Fluorescent Adolescent

di Sexy_Shit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Friday I'm in Love ***
Capitolo 2: *** The boy is a slag, the best you've ever had ***
Capitolo 3: *** Situation never what you want it to be ***
Capitolo 4: *** Do you know I'm going to leave you? ***
Capitolo 5: *** Sunday, Bloody Sunday ***
Capitolo 6: *** Satisfaction guaranteed, A pillow-weight catastrophe ***



Capitolo 1
*** Friday I'm in Love ***


Pioggia. Stupida e bagnata pioggia. Pioggia a Londra, pioggia a Manchester, pioggia a Liverpool. Pioggia in tutto il regno unito. Melanie odiava la pioggia. La costringeva in casa. Sbuffò e si diresse in cucina. L'orologio appeso alla parete segnava le due e mezza di pomeriggio. La bionda aprì il frigo in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, sebbene avesse finito di pranzare solo un'ora e mezzo fa.

- questa pioggia mi farà ingrassare. - disse ad alta voce.

Si spaparanzò sul divano in compagnia di ipercalorici biscotti al cioccolato e un bicchiere di latte, quando suonò campanello.

- Melanie vai tu! - urlò la madre dal piano di sopra.

- sempre a scopare stai! - urlò la figlia di rimando.

- meno male che ci sono io che pulisco questa casa! -

Rise e si alzò dal divano, per andare da aprire. Quella donna le assomigliava in tutto e per tutto.

- oh, ciao Harry. -

- ciao. - disse il moro sorridente.

- piove. - gli fece notare la bionda, nascondendo in queste due parole anche la domanda “che cazzo ci fai a casa mia con questa pioggia alle due di pomeriggio?”.

- l'ho notato. - disse scrollando i ricci come un cane. Evidentemente non aveva intuito.

- cerchi Liam, immagino. -

- sì, io-

- bè non c'è. - lo interruppe - è con la sua “girlfriend” da qualche parte a Manchester. -

- allora, magari, no so...ti va di farmi entrare in casa? -

- pedaggio. -

- cosa? - chiese aggrottando la fronte.

La bionda allungò la mano e gli fece intendere che voleva qualcosa in cambio. Adorava mettere in crisi le persone. Lui infilò le mani nelle tasche e frugò attentamente per estrarne una scatola di mentine e venti centesimi. Melanie sospirò e lo feci entrare. Lui sorrise e varcò la soglia. Adorava il modo in cui faceva roteare gli occhi quando era scocciata.

- salve signora Payne. - disse cortesemente Harry, salutando Victoria che indossava solamente un asciugamano ed era ancora bagnata dalla doccia.

- oh, Harry caro, non sono più la signora Payne da un po' ormai. - disse lei, facendo la ragazzina.

- due settimane oggi. - disse la figlia per fargli capire che in realtà non era poi così tanto tempo.

- oh, mi dispiace. - disse il riccio.

- oh no, non devi dispiacerti. Non vedevamo l'ora, vero Mel? -

- oh, sì...non vedevamo l'ora... - rispose atona.

- oh, bè...l'importante è che voi siate felici. - disse mettendo in mostra le sue adorabili fossette da bambino innocente. Adorava anche fare il cascamorto con le madri dei suoi amici e a Melanie faceva venire la nausea.

- ma come sei dolce Harry! Dovresti venire più spesso a trovarci. -

- certo, come no... - disse seccata la bionda.

Prese Harry per un braccio e lo condusse al piano di sopra, nella sua camera. Chiuse la porta a chiave e si voltò a guardarlo. Si era sdraiato comodamente sul suo letto e si era messo a giocherellare con un paio di mutandine. Lei si avvicinò e gliele strappò di mano, nascondendole in un cassetto. Il moro scoppiò a ridere. Lei sospirò e andò ad affacciarsi alla finestra.

- non si direbbe che sei felice di vedermi. -

- infatti. -

- lo so che mi adori. - insistette lui.

- ti sbagli. -

Harry si sistemò sul letto, prendendo in mano questa volta un reggiseno di pizzo blu scuro. Gli piaceva il blu, lo eccitava. Lo osservò un'ultima volta e lo nascose sotto alla schiena.

- se è il tuo periodo non è certo colpa mia! -

La bionda si voltò e lo fulminò, per poi addolcire il suo sguardo. Adorava i suoi occhi.

- scusa... - disse lasciandosi cadere di peso sul letto, accanto a lui.

Si stese a pancia in su a guardare il soffitto bianco. Anche quello era dannatamente deprimente.

- sai cos'ho davvero voglia di fare? - chiese fissando l'intonaco scrostato.

- sesso. -

Il riccio si voltò sul fianco destro, per osservarla meglio; voleva capire se facesse sul serio. Si avvicinò a lei e posò le labbra sulla sua mascella.

- vuoi farlo ora? - chiese con una voce roca e sensuale che non aveva mai tirato fuori con lei.

- cosa? - chiese la ragazza ridendo istericamente, anche se le era venuta la pelle d'oca.

- sei stata tu a proporlo. -

- no, io ho detto che ho voglia di farlo. Non che devo farlo con te. -

- ma lo vuoi. -

- no! - urlò sedendosi sul letto - sei uno degli amichetti del cuore di mio fratello, non potrei mai farlo. -

- come vuoi... -

Lo guardò dall'alto; nella posizione in cui si trovava, con le gambe incrociate e le mani dietro alla testa, sembrava un dio greco.

- dai, tira fuori la roba e sta zitto. - gli ordinò per distrarsi.

Sospirò e cacciò fuori una scatolina metallica dalla tasca posteriore del jeans per poi passargliela. L'aprì. Annusò il contenuto e chiuse gli occhi, beandosi del profumo.

- amo l'odore dell'erba appena tagliata... -

Lui scoppiò a ridere – sei pessima. -

La bionda sfilò una cartina lunga dal pacchetto mentre lui fabbricava un filtro di cartone. Prese un po' di tabacco e lo adagiò sulla cartina, insieme al resto. Ormai era diventata abile a girare. Prese il filtro e lo posizionò sulla cartina. Leccò il bordo adesivo e il gioco era fatto.

- accendino. - disse ammirando l'opera d'arte.

- voglio fare io il primo tiro. - disse il moro cercando di sfilarle di mano l'oggetto, come un bambino capriccioso.

Lei scosse la testa – chi arriccia appiccia. -

Il ragazzo sbuffò e glielo porse. Era una legge inviolabile ormai. La bionda lo prese in mano e diede fuoco all'estremità senza filtro e aspettò che ardesse adeguatamente, per poi fare il primo tiro. Tornò a sdraiarsi sul letto accanto a lui. Fece un altro tiro e poi gliela porse.

- mi devi venti sterline. - disse il moro aspirando.

- così tanto? -

- ho offerto io anche l'altra volta. -

- per fortuna che siamo amici... -

Tornò a impossessarsi di nuovo dell'oggetto e fece un altro tiro.

- è roba buona, questa. E sono riuscito a fare anche un buon prezzo. -

Annuì ed espirò il fumo denso, disegnando delle curve sinuose nell'aria. Pensò che sembravano dei nastri lanciati in aria da delle ballerine.

- dov'è tuo padre ora? - le chiese fissando il soffitto.

- in Italia, da qualche parte, con la sua ragazza. -

- ma davvero tua madre è contenta? -

- sì. Lei è rimasta incinta di Liam quando era molto giovane, quindici anni forse. È stata costretta a sposarsi. -

- e tu sei felice? -

- importa? -

Spense il mozzicone sul posacenere sopra al comodino.

- a me importa. -

Melanie rise – e perché dovrebbe? -

Il ragazzo si voltò su un fianco e si avvicinò a lei. I suoi occhi color nocciola, così comuni ma allo stesso tempo così particolari, lo intrigavano. Anche perché lei sapeva usarli molto bene.

- perché sono l'amichetto del cuore di tuo fratello. -

Lo guardò negli occhi. Non capiva più che intenzioni avesse. E forse non le importava nemmeno. Aveva la testa leggera. Scoppiarono a ridere insieme. Non c'era motivo di ridere, ma quella scena le sembrava così comica.

- non ti vergogni a provarci con la sorella di Liam? Il bravo ragazzo che si fida ciecamente dei suoi amici? -

- non ti vergogni a sedurre un ragazzino innocente? -

La bionda rise di nuovo.

- non si dicono le bugie. - disse pizzicandogli il naso.

Lui le prese la mano e le baciò il dorso. I suoi occhi le lanciarono uno sguardo di maliziosa sfida. La ragazza si alzò da letto e si appoggiò alla scrivania. Lui rise. Lei si voltò dall'altra parte e iniziò a mettere a posto i fogli sulla scrivania per distrarsi da tutto il ben di dio che stava buttando nel cesso, quando Harry decise di alzarsi, e di ritentare. Le cinse i fianchi con le mani e accostò le labbra al suo orecchio.

- non scappare da me. - sussurrò sul suo collo.

- Harry non... -

- non vorrai dirmi che adesso sei una brava ragazza. -

- mia madre è di sotto... -

- una volta sola... - implorò con voce melliflua.

Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a lui. Le sue mani strinsero la stoffa della felpa blu che portava la ragazza, bramose di toglierla di mezzo. Lei si voltò in cerca delle sue labbra che lui non le negò. Sapevano di fumo e marijuana; non che quel sapore la facesse impazzire, ma si immaginò che anche lei non doveva avere un alito fresco e profumato. Si lasciò portare sul letto. Prese i lembi della felpa sollevandoli, togliendo quella e la T-shirt in un unico gesto. La sua pelle perennemente abbronzata faceva invidia a qualsiasi modella, per non parlare del suo fisico. Melanie non era di certo una ragazza timida e riservata, anzi; non perdeva mai l'occasione di infilarsi in vestitini succinti che a malapena le coprivano le mutandine per mettersi in mostra. Adorava che i ragazzi pendessero dalle sue labbra, avere il controllo della situazione. La faceva sentire la regina del mondo. In effetti, non ci voleva molta fantasia per immaginare come fosse il suo corpo, ma Harry se lo era sempre chiesto. Non gli bastavano la scollatura vertiginosa e la gonna inguinale, voleva vedere di più. Liam sembrava un estraneo ora. Le sganciò il reggiseno liberando i suoi seni. Erano come se li era sempre immaginati, pieni e sodi. Si avventò subito su di essi, senza riuscire a resistere. Melanie era combattuta; non sapeva se donarsi al piacere o se dovesse resistere, per non deludere il fratello.

- cosa c'è? - chiese il riccio slacciandosi la cintura e abbassando i pantaloni. Aveva notato l'indecisione nel viso della giovane.

