Miss Bennett ed il ballo dei Bingley

di controcorrente
(/viewuser.php?uid=56655)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio: l'infausta proposta di Mrs. Bennett e la resa di Mrs. Bingley ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 Dove Kitty tenta d'istruire Mary nell'arte della preparazione del baule e dove Jane soffre di preoccupazione. ***
Capitolo 3: *** Dove Mary Bennett arriva alla dimora dei Bingley ***
Capitolo 4: *** DOVE LADY CAROLINE HA UN OSCURO COLLOQUIO CON MARY BENNETT ***
Capitolo 5: *** SULLA NOBILE ARTE DEGLI INVITI ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio: l'infausta proposta di Mrs. Bennett e la resa di Mrs. Bingley ***


MISS BENNETT ED IL BALLO DEI BINGLEY

Come tutto ebbe inizio: l’infausta proposta di Mrs. Bennett e la resa di Mrs. Bingley

 


Il salotto dei Bingley era da qualche tempo il luogo che la signora Bennett, in uno dei suoi nevrotici lampi di genio, aveva eletto a suo regno. Mia diletta, la sua vicinanza alla nostra abitazione rende il viaggio meno faticoso. Purtroppo la nostra cara Lizzie si è trasferita a Londra…una meta troppo distante, mentre Lydia, il nostro gioiello, si trova in Scozia con suo marito. era stata la spiegazione ufficiale. Jane non sollevò commenti in proposito. Colpa del suo buon cuore che la invitava a non sottolineare quanto quell’improvvisa lontananza fosse poco casuale, quanto le sue sorelle minori, non appena avevano sentore di un improvviso arrivo materno, fossero improvvisamente oberate da impegni ed accidenti così terribili da scoraggiare Mrs. Bennett.
Jane rimpianse di non aver posseduto una simile prontezza di riflessi. Forse era colpa della sua innata bontà, del suo voler compiacere la propria genitrice, a scapito del suo stesso amor proprio…oppure, ancora più banalmente, come primogenita, non aveva ben compreso come stornare da sé l’invadenza materna, a differenza delle sue sorelle che, vedendola, avevano imparato magnificamente a non fare come lei. Che sia il prezzo della primogenitura? Si chiese, in un attimo di scoramento, mentre l’altra, ignara di tutto, cicalava.
-…e così, mia cara, Mr. Collins e sua moglie hanno pensato bene di ampliare la loro dimora per l’arrivo del loro sospirato erede. Credetemi, ancora non posso pensare che vi sia del vero in questa notizia. Vostro cugino sta per diventare padre…non trovate che sia un miracolo?-disse la donna, continuando a tessere lodi per quello che, a suo dire, rappresentava un evento miracoloso. Mrs. Collins, infatti, si avvicinava alla trentina e, a detta di Mrs. Bennet, quell’età non era adatta per diventare madre. -Sono indubbiamente i misteri della Natura…quelle bizzarrie che rendono credibile l’incredibile! Io ho avuto la fortuna di diventare madre, per la prima volta, a diciotto anni. Non posso naturalmente fare testo…-continuava a dire con modestia virginale, dall’alto della sua esperienza di madre di cinque figlie.

 

 

Mary, seduta poco distante, con il suo solito abito smesso, guardava la sua genitrice sperticarsi in una serie di riflessioni, a suo dire, alte e magnifiche, pensieri accolti con rassegnata accondiscendenza da sua sorella Jane che la ascoltava distrattamente, mentre accarezzava il suo pancione.
Si chiedeva spesso come facesse a sopportare la donna che le aveva messe al mondo.
Il suo tono assumeva inclinazioni drammaticamente stridule, come se fosse volesse, con la sola potenza della voce, raggiungere le vette più alte del firmamento, così acute da farle fischiare le orecchie. Terribile castigo, ahi, quale incommensurabile sciagura, flagello mortifero è lo squittio di costei si disse, fissando i quadri al muro. –In nome del cielo-continuò questa, incurante del malessere della terzogenita- sono convinta che sia cosa opportuna mettervi a riposo nel modo migliore possibile. Quando sono rimasta incinta della mia dolce Lydia, la vostra adorabile sorella, ho dovuto far fronte a notevoli malesseri…ditemi, Jane cara: come stanno i vostri nervi?-
La signorina Bennett accolse con inespressiva rassegnazione quella bizzarra serie di frasi. Tutti in famiglia ricordavano il trambusto generato dalla leggera Lydia ma nessuno osava accennare alla cosa…per timore dei nervi fragili di Mrs. Bennett, ovviamente. Il salotto era arredato con gusto sobrio ed elegante. Mary lo guardava con attenzione e rinnovato stupore. Ogni volta che vedeva quelle sale, si stupiva di come tutto fosse cambiato, da quando sua sorella era diventata Mrs. Bingley. Prima, se la memoria non la ingannava, tutto l’arredo era molto più costoso e barocco, vittima della mano implacabile di Miss Bingley, una donna spocchiosa ed arrogante, con la quale sua sorella Elizabeth aveva rivaleggiato per conquistare Mr. Darcy.
Mary non ricordava bene quale fosse stata l’esatta successione dei fatti. Tutto, in effetti, era stato scandito dalla preoccupazione dei nervi della signora Bennett, cosa che rendeva arduo distinguere cronologicamente tutto lo sviluppo della vicenda che aveva portato al matrimonio di sua sorella Elizabeth con Mr. Darcy…nonché di Jane con Mr. Bingley. Effettivamente, ancora non aveva ben compreso cosa fosse successo: prima Lizzie pareva destinata a sposare Mr. Collins, poi Mrs. Bennett aveva smaniato per la riuscita del matrimonio, poi Lizzie aveva rifiutato la proposta, e di nuovo Mrs. Bennett aveva subito l’assalto dei nervi, poi Charlotte aveva accettato la proposta di Mr. Collins,e, di nuovo, la signora Bennett aveva dato sfogo alla sofferenza dei suoi poveri nervi malandati. Chi aveva provocato cosa? Era nato prima l’uovo o la gallina? Questo Mary non avrebbe saputo dirlo. Probabilmente, se qualcuno avesse deciso di scrivere un libro sui nervi della signora Bennett, avrebbe certamente compromesso la propria salute.
-Comunque, mia cara- proseguì, girando tra le mani la tazzina da tè- credo che sia prematuro per voi occuparvi di nuovo del ricevimento. Attendete un figlio ed è opportuno occuparvi della vostra salute, dedicandovi al riposo.-
Jane la guardò perplessa.
-Madre, però, siete sicura? E’un importante momento per Mr. Bingley.Non posso assolutamente esimermi da questo onere.- provò a dire.
Mrs. Bennett, però, scosse il capo.
-Mia cara- rispose- Mary è perfettamente adatta a questo compito. Inoltre, a chi altri potreste affidare una simile mansione? A Kitty? Mr. Bennett si rifiuta categoricamente di mandarla qui, malgrado vostra sorella Lydia abbia avuto un ottimo matrimonio. La cara Lizzie è invece impegnata nella difficile gestione della sua dimora...mi sembra più che evidente che sarà Mary ad occuparsi della messa in opera.-
Jane sbiancò.
-Madre, non credo che sia il caso…-provò a dire, mentre fissava in preda al panico sua sorella, in cerca di un appoggio per impedire quel delirio che, nel suo eccessivo buon cuore, si ritrovava del tutto incapace di risolvere da sola. Mary, però, non vi badò molto. Troppo presa a interrogarsi sulle delicate questioni della rocambolesca vicenda di Jane, Lizzie e dei nervi di Mrs. Bennett, non pareva preoccuparsi di questioni tanto infime e materiali. Con buona pace della speranza di Jane, era un effimero pensiero destinato a schiantarsi contro il gigantesco ostacolo della signora Bennett.
-Suvvia, cara Jane!-esclamò la donna, con un tono leggero e, purtroppo, incosciente- Non penserete, spero, di poter risolvere tutto da sola?-
La signora Bingley deglutì.
Sentiva le parole premere sulla punta della lingua, smaniando alla disperata ricerca di un’uscita, che potesse risolvere quel delicato e curioso fenomeno che rappresentava la signora Bennett. Quello sforzo, però, ebbe effetti deleteri sui suoi nervi…ed un pensiero, terribile ai suoi occhi, si fece largo tra il panico dovuto al pensiero di avere Mary nella sua casa. E se, un giorno, fosse diventata come la signora Bennett? Numi del Cielo fu il pensiero che nacque spontaneo.
-Seguirò il vostro consiglio.-disse quindi, frenando ogni possibile reazione, in una resa che mirava alla più pura e semplice autoconservazione, più che all’assenso.
-Brava, Jane. Sapevo che avreste agito con il vostro consueto buon cuore- disse la signora Bennett- non siete contenta, Mary? Jane ha deciso di ospitarvi per i prossimi tre mesi!-
Mary sussultò.
Guardò alternativamente la madre e la sorella che pareva decisa a dire sì a qualsiasi costo, pur di porre fine alla compagnia della genitrice. Di cosa stavano parlando? Cosa era successo? Come era possibile un simile sviluppo dei fatti? Il cervello della neosignorina Bennett lavorò alacremente alla ricerca della risposta razionalmente più adatta…ma non trovando una soluzione specifica, si affidò alla sua amata lettura. –Farò come desiderate-rispose, impeccabile come un libro stampato. Mrs Bennett annuì con soddisfazione, accompagnata dalla primogenita che replicò il gesto più rigidamente.
Mary inarcò la fronte, come uno scienziato che vede una reazione inconsueta al suo esperimento.
Che abbia detto qualcosa di sbagliato? si disse, mentre, corrucciata, fissava l’espressione scontenta della signora Bingley.

