La Regina di Ghiaccio

di MiakaHongo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sogno ***
Capitolo 2: *** Jack Frost! ***
Capitolo 3: *** Paura o Divertimento ? ***
Capitolo 4: *** Palle di Neve ***
Capitolo 5: *** Credere alle Favole ***
Capitolo 6: *** Let it go ***
Capitolo 7: *** Let Her go ***
Capitolo 8: *** La Festa ***
Capitolo 9: *** Tra Sogni e Incubi ***
Capitolo 10: *** Sciogliere un Cuore di Ghiaccio ***
Capitolo 11: *** Confessioni ***
Capitolo 12: *** La Cruda Verità ***
Capitolo 13: *** La Scelta ***
Capitolo 14: *** Nero come Pitch ***
Capitolo 15: *** Blu come Hans ***
Capitolo 16: *** Rosso come la Rabbia ***
Capitolo 17: *** Bianca come la Neve ***
Capitolo 18: *** Freddo come Frost ***



Capitolo 1
*** Il sogno ***


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Jack Frost si ritrovò immerso in una vasta distesa di neve fresca. Intorno a lui si ergevano gelide mura di solido ghiaccio, e fiocchi di candida neve scendevano impetuosi dal cielo, trasportati da un vento ghiacciato.
Normalmente sarebbe stato a suo agio in un ambiente del genere, ma questa volta era diverso, come se quel ghiaccio e quella neve non fossero opera sua, il che lo faceva sentire terribilmente a disagio.
Finché non senti un sussurro:
"Oggi nascerà una bambina con poteri simili ai tuoi"
Jack rimase immobile, senza fiato, non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito; ma subito un pensiero prese il sopravvento sui tanti altri che stavano iniziando ad affollarsi nella sua mente: chi era stato a parlare? Intorno a lui non vedeva nessuno! Possibile che fosse stata la luna?
Immediatamente il suo sguardo si rivolse verso l'alto, in mezzo alla bufera riuscì a scorgere la sagoma circolare e luminosa della luna, la cui luce si fece sempre più accecante, fino a costringendolo a chiudere gli occhi.


Jack trasalì, scattò in piedi sbarrando gli occhi, il che gli risultò strano, dato che credeva di essere già in piedi. Si guardò intorno, ma era in uno scenario totalmente differente da quello in cui credeva di essere poco fa: si trovava ai piedi del suo albero preferito, vicino al lago ghiacciato dove diversi anni fa aveva salvato sua sorella.

Fu allora che capì: quello di prima era stato solo un sogno! Eppure dentro di lui sentiva una forte sensazione, come se ci fosse del vero nelle parole udite nel sogno, al solo pensiero il suo cuore iniziò a battere forte dall'emozione ma non capì se fosse per paura o per gioia, infatti pensieri contrastanti iniziarono a prendere il sopravvento su di lui:
Esisteva davvero quella bambina?
Aveva davvero poteri simili ai suoi?
Forse avrebbe finalmente trovato qualcuno con cui divertirsi, e che lo avrebbe davvero capito.
O forse questa bambina rappresentava una minaccia? Come avrebbe usato i suoi poteri? Poteva interferire in qualche modo con i suoi e con il suo "lavoro"?

A quel pensiero una sensazione orribile lo pervase, come se questa bambina gli potesse togliere qualcosa che sentiva solo suo! Era forse...invidia?
E se con poteri del genere cercasse di fare del male ai suoi amici? O addirittura prendere il suo posto?
Il panico lo pervase, o forse era meglio dire, la paura. La paura di restare nuovamente da solo, di non essere più considerato speciale, o peggio, di non essere considerato affatto! Magari i bambini avrebbero iniziato a credere in lei! In una sottospecie di "Regina di Ghiaccio"! Dimenticandosi totalmente di Jack Frost, e lui sarebbe tornato di nuovo...invisibile!
Jack si bloccò come congelato, gli sembro come se il suo cuore per qualche istante avesse cessato di battere, passò qualche minuto, poi Jack scosse con decisione la testa.
"Che cavolo stai pensando Jack? Stai facendo correre troppo la fantasia! "
disse tra sé e sé; si fermò, fece un bel respiro, e il suo cuore ritornò a battere in maniera normale; quindi alzò lo sguardo verso il cielo e fissò l'enorme, luminosa sagoma circolare della luna.

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"Allora? Eri davvero tu a parlarmi nel sogno? " Le chiese a voce alta.
Aspettò un po' ma il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.
"Cioè fammi capire, non mi parli per secoli e poi decidi di parlarmi in sogno neanche in modo tanto chiaro?"
Ancora una volta
nessuna risposta.
Jack esasperato tirò un sospiro, poi il suo solito sorriso beffardo tornò sul suo volto.
"Sei il solito chiacchierone a quanto vedo! Va bene, vorrà dire che dovrò andare da solo per vedere se esiste davvero questa "Regina di Ghiaccio"!"
Detto ciò, alzò il bastone che portava sempre con sé, e parlò di nuovo, ma questa volta rivolto al vento:
"Portami da lei!"
Un forte vento lo avvolse e lui si lasciò trasportare, sorvolando la neve, fino ad arrivare ad un villaggio: Arendelle.


Jack si lasciò guidare dal vento, Arendelle era un paesino grazioso e in quel periodo era coperto di neve; decisamente uno dei suoi panorami preferiti! Le luci accese delle finestre delle case, illuminavano il paesaggio, che sovrastato dalla luna offriva uno scenario davvero incantevole.

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In una visita normale, Jack si sarebbe fermato a ghiacciare il paesaggio, per renderlo ancora più incantevole o a giocare con i bambini, per farli divertire con la neve; ma era lì per un altro scopo, e inoltre iniziava ad avvertire una strana sensazione: più si avvicinava alla città e più iniziava a percepire la presenza della bambina, come se potesse percepire il ghiaccio che era in lei.
Si chiese se non fosse solo suggestionato dal sogno, ma c'era un solo modo per scoprirlo: seguire quella sensazione! E così fece, cercando di capire in che direzione diventasse più forte.
Ad un certo punto la percezione diventò fortissima.
"Ci siamo dovrebbe essere davant-"
Non riuscì a finire di formulare il pensiero, perché si ritrovò davanti ad un enorme castello; con la bocca spalancata sgranò gli occhi incredulo. Quando aveva scherzosamente soprannominato "Regina di Ghiaccio" la bambina del sogno, non si era poi allontanato troppo dalla realtà.
Una volta ripreso iniziò ad affacciarsi alle innumerevoli finestre del castello, nella speranza di poter scorgere la bambina, ma senza risultato. Finché non sentì quello che sembrava il verso di un neonato.
Salì in quella direzione, ed affacciandosi alla finestra da cui aveva sentito il rumore scorse una donna con in braccio una bambina , dagli occhi color del ghiaccio. Vicino c'era anche quello che doveva essere il padre
La madre si rivolse preoccupata al marito, che gli dedicò un sorriso pieno di gioia.
"Caro, la bambina sembra stare bene ma è molto fredda, sono preoccupata!"
Il sovrano cambiò subito espressione e pose velocemente una mano sulla bambina.
"E' vero sembra fredda! Domani farò venire il medico, ma vedrai, sono sicuro che non è niente di grave" disse più per tranquillizzare la moglie che per altro; sembrava non crederci davvero neanche lui.
"Ora riposa, mia cara" aggiunse posandole un leggero bacio sulla fronte.
Jack si preoccupò: in effetti era la sensazione di freddo che lo aveva condotto fino alla bambina, e ancora adesso percepiva in lei la forza del ghiaccio; ma come poteva una bambina così piccola avere dei poteri? Era assurdo!
Fissò nuovamente la bambina, che girò la testa verso la finestra. Sembrava fissarlo, e all'improvviso scoppiò in una dolcissima risata. Jack sapeva bene che probabilmente la bambina non poteva vederlo, ma quella risata gli scaldò il cuore, e si sentì uno stupido ad aver avuto paura di lei, e averla etichettata brutalmente "Regina di Ghiaccio".
Si era dimenticato l'effetto che facevano su di lui i sorrisi dei bambini! Ricambiò il favore e un po' imbarazzato accennò un saluto con la mano.
Ancora felice, ma confuso si scostò dalla finestra, e si lasciò trascinare dal vento ma questa volta, verso casa.

Non so chi tu sia.
Non so cosa tu sia.
Ma lo scoprirò.

Jack decise che sarebbe tornato a far visita alla bambina, almeno, per trovare le risposte alle sue domande.

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Bene ragazzi questa è la prima fanfic che scrivo dopo secoli quindi siate buoni ! Se leggete la fic e vi piace commentatela! Lo so non sono una grande scrittrice ma mi fa piacere sapere che qualcuno è interessato a ciò che scrivo! Se avete consigli da darmi fatelo pure , voglio migliorare se possibile! Spero la storia vi stia piacendo! Cosa succederà adesso secondo voi?
Adoro Jack ed Elsa come personaggi e dovevo per forza fare una fic con loro due ! Inoltre ritroverete anche altri personaggi di entrambi i mondi!
Un grazie speciale a HaguChan che mi ha dato ottimi consigli per scrivere al meglio i primi due cap!
E un grazie speciale a voi che leggete la mia storia! A prestissimo col cap 2 !

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Capitolo 2
*** Jack Frost! ***


Cap2

Quando Jack tornò a fare visita alla bambina, presto, imparò anche il suo nome: Elsa.
Dopo tre anni, la piccola ebbe anche una sorella, di nome Anna, ma con lei, il ragazzo non notò niente di strano: nessun potere particolare, e nessuna strana sensazione di ghiaccio. Iniziò a pensare di essersi sbagliato, o che forse quella bambina come tutti i guardiani, avrebbe avuto i suoi poteri solo in futuro, come era giusto che fosse; ma allora perché la luna (ammesso che fosse stata lei) gli aveva mostrato quel sogno?
Jack si stava incamminando nuovamente verso il castello, era da molto tempo che non vedeva Elsa.
In quei giorni era stato impegnato con l'arrivo dell'inverno, ma per una volta cercò di dimenticare i dubbi che lo attanagliavano, e si avviò alla ricerca di Elsa, volando da una finestra all'altra. Finalmente la trovò, era nel salone, che giocava con sua sorella Anna . Entrambe ridevano di gusto, a quella scena Jack sorrise: le trovava adorabili!
Anna chiese alla sorella "Fa' la magia fa la magia, fa la magia!"


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Elsa iniziò a roteare le mani formando una piccola palla di neve, poi alzando il braccio la scagliò sul soffitto; la palla si dissolse in una soffice nevicata che coprì l'intera stanza.
La sorella più piccola era felicissima, Jack invece osservava la scena incredulo, senza fiato; come uno che crede di star sognando ad occhi aperti.

Come è possibile? Come può una bambina della sua età avere questi poteri?
Elsa poi sbatte un piede a terra e creò un pavimento ghiacciato; questa volta sia Anna che Jack rimasero esterrefatti entrambi.
Elsa sei incredibile!
"Elsa sei bravissima! mi sto divertendo un mondo!" urlò di gioia Anna.
Jack sorrise, e prese quella frase come una sfida " Non hai ancora visto niente! se si tratta di divertimento io sono un maestro!" disse rivolto alla piccola Anna entrando nella stanza. Ma nessuna delle due poteva vederlo, e questo lo deluse un po'.
"Oh andiamo ma che storie vi racconta vostra madre? Io sono Jack Frost! e ora vi farò vedere come ci si diverte davvero!".
Così ogni volta che Elsa creava della neve, Jack la aiutava in modo da intensificarne l 'effetto, anche se a volte sembrava davvero non averne bisogno.
I tre continuarono a ridere e giocare assieme, nonostante Jack non potesse esser visto; finché ad un certo punto Elsa non scivolò , colpendo per sbaglio Anna che cadde a terra. Il cuore di Jack si gelò assieme a quello di Elsa, che corse a soccorrere la sorella disperata.
Elsa gelò tutta la stanza, e Jack sentì il ghiaccio in lei crescere con una forza incontrollabile, esattamente come la sua disperazione.
Il ragazzo si accorse di stare male; sentiva una fitta al petto, come se potesse provare gli stessi sentimenti di Elsa. Forse perché la capiva più di chiunque altro in quel momento, forse perché anche lui si sentiva in colpa...in colpa per non aver fatto nulla, per essersi solo divertito, per aver permesso che il ghiaccio facesse del male a qualcuno.
Seguì preoccupato i genitori che andarono dai troll delle montagne, che riuscirono per fortuna a guarire Anna.
Jack si sentì sollevato, ma non del tutto. Percepiva in Elsa un cuore di ghiaccio che diventava sempre più forte, sempre più freddo e gelido, dominato dalla paura e dalla solitudine... due sentimenti che conosceva fin troppo bene, e che avrebbe voluto nessuno provasse mai, specialmente Elsa.
In quei giorni fece visita quasi tutte le sere alla bambina, ma suo malgrado, la situazione non migliorava. Anzi! Elsa si era isolata da tutto e da tutti, e provava disperatamente a controllare i suoi poteri; cosa che però le riusciva sempre meno. Jack sentiva una stretta al cuore nel vederla così. Tentò in tutti i modi di far tornare il sorriso alla bambina, quel sorriso che adorava tanto; provò a far nevicare fuori per spingerla ad uscire, ma per quanto Anna glielo chiedesse, Elsa sembrava determinata a rimanere nella sua camera. Provò anche a far nevicare nella sua stanza, per tirarla su di morale; ma serviva solo a deprimerla di più, perché pensava di essere lei la responsabile, così smise di farlo, ormai la neve non era più divertente.
Così Jack si limitò a guardarla dalla finestra, desideroso di poter trovare un modo di aiutarla.


Una sera, la madre entrò nella camera della bambina.
"Elsa, è ora di andare a letto che fai?"
Elsa iniziò a singhiozzare, Jack, che osservava la scena fuori dalla finestra, trasalì.
"E' inutile per quanto ci provi, non ci riuscirò mai a controllarlo, è impossibile! nessuno è come me sono un mostro!"
La madre fisso Elsa con uno sguardo triste e impotente, simile a quello del ragazzo.
Poi ad un tratto il viso della regina si illuminò, si chinò verso la bambina asciugandole dolcemente le lacrime e disse.
"Non è vero ti sbagli!"
Elsa smise di piangere e fissò la madre dubbiosa.
"Qualcuno come te c'è!"
La bambina non capiva.
"Jack Frost!"
Jack sussultò nel sentir pronunciare il suo nome.
"Jack Frost può gelare strade e palazzi e può far nevicare proprio come te! anche lui ha avuto problemi coi suoi poteri all'inizio, ma poi con dedizione ed impegno ha imparato a controllarli! Quindi, se lui ce l'ha fatta ce la puoi fare anche tu!"concluse la madre.
"Davvero esiste Jack Frost? " chiese dubbiosa la bambina.
"Ma certo! Mi ha pure salvato la vita anni fa! Ed è lì che l ho visto!"
Jack non sapeva quanto di ciò che diceva la regina fosse vero o inventato, ma gli occhi di Elsa si spalancarono ed iniziarono a brillare di gioia; un sorriso si allargò sulle sue labbra, lo stesso che tempo fa era capace di scaldare il cuore di Jack.
"E dimmi ,dimmi come è fatto questo Jack? Che aspetto ha?"
Al sentire il suo nome pronunciato dalla piccola Elsa, inspiegabilmente il suo cuore gli iniziò a battere forte.
"Be' è un bellissimo ragazzo con capelli bianchi come la neve e occhi blu come l'oceano, e si dice che se la mattina trovi del ghiaccio sulla finestra, è stato Jack Frost che la sera, ti ha fatto visita! Ora però dormi piccolina o altrimenti il nostro amico ti congelerà il naso!"
La piccola Elsa si ficcò immediatamente sotto le coperte, ridendo divertita, la madre le baciò la fronte e le diede la buonanotte per poi uscire dalla camera.
Jack la osservava teneramente da fuori la finestra, fece passare il bastone sul vetro, formando piccoli fiocchi ghiacciati. Elsa si girò all'improvviso, e guardò nella sua direzione.
La bambina saltò sul letto, e rimase immobile, come se avesse appena visto un fantasma.
Jack vide che Elsa lo stava fissando, non fissava la finestra, ma guardava proprio lui!
Quando vide i suoi piccoli occhi azzurri fissi nei suoi blu, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata.
Non sapeva nemmeno lui come mai, ma ora Elsa credeva in lui, poteva vederlo. Si sentì pieno di gioia, rimase immobile per pochi attimi, che tuttavia gli sembrarono secoli, rimanendo in silenzio a fissarla. Poi la bambina sussurrò: "Jack Frost!"
Il sentire il suo nome lo fece tornare alla realtà, e come un bambino colto sul fatto trasalì scappando via. probabilmente neanche lui sapeva il perché , ma sentendo in lontananza le urla gioiose di Elsa che chiamava la madre, "Mamma ho visto Jack Frost , ho visto Jack Frost!!!" un largo sorriso si fece strada sul suo viso, e con il cuore leggero come il vento, si diresse verso casa.

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Finito anche il secondo capitolo! Dolci Elsa e Jack U.U

Spero vi sia piaciuto ! Se potete commentate e ditemi i vostri pareri e consigli !

Un grazie a HaguChan che mi ha aiutato un po' con la punteggiatura e un grazie a tutti voi che leggete , a presto col cap 3 !

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Capitolo 3
*** Paura o Divertimento ? ***


Cap4

Quella mattina Elsa si svegliò, scese velocemente dal letto e corse alla sua finestra, quando vi arrivò, il suo cuore si riempì di una felicità inarrestabile vedendo che essa era ricoperta di fiocchi di neve ghiacciati.
"Buongiorno Jack"
Disse, rivolgendosi al ghiaccio come se fosse una persona viva.
Ed è, con la gioia nel cuore, che si impegnò molto coi suoi poteri quel giorno, come nei successivi.
Ma per quanto si sforzasse di miglioramenti ne vedeva ben pochi, il che iniziava, di giorno in giorno, a deprimerla sempre più.


Jack era stato convocato dai Guardiani per una questione urgente, gli avevano detto che si sarebbe dovuto trovare da loro l'indomani e che, probabilmente, sarebbe stato impegnato per molto tempo .
Per questo stava andando il più velocemente possibile ad Arendelle, voleva salutare Elsa prima di andare.

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Arrivò però che era tardi; era deluso all'idea di poterla solo guardare da lontano, immaginando che stesse dormendo a quell'ora.
Però, quando si avvicinò alla finestra, si sorprese nel vedere che era sveglia, accovacciata in un angolo della camera.
Il suo cuore si congelò: Elsa stava singhiozzando e la camera era completamente coperta di ghiaccio, sembrava devastata e sovrastata da un dolore più grande di lei.
Jack percepì quel dolore, quasi fosse palpabile...doveva fare qualcosa!
Diede un'occhiata rapida intorno a sé, vide che la finestra del corridoio era stata lasciata aperta, quindi vi entrò, velocemente si diresse verso la camera di Elsa, e, arrivato davanti alla sua porta, bussò dolcemente.
Elsa sussultò: Anna era sveglia a quell'ora? Possibile che l'avesse sentita piangere?
"Sono io...Jack!"
A sentire quel nome, quella voce, Elsa aprì istintivamente la porta e lo fece entrare, ma con immensa vergogna lo osservò analizzare il ghiaccio nella sua stanza, pentendosi di averlo fatto.
"Jack mi spiace ce l'ho messa tutta ma non sono capace..."
Il ragazzo, come se nulla fosse disse
"Bene, iniziamo la lezione, fammi vedere come crei una decorazione di ghiaccio su questo muro"
"Non posso farlo!" insistette lei "Ho paura."
"Paura?" disse lui con aria incerta
"Sì, ho paura di sbagliare, guarda questa stanza!" disse disperata, indicando col braccio il ghiaccio che la ricopriva. "Oramai non lo controllo più, e ho sempre più paura di fare del male a tutti, anche a te!"
Jack fece un gran sospiro, si rivolse ad Elsa guardandola negli occhi, era serio, molto più serio del solito.
"Sai Elsa, qualcuno un giorno mi disse: 'Non c'è niente che si sposi meglio col freddo dell'oscurità ',ecco... io credo che non sia così!"
Fece una breve pausa per trovare le parole giuste per spiegare cosa intendeva, poi continuò
"Se continuerai a vivere nell'oscurità, e a farti dominare dalla paura, non riuscirai mai a controllare il ghiaccio, perché questo è orgoglioso e non si fa sottomettere dalla paura!"
Jack accennò un lieve sorriso.
"Non avere paura Elsa, ci sono qui io! Ci divertiremo un mondo insieme, te lo prometto!"
"Divertirsi?" disse Elsa incredula.
"Sì, la vera essenza del ghiaccio è questa: bellezza, perfezione, armonia, gioia! Se ti farai trasportare da questi sentimenti, con esso potrai creare ciò che vuoi, perché è in questo lo scopo della sua stessa esistenza...Divertire!".
Jack posò affettuosamente una mano sulla testa della piccola Elsa.
"Dovresti lasciare che il tuo cuore ti guidi un po' Regina di Ghiaccio"
Il ragazzo sfoggiò un caldo, sincero sorriso.
Poi prese il suo bastone, lo agitò lungo la parate che aveva chiesto ad Elsa di decorare, trasformando in un attimo il ghiaccio in incantevoli rose di ghiaccio.
Elsa le osservò incantata, erano stupende! Il ghiaccio poteva davvero essere cosi bello?
Jack si rivolse ad Elsa con aria di sfida
"Bene, mancano ancora molte pareti da decorare, ti va di farlo insieme?"
Elsa annuì, e i due iniziarono a decorare l'intera stanza divertendosi come matti, Jack le mostrava come doveva fare e la aiutava , cercava di insegnarle, riusciva a rendere tutto un gioco!
Era questo che Elsa adorava di lui, la sua capacità di farla stare bene, di dimenticare ogni paura, di poter essere davvero se stessa e di sentirsi speciale, proprio perché era così, non per quello che tutti avrebbero voluto che lei fosse. Solo lui ci riusciva! Solo lui le scaldava il cuore.

I due continuarono per qualche ora finché stremati non erano entrambi stesi per terra.
All'improvviso Jack torno serio : "Elsa c'è una cosa che devo dirti...per un po' di tempo non credo che potrò venire a trovarti, ci sono delle cose molto importanti che devo fare"
Jack pronunciò queste ultime parole con una tristezza immensa, soffriva molto anche lui all'idea di non rivedere Elsa per chissà quanto tempo, più di quanto avesse immaginato.
Elsa abbassò lo sguardo, sentì come se il mondo le fosse crollato addosso, voleva dire qualcosa ma le uniche parole che le uscirono furono un semplice
"Ah!"
Jack agitò delicatamente il suo bastone, con un movimento circolare creò un palla di neve , che a poco a poco si trasformò in ghiaccio fino a prendere la forma di un cuore.
Lo porse ad Elsa, che si chiese cosa fosse.
"E' un cuore di ghiaccio, voglio che tu lo tenga con te , anche quando sarò via, così ti ricorderai che l'unico cuore di ghiaccio che deve esserci in questa stanza, deve essere quello!"
Elsa annuì sorridendo, ma all'improvviso le tornò un dubbio
"E se la paura tornasse?"
Jack sorrise, alzò il bastone e con esso indicò la finestra.
"La vedi quella lassù nel cielo? E' la luna! Ogni volta che mi sento solo, triste o insicuro la guardo. Non so il perché ma il guardarla mi ha sempre dato un senso di rassicurazione".
Elsa fissò incantata la sagoma circolare che si ergeva luminosa oltre la finestra.
"Se hai dei dubbi, o delle paure, puoi anche parlare con lei! Ma ti avverto..."
si avvicinò all'orecchio di Elsa e le sussurrò
"Non è una gran chiacchierona!"
Elsa rise divertita
"Ma è una grande ascoltatrice! Sono sicuro che ci ascolti molto attentamente, e che vegli su di noi! Se io non ci sono e sei triste, guardala! Molto probabilmente lo starò facendo anche io, quindi è come se in un certo senso fossi lì con te!"
Entrambi rimasero lì in silenzio, a fissare la luna, desiderando che quella notte non finisse.
Ma ad un certo punto Elsa sbadigliò, Jack la mise a letto , spense la luce e chiuse lentamente la porta, fu allora che sentì una sola parola.
"Grazie, Jack"


L'indomani Jack arrivò sbadigliando nel rifugio di Nord, tra il viaggio da Arendelle e qualche ora di sonno che si era concesso, aveva dormito poco, ed era lo stesso in terribile ritardo! Infatti era praticamente sera.
Calmoniglio gli si avvicinò:
"Oh bene, di buon ora Jack! Ora mi sento al sicuro, sapendo che se fossi stato in pericolo di vita, saresti arrivato in tempo per salvarmi!" disse il coniglio in modo cinico.
Normalmente avrebbe risposto di tono alle sue battutine pungenti, ma Jack era troppo stanco per pensare ad una risposta sensata, così decise di ignorarlo, rivolgendosi direttamente a Nord.
"Cosa è successo?"
Per sua sfortuna non fu Nord a rispondere ma nuovamente Calmoniglio.
"Cosa è successo? Te lo dico io cosa è successo! Mentre tu te la prendevi comoda e giocavi con la neve chissà dove, noi siamo venuti qui, Nord ha scoperto la nascita di una nuova leggenda, e noi guardiani stiamo andando ad indagare per trovarla e assicurarci che non prenda la strada sbagliata".
"E' stata la luna a parlarti?" chiese d'impulso Jack, un po' invidioso della probabilità che la luna avesse parlato con Nord, piuttosto che con lui, che la interpellava da anni senza una risposta.
"No, io sentito in mia pancia!" rispose Nord, come se fosse la fonte più naturale e affidabile dell'universo.
Jack rimase allibito, ma avrebbe dovuto immaginarselo conoscendolo... "Va bene, allora andiamo!" disse, ma Nord lo interruppe.
"Tu rimanere qua ragazzino! Qualcuno deve fare guardia, e niente meglio di te e Dente Da Latte!"
Si avvicinò a Jack, e con aria serissima, di chi sta per trattare una questione di vita o di morte, disse
"Devi stare molto attento, io avvertito grande pericolo che incombe, enorme pericolo per te e per tutti noi, l'ho sentito chiaramente...in mia pancia!"
I suoi quattro amici uscirono, lasciandolo da solo con la piccola fatina.
"Fantastico! Non solo devo fare da guardia, il che significa non dormire! Ma devo pure stare qui con gli altri guardiani per chissà quanto tempo, perché Nord sente nella sua PANCIA, che un pericolo catastrofico incombe su di noi" pensò ironicamente tra sé Jack.
Stanco fissò il grande mappamondo nella stanza, osservando lucine che rappresentavano i bambini che credevano in loro.
Alzò lo sguardo verso la finestra sul soffitto che mostrava la luna, la osservò domandandosi se anche Elsa la stesse fissando

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Fu in quel momento che ebbe un'idea.
Scattò improvvisamente in piedi , facendo saltare Dente Da Latte, volò vicino al mappamondo e iniziò a cercare freneticamente.
Deve essere qui da qualche parte...
Eccola!

Il suo dito si fermò su Arendelle, per poi scorrere fino al castello, dove era presente una lucina.
Jack avvicinò il dito ad essa molto lentamente, sfiorandola leggermente , come per carezzarla.
"Buonanotte Elsa!"

Era la notte del giorno del suo decimo compleanno, era tardi, ma Elsa non riusciva a dormire.
La giornata era andata male: Anna le aveva fatto gli auguri ed un regalo, ma lei si era rifiutata di aprirle la porta, facendola scoppiare in lacrime, cosa che le strinse il cuore come in una morsa.
Avrebbe voluto aprirle, ma il pensiero di poterle fare di nuovo del male, le impediva di farlo ogni volta.
Inoltre, erano anni che continuava ad impegnarsi per non permettere ai suoi poteri di manifestarsi, per poter diventare una ragazza come le altre, così da potersi sentire quella figlia e sorella che non poteva essere.
Ma più ci provava e più il potere del ghiaccio diventava forte e inarrestabile: la paura era troppo forte! Ed essere semplicemente se stessa, come le aveva consigliato Jack, era un rischio troppo grande, che non voleva correre.
Jack...al suo pensiero, lo sguardo le volò istintivamente alla finestra non ghiacciata.
Dove sei adesso?
Osservò dall'alto il giardino, dove anni fa aveva giocato con lui.
Provò a ricordare come si era sentita bene, così bene come non si sentiva da anni ormai.
Senza pensarci corse lì, ma immediatamente si sentì sola in un'immensa distesa di neve di una notte buia e silenziosa.
All'apparenza cercava sempre di essere fredda e distaccata, ma dentro di se sentiva una forte bufera di freddo e ghiaccio che aumentava sempre di più: era l'ansia, la disperazione...la paura.
Come avrebbe voluto qualcuno che le stesse vicino, che la capisse veramente, che fosse come lei...aveva bisogno di lui.
Alzò lo sguardo verso il cielo e trovò la luna, fissò incerta la sua figura per poi urlarle
"Jack dove sei? Ho bisogno di te adesso! Ti prego luna dimmi dov'è!"
Ma il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.
Esasperata Elsa si lasciò cadere sulle ginocchia, affondò le mani nella neve fresca, scoppiando in un pianto disperato.
"Ti avevo avvertita, non è mai stata di molte parole!"
A sentire quella voce alle sue spalle, il cuore di Elsa ebbe un sussulto, si chiese se fosse solo frutto della sua immaginazione, ma non aspettò una conferma, si girò di scatto, e quando lo vide corse ad abbracciarlo il più stretto possibile, come se al mollare della presa potesse svanire nella neve.
Jack non si aspettava un abbraccio, e quando lo ricevette il suo cuore, sorpreso, iniziò a battere forte.

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"Sei venuto Jack! Io avevo bisogno di te e tu sei venuto! Hai mantenuto la tua promessa!"

I due non se ne accorsero ma c'era un uomo che li osservava.
Un sorriso soddisfatto solcò il suo viso.
"Bene, le cose sembrano andare per il verso giusto, per ora!" pensò tra sé.

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Capitolo molto lungo, mi scuso, non sapevo se rimandare l'ultimo pezzo al prossimo capitolo, ma mi piaceva l'idea che l'uomo misterioso comparisse a fine capitolo! A proposito secondo voi chi potrà mai essere?


Il discorso di Jack a Elsa, come avrete potuto notare, è pieno di citazioni e riferimenti: prima di tutto la frase che Pitch rivolge a Jack nel film, e a seguire Jack spiega che il ghiaccio è orgoglioso e non si fa dominare dalla paura.
In un certo senso il ghiaccio e la paura si riferiscono pure agli stessi Jack e Pitch che li rappresentano, infatti Jack non si è mai fatto dominare da Pitch nonostante i suoi continui tentativi di coinvolgimento.
Altra citazione è la frase che dice ad Elsa per tranquillizzarla, la stessa che aveva detto anni fa a sua sorella.
Più avanti Jack dice ad Elsa che "dovrebbe lasciare che il cuore la guidi un pò" questo è un chiaro riferimento alla frase del film di Frozen e a ciò che farà poi Elsa più avanti.

Dal prossimo capitolo vedremo Elsa crescere sempre più, cosa accadrà? Lo scoprirete presto!


Se potete recensite , non ho molte recensioni, ma se ne lasciate una mi rendete felice e mi spronate a migliorare sempre più!
Grazie a tutti voi che avete letto fino a qui, spero che continuiate a farlo e che la storia vi stia piacendo!
Un grazie speciale a tutti coloro che mi stanno aiutando dandomi consigli e suggerimenti, ho rotto le scatole a tutti con i miei dubbi su questo capitolo XD (sono una persona che si fa troppi problemi per nulla XD )


Al prossimo cap!


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Capitolo 4
*** Palle di Neve ***


cap3

Jack si trovava a casa di Nord, era stato convocato da lui : a quanto pare si lamentava della poca neve , voleva che quel Natale fosse il più speciale di sempre, così chiese a Jack di impegnarsi per far nevicare in quei giorni, per rendere il paesaggio il più magico possibile.
Normalmente la notizia avrebbe entusiasmato Jack, per una volta avrebbe potuto congelare tutto senza che qualcuno si lamentasse! Ma un pensiero lo rattristò: di sicuro sarebbe stato molto impegnato e non avrebbe potuto far visita spesso alla piccola Elsa, proprio ora che credeva in lui!
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce ironica di Calmoniglio

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"Cos'è quella faccia ragazzino? Credevo ti piacesse congelare i bambini!"
Jack non era di buon umore, e la frase pungente del coniglio lo irritò più del solito.
"E tu cosa ci fai qui sottospecie di canguro? Non hai, che ne so, qualche uovo sodo da colorare?"
"Io sono un CONIGLIO" replicò lui con aria alquanto minacciosa; se c'era una cosa che non sopportava era il non essere identificato come tale, soprattutto se era Jack a farlo!
"Come coniglio eri più credibile quando nessuno credeva in te! Ed eri anche più simpatico" aggiunse Jack con un sorriso beffardo.
Calmoniglio afferrò Jack per il collo della felpa e con occhi simili ad una fessura, sussurrò con tono minaccioso
"Prova a ripeterlo!"
Intervenne Nord separando entrambi con le mani e col suo solito accento russo disse
"Basta così ! Invece di litigare pensate a lavorare, ci sono molti bambini da rendere felici!
Jack tu pensa alla neve, Calmoniglio tu vai ad aiutare gli Yeti con i decori dei giocattoli che sono in terribile ritardo, e gli elfi inutile dirlo...non sono di molto aiuto"
Quest'ultima frase la sibilò con un sussurro in modo da non essere sentito dai piccoli esseri a cui si riferiva.


I giorni successivi alla visita di Jack , Elsa si svegliò di buon umore , e ogni mattina, saltellava fino alla finestra per vedere se fosse ghiacciata .
Purtroppo quella mattina , come le precedenti, non trovò nulla sulla finestra, cosa che la fece assalire dallo sconforto.


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La madre, che aveva notato questo strano comportamento, le chiese: "Tutto bene Elsa?"
Elsa, col viso triste , come di chi ha ricevuto un torto disse
"Jack Frost non mi ha più fatto visita da quella sera!"
La madre la osservò, e inevitabilmente un accenno di sorriso le solcò il viso : trovava sua figlia tenerissima!
Quindi si accovacciò di fronte a lei , posando affettuosamente le mani sulle sue spalle, Elsa alzò lo sguardo fissandola negli occhi.
" Jack Frost è molto impegnato e deve aiutare molti bambini, come pensi che farebbe se dovesse far visita ad ognuno di loro tutti i giorni?"
Elsa fece il broncio, come se non volesse accettare l'inattaccabile ragionamento proposto dalla madre.
Quindi, la regina fece scivolare le sue mani lungo le braccia della figlia, fino a stringere delicatamente le sue.
"Vedi Elsa, a volte le persone possono non essere con te in quel momento, ma questo non vuol dire che smettano di pensare a te, e se penseranno a te, ti saranno vicine per sempre!
Ora Jack non c'è, come forse delle volte i tuoi genitori non ci saranno, ma ti proteggeremo sempre!"
Fece una breve pausa, Elsa sembrava catturata da ciò che stava dicendo la madre, così lei continuò
"Penso, che se lo desideri davvero così tanto, lui un giorno tornerà! E quando lo farà potrebbe trovare la stessa bambina che ha conosciuto quella sera, ma non credi sarebbe molto più felice trovando una bambina diversa, magari capace di padronare completamente i suoi poteri?"
La piccola Elsa fissò la madre e con aria incerta disse "Non voglio deluderlo!", ed era vero! Non voleva deludere lui come non voleva deludere le persone a cui voleva bene, il problema stava nel fatto che non era così sicura di potercela fare.
La Regina sorrise e con aria piena di iniziativa disse "Bene, allora non lo deluderemo! Ci impegneremo al massimo e lasceremo Jack Frost congelato dallo stupore!"
Quelle ultime parole fecero ridere Elsa, e più determinata che mai disse: "Sono pronta!"


