera dell'Oscuro.
Era abbastanza sincera con se stessa da ammettere quanto la scoperta di questa piccola – ma fondamentale – crepa nella corazza impenetrabile con la quale lo stregone si era da tempo immemore rivestito l'avesse incredibilmente emozionata. E quanto ancora continuasse a farlo.
Tutt'altra questione era però trovare il coraggio di soffermarsi anche sul perché di queste sensazioni inaspettate e allo stesso tempo terribilmente esaltanti. Del resto, il lieve tremore che le tingeva le guance di porpora ogni qualvolta incrociava lo sguardo penetrante del suo padrone le lasciava il corpo permeato di un tale intimo, avvolgente calore, che la fanciulla aveva timore di provare a dare un nome ai sentimenti che sentiva nascere dentro di sé, quasi che circoscriverli in una sola e delimitata categoria ne smisuisse irrimediabilmente l'intensità, precludendole così la possibilità di continuare a goderne.
Oppure, forse, era fin troppo consapevole che chiamare quegli stessi sentimenti con l'unico nome che ne fosse davvero degno, li avrebbe inevitabilmente caricati di una forza talmente dirompente da non poter essere più fermata, una volta lasciata libera di esprimersi.
E Belle, per quanto dotata di un animo senza alcun dubbio impavido, non era per niente sicura di essere già pronta a confrontarsi con questa verità che, in cuor suo, cominciava a considerare ineluttabile, e a reggere l'urto con il quale essa l'avrebbe presto comunque travolta.
Attenta, Belle.
A scherzare con il fuoco si finisce inevitabilmente per scottarsi, e Rumplestiltskin può essere qualcosa di ancora più pericoloso di un incendio.
No.
Non per me. Mai con me.
Smettila, Belle!
Immersa nei suoi pensieri, e completamente dimentica di sé, non si accorse di aver inavvertitamente imboccato la rampa di scale sbagliata (questo palazzo è un vero labirinto: sembra quasi che le scale abbiano una vita tutta loro, e decidano in piena autonomia di cambiare posizione da un momento all'altro!**), e presto si ritrovò a osservare, in preda ad una sottile agitazione, le pareti scrostate di un corridoio che era sicurissima di non aver mai percorso prima di allora, e che terminava davanti ad una grande porta finemente intagliata, ma che aveva allo stesso tempo l'aria di non essere mai stata aperta per anni – se non addirittura per secoli.
A onor del vero, bisogna riconoscere a Belle il merito di aver almeno tentato di resistere al morso pungente della curiosità. Tuttavia, nonostante gli sforzi, contro una mente brillante e alla continua ricerca di novità e avventure – qual era, appunto, quella della giovane principessa – sarebbe stato pressochè impossibile per chiunque avere la meglio.
Giunta quindi a passi svelti alla fine del corridoio, afferrò la pesante maniglia di bronzo a forma di testa di leone – che la fissava dall'alto in basso con espressione truce, quasi volesse dissuaderla dai suoi propositi – e cominciò a spingere. Con suo grande stupore, si accorse che la porta non era chiusa a chiave.
Questo significa che, teoricamente, non mi è proibito entrarci.
Quando gli occhi si abituarono alla fitta penombra che l'avvolse non appena varcata la soglia, Belle rimase per qualche istante interdetta, non riuscendo a decidersi se credere o meno allo spettacolo che le si stava presentando innanzi.
Corse in un lampo a scostare le tende che – mi sarei stupita del contrario! – tenevano lontana la luce anche da quella stanza, la quale, una volta inondata dai raggi del sole, le si rivelò ancora più grande e magnifica di quanto le fosse sembrata alla prima occhiata.
Una sala d'armi.
Doveva essere appartenuta ai precedenti proprietari del castello – sinceramente, non credeva che Rumplestiltskin avesse mai avuto bisogno dell'aiuto di simili strumenti, essendo, secondo una delle tante modeste definizioni con cui gli piaceva essere identificato, la “creatura più potente dell'universo”; essi, al contrario, sembravano aver posseduto un'autentica passione per l'arte della guerra, a giudicare dalla ricca collezione di spade, picche, alabarde, archi, frecce, balestre e asce che lì vi avevano accumulato.
Procedendo con cautela nella sua esplorazione, Belle non riuscì a contenere l'entusiasmo davanti agli elaborati fregi che impreziosivano le lame delle spade, allo scintillio delle pietre preziose che ne arricchivano le else e i foderi, alla squisita fattezza delle punte delle lance e all'elegante snellezza curvilinea degli archi; mano a mano che lo sguardo le cadeva su nuove meraviglie, la mente galoppava sempre più lontana, fino a raggiungere la corte di suo padre, ad Avonlea, ed una stanza molto simile a quella, racchiusa fra i chiostri ombrosi e le alte mura di cinta del Palazzo Reale, che costituiva motivo di grande orgoglio e di irresistibile vanto per Re Maurice.
A Belle sembrò quasi di essere scaraventata con forza indietro nel tempo, in un periodo della vita in cui la sua unica preoccupazione era costituita dal terminare in fretta i compiti per poter trascorrere il resto della giornata a giocare e a leggere, e di Oscuri Signori e di tetri accordi non aveva ancora mai sentito parlare, se non nei racconti bisbigliati di nascosto dalle vecchie cameriere quando pensavano che lei non le stesse ascoltando.

 

 

 


* Catena montuosa delle Quattro Terre, teatro degli eventi narrati nella saga di Shannara, by Terry Brooks
** "Alle scale piace cambiare!" (J.K.Rowling – Harry Potter e la Pietra Filosofale)

 

 

Nota:

... ed eccomi qui! Non ve lo aspettavate vero?!? Prima di cominciare a lanciarmi i pomodori, lasciate che vi spieghi: il capitolo che avete finito di leggere altro non è che la prima parte di una mini-mini-mini long ambientata interamente nella FTL che ho in cantiere da un po' di tempo, ma che è talmente breve e piccinapicciò (non avrà più di tre capitoli) che non valeva la pena caricarla separatamente da questa raccolta. Da qui il titolo 'Tale', perché, appunto, di una storiella si tratta, niente di più (si lo so che come spiegazione è davvero tirata per i capelli, ma, cercate di capirmi, sono una Rumbeller in piena crisi di nervi, dovete comportarvi con me come con un qualunque altro pazzo, ovvero assecondandomi in ogni mio delirio :P).
Spero di avervi un po' incuriosito, ulteriori delucidazioni arriveranno in seguito. :)
Passiamo ora ai ringraziamenti di rito: ringrazio tantissimissimo Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, S05lj, Rosaspina 7 e seasonsoflove per l'affetto incredibile che mi hanno dimostrato dopo il semi-sclero della scorsa settimana: se sono di nuovo qui, lo devo soprattutto a loro e alle loro bellissime recensioni. Grazie come sempre anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite. Spero di non deludervi.
Mi ostino a ringraziare ancora tutti i lettori silenziosi, nella speranza di convincerli prima o poi a dirmi cosa pensano effettivamente di tutto questo.
Commento alla puntata 3x18 di OUAT: Rose McGowan è veramente una gnocca da paura: superba la giovane Cora in questo episodio.
Povera Zelena, costretta anche lei alla friendzone (prima o poi tutti ci passano): il tanto sbandierato bacio (perché è stata una chiara operazione di depistaggio, per distrarre l'attenzione dei fan da quello che era veramente il colpo di scena della puntata, ovvero il bacio OutlawQueen) tra lei e Gold non è stato veramente niente di che, è durato pochissimo e quei furboni degli autori devono aver diffuso pure delle immagini che sono state probabilmente poi tagliate, altrimenti non si spiega come la scena possa davvero essere stata così breve. Inoltre, si vedeva lontano un miglio a cosa stava pensando veramente Rumple (stava chiaramente elencando tra se e se tutte e 10 le piaghe d'Egitto data l'espressione disgustata con cui si è avvicinato a Zelena) – fantastico Robert Carlyle, che riesce ad avere la faccia di uno che sta per vomitare anche mentre bacia una gnocca da paura alta 1 metro e 80 – e, alla fine, ho personalmente adorato il momento in cui le ha sbattuto chiaramente in quella sua faccia verde che lui in realtà ha tutta l'intenzione di farla fuori senza pietà, per onorare la memoria di suo figlio. Bravo il nostro Dark One, così si fa. La faccia disperata della Wicked dopo che ha capito che Rumple la stava allegramente trollando è stata davvero uno spettacolo meraviglioso: quasi quasi mi faceva pena (no, non è vero :P).
Belle fondamentale, ma la sua presenza, tanto per cambiare, non arriva a superare i 50 secondi. Quando le renderanno finalmente giustizia? Sto cominciando a scocciarmi; anzi no, mi SONO GIA' ampiamente scocciata. Comunque, stiamo un po' a vedere come va a finire.
Se tutto va bene (e se non mi faccio mangiare dal nervoso prima), ci si rilegge mercoledì 7 maggio :)
Bacioni <3

padme

 

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Capitolo 14
*** #75 – Tale (Part 2) ***


#75 – Tale (Storia)

 

 

Quale sostegno, quale consolazione nella Verità, a paragone di una storia?
A che giova la Verità a mezzanotte, al buio, quando il vento ruggisce nel comignolo come un orso?
Quando il lampo sprigiona ombre sulla parete della stanza e la pioggia bussa alla finestra con le sue lunghe unghie?

(Diane Setterfield - La Tredicesima Storia)

 

 

 

 

Parte II

 

 

 

Il Maestro d'Armi

 

 

 

Belle era sempre stata una bambina tranquilla, persino nella culla. Le balie si lamentavano del fatto che non piangesse mai, sicure che questo fosse sintomo di una fragilità che, con il tempo, non poteva che degenerare in ben più gravi complicanze relative alla salute.
Nonostante queste poco bene auguranti predizioni, la principessina crebbe invece sana e forte, e, con il trascorrere degli anni, acquisì anche un bel po' di quella vivacità la cui apparente assenza tante preoccupazioni aveva suscitato nella sua primissima infanzia.
Fu così che, in un pigro pomeriggio d'autunno inoltrato, quando ormai mancava poco al compimento del suo settimo anno di età, attirata dal giocoso vorticare di un'impertinente foglia secca sul marmo del patio, riuscì a sfuggire al rigido controllo della sua giovane istitutrice, alle cui inesperte cure era da qualche tempo stata affidata. Inebriata da quello che a tutti gli effetti rappresentava il suo primo atto di ribellione contro l'autorità degli adulti, che sino ad allora aveva dominato ogni singolo aspetto della sua vita, si mise a correre sempre più forte, ridendo deliziata, fino a raggiungere zone del Palazzo Reale che non aveva immaginato di poter esplorare nemmeno nei suoi sogni più audaci. Nella sua mente già si profilavano scenari fantastici di mirabolanti avventure che l'avrebbero vista come assoluta protagonista, ora nei panni della strega potente tutta presa ad ordire piani malvagi per vendicarsi dei suoi nemici, ora invece nelle vesti sgargianti di una superba eroina che, armata del solo coraggio, avrebbe salvato il suo popolo dalla minaccia mortale di orchi assetati di sangue, proprio come leggeva nei suoi adorati libri.
Persa come era nei suoi gioiosi pensieri, non si accorse dell'ombra scura che le si parò improvvisamente davanti, e le cadde rovinosamente addosso, finendo simultaneamente col rotolare sul freddo pavimento di pietra in un modo che definire assai poco dignitoso sarebbe risultato riduttivo, persino per una principessa tanto giovane. Un dolore acuto al ginocchio le fece salire un sommesso gemito alle labbra, e alcune lacrime presero – del tutto indipendentemente dalla sua volontà! – a rigarle le soffici guance. Prima ancora che potesse riprendersi del tutto, però, due forti braccia la sollevarono da terra, e la piccola si ritrovò tutto ad un tratto faccia a faccia con un gentiluomo il cui viso le era sì famigliare, ma con il quale non aveva mai avuto a che fare, trattandosi di una figura che, nel quadro delle dinamiche della corte, non avrebbe mai dovuto entrare in diretto contatto con lei.
Era Garet Jax*, Maestro d'armi, e Comandante della Guardia Reale addetta alla protezione personale del Re e della sua famiglia. Spadaccino provetto, soldato di provata esperienza e infinito coraggio nonché stratega dall'indiscusso talento, di lui si diceva che fosse in grado di essere letale con ogni tipo di arma, che riuscisse a rendersi invisibile agli occhi del nemico quando l'effetto sorpresa era determinante nell'economia di un'azione di guerra, che avesse sconfitto un'intera legione di goblin da solo in un'unica giornata, e che la sua capacità di persuasione e dominio era tale da avergli consentito, in gioventù, di salire in groppa ad un drago – un drago vero! – e di schiacciarne lo spirito indomito. Belle, naturalmente, era sicura che ogni diceria che girava sul suo conto fosse senza ombra di dubbio vera; d'altra parte, bastava guardare per un istante in quegli occhi gelidi come calotte polari, per intuire la straordinarietà – e la pericolosità – dello spirito che si celava al di là di essi.
La piccola principessa rimase a lungo a fissare intimorita l'imponenza del Cavaliere, il quale era al momento tutto preso, non senza un certo imbarazzo, dal tentativo di fasciare alla bell'e meglio con un fazzoletto la lieve sbucciatura che le aveva sfregiato il candore niveo del piccolo ginocchio. Non passò tuttavia molto tempo prima che lo sguardo di Belle fosse irresistibilmente attratto dall'impugnatura scintillante della sua grande spada, e la curiosità cominciò a pungerla in modo tanto insistente da non poter fare a meno di allungare la manina verso quell'oggetto che, davanti ai suoi meravigliati occhi, brillava come un cielo trapunto di stelle.
Una mano enorme, ma dal tocco sorprendentemente delicato, la intercettò prima che riuscisse nel tentativo di toccare l'arma che, per quanto protetta dal fodero, non poteva certo considerarsi esente dall'essere pericolosa nelle vicinanze di una bambina.
– Mi dispiace, principessa, ma questa – e il Maestro sottolineò le sue parole battendo la mano sul fianco che reggeva la spada – può diventare un giocattolo veramente pericoloso, se non si è in grado di maneggiarla con perizia. –
Belle, all'epoca già parzialmente cosciente dello straordinario potere seduttivo del suo dolce sorriso, fece con la dovuta grazia le sue scuse al Cavaliere, e, scoccandogli al contempo uno sguardo splendente, gli chiese, se, per favore, non potesse essere tanto gentile dal mostrarle lui quell'arma meravigliosa, e, in cambio, lei prometteva di non cercare di toccarla in alcun modo.
Preso in contropiede da tanta innocente malizia, Garet Jax non poté fare a meno di obbedire a quel tenero comando (che regina sarebbe diventata, un giorno, quella smorfiosetta!), e, con un solo, elegante, fluido movimento, estrasse la spada dalla sua apposita custodia, e pose ai piedi della sua caparbia interlocutrice la compagna inseparabile di tutte le sue battaglie.
Era bellissima. O, almeno, quello era l'unico aggettivo che venne in mente all'inesperta principessa per descrivere la rara perfezione di quell'arma; il suo vocabolario non era ancora così ampio da poter contenere la meraviglia che le si dipinse sul volto alla vista della luce che emanava la lunga lama, e il fascino ipnotico che esercitava su di lei, che mai prima di allora, si era trovata tanto vicina ad un simile pericoloso strumento.
In preda ad una brama che solo in un'unica altra occasione aveva sperimentato, ovvero in presenza dei libri che il padre le proibiva di leggere, Belle non riuscì a frenare l'impulso di chiedere al Comandante una dimostrazione della sua maestria nell'uso di quello stupefacente oggetto. Garet Jax, già completamente succube della malìa che quella bambina non mancava di esercitare su chiunque la circondasse, non potè fare altro che accontentarla anche questa volta, e si esibì in un rapido ed elegante volteggio che aumentò a dismisura lo stupore della sua sempre più estasiata ammiratrice.
– Signore vi prego, vi prego! Insegnate anche a me a duellare come voi! –
Ora, se Belle si fosse trovata di fronte ad un qualsiasi altro soldato della guardia, probabilmente si sarebbe sentita rispondere a questa assurda richiesta con una grassa risata, che l'avrebbe liquidata come lo sciocco capriccio di una bambina viziata e monella alla quale ancora non era stato insegnato a dovere a rimanere al suo posto. Ma Garet Jax non era un uomo qualunque, e, per quanto l'accenno imperioso contenuto nelle parole della principessina l'avesse profondamente colpito, si guardò bene dal recarle un dispiacere con un secco e sgarbato rifiuto. C'era qualcosa, nello sguardo limpido della bambina, una sorta di vibrante ma assopito ardore che già trapelava da ogni suo minimo gesto, che lo portò a considerare più attentamente cosa risponderle.
Il Maestro d'armi non era un uomo superstizioso, ma aveva un particolare e sottile talento nel comprendere a fondo le persone con le quali si trovava ad interagire, tanto che a volte aveva la netta sensazione di vedere tanto chiaramente nelle loro vite da riuscire a prevederne addirittura il futuro. Fu questa una di quelle volte. Nello scrutare attentamente il luminoso visetto di Belle, ad un tratto ebbe il nitido presentimento che su quella bambina tanto graziosa, alla quale apparentemente la vita offriva ogni tipo di gioia e bellezza, si sarebbe invece presto stesa un'ombra scura e terribilmente minacciosa. Lasciare la piccina in balìa di eventi ostili senza avere la benché minima capacità di difendersi da sola era un'ipotesi che la sua coscienza gli imponeva di non prendere assolutamente in considerazione, per quanto l'idea di insegnare ad una fanciulla di stirpe reale a tirar di spada come un soldato potesse sembrare ai più fuori da ogni logica. Del resto, Re Maurice aveva già dimostrato in numerose occasioni di fidarsi ciecamente del suo giudizio; non aveva quindi dubbi che, utilizzando la giusta dose di buon senso e di argomenti persuasivi, non sarebbe sorto alcun tipo di problema nello strappare al sovrano il permesso di prendere la sua preziosissima e unica erede sotto la sua ala protettrice.
Belle, da parte sua, una volta compreso che avrebbe potuto contare sull'appoggio del Cavaliere, si mise d'impegno per convincere un poco meno che scioccato Maurice della serietà del suo desiderio – Padre, vi prego, vi assicuro che non si tratta di un capriccio! – e della fermezza della sua decisione di intraprendere questo nuovo 'corso di studi' con il Comandante della Guardia. C'erano veramente poche cose che il Re era in grado di rifiutare alla sua amata figlioletta, e anche questa volta l'assenso che sia la bambina che il cavaliere attendevano con fremente impazienza – sebbene per motivi diversi – non tardò poi molto ad arrivare.
Molto più difficile fu naturalmente convincere le balie e le governanti di palazzo della necessità che Belle indossasse durante le lezioni di scherma dei comodi completi composti da camice e – apriti cielo! che scandalo! – pantaloni, nonché da morbidi stivaletti di camoscio confezionati apposta per lei dal ciabattino di fiducia di suo padre.
Cominciò così per la piccola principessa una nuova fase della vita che la vide costantemente impegnata ad apprendere il più possibile dagli insegnamenti di Garet Jax e, anche se all'inizio gli allenamenti la lasciavano stremata e piena di lividi, ben presto la sua naturale e spiccata intelligenza e la propensione verso tutto ciò che comportava grandi doti di equilibrio e concentrazione la portarono ad ottenere risultati che anche il Maestro d'armi, noto per la sua proverbiale intransigenza, non si trattenne dal definire eccellenti.
All'interno della grande sala d'armi nella quale seguiva con esemplare diligenza le lezioni del Comandante, Belle non solo apprese le nozioni fondamentali dell'arte della scherma, ma anche e, soprattutto, fece suoi i principi cardine della cavalleria di cui il suo Maestro incarnava i più alti ed intoccabili valori, quali l'importanza del sacrificio e del duro lavoro – fisico e, a maggior ragione, intellettuale – come unici mezzi per raggiungere lo scopo prefissato, che fosse riuscire a vincere un duello contro uno dei giovani cadetti che frequentavano la caserma, o imparare a fidarsi solo ed esclusivamente del proprio giudizio e del proprio istinto nel valutare persone e situazioni, pur non trascurarando la necessità di sapersi rivolgere sempre con onestà e correttezza nei confronti del prossimo.
La luce è una gran bugiarda, soleva ripeterle Jax, nel tentativo di spiegarle quanto fosse determinante non farsi mai ingannare dalle apparenze, né tanto meno lasciarsi condizionare dalle prime, fuorvianti impressioni. Approfondire, capire, svelare, riconoscere – questo era il segreto per intraprendere con successo la via della saggezza, indispensabile nella vita come e forse più della capacità di distinguere il forte dal medio, il debole dal filo, una punta dritta da una punta roversa.
I libri – con somma gioia di Belle – erano parte integrante della sua preparazione, poiché il Maestro, a differenza del Re, che aveva sempre cercato di scoraggiare questa abitudine da lui ritenuta 'sconveniente' per una principessa, era fermamente convinto che niente più della lettura di un buon libro fosse in grado di allenare la mente e renderla pronta e ricettiva anche dinnanzi ai più svariati ostacoli in cui si finiva per incorrere durante un'ordalia.
Tra una stoccata e un affondo, un fendente ed un'imbroccata, una dissertazione sul vero significato della parola 'onore' e racconti di eroi più umani che mai che non temevano affatto di mostrare al mondo intero la loro paura, senza per questo esserne sopraffatti, la principessa di Avonlea non imparò soltanto ad essere sorprendentemente pericolosa con una spada tra le mani: in realtà, ciò che Garet Jax le stava lasciando in eredità era qualcosa di decisamente molto, molto più importante.
Garet Jax non le stava insegnando a combattere. Garet Jax le stava insegnando a vivere.