Inizio di un’avventura della nostra Mary Bennett. Non dirò nulla in proposito ma spero che la storia possa venire bene. Il personaggio mi è sempre molto simpatico, forse perché ama i libri. In ogni caso, spero che questo incipit piaccia. Grazie a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 Dove Kitty tenta d'istruire Mary nell'arte della preparazione del baule e dove Jane soffre di preoccupazione. ***


CAPITOLO 2

Dove Kitty tenta d'istruire Mary nell'arte della preparazione del baule e dove Jane soffre di preoccupazione.

 

 

Mary Bennett non sapeva cosa aspettarsi...ma prese coscienza della decisione materna solo in ritardo quando, dopo essere tornata a casa ed aver cenato, si trovò di fronte le proprie cose.

Con un filo di disappunto, osservò i modesti vestiti che possedeva.

Non avendo ereditato il fisico flessuoso delle sue sorelle Jane e Elizabeth, aveva avuto molte difficoltà nel riadattare i loro vestiti, non appena queste avevano lasciato la casa per sposarsi. Le stavano infatti troppo stretti nella parte superiore ed inferiore, cosa che aveva messo di malumore sua madre la quale, senza perdersi d'animo, aveva messo da parte gli abiti più belli per Kitty, lasciandole gli altri. Così sarà molto più semplice e utile aveva sentenziato. La terzogenita non aveva sollevato obiezioni. Lo stile delle maggiori le risultava assai difficile da imitare e, poiché considerava la vanità come qualcosa di nocivo, si era ben guardata dal pretendere più vestiti di quanti ne avesse effettivamente bisogno.

In quel momento, tuttavia, si pose di fronte a sé un quesito difficilmente risolvibile: cosa mettere dentro il baule?

Proprio in quel momento, passò Kitty. -Mary- fece, affacciandosi alla camera che condividevano- cosa state facendo? Non andate a dormire?-

La signorina Bennett continuò a fissare il baule. -Cara Kitty, ho un quesito di difficile risoluzione e non raggiungerò il sonno di Morfeo fino a quando non ne verrò a capo.-rispose, con il suo tono da vecchio saggio.

Catherine Bennet aggrottò la fronte.

Non aveva mai capito il significato di tutte le parole ricercate che sua sorella maggiore era solita usare...ma si guardò bene dall'esternare la sua ignoranza. Non aveva voglia di ascoltare le lunghe e, ai suoi occhi, noiose spiegazioni della maggiore. -Che problema avete?-disse poi, allungando il collo, sorrise sollevata. -Avete difficoltà a preparare i bauli?-

Mary non rispose a parole.

Si limitò ad annuire, con fare corrucciato.

Kitty si avvicinò ai bauli. -Effettivamente, sorella, i vostri averi sono assai miseri-notò, allungando la testa dentro- non riempiono neppure una cassa. Dovremo provvedere assolutamente.-

La terzogenita inarcò la fronte.

-Potrei metterci dentro dei libri-azzardò...ma venne freddata dal mugolo esasperato di Kitty.

-Siete incorreggibile, Mary- esclamò- Questa trovata vi renderà oltremodo ridicola e metterà in imbarazzo Jane. Non avete minimamente pensato di chiedere alla mamma di avere dei vestiti migliori?- L'espressione meditabonda della terzogenita fu abbastanza eloquente. -Non avete chiesto a nostro padre e a nostra madre di andare a Covent Garden per vedere qualche abito nuovo?-chiese- SANTI NUMI, Mary! Avete pensato a quale imbarazzo potreste causare a nostra sorella Jane? Lei ora vive negli agi ma sarebbe davvero sconveniente farvi vedere con abiti tanto miseri!-

Così dicendo, si fece pallidissima, come se avesse detto chissà quale mortale verità. -Ma, davvero, non avete...-provò a domandare, ma la voce si afflosciò quasi subito.

-Voi non avete chiesto a nostra madre di andare con lei al mercato di Covent Garden!-esclamò, portandosi una mano sui capelli scuri- Avete idea del pasticcio che avete combinato!-

Mary sbuffò. -Prima che potessi pensare ad una cosa del genere, nostra madre aveva già deciso.-rispose, con aria fatalista.

Kitty si rabbuiò a quel tono.

-Però faremo una brutta figura- obbiettò, portandosi le mani al viso- e se voi farete una pessima figura, io come farò ad avere dei corteggiatori?-

La terzogenita la fissò con biasimo. Benché fosse lapalissiano quanto il matrimonio della loro sorella Lydia avesse arginato la dannosa leggerezza del suo agire, era altrettanto palese che Kitty non era stata mondata dalla sua terribile influenza. Ogni volta che parlava di pretendenti, Mary scorgeva con orrore i germi della presenza della piccola della casa...ed il suo animo di studiosa si interrogava su quanto potesse essere recidivo quel modo di fare. Come è possibile che costei abbia il mio stesso sangue? -Temo che non debba essere questa la vostra preoccupazione.- fece, fissandola severamente- La vanità è indice di scarso acume e incide negativamente sul nostro agire.-

L'altra la guardò perplessa.

-Cosa?-fece, non capendo...e Mary sospirò. Quanto acume, quanto intelletto sprecato! Possibile che il mio sapere non serva a redimere l'ottusità presente in questo mondo?si disse addolorata.

Vedendola in quel modo, Kitty si indispettì. -Volevo solo mettervi al riparo dalle possibili proteste di Jane o di nostra madre...poi però non venite a dirmi che non ve lo avevo detto!- esclamò, facendo per allontanarsi.

La signorina Bennett rabbrividì. Quel pensiero le fece venire in mente le risatine di scherno che l'avevano accompagnata poco dopo il suo debutto. Aveva intimamente sperato di poter riscattare la sua scarsa avvenenza con la sua abilità nel piano...ma i risultati erano stati oltremodo deludenti e quasi ringraziava l'avventatezza di Lydia, causa del ritiro forzato di Kitty dalle scene mondane. Grazie a lei, adesso poteva dedicarsi al suo studio senza essere infastidita dalla smania di visite, pettegolezzi e balli che aveva posseduto la madre. Un vero peccato che Catherine non apprezzasse un simile ritiro...e Mary non faticava ad indovinarne il motivo. Malgrado avesse la mente rivolta al sapere, non era un mistero che il signor Bennett, dopo lo spavento provocatogli dalla fuga della più giovane, avesse deciso di tener sotto chiave le ultime figlie nubili rimaste, Kitty in particolar modo. Persino Mary, la più intellettuale e meno pragmatica delle sorelle, aveva compreso quella verità. -Va bene- disse- farò come dite. Del resto, è nella natura del sapiente, sapere di non sapere, come sosteneva il grande Socrate.-

Kitty si illuminò. -Oh, Mary, allora lo farete? Come sono felice che vi vogliate far aiutare.- poi si accigliò- Toglietemi una curiosità: chi era questo Socrate?-

 

 

 

 

 

 

 

Jane fissava meditabonda la finestra.

Il buio copriva tutti i boschetti e gli anfratti della campagna, lasciando libere della sua morsa solo le luci delle case che, come lucciole, facevano qua e là capolino. Aveva appena terminato di ricamare una delle coperte per la culla, quando sentì qualcuno bussare alla porta. -Avanti...oh, Mr. Bingley!-esclamò, sorridendo radiosa.

Charles le venne incontro.

-Mrs. Bingley-disse, con gli occhi luminosi- cosa ci fate ancora in piedi?-

Jane gli sorrise. -Avevo intenzione di terminare questa parte del corredo del vostro erede.-rispose, con dolcezza.

Charles le prese le mani. -Non vi stancherete troppo?-disse, fissandola con adorazione.

Il cuore della donna ebbe un balzo.

