HEARTS' CHASER

di anfimissi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1/3 ***
Capitolo 2: *** Parte 2/3 ***
Capitolo 3: *** parte 3/3 ***



Capitolo 1
*** Parte 1/3 ***


HEARTS' CHASER





Dedicata a Merryluna, la mia MS.

Perchè le rane sono verdi e hanno quattro zampe.
E perchè c’è un po’ di Esculenta, in ognuna di noi.






[Parte 1/3]

Era la quarta volta di fila che perdeva.
Non che il solitario fosse particolarmente complicato, affatto. Semplicemente, era solo questione di fortuna.
“Ci vuole culo” – avrebbero pittorescamente riassunto i suoi compagni di Casa.
Ma sebbene il suo fondoschiena non fosse poi così male, quel maledetto passatempo si ostinava a remarle contro.
“Sfortunata al gioco, fortunata in amore” – si disse mentalmente Hermion Jane Granger, mentre disponeva un’altra fila di carte coperte sul tavolo.
Fortunata in amore. Certo, come no...
Lei e il campo sentimentale si sposavano bene come Winnie Pooh e Morticia Adams.
In poche parole, un macello.
Stupida non lo era di certo. Divertente...d’accordo, in confronto alle oche che starnazzavano per i corridoi di Hogwarts poteva sembrare un poco bacchettona, ma per Merlino, anche lei di tanto in tanto rideva!
C’erano non poche persone in grado di testimoniarlo.
Il punto cruciale sembrava dovesse essere l’aspetto fisico. Il suo specchio aveva incrociato più e più volte il suo sguardo critico, riflettendo la sua snella figura in tutti i minimi dettagli, imperfezioni comprese.
Non sarebbe mai stata una strega da urlo, niente di lontanamente paragonabile alla Greengrass, va bene.
Ma non era nemmeno una caccola di Troll. Quella faccia da carlino di Pansy Parkinson era dieci volte peggio di lei, eppure sembrava non conoscere il significato della parola “single”.
Forse ciò che realmente non andava in lei era il tempismo.
O per meglio dire, l’assoluta mancanza di questo.
Tre bersagli, nessun centro.
Un motivo doveva pur esserci stato.
Il primo buco nell’acqua era stato Ron.
Si era presa una cotta per lui al quarto anno, e aveva passato settimane intere sperando che la invitasse al ballo. Ovviamente al rosso l’idea non era passata nemmeno per l’anticamera del cervello, e il risultato era stato che lei c’era andata con Krum, mettendo definitivamente un sasso sopra quel primo amore non corrisposto.
Poi era stato il turno di Viktor. Misterioso e affascinante, sebbene intellettualmente poco dotato, lei e il Cercatore di Durmstrang erano arrivati a scambiarsi qualche bacio. Uno addirittura con la lingua.
Avessero avuto modo di frequentarsi seriamente forse le cose avrebbero potuto prendere la piega giusta, ma intrattenere una relazione a distanza con uno che scriveva “Mi manchi” con due “h” era una cosa decisamente inaccettabile.
Si supponeva che l’amore con la A maiuscola comprendesse di tutto, anche la grammatica.
La terza e ultima catastrofe era targata Harry James Potter. Si era invaghita del suo migliore amico alla fine del quinto anno. Un colpo di testa che le era passato alla svelta, così come le era venuto, ma che l’aveva costretta ad autodefinirsi “un caso senza speranza”.
Aveva dispensato almeno il doppio dei suoi soliti sorrisi, e gli aveva addirittura permesso di copiare il compito di Trasfigurazione. Insomma, più chiara di così proprio non avrebbe potuto essere, no?
E invece quella testa dura sembrava non aver affatto recepito. Perciò, memore di quanto il suo silenzio avesse drasticamente ridotto a zero le possibilità di concludere qualcosa con Ron a suo tempo, si era infine decisa a giocarsi il tutto per tutto con una dichiarazione.
Un discorsetto ben studiato, che aveva ripetuto davanti allo specchio fino alla nausea.
E così, quando una mattina era scesa in Sala Comune prima del solito e lo aveva trovato da solo che camminava avanti e indietro per la stanza, aveva deciso di cogliere al volo l’occasione.
“Harry, devo dirti una cosa importante” – L’inizio non era stato male, questo glielo si doveva riconoscere.
“Anche io” – se ne era uscito inaspettatamente lui, sfoderando un sorriso raggiante prima di prenderle le mani nelle sue e guardarla dritto negli occhi – “Ieri sera io e Ginny ci siamo messi insieme. Oh, Herm, mi sembra di toccare il cielo con un dito! Volevo mandarti un gufo stanotte, non stavo più nella pelle...sai, in quanto mia migliore amica volevo che fossi la prima a saperlo...”
Splendido, no?