Erano passati due giorni dalla notte di Natale e Jack decise di concedersi un po' di meritato riposo per andare a trovare Elsa.
Era emozionato all'idea di rivederla e di poter giocare un po' con lei , così appena intravisto da lontano il castello iniziò a correre impaziente.
Ad un tratto però, la vista di due persone che uscivano dal castello, attirò la sua attenzione: c'era un bambino dai capelli castani, accompagnato da un uomo che non aveva mai visto prima.
L'uomo disse al bambino con aria a dir poco indignata e furiosa
"E' inaccettabile, davvero inaccettabile! Facciamo tutta questa strada per venire fin qui e ci viene negata la visita alla principessa!"
Il bambino con ribrezzo sentenziò
"Deve essere solo una bambina snob e viziata quella Elsa!"
L'uomo lo rimproverò
"Non dire così, quella bambina è la futura regina di Arendelle, e se la sposerai, un giorno tutto questo sarà tuo!
Ma sono cose che capirai meglio da grande!"
Il bambino contrariato incrociò le braccia sbuffando.
L'atteggiamento di quel ragazzino fece andare Jack su tutte le furie: Come poteva quel bambino parlare in quel modo di Elsa non conoscendola nemmeno? Sposarla poi? Non se ne parlava di certo! Neanche tra altri 300 anni avrebbe permesso ad un bambino arrogante come quello, di sposare Elsa!
Dovette fare una forte lotta con se stesso per resistere alla tentazione di ghiacciargli il suolo su cui camminava,di lanciargli addosso una palla di neve ...o una VALANGA di neve!
Decise di limitarsi a fargli una linguaccia da lontano, per poi voltarsi e volare verso la finestra di Elsa.
La piccola era seduta sul letto, fissando pensierosa un punto vuoto della stanza.
Jack sorrise nel rivederla, e bussò leggermente alla sua finestra.
"Ciao mia piccola Regina di Ghiaccio!"
Elsa sussultò, ma appena visto Jack il suo volto si illuminò di gioia.
"Jack sei tu? Sei venuto a trovarmi?" urlò correndo alla finestra.
"Ti va di venire fuori ?"
A quella domanda il volto di Elsa tornò cupo
"Ma io non posso uscire, non voglio fare del male a nessuno e poi, non ho fatto nessun progresso con i miei poteri...ti ho sicuramente deluso!"
Jack scosse la testa per poi sfoggiare uno dei suoi sorrisi spavaldi
"Bé allora che ne dici di farne qualcuno insieme?"
Tese la mano ad Elsa per invitarla ad uscire.
"E' tardi, fuori non c'è nessuno, saremo solo io e te!" aggiunse per rassicurarla ulteriormente.
Elsa sorrise, ed emozionata corse a raggiungere Jack, stando attenta però a non farsi vedere o sentire dai suoi familiari.
Uscendo fuori, sentì sprofondare i suoi piedi nella neve fresca e ispirò soavemente l'aria invernale: era da tanto che non lo faceva, si sentì libera e felice.
Jack le arrivò davanti con il suo bastone sulle spalle, e le chiese.
"Bene, ora devi dirmi chi era quel bambino che ho visto uscire poco fa dal castello!"
"Dovrebbe essere il principe Hans"
Abbassò lo sguardo cupa per poi aggiungere:
"Era venuto fino a qui per conoscermi, ma io mi sono rifiutata di vederlo!"
Jack si chinò verso la piccola Elsa, e con un sussurro le disse
"Be vuoi sapere la verità?"
Elsa alzò il viso e lo guardò negli occhi attendendo curiosa.
"Non ti sei persa nulla...ho visto quell'Hans ed è solo un piccolo pallone gonfiato!"
Elsa non poté fare a meno di lasciarsi scappare una risatina.
"No dico sul serio, aveva una faccia buffissima, sembrava un piccolo demonietto imbronciato, vedendola non potevi fare a meno di prenderlo a schiaffi!"
Divertita Elsa disse: "Non, è possibile!"
"Non mi credi? Bene, giudica tu stessa!"
Jack si alzò, fece roteare il bastone intorno un cumulo di neve, formando a poco a poco una miniatura del piccolo Hans, solo con una faccia da snob buffissima e le orecchie a punta.
Elsa non riuscì a trattenere le risate.
"Visto? Non ti fa venire la voglia di schiaffargli una bella palla di neve in faccia? Anzi perché non lo facciamo?"
Jack tese la mano verso Elsa.
"Dammi la mano, la creeremo insieme e poi gliela lanciamo dritta in faccia!"
Disse divertito, ma Elsa aveva smesso di ridere, e portò le mani al petto preoccupata.
"NO! Non voglio farti del male!"
Jack assunse volontariamente una faccia offesa.
"Credi davvero di potermi fare del male col ghiaccio? Io sono molto più freddo, guarda!"
Allungò ulteriormente la mano verso Elsa, che titubante avvicinò lentamente la sua, fino a sfiorare quella di Jack: era vero! Era fredda come il ghiaccio.
Così Elsa mise la mano sulla sua , e insieme iniziarono a creare una sfera di neve.
"Brava, così Elsa!"
Il potere incerto di Elsa fu mitigato da quello di Jack e insieme formarono una perfetta palla di neve, Elsa era entusiasta di aver creato quello che desiderava per una volta!
Quindi Jack si avvicinò divertito ad Elsa , e con un bisbiglio (come se l'Hans di neve potesse sentirlo) le disse all'orecchio.
"Mi raccomando mira dritta al viso, non rispondo di me se vedo ancora quella faccia arrogante!"

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Elsa sorrise, e con tutta la sua forza lanciò la palla di neve dritta sul naso di Hans, cancellandolo, e colando,la neve allungò pure la sua bocca, donandogli un'aria stralunata.
I due si guardarono e scoppiarono entrambi in una sonora risata.
"Vorrei che potesse essere sempre così, vorrei saper governare i miei poteri!"
Disse malinconica Elsa, con un tono che fece rabbrividire persino Jack.
Ci fu' un minuto di silenzio nel quale si udiva solamente il rumore del vento, poi all'improvviso Jack parlò
"Bé, vorrà dire che la prossima volta che verrò, ti aiuterò ad imparare a controllarli!"
Elsa lo fissò emozionata.
"Davvero?"
"Si! Non so di preciso quando potrò venire, ma appena possibile sarò qui e ti aiuterò! Tu mi devi solo promettere che in mia assenza farai la brava e ce la metterai tutta a migliorare ok?"
La bambina annuì.
"Ti prometto Elsa, che io ci sarò sempre quando avrai bisogno di me!"
Quelle parole sciolsero il cuore di Elsa, che per la prima volta sentì che aveva trovato qualcuno capace di comprenderla, poi però le vennero in mente le parole della madre di qualche giorno prima e gli chiese speranzosa.
"Quando non ci sei mi penserai?"
Un dolcissimo sorriso si fece strada sul volto di Jack.
"Non passa giorno che io non ti pensi Elsa!"

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Eccoci qui alla fine del cap3! E' uscito un po' lunghino!
OK lo ammetto...la parte su Hans è stata una mia piccola vendetta personale verso di lui XD , nel film ,quando si scoprono le sue vere intenzioni, rimasi allibita, davvero non me lo aspettavo !
In realtà non sapevo se mettere questo pezzo o se passare direttamente al successivo, ma rileggendolo mi ha fatto ridere troppo quindi l'ho tenuto!
All'inizio c'è un pezzo con Calmoniglio, adoro il rapporto conflittuale che c'è tra lui e Jack nel film , così ho tentato di riproporlo!
Inutile parlare di Jack e Elsa...loro due sono dolcissimi!
Spero vi sia piaciuto il capitolo! Se potete scrivetemi le vostre impressioni! Sono ben accetti anche suggerimenti o consigli!
Grazie come sempre a tutti voi che continuate a leggere!

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Credere alle Favole ***


Cap5

Elsa aveva ormai sedici anni.

Era chiusa nella sua stanza e fissava la finestra, più precisamente la luna oltre di essa.
Si chiese se pure Jack la stesse guardando...non lo vedeva da sei anni ormai.
In quel tempo, ogni tanto, al suo risveglio aveva trovato la finestra ghiacciata, cosa che le aveva dato la forza di andare avanti e di continuare a tentare.
Ma tutto ciò non le bastava più ormai.
Aveva escluso dalla sua vita sua sorella Anna, in modo da non poterle più fare del male, le porte del castello erano chiuse da anni, e le uniche persone che vedeva erano i propri genitori. Ma leggeva nei loro occhi la sofferenza che essa stessa arrecava loro.
Cercava in tutti i modi di controllare e nascondere i propri poteri, "Celarlo, domarlo, non mostrarlo!", come le ripetevano i suoi genitori.
Ma per quanto si sforzasse, sentiva solo il ghiaccio in lei crescere sempre di più.
Il re e la regina erano usciti con Anna per sbrigare una commissione, preoccupati le avevano chiesto se preferiva che uno di loro restasse, ma lei aveva detto che non c'era nessun problema.
Ovviamente era una bugia: odiava stare da sola, ma non voleva che i suoi genitori dovessero rinunciare ad altro per lei.
Questi pensieri non fecero altro che buttarla giù, quindi decise di recarsi nella biblioteca del castello per scegliere un libro, leggere l'avrebbe distratta un po'.
Uscì dalla camera, iniziò a camminare per i corridoi a testa alta, assumendo l'aria più regale che poteva.
Se qualcuno della servitù l'avesse vista voleva sembrare una vera principessa, proprio come le continuavano ad insegnare i suoi genitori; anche se non c'erano in quel momento, non voleva deluderli!
Entrò nella sala richiudendo la porta alle sue spalle, si avvicinò alla libreria e con gli occhi iniziò a scorrere i titoli dei libri.
Ad un tratto il suo sguardo si fermò inevitabilmente su uno di essi.
Jack Frost! C'era un libro che si chiamava come lui.

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Il suo cuore iniziò a battere emozionato, prese il libro tra le mani, lo aprì, iniziando a leggere la prima frase.
"Jack Frost è un personaggio di fantasia..."
Il suo cuore si fermò.
Non riuscì a leggere il seguito, perché il libro le era scivolato dalle mani, il suono di questo sul legno del pavimento echeggiò nell'enorme stanza vuota.
Non poteva crederci, Jack Frost era solo una leggenda?
Ma lei lo aveva visto, conosciuto!
Possibile che fosse solo un sogno o che se lo fosse immaginato?
Forse era solo il frutto di una delle sue involontarie creazioni di ghiaccio.
Poteva così tanto il suo potere?

Non riusciva a trovare una spiegazione plausibile.
L'unica persona con cui riusciva ad essere se stessa, l'unica che potesse capirla, non esisteva: era questa l'unica realtà che continuava a ripetersi nella sua mente.
Si sentì come se le fosse stata tolta una parte di se stessa, dove prima c'era la speranza ora restava un vuoto, colmato solamente dal dolore e dal ghiaccio, che ricopriva oramai l'intera stanza.


In quegli anni Jack aveva cercato assieme ai guardiani la nuova leggenda, ma senza risultato.
Inoltre, in qualche modo, la notizia dell'arrivo di questa era riuscita a trapelare, scaturendo continue lotte tra i guardiani e i nemici della luna, per chi riuscisse a trovarla per prima.
Avevano combattuto diverse battaglie, ma niente ai livelli di Pitch, niente di particolarmente catastrofico.
Iniziò a pensare che Nord doveva essersi sbagliato questa volta, ma lui ripeteva di continuare ad avere quella strana sensazione.
Quella sera era esausto, aveva passato la mattinata con i guardiani e il pomeriggio a far divertire i bambini con la neve.
La fata Dentolina gli si avvicinò.
"Jack ti vedo troppo stanco, dormi pure stanotte, farò io la guardia, tranquillo!"
Jack la ringraziò, non aveva le forze di rinunciare alla sua generosa offerta, così andò a dormire.
Quella sera, Jack era troppo stanco per notare che una luce sul mappamondo si era spenta.
Era la luce di Elsa.


"Dovete proprio andare?" chiese Elsa ai suoi genitori.
Dovevano partire per un viaggio importante, e lei era preoccupata all'idea di rimanere sola.
"Andrà tutto per il meglio Elsa" tentò di rassicurarla il padre.
Elsa li salutò e li fissò andar via, non sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti.
Infatti quel giorno, il re e la regina di Arendelle, morirono in un terribile naufragio durante una tempesta.
Quando ricevette la notizia, Anna fu devastata dal dolore. L'unica persona che avrebbe voluto avere vicina era dietro quella porta, e non le apriva da più di dieci anni!
Stava per bussare, ma per un attimo esitò.

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Se c'era un momento nella vita in cui le avrebbe aperto di certo era quello! Condividevano lo stesso dolore.
E se non le avesse aperto?
Tremò all'idea della verità.
Se non le avesse aperto ora, non lo avrebbe fatto mai più.
Col dolore nel cuore bussò, temendo di conoscere già la risposta.
E infatti nessuno le aprì.
Disperata, le chiese perché non voleva più stare con lei.
Nel silenzio lancinante di un'ennesima assenza di risposta, si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare fino a terra, abbandonandosi ad un pianto sconsolato.
Dall'altra parte della porta Elsa era distrutta. Sentire quelle parole della sorella, sentire il dolore che provava, non faceva altro che aumentare il suo.
Come avrebbe voluto aprirle, abbracciarla e stringerla forte a sé, ma non le poteva aprire, non doveva. In quel momento avrebbe potuto congelare qualsiasi cosa.
Oramai lo sapeva, non le avrebbe potuto aprire mai più.
Era accovacciata a terra con la schiena appoggiata alla porta, stava malissimo, il suo cuore era trafitto come da mille lame di ghiaccio, lo stesso che ormai ricopriva inarrestabile l'intera stanza, come il dolore lancinante che provava.
Era disperata, non sapeva che fare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per un minimo di conforto, qualsiasi conforto.
In un baleno ebbe un'idea: alzò freneticamente lo sguardo, cercando disperatamente la figura della luna oltre la finestra. Nonostante tutto, il vederla era l'unica cosa che ancora le dava un senso di rassicurazione.
Così la cercò ardentemente, scandagliando ogni singolo angolo del cielo, ma non trovò nulla.
Quella era una notte senza luna.
Fu allora che se ne rese conto: i suoi genitori non c'erano più, non avrebbe mai più avuto un rapporto con sua sorella, Jack era solo una leggenda, e adesso anche la luna l'aveva abbandonata.
Fu allora che se ne rese conto...
Era sola.
Il suo viso iniziò a rigarsi di fredde lacrime, era circondata da una distesa di gelido ghiaccio, ma non sentiva freddo, non sentiva più niente. Sentiva solo un'enorme incolmabile vuoto dentro.
Ad un tratto i suoi occhi lucidi intravidero vicino a lei un luccichio, si asciugò le lacrime per vedere cosa fosse.
Allungò il braccio per prenderlo; era il cuore di ghiaccio che le aveva regalato Jack, probabilmente era caduto da dove lo aveva riposto.
Un'incredibile senso di malinconia si impadronì di lei, e con la mano tremante lo strinse fortissimo, quasi a farle male. Poi alzò il braccio, lo bloccò in aria per qualche secondo, ma poi lo scaraventò verso il pavimento con tutta la forza e la rabbia che sentiva dentro.
Il rumore del ghiaccio che si frantumava in mille pezzi echeggiò nel suo stesso elemento che ricopriva la stanza.
Jack aveva ragione, c'era il posto per un solo cuore di ghiaccio in quella stanza.
Il suo.

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Jack si svegliò di soprassalto , ansimava, sentiva l'angoscia che gli mozzava il respiro.
Cercò di calmarsi, ma fu inutile.
Una moltitudine di sentimenti iniziò a trafiggere il suo cuore come mille lame di ghiaccio: tristezza, disperazione, ansia, solitudine, malinconia, devastazione.
ma fu una cosa a fargli più male di tutte: la consapevolezza che quei sentimenti non erano i suoi... erano quelli di Elsa!

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Sentì le lacrime che gli rigavano il viso, Elsa, Elsa stava male, così male.
Portò una mano al petto e la strinse forte su di esso.
Avrebbe voluto essere lì con lei, correre immediatamente da lei, ma una cosa lo frenò.
Guardò accanto a lui, poco distante c'era Dentolina: era ferita! Non era grave, ma non era in grado di combattere quella sera, se l'avesse lasciata sola e i nemici della luna l' avessero attaccata, sarebbe stata la sua fine; non poteva rischiare così tanto.
Si sentì impotente, Elsa aveva bisogno di lui, ma Jack non era lì.
Incrociò le braccia e le strinse forte al petto, alzò lo sguardo verso l'alto, in un cielo senza luna.
Per la prima volta Jack Frost aveva freddo.


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Eccoci alla fine del cap 5.
Inutile negarlo lo scrivere questo capitolo mi ha commossa D: ( si sono l'unica che si commuove alle cose che essa stessa scrive XD...io non le posso scrivere queste cose XD ) , ma nella parte della morte dei genitori, i sentimenti che Elsa prova , la disperazione di essere completamente sola, ecco mi è dispiaciuto troppo per lei.
Mi è piaciuta molto la parte della morte dei genitori nel film , come Anna bussa alla sua porta e come Elsa non gli può aprire anche se volesse...quel pezzo aveva una drammaticità assurda e volevo dargli più spazio nella mia fic per analizzare a fondo cosa avessero pensato/provato in quel momento.
Spero di esserci riuscita!


Nell'ultima parte i sentimenti di Elsa sono così forti che Jack riesce a percepirli pure da lontano.
Ho ripetuto volutamente alcune sensazioni per ricalcare il fatto che sentisse proprio ciò che sentiva Elsa.
Alla fine il freddo che sente non è un freddo fisico ma interno.

Stranamente mi ha davvero soddisfatta questo capitolo, mi piace anche l'idea che quel giorno così doloroso fosse un giorno senza luna, e sia Jack che Elsa la cercano in cielo senza riuscire ad avere il suo conforto.

Che dire del resto? Elsa non crede più a Jack, e adesso? Cosa succederà?
Grazie a tutti che continuate a leggere e recensire la mia fic e a tutti quelli che mi stanno supportando con opinioni e consigli!

Vi prometto che il prossimo cap sarà più allegro! Ed Elsa sarà ormai grande :D
Intanto distribuisco questi per i pochi deboli di cuore come me * distribuisce fazzolettini * XD

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Capitolo 6
*** Let it go ***


cap 6

Passarono altri tre anni.
Le minacce e il lavoro con i guardiani sembrava essere finalmente finito.
Anche se non avevano ancora trovato l'ipotetica nuova leggenda, essendo cessati i conflitti, Nord aveva fatto tornare tutti ai propri compiti: se avessero notato qualcosa di strano glielo avrebbero dovuto riferire.
Jack stava quindi volando velocemente ad Arendelle, più si avvicinava alla città e più il suo cuore batteva emozionato. Non poteva crederci, avrebbe rivisto Elsa dopo tutto quel tempo!
Chissà come era diventata...adesso doveva avere praticamente la sua età! Bé, o almeno quella che era la sua età da più di trecento anni!
Che faccia avrebbe fatto nel rivederlo?
Avrebbero potuto divertirsi insieme come un tempo!
Avrebbe potuto rivedere quel sorriso.

All'improvviso però un dubbio si impadronì di lui.
Sarebbe stata felice di rivederlo?
Sentì improvvisamente una stretta al cuore: ricordava ancora le sensazioni di Elsa che aveva provato quella notte.
Si chiese se fosse arrabbiata con lui: non c'era stato quando lei ne aveva bisogno.
Scrollò la testa come per cacciare via quei pensieri. Non aveva importanza, anche a costo di farsi odiare l'avrebbe rivista, voleva sapere come stava, doveva rivederla...voleva rivederla.
Arrivato al castello si fiondò alla finestra, si sentiva agitato come non mai.
"Calmati Jack è solo Elsa!" ripeté tra sé per calmarsi, tirò un sospiro, per poi affacciarsi alla finestra sfoggiando il miglior sorriso che riusciva a fare, ma si sorprese nel vedere che la stanza era vuota.
Stava per andare ad affacciarsi alle altre finestre, quando notò una cosa che incredibilmente non aveva notato per la fretta: il cortile era totalmente ghiacciato, compresa la fontana. Alzando lo sguardo notò che in effetti la neve e il ghiaccio erano ormai ovunque.
Ma la cosa che lo colpì di più fu che non era opera sua!
"Elsa?"
Potevano essere cresciuti così tanto i suoi poteri?
E dove era lei adesso?

Notò che il cortile era pieno di gente, così si avvicinò.
Vide una ragazza su un cavallo bianco, cercava di calmare la folla.
"La regina Elsa non è un mostro! E non voleva fare nulla di tutto questo, ne sono sicura! Credetemi, è mia sorella".
"Sorella?"
"Anna!" urlò lui, felice di rivederla."Ehi, hai detto regina? Elsa è diventata regina?"
Si sforzò di immaginarsela, ma rise al pensiero di Elsa con una corona e uno scettro in mano.
Ovviamente Anna non poteva né vederlo né sentirlo, quindi, come se lui non avesse parlato, si rivolse ad un ragazzo. Era alto e impettito, coi capelli castano rossicci e indossava un'elegante divisa bianca.
A guardarlo chiunque avrebbe detto che era un bravo ragazzo, probabilmente anche di un certo rango, allora perché Jack non poteva fare a meno di immaginarselo con le orecchie a punta?
"Hans, io vado a cercare mia sorella sulle montagne"

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Quello era Hans? Non poteva crederci! Ora capì perché se lo immaginava in quel modo, non dimenticava mai il viso di un bambino, e quello non era altro che la versione adulta di quel piccolo demonietto!
"Vengo con te!" disse Hans rivolto ad Anna, ma lei lo frenò.
"No! tu devi restare qui, devi regnare su Arendelle in mia assenza!"
Sconvolto Jack si rivolse ad Anna.
"Anna, no seriamente, mica vorrai lasciare il regno a questo TIPO? "
"Stai attenta" disse Hans rivolto alla ragazza.
"Tranquillo, sistemerò tutto e al mio ritorno penseremo al matrimonio".
Jack era allibito, aveva davvero sentito quella parola?
"Anna ma ti è dato di volta il cervello?"
Quasi offeso di non essere stato preso in considerazione, alzò la voce, come se urlando lo avesse potuto vedere. "Non puoi sposare questo pallone gonfiato, è arrogante,è demoniaco, lui è cattivo, CATTIVO!".
In realtà Jack non aveva effettivamente le basi per sapere se lo fosse veramente, ma a pelle non lo sopportava, ricordava ancora i commenti odiosi che aveva rivolto ad Elsa.
Anna galoppò verso la montagna col suo cavallo, quando fu ormai lontana un sorriso, che Jack subito etichettò come malefico, si dipinse sul volto di Hans. Si avvicinò ad un uomo basso, con baffi e capelli bianchi, per poi sussurragli qualcosa in modo che nessuno sentisse, ma Jack era così vicino che poté ascoltare tutto.
"Bene mio caro duca, ora che Anna e Elsa sono fuori gioco, finalmente potrò governare su Arendelle!"
Al sentire quelle parole Jack andò su tutte le furie, poi guardò sopra la testa di Hans e un sorriso divertito illuminò il suo volto.
"Hans, ti avevo sottovalutato! Una palla di neve non è nulla in confronto a ciò che ti meriti"
Jack usò il suo bastone sull'albero dietro di Hans, la neve su di esso iniziò ad aumentare di volume, l'eccessivo peso la fece infine cadere a valanga sul povero Hans, che si trovò letteralmente ricoperto di neve.
Jack rise a crepapelle, avrebbe passato l'intera giornata a fare dispetti a quel demonietto, ma aveva una cosa più importante da fare.
Doveva trovare Elsa.


Elsa camminava verso la cima della montagna.
Era questo che la circondava adesso: una vasta distesa di montagne, ricoperte solo dal bianco bagliore della neve fresca. Da chilometri ormai non si scorgeva traccia di altri esseri umani.
Era un vero e proprio regno di solitudine, un regno di cui lei si sentiva da sempre la regina.
Il vento soffiava impetuoso, come la vorticosa tempesta che sentiva dentro di sé e che ormai non riusciva più a trattenere. Per tutti questi anni ci aveva provato invano.
Aveva tentato di fare come le avevano detto: aveva provato a tenere il ghiaccio dentro di sé e a lasciare tutti fuori. Nessuno doveva sapere. Doveva essere la brava, normale ragazza che tutti avrebbero voluto.
Nessuno doveva sapere.
Ma ora tutti sapevano.
Era strano, era stata etichettata "mostro", tutti la odiavano e avevano scoperto chi era veramente. Avrebbe dovuto stare male, ma non provava niente di tutto questo. Sentiva come se un'enorme peso le fosse stato tolto dal cuore, un peso che portava da troppi anni ormai.
Non doveva più nascondersi.
Al solo pensiero sentì l'eccitazione salire dentro di lei. Fissò l'ultimo guanto che le era rimasto, quello che usava per evitare di congelare tutto.
Lo sfilò e lo gettò in aria, lasciando che il vento lo trasportasse, e che con esso trasportasse via anche tutte le sue paure.

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Lasciò, che la tempesta che tratteneva dentro da anni, potesse fluire liberamente.
Sentì il suo cuore più leggero.
Si sentiva finalmente LIBERA.
Agitò una mano, provò a creare qualcosa e dei fiocchi di neve si materializzarono tra le sue mani: erano bellissimi, perfetti, come il ghiaccio stesso, che nonostante tutto aveva sempre amato. Perché non si può odiare la propria stessa identità, per quanto questa risultasse sbagliata agli occhi di tutti.
Lasciò che il suo cuore la guidasse, lasciò fluire il ghiaccio dentro di sé, che ormai, in assenza di paura, sentiva di poter padroneggiare completamente. Iniziò a creare intorno a sé bellissime opere di neve e di ghiaccio.
Era stupendo, si sentiva felice! Non le importava più cosa avrebbero pensato gli altri, non vedeva più il suo potere come un difetto, ma come una virtù, e non l'avrebbe mai più trattenuta dentro di sé.
Da oggi in poi sarebbe stata semplicemente se stessa.
Non se ne accorse, ma stava sorridendo, come non faceva da tempo, perché era felice, felice come non mai.
Si girò un attimo indietro, vide in lontananza Arendelle. Rise al pensiero di come sembrasse piccola da lassù, di come sembrassero piccoli oramai i problemi che l'avevano dilaniata per anni.
La paura non l'avrebbe mai più dominata, perché lei era ghiaccio, e il ghiaccio è orgoglioso, non si fa dominare dalla paura.
Si rigirò, con lo sguardo verso la montagna, ora era tempo di guardare solo avanti.
C'era solo una cosa che la separava dalla vetta: un'enorme crepaccio. Ma non l'avrebbe fermata, nulla poteva farlo ormai: creò un lungo ponte di neve, che al suo passaggio si trasformò in solido ghiaccio.
Niente era più giusto o sbagliato, non c'erano regole lì.
Ogni suo pensiero si cristallizzava in solida realtà. Così lo fece, creò un'enorme castello di ghiaccio.
Prese la corona sulla sua testa e la scaraventò per terra, non era più la regina di Arendelle, quello faceva ormai parte del passato. La neve adesso era il suo regno, e lei ne era la regina incontrastata.
Si sciolse i capelli, lasciandoli liberi in una lunga treccia laterale. Creò su di sé, uno splendido abito azzurro derivato dal ghiaccio stesso.
La perfetta ragazza normale non c'era più.
Lei era Elsa, la Regina di Ghiaccio.


Jack si fece trasportare a lungo dal gelido vento tra le montagne innevate, ma non riuscì a scorgere nulla, o meglio nessuno.
Poi, ad un tratto, vide una specie di bagliore: era la luce del sole dell'alba che si rifrangeva contro qualcosa.
Si avvicinò per vedere cosa fosse e, scoprendolo, rimase letteralmente a bocca aperta.
Davanti ai suoi occhi si ergeva un vero e proprio castello di ghiaccio.
Non solo i poteri di Elsa erano cresciuti oltre ogni sua immaginazione, ma a quanto pare ora sapeva anche controllarli.
"Un castello di ghiaccio... beh dovevo aspettarmelo da una Regina di Ghiaccio!" pensò ironico tra sé.
Si avvicinò all'entrata: l'enorme portone di ghiaccio era chiuso, ma non c'era ghiaccio che lui non potesse governare facilmente. Così lo aprì lentamente e, per non far rumore, lo lasciò socchiuso.
L'interno era bello quasi più dell'esterno: la luce del sole si rifrangeva sul ghiaccio creando delle stupende sfumature di colore, lampadari, finestre, tutto era fatto di finissimo ghiaccio.
Osservò l'enorme scalinata che si trovava davanti a lui, la percorse verticalmente con lo sguardo, per vedere dove andasse a finire.
Fu lì che la vide: era bella, fiera, forte e sicura, come la vera essenza del ghiaccio stesso. Indossava un magnifico abito azzurro che sembrava intessuto anch'esso dal ghiaccio.
Era Elsa, ed era stupenda.

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Il suo cuore si fermò, come lui stesso del resto: era rimasto immobile a contemplare la sua figura.
Quando Elsa iniziò a scendere i gradini, ad ogni passo che lei percorreva verso di lui, Jack sentiva il suo cuore pulsare di un battito sempre più forte.
Lo sguardo di lei era fiero e orgoglioso, e con i suoi occhi di ghiaccio guardava dritto davanti a sé...verso di lui! Non sapeva il perché ma quello sguardo lo mise a disagio.
Cosa stava pensando lei in quel momento?
Cosa avrebbe dovuto fare lui?
Cosa le avrebbe dovuto dire?

Sentì che qualsiasi parola avesse pronunciato in quel momento, gli sarebbe uscita ridicola o balbettante. Ma si fece coraggio e decise di provare comunque a pronunciare qualche parola. Così, cercando di assumere il topo più normale e disinvolto possibile, disse: "Elsa! Ecco io..."
Non riuscì a continuare.
Elsa era sempre più vicina e il suo cuore batteva ormai così forte che pensò quasi che potesse esplodergli in petto.
Erano sempre più vicini.
Sempre più vicini.
Troppo vicini.
Il suo cuore cessò di battere.
Elsa passò attraverso di lui e in quel momento Jack sentì una stretta al cuore, come se fosse stato trapassato da una lama invisibile.
Elsa non poteva vederlo.
Elsa non credeva più in lui.
La consapevolezza di quella fredda verità lo sconvolse, e gli fece molto più male di quanto non avrebbe mai potuto immaginare.
Ma cosa credeva?
Elsa era ormai adulta, era ovvio che non credesse più in lui.
Tantissimi bambini crescendo non avevano più creduto in lui, ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Allora perché si sentiva così male?

Forse perché in tutto quel tempo non aveva aspettato altro che rivederla, poterle essere di nuovo d'aiuto, poter essere ancora una volta la causa di quel sorriso che gli scaldava il cuore.
Ad un tratto qualcuno entrò nel castello: era Anna!
Era entrata dalla porta che Jack aveva lasciato socchiusa. Corse dalla sorella e provò disperatamente a convincerla a tornare a casa con lei.
Sembrava quasi esserci riuscita, quando Elsa la colpì involontariamente un'altra volta, come molti anni fa.
A quel punto Elsa capì che non c'era più un futuro possibile per loro due, anche sua sorella doveva arrendersi a quell'innegabile verità. Così creo un golem di ghiaccio, cacciando letteralmente via Anna dal castello.
Jack era rimasto immobile nella posizione di prima, come uno spettatore invisibile e impotente osservò la scena.
Era questo ormai per Elsa?
Il solo pensiero lo distruggeva.


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Eccoci finalmente al sesto capitolo! In realtà doveva contenere anche altri eventi, ma essendo venuto troppo lungo ho deciso di divederlo in due capitoli.
Allora partiamo dalla parte con Hans, mi fa ridere Jack che lo offende e parla con Anna nonostante non possano vederlo. L'ispirazione mi è venuta dalla mia nipotina di 3 anni che ha visto frozen con me una volta e poi lo abbiamo rivisto una seconda: la seconda volta vedendo Hans che cantava con Anna non faceva altro che urlarle " No non puoi sposarlo lui è cattivo CATTIVOOOOOO" e continuava così come se Anna potesse sentirla! Mi ha ricordato molto Jack che è appunto invisibile ad Anna.


La seconda parte invece tratta una parte che adoro del film , ovvero la parte in cui Elsa canta "Let it go", ho cercato di trascrivere quello che penso che lei provasse in quel momento riferendomi principalmente alle parole della canzone inglese. Perchè nonostante la canzone italiana sia bella, perde molto a significato rispetto a quella inglese, infatti inizialmente ascoltando solo quella italiana mi chiedevo come mai avesse vinto l'oscar, ma sentendo quella inglese ho capito.
Sentendo solo quella italiana sembrerebbe che Elsa fugge solo perché è stata etichettata come mostro e perché non vuole fare del male a nessuno, quindi si reclude in un castello di ghiaccio. Io credo che non sia solo questo, ascoltando la versione inglese, si sente come tutto ciò in un certo senso rappresenti per Elsa anche una liberazione, il poter essere finalmente se stessa. O almeno io la ho interpretata così, spero vi sia piaciuta come l ho resa, ditemi pure la vostra se volete.
Comunque se non avete ascoltato la versione inglese (leggendo attentamente il testo) vi consiglio di farlo.
Resta il fatto che questa canzone per me è una droga è da una settimana che non riesco a smettere di ascoltarla XD.

Passiamo all'ultima parte, la più dolorosa *sniff* povero Jack, lo scoprire che Elsa non crede più in lui è stato un brutto colpo ! Dai Jackino ci sono io che credo in te U.U

Ma cosa succederà adesso? Lo scoprirete prestissimo col prossimo capitolo( che posterò a breve perchè l'ho praticamente già scritto)

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Capitolo 7
*** Let Her go ***


cap 7

Elsa guardò fuori dalla finestra sua sorella che andava via.
Non l'avrebbe mai più rivista, per il suo bene era meglio così...continuava a ripeterselo nella sua testa, per non cedere alla tentazione di inseguirla. Quella sarebbe stata per sempre la sua solitaria dimora di ghiaccio.
Un'enorme tristezza la assalì e con sguardo distrutto osservò la figura di Anna che spariva all'orizzonte.
Quella scena sbloccò Jack, il vederla di nuovo sofferente gli strinse il cuore.

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In quel momento Jack avrebbe dato qualsiasi cosa per essere visibile, anche solo per pochi istanti. Per poterle parlare, poterla consolare, poterla stringere forte e assicurarle che tutto sarebbe andato bene, che insieme avrebbero trovato una soluzione.
Così lo fece lo stesso, le si avvicinò, la cinse con le braccia e simulò un abbraccio. Poi le sussurrò in un orecchio
"Perdonami Elsa, ti avevo promesso che ci sarei sempre stato, ma non l'ho fatto! Quando tu avevi più bisogno di me, io non c'ero".
In quel momento sentì di meritarsi di essere diventato invisibile.
"Vorrei solo essere l'unico a soffrire adesso, non è giusto che tu soffra ancora".