Lei lo osservò dall'alto in basso, con sguardo malizioso. Si tolse anche la maglietta, per convincerla a non cambiare idea. E la cosa sembrò funzionare. Allacciò le cosce ai suoi fianchi e lo tirò nuovamente su di se. Il ragazzo la liberò dalla stretta dei leggins. Sentiva l'eccitazione del ragazzo premere contro il suo inguine. Sporse avanti il suo bacino, facendolo scontrare con quello del ragazzo, che gemette.

- tua madre crede che sei ancora vergine? - chiese Harry ansimando.

- ovvio che no! -

Prese i lembi dei suoi boxer neri e li calò giù, facendo schizzare fuori il suo membro. Harry ansimò.

- è stata la prima a cui l'ho detto. Dopo Eva. -

Melanie si impossessò delle sue labbra prima che potesse dire altro. In quel momento ogni rumore le avrebbe dato fastidio, tranne i loro respiri. Si liberò anche degli slip e in poche mosse fu in lei. Non c'è tempo per le precauzioni, basterà che esca prima di venire, pensava la ragazza, che ormai di esperienza ne aveva. Ad ogni suo movimento le scappava un piccolo sospiro. Non voleva lasciarsi troppo andare, altrimenti sua madre avrebbe capito. I ricci voluminosi di lui gli ricadevano disordinati sulla fronte sudaticcia. La collana che portava al collo cadeva sul petto di lei. Era una sottile catenina d'argento con appeso un anello del medesimo materiale.

- ti da fastidio? -

Rispose con un piccolo gemito. Così, con un gesto repentino, se la tolse e la gettò a terra, tra i vestiti.

Era dalla prima volta che l'aveva vista che aveva desiderato questo momento. Il momento in cui fosse stato lui a dominare, dato che, di solito, era lei il capo. Tutti la consideravano tale, in qualsiasi situazione. Capo classe, capitano della squadra di pallavolo, capo del comitato studentesco, capo del suo gruppetto di amiche, capo di chiunque. Ma lei non lo faceva apposta, le veniva naturale. Tutti volevano un suo consiglio o un suo parere. Melanie Payne. La migliore. Ma ora no di certo, con quell'espressione di profano piacere, la mascella serrata per trattenere i gemiti e il naso arricciato per l'approvazione. Per non parlare della fronte imperlata di sudore e delle gote arrossate. Era tutt'altro che presentabile, eppure Harry la trovava bella come mai prima d'allora.

- ti piace biondina, eh? - le sussurrò il moro all'orecchio.

Lei gli morse il collo, facendolo quasi urlare di dolore.

- non chiamarmi biondina, riccio. -

I loro sguardi si intrecciarono: odio, passione, rabbia, forse amore. Fatto sta che quegli occhi color nocciola riuscirono a farlo sentire impotente ancora una volta, e quegli occhi verdi su cui non si era mai soffermata più di un istante la fecero rabbrividire per la prima.

 

Victoria se ne stava tranquillamente appoggiata al ripiano da cucina sorseggiando del tè caldo. Sapeva perfettamente quello che accadeva al piano superiore e sapeva anche che tra qualche minuto suo figlio sarebbe tornato e sarebbe andato a bussare alla porta della sorella per reclamare l'amico venuto in visita. La donna sospirò e bevve l'ultimo sorso di tè dalla sua tazza. Si alzò e si diresse al piano di sopra.

- ragazzi...sono quasi le cinque...avete fame? - si preannunciò prima di bussare due volte alla porta.

- cazzo. - disse Melanie infilandosi la biancheria intima e guardando nervosamente l'orologio di Barbie appeso alla parete.

Harry sbuffò, stiracchiandosi sul letto.

- rivestiti idiota! - sussurrò scocciata facendogli finire i boxer dritti in faccia.

- ragazzi ci siete? -

- adesso veniamo giù mamma, non occorre che stai qui fuori dalla porta! -

Raccolse i capelli in una coda di cavallo e aprì la porta.

- potresti anche aspettarmi. - la rimproverò il riccio.

- io non aspetto nessuno. - civettò lei, attraversando la soglia della porta per poi scendere le scale.

Il ragazzo saltellò con una scarpa in mano fino alla porta, dove si appoggiò allo stipite e la infilò al piede.

- ciao sorella. - disse Liam vedendola entrare in cucina.

- ciao Melanie. - disse la mora seduta accanto a lui.

La bionda ignorò il saluto di entrambi e spalancò la porta del frigorifero.

- Melanie, saluta Grace. -

- Liam, non occorre che... -

- salutala. -

Melanie si voltò con in mano un bicchiere d'acqua e guardò prima il fratello e poi la ragazza. Non è che la odiasse o che fosse antipatica...semplicemente non voleva che cercasse di diventarle amica, come invece Grace sperava che accadesse. Secondo Melanie non aveva ne stile, ne carattere, quindi non la voleva tra i piedi.

- ciao Grace. - disse sorridendo -Liam. - fece un cenno verso il fratello.

- avete passato una bella giornata? -

La ragazza con grandi occhi neri e boccoli altrettanto neri si aprì in un sorriso smagliante.

- oh, bè, ha piovuto quasi tutto il giorno ma ci siamo divertiti lo stesso, vero Liam? -

- sì, è stato bello. -

I loro sguardi si incrociarono e si scoccarono un tenero bacio.

Disgustoso, ecco che cosa pensava Melanie. Alle loro spalle spuntò Harry.

- oh Harry, eccoti qui caro! - gufò Victoria – pensavo che ti fossi perso! - disse ridacchiando da sola.

Il riccio mise in mostra il suo sorriso a trentadue denti.

- non si preoccupi, ero solamente in bagno. -

- mi aspettavi? - chiese Liam.

- tutto il pomeriggio ti ho aspettato amico! - esclamò scocciato, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a lui.

- Melanie non ti ha detto che ero fuori? -

- e io che ne sapevo. - corse a salvarsi la bionda.

- te l'avrò detto almeno tre volte ieri. E una stamattina, prima di uscire. Che cazzo hai al posto del cervello? -

- forse, semplicemente, non m'interessava. - rispose pungente, sempre con il suo sorriso strafottente.

Il biondo scosse la testa.

- ehi, oggi è venerdì! - disse Harry sollevandosi dalla sedia.

- al venerdì si esce. - disse Liam voltandosi dalla parte dell'amico.

Harry si avvicinò al suo volto.

- e quando si esce si rimorchia. Sopratutto di venerdì. -

Lanciò un'occhiata alla bionda che nessuno sarebbe stato in grado di decifrare. Nessuno, tranne loro due.

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Capitolo 2
*** The boy is a slag, the best you've ever had ***


Musica ad alto volume, chiasso e una miriade di adolescenti in preda a crisi ormonali di terzo grado: tutto ciò che Penelope Farrel odiava. Si sentiva sempre dannatamente a disagio con i suoi jeans in mezzo a quella miriade di gonnelline semitrasparenti. Per non parlare del suo piccolo seno, che teneva quasi sempre nascosto sotto felpe e maglioni esageratamente grandi. Si sentiva ancora più piatta in mezzo a tutte quelle tette siliconate e imbottite. Si guardò velocemente intorno per capire se c'era qualcuno che conoscesse, ma non riconobbe nessuno. E non si accorse affatto che lo sguardo di un ragazzo in particolare la stava trapassando da parte a parte. La sua postura scorretta, la sua camminata leggera, il suo sedere perfetto: tutto in quella ragazza eccitava Zayn Malik.

- che guardi? - gli chiese Niall, bevendo un sorso dell'ennesima birra.

- devo andare al bagno. - disse il moro alzandosi – credo che ci metterò un po'. -

Il biondo rise, forse più per l'effetto dell'alcol che per quello che aveva detto il ragazzo.

Penelope non era mai stata una grande osservatrice. Era molto sbadata, sempre tra le nuvole. Non si curava mai delle occhiate che le lanciavano i ragazzi quando passava. Non le importava. Si avvicinò al tavolo degli alcolici e riempì un bicchiere con della vodka alla liquirizia. Le piacevano le bevande dai colori scuri. Dentro a quel bicchiere sembrava un piccolo buco nero. Lo bevve tutto d'un sorso. Voleva ubriacarsi presto, così la serata sarebbe passata veloce e allegramente. Non sapeva nemmeno di chi fosse quella casa. Non capiva perché la gente organizzasse delle feste durante l'anno senza motivazione. Insomma, chi vorrebbe farsi distruggere casa gratuitamente?

- ti piace quella roba, eh? - chiese Zayn, atteggiandosi.

La mora si voltò, rendendosi conto di aver già scolato tre bicchieri di vodka.

- io...è buona. - disse cercando di non sembrare troppo disponibile a conversare con lui.

- a me piace di più quella alla pesca. È più dolce. -

Svitò il tappo della bottiglia e gliene riempì il bicchiere. Lei annusò il contenuto e lo guardò. Sapeva cosa voleva fare, ma non le importava. Voleva bere fino a non ricordarsi più nemmeno il suo nome. Portò il bicchiere alle labbra e buttò giù il liquido tutto d'un fiato. Zayn sgranò gli occhi.

- ehi, vacci piano! Non sarà come la vodka pura, ma non è acqua! -

- già. È meglio. -

Se ne versò un altro bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato.

- come hai detto che ti chiami? -

- Penelope, ma per te solo Penny! - disse lei scoppiando a ridere.

Portò le mani alla bocca, rendendosi conto che, forse, non avrebbe dovuto dargli tutta quella confidenza ma, all'improvviso, sentiva uno strano bisogno di parlare.

Il ragazzo sorrise, sapendo di avere la strada libera.

- questa musica fa cagare. - disse la mora guardandosi intorno – ma ballerò lo stesso. -

Cosa insolita, dato che Penelope detestava ballare. Si tuffò tra la folla, iniziando a muoversi. Il moro la osservava sempre più convinto che quella serata non sarebbe potuta andare meglio. Le si avvicinò e iniziò a ballare con lei. Poggiò le mani sui suoi fianchi e appoggiò il petto sulla sua schiena. La mora si muoveva sfrenata, quasi non accorgendosi che lui le fosse appiccicato. Finalmente si voltò, conficcando il suo sguardo in quello del moro. Quegli occhi avevano qualcosa di magnetico, qualcosa che conquistava tutti quelli che la guardavano. Era lo sguardo intrigante di una bambina innocente, qualcosa di puro e sfrontato al tempo stesso. Qualcosa di estremamente eccitane per Zayn. Risvegliava il suo istinto animale. Afferrò la ragazza per i fianchi e l'avvicinò a se, per poi baciarla, senza che lei potesse fare nulla per fermarlo.

- ti va di ballare al piano di sopra, bella? -

- cosa? - chiese Penelope, non avendo una singola parola in mezzo a tutto quel baccano, ma lui non rispose alla sua domanda.