 

Belle si prese qualche minuto per far sì che quel ricordo così vivido e intenso le scivolasse lentamente via dagli occhi, mentre lacrime d'acqua tiepida continuavano a percorrerle con spire irregolari le guance e il mento.
Quella che era tornata improvvisamente a farle visita era l'immagine struggente di un passato in cui era stata davvero felice, e ogni giorno si portava appresso la promessa di sorprese continue, unite ad esperienze entusiasmanti e sempre più coinvolgenti. La vicinanza di un uomo straordinario come il Maestro d'arme, che mai l'aveva ritenuta incapace di fare alcunché solo perché donna, aveva fatto sì che la sua mente si aprisse su un ventaglio di possibilità pressoché infinito e aveva contribuito in maniera determinante a formarle il carattere e a infonderle quel coraggio e quella sicurezza di sé che anni dopo l'avevano portata ad offrirsi all'Oscuro, sacrificando se stessa in cambio della salvezza del suo popolo.
Quando, all'inizio della Guerra degli Orchi, Garet Jax partì con il resto dell'esercito per il fronte, senza alcuna speranza di ritornare un giorno sano e salvo ad Avonlea, Belle aveva percepito chiaramente che una parte di lei se ne stava irrimediabilmente andando insieme a lui. La bambina che in un pomeriggio d'autunno aveva supplicato – un po' per gioco, un po' perché era destino che accadesse – il Comandante delle Guardie Reali di insegnarle i segreti della scherma stava bruscamente lasciando il posto ad una giovinetta assai più matura di quanto la sua età esigesse, e già – e forse anche troppo – ben consapevole del dolore e dell'ineluttabile senso di perdita di cui è permeata l'esistenza di ogni singola creatura umana.
L'attenzione costante ed esclusiva che il Re dedicava alle sorti di una guerra già persa in partenza la portarono ad assumere un ruolo inevitabilmente più attivo all'interno della corte: ogni mercante, artigiano, vassallo o possidente che per un qualsiasi motivo veniva a trovarsi fra le mura del Palazzo Reale imparò ben presto ad affidarsi alle capaci mani della giovane ed intelligente erede al trono, cosicché nessuno si stupì più di tanto quando Maurice le lasciò ufficialmente la conduzione del castello, nonché la supervisione ed organizzazione dell'intero personale domestico.
Le sue giornate si riempirono di doveri e responsabilità a tal punto incombenti che ritagliarsi qualche momento per se stessa divenne quasi impossibile, tanto che alla sera era davvero raro che riuscisse a tenere gli occhi aperti davanti ad un libro per più di qualche minuto, prima di crollare esausta in un sonno profondo e senza sogni. Se persino riuscire a dedicare un po' di tempo alla sua più grande passione si rivelò un'impresa ardua, le possibilità di allenarsi ancora con la spada si azzerarono del tutto, anche a causa del fatto che dopo la partenza di Garet Jax ad Avonlea non era rimasto nessuno che fosse disposto a prenderne il posto; dopotutto, non poteva certo avere l'assurda pretesa di trovare in qualcun altro la stessa pazienza del suo Maestro, e soprattutto, la medesima assenza di qualsivoglia pregiudizio nei confronti del suo essere principessa e – cosa se possibile ancora peggiore – del suo essere femmina.
Infine, una volta raggiunta la tanto temuta età da marito, il Re le aveva fatto solennemente promettere di tenere nascosta a tutti i suoi pretendenti l'intera faccenda delle lezioni di scherma, perché altrimenti, le aveva detto tra un piagnucolio e l'altro, chi se la sarebbe voluta sposare una volta scoperto che sapeva tirar di spada come e forse addirittura meglio di ciascun aspirante alla sua mano? E poi, che figura ci avrebbe fatto lui davanti a tutti i Nobili feudatari del regno, se avessero saputo con quanta facilità aveva ceduto ad un desiderio tanto sconveniente da parte della figlia?
Nel ricordare la rabbia che l'aveva pervasa nell'ascoltare queste parole uscire dalla bocca di quel padre che tanto amava – ma che mai era riuscito a comprenderla fino in fondo –, Belle sentì di nuovo ribollire il sangue nelle vene, e le dita, in modo forse non del tutto involontario, le si strinsero sull'elsa di una spada la cui lama sinuosa ed elegante l'aveva da subito colpita per la sua straordinaria lucentezza.
Quasi senza accorgersene, si ritrovò ad assumere la posizione di guardia, saggiando nel frattempo il peso del pomolo e dell'elsa, allo scopo di trovare il giusto equilibrio per tentare un affondo. Nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che aveva potuto godere dell'inebriante sensazione di tenere fra le mani un oggetto di siffatta perfezione, il suo corpo al contrario sembrava ricordare ogni cosa, e fremeva d'impazienza nel desiderio di tornare a provare ancora l'ebrezza vertiginosa del combattimento.
Prima lezione: calma. Non si deve mai combattere con rabbia. La fermezza e la stabilità della spada dipendono dalla serenità dello spirito**.
La voce del suo antico Maestro le risuonò nitida nelle orecchie attraverso il velo del tempo, come se non fosse mai partito, come se fosse ancora vicino a lei.
Senza soffermarsi a pensare se fosse o meno il caso di seguire quell'impulso irresistibile – e senza lasciare per un solo istante la presa sulla spada – Belle si precipitò fuori dalla sala d'armi, e raggiunse in fretta la sua camera, nella speranza di trovare, fra i vestiti che Rumplestiltskin le aveva messo a disposizione, qualcosa di più consono per un allenamento del suo vaporoso – e di certo poco adatto all'occasione – abito azzurro.

 

 

* Personaggio tratto da 'La Canzone di Shannara', by Terry Brooks. Se amo leggere, lo devo a te. Grazie di tutto, Terry.

** Isabel Allende, Zorro.

 

 

 

Nota:

Rieccomi ^_^
Intanto, buon 1° maggio a tutti\e!
Aggiorno con un po' di anticipo perché la volta scorsa non ho tenuto conto di un fattore fondamentale che mi terrà un bel po' occupata nelle prossime due settimane: la festa del paese! Per cui ho preferito pubblicare questo capitolo adesso, dato che era già pronto, e rimandare la stesura della terza parte dopo che sarà passata la prima decina di maggio. Abbiate pazienza!
Due parole su quanto avete appena letto. Innanzitutto, l'idea di questa storia parte da una mia personalissima considerazione riguardo all'outfit di Belle nella 2x11: si vede chiaramente che al fianco porta una spada, per cui mi sono detta, una persona intelligente come Belle non si terrebbe mai vicino un simile strumento, rischiando così di far del male a sé e ad altri, senza avere un minimo di dimestichezza con esso. Questa è la mia teoria su come avrebbe potuto imparare ad usarlo; d'altronde, se Snow è capace di tirare con l'arco, perché Belle non dovrebbe essere capace di tirare di spada? La scelta di un personaggio 'terzo' come insegnante (e non, ad esempio, Rumple al Castello Oscuro) vuole sottolineare il fatto che Belle (la nostra Belle, non la bambola di pezza che ci propinano gli autori in questo periodo) deve aver per forza avuto una vita anche al di fuori della sua storia d'amore con l'Oscuro. Insomma, in quei 24 anni trascorsi prima di stringere il famoso patto, non può esserci stato il vuoto assoluto, o sbaglio? Qualcuno deve pur avere avuto un'influenza positiva su di lei; per quanto le sue doti siano in gran parte innate, anche l'educazione ricevuta e le esperienze vissute devono aver contribuito a renderla speciale com'è.
Vabbeh, spero di essermi spiegata bene e di non aver combinato un solenne pasticcio!
Ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, S05l e xX_Luna_Lovegood_Xx per aver recensito la prima parte di questa 'storia'. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Mi ostino a ringraziare ancora tutti i lettori silenziosi, nella speranza di convincerli prima o poi a dirmi cosa pensano effettivamente di tutto questo.
Commento alla puntata 3x19 di OUAT: ho già ampiamente espresso il mio parere a riguardo in altra sede, non ritengo dunque opportuno, per amore della pace, riportarlo anche qui.
Bacioni <3

padme

 

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Capitolo 15
*** #37 – Fire ***


#37 – Fire (Fuoco)

 

 

We're building it up to break it back down.
We're building it up to burn it down.
We can't wait to burn it to the ground.

(Linkin Park – Burn it Down)

 

 

 

 

Ti svegli di colpo, il cuore in tumulto, il respiro affannoso, la fronte madida di sudore.
Ti ci vuole qualche minuto per realizzare di non trovarti più dentro alla claustrofobica gabbia di legno che è stata complice della tua prigionia durante lo spaventoso periodo trascorso alla mercé della Strega dell'Ovest. Quando finalmente riconosci l'ambiente famigliare della tua camera da letto, un sommesso sospiro di sollievo ti sfugge dalle labbra, mentre le tue mani corrono a cercare fra le coperte il corpo caldo e rilassato della tua Belle, che, ignara dello sgomento che ti attanaglia le viscere, dorme serena al tuo fianco.
Rimani per un momento immobile, rigido e muto nella lieve penombra della stanza – della vostra stanza – ad ascoltare il suono ovattato della pioggia che batte contro i vetri in un ritmo ipnotico ed alienante, eco spettrale del continuo stillicidio di dolore misto a rassegnazione che da giorni ti scava l'animo, e dal quale soltanto la serata appena trascorsa è riuscita a donarti una minima parvenza di sollievo. E di questo devi ringraziare, come al solito, Belle – Belle, sempre Belle, inevitabilmente Belle.
D'un tratto il cuore ti trabocca d'emozione al pensiero di poter finalmente chiamare moglie questa piccola, grande, straordinaria donna il cui respiro è la tua unica aria, il cui viso l'unica bellezza per i tuoi occhi, e il cui incessante battito del cuore è per te simile al canto ammaliante di mille sirene – un inno alla vita che ogni giorno ha il potere di incatenarti a sé con la sola forza della sua presenza. L'amore infinito che ti è esploso nel petto quando, con voce rotta dalle lacrime, ha pronunciato davanti a te i suoi voti coniugali, ti ha inciso la carne come nient'altro in tutta la tua lunga vita è mai riuscito a fare – tanto che, per un breve, eterno istante, ti è quasi parso di poter dimenticare il lacerante senso di colpa per averla tradita nel momento esatto in cui le chiedevi di affidarsi a te completamente, e senza più alcuna riserva.
Riuscirai, un giorno, a trovare il coraggio di confessarle ciò che non hai potuto fare a meno di compiere? L'assoluta certezza della risposta scava un solco ancora più profondo nella tua coscienza.
Non ti penti, non puoi pentirti, di aver ucciso Zelena – la sua misera vita nulla valeva a fronte della perdita di un figlio, di tuo figlio – ma il rimorso per l'inganno del quale hai reso vittima colei che senti come parte fondamentale della tua più intima essenza non cesserà mai, mai, di morderti l'anima con i suoi denti aguzzi ed implacabili.
Dal momento in cui hai sostituito il pugnale vero con quello falso – ignorando, volutamente, l'enormità del prezzo che avresti dovuto pagare per invocarne la magia –, la paura ha preso ad albergare stabilmente dentro di te, e a disintegrare i muri che ti proteggono il cuore. A volte, pensi al terrore che ti divora come ad un enorme demone di fuoco, che brucia ininterrottamente e si alimenta del suo stesso calore, distruggendo sul nascere ogni tuo misero tentativo di raggiungere un po' di pace, quella medesima pace che dopo tutta la sofferenza che ti è stata inflitta non puoi fare a meno di pretendere con ogni fibra del tuo corpo, ma che tu stesso hai pregiudicato in modo irreparabile, compiendo l'unico atto per il quale Belle – la tua Belle, l'impavida, onesta, leale Belle – potrebbe davvero non riuscire mai a trovare la forza necessaria a perdonarti.
Non vuoi nemmeno pensarci. La possibilità di vederla di nuovo andare via è qualcosa che il tuo cervello neppure prova a concepire, perfettamente consapevole del fatto che indugiarvi sopra anche per qualche secondo soltanto significherebbe sprofondare in un pozzo buio dal quale, questa volta, non ci potrà essere alcun ritorno, alcuna via di salvezza.
E di notte, questa sensazione, questa precisa consapevolezza di essere costantemente sul punto di frantumarti in milioni di pezzi, diventa spaventosa, insostenibile. Di notte, i muri che con tanta fatica sei riuscito ad erigere durante i dolci momenti trascorsi tra le braccia di Belle, cominciano a tremare, ad incrinarsi. Di notte, il fuoco si contorce, si dimena, sibila, si insinua nelle crepe, sale strisciando su per la spina dorsale e ti rosicchia il cranio, ti sussurra nelle orecchie quello che negli anni hai perso; e ciò che ancora perderai. Di notte, nell'inferno liquido del tuo cuore, ti consumi tra le tue stesse fiamme.
Il fuoco ti rammenta, ogni notte, che ogni sforzo è vano, che da se stessi non si può fuggire. E che tu sei stato solo un pazzo ad illuderti del contrario, a voler credere che un flebile raggio di luce potesse veramente scacciare per sempre dalla tua vita l'oceano di oscurità nel quale troppo a lungo essa è stata immersa.
Il nostro destino è in ciò che siamo, e ciò che siamo ci segue ovunque – come l'ombra cupa che si proietta inesorabile e terribile alle nostre spalle, attaccata alla suola delle nostre scarpe, mentre camminiamo ciechi sotto alla luce spietata e crudele del sole di mezzogiorno.
Tu sei l'Oscuro, e l'oscurità è parte di te.
Nonostante tutto.
Nonostante Belle.
Perché a volte l'amore non è abbastanza.
E i cattivi non hanno lieto fine.

 

 

[Words Count – 839, One Shot]

 

 

 

 

 

Nota:

Buonasera ^_^
Prima che cominciate a lanciarmi improperi, sappiate che non mi sono dimenticata della mini-long; semplicemente questo periodo è un po' troppo incasinato per permettermi di scriverne la terza parte con la dovuta calma e attenzione; ma non vi preoccupate, prima o poi arriverà.
Su questa breve shot c'è poco da dire, se non che è il trionfo dell'angst. L'ho scritta di getto, siate tranquillamente brutali.
Anyway, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, S05l e xX_Luna_Lovegood_Xx per aver recensito il capitolo precedente. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, fatevi avanti, dearies! ;-)
Commento alle puntate 3x21 e 3x22 di OUAT: non ho molto da dire a parte... Ruuuuuuumple, do you want to build a snowman? Ehehehehehhehe :D
E a proposito del tanto criticato matrimonio RumBelle... io l'ho trovato bellissimo. Lei era bellissima, il cappottino era bellissimo, bellissimo il vestitino che si intravedeva e che sembrava essere uscito direttamente dalla belle èpoque, lo stesso dicasi del cappellino, fine ed elegante il filo di perle... Bellissime le parole che si sono scambiati, e non ho dubbi che, nonostante tutto, anche quelle di Rumple siano state veramente sentite e sincere. Dicano quello che vogliono, io ho apprezzato moltissimo questo matrimonio, intimo ed emozionante come solo loro due sanno essere. D'altronde non era verosimile che Rumple, dopo aver appena perso il figlio, avesse tutta questa gran voglia di organizzare un evento in grande stile, alla maniera di Miccio XD, e, sinceramente, non credo nemmeno che un circo del genere sarebbe stato affine all'indole di Belle. Date le circostanze, non si sarebbe quindi potuto chiedere di meglio. Certo, c'è ancora la questione del falso pugnale da risolvere, e quando Belle lo scoprirà saranno guai; io rimango ancora dell'idea che lei debba reagire con forza e dargli una bella scrollata, ma sono allo stesso tempo convinta (e di conseguenza fiduciosa) che affrontare il colpo come marito e moglie sia una cosa estremamente diversa dal farlo da semplici fidanzati... Vedremo come svilupperanno la questione da ottobre in poi. Non ci resta che aspettare.
Bacioni <3

padme

 

 

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Capitolo 16
*** #79 – Touch ***


#79 – Touch (Tatto)

 

 

This thing we have, it’s never been easy.
I’ve lost you so many times.

I’ve lost you to darkness, to weakness,
and finally, to death.
But now I realize,
I realize that I have not spent my life losing you,
I’ve spent my life finding you.
(Once Upon a Time – There's No Place Like Home)

 

 

 


Alla fine, il momento che tanto hai atteso è arrivato.
Sotto alla pressione delicata delle tue dita l'uovo di Malefica quasi brucia, tanto fragile quanto prezioso. Il potere che percepisci attraverso la pelle è sicuramente valso ventotto anni di imperscrutabile oblio, poiché in esso si cela il segreto per ottenere ciò che ti è indispensabile per partire alla ricerca di tuo figlio: la magia.
La Salvatrice è riuscita a portare a compimento lo scopo per il quale un tempo hai previsto il suo arrivo, ed è davvero questione di poco – minuti, forse – e la maledizione si spezzerà una volta e per sempre, rivelando agli ignari abitanti di Storybrooke la verità sul loro straordinario passato.
Tutti dovranno d'ora in avanti fare i conti con la propria vera identità – tutti, tranne te, naturalmente, colui che fin dall'inizio ha tirato le fila di ogni più piccolo accadimento e che, con il suo fondamentale contributo, ha spinto Regina a mettere in atto la sua vendetta, e ad esiliare l'intera popolazione della Foresta Incantata in questo mondo terribile e senza lieto fine. Lo stesso mondo in cui, parecchi anni fa, hai perduto il tuo adorato Baelfire.
Aspettami, figlio mio, tra poco saremo di nuovo insieme.
Ti senti fremere d'impazienza, desideroso come sei di intraprendere al più presto il tuo viaggio, ma provi ad importi, certo non senza sforzo, di mantenere la calma, poiché c'è ancora un compito che devi portare assolutamente a termine, prima di abbandonare una volta per tutte questa misera cittadina al suo destino, qualunque esso sia.
D'un tratto, il suono della campanella dell'ingresso ti scuote dal turbinio incessante dei tuoi pensieri, e ti spinge a riporre in fretta, ma con estrema cautela, l'uovo di drago al sicuro tra i tuoi scaffali.
Ti accorgi con crescente irritazione che qualcuno sta raggiungendo a passi lenti il retro del negozio, e non provi nemmeno a nascondere – d'altronde, perché mai dovresti? – il tono brusco delle parole con le quali informi l'incauto scocciatore che, si, certo, tu sei il Signor Gold ma, spiacente, il negozio a quest'ora è chiuso.
Ed è proprio in questo momento, nel preciso istante in cui ti volti e poggi lo sguardo sul tuo sconosciuto ospite, che l'intero universo va in pezzi, e tu insieme a lui.
All'improvviso, tutto ciò che ti circonda smette di colpo di esistere – Regina, la Salvatrice, Storybrooke, la maledizione, la magia, ogni cosa scompare senza lasciare dentro di te la benché minima traccia del suo passaggio; il tuo orizzonte si colma del blu dei cieli più tersi e delle acque più limpide, e i tuoi occhi si perdono nella luce raggiante che vedi splendere sul volto della giovane, bellissima donna che se ne sta incerta e immobile davanti a te, e che con la sua sola presenza è riuscita a paralizzarti il cuore e ad asciugarti in un soffio il sangue nelle vene.
Non è possibile.
Temendo di essere vittima di una crudele allucinazione – o di un trucco altrettanto subdolo – ti avvicini con passo malfermo a quella stupenda visione, e sussulti nell'ascoltare il suono della sua voce – la sua voce, dannazione! Ma com'è possibile? Lei è morta, perduta, per sempre! – mentre ti chiede se sei proprio tu l'uomo che, così le è stato riferito, dovrebbe essere in grado di proteggerla.
Le afferri con forza una spalla, perché lo sai, lo sai che non potresti mai sopportare il pensiero di esserti ingannato, e quando le tue mani affondano nella morbida carne invece di chiudersi a vuoto in un pugno d'aria, il tuo corpo comincia a tremare incontrollato, sempre più scosso dagli spasmi violenti di un'emozione assoluta, terrificante, meravigliosasei reale, sei viva.
Non cerchi nemmeno di trattenere le lacrime, adesso.
Con un sospiro strozzato annulli anche l'ultimo residuo di distanza che ancora vi tiene separati, e nello stringere appassionatamente a te quel corpo caldo e traboccante di vita, hai l'immediata, esaltante, struggente sensazione di esserti ricongiunto, finalmente, con il frammento più prezioso della tua anima.