Il bello di stare in una scuola dove gli studenti preferivano il Quidditch, il sesso e i festini proibiti nella Sala Comune di turno allo studio, consisteva nel fatto che la biblioteca del suddetto istituto era deliziosamente e costantemente deserta.
L’eden personale della Caposcuola Grifondoro.
Seduta a gambe incrociate sulla panca di legno, i gomiti appoggiati al tavolo e la più seria delle espressioni dipinta sul volto, Hermione Jane Granger fissava con attenzione le carte scoperte che le stavano di fronte, le une embricate sulle altre a formare una piramide piatta.
Nella mano, il resto del mazzo, rivolto verso il basso.
“Non è difficile, devo solo fare dieci” – considerò ad alta voce – “E’ pur sempre matematica, alla fine”
Accanto a lei, una pila di libri che sembrava dovesse rovinarle addosso da un momento all’altro.
Il calcolo delle probabilità: casi possibili e casi favorevoli, I 40 solitari più belli di tutti i tempi, La Statistica e i numeri. E un’altra mezza dozzina di titoli affini.
Non si sarebbe mossa di lì finchè il solitario non le fosse riuscito. Ormai ne aveva fatto una questione di principio.
Scoprì la carta in cima al mazzo: un Jack di Picche.
Le serviva un Due.
Lasciò scorrere lo sguardo dorato sulla parte bassa della piramide, pur sapendo che non avrebbe trovato la carta che stava cercando.
“E ti pareva...” – sibilò seccata.
“Ih ih..”
A quel sogghignare per nulla discreto, le pupille di Hermione saettarono verso la carta che ancora teneva in mano, dove il Jack di Picche se la rideva sotto i baffi.
Indispettita, sbattè la mano sul tavolo a palmo aperto, avendo cura di premere per bene la tessera contro il legno.
“Ahia!” – strillò la carta – “Mi stai schiacciando!”
“Scommetto che ora ti è passata al voglia di ridere...” – frecciò, sollevando finalmente le dita.
“Ma sei fuori? Mi hai sgualcito l’angolo in basso a destra” – riprese a borbottare il Fante, incenerendola con lo sguardo prima di urlare – “Hai idea di quanto costi farsi rifare un angolo?”
“Cinque punti in meno al Seme di Picche” – decretò Hermione, lo sguardo severo – “In biblioteca è vietato alzare la voce”
Così come avveniva per le Case di Hogwarts, anche i Semi delle carte da gioco avevano il loro piccolo torneo a punti.
“Non è giusto, non puoi farlo!” – obiettò l’altra metà di quella figura speculare – “Soltanto il Jolly può assegnare o togliere punti”
“Bene, vorrà dire che appena mi capita in mano glielo riferirò” – concluse, mentre il Jack le rifilava un’occhiata a dir poco indignata – “Ora chiudi la bocca, mi stai deconcentrando”
E così dicendo rivolse la carta verso il basso, mettendola a tacere.
Ripristinato il silenzio, la Grifondoro riprese a voltare via via le carte rimanenti.
Un quarto d’ora dopo, tamburellava nervosamente le dita sul tavolo, il nervoso che saliva a mille davanti all’ennesima e inequivocabile sconfitta.
Era così arrabbiata che si era persino dimenticata di spifferare al Jolly quanto successo poco prima col Jack di Picche.
“Muoviti, Annie! Siamo in pauroso ritardo!” - E poi ancora – “Dici che lui ci sarà?”
La voce di una primina che camminava lungo il corridoio con una sua compagna giunse alle sue orecchie, distraendola dalle sue riflessioni sul magro risultato con il gioco delle carte.
“Penso di si” – rispose l’altra, che Hermione riconobbe come una Corvonero del secondo anno – “Ma non farti illusioni, Mary: ci prova solo con quelle più grandi”
“Oh, Merlino...non so cosa darei per avere diciassette anni” – sospirò la prima, mentre si allontanavano verso i sotterranei.
Le orecchie tese a carpire l’eco dei loro passi ormai attutiti dalla distanza, Hermione non dovette nemmeno sforzarsi per capire a chi si stessero riferendo.
Blaise Zabini.
Il Cacciatore per eccellenza.
E non era solo una questione di sport, anche se era indubbiamente quello il ruolo che ricopriva nelle partite di Quidditch.
L’affascinante Serpeverde dagli occhi blu cobalto era un predatore nato. In tutti i sensi.
Poco importava che si trattasse di pluffe o di belle ragazze.
Lui faceva sempre centro. Sempre.
Studentesse di ogni Casa e ogni età avrebbero camminato sui carboni ardenti per un appuntamento con lui. Si gettavano senza ritegno tra le sue braccia e lui...il più delle volte le lasciava fare.
Perchè mai avrebbe dovuto fermarle? Era pur sempre un mago di diciassette anni, dopotutto.
Hermione rimase a fissare il muro davanti a sè con aria sognante.
Blaise Zabini era pur sempre un Serpeverde, certo...ma che bel pezzo di Serpeverde!
Lo sguardo sognante fisso sul muro di fronte, Hermione si lasciò andare a pensieri che – ufficialmente – non aveva e non avrebbe mai fatto.
Così come la foto di lui in divisa da Quidditch apparsa poche settimane prima su una rivista di pettegolezzi che - sempre ufficialmente – non stava attaccata dietro l’anta del suo guardaroba.
Un quadratino di carta che lei aveva sapientemente ridimensionato grazie a un Engorgio, così che la figura del ragazzo dei suoi sogni assumesse dimensioni reali.
Quante volte aveva aperto quell’armadio alla ricerca di un vestito che non trovava ed era rifinita a fissarlo imbabolata per un buon quarto d’ora, lasciando scorrere i polpastrelli sul torace di lui, prima di portarsi due dita alle labbra, depositarvi un bacio leggero e quindi appoggiarle sulla bocca di lui.
Era diventato una sorta di rituale mattutino, serale, e di tutte le altre volte in cui, per un motivo o per l’altro, si ritrovava a dover aprire il guardaroba.
Un rito che – come tutto il resto – ufficialmente non esisteva.
Ammettere il suo debole per il bel Cercatore l’avrebbe messa sullo stesso piano di quelle galline starnazzanti e prive di cervello.
E benchè la sua vita sentimentale andasse di male in peggio – o forse era il caso di dire che non era mai nemmeno iniziata – le veniva spontaneo preservare il tipico e irriducibile orgoglio Grifondoro.
Ma d’altra parte...quante volte aveva immaginato di lasciare scorrere le dita tra quelle ciocche seriche e nere? O di bearsi di quel sorriso così caldo e splendente da illuminare anche la tempesta più buia? E la bocca...quella poi doveva essere dichiara illegale.
Carnosa, liscia, perfetta.
Maledettamente brava. Questo, soprattutto.
Blaise Zabini era il suo sogno proibito.
Irraggiungibile, certo. Nella realtà sarebbe stato il quarto e clamoroso buco nell’acqua.
Ma nei suoi sogni....lì poteva lasciare galoppare la sua fantasia, e immaginarlo al suo fianco, bello e seducente come sempre.
Ogni tanto la prendeva tra le braccia, riempiendola di baci.
Altre volte si limitava a guardarla negli occhi, e a sussurrarle cose come “Merlino, quanto mi sei mancata” oppure...
“Sanguisughe a ore due in fase di allontanamento. Speriamo che non mi abbiano visto...”
Hermione corrugò la fronte. Si, la voce corrispondeva, ma non ricordava di aver mai sognato che dicesse...
“Hey? Granger?” – una mano sventolava davanti ai suoi occhi – “Ti sei incantata?”
Oh, merda!
La Caposcuola chiuse gli occhi, attendendo con trepidazione che il pavimento si aprisse sotto di lei per inghiottirla, o che quanto meno si decidesse a renderla un elemento permanente delle sue piastrelle. Quando finalmente risollevò le palpebre, trattenne il respiro.
Blaise Zabini era di fronte a lei.
Non quello immaginario, l’affascinante mago che occupava i suoi sogni, no.
Il ragazzo che la stava fissando perplesso era l’altro. Quello vero, in carne ed ossa.
“Zabini?”
“Si?” – le fece eco lui, stirando inconsciamente le labbra in un sorriso.
Ma come faceva ad avere i denti così bianchi? Era senza dubbio merito di una formula magica...
Però erano così splendenti anche al primo anno. Possibile che sapesse già compiere magie di un certo livello?
La strega scosse la testa, cercando di racimolare un minimo di lucidità.
“Dimmi” – ripetè lui, appoggiandosi al bordo del tavolo.
“Eh?” – gracchiò confusa – “No, niente...mi hai presa di sorpresa, tutto qua”
Mi hai presa?
Pessima scelta di parole. Pessima.
“Ho notato” – rispose calmo il Serpeverde, prima di cambiare discorso – “Come mai non sei alla festa?”
“Festa?” – ripetè la mora a pappagallo. Di quel passo l’avrebbe certo scambiata per una ritardata mentale – “Intendi dire il festino che date a Serpeverde?”
“Proprio quello” – annuì Zabini – “Sai, non è niente male, dovresti farci un salto. E poi ci sono anche altri Grifondoro...credo di aver intravisto Thomas, prima, e forse anche Finnegan”
“Si, bene...bella idea, però...” – articolò a fatica la strega, mentre il profumo del dopobarba di lui giungeva infido alle sue narici, mandandole gli ultimi neuroni in corto circuito – “E’ che ho molto da fare qui, devo finire una cosa importante...”
Il Cacciatore abbassò lo sguardo sul mazzo di carte che lei stringeva spadmodicamente tra le dita.
“Vedo” – asserì divertito, mentre le guance di lei si coloravano di un soffuso rossore – “Il solitario della Piramide?”
Hermione annuì, le dita che le tremavano mentre mischiava le carte – “E’ un esperimento di statistica” – s’inventò di sana pianta, il tono un poco sulla difensiva.
L’attimo dopo, grazie a un movimento ancora più maldestro dei precedenti, le carte le sfuggirono di mano, sparpagliandosi sul tavolo e cadendo in parte sul pavimento.
Imbarazzata a dismisura, le radunò velocemente.
“Psst”
Le iridi dorate della Grifondoro seguirono quel lieve richiamo.
“Psst...Hey, dico a te!”
Rivolta verso l’alto, la Regina di Quadri cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Hermione sollevò la carta, portandosela di fronte agli occhi.
“Cosa vuoi?” – sussurrò, mentre con la coda dell’occhio seguiva Zabini, abbassatosi a recuperare le carte finite per terra.
La figura animata si aprì in un sorriso smagliante – “Facciamo scambio?”
“Scambio?” – gli fece eco Hermione, confusa.
“Si, scambio” – ripetè la Donna – “Ti cedo l’appuntamento che ho strappato al Re di Picche, in cambio di quel bocconcino”
E così dicendo, occhieggiò all’indirizzo del Serpeverde.
“I-io non...cioè, lui n-non è...” – tentò di uscirsene fuori la strega, mentre sul volto della figura si dipingeva un’espressione offesa – “E poi, scusa, il Re di Picche non dovrebbe uscire con la Regina di Picche?”
La sensata obiezione venne accolta con una smorfia – “Oh, beh, quello succedeva prima che si sapesse in giro che lei è...” – mosse la mano, facendo segno di avvicinarla all’orecchio.
La strega ubbidì, portandosi la carta all’altezza dell’orecchio destro.
“Il Tre di fiori ha detto al Sei di Cuori che un paio di settimane fa lui e il Quattro di Quadri l’hanno vista entrare in quel posto....sai, dove ti rimettono a nuovo!” – spifferò.
“Fortuna che il Quattro non è uno spione come il Tre” – considerò Hermione, sovrappensiero.
“I Quattro non possono parlare, lo sanno tutti” – replicò la Donna con fare ovvio – “Ad ogni modo, la notizia ha poi fatto il giro del Mazzo, e il Re di Picche è venuto così a sapere che la sua Regina si era rifatta. Rifatta, capisci? Tutta la satinatura, da cima a fondo...è per quello che ha i colori così brillanti!”
Pettegolezzi tra carte. Ci mancava solo quello...
“Allora, questo scambio...lo facciamo o cosa?”
La Caposcuola lanciò un’occhiata al Serpeverde, intento a raccogliere le ultime carte – “Mi spiace, io non...”
“Si si, certo, come no” – tagliò corto l’altra, seccata per il rifiuto – “Almeno, buttami per terra”
“Scusa?” – Hermione la fissò stranita.
“Buttami – per – terra” – scandì la Regina, spazientita – “Così lui mi raccoglie, no?”
Sospirando, la strega lasciò andare la presa, accontentandola. Avrebbe accettato di tutto, pur di metterla a tacere.
Il gesto che doveva apparire assolutamente casuale e incredibilmente fluido attirò invece l’attenzione del bel moro, che sollevò lo sguardo blu su di lei, inarcando un soppracciglio.
“Ehm...ops!” – aggiunse pure, in netto ritardo, vergognandosi come mai prima di allora per quella messinscena per nulla credibile.
Lui non disse niente, limitandosi a raccogliere la carta appena caduta e unendola alle altre.
Non appena le dita del mago sfiorarono il profilo della tessera, gridolini estasiati si levarono da questa – “Ma che belle mani...e che presa forte...ho il bordo inferiore che è tutto un brivido..”
Hermione arrossì d’imbarazzo fino alla punta dei capelli, mentre quella stupida Regina si lasciava andare a commenti via via sempre più arditi.
Zabini sorrise alla carta, divertito, facendole poi l’occhiolino.
Dal silenzio improvviso che seguì Hermione dedusse che la Regina era probabilmente svenuta per l’emozione. Meglio così, si disse.
“Posso?” – Senza attendere la sua risposta il Serpeverde prese a mischiare le carte con l’agilità di un mazziere.
Le allargò poi con un rapido gesto della mano, aprendole a ventaglio – “Pescane una. Vedrai che indovino di che carta si tratta” – le promise.
Mentre un timido sorriso le si stendeva sulle labbra a sua insaputa, Hermione allungò la mano, afferrando una tessera a caso.
“Guardala” – la incitò.
Ben attenta a non mostrarla a lui, sollevò la carta.
Un Due di Picche.
Il destino aveva davvero un pessimo senso dell’umorismo.
Blaise Zabini che le rifilava un due di picche.
“Ascolta, non è che posso cambiarla? Questa proprio non mi piace” – domandò con un filo di voce, beccandosi un’occhiata perplessa per tutta risposta.
“D’accordo” – acconsentì il moro poco dopo. Hermione infilò nuovamente il Due di Picche tra le carte e ne scelse una diversa.
Sette di Fiori. Si, poteva andare.
“Bene, ora rimettila al suo posto” – affermò Zabini.
Lei obbedì e il mago riprese a mischiare il mazzo. L’agilità delle sue mani era a dir poco incredibile.
Gli occhi fissi su di lei, nemmeno aveva bisogno di guardare ciò che stava facendo.
Sì, Blaise Zabini ci sapeva proprio fare, con le mani.
A quel pensiero tremendamente fuorviante, Hermione avvampò nuovamente.
“Tutto bene?” – non potè fare a meno di chiederle.
“S-si” – balbettò – “E’ solo...è solo che qui fa davvero molto caldo...”
“Siamo a novembre”
D’accoro, l’obiezione possedeva tutta la logica del mondo, ma che altro avrebbe potuto dirgli?
“Stavo facendo pensieri osceni su di te?”
Ma per favore...
“Intendevo dire che questa è la stanza più calda di Hogwarts...cioè, rispetto alle altre...non nel senso che è calda di suo...voglio dire, relativamente parlando...” – farneticò a tutto spiano – “...Ho messo un maglione troppo pesante...”
L’ultima uscita fu la cazzata più grande di tutte, nonchè un errore madonarle.
Gli occhi di lui scesero infatti sull’indumento in questione, e lei trattenne il fiato, mentre quello sguardo incredibilmente blu sembrava volesse farle una radiografia.
Si avvicinò a lei, sporgendosi oltre al tavolo.
Labbra peccatrici che si accostavano pericolosamente al suo orecchio.
“Toglitelo..” – sussurrò.
Hermione sbiancò, poi arrossì e passo in rassegna tutti gli altri colori. Aveva sentito bene?
Zabini le sorrise seducente – “Fa tanto caldo, no?”
Lui, d’altronde, aveva addosso solo la camicia. La cravatta allentata e il primo bottone slacciato, per giunta.
“Non cambiare discorso” – un campanello d’allarme le risuonava incessantemente nella testa. Doveva trovare un rimedio, e doveva trovarlo alla svelta – “O potrei anche pensare che non sai indovinare la carta che ho pescato”
Lui non si scostò, ma il sorriso sulle sue labbra si allargò ancora di più.
Fece passare il mazzo dalla mano destra a e quella sinistra e viceversa per un po’ di volte, un ponte di carta che si costruiva e disfaceva di continuo. Poi, gli occhi sempre fissi su di lei, estrasse una tessera e gliela porse.
Hermione la prese, girandola.
Un Sette di Fiori.
“Ma come hai..?” – fece per chiedere, stupita, prima di venire interrotta da un singhiozzo.
E poi da un altro.
L’umidore improvviso che percepì sui polpastrelli la indusse ad abbassare lo sguardo.
Il Sette di Fiori piangeva che era una meraviglia.
“Ma...” – Il resto della frase lo riassunse in un’occhiata perplessa che rivolse al mago accanto a lei.
Zabini si strinse nelle spalle – “Non guardare me, io non gli ho fatto niente...”
“Voi non capite” – strillò la carta – “Nessuno mi capisce...”
E giù di nuovo a piangere.
Hermione prese un fazzoletto dalla tasca della divisa, tamponando delicatamente la superficie lucida della tessera – “Cosa c’è che non va?”
“Il Cinque di Cuori mi prende in giro” – piagnucolò – “Dice che ho i petali mosci...e che il mio pollice verde fa pena....Oh, sono così depresso...”
“Hn...” – soffiò il Serpeverde con fare saputo – “Certo, è ovvio...”
“Ovvio?” – ripetè Hermione, confusa – “Non è ovvio per niente. Illuminami, per favore..”
“E’ la Carta Incompresa” – rivelò lui – “Ogni mazzo che si rispetti ne possiede una”
“E quindi cosa facciamo?”
“Niente” – rispose serafico il Cacciatore.
“Niente? Ma non vedi com’è ridotta poverina?” – partì in quarta Hermione – “Forse possiamo aiutarla e...”
“Nessuno mi può aiutare!” – strillò la tessera ormai fradicia – “Voi non capite! Nessuno mi capisce..”
“Rimettila a posto” – suggerì il mago – “O finirà per allagare il resto del mazzo”
Hermione obbedì, infilando la carta singhiozzante tra le altre.
“Pessima scelta di carta” – considerò Zabini, prima di aggiungere – “Quella che avevi pescato prima, però, era anche peggio...”
Il cuore di Hermione cominciò a pompare a mille, mentre un ronzio fastidioso le invadeva le orecchie. Possibile che lui sapesse la carta che aveva estratto la prima volta?
“Fammi sparire” – pregò mentalmente, rivolta al pavimento – “Ti prego, ho un assoluto bisogno di sprofondare da qualche parte...”
“Hai fatto bene a cambiarla” – la sorprese invece lui, regalandole un’altro di quei sorrisi da capogiro – “Era alquanto inappropriata. E totalmente fuori strada...”
Un barlume di speranza illuminò per un attimo le iridi dorate della strega
“Sarà meglio che torni alla festa, o si chiederanno che fine ho fatto” – affermò quindi il Serpeverde, cambiando discorso.
“Ah” – si lasciò sfuggire lei, cercando in tutti i modi di mascherare la delusione – “Si, immagino che saranno preoccupati..”
Zabini rise, quasi avesse fatto chissà che battuta divertente – “So badare a me stesso”
E anche alle belle ragazze che ti ronzano sempre intorno – aggiunse mentalmente lei, con una punta d’invidia che avrebbe negato fino alla morte.
“Dovresti venire anche tu, sai? Sono sicuro che ti diverteresti...sempre meglio che passare la serata qui da sola con un mazzo di carte fuori di testa, no?”
Per Morgana, e quello cos’era? Un invito?
Un consiglio spassionato?
O solo un modo carino per dirle che quel dannato solitario non le sarebbe riuscito mai e poi mai?
“Zabini, io...insomma, ecco...” – tentò di articolare, senza successo.
“Blaise” – la corresse lui, la voce calda e tranquilla.
Vedendola spalancare gli occhi, scoppiò a ridere – “Coraggio, non è poi così difficile”
Si sedette meglio sul bordo del tavolo, sporgendosi ancora di più verso di lei. Ora i loro visi distavano meno di una spanna.
“Dai, ti aiuto io. Ripeti con me” – le disse, prima di muovere le labbra a rallentatore e scandire il proprio nome – “Blaise”
Come un’automa, Hermione si ritrovò ad accontentarlo. “Blaise” – ripetè, incerta.
“Ciao Blaise” – tornò alla carica lui, e vedendo che lei non reagiva aggiunse – “Se provi due o tre volte il risultato viene meglio”
“Ciao Blaise” – stavolta la voce di Hermione era arricchita da una mezza risata.
Bello e anche divertente. Ma dove lo avevano inventato un ragazzo così?
“Come stai, Blaise?”
La strega rise ancora di più – “ Come stai, Blaise?”
“Ci siamo quasi, ancora un tentativo e sarai perfetta” – assicurò, fissando gli occhi in quelli di lei – “Verrò alla festa con te, Blaise”
Rapita dai suoi occhi magnetici e ormai presa da quello strano gioco, Hermione non fece minimamente caso al senso delle parole che si apprestava a pronunciare – “Verrò alla festa con te, Blaise”
“Perfetto! Andiamo..”
Nemmeno il tempo di ripensare a ciò che aveva appena detto e lui l’aveva già presa per mano.
Una stretta decisa e al contempo delicata. La stretta sicura di uno che con le dita sapeva fare miracoli.
“Aspetta, io non volev...”
“Dai, Hermione, non fare la guastafeste” – la stuzzicò Blaise – “E poi è troppo tardi. La prima risposta è quella che conta”
Forse fu per il fatto che l’aveva chiamata per nome, per la prima volta.
O forse per quei sorrisi che sembravano non voler avere fine, e che le facevano girare la testa.
O magari ancora per quel maledetto Due di Picche, che campeggiava placido sul tavolo, disseminato tra le altre carte.
Un destino ormai disegnato, o piuttosto una sfida a cambiarlo?
Certo fu che quella sera Hermione Jane Granger si lasciò trascinare via dalla biblioteca da un Blaise Zabini quanto mai allegro e affascinante.
Dopotutto, non esisteva forse il detto “Cambiare le carte in tavola?”
Ebbene, per quanto la riguardava, quella serata era una partita ancora tutta da giocare.

