Worth fighting for di jillien (/viewuser.php?uid=37823)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #094 - Dormire ***
Capitolo 2: *** #006 - Blu ***
Capitolo 3: *** #096 - Cicatrici ***
Capitolo 4: *** #097 - Regole ***
Capitolo 5: *** #026 - Anniversario ***
Capitolo 6: *** #040 - Filatoio ***
Capitolo 7: *** #079 - Tatto ***
Capitolo 8: *** #036 - Occhi ***
Capitolo 9: *** #021 - Libri ***
Capitolo 10: *** #050 - Piangere ***
Capitolo 11: *** #001 - Inizio ***
Capitolo 12: *** #091 - Felicità ***
Capitolo 1 *** #094 - Dormire ***
bdt rumbelle
The Big Damn Table
Prompt #094 – Dormire
By Jillien
[Che cos'è l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente
a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto
di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi
o alla saggia follia dei sogni?
Marguerite Yourcenar]
Prima gli veniva sempre difficile,
dormire, e si alzava sempre più stanco di quando era andato a
letto. Era come se si fosse dimenticato qualcosa, qualcosa di molto
importante, qualcosa che non permetteva al suo cervello di spegnersi e
lasciarlo riposare.
Dopo ventotto anni e una nuova conoscenza, si ricorda ciò che si
era dimenticato e ricorda fin troppo bene che ciò che lo
perseguita non è qualcosa, ma qualcuno. Ed è il ricordo
di quel qualcuno che ora non lo fa dormire, e non è il cervello
che non si vuole spegnere ma il suo cuore.
Dopo ventotto anni, una nuova conoscenza ed un bacio di Vero Amore,
quel qualcuno è tornato da lui, e riposa al suo fianco con la
mano stretta nella sua e un lieve sorriso sulle labbra.
Rumpelstiltskin sorride, rimanere sveglio non gli pesa più, e il
suo cervello e il suo cuore possono anche non spegnersi mai fintanto
che può guardare Belle che gli si stringe forte nel sonno.
***
Word Count: 165 - Flashfic
Note: Ok, mi sono imbarcata nell'impresa di una BDT. Come se non
bastasse me la sono modificata come mi pare, perchè sono una brutta
persona. Grazie a Ernil, Dira e Unbreakable_Vow, perchè il fangirling
con loro mi ha spinto verso questa cosa <3
Non so ancora ogni quanto pubblicherò ma, dato che per la
maggior parte sono flashfic o Drabble, credo che non
passerà molto tempo. Anche perchè i feelings mi stanno
uccidendo e devo esternarli.
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Capitolo 2 *** #006 - Blu ***
bdt 6
Prompt #006 – Blu
By Jillien
[Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l'impressionismo.
Pierre-Auguste Renoir]
Il blu non era il suo colore preferito, ne era sicuro. Preferiva colori meno accesi, meno allegri, come il nero, o più ricchi. Come l'oro.
Nomen Omen.
Per questo, quando
trovò quell'anello in qualche anfratto del suo negozio,
impolverato e abbandonato, non seppe spiegarsi perchè ne era
così attratto. Ogni mattina apriva il suo negozio e, tra un
patto e l'altro, lo fissava, girando la pietra alla luce, bevendo di
ogni suo riflesso. Un anello che non aveva nessun valore, kitsch,
con una comunissima pietra turchese incastonata su una banda ancora
più banale. Solo che non c'era nulla di banale nella sfumatura
di quel blu.
Era la sfumatura più bella e profonda che avesse mai visto, che
sembrava brillare anche su una pietra opaca, che lo stregava e lo
costringeva a guardarla ancora e ancora.
Il signor Gold non avrebbe mai pensato che il blu sarebbe diventato il
suo colore preferito, ma per qualche motivo aveva sentito il bisogno di
portarlo sempre con sé, facendo di quell'anello un suo tratto
distintivo, come il bastone o i completi.
Perchè avesse sentito il bisogno di portarlo all'anulare destro,
il Dito del Vedovo, sarebbe rimasto un segreto per altri ventotto anni.
***
Word Count: 198 - Flashfic
Note: Bene, questa è
più o meno uscita dall'osservazione che Mr. Gold porta l'anello
con la pietra dello stesso colore degli occhi di Belle ( <3 )
all'anulare destro. Dopo qualche ricerca e molte tesi contraddittorie,
pare che non mi sia inventata di sana pianta la credenza che l'anulare
destro è il dito della vedovanza. Cioè, ovviamente solo
in alcune tradizioni e solo se una persona vedova vuole farlo, ma
vabe'. Licenza poetica.
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Capitolo 3 *** #096 - Cicatrici ***
96 cicatrici
Prompt #096 – Cicatrici (Scelta Libera)
By Jillien
[Una cicatrice è un segno indelebile, non una malattia.
La vita, quello che pensavamo ci avessero tolto, possiamo riprendercelo.
La bestia nel cuore.]
Quando Rumpelstiltskin la rivide, la prima volta, Belle indossava un
maglione con le maniche troppo lunghe e dei calzini che le coprivano le
caviglie. Ma non ci fece troppo caso, era reale, era viva, ed era con
lui, e quello che indossava non avrebbe potuto interessargli di meno.
Non finché i pezzi del suo cuore lacerato sembravano risaldarsi
insieme.
Quando Belle lo rivide, la prima volta, non sapeva nemmeno chi fosse.
Sapeva solo che un qualcuno vestito da infermiere e con lo sguardo da
pazzo l'aveva fatta scappare dalla sua prigione e che l'aveva mandata
da un altro qualcuno. L'uomo con il completo impeccabile si era
avvicinato a lei, un'espressione di assoluto stupore – dolore? amore? -
e un bastone da passeggio su cui si poggiava pesantemente. L'uomo
impeccabile zoppicava vistosamente, e Belle sentì una fitta al
cuore.
Non sapeva perché.
Nella grande casa rosa, seduta sul letto della stanza degli ospiti,
Belle respirava a fatica. I suoi polmoni non sembravano riuscire a
trattenere abbastanza aria e la testa le girava. Chiuse gli occhi e
cercò di fare respiri profondi per placare la nausea.
Dentro e fuori, dentro e fuori.
Scostò con un gesto secco le coperte e uscì in corridoio,
fermandosi fuori dalla porta socchiusa di Rumpelstiltskin.
Dentro e fuori.
“Belle?”
“Rumple...”
Per qualche motivo, quando si erano separati davanti alla sua stanza,
aveva pensato che anche di notte Rumpelstiltskin fosse vestito di tutto
punto. Di certo non aveva immaginato che dormisse coperto solo da una
maglietta di cotone e poco altro. Ma, del resto, il riscaldamento in
questo mondo sembrava funzionare decisamente meglio che quello del
Castello Oscuro.
O del reparto psichiatrico.
Un brivido le percorse il corpo e Rumple la strinse ancora più,
facendole accavallare una gamba pallida sulla sua per averla ancora
più vicino.
