L'Erede di Durin: un matrimonio che s'ha da fare di idrilcelebrindal (/viewuser.php?uid=344073)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Eldris ***
Capitolo 2: *** 2. Dìs ***
Capitolo 3: *** "Fili figlio di Jeli" ***
Capitolo 4: *** 4 Bleis e Gleis ***
Capitolo 5: *** Nori, Fili, la legna e la birra ***
Capitolo 6: *** Tiro al bersaglio ***
Capitolo 7: *** Dàin ***
Capitolo 8: *** I Nani dei Colli Ferrosi ***
Capitolo 9: *** Vigilia ***
Capitolo 10: *** Una cascata di rose ***
Capitolo 11: *** La Corona dei Corvi ***
Capitolo 12: *** Dove ci avviamo alla conclusione ***
Capitolo 13: *** Kili perde la pazienza ***
Capitolo 14: *** Ma è proprio sicuro? ***
Capitolo 15: *** Notizie dai Colli Ferrosi ***
Capitolo 16: *** Un nuovo inizio per la Montagna Solitaria ***
Capitolo 1 *** 1. Eldris ***
1. ELDRIS
Ciao!
Rieccomi. Come vi avevo ventilato, non sono ancora pronta ad archiviare
questi due a cui mi sono affezionata. E visto che sto ancora
sperimentando, questa volta li troviamo alle prese con problemi meno
drammatici… le rispettive madri!
L’inizio
di questo capitolo è un po’ piccantino, ma insomma questi
due stanno insieme da un mese, quindi.. che si divertano!
Buona lettura
1 ELDRIS
Kili si attardava davanti ai resti della colazione, e con il
mento appoggiato alla mano contemplava la sua fidanzata davanti a lui
dall’altra parte del tavolo. Miralys sorseggiava l’ultima
tazza di tè, e contemporaneamente prendeva appunti su una
pergamena appoggiata accanto al piattino.
Kili adorava l’espressione concentrata che lei
assumeva mentre lavorava, e la punta della lingua che sporgeva tra le
labbra rosse; un ricciolo biondo le ricadeva spesso su un occhio e la
proprietaria lo soffiava via con uno sbuffo esasperato, mentre quello
insisteva nel riprendere la sua posizione.
Era passato un mese e da allora Miralys si era insediata
tranquillamente nelle stanze e nella vita di Kili, tanto che il giovane
Re non riusciva a ricordare come gli fosse stato possibile vivere senza
di lei. Adorava il suo profumo che aleggiava nelle stanze; adorava che
gli portasse una tazza di tè nello studio quando era
impegnato fino a tardi con Balin; adorava perfino le mille forcine per
capelli che gli finivano sotto i piedi quando girava scalzo; adorava
allungare la mano di notte e trovarla accanto a sé. Con lei
vicina si sentiva completo, e forte abbastanza da sfidare il mondo
intero… e mandare avanti un regno di nani cocciuti, irascibili
ed imprevedibili, nonché spesso permalosi, impegnati in uno
sforzo colossale, era tutt’altro che una passeggiata.
Con la stessa naturalezza Miralys si era inserita al suo
fianco nella vita del regno; in attesa di chiamarla Regina, i Nani la
chiamavano ‘la Signora’ e l’adoravano quanto il
loro Re, anche perché lei aveva continuato a lavorare in
mezzo a loro ed a prestare la sua opera esattamente come faceva quando
era solo Miralys la guaritrice.
E la notte… il cuore di Kili accelerò i
battiti, ricordando ogni meravigliosa notte che avevano trascorso
l’una nelle braccia dell’altro, scoprendo i loro più
intimi desideri ed infiniti modi di darsi piacere e di perdersi
in un universo d’amore dove esistevano loro due soltanto.
Quella stessa notte si era lasciato trascinare in una
maliziosissima discussione del tutto priva di senso, in esito alla
quale aveva scommesso che sarebbe riuscito a rimanere immobile
qualsiasi cosa la sua compagna facesse. Dopo tre minuti si era accorto
di essersi ficcato in una trappola con entrambi i piedi, come si dice;
ma anche che si trattava di una scommessa che sarebbe stato ben lieto
di perdere. Ma non subito, no: ne andava della sua dignità.
Così si ritrovò disteso, con addosso solo
l’intimo, con le dita aggrovigliate al lenzuolo sotto di lui ,
mentre lei percorreva il suo corpo con le labbra e con la lingua. Era
partita dal polso, poi l’interno delle braccia, l’ascella,
il collo… qui aveva indugiato soffiando piccoli baci e morsi
delicati dall’orecchio alla spalla, poi ancora su… una
leccatina ed un morso al lobo dell’orecchio… poi lei aveva
cominciato a sussurrare, con una voca roca che gli provocava mille
brividi.
“Sei bellissimo… sei mio, tutto mio…
voglio baciarti…” Kili si sentiva girare la testa e
non riuscì a non risponderle.
“P-per Durin, non ci posso credere… mi
fai… ah! .. impazz…nnnh! … T-ti voglio, non r-
res…” E lei, subito:
“Ti arrendi?” Kili sentì che la sua
volontà stava rapidamente svanendo, ma il suo orgoglio fece
resistenza.
“No, per Mahal! Non ….
mmmh…a-ancora..!!” reagì, artigliando con
più decisione il lenzuolo.