Malgrado fossero sposati da mesi, le attenzioni di suo marito erano le medesime di quando si erano promessi l'uno all'altra in quella chiesa...e tutto questo, malgrado Jane si sentisse meno avvenente dal giorno in cui aveva scoperto di essere incinta. -No, mio caro-rispose-stavo solamente ricamando qualcosa per nostro figlio. Vorrei dargli tutto il necessario.-

Charles la guardò con ammirazione, facendola arrossire. -Siete sempre molto buona-disse, prima di farsi serio- ma siete sicura di voler davvero fare quel ricevimento? Non vorrei che vi stancaste.-

Jane scosse il capo. -Vi preoccupate troppo.-rispose.

-Però vi vedo seria. Il maggiordomo mi ha detto che abbiamo ricevuto visite oggi.-disse Charles- E'così?-

La moglie annuì. -Ha saputo del ricevimento e vorrebbe dare una mano.-disse, tentando di celare l'ansia.

-Ma è una splendida notizia!-esclamò questi -Potrete riposarvi e guardare alla vostra salute.-

Jane sgranò gli occhi. -Marito mio, temo che sarebbe comunque assai faticoso il solo pensiero, più che l'azione in sé. Promettere aiuto in qualcosa di cui si ignora potrebbe essere poco sicuro...siete davvero certo?-domandò, tentando di fargli intuire la sua ansia. Non aveva mai dubitato dei buoni sentimenti del suo sposo ma quando esprimeva i suoi pensieri, tracimando candore ad ogni lettera, era avvolta dai dubbi. Sapeva perfettamente che il signor Bingley era il migliore marito del mondo, almeno ai suoi occhi...ma, talvolta, quando l'ottimismo vacillava come in quella fatidica sera, non riusciva proprio a condividere quei pensieri eccessivamente rosei.

E Charles non smentì tale convinzione.

-Mia cara, la vostra famiglia è la mia. Non dovete mai dubitare di lei.-rispose serafico, prima di chiedere- A proposito, verrà davvero vostra madre?-

Jane scosse la testa. Che anche il buon cuore di Charles vacilli, al solo sentir pronunciare il nome di mia madre?fu la domanda che balenò nella sua mente. -No- fece- verrà mia sorella Mary.-

L'improvviso rasserenarsi del volto di Mr. Bingley confermò quei dubbi...ma Jane non commentò quel rilassamento. -In ogni caso, marito- disse-ho timore per la sua capacità. Mary è la più intelligente della nostra famiglia ma non è molto...come dire, pratica di queste cose. Nella mia famiglia non è costume organizzare questo genere di ricevimenti. Io, ecco, sarei molto nervosa.-

Charles la guardò.

-Non dovete temere- fece, sorridendole- Mary è la più colta della vostra famiglia...sono certo che riuscirà ad aiutarvi degnamente. Abbiate fede e vedrete che ho ragione.-

Jane sorrise forzatamente. Avrebbe tanto voluto credere a quelle parole. Erano così convincenti e dolci...e allora perché, per quale ragione, aveva come il presentimento che sarebbe successo qualcosa di terribile?

 

 

 

Vedendola in quel modo, Charles ebbe un dubbio. Il nervosismo non faceva bene né al bambino né a sua moglie. Forse è meglio chiedere consiglio a Mr. Darcy fu il pensiero che lo attraversò...ma non disse niente e, dopo averle augurato un felice riposo, andò a bersi un bicchiere di liquore alla menta, prima di andare a dormire.

Grazie a questa premura, Jane Bennett Bingley passò la prima notte in bianco della sua vita di donna sposata, persa nei suoi timori a proposito dei possibili danni che avrebbe potuto combinare Mary, non appena avesse messo piede nella sua dimora.

 