Il suo ginocchio malandato, con i suoi bozzi, i suoi lividi e le sue
cicatrici biancastre che lo attraversavano dalla coscia fino alla
gamba, sembrava sorridere ai segni sulle sue caviglie, ricordo della
prigionia e di catene troppo strette, di un metallo troppo freddo, e di
una voglia troppo grande di libertà e di lui.
Per quella imperfezione che l'aveva macchiata, Regina avrebbe pagato.
Ma non ora. Non quando poteva stringerla e fingere di essere lui quello
coraggioso.
C'era più di qualche cicatrice nel corpo e nel cuore di entrambi
ma, per quanto non sanino mai, con il tempo anche quelle smettono di
dolere. E il loro tempo era per sempre.
***
Word Count: 411 - Flashfic
Note: Ispirata da
questa essenziale quanto meravigliosa fanart <3
http://24.media.tumblr.com/af8e90d92518eeb59c55c9435301edc6/tumblr_mgamydG2fW1rw5ldko1_500.png
Amo le mie compagne Rumbelle(rs) che mi linkano queste cose e che non mi fanno studiare per fangirlare <3
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Capitolo 4 *** #097 - Regole ***
97 regole
Prompt #097 – Regole (Scelta Libera)
By Jillien
[Gli uomini, in fondo ragionevoli, riducono a regole perfino i loro pregiudizi.
Charles-Louis de Montesquieu]
Sono tornati tardi dal loro appuntamento. Il quinto.
Ruby le ha detto che è dal terzo appuntamento che puoi dare
“il via ai ragazzi per passare di base”. Belle non sa cosa
significhi passare di base, né crede davvero che Rumple possa
essere considerato un ragazzo
– né in quel mondo né il questo – ma se
quello che ha fatto è stato farlo avanzare di base, è
contenta di averlo fatto. Anche se con due appuntamenti di ritardo.
Sono andati fuori a cena, Belle e il suo ragazzo, lei ha pagato il
conto – ha borbottato qualcosa sulla sua indipendenza e il fatto
che avesse un lavoro suo –, hanno passeggiato e parlato, e poi
Rumple l'ha riaccompagnata a casa e ha aspettato finché non
è riuscita ad aprire la porta, guardandola con un sopracciglio
alzato.
“Tesoro, qualcosa non va con le chiavi?”
“Io, no, perchè?”
“Perchè ci hai messo cinque minuti a inserire la chiave
nella serratura. Belle, hai tre chiavi in quel mazzo, nessuno ci
metterebbe più di qualche secondo ad aprire questa porta.
Tantomeno te.”
Sorride. Gold sorride divertito e le guance le si tingono di rosso.
Belle lascia cadere ogni maschera con un sospiro e fa scattare
finalmente la serratura, aprendo la porta e lasciando che la luce che
proviene dalla strada illumini l'interno buio della libreria.
“E' il nostro quinto appuntamento...”
“E dubito che le regole di Miss Lucas possano valere per noi.
Sì, so che ci hai parlato. E' stata una bellissima serata.
Buonanotte, tesoro.”
E' vero. Le regole di Ruby non valgono per loro ma, del resto, loro non
hanno mai seguito nessuna regola. Glielo ricorda ogni giorno Granny,
che lui è troppo vecchio, troppo oscuro e troppo Gold, per lei;
glielo ricorda ogni volta lo sguardo della Madre Superiora e i sorrisi
maliziosi di Madame Sindaco e le smorfie a malapena celate dello
Sceriffo Swan; glielo ricorda ogni giorno quasi l'intera popolazione di
Storybrooke, che stanno infrangendo ogni regola non scritta.
Mentre Rumple si china per baciarle la mano, lei gli afferra la sua e lo fa entrare, chiudendo la porta dietro ad entrambi.
“Un drink?”
I bicchieri rimangono intoccati, dimenticati sul tavolo della cucinetta
del suo piccolo appartamento al primo piano della libreria.
“A cosa pensi?”
Rumpelstiltskin la sta guardando. Ha gli occhi appannati per il sonno,
i capelli scompigliati come mai li ha visti e sfoggia più di un
segno rosso sulle spalle. Belle ha i capelli arruffati, gli occhi che
brillano e i muscoli indolenziti e non osa immaginare in che stato sia
la schiena del suo amante anche se, si dice, se il suo dolore
assomiglia vagamente a quello che sta provando lei, dev'essere un buon tipo di dolore.
“A quanto amo scrivere le mie regole”.
E il sorriso che mostra potrebbe spaccarle in due il viso, mentre Gold sospira e sembra ringiovanire di decenni.
***
Word Count: 511 - One Shot
Note:
1) terzo, quinto? No, davvero c'è una regola? 2) Quanto mi piace
l'idea che la chiami tesoro invece che cara (love invece che dearie)
(grazie Dira <3) per distinguerla da resto del mondo.
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Capitolo 5 *** #026 - Anniversario ***
bdt 26
Prompt #026 – Anniversario
By Jillien
I.
[ Chi era alla porta?
Un vecchio vagabondo che vendeva fiori. E' per te, prendila.
E' bellissima, grazie.
Once Upon a Time 1x12 – Skin Deep]
Era la rosa più bella che Belle avesse mai visto. Rossa. Perfetta. Sembrava viva.
Rumpelstiltskin l'aveva seguita con uno sguardo quasi maniacale mentre
la sistemava con cura in un vaso, e il ghigno che si apriva sulla sua
faccia era sospettosamente soddisfatto.
“Sai, oggi è un giorno di festa ad Avonlea.”
“Lo è, cara?”
“Oh sì.” La ragazza gli sorrise e riprese in mano lo
straccio che stava usando per spolverare, dopo aver dato un ultimo
sguardo all'inaspettato regalo.
“Di che festa si tratta?”
Belle si portò una mano sul petto, sentendo il cuore che batteva
come un tamburo sotto il suo palmo. Dopo qualche mese dall'inizio della
sua permanenza al Castello Oscuro, Rumpelstiltskin aveva preso
l'abitudine di nascondersi e aspettare che passasse per spaventarla;
oppure scompariva in una nuvola viola e le riappariva davanti,
scoppiando in uno dei suoi risolini acuti se riusciva a farle cadere
qualsiasi cosa avesse in mano.
“Non... Non ti piacerebbe.”
“Prova, cara.”
“E' la Festa degli Innamorati, è d'uso scambiarsi una rosa rossa.”
Rispose in un fiato. Per un momento il Signore Oscuro la guardò,
poi scoppiò in una risata isterica che riecheggiò tra le
pareti della grande sala. Acuta e amara, come se Belle gli avesse
appena raccontato la storiella più divertente, e al tempo stesso
più triste, del mondo.
“Be', peggio per loro. Di certo non è il nostro caso, cara.”
“... No, non lo è.”
La rosa rossa rimase rinchiusa nella credenza dei cristalli.
II.
[“L'amore è una fiamma flebile e quando si spegne, si spegne per sempre.