“Kili…?” Miralys, alzando gli occhi dalla
pergamena su cui aveva appena terminato di scrivere, aveva sorpreso il
suo amato con uno strano sguardo perso.
Nessuna risposta.
Quando la bocca di Miralys trovò il capezzolo, Kili
ansimò forte: lei succhiava, e leccava, ma quando
cominciò a mordicchiare, sussultò.. e non è ancora arrivata a…
Come se gli avesse letto nel pensiero, quella lingua
perversa cominciò a percorrere lentamente la linea sottile di
soffice peluria che scendeva verso l’ombelico; qui
indugiò, giocando con alcuni peli, mentre le mani arrivavano
vagando ad accarezzare i fianchi, poi più giù, sotto
l’ombelico… le dita curiose seguivano la piega
dell’inguine, infilandosi sotto l’indumento… Kili
stava per perdere completamente la testa. Un rumore sospetto lo
avvertì che le sue dita avevano strappato il lenzuolo, ma
non avrebbe potuto farci niente nemmeno se ne fosse andato della sua
vita.
Le dita perverse sciolsero l’ultimo laccio e lui
fui gloriosamente nudo. Dopo alcuni secondi si levò una serie di
gridolini meravigliati ed alle orecchie incredule di un giovane re
esterrefatto giunsero valanghe di complimenti e di commenti
assolutamente espliciti. Ma cosa sta… dicendo…
La serie successiva di baci, carezze e leccatine rese chiaro
a chi… cosa… i complimenti ed i commenti fossero diretti.
Il tutto andrò dritto alla testa di Kili, togliendogli qualsiasi
idea coerente.
“Non ne p-posso più … ah… fino a
quando…oh! devo stare f-fermo per vincere… mmmh
… la sc-sommes… ah! …sa?” farfugliò.
Kili, senza fiato, ormai al limite, vide gli occhi di
Miralys percorrere lentamente, con insistenza, tutto
il suo corpo, fino a catturare i suoi; e quello che vi lesse
pose fine a qualsiasi resistenza.
“Quale scommessa..?” chiese lei con un’espressione innocente.
Cinque secondi dopo lui l’aveva inchiodata sotto di sé con il suo peso.
“Maledetta,” sussurrò con le labbra sulle
sue. “Me la pagherai. Questa notte ti prenderò così
tante volte che chiederai pietà…”
Lei gli morse un labbro. “Cosa stai aspettando?” rispose, con voce arrochita, infilandogli la lingua in bocca.
Nessuno disse più una parola per molto, molto tempo.
“Kili?.. Kili!!!”
“Eh? Cosa?” il giovane re sussultò, incontrando lo sguardo interrogativo di due occhi verdi oltre la tavola.
“A cosa stavi pensando?”
“A questa notte… “ Miralys arrossì ed abbassò gli occhi. Incredibile! Pensò Kili. Come fa ad essere così… così ‘perversa’ di notte ed arrossire di giorno?
“Ti amo. Non riesco ancora a credere a questo
miracolo.” Kili tese la mano attraverso la tavola e Miralys
allungò la sua; lui la prese e baciò le dita. Gli occhi
verdi lo guardarono così pieni d’amore che il cuore di
Kili fece una capriola.
“Io ho paura a crederci…”
Dopo qualche minuto si riscossero, avevano entrambi da fare.
“A proposito, amore, Irridis mi ha detto di
protestare con il fornitore di tessuti: dice che le nuove lenzuola sono
del tutto scadenti, si strappano solo a dormirci…” Prima
che Kili potesse formulare una risposta adeguata, entrò
Balin con un fascio di lettere.
“Buongiorno a voi!” esordì. “Ieri
sera è arrivato un drappello dal Colli Ferrosi, con una serie di
dispacci ufficiali ed alcuni non ufficiali. Il capo del gruppo ha
ordine di consegnarli direttamente a te, Miralys; l’ho
fatto aspettare nella prima sala di ricevimento.” Miralys
sollevò le sopracciglia.
“Cosa avrà mio padre da dirmi di così riservato? Sono curiosa!” si alzò ed uscì.
A loro volta Kili e Balin si trasferirono nello studio
del re. Come si erano aspettati, con molte circonlocuzioni ed un
fiorito linguaggio ufficiale Dàìn si dichiarava
“compiaciuto” che “Sua Maestà il Re sotto la
Montagna” si fosse a sua volta “compiaciuto” di
chiedere in sposa la sua “umile” ( Umile a chi?
pensò Kili) figlia e di unire così i due rami principali
dell’illustre casato di Durin e bla-bla-bla… chiedendo
tuttavia che il matrimonio fosse rimandato all’autunno e nel
frattempo la figlia tornasse a casa per i preparativi adeguati al rango
degli sposi.
Balin era molto stupito.
“Non capisco quale motivazione politica vi possa essere
dietro questa richiesta. Il matrimonio è un vantaggio per
entrambe le parti..”
“Non che me ne importi un fico secco dei vantaggi politici,” interloquì Kili.
“… anzi, avrebbe dovuto insistere perché
venga celebrato al più presto. Anche perché sono quasi
sicuro che sa benissimo come stanno le cose tra voi…” e
così dicendo Balin alzò un sopracciglio con espressione
eloquente. Kili sbuffò.