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Capitolo 2
*** Parte 2/3 ***


Avviso: Come avrete notato la storia è passata da due a tre capitoli, causa errata valutazione della propria vena prolissa da parte della sottoscritta. Il prossimo, ad ogni modo, è l'ultimo.



[PARTE 2/3]

La Sala Comune di Serpeverde era strapiena.
Luci colorate tempestavano le pareti di pietra grezza e il pavimento tirato a lucido, rincorrendosi senza sosta lungo un percorso improvvisato.
Un angolo era stato adibito a bar, dove un Thomas Nott improvvisatosi barman dispensava bevante – tassativamete alcoliche – a destra e a manca.
C’erano studenti che ballavano, se così potevano definirsi quegli strusciamenti al limite della decenza o le bocche costantemente incollate che rendevano impossibile stabilire l’identità della ventosa di turno.
L’altra parte della Sala era relativamente più tranquilla, cosparsa da una moltitudine di divani e poltrone rivestite di pelle nera, e alcuni tavolini dove gli studenti del settimo anno giocavano a carte, galeoni tintinnanti al posto delle consuete fishes di plastica.
Hermione intravide Finnegan che ballava con una Corvonero del sesto anno. Una mano che sorreggeva la caraffa di Burrobirra mezza vuota, e l’altra appoggiata senza ritegno sul fondoschiena della ragazza.
Affondata in una poltrona, Pansy Parkinson si fissava ossessivamente le unghie. Addosso, un miniabito verde che iniziava troppo tardi e finiva troppo presto.
Sdraiato per tre quarti sul divano lì accanto – quasi svaccato a dir la verità - Draco Malfoy sfoggiava un incarnato verdognolo da fare invidia a un troll. Dai numerosi bicchieri vuoti allineati sul tavolino, Hermione dedusse che era a un passo dal rigettarne il contenuto sulla sua preziosissima camicia costata come minimo trecento galeoni.
“Allora, che te ne pare?” – le domandò Blaise, avvicinandosi al suo orecchio per sovrastare l’assordante volume della musica. Accidentalmente le sfiorò il lobo con le labbra.
Accidentalmente?
Hermione s’impose di ignorare lo strano formicolio che partendo dalla morbida pelle dell’orecchio si estendeva ad ogni singola cellula del suo corpo.
“Non male” – concesse – “Però la musica è troppo alta. E poi guarda quella ragazza” – continuò, indicando una Tassorosso del quinto anno – “Dovrei toglierle almeno dieci punti per quella gonna troppo corta. Che dico, non è corta...è praticamente inesistente. E sicuramente Nott starà servendo qualche intruglio alcolico anche agli studenti che non..”
Il resto delle sue lamentele si perse sulle labbra di Blaise.
Un tocco inaspettato. Morbido. Accattivante.
Quando si era avvicinato così tanto?
La mente intorpidita faticava a seguire pensieri logici. Un attimo prima le sorrideva, l’istante dopo le stava divorando le labbra.
Le gambe molli come gelatina, si ritrovò a rispondere a quel bacio quasi inconsciamente. Ignorando bellamente i polmoni che protestavano per il respiro trattenuto, gli allacciò le braccia al collo e abbassò le palpebre.
E forse, sarebbe stato un bene se non lo avesse fatto.
Perchè, se avesse tenuto gli occhi bene aperti, avrebbe avuto modo di prepararsi psicologicamente allo scontro con la Serpeverde decisamente furente che avanzava verso di loro.
Il volto stravolto da un misto di cattiveria, invidia e odio, Pansy Parkinson sembrava avere un diavolo per capello.
Una furia. In pericoloso avvicinamento.
Si fosse trattato di un tornado, sarebbe stato sicuramente d’intensità catastrofica.
“Granger”- l’apostrofo la Parkinson, strattonando Blaise per un braccio per separarlo dalla rivale –
“Che ci fai qui col mio ragazzo?”
Maestro nel nascondere anche la più fastidiosa irritazione sotto uno sguardo placidamente pacato, il Cacciatore si pose tra le due, facendo scivolare Hermione quasi dietro di sè - “Non sono il tuo ragazzo, Pansy”
“Andiamo a letto insieme, Blaise” – sottolineò questa, scoccando alla Grifondoro uno sguardo di sfida.
Andavamo a letto insieme, Pansy” – la corresse lui – “E ad ogni modo, su questa base,conosco un buon numero di ragazze potrebbe avanzare le tue stesse pretese...”
Vedere Pansy inverdire era una cosa che riusciva a metterlo incredibilmente di buonumore.
Non avrebbe permesso a quella strega di mandare all’aria i suoi piani. Non ora che ci era così vicino.
Non ora che Hermione Jane Granger era lì, con lui, nei sotterranei di Serpeverde.
La Grifondoro taceva, fissandoli a turno, come in attesa. La Serpeverde, invece, fumava di rabbia.
Essere umiliata di fronte alla Granger doveva costiituire senz’altro un reato punibile con l’Avada Kedavra, secondo i deliranti ragionamenti della sua mente distorta.
Ma più probabilmente, era inviperita perchè sapeva che lui aveva detto il vero.
Pura e semplice verità. Nuda e cruda.
Tante erano andate a letto con Blaise Zabini. Ma nessuna era mai stata la sua ragazza.
Questo perchè il Cacciatore faceva strage di cuori, ma il premio più ambito, il suo cuore, nessuna era stata in grado di conquistarlo.
O forse, semplicemente, era già di qualcun’altra. Una ragazza che, senza saperlo, possedeva un tesoro inestimabile.
Il Cuore del Cacciatore di Cuori.
Buffo gioco di parole. Speranza di decine e decine di giovani streghe, che avevano tentato e poi miseramente fallito.
“Com’è che non hai il naso affondato in qualche vecchio libro, sudicio e polveroso?” – attaccò velenosa Pansy, concentrandosi sul bersaglio che riteneva più debole – “I topi da biblioteca come te non sono degni di mettere piede nella casa di Salazar, per di più se non sono altro che degli sporchi Mezzosangue...”
“Adesso basta, Pansy” – ferma e bassa, la voce di Blaise sembrava possedere un’intrinseca nota d’avvertimento.
“Non fa niente” – intervenne Hermione, presa a pensare che quella linea dura si addiceva alle labbra del moro molto meno dei sorrisi che vi aleggiavano fino a pochi istanti prima. E, quasi senza accorgersene, scoccò una frecciata alla rivale – “Sono ormai sette anni che ignoro volutamente tutto quello che dice...ascoltare le oche è tutto sommato una perdita di tempo, no?”
“Tu, brutta...” – bacchetta alla mano, Pansy gliela puntò addosso senza esitare. Nessuna Mezzosangue poteva permettersi di ignorarla. Nessuna!
Il gesto richiamò l’attenzione di tutti i presenti, mentre Hermione portava istintivamente la mano alla tasca in cui teneva la propria bacchetta.
Non riuscì nemmeno a sfiorare il tessuto della gonna a pieghe, la mano di Blaise catturò la sua in una stretta decisa e gentile allo stesso tempo.
Il moro riportò quindi lo sguardo sulla compagna di Casa, trafiggendola con iridi fiammeggianti – “Metti via quella bacchetta, Pansy” – le ordinò – “O mi vedrò costretto a rompertela in due”
La ragazza lo guardò di traverso – “Stanne fuori Blaise. E’ una questione tra me e questa sudicia Mezzosangue”
Davanti a quell’ennesimo insulto gratuito, Hermione contrasse d’istinto ogni singolo muscolo del corpo, accentuando la stretta sulla mano di Blaise.
“Non darle ascolto” – sussurrò quest’ultimo, inclinando il capo verso di lei senza però distogliere lo sguardo dalla strega che li fronteggiava inviperita – “Non cedere alle sue provocazioni, è quello che vuole”
“Lo so” – ammise controvoglia Hermione.
“Guardate quelle due!” – stava intanto esclamando Jervis Lloyd, Corvonero del settimo anno seduto al tavolo da gioco, indicando nella loro direzione – “C’è aria di rissa”
Carte in mano e sigaretta che gli penzolava dalle labbra, Raymond Varnes scosse lentamente la testa.
“Sono femmine” – frecciò sprezzante – “Al massimo possono sfidarsi a chi ha le unghie più curate, lo smalto più bello...” – concluse, suscitando l’ilarità dei ragazzi seduti attorno.
La bacchetta ancora stretta tra le dita, Pansy roteò le pupille verso il gruppetto in questione – “Fottiti, Ray” – sibilò, rivolta al suo compagno di Casa – “Almeno io non mi faccio prendere dalle crisi di nervi quando qualcuno propone di giocare a chi ce l’ha più lungo...”
Il Serpeverde serrò i denti così forti da farli scricchiolare, il volto paonazzo dalla rabbia mentre la sigaretta si schiantava sul tavolo in uno sbuffo di cenere.
“Puttana” – la insultò.
Ma per Pansy Parkinson, quello era forse il più gradito dei complimenti.
Stava per rispondere nell’unico modo in cui sapeva lo avrebbe mandato definitivamente fuori dai gangheri, ovvero con un sorrisino perfido e compiaciuto che la diceva lunga, sia sulla propria dedizione al sesso promiscuo che sulla misura decisamente imbarazzante del cosino di Varnes, quando un oggetto in particolare catturò la sua attenzione
O per meglio dire, una serie di oggetti.
Sette, per la precisione.
Galeoni sberluccicanti, impilati gli uni sugli altri.
La posta in gioco di quella partita. Una sommetta con cui avrebbe potuto regalarsi una nuova borsa di Gucci.
Beh, magari della collezione precedente – decretò, dopo un rapido conto mentale.
Poi, all’improvviso, un’idea.
Un piano diabolico, la sua sottile vendetta.
Se c’era una cosa di cui ora era maledettamente sicura era che la Mezzosangue l’avrebbe pagata.
L’avrebbe pagata cara.
Abbassò la bacchetta, percependo il sospiro di sollievo di Blaise.
“Sono contento che alla fine tu abbia deciso di ragionare” – affermò il Cacciatore, facendo per prendere Hermione sottobraccio e condurla lontano da quella vipera dal carattere fin troppo volubile.
Veloce, Pansy allungò la mano, strattonando la Grifondoro per un braccio – “Non penserai di cavartela così facilmente, Granger..” – le soffiò a due centimetri dall’orecchio, la voce affilata e sottile.
Con un gesto altrettanto deciso Hermione si liberò dalla morsa dei suoi artigli laccati di rosso, arretrando poi di un passo per guardare meglio negli occhi la sua rivale.
Ignorando il tanfo che le impregnava le narici, risultato di un intero flacone di profumo che la Serpeverde si era probabilmente e volutamente rovesciata addosso, le rivolse il primo vero sguardo di sfida della serata.
“Che c’è, Parkinson, devo seguirti fuori?” – accennò ironicamente Hermione, alludendo alla patetica consuetudine dei ragazzi di sistemare ogni questione prendensodi a botte fuori dai locali.
Pansy sorrise, un ghigno freddo e superficiale – “Veramente, pensavo di risolvere la faccenda in un altro modo...” – e così dicendo roteò le pupille verso il tavolo da gioco.
Hermione ci mise meno di due secondi a capire. E una leggera nota di panico si impadronì di lei.
Un tavolo rivestito in panno verde. Alcuni galeoni sparpagliati sopra.
E un voluminoso mazzo di carte da gioco.
Un incubo, in poche parole.
Persa nelle sue riflessioni non si accorse dell’insistente occhiata della strega che le stava di fronte, nè dell’espressione ancora in parte confusa di Blaise.
“Paura, Granger?” – l’apostrifò la Serpeverde, godendo del fatto che la Grifondoro sembrava aver momentaneamente perso l’uso della parola.
Hermione valutò in fretta la situazione. Giocare d’azzardo era contro i suoi principi, ma anche tralasciando il lato morale della situazione rimaneva il fatto che lei non poteva permettersi una sfida di quel genere.
Lasciò scorrere le iridi dorate sul mucchietto di galeoni con cui Varnes stava placidamente giocherellando: anche se avesse fatto uso dell’incantesimo di richiamo, il salvadanaio che teneva nella sua camera conteneva solo pochi spiccioli.
Certo, avrebbe potuto fare affidamento su di Harry...lui non le avrebbe mai negato un piccolo prestito.
Il vero problema era spiegare ad Harry a cosa le sarebbe servito il denaro senza che lui montasse su tutte le furie dandole dell’irresponsabile.
Inconsciamente Hermione si ritrovò a sorridere al pensiero del suo migliore amico che le diceva una cosa simile...per una volta, i ruoli sarebbero stati invertiti.
“Allora?” – incalzò Pansy, mentre Blaise scuoteva la testa in segno di diniego, suggerendo tacitamente ad Hermione di lasciare perdere, di non raccogliere l’ennesima provocazione della Serpeverde.
“Dipende” – ponderò la Grifondoro, meditando velocemente sul da farsi – “Cosa ci giochiamo?”
Il sorrisetto cattivo e provocatorio della Parkinson si acuì, ed Hermione fu certa che di lì a un istante la strega se ne sarebbe uscita con una cifra a dir poco esorbitante.
“Blaise”
Il Cacciatore strabuzzò gli occhi, mentre la compagna di Casa si faceva avanti, posandogli una mano sul petto e giocherellando con i bottoni della camicia. Lo sguardo accattivante, carico di cupidigia, che le brillava negli occhi parlava pe lei.
Hermione Jane Granger, al contrario, era letteralmente spiazzata.
La Pansy voleva giocarsi Blaise in una partita a poker?
Era una cosa che rasentava l’assurdo.
Una follia.
Hermione lanciò un’ultima occhiata al mazzo di carte, ora mescolato dalle sapienti mani di Lloyd.
Lei aveva dei solidi principi. E un rapporto a dir poco penoso coi giochi di carte.
Come se non bastasse, c’era Blaise.
Il suo sogno di sempre. Lì, a portata di mano.
Probabilmente il Cacciatore si aspettava un suo categorico rifiuto, quasi sicuramente ci sperava.
Non era da lei. Non lo era mai stato.
Lei era tranquilla, ligia alle regole. La studentessa modello.
Aveva come minimo dieci buone ragioni per rifilare alla Parkinson una risposta negativa.
Anzi, avrebbe addirittura palesato tutta la sua indignazione.
Quel genere di sfida era assolutamente fuori questione.
Assolutamente.
Vedendo che temporeggiava, Pansy stirò le labbra in una smorfia di esultante compiacimento – “Devo dedurre, Granger, che hai deciso di arrenderti in partenza”
“Pansy cara” – s’intromise Blaise, calcando sulla seconda parola quasi fosse un insulto – “Cosa ti fa credere che mi si possa...”
“Al contrario, Parkinson” – lo interruppe Hermione, che sembrava non averlo neppure sentito – “Ho deciso di accettare.”