Once Upon a Time 1x12 – Skin Deep]
L'anemone. A Belle sarebbe piaciuta, se non altro perché era un
fiore, o perché era blu. Non certo per il suo significato,
ovviamente. Rumpelstiltskin non pensava che si sarebbe mai interessato
di fiori ma, a quanto pareva, Gold era di altro avviso e ora conosceva
perfettamente il loro dannato linguaggio. Era stanco, esausto,
fisicamente ed emotivamente.
Mr. Gold tirò fuori la tazza dalla tasca della giacca e se la
rigirò tra le mani sotto la fredda luce della cucina. Voleva
solo che quel giorno finisse, che tutti smettessero di essere
così allegri e innamorati. Voleva che Bae tornasse a casa e
voleva non aver mai scacciato Belle.
C'era una rosa rossa, nella cristalliera del salotto. Non era perfetta
o incantata o bellissima come quella che le aveva regalato durante lo
sconosciuto Giorno degli Innamorati, ma serviva a ricordargli quel
giorno. E, ogni volta che apriva l'anta di vetro, gli sembrava di
poterne sentire il profumo, nonostante l'avesse messa sotto resina da
quando l'aveva comprata. Moe French era rimasto a guardarlo per due
minuti buoni prima di fargli pagare quella rosa uno sproposito, ma lui
gli aveva dato quello che chiedeva e non aveva aperto bocca. Del resto,
lo stava facendo per Belle e l'uomo non l'aveva derubato di qualcosa di
così importante come la preziosa sua tazza.
Ancora.
Si passò una mano sul viso e riempì la tazza d'acqua,
prima di tagliare il gambo dell'anemone il più corto possibile.
Si sentiva come se il peso di tutti i suoi anni di fosse riversato
improvvisamente su di lui, schiacciandolo, mentre zoppicava
pesantemente verso il salotto.
La tazza con dentro l'anemone avrebbe fatto compagnia alla sua rosa per
quella notte e, guardandole dal divano, si sarebbe ricordato di
ciò che aveva trovato e poi così stupidamente perso.
Il fiore del rimpianto non era il massimo per augurare un buon
anniversario, ma era certo che la sua Belle avrebbe apprezzato la
sincerità.
III.
[Aspetta, aspetta Tremotino. Ora ricordo. Io ti amo.
Sì, sì, e anche io ti amo.
Once Upon a Time 1x22 – Un mondo senza magia]
“Perché non stai festeggiando?”
Belle alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per incontrare lo sguardo di Ruby.
“Non ti ho sentita entrare”
“Sì, quello era ovvio. Ma perché – e non
credere che non rabbrividisca nel chiedertelo ma non ne posso fare a
meno - non stai festeggiando con Gold?”
“Per quale ricorrenza?”
Ruby la guardò allibita, prima di aggirare il bancone della biblioteca e tirarla in piedi.
“Non ha fatto nulla? Cioccolatini, regali, serenate... Ok, non è il suo genere. Fiori?”
“Non abbiamo molta fortuna con i fiori. Allora, che ne dici di introdurmi a questa festa?”
“Tesoro, lo dovresti chiedere al tuo ragazzo, oggi è San
Valentino! Ora scusa, ma Archie mi aspetta con una sorpresa di cui non
conosco assolutamente l'esistenza. Divertiti!”
Belle scoppiò in una risata e salutò la cameriera prima
che potesse dileguarsi, urlandole qualche parola di buona fortuna anche
dopo che le porte si erano chiuse. Guardò l'ora e
sospirò, nessuno sarebbe andato alla biblioteca quel giorno, e
tanto valeva andare a parlare subito con Rumpelstiltskin.
Era cosa risaputa che l'unico giorno in cui il negozio di Mr. Gold
rimaneva chiuso era San Valentino. Gli abitanti di Storybrooke avevano
fatto talmente tante supposizioni sul perchè che ormai le storie
si intrecciavano l'una con l'altra, ma una cosa Belle l'aveva capita.
Il suo ragazzo era a casa sua, da solo, e non l'aveva nemmeno chiamata.
“Perché non mi hai detto nulla?”
Gold si affacciò dalla cucina con un sopracciglio alzato e uno strofinaccio in mano.
“Buongiorno anche a te, mia cara.” Le disse con un sorriso
insicuro, prima di avvicinarsi per rubarle un bacio. Belle
acconsentì prontamente, facendogli scivolare le braccia intorno
al collo e cercando di non sbilanciarlo troppo. Gli si strinse addosso
con un sospiro soddisfatto, amava poterlo baciare senza doversi
preoccupare di rompere qualche maleficio, e amava la libertà che
le dava questo mondo - oltre ai suoi nuovi vestiti – anche se a
volte le mancava casa sua, il Castello Oscuro, o la pelle dorata.
“Va tutto bene?”
“Sì, stavo solo pensando che uscendo per strada sembra di
essere ad Avonlea, durante il Giorno degli Innamorati”
Un mormorio soffocato dai suoi capelli fu l'unica risposta che ottenne.
“E penso anche che questa festa ci appartiene, come a tutte
quelle persone là fuori che non avevo notato mentre andavo in
biblioteca a causa del libro che mi hai regalato ieri."
"Ti piace?"
"Non cercare di distrarmi. Perchè non mi hai detto che anche in
questo mondo esiste questa festa?” chiese, allontanandosi da lui
quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
Gold sospirò pesantemente, abbassando lo sguardo e cercando di non incontrare il suo.
“Lo sai che nel bosco c'è un'intero campo di anemoni? Si
estende per un bel pezzo, fino ad arrivare alla mia piccola baita.
Sarebbe un vero spettacolo, se uno non ne conoscesse il
significato.”
“Il fiore del rimpianto?” Sussurrò. Lo strinse
forte, attirandolo a sé e lasciando che appoggiasse tutto il
peso su di lei.
“Più di trent'anni, Belle. Per più di trent'anni ho
pensato di averti persa. Non voglio rischiare di fare ancora qualcosa
di stupido, non voglio farti sentire in trappola. Ma – disse
interrompendola prima che potesse parlare –, se davvero vuoi
passare questo giorno con me, ho qualcosa per te.”
Nella credenza del soggiorno di Mr Gold, lo squalo di Storybrooke, la
bestia a cui la bella aveva rubato il cuore, c'erano gli oggetti
più preziosi della sua intera collezione. C'era una rosa rossa
messa sotto resina, eterna nella sua imperfezione; c'era una tazza dal
bordo sbeccato, che aveva un piccolo piedistallo tutto suo ed era quasi
venerata dall'uomo, trattata come un'inestimabile reliquia; c'era un
nuovo pezzo, protetto dalla magia e da una campana di vetro.
E se la tradizione era fatta di rose rosse e cene a lume di candela in
ristoranti eleganti, il loro anniversario era fatto di rose gialle
orlate di rosso e lasagne prese da Granny's, di macchie di sugo sul
tappeto e dell'intimità della grande casa rosa. E Belle non
avrebbe potuto pensare a nulla di più perfetto.
***
Note: Che parto!