 

 

 

Cammini in fretta, quasi correndo, immersa nel freddo pungente di questo inverno ostinato che non ha alcuna intenzione di lasciare libero il passo ad una primavera mai tanto ansiosamente attesa. Tieni gli occhi fissi dinnanzi a te, cercando di percorrere il più velocemente possibile la poca strada che divide l'ospedale di Storybrooke dal banco dei pegni, e sforzandoti di ignorare il forte e incontrollato tremito che da qualche minuto ha preso a scuoterti con violenza i muscoli sfiniti – fasci di nervi ormai tesi come le corde di un violino.
Hai aspettato a lungo questo momento – troppo.
Per un anno, un anno intero – come hanno potuto, come hanno potuto farvi questo! –, siete stati separati, e ancora ti chiedi in che modo sei riuscita a sopravvivere per un tempo così smisurato lontana da quella parte di te che è l'aria di ogni tuo respiro, il fine di ogni tuo gesto, la ragione di ogni tua gioia – e di ogni tuo dolore.
Ogni minuto che vi ha visti distanti è equivalso per te ad una vita intera.
Avverti un nodo stringerti con prepotenza la gola, ma non vuoi piangere – oh no, no, non piangerai, non puoi piangere! –, non adesso che è rimasta una sola e fragile porta di vetro a dividerti da lui, a impedire alla tua anima di volare finalmente incontro alla sua.
Oltrepassi senza fiato l'ingresso, e il cuore si ferma, sconvolto, stremato, mentre incateni il suo sguardo al tuo, attraverso il riflesso imperfetto di uno specchio antico e dalla elegante cornice dorata, che custodisce quel viso tanto amato come se fosse il tesoro più prezioso e caro esistente al mondo – e a questa vista non puoi fare a meno di increspare le labbra in un sorriso incerto, quasi timido, ma allo stesso tempo liberatorio, agognato, adorante.
Non ti è mai parso tanto bello come in questo momento.
Per pochi, infiniti, istanti, rimanete così, immobili, avvinghiati l'uno all'altra sull'orlo di un'emozione tanto potente e intima da non aver bisogno di parole per essere portata alla luce – perché tutto è già scritto sui vostri volti, inciso a chiare lettere nei vostri cuori.
Lui si gira lentamente verso di te, e la poca aria che ancora ha l'ardire di interporsi fra di voi comincia a farsi soffocante, a bruciare più del fuoco.
Non puoi più aspettare, ora.
Un passo, un altro, un altro ancora, e sei fra le sue braccia, circondata dal suo profumo, allacciata al suo corpo come se da questo dipendesse la tua stessa vita – ed è così, adesso lo sai per certo. Le sue mani ti stringono con una forza tale che quasi ti si spezza il respiro, ed è come se volesse legarti indissolubilmente a sé, per non dover correre più il rischio di vederti strappata nuovamente alla sua stretta ardente, al suo amore infinito.
Avvicini il viso al suo cercando disperatamente la sua bocca, e quando le vostre labbra alla fine si toccano, l'universo diventa, un'ultima volta, perfetto.

 

 

 



[Words Count – 1126, One Shot]

 

 

 

 

 

Nota:

Buonasera ^_^
Eccomi qui, dopo un'assenza di quasi tre settimane: vi sono mancata? Sì, certo, come il mal di denti XD
E niente, non sono riuscita ad completare il terzo capitolo della mini-long neanche stavolta, sorry. Quanto a ciò che avete appena letto, devo dire che non mi soddisfa per niente, ma ultimamente è una sensazione assai famigliare, per cui lascio a voi l'ardua sentenza. Il prompt è incentrato sul "tatto" perché, appunto, nei (rari) momenti in cui quei due si ritrovano insieme non possono fare a meno di toccarsi\abbracciarsi\stringersi. Li amo per questo.
Anyway, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, S05l, Mokusha, gionem, LadyAlanna e Rumple_Bumple per aver recensito il capitolo precedente, nonché nagrafantasy per le sue splendide parole. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, fremo dall'impazienza di leggere un vostro parere cari! ;-)
Al prossimo aggiornamento!

padme


 

 

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Capitolo 17
*** #75 – Tale (Part 3) ***


#75 – Tale (Storia)

 

 

E' così che vive la gente, raccontando storie.
Qual è la prima cosa che dice un bambino quando impara a parlare?
'Raccontami una storia'. E' così che capiamo chi siamo, da dove veniamo.
Le storie sono tutto.

(Jeffrey Eugenides - Middlesex)

 

 

 

Parte III

 

 

 

Rumplestiltskin

 

 

 

Lo chiameranno anche castello, ma visto da fuori è un ammasso di ciarpame.*
Rumplestiltskin osservava con un misto di meraviglia e incredulità la stupefacente costruzione "errante" che un certo Mago di nome Howl aveva adottato come sua dimora. Il demone del fuoco che ne permetteva i movimenti – Calcifer, così si chiamava colui che era la causa di quella sua imprevista e breve visita alla terra di Ingary – sapeva decisamente il fatto suo in materia di magia, e chiunque avesse commesso lo sbaglio di sottovalutarne le capacità era solo un folle o un emerito idiota, e, se la prima definizione poteva in qualche modo risultare consona alla persona del Signore Oscuro, lo stesso non poteva certo dirsi della seconda. Per questo il folletto si era guardato bene dallo stipulare il patto che quel subdolo mucchietto di braci ardenti gli aveva così inaspettatamente proposto: la creatura davanti alla quale si era ritrovato era tutto fuorché simile alle migliaia di anime disperate che nel corso dei secoli avevano invocato il suo nome nella speranza – perennemente disattesa – che il suo potere potesse risolvere con uno schiocco di dita tutti i loro problemi. No, questa volta la situazione era stata estremamente diversa, e Rumplestiltskin si era da subito accorto che davanti a quel fuoco guizzante ed infido avrebbe dovuto essere più attento che mai a quello che si lasciava sfuggire dalle labbra. Per fortuna aveva alle spalle un allenamento di tutto rispetto che gli permetteva di districarsi agilmente in eventualità di questo tipo, pur essendo costretto ad ammettere che venire contattato da un essere di natura quanto, e forse più, demoniaca della sua era stata un'esperienza nella quale ancora non aveva avuto il dubbio piacere di imbattersi.
Dopo più di trecento anni, fa un certo effetto trovarsi davanti ad uno spirito tanto affine.
Certo che quell'Howl, o Jenkins, o Pendragon, o come diavolo si chiamava, sembrava proprio un giovanotto interessante – da quel che aveva capito, non doveva avere più di vent'anni –, anche se francamente dubitava dell'affidabilità di un tizio che, per quanto talentuoso, se ne andava in giro nelle notti d'estate a donare il proprio cuore alla prima stella che gli cadeva ai piedi, al solo scopo di impedirne l'altrimenti inevitabile morte. Sempre che la storia raccontatagli dal demone – che si era detto, con una discreta dose di ingratitudine, tra l'altro, sottomesso alla volontà del Mago proprio perché era dal cuore di quest'ultimo che dipendeva la sua vita – corrispondesse effettivamente alla verità; durante l'intera durata dell'incontro aveva fatto non poca fatica a credere alle proprie orecchie e, per quanto la sua condizione lo rendesse certamente più che propenso ad accettare le svariate stravaganze del mondo, non aveva potuto fare a meno di chiedersi più di una volta se tutta quella situazione assurda non fosse invece il frutto delle macchinazioni di una mente ben più malvagia – Regina era forse riuscita a stendere i suoi letali tentacoli fino a quel remoto regno? – il cui fine ultimo gli era al momento sconosciuto, ma che di certo non poteva riservargli nulla di buono.
Si era tranquillizzato solo dopo aver lasciato Calcifer e le sue fiamme decisamente troppo chiacchierone nel loro salottino minuscolo e sudicio, senza che nessuno dei due si fosse impegnato in alcun modo con l'altro.
Meglio così, si disse l'Oscuro. Tutta questa faccenda non poteva portare altro che guai, anche se mi scoccia parecchio essermi allontanato dal Castello Oscuro così tanto per tornarci praticamente a mani vuote. Se non altro stasera avrò qualcosa di veramente interessante da raccontare a Belle. Sembra proprio che mi sia imbattuto nel tipo di storia per cui lei va matta.
Ecco, appunto, Belle.
Si era ingenuamente convinto che quella sortita provvidenziale avrebbe potuto tenere il suo cervello occupato quel tanto che bastava per impedirgli di rivolgersi di continuo a lei. La sua speranza – com'era del resto prevedibile – si era rivelata ben presto vana esattamente come l'esito del suo colloquio con il demone poiché, per tutto il tempo in cui si erano deliziati della reciproca compagnia, una piccola – ma terribilmente invadente – parte di lui aveva cercato senza sosta di tornare con il pensiero dalla sua vivace governante, provando a figurarsi la sua espressione soddisfatta e il suo sguardo birichino se – ci avrebbe scommesso la testa – era corsa in biblioteca non appena lui quella mattina aveva varcato la soglia del portone d'ingresso. Davanti a suoi occhi si ostinava a far capolino l'immagine del lento movimento della sua piccola mano, intenta a sfiorare delicatamente le pagine del libro sul quale la sera prima aveva quasi perso la vista, intestardendosi a leggere accanto alla misera luce di una piccola candela, e l'impercettebile sorriso che le incurvava le labbra – quelle labbra talmente perfette da sembrare dipinte – mentre queste reagivano al manifestarsi di un'emozione che dalle parole scritte si trasmetteva direttamente alla mente e al cuore della loro adorabile padrona.
Adorabile?
Si, Rumplestiltskin, adorabile. E bellissima. E intelligente. E coraggiosa. E un sacco di aggettivi altrettanto lusinghieri, che non puoi fare a meno di associare alla tua domestica ogni qualvolta ti ritrovi a fissare su di lei la tua attenzione – ovvero sempre, ultimamente.
Non aveva ormai alcun senso insistere nel girarci intorno: ciò che gli mordeva lo stomaco e imponeva al suo passo di affrettarsi così come alla sua magia di essere più pronta per il viaggio di ritorno, non poteva essere considerato altro che il pressante desiderio di correre a casa, adesso che "casa" era diventato il dolcissimo sinonimo di "Belle".
Da quando quella ragazza era riuscita ad aprire uno spiraglio di luce attraverso l'oceano di oscurità nel quale fino ad allora aveva immerso la sua esistenza, Rumplestiltskin si era suo malgrado ritrovato a fare i conti con il tumulto di un cuore – da lui ritenuto fino a quel momento alla stregua di un'appendice muta e sterile – che non si rassegnava affatto all'evidente assurdità del suo desiderio di conquistarsi un posto, per quanto minuscolo, tra i pensieri della principessa che aveva preteso come pegno per la salvezza di Avonlea.
Ti conviene smetterla, Rumplestiltskin, con queste stupide fantasie. Non dovresti sapere, proprio tu, alla luce del tuo tormentoso passato, che i sentimenti devono sempre essere tenuti a bada, messi a tacere, per non correre l'increscioso rischio di rimanervi irrimediabilmente imbrigliato, oltre che ferito, mutilato, straziato? Non ti è bastato tutto il dolore che ti si è riversato addosso, quando, preda di un'ingenuità che ancora oggi non riesci a perdonarti, hai permesso all'amore di penetrare a forza attraverso i muri che ti proteggono il cuore?
E poi, ti sei forse dimenticato che il mondo intero ti ritiene un mostro, una bestia? Perché mai per Belle dovrebbe essere diverso? Certo, lei non ti teme come tutti gli altri, a lei non manca mai il coraggio di guardarti negli occhi e cerca sempre una scusa per donarti uno dei suoi splendidi e luminosi sorrisi, anche nei momenti in cui ti dimostri più scontroso e irritabile del solito; ma questo in fondo può essere considerato semplicemente un segno distintivo della sua natura aperta e gentile, e di sicuro non sottintende nessun tipo di interesse nei tuoi confronti che sia diverso da quello di una prigioniera che, obbligata a fare buon viso a cattivo gioco, si dimostra condiscendente verso il suo carceriere.
A quest'ultima considerazione, Rumplestiltskin sentì un nodo stringergli con prepotenza la gola. L'idea che Belle lo considerasse niente di meno che un aguzzino dal quale tenersi continuamente in guardia gli faceva più male di quanto lui stesso sarebbe mai stato disposto ad ammettere. Era proprio per questo motivo che, solo qualche settimana prima, aveva deciso di concederle il permesso di lasciare la cella umida e sporca in cui l'aveva rinchiusa quando l'aveva portata con sé, e di occupare una delle più belle e comode stanze dell'intero castello – una vera e propria camera regale, degna di un'erede al trono, che nulla aveva da invidiare a quella in cui aveva vissuto prima che lui la strappasse per sempre alla sua casa e alla sua famiglia. Lo sguardo raggiante e colmo di gratitudine che Belle gli aveva rivolto la sera in cui l'aveva accompagnata a prenderne pieno possesso era sembrato a Rumplestiltskin come lo schiudersi improvviso delle porte del paradiso, tanto che, per qualche minuto, era rimasto fermo e immobile davanti a lei, in silenzio, senza fiato, in preda ad una emozione così forte da dargli le vertigini, così intensa da scuoterlo fin nel profondo. Le gambe avevano cominciato a tremargli tanto furiosamente che si era visto costretto ad appoggiarsi allo stipite della porta per non cadere (no, Rumplestiltskin, così non va , non è degno del Signore Oscuro mentire a se stessi in questo modo! Non erano le gambe a tremare, Rumplestiltskin, ma una parte di te che nemmeno pensavi più di avere, ovvero il cuore! E tu non hai potuto – non hai voluto – fare nulla per impedirlo!).
E non era neppure la prima volta che un atteggiamento inaspettato di Belle aveva avuto modo di lasciarlo tanto incredulo e sconvolto davanti a se stesso. Il ricordo di quanto accaduto nella Foresta di Sherwood era ancora vivido e ben impresso nella sua mente; da allora, la sensazione di quelle morbide e tiepide braccia teneramente avvolte attorno alle sue spalle non aveva smesso un solo momento di riempire i suoi giorni, e di scaldare ossessivamente le sue notti. Quanti anni – o forse secoli? – erano passati dall'ultima volta in cui aveva potuto bearsi della dolcezza di una guancia fresca e delicata a così stretto contatto con la sua, ruvida e squamosa? Rumplestiltskin si impose con tutte le sue forze di non pensarci; indugiare ancora in tali elucubrazioni avrebbe comportato il risveglio di tristi ricordi, immagini sfocate che non aveva alcuna intenzione di liberare dai meandri della memoria nei quali le aveva a suo tempo relegate – per la sua stessa sopravvivenza.
E, tuttavia, era parimenti inutile se non decisamente stupido – e lui non era uno stupido, dannazione! – ostinarsi a negare che qualcosa dentro di lui, qualcosa che fino a quel momento aveva considerato morto e sepolto dalle tenebre dell'Oscuro, aveva cominciato a destarsi e a reagire alla presenza di Belle, a vibrare come le corde di un'arpa sotto al tocco delicato e carezzevole del suo profumo, della sua voce, dei suoi occhi – quegli occhi così pieni di luce che non sarebbe bastato il cielo a contenerne lo splendore. A nulla erano valsi i ridicoli tentativi di allontanarla da sé, di umiliarla, di spaventarla. Lei non aveva mai chinato una sola volta il capo davanti a lui, non si era mai piegata di fronte ai suoi sgarbi e ai suoi dispettucci idioti; aveva anzi risposto alle sue provocazioni sempre con la medesima dignità e grazia, e anche con una punta di malizia che non mancava mai di sorprenderlo, e che, in fondo, lui non poteva fare a meno di ammirare, sinceramente e con tutto se stesso.
Si era così ritrovato a desiderare più di una volta che Belle lo abbracciasse di nuovo – la sera stessa dell'incontro con Robin Hood, in realtà, quando, seguendo un impulso improvviso e irrazionale, aveva creato dal nulla quella straordinaria e ricchissima biblioteca, al solo scopo di avere la possibilità di contemplare indisturbato il suo viso incantevole illuminarsi di gioia e trepidazione, tutte le volte in cui si apprestava ad incominciare una nuova avventura fatta di carta, inchiostro e fantasia.
"Io sono preda di sentimenti violenti e contrastanti che non posso padroneggiare. Vi adoro e vi odio, vi offendo e vi chiedo perdono, vi ammiro e mi vergogno di ammirarvi. Non ho più né calma né possibilità di ragionare." ** Non ricordava né l'opera, né tanto meno il momento in cui aveva letto queste parole, che gli attraversarono la mente in un lampo mentre compariva in una spessa nube di fumo viola davanti ai massicci portoni d'ingresso del Castello Oscuro. A dirla tutta, non sapeva nemmeno se le avesse veramente lette da qualche parte, o se si trattava invece di un subdolo tiro mancino del suo cervello che, nel disperato tentativo di rimanere attaccato anche all'ultimo brandello di buon senso che gli era rimasto, cercava di spiegare in modo almeno coerente – se non proprio razionale – ciò che gli si agitava impetuoso nell'animo.
Di una cosa era però a questo punto assolutamente certo: se mai fosse capitato ancora, se mai fosse riuscito a conquistare la fiducia di Belle quel poco che bastava per spingerla di nuovo ad avvicinarsi così tanto a lui, allora non se ne sarebbe rimasto lì imbambolato, rigido e muto come uno stoccafisso, incapace di fare – e di pensare – alcunché, ma l'avrebbe stretta a sua volta, facendo aderire il proprio corpo al suo, trasformando le proprie braccia in un rifugio protetto e sicuro per il suo respiro, e il proprio petto in un giaciglio accogliente per i suoi magnifici capelli. L'avrebbe tenuta accanto a sé per tutto il tempo da lei desiderato, l'avrebbe cullata al ritmo del proprio cuore fino a che le sue palpebre non si fossero chiuse, non avrebbe mosso un muscolo, per il timore di svegliarla, e gli sarebbe bastato questo, per essere felice, non avrebbe chiesto altro, se non, forse, un lieve, piccolo, brevissimo bacio...
Maledizione, vecchio imbecille! Ti stai davvero innamorando!

 

 

 

 

* Omaggio a "Il Castello Errante di Howl", sia alla versione Studio Ghibli, che alla versione originale, di Diana W. Jones;

** "La Principessa di Cléves", Madame de La Fayette;

 

 

 

 

Nota:

Buonasera a tutt* ^_^
Variante in corso d'opera: la mini-long non avrà tre capitoli, ma quattro. Per cui, dovrete pazientare ancora un po' per vederne la fine. Questa parte è più Rumple-centrica del previsto, spero vi sia piaciuta. :)
Come sempre, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, Chrystal_93, S05l, Ariki1, gionem, e Rumple_Bumple per aver recensito il capitolo precedente. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, io ci spero sempre, di leggere prima o poi un vostro parere ;-D
Al prossimo aggiornamento!

padme

 

 

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Capitolo 18
*** #55 – Storm ***


#55 – Storm (Tempesta)

 


 

 

Proud music of the storm,
Blast that careers so free, whistling across the prairies,
Strong hum of forest tree-tops -wind of the mountains,
Personified dim shapes -you hidden orchestras,
You serenades of phantoms, with instruments alert,
Blending with Nature's rhythmus all the tongues of nations;



 


 

Belle osservava distratta le nuvole sopra Storybrooke addensarsi e farsi piano piano sempre più minacciose.
La brezza che entrava dalla finestra del piccolo monolocale attiguo alla biblioteca era fresca e densa di umidità, e lasciava presagire l'arrivo di un temporale con i fiocchi prima del calar della notte.
A Belle le tempeste erano sempre piaciute. Non ricordava di averne mai avuto paura, nemmeno da bambina.
D'estate, quando bastava un repentino capriccio del vento affinché il cielo si tingesse, in un soffio, di nero e indaco, raggiungeva in fretta le torri più alte del Palazzo Reale per non perdersi neanche una delle sfolgoranti scariche elettriche che colmavano di bellezza e terrore l'aria altrimenti immobile della capitale di Avonlea.
In quei momenti, parentesi sospese in cui la natura si palesava in tutta la sua terribile e gloriosa potenza, Belle si ritrovava d'improvviso pervasa da un senso di euforia ed esaltazione che a stento riusciva a contenere. Sotto allo scroscio della pioggia ed al cospetto dell'ardente ferocia dei tuoni, la giovane principessa percepiva una parte di sé – un frammento selvaggio ed indomito a fatica trattenuto dalle briglie dell'etichetta e delle buone maniere – riaffiorare con veemenza dai meandri più nascosti e reconditi della sua anima.
In quei momenti, Belle si sentiva finalmente libera, forte, invincibile.