Lei non fatta per i colpi di testa. No.
Non era fatta per le scelte azzardate, le azioni impulsive e – soprattutto – non era proprio il caso di mettersi a giocare a carte, visti i pessimi risultati di poche ore prima.
Proprio no.
Assolutamente.
E allora cosa ci faceva lì?
Seduta al tavolo verde, con Pansy Parkinson accomodata di fronte a lei e un Blaise Zabini che se ne stava in piedi, accanto a loro, fissandola di continuo con uno sguardo del tutto indecifrabile....non riuscì a non riporsi la domanda per l’ennesima volta: che cosa ci faceva lì?
Varner aveva mischiato le carte, Pansy aveva tagliato il mazzo e poi Lloyd le aveva distribuite.
Cinque carte a testa. E quelle di Hermione facevano veramente pena.
Pansy aveva aperto senza battere ciglio, lasciando la Grifondoro a guardare sconsolata le proprie carte.
Re e Asse di Cuori, un Nove di Picche, l’Otto di Quadri e anche quello di Fiori.
Insomma, un’accozzaglia di carte che non c’entravano niente le une con le altre, nè per tipo di seme nè tantomeno per valore.
Blaise non le avrebbe probabilmente più rivolto parola. Mai più.
Non solo per via della sua imminente sconfitta, no.
Se lo stavano contendendo, giocandoselo ad una squallida partita di Poker. Chi non sarebbe montato su tutte le furie, al suo posto, vedendosi trattato alla stregua di un premio in palio?
Ma ormai era fatta. Inutile piangere sul latte versato.
O su quelle cinque carte a dir poco inguardabili.
Aveva agito d’impulso, accettando la proposta della Serpeverde mentre la sua stessa mente le stava snocciolando un’interminabile lista di validi motivi per rifiutare.
“Sigh...sigh...”
Quella che sembrava essere una lunga sequenza di bassi ma continui singhiozzi la distolse dalle sue elucubrazioni mentali. Si guardò attorno, incrociando i volti rilassati e divertiti di Lloyd, Varnes e altri studenti del settimo e sesto anno, nonchè l’espressione tenacemente determinata che aleggiava imperterrita sul volto della Parkinson.
Sollevò quindi lo sguardo, cercando gli occhi di Blaise, in una muta domanda che esprimeva tutta la sua confusione. Il moro si limitò a stringersi nelle spalle, guardandosi poi a sua volta attorno mentre i singhiozzi si facevano via via più disperati e forti.
“Pansy, hai rovesciato la Burrobirra” – affermò Lloyd, indicando la caraffa mezza vuota che Varnes aveva dimenticato sul tavolo quando aveva ceduto il posto alla sua compagna di Casa – “Gratta e Netta!” – esclamò quindi, facendo scomparire la macchia che inzuppava il tessuto verde.
“Taci, mi stai deconcentrando” – sbuffò la strega, prima di rifilargli un’occhiata obliqua – “E poi non l’ho nemmeno sfiorata. Per cui smettila di frignare.”
“Non sto frignando”
“Sigh...sigh...sigh!”
Pansy abbassò lo sguardo, e si stupì di vedere una piccola pozzetta allargarsi sul panno di rivestimento – “Ma che diavolo...”
“Tu non capisci! Nessuno mi capisce!” – urlò a quel punto il Sette di Fiori, stretto insieme alle altre quattro carte tra le dita della Serpeverde.
“Smettila subito!” – tuonò la Parkinson, scuotendo la carta con forza. Il Sette di Fiori, se possibile, si mise a piangere ancora più forte.
“Che Salazar ti fulmini” – sbottò risentita, prima di lanciare uno sguardo infuocato a Varnes – “Ma non avete un mazzo di carte un po’ più decente?”
“Lo avevamo” – precisò Lloyd – “Ma poi Draco ci ha...ehm...rigettato sopra. Sai, per via di tutte quelle schifezze che si è scolato” – terminò, indicando con un cenno del capo il Principe di Serpeverde, abbandonato a pancia in giù sul divano, il volto smunto e la fronte imperlata di sudore freddo.
“Abbiamo mandato Tiger e Goyle a prendere un altro mazzo. A Corvonero ne teniamo più di uno, nella Sala Comune” – proseguì Lloyd – “Ad ogni modo, mentre passavano davanti alla biblioteca hanno notato un mazzo di carte abbandonato sul tavolo e hanno preso quello. Qualcuno deve averlo dimenticato lì”
A quelle parole, Hermione e Blaise si scambiarono uno sguardo che la diceva lunga.
“Il Cinque di Cuori dice che non ho il pollice verde” – stava intanto piagnucolando la Carta Incompresa, snocciolando la stessa triste realtà che aveva raccontato un paio d’ore prima agli altri due – “Dice che ho i petali dei Fiori tutti mosci”
“Chiudi quella boccaccia o giuro che te la faccio chiudere io!” – sibilò Pansy a denti stretti, prima di avvicinare pericolosamente la tessera alle sue labbra e soffiargli addosso un minaccioso – “Sai, nemmeno io ho il pollice verde...vuoi vedere?”
I singhiozzi si trasformarono in strilli disperati.
“Pansy, così peggiori solo la situazione” – s’intromise Blaise, che di fronte allo sguardo dubbioso della Serpeverde si vide costretto ad aggiungere – “E’ la Carta Incompresa”
“Carta Incompresa?” – fece eco lei, scettica.
“Nessuno può capirla” – rivelò Luna Lovegood, sfilando accanto a loro – “Lo dicono anche i Nargilli. Sapete, è tutta opera loro...” – e così dicendo passò in rassegna i loro volti, con quello sguardo strano e perso che solo lei poteva assumere. Dopodichè, si allontanò.
“Nargilli? Cosa sono i Nargilli?” – volle sapere Lloyd.
“Lascia perdere, quella è scema” – decretò Pansy, prima di allungare la mano libera verso Varnes – “Passami un fazzoletto, Ray”
“Ne ho solo uno” – affermò il Serpeverde – “Ma non credo che lo vorresti, se sapessi cosa l’ho usato a fare...”
La strega arricciò il naso, disgustata – “Merlino, che schifo!”
“Ecco, tieni. Prendi il mio” – dopo aver frugato nella tasca sinistra dei pantaloni, Lloyd le porse un fazzoletto bianco con il simbolo di Corvonero ricamato su un angolo – “E’ pulito” – ci tenne a precisare.
La strega afferrò il lembo di stoffa, per poi stenderlo sul tavolo e cominciare a ripiegarlo su se stesso, seguendo la linea della diagonale.
“Che fai?” – investigò Varner, perplesso - “Pensavo dovessi soffiarti il naso”
“Affatto” - Pansy scosse la testa, sollevando la striscia di tessuto con al punta di due dita e osservandola con fare critico – “Imbavaglio questo strazio”
Un minuto dopo, il Sette di Fiori era ridotto al silenzio, strizzato nel fazzoletto che gli era stato avvolto attorno ben tre volte, con tanto di doppio nodo e fiocchetto in cima.
“Direi che possiamo continuare” – affermò quindi Pansy, un cenno della testa in direzione di Varnes che teneva il resto del mazzo in mano.
“Vi ricordo che potete cambiare fino a un massimo di quattro carte” – fece quest’ultimo, prima di sporgersi in avanti, i gomiti che strusciavano sul panno di rivestimento - “Allora, quante ne volete?”
“Una.” – Pansy sorrise, negli occhi un barlume di anticipata vittoria.
Sconfortata, Hermione abbassò lo sguardo, osservando pensosa le proprie carte. Prese il Nove di Picche e depose poi la carta sul tavolo, coperta. Dopo un attimo di esitazione, mandò al diavolo il buonsenso e afferrò anche la coppia di Otto, riservandogli il medesimo trattamento.
In piedi accanto a lei Blaise taceva.
Le dita sorprendentemente ferme, la Grifondoro spinse in avanti il mucchietto di carte – “Tre”
Varnes l’accontentò senza fiatare, mentre il sorrisetto sul volto della Parkinson si allargava da un orecchio all’altro.
Hermione sentiva il cuore martellarle nel petto. L’adrenalina che andava mischiandosi alla sana convizione di aver appena fatto una grandissima cavolata.
Dovevo cambiarne una, una soltanto.
Forse due, l’Otto di Fiori e il Nove...
No, no. Solo una. L’Otto di Quadri.
Oppure...
D’un tratto avvertì una leggera pressione sulla spalla. Il palmo di Blaise appoggiato poco sopra la scapola e le sue eleganti dita che le sfioravano la clavicola.
Arrossì, imbarazzata, mentre un brivido le correva lungo la schiena.
Non pago, il Cacciatore si abbassò su di lei, sfiorandole il lobo dell’orecchio con le labbra – “Ho sempre avuto un debole per le ragazze disposte a rischiare il tutto per tutto”
Voleva essere incoraggiante, solo quello.
Senza ombra di dubbio.
Eppure, quel formicolio lungo la schiena stentava ad andarsene.
Tre tessere nuove vennero disposte sul tavolo, davanti a lei. Tre carte rivolte verso il basso, che lei esitava a sfiorare.
Fece un respiro profondo, quindi le prese in mano, unendole alle altre due per poi aprirle a ventaglio.
E quel che vide la fece rimanere letteralmente di stucco.


