L'apatia dell'oltre

di Chie_Haruka
(/viewuser.php?uid=643490)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo della ragazza saggia ***
Capitolo 2: *** L’inizio di un’estate che se ne andò ***
Capitolo 3: *** Una simpatica giornata di fuga! ***
Capitolo 4: *** Un biglietto di solo andata! ***
Capitolo 5: *** Feste: Anno nuovo ***
Capitolo 6: *** Qualcosa non va? ***
Capitolo 7: *** Confusione e libertà ***
Capitolo 8: *** Nuovo mondo, nuova vita! ***
Capitolo 9: *** Risolviamo gli enigmi ***
Capitolo 10: *** Pioggia unitaria ***
Capitolo 11: *** Il foglio che non va letto! ***
Capitolo 12: *** Colazione divertente ***
Capitolo 13: *** Il silenzio di una verità nascosta ***
Capitolo 14: *** Sentimenti sempre più nascosti ***
Capitolo 15: *** Tra dire e fare c'è il mare ***
Capitolo 16: *** Lezione imbarazzante ***
Capitolo 17: *** Sorpresa ***
Capitolo 18: *** Siamo sinceri ***
Capitolo 19: *** Non oggi. . .Mai più ***
Capitolo 20: *** Merito questo amore? ***
Capitolo 21: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** L'arrivo della ragazza saggia ***


HENTAI_YAOI_E CAVOLI VARI. OK ADESSO CHE HO LA VOSTRA ATTENZIONE PER FAVORE LEGGETE QUESTA PICCOLA NOTA.  Nota: ho corretto e sistemato/cambiato alcune cose. Perché rileggendo. . .  aiuto come potevo scrivere in quel modo? D: ad ogni modo (non che ora sappia scrivere come Dio comanda xD ma diciamo che ho fatto progressi). Cercherò di sistemare anche gli altri. Perché andrà a finire che la cancelli per la vergogna/ esaurimento nervoso (?) ( E so che molti mi ammazzerebbero se facessi una cosa del genere xD quindi grazie per la vostra attention ) bene adesso posso lasciarvi in pace. Buona lettura
 



E' una bellissima giornata d'estate non calda ma fresca. Giornata che potrei definire bella con un cielo magnifico ma senza aver la minima idea di come spenderla al meglio. . .  o per dirla tutta c'era qualcosa da fare. Per esempio faccende di casa e riparare il debito di francese. Immaginate la mia felicità di quest'ultima novità.
Quel giorno a casa regnava la pace più assoluta. Ma la voglia in me quel giorno era a farsi un bel giro chissà dove. Si, è vero il mio peggior difetto è la pigrizia! Non posso farci nulla.
Mi alzai presto. Non sono solita a farlo ma i raggi del sole oggi sono un po’ più fastidiosi degli altri giorni, così mi svegliai.
Dopo aver fatto una doccia calda. .? Ehm. .  si non amo tanto il freddo. Comunque sia doccia o non doccia quel giorno l’acqua era decisamente piacevole.
Dopo aver sistemato il bagno e fatto uscire il vapore, mi andai in cucina in cerca di cibo.
Sul tavolo trovai un postite di mia madre. Diceva che avrebbe fatto tardi e che mi aveva comprato la granita. Santa donna! Ah, stavo per dimenticare il “PS” in cui ci sono raccomandazione a destra e manca per rimettere ordine a casa, con tanti di cuori e baci. Non è solito suo fare, ma se vuole farmi intenerire e finire con il pulire l’intera casa ci riusciva.
Mentre mangiavo la granita pensai che dopo mi sarei potuta fare benissimo una cann. . . stavo scherzando! Non sono il tipo. Dicevo? Ah,si. Che potrei farmi una bella partita alla play ma non mi andava molto a genio quel giorno.
Momento.. .non ne avevo voglia? Ossessionata come sono di videogames penso che io oggi stia male o molto probabilmente ero depressa per il fatto che mi avessero lasciato il debito di francese. Nah. . . non credo, anche se l’odio verso questa materia è immenso.
Mi ero impegnata tutto l’anno, l’unica cosa che non facevo era “ leccare il culo”, come faceva le mie compagne. Quindi per quanti sforzi potessi fare era inutile. Quando si ha a che fare con una prof più “dolce e comprensiva” dell’universo, non c’è soluzione che rassegnarsi e farsi una bella estate. Si, una bella estate. .  mi ripetevo.
Forse il problema era un altro. Feci vagare la mia mente negli abissi oscuri della mente chiamati pensieri.
Ne venne fuori che a fine anno avevo litigato con la persona che ritenevo fosse la mia “migliore amica”. Ci tenevo molto, ma a quante pare era un senso unico o almeno la pensavo così. Ad ogni modo ci rimasi cosi male che divenni un apatica del cavolo.
Ogni estate è la stessa, bellissima ma vuota. Ah! Dimenticavo un piccolo dettaglio, giusto per mettere la ciliegina sulla torta. Mio padre in estate lavora fuori e quindi sono perennemente a casa, da mia nonna, da mia zia e qualche volta da i miei amici superstiti.
Probabilmente penserete “ Wow dalla nonna. . . posti più belli no?”. Per quanto mi spiace ammetterlo mia nonna aveva il potere. Unico nel suo genere direi. Cosa che a casa mia non si può assolutamente aprire discussione. Connessione internet. Diciamo che mia madre è sempre stata contraria a ogni novità, figuriamoci una cosa del genere.
Parliamo degli amici superstiti. Loro sono lontani dal mio paesino sperduto e non dimenticato da Dio. Quindi era raro che riuscissi a vederli.
Ritornando alla realtà, la granita era finita. Immaginate la mia tristezza!
Alla fine decisi di sistemare casa, non avevo nessuna intenzione di farla sbraitare. Diciamo che era “ombra e fiamme”. Ecco come la paragonavo. Avrà sempre le sue cose? Si! Per trecentosessantacinque giorni l’anno. Mia sorella? Uguale a lei, vi lascio immaginare. Io? Troppo tranquilla. Ad ogni modo non avevo solo un grosso problema, ma ben due.
Dopo aver sistemato casa non sapevo cosa fare. Noia, noia abissale.
Mi sedetti sul letto in un invano tentativo di resuscitare o sperare in qualche miracolo.
 
Dopo 20 minuti abbandonai ogni speranza.
Stavo per raggiungere il mondo dei sogni quando una vocina mi chiamò. Era la dolce vocina di quella mia piccola patoffola e spastica di amica onnipresente. Onnipresente perché lei è ovunque e c’è sempre.
<< Giuly arrivo! >> risposi con sorpresa e dolcezza. Anche se di dolce in me non c’è  niente.
Sarà stata la granita o forse perché era Giuliana a farti passare ogni cattivo pensiero.
Sono un incurabile ottimista verso gli altri ma su di me credo che l’aggettivo pessimista non basti. Anche se mi definisco una persona solare, con scatti di paranoia all’improvviso e cambiamenti d’umore da un secondo all’altro.
 
Andai verso la porta per aprire al mio miracolo della giornata.
 
Passai un bel giorno insieme a colei che definisco una bella persona che sa vivere la sua vita, che sa andare avanti e che riesce a vivere in quel  mondo pieno di crudeltà. Quel mondo che non capisco e che non voglio capire. Perché mi fa star male. . . un mondo dove non hai libertà. Dove la cattiveria delle persone è gratuira.
Mi domando a volte come Giuly riesce a stare accanto ad un essere come me, con tanti problemi gravi. Lei riesce a farmi passare quest’apatia che ha invaso senza permesso il mio cuore. Chiudendomi a riccio senza esprimere veramente le mie emozioni.
Ormai Giuliana lo sapeva e cercava in tutti i modi di farmi stare più allegra possibile. Ma sapeva anche che quando se ne sarebbe andata quel piccolo sorriso che mi stampavo sempre se ne sarebbe andato insieme a lei.
 
Il telefono di Giuliana squillava, quindi ci siamo. Era ora che lei tornasse a casa e io alla mia apatia e pigrizia.
Sapendo com’è la madre di Giuly, uguale alla mia, la scortai davanti alla porta senza tante cerimonie.
Mentre ci salutavamo mi disse che mi avrebbe chiamato facendomi l’occhiolino.
Beh, ciò significava che aveva un piano.
Più tardi una telefonata di mia madre in cui mi avvisava che non sarebbe tornata a casa, ma che avrebbe mangiato dalla zia e io dovevo andare da mia nonna.
Fantastico. La mia giornata migliora. Una giornata senza una madre rompi scatole.
Preparai le mie cose e mi sistemai alla meglio che potevo, presi pc e tutto il resto e andai da mia nonna.
 



Angolo autore:
(questa sarà la millesima volta che correggo/ sistemo questo capitolo xD ahaha. non fatevi ingannare da questo noioso capitolo T.T ero ancora all'inizio. Si accettano consigli/critiche/sedie e altri oggetti non indentificati xD )
Un miao a tutti :3 questa è la mia prima fanfiction che scrivo >_< non so neanche io da dove mi sia uscita... ma comunquee..  spero che possa essere di vostro gradimento e che man mano che andrò avanti con la storia spero di avere vostri giudizi e consigli °^° Chiedo venia se ci sono orrori xD Vi aspetto al prossimo capitolo u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L’inizio di un’estate che se ne andò ***


Andavo sempre da mia nonna, ma non solo perché aveva il potere! Adesso ci andavo anche perché un gatto tenerissimo, pelusciosamente grigio e con gli occhi gialli, mi aspettava tutti i giorni per farsi dare da mangiare e giocare con me.
Neko era il suo nome. Che fantasia, vero? A me piaceva ed ero contenta di avere finalmente un gatto.
A mia madre purtroppo non  piacciono i gatti, se no ne avrei uno.
Di solito non metto nome agli animali, sono pienamente convinta che loro abbiano un loro nome nella loro lingua. Questa è una mia convinzione di vita e nessuno la cambierà. Tanto per rimanere in tema a casa mia regna un piccolo “zoo”, tre volatili, un pesciolino rosso, tre tropicali e due tartarughe.
Le giornate passavano con la stessa routine: mi svegliavo, mi lavavo, mangiavo, pulivo casa, mangiavo, giocavo,andavo da mia nonna, tornavo a casa, mangiavo e quando si faceva sera studiavo. “Sembra più la vita di un criceto!” Ovviamente con tutto il dovuto rispetto ai criceti. Perché studiavo di sera? In primis non avevo mai sonno, secondo era l’unico momento della giornata in cui c’era silenzio, pace e tranquillità. Quindi potevo concentrarmi al meglio.
 Passarono giorni, settimane, mesi.
Era quasi la fine di luglio, quel giorno avevo iniziato quella routine di tutti i giorni che mi stava uccidendo.”Mi volevo uccidere”.
 Quando arrivai a casa da mia nonna, squillò il telefono. Mentre tremava il telefono pensavo:” sarà mia madre che vuole sgridarmi per essermi dimenticata qualcosa”. Invece no. Era Giuliana. I miracoli esistono!
 Rispondendo alla telefonata sentì una Giuliana tutta schizzata e strafelice che cercava di dirmi qualcosa, ma talmente parlava veloce e confusionaria che non riuscì a capire nulla.
 << Ho convinto tua madre a dormire da me >> mi disse con un tono tranquillo e con una sottile vibrazione nella voce, perché voleva scoppiare a ridere.
 E’ stata la prima persona a convincere in tempo record mia madre.
In quel momento ho creduto veramente che Giuliana sia una specie di divinità.
Però aspettate un attimo, cosa? Davvero ? mi alzai di scatto e il pc andò a farsi benedire dal pavimento. Mentre ripetevo al telefono ”davvero?”.
 << E ora cosa devo fare? Cioè che ti ha detto mia madre?>> risposi con velocità e con una felicità alle stelle.
Un po’ sconvolta e preoccupata per il mio povero pc che ormai giaceva a terra a causa mia per averlo scaraventato.
Giuliana mi diede tutte le spiegazioni possibili o meglio le indicazioni per evitare di incontrare mia madre e mandare tutto all’aria.
Avevo a disposizione 20 minuti per andare a casa prendere il necessario e andare nel punto d’incontro, dove suo padre mi avrebbe accompagnata a casa loro.
Prima che chiuse la telefonata sottolineò di portarmi il costume per il mare. Il costume da mare? Che mai ci devo fare? Non amavo andare a mare, ma se ero con Giuliana potevo chiudere un occhio. Stavo capendo il piano malefico di quella divinità in terra. . . e la cosa mi preoccupava.
Ma ero presa nel sbrigarmi quindi non ci pensai più.
Avevo preso di tutto e di più, facendo entrare il tutto in un unico zaino. Alla fine uscì le cose perché il mio zaino non era mica la borsa di Mary Poppins e allora presi l’essenziale.
Guardai l’orologio e già erano passati 25 minuti.
“Diamine se continuo di questo passo non finirò mai”.
Alla fine uscì di casa in fretta e furia e mentre mi dirigevo nel posto dove mi aspettava suo padre chiamai mia madre per dirgli che stavo arrivando a casa di Giuliana. Se gli avessi detto che ancora ero lì appena fuori dalla porta, sarebbe sbucata come i funghi. Per rassicurarla gli dissi che l’avrei chiamata io.
Salendo in macchina feci conoscenza con il padre di Giuly, parlando del più e del meno. Poi improvvisamente non sapevo più che dire, non sono un tipo che riesce a fare amicizia molto velocemente con gente sconosciuta al 100% specialmente se era con un adulto. Ovviamente dipende con la persona con cui sto dialogando, se è una persona socievole che riesce a interagire con me riesco a parlare. Diciamo che sono un tipo che ascolta e parla sono quando è interperlata.
Dopo alcuni secondi calò un silenzio, ma un silenzio di quiete, perché entrambi non sapevamo che dire e fra poco scoppiavamo in risate o almeno io.
Girai la testa verso il finestrino ammirando il panorama del viaggio; alberi, boschetti, spazzatura, gente e poi di nuovo spazzatura.
“La gente non ha rispetto per l’ambiente!”. Perché rovinare l’ambiente dove anche tu, essere umano, vivi? Ignoranza? Si, allo stato puro. Tutto questo perché non gli andava di fare la raccolta differenziata. Assurdo! Disgustata da quella visione spostai la mia traiettoria davanti a me. Eravamo arrivati. Scesi dalla macchina ammirando la bella casa che aveva. Era davvero bella, immersa nel verde e nel silenzio di pace.
Salutai i suoi genitori e mi diressi in quel genio che fra poco mi ci inchinavo per il suo operato.
Mi feci raccontare per filo e per segno di come aveva fatto.
Era incredibile, in tanti anni della mia vita non ci ero mai riuscita. Insomma stiamo parlando di Giuliana, quindi lei poteva.
Dopo mi fece girare la casa in lungo e in largo. Magnifica anche all’interno, un arredamento davvero incantevole che si abbinava con l’ambiente circostante.
Saliti in camera sistemai le mie cose. Lì venne il bello! Giuliana mi spiegò il suo piano malefico. Domani saremmo partiti per andare in spiaggia.
Il piano prevedeva che noi dopo il mare, tornassimo a casa sua, cosi avevamo la possibilità di cambiarci e lavarci e ritornare nel mio paesino, come se nulla fosse.
Mi fidavo del piano e di Giuliana ma avevo i miei dubbi. Sapevo che qualcosa sarebbe andata comunque a farsi benedire da qualche mia sacra parola.
Non sono un tipo che dice parolacce ma se arrivo a dirle non mi batte neanche il camionista di turno.
Dopo aver cenato, salimmo in camera e lì iniziò una lunga guerra. Quando si fecero le 3:30 circa, ci guardammo in faccia con un espressione di qualcuno che era stato abbandonato in un isola e non mangiava da tre giorni. Cosi scendemmo in cucina, cercando di fare meno rumore possibile, prendendo le prime cose che ci capitavano a tiro.
Quando risalimmo avevamo un pacco di brioche,nutella e succhi di frutta. Dopo aver mangiato un kilo di  nutella e aver parlato senza fine per non dire che tutto il tempo abbiamo riso come delle scimmie, mi girai verso Giuliana dicendogli che erano le quattro passate.
Non abbiamo avuto neanche il tempo di girarci e poggiare la testa nel cuscino che crollammo in un sonno profondo. . . anche se io di notte qualche volta mi sveglio per aprire gli occhi e vedere se è tutto apposto. Inquietante? Decisamente! Infatti una volta mia sorella si è spaventa di brutto, perché pensava che dormissi.
Quando aprì gli occhi erano le 6:10 mancavo cinque minuti per il suono della mia cara sveglia. Cosi spensi la sveglia e andai in bagno.
Quando tornai nella camera vidi una cucciola arrotolata nelle lenzuola che rideva nel sonno. Sbuffai a ridere ma dovetti trattenermi, altrimenti l’avrei svegliata.
Gli feci una foto giusto per fargli notare che non ero solo io che facevo cose strane la notte. Quando si fecero le sei inoltrate  iniziai a chiamarla. Lei non dava cenno ad alzarsi, ma quando gli ricordai cosa dovevamo fare, attaccò la musica senza pietà e iniziò ad alzarsi.
Ovviamente io avevo già previsto che con lei avremmo fatto tardi. Infatti le cose le sistemammo in fretta e furia. Perché sua mamma ci stava lasciando lì.
Sua madre ci accompagnò nella stazione, vicino la fermata dell’autobus. Ma quel giorno non passò di lì. . .




Angolo autore:
Qualcuno forse. . . che un giorno leggerà questa fanfiction (se qualcuno veramente la leggerà T.T) si chiederà ma. . . cosa centra il mondo di One piece? eh u.u andando avanti si vedranno i segni (?) xD Comunque non mi stancherò di dire che se ci sono orrori vi chiedo umilmente perdono ç_ç e spero che a qualcuno piaccia >.> 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una simpatica giornata di fuga! ***


Immaginate due ragazze senza trucco, con la faccia rincoglionita per non aver dormito niente. Per non parlare delle fantastiche occhiaie che avevo e i vestiti che neanche per casa metterei.
Ora queste due povere cristo, si fecero un bel giro del paese per andare all’altra fermata dell’autobus. Ci arrivammo per un pelo!
Finalmente avevamo preso quel dannato bus che portava direttamente alla spiaggia.
Durante il viaggio mi veniva da ridere, entrambe avevamo fame e un disperato bisogno di dormire.
Lì incontrammo un nostro amico, più di Giuliana che mio, io l’avevo conosciuto perché uscivamo insieme ogni tanto, ma ormai lo ritenevo anche mio amico.
Per non addormentarmi misi le cuffie con la stessa canzone cosi da farmi venire un esaurimento nervoso al cervello.
Giuliana cercava di chiamare un nostro amico, che la sera prima mi aveva detto che sarebbe venuto.
Io ormai ero entrata nel mondo dei sogni, tante’ che mi chiamarono più volte. Sentivo delle risate dietro il mio orecchio, così dopo un po’ mi svegliai.
Dopo la peripezia dell’autobus eravamo in ritardo di due ore …
“dai che erano mai due orette?” diceva Giuliana.
Scendendo, ci dirigemmo nella spiaggia . . . e indovinate? Quelle due orette aveva dato spazio a tutta la gente di prendere i miglior posti.
Noi alla fine un buco ce lo siamo ritagliati, tanto eravamo senza ombrellone. Già senza ombrellone . . . io dovevo assolutamente evitare il sole e soprattutto di abbronzarmi, se no mia madre se ne sarebbe accorta e quindi equivaleva alla mia morte e quella di Giuliana.
Finì con il mettere tutta la giornata quell’odiosa crema. . . sembravo una cotoletta impanata! Quando ci sistemammo, tutto ci sembrava cosi tranquillo. Pace, tranquillità, fresco. Cosa mancava? Giusto! Io e Giuliana ci guardammo in faccia, con le espressioni di sfida a chi si sbrigava per prima a togliersi quei ridicoli vestiti e buttarsi a mare.
Ma purtroppo ebbi il tempo di riprendere fiato quando tutto di un tratto il telefono iniziò a vibrare.
La scritta era chiara a carattere cosi grandi che anche un cieco li riusciva a vedere. . .  era mia madre.
In una frazione di un secondo presi il telefono, abbandonai tutte le cose e corsi per kilometri di spiaggia senza infradito, cercando di raggiungere un luogo chiuso senza rumori sospetti.
Nel frattempo i miei poveri piedi chiedevano pietà. Il bruciore che provavo non era niente in confronto al timore che avevo se mia madre veniva a conoscenza di dov’ero.
Risposi al telefono trattenendo il fiatone causato dalla corsa, rispondendo con disinvoltura e tranquillità.
Quando si trattava di recitare mi riusciva molto bene, alla fine ero al telefono, non poteva vedere la mia espressione da disperata.
Come al suo solito mi riempì di domande del tipo,”dove sei?, che stai facendo?,hai mangiato?” ecc . . .
Dopo aver risposto al terzo grado chiusi il telefono, rendendomi conto che ero lontana ma davvero lontana dalla spiaggia.
Mi chiedevo come diamine avessi fatto.
Presi coraggio e chiedendo perdono ai miei piedi ripresi a correre.
Mi diressi dove avevo lasciato i miei amici senza preavviso, del resto non ne avevo tempo.
Quando arrivai, posai il telefono e vidi che Giuliana mi faceva segno che aveva capito chi era, ma che era giunto il momento di mandare tutti a quel paese e andare a mare.
Il mare era fantastico. Calmo e no vi era alcuna presenza del vento, ma un forte e fastidioso sole.
” Nuotando”, si perché io sapevo solo rimanere a galla, al massimo rimanevo dove mi era possibile, anche perché non volevo che succedesse qualcosa.
Infatti prima di partire ho severamente supplicato a Giuliana di non allontanarsi, perché se fosse successo qualcosa io non l’avrei accompagnata all’ospedale. Che amica che sono!
<< Mi raccomando, disciplina e serietà! >> gli dissi in modo che si ricordasse cosa gli avevo detto la sera prima.
Mentre eravamo tranquille e rilassate, avevamo perso di vista le borse e le tovaglie. Ma si dai qual’era il problema? Se chiamava mia mamma e non rispondeva nessuno l’avrei vista spuntare subito.
Mi potevo fare la tomba lì.
Alla fine era un bel giorno per morire, anche se io effettivamente non volevo morire.
Ma non erano le borse incustodite  a preoccuparmi. Era il mio “sesto senso”.. .  e credetemi quando sento che deve succedere qualcosa accade! Non che io voglio buttare il malocchio. Succedeva e basta. Giuliana mi vedeva preoccupata e mi chiese che avessi.
<< Ho un . . .>> non ho avuto il tempo di completare la frase. . . ma quando mai potevo.
Si stava formando un vortice sotto i piedi di Giuliana, se quel vortice l’avesse risucchiata era la fine.
Non ebbi il tempo di pensare. Afferrai il suo braccio e la trascinai verso di me cercando di andare a riva, ma era troppo lontana. Sembrava che non ci arrivassi più.
Il panico mi stava salendo fino ai capelli. Un brivido freddo lungo la schiena mi fece tremare. Alla fine riuscì a prendere Giuliana in braccio e la lanciai lontano.
Mi odierà per questo ma almeno non è più in pericolo.. .  Si, adesso l’unica che era in pericolo ero io. Avevo un piede che entrava sempre più nella sabbia. Cercai più volte di liberarmi, ma era tutto inutile.
Non avevo paura e non riuscivo neanche a piangere.
Scoppiai come una psicopatica a ridere senza motivo. Effettivamente ero ridicola.
Nel frattempo di quella scena esilarante e traumatizzante, tutti erano usciti dall’acqua e Giuliana andò a chiamare il bagnino.
Un onda mi avvolse e rimasi sott’acqua.
In un secondo vidi la mia vita passare. Quindi è vero che quando stai per morire ti passa la vita davanti.. . .Wow che bello! Vidi me da piccola, poi man mano che crescevo e poi . ..  e poi qualcuno aveva liberato il mio piede. Non riuscivo ad aprire gli occhi, l’aria ormai stava per mancarmi. Un braccio dall’alto mi tirò verso di sé e quest’ultimo mi abbracciò.
Non riuscivo a capire chi fosse. C’era silenzio e io non potevo neanche aprire gli occhi perché questo sconosciuto mi aveva abbracciato.
All’idea ero un po’ spaventata. Non sapevo chi era. . .Però sicuramente un ragazzo molto muscoloso, sembrava anche finto!
Cercando di aprire gli occhi, toccai quel corpo e mi accorsi che non era bagnato. Era asciutto, ma soprattutto caldo. Era un calore piacevole. . . anche se c’era un caldo bestiale.
<< La prossima volta cerca di salvare non solo la tua amica, ma anche te stessa >> sentì a malapena quelle parole che il vento portò via.
Finalmente aprì gli occhi e mi guardai attorno. Non c’era nessuno! Nessuno. . .Tranne la voce della mia amica terrorizzata con le lacrime che mi chiamava e il bagnino con il megafono ancora nella riva che non si era neanche degnato di venire.
Rimasi perplessa. Avevo paura, ma non per quello che era successo, ma di chi mi aveva salvato. “Caspita non c’era nessuno”. Io non vedevo nessuno. Tornai a riva e mi beccai i rimproveri del bagnino. Io lo feci diventare piccolo come un granello di quella fottuta spiaggia, che non si era neanche degnato di venire perché aveva paura che ci rimettesse.
Che cavolo di bagnino era? Giuliana era furiosa, ma era spaventata e ormai piangeva da un bel po’.
Venne verso di me e mi abbracciò. Sentivo ancora quella strana presenza, che svaniva nel nulla.
Che avessi bevuto troppa acqua e mi ero salvata da sola? Un angelo sceso dal cielo? Nah, troppi flash mi stavo facendo.
Non lo sapevo. Volevo sapere ma avevo paura della risposta.
Tornati dove avevamo lasciato le nostre cose spiegai come erano andate le cose a Giuliana. Lei mi guardò con un aria preoccupata, dicendomi che non c’era e non aveva visto nessuno, che ero riuscita da sola ad uscirne.
Bene signori. . . ero impazzita.
Dopo esserci asciugati ci dirigemmo verso la fermata dell’autobus per il ritorno.
Vidi la mia amica ancora che singhiozzava per la paura che si era presa. Gli dissi di non piangere più, che non c’era motivo. Lei mi disse che se non fosse stato per me a quest’ora sarebbe morta.
<< E’ per questo che il mondo ancora non è andato del tutto a rotoli! Senza di me il mondo non sarebbe lo stesso, eh >> gli dissi con un tono scherzoso per farla ridere. Ma sapevo che era pessima come battuta . . . si decisivamente pessima quanto me. Ma almeno il suo l’umore cambiò.






Angolo autore:
 Io le cose me le sogno la notte e poi le sperimento (?). No a parte gli scherzi xD  Beh che dire, la nostra protagonista oltre ad essere stupida, ha una sfiga immensa. Ma nella sua sfiga ha la sua fortuna! O quasi xD Qualcuno che le salva la vita, un qualcuno che non conosciamo. Secondo voi chi sarà mai? Il grado di normalità presto sparirà per far posto alle cose più improbabili. Preparateviii u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un biglietto di solo andata! ***


Un freddo silenzio calò. Tutto il caos che c’era attorno a me scomparve. Non riuscivo a percepirlo, era come se fossi stata presa da un attacco di paralisi.
Tutto si fece grigio. . . le luci sparirono,le persone, le macchine, il caos. Non c’era più niente. Solo io e quel grigio intorno a me.
Il freddo mi ghiacciò il cuore,bloccando i miei battiti. . .quasi volesse toccarmi l’anima.
I miei respiri si facevano sempre più lievi fino a smettere di respirare. Dentro la mia testa non vi era più nulla.
I miei pensieri erano spariti. Mi sentivo come un recipiente vuoto.
La luce nei miei occhi stava sparendo ma qualcosa mi fece riprendere il mio battito.
” Un ombra!” Un ombra si avvicinava, sempre più a me. Gli occhi si facevano sempre più pesanti. 
Cercavo di alzare gli occhi, ma non ci riuscivo. Troppo pesanti,  troppo pieni di tristezza e di odio per poter riuscire ad aprirli e vedere quell'ombra ormai vicina a me, che si era trasformata in una luce candida. Una luce che somigliava a quella del sole, come i raggi solari che riscaldavano.
<< Un giorno verrai da me per sdebitarti >> una voce dolce si sentì, in quell'eco grigio senza pietà.
Quella voce. . . Quella voce l’avevo già sentita! Era di quel ragazzo che mi aveva salvato. Ma prima ancora io l’avevo sentita da qualche parte. Ma dove? Nel frattempo spariva quella luce e il grigio si faceva da parte, facendo ritornare il caos, le persone, le macchine e le luci di quella sera, di quella giornata con un finale agghiacciante.
Quando riuscì ad alzare gli occhi c’era Giuliana davanti a me che mi faceva segno di salire nel bus, ormai arrivato da un pezzo che aspettava solo me. Salimmo nel bus.
Nessuno parlava, ma soprattutto io non riuscivo a parlare. Ma quanto mai? Non volevo peggiorare la situazione. Non volevo far pesare la cosa alla mia amica ne tanto meno fargli ricordare questa spiacevole avventura.
Si sentivano soltanto alcune persone che parlavano sotto voce e la radio di quel bus.
Giuliana si addormentò mentre io rimasi sveglia per tenere tutto sotto controllo.
Durante il viaggio, risentivo quella voce, quella piacevole voce che torturava la mia mente facendomi ricordare quel gelo che provai. Quando arrivammo in paese le brutte sorprese non erano finite o almeno per me. La madre di Giuliana ci stava aspettando! Scesi dal bus e ci dirigemmo verso sua madre.
<< Tieni ho portato le tue cose, le avevi dimenticate a casa mia! >> disse sua madre con un dolce sorriso in bocca.
 << Vi siete divertite? Forza Giuly saluta che dobbiamo andare >> a quelle parole io e la mia amica volevamo morire.
Ma non per la frase in sé, ma perché il piano aveva preso una brutta piega. Io non potevo tornare a casa in quello stato. Avevo i capelli mossi a causa del mare ed ero piena di sale e sabbia. Mi avrebbe scoperto mia madre e questa volta sarebbe stata veramente la mia fine.
Giuliana si sentiva in colpa ma non poteva fare nulla. Mi salutò dicendomi che avremmo parlato dopo al telefono, augurandomi buona fortuna.
Bene, in quel momento volevo dire alcune delle mie belle parole. Avevo il panico ormai dietro l’angolo che mi sorrideva. Non sapevo che fare, nel frattempo le mie gambe iniziarono a camminare.
Dove diavolo stavo per andare? Iniziai subito a pensare a un piano, che doveva riuscire per forza.
Chiamai mia zia e le chiesi dove si trovava. Per mia fortuna era da mia nonna. La supplicai affinché potessi andare da lei a dormire, spiegandogli la situazione e di tenere il piccolo segreto di quella giornata in spiaggia. Mia zia mi venne a prendere. Quando arrivai a casa sua mi lavai per bene e iniziai a tranquillizzarmi.
Stava andando troppo liscia la cosa. Cosa mi sfuggiva?
<< Oddio, mia madre! Non le ho telefonato. Lei non ha ancora telefonato me? >> Corsi da mia zia, con un espressione di terrore sul volto, mentre lei guardandomi si mise a ridere senza pietà. Dopo la bella risata mi disse di non preoccuparmi perché aveva pensato a lei di telefonare mia madre e avvisarla che dormivo da lei.
Dopo mia zia mi invitò a mangiare, ma mi ero appena appoggiata sul divano ormai quasi addormentata. . . dimenticando tutto e tutti.
Ero troppo stanca. . . Volevo dimenticare quel freddo che avevo sentito, ma soprattutto quella voce che assillava la mia povera mente. Dicendomi che avevo bevuto troppa acqua di mare e quindi avevo avuto le allucinazioni.
Ovviamente a mia zia non raccontai nulla di quello che mi era accaduto, se no si sarebbe preoccupata e lo avrebbe detto a mia madre.
Dopo quel giorno avevo ripreso la mia solita routine, finché arrivò il giorno degli esami.
Mi sentivo male, ma non provavo niente, se non apatia assoluta. Non volevo sostenere quello stupido esame, perché avevo paura di non riuscirlo a passare.” Non provavo nulla ma avevo paura di non passarlo “. ..  mhm quindi sono poco contorta.. . già! Alla fine arrivai a scuola e feci quello stupido esame.
Era di una facilità che quando uscì da quella stanza mi diedi della stupida. Mentre tornavo a casa, mia madre mi tempestava di telefonate per sapere come era finita. Mi sentivo finalmente libera, non avevo più nulla da preoccuparmi.
Ora ero pronta per affrontare un nuovo anno scolastico. Anche se quest’anno iniziò male.
Ero diventata una menefreghista sullo studio. Studiavo all'ultimo minuto e non avevo un motivo che mi spingesse a studiare. Volevo ma non volevo.
Non riuscivo a concentrarmi. Sembravo un idiota, anzi lo sono! I giorni passavano, le settimane e anche i mesi. Fino ad arrivare a dicembre.
“Finalmente le vacanze!” Non aspettavo altro da quando era iniziata la scuola.
L’ultima settimana di scuola, come ogni anno mi licenziavo automaticamente dallo studio,rifiutandomi di aprire qualsiasi libro. Il risultato? Che mi sono beccata un bel due in spagnolo, per non parlare della brutta figura che ho fatto con lei dicendogli cosa pensavo veramente in quel momento.
Pessima mossa, decisamente pessima. Mai dire a un professore “ no guardi, non ho studiato perché non mi andava, sinceramente non mi interessa nulla di questo capitolo”. Avevo usato la mia sincerità nel momento sbagliato. Caspita! Che genio che sono! Dopo la brutta figura, passarono qualche giorno e finalmente arrivò il giorno in cui entravo ufficialmente in vacanza. . . che gioia! Potevo rilassarmi e godermi quei momenti ad oziare, operando il completo e perfetto nulla.
Passarono i giorni e io non pensavo più a quei eventi strani, non volevo diventare pazza.
Cosi arrivò Natale. Un altro Natale insieme a miei parenti. 