“Zio, ne ho passate di tutti i colori in questi ultimi
mesi, non sono disposto a rinunciare alla cosa più bella della
mia vita per motivi di convenienza! E di certo non ho alcuna intenzione
di aspettare l’autunno! Miralys ed io ci sposeremo a
Calendimaggio, lo stesso giorno dell’incoronazione
ufficiale. Abbiamo un regno da ricostruire, non possiamo perdere
tempo in cerimonie! E con questo il discorso è chiuso!”
“E, di grazia, come pensi che si possa esprimere questo
concetto in linguaggio diplomatico?” lo apostrofò il
vecchio nano.
“A me, lo chiedi? Trova una scusa, che ne so… posso dire che Miralys è incinta?”
“Perché, lo è?”
“Non so, ma potrebbe!” In quel momento nella stanza entrò come un turbine una furibonda Miralys.
“Kili! Scrivi a mio padre che dobbiamo sposarci subito perché sono incinta!”
“Lo sei?” il cuore di Kili perse un battito.
“Non lo so,” ammise lei, “ ma potrei, non ti pare?”
“Ragazzi,” intervenne Balin, “ smettetela
di dire sciocchezze, calmatevi e cerchiamo di capire perché
Dàin ci sta chiedendo queste cose..”
“Non è lui!” lo interruppe Miralys.
“E’ mia madre! La solita arrogante, vanitosa,
velenosa…lei! Lei! Leggi!” così dicendo,
sbattè sul tavolo una pergamena aperta,
e scoppiò in lacrime.
Kili si alzò di scatto e la prese tra le braccia. Era allibito; non l’aveva mai vista tanto sconvolta.
“Mira, Mira, tesoro, non fare
così…” lei continuava a singhiozzare
disperatamente, il viso nascosto nella spalla di lui, aggrappata alla
sua camicia che stava, tra l’altro, inondando di lacrime.
“Di-dice che sono una p-poco di buono! C-che si
v-vergogna di m-me! Che s-se non torno a casa t-tutta la m-maledetta
stirpe di D-Durin saprà che s-sono la t-tua amante! C-che getto
discredito s-su di lei e s-sulla famiglia! C-che lei vuole
che s-sua f-figlia abbia il p-più grande m-matrimonio della
st-st-storia! E c-che io le r-rovino sempre t-tutto! E m-mi
augura di avere una f-figlia sc-sc-sciagurata come me!”
Tutto questo rotolò fuori dalla bocca della giovane
nana insieme a molti singhiozzi. Kili la strinse più forte.
maledicendo la sconosciuta futura suocera. Aveva capito che Miralys non
andava d’accordo con la madre, ma non si era reso conto di quanto
profonda fosse la ferita che la sua fidanzata si portava dentro. Come può essere così perfidamente egoista? Ma la cosa importante, in quel momento, era arginare il fiume di lacrime che si stava riversando sulla sua camicia.
“Cara, non ho nessuna intenzione di accontentarla. I
nostri programmi non cambiano, si tratterà solo di trovare una
scusa che non provochi una guerra.. anche se devo dire che la
tentazione è forte!” Poi il Re sotto la Montagna
abbassò la voce.
“Mira, pensi davvero che rinuncerei ad un solo
minuto con te? Ti ho trovata e non ti lascio certo andare via…
“ Kili affondò il viso nella chioma bionda, coprendola di
piccoli baci. “ Cara, sono tutte sciocchezze. Forse un gruppo di
vecchie acide carampane dei Colli Ferrosi potrà criticarti, ma
ormai la tua casa è qui, e qui tutti ti adorano e nessuno
si sogna di biasimarti… visto che rendi tanto felice il loro re!
Ed io ti amo…”
Miralys trasse un lungo sospiro tremante, staccò le
dita dalla camicia di Kili e lo abbracciò. Lui le sollevò
il viso e le asciugò le lacrime con la punta delle dita.
“Guardami… così. Noi ci amiamo,
tesoro,” le disse accarezzandole la guancia e scostandole dal
viso i riccioli ribelli che vi si affollavano, “ e siamo insieme.
Tutto il resto non conta.” La baciò sulla punta del naso.
“E se dovessi avere una figlia come te” piccolo bacio sulle
labbra, “ giuro che sarò suo schiavo per tutta la
vita!” E quando Miralys iniziò ad obiettare, Kili
trovò un rapido sistema per impedirle di parlare.
Balin cominciò a sentirsi – e non era la prima volta – decisamente di troppo.
Fu solo nel pomeriggio che Kili si accorse che, insieme alla
lettera della madre di Miralys, ce n’era un’altra.
Stava infatti per gettarla disgustato nel camino quando vide il
secondo biglietto.
“E’ di mio padre,”disse Miralys aprendolo. La ragazza era ancora scossa, ma la tempesta era passata.
“Senti cosa scrive: ‘Mi
dispiace di tutto questo, ma tua madre Eldris non si è ancora
ripresa dallo choc di non essere diventata Regina di Erebor e mi
sta rendendo la vita impossibile. Quando è arrivata la domanda
ufficiale di matrimonio, ti dirò, figlia mia, ho avuto tre
splendidi giorni di pace. Le dame hanno iniziato a litigare tra loro
per stabilire chi sono le tue migliori amiche …’ Amiche di chi? Mi hanno sempre guardata arricciando il naso come se mandassi cattivo odore!” ‘..che dovranno diventare le tue dame d’onore…’ starà scherzando!.. ‘i
gentiluomini hanno discusso tra loro per chi dovrà essere il tuo
consigliere capo; non ho avuto cuore di dissuaderli, anche
perché mi sono stati fuori dai piedi per un bel po’.