I successivi avvenimenti si susseguirono in modo molto rapido.
Hans si rivelò per quello che era veramente: a quanto pare Jack aveva avuto ragione su di lui. Fece imprigionare Elsa: il suo scopo era quello di ucciderla e di lasciar morire congelata Anna, in modo da impadronirsi del trono di Arendelle.
Elsa aveva le mani incatenate, fissò la finestra della prigione nella quale era stata segregata. Fuori c'era un'indomabile tempesta, Anna era lì da qualche parte...doveva trovare assolutamente il modo di uscire per aiutarla.
Provò a richiamare il potere del ghiaccio, ma con le mani incatenate non riusciva ad usarlo.
Guardò disperatamente verso il cielo, la luna non era visibile in quella bufera, ma comunque le chiese con tutta se stessa: "Ti prego, aiutami! Devo uscire di qui, fa' che il mio potere funzioni!"
Jack aveva seguito da lontano Hans e appena vista quella scena, corse a soccorrerla: Ghiacciò le pareti della stanza e le catene che la tenevano imprigionata, liberandola.

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Jack fu felice di esserle potuto finalmente essere di aiuto, anche se lei pensava di avercela fatta da sola.
Elsa corse fuori, iniziò a cercare disperatamente Anna, ma riusciva a vedere poco in mezzo a quella tempesta.
Jack provò a seguirla, ma anche lui la perse di vista li fuori.
Ad un tratto Elsa sentì una presenza alle sue spalle, speranzosa si girò subito, ma non era Anna.
Era Hans.
Gli chiese dove fosse sua sorella.
"Elsa, l'hanno trovata fredda come il ghiaccio, le hai gelato il cuore, è colpa tua..."
No, non poteva essere vero, non poteva stare per dire ciò che pensava.
"E' colpa tua se Anna è morta!"
E invece lo disse. A quelle parole Elsa non sentì più le gambe, si lasciò cadere a terra con un urlo disperato.
Sentì un dolore immenso al cuore, ed un enorme senso di colpa, forse avevano ragione tutti, era solo un mostro. Avrebbe dato la sua stessa vita in quel momento per riavere di quella di sua sorella, se fosse stato possibile. Era colpa sua, e ci era andata di mezzo Anna che non centrava nulla, che non voleva altro che il conforto di una sorella normale, e che per anni non si era mai arresa, nonostante i suoi rifiuti.
Hans approfittò del momento di debolezza di Elsa, impugnò la spada e la alzò verso di lei.
Anna era ormai quasi totalmente congelata, chiamava disperatamente Kristoff, il ragazzo per cui aveva scoperto di provare veramente qualcosa. Era l'unico che poteva salvarla: solo un gesto d'amore poteva sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Ad un tratto finalmente lo vide, stava per correre verso di lui quando sentì un rumore di spada sguainata: si voltò e vide Hans che stava per colpire sua sorella. Non poteva permetterlo! Anche se sapeva che quella era probabilmente la sua ultima possibilità, voltò le spalle a Kristoff e corse verso Elsa, gettandosi davanti a lei. L'impatto della spada di Hans contro Anna, ridusse in frantumi l'arma.
In quel momento Anna sentì il suo cuore diventare totalmente di ghiaccio.
Jack riuscì a scorgere finalmente Anna e Elsa, ma come molti anni fa, era troppo tardi.
Sentita la voce della sorella, Elsa si alzò subito, ma ormai Anna era solo una statua di ghiaccio: il suo cuore era stato totalmente congelato.
La abbracciò e iniziò a piangere disperata.
Era colpa sua, aveva cercato di evitare in tutti i modi di farle del male, ma non ci era riuscita.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederla in vita e felice.
Fu allora che successe. Quell'unico gesto di amore tra sorelle sciolse un cuore di ghiaccio, anzi due: quello di Anna e quello di Elsa.
Anna tornò in sé e Elsa la abbracciò fortissimo.

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Elsa capì finalmente: c'era un'altra cosa che da anni aveva trattenuto dentro di se oltre il ghiaccio...era l'amore! lo aveva nascosto per non farle del male, ottenendo però il risultato opposto.
Si lasciò guidare dalla forza di questo sentimento. Ora poteva farlo, e quindi lo fece: sciolse tutto il ghiaccio e la neve perenne che aveva involontariamente portato su Arendelle.
Hans era ancora lì, Kristoff era infuriato nero e sembrava volesse dargli una lezione, ma Anna lo fermò. Fu lei ad avanzare verso di lui.
"Anna? Non è possibile, il tuo cuore era diventato di ghiaccio!" disse Hans ancora incredulo.
"Qui l'unico cuore di ghiaccio mio caro è il TUO!" disse lei, e con grande soddisfazione tirò un pugno dritto in faccia ad Hans, che cadde in acqua.
Jack non riuscì a trattenere le risate.
"Anna sei il mio mito lo giuro! Se solo fossi stato visibile per lui, lo avrei fatto io! Ora sei l'Anna che riconosco!"
Anna tornò dalla sorella e le due si scambiarono nuovamente un dolcissimo abbraccio.
Jack osservò commosso quella scena.
Elsa, la sua Elsa, era cresciuta, aveva combattuto contro le sue paure più profonde: adesso era capace di domarle, di essere se stessa e di aprire il suo cuore agli altri.
Vide il sorriso sul viso di Elsa, quello stupendo sorriso che gli scaldava il cuore.
Ma la cosa che riempì di più il suo cuore di gioia era il vederla finalmente felice.
Era davvero contento per lei!
Ma allora perché si sentiva così?
Felice e triste allo stesso tempo.
Da una parte un po' gli dispiaceva di non essere stato lui a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, non era stato lui la causa di quel sorriso e di quella felicità.
Elsa non poteva vederlo, non poteva salutarla, non poteva dirle quanto fosse felice per lei.
Elsa non aveva più bisogno di lui.
Una tristezza immensa si impadronì del suo cuore.
Era così che si sentivano le persone, quando vedevano crescere qualcuno a cui tenevano, per poi rendersi conto che questo oramai, era capace di essere felice anche senza di loro?
Perché a volte le persone non hanno più bisogno di te, ma tu ne hai ancora di loro.

Gli venne quasi da piangere, ma non lo fece.
Prese il suo bastone e lo agitò sulla sua mano libera, creando un perfetto fiocco di neve ghiacciato e vi soffiò sopra delicatamente. Il fiocco di neve volò fino ad Elsa, più precisamente sul suo naso.
Elsa sentì gelarle il naso, una sensazione fortissima la costrinse a girarsi: la sensazione di una presenza. Di un qualcosa di bello, che era appartenuta al passato, ma che aveva sempre sentito lì accanto a lei.
Improvvisamente sentì una tristezza immensa, le veniva quasi da piangere.
Jack vide Elsa voltarsi e guardare verso di lui, sapeva che non poteva vederlo, ma gli piacque credere che non fosse così.
Malinconico, abbozzò un sorriso, alzò il braccio e in modo imbarazzato accennò un saluto: proprio come aveva fatto la prima volta che l'aveva vista.

"Addio Regina di Ghiaccio"

Un uomo da lontano li osservava, lo stesso dell'altra volta. Ma questa volta era furioso, i suoi occhi erano una fessura e la tempia sulla fronte gli pulsava freneticamente: sembrava quasi stesse per esplodere dalla rabbia.
"Quella ragazzina, non doveva sciogliere lei il cuore di ghiaccio di Elsa!"
Nervoso, fece avanti e indietro sul posto, poi fissò Elsa da lontano.
"Goditi questa felicità Elsa...ma non sarai felice per sempre! Prima o poi il tuo cuore tornerà ad essere di ghiaccio, e quando accadrà, questa volta interverrò personalmente per far sì che le cose vadano come devono".

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Allora questo capitolo chiude gli eventi di frozen, dal prossimo si passa agli eventi post frozen :D

Avendo alla fine separato i due capitoli , ho deciso di mettere due titoli collegati: uno si chiama Let it go (riferito a Elsa) e l'altro Let Her go (riferito a Jack)

Premetto che ho cercato di rispettare il più possibile gli eventi e i personaggi del film, perché io penso che così dovrebbe essere una fanfic, cioè dovrebbe rispettare il più possibile personaggi e eventi senza stravolgerli. Il che è un compito molto difficile, spero di esserci riuscita.

Passiamo alla prima parte: Elsa è imprigionata e Jack riesce a liberarla! Questo pezzo, come quello in cui jack apre la porta del castello di elsa (da cui entrerà Anna) l'ho messo perché mi sembrava possibile che potesse essere stato Jack a farlo.

La parte in cui Elsa cerca Anna nella bufera e invece trova Hans mi è piaciuta molto nel film, nella fic inizialmente volevo saltarla, ma poi ho capito che dentro di me non ce la facevo a saltare questo pezzo così l ho messo XD Lo stesso vale per il pugno ad Hans...poverino solo vendette per lui in questa fic XD
Passiamo invece alla parte più commovente: il finale! Jack da il suo addio ad Elsa e lo fa nello stesso modo in cui l'aveva salutata la prima volta *sniff* , Elsa si gira e sente la sua presenza e i suoi sentimenti, proprio come lui aveva potuto fare qualche capitolo fa.
Jack inoltre le gela il naso, questo inconsiamente riporta Elsa al passato, perchè la madre le aveva detto che Jack Frost gelava il naso delle persone.

Una frase che adoro è questa "Perché a volte le persone non hanno più bisogno di te, ma tu ne hai ancora di loro" è una cosa che penso da sempre...per me non si dovrebbero mai abbandonare le persone o lasciarle perdere, perché anche se tu magari non hai più bisogno di loro, magari sono invece loro ad aver bisogno di te ...ed è questa la vera amicizia o amore per me(ovviamente senza un motivo valido intendo).
Pure per la famiglia per me dovrebbe essere così: sono molto contraria alla cultura secondo la quale i genitori dovrebbero crescere i loro figli , ma una volta indipendenti ciao , sono adulti e devono avere una loro vita e basta. Non si smette mai di essere un figlio , una madre o un padre, come non si smette mai di essere un amico o un fidanzato/a , se quelli che si provano sono sentimenti veri.
Ok chiudiamo la parentesi filosofica che premetto era solo la mia personale opinione.

E infine...ancora quell'uomo! chi sarà mai e perché non voleva che fosse Anna a sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa? Quali saranno i suoi piani?
Se volete postate pure le vostre ipotesi XD

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito fino a qui ! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** La Festa ***


Cap 8

Elsa stava leggendo un libro nella sua camera, quando il rumore di qualcuno che bussava alla porta la distrasse.
"Elsa posso entrare? Sono io!"
Elsa sorrise riconoscendo quella voce.
"Certo che puoi entrare, lo sai che non devi più chiedermi il permesso ormai!"
Anna aprì la porta della stanza.
"Sì scusa, l'abitudine!"
Elsa la vide entrare, sembrava avere un'aria raggiante.

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Aveva un sorriso sornione stampato sul viso.
Avanzò velocemente verso di lei e appena si trovò di fronte ad Elsa, iniziò a saltellare euforica. Sembrava quasi che se non avesse parlato in quel momento, sarebbe potuta esplodere.
"Ho una notizia da darti!"
"Bene, parla pure!" disse Elsa.
Anna aprì immediatamente la bocca, ma per un attimo si fermò esitante. Lei era molto entusiasta della notizia, ma se sua sorella non lo fosse stata? Anzi probabilmente non lo sarebbe stata.
La sua espressione cambiò e con un po' di incertezza iniziò a parlare.
"Allora, ecco...io e Kristoff...cioè Kristoff si è...cioè Kristoff ha chiesto a me ...di sposarlo! Volevamo avere la tua approvazione per il matrimonio" pronunciò quest'ultima frase tutta di un fiato, per paura dell'effetto che potesse conseguire.
Elsa sgranò gli occhi sorpresa.
Anna preoccupata iniziò a parlare a raffica: "No, ecco, lo so che ci conosciamo da solo da pochi mesi, ma io non...lui mi piace veramente! Io gli piaccio veramente! O almeno credo...cioè ne sono sicura, non è che io non ne sia sicura, ma.."
Elsa rise, sapeva di dover frenare la sorella, oppure avrebbe potuto continuare per ore. Assunse volontariamente un'espressione seria e fredda.
"Basta così Anna! Se le cose stanno in questo modo, la mia risposta può essere una sola..."
Anna rimase a bocca aperta, fissò Elsa attentamente, come se dalla sua risposta potesse determinare la sua stessa vita.
"...Si!" disse Elsa, abbandonandosi ad un sincero sorriso.
"Elsa, lo so che non posso sposare un uomo che conosco da così poco, ma Kristoff non è come Hans, lui è...ehi aspetta! Hai detto si?"
La fissò incredula.
Elsa scoppiò in una dolcissima risata.
"Preferivi che dicessi no?" chiese ironica.
Poi continuò: "Ho conosciuto Kristoff e sembra amarti davvero, ma soprattutto ti rende felice! E, per fortuna, direi che non ha proprio nulla da spartire con quel galletto di Hans!"
Anna guardò la sorella negli occhi con una felicità immensa.
"Grazie" urlò, gettandosi letteralmente tra le sue braccia, per poi stringerla forte in un tenero abbraccio.
Però ad un tratto, Anna si raddrizzò, slegandosi dall'abbraccio della sorella e disse: "Ho un'altra notizia da darti!"
Elsa la ascoltò attentamente.
"Kristoff mi ha fatto una sorpresa! Sta costruendo una casa per noi due sulle colline, è lì che andremo ad abitare dopo il matrimonio. Sai, dice che il castello lo metterebbe troppo a disagio."
Elsa rimase immobile, come ghiacciata.
Doveva essere felice per Anna, ormai sarebbe diventata una moglie, ed era giusto che andasse a vivere con suo marito e che si costruisse una sua famiglia.
Allora perché stava così male? Un orribile sensazione le strinse il cuore.
Notando la strana espressione della sorella, Anna le chiese
"Elsa, c'è qualcosa che non va?"
Non ricevendo risposta aggiunse: "Bè in effetti il mio posto è qui al castello, penso che dovrei..."
Elsa scosse la testa, come per cacciare via quella strana sensazione che si stava insinuando in lei: voleva solo la felicità per sua sorella, ed era solo quello che contava.
"No, il tuo posto è con Kristoff! Ero solo sorpresa, tutto qui.
Sono davvero felice per te sorellina!"
Le due si scambiarono un sorriso, poi Anna ebbe un'altra illuminazione.
"Ehi, stasera ci sarà la festa al castello! Potrei cogliere l'occasione per dare la buona notizia a Krisrtoff!"
"Kristoff verrà alla festa da ballo al castello e diventerà principe?" Chiese Elsa dubbiosa.
Le due sorelle si scambiarono uno sguardo complice e entrambe scoppiarono a ridere, immaginandosi Kristoff serio e impettito con divisa e spada.
"Aspetta!" disse Anna euforica "Stasera verranno molti principi e re da tutti i regni, no?"
"Si" confessò Elsa, non capendo il perché di tanta esuberanza.
"Bé, oggi anche tu potresti trovare il tuo lui!" disse Anna con aria sognante, portando le braccia al petto. "Ah, pensa! Potremmo organizzare un matrimonio a quattro, sarebbe stupendo! Dovrei solo chiedere a Kristoff se per lui va bene, ma non credo che avrà nulla in contrario...o forse si? Non so, ma io penso..."
Elsa interruppe quel fiume di parole della sorella.
"Anna, anche se stasera trovassi quello giusto, non lo sposerei nel giro di nemmeno due settimane non credi?"
Entrambe risero nuovamente, Anna sapeva che Elsa non era decisamente il tipo da fare una cosa simile. A differenza sua, che in passato era disposta a sposare un uomo conosciuto quella sera stessa.
"Vado a parlare con Kristoff, devo ancora dirgli di stasera e convincerlo ad indossare qualcosa di elegante... sarà una VERA impresa! A stasera!"
"A stasera sorellina!" le disse sorridente Elsa.

La sera della festa, Elsa arrivò a serata già iniziata.
Aveva perso tempo a prepararsi, inoltre era agitata: sapeva che il suo dovere da regina era di trovare un buon partito da sposare e avere in futuro degli eredi. Ma lei era diversa da sua sorella, non riusciva a lasciarsi trasportare dalle emozioni: per piacerle davvero qualcuno avrebbe dovuto conoscerlo a fondo, essere sicura di piacergli per quello che è, e ricambiarlo nello stesso modo. Solo così avrebbe potuto dire di essere davvero innamorata.
Nella sala, appena notarono la sua presenza, un uomo corse ad annunciarla.
"Ecco a voi la regina di Arendelle"
Tutti nella sala si fermarono, si girarono verso di lei accennando un inchino, subito Elsa rispose facendo un gesto con la mano per incitarli a continuare a divertirsi.
"Elsa!"
Si sentì chiamare e vide sua sorella arrivare di corsa.
"Sei in ritardo, strano non è da te!" poi le sussurrò "Non è che ci hai ripensato vero?"
"No, tranquilla è tutto appost-"
Non riuscì a continuare, il suo sguardo si era fermato sulla figura accanto ad Anna. Mise la mano davanti alla bocca per trattenere le risate: quello che fece quasi fatica ad identificare come Kristoff, aveva i capelli pettinati all'indietro, un abito elegante (chiaramente non suo) e un'aria di chi vorrebbe essere da qualsiasi altra parte nell'universo. Era come vedere un gorilla vestito da ballerina di danza classica.
Non ce la fece più a trattenersi, si lasciò scappare una risata.
Kristoff indispettito le disse: "Ah bene! Io vengo qui, accettando di vestirmi così, per ringraziarti e tu mi ridi in faccia?"
Poi, scherzoso, si rivolse ad Anna "Ti avevo detto che ero ridicolo vestito così!"
"Per me stai benissimo!" disse dolcemente Anna, stampandogli un leggero bacio sulla guancia.
"Ah Elsa, lì c'è il principe Elias! Non l'ho conosciuto di persona, ma sembra essere un bel ragazzo...perché non vai a conoscerlo?" disse Anna facendole l'occhiolino.
Prima che Elsa potesse rispondere, Anna la spinse nella sua direzione.
Elsa si fermò ad osservarlo: era biondo, con gli occhi azzurri ed una scintillante divisa color acquamarina.
"Bene, gli manca solo il cavallo bianco e siamo apposto! Direi che questo è persino più sospetto di Hans!" pensò ironicamente tra sé.
Dovette però ammettere che esteticamente non era male, così decise di dargli almeno una possibilità.
Stava per andare da lui, quando un ragazzo la frenò: era smilzo, coi capelli ricci e rossi, sembrava altamente imbarazzato.
"R-regina Elsa" goffamente si inchinò "S-sarei onorato se poteste concedermi qualche minuto del vostro tempo"
"Non c'è bisogno di essere così formali, ditemi pure!" disse lei, sperando di smorzare la tensione, ma con scarso risultato dato che il ragazzo divenne paonazzo.
"S-siete sicura di voler parlare con me?"
"Non dovrei?"
"Bé, essendo uno dei fratelli di Hans, pensavo che non mi volevate nemmeno rivolgere la parola"
Ok, sapeva che screditare qualcuno solo perché fosse il fratello di Hans non era giusto. Ma l'idea che quel ragazzo fosse imparentato con lui le faceva venire la nausea.
Si sforzò comunque di non pensarci e di essere gentile e formale.
"Lasciamo stare quella vicenda...cosa volevate dirmi?"
Imbarazzato, il ragazzo rispose: "Ecco, voi siete una regina, ed io un principe...è mio dovere invitarvi a ballare, credo!"
Elsa lo fissò indispettita.
"Non credo che voi DOBBIATE...se non volete!"
"B-bè ma disonorerei la mia famiglia e voi, se non lo facessi: è mio dovere cercare una buona moglie ed ottenere un regno, essendo io il dodicesimo in linea di successione"
"Credetemi, mi disonorereste di più se lo faceste solo per dovere"
"M-ma io...cosa dirò alla mia famiglia?"
Il ragazzo fissò terrorizzato quelli che dovevano essere i suoi genitori. Erano poco lontano e fissavano speranzosi il figlio che parlava con la regina di Arendelle.
Lei gli mise una mano sulla spalla ma, al tocco di Elsa, lui sussultò e spaventato fece un passo indietro.
"Oh scusatemi vi ho fatta arrabbiare?" chiese con tono terrorizzato.
Elsa lo fissò perplessa.
"Certo che no! Volevo solo dirvi di dire ai vostri genitori che nonostante io fossi onorata dal vostro invito, ho dovuto rifiutare, perché ne avevo già ricevuto uno da un altro principe. Così non avranno nulla da ridire!"
"G-grazie regina!"
Abbozzò un inchino imbarazzato e corse dai genitori.
Elsa iniziò forse a comprendere come mai Hans fosse venuto su così, quella famiglia aveva un'aria tutt'altro che rassicurante.
In cuor suo sperò vivamente che i restanti undici fratelli fossero già impegnati, conoscerne due le era decisamente bastato.

Osservò le ragazze nella sala, molte di loro erano felici e si lasciavano corteggiare senza farsi troppi problemi. A volte odiava la sua razionalità, a volte avrebbe voluto essere più come loro.
Rassegnata decise di provare a parlare con il principe Elias, sperando che le cose potessero andare meglio, quindi si avvicinò a lui.
"Voi siete il principe Elias, giusto?"
Il ragazzo si girò, un fiero sorriso si dipinse sulla sua faccia. Prese la mano di Elsa e la avvicinò al suo volto, simulando un'elegante baciamano.
"Regina di Arendelle..."
"Bé, devo ammettere che ha stile!" pensò Elsa tra sé.
"...sapevo che sareste venuta da me, prima o poi"
Sperando di aver frainteso, Elsa gli chiese: "Perdonatemi, cosa intendete dire?"
Con aria di superiorità il ragazzo disse: "Tutte lo fanno prima o poi: vengono da me e implorano un appuntamento"
Doveva immaginarselo, sarebbe stato troppo bello per essere vero! Elsa era sdegnata e con voce gelida si limitò a dire: "Vedo che mi conoscete davvero poco, se pensate che io sia il tipo da implorare!"

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Sprezzante il ragazzo le rispose.
"Su, andiamo è inutile che mentiate a voi stessa! Siete venuta da me perché sono un principe e pure molto bello, sposandomi potreste avere quello che sognano tutte: un regno ancora più vasto, un matrimonio, un uomo stupendo al vostro fianco e un giorno anche dei figli!"
"Sbagliavo su di voi, non è che mi conoscete poco...non mi conoscete affatto!" disse Elsa, cercando di mantenere la sua proverbiale calma.
"Non fate la preziosa, confesso che siete attraente e inoltre siete una regina! Accetto di concedervi l'onore di un appuntamento!"
"Se vi concedessi un tale onore, temo che non avrei più la dignità di guardarmi allo specchio! Quindi, con rammarico, vi dico che rifiuto la vostra offerta"
Elsa pensava che non ci fosse qualcuno di più detestabile di Hans: si sbagliava! Almeno Hans aveva la decenza di far finta di essere gentile!
Il principe non sembrò prenderla bene, il suo volto sicuro di sé si trasformò in un'espressione seria e colma d'ira.
"VOI rifiutate ME?...VOI? E' assurdo! Hanno ragione tutti, siete solo una regina snob che si crede chissà chi"
Ora Elsa stava davvero iniziando a perdere la pazienza, iniziò ad alzare il tono di voce.
"Il mio popolo e tutti i presenti mi amano e mi trattano con rispetto, siete solo voi qui, caro mio, che la pensate in questo modo!"
Il principe scoppiò in una forte risata.
"Amarvi? Direi più che hanno paura di voi!"
Elsa lo fissò interdetta.
"Oh andiamo, credete davvero che le persone vi amino? Non basta creare una pista di pattinaggio dal nulla o far divertire i bambini con la neve! Pensate che il trattato che avete fatto approvare l'altro giorno sia stata una scelta unanime?"
"Certo! Hanno votato tutti i membri del consiglio reale!"
"Siete un'illusa! Mio padre fa' parte del consiglio e la maggior parte di essi erano contrari all'approvazione del trattato, ma quando hanno visto che voi tenevate così tanto alla sua approvazione, hanno votato a favore, per paura di una ritorsione"
Elsa non poteva credere alle sue parole, non voleva. Il suo cuore iniziò a battere agitato.
"Non ci credo, è assurdo!"
"Davvero lo credete tanto assurdo? La verità è che dentro di loro hanno tutti paura di voi! Come biasimarli del resto? E' lecito aver paure di una donna, che da un momento all'altro, potrebbe congelarli o congelare un intero paese"
Il cuore di Elsa iniziò a battere sempre più forte, come l'ansia dentro di sé che ormai cresceva incontrollata.
Avrebbe solo voluto che quello stupido principe smettesse di parlare.
"Non credo che troverete facilmente marito... a meno che non ci sia qualcuno talmente disperato da accaparrarsi un simile rischio ogni giorno, pur di ottenere uno stupido regno! Mi spiace mia cara regina, avreste dovuto accettare la mia offerta, era più che generosa"
Elsa sentì d'un tratto mancarle la terra sotto i piedi, la testa stava per esploderle e l'ansia faceva battere ormai il suo cuore all'impazzata.
Si guardò intorno, c'era molta gente che la stava fissando, avevano notato il suo stato d'animo.
Fu allora che lo notò, negli occhi di tutti leggeva un'unica espressione: la PAURA.

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Il fratello di Hans sembrava agitatissimo e con un filo di voce le chiese: "Tutto bene regina Elsa?"
Tutto bene? Niente poteva andare peggio di così, probabilmente.
Alla sua mancata risposta, molti iniziarono ad indietreggiare spaventati, come se Elsa avesse potuto congelare tutto e tutti da un momento all'altro. In quel momento lo avrebbe fatto davvero, ma volontariamente, solo per cancellare quelle espressioni dalla sua vista e dal suo cuore.
Un uomo nel panico cercò di dirle "Mia regina, state calma, è tutto apposto! Non vi agitate, vi prego!"
Cercò di raccogliere tutta la poca calma e forze che le erano rimaste, assumendo l'espressione più seria e distinta che riuscì a fare. Anche se ormai dentro di lei una tempesta imperversava.
"Tranquilli, continuate pure, io mi ritiro nella mia stanza, perdonatemi ma temo di non sentirmi bene"
Così si voltò e corse il più velocemente possibile verso la sua stanza, lontana da tutto e da tutti, non desiderava altro in quel momento.
Finalmente vi arrivò, chiuse la porta dietro di sé e si lasciò cadere dietro di essa.
Qualcuno bussò alla porta.
"Elsa sono io...Anna! Posso entrare? Cos'è successo? Ti ho vista correre via!"
"Sto bene Anna, solo un po' di mal di testa, ti prego torna di là e scusati con gli ospiti da parte mia!"
"Va bene Elsa..." disse Anna con tono insicuro, per poi tonare alla festa.
Elsa non voleva vedere nemmeno lei, probabilmente a causa delle terribili idee che le stavano affollando la mente.
Portò le mani sulla testa e le strinse forte su di essa affondando le dita tra i capelli. Tentò di scacciar via quei pensieri, ma si facevano sempre più forti nella sua testa e ognuno di questi era come una pugnalata al cuore.
Più ci pensava e più quelle detestabili parole sembravano avere senso.
Le sembrava di averli ancora davanti, nei loro sguardi aveva letto il loro timore, la loro paura.
Ormai aveva imparato a controllare i suoi poteri.
Li aveva sempre usati solo per farli divertire.
Lei li trovava un dono stupendo, che non avrebbe mai usato per fare del male!
Come potevano non capirlo?
Ma effettivamente, come avrebbero mai potuto non aver paura di una persona con simili poteri?
Persona...era quello il termine con cui poteva definirsi?
O forse era meglio dire...MOSTRO?
Era questo che sembrava agli occhi di tutti?
Forse era quello che era sempre stata.

Decise di guardare in faccia alla realtà: nessuno l'avrebbe mai amata per quello che era. Si sentì un'idiota ad averlo solo potuto immaginare.
Sentì il cuore pieno di dolore, l'unica persona che l'amava veramente era sua sorella.
Perché non l'aveva fatta entrare?
Se c'era una persona che poteva farla stare meglio questa era lei!
Si alzò in piedi, stava per aprire la porta per andarla a chiamare, quando improvvisamente si ricordò di una cosa. Presto Anna sarebbe andata a vivere con Kristoff sulle colline.
Le tornò quella sensazione di stretta al cuore e di vuoto, provata quella mattina stessa.
Si era abituata così tanto negli ultimi mesi ad averla vicina, ad avere sempre il suo sostegno.
Era buffo, per anni Anna aveva elemosinato la sua compagnia, sperando che Elsa le aprisse la porta, ed ora era Elsa ad avere un disperato bisogno di lei.
Le colline erano lontane. Di certo sarebbero venuti a trovarla di tanto in tanto...ma quando? Una, due volte l'anno? Durante le feste?
Da due sorelle che potevano vedersi finalmente tutti i giorni, sarebbero diventate come due lontane conoscenti?
Anna non aveva pensato a lei?
Non aveva pensato che sarebbe rimasta sola?
Forse vedendola esternamente sempre forte e sicura, non si era resa conto che anche Elsa aveva bisogno di lei.
Eppure era convinta che Anna potesse capirla veramente.
Contava davvero così poco per lei?
Come avrebbe voluto che Anna rimanesse al castello con Kristoff.
Gelò a quell'orribile pensiero. In quel momento Elsa si sentì davvero quel mostro che tutti vedevano in lei.
Era davvero diventata così egoista?
Amava sua sorella e voleva solo la sua felicità, a qualunque costo. Non le avrebbe mai chiesto di rimanere, anche se questo significava rimanere sola...anche se significava soffrire.
Sofferenza.
Era questo che sentiva ormai: sofferenza e dolore che le stringevano il cuore. Si sentiva di nuovo sola, si sentiva di nuovo diversa da tutto e da tutti.
Sentiva il suo cuore come se fosse di ghiaccio.

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Eccoci al cap8! Allora tanto per cambiare doveva inizialmente contenere altri 2 eventi, ma poi mi sono fatta prendere la mano e quindi i restanti 2 li avrete nel prossimo capitolo! (ma perché le cose che nella mia testa sono brevi, a scriverle diventano lunghe? XD )
Posso solo dirvi che avrete qualche rivelazione U.U

Più scrivo questa fic e più mi accorgo del perché adoro tanto il personaggio di Elsa, ed il motivo è semplice...siamo molto simili caratterialmente! Entrambe sembriamo fredde e distaccate esteticamente , ma dentro abbiamo un cuore tenero, e tanti dilemmi interiori...e poi siamo RAZIONALI XD
Ma torniamo al capitolo: si lo ammetto, sono riuscita a creare un personaggio più detestabile di Hans...Elias! XD il suo battibecco con Elsa lo adoro XD
Solo io anche nella vita reale incontro solo ragazzi così? Il pezzo con il fratello di Hans l ho ispirato proprio ad una mia esperienza con un ragazzo che ci siamo presi una cosa da bere al bar, lui mi precede sicuro alla cassa, io cosi penso "Ma che carino, vuole pagare lui addirittura? O__O " e lui si volta verso di me e dice"Pensi che DOVREI offrire io secondo te?" io cosi *faccia alla Elsa* "No non credo proprio che DOVRESTI, io pago il mio!" vado e pago il mio LOL XD
Elsa si chiede se Anna capisca che anche lei ha bisogno di sua sorella, perchè anche se all'apparenza fredda e sicura di sè, anche lei ha molto bisogno di affetto! Non posso che condividere questa sensazione che molte volte mi è capitato di provare, anche in amicizia.

Per quanto riguarda gli altri eventi del capitolo bè... io l ho pensato nel film alla fine, cioè si sarebbero davvero tutti fidati così tanto di una regina con simili poteri? O molti avrebbero avuto paura? Inoltre alla fine Elsa scopre che l unica persona che credeva l avrebbe amata per sempre, si allontanerà da lei.
Quindi resta nella solitudine e disperazione e il suo cuore torna ad essere di ghiaccio.
Che accadrà adesso?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Se potete recensite e ditemi che ne pensate di questo capitolo!

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Capitolo 9
*** Tra Sogni e Incubi ***


Cap 9

Era tardi, ma Jack era ancora sveglio: stava osservando la luna. Fissandola si chiese se anche Elsa lo stesse facendo.
Sapeva che doveva smettere di pensare a lei, ma stranamente non ci riusciva.
Si chiese se fosse ancora felice e cosa avesse fatto da quel giorno. Ma ormai Elsa era grande, non credeva più in lui, sarebbe cresciuta e avrebbe avuto una vita sua.
Doveva accettare quella verità, lo sapeva. Quindi cercò di scacciare via tutti i pensieri che la riguardavano e di andare a dormire.

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Ma quando ci riuscì, d'un tratto si trovò nello stesso luogo del sogno di anni fa.
Era circondato sempre dal ghiaccio, ma questa volta ce n'era molto di più, enormi stalagmiti gli si ergevano intorno. Una fortissima bufera di fredda neve imperversava su di lui.
Di nuovo quella sensazione...come se quel ghiaccio non fosse il suo.
E se fosse quello di Elsa?
Allora perché provava quelle orribili sensazioni? Sentiva angoscia, paura e questa volta molto più forti di prima.
Alzò il braccio sul viso per cercare di scorgere la luna in mezzo alla bufera. Fu sorpreso quando non la trovò in alto nel cielo, ma era fissa all'orizzonte, proprio di fronte a lui ed era molto più grande del solito.
Ma ci fu qualcos'altro che attirò la sua attenzione, cercò di socchiudere gli occhi per essere sicuro di non essersi sbagliato. Ma non si era sbagliato! Davanti all'enorme luna riuscì a scorgere l'ombra di un uomo.
Possibile che quello fosse l'uomo della luna?
Al solo pensiero il suo cuore iniziò a battere emozionato, quindi provò ad avvicinarsi a lui, ma la tempesta era così forte che gli impediva di fare anche solo un passo.
Se anche di fronte a lui ci fosse stato un uomo, ne poteva scorgere solo la figura, perché la luce della luna alle sue spalle la rendeva totalmente in ombra.
Jack sussultò quando sentì quell'uomo parlare.
"Jack, devi sbrigarti! Il cuore di Elsa è di nuovo di ghiaccio e questa volta se non interverrai, lo resterà per sempre"
Il cuore di Jack sussultò al sentire quelle parole, nel panico iniziò a dire: "Ma io cosa posso fare? Elsa non crede più in me!"
"Tu la conosci meglio di chiunque altro Jack...credi davvero che non ci sia un modo per far sì che creda di nuovo in te?"
Jack aprì la bocca come per parlare, ma non ne uscì nessun suono, la luce della luna si fece fortissima, fino a diventare accecante: quando si svegliò, Jack si ritrovò nello stesso luogo dove si era addormentato.
Sentiva ancora il cuore battergli forte, alzò lo sguardo e fissò la luna incredulo.
Davvero l'uomo della luna gli aveva parlato?
Davvero Elsa stava di nuovo male?
Cosa voleva dire che solo lui poteva aiutarla?
E soprattutto, in che modo poteva farle credere ancora in lui?

"Un po' più di chiarezza no eh?" chiese alla luna, non aspettandosi questa volta una risposta.
Iniziò a camminare avanti e indietro senza sosta, poi ad un tratto, ricordò le parole del sogno: "Tu la conosci meglio di chiunque altro"
Era vero.
Lui sapeva come si sentiva Elsa quando stava giù, lo sapeva perché erano tremendamente simili, perché lui stesso aveva provato quei sentimenti troppe volte ormai.
Ma come poteva farglielo capire?
Continuò a rifletterci andando avanti e indietro, finché ad un tratto non si fermò. Il suo viso si illuminò in un ampio sorriso: aveva avuto un'idea.
Parlò al vento: "Vento, preparati! Si va ad Arendelle, presto! Lo spirito dell'inverno ha molto da fare prima che arrivi il giorno"
Così alzò il bastone e si lasciò trasportare dal vento.