Angolo Autore:
Wiii tante cose contorte dalla mia mente sono uscite, ma pensandoci questo non è niente ai capitoli che verranno xD  Comunquee. .  . La nostra protagonista ha ripreso la sua routine, ritornando a scuola con “il piede sbagliato”. Anche se non lo fa notare e non vuole ammetterlo lei era ancora turbata da dall'episodio. Non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di quel ragazzo che le aveva salvato la vita e di quelle parole assurde che gli aveva detto. Ma adesso che aveva ripreso la sua solita routine finirà così? Negando a se stessa tutto per non passare per la pazza di turno? Cosa farà durante le fatidiche vacanze? Vi aspetto al prossimo capitolo :3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Feste: Anno nuovo ***


Erano le 3:47 della mattina del giorno prima del nuovo anno. . .Ero sul mio letto intenda a dormire ma di sonno non se ne vedeva neanche l’ombra.
Dopo aver parlato del più e del meno e fatto discorsi filosofici con il mio amico spastico, l’ho salutai, convincendomi che avessi sonno. Quella sera ero un po’ troppo nervosa e avevo pure gli stati d’ansia.
<< Dannate le persone che sono nate per farmi incazzare dalla mattina alla sera! >> dissi con un tono basso, ma abbastanza forte da svegliare mia sorella.
Ce l’avevo con un antipatica che credevo fosse mia amica, ma a quanto pare era un amicizia a unico senso. Lei mi ha spremuta come i limone, appena si è accorta di non servigli più, si è inventata una boiata pazzesca. Diamine, non vuoi più un legame con una persona? Ok, bene. Ma almeno abbi la decenza di dirlo, non di girarci in tondo.
 Mentre la mia mente ripensava a tutto quello che era successo, guardai l’orologio del mio telefono ed erano le 4:45.
<< Complimenti Sophia, sicuro che ti alzerai presto >> dissi fra me e me convincendomi che dovevo andare in un ospedale per pazzi.
Poi non so come successe, mi addormentai. Ma quando aprì gli occhi non fu piacevole. Erano l’una inoltrata.
Mi alzai con un bellissimo torcicollo.
La mia colazione erano delle polpette di spinaci e come dessert il tiramisù, almeno quello mi doveva svegliare per bene. Ma a quanto pare mi sbagliavo . . . qualcosa mi fece svegliare più velocemente. Una madre incavolata con te per esserti svegliata tardi e non averla aiutata a preparare le cose per la sera del capodanno.
<< Bene. . .adesso è la mia fine! >> appena finì questa frase mia madre intervenne.
<< vuoi vederti i cartoni, vero? >> gli risposi con un cenno e con un espressione a dir quanto terrorizzata e incavolata per l’uso inappropriato della parola “cartoni”, come se io prendessi degli scatoloni e iniziassi ad osservarli. Mhm bello! Tuttavia sapevo cosa mi attendeva.
Mi fece pulire tutta la mia stanza, cucina compresa . . . mi stavo letteralmente ammazzando pur di sbrigarmi in tempo.
Ma quando finì, lo sguardo di mia madre non cedeva a darmi il “permesso” ad accendermi la tv.
Voi vi immaginate che ancora come i bambini devo chiedere il PERMESSO per accendere una tv? Ecco, ora aggiungiamo la mia ira per non aver visto la puntata.
Il risultato? Una bomba ad orologio! Ero pronta ad esplodere.
Mia madre come se niente fosse mi chiese di pulire anche la sua stanza. La guardai come una psicopatica che voleva sangue! Prima che combinassi qualcosa di spiacevole me ne andai ignorandola.
Fino alle sette di sera, rimasi nel letto davanti il pc cercando di trovare qualcosa di interessante, ma fu invano.
Dopo un po’ mi resi conto che quella casa stava per diventare un inferno senza fiamme o quasi.
Mia madre iniziò ad urlare come una matta dicendomi che dovevo sistemarmi e andare da mia nonna cosi la lasciavo in pace.
Wow, si la mia vita era fantastica, rose,fiori e tutte queste stronzate. Cercando di tenere la calma chiamai mia sorella e ci preparammo per andare da mia nonna.
Lì c’era un caos totale, come se ci fosse stato un uragano.
Volevo sprofondare in qualche buco della terra pur di avere un po’ di pace. Ma purtroppo la parola pace, non risiede nel vocabolario dei miei parenti. Dopo aver mangiato e fatto tutte quelle cose che si fanno ogni anno a capodanno, aspettammo la mezzanotte.
Nel frattempo feci un piccolo reso conto di tutto l’anno chiedendo perdono di quelle cattiverie che avevo fatto e dimenticando tutte le cattiverie che mi avevano fatto. Sperando che con il nuovo anno andasse meglio. Anno nuovo vita nuova, no? Mi restava che aggrapparmi a questa idea e rimboccarmi le maniche e fare tutto il possibile per cambiare alcune cose.
L’unica cosa che mi infastidiva del nuovo anno è che si avvicinava inevitabilmente il mio compleanno.
Odiavo ogni anno che veniva quel giorno, tutti con quei sorrisetti falsi che dovevo sopportare con auguri altrettanto falsi. . . il problema non era proprio perché compievo gli anni, ma perché diventavo maggiorenne e si aspettavano da me chissà che cosa o addirittura che io lo festeggiassi.
Li mi veniva da ridere e rotolarmi in quel caos che mi ritrovavo intorno. Ma mi resi conto che tutti mi stavano guardando con aria preoccupante. Si, i miei parenti pensavano sicuramente che io fossi una lunatica, sempre depressa, la testa fra le nuvole, ma soprattutto una bambina che ancora guardava i cartoni animati.
Vi posso assicurare che quando mi arrabbio rimango sempre tranquilla perché non mi piace fare discussioni, ma quando dicevano la parola “cartoni animati” diventavo un mostro mai visto sulla terra di mezzo. Tutto tranne quello, che diamine "ANIME,ANIME,ANIME".
Gli era così difficile comprendere? Ovviamente dopo la parola cartone animato era seguita da “ma non ti fai mai fidanzata?”. Qui era un ciao per non dire altro.
Mi alzavo e andavo in un'altra stanza. Come è possibile che un povero cristo non possa stare in tranquillità? Se non mi sono mai interessata a ciò e non ho trovato non dico la persona perfetta, ma quella persona che potesse farmi “impazzire” come si potrebbe dire, non capivo quale fosse il loro problema.
Anche perché lo ritenevo una perdita di tempo. Avevo tante di quelle cose che volevo fare, perché mai dovevo perdere del tempo come determinati soggetti che conoscevo, che non facevano altro che lamentarsi dalla mattina alla sera dei difetti dei loro ragazzi o perché per una sera non avevano fatto la solita scopata ecc. . . Una noia non trovate? Sarebbe arrivato il giorno in cui avrei incontrato un ragazzo che mi piacesse, ma non era quel giorno.
Dopo tutto ciò, la fatidica mezzanotte si avvicinava.
Ma qualcosa andò diciamo “storto” i miei cugini iniziarono a piangere perché volevano fare dei giochi un po’ pericolosi per la loro tenera età. Negando loro questi giochi , scoppiarono in lacrime e per ben 20 minuti di fila le loro grida e pianti rimbombavano in quella stanza, senza lasciar scampo a nessuno.
Alla fine si stancarono e per miracolo del cielo si addormentarono.
Dopo iniziammo a giocare a carte o meglio loro giocavano e io li guardavo mentre bevevo una buonissima birra, dopo 7 mesi di promessa fatta a un mio caro amico di non bere.
Non che io fossi una ubriacona, ma se mi capitava di bere, bevevo in modo sconsiderato e osceno.
Così finalmente scattò la mezzanotte, tra auguri e battute da far venire il freddo.
Io mi limitai come ogni anno a fare gli auguri in silenzio e ritornarmene nel mio angolino.
Infine arrivarono i botti, soliti del capodanno, attendendo che finissero per poi tornare a casa io e la mia famiglia, ma qualcosa non andava . . . Scendendo le scale sentì un botto molto forte, pensando che forse ancora qualcuno che si dava alla pazza gioia con i fuochi d’artificio, invece era scoppiato qualcosa.
Una palazzina di lì era completamente rasa al suolo. Mia mamma e mia sorella erano spariti.
Così mi diressi fuori per vedere cosa stava succedendo ma un altro scoppio mi bloccò la strada.
Sentivo delle urla e per istinto avevo chiuso gli occhi per poi arrotolarmi e inginocchiarmi.
Solo dopo un po’ aprì lentamente gli occhi e vidi una mano davanti a me che mi faceva segno che voleva aiutarmi ad alzarmi.
Alzando gli occhi feci una smorfia a dir poco patetica, ma sfidavo chiunque a non fare brutte facce davanti alla visione di quello che i miei occhi stavano guardando. Era .. era..




Angolo autore:
Salve a tutti :3 come vi sta sembrando questa storia?xD Su via qualcuno potrebbe dirmi qualcosa …  anche un “ciao” accetto xD non vi mangio mica u.u a meno che voi non siate fatti di cioccolato (?) *Q* Comunquee  che dire di questo capitolo. . . la povera protagonista ne sta vedendo di tutti i colori anche se è ancora presto per dirlo. . . La sua vita sta per cambiare grazie al nuovo anno?  la banale vita della protagonista che abbiamo conosciuto se ne andrà a farsi benedire per dare spazio all’immaginabile. Vi aspetto al prossimo capitolo °v°

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Qualcosa non va? ***


Era . . . o meglio è Sanji insieme a Rufy e Marco. I personaggi di One piece?
<< io sono ubriaca! Io sono ubriaca >> mi ripetevo in continuazione.
Pensavo. .  ma se io ho bevuto solo una birra come può essere? La cosa è preoccupante.
Avevo paura di me, pensavo fossi impazzita, che ero di ricovero. effettivamente non avevo tutti i torti, ma stavolta ne ero convinta al cento per cento.
Marco avvicinandosi mi disse << ok, sei ubriaca, ma ora pensi di alzarti oppure preferisci morire in questa triste stradina? >> Sanji si precipitò per picchiarlo, per essere stato scortese con me, mentre Rufy si avvicinandosi, afferrò il mio braccio facendomi rialzare.
Ero pietrificata, stavo pensando cosa mi potesse fare più male . . . se un pezzo di pietra che era accanto a me o farmi picchiare da uno di loro. Stavo per aprire bocca, ma venne interrotta da Rufy che mi chiese perché ero inginocchiata e da dove ero sbucata.
<< Ecco. .. io.. ehm.. . sinceramente? Non ho la più pallida idea di niente e di nessuno. Sono impazzita ? voi non esistete! Siete solo dei disegni, animazioni. .  No! forse sono caduta e adesso sto sognando! Si, è l’unica soluzione plausibile e più reale >> risposi scandendo ogni parola ,parlando ad alta voce in modo che mi sentissero tutti.
Il risultato di ciò? Una risata isterica da parte da Rufy facendolo rotolare per tutta quella stradina a me sconosciuta.
Momento. . . stradina sconosciuta? Iniziai a girarmi qua e là.
<< non credo che le mie gambe possano resistere allungo >> Dov’ero? Dove? Bho.
<< beh, se la metti cosi, non dovresti esistere neanche tu! >> mi rispose Marco che ancora si azzuffava con il biondo.
<< EH? Ma che stai dicendo? Io sono reale non vedi? Sono fatta di carne ed ossa, non sbuco dal nulla facendo credere alla gente di essere diventata pazza >> risposi con il mio solito tono da antipatica, facendo divertire tutti. L’unica che non rideva ero io, ancora incapace di capire che diamine stava succedendo.
Tutto di un tratto mi resi conto che non sentivo più quelle urla che avevo sentito poco fa.
Calò un silenzio terribile. Sentivo un freddo pazzesco, avevo i brividi che mi percorrevano lungo la schiena, facendomi tremare giusto un po’.
Cercai inutilmente di capire e di girarmi in tondo per vedere se c’era traccia di qualche mio parente, ma di loro neanche l’ombra.
Allora pensai alle svariate soluzioni a quello che stava accadendo: sono scivolata dalle scale e adesso sono in coma, sono ubriaca, ho le allucinazioni. . . Nel frattempo che pensavo a tutte queste cose i tre si avvicinarono a me chiedendomi che stessi cercando.
Risposi con ingenuità come se fosse normale la loro presenza, dicendo loro che prima ci fossero i miei e che ora erano spariti.
<< non preoccuparti, li troveremo se ci tieni ma ora dobbiamo andarcene da qui e tu verrai con noi!>> rispose Rufy con quel suo sorrisetto da idiota, facendomi cadere in un stato di confusione assoluta.
Io. . . con loro? Dove dovevamo andare? Feci il punto della situazione; i miei spariti, parenti compresi, e poi? Neanche mi resi conto che Rufy mi aveva presa di forza e iniziarono a correre tutti.
Non capivo. . . non capivo cosa stesse succedendo tanto meno che cosa succederà. Mentre davo pugni in testa a quello stupido per farmi scendere lui rideva tranquillo, dicendomi che se non mi calmavo mi avrebbe buttato a terra. A quelle parole mi innervosì in un modo che non avevo mai immaginato.
Gli diedi un pugno così forte che gli feci anche male, ma almeno mi liberai dalla presa.
<< scusa ripeti cos’è che vuoi fare? No perché forse ho capito che vuoi essere preso a calci, magari tagliato e mi ci faccio lo spezzatino di carne umana con tutto che odio mangiare carne! >> risposi con violenza e con un espressione psicopatica stampata sul mio volto.
Odiavo la carne, ma dovevo mangiarla perché ero perennemente anemica. Il mio corpo richiedeva la carne e rifiutandola divenni anemica.
Marco mi squadrò dalla testa fino ai piedi, come se volesse dirmi “cosa mai vorresti fare, così debole e piccina” nel frattempo Rufy era caduto in un'altra risata, dicendomi che io ero comica.
L’ultima cosa che volevo essere era sicuramente fare la comica in quel momento.
Poi cavolo un 1,70 non ero così piccina, ma messa a confronto a loro era sicuramente pollicina e i tre giganti.
D’un tratto un brivido mi fece girare la testa pian piano, era Sanji dietro di me che mi guardava con gli occhi a forma di cuori.
<< che carattere! >> mi disse mentre uscivano cuori ovunque.
 Attorno a me c’era l’apocalisse, ero rimasta ferma come i sassi.
Rufy sbuffò e mi prese in braccio, riprendendo la corsa che era stata interrotta.
<< una domanda . . . voi esistete veramente? Si può sapere perché stiamo correndo? >> chiese con un tono soffocato e con un po’ di brividi in una risposta che mi mandasse ancora nella totale confusione.
Sanji mi disse di non preoccuparmi che quando saremmo arrivati in un posto tranquillo mi avrebbe spiegato ogni cosa.
Da quelle parole un po’ mi rassicurai o forse era una mia  convinzione di rassicurarmi.
Dopo un po’ mi resi conto che ero in braccio come una bambina nelle braccia di Rufy.
Provai una vergogna assoluta. . . “Voglio scendere”. Dannazione essere in una situazione confusionaria come se fosse in uno dei mie tanti incubi “belli”. Che situazione di cavolo!
Solo dopo iniziai a guardarmi intorno annullando il pensiero di essere in braccio, rendendomi conto che quelli della marina ci stavano seguendo. .  per non parlare che ci sparavano pure.
<< Non sono pronta a morireee!!! >> iniziai a gridare come una matta, mentre Rufy guardandomi non fece altro che ridere.
Pensavo. . . può essere tutto vero come non può essere niente vero! pensando al mio prof di filosofia che mi spiegava che l’essere è e non può non essere.
Aggrappandomi a questa teoria decisi di stare al “gioco” così almeno avrei capito se io ero diventata pazza o meno.




Angolo autore:
( si accettano consigli/conigli (?)/ critiche/ sedie e oggetti mai visti xD )
Povera ragazza xD credo che mi divertirò a farla diventare pazza u_U Comunque quale arcano mistero sta succedendo? Dov’è finita la nostra protagonista? Della serie to be continued. . . XD Sii odiatemi. . . No scherzo >.> io volere bene voi *^* Spero che sia di vostro gradimento, vi aspetto al prossimo capitolo :3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Confusione e libertà ***


E’ il primo giorno dell’anno.
Stavo pensando, che in un certo senso il mio desiderio si stava realizzando. . . in modo strano ma si stava realizzando.
Poi resi l’idea che molto probabilmente avrei incontrato il mio personaggio preferito e..ehm..
<< No, non posso pensare a queste cose! >> mentre dicevo ciò, sforzandomi di dirlo con serietà, uscì dalle mie labbra un micro sorrisetto che non sfuggì a Rufy. Vedendo quel mio sorrisetto un poco fuori luogo, mi guardò con aria perplessa facendomi capire che voleva sapere del perché stavo sorridendo.
Mi sentivo in imbarazzo. .  così, uscì un sorriso di trecentosessanta gradi.
<< Sei carina quando sorridi >> mi disse guardandomi in modo quasi tenero. Mhm bene. . . ci mancava anche questo.
Quello stupido come può fare cosi? Dannazione, stavo provando odio allo stato puro.
Sprofondai nella vergogna più totale.
Io ho sempre avuto un autostima di me, pari a una mollica di pane. Per non dire che è inesistente, ma lasciamo stare.
<< Aveva ragione mio fratello>> continuò Rufy sorridendo.
Ignorando quello che aveva appena detto, mi guardai attorno. “questo non è il mio paesino sperduto”.
Era una città sopra una collina, con palazzi mai visti se non nell’anime.
Resi l’idea che non mi ritrovavo più nel mio mondo, ma in quello di One piece.
Ehm non che io non sia felice di ciò. . . ma vorrei sapere quale, chi, come , quando, dove e perché io mi trova qui!
<< Perché ci stanno seguendo? E perché continuano a chiamarmi? Come fanno a conoscermi? >> Feci cosi domande che nessuno mi stava a sentire.
 Solo una presenza dietro di me interruppe quel momento di “forever alone”.
<< Niente domande, andiamo via e basta >> alzai la testa per vedere chi ci fosse dietro di me.
All’inizio non capivo bene chi fosse, così decisi di girarmi e capire che era lo spadaccino che si perdeva anche dentro in buco di stanza.
Quindi tornando a fare la filosofa avevo la consapevolezza che io non ero più nel mio mondo e che per uno strano motivo “divino” se possiamo definirlo cosi, loro erano venuti lì per me.
Come se sapevano che stesse per accadere.
Ma perché ero finita li?. Mi sentivo le stelline attorno la mia testa, ad indicarmi che la mia confusione era allo stato puro.
Prima che me ne accorgessi, scostai leggermente la testa  e vidi che quei pazzi mi avevano spinto per buttarci tutti giù dal quel dirupo che era davanti a noi.
Non riuscì a capire neanche che attorno a me c’era solo il vuoto.
Dopo il vuoto ovviamente il buio, quel tanto nero odiato. . .l’ assenza di colori. Odiavo il buio e il nero più di ogni altra cosa. Penserete, ma come? tu apatica per come sei, quasi sempre depressa, non dovrebbe essere il tuo colore preferito? Ebbene no. Il mio colore preferito era il bianco. Perché il bianco? Il bianco è il risultato di tutti i colori. Definivo il bianco un arcobaleno.
<< Apri gli occhi! E’ divertente >> era la voce di Rufy che mi incitava ad aprire gli occhi. Così mi decisi ad aprirli e percepì una strana sensazione.
 Percepivo l’azzurro. L’azzurro di quel fantastico cielo, il sole caldo e un profumo di fresco, il profumo. . . il profumo del mare! Quella sicuramente era una bellissima giornata d’estate.
Mi guardai intorno, e quando capì che stavamo precipitando iniziai ad urlare con tutta la voce che avevo.
Stavamo per andare a mollo con i pesci.
L’idea di bagnarmi mi faceva innervosire, ma la cosa che mi preoccupava in quel momento era che io non sapevo nuotare.
Bene, sarei affogata insieme a Rufy. Mi consolava questa idea maligna! Dopo tutto la colpa era sua se mi trovavo li, no? Alla fine cademmo in acqua io, Rufy ,Sanji e Zoro. Mancava nell'elenco solo Marco che ovviamente capace di volare ci mandò a quel paese, dirigendosi nella spiaggia.
Nel frattempo che vedevo questa scena, vedevo me affondare sempre più giù, ma qualcosa mi spinse a muovermi.
Alla vista di Rufy messo peggio di me che non poteva nuotare neanche volendo e non vedendo Sanji accorrere al suo aiuto, aprì entrambi gli occhi con tutto che nella mia vita non lo avevo mai fatto perché avevo paura che mi bruciassero.
Così mi avvicinai a lui, cercando di andare in superficie.
Alla fine riuscì nel mio intendo, riprendendo tutto il fiato. Ormai scombussolata da tutto quello che era successo, con tutto che ero stanca a causa dell’anemia che mi provocava spesso stanchezza, mi diressi verso la spiaggia, tirando Rufy.
Vedendo quella faccia di cavolo di Marco, lo mandai a quel paese palesemente e mi addormentai.




Benvenuti in questo nuovo "capitolo" lo so...  forse è un pò corto t.t ma ci sono cose molto importanti u.u spero vi sia piaciuto e se ci sono orrori chiedo umilmente perdono xD Secondo voi quale sarà mai il desiderio della nostra protagonista? Ma soprattutto chi è il personaggio preferito che le ha suscitato il sorriso? Centrerà mai l’episodio di quella estate in spiaggia? Man mano la protagonista sta comprendendo che la sua sanità mentale andrà a farsi benedire \(*3*)/ wiii vi aspetto al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nuovo mondo, nuova vita! ***


Voci . . .  voci. . . c’erano delle voci attorno a me. Ma non riuscivo a identificarle.
Non c’era nessuno attorno a me.” Il buio!” solo dopo vidi una piccola luce, quasi un puntino lontano da me.
Mi avvicinai a quella luce e si sentiva un rumore. Quel rumore somigliava alle vecchie tv quando non davano nessun segnale e iniziavano a fare quello schermo con i pallini bianchi,neri e grigi con quel fruscio fastidioso.
Avvicinandomi sempre più a quel fruscio vidi una porta e entrando c’era una sala. Una sala che somigliava tanto al cinema del mio paese che ormai era chiuso da anni. Ma nella mia mente era rimasto impresso.. . era grande e luminoso, con tendaggi rossi e poltrone altrettanto rosse. Era un posto della mia infanzia si può dire, ci andavo con la mia classe delle elementari. . . “bei tempi quelli”.
Solo qualche volta con i miei genitori a vederci film non appropriati a una bambina delle elementari. Tanto da farmene ricordare uno che al sol pensiero avevo i brividi, quel film metteva troppa suggestione per i miei gusti.
Rimasi lì, ferma davanti a quello schermo che non trasmetteva nulla e il buio era lì, attorno a me. Avevo paura che uscisse qualcuno e mi facesse spaventare! Che ridicola. . . ancora avevo paura del buio.
Nel frattempo che cercavo di scacciare questo pensiero, lo schermo iniziò a trasmettere delle immagini. Immagini offuscate, immagini in bianco e in nero.
Guardai attentamente quelle immagini, c’erano due persone ma non si vedevano bene in faccia. C’era una ragazza e un ragazzo che sorridevano ed erano felici. Guardando bene mi accorsi che il ragazzo aveva la mano poggiata nel ventre della ragazza.
Poi la sequenza si spostò con una scena di massacro di tante persone. Il sangue schizzò fuori dallo schermo. . .  io avevo le mani fatti di sangue e avevo tanto freddo. Che stava succedendo? Stavo tremando e piangevo. Non riuscivo a smettere, le lacrime scendevano da sole.
Ci fu un'altra sequenza e in questa si vedeva la ragazza con una bambina in braccio che piangeva. La ragazza stava dando la bambina al ragazzo. Quest’ultima morì mentre il padre abbracciava forte la bambina che piangeva. Quella scena era straziante, ma perché io piangevo? Perché? Tutto d’un tratto lo schermo si fece nero, lasciandomi totalmente al buio.
Poi si riaccese e si vide il ragazzo, ancora con le lacrime, ma non era triste anzi stava sorridendo. E. . . e mi stava guardando! Avevo l’impressione che mi stesse guardando. Il ragazzo alzò la mano e con l’indice mi indicò. Rabbrividì, tremai e piansi forte. Poi sentì una voce che mi chiamava.
 << Hey! Svegliati! è solo un brutto sogno! Apri gli occhi >>. Aprì gli occhi e vidi Rufy che mi dava strattoni e mi guardava con aria preoccupata.
Mi toccai la faccia e mi resi conto che stavo piangendo. . .Adesso piangevo nel sonno? Bene, benissimo. Mi sentivo ridicola.
Abbassai lo sguardo e iniziai a singhiozzare.
<< Hai fatto un incubo? >> mi disse Rufy con una voce amichevole e con aria preoccupata.
Alzando lo sguardo lo guardai negli occhi e iniziai a raccontargli cosa avevo sognato. Gli dissi che non avevo mai fatto un sogno del genere. . . troppo reale. . . e poi quel sangue. Ad ogni modo gli spiegai che io facevo sempre degli incubi ma non di quel “calibro”.  Mentre gli raccontavo il sogno mi ricordai di un importante particolare nel sogno c’era una canzone. . . una canzone.
Dannazione la sapevo, ma non mi ricordavo come si chiamava. Quella canzone me  la fece ascoltare una mia vecchia amica che ormai ci eravamo allontanate senza un preciso motivo. Legate dalla musica e sciolte da quelle note del silenzio.
Rufy si avvicinò e mi disse di non piangere che tutto sarebbe andato bene e che era solo un sogno. Si, un sogno. . . Ma quello che mi era successo non lo era.
Dopo essermi ripresa mi accorsi che ero seduta nella spiaggia, solo io e Rufy. Orma il sole stava tramontando. Una scena romantica direte . . . No, per niente! "Quell’atmosfera" mi inquietava ancora di più.
Gli chiesi dove fossero finiti gli altri ma non mi rispose. Si girò di scatto e mi guardò, fece uno dei suoi sorrisetti e mi ringraziò per averlo salvato.
Solo dopo un po’ mi rispose, dicendomi che Marco era andato a cercare Sanji, perché quando siamo caduti in acqua lui era andato a cercare Zoro.
Dopo un paio di minuti gli chiesi se mi trovavo nel suo mondo. L’unica cosa che ricevetti come risposta fu un cenno e uno sguardo quasi serio, a dir quanto raccapricciante.
L’ho sempre visto ridere, era di rado che avesse un espressione del genere. Gli chiese se andava tutto bene. . .  Ma non mi diede nessuna risposta.
<< Come sono arrivata qui? che significa quel “non dovresti esistere neanche tu”? >> gli dissi con un tono sottile e vuoto, quasi che il vento avesse risucchiato le miei parole.
<< si, sei qui per un motivo . . . vedi mio.. >> stava per completare la frase quando Sanji e gli altri ci raggiunsero.
<< forza andiamo, ti sarai riposata abbastanza >> mi disse quell’antipatico di Marco. Ragazzi non ci potevo fare niente, mi stava sopra le scatole.
Sbuffai mantenendo la calma. Sanji  probabilmente si accorse del mio viso rigato e gli occhi rossi.
<< Hey tu! Per caso l’hai fatta piangere? Giuro che ti uccido! >> disse in quel modo simpatico da farmi sorridere.
Rufy non disse nulla del sogno, prese in giro tutto il tempo Sanji dicendogli che mi aveva fatto piangere e che mi aveva picchiata, scatenando l’ira di Sanji. Lo fermai appena in tempo, dicendogli che non era successo niente, di non preoccuparsi.
Dopo un po’ di silenzio, Marco fece segno di metterci in cammino.
Ormai si era fatto buio e toccandomi i capelli mi resi conto che ero ridotta molto male. I miei capelli al contatto del mare diventano una specie di mosso.
I miei capelli sono di un liscio perfetto infatti l’unica cosa che riusciva a farmeli mossi era il mare. Non c’era piastra che poteva farmi boccoli o ricci.
Mi sentivo una profuga, con i vestiti umidi e piena di sale. Mi schifavo di me, volevo farmi una bella doccia.
Poi ritornando a quella realtà che ancora non comprendevo sentì un silenzio insopportabile, quel silenzio mi stava facendo ricordare quel sogno e non volevo ricordarlo. . . Così senza che me ne resi conto iniziai a canticchiare e  rimasi un po’ sorpresa dal fatto che nessuno mi disse niente. Nessuno era infastidito dal mio canticchiare, anzi vidi appena dei sorrisi nei loro volti.
Odiavo il silenzio. . . così senza rendermi conto iniziai a cantare. Si provavo vergogna e una sensazione di calore nelle mie guance. Ma non me ne fregava , loro erano di pessima compagnia e visto che nessuno obbiettava, cantavo.
Smisi di cantare quando intravidi una cittadella. Tutti ci guardavano con un aria minacciosa.
Poi mi ricordai che loro erano dei pirati e non pirati qualunque. Su di loro pendeva una taglia abbastanza cospicua.
Entrammo in una locanda dove ci diedero da mangiare, e che mangiare ragazzi! Io stavo assistendo a quelle scene in cui Rufy mangiava senza fine.
Io mangiai appena qualcosa, non avevo molta fame, anzi quel poco che avevo mangiato ero già strapiena.
<< Non mangi? >> disse Sanji.
<< Sono piena, grazie >> lo dissi con un piccolo sorriso giusto per non essere maleducata, visto che mi avevano offerto la cena e mi avevano salvato dai marine.
<< Ma mangi come gli uccellini >> esclamò Rufy, mentre aveva la bocca piena di cibo, facendo soffocare Marco e gli altri scoppiarono a ridere.
Quella frase mi rimbombò nella testa, quella stessa frase la diceva mio nonno. Già mio nonno, chissà se gli altri stavano bene. Chissà che stessero pensando, come ero sparita così, all’improvviso.
Ormai mi stavo perdendo nei miei pensieri. Sanji vide il mio sguardo un po’ vago.
<< Non preoccuparti, vai a riposarti nelle stanze che abbiamo preso. Domani strada facendo ti spiegheremo tutto. Devi fidarti, non siamo brutte persone. Tu non eri nel nostro “itinerario” ma visto che sapevamo che dovevi venire ci siamo precipitati, prima che altre persone ti avrebbe presa con loro >>. Quelle parole non fecero che aumentare la mia confusione che ormai non mi importava più.
Non mi importava? Si, non mi importava, volevo una conferma che tutti gli altri stessero bene. Dopodiché non me ne sarebbe fregato più di tanto.
Sapete perché? Perché ho sempre detto che volevo andarmene ed essere finalmente libera. In quel momento mi sentivo libera. Piena di dubbi, ma libera.