Immagino che ci penserà il tuo giovanotto a trovare
un’occupazione a tutti quanti, se mai dovessero
presentarsi; ma sappia che non hanno mai fatto un giorno di lavoro
utile in vita loro.’
“Non è difficile imparare a maneggiare un badile
o un piccone,” commentò Kili. “Immagino che
Glòin possa impiegarli in qualche sgombero. Ci sono ancor stanze
invase dalle macerie…”
“Non ne saranno contenti… “ ridacchiò Miralys.
“Vedrai che Dwalin saprà convincerli che il
badile è meglio che finire nelle segrete… anche se mi
dicono che l’odore del drago si sta attenuando, sono sempre
mooolto umide.”
“Ascolta!..
‘Quanto a tua madre, ha rimuginato sulla questione per qualche
giorno: doveva decidersi se sentirsi offesa perché avrai un
rango superiore al suo oppure se sfruttare la situazione. Alla fine ha
optato per quest’ultima soluzione : vuole almeno un po’ di
gloria riflessa ed è decisa a trasformare il tuo matrimonio in
una baraonda epocale. Credo che voglia invitare tutta la Casa di Durin
compresi i cugini di quattordicesimo grado di Gabilgathor!’ Oh no..!” gemette Miralys. Quanto a Kili, brontolò:
“Non si aspetterà mica che paghi il conto! Quanto pensa sia grande il tesoro di Smaug?”
“Cosa faremo, amore?..’Figlia
mia, lo so che non vuoi nessuna baraonda, che non vuoi
aspettare e soprattutto che non intendi tornare a casa ( in
effetti mi dicono che ti sei sistemata benissimo… e
definitivamente). Per me va più che bene; solo, ragazzi, trovate
una scusa decente per Eldris o sarò costretto a liberarmene una
volta per tutte , e sappiate che c’è il rischio che si
presenti alla vostra porta.” Che Mahal ci salvi!”
“Deve solo provarci…” mugugnò Kili.
“Potrei sempre attirarla in qualche sotterraneo e far crollare
l’ingresso…”
“Ma senti qua! Possibile che nessuno abbia un’idea originale? ‘Puoi sempre dire che sei incinta, figlia mia… non mi dispiacerebbe diventare nonno.’
Sto cominciando a pensare che si potrebbe prendere in considerazione
l’idea…” Miralys lanciò a Kili uno sguardo
obliquo.
“Preferirei abituarmi ad un cambiamento alla volta; non
ho ancora capito come si fa il re, sto cercando di capire come si fa il
marito…” commentò lui.
“Non è che te la cavi male, caro… almeno nelle cose essenziali..”
“Tu credi…? Mi fa piacere, ma potrei aspettare
almeno qualche mese per iniziare a fare il padre? Ho il sospetto
che sarà la più faticosa delle tre
attività… ”
“Uhm! Vedremo. Comunque c’è ancora qualcosa. ‘Ti mando un paio di carri con le tue carabattole: non sia mai che mia figlia non abbia niente da mettersi!’
“Due carri di carabattole??” Kili si
guardò intorno esageratamente allarmato. “E dove li
mettiamo?”
“Potremmo sistemarli nella tradizionale camera da letto
della regina…” disse Miralys scoccando al suo amato
un’occhiata assolutamente maliziosa, “… tanto non
credo che verrà mai usata.”
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Capitolo 2 *** 2. Dìs ***
2 Dìs
2. DIS
Poi tutto passò in secondo piano, perché giunse
una staffetta da ovest: la carovana proveniente dai Monti Azzurri stava
per arrivare. Il grosso avrebbe aggirato i pendii occidentali della
Montagna ed avrebbe raggiunto la Porta Principale tra due giorni; ma
Dìs, con una piccola scorta, aveva iniziato la salita per
Collecorvo e sarebbe arrivata lì l’indomani a mezzogiorno,
per poi iniziare la discesa.
Kili non vedeva l’ora di riabbracciare la madre. Era
passato un anno, e tutto era cambiato dalla mattina di primavera in cui
l’aveva salutata convinto di partire per una entusiasmante
avventura. A pensarci, gli salì alle labbra un sorriso amaro. Sembrava
che stessimo partendo per una scampagnata. Si è rivelata
qualcosa di molto diverso… è passato un anno, ma sembra
una vita intera.
“Domani mattina le andrò incontro,” disse
il giovane Re; poi guardò Miralys. “Cosa c’è
che non va?”
Miralys, ad occhi bassi, si stava arrotolando una ciocca
bionda sull’indice, e Kili ormai la conosceva abbastanza per
capire che si stava arrovellando per qualcosa.
“Kili… mmh… sei sicuro che… le piacerò..?”
“Mira, non dire sciocchezze. Certo che le piacerai: piaci a me!”
“E non dirà niente se noi…” Kili le prese il viso tra le mani.
“Chiariamo una cosa una volta per tutte. Dìs non
è tua madre. Non le somiglia neanche lontanamente. Lei sa di non
dover dimostrare niente a nessuno; e poi l’esilio le ha tolto
molte sciocche idee, se mai le ha avute. A voler guardare, tu sei
infinitamente più simile a mia madre che alla tua. Quindi
… basta. Vuoi venire con me, domani?”
“No, amore. Tua madre non ti vede da un anno, un anno
in cui sono accadute cose terribili, quindi quei primi momenti devono
essere vostri e solo vostri. La incontrerò quando arriverete
qui.”