La prese per un polso e la trascinò al piano superiore. La ragazza non fece storie, forse perché quasi non riusciva a reggersi in piedi o forse perché un po' la cosa la intrigava.

- non preoccuparti, il padrone di casa è un mio amico. -

Aprì una porta, l'unica con un cartello: “scopate a casa vostra luridi pervertiti” c'era scritto, ma a Zayn non sembrò importare molto. La camera era grande e il blu era il colore prevalente: armadio blu, letto a due piazze con lenzuola blu, tende blu e un'enorme tappeto che copriva quasi tutto il pavimento, anch'esso blu. La luce pallida della luna filtrava dalla finestra lasciata aperta, illuminando la sagoma della ragazza. Sotto quella luce sembrava ancora più pura di prima, pensò Zayn. Si sentiva quasi in colpa a pensare a quello che stava per fare. Anche se, poteva scommetterlo su sua madre, quella ragazza non era più vergine da un pezzo, si era auto convinto che doveva esserlo per forza. Così pallida, così esile. I capelli neri le contornavano il viso scendendo lungo le spalle. Non aveva mai visto capelli così lucenti. Chiuse gli occhi e liberò la mente, cercando di dare ascolto soltanto al suo corpo. Quando li riaprì lei era sdraiata sul letto e aveva le mani in bocca. Il ragazzo rise, andando a sedersi accanto a lei.

- che diavolo fai? - le chiese, allontanandole le mani dalla bocca.

- non mi sento più la lingua. - biascicò.

Penelope era abituata a bere, ma quella sera aveva davvero esagerato: due bicchieri di vodka pura – e i bicchieri di Penelope erano boccali di birra – prima di partire e mezza bottiglia di vodka alla liquirizia lì alla festa. La stanza vorticava, le stelle fosforescenti appese al soffitto le sembrava che potessero schiantarlesi addosso da un momento all'altro. Era davvero presa così male?

Vide il moro allungare una mano e sfiorarle le labbra con la punta dell'indice. Un gesto delicato, che non si aspettava. Lei spalancò la bocca e lo guardò, come un pesce lesso. Il ragazzo rise.

- con una bocca del genere devi fare dei pompini davvero eccezionali. -

Lei lo fissò per qualche istante e scoppiò a ridere. Sapeva che la stava offendendo, ma non poteva smettere di ridere.

- e tu non hai idea di che seghe faccio con i miei bei piedini! - rispose a tono, tra le risate.

Zayn non se l'era aspettata così: pensava che fosse seria e sbrigativa. Ma forse era solamente ubriaca.

Basta aspettare.

- allora voglio proprio provare. -

Rotolò su di lei, facendole divaricare le gambe. Puntellò i gomiti sul materasso per non pesarle. Le scostò una ciocca di capelli dal viso e la baciò dolcemente, come se fosse fatta di vetro e potesse rompersi con un soffio. Si liberò prima della sua maglietta e poi anche di quella di lei. Penelope non riusciva più a ragionare, il cervello inebriato, il corpo intorpidito, il viso accaldato. Sentiva l'eccitazione crescere in lei. Nonostante tutto fosse favorevole, la sua coscienza continuava a urlarle che tutto ciò era dannatamente sbagliato. Infilò le mani dentro i suoi pantaloni, abbassandoli. Zayn sorrise e premette il bacino contro quello di lei, facendole sentire la sua eccitazione. Penelope superò anche la barriera dei boxer e poso le sue mani affusolate sul sedere di Zayn, stringendolo leggermente. Wow, aveva davvero un bel sedere. Il ragazzo le mordicchiò il lobo dell'orecchio sinistro – l'altro era stato sfondato da un dilatatore da un centimetro e mezzo – scendendo poi con dei baci fino ai suoi piccoli seni. Sganciò il reggiseno e lo gettò a terra. Si tolse jeans e boxer, e abbassò i suoi, senza il minimo di delicatezza. Ma prima di arrivare alle mutandine si fermò, sentendosi in colpa; c'era qualcosa in lei, nel suo sguardo che gli diceva che non era giusto. Non meritava il trattamento di tutte le altre ragazze, non era sesso selvaggio. Forse, per una sera, avrebbe potuto fare qualcosa di più che del semplice sesso. Le solleticò l'intimità da sopra gli slip neri con l'indice e il medio, indeciso. Penelope ridacchiò.

- allora, Penny...non sei vergine, vero? -

- come fai a sapere il mio nome? - gli chiese quasi sconvolta, alzando il capo.

- me lo hai detto tu poco fa... -

Si sdraiò di nuovo – ah già. -

Sollevò i lembi sull'inguine con i pollici, scoprendo appena la peluria pubica.

- e tu come ti chiameresti, bell'imbusto. - chiese in un modo che sembrava più un'affermazione che una domanda.

- Z...Zac. - disse il moro guardando il soffitto.

- oh, ma io ti conosco! - esclamò la mora puntando le braccia verso il soffitto – tu sei Malik! Quello che è stato bocciato perché aveva una tresca con quella di Inglese, giusto? -

- non avevo una tresca – rispose tra i denti, lo aveva fregato – era molto giovane e attraente e...ci simo solo baciati. -

Penelope scoppiò ancora a ridere.

- certo, come no. Tanto che il preside l'ha licenziata. E tu sei stato segato. -

- tutti abbiamo fatto qualcosa di sbagliato nella vita, ma poi si ripara. O no, Miss Santarellina? -

La ragazza lo guardò un istante negli occhi prima di tirarlo a se e baciarlo, come se avesse pensato a qualcosa che anche lei aveva sbagliato nella vita. I suoi capelli erano impregnati della puzza di fumo stagnante, mischiato a quello fresco del gel. Le poggiò una mano sul fianco e l'accarezzò scendendo lentamente fino agli slip, che tolse con un unico gesto. Come aveva già detto, voleva essere più delicato con lei. In una frazione di secondo si alzò dal letto per rovistare nelle tasche dei jeans. Si voltò verso la finestra e si infilò il preservativo, anche se Penelope non riuscì a capire cosa stava facendo. Tornò su di lei, lasciandole un bacio proprio sulla sua intimità. Sentiva il calore emanato dal suo corpo e l'odore dell'eccitazione. Tornò all'altezza del suo viso. Puntellò di nuovo i gomiti sul materasso e si posizionò, entrando in lei. Non era stretta come si era aspettato, forse non era vergine. Pericolo scampato. Cominciò a muovere il bacino su e giù, incitato dai gemiti di lei. Il senso di colpa svaniva sempre di più ad ogni movimento. I suoi capelli scuri erano sparsi sul cuscino bianco, risaltando nel buio. Sembravano dei tentacoli. Dopo venti minuti circa Penelope venne travolta dall'orgasmo, urlando così forte che anche qualcuno al piano di sotto riuscì a sentirla. Zayn non era ancora venuto ma uscì da lei senza continuare; ansimava accaldata e aveva l'aria distrutta. Non voleva farla affaticare ancora di più. Diavolo, ma che cosa gli stava prendendo? Non si riconosceva più. Da quando gli importava di una sconosciuta? Anche se, a dire la verità lui la conosceva, tutti la conoscevano: lei era la stronza di quinta E. non aveva amici, non voleva amici. Se ne stava per i fatti suoi e non dava fastidio a nessuno; ma nessuno doveva dare fastidio a lei, altrimenti avrebbe finito di vivere. Jhonatan Brown aveva cambiato scuola a causa sua e Marta Jones era stata espulsa per azioni che non aveva mai compiuto. Ovviamente era stata Penelope a far credere a tutte che invece le avesse fatte. Zayn avrebbe dovuto temere le conseguenze che avrebbe prodotto quella notte ma ora sembrava così innocente. Le sue piccole labbra a cuore erano schiuse, il naso alla francese leggermente arricciato, gli occhi chiusi e lunghe ciglia nere accarezzavano le gote arrossate. In quel momento Zayn si rese conto che non era carina; era davvero bella. Gli venne una voglia insana di darle un bacio sulla fronte. E fu proprio quello che fece. Confuso, si alzò in piedi: è solo una ragazza, continuava a ripetersi. Si passò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo, notando il lavoro non finito. Portò le mani ai fianchi, sospirando, continuando a guardare il suo membro ancora duro. Si voltò a guardare la ragazza che dormiva beatamente e poi guardò la porta del bagno, sconsolato. Raccolse i suoi vestiti e si chiuse dentro. Dieci minuti dopo stava già scendendo le scale, dopo aver abbandonato Penelope sul letto, da sola. Ormai non era più un suo problema. Passò a fatica fra la gente calcata nella stanza e uscì dalla casa. Si strinse nella giacca di pelle e percorse il vialetto, incamminandosi verso casa.

 

 

- ehi Bionda. - disse Harry con la voce più sensuale che potesse avere – come mai da queste parti? -

I ricci castani erano appiccicati alla fronte sudaticcia e stava facendo una sauna dentro quella giacca. Ma era la sua preferita, non avrebbe mai potuto andarsene senza. Melanie si voltò esitante, sapendo già di chi si trattasse e di che intenzioni avesse.

- Bionda – disse con disprezzo – lo dici alle tue amichette, capito Styles? E, in ogni caso, non sono affari tuoi del perché sono qui, anche se mi sembra ovvio. -

- non essere acida...piuttosto, hai già preso da bere? - chiese atteggiandosi.

A Melanie scappò un sorriso. Non era mai riuscita a resistere a quel suo atteggiamento da spaccone. Era ormai così abituato ad avere successo con le ragazze che non si rendeva nemmeno più conto di quanto fosse scadente la sua tattica di seduzione, ma forse lui credeva di risultare davvero sexy. Per meglio dire, quella tecnica funzionava con tutte, ma non con lei. Voleva di più.

- oh, avanti Harry. È tutto qui quello che sai fare? - chiese con un tono di superiorità.

- se è davvero solo questo che fai per rimorchiare, ti scegli proprio delle morte di cazzo. -

Harry la guardò interessato; sopracciglio alzato, mezzo sorriso di sfida e sguardo che riuscirebbe a stendere chiunque, lui compreso. Il riccio si inumidì le labbra secche e si scompigliò i capelli.