Elsa era ancora lì, nella sua stanza, accovacciata sotto la porta.
La sensazione di solitudine e la disperazione l'avevano tenuta sveglia fino ad allora. Ma in quel momento si sentiva distrutta, sfinita, quindi si abbandonò ad un sonno profondo.
D'un tratto non era più nella sua camera ma in un'enorme salone: c'era tantissima gente, sembrava quasi un ricevimento.

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In lontananza intravide delle facce conosciute, quindi si diresse verso di loro: erano i membri del consiglio reale.
Non sapeva il perché, ma sentiva una certa tensione e un presentimento negativo, ma decise di non farci caso.
Accennò un leggero inchino in segno di rispetto e salutò i vari membri, ma nessuno di essi si girò. Continuavano a parlare, come se lei non ci fosse, come se fosse...invisibile!
Possibile che non l'avessero notata?
Provò a mettersi davanti a loro e a salutarli di nuovo ma nulla cambiò.
Trasalì quando capì che, pur non potendola vedere, stavano parlando di lei.
"Cosa dobbiamo fare con la regina di Arendelle?"
"Io mi opporrò al trattato nel prossimo consiglio, sono stufo di sottostare a ciò che vuole lei!" disse un'altro di loro.
Uno dei re sgranò gli occhi a quella esclamazione.
"Ma sei matto? Vuoi morire congelato? O peggio, far congelare il tuo regno?"
Gli animi di tutti iniziarono ad infervorarsi.
"Bé, non possiamo mica lasciare che decida solo lei? Tanto vale nominarla regina del mondo intero a questo punto!"
Elsa non riuscì a non dire la sua: "Onorevoli membri del consiglio, potete esprimere benissimo le vostre opinioni in mia presenza, non vi farò nulla, lo giuro!"
Nessuno la sentì, ma una regina parlò come se avesse potuto leggerle la mente.
"Aspettate! E se parlassimo con lei?"
Tutti scoppiarono in una spontanea risata.
"Oh,certo! Cosa vuoi che dica davanti al consiglio?" L'uomo simulò una voce femminile e disse ironico "Tranquilli membri del consiglio, io non farò nulla di male, potete fare e dire ciò che volete" la sua voce tornò normale e con tono acido disse: "Ma chi ti dice che a casa tu stia al sicuro? Io ho quattro figli e una famiglia che adoro...e se gli facesse del male? E se attaccasse di nascosto il mio popolo? Potrebbe gelare i raccolti, rovinando la nostra economia e il lavoro di onesti cittadini...o Dio solo sa' che altro potrebbe fare!"
Il panico e la paura iniziarono a diffondersi negli occhi di tutti e anche nel cuore di Elsa.
"Non è normale, io dico che è un MOSTRO"
Lo avevano detto...avevano detto quella parola.
Sentì una fortissima stretta al cuore, chiuse gli occhi, portò la mani alle orecchie per evitare di sentire altro. Ma le voci si facevano sempre più forti, come se le rimbombassero in testa: riuscì a distinguerne solo alcune parole.
"...mostro"
"...temetela..."
"...dovremmo imprigionarla!"
"...dobbiamo fermarla..."
"...ucciderla"

Iniziò ad urlare il più forte che poteva, pur di non sentirli.
Ad un tratto le voci si fermarono, riaprì gli occhi: erano tutti spariti.
"Regina di Arendelle"
Si sentì chiamare da una voce alle sue spalle, una voce che riconobbe subito. Si voltò, già sapendo di trovare il volto sbruffone del principe Elias.
"Cosa vi avevo detto?" disse lui con un ghigno.
Dietro di lui c'erano una moltitudine di principi, tra cui anche il fratello di Hans. Tutti avevano un'aria terrorizzata.
Uno di loro disse ad un'altro: "Su, parlaci tu! Non avevi detto che ci tenevi a diventare re?"
Il ragazzo era sbiancato "E-ecco credo di averci ripensato...infondo sono solo il terzo in linea di successione, ho ancora delle speranze! P-perché non ci andate voi principe Sadin?"
Tutti iniziarono a litigare per chi dovesse accaparrarsi Elsa, ma in maniera opposta rispetto al normale.
Non ne poteva più, Elsa sentiva il suo cuore esplodere di rabbia, quindi urlò.
"Potete anche smettere di litigare, tanto non sposerò nessuno di voi, né ora né mai"
Quella frase li zittì tutti.
Elsa si voltò, dando loro le spalle, fu allora che li notò: in fondo alla sala c'erano sua sorella e Kristoff.
Corse da loro.
"Anna, sei qui! Devi aiutarmi io..."
Non continuò perché notò che era inutile: per sua sorella era invisibile, infatti continuava a parlare con Kristoff come se nulla fosse.
"Kristoff non vedo l'ora di andare a vivere con te! Noi due da soli, in collina...è una cosa così romantica!" disse con aria sognante.
"Ma non hai pensato a tua sorella? Non resterà...sola?"
Anna gli rispose con aria seccata.
"Oh andiamo...è stata sola per anni, non le darà fastidio! Io sono stata sola per anni e non per mia scelta, implorando inutilmente la sua compagnia, mi merito un po' di felicità anche io! E poi ogni tanto la andremo a trovare per farla contenta, no?"
Il cuore di Elsa si fermò.
No! Quella non era sua sorella, lei non avrebbe mai detto una cosa tanto orribile, ne era sicura!
Ma se lo avesse pensato?

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Un fortissimo dolore iniziò ad attanagliarle il cuore, provava una fortissima sensazione di ansia e disperazione, si lasciò cadere a terra, stanca di combattere quei sentimenti.
Sentiva una disperata voglia di piangere, ma non lo fece...sapeva che sarebbe servito a poco.
In cuor suo sapeva, che tutto ciò che aveva visto, era quello che tutti pensavano di lei.
Chiuse gli occhi, sperando di poter essere in qualunque altro posto.
Quando li riaprì fu sorpresa nel vedere esaudito il suo desiderio: era in un bosco.
Era circondata da una fitta distesa di alberi, avvolta da un buio pesto. Lo riconobbe: era il bosco di Arendelle.
Una gelida voce la rabbrividì.
"Elsa, so come ti senti...io so chi può aiutarti, credimi! Vieni nel bosco e mi troverai!"
"Cosa dici? Chi sei?"
"Vieni Elsa...vieni nel bosco"


Elsa riaprì gli occhi e di scatto alzò velocemente il busto, ritrovandosi seduta nella sua camera, proprio dove si era addormentata.
Aveva il fiatone e si sentiva sudata.
Cercò di respirare lentamente per calmarsi, ma il suo cuore continuava a battere fortissimo a causa dell'incubo fatto, le cui immagini erano ancora vivide nella sua mente.
Si alzò, andò istintivamente alla finestra, senza accorgersene stava fissando il bosco di Arendelle.

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Improvvisamente si sentì pervasa dalla folle idea di andarci.
Solo un folle, in effetti, avrebbe seguito ciò che diceva una voce in un sogno.
Era davvero così disperata?
Decise che l'avrebbe scoperto.
Corse giù per il castello, attenta a non svegliare nessuno. Prese un cavallo e cavalcò nel pieno della notte fino alla foresta.
Il bosco di Arendelle era molto fitto, quindi lasciò il cavallo legato ad un albero e vi entrò da sola.
Improvvisamente si chiese se fosse stata una buona idea. Era circondata solo da alti e fitti alberi e più si addentrava nel bosco e più questo si faceva buio e spaventoso.
"Calmati Elsa è solo un bosco e tu sei una regina con poteri di ghiaccio, non dovresti aver paura di queste sciocchezze!" disse a se stessa per calmarsi.
Ma ad un tratto, le parve di sentire la voce gelida del sogno che la chiamava: veniva dal cuore della foresta.
La voce si faceva sempre più fioca.
Elsa deglutì, poi iniziò a correre verso di essa. Più avanzava e più sentiva una sensazione di angoscia e di paura crescere sempre più forti dentro di lei, ad ogni passo il suo respiro si faceva sempre più affannoso e sentiva il cuore batterle fortissimo in petto.
Allora perché continuava a seguire quella voce?
Curiosità?
Disperazione?

Non lo sapeva. Sapeva solo che non riusciva a fermarsi.
La voce si faceva sempre più forte, ormai era vicina, ma anche il buio era sempre più intenso. Il cuore le batteva così forte che le sembrava quasi di non riuscire a respirare.
Aveva un disperato bisogno di rassicurazione, così istintivamente, pur non smettendo di correre, alzò lo sguardo verso l'alto, alla ricerca disperata della figura della luna.
Ma le cime degli alberi erano troppo fitti e il buio troppo profondo, quindi non riuscì a scorgere nulla, cosa che non fece altro che aumentare la sua sensazione di angoscia. Riportò lo sguardo davanti a lei, fu allora che si fermò di scatto.
Di fronte a lei c'era un uomo.
Nell'inquietante buio del bosco, riusciva a malapena a distinguerne la figura, il cuore le batteva così forte da sentirselo in gola.
"Calmati Elsa, hai enormi poteri: non hai nulla da temere da un uomo qualunque, nonostante si trovi in un'orribile bosco spaventoso" pensò tra sé, ma non servì a tranquillizzarla più di tanto.
Decise comunque che, almeno esteriormente, doveva mostrarsi sicura, quindi tese una mano davanti a sé minacciosa: se quell'uomo avesse fatto anche solo un passo falso, si sarebbe trovato congelato. Assunse un'aria seria e sicura di sé e disse: "Chi sei? E cosa vuoi da me?"
Un ampio sorriso solcò il volto dell'uomo, che fece un passo indietro, per poi sparire nell'ombra del bosco.
Fu allora che Elsa si sentì chiamare nuovamente dalla voce dell'uomo, ma sentì un brivido scorrerle lungo la schiena, quando capì che la gelida voce veniva da dietro di lei.
"Paura! Fai bene ad averla Elsa, è la paura che ci rende umani, lo sai?"
Il suo cuore sussultò, d'istinto si girò di scatto, puntando nuovamente la mano verso l'uomo misterioso.
"F-fermo o ti congelo!" involontariamente la voce le uscì tremante.
L'uomo non sembrava affatto turbato, anzi un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto.
"Rilassati Elsa, sono qui per aiutarti! Sono qui per sciogliere il tuo cuore di ghiaccio"
"E tu che ne sai?" gli chiese, non abbassando il braccio.
"Oh andiamo Elsa, è inutile mentire con me, non vorresti essere di nuovo felice? Di nuovo senza problemi o paure?"
"E sentiamo, come faresti TU a fare una cosa del genere?"
Chiese Elsa con tono ironico, come se parlasse con uno che ha appena detto un'assurdità.
"No, Elsa hai frainteso! Non sono io quello che scioglierà il tuo cuore di ghiaccio, ma so' chi può farlo"
Curiosa Elsa chiese: "Chi?"
"Jack Frost!"
Al sentire quel nome il cuore di Elsa iniziò a battere forte.
La stava prendendo in giro?
Cos'era? Uno stupido scherzo?

"Jack Frost è solo una leggenda!" affermò lei.
L'uomo alzò gli occhi al cielo, aspettandosi usa reazione simile.
"E se ti dicessi che le leggende esistono?"
Jack...quel Jack esisteva?
No, non poteva essere.
Non lo avrebbe fatto. Non si sarebbe illusa inutilmente.

Elsa si lasciò scappare una risata nervosa, probabilmente quell'uomo era pazzo.
"E' solo una fiaba per bambini"
"E se ti dicessi invece, che lui è sempre stato accanto a te? E che ti ha aiutata più di una volta?"
"Sì, come no! Penso che me ne sarei accorta se fosse così non credi?"
"Non credo, dato che da quando hai smesso di credere in lui, non lo hai più potuto né vedere né sentire! Ma lui era lì, è sempre stato lì" disse spazientito l'uomo, come se stesse spiegando la cosa più ovvia al mondo.
"Tu sei matto!" sentenziò Elsa. Lo disse, ma in cuor suo era tempestata da una moltitudine di sentimenti contrastanti.
Con un ghigno l'uomo disse: "E' vero Elsa, è assurdo! Proprio come è assurdo che una bambina nasca fredda come il ghiaccio e con poteri capaci di controllarlo! Sì, hai ragione, se me lo raccontassero non ci crederei, direi che è solo una stupida favola per bambini, non credi?"
Elsa rimase immobile, senza parole.
Jack esisteva davvero?
Non se lo era solo immaginato o roba simile?
L'aveva aiutata, era stato sempre lì a proteggerla, anche se lei non se ne era accorta?
Dov'era adesso?
Era davvero possibile?

Non lo sapeva, ma il suo cuore batteva oramai fortissimo al solo pensiero che potesse essere vero.
"Riflettici bene Elsa, lui può aiutarti e lo sai. E' l'unico che può farlo!"
L'uomo le diede le spalle e iniziò ad andarsene verso il lato ancora più profondo e oscuro del bosco stesso.
Doveva fermarlo! Aveva ancora mille domande nella sua testa da fargli, ma una prevalse sulle altre.
"Aspetta! Chi sei tu?"
L'uomo girò leggermente il volto indietro verso Elsa.
"Sono conosciuto in molti modi, mi chiamano con diversi nomi, ma tu puoi chiamarmi semplicemente..."
Fece una breve pausa, Elsa era già pronta a fargli altre domande, ma non ci riuscì.
L'unica cosa che udì da quella gelida voce, prima che sparisse definitivamente nel buio della foresta, fu un nome.
"Pitch"

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Allora ecco Pitch! Inutile negarlo, dopo Jack è il mio personaggio preferito del film "Le 5 leggende". Lo trovo un personaggio fatto molto bene e molto introspettivo, decisamente non potevo non metterlo nella mia fic!
Adoro la parte nel bosco, è una delle mie preferite da quando l'ho ideata nella mia testa , mi piace come Elsa sia spinta ad andarci, ma come allo stesso tempo la sua paura e angoscia aumentino più si avvicina a Pitch.

Nell'incubo di Elsa (creato da Pitch) si riassumono tutte le sue paure nate quella notte.
Che idea avrà avuto Jack per far sì che Elsa creda in lui?
Elsa inizierà a credere di nuovo a Jack?
Ma soprattutto secondo voi qual'é il piano di Pitch? Perché vuole che Elsa creda in Jack? E perché vuole che lui sciolga il suo cuore di ghiaccio?

Grazie a tutti voi che recensite e a coloro che lo faranno, facendolo mi continuate ad aiutare e a spingermi a fare sempre di meglio! Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 10
*** Sciogliere un Cuore di Ghiaccio ***


Cap 10

Elsa era in camera sua e dormiva nel suo letto, era distrutta: tra gli eventi di quella sera, gli incubi e l'uomo incontrato quella notte, aveva avuto poco da dormire.
Sarebbe rimasta a letto per ore, se non fosse stato per un rumore che la svegliò: era qualcuno che bussava alla sua porta.
Raccolse tutte le sue forze per chiedere chi fosse, ma non ci riuscì.
Aveva giusto le energie necessarie per socchiudere un occhio e osservare la situazione. C'era luce nella stanza,ma era fioca: era appena l'alba.
Chi diavolo era a quell'ora?
Non sentendo una risposta, la voce dietro la porta disse: "Posso entrare Elsa?...sono io!"
La riconobbe, era la voce di Anna, ma cosa poteva volere a quell'ora?
Sperò vivamente che non avesse scelto quel giorno, per rievocare i momenti passati insieme da bambine a fare pupazzi di neve all'alba. Aveva a malapena la forza di risponderle.
"Anna...mhmm...entra pure! Ti ho già detto che non devi più chiedermi il permesso, no?"
Elsa socchiuse gli occhi per vedere Anna, le ce volle un po' per metterla a fuoco, ma quando ci riuscì, sbarrò gli occhi.
Anna era entrata lentamente e sembrava turbata da qualcosa. Avanzò incerta verso Elsa, aveva le mani dietro la schiena e l'aria di chi non sa' da dove cominciare.
Abbozzò un sorriso, chiaramente non spontaneo.
"Elsa, c-ci ho pensato bene e ecco insomma io... credo sia presto per sposarmi... andiamo, io e Kristoff ci conosciamo da troppo poco, chi si sposerebbe così presto?"
Aveva decisamente l'aria di chi non credeva minimamente in quello che diceva, il che preoccupò Elsa.
"Anna, tutto bene?"
"Certo...Elsa! Ti volevo solo dire che rimanderò il matrimonio...insomma, tranquilla, non hai più nulla di cui essere arrabbiata adesso!"
Elsa sgranò gli occhi allibita.
"Anna, io non sono arrabbiata con te!"
"Sicura...nemmeno un pochino?"
Ok, c'era decisamente qualcosa che non andava e Elsa era decisa a scoprire cosa fosse.
"Anna, cosa sta succedendo?"
"N-niente, niente di che...davvero...una cosa da nulla insomma..."
Furono interrotte da urla che sembravano venire da fuori e chiamare il nome di Elsa.
Immediatamente Elsa corse ad affacciarsi: c'era moltissima gente riunita nel cortile, ma non fu questo ad attirare la sua attenzione, bensì la neve. C'era neve ovunque.
Sarebbe stato normale, se non fosse decisamente fuori stagione.
Fu Anna a parlare stavolta.
"Sembra che tu abbia portato un inverno perenne su Arendelle... di nuovo!"
Elsa fissò la scena esterrefatta.
Potevano le sensazioni di quella notte aver scatenato involontariamente i suoi poteri?
No! Era sicura di poterli controllare adesso.

Inoltre osservando attentamente quella neve ebbe un'impressione...come se quella neve non fosse "sua", come se non fosse stata creata da lei.
"No Anna, non sono stata io questa volta!" sentenziò alla sorella.
"Ehm...senza offesa Elsa, ma non conosco molte persone con poteri simili..."
No, Anna non conosceva nessun'altro del genere...ma lei si! C'era una sola persona in grado di fare tutto ciò e lei non lo vedeva da anni.
Si era addormentata vestita, quindi ne approfittò per scendere così come stava: non aveva tempo per cambiarsi.
"Ehi, Elsa aspetta!"
La sorella la seguì fino al cortile, nel veder arrivare Elsa, i cittadini iniziarono ad urlare.
"Regina Elsa, perché lo avete fatto?"
"Che cosa è successo? Ci dovete delle spiegazioni!"
Elsa fece un gesto con le braccia per zittirli, poi parlò.
"Cittadini di Arendelle! Non sono stata io a portare il gelo nel paese questa volta, credetemi!"
"Chi allora?" chiese uno di loro.
"Non lo so, ma lo scoprirò e porterò via il gelo da qui, ve lo prometto!"
Tutti iniziarono a parlare tra loro dubbiosi.
Elsa li ignorò, prese un cavallo, Anna tentò di fermarla.
"Aspetta Elsa, vengo con te!"
"No! Tu devi restare qui e regnare su Arendelle in mia assenza!"
Anna sgranò gli occhi.
"Io governare? No, sei tu la regina i-io non so nemmeno da dove si parte per governare un regno, inoltre sono minorenne"
"Ti affiancherà il consigliere di corte...non affiderei mai il regno a nessun alto...credimi!"
"Elsa sei sicura che è tutto apposto? Non è una scusa per rinchiuderti nuovamente in un castello di ghiaccio? perché se è così, ti avverto che ti cercherei fino in capo la mondo"
Elsa le sorrise.
"No, tranquilla, fidati di me sorellina, appena risolto tutto tornerò. Promesso!"
Detto questo annunciò la nomina di Anna ad alta voce, per poi partire verso le montagne. Sapeva dove era diretta: verso la cima.

Continuò a cavallo per un bel po', ma arrivata verso la vetta, dovette abbandonarlo: era troppo ripido per lui.
Proseguì a piedi, fino ad arrivare allo stesso crepaccio che, qualche mese fa, aveva interrotto il suo cammino.
Fu sorpresa nel vedere un ponte di ghiaccio su di esso. Lo attraversò dubbiosa, ma quando arrivò alla vetta ci fu una cosa che la stupì ancora di più: davanti a lei si ergeva un castello di ghiaccio, molto simile a quello che aveva creato tempo fa.

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Lo osservò senza parole, poi vide che la porta era socchiusa.
Si avvicinò ad essa e tese una mano per aprirla, ma per un attimo esitò.
C'era davvero Jack lì dentro?

Al solo pensiero il suo cuore iniziò a battere emozionato.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Era davvero stato sempre accanto a lei come aveva detto quel Pitch?
Se erano vere le sue parole, magari sarebbe stato arrabbiato con lei per non aver più creduto in lui.

Non lo sapeva. Decise di aprire comunque, era troppo forte la curiosità di rivederlo.
Entrando vide un'enorme sala fatta di ghiaccio, ma qualcosa, o meglio qualcuno, attirò immediatamente la sua attenzione.
Era Jack.
Rimase a fissarlo impressionata.
Si aspettava di trovare ormai un uomo, invece quello che aveva davanti era un ragazzo, identico a come se lo ricordava: carino, alto, smilzo, coi capelli bianchi e gli occhi blu come il mare. Doveva avere all'incirca quella che era ora la sua età.
Si chiese come fosse possibile.
Al vedere entrare Elsa, il cuore di Jack ebbe un sussulto.
Era lei, era Elsa!

In quell'istante capì quanto le era mancata.
Ad un tratto lo fissò, restando immobile. Jack pregò con tutte le sue forze che lei questa volta potesse vederlo, non voleva essersi illuso di nuovo.
Dato che Elsa era rimasta lì, decise di farlo lui: le andò incontro.
Una volta di fronte a lei si fermò fissandola. Sarebbe bastato parlarle per capire se potesse vederlo o meno. Forse era proprio per questo che non ci riusciva: aveva troppa paura di conoscere la verità.
Ma fu lei ad interrompere il silenzio.
"Jack sei proprio tu?" chiese incredula, nonostante l'innegabile evidenza.
A sentire il suo nome nuovamente pronunciato da Elsa, Jack si sentì al settimo cielo: non era mai stato così felice in vita sua che qualcuno potesse vederlo.
La fissò con un grande, spontaneo sorriso e con tono scherzoso le disse: "Ah, bene! Quindi ora credi di nuovo in me!"
A quelle parole Elsa si sentì stranamente imbarazzata, come una bambina troppo cresciuta che crede ancora in Babbo Natale...o in Jack Frost in quel caso.
"Sì...bè, solo tu potevi fare una cosa simile!" disse lei allargando le braccia, indicando il ghiaccio che li circondava "Ma perché?"
Jack sorrise "E' semplice! Era l'unico modo per farti credere di nuovo in me, e per farti capire che non sei sola, io so benissimo come ti senti e perché tempo fa hai fatto tutto questo. E ora voglio aiutarti"
"Bene, allora inizia col portare via tutta questa neve!"
Fece finta di rifletterci su, per poi dire: "No, sarai tu cara Elsa, a farlo!"
"Cosa? Perché? Tu puoi far scomparire in un attimo tutta questa neve, l'hai creata tu!" protestò lei.
"Potrei certo...ma non lo farò! Il tuo cuore è di nuovo di ghiaccio e tu sai bene qual'é l'unico modo per scioglierlo. Quando lo avrai fatto, riuscirai a sciogliere da sola anche tutta questa neve"
"E Arendelle e i suoi cittadini?"
"Bé, un po' di neve non ha mai fatto male a nessuno, potranno approfittarne per divertirsi!"
"Ma è mio dovere intervenire sulla situazione, già sono abbastanza alterati pensando che sia stata io a fare tutto questo!"
"Bene, se ci tieni così tanto, sarai più motivata a fare del tuo meglio!"
"Jack, non credo che tu capisca...io sono una regina adesso, ho dei doveri!"
"Sei tu che non capisci Elsa. Qualsiasi persona al mondo ha innanzitutto un dovere verso se stessa: essere felice e fiera di sé. Solo così potrà poi rendere VERAMENTE felici gli altri"
"Quello che dici è molto bello Jack, ma..." Elsa abbassò lo sguardo, mostrando sul viso tutta la tristezza che aveva dentro "...non è più possibile come qualche mese fa, questa volta è impossibile!"
"Qualsiasi cosa è impossibile, finché non proviamo almeno a renderla possibile!"
"Ma non dipende da me!"
"Tu credi? Io penso che in parte dipenda da te. Su guardati, da quando sei diventata così...noiosa?"
Elsa lo fissò incredula.
"NOIOSA?"
Lo aveva davvero detto? Se voleva aiutarla, stava decisamente iniziando col piede sbagliato.
"Si dai, andiamo" La imitò:"Dovrei fare questo...dovrei fare quello" per poi aggiungere "Dovere,dovere,dovere...esiste pure altro nella vita!"
"Bé, non sono più una bambina adesso, sono una regina, ho dei doveri! Ma questo non vuol dire che io non sappia divertirmi!"
Jack si finse esterrefatto e con tono scherzoso disse:"Oh, allora conosci ancora quella parola!"
"Guarda Jack che io so' divertirmi" puntualizzò lei.
"Dimostralo" le rispose lui, con tono di sfida.
"Bene!"
Sentendosi offesa nell'orgoglio, accettò la sfida. Sfida, era questa la prima cose che le venne in mente, quindi ne propose una.
"Chi arriva per primo al crepaccio vince, ok? Pronti...VIA!"
Jack non ebbe il tempo di risponderle che lei già stava correndo verso l'uscita del castello.
"Ehi, aspetta! Non ero pronto!"
Mentre continuava a correre, Elsa voltò leggermente la testa verso di lui e accennò un sorriso.
"Inventatene una migliore quando arriverò per prima!"
Jack corse anche lui fuori.
Elsa si girò per vedere a che distanza fosse Jack, si sorprese nel vedere solo la neve. Ad un tratto sentì una voce venire dall'alto, alzò lo sguardo.
Era Jack! Stava volando trasportato dal vento, andava molto veloce, probabilmente l'avrebbe superata in un baleno.
"Mi spiace, Regina di Ghiaccio, non puoi battere Jack Frost!"
Lo fissò senza parole, guardandolo volare vicino a lei, non sapeva nemmeno che fosse possibile una cosa simile.
"Q-questo non vale!" fu' l'unica cosa che riuscì ad uscirle dalla bocca.
Jack le sorrise.
"Non mi pare tu abbia citato delle regole che lo vietassero! Ci vediamo al crepaccio! Più o meno tra un'ora...quando sarai arrivata anche tu!" aggiunse per punzecchiarla.
Colpita nell'orgoglio, Elsa cercò di pensare velocemente a qualcosa, e subito le venne un'idea.
Creò un'alto muro di ghiaccio davanti il percorso di Jack: fu' costretto a fermarsi di botto e per un pelo non si scontrò con esso.
"Sei matta? Non è valido!"
"Non mi pare di aver citato delle regole che lo vietassero!" sottolineò con un'enorme soddisfazione.
Jack ricambiò il suo sguardo, tornò sulla neve e creò sotto i suoi piedi un percorso ghiacciato, in modo che, spinto dal vento, potesse scivolare velocemente.
Di tutta risposta Elsa creò su di sé dei pattini di ghiaccio e, sotto di essi, una pista ghiacciata che conduceva fino al crepaccio.
Tutti e due continuarono il percorso, cercando di ostacolarsi l'un l'altro con creazioni di neve e di ghiaccio. Finirono col cadere entrambi, mancava pochissimo al crepaccio, fecero uno scatto, allungarono un braccio fino a toccarne il bordo, per poi urlare all'unisono: "Ho vinto io!"
Jack si alzò per primo e aiutò Elsa a fare altrettanto, si fissarono e entrambi scoppiarono a ridere.

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"E' stato stupido!" confessò Elsa sorridendo.
"No, è stato divertente!" precisò lui.
Jack la osservò ridere, era bellissima, adorava quella risata che gli scaldava il cuore, ed era al settimo cielo per essere riuscito a farla tornare sul viso di Elsa.
"Ecco, questa è la vera Elsa!" sentenziò lui.
Elsa rimase a fissarlo stupita, si chiese se avesse ragione.
In effetti in quel momento non stava pensando più a niente, non era obbligata a essere qualcun'altro. Si sentiva bene e basta. Fu' allora che lo ricordò, era proprio quello il potere che Jack aveva sempre avuto su di lei: di farla sentire bene.
D'un tratto le sorse spontanea una domanda.
"E' vero che mi sei sempre stato accanto, anche quando non potevo vederti?"
Jack sorrise imbarazzato, detto in quel modo sembrava parlasse di uno stolker.
"Per alcuni anni sono stato impegnato, ma appena ho potuto sono venuto e, anche se non potevi vedermi, ti ho aiutata...per il poco che potevo"
"Davvero?" chiese curiosa Elsa.
"Ricordi quando Hans ti ha imprigionata? Le catene non potevi ghiacciarle con le mani legate...l'ho fatto io!"
Elsa lo fissò a bocca aperta.
"Pure la porta del tuo castello di ghiaccio da cui è entrata Anna...l'ho aperta io coi miei poteri!" le sorrise "E poi... vediamo se ti ricordi questo!"
Jack creò un perfetto fiocco di neve nella mano, poi soffiò delicatamente su di esso, volò fino a toccare il naso di Elsa, gelandolo.
A quella sensazione Elsa sbarrò gli occhi: la ricordava, la ricordava precisamente! Era stato Jack, era sempre stato lì e quel giorno, quelle sensazioni che aveva provato, erano le sue.
Lo fissò, Jack la stava guardando dritta negli occhi. Quel penetrante sguardo dagli occhi blu la mise a disagio.
Improvvisamente sentì il cuore che le batteva fortissimo.
Aveva paura di essere arrossita, o che lui notasse la sua strana sensazione, così, per togliersi da quella imbarazzante situazione creò molteplici fiocchi di neve con una mano e li fece posare sulla faccia di Jack.

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"Ehi!" protestò lui ridendo.
"Così sai anche tu cosa si prova!"

Jack indicò i pattini di Elsa.
"Quei pattini sembrano veri, dove li hai tirati fuori? Non mi dirai che li hai creati dal ghiaccio!"
Elsa ridacchiò, poi con aria altezzosa disse: "Certo! Guarda qua!"
Lasciò liberi i capelli in una lunga treccia laterale e creò su di sé lo stesso abito azzurro che aveva creato mesi prima.
Jack la osservò meravigliato a bocca aperta.
"Incredibile! Davvero era intessuto dal ghiaccio come sembrava! Bé, direi che su questo hai vinto decisamente tu!"
"Anche tu hai vinto su qualcosa...volare? Come ci riesci?" chiese con aria affascinata.
"Vuoi vedere?" disse, porgendole la mano.
Elsa era titubante...cosa aveva in mente? Lentamente pose la mano sulla sua.
Jack la afferrò e la tirò a sé.
"Reggiti forte!"
"C-cos...NO! Jack, non credo proprio, io non-"
Senza aspettare una sua decisione Jack la cinse a sé con un braccio, poi col bastone evocò il vento, che iniziò a trasportare entrambi.
Appena sollevata da terra Elsa tirò un fortissimo urlo che echeggiò per tutte le montagne, impaurita si strinse forte a Jack, con entrambe le braccia al suo collo.
A quel contatto Jack sentì il cuore battergli all'impazzata ma decise di ignorarlo. Sorrise ad Elsa ed ironico disse: "Ehi, se urli ancora così creerai una valanga, e senza l'uso dei tuoi poteri!"
Elsa teneva gli occhi chiusi.
"Spiritoso! Fammi scendere!"
"Vedi ognuno di noi è tempestato da mille paure, ma più ci facciamo governare da esse e più sprofondiamo nell'oscurità. Devi affrontare le tue paure a testa alta e, se non puoi vincerle, devi ridergli contro. Perché solo il divertimento può sconfiggere la paura!"
Elsa, dubbiosa, sospirò lentamente.
"Elsa, non devi avere paura, ci sono io qui! Andrà tutto bene! Apri gli occhi, fidati di me!"
Si fidava di Jack, quindi senza pensarci lo fece. Sussultò nel vedere che erano ormai ad un'altissima quota, stringendosi ancora più forte a lui.
"Guarda bene Elsa, impara a trovare il bello in ogni cosa...è davvero solo la paura che vedi?"
Elsa fissò il paesaggio: le montagne, Arendelle, la neve, il palazzo di ghiaccio. Tutto sembrava più piccolo da lassù e il panorama era da mozzare il fiato.
"E' bellissimo" ammise.
"Visto! Sì sempre fiera di te stessa e credi nelle tue capacità, potrai affrontare qualsiasi cosa. Volevi volare? Puoi farlo, se vuoi puoi fare tutto. Devi solo avere il coraggio di affrontare le tue paure.
Jack afferrò una delle mani di Elsa dietro il suo collo.
"Lascia la presa, giuro che non ti succederà nulla e che non lascerò la tua mano"
Elsa sentì il suo cuore agitatissimo: aveva una paura tremenda, ma si fidava di Jack. Lui voleva aiutarla, e lei voleva permettergli di farlo.
Così, impulsivamente, mollò la presa, pentendosi subito di averlo fatto. Sentì il vento che la trascinava velocemente, chiuse gli occhi e urlò nuovamente, ma c'era qualcosa che la teneva in equilibrio.
Era la mano di Jack.
Riaprì gli occhi e fu travolta da una miriade di sensazioni diverse. Era sospesa in aria con le braccia tese, sotto di lei c'era solo il bellissimo paesaggio di prima. Era sorretta solo dal vento e l'unica cosa che le teneva ferma era la mano di Jack.

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Improvvisamente si sentì leggera, libera, come il vento stesso. Stava volando ed era incredibile.
"E' fantastico!"
Jack la fissò contento, agitò il bastone e , a poco a poco, scese lentamente, fino a toccare di nuovo terra.
Elsa fissò Jack, le teneva ancora la mano.
Jack le sorrise e lentamente lasciò scivolare la mano dalla sua presa.
Sembrava che Elsa stesse per dire qualcosa, ma proprio in quel momento, qualcuno li interruppe.






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Premetto che questo capitolo, come questa parte della storia mi ha messo molti dubbi: ci ho messo parecchio tempo a scriverla e mi è venuta parecchio lunga, non sapevo se dividerla in 2 o in 3 capitoli... dopo varie consultazioni e consigli ho optato per dividerlo in due capitoli, quindi se li ritenete troppo lunghi non date la colpa a me, la colpa è loro *non fa nomi* XD
Vi prego di recensire e dirmi che ne pensate proprio perchè, come detto, ho avuto molti dubbi e vorrei sapere come è venuta questa parte, se vi ha soddisfatti o meno! Apparte gli scherzi ditemi anche se l'avete trovata troppo lunga e se preferite capitoli lunghi o più corti in generale.


Passiamo al commento: allora è tornato l'inverno perenne su Arendelle! Ma questa volta è colpa di Jack U.U *lo indica* (oggi mi va di dare la colpa agli altri XD )
Elsa e Jack si sono rivisti finalmente!
Mi piace quando Jack le dà della noiosa e lei si offende LOL . Che carini quando si divertono insieme *W*
La parte del volo mi piace come è venuta e mi piace come Jack lasci lentamente la sua mano alla fine.
Chi sarà ad averli interrotti? Si accettano scommesse! XD
Che ne pensate del metodo scelto da Jack per sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa?
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere e recensire!
Ci vediamo presto col prossimo capitolo!