Era partita all’alba, per quella tappa, ed ora, giunta alla meta, si guardava intorno. Collecorvo.
La guarnigione l’aveva accolta con calore e
rispetto. Non conosceva nessuno, erano nani di varie provenienze, ma
tutti entusiasti del loro giovane Re. Dìs sorrise tra sé:
fin da quando era piccolo, Kili aveva rubato il cuore a tutti;
forse era la passione e la gioia di vivere di quel nanetto dal
carattere solare, un vero raggio di luce per la famiglia e gli amici. Mahal, ti prego, conservalo così. Ha già sofferto troppo.
Le notizie giunte da Erebor avevano stroncato Dìs. Per
giorni era rimasta seduta, incapace di connettere e tanto meno di
realizzare: sapeva solo che suo figlio, il suo bimbo d’oro, non
c’era più. Ogni oggetto, ogni angolo, ogni particolare, le
riportavano alla mente un ricordo. Ed ogni volta era un colpo al
cuore. Immagini ed episodi che credeva di aver dimenticato, si
ripresentavano alla sua mente con una incredibile freschezza, come se
fosse passato solo un giorno; quando, per lo sfinimento, cadeva in un
sonno esausto, si risvegliava di colpo, sicura di aver sentito una
voce, un richiamo, il suo allegro “Ehi, ma’!” quando
rientrava a casa… Era stata quindi felice di
lasciare i Monti Azzurri con tutti i loro ricordi. Non che il dolore
accennasse a svanire, ma almeno era una costante che la accompagnava
sempre, invece che una serie di colpi che la lasciavano sfinita. Da un dolore così non ti riprendi mai. Mai.
L’unico filo di luce, l’unico pensiero che le aveva impedito di lasciarsi morire era Kili. Grazie, Mahal, che me l’hai salvato. E, appena recuperata la capacità di connettere, aveva iniziato a preoccuparsi per lui.
Sapeva benissimo quale colpo doveva essere stato per Kili la
perdita del fratello, seguita poi così da vicino da quella di
Thorin; e, senza avere il tempo di riprendersi, aveva dovuto farsi
carico del pesantissimo fardello della corona.
Dìs sapeva che Kili avrebbe fatto fronte
brillantemente alla situazione, conosceva suo figlio; ma sapeva anche
che non aveva mezze misure, e si sarebbe impegnato totalmente
nell’impresa, correndo il rischio di rinunciare a se stesso.
E poi, da ultimo, la notizia del fidanzamento. Dìs si
accigliò per l’ennesima volta: quella situazione le faceva
digrignare i denti e sudare freddo. Balin, questa è una delle tue idee brillanti! Ti giuro che avrò la tua pelle!
Doveva assolutamente trovare il modo di impedire quel dannato
matrimonio. Ci aveva pensato notti intere, senza trovare una soluzione
che non conducesse ad una crisi diplomatica; ma si era resa conto di
non saperne abbastanza, specie su quanto il Regno della Montagna fosse
effettivamente impegnato. Capiva le strategie di governo, e le erano
del tutto evidenti i motivi per cui i diplomatici di Erebor
e dei Colli Ferrosi avessero combinato e caldeggiato l’unione;
aveva anche un’idea del motivo per cui Kili non si fosse opposto;
ma le era anche assolutamente chiaro che quel matrimonio sarebbe stato
la rovina per suo figlio. Certo, Erebor aveva bisogno di una Regina, ma
di certo non della figlia di quella strega dei Colli Ferrosi!
C’erano tante nobili fanciulle della stirpe di Durin, o magari di
altri clan, che lui avrebbe potuto trovare di suo gradimento, ed anche
amare: ce n’erano alcune, che viaggiavano con la carovana, che
non avevano mai nascosto la loro simpatia, ed anche qualcosa in
più, per suo figlio, anche quando nessuno immaginava che sarebbe
diventato il Re sotto la Montagna. Era Fili quello che…
Dìs chiuse gli occhi un attimo. Anche un solo accenno al suo nome è una mazzata.
Miralys, con la sola sottoveste addosso, si aggirava per la
stanza guardaroba, mentre Irridis, a braccia incrociate, osservava
esasperata la padroncina. Sembrava che fosse appena passato
un uragano: praticamente tutti gli abiti e gli accessori contenuti nei
famosi due carri inviati da Dàin erano sparsi per ogni dove,
dalle poltrone al pavimento.
“Non ho niente da mettere!” al lamento Irridis
rispose solo con un silenzio totale. I precedenti suggerimenti erano
stati accolti con una levata di scudi e dinieghi sprezzanti. La giovane
nana era in crisi totale. Ripassò con lo sguardo gli abiti.
Troppo elegante… penserà che sono una vanitosa priva di cervello!
Troppo severo.. non ho mica centovent’anni!
Questo mi sta malissimo..
Questo lo mettevo quando giocavo con le bambole…
Troppo semplice… penserà che non la considero importante!
Invece, Dìs era talmente importante per lei che, per
la prima volta in vita sua, era andata in crisi per il suo aspetto.
Aveva gli occhi, quindi sapeva di essere bella; ma aveva sempre
considerato la bellezza un’arma a doppio taglio, perché la
rendeva un oggetto da esibire, cosa che detestava. Il suo lavoro le
imponeva abiti semplici e pratici, e quindi il “cosa mi
metto?” non era mai stata un problema per lei. Le bastava essere
pulita ed in ordine.
