A un passo da noi

di Inathia Len
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Falling in the hole- ***
Capitolo 2: *** 1. The lost Rose ***
Capitolo 3: *** 2. The inside is bigger than the outside ***
Capitolo 4: *** 3. Questions I can't answer ***
Capitolo 5: *** 4. Find how the enemy is ***
Capitolo 6: *** 5. Before it's too late, again ***
Capitolo 7: *** 6. Allons-y! ***
Capitolo 8: *** 7. I used to be your hero ***
Capitolo 9: *** 8. I grew up... you just grow old ***
Capitolo 10: *** 9. To have faith ***
Capitolo 11: *** 10. Trust me, I'm the Doctor ***
Capitolo 12: *** 11. Not anymore ***
Capitolo 13: *** 12. epilogo -farewell- ***



Capitolo 1
*** Prologo - Falling in the hole- ***


PROLOGO






Non ti rendi conto di esserti addormentato ai comandi fin quando non ti svegli di soprassalto, finendo dolorante per terra e con un pomello stampato sulla guancia. Ti massaggi dolente lo zigomo, guardando fuori dal Tardis e stropicciandoti gli occhi.

Dove diavolo sei finito?

Hai appena lasciato Donna sulla Terra, avevi bisogno di riposare e così sei entrato nella tua astronave e poi… bè, ti devi essere addormentato. Ma eri sulla Terra poco fa… o almeno credi. Nel Tardis è troppo relativo per esserne certi. Chissà quanto hai dormito.

Accanto al Tardis vedi sfrecciare un pianetino azzurro che non riconosci, e lo spostamento d’aria fa traballare la tua astronave. Ti aggrappi al sedile e osservi atterrito la destinazione della corsa folle dell’astro che ti ha superato: il nulla, un buco nero.

In preda al panico, una delle poche volte nella tua lunga vita, cominci ad azionare manopole a caso, a spingere pulsanti, a tirare leve qualsiasi, girando attorno alla consolle come una trottola impazzita, ringraziando di non avere passeggeri a bordo.

Eviti per un pelo la collisione con un altro pianeta, che viene inghiottito davanti ai tuoi occhi spalancati. Ti sei congelato in mezzo al Tardis, troppo sbigottito da quello che sta succedendo.

-Mai.Addormentarsi.Ai.Comandi- sillabi, obbligandoti a rimetterti in moto. –Si dorme solo quando il Tardis è ben fermo su un pianeta che non rischia una fine imminente- borbotti, dandoti anche del cretino.

Gli strumenti cominciano a sibilare impazziti mentre tu ti metti le mani nei capelli. La forza di gravità è troppo forte, ti sta attirando sempre più velocemente. Per ora l’hai scampata solo perché gli astri attorno a te erano più grandi…

Ma ora non c’è più nulla.

I tuoi occhi scorgono un qualcosa che credevi di aver dimenticato, un qualcosa che ha il potere di calmarti anche se sei a un passo dalla fine.

Il giacchetto che Rose ha dimenticato nel Tardis tempo fa.

Lo prendi tra le mani e lo stringi forte, mentre qualcosa urta la tua navicella, spedendoti lungo disteso sul pavimento. Chiudi gli occhi, inalando il profumo della giacca -ancora forte, nonostante tutto-, un nome sulle labbra e un volto nel cuore.

Sempre quello, sempre lei.

Rose.

 

 

 

 

 

Angolo della degenerata che si ritiene un'autrice:

Ciaoooo! Innanzittutto, grazie per essere arrivati fin qui, anche solo per aver letto e aver perso un po' del vostro tempo con i miei viaggi mentali :-)

La storia, come ho scritto già nell'intriduzione, è piuttosto semplice ma, allo stesso tempo, anche un po' azzardata. Premetto che, al momento in cui vi sto scrivendo, ho appena iniziato a guardare la quarta stagione quindi qualsiasi informazione su Donna, Rose e la metacrisi me la sono andata a cercare. Per qualsiasi inesattezza, per favore fatemelo notare.

Per adesso vi saluto, sperando che la storia vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla.

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Capitolo 2
*** 1. The lost Rose ***


The lost Rose

 

 

Quando ti rendi conto di essere ancora vivo, tiri un respiro di sollievo e apri gli occhi, lasciando andare la giacca e accarezzandola con le dita mentre ti rialzi.

Buco nero o no, ce l’hai fatta. Al momento, è molto più importante sapere di esserci ancora, piuttosto che domandarsi il come. Sei così sollevato che scoppi quasi a ridere.

Inforchi gli occhiali e cominci a valutare i danni che, per fortuna, non sembrano essere così gravi come credevi. Al massimo in un paio di giorni dovresti essere in grado di andartene da…

Solo in quel momento ti rendi conto di non avere la più pallida di dove sei finito. Dai un’occhiata, mettendo il naso fuori dalla porta, e tutto quello che riesci a notare è che il Tardis è incastrato tra due alti grattacieli e che piove.

Ti rintani di nuovo all’interno, rabbrividendo per il freddo. Quasi inverno in una città con i grattacieli. Bè, sei decisamente a cavallo. L’unica sarebbe uscire sul serio, ma dovresti…

Dovresti cosa? Sei di nuovo solo, puoi fare tutto quello che ti pare, compreso il perdere un bel po’ di tempo a capire dove sei e come ci sei finito, anziché riparare i danni del Tardis e andartene da qualche altra parte. E poi, non sarebbe da te non sapere dove sei. E, con gli strumenti fuori uso, l’unica è fare alla vecchia: uscire e vedere con i propri occhi.

Metti il cappotto e riponi occhiali e cacciavite sonico in tasca, sistemando con cura il giacchetto di Rose al suo posto. Non è il momento.

Fuori l’aria è fredda e ti stringi nella giacca rabbrividendo. Non c’è quasi nessuno in giro, ma quei pochi sono umani. Terra, quindi, e in un futuro nemmeno tanto lontano, visto che le macchine non volano e non ci sono robot in giro. Forse anni 30 del 2000 o poco più. Sorridi a te stesso, fiero del fatto di esserci arrivato così in fretta.

Cammini per strada, studiando il tuo riflesso nel vetro dei grattacieli e, più giri, più ti convinci che quella città sia Londra ma allo stesso tempo non lo sia. Sembrerebbe la City, ma ha qualcosa di diverso rispetto a quella che ricordavi. Certo, è nel futuro, ma… è un qualcosa che non sai spiegare.

E mentre sei lì che ti scervelli, la tua attenzione viene attirata da due ragazzi, un maschio e una femmina, che attaccano dei volantini ai pali della luce, cosa piuttosto insolita per l’ambiente della City. Sono entrambi sulla ventina, forse lui ha qualche anno di più, e si assomigliano vagamente. Il ragazzo ha i capelli biondi leggermente rossicci, un fisico statuario e le spalle larghe, mentre lei è più minuta, ma abbastanza alta, pur in confronto a lui. Porta i capelli castani sciolti sulle spalle e in testa un capello con pon-pon blu. Entrambi hanno un’aria famigliare.

Ti avvicini curioso e vedi che lui ha uno zaino sulla schiena pieno degli stessi volantini che stanno affiggendo, mentre la ragazza li attacca con foga. Uno di quelli le sfugge di mano e ti chini a raccoglierlo.

È per una persona scomparsa da circa un paio di giorni, noti, dando una rapida occhiata alla scritta in grassetto, non facendo troppo caso alla foto.

-Dia qui- dice la ragazza, voltandosi verso di te, guardandoti con un paio di occhi castani identici ai tuoi per espressione e forma. –Per favore, ne abbiamo pochi e ci manca ancora tutta la strada.-

Annuisci incantato, mentre lei lancia un urlo, guardandoti bene.

-Non è possibile- mormora, prendendo il volantino che tu le porgi. –Tu sei morto…-

La guardi inarcando un sopracciglio, mentre lei chiama il ragazzo, che impallidisce a sua volta, vedendoti.

-Scusa, non capisco- dici, confuso.

-Tu sei morto- continua a ripetere lei, arretrando velocemente, trascinando con sé il ragazzo. –Tu sei morto!- grida, lasciandoti solo in mezzo alla strada, in sola compagnia dei volantini.

Solo ora li osservi meglio e quasi ti prende un colpo.

La donna scomparsa è Rose.

 

Stacchi uno dei manifesti e lo osservi più da vicino, le sopracciglia sempre più inarcate, mentre due domande si fanno strada nella tua testa: come cavolo ci sei finito di nuovo in quell’universo parallelo e, soprattutto, perché Rose sembra avere quarant’anni, in quella foto?

Ancora confuso, in particolare dalla reazione della ragazza, ti metti al loro inseguimento. Per aver detto quello che ha detto, deve sapere chi sei, anche se ne deve avere un concetto un po’ ambiguo, dato che ti crede morto.

Li vedi svoltare poco più avanti in direzione del Tamigi, verso la fermata della Tube.

-EHI! Ehi fermatevi!- gridi, ottenendo l’effetto completamente opposto, facendoli correre ancora più forte.

Fortunatamente non c’è quasi nessuno per strada, essendo quasi sera, perché se no ti saresti dovuto scusare con un bel po’ di persone. Tagli per una via laterale e finisci addosso ai due mentre ancora stai gridando loro di fermarsi. Finite tutti e tre per terra in un groviglio di gambe e proteste. Non appena si rendono conto di quanto è successo, si affrettano ad alzarsi, sperando di rimettersi a correre.

-NO!- urli, aggrappandoti alla giacca della ragazza.

-Lasciami andare, lasciami!- scalcia lei, tirata dal compagno.

-Vi prego, dovete dirmi che succede! Perché Rose è su quel volantino? Che le è successo?-

I due si guardano atterriti, ma tu non accenni a lasciare la ragazza.

-Vi prego- li implori a denti stretti.

-Tu sei morto- ricomincia lei.

-Sì, questo lo hai già detto, ma cosa vuoi dire…?- ma ti interrompi. –Come ti chiami, come vi chiamate?-

-Cassandra Smith e lui è Tony Tyler, mio…-

-Zio- completi tu, lacrime di incredulità agli occhi.

-Cassie, credi sia una cosa furba da fare, presentarsi a questo squilibrato?- interviene Tony, stringendola protettivo.

-Tony, ma lui è…-

-Non sono chi credi che tu sia, Cassie- le dici serio, guardandola in quegli occhi così simili ai tuoi ma che hanno anche tanto di Rose.

Ora sai chi è, sai perché ti somiglia tanto. Deve essere la figlia dell’altro te, di quel John Smith che è rimasto con Rose… poco tempo fa.

-Che anno è?- chiedi, sollevando un sopracciglio.

-Siamo nel 2033- ti risponde Tony. Lui somiglia così tanto a Rose che quasi ti abbaglia.

Quindi anche nel “mondo di Pete” il tempo va avanti come pare a lui.

-John è morto un anno fa- riprende Tony, -ed era uguale a te come una goccia d’acqua. Se non sei lui, come è piuttosto ovvio, chi sei?-

-Sono il Dottore.-

-Il Dottore chi?- insiste lui.

-Il Dottore e basta- risponde Cassie per te, parlando come in trance.

 

 

Angoletto della maniaca scrittrice:

ecco il primo capitolo, come promesso alle due sante donne che mi hanno fatto la grazia di recensire il prologo. da ora in avanti aggiornerò una volta alla settimana, circa nel week end.

passando al capitolo, spero vi piaccia, perchè io adoro quel chiacchierone di Tony e Cassie...