Questa cosa avrebbe dovuto vedere la luce a San Valentino. Ovviamente
non è stato così, ma almeno è nata... Facciamo che
è un Valentino in ritardo.
Le rose gialle orlate di rosso, a differenza di quelle completamente
gialle, significano “amore tenero ed eterno” e, secondo me,
è qualcosa che più si avvicina alla loro storia
più che una “passione travolgente”.
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Capitolo 6 *** #040 - Filatoio ***
40 filatoio
ATTENZIONE:
Spoiler nelle note finali. Se non siete al passo con la programmazione
americana non le leggete. Ma tanto sono note e non interessano a
nessuno, quindi!
Prompt #040 – Filatoio
By Jillien
[“Mi piace guardare la ruota, mi aiuta a dimenticare.
“Dimenticare cosa?”
“... Credo che abbia funzionato.”
Once Upon a Time 1x12 – Skin Deep]
“Mi dispiace.”
“Lo so.”
Belle affonda il viso nella maglia del pigiama di Gold, stringendo la
stoffa tra le mani tremanti. I respiri sono spezzati e pesanti, gli
occhi sono lucidi e il corpo è scosso dai tremiti, ma Belle
è coraggiosa e può affrontare tutto questo. Solo che
poterlo affrontare non significa poterci convivere ogni notte. Il
sudore gelido che le fa appiccicare la maglia al corpo, le lenzuola che
le si attorcigliano intorno alle gambe, gli che incubi si ripetono
ancora e ancora, e lei torna sempre in quella cella buia.
Ogni notte la stanza dell'ospedale si sovrappone al sotterraneo della
regina, le pareti si stringono e soffocano, la luce scompare e
l'oscurità inghiotte il mondo. E ha paura, la ragazza,
perché ora sa cosa potrebbe perdere.
Rumplestiltskin non è mai stato coraggioso, nemmeno quando era
l'essere più potente del Mondo delle Fiabe. Ma ora se lo impone,
per Belle. Ogni notte la stringe e ascolta il suo respiro pesante, e
giura che Regina la pagherà, mentre il cuore gli si spezza
ancora e ancora.
Questa notte, però, l'Oscuro sa cosa fare.
Questa notte, l'Oscuro sa che sarà abbastanza coraggioso da condividere il suo segreto e che farà la cosa giusta.
“Vieni con me.”
La cantina di Gold è esattamente com'era il laboratorio di
Rumplestiltskin, impolverata e disordinata. E, nel mezzo di questo
disordine, c'è qualcosa che è come nuovo, qualcosa che
è immacolato e che spicca così tanto per il fatto che
è pulito e perfetto che, anche se fosse stato nell'angolo
più remoto della stanza, Belle non avrebbe potuto non vederlo.
“Quello è...”
“Un filatoio. Precisamente è il mio filatoio.”
Gold le prende la mano e la fa sedere sulla panca, mettendosi subito
dietro di lei. I polpastrelli le sfiorano delicatamente le braccia, i
polsi delicati lasciati scoperti dal cotone della camicia da uomo che
indossa, finchè le sue mani non si posano sulle sue.
“Volevo insegnare a Bae a filare, un tempo. Dopo... avrei potuto
filare per ore pensando a lui, perdendomi nel ricordo di com'era prima
e dimenticando il resto.”
Il palmo caldo di Rumple guida la sua mano e Belle accarezza la lana
tesa e il legno liscio con reverenza. La ruota inizia a muoversi, e
intorno a lei c'è solo Rumplestiltskin, la sue pelle che la
tocca, il suo odore nell'aria, i suoi capelli che le solleticano il
collo e il viso quando si sporge un poco più avanti.
Belle si appoggia al suo petto, lasciandosi cullare da un senso di pace che non sentiva da tanto tempo.
“Guardare la ruota... Credo che funzioni anche con me.”
“Ma certo, tesoro. E funzionerà ogni volta che sentirai il
bisogno di scendere quaggiù. Aspetterà per te come faceva
con me.”
Quella notte non ci sono mura che si stringono, né piccole
finestrelle irraggiungibili. Quella notte c'è calore e
c'è pace e c'è il cigolio della ruota che si ripete
ancora e ancora.
***
Note: SPOILER!
No ma dico, sul serio? Cora e Rumple al Filatoio? Solo Belle può
filare con lui, altro che Dark!Ghost dei miei stivali. Ed è da
qui che è uscito questo capitolo.
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Capitolo 7 *** #079 - Tatto ***
bdt 70
Note: spoiler infinitesimale di un episodio della seconda stagione in una frase.
Prompt #079 – Tatto
By Jillien
["Il tatto è il senso fondamentale.
Un bambino ne fa l’esperienza prima di nascere, e molto tempo prima d’imparare ad usare
la vista, l’udito o il gusto, e nessun umano smette mai di averne bisogno."
Robert Anson Heinlein]
“Sai qual è la cosa che più mi mancava mentre ero rinchiusa?”
Rumplestiltskin alza gli occhi dal libro che sta leggendo. E' raro che
Belle parli della sua prigionia, ed è ancora più raro che
lo faccia senza alcun input
da parte sua. Gli incubi, e gli incontri per la strada con Regina, e le
sedute con il Grillo, quelli sono i momenti in cui Belle ricorda, in
cui si costringe a raccontare. Quando lui le chiede di parlargli di
quello che l'ha svegliata - perché glielo ha consigliato Hopper,
non perché possa allungare la lista di motivi per cui uccidere
la regina, le assicura; quando lei lo tira per un braccio perché
cambino marciapiede – sempre a testa alta, mai per scappare ma
sempre per rimandare; quando Archie la sprona a tirare tutto fuori e
torna a casa con gli occhi gonfi e rossi, ma con un peso in meno sulle
spalle. Per questo Rumplestiltskin è sorpreso quando, parlando
con la testa appoggiata sulla sua spalla e il braccio intorno al suo
fianco, lei interrompe la loro tranquilla serata davanti al fuoco.
Sospira e chiude il libro che stava leggendo ad alta voce, posandolo sul bracciolo.
“Cosa?”
“Toccare. Ci sono persone che sono convinte che il tatto sia un
senso inutile. Non si rendono conto che quando abbracciamo qualcuno
è il tatto che ci fa sentire il suo calore. Nella cella, tutto
era freddo e duro.”
Il suo braccio si stringe sul fianco dello stregone e l'essere
più potente di entrambi i mondi, colui che, con un cenno della
mano, potrebbe condannare Regina a una vita di sofferenze, deve fare
appello a tutta la sua forza di volontà per non infrangere la
promessa che ha fatto.
Belle lo guarda aggrottare le sopracciglia e stringere le labbra in una
linea sottile, e sente i suoi occhi che la seguono mentre si alza e gli
si siede a cavalcioni.
“Adesso va meglio, possiamo recuperare tutto il tempo che abbiamo
perso. A te piace il tatto, Rumple? Non sembrava ti piacesse quando ti
ho abbracciato nella foresta, per ringraziarti di aver risparmiato
Robin Hood né sembrava piacerti quando mi hai salvato da quella
caduta nel tuo castello.”