- io sono un libero professionista, signorina Payne. -

- dimostramelo. -

Detto questo, si voltò e si mischiò tra la folla. Indossava un abito blu elettrico. Come avevamo già accennato, il blu eccitava Harry da impazzire. L'unica cosa che lo eccitava ancora di più era Melanie Payne vestita di blu. Era un tubino aderentissimo, che non arrivava nemmeno a metà coscia. I capelli sciolti arrivavano appena alle spalle e il ciuffo ribelle le andava negli occhi. Harry la seguì, facendo a gomitate con le persone per riuscire a starle dietro. Quando la ritrovò era appoggiata ad una scrivania in legno di quercia, e stava sorseggiando da un bicchiere di carta rosso fuoco. Si guardava intorno come se stesse aspettando che qualcuno venisse a salvarla. Sapeva cosa stava facendo: gli stava dando una seconda occasione per dimostrargli le sue potenzialità. Si scompigliò i ricci e si sistemò il ciuffo. Poi le si avvicinò con passo deciso e un sorriso malandrino stampato in faccia.

- sei sola? -

- già. -

- problemi di cuore? Ubriacarsi non è la soluzione giusta sai. -

Lei sorrise – niente problemi di cuore. -

- fammi indovinare: stai cercando uno per spassartela, poi ti innamorerai di lui, ma lui ti farà soffrire e alla fine ti ritroverai ad una festa come questa e sarà proprio per problemi di cuore. Un classico. -

Melanie ridacchiò: sapeva che aveva talento in questo campo.

- ma se rovini il finale non è divertente. -

- tanto finiscono tutte così. Ma le ragazze sono egoiste, non pensano mai che non sono le uniche a soffrire. Anche noi ragazzi ci stiamo male, la maggior parte delle volte. -

- sei mai stato scaricato? -

- ...no, ma... -

- e allora stai solo dando aria alla bocca. -

Poggiò una mano sulla scrivania e accavallò una gamba sull'altra.

- nemmeno tu hai l'aria di una che si fa spezzare il cuore facilmente. -

- semplicemente, non mi faccio fregare. Io i ragazzi me li so scegliere. Non vado con il primo che capita. -

- oh, questo sarebbe un complimento? - chiese Harry d'istinto, dimenticando di stare interpretando la parte di uno sconosciuto.

- forse. - disse lei, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere.

“missione compiuta” pensò Harry, sorridendo furbo.

- sai di chi sia questa casa? - chiese lui, tornando a calarsi nella parte.

- si, è un amico di mio fratello... -

- allora, sai dov'è il bagno? Questa casa è enorme, non vorrei perdere tempo a cercarlo. -

- seguimi. - disse lei con sguardo magnetico.

Gli afferrò il polso e lo guidò su per le scale. Aprì la porta del bagno e si appiattì contro le mattonelle lisce della parete, sovrastata da lui che le stava già baciando il collo.

- prova superata. - disse tra gli ansimi e infilò le mani nei suoi pantaloni, abbassandosi all'altezza della cintura.

 

* * *

 

Aprì lentamente gli occhi. Un forte fascio di luce la colpiva dritta in faccia. Si coprì il volto con un braccio e si voltò dall'altro lato. Le lenzuola avevano uno strano odore e non ricordava che il suo letto fosse mai stato così grande. Dopo che i suoi occhi si furono abituati alla luce si sedette, osservando la stanza: scrivania di legno di faggio, moquette verde chiaro, una chitarra appesa alla parete opposta. Un poster dei Foo Fighters era appeso sull'anta dell'armadio davanti a lei, accanto ad alcune foto di ragazzi che non riusciva a distinguere. Abbassò lo sguardo e vide che era completamente nuda. Si coprì il decoltè con il piumone blu notte, rabbrividendo a causa della corrente fredda che entrava dalla finestra, lasciata aperta. All'improvviso la porta della camera si spalancò facendole gelare il sangue nelle vene. Un ragazzo biondo entrò saltando e canticchiando una canzone, suonando una chitarra invisibile. Quando la vide si fermò e la osservò, prima di sorridere sornione.

- buon giorno. -

Penelope spalancò gli occhi e si coprì ancora di più.

- sono contento di vedere che la gente se ne frega delle mie regole. -

- scusa io...penso di aver bevuto parecchio...io non... -

- sta tranquilla, è tutto ok. - disse sorridente – fa pure con calma. -

Fece un cenno con la mano e uscì da dov'era entrato. Sentiva il sangue caldo che le scorreva velocemente sotto la pelle. Perché cazzo Zayn l'aveva lasciata lì? Quel biondo doveva essere un suo amico.

- lo stronzo di Zayn deve averci dato dentro ieri sera. C'è una moretta niente male di sopra. -

Niall aprì l'anta del frigorifero e cominciò a rovistarvi dentro.

- ma avevi detto di non scopare in camera tua... -

- infatti c'è un cartello a caratteri cubitali attaccato sulla porta, ma evidentemente Malik se ne sbatte il cazzo delle regole, perché lui è trasgressivo. - disse sbattendo l'anta con rabbia, le braccia piene di cibo.

- domani se lo vedi digli che Niall è molto, e sottolinea molto, incazzato con lui e che le scuse non servono a un cazzo tanto lo so che è stato lui. -

- signor sì, Capitano! - disse Harry, mettendosi sull'attenti.

Penelope fece capolino in cucina.

- ehm... - si annunciò così che i ragazzi si accorgessero della sua presenza – scusa ancora, ho visto ora il cartello... -

- tutto apposto, non muore nessuno. - disse il biondo sorridente.

Anche Penelope si sforzò di sorridere.

- allora io vado. Grazie per non avermi mandata via a calci in culo, io l'avrei fatto. -

- non sono il tipo che se la prende con le belle ragazze. -

Penelope fece un sorriso tirato e lo risalutò con un cenno della mano.

- ci vediamo a scuola Farrel! - gridò Harry dalla cucina prima che potesse uscire.

- speriamo di no Styles! - urlò lei di rimando facendo ridere entrambi i ragazzi.

Si strinse nel cappotto e cacciò fuori dalla tasca le sue sigarette. Ne sfilò una e l'accese. Faceva freddo, per essere quasi mezzogiorno. Si incamminò fino alla fermata dell'autobus. Si sentiva dannatamente stupida; si era lasciata usare, senza alcuno sforzo. Si era ripromessa che non sarebbe più accaduto. Chiuse forte gli occhi cercando di restare a galla, ma fu tutto inutile.

ma quella non è in prima?” “sì, che troia” “io ho sentito che è stata con quello di filosofia” “io avevo sentito del supplente di ginnastica!” “probabilmente è stata con entrambi” “già, chissà di chi è il bambino”.

Lacrime calde di dolore scesero a rigarle le guance. Strinse i pugni dentro alle tasche della giacca; strinse così forte da conficcare le unghie nella carne dei palmi, ma non badava al dolore. Poteva sopportarlo, doveva. Pensava che l'unica cosa che si meritasse fosse il dolore. Soffrire le dava l'idea di scontare la sua pena, facendola sentire una persona un po' meno orribile. E ogni volta che ripensava a lui e alla serata precedente si mordeva la lingua così forte da perdere sangue. Entrò in casa e si tolse la giacca, appendendola sull'attaccapanni in entrata; abbandonò le scarpe di fianco al porta ombrelli.

- ma ti sembra il modo... - mugugnò Jenna, seduta sul divano con un pacchetto di patatine da aperitivo.

Guardava uno di quei reality finti, dove partecipano soltanto persone idiote senza un briciolo di cervello. Pennelope li odiava.

- non rompere cicciona. -

- cicciona sei tu, lurida. - rispose a tono.

- con tutte le schifezze che mangi diventerai una palla di lardo. -

- non ho un chilo di troppo addosso. -

La mora le si avvicinò con un sorriso malvagio sulle labbra.

- ora sei bella e carina ma, tra vent'anni vedrai, quando la pelle ti si affloscerà, – disse tirandole le guance – la pancetta crescerà, e il tuo culo e le tue cosce annegheranno nella cellulite. -

La ragazzina la spinse via, stringendo a se il sacchetto di cibo. La mora ridacchiò.

- vattene puttana bastarda. -

La ragazza tornò seria, offesa. La ragazzina sapeva perfettamente quali erano i suoi punti deboli.

- sei solo una stronzetta con la puzza sotto il naso. - disse tra i denti per poi salire le scale di corsa.

- Penny? Sei tu? - chiese la signora Farrel dal piano di sotto.

Lei non rispose. Chiuse la porta a chiave e si stese sul letto. Non aveva davvero voglia di affrontare il terzo grado della madre. La donna salì le scale e provò ad aprire la porta, trovandola però chiusa.

- Penny, apri la porta. - ordinò.

La ragazza fece finta di non aver udito; accese lo stereo a tutto volume, coprendo la voce della madre con le urla dei System of a Down.

- Penelope Beatrice Farrel, apri immediatamente questa porta! - urlò irata Clara.

Sospirò e rinunciò, sapendo che non avrebbe ceduto. Sapeva per certo che era successo qualcosa e Penelope doveva essere arrabbiata con se stessa. Venne attraversata da un brivido di paura; temeva che potesse ricadere nella depressione che da tre anni aveva superato. O quasi. Terribili ricordi le tornarono alla mente, facendola precipitare di nuovo alla porta. Bussò ancora e con voce singhiozzante la chiamò di nuovo.

- Penny per favore apri. -

Penelope spense la musica, ma non si alzò.

- va tutto bene mamma, sono solo stanca. - disse con tono scocciato, per farle capire che andava tutto bene.

La signora Farrel sospirò ancora e scese di nuovo in cucina.

- devi essere più gentile con tua sorella. - rimproverò la minore.

- è lei che fa la stronza. -

- non tirare in ballo quella cosa. Capito? - la rimproverò dura.

- sì, signor capitano... - rispose sbuffando.

Penelope si coprì con il piumone del letto fin sopra alla testa e si addormentò, cercando di non pensare all'immagine sfuocata di quel ragazzo dai capelli neri.

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Capitolo 3
*** Situation never what you want it to be ***


- Melanie apri! È Harry! - urlò Liam dal salotto.

La ragazza sbuffò e si diresse alla porta, leggermente nervosa.

- buon pomeriggio signorina Payne. Le sono mancato? - disse il riccio sorridente, mettendo in mostra la dentatura perfetta e le fossette che catturavano tutte le madri.

Melanie lo guardò e poi scosse la testa, facendolo entrare, senza dire una parola.

- cos'è, hai urlato troppo ieri sera? - la prese in giro, riferendosi alla festa di Niall.

La ragazza gli assestò un pugno nello stomaco, facendo piegare in due il ragazzo.

- zitto idiota! - sibilò tra i denti, trattenendosi dall'urlare.

- Melanie, non è questo il modo di accogliere gli ospiti! - la rimproverò blandamente il fratello andando incontro all'amico e stringendogli la mano.