La nostra protagonista è nella più totale confusione ma sta prendendo questa piega in modo positivo. Con tutto questo contorto che mi è uscito mi sento la testa vuota xD Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, vi aspetto nel prossimo u.u Ciau ciau scappo via ç__ç

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Risolviamo gli enigmi ***


Mi stavo per dirigere verso le stanze che avevano prenotato per la notte, ignorando tutti i miei punti interrogativi che scorrevano nella mia mente, quando sentì che qualcuno mi stava seguendo.
Non mi sentivo affatto al sicuro. . .cercavo di girarmi per vedere questo idiota che mi stava seguendo, ma niente. . . “sarà la mia immaginazione”. Cambiai strada dirigendomi in bagno perché qualcosa mi diceva che mi avrebbe seguita. Cosi aprì la porta e mi misi dalla parte opposta in modo che quando l’aprisse l’avrei sistemato per le feste.
Dopo due secondi entrò qualcuno.. . una ragazza!
<< Perché mi segui? >> chiesi con un tono minaccioso.
<< Cosa ti fa pensare che io ti stessi seguendo? >> mi rispose avvicinandosi a me. << Beh, me ne hai dato conferma con la tua risposta! >> a quelle parole la ragazza si mise a ridere.
<< Complimenti! Sei divertente per essere una novellina >>
gli dissi con un tono di rabbia e freddezza, caratteristico del mio solito atteggiamento che assumevo quando uscivo dalla porta di casa.
<< Niente di importante, mi chiedevo se potevi farmi compagnia in una biblioteca qui vicino. Ma se proprio non vuoi. . . >>. Guardandola bene, mi accorsi che quella ragazza era Robin. . . oddio mi sentivo un idiota . . no aspettate, un aggettivo migliore mi serve per accentuare la mia idiozia. . . ma va bene, non importa, anche perché Robin ancora mi guardava inattesa della mia risposta.
<< Ehm. . . ok. Andiamo.. . Ma mi dovrei cambiare, sembro una scappata dalla zoo . . >> Robin mi fece segno di seguirla.
<< Effettivamente. . . ma sapendo che eri con quei quattro scalmanati, sfido chiunque a non ridursi in quel modo! Anzi ti è andata bene >> Finì la frase con un sorrisetto a dir quanto inquietante. Alla fine di un lungo corridoio arrivammo in una stanza che molto probabilmente era la sua e aprendo la porta c’era Nami.
La ragazza quando mi vide mi saltò addosso abbracciandomi. Nami mi riempi la testa di domande e complimenti o almeno era quel poco che avevo capito. .  parlava talmente veloce che non capivo nulla di quello che diceva. . . tanto da farmi annuire e sorridere. Le due ragazze mi fecero lavare e vestire. . .già vestire. . . evitiamo l’argomento.
Non vi dico che hanno uscito tutto il guardaroba ma quasi. .  un infinità di vestiti. Dopo un paio di minuti sono riuscita a captare con il mio radar inesistente di vestiti decenti per poter andare in giro. Dei pantaloncini corti, forse anche un po’ troppo, ma una splendida maglietta bianca lunga che riusciva a coprirmi quello che non copriva i pantaloncini. Per mia fortuna avevo lo stesso numero di scarpe delle due ragazze e riuscì a trovarne un paio comode e abbinate alla maglietta. Dopo tutto questo inferno per riuscire a vestirmi, Robin chiese a Nami se volesse venire anche lei con noi, ma la ragazza rispose che era stanca e preferiva dormire. Così io e Robin prima di andare via, avvisammo gli altri dove stavamo andando. Camminando mi guardavo intorno, sembravo una bambina quando andava per la sua prima volta allo zoo.
Quella città era affascinante! Piena di luci e di gente che rideva di qua e là. Quasi mi faceva impressione vedere gente felice in quel modo. Poi vidi un grande parco . . . era bellissimo, volevo entrarci.
Ma vidi Robin che si fermò davanti a un enorme edificio.
<< Siamo arrivati! >> La ragazza mi fece appena un sorriso dolce.
<< Ecco. ..  comunque scusami per prima, non era mia intenzione. Piacere di conoscerti, io mi chiamo . .. >> non continuai la frase perché venni interrotta.
<< So chi sei! tutti sanno chi sei. Tranquilla è normale! >>. Quel “tutti sanno chi sei” mi rimbombò nella testa almeno una miriade di volte. La testa mi stava per scoppiare, quello che aveva detto non aveva ne capo ne coda. Mentre torturavo la mia mente, Robin iniziò a cercare fra i libri di quella enorme biblioteca.
Alla fine mi decisi di mollare i miei pensieri e di dare una mano a Robin per quello che stava cercando in modo quasi esasperato. Avvicinandomi gli chiesi se potevo aiutarla ma non fece una piega.. . mi sentivo in quel momento forever alone e le palle di fieno attorno a me. Solo dopo un po’ iniziò a parlare.
<< Sai perché sei qui? >> mi disse Robin con un espressione seria. Non gli risposi, feci il solito cenno che si fa per dire di no e un sorrisetto da bimba cretina stampato sul mio volto.
<< Ascoltami attentamente perché non amo ripetermi! >> mi invitò a sedermi. A quelle parole ero curiosa, ma qualcosa in me mi diceva di andarmene prima di sentire qualche assurda risposta a tutte quelle domande che avevo da chiedergli. Robin aveva preso un libro, un libro con una copertina color panna, invecchiato dagli anni, pieno di polvere, per non dire che c’era anche una ragnatela. Aprì il libro e iniziò a sfogliare le pagine così a caso, come se avesse letto quel libro.
<< Questo libro racconta una favola per bambini! >> mi disse Robin tutta contenta e ciò mi indicava che lei lo aveva già letto. Interrompendola  gli chiesi.
<< Prima che io vado nella più totale confusione, potresti spiegarmi un po’ la situazione. . . ehm ecco sai quel “tutti sanno chi sei” mi ha un po’ perplessa. . . e poi ovviamente se lo sai. . . come sono arrivata qui? >>
<< Se mi dai tempo ti spiego tutto >> chiesi scusa e gli diedi lo spazio per poter parlare.
<< Questo libro racconta come dicevo prima, una favola per bambini, racconta la storia di due innamorati che morirono per proteggere la loro figlioletta. Questa bambina quando crebbe sviluppo poteri ereditati dalla madre. Il come sei arrivata qui è un mistero anche per me, so solo che il governo della marina sta tramanda qualcosa! Abbiamo anticipato le loro mosse, anche se siamo andati alla cieca e ti abbiamo trovato ugualmente. >> continuò a spiegare.
 Quelle parole sulla favola, non avevano molto senso. . . Robin si era accorta della mia faccia da una che non aveva capito un tubo. Tuttavia quella storia mi stava intrigando in un certo senso, anche perché non so il motivo ma mi aveva fatto pensare a quel strano sogno che avevo fatto.
Il sangue, le lacrime, il buio.. .  no, non volevo ricordare. I miei pensieri vennero interrotti dal mio sussulto dal vedere un ombra dietro me, facendomi scattare e girarmi.
<< Scusa, non volevo farti spaventare! >> una voce di un ragazzo, la voce di quel ragazzo. . . . i miei occhi erano pieni di lacrime, le mie labbra sanguinavano a causa del forte morso che mi diedi e abbassai lo sguardo. Quel ragazzo, lo stesso ragazzo che mi salvò la vita quel giorno in spiaggia . . . quel ragazzo che ho visto morire in quei episodi, ora era davanti a me!
<< Mhm? Tutto ok? >> Mi chiese.
<< Sei uno stupido! >> Gli gridai con tutta quella poca voce che mi uscì a causa dei presunti singhiozzi che mi stavano arrivando.
Non sapevo il perché di quella mia reazione . .  era così strano. Non sono riuscita a contenermi. . . gli lanciai il libro che mi aveva dato Robin e scappai via.
<< Cosa gli hai fatto? >> gli chiese Robin. Ma non ottenne nessuna risposta perché il ragazzo si era precipitato a inseguirmi






Angolo Autore:
(ogni tanto li rileggo e li sistemo xD e devo dire che scrivevo in modo al quanto pessimo >_> adesso sono migliorata u.u Sono ben accetti consigli/critiche/sedie e altri oggetti non identifiati xD )
Tadaann!!! Mhm . . . sembra che il carattere della nostra protagonista stia cambiando, non trovate? Da una fredda apatica ragazza a. . . a una bambina dalla lacrima facile ? il ragazzo la sta seguendo °^° siii. . ..  ok la smetto >.> queste cose accadono solo nelle nostre fantasie T.T Voglio entrare dentro un anime! Non sarebbe bellissimo? Voi entrereste mai dentro un anime se avreste l’opportunità? Vi aspetto nel prossimo capitolo :3 chuu

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Pioggia unitaria ***


<< Stupida! Stupida! Stupida! >> già. . . l’unica stupida ero io. Perché? Perché ho reagito in quel modo? Che cosa mi sta prendendo. . .
<< calma. . .>> Smisi di correre come una matta e iniziai a camminare. Avevo il fiatone e i brividi a causa del freddo. .  si era abbassata la temperatura, stavo letteralmente congelando. Il cielo stellato che c’era poco fa era sparito dando spazio a delle nuvole nere, neanche a dirlo si mise a piovere.
Mi ero addentrata già da molto tempo in quel parco che avevo visto prima di entrare in biblioteca, non avevo la più pallida idea di dove fosse l’uscita. Non mi importava. . . non volevo essere cercata. .. volevo stare sola.
Io, la pioggia e il silenzio. . . avevo bisogno di riflettere. Sono passate quasi 24 ore  da quando sono qui, mi chiedo se sia un sogno o realtà. . .
<< Non voglio che sia un sogno . . .>> la mia voce si soffocò in quella pioggia silenziosa. Il tempo è signore e padrone. . . e se questo è un sogno si porterà via anche questa mia libertà di viverlo.
Le mie lacrime si confondevano con la pioggia, senza capire il perché scendessero. . . forse. ..  forse. ..forse perché ero felice e non volevo che finisse questo sogno. . . Ma sapevo che prima o poi le cose belle finiscono.
Dopo un paio di minuti aveva smesso di piovere, così decisi di avvicinarmi a un albero per sedermi. Ma il mio piede era entrato in un buco. . . ovviamente l’effetto fu: una me che pian piano vedeva il terreno bagnato avvicinarsi alla sua faccia.
Chiusi gli occhi per istinto, nel frattempo un forte vento caldo passò veloce accanto a me. Ero lì, ferma. . . immobile. .. ma non capivo perché ancora non raggiungevo il suolo. Così aprì gli occhi, e mi accorsi che mancavano un paio di centimetri da quel schifo di terreno fangoso.
<< Menomale che sono arrivato in tempo. . . sei un disastro, sai? >> un dolce sussurro arrivò al mio orecchio. . . era Ace. Le sue braccia mi fecero girare in modo da ritrovarmi faccia a faccia con lui.
<< Si può sapere che ti è preso? >> mi disse Ace con un espressione perplessa.
<< Volevo abbracciare l’albero! >> risposi come se non fosse successo niente. Cercando di deviare il discorso e liberarmi dalla presa del ragazzo.
Ace mi lasciò andare così da potermi alzare, ma poco dopo mi costrinse a indietreggiare fino ad arrivare con le spalle poggiate su quell’albero che “volevo abbracciare”.
<< Mhm. . . quindi sei più attratta da un albero che di me? >> mi disse quel moro pieno di malizia negli occhi.
<< Ma che stai dicendo? Invece di dire stupidaggine perché non mi spieghi alcune cose? >> gli risposi seccata per quello che aveva detto. Diamine, che faccia tosta!
<< Quindi adesso mi abbracci? >> continuò l’impertinente. Ma vedendo la mia faccia di una che non ne voleva sapere nulla, si mise a ridere e mi chiese scusa.
<< Sei una cosa dolce quando ti secchi >> il ragazzo aveva fatto un mossa azzardata dicendo la parola “dolce”. Rendendosi conto che stavo per andarmene, mi fermò.
<< Aspetta!  Basta la smetto. . . non fare così dai! Ora ti spiego alcune cose >> Il moro assunse una faccia da un gattino che voleva le coccole, supplicandomi di rimanere lì con lui.
Mi convinse solo perché volevo spiegate come stavano le cose. Il moro iniziò a guardarmi dalla testa fino ai piedi.
<< Allora, è un bel po’ complicato ma sarò chiaro. La marina da un po’ sta facendo degli esperimenti per aprire portali verso nuovi mondi. Hanno inventato varie macchine per riuscire in ciò, e diciamo che ci sono riusciti ma in modo inconsapevole, perché devono mettere appunto questi macchinari. Quel giorno in spiaggia è stato un caso, la marina aveva azionato uno di quei macchinari e sono stato trasportato nel tuo mondo. . il resto lo sai. Ma quello era un esperimento infatti ritornai poco dopo. >> fermai Ace chiedendogli cosa mai centrasse il libro, che si era portato dietro dalla biblioteca. . . quel libro che gli avevo lanciato. . .
 << Che centro io? Perché “tutti sanno chi sono”? e quest. . . >> venni interrotta dal moro.
 tappandomi la bocca con un mano e dicendomi che dovevo stare zitta, se no non avrebbe continuato. Avevo dei leggeri istinti omicidi per quello che aveva fatto, ma mi serviva vivo . . . così continuò a parlare.
<< Bene, veniamo al dunque. Tu, qui sei conosciuta come la protagonista di questo libro.  Siete identiche, solo per il fatto che lei è dolce mentre tu . . .>> guardai Ace in modo molto minaccioso, ero proprio curiosa a quello che stava per uscire da quella sua boccuccia.
<< Diversa! Tu sei diversa >> il ragazzo sospirò, forse aveva percepito che era per un secondo in pericolo.
<< La protagonista del libro ha dei poteri magici. . . quando scrive, qualsiasi cosa, essa succede. Ora, il governo della marina hanno trovato le coordinate del tuo mondo, e hanno aperto un portale trascinandoti qui, convinti di usare i tuoi poteri >> Ace sembrava molto convinto in quello che diceva, ma dovevo contrariarlo visto che adesso stavo iniziando a vederci “chiaro”.
<< Devo contrariare te, la marina e tutti quelli che credono che io sia di quel libro.. . io sono una normalissima ragazza, appunto da un altro mondo. . . che casualmente somiglia alla protagonista di questo libro. Aggiungo anche che non ho nessun potere! >> vidi un espressione nel moro quasi di sollievo.
Sembrava un bimbo felice, si dondolava qua e là. Dopo un po’ di silenzio mi guardò, fissandomi . . . io ormai mi ero persa nei suoi occhi,  non riuscivo a smettere.
il ragazzo si avvicinò e mi sorrise.
<< Adesso sono più tranquillo! >> mi disse.
<< Qualcosa me lo aveva fatto intuire, comunque perché quel giorno mi hai salvata? >> avevo iniziato la frase ridacchiando, ma conclusi con un tono soffocato. Ace mi guardò perplesso, si avvicinò ancora di più a me. . . e vide che stavo tremando dal freddo.
<< Devo dire che non solo sei stupida e disastrosa, ma sei anche incosciente >> il moro prendendosi gioco di me, mi fece notare che avevo i vestiti bagnati e che l’intimo nero che mi aveva dato Nami traspariva. Talmente tanto che si vedevano per sino i ricami, fiocco compreso! io in quel momento non riuscivo a descrivere la mia vergogna.
 


Angolo autore:
( Si accettano sedie lanciate (?) xD emh. . volevo dire consigli/ conigli. . . insomma quello che pensate xD ok mi dileguo. . )
 
Salve a tutti °^° oggi sono di buon umore xD comunque parlando di questo capitolo credo che sono entrambi stupidi xD chi vincerà questa gara di stupidità ? A parte gli scherzi, cosa succederà adesso che sappiamo (più o meno) la verità del perché la protagonista si trova nel mondo di Ace? Gente si accettano scommesse su cosa succederà tra i due piccioncini u.u (ancora non sanno di essere innamorati l’uno dell’altro. O.o che stupidi xD). Vi aspetto al prossimo cap. Chuu *-*

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il foglio che non va letto! ***


Osservando quella scena imbarazzante, decisi di concentrarmi nel fissare il vuoto, facendo finta di niente. Ma tremavo dal freddo, e la mia faccia dopo varie vampate di calore causate dall’imbarazzo divenne rossa.
 Ace si accorse che non badavo più al suo piccolo accorgimento e vide che non smettevo di tremare. Si avvicinò così velocemente e delicatamente che non mi accorsi che mi stava abbracciando. . . e io ovviamente come un idiota, appoggiai la mia testa sul suo petto.
 Il suo calore trapassò la mia pelle, cancellando il freddo che avevo.
 << Va meglio? >> disse spostandosi perché forse si era accorto di aver fatto qualcosa che non sapeva come spiegarlo. Vidi nel moro un leggero arrossamento appena sotto i suoi occhi.
 Mi sentivo in quel momento.. uhm non so spiegarlo bene,ma credo compiaciuta nell’atto del moro. Ero quasi divertita dal quel suo arrossamento. Così mi scappò un sorriso, che non sfuggì ai suoi occhi.
 << Dobbiamo andare! E’ tardi, tutti si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto. >> Ace concludendo la frase si girò e iniziò a camminare.
 Mentre lo seguivo mi guardai i vestiti e vidi che erano perfettamente asciutti e non traspariva più nulla.”menomale”. Non potevo di certo andare in giro in quel modo!
 Passammo per la biblioteca, lì c’era Robin inattesa di chiarimenti da parte mia. Ma da me non ottenne nulla, se non uno sguardo mortificato. Ace si buffò della mia espressione scoppiando a ridere. “ma vai a quel paese va”. Sono priva di fare smorfie che qui tutti si mettono a ridere.
 Ah! Giusto, lui è il fratello di quel scalmanato, quindi alla faccenda si potevano chiudere non uno, ma due occhi.
<< Andiamo. Per questa volta non è successo niente >> Robin fu comprensiva nei miei confronti, senza più chiedermi nulla.
 Stava per iniziare di nuovo a piovere, ma stavolta non avevo nessuna intenzione di bagnarmi. Però vidi che il passo di entrambi non cambiava di una virgola e sembrava che la pioggia non gli desse troppo problemi. “Ma a me si!” Così iniziai a sbuffare e a irritarmi sempre più, finché . . . finché quel matto di Ace si girò verso di me e disse di odiare la pioggia.
  Afferrò la mia mano e iniziammo a correre, lasciando Robin indietro che rideva “sotto i baffi”.
<< Ace. .. Robin è indietro, sai? >> continuai più volte a dirglielo ma niente.
 << Siamo arrivati! Ho una fame da lupi! >>. Non posso crederci! Altro che pioggia, questo qui aveva fame.
<< Vado da . . .oh! Robin, scusami tanto non volevo lasciarti indietro. Io. . ecco. .. >> Robin continuò a camminare come nulla fosse successo o come se nessuno stesse parlando.
 Diamine! le uniche parole che ho spicciato sono state idiozie. Mi sentivo ignorata in un modo pesante.
 Girandomi vidi Ace e una montagna di cibo, che man mano spariva.. . “Dio mio, come diamine fa a mangiare tutto quel cibo?”.
 Robin mi fece segno di guardare l’orologio, ma non l’avessi mai fatto. Erano le 4:30 del mattino. Mi sentivo terribilmente in colpa con Ace e Robin per averli fatti restare svegli fino a quell’ora.
 Corsi verso Robin per fare le mie ennesime scuse ma la ragazza mi sorrise e mi invitò ad andare nella camera dove c’era Nami. Prima di andare, guardai verso Ace ormai sfinito dalla quantità abissale di cibo che aveva mangiato. Constatando che il bel moro stava dormendo.
 Così andai nella stanza di Nami, cercando di entrare senza far il minimo rumore e mi sdraiai nel letto accanto. Non ebbi il tempo di cambiare lato, perché già dormivo meravigliosamente.
 Immagini confuse, voci che non dicevano nulla, il caos nella mia testa regnava. . . sentivo tante voci che parlavano, ma non capivo cosa si dicevano.
 Solo dopo un  po’ mi resi conto, che ormai ero sveglia e che qualcuno stava sussurrando qualcosa di davvero incomprensibile.
Mi sentivo distrutta,  non avevo dormito nulla. Erano appena le 6:00.
 Così  incuriosita da quelle voci mi avvicinai alla parete per ascoltare quello che si dicevano, tanto ormai non mi rimettevo a dormire, quindi non mi rimaneva che origliare.
<< . . . no, non può essere, credimi . . . >> altre voci continuavano a discutere.
 << Fidati! la ragazza ha i poteri, ma forse non sa come usarli. Ma una cosa è certa li ha! >> non riuscì a capire più nulla perché un terzo li aveva interrotti e avevano smesso di parlare. Forse avevano capito che qualcuno li stava spiando.
“ehm no, non vi sto spiando, tranquilli continuante pure”. Mi allontanai dalla parete e mi sedetti sul letto per riflettere su quello che avevo appena sentito. Sicuramente stavano parlando di me.
 Mhm cos’è che ha detto Ace? Ah, si. “ la protagonista ha il potere di realizzare qualsiasi cosa che scrive ”. mi sembra di aver capito che avesse detto ciò.
 Che male c’è se scrivo una cosa in un foglietto? Ok, sto parlando da sola devo finirla.
 Iniziai a cercare un pezzo di foglio, qualsiasi cosa in cui potessi scrivere. Alla fine in un cassetto, trovai tutto quello che mi serviva. Mentre scrivevo pensavo che anche se li avessi o meno questi cosiddetti poteri, nessuno avrebbe capito cosa ci fosse scritto. Almeno così spero. . . ma tanto lo devo dare ad Ace, figuriamoci se quello riesce a capire la mia calligrafia.
 Dopo aver finito di scrivere mi sistemai e uscì dalla stanza in cerca di Ace.
 Lo trovai dove lo avevo lasciato qualche ora fa. Seduto lì, di nuovo a mangiare. Mi avvicinai a lui e dopo qualche minuto di esitazione iniziai a parlare.
<< Ace, devo darti una cosa! Però promettimi di tenerlo sempre con te e soprattutto di non aprirlo. Va bene? >> chiesi al moro che mi fissava  incuriosito.
 << Mhm. . ? va bene, va bene. Tranquilla, mettimelo in tasca. >>. Wow. non ha fatto una piega al riguardo. . . “menomale!”.
<< Che cos’è? >> mi chiese ingenuamente,come se poco fa avessi parlato al vento.
 
 
 
 
Angolo autore:
Salve a tutti :3 scusate il ritardo >_> la scuola mi sta uccidendo xD comunquee. . . mhm cosa ci sarà mai scritto in quel foglietto? Eh eh eh. Io non dico niente, a voi la parola u_U Vi chiedo umilmente perdono T.T sto facendo casini per sistemare i capitoli in html e ricorreggere gli obbrobriosi orrori che scrivo xD Spero che comunque qualche anima pia leggera lo stesso. Vi aspetto nel prossimo capitolo :3 chuu