Solo da quando c’era Kili, nella sua vita, aveva
iniziato a guardarsi molto allo specchio; ma questo perché
adorava vedere l’ammirazione nei suoi occhi.
Dìs, però, era un altro paio di maniche, e
Miralys voleva disperatamente fare buona impressione alla futura
suocera.
Aveva sentito parlare così tanto di lei! Una nana
forte, che aveva sopportato con coraggio sventure e lutti di ogni
genere; aveva iniziato una nuova vita, nei Monti Azzurri, incontrando
il nano che sarebbe stato suo marito, ma non era durata: quano Kili era
ancora piccolissimo, Dìs aveva perso il suo amato. Miralys non
riusciva nemmeno a pensare a quanto dovesse aver sofferto, lei che
talvolta allungava la mano di notte per accertarsi che Kili fosse con
lei, che non gli fosse accaduto niente di male…
Alla fine, aveva perso non solo l’unico fratello
rimastole, ma anche suo figlio. E nonostante tutto, aveva affrontato
quel viaggio per tornare a casa. Aveva ancora il coraggio e la forza di
guardare avanti. Avrebbe pensato che lei intendesse portarle via il suo
unico figlio?
Una parte di lei era sull’orlo di una crisi di panico, ma l’altra si trovava tremendamente idiota.
Dannazione! Cosa ha detto Kili? Devi essere te stessa! Pensa solo che avrai davanti una nana che ama Kili quanto te!
E se avesse da ridire? E se non dovessi piacerle?
Le sue elucubrazioni furono interrotte da un chiasso fuori
dalla porta, ed Irridis andò a vedere. Erano voci concitate, tra
tutte quella di Ori. E’ successo qualcosa. Si infilò
il primo vestito che le venne sottomano ed uscì.
Era effettivamente Ori, con due guardie, affannato e sconvolto.
“Miralys, c’è stato un incidente…
è crollata la volta di una galleria nell’ala
nord…”
“Ci sono feriti?”
“Molti sono rimasti intrappolati, ma qualcuno è
sicuramente sotto le macerie… manca anche
Glòin…”
“Oh, per Mahal! Sua moglie e suo figlio sono in
arrivo!” esclamò Miralys. “Voi, andate con Irridis
in infermeria e seguite le sue istruzioni. Ori, vai con lei; ti
darà la mia cassetta e mi raggiungerai sul posto. Sai se Kili
è stato avvisato?”
“Sì, Balin, ha già mandato un messaggero.”
Miralys si intrecciò velocemente i capelli, afferrò un grembiule e corse al luogo del crollo.
“Mia signora, stanno arrivando!” Dìs si voltò. Un gruppo di cavalieri stava raggiungendo il pianoro.
Anche a quella distanza, la nana riconobbe il figlio nel
cavaliere di testa, seguito da un altro con lo stendardo della Casa di
Durin; al suo fianco, inconfondibile, Dwalin.
Si avviò verso di loro, mentre la guarnigione e
la sua scorta si schieravano, piegando il ginocchio a terra. Kili
smontò e fece gli ultimi passi di corsa: Dìs si
sentì sollevare da terra e stritolare in un abbraccio
travolgente. “Oh, mamma, mamma..!”
Quando è diventato
così alto e forte? Nella mia mente è sempre il mio
cucciolo… grazie, grazie, Mahal e tutti gli déi
conosciuti e sconosciuti! Baciò tutte le parti di
lui che le vennero a tiro, ridendo. “Mettimi giù e
lasciati guardare, Kili…”
Lui la appoggiò a terra e si staccò un poco,
perché potessero guardarsi in viso, e finalmente Dìs,
dopo un anno, alzò gli occhi ed incontrò lo sguardo di
suo figlio. Dèi,
com’è cambiato… non fisicamente, non tanto, almeno,
è solo diventato grande, il mio ragazzo è sparito…
Per Durin, le trecce! Non ci posso credere… e quest’aria
sicura... e subito un moto di sollievo: negli occhi scuri,
così simili a quelli del suo sposo perduto, non vide il vuoto e
la disperazione che temeva. Erano evidenti i segni delle prove subite,
del dolore, del peso della responsabilità, ma vi era anche una
grande serenità di fondo. Il sorriso era il suo, quello di
sempre, sincero, aperto… e devastante.
Sta bene. Oh, per fortuna, per grazia di Mahal, non lo so, ma sta bene.
Anche Dìs, finalmente, si permise di sorridere. Con un bagliore
negli occhi, strisciò una perfetta riverenza: “Mio
signore…”
Kili stette al gioco e si inchinò a sua volta.
“Mia signora…” poi la nana gettò lo sguardo dietro di lui.
“Kili,” sussurrò, “se non li liberi si consumeranno i pantaloni.”
Il giovane Re si voltò e con un gesto della mano
ordinò ai nani, ancora inginocchiati, di alzarsi. Poi
guardò la madre e si strinse nelle spalle.
“Non mi sono ancora abituato. Di solito non fanno tutte
queste cerimonie, abbiamo troppo da lavorare per perdere tempo con
l’etichetta, ma probabilmente pensano che tu ci
tenga…”
Inevitabilmente, un’ombra tra loro. Fili.
“Dobbiamo parlare,” disse la nana a bassa voce.