Bene, questo è un capitolo transitorio. Qui abbiamo i Bingley. Jane è alle prese con il primo figlio in arrivo e Mary sta ponderando cosa portare a casa della sorella. Io adoro questo personaggio e prometto solennemente che sarà molto fedele. E'un capitolo brevissimo ma spero di fare qualcosa di più lungo in seguito. Grazie a coloro che leggono, al prossimo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dove Mary Bennett arriva alla dimora dei Bingley ***


~~~~DOVE MARY ARRIVA ALLA DIMORA DEI BINGLEY

 

Il viaggio fu breve.
 La dimora dei Bingley non distava molto da quella dei Bennett ma Jane aveva comunque provveduto a mandare un calesse. Memore dell’infernale passeggiata nel fango, quando ancora era nubile e la signora Bennett smaniava per farle avere un matrimonio ricco, aveva deciso di risparmiare questa tortura alla sorella minore, per quanto tutta quella disavventura le avesse alla fine permesso di essere felice.
 Charles aveva accolto bonariamente questa decisione…non senza qualche perplessità.
 Non starete esagerando?aveva detto.
 Jane aveva sgranato gli occhi a quella risposta, indecisa se rivelargli o meno la verità che si celava dietro al brutto raffreddore che l’aveva colta la prima volta che si era presentata a casa dei Bingley. Charles riteneva tutto questo come una prova d’amore, dipingendolo con toni sentimentali che la moglie non aveva osato smentire o ridimensionare, per non rovinargli il ricordo.
 Lei rammentava solo un grande mal di testa, accompagnato da tosse e naso a candela…una visione poco graziosa che inspiegabilmente aveva conquistato il suo futuro marito. Speriamo che Mary non combini pasticci si disse, massaggiandosi la schiena. Così, quando vide il calesse avvicinarsi al cancello, non poté fare a meno di provare un filo di ansia.


 Mary non aveva badato molto al paesaggio.
 Per tutto il tragitto, infatti aveva letto “Consigli su come organizzare un ricevimento. Manuale di sopravvivenza per mogli in difficoltà e spose affrante”di una certa Mrs. Thompson che sua sorella Kitty le aveva comprato a Covent Garden, salvo poi raccomandarsi di non diffondere in giro la notizia che lei aveva comprato un libro. Rovinerebbe la mia reputazione aveva cicalato, arrossendo di vergogna. La signorina Bennett ignorava chi fosse Mrs. Thompson ma la situazione che sua madre le aveva imposto escludeva un particolare del genere dalla lista delle sue priorità.
 Quando sua madre avesse dato la terribile notizia, non aveva avuto modo di metabolizzare con chiarezza le insidie di quell’incarico inatteso…come dimostrava il fatto che avesse dormito saporitamente per tutta la notte, invece che insonne, come qualsiasi femmina di buon cuore e di amorevole sentire.
 Giunto il mattino e svanite le nubi del sonno, tuttavia,  aveva visto i bauli, malamente riempiti da sua sorella Kitty con qualcosa di suo, ed aveva compreso che non era un incubo ma una triste realtà. Per non farti fare brutta figura aveva detto Catherine, con un sorriso soddisfatto.
 Mary non aveva ribattuto, troppo disorientata dal fatto che doveva lasciare la casa dei Bennett.
 La sua mente aveva registrato come sua madre non lesinasse dal comprarle abiti sempre nuovi, malgrado dovesse costantemente opporsi al diniego del consorte…e non fu difficile per lei ricavare, con un semplice ragionamento, come, molto probabilmente, l’improvvisa generosità di Kitty non fosse casuale.
 Probabilmente c’era qualcosa sotto…ma non vi badò molto.
 Imparare tutte quelle nozioni di galateo era un’operazione complicata e odiosa.
 Tutte quelle parole eccessivamente semplici non la soddisfavano affatto. A cosa le serviva riconoscere delle forchette e la loro differenza? A cosa serviva distinguere le diverse tipologie di tovagliolo? Per quanto tentasse di capirci qualcosa, non riusciva a venire a capo dell’arcano…così, quando scese dalla carrozza, troppo presa dai suoi pensieri, non riuscì a togliersi dal viso un’espressione imbronciata e insoddisfatta.
 Jane la guardò con preoccupazione.
-Tutto bene?-domandò, fissandola.
 Mary aggrottò la fronte.
-Sì- disse- stavo ponderando.-
Jane non rispose.
 Abituata com’era allo strano modo di parlare della sorella, intuì che doveva tacere, se non altro per non avere nuovamente il mal di testa che si era trascinata dietro, dopo quella notte insonne. –Oh-fece- spero che sia stato qualcosa di piacevole. Ho fatto preparare una stanza per voi, in modo da poter mettere le vostre cose. Inoltre Mr. Bingley ha provveduto ad arieggiare le stanze della biblioteca e mi ha detto di riferirvi di farne l’uso che credete.-
Mary sorrise un momento, ritornando quasi subito nell’espressione da vecchio saggio che le era propria. –Provvederò a ringraziarlo adeguatamente.-rispose, mentre fissava con curiosità indelicata il ventre di Jane. Questa arrossì di conseguenza, sentendosi un po’sottoesame. Cosa stava pensando sua sorella? L’espressione illeggibile della sorella, immutabile come un sempreverde per 365 giorni l’anno, 366 per i bisestili, le stava mettendo ansia, così per sconfiggere quello stato d’impasse insostenibile fece l’unica cosa che le veniva davvero bene.
 Sorrise.


 Mrs. Bingley stava sorridendo.
 Cosa voleva dire quell’espressione? Mary osservò scientificamente il fenomeno, soppesando le cause che avevano portato a quell’inatteso moto dei muscoli facciali della maggiore. A giudicare dalle smorfie affrante dei Bennett, che comparivano puntualmente ogni volta che diceva qualcosa di vagamente erudito,  supponeva di non possedere un senso dell’umorismo degno delle orecchie dei comuni individui che le gravitavano attorno…motivo per cui non poté che accogliere con sospetto il sorriso di Jane. –Sorella vi prometto che provvederò alla felice risoluzione dell’incombenza che vi grava, nella speranza di preservarvi la serenità che vi occorre.-assicurò, con il suo consueto cipiglio.
 L’altra mantenne il sorriso inalterato…e Mary, vedendo questo fatto, cominciò seriamente a preoccuparsi. Non sapeva cosa pensare di tutto ciò. In cuor suo, nutrì la speranza di avere almeno una possibilità di raggiungere lo scopo senza troppi imprevisti ma quel sorriso gli parve abbastanza inquietante.
-Ad ogni modo-continuò, ben decisa ad uscire da quell’improduttiva fase di stallo- vorrei chiedervi di poter disporre le mie cose nella stanza che mi avete assegnato.-
Jane annuì e, dopo essersi messa da parte, decise di accompagnarla.
-Mary, mi dispiace per i problemi che vi sto arrecando-continuò- ma nostra madre sa essere assai insistente e non è mai una buona idea opporsi al suo volere.-
 -Purtroppo è così-ammise questa, con fare fatalista.
 La signora Bingley sospirò.
 Non era questo ciò che voleva sentirsi dire ma una parte di lei, la più ingenua e fiduciosa, sperava in un’opposizione da parte della consanguinea ai voleri della madre. –Lei si preoccupa molto per me, talvolta eccessivamente. Il dottore ha detto che la mia gravidanza non è a rischio e che comunque posso partecipare al ricevimento. Non vorrei avervi chiesto troppo.- ammise, non riuscendo ad essere più diretta.
-Non dovete temere. Nostra madre agisce per la vostra salute e non bisogna mai scherzare con i bisogni di una donna incinta. Il corpo femminile sa sopportare infinite pressioni ma è meglio non esagerare.-fece Mary, arricciando il naso a patata.
 Jane rimase per un momento commossa.
 La sua sorellina aveva un linguaggio strano e incomprensibile, il più delle volte…ma doveva ammettere che quel pensiero era lodevole, ovvero il fatto che si preoccupasse per lei.
 Poi quel momento di estasi passò, rapido come si era presentato. Malgrado fosse armata di buone intenzioni, continuava a domandarsi quali danni avrebbe potuto procurare. Ricordava bene le risate che aveva scatenato la sua pessima attitudine al canto, quando aveva partecipato al ricevimento di suo marito…ed un nodo alla gola le si strinse al collo. Come avrebbe potuto porre rimedio a quella situazione?
 Infastidita, si massaggiò la testa.

Mary si riaggiustò gli occhiali.
 Pur essendosi piegata al volere materno, odiava quelle cose mondane, chiamate ricevimenti, con tutto il cuore e quelle risate che aveva rimediato al debutto, dovute al fatto che la sua esecuzione al piano, forzatamente pubblica, era uno smacco che non poteva mandare giù, malgrado fosse passato del tempo. Se solo avesse avuto un pianoforte degno di quel nome, avrebbe sicuramente ottenuto delle attenzioni meno derisorie. Piangere sul fallimento passato nuoce al mio avvenire si disse, scuotendo la testa. –Mr. Bingley mi permetterà di usufruire della biblioteca e del pianoforte?- domandò, studiando il piano nobile dell’edificio.
 Jane annuì. –Naturalmente-rispose, prima di socchiudere gli occhi –ah, mi raccomando. Per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa,chiedi pure a me.-
Mary annuì, senza ascoltarla davvero. Mentre Jane parlava, infatti, aveva visto alcuni servitori della casa portare dei tomi al piano superiore…e, a quel punto, la sua mente si era azzerata. In anni trascorsi dietro a salaci battute paterne e dolenti nervi materni, aveva scoperto il piacere di seguire le parole d’inchiostro mentre correvano sulla carta, vivendo avventure immaginarie e conoscendo saperi eruditi.
 Una passione che i suoi le avevano lasciato coltivare, per la felicità della terzogenita…con qualche effetto collaterale.
 Per esempio, il fatto che tendesse a non ascoltare più nulla.


 Jane parlò per qualche minuto, completamente ignara della disattenzione della minore. Non aveva visto che la signorina Bennett era con la testa altrove, catturata dalla vista di quei volumi pesanti che passavano alle sue spalle.
-…Allora, siete d’accordo con me, Mary?-domandò speranzosa, alla fine del discorso.
 Questa annuì meccanicamente.
 Uno dei servi stava tenendo in mano dei libri dalla copertina in pelle dall’aria voluminosa e antica…a quella vista, il cuore fece un balzo.
-Allora vi lascio. Andate a riposarvi nella stanza che vi ho dato. C’è una bacinella d’acqua. Se vorrete, potrete riposarvi un po’, prima che venga servita la cena.-disse Jane, congedandosi.

 

Il gruppo di servitori che trasportava il carico di libri passò e, come spesso succedeva, Mary fece ritorno nella realtà dell’atrio della dimora dei Bingley.
 L’ambiente era immenso e luminoso, con un paio di statue mitologiche di qualche leggenda antica. Vasi di fiori selvatici facevano bella mostra di sé, dando colore all’insieme. La terzogenita tuttavia, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad apprezzarli del tutto. Girò la testa a destra, poi a sinistra, in alto e in basso. Fino a qualche minuto prima stava ascoltando le raccomandazioni di sua sorella Jane…ed ora si trovava lì da sola, impalata in quello spazio ampio a cui non riusciva ad abituarsi del tutto.
 Dove era andata la signora Bingley?
 Per quale motivo era andata via senza dirle nulla?
 Dove si trovava la sua camera?
 Era questo il modo di comportarsi con sua sorella minore?
-Tutto ciò è davvero indecoroso-commentò, arricciando il nasino a patata mentre, con un’espressione indignata che stonava sul viso buffo, si incamminava al piano superiore.

Allora, il capitolo è abbastanza di passaggio ma spero che sia piaciuto. Mary è un personaggio che mi fa ridere immensamente e ho pensato bene di scrivere questa storia. Essendo molto colta perché ha letto tanto, ha sempre la testa tra le nuvole ed è poco pratica. Ovviamente, vedremo meglio come si metteranno le cose. Jane fa bene a preoccuparsi…poveri noi!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** DOVE LADY CAROLINE HA UN OSCURO COLLOQUIO CON MARY BENNETT ***


Cari lettori e lettrici, sono molto felice di poter nuovamente aggiornare la storia. Mary è un personaggio che trovo molto simpatico e spero che questa avventura sia qualcosa di gradevole. Non so quanto possa piacere questa storia ma ho intenzione di finirla.

 

DOVE LADY CAROLINE HA UN OSCURO COLLOQUIO CON LA SIGNORINA BENNETT

 

 

Mary era una persona che si applicava, in ogni cosa che aveva intenzione d'intraprendere. Poteva essere una lingua astrusa, un filosofo o uno strumento musicale, non importava. Se si trattava di apprendere, era una donna che non si risparmiava.

Mai.

Aveva immagazzinato nella propria testolina tutto lo scibile di casa Bennet, con risultati altalenanti e con esiti imprevisti. Per esempio, aveva imparato a suonare il pianoforte scordato della casa con una certa maestria ma quando aveva partecipato insieme alle sorelle, al ballo, le era stato chiesto di cantare...e, al posto dell'ammirazione, aveva ottenuto solo imbarazzo e risatine trattenute a stento.

Il pensiero di quell'episodio le bruciava ancora. Non riusciva a capire quale fosse il suo errore e più ci pensava, più lo spettro del fallimento tornava, come un odioso pungolo. Memore di quell'insuccesso, aveva deciso di impratichirsi anche nel canto, in modo da non incorrere più in simili umiliazioni. I risultati, tuttavia, erano assai imbarazzanti, tanto quanto quelli di fare una conversazione che le attirasse qualche complimento. Per delle ragioni che non era ancora riuscita a scoprire, le sue erudite osservazioni, anziché essere fonte di ammirazione, erano oggetto di riso.

Mary si domandava quale fosse la ragione di una simile condotta ma, dopo attente elucubrazioni, aveva ipotizzato che il suo amore per la Sapienza mal si adattava alle esigenze delle menti semplici che vivevano attorno a lei. La signorina Bennett non aveva mai avuto nulla da ridire sul fatto che la ricerca di un buon partito fosse un'azione lecita e naturale, per ogni creatura assennata, ma non poteva fare a meno di ammettere che tale enunciato presentasse situazioni assai bizzarre.

Per esempio, come era possibile che Lydia, proprio quella Lydia, così bizzosa e irragionevole, avesse sposato un militare dalla buona carriera come Wickham? Mary si massaggiò il mento rotondo, ponderando attentamente su quel particolare quesito, mentre sollevava gli occhi al cielo, in cerca di una risposta che non le veniva in mente.

Proprio in quel momento, vide venire nella sua direzione una donna ben vestita e dai lineamenti duri. Indossava un abito color primrose, che esaltava la chioma rossiccia. Mary osservò ammirata la stoffa di quel vestito, chiedendosi da quali luoghi magnifici e stravaganti potessero venire quei tessuti. Ahimé, quanta grandezza incomprensibile e quanta discordanza con l'arredo di quest'avita dimora! Pensò, paragonando le scelte dei mobili e dei fiori con il barocco abito della sconosciuta che aveva di fronte.

-Buongiorno, Miss.-disse, storcendo appena il naso-avete visto Lady Bingley?-

La giovane negò, con un cenno della testa.

-Ah, me lo immaginavo. Mio fratello ha un triste modo di condurre il suo matrimonio. Passa il suo tempo in compagnia della sua consorte con un'attenzione che oserei dire eccessiva. Non vorrei che fosse deriso per questo.- mormorò la dama, arricciando ulteriormente il naso e guadagnandosi un'occhiata dalla terzogenita.

-Un buon matrimonio deve essere proporzionale alle capacità della persona e alle convenienze di ceto ma più di tutto opera la disponibilità dell'intelletto. Ragion per cui, una mente semplice non può che aspirare ad una mente semplice, nella misura in cui essa sappia agire con l'intelligenza che le è consona.- disse solenne Mary, annuendo meditabonda.

Caroline aggrottò la fronte. Quella strana donna aveva usato un linguaggio assurdo e bislacco, tanto che quella frase le pareva vuota e priva di senso. Decise comunque di assecondarla, in modo da non sembrare una povera ignorante. Aveva ricevuto l'istruzione migliore che si potesse trovare e non avrebbe di certo fatto brutta figura con quella sconosciuta. Non sembrava ricca ma non si sarebbe abbassata a comportarsi in modo indegno.-Oh, mia cara Miss, non posso che concordare con voi. Un matrimonio così poco armonioso è fonte di notevoli preoccupazioni.- commentò.

Mary annuì con vigore. -Le vostre parole sono colme di saggezza. Non vi è cosa peggiore di un'unione così priva di equilibrio. Del resto, la matematica insegna che la relazione tra marito e moglie è inversamente proporzionale alla condizione sociale dei diretti interessati.- continuò, pronunciando con soddisfazione l'avverbio “inversamente” e non potendo fare a meno di compiacersi del proprio lessico.

La dama fece per dire qualcosa, quando dei passi frettolosi raggiunsero le orecchie di entrambe. -Lady Caroline! -esclamò una voce, facendola voltare.

-Mr. Archibald-rispose, aggrottando il sopracciglio perfetto- vi sembra questo il modo di rivolgervi a me, in questo modo? Devo ricordarvi che fino a pochi mesi fa ero io la padrona di questa dimora?-

Il maggiordomo s'irrigidì. -Ma...ma certo, Miss Bingley.- balbettò.

La dama lo squadrò ancora un momento. -Non è un comportamento decoroso quello che avete tenuto pochi istanti prima...alzare la voce a quel modo, Numi del Cielo!- esclamò, orripilata- Quale malessere vi spinge a rivolgervi così sgraziatamente?-

-Ma Miss, vi prego di calmarvi...-provò a dire l'altro, pallido in volto.

-Non osate pregarmi in questo modo!-proruppe Lady Caroline- Mai, in vita mia ho ricevuto un comportamento così irriguardoso nei miei confronti. Non è forse mio diritto presentarmi in questa dimora, quando ho necessità?-

L'altro annuì.

-E non è forse lecito assecondare questo mio desiderio quando più mi aggrada?-domandò retorica. Così parlando, prese a muovere frenetica le sopracciglia, con un piglio che sembrava rendere sempre più nervoso il maggiordomo.

Mary osservò affascinata la verve di quella dama. La sua energia trapelava dietro maniere impeccabili, così perfette da sembrare appena uscite da un libro. -Mr. Archibald, Lady Caroline ha perfettamente ragione. Siete voi ad essere in torto.-intervenne, facendo tacere di colpo i due. La dama la guardò sorpresa ma non commentò.

-Ma...-provò a dire il maggiordomo.

-Il manuale di etichetta “Consigli su come organizzare un ricevimento. Manuale di sopravvivenza per mogli in difficoltà e spose affrante”della savia Mrs. Thompson sostiene che un servo non deve fare domande sulla presenza di una persona che non è sua pari né, tantomeno, atteggiarsi con una famigliarità che è inopportuna. Deve invece osservare la giusta distanza e guardare con comprensione ed equilibrio tutte le sue parole.Lady Caroline è una dama di classe e vi ha giustamente ammonito per queste maniere.-fece, citando la frase del libro prestato da Kitty e trovandola improvvisamente adeguata.

-Ma signorina...-provò a dire l'uomo.

-Osate mettere in dubbio le regole dell'etichetta,Mr. Archibald Rosario Princisvack?- esclamò quest'ultima, citando il cognome dell'uomo che, udendolo, arrossì, senza avere il coraggio di ribattere. Tutti, in casa Bingley, sapevano che il maggiordomo si vergognava del cognome che portava ma la signorina Bennett, completamente all'oscuro della cosa, l'aveva pronunciato per intero, in un eccesso di puntigliosa precisione. Si avvide comunque che si era fatto improvvisamente pallido e, perplessa, gli chiese cosa avesse.

-Nulla, Miss-rispose, dopo qualche momento l'uomo.

-Mr. Archibald...oh Charles, finalmente!-esclamò la dama, all'indirizzo dell'uomo che, trafelato la raggiungeva all'ingresso.

-Caroline, benvenuta nella mia casa.-disse Mr. Bingley, venendole incontro. Aveva un'espressione sorridente e spensierata, come quella di un bambino, del tutto in contrasto con quella della dama, perennemente sdegnosa. Malgrado condividessero lo stesso sangue, erano diversissimi per indole. -Archibald, mia moglie ha necessità di conferire con voi e vi attende nel suo salottino. Potreste raggiungerla?-chiese.

Il maggiordomo obbedì, camminando a passo più svelto del solito.

-Oh, non ho mai visto Archibald muoversi così celermente- osservò Charles, con il suo consueto tono gioioso- ma sono felicissimo di rivedervi, cara sorella!-

Lady Caroline Bingley non sembrava condividere la medesima gioia. Rimase corrucciata, nell'algida posa con cui lo aveva accolto pochi istanti prima. -Dovreste avere maggiore cura della servitù.-lo ammonì.

Charles le sorrise gaio. -Ma lo faccio. Mrs. Bingley è una padrona amabile e pacata. Tutti, dal maggiordomo alla sguattera, hanno un occhio di riguardo per lei e per la sua bontà d'animo.- disse serafico.

Caroline lo trucidò con lo sguardo, udendo il nome della cognata. -I servi non devono amare i padroni ma temerli, come diceva nostra zia, Lady Josephine. Non dobbiamo mai farci mettere i piedi in testa da loro.-sentenziò.

Charles tacque un momento, salvo poi girarsi verso l'altra persona che, dopo la sua comparsa, non aveva più detto una sola parola. -Mr. Bingley, posso interrompere il flusso dei suoi alti pensieri?-domandò solenne lei, da dietro gli occhiali tondi.

-Ma certo, dite pure.-rispose questi.

La donna lo guardò seria. -Ho delle serissime mansioni da portare a termine. Chiedo il permesso di appropinquarmi ad ambienti più consoni, così da potervi offrire maggiore aiuto.-sentenziò.

-Naturalmente-disse il signor Bingley -buon lavoro.-

 

 

 

 

 

Lady Caroline aveva seguito tutta la scena con occhio attento. -Fratello, devo riconoscere che mia cognata ha gusti assai curiosi nello scegliere la servitù.-osservò, non appena rimasero soli.

Charles si grattò la testa. -Voi dite? Io non noto nulla di strano-rispose, sinceramente perplesso.

-Ammetto che la sua deferenza mi ha notevolmente colpito, senza contare la sua difesa. Archibald dovrebbe imparare da lei.-continuò la dama con tono convinto.

-Conoscete il nostro maggiordomo. Ha un animo quieto e piacevole ma tende ad essere un po'pedante.-commentò Mr. Bingley -Fortunatamente ha molta ammirazione per Jane e non le manca di rispetto.-

Ad udire quel nome, la donna si fece ancora più rigida. -Me lo auguro-sentenziò, trattenendosi da un poco signorile sbuffo.

Charles rise. -Suvvia, Caroline! Non dovete essere così ritrosa, altrimenti la gente finirà con l'odiarvi. Jane sta facendo uno splendido lavoro nella gestione della casa ma la prossima volta inviateci un biglietto, altrimenti non potremmo sistemare la vostra stanza.-fece allegro come un bambino a Natale.

Caroline contò mentalmente fino a dieci, sperando di calmarsi ma, per qualche strano motivo, la gioia di suo fratello aveva il potere d'irritarla sempre di più, quasi quanto l'idea di avere come cognata, un membro della detestabile famiglia Bennett. -Ancora non riesco a credere che questa dimora abbia finalmente una Mrs. Bingley.- mormorò, notando con disappunto come la nuova padrona di casa avesse tolto dalla stanza tutte le suppellettili che aveva messo lei, a suo tempo.

Quella campagnola fu il pensiero caustico che l'attraversò. Mai, in tutta la sua vita, avrebbe immaginato di avere per parenti un gruppo così imbarazzante. Suo fratello era passato tranquillamente sopra alla sfacciataggine di quelle persone ma lei no. Lei non dimenticava né, tantomeno, poteva tollerare un affronto simile.

-Oh, sorella, non dovete angustiarvi tanto. La dimora di Bath non è di vostro gusto?-domandò, alludendo allo splendido villino che avevano acquistato e che distava poco dalla città.

Caroline annuì. Certo che gli piaceva...ma questo non bastava a mandarle giù l'idea di non essere più la padrona di casa. Se avesse sposato Lord Darcy, tutto questo le sarebbe parso un sacrificio trascurabile ma si arrabbiò, non appena la sua mente le ricordò che, ormai, non aveva più alcuna possibilità con quel gentiluomo. Anche Fitzwilliam, purtroppo, aveva ceduto alle malie delle femmine di quella casa maledetta. Che si secchino le mie ortensie rosa se non è andata così si disse, stringendo la mascella. -Ad ogni modo- fece, tentando di mantenere un tono conciliante- sono venuta per farvi le mie più sentite congratulazioni per il lieto evento. Ho saputo che sto per diventare zia.-

Il sorriso di Charles si allargò. -E'così, cara sorella...Ooh, non immagini nemmeno quanto Jane e io siamo felici per quello che sta accadendo!-esclamò, gaio e beato.

Caroline si concesse di sorridere a sua volta. Malgrado il nome dei Bennett continuasse a sembrarle sgradito, oltre ogni ragionevole dubbio, doveva riconoscere che non vi era motivo per essere così sdegnosa. L'arrivo di un possibile erede dei Bingley era una bella notizia, così si impose di mostrarsi il più lieta possibile. -Mi congratulo con voi, caro fratello. Sono venuta qui non appena l'ho saputo.-disse.

-Oh, non sapete quanto sono felice di tutto ciò. Tutta la casa è in fermento.- ammise, un po'imbarazzato.

Caroline lo guardò, con un filo di tenera benevolenza. Era nella natura di Charles esternare i sentimenti in quel modo...ma, in fondo, aveva ragione. Il suo astio per i Bennett, ormai, doveva essere accantonato. Darcy era ormai un triste ricordo e non poteva più aspirare di diventare sua moglie. Elizabeth occupava saldamente quel posto e lei, sia pure molto a malincuore e con molto, molto maldistomaco, doveva accettare quella triste realtà. Fitzwilliam sarebbe stato perfetto, accanto a lei: aveva una splendida rendita, uno splendido titolo ed era persino piuttosto giovane. Nemmeno il pessimo carattere la intimoriva. Ogni nobile degno di questo titolo deve avere qualche difetto e l'indole è un fattore direttamente proporzionale al rango amava dire zia Lady Josephine, una donna così raffinata da non ritenere nessun uomo degno del suo lignaggio. Ormai si era quasi rassegnata all'idea, beneficiando della salutare campagna di Bath ma quando aveva saputo che avrebbe avuto il piacere di diventare zia, si era preoccupata. Suo fratello avrebbe cresciuto suo nipote da solo e, se aveva finito con il considerare Jane il male minore, era letteralmente terrorizzata al pensiero di sapere che quell'innocente avrebbe subito l'influsso nefasto della famiglia di questa, troppo vicina al sangue del suo sangue per non portare qualche danno.

-Ad ogni modo, sono molto lieta di vedere che non avete perso la vostra prontezza. Certo, trovo molto acerba questa presa di posizione ma non dubito che abbiate visionato adeguatamente tutte le referenze del caso. L'erede dei Bingley deve avere il meglio.-disse solenne.

Charles rimase interdetto ma si rallegrò delle sue parole. Era molto raro che sua sorella gli facesse dei complimenti e, felice della cosa, decise di godersi il momento, convinto che ben difficilmente si sarebbero presentati in futuro. -Ad ogni modo, trovo che sia più opportuno trovare una balia. Non pensate che sia un po'prematuro?- chiese Lady Caroline Bingley.

Mr. Bingley la guardò perplesso. -E'da prima che mi fate questo discorso, cara sorella...ed ammetto di non comprendere quello che dite. Cosa state dicendo?-chiese, massaggiandosi la testa.

La donna tacque, incerta. -Come? Ma dell'istitutrice che avete assunto, ovviamente! Malgrado mi sembri un po'giovane, sembra promettere bene, per lo meno sa stare al suo posto...-cominciò a dire.

-Istitutrice? Quale istitutrice?-domandò Charles, con un'espressione da bimbo.

Caroline si irritò. -Charles Bingley, mi state forse facendo uno scherzo?-chiese, mettendosi le mani sui fianchi -Non era forse l'istitutrice di vostro figlio, quella signorina vestita di scuro, con la testa infilata in quel libro in soggiorno?-

Mr. Bingley inarcò la fronte...poi si illuminò con un sorriso.

-Oh, alludete alla signorina Bennett! Una cara ragazza, non trovate? Sono davvero felice che voi abbiate deposto la vostra ostilità nei confronti della famiglia di mia moglie. E'Mary Bennett, sorella minore della mia amata Jane! Sua madre ha deciso di mandarla in questa casa, per poterla aiutare nella preparazione al ricevimento. -disse.

-Oh...-esalò Caroline, pallida ma Charles non se ne avvide. Preso dalla felicità, abbracciò con trasporto la sorella e le schioccò un bacio rumoroso sulla guancia.

-Sorella, non avete idea della gioia che sento ma ora che vi ho sentito tessere le lodi di Mary so che anche voi amate la famiglia di mia moglie. Oggi, cara Caroline, posso dirmi davvero un uomo felice-fece, allontanandosi dalla donna con il passo sciolto tipico solo delle persone contente.

 

Bene, scusate il ritardo. L'estate e la tesi non perdonano e questa cosa mi rende molto occupata. La Mary che vedete qui è il tipico topo da biblioteca. Ne ho una certa visione ma non pensate che sia presuntuosa. Spero che la storia continui a piacere. Ringrazio tutti voi per avermi letto sinora. A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** SULLA NOBILE ARTE DEGLI INVITI ***


Benvenuti ad una nuova avventura di questa fanfiction. Come avrete immaginato, il mio personaggio preferito della storia è Mary Bennett, la terzogenita della famiglia Bennett. Il mio personaggio è un po'particolare e molto fedele, penso, all'originale.

Molto erudita, purtroppo ha la testa tra le nuvole, cosa che le impedisce di avere soluzioni concrete nelle varie situazioni...la tipica secchiona insomma. Ovviamente la povera Caroline ha avuto una brutta sorpresa, quando ha saputo che la sconosciuta che ha preso le sue difese, altri non è che la sorella minore delle odiatissime Bennett. Poveraccia, non la invidio.

Ad ogni modo ringrazio tutti coloro che mi leggono...ed ora vi lascio al nuovo capitolo.

 

SULLA NOBILE ARTE DEGLI INVITI

 

Jane stava cucendo da circa dieci minuti. Aveva ricevuto alcune lettere dalle sue sorelle e da Mrs. Collins che, dando sfoggio del suo senso pratico, le aveva inviato alcuni vasetti di confettura di lamponi con allegata la ricetta. Mrs. Bingley apprezzò notevolmente quel pensiero. Aveva sempre avuto un debole per i dolci ed era molto felice di sapere che Charlotte si fosse ricordata di questa sua preferenza.

Quanto le piacevano i lamponi! Ricordava che, insieme alla signorina Lucas e a Elizabeth erano solite passeggiare nei pressi del parco vicino alla chiesa. Quel pensiero riempì la sua mente di dolci ricordi. Chissà cosa sta facendo la cara Charlotte, nella tenuta del signor Collins! Andava pensando, con un sorriso beato.

A differenza di sua sorella Liz, non aveva mai messo in dubbio la bontà del cugino Collins, soprattutto perché Miss Lucas era sempre stata una donna molto pratica e assennata. Non dubitava che fosse un buon matrimonio e, benché Liz fosse contraria, era del parere che Collins fosse comunque un buon partito, per quante pecche avesse.

Guardò amorevole il tessuto, fissando le decorazioni che lo costellavano. Era la sesta copertina che stava cucendo: una era gialla, l'altra verde, l'altra rossa, l'altra celeste, una arancione, una ancora gialla. Jane ne aveva cucite un'infinità, badando bene ad evitare tutti i colori che potevano essere troppo definitivi. Non sapendo se il bambino in arrivo fosse un maschietto o una femminuccia, la maggiore delle Bennett aveva saggiamente deciso di rimandare la cosa a dopo la nascita del piccolo.

Jane sosteneva un sorriso ampio e luminoso da quando il dottore le aveva dato quella notizia ed ora non smetteva di mostrarlo al mondo, abbacinando i presenti. Nemmeno la presenza di sua cognata Caroline riusciva a scalfire la sua felicità.

-Mia cara Mrs. Bingley, sono lieta di vedervi in ottima salute.- esordì, con il suo consueto tono legnoso.

-Mi fa molto piacere, carissima Lady Caroline. Perdonatemi se non ho potuto ricevervi adeguatamente ma devo seguire le parole del medico. Mi ha prescritto il massimo riposo e non posso occuparmi delle questioni pratiche.-spiegò -Chiedo scusa se non ho potuto informarvi prima. Abbiamo avuto molti impegni.-

Impegni che non vi hanno impedito di chiamare quella femmina bislacca fu il pensiero velenoso che Caroline Bingley avrebbe voluto dire...ma si astenne dal farlo. Una vera signora non faceva simili osservazioni.

-Non dovete temere. Lady De Bourgh ha provveduto a darmene notizia mentre ero in viaggio, quando ci siamo incontrate presso un'amica comune. Anche lei aveva saputo tutto questo da Lord Darcy, a sua volta informato da mio fratello.- fece, aggrottando la fronte- Gli uomini hanno uno strano modo di comunicare.-

Jane non colse la frecciatina. -Avete ragione ma Lord Darcy conosce Mr. Bingley da molto tempo. Penso che sia naturale che parlino tra loro con maggiore libertà rispetto a quando noi donne conversiamo. Mi è successo anche con mia sorella.-disse, ignorando completamente, l'inquietante irrigidirsi dei tratti della cognata.

-Ad ogni modo, sono davvero felice di avervi qui-continuò.

Caroline annuì meccanicamente.

Non era molto convinta della bontà delle parole di Jane ma era impossibile per lei capire quando era sincera e quando no. Si era resa conto che, se con la secondogenita dei Bennett era stata una vera e propria antipatia a pelle, per la moglie di suo fratello la cosa era ben più complicata.

-Lady Caroline, come vi siete trovata a Bath?-chiese questa. Al nome della località di villeggiatura, la donna si sciolse ed iniziò a raccontare le cose che aveva visto e le persone con cui aveva fatto conversazione. In quel modo, le ore volarono.

 

 

 

Il profumo della carta aveva da sempre avuto un fascino tutto particolare per Mary. Di tutte le sorelle Bennett, era colei che aveva letto di più, attingendo a piene mani alla minuscola biblioteca di famiglia. Conosceva perfettamente tutti i libri ma quello che stava leggendo in quel momento aveva tratti astrusi e inspiegabili.

Non si era persa d'animo, provando con tutte le sue forze a non cedere alla stizza ma quelle nozioni le sembravano oltremodo irragionevoli e prive delle risposte di cui aveva bisogno.

Quei pezzettini di carta, accuratamente ordinati ed impilati, giacevano intonsi di fronte a lei, in una quantità che non poteva che sembrare inquietante. -Sciogliere questo quesito si rivela un compito di difficile soluzione, giacché vi sono un numero notevole di persone da invitare. Che Iddio mi sia testimone, ma non riesco a capacitarmi della loro abbondanza.-mormorò, grattandosi la testa.

Non immaginava che sua sorella Jane avesse così tante conoscenze. Che siano queste, le conseguenze inevitabili del matrimonio? Si chiese, accarezzandosi il mento rotondo.

Quella preparazione richiedeva ogni energia. Mr. Bingley conosceva molte persone e, per sua immensa sfortuna, erano di varia estrazione sociale. In nome del Cielo, perché non si accontenta dei suoi pari di rango? Si chiese, in una nota di profonda afflizione. Come spiegare il suo turbamento? Aveva di fronte a se una pila di bigliettini immacolati, su cui doveva scrivere l'invito al ballo. Il problema era che i destinatari erano di varia estrazione sociale. Ergo, dovrò scrivere io tutti i titoli, i nomi ed il rango dei vari personaggi. Il punto però è: come posso compiere un simile atto senza fallare? Andava riflettendo con un'espressione tragicamente grave.

Ben volentieri, avrebbe interrogato Mister Archibald, al fine di avere una risposta che la togliesse da quello strano problema ma per qualche motivo, a lei completamente ignoto, ogni volta che chiedeva il suo sostegno, si ritrovava ad essere misteriosamente irreperibile.

-La servitù ha una ben strana natura- dedusse, arricciando il naso a patata. Proprio mentre stava dicendo queste cose, vide venire nella sua direzione Jane che, a passo lento e cadenzato veniva nella sua direzione. -Oh, mia cara sorella, ben ardua cosa è la missione che mi accingo a compiere.- mormorò.

Jane aggrottò la fronte. -Cosa vi affligge?-domandò, sedendosi nella poltroncina di fronte a lei.

Mary la guardò. -Avete un insieme di ospiti estremamente disomogeneo-rispose, come se quella frase fosse sufficiente...ma Mrs. Bingley non mostrò una prontezza sufficiente a coglierla e quelle parole caddero nel vuoto con una facilità che quasi sbigottì la giovane.

-Oh, Mr. Bingley ha molte conoscenze ed è suo interesse avere buoni e costanti rapporti con tutti loro. Purtroppo, il suo lavoro gli ha impedito di fare tutto ciò per un arco di tempo troppo lungo per le sue abitudini.-  rispose...prima di prenderle le mani -Voi non sapete quanto ammiri l'impegno che ci state mettendo.-

-Mrs. Bingley...-provò a dire la signorina Bennett.

-Finalmente potrò dedicarmi serenamente a mio figlio...senza preoccupazioni di vario genere...-continuò l'altra imperterrita.

-Lady Bingley...-provò di nuovo, leggermente spazientita l'altra.

-...Inizialmente nutrivo delle perplessità, dal momento che non avete molta pratica. Del resto, nella nostra casa non era abitudine fare cose del genere, considerando la rendita...-proseguì invece, implacabile, la maggiore che, con fare commosso, si portò una mano sulla fronte. -Ma, effettivamente, voi siete la più intelligente della nostra famiglia e quindi queste mie preoccupazioni erano eccessive.- mormorò, sorridendole luminosa...e, a quella smorfia, i dubbi che affollavano la mente di Mary vennero improvvisamente bloccate-Bene, cara sorella, non affaticatevi troppo!-disse, salutandola lieta.

Mary non disse niente. L'espressione luminosa di sua sorella aveva un potere rassicurante, da che avesse memoria. Era come un raggio di sole che sapeva illuminare tutto. Aveva infiniti e misteriosi poteri, come provocare un innaturale silenzio nella signora Bennett e nelle sue sorelle minori, esseri inspiegabili ma capaci di produrre parole a velocità inusitate e senza aver necessità di bere o respirare. Jane sembrava un angelo in terra, capace di rendere tutto più bello, anche il chiacchiericcio logorroico di Lydia. Così leggiadra da non sembrare vera.

Mary si bloccò.

-Cielo, ho dimenticato di chiederle l'esatta condizione dei vari invitati!-esclamò, portandosi le mani sulle guance paffute.

 

 

 

 

Lady Caroline non aveva dormito molto quel pomeriggio e nemmeno le notti precedenti il suo arrivo nella dimora del fratello. I suoi timori, relativi alla cattiva influenza dei Bennett, uniti alla consapevolezza che il degrado della loro stirpe era perennemente sul punto di realizzarsi, avevano contribuito alla sua insonnia. Insonnia che si era tradotta in un umore, se possibile, peggiore rispetto a quanto era successo in precedenza. La servitù, forse subodorando il suo clima tempestoso, se ne stava ad una distanza di sicurezza, camminando con passo piuttosto celere, quando la incrociavano.

Ignara del terrore che solo la sua presenza era capace di scatenare, la donna visionava truce ogni piccolo anfratto, non potendo fare a meno d'indignarsi per l'aspetto che quella casa aveva assunto, dal giorno in cui si era trasferita a Bath. Gli arredi le sembravano eccessivamente spogli, privi dell'augusta grandezza che i vecchi mobili, retaggio di generazioni e generazioni di Bingley, possedevano. E'appena arrivata e già sta seminando danni pensò, fermandosi truce di fronte ad un vaso di fiori agresti.

Non ricordava che i Bingley tenessero in casa piante del genere. Sua madre, per esempio, non li avrebbe tollerati. Dove andremo a finire? Rifletté tragica.

Proprio mentre era persa nella drammatica contemplazione del degrado del proprio casato, vide la piccola sagoma della Bennett. Istintivamente, aggrottò la fronte. Lo faceva sempre ma, per qualche strano riflesso involontario, i muscoli di quella parte del volto si contraevano non appena vedevano un Bennett nei paraggi. Subito Caroline si accorse che aveva reagito in quel modo anche in presenza di Mary ma, vedendo quanto bislacca e poco appariscente fosse, aveva razionalmente rinnegato il sincero avvertimento corporeo.

E, ahimé, ho sbagliato si disse, rimproverando la sua scarsa prudenza...ma, in fondo, non poteva non essere indulgente con sé stessa. La terzogenita di quell'insopportabile schiatta aveva un aspetto poco curato, come se non sapesse bene come dare un qualche beneficio alle poche, positive qualità del volto: di media altezza e dal fisico un po'rotondetto, aveva movenze che volevano essere solenni ma che, per l'ostile costituzione fisica, apparivano inconcepibilmente goffe e ridicole.

Caroline si biasimò. Aveva dato per scontato che le Bennett avessero come unica dote una certa piacevolezza nel corpo e si era lasciata ingannare dall'assoluta sciatteria della giovane donna. Senza contare che l'aveva pure lodata ed ammirata, con una devozione che nessuna delle sue sorelle si era mai sognata di fare...e questo, forse, era l'unica cosa che toccava la Bingley nel profondo, facendola quasi commuovere. -Buongiorno, Miss Bennett-salutò.

Non aveva mai rivolto la parola ai Bennett per prima ma la difesa e la devozione che la signorina aveva manifestato, l'avevano persuasa a fare quella piccola concessione.

Mary alzò di scatto la testa, guardandosi attorno, come se fosse sovrappensiero. -Oh- disse, rizzandosi in piedi ed eseguendo un inchino maldestro -buongiorno, vostra...Grazia, sì, presumo che sia così.- disse, storcendo la bocca piccola.

Udendo quelle parole, la signorina Bingley fece una cosa che nessuno aveva mai visto fino a quel momento. Sorrise. Sorrise come se avesse ricevuto la proposta di matrimonio dal principe della Nazione, come se avesse appena saputo che il suo Darcy aveva abbandonato quella sciocca di Elizabeth Bennett, come se avesse vinto la partita di bridge, come se...insomma, per farla breve, aveva appena toccato un nuovo premio della sua realizzazione personale.

-Sono lieta della vostra condotta.-fece, mantenendo quel sorriso leggiadro sul volto. Una cameriera, passando di lì, si spaventò e, a passo ancora più svelto, corse nelle cucine, pallida in volto per quell'espressione che, sul viso della signorina Bingley, non riusciva a non essere terrificante.

-Vi ringrazio- disse Mary, del tutto ignara di quanto stava avvenendo.

Caroline inclinò la testa. -Cosa stavate facendo?-chiese, osservando la pila di bigliettini sul tavolo.

-Un'incresciosa afflizione che non riesco a risolvere in modo adeguato-rispose compita la terzogenita, assumendo un'espressione ancora più grave del solito.

-A cosa alludete?-domandò Miss Bingley.

-Invero, Miss, sono in una terribile angoscia, dovuta al pensiero che mia sorella mi abbia affidato un compito impari per le mie, tutto sommato vaste, capacità. Ho il timore che l'ostacolo che mi si pone innanzi sia cosa assai ardua e difficile, tanto da farmi temere di aver toccato i limiti del mio intelletto.-rispose, posandosi una mano sulla fronte, sospirando per lo sforzo che aveva compiuto con quella che riteneva, tutto sommato, una noiosa ammissione.

Lady Caroline inarcò la fronte, rimanendo alcuni minuti in silenzio.

-Ahimé, sono afflitta da questo quesito. Mia sorella mi ha dato la delicata missione di occuparmi della missiva ma temo di non avere sufficienti informazioni per poter assolvere al meglio a questo incarico. - spiegò, annuendo tetra. La prospettiva di fallire quel compito era quanto di più avvilente potesse capitarle e nemmeno la lettura del suo amato Aristotele avrebbe potuto placare la sua afflizione.

-Ebbene risolvetevi da sola tale incomodo. Una donna, che possa definirsi tale non può che seguire quella che è la sua natura e, come femmina, deve assolvere alle faccende muliebri senza scendere a compromessi.-disse severa.

-Ma...-provò a dire.

-Niente ma! Una gentildonna deve essere perfettamente in grado di organizzare un ballo come si conviene e sono certa che gli invitati di mio fratello siano un gruppo ben educato e ammodo.- la ammonì, fissandola gravemente.

Mary impallidì.

Il viso della dama era serio e indignato, come mai aveva visto. L'abito, color primrose, esaltava la chioma perfettamente acconciata. Aveva lineamenti regolari e duri, che l'espressione seria rendeva ancora più marcati. Non poteva che essere lieta delle sue parole. Finalmente qualcuno le dava delle sicurezze...così cominciò a scartare tutte le informazioni su come rivolgersi a negozianti e persone di origine comune. -Avete perfettamente ragione-ammise- per fortuna, ho modo di avere un così saggio consiglio da voi. Iddio mi è testimone, la famiglia Bingley è fortunata ad avere una così distinta e generosa dama quale voi siete.-

Sentendosi così lodare, Caroline non rispose subito. Il dolce piacere che solo un complimento così pomposo sapeva lasciarle era indescrivibile. Da molto tempo non era oggetto di una simile venerazione e, sia pure in quelle bizzarre circostanze, era qualcosa di molto bello e gradevole. -Sono lieta che voi siate dotata di un'intelligenza tanto sviluppata. Non tutti sanno riconoscere i miei meriti e le mie virtù, come io sono in grado di fare.-disse, con solenne rassegnazione.

-Vi comprendo perfettamente-aggiunse Mary- il Mondo è cieco quando la grandezza è così vicina.-

Caroline fece per aggiungere qualcosa, quando vide la sagoma di suo fratello uscire da uno degli studi della casa. -Mr. Bingley, di grazia, cosa vi spinge a camminare con un passo tanto sgradito?-chiese, fissandolo truce.

Charles si fermò. -Vi prego, Caroline, non ho davvero modo di parlare con voi di argomenti tanto piacevoli, giacché non è il momento-disse serio.

A quella vista, la donna si preoccupò. Suo fratello aveva lo spiacevole difetto di essere allegro in qualsiasi situazione, anche nelle più imbarazzanti e quando era serio, significava che la questione era davvero grave.- Cosa vi è accaduto?-chiese.

Mister Bingley sospirò. -Mi dispiace molto, Miss Bennett-disse, fissando la cognata che, per tutta risposta, rimase in silenzio, con un espressione determinata e con in testa ben altri pensieri. Escludendo i ceti più umili, come avrebbe potuto scrivere l'invito senza sbagliare? Forse è opportuno tirare a sorte, scegliendo tra le espressioni più neutre e meno compromettenti...in nome del Cielo, quali altre calamità devono mai accadere? Si chiese retorica, mentre fissava il pallore farsi strada sul viso di Lady Caroline.

 

Sto dando spazio a Lady Caroline. Non era previsto ma l'ispirazione fa come vuole. Intanto vi ringrazio per avermi recensito finora. Non so bene come prenderete questo capitolo ma vi lascio una spiegazione. Mary deve scrivere gli inviti per il ricevimento ma non sa come fare. Pignola com'è, vuole usare il titolo giusto per ciascuno degli invitati ma non sa quale è il loro status perché sulla lista ci sono solo i nomi...e lei vuole fare le cose per bene. La bizzarria del personaggio è senza limiti ma non temete. Anche lei avrà la sua nota rosa...alla sua maniera ovviamente. Intanto vi auguro BUON 2015!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2489586