Niente, in realtà non ho molto da dirvi, se non che spero mi lascerete un parere piccino picciò, giusto per farmi sapere se devo ritirarmi dalla faccia della Terra oppure posso restare ancora un po'.

ps: se vi siete chiesti che faccia possano avere Tony e Cassie, io li ho immaginati come gli attori Bradley James (Artù di Merlin, se qualcuno seguiva quella serie) e Anna Paquin (la Rogue della trilogia X-Men).

un bacio

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Capitolo 3
*** 2. The inside is bigger than the outside ***


The inside is bigger than the outside





Farti seguire fino al Tardis non è difficile. Cassie, da degna figlia di sua madre, arriva persino a convincere Tony. Entrambi sostengono di non aver mai sentito parlare di te, ma la sicurezza di Cassie nel dire il tuo nome... E poi è possibile che Rose non abbia mai accennato a te?

-Tuo padre, John Smith, come ha conosciuto Rose?- chiedi, curioso di sentire come è stato descritto l'incontro con il tuo “doppio”.

-Al negozio dove lavorava mamma. Lui era andato a comprare delle camice e a lei avevano cambiato il turno, di solito non stava nel reparto da uomo- racconta Cassie, mentre Tony annuisce e tu inarchi un sopracciglio.

Una storia più noiosa non se la poteva inventare. Certo, sarebbe stato difficile spiegare a una bambina la verità, ma Cassie non è più piccola, avrà circa la stessa di età di Rose quando l'hai incontrata per la prima volta.

-Papà l'ha invitata a pranzo e poi ha continuato a mandarle fiori in negozi, tutti i giorni... Un anno e mezzo dopo si sono sposati e sono nata io- conclude Cassie.

-Ora, ti dispiacerebbe spiegarci perché sei la copia sputata di John e, per di più, più giovane?- interviene Tony, mentre Cassie non riesce a toglierti gli occhi di dosso.

Non rispondi e svolti a sinistra, la bocca che si apre in un sorriso spontaneo alla vista del Tardis.

-Tattaratà!- canticchi, aprendo la porta.

Tony ti guarda scettico e cerca di trattenere Cassie, che si divincola e ti segue all'interno. Il suo sguardo stupito ti riporta indietro di anni -di una vita, quasi- a quando fu Rose a varcare quella soglia.

-L'interno è più grande dell'esterno!- sussurra Cassie, mentre Tony si guarda attorno incredulo. Non si fida di te, è palese, e ha paura per Cassie. Sembra quasi il fratello maggiore, piuttosto che lo zio, per come si comporta...

-Allora, ditemi di Rose, cosa le è successo?- chiedi, sedendoti e lasciando posto a Cassie, mentre Tony rimane in piedi, protettivo, una mano sulla spalla di Cassie.

-È scomparsa da due giorni. Non è tornata a casa da lavoro. All'inizio credevo si fosse fermata fuori con delle amiche, ma quando anche la mattina dopo...- comincia, ma poi la voce si affievolisce.

Ti muovi in avanti per consolarla, ma Tony è più veloce.

-Forse posso aiutarti- dici e il sorriso che lei ti rivolge è meraviglioso. Anche se ti causa parecchia confusione il fatto che ti somigli così tanto...

-Perché lo faresti? Tu non conosci noi, noi non conosciamo te. Vuoi darci qualche spiegazione, cavolo? Chi sei?- sbotta Tony, facendo sobbalzare Cassie e distogliendo i vostri sguardi.

-Sono il Dottore.-

-Oh, questa sì che è una risposta. Perché conosci mia sorella, perché somigli così tanto a John che, detto tra noi, è morto da un anno? Chi.Sei!-

-Ho conosciuto Rose qualche tempo fa. Lei aveva diciannove anni, io qualcuno di più- ridacchi perso nei ricordi, facendo spuntare un sorriso a Cassie, -e abbiamo viaggiato insieme... per un po'.-

-Viaggiato?- chiede Cassie. -E come, dove?-

-Con il Tardis. È un'astronave.-

-Quindi questo fa di te...- mormora Tony.

-Un alieno, sì. Anche se preferirei Signore del Tempo, se proprio Dottore non vi entra in testa.-

-Puoi viaggiare anche nel tempo?- domanda Cassie, gli occhi che le brillano. -Allora puoi vedere che cosa è successo alla mamma!-

Sentire qualcuno che ti somiglia tanto chiamare Rose “mamma” fa perdere qualche battito ai tuoi cuori.

-Mai intervenire sulla propria linea temporale- dici categorico, avvertendo una strana malinconia quando il sorriso di Cassie si spegne. -Ti assicuro che è meglio di no.-

-Quindi, quello di cui stai cercando di convincerci è che mia sorella ha viaggiato con un alieno per anni, alieno che è identico a suo marito, in un'astronave a forma di cabina del telefono blu?-

-Esatto- confermi, sorridendo.

-E perché non viaggiate più?- chiede Cassie, scrutandoti con quegli occhi così simili ai tuoi.

-Ci sono state... complicazioni- mormori e loro capiscono che non è il caso di insistere.

-E ci potresti aiutare davvero?- riprende Tony.

-Precisamente- rispondi, strizzando l'occhio a Cassie. -E così tu sei la figlia di John?- chiedi poi.

Lei annuisce, tirando fuori una foto dal portafoglio. Ci siete tu -o meglio, John- e Rose che tiene in braccio un fagottino avvolto in una coperta rosa. Entrambi sorridono splendenti.

-Questa l'ha scattata la nonna quando sono nata.-

Ti vengono le lacrime agli occhi. Hai sempre saputo che Rose sarebbe stata felice con John, ma non che si sarebbero costruiti una vita insieme così presto... una vita dalla quale avrebbero escluso anche il tuo solo ricordo.

-E Rose, John... nessuno di loro vi ha mai detto di me? Nemmeno Jackie o Pete?- chiedi, la voce rotta e lo sguardo vitreo.

Cassie e Tony scuotono la testa.

-Mamma e papà sono sempre stati piuttosto riservati. Raccontavano pochissimo, a parte il loro incontro. Non conosco nemmeno i miei nonni paterni. Però... una volta all'anno facevano un viaggio, da qualche parte a nord. Non mi hanno mai portato, né hanno mai detto dove...-

-Baia del Lupo Cattivo- mormori.

-Come?- chiede Tony.

-La Baia del Lupo Cattivo, è lì che andavano, ne sono piuttosto certo.-

-E tu come lo sapresti?-

-Perché è lì che siamo stati insieme, per l'ultima volta.-







Angolo di una decerebrata in fuga dal manicomio 
Qualche parola dell'autrice



Saaaaaalve :) scusate per il finale tristissimo, ma Ten è fatto così. è capace di passare dal masssimo della felicità alla più cupa disperazione in un attimo (soprattutto quando si tratta della "sua" Rose). Ma a parte ciò, che ne pensate? è un capitolo un po' di passaggio, dove Cassie e Tony esigono le dovute spiegazioni sull'identità del Doctor, ma lui non è ancora disposto a dire più di tanto... Parlare di Rose con sua figlia e suo fratello gli mette taaaaaanta tristezza, soprattutto sapendo che lei al momento è scomparsa :(
Ringrazio le due anime pie che hanno recensito lo scorso capitolo, le quali mi fanno sentire un po' meno pazza (o almeno una pazza in buona compagnia) e le brave persone che ricordano/seguono o leggono e basta.
Fatemi sapere che ne pensate, un bacio <3

ps: qualcuno di voi segue anche Sherlock della BBC?

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Capitolo 4
*** 3. Questions I can't answer ***


Questions I can't answer




Uno strano silenzio cala nel Tardis. Cassie si è raggomitolata sul sedile, le braccia strette al petto e gli occhi sbarrati; Tony, alle sue spalle, cerca di tranquillizzarla accarezzandola nervoso; tu, infine, cammini su e giù, misurando a grandi passi lo spazio, la fotografia ancora stretta in mano.

-Questa cosa della Baia, il fatto che è lì che “siete stati insieme, per l'ultima volta”, centra con il fatto che sei identico a mio padre?-

-A essere precisi, è lui che era identico a me- puntualizzi.

-Sei tu mio padre? Cioè, in realtà non sei morto ma...uhm... viaggi nel tempo? Perché se è così meglio che tu me lo dica adesso, così ti picchio un po’ e poi torniamo a casa.-

-E avrei lasciato Rose?- chiedi, scandalizzato. -Non lo avrei mai fatto, mai!-

La domanda rimane incastrata nei suoi occhi, ma non te la fa. È Tony, a parlare.

-Sei un parente di John, quindi?-

-Possiamo dire che lui era una parte di me. Era rimasto con Rose perché io non potevo.-

Torna il silenzio, ma sanno che non dirai di più. Anche se dopo di lei sono venute Martha e Donna, Rose è speciale... lo sarà sempre. E quindi ignori gli sguardi confusi di Tony e la domanda negli occhi di Cassie.

Non puoi dirle perché, non puoi raccontare come sei riuscito a perderla anche quando l'avevi ritrovata.

-Ci aiuteresti davvero, quindi?- chiede, inaspettatamente Tony.

-Certo.-

-E allora puoi anche tenerteli, i tuoi segreti. Ognuno ne ha e non sta né a me, né a Cassie giudicarti. Finché sei dalla nostra parte, non mi interessa. Però, devi giurarmi che farai tutto il possibile per trovarla. Questo puoi farlo?-

Annuisci lentamente, stupito da questo cambio improvviso di opinione.

-E puoi anche giurarci che quello che hai detto, che ci hai raccontato, è tutto vero?-

-Sì, certo.-

-Bene, allora siamo amici, Dottore- e senti la maiuscola mentre ti chiama con un rispetto tutto nuovo. Gli stringi la mano sorridendo, mentre anche Cassie si rilassa.

-Bene, direi che ci possiamo mettere all'opera. Portatemi a casa di Rose.-

 

È una villetta unifamiliare su due piani, beige, con il giardino curato, la casa di Rose. Non ce la vedi granché a fare la mogliettina, questa Rose sembra essere una donna completamente diversa dalla ragazzina che avevi conosciuto tu. Cerchi di immaginartela che aspetta John la sera, che gli prepara la cena mentre la piccola Cassie finisce i compiti e accende la tv, oppure mentre organizzano le vacanze, caricano la macchina e partono, cantando insieme alla radio...

Ti sfugge una smorfia. No, quella non più la tua Rose Tyler, la compagna del Dottore, questa è Rose Smith, moglie e madre.

-È qui?- chiedi, alzando il bavero del cappotto per il freddo. Ormai è sera, quasi ora di cena.

Cassie annuisce e apre il cancelletto, entrando seguita da Tony.

-Carino- mormori, cercando di nascondere il sarcasmo, lanciando un'occhiata ai fiori sui davanzali.

La casa, all'interno, è spaziosa e accogliente. Sulla destra c'è un salotto con divani bianchi e un lungo tavolo da pranzo in legno scuro, mentre a sinistra la cucina dai mobili blu e una piccola penisola con sgabelli i cui copri cuscini hanno tutta l'aria di essere stati fatti a mano. Preghi che sia opera di Jackie, perché una Rose con ago e filo in mano è l'ultima immagine che vorresti nella tua testa.