Belle fa scorrere le dita sul dorso delle sue mani, strette sui suoi
fianchi, sulla camicia di cotone, così diversa dalla liscia
stoffa di quelle che portava nella Foresta Incantata, sulle spalle e
sui capelli che gli solleticano il collo. I polpastrelli sfiorano gli
zigomi e le palpebre chiuse, tentano di far scomparire le rughe di
apprensione e odio intono agli occhi chiusi e alla bocca semiaperta.
Le mani di Rumplestiltskin si serrano sui suoi fianchi e la tirano verso di lui.
In questo mondo non ci sono maledizioni da poter spezzare, ci sono
ricordi da creare e incubi da dimenticare. C'è Belle che lo
sveglia disegnando delicatamente figure astratte sulla sua schiena
nuda. C'è Belle, morbida e calda e viva sotto le sue
mani.C'è e ci sarà sempre Belle, che gli stringe la mano,
che lo abbraccia, che lo bacia, ed è reale.
“Sai qual è la cosa che più mi mancava mentre eri rinchiusa?”
“Cosa?”
“Toccarti.”
Lo dice perché ha sognato e ha immaginato, ma gli occhi lo hanno
tradito mostrandogli la sua figura quando non c'era e le orecchie
l'hanno tradito facendogli sentire la sua voce; il naso l'ha
tradito quando pensava di sentire il suo odore sul cuscino, la mattina,
e la bocca l'ha tradito quando pensava di avere in bocca il sapore
delle sue labbra, l'ultimo stralcio di sogno a cui si aggrappava. Ma
è il tatto che l'ha resa reale quando le ha stretto il braccio
nel suo negozio e quindi sì, il tatto è improvvisamente
diventato il suo senso preferito.
Belle sorride, e quello è un episodio che sta diventando sempre
meno raro. E' un'altra piccola vittoria per la sua battaglia personale.
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Capitolo 8 *** #036 - Occhi ***
bdt 36
Prompt #036 – Occhi
By Jillien
[Con gli occhi malinconici, chini, umidi d'amore,
ora socchiusi come un fiore in boccio,
ora sfrontati, inquieti dalla timidezza, per un attimo
distolti quasi svelassero la folla di emozioni che si cela in cuore –
dimmi: chi è, bambina, l'uomo felice su cui posi oggi lo sguardo?
Amaruka]
Rumple la guarda dormire.
Potrebbe passare le sue notti soltanto vegliando su di lei, osservando
il suo profilo illuminato dalla luce flebile della luna. Potrebbe
passare delle ore a guardare il suo petto che si alza e si abbassa, il
respiro tornato regolare e pacifico dopo aver fatto l'amore. A volte,
invece, le si avvicina, e appoggia l'orecchio sulla sua schiena –
non abbastanza da turbare il suo sonno, quello mai – per sentire
il battito regolare e così reale del suo cuore.
Eppure non è questo che Rumplestiltskin brama. Più di
tutte le cose, l'Oscuro Signore ama perdersi osservando i suoi occhi,
anche quando sono chiusi.
Baelfire aveva occhi castani, caldi e saggi. Custodivano in loro una
saggezza e uno spirito che Rumplestiltskin non ha mai trovato in
nessun'altra persona, né in monarchi, governatori o soldati,
né in dame, cavalieri o maestri di corte.
Milah aveva occhi bugiardi e traditori che avevano cercato di essere
sinceri qundo invece le sue parole mentivano. E l'avevano guardato
affondare, con disprezzo, delusione e derisione e poi supplici e
impauriti, quando infine aveva avuto la sua vendetta.
I suoi occhi, invece, erano marroni, comuni e costantemente velati di
paura. Gli occhi di un disertore e di un codardo che però erano
anche quelli di un padre e di un brav'uomo e brillavano quando si
posavano su suo figlio. Aveva avuto occhi dorati, grandi, inumani,
occhi che mostravano la via per un'anima disperata e sola e arrabbiata,
se solo qualcuno avesse avuto il coraggio di guardare. Ma nessuno
l'aveva fatto, perché se sei il primo a odiare te stesso, gli
altri possono solo assecondarti.
Poi c'era Belle, che aveva occhi del blu più brillante che
avesse mai visto, che avevano imparato a guardarlo con tristezza e
delusione, con felicità e amore; che avevano letto fiumi di
parole in molte lingue e che avevano visto in faccia la crudeltà
degli uomini. Occhi che sapevano perdonare e le cui palpebre tremavano
quando sognava e si stringevano quando aveva gli incubi. Aveva occhi,
la sua Belle, in grado di sostenere lo sguardo dei mostri e di scavare
nell'anima dei demoni, che l'avevano visto quando aveva toccato il
fondo e l'avevano sostenuto quando era risalito. Gli occhi sono lo
specchio dell'anima, dicono, e la sua donna aveva gli occhi più
belli del mondo. Di tutti i mondi, ad essere sinceri.
Le palpebre tremolano e sbattono una, due, tre volte, per scacciare il sonno.
“Buongiorno, sei sveglio da tanto?”
Rumple sorride e il suo sguardo si scalda.
“Non molto, appena in tempo per vederti.”
***
Note:
Ehy hey hey, sono tornata! OOC? Spero di no, ma sono dovuta andare
dall'altra parte del mondo prima di essere di nuovo ispirata. Lo studio
nuoce all'arte (?).
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Capitolo 9 *** #021 - Libri ***
bdt 21
Prompt #021 – Libri
By Jillien
[“If there's a book that you want to read, but it hasn't been written yet, then you must write it.”
Toni Morrison]
“Qualcosa non va, tesoro?”
Rumplestiltskin entrò nella biblioteca, il bastone che picchiava
ritmicamente sul pavimento lucido e una busta con due hamburger
take-away in mano. Poggiò il pranzo sul bancone e si mise seduto
con un sospiro, massaggiandosi brevemente il ginocchio; aveva passato
tutta la mattina a cercare un regalo per Belle che non fosse l'emblema
della banalità e il re dei cliché. Scarpe, vestiti,
gioielli, libri. Avrebbe dovuto sapere che si sarebbe giocato la
possibilità di farle regali per decenni, una volta datele le
chiavi della biblioteca.
“Non lo trovo.”
“Non lo trovi?”
“Non trovo un libro.”
Rumplestiltskin inarcò elegantemente un sopracciglio, divertito.
Comodamente seduto sulla poltrona, con le mani unite sull'impugnatura
dorata del bastone, guardava Belle sfogliare febbrilmente le pagine di
un nuovo volume.
“Non trovi un libro in una biblioteca?”
Belle fermò di colpo la sua ricerca, guardando dubbiosa il tomo che teneva tra le mani.
“Se lo dici così suona come una cosa stupida.”