 



Persino Rumplestiltskin rimase colpito da questa sua passione, tanto insolita quanto sorprendente.
La prima volta in cui un temporale estivo giunse a scrollare con il suo impeto le vecchie imposte di legno del Castello Oscuro, Belle si trovava avvolta dalla lieve penombra della biblioteca, nella cui quiete aveva trascorso l'intero pomeriggio, ufficialmente per spolverare gli enormi scaffali ricolmi di volumi, in realtà per finire di leggere il libro che da un paio di giorni non smetteva un istante di farle tremare il cuore. Quando il primo lampo rischiarò a giorno la stanza, e il tuono che seguì echeggiò gagliardo nella valle circostante, la giovane corse immediatamente a spalancare le ampie finestre che si affacciavano sui cortili esterni dell'antico maniero; una volta aveva sentito dire – anche se non ricordava esattamente né il momento, né tanto meno la circostanza – che in mezzo alle montagne le tempeste fossero assai più violente e sfrenate che in qualsiasi altro luogo. Era dunque impaziente ed ansiosa di accertarsene di persona.
Rumplestiltskin la raggiunse dopo qualche minuto, spinto, forse, dal sospetto – o era preoccupazione? – di trovare la sua governante accucciata in un angolo, scossa da brividi di paura, e terrorizzata dall'idea di rimanere da sola durante un fortunale di tal fatta.
L'espressione del folletto nello scoprire che il suo stato d'animo era in verità tutto l'opposto fu davvero impagabile.
- Non finisci mai di stupirmi, dearie. -
Si sedette allora accanto a Belle, nel vano della finestra, e si limitò ad osservare la sua domestica in silenzio, mentre lei si godeva quel grandioso spettacolo, ed un sorriso delizioso ed estatico cominciava a sbocciare sul suo incantevole volto di avorio e zaffiro.
All'improvviso, con un movimento che a Belle sembrò lentissimo, ma che in realtà si consumò in un battito di ciglia, Rumplestiltskin, – tanto vicino che poteva avvertirne chiaramente il calore del corpo ed il profumo, leggero e speziato ad un tempo – si mise a giocare con una ciocca dei suoi lunghi capelli, accarezzandoli dolcemente ed intrecciandoli con cautela fra le dita – quelle dita così simili nell'aspetto a mostruosi artigli, fredde e ruvide come pietre, ma capaci di conoscere la grazia di una carezza, e il tepore umano di un tocco gentile.
Perché non c'era che delicatezza, in quel gesto, e meraviglia, e tenero stupore – come se tra le mani gli scorresse la seta più preziosa, la lana più morbida, l'oro più fine.
Belle rimase immobile, senza fiato, incredula; ma non si allontanò, né lo respinse.
Dentro di lei, al rombo violento dei tuoni si era sostituito il martellare frenetico del cuore.

 



Belle ritornò con un sospiro sommesso alla realtà.
L'immagine famigliare del centro di Storybrooke si sovrappose a quella delle alte e luminose montagne che, in un altro mondo e in un'altra vita, svettavano superbe ed indifferenti attorno alla dimora dell'Oscuro.
La pioggia aveva cominciato a spazzare le strade e i marciapiedi di quella cittadina nei cui angusti confini la follia di Regina li aveva costretti, ma che Belle aveva da poco imparato a conoscere e ad apprezzare, considerandola già quasi come casa propria.
Una volta chiuse le persiane e raggiunta la minuscola cucina, che occupava da sola una buona metà dell'appartamento, lo sguardo le cadde sullo strano oggetto – cellulare, ecco come si chiamava – che Ruby le aveva regalato per il caso in cui avesse avuto bisogno di un aiuto, o, semplicemente, le fosse venuta voglia di chiamarla per fare due chiacchiere o per combinare di trovarsi da qualche parte e trascorrere un po' di tempo insieme.
Ma non era la compagnia della frizzante cameriera quella di cui Belle aveva cominciato ad avvertire con prepotenza il bisogno.
Afferrò di scatto la piccola tavoletta metallica e, in tutta fretta, – e prima che le venisse irrimediabilmente meno il coraggio – compose l'altro numero che l'amica le aveva provvidenzialmente lasciato scritto a caratteri cubitali su di un piccolo bigliettino giallo. Per le emergenze, così le aveva detto, sorridendo maliziosa.
Beh, quella era un'emergenza.
- Pronto? -
Al suono della sua voce, Belle avvertì qualcosa agitarsi convulsamente all'altezza dello stomaco.
Quanto le era mancato?
Troppo.

- Rumple? Sono io... Belle. Ecco, io... io volevo chiederti... se ti va... sì insomma... ti andrebbe di uscire per quel famoso hamburger, stasera? -

 

 

You chords left as by vast composers -you choruses,
You formless, free, religious dances -you from the Orient,
You undertone of rivers, roar of pouring cataracts,
You sounds from distant guns with galloping cavalry,
Echoes of camps with all the different bugle-calls,
Trooping tumultuous, filling the midnight late, bending
me powerless,
Entering my lonesomeslumber-chamber, why bave you
seiz'd me?

(Walt Withman – Proud Music of The Storm)


 


 

[Words Count: 906, One Shot]

 

 

 

 

Nota:

Buonasera a tutt* ^_^
Non ditemi che vi aspettavate il 4° capitolo di "Tale", vero? Povere illuse, non avete ancora capito con chi avete a che fare? *si cosparge il capo di cenere e chiede umilmente perdono*
Quanto a questa shot, non sono stata per niente influenzata dalle condizioni atmosferiche di questi giorni, assolutamente no, il fatto che stia scrivendo con addosso tre maglioni e fuori stia diluviando non vuol dire proprio nulla -_- (a proposito, dearies del nord, tutto bene? Se è così battete un colpo, che sennò mi preoccupo). Non è niente di che, ma ditemi voi. In questi momenti di scarsa ispirazione, il vostro parere è più prezioso che mai.
Cooooooomunque, ringrazio come sempre Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, e LadyAlanna per aver recensito il capitolo precedente. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, Ariki1, Robin7, LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, so che ci siete, non siate timidi! ;-)
Al prossimo aggiornamento!
Baci

padme

 

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Capitolo 19
*** #17 – Light ***


#17 – Light (Luce)
{AU!RumBelle; OOC; mini cross-over con “Le Nebbie di Avalon” di M.Z.Bradley}



 


 

"A brief flicker of light admist an ocean of darkness"



 


 

A clouded dream on an earthly night,
hangs upon the crescent moon.

A voiceless song in an ageless light,
sings at the coming dawn.
Birds in flight are calling there,
where the heart moves the stones.
It's there that my heart is longing for,
all for the love of you.
(Loreena McKennitt – The Mystic's Dream)

 

 

 



Sulle rive azzurrine del Mare dell'Estate, un uomo siede immobile sotto alle ampie fronde di una venerabile quercia.
Solchi di acqua salata ne rigano il volto, e le mani con le quali stringe a sé un logoro scampolo di stoffa stinta tremano in modo così incontrollato, che il suo stesso corpo appare alla stregua di un sottile ramo di biancospino sferzato dalla furia violenta del vento.
Il suo nome è Rumplestiltskin, e le sue sventure sono cominciate ieri sera, quando – di ritorno dal mercato di Londinium, dove si è recato per vendere qualche coperta di lana grezza creata dalle sue mani di abile filatore – la vecchia Grianne gli è corsa incontro urlando, in preda ad una agitazione spasmodica, che Baelfire, il suo figliolo adorato, stava male ormai da parecchie ore.
Trascinatosi a forza all'interno della sua umile capanna, gli è bastata una lieve carezza sulla fronte bollente del fanciullo per capire che la situazione era assai peggiore di quanto avrebbe mai potuto immaginare. La febbre era molto alta, e la temperatura corporea non accennava, neppure per il tempo di un sospiro, a diminuire, nonostante i decotti preparati dalla sua anziana vicina, esperta conoscitrice delle erbe medicinali che crescono intorno al villaggio di Storybrooke. Dopo una notte trascorsa invano a bagnare il visetto cereo del figlio con una pezzuola intrisa d'acqua tiepida e aromatizzata con foglie di timo – mentre il terrore gli stringeva il petto nella morsa spietata dei suoi gelidi artigli –, il filatore si è alla fine deciso a compiere un ultimo, disperato tentativo per strappare la vita del suo amatissimo bambino dalla presa ferrea di una sorte ingiusta che non aveva – non doveva avere – alcun diritto da rivendicare su di lui.
Appoggiato al fedele bastone dal quale non si separa mai, poiché, in gioventù, durante una delle tante campagne contro i sassoni, un colpo d'ascia gli ha compromesso irrimediabilmente l'uso del ginocchio sinistro, ha a fatica raggiunto il sottile lembo di terra che si affaccia sul Mare dell'Estate – un lago che si stende a perdita d'occhio per miglia e miglia, e al centro del quale si erge in tutta la sua magnificenza l'antica Isola di Glastonbury. Tuttavia, sebbene proprio in quel momento le campane dell'imponente convento che essa ospita avessero cominciato ad annunciare ai villaggi circostanti il sorgere del nuovo giorno, non era per implorare l'aiuto dei monaci e delle suore che Rumplestiltskin ha rivolto al cielo la sua ardente preghiera. Dentro di lui, ignorando la paura che gli attanagliava le viscere, ha supplicato tutte le divinità di cui è a conoscenza affinché le nebbie calassero sulla sponda sabbiosa e la barca della Signora di Avalon gli apparisse dinnanzi, emergendo all'improvviso dai flutti.
Perché questo è il grande segreto che quel luogo tranquillo custodisce gelosamente fra le sue acque cristalline e i suoi canneti verdi: nonostante i malcelati propositi dei sacerdoti di Glastonbury di negarne – e di conseguenza cancellarne – l'esistenza, l'Isola Sacra di Avalon prospera ancora al di là dei confini che dividono il mondo degli uomini da quello del Popolo Fatato, e le porte magiche che fluttuano fra le nebbie si aprono al volere di qualunque viaggiatore che si dimostri degno di raggiungere la patria di coloro che adorano la Dea.
Quando ha visto la barca comparire come per incanto sulle acque grigie, il filatore non è riuscito a trattenere per sé un'esclamazione di meraviglia e sincero stupore. Era parata di nero e argento e avanzava silenziosa, quasi sfiorando la superficie; non si sentiva il minimo suono ma, quando si è fatta più vicina, Rumplestiltskin si è accorto dei vogatori che remavano senza far rumore. Con la voce rotta dai singhiozzi e resa quasi isterica dall'impazienza, ha spiegato la sua terribile situazione a quegli uomini piccoli e dalla pelle tatuata d'azzurro – gente appartenente alla tribù dei Pitti, i più fidati servitori della Signora dell'Isola Sacra – i quali gli hanno assicurato che la sua richiesta sarebbe stata immediatamente sottoposta all'attenzione della Dama del Lago, e che lui non doveva far altro che attendere la risposta esattamente lì dove si trovava, mentre loro avrebbero cercato di fare ritorno il più in fretta possibile.
Ed ora l'umile filatore aspetta con l'animo colmo di straziante angoscia che la barca d'argento si riveli nuovamente ai suoi occhi, accompagnata dal suo prezioso carico di fragile speranza.

 


 


Nel momento in cui la prua della barca sacra tocca di nuovo terra, un sottile raggio di sole si fa strada attraverso la nebbia, e illumina la sagoma ammantata di colei che è giunta in soccorso di Rumplestiltskin.
Ed è proprio in questo preciso istante, quando la luce del mattino le sfiora il viso ancora coperto in parte dall'ampio cappuccio, che egli la vede per la prima volta.
La giovane Sacerdotessa scende con passo svelto e sicuro dall'imbarcazione, e senza alcun indugio chiede al filatore di accompagnarla dal bambino malato, poiché si è perso già troppo tempo, ed ogni minuto è d'importanza fondamentale quando in gioco c'è la sopravvivenza di una creatura tanto piccola. La voce con la quale si rivolge ai presenti è vibrante e decisa, ma dietro al tono autoritario del comando lascia intuire la dolcezza di un animo avvezzo soprattutto a parole gentili, e alle orecchie di Rumplestiltskin il suono che proviene dalle sue labbra – rosse come bacche di agrifoglio – sembra simile al trillo gioioso di mille campanellini d'oro – un inno alla vita che gli riempie il cuore di rinnovato coraggio.
– La Signora mi ha mandato da voi per guarire vostro figlio, se mi sarà possibile. Fatemi dunque strada, buon uomo. –
Forte dell'aura di potere e deferenza che avvolge ognuna delle Adepte dell'Antico Culto, la fanciulla non teme di guardarlo direttamente negli occhi, come invero imporrebbero il pudore e le buone maniere, ma di questo il filatore le è immensamente grato, poiché altrimenti non potrebbe contemplare i frammenti di pietra di luna che ella porta incastonati nel volto. E' sicuro che, per quanto di inestimabile valore, neppure le gemme che adornano il capo della Regina Igraine o arricchiscono il fodero della spada del Re possano competere con la purezza e la profondità del blu che irraggia di grazia quella pelle di latte e petali di rosa.
– Da questa parte, Signora, seguitemi. –
L'uomo si incammina verso il villaggio con la ragazza accanto, cercando di accelerare il passo quel tanto che gli è consentito dall'impaccio della gamba offesa. Lei rimane al suo fianco, anche se Rumplestiltskin capisce che vorrebbe aiutarlo in qualche modo per poter raggiungere la loro meta al più presto, ma, forse intuendo l'orgoglio che si cela dietro al suo apparente aspetto dimesso e alla sua timidezza, si limita a tenere sotto controllo il sentiero per evitargli spiacevoli cadute che non farebbero altro che interrompere la marcia, costringendoli così a sprecare inutilmente del tempo che si fa ad ogni respiro sempre più prezioso.
Una volta giunti alla capanna, la fanciulla si precipita al capezzale del bambino, il cui pallore spettrale provoca un brivido di freddo lungo la schiena del padre, che lo guarda cercando con tutto se stesso di trattenere le urla disperate che gli comprimono la gola. Vorrebbe poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma uno sguardo imperioso della Sacerdotessa lo costringe a mettersi seduto in un angolo e ad attendere in silenzio, mentre lei si affanna attorno al contenuto di una sacca della cui presenza il filatore non si è nemmeno accorto, fino a che lei non l'ha tirata fuori da una tasca nascosta del suo pesante mantello.
Nella fitta penombra della stanza, la veste azzurra della giovane sembra fremere di luce viva, e la sua presenza calma e confortante ha l'effetto lenitivo di un balsamo sull'animo sconvolto di Rumplestiltskin. La chiara luce del giorno penetra all'interno della casupola attraverso lo spiraglio di una finestra lasciata aperta per favorire il ricambio dell'aria, e si posa sul capo della Sacerdotessa avvolgendo in lingue di fuoco la sua magnifica chioma di oro rosso e bronzo, tanto che il filatore ha come l'impressione che sul fragile corpicino del figlio sia venuta a posarsi non già una comune creatura umana, bensì la Dea in persona.
Ceridwen, la Grande Madre dell'Amore e della Nascita.
E mentre la guarda rapito, Rumplestiltskin ha l'insensata, nitida, meravigliosa certezza di conoscere quella fanciulla di cristallo e seta da molto prima che la Ruota del Tempo cominciasse la sua corsa.
Anche la vecchia Grianne osserva con rispetto e ammirazione i gesti precisi della fanciulla, e in lei riconosce una sapienza ed una dimestichezza nell'arte della guarigione che va ben oltre la sua semplice, e per lo più intuitiva, conoscenza erboristica; la densa lozione che ora sta spalmando sul torace del bambino deve avere in sé un alto contenuto di menta e lavanda, data l'essenza fresca e penetrante che diffonde per tutto l'ambiente.
– Per aiutare la respirazione – afferma la Guaritrice, accorgendosi dello sguardo interessato dell'anziana donna. Non aspetta comunque alcun cenno d'assenso per continuare nel suo lavoro e, anzi, con un tono che non ammette repliche, chiede dell'acqua bollente in cui immergere le erbe essiccate che ha portato con sé. Pure in questo caso, è Grianne ad eseguire svelta l'ordine.
Rumplestiltskin ancora non ha mosso un muscolo, incapace com'è di levare gli occhi dal giaciglio di Baelfire e dalle mani nivee dell'Accolita, che sollevano delicate il capo ricciuto del piccolo per permettergli di bere facilmente la pozione appena preparata.
Terminata, non senza fatica, quest'ultima operazione, la giovane prende il fanciullo tra le braccia, e lo stringe dolcemente a sé, mentre Grianne, attenendosi alle sue indicazioni, leva dal pagliericcio le coperte zuppe di sudore e le sostituisce con altre appena pulite. Una volta sistemato il bambino sul letto rifatto, la Sacerdotessa si volta verso il padre, guardandolo di nuovo fisso negli occhi, tanto intensamente che sembra quasi volerlo trapassare da parte a parte.
Ma lui non abbassa lo sguardo. Non può. Non vuole.
– Io ho fatto tutto il possibile, ma le sue condizioni restano gravi. Tuttavia c'è ancora speranza. Se supera questa giornata, possiamo ritenerlo fuori pericolo. Starò con voi fino a quando non sarò sicura che si riprenderà completamente. –
Dopo queste caute rassicurazioni, un singhiozzo strozzato prorompe dalle labbra di Rumplestiltskin; attraverso il velo opaco delle lacrime, la fanciulla gli sorride con una tenerezza che, ne è convinto, non può appartenere a questo mondo.