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Colazione divertente ***


Dopo vari tentativi di Ace per sapere cosa ci fosse scritto su quel foglio, il bel moro si arrese. Fece una faccia troppo dolce e guardandolo non riuscì a trattenere la mia risata.
Stavolta ero io che mi buffavo delle sue smorfie.
Dopo un po’ scesero tutti, come al mio solito divenni rigida come un pezzo di legno, perché il mio subconscio mi fece notare che c’era troppa gente e ciò provocò in me imbarazzo. Ecco come dire, mi sentivo impacciata . . . fuori luogo.
Una grande ombra dietro di me si avvicinò, e iniziò a guardarmi. Dopo avermi scrutato con attenzione e accorgendosi che stavo arrossendo per l’imbarazzo, scoppiò a ridere.
Era Barbabianca. Diamine, visto dal vivo è tutta un’altra storia!
<< Non essere così rigida. Rilassati! >> mi disse il grande uomo scoppiando in un'altra risata.
Feci un bel respiro cercando di apparire il meno tesa possibile. Ma a quanto pare non mi stava riuscendo. Ero. . . ero troppo agitata, eccitata, confusa. Una miscela di emozione in me stava provocando l’autodistruzione. Fin quando Rufy iniziò a fare l’esaltato per tutta la stanza. I miei nervi stavano per calmarsi alla vista di quel buffo personaggio.
Rufy si avvicinò e afferando il mio braccio mi fece sedere a tavola. Indovinate dove?! Si. . . vicino ad Ace. Mhm . .  nella mia mente passavano un infinità di frasi e di pensieri, ma alla fine mi resi conto che stavo assumendo un espressione da una che voleva picchiarsi. Anche se in realtà non so che espressione sarebbe.
Tutti si sedettero attorno a quell’immensa tavola piena di cibo.
<< Mamma mia! Non sapete stare lontani. Vero piccioncini? >> un voce fastidiosa da dietro si fece forte, facendo calare un silenzio pazzesco. Era Marco.
Marco mise una mano nella mia spalla e l’altra mano nella spalla di Ace. Ace sputò il succo d’arancia che aveva appena bevuto. Io per alcuni minuti rimasi impassibile, fin quando il mio cervello e la mia mente mi dissero di picchiarlo.
Mi alzai di scatto, girandomi verso di lui con aria minacciosa.
<< Non vi è bastato ieri sera al parco? >> continuò lui prendendosi gioco di me.
<< Attento! Non sono il tipo di ragazza dolce che scherza su tutto. Sono un tipo che se gli girano non ti accorgi neanche che ti sto picchiando. Sono stata chiara? >> gli dissi con un sorriso da psicopatica stampato sul volto.
La faccia di Marco non si poteva descrivere, era pietrificato. Probabile non si aspettava una reazione del genere. Forse ho esagerato, ma non posso farci nulla è più forte di me.
Mentre tornavo a sedermi incrociai lo sguardo di Ace che rideva sotto i baffi, divertito da quello che avevo appena detto.
<< Marco finiscila e siediti. Non vedi che Sophia potrebbe farti fuori? >> disse Barbabianca.
Non so se era una presa in giro o fosse serio, ma lasciamo perdere non volevo avere discussione. Lo so, ho un pessimo carattere.
<< Allora quando vi sposate? >> continuò Barbacianca guardandomi.
Stavolta a sputare qualcosa ero io, per precisare era l’acqua che aveva appena preso. Stavo letteralmente soffocando.
Ace era adirato, però continuava a ridere. No, non si  può! Sono uno più pazzi dell'altro.
<< Dateci un taglio e mangiate in silenzio! >> li rimproverò Ace.
Avevo paura a prendere qualcosa da mangiare, perché ero sicura che mi avrebbero fatto morire quel giorno. Sentivo che qualcun altro avrebbe sparato qualche cazzata.
<< Quindi diventerò tuo cognato! Sisisi e avrò nipoti! >> disse Rufy come se poco fa avessi detto “ciao, sono Sophia adesso mi sposo e avrò figli con tuo fratello”. Avranno bevuto qualcosa che gli avrà fatto male, ne sono sicura.
<< Il vostro spacciatore vi dà una brutta droga! >> gli risposi senza guardalo e cercando di mangiare qualcosa.
Tutti scoppiarono a ridere. Uffa, questi tipi sono dalla risata facile. Non che io ne sia infastidita, ma oggi non sono dell’umore. Mi sento nervosa e con poca voglia di scherzare.
<< Rufy che cavolo dici? Sophia è ancora una fanciulla! Non puoi dire certe cose >> Sanji intervenne picchiandolo.
<< Brutti idioti! Dateci un taglio o giuro che oggi sarà la vostra ultima colazione! >> disse Nami facendomi sorridere.
Quella donna ha un effetto potente su quei ragazzi. E' un sedativo! È riuscita a zittire tutti, per sino me.
 Dopo aver obbedito a Nami, tutti finirono la loro colazione, che sembrava non finisse più. Nami mi guardò per un bel po’, dopo iniziò a parlarmi.
<< Abbiamo in mente di andare in un isola non lontana da qui. Sai, ci sono molti negozi carini e poi così avrai la possibilità di conoscere meglio tutto e tutti. Ti va bene? >> la ragazza mi rivolse un dolce sorriso. Mi limitai ad annuire contenta.
<< Noi dobbiamo riprendere il nostro viaggio, abbiamo varie faccende da sbrigare. Tu Ace se vuoi puoi andare con loro e rilassarti un po’. Ah! Non puoi obiettare è un ordine. >> disse Barbabianca ad Ace.
Ace non disse nulla a causa della bocca ancora piena di cibo. Dopo un po’ gli disse che si sarebbero incontrati più avanti.
Tutti quanti si alzarono e prima di andare ci salutammo.
Stavo per salire sulla Sunny. . . non posso crederci!
Le mie gambe tremarono, ma cercai comunque di rimanere calma e indifferente. Caspita c’è chi ucciderebbe per essere al mio posto e io mi faccio prendere dal panico e dai complessi.
Dopo che tutti erano saliti, la nave iniziò il suo tragitto.
Erano tutti occupati a fare il loro compito e io così concentrata nell’osservarli che non mi resi conto che Ace era accanto a me che mi fissava.
Io e il mio subconscio stavamo lottando in una battaglia senza fine. . . io gli dicevo che non sarei capace di articolare nessuna parola e lui mi diceva “sei una cogliona! Ce l’hai accanto. E’ uno strafigo. Si può sapere che stai aspettando?”.
Alla fine dovetti dare ragione al mio subconscio. Così mi girai verso di lui e iniziai a guardarlo.
Ace incrociò il mio sguardo ed entrambi non parlavamo. Ero così dannatamente attratta da lui.
Dannazione! Non posso farmi prendere dall’emozione. Sono troppo piccola,stupida e brutta per poter interessare ad Ace. . . e poi anche se fosse non potrebbe funzionare lo stesso. Siamo di due mondi diversi. . . sarebbe solo una sofferenza. Ma soprattutto io non posso dire nulla di quello che gli succederà. Come la sua futura morte . . . a questo pensiero divenni triste.
<< Sai ho conosciuto una ragazza alta, magra, con capelli lunghissimi di color biondo scuro, occhi verdi, carnagione chiara. . . insomma una ragazza da mozzare il fiato! Ha un carattere particolare che vorrei tanto conoscere. >> si gira a guardarmi con uno sguardo tenero ma così sexy da farmi sciogliere come un cioccolatino.
Ehm sembra tanto che stia descrivendo me, ma io non "mozzo il fiato", quindi non sono io!
<< Quando l’hai conosciuta? >> mi lascio sfuggire involontariamente un mio pensiero.
Il ragazzo mi guarda incredulo e scoppia a ridere.
<< Sei un caso disperato! Perché non provi ad indovinare? >> si avvicina sempre più a me.
Sono intrappolata, ho le spalle al muro e lui é qui intendo a non farmi scappare. “Oddio. . . panico,panico,panico”.
Non ho la più pallida idea di come comportarmi. Sono diventata un fuoco in faccia, me lo sento.
<< Mhm. . . potrei aiutarti a fare la sua conoscenza. Ma non posso garantirti nulla, sono una frana in questo campo >> dopo questa frase non vi dico che avevo voglia di buttarmi a mare ma quasi.
Ace mi guardò divertito. Si appoggiò a me abbracciandomi leggermente. Forse aveva paura che lo respingessi, ma  non so come, misi le braccia attorno al suo collo. Dopo, Ace spostò i miei capelli e iniziò a parlarmi.
<< Da quando ti ho vista quel giorno in spiaggia, così per caso. . . non so. E’ come se tu mi fossi entrata sulla pelle. Non sono riuscito a dimenticarti. Sicura che non mi hai fatto qualche magia? >> mi disse con tono serio.
Io scoppiai a ridere.
<< Te l’ho detto non ho nessun potere. Se avessi avuto poteri pensi che ancora eravamo qui a parlare? >> gli risposi.
“ Oh porca . . .  noo cosa ho detto? Ma sono scema? Evidentemente si!”. Dire che sono diventata viola è poco.
<< Quindi è lo stesso per te? Cioè voglio dire.. .  è complicato. So che nel tuo mondo sono soltanto un anime o come si dice. Vorrei chiederti una cosa. . . >> mi disse il bel moro abbassando lo sguardo. Sembrava avesse l’aria abbattuta.
<< Dimmi pure >> gli dissi in modo tenero alzandogli il volto con una mano.
A quel gesto Ace divenne rosso, così abbassò quel suo cappello arancione per nascondersi.
<< Niente d’importante >> girò i tacchi e se ne andò.
Ma che?! Ok, sono una perfetta idiota. Vi supplico qualcuno mi uccida adesso.
 
 
 
 

 
Angolo autore:
( Si accettano conigli/consigli/ sedie e altro <3 )
Salve a tutti :3 finalmente ho fatto ordine con i cap, html e tutte queste cose xD spero che adesso si leggano/vedano bene. Parlando del capitolo bhe direi che ha passato una bella colazione anche se i suoi istinti omicidi stavano prendendo il sopravento xD Ma sono pucci loro, non trovate? Ma che comunque viva le brutte figure della protagonista X°D aspetto vostri pareri. Vi aspetto al prossimo cap °^° chuu

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il silenzio di una verità nascosta ***


Adesso il silenzio. Il buio mi avvolgeva, poi, riuscii a focalizzare delle immagini. Un cimitero. . . un cimitero con una sola tomba e un ombra davanti a essa. Non avevo il controllo del corpo e con fatica mi avvicinai all’ombra.
Era il ragazzo del mio sogno! Più che sogno ricordo di aver pianto quindi dire proprio un incubo.
Il ragazzo mi indicava la tomba come se voleva che leggessi il nome che vi era nella tomba, ma non riuscivo a vederlo e lui piangeva.
Sentivo il suo respiro, la sua presenza, le sue lacrime calde, il suo tocco delle dita che sfioravano la guancia. Ero sorpresa di me stessa. . . perché glielo lasciavo fare? Non facevo avvicinare nessuno così, tanto meno un ragazzo sconosciuto. Pietà nei suoi confronti? C’era qualcosa che mi spingeva, un sentimento quasi di sicurezza. Come se lo conoscessi ma in realtà non avevo la minima idea di chi fosse e perché per la seconda volta lo avevo sognato.
Dopo aver accarezzato la mia guancia smise di piangere per poi sorridermi. Non riuscivo a capire quell’assurdo gesto.
La scena si spostò in una vasta distesa di fiori di girasoli. Era così bello, c’erano fiori ovunque e il sole non l’ho mai visto così splendente.
Il suo calore sfiorava la mia pelle illuminando quel viso pallido che avevo, accendendo il verde dei miei occhi.
“La ragazza!” urlai con tutta la voce che avevo in gola, ma neanche un suono uscì. Era lì, davanti a me, contenta, con un sorriso sereno ma una piccola preoccupazione aleggiava nel suo volto facendomi avvicinare sempre più a lei.
<< Bambina mia, il gesto che hai fatto è meraviglioso ma ne soffrirai molto. Dopo quello che dovrà accadere lui si dimenticherà di te. Ma non perché vorrà. . . è il prezzo da pagare per la sua vita. >> la ragazza fece una breve pausa lasciandomi allibita cercando di assimilare le sue parole, senza nessun risultato.
<< Sei diventata una splendida donna, come la tua mamma! >> sorrise per poi svanire nel nulla.
Nel mio profondo sapevo cosa stesse dicendo ma lo negavo a me stessa.  Piansi, credo di aver urlato e sentivo il calore del sole sempre più vicino a me.
Sentivo il mio nome in continuazione ma non capivo chi fosse a chiamarmi.
Aprendo lentamente gli occhi capì che stavo sognando. Davanti a me c’era il cielo di uno splendido pomeriggio, non una nuvola nei paraggi. Un bellissimo caldo e. . . e un Ace attaccato a me, preoccupato che mi sorreggeva con le sue grandi braccia tenendomi delicatamente la testa su per guardarlo in faccia.
Non capivo tutta questa sua agitazione fin quando non mi resi conto di essere sdraiata a terra, soltanto la mia schiena era sollevata grazie ad Ace. Ma ancora non riuscivo a connettere tutti i fili logici. Così pian piano portai una mano sul mio viso rigato dalle lacrime, capendo che avevo per la seconda volta pianto nel sonno. Quindi devo dedurre che la faccia di Ace è causato non solo dal mio pianto ma anche dalle mie grida.
<< Stai bene? Mi hai fatto prendere un colpo! Dannazione mi giro un secondo è succede l’apocalisse. >> mi disse un Ace esasperato.
<< Ma cosa è successo? Perché sono sdraiata qui? >> dissi sbadigliando e cercando di rialzarmi, ma con scarsi risultati. Mi girava la testa da morire.
<< Sei collassata all’improvviso! Chopper ti ha fatto un prelievo stiamo aspettando che torni con i risultati. >> disse con aria di sollievo per il mio risveglio.
Ero troppo stordita da quel sogno, così reale da farmi venire i brividi. Volevo rifletterci. . sul serio, ma poi assimilai la parola “prelievo” guardandomi entrambe le braccia per capire quale dei due avesse bucato e mi resi conto che avevo un micro buchino nel braccio sinistro. Al pensiero stavo per collassare di nuovo. “tutto tranne i prelievi, vi supplico”.
Ace mi guardava con aria stralunata in cerca di risposta ma forse il bel moro intuì che non avevo tanta voglia di raccontargli cosa avevo sognato. Così mi abbracciò e affondò il suo viso nei miei capelli, ripetendomi che avevo dei capelli morbidi e un profumo buonissimo, stampandosi un meraviglioso sorriso.
Va bene lo ammetto, lui mi piace da impazzire! Sono consapevole che se mi lascio andare sarà doloroso ma non posso vivere di questo rimpianto, sarebbe ancora più doloroso, no? E poi vederlo così felice mi riempie il cuore di gioia. Sembra così spensierato e contento della mia presenza, anche se sono consapevole che per lui sono soltanto una ragazzina, stupida e imbranata. Non penso proprio, neanche in un mondo parallelo, che lui provi la stessa cosa.
Aiutata da Ace riuscii ad alzarmi e ad arrivare dentro la nave nella sala da pranzo dove tutti erano seduti tranquilli e concentrati nelle loro occupazioni di sempre. Non appena si accorsero di noi tutti quanti si alzarono e si avvicinarono verso di me tempestandomi di domande, cercando di capire quel mio collasso improvviso.
Mi sedetti e cercando di formula qualche frase di senso compiuto nel mio cervello, capii che la causa sicuramente era per via dell’anemia. Ma come era possibile ? Erano passati pochi giorni da quando mi trovavo lì. Quindi non poteva scendere a picco il ferro con alcuni giorni di assenza del farmaco adatto.
Non riuscendomi a capacitare di ciò mi toccai la gamba accorgendomi che nella mia tasca avevo ancora il mio telefono. “Telefono? Giusto!”.
Mi alzai di scatto e prendendo il telefono esultavo di gioia come se fosse festa. Ciò provocò a tutti i presenti vari punti interrogativi. Da una Sophia sdraiata che piange nel sonno a una che esulta e saltella con un aggeggio a loro sconosciuto.
In fretta e furia cercai ripetutamente di accenderlo, alla fine si accese. Dopo la solita scansione accorgendomi che era pure scarico, il mio sguardo si posò sulla data che il telefono indicava.
Guardavo torva il telefono senza una spiegazione. “PORCA MISERIA”. Perché il mio telefono segna che fra tre giorni faccio il compleanno? Sono passati pochi giorni non è possibile. . .
<< Ragazzi, Voglio la verità! Voglio sapere data,mese e ora di oggi! >> urlai giusto appena ricevendo sguardi a dir poco perplessi.
<< Sono le 17:52 del pomeriggio del 12 marzo, venerdì per precisare. >> mi rispose con calma Nami vedendo la mia faccia patetica e incredula a quello che mi aveva appena detto.
Tutto ciò era inspiegabilmente inspiegabile! Le cose più strane che mi stavano capitando a me erano a dir poco surreali. “Del resto in tutto ciò cosa c’è di così reale?” lo pensai in modo così sarcastico da stamparmi un sorriso schifato. Ma decisi con molta convinzione di non badarci molti altrimenti non ne sarei uscita viva, poco ma sicuro.
Mi rilassai mentalmente, sprofondando nella sedia. Spensi il telefono riposandolo nella tasca prima che qualcuno mi chiedesse cosa fosse facendomi il terzo grado.
Nami si avvicinò lentamente a me con un sorrisetto malefico stampato sul  quel bel faccino come se volesse capire tutte le mie reazioni. Ma nulla, rimase lì per una manciata di minuti fin quando tutti uscirono, molto probabilmente impegnati dalle loro faccende.
<< Mhm per chiedermi la data in quel modo c’è qualcosa in arrivo, giusto? >> alla gatta ladra non era sfuggito il mio pensiero.
“Dannazione, no e poi no! Non te lo dirò mai che compio gli anni fra tre giorni! S C O R D A T E L O”. Cercando di farglielo capire in cagnesco la ragazza mi volge varie smorfie a dir quanto buffe.
<< Ciclo? >> mi chiese tranquilla e piegando la testa di lato ma dovetti contrariala, era troppo presto per quello.
<< Quanti anni hai? >> continuò Nami convinta che la spuntasse. Stavo capendo il suo giochetto. Non ci casco bellezza.
<< Quasi diciotto >> risposi convinta che non l’avrei incuriosita maggiormente ma a quanto pare mi sbagliavo.
<< Quindi fra poco è il tuo compleanno! >> Mi disse una Nami tutta contenta.
Oh no! Ci manca che indovina il giorno e mi butto a mare e me la faccio a nuoto pur di evitare quello che sto pensando.
<< Dai non fare quella faccia, non sei contenta di diventare maggiorenne? >> disse la ragazza troppo curiosa.
<< Non mi piacciono i compleanni. . . specialmente festeggiare il mio. Non chiedermi il perché.>>
<< Perché ? >>
<< Perché non lo so, mi da fastidio! Non l’ho mai festeggiato e non mi è mai interessato farlo. >>
<< Va bene >> mi rispose con un tono triste.
<< Almeno posso sapere che giorno è? Solo per curiosità . . ti prometto che non lo dirò a nessuno. >> disse Nami capendo che stava mentendo, ma avevo intuito che se non sputavo il rospo non mi avrebbe lasciata in pace.
<< Fra tre giorni. >> gli risposi sbuffando e con un espressione di una che ormai si era arresa.
Chopper arrivò correndo con la faccia preoccupata facendo riunire tutti attorno a me. Ormai mi potevo aspettare di tutto e di più da loro. Ero pronta a qualsiasi cosa. Dopo un po’ l’animaletto peluchioso parlò.
<< E’ incinta? >> intervenne Rufy. Tutti lo guardarono male ed Ace lo picchiò fin quando non lo fece arrivare sul pavimento spiaccicato.
<< A quanto pare nessuno gli ha spiegato da dove vengono i bambini >> dissi con tono divertito facendo scoppiare tutti a ridere.
Dopo essersi ricomposti, calò il silenzio più assoluto.
<< Sei anemica!!!!!! >> Chopper mi urlò in faccia preoccupato con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Calmati Chopper, lo so che sono anemica. Non è una novità! >> dissi con tono pacato facendo rilassare il tenero cervo.
Ebbi una lunga ramanzina per non aver mangiato, e una lunga discussione sul fatto che dovevo regolarmente seguire una certa alimentazione all’istante. Sbuffai varie volte ma dovevo dargli ragione. . . non potevo svenire ogni trenta secondi.
Dopo aver liquidato tutti e tutto, finalmente la cara e beata pace mi venne incontro. Uscendo fuori sul ponte della nave mi godevo la quieta, il mare, il cielo stellato e il vento tiepido prematuro per essere nei primi di marzo.
Qualcuno da dietro mi cinse i fianchi costringendomi ad appoggiarmi sul quella parete legnosa. Una voce delicata e dolce si avvicinò al mio orecchio.
<< Chiudi gli occhi. >> era un dolce ordine. Sapevo che era lui.
In quell’instante la mia mente barcollava di domande sul perché fossi qui accanto a me.
Ma un sorriso sincero si dipinse nel mio volto, quel sorriso che non vedevo e sentivo da molto tempo.
Mi sentì girare lentamente e qualcosa sulla mia testa si posò. Era il cappello di Ace. Ignara di quello che stava per succedere decisi di chiudere gli occhi nella speranza di non combinare qualche mia bravata.
Il naso di Ace accarezzava il mio dolcemente, facendomi venire i brividi lungo la schiena. Sentivo i capelli elettrizzati e il cuore sembrava essersi fermato. Avevo una mezza idea di quello che stava per succedere ma non volevo crederci.
<< Non li aprirli, capito? >> mi invitò dolcemente.
<< Ma Ace. . .>>
<< Cosa? >>
<< Sei sicuro? >>
<< Piantala! >> Il ragazzo mi sollevò portandomi vicino alla faccia.
<< Adesso puoi aprirli >>
<< . . . >>
<< Non dire nulla, lo so a cosa stai pensando. Lo so benissimo! Ma sei qui e io non posso ignorarti e rimpiangerti. Ecco. . io non sono bravo con le parole. Non voglio che tu sparisca. . . io provo qualcosa per te, ma non so spiegartelo se non sperimento questa cosa >> il ragazzo smise di parlare.
Ero ipnotizzata da quello che aveva detto. Ace ha detto che provo qualcosa per me. No scusate sto per avere un attacco di cuore. Me? Sono sicura che ha problemi di vista!
Lui era lì, fermo. Convintissimo di quello che aveva detto e di quello che sta per fare.
<< Se stai pensando che tu sia brutta o cose del genere ti lascio cadere a mare! Sono stato chiaro? >> Ace molto probabilmente aveva letto nel mio pensiero e scoppiai in una fragorosa risata contagiando pure lui.
 Dopo quella risata, ritornò serio. Io ne approfittai per osservare tutti i suoi lineamenti, gli occhi, il naso, le guance, quelle splendide lentiggini e infine arrivai ad osservare attentamente le sue labbra.
 I suoi occhi intensi fissarono i miei per un bel po’ per poi avvicinarsi sempre più a me. Si avvicinò al mio viso prendendolo con entrambi le mani, senza mai staccare il contatto visivo. Mi sorrise per poi posare le sue labbra sulle mie. Erano labbra  morbide e calde, al quale ero maledettamente attratta.  Ricambiai senza esitazione anche se non avevo la minima idea di come si baciasse.
Misi le mie braccia attorno al suo collo e con una mano giocherellavo con i suoi capelli, mentre cingevo la sua vita con le mie gambe per paura di cadere.
Il bacio si fece più passionale. Era bellissimo, lui è bellissimo!
In me una miriade di emozioni indecifrabili, non sapevo distinguerle tra di loro. Ma una cosa è certa. Lui mi vuole.
 
 
 
Angolo dell’autore:
Un salve a tutti :3 mi scuso per non aver aggiornato prima >_> ma sono piena di impegni scolastici, per non parlare che la mia fantasia sembrava che mi avesse abbandonato T.T. Ho cercato in tutti i modi di scrivere di più, perché mi sono resa conto che scrivevo cose troppo. . . come dire? Magre! Ecco è l’unico aggettivo che mi viene in mente xD Comunque non mi dilungo ancora se no mi odierete u.u (?) Ringrazio le persone che leggono e le persone che l’hanno messe tra le preferite/seguite e alla ragazza più dolce del pianeta che puntualmente mi recensisce *-* (non so se esistono i tag ma penso che lo capiresti comunque u.u ). Ultima cosa giuro XD  ho avuto seriamente problemi per scrivere “qualcosa” di romantico * si accorge di essere un antiromantica D: *. AH! Dimenticavo ero in giro per il web per i fatti miei e boom trovo un immagine che rispecchia la protagonista. Spero vi piaccia °^° 


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sentimenti sempre più nascosti ***


Un micro avvertimento: ho deciso di impostare un po’ in maniera differente questo capitolo. Dividendolo in una parte con i pensieri di Sophia e poi quelli di Ace. Spero di non combinare casini xD ehm. . . ok me ne vado. Buona lettura.
 
 
 
 
Mi scostai da lui guardandolo negli occhi, e in un frangente di secondo nella mia mente volò l’immagine della sua morte. “No! Non posso lasciarmi andare è stato un errore”.
<< Ace mi spiace. . . dimentica cosa è successo. >> dico, cercando di essere convinta di ciò che dico. Anche se la mia gola mi stringe e sento il cuore non battere più. No, non posso, tutto ciò provocherebbe solo sofferenza. Per non parlare che io non sono adatta a lui.
<< Ma che scemenze vai dicendo? >> mi rimprovera sollevando il mio viso.
Sento pizzicarmi gli occhi, non voglio vacillare come l’altra sera. Non posso far trapelare le mie emozioni di nuovo. Non di nuovo.
Ma cosa sto dicendo? Sono confusa. Sono stata per troppo tempo in uno stato di apatia assoluta che adesso mi riesce così difficile esprimermi. Non lo so.
Non ho mai provato questa sensazione. . .
<< Non lo so. . . sono confusa >> gli rispondo lasciandolo dietro alle mie spalle, credendo e sperando a Dio che non mi fermasse. Mi sento cosi stupida.
Ho un dolore nell’anima che nessuno può cancellare, un dolore che brucia la mia anima e che nessuno può guarire.
Non credo di essere capace di aprire il cuore verso un'altra persona. Sarei capace di farla solo soffrire. Anche se.. . anche se mi piace da morire.
<< Ti prego. Fermati! >> mi urla Ace afferrando entrambe le mie braccia e incollandomi al muro.
<< Che ti prende? >>
<<…>>
<< Parlami! Cos’è che ti spaventa? O. . oppure non volevi? Cioè non lo so. . . sono più confuso di te >> mi disse esasperandosi ancora di più, per poi passarsi una mano tra i capelli.
<< Io. . . io non sono  della tua portata. Sono solo fonte di guai.>>
<< In che senso non sei alla mia portata? >>
<< Ehm . . . non ho nessuna esperienza e non ho idea di come si ci comporti. Ma non che mi spaventi la cosa. .  affatto! Dico soltanto che uno come te potrebbe avere di meglio. . . tipo, magari una donna con una quarta di seno! >> no sul serio. Gli ho veramente detto questa minchiata?
Mi guarda almeno per un paio di minuti, con un sguardo allibito. Come se gli avessi detto in qualche modo che era un puttaniere o cose del genere. Bhè tralasciando che qualsiasi donna o sgualdrina che sia, gli sarebbe caduta ai piedi pur di avere una notte di fuoco con lui.
<< Sul serio? Ti fai problemi perché non hai una quarta? Ma che cazzate vai dicendo? Lo sai che ci sono donne che mi hanno supplicato, anche con una prima scarsa, di andare nel proprio letto? >> risponde cercando di farsi apparire calmo. Ma sapevo che stava bollendo dentro per la rabbia.
<< No, non è un fattore di quarte o prime il mio.>>
<< Allora dimmi qual è? >>
<< Non l’ho mai raccontato a nessuno >> dico con un filo di voce, trattenendo a stendo le lacrime.
<< Sul serio Ace. Sto capendo che la cosa per te è seria. Ma non sono sicura di poterti dare quello che cerchi. . . non sono una persona in grado di. . >>
<< DI. . .? >> mi risponde quasi urlando
<< Di provare sentimenti . . >> gli dico, quasi non scoppio a piangere.
<< Non so che problemi ti frullano per la testa. Dico sul serio. Allora per prima cosa non ho nessuna intenzione di mollarti. Seconda cosa, non ho mai conosciuto una ragazza così lunatica come te! >> Afferma sbuffando.
<< Lunatica? Ma lunatica sto cazzo! >>
<< Signorina modera i termini! >> mi ammonisce lui.
<< Non è questione di essere lunatici o meno >>
<< Allora cosa? >>
<< Ci sono cose del mio passato di cui non vado fiera >>
<< E’ questo che ti turba tanto? >>
Annuisco soltanto. Questa conversazione sta prendendo una piega molto ambigua. Non ho mai raccontato nulla del mio passato e soprattutto del perché io sia veramente cambiata o meglio per dire la verità. . . chiusa in me stessa, cercando di eliminare le emozioni.
<< Se ti facessero domande sul tuo passato non ti arrabbieresti? >> gli domando cercando di farlo ragionare.
<< Mhm. . . hai ragione! Ma non per questo mi lascio condizionare. Cerco di andare avanti, cercando di rimediare ai miei sbagli. >> mi disse, diventando sempre più cupo in faccia.
Mi spiace vederlo così. Sto per avere una crisi esistenziale, credo che scoppierò a piangere.
<< Giusto. . . ma come posso fare? Non c’è più.  Non posso rimediare. >>
<< Mhm non posso aiutarti se non ti spieghi meglio >> mi si avvicina sempre più a me asciugando le mie lacrime per poi abbracciarmi.
 A stento riesco a respirare, cercando di darmi un contegno e di apparire più calma possibile.
Provai a trovare qualche soluzione pur di non dire quella mia macchia che ho sull’anima. Sono stata sempre una persona con un carattere di merda e che non chiedeva mai aiuto ad altri. Perché farlo adesso? Perché con lui?
Ace ancora sta aspettando in qualche modo la mia risposta.
<< Allora? >>
<< Ace, davvero.. . un'altra volta >>
<< NO. Adesso! >> mi ammonisce, per poi farmi girare verso di lui.
<< Va bene, lo hai voluto tu! Dopo questo mi odierai e vorrai starmi alla larga >> gli rispondo guardandolo dritto negli occhi con aria di minaccia.
Diamine! Ma tu guarda un po’ . .  devo per forza raccontare i miei cavoli a questo qui.
<< Sto ancora aspettando >> sibilla scocciato.
<< Allora. . . avevo un amica di cui ero molto affezionata, penso che anche per lei ero lo stesso . . >>
<< Sei lesbica ? >>
<< NO MA CHE CAZZO TI SALTA IN MENTE?! >> gli urlo dandogli un pugno.
<< Fanculo! Non ti dico più nulla >>
<< Stavo scherzando dai. Volevo tranquillizzarti >> mi dice facendo il broncio come un bambino.
<< Tranquillizzarmi? Direi proprio farmi incazzare! >> mentre lo dico, sento di aver assunto una faccia da cretina.
Ma tu guarda che pazienza che devo avere. “Forza e pazienza viene a me!”
<< Va be, in breve. Ci volevamo bene, solo che un giorno sono venuta a sapere che lei mi sfotteva con il suo ragazzo senza motivo. Dicendomi che io ero pazza e di là. Mi sono incazzata e l’ho mandata a quel paese. Poi un giorno volevo chiarire ma lei non ne voleva sapere. Non solo cornuta ma mi dovevo pure stare zitta.  Avevo capito che ci tenevo solo io a quell’amicizia. Poi un giorno ha avuto un incidente e quando sono venuta a saperlo mi sono precipitata da lei. Ma i suoi parenti e settima generazione non mi hanno fatto entrare. Così ho aspettato che si facesse notte fonda, sapendo che quel mio gesto mi sarebbe costato caro. >>
<< In che senso? >> mi interrompe facendomi sbuffare.
<< Uff! nel senso che appena lo veniva a sapere mia madre mi faceva in mille pezzi! Ora stai zitto se no non finisco più >> il bel moro annuì sedendosi di fronte a me. Come se gli stessi raccontando la storia della buonanotte. “ Mah! Ditemi se è normale! “
<< Comunque, entrai dalla finestra e la svegliai. Iniziai a parlargli, e cercando di far venire i nodi al pettine ma niente. Alla fine gli ho detto che qualunque cosa gli avevo fatto gli chiesi di perdonarmi. Alla fine l’unica risposta che mi diede fu ”una volta ero affezionata a te, ma poi non ho più provato niente. Sono commossa dal gesto che hai fatto, dico sul serio. Sei una brava persona spero che un giorno ne incontrerai una giusta per te”. In quel momento non so se provai odio. Ma me ne andai senza dire nulla. >> mi fermai a causa dei singhiozzi e le lacrime che scendevano.
Poi ripresi a parlare, perché ancora Ace non capiva bene.
<< Il giorno dopo . . . venni a sapere che lei era morta. Aveva una malattia grave. Lei non mi ha voluto più accanto perché non soffrissi per la sua malattia. E . . e io lo odiata per questo. . . e da quel giorno mi sono tenuta alla larga da tutti e da tutto. Non volevo più  soffrire. Adesso capisci perché protei farti solamente soffrire? Io non ho capito le sue buone intenzioni e gli ho procurato solo sofferenze >> scoppiai in lacrime, accovacciandomi a terra su me stessa.
Ace si avvicinò con sguardo vago, quasi triste. Adesso che vuole?
<< Ti faccio pietà? >>
<< Ma allora sei scema veramente! >>
<< … ? >>
<< Senti sono pessimo con le  parole. . . però ho capito che non è affatto vero che non riesci a provare sentimenti verso gli altri, che ti sei chiusa e bla bla. La tua amica ti voleva bene e tu gliene vuoi pure. Non pensarci più! Sono sicuro che lei non vorrebbe che tu rimuginassi nel passato >> mi disse con un tono dolce, per poi farmi alzare e andare a cenare. Ci stavano aspettando ormai almeno da una mezz’ora.
In un certo senso mi sento come dire ? un po’ meglio. Non lo avevo raccontato a nessuno questa storia. Neanche a mia madre.
<< Sono contento che tu ti fidi di me >> mi sussurrò al mio orecchio.
Mi girai di scatto per guardarlo attentamente per poi farlo rimanere di sasso.
<< Chi ti ha detto che mi fido di te? Te l’ho raccontato perché ero sicura che non mi avresti mollato! >> gli rispondo in modo acido per poi entrare nella grande sala. Non mi lascerò incantare facilmente da te!
Tutti mi guardavano con aria omicida per averli fatti aspettare. Stavano morendo di fame.
<< Mi dispiace. . >> sussurro appena per poi sedermi in fretta e furia a tavola.
 