Gli diede una pacca sulla schiena - vieni, Niall è già di là. -

Melanie guardò l'orologio appeso sopra al caminetto del salotto, che si intravvedeva dalla porta aperta; erano quasi le quattro e mancavano ancora Louis e Zayn. Tornò in cucina e si sedette sulla tavola, sorseggiando una tazza di tè. Victoria era uscita con delle sue amiche e, probabilmente, essendo tutte single, non sarebbe tornata prima di sera tardi. La ragazza dondolava nervosamente le gambe nel vuoto. C'era qualcosa che la turbava, ma non sapeva nemmeno lei cosa. Tutto andava come doveva andare, niente di diverso. Forse era Harry. Quel ragazzo la sconvolgeva e questa cosa del sesso segreto non le piaceva affatto. Anzi, forse le piaceva troppo, era questo che non le piaceva affatto. Se Liam fosse venuto a saperlo l'avrebbe diseredata e non avrebbe più rivolto la parola a Harry. Forse avrebbe anche potuto picchiarlo...

Scosse la testa e accorse di nuovo alla porta, per aprire ai nuovi arrivati.

- ciao Zayn – disse facendo entrare il moro.

Non fece nemmeno in tempo a girarsi che il campanello suonò di nuovo e, questa volta, entrarono Louis seguito da Eva.

- ciao Lou. - disse sorridendo al moro.

- Mel! - esclamò Eva entrando.

Abbracciò l'amica e poi lanciò un'occhiata in salotto.

- wow, quanta gente. -

- già, spero che abbiano portato qualcosa, altrimenti, che se ne vadano presto. Vieni, andiamo su. - disse salendo le scale seguita dalla riccia.

- e la signora dove l'hai lasciata? - chiese Liam a Louis.

- di sopra con la tua sorellina. La tua invece? L'hai squartata e poi hai abbandonato il cadavere in un cassonetto? -

- no, ha preferito non venire. -

- non gli piacciamo? - chiese Niall, quasi offeso.

- no, è lei che ha paura di non piacere a voi. Io gliel'ho detto che non deve preoccuparsi ma lei si fa un sacco di seghe mentali e io... -

Si interruppe, osservando le espressioni imbarazzate dei suoi compagni.

- ...perché lei...vi piace, giusto? -

Zayn si grattò la nuca voltandosi dall'altro lato, mentre Harry stava cercando di trattenere una risata.

- bè...non ha niente che non va... - prese la parola Louis – solo che...bè, ecco...lei... -

Venne salvato dal campanello che suonò proprio in quel momento.

- vado io. - disse Niall alzandosi e dirigendosi alla porta.

- dicevi? - disse Liam rivolto a Louis.

- oh, avanti – intervenne Harry – non è certo la ragazza più simpatica del pianeta! -

Liam aveva gli occhi spalancati e fissava Harry, anche se in realtà non lo stava guardando; pensava che era vero e, ora, si chiedeva che cosa ci trovasse di tanto interessante in quella ragazza. Dopo alcuni istanti tornò Niall.

- guardate un po' chi c'è gente. -

Una ragazzetta dai capelli rossi corti, rasati da un lato, si piazzò sulla soglia del salotto, lasciando cadere sul pavimento due borse di plastica.

- salve brutti segaioli infinocchiati! Mi sono mancate queste masturbazioni di gruppo, sapete? - esclamò.

- Daylan! - esclamò Louis correndole incontro – che ci fai qui? -

- mi annoiavo in Olanda. -

- è impossibile annoiarsi in Olanda! - disse Harry, saltandole addosso per abbracciarla.

- certo, all'inizio è divertente, ma dopo due mesi che passi tra un coffee shop ad un altro diventi un barbone cannato! -

I ragazzi risero.

- hey terrorista – esclamò in direzione di Zayn – non hai ancora fatto esplodere niente, eh? -

- mi sei mancata anche tu Dylan. - disse lui

- Liam. - disse la rossa dando qualche pacca sulla schiena al biondo – su con la vita. Non mi vuoi in casa tua? -

- no no, certo... -

- stavamo parlando della sua ragazza – intervenne Harry.

- hai una ragazza? - esclamò, sorpresa.

- Grace Joanson. - precisò il riccio.

La rossa spalancò occhi e bocca – la piattola della quinta C? - chiese senza il minimo di grazia.

Liam prese un respiro, per non scoppiare.

- scusa amico, ma sei caduto in basso. Sono stata via solo quattro mesi, cazzo! Possibile che senza di me non riuscite nemmeno ad andare in bagno?! -

Niall scoppiò a ridere, cadendo quasi dal divano.

- a proposito di ragazze, dov'è la mia biondina? - chiese guardandosi intorno.

- Melanie! - urlò Harry euforico – c'è una sorpresa per te! -

La ragazza, al piano di sopra, pensò si trattasse di uno scherzo.

- perché quando sono insieme devono sempre fare i coglioni? - disse sbuffando.

- ma dai, scendiamo, magari hanno portato un po' di roba. - disse maliziosa Eva.

La bionda la guardò e sorrise. Si alzarono dal letto e scesero le scale.

- Dylan! - esclamò vedendo la sua testa rossa sotto agli altri, di almeno mezzo metro più alti.

- Melanie! - urlò l'altra di rimando.

Melanie le corse incontro e le saltò addosso, stringendola forte.

- sei ingrassata, Biondina. - disse Dylan, a mo' di saluto.

- tu invece non sei cresciuta di un millimetro Rossa. -

Dylan sorrise radiosa e l'abbracciò di nuovo, appoggiando il volto nell'incavatura tra i suoi seni.

- ehi, che c'è qui? - chiese Niall, curiosando dentro le borse della spesa.

La Rossa si staccò dall'amica, avvicinandosi al biondo.

- qualche birra, una bottiglia di vodka liscia e una di tequila, un po' di buon fumo, e polveri magiche assortite. -

Tutti i ragazzi alzarono le mani al cielo e urlarono di gioia.

- Dylan, sei la migliore, ma lo sai già. - disse Harry stampandole un bacio sulla guancia, per poi dirigersi verso le borse, come tutti gli altri.

La rossa si scompiglio i capelli e prese una sigaretta da un pacchetto abbandonato sopra al tavolo. L'accese e si lasciò cadere di peso sul divano. Melanie andò ad accoccolarsi di fianco a lei.

- che hai fatto di bello senza di me Biondina? - chiese accarezzandole i capelli.

- bevuto, fumato...conosciuto ragazzi carini... -

- e tu che hai fatto Dylan? - intervenne Harry, come se non volesse ascoltare quello che Melanie aveva da dire.

- te l'ho detto riccio – sospirò buttando fuori una nuvola di fumo bianco – gli Olandesi sono noiosi. -

- e le ragazze? - intervenne Niall, appollaiandosi sul bracciolo della poltrona dove era seduto Zayn, che stava preparando dei filtri di cartone.

- di quelle che ho incontrato, quasi tutte lesbiche. -

- allora ci avrai dato dentro! - esclamò Harry ridacchiando malizioso.

- puoi dirlo forte amico. -

Fece un altro tiro ed espirò il fumo.

- tette da paura e culo perfetto. - disse mimando le dimensioni con le mani - uno spettacolo. -

I ragazzi risero, compiaciuti.

- almeno hai imparato qualcosa della lingua? - chiese Liam, che era rimasto il più serio.

- ezel. -

- che significa? -

- culo. -

Liam sospirò mentre Niall continuava a ridacchiare.

- e die kont! -

Liam alzò le sopracciglia in attesa della traduzione.

- che culo! - esclamò alzando le braccia al celo.

Gli altri ragazzi risero, tranne lui, che si voltò dall'altra parte.

- e dai Liam, non prendertela! Non è che è brutta... - tentò di scusarsi Niall, tornando al discorso di Grace, strusciandosi contro l'amico.

- è soltanto una piattola, giusto? -

Il biondo sbuffò e si allontanò. Non l'aveva mai visto così offeso.

- suvvia amico, - intervenne Zayn, dandogli una pacca sulla spalla – tira su allegria e butta fuori la tristezza! - disse porgendogli il frutto del suo lavoro.

Dylan l'accese e il biondo prese un lungo tiro per calmare i nervi.

- bravo piccolo, così... - disse Zayn, massaggiandogli le spalle.

Liam lo scacciò con una manata che il moro riuscì a schivare ridendo.

- allora, ricapitolando, – disse la rossa spaparanzandosi sul divano – Lou e Eva sono sempre la coppietta perfetta, Lì ha trovato l'amore della sua vita, Niall è il solito morto di figa e Harry e Mel se la sono spassata alla grande. -

Harry si sistemò il ciuffo nervosamente; possibile che li avesse già scoperti o che Melanie gliel'avesse detto? No, non era così stupida. Le lanciò delle frecciatine ma lei lo ignorò; finse noncuranza. Infondo, era stata solo una coincidenza, no?

La rossa appoggiò i piedi sul tavolino di vetro dov'erano appoggiate tutte le bottiglie.

- e tu, Pakistano? -

Il moro fece un tiro dalla canna che gli aveva passato Louis e la guardò confuso.

- io cosa? -

- ragazze, feste, scuola...sarà successo qualcosa di diverso anche a te, o no? -

Zayn si passò una mano sulla nuca, sospirando.

- l'altra sera, a casa mia – intervenne Niall, guardando Zayn quasi con odio – qualcuno ha infranto un po' di regole. E ha lasciato anche le prove. -

- con chi hai scopato? - chiese Louis spalancando gli occhi, sapendo bene quali fossero le regole di Niall e avendole infrante migliaia di volte.

- una brunetta, niente di che... -

- oh no mia caro Malik, non era una semplice ragazza con i capelli castani. - intervenne Harry, sollevato dal fatto che il discorso avesse preso un'altra piega.

Zayn lo guardò storto, chiedendosi come diavolo faceva a sapere Harry con chi era andato a letto sabato.

- sputa il rospo Malik. -

Dylan si sedette a gambe incrociate sulla moquette davanti a lui, fissandolo con occhi spalancati.

- non so chi sia... -

- Penelope Farrell, tutti sanno chi è. - intervenne Niall facendolo arrossire violentemente, per vendicarsi.

La rossa spalancò ancora di più gli occhi, se possibile. Il moro alzò gli occhi al cielo, in imbarazzo.

- Penelope Farrell di quinta E? -

Annuì.

- la stronzatissima stronza? -

Annuì di nuovo.

- Caro Malik, hai preso il diploma di miglior seduttore di...bè, di sempre! - disse dandogli un pugnetto sulla coscia.

- e l'hai lasciata lì? - chiese Melanie, stranamente interessata.

- già. - rispose il moro, non curante.

- da sola? - chiese in tono di rimprovero.

- che altro potevo fare? - si mise sulla difensiva, assottigliando la voce – è stato bello, ma niente di più. Solo bel sesso. -

- scommetto che era ubriaca. -

Zayn sospirò alzando gli occhi al cielo.