 

 


Dentro alla capanna del filatore, le ore si trascinano lente.
La Guaritrice non lascia per un solo attimo il capezzale di Baelfire, e Rumplestiltskin, consapevole di quanto dannoso sia per i suoi nervi rimanere a tormentarsi in un angolo senza fare niente, ha portato il suo filatoio accanto al letto in cui giace il figlio, e il cigolio ipnotico della ruota dell'arcolaio è l'unico rumore che per molto tempo si ode nella stanza.
Ad un certo punto, la vecchia Grianne si alza dalla sedia sulla quale è rimasta immobile a vegliare in silenzio, ed esce dalla casa, lasciandoli soli. Torna però poco dopo, con una ciotola di zuppa fumante per entrambi, e davanti al robusto appetito della giovane, che divora la sua porzione nel giro di pochi istanti, Rumplestiltskin non riesce a trattenere una risatina sommessa, di cui però si pente immediatamente, temendo di aver offeso con una grande mancanza di rispetto un'ospite di siffatta importanza. Ma la ragazza non sembra dare peso a questo genere di cose, anzi, fa i suoi più sinceri complimenti alla vicina per l'ottima pietanza da lei cucinata. Considerando che dentro al piatto non c'è più di qualche radice stantia unita a del brodo di pollo che sicuramente deve essere morto di stenti, tanto è privo di consistenza e sapore, il filatore non può fare a meno di ridere ancora, trascinando con sé questa volta anche Grianne e la stessa Sacerdotessa. La risata che sgorga dalle labbra scarlatte della fanciulla ricorda all'uomo lo zampillo cristallino di una sorgente d'acqua pura e, dentro di sé, percepisce chiaramente che potrebbe non averne mai abbastanza di quel canto angelico, che pizzica le corde del suo cuore come nient'altro nella sua vita è mai riuscito a fare.
Un lieve mugolio proveniente dal malato riporta tutti quanti bruscamente alla realtà, e Rumplestiltskin si sente invadere da un senso di colpa bruciante per essersi lasciato andare al riso proprio nel momento in cui suo figlio lotta fra la vita e la morte. La Guaritrice sembra intuire ciò che aleggia nel suo animo divorato dalla preoccupazione, e, con voce bassa e vellutata, cerca di tranquillizzarlo.
– Non sentirti in colpa per aver riso, è normale in questi casi che la tensione scelga altre vie oltre al pianto per trovare uno sfogo. –
– Lo so, e mi dispiace – le risponde Rumplestiltskin. – Ma non posso essere sollevato fino a che il mio bambino è in queste condizioni, non ho altri che lui al mondo, e se dovessi perderlo, io... io... –
Non finisce la frase – la gola stretta in una morsa che semplici parole non possono essere in grado di sciogliere.
E' un attimo. Mentre combatte per ricacciare indietro le lacrime, avverte dieci piccole, morbide dita intrecciarsi teneramente alle sue. Il viso perfetto della ragazza è ora vicinissimo al suo, e la luce che intravede nei fondali turchini che ella porta dipinti negli occhi gli inonda l'anima di una dolcezza tanto struggente e infinita, che ben presto avverte un senso di pace e serenità pervadergli gli arti irrigidi e le membra ormai stremate.
– Non disperare, non lo perderai. Non senti come il suo respiro sia molto più regolare adesso, e il suo volto non più tanto pallido? Sta reagendo bene alle cure, e, se continua così, tra un paio di giorni tornerà a correre felice e spensierato per i campi. –
– Lo credi davvero?
– Ma certo! Sono una Guaritrice, non potrei mai darti delle false speranze, se così non fosse. –
Il sorriso che rivolge a Rumplestiltskin profuma di luce e colore tutto ciò che li circonda.
– Grazie, grazie di cuore mia Signora. –
– Ysobelle. –
– Come? –
– Il mio nome è Ysobelle. Non chiamarmi “Signora”, mi fai sentire tremendamente vecchia. Chiamami Belle, è più che sufficiente. –
– D'accordo Sig... volevo dire, Belle. –
Belle. Rumplestiltskin ripeterebbe queste poche sillabe all'infinito, perché di certo non può esserci nome più appropriato per una fanciulla così bella, così gentile, così brillante.
Così straordinaria.
C'é qualcosa, in lei, capace di scuotermi senza alcuna ragione apparente. E' come quel misterioso incontro di luci che in un istante preciso, al tramonto, riporta a galla ricordi particolari conservati in fondo al cuore.*
– E tu ti chiami Rumplestiltskin, giusto? –
– Co... come scusa? –
– Il tuo nome è Rumplestiltskin, ho sentito la tua vicina chiamarti così. E tuo figlio si chiama Baelfire, vero? E' un nome molto bello. –
– Davvero? L'ho scelto io in realtà. Mi sembrava avesse un suono forte, incisivo, che sarebbe stato utile a mio figlio per togliersi di dosso la nomea di codardo che si porta dietro a causa mia. –
– Scusa, ma non credo di seguirti. –
– Hai ragione, perdonami, tu non puoi sapere. Mio padre se n'è andato quando io ero molto piccolo, lasciandomi alle cure delle mie zie, perché aveva paura che assumendosi la responsabilità di un figlio, avrebbe perso quella libertà che bramava da sempre. La fama di codardo del villaggio gli è rimasta appiccicata da allora, ed ha inevitabilmente investito anche me, e, ad essere sincero, non credo di aver mai fatto qualcosa di coraggioso in tutta la mia vita neppure io. Non sono altro che un povero filatore che a stento ha di che vivere. Persino mio moglie, la madre di Baelfire, se n'è andata tempo fa perché anche un'esistenza da vagabonda era meglio che rimanere al fianco dello zimbello del paese. –
Ecco, questo veramente non avrebbe voluto dirlo. E' la prima volta dopo anni che si apre in modo tanto sincero con qualcuno, e d'un tratto è colto dall'improvvisa paura che anche Belle, ora che conosce la verità sul suo conto, cominci a guardarlo con alterigia e disprezzo, come finiscono prima o poi col fare tutti coloro che incontra sul suo cammino.
Anche se, in realtà, non c'è la minima traccia di disprezzo, né men che meno di pena sul volto della giovane, che anzi lo guarda con un calore ancora più intenso che le infiamma le iridi azzurre.
– Io non credo proprio che tu sia un codardo. Tutto quello che ho visto finora mi dimostra anzi il contrario. Il modo in cui ti prendi cura di tuo figlio fa di te un uomo completamente diverso da tuo padre, e di questo devi essere consapevole. Inoltre, non fuggi dalle tue responsabilità, né dal dolore, e lo affronti a testa alta, passandoci attraverso, come stai facendo in questo momento. Puoi uscirne ammaccato, ma non distrutto, e questa, credimi, è una virtù che ben pochi uomini su questa terra possono vantare. –
Lo stupore di Rumplestiltskin è troppo grande perché possa trovare il modo adeguato di rispondere ad un tale complimento, della cui sincerità peraltro non riesce nell'intimo a dubitare. Rimane quindi in silenzio, lasciando che sia Belle a continuare il discorso. Adesso che ha cominciato a parlare, sembra che non ci sia nulla in grado di arginare le sue chiacchiere – chiacchiere che, comunque, il filatore non si stancherebbe mai di ascoltare, cullato dal suono leggiadro della sua voce.
Belle gli racconta della sua infanzia trascorsa in Britannia Minore, alla corte di Re Mauritius, suo padre, e della decisione di quest'ultimo, sovrano fedele agli Antichi Misteri, di inviarla ad Avalon per completare la sua educazione. Qui ha dimostrato una spiccata abilità per l'arte della guarigione, che ha spinto la Dama del Lago ad infonderle tutta la sua conoscenza in fatto di medicamenti per gli ammalati e gli infermi. Ciò nonostante, non crede che la Dea abbia intenzione di chiamarla a sé per sempre, è dunque convinta che prima o poi sarà costretta a tornare in patria, e ad obbedire alla volontà del padre, che la vorrebbe al più presto sposata con il rampollo di una delle famiglie più importanti e ricche del Regno.
Rumplestiltskin non sa perché, ma nell'udire questo racconto il suo stomaco si chiude all'improvviso, e un velo di tristezza gli ghiaccia il cuore. Scoprire che la fanciulla che sta parlando insieme a lui con tanta semplicità e simpatia è in realtà una principessa, figlia di un Re stimato e potente, lo costringe ad abbassare repentinamente lo sguardo, perché, pensa con una fitta di impotenza, da quando ad un umile villano come lui è permesso posare gli occhi su di una persona di rango tanto superiore al suo? La consapevolezza poi di saperla praticamente fidanzata con un nobile cavaliere, piuttosto che spingerlo a congratularsi con lei per la felicità alla quale andrà incontro con la celebrazione di queste nozze, gli apre invece nel petto una voragine nera che gli incrina le costole e gli asciuga i polmoni.
Non hai diritto di pensare a lei in questo modo, stupido vecchio, è qui per aiutarti con Baelfire e sta eseguendo il suo compito in maniera egregia, ma dopo giustamente se ne andrà, tornerà alla sua vita, e tu non la rivedrai mai più. E poi, non la conosci nemmeno, l'hai vista per la prima volta solo stamattina, ti sei lasciato incantare dalla sua bellezza, ma in realtà di lei non sai proprio niente.
Eppure... eppure, Rumplestiltskin non riesce a scacciare dalla mente la sensazione di conoscere Belle da ben prima che le stelle incendiassero il firmamento, come se le loro anime fossero unite da qualcosa che trascende la mortalità della carne e che le spinge a perdersi e a ritrovarsi in eterno, di vita in vita, di era in era, attraverso il vorticare infinito del tempo.
Ed anche lei lo sa.
Rumplestiltskin lo capisce dalla bramosia con la quale si tende di continuo verso di lui, dal modo in cui incatena il suo sguardo a sé, come se cercasse in lui la conferma dell'esistenza di un mistero del quale ancora non conosce entità e forma, ma che è comunque certa prima o poi di riuscire a svelare.
E' il gemito sommesso di Baelfire a distogliere il filatore dal turbinio incessante dei suoi pensieri. Il bambino si è appena svegliato e chiama a gran voce il padre, che si precipita a stringerlo con forza tra le braccia.
- Papà, papà! Sei tornato! Ma perché stai piangendo? –
- Niente, niente piccolo mio, adesso è tutto finito, tutto passato. –
- Ma cosa è passato? Cosa è successo papà? –
- Sei stato molto male Bae, hai avuto la febbre molto alta. Ma questa gentile fanciulla è venuta apposta da Avalon per curarti, e ora stai finalmente meglio. –
Alla vista di Belle, il piccolo Baelfire si nasconde fra le pieghe dell'abito di Rumplestiltskin, improvvisamente timido alla presenza di una sconosciuta.
- E' proprio così Bae, tuo padre ha ragione. Te la sei vista brutta, ma ora il peggio è passato. Devi solo promettermi che rimarrai tranquillo ancora per qualche giorno, poi potrai tornare a giocare con i tuoi amici. –
Il sorriso dolce di Belle conquista presto anche Baelfire, che si stacca dal fianco del padre e cerca di prendere tra le piccole dita le mani bianche e affusolate della sua salvatrice.
- Allora non ho sognato, c'era veramente una ragazza bellissima vicino a me. Io... io pensavo che fossi la mia mamma. –
A queste parole, Rumplestiltskin giura di vedere l'immagine del suo stesso dolore perfettamente riflessa negli occhi di Belle.
- Mi dispiace che non sia così Bae, davvero. –
Perle di sale su guance d'avorio.
- Adesso devo andare, devo tornare ad Avalon. –
No. No! Oh Dea, concedimi ancora un attimo!
- Lascia che ti accompagni alla barca; Bae può rimanere qui con Grianne, vero tesoro? –
- Sì papà, vai pure. Ti prometto che farò il bravo. –
- Davvero, non ce n'è bisogno, posso andare da sola... –
- Insisto. –
Ti prego, Belle!
- Va bene, sbrighiamoci allora, il sole sta per tramontare. –

 

 

 

Il disco purpureo del sole sta ormai per tuffarsi in un mare di acqua infuocata, quando raggiungono la riva sabbiosa dove la barca ha ormeggiato quella stessa mattina.
L'aria è satura di un silenzio perfetto e quasi irreale, tanto che, per un orecchio attento, sarebbe facile udire il battito del cuore di Belle martellare all'unisono con il battito del cuore di Rumplestiltskin.
O forse è un unico cuore che si dibatte frenetico in due corpi diversi.
La barca argentea compare senza che alcun suono ne preannunci l'arrivo, e Belle non può fare altro che salire mestamente sulla prua, mentre il paesaggio circostante si paralizza nell'attesa della grande magia che provocherà la discesa delle nebbie e il dischiudersi delle porte tra i mondi.
E' meglio così, si dice Rumplestiltskin. Le nostre vite non hanno nulla in comune, è meglio soffocare questi sentimenti sul nascere, prima che si incidano dentro di noi tanto a fondo da non poter più essere cancellati – sempre che invece non sia tutto nient'altro che un'illusione, il frutto di un sogno effimero e ingannevole. Ma il fatto è che io non posso, io non voglio cancellarla, non voglio dimenticarla, maledizione!
Si volta a guardarla, un'ultima volta. Desidera che la sua mente si imprima a fuoco la figura superba e regale della fata che, nella sua ora più buia, l'ha strappato dal nero impenetrabile di una notte infinita, salvando la vita a suo figlio, e restituendo la speranza al suo orizzonte.
E' stata un flebile sprazzo di luce in un oceano di oscurità.
– Rumplestiltskin! –
Lo splendore dei suoi occhi è così immenso che nemmeno il cielo può essere in grado di contenerlo.
– Non temere Rumplestiltskin. Noi ci rivedremo, un giorno. –
La voce di Belle assume il tono grave e solenne che ad Avalon è riservato ai giuramenti.
– Ricorda queste mie parole, Rumplestiltskin. Io ti rivedrò ancora. –

 

 

 

* Murakami Haruki, 1Q84

 

 

 [One-Shot]

 



Nota:

Buonasera a tutt* ^_^
Se siete arrivati fin qui, presumo anche che siate stremat*, vi porgo quindi tanti virtuali bicchieri di thé ghiacciato alla pesca. A parte questo, cosa ne pensate di questo mio ulteriore delirio di onnipotenza? M.Z.Bradley è fra le mie autrici preferite, e il pensiero di essere arrivata a contaminarla con le mie sciocchezze mi fa dubitare seriamente della mia sanità mentale. Ma tant'è. Voi comunque cosa ne dite? Fatemi sapere se devo chiedere un TSO.
Ma adesso, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, seasonsoflove, S05lj, Gahri12, nagrafantasy, e Chrystal_93 per aver recensito il capitolo precedente, e a BelleFrench per aver recensito i primi tre. Grazie come sempre anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, Ariki1, Robin7, BelleFrench, Gahri12,LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, se mi vorrete lasciare un pensiero, mi farete felice ;-)
Al prossimo aggiornamento!
Baci :*

padme

 

P.S: il 4° capitolo di "Tale" vedrà la luce durante le ferie di agosto, se i miei neuroni non collasseranno definitivamente prima. Kiss <3

 

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Capitolo 20
*** #99 – Dream ***


#99 – Dream (Sogno)
{scelta libera}


 

 



 

"Niente è più realtà del sogno..."
 

 

 

 

A volte, è questione di un attimo.
Una lieve distrazione, un improvviso capriccio del vento, un lampo turchino sul volto di una giovane sconosciuta, e la corazza che con tanto impegno ti sei costruito intorno al cuore si frantuma in migliaia di schegge di vetro, permettendo alla tua anima lasciata a nudo di rompere le catene a cui l'hai costretta e di volare lontano – finalmente leggera, indomita, libera – verso un altro tempo, un altro mondo, un'altra vita.
Verso di lei.
In questi momenti, la tua mente si colma del blu delle acque più limpide e dei cieli più tersi, e, se solo ne fossi capace, vorresti scivolare in eterno dentro al ricordo accecante dell'ardore che era solito incendiare il suo sguardo, e che impreziosiva di liquida dolcezza il delicato cesello del suo viso, etereo dipinto ornato da sapienti pennellate di pallido avorio e petali di rosa dalla fragile e misteriosa opalescenza.
Raggi di luna su marmi perlacei la sua pelle, e frammenti purpurei di tramonti marini i suoi capelli.
Se chiudi gli occhi puoi vederla di nuovo, fiera e splendente come la prima volta che ha varcato la soglia del Castello Oscuro, una fiamma vivida e pura che illuminava come una promessa d'estate le pietre nere della tua tetra e squallida dimora, baluardo fino ad allora inaccessibile di un'esistenza troppo a lungo immersa in oceani di tenebra e ombre e feroce solitudine.
La sua risata riecheggia cristallina tra le mura nascoste e segrete della memoria, la sua bocca vermiglia appare come una visione fra le pieghe indifese dei tuoi sogni amari, e, se trattieni appena il respiro, ti sembra quasi di averla ancora accanto a te, di stringerla tra le braccia, di avvertirne il calore ad un soffio dalle tue labbra, come se non se ne fosse mai andata, come se non l'avessi mai scacciata.
Come se non l'avessi mai perduta.
Come se non si fosse mai gettata da quella torre infame e maledetta.


Come se tu – proprio tunon avessi mai permesso che tutto questo accadesse.

 

 

 

 "In un paese d'ombre
fra la terra e il cielo,

ora sogno di te..."
(Roberto Vecchioni – Per Amore Mio)


 


 


 


 

[Words Count: 337 FlashFic]

 



 

Nota:

Buonasera dearies ^_^
Ohibò, anzi, parbleau, padme ha scritto una flashfic, la fine del mondo è vicina. In realtà, questo aggiornamento serve più che altro ad augurare a tutti buone vacanze, volevo scrivere qualcosa di carino e fluffoso, ma, naturalmente, sono ricaduta di nuovo nell'angst più nero. Vi chiedo umilmente perdono.
In qualsiasi caso, ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, LadyAlanna e Chrystal_93 per aver recensito il capitolo precedente e aver apprezzato la mia escursione nel magico mondo di Avalon, e Chrystal_93 per aver recensito il 4° capitolo. Grazie come sempre anche a always_rick_jane, Araba Shirel Stark, Ariki1, Robin7, BelleFrench, Gahri12,LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, Emyscarano, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Dark_Sorrow, BloodyMary3, Queen Elizabeth, Elema, Sarah_Chuck, zavarix, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, e auguro buone vacanze anche a loro!
Ci rileggiamo a settembre (ebbene sì, anche gli autori efpiani vanno in ferie), o, al massimo, verso la fine di agosto (ma proprio alla fine), con il capitolo conclusivo di "Tale".
Baci :*

padme

 

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Capitolo 21
*** #75 – Tale (Part 4) ***


#75 – Tale (Storia)


 

 

Lei si avvicina e dice – dai
raccontami una storia,
quella che raccontava la mamma anche a te,
"C'era una volta un re..."

(Daniele Groff – Variatio 22)

 

 

 

 

Parte IV

 

 

 

 

Il gioco del gambero

 

 

 

 

 