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Capitolo 11
*** Confessioni ***


Cap11

Elsa si girò verso la piccola figura che li aveva interrotti, la riconobbe subito.
"Olaf! Che ci fai qui?"
"Anna mi ha mandato per accertarmi che stessi bene, è tutto apposto Elsa?"
"Si Olaf, puoi pure dirle che sto bene e che non deve preoccuparsi"
"Bene! Non vedo l'ora che ritorni il caldo!"
Jack scoppiò a ridere.
"Mi prendi in giro? Un pupazzo di neve che vuole il CALDO?
"E tu chi saresti? Comunque...Elsa farai tornare presto il caldo, vero?"
Jack si sorprese del fatto di poter essere visto, ma probabilmente, essendo una creatura di Elsa, poteva vederlo proprio perché anche lei poteva o forse era semplicemente visibile alle creature create dal ghiaccio.
Elsa alla domanda di Olaf si intristì e rimase senza parole. Rispose Jack per lei, sfoggiando un radiante sorriso.
"Tranquillo Olaf, Elsa ha capito qual è la causa di questo freddo e sono sicuro che a breve troverai un caldo ancora più caldo di prima...sempre che tu sopravviva per vederlo!" pronunciò l'ultima frase con tono scherzoso e poi continuò: "La aiuterò io e la proteggerò, dì pure ad Anna di stare tranquilla!"
Olaf esultò.
"Vado subito a riferire ad Anna!" andando via lo si sentiva canticchiare: "Caldo, caldo, caldo, YUPPIII!"
Elsa fissò Jack. Era davvero così sicuro che lei ce l'avrebbe fatta? Peccato che lei non lo fosse affatto.
Jack, notando il suo stato d'animo, disse: "Bene, direi che è giunto il momento che tu mi racconti cosa è successo esattamente! Odio vedere i musi lunghi, quindi prima di tutto creiamo l'atmosfera giusta"
Jack, con un colpo di bastone, creò dalla neve un falò finto, fatto di ghiaccio. Alla sua vista Elsa non poté fare a meno di ridere.
"Cos'è questo?" chiese divertita.
"Bé, non c'è niente di meglio di raccontare qualcosa intorno ad un fuoco...ma nel nostro caso, ho pensato che un fuoco vero non fosse del tutto necessario!"
Elsa rise nuovamente.
Jack la esortò a raccontarle tutto e lei lo fece: gli disse di Anna, del Consiglio Reale, di quella serata, di come si sentiva vista come una minaccia da tutti.
Jack la ascoltò attentamente, aspettò che finisse per poi dire: "Parla con tua sorella, dille ciò che provi, lei capirà. Ti verrà incontro in qualche modo ne sono sicuro, lei ti vuole davvero bene!"
"NO! Lo so che lo farebbe, ed è proprio per questo che non lo farò. Non voglio che rinunci ad altro per me"
Amareggiata, Elsa portò una mano al petto, iniziò a sentire una stretta al cuore.
"Mi spiace Jack, so che vuoi aiutarmi, ma non puoi! Nessuno può questa volta. Vorrei che potesse essere sempre come oggi, poter stare sempre così bene, ma questa situazione non potrà cambiare: resterò sempre sola e piena di dolore...è orribile, non sai come ci si sente"
Jack posò una mano sulla sua stringendola.

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"Elsa, io sono sicuro che ce la farai invece! Se vuoi puoi rendere ogni giorno speciale. Devi solo imparare ad affrontare le tue paure, come ti ho già detto. Vedi, hai detto che io non posso capirti, ma non è così"
Fece una pausa e le sua faccia divenne triste, Elsa rimase immobile a fissarlo: era così abituata a vederlo sempre allegro, che le si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
Poteva percepire il suo dolore, era lo stesso dolore che lei si portava dentro, un dolore nascosto, contro cui non puoi lottare.
"Tempo fa anche io avevo una sorella"
A quelle parole Elsa sentì il cuore gelarsi di tristezza, quell' "avevo", detto in quel modo, le fece già capire molte cose.
"La portai al lago ghiacciato per pattinare, ma qualcosa andò storto: il ghiaccio si ruppe sotto i nostri piedi, tentai di salvarla... ci riuscì, ma caddi io stesso nel ghiaccio. Fu allora che diventai Jack Frost, una leggenda! Fu la luna a dirmelo, ma non mi disse altro. Avevo perso la memoria e non mi ricordavo più di lei, come non capivo chi ero e quale fosse il mio scopo nella vita: se ero così diverso, se nessuno poteva vedermi, se dovevo solo soffrire, perché esistevo? Per anni me lo sono chiesto, angosciato e dilaniato dal dolore e dalla solitudine. Poi, un giorno, tutto cambiò: conobbi i guardiani, convinsi i bambini a credere in me, salvai molti di loro, capì finalmente quale era il mio posto, e resi possibile quello che credevo non sarebbe mai potuto accadere o cambiare. Riuscì a riottenere anche i miei ricordi..."
Fece un'altra pausa, prima di aggiungere solo: "...ma era troppo tardi! Non avrei mai più rivisto la mia sorellina e da allora non ho mai più pattinato sul ghiaccio"
Elsa percepiva dal suo sguardo il suo dolore, lo sentiva dentro.
"Mi spiace Jack" disse con voce soffocata, perché davvero soffriva per lui.
Jack sospirò, poi tornò a guardare Elsa negli occhi.
"Visto Elsa? Ognuno di noi sta male o a volte può pensare di non avere speranze, ma è solo non arrendendosi che trova una via. Se mi fossi arreso per mia sorella, non avrei mai aiutato i guardiani, non avrei mai reso felici quei bambini e probabilmente adesso la Terra sarebbe un luogo molto più buio"
Seguì un attimo di silenzio, improvvisamente Elsa si sentì in colpa e abbassò gli occhi mortificata.
"Scusami per aver smesso di credere in te, ma avevo letto uno stupido libro per bambini e pensavo che fossi stato solo frutto della mia immaginazione da bambina o una delle mie creazioni di ghiaccio"
"Tranquilla Elsa, è normale, di solito le persone adulte non credono in Jack Frost!"
"Vuoi dire che i bambini che ti vedevano, quando crescono non ti vedono più?"
Jack abbassò lo sguardo e Elsa capì che era così. Sentì una fortissima sensazione di tristezza e solitudine.
"Jack, mi spiace, deve essere terribile vedere persone a cui vuoi bene crescere e sapere che non potranno più vederti o parlare con te, o peggio, credere che tu sia solo una favola per bambini...come ho fatto io"
"Oh Elsa, tranquilla, ci ho fatto l'abitudine. In fondo prima o poi le persone crescono, e crescendo abbandonano molte persone, anche se visibili o comunque, muoiono. Non possiamo stare con gli altri per sempre, anche se lo vorremmo con tutte le nostre forze, ma possiamo fare di tutto affinché quelle persone siano VERAMENTE felici. Solo così saremo con loro per sempre, perché saremo indimenticabili"
Elsa si sentì strana, solo lui riusciva a trovare sempre le parole giuste, anche in una situazione simile, anche se era lui stesso a stare male. Trovava sempre un modo per far stare meglio lei.
Cercò di cambiare discorso, sparando che questo lo tirasse su di morale.
"Prima hai parlato dei guardiani...chi sono?"
Jack sorrise. Sul suo viso tornò la sua solita espressione spensierata.
"Non ti ho parlato di loro? Bé, probabilmente li conosci già, anche se sono un po' diversi da come li puoi immaginare...sono leggende, solo che sono diventati guardiani perché hanno giurato di proteggere il bene e i bambini a costo della loro stessa vita"
"Mhmm...leggende? Vuoi dire come Babbo Natale?"
"Esatto! Esiste e si chiama Nord. In realtà è russo, o almeno credo che lo sia... e ha tantissimi tatuaggi sulle braccia!"
Elsa storse il naso e lo fissò contrariata.
"Mi stai prendendo in giro vero?"
"No, davvero! Hai presente il coniglietto di pasqua?"
"Quello piccolo, tenero, peloso e paffutello?"
"Ecco...dimenticalo! In realtà è alto due metri, scontroso e con un caratteraccio!"
Elsa si mise a ridere al solo immaginarsi una cosa simile.
"Non è possibile!"
Jack continuò a raccontarle degli altri guardiani e delle sue avventure, si stese a terra sul ghiaccio e indicando la luna le raccontò anche di lei, dell'uomo nella luna e di quante volte gli avesse parlato senza una risposta.
Ad un tratto Elsa sbadigliò.
"Ti sto annoiando?" chiese lui.
"No, sono distrutta! Ho dormito si e no due ore questa notte"
Si stese anche lei accanto a Jack, ma dato che il ghiaccio era scomodo, con un gesto involontario appoggiò la testa sulla spalla di Jack.
Quando si accorse di averlo fatto si chiese se fosse appropriato. Probabilmente non lo era, o forse, ancora peggio, a Jack dava fastidio o avrebbe potuto fraintendere. Fu tentata dall'idea di scostarsi immediatamente, ma se lo avesse fatto avrebbe sottolineato la stranezza di quel gesto.
Il panico dei suoi contrastanti pensieri fu interrotto da Jack che, abbozzando un sorriso, le disse semplicemente: "Buonanotte Regina di Ghiaccio!"
Adorava quel modo in cui Jack la chiamava, la faceva sentire come se lui la ritenesse importante per ciò che era realmente. In realtà era così che la faceva sentire ogni volta che trascorreva del tempo con lui, pure adesso. Si sentiva serena, senza pensieri e con il cuore leggero e un largo sorriso sul volto gli sussurrò: "Buona notte Jack"
Per poi cadere in un sonno profondo.

Elsa stava ancora dormendo quando sentì qualcosa di freddo e bagnato colpirle la faccia. Infastidita portò una mano alla fronte per togliersi quella roba dal viso.
Era neve.
Aprì gli occhi e vide Jack in piedi che la guardava divertito.
"Sveglia Regina di Ghiaccio, stai già perdendo per uno a zero!"
Elsa non capì, si alzò lentamente e vide Jack prendere un'altra palla di neve e scaraventargliela contro. Questa volta le arrivò sulla spalla.
"Due a zero, pigrona! Indubbiamente sarà una delle partite a palle di neve più facile da vincere nella mia vita!"
Stizzita Elsa creò due palle di neve nelle sue mani. Prese la prima e la lanciò a Jack, che la evitò facilmente.
"Se vuoi battermi dovrai impegnarti molto di più, sono un espert-"
Jack non si aspettava la seconda palla di neve, che gli arrivò dritta in faccia, facendo sfoggiare ad Elsa un sorriso soddisfatto.
"Un esperto? Davvero? Forse dovresti perdere meno tempo in chiacchiere: ora che sono sveglia ti ci vorrà molto impegno per segnare anche solo un'altro punto"
"Lo vedremo!"
Iniziarono a lanciarsi reciprocamente palle di neve, a correre e a difendersi con altrettante creazioni di neve e di ghiaccio. A vederli sembravano due ragazzini che si divertivano spensieratamente con la neve.
Ad un tratto Jack si fermò.
"Ferma! Propongo una sfida finale per decretare il vincitore di questa gara!"
Agitò il bastone su di un grosso cumulo di neve, che poco a poco prese le sembianze di un ragazzo, fino a diventare una perfetta copia di Hans adulto, solo con le orecchie a punta.
Elsa scoppiò a ridere.
"No, non ci credo!"
"Bé, avevo ragione o no? Quello era proprio un demonio!"
"Assolutamente!"
"Bene! Chi gli fa cadere la testa con una palla di neve vince la gara! Pronti...via!"
Iniziarono a lanciare entrambi palle di neve contro la povera copia di Hans, ma alla fine fu Elsa a far cadere testa.
"Ho vinto io!" esultò lei.
"Sei stata fortunata, ma alle prossime sfide ti straccerò"
"Lo vedremo!" disse Elsa.
Continuarono per tutto il giorno a giocare e a divertirsi con la neve. Ma a fine giornata era ancora Elsa in vantaggio, anche se di poco.
"Puoi ancora recuperare Jack. Ho un'ultima sfida da proporti" disse lei con tono calmo.
Jack la osservò, aveva una strana espressione, stava macchinando qualcosa.
"Se vinci questa per oggi hai vinto tu!" continuò lei.
"Ok" disse lui, ancora diffidente.
Elsa sbatté un piede a terra e sotto di loro comparve un'enorme pista di ghiaccio. Poi Elsa roteò le mani in direzione dei piedi di Jack, formando su di essi dei pattini derivati dal ghiaccio, fece lo stesso anche sui suoi, poi porse una mano a Jack invitandolo a pattinare.
Jack osservò la situazione: i pattini, la pista di pattinaggio...tutto gli ricordava quel giorno: l'ultimo giorno in cui aveva visto sua sorella, quella stessa sorella che non avrebbe mai più rivisto.
Fu pervaso da un'enorme ansia e da un'indimenticabile senso di tristezza. Non ce l'avrebbe mai fatta ad affrontare quella sfida, ne era consapevole.
"Elsa, io...non posso!" disse abbassando lo sguardo.
Di tutta risposta Elsa gli tese entrambe le mani.
"Dai è facile, ti tengo io!"
"Non posso" sottolineò lui, alzando leggermente la voce.
"Jack, andrà tutto bene, ci sono io con te! Ci divertiremo un mondo, te lo prometto!"
A quelle parole il cuore di Jack sussultò, alzò leggermente lo sguardo, fino ad incrociarlo con quello di Elsa.
"Non sei stato tu a dirmi di dover vincere le proprie paure? Questa volta tocca a me aiutarti ad affrontarle"
Fu allora che Jack lo capì: quella non era una sfida.
Era strano, stava cercando da sempre di aiutare Elsa a vincere le sue paure, non aveva mai pensato che lei avesse potuto fare altrettanto con le sue.
Allungò lentamente le mani leggermente tremanti, fino a stringere quelle di Elsa.
Lei lo trascinò in avanti. Jack fissò i suoi pattini che scivolavano sul ghiaccio, fu travolto da una miriade di ricordi: i pattini, il ghiaccio, sua sorella che urlava, la sua paura che si rifletteva nei suoi occhi.
Sentì il cuore battergli in gola, ansia, paura, tristezza, quei sentimenti lo soffocavano sempre più. Ma ad un tratto la voce di Elsa interruppe quelle sensazioni.
"Jack, guarda me!"
Jack alzò di scatto lo sguardo: quando i suoi occhi incrociarono i bellissimi occhi di ghiaccio di Elsa, lei gli sorrise con un sorriso pieno di dolcezza. Più che mai quella volta il suo sorriso gli scaldò il cuore, cancellando tutti quegli orribili pensieri, sostituendo quelle brutte sensazioni con altre altrettanto belle.
Non avrebbe mai più rivisto sua sorella. Lo sapeva, ed era una cosa che si sarebbe portato dentro di lui per sempre, ma ora era con Elsa e stava bene. Persino pattinare con lei era possibile, sapeva rendere tutto speciale, anche i momenti bui.
Pattinarono a lungo sul ghiaccio, non dissero altro, ma si fissarono con uno sguardo che valeva più di mille parole.
Quando si fermarono fu Jack a rompere quel silenzio, ma disse solo una breve frase.
"Grazie Elsa"
Elsa gli sorrise dolcemente.
"E' tardi, torniamo al castello di ghiaccio!"
Mentre tonava Elsa pensò a quanto stava bene e a quanto avrebbe voluto che potesse essere sempre così.
Sempre.
Fu quel pensiero ad interrompere il suo stato di benessere.
Sempre era un tempo lungo...troppo lungo.
Avrebbe passato dei bei giorni con Jack, ma prima o poi lui sarebbe tornato ai suoi doveri. Prima o poi sarebbe rimasta nuovamente sola, e sarebbero tornati anche i suoi problemi. Nessuno, nemmeno Jack, avrebbe mai potuto cancellarli.
Presa dallo sconforto entrò velocemente nel castello a testa bassa, senza nemmeno dare uno sguardo a Jack.
Notando il suo stano comportamento, lui le chiese: "Tutto bene Elsa?"
Elsa non si girò, disse solo: "Grazie Jack per tutto quello che stai facendo per me, mi hai fatto sentire ancora felice ma..."
"Ma?" chiese dubbioso lui.
Elsa sospirò.
"...ma dobbiamo accettare la realtà: niente di tutto ciò cambierà quello che gli altri pensano di me o che provano per me...e forse hanno ragione in questo!"
"Elsa che dici?"
Elsa fissò il suo stesso riflesso nella parete di ghiaccio del castello.

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"Guardami Jack, hanno ragione! Non sono come loro, non sono umana: ho poteri di ghiaccio! Ma non sono nemmeno una leggenda come voi...allora cosa sono? Me lo sono chiesta tante volte ed ho trovato solo una risposta: sono un mostro. Hanno ragione ad avere paura di me, nessuno potrà mai amarmi per ciò che sono realmente"
Si girò guardando negli occhi Jack, come per dimostrargli quanto fosse inattaccabile quella gelida verità.
Jack le pose entrambe le mani sulle spalle.
"Elsa tu davvero credi che le gente non ti ami solo perché hai dei poteri? Ho conosciuto tantissime persone normali che avevano tantissimi amici, familiari e conoscenti, sai quanti di loro li amano veramente? A malapena si contano sulle dita di una mano. Amare realmente qualcuno vuol dire conoscere veramente quella persona e amarla proprio per questo, anche se ha dei difetti, anche se è diversa da noi. Elsa io ti vedo e non sei affatto un mostro! Quello che vedo è una persona stupenda, capace di amare veramente molte persone, anche se le conosce poco e capace di sacrificare perfino se stessa pur di vederle felici. Sei una persona speciale Elsa e se c'è qualche stupido che la pensa diversamente, perché sa guardare solo le apparenze, ignoralo! Non lasciare che ti cambi, tu sei perfetta così come sei"
Elsa lo fissò negli occhi, non poteva crederci, non poteva credere che esistesse qualcuno che pensasse questo di lei. E che quel qualcuno fosse Jack.
"Davvero lo pensi Jack?" gli chiese, con lo sguardo di chi non potrebbe mai accettare una menzogna.
Jack le sorrise con un sorriso dolcissimo e con tono spontaneo e sincero disse: "Certamente"
La fissò dritto negli occhi: era bellissima.
Inizialmente non capì il perché, ma istintivamente iniziò ad avvicinarsi sempre di più a lei.
Poi capì, fu come apprendere consapevolezza di ciò che provava per lei da sempre, era agitato, non era abituato a certe cose.
E se lei non avesse voluto?
In effetti sarebbe stato saggio fermarsi, ma non ci riuscì. Continuò quindi ad avvicinarsi, ma lentamente: non voleva fare nulla che lei non volesse.
Elsa vide Jack avvicinarsi sempre di più a lei, il cuore iniziò a batterle a mille quando capì quali erano le sue intenzioni.

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Si chiese d'un tratto se fosse appropriato. Decisamente non lo era. Se fosse stato chiunque altro, probabilmente già lo avrebbe spintonato via.
Ma era Jack.
In quel momento capì che lo voleva anche lei, quindi chiuse gli occhi e lasciò che la baciasse. Le sue labbra erano fredde, era come baciare un fresco fiocco di neve, ma non le dava fastidio. Le piaceva il freddo.
Le piaceva Jack.
Elsa ricambiò il suo bacio, Jack si sentì felice come non mai. Quando si staccarono Elsa si sentì al settimo cielo, ma anche molto imbarazzata. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, così si lasciò scivolare tra le sue braccia, poggiando delicatamente la testa sul suo petto e stringendolo forte.
Jack ricambiò l'abbraccio, fece qualche leggero passo indietro, fino a poggiare la schiena contro la parete di ghiaccio del castello. Si lasciò scivolare lungo di essa, fino a sedersi, continuando a tenere Elsa tra le sue braccia.
Elsa stava bene, davvero bene, in quell'abbraccio che le era mancato per anni.
Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, si sentiva amata, amata veramente, amata per ciò che era.
Rimasero così per un tempo indecifrabile, perché il tempo non aveva più importanza, niente lo aveva.
Quella notte c'erano solo loro due.


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Eccoci anche alla fine del cap 11! Ebbene sì chi li ha interrotti non era Pitch, ma solo Olaf (si sono una persona crudele muahahaha XD ) complimenti a chi aveva azzeccato XD.
Sulla parte di storia dei cap 10-11 sono stata molto indecisa: sapevo che alla fine si sarebbero dovuti baciare, ma volevo rendere l'arrivo a questo momento (e il momento stesso) il più naturale e plausibile possibile (nonché coerente con i loro caratteri). Ditemi voi se ci sono riuscita, ditemi se questi due capitoli vi hanno soddisfatti o se vi aspettavate qualcosa di diverso.
Per la storia non pensate che è tutto finito qua! Molte cose devono ancora accadere!
Un piccolo avviso: la prossima cosa che posterò sarà una oneshot su Anna e Kristoff che voglio fare per un contest! Mi farebbe piacere se la leggeste e mi faceste sapere che ne pensate, dato che non vorrei fare figuraccie XD inoltre in un certo senso è anche inserita temporalmente in questa fic, anche se è una oneshot.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** La Cruda Verità ***


Cap12

Quella mattina Jack si svegliò per primo.
Fissò Elsa che ancora dormiva serena tra le sue braccia. Era bellissima, avrebbe passato ore, giorni, settimane, anche solo a guardarla e non si sarebbe mai annoiato.
Avrebbe passato anche l'eternità con lei.
Fu quel pensiero a fargli sussultare il cuore, sentì come se d'un tratto qualcuno gli avesse tolto l'aria.
Eternità.
Era un tempo troppo lungo e Elsa non lo aveva. A differenza sua, Elsa sarebbe cresciuta, invecchiata e poi... il solo pensiero lo fece stare malissimo.
Posò delicatamente Elsa sul pavimento, attento a non svegliarla, si affacciò al balcone del castello di ghiaccio, come per prendere l'aria che sentiva mancargli e fissò il sole dell'alba.
Per la prima volta nella sua vita odiava il poter vivere per sempre.
Elsa si svegliò, ma non volle ancora aprire gli occhi. Si era appena ricordata ciò che era successo la notte prima, il solo pensiero la rendeva felicissima, ma anche tremendamente imbarazzata.
Come si sarebbe dovuta comportare adesso?
Cosa avrebbe dovuto dire?
Doveva far finta di nulla?
O doveva forse comportarsi in modo diverso?

Socchiuse gli occhi per osservare la situazione. Diede un sospiro di sollievo nel vedere Jack già in piedi, di spalle, affacciato al balcone. Aveva tempo per pensare a cosa dire: alla fine optò per qualcosa di generico.
"Bé, a quanto pare quell'uomo nel bosco aveva ragione!"
Jack si voltò di scatto verso di lei con aria interdetta.
"A cosa ti riferisci? E quale uomo?"
"Ho incontrato un uomo una sera nel cuore del bosco di Arendelle, mi ha detto che eri reale e che mi avresti aiutato a sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Si chiamava Pitch penso...o qualcosa del genere"
Al sentire quel nome Jack sbiancò più del solito, sgranò gli occhi terrorizzato, sembrava avesse visto un fantasma.
Elsa lo fissò dubbiosa, chiedendosi se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Tutto bene Jack?"

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Jack rimase per qualche istante in quella posizione, come congelato: non poteva credere a quello che aveva appena sentito, gli ci volle qualche istante per metabolizzarlo. Poi finalmente si mosse, afferrò il suo bastone e si lasciò trasportare dal vento. L'unica cosa che Elsa riuscì a sentire prima che andasse via, fu: "Devo andare".

Jack volò il più veloce che poteva, in un attimo arrivò al bosco di Arendelle, iniziò a passare veloce tra gli alberi.
Pitch, era davvero lui?
Cosa faceva ad Arendelle?
Ma soprattutto cosa voleva da Elsa?

Quando arrivò a quello che dava l'impressione di essere il centro del bosco, iniziò ad urlare furioso il nome di Pitch.
"Dove sei? Esci fuori, lo so che sei qui!"
Jack udì una gelida risata alle sue spalle, si voltò immediatamente e vide sbucare da dietro un albero l'inconfondibile figura di Pitch. Non sembrava sorpreso di vederlo.
"Jack, ti stavo aspettando, finalmente sei arrivato!"
Jack gli puntò minaccioso il bastone contro.
"Cosa ci fai qui Pitch? Cosa vuoi da Elsa? Se intendi farle del male io..."
"Ehi ehi ehi! Quante minacce, non pensi invece che dovresti ringraziarmi? Senza il mio aiuto non avresti mai conosciuto Elsa e dubito che avrebbe ricreduto in te se io non le avessi parlato prima"
"Sei il solito bugiardo! E' stata la luna a dirmi di Elsa in sogno, probabilmente voleva che la difendessi dalla paura...da TE! "
Pitch scoppiò in una fortissima risata.
"No, cioè Jack fammi capire: pensi davvero che la luna, che per più di trecento anni non ti ha detto altro che uno stupido nome, d'un tratto ti sia apparsa in sogno e si sia messa a dialogare con te, per ben due volte addirittura? Non pensi piuttosto che potesse essere stato qualcun'altro? Non pensi che quello non fosse un sogno...bensì un INCUBO?"
Jack rimase letteralmente senza fiato, sgranò gli occhi esterrefatto.
No, non poteva essere vero.
Eppure quella sensazione di angoscia che provava durante quei sogni, quella sensazione che quel ghiaccio non fosse il suo...tutto avrebbe senso.

"Vedi Jack, desideravi così tanto parlare con l'uomo della luna, che è stato facile farti credere che fosse lui a parlarti e non io"
"Qual'é il tuo piano diabolico Pitch?"
"Piano diabolico? Oh, Jack quante volete devo dirtelo noi siamo uguali e io voglio solo aiutarti!"
"Prova a dire un'altra volta che siamo uguali e ti faccio diventare un ghiacciolo!"
"Ma tu pensi davvero che abbia scelto io di essere così? La verità Jack, è che l'uomo della luna non differisce molto dai fearlings, entrambi non hanno fatto altro che farci diventare delle leggende, ci hanno messo al mondo, ma non ci hanno detto altro, non hanno chiesto se lo volevamo, si divertono a vederci soffrire, a sbagliare, a domandarci perché esistiamo. Non dicono cosa dobbiamo fare, cosa sia giusto, per loro siamo solo dei burattini. La luna ha visto che ero io a farti fare quegli incubi, ti ha avvisato? No! Probabilmente in questo momento sta ridendo alle tue spalle!"
Jack sentì la terra mancargli sotto i piedi, era sconvolto, non l'aveva mai vista in questo modo, era assurdo! Ma allora perché tutto sembrava avere senso?
Ma c'era una cosa che lo aveva turbato ancora di più, una cosa che non aveva mai considerato prima d'ora.
Che Pitch non avesse mai chiesto di diventare l'uomo nero.
"La verità Jack, è che se non fosse stato per me Elsa non l'avresti mai conosciuta"
No, Jack non riusciva ad accettare quelle parole, quelle verità.
"Sei solo un maledettissimo bugiardo!"
"Jack, non ti sei mai chiesto se fosse strano tutto questo?"
Jack lo guardò sbigottito, non capiva a cosa si riferisse.
"E già, a volte vivere in eterno ti fa perdere la cognizione del tempo vero Jack? Hai vissuto in così tante epoche che niente agli occhi ti sembra strano. Ma se osservi meglio capirai che questa Arendelle fa parte di un passato lontano, non del presente in cui vivi tu coi tuoi guardiani...regine, principesse, abiti, tutto riporta al passato. Un passato che stai vivendo solo grazie a me, in realtà la tua Elsa è deceduta secoli fa, dato che la luna non vi ha fatto incontrare, non l'hai potuta aiutare a sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Ho trovato che fosse un'ingiustizia, così eccomi qua!"
Elsa morta? Il solo pensiero strinse il cuore di Jack in una morsa di dolore lancinante. Sentiva la disperazione che cresceva fortissima in lui, ma tentò di tramutarla in rabbia, accanendosi contro Pitch.
"Quello che dici è assurdo! Come avresti fatto a fare una cosa simile, sentiamo!"
"Vedi Jack, da quando tu e i guardiani mi avete segregato nelle mie stesse paure, sono stato male e ho sofferto per molto tempo. Ho appreso e testato su me stesso la forza distruttiva della paura, ma col tempo ho imparato anche il suo più grande pregio: dalle nostre più grandi paure nascono i nostri più grandi desideri. E' grazie a questa consapevolezza che ho domato la mia più grande paura, sono riuscito a riprendermi, per molto tempo non ho fatto che seguirti Jack, sono stato la tua stessa ombra. Analizzavo le tue paure, sapevo che ce le avevi, molte sono simili alle mie, ma ricercavo la più grande di tutte. Alla fine l'ho trovata: la paura di non trovare mai nessuno che possa capirti veramente, credere in te per sempre, non lasciarti solo, non considerarti solo una stupida favola per bambini a cui gli adulti ormai non credono più. Ho preso quella paura e per anni l'ho analizzata, ho analizzato il desiderio legato ad essa, mi ci è voluto tempo e parecchio dispendio di energia, ma alla fine ce l'ho fatta, da quella paura ho creato una polvere...questa!"
Pitch lancia un sacchetto trasparente con della polvere nera e una minuscola boccetta con del liquido nero come la pece. Jack li prese in mano e li osservò dubbioso. Ma incurante Pitch continuò il suo racconto.
"Dopo innumerevoli tentativi sono riuscito ad usarla, e usandola su di me la polvere mi ha portato qui ad Arendelle. Mi sono ricordato di Elsa, secoli fa avevo sentito vivamente le sue paure, così forti e pure...la regina con strani poteri e un cuore di ghiaccio. Ed allora ho capito: la polvere era creata dalla tua più grande paura, quindi poteva esaudire il tuo più grande desiderio. Ho usato nuovamente la polvere e sono tornato all'epoca attuale, sono entrato nel tuo incubo, poi ti ho seguito, come avevo sempre fatto negli ultimi anni. Quando ti trascinavi nel vento verso Arendelle è stato facile gettarti addosso la polvere, dissolta nel vento sembra del semplice fumo, probabilmente nemmeno ci hai fatto caso. Il resto penso tu lo sappia"
Jack osservò a testa bassa il sacchetto e la fiala, pensava che tutto ciò fosse assurdo, doveva esserlo, ma aveva le mani tremanti.
"Cos'è questa?" chiese indicando la fiala.
"Creare quella è stato davvero difficile e doloroso. L'ho creata dall'estratto della polvere stessa, ne ho dovuta usare una gran quantità, oltre che anni di lavoro. Non ho più polvere necessaria per farne altra, quindi ti consiglio di non romperla"
"Ti ho chiesto COSA è!"
"Qual é adesso il tuo più grande desiderio Jack?"
Jack non gli rispose, fu Pitch a farlo e Jack si sentì strano, sembrava potesse leggergli nella mente.
"Allora, vediamo...la tua paura adesso è che Elsa possa soffrire nuovamente, che possa tornare ad avere il cuore di ghiaccio, che passi il resto della sua vita nel dolore e nella disperazione. In realtà sei riuscito a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, ma adesso la tua paura è un'altra. La ami, vorresti restare con lei per sempre, ma non puoi, sai che non è giusto, tu resterai per sempre un ragazzino, mentre Elsa crescerà, vorrà avere qualcuno che le possa stare vicino sempre, qualcuno di visibile a tutti, che possa sposarla, donarle dei figli, regnare con lei, invecchiare insieme a lei. D'altro canto se l'abbandoni adesso il suo cuore tornerà ad essere di ghiaccio...è un bel problema non trovi?"
Pitch fece una breve pausa, per poi avvicinarsi di nuovo a Jack, indicando la fiala che aveva in mano.
"Per tua fortuna questa può risolvere il tuo problema, essendo stata creata dalla tua paura, può anche esaudire il tuo più grande desiderio. Se la bevi tonerai ad essere un mortale, potrai vivere una vita normale, quella vita che ti è stata tolta troppo presto"
Fu Jack stavolta a ridere di lui.
"Ok, se pensi che io creda a questa buffonata e che per qualsiasi motivo al mondo berrei un intruglio fatto da te, ti sbagli alla grande!"
Pitch sbuffò, temeva una reazione simile e con il tono di chi cerca di spiegare una cosa ad un bambino gli disse: "Io fossi in te ci penserei bene Jack, tornando umano potresti vivere con Elsa, renderla davvero felice, sciogliere per sempre il suo cuore di ghiaccio, saresti visibile a tutti e anche tu saresti felice"
Jack esitò un momento, poi fissò Pitch con sguardo interrogatorio.
"E TU cosa ci guadagni?"
"Oh Jack, pensi davvero che io si così subdolo?"
Jack rispose con un'espressione che urlava da tutti i pori: Sì!
Pitch ricambiò con un'espressione offesa.
"Pensi che io non sappia nulla di cosa voglia dire voler bene a qualcuno vero? Ma non è così!"
Dopo quelle parole Pitch abbassò lo sguardo, Jack notò qualcosa di strano nella sua espressione, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere sul volto di Pitch: ansia, paura, solitudine, disperazione...gli stessi sentimenti che lui ormai conosceva fin troppo bene.
"Non ricordo chi ero prima di diventare Pitch, ma c'è una cosa che mi ricordo: una voce. Una voce femmile che urlava il mio nome, non ricordo chi fosse ma so solo che dovevo correre da lei, a qualsiasi costo, ma quello che trovai furono solo i fearlings, un dolore lancinante, paura, disperazione, sensazioni terrificanti si affollavano in me: tutto sembrò durare pochi attimi, come ore...poi nulla. Da allora sono diventato Pitch Black, per anni ho cercato quella voce , ma non l'ho mai trovata"
Jack fissò Pitch, iniziò a provare qualcosa per lui...pietà? No, non era possibile, quell'uomo non se la meritava, o almeno così credeva. Una domanda gli venne spontanea.
"Anni fa hai rubato tutti i ricordi custoditi da Dentolina, tra quelli c'erano sicuramente anche i tuoi, allora perché non li hai visti?"
"Di chiunque fosse quella voce, quella persona era già morta da anni. A cosa sarebbe servito?" fece una breve pausa, poi sul suo volto tornò la sua solita espressione "Ma nel tuo caso Jack è diverso: tu puoi scegliere, puoi vivere con Elsa ADESSO, puoi renderla felice, puoi evitarle una vita intera di sofferenza!"
Jack rimase senza parole, fissò scioccato la fiala che aveva in mano, non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare, non sapeva cosa credere.
"Riflettici bene Jack, da questa decisione non dipenderà solo la tua felicità, non avrai una seconda occasione e ti avverto, se sceglierai male condannerai Elsa e lo sai! Ti consiglio solo di scegliere in fretta, di polvere nel sacchetto te ne è rimasta poca!"
Pitch non disse altro, fece qualche passo indietro, fino a sparire tra gli alberi. Jack lo fissò impotente andare via, fissò poi nuovamente la fiala, sapeva quale sarebbe stata la cosa giusta da fare prima che gli fossero venute strane idee, così la strinse nel pungo e lo alzò, per poi scaraventarlo con tutte le sue forze verso il basso.
Ma era troppo tardi. Non aveva aperto il pugno, non riusciva a farlo.
Così mise il pugno nella tasca della felpa e vi adagiò la fiala, poi richiamò il vento e si lasciò trasportare da esso, prese un po' di polvere dal sacchetto e la provò a lanciare davanti a lui, la povere si dissolse in un fumo che lo ricoprì.
Quando il fumo di dissolse il suo cuore ebbe un sussulto nel vedere che Pitch aveva ragione. Era indubbiamente nel suo presente adesso: case, strade, vetture...tutto era diverso da Arendelle. Amareggiato volò fino al lago di ghiaccio, il luogo dove andava per pensare.

Arrivato al lago Jack si mise il cappuccio sulla testa: lo faceva sempre quando si sentiva giù e quello era decisamente uno di quei momenti.
Involontariamente alzò lo sguardo verso la luna.