Si alzò spolverandosi la gonna e Rumplestiltskin si
meravigliò ancora di quanto piccola e indifesa sembrasse. Le sue
decolleté, quelle cose che aveva iniziato a indossare in questo
mondo e che lui mai e poi mai avrebbe ammesso di adorare, giacevano
abbandonate sul pavimento, una macchia rossa in mezzo a fogli bianchi e
ingialliti, a copertine nuove e vecchie e colorate. Belle non era una
grande donna, almeno in senso fisico. Dava normalmente l'impressione di
essere fragile e, quando era senza scarpe, sembrava chiedere di essere
protetta dal mondo, di essere messa sotto una campana di vetro e di
essere nascosta. Rumplestiltskin però conosceva la forza di
quella ragazza - della sua
ragazza - e sapeva che, scalza o no, sarebbe stata in grado di
sconfiggere qualsiasi mostro e di farlo cadere ai suoi piedi, anche se
nudi. In un altro tempo e in un altro mondo, aveva fatto cedere il
Signore Oscuro armata solo di un vestito azzurro e di un sorriso, e
questo sia Rumplestiltskin che Gold lo ricordavano bene.
Belle si mise a sedere sul bancone e, mentre dondolava le gambe, gli alluci sfioravano a malapena il pavimento.
“Non trovo il libro giusto. Parlano tutti d'avventure e d'amore, ma lo fanno in modo sbagliato.”
L'uomo nascose un sorriso di fronte alla sua espressione contrariata e
addentò il suo pranzo. Forse trovare un regalo non sarebbe stato
così difficile.
***
Sul loro letto c'era qualcosa incartato in oro e nero.
“Cos'è?”
“Il libro che cercavi.”
Belle si rigirò il pacchetto tra le mani, occhieggiando
Rumplestiltskin. Non apprezzava che usasse la magia, ma l'espressione
orgogliosa che aveva stampata in faccia le suggeriva che, nascosto
dentro la carta, ci fosse molto di più che un semplice
incantesimo. Il suo volto umano era molto più facile da leggere
di quello che aveva nell'altro mondo. Spesso pregava di riuscire, una
volta tornati a casa, a leggerlo così come faceva ora. Le
piaceva pensare che la semplicità nel capirlo derivasse dalla
fiducia che Rumplestiltskin riponeva in lei, dal fatto che aveva
finalmente smesso di scappare e nascondersi e aveva deciso di
accettarla e di, semplicemente, lasciarla entrare.
Sotto la carta la salutò un libro dalle pagine bianche. La
copertina sarebbe stata completamente azzurra, se non fosse stata per
poche parole vergate in oro:
Far am bi mi fhìn
Belle French
“Io non...”
“Ho cercato un regalo per te in lungo e in largo, senza successo.
Quello che è successo l'altro giorno, in biblioteca.... Tu non
puoi essere contenta solo leggendo le avventure di qualcun altro, tu
devi vivere le tue avventure, devi scrivere di quello che vuoi vedere,
di quello che hai visto e che vedrai. Quando potremo lasciare
Storybrooke, potrai vivere le tue storie. Potremo vivere, se
vorrai.”
Belle lo fissò per tutto il discorso, stringendo il libro tra le
mani. Il silenzio che seguì durò così tanto che
Rumplestiltskin pensò di aver esagerato, finché una mano
non si posò delicatamente sulla sua guancia, voltandolo
perché la guardasse negli occhi.
“Pensi che potrei scrivere?”
“Io penso che potresti fare qualsiasi cosa, se volessi.”
Belle sorrise e prese una penna dal cassetto del comodino.
“Cosa c'è scritto? Nel titolo?”
“Dove sarò. E' gaelico scozzese, la mia lingua. La lingua
che Regina ha deciso che dovessi sapere in questo mondo, in
realtà.”
“Dove sarò.”
Belle aprì il suo libro alla prima pagina e stappò la
penna. Mordendone la parte superiore, passò qualche momento a
guardare dalla prima pagina alla copertina e ancora, e ancora,
finché non poggiò la punta sul foglio bianco e
iniziò a scrivere.
Far am bi mi fhìn
Belle Gold
“Tanto vale iniziare subito, allora.” disse. Rumple
guardò per un momento quel sorriso aperto e quegli occhi che
brillavano, così azzurri, così fiduciosi, prima di
scoppiare in una risata e rubarle un bacio, e un altro.
“Già, perché aspettare.”
***
Note: Nota #1: Non
ho trovato un traduttore a pagarlo oro (filato, ovviamente), ho preso
la frase da un simpatico sito. Tra le varie cose c'era qualcosa come
"Chi era la pecora con cui ti ho visto ieri?" "Non era una pecora, era
mia moglie!". Scozzesi simpatici.
Nota #2: Boh. Mah.
Nota #3: Avevo un bisogno fisico e mentale di fluff. E' oscena ma anche oscenamente dolce. Spero.
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Capitolo 10 *** #050 - Piangere ***
bdt 50
Prompt #50 – Piangere
By Jillien
[Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell'anima.
E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini.
Hermann Hesse]
Belle non era una donna che piangeva spesso, avrebbe potuto contare sulle dita di una mano le volte che aveva ceduto.
Non ricorda molto della sua infanzia, il tempo passato nel castello con
sua madre è avvolto da una nebbia fitta. Ricorda che, quando la
sua tata entrò nelle sue stanze con gli occhi rossi, lei pianse.
Quella fu la prima volta che la corte la vide versare lacrime, la
piccola, strana bambina che voleva leggere tutti i libri della
biblioteca.
Dovette crescere in fretta, da allora.
Gli incontri, suo padre, il suo fidanzamento non lasciavano tempo per
una frivolezza come piangere. Quando arrivarono gli orchi, il tempo
sembrò svanire o fondersi insieme in una sequenza di momenti
incancellabili.
Quando bendava i feriti e li faceva tornare dalle loro famiglie, solo
per vederli richiamati a combattere per un confine che si faceva sempre
più vicino; quando cercava di aiutare i bambini rimasti orfani e
le donne rimaste vedove; quando sedeva con suo padre durante i Consigli
e ascoltava il numero dei morti. Ricorda la mano del cavaliere che
modificava le mappe e i confini che si stringevano intorno al villaggio
come un cappio si stringe intorno al collo.
Una sera, dopo l'ultima riunione in cui si erano rassegnati all'idea
che tutto era perduto, Belle pianse e, tra i singhiozzi, chiamò
un nome per tre volte.
Quella fu la seconda volta.
Rumplestiltskin era uno strano padrone. Filava il suo oro e pensava,
guardava incantato la ruota che girava mentre le mani si spostavano
come se avessero una mente propria. La ignorava.
La sua stanza, come
l'aveva definita il Signore Oscuro, era una cella in un sotterraneo.
Belle poteva adattarsi, aveva vissuto in un castello, ma da tempo le
agiatezze che derivavano dal suo titolo erano quasi scomparse.
Non poteva dormire su un materasso di piume mentre gli uomini morivano
a decine fuori dalle mura di pietra della sua camera e, se dormire su un
letto di paglia era il prezzo per le loro vite, l'avrebbe
pagato volentieri. Suo padre, invece, avrebbe dato qualsiasi cosa per
riaverla con sé.