Era da poco trascorsa l'ora del tramonto quando Rumplestiltiskin entrò di gran carriera nel salone principale del Castello Oscuro, sperando di trovare la sua domestica intenta ad aspettarlo con un piatto di zuppa fumante pronto in tavola ed un caldo sorriso come regalo di bentornato.
Grande fu dunque lo stupore dello stregone nel momento in cui si rese conto non solo che la cena non era stata neppure preparata, ma anche che non vi era nessuna traccia del passaggio di Belle nei paraggi delle cucine.
Come volevasi dimostrare. Ha passato tutto il giorno a leggere, e ha perso completamente la cognizione del tempo.
Deciso a farle pagare questa imperdonabile mancanza di rispetto con un bello spavento, Rumplestiltskin si diresse a grandi passi verso la biblioteca, e già stava per irrompervi bruscamente, quando si accorse che anche nel mezzo dei suoi scaffali impolverati non c'era alcun segno della presenza della principessa. Sempre più in apprensione, si materializzò allora con uno schiocco di dita direttamente nella sua camera da letto, e al diavolo il pudore e le buone maniere, poteva essersi sentita male, poteva avere bisogno di aiuto, poteva... Ma anche lì, niente di niente. Il letto era accuratamente rifatto e ogni cosa era in ordine e sistemata al suo posto, e nulla faceva pensare che Belle avesse trascorso in quel luogo più tempo che nelle altre stanze in cui già l'aveva cercata.
Un terrore gelido cominciò a scorrere attraverso le ossa del Signore Oscuro. Che cosa diamine era successo? Non poteva essersene andata, gli incantesimi che aveva posto a guardia del castello impedivano tanto a qualsiasi estraneo di entrare quanto a chiunque che non fosse egli stesso di uscire. Ma allora in che modo si poteva spiegare il fatto che la sua governante sembrasse improvvisamente svanita nel nulla? Forse, curiosando in giro – come sicuramente doveva aver deciso di fare durante la sua assenza, impicciona qual era –, si era spinta nei meandri più nascosti di quell'antico maniero, e, caduta in qualche tranello sconosciuto, non era più riuscita a trovare la strada per gli appartamenti principali... Era una possibilità da valutare con attenzione, soprattutto se si considerava – dettaglio non trascurabile – che le vecchie scale di pietra della sua dimora avevano dimostrato negli ultimi tempi una tanto spiccata quanto inappropriata sete di libertà e indipendenza – circostanza della quale, effettivamente, avrebbe fatto meglio a rendere Belle partecipe.
Mentre osservava i gradini incriminati con un cipiglio truce che avrebbe fatto tremare le gambe al più temerario fra i guerrieri della Foresta Incantata – ma che non provocò alcun moto di rimorso da parte di quelle scale impertinenti – un tonfo leggero e proveniente da un punto imprecisato al di sopra della sua testa gli fece esalare – in modo del tutto indipendente dalla sua volontà! un sommesso, e liberatorio, sospiro di sollievo.
Ah ah, ti ho trovata!
L'Oscuro pronunciò allora, con voce bassa e modulata, l'incantesimo di ricerca che avrebbe messo fine una volta per tutte a quella seccante e inopportuna caccia al tesoro.
Vedremo se non gliela faccio passare io a quella lavativa la voglia di giocare a nascondino con me!
Un rapido movimento delle mani lo catapultò, tuttavia, davanti alla porta dell'ultima stanza nella quale avrebbe mai pensato che Belle potesse trovarsi. Una pesante maniglia di bronzo a forma di testa di leone lo scrutava imperturbabile, all'apparenza indifferente allo strano viavai che in quella giornata aveva disturbato non una, ma ben due volte la solitudine secolare del pavimento sconnesso e del corridoio silenzioso che ospitavano da sempre sia lei che il locale di cui era posta a guardia. Rumplestiltskin si chiese che cosa avesse mai spinto quella svampita della sua cameriera ad avventurarsi all'interno di una sala d'armi, per giunta abbandonata da anni. Egli stesso non ricordava di averci più messo piede dopo averla ispezionata un'unica volta, nel momento in cui aveva preso pieno possesso del castello che solo in seguito alla sua occupazione avrebbe acquisito l'appellativo di "oscuro". D'altronde, in cosa poteva essere utile, a lui, l'incredibile collezione di artefatti bellici che essa celava? A lui bastava un battito di ciglia, un impercettibile cenno del capo, per mettere fine ad una guerra – o, in alternativa, per scatenarla.
Deciso a risolvere quel fastidioso – ed intrigante – enigma nel giro di pochi istanti – aveva perso già troppo tempo, dannazione! – Rumplestiltskin spinse i pesanti battenti di legno verso l'interno, e i cardini arrugginiti stridettero sotto alla pressione delle mani e delle braccia del folletto, finché... finché il suo naso adunco non si trovò d'improvviso ad un soffio dalla punta di una lama argentea e, a giudicare dallo scintillio lucente da essa emanato, pericolosamente affilata.
Solo l'immenso stupore dell'Oscuro impedì a quest'ultimo di compiere un atto del quale si sarebbe potuto pentire per il resto della sua esistenza. Se non fosse stato troppo occupato ad ammirare la chioma selvaggia e fiammeggiante che riluceva appena dietro all'arma che per poco non l'aveva colpito, probabilmente avrebbe invocato in suo aiuto tutta la magia più nera di cui poteva disporre, e avrebbe annientato in un baleno chiunque si fosse malauguratamente trovato ad una distanza tanto ravvicinata dalla sua persona.
Ed invece, eccolo lì, stranamente tranquillo, ad abbeverarsi, come un disperso in preda al delirio fra le dune del deserto, della straordinaria immagine che gli si era inaspettatamente materializzata dinnanzi agli occhi.
Avvolte in scuri guanti di pelle, le dita di Belle si stringevano attorno all'elsa di una spada preziosa ed elegante, in tutto simile alle gemelle che facevano bella mostra di sé appese ai muri dell'armeria. L'Oscuro seguì con lo sguardo le venature opaline che la percorrevano fino alla punta, ora rivolta provvidenzialmente verso il basso; dal modo in cui la reggeva, con naturalezza e padronanza, Rumplestiltskin capì che non era la prima volta che alla giovane capitava di avere per le mani un simile strumento.
Il resto del suo corpo si tendeva come le corde di un'arpa attraverso la stoffa leggera della camicetta bianca che indossava, e le gambe, strettamente fasciate in pantaloni di morbida pelle scura, si poggiavano salde al pavimento di pietra, tanto che Rumplestiltskin si sorprese a pensare che non sarebbe riuscito a smuoverla dalla sua posizione nemmeno se avesse scatenato in quello spazio angusto tutte le forze del cielo e della terra unite insieme.
Anche se nessuna di queste avrebbe potuto, in quel preciso momento, competere con il battito frenetico del suo cuore, che minacciava ad ogni respiro di schizzargli fuori dal petto.
– Perdonatemi, Signore. Non vi ho sentito arrivare. –
La voce di Belle echeggiò tra loro come il rintocco di una campana accarezzata dal vento in una mattina di primavera. Gli sembrava diversa rispetto a quella che lo aveva salutato solo poche ore prima. O, meglio, era sempre la dolce, incantevole melodia capace di racchiudere in sé tutte le cose più belle dell'universo – di tutti gli universi, in realtà –, ma Rumplestiltskin si accorse che ad essa si era aggiunta una nota nuova, più decisa, più presente, più sicura. La giovane non aveva tradito la benché minima parvenza di paura davanti a lui, nonostante la sua situazione – che comprendeva, tra le altre cose, una cena abbandonata a se stessa nelle cucine, un Castello in preda al gelo e agli spifferi perché i camini non erano stati alimentati a dovere, e, soprattutto, la quasi totale amputazione dell'appendice nasale del suo contrariato padrone – non poteva certo dirsi fra le migliori. Insomma, una strigliata coi fiocchi se la sarebbe anche dovuta aspettare, o no?
Evidentemente no, perché la sfacciata se ne stava calma davanti a lui, dritta come un fuso, e i suoi occhi turchini non rivelavano tracce di timore nel continuare imperterriti a sostenere lo sguardo torvo del Signore Oscuro – il quale, da parte sua, non era ancora riuscito a svegliarsi totalmente da quella specie di trance che l'aveva colto nell'attimo esatto in cui aveva fatto il suo ingresso nella sala d'armi, e la sua bocca sembrava non avere alcuna intenzione di collaborare in nessun modo, né tanto meno di proferire parola.
Perché c'era qualcosa, in Belle, nel suo aspetto così diverso dal solito, nel suo atteggiamento così... così fiero e impavido, ecco, queste erano le parole giuste... che lo turbava profondamente; un'intuizione appenna accennata si stava piano piano facendo strada fra i suoi pensieri, spingendolo a sostituire la figura idealizzata della ragazzina vivace e angelica che, col tempo, si era costruito negli angoli più segreti della mente, con quella della splendida donna che ora non riusciva a smettere di contemplare e che, con la sola forza della sua presenza, ferma e immobile a pochi passi da lui, sembrava essere in grado di concentrare dentro di sé tutta la grandezza e il mistero della vita stessa. Belle, in verità, non gli era mai apparsa come un bocciolo delicato e fragile, o come una bambolina di porcellana che un tocco rude e violento avrebbe potuto frantumare senza alcuna pietà – lo sapeva il cielo se lui stesso non ci aveva provato, all'inizio, e con feroce ostinazione, ma sempre invano! – anche se, fu costretto ad ammettere, nel suo intimo aveva preso a dipingerla come una creatura sì forte, ma anche eterea, quasi evanescente, di una purezza incorruttibile e, proprio per questo, bisognosa di cure attente che le consentissero di continuare a brillare, immota ed intoccabile, nel firmamento delle stelle più luminose.
D'un tratto, però, nello specchiarsi attraverso le trasparenze cristalline che ne adornavano il volto, lo colse la precisa, sconvolgente consapevolezza che Belle stesse uscendo definitivamente dalla dimensione onirica nella quale – più o meno inconsapevolmente – l'aveva racchiusa durante i mesi trascorsi insieme – quasi fosse un tesoro prezioso da custodire gelosamente dentro ad una teca di vetro al centro del suo cuore – e che stesse al contempo assumendo una consistenza reale, vivida, pulsante di carne e di sangue – quello stesso sangue che adesso le imporporava come un petalo scarlatto la pelle d'avorio, e che aveva il potere terribile – magnifico – di risvegliare il suo, assoggettandolo ad una malìa talmente dirompente da non lasciargli alcuno scampo, alcuna via di salvezza.
E questo, si disse maledicendosi, è esattamente quello che non deve accadere.
– Beh, dearie, non posso certo dire che tu non sia una fonte inesauribile di sorprese! Comunque – Rumplestiltskin si sforzò di assumere il tono più tagliente e sarcastico del suo vasto repertorio – hai meno di due minuti per persuadermi a non sigillare col piombo la porta di questa stanza, sai, non ho alcuna intenzione di finire tagliato a fettine solo perché tu ti sei messa in testa di saper maneggiare una spada, e ti faccio gentilmente notare che aver letto tutto sull'argomento non è una motivazione sufficiente per convincermi a permetterti di giocare liberamente con quella cosa in giro per il Castello, neanche fossi Lancillotto. –
– Lancillotto mi sta antipatico. –
Come scusa? –
– Ho detto che Lancillotto mi sta antipatico, troppo pomposo e sicuro di sé, non lo sopporto. Preferisco di gran lunga Artù, o Galvano, o al limite Agravaine. Comunque, Signore, mi basterà meno di un minuto per dimostrarvi che, a proposito di scherma, non mi sono limitata a leggere tutto sull'argomento. –
E con movimenti talmente rapidi che Rumplestiltskin, nemmeno con ogni senso dell'Oscuro all'erta, fu in grado di seguire del tutto, Belle prese ad eseguire una figura la cui incredibile complessità fugò ogni dubbio sulle effettive capacità della ragazza di ridurlo davvero in fettine sottili, qualora gliene avesse dato motivo.
Più che un allenamento di scherma, la sua sembrava una danza, il volteggiare elegante e leggiadro di un gabbiano che si lasciava cullare dalla brezza dell'oceano, libero e indomito, padrone assoluto dell'orizzonte.
Nella tenue oscurità del crepuscolo, che avanzava strisciando sulle pareti della sala d'armi, tingendole di ombre cavernose, il corpo di Belle ardeva come una fiamma guizzante, tanto che Rumplestiltskin potè avvertirne il calore impregnare l'aria, così vicino che una fitta di dolore gli attraversò le membra, in risposta al desiderio pressante di annullare anche l'ultimo e più insopportabile residuo di distanza che ancora si interponeva fra loro.
Basterebbe un passo, basterebbe chiederle di fermarsi, avvicinarmi a lei con una scusa qualunque, e respirare il suo profumo... E basterebbe tendere appena le mani, sfiorarle piano le spalle, per averla di nuovo qui, tra le mie braccia...
L'Oscuro si conficcò gli artigli nei palmi, fino a farli sanguinare.
– Basta così, Belle. Mi hai convinto. –
Con un ultimo, fluido gesto del braccio, Belle ritornò alla posizione di guardia, ed un lieve sorriso trionfante prese ad incresparle le labbra vermiglie.
Impudente.
Irresistibile.
– Chi ti ha insegnato tutto questo, dearie? –
Rumplestiltskin avrebbe parlato di qualsiasi cosa, ascoltato qualsiasi cosa, pur di distogliere l'attenzione dai riccioli ribelli che ricadevano sul collo sinuoso di Belle, e che correvano a solleticarle lievemente le scapole nude e perfettamente modellate – lembi di pelle nivea ed invitante, che facevano capolino attraverso l'audace scollatura della camicia, e che lo tentavano al limite di ogni sopportazione.
Ammaliandolo.
Torturandolo.
– Garet Jax, Signore, il Capitano delle Guardie Reali di mio padre.
Garet Jax... sì, ne ho sentito parlare, ma è morto parecchi anni fa, proprio nella vostra Guerra contro gli Orchi, mi sembra. Non ho avuto la possibilità di incontrarlo di persona, poiché mai si è rivolto a me per stipulare un contratto. Il che in effetti fa presuppore che la sua intelligenza non fosse solo il frutto delle leggende che circolano su di lui. –
– Sono molte le leggende che circolano su di lui, Signore, ma la sua intelligenza non è mai stata solo una diceria, era un dato di fatto. – Lo sguardo di Belle si illuminò di sentimento mentre si lasciava sommergere dalla marea dei ricordi, e Rumplestilskin, sensibile ad ogni più piccola sfumatura d'emozione che attraversava il volto della fanciulla, percepì chiaramente una parte di sé spezzarsi con un colpo secco e sordo proprio lì, all'altezza del cuore. E cominciò a sanguinare dentro, lentamente, senza rimedio.
– Lo ammiravi molto. –
Non una domanda. Una constatazione.
– Sì, certo, come tutti, credo. Ne ammiravo l'integrità, e l'incomparabile coraggio. Non sono molti gli uomini a questo mondo che ne dispongono in egual misura. –
Ce ne sono addirittura meno di quanto credi, sweetheart, e la bestia che sta accanto a te ne è una prova lampante. Integrità. Coraggio. Parole che mi sono del tutto estranee. Nemmeno con tutto il mondo ai miei piedi sono riuscito a liberarmi dalla certezza di essere sempre un vigliacco, inevitabilmente incapace di prendere una decisione che non ponga me stesso al di sopra di tutti gli altri e al sicuro da ogni pericolo. No, io non sono come lui, io non sono come te, perché la verità, sweetheart, è che c'è più coraggio nell'unghia di un tuo dito che in tutta la mia onnipotenza. E non guardarmi così, maledizione, come se cercassi di farmi capire che quello che scorgevi nel tuo Maestro sia presente anche un po' in me, nascosto da qualche parte, perché non è così, te lo posso assicurare. Non intestardirti a voler scovare qualcosa che in realtà non c'è, non c'è mai stato, né mai ci sarà. Io sono un codardo, Belle, un codardo ed un inetto e tu... tu non hai niente a che fare con me. E adesso... adesso capisco da dove arriva tutta la straordinaria forza che hai dimostrato quando ti ho portata qui con me. Chissà se avevi lui davanti agli occhi mentre ti strappavo via dalla tua famiglia. Chissà se è a lui che hai rivolto il cuore mentre mettevi il tuo popolo davanti alla tua stessa vita. Sarebbe fiero di te, di questo puoi esserne certa. E, d'altra parte, solo uno come lui potrebbe essere degno di te.
E quel qualcuno, Belle, non sono io.
– Dubito che la cena si prepari da sola, dearie. – Le parole uscirono come serpi sibilanti dalle labbra di Rumplestilskin. – Adesso vuoi cortesemente lasciar perdere le spade e filare in cucina, se non ti dispiace? –
Delusione – dolore – nei suoi occhi di rugiada.
– Ai vostri ordini, Signore. –
Belle lasciò la sala d'armi sbattendo la porta, e i pensieri dell'Oscuro si tinsero di tenebra, mentre la bocca si contorceva in un ghigno inumano e spaventoso – la smorfia ferina e crudele di un demonio.
Un giorno – neanche troppo lontano – mi ringrazierai, Belle.
Credeva che almeno questo gli sarebbe stato di qualche conforto. Si sbagliava.
Non c'era alcuna luce nel suo oceano di oscurità.
Era stata solo un'illusione.

 



 

"Desolation comes upon the sky..."
(Ed Sheeran – I see fire)





 


Nota:

Buongiorno carissim* ^_^
Dopo un mese esatto aggiorno questa raccolta, e per di più (finalmente, direte voi) con il capitolo conclusivo di "Tale" – domani nevicherà rosso o.O
Ho un sacco di cose da dirvi, per cui è meglio che cominci subito!
1) Questa quarta parte mi ha dato del gran filo da torcere, non nascondo che fino a ieri mattina non sapevo proprio dove andare a sbattere la testa, finché BAM! L'ascolto continuato ed ossessivo di "I see fire" di Ed Sheeran ha determinato il ritorno dell'ispirazione, ed ecco il risultato! Spero di non avervi deluso! Critiche, considerazioni, pareri, sono, come al solito, ben accetti. Il titolo è un po' criptico (e decisamente stupido, ma vabbeh), lo so, ma volevo sottolineare una delle – ahimé principali – peculiarità del carattere di Rumple: quella di fare un passo avanti (come era avvenuto, se ricordate, nel 3° capitolo, quando era arrivato ad ammettere di essere ad un soffio dall'innamorarsi) e due, se non tre, passi indietro, proprio come nel gioco dei gamberi verde e rosso. Se a qualcuno avevo promesso del fluff, chiedo umilmente perdono, ma l'angst ultimamente si è impadronito di me e non so come fare per scacciarlo. E' una malattia che si può curare? Help me!
2) negli ultimi giorni, come chi mi segue su fb avrà intuito, sono alle prese con quel divertentissimo (e a tratti pericoloso, chiedete conferma al mio naso) gioco da fare all'aria aperta e alla fine dell'estate che si chiama "taglia la legna per l'inverno". Avere una stufa è una cosa bellissima, ma purtroppo non si alimenta con l'aria, e ha bisogno di legna (taaaaanta legna), per funzionare, per cui, se sono irreperibile, non rispondo alle recensioni, né recensisco, è solo perché proprio non ne ho il tempo, sorry! Comunque, keep calm, prima o poi arriverò, state tranquille.
3) settembre sarà per me un mese piuttosto convulso (in senso positivo) perché sarò alle prese con l'arrivo della cucina nuova (sìììììììììììììììì) per cui le prossime settimane mi vedranno impegnata con idraulici, imbianchini, operai vari ed eventuali e, soprattutto, con la sistemazione del nuovo mobilio che, come potrete immaginare, tocca a me, in quanto la cucina è il mio regno. Tutto questo per dire che non so proprio quando potrà arrivare il prossimo aggiornamento, tutto dipende dalla possibilità di riuscire a ritagliarmi un piccolo spazietto per scrivere durante i lavori. Vedremo!
4) con questo capitolo siamo a quota 21, ma il prossimo non sarà l'ultimo della raccolta in quanto, avendo io fin dall'inizio avuto l'idea di dedicare a Rumple e Belle 22 storie, come se si trattasse di una stagione di OUAT completamente dedicata a loro (magariiiiiiiiii), e siccome "Tale" in realtà è una storia sola, anche se divisa in quattro parti, per attenermi al progetto iniziale arriverò a scrivere 25 capitoli – 22 storie in 25 capitoli, siete content*? XD
Dopo questo interminabile papiro, passo finalmente ai ringraziamenti: grazie a Stria93, Euridice100, PoisonRain, janecaulfield, seasonsoflove, Julie_Julia, Rumple_Bumple, AriaHaru, S05lj e Chrystal_93 per aver recensito il capitolo precedente. Grazie come sempre anche a Araba Shirel Stark, AriaHaru, Robin7, BelleFrench, Emma_blue, Julie_Julia,LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, Emyscarano, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, janecaulfield, fantasy93, PoisonRain, Kaalyah, BloodyMary3, Queen Elizabeth, Elema, Sarah_Chuck, zavarix, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, sempre nella speranza di conoscere prima o poi la loro opinione :)
Alla prossima!
Baci :*

padme

 

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Capitolo 22
*** #94 – Sleep ***


#94 – Sleep (Dormire)

 

 

 

Don't you take it so hard now
and please don't take it so bad,

I'll still be thinkin' of you
And the times we had...