Dopo la cena tutti si diressero nelle proprie camere e io rimasi nel letto a rimuginare su quella strana conversazione che avevo avuto con Ace.
Sul serio . .  come faccio a piacergli? Certe volte mi viene voglia di imprecare in arabo. Tralasciando stare che non so l’arabo.
Alla fine mi addormentai con i mille dubbi che avevo.
 
Nel frattempo . .  .
 
Vi giuro che non ho mai incontrato ragazza più problematica di lei. Per non parlare che è una lunatica! Ma la cosa peggiore è che mi piace da impazzire.
“Come sono caduto in basso”. Non pensavo di potermi innamorare di una ragazzina come lei. Anche se . .  ha un culo da favola. No! momento Ace riprenditi che cavolo vai a pensare?
 Forse ha ragione la ragazzina, dovrei cercarmene una con una quarta e magari disposta a farmi passare qualche notte da paura.
Ma da quando mi piace sta ragazzetta? Ah! Si giusto. La prima volta che l’ho vista in quella spiaggia.
Da quel giorno ho avuto gli incubi, credendo di non vederla più. Mi sono distrutto in quei mesi. Sono andato a puttane in tutti i sensi.
Poi sono scoppiato come una bomba e sono andato dal Babbo nella speranza che mi illuminasse. . . l’unica cosa che ricevetti fu una grassa risata e una pacca sulla spalla.
Per non parlare che quello stupido di Marco mi ha sfottuto tutto il tempo dicendomi che mi ero perdutamente innamorato di una ragazza che nemmeno esisteva.
 << Fanculo mio caro Marco! >> l’hai vista pure tu in carne ed ossa.
Devo dire che la sua faccia mi ha piegata in due dalle risate. Era pietrificato!
Però a pensarci bene mi sembra di aver sentito qualche commento un po’ volgare per i miei gusti. . . anche se non gli do torto. Un pezzo come lei è davvero raro.
Ma la cosa che mi manda in bestia è che lei si crede brutta! Dio non so cosa gli farei. Tutti i pensieri meno casti invadono la mia mente. . .
Ma vogliamo parlare del biglietto che mi ha dato? La curiosità mi ha assalito varie volte ma mi sono trattenuto da non leggerlo. Non vorrei scatenare la sua ira.
Anche se ancora non ho capito se ha o meno i poteri. Ma questo è l’ultimo dei miei problemi.
Non mi lascerò trasportare dall’istinto nuovamente. . . anche se no mi è dispiaciuto. La farò cadere a mie piedi, deve risolvere tutta la sua confusione. Non posso farmi trattare come un pupazzo da una ragazzina che mi ha stregato!
Ok devo smetterla. . . DEVO. DORMIRE! Si . .  ma come? Qui russano tutti peggio di una locomotiva. . .

La mattina seguente. . .

Tutti quanti si alzarono presto. Tutti erano in grande fermento per scendere su quell’isola. L’isola dell’alcool, della moda, del sesso, del divertimento e di tutti i piaceri di questo mondo. Una meta che quasi tutti i pirati vogliono intraprendere, anche perché sanno che la marina non penserebbe mai neanche di striscio a passare di lì, sapendo la quantità abnorme di pirati.
Dopo aver attraccato al porto, il gruppo delle ragazze scese per prima per andare a fare shopping estremo. Anche se Sophia era contraria allo shopping, dovette stare in silenzio se no le avrebbe presa da Nami.
I ragazzi potevano andare tranquillamente dove volevano.
Ace e gli altri si accorsero che la nave di Barbabianca era anche essa attraccata non molto lontano dalla loro nave.
 
 
 
 
Angolo autore:
Non trucidatemi vi prego T_T  * schiva tutti gli oggetti che le vengono lanciati contro*.
Lo so mi state odiando, vi chiedo umilmente perdono. Sono in un ritardo abissale >_>
Ma la scuola e le interrogazioni non mi stanno facendo più respirare. Spero di avere il vostro perdono °^°  * fa gli occhi dolci*
Allora che ne pensate? Non so se sono riuscita a calarmi nella parte di Ace abbastanza bene xD
Mhm devo dire che mi sto divertendo a far impazzire Sophia u_U piccola non sa ancora che è deboluccia di fronte a Ace, rivelandogli un pezzo del suo passato.
Ace: Scusa ma perché mi fai apparire come uno scemo?
Io: Ma da quanto tu sei qui?
Ace: Da sempre? E non cambiare discorso rispondi stronzetta!
Io: io stronzetta? non parlo!
Ace: tsk! Come vuoi! Ma almeno questa scema mi vuole?
Io: E chi lo sa? Solo vivendo lo sapremo u.u
Ace: inizio ad odiarti . . .
Io: …  T_T
Ace: … ?
Io: ok finiamola, altrimenti se ne parla fino a domani! Ò_o
Ok dopo il mio deliro mi dileguo. Spero che vi piaccia >__>. Ditemi che se fa schifo vi do il permesso di lanciarmi una sedia in testa u.u (?)
Scappo via. . . ciauu :3
Nyah <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Tra dire e fare c'è il mare ***


Quel giorno fu. . . il giorno più interminabile della mia vita.
Io odiavo fare shopping, ma Nami credo che me lo fece vomitare anche dalle orecchie.
Mi costrinse a comprare una montagna di vestiti, che poi vestiti per modo di dire. . . erano la maggior parte scollati, per non parlare delle “gonne”. Praticamente invisibili.
Dopo aver girato una ventina di negozi Nami mi trascinò letteralmente di peso verso un negozietto di intimo. Fu traumatizzante, però devo dire che qualcosa di carino l’ho trovato.
E’ stata una guerra contro la piratessa fino all’ultimo sangue, perché voleva scegliere lei per me ma alla fine mi dovette lasciar fare.
Era l’ora di pranzo, ed eravamo stanche e piene di buste. Ovviamente tutte portate da un povero ragazzo che Nami aveva persuaso a portarle. Prima di andare al ristorante dove avevamo deciso di vederci con gli altri, andammo verso l’hotel per cambiarci.
Arrivate in camera notai la calma e la tranquillità di quelle stanze molto lussuose. Alle finestre vi erano tendaggi bianchi mentre alle pareti vi erano quadri di ogni tipo, molto belli a mio parere. Uno che mi ha colpito di più era un quadro in fondo alla stanza, raffigurava una distesa di fiori di ogni tipo e in lontananza vi era un piccolo albero. Poi vidi nella cornice una targa con scritto “ La mancanza”. Direi un po’ ambigua la cosa.
<< Bello vero? >> mi disse Robin avvicinandosi.
<< Si, però non capisco il senso del nome >>
<< Molti non l’hanno capito >> e con questa frase si allontanò.
Decisi di non badarci molto, perché ho capito che non ne verrò mai a capo con tutti questi misteri.
Mi avvicinai alle migliaia di buste, ma venni fermata da Nami. Aveva un sorriso che gli partiva da un orecchio all’altro.
<< Tu ti metterai questo, fine della storia e non discutere! >> mi disse la rossa.
<< Ma io . . . >>
<< Niente ma! Credo. . no, ne sono sicura che c’è un ragazzo che sarà felice di vederti vestita così. >>  mi lanciò l’indumento e mi fece l’occhiolino.
In quel momento volevo imprecare più che mai. Ma decisi di trattenermi visto che Nami mi osservava con circospezione quasi mi volesse fulminare con lo sguardo se non mettevo quel vestito.
Quando misi il vestito e mi guardai allo specchio avrei voluto sprofondare negli abissi.
Era tutto bianco, con lo scollo a cuore, il busto era molto aderente e faceva risaltare  tutte le forme, ed era . .   era molto corto! Mi copriva giusto il sedere. . . avevo cosce e gambe in bella vista. Poi Nami mi mise un nastro turchese alla vita per fargli un fiocco. Mi sentivo troppo in imbarazzo.
Per almeno 20 minuti mi trattò come una bambola senza vita, truccandomi e acconciando i capelli. Spostò la mia frangia, ormai troppo lunga, per farne un ciuffo e con la restante parte dei capelli fece vari boccoli.
“Ma dove stavo andando? A un matrimonio?! Qualcuno mi salvi!” urlai nella mia testa.
Dopo arrivò l’ora delle scarpe, lì volevo piangere. Decolté con platò. Alte dodici centimetri, erano bianche con platò e tacco turchese. Ha pensato bene di abbinargliele.
Dopo aver passato un ora e mezza di torture da parte di Nami, ci dirigemmo verso il ristorante. Quando entrammo tutti ci guardavano a bocca aperta. “Ok, calma. Andrà tutto bene, no? A parte che potrei cadere da un momento all’altro con questi tacchi!”
Tutti gli altri ci stavano aspettando in fondo alla sala, ancora ignari della nostra presenza.
<< Ma dove diavolo sono finite quelle tre? >> sentimmo Zoro lamentarsi.
<< Sono più di due ore che aspettiamo. . . io ho fame >> disse Rufy facendo strane smorfie causate dalla fame.
<< Per tua informazione avete aspettato solo un ora e mezza >> intervenni per poi pentirmi subito dopo per aver attirato l’attenzione di tutti.
Mi guardavano come se avessero visto chissà cosa. Ero rimasta lì, senza muovere o articolare un solo muscolo. Dopo un po’ Nami si avvicinò dandomi un pizzicotto per farmi notare la faccia di Ace. Stavo per scoppiare dalle risate, ma evitai cercando di fare l’indifferente. Non una parola. Era rimasto lì, allibito, continuando ad osservarmi. Alla fine presi posto insieme alle mie nuove amiche e iniziammo a mangiare.
Durante il pranzo qualcuno si avvicinò ad Ace. Era il pennuto. Che ci faceva lì? Non avevano da fare?
<< Ace, ma chi è quella bambolina? Non me la presenti? >> disse barcollando di qua e là.
Ma come può essere ubriaco a quest’ora? e poi cosa? bambolina a chi? Stavo per aprire bocca ma Ace intervenne.
<< Marco! Sei già ubriaco? Siediti! E comunque quella bambolina è Sophia! >> disse con un tono duro quasi di rabbia.
<< Wow sarà una bella impresa allora >> ridacchiò il pennuto. Ma non comprendevo il senso delle sue parole. Ma alla fine è ubriaco, meglio non darci corda.
Dopo pranzo ci separammo, chi andava a fare ancora spese, chi a divertirsi e chi accompagnava ubriachi nella propria combriccola. Alla fine rimasi perplessa. . . non sapevo che fare. Mi avevano lasciato sola. “Uh! Che bello. . . e ora? Mah”.
Feci un giro in città, era carina e un po’ stramba. C’erano palazzi lussuosi e casette bizzarre, però anche se c’era questo contrasto sembravano di avere una propria armonia.
La mia attenzione si spostò in un negozio di tatuaggi. Ero tentata di entrare, ma se entravo non credo che uscivo senza farmene uno. Ho sempre voluto farmelo, ma con una scusa o altro non ne ho avuto il tempo.
Nel frattempo i miei piedi, prendendo vita propria, mi avevano portato già davanti alla porta del negozio. “Ma vaffanculo e ora?”. C’è un ragazzo che mi sta guardando. . . non posso fare la figura della scema.
Entrai e subito venni accolta da quel ragazzo molto carino. Aveva i capelli neri con riflessi blu, gli occhi di un blu scuro intenso, un espressione serena e un corpo slanciato. Dalla maglietta si potevano intravedere i muscoli scolpiti, nei quali avevo perso splendidi secondi ad ammirarli. Aveva un giubbotto di pelle che gli dava quell’aria di uno strafigo e jeans neri molto aderenti. “Scusate ma io ho gli occhi per guardare!”.
Il bel ragazzo mi fece tornare con i piedi per terra avvicinandosi a me.
<< Signorina vorrebbe un tatuaggio o farsi una passeggiata con me? >> mi disse il ragazzo facendomi diventare rossa come un pomodoro. Ma non per questo avevo intenzione di far star zitta la mia mente.
<< Magari entrambe le cose >> dissi con tono pacato, cercando di apparire  più calma possibile. Per la miseria ma sono scema! Il muro mente/pensieri/bocca deve essere crollato.
Il ragazzo scoppiò a ridere. Ha un bel sorriso ma non supera quello di un certo idiota di mia conoscenza.
Allungò la mano per poi prendere la mia. Quel contatto mi fece sussultare ma continuavo a stare calma finché le mie gambe iniziarono a tremare, forse avevano capito che a breve stavo per fare una piccola pazzia.
Arrivammo in una stanza dove vi erano tanti album di disegni e tribali. Credo che erano i “cataloghi” per i clienti che venivano lì.
<< Jake, piacere di conoscerti. Tu sei? >> è il primo essere vivente di questo mondo che mi chiede come mi chiamo. Alleluia!
<< Sophia! Dimmi, sei bravo con i tatuaggi? >>
<< Vedere per credere! >> Jake si girò per poi togliersi la maglietta per mostrarmi il suo drago sul braccio destro.
<< Ma è bellissimo! >> mentre lo dicevo mi ero pericolosamente avvicinata a lui per toccargli il braccio.
Dire che sono una cretina è poco. . . mi ero dimenticata di come sono conciata. Anche un orbo in quel momento mi potrebbe assaltare.
<< Cosa vuoi che ti disegni? >> mi disse rimettendosi la maglietta.
<< Questo! >> gli indicai il disegno che avevo trovato tra le varie pagine dell’album.
<< Perché proprio questo? >>
<>
<< Risposta esauriente! Ma non ho intenzione di fartelo >>
<< Perché? >> dissi quasi sconsolata.
<< Stasera, ora no. Voglio andare in spiaggia, ti va? >> mi chiese jake.
Avevo voglia di vendicarmi con tutti per avermi lasciata sola. Ma soprattutto con Ace che non mi ha calcolato e non gli è passato neanche di striscio se volevo andare con lui o meno.
Presi Jake per mano tutta contenta e ci andammo verso la spiaggia. Non so il perché ma quel ragazzo mi ispirava fiducia.
 
 
Nel frattempo . . .
 
“Come ho potuto perderla di vista?” mi viene voglia di prendere a calci il primo che mi passa davanti.
<< Hey Ace, sei preoccupato per Sophia? >> mi disse mio fratello. Quando voleva sapeva farmi incazzare per bene.
<< Ma secondo te? L’abbiamo lasciata sola! Nessuno ci ha pensato. Io non ci ho pensato! >> gli urlai in faccia.
<< Chissà dov’è ora >> fece uno dei suoi soliti sorrisi quell’idiota di fratellino che mi ritrovo.
Ci siamo girati l’intera città ma niente, neanche l’ombra. “Inizio a preoccuparmi. . .”
<< Non ti preoccupare la troveremo! >> Intervenne quel cuoco da strapazzo.
“Ma lo spero!” Quando la vedo gli farò una ramanzina che non si scorderà mai più!
 
Alla fine ci riunimmo tutti. Dire che ero esasperato e che avevo perso le speranze era poco. . .
Nami trascinò tutti in spiaggia. A quella donna non si può dire di no. Categoricamente un rifiuto di una sua richiesta equivale a un suicidio.
<< E’ lì! >> gridò Usopp.
Mi girai e vidi Sophia insieme a un ragazzo. Momento! Cosa? chi è quello?
Cosa gli sta facendo? La sta spogliando? La rabbia mi annebbiò la vista. Corsi come un matto verso loro per farmi dare spiegazioni.
 
__________________________
 
<< Ehm. . . Sophia c’è un ragazzo furioso che sta arrivando qui >> mi disse Jake con aria divertita.
<< Ah! Non ci badare tu toglimi questo vestito. Sto morendo di caldo >> gli dissi non curante che Ace era lì a guardarmi come se volesse dirmi “ti ammazzo, ora e subito”.
Con sorpresa di Ace mi tolse l’indumento per poi sfoggiare il mio costume che mi ero comprata quella mattina. Ovviamente tutto sotto consiglio della cara Nami. E’ un costume semplice ma allo stesso tempo troppo per i gusti di Ace, per quanto io possa capirlo dalla sua espressione. Il sopra è una fascia azzurra con qualche striscia più scura legata al centro con un fiocco. La mutandina era una semplice brasiliana, non era niente di che. Non capisco questo suo alterarsi.
<< Cosa. stai. facendo? >> mi disse Ace guardandomi torvo e scandendo le parole.
<< Non vedi? Vado a farmi un bagno con Jake >> gli dissi ignorandolo completamente. Gliela dovevo far pagare.
Era furioso e ciò mi provocava tanta soddisfazione. “Cosi impari a lasciarmi sola!”. Credo che Ace stava per tirarmi ma venne fermato da Robin.
<< Ciao, mi raccomando divertiti e non fare tardi. Stasera alle otto in punto all’hotel >> mi disse Robin tutta contenta per poi trascinarsi Ace di peso.
Jake si era piegato in due dalle risate seguito poi da me.
Rimasi in spiaggia con lui a parlare del più e del meno, dicendomi che come promesso mi farà il tatuaggio. Poi lo salutai dirigendomi verso l’hotel, sicura che una volta lì mi avrebbero fatto il terzo grado.
 
Entrai piano nella camera. Ma subito venni assalita da Nami che mi tempestò di domande.
<< Siamo mortificati per averti lasciato sola, però hai fatto bene a vendicarti con Ace! >> rise di gusto la rossa.
Poi mi disse che avevo 10 minuti per farmi una doccia e vestirmi di tutta corsa perché dovevamo andare in discoteca.
Mentre mi facevo la doccia assimilai la parola discoteca. . . oh porca miseria. E’ quel posto dove si balla? Allora devo prepararmi al peggio! Nami mi farà indossare qualcosa che non mi piacerà per niente, ne sono sicura.
Uscendo dalla doccia Nami mi indicò che nel letto c’erano i miei vestiti. . . non ci posso credere questa ragazza è matta.
<< Sai in discoteca ci saranno molte ragazze  e Ace è molto conosciuto. . . ci vorranno ballare >> mi disse Nami come se volesse giustificare quei vestiti.
<< Va be tanto avresti comunque vinto! Tanto per la cronaca io non so ballare e non capisco perché continui a nominare Ace. . >> cercai di apparire il più indifferente possibile.
<< Guarda che non sono mica scema come voi due! Lo devo considerare come un insulto? >> mi chiese guardandomi intensamente.
<< In che senso come noi due? “Noi due” chi? >>
<< TU E ACE. PRONTO?? C’E’ QUALCUNO ? VAI A VESTIRTI . . . ORA! >> mi urlò forte vicino al mio povero e defunto orecchio.
Allora veniamo a questi vestiti: un top fucsia con alcune pagliette e un cuore che sanguina.”Fascia? pancia scoperta? Giuro che mi vendicherò”. Una mini-gonna nera aderente con delle strisce argentee e le scarpe sono dei tronchetti neri con tacco a spillo. Sono più alte di quelle che ho messo stamattina. . . solo al pensiero di chiedergli quando fosse alto il tacco mi venivano i brividi. “ ok evitiamo questa domanda”. Bene se stamattina stavo andando a un matrimonio adesso sicuramente stavo andando a prostituirmi. . .
Nami come aveva già fatto oggi, si era presa la briga di truccarmi e mettermi alcuni accessori. Stavolta i capelli erano lisci, lasciati liberi da ogni tipo di tortura che potesse attraversare la mente di quella piratessa.  
Robin si rifiutò categoricamente di venire in un posto simile.” Perché non potevo rimanere con lei? Volevo piangere”.
Nami aveva un vestito a fascia nero lucido super corto, calze nere e tacchi altissimi anche essi dello stesso colore.
 
 Per tutto il tragitto Nami mi trascinò. Stavamo per entrare  ma mi fermai di colpo.
<< Sophia qualcosa non va? >> mi disse Nami preoccupata.
<< Dire proprio di si! Non sono mai andata in una discoteca e non ho nessuna intenzione di fare la cretina o di entrare. No,no,no,no,no e poi no! >> gli urlai disperata.
<< Tranquilla c’è sempre la prima volta! Non ti preoccupare >>
<< Io non voglio ballare! Io non so ballare, ma soprattutto non voglio entrare. . . NAMII >> La ragazza ormai mi trascinava contro la mia volontà e così mi ritrovai in quell’ambiente così caotico e nuovo per me.
 
Tutte le crisi che avevo nella mia mente sparirono non appena vidi Ace con accanto una ragazza. Aveva dei lunghi capelli ricci e rossi, il suo corpo era molto abbondante aveva molte più forme di me e molto sicuramente aveva le tette più grandi di Nami. “Ragazzi per superare quelle di Nami ce ne vuole!”. Era seduto a un tavolo con il pennuto e altri suoi amici e questa strana ragazza. Che a mio avviso già mi stava antipatica.
Entrambe ci dirigemmo verso di loro e durante il breve tragitto Nami continuava a ripetermi che dovevo in qualche modo trascinare Ace a ballare. Ma sta fuori questa qui! Qualcuno se la riprendi e la tenga lontano da me.
Senza rendermene conto eravamo già sedute a quel tavolo.
<< Scusa ma i vestiti dove li hai lasciati? >> si lasciò sfuggire Ace indicandomi con il dito.
<< Tu il buon senso? >> voglio ammazzarlo. E’ ubriaco fradicio.
<< Chi è quella ragazza che continua a farti succhiotti? >> mi lasciai sfuggire qualche mio pensiero.
Manteniamo la calma. . . io e lui non siamo niente. Però mi da fastidio. Un incredibile fastidio. . . sento gli istinti omicida assalirmi.
<< Sono Felicia mocciosa! Portami rispetto sono la futura moglie di Pugno di Fuoco! >> Mi disse mettendomi le mani addosso.
Futura moglie? Mocciosa? Ah! aspettate queste parole non sono niente. La cosa che mi da maggiormente fastidio è che mi abbia messo le mani addosso senza che nessuno le dicesse nulla. Così gli diedi un pugno dritto in faccia. La ragazza stava per darmi un calcio ma la fermai afferrando la sua gamba e la spinsi a terra.
<< Ascoltami Felicia se non vuoi diventare Triste cerca di starmi alla larga o ti faccio fuori >> la ragazza scappò senza dire nulla.
Ace non aveva visto nulla perché aveva avuto uno dei suoi attacchi di narcolessia o molto probabilmente era già k.o. dall’alcool.
Domani gliele suono pure a lui, idiota che non è altro.
Ero furiosa, volevo spaccargli quella faccia da puttanella che aveva. Ma molto probabilmente mi avrebbero buttato fuori dal locale. Pur di calmarmi mi allontanai, mescolandomi in quella folla e andai nel bancone per bere qualcosa.
 
Ero arrivata se non ricordo male al ventesimo bicchiere di quello strano liquido fresco e colorato che il barista continuava a darmi. Mi girava la testa e gli istinti omicida che avevo prima se ne sono andati.
Un ragazzo si avvicinò a me trascinandomi nella folla . . . forse voleva ballare. Ma a mala a pena mi reggevo in piedi. Cercai di focalizzare la faccia di costui per poi constatare che era quell’antipatico di Marco.
<< Che. . . vuoi? >> dissi appena.
<< E’ normale, no? Voglio ballare >> lui aveva sicuramente bevuto ma non come me.
<< E proprio con me? >> tentai inutilmente di allontanarmi e di liberarmi dalla sua presa ma non riuscivo a muovermi. Se non fosse stato per il pennuto che mi sorreggeva sarei vacillata a momenti sul pavimento.
<< Domani avrai un bel mal di testa sai? Quanti ne hai bevuti? >> mi disse cercando di farmi rimanere sveglia.
<< Ma una domanda alla volta? Devo andare! >> lo liquidai, cercando di raggiungere l’uscita.
Ero riuscita ad arrivare sulla soglia della porta ma mi accorsi che il pennuto continuava ad inseguirmi.
<< O mi offri da bere o me ne vado >> gli dissi barcollando qua e là.
Il pennuto mi guardò sorpreso, quasi sconcertato ma alla fine annuì.
 
Nel frattempo il buio e il silenzio era tornato per farmi compagnia. . .
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Salve a tutti *^* questa volta ho aggiornato presto u.u (nonlanciateminientevisupplico)  comunque ehm. .  credo che questa volta ho scritto un poema XD Povera Sophia costretta ad indossare vestiti che non vuole. Ma la cosa peggiore è . . . Ace come hai potuto lasciarla sola? e per di più in discoteca eri con una certa Felicia! Non so neanche se esista come nome xD ma dettagli.
Ace: Ma si può sapere perché era con quel Jake? E perché la colpa è sempre mia? Qualcuno che mi difende?
*si udì un grillo *
Io: Ma tu fai le apparizioni come Dio? O_O
Ace:  tu non rispondi mai alle domande che ti faccio!
Io: Ace lo sai il perché ! >_> è colpa tua.
Ace: … uffa
Io: No! Senza uffa. Sei in castigo. Per una settimana non ti faccio mangiare!
Ace: COSA??? O_____O m-mi vuoi morto?
*ignoriamolo*
Torniamo a noi. Spero vi sia piaciuto anche questo capito e spero di non avervi annoiato. A chi piacciono i tatuaggi? A me tanto *_*. Okok ho capito, sparisco che è meglio xD Ringrazio tutte le belle persone che continuano a leggere la fic °^° e chi la recensisce/ricorda/messe tra preferite ecc.. ecc. <3
Nyahh :3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Lezione imbarazzante ***