- ovvio, una col cervello come lei non la darebbe mai al primo che passa, sopratutto a uno come te. - intervenne Niall.

- e chi se ne frega. Se l'è scopata! Sai quanto ci ho provato io? Dalla prima, in pratica. - esclamò Dylan, alzando le braccia al cielo.

- sei una femmina, Dylan. - le fece notare Eva, pungente.

Non aveva mai mostrato una grande simpatia per la rossa e detestava il fatto che fosse sempre allegra.

- ma sono uomo dentro. Prima o poi tutte cedono, lesbica o etero che sia. -

- ma non la piccola Penny. - la rimbeccò Harry.

- sentite, eravamo ubriachi, ok? Non è stato neanche un gran che. - disse Zayn, per calmare le acque.

Detestava essere al centro dell'attenzione, anche se lo era quasi sempre. Detestava anche mentire, anche se lo faceva quasi sempre. Il punto era che in realtà gli era piaciuto, forse anche troppo. Non riusciva a togliersela dalla testa, così bella. Avrebbe voluto farlo ancora e ancora e ancora. Quel fondo schiena perfetto lo eccitava troppo. Per non parlare dei fianchi larghi e delle gambe lunghe. E il suo sorriso bianco. E i suoi capelli scuri dall'odore dolce, vaniglia forse...

No Zayn, brutto idiota, non si fa.

Si rimproverò mentalmente, lasciando la camera blu di Niall, con lei addormentata beatamente e tornando nell'ampio salotto dei Payne, arredato con classe, probabilmente da un designer ingaggiato da Victoria, che non aveva mai avuto buon gusto.

- io propongo di berci su! - urlò Niall, prendendo una grande sorsata di vodka.

“Reni d'acciaio” lo prendevano in giro. Non era umanamente possibile che bevesse quasi due bottiglie di super alcolici a sera e rimanesse comunque abbastanza lucido. Non aveva mai dato di stomaco una volta, da quando lo conoscevano. Lui diceva che tutti gli irlandesi bevono tanto, fin da piccoli ma, probabilmente, lui era davvero l'unico che aveva iniziato a bere a dieci anni. Il biondo passò la bottiglia a Zayn, che ne bevve un sorso e poi la passò alla rossa seduta sul pavimento, accanto a lui, alzandosi.

- vi lascio, ho un appuntamento. -

Si infilò la giacca in jeans e si sistemò i capelli.

- che palle...vi siete ammosciati ragazzi. - si lamentò Dylan guardando il moro abbandonare la stanza, scolandosi l'ultimo sorso di vodka. Niall aprì una bustina di plastica, annusando il contenuto.

Ne prese un pizzico e lo aspirò con una narice, tappandosi l'altra.

- ehi biondo, ho pagato fior di quattrini per quella roba, quindi vacci piano. - lo rimproverò.

Lui alzò le mani in segno di difesa e chiuse la bustina ermeticamente, appoggiandola sul tavolino.

Melanie continuava a lanciare occhiate nervose verso Harry, cercando di non essere vista da nessuno dei presenti nella stanza. Il riccio prese la bustina dal tavolino e sorrise alla rossa, che lo guardava trucemente. Fin che aspirava la polvere bianca sembrava una scultura di Michelangelo; con quel naso perfetto, la mascella ben definita, il collo magro con il pomo d'Adamo ben evidente e quei riccioli ribelli che gli accarezzavano la fronte, andandogli sugli occhi. Il ragazzo si voltò a guardarla, incrociando il suo sguardo. Subito si girò, concentrando tutta la sua attenzione sulla pianta finta che sua madre si ostinava a tenere in un angolo in salotto, pur di non buttarla. La polvere che vi si era accumulata sopra aveva formato una patina grigiastra che sembrava quasi una peluria naturale.

- Lou, anche noi dobbiamo andare. - disse Eve, alzandosi dal divano.

Louis la guardò interrogativo.

- mia madre...ti ricordi? -

- oh, certo amore. - esclamò lui alzandosi, come colpito da un fulmine.

Eve baciò le guance di Melanie e uscirono dalla porta.

- bè – disse Liam dopo un momento di silenzio – io vado dalla mia “noiosa” ragazza. -

Si infilò la giacca e prese la porta – e andate tutti a fanculo, fottuti stronzi. -

Chiuse la porta lasciandosi alle spalle Dylan spalmata sul tappeto, in preda alle risa convulse.

Melanie si guardò intorno: Niall fissava un punto indistinto davanti a se, con uno sguardo poco brillante; Harry era impegnato ad esaminare le bustine che Dylan aveva portato mentre quest'ultima rotolava sul tappeto.

La ragazza sospirò e si rannicchiò sull'angolo del divano, portando alla bocca la bottiglia di scotch.  


* * *
salve a tutti :) 
inanzitutto volevo ringraziare tutti quelli che sono arrivati fino a qui, è bello vedere tutte le visite che riceve la mia storia :) mi piacerebbe anche avere qualche commento, se ne avete voglia, sarebbe bello :))
detto questo, arrivederci al prossimo capitolo <3

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Capitolo 4
*** Do you know I'm going to leave you? ***


Uno scricchiolio; la porta si aprì per poi subito richiudersi. Nessuna luce venne accesa. Una sagoma entrò piano nella camera da letto avvicinandosi con passo felpato.

- Louis? - chiamò Eva, accendendo la piccola abajoure sul comodino.

Il ragazzo rimase immobile a fissare la ragazza negli occhi per qualche istante.

- ciao tesoro non volevo svegliarti. - disse telegrafico.

- dove diavolo sei stato? - lo aggredì lei, arrabbiata per essere stata in ansia per lui fino ad allora.

- è venerdì. - si giustificò il ragazzo, togliendosi le scarpe e la giacca.

- ieri era giovedì e tra qualche ora è sabato. Lo so anch'io che è venerdì! -

- il venerdì è la nostra serata Eva, lo hai dimenticato? -

- oh, già... -

Partecipava anche lei a quelle serate, prima di diventare l'effettiva ragazza di Louis: fidanzate e fidanzati non erano ammessi. Ma a Louis non dispiaceva affatto; era contento di non vederla per qualche ora. Poter tornare single, bere fino a non capire più nulla e flirtare liberamente. Si sfilò i jeans consumati e la maglia con lo squalo che aveva macchiato di caffè la mattina stessa e si lasciò cadere a letto di peso.

- spegni la luce? - chiese dopo qualche minuto alla riccia.

La luce si spense e il buio li avvolse.

- che avete fatto? - gli chiese lei, spezzando il silenzio.

- le solite cose. - rispose sbrigativo, voltandosi dall'altro lato.

- dove siete andati? -

- all'Irish Pub. - bugia.

- tanta gente? -

- non molta. - bugia.

- c'era Dylan? -

- no. - altra bugia.

- e tra Liam e Grace... -

- senti, Eva, – disse torcendo il busto per guardarla – ho bevuto e ho fumato e ho un mal di testa lancinante quindi, per favore, puoi dormire, in silenzio? -

Il silenzio che seguì significava che si era offesa e che non gli avrebbe parlato fin che lui non sarebbe andato a scusarsi. E Louis non poteva essere più grato di questo.

Si voltò di nuovo dal suo lato. Doveva dirglielo, quel peso lo opprimeva, ma non riusciva a trovare il coraggio. Prolungare di qualche giorno non sarebbe servito, ma lo tranquillizzava. Vivevano insieme da ormai tre mesi e stavano insieme da quasi due anni. Era passato molto tempo. Ma forse era stato solo nel momento in cui erano andati a vivere insieme che aveva capito che quello che provava per lei non era più quello di un tempo. Ma era quello che tutti si aspettavano che facesse finita la scuola. Hai vent'anni, un lavoro, una macchina, una ragazza e una casa. Il prossimo passo sarà il matrimonio, pensavano. E forse è quello che pensava anche lei. Ma non lui. No, non ancora. Cazzo, vent'anni non sono tanti. Pensare al suo futuro lo mandava in panico. Anche solo pensare a che cosa avrebbe mangiato il giorno dopo lo faceva agitare. Detestava programmare le cose. Lui era della filosofia di prendere le cose come e quando venivano. Lei invece era l'opposto. Pianificava le sue giornate anche un mese prima, riportando tutto ordinatamente in una piccola agenda rossa che non lasciava mai incustodita. Per non parlare di quelle ultime settimane in particolare: quando non era a lavoro stava sistemando la casa. E quando era tutto pulito e splendente si metteva a riordinare i libri, a spazzolare le scarpe, a sfoltire il suo armadio. Il giorno precedente l'aveva trovata a sistemare i farmaci in ordine alfabetico: pura follia. A Louis non piaceva definirla “maniaca del controllo”, secondo lui era più che altro...sotto pressione. Anche se non ne aveva ancora capito il motivo.

 

- buon giorno. - disse Louis sedendosi a tavola, versandosi del caffè in una tazza.

La ragazza lo ignorò, continuando a sfogliare il giornale. Voleva piangere, urlargli contro che era uno stronzo insensibile, ma rimase in silenzio, storcendo appena il naso. Il ragazzo sospirò e diede un morso ad un frollino al cioccolato, continuando a guardarla. E fin che accarezzava con lo sguardo quei ricci morbidi e quel nasino alla francese lo stomaco cominciò a contorcersi, rendendosi conto che non poteva più restare lì, non era più il suo posto.

- abbiamo bisogno di una pausa. - disse tutto d'un fiato, cercando di non incrinare il tono della voce.

La bionda alzò lentamente il capo, tremante.

- cosa stai dicendo Louis? - chiese quasi senza voce, confusa più che mai.

Le formicolava la testa e cominciava a sudare freddo. Il ragazzo sospirò di nuovo, alzandosi.

- ultimamente...bè, non è più come prima. Mi sveglio e non mi saluti nemmeno che cominci a dirmi quello che devo fare; torno da lavoro e non posso neanche sdraiarmi sul divano con una birra perchè sporco il pavimento. Questa casa, Eve...è perfetta! - disse aprendo le braccia, indicando la cucina linda intorno a se.

- non c'è nulla fuori posto. E io...sto impazzendo! -

Eva continuava a guardarlo, senza capire. Il ragazzo si sedette di nuovo, sospirando per la milionesima volta quella mattina. Si coprì il volto con le mani.

- chi voglio prendere in giro...non sei tu. No, sono io. -

Fissò lo sguardo in quegli occhi che si stavano riempiendo velocemente di lacrime.

- è solo colpa mia, mi dispiace. Ma...devo andarmene per un po'. -

Detto questo si alzò definitivamente e uscì dalla cucina, verso la camera per infilare qualche vestito in una borsa da ginnastica per poi uscire velocemente e partire con la sua Polo nera.