Spazio Autrice:
_BelaBlack_:Blaise in questo capitolo è un po' assente, ma tornerà sotto i riflettori nel prossimo! E anche la "sfortuna" di Hermione, forse, sta finalmente per girare...^^
Ari17: Anche io incomincio ad apprezzare Blaise, in passato m'ispirava molto meno. Il prossimo capitolo arriverà con meno ritardo, promesso!^^
Ginny28: Grazie mille!(I capitoli si sono già estesi a tre!)^^
Kaileena1987: Tesoro, sono davvero contenta che questo pairing (per me insolito) ti sia comunque piaciuto! Un bacione (ancora un paio di esami, poi mi riavrete tra i piedi!)^^
Lights: Grazie infinie, sono contenta che ti sia piaciuta. Purtroppo non mi riesce di aggiornare alla svelta come vorrei..ma speriamo nel prossimo e ultimo capitolo!^^
Blaise: Sono contenta di averti fatto rivalutare la coppia, e che l'insana idea del mazzo chiacchierone ti sia piaciuta. Spero che questo capitolo, e il prossimo, non ti deludano!^^
Claheaven: Pata, a te devo solo dire di riportare il didietro a casa, e alla svelta. Avrai mica messo radici là, vero? Io qui studio fin troppo, fa tanto brava ragazza, devi venire subito a traviarmi e impedirmi di proseguire sulla retta via ...capito? E aggiorna. E non raccogliere margherite. E stai lontana dalle trote....si, insomma, 'glio enel...
ra89: In ritardo, ma ce l'ho fatta. Almeno a postare la seconda parte. Sono contenta che le carte ti abbiano fatto ridere! Alla prossima!^^
kuklin: Grazie mille, davvero. Non sapevo ci fosse qualcuno interessato a questo pairing, è stata una piacevole scoperta!^^
Zaitu: Bella domanda, cara. Forse, lo ripiegano più e più volte come sorpresina dell'ovetto Kinder (e con tutti quelli che ho mangiato da piccolo, è pura sfiga non averlo trovato). I complimenti da una scrittrice del tuo calibro mi fanno sempre un enorme piacere! Un bacio!^^
brilu: Sono felice che l'idea delle Carte "pazze" ti sia piaciuta. Per la fine dovrete aspettare il prossimo capitolo, ma arriverà presto, promesso!^^
Ranya: Ecco la seconda (ma non più ultima) parte. Sono curiosa di sapere come ti è sembrata, visto che tutto sommato i toni un po' cambiano e il personaggio di Pansy ruba momentaneamente (e sottolineo il "momentaneamente") lo spazio a Blaise!^^
merryluna: La mia MS! Tesoro, sono felice che la fic ti sia piaciuta e che al contempo tu non mi abbia presa per matta (a quello ci pensa già la Cla). L'idea era una fic-lampo, postando il tutto nel giro di una settimana...ma di questo passo il tuo compleanno lo festeggiamo davvero con la conclusione della fic (ok, ok, anticipo i tempi). So che non impazzisci per Hermione, ma quel povero ragazzo dovevo pure accoppiarlo con qualcuna...posto che puoi ancora appendergli al collo un mega cartellone con scritto "Proprietà Privata" :) Un bacione tesoro!^^
chigra: Si, in parte ricorda anche a me la shot delirante su Draco-Hermione (ormai piccolo reperto storico, sembra passata una vita). Però mentre là si trattava solo di un botta e risposta qui ho voluto amalgamarvi anche un piccolo ritaglio di trama...speriamo bene!^^
lunachan62: Grazie millissime, in effetti è stato strano cimentarsi con un pairing abbastanza diverso dal solito...non nascondo di aver incontrato qualche piccolo ostacolo....ma vedremo cosa ne verrà fuori! baci!^^

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Capitolo 3
*** parte 3/3 ***


[Parte 3/3]