“Ho molte cose da chiederti di… di loro, ma non qui e non
adesso.” Kili annuì. Era un discorso delicato.
Qualche minuto dopo, mentre Kili conferiva con il capo della
guarnigione ed il capo scorta, Dìs andò ad abbracciare
Dwalin, mettendolo ovviamente in imbarazzo.
“Non cambi mai, eh?” disse lei. Dwalin bofonchiò qualcosa.
“Impossibile, Dìs…” La nana
gettò uno sguardo a Kili ed approfittò della sua distanza
per chiedere, a bassa voce:
“Come sta?”
“Quasi del tutto rimesso dalla sua ferita. Ha
ancora qualche difficoltà nel tendere l’arco,
ma passerà presto.”
“ E per il resto?”
“Sta benissimo, Dìs, fidati. Vedrai tu stessa.
Certo, è stata dura, ma alla fine tutto è andato
bene.”
“E con il Regno?” Dwalin si illuminò.
“Grande. Il comando gli si addice. Li affascina. Tutti
si getterebbero con entusiasmo nel fuoco, se lo chiedesse… non
dovrebbe neanche dare ordini!”
Dìs sapeva che Dwalin diceva esattamente quello che
pensava, e si permise un sospiro di sollievo a quella conferma della
sua prima impressione. Restava solo una questione.
“Cos’è questa storia del fidanzamento, Dwalin?”
Sul viso austero del nano passò l’ombra di un sorrisetto malizioso, e Dìs lo guardò stranita. No, non l’ho visto. Non è possibile che abbia sorriso! Dwalin non sa sorridere!
“Credo che te ne parlerà Kili. Meglio che
io non dica nulla.” Dìs si agitò a quella che
suonava come un’eco dei suoi timori.
“Non approvi?”
“Non sta a me approvare o disapprovare, e comunque non ho detto questo.”
In quel momento Kili tornò verso di loro.
“Ma’ , possiamo pranzare con calma nel corpo di guardia prima di scendere, che ne dici?”
“Ottima idea,” intervenne Dwalin, “è
Bombur che si occupa della cucina, e credo che in quelle ceste ci sia
il meglio che abbia potuto fare!”
Parlarono di molte cose, nessuna davvero importante. Kili
raccontò episodi del loro viaggio: come Bilbo riuscì ad
imbrogliare i troll; la fuga nelle botti, che Kili aveva trovato
assolutamente straordinaria… per tacito accordo, non parlarono
dei loro cari. Entrambi sentivano le ombre sedute accanto a loro, ma
non li nominarono.
Non è questo il momento, Kee, fratellino… lascia che lei sia felice perché è con te.
C’era qualcosa, però, che bruciava le labbra di entrambi.
“Mamma, c’è qualcosa che devo
dirti..” iniziò Kili, proprio mentre Dìs, a sua
volta, iniziava:
“Kili, a proposito di questo matrimonio…”
risero, poi lui fece un cenno con la mano:“ A te, mamma.”
Dìs tacque un attimo. Doveva affrontare l’argomento in modo diplomatico, anche se avrebbe solo voluto dire Non farlo per tutto l’oro del mondo!
“E’ già tutto stabilito?” prendiamola alla larga, pensò Dìs.
“Dàin ha dato il consenso ufficiale pochi giorni
fa. Rimangono da definire alcuni particolari, tra cui la data del
matrimonio, ma Balin ci sta lavorando.”
Balin, dannazione! Lo sapevo che era colpa tua!
“E quando dovrebbe essere?”
“L’idea era per Calendimaggio, insieme all’inconorazione ufficiale.”
“Non mi sembra una buon idea… dovrebbe esserci
una celebrazione a parte,,, Dàin potrebbe pensare che non sia
importante abbastanza da meritare una cerimonia a sé… e
poi, Kili, perché questa fretta? Siete tanto giovani, lei
più di te, se non sbaglio. Non sarebbe meglio aspettare qualche
anno? ” E nel frattempo potrebbe succedere qualcosa…
Kili sussultò e guardò la madre stranito.
“Anno?! E perché mai mi stai dicendo …
“ poi notò che, incredibile ma vero, anche sua madre si
stava arrotolando sull’indice una ciocca di capelli. Trasse un
respiro profondo.
“Avanti, sputa il rospo. Mi stai sciorinando un
mucchio di sciocchezze, senza un briciolo di fondamento. Non
è da te girare intorno all’argomento. Sei contraria a
questo matrimonio, vero? E perché, di grazia?”
Dìs ammutolì. Non pensava che Kili
sarebbe andato dritto al punto, ma avrebbe dovuto aspettarselo.
Non restava che giocarsela. Così sbottò:
“Non-puoi-sposare-la-figlia-di-quella-strega!”
Kili non avrebbe potuto essere più sorpreso se Durin in persona
fosse comparso davanti a lui.
“Parli di Eldris? Ma … la conosci?”
“Certo! E’ una vipera come non ne esistono altre!
Era una strega fin da ragazzina! Comandava tutti! Voleva tutti ai suoi
piedi! E quando ne ha combinata una veramente grossa, si è finta
malata per evitare la punizione! E’ falsa e bugiarda!”
“Mamma, mi dovrai raccontare meglio questa storia, ma
non posso essere più d’accordo. Eldris è una
strega, ma io mica me la sposo! Non voglio neanche vederla! Io sposo
sua figlia, non lei.”
“Vuoi sapere come sarà una nana tra sessant’anni? Guarda sua madre!”