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Quella notte però, per la prima volta, la luna non gli diede un senso di rassicurazione, bensì sentì una fortissima rabbia dentro.
Più ne fissava la sagoma e più sentiva quel sentimento crescere in lui sempre più forte, finché non esplose urlandogli contro.
"Bé, cos'hai da guardare? Hai paura della scelta che potrò fare? Perché allora non mi dici cosa è giusto secondo te? Perché hai lasciato che Pitch facesse tutto questo? Perché non mi hai mai parlato? Perché? DIMMELO!"

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Ma ancora una volta, il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.
Offeso le diede le spalle e si diresse verso la città. Arrivò fino ad uno spiazzale, per scaricare i nervi lo ricoprì di neve, presto accorsero dei bambini, li osservò giocare con la neve. Di solito era una cosa che lo metteva di buon umore, ma non funzionò molto in quell'occasione.
Prese dalla tasca la fiala e la fissò, osservò poi i passanti: tra di loro c'era una coppia che passeggiavano abbracciati, ridevano e scherzavano, osservavano uno dei bambini che giocava con la neve e lo salutarono con una mano, sembravano davvero felici. Si chiese se anche lui avesse potuto farlo davvero: avere una vita normale, crescere e stare al fianco di Elsa, poter vedere tutti i giorni quello stupendo sorriso sul suo volto, sposarsi, avere dei bambini, invecchiare insieme. Erano tutte cose di cui non aveva mai sentito veramente la mancanza prima di conoscere Elsa, eppure ora al solo pensiero sorrideva. Rinunciare ad una vita immortale a fronte di una mortale al fianco di Elsa non gli pesava affatto, anzi era un'idea che lo rendeva felice.
Ma sapeva che in tutto ciò c'era un problema: anche se la fiala che gli aveva donato Pitch avesse avuto davvero quell'effetto (cosa di cui nutriva ancora seri dubbi), di sicuro non credeva alle buone intenzioni di Pitch. C'era sicuramente un secondo fine in tutto questo e lui iniziò a capire quale: se fosse tornato umano, un guardiano e precisamente quello che era riuscito maggiormente a contrastare Pitch (senza il quale probabilmente anni fa avrebbe vinto lui) non sarebbe più esistito, il che sarebbe stato un enorme vantaggio per l'uomo nero. Tra l'altro, probabilmente, se i bambini avessero smesso di credere in Jack Frost, alcuni di loro avrebbero smesso di credere anche negli altri guardiani.
Fissò nuovamente i bambini che giocavano con la neve, si chiese come sarebbe il mondo senza Jack Frost, si chiese chi li avrebbe fatti divertire. Certo c'erano gli altri guardiani, le altre leggende, loro li rendevano felici, ma passavano poco tempo con ognuno di loro. Chi avrebbe giocato con loro? Chi li avrebbe aiutati quando si sentivano soli? Chi gli avrebbe insegnato a sconfiggere la paura col divertimento, quando il loro cuore era freddo come il ghiaccio? Lui era l'unico che poteva farlo, lo sapeva. I bambini avevano bisogno di lui.
Detta così sembrava evidente quale fosse la cosa "giusta" da fare, ma Elsa
Elsa.
Se lui avesse scelto di restare un guardiano, non poteva di certo restare per sempre con lei. Avrebbe dovuto abbandonarla e questo avrebbe fatto tornare il suo cuore di ghiaccio, Elsa avrebbe sofferto ancora e vissuto ulteriormente nel dolore e nella solitudine.
E questa volta sarebbe stato a causa sua.
Allora cosa avrebbe dovuto scegliere?
Per la prima volta nella sua vita, Jack sentì il suo cuore diviso in due.


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Allora eccoci alla fine del cap 12! Ecco un lunghissimo dialogo con Pitch, che spiega molte cose, se avete dubbi a riguardo chiedete, spero sia tutto chiaro e che le rivelazioni di questo capitolo vi siano piaciute.
Cosa importante: quando Pitch parla di ciò che era prima di divenire Pitch Black, per chiunque sia interessato Pitch era il generale Kozmotis Pitcher, che venne scelto per fare la guardia alla prigione dove erano confinati i fearlings, ma con gli anni il generale iniziava a vacillare, sentiva profondamente la mancanza della sua unica figlia. Così i fearlings lo ingannarono, lo attirarono imitando la voce di sua figlia, per poi divorarne l'anima e diventare parte stessa di esso creando Pitch Black, cancellandogli la memoria.
Appena saputo di questo suo triste passato non ho potuto fare a meno di avere pena per lui e ho dovuto inserire in qualche modo questa storia nella mia fic U.U in quanto ho la convinzione che in tutti i cattivi ci sia qualcosa di buono.
Tornando alla fic secondo voi cosa farà adesso Jack? Voi cosa scegliereste al suo posto? Cosa ne pensate del piano di Pitch?
Spero vi sia piaciuto il capitolo e che non vi abbia deluso, al prossimo :-D

Vi avverto che ho pubblicato anche una oneshot su Anna e Kristoff che ha un piccolo collegamento anche con questa fic, se vi va di leggerla e fammi sapere che ne pensate mi fareste un gran favore(se non lo avete già fatto), perchè è anche per un contest inoltre è la prima storia che scrivo in prima persona e ho bisogno di pareri a riguardo XD

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Capitolo 13
*** La Scelta ***


cap 13 3

Pitch aveva smesso di seguire Jack in quei giorni, voleva che si sentisse libero di scegliere da solo.
Ma, soprattutto, aveva qualcosa di più importante da fare: i fearlings avevano avvertito una forte presenza, una presenza di un qualcosa che lui stava cercando da parecchio tempo o forse era meglio dire 'qualcuno'.
Per quello stava avanzando in quelle segrete anguste e buie, seguendo una sensazione di paura che percepiva sempre più forte, ma maggiore si faceva quella sensazione e più sentiva di avvicinarsi a quello che stava cercando.
Ad un tratto quella sensazione si fece fortissima, sentì disperazione e solitudine provenire da una delle celle, così forte che era quasi palpabile, così forte da renderne il proprietario disposto a fare qualsiasi cosa. Si avvicinò e vide al suo interno un uomo dilaniato da questi sentimenti, che giaceva seduto per terra, con le gambe al petto e con la testa poggiata su di esse.
Un sorriso diabolico si insinuò sul volto di Pitch: aveva trovato quello che stava cercando.
Per Pitch fu uno scherzo entrare: gli bastò passare attraverso le ombre stesse della cella. Una volta davanti all'uomo si limitò ad un semplice: "Bu!"
L'uomo sussultò e nel vedere la figura scura di Pitch sgranò gli occhi e iniziò ad indietreggiare spaventato, per quanto gli fosse concesso in quel limitato spazio.
"C-chi sei? Come sei entrato? Cosa vuoi da me?"
"Te la farò semplice: hai presente la regina di Arendelle? Bé, ecco lei non è l'unica ad avere poteri. Io pure ne ho, ma sono più di lei, io sono immortale, sono una leggenda. Io rappresento la paura stessa, e come tale conosco ogni singola tua paura"
L'uomo sgranò gli occhi incredulo, poi la sua espressione si rilassò, sembrava quasi stesse per scoppiare a ridere. Ma Pitch davanti a lui creò degli incubi, che presero la forma delle più grandi paure dell'uomo, il quale al solo vederli sbiancò.

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Pitch le mostrò una ad una, dicendo: "Sei sormontato da enormi paure: la paura di non valere nulla, di essere odiato da tutti, di essere considerato una nullità dalla gente, dalla tua famiglia, la paura di non avere più potere su niente e su nessuno, la paura di essere confinato qui per sempre, la paura di restare solo. Tutte queste paure si sono avverate e ora stanno dilaniando la tua stessa anima, ma io posso aiutarti"
L'uomo lo fissò incredulo.
"Come?"
"Posso farti uscire da qui, posso donarti parte stessa del mio potere...con esso sarai talmente forte da poter fare qualsiasi cosa, il mondo intero potrà essere tuo se lo vorrai. Tutti riconosceranno il tuo potere e il tuo valore. Nessuno potrà fermarti"
L'uomo aggrottò lo sguardo dubbioso.
"Cosa vuoi in cambio?"
"Bé, prima di tutto, ti avverto che io proverò a donarti parte del mio potere, ma quando lo riceverai la paura ti stringerà in maniera molto più forte di quanto tu creda. Devi dominarla, solo così potrai meritarti il suo potere, oppure prenderà il sopravvento su di te. Per dominarlo dovrai imparare ad usare quel potere a modo tuo, dargli una forma nuova. Pensa ai tuoi nemici qui, agli ostacoli che hanno formato quelle paure, pensa a come distruggerli e così creerai un modo per farlo. Una volta che avrai fatto tutto ciò, ti sottoporrò ad una prova, se la supererai ti prometto che farò di te un essere simile a me"
L'uomo ci pensò: avrebbe fatto qualsiasi cosa per uscire da quella situazione, per non sentirsi più così, per avere ciò che Pitch gli stava proponendo.
"Sono pronto allora"
Pitch allungò una mano verso l'uomo, il quale lo guardò con uno sguardo perso.
"Farà male?" chiese timidamente.
Un ghigno malevolo ricoprì il volto di Pitch, dalla sua mano partirono innumerevoli ombre che iniziarono ad avvolgere il corpo dell'uomo.
Pitch, con ancora il sorriso sulle labbra, con voce gelida disse: "Solo un pochino"

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L'uomo sentì quelle ombre, quelle paure penetrargli dentro ed immediatamente un fortissimo dolore pervase tutto il suo corpo e il suo cuore. Urla straziate gli uscirono dalla bocca, avrebbe fatto qualsiasi cosa per porre fine a quelle paure, a quel dolore lancinante.
Poi si ricordò una cosa: ricordò tutte le persone che gli avevano provocato quelle paure, di come loro vivessero felici, non avevano mai provato simili sensazioni, un simile dolore. Fu allora che la paura che provava e il dolore, furono placati da un'altro sentimento: l'odio.
Fu allora che quelle ombre iniziarono a rispettarlo, fu allora che capì come le avrebbe controllate e usate a modo suo: le avrebbe usate per diffondere la paura e il gelo nel cuore delle persone e trasformarli in dolore, quel dolore che si portava dentro da anni ormai.
L'uomo si mise dritto in piedi e fissò negli occhi Pitch, il quale sorrise con un ghigno soddisfatto.
Adesso nessuno l'avrebbe più potuto fermare.


Elsa stava camminando avanti e indietro per il castello ghiacciato: era agitata.
Era da quasi due giorni ormai che Jack non si faceva più vedere, si chiese dove fosse e se gli fosse accaduto qualcosa. Si pentì di avergli parlato dell'uomo nel bosco.
Possibile che Jack lo conoscesse?
Ma, cosa più importante, Jack sarebbe tornato?

Fissò il ghiaccio che la circondava: fino a due giorni fa pensava forse di poterlo sciogliere, ma adesso non ne era più così sicura.
E se Jack non stesse tornando proprio per ciò che era successo due giorni fa tra loro?
Prima che potesse darsi una risposta lo vide entrare nel castello, gli corse incontro.
"Jack!"
Ma notò qualcosa di strano: Jack aveva il cappuccio della felpa sul viso, inoltre sembrava turbato e guardava verso il basso.
"Jack...tutto bene? Dove sei stato? Cosa hai fatto?"
Non ebbe risposta a nessuna delle sue domande.
"Devo parlarti"
Il suo tono sembrava freddo e serio, cosa che fece rabbrividire Elsa.
"Dimmi"
"Prima devi farmi un favore"
Jack le pose in una mano la fiala che gli aveva dato Pitch.
"Cos'è?"
"Ti prego Elsa, scaraventala a terra"
"Ma si romperà..."
"FALLO...ti prego, fallo adesso" disse lui con voce mozzata.
Voleva che fosse lei a farlo, lui non ne aveva il coraggio.
Era la cosa giusta da fare: avrebbe desiderato più di ogni altra cosa una vita normale con Elsa e pensava che fosse la cosa migliore anche per lei, ma era solo un pensiero egoistico. La verità era che Elsa avrebbe potuto trovare qualcun'altro da amare e lui non poteva abbandonare il bene dei bambini e del mondo intero, solo per un suo stupido capriccio.
Elsa fissò la strana fiala, che conteneva quello che lei definì 'uno strano liquido nero', si chiese cosa fosse e perché Jack la volesse distrutta. Non lo aveva mai visto così.
Jack fissò Elsa alzare il braccio contenente la fiala, lei lo scaraventò poi verso il basso. Jack chiuse istintivamente gli occhi, ma lo sentì chiaramente: il rumore del vetro della fiala che si frantumava in mille pezzi, allo stesso modo sentiva il suo cuore frantumarsi, come oramai era frantumato il suo più grande desiderio.
Sapeva che era la cosa giusta da fare, ma sentì una fortissima fitta al cuore e dovette fare uno sforzo per non piangere: dove prima c'era una speranza, ora c'era solo un vuoto incolmabile.
Elsa lo fissò, percepiva quelle spiacevoli sensazioni, ma non ne capiva il motivo.
Jack raccolse qualcuno di quei frammenti di vetro e li mise in tasca.
"Ora puoi dirmi cosa succede?"
"Elsa, ecco io..."
Jack le diede le spalle, non aveva il coraggio di dirglielo guardandola in faccia: non voleva vedere la sua reazione, non voleva vedere il suo dolore.
"...devo andare e non credo che tonerò"
Elsa sentì improvvisamente una fitta al cuore. Lo fissò impietrita.
"Cos-COSA?"

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"Non sarei mai dovuto venire qui...tutto questo è sbagliato"
"Ma ciò che è successo l'altra sera..."
Fu lui a continuare la frase troncandola.
"Ciò che è successo l'altra sera è stato uno SBAGLIO"
Elsa sentì mancarle il respiro.
No, non poteva averlo detto veramente.
Sbaglio.
Come poteva essere uno sbaglio?
Era stato lui a volerlo!
Era stato lui ad averla aiutata fino ad allora.
Era stato lui ad insegnarle a non arrendersi.

Sentì di nuovo il cuore gelarle e sentì tornare quelle orribili sensazioni.
"Jack, io credevo che tu volessi aiutarmi"
"E l'ho fatto infatti! Elsa, tu puoi sciogliere questa neve, io ne sono sicuro. Ma non posso più aiutarti a farlo"
"Perché? Vuoi forse dirmi che hai mentito o che ti sei sbagliato? Che non provi nulla per me?"
"No, Elsa non è questo. Tra noi due non potrà mai esserci un rapporto normale: da quando sono diventato Jack Frost sono diventato un essere immortale, può vedermi solo chi crede in me, non crescerò, resterò sempre così"
Elsa lo fissò incredula: sapeva che Jack aveva qualcosa di diverso, ma immaginarlo immortale era di certo una cosa difficile da accettare, ma era anche terribilmente logico.
Poi capì. Capì che non le importava veramente. Capì che quello che contava davvero per lei era il non perderlo.
"Chi ti dice Jack che questo a me non vada bene?"
"Elsa, andiamo... tu sei una regina, meriti una vita felice, con accanto un uomo che ti possa sposare, regnare con te, da cui poter avere dei figli, crescere insieme, invecchiare insieme. Può sembrarti bello adesso, ma non vuoi accanto qualcuno che resterà sempre un ragazzino, che vorrà sempre solo divertirsi, che nessuno può vedere, che non potrà mai darti la vita che desideri. Meriti di meglio Elsa, e lo avrai: non devi demordere, non devi lasciare che il tuo cuore torni di ghiaccio, perché io so che lo troverai. Troverai un essere umano che ti amerà per ciò che sei, che ti renderà davvero felice e che non ti farà soffrire come sto facendo io"
Elsa sentì il mondo crollarle addosso.
"Quindi, mi stai dicendo che tu ora te ne vai e per te è come se non fosse successo niente? Non ti importa se soffrirò? Ci tieni così poco a me?"
Ci fu un attimo di silenzio, il che fece crescere in Elsa un forte senso di rabbia, quindi afferrò il braccio di Jack, costringendolo a girarsi.
"Rispondimi Jack e fallo guardandomi in faccia!"
Con la mano libera Elsa gli tolse il cappuccio dalla testa. Si fissarono entrambi negli occhi, in un duplice sguardo intriso di emozioni. Emozioni che entrambi riuscivano a percepire l'uno dell'altra.
Elsa fissava gli occhi di Jack: erano languidi. In un attimo sentì svanire la rabbia che aveva provato qualche istante prima: sapeva che Jack stava male, non lo aveva mai visto così, leggeva in quello sguardo le stesse orribili sensazioni che provava lei, anche se per motivi diversi.
Jack la fissò e si sentì morire.
Sentiva Il dolore di Elsa, la delusione, la disperazione. Sentiva in lei una tremenda sofferenza, ed era stato lui a provocarla, aveva fatto tornare lui quei sentimenti che aveva promesso di eliminare.
Una promessa che non avrebbe mai più potuto mantenere.
Il vederla così lo faceva stare così male, che dentro di sé pregò con tutte le sue forze. Pregò che lei potesse trovare qualcuno che la rendesse davvero felice, che facesse tornare per sempre quello splendido sorriso sul suo volto.
Quel qualcuno che ormai sapeva di non poter essere lui.
"Mi spiace Elsa"
Non riuscì a dire altro, ma Elsa capì a cosa si riferisse, capì che non sarebbe più tornato.
Sentì le lacrime iniziare a rigarle il viso, si sentiva impotente davanti a quella decisione, davanti a quella scelta che lui aveva preso da solo.
Qualsiasi cosa avrebbe detto non lo avrebbe mai convinto. Avrebbe dovuto dire addio all'unica persona che avesse mai amato o che almeno credeva di amare.
La consapevolezza di questa terribile verità le fece venire una grande voglia di congelare tutto, di urlare, ma quelle che gli uscirono dalla bocca furono solo delle parole rabbiose e singhiozzanti.
"Bene, se per te è davvero così indifferente allora VATTENE, non tornare mai più"
Elsa si voltò, per poi correre via, lontano da tutto.
Lontano da Jack.

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Questo capitolo è stato più corto, perché è uscito così ...non so avrei potuto aggiungere qualche evento del prossimo capitolo, ma penso avrebbe tolto pathos all'ultimo pezzo, così alla fine l'ho lasciato così XD
In compenso credo che il prossimo capitolo (per la vostra felicità XD) sarà più lungo perché conterrà vari eventi.
Pubblicare questo capitolo è stata una vera impresa: dovevo farlo ieri sera ma EFP si rifiutava di farlo...probabilmente non gli piaceva la decisione di Jack e si rifiutava di pubblicarmela XD
Tornando a noi, che ne pensate di cosa è successo? Cosa avrà in mente Pitch?
Ma soprattutto Jack ha fatto la sua scelta...che ne pensate?
* lato da fangirl dell'autrice: "NOoooooooo Jack dovevi bere la fiala sticavoli dei bambini e del mondo D: *
Ok non fateci caso, ogni tanto il mio lato fangirl protesta XD Jack ha fatto la scelta che ritiene migliore per il bene dei bambini, ma anche di Elsa. Vedeva il bere la fiala come un atto troppo egoistico.
E ora cosa accadrà? Davvero Jack e Elsa non si vedranno più?
Al prossimo capitolo e un grazie speciale a tutti i recensori *W*

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Capitolo 14
*** Nero come Pitch ***


Cap 14

Jack fissò Elsa correre via.
Rimase immobile ad osservarla: quelle parole che gli aveva urlato contro gli fecero molto male, perché esprimevano tutta la sofferenza che Elsa provava, tramutata in rabbia contro di lui.
Ma forse era meglio così, forse la rabbia l'avrebbe aiutata a dimenticare prima, a darle la forza di iniziare una nuova vita, una vita senza di lui.
Ciò di cui non riusciva ad essere sicuro, era se lui sarebbe mai stato capace di dimenticarla.
Il solo pensiero che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista, lo faceva stare malissimo. Ma lo sapeva, era inevitabile. Doveva farlo per il bene di Elsa.
Diede un'ultima occhiata al castello di ghiaccio, ripensò a tutti i bei momenti passati con lei: li avrebbe conservati per sempre nei suoi ricordi. Poi si fece coraggio ed uscì, questa volta diretto verso il bosco.

Elsa correva, non sapeva da quanto, verso dove. Correva e basta.
L'unica cosa che le importava era andare via, lontano da Jack, lontano da quella realtà che faceva ancora fatica ad accettare

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Senza accorgersene in poco tempo si ritrovò in città. L'ultimo luogo in cui voleva andare a dir la verità: infatti molti la guardavano storto o perché non aveva ancora fatto andare via la neve o perché la vedevano turbata. Non le importava nulla in quel momento, se avesse potuto li avrebbe fatti sparire tutti, quindi corse verso un vicolo isolato.
Quando vide finalmente che nei pressi non c'era nessuno, si abbandonò su una panchina e iniziò a sfogare tutte le sensazioni che aveva trattenuto dentro fino ad allora, scoppiando in un pianto disperato.
Pianse per minuti, ore, nemmeno lei sapeva per quanto. Perché il tempo non aveva più senso, nemmeno quelle lacrime ce lo avevano, perché per quanto avesse potuto piangere, le cose non sarebbero cambiate.
Jack non sarebbe tornato.
Quella speranza di una vita veramente felice al suo fianco era solo un'illusione.
Demoralizzata, guardava un punto fisso, non sarebbe mai stata veramente libera e felice. Ma una voce alle sue spalle le fece sussultare, interrompendo quei pensieri.
"Regina Elsa, siete voi? State bene?"
Non aveva la forza, né la voglia di voltarsi, si limitò a dire: "Andate via vi prego!"
"Vi ho visto correre via turbata...se posso esservi di aiuto..."
Elsa si sentì poggiare una mano sulla sua spalla, quel contatto la sorprese: di solito la gente evitava di toccarla.
Si voltò curiosa di sapere chi fosse e fu ancora più sorpresa di trovare un membro del Consiglio Reale.
"Voi siete il re Dylan, delle terre del nord!"
"In persona" rispose, accennando un sorriso.
"Non avete paura di me? Dei miei poteri? Non so...che potrei congelarvi o roba simile" chiese, riferendosi al fatto che l'aveva toccata senza problemi.
"Avete intenzione di farlo?"
"No"
"Allora non vedo dove sia il problema. Il fatto che una persona possa fare qualcosa di male non vuol dire che lo farà! Una persona che cena con te potrebbe usare il coltello per pugnalarti, proprio quando meno te lo aspetti, ma questo non vuol dire che lo farà. Se dovessi aver paura di ciò che potrebbero fare le persone non dovrei più frequentare nessuno, non credete?"
Elsa non era proprio sicura che fosse la stessa cosa, ma fu contenta nel sapere che qualcuno non aveva paura di lei o che almeno stesse provando a consolarla.
"Devo avervi comunque delusa, come sto deludendo tutti. Ho cercato in tutti i modi di portare via il gelo da Arendelle, ma questa volta non ci sono riuscita e non so se troverò mai il modo"
"Prima o poi lo troverete e se proprio non doveste riuscirci...a me non dispiace il freddo! Vivo nelle terre a nord di qui...lì c'è quasi sempre la neve, ma se devo essere sincero mi avete deluso per un'altro motivo"
Elsa sgranò gli occhi.
"Quale?"
"Sono venuto al ballo l'altra sera, speravo di potervi conoscere finalmente anche al di fuori del Consiglio, ma vi ho vista correre via e poi siete sparita per tutta la serata!"
Dylan iniziò a raccontarle alcuni episodi divertenti accaduti quella sera, scaturendo in Elsa qualche lieve risata.
"Credetemi, penso proprio che sarebbe stato meglio che avessi parlato con voi quella sera!"
"Bé, possiamo sempre rimediare...siete diretta al castello?"
Elsa ci pensò: non voleva stare in città, ma nemmeno tornare al castello di ghiaccio...tornare a casa era l'unica soluzione.
"Sì"
"Allora sarei onorato se mi deste l'opportunità di accompagnarvi! Potremmo approfittare dell'occasione per conoscerci meglio!"
Elsa lo fisso stupita. A quanto pare Jack aveva ragione: c'erano anche persone che forse l'avrebbero accettata per quello che era.
Jack.
Lui non sarebbe mai più tornato e lei doveva andare avanti, non poteva farci nulla. Fissò Dylan, si sorprese nel chiedersi se avesse mai potuto avere un futuro con lui.
Sembrava carino, premuroso, gentile...per certi versi poteva essere ciò che aveva sempre cercato, per certi versi era anche oggettivamente migliore di Jack: era visibile a tutti, era un re, avrebbe governato insieme a lei, le avrebbe potuto dare un matrimonio, una famiglia.
Però, nonostante questo, c'era qualcosa dentro di lei che sentiva che lui non era quello giusto. Certo stava bene, ma non si sentiva come quando stava con Jack.
Si chiese se stando con Dylan sarebbe stata bene.
Sì.
Si chiese se stando con Dylan sarebbe stata VERAMENTE felice.
No.
Lo conosceva da poco è vero, forse era influenzata da ciò che era appena successo con Jack, ma sentiva che stare con lui sarebbe stato come accontentarsi e lei non voleva farlo. Se non poteva avere quella vera felicità in cui aveva sempre creduto, che Jack le aveva mostrato, preferiva non avere nulla.
"Mi sento onorata dalla vostra offerta, ma vorrei stare un po' da sola in questo momento"
"Capisco...spero avremo occasioni migliori per conoscerci meglio"
"Sono sicura che non mancherà occasione"
Elsa lo salutò, per poi incamminarsi verso il castello.

In poco tempo Elsa arrivò finalmente al castello.
Era distrutta: sentiva un disperato bisogno di chiudersi in camera sua, ma appena aperta la porta sentì urlare il suo nome.
Era Anna: alla sua vista aveva sgranato gli occhi, per poi correrle incontro e abbracciarla fortissimo, come se non ci fosse un domani.
"Elsa sei proprio tu? Ero preoccupatissima, mi sei mancata moltissimo!"
Elsa non si aspettava un'accoglienza simile, ma era proprio ciò di cui aveva bisogno, quindi ricambiò l'abbraccio.
"Oh Anna! Ho detto ad Olaf di dirti che stavo bene e poi sono mancata solo pochi giorni!"
"Lo so Elsa, ma da quando ci siamo riconciliate ero così abituata ad averti sempre accanto, che mi sei mancata troppo!"
Elsa si sciolse dall'abraccio per guardarla in faccia, le sorrise leggermente.
"Anche tu mi sei mancata!"
"A proposito Elsa...volevo parlarti di una cosa. In questi giorni ci ho riflettuto molto: ho visto quanto mi sei mancata e quanto è orribile stare soli, non voglio che tu rimanga qui da sola. Penso che chiederò a Kristoff di vivere qui...potremmo sempre usare la casa che ha costruito per le vacanze..."
"No Anna! Io starò bene da sola, non devi preoccuparti per me! Sposerai Kristoff ed è giusto e normale che voi abitiate insieme. Non voglio che tu costringa Kristoff a vivere qui o che rinunci tu a vivere lì, per una sciocchezza simile! Devi vivere dove vuoi, ed essere felice, solo così renderai felice pure me!"
Anna le sorrise.
"Ma non capisci Elsa? E' proprio questo quello che voglio! E' quello che ho sempre voluto in realtà...non fraintendere sono stata supermegaultra felice della casa che Kristoff ha costruito per noi due, ma l'idea di separarmi di nuovo da te, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per ritrovarci, mi distruggeva. Volevo dirlo a Kristoff, ma non ne avevo il coraggio, dopo la sorpresa e la fatica che aveva fatto! Così sono venuta a chiederti il permesso di vivere lì con lui, sperando che lo avresti negato...ma non lo hai fatto, perché sei una sorella meravigliosa! Ma in questi giorni senza di te ho capito quanto mi saresti mancata, quanto fosse importante per me la tua presenza nella mia vita, così ho deciso: gli parlerò il prima possibile e se dirà di sì, vivremo qui al castello dopo il matrimonio...sempre che a te vada bene! Si lo so, una coppia normale vorrebbe vivere da sola...ma se é ritenuto anormale il voler stare sempre vicino alle persone che per te contano davvero, allora io sono la persona più anormale che esiste!"
Disse fiera Anna, sfoggiando un potente sorriso. Ma si rabbuiò vedendo il volto di Elsa: aveva gli occhi lucidi.
"Elsa tutto bene? Ho detto qualcosa che non và?"
Elsa fissò Anna commossa, non poteva credere a quello che aveva detto, ma soprattutto non poteva credere di essere stata così stupida da pensare che sua sorella non avesse pensato a lei. Anna la amava veramente come sorella, proprio come faceva lei e questa ne era la prova inconfutabile.
Perché quando vuoi davvero bene a qualcuno, non ti importa se devi rinunciare a qualcosa per quella persona. Sei felice di farlo, perché il rendere quella persona felice, rende felice pure te.
Elsa le sorrise, abbracciandola ancora più forte di prima, sussurrandogli in un orecchio: "Anna, ti voglio bene!"
Anna sorrise, ricambiando l'abbraccio.

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"Pure io!"
"Lo so"
Rimasero così per qualche istante, poi furono interrotte dalla voce di Olaf.
"Uh che bello! Amo i caldi abbracci!"
Le due si separarono.
"Olaf! Ehi, aspetta! Hai detto caldo?" il volto di Elsa si illuminò: "Ma certo! Anna, forse ho trovato un modo per sciogliere questa neve...ma devo tornare sulle montagne!"
"Bene! Allora questa volta vengo con te!"
"No Anna, é una cosa che devo fare da sola...ti prego fidati di me!"
Anna la fissò delusa e contrariata.
"Uffi...e va bene! Ma torna presto intesi?"
"Promesso!"

Jack si stava recando verso il bosco, ma durante il tragitto sentì una gelida voce alle sue spalle.
"Jack, stavi forse venendo a cercarmi? Che buffa coincidenza, ero proprio curioso di sapere cosa avevi scelto!"
Jack si voltò e vide Pitch sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisi diabolici.
"Bene, dato che ci tieni tanto a sapere cosa ho scelto...eccoti servito!"
Jack prese dalla tasca i frammenti della fiala che vi aveva riposto e li scaraventò ai piedi di Pitch.
Nel vederli Pitch sgranò gli occhi: aveva un'aria stupita, delusa...furiosa.
"Perché Jack? Hai demolito il lavoro e la fatica di anni! Perché devi rendere sempre tutto più difficile? Ti avevo proposto una soluzione ottimale...ottimale per tutti...ora non mi lasci scelta"
"Cosa intendi?"
"Ti avevo avvertito Jack. Se avessi fatto la scelta sbagliata per Elsa sarebbe stata la fine..."
A quelle parole Jack sentì un brivido freddo scorrergli lungo la schiena, furioso afferrò il suo bastone e lo puntò contro Pitch minaccioso.
"Prova solo a SFIORARE Elsa e io..."
Pitch mostrò un'espressione volutamente offesa.

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"Oh Jack, credo tu abbia frainteso...io non farò proprio nulla..."
Un folle sorriso comparve sul volto di Pitch.
Jack stava per chiedergli qualcosa, quando sentì improvvisamente un dolore fortissimo ai polsi e alle caviglie. Portò immediatamente lo sguardo su di essi, ma rimase sconvolto da quello che vide: erano circondati dall'oscurità, quello che sembrava essere il potere di Pitch! C'era solo un piccolo problema...Pitch non si era mosso.
Pitch continuò la sua frase di prima: "...perché sarà lui a farlo!"
Jack girò la testa nella direzione dove stava guardando Pitch, sussultò nel vedere nuovamente Hans, in sella ad un cavallo nero.
Non era possibile quell'uomo era un'ossessione!
Ma fu qualcos'altro a sconvolgerlo: a quanto pare l'ombra che lo aveva immobilizzato non proveniva da Pitch, bensì da lui. Inoltre quello che a prima vista gli era sembrato un semplice cavallo nero, era invece un incubo.
Hans lo fissava con uno sguardo diabolico e soddisfatto.
Non c'erano dubbi...quello era proprio un piccolo demonio, altroché!
"Che diavolo...come è possibile Pitch?"
"Vedi Jack, non so se lo sai, ma da quando ti ho portato qui è iniziata a girare una certa voce...si dice che debba nascere una nuova leggenda! Temevo che il mio averti portato qui avesse influenzato la cosa, che la tua presenza qui avrebbe favorito gli eventi per generare una nuova leggenda e che quella leggenda potesse essere Elsa. Così vi ho tenuto sotto controllo, di certo nessuno voleva due leggende con poteri di ghiaccio giusto? Ho continuato il mio piano iniziale, infondo se avesse funzionato avrei potuto eliminare non solo un guardiano, ma anche una potenziale leggenda. Se avessi bevuto quella fiala tutti saremmo stati contenti: tu avresti avuto la tua vita mortale, Elsa sarebbe stata felice senza un cuore di ghiaccio e io avrei avuto due seccature in meno! Inoltre mi sono chiesto se la nuova leggenda dovesse essere per forza scelta dalla Luna o se potesse essere una scelta dai Fearling. Così mentre facevo da balia a voi due, cercavo se c'era qualcuno di adatto...e alla fine l'ho trovato! Hans: la paura e la disperazione lo dilaniavano, come il suo immenso desiderio di poter valere qualcosa...era perfetto! Ho dato in prestito a lui una parte dei miei poteri, li ha usati per ottenere un potere nuovo: il potere di trasformare la paura e la sofferenza in dolore...dolore fisico!"
A quelle parole, Jack sentì l'ombra che gli cingeva le mani stringerli sempre più, provocandogli un dolore lancinante, che lo obbligò a mollare la presa sul suo bastone, che cadde a terra.
"Ma come ben sai Jack, non si diventa una leggenda dall'oggi al domani, Hans per diventare una vera leggenda deve dimostrare ai Fearlings di esserne degno. Pensavo che la prova adatta sarebbe stata andare da uno dei tuoi amici guardiani e ucciderlo...ma TU non hai voluto bere quella fiala, Jack. Così ora la sua prova sarà uccidere Elsa..così, tanto per essere sicuri. Mi chiedo che effetto farebbero i nuovi poteri di Hans sul cuore di ghiaccio di Elsa..."
"TU...maledetta ombra strisciante! Se farete del male ad Elsa, ve ne pentirete amaramente! Non vi permetterò di toccarla!"
Pitch raccolse il bastone di Jack.

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Lo fissò con un ghigno malefico, per poi lanciarlo a Hans che lo prese al volo. Cosa che fece sciogliere le ombre che legavano Jack, il quale sentiva però ancora le caviglie e i polsi doloranti.
"Sono curioso di vedere come farai senza il tuo bastone...mi chiedo chi la raggiungerà prima: se Hans a cavallo del suo incubo...o TU!"
Jack sentì la sua risata diabolica echeggiare per le montagne, il che gli fece ribollire il sangue.
Doveva raggiungere Elsa per primo.
A qualunque costo.



Elsa era appena arrivata sulle montagne, ma si sentiva in colpa: aveva mentito ad Anna: non doveva andare per forza sulle montagne per sciogliere quella neve, lo aveva fatto per altri motivi.
Forse lo aveva fatto per evitare che Anna vedesse un suo eventuale ulteriore fallimento.
Forse lo aveva fatto per stare ancora un po' da sola.
O forse lo aveva fatto perché, in caso fosse riuscita davvero a sciogliere quella neve, se Jack fosse stato ancora nei paraggi, forse sarebbe passato da lei per congratularsi.
Lo avrebbe potuto rivedere.