In mezzo al Sette di Picche e al Dieci di Quadri spiccava nientemeno che…Babbo Natale.
Hermione strabuzzò gli occhi, avvicinando la tessera per osservarla meglio.
Sdraiata in una posizione di indecente pigrizia, la figura indossava una tutina rosso sgargiante.
“Hey, Bambola!” – richiamò subito la sua attenzione, strizzandole pure l’occhio – “Sei qui perché vuoi un appuntamento, vero?”
La strega scosse la testa, spiazzata – “S-scusa?”
“Ti avviso, per questa settimana non c’è niente da fare. Proverò a consultare la mia agenda, può essere che si liberi un posto il prossimo giovedì…”
“No, non hai capito” – lo interruppe lei, riprendendosi parzialmente dallo stupore – “Non voglio nessun appuntamento... piuttosto,  tu chi sei? E soprattutto cosa diavolo ci fai qui?”
La figura balzò in piedi, fissandola con sguardo allucinato – “Come sarebbe a dire che non vuoi un appuntamento con me? Tutte vogliono uscire col sottoscritto. Tutte!” – sbraitò fuori di sé, prendendo a gesticolare animatamente, la mano destra che sventolava libera nello sfondo bianco della tessera e le dita della sinistra che stringevano convulsamente una…lametta da barba?
“No, non è possibile” – mormorò allibita, lanciando uno sguardo disperato a Blaise, curvo sulle sue spalle. Il Cacciatore taceva, osservando a sua volta la carta con espressione perplessa.
L’attimo seguente uno schizzo di schiuma bianca colpiva il polso di Hermione. Lametta sempre alla mano, la figura borbottava frasi incomprensibili mentre lasciava scivolare l’oggetto metallico sulla pelle, risalendo dalla gola fino alla punta del mento.
In un secondo, tutto fu chiaro. E per un istante Hermione non seppe se ridere o piangere.
Altro che Santa Claus in formato ridotto… Stava tenendo in mano un Jolly estremamente montato che aveva scelto giusto quel momento per farsi la barba.
Sul serio, c’era da impazzire…
“Tu sei il Jolly” – sussurrò sgomenta.
“Jo per le amiche” – rispose quello, facendole nuovamente l’occhiolino. Agitò ancora la lametta carica di schiuma da barba e altri zampilli atterrarono bellamente sulle dita della strega.
“Granger.” – la voce seccata di Pansy Parkinson richiamò la sua attenzione – “Possiamo procedere o devi disquisire con le tue carte un altro po’?”
“Veramente avrei un problema…” – replicò la Grifondoro, tamponandosi distrattamente il dorso della mano. Quindi girò la carta in questione, mostrandola a tutti – “O sarebbe meglio dire che abbiamo un problema.”
“Merlino!” – esclamò la mora, guardando schifata la carta ora per metà sbarbata – “Che roba è?”
“So che è difficile crederlo” – affermò Hermione, lanciando un’occhiataccia al disegno animato che ora si era tolto una delle buffe scarpette a punta e rimirava estasiato il buco nel calzino a livello dell’alluce – “Ma temo proprio si tratti del Jolly”
“Il Jolly?” – squittì l’altra. Poi lanciò uno sguardo di fuoco a Varnes e Lloyd – “Siete due idioti, avete dimenticato quell’affare nel mazzo!”
“Io non c’entro, il mazzo lo ha fatto lui” – provò a difendersi Lloyd.
“Sì, ma tu le hai distribuite” – controbatté  rapido il compagno.
“Fate silenzio!” – lì zittì la Parkinson, il volto sempre più scuro – “Siete degli incompetenti! Tanto valeva chiedere a Tyger e Goyle…Ah, lasciamo perdere. Ci deve essere una soluzione…” – aggiunse, prendendo a massaggiarsi le tempie.
In effetti, una soluzione c’era. E la conoscevano tutti.
“L’unica è rifare la partita da capo” – affermò Varnes, dando voce al pensiero comune di tutti i presenti. Quasi tutti, perché l’istante successivo Pansy lo fissò come se stesse valutando l’idea di staccargli la testa a morsi.
“Non se ne parla” – tagliò corto lei – “Ci deve per forza essere un’altra soluzione”
Hermione fece per aprire bocca, ma Blaise la precedette.
“In quanto posta in gioco, credo di aver diritto all’ultima parola” – esordì il bel cacciatore, sfoderando un sorriso mellifluo – “La partita è da rifare. Ma se tu, Pansy cara, vuoi tirarti indietro…”
“Credo di non aver afferrato bene, tesoro…” – sibilò indispettita la Serpeverde.
“Nuova partita. O ci stai, o sei fuori” – ribadì Hermione, prendendo coraggio – “E’ più chiaro ora?”
Fumava, la testa di Pansy Parkinson. Ribolliva di rabbia.
E dal livore che improvvisamente tingeva le guance della Serpeverde, Hermione capì che – dopotutto – quell’assurdo Jolly le aveva salvato la serata, concedendole una seconda chance.
“E sia”- la sentì rispondere poco dopo, un sorrisetto cattivo sulle labbra – “Posso rimetterti al tuo posto tutte  volte che mi pare, Granger, non ti illudere…”
“Anche a fatti, o solo a parole?” – la provocò la Grifondoro, strappando una smorfia divertita a Blaise. Hermione Granger nascondeva un carattere tosto dietro ai timidi sorrisi con cui spesso lo salutava quando si incrociavano per i corridoi.
“Lloyd, ridistribuisci il mazzo” – ordinò Pansy, prendendo poi a tamburellare le dita dalle unghie laccate sul morbido strato di tessuto verde che ricopriva il tavolo.
“Nuova partita?” – domandò allegro il Jolly, allungando il collo per scrutare il profilo della giovane Serpeverde e completando il tutto con un sonoro fischio di apprezzamento – “Ci vediamo tra poco, bella!”
Pansy non lo degnò di uno sguardo, ed Hermione si vide suo malgrado costretta ad intervenire – “Mi spiace, ma tu non fai parte del mazzo”
Il Jolly la fissò come se fosse tutto d’un tratto impazzita – “Non faccio parte del mazzo?” – sbraitò, sventolando la lametta da barba – “Come sarebbe a dire che non faccio parte del mazzo? Hai un pessimo senso dell’umorismo, bambola, te lo devo proprio dire…”
“Stiamo giocando a Poker” – tentò nuovamente la Grifondoro – “Sono ammesse solo le carte dal sette in avanti, Assi compresi. Che poi, sei una carta da gioco, no? Queste cose le sai sicuramente meglio di me e…”
“Sognatelo” – replicò la figura, le braccia conserte – “Io non mi muovo di qui”
“Non credo tu sia nella posizione di poter decidere se rimanere o meno” – obiettò la strega, mentre alle sue spalle Blaise annuiva di comune accordo.
“Questione di pochi minuti” – aggiunse infatti il bel cacciatore, strizzando l’occhio alla carta evidentemente imbufalita – “E poi potrai tornare a circondarti delle tue belle regine”
“Non le voglio quelle quattro megere” – sbottò il Jolly – “A me piace la mora. Senza offesa..” – concluse rivolto ad Hermione, prima di occhieggiare alla volta di Pansy.
“Figurati” – rispose fin troppo svelta la Grifondoro, ben contenta di non essere più la preferita di quella tessera decisamente singolare.
“Granger, vuoi mettere via quella dannata carta o cosa?” – l’apostrofò Pansy, evidentemente spazientita.
“Ho detto di no!” – ripeté il Jolly con lo stesso tono di un bambino capriccioso.
Hermione sospirò, preparandosi ad una nuova sequela di lamentele – “A mali estremi…”
“Su, fallo. Provaci, avanti!” – la provocò la carta, sfoderando uno sguardo bellicoso – “Ma ti avverto,  il Dieci di Fiori viene via con me”
La strega spalancò gli occhi, incredula – “E’ una minaccia?”
L’intera situazione rasentava l’assurdo.
“Prendila come ti pare” – replicò la tessera – “Ma se vado via io, lui viene con me” – e così dicendo si appiattì contro il Dieci di Fiori, stretto al suo fianco tra le dita della Grifondoro. I margini parzialmente sovrapposti, sembrava quasi che le due carte fossero state saldate assieme.
“Non puoi fare così! Il Dieci ci serve!” – s’infervorò Hermione, cercando inutilmente di separarli – “Merlino, ci fosse una carta normale in tutto questo Mazzo…”
“Stai insinuando che il mio è un Mazzo squilibrato, per caso?” – volle sapere il Jolly, senza mollare la presa sul Dieci.
“Fai un po’ te” – soffiò seccata la ragazza – “Hai una Regina di Quadri smaniosa di farsi l’intero Mazzo, il Jack di Picche che è un vero cafone e il Sette di Fiori che...”
“No, aspetta fammi indovinare...Piange ininterrottamente?” – ironizzò la carta, terminando la frase per lei – “Ma non mi dire...Ci credo che frigna sempre, è la Carta Incompresa, per tutti gli Assi!”
“Granger” – s’inserì nuovamente la Parkinson, facendo cenno con la mano di passargli la carta – “Dammi qua”
“Come se fosse facile…” – bofonchiò la Grifoncina, tirando all’inverosimile le due tessere in direzioni opposte.
“Non hai detto che ti piaceva Pansy?” – domandò Blaise, facendo leva sullo smisurato ego del Jolly – “Hai la possibilità di stare tra le sue mani, se vuoi…”
Come d’incanto, il Dieci di Fiori si ritrovò libero.
“Eccomi, bambola. Ora sono tutto tuo…” – esordì infatti con voce suadente, mentre passava dalle dita di Hermione a quelle della Serpeverde - “Unghie rosse! Oh, mi piace il rosso…ti vestirai di rosso al nostro primo appuntamento?”
Pansy aprì la bocca per mandarlo al diavolo, poi parve ripensarci. E un guizzo di pura cattiveria brillò nei suoi occhi scuri – “Aspetta e vedrai” – affermò con un sorrisetto che solo chi la conosceva bene aveva imparato a temere.
Al Jolly quelle parole parvero dare alla testa – “Davvero? E sarà un appuntamento focoso? Bollente?”
La strega avvicinò la tessera alle labbra rosso vermiglio, fermandola solo a pochi centimetri di distanza prima di soffiare un peccaminoso – “Bruciante…”
Ormai in estasi, il Jolly faticò a reprimere un gemito. Senza fare ulteriori storie si lasciò quindi mettere da parte per quella partita, convinto di aver appena ottenuto l’appuntamento più esaltante della sua vita.
Pansy voltò la carta verso il basso, ma invece di posarla in disparte sul tavolo lanciò un’occhiata al ragazzo che le sedeva accanto – “Hai da accendere?”
Varnes le rispose con uno sguardo perplesso – “Pansy, ma tu non fumi…”
“Ho forse detto il contrario?” – la sentì ribattere, una nota ironica nella voce.
Il Serpeverde si limitò a stringersi nelle spalle, sollevando la bacchetta.
“Un accendino babbano” – lo fermò la compagna – “So che ne tieni sempre uno in tasca, all’insaputa di tuo padre. Credo che quell’aggeggio sia quanto mai appropriato, al momento..” – concluse enigmaticamente.
Senza riuscire a capire dove volesse andare a parare, Raymond Varnes si mise a frugare nella tasca anteriore dei pantaloni neri, estraendo di lì a poco un pezzo di plastica verde con un serpente disegnato sopra.
Fece per porgerlo alla Parkinson ma lei lo fermò di nuovo. Inaspettatamente fu proprio la Serpeverde ad allungare la mano, passandogli la carta che – ancora rivolta verso il basso – era totalmente ignara di ciò che stava accadendo.
Varnes prese il Jolly con la mano libera, se possibile più confuso di prima.
“Bene” – esclamò la mora, soddisfatta - “Vai a farti un giro, Ray”
Lui abbassò nuovamente lo sguardo sulle proprie mani, l’accendino stretto nella destra e il Jolly pinzato tra il pollice e l’indice sinistro. Quindi capì, e sollevò di scatto lo sguardo.
“Eliminalo” – soffiò Pansy in una crudele conferma – “Fisicamente”
Deglutendo a vuoto, il ragazzo si alzò in piedi, palesemente titubante. I presenti rimasero in silenzio, l’aria pervasa unicamente dai loro muti respiri e dalle note della musica in sottofondo mentre Varnes si allontanava con una strana espressione dipinta sulla faccia, quasi fosse stato lui la vittima anziché il boia.
Nessuno fiatò. Il pensiero comune era sufficientemente chiaro.
Per quanto la soluzione della Serpeverde fosse di fatto estremamente drastica, nessuno aveva voglia di farsi avanti e prendere le difese dell’odioso Jolly.
Persino Hermione, sempre pronta ad appoggiare i più deboli – la fondazione della C.R.E.P.A. ne era senz’altro una prova -  sembrava indecisa sul da farsi.
Dopotutto, lei si era limitata a passare la carta alla Parkinson, si ritrovò a considerare.
Quella figura disegnata poi, era veramente insopportabile. Uno scarabocchio maleducato.
Egocentrico, narcisista…volgare, saputello, antipatico, maleducato..ah no, quello lo aveva già detto…
Ad ogni modo, il mondo era pieno di Mazzi di carte da gioco, rifletté.
Un Jolly più o un Jolly meno…non era una gran perdita, no?
“Possiamo procedere?” – frecciò Pansy, facendo cenno a Lloyd di mischiare le carte.
Detto e fatto, le due streghe si ritrovarono ognuna con cinque carte coperte posate davanti.
 
 
 
Un meraviglioso tris. I Nove di Quadri, di Cuori e di Fiori.
Accompagnati dal Dieci e dalla Regina di Picche.
Hermione stentava a crederci.
Era troppo bello per essere vero. Troppo, troppo bello. E infatti…
“Ti sei lavata le mani, almeno?”
Hermione chiuse istintivamente gli occhi. E pregò che il proprietario di quella voce sconosciuta pesasse più di dieci grammi.
“Guarda che è una cosa seria” – ribatté la voce – “Ti sei lavata le mani o no?”
La giovane strega si costrinse a sollevare le palpebre, abbassando lo sguardo. Il Dieci di Picche stava trattenendo il fiato, la pancia in dentro e il dorso della tessera incurvato in modo da evitare il più possibile il contatto con le sue dita.
Possibile che non ci fosse una carta normale in tutto il mazzo? Era forse chiedere troppo?
“Le ho lavate” – rispose spiccia, sperando che l’inaspettata e poco gradita conversazione terminasse lì, così che la partita potesse finalmente avere inizio.
“Quando?” – volle sapere il Dieci.
La strega alzò gli occhi al cielo – “Prima, non ricordo l’ora esatta” – sbottò seccata. Dopo aver avuto a che fare con la quarta o quinta tessera fuori di testa era concesso essere un tantino maleducati, no?
“Più di dieci minuti fa?”
Hermione annuì, ignorando la vocina nella sua testa che suggeriva “Menti…per il tuo bene, spara una balla colossale”
“Per tutte le Scale Reali!” – strillò la carta  - “Stai cercando di uccidermi?”
“Non capisco di cosa parli” – replicò la moretta, desiderando con tutta sé stessa di avere almeno Blaise al suo fianco. Ma il Cacciatore si era allontanato poco prima per prendere da bere, e data la lunga fila in coda al tavolo trasformato per l’occasione in un bancone da bar, non sarebbe tornato molto presto.
“Parlo di loro” – fece la tessera, abbassando la voce e guardandosi attorno con aria circospetta, quasi temesse di avere una microspia infilata tra i semi di Picche – “Dei Germi”
Merlino, no. Mancava solo la carta affetta da ipocondria…
“Le ho lavate bene” – provò a giustificarsi, illudendosi che quella rassicurazione avrebbe placato l’indole ansiolitica della carta da gioco.
“Con del  sapone antibatterico? A pH 5.5?” – insistette il Dieci.
“Suppongo di sì” – Come tutti, l’ultimo pensiero di Hermione era quello di badare alle scritte minuscole sull’etichetta del flacone di sapone liquido, quando si lavava le mani. Ma non era strettamente necessario che il suo interlocutore lo venisse a sapere.
“Si,  ma era vero sapone antibatterico? Clinicamente testato?” – s’intestardì – “Perché ti assicuro che l’Escherichia Coli è duro a morire. Siamo seri, qui sto rischiando la gastroenterite e…”
Lo starnuto di Lloyd venne accolto come lo sgancio di una bomba atomica.
“Si salvi chi può!” – urlò la carta da gioco, terrorizzata, tirando fuori da chissà dove un rotolo di carta e cominciando a “impacchettare” i suoi dieci semi di Picche – “E’ la fine…Lo sapevo, è la fine…moriremo tutti…” – continuava nel frattempo a blaterare, la voce ora più ridimensionata, ma decisamente tremante.
“Cosa stai facendo?” – domandò Hermione, fissando perplessa i semi che venivano a uno a uno incappucciati con uno spesso strato di carta.
“Mai sentito parlare di prevenzione, tu, eh? Proteggo i miei pupilli” – e così dicendo strappò un altro foglio immacolato, drappeggiandolo attorno alla punta del simbolo più alto – “E’ ipoallergenico, loro sono molto sensibili. E anche ignifugo, non si sa mai…”
Hermione non rispose, l’attenzione catturata da un movimento alle sue spalle. Blaise, più bello che mai, era già di ritorno. In mano, due bicchieri contenenti un liquido violetto.
La strega occhieggiò verso la coda di persone in piedi che ancora attendevano il loro turno, poi tornò a fissare lo sguardo sul volto del bel Serpeverde, inarcando un sopracciglio.
“Ho le mie conoscenze” – replicò suadente, strizzandole l’occhio. L’attimo dopo le porse uno dei due calici – “E’ analcolico” – precisò, e la vide sorridere.
Hermione fece per allungare la mano ma le dita secche come artigli di Pansy Parkinson s’inserirono strappando a Blaise il bicchiere.
“Grazie” – bofonchiò senza nemmeno alzare la testa – “Ne ho proprio bisogno”
Una frecciatina velenosa tremò sulle labbra della Grifondoro, prima di accorgersi che – incredibilmente – quello della Parkinson era stato un gesto volutamente scortese nei suoi confronti.
Nemmeno la stava calcolando, a dire il vero. Piuttosto, sembrava fin troppo presa dalle cinque carte che teneva in mano. Due, in particolare.
Hermione non poteva certo saperlo, ma in quel momento una coppia di Assi – quello di Quadri e quello di Fiori  - stavano letteralmente facendo dannare la strega dai capelli corvini.
Con la voce infantile di due bambini, avevano reclamato la favola della buonanotte.
Ovviamente Pansy Parkinson non ci aveva pensato due volte a rispondere a tono, stroncando sul nascere qualsiasi loro assurda richiesta. Ma quei piccoli mocciosi – se così potevano essere chiamate due carte da gioco – erano passati al ricatto.
Infantili e capricciosi. E maledettamente pericolosi.
O ci racconti una fiaba, o noi gridiamo ad alta voce le carte che hai in mano.
Ah, l’età dell’innocenza…tutte balle.
Ben presto si era trovata quindi a dover snocciolare una storia inventata così, su due piedi, venendo addirittura interrotta più e più volte dalle due carte per critiche e lamentele varie.
Avevano asserito che la trama non era molto convincente, i personaggi troppo superficiali, la fluidità del racconto lasciava a desiderare, il pathos era del tutto inesistente…e in un paio di occasioni l’avevano ripresa anche dal punto di vista grammaticale.
Se solo avesse potuto schiantarli…
Finì la storia – sempre a bassa voce, nella speranza che nessuno capisse cosa era stata costretta a fare – e ben conscia di essersi più volte contraddetta circa i luoghi e i nomi dei personaggi.
“E poi?” – fece l’Asse di Quadri, in attesa.
“ E’ poi niente” – sbottò la strega – “E’ finita così”
“Non lo trovo molto esauriente…” – aggiunse quello di Fiori.
“E’ un finale aperto” – tagliò corto Pansy – “Aperto. Sapete cosa significa? Che non c’è una fine vera e propria”
Gli Assi si guardarono per un secondo, prima di puntare su di lei un’espressione imbronciata – “Tutte le favole hanno una fine. Se non ce l’ha, non è una favola, e allora ce ne devi raccontare un’altra…”
“Va bene, va bene” – replicò svelta la Serpeverde – “Mi sono sbagliata, la storia ha un finale. Il finale è che…muoiono.”
“Muoiono chi?” – domandarono in coro le due tessere.
“Tutti. Muoiono tutti” – ribatté con fare pratico – “Credetemi, è risaputo che l’happy ending non va più di moda…”
 