Eva era rimasta seduta dove l'aveva lasciata, fissando il punto in cui qualche minuto prima lui era seduto, lasciando che delle lacrime bagnassero le pagine della sua rivista. Un enorme senso di sconforto si stava impadronendo di lei.

È solo per un po' di tempo, poi tornerà.

Continuava a ripetersi cercando di convincersene. Ma la sensazione che non lo avrebbe più rivisto continuava a strizzarle le budella. Si precipitò verso il bagno, schiantandosi contro l'armadietto bianco laccato. Frugò in preda al panico tra le scatole di farmaci, facendoli cadere a terra, mescolandoli, rompendo le scatole, fin che non trovò quello che le serviva e lo ingurgitò direttamente dal dosatore, senza nemmeno bere un goccio d'acqua. Tranquillanti, le aveva consigliato il ginecologo, da prendere nei momenti di stress più intensi. Quello non era propriamente stress, ma sarebbero andati bene, si disse.

Ma quello non era per niente stress, no. Era ansia. Panico. Senso di abbandono. Rabbia. Angoscia.

Panico. Rabbia. Angoscia.

Panico. Angoscia.

Nausea.

Senso di abbandono.

 

* * *

 

Capelli scuri, Montgomery nero, jeans e Vans altrettanto nere; Penelope Farrel era la preda scelta da Melanie quella mattina. Quella ragazza aveva quel qualcosa di misterioso che intrigava e intimoriva tutti al tempo stesso. In tre anni che frequentava quella scuola non l'aveva mai vista sorridere. Si ravvivò i capelli secchi e si avvicinò a lei, sfilando in mezzo al corridoio, attirando lo sguardo di tutti. Quando si appoggiò all'armadietto adiacente a quello della mora i mormorii si alzarono di volume e quasi tutti gli sguardi erano pronti a vedere qualcosa di memorabile.

- Ciao. - disse Melanie masticando la gomma americana.

- che vuoi. - chiese atona Penelope, senza degnarla di uno sguardo.

- non ti conviene essere così stronza con me. -

- e sentiamo, perché dovrei trattarti meglio di una sedia di plastica rotta? -

- perché io so cos'è successo sabato sera alla festa di Niall. - disse pungente come una vespa.

La mora si irrigidì.

Sta bluffando.

Continuò a mettere via i libri con nonchalance.

- e chi lo conosce questo Niall. -

- tu forse no, ma Zayn sì. -

- senti: - la interruppe bruscamente, sbattendo l'anta dell'armadietto – dimmi che cazzo vuoi da me, altrimenti vattene. -

- vieni a casa mia domenica, dopo scuola. -

Penelope era confusa. Davvero confusa.

- cosa? -

- vieni da me domenica e nessuno saprà nulla. -

- perchè dovrei venire a casa tua? Non ti conosco nemmeno! -

- appunto per questo - rispose la bionda voltandosi e incamminandosi dalla parte opposta – diventeremo grandi amiche, Penny. Me lo sento. - gridò, così che tutti potessero sentirla.

La ragazza si guardò in torno e per la prima volta si accorse che tutti gli sguardi erano puntati su di lei.

- che cazzo vi guardate, deficienti. - abbaiò, prima di voltare i tacchi e correre nella sua aula, rossa per la vergogna.

La cosa le puzzava. Puzzava davvero tantissimo.

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Capitolo 5
*** Sunday, Bloody Sunday ***


 

- wow. - esclamò Penelope, a naso in su – semplicemente wow. Questa casa è...enorme! È stupenda, cazzo. -

Melanie gli infilò una sigaretta in bocca e gliel'accese. Si buttò sul letto della sua camera e alzò il busto, sorreggendosi con il gomito. Guardò la mora maliziosa, facendo un tiro della sua sigaretta.

- avanti Penelope Farrell, raccontami tutti i tuoi segreti. -

La mora sorrise ironica e fece un tiro della sua sigaretta. Si tolse la giacca e si guardò intorno; quella camera era grande quanto la sua e il bagno messi insieme. Il colore predominante era il rosa; tende rosa scuro, moquette rosa antico, pareti rosa pallido, e gadget di Barbie ovunque. Sembrava la camera di una principessina di cinque anni.

- ti piacerebbe, cara Melanie Payne. -

Si sedette sul bordo del letto.

- tu hai anche...una famiglia immagino... - disse timida.

Penelope riusciva a immaginarsi benissimo la famiglia della bionda; “milf”, padre di mezz'età, con la piazzetta e molto ricco; fratello bello, come sua madre, palestrato, bravo ragazzo; lei, praticamente figlia unica super viziata.

- se vuoi chiamarla così. - disse Melanie, ripensando a sua madre, che probabilmente a quell'ora era in qualche pub a bere spritz con le sue amiche e a tentare di rimorchiare qualche uomo della sua età, con scadenti tecniche di approccio. La verità era che Victoria non riusciva a fare nulla senza l'ex marito. Era soltanto lui che ci teneva ancora un po' a dare una parvenza di “famiglia unita”.

- non sei una che ama molto stare in casa, vero? -

- non serve un genio per capirlo. - spense il mozzicone sul posacenere sopra il comodino – ma non stavamo parlando di me. Sei brava a sviare i discorsi. -

- non ti dirò gli affari miei. -

- e io non ti dirò i miei. -

- non volevo saperli. -

Melanie rise. Le piacevano le persone difficili da leggere, come dei libri in greco antico, intelligenti, misteriose, piene di segreti da svelare e Penelope era una di quelle. Una delle poche che catturasse la sua attenzione da molto tempo ormai.

Il trillo acuto del campanello la fece balzare giù dal letto.

- vieni, deve essere Eva. Te la presento. -

Quando arrivarono al piano di sotto Penelope non vide alcuna ragazza, anzi. Vide quello che aveva cercato di ignorare per tutta la settimana.

Zayn stava salutando Liam sulla soglia della porta, affiancato da una bionda platinata con due enormi salvagenti sul petto e due palloni da calcio sul didietro con un sorriso ebete stampato sulle labbra.

- cosa significa? - chiese arrabbiata Melanie, non capendo perchè ci fosse anche Niall in salotto.

- cosa, “cosa significa”? Ho invitato i ragazzi qui, c'è qualche problema? -

I ragazzi alzarono lo sguardo e videro Penelope.

Quegli occhi fulminarono Zayn. Si era dimenticato quale effetto gli scatenassero dentro.

- è questa la Farrel? - chiese Liam, con la sua solita delicatezza.

La mora corse velocemente al piano di sopra, sbuffando fuoco dalle narici. Ma certo, era ovvio: la troia bionda l'aveva fatta andare a casa sua per umiliarla pubblicamente. Si infilò il montgomery e prese la borsa di pelle continuando a rimuginare su quanto fosse stata stupida, pronta ad andarsene. Melanie entrò correndo, chiudendo la porta.

- sei una sporca puttana, Payne. Davvero non me l'aspettavo. - sibilò sottovoce, per non farsi sentire dai ragazzi al piano di sotto.

- davvero non sapevo che sarebbero venuti anche gli amici di Liam, devi credermi. -

I suoi occhi sembravano sinceri, ma il perdono non era un dono che Penelope Farrel concedeva. La maniglia della porta si abbassò e una ragazza dalla folta chioma riccia fece capolino.

- Mel...oh. -

- Penelope, questa è Eva, te l'avevo detto che stavo aspettando lei. -

La ragazza entrò e, confusa, porse la mano a Penelope per presentarsi, ma questa non ricambiò la stretta; rimase immobile, a braccia conserte.

- pensavo che fossi educata, almeno. - la stuzzicò Eva, indignata da questo suo gesto.

- Eva, sta zitta. - l'ammonì Melanie.

- perché è qui? - chiese acida la riccia, guardando la mora con ostilità.

Aveva troppe cose da raccontare all'amica, doveva sfogarsi. Non aveva tempo da perdere con le ragazze degli amici di suo fratello.

- già, perché sono qui? -

Entrambe guardavano Melanie aspettando una risposta. Risposta che, in realtà, non c'era. Non sapeva perché l'aveva quasi costretta a venire a casa sua. La voleva e basta, come una bambina capricciosa che vuole a tutti i costi il nuovo modello di bambola pattinatrice con cani da slitta, scialè di montagna e tutto il resto.

- dev'essere arrivata anche Dylan, vado a prenderla. - tagliò corto cambiando discorso.

Sparì dietro la porta bianca, scendendo velocemente le scale, lasciando le due ragazze da sole ad incenerirsi con lo sguardo.

- ti aspettavo. - disse Harry con voce melliflua uscendo dalla cucina.

La bionda sussultò, voltandosi verso di lui. Quando vide i suoi ricci e il suo sorriso malizioso sbuffò.

- perché diavolo siete tutti qui! - sbraitò arrabbiata.

Harry si avvicinò per calmarla ma lei lo allontanò agitando le mani.

- non toccarmi o ti mordo. -

- è difficile per te non avere la situazione sotto controllo, vero? -

- ti conviene andare dai tuoi amici prima che stacchi le palle a morsi! - gridò tornando al piano di sopra.

I ragazzi stavano chiacchierando in salotto, mentre Niall guardava la bionda di Zayn con la bava alla bocca.

- domani te la presto, non preoccuparti. - lo aveva rassicurato il moro, mentre tentava di tenersi alla larga dalla ragazza.

Era troppo appiccicosa per i suoi gusti e pesava troppo per poterla tenere seduta sulle ginocchia. Dylan era già arrivata e si era stravaccata sul divano con una birra, come se fosse a casa sua, senza destare scandalo; ormai era normale. Liam se ne stava seduto sulla poltrona beige tappezzata di centrini fatti dalla nonna che viveva in California. Poi c'era il posacenere di ceramica fatto a mano dalla nonna greca e un sacco di maglioni di lana irritante spediti dalla zia canadese per proteggere i suoi nipotini dal freddo. Tutti parenti di loro padre. I genitori di Victoria non si erano mai fatti vivi, non li avevano mai visti. Col tempo il ragazzo si era convinto che fosse perchè erano morti ma in fondo sapeva che l'avevano abbandonata. Stringendo Grace a se gli venne alla mente la madredi lei, con gli stessi occhi e la sua stessa gentilezza. Lei non l'avrebbe mai abbandonata, qualsiasi cosa fosse successa. Sapeva che l'avrebbe consolata sempre.

- ehi Lee! Dove sono le birre? - strillò Harry dalla cucina.

- nel ripostiglio! -

Si incamminò verso il sottoscala, pronto per prendersi un pomeriggio di sbornia quando vide la bionda scendere le scale. Allora la prospettiva di vita si rivelò molto più allettante.