“Mamma, Miralys non è affatto come sua madre! Non le somiglia per niente!”
“E tu come fai a saperlo? Te l’ha detto Balin?”
“Come faccio a… che c’entra Balin?”
Kili era sbalordito. Non aveva mai visto sua madre tanto
infuriata, e in ogni caso la conversazione gli sembrava del tutto priva
di senso. Non ebbe però il tempo di ribattere, che la porta si
spalancò improvvisamente.
“Kili! C’è stato un incidente!”
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Capitolo 3 *** "Fili figlio di Jeli" ***
3 Fili figlio di Jeli
"FILI FIGLIO DI JELI"
Miralys stava sistemando una steccatura intorno alla gamba di un
giovane nano, estratto da poco dalle macerie. Il disastro aveva
dimensioni maggiori del previsto: non era crollata solo la volta del
passaggio, ma anche buona parte della grande sala successiva, quindi i
feriti erano davvero molti, e solo per fortuna non si era verificata
nessuna perdita.
Terminato il suo lavoro, si alzò per passare al ferito
successivo, ma si voltò giusto in tempo per vedere Kili
che entrava nella sala, ancora con il mantello da viaggio addosso, e si
dirigeva verso di lei; come al solito il suo cuore saltò un
battito.
Il giovane re la strinse a sé con un braccio e si chinò a baciarla.
“Un grosso guaio, vedo. Glòin?”
“Una gamba rotta e una botta in testa, niente di che. I feriti
gravi sono parecchi… stavo pensando che dovrei addestrare
qualche guaritore, ne abbiamo troppo pochi.” Si strinse a lui un
momento: non poteva fare a meno di toccarlo.
“Tua madre..?”
“Arrivata, l’ho affidata ad Ori perché la aiuti a
sistemarsi. Andrà tutto bene, amore mio, non
preoccuparti…”
“Oh, lo so,” Miralys sapeva che il suo amato stava
attraversando un momento difficile. L’arrivo di Dìs
rinnovava il dolore assopito sotto la cenere, e lei avrebbe voluto
avere il tempo per stargli vicina; quell’incidente proprio non ci
voleva. Kili si sciolse dall’abbraccio.
“Vado là, vediamo se posso fare qualcosa.”
Miralys continuò il suo lavoro, aiutata da quei pochi che
avevano qualche nozione di pronto soccorso. Era impegnata in un
difficile lavoro sulla gamba fratturata di un altro nano, quando nel
suo campo visivo entrò una lunga gonna blu, ed una voce
morbida ed un po’ roca chiese:
“Posso aiutarti?” Miralys guardò la nana davanti a
lei. Di mezza età, bruna, i capelli raccolti in una treccia
intorno al capo erano solcati da sottili strisce d’argento; gli
occhi di un azzurro cupo mostravano un’esperienza della
vita acquistata a caro prezzo. Sopra tutto, un’aria di
nobiltà e di fermezza che si imponeva. Devo averla già incontrata, ma non so come si chiami. Non importa, un aiuto non si rifiuta mai.
“Hai esperienza di pronto soccorso?”
“Un po’; so riconoscere e sistemare una frattura semplice;
so curare le ferite meno gravi, ma soprattutto capisco quando ho
davanti qualcosa che non so affrontare.”
“Va bene; Irridis, laggiù, ti darà medicinali e
bende; se qualcosa non ti convince, chiedi a me o a lei. Non cercare di
fare tutto, d’accordo?”
Lavorarono fianco a fianco per ore, scambiando solo pochissime parole;
non c'era tempo per conversazioni da salotto. Miralys, senza
darlo a vedere, all’inizio teneva d’occhio la nuova venuta
ed il suo lavoro; ma presto si convinse che sapeva il fatto suo,
e che tra l’altro riusciva anche a confortare i feriti, con lo
sguardo e con la voce. Quando poi la nana la chiamò, attirando
la sua attenzione su un ferito che sembrava stranamente confuso,
Miralys capì che poteva tranquillamente fidarsi di lei.
Alla fine non ci fu più nessuno in attesa. Miralys ringraziò la sconosciuta – perché non riesco a ricordare il suo nome? - e continuò a lavorare sui feriti più gravi.
Il tempo passava e Miralys mandò un messaggio a Kili, avvisandolo che avrebbe fatto tardi e di non attenderla a cena.
Solo molto tempo dopo si rese conto di essere esausta e di non essere
più in grado di lavorare correttamente; e poi doveva andare da
Kili… lasciò alcuni nani di guardia con l’ordine di
chiamarla in caso di emergenza e se ne andò.
Beh, se non altro ho un po’ di tempo per decidere cosa mettermi quando incontrerò la famosa Dìs.
Quella sera Dìs aveva cenato con il figlio ed i vecchi
amici. Era piacevole rivederli tutti, ma proprio per questo le assenze
erano ancora più dolorose.
Scrutò Balin dall’altra parte della tavola. Non è il momento, ma alla prima occasione faremo i conti, vecchio impiccione!
Gli scoccò un’occhiata incendiaria che lo lasciò
completamente esterrefatto, a chiedersi cosa poteva aver mai combinato
per suscitare le – peraltro facili – ire di Dìs.
Alla fine tutti se ne andarono, sentendo che madre e figlio avevano bisogno di restare da soli.
Per qualche minuto regnò il silenzio. Adesso, pensò Kili