 
 
 
Se Hermione era rimasta un attimo spiazzata dai modi scortesi di Pansy, Blaise al contrario sembrava non averci fatto minimamente caso. Continuando a sorridere, le aveva allungato l’altro bicchiere – “Assaggialo, scommetto che ti piacerà”
“Che cos’è?” – domandò lei, incuriosita dall’insolito colore della bevanda. Un violetto che sembrava brillare di luce propria. Lo annusò appena, titubante.
Era del tutto inodore.
Zabini scosse la testa, rifiutandole la risposta – “Fidati e assaggia”
Poterva fidarsi? -  si chiese Hermione.
Osservò sospettosa il liquido chiaro, iridescente. Ma Blaise aveva ancora quello smagliante e caldo sorriso dipinto sulle labbra…come non fidarsi?
Avrebbe affidato tutta sé stessa a quel mago, era la pura verità. Non era quindi il caso di farsi tante paranoie per un normalissimo drink – concluse portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo un sorso.
Dapprima non percepì nulla. Il liquido le scivolò sulla lingua, oltrepassando la fessura data dalle due arcate semisocchiuse. Non era freddo, non scottava. Ma non era neppure a temperatura ambiente.
Era qualcosa di totalmente nuovo, diverso.
Lentamente le sue papille cominciarono a registrare lievi note di sapore. Un accenno di vaniglia, l’amaro inconfondibile del caffè, una punta di nocciola. O forse era crema di mandorla.
Delizioso. La cosa migliore che aveva mai bevuto.
Lo aveva appena assaggiato, e già lo adorava.
Sollevò lo sguardo sul ragazzo che adorava altrettanto, ma da molto più tempo – “E’ divino. Come si chiama?” – domandò ancora una volta, restituendogli il drink per tornare a prendere tra le mani le sue carte.
“Come tu mi vuoi”
Se non avesse già deglutito, l’incredibile bevanda le sarebbe andata certamente di traverso. Tossicchiò a vuoto comunque, nervosa e imbarazzata.
Eccitata?
Insomma, quale altra strega in pieno possesso delle proprie facoltà mentali – e di tutti gli ormoni previsti dalla natura - sarebbe rimasta impassibile di fronte ad un affascinante Blaise Zabini che sorridendo se ne usciva con una frase del genere? Suonava quasi come un’offerta, a dire il vero.
E lei era davvero, davvero tentata di accettare…
“C-come..?” – riuscì solo a balbettare, mentre immagini e fantasie sempre più oscene le affollavano la mente.
“Il nome del drink” – affermò Blaise, una luce divertita negli occhi – “Si chiama Come tu mi vuoi
L’entusiasmo di Hermione si sgonfiò rapidamente come un palloncino bucato.
Il drink. Certo.
Cosa diavolo era andata a pensare?
“Nome interessante” – lo sentì aggiungere, la voce leggermente incrinata, quasi stesse sforzandosi di trattenere una risata – “Sembra quasi una proposta, no?”
Morgana, pietrificami! E già che ci sei, aggiungi un Oblivion…
Lui aveva capito. Lei aveva frainteso.
Splendido.
“Ha un sapore davvero sorprendente” – affermò, cercando di sviare dall’imbarazzo eterno che sembrava volerle rimanere addosso per sempre – “Come facevi a sapere che mi piaceva la vaniglia?”
“Non lo sapevo” – fu la sincera risposta di lui – “Vedi, si tratta di una bevanda magica. Ognuno percepisce un gusto diverso, a seconda di quello che è il suo drink ideale” – spiegò, prima di portarsi a sua volta il bicchiere alle labbra.
Un gesto che ad Hermione non sfuggì, mentre il suo cuore riprendeva a pompare sangue come un forsennato.
Blaise stava bevendo dal suo stesso bicchiere e, cosa ancora più scioccante, le sue labbra accarezzavano l’orlo di vetro nell’esatto punto in cui poco prima aveva appoggiato le sue.
Coincidenza?
Sì, poteva essere…trecentosessanta gradi dopotutto erano pur sempre trecentosessanta gradi, diciamo che la bocca di un essere umano ne copriva…quanti, circa novanta? Beh, la probabilità di sovrapposizione era tutto sommato elevata.
Certo la sua era stata molto più che una parziale sovrapposizione…aveva posato le labbra esattamente dove aveva bevuto lei, l’ombra appena velata lasciata dal suo rossetto sul vetro non lasciava dubbi. Sollevò gli occhi e rimase rapita dal blu delle sue iridi.
Uno sguardo intenso, vibrante.
E in quel momento seppe che qualsiasi ragionamento era superfluo, che la conclusione non poteva che essere una.
Non era stata una coincidenza.
E davanti a quell’insindacabile realtà, un brivido le corse lungo la schiena.
“Ma che schifo!”
Anche al Dieci di Picche, ancora infagottato nella carta superprotettiva, non era sfuggito quel piccolo dettaglio.
“Attento! Così ti prendi l’Herpes!” – sussurrò sgomento all’indirizzo del Cacciatore.
“Ma che cavolo dici?!?” - Hermione avvampò fino alla punta dei capelli, fulminando la carta con uno sguardo omicida prima di voltarsi verso Zabini e forzare le labbra in un sorriso tremante – “Scusalo, è confuso… non sa quello che dice…”
“So quello che dico” – insistette il Dieci – “E ci vedo benissimo…nonostante tutto”
L’ennesima lamentela spazientì la Grifondoro – “Nonostante tutto cosa? Che c’è adesso?”
“Questa qui mi sta accecando” – sbottò insofferente la tessera, indicando quella vicina.
In effetti i colori vivaci della Regina di Picche erano insolitamente brillanti. Quasi fosforescenti.
D’un tratto, la strega ricordò le parole della lasciva Regina di Quadri, che spettegolava acidamente su come la moglie del Re di Picche si fosse fatta rifare la satinatura.
Per una volta quell’ipocondriaco del Dieci non aveva tutti i torti. La Regina di Picche era abbagliante, in tutti i sensi.
“Fammi il favore, spostami vicino al Nove” – fu la richiesta che seguì – “Non vorrei giocarmi la retina”
Sperando che una volta accontentato la smettesse di rompere, Hermione fece per spostarlo accanto al Nove di Cuori.
“Il Nove di Fiori” – precisò la tessera, bloccandola – “Quello di Cuori è caduto in terra, cinque settimane fa. Come minimo mi attaccherebbe il colera…”
“Non c’è da annoiarsi con questo Mazzo, eh?” – constatò Blaise, che seppur divertito lanciò uno sguardo di piena comprensione alla Grifoncina.
Pansy sembrava aver finito di parlottare con le due carte sulla destra, e  dopo l’apertura Lloyd si preparò al cambio di carte.
Stranamente, da quel momento  in poi la partita proseguì senza intoppi.
Le carte finalmente tacevano, Pansy ed Hermione di scrutavano a vicenda, cercando di stabilire quale fosse la strategia migliore.
Hermione riconsegnò il Dieci e la Regina di Picche, prendendo al loro posto due carte nuove. Pansy, invece, ne cambiò tre.
Quando la strega dagli occhi dorate sollevò le due carte distribuite da Lloyd, credette per un attimo di aver visto doppio. Accanto ai tre Nove in suo possesso fin dall’inizio, ora spiccava anche il quarto, quello di Picche.
Poker di Nove.
Aveva in mano un Poker.
La smorfia della Parkinson continuava a essere indecifrabile, mentre sistemava al meglio le nuove carte tra quelle che già teneva in mano.
Poi, di colpo, Hermione fu attraversata da un terribile pensiero. E si sentì sciocca, come mai le era successo prima.
Cosa stava facendo? Si stava giocando un ragazzo a una partita a poker?
Inspiegabilmente, gli occhi le si inumidirono.
“Problemi, Granger?” – fece maligna la Serpeverde che le sedeva di fronte.
Hermione ricacciò indietro le lacrime, stupide stille salate che premevano per scorrerle lungo le guance senza alcun motivo – “Affatto, va tutto benissimo” – si costrinse a dire.
Chissà cosa penserà di me Blaise – fu il pensiero che non riuscì a non formulare.
Si girò automaticamente verso di lui, desiderando che le cose fossero andate diversamente. Non era un oggetto, un premio da vincere con una partita a carte.
Era un ragazzo, per Merlino. Il mago dei suoi sogni.
E lei e la Parkinson l’avevano praticamente costretto a subire tutto quello. Avrebbe dovuto vergognarsi, si disse.
Lui non l’avrebbe mai più considerata come prima di quella sera, se mai lo aveva fatto.
L’immagine di ragazza assennata e affidabile che tanto aveva faticato a costruire, era sfumata nel nulla. Al suo posto ci sarebbe stato il ricordo di una strega frivola e superficiale.
Esattamente come la Parkinson.
Hermione sentì le labbra dischiudersi, quasi si muovessero autonomamente.
“Mi dispiace” – si ritrovò a sillabare, senza emettere alcun suono.
Blaise la guardò stranito mentre Pansy che li fissava di sottecchi ormai da qualche minuto esultò, fraintendendo il perché di quelle parole e adducendole a una chiara sconfitta.
Fu quindi con enorme impazienza che, arrivati al dunque, scoprì le sue carte in risposta al “Vedo” della Grifondoro.
Sul tavolo, un Full composto da un Tris di Otto e una Coppia di Jack.
Hermione rimase immobile per un secondo, poi, quasi svogliatamente, scoprì a sua volta le carte.
E davanti al Poker di Nove, il sorriso di Pansy Parkinson divenne di marmo.
Non era possibile.
La Granger aveva vinto. Aveva vinto la partita.
Aveva vinto Blaise.
Guardò il suo ex-amante e lo detestò con tutto il cuore nel vederlo così sereno. Così contento.
“Ve ne pentirete!” – esplose, fulminandoli entrambi con un’occhiata di odio accecante – “La cosa non finisce qui…” – prese a minacciare.
“Più finita di così” – la interruppe Blaise con voce soave – “Che c’è, Pansy cara, la sconfitta brucia?”
Reprimendo la tentazione di compiere un massacro, la Serpeverde si alzò in piedi. Il volto livido di rabbia e i muscoli irrigiditi, afferrò Lloyd per un braccio.
“Vieni, andiamocene” – affermò impettita, trascindandoselo via – “Queste due nullità non meritano un altro secondo del nostro preziosissimo tempo…”
Hermione e Blaise rimasero così soli, il Mazzo di carte ancora sparpagliato sul tavolo.
“Hai vinto, dunque” – soffiò il Cacciatore, avvicinandosi a lei.
Mentre i centimetri che li separavano si riducevano uno dopo l’altro, Hermione prese un profondo respiro e si fece coraggio – “Non sei tenuto….voglio dire, capisco benissimo se….è solo una stupida partita a Poker….non ti biasimerei, davvero…” – farneticò.
“Non vuoi il tuo premio?” – domandò lui, fingendo un’espressione seria.
La strega scosse la testa – “Non sono sicura che il mio premio sia contento di essere considerato tale” – rivelò, abbassando poi lo sguardo sul pavimento.
Due dita le sfiorarono gentilmente il mento, sollevandolo quel tanto che bastava per poterla guardare dritte negli occhi.
“Forse dovresti lasciare decidere al tuo premio…” – sussurrò, prima di sfiorarle le labbra con un bacio.
Lieve, impalpabile. Ma carico di significati.
Quando Hermione riaprì gli occhi, una luce ben diversa illuminava le iridi castane.
Sorrise, corrisposta, e quando lui la prese per mano e le chiese – “Questa festa sta diventando veramente caotica per i miei gusti. Ti va di andare in un posto un po’ più tranquillo?” – lei non ebbe alcuna esitazione.
“Sì.”
 