Dai un'occhiata in giro, ma quello che vedi ti fa male. Ovunque ci sono foto di loro tre in giro per il mondo, sorridenti e felici. Un chiaro esempio di come sarebbe potuta essere la tua vita se non fossi stato quello che sei. Vedi Rose cambiare pettinatura nel corso degli anni, mentre delle piccole rughe si espressione si disegnano intorno agli occhi e alla bocca; vedi Cassie crescere e diventare la bella ragazza che stai conoscendo; vedi John invecchiare e per un attimo ti manca il respiro. Quella è davvero un'avventura che tu non potrai mai avere.

L'unica e la più desiderata.

-Quella è del loro anniversario di matrimonio, l'abbiamo scattata un anno fa. E pensare che solo un mese dopo...- comincia Cassie, ma la sua voce si spegne. Si avvicina e ti porge una foto dalla cornice elaborata. Rose e John sono abbracciati e sorridenti in un ristorante.

-Molto bella- mormori, ridandole la foto, degnandola appena di uno sguardo. Meglio non pensarci troppo, meglio non pensare a come sarebbe potuto essere se solo... -Immagino le stanze da letto siamo di sopra- dici, giusto per aprir bocca.

-Credi sia stata rapita qui?- chiede Tony, ricomparendo dalla cucina.

-No... Cioè si... Aaah!- sbotti, lasciandoti cadere su un divano, le mani tra i capelli. -Ho bisogno di pensare.-

-Vado a preparare qualcosa- dice Cassie, tirandosi dietro Tony.

Dopo esserti stropicciato gli occhi, tiri fuori il cacciavite sonico e cominci a guardarti intorno, cercando di ignorare le varie fotografie e i bisbigli che arrivano dalla cucina. Passi in rassegna tutto il salotto, concentrandoti in particolar modo sulle finestre e la porta, ma non trovi nulla. Frustrato, prendi la giacca e vai fuori a controllare il cancelletto, anche se ha cominciato a piovere. La pioggia ti piace, ha sempre avuto un effetto calmante su di te, ma questa volta non funziona.

Dove cavolo è finita Rose e chi, nel caso, aveva interesse a rapirla? C’entra per caso il suo passato con te, è per quello che non ne parlava con nessuno?

Dai un calcio al cancelletto, frustrato, e ti metti in ginocchio anche a controllare il marciapiede, mentre la pioggia ti entra nelle ossa.

-Non è una gran bella serata da passare all'aperto.-

 È Cassie, uscita di casa, che ti copre con un ombrello rosso e ti sorride.

-Dici?- chiedi, alzandoti.

-Devi tenere molto a mia madre- commenta Cassie, lasciando la frase in sospeso come a invitarti a dire di più.

-Pensavo avessimo un patto- dici, agitando il cacciavite sonico sotto il suo naso.

-Chiedo scusa- alza le mani lei, -ma sono un tipo curioso. Papà diceva sempre che gli ricordavo la mamma quando l'ha conosciuta.-

Fai un respiro profondo mentre lei ride. Non può capire il senso profondo di quella frase, non può capire quanto sia vera, quanta nostalgia ci sia in quelle parole...

-Confermo- mormori.

-Ho qualche speranza che mi dirai qualcosina in più?-

Tu scuoti la testa, ma il suo sorriso non si spegne. Se fisicamente assomiglia molto a John, le espressioni, il carattere e il sorriso sono tutti di Rose. E questo rende doloroso guardarla.

-Meglio rientrare, ho lasciato Tony ai fornelli. E poi, ti beccherai un malanno. Mi sembra che mamma abbia ancora un vecchio completo di papà, puoi cambiarti con quello mentre i tuoi vestiti si asciugano.-

-E come mai ha tenuto solo un completo?-

-Ha detto che papà lo indossava quando si sono conosciuti.-

 

Cassie ti porta il vestito in una busta impolverata e poi ti indica il bagno al piano terra, dicendoti che ti aspettano in cucina.

Il bagno non è enorme, ma per rinfrescarti e cambiarti va benissimo. Salta subito all'occhio che è destinato agli ospiti: troppo ordinato e curato per venire usato tutti i giorni. I bagnoschiuma sono disposti per sfumature cromatiche accanto agli shampoo intorno alla vasca da bagno e gli asciugamani, freschi di bucato, sono piegati e pronti per essere usati. Il tutto sembra essere uscito da una pubblicità, non avresti mai potuto dire che in questa casa ci vive Rose se prima non lo avessi saputo. Ma forse, è questo quello che gli esseri umani intendono col "crescere e mettere su famiglia".

Ti liberi in fretta dei vestiti bagnati e ti lasci inondare dal getto di aria calda, cercando di raccogliere le idee, lasciando fuori scale cromatiche e asciugamani.

Che cosa sai?

Rose è scomparsa da due giorni, tre, quasi, ed è piuttosto probabile che sia stata rapita, dato che non aveva nessuna motivazione per sparire dalla faccia della terra senza uno straccio di biglietto d'addio. Anche se la mancanza di una richiesta di riscatto, ad oggi, ti preoccupa. Chi potrebbe aver interesse nel rapire una commessa vedova con una casa in periferia? E poi, non hai rilevato nulla di anomalo: tutte le finestre erano chiuse dall'interno, la porta non è stata forzata, il cancelletto è a posto... Eppure senti che ti sta sfuggendo qualcosa, come se tutto quello che hai visto, la bella casa, la vita tranquilla... come se tutto fosse una copertura. Ma da chi, da cosa si sarebbero dovuti nascondere John e Rose?

Chiudi l'acqua e ti asciughi velocemente. Come avevi immaginato, il completo è quello blu della Baia del Lupo e ti sta come una seconda pelle, anche se ti mette addosso una strana malinconia. Rose non ha messo tutto da parte, dopo tutto... Ti passi una mano tra i capelli bagnati, arruffandoli ancora più del solito, e poi raggiungi Cassie e Tony per cena.

È tempo di pensare a un piano serio per ritrovare Rose.

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Capitolo 5
*** 4. Find how the enemy is ***


Find who the enemy is


Finita la cena vi sedete in salotto e le chiacchiere leggere lasciano presto il posto a sguardi stanchi. È stata una giornata lunga, per loro come per te, ma sapete che domani non sarà da meno.
-Mi sembra di capire che non hai trovato nulla con quel tuo cacciacoso sonqualcosa...- comincia Tony.
-Cacciavite sonico- puntualizzi. -Comunque, hai ragione, è tutto nella norma. Anche se c'è qualcosa che non torna, ci pensavo prima- dici, per poi cambiare bruscamente argomento. -Da quanto tempo vivete qui?- chiedi, girandoti verso Cassie.
-Ci siamo trasferiti che ero molto piccola.-
-Trasferiti?-
-Sì, prima mia sorella e John stavano con noi, ma poi quando è nata Cassie hanno preferito venire a vivere qui.-
Inarchi un sopracciglio. Hai ben presente la villa di cui parla Tony e ci sarebbero camere in abbondanza per l'intera popolazione londinese e, sospetti, avanzerebbe ancora dello spazio. Non sarebbe stato difficile, quindi, per loro, abitarne una parte, non avevano bisogno di cercarsi un'altra casa. E se avessero voluto davvero nascondersi nell'anonimato? Una casetta in periferia uguale a tante altre, un lavoro semplice e poche ambizioni... In questo mondo sono circa venti anni che Rose non viaggia più con te, ma possono essere collegate le due cose? Possono aver preso lei per arrivare a te? Oppure si tratta di qualcosa di più semplice, tu non centri affatto e questi sono solo tuoi viaggi mentali? Eppure... rimane questo chiodo fisso…
Improvvisamente Cassie si alza e sparisce di sopra, come illuminata. Torna dopo poco stringendo una piccola scatola che ti porge. La guardi interrogativo, anche se la carta che la ricopre è di un blu così simile al Tardis che ti si stringe il cuore. Rose non ti ha tagliato fuori perché voleva, ma perché doveva... Amava John, ma lui non era esattamente te.
-È di mamma. Ricordi quando ci siamo incontrati e io sapevo che tu sei "il Dottore e basta"? Mamma non aveva mai accennato a te, ma io ricordavo qualcosa...-
La incoraggi a continuare mentre apri la scatola. Dentro, in mezzo a vari oggettini -tutti souvenir dei vostri viaggi- e foto, ne scorgi una che ti fa salire le lacrime agli occhi. Ricordi quando è stata scattata, era il compleanno di Jackie, il quarantesimo, e Rose ti aveva obbligato a partecipare. Bè, non che ci avesse messo molto a convincerti, al suo sorriso non hai mai detto no. Eravate andati in un ristorante in riva al mare e, finito il pranzo, dopo i regali, eravate andati a fare due passi in spiaggia, complice la bella giornata. E poi Jackie aveva scattato a tradimento, immortalando il tuo fallito tentativo di buttare Rose in acqua. L'avevi presa tra le braccia ed eravate così vicini...
Rimetti la foto nella scatola -notando che è l'unica di voi due insieme- con ancora il suono della sua risata nell'orecchio.
-Quello sei tu, vero?- chiede Tony, sbirciando la foto da sopra la tua spalla.
-Io pensavo fosse papà. Quando ero piccola, una volta, mi ero arrampicata nel suo armadio, "in esplorazione", e avevo fatto cadere tutte le scatole che teneva in alto. Questa si era aperta e la foto era scivolata fuori. Io pensavo fosse papà, te l'ho detto, ma dietro c'è scritto: "Il Dottore", lì, in quell'angolo, vedi? Allora sono andata dalla mamma, chiedendole chi fosse quell'uomo che assomigliava tanto a papà ma non lo era, e lei mi rispose...-
-Il Dottore, il Dottore e basta- completi tu in sussurro, come in trance. -Posso tenerla?- chiedi, poi, vincendo il magone.
Cassie annuisce, sorridendoti comprensiva e curiosa allo stesso tempo.
-Tu non le vuoi solo "bene" e lei non è stata solo "la tua compagna", vero?-
-No, Rose è molto di più.-
-E allora perché...?- comincia Tony, ma Cassie lo interrompe con un cenno della mano, notando le lacrime che luccicano nei tuoi occhi. -Giusto, fatti tuoi- si zittisce, alzando le mani in segno di resa. Ma la curiosità brucia ancora nei suoi occhi, come in quelli di Cassie. Hanno notato l'uso del presente, l'intensità del tuo tono...
Ti passo una mano tra i capelli, lanciando un'ultima occhiata alla foto prima di metterla via.
Poi, l'illuminazione.
-Posso dare un'occhiata alla spazzatura?-
 