Buio, silenzio, strana sensazione di dolore e sempre quel ragazzo. Ormai questi sogni stanno diventando una cosa quotidiana. Stavolta il ragazzo parlava in continuazione senza sentire nessun suono. Vedevo la sua bocca muoversi ma di rumori o qualsiasi cosa accennato o correlato al suono è inesistente.
Sembrava furioso, quasi mi stesse sgridando. A quel pensiero mi misi a ridere come una matta. Ovviamente il ragazzo non era d’accordo con me.
Dopo aver tentato più volte di dirmi qualcosa a me incomprensibile  mi fece girare quel strano luogo in cui ci trovavamo. Era avvolto dal buio solo qualche luce qua e là giusto per orientarsi. Lunghi corridoi, sbarre di ferro, catene, scale. . . il tutto mi faceva pensare che fosse una prigione o qualcosa di simile. Il ragazzo insisteva a mostrarmi sempre una strada indicandomi vari punti.
Mi mostrò quella strada fino alla nausea, alla fine la percorsi senza il suo aiuto. Dopo il mio operato sembrava felice che io avessi imparato quella strada. “Mah, contento lui, contenti tutti, no?”.
<< Auguri piccola mia >> queste furono le uniche parole che udii.
“Ah!  Vero. . . è il mio compleanno oggi”. Ma perché piccola sua? Perché quella ragazza sostiene di essere mia madre e lui mio padre?
Dopo svariati minuti di puro silenzio da parte di entrambi, il ragazzo mi salutò e sparì.
Aprii gli occhi lentamente. Mi sentivo a pezzi, la testa mi girava e gli occhi erano pesanti.
Mi girai sul letto mettendomi di fianco accorgendomi che ero in una stanza simile a quella dove ero stata ieri insieme a Nami e Robin. Questa a differenza della nostra aveva una porta che si affacciava a un balcone, un ambiente molto sfoglio senza alcun mobile se non giusto un armadio.
Era tutto così confuso. . . non ricordo nulla. Come ho fatto ad arrivare qui? Di chi è questa stanza?
Mi sollevai appena, notando che il letto era molto grande per una sola persona. . . non sapevo se farmi venire brutti presentimenti o scappare da quella stanza. Ma qualcosa mi diceva di rimanere lì per scoprire cosa fosse successo ieri sera.
<< Buongiorno signorinella! >> una voce soffiò dietro il mio orecchio, provocandomi brividi di freddo che percorsero la mia spina dorsale per poi arrivare alla mia povera testa.
Mi portai una mano dietro il collo, ma non l’avessi mai fatto. . .
<< Ahi! Ma che ho? >> dissi più a me che a quel qualcuno che era dietro di me.
<< Non te lo toccare >> ancora quella voce dietro di me parlò.
Prima o poi dovevo pur girarmi e scoprire chi era, no? Su Sophia puoi farcela. .
Mi girai lentamente, guardando quell’uomo sconosciuto a me.
Era sdraiato accanto a me, aveva un espressione tranquilla ma allo stesso tempo divertita. Credo che era per via della mia espressione.
Aveva dei capelli di un rosso sangue, una cicatrice su un occhio e . . . aspetta! Ma lui è Shanks. Cosa? Shanks? Ehm . . . che ci faccio qui con lui? non. . non . . .
<< Ciao, piacere Shanks. Immagino che hai molte domande da farmi. >> mi sorrise per poi scoppiare a ridere.
<< Cos’ho nel collo? >> di tutte le domande che potevo fargli, gli chiesi quella più inappropriata.
<< Non te lo ricordi? Ti sei fatta fare un tatuaggio. >> mi rispose guardandomi impassibile.
Saltai dal letto accorgendomi che ero vestita come la sera prima, quindi escluderei la cosa che io ci abbia fatto sesso.
Mi guardai come una trottola su uno specchio per vedere il fatidico tatuaggio.
<< Ma che bello!. >> Almeno è quello che volevo io.
Il pirata mi guardò con l’aria di chi stesse guardando un pazzo. Effettivamente non aveva tutti i torti, ma dettagli. Questa situazione mi fece ridere di gusto.
Poi tornai a sedermi sul letto e guardandolo decisa iniziai a fargli alcune domande, ma non mi calcolava minimamente.
<< Di solito ci si presenta >> mi disse aprendo un solo occhio.
<< Scusa. . . piacere Sophia. Sai cosa è successo ieri sera e soprattutto come mai sono qui? >> gli chiesi un po’ timidamente.
<< Bene, ti farò un piccolo riassunto. Hai bevuto troppo, i pirati di Felicia ti volevano uccidere, io sono intervenuto, tu nel frattempo ti è venuta la malsana idea di farti un tatuaggio, dopo ti ho ritrovato per strada a parlare da sola con un muro e infine quando mi sono avvicinato sei crollata e ti ho portato qui nella mia stanza. E’ tutto. Ah! Un ultima cosa non bere più, è un ordine! Non si addice per niente a una signorina come te. >> mi spiegò il pirata rimanendo calmo e tranquillo.
Oddio gli ho procurato un bel po’ di fastidi. Ma poi cosa? parlavo con un muro?
<< Sono mortificata, mi spiace. . . e  ti ringrazio per avermi salvato dai quei pirati e portata qui. >> gli dissi mentre abbassavo il capo. Mi sentivo una pezza in tutti i sensi.
Il pirata si limitò a sorridermi e poi a scompigliarmi i capelli. Che personaggio buffo, però simpatico.
Solo dopo un po’ mi ricordai quella cosa sgorbia antipatica di Felicia, se mi capitava per le mani non so cosa gli avrei fatto. Come si è permessa di fare i succhiotti a Ace? Come?
<< Grhh >> ringhiai al solo pensiero di quella stronza.
Shanks mi guardò turbato, così si sistemò sedendosi chiedendomi cosa mi passava per la testa.
<< Shanks posso farti una domanda? >> azzardai a chiedergli.
<< E’ da quando hai aperto gli occhi che mi fai domande, ma se proprio insisti . . . >> il pirata scoppiò in una risata che mi contagiò.
<< Allora, ieri quella Felicia mi voleva fare fuori perché l’ho picchiata e l’ho fatta scappare. . . >>
<< Cosa? L’hai picchiata? >>
<< Si, e mentre lo facevo ho goduto! Lei ha toccato una persona e . . e ciò mi ha provocato una rabbia tremenda. Ma non so il perché. .  cioè forse lo so ma non può essere. >>
<< Quando parli di toccare a cosa ti riferisci? >> il pirata mi fece uno sguardo malizioso avvicinandosi pericolosamente a me.
Io appoggiai l’indice sul suo petto per poi farlo sdraiare di nuovo.
<< Ok ho capito. Ma è facile, sei innamorata di quella persona. Il tuo comportamento è stato dettato dalla gelosia. >> mi disse tranquillo guardandomi ancora con quell’aria da scemo.
<< Anche se fosse io non sono adatta a lui. Cioè mi spiego . . . no, non so spiegarmi >> Shanks mi guardò confuso.
<< Senti fosse ho capito qual è il problema >> mi disse convinto.
<< Cioè? >>
<< Non sai come comportarti davanti a lui e soprattutto. . . mi spiace dirtelo e non ti arrabbiare, non sai come fare sesso con lui se ti dovesse capitare l’occasione. >> mi disse secco facendomi diventare di mille colori.
“Ma che. . .?” Mhm sul primo fatto non posso dargli torto. Sul secondo mi pare ovvio non ho mai fatto una cosa del genere. ..  cioè non che sia per forza farlo, ma se capita cosa dovrei fare?
Nella mia mente passava tante cose, dal problema degli incubi, dell’affrontare tutti dopo per la mia “scomparsa”, Ace, questo mondo e tutti questi cazzi di rompi capo a cui non ne sto uscendo viva.
<< Secondo me ti dovresti lasciare andare senza farti troppi problemi. >> interruppe Shanks i miei pensieri.
<< Insegnami! >> gli dissi secca come se fosse un ordine.
<< Eh? >> mi rispose confuso arruffandosi i capelli.
<< Ti prego insegnami qualcosa >> gli chiesi quasi come una disperata.
<< Di tutte le cose che mi hanno chiesto in vita mia, questa è la più bizzarra. >> Mi disse scoppiando in una fragorosa risata.
<< Sei proprio insisti. . . tanto non mi offendo. Facciamo così io ti insegno qualcosa in cambio voglio che tu stasera mi accompagni a un ricevimento molto importante e dovrai indossare ciò che dico io. D’accordo? Ah! Però se non riesci a fare quello che ti dico mi vendico. >> mi disse guardandomi serio.
<< Direi che più che un patto è un ricatto. Ma a questo punto non posso tirarmi indietro. . . solo una cosa, in che senso ti vendichi? >> gli chiesi curiosa.
<< Se vuoi saperlo devi fallire >> mi disse con tono malizioso.
Ok Sophia, ormai è inutile che ti dai della cretina e blablabla perché lo abbiamo capito. Ti sei ficcata in questo casino e ora te ne esci da sola.
Respirai in un modo quasi isterico attendendo dal rosso i suoi “ordini/insegnamenti” se così li possiamo definire.
<< Bene iniziamo, altrimenti poi si fa tardi e i tuoi amici si preoccupano. >> mi disse interrompendo il battito cardiaco del mio povero cuore che ormai era passato a miglior vita.
Avevo sussurrato un appena udibile “va bene” e il rosso mi sorrise.
<< Allora per prima cosa mettiti a cavalcioni su di me >> a quelle parole lo guardai un po’ torva ma dovevo fare quello che diceva. . . del resto glielo chiesto io.
Presa un po’ dall’agitazione mi misi su di lui a cavalcioni come mi aveva detto. Credo però che si sia accorto che le mie mani tremavano inspiegabilmente e mi ammonì con lo sguardo.
<< Rilassati non lo stiamo mica facendo veramente! E’ solo una. . . simulazione, si ecco credo che sia l’aggettivo più appropriato. >> a quelle parole scoppiai come una matta a ridere.
<< Ora prova a baciarmi l’incavo del collo per poi arrivare fino al lobo dell’orecchio e senza uccidermi prova a fare anche qualche succhiotto >> mi disse serio e duro.
Io invece volevo scoppiare a ridere per la situazione demente in cui mi sono cacciata ma cercavo di trattenermi il più possibile.
Ora il problema principale era. . . appoggiare le labbra sul suo collo come mi ha detto.
Pian piano mi avvicinai, e con le labbra e la lingua inizia ad assaporare il suo collo. Aveva un profumo magnifico, era un miscuglio tra miele e rose. Un profumo che credo mia aveva dato alla testa o forse era il post-sbornia.
Stavo prendendo gusto alla cosa e senza rendermene conto avevo preso con la mano destra la sua testa facendolo piegare lievemente mentre continuavo una danza frenetica sul suo collo tra baci e succhiotti. Lo sentivo trattenere il suo respiro affannoso e fermandomi giusto un secondo vidi la sua espressioni indecifrabile . .  quasi compiaciuto. In un certo senso mi sentivo realizzata visto che lo avevo messo alle strette.
<< Chi ti ha detto di fermarti? >> mi guardo cercando di assumere un espressione seria.
Continuai per un po’ per poi arrivare al lobo mordicchiandoglielo facendolo poi scoppiare a ridere.
<< Molto bene, pensavo che fossi un caso disperato. . . ma a quanto pare mi sbagliavo. Ora  stupiscimi! >> mi ordinò perentorio.
Ehm . .  panico totale. Cosa potrei fargli per stupirlo? Mentre pensavo mi ero poggiata sopra di lui senza rendermene conto, poi le mani aveva preso vita propria e avevo spostato la sua camicia per vedere meglio i suoi addominali. Notai con mia gioia che aveva in un capezzolo un piercing. “oh oh! Ma che cosa carina”. Mi sono sempre piaciuti i ragazzi con i piercing, anche se lui non è un ragazzo ma bensì un uomo molto più grande di me.
Dirvi che ci ho giocato come una bambina con la lingua e che glielo torturato è inutile. Ero agli estremi delle soddisfazione personale visto il gran risultato che avevo fatto.
C’era un pirata affascinante che fra poco scoppiava e andava nei deliri più totali.
<< Secondo te come sei andata? >> mi chiese per poi ricomporsi.
Mhm non lo so mancava qualcosa. . . per sicurezza mi sdraiai sopra di lui e sentii la sua erezione contro il mio ventre. “ehm credo di aver superato la “prova/lezione”.
<< Credo che ho preso il massimo dei voti. Tu che ne dici? >> gli dissi sorridendogli maliziosa. Poi mi scostai da lui e mi avviai in bagno per sistemarmi e dileguarmi prima che Nami mi avrebbe ucciso.
Mi chiusi in bagno per sicurezza e mi diedi una sistema e sentivo le risate isteriche di quell’uomo, credo per via che l’abbia divertito molto. Bé mi pare ovvio, una scema si ci presenta gli racconta qualcosa a frammenti e poi gli fa una richiesta assurda come quella mi sembra più che ovvio la sua reazione.
Dopo un paio di minuti uscii dal bagno e lo vidi lì tutto contento e sistemato.
<< Devo dire che questo ragazzo è molto fortunato. Peccato che non ho potuto “vendicarmi”, pazienza. Comunque sta sera alle nove ti vengo a prendere qui, so che alloggi nella camera in fondo con altre due ragazze. >> mi disse sorridendo e poi mi aprì la porta.
<< Certo, non me lo sono dimenticato. Mi devo sdebitare! >> gli feci l’occhiolino lasciandolo di marmo per poi andarmene nella mia camera.
 
Entrando vidi una disperata Nami che quasi non piangeva e Robin accanto a lei che cercava di consolarla. Quando si accorsero di me mi abbracciarono e subito dopo Nami mi fece una lavata di capo per almeno un quarto d’ora di fila. Alla fine riuscii a spiegargli come stavano le cose e che stavo bene, ovviamente evitando “l’argomento Shanks”. Non avevo voglia di raccontargli qualcosa di così. .  troppo personale ecco.
Nami a sua volta mi spiegò come era andata la sua serata.
<< Ace quando si è svegliato dal suo stato semicoma era furioso con quella tipa di nome Felicia, era furioso con Marco perché aveva ballato con te, era furioso con te perché avevi bevuto e soprattutto perché ti ha cercato e non ti ha trovato. >> mi spiegò seria la rossa.
“Oh. . . era preoccupato. Devo scusarmi con lui in qualche modo”.
Mi alzai di scatto ignorando le due ragazze, dirigendomi in bagno per farmi una doccia e cambiarmi.
Dopo 10 minuti di super velocità uscii di corsa dall’hotel senza dare spiegazioni a nessuno per cercare Ace. Ovviamente essendo demente non avevo chiesto alle ragazze se sapessero dove si trovava.
Girai un po’ la città, ma poi mi resi conto che era inutile io sapevo dove si trovava. Così corsi per arrivare il più veloce possibile.
Arrivai subito in spiaggia , lui era lì, seduto davanti alla riva. Mi fermai giusto un po’ per guardarlo e ammirarlo. Come facevo sempre quando ero sul mio mondo. L’ho sempre visto da lontano e ora è a due passi da me.
Mi avvicinai a lui piano, eliminando il suono del mio respiro e del mio passo. Poi mi inginocchiai e gli tappati gli occhi con le mani.
<< Chi sono? >> gli chiesi anche se ero sicura che sparava qualche cavolata, del tipo “Felicia”.
<< Una ragazza che mi fa disperare di nome Sophia >> mi rispose voltandosi verso di me.
<< Bhé “portatrice di disperazione è il mio quarto nome” >> mi guardò torvo quasi mi stesse per dire “ ma perché gli altri quali sarebbero?”.
<< Meglio non sapere gli altri! >> sghignazzai.
<< Ti devo delle scuse. . . >> mi disse sorprendendomi.
<< Anche io se è per questo. . .  pace? >> gli porsi il mignolo destro.
<< Sei una che fa pace veloce, eh? Ok, pace! >> scoppiò a ridere e afferrò il mio mignolo con il suo.
Poi lo guardai e sorridendogli lo abbracciai, non so il perché ne avevo voglia e bisogno.
In quelle ultime ore ne avevo combinate di tutti i colori e mi sentivo persa come se mi mancava qualcosa. Lui mi fa sentire bene, mi piace la sua compagnia, mi fa sentire a casa e soprattutto libera e viva.
Ace ricambiò il mio abbraccio per poi spostare i miei capelli e darmi un tenero bacio sulle labbra. Mi strinse forte, così forte che mi fece riflettere, lui mi voleva con tutti i miei mille difetti e io ne ero contenta.
Per adesso posso dire che il mio sistema nervoso abbia rimosso momentaneamente la parola apatia.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore:
Salve a tutti *_* ricordatevi che io vi voglio bene <3 quindi non mi uccidete (lo so che volete farmi fuori xD ). Comunque. . . che ne pensate di questo capitolo? Spero di non aver esagerato. E’ stato un colpo di testa lo devo ammettere ma ci stava per fare unire i due scemi u_U
Ace: adesso sarei pure scemo?
Io: ma perché spunti come i funghi?
Ace: scusa ma tu ti rendi conto di quello che gli hai fatto fare a Sophia? Io non sono furioso sono sono. . .  ..  *************************.
Sophia: Ace! Ti prego finiscila l’ho fatto per te. . . <3
Ace: si ma perché proprio con lui? io lo odio!
Sophia: si ma alla fine non mi ha toccata, sono stata solo io. . . cioè io sono tua e basta.
Ace: perché eviti il discorso?
Io: NO, MA CONTINUATE PURE A FARE SALOTTO EH!
Marco: se mi permettete vorrei spendere due parole. .
Tutti: Ma anche no!
Fine del delirio. . . lo so che mi state odiando. Ma non vi preoccupate come ha già detto Sophia lei è di Ace fine della storia. Cioè comprendetela la poverina l’ha fatto per Ace. . . non vedete la cosa come negativa. * scappa lontano *
Comunque ecco come promesso l’immagine del tatuaggio di Sophia.

Un bacino :3
Nyah <3

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Sorpresa ***


Ace ed io siamo rimasti in spiaggia a coccolarci come gli orsetti mielosi. In un certo senso. .  ne avevo proprio bisogno.
Sdraiata sopra di lui, lo ammiravo in tutto il suo splendore e al pensiero che qualcuno lo possa toccare oltre me mi mandava in bestia.
<< Allora per prima cosa rimediamo a quel coso che hai sul collo! Nessuno ti può toccare oltre me, capito? >> lo guardai minacciosa.
Lui si limitò ad annuire e abbassare lo sguardo su di me, incuriosito dalla mia troppa vicinanza verso di lui.
Iniziai a tracciare con l’indice tutte le linee dei suoi addominale fino ad arrivare ai pettorali. Sembrava non soffrisse minimamente il solletico. Lui mi guardava come se avesse tanti punti interrogativi causati dal mio strano comportamento. Dal mio canto volevo utilizzare un po’ delle “mosse” che mi ha imparato Shanks.
Volevo “etichettare” ciò che è mio. Nessuno si può permettere di toccarlo, soprattutto quell’odiosa di Felicia. Così leccai la parte dove si trovava quel misero succhiotto, per farne uno più grosso e più bello. Mi ci ero impegnata a finché veniva a formare un cuore.
<< Ahì! Hai finito? >> mi disse piagnucolando.
<< Sul serio, hai da ribadire sul mio operato? >> gli risposi secca.
A quella risposta si mise a sghignazzare come un bambino.
Poi avvicinai le mie labbra sulle sue, cercando con la lingua di aprirmi un varco che non tardò ad arrivare. Ace era in sintonia con me, in qualche modo aveva percepito le mie intenzioni così mi ha preceduto. Aveva capovolto la situazione e soprattutto le posizioni. Adesso lui era sopra di me.
Avevamo intrapreso una danza frenetica di baci e lingue intrecciate fra di loro. Ci staccavamo giusto per riprendere fiato. Sembrava che ci fossimo allontanati così tanto che adesso non volevamo separarci per nulla al mondo.
Dopo un po’ Ace si fermò per guardarmi, come se avesse paura di toccarmi o farmi male. Io gli sorrisi e lo accarezzai come per dirgli che non doveva avere paura.
<< Sei mio . . . >> sussurrai, sperando che non lo avesse sentito ma una parte di me diceva di ripeterlo più forte.
<< Lo so! >> affermò serio guardandomi amorevolmente.
“Cazzo mi ha sentita. . . voglio morire”. Non che la cosa sia un male,  ma.. ma troppa vergogna. .  cioè troppe cose in una volta stanno succedendo. 
Stavo combattendo con tutte le mie forze pur di non fare strane smorfie, era così strano. Ace nel frattempo se la rideva di gusto e continuava a mordicchiare le mie labbra. Per non parlare che si stava divertendo a farmi un succhiotto vicino al mio seno sinistro.
<< Ahahah . .  basta >> gli dissi facendomi scappare una risata isterica.  Il bel moro aveva iniziato una piccola tortura da me non sopportata per nulla.
Mi aveva preso con una mano entrambi i polsi e con l’altra aveva iniziato a farmi il solletico.
<< Ti prego basta! >> avevo le lacrime dal troppo ridere.
<< Non posso smettere mi piace vederti ridere >> ghignò lui.
<< E poi devo risolvere la questione tette! >> mi disse lui osservandomi attentamente.
<< EH? La questione te.. >> non riuscii a finire la frase.
Ace aveva afferrato con la sua mano un mio seno. . . ero diventata un fuoco in faccia. Mi sentivo bruciare.
Era rimasto lì, fermo, poi lo strinse forte. Io non avevo idea di cosa dire o fare. . . ero paralizzata.
<< Alla faccia delle tette piccole, ma se a malapena lo riesco a prendere con la mia mano! >> affermò compiaciuto di ciò.
<< Chissà com’è senza questa inutile maglietta e tutto il resto. . . >> continuò a dire.
“Mah! Contento lui. . ”.
<< Mhm. . . chissà. . . e se io. .  >> dissi piano per poi ribaltare le nostre posizioni.
Mi piace avere il controllo ogni tanto. Ma adesso stavamo andando oltre e io mi ero stancata di giocare, anche perché stranamente avevo fame. Per non parlare che mi volevo vendicare di quello che aveva appena fatto senza il mio consenso.
Mi avvicinai al suo volto, gli sorrisi e mi alzai di scatto andandomene. Ero sicura che me l’avrebbe fatta pagare.
Appena compiuti due passi si avvicinò e si buttò a peso morto su di me, facendoci cadere rovinosamente su quell’odiosa sabbia.
Volevo picchiarlo, ma poi mi accorsi che stava dormendo o almeno così sembrava.
<< A..Ace? tutto ok? >> cercai più volte di svegliarlo, ma inutile. Non dava segni di vita.
Mi stavo per mettere a piangere, non sapevo che fare.
<< Tranquilla avrà avuto un attacco di narcolessia. E’ normale. >> mi spiegò un ombra dietro di me.
Mi girai di scattò per scoprire senza tante cerimonie chi fosse. Era Marco. . . mamma mia, ma questo qui non molla mai. Perché me lo ritrovo ovunque? E. . e “oh porca loca”.
Nella mia bella testolina riaffiorarono alcuni ricordi di ieri sera. .  io, lui, ballare, più che ballare era uno effusione di corpi. Ok, voglio ammazzarlo ora!  Ero ubriaca perché si è approfittato della situazione?
<< Sei una testa di cazzo >> sbottai lanciandogli un po’ di sabbia.
<< Ma se ti sei divertita >> ridacchiò per poi prendermi da un braccio e tirarmi verso di sé.
<< Senti, sei solo una ragazzina, non saresti certo di mio interesse. Ma per essere solo una ragazzina sei molto attraente. Chi non vorrebbe fare un po’ di sesso con te? >> mi disse secco guardandomi negli occhi.
<< Tu sei soltanto una colomba spennata molto vecchia! Pure maleducato sei, ringrazia che Ace sta dormendo. >> gli risposi alzandomi più incazzata che mai.
<< Pensi che mi picchierebbe o mi farebbe la lavata di capo perché ti ho “offesa”? Guarda che Ace non gliene frega un cazzo di te. >> mi rispose facendomi agghiacciare.
<< Questo non è vero. . . >> gli diedi un pugno sullo stomaco per poi farlo cadere a terra.
Lo fissavo. . . lo fissavo intensamente, come se lo volessi uccidere con lo sguardo. Io quasi non avevo le lacrime agli occhi, per quando posso essere “forte”, nessuno in vita mia mi aveva detto delle cose così spregevoli. Come se fossi un giocattolo o un oggetto. Come si è permesso?
Lui nel frattempo scoppiò a ridere senza freni dandomi della stupida.
<< Ehy ragazzina! Guarda che stavo scherzando. Ti ho messo alla prova. . . sai, ci tengo a mio fratello Ace. Ho visto che è una cosa seria per lui e volevo sapere se è lo stesso per te. >> mi disse abbracciandomi.
<< Ma vattene a fanculo, brutto stronzo che non sei altro. Non potevi chiedermelo e basta? >> lo allontanai bruscamente dandogli una pedata proprio lì.
<< Cazzo! Ma sei matta? Vuoi castrarmi? >> mi disse furioso.
<< AH AH AH! Che c’è, l’uccellino si è fatto male? >> gli dissi sfottendolo.
<< Dipende a quale uccellino ti riferisci! >> mi rispose ricomponendosi alla sua solita ed antipatica faccia.
Dopo un po’ mi accorsi che Ace si era svegliato dal suo stato di “coma”. Stronzo pure lui! si addormenta nei momenti meno opportuni. Basta me ne vado.
<< Vieni qui! >> gridò Ace prendendomi in braccio.
<< Ace mettimi giù. ORA! >> sbottai seccata.
<< No. >> mi disse per poi baciarmi.
<< Andiamo a mangiare, ok? >> disse con tono gentile per poi sfoderare uno dei suoi magnifici sorrisi.
Ovviamente come dire di no a un cucciolo del genere?
 
-------
 
Ace mi portò per tutto il tragitto della strada in braccio. . . dirvi che stavo morendo dalla vergogna è inutile. Ma soprattutto che ho provato più e più volte a convincerlo di farmi scendere, ma lui ha la testa più dura del muro.
 Così arrivammo all’hotel. Questa volta avevamo deciso di mangiare tutti lì.
Il mio sesto senso in qualche modo si è attivato, ed ho captato un brutto presentimento. Hotel. . . tutti. .  Ace . . . “ Nami devi sapere che il mio odio per te è sproporzionato”.
Ace mi fece scendere prima di entrare nella sala e mi poggiò le sue grandi mani sui miei occhi per coprirli. Mi guidò fino a un piccolo tragitto e nel frattempo sentivo delle persone sghignazzare. Mancava poco e scappavo in camera a piangere. No, vi prego non ditemi che è quello che penso io. . . vi supplico. Ucciderò Nami e tutti i presenti.
<< Buon compleanno piccolina! Puoi aprire gli occhi. >> mi sussurrò a un orecchio Ace, per poi lasciarmi andare.
<< SORPRESA! >> gridarono tutti.
Oddio. . . voglio sotterrarmi. Non ci posso credere. E. . e adesso?
Non ebbi il tempo di pensare a un piano per scappare che Ace mi prese per mano per trascinarmi nuovamente.
Sedendomi vidi Nami che mi schiacciava l’occhiolino. Brutta traditrice che non è altro!
Io non sapevo che fare o che dire. . . allora la mia testolina mi disse che per una volta che dovevo lasciarmi andare e accettare queste attenzione.
<< Grazie . . . >> sussurrai appena, ma abbastanza forte da farlo sentire a tutti.
Rufy venne correndo verso di me per abbracciarmi. . . più che abbracciarmi era uno strangolamento.
<< Tiene, io e la mia ciurma abbiamo pensato di farti un regalo! >> disse entusiasta.
Mentre lo ringraziavo allungai le mani curiosa di cosa ci fosse dentro quel pacchetto.
L’ho apri con tanta meraviglia. Era il primo regalo di compleanno dopo anni e anni.
Era un braccialetto con tanti ciondoli.
<< Ogni ciondolo rappresenta uno di noi. Quello con la carne rappresento io. >> mi disse Rufy facendo scoppiare  tutti in una grassa risata.
C’era in quel braccialetto un pezzo di carne quella con l’osso, un petalo di ciliegio, una nuvola, una spada , un mestolo, una chitarra , un robot, una fionda e infine una piccola renna.
<< E’ bellissimo! grazie ragazzi >> risi come una matta dalla felicità.
<< Però adesso il mio regalo >> sbuffò Ace.
Prese un pacchetto e si avvicinò a me allacciandomi al collo una catenina con un ciondolo.
<< Vieni così lo puoi vedere >> mi prese come se il mio peso fosse pari a zero.
Mi guardai allo specchio e . . . “Oh mio Dio è stupendo”. E’ una rosa in pietre rosse e al centro una pietra bianca.
<< Sono rubini e al centro un diamante. >> mi disse avvicinandosi e cingendomi i fianchi.
<< Ace è bellissimo. . . non dovevi disturbarti >> gli dissi quasi commossa.
<< Pff finiscila >> mi disse per poi abbracciarmi forte e lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.
A quel gesto ci fu un sottofondo di “Ohhh..”.
Ero. . ero felice. Non avevo mai festeggiato il mio compleanno a eccezione di quando ero piccola piccola e quindi non ho nessun ricordo. Mia madre mi raccontava che rifiutavo categoricamente ogni anno di festeggiarlo. Forse perché a parte la mia famiglia non avevo persone con cui stavo bene e festeggiare questo giorno.
Con loro è diverso. Loro sono diversi. Mi fa tanto piacere sapere che esiste gente del genere.
<< Grazie ragazzi >> sorrisi a tutti e li ringraziai di cuore.
“ Ma comunque sia Nami sei una traditrice”.
 
 
Dopo pranzo, Ace mi trascinò nella sua stanza. Aveva l’aria di chi stava per dirmi qualcosa di davvero spiacevole. “ Ti pareva. . . un momento felice? Subito dopo la mazzata”.
<< Devo dirti una cosa . . . >> mi disse quasi senza voce.
Io mi limitai a sedermi e fargli cenno di continuare a parlare.
<< Domani mattina devo partire. Ho ricevuto informazioni su una certa persona che sto cercando da un po’. . . questa persona ha ucciso un mio amico >> disse Ace tutto di un fiato.
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Per lo più me lo sentivo.
<< E dopo che lo avrai trovato e finito di quello che devi fare? >> gli dissi facendo finta che io non sapessi nulla riguardo al suo destino. Del resto come potevo dirglielo? Era giusto o sbagliato? Non potevo compromettere la loro storia . . . e già tanto che io sia qui. I miei pensieri vennero interrotti da Ace. .  dal ragazzo per cui ho perso letteralmente tutti i miei sensi.
<< Verrò a prenderti e starai con me! Il Babbo sarà felice di avere un'altra figlia nella sua ciurma. >> disse sicuro di sé.
<< D’accordo. E’ una promessa? >>
<< Si, una promessa. >>
<< Hai ancora il bigliettino che ti ho dato? >>
<< Certo è qui nella mia tasca >>
<< Portatelo ovunque tu andrai. . . ti prego >>
<< Posso leggerlo? >>
<< NO! >> gli urlai
<< Quando posso leggerlo? >>
<< Capirai quando . .  >> lo liquidai senza salutarlo. Avevo un nodo alla gola.
Sapevo che quella fosse stata l’ultima volta che lo avrei visto. . . cosa posso fare? Non posso fare nulla.
Senza rendermene conto le lacrime scendeva e io ero bloccata davanti alla porta. Ace mi aveva presa per i polsi e mi guardava serio. . . preoccupato. Devo inventarmi una scusa non posso farlo preoccupare. Ho sbagliato tutto. . . sono uno sbaglio continuo.
<< Ti prego non piangere, non lo sopporto >> mi disse tirandomi verso di se per poi abbracciarmi.
Non una parola da parte mia. Non potevo. Mi sentivo impotente. Non potevo dirgli di non andare.
<< Guardami . . . io tornerò da te >> mi sollevò il mento e mi baciò.
Ero confusa, troppe emozioni in una volta e la mia mente non mi aiutava per niente. L’unica cosa che riuscii a sentire era un “ lasciati andare “.
 
Adesso eravamo nel suo letto. Lui deciso, iniziò a baciarmi ovunque e a togliermi quei inutili vestiti. Aveva iniziato in modo frenetico a baciare e leccare i seni. Poi ritornò da me, dalle mie labbra, bramose di lui, che non tardarono ad essere accontentate.
Ero riuscita in un mossa non goffa a togliere quei inutili pantaloni che aveva. Adesso, finalmente eravamo entrambi nudi, col fiato corto. Non riuscivamo più a contenerci. Quando capii che stava arrivando quel momento, le mie gambe iniziarono a tremare e il cuore credo che mi stesse uscendo via.
Dovetti trattenere il respiro quando sentii che era dentro di me. “ Cacchio, nessuno mi ha detto che fosse così”.Non faceva poi così tanto male, era sopportabile.
Adesso ero una cosa sola con lui.
<< Tu sei mia e di nessun altro. non ti lascerò. .  è una promessa. >> mi disse prima di perdersi sfinito su di me.
Esausti ci addormentammo abbracciati.
 