Scosse la testa, come per cacciare via quel pensiero, pensando tra sé: "No Elsa, non devi pensare a Jack, concentrati su Anna! Solo così potrai sciogliere quella neve"
Ma fu interrotta da una voce alle sue spalle che chiamava il suo nome. Si girò per vedere chi fosse.
Non poteva crederci che fosse lui, che quella persona fosse lì.

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Eccoci alla fine anche del cap 14! A quanto pare quasi tutti voi ci avevate azzeccato: era Hans l'uomo a cui Pitch ha prestato parte dei suoi poteri! Se c'è qualcuno che non aveva azzeccato ditemi a chi avevate pensato che sono curiosa U.U
Come vedete ho introdotto un piccolo cameo su Dylan. Molti di voi si chiederanno(giustamente) chi è, bene è il tipo che secondo alcuni rumors(niente di ufficiale per ora) dovrebbe mettersi con Elsa in Frozen 2. Apparte che è un rumor che mi sembra poco fondato (perchè in teoria lui dovrebbe essere un re con gli stessi poteri di Elsa, il che mi sembra troppo banale), l'ho voluto inserire per chiarire una cosa: ovvero che Elsa è veramente innamorata di Jack, e anche se in frozen 2 ci fosse un Dylan o qualcuno di simile, Elsa non lo amerebbe allo stesso modo. Inoltre volevo dire che anche se ci sarà Frozen 2 (senza Jack D: ) la mia fic avrebbe comunque senso, perché Jack torna indietro dopo, cambiando gli eventi.
Pitch in questo capitolo fa un discorso bello lungo, spiegando il suo piano, se non vi è chiaro qualcosa chiedete! Bé una cosa è chiara: Pitch è davvero subdolo bisogna ammetterlo, e inizio a spaventarmi dato che i suoi dialoghi mi vengono bene XD
Un piccolo chiarimento sul concetto di ''amore'' espresso. Secondo me ( e anche la disney dato frozen U.U ) l'amore vero non è solo quello tra un uomo e una donna, ma anche tra amici, sorelle , ecc. Ma è difficile da trovare, è quello che ti fa stare davvero bene e ti fare sforzi e sacrifici per l altro, essendo felice di farli. Elsa è quello che trova in sua sorella, ed è quello che dentro di sé vorrebbe da un uomo al suo fianco, ecco perché non accetta l'invito di Dylan. Inoltre odio i luoghi comuni che dicono che è normale sposarsi, è normale fidanzarsi, è normale avere figli, vivere da soli, essere indipendenti, ecc...per me l'unica cosa normale è essere veramente felici e rendere tali anche le persone a cui vogliamo davvero bene e non abbandonarle mai, non il fare delle cose solo perchè si deve o perchè si è arrivati ad una certa età.
Tornando a noi...
La nuova leggenda non era detto fosse scelta dalla luna...ci avevate mai pensato?
Chi sarà stato il primo a raggiungere Elsa?
Scusate la descrizione un po' lunga :D
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Blu come Hans ***


Cap 15

Più Elsa lo guardava e meno riusciva a capacitarsi che lui fosse lì. Eppure era proprio lui.
Era Hans.
"Cosa diavolo ci fai tu qui?
Elsa aggrottò la fronte, poi tese una mando davanti a lei minacciosa, in direzione di Hans. Non aspettò che lui le rispondesse. "Aspetta! Non mi importa. Tanto ti congelerò se non ritorni nella cella da cui sei venuto!"
Hans sorrise, aveva entrambe le mani dietro la schiena e un'espressione calma e sicura di sé.
"E' così che mi accogli Elsa? E io che ero venuto apposta per darti una notizia"
Elsa lo fissò incuriosita.
"Che genere di notizia?"
"Riguarda il tuo amico Jack Frost"
Elsa sussultò a sentire quel nome pronunciato da Hans. Una brutta sensazione la pervase improvvisamente.
Come mai Hans lo conosceva?
Dove era Jack adesso?

"Ti ascolto" disse, non abbassando la mano.
"Temo non sia una bella notizia...ho conosciuto quell'uomo...Pitch! Ecco si è scoperto che anche lui è una leggenda e che aveva delle orribili intenzioni, Jack ha provato ad affrontarlo ma..."
Fece una pausa.
"Ma?" lo incitò lei.
"Ecco lui è...morto!"
Per un attimo Elsa lo fissò interdetta, poi un sorriso le solcò il volto.
"Peccato che Jack sia immortale!"
"Oh Elsa...essere immortali vuol dire non poter crescere, non poter morire di vecchiaia, non vuol dire non poter essere uccisi!"
"E' assurdo, una leggenda come Jack non può morire così, da un momento all'altro!" replicò lei, sperando con tutto il cuore che fosse vero.
"Eppure ti dico che è così, l'ho visto con i miei occhi...quel Pitch ha trovato il modo di farlo e lo ha ucciso!"
"Se pensi che crederò un'altra volta alle tue bugie, ti sbagli di grosso!"
Hans mostrò un'espressione volutamente dispiaciuta.
"Mi spiace Elsa, ma è la verità, so che tenevi a lui...capisco che tu non voglia accettarlo. Ma non dovresti starci troppo male...infondo non credo che tenesse veramente a te, altrimenti non avrebbe distrutto la fiala col liquido nero che gli aveva dato Pitch: la fiala che gli avrebbe permesso di diventare umano e poter vivere con te. Ha preferito una vita immortale da guardiano, ad una vita mortale con te"
Elsa lo guardò sbigottita
Non poteva essere vero.
Non voleva crederci.

"E' assurdo!" disse lei con un filo di voce.
"Elsa è la pura verità e Jack è morto. Ne ho pure la prova"
Mostrò ad Elsa ciò che aveva dietro la schiena: era il bastone di Jack.
"Questo è tutto ciò che è rimasto di lui"
Nel vederlo il cuore di Elsa ebbe un sussulto.
No, continuava a ripetersi che non poteva essere vero.
Hans era un bugiardo!
Ma allora come faceva a sapere tutte quelle cose?
Come sapeva della fiala di Jack?
E il bastone...Jack gliene aveva parlato quella sera vicino al fuoco. Lui non se ne separava mai: era parte stessa di lui e dei suoi poteri.
E se invece fosse la verità?

Al solo pensiero Elsa sentì cederle le gambe, portò la mano, che prima era tesa contro Hans, al petto. Si lasciò cadere a terra in preda al panico e alla disperazione.
"NO!" urlò rabbiosa contro Hans "Vai via! Sei solo un bugiardo!" aggiunse, cercando di convincere pure se stessa.
"Elsa, è la verità purtroppo. Jack era da solo contro Pitch, le sue ombre erano troppo forti per lui...forse se ci fossi stata anche tu ad aiutarlo, le cose sarebbero andate diversamente...ma non è andata così"
Quelle parole le fecero malissimo, tentava in tutti i modi di ripetere nella sua testa che fossero solo menzogne, ma l'evidenza parlava chiaro e non riusciva più a contrastarla.
Jack non ricambiava i suoi sentimenti.
Jack non c'era più.
Ed era anche colpa sua.
Se solo fosse rimasta con lui...
Se non fosse stata solo un problema per lui, come si sentiva da anni per tutti.
Era quello, che era. Un problema. Per quanto si sforzasse non riusciva ad essere come gli altri la volevano, non riusciva a far altro che far del male a tutti quelli a cui voleva bene.

In quel momento si odiò con tutte le sue forze. Odiò quella realtà che non voleva accettare, che ormai stava distruggendo il suo cuore.
Sentì le lacrime rigarle il viso, la desolazione, la paura e la disperazione impadronirsi di lei e il suo cuore farsi di ghiaccio.
Hans osservò Elsa sorridendo: quello era il suo momento.
Uccidendola sarebbe potuto diventare una leggenda, sarebbe diventato il braccio destro dell'uomo nero, sarebbe diventato: l'uomo blu
Blu come il sangue che gli scorreva nelle vene.
Blu come il ghiaccio nel cuore delle persone, che avrebbe reso nero come il suo potere.
Così approfittò di quel momento di debolezza di Elsa: alzò il braccio, richiamando il potere delle ombre.

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Poi lo scaraventò verso il basso, colpendo con le ombre la schiena di Elsa.
Elsa sentì quelle ombre penetrargli dentro, sentì un forte dolore pervadere tutto il suo corpo. Era come se tutti quegli orribili sentimenti che provava in quel momento e il ghiaccio che sentiva dentro di lei, iniziassero a provocargli anche un dolore fisico.
Sentì un dolore lancinante al cuore, sentì mancarle il respiro, il che non fece altro che aumentare la paura e l'angoscia provate in quel momento. Ma più questi sentimenti crescevano e più il dolore aumentava.
Si dimenò a terra per la sofferenza, disperata si voltò verso Hans: la fissava impassibile, con uno sguardo folle che non fece altro che aumentare la sua paura.
Involontariamente lo fissò con uno sguardo che implorava pietà, che implorava aiuto. Ma sapeva che non ne avrebbe avuto.
Probabilmente nemmeno se lo meritava.
Pensò a Jack
Il suo cuore si strinse in un dolore insopportabile, che le fece uscire un gemito straziato dalla bocca.
Sentì il respiro farsi sempre più lento e il cuore sempre più freddo.
Freddo come il ghiaccio.


Jack stava correndo come mai in vita sua.
Le caviglie gli dolevano tantissimo, il fiato gli si faceva sempre più pesante, il cuore sembrava esplodergli in petto per lo sforzo, ma non aveva intenzione di rallentare: doveva assolutamente raggiungere Elsa, a qualsiasi costo.
Si guardò intorno, cercandola disperatamente, ma quello che continuava a vedere era solo un'enorme distesa di neve e ghiaccio.
Finché, ad un tratto, non gli parve di scorgere una figura tra le montagne. Si avvicinò il più velocemente possibile ad essa, ma quando riuscì a distinguerla bene, il suo cuore si fermò di colpo.

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Era Elsa.
Era Elsa, ed era distesa immobile a terra.
In un attimo scattò verso di lei, lasciandosi scivolare sulle ginocchia vicino al suo corpo, urlando disperatamente il suo nome.
Ma non ebbe risposta.
Allungò lentamente le mani tremanti, fino a cingere il suo viso.
Era fredda come il ghiaccio.
Delicatamente portò la sua testa sulle sue ginocchia.
"Elsa" provò a chiamarla, con un filo di voce.
Ma anche questa volta non ebbe risposta.
"Elsa, ti prego...rispondimi" implorò, con voce mozzata.

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"Elsa...non puoi farmi questo, io..."
Non riuscì a continuare la frase, che gli era uscita singhiozzante.
Sentì l'ansia moncargli il fiato, che ormai era lento e pesante.
Improvvisamente sentì un glaciale tormento dentro di sé. Sentì la disperazione impadronirsi di lui poco a poco, come la paura.
Paura.
La paura che quello che aveva davanti gli occhi fosse reale.
Non poteva essere vero, non riusciva a crederci. Doveva essere per forza un incubo...ma non lo era.
Era la realtà.
Cercò disperatamente nella sua testa qualcosa che potesse fare, una qualsiasi cosa, perché si sentiva impazzire. Si sentiva morire.
Ne trovò una sola.
Delicatamente la posò a terra, si chinò su di lei e lentamente avvicinò il suo viso al suo, fino a poggiare dolcemente le sue labbra su quelle di Elsa, racchiudendo in quel gesto tutto l'amore e i sentimenti che provava per lei in quel momento.

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Pregò.
Pregò con tutte le sue forze, che quell'unico gesto d'amore potesse sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Poi si scostò, allontanandosi leggermente dal suo viso, fissandola speranzoso.
Ogni secondo che lei non si muoveva, era come una lenta agonia per il suo cuore. Più il tempo passava e più stava male.
Passò qualche minuto, che per lui furono come ore di sofferenza. Fu allora che sentì le lacrime solcare impetuose il suo viso.
"No..." singhiozzò, afflitto dal dolore di quella lancinante realtà.
Si sentì come se qualcuno gli avesse strappato via una parte di sé, la più importante, una parte che non sarebbe più potuta tornare.
Lasciando al suo posto solo un'enorme, incolmabile, vuoto.
Elsa infatti, non si era mossa.

Ninna nanna, ninna oh,
questa bimba a chi lo do?
La do all'uomo nero,
se la tiene un anno intero.
La do all'uomo blu,
che se la tiene e non me la da più.


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Le strofe di questa agghiacciante ninnananna erano quelle che mi cantava mia mamma da piccola quando non volevo dormire. Inutile dire che mi spaventavo a morte, tanto da obbligarla ogni volta ad aggiungere:"Ma la do alla sua mamma che se la tiene e le canta una bella ninna nanna".
Dovevo pensare ad un nome per Hans come braccio destro di Pitch, allora subito mi è venuta in mente questa ninnananna e l'idea dell'uomo blu...l'ho ricercata su internet e dopo anni cosa scopro? Che la ninnananna originale non parla di uomo blu bensì di Gesù...probabilmente mia madre non sapeva la strofa e si è inventata l'uomo blu D: ....ho così scoperto che l'uomo blu è una mera invenzione della mia sadica madre, quindi date la colpa a lei *la indica*, è colpa sua che ha creduto in lui se ora Hans rischia di diventare l'uomo blu U.U XD
Vi piacciono le immagini di questo capitolo? Quella di Hans e quella di Jack con in braccio Elsa le ho fatte io ! Dato che non c'erano ho dovuto arrangiarmi XD, farle ha richiesto un po' di impegno, soprattutto la seconda dove Elsa aveva in origine occhi e bocca aperti. Che ve ne pare del risultato? Lo so non sono il massimo ma spero almeno abbiano reso l'idea XD
Passiamo al capitolo: che dire Hans è un bel bugiardo, ovviamente lo fa per far cedere Elsa, in modo da poter usare i suoi poteri su di lei.
L'immagine del bacio la adoro, è quella che ho pure come avatar U.U quando l'ho messa già avevo ideato questa scena, che personalmente mi piace.
Questo capitolo è uscito breve, ma intenso...siete d'accordo?
Ok lo ammetto stavo evitando l'argomento ma scrivere questo cap come al solito mi ha commossa *sniff sniff i miei poveri feels, la mia povera Elsina, il mio povero Jack, questo cap è straziante D: *
Cosa succederà adesso?
Cosa pensate del capitolo?
Al prossimo capitolo ;-D

(é una mia impressione o sono osservata da sguardi assassini? O.O XD )

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Capitolo 16
*** Rosso come la Rabbia ***


Cap 16

Jack era ancora chino su Elsa. Non si era accorto che alle sue spalle, poco distanti da lui, c'erano Hans e Pitch, ma quando iniziarono a parlare, riuscì ad ascoltare le loro voci.
"Pitch hai visto? Ho fatto come mi avevi chiesto, sono riuscito ad eliminare Elsa. Dammi ora ciò che mi spetta: fa' di me una leggenda!"
Pitch osservò in lontananza il corpo immobile di Elsa, soddisfatto, un sorriso malevolo solcò il suo volto.
"Ben fatto Hans, hai preso una parte del MIO potere, che ti ho prestato e l'hai trasformato in qualcosa di nuovo ed altamente distruttivo, mi ritengo molto soddisfatto del tuo risultato"
Il volto di Hans si illuminò.
"Allora farai di me una leggenda adesso?" chiese, entusiasta di una risposta.
Pitch tese il braccio verso di lui. Hans sorrise, ma quello che iniziò ad accadere fu molto diverso da ciò che si era immaginato: sentì il potere dentro di lui iniziargli a fare sempre più male, e lentamente abbandonarlo, in direzione della mano di Pitch.
Fu allora che udì la risposta di Pitch alla sua domanda.
"No!"
"COSA?" chiese Hans, iniziando ad accasciarsi a terra per il dolore.
"Sai qual é il bello dei prestiti? Che vanno RESTITUITI! Penso sia giunto il momento di ridarmi ciò che ti ho generosamente prestato! "
Hans sbiancò in volto, sgranando gli occhi infuriato.
"Ma...avevi promesso!"
Pitch lo fissò perplesso, come se avesse fatto l'affermazione più stupida del mondo.

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Con noncuranza disse: "Ah...non te lo ha detto nessuno? Io non mantengo MAI le mie promesse"
Hans lo fissò sbigottito, sentendosi improvvisamente uno stupido. Era la prima volta che era qualcuno a tradire lui e faceva male. Molto male, sentì le ombre dentro di lui abbandonarlo lentamente, come lo stavano abbandonando le sue forze, come era ormai abbandonata la sua ultima speranza di poter valere qualcosa.
"Perché?" sibilò.
"Non te la prendere Hans, non é niente di personale...vedi, diventando una leggenda saresti diventato un ottimo braccio destro, questo è sicuro. Ma stavi diventando troppo forte! E se in futuro avresti voluto tradirmi, sarebbe stato troppo pericoloso. Inoltre i bambini avrebbero potuto iniziare a credere in te e non più in me e questo assolutamente non potevo permetterlo: sotto tutti i punti di vista, questa è stata la scelta decisamente più sensata. Ah...ti ringrazio per aver reso per me il mio potere più forte e distruttivo, non ci sarei mai riuscito da solo!"
Hans ringhiò dalla rabbia, ma improvvisamente fu il dolore a prendere il sopravvento sui di lui, facendolo urlare e dimenare per terra. Continuò così, finché tutto il potere non tornò nella mano di Pitch.
Hans era distrutto, rimase a terra dolorante, incapace di muoversi. Pitch sentì il potere tornare a lui e lo sentì molto più forte di prima: ora anche lui poteva infondere il dolore tramite esso. Ora nessuno lo avrebbe fermato.
Jack aveva ascoltato tutto passivamente, ma non aveva la forza né di riflettere, né di reagire: era lì immobile, davanti al corpo di Elsa e si sentiva impotente, vuoto, inutile.
"Bene Jack, siamo solo io e te adesso! Sai, ho bisogno di provare su qualcuno i miei nuovi poteri...potrei provarli su di te che dici? Magari riusciranno persino ad uccidere una leggenda...così potrai rivedere la tua amata Elsa"
A sentire quel nome pronunciato dalla bocca di Pitch, Jack sentì ribollirgli il sangue nelle vene, si alzò lentamente, strinse i pugni con tutta la rabbia e la forza che provava, fino a fargli male, ma non gli importava. In quel momento avrebbe solo voluto distruggere Pitch, farlo soffrire in tutti i modi possibili, fargli provare quello che lui provava adesso, quello che aveva fatto provare ad Elsa.
Iniziò a parlare, con un tono intriso di folle rabbia.
"Tu...TU, non devi nemmeno osare pronunciare il suo nome!"

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Jack si voltò, fissò Pitch e desiderò con tutte le sue forze di avere il suo bastone in quel momento.
Il suo bastone.
Fu in quell'istante che lo notò: era situato a terra, poco distante dal corpo di Hans. Probabilmente era caduto lì dopo lo scontro con Pitch, il quale era stato troppo impegnato dalla sua vittoria per accorgersene.
In un attimo scattò nella sua direzione: inizialmente Pitch sorrise, pensando che Jack stesse solamente andando verso di lui, poi però si accorse del bastone.
Entrambi corsero verso di esso, tendendo il braccio per afferrarlo. Fu una questione di pochi attimi, ma fu Jack a prenderlo per primo.
Appena afferrato il bastone, usò il suo potere del ghiaccio contro Pitch, che però si difese prontamente. Con un'agile scatto all'indietro Jack si allontanò da lui, ma iniziò a colpirlo a raffica con innumerevoli attacchi di ghiaccio, impetuosi come la rabbia che sentiva dentro.
Nonostante la rapidità degli attacchi, Pitch riuscì a pararli tutti senza molti problemi.
"Oh Jack, non dovresti avercela con me, io non centro nulla!"
"Stai ZITTO!" ringhiò lui, lanciandogli contro altri attacchi di ghiaccio, che furono ancora una volta fermati dal potere di Pitch.
"Io ti ho dato una valida alternativa, sei tu che hai scelto di non bere quella fiala...se Elsa è morta è anche colpa TUA!"
Jack si bloccò: il solo valutare la possibilità di quell'alternativa, lo faceva stare malissimo.
"No!" disse, con un filo di voce.
Pitch arrivò vicino a Jack con una velocità tale, che lui nemmeno se ne accorse. D'un tratto se lo trovò lì che gli girava intorno.
"Andiamo Jack, sai che non devi mentire con me. Io conosco le tue paure, so cosa senti in questo momento: ti senti in colpa. Forse avresti potuto scegliere diversamente, forse avresti potuto fare a meno di lasciare Elsa da sola e in preda al dolore, forse avresti potuto fare qualcosa per salvarla, per evitarle una fine tanto tragica"

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Ci fu un attimo di pausa, poi Pitch continuò a parlare: "Sai, non posso darti torto...probabilmente fai bene a sentirti in colpa. Ma puoi sempre porvi rimedio...ed io posso aiutarti!"
Jack non disse nulla, continuava solo a fissare un punto vuoto davanti a sé. Ma si era distratto e Pitch lo sapeva, quindi ne approfittò: gli lanciò contro un potente attacco oscuro, che lo fece scaraventare violentemente a terra.
Jack, dolorante, tentò di rialzarsi velocemente, ma qualcosa lo costrinse a terra: era la mano di Pitch, stretta sul suo collo. Le ombre uscirono dalla mano di Pitch, provocandogli un forte dolore alla gola.
Strinse il pugno destro, come per usare il suo bastone per difendersi, ma fu in quel momento che si accorse che gli era caduto nell'impatto a pochi centimetri da lui. Allungò il braccio per afferrarlo, ce l'aveva quasi fatta, ma l'altra mano di Pitch gli bloccò il polso a terra.
Jack portò l'unica mano libera al collo, tentando di liberarsi dalla stretta di Pitch, ma appena avvicinò la mano a quelle ombre iniziò anche essa a fargli male. Il dolore al collo si stava facendo insopportabile, sentiva mancargli il respiro.
Pitch sorrise con uno sguardo folle e diabolico.
"E' finita per te Jack! E' questo ciò che ti meriti! Anzi pensa, se avrai la fortuna di morire potresti rivedere Elsa...é inutile continuare ad opporre resistenza!"
Odiava ogni singola frase che usciva dalle labbra di quell'uomo, ma in quel momento si soffermò a chiedersi se avesse ragione. Se se lo meritasse davvero.
Forse si meritava di morire: aveva fallito come guardiano, facendo diventare Pitch ancora più forte. Probabilmente adesso, grazie a lui, era capace di tenere tranquillamente testa a tutti i guardiani e chissà forse pure ad ucciderli! Ma aveva fallito anche con Elsa: aveva giurato di aiutarla, ma non aveva fatto altro che condannarla e farla soffrire.
Sì, probabilmente si meritava di morire. Ma non pensò di meritarsi di rivederla.
Sentì il fiato mancargli sempre più, smise di opporre resistenza: non sapeva se fosse dovuto al fatto che oramai lo ritenesse inutile o perché avesse accettato quel destino.
Chiuse gli occhi, come consapevole che quella fosse la sua fine. Fu strano: non provava paura, ma solo una certa serenità.
Fu allora che si accorse di una cosa: il dolore era cessato, non sentiva più la stretta di Pitch al suo collo. Si chiese se fosse morto, esitò un attimo prima di riaprire gli occhi.
Cosa avrebbe visto?
L'idea un po' lo spaventava.

Decise comunque di riaprire gli occhi. Fu sorpreso di trovarsi davanti nuovamente Pitch, la sua mano era ancora vicino al suo collo, ma era completamente congelata. Pitch la fissava con uno sguardo scandalizzato.
"Come diavolo...?" urlò Pitch, quasi leggendogli nella mente.
Fissò Jack, che ricambiò lo sguardo con un'aria ancora più perplessa della sua. Senza il suo bastone non poteva fare una cosa simile, o almeno così credeva. E anche se ne fosse stato capace, sentiva come se quel ghiaccio non fosse il suo.
Entrambi si guardarono intorno. Lo sguardo di Jack si fermò su di una figura: sentì il cuore battergli fortissimo in petto, sgranò gli occhi, incapace di credere a ciò che stava fissando.
Istintivamente chiuse gli occhi e li riaprì, come per accertarsi che non fosse un'allucinazione, ma era ancora lì.
Era Elsa.
Era in piedi davanti a loro, con il braccio teso contro Pitch.
Come era possibile?
Lui stesso aveva stretto tra le sue braccia il suo corpo freddo e inerte.
Forse era morto davvero.
Forse era un sogno o un'allucinazione.

Non gli importò molto in quel momento. Qualsiasi cosa fosse, avrebbe voluto continuare a vederla per sempre.
Era troppo scioccato per proferire parola o per fare qualsiasi cosa, quasi impaurito che una qualsiasi azione avesse potuto farla sparire. Fu Pitch a parlare al posto suo, ed era rosso di rabbia.
"TUUU? Non è possibile, tu eri MORTA!"
Elsa non rispose, si limitò a dire: "LASCIALO!" dopodiché dal suo braccio partì un potentissimo attacco di ghiaccio, che scaraventò Pitch lontano da Jack.
Jack rimase immobile, ancora incredulo. Elsa, continuando a tenere d'occhio Pitch gli disse: "Jack, il bastone! Presto!"
Il sentire di nuovo il suo nome pronunciato da Elsa, lo sblocco: con uno scatto afferrò il suo bastone e si mise in piedi al suo fianco. Sentì il cuore battergli all'impazzata.
"Elsa...tu..." tentò di balbettare qualcosa, ma lei lo interruppe: "Parleremo dopo, ora occupiamoci di lui!"
Pitch si era rialzato ed era furioso più che mai: fece fluire le ombre sul ghiaccio che gli copriva le mani, frantumandolo in mille pezzi. Iniziò a parlare, con voce colma d'ira.
"Non so come tu abbia fatto, ma non mi importa! Hai solo ritardato la tua morte...nessuno può sconfiggermi adesso, nemmeno voi due!"

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Dalle sue mani partirono rapidissimi attacchi oscuri, diretti verso entrambi.
Jack ed Elsa si difesero prontamente, Elsa creò un muro di ghiaccio, Jack ne approfittò per volare verso l'alto e lanciare un attacco contro Pitch, ma anche questa volta fu prontamente parato.
Fu Elsa stavolta a farsi avanti, creando un golem di ghiaccio che attaccò Pitch con un colpo di destro, ma Pitch lo evitò, dopodiché contrattaccò con un'enorme sfera d'ombra, che al contatto col golem si fuse con esso. Il ghiaccio del golem iniziò a diventare sempre più nero, fino a sembrare fatto di pece, per poi frantumarsi in mille pezzi di ghiaccio nero.
Un sorriso sicuro di sé si dipinse sul volto di Pitch.
"E' tutto inutile!"
Jack tornò a terra, al fianco di Elsa e le bisbigliò: "Così non riusciremo mai..."
Pitch distese le mani creando con l'ombra cinque copie di se stesso, che circondarono Elsa e Jack.
"Dobbiamo attaccarlo insieme!" disse Elsa con un filo di voce.
"Tu prendi quelli di destra, io quelli di sinistra, identificato quello vero lo attaccheremo" le rispose Jack a bassa voce.
"Cosa avete da bisbigliare voi due? Tanto oramai la vostra ora è giunta!" sentenziarono in coro tutti i sei Pitch presenti.
Tutti insieme iniziarono ad attaccare i due, ma Elsa creò un muro circolare di ghiaccio intorno ad entrambi, che li protesse: il ghiaccio al contatto con l'oscurità diventò nero, per poi frantumarsi in mille pezzi, proprio come era successo col golem.
Jack finse un attacco dal basso: i Pitch si prepararono a difendersi, ma lui agitò il bastone verso l'alto, creando così moltissime punte di ghiaccio che caddero violentemente dal cielo verso i tre Pitch. Loro tentarono una difesa, ma fu inutile: le punte li trapassarono, facendoli dissolvere in fumo nero.
Intanto Elsa fu attaccata dai suoi tre Pitch, questa si gettò a terra per evitare l'attaccò, che per un pelo non la prese in pieno. Una volta a terra Elsa distese le braccia verso il ghiaccio, quindi creò dal ghiaccio sotto i loro piedi dei serpenti che si avvilupparono alle loro gambe con una stretta mortale, che fece dissolvere due di loro nel solito fumo nero.
Uno solo era riuscito a liberarsi usando il suo potere oscuro e stava correndo verso Jack.
"Jack alle tue spalle!" urlò Elsa.
Jack si voltò appena in tempo per contrattaccare, facendo dissolvere anche l'ultimo Pitch in del fumo nero.
Elsa raggiunse Jack e i due si fissarono interdetti.
"Dov'è il vero Pitch?"
Non fecero in tempo a chiederselo, che notarono che qualcosa aveva oscurato il sole, immediatamente guardarono verso l'alto e videro che era Pitch: si stava precipitando dall'alto verso di loro, in un attacco che sembrava potentissimo. Sapevano di non avere il tempo per evitarlo.
"A terra!" gridò Jack e immediatamente entrambi si gettarono a terra, Jack lo fece però tendendo il braccio col bastone puntato verso Pitch.
"Insieme!" disse Elsa, incrociando il suo braccio lungo quello di Jack e tenendo il palmo teso in direzione della punta del suo bastone.
"ORA!" urlò Jack ed entrambi si concentrarono per creare insieme un attacco di ghiaccio combinato. Non lo avevano mai fatto, ma era l'unica speranza che gli era rimasta.
Il ghiaccio creato da entrambi si fuse in un unico potente attacco, che andò a contrastare quello oramai imminente di Pitch.
L'impatto generò un forte rombo, che si propagò velocemente a causa dell'eco delle montagne.
L'ombra provò a penetrare il ghiaccio, ma questa volta non ci riuscì, fu costretta a dissolversi al passaggio di esso, lasciando scoperto Pitch.
L'uomo nero fu colpito in pieno petto, l'impatto fu devastante, scaraventandolo molti metri più in là, facendogli fare un bel volo.
Jack e Elsa si alzarono velocemente, correndo subito verso di lui. Pitch tentò di rialzarsi, ma ci riusciva a malapena: aveva il petto congelato dal ghiaccio. Sdegnato provò a eliminarlo con la sua ombra, ma non ci riuscì.
Pitch fissò incredulo Elsa e Jack."Come é possibile? Perché non funziona?"
Fu Jack a rispondergli.
"Forse da soli puoi anche soggiogarci, alimentare le nostre paure e trasformare il ghiaccio nei nostri cuori in pura oscurità. Ma insieme noi non abbiamo paura e acquisiamo la forza necessaria per poterti sconfiggere: perché i VERI sentimenti nessuno potrà mai sconfiggerli, nemmeno uno come te!"
Jack puntò nuovamente il bastone verso Pitch, Elsa fece lo stesso con la sua mano, ed entrambi utilizzarono nuovamente il loro potere, questa volta per legare i polsi e le caviglie di Pitch con catene di ghiaccio.
Pitch si dimenò, provando a romperle con il suo potere, ma come prima fu inutile.
"No! Non è possibile!"
"Sei finito Pitch!" sentenziò Jack, con un sorriso soddisfatto.
Pitch sgranò gli occhi incredulo, terrorizzato.
"E' assurdo! Jack, andiamo pensaci bene...se vuoi io potrei aiutarti, potrei aiutare te ed Elsa...potrei..."
Non riuscì a finire la frase, perché Jack gli creò un bavaglio di ghiaccio sulla bocca che gli impediva di parlare.
"Direi che hai parlato a sufficienza, ne ho più che abbastanza dei tuoi discorsi e penso che ne avrò abbastanza diciamo...per i prossimi 100 anni!"
Pitch mugugnò qualcosa in segno di protesta ma nessuno lo capì. Oramai era immobilizzato, quindi Jack ed Elsa fecero lo stesso anche con Hans.
Una volta sistemati entrambi, Jack fisso dolcemente Elsa: ancora non riusciva a crederci che fosse lì, era troppo felice.
"Stai bene Elsa?" le chiese.
"Sì" confermò lei, guardandolo negli occhi.
"Ma come è possibile? Credevo che tu fossi..." non riuscì a dirlo, ma Elsa capì a cosa si riferisse.
Lo fissò timidamente dal basso verso l'alto, si sentì imbarazzata nel dargli la risposta.
"E' stato merito tuo, il tuo gesto ha sciolto il mio cuore di ghiaccio!"
Adesso era Jack a sentirsi imbarazzato.
"C-credevo non avesse funzionato..."
"Invece ha funzionato"
Entrambi si guardarono scambiandosi un sorriso.
Era vero. Elsa aveva percepito le sensazioni che Jack aveva provato quando l'aveva trovata 'morta', quando l'aveva baciata. Ora sapeva cosa provava per lei, non aveva più dubbi a riguardo.
Istintivamente Elsa si gettò tra le sue braccia, stringendolo forte.
Jack fu inizialmente sorpreso da quell'abbraccio, ma poi, col cuore pieno di gioia, lo ricambiò. Non c'era una cosa che gli era mancata di più da quando pensava che non l'avrebbe più rivista.

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Elsa si sentì serena e felice in quell'abbraccio. Ormai aveva risolto i suoi problemi con Anna, che aveva dimostrato di volerle bene più di quanto avesse mai potuto fare una qualsiasi sorella e Jack era lì ed aveva avuto la prova di ciò che provava per lei.
Non era mai stata un peso, per nessuno dei due. Perché quando qualcuno ti vuole veramente bene, vuole solo vederti felice, a qualsiasi costo.
Lo sapeva bene, perché era ciò che lei stessa aveva tentato di fare molte volte per le persone che amava.
E in quel momento si sentiva davvero felice.
Fu allora che gli venne un'idea. Si sciolse dall'abbraccio e con aria euforica disse: "Ma certo! Ora posso farlo!"
Jack la fissò con aria interrogativa, poi nel vedere quel sorriso stupendo sul suo viso, pensò di capire cosa intendesse. Un sorriso dolce e pieno di fiducia solcò il suo volto.
"Bene, allora fallo!"
Elsa fece qualche passo sulla neve, fino ad arrivare al punto della montagna da cui si vedeva tutta Arendelle. Distese le braccia in avanti, in direzione della città, chiuse gli occhi e si concentrò.
Si concentrò sulla neve, sulle sensazioni positive che provava in quel momento, sulla felicità che gli avevano donato Anna e Jack.
Ora sapeva di poterci riuscire.
Lentamente tutta la neve che ricopriva Arendelle iniziò a sciogliersi o volatilizzarsi nell'aria, finché con un ultimo decisivo gesto con le braccia Elsa non la fece sparire tutta.
Riaprì gli occhi, emozionata dal risultato si girò per guardare Jack: aveva un'espressione sul volto a momenti più euforica della sua, ed un'enorme sorriso stampato sulla faccia.
"Elsa ce l'hai fatta! Lo sapevo che ci saresti riuscita!"
Elsa ricambiò il sorriso.
"E' anche merito tuo Jack! Senza di te nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile"
"Smettila di fare la modesta! Sei stata FANTASTICA! Sono fiero di te"
Elsa si sentì nuovamente lusingata, ma ci fu qualcosa che rovinò quel suo stato di benessere: iniziò a sentire una leggera stretta al cuore, come ad un pensiero recondito che iniziava a farle di nuovo male.
Cercò di liberarsene, ma fu inutile, non poté fare a meno di chiederselo.
Che cosa avrebbe fatto adesso Jack?
Certo avevano chiarito le cose, lui sicuramente provava dei sentimenti per lei.
Ma oramai il suo compito qui era finito.
Sarebbe andato via? Proprio come voleva fare l'ultima volta?
E se non fosse più tornato?
Sapeva che lui voleva andare via per permetterle di vivere una vita normale, ma il solo pensiero che non lo avrebbe più rivisto la fece stare malissimo.
Portò una mano al petto, sentì improvvisamente una fortissima stretta al cuore, come se le ombre lasciate da Hans fossero tornate, assieme ai suoi dubbi a farla stare male.
Sentì un improvviso dolore, poi un forte mal di testa e infine sentì cederle le gambe.
Per fortuna Jack riuscì a prenderla al volo prima che cadesse a terra. Col cuore in gola le portò una mano al polso. Tirò un sospiro di sollievo quando capì che questa volta era solamente svenuta.
Pensò che probabilmente si fosse stancata troppo.