Fu pensando a lui e al dispiacere che stava
provando, al fatto che, oltre la moglie, ora aveva perso anche la
figlia, che pianse per la terza volta.
La quarta volta, Belle si sentì soffocare dai singhiozzi e
pensò che non avrebbe ripreso fiato mai più. Sentì
la faccia gonfia e bagnata e gli occhi che bruciavano mentre guardavano
attraverso lo specchio incantato. Un uomo stava distruggendo un
servizio da tè in un salone polveroso, una tazzina sbeccata
aveva preso il posto di un calice d'oro. Pianse perché
metà del suo cuore piangeva inginocchiato tra cristalli in
frantumi e vetri in pezzi mentre la metà che le era rimasta nel
petto sembrava essere stritolata in una morsa ghiacciata.
La quarta volta Belle, Lady di Avonlea, pianse per sè e per l'uomo oltre lo specchio.
***
Note: Mi è uscita Angst... Sorry I'm not sorry.
Grazie alla mia Beta che, poveraccia, mi sopporta <3
Grazie a voi che mi seguite, che leggete e che recensite <3
Uhmn. Spero non sia una schifezza.
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Capitolo 11 *** #001 - Inizio ***
inizio
Prompt #001 – Inizio
By Jillien
["Nella vita non esistono che gli inizi."
Madame de Staël]
Belle scattò a sedere, spalancando gli occhi. La testa
minacciava di espoderle, un dolore sordo che le martellava le tempie e
il cuore che pareva volesse uscirle dal petto. Credeva di poterlo
sentire rimbombare nella stanza, sulla nuda pietra delle sue pareti,
nel camino spento o sulla porta di legno chiusa.
Si guardò intorno incredula, cercando di non chiudere gli occhi
contro il dolore che ora pulsava dietro gli occhi. Peter Pan, il
Maleficio, il fumo viola.
Rumplestiltskin.
In un momento fu come se il fiato le fosse strappato dai polmoni,
uscendo in un unico, lungo gemito lacerante che echeggiò sulle
pareti del Castello Nero.
È andato.
I ricordi di due vite – ora tre – cercavano di convivere
nella sua testa, spingendosi, intrecciandosi, fino a trovare ognuno il
proprio posto. Lei era Lady Belle e Belle French, era la governante del
Signore Oscuro in un mondo, una paziente dell'ospedale e una
bibliotecaria nell'altro, e in entrambi era il Vero Amore di
Rumplestiltskin. E in entrambi l'aveva perso.
È finita.
Si alzò dal letto a baldacchino, che le aveva regalato Rumple, e
si diresse lentamente verso la sala in cui l'aveva visto filare tante
volte. Il Castello Oscuro la lasciò camminare per i suoi
corridoio, riconoscendo il suo passo dopo tutto questo tempo, la
lasciò scivolare silenziosamente vicino alle finestre chiuse,
vicino ai quadri preziosi, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, le
spalle scosse dai singhiozzi soffocati. Aveva pensato di poter avere il
suo nuovo inizio con Rumplestiltskin, una volta che fosse tornato
dall'Isola che non c'è. Avevano iniziato così tante
volte, ormai, che aveva quasi perso il conto ma questa volta Rumple
l'aveva stupita, avrebbero potuto iniziare a costruire il loro futuro.
Ed ora è andato, e il nostro inizio è diventato una fine.
Eppure, fuori dalla porta della sala, sentiva ancora la sua presenza,
quell'odore di spezie e pelle e magia che lo aveva accompagnato sempre,
anche quando Mr. Gold lo mascherava con la sua costosa cologna.
Posò la fronte sulla superficie liscia del legno, ingoiando un
altro singhiozzo. Non avrebbero mai iniziato il loro per sempre felici
e contenti.
Rumplestiltskin si sentiva schiacciare da tutti i lati.
Era come se, dopo aver accoletellato suo padre, il mondo intorno a lui
avesse iniziato a comprimersi, a stringersi su di lui e a soffocarlo.
Le braccia erano pesanti, la caviglia urlava in agonia e la testa
gli scoppiava con più di trecento anni di ricordi e due vite da
far coesistere.
Riuscì a mettersi faticosamente a sedere, ordinando alla magia
di porre fine a dolore, anche se in petto sembrava che il suo vecchio
cuore malandato fosse strappato in mille pezzi.
Avrebbe potuto iniziare una nuova vita con suo figlio che, finalmente,
lo aveva perdonato e Belle. Belle che lo aveva visto morire, a cui
aveva detto addio senza essere pronto, con cui avrebbe potuto costruire
un futuro migliore.
La Sala nel Castello Oscuro era esattamente come l'aveva lasciata,
fredda e vuota. Il suo filatoio giaceva in un angolo, come un cane
fedele che aspetta l'arrivo del padrone.
Nel silenzio della stanza, un singhiozzo fuori dalle porte sembrò assordante.
Belle.
Non sapeva come, ma aveva una vaga idea del perché. Una
scappatoia nel caso gli fosse successo qualcosa, una falla in un
maleficio che avrebbe dovuto annientarli. Storybrooke non era mai
esisita, ciò che era accaduto non era mai successo. Non c'erano
nuove memorie per cancellare quelle passate, perché non era
stato scritto così, perché chi aveva lanciato
l'incantesimo non aveva creato una nuova vita per gi abitanti di questo
mondo ma li aveva solo rimandati indietro. Il maleficio non aveva
potuto creare dal nulla delle nuove identità.
Belle ascoltava la sua voce senza sentirla davvero. Era sempre stata
una persona curiosa ma, per questa volta, voleva solo sentire la mano
di Rumple che le scorreva tra i capelli e il suo cuore battere sotto il
suo orecchio. Voleva sentire la sua pelle, di nuovo verde e oro,
riscaldarsi sotto le sue carezze e guardare quegli occhi troppo grandi
per il suo volto aguzzo. Perché il maleficio li avesse fatti
tornare da dove erano partiti, prima ancora che fosse usato per la
prima volta, prima che Regina la intrappolasse, era un mistero ma, per
ora, non le importava. Per ora si poteva accontentare di coprire la
bocca di Rumplestiltskin con il palmo e posare le sue labbra sul dorso
in una parvenza di bacio, per iniziare il loro per sempre
perché, se due malefici non avevano scritto la parola fine, lei
era più che felice di continuare a lottare per un nuovo inizio,
ancora e ancora, finchè non ce ne sarebbe stato più
bisogno.
***
Note:
Non è articolata, non spiega un fico secco, non so cosa sia
nè se sta bene con questo prompt. So che avevo bisogno come
l'aria di un lieto fine. Scusate se ho scritto idiozie, davvero.
Grazie alla mia Beta, che ha avuto la pazienza di leggere e si è sorbita i miei vaneggiamenti in fase di stesura <3
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Capitolo 12 *** #091 - Felicità ***
bdt 091
Prompt #091 – Felicità
By Jillien
[La felicità è amore, nient'altro.