Dopo due minuti siete fuori sotto la pioggia, tu che frughi tra i cassonetti e Cassie e Tony che reggono gli ombrelli, lanciandoti strane occhiate.
-Ah-Ah! Lo sapevo, lo sapevo!- emergi, stringendo un pezzo di carta e guardandoli come un folle.
Poi rientri in casa, seguito a ruota dai due, troppo confusi persino per fare domande. Il che è un record, per Tony.
In cucina, distendi la lettera, sagomandola con le mani.
-Sono un genio, lo so, non siate timidi e applaudite- dici, sorridendo smagliante. -Su, applaudite!-
Cassie e Tony accennano un timido applauso, sempre più confusi.
-Perché ti dobbiamo applaudire?-
-Perché ho risolto tutto- rispondi. -Anche se, in realtà, c'è ben poco per cui essere felici- dici, rabbuiandoti di colpo.
-Di cosa si tratta, perché quel foglio è così importante? Non c'è nulla!- interviene Cassie.
-Se ignori le macchie di succo di frutta- commenta Tony, storcendo il naso e facendo ridere Cassie.
-Cosa sia nello specifico, non lo so, ma posso dirti con esattezza cosa NON è: una bolletta della luce- dici, sventolando la busta che hai trovato.
-E allora come fai a dire di aver risolto la cosa?- sbotta Tony, chiaramente stanco del tuo divagare. E non ha tutti i torti, ormai è notte fonda.
-Questa è una specie di carta psichica. Prima che me lo chiediate, la carta psichica è un pezzo di carta come questo, ma molto più potente, che fa credere alla persona che lo legge che tu sia chi dici di essere- spieghi sbrigativamente. -Questa, invece, era una specie di carta ipnotica. Dopo che è arrivata questa "bolletta", Rose si è comportata diversamente?- chiedi, rivolgendoti a Cassie.
Lei reprime uno sbadiglio e ti risponde.
-Non mi sembra. Solo... Era un po' più distratta, sì. Tendeva a dimenticarsi le cose, andare in una stanza e non ricordarsi perché ci era entrata, tornava dalla spesa senza buste... Cose così. Pensavo fosse solo perché si stava avvicinando l'anniversario di… papà- dice, finendo la frase in un sussurro.
-E invece no!- esclami. -Era colpa di questo gioiellino. Ah, carta ipnotica, quanto tempo che non ne vedevo una!-
-Quindi la bolletta l'ha ipnotizzata e convinta a scappare di casa?- interviene Tony. -Senti, solo perché crediamo alla faccenda dei viaggi nel tempo non significa che siamo due completi imbecilli. Perché quella carta non funziona su di noi?-
-Perché Rose, prima di sparire, l'ha resa inutilizzabile. Vedi quello strappo? Evidentemente si è resa conto di quello che stava succedendo e aveva cercato di non coinvolgere Cassie e te, rovinandola e buttandola nella spazzatura. Ma ormai era stata ipnotizzata e, due giorni fa...-
-Ma chi è stato, chi poteva avercela con lei?-
-È tecnologia aliena e solo un popolo la usa- dici, rabbuiandoti.
-Chi?- chiede Cassie, sporgendosi in avanti.
-Dalek- mormori.
 

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Capitolo 6
*** 5. Before it's too late, again ***


Before it's too late, again



Tornare al Tardis, varcare di nuovo quella soglia, è come una boccata d'aria fresca dopo tanto tempo nella sauna. Ti sfugge un sorriso, la solita smorfia sghemba che solo il Tardis riesce a farti comparire sul viso.

Ma adesso non è il momento di perdersi in fantasie. Ti metti al monitor e cominci a digitare una serie di numeri e lettere, sperando che la combinazione giusta ti dica qualcosa sulla posizione della nave Dalek. Ancora non hai ben chiaro "come" vogliamo servirsi di Rose, ma hanno sempre avuto un occhio di riguardo per lei, da quando, da Van Statten, diede nuova energia all'ultimo dei Dalek. Ricordi anche, però, che quel Dalek mal sopportò il contatto e, dopo un primo momento di pura gioia omicida, tutta urla e spari, morì naturalmente, a causa della contaminazione. Quindi, come potrebbe essere utile Rose?

Mentre sei al monitor, Cassie e Tony danno un'occhiata in giro, cosa che non hanno avuto tempo di fare ieri. Lanci loro un'occhiata ogni tanto, giusto per controllare che non facciamo danni, ma poi torni a concentrarti.

-Questo è quello che credo che sia?-

La voce di Tony ti riscuote. Alzi lo sguardo e vedi che sta indicando la giacca di Rose, appesa accanto alla tua.

-Nell’etichetta interna c’è scritto il nome di mia sorella.-

Lo ignori e continui a digitare. Il Tardis è ancora debole a causa dell'atterraggio di emergenza e ci sta mettendo più tempo del solito.

-Perché tieni la giacca di mia sorella di fianco alla tua?-

-Tony, sono un attimo impegnato...- lo avvisi. -Non adesso.-

-Ma perché non ci vuoi dire nulla? Lo sappiamo, avete viaggiato insieme per...?- comincia, sperando che tu finisca la frase. In tutt'altro contesto avresti apprezzato la curiosità Tyler, ma al momento il suo chiacchiericcio ti ricorda Jackie e non è proprio il massimo.

-Due anni- borbotti, dando una gran pacca a una leva che si era incastrata. -Oh, avanti!-

-Oooh, due anni è un sacco di tempo.-

-Tony, davvero. Per quanto sia il tipo che non disprezza fare due chiacchiere, per quanto sia io stesso piuttosto prolisso, di solito, ti assicuro che questo non è il momento!- esclami, riparandoti da uno sbuffo di vapore.

-Cavolo, stai calmo. Posso aiutarti?- chiede, affiancandoti.

-Pigia quel pulsante là e poi tieni giù quella leva- lo istruisci, sperando che stia zitto.

Finalmente cala il silenzio. Cassie è da qualche parte di là, probabilmente impegnata a provare qualsiasi abito le capiti sotto mano. Infatti, dopo qualche istante, eccola che ricompare in puro stile vittoriano. È lo stesso abito che si era messa Rose quando avete incontrato Dickens... Ma quel rosso scuro, a essere sinceri, sta meglio a Cassie. Vi sorride e fa un piccolo inchino.

-Come sto?-

Le corri in contro e le fai fare una giravolta, sorridendole.

-Qualcuno ha trovato il guardaroba- la prendi in giro. Cassie ride e tutto il resto ti appare distante. Tony alle prese con le valvole del Tardis e le sue domande irritanti, i Dalek, Rose... Sì, persino Rose è lontana e appannata quando c'è Cassie.

-Posso lasciare, qui?- chiede Tony.

Tony, sempre lui.

Ti allontani a fatica, rimettendo una certa distanza tra te e Cassie.

-Sei bellissima- le sussurri. -Ma ora vatti a cambiare, è meglio. Su, allons-y!-

Quando lei scompare di nuovo, ti giri verso Tony.

-Mi devi aiutare- dici, tirandotelo vicino.

-Mi sembra che tu te la stia cavando benissimo anche senza il mio aiuto- è il suo commento acido.

Lo guardi confuso, poi realizzi.

-No, è esattamente il contrario! Cassie deve rimanere qui, sarebbe troppo pericoloso portarla con noi.-

Tony ti guarda un attimo stralunato, poi gli si accendono gli occhi.

-Adesso sì che ragioniamo. Solo, non sarà facile. Cassie sa essere piuttosto ostinata.-

-Potremmo mandarla a casa a prendere qualcosa. E, non appena esce, sigilliamo l'entrata e partiamo.-

-Hai già individuato la posizione dei... cosi?-

-Dalek. Sì, credo potremmo farcela. Atterreremo nella loro astronave, troveremo Rose e torneremo indietro prima che Cassie si sia resa conto che non ci siamo più- concludi, sorridendo speranzoso che il tuo piano gli piaccia.

-Si può fare- concorda Tony, annuendo lentamente.

-Che borbottate, voi due?-

Cassie è tornata, di nuovo in jeans e maglione.

Vi guardate con aria colpevole e sorridete forzatamente.

-Niente- rispondete in coro, risultando piuttosto ridicoli. Cassie vi guarda e scoppia a ridere.

-Bene. Quindi che ci fa?-

Tu la fissi imbambolato mentre si aggira intorno alla consolle. Mille immagini si affollano nella tua testa: Rose la prima volta nel Tardis, Martha che decide la nuova destinazione, Donna... Forse sei solo da troppo tempo. Forse Cassie potrebbe aver voglia di venire con te, quando tutto questo sarà finito. Forse, il Tardis sapeva esattamente cosa stava facendo, quando ti ha fatto atterrare ieri nella City.

-Dovresti andare a casa a prendere la carta ipnotica- dice Tony, riportandoti al presente.

Forse quei "forse" devono rimanere solo ipotetici, forse è meglio così.

-È vero, ti serve?- chiede lei, girandosi verso di te.

Le fai un sorriso colpevole.

-L'ho dimenticato in cucina- dici, stringendo, in realtà, in foglio in tasca.

-E non può andarci Tony?-

-Serve qui. Forza maschia- scherzi, ma non stai ridendo.

Cassie vi lancia un'occhiata dubbiosa. Non è convinta, evidentemente ha fiutato qualcosa.

-Non state pensando di scaricarmi, vero?-

-Noo!- è la vostra risposta poco colpevole.

-E Tony serve qui?- ti fa il verso, inarcando un sopracciglio.

-Assolutamente.-

-Bene, allora puoi venire tu, con me, Dottore- dice, trasudando sarcasmo da ogni sillaba.

-Oh, cavolo!- esclami, lasciando perdere la posa da duro che stavi provando ad assumere.

-Mi spieghi perché continui a volermi lasciare indietro?- chiede spazientita. I suoi occhi lanciano lampi pericolosi e Tony sembra aver capito di dover stare zitto.

Ti passi una mano tra i capelli, mentre il tuo sguardo corre spontaneamente alla giacca di Rose, che è ancora appesa accanto alla tua. Cassie se ne accorge, ovviamente.

-Quando mi spiegherai che cosa è successo? È di mia madre che stiamo parlando, non di una sconosciuta qualsiasi. E non mettere in mezzo quella cavolata del "patto", perché, a voler essere precisi, io non ho stretto la mano di nessuno, io non centro nulla. Ti ho rispettato, fino ad ora, "ognuno ha i suoi segreti" e sono d'accordo. Ma non mi sembra di averti fatto una domanda difficile. Perché?-

Cala il silenzio, ma Cassie non abbassa lo sguardo. Vuole una risposta ed è anche piuttosto lecito, trattandosi di Rose, di sua madre. E poi lei è stata la prima a sostenerti, a crederti, basandosi praticamente sul nulla. Ti scopri a volergliene parlare, vuoi che lei sappia, che capisca... ma non sei pronto, non davvero. Perché per tutto questo tempo, da quando hai perso Rose, non hai fatto che rimpiangerla, provando a rimpiazzarla.

Senza successo.

Ma Cassie non è una qualsiasi, Cassie è diversa. Forse perché è la figlia di Rose, forse perché, molto alla lontana, è una parte di te.

-L'ho persa- è il tuo unico sussurro, doloroso.

Cassie vacilla, ma non molla. Tony spalanca la bocca, ma non esce alcun suono.

È bastato il tono.

-Come?- sussurra Cassie, facendosi vicina e prendendo le tue mani tra le sue.

Ma tu non la guardi, il tuo sguardo è perso nella tua mente, nei ricordi. Una lacrima scivola fino al mento e sei di nuovo sulla spiaggia, alla Baia del Lupo Cattivo, di nuovo a quel maledetto giorno. Rose è davanti a te che grida il suo amore a un fantasma, mentre tu scompari... Proprio quando l'avevi ritrovata.

-L'amavo. E lei non lo ha mai saputo. È stata tutta colpa mia, tutta colpa mia...-  il tuo lamento si interrompe.

Torni al presente, gli occhi fissi in quelli di Cassie. È così vicina, così bella...

"Baciala" ti dice la tua mente, in un urlo muto di desiderio. "Baciala prima che sia troppo tardi anche con lei!"

E tu lo fai.

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Capitolo 7
*** 6. Allons-y! ***



Allons-y!


Il tuo campo visivo è occupato solo dal sorriso di Cassie e sei certo che stai sorridendo a tua volta. Vuoi baciarla ancora, di nuovo, sempre e per sempre... ma non è il momento. C'è Rose da salvare, una "resurrezione" Dalek da fermare. Ci sarà tempo per il resto.