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Eccoci al capitolo 16! L'ho intitolato "Rosso come la rabbia" ad indicare inizialmente la rabbia di Jack e poi quella di Pitch. Come avrete notato i nomi di questi ultimi capitoli sono collegati, come lo saranno anche i prossimi due.
Che dire? Pitch è stato ancora più subdolo e ha imbrogliato anche Hans, negandogli la possibilità di diventare leggenda, e sfruttandolo solamente in modo da ottenere un nuovo potere. In realtà come detto sopra Pitch inizialmente voleva un compagno, un alleato, ma aveva paura di lui, che diventasse una minaccia.
Hans non sarebbe mai diventato una vera leggenda, anche perché l'uomo blu effettivamente non esiste, è stato solo una sadica invenzione di mia madre XD, mi piace l'idea che il fatto che lei abbia in qualche modo 'creduto' in lui (lo stesso vale per me da piccola XD) lo abbia reso una potenziale leggenda.
Quando Jack sta per morire prova una certa serenità, come se non pensasse piu a nulla. Perché io credo che si muoia sereni...più che altro mi è capitata una situazione in cui pensavo di morire O.O (e invece non mi sono fatta un graffio XD) ma in quel momento avevo come la certezza che sarei morta e non provavo nulla è stato strano O.O XD
Elsa non é morta perché Jack ha sciolto il suo cuore di ghiaccio, anche se il suo effetto non è stato immediato, ma più lento (bé, meglio tardi che mai no? )
Se avete dubbi o domande chiedete pure.
Spero il capitolo vi sia piaciuto! Siamo ormai agli ultimi capitoli *sniff sniff D: *
Le ombre nel cuore di Elsa non sono state eliminate del tutto e sembrano tornare ogni volta che lei si fa sopraffare dalla paura...come continuerà la storia? Lo scoprirete presto ;-D

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Capitolo 17
*** Bianca come la Neve ***


Cap 17

Elsa riaprì gli occhi molto lentamente, si sentiva stordita.
Le ci volle un po' per mettere a fuoco la situazione, ma quando ci riuscì, notò di essere nella sua stanza, sul suo letto.
Si chiese come fosse finita lì, in realtà inizialmente fece pure fatica a ricordare gli ultimi eventi. Le bastarono pochi minuti però per ricordare: la montagna, Hans, Pitch, la battaglia...Jack.
Jack.
Il solo pensare a lui le fece tornare una stretta al cuore.
Dov'era lui adesso?
Disse a se stessa di calmarsi, fece un respiro e si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ad un tratto però le venne in mente un'idea: la finestra! Scese rapidamente dal letto, per poi avvicinarsi ad essa. Fu allora che lo vide.
Jack la stava osservando da fuori la finestra, come aveva fatto molte volte anni fa e come stava facendo interrottamente da quando era svenuta. Aveva una mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla testa, ma appena lei si avvicinò alla finestra, lo tolse. Questa volta voleva vederla in faccia.
Elsa posò anche lei la sua mano sul vetro, in corrispondenza di quella di Jack, l'unica cosa che li separava era quel vetro, o almeno lo sperò, perché non appena vide l'espressione di Jack, sentì una stretta al cuore: aveva un'aria seria, malinconica...decisamente preoccupante.
Provò un'orribile sensazione.

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Iniziò a sentire il suo cuore che batteva agitato e le proprie paure, assieme al dolore provocato dalle ombre di Hans, tornare. Cercò però di controllarle e di calmarsi.
"Come stai Regina di Ghiaccio? Tutto bene?" chiese Jack.
"Sì" mentì lei. Non voleva farlo preoccupare, inoltre aveva altro che le premeva capire al momento, soprattutto una cosa per lei adesso era di vitale importanza sapere.
"Resterai?"
"Elsa, sono qui perché voglio che tu sappia tutta la verità"
Non aveva detto 'sì', non era un buon segno, il che preoccupò molto Elsa.
"Ti ascolto"
"Lo so che ti sembrerà assurdo, ma é la verità! Vedi io vengo diciamo...da un'altra epoca, più precisamente dal futuro. Pitch a mia insaputa ha creato una specie di polvere capace di farmi viaggiare nel tempo, era tutto parte del suo diabolico piano. E' per questo che io non dovrei nemmeno essere qui. Lui voleva che io rimanessi qui, così facendo avrei rinunciato ai miei doveri come guardiano nell'epoca da cui vengo"
Jack veniva dal futuro? Questa notizia sconvolse totalmente Elsa. Ebbe una strana sensazione nel pensare che Jack, il suo Jack, venisse da un epoca in cui lei oramai non c'era più.
"Bé... se hai questa polvere non potresti usarla per andare e venire quando vuoi? Così non dovrai rinunciare ad essere un guardiano!"
Jack prese dalla tasca il sacchetto con la polvere che Pitch gli aveva dato e lo mostrò ad Elsa, poi continuò a parlare.
"Ne è rimasta poca ormai, probabilmente per un solo viaggio. Anche se volessi, non potrei rimanere. Ma se pure ne avessi di più non la userei. Elsa te l'ho già detto, tu meriti di meglio! Meriti una vita vera, una persona normale al tuo fianco e la troverai, ne sono sicuro!"
Elsa lo fissò con sguardo languido e risentito.
"Non puoi sapere cos'é che mi renderebbe davvero felice!"
"Elsa ti sembra così adesso, ma non é come pensi, credimi!"
"No Jack! Tu credi che io voglia essere una regina, che io voglia avere al mio fianco una persona che sappia regnare, che mi sposi, che mi doni dei figli, una famiglia. Ma non è così. Questo è quello che tutti si aspettano da me, non quello che mi renderebbe davvero felice. Quello che mi rende davvero felice non sono queste cose, quello che mi rende davvero felice é l'avere al mio fianco le persone a cui tengo davvero e che davvero tengono a me. Non puoi crescere? Non puoi sposarmi o darmi dei figli? Nessuno ti può vedere? Non potrai regnare al mio fianco? Non mi importa! Tu tieni davvero a me Jack?"
Jack fu sorpreso da quelle parole e da quella domanda.
"Elsa...io tengo a te, ma non è questo il punto..."
"E' vero Jack? E' vero quello che mi ha detto Hans? Che quella fiala che mi hai fatto distruggere ti avrebbe reso mortale?"
Jack sussultò a quella domanda. L'espressione che fece lui Elsa la interpretò come un sì, quindi gli disse: "Perché non me lo hai detto? Se tieni davvero a me perché non mi hai dato la possibilità di scegliere? Perché non me la dai adesso?"
Lo sguardo di Jack si rabbuiò.
"Perché non c'era altra scelta Elsa, come non c'é ora. Non ho voluto bere quella fiala, perché non potevo rinunciare al mio dovere come guardiano. Che sarebbe stato della felicità di milioni di bambini? Che sarebbe stato di Jack Frost? Avrei messo a repentaglio anche la vita e la sicurezza degli altri guardiani! Non potevo rinunciare alla felicità e al bene di tutte quelle persone per la mia. Come non posso adesso. Non posso rimanere Elsa e non ho altra scelta"
A quelle parole Elsa sentì il cuore batterle agitatissimo e il dolore dentro di lei farsi sempre più forte, sapeva cosa intendesse: lei stessa fin troppe volte si era sacrificata per la felicità altrui. Iniziò a sentire il respiro farsi più lento e gli occhi farsi lucidi.
"Ma non può essere per forza così! Ci deve essere un'altra soluzione...e possiamo trovarla, insieme! Resta Jack, ti prego!" lo supplicò, stringendo la mano sul vetro, come se volesse stringere la sua.
Sembrava sul punto di mettersi a piangere, il che fece stare malissimo Jack, non che non stesse già così. Si sentiva morire: ancora una volta Elsa stava male a causa sua.
Lui stava male. Come avrebbe voluto stringerla e rimanere sempre con lei, farla sorridere e renderla felice. Ma non poteva. Oramai lo sapeva, sapeva cosa era giusto fare, ma non era sicuro di riuscirci: faceva troppo male.
Quegli attimi di silenzio distrussero il cuore di Elsa, lo conosceva bene ormai, conosceva quello sguardo afflitto. Sapeva che aveva già deciso.
"Insieme ce la faremo, ti prego credi in me!" provò a ripetere, tentando disperatamente di convincerlo. Come avrebbe voluto avere delle motivazioni più valide.
Quelle parole non fecero altro che far stare peggio Jack, che con aria afflitta disse: "Non sai come vorrei che fosse così Elsa, davvero!" ci fu un attimo di silenzio, poi continuò: "Sei una persona meravigliosa Elsa, non dimenticarlo mai, non arrenderti mai! Tu sei forte e sarai felice, io lo so! Resta sempre come sei, non permettere a nessuno di cambiarti, perché sei perfetta così come sei e lo capiranno prima o poi"
La guardò negli occhi un'ultima volta: quegli stupendi occhi azzurri come il ghiaccio. Non li avrebbe mai dimenticati. Non l'avrebbe mai dimenticata.
Gli venne spontaneo dirle una cosa, ma stranamente nessun suono gli uscì dalla bocca.
Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa riuscì a capire cosa aveva detto Jack, lo lesse dal labiale. Aveva detto due semplici parole.
'Ti amo'
Ne era sicura, perché riusciva a sentire quello che lui provava, perché era lo stesso che lei stava provando in quel momento.
Delle lacrime iniziarono a solcare lentamente il volto di Jack.
Oramai ne era certa: quello era un addio. Ma non riusciva ad accettarlo, non era giusto! Oramai sentiva il fiato troppo affannato e il cuore in gola, l'unica cosa che riuscì a dire, singhiozzante, fu: "Jack..."
Lui levò lentamente la mano dal vetro. Il sentire, per quella che sarebbe stata probabilmente l'ultima volta, il suo nome dalla voce di Elsa, gli strinse il cuore. Chiuse forte gli occhi, come a voler serrare quella voce nella sua mente per sempre.
"Jack, ASPETTA!" urlò lei, sbattendo la mano sul vetro. Ma Jack si allontanò dalla finestra, lasciandosi trasportare dal vento.
No, non poteva lasciare che finisse tutto così!
Quella maledetta finestra era di quelle che non si aprivano. Corse quindi giù per le scale, così velocemente che a momenti ci cadeva, con il fiato mozzato e il cuore che ormai le batteva a mille. Arrivata finalmente fuori urlò, con tutto il fiato che le era rimasto, il nome di Jack.
Aspettò per qualche minuto, ma nessuno rispose, nessuno si vedeva all'orizzonte. Jack era andato via e non sarebbe più tornato. Il dolore provato in quel momento fu immenso.
Copiose lacrime le solcarono il viso e scoppiò in un pianto disperato. Abbassò lo sguardo e fu allora che lo notò: intorno a lei si estendeva, in un'area circolare di circa tre metri, una distesa di neve fresca.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, non riusciva a controllare i suoi poteri, che riflettendo la disperazione e la paura dentro di lei, avevano creato della fredda neve. Avrebbe dovuto togliere quella neve, controllare i suoi sentimenti e impedire al suo cuore di tornare di ghiaccio, ma non ci riusciva.
Non voleva.
Non avrebbe più controllato le sue emozioni, non voleva più fingere, non voleva più essere ciò che volevano tutti da lei. Sentì il cuore farsi di ghiaccio e l'ombra lasciata da Hans attanagliare sempre di più il suo cuore. Sentì un fortissimo dolore percorrere tutto il suo corpo, sentì le forze abbandonarla e le gambe cederle.
Si lasciò quindi cadere lentamente all'indietro, trovandosi infine distesa sulla neve fresca.
Più le ombre si diffondevano in lei e più sentiva dolore, più sentiva mancarle il fiato, più sentiva crescere in lei una folle paura.
La paura di morire.
Ma più cresceva la paura e più le ombre aumentavano, facendola agonizzare. In un atto disperato guardò in alto nel cielo, cercando freneticamente la figura della luna, sperando che almeno questa potesse calmarla. Ma era ancora presto, troppo presto, per poterla vedere nel cielo.
Si sentì sola. Disperata. In preda solo alla paura e al dolore che continuavano a tormentarla. Sarebbe morta in un modo tanto orribile?
Fu allora che la vide: il vento spostò leggermente le nuvole e da dietro di esse comparve la figura della luna.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di giorno.

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Nel vederla si sentì pervadere da uno strano senso di calma.
Fu allora che lo capì: la luna, proprio come Jack, era sempre stata lì. Anche quando non poteva vederla, lei c'era e vegliava su di lei. La fissò e istintivamente sussurrò il nome di Jack.


Jack stava volando sopra i monti di Arendelle, prese il sacchetto che aveva in tasca e si voltò ad osservare per l'ultima volta il castello di Arendelle che si ergeva in lontananza.
Fece un profondo sospiro, poi con sguardo malinconico disse.
"Addio Regina di Ghiaccio"
Prese la polvere dal sacchetto, la lanciò su di lui e, quando il fumo si dipanò, si trovò al suo tempo. Sarebbe dovuto tornare a casa, ma qualcosa dentro di lui gli impediva di farlo, fissò il sacchetto della polvere oramai vuoto e gli si gelò il cuore.
In quel momento lo realizzò: non avrebbe più visto Elsa.
Sentì una lacrima scorrergli il viso e non poté fare a meno di singhiozzare come un bambino. Provò a ripetersi che era la cosa giusta, ma non ebbe molto effetto.
Senza accorgersi alzò lo sguardo verso il cielo e fu sorpreso, nonostante fosse giorno, di vedere la figura della luna alta nel cielo.
Osservò la sagoma della luna, chiedendosi se anche Elsa la stesse fissando.
Improvvisamente accadde qualcosa di strano: gli parve di sentire la voce di Elsa chiamare il suo nome. Probabilmente era solo frutto della sua immaginazione, ma non gli importava: accennò un lieve sorriso e disse: "Elsa!"
Si sentì travolto da una miriade di sensazioni contrastanti: sentì le lacrime solcargli il viso, la malinconia stringergli il cuore, ma era felice.
Poi sentì un leggero dolore, una strana serenità, poi il freddo.
Poi nulla.


Elsa, dopo aver sussurrato il nome di Jack guardando la luna, ebbe un sussulto, quando le parve sentire il suo, pronunciato dalla voce di lui.
Jack.
In quel momento chiuse gli occhi e si soffermò a pensare a lui. Pensò a tutti i bei momenti passati insieme: alla prima volta che lo aveva visto, a quando le aveva insegnato a sconfiggere la paura col divertimento, al pupazzo di neve a forma di Hans che avevano bombardato con le palle di neve, a quella volta che aveva smesso di credere in lui, a quando aveva fatto venire un secondo inverno perenne su Arendelle, a quando l'aveva fatta volare, il pattinaggio, le storie vicino al fuoco di ghiaccio, il bacio, i litigi, gli abbracci.
Vide una vita intera passarle davanti agli occhi, fu allora che si accorde di quante volte era stata davvero felice, ed erano molte di più di quanto immaginasse.
Senza accorgersene stava sorridendo.
La paura era andata via, ma le ombre erano oramai dentro di lei e il suo cuore batteva lento, ma nonostante questo, si sentì pervasa da una strana sensazione di calma e di serenità. Aveva vissuto una vita piena.
Sì, forse aveva passato dei momenti orribili e aveva sofferto moltissimo, ma aveva trascorso anche dei momenti magnifici in compagnia delle persone che amava davvero, che non l'avevano mai abbandonata. L'avevano aiutata quando ne aveva più bisogno ed era stata davvero felice. Quanti potevano vantare di una cosa simile?
Sentì il fiato mancarle sempre più e un leggero dolore, si chiese se le persone si sentissero così mentre stavano per morire.
Certo se avesse continuato a vivere avrebbe potuto fare molte altre cose, conoscere altre persone, essere quella regina e quella persona che tutti volevano. Ma se, continuando a vivere, si sarebbe dovuta accontentare di una mezza felicità, come facevano molti, non le dispiaceva l'idea di morire adesso.
Era stata VERAMENTE felice e molte volte. Questo le bastava.
Le dispiaceva solo per Anna. Sarebbe stata malissimo e lei lo sapeva, il solo pensiero le struggeva il cuore. Ma Anna aveva Kristoff, sapeva che lui si sarebbe preso cura di lei, perché teneva veramente a lei e forse avrebbero potuto avere quella vita insieme che si meritavano.
Il respiro le si fece sempre più pesante, ora ne era certa: stava morendo.
Fu strano ma quella consapevolezza le portò una sensazione di serenità, non pensò più a nulla, sentiva solo freddo, ma non le importava, amava il freddo.
Il freddo.
Poi nulla.



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Eccoci arrivati al penultimo capitolo!
Non ci crederete mai ma l'idea per questo capitolo mi è venuta una notte che mi sono svegliata alle quattro O__O
Non so perché, ma l'idea di Elsa che moriva tra la neve fresca mi dava un senso di tristezza ma anche di "etereo", di affascinante e poetico...non saprei come spiegarlo.
Comunque mi sembrava giusto che, come Elsa nasce in un giorno con la neve, dovesse morire tra la neve.
Come avevo già detto, io penso che la gente, prima di morire, oltre a vedere passare la propria vita davanti, senta ad un certo punto, un senso di serenità, come se sapessimo che quello è il nostro momento e lo accettassimo. O almeno a me così é capitato, come avevo già detto, una volta che pensavo di morire (ma lo ripeto non mi sono fatta un graffio poi XD )
Trovo molto interessante la figura della luna, che si ripete per tutta la storia: è come un osservatore silente, Elsa e Jack spesso cercano un suo conforto, si arrabbiano se non la vedono o se non lo ricevono. Ma Elsa in questo capitolo capisce che la luna in realtà c'è sempre, anche se non la vediamo, proprio come Jack o come le persone che ci vogliono davvero bene, che non smettono mai di esserci vicine, perché pensano sempre a noi, al nostro bene e vegliano su di noi.
Come sempre il legame tra Jack e Elsa é molto forte e lui sente cosa lei prova, anche a distanza e riescono a sentire a vicenda le proprie voci (patatoli *W* )
Lo so questo è probabilmente il capitolo più struggente di tutti D:
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo *sniff sniff* !!! Pronti al finale?
Questi ultimi capitoli di titolo erano tutti legati tra di loro: "Nero come Pitch", "Blu come Hans", "Rosso come la rabbia", "Bianca come la neve" e il prossimo vi anticipo che si intitolerà "Freddo come Frost"
Spero vi sia piaciuto il cap, al prossimo e ultimo (sob D:)

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Capitolo 18
*** Freddo come Frost ***


Cap 18

Erano passate quasi tre settimane da quando Jack aveva lasciato Elsa: aveva fatto nevicare su tutta la città, provocando la chiusura delle scuole per neve. Adesso i bambini si stavano divertendo nella piazza davanti a lui a fare pupazzi di neve, guerre di palle di neve e roba simile.
Nonostante i loro volti felici e il loro divertimento, che per lui era di solito più che contagioso, stavolta nemmeno una scenario simile riusciva a tirarlo su di morale.
Osservava il panorama intorno a lui. Tutto era freddo e gelido: freddo come il suo cuore.
Freddo come Frost.
Era stupido, lo sapeva. Oramai erano passate quasi due settimane e volente o nolente, non avrebbe più potuto rivedere Elsa. Doveva smettere di pensare a lei, ma non ci riusciva.
Non poteva fare a meno di chiedersi se fosse stata felice da allora o se la sua presenza nella sua vita, non avesse fatto altro che distruggerla e farla soffrire.
Chiederselo era inutile, era consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto sapere come fossero andate realmente le cose, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per saperlo.
Alzò lo sguardo al cielo, fissando la luna.
"Ti prego dimmi solo se é stata felice. E' l'unica cosa che voglio sapere!"
Ma, ancora una volta, il silenzio fu l'unica risposta che ricevette. Amareggiato si lasciò trasportare dal vento fino al palazzo di Nord.
Una volta arrivato lì fu sorpreso nel trovare tutti i guardiani (tranne Sandy, che stava svolgendo fuori il suo lavoro), seduti a un tavolo a parlare. Non si erano ancora accorti della sua presenza. Stava per salutarli, quando sentì che stavano parlando di lui.
Nord, col suo immancabile accento russo, stava dicendo: "...io avevo detto! Io non sbaglia mai! Bisogna avvertire Jack..."
Dentolina intervenne agitata.
"No! Non hai notato nelle ultime settimane come stava giù? L'ho visto osservare i bambini divertirsi e lui aveva invece un'espressione tristissima, decisamente non da lui! Non so quale sia il motivo, ma deve essergli successo qualcosa di grave e una notizia del genere lo distruggerebbe...dobbiamo aspettare!"
Calmoniglio sbuffò.
"Quanta agitazione per quel ragazzino, perché vi fate tanti problemi? Al massimo glielo dico io! Non vedo l'ora di vedere la faccia che farà!"
Dentolina lo guardò male.
"Io non farei tanto lo spiritoso fossi in te...ci tieni così tanto ad avere tutte le tue uova congelate...un'altra volta?"
Calmoniglio deglutì, terrorizzato al ricordo di quell'evento.
Jack avanzò, questa volta lo videro e improvvisamente tutti smisero di parlare imbarazzati.
"Allora? Cos'é che dovrei sapere esattamente?"
Tutti si scambiarono delle occhiatacce terrorizzate.
"Oh, quasi dimenticavo, gli Yeti hanno sbagliato il colore dei trenini...un'altra volta! Meglio che io vada a controllare...potete sempre dirglielo voi no?" disse Nord, sparendo in direzione della fabbrica.
Dentolina arrossì, era palesemente a disagio.
"Io, ecco... Dente da Latte si è persa...meglio che vada a cercarla! Calmoniglio eri tu che insistevi per dirglielo no?" detto questo volò via.
Jack fissò con sguardo indagatorio Calmoniglio, che iniziò a sudare freddo.
"Ehm ecco io...é una bella giornata no?"
"Cosa mi state nascondendo?"
"I-io nulla!" finse di controllare l'ora, anche se non aveva un orologio al polso. "Ma quanto si è fatto tardi! Ho ancora 130.000 uova da dipingere...devo proprio andare!"
Detto questo batté un piede a terra, ai suoi piedi si formò una tana di coniglio e vi si gettò dentro. Era il suo modo di viaggiare velocemente.
Jack provò a seguirlo, ma non fece in tempo: la tana si era richiusa subito, lasciando solo il freddo marmo.
"Bene! Tanto non volevo saperlo!" esclamò Jack ironico.
Oramai arreso, si diresse verso l'esterno, si fermò tra la neve a fissare dubbioso il cielo stellato.
Fu in quel momento che sentì una voce chiamare il suo nome alle sue spalle. Si girò d'istinto perché quella voce gli risultava familiare, ma quando vide di chi era rimase deluso.
"Fantastico ora ho anche le visioni!" pensò tra sé, assolutamente certo che quella persona non potesse essere realmente lì.
Fece un sospiro amareggiato, chiuse gli occhi e se li strofinò. Ma quando li riaprì quella ragazza era ancora lì e lo fissava con aria incerta.
Non poteva essere vero. Socchiuse gli occhi come per mettere meglio a fuoco quella persona, ma l'esito non cambiava: davanti a lui continuava ad esserci la figura di Elsa che lo fissava.
Ok, ora ne era certo: era impazzito e aveva le allucinazioni. Sospirò afflitto, dato che nessuna delle due idee lo entusiasmava. Ma fu proprio in quel momento che gli venne quasi un infarto nel sentire quella figura parlare di nuovo, proprio con la voce di Elsa.
"Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa, non sei felice di vedermi?" ridacchiò lei.
Il cuore di Jack iniziò a battere a mille, ma cercò di darsi una calmata e di tornare alla realtà, mettendo insieme una frase sensata.
"Tu non puoi essere qui!"
Elsa aprì le braccia indicando la sua stessa figura.
"Eppure eccomi qui!" elargì con un sorriso.
"E' impossibile! In quest'epoca dovresti essere morta già da un pezzo!"
"In effetti sono morta...poco dopo che tu te ne sei andato da Arendelle" abbassò lo sguardo "Sono state le ombre che aveva lasciato Hans nel mio cuore...non se ne erano andate via del tutto!" fece una pausa, come se il solo ricordo di quel momento le provocasse ancora dolore, poi alzò nuovamente lo sguardo, facendolo tornare fiero e deciso " Ma poi, quando ero sicura che tutto sarebbe finito...è allora che l'ho sentita indistintamente: una voce, la voce della luna!"
Jack sgranò gli occhi.
"La luna?"
"Sì, mi ha detto un nome: 'Regina delle Nevi', é allora che ha fatto di me una leggenda! Anche se come nome devo dire che preferisco 'Regina di Ghiaccio' " disse lei, accennando un timido sorriso a Jack.
Jack rimase a fissarla senza parole: era troppo bello per essere vero e non voleva illudersi che fosse reale se non lo era.
"N-non è possibile! Cioè ammettiamo che quello che dici fosse vero...saresti diventata una leggenda nella tua epoca, non potresti comunque essere qui, in quest'epoca!"
"Quella sera la luna ha stretto un patto con me: sapeva che l'unica cosa che mi angosciava era il futuro di mia sorella, così ha chiesto ad un guardiano...Sandy, di fare una polvere simile a quella che aveva fatto Pitch, questa volta derivata dal mio più grande sogno, ovvero la possibilità di poter stare sia con te che con mia sorella. Ci ha messo un po' per farla, ma è stato un bene, perché mi ha permesso di stare vicino a mia sorella, anche se non é stato facile farle credere in me. Ma dopo vari tentativi alla fine ce l'ho fatta e non crederai mai a chi mi ha dato una mano! Più tardi devo assolutamente raccontartelo!"
Elsa aprì una delle sue mani e mostrò un sacchetto trasparente con della polvere, simile a quella che Pitch aveva dato a Jack, solo dorata.
"Con questa polvere posso viaggiare quando voglio tra le due epoche, proprio come hai fatto tu. Ma la luna mi ha dato una condizione: potrò usare la polvere solo per stare vicino a mia sorella, quindi dovrò restituirla a Sandy quando lei sarà..."
Non riuscì a dirlo e la sua faccia si incupì, ma Jack capì cosa volesse dire. Nonostante l'esauriente spiegazione Jack faticava ancora a crederci, rimuginava nella sua mente per trovare qualcosa che non andasse. Ma non la trovò: aveva esaurito le scuse. Nonostante fosse assurdo e troppo bello per essere vero, a quanto pare Elsa era davvero lì.
Sentì una gioia indescrivibile percorrergli tutto il corpo, sentì gli occhi farsi umidi e gli veniva quasi da piangere dalla gioia. Nonostante questi sentimenti era rimasto immobile, con la bocca spalancata e il cuore che gli batteva all'impazzata.
Se anche quello fosse stato solo un sogno, desiderava non svegliarsi più.
Elsa si finse offesa e con tono ironico disse: "Bene...se proprio non sei felice di rivedermi me ne vado!"
Si voltò, ma la mano di Jack le afferrò velocemente il braccio, costringendola a rigirarsi verso di lui, quindi la spinse a sé e la strinse in un forte abbraccio.
Inizialmente Elsa si stupì di quel gesto inaspettato, ma poi sorrise e ricambiò l'abbraccio.
Jack la strinse forte, come a voler essere sicuro che lei fosse davvero lì, che fosse tutto reale.
"Allora é vero, sei proprio tu! Sei proprio qui!" senza accorgersene quelle parole gli uscirono leggermente singhiozzanti, ma questa volta per la felicità.
"Già, e a quanto pare dovrai sopportarmi per un bel po'!"
Jack si sciolse dall'abbraccio e portò le braccia verso l'alto, fino ad afferrare il viso di Elsa.
Lei lo osservò. Aveva gli occhi languidi, ma il suo volto aveva un sorriso stupendo, pieno di felicità.
Lui pure la fissò negli occhi: aveva quello stupendo sorriso stampato sul volto che lo faceva impazzire, che gli scaldava il cuore.
Jack si avvicinò a lei e le diede un leggero bacio sulla fronte.
Quell'unico semplice gesto, significò per Elsa più di mille parole. Poteva sentire dentro di lei quello che lui provava: l'amore e la felicità che sentiva in quel momento, nel poterla rivedere, riabbracciare e sapere che sarebbe rimasta lì al suo fianco per sempre. Lo sapeva anche perché erano gli stessi, meravigliosi sentimenti, che lei provava in quel momento.

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Poi entrambi si fissarono, scambiandosi un dolcissimo sorriso.
Rimasero in silenzio per qualche attimo, poi fu Elsa ad interrompere il silenzio.
"Bene ora che siamo entrambi delle leggende con poteri di ghiaccio dovremo dividerci i compiti! Vediamo io penso che mi occuperò...di far nevicare!"
Jack sgranò gli occhi.
"Cosa? Non credo proprio mia cara Regina di Ghiaccio! Questo è un compito che spetta a me da più di 300 anni!"
Elsa ci pensò un po' su, poi lo fissò con aria di sfida.
"Va bene...facciamo che chi arriva per primo a quello spiazzale laggiù decide?"
"Ci sto!" disse lui, ricambiando il suo sguardo.
Ma quando Elsa partì lui si fermò un attimo ad osservarla, poi si voltò per un secondo indietro, volgendo lo sguardo verso l'alto: la luna splendeva alta nel cielo.

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Con tono ironico le disse: "Io l'ho sempre detto che non eri una gran chiacchierona!"
Le rivolse un sorriso sincero, che gli veniva dal cuore.
"Ma sapevo che eri una grande ascoltatrice!" aggiunse solo un'ultima parola: "Grazie"
Si voltò, per poi volare velocemente verso Elsa.
"Elsa, non crederai di poter battere così facilmente Jack Frost vero?"
"lo vedremo! Intanto sono in vantaggio io!"
"Ancora per poco!"
I due continuarono a correre e a divertirsi insieme. Correvano verso il loro traguardo: una nuova vita insieme.


Ancora oggi si dice che: se durante una nevicata, si vedono i fiocchi di neve andare in direzioni opposte: sono Jack Frost e la Regina delle Nevi, che litigano ancora per chi debba far nevicare.

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Eccoci alla conclusione della fic! Vi chiedo solo un favore: so che questo commento é più lungo del solito, ma chiedo a tutti se potete di leggerlo tutto, perché é pieno di ringraziamenti, informazioni che vorrei darvi e domande a cui mi piacerebbe che rispondeste.
La prima cosa che vi chiedo, anche a chi non l'avesse mai fatto, é di recensire e se potete di rispondere alle seguenti domande (pensate che é l'ultimo commento che fate su questa fic *sigh* quindi é l'ultimo sforzo che vi chiedo per questa fic XD )
1) Ditemi che ne pensate di questo capitolo e del finale...vi piace ? Lo volevate diverso? Vi ha soddisfatto?
2)Ditemi cosa ne pensate di tutta la fic nel suo insieme.
3) Qual'é la parte che vi é piaciuta di più di tutta la fic? Quale di meno? C'é qualcosa che cambiereste o che avreste fatto diversamente?
4) Scrivete qualsiasi altra cosa volete ovviamente :D anche se avete consigli in generale o per future fic.

Detto ciò passiamo ad analizzare questo finale: devo dire che il finale é stata l'unica cosa di cui ero sicura fin da subito. Avevo letto fic che finivano con Elsa che moriva, Jack che andava via, ecc ...tutto troppo triste per il mio cuore di fangirl, che esigeva un lieto fine per loro due! Dato che il personaggio di Elsa é ispirato alla favola "La Regina delle Nevi" mi é risultato ovvio alla fine, farla diventare una leggenda, più precisamente proprio la regina delle nevi.
Molto importante in tutta la fic come ho già detto é la figura della luna. E' una figura che mi ha affascinato molto nel film, la vedo molto come una specie di divinità: che crea le proprie leggende, ma lascia a loro la libertà di scelta, anche di sbagliare se necessario. Jack si interroga più volte sul perché non gli risponda, sul perché non lo aiuti. Ma alla fine capisce che la luna ha sempre vegliato su di lui, e che quando davvero serviva il suo aiuto gliel'ha dato. E' per questo che alla fine la ringrazia.
I guardiani temono a dire a Jack che c'é una nuova leggenda con i suoi stessi poteri, pensando che la cosa lo facesse andare su tutte le furie, non sapendo che invece lo avrebbero reso felice XD

Questa è ufficialmente la prima fic che porto a compimento e sono molto orgogliosa di ciò! Mi spiace come nella mia vita io abbia ideato molti progetti che si sono conclusi solo nella mia testa, sono contenta che per questa fic sia stato diverso! Rido al pensiero di come la prima volta che avevo ideato questa fic volevo metterci di mezzo anche dragon trainer, rapunzel e altri, con una trama completamente diversa...ma poi alla fine ho preferito mischiare solo Jack e Elsa e sono più che felice di averlo fatto.
Quando scrivi una long e la porti a termine sei soddisfatta ma anche ti dispiace: i personaggi diventano un po' come dei "figli" e ti dispiace abbandonarli *piange* i miei Jack e Elsa ç___ç !

Progetti futuri: prima di tutto vi avviso che farò una oneshot sul cap 17, visto però dal punto di vista di Anna, quindi scoprirete pure come sono andate le cose tra lei ed Elsa, pure nel futuro e anche come ha fatto Elsa a farle credere in lei e con l'aiuto di chi. Spero la leggerete!
Se qualcuno di voi si sta chiedendo se farò un sequel a questa fic vi dico nì, nel senso che un'idea di seguito ce l'avrei pure in mente, ma per farla dovrò aspettare Frozen 2, quindi fino ad allora non farò un seguito.
La nuova fic che inizierò invece sarà una fic multycrossover interattiva, più precisamente sarà un hunger games multycrossover interattivo, dove sarete voi lettori a scegliere chi parteciperà al gioco (votando i 24 personaggi che vorreste nel gioco, poi sarà fatta un estrazione per decidere quelli effettivi) , influenzerete anche varie decisioni durante la fic, potrete suggerire trappole, oppure potrete(una sola volta nella fic) agire come sponsor e salvare dalla morte il vostro personaggio preferito.
Se avete domande a riguardo scrivetemi in privato, inoltre nel primo capitolo pubblicherò le regole per esteso, così capirete meglio. Farò anche un gruppo su facebook con info in più, se volete essere aggiunti ditemelo. Ditemi che ne pensate di questa folle idea e se avete intenzione di partecipare!
Spero continuerete a seguirmi!

Ringraziamenti ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia fic, ma in maniera particolare coloro che l'hanno recensita, che mi hanno supportato e aiutato con consigli, critiche ed elogi. Perché tutto ciò mi ha permesso di migliorare sempre più e di portare fino alla fine questo incredibile progetto.
Spero che la mia fic vi sia piaciuta e che vi abbia emozionato almeno la metà di quanto non abbia fatto emozionare me nello scriverla, e spero vi abbia trasmesso ciò che doveva.

Un bacio e un abbraccio a tutti voi lettori, grazie per avermi accompagnato in questo viaggio ed avermi aiutato a crescere come scrittrice (lo ammetto all'inizio manco ero sicura di saper scrivere XD ) e a potare a compimento la fic.
I miei Jack e Elsa vi ringraziano.
Ciao a tutti <3

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