Hermann Hesse]
Belle stava per lasciarlo, ne era sicuro.
Si alzava la mattina presto, preparava la colazione, saliva con lui in
macchina e non apriva bocca se non per augurargli buona giornata e
scendere velocemente dalla Cadillac. A volte si dimenticava di dargli
un bacio, prima di correre ad aprire la Biblioteca. A volte se ne
ricordava, ma non era altro che uno sfioramento distratto. Spesso,
troppo spesso, cenava velocemente – se cenava – e si
rinchiudeva nel suo studio. Aveva sempre lo stesso quaderno
sottobraccio, e un libro il cui titolo si premurava sempre di tenergli
nascosto. All'inizio pensava che fossero appunti per scrivere il suo
libro, quello che le aveva regalato solo il mese prima, ma poi era
diventata troppo immersa nel suo mondo perché Rumplestiltskin
potesse continuare a credere alla bugia che si era costruito.
Due settimane e cinque giorni, e a Gold sembrava di impazzire.
Non ci aveva mai creduto fino in fondo. Non a Belle, aveva
imparato la lezione, aveva imparato a credere in lei con tutto se
stesso. Il problema era lui, era sempre stato e sempre sarebbe stato
lui.
I
mostri non vivono per sempre felici e contenti, vengono uccisi dagli
eroi per salvare le damigelle prigioniere nella loro tana.
Due settimane e sei giorni, e Gold non riusciva a scendere dalla
macchina parcheggiata nel vialetto. La luce nello studio era accesa e
dalla finestra si vedeva la silhouette di Belle. Doveva essere seduta
alla scrivania, dandogli le spalle, il contorno dei suoi capelli
inconfondibile attraverso il vetro opaco. Quasi tre settimane e
Rumplestiltskin non sognava altro che poter affondare le mani tra i
ricci ramati e sentirne di nuovo la morbidezza sotto le dita, sentire
il suo profumo e guardare quelle labbra bisbigliare il suo nome.
Scacciò quei pensieri, ricacciandoli in un angolo recondito
della sua mente. Avrebbe aspettato di sentirla dormire, prima di
girarsi e fare finta che tutto era come prima. Avrebbe preso qualsiasi
cosa Belle gli avesse dato, anche se significava lunghi silenzi e cene
fredde e solitarie. Avrebbe accettato tutto questo e vissuto degli
avanzi del breve, meraviglioso sprazzo di luce che Belle era stata,
perché lui era un codardo e non aveva la forza di affrontarla.
La luce nello studio si spense e Rumplestiltskin decise che era
arrivato il momento di lasciare la sicurezza dell'abitacolo, affrontare
il suo pasto freddo, fare una doccia veloce e infilarsi sotto le
coperte, dove avrebbe potuto fingere fino all'indomani mattina.
Trovò Belle in cucina, intenta a tirare fuori qualcosa dal
forno. Per un lungo momento rimase a guardarla fermo sulla porta,
mentre sistemava gli hamburger riscaldati su due piatti.
“Ben tornato, pensavo di aver visto i fari della macchina dieci minuti fa.”
Belle aveva uno sguardo timido, nervoso e carico d'aspettative a cui
tentò di rispondere con un sorriso, riuscendo a produrre solo
una smorfia. Prese un profondo respiro e irrigidì le spalle,
pronto per il colpo che sarebbe giunto da lì a poco.
Scegliere gli hamburger era stato un colpo basso, però.
“Ho ricevuto una chiamata.”
Si mise a sedere, facendo di tutto per fingere che le ultime settimane
non fossero accadute. Belle continuava a lanciargli occhiate,
nascondendo sorrisi nervosi dietro il bicchiere di tè freddo che
stava bevendo. Sembrava impaziente di finire e Gold non poteva darle
torto.
“Dobbiamo parlare.”
Una volta capito lo sbaglio, non sarebbe mai stata abbastanza veloce a liberarsi del mostro.
“Ma certo.”
Aspettò il colpo che sapeva sarebbe arrivato, trattenendo il
fiato e ricostruendo il muro intorno al suo vecchio cuore. Invece,
sentì mani morbide prendere le sue e guardò Belle
morsicarsi il labbro inferiore.
Non aveva il diritto di farla sentire così e per una volta, per l'ultima volta, poteva essere lui quello coraggioso.
“Va bene così. Puoi riavere il tuo appartamento sopra la
Biblioteca, domani chiamerò Dove per iniziare il
trasferimento.”
Aveva la gola chiusa, gli occhi che bruciavano e le mani ancora coperte da quelle di Belle.
Belle, che ora lo guardava con gli occhia azzurri spalancati e confusi,
che aveva smesso di rovinarsi il labbro e aveva la bocca aperta in un
“oh” di sorpresa.
“Non capisco.”
“Due settimane. Non mi parli, non mi tocchi, puoi a malapena
sopportare di stare nella stessa stanza in cui mi trovo anche io. Posso
capirlo, posso sopportarlo, ma non prendermi in giro, cara.”
“Sono incinta.”
“Tu sei-”
“Sono incinta. Mi dispiace, volevo esserne sicura e poi non
sapevo come dirtelo. Non sto cercando di sostituire Bae, lo giuro.
È successo e io lo voglio Rumple, voglio questo bambino.”
Rumplestiltskin era senza parole, per la prima volta in tutta la sua
lunga vita. Non poteva fare altro che fissare quegli occhi azzurri e
pensare al fatto che Belle non lo stava lasciando. Non aveva
intenzione di andarsene, non voleva tornare a vivere da sola. Voleva un
bambino, voleva il loro bambino, e lui sarebbe diventato di nuovo
padre. In un momento la testa gli si riempi di una piccola Belle, con
gli occhi castani e lunghi ricci ramati, che leggeva in giardino con
sua madre.
“ Dì qualcosa-”
La zittì con un bacio, prendendole la faccia tra le mani e
posando le labbra sulle sue con disperazione e amore e tutta la
preoccupazione e la paura che aveva provato. La ringraziò in
quel modo perchè era rimasta, perché non lo aveva
abbandonato, perché lo aveva reso più felice di quanto
ricordava essere mai stato da quando aveva preso Baelfire tra le
braccia.
“Un bambino, Belle. Sarai una madre perfetta! E quando troveremo
Bae, gli presenteremo la sua sorellina. Ne ha sempre voluta una.”
Belle scoppiò a ridere, una risata tremula e bagnata dalle sue lacrime.
"Potrebbe essere un maschio."
"No, sarà una femmina, me lo sento."
Quella sera, mentre finalmente teneva Belle tra le braccia, con la mano
poggiata possessivamente sul suo ventre, si ritrovò a pensare
alla scatolina di velluto nascosta sul fondo del cassetto e al fatto
che, forse, anche lui avrebbe potuto avere un finale felice con Belle
al suo fianco.
___________________
Note:
oggi tornano, oggi tornano! E' una cosa smielata e fluffissima, senza
capo nè coda. A volte si sente il bisogno di un po' di zucchero,
poveri bimbi miei.
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