 
 
 
Angolo autrice:
Salvee *^* ehm. . . non riesco a formulare una frase di senso compiuto in questo momento. Credo di aver scritto in un modo abbastanza schifoso t.t Purtroppo mi sono resa conto che in base al rating non posso descrivere alcune ehm diciamo “scene” XD Comunque sotto consiglio della mia amica Age farò uno special di loro due con il rating rosso così posso sbizzarrirmi u_U (?) e così farvi contenti visto che adesso stanno insieme. ( Fatemi sapere se siete d’accordo per questo special u.u ). Ringrazio tutte le belle persone che recensiscono e mettono la fic tra le preferite/ricordate/seguite <3 .Spero che questo capitolo non vi abbia fatto vomitare >_> e con questo mi dileguo e lascio la parola al signorino che fa le apparizioni divine (?).
* Entrata trionfale di Ace *
Ace: Mannaggia a te e al rating! Però l’idea dello special non ne sono sicuro. . .
Sophia: perché devo far sapere cose personali?
Io: fate silenzio! Comando io u.u la mia parola è legge.
Vi aspetto al prossimo capitolo :3
Nyah <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Siamo sinceri ***


Aprii lentamente gli occhi e girandomi vidi ancora Ace che dormiva. “E’ uno spettacolo senza eguali”.
Mi misi a sedere sul letto notando una macchia di sangue e pensando a cosa era successo prima mi sembrava plausibile. Per non parlare che mi faceva male in un certo posto.
Volevo raccogliere le idee, ricompormi, pensare . . . ma appena vidi l’orologio segnare le nove meno dieci, capii che avevo dieci minuti per sistemarmi e andare da Shanks a mantenere la mia “promessa”.
Prima di sgattaiolare via dalla stanza senza far rumore scrissi un postite dicendo ad Ace che più tardi sarei tornata da lui.
Corsi verso la mia stanza per farmi una doccia e cambiarmi. Ma venni fermata da una Nami curiosa di dove ero stata.
<< Non guardarmi in quel modo perché non devo darti nessuna spiegazione >> dissi secca.
<< Eh eh quindi ho fatto centro? >> mi disse la rossa.
<< NO! Smettila. . . sono ancora arrabbiata con te per aver spifferato tutto >>
<< Si ma devi ammettere che ti sei divertita >>
<<  Poi ne parliamo dopo, adesso devo sbrigarmi >>
Mentre mi facevo la doccia Nami non demordeva. Voleva sapere a tutti i costi dove stavo andando. Ma ripeto no e poi no. Non gli dirò dove sto andando non sono fatti suoi.
In fretta e furia presi un paio di jeans e una maglietta e uscii dalla stanza per dirigermi in quella di Shanks.
Stavo per bussare ma la porta si aprì. Molto probabilmente Shanks mi stava aspettando.
<< Come ti sei conciata? Ho detto che dobbiamo andare ad un ricevimento non a una scampagnata. >> mi disse scoppiando in una delle sue solite risate contagiose.
<< Vieni questo è per te! >> esclamò serio indicandomi il vestito che c’era sul letto.
Era un vestito rosso con uno spacco laterale e il davanti si legava al collo, lasciando uno spazio scoperto dall’ombelico in su. Praticamente nuda. . . in poche parole.
Il rosso aveva pensato pure alle scarpe. Devo dire che per essere un pirata se ne intende. Magari avrà fatto conoscenza con Nami.
Adesso avevo un po’ di panico per i capelli. Sono un totale disastro, fortuna che mia madre mi ha insegnato quattro cose visto che lei è parrucchiera. Feci uno chignon e lasciando due fili davanti liberi.
Il rosso mi guardava come chiunque abbia perso le speranze.
<< Pronta? >> mi chiese in spazientito.
<< Andiamo >> risposi mortificata.
Mentre camminavamo per le strade Shanks iniziò una conversazione molto spinosa.
<< Allora com’è andata con quel ragazzo? >> mi chiese di punto in bianco, cambiando discorso.
<< Ehm. .  l’ho fatto con lui. Sono serviti i tuoi “insegnamenti” >> risi come una matta.
<< Pensi che mi dirai chi è? >>
<< Non te l’ho detto? Comunque Ace, penso che lo dovresti conoscere. >>
<< Non posso crederci! Tu. .  tu lo hai fatto non con uno qualsiasi ma con pugno di fuoco. Ma complimenti, sono contento per te è un bravo ragazzo, educato e . .  ti potrà sembrare un po’ stupido e osceno quando mangia ma . .  >>
<< Basta non è ne stupido ne chissà cosa. Per me va bene tutto. Siamo arrivati? >> stavo per prenderlo a colpi di tacchi lì proprio in mezzo alla sue gambe, giusto per vedere quale smorfie di dolore avrebbe fatto.
Entrammo nella sala. Era enorme, lussuosa e piena di pirati molto ricercati. Tra questi c’era anche Barbabianca, Marco ed Ace. Momento . . .cosa? che ci faceva lì?
<< Shanks . . . cosa ci fa Ace qui? E ora? >> gli sussurrai.
<< Non gli hai detto dove stavi andando? >>
<< NO! Secondo te come l’avrebbe presa? Oh, guarda Ace sto andando in un ricevimento di pirati con Shanks uno dei quattro imperatore. Ah è mi sono dimenticata di dirti anche che l’ho pure fatto eccitare questa mattina. Ora dimmi, come sistemo questo casino? >> lo guardai con un aria minacciosa quasi non lo uccidevo.
<< Ok manteniamo la calma. A te l’ha detto che sarebbe venuto qui? >>
<< Effettivamente non me l’ha detto. . . >>
<< E’ insieme ad una ragazza >>
<< Cos. . .>> adesso ero furiosa.
<< Stavo scherzando. Perché preoccuparsi? >> presi Shanks dal suo unico braccio e me lo trascinai un po’ qua e là.
Poi lui fece lo stesso portandomi proprio vicino a loro. “Sono proprio curiosa cosa si inventa adesso. Per non parlare di Nami, perché è così vicina a lui? vuole andare all’altro mondo? Anzi glieli mando entrambi. Così perché mi va”.
<< Buona sera, come va? >> iniziò a parlare il rosso con Barbabianca.
<< Ma buona sera, vedo che sei in buona compagnia! >> esclamò il grande uomo per poi posare gli occhi su di me.
“ Sono fottuta, sono immensamente fottuta.”
<< Guarda chi abbiamo. . . una bella ragazza >> si avvicinò Ace a me guardandomi con aria furbetta.
Io fra poco non mi facevo venire un attacco di crisi. E’ vero, dovevo dirglielo ma sono successe così tante cose che non ho avuto il tempo. Per non parlare che neanche lui me l’ha detto . ..  quindi dovremmo essere alla pari, no?
<< Permetti di rubartela un secondo? >> chiese Ace a Shanks.
<< Ma figurati! >> disse il rosso con tono pacato.
 Dentro stavo morendo, so che si vendicherà e lo farà subito.
<< Mi dica signorina qual è il suo nome? >> iniziammo a ballare uno strano valzer.
Non sono capace di ballare ma lui mi stupisce che riesca a muoversi così. Ha una camicia bianca con dei pantaloni neri e una cravatta del medesimo colore. “ E’ così sexy . .  ma magari senza quella stupida camicia”.
<< Signore che nome desidera? >> dissi ignorandolo deliberatamente.
<< Felicia ti va bene? >>
<< Ah quindi te la ricordi! Quindi se ti chiamo Marco a te non spiace vero? >>
<< Marco? Che centra lui? >>
<< Pensavo che fra fratellini  vi diceste tutto. >>
<< Anche in una coppia si dice tutto! >>
<< Davvero? Quando pensavi di dirmelo che eri qui con Nami che ti sta praticamente appiccicata? >>
<< E tu? Tu con Shanks ? >>
<< Mi ha chiesto se potevo accompagnarlo. . . >>
<< Anche Nami. Sono arrabbiato! >>
<< Io non lo so. . . sono delusa. Perché non me l’hai detto? >>
<< E’ una riunione segreta e anche pericolosa, per questo non volevo dirtelo. . . tu perché non me l’hai detto? >>
<< Te l’ho detto il perché >>
<< Che ti ha fatto Marco? >> interrupe il discorso.
<< Niente >>
<< Non è vero. Dimmelo >>
<< Non è successo niente. Non voglio che litigate inutilmente >>
<< DIMMELO ORA! >>
<< Tu dimmi che relazioni avevi con Felicia >>
<< . . . >> rimase in silenzio.
<< Dobbiamo continuare così? a litigare davanti a tutti? >> dissi con un filo di voce.
Entrambi non parlavamo, entrambi colpevoli. I nostri corpi seguivano dei movimenti meccanici, passi di quel ballo lento e straziante.
<< Ace non voglio litigare con te. .  non con te. Ti dirò la verità. . del perché sono qui. >> dissi a malapena.
Non avevo nessuna voglia di perderlo o di fargli credere che io sia falsa.
<< L’altra notte ero ubriaca e gli scagnozzi di Felicia volevamo uccidermi ma io non mi reggevo in piedi ed è intervenuto Shanks. Mentre lui si occupava di loro ho avuto la malsana idea di andarmi a fare un tatuaggio. . . >>
<< Cosa? Dove? >> mi girò e rigirò. Alla fine lo vide solo perché i miei capelli erano raccolti.
<< Però . . bello >> mi disse sorpreso. Forse quella più sorpresa ero io per come l’avesse presa.
<< Stavo dicendo. .  . Poi mi sono svegliata nella stanza di Shan- >> non mi fece finire che lo vidi partire come una furia.
Gli saltai addosso trascinandomelo via fuori nel giardino.
<< Ace non ci ho fatto sesso! Sei scemo o cosa? non l’hai visto o sentito che ero vergine? >> ero furiosa. Talmente furiosa che anche la testa mi girava.
<< Scusa hai ragione. . . >>
<< Ci mancava che non avessi ragione. . .>>
<< Continua >>
<<  Shanks mi spiegò cosa era successo e poi gli ho chiesto se mi poteva dare qualche consiglio su come fare. . . ehm con te. Contento? >> dissi secca guardandolo furiosa e imbronciata.
<< Co-cosa? cioè tu. .  io. .  io sono un idiota. >> balbettò nervoso.
<< Perdonami io non volevo e solo che sono stressato per domani. . . >> mi disse per poi abbracciarmi.
<< Voglio sapere se hai scopato con quella Felicia! >> feci ancora l’offesa.
<< Dopo finirai di tenermi il broncio? >>
<< Si! >>
<< Prima che tu venissi eravamo in procinto di farlo solo che dopo guardandola meglio, con tutto che ero ubriaco, gli ho sboccato in faccia. Non è il mio tipo! >> mi disse tranquillo.
Io non so che reazione si possa aspettare da me. Cioè. . . dovrei essere arrabbiata? Alla fine non l’hanno fatto ed era prima che io arrivassi qui.
<< Non so se essere incazzata o meno, tuttavia tu sei mio e di nessun altro. Proprietà privata, ok? Non ti voglio vedere con nessun altro essere umano del sesso opposto o ti trucido >> volevo rendere questa “battuta” seria ma ridevo a ogni parola che mi usciva di bocca.
<< Quindi non dovrei neanche avvicinarmi a Nami? >>
<< NO! >>
A quella affermazione scoppiò a ridere seguito da me.
 
----
 
 
Quel ricevimento o qualunque cosa fosse passò in fretta. I pirati parlavano fitti fitti di chissà che cosa. La cosa non mi riguardava anche se mi rendeva curiosa e assai nervosa, visto le loro facce perennemente preoccupate. Nami non proferì alcuna parola se non due domande “ Ma perché non mi hai detto che staresti venuta qui; Come fai a conoscere Shanks”. Non gli risposi non ne avevo la forza mi sentivo troppo stanca e annoiata a morte.
Vedendo alcuni pirati iniziare ad andarsene salutai l’allegra combriccola da me conosciuta per dileguarmi in camera. “Si. . .in camera, però non la mia!”.
Prima però avevo un bisogno disperato di andarmi a cambiare. Così decisi di entrare nella mia camera giusto per una doccia.
Dopo aver finito, mi accorsi che era tardissimo. . . le 5:30 del mattino. “No, non mi interessa io ci vado!”.
Mi incamminai verso la stanza di Ace con le gambe che mi tremavano e una paura assurda. Avevo paura di non trovarlo. . .
Entrai con il cuore in gola non trovando nessuno, volevo scoppiare a piangere come una disperata. Non poteva finire così. Dopo svariati minuti sdraiata sul letto un ombra aprì quella maledetta porta. Era Ace ricoperto di cioccolato qua e là.
Dire buffo è poco. Ma mi piaceva per questo. Per non parlare della gustosa fusione tra queste due delizie. “Cioccolato . . . Ace. . . cos’è il paradiso è venuto da me?”.
<< Che ci fai qui? E’ tardi >> mi disse con aria assonnata.
<< Da che pulpito la predica! >> risposi secca.
<< Vieni e fatti perdonare . . . >> gli sussurrai trascinandomelo nel letto.
Ace annuì e subito mi accontentò.
 
 
-----
 
 
Erano le 7 circa, entrambi ormai svegli e consci dell’idea che fra un paio di minuti dovevamo separarci, per un breve periodo secondo le previsioni di Ace.
<< Lo rifacciamo? >> mi disse guardandomi serio per poi scoppiare a ridere.
<< Vuoi mettermi k.o. ? >> dissi ridendo.
<< Mi accompagni fino al porto? >>
<< Ovvio! >>
Mi vestivo con una mala voglia di quella incredibile. Non volevo che se ne andasse ma non potevo fermarlo.
Camminavamo a rallentatore, ma il tempo scorreva veloce. Il tempo ci sta  sottraendo a entrambi.
Ace aveva preso la mia mano e la stringeva forte. Come se voleva farmi forza. “Qualsiasi cosa succederà . . . l’importante è che tu stia bene. Mi basta questo.”
Ormai avevamo raggiunto il porto ed Ace era immobile. Forse non sapeva cosa dirmi. Se è un addio meglio farlo con un sorriso. . .
<< Hey Ace! Abbracciami! >> il ragazzo esegui prendendomi pure in braccio.
Ultimamente mi sento una bambola che non pesa nulla.
<< Tornerò da te ovunque tu sia. . . è una promessa! >> mi disse con un filo di voce.
Poi mi baciò intensamente e salutandomi salì su quella imbarcazione per poi sparire nel mare.
Mi sento vuota come quella volta che la mia amica è morta. . . è stupido lo so. Rimasi ad osservare il mare per un paio d’ore, solo dopo mi accorsi che accanto a me c’era Rufy che mi sorrideva teneramente.
<< Grazie. . . >> le lacrime iniziarono a scendere senza un contegno.
Rufy disperato mi abbracciò per calmarmi. Alla fine per quando possa essere tondo è dolce.
<< Dai torniamo dagli altri. Più tardi ci imbarcheremo per riprendere il mare. >> mi disse gioioso.
Voleva che andassi con loro? Basta domande, complicano soltanto la vita. Segui in silenzio Rufy per poi arrivare all’hotel.
C’era un assurdo silenzio per essere le dieci del mattino. Entrando ci accorgemmo che i pirati di barbanera avevano messo alle strette gli altri Mugiwara.
<< Mio fratello è partito perché sapeva che tu eri in un'altra isola. Come fai ad essere qui? >> gridò sconvolto Rufy.
<< Lo so sciocco! Tu e tuo fratello siete identici per idiozia. L’ho fatto apposta a spargere voci false, avevo bisogno che si allontanasse dalla ragazza. Lei mi serve per il mio piano. >> ghignò barbanera.
<< Io ti ammazzo! >> ringhiai forte.
Ormai ignoravo qualsiasi voce, seguivo soltanto l’istinto. E’ quello mi diceva solo una cosa “uccidilo ora”.
Non che io sia un’eccellente combattente ma ero abituata a “massacrare” la gente. Molte volte ho dovuto difendermi da persone che hanno tentato più volte di violentarmi o uccidermi. Ogni tanto andavo di nascosto a qualche lezione di Aikido ma non so se serviranno a qualcosa.
Lo guardavo con disprezzo e rabbia mentre lui rideva divertito della cosa. Giravamo in tondo fin quando lui non fece la prima mossa. Si avvicinò cercando di colpire il mio braccio con un coltello che aveva preso da un tavolo. Ma riuscì a schivarlo gettandomi a terra poi tenendomi con le mani ben salde al suolo scalciai con entrambe le gambe facendolo cadere a terra.
<< Dov’è finito? >> Barbanera era sparito nelle tenebre.
<< Sono qui puttana! >> gridò dietro di me prendendomi a calci.
Sentivo dolore dappertutto ma continuavo ad alzarmi, gli altri pirati di barbanera aveva creato gran confusione. Non riuscivo più a vedere Rufy e gli altri.
Riuscii a mettermi in piedi quando Barbanera mi diede un pugno nella bocca della stomaco facendomi sputare sangue e accasciarmi a terra.
Iniziavo a vederci nero, respirare mi era quasi impossibile, i suoni non c’erano più . . .  e così ci fu buio.
 
 
 
 
Angolo autore:
Salve a tutti :3 lo so, sono un po’ in ritardo >_> ma questo era l’ultimo periodo scolastico quindi adesso sono tutta vostra u.u (?). Ehm . . spero che non mi odierete dopo questo capitolo xD ne sto mischiando di tutti i colori/dolori per la nostra povera protagonista  ù_ù. Comunque chi vorrebbe sapere cosa è successo la notte in cui Sophia è andata nella camera di Ace c’è uno special. ( non è niente di che, però chi fosse interessato è lì xD ). Ehm credo di aver esaurito tutte le frasi di senso compiuto (?). Lascio la parola a Ace e co.
Ace: posso odiarti?
Io: me lo chiedi pure? xD
Sophia: io non so se odiarti o ammazzarti. Dimmi tu cosa preferisci :D
 *scappa lontano lontano*
Spero vi sia piaciuto T.T mi dileguo. . . Al prossimo cap.
Nyah <3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Non oggi. . .Mai più ***


Perché il buio? Dove sono? Ancora quel ragazzo. Stavolta è preoccupato e arrabbiato. C’è anche la ragazza. Entrambi intendi a dirsi chissà cosa senza degnarmi nessun sguardo. Questo posto lo odio. Voglio andarmene. . . perché c’è sempre buio, non lo sopporto.
<< Stai attenta! Noi non ci saremo più, dovrai cavartela da sola. Abbiamo fatto il possibile. Distruggi le tenebre! >> il ragazzo mi parlò per poi scomparire insieme alla ragazza.
Che significava “noi non ci saremo più?”. Come faccio a distruggere le tenebre? Ho freddo. Sento il corpo gelarsi. Non c’è luce.
 
Aprii gli occhi. Ero legata a una parete con delle catene e avevo sangue da tutti le parti che usciva. C’era freddo, stavo congelando.
E’ una piccola stanza illuminata soltanto da un buco in alto. Mi bruciavano le mani. . .
<< Ti sei svegliata! >> la voce di un uomo si fece forte nella mia testa.
All’improvviso la stanza fu illuminata e davanti a me c’era un uomo seduto che mi osservava. Chi era? Facevo fatica ad alzare gli occhi, alla fine inquadrai chi era.
<< Akainu? Che vuoi? >> dissi sforzandomi. Sapevo che prima o poi sarei caduta in qualche baratro sperduto dell’inferno.
<< Barbanera è uno stupido, ha creduto di potersi fidare di me. Quando ti ha portata qui lui è stato catturato e rinchiuso in una cella di questa prigione. Devo dire che ti ha conciato per bene.>>
<< Quindi era in complotto con te? Siamo nella prigione di Impel down? >> chiesi sconvolta.
Lui si limitò a ghignare.
<< Sai perché sei qui? >> mi chiese avvicinandosi.
<< . . . >>
<< Tu porterai qui il tuo adorato Ace e poi userai i tuoi poteri per ucciderlo >> rise maleficamente.
<< Andrai soltanto a una fine certa. Io non ho nessun potere mettitelo bene in testa. .  ho soltanto una vaga somiglianza a quella stupida favola per bambini. >>
<< Mhm. . .davvero? perché non proviamo un po’? >> mi disse prendendo carta e penna.
 Prese la mia mano con forza costringendomi a scrivere. Non so cosa scrisse dato che io Kanji non li capisco.
Non succedeva nulla. .  .
<< Visto? >> gli dissi.
<< Magari avrai ragione ma ciò non toglie che porterai qui Pugno di Fuoco e io lo farò fuori. >>
<< Tu non farai fuori nessuno, l’unico che morirà sarai tu! >> gridai forte.
<< Si ragazzina, l’importante è crederci >> se ne andò scomparendo nel buio.
 
 
 
Passai due giorni e due notti senza dormire, mangiare e bere. Mi sentivo impotente. Non sapevo cosa stesse succedendo al di fuori di queste mura. Dovevo reagire. Dovevo fare qualcosa.
“Quel corridoio. . . l’ho già visto!”. Osservai attentamente, più e più volte. Alla fine avevo capito che era il posto che il ragazzo del sogno mi aveva mostrato più volte.
Sapevo come uscire ma non sapevo come liberarmi dalle catene.
Dovevo farmi forza e sforzarmi a pensare qualcosa. La testa mi scoppiava da morire.
<< Marine avvicinati! >> gridai appena.
Il marine si avvicinò piano scrutandomi, facendo una espressione di pietà verso i miei confronti.
<< Cosa vuoi ragazzina? >> mi chiese.
<< Ho bisogno di andare in bagno. . . >>
<< Non posso liberarti dalle catene >>
<< Perché. .  pensi che in questo stato pietoso riesca a scappare? Ma se non mi reggo neanche in piedi. . . >>
Il Marine dopo minuti di incertezza disse appena un udibile “ va bene, ma facciamo presto”.
Aspettai che mi liberasse, poi facendo finta di appoggiarmi a lui, strinsi i denti e mi alzai di scatto. Afferrai la catena e gliela misi intorno al collo per poi tirare forte.
Quando non lo sentii più respirare mi allontanai con le lacrime. Era la prima persona che uccidevo. Non volevo arrivare a questo. . . ma non avevo altra scelta.
 
Percorrevo il tragitto in silenzio, mi fermai davanti a una cella. Lì c’era. . .
<< Jinbe >> sussurrai.
 L’uomo pesce si accorse di me e mi guardava con aria minacciosa.
<< Non ho nessuna cattiva intenzione. .  anzi voglio liberarti! >>
Avevo preso le chiavi di quel marine fortunatamente e in due secondi avevo aperto la cella. Poi mi girai e me ne andai senza proferire parola.
Sapevo che fosse inutile parlargli, che non avrebbe avuto senso.
<< Aspetta! >> mi ordinò.
<< Perché mi hai liberato? >> mi chiese cambiando tono.
<< Così. . . mi andava. >> gli dissi.
Poi decisi di ignorarlo e strascicando per quelle mura si udivano dei boati. Qualcosa là fuori stava succedendo. Era iniziata. . .
“Devo sbrigarmi . . .”.
Caddi a terra innumerevoli volti, alla fine mi accorsi che Jinbe mi stava seguendo.
<< Hai perso molto sangue! >> mi disse.
<< Non me ne ero accorta, sai? >> feci la sarcastica.
Jinbe alla fine mi aiutò a sorreggermi. Molto probabilmente aveva capito che sapevo la strada o semplicemente gli facevo compassione.
Nel frattempo si udiva che fuori stava succedendo il putiferio, mentre qui avevano dato l’allarme che alcuni evasi erano riusciti a fuggire.
Ormai non aveva importanza, eravamo fuori.
Ero lì, in quell’ambiente che ho visto innumerevoli volti. Senza mai poter fare nulla. Ho solo una possibilità, non posso farmela sfuggire. 
Lui era lì che combatteva. Finalmente lo vedevo in tutto il suo splendore. Usava quel fuoco tanto bramato con grazia. Lui è fuoco. Lui è il mio fuoco.
Il vuoto nella mia mente, solo alcune parole, solo attimi di certezza.
Avevo abbandonato la presa di Jinbe per correre. Correvo. . . correvo e sanguinavo da tutte le ferite che mi ero procurata dal combattimento con Barbanera.
Non sentivo il dolore di queste ferite, non sentivo nulla. Solo una matta paura di non arrivare in tempo. Qualcosa mi stava corrodendo dentro.
Eccolo lì. Sta avvenendo tutto come è sempre stato. . .  Ma non questa volta. Non oggi. Mai più.
Ero riuscita ad arrivare nel momento esatto in cui Akainu stava per colpire mortalmente Ace, mettendomi davanti a lui.
Sentivo bruciarmi dentro, sentivo la sua cattiveria, sentivo l’anima frantumarsi.
<< Stupida ragazzina! >> urlò Akainu.
Tolse il suo pugno dal mio ventre e io caddi rovinosamente a terra.
<< SOPHIA! >> gridò disperato Ace.
Ace piangeva. . . perché ? Parlava ma non lo sentivo. Perché non riesco a sentirlo?
Mi abbracciò forte. Piangeva. Non riuscivo a muovermi e respiravo a fatica.
Barbabianca era intervenuto, stava combattendo contro Akainu.
Iniziavo a non vederci più. . . sto morendo? Devo trovare la forza per poter dire ad Ace di quanto lo amo.
<< A..Ace mi spiace. . . non potevo vederti morire. Perdonami >> riuscii a sussurrare.
Lui mi guardava piangendo. . . era straziante. Sentivo che ormai era finita. Gli sorrisi e poggiai la mia mano sul suo viso.
 << Grazie di tutto. . . >> la mia voce si perse in quell’ambiente.
Cadde la mano e mi vidi scomparire.
 
 
----
 
 
“Sono morta? Dove sono? Ancora voi? Mi dite chi siete?
<< Siamo orgogliosi di te. Credo che adesso è giunto il momento di spiegarti alcune cose. . . >>
 Parlate senza giri di parole! Sono stufa di sognarvi ogni fottuta volta senza mai capire un tubo.
<< Noi siamo i tuoi veri genitori. .  tu sei nata nello stesso mondo in cui è nato Ace! >>
Cosa? Voi i miei genitori? Io sono nata lì ? Allora perché io mi trovavo in un altro posto?
<< Quando sei nata sapevamo dei tuoi poteri . . >>
Ancora con questa storia? Ma non capite? Non ne ho!
<< Come spieghi Ace salvo? >>
In che senso? Non capisco?
<< Ricordi di avergli scritto quel bigliettino ? Ha funzionato! >>
Ma non è possibile. .  Akainu ha pure testato quel giorno e non ha funzionato.
<< Perché non è stato scritto con il tuo volere! >>
Consideriamo un attimo dell’idea che voi siete i miei “veri” genitori. .  perché mi avete portata in un altro mondo? Perché mi avete abbandonato?
<< Non avevamo altra scelta. Tua madre è morta dopo un paio di giorni dal parto. . . in quanto a me, la marina mi dava la caccia. Una bambina piccola e indifesa non poteva di certo vivere quella vita. . .  Io e tua madre abbiamo preferito che vivessi una vita tranquilla e felice >>
Stronzate. . . non sapete come mi sono sentita. Soffocata, in gabbia. . mi sono sempre sentita esclusa da quel mondo, perché del resto non ci appartengo.
Dove andate?
<< Il nostro tempo è finito. Sei cresciuta bene, di sani principi. Hai imparato ad amare ed accettare altre persone. Siamo fieri di te. Non ti chiediamo di riconoscerci come tuoi genitori almeno accetta il nostro amore incondizionato verso di te >>
Aspettate!  Non ve ne andate. . ho ancora delle cose da chiedervi.
<< Abbi più fiducia in te >>
 
Perché nessuno si degna di rispondermi? Dove sono? Non capisco. . . è l’inferno? E’ tutto buio. Non vedo niente.
Ogni tanto si sentono persone che parlano, ma non capisco da dove.
Ace. . . mi spiace, avrei preferito trascorrere più tempo insieme a te. Ti ho salvato è vero, ma a quale prezzo? Adesso mi odi e ti dimenticherai di me. Piangevi per colpa mia.
Ti ho causato soltanto sofferenze. Perdonami non volevo. . .io. . .
 
 
----
 
 
<< Sophia dannazione svegliati, è tardi! >> una voce squillante riecheggiava nella mia testa.
<< Ho capito ci vai a piedi! >> continuò.
“Ma cosa? Dove sono? Che succede? Mi fa male dappertutto!”.
 
Avevo aperto gli occhi. La mia mente per quanto fosse mal ridotta stava assimilando quel luogo, i suoni e le persone che c’erano davanti a me. Non ci posso credere . . . No, non voglio crederci.
Questo è più doloroso che morire per qualcuno.
Ero rimasta pietrificata, seduta nel mio letto, nella mia stanza a piangere. Singhiozzi senza fine e quella davanti  a me era la mia suddetta madre adottiva che sbraitava e continuava a rimproverarmi e che avrei fatto tardi a scuola.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Mi piange il cuore dirvelo e ammetterlo ma la storia sta per finire. . . (mancano un 2-3 capitoli). T.T
Sento di essere stata una vera stronza questa volta con Sophia xD Ma quando ho partorito questa storia è iniziato tutto da qui. Dal fatto che non accetto la morte di un personaggio come Ace. Proprio non mi è andata giù. Lui rimarrà per me sempre vivo u.u ( e soprattutto nel mio kokoro <3 ). Ehm si, sto dando i numeri xD sarò sdolcinata/smielata/noiosa ma è così u.u
Per quanto riguarda Sophia..  ehm gioia perdonami xD sono cattiva con te lo so >_>
Ace: Cattiva? Ma tu li conosci gli aggettivi?
Io: mi mancavano le tue apparizioni *^*
Ace: taci . . .
Sophia: muoio ma ancora parlo. . . mah!
Io: Shhh! Poi poi capirai u.u
Fatemi sapere come vi è sembrato questo capitolo. Ci tengo a sapere cosa ne pensiate :3  A presto.
Nyah <3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Merito questo amore? ***


Note:
Questo capitolo racconterà la vicenda vista da Ace nel momento in cui si sono separati la prima volta. ( Ace in cerca di Barbanera )e le varie scoperte che farà il nostro ragazzuolo di fuoco u.u buona lettura
 
 



Lasciai la sua mano e salii sul mio striker . Sapevo che stava soffrendo ma devo partire per il suo bene.
Ho un conto in sospeso con quella canaglia di Barbanera per aver ucciso Satch. . . ma dopo aver saputo che è in cerca di Sophia non posso permettergli un minuto in più di vita.
La riunione di ieri mi ha rivelato la posizione di Barbanera e dei suoi uomini. Non è lontano da qui. Penso di far presto. O almeno lo spero. . .
Due ore di viaggio ed eccomi qui.
Scesi dallo striker e mi diressi verso la città di quel paesino. Dopo svariate ricerche capii che non si trovava lì. Infatti a posto di quel farabutto trovai la marina.
<< Dannazione è una trappola. . . >> sussurrai.
<< Ma guarda chi abbiamo qui, Kizaru. Scusami ma non ho tempo da perdere! >> dissi per poi girare i tacchi. Ma il marine mi fermò ponendosi davanti a me, probabile aveva voglia di combattere.
<< Non vuoi sapere dove si trova Barbanera? >> mi disse.
Mi limitai a guardarlo torvo non capendo ancora cosa stesse succedendo veramente.
Il marine sospirò affranto, capendo che mi doveva delle spiegazione.
<< Barbanera ha fatto un piccolo patto con noi per prendere la ragazza, affinché ti potessimo uccidere. Ma non ti preoccupare non uccideremo soltanto te, se siamo fortunati faremo fuori anche cappello di paglia e la ciurma di Barbabianca. Così da poter mettere la parola fine a questa storia dei pirati. >> mi disse con tono pacato come se la vittoria fosse scontata.
<< Brutto bastardo! Me la pagherete tutti quanti. Dimmi dov’è Sophia! >> ordinai perentorio e furioso più che mai.
Il mio corpo fu avvolto da fiamme, ero pronto a scagliarmi contro tutti. Sapevo che per strappargli qualche informazione dovevo ridurlo in fin di vita.
<< Bene iniziamo dai pesciolini piccoli . . . >> sussurrai più a me stesso.
<< Enkai . . .Hibashira! >> colonne di fuoco si alzarono colpendo i vari marines.
Mi sono sbarazzato di tutti i marines, adesso tocca a Kizaru!
<< Juujika >> la mia croce di fuoco venne schivata da Kizaru.
“E’ riuscito ad evitare le mie fiamme, chissà per quanto vorrà continuare così. .”
<< Ho degli ordini precisi e qui il mio compito è finito. Non sono venuto per combattere contro di te ma per informarti dove si trova quella ragazza >>
Sicuramente Kizaru mi dirà il vero posto, ma sono sicuro che è una trappola per catturarmi.
<< Sono tutto orecchie >> dissi secco, per poi sistemarmi il cappello.
<< Impel Down, ciao ciao >> disse l’ufficiale per poi sparire.
Impel Down eh? Bel posto direi, tipico di quei bastardi. Quel lurido traditore di Teach me la pagherà cara.
 