 
 
 
 
Su suggerimento di Blaise, tornarono in biblioteca.
Per Hermione fu una piacevole sorpresa.
Aveva visto giusto, dunque. Da lei Blaise voleva ben altro che una notte e basta.
Voleva di più. Esattamente come lei.
Lungo il corridoio avevano incrociato Varnes, il volto e le mani cosparso da minuscoli taglietti, quasi avesse tentato di farsi la barba con una lametta in miniatura.
“E’ scappato” – aveva confessato – “Mi ha minacciato dicendo che la sua era una cinque lame reclinabili, quelle che si usano per una rasatura perfetta. Non ditelo a Pansy, vi prego, non diteglielo…”
Davanti a quella scena erano scoppiati entrambi a ridere, ma per salvaguardare l’incolumità del povero Serpeverde avevano acconsentito a mantenere il segreto. Ancora ridacchiando, avevano proseguito verso la biblioteca deserta.
Entrare in quel luogo che tanto amava le riportò alla mente i fatti di poche ore prima.
Tutto era iniziato lì, a pensarci bene.
Il Serpeverde si accomodò su una delle poltrone messe a disposizione per la lettura, strinse le dita delle loro mani ancora intrecciate, e la invitò a sederglisi in braccio.
Hermione non se lo fece ripetere due volte, abbracciandolo di slancio.
Numerosi baci seguirono quello che si erano scambiati alla festa.
Alcuni più lievi, altri leggermente più esigenti, ma mai eccessivi.
Blaise Zabini sapeva essere dolce e deciso allo stesso tempo. Sapeva baciare una ragazza mentre le portava il massimo rispetto.
“Finalmente soli” – mormorò la strega al settimo cielo, stretta tra le braccia di lui – “Non la sopportavo proprio più, la Parkinson”
Lui sorrise divertito – “Quasi soli, vorrai dire…”
Hermione sollevò la testa di scatto, guardando in direzione della porta e aspettandosi di vedere la Parkinson, o peggio ancora qualche professore, ad esempio la McGranitt.
Ma la porta era chiusa – constatò.
L’istante successivo un piccolo movimento catturò la sua attenzione. Roteò le pupille verso una delle finestre laterali lasciate aperte….e le vide.
Tessere di carta si erano arrampicate fin sul davanzale e ora facevano capolino dal basso,  appoggiate all’infisso inferiore di legno l’una accanto all’altra.
C’era il Jolly che si vantava di aver volontariamente ceduto al Cacciatore Serpeverde una delle sue ex ragazze preferite, il Sette di Fiori che piangeva come un disperato perché nessuno poteva capire quanto era felice per loro due, la Regina di Quadri che sospirava rassegnata di tanto in tanto, lanciando poi occhiate fugaci al Re di Cuori. Il Dieci di Picche raccomandava loro una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo, perché il Virus del Morbillo era uno che sapeva fare salti anche di un metro e dieci, e nella vita non si era mai abbastanza prudenti. Accanto a lui campeggiavano i due Assi, lo sguardo sognante di due bambini rapiti dalla più bella delle favole.
“E vissero felici e contenti..” – Hermione poté quasi giurare di averli sentiti sussurrare tali parole.
“Non se ne andranno, vero?” – chiese Blaise con finta preoccupazione.
Hermione gli regalò il più dolce dei sorrisi – “Temo proprio di no” – e si chinò a baciarlo.
“Allora, sei contenta del tuo premio? O hai qualche recriminazione da fare?” – la prese in giro.
“Contentissima” – affermò la strega, stando al gioco – “E’ l’unica posta in gioco per cui avrei mai accettato una partita a Poker” – rivelò.
“Ne sono lusingato” – lo udì replicare.
“Del resto, sapevo benissimo che avrei vinto” – l’aria studiata da impertinente saputella, si sollevò un poco dal suo torace per guardarlo meglio negli occhi.
“Ah, sì?” – sempre più divertito, Blaise prese a tracciarle una scia di baci lungo il collo, attirandola nuovamente a sé – “E io che credevo fosse la classica fortuna del principiante…”
“La fortuna non esiste” – decretò Hermione con convinzione.
Il tono era così serio, così determinato, che Blaise smise di baciarla, rivolgendole piena attenzione.
“Davvero? E allora come hai fatto?” – volle sapere.
Poi sorrise, un sorriso caldo e amorevole. Ed Hermione seppe che – come lei – anche Blaise conosceva già la risposta.
In certi casi la fortuna c’entrava veramente poco. In quel caso specifico, addirittura niente.
Hermione Granger si era spesso tirata indietro, davanti al rischio di perdere.
Quel giorno, aveva deciso di lottare per ciò in cui credeva. Per il ragazzo che amava.
Quello stesso mago che le era stato accanto, rincuorandola con parole gentili o semplici sorrisi.
Lei aveva vinto perché perdere avrebbe significato privarsi di qualcosa di troppo prezioso.
L’aveva visto credere in lei, e questo l’aveva spronata ad andare avanti.
Era stato lui, la sua carta vincente.
Occhi incatenati, assaporarono quell’istante come il preludio di qualcosa che li avrebbe portati lontano. Sugli eventi di quella sera avrebbero costruito un rapporto duraturo, intenso.
Una risata le salì dalla gola, le guance accaldate e un’espressione deliziosamente sbarazzina.
“Oh, sai com’è, avevo giusto un Cacciatore di Cuori nella manica...”




Spazio Autrice:
-nicodora: Blaise in effetti è un personaggio un po' particolare. La Rowling non l'ha dipinto in maniera del tutto precisa, per cui si presta molto bene nelle fic sia come personaggio secondario che come protagonista, dato che offre un certo grado di libertà. E' stato interessante scrivere di lui, anche se ammetto che il mio personaggio maschile prediletto rimane comunque Draco...^_^
-Magical_Illusion: Per te questo aggiornamento non sarà una sorpresa immagino, vero Judy? Le chat mi fanno spoilerare, che ci vuoi fare...piuttosto, spero davvero che questa stupida piccola fic riesca  a strapparti almeno un sorriso, perchè soprattutto in certi momenti sorridere fa bene...un bacione, tesoro!
-Carol87:  Carissima, quanto tempo! Le carte fanno morire anche me, infatti hanno preso praticamente possesso della fic, centuplicando lo spazio che inizialmente mi ero ripromessa di dare loro. La storia di Hermione e Blaise è piuttosto all'acqua di rose, ma miravo a una shot spensierata e leggera, niente di troppo profondo o devastante. Inutile dire che sono curiosa di sapere che pensi di questo capitolo finale. Baci e a presto!
- pai80 - Ci ho messo solo un anno ad aggiornare, che dici, sono in ritardo? Dani, davvero, sto diventando lenta come una lumaca...io ho dovuto rileggermi i primi due capitoli perchè avevo quasi scordato ciò che avevo scritto, per cui m'immagino voi...Sii, buona, spezza una lancia in mio favore e conferma che in linea di massima sono meno fusa di quanto non può sembrare ^_^ Baci, ci sentiamo domani!
-pikappa93: Direi che mi sono presa più del tempo necessario, praticamente è passato un anno. Ma alla fine ce l'ho fatta, ed è questo che conta, giusto? Anche a me Blaise piace molto come personaggio, anche se il più delle volte tendo a usarlo come personaggio secondario, non so perchè...spero comunque che il finale non ti abbia delusa! Baci e a presto!
-Merryluna: MS, se aspettavo ancora un po' la fine di questa fic la leggevi per il tuo ottantesimo compleanno. Draco fondamentalmente è un lumacone, viziato e verdognolo. Siamo noi nelle fic che lo rendiamo un figo da paura, no? Mentre il tuo Blaise, beh la Row non ha lasciato detto un gran che, per cui possiamo immaginarcelo al meglio senza sensi di colpa, credo...Bando alle ciance, ci tenevo a portare a termine questa fic (altrimenti era come averti dedicato una rana verde con 3 zampe invece di 4...voglio dire, quasi non la si può chimare rana).
-Egomet: Ciao! Grazie per la recensione, sono contenta che la fic ti sia piaciuta! Eh già, qui le carte la fanno da padrone! Persino nell'ultimo capitolo! Mi auguro ti possa piacere, come i due precedenti! Baci e a presto! ^_^
-Claheaven: Razza di scionfola introvabile che non sei altro, provare a tenere d'occhio il cell? Il mio pollice verde è una meraviglia, da piccola inaffiavo quelle buffe facce in vendita al supermercato, quelle con i buchini in testa dove crescevano poi i capelli fatti di fili d'erba. Invece di blaterare cose senza senso nelle recensioni (col rischio di scrivere frasi innocenti che vengono ampiamente fraintese, e per le quali ricevo una sfilza di auguri e congratulazioni varie), vedi di muovere il culo e lampeggiare, che abbiamo giusto una genialata dell'ultimo minuto in sospeso, te la ricordi..vero? 'glio enel, pa...
-Kailena1987:  Sara!!! Quanto tempo! E finalemnte rieccomi qui, con Pansy insopportabile come sempre, Hermione in presa a una crisi esistenziale, Blaise figo da paura e un Mazzo di carte fuori di testa. Direi che c'è tutto....^_^ Un bacione, spero di sentirti presto!
-venus: Sere!! Anche io solitamente sono restia ad estendere la lettura a fic non dramione, ma qui Draco sarebbe risultato davvero troppo OOC. Che dire, vi ho fatte aspettare, ne sono consapevole...ma spero che questo capitolo finale sia valso l'attesa! Un abbraccio! ^_^
- lunachan62:  La mia fantasia non ha limiti nel senso che sono da rinchiudere da qualche parte e gettare via la chiave. Davvero una fic delirante, questa, e ne sono pienamente consapevole. Sono contenta che tu abbia apprezzato Pansy, spesso nelle fic risulta difficile caratterizzarla, e anche in questo caso ho la vaga sensazione di averla resa più cattiva di quella che è, ma così richiedeva la storia....grazie della recensione a presto!
-lights:  Terzo e ultimo capitolo, come promesso (ammetto che c'è stato un momento che ho pensato di allungare e farne un quarto, ma poi sono riuscita a rimanere in un numero di pagine tutto sommato ancora accettabili) Spero davvero che ti sia piaciuto, nonostante l'immensa attesa! Baci e a presto!
-Babybutterfly: Hermione non ha mai fortuna, verissimo. Qui però la vittoria era essenziale, anche se lei in primis ha ammesso che la fortuna c'entrava ben poco. Diciamo che per una volta si è staccata dai libri è si è data materialmente da fare per ottenere qualcosa che sognava da tempo! Bacissimi e alla prossima!^_^
-BellaBlack: Pansy ha perso, come avevi giustamente previsto. Il pairing principale ha avuto un poco più di spazio che nel precedente capitolo, considerato che si trattava del finale, ma spero non vi abbia deluso il taglio leggero della fic. Voleva essere una cosa spensierata e divertente, dove ammetto che le carte hanno un filino preso il sopravvento...grazie mille della recensione, a presto!! :)


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