- Pst! Pst! -

Quando Melanie si voltò e vide Harry in quell'angolo capì tutto all'istante. Come aveva voglia di stringerlo a se, di accarezzarlo, annusarlo. Ma come poteva abbandonare l'amica con il suo quasi ex-ragazzo e l'altra, che aveva praticamente costretto a venire in casa sua? Si avvicinò spingendolo più in là, verso l'angolo più buio, mentre lui iniziò a baciarle il collo. Chiuse la piccola porticina.

- senti, Harry, non posso ora. Devo stare con Eva e Penny. -

- l'hai invitata per mettere in imbarazzo Zyan? - chiese ridendo – mi piace quando fai la stronza. - ammise, continuando a strusciare il petto duro contro il seno morbido della giovane.

- aspetta, ti ho detto. -

Lo spinse in là di qualche centimetro con tutta la forza che aveva nelle braccia. I suoi occhi verdi la guardarono spaesati, lucidi d'imbarazzo. Aveva insistito troppo? Aveva esagerato? Era arrabbiata ora? Lui non voleva che fosse arrabbiata. No, non lo voleva di certo.

Melanie allungò una mano dalle dita paffute e gli accarezzò una gota arrossata per scusarsi. Odiava le sue mani erano piccole e tozze, come quelle di un uomo. Ma ad Harry piaceva il suo tocco, leggero e accorto, rassicurante.

- quando le ragazze vanno via. Ok? -

Il riccio annuì, soffiando sulle labbra frementi dell'altra che non riuscì a trattenersi dal rubargli un bacio. Non riusciva a tenere la bocca chiusa, come se le sue labbra fossero prese da fremiti incontrollabili. Stare ad una così effimera distanza da quel ragazzo la faceva impazzire; tutta quella bellezza concentrata in un solo individuo le sembrava un fenomeno disumano.

- vado prima io. Tu prendi un po' di birre. -

Gli voltò le spalle ed entrò in salotto, salutando Dylan e gli altri. Si sedette sul bracciolo della grande poltrona in cui erano seduti, stretti l'uno all'altra, Liam e la sua ragazza.

- ciao Melanie. - la salutò Grace, solare come sempre.

La bionda biascicò un ciao di rimando, tentando di accendere una sigaretta con un fiammifero. Sua madre stava vivendo il periodo “vintage”, in cui era tornata ad usare accessori e vestiti retro, usando termini inappropriati e cantando canzoni che nemmeno lei aveva mai sentito. “le donne vecchio stile acchiappano molti più uomini” aveva detto. Fatto sta che Melanie era totalmente imbranata con i fiammiferi, e ne aveva già rotti tre. Come previsto, Harry entrò in salotto con due birre per mano, poggiandole sul tavolino di cristallo.

- cazzo, siamo tantissimi oggi! - esclamò, accendendo poi la sigaretta alla bionda.

Lei lo guardò con una promessa di maliziosa ricompensa, facendolo arrossire.

Così spavaldo, talvolta così timido.

- ragazzi, devo fare un annuncio. - disse Louis alzandosi dal divano, cercando di rimanere serio.

- bè, non è semplice da dire, ma...cercherò di essere più diretto possibile... -

Tutti lo guardavano curiosi, ognuno aspettandosi una cosa diversa.

Eva sperava che tirasse fuori un anello di diamanti e le facesse la sua rivelazione davanti a tutti.

E, in un certo senso, è proprio quello che fece; solo, non la rivelazione che lei si aspettava.

- Io...sono gay. -


salve a tuttiii :) spero che la mia storia vi abbia un pò incuriositi e ringrazio tutti quelli che la seguono! 
(commenti commenti commenti commenti)
ehm, se qualcuno volesse lasciare un commento....bè, ne sarei più che lieta :DD

- Sara

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Capitolo 6
*** Satisfaction guaranteed, A pillow-weight catastrophe ***


Il silenzio più totale riempiva la stanza, traforando le orecchie ai presenti.

- io e Daniel...bè, ci frequentiamo da un po'. -

La bionda siliconata cacciò un urletto di gioia e si alzò in piedi andando ad abbracciare e baciare almeno tre volte su entrambe le guance il moro, che stava ancora aspettando una reazione da parte dei suoi amici. Il cuore gli batteva a mille e la nausea gli saliva pian piano dalle viscere dello stomaco fino alla gola, lasciandogli un saporaccio in bocca.

- io conosco un sacco di persone gay, sono così carini! - strillava la bionda.

Zayn abbassò lo sguardo, pentendosi di averla portata con sé, facendole gesto di sedersi di nuovo.

Guardava Eva, sperando che non l'avesse presa troppo male ma forse era andata peggio di quanto pensasse. Molto peggio. La ragazza se ne stava seduta sul divano di pelle nera fissando un punto inesistente davanti a se. Portò di scatto una mano alla bocca, lasciando scappare un piccolo sospiro.

- e non me ne hai mai parlato? - chiese Harry, che era rimasto in piedi, accanto a Melanie, seduta sul bracciolo della poltrona.

- temevo che non avresti capito, o che mi avresti trattato in modo diverso... -

- Louis, ci conosciamo praticamente da sempre! Io...io te ne avrei parlato. -

- è da un po' che non parliamo, Harry. Non sai più così tanto su di me. -

- an sì? - chiese alterato – allora dimmi, lo prendi in culo o glielo metti dentro? -

- Harry... - lo ammonì Melanie, strattonandogli il braccio.

Il ragazzo la ignorò, uscendo dalla stanza. Louis fece un cenno al suo ragazzo e andarono a prendere i loro giubbotti.

- ha ragione. - disse Liam tra se e se.

- come? - chiese confusa la sua ragazza.

- penso che dovremmo prenderci una pausa. -

Gli occhi di Grace diventarono, se possibile, ancora più grandi e languidi, mentre si lasciava sprofondare nello sconforto.

- ci ho pensato a lungo e...stiamo insieme da quasi un anno, forse è il momento di provare qualcos'altro... -

- se sei gay anche tu basta che me lo dici. - sputò con un coraggio che nessuno mai si sarebbe aspettato da parte sua.

Si alzò e lasciò la casa, fuggendo come un razzo.

- andiamo Abby. - disse il moro alzandosi

- dove andiamo? - chiese la bionda alzandosi.

- ti porto a casa, dai. - sospirò lanciando un'ultima occhiata a Penelope, seduta compostamente sull'angolo del divano, accanto a Niall.

Così, anche Zayn e la biondona, Abby a quanto pareva, lasciarono la casa, come poi anche Louis e il suo compagno. Eva si alzò di scatto, scappando fuori, sbattendo contro la spalla del suo ormai ex-ragazzo, scoppiata in lacrime. Anche Liam se n'era andato, subito dopo che Grace aveva lasciato la casa. Il suo sguardo era confuso ma stranamente sollevato.

Dylan guardò i quattro ragazzi rimasti, sospirando.

- chi ha voglia di un film con pizza? -

- chiamo io! - si propose il biondo, scattando in piedi.

La mora sospirò, aprendo una birra e mettendosi comoda. Harry era ancora lì impalato, a fissare il televisore acceso mentre i canali cambiavano velocemente.

Rabbia e dolore gli si potevano leggere chiaramente negli occhi languidi. Melanie gli sfiorò la mano, catturando la sua attenzione, per poi avventurarsi al piano superiore.

- io non mangio! - gridò prima di entrare in camera sua, seguita a ruota dal riccio che le faceva eco.

- dici che i due si scopano? - chiese Dylan.

- probabile. - rispose Penelope.

Erano sedute agli estremi del divano, entrambe stringevano una bottiglia di birra guardando uno stupido film della domenica pomeriggio mentre Melanie, al piano superiore, sussurrava dolci parole di conforto all'orecchio di Harry, che ascoltava famelico, beandosi della sua voce sensuale.

- non vuoi andare da Eve? -

La bionda sospirò – c'è tempo. -

Non le andava di subirsi ore ed ore di pianto disperato. Ora era Harry il suo unico pensiero. Avrebbe consolato domani l'amica.

- lascia, faccio io. - disse sfilandogli di mano la cintura e calandogli i pantaloni.

- dovrei essere io quello incazzato – sorrise mentre la ragazza si abbassava all'altezza del bacino.

- non sono arrabbiata. Voglio solo rendere te meno arrabbiato. -

Il riccio sorrise, insinuando una mano fra i suoi capelli crespi, massaggiandole la cute, tirandoli leggermente quando la velocità dei movimenti aumentava.

Quando ebbero finito Melanie era soddisfatta del suo operato; le dolevano le labbra e le guance erano esauste ma nulla era appagante come il ragazzo stesso sul suo letto con l'espressione beata del residuo piacere. Le accarezzava la schiena scoperta, cercando di calmare l'eccitazione che voleva ripresentarsi bussando sulla coscia della ragazza.

- è meglio se andiamo giù con gli altri, Harry. -

- dici che ci sgamano? -

La bionda annuì con un espressione mortificata.

- tu e Malik avete scopato di brutto, eh? - chiese maliziosa la rossa, guardando Penelope, seduta compostamente dall'altra estremità del divano, nervosa. Dove diavolo era la bionda quando le serviva?

- perchè non sei voluta venire con me quando te l'ho chiesto? - biascicò avvicinandosi, impugnando la bottiglia di super alcolico.

- perchè sono chiaramente etero, no? -

- bah. -

Tornò a sedersi più lontana, pensando ai fatti suoi.

- pizze ordinate! - trillò il biondo fiondandosi sul divano – ora, film. -

Penelope sospirò per l'ennesima volta, immaginando il moro che riaccompagnava a casa la bionda e che si fermava da lei per il resto della giornata, solo Dio sa a far cosa. Ed era frustrante sapere che si era lasciata usare da un ragazzo che non la considerava, che non la salutava neanche che non provava un briciolo di pudore e rimorso. Si odiava per essere stata così debole. Eppure, nel suo subconscio avrebbe voluto essere così debole altre mille volte.

Melanie ed Harry scesero furtivamente dalle scale, separandosi appena furono sul pianerottolo: Melanie corse in cucina mentre Harry si fiondò fuori dalla porta senza salutare nessuno. Preparò un tazza di tè. Erano soltanto le sei del pomeriggio.

Il mondo intorno a lei stava ruotando, cambiando prospettive. Ma il suo piccolo mondo non era mai stato più perfetto. Così fantastico da non accorgersi di nient'altro.


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salve a tuttiii! scusate la mia prolungata assenza ma...bè, diciamo pure che sono stata impegnata, o qualcosa del genere. perdonate anche il mio striminzito capitolo, ma spero comunque che vi invogli a continuare a seguirmi in questa storia <3 detto questo, grazie a chi mi segue ancora e fatemi sapere cosa pensate di questa storia eh ;)
ciaoooooo :DDD

 

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