----
 
Raggiunsi in tutta la velocità che potevo con il mio striker, l’isola dove avevo lasciato Rufy e gli altri. Magari si trovano ancora lì.
Niente da fare non c’era più la loro nave. Però per mia fortuna vi era quella di Barbabianca.
Raccontai loro gli ultimi eventi e che molto probabilmente era una trappola.
Non avevo mai visto Barbabianca  guardarmi in quel modo. . . serio? Preoccupato? Apprensione? Cos’era? Dannazione!
<< I traditori non sono tollerati, è arrivato il tempo di fargliela pagare. >> disse l’imperatore rivolgendosi a tutti i suoi figli, ricevendo in risposta un grido da tutti quanti.
Poi chinò la testa verso di me, scrutandomi. Forse vedeva la mia preoccupazione, la mia disperazione e paura di perdere qualcuno.
<< Dimmi, quanto tiene a quella ragazza? >> mi disse poi senza perdere il contatto visivo.
<< Voglio salvarla. . . è più importante della mia stessa vita! >> risposi sostenendo il suo sguardo.
<< Bene. Prepariamoci a salpare! >> ordinò perentorio.
 
 
Salpammo verso Impel Down. Avevo provato più volte a parlare con Barbabianca a lasciar perdere, che non c’era bisogno di scomodare l’intero battaglione. .  di andare da solo. Ma in risposta avevo uno sguardo assassino.
Mi ripeteva che lui non abbandona nessun figlio, che quella della marina era una dichiarazione di guerra.
Non l’ho mai visto così. . .così incazzato ecco!
Durante il “viaggio” stavo letteralmente morendo dentro. Cosa starà facendo? Che gli avranno fatto?
<< Sto impazzendo! >> dissi a malapena ma abbastanza forte da far entrare Marco in camera mia.
Marco mi disse più volte di rimanere calmo, che sarebbe andato tutto bene.
<< Non va bene nulla. E’ colpa mia se ora si trova nei guai >> sibilai.
<< Finiscila sei paranoico. Ho saputo che la ciurma di tuo fratello hanno inseguito Barbanera, ma nel tentativo si sono separati. >> disse Marco.
<< Riposati se domani vuoi salvarla. >> più che un consiglio sembrava un ordine.
Cos’altro potevo fare? Cercai di riposarmi senza alcun successo.
Gli incubi alla fine presero il sopravvento e mi dovetti alzare.
Era l’alba. . .
<< Figliolo cosa ti turba? >> mi disse Barbabianca.
<< . . . >>
<< Mhm. . . Gurararara. Ti sei innamorato eh? >>
Come poteva dire quel vecchio una cosa simile in questo momento. Cioè . . . si é ovvio che lo sono. Ma non è il momento di parlarne.
Sento che sono diventato leggermente rosso e credo di aver assunto una ridicola smorfia.
<< Allora capisco. Non ti preoccupare noi la salveremo. Sono o non sono l’uomo più forte del mondo? >> disse l’imperatore facendomi sfuggire un risolino.
Le sue parole erano rassicuranti. Però non so fin quando . . .
La mia era solo una paura, non una in più. Perderla.
Sentivo che non l’avrei più rivista. Perché ho questa dannata sensazione?
 
---
 
Dopo due giorni a logorarmi l’anima finalmente eravamo lì. I marines ci accerchiarono.
Così iniziò quella battaglia.
Mentre combattevo avevo visto mio fratello.
<< Rufy! >> gli urlai.
Non avevo mai visto mio fratello in quello stato. . . confuso, pieno di rabbia e angoscia. Cosa sarà successo?
<< Rufy dov’è Sophia ? >> dissi guardandolo negli occhi.
Lui non lo sapeva, si limitò a dire “oltre ad essere stupida . . . ha coraggio”.
Rufy non era in vena di raccontarmi cosa fosse successo. Mi disse che non c’era bisogno di cercarla.
Porca puttana cosa gli è successo? Perché è piena di sangue?
Non potevo degnargli più di uno sguardo, Akainu stava per uccidere mio fratello.
“Sophia mi spiace, devo salvare mio fratello. So che capirai”.
Ero pronto a morire, ma non sentivo Akainu colpirmi. Perché? Cosa è successo?
<< Stupida ragazzina >> sentii urlare Akainu.
Sentii un corpo poggiarsi sulla mia schiena e scivolare a terra.
Mi girai di scatto e ciò che vedevo non ci credevo.
<< SOPHIA! >> gridai disperato.
<< Perché? Non dovevi fare una sciocchezza simile. . . >> la voce mi si affievolì.
L’ha strinsi forte a me.
Perché si è sacrificata per me? Non merito tutto questo amore.
Le lacrime mi scesero senza un contegno. Non mi importa apparire debole. E’ colpa mia. . . non sono stato attento avrei dovuto distruggere quel dannato marchingegno che ti ha portato qui. Almeno non saresti qui a morire per me. . .
Cosa devo fare? Sento i suoi battiti rallentare.
<< Non morire ti prego! Rimani qui con me >> cercai più volte di fargli forza.
Ma lei guardava nel vuoto, aveva lo sguardo perso. Forse non riusciva a sentirmi.
Nel frattempo Barbabianca stava combattendo contro Akainu.
Non avevo idea di cosa fare per salvarla.
Talmente tanto era la disperazione che riuscii a tornare in quella realtà grazie alla mano fredda di Sophia poggiata sulla mia guancia.
<< A..Ace mi spiace. . . non potevo vederti morire. Perdonami >> mi sussurrò avvicinandosi.
<< Grazie di tutto. . . >> la sua mano cadde a terra.
Lei scomparve sotto i miei occhi.
Ogni parte del mio corpo si era bloccato come pietrificato. Intorno a me era sceso un silenzio di orrore. Tutti guardavano l’accaduto sconvolti. Nessuno azzardò a proferire parola.
Mi alzai lentamente e le fiamme presero il sopravvento uccidendo tutti i marines che mi capitavano a tiro.
Poi mi posizionai davanti Akainu pronto  a batterlo, a mettere fine alla sua misera esistenza.
Ogni tanto sentivo qualcuno chiamarmi. Ma era troppa la rabbia per sentire le loro voci.
<< Fermati! O manderai a l’aria il sacrificio di quella ragazza. >> la voce di un marines mi arrivò forte e chiaro nella testa, martellando forte.
Girando il capo e vidi che a pronunciare quelle parole era Sen Goku. Come poteva mai interessargli una cosa del genere? Cosa gliene poteva interessare? Lui non capiva.
<< Cessiamo questo combattimento. E’ stato versato fin troppo sangue inutilmente. Deponete le armi e ritiratevi. Oggi portiamo onore a quella ragazza. >> Sen Goku continuò a parlare, trascinandosi il furioso Akainu contrario di tutto ciò.
Agli occhi increduli di tutti i presenti, ogni marines lasciarono cadere le loro armi andandosene in silenzio.
Pensano che con un gesto del genere basti a placare la mia rabbia? Basti per le vite che se ne sono andate oggi?
E’ colpa mia. . .  è sempre stata colpa mia.
<< Andiamo via! >> ordinò Barbabianca.
Io non riuscivo a muovermi, non ne avevo la forza.
<< Perché nessuno l’ha fermata? Possibile che nessuno l’abbia vista? >> gridai a tutti i presenti.
<< Nessuno poteva sapere le sue intenzioni. Basta, smettila! >> intervenne Jinbe.
Come fa ad essere qui? Non era in prigione?
<< Sono stato liberato da quella ragazza >> disse per poi andarsene.
Come se mi avesse letto nel pensiero. . . mi sento vuoto.
Ero la disperazione fatta persona. . . persona? Perché. .  io sono una persona?
I pensieri del mio passato intervennero a farmi pesare la cosa come se già non mi pesasse. Sentivo che mi stavo perdendo, sentivo corrodermi l’anima.
Sentivo i pezzi della mia anima frantumarsi.
Mio fratello si era avvicinato a me con le lacrime che gli scendevano senza freni. Mi abbracciò per un tempo indeterminato. Non sapevo cosa dirgli. I miei pensieri si erano annullati. Provavo soltanto un dolore nel cuore. Cos’è?
Mi scappò un quasi sorriso, per essermi reso conto di quanto fosse veramente importante quella ragazza per me. Adesso? Adesso l’ho persa, non c’è più.
Anche io per lei ero così importante da sacrificare la sua vita?
<< Stupida. .  >> sussurrai al vento.
 
 
----
 
 
Passarono alcuni giorni dalla morte di Sophia. Io non ero uscito dalla mia camera per nessun motivo. Ogni cosa si era annullata in me. Pensavo e ripensavo. Nella mia mente si ripeteva la stessa scena.
Mi ero alzato, stanco di stare sdraiato su quel letto e misi le mani nelle tasche. Nella mia tasca c’era ancora il biglietto che mi aveva data Sophia.
Credo proprio che è questo il momento di leggerlo. Lei lo sapeva che sarebbe finita così? Per questo mi ha scritto questo biglietto?
Aprii il foglietto e c’era scritto una marea di parole a me incomprensibili. E adesso?
In un secondo il mio cervello si azionò, usci dalla mia stanza in fretta e furia senza guardare nessuno in faccia.
Saltai nel mio striker e andai da mio fratello.
 
----
 
Il viaggio durò poco visto la fretta che avevo e per mia fortuna riuscii a trovarlo.
Salii sulla nave e iniziai a cercare mio fratello dicendogli che dovevo parlare con la sua compagna archeologa.
Rufy per un momento mi guardò torvo non capendo nulla ma alla fine mi assecondò.
<< Robin per favore vieni qui. Mio fratello vuole parlarti. >> disse Rufy alla ragazza.
Robin ci raggiunse con nonchalance, facendo segno di voler saper cosa fosse successo.
<< Robin puoi tradurre questo? >> gli diedi il bigliettino tra le mani.
Una speranza in me si era accesa, sapevo che quello molto probabilmente è un indizio. So per certo che non è morta.
 
Robin guardò attentamente il foglio facendo varie smorfie. Non riesco a intuire cosa ci possa essere scritto.
<< Allora? >> chiesi in spazientito.
<< Scusateci ma qui c’è scritto a caratteri cubitali che deve essere solo letta ad Ace. >> la ragazza trattenne un risolino.
Mi sta facendo morire! Che diavolo ci sarà mai scritto?
Io e Robin andammo in una stanza e la ragazza mi fece cenno di sedermi.
Poi iniziò a leggermi la lettera.
<< Allora: Ciao Ace. Molto probabilmente non capirai la lettera ma spero che ti venga la brillante idea di fartela tradurre da qualcuno. Comunque. . . da dove comincio? Ok sarò breve e coincisa, tanto lo so che ho già la nomina di essere pazza quindi questo non cambierà mica le cose. Nel mio mondo “ho visto il tuo destino, la tua fine” , più e più volte. Fine che non ho mai accettato. Ho sempre sostenuto che ci fossero altri mondi ecc. Ma non pensavo di aver ragione, ma soprattutto ritrovarmi davanti a te! La cosa mi ha scosso veramente era un miscuglio tra felicità e paura. Paura perché sapevo che saresti morto che non ti avrei più rivisto. Poi sono successe tante cose, ho sognato cose strane che non so nemmeno spiegarti. Però mi hanno fatto capire che in qualche modo avevo questi suddetti “poteri”. E se io li ho veramente voglio che tu viva, che quel giorno ad Impel Down tu non muoia. Lo so, può accadere tutto come non può accadere nulla, ma preferisco che tu rimanga vivo e storpiare la storia che vederti morire. Oltre ad essere pazza mi sono innamorato di una persona che credevo non esistesse. . . e tadan tu esisti. Ah! Un'altra cosa, fammi una cortesia! Non pensare quelle cose brutte su di te. . . o giuro ovunque io sia ti troverò e ti picchierò!
Devo confessarti che neanche io sono brava con le parole. . . comunque sia so che mi mancherai.
Ps: Spero vivamente che tu non abbia letto ad alta voce! >> Robin aveva finito di leggermi il bigli. . no, quello non era un biglietto era una lettera chilometrica! Ad ogni modo Sophia è viva! Questo mi basta. Gli ho promesso che ovunque fosse io l’avrei ritrovata, ed è ciò che farò.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore:
Salve a tutti :3 ho veramente rischiato una crisi di identità per scrivere questo capitolo xD immedesimarmi in Ace è stato un bel po’ complicato >_> ho cercato di farlo apparire come si sarebbe comportato chiunque davanti alla perdita di una persona cara. Spero di non averlo fatto apparire troppo OOC. Bhè come avevamo visto nella precedente puntata (?) Sophia non è morta! ( immortale la ragazza eh u.u ). Ma Ace non lo sapeva e ha impiegato un bel po’ a scoprirlo. E finalmente ho rivelato cosa ci fosse scritto in quel maledetto foglietto xD ahahah.
Spero di non avervi annoiato >.> e spero di sapere come vi è sembrato. Si accettano sedie e oggetti non identificati (?) XD  <3
Ace: Mah! Tu hai seri problemi. . fidati.
Io: ovvio che mi fido u.u <3
Ace: Dacci un taglio.
Sophia: Scusa ma a me dove mi hai messo questa volta?
Io: sei dietro le quinte. Per un po’ dovevi uscire di scena u.u troppo al centro dell’attenzione.
Tutti: … ? ma che problemi ha questa?
Io: seri molto seri.
Ok mi dileguo al prossimo capitolo
Nyah <3
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Insieme ***


Sentivo i muscoli del ventre contrarsi, le ossa congelarsi e la pelle andare in fiamme.
Dentro la mia testa confusione, poi il nulla. Ecco! Era ritornato il nulla.
<< Pur di non andare a scuola ti metti a piangere e fai scenate di dolore. Vatti a vestire e vai a scuola. ORA! >> Mia madre se ne andò sbattendo forte la porta, dicendomi che ero un caso a parte del mondo.
Secondo lei io stavo facendo teatro? Lei non sa un cazzo. Non ha mai saputo niente di me, non mi ha mai chiesto come stessi realmente. Troppo occupata a fare le sue cose o a guardare la maschera che mettevo ogni giorno.
Non era stato un sogno e questo non era un incubo. Questo lo sapevo per certo. Avevo il tatuaggio, avevo ancora le cicatrici sul mio corpo e la sensazione del calore di Ace sulla mia pelle.
Qui è come se io non fossi mai mancata, non è cambiato niente. Tutto normale.
Sentivo che stavo per sparire di nuovo. . . no, non di nuovo, non voglio.
“Ace. . dove sei? Ti prego non lasciarmi sola”. Le lacrime rigarono il mio viso, ormai combattuto da troppo dolore.
Mi alzai piano, piena di dolore. Sentivo le ossa come se si dovessero rompere da un momento all’altro. Ma non era questo a farmi male, era il cuore che mi faceva male. La brutta e bastarda realtà che non l’avrei più rivisto.
Grida di dolore, singhiozzi, pianti . . . non riuscivo più a smettere. Mi era così difficile accettare questa realtà. Sola. Di nuovo sola. Stavolta per sempre sola.
 
 
Dopo essermi calmata ero riuscita a sistemarmi come mi era più possibile e presi il mio cellulare. Solo una persona potevo chiamare. Solo di una persona in quel momento potevo fidarmi.
“Rispondi ti prego. . . devo parlarti”.
<< Pronto? >> una voce di una ragazza ormai cambiata, quasi non la riconoscevo.
<< Angela. .  >> dissi appena.
<< Sophia che hai? >>
<< D-dove sei? >>
<< Sono appena tornata, sono all’aeroporto >> disse preoccupandosi.
<< D’accordo. Fra mezzora ce la fai ad essere qui? >>
<< Si certo. Dove ci incontriamo? >>
<< A casa tua >> riattaccai.
Non riuscivo più a pronunciare altre parole, troppi singhiozzi trattenuti a lungo. Dovevo sfogarmi adesso, non potevo farmi vedere in questo stato da lei.
Age  o meglio Angela, quello è solo un soprannome che gli ho dato, è partita un anno fa per studiare all’estero. Sapevo che doveva tornare più o meno in questo periodo. Lei mi ha sempre capita e appoggiata nelle cose più assurde che la mia mente potesse partorire.
Adesso sono sicura che mi prenderà per pazza. Non potrò raccontarle tanto, perché la metterei soltanto nei guai. Ma qualcosa deve pur sapere per potermi comprendere. . . o sono così disperata da raccontargli tutto e farmi rinchiudere in un manicomio? Un problema continuo.
Ace che cosa starà facendo? Starà bene? E’ riuscito andare via da quel posto, via da quel lurido cane di Akainu?
Mezzora. . . mezzora di completa agonia. Non dovrei essere così a pezzi. Ho salvato Ace. Lui sta bene. Ne sono più che certa.
Si sarà dimenticato di me come ha detto la ragazza del sogno? O meglio mia madre.
 
 
---
 
La fatidica mezzora è passata. Sono riuscita ad arrivare a casa della mia amica. Mi impongo dei semplici e meccanici ordini. Suono il campanello. Lei apre. Salgo le scale.
Angela mi guarda truce come se avesse una sconosciuta davanti a sé.
<< Cosa ti è successo ? >> disse scrutandomi e avvicinandosi piano a me.
<< Ho molto da raccontarti, ma dovrai fare uno sforzo immane per credermi. >> gli risposi preparandomi ad usare parole che non potessero mandarla in confusione.
 
---
 
Verso sera avevo finito il mio racconto. Avevo mostrato alla mia amica le cicatrici , il mio tatuaggio . . . la mia anima. In quelle ore passate a raccontare tutto per filo e per segno cosa mi era successo avevo finito per riversare tutte le mie emozioni.
Angela non disse una parola mi ascoltò attentamente, mi guardò fissa. Iniziò a piangere. Che ho fatto? Perché anche lei piange?
<< Ne avessi un po’ del tuo coraggio o solo la sanità mentale per sopportare tutto questo. >> mi disse sorprendendomi.
Non pensavo minimamente a una risposta del genere. Pensavo che sarebbe andata peggio. .
Mi ha creduto senza tanti problemi.
<< Scusami ti ho stressato con questa storia. Sei appena tornata e ti ho sommersa . . >> gli chiesi scusa perché ero stata troppo invadente.
Era appena tornata da un anno di lontananza da casa e io che ho fatto? Sono andata da lei per dirgli cosa era successo a me.
<< Shh non ti preoccupare. Piuttosto preoccupati di tua madre, quella che è qui a pochi chilometri da noi, che si starà chiedendo che fine hai fatto. >> mi disse sorridendo.
Aveva ragione. Credo che creature peggiori di lei non esistano.” Altro che Akainu. . qui non si scherza con il fuoco”.
Avevo ritrovato un po’ del mio umorismo di pessimo gusto.
<< Ah! Un’altra cosa! >> mi disse interrompendo i miei pensieri.
<< Mhm? >>
<< Sono sicura che questo ragazzo si farà vivo. Devi avere pazienza! Fidati >> Angela è un tesoro.
<< Grazie >> sussurrai.
Ma le sue parole non arrivavano nella mia testa. Erano parole a vuoto. Però non di certo potevo fare un espressione triste. Mi limitai a sorridergli come se quelle parole in qualche modo mi avessero aiutato. Sapevo che Ace non sarebbe riuscito a venire. Sapevo che non l’avrei più rivisto.
 
 
Avevo salutato Angela ed ero uscita da casa sua. Non avevo nessuna intenzione di andare a “casa mia”. Quelle mura le odio. E’ una prigione! Impel down gli fa un baffo.
Per quella sera andai a dormire in un parco vicino casa mia. L’indomani è stato pressoché una cosa “terribile”, almeno tempo fa l’avrei considerata così. Una bella mazzata in testa e altri oggetti e imprecazioni su di me per non essere tornata. Per la prima volta avevo sgarrato con mia madre. Avevo assunto un comportamento che non si addice per niente a me. Ma io sono cambiata. Tante cose sono cambiate. Non avevo mai fatto una cosa del genere ma non mi sentivo affatto di restare in quella casa.
<< Non resterò qui un minuto di più. Addio >> dissi flebilmente ma abbastanza forte da farla infuriare ancora di più.
Tentò di fermarmi inutilmente alla fine si mise a ridere e mi mandò a quel paese.
Sapeva benissimo che questo giorno sarebbe arrivato, che non sarei più rimasta sotto il suo tetto e sotto le sue regole.
 
 
---
 
Per le prime settimane ero andata a vivere da mia nonna, poi avevo racimolato abbastanza soldi per poter prendere una stanza lontano da quel paese, trovando pure un altro lavoro.
Passarono così due mesi. La scuola chiamò più volte cercando di convincermi di riprendere gli studi. Ma non avevo nessuna voglia di vedere determinate persone. Era già tanto che riuscivo ad andare a lavoro senza piangere per le strade.
Ogni giorno lo stesso: la mattina lavoravo, la sera tornavo, mi addormentavo, stessi incubi da più di due mesi. Ace moriva, gridavo, piangevo e poi mi svegliavo.
Mi ero costruita delle mura attorno a me. Non avevo contatti con nessuno, se non ogni tanto qualche chiamata con Angela.
 
 
Nel frattempo . . .
Due mesi di minacce. Avevo fatto un putiferio qui nel laboratorio della marina ma almeno ero riuscito nel mio intento.
Quei dannati dei marines erano riusciti a sistemare quell’infernale marchingegno per poter andare a prendere Sophia. Ovviamente mio fratello e la sua ciurma, insistettero a venire con me perché avevano paura che mi perdessi o peggio non la trovassi.
Alla fine dovetti cedere alle loro moine e farli venire con me. Per carità! Avevo già perso troppo tempo. Non voglio nemmeno pensare a quanto possa aver sofferto Sophia.
Tutto ciò mi fa stringere il cuore.
Per sicurezza sono rimasti Brook, Franky e Usopp per poter farci ritornare indietro.
Stiamo per varcare il portale. Il cuore ha smesso di battere. Quanto odio questa sensazione. .
 
 
Un paio di giorni dopo. . . 
 
 
Quattro chiamate perse, cinque messaggi . . il telefono non mi dà tregua. Ma che ore sono?
Osservavo l’orologio del mio telefono quasi schifata. Sono le 10:05 di una domenica di giugno. Un'altra fottuta giornata è iniziata.
Ci sono tre chiamate di Angela, una non riconosco il numero. Apro la casella dei messaggi: è Angela. “ Dove sei?”,”Sto venendo così andiamo lì”,”RISPONDI”. Fine dei messaggi di Age.
E’ quei due? “Mi manchi”, “ti ho trovata”.
Il mio cuore perse qualche battito. Ma subito scacciai quel pensiero nella mia mente. Non poteva essere, qualcuno ha sbagliato numero.
Il citofono della mia stanza suonava in continuazione, alla fine andai ad aprire. Tadan! una Angela più che furiosa. Credo di non averla mai vista cosi.
<< Avanti vatti a lavare e vestire! ti do tre secondi! >> ordinò perentoria.
<< Da quando mi rubi le mie “battute” >> chiesi ancora assonnata.
<< FORZA >> sbraitò.
<< Sissignora! >>
Andai a sistemarmi senza più pronunciare parola.
Giorni a dietro avevo detto che non avevo nessuna voglia di andare in quella fiera comics. Ma lei ha insistito tanto. Sa quando mi piacciono queste fiere e sa quando tristezza ho per non volerci andare. Ma lei è convinta che forse mi tirerà il morale. Ovvio vedrò dei cosplayer vestiti da Ace. .  cosa dovrei fare? Rattristarmi maggiormente o ridergli in faccia e dirgli che non saranno mai come l’originale?
Sentivo dall’altra stanza Age ridere. Cosa ci sarà tanto da ridere?
<< Pronta. Andiamo? Così la facciamo finita >> dissi seccata.
<< Ma quanto entusiasmo che abbiamo oggi! Dai sono sicura che ti divertirai >>
La mia amica mi tirò da un braccio e mi trascinò fino a quella suddetta fiera. La mia contentezza si può notare dalla mia faccia truce.
 Un ora e mezza di fila per fare i biglietti sotto il sole, assurdo!
Nel frattempo c’era un Angela tutta contenta che rideva sotto i baffi. “ Ma che avrà da ridere? “.
<< Si può sapere perché ridi? >> dissi con nonchalance.
<< Ehh chissà >> tagliò corto avvicinandosi a uno stand.
C’erano tanti cosplayer di One piece.
Angela si comportava un po’ in modo ambiguo per miei gusti, guardava sempre il telefono e si guardava attorno. Poi la vidi agitarsi.
<< Sicura di stare bene? >> chiesi un po’ preoccupata.
Si limitò a sorridermi e prendermi da un braccio e in silenzio mi trascinò in una folla che esultava.
La folla formava un cerchio, ma non riuscivo a vedere chi ci fosse al centro. Poi all’improvviso Angela mi spinse forte, scansando tanta gente ricevendo in risposta qualche imprecazione.
Ero al centro del cerchio e una piccola risata isterica per l’imbarazzo si fece prepotente.
Davanti a me c’era un gruppo di cosplayer di One piece. “Bhè niente male devo dire, sono fedeli agli originali”.
Stavo per girare i tacchi per andarmene quando Angela dietro di me mi bloccò.
<< Che cavolo stai facendo? >> bisbigliai.
<< Guarda >> mi disse piano.
Mi girai di nuovo verso quelle persone e non ci credevo. A due centimetri o anche di meno dalla mia faccia c’era Ace. Ace. . .Ace?
Ero rimasta di pietra. Non sapevo che fare. Era lui o una mia allucinazione? Ma se ho le allucinazione le ha anche Angela. .
<< Non mi vedi per due mesi e passa e non dici niente? >> mi disse il ragazzo facendo il broncio.
Iniziai a tremare, sentivo che fra poco sarei caduta a terra.
<< T-tu sei quello v-ero? >> balbettai.
Lui sghignazzò senza contegno. Poi mi guardò serio e si avvicinò ancora di più al mio viso. Sentivo che le mie guance avevano preso fuoco. Age non c’era più dietro di me. Era in complotto con loro. Non mi ha detto nulla. Ecco perché si comportava in quel modo. . . ecco di chi erano quei messaggi. Lei lo sapeva che era qui ma non mi ha detto niente.
<< Te l’avevo promesso che ovunque saresti stata ti avrei trovata >> mi sussurrò all’orecchio destro con voce roca.
<< A-Ace >> scoppiai a piangere abbracciandolo. Ace mi strinse forte al suo corpo.
<< Non ci credo che sei qui per me >> singhiozzai.
<< N-non è un sogno vero? >> chiesi intimorita.
Mi accarezzò il viso e asciugò le mie lacrime baciandole.
<< No, non è un sogno >> mi rassicurò.
La folla attorno a noi era curiosa e sussurrava qualcosa di incomprensibile. Ogni tanto si udiva un “ohh” o “ahh”.
Ace fece un sorriso malizioso sollevandomi da terra senza distogliere lo sguardo da me.  Di rimando allacciai le braccia attorno al suo collo e le gambe ai suoi fianchi.
Ancora una volta una lacrima fugace rigò il mio viso, però stavolta non è di dolore. Non credevo di provare tanto amore per una persona, un amore così forte, puro e vero.
I miei occhi si erano persi in quei magnifici pozzi color pece, due diamanti neri che brillavano tra il fuoco.
Accarezzai con tutta la dolcezza che avevo in corpo il  suo viso. Così bello. . non ci sono parole per descriverlo.
Ace aveva preso la mia mano e la baciò. Poi ci guardammo come se il tempo si fosse fermato, come se questa volta il tempo ci ha voluto concedere attimi di eternità solo per noi.
<< Ace perdonami . . . io. .io non volevo procurarti altri dispiaceri >> dissi piano e con la voce tremante.
Ace mi aveva tappato la bocca con le sue labbra. Labbra calde e morbide. Avevo dimenticato tutto questo, questa sensazione.
Strinsi forte Ace e portai le mie mani a giocherellare con i suoi capelli. Il mio zolfanello fa un profumo irresistibile . . . di fuoco, mare e libertà.
Il bacio divenne più passionale dimenticato la folla e tutto quello che c’era attorno a noi. La lingua birichina di Ace si insinuò subito nella mia bocca per giocare insieme alla mia in una danza frenetica.
Il bacio più bello che potessi avere finora.
<< Andiamo? >> mi chiese staccandosi leggermente da me, ma continuando a darmi leggeri e dolci baci a fior di labbra.
<< Per sempre? >> chiesi con euforia.
<< Per sempre e insieme >> rispose immergendo le sue mani nei miei capelli.
<< Insieme >> dissi con tutta la gioia che potevo provare in quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Sigh…  Sob * singhiozzi e pianti a fontana * (?).
Pc: finiscila sarebbe arrivato prima o poi questo momento.
Io: Si lo so. . . m-ma mi ero affezionata a questa storia T^T
Pc: . . . mah!
Signori e Signore vi porgo i miei ringraziamenti per avermi sostenuta in questa mia follia <3 sono davvero contenta e soddisfatta di ciò che sono riuscita a fare u.u e anche merito vostro se ho continuato a scrivere UwU
Bene adesso i dovuti ringraziamenti come si deve (o meglio come Dio comanda xD )
Prima di tutto vorrei ringraziare la mia amica Age che mi ha sostenuta dall’inizio fino alla fine sorbendosi ogni mio lamento/ attacchi di paranoie e via dicendo. Grazie <3
Poi ringrazio michiru93 che mi ha sostenuta recensendo ogni capitolo *_* grazieee :3
Ringrazio chi ha messo la fic tra le preferite: Ankoku;giada1999,Lilyan_Age,reachid e Yuuka_93
Tra le ricordate: Lacrima_00
Tra le seguite: Bisca88;Know7;Lilyan_Age;michiru93;naikechan;Portgas_D_Giorgia Uzumaki;sasuxsaku;Skull;TheLadyVampire97;zorina98; _K a r i n.
Ringrazio chiunque abbia recensito la storia e anche i lettori silenziosi u.u <3
Grazie di tutto *^* <3  * offre gelati a tutti xD *
Bene, ora le miei scuse a Ace e Sophia ( e anche a Marco, povero l’ho trattato male xD )
Ace: almeno ti sei scusata u.u
Sophia: mi limito ad annuire
Marco: tsk
Comunque prima di mettere la parola fine a questa storia vi informo che ho in mente un'altra storia eh eh ( a nessuno fregava yee) Vi auguro buone vacanze estive <3
(ps: volevo mettere il disegno che sto facendo di Ace e Sophia ma non è ancora pronto >_> appena lo finisco lo metto qui grande come una casa (?) così anche gli alieni dallo spazio lo posso vedere xD Va be lasciamo stare i miei deliri ).
Nyah <3
(02/11/14. ho aggiunto il disegno fatto da me( che avevo rimosso dai ricordi xD) non è chissà cosa anche perchè ancora devo prendere la mano con la tavola grafica. L'ho pure colorato finalmente(dopo mesi xD). Spero che gradite :3 )







 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2483451