 

 

 

 

 

 

Era notte fonda, nella Foresta Incantata.
La dimora dell'Oscuro Signore era immersa da tempo in una buia quiete sospesa; persino i cigolii sinistri che pareva rendessero eternamente vive le sue vecchie e imponenti mura si erano dimenticati per una sera di adempiere al loro scopo primario, e ogni cosa all'interno delle ampie stanze del Castello era incastonata in un silenzio perfetto e quasi irreale.
Nel salone principale, l'atmosfera era resa calda e confortevole dallo scoppiettio allegro del fuoco, che illuminava di pennellate cremisi il vano profondo e maestoso del camino.
Belle sedeva poco distante, comodamente adagiata su di un'ampia poltrona di pelle e avvolta in un morbido scialle di lana, il viso appena rischiarato dalla tenue luce di una candela ormai quasi del tutto consumata. Le sue dita sostenevano febbrili il dorso di un vecchio libro dalla logora copertina blu, e gli occhi sembravano non volersi staccare nemmeno per un attimo dalle pagine che, sotto al suo sguardo vorace, si susseguivano una dopo l'altra ad un ritmo sempre più serrato e ansioso. Era talmente concentrata che nemmeno il progressivo intorpidirsi delle mani e delle gambe riusciva a infastidirla quel tanto che bastava per spingerla a cambiare posizione, e concedere così un po' di sollievo agli arti irrigiditi e messi a dura prova da una tanto prolungata immobilità.
Aveva cominciato a leggere quella storia emozionante solo poche ore prima, subito dopo aver sistemato le stoviglie della cena ed aver raggiunto accanto al focolare Rumplestiltskin, che l'aspettava seduto davanti al filatoio, intento – come sempre – a trasformare umili matasse di paglia nell'oro più brillante e prezioso. Dedicarsi entrambi al proprio passatempo preferito l'uno in compagnia dell'altra era un modo assai piacevole di trascorrere le lunghe e fredde serate d'inverno, anche se Belle non l'avrebbe di certo mai ammesso ad alta voce – e, sinceramente, nemmeno a voce bassa, o anche solo nell'intimità dei suoi pensieri.
In pochi istanti, le avventure di Ivanhoe – ma, soprattutto, del terribile e affascinante Brian de Bois-Guilbert – l'avevano catturata a tal punto da farle perdere completamente la cognizione di sé, risucchiandola in un vortice di amore, odio, passione, lealtà e tradimento che le aveva mozzato il fiato in gola fino a che, arrendendosi ad una malìa che non aveva alcuna intenzione di lasciarle scampo, era arrivata alla conclusione di dover assolutamente leggere fino all'ultima riga dell'ultima pagina di quell'avvincente romanzo.
Quando, con le lacrime agli occhi, giunse alla fine del suo straordinario viaggio – che Reame intrigante ed incredibile doveva essere l'Inghilterra! –, un languido senso di spossatezza le pervase le membra, e fu con uno sforzo immenso che si impose, suo malgrado, di tornare in fretta alla realtà.
La pendola segnava le quattro del mattino.
Oh cielo, tra due ore devo cominciare a lavorare! pensò soffocando un gemito che poteva essere al contempo sia un sonoro sbadiglio che un singhiozzo a malapena trattenuto.
E Rumplestiltskin, dove diamine era finito?
A dire il vero, era da un po' che non sentiva lo scricchiolio sommesso della ruota dell'arcolaio – era talmente avvezza ad esserne accompagnata in ogni momento e durante ogni attività che non ci faceva più granché caso – e concluse che, ad un certo punto, lo stregone dovesse essersi stufato di filare e, indispettito dall'indifferenza della sua governante, si fosse ritirato nella solitudine delle proprie stanze; il fatto che non le avesse nemmeno augurato la buona notte poteva esclusivamente essere indice di quanto disappunto nutrisse nei confronti del suo comportamento, sconveniente a dir poco.
Sicuramente non mi ha ordinato di andare a dormire solo per avere il piacere di rimproverarmi in tutta tranquillità quando mi presenterò da lui mezza addormentata domani mattina – anzi no, oggi, cioè, tra poco!
Quasi in preda al panico, Belle si alzò di scatto dalla poltrona con l'intenzione di raggiungere alla svelta la sua camera e cercare così di prendere sonno, almeno per quel poco tempo che le era concesso.
Tuttavia, non aveva fatto che qualche passo in direzione della porta, quando un baluginio inaspettato alla sua destra la indusse a bloccarsi di colpo. Si costrinse ad aprire e chiudere più volte le palpebre, per convincersi che quel che stava vedendo fosse reale, e non il frutto di un sogno strano ed ingannevole – la diretta conseguenza della lettura sfrenata di poco prima.
Rumplestiltskin era lì, ad un soffio da lei, profondamente addormentato sopra ad una sedia, un braccio e la testa appoggiati al lungo tavolo sul quale ogni giorno consumavano i pasti insieme. Sembrava che il sonno lo avesse colto all'improvviso, colpendolo a tradimento mentre... mentre, a giudicare dalla posizione del suo corpo, osservava in silenzio, e immobile, la sua ignara domestica, rapita dal libro che teneva in grembo.
A questo pensiero, Belle avvampò, e il suo cuore mancò un battito.
Gli si avvicinò con cautela, incantata dinnanzi ai bagliori serpentini che ne percorrevano la pelle, riflettendo le braci vermiglie del focolare acceso. Erano stati proprio quei guizzi sanguigni ad attirare la sua attenzione: nella fioca luce delle fiamme morenti, che a fatica penetrava le fitte tenebre del salone, l'aspetto del Signore Oscuro sembrava ancora più alieno di quanto non lo fosse sotto i raggi diretti del sole.
Ma Belle non riusciva – non poteva – sentirsene respinta. Sapeva che sotto all'apparenza mostruosa del suo padrone si celava in realtà un animo ardente e tormentato, un mistero antico e doloroso dal quale però non poteva fare a meno di essere irresistibilmente attratta, come un assettato che, ad un passo dalla morte, ritrovandosi di fronte ad una pozza di acqua torbida e stagnante, non riesca a fare a meno di chinarsi a bere, pur conoscendo bene il prezzo che il suo gesto avventato potrebbe costargli.
Tese la mano, e gli sfiorò una guancia.
E fu seta e ghiaccio, desiderio e tormento.
Indugiò per qualche istante sulla linea dello zigomo, e poi scese piano fino raggiungere le labbra; l'anima tremava violenta al pensiero che lui potesse svegliarsi di colpo e sorprenderla, ma una parte di Belle avrebbe voluto davvero scuoterlo e urlare, con tutta la disperazione che aveva in corpo, sono qui, Rumplestiltskin, non mi senti? Svegliati dannazione! Guardami, abbracciami, stringimi!
Ma l'Oscuro non si mosse, né si svegliò.
Belle prese fra le dita una ciocca ribelle, e gliela scostò dalla fronte. Poi, con un sospiro, si tolse lo scialle che ancora aveva addosso, e lo passò delicatamente attorno alle sue spalle, coprendole con infinita tenerezza.
Buonanotte, Rumple.
Lasciò il salone, e quando raggiunse finalmente il suo letto, affondò il viso nell'accogliente velluto del cuscino, bagnandolo di lacrime salate – e di qualcosa pericolosamente simile all'amore.




Belle si svegliò, e una rapida occhiata fuori dalla finestra le confermò che il sole era già alto nel cielo.
Trovò l'Oscuro seduto all'arcolaio, impegnato a filare – come al solito, come se nulla fosse successo, e la sua domestica non fosse in un ritardo talmente abnorme da risultare patetico.
Il camino era acceso, e l'aria era piacevolmente tiepida e tranquilla.
Quando Rumplestiltskin parlò, nessuna ira ne accompagnava la voce, né vi era traccia di rimprovero nel suo sguardo d'ebano, ma solo un profondo, struggente rimpianto.
– Oggi andrai a prendere un po' di paglia per me, dearie. –

 

E non mi aspetto di vederti tornare.

 

 And don't you cry tonight.
Don't you cry tonight.
Don't you cry tonight.
There's a heaven above you baby,
And don't you cry tonight.
(Guns N' Roses – Don't Cry)

 

 

 

[Words Count: 1179, One Shot]
 


 

Nota:

Sono viva! Forse.
Dopo essere sopravvissuta alla legna e all'arrivo della nuova cucina torno da voi con questa piccola shot che, obbiettivamente, dato il suo scarso appeal, è sintomatica di quanto l'ultimo mese sia stato per me devastante. Il prompt è abbastanza tirato per i capelli, me ne rendo conto e chiedo umilmente perdono.
Inoltre, solo io potevo essere tanto scema da aggiornare la raccolta durante la Rumbelle Week (a proposito, bellissima iniziativa, dearies!) senza peraltro parteciparvi, ma padme purtroppo è fatta storta e mi sa che ormai ve la dovrete tenere così. ù.ù
Ma passiamo come al solito ai più che dovuti ringraziamenti: grazie a Stria93, Euridice100, PoisonRain, Ariki, Elema e Chrystal_93 per aver recensito il capitolo conclusivo di "Tale". Grazie come sempre anche a Araba Shirel Stark, Ariki, Robin7, BelleFrench, Emma_blue, Julie_Julia,LadyAlanna, RumpleSil, Rumple_Bumple, Beabizz, Emyscarano, nagrafantasy, Euridice100, ctdg, buffy4ever, Mokusha, janecaulfield, fantasy93, PoisonRain, Kaalyah, BloodyMary3, Queen Elizabeth, mintheart, Elema, Sarah_Chuck, zavarix, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, sempre, come sempre e per sempre.
Se volete commentare insieme a me i nuovi episodi di OUAT, potete venire a trovarmi sulla mia pagina fb Lost Fantasy, vedrete che insieme ci divertiremo :)
Alla prossima!
Un bacio :*

padme


P.S: naturalmente, non è umanamente possibile leggere "Ivanhoe" di Walter Scott in una sera soltanto, prendetela come una licenza poetica. E poi, non dimentichiamoci che sempre di Belle stiamo parlando ;-)

 


 

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Capitolo 23
*** #07 – Black ***


#07 – Black (Nero)



 

Gentile lettore, possa tu non provar mai quello che provai allora! Possano i tuoi occhi non versar mai quel diluvio di cocenti lacrime, strappate dal cuore, che versarono i miei. Possa tu non dover mai rivolgere al cielo preghiere così disperate e angosciose come quelle che sfuggirono allora dalle mie labbra; possa non dover mai temere di essere, come me, lo strumento della rovina di colui che soprattutto ami.
(Charlotte Brontë – Jane Eyre)

 

 

 

 

 

Sei ovunque.
Presenza discreta ma costante.

 


Sei nell'aroma del primo caffè del mattino, nel calore della tazza sotto alle mie dita intorpidite, nel sapore amaro che indugia sulle labbra mentre cerco di riempirmi a forza lo stomaco, ingurgitando inquieta qualsiasi cosa sia in grado di darmi il coraggio necessario a reggermi in piedi e a tenere alta la testa – almeno in apparenza, almeno per qualche ora soltanto.
Sei nell'acqua della doccia che mi scivola lenta ed infida addosso, nell'effluvio dolciastro di un balsamo che nemmeno ricordo di aver comprato, nel tepore sprigionato dall'accappatoio umido nel momento in cui mi avvolgo nel primo – ed ultimo – abbraccio che riscalderà la mia giornata.
Mi illudo che possa bastare.
Non basterà.

 


Sei ad aspettarmi ad ogni angolo di strada, nel riflesso beffardo del sole sull'insegna del banco dei pegni, nell'espressione ansiosa e carica di aspettativa di un bambino che mi chiede se e quando la biblioteca verrà riaperta.
- Presto. - rispondo.
La voce non si incrina. Ma una morsa d'acciaio mi comprime con violenza la gola e il petto.
“Quando riuscirò a prendere in mano un libro senza che l'ennesima parte di me si frantumi e si disperda come cenere nel vento”.
Perché sei anche . Racchiuso tra le pagine ingiallite di compagni nei quali ho da sempre posto una cieca fiducia, ma che non hanno impiegato poi molto a rivelarsi per quello che sono realmente – nient'altro che subdoli traditori, cumuli di parole incapaci ormai di regalarmi alcun conforto, alcun appiglio cui aggrapparmi mentre attorno a me la terra trema e mi inghiotte, ancora ancora e ancora.
Amici che ho amato con tutta me stessa, guide preziose nei momenti difficili, mi torturano ora come il più crudele e affilato dei rasoi, privandomi di ogni difesa residua.

 


Sei alle mie spalle, ombra fitta fra le ombre che mi seguono strisciando attraverso le vie della città, nei movimenti incerti o malfermi dei passanti in cui per caso mi imbatto, nei lampi dorati che scorgo al collo o alle orecchie o ai polsi di ignare e indifferenti sconosciute.
Sei nei profumi che hanno infine scordato l'arte di colorare d'amore e vita l'aria che mi riempie i polmoni – ché ogni cosa ha perso consistenza e nitore da quando non cammini più al mio fianco, ma vaghi disperso e solo in chissà quale angolo di un mondo la cui ostilità – lo ammetto – posso a stento immaginare e comprendere.
Il mondo in cui io ti ho esiliato, in un istante glorioso e terribile che mi ha conosciuta carnefice e vittima ad un tempo.

 

 

Sei nell'oscurità della notte che avanza implacabile, nella tempesta dei miei sonni agitati, nei baci roventi che inumidiscono il cuscino quando è il mio stesso corpo a non rassegnarsi alla tua assenza e a cercare spasmodico tracce di te tra le pieghe vuote delle lenzuola.
Sei nel ticchettio logorante della sveglia sul comodino, nella pioggia che batte ipnotica contro i vetri delle finestre, toc toc toc, nel sussurro degli spifferi fra gli interstizi delle porte e dei muri.
Sei nella promessa d'infinito inverno portata dall'arrivo improvviso di una tormenta di neve.
Sei nelle lacrime che non sono più capace di versare.
Dormire è quasi impossibile; dietro alle palpebre serrate l'immagine di noi è marchiata col fuoco.


 

Sei il sangue che nelle vene si fa ghiaccio bruciante.
Sei il dolore che non posso – e non voglio – dimenticare.
Sei il pensiero fisso nella testa.
Sei il nero impenetrabile di un incubo senza fine.
Sei il martellare aritmico, incessante ed ossessivo del mio cuore.

 

 

Rumplestiltskin Rumplestiltskin Rumplestiltskin

 

 



[Words Count, 574: One-Shot]

 


 

Nota:

.... eeeeeeeeee sono tornata! Ancora non mi sembra vero, ma sono qui! Perdonate la scandalosa assenza di questi mesi ma, come alcun* di voi già sanno, motivi di "forza maggiore" (niente di grave, anzi, ma se volete saperne di più scrivetemi in privato :P) mi hanno totalmente impedito per lungo tempo di posare anche solo gli occhi sullo schermo di un computer. Avendo, letteralmente, ripreso in mano la penna soltanto ieri, spero possiate comprendere e perdonare l'indecenza di questa OS – è evidente come parecchi ingranaggi abbiano bisogno ancora di una bella revisione. Come avrete certamente capito, si tratta di una specie di flusso di coscienza di Belle post 4x11 e pre 4x12, periodo questo che non deve essere certo stato fra i migliori della vita della nostra eroina (da qui la scelta del prompt). Fatemi sapere cosa ne pensate, ora che l'hype per il ritorno di OUAT di domenica è alle stelle, sono aperta ad ogni tipo di commento :)
Naturalmente non ho dimenticato coloro che da sempre seguono questa raccolta, e che magari mi hanno aspettato per tutto questo tempo – sono tornata apposta per voi dearies, grazie di cuore davvero <3 Inoltre, do il benvenuto anche a chi si è aggiunto negli ultimi mesi, inutile dire che sarò felice di affrontare anche con voi l'ultimo tratto di questa bella avventura.
Grazie a chi non mi ha mai fatto mancare il suo affetto attraverso bellissime recensioni, e a chi ha aggiunto o aggiungerà queste mie sciocchezze tra le storie preferite/seguite/ricordate.
Ringrazio infine tutti i lettori silenziosi, se vorrete farvi sentire, mi riempirete di soddisfazione :D
Vi aspetto, se lo vorrete, anche sulla mia pagina fb Lost Fantasy, dove potrete rimanere sempre aggiornat* sul procedere delle fasi finali di questa raccolta :)
Alla prossima allora!
Un bacio :*

padme


 

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Capitolo 24
*** #95 – Fireplace ***


#95 – Fireplace (Camino)

 


 

Rumplestiltskin: “I am now, and for all of the future, yours”.
Belle: “Wait. What are you saying?”

Rumplestiltskin: “Would you marry me?”
Belle: “Yes, yes, yes!”
(Once Upon a Time - Kansas)


 

 

 

 

 

 

Belle è sconvolta.
Se ne sta seduta sulla vecchia poltrona di Rumplestiltskin, immobile, lo sguardo fisso al soffitto, e nessuna intenzione di intraprendere i suoi quotidiani lavori domestici, a cominciare dal rimuovere la cenere accumulatasi il giorno prima nel vano profondo e buio del camino.
Non che, durante i mesi trascorsi al Castello Oscuro, abbia mai particolarmente amato questa noiosa – e faticosa – incombenza; tuttavia, il freddo pungente che, puntuale ogni pomeriggio, si impadronisce di tutti i più reconditi anfratti della dimora dell'Oscuro, l'ha sempre dissuasa dal “dimenticarsi” accidentalmente di attizzare per tempo il fuoco – impudenza che, comunque, Rumplestiltskin non le permetterebbe mai di osare, dato che l'arcolaio – dal quale il mago di rado alza gli occhi – è situato proprio a pochi passi dal grande focolare di pietra che domina con la sua sola presenza l'intero salone principale del palazzo.
Eppure, stasera Belle non riesce proprio a scrollarsi di dosso lo strano torpore che l'assale, e che le impedisce di agire con decisione e alacrità per evitare che la stanza si trasformi inesorabilmente in una grotta di ghiaccio – il tutto, naturalmente, prima che il padrone ritorni dal viaggio d'affari che l'ha tenuto lontano per buona parte della giornata.
Tutta colpa, la giovane principessa di Avonlea lo sa bene, del libro che tiene tra le mani, reo, anche se inconsapevole, di averle portato scompiglio nella mente e, soprattutto, nel cuore.
In verità, il titolo dello stesso, “Usi, costumi e tradizioni delle popolazioni dei Denti del Drago*”, non sembra di per sé abitualmente foriero di sì repentini scombussolamenti, anzi; dà l'impressione di essere un tomo piuttosto noioso, ancorché interessante da un punto di vista antropologico – e di certo questo è ciò che deve aver pensato Belle nel momento in cui le è capitato di imbattercisi per la prima volta, in un pomeriggio insolitamente tranquillo trascorso nella quiete polverosa della biblioteca.
Ciò nondimeno, è proprio qualcosa che Belle ha letto fra quelle pagine, dall'aspetto solo in superficie placido ed innocuo, ad averla gettata in uno stato di angoscia febbrile molto simile, nel suo manifestarsi, ad un vero e proprio attacco di panico; qualcosa che, in particolare, fa la sua comparsa nel capitolo specificamente dedicato agli “usi e costumi” relativi al matrimonio.
Sembra infatti che, fra le genti che popolano i Denti del Drago – dove lo stesso maniero di Rumplestiltskin giace circondato da nevi perenni e immacolate – accanto alla canonica celebrazione comune a tutti i Reami della Foresta Incantata, sia presente anche un altro rito, assai più semplice, ma parimenti considerato assolutamente idoneo ai fini della validità delle nozze: è sufficiente che un uomo e una donna consumino insieme un pasto dinnanzi ad un focolare acceso per essere considerati dalla comunità, a tutti gli effetti e senza possibilità di contestazioni, come marito e moglie**.
Quando Belle legge queste parole, il respiro le si mozza in gola.
Quante volte lei e Rumplestiltskin hanno condiviso insieme un pasto, seduti al tavolo della grande sala da pranzo, piacevolmente riscaldati dall'allegro tepore del camino?
In pratica è successo ogni giorno, con rare e trascurabili eccezioni, da quando la fanciulla ha seguito di sua spontanea volontà l'Oscuro al castello, in cambio della salvezza del suo popolo dal massacro cui sarebbe andato incontro sotto al ferro letale e spietato degli Orchi.
Quindi, secondo l'usanza del luogo in cui ella stessa è venuta a stabilirsi definitivamente (E' per sempre, dearie!), lei e Rumplestiltskin sarebbero da considerarsi niente di meno che... una coppia sposata.
E, a questo pensiero, il sangue di Belle si fa di fuoco e di ghiaccio.

 

 

 

Rumplestiltskin è allibito.
E' appena tornato al Castello Oscuro e, invece di essere accolto dal calore di uno scoppiettante fuocherello – condizione quanto mai gradita dopo aver trascorso l'intera giornata esposto ai venti gelidi di un autunno capriccioso e ormai già pronto a cedere il passo all'inverno – trova la governante appollaiata sulla sua poltrona preferita, con un libro appoggiato in grembo e gli occhi persi nel vuoto, all'apparenza ignara del freddo intenso che le rende livida la pelle del volto e delle morbide braccia lasciate in parte scoperte dal vestito azzurro.
- Dearie, dearie! Per l'amor del cielo dearie, svegliati! -
Il violento sobbalzo con il quale Belle reagisce spaventata alle sue parole non provoca nel folletto alcun moto di rimorso, dal momento che il fiato che ha usato per pronunciarle si è già trasformato in una fastidiosa nuvoletta di vapore che gli aleggia impunemente davanti al lungo naso – cosa che, se possibile, contribuisce a farlo irritare ancora di più.
- Rumplestiltskin, siete tornato! Io non... non vi ho sentito arrivare... - il candore del viso della giovane lascia ora spazio ad una più intensa sfumatura cremisi, che l'Oscuro non può far altro che attribuire alla vergogna per essere stata scoperta ad oziare in un modo tanto sfacciato. - Io... mi dispiace, accendo subito il camino... solo un attimo... -
Il fragore provocato dalla subitanea caduta della paletta e del secchio della cenere convincono infine lo stregone a mettere un freno alla ridicola farsa che si sta consumando davanti ai suoi occhi, e a provvedere egli stesso a dar vita ad un bel fuoco vivace.
D'altronde, grazie alla magia, per lui è sufficiente un semplice e sonoro schiocco di dita per plasmare a suo piacimento l'essenza della natura e dei suoi elementi, trasformando la fantasia in realtà, l'ordinario in sublime.
- Se per voi è così facile, perché continuate a prendervi il disturbo di chiedere a me di farlo? -
- Figuriamoci dearie! E poi dove andrebbe a finire tutto il divertimento di vederti coperta di fuliggine dalla testa ai piedi? E comunque... mi sembra di averti aiutata anche troppo stasera, che ne diresti di filare in cucina a preparare la cena? -
Di nuovo, le gote di Belle si tingono prepotentemente di scarlatto mentre biascica a mezza voce un mesto e tremulo – Sì, Signore. -
“Quella ragazza diventa ogni giorno più strana”, bofonchia tra sé Rumplestiltskin, guardandola uscire di corsa dal salone.
“Quando è imbarazzata i suoi occhi sono ancora più luminosi, dovrei provvedervi più spesso”, ridacchia, seguendo il filo di un pensiero malizioso e struggente ad un tempo.
Prima di mettersi finalmente comodo, però, si imbatte nel libro lasciato aperto da Belle sul bracciolo della poltrona, e ne rimane subito incuriosito.
“In fondo, perché no? E' pur sempre un modo per capire cosa le passa in quella graziosa testolina”.
Approfitta dunque dell'assenza della sua bella cameriera per leggere alcune righe della pagina che lei ha provveduto a segnare con una piccola orecchia.
Appena il tempo di una rapida scorsa, e il cuore di Rumplestiltskin si fa di luce e di tenebra.