Tony si schiarisce la voce, imbarazzato, facendovi girare verso di lui. Il tuo sguardo incrocia il suo e dentro ci leggi un "se proprio non potevi farne a meno" rassegnato e il tuo sorriso si allarga.

-Prossima destinazione: astronave Dalek!- esclami, impostando le coordinate e tirando leve e premendo pulsanti e bottoni, con Cassie che ti segue ridendo affascinata, mentre il Tardis parte con uno scossone.

-Tenetevi a qualc...- cominci, ma siete tutti gambe all'aria prima che tu possa finire la frase. E scoppi a ridere, incastrato tra le gambe di Tony e la grata del Tardis.

Vi rialzate solo quando la sirena si zittisce.

-Ottimo- è il tuo unico commento.

-Siamo già arrivati?- chiede Tony, sbirciando fuori. -Non si vede niente!-

-Torna dentro- lo riacciuffi, chiudendo la porta. -Ora, statemi bene a sentire...-

-Non stai per cominciare il discorsetto del "voi rimanete qua", vero?-

Quando Cassie inarca il sopracciglio è così simile a John -a te- da farti male. Da farti quasi sentire in colpa per averla baciata.

Quasi.

Ma è un attimo. Poi lei sorride e tu fai lo stesso. Non c'è nulla di sbagliato in questo. Non ci può essere.

-Nah, tranquilla. Solo, i Dalek hanno un solo scopo nella vita: sterminare. E gli piace anche tanto ripeterlo. Però, noi non possiamo difenderci, IO non posso difendervi. Ci vorrebbero delle armi che non abbiamo.-

-Non è un granché come inizio. Forse era meglio il discorsetto che dicevi tu, Cassie- commenta Tony, sbiancando.

-Il punto è: fate tutto quello che vi dico e, soprattutto, fatelo in silenzio- spieghi, lanciando un'occhiata significativa a Tony. -Se vi dico correte, voi correte. Nascondetevi, voi vi nascondete. Se vi dico di lasciarmi e tornare al Tardis, voi ve ne andate a gambe levate, non mi importa quanto la situazione possa essere brutta per me.-

-Non...- comincia a protestare Cassie, ma la tua voce copre la sua.

-Ho già impostato il ritorno, tornerete a Londra all'esatto momento in cui siamo partiti. Solo una cosa: non denunciate alla polizia la scomparsa di Rose. Non la troverebbero, ovviamente, e vi farebbero solo delle domande scomode. Corrompete qualcuno all'obitorio, trovate una donna bionda e seppellitela. E poi andate avanti con la vostra vita. Tutto chiaro?-

-Sempre così melodrammatico, tu?- cerca di scherzare Cassie.

-Voi non siete mai stati in queste situazioni...- cominci, ma lei ti zittisce con un lieve bacio.

-Com'è che si dice, allons-y?-

-Allons-y!- esclami, prendendola per mano e uscendo la Tardis.

 

L'astronave è scura e silenziosa. I vostri passi risuonano sul pavimento nero. Tieni teso davanti a te il cacciavite sonico, impugnandolo come una pistola, più per scena che per altro. Sai che sarebbe inutile in qualsiasi scontro, ma ti serve per attivare il Tardis a distanza, per mandare Cassie e Tony.

-Come facciamo a trovare mia sorella? Questo posto è enorme!-

-Mi serve un campione del tuo DNA. Di': aaah!-

Tony ti guarda confuso, ma si lascia passare un tampone in bocca, poi ti guarda stupito mentre lo analizzi.

-E la saliva di Tony ti porterà alla mamma?-

Annuisci lentamente, puntando il cacciavite sonico in giro, alla ricerca della traccia.

-Immagina la faccia che farà quando ti vedrà- aggiunge.

Immagina la faccia che farà quando saprà che ho baciato sua figlia, dato che l'ultima volta che l'ho vista... Ma scacci questo pensiero. Intanto bisogna trovarla. Preferibilmente viva, anche se questo ti farà guadagnare uno schiaffo. Tanto va sempre a finire così, con le madri.

-Da questa parte- dici poi, facendo strada.

Svoltate a sinistra e poi due volte a destra, trovandovi a percorrere un corridoio lungo e stretto, con nessuna via di fuga se non tornare da dove si è venuti. Il fatto che non ci sia nessuno in giro ti mette un po' in ansia. Non avresti mai creduto che ti sarebbe mancata quella vocetta metallica che ti minaccia di sterminarti ogni volta che ti vede.

-Credi che la tengano in una specie di prigione?- chiede Cassie, affiancandoti.

Hai una mezza voglia di chiederle di fare silenzio, ma la sua preoccupazione è spontanea, ovviamente, e non te la senti di trattarla male.

-Può darsi. Sinceramente non lo so.-

Continuate a camminare in silenzio.

Cassie si è spostata accanto a Tony, lasciandoti solo davanti. Solo con i tuoi pensieri, che cacci in una parte della testa. Non è il momento di pensare ad altro che non sia lo stare allerta e il proteggere i due.

Poi, qualcosa vi fa sobbalzare.

Un urlo, davanti a voi.

-Rose!-

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Capitolo 8
*** 7. I used to be your hero ***


I used to be your hero



Cassie ti guarda sconvolta, una mano sulla tua spalla, l’altra in quella di Tony.

-È mamma, era lei!- sussurra strozzata.

-Veniva da là- dici, indicando la direzione con il cacciavite sonico. –Adesso dico sul serio. State dietro di me e, se ve lo dico, scappate. Vi ricordate come siamo arrivati qui?-

Tony annuisce serio come non è mai stato fino ad ora e sai che di lui ti puoi fidare. Sarebbe capace di trascinare una Cassie urlante al Tardis, di peso, e riportarla a Londra. Annuisci, fissandolo dritto negli occhi.

-Allora andiamo.-

Cominciate a correre il più silenziosamente possibile in direzione delle urla che, nel frattempo, stanno aumentando di volume. Cassie sbianca, ma continua a correre, affiancandoti.

-Cosa le stanno facendo?- dice, a nessuno in particolare.

Svoltate a sinistra e vedi Tony girarsi, come a controllare il punto esatto in cui avete cambiato direzione.

Nella foga della corsa, a momenti finite contro due Dalek. Trascini Cassie e Tony in un avvallamento del muro e gli imponi il silenzio, mentre la tua testa frulla a mille. Se hanno due Dalek con cui torturare Rose, forse non sono messi così male, forse non hanno bisogno di lei per quello che credevi… Il tuo castello di carte crolla al primo refolo di vento.

-Quelli erano i cosi?-

-Dalek, Tony. Quando imparerai i loro nomi?- lo riprende Cassie, per poi girarsi verso di te. –Sono loro, comunque?-

Annuisci e lei, se possibile, diventa ancora più pallida.

-Ma avevi detto che erano deboli, che avevano bisogno di lei per… “rinascere”-

-Può essere che mi sia sbagliato- cominci, interrotto da un suo schiaffo. –Ma potrebbero non averle fatto del male, per questo.-

-È un’altra delle tue supposizioni?-

-Bè, se stava urlando… almeno è viva- e lo schiaffo che segue sai di essertelo meritato. –Scusa.-

-Allora, piccioncini. I problemi di cuore dopo- vi riprende Tony, –Dobbiamo andare, i Dalek sono andati via.-

-Hai imparato come si chiamano!- esclama Cassie, distraendosi da te, sorpresa.

-Ho anche io delle qualità nascoste- è il suo unico commento, strizzandole l’occhio.

 

Riprendete a correre, ma ora vi muovete ancora più circospetti. Dei Dalek in forze e pronti a farvi del male… questa era l’unica cosa a cui non avevi pensato. Prendi Cassie per mano, tirandotela accanto.

-Quando troveremo Rose… non sappiamo in quali condizioni sarà. Ti prego, qualsiasi cosa tu veda, rimani calma. Non dobbiamo farci sentire.-

Cassie annuisce e tu le stringi forte la mano, cercando di sorriderle.

Svoltate a destra e finalmente il tuo cacciavite sonico si illumina e comincia a vibrare. L’avete trovata.

-È in una di quelle?- chiede Tony, indicando le varie celle davanti ai vostri occhi. –Rose?- grida, guadagnandosi un pugno sulla spalla. Non troppo forte, ma abbastanza da fargli percepire il messaggio.

-Mi sembrava di averti detto di stare zitto- sibili, gli occhi fuori dalle orbite. Sai che Rose è lì, lo senti, e questo ti manda in palla.

Rose ferita, Rose sofferente, Rose che… chiudi gli occhi e scacci quelle immagini.

-Cassie, controlla le celle a sinistra. Io penso a quelle di destra- dici, mettendoti all’opera.

-E io?-

-Tu fai il palo. Hai una bocca così larga che ti sarà semplice avvertirci dell’arrivo dei Dalek.-

Tony ti lancia un’occhiataccia, ma non replica. Grazie al cielo.

Ti metti a controllare cella per cella, ma sono vuote. Guardi Cassie e vedi che anche lei non ha avuto molta più fortuna.

-Rose- ti azzardi a sussurrare e noti che Cassie ti imita. Il suo “mamma”, sussurrato nell’oscurità, ti stringe lo stomaco e ti fa rallentare i battiti dei cuori.

Poi, finalmente, nell’ultima cella a destra, scorgi dei capelli biondo miele e i tuoi cuori si fermano definitivamente.

-Rose- mormori, cominciando ad armeggiare con il cacciavite sonico e la porta.

Lei si riscuote e solleva lo sguardo.

-John?-

La sua domanda ti toglie il respiro. Da quanto hai smesso di essere il suo eroe?

-No, Rose…-

-Mamma!-

Il grido di Cassie sembra riempirla di gioia e terrore al tempo stesso.

-Cassandra, che ci fai qui? John, perché hai portato Cassie?-

-Rose, non sono John- cominci, aprendo finalmente le sbarre, ma nemmeno questa volta riesci a finire la frase. Cassie vola tra le braccia di Rose, anche se quest’ultima è legata alla parete con lunghe catene. Rose la stringe forte, per quanto riesca, e le sussurra all’orecchio cose che non riesci a sentire e ti prendi qualche istante per osservarla. È più grande, ovvio, ha quasi quarant’anni, ma per te rimarrà sempre la ragazzina attaccata dai manichini. I capelli li porta ancora lunghi, appena appoggiati alle spalle, e sono ancora biondi e anche gli occhi sono sempre loro. Ora sono pieni di lacrime, ma li riconosceresti tra mille.

-Ciao, Rose Tyler- dici, avvicinandoti piano.

Ora che ti guarda meglio, il suo sguardo gela.

-Dottore, sei tu?-

Le sorridi calorosamente, mentre Cassie va a dire a Tony che l’avete trovata, lasciandovi soli.

-Sei cambiata- le dici, semplicemente e ora è lei a sorridere.

-Sei reale? Non sono allucinazioni?-

-Oh, mi deludi. Dovresti saperlo che i Dalek non sono capaci di tali cose- la rassicuri, togliendole le manette. Rose si massaggia i polsi e poi tu l’aiuti ad alzarsi.

-Come ai vecchi tempi- commenti, mentre Rose barcolla e tu ti affretti a sostenerla. –Mi sei mancata, Rose Tyler- le sussurri all’orecchio.

