LA PROFEZIA

di rubber_2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** PARTENZA...IN TRE ***
Capitolo 4: *** ALABASTA ***
Capitolo 5: *** CROCODILE ***
Capitolo 6: *** CATTURATI...QUASI ***
Capitolo 7: *** L'INCERTO CACCIATORE ***
Capitolo 8: *** Verso Crocodile ***



Capitolo 1
*** PRIMO CAPITOLO ***


CAPITOLO 1
 
Evviva!La mia prima fiction su Rufy e Nami! Premetto che il capitolo sarà molto noioso,ma fondamentale per comprendere appieno lo svolgersi degli eventi. Volevo creare una storia d'amore nella quale non ci fossero tutti quei sentimentalismi che la rendono monotona e poco interessante,perciò ho provato ad inserire i personaggi di One Piece in un contesto secentesco. Dato che non ho mai studiato la storia dell'Impero Cinese se non alle elementari,i riferimenti storici non garantisco siano veritieri. Ho solo tentato di creare una tematica verosimile.Buona lettura!

-Sanji! Ti amo tanto! Quando ci sposeremo?-.
Gli occhi ambrati di Nami riflettevano una luce piena di triste speranza. Il ragazzo la osservò meglio,seduta su quella misera seggiola di legno consumato dalle termiti.
–Non lo so-rispose stancamente.
Da quando erano partiti,sei mesi prima,non sospettavano minimamente che al loro ritorno sarebbero stati accolti da una nuova epidemia di cui si ignoravano le cause. Sanji si appoggiò al lungo tavolo e con un fiammifero si accese una pipa,inalando l’amaro profumo del tabacco,che gli serviva da calmante ogni volta che si presentava una situazione difficile. Si passò stancamente una mano sui lisci capelli biondi,riflettendo sulla situazione. Sicuramente non avrebbero potuto rimanere in Italia. Questo no,mormorò fra sé e sé. In effetti non si sarebbe potuto dire che avessero avuto chissà quale fortuna da quel viaggio. Nami,nel frattempo,aveva entrambe le mani sulle tempie,per cercare di calmare l’agitazione e la sofferenza che si erano impadronite di lei. Da quando aveva fatto conoscenza di Sanji,un anno prima,le cose avevano cominciato a girare per il verso sbagliato. Certo,si era innamorata fin dal primo istante di quell’enigmatico individuo,un po’ troppo galantuomo per i suoi gusti,ma affascinante comunque,e aveva trascorso insieme a lui momenti della sua vita che da quando era stata imprigionata non sperava potessero capitare mai più. Come ad esempio sentirsi donna,e non un oggetto ostile all’imperatrice. Dall’altro lato,però,la relazione amorosa intrapresa con il cuoco di corte aveva comportato non pochi problemi. Il suo amante,condannato alla pena capitale,era riuscito a sfuggire la ghigliottina grazie ad un vecchio monaco tibetano,imprigionato insieme a lui,che però poi li aveva traditi per un compenso in denaro. Ma non importava,erano riusciti a scappare passando per le aguzze montagne abitate da popolazioni indigene ed estremamente arretrate prima che le guardie imperiali avessero avuto il tempo di preparare l’armamentario e organizzare la cattura. Una volta usciti dai confini dell’Impero,era sortito semplicissimo evitare di essere presi,soprattutto grazie alla gentilezza dei popolani,uomini e donne semplici ma coraggiosi,i quali non avevano esitato un istante a nasconderli nei loro fienili quando il capo delle guardie,Shan Itachi,aveva deliberatamente ordinato alle persone di rivelargli la loro ubicazione,con il risultato che quando se n’erano andati avevano dato fuoco a più di un terzo dei campi mandando in rovina molte famiglie,le quali vivevano principalmente di agricoltura. Nami si sentiva in quel mentre,seduta sulla sedia di casa sua al riparo da qualsiasi ostile soldato,estremamente in debito con la povera gente che aveva offerto loro sostegno.
–Sanji,dove andremo adesso?-domandò la giovane,con dei cerchi neri sotto gli occhi che fecero molto preoccupare il futuro marito
. –Cara,intanto pensa a riposarti. Da quando sei mesi fa siamo partiti per la volta dell’Italia non hai quasi mai chiuso occhio. Dormi un po’ in camera tua.-
. La ragazza,dai folti capelli rossi e il viso aggraziato e dolce,scosse la testa in un cenno negativo. –Ha dormito Nojiko nel letto a fianco. Potrebbe avere infettato pure il mio.-.
Sanji sospirò,sapeva quanto la sua dolce metà fosse triste per la sorella. Il giorno in cui erano tornati al paese natale di Nami,il paesaggio e il clima sociale erano profondamente mutati. Le carestie stavano decimando gli abitanti,che non avendo più da mangiare morivano. Se non era il cibo,ci pensava la peste a sterminare la popolazione. Lui non aveva mai sentito parlare di quella malattia,ma il ritmo con cui si stava diffondendo su tutto il territorio europeo lo lasciava perplesso e notevolmente preoccupato. Il rischio che si ammalassero era molto alto,infatti si erano trasferiti in campagna per sfuggire l’epidemia,ma non era completamente sicuro che fossero immuni. Infatti alla sorella di Nami,Nojiko,era bastato avvicinarsi troppo ad un appestato per riscontrare i sintomi e prendere la malattia. Fortunatamente per lui,appena erano andati ad alloggiare nella piccola capanna,la donna aveva provveduto a tenerli a debita distanza da lei,informandoli sulla situazione attuale,ammonendoli di prendere la prima nave che fossero riusciti a trovare e spostarsi in un continente dove il virus non si fosse manifestato. E l’unico paese che conoscevano era la Cina, ma probabilmente avrebbero dovuto spremersi meglio le meningi ed escogitare un piano migliore,visto che se fossero tornati nell’Impero lui e Nami molto probabilmente si sarebbero ritrovati con la testa non più tanto attaccata al resto del corpo. Il ragazzo non resistette e in un moto d’ira sbattè il pugno sul tavolo,facendo sussultare l’amata,la quale tentava di contenere le lacrime per la sorella maggiore.
–Ora basta! Dobbiamo andarcene da qui al più presto! Andrò a cercare il più in fretta possibile una nave sicura per poter andare da qualche parte del mondo dove non ci sia la peste. Ci dovrà pur essere un misero paesino non contaminato! E stasera faremo visita al parroco del paese per sposarci. Da ciò che ho sentito,dovrebbe essere ancora sano.-
Nami sbottò ad alta voce:-E mia sorella? A Nojiko non ci pensi,povera lei che sta morendo?-
 -Nami! Per Nojiko oramai c’è poco da fare. Lo capisci anche tu che se ci avviciniamo a tua sorella ci infettiamo. E poi,non è detto che non riesca a cavarsela,alcuni stando nelle campagne sono riusciti a salvarsi. Perché non dovrebbe non farcela?-tuonò a tutto volume Sanji,che cominciava ad avere delle convulsioni dovute alla rabbia.
–Intanto fammi un piacere,troviamo un luogo dove possiamo andare senza che ci ammaliamo di peste.-.
Nami in quel momento si mise a riflettere,con due dita tra il mento. A Sanji l’espressione che aveva assunto pareva così buffa che a stento si trattenne dall’esplodere in una sonora risata. –In Europa non c’è nessun luogo non contaminato?-azzardò a chiedere Nami.
Sanji sghignazzò. –No,purtroppo no. L’Europa è un continente che vive di scambi commerciali in questo periodo,soprattutto con il traffico delle armi. È impossibile che nessuno che si sia infettato di peste non abbia lasciato il proprio territorio. Infatti i più sono emigrati in Francia o in Gran Bretagna,diffondendo maggiormente il virus
Alla ragazza dalla chioma rossa parve una situazione difficile. Se non potevano trasferirsi in continente europeo ,cosa avrebbero fatto?
Arrischiò ulteriori ipotesi. –E l’America? Ho sentito dire che chi emigra lì ha molte possibilità di costruirsi una fortuna. Pensaci bene,amore mio. Non ti piacerebbe avere delle terre tutte tue da coltivare?-.
L’ormai ex-cuoco Sanji,ascoltò con attenzione particolare tutto ciò che l’amata suggeriva,ma solo per non deluderla. Sapeva benissimo che il Nuovo Mondo sarebbe stata l’alternativa più stupida che avevano.
–Nami,sai cos’è il commercio triangolare?-chiese dolcemente all’amata Sanji.
L’espressione del viso di lei fu talmente confusa,tanto che si chiese se la donna avesse mai messo piede fuori dal posto dove aveva vissuto in quegli ultimi anni. Sospirò stancamente e,prendendo fiato,iniziò a dare la spiegazione più concisa e semplice che potesse cavar fuori dal cervello.
–Come sai,da quando l’America è stata scoperta duecento anni fa circa da Colombo,gli scambi commerciali sono deviati terribilmente,passando dall’Oriente verso l’appena scoperto continente. Esso infatti offre agli avventurieri terreni fertili e solitari di dimensioni a dir poco stratosferiche,nulla paragonate alle piantagioni degli altri Stati. Inoltre materiali come ad esempio il cotone non si trovano in nessun punto del globo,se non nell’America meridionale.
La pianta,facilmente utilizzabile per ricavare tessuti a prezzi concorrenziali bassissimi,viene sfruttata in tutti i modi grazie anche agli schiavi neri d’Africa,i quali necessitano di un costo della manodopera praticamente a zero. Ora,per poter impiegare gli schiavi nelle piantagioni occorre disporre anche di qualcuno che li venda e,soprattutto,che sia disposto a venderli a prezzi bassi. Nelle regioni del continente africano,non mancano certo le guerre civili,quindi i “capi”,per così dire,hanno bisogno di fucili per condurre all’obbedienza le popolazioni. Gli Europei forniscono loro armi da fuoco,i quali a loro volta cedono gli schiavi neri che vengono portati con le navi in condizioni disumane nei continenti dell’America del Sud,e qui sono messi a lavorare nelle piantagioni. Esse,oltre al cotone,il quale si impiega per lo più nella creazioni di tessuti che possiedono dei prezzi più accessibili alla popolazione,producono ad esempio caffè,canna da zucchero,cacao e tabacco
. Questa-e indicò la sua pipa-è riempita col tabacco che viene direttamente dall’America. Ed è in questi ultimi prodotti che gli imprenditori guadagnano veramente. Chi vuole un po’ di tabacco da fumare non può cercarlo in Groenlandia,ma deve per forza reperirlo da un commerciante che venda prodotti tropicali,i quali hanno prezzi che raggiungono le stelle. Adesso ti è più chiara la situazione?-.
Nami annuì. Era ancora sconvolta dalla brutalità delle informazioni che la sua dolce metà le aveva riferito. Come poteva l’essere umano,soprattutto quello occidentale,praticare un traffico così indecente?
–Quindi,se ho capito bene-provò a riepilogare lei,-gli europei vendono le armi ai capi africani,che a loro volta le barattano con gli schiavi neri,i quali sono costretti a lavorare nelle piantagioni di caffè,cotone e tabacco,i cui prodotti vengono rivenduti nel mondo occidentale a prezzi consistenti?-
 -Precisamente-affermò Sanji.
–Ma è veramente immorale quello che la gente ricca fa!-sbraitò Nami. –Come si può barattare delle armi in cambio di persone? È come se questi neri fossero degli animali!-
-E infatti è quello che sono considerati qui-le spiegò Sanji,tentando,per quanto si potesse,di essere il più delicato possibile. –
Perciò - continuò Nami,finalmente conscia della moltitudine di cose che aveva scoperto,-la probabilità che la peste sia presente nel continente americano è molto elevata?-.
Sanji non rispose.
 Sapeva che doveva essere così,come aveva detto la futura moglie. E,se anche se non ci fosse stata l’ombra della peste nel Nuovo Mondo,non se la sentiva di rischiare di intraprendere un viaggio verso una terra in cui non aveva mai messo nemmeno un dito del piede.
 –Ma allora…-disse Nami dubbiosa,-la crisi nell’Impero Cinese è dovuta al nuovo tipo di commercio?-.
Il ragazzo le fece cenno di sì con la testa,rassegnato. Non immaginava nemmeno lui come tutto ruotasse intorno agli Europei. Anche se ben presto non sarebbe stato così.
 –Hai colto nel segno,mio piccolo fiore di loto-disse Sanji-In effetti,il periodo che l’Oriente sta affrontando non è dei più prosperi. I nuovi tessuti in cotone stanno rubando tutti i clienti,e ciò è dovuto alla differenza dei prezzi. Il cotone,per quanto grezzo possa essere,in primo luogo è molto rapido da lavorare per ottenere i tessuti,e ciò lo rende un prodotto meno costoso rispetto alla seta che,anche se molto più pregiata,presenta una lavorazione minuziosa ed estremamente lunga,che richiede anche un suo costo. Inoltre,vendendo le merci a pochi soldi,si è certi che il prodotto verrà acquistato da più ceti della società,forse persino dai contadini. L’unico materiale su cui la Cina può ancora contare sono le porcellane. Nessuno riesce a imitarle,per quanto bravo possa essere.-.
 I due trassero un profondo respiro. Da quando era subentrato quel nuovo continente tutta la prosperità dell’Impero Cinese era stata tolta,infrangendo migliaia di anni di ricchezza  e sostituendoli con una grave crisi sociale.
–Sanji,dovremmo ritornare in Cina-esclamò dopo una buona mezz’ora di riflessione Nami. L’amato spalancò gli occhi,incredulo dell’affermazione.


Nojiko nella sua stanza tossì. L’odore di sudore era allucinante. Avrebbe voluto uscire dalla sua camera per fare capolino in cucina dove si trovavano Nami e Sanji,ma sapeva di per certo che non poteva rischiare di infettarli con la sua malattia. Stava di fatto che rimanere sdraiata sotto quelle coperte rappresentava per lei la peggiore delle sconfitte. In tutta la sua vita non aveva mai riscontrato un malessere così grave che l’avesse obbligata a rimanere a letto e,proprio nel giorno in cui la sua sorellina aveva maggiormente bisogno di lei,aveva avuto la sfortuna di beccarsi l’epidemia. “Sono cose che capitano,in fondo. Sono stata abbastanza fortunata ad ammalarmi qui in campagna e non in città. Chissà se riuscirò a riprendermi.”pensò stancamente. I capelli le erano appiccicati alla fronte imperlata di sudore e le bolle sulla pelle le provocavano un prurito immenso,ma doveva resistere alla sensazione di grattarsi. Il bianco cereo del volto,infine,la faceva sembrare una morta,se non fosse stato per gli occhi ancora carichi di vita che la animavano. Sotto le palpebre si vedevano chiaramente delle borse di colore violaceo,segno che non aveva dormito per un bel po’. Nojiko era molto resistente,però alcune volte non riusciva proprio a lottare contro il morbo che l’aveva colpita,e allora scoppiava in deliri pieni di sofferenza e inquietudine. Urlava frasi come:-Bellemere! Torna qui!- e poi scoppiava in pianti dirotti. Nessuno la aiutava,visto che c’era solo lei in casa. Non sapeva nemmeno ora come avesse fatto a prepararsi il cibo mentre viveva in solitudine. In effetti per alcuni periodi non aveva toccato nemmeno un gambo di insalata,tanto era difficile alzarsi e raccoglierla. Ma nei giorni in cui vedeva di essere più forte,usciva e andava nell’orto fuori la sua capanna per raccogliere verdure e,ovviamente,i suoi mandarini. Ne aveva fatto una scorta,ma non bastavano mai. Fortunatamente,grazie a loro Nojiko recuperava le forze nelle giornate più difficili. E allora pensava che Bellemere aveva proprio ragione quando esclamava che la miglior cura di tutte era uno spicchio di mandarino. Improvvisamente tossì. Stranamente udiva dei suoni dalla cucina,ma erano ovattati,come se si trovassero in un’altra dimensione. Lei provò a tendere l’orecchio ma le parole si facevano sempre più confuse e cominciava a vedere i mobili della camera da letto spostarsi a destra e a sinistra,ondeggiando. Poi svenne e finalmente,dopo tre giorni di insonnia,i suoi occhi poterono chiudersi abbracciando un sonno quasi mortale.


-Ho trovato cosa faremo Nami!-urlò Sanji,ebbro di gioia.
Non fu stato facile per lui accettare di intraprendere un viaggio di ritorno in Cina. Avevano affrontato così immensi pericoli e avuto tanta di quella fortuna che dubitava ce ne fosse rimasta ancora. Però,sentendo il piano dell’amata,si era dovuto ricredere e adesso vedeva ancora in fondo al tunnel una debole luce di speranza. Sempre che le cose andassero per il verso giusto o,come diceva il suo maestro,”si infilino senza intoppi nella cruna dell’ago”. Il piano era semplice,ed era per questo che si presentava incredibilmente pericoloso.
Sarebbero dovuti ritornare in Cina aggirando il continente africano,dunque un percorso su acqua,e successivamente dall’Impero avrebbero cercato di fare leva in Giappone,dove il progresso stava dando i suoi frutti. Tutto sommato però le probabilità di imbarcarsi in una nave di non appestati era parecchio bassa,soprattutto negli ultimi tempi.
 –Sanji,che faremo adesso? Dove la troviamo una nave?-domandò Nami stancamente,quasi non si reggeva in piedi.
–Te l’ho detto. Non lo so,e poi una barca non può mica portarci fino in Cina. Saremo obbligati a fermarci da qualche parte per prendere del cibo.- ribadì l’ex-cuoco.
 Nami,notando che la loro discussione non stava dando dei frutti,si affrettò a tirare fuori la cartina del mondo. –Ecco qua,caro mio-proferì lei,con il volto raggiante.
 –Bravissima,Nami!-la adulò Sanji,-Finalmente potremmo trovare un posto dove andare!-
 -Non è detto-replicò lei,improvvisamente intristita.
Il ragazzo la osservò colmo di compassione mista a dolcezza. In effetti era molto difficile presumere ciò che sarebbe successo una volta intrapreso il viaggio,ma molto di più era pianificare le rotte. Poi,un improvviso bagliore colse Sanji,un’ancora di salvezza che avrebbe potuto condurli alla loro meta nel più breve tempo possibile.
–Ma certo!-esclamò lui in un ruggito di esaltazione,-Come ho fatto a non pensarci prima?-
-A che cosa?-domandò Nami,subito dopo essere sussultata dalla spavento.
–Lo vedi qui,in questo punto?-disse Sanji. –Qui si trova una piccola isola,vicino al Corno d’Africa. Si chiama Alabasta. Nessuno di questi tempi può avere la pazza idea di traghettare quaggiù.- -Perché?-chiese Nami con sentita curiosità.
 – E’ una storia un po’ lunga-esordì Sanji-quindi è meglio se prima mangiamo qualcosa,così magari avrò le forze per enunciartela.-


-Non si conoscono le ragioni del nome Alabasta. Forse per l’alabastro,che è una specie di roccia con la quale si possono ottenere statuette di vario genere,e non è molto difficile da lavorare. Certo ci vuole maestria,questo lo riconosco perfino io. Sta di fatto che al giorno d’oggi non sono stati scovati residui,nemmeno microscopici,di questo materiale,ma si presuppone fosse esistito in tutti i casi in quel pezzo di terra. Ciò che ti è lecito sapere è che comunque l’isola era,e rimane tuttora,un luogo molto riservato,sia politicamente che in termini commerciali. In effetti non riesco a desumerti quasi nulla della condizione sociale interna del territorio,posso solo riferirti quello che mi è stato raccontato dai viaggiatori che hanno attraversato il posto. Prima che sul posto prendesse piede la dittatura di Crocodile,l’attuale governatore,Alabasta era il fulcro del progresso commerciale orientale. Gli scambi principali e più redditizi provenivano da lì,la Cina era dedita al traffico dei prodotti essenzialmente con quest’isola. Si scambiava di tutto,dai tessuti preziosi al tabacco. Il commercio degli schiavi era presente praticamente ogni giorno,e quei poveri uomini venivano venduti a prezzi scandalosi per una vita umana. Fatto sta che purtroppo il territorio era aridissimo e i villaggi circostanti perivano a poco a poco,e ad impedire lo scoppio di una rivoluzione c’era un sottile confine,ossia che gli abitanti erano talmente privi di denaro da non potersi permettere nemmeno una misera baionetta. Il re Cobra,a suo tempo,cercava di fare il possibile per raffreddare gli animi della gente,inviando alle popolazioni esili somme di denaro e promettendo riforme,che però non furono mai attuate. Lo vedi da te quanto la situazione era precaria,e se il re non interveniva la questione sarebbe degenerata,con o senza armi,ma nonostante tutto,egli preferiva evitare i massacri.-
 -Molto saggio-annuì Nami energicamente.
 –Già-concordò Sanji,-e anche bastardo. Perché lui,invece di trasferire la gente sulle coste,dove potevano vivere in qualche maniera col cibo che avrebbe offerto loro il mare,preferì spendere tutte le finanze del regno,indebitandosi con mezza Europa,per costruire delle oasi artificiali,in maniera tale da ingentilirsi gli abitanti. Ma loro non erano mica scemi,nossignore! Avevano intuito che c’era qualcosa di strano. Infatti,i giorni successivi alla costruzione delle oasi sono stati sormontati da tasse indicibili per loro. Non sono riusciti a pagarle,e molti sono stati costretti a vendere parte delle proprie abitazioni per pagare i redditi. A quel punto la fiducia precaria nell’autorità del re è scemata completamente:re Cobra ha dovuto abdicare a favore della figlia Nefertari Bibi.-
-E cosa è successo?-domandò Nami,curiosa di sapere la fine del racconto.
 – Nulla di particolare,semplicemente la gente non voleva che la figlia del loro vecchio re prendesse le redini del regno,così l’hanno cacciata.-
-Ma Crocodile come ha fatto a farsi eleggere?- chiese Nami.
–Un momento,adesso ci arrivo.-la rassicurò Sanji – Io personalmente ignoro i rapporti che ci sono stati tra Crocodile e Cobra,ma da quello che so erano confidenti. Quello che si dice è che Crocodile aveva cercato di dissuadere Cobra dal costruire le oasi,però il governante non gli aveva dato retta. Le persone,a sentir le dicerie,preferirono di gran lunga Crocodile e lo elessero re. Questi instaurò una dittatura,e adesso come vedi Alabasta sta cadendo a pezzi,letteralmente. È stata attuata una politica decisamente protezionistica,impedendo commerci con gli Stati adiacenti,così adesso si ritrovano isolati in tutti i sensi e l’unica fonte di guadagno del territorio se n’è andata,spazzata via come da una folata di vento.-
Nami si mise entrambe le mani sulla bocca. In un primo momento pensò di dover proporre altre mete,effettivamente non se la sentiva di entrare in un paese con gente che pativa la fame ogni giorno sotto il governo di un uomo così ambiguo,però il pensiero di Nojiko,la paura per il suo futuro e quella del suo amato,la accesero di nuova energia. Strinse i pugni.
–Quando partiamo?-domandò,cercando di assumere un tono di voce ferma.
 Sanji strabuzzò gli occhi. Ne aveva di grinta la ragazza! –Beh,io partirei anche adesso. Solo,ci manca una nave.-

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO II
 
Luoyang,capitale dell’Impero Cinese,sei mesi prima (11 settembre 1627)


-Dov’è finita?!-sbraitò Boa Hancock,mandando in frantumi un’ulteriore vaso.
Per terra,rotti in mille pezzi dalla furia dell’imperatrice,stavano altri oggetti,tra cui diversi piatti di porcellana e pietre di giada verde. Ad assistere alla scena,se ne stavano immobili i sacerdoti  consiglieri,tremolanti e spaesati nelle loro lunghissime tuniche bianche,mentre due possenti figure tacevano,osservando impassibili il momento di rabbia della donna,standosene a pochi metri di distanza ed evitando,con una prontezza di riflessi degna di nota,gli utensili che venivano scagliati sul muro.
Uno,vestito con abiti di piume rosa parecchio stravaganti e capelli biondi,sorrise di fronte alla scenata. L’altro,si limitò ad assumere un’espressione corrucciata,intimando il compagno con lo sguardo a smetterla.
-Ah ah ah-rise Doflamingo alla vista dell’impotenza dell’imperatrice,la quale cercava di scaricare tutto il suo rancore su quei pezzi di mobilia,che si stavano frantumando esattamente come ogni congettura da lei elaborata. –Non ce l’hai fatta stavolta a controllare tutto,eh?-disse lui con un sorriso sghembo.
L’imperatrice della Cina,Boa Hancock,parve a Mihawk decisamente troppo diversa dal solito. I lunghi capelli neri le cadevano appiccicati sulla fronte,la sensazione che stesse sudando era palese,infatti il volto era imperlato di gocce di acqua. I teneri occhi a mandorla,abituato a vederli sempre molto provocanti e maliziosi,si muovevano frenetici in tutti gli angoli possibili della stanza,riflettendo un’espressione di folle agonia. La pelle della donna,così cerea e pura,si era tinta di un colore rosso acceso e sulla fronte si scorgevano delle rughe piuttosto profonde,nonostante la giovane età. Già,Hancock da quando aveva avuto il colloquio con la vecchia Nyon non era riuscita a ritornare bella. Ora la sua figura appariva sfiorita,quasi disperata. Il solito comportamento superbo aveva lasciato spazio a un nuovo carattere,decisamente più petulante e sensibile.
Come se non avesse già abbastanza problemi per conto suo. Era lui ogni volta a calmare l’imperatrice quando si presentavano attacchi d’ira,era lui che immancabilmente le consigliava cosa sarebbe stato meglio fare per le sorti del regno. Anche quella volta,ne era sicuro,sarebbe toccato a LUI frenare l’irrequietudine della donna. Ma ormai neanche lui era più tanto di aiuto. I deliri,i quali si ripetevano ormai quotidianamente,avevano preso un piega piuttosto pericolosa,e pensò che se nessuno avesse fatto qualcosa le conseguenze sarebbero state ben più gravi di qualche porcellana costosa mandata in pezzettini.
Hancock singhiozzò. Drakul Mihawk assunse un’espressione sconcertata,quasi incredula. I suoi occhi cercarono immediatamente quelli di Doflamingo,il quale se ne stava nella sua stessa posizione,anch’esso col volto stupito.
-Io non ce la faccio più…- bisbigliò la donna,con voce impastata.
-Hancock,non è da te!- sghignazzò sadico Doflamingo,una volta ricomposto il proprio aspetto.
-Smettila!- intimò Mihawk. –L’imperatrice è già abbastanza depressa. Non ti ci vorrai mettere pure tu con i tuoi commenti.-. Ma l’uomo sembrava non averlo ascoltato. Drakul odiava letteralmente quel comportamento strafottente,quell’aria da malandrino che aleggiava in Doflamingo. Avrebbe voluto prenderlo a pugni ogni volta che lo incrociava per i corridoi del palazzo insieme a varie concubine,però era consapevole del fatto che non poteva agire in nessun modo su di lui. Doveva per forza farselo simpatico,altrimenti i suoi propositi non avrebbero avuto una valida fondamenta su cui iniziare a costruire il suo sogno.
-Insomma!-riprese a parlare Doflamingo. Mihawk strinse i denti. Non sopportava il suo modo di parlare,quella voce così viscida e serpentina. –Non hai mai pianto da quando ti ho conosciuta,non cominciare proprio ora,proprio quando mi ero fatto una bella immagine di te!-.
Drakul abbassò lo sguardo fissandosi le punte delle scarpe. Persino per lui,che tollerava ogni canzonatura e commento offensivo,parve veramente troppo. “Adesso sì che Boa lo farà frustare”pensò. Invece l’imperatrice non disse nulla,ricompose in fretta lo sguardo e iniziò a fissare i sacerdoti.
Drakul intravide negli occhi il gonfiore arrossato di chi ha pianto,però sembrava accompagnato da determinazione ed energia senza pari,che solo lei possedeva.
-Alla luce dei recenti avvenimenti- formulò l’imperatrice,con un tono di voce piuttosto energico,guardando per la prima volta i sacerdoti tremolanti -vorrei chiedere consiglio a voi saggi anziani sui provvedimenti da prendere.-
-Che è successo? Ti è scappato il gatto?- scherzò ironico Doflamingo. Boa Hancock lo fulminò con lo sguardo,senza però rispondere a tono,come era sua abitudine.
-Imperatrice,posso farle una domanda?- domandò Mihawk,sempre con il solito tono di voce laconico. A Doflamingo stava simpatico. Non aveva idea della ragione,ma sentiva che il suo carattere così diverso dal proprio lo avrebbe portato a vivere momenti decisamente esilaranti. Peccato però che a Drakul lui non piacesse. Se n’era accorto fin dal primo momento in cui avevano incrociato i loro sguardi. Nonostante Mihawk,detto Occhi di Falco,avesse provato a dimostrarsi pacato e gentile,sotto sotto celava un rancore segreto nei suoi confronti. “E’ uno spreco” pensò, “avremmo potuto essere amici”.
-Dimmi pure- lo assecondò l’imperatrice parecchio infastidita. Nonostante fosse suo protetto e celato confidente,tollerava solo a fatica gli atteggiamenti di Drakul. Lui,così sicuro di sé,così calmo in ogni circostanza sempre e comunque. Lo invidiava da morire. E in quel momento avrebbe dato tutto quello che possedeva,titolo di imperatrice e oro,per trovarsi altrove,in compagnia di qualsivoglia persona,ma isolata da tutto il mondo.
-Se mi permettete di dirlo,io trovo stupido agitarsi per la fuga di una misera ragazzina. E poi,se solo la vecchia Nyon è a conoscenza della profezia,come possiamo essere sicuri che sia proprio lei la designata?- . Mihawk inspirò lentamente. Sapeva di essere stato estremamente diretto nel formulare la domanda,avrebbe potuto girare intorno alla situazione,o starsene zitto come il suo solito,ma invece aveva osato come mai prima di allora.
Infatti nessuno si era mai permesso di contestare ciò che diceva l’imperatrice,a parte Doflamingo,e nel suo intimo sentiva veramente che le conseguenze ci sarebbero state,eccome.
Boa Hancock invece rise. Non si trattava della solita risata sadica,che faceva presagire qualche misfatto portato a buon fine,a danno di qualche abitante a volte,invece trasmetteva per lo più un senso di frivolezza e femminilità. A fianco a lui,Doflamingo si fece immediatamente serio. Sapeva che non era normale quella ilarità,si celava qualcosa di arcano nei suoi comportamenti,specie negli ultimi giorni.
-Occhi di Falco! Era appunto per questo che ti ho mandato a chiamare i saggi del Consiglio,se no cosa ci fanno qui?- disse lei maliziosa,dando un tono ovvio alla sua voce.
-E poi-riprese a parlare l’imperatrice,stavolta con solo l’ombra del riso di prima,-io mi fido della vecchia Nyon. Questa profezia,mi ha detto,è una specie di indovinello. Bisogna interpretarla attentamente e con parsimonia.-
-E’ vero ,però gli indovinelli per essere risolti hanno bisogno di tutto il testo-replicò Mihawk,tentando di far cambiare prospettiva all’imperatrice.
-Non ci serve in questo caso. L’anziana è molto saggia,però è spesso ambigua,perciò da adesso in avanti avrò bisogno del vostro appoggio il più possibile per capire il vero significato delle parole della profezia. Ha detto che per il momento solo i primi tre versi sono importanti.-
-E tu li conosci?-domando Mihawk,perdendo la formalità del “lei”.
-No-rispose l’imperatrice con una smorfia. Odiava non sapere tutto. –Però da quello che mi ha detto presumo che questa specie di enigma parli di una ragazza dai capelli rossi. E in Cina non c’è nessuno che abbia i capelli rossi. Abbiamo trovato quella ragazza per puro caso,ma da come si comportava probabilmente potrebbe centrare qualcosa con tutto questo.-
-E,se te lo posso chiedere,perché hai così paura di lei?- domandò Mihawk. Ancora non capiva perché la gente si affidasse agli indovini come Nyon. La vita non dipende da fattori esterni,siamo noi che con le nostre scelte decidiamo che direzione farle prendere.
-Insomma Occhi di Falco! È logico perché ha paura di una ragazzina,teme possa rubarle il titolo di imperatrice!-esclamò Doflamingo.
L’imperatrice arrossì di colpo e nascose il viso tra i capelli. Era vero.
-Come? E tu,Boa Hancock,ti affidi ad una stupida profezia della quale nessuno conosce le parole per il tuo futuro?- esclamò Drakul contrariato.
-Esatto. Per quanto insignificanti tu possa considerare i segni del destino,ci sono sempre,e io cerco di ascoltarli il più possibile. Non voglio perdere tutta questa immensità. Non ora che l’imperatore è morto e io posso finalmente dominare il Paese e farne ciò che più desidero.-
 
Doflamingo si avvicinò alla donna e la prese per mano,poi le sussurrò dolcemente: -E allora cerca di fare qualcosa affinchè non si realizzi nulla di ciò che è scritto nel destino. Metti in atto il tuo piano,ora che sei in tempo. Riunisci la Flotta e prendiamo una decisione.-
-Non lo so!-urlò Hancock. –Secondo te Mihawk,cosa devo fare?-chiese. Nonostante lo odiasse da morire,Drakul era più responsabile di Doflamingo e sicuramente avrebbe saputo suggerirle meglio il da farsi.
-A mio parere dovremmo aspettare. L’Europa è ancora forte,nonostante le carestie e le malattie.-
-Ah ah ah-sghignazzò Doflamingo,-abbiamo ancora qualche simpatia per i moschettieri?-.
Drakul strinse i pugni. Stava cercando di provocarlo.
-Io non sono più a servizio del re di Francia-replicò.
-No no,ma stai attaccato alle gonne dell’imperatrice della Cina- rise Doflamingo,l’odiato compagno.
-Basta! La Gran Bretagna è forte e la Francia resiste ancora. E poi c’è l’Impero russo,senza contare i turchi e gli ottomani. Gli unici regni che sembrano decadere sono quelli dei Borboni e il popolo italiano.-
-Eppure-riflettè Boa Hancock,- a parte l’Europa quasi nessuno può ostacolarci. Doflamingo controlla tutto il mercato degli schiavi in Sud America nelle piantagioni e tu hai ancora rapporti con i francesi.-
-Ed è questo ciò che più mi preoccupa.-esclamò Mihawk.- Siamo a conoscenza dei loro progetti,delle loro possibilità,senza contare che le forze armate sono decisamente più valide delle nostre. Non tentano di esternarsi in nessun modo. Se scoppia la guerra,probabilmente più di uno Stato si alleerà con gli europei,principalmente per il fatto che sono decisamente migliori di noi in ogni senso.-
-Ma scusami tanto-si intromise Doflamingo,-pensi forse di non riuscire a resistere contro quei buoni a nulla degli occidentali? In fondo,è la Flotta a controllare il mercato clandestino,giusto? Se adesso riunissimo questo Consiglio per inaugurare un piano d’attacco,potremmo a mio parere avere più di una possibilità di uscire vincitori da una possibile battaglia.
Almeno tu Hancock,ascoltami! Ufficialmente,siamo inferiori agli europei,questo non lo nego nemmeno io. Ma guarda quello che c’è dietro,non basarti solo sui dati delle carte. Io domino su tutto il Sud America,quindi posso essere a conoscenza della potenziale situazione occidentale in fatto di commerci. Mihawk ci fornisce regolarmente informazioni sulla Francia e la Gran Bretagna e,detto tra noi,non mi sembra che il tempo lì  sia tutto rose e fiori. Orso Bartholomew si può dire che vigila il mercato illegale di armi e poi Gekko Moria possiede tutto il Giappone,da cima a fondo. Cosa vuoi di più? Affidati all’istinto una volta tanto!-
Boa Hancock si tormentò una ciocca di capelli. Sia Mihawk che Doflamingo avevano ragione. Entrambi pensavano di portarla a prendere decisioni che avrebbero giovato sull’andamento del regno,ma in verità non avevano idea di quanto fosse vasto il mare in cui si trovava. Da un lato era tentata di fermarsi e aspettare che la situazione mutasse,e solo quando si fosse trovata in un periodo abbastanza tranquillo e insospettabile,avrebbe scagliato il suo esercito per dominare su tutto il mondo. Dall’altro invece non sopportava di starsene con le mani in mano,attendendo pazientemente,come carne al macello,che qualche uomo o sgualdrina le rubasse il trono che aveva guadagnato con moltissima fatica. L’imperatore Gaozong era morto da pochi mesi,e ancora se ne rammaricava,ma non negava a se stessa di aver aspettato con ansia il giorno del suo decesso per poter avere il suo occhio su tutto il vastissimo Impero Cinese.
-Ho preso una decisione-annunciò Hancock. Aveva deciso in quattro e quattr’otto,dando la precedenza al suo istinto. E in quel momento aveva assoluta necessità di riunire la Flotta dei Sette,non per agire,al limite per valutare la situazione corrente e avere un’opinione più vasta.
-Riuniremo la Flotta dei Sette,solo per uno scambio di informazioni. Deciderò poi io cosa fare. Non voglio bastian contrari,Occhi di Falco. Faremo così e basta. Nel frattempo,chiamatemi la vecchia Nyon,ho urgente bisogno di consultarla.-
Doflamingo fece un sorrisetto sghembo. Aveva ottenuto quello che desiderava di più da quella donna. Probabilmente il suo fascino doveva averla incantata.
-Imperatrice- disse Drakul. –Non ho intenzione di contrastarla. Solo vorrei farle notare una cosa. La Flotta si avvale dei maggiori Stati del mondo e ogni tanto qualche nazione decade e bisogna sostituirla. Ebbene,Crocodile,un membro di questa organizzazione,controlla lo Stato di Alabasta. Fino a pochi anni fa era molto fruttifero e poteva essere usato per favorire i nostri interessi,ma ora sta letteralmente andando a pezzi. Per conto mio,dovremmo valutare attentamente la permanenza di questa Nazione all’interno della Flotta.-
-Brutta faccenda quella di Crocodile- concordò Doflamingo,-Non ha sbagliato a prendere il potere. Però quella politica protezionistica gli farà perdere il posto d’onore dentro questa organizzazione.-
-Ora basta. Valuterò attentamente i provvedimenti da prendere con Alabasta,e al limite nella riunione discuteremo anche di questo. Ora però esigo parlare con la vecchia Nyon.-ordinò Boa Hancock.
 
-Dimmi cara,quale pensiero ti affligge?-chiese bruscamente Nyon. Si trattava di una vecchietta piuttosto rude ed energica,appassionata di cucina cinese e anche un’ottima indovina. Nonché una gran rompiscatole. Odiava essere interrotta mentre meditava,però se voleva ritrovarsi ancora la testa attaccata al collo doveva obbedire a qualsiasi ordine dell’imperatrice.
-Vecchia,volevo solo chiederti una cosa:quella ragazza,Nami,è la designata della profezia?-sussurrò Boa Hancock con tono balbettante.
-Ah,ecco che cosa ti preoccupa in questi giorni,cara la mia imperatrice! Beh,lo sai che sono sempre stata piuttosto scettica su questa profezia,e il motivo per cui non te ne voglio parlare è proprio per non crearti dei dubbi infondati,però devo ammettere che potrebbe essere lei. Almeno,se vedo la faccenda dal tuo punto di vista.-
-In che senso scusa?-domandò l’imperatrice infastidita.
-Hai paura che ti rubi il regno. Lo so. A me non puoi mentire. In effetti,è un tipetto niente male. Potrebbe essere una buona imperatrice. Ma se vuoi la verità,ho letto nei suoi occhi ambizioni diverse. Tu temi solo di essere spodestata a causa del tuo piccolo segreto. Lascia stare per il momento la profezia e concentrati a rimanere nel trono.-
-Zitta,non parlare più di questa cosa,se no potrei farti decapitare.-ordinò Boa Hancock.
“Nessuno lo sa”pensò. “E nessuno deve saperlo.”





Angolino dell'autrice:

SALVE A TUTTI!Questo secondo capitolo è piuttosto noioso,lo so,i primi saranno tutti così,nel bene e nel male. Cercherò di rendere la narrazione il più scorrevole possibile,però non prometto nulla. Avete capito Drakul Miahwk che lavoro faceva prima di andare al servizio dell'imperatrice della Cina? Nonostante tutto,mi sta elettrizzando questa storia,e spero di renderla un po' più dinamica. Dal prossimo capitolo prometto che sarà tutto più dinamico. Vorrei precisare anche una cosa legata al primo capitolo:nonostante la fic parta con la coppia Sanji-Nami,l'evoluzione della storia comporterà l'entrata in scena dell'amore tra Rufy e Nami. A pococ a poco compariranno tutti i mugiwara,alcuni saranno presenti solo qualche capitolo,altri persisteranno di più.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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Capitolo 3
*** PARTENZA...IN TRE ***


PARTENZA... IN TRE
 
Piccola premessa:il capitolo che state per leggere è molto meno noioso dei precedenti,anche perchè,con questo periodo di riflessione,ho potuto affinare le mie tecnice di scrittura per rendere la lettura il più piacevole e interessante possibile. Ho già ideato nella mia mente un altra possibile fic sempre incentrata su Rufy e Nami,però sarà molto più leggera di questa e i capitoli,credo,anche più lunghi. La parte finale l'ho scritta di fretta,un po' per non allungare eccessivamente il capitolo,un po' perchè ero stufa di dover sempre scrivere la solita zolfa. Buona lettura e se non capite qualcosa non esitate a chiedere e datemi molti consigli!

Nami non sapeva perché,ma provava verso le foreste un fascino inestimabile. Sarà che il bosco è un posto magico,in un certo senso,sarà che dentro ci si può sbizzarrire con la fantasia e credere che esistano animali e persone inimmaginabili senza che nessuno dica nulla,perché gli alberi creano ombre e si può giocare a ritornare bambini pensando di essere delle principesse o dei giovani cavalieri alla ricerca di avventure,però lei sapeva in fondo al suo cuore che non era così semplice scampare ai problemi. Rifugiarsi dentro la selva verdeggiante,camminare evitando piante rampicanti e spini uscenti da ogni angolo che prendono altri ramoscelli e creano complicate ramificazioni è solo un espediente per dimenticare per qualche ora le proprie angosce e i problemi che assillano il cervello. E in quel mentre nemmeno il cinguettio degli uccelli e lo scricchiolio dei suoi piedi contro le foglie secche riusciva a farle distogliere il pensiero dal viaggio che stava per intraprendere con il suo amato Sanji. Anzi,le sagome allungate che formavano gli alberi verso l’imbrunire le mettevano paura e in un certo senso la facevano sentire più vigile. Ogni minimo rumore bastava a destarle il sospetto di una guardia dell’imperatrice dietro un masso,oppure rannicchiata sulle foglie secche,che le puntava contro la sua baionetta e si preparava a sparare. E poi il rombo del suo fucile: PUM!,e lei che si accasciava al suolo rantolante. E Sanji che provava a sorreggerla invano.
Doveva smetterla di pensare a scene così atroci,sarebbe diventata matta.
-Nami,come hai detto che si chiama? Frischi?- chiese Sanji,spezzando il silenzio che si era creato.
Nami,la quale avanzava parecchi passi più indietro del fidanzato,si riscosse dai suoi pensieri per concentrarsi sul presente.
“Basta fare questi filmati che mi mettono in soggezione”si disse.
-Chi?! Sanji,ma hai proprio la memoria corta! Te l’ho ripetuto nemmeno un’ora fa. Si chiama Franky, ed è un amico di mia sorella.- rispose la giovane ragazza dai capelli rossi,con una risata cristallina.
-Ma dove vive questo qui? Stiamo percorrendo il bosco da diverse ore e quello che vedo è solo muschio con alberi spinosi e piante secche. Per non parlare del fango che mi sta inzuppando le scarpe. Oh Nami! Lo sai,la vita in campagna non fa per me. Tutta questa umidità mi impedisce di accendere il mio sigaro.-
-Basta fare la femminuccia,altrimenti vado io davanti e ti lascio qui!-lo ammonì Nami,mentre dentro di sé pensava “Certo che la gente di città è proprio delicata”.
-E va bene,però ti ricordo che qui l’uomo sono io e si da il caso che sia molto più avanti di te.-la rimbeccò il suo futuro sposo.
Nami mise su un cipiglio imbronciato,ma dentro di sé sorrideva,e lo faceva spontaneamente. Non aveva mai raggiunto un picco di felicità così elevato,alla fine aspettare e subire le torture dell’imperatrice a palazzo era servito a qualcosa,aveva incontrato Sanji e insieme a lui erano partiti per ritornare a casa,anche se non era andata come il previsto.
Improvvisamente,dopo aver svoltato parecchie curve che brulicavano di insetti e radici sopra il terreno,si trovarono a ridosso di un colle. L’aria frizzante sterzava sul volto dei due giovani ragazzi mentre il sole che stava tramontando dietro la collina tingeva di sfumature rosse la loro faccia.
Mancava poco ormai,dovevano solo fare una salita e avrebbero iniziato la loro meravigliosa avventura,stavolta insieme,e non se la sarebbero lasciata rovinare.
-Oh no,io non ce la faccio più Nami!- brontolò Sanji.
-Ma come?-lo canzonò la ragazza,-Non eri tu l’uomo,quello davanti di me?-
-Lo so,ma vedi,sono un pochino stanco-sospirò Sanji.
-Forza,ancora qualche passo e poi il nostro sogno sarà a portata di mano!-lo incoraggiò Nami.
-A portata di mano?!-disse scettico Sanji. –E come fa ad essere così vicino? Ti ricordi  che la nave per andare in Giappone la dobbiamo per forza prendere in Cina? E chissà quando mai ci arriveremo là!-
-Sanji,tu non riesci a vedere oltre il concreto-commentò Nami. –Ascolta. Lo senti il vento che accarezza le foglie? Non vedi i rami che si stanno coprendo di foglie? L’aria è calda,chiudi gli occhi e immagina la scena più bella che tu abbia mai pensato di vivere. Ci sei? Ecco,adesso aprili. Io mi sento così,mi sembra di poter allungare le dita e avere il sole. Perché non potrebbe essere lo stesso con un sogno?-
Sanji incurvò le labbra in un’espressione dolce. Ecco perché voleva sposarla.
-Tu sogni troppo Nami,credimi. Però hai ragione,scaliamo il colle e andiamo a trovare questo Franco.-
-Franky! Smemorato!-
 
-Ehi! Voi,laggiù! Cosa cavolo state facendo?- La voce del capo della Franky Family rimbombò nelle orecchie di tutti gli uomini che in quel momento stavano armeggiando con pezzi di legno,nel tentativo di costruire lo scafo della loro nuova nave. Il proprietario di quell’azienda clandestina,Franky appunto,stava controllando i suoi subordinati per accertarsi che tutti stessero compiendo il loro dovere. In genere si fidava dei suoi uomini,ma da qualche tempo mostravano atteggiamenti anomali,quasi distratti.
-Che vi succede a tutti quanti? Sentite l’arrivo della primavera?- sbraitò lui,alquanto infuriato che i suoi uomini lavorassero così svogliatamente.
-No capo-replicò uno di loro,tenendo però la testa bassa. Una goccia di sudore cadde dalla fronte dell’uomo,e non per la fatica,visto che stava solo controllando alcuni progetti.
Franky si accorse della sudorazione,e pensò che tutti loro gli stessero tenendo segreta una cosa,magari malcontento oppure semplicemente stanchezza per il troppo lavoro in quei giorni.
Da quando in Italia era scoppiata la peste nessuno badava più a nessuno,i pochi sani che erano rimasti correvano trapelati nella sua azienda chiedendo la costruzione di una nave,anche una zattera,purchè non rimanessero nel Paese ad aspettare tristemente la loro condanna.
La pestilenza era un genocidio. Tutti quelli che ci passavano accanto venivano colpiti,sembrava quasi una falce che tagliava tutte le erbe superflue del prato. Franky scosse a testa. Lui e i ragazzi si erano protetti bene,nessuno usciva più dalla loro casa,per ricevere informazioni avevano assunto un ragazzetto,agile e veloce nella corsa,ma non abbastanza scaltro da intuire il pericolo che correva andando tutti i giorni in città ad ordinare pezzi di legno e ferro per le imbarcazioni. L’unico lato positivo per il giovane era che aveva pasti gratis tutti i giorni,pochi infatti donavano del cibo incondizionatamente,e Franky non era uno di quelli. Il prezzo da pagare per l’adolescente era infatti quello di venire esposto tutti i giorni alla peste,ma non sembrava rammaricarsene più di tanto. E poi,non si era mai ammalato fino a quel punto,anche se doveva stare parecchio attento,altrimenti ci avrebbe rimesso la pelle,e loro non avrebbero più avuto nessuno con cui comunicare con il mondo esterno.
-Capo-bisbigliò timidamente un subordinato,-Noi vorremmo parlarle di una cosa.-. Franky sussultò. Non aveva mai visto uno dei suoi uomini così incerto  e balbettante. Sembrava quasi che quella frase fosse stata pronunciata con lo stesso sforzo di quando vengono cavati i denti dalla bocca.
-Ecco,il fatti è questo…- cominciò a parlare l’uomo,mentre tutti nella baracca si fermarono con sguardo vigile e alquanto preoccupato.
-Noi abbiamo paura-esclamò tutto d’un soffio il suo interlocutore.
-Come mai?-domandò Franky sorpreso. Anche lui era abbastanza agitato per l’evolversi della situazione,ma erano ben protetti e non si esponevano mai al pericolo.
-Il ragazzo che ci portava le informazioni,Toni,non lo sentiamo più da diversi giorni. Pensiamo si sia ammalato.-
-Cosa?!-sbottò Franky in un urlo disumano. –Come potete pensare anche solo per un secondo che io non abbia le redini della situazione? Siete forse diventati matti?!- . La sua voce era aumentata del triplo del normale, e lo sguardo sembrava quello di un malato di mente.
-Sentitemi bene. Se anche si fosse ammalato di peste che problemi abbiamo? Ci sono sempre io. A quanto di risulta IO mi sono beccato la malattia e ne sono guarito. Il fatto che IO  abbia ingaggiato un bambino a servirci è dipeso dalla mia bontà di cuore,non volevo che morisse. Mi avete capito,branco di brutti idioti?-
Il silenzio che ci fu subito dopo fu tombale. Nessuno si azzardava a fiatare,tutti tenevano la testa bassa,e ripresero a lavorare normalmente,anzi,ci misero ancora più impegno,per non far arrabbiare ulteriormente il loro capo.
TOC! TOC! TOC!
Qualcuno bussò da fuori la porta.
-E adesso vedrete tutti quanti che Toni è ancora qua! Vedremo chi avrà ragione!- urlò Franky.
 
Vietato l’ingresso agli appestati e agli Ebrei” . Il cartello che sfiorò Nami con le dita le parve quasi un manifesto offensivo,non tanto per gli appestati,poteva essere comprensiva nei confronti di chi non desiderasse ammalarsi,ma provò un moto di disgusto quando lesse che neppure gli ebrei potevano entrare.
-E’ questa la dura realtà,tienilo sempre a mente Nami. Gli ebrei e gli ammalati sono i più emarginati della società. Non c’è nulla da fare. Il pregiudizio è più forte di qualsiasi altra cosa.- le riferì Sanji,anch’esso senza esternare una nota malinconica nel tono della voce.
La porta,pochi secondi più tardi,si spalancò con un tale trambusto da far sussultare i due innamorati. Ciò che videro davanti ai loro occhi era un uomo abbastanza vecchio,sembrava avere infatti quasi quarant’anni,imporporato di sudore alle guance. I capelli erano tinti di una strana tonalità azzurrina,talmente buffa che Nami quasi si mise a ridere.
La figura davanti a loro si ritrasse quasi subito,chiudendogli la porta in faccia con un rombo assordante.
-Chi siete? Non avete letto il cartello?-sbraitò Franky.
-Sì,ma noi non siamo ammalati. E non ci sogneremmo neppure di essere degli ebrei-riferì Nami implorante,quasi a voler farsi aprire subito.
-E allora? Che volete da me?- disse Franky,senza abbandonare il tono autoritario.
-Una nave. Ci serve una nave per scappare ad Alabasta-proferì Sanji.
La porta allora si socchiuse per lasciare entrare uno spiraglio di luce.
 
-Ecco qua! La più bella caravella mai costruita!- annunciò il capo della Franky Family,mutando subitaneamente l’aggressività in allettanti parole di venditori. Infatti,aveva notato che la ragazza portava al capo una bellissima spilla d’oro,e guai a lui se non ci rimediava da vivere per altri dieci anni.
-Oh,è davvero bellissima!-esclamò Nami affascinata.
-Già già. Il legno è di frassino,leggera ma decisamente resistente. L’abbiamo messa a punto in due anni. E poi le dimensioni sono abbastanza esigue,quello che chiedevate voi. Potreste governarla benissimo in tre.-
-Tre?-esclamarono Sanji e Nami scioccati.
-Esatto. Mica pensavate di potercela fare voi due da soli. Ma per fortuna,l’altro giorno mi è arrivato un cliente che voleva una nave proprio come la vostra,però non aveva i soldi per pagarla. Usop! Vieni qua!-
Per la prima volta Nami si accorse della pelle butterata dell’uomo. Doveva aver preso la peste.
-Quanto al pagamento?-domandò Sanji. –Una bella caravella come questa dovrebbe costare più di qualche centinaio di monete.-
-Avete ragione! Per fortuna che io sono un individuo che si accontenta di poco. Mi basterà la spilla della ragazza. E’ preziosa,ma non abbastanza da non poter essere ceduta per salvare due,ma che dico,tre vite umane!-
I due ragazzi non fiatarono. I gioielli erano l’ultima cosa che importava loro.
-Eccomi! Finalmente si parte!- urlò ebbro di gioia un giovane ragazzo. Visto da lontano sembrava un piccolo fuscello,però appena ebbero l’onore di osservarlo da vicino era anche peggio. I capelli malcurati erano raccolti in una coda di cavallo,un po’ per comodità un po’ per essere meno “selvaggio”. Era poco muscoloso,e non sembrava neppure sveglio,ma Franky aveva assicurato loro che si trattava del miglior cecchino del mondo,e questo bastava perché lo ammettessero nella loro piccola ciurma.
-Siete fortunati!- gridò Franky. –Anche lui è diretto ad Alabasta.-
-Davvero?-disse Nami stupita,e poi,per sembrare più gentile aggiunse,-E quali motivi ti portano laggiù?-
-Non sono affari che ti riguardano ragazzina-borbottò a bassa voce lui,un po’ spaventano,un po’ seccato.
-Sono sicuro che diventerete presto ottimi amici!-disse Franky,raccogliendoli tutti in un abbraccio collettivo.
-E ora,le ultime dritte prima di partire,poi potrete solcare il mare!-
“Così presto?”si disse Sanji,incredulo,ma non osò parlare.
 
-Io sono il capitano Usop! Avevo una ciurma di cinquemila uomini,ma,ahimè,mi sono stati portati via dal vento della peste!-
Usop stava narrando a Sanji e Nami delle sue meravigliose avventure in nave,quando era il pirata più temuto dei sette mari. Peccato però per lui,dato che né Sanji né Nami gli credevano,anche se la seconda era parecchio divertita da quel buffo omiciattolo,e il primo aveva mal di testa.
-Allora-disse secco Sanji,-come mai non ci vuoi dire perché stai andando ad Alabasta?-
L’atteggiamento di Usop mutò in un secondo, assumendo la difensiva.
-Non ve lo dico. E poi non vi può interessare di meno- sussurrò.

 

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Capitolo 4
*** ALABASTA ***


ALABASTA

-Sanji!-sbuffò Nami madida di sudore dalla testa ai piedi.La sua pelle color avorio si era tinta nelle guance di un delicato rosso,e la fronte gocciolava.
-Dovevi per forza attraccarla laggiù la barca?-urlò lei,ormai stremata dalla fatica.
Usopp dal canto suo non osava lamentarsi. Era stato abbastanza fortunato ad aver trovato dei compagni che gli pagassero il viaggio(non aveva sborsato nemmeno una moneta)e il tipo biondo sembrava sveglio e pronto a difenderli se fosse capitata un’occasione del genere. Tuttavia,non poteva negare di essere oltremodo affaticato. Arrancava debolmente sulla sabbia,i piedi gli dolevano terribilmente e la sua veste pesante non lasciava buchi per l’aria. Come se non bastasse,l’acqua era una risorsa a loro limitata,perciò non poteva dissetarsi a sufficienza.
-Ragazzi,adesso calmatevi.-disse Sanji impassibile. –Tra un po’ quando avremo attraversato il deserto potremo entrare nel villaggio.
-Ma non era più semplice approdare direttamente al porto?-sbuffò Nami trascinando la borsa che aveva con sé. Indossava una veste di cotone lunga fino ai piedi con una cintura che le cingeva la vita,in lana di pecora. Sanji le aveva assicurato che fosse l’abbigliamento giusto per attraversare il deserto,ma non ne era sicura. La testa era fasciata da un gigantesco turbante che la riparava per sua grazia dal sole,ma ciò non impediva al sudore di farsi strada tra i suoi indumenti.
-Al porto ci avrebbero catturato immediatamente,non avremmo potuto fare nemmeno un passo che ci saremmo trovati circondati dalle guardie del posto.-spiegò Sanji ai due.
-Se invece penetriamo dentro dal deserto,penseranno che siamo alcuni di quelli che abitano nelle montagne,andati in città per recuperare provviste.-
-Ma c’è qualcuno che abita là in cima?-chiese incredulo Usopp indicando alcune vette,oscurate parzialmente dalla sabbia del deserto che saliva alimentata dal vento.
Effettivamente,il paesaggio che circondava i viaggiatori era alquanto desolante. Davanti a loro si estendevano solo sabbia e deserto,non riuscivano a vedere i tetti dei villaggi,nemmeno una singola abitazione isolata,ma c’era di peggio. Il vento aveva cominciato a spirare sempre più selvaggio,così avanzare nella sabbia diventava più faticoso ogni minuto che passava.
Alle estremità c’erano alcune vette dove,aveva spiegato Sanji,abitavano le persone esiliate oppure i monaci che si ritiravano a pregare in isolamento.
-A questo proposito…-tossicchiò Sanji. –C’è una persona che desidero farvi conoscere.-
Usopp forse non l’aveva notato,ma Nami ne era certa. Il suo Sanji era nervoso. Per cosa poi? Voleva portarli ad incontrare una persona,ma chi? Non avrebbero veramente dovuto scalare una di quelle montagne?
 
-Ditemi Imperatrice,qual buon vento vi porta da me?- domandò con voce impersonale Mihawk.
Boa Hancock non sapeva ancora cosa fare con lui. Era un uomo estremamente affascinante,tuttavia si trattava di un individuo troppo freddo perché possedesse dei veri sentimenti. Lui faceva solo quello che gli ordinavano,e poi impartiva comandi ai suoi uomini con la stessa durezza con la quale li accoglieva.
-Ho bisogno di un piccolo favore prima che tu parta-disse la donna,cercando di esternare il maggior fascino possibile. Era fondamentale convincerlo,anche se sapeva bene che si sarebbe dimostrato riluttante.
Le sue parole scivolarono dalle labbra come musica sensuale,erano quasi sussurrate e in esse si celava una punta di erotismo.
-Mihawk,lo sai che sei il miglior spadaccino che io conosca?-cominciò lei accarezzando le spalle massicce dell’uomo. Stranamente,questi non si ritrasse,ma la lasciò fare.
“Bene”pensò Hancock, “forse lo convinco”.
-Sai,mi è appena giunta una voce che una certa ragazza che cerco da tanto tempo e che mi era scappata è arrivata ad Alabasta.-
Drakul sgranò gli occhi,cercando però di non rendere palese il suo stupore. Nami,la donna che Boa Hancock odiava più di ogni altra cosa,era arrivata ad Alabasta? Non volle renderlo noto,ma cominciò a chiedersi cosa la ragazza stesse macchinando. Non sapeva forse che governava Crocodile laggiù? Come poteva anche solo sperare di mantenere la clandestinità,sempre che volesse restare ignota?
-Come hai fatto a scoprirlo in così breve tempo?-chiese lui fermo. Doveva esserci uno sbaglio. Le informazioni non traghettavano così velocemente dall’Italia alla Cina.
-Ho le mie fonti-sussurrò lei dolce e maliziosa. –Immagini dunque la mia richiesta,adesso?-
-Non spronerò il mio esercito di spadaccini per le tue frivolezze-replicò duramente lui.
-Avanti,pensa almeno ai vantaggi che ne ricaverò io catturando Nami-lo supplicò seducente l’imperatrice. Sembrava quasi una bambina che fa i capricci.
-La mia risposta rimane immutata:no. Nemmeno quando Crocodile salì al potere chiamai i miei uomini. Pensi che lo farei adesso?- Mihawk iniziava a spazientirsi. Non poteva una donna comandarlo a bacchetta in quel modo.
-Fallo invece! Devi accettare la mia richiesta! Io sono l’imperatrice. Posso farti condannare per questo,anche se mi dispiacerebbe vedere la tua testa staccata dal resto del tuo bellissimo corpo.-
-NO!-
-Ti prego!-
-Non posso accettare. Al massimo posso radunare un gruppo di spadaccini,non di più. Non voglio scomodare il mio esercito,lo uso solo per questioni veramente importanti.-
Boa Hancock assottigliò gli occhi. Dio,quanto lo odiava con la sua aria di onniscienza e superiorità. Però non poteva trattarlo male,anche perché era estremamente affascinante ogni volta che si imbronciava. E tutto sommato,l’idea di alcuni spadaccini che braccavano Nami era parecchio allettante,anche se non si trattava di ciò che aveva ambito.
-Vada per un gruppo di spadaccini. Chi saranno i fortunati?- Aveva accettato l’accordo.
Ora ci sarebbe stato da ballare.
 
Nami camminava tra gli speroni di roccia più difficilmente di quanto avesse voluto. Un masso piuttosto aguzzo le infilzò un piede e lei imprecò sottovoce.
“Merda”pensò. “Se Sanji non fosse stato il mio ragazzo adesso si sarebbe trovato con la testa staccata dal collo”.
Usopp,diverse decine di metri dietro di loro,aveva la fronte bollente e con la mano si riparava gli occhi,per una buona ragione. La raffica di vento aveva cominciato a ruggire sempre più minacciosamente,tanto che la sabbia si depositava sul terreno a diversi centimetri alla folata. Sanji invece era del gruppo il più rilassato. Non sembrava mostrare un minimo accenno di fatica o dolore,anzi,camminava a passo spedito verso il cucuzzolo del monte. Gli altri due al contrario,avevano un bel daffare a tenere il suo  passo,tanto che Nami si chiese ad un certo punto se Sanji,sotto quella pelle,non avesse acciaio o chissà quale altra roba,perché ogni tanto si girava a guardarli con un sorriso fresco sul volto,spronandoli a proseguire.
-Ci siamo quasi! Come sono contento!- trillò lui,cominciando a canticchiare sotto voce mentre non mostrava neanche un accenno di spossatezza. La fatica che sembravano fare gli altri per quella camminata era come se scivolasse via dal suo corpo,come quando si sfila un vestito,con lo stesso metodo e la stessa facilità.
-Tanto per essere curiosa-sbuffò Nami,togliendosi una ciocca di capelli dal viso, -chi cavolo sarebbe quell’eremita che vivrebbe lassù in cima?-. Aveva il respiro affannato,se ne accorse anche Sanji il quale,nonostante incredulo,si fermò ad aspettare che il resto della compagnia lo raggiungesse,onde evitare di perderli. Soprattutto Nami.
-Ti piacerà amore mio,vedrai-le disse dolcemente lui. –E’ così simpatico,beh,un po’ matto in effetti,però la casa in cui vive è deliziosa. Certo è un po’ sporca,lui non si può definire un maniaco delle pulizie,ma in compenso è decisamente ospitale. Non so se cucini,l’ultima volta avevo fatto tutto io,però se lo fa sono sicuro che è quasi imbattibile.-
-Ehi!-ringhiò indignata lei,-parli come se fosse il tuo amante!-
-Già-disse Usop col fiatone,dopo averli raggiunti con una corsa estenuante per lui,-una specie di semi-dio col senso dell’umorismo.-
-Non dite sciocchezze,è un buon amico. Il migliore. Ha un senso del dovere che va oltre ogni immaginazione.-
-Ma si può sapere almeno come si chiama?!-sbraitarono Nami e Usop in coro.
-Dopo dopo. A lui non piace non presentarsi. Preferisce essere il primo a riferire di sé.-
Usop girò il dito vicino alla tempia roteando gli occhi.
Sanji non lo vide,ma Nami se ne accorse giusto in tempo e soffocò una risata. Anche Usop era un buon amico dopo tutto. Sì,insomma,per quello che si conoscevano. Era un po’ fifone,lo aveva palesato durante il viaggio in nave siccome continuava a domandare ossessivamente cosa avrebbero fatto una volta arrivati ad Alabasta,però la faceva divertire,quasi più di Sanji quando faceva le sue smorfie strane.
In una gara di simpatia era sicura di aggiudicare il primo premio ad Usop.
In un altro contesto,tipo bellezza fisica o forza,beh,il suo fidanzato non aveva eguali.
Rincuorata da quei pensieri,Nami procedette a passo più spedito verso la cima del monte,dove avrebbero incontrato quell’uomo tanto misterioso che era il fulcro delle conversazioni con Sanji da qualche ora.
Nel frattempo un’ombra scura,appostata dietro uno sperone di roccia,lasciò la sua postazione,con alcuni fogli in mano e l’aria pienamente soddisfatta.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Sto procedento come una lumaca,ma questo capitolo lo volevo pubblicare adesso che ho tempo,anche se speravo sinceramente fosse più lungo.Sono impegnata con lo studio e non ho più tempo per scrivere,ma prometto che con l'arrivo delle vacanze cercherò di aggiornare questa storia il più in fretta possibile,e nel frattempo ne ho anche preparata un'altra(spero di sfornare il primo capitolo speditamente,ma per sicurezza ne farò cinque o sei).L'uscita del prossimo capitolo sarà prevista per il 5 luglio,salvo ritardi.Ho deciso di concentrarmi anima e corpo su questa fic,non impedirò al tempo di fregarmi ancora!Nel frattempo,sono migliorata come stile di scrittura o faccio ancora schifo?Cosa dovrei correggere?Grazie a chi dedicherà un po' di tempo per leggere questa storia e commentarla,ve ne sono davvero grata
 

 

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Capitolo 5
*** CROCODILE ***


CROCODILE

-Mhhh… interessante- sussurrò Crocodile,espirando un’ondata di fumo dal suo enorme sigaro.
-Signore,sono stati trovati sulle montagne che camminavano per dirigersi verso la casa di... di… ehmm…-
-Lo so. Non serve che mi ripeti un’altra volta il suo sporco nome di traditore.-sentenziò Crocodile.
“La faccenda si preannuncia più interessante del previsto”pensò lui,una volta che il suo servitore se ne fu andato. Mise le due taglie sopra il tavolo malamente. Una raffigurava una giovane ragazza dai capelli rossi e l’altra un biondino con uno strano sopracciglio arricciato.
Per quanto potesse esser considerato perfido,Crocodile possedeva un fascino quasi irresistibile,con la sua mascella squadrata e il sigaro a portata di bocca. Inoltre aveva senso estetico e amava crogiolarsi di belle donne. Proprio in quel momento,alcune concubine si trovavano inginocchiate dietro di lui e gli massaggiavano il collo,gli accarezzavano i capelli e le spalle.
Crocodile inspirò levando la testa verso l’alto,lasciando disperdersi nell’aria un’altra nuvola di fumo.
-Sapete ragazze qual è la più bella fra tutte voi?-chiese lui,lentamente,lasciando che le sue parole riempissero l’aria. Adorava la sua voce,così profonda e sadica.
Le fanciulle risero maliziose,ma in realtà non avevano idea di chi fosse la favorita e avrebbero pagato chissà quale cifra per entrare nelle grazie del loro padrone.
Si levò il silenzio.
Ognuna aspettava di sentire il proprio nome.
-Tu-tuonò Crocodile con voce stranamente aggressiva,-pensi di essere la mia preferita?-
-Non lo so signore- sussurrò una giovane fanciulla che si fece subito rossa in viso,affondando la sua  faccia dietro quella delle altre.
 Quando Crocodile parlava così c’era da avere paura,ma veramente.
-E allora ve la do io la risposta-continuò il loro signore,finalmente più rilassato,anzi,quasi annoiato.
Alzò in mano le due taglie,indicando quella della ragazza dai capelli rossi.
-Credete sia carina lei?-domandò ancora lui.
Stavolta il silenzio era pregno di tensione. Se una di loro avesse risposto in maniera scorretta avrebbe ricevuto un ceffone o peggio,sarebbe stata torturata davanti a tutte le altre senza il minimo pudore da parte di Crocodile.
Faceva parte del divertimento del palazzo,e tutte lo sapevano.
-Secondo te?- chiese Crocodile,appiccicando la taglia sul volto della ragazza a cui prima aveva posto una domanda.
-E’ molto carina,sì-esclamò lei con voce strozzata,trattenendo un singulto.
-Hai ragione,bella mia. Sei sveglia- pronunciò l’uomo.
Qualche minuto prima stava accarezzando possessivamente il volto dell’immagine della bella ragazza,gli occhi ridotti a due fessure.
-Ti avrò-mormorò lui in tono appena percettibile,posando il ritaglio sull’enorme scrivania.
-Peccato per una cosa,vero?-disse lui,accennando ancora a quella giovane fanciulla,che ormai tratteneva a stento le lacrime. Le sue compagne la guardavano aggressive,intimandola con gli sguardi a non tergiversare in piagnistei.
-Non so di cosa sta parlando- bisbigliò lei,le parole le sfuggirono dalle labbra prima che potesse trattenerle.
Crocodile si alzò in piedi andando verso di lei. Le altre concubine si scansarono spaventate.
La giovane ragazza ad un cenno dell’uomo si era levata in piedi,fronteggiandolo intimorita come un cucciolo guarda ad un predatore.
-Peccato perché dopo la dovrò spedire in Cina e non potrò tenermela tutta per me-eslcamò lui in tono decisamente melenso.
-Avanti,fammi un sorriso,piccola,non ti mangio mica-scherzò lui.
Lei incurvò le labbra,però non riuscì lo stesso a sorridere.
Crocodile le mise la mano sui capelli,accarezzandoli,prima di tirarli con tutte le sue forze.
Sbattè la ragazza a terra la quale urlò dal dolore,mentre alcune ciocche si staccavano dal suo cranio.
La vista le si era offuscata e Crocodile non accennava a smettere.
La stava trascinando per lo scalpo intorno alla stanza.
Crocodile stava sbraitando parole aggressive e imprecazioni,ma la ragazza non udiva più nulla. Sentiva solo il dolore acuto della possente mano di Crocodile mentre le dava alcuni ceffoni sul volto.
Poi fu gettata a terra,picchiando con la testa sul pavimento di cotto.
Fece appena in tempo a vedere l’uncino d’oro di Crocodile brillare dall’alto del suo braccio,mentre tentava invano di ripararsi il volto con le braccia.
All’improvviso però il portone si spalancò con ferocia.
Crocodile e la concubina si arrestarono come due statue,come se il tempo di fosse fermato impedendo all’uomo di compiere quel gesto mortale.
-Nico Robin!-esclamò lui cordialmente,facendo finta che la concubina non esistesse.
-Come sta la mia collaboratrice più devota?-
-Risparmiati le moine Crocodile,mi è appena arrivato un messaggio da Boa Hancock.-tagliò corto la donna,una persona bellissima dai capelli corvini e gli occhi azzurri come il mare.
L’uomo diede un potente calcio all’addome della fanciulla ancora sdraiata a terra,paralizzata dalla paura. Lei si ritrasse in un angolo,cercando il punto più vicino alla porta.
Crocodile però la fulminò con gli occhi. –Stai lì- ordinò.
La giovane non osò muoversi mentre Nico Robin prendeva posto nella gigantesca poltrona a fianco di Crcodile. Le concubine se ne stettero in disparte,silenziose e tremanti,anche se non lo davano a vedere.
La donna possedeva atteggiamenti aggraziati e muoveva le mani con infinita delicatezza mentre toglieva dal foglio arrotolato di papiro un nastro. Si atteggiava come se le fanciulle non ci fossero,non degnandole nemmeno di un’occhiata,e ciò non dispiaceva loro comunque.
-Stavolta cosa ha usato per recapitare il messaggio? Un altro piccione viaggiatore?- domandò Crococodile assumendo tutto d’un colpo un atteggiamento professionale.
-No,il suo falco più veloce. Pare che raggiunga una velocità di 500 chilometri all’ora,anche se non ci crederei nemmeno se fosse vero.-
-Neppure io,è impossibile-concordò l’uomo.
-Cosa c’è scritto comunque nel foglio?-
-Che hai l’ordine da parte di Mihawk di impiegare il suo esercito qui ad Alabasta per catturare i clandestini. Esige che non ci siano errori altrimenti te la vedrai con lei una volta che farai ritorno in Cina. Sì,ti conviene partire tra pochi giorni,perché Boa Hancock ha deciso di riunire la Flotta per concordare le “misure necessarie tali da evitare lo scoppio di una guerra alla quale perderemo di sicuro”.- Nico Robin mimò la voce dell’imperatrice della Cina,facendo sorridere Crocodile.
-Beh,ammetto che non mi dispiacerebbe andare a trovare l’imperatrice-disse Crocodile lanciando occhiate allusive a Nico Robin, -Pare sia una bella donna.-
La ragazza dai capelli corvini si irrigidì sulla sedia,tuttavia mantenne un atteggiamento impassibile. I suoi occhi non lasciavano trasparire la minima gelosia o timore.
-Se hai raggiunto il potere solo incontrando e portandoti a letto donne bellissime,non meriti la mia stima Crocodile-replicò Robin.
L’uomo,dal canto suo,invece di infuriarsi,assunse un’aria divertita.
-Tu sei la migliore di tutte-affermò lui. –Mi hai dato del filo da torcere parecchie volte,come questa per esempio. Sono rimasto senza parole. Ma non è del tutto vero quello che hai detto. Ho raggiunto fama e ricchezza anche portandomi a letto belle donne. Il resto lo sai.-
-Va bene va bene-tagliò corto Robin. –Non ti scaldare troppo,qui c’è già tanta carne sul fuoco. Hancock che vuole riunire la Flotta,Mihawk che chiama all’assalto il suo gruppo di spadaccini ad Alabasta. Mi chiedo ancora perché l’abbia fatto.-
-Mhh,forse perché il fascino dell’imperatrice è unico nel suo genere.-azzardò Crocodile mesto.
-Occhi di Falco potrebbe essere il diavolo in persona. Non si lascia convincere molto facilmente. C’è sotto qualcosa,ne sono sicura.-
-Dimentichi-la interruppe Crocodile,-che persino il nostro Drakul è un uomo. Ha certe debolezze a cui non può resistere. Appena conoscerò qualcuno che non sia stato rapito dalla bellezza di Boa Hancock gli stringerò la mano e potrò dirgli: “tu sei la reincarnazione dell’innocenza”. Perché non si può non essere sedotti da Hancock con la consapevolezza di tutta la sua femminilità.-
-Bene,mi sembra dunque di potermi ritirare. Abbiamo tirato in fretta le somme,adesso voglio lasciarti finire il tuo lavoro.-disse Nico Robin ansiosa,indicando per la prima volta la concubina tremante di paura.
E così si alzò velocemente,radunò alcuni fogli,intascando anche le taglie di Sanji e Nami e si diresse verso la porta,abbandonando la stanza così come era entrata,ossia rumorosamente.
-E la prossima volta cerca di trattarmi un po’ meglio perché io sono e sarò sempre il padrone di questo luogo-le urlò dietro Crocodile.
Si diresse poi,totalmente laconico,verso la giovane ragazza,la quale cercava ormai di fondersi con i muri della stanza.
Nico Robin rimase qualche istante ad origliare alla porta. Per un attimo sentì solo i pesanti passi di Crocodile rimbombare persino fuori dal suo ufficio,poi si udì silenzio e in fine urla soffocate delle altre concubine.
La donna tirò un sospiro di rassegnazione. Doveva tornare nelle sue stanze.
-Nico Robin cos’è successo che ho sentito urlare?-gridò una ragazza tutta trafelata,mentre si precipitava alla velocità di un tornado verso la donna dai capelli corvini con una cesta gigante di panni lavati.
Era una giovanissima fanciulla,forse nemmeno maggiorenne,tuttavia il suo sguardo comunicava grinta e uno spiccato senso del dovere.
-Lo sai come sono le concubine. Vanno,vengono-si strinse nelle spalle Robin assumendo un atteggiamento annoiato e in parte infastidito.
La fanciulla,che aveva una strana chioma turchina,lasciò cadere la cesta dei vestiti portandosi orripilata le mani alla bocca.
-N-non dirmi che l’ha fatto ancora- sussurrò lei smarrita.
Nico Robin guardò il soffitto dell’immenso corridoio.
-Ora basta!-tuonò la ragazza giovane,-Vado a dirgliene quattro a questo dannato re!-. Sulle guancie una lacrima di orrore era apparsa.
-Non puoi. Ti conviene obbedirgli prima che si arrabbi e decida di fare a pezzi pure te. Lo sai perché siamo fortunate,eh Bibi? Perché siamo belle. Ringrazia il fascino e la purezza che traspare dal tuo bel faccino,altrimenti ti troveresti in catene come tuo padre.-. Nico Robin ammoniva le persone senza tatto.
-Come puoi non capire?-le urlò di rimando Bibi,con la faccia ormai rigata dalle lacrime. –Non sei pure tu una donna? Come fai ad essere così insensibile? Crocodile rimpiazza una ragazza ogni settimana ormai e sempre più giovane. Tra un po’ pretenderà di avere nel suo letto qualche dodicenne!-
Robin la prese per le spalle scuotendola.
-Adesso ascoltami-le disse piano con gli occhi dritti alle pupille della ragazza. –Noi non siamo nella posizione di combatterlo. Devi rassegnarti e giocare a fare la servetta per un po’. Quando poi sarai riuscita a comprare una nave senza che Crocodile lo sappia sputtanalo pure e vattene. Ma finchè rimarrai a palazzo obbedisci ai suoi ordini.-
E detto ciò lasciò Bibi allibita e senza parole,tornando alla sua camera a testa alta e con un portamento regale.
Allo stesso modo la fanciulla turchina raccolse le vesti e andò a portarle nelle altre camere,non prima però di aver sputato all’ingresso della porta dell’ufficio di Crocodile.
-Brutto figlio di puttana-sussurrò senza che nessuno la sentisse.
 
La principessa Bibi Nefertari sapeva i rischi che correva andando a trovare il padre nel sotterraneo,adibito alla segregazione dei prigionieri. Per questo motivo procedeva velocemente,quasi fluttuando nell’aria simile ad una fragile farfalla,con addosso un mantello pesante di colore blu notte. Tuttavia quelle precauzioni potevano definirsi superflue,vista la scarsa quantità di guardie che percorrevano quelli umidi spazi.  
“Non ne posso più!” pensò lei,ancora rossa di rabbia per il gesto assassino compiuto da Crocodile. “Un tale personaggio non avrebbe mai dovuto cadere nelle grazie di mio padre”.
Imboccò un corridoio laterale,pregno di umidità,svoltando a sinistra e aprendo con un chiavistello una massiccia porta di ferro,superata la quale sarebbe acceduta nell’area riservata ai peggiori criminali,quelli condannati al patibolo da Crocodile.
Avanzò velocemente,stando bene attenta a non incrociare gli sguardi degli altri prigionieri,i quali tendevano la mano in segno di aiuto. Non poteva mostrare compassione,non doveva parlare con nessuno di loro. Sarebbero stati capaci di rivelare che era andata a trovare suo padre,in cambio dell’annullamento della pena capitale. Come era successo l’ultima volta.
-Stupida! Parla!- gridò Crocodile.
-No! Ti prego…mi fai male!- lo implorò Bibi,la schiena macchiata di sangue fresco.
-Taci misera sgualdrina!- la intimò lui,afferrandola per le braccia e stringendole tanto da far apparire alcuni lividi violacei. –Sei andata a trovare tuo padre? Confessa. Cosa gli hai detto?-
Bibi negò con la testa,cominciando a piangere dal dolore,nonostante si mordesse il labbro per trattenere le lacrime.
-Non ti faccio niente se me lo dici.- le disse Crocodile,questa volta più cortese.
-E va bene,sono andata a trovarlo. Gli ho portato un po’ di cibo. Lo state facendo morire di fame.-
Raggiunse l’ultima cella,non trattenendo un brivido. Ricordare il dolore provocatole da quell’essere malato di mente che si credeva un dio le faceva un effetto strano,di disgusto allo stato puro.
Si gettò in ginocchio,sussurrando in modo quasi percettibile:-Papà,sei qui?-
-Bibi! Non dovevi venirmi a trovare!- rispose una voce profonda,estremamente soave e rincuorante.
-Dovevo farlo!-si giustificò Bibi. –Qui non ho nessuna dignità. Non c’è nessuno a palazzo che non sia complice in qualche modo delle violenze di Crocodile. Non possiamo farci nulla per di più,altrimenti ci uccide tutti.-
La ragazza cominciò a singhiozzare,emettendo alcuni gemiti,stando bene attenta però a non lasciarsi sentire dagli altri.
-Piccola mia,Bibi,fatti forza,tu devi resistere ad ogni costo. Solo così sarà fatta finalmente giustizia-le disse suo padre.
Bibi si lasciò cullare dal tono melodioso della sua voce,quasi fosse una ninnananna.
-Papà,perché dobbiamo sopportare tutto questo inferno? Quando avremo un po’ di Paradiso?-chiese lei con la voce impastata.
-Presto,piccola mia,presto. Pensa alla mamma. Lei non vorrebbe che tu piangessi. Fatti forza,sopporta il dolore in silenzio. I giusti vengono sempre premiati alla fine. Tu devi solo attendere che qualcuno da lassù ti afferri la mano e ti porti alla vittoria.-
Bibi annuì,asciugandosi col dorso del suo mantello i residui delle lacrime. Aveva gli occhi rossi  e affossati. Non era la prima volta che si lasciava cadere in simili gesti di debolezza.
-Bibi,avanti. Raccontami cos’è successo stavolta.- chiese il padre dolcemente.
-Crocodile ha compiuto un gesto impuro e Nico Robin era praticamente presente,però non è intervenuta.-cominciò la ragazza,narrando al padre la spiacevole sorte toccata ad una concubina.
 
Usop era appena giunto in cima al monte. Quello che vide era una capanna di fango e mattoni costruita alla bell’e meglio in condizioni precarie.
-Eccoci arrivati!-disse Sanji raggiante.
Usop sollevò un sopracciglio. “Come costruzione fa schifo”pensò.
-Chissà chi ci abita.- domandò Nami stupita.
“Un pazzo sicuramente”pensò il ragazzo.


Angolo autrice:
Bene arrivati!Spero vi sia piaciuto anche questo quarto capitolo.Ho deciso di tenere un po' in sospeso lo strano amico di Sanji.Siete curiosi?Per quanti riguarda Crocodile,spero di aver reso bene il suo carattere viscido e presuntuoso.E' comparsa anche Nico Robin!Devo decidere ancora che ruolo avrà nella storia,non sono sicura di farle ricoprire un personaggio principale,tuttalpiù una comparsa,o aiutante.So che alcune parti(soprattutto una scena)erano cruente,però mi è servito per farvi comprendere la suscettibilità di quel Crocodile,il quale mi sta ogni frase più antipatico.Qualche consiglio?Vi è piaciuto il capitolo?Commentate presto,mi raccomando!

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Capitolo 6
*** CATTURATI...QUASI ***


CATTURATI...QUASI

Nuovo capitolo. Mi scuso per l'assenza di oltre un mese. La scrittura è un hobby per me,ma la metto in secondo piano rispetto ad altre questioni. Spero lo stesso vi piaccia.


-Avanti ragazzi! Cosa fate lì impalati? Non entrate a conoscere il mio amico?- chiese Sanji.
Nami e Usop,dal canto loro,preferivano evitare di mettere piede in uno stabile così sciattamente costruito e dunque rimasero inchiodati fuori la “porta”d’ingresso(era una misera tenda sgualcita e puzzolente con decorazioni argentate che cominciavano a staccarsi),quasi come fossero due statue di gesso.
La ragazza sorrise meccanicamente a Sanji.
-Non credo sia una buona idea,amore mio. In fondo da quanti anni non lo vedi questo tuo amico?-
Sanji l’afferrò per il braccio,spingendola per farle varcare l’entrata.
-Dai! Non…pant…fare la…urgh…schizzinosanami!- disse Sanji molto faticosamente,perché la sua fidanzata si era impuntata di non entrare. Ad un certo punto,stufo dei capricci della rossa,la sollevò di peso,mentre questa si dimenava tra le sue braccia,acclamando in suo aiuto il povero Usop il quale si trovava in una spiacevole situazione.
-Usop! Aiutami!-urlò isterica Nami.
Sanji squadrò minaccioso Usop,schioccando le nocche delle dita,mentre riusciva ancora a tenere ferma Nami.
-Tu che fai? Non vuoi venire?- sussurrò l’ormai ex-cuoco.
Usop,decisamente terrorizzato,improvvisamente si sbloccò dal punto in cui era ancorato.
-Ma che dici! Certo che vengo! Non ho mica paura che quella casa mi crolli addosso! In fondo ha resistito per tantissimi anni…almeno credo.-
-Sì … come no! Non hai paura tu vero?- sbuffò Nami in tono sarcastico.
A Sanji pareva di avere a che fare con due bambini che non vogliono mangiare le verdure. Nel periodo in cui lavorava al palazzo di Boa Hancock aveva avuto ancora a che fare con marmocchi che frignavano perché esigevano solo stinco di maiale e salsicce calde. Erano solo esseri cresciuti male,viziati fin dal primo giorno in cui erano nati. Però,con le famiglie che si ritrovavano era inevitabile venir presi da una forma incurabile di arroganza e superiorità.
-Nami,tu almeno ce la fai a camminare?- s’informò Usop,prendendo in giro la ragazza.
-Brutto bast… io giuro che ti ammazzo! Sanji mollami! È una questione di solo cinque minuti,fra me e lui.- disse Nami,fumante per la rabbia.
Sanji lasciò la sua stretta presa dolcemente,sussurrandole all’orecchio: -E’ solo un idiota.-
La ragazza rise,accarezzando i morbidi capelli del fidanzato,mentre si dirigeva dentro la casa con tranquillità. Era stata così sciocca a non volerci entrare prima!
Superata la pseudo-porta,Nami però si ricredette,considerando la possibilità di farsi consegnare nelle mani di Crocodile,il tiranno dell’isola.
“E per fortuna che doveva essere solo un po’ sporca la casa”pensò Nami disgustata,mentre schivava ciotole di riso dimenticate per terra e frutta ammuffita da giorni. L’ambiente era a dir poco lurido. La casetta possedeva un’unica stanza,che era arredata come cucina,camera da letto e soggiorno per gli ospiti,decisamente sotto i livelli a cui lei era abituata. Certo,al palazzo dell’imperatrice era considerata una schiava,ma almeno aveva una stanza tutta per sé!
Per Usop entrare in quel luogo fu come ricevere una pugnalata al cuore.
“Lo sapevo! Lo sapevo che non mi dovevo fidare di loro!”pensò.
Il pavimento non esisteva,c’era solo dell’umido terriccio e le pareti di mattoni erano incrostate dalla muffa. C’era un odore acre e pungente,come letame. Su un lato della stanza era arredato un letto,ricreato con della paglia e un lenzuolo bianco,ormai sporchissimo. Al centro spiccava un tavolo di legno,un po’ irregolare e non c’erano sgabelli per sedersi. Un piccolo focolare era riposto a fianco,probabilmente per scaldare i cibi.
Il ragazzo era ancora intento a sbirciare l’ambiente circostante,sognando un luogo nettamente più pulito,quando l’urlo agghiacciante di Nami lo riportò alla realtà.
-Arghhh! Non toccare il mio fidanzato!- sbraitò la ragazza,mentre si dirigeva ad attaccare un individuo che aveva afferrato Sanji e ora lo aveva trascinato con lui riverso per terra.
-Calma Nami.-rise il biondino.
-Lui è solo l’amico di cui vi parlavo. Ci darà una mano per orientarci in quest’isola e stare attenti ai pericoli.
-Nami,Usop,vi presento Rufy.-
-Che bello! Dei nuovi amici!- gridò una voce festosa,precipitandosi a stritolare i due ignari ragazzi in un focoso abbraccio.
 
-O mio Dio,Sanji! Non mi avevi detto che il tuo amico era il personaggio più ricercato al momento.-
Nami e Usop,superato lo choc iniziale provocato dalla comparsa tempestina di Rufy,dialogavano socievolmente col ragazzo,anche se Nami era ancora un poco restia a fidarsi di lui. In fondo,un ricercato è sempre un criminale. A parte in alcuni rari casi,come quello suo e di Sanji.
Fatto sta,che la taglia dell’uomo e l’uomo in carne e ossa si somigliavano in maniera spiazzante. Rufy aveva dei bei capelli corvini tutti arruffati e occhi neri come l’inchiostro,uno sfregio sul viso che  gli conferiva un’aria da ribelle e il sorriso sempre impresso sul volto. Insomma,sembrava affidabile. E poi era amico di Sanji,una cosa da non sottovalutare affatto.
-Nami? Allora,ti va per una sera?- le domandò Sanji.
La ragazza era ancora assorta nei suoi pensieri e mormorò distrattamente,: -Sì,certamente.-
Un urlo festoso da parte di Rufy e Sanji la riportò alla realtà.
I due sembravano aver appena vinto 500 monete d’oro.
“Ma perché saltano in quella maniera?” si chiese Nami.
-Evvai! Bravissima amore! Pensavo fosse più difficile convincerti.-esclamò Sanji.
-E a fare che?- s’informò Nami,incuriosita. Diavolacci,poteva stare attenta. Chissà cosa le avrebbero fatto fare. Forse sarebbe servita da esca per procurarsi del cibo,oppure l’avrebbero consegnata nelle mani di Crocodile per finta,o ancora…
-A dormire qui tutti quanti. Non ti preoccupare,abbiamo i nostri letti noi,non scontreremo problemi.-la rassicurò Sanji.
La rossa sussultò. Solo in quell’istante si rese conto del volto funereo di Usop.
Lei però non aveva il coraggio di rifiutare proprio in quel momento. Sarebbe stato imbarazzante. E poi,dove sarebbero andati per coricarsi,se non in quel posto?
C’era anche un altro motivo,però.
A parte il fatto che le incuteva timore per la taglia sulla sua testa(30 milioni!),Rufy le trasmetteva allegria e sicurezza,il suo volto sembrava quello di uno spensierato bambino. Poteva farcela,igiene a parte.
La conversazione proseguì amabilmente per altre ore,il tempo che Sanji e Nami raccontassero della loro avventura in Cina e delle taglie che erano state poste sulla loro testa,con grande orrore di Usop(avevano tralasciato il dettaglio che erano ricercati al momento in cui si erano conosciuti).
-Uh! Uh! Uh! Si sta facendo tardi,ragazzi,è quasi notte. –eslcamò Rufy pensieroso.
-Cosa succede di notte?- chiese Sanji,allarmato dal volto serio dell’amico.
-Niente,si va a dormire. Il corpo ha sempre bisogno di riposo per affrontare le insidie del giorno.- spiegò filosofico il ragazzo,con il mento in su e l’indice alzato.
Nami uscì fuori per ammirare il tramonto. Le era sempre piaciuto,anche da bambina. Le ricordava tante cose,belle,ma anche terribili. Le ricordava il sapore dei mandarini di Bellemere,la sua madre adottiva,il colore acceso dei suoi capelli,l’amore,ma anche il sangue e le ferite che aveva riportato quando era prigioniera di Boa Hancock.
-Ciao.- disse una voce familiare,ma non era quella si Sanji.
-Oh,ciao Rufy.- rispose Nami,contenta ma sorpresa che non fosse il suo amato.
-Nami!-la chiamò una voce da dentro,squillante e premurosa. –Io preparo i letti con Usop!-
-Sì Sanji.-urlò lei per farsi sentire.
-E’ bellissimo questo tramonto,non è vero?- mormorò la ragazza al suo nuovo amico.
-Non l’avevo mai notato prima d’ora. È da tempo che vivo qui,perciò ormai non ci faccio più caso. Di solito le cose che vediamo tutti i giorni,per quanto belle siano,non riscontrano la nostra attenzione e noi non siamo in grado di ammirarne la bellezza.-
-Adoro i tramonti. Mi ricordano chi sono.- confidò Nami a Rufy.
-A me invece non sanno di nulla. Non ho niente contro i tramonti,per carità,ma sinceramente non ho legami con loro.-
-Rufy,tu perché hai una taglia sulla testa?- chiese Nami,sorpresa dal fatto di non averglielo domandato prima.
-Oh beh,-le spiegò lui,-mi sono opposto al governo di Crocodile. Io non sono di qui,ci sono capitato,quasi per sbaglio e nel momento in cui ho visto l’ingiustizie che regnavano ad Alabasta,mi sono precipitato e ho sfidato Crocodile,però ho perso. Mi hanno portato nel deserto per farmi morire.-
Nami si rabbuiò. Era già umiliante avere perso per una causa buona,però morire di sete e di stenti era terribile.
-Come hai fatto a salvarti?-domandò la ragazza.
-Ero moribondo. Se non fosse stato per un vecchio non ce l’avrei fatta. Mi ha portato qui e mi ha provvisto di cibo. Mi ha spiegato anche i trucchi per non essere riconosciuto quando andavo a fare rifornimento di provviste e mi ha insegnato a rubare. Ovviamente,frego i soldi solo ai mercanti ricchi.-
-Capisco- sussurrò Nami.
I due rimasero un altro po’ in silenzio,finchè la rossa non sentì i suoi denti battere e la pelle d’oca nelle braccia.
-Brr… si gela qui fuori! esclamò lei.
-E’ colpa dello sbalzo termico.- le spiegò Rufy.
-Forza,andiamo dentro. Sanji! Usop! È ora di dormire!-
 
-Cosa ti ha detto Rufy prima?- chiese Sanji a Nami,mentre le cingeva la vita,appartati in un angolino della misera stanza.
-Niente di speciale- bisbigliò indifferente lei.
 
Bibi uscì dopo ore dalla cella di suo padre. Era rimasta a piangere tra le grate di ferro,pregando perché tutto si risolvesse per il meglio.
Uscì dalla prigione il più velocemente possibile,invocando tutti gli dei che conosceva perché non ci fossero guardie,o peggio,che arrivasse Crocodile.
Era appena sbucata fuori dal corridoio che portava alle cucine,e non fece nemmeno in tempo a fare un sospiro di sollievo che si ritrovò a sbattere la testa incontro ad un corpo possente.
Alzò gli occhi spaventata,poi eslcamò: -Roronoa Zoro!-
Un individuo muscoloso e altissimo la squadrò torvo dall’alto della sua statura. Sembrava un personaggio pieno di sé.
-Le ragazzine non dovrebbero aggirarsi per i corridoi con questo buio. Qualcuno potrebbe scoprirle.- le disse lui,avvicinando il suo volto al suo.
-Ti prego!- lo implorò Bibi. –Non dire nulla!-
-E chi lo fa?-la rassicurò Zoro,uno spadaccino di Mihawk con degli strani capelli verdi sulla testa.
-Non sono così ignobile. E poi ti ricordo che,nonostante ora sia un subordinato di Crocodile,ho ancora dei doveri da spadaccino che difenderò a spada tratta. E tra questi c’è quello di non spifferare gli affari altrui. Comunque la prossima volta stai più attenta.-
Detto ciò,lo strano individuo si diresse verso le scale che conducevano ai piani superiori,dove erano poste le camere per gli ospiti.
-Aspetta un momento Roronoa!-lo fermò Bibi. –Dimmi una cosa:perché sei qui? Era da più di un anno che non ti vedevo in circolazione.-
-Bah- si pronunciò lui,- Boa Hancock vuole catturare una ragazza. Non ho idea del perché,,sarà affar suo,però non capisco come mai Drakul si sia scomodato così tanto.-
-E adesso tu…?-
-Rispondo agli ordini di Crocodile. Una vera seccatura. Te lo ripeto,ti conviene stare attenta se non vuoi che ti becchino.- Zoro si allontanò finalmente da lei,a passo tranquillo,quasi strafottente,come se fosse lui il padrone della reggia.
Anche Bibi pensò fosse meglio tagliare la corda e ritirarsi nelle sue stanze. Per quanto coraggiosa,non voleva rischiare di essere scoperta vicino alla strada che portava alle prigioni.
 
Usop quella mattina si svegliò con una forma piuttosto avanzata di torcicollo. Si era coricato vicino al letto di Rufy,utilizzando un po’ di paglia presa in prestito,ma non predisponeva di nessun appoggio sulla testa,e così ora era costretto a muoversi con un collo più alto del normale.
-Buongiorno Usop!- trillò la voce acuta di Rufy. –Come mai sei tutto storto?- domandò perplesso e avvicinandosi all’amico per controllare le condizioni della sua testa.
Usop lo fermò.
-Lascia stare,non è nulla.- Temeva che toccandolo Rufy gli avrebbe danneggiato qualche organo vitale. Meglio attendere che passi da solo,si disse.
La colazione fu veloce e frugale. Rufy aveva esaurito le scorte di cibo(tra l’altro gli alimenti che rimanevano erano ammuffiti e privi di nutrienti)e perciò si trovavano obbligati ad entrare nel villaggio di Alabasta.
-Il luogo dove andremo è parecchio pericoloso- li avvertì Rufy. –Stiamo per attraversare le vie dei mercati,dove è facilissimo rubare denari per comprare da mangiare. Peccato solo per le guardie,ce ne sono a frotte vicino alle bancarelle,soprattutto quelle di carne.- e mise su un cipiglio imbronciato,-Quindi,o siete scaltri e avete esperienza nel raccattare soldi,altrimenti non toccate nulla e fingetevi indifferenti. Capito tutto?-
Sanji e Nami annuirono convinti,mentre Usop tremò,ma acconsentì lo stesso. Non aveva mai rubato,era un buon momento per provarci?
 
Quella mattina le vie del mercato erano gremite di folla. I passanti si spingevano tra di loro,dandosi gomitate ogni tanto per farsi spazio tra le strette vie di Alabasta. Il mercato era dipinto di vivaci odori e suoni:si udivano la polvere che si sollevava al passo delle persone,i mercanti che,con voce squillante,invitavano i compratori ad osservare i loro prodotti,i bambini allegri che si rincorrevano,sollevando altra polvere,e una moltitudine di pelle dei più svariati colori,dal bianco latte al cioccolato puro,dal color caramello al giallo limone. Infine,uomini vestiti di nero imbottigliati in abiti di stoffa pesantissimi,sudati,che marciavano minacciosi a fianco delle bancarelle.
Zoro nel frattempo pensava al suo letto. Quanto avrebbe desiderato potersene stare in camera sua a dormire fino a tardi,e poi allenarsi nell’angusto spazio di cui era il possessore assoluto. Invece no,ciao ciao sogni beati e allenamenti fiaccanti,gli toccava farsi largo tra la folla e controllare se per caso una misera mocciosa dai capelli rossi si aggirava in quella zona.
“Ridicolo”pensò. “Credono forse che si sia decisa proprio oggi a venire al mercato quella ragazza con il suo cuoco da strapazzo per comperare queste cianfrusaglie?”. E con umore tetro,sbirciò sotto il cappuccio di una donna sospetta,sbuffando quando si accorse che non era la loro preda.
 
Nami sorrise radiosa,ringraziando la purezza del suo volto e la mano svelta.
“Evvai,cinquanta danari acchiappati!”.
-Nam…- disse Usop,lasciando la frase a mezz’aria perché la sua compagna gli aveva tappato la bocca.
-Zitto zitto zitto! Quante volte ti ho ripetuto che quando siamo qua non devi assolutamente e per nessuna ragione al mondo chiamarmi col mio vero nome?- Nami rimproverò Usop molto amaramente. Non potevano fregarsi per colpa di quel mingherlino.
-Scusami,volevo solo avvertirti di tenere il cappuccio più calato. Stanno arrivando alcune guardie.-
I due ragazzi si strinsero,spalla a spalla,la prima affondando il viso al petto e il secondo pregando perché non li scoprissero,e camminarono a passo spedito augurandosi di non dare nell’occhio. Ma quando notarono che i due soldati conversavano tra di loro,incuranti di ciò che li circondava,tirarono un sospiro di sollievo.
-Fiuu!- sospirò Nami.
-Avanti Usop,vai tu a comprare un po’ di caramelle. Quelle al miele,mi raccomando.-
-Ma perché proprio io?- chiese Usop,esasperato da quella ragazza.
-Perché mi riconoscerebbero subito,idiota! Con questi capelli dove vuoi che vada?- si giustificò Nami,a bassa voce per fare in modo che nessuno la sentisse.
-Ok- acconsentì Usop. –Tu intanto vai a cercare Sanji e Rufy. Li ho persi di vista qualche minuto fa.-
 
Rufy aveva la bocca sporca come un bambino,ma era felice. Aveva ingurgitato una quantità incredibile di mele zuccherate,ma adesso si sentiva sazio,e anche il suo cuore era pieno,di felicità. Aver ritrovato il suo amico d’infanzia lo faceva sentire raggiante. Peccato che lui non finiva di mangiarsi le unghie.
-Che hai?- chiese Rufy.
-La mia Nami,dov’è finita? È in balia tra l’altro di quello stupido ragazzo,mi pare ebete lui.-
-Rilassati Sanji. Sarà qui da qualche parte. Oh,eccola là! Ma…sta andando addosso a…-
 
Nami riuscì a scorgere Rufy e Sanji qualche decina di metri avanti a lei e adesso stava correndo per non lasciarseli scappare un’altra volta.
Bum!
Era appena andata a sbattere contro un uomo,tutto nero. Oh no! Era un soldato.
-Ehi dolcezza,stai attenta. –le sussurrò lui. Poi,il movimento fatale. Le sollevò il cappuccio.
Cercò invano di rimetterselo addosso,ma ora lui la teneva inchiodata,strattonandola per il braccio.
-Ne ho trovata una!- urlò a tutto il mercato.
Le altre guardie accorsero e la accerchiarono. Nami aveva le lacrime agli occhi. Era tutta colpa sua,era stata troppo ingenua.
L’uomo che l’aveva scoperta intensificò la presa sul suo braccio.
-Cosa credevi di fare con quel cappuccio,eh?- la prese in giro.
Stava per lanciarle uno schiaffo in pieno viso,quando si trovò riverso al suolo,dolorante.
Nami sentì solo uno schiocco di mandibola e il soldato che finalmente le mollava il braccio.
-Scappa Nami!- tuonò Sanji,accorso in suo aiuto.
Dietro di loro Rufy stava ingaggiando un combattimento cruento con tre soldati,armati entrambi di spade pericolose. Il ragazzo però,per quanto magrolino,non presentava sintomi di stanchezza,anzi,sorrideva agli uomini con un coraggio che un individuo normale mai avrebbe sperato di possedere.
La ragazza era immobile,inchiodata al terreno. Riusciva a malapena a respirare. Diversi soldati avevano afferrato Sanji e ora lo tenevano bloccato,dandosi il turno per infliggergli pugni al viso e sulle costole. Il suo fidanzato mugolò di dolore,ma le impartì un’altra volta l’ordine di scappare.
-Nami,vattene!- disse.
-No Sanji,non ti lascerò!- pianse lei.
Il ruggito di Rufy fece posare il suo sguardo nuovamente sull’altro ragazzo dai capelli corvini.
-Vattene subito! Gli do una mano io!- proferì lui,intimandole uno sguardo severo.
Lei,spaventate,corse con tutte le sue forze,mentre una moltitudine di soldati sbucati dal nulla iniziò ad inseguirla.
 
Zoro all’improvviso si ritrovò i suoi compagni che marciavano tutti nella stessa direzione.
-Dove andate?- chiese.
Un giovane ragazzo rispose: -E’ stata trovata la ragazza,corriamo a catturarla.-
Zoro sussultò. Che ingenua. Se fosse stata abbastanza intelligente da lasciarsi consegnare,avrebbe potuto riposarsi tra breve.
 
Nami buttò giù la staccionata di una casa e adoperò una scala per scavalcare il muro di essa. Il vantaggio di essere in un paese caldo,era che non esistevano tetti sugli stabili. Lei continuò a correre,stavolta sui tetti delle abitazioni,saltando per andare da un immobile all’altro.
“Non fermarti,non smettere. Ce li hai ancora alle calcagna”continuava a ripetersi,aumentando la velocità della sua andatura.
Le dolevano i piedi,le mani,il cuore pulsava impazzito dentro di lei. Il volto era ormai bollente.
Le sue gambe purtroppo poggiavano su tetti non molto resistenti.
“Ti prego,non romperti,reggimi reggimi” pregò.
Non si accorse neanche quando successe. Semplicemente udì con l’orecchio del legno sfrigolare e cedere con un rumore secco. Venne sbalzata in avanti e le sue costole incontrarono qualcosa di resistente. Poi precipitò nel vuoto.
Affondò con tutto il corpo su qualcosa di molle e insopportabile. Gli occhi le pizzicavano dalla puzza.
“Letame”pensò.
Uscì in fretta e furia dalla melma e si appartò in un angolo di quella stalla,perché poteva trattarsi solo di una stalla,visto che alcune pecore stavano belando ansiose.
Appena sentì le parole dei soldati che mormoravano tra di loro –Ma dov’è andata?- -Scendiamo!- si precipitò fuori attraverso una porta di legno,sbucando sul deserto.
Sperava di farcela,doveva resistere ancora un poco.
 
-Ah ah! Siamo stati fe-no-me-na-li! Come ai vecchi tempi!- cinguettò Sanji,mentre con il suo amico scappavano dalle lame delle guardie.
-Ehi! Sembra che li abbiamo seminati!- disse Rufy.
Per poco. Ancora per poco.

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Capitolo 7
*** L'INCERTO CACCIATORE ***


IL CACCIATORE INCERTO
 
Il combattimento di Rufy e Sanji contro le guardie a capo di Crocodile era stato incredibile su molti fronti. In primo luogo possedevano una forza fuori dal comune,accentuata dal fatto che fossero in due contro una dozzina o più di uomini armati,e poi pareva vivessero il rischio come un’esperienza passeggera,certi di uscire incolumi.
La scena,alla quale aveva assistito una buona fetta della popolazione dispersa tra i mercati in cerca di vantaggiose offerte,si era svolta più o meno così:una moltitudine di guardie di era precipitata ad aggredire i due amici non solo con spade,alcuni erano armati persino di mazze ferrate e bastoni dalle borchie acuminate. Rufy si era tolto di dosso molto facilmente un uomo che tentava di immobilizzarlo con patetici e infruttuosi tentativi e si era scagliato contro il resto della mandria,armato di una singola catena con una palla di acciaio attaccata ad un anello. Aveva mirato quasi alla cieca,tanto correva forte,ma poi era riuscito a centrare la massa,che ora si trovava riversa a terra,ansimante e coperta di polvere e lividi. I soldati erano stati poi pestati per bene da Sanji,la cui forza non si era affatto risparmiata per nessuno di loro.
Eccitati alla vista della vittoria,i due erano scappati prima che ulteriori rinforzi approdassero sul posto a rendere più difficile la situazione. Entrambi infatti erano riconosciuti dal Governo Mondiale come ladri e farabutti e,quindi,da arrestare. Sulla loro testa poi pendeva una taglia non proprio esigua. La succulenta ricompensa per chiunque li avesse catturati,vivi o morti,avrebbe potuto spingere un mucchio di gente a dar loro la caccia.
Come se non avessero già fatto abbastanza danni facendosi scoprire.
Rufy aveva trovato Nami estremamente stupida,dato che era stata beccata quasi per caso da una guardia.
“Se avesse avuto altro per la testa,oltre che il suo fidanzato,a quest’ora ce la saremmo svignata con un po’ di cibo”pensò lui.
Sanji,dal canto suo,non condivideva i pensieri del compagno. La sua infatuazione per Nami era tale da far passare in secondo piano qualsiasi sbaglio della ragazza. La adulava come si adula una divinità e la amava come si ama la propria anima gemella. La nebbia che gli offuscava gli occhi avrebbe impiegato tanto tempo per dilatarsi,almeno fino a quando non fosse stata lei a fargli notare che la perdonava di qualsiasi cosa.
-A proposito- esclamò Sanji, -dov’è finito quel bighellone di Usop? Non se la sarà svignata?-
-Credo di no- rispose Rufy. –E’ un buon amico.-
-Tu tendi a sopravvalutare troppo gli amici,Rufy. Credi in loro più di quanto si dovrebbe.- ribadì Sanji.
-Non è vero! Io so per certo che Usop ci sta cercando,ho guardato i suoi occhi la prima volta che l’ho incontrato ed erano sinceri.- disse risoluto Rufy.
-E tu credi veramente che guardando una persona si possa scavare nella sua personalità?- chiese Sanji.
-Certo.- confermò Rufy.
Il biondino non osò ribattere,tale era la determinazione dell’amico,ma intendeva procedere con cautela nei confronti di Usop. Poteva essere utile come compagno(non possedeva una taglia sulla testa),ma era certo che fosse parecchio inaffidabile(non era capace di affrontare con la giusta determinazione il pericolo).
I due percorsero qualche chilometro alla ricerca degli altri compagni smarriti,non trovandone la minima traccia. Ad un tratto però Sanji abbaiò il nome di Usop.
Il loro amico era nascosto in una sporca viuzza,attorniato da alcuni oggetti che rendevano difficile identificarlo,ma non impossibile. Infatti Sanji l’aveva visto abbastanza in fretta.
-Che fai lì?- sussurrò Sanji. –Hai visto Nami?-
-Prima di tutto mi nascondo.- rispose Usop. –E poi,in merito alla seconda domanda,no,non ho la più pallida idea di dove sia finita Nami.-
Il volto di Sanji sbiancò.
  • N-Nami swan. N-nessuno d-di n-noi l’ha vista.- balbettò Sanji.
  • Coraggio-lo confortò Rufy. –Non può essersi cacciata distante,con quelle gambe poi. Sembrano due ramoscelli. E i capelli,quasi come quelli di una carota. O un mandarino.-
-Non osare insultare la mia fidanzata- sbottò Sanji infuriato,-altrimenti potrebbe essere l’ultima cosa che fai.- E finì la frase con il pugno a mezz’aria.
-Dai!-si difese il ragazzo moro. –Stavo solo scherzando.- Incrociò poi le dita dietro la schiena,bene attento a non farsi scoprire.
Nel frattempo,un individuo grosso e muscoloso si muoveva come un’ombra dietro i ragazzi,lanciando un appello appena bisbigliato ad un ragazzino che si trovava con lui,basso e mingherlino.
-Vai da Crocodile e digli che abbiamo trovato Cappello di Paglia.- ordinò l’individuo enorme.
-S-subito!-rispose il ragazzino,con le pupille dilatate e l’espressione inquieta. Si precipitò correndo verso la reggia di Crocodile,a molti chilometri da dove si trovavano loro,inciampando ogni tanto nella cocente sabbia del deserto.
-Io direi di partire a cercare Nami dal deserto-suggerì Rufy. –Non si sa mai che possa essersi persa laggiù.-
-Non sono tanto sicuro che sia una buona idea-bofonchiò Usop. –Una tempesta di sabbia è sempre temuta.-
-Una buona ragione per andare a cercarla,allora- ribattè il ragazzo dai capelli corvini.
 
Nami non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Procedeva lentamente nel deserto,un po’ perché temeva di addentrarsi nel cuore di esso,da cui sarebbe risultato estremamente faticoso uscire,un po’ per la difficoltà di poggiare i piedi nel terreno.
Il sole le bruciava la pelle,gli occhi erano socchiusi e ogni tanto un rivolo di vento faceva alzare la sabbia costringendo a stringere al petto ancora di più la veste di lino che le circondava il corpo.
“Non è stata una buona idea”pensò in quel mentre.
Una mezz’oretta prima era convinta che scappare nella solitudine di quell’ambiente secco l’avrebbe aiutata a salvarsi dai suoi inseguitori,ma si stava rapidamente ricredendo.
Per smorzare il tempo e darsi un po’ più di allegria pensò ai suoi due nuovi amici,a come li considerasse pazzi e divertenti allo stesso tempo. Adorava soprattutto Rufy per la sua spontaneità e leggerezza,ma anche Usop era un buon esempio per lei. Entrambi erano riusciti ad acquisire tratti di personalità che a lei mancavano. Si sentiva inutile in confronto a loro,pronta solo ad offrire esperienze devastanti e tristi,mentre tutti gli altri raccontavano episodi intrisi di allegria.
La sua mente vagò anche al suo fidanzato,Sanji. Gli voleva moltissimo bene,più di un fratello,come inizialmente lo aveva catalogato. Si sentiva pronta a fare qualsiasi passo con lui,persino a sposarsi.
Improvvisamente si ritrovò riversa a terra,con il volto ficcato sulla sabbia bollente. Una mano grande come un badile l’aveva afferrata e ora l’aveva sbattuta con facilità a terra.
Con lo stesso palmo,venne girata e potè guardare negli occhi il suo aggressore.
Un ragazzo,più vecchio di lei di qualche anno,ma comunque giovane,la teneva stretta per la gola. Si sentiva soffocare. Non riusciva più a respirare,per quanto ci provasse. La sensazione terribile che provava perdurava,a causa anche dell’uomo che non le mollava la gola. Recava in mano un foglio con un avviso di taglia,probabilmente la sua.
-Mhh…-mormorò lui,- 16 milioni di berry. Niente male,mi servirebbero proprio.-
Il bel volto di Nami divenne cianotico. Lei prese a pugni il braccio del ragazzo,perché la mollasse.
Lui sembrava assorto nei suoi pensieri,però la lasciò non appena la ragazza iniziò a colpirlo.
Nami boccheggiò,massaggiandosi l’ugola dolorante,e provò a sollevarsi,ma lui la teneva ferma con una mano sull’ombelico,premendo le sue ginocchia contro quelle di lei.
-Anche a me servirebbero proprio 16 milioni. Peccato però non poter arrestare se stessi e prendersi la ricompensa.- Nami parlò,sperando di spezzare la tensione che si faceva strada nel suo corpo. Era spaventata.
Il ragazzo inarcò le sopracciglia,guardandola storto.
-E io che credevo di avere a che fare con professionisti,invece mi tocca catturare una mocciosa. Speravo fosse tutto più… dinamico.- disse annoiato lui.
-Sei proprio un idiota!- esclamò con voce tremante Nami.
-Prima regola della sopravvivenza: mai dare dell’idiota al tuo nemico se ti sta di fronte- le sussurrò nell’orecchio.
Ad un tratto,dalla cintola che il giovane portava alla vita,caddero tre katane. Nami le sbirciò:erano davvero pregiate,ma malridotte,usurate,come se il proprietario le avesse trascurate.
Si sparpagliarono sulla polvere del deserto confusamente,facendo girare il ragazzo.
Questi sbruffò infastidito,chinandosi a raccoglierle.
Proprio in quel momento il cervello di Nami prese a lavorare a raffica:l’aveva appena mollata,cosa doveva fare? Tentare la fuga oppure rimanere lì,ferma,ad aspettare una morte certa?
“Beh,tentar non nuoce. In fondo,peggio di così non può andare” si disse.
Aspettò che l’aggressore le desse le spalle,poi in un lampo balzò per aria e riprese a correre,con gli occhi rivolti verso il nulla,con la certezza di andare sempre più in là,dove si era in bilico tra la vita e la morte.
Lo spadaccino,Zoro,sospirò annoiato un’altra volta. Si alzò anche lui,ma più lentamente,per darsi il tempo di scrollare la polvere dai vestiti,prima di cominciare un inseguimento al quale era certo di uscire vincitore.
 
-Allora…ehm…- disse Rufy. –Sanji,tu vai a destra tenendoti vicino ai villaggi,Usop,dall’altra parte dovrebbe esserci il mare,prosegui per di lì,mentre io vado dritto nel deserto.-
-Speriamo bene- borbottò Usop.
-Già- concordò Sanji. Era terrorizzato all’idea che Nami potesse essere stata catturata. “No,la salveremo e riusciremo a scappare,poi sistemeremo Crocodile dandogli qualche calcio nel fondoschiena”.
 
A Nami doleva ogni parte del corpo. Nell’agitazione della fuga non se n’era neanche accorta,però provava fitte di dolore alle ginocchia e al busto,in direzione di dove aveva sbattuto quando era caduta.
Fiotti di sudore le colavano sulla pelle,recandole fastidio,mentre arrancava sulla sabbia,più che correre,a causa della lunga veste che le impediva i movimenti.
In qualche minuto venne raggiunta dall’uomo,che le afferrò la veste. Lei la premette verso il petto,per impedire che si rompesse,anche se qualche cucitura era già saltata.
Per la seconda volta quel giorno,fu stesa a terra.
Questa volta non c’era tempo per battutine idiote o per scappare un’altra volta. Il ragazzo la teneva inchiodata al terreno.
Lei riuscì comunque a sollevarsi sulle ginocchia,impaurita da quella colossale figura.
Si mise a piangere senza volerlo. Lacrime incontrollate si mescolavano al sudore che già attorniava il suo volto.
Zoro la guardava severo e accigliato,però nel suo cuore qualcosa si stava ammorbidendo. Gli pareva così indifesa adesso,e nella sua testa era combattuto tra l’onore degli spadaccini e il dovere che gli era stato imposto.
-Lo sai perché ti devo catturare?- le domandò,cercando di fare una voce piatta,ma si udì lo stesso un piccolo tremito.
Nami negò con la testa,non smettendo di versare calde lacrime.
-Beh,a dire la verità non lo so neppure io.-ammise il ragazzo. –Io sono Roronoa Zoro,spadaccino e cacciatore di taglie al servizio di Mihawk.-
-Ti prego,ti prego-lo implorò Nami con voce impastata. –Non mi uccidere,lasciami vivere. Farò tutto quello che vuoi,ti supplico.-
Zoro trasse un profondo respiro.
-Vedrai-la rassicurò, -non sentirai nessun dolore.-
La ragazza chiuse gli occhi coprendosi il volto con le mani,lasciando esplodere a questo punto le lacrime,che si univano ai singhiozzi.
Nel cielo si scorse solo un luccichio di metallo e il volto dello spadaccino e cacciatore di taglie Zoro contratto in una smorfia.
 
Boa Hancock era china sulla moltitudine di pergamene che ingombravano il tavolo su cui sedeva. Il volto era serio,contratto,le mani chiuse a pugno,la lingua fra i denti nel disperato tentativo di capire la situazione.
-Non capisco perché dovremmo ridurre le tasse.- disse l’imperatrice.
-Signora- spiegò con voce untuosa un uomo dai capelli sporchi,-il malcontento è aumentato in tutto il paese. I tributi da pagare sono troppi per la popolazione civile,si rischia una ribellione che potrebbe compromettere il suo trono.-
Udendo le ultime parole,Boa Hancock sussultò e si alzò dalla sua sedia. Percorse il corridoio della stanza avanti e indietro,agitata.
“In che guaio mi ha cacciata mio marito?” si domandò.
-E va bene.- proclamò lei. –Cercherò un modo per ridurre le imposte e aumentare la richiesta di lavoro,però prima voglio degli economisti che mi spieghino meglio la situazione in cui siamo barricati.-
-Come desidera- acconsentì con voce serpentina l’uomo,inchinandosi fino a sfiorare il pavimento con la punta del naso.
Boa Hancock fece un gesto con la mano e questi venne congedato.
Il volto untuoso si trasformò in un’espressione schifata.
-Non è stupida la donna- disse a voce alta tra sé e sé l’individuo.
 
-Chiamatemi Nyon- sbottò l’imperatrice ad uno dei soldati che controllava le sue stanze.
Egli le rivolse un profondo inchino,poi si avviò laconico verso le stanze in cui giaceva la vecchia.
Nyon venne accolta da Hancock con fredda disinvoltura,quasi una gentilezza forzata.
-Avanti,com’è andato il colloquio?- chiese l’anziana donna.
-Bene.- rispose meccanicamente Hancock.
-Cioè?- insistette Nyon.
-Infruttuoso. C’ho capito meno di prima.-
-Rimuginare non serve a nulla imperatrice,non quando la soluzione del problema è davanti ai nostri occhi.-
Boa Hancock dilatò le pupille.
-Che intendi dire,vecchia?-domandò incuriosita.
-Che spesso le risposte sono ad un palmo dal naso,però non riusciamo a vederle perché guardiamo troppo oltre. Concentrati sul presente Hancock,tu pensi troppo a quello che sarà.-
L’imperatrice diede le spalle alla donna,infastidita. In tutti quegli anni nessuno si era mai permesso di farle notare una sua mancanza,frivola come quella,poi. Inoltre a lei sembrava che pianificare,non preoccuparsi per il futuro,la facesse sentire meglio,con quel senso di onniscienza che aleggiava nel suo spirito.
Poi,pose la domanda per la quale aveva convocato l’anziana Nyon.
-Drakul Mihawk è partito?- gracchiò.
La vecchia si addolcì.
-No,ha preso una decisione lampo e ha pensato fosse meglio rimandare la partenza a dopo la riunione della Flotta. Gli pareva più importante essere presente qui che non altrove.-
Boa Hancock tirò un sospiro rasserenato,prima di imbronciarsi ancora.
Strizzò gli occhi,prima di esclamare di getto,:-Io odio il mondo! Il Governo Mondiale,i pirati,la Flotta,tutti! Non voglio avere questi problemi!-
La vecchia Nyon la consolò dicendo,: Nessuno di noi capisce a fondo gli intrecci politici ed economici di questi luoghi. Non abbiamo purtroppo una gerarchia piramidale.-
A questo proposito,sarebbe bene informare che,territorialmente,il mondo è diviso in 6 continenti,Europa,Africa,America,Asia,Oceania e calotte polari. Ci sono poi i 4 imperatori,che controllano integralmente i primi quattro,ad eccezione di Oceania e Poli,vista la loro indipendenza(soprattutto l’Oceania,formata da una miriade di isolette controllate per la maggior parte da pirati e contrabbandieri che dirigono traffici illegali). Purtroppo l’Europa si sta progressivamente staccando dai rapporti con il resto degli stati,affermando la propria superiorità sugli altri. Il Governo Mondiale ha il compito di controllare le varie potenze,oltre che la situazione economica di ogni continente. In sostanza,svolge un ruolo puramente amministrativo,ma la realtà è estremamente più vasta,in quanto nel giro di pochi anni si sta insinuando nelle faccende giuridiche e legali dei territori.
Affiancato al Governo,svolge un ruolo di primaria importanza la Flotta dei Sette. I membri sono scelti accuratamente dal Governo in persona,che predilige individui che ricoprono una posizione di prestigio nella politica mondiale. Il compito della Flotta è praticamente di sottostare agli ordini impartiti dal Governo,nonostante godano di una certa autonomia.
Ognuno dei membri ha inoltre conoscenza dei traffici illegali,tanto che molto spesso il Governo Mondiale si serve proprio di questi per arricchirsi.
Infine,la Marina,la quale si occupa di gestire pirati e trafficanti,oltre che persone ribelli che non condividono la divisione del mondo. Essa ha il compito di difendere i civili solo da certe minacce,come ad esempio attacchi di fuorilegge,non ha tuttavia il privilegio di gestire ogni singola infrazione alla legge,non se gli individui che la praticano fanno parte di quello Stato. Di pensano allora i re o gli imperatori.
Tuttavia ci sono una moltitudine di alleanze che obbliga i protagonisti della scena mondiale più coscienziosi a mantenere una certa prudenza,soprattutto in favore della guerra.
Ed era ciò che stava per succedere.
Per Boa Hancock la faccenda era impossibile da gestire,passava notti insonni a rimestare i suoi piani,trovandoli sempre più deboli e assurdi.
Dal canto suo,la vecchia Nyon era convinta che i pirati guardassero con divertimento la confusione in cui era precipitato il mondo,aspettando di sopraffare il Governo Mondiale e abbattere i nuovi regimi.
Lei preferiva non intromettersi e attendere che la questione degenerasse in un conflitto aperto,ovviamente sarebbe potuto non succedere,ma ormai era troppo tardi per rimediare.
Chissà chi avrebbe vinto la partita,c’erano così tanti giocatori: i pirati oppure uno dei sei continenti? O ancora il Governo Mondiale,che ormai aveva formato uno stato a sé?
Le prospettive di fermare la guerra si riducevano ad una sola ipotesi: interpretare la profezia.
Peccato però che solo lei ne fosse stata a conoscenza. Ma l’avrebbe rivelata,non era così cattiva.
Certo,tutto a tempo debito.


Angolo autrice
Capitolo molto lungo e su molti punti di vista complicatore. Siami ritornati finalmente in Cina,non tanto per parlare di come se la passa Boa Hancock,ma per descrivere la politica mondiale.Infatti sarà parecchio utile conoscere questi dettagli,altrimenti la storia diventerebbe incomprensibile.Spero perciò che l'ultima parte non sia stata troppo noiosa. Per quanto riguarda la coppia RufyxNami,ho intenzione di proseguire la loro storia d'amore piuttosto lentamente,voglio farla sbocciare per benino,quindi fans,aspettate ancora un po',però preparatevi a vedere prossimamente Sanji e Nami separati.Per quanto riguarda accorgimenti,altre idee,chiarimenti,non esitate a chiedere e commentate per farmi sapere se devo migliorare in qualcosa.
CIAOO!

 

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Capitolo 8
*** Verso Crocodile ***


Verso Crocodile
 “Fallo Zoro”pensò il ragazzo dai capelli verdi e dal bel volto accigliato. “Perché?”si chiese contemporaneamente. Non poteva semplicemente lasciarla scappare,e non prendersi quella responsabilità? Tanto era talmente sciocca che sicuramente sarebbe stata catturata di nuovo dalle guardie prima ancora di poter ritornare al mercato di Alabasta. D’altro canto però,lui aveva ricevuto un ordine da Mihawk,il suo capo,e non poteva disubbidirgli. Si,ma alla fine lui cosa centrava in questa storia? Non poteva sbrogliarsela Crocodile senza coinvolgere ulteriori terzi?
La lama era sollevata,la ragazza,non si ricordava bene il suo nome,forse Nami,aveva il fiato sospeso e lo stava guardando con espressione a dir poco terrorizzata.
Voleva calmarla.
“Non sono io che ti voglio uccidere”avrebbe voluto confidarle. “Perché mi guardi così?”.
La scena in cui erano coinvolti era a dir poco strana. Zoro che troneggiava sulla giovane,con la spada ferma a mezz’aria,indeciso se colpire o meno,con le spalle davanti al sole. Sembrava una mezza divinità pronta ad esprimere il giudizio divino. Nami,invece,come un cucciolo terrorizzato che sa di dover morire,teneva gli occhi spalancati in un espressione di paura,le mani davanti al volto per tentare disperatamente di proteggersi,nonostante tenesse lo sguardo fisso sull’avversario.
Zoro,dopo qualche minuto che erano immobili,fece la sua scelta. Si ricordò un  episodio con il suo maestro,nel quale gli aveva detto: “Agli ordini non si può rispondere facendo di testa propria. Un buon generale prima di imparare a comandare deve apprendere l’arte dell’ubbidire.”
Non era giusto. Lo sapeva. Ma era l’unica cosa che c’era da fare.
Le sorrise,sapendo quante poche volte lo aveva fatto sinceramente,ma voleva rassicurarla,quasi confidarle che non la voleva neppure lui morta ma non aveva altre possibilità. E poi voleva renderle tutto meno doloroso possibile.
 
Crocodile stava facendo un bagno in uno dei tanti del suo lussuoso palazzo. I lavandini erano dorati,rivestiti in alcuni punti,come sulle manopole,di piccoli diamantini e zaffiri,talmente minuti che ci si domandava come avessero fatto i gioiellieri a ricavarli. Il pavimento era formato da  mattonelle bianco latte,e si creava un mosaico con altre tessere di differenti colori del ritratto del primo sovrano di Alabasta, Re Hasan. Lui aveva spodestato l’ultimo. Si ricordava benissimo com’era successo e un sorriso sadico gli increspò le labbra.
Una decina di anni prima infatti Crocodile era il più fidato consigliere del re Cobra,amato dalla popolazione perché era riuscito,dopo il fallimento del precedente sovrano,a risollevare l’economia di Alabasta. La cittadella infatti sarebbe precipitata sul lastrico se non si cercavano tempestine soluzioni per aumentare in un certo modo il numero delle entrate. Sfruttando la posizione dell’isola,che si trovava nel mezzo tra l’Europa e l’Asia,il sovrano riuscì a creare un mercato molto fruttifero che metteva a disposizioni utensili e alimenti provenienti da ambedue i continenti. Addirittura avevano a disposizione una moltitudine di schiavi africani,recuperati proprio da Crocodile in maniere sconosciute al palazzo,ma non importava,anche loro venivano venduti ricavando lauti guadagni. Quando Crocodile si accorse che ormai il re si fidava ciecamente di lui,mise a punto il suo piano ideato fin dal primo giorno in cui si era presentato a corte. Membro segreto della Flotta dei Sette,chiese aiuto a questi,che erano pirati,di soffocare l’egemonia del re Cobra per farlo salire al trono. Ci fu una guerra alla quale l’esercito del sovrano,colto impreparato,non seppe rispondere all’avanzata dei nemici. In poco tempo Crocodile divenne re. Restava solo la popolazione da convincere. Egli giustificò l’attacco come un tentativo per mettere fine alla perfidia del loro sovrano,che utilizzava i soldi riscossi dalle tasse per abbellire la sua reggia. In parte era vero. Re Cobra amava lo sfarzo,ma non sarebbe mai andato oltre i limiti necessari. Fatto sta che la gente credette a Crocodile e non a Cobra e ora lui non aveva nulla di cui preoccuparsi,anzi,Alabasta era molto cresciuta da quando aveva preso in mano lui le redini della situazione. L’unico passo falso che aveva fatto era di aver instaurato una politica commerciale fin troppo protezionistica,nel senso che al mercato si vendevano per la maggior parte prodotti tipici di Alabasta e solo un’esigua porzione di merce straniera. Ma Crocodile non pareva rendersi conto che così stava solo danneggiando i suoi interessi,a lui importava avere più denaro possibile e difendersi in qualche modo da eventuali aggressori,e l’unico modo per farlo pareva quello al momento.
Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Un suono leggero,quasi intimorito.
Crocodile ruggì:-Chi è?-
Si fece avanti tremando un giovane ragazzo,che subito si ritrasse vedendo l’uomo dentro la vasca da bagno. Era indeciso se avanzare o meno.
-Cosa vuoi?-domandò Crocodile infastidito. Non aveva neppure preso le sue concubine e si stava annoiando,e quando si annoiava diventava facilmente irascibile.
-Signore,sono stati avvistati Cappello di Paglia e la Gatta Ladra al mercato insieme all’uomo con il sopracciglio arrotolato. Le guardie li stanno rincorrendo.-
-E…?- lo spronò Crocodile,vigile e attento.
-E sembra che al momento siano riusciti a fuggire.- disse in un solo soffio il giovincello,avvicinandosi ancora di più alla maniglia della porta.
-Dannazione!-sbraitò l’uomo infrangendo un’ampolla di shampoo dopo averla scagliata addosso al muro.
Il ragazzo fece un rapido inchino mormorando un –Mi dispiace- terrorizzato prima di volatilizzarsi nuovamente.
Crocodile si accasciò ancora di più alla vasca,arrivando a coprire mezza testa. Le sue gambe possenti sporgevano per buona parte fuori,ma lui non se ne curò troppo.
Idioti. Non erano neppure capaci di catturare un branco di ragazzini.
 
Nami urlò di sorpresa,ma al contempo deliziata,vedendo una figura apparire dietro lo spadaccino,Zoro vero?,e portandolo a terra con una poderosa spinta.
-R-Rufy…-farfugliò la ragazza. –Ma come?-
-Ciao Nami. Tutto bene?- le chiese il ragazzo sorridendole e aiutandola ad alzarsi.
-Aspetta solo qualche minuto che sistemo questo qui e poi ce ne torniamo a casa- disse il ragazzo spensierato.
Nami rise di gioia nel sentirlo parlare. La sua baldanza era forse dovuta ad un eccesso di egocentrismo,ma era sicura che Rufy tutto sommato non fosse uno sprovveduto e avrebbe saputo cavarsela.
Nel frattempo Zoro si tirò in piedi agevolmente,scrollandosi di dosso la sabbia dalle vesti scure. Il ragazzo aveva interrotto il suo lavoro,ma nonostante tutto non riuscì ad esserne adirato.
Zoro e Rufy si squadrarono per un nanosecondo,ognuno con un’espressione corrucciata e determinata,prima di iniziare lo scontro.
Zoro sguainò una delle katane e fendette colpi brutali verso il ragazzo dai capelli corvini e il cappello di paglia. Questo rimaneva saldamente inchiodato allo scalpo di Rufy,senza neppure inclinarsi.
Nami osservò i due giovani semplicemente terrorizzata. Cosa doveva fare? Rufy era molto agile,infatti schivava tutti i colpi dell’avversario con grazia senza sudare nemmeno un po’ nonostante la lunga veste,d’altro canto però il nemico era provveduto di armi letali. Un colpo ben sferrato avrebbe potuto metterlo facilmente ko.
Dopo qualche azione di botta e risposta tra i due Rufy sembrò trovarsi in difficoltà. Zoro aveva infatti preso alla mano la seconda katana e stava per afferrare la terza,se Rufy con un calcio non l’avesse lanciata via lontano dalla sua portata.
Nami desiderò di intervenire. Voleva aiutare il suo amico.
 
-Mhh… le analisi del sangue sono apposto-constatò il medico,-nessuna carenza di qualche tipo. Probabilmente i tuoi dolori sono solo dovuti allo stress di questo pericolo.-
Il dottore zampettò giù dalla sua sedia e si diresse verso la porta.
-Aspetti signor Chopper-implorò Boa Hancock con tono disperato.
La piccola renna si diresse nuovamente verso l’imperatrice con aria rassegnata.
Sbuffò.-Cosa c’è mia signora?-chiese in tono mellifluo,non nascondendo però una punta di nervosismo.
-Volevo chiederle di effettuare altre analisi supplementari perché questo mal di testa non riesco proprio a togliermelo. Non si possono fare controlli più accurati?-domandò l’incantevole donna.
-Purtroppo al momento il massimo dell’efficienza che possiamo offrire è questa ma stiamo migliorando.-replicò pazientemente il dottore lasciando definitivamente la camera da letto dell’imperatrice rivestita di migliaia di fronzoli per renderla imponente come lei.
La renna medico,Tony Chopper,era uno dei tanti esperimenti effettuati dal marito prima che lasciasse il mondo terreno. Lui si divertiva a mischiare i geni di una specie con quelli di un’altra e in quel caso aveva sostituito con alcuni geni umani quelli di Chopper,dotandolo di parola e anche dell’abilità di camminare. Questi esperimenti lasciavano però degli effetti collaterali,infatti la piccola renna crebbe di poco nel corso della sua vita e arrivò ad assomigliare ad un peluche.
L’imperatrice aveva deciso di tenerlo nel palazzo più per compagnia e divertimento che per necessità. Infatti quell’esserino non poteva essere più docile e tenero. Le metteva allegria nei momenti più bui. E quello era decisamente un momento buio per lei.
Suo marito aveva lasciato l’Impero con una caterva di debiti da saldare con vari Stati in giro per il mondo e questi puntualmente dovevano farlo presente con lettere intimidatorie.
Evidentemente l’imperatore non aveva simpatizzato con i vari governi.
Hancock si rilassò,cercando di non pensare agli affari economici e scacciando dalla mente l’idea di poter essere spodestata da quella fanciulla con i capelli rossi.
 “Piccola sgualdrina”si ritrovò a pensare. “Quando torna vedrà cosa le farò. Mi supplicherà di toglierle la vita.”.
Nel contempo si preparò per la notte indossando la sua sottoveste di pizzo che poco lasciava all’immaginazione.
 
Rufy era svantaggiato. Questo l’aveva capito pure l’avversario che fendeva colpi possenti con la sua lama nel tentativo di ferirlo. Fino a quel momento se l’era cavata egregiamente,evitando ogni attacco,ma non avrebbero potuto andare avanti così all’infinito,prima o poi il nemico l’avrebbe sopraffatto colpendolo a qualche punto vitale.
La sua situazione doveva risultare palese anche a Nami,infatti la rossa tentò di aiutarlo afferrando la cintola dei pantaloni di Zoro e trascinandolo sulla sabbia cocente del deserto.
I due ruzzolarono per un metro buono aggrovigliando le loro vesti finchè Nami non gli fu sopra e prese a tempestarlo di calci e pugni diretti al volto.
Stranamente lo spadaccino non si ritrasse,anzi,se ne stette immobile ricevendo gli attacchi della ragazza senza emettere un gemito.
Gli unici tentativi che faceva erano quelli di trattenere le mani della ragazza,senza troppi successi però.
Nella caduta le katane dello spadaccino erano rotolate per terra,mezze coperte dalla sabbia. Rufy le infilò sotto la sua veste,prima di concentrarsi su qualcos’altro.
 
Nami colpiva,graffiava e sferrava pugni quasi alla cieca,presa dalla foga del momento.
“Perché cazzo non mi blocchi?”si domandò lei notando Zoro guardarla immobile con un’espressione apatica.
Improvvisamente però i suoi attacchi furono scagliati verso l’aria,dato che una mano l’aveva sollevata per la vita trattenendola. In un primo momento credette si trattasse di Rufy,poi si accorse che la veste che indossava l’uomo non era lontanamente simile a quella indossata dall’amico.
Si trattava di una guardia di Crocodile.
Ora questa le aveva strattonato i capelli,riversandola a terra inginocchiata. L’individuo le stava procurando dolori atroci al cranio,tanto che credeva le avrebbe staccato lo scalpo. Per difendersi iniziò a menare calci verso il vuoto,ben sapendo di apparire ridicola in quell’azione disperata.
Quando però vide che le guardie che la circondavano erano più di una dozzina capì che non c’era più nulla da fare.
Tre di loro tenevano fermo Rufy,che si dimenava per liberarsi,gettando gomitate agli uomini su di lui.
Zoro nel frattempo si era alzato ed era talmente arrabbiato da troneggiare sul resto delle guardie.
Queste lo guardarono con una punta di disprezzo e terrore. Uno di loro arrivò a prenderlo in giro dicendo:-Da quando Roronoa Zoro si fa quasi mettere sotto da una mocciosetta?-
Per tutta risposta il giovane lo squadrò con occhi indemoniati e l’altro non parlò più.
-Per vostra sfortuna-cominciò lui,-avevo la situazione pienamente sotto controllo. Non servivate voi.-
Nami sentì che la fronte stava iniziando a bollire. Era stata più di due ore sotto il sole del deserto per scappare dai suoi aggressori ed evidentemente doveva aver preso un’insolazione,nonostante la precauzione del turbante che le copriva la testa. I vestiti le si appiccicavano al corpo e fiotti di sudore le grondavano da tutte le parti. Quantunque,il suo volto era pallido come quello di un fantasma e le labbra erano leggermente cianotiche.
Rufy doveva essersene accorto perché la guardava di sottecchi con espressione preoccupata. Lui era più abituato alle alte temperature del luogo,mentre lei invece era arrivata ad Alabasta da nemmeno qualche giorno.
Nel frattempo le guardie si erano riunite,ad accezione di alcune che tenevano bloccati i ragazzi,e una di loro ad un certo punto si voltò per legar loro i polsi.
Un paio di soldati avevano dei cammelli e le corde furono messe sul dorso di questi in modo tale da far camminare i due giovani.
Quando partirono Nami era convinta di due cose:la prima era che stava per essere condotta alla presenza di Crocodile e la seconda che non ce l’avrebbe mai fatta viste le sue condizioni di salute precipitate così in basso nell’ultimo quarto d’ora.
Camminava goffamente sulla sabbia,un po’ per il ritmo elevato che doveva tenere un po’ perché si sentiva svenire,finchè qualcuno da dietro non la sorresse e quasi di peso cercò di farla avanzare.
-Cammina-le sussurrò all’orecchio Zoro in modo quasi impercettibile.
-Che te ne frega a te se cammino o meno?-replicò lei gelida.
-Questi qui non se ne staranno tanto a fermarsi quando cadrai,perché si nota lontano un miglio che presto non ce la farai più a proseguire,e allora il cammello ti trascinerà e,credimi,non è una bella sensazione.-
-Come faccio a camminare se ho esaurito le forze?-gli ringhiò Nami,talmente vicino al suo volto da notare delle pagliuzze dorate negli occhi profondi di lui.
-Ti aiuto io però devi collaborare-e detto questo distolse lo sguardo,come a proclamare la fine della conversazione.
Una guardia si accorse dello strano comportamento dello spadaccino,stava praticamente sollevando la ragazza,e gli parve strano.
-Che cazzo fai,Roronoa?-urlò questo.
-Mi assicuro che questa puttanella non cerchi di scappare visto che a quanto pare è già successo una volta.-
Il soldato parve leggermente infastidito dall’informazione,ma non replicò nulla e il viaggio verso il palazzo di Crocodile proseguì con tanta ansia nel cuore di Nami e del suo amico Rufy.


Angolo autrice: Ciao ragazzi! E' da tantissimo tempo che non scrivo più fic,sinceramente mi ero demoralizzata e non sapevo neppure se andare avanti o meno con la storia. Però un paio di giorni fa ho riletto i miei scritti e mi è tornata la voglia di cimentarmi in quest'impresa.Spero di essere migliorata e di aver reso la narrazione il più scorrevole e dinamica possibile senza troppe incongruenze.Fatemi sapere!:)
 

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