 

 

 

Belle non riesce a dormire.
Si rigira inquieta tra le lenzuola, incapace di smettere di pensare a quanto accaduto durante le ore appena trascorse.
La cena si è svolta in un insolito ed imbarazzato silenzio, senza sbuffi e rimbrotti vari da parte del padrone di casa in risposta alle sue abituali ed incessanti chiacchiere, e nonostante gli sforzi dello stesso Rumplestiltskin per metterla a suo agio decantando, in maniera decisamente esagerata, le lodi dello stufato di manzo che lei, in qualche modo, è comunque riuscita a portare in tavola.
In realtà, anche Belle è quasi morta dalla voglia di chiedergli delucidazioni riguardo al suo viaggio – i resoconti bizzarri e divertenti del mago hanno sempre il potere di farla sognare, trasportandola in luoghi lontani – ma il tremito che ogni volta le spegneva le parole sulle labbra non ha mai accennato, nemmeno per un misero istante, a concederle un po' di tregua. Il cuore minacciava continuamente di schizzarle fuori dal petto, ed è stato con immenso sollievo che ha accolto il rapido cenno di congedo che lo stregone le ha rivolto con aria scocciata, una volta terminato di sparecchiare.
Adesso, però, avvolta dall'intima solitudine della sua stanza, si chiede se la reazione a quanto letto nel libro non sia stata fin troppo esagerata. In fondo, più che l'atto in sé, è la volontà dell'uomo e della donna coinvolti a rendere effettiva l'unione matrimoniale agli occhi del mondo, e una simile disposizione d'animo, ne è sicura, non alligna né nel suo cuore, né, tanto meno, in quello del folletto.
Di certo, non è l'Oscuro colui a cui pensava quando, da ragazza, immaginava il giorno delle sue nozze; d'altra parte, nemmeno Gaston ha rappresentato per lei qualcosa di diverso da una decisione presa a sangue freddo, principalmente per rimpinguare, grazie ad un accordo di convenienza, le casse di un Regno ormai da anni sull'orlo della bancarotta a causa dell'infinito protrarsi della guerra.
Rumplestiltskin, invece, è un discorso completamente diverso.
Rumplestiltskin non è l'ideale, non l'avrebbe sognato accanto a sé; ma ora è reale, e c'è qualcosa che non ha mai visto prima in lui***.
Possibile che ciò che l'ha scossa così profondamente non sia in realtà la prospettiva che un unione più stretta con Rumplestiltskin possa davvero un giorno realizzarsi, ma semmai l'ipotesi contraria, ovvero che una simile eventualità non si concretizzi mai? E' questo il motivo del suo tormento? L'aver scorto, sotto la maschera della Bestia, un Uomo al quale poter donare se stessa, interamente e senza alcun rimpianto?
No, è impossibile. E' assurdo, inaudito, intollerabile... ma è già vero.
E Belle capisce, in un lampo di accecante consapevolezza, che la sua strada è ormai tracciata, e che ci vorrà molto più del coraggio che ha mostrato finora per percorrerla fino in fondo.
Ma è una sua scelta. Lo è sempre stata. E non si tirerà indietro proprio adesso.
Non smetterà mai di combattere per lui.

 

 


Anche per Rumplestiltskin questa notte il sonno tarda ad arrivare.
Siede all'arcolaio, ma è da un pezzo che la vecchia ruota di legno ha smesso di diffondere nell'aria il suo confortante cigolio.
Non riesce a togliersi dalla testa lo strano comportamento di Belle durante la cena, e il suo ritrarsi pieno di imbarazzo ogni qual volta i loro sguardi si sono casualmente incrociati per qualche istante in più del consueto.
Naturalmente, non può far altro che addossare la responsabilità di quest'improvviso cambiamento nelle loro abitudini quotidiane proprio al libro con cui la ragazza si è dilettata durante la sua assenza. Diamine, quella sciocca se ne è lasciata condizionare a tal punto da credere che quanto in esso descritto possa essere applicato anche al loro caso... Forse è ancora troppo giovane per capire che qualsiasi rito, ancorché caratterizzato dalla condivisione di semplici gesti, rimane privo di significato senza due cuori che battono all'unisono e due occhi gemelli che guardano nella stessa direzione.
D'altronde, come può biasimarla per essersi tanto spaventata – e disgustata – al pensiero di essere considerata unita a lui, l'Oscuro, in quel determinato modo? E' già tanto che non si sia allontanata una volta per tutte, rifiutandosi di avere ancora il benché minimo contatto con il mostro che l'ha strappata alla sua famiglia e costretta ad una vita da reclusa. Qualsiasi ragazza avrebbe reagito così.
Eppure... eppure, a voler essere onesti, Rumplestiltskin non ricorda di aver trovato tracce di ribrezzo nell'atteggiamento della sua governante, né di disprezzo o paura, e ha come l'impressione che la forte ritrosia che ha reso le guance di Belle più irresistibili che mai sia dovuta in realtà a ragioni che per il momento non è ancora in grado di comprendere fino in fondo. O forse le ha già in parte intuite, ma si rifiuta ostinatamente di dar loro corpo.
Possibile che Belle?...
No, non è possibile, quindi è inutile rimuginarci sopra.
E' inutile illudersi.
E' inutile sperare.
Chi potrebbe mai amare una Bestia?

 

 

 

* catena montuosa scelta a caso sulla mappa delle Quattro Terre, dove è ambientata la saga di Shannara, by Terry Brooks;
** se ne parla nei libri della saga di Darkover, by M.Z.Bradley. Come avrete capito, dove posso, io saccheggio a man bassa;
*** non avevo ancora inserito nella raccolta alcun riferimento al lungometraggio animato Disney "La Bella e la Bestia", ho quindi ritenuto opportuno rimediare;

 

 

[Words Count, 1909: One Shot]

 

 


 

Nota:

Buon pomeriggio dearies! ^_^
Eccomi di ritorno con il penultimo (gulp) capitolo di questa raccolta. Non ho molto da dire in proposito, a parte che non mi sembra un gran che. Come al solito, i vostri commenti e consigli saranno più che mai utili e graditi: IC, OOC, nonsense, refusi, cavolate varie, fatevi avanti e ditemi tutto quello che avete pensato leggendo questo mio ulteriore delirio. :P
Un grazie sentitissimo va come sempre a chi leggerà e recensirà, ai lettori silenziosi, e naturalmente a chi ha aggiunto o aggiungerà questa raccolta tra le storie preferite/seguite/ricordate.
Vi aspetto anche sulla mia pagina fb Lost Fantasy, se vi va di passare, la porta è aperta a tutt* :)
La prossima volta è l'ultima eh!
Un bacio :*

padme


P.S: Buona Pasqua a tutt*!!!! <3


 

 

 

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Capitolo 25
*** #100 – Forever ***


#100 – Forever (Per Sempre)
{Raccolta di flashfics, in parte AU, variamente ispirate a libri e film}

 

 

 

"Star Sky"


 


 


 

Here we are riding the sky,
painting the night with sun.
You and I, mirrors of light,

twin flames of fire
lit in another time and place.


 


Neal è un bambino davvero speciale.
Vivace, gioioso, brillante, si impegna nello studio con passione e fermezza, tanto che l'essere diventata la sua governante si è rivelato piacevole al di là di ogni tua più ottimistica previsione.
Tutti i giorni il piccolo ti incalza impaziente, avido com'è di imparare sempre qualcosa di nuovo: per questo motivo le visite all'enorme e fornitissima biblioteca di Thornefield Hall sono diventate più frequenti che mai – con grande disappunto del padrone di casa, Mr. Gold, che non può più contare sulla quiete che aleggia fra le pareti tappezzate di mogano scuro e libri per filare in pace davanti all'arcolaio.
Oggi, poi, il suo abituale – adorabile – cipiglio è ancora più truce del solito, mentre ti osserva sollevare impacciata le gonne e arrampicarti su di una piccola scala malandata e traballante, nell'impavido tentativo di riporre due tomi polverosi sullo scaffale più alto della libreria.
- Ma quanti anni ha questa scala, Signore, duecento, forse? -
- Anche di più dearie, per cui cerca di trattarla con il dovuto rispetto! -
E' un attimo. Un'impercettibile distrazione – una risata che affiora appena sulle labbra – un piede in fallo, e l'urto con il pavimento che però non avviene.
Apri gli occhi, e sei fra le sue braccia.
Ti stringe con la delicatezza di una piuma e la forza dell'acciaio.
E ti guarda come se volesse rubarti l'anima.
Quando ti posa piano a terra, un pensiero ti attraversa la mente come un lampo, terribile e meraviglioso ad un tempo.
Se avesse potuto, non ti avrebbe mai lasciata andare.

 

 

I knew your name, I knew your face
your love and grace.
Past and present now embrace,
worlds collide in inner space.

Unstoppable, the song we play.

 


 

Robert Gold riscuote sempre i suoi crediti.
Rifletti sulla profonda verità di questa affermazione, mentre osservi di sottecchi la fanciulla che ti cammina rigida a fianco. E' spaventata, lo percepisci chiaramente – e d'altra parte, chi non lo sarebbe al suo posto? -, tuttavia nessuna paura traspare dal suo volto d'avorio, anzi, sembra quasi volerti sfidare a piegarla, e lo sa il cielo quanto in questo momento saresti tentato di accontentarla.
Ha fegato, ti tocca ammetterlo; di certo, c'è più coraggio nell'unghia di un suo dito che in tutto il corpo tremolante del padre, che non ha esitato un istante a liberarsi di lei, in cambio dell'estinzione dei numerosi prestiti che gli hai così benevolmente concesso nel corso degli anni. Una merce di scambio sicuramente gradevole a vedersi (i suoi occhi – due frammenti di cielo talmente azzurri da apparire irreali – sono davvero magnifici, tanto che nessuna fra le preziose gemme che possiedi potrebbe mai rivaleggiare con la luce che ne infiamma le iridi), ma di assai poca utilità per un creditore della tua risma, abituato a trarre profitto anche dall'affare all'apparenza più infruttuoso.
A pensarci bene, però, i servizi di un così delizioso bocconcino potrebbero essere svariati – Ditocorto saprebbe sicuramente come consigliarti per sfruttare al meglio l'intrigante figurina della ragazza, ma non sei poi tanto convinto che sia davvero questa la strada che vuoi intraprendere con lei. In fondo, non sei nemmeno sicuro di volertene separare sul serio.
La verità è che Belle (strano che il suo nome ti sia rimasto impresso così facilmente, di solito non dai alcuna importanza agli sventurati con cui stipuli i tuoi accordi, figuriamoci poi se sprechi anche solo una briciola del tuo tempo con l'identità dei loro famigliari) ti ha colpito nel profondo, come nessun altro è mai riuscito a fare. In realtà, hai la netta, sorprendente sensazione – quasi la memoria di un sogno futuro – che, accettando di prenderla con te, tu abbia dato il via a qualcosa – nemmeno tu sai bene cosa – che stravolgerà per sempre entrambe le vostre esistenze.
Si tratta di un impulso che non riesci a sopprimere, e tutto questo rappresenta una novità per te, che da sempre ti vanti di essere un uomo che non conosce altri dei al di fuori della ragione e del calcolo.
Ma in questa occasione decidi di fare uno strappo alla regola, e di seguire, per una volta, l'istinto. D'altronde, cosa avrai mai da perdere?
Soltanto il cuore Gold, soltanto il cuore.

 

 

Burn that page for me
I cannot erase the time of sleep.

I cannot be loved so set me free.
I cannot deliver you love,
or caress your soul.
Burn that page for me

I cannot embrace the touch that you give.
I cannot find solice in your words,
I cannot deliver you your love
or caress your soul.

 

 

 

- Belle, Belle! Aiutami a finire questa ghirlanda, da solo non ci riesco! -
Lughnasad è ormai alle porte, ma la promessa di insegnare a Baelfire l'arte di intrecciare le ghirlande votive si sta rivelando un'impresa più ardua del previsto. Le tue dita, solitamente tanto abili nei lavori manuali, oggi non ne vogliono proprio sapere di rispondere ai tuoi frustrati comandi; papaveri e spighe di grano giacciono scomposti tutt'intorno a voi, e cominci seriamente a pensare che, di questo passo, stasera non avrete alcuna decorazione da appendere alla porta di casa.
Da quando hai lasciato l'Isola Sacra di Avalon per unirti a Rumplestiltskin e al piccolo Bae, questa è la prima vera festività che trascorrete tutti insieme, come una famiglia, e ci tieni davvero tanto che ogni cosa sia assolutamente perfetta: la festa del raccolto è forse la tua preferita, fin dall'infanzia, e vorresti trasmettere un po' della gioia che da sempre ti regala questo particolare periodo dell'anno anche all'uomo ed al bambino che, dalla scorsa primavera, sono diventati i custodi del frammento più prezioso della tua anima.
Tuttavia, l'aroma dolciastro dell'erba bruciata dal sole, mescolato all'inebriante profumo dei fiori estivi, ti intorpidisce i sensi, impedendoti di seguire Bae nella creazione delle composizioni floreali con le quali vorreste abbellire la vostra umile capanna; rabbrividisci, mentre un forte capogiro ti impone di sdraiarti a terra, nell'attesa che il mondo finisca di rotearti vorticosamente attorno.
- Belle! Che cos'hai, ti senti male? Vado a chiamare papà? -
Ti rendi conto con stupore di stare stringendo la mano del bambino così forte da fargli male. Ammutolisci, pietrificata in un atteggiamento di immobile, incredulo ascolto. Da qualche parte nelle profondità del tuo corpo, arriva una vibrazione debole e indescrivibile e nuova, ma inconfondibile, come un frullo di ali prigioniere. Viene e passa, così fugace da lasciarti a stento sicura.
Ma ora sai.
Con un rapido cenno di scusa allenti la stretta attorno alle sottili dita di Bae, e ti poni con meraviglia l'altra mano sul ventre.
E ancora torna la piccola, impercettibile vibrazione, e il respiro ti muore in gola.
- Sì tesoro, vai. Corri a chiamare tuo padre. -
La Ruota del Tempo ha compiuto un nuovo giro, e ora che tutto ricomincia, Madre, amorevole Dea, concedimi di non fallire.

 

 

Age to age I feel the call
memory of future dreams.

You and I, riding the sky,
keeping the fire bright
from another time and place.

 


 

Neverland sarà la tua fine.
Ne sei convinto ora più che mai.
Se non cadrai per mano di Peter Pan, ci penserà sicuramente l'ammasso intricato di piante velenose che ammorba ogni centimetro di questa dannata isola a condurti verso una morte indegna, lenta e dolorosa.
Sono ore – o forse giorni? – che cammini senza sosta attraverso cespugli urticanti e roveti dalle spine affilate come rasoi, ed è già da un po' che la tua mente è tormentata dall'atroce sospetto di stare girando inesorabilmente in tondo.
Ancora poco e impazzirai del tutto – come si spiegherebbero altrimenti le spropositate dimensioni di quell'insetto, è più grande di una noce di cocco, maledizione!
Cominci a sudare freddo, mentre non sai più se ciò che ti scorre davanti agli occhi sia reale, o solo il confuso frutto di un inconscio ormai in preda alle allucinazioni e al delirio.
Quella bambina, ad esempio, da dov'è saltata fuori? E' una Bimba Sperduta, inviata da Pan con l'ordine preciso di piantarti un pugnale fra le costole? O è – di nuovo – una trappola dell'Ombra, tesa per mandarti fuori di testa una volta per tutte? Eppure la piccola non sta correndo incontro a te, ma sembra diretta verso un punto ben preciso, a qualche passo di distanza. Il colore dei suoi lunghi capelli ti ricorda qualcosa, qualcosa che ti stringe il cuore in una morsa, ma non riesci a comprenderne il motivo...
Poi la vedi.
Belle.
Splendida ed eterea, osserva colma di adorazione la bambina, che le si getta tra le braccia non appena la raggiunge; si scambiano un intenso sguardo complice, prima di rivolgersi entrambe nella tua direzione.
Sembra che aspettino che anche tu ti unisca a loro. Ma le tue gambe si rifiutano di muoversi.
Contempli senza fiato i loro volti perfetti, gemelli se non per un unico – fondamentale – dettaglio. Gli occhi di Belle sono come li sogni ogni notte, limpidi e luminosi come un ricordo d'estate; quelli della bambina sono invece scuri, misteriosi, di un marrone che avvolge l'anima e la scalda.
Occhi liquidi, color cioccolato, impreziositi da manciate di spruzzi dorati.
I tuoi occhi.

Mai follia fu più dolce di questa.

 

 

I know your name, I know your face
your touch and grace.

All of time can not erase
what our hearts remember stays
forever on a song we play.
(Two Steps From Hell – Star Sky)


 


 

1) Flashfic AU ispirata ad uno dei miei libri preferiti in assoluto, Jane Eyre, di Charlotte Brontë;
2) Flashfic AU e piccolissimissima (praticamente inesistente) incursione nel mondo di Game of Thrones, di G.R.R.Martin. La frase con cui si apre il paragrafo è l'antitesi del ben più famoso motto “Un Lannister paga sempre i suoi debiti”;
3) Flashfic AU e seguito ideale di “Light” (Cap. 19, al quale vi rimando), nonché ennesimo saccheggio de “Le Nebbie di Avalon”, di M.Z.Bradley;
4) Flashfic ispirata alla famosa scena de “Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re”, nella quale Arwen, in viaggio verso i Porti Grigi, ha una visione di suo figlio che corre incontro ad Aragorn. Chi vi ricorda la bambina della visione? Leggete il cap. 4 per capire di cosa parlo ù.ù

 

 


 


Nota:

Buona domenica dearies! ^_^
Ed eccoci ordunque arrivati alla fine di questa lunga avventura. Sinceramente, quando ho cominciato a scrivere questa raccolta Rumbelle– un po' per gioco, un po' per voglia di mettermi in discussione – mai avrei immaginato che si sarebbe rivelata un'esperienza tanto entusiasmante, capace di regalarmi emozioni infinite e, cosa più importante, in grado di mettermi in contatto con persone straordinarie con le quali condividere la comune passione per i nostri amati Rumbelle. Di certo, mai nella vita mi sarei sognata di scrivere l'ultima fanfiction con il mio bambino tra le braccia. Ebbene sì, il 21 giugno il Rumbellino è nato ed ha portato un'infinità di gioia nella mia vita e in quella del suo papà; ovviamente, da un mese e mezzo a questa parte il tempo da dedicare a efp si è drasticamente ridotto, se non addirittura annullato, ma ci tenevo ad arrivare al fantomatico 25° capitolo, per cui ecco questo insieme eterogeneo ed abbastanza delirante di flashfic – compromesso assai congeniale se sei costretta a scrivere tra una poppata e l'altra XD. Fatemi sapere cosa ne pensate, fino all'ultimo i vostri consigli – e le vostre critiche – sono quanto mai preziosi. Il prompt Forever – oltre ad essere quello da me scelto fin dall'inizio per concludere la raccolta – è qui inteso nel senso di "eternità", perché l'unione dei nostri beniamini vive "in eterno" in tempi e mondi diversi.

Ringrazio, per l'ultima volta, chi ha supportato "In the morning you always come back" fin dall'inizio, non facendomi mai mancare il suo graditissimo sostegno. Ringrazio le 17 persone che hanno inserito la raccolta fra le preferite, le 4 che hanno voluto ricordarla, e le 36 che non si sono mai stancate di seguirla. Ringrazio per le 178 recensioni raggiunte – mai avrei immaginato di poter arrivare a questa quota.
Ringrazio infine i lettori silenziosi, per il considerevole traguardo (almeno per me) di 1760 visualizzazioni.

Grazie, grazie, veramente grazie a tutt*, occuperete sempre un posto specialissimo nel mio cuore, e anche se per un po' sarò costretta a rimanere lontano da questo fantastico mondo, ci sarà sempre la mia pagina fb, Lost Fantasy, in cui potremo ancora rimanere in contatto – pupo permettendo, naturalmente XD
Comunque, state tranquilli, questo non è un addio, ma un sereno arrivederci, per cui vi saluto come di consueto!
Un bacio carissimi, e a presto :*
Per sempre vostra

padme


P.S: Buon agosto a tutt*!!!! <3


 

 

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