-Anche tu, ma ora sono Rose Smith. Ho una figlia, sono vedova- dice, finendo la frase in un sussurro. –Ma mi sei mancato troppo- mormora alla fine, stringendoti in un forte abbraccio. –Poi, un giorno mi spiegherai come fai ad arrivare sempre al momento giusto- dice, senza accennare a staccarsi da te.

-Oh, dote naturale. Parte del nostro DNA. Figaggine e puntualità- scherzi, perché lei ha il magico potere di farti sentire di buon umore.

-Ma niente capelli rossi- commenta Rose, facendoti ridere.

Ricorda, ricorda tutto quanto. E ti viene voglia di ballare, di farla volteggiare con te…

-Rose!-

Tony Tyler, signore e signori: guastafeste.

Il ragazzo entra nella cella e, in barba a tutte le tue raccomandazioni, prende la sorella quasi in braccio, stringendola forte.

-Tony, mettimi giù- ride Rose, atterrando con una smorfia di dolore.

-Sei ferita?- chiede Cassie, facendosi avanti.

-Nulla di ché, davvero.-

-Ti abbiamo sentita urlare- dici, scrutandola. Effettivamente, però, sembra solo denutrita ed emaciata.

-No, era solo scena- si schermisce lei. –Ho ancora qualche trucco… a proposito di trucchi, come hai fatto ad arrivare in questa dimensione?-

Cassie e Tony lasciano oscillare lo sguardo tra di voi, come in attesa dell’inizio di una partita di tennis.

-Mi avevi detto che era impossibile, che non ti avrei più rivisto…- mormora, la voce che le si spezza. Sarà anche una donna, ora, ma in lei c’è sempre la ragazzina che amavi, che ami.

-Non lo so, sono capitato qui per caso, la Tardis… Mi sono addormentato ai comandi, credo- confessi imbarazzato, mentre uscite circospetti dalla cella.

-Ti sei stancato troppo a salvare mondi e a spezzare i cuori delle ragazza?- è il commento di Rose, più amaro di quanto credessi.

-Ho lasciato Donna sulla Terra, le ho dovuto rimuovere la memoria- spieghi, mentre senti su di te gli sguardi di Cassie e Tony. Ma non fanno domande, non ora che ti stai finalmente sbottonando.

-E sei tornato a salvarmi?- chiede, scettica.

-Ho incontrato loro due e mi hanno detto cosa ti era successo. Mi sembrava… carino… fare qualcosa- dici.

-Oh, ti sembrava carino? Ma che cucciolo!-

-Rose, così sei molto Jackie e sai che, se questo esce dalle mie labbra, non è un complimento. Mi stai facendo paura.-

-Hai appena detto che mi sei venuto a salvare perché ti sembrava carino! Ringrazia che sono troppo debole per pestarti!-

-Mamma, non è il caso di perdere la testa- cerca di intromettersi Cassie, prendendo le tue difese, mentre ripercorrete la strada a ritroso.

-Oh, tesoro, non so quanto ti abbia detto…-

-Di certo più di quanto tu non mi abbia mai raccontato in venti anni- è la sua risposta tagliente.

-Quello che io e tuo padre abbiamo fatto è sempre stato solo per proteggerti.-

-Ma da cosa?- chiede Cassie, esasperata. –Non ho mai potuto invitare nessuno a casa, mai feste di compleanno con i compagni di classe, mai niente di niente! Eravamo sempre e solo noi tre. Avevi addirittura smesso di andare a trovare i nonni! Per fortuna che Tony è testardo come un mulo, altrimenti avrei perso anche lui.-

-I Dalek sanno quello che sei e ti vogliono.-

-Perché, cosa sono?-

-Perché hai il mio DNA mischiato a quello di un ex-Signore del Tempo. E attraverso me e John, poi te, speravano di arrivare a lui- spiega Rose, fermandosi un secondo a riposare. –Il Dottore è il loro più grande nemico, lo è sempre stato, ma io credevo che in questo mondo ci avrebbero lasciato in pace. Che una volta che avessi perso tutto… Ma non è stato così.-

-Rose, che vuoi dire?- senti la tua voce chiedere, chinandoti accanto a lei.

-La prima carta ipnotica è arrivata un anno fa- senti Cassie trasalire, ma Rose continua con voce atona. –Fu John a riceverla, ad aprila. E fu su di lui che fece effetto.-

-Ma John è morto per un incidente, è scivolato dal lungo Tamigi- sussurra Tony.

-John si è ucciso quando aveva ancora un po’ di lucidità. Si è gettato nel Tamigi a un giorno da Natale- dice Rose, scoppiando in lacrime. –Ma prima era riuscito a spiegarmi, per sommi capi, cosa stava succedendo, cosa credeva stesse succedendo. Ma non è stato abbastanza. Ci sono caduta anche io e ora tu sei qui…-

Ma non sei sicuro se si stia riferendo a Cassie o a te.

-Comunque, noi adesso ce ne andiamo. Nessuno catturerà nessuno. E, per una volta, tutti vivranno- concludi con un sorriso, aiutandola ad alzarsi.

-Lo dicevi sempre, prima- commenta di Rose.

Ma non fai in tempo a rispondere che una voce metallica vi gela.

-Sterminare!-

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Capitolo 9
*** 8. I grew up... you just grow old ***


I grew up... you just grow old


 

-Sterminare!-

Un raggio non vi colpisce per miracolo e il Dalek sta caricando il secondo quando finalmente ti riscuoti. Prendi Rose e Cassie per mano e fai cenno a Tony di seguirvi.

-Correte!-

-Posso provare a trattenerli- esclama Tony, facendoti infuriare.

L’immagine del Capitano Jack, ucciso dai Dalek, ti attraversa la mente.

-Ti ho detto di correre, Tony, non di morire in modo stupido. Pensi di potercela fare?-

Lui scrolla le spalle, ma poco dopo lo senti correre dietro di te.

-La prigioniera sta scappando.-

Tu continui a procedere, cercando di ignorare i brividi che quella voce metallica ti procura. Perché devono sempre esserci di mezzo loro?

Ti volti verso Rose e nei suoi occhi leggi la sua stessa preoccupazione.

-Almeno Cassie la potevi lasciare a casa. Capisco mio fratello, ma mia figlia…-

Il rimprovero nella sua voce ti lascia senza fiato.

-Rose Tyler…- cominci.

-Rose Smith, se non ti dispiace.-

-Scusi, signora Smith!- le fai il verso.

-Vi sembra il momento di litigare? E poi, mamma, nessuno mi “lascia a casa”!-

Vi chinate per evitare l’ennesimo raggio e la tua espressione trionfante fa sbuffare Rose.

-Eddai, Rose. Una volta tutto questo ti piaceva. Che ti è successo?-

-Ho una figlia, adesso. Avevo un marito, una vita…- esclama, rotolando sul pavimento, seguita da voi tre.

-Ma non pensavo saresti cambiata! Ah, tra parentesi, ho visto casa tua. I bagnoschiuma in ordine cromatico, davvero?-

-Quella era una malinconia di John- ridacchia. –Sai, in stranezze eravate davvero identici.-

-Bè, lui era parte di me, tecnicamente. Allora, ti sei trovata bene con lui?-

-Stiamo davvero discutendo del mio matrimonio mentre scappiamo dai Dalek?- chiede, incredula, tirando a sé Tony, sulla traiettoria dell’ennesimo raggio blu

-È un po’ che non ci si vede…-

-E di chi è colpa? Chi mi ha lasciata in quella cavolo di baia, venti anni fa?-

-Lasciata? Avevi detto che era stato un incidente!- interviene Tony.

-La prima volta sì- tenti di giustificarti, ma l’occhiataccia Tyler non perdona. –Oh, insomma, avevi John con te…-

-E mi hai lasciato un peluche? John era un essere umano!-

-Tutto quello che io non sarò mai. Te lo avevo detto.-

-Ma io ero disposta a sacrificare tutto per te, lo sapevi!-

-Rose, potresti smetterla di urlare?- urli a tua volta, a un centimetro dalla sua faccia. Dov’è finito tutto il buon umore di poco prima, la gioia, l’allegria? –Sei cambiata, Rose Tyler.-

-Sono cresciuta. Tu invecchi e basta, invece. Anzi, spesso nemmeno quello.-

Cala il silenzio, ma non solo figurativamente parlando. Il Dalek ha smesso di sparare, è tornata la calma.

Vi guardate attorno smarriti. Persi come eravate nella discussione, vi siete solo occupati di schivare i raggi, senza occuparvi del resto.

-State bene?- chiedi nel fumo. Rose è accanto a te, ma di Tony hai sentito solo la voce e di Cassie nemmeno quella.

-Cassie?- urli, seguito a ruota da Rose e Tony. –Cassie!-

Tu e Rose vi guardate fissi negli occhi.

Cassie è scomparsa.

L’hanno presa.

 

-Tornate al Tardis, adesso- dici, categorico, tirando fuori il cacciavite sonico, gli occhi fuori dalle orbite per la preoccupazione. Anche Rose non è da meno, ma non puoi permettere che accada qualcosa anche a lei e a Tony. –Tony, tu sai dove l’ho lasciato. Andate adesso, di corsa. Chiudetevi dentro e aspettate.-

-Aspettiamo… cosa?- chiede, con voce tremante, scambiando un’occhiata angosciata con la sorella.

-Che io vi rimandi a casa se le cose si mettono male. Posso farlo, l’ho già fatto- lo rassicuri, incrociando lo sguardo di Rose. Anche lei ricorda. Sempre i Dalek. Altro tempo, altro spazio, altro universo, ma sempre loro. –Vi prometto che non lascerò che vi prendano.-

-Oh, smettila di fare l’eroe- ti interrompe Rose, superandoti. –Anche se ci rimandassi a casa, cosa di cui ti sfido, tornerei indietro. Sai che posso- ti sfida con gli occhi.

-Allora che facciamo?- chiede Tony, leggermente pallido, ma con una nuova determinazione negli occhi. –Hanno Cassie, per cosa gli serve?-

-Questo non lo so. Per i due giorni che sono stata qui, non hanno fatto altro che farmi la stessa domanda. Volevano te- dice, guardandoti fisso negli occhi. –Ma ora lo sanno che sei qui, perché hanno preso lei?- chiede, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

L’abbracci stretta e, mentre lei si dibatte tra le tue braccia, le sussurri piano all’orecchio.

-Mi offrirò in cambio.-

-No!- singhiozza, strattonandoti la giacca. –Non voglio perderti di nuovo.-

-È l’unico modo. Ma tu e Tony dovete fare una cosa per me, per farmi guadagnare tempo. Ti ricordi ancora come si usa questo?- chiedi, mettendole in mano il cacciavite sonico.

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Capitolo 10
*** 9. To have faith ***


To have faith

 

 

Ti dirigi a passo lento verso quello che ritieni essere il centro dell’astronave, completamente disarmato. Bè, non che il cacciavite fosse ‘sto granché, come arma, ma ti faceva sentire al sicuro.

Metti le mani in tasca e cerchi di calmare i battiti impazziti dei due cuori fischiettando un allegro motivetto.

No, non funziona.

Eppure non sai perché. Non è la prima volta che fai qualcosa di pazzo e suicida per salvare qualcuno. Può centrare il fatto che il “qualcuno” in questione, questa volta, sia Cassie?

Ripensi al modo silenzioso in cui l’hanno portata via, senza che potesse dire o fare nulla.

Perché ci sono sempre di mezzo i Dalek quando tu perdi tutto?

Pensi a Rose, alla sua folle corsa verso la sala comandi, dove dovrà cercare di dirottare l’astronave con il solo aiuto di un fratello chiacchierone e di un cacciavite, per quanto sonico. Pensi alla rabbia delle sue parole, quando ti diceva che ora lei è Rose Smith ed è solo colpa tua. E pensi che, dopo tutto, abbia ragione.

Pensi alle mille avventure che avete vissuto insieme, alle risate condivise, ai baci rubati… possibile che nessuno di quelli fosse reale? Forse, solo il primo. Ma tu non eri “tu” e lei non lo ha mai ricordato. Un gran bel primo bacio, non c’è che dire.

Pensi a Cassie, a quanto sia Rose e non lo sia, allo stesso tempo. È la Rose che ricordavi, la pazza ragazza che riputava ingiusta un’invasione aliena in piena Londra solo perché “gli alieni sono una cosa nostra, non del mondo intero”. Pensi a come ti ha sorriso solo qualche ora fa, piena di fiducia, pensi alla sua forza combattiva, al sapore delle tue labbra sulle sue… Sì, Rose non è più la tua Rose, ma Cassie.... lei potrebbe essere qualcosa di totalmente nuovo e fantastico.

Ormai sei arrivato, la sala centrale deve essere dietro quelle porte. Ma allora, perché non le varchi, perché non fai la tua solita entrata in grande stile? Sei… preoccupato?

Prendi un respiro profondo. Che ti sta succedendo? È dei Dalek che si parla, stupidi robottini odiosi, tutti fissati con lo sterminare!

Premi i palmi contro la superficie della porta, che si schiude al tuo tocco. Non fai troppa fatica, basta una leggera pressione e la sala centrale è davanti ai tuoi occhi. Come avevi immaginato, Dalek ovunque.

La sala è enorme, non scherzi dicendo che quasi un intero quartiere di Londra ci starebbe comodo comodo.

Ti guardi attorno alla ricerca di Cassie e la trovi alla tua destra, tenuta sotto tiro da due Dalek. Quando ti vede, però, il suo viso non si distende nel sorriso che avevi tanto sperato di rivedere, ma comincia a urlarti di andartene.

-È te che vogliono, va' via!- grida, prima di essere stordita da un colpo alla nuca.

Fai per correrle in contro, ma i Dalek puntano le loro armi contro di te.

-Non un altro passo, Dottore- sillabano in un coro infernale. –O la tua compagna morirà.-

La parola “compagna” affiancata al nome di Cassie ti fa scendere un brivido lungo la schiena. Per troppo tempo hai pensato che solo Rose meritasse quel titolo. Forse solo Donna, dopo di lei, ma con Martha hai fatto fatica anche ad abituarti che lei fosse qualcosa in più di una “semplice passeggera”…

Ma Cassie…

Alzi le mani sopra la testa, in segno di resa, mostrando loro che non sei armato.

-Sono qui, lasciatela andare. Sparatemi, fate quello che volete, ma lasciatela andare. Non scapperò, avete la mia parola.-

-Impossibile. La ragazza non può lasciare la nave. Nessuno può.-

-Oh, andiamo! Mi avete catturato, o forse sarebbe meglio dire che mi sono consegnato, sottigliezze, ma comunque bravi, i miei complimenti per questo piano assurdamente elaborato. Ora, però, mi conoscete bene, sono proverbiale per il riuscire a sfuggirvi sempre da sotto il naso, facendo fuori buona parte di voi. Le mie condizioni per una resa pacifica sono semplici: lei se ne va, e con lei anche l’altra umana che avete catturato e il ragazzo- dici con voce stentorea, senza accennare ad abbassare le mani.

-Negativo. Nessuno può abbandonare la nave.-

Chi ha parlato è stato il Dalek più vicino a te, che ti scruta con il sensore azzurro.

-Ma perché con voi si finisce sempre alle minacce? Ok, vediamo come la mettete adesso: la nave è in rotta di collisione con il campo magnetico di un buco nero. Oh, eccola la paura, la sento fin qua. Ammettetelo, la vostra vita sarebbe monotona senza di me, vi sono mancato almeno un po’?-

-Non puoi sterminare i Dalek.-

-Hai ragione, sai? Siete la specie più resistente che abbia mai incontrato, umani a parte.-

-Tu non commetterai un genocidio- dice un Dalek poco più in là ed è lui che guardi quando torni a parlare.

-Non mettermi alla prova. Perché voi siete in grado di far crollare tutti i miei buoni propositi, ogni volta. Lasciali andare tutti quanti ed io vi darò i codici per tornare in rotta, così voleremo tutti felici e contenti dove pare a voi. Così potrete “sterminarmi”, cosa per la quale, se non vado errato, andate matti. Ma se la vostra riposta è di nuovo “negativo”- dici, imitando il loro modo metallico di parlare, -allora ci faremo un viaggetto di sola andata verso quel buco nero là davanti. E poi… KABOOM! tutti insieme appassionatamente.-

Cala il silenzio. Cassie, che ti è ripresa, ti guarda con ansia e ammirazione. Sa che non stai bleffando, sa che saresti capace di sacrificarli tutti solo per rimandare lei, Rose e Tony a casa, sa che daresti la tua vita per la loro. E si fida.

La fiducia.

Quella meravigliosa capacità umana, la scintilla che riesce a riaccendere ogni speranza anche negli attimi più bui. Le strizzi l’occhio in lontananza e lei ti rivolge un sorriso stanco.

-Allora, cosa avete deciso?- chiedi, interrompendo il contatto visivo con Cassie. –Ditemi almeno perché avete preso… Oh, ma certo! Non sono io l’unico obiettivo, che idiota, con i Tyler-Smith avete un conto aperto. Per quello che fece Rose… ma non è passata un’eternità per voi? Ragazzi, davvero, certe volte vi fissate su certe cose!-

Vedi Cassie ridacchiare sotto i baffi e senti i tuoi due cuori gonfiarsi d’orgoglio. Se proprio deve finire male, almeno che muoia con il sorriso sulle labbra.

-Nessuno può abbandonare la nave.-

-Stermi…-

-NO!- gridi, vedendoli pronti a sparare a Cassie.

-Lei non centra nulla, lasciatela andare!-

Ti guardi attorno confuso. Sono esattamente le parole che avresti usato tu, con la differenza che non sono uscite dalla tua bocca. E, infatti, Rose è appena entrata nella sala, senza Tony. Ti affianca e le sorridi, nonostante la tensione.

-Mamma, porta via il Dottore, dovete andarvene!- grida Cassie, -Non vogliono solo lui…- ma ancora una volta viene stordita.

-CASSIE!-

L’urlo di Rose ti uccide dentro, soprattutto perché non sai cosa fare.

-Tony?- le chiedi in un sussurro.

-Chiuso nel Tardis. Mi basta già dover salvare mia figlia e te, senza dover pensare anche a mio fratello.-

-Ehi, non sei tu a salvare me!- ribatti offeso, guadagnandoti un’occhiataccia eloquente. –Ok, va bene. Comunque, prima di rinchiudere il fratellino, siete riusciti a fare quello che vi avevo detto?-

Rose annuisce e ti passa il cacciavite sonico.

-E ora che facciamo?- chiede ansiosa.

-Il solito, no? Improvvisiamo!- esclami, un sorriso folle sul volto.

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Capitolo 11
*** 10. Trust me, I'm the Doctor ***


 

Trust me, I'm the Doctor



Lo sguardo di Rose oscilla tra la furia omicida e l'esasperazione.

-Ti prego, dimmi che lo hai detto tanto per dire. Ce l'hai un piano, vero?-

-Lo sai qual era ma, a quanto pare, ce l'hanno con la tua famiglia tanto quanto ce l'hanno con me. Benvenuta nel club, Rose Tyler.-

-È Smith. Comunque, cosa facciamo?-

Ma non fai in tempo a risponderle che qualcosa colpisce l'astronave, probabilmente un pianeta attirato dal buco nero, gettando in totale confusione i Dalek. Approfittando della loro distrazione, ti avvicini alla svenuta Cassie, la prendi tra le tue braccia e ti giri verso Rose.

-Andiamo!-

-Non riesco, sono incastrata!-

La metti a fuoco e vedi che l'impatto ha fatto crollare delle travi dal soffitto e sotto di una di esse c'è Rose, pallida in viso. No, non può essere vero... Non sembra ferita, non mortalmente, almeno, ma quasi tutta la gamba destra è nascosta alla tua vista, forse sotto la trave metallica.

-Rose!- gridi, facendo per tornare indietro. Con il cacciavite ce la puoi fare, puoi tagliare la trave e portare via lei...

-Porta a casa Cassie e Tony. Non pensare a me!-

-Non ti lascerò, non di nuovo- e senti la tua stessa voce tremare mentre parli. -Non puoi chiedermelo...-

-Vattene- sussurra, le lacrime agli occhi.

Cassie comincia a pesare tra le tue braccia e i Dalek si stanno cominciando a riorganizzare. Potresti non avere un'altra occasione per portare via Cassie. Tra poco torneranno attivi e in modalità sterminio. Devi prendere una decise e in fretta.

-Torno a prenderti, Rose Tyler Smith- le gridi e la vedi rivolgerti un sorriso stanco.

-Non metterci venti anni.-

 

Comici a correre, per quanto il peso ti consenta, verso dove hai lasciato il Tardis. Non ti è difficile trovarlo, le urla di protesta di Tony si sentirebbero ovunque.

-Tony, Tony stai zitto!- gli gridi, armeggiando con le chiavi. -Anzi, renditi utile e aprimi.-

-Genio, mia sorella mi ha chiuso dentro.-

Sbuffi.

-C'è una manopola, a destra della porta. Girala due volte a sinistra e una a destra.-

Finalmente si zittiscono le sue proteste e il Tardis si apre. Lo spingi da parte e metti Cassie sul sedile.

-Vai a prendere dell'acqua- gli ordini. -ORA!-

Tony sparisce di là e tu cominci a smuovere leggermente Cassie, dandole dei colpetti sul viso.

-Ehi, mi senti? Cassie, devi svegliarti. Riesci a sentirmi?-

Tony torna dopo poco, mentre lei comincia a riaprire gli occhi.

-Che è successo?- chiede lui, porgendo l'acqua a Cassie.

-Dobbiamo andare- è la tua unica risposta, alzandoti e cominciando ad inserire le coordinate di ritorno.

-Cosa? No, mia sorella è ancora là fuori. Perché è ancora viva, vero?-

Cassie si mette a sedere e annuisce, passandosi una mano tra i capelli.

-L'hanno presa i Dalek. Cassie, dimmi esattamente che ore sono. E sii precisa, o il piano non riuscirà.-

-Le 12,34 del 23 dicembre 2033- risponde, mettendosi ai comandi accanto a te.

-Mi volete spiegare che cosa sta succedendo?-

-Vi porto a casa, poi torno qui e salvo Rose. Per quello mi serve la data e l'ora, così tornerò in quel momento, ma direttamente nella sala centrale.-

-Oh- è il commento di Tony. -È un buon piano.-

-Grazie- rispondi, spingendo l'ultimo bottone e sorridendo sollevato quando parte la sirena. -Questa volta niente scene. Ve ne tornare in casa e mi lasciate ripartire. Ogni istante è prezioso, non fatemi perdere tempo.-

-Ma tu sei il Signore del Tempo, la potresti salvare anche se la uccidessero- ribatte Tony, finendo a gambe all'aria per l'urto dell'atterraggio.

-Te l'ho già spiegato. Non posso intromettermi nella linea temporale delle persone. Se Rose morisse, non potrei tornare indietro a salvarla. Lei sarebbe morta, punto e basta. Ma se io torno all'istante in cui me ne sono andato... Bè, quello andrebbe bene.-

Quando la sirena si spegne e il Tardis si stabilizza, Cassie è la prima a guardare fuori dalla porta.

-Non è possibile... Siamo davvero a casa. Pazzesco! Fino a due secondo fa eravamo in quell'astronave e ora... Riportala a casa, ti prego- dice, facendosi vicina.

Tony ti saluta con un cenno rassegnato del capo ed esce.

-Ti aspettiamo qua fuori, Dottore. Non fare tardi.-

Lo saluti a tua volta, tornado a focalizzarti su Cassie.

-Mi aspetterai anche tu?-

-C'è una qualche remota possibilità che io riesca a convincerti a portarti con te?-

-Non questa volta, no.-

-La riporterai qui sana e salva?-

-Fidati di me, sono il Dottore.-

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Capitolo 12
*** 11. Not anymore ***


 

Not anymore

 

 

Rimetti in funzione il Tardis con il cuore gonfio. Devi farcela, deve funzionare...

-23 dicembre 2033, ore 12.34- mormori, mentre inserisci le coordinate. -Dai, parti!- gridi, alzando leve e pigiando bottoni.

Tanto per cambiare, finisci a gambe all'aria quando la sirena torna in funzione, ma ti rialzi in fretta.

Sei già arrivato, il viaggio è durato meno che all'andata. Secondo i tuoi calcoli, dovresti essere arrivato nella sala centrale e infatti senti già le vocette metalliche che inneggiano al tuo sterminio.

Prendi l'unica arma presente nel Tardis e la imbracci mentre Rose e un paio di Dalek si materializzano all'interno della tua nave.

Atterraggio perfetto, pensi.

-Rose, sta giù!- gridi, aprendo fuoco contro i due Dalek, facendoli esplodere.

-Sei già qui- dice Rose e non sei sicuro se la sua sia una domanda o un'esclamazione di sorpresa.

Ti accovacci accanto a lei e tiri fuori il cacciavite, armeggiando con la trave.

-Il piede è rotto- sentenzi, liberandola. -Come fai a non sentire dolore?- chiedi, aiutandola ad alzarsi.

-Quando si è genitore di cerca di non far capire ai figli quanto si sta male, dovresti saperlo- ti risponde, mentre una smorfia di dolore si dipinge sul suo volto.

-Già- è il tuo unico commento, lo sguardo perso nei ricordi.

Rose si rende conto della gaffe e cerca di scusarsi, ma tu tagli corto.

-Non ti preoccupare, è passato un bel po' di tempo... Allora, vieni, sistemati sul sedile e...-

-E tieniti stretta- conclude lei, sorridendo, appoggiando la gamba ferita sulsedile. -Sarò anche una quarantenne, ma certe cose non si dimenticano facilmente.-

Ti metti ai comandi dopo averle lanciato un'ultima occhiata.

-Sai, mi sei mancata- dici, armeggiando tra leve e manopole. -È... bello rivederti qui. Rose Tyler e il Tardis, come dovrebbe essere.-

-Lo sai che sarei rimasta con te per sempre- ti dice, aggrottando le sopracciglia. -Non l'ho scelto io questo mondo.-

-Ti ha trattata bene John?- chiedi, dopo un attimo di silenzio.

-Certo, solo che... bè, non era te. Cioè, lo era, ovvio, ma ci ho messo un po' a capirlo, ad abituarmi al fatto che John era lì per restare. E che anche io lo ero, nel senso che non ci sarebbero stati più viaggi, niente più pianeti lontani... Ma poi sono rimasta incinta, ci siamo sposati. E ho capito che, tutto sommato, mi stava bene. Avevo finalmente quasi tutto quello che avevo desiderato.-

-Quasi?- chiedi, sedendoti accanto a lei.

In realtà, sareste arrivati, ma vuoi sentire cos'ha da dirti.

-John era meraviglioso, davvero, ma non era te al 100%. Sarebbe morto, un giorno...-

-Ma non era questo, quello che volevi? Io non potrò mai invecchiare con te... Non potrei nemmeno prometterti che avrò sempre questa faccia!-

Rose sospira e poggia la testa sulla tua spalla.

-Solo... Mi sei mancato, Dottore, ho sentito la tua mancanza con ogni fibra del mio corpo. Sai perché abbiamo chiamato Cassie "Cassandra"?-

Scuoti la testa.

-Non ricordi Lady Cassandra, la pelle che avevamo incontrato alla fine del mondo e a New New York?-

-Ma lei era un essere orrendo, perché...?-

-Sono state le mie prime avventure con te, con le tue due... facce- spiega, indicando il tuo volto.

-Oh, ma certo!-

-Anche John ricordava, ovviamente. Ha pianto quando gliel'ho proposto.-

Sorridi, avvicinando il tuo volto al suo. Stai per baciarlo quando... Quando il viso sorridente di Cassie si sovrappone a quello di Rose. E anche lei si ritrae.

-Abbiamo avuto il nostro tempo, Dottore. È stato bellissimo e sai che non me lo sarei perso per nulla al mondo. Ma ora... ora sei tu a non essere John.-

-Per quello continuavi a insistere sul fatto che tu sei Rose Smith- comprendi, un sorriso sul volto. -Bè, signora Smith, meglio se andiamo. Credo ci siano due giovincelli che ti stanno aspettando.-

Rose si aggrappa a te e, per una volta, la sua vicinanza non ti provoca nessun arresto cardiaco, nessuna respirazione accelerata.

Uscite dal Tardis e il sole pomeridiano vi ferisce gli occhi.

-Mamma!-

-Rose!-

Ti allontani leggermente, resti appoggiato al Tardis con un sorriso sghembo sul volto. Rose aveva ragione su tutto, tranne che per una cosa. Vederla adesso, circondata da chi le vuole bene... Ha davvero tutto quello che uno potrebbe desiderare. Mille viaggi e mille avventure non valgono il sorriso di tua figlia o l'abbraccio di tuo fratello, una casa a cui tornare la sera, dei ricordi che non siano di morte e distruzione...

Per te è tempo di andartene. Mentre facevi il viaggio di ritorno con Rose, hai intercettato una faglia che potrebbe riportati al tuo universo. Meglio muoversi prima che si chiuda. E meglio muoversi prima degli addii.

-Sempre solo, Dottore.-

La voce di Cassie ti raggiunge mentre stai per varcare la soglia. Ti fermi, ma non ti volti.

-Non dovresti stare con tua madre? L'abbiamo ritrovata, ha un piede rotto... Forse ha bisogno di te.-

-Forse ne hai più bisogno tu. Posso venire con te?-

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Capitolo 13
*** 12. epilogo -farewell- ***


Epilogue- FAREWELL-

 

 

-Posso venire con te?-

Finalmente ti volti e la guardi in quegli occhi così simili e così diversi dai tuoi. All'inizio credevi che lei ti piacesse perché è il mix perfetto tra te (o meglio, John) e Rose. Ma non è così. O meglio, sarà anche cominciata così, ma ora è diverso. Ecco perché te ne devi andare.

-No, Cassandra, non puoi.-

Il suo sorriso si spegne e qualcosa dentro te muore lentamente.

-Ehi, Cassie!-

È Tony che la chiama.

-Vai, sono loro ad avere bisogno di te.-

-Tu di più.-

-La mia vita non è il massimo, sempre rischi e pericoli... Non proprio la miglior cosa per una ragazza.-

-Quando mia madre viaggiava con te era anche più giovane- ribatte Cassie.

-Te l'ho già spiegato, non potrebbe funzionare. Solo... no. Cassie, meglio che vai.-

-Ma io...-

-Cassie, te l'ho detto. Io non appartengo a questo universo. Se tu venissi con me, non potresti mai tornare indietro. E, nel caso in cui ci riuscissi, non sappiamo esattamente quando. Io sono stato qui pochi mesi fa e ora sono passati venti anni. Capisci?-

Cassie fa per ribattere, poi la sua combattività si spegne.

-Mi mancherai- sussurra, baciandoti dolcemente. -Tanto.-

Il bacio si interrompe quando arrivano Rose e Tony. Lei ti guarda a metà tra il furioso e lo stupito. Solo a lei riescono certe facce.

-Ci stavamo solo salutando- dici.

-Ringrazia che ho un piede rotto, altrimenti un calcio nel sedere non te lo risparmierebbe nessuno.-

-Oh, ma così interrompi una tradizione! Solo schiaffi, dalle madri- ribatti, felice di essere riuscito a farla sorridere.

-Ma io non sono una madre qualsiasi.-

-Tu non sarai mai una qualsiasi- dici, abbracciandola stretta. -Addio, Rose Tyler. Scusa, Smith.-

Lei ti stampa un bacio sulla guancia.

-Addio Tony-boy- lo saluti con una stretta di mano.

-Addio e grazie di tutto.-

Poi ti volti verso Cassie e, di fronte alle sue lacrime, perdi tutta la grinta. Come puoi lasciarla, come puoi solo pensare di… ma lo hai già fatto con Rose, devi riuscirci anche con lei.

-Tesoro, noi ti aspettiamo dentro- dice Rose, regalandoti qualche attimo in più. Poi ti sorride e, sempre sorretta da Tony, si dirige zoppicando verso casa.

Cassie ti abbraccia di slancio e tu stringi forte i suoi capelli.

-Mi mancherai troppo.-

-Mi dimenticherai, Cassandra.-

-La mia non è un’infatuazione- ribatte lei e tu sorridi triste. –Non sono una bambina.-

Le prendi il mento tra le dita e l’avvicini a te.

-No, tu sei una giovane donna, combattiva e fiera. E non cambiare mai, me lo prometti?-

-E tu mi prometti che tornerai?- chiede in un singhiozzo, aggrappandosi alla tua giacca.

La baci su una guancia.

-Non posso.-

-Quindi non ti vedrò più?-

-Piuttosto probabile- rispondi, facendo finta di essere più sicuro di quanto tu in realtà non sia.

-Allora addio, Dottore.-

-Addio, Cassandra Smith. Sarebbe stato un onore viaggiare con te. Abbi cura di tua madre e di quel testone di Tony- dici e ti rendi conto che è la prima volta che ti riferisci a Rose come “la madre di Cassie”. –Devo andare.-

Cassie ti rivolge un sorriso triste, ti saluta brevemente con la mano e poi corre in casa.

Per nasconderti le sue lacrime.

Per non vedere il luccichio nei tuoi occhi.

 

 

 

Inathia's nook:

e così siamo arrivati alla fine. dispiaciuti che Cassie non sia andata con lui o state stappando lo spumante? in fondo, sapendo tutto quello lo aspetta (la rigenerazione è prossima...) vi assicuro che è meglio così. e poi, come Ten stesso ha detto, non sarebbe più potuta tornare a casa...

bè, non ho altro da dirvi se non grazie di avermi sopportato per questi mesi. è stata la mia prima long in assoluto in questo fandom e sono quasi fiera del risultato. grazie a voi per esserci stati (più come lettori silenziosi che altro, ma va benissimo anche così) e un mega bacione. 

spero di rivedervi in un'altra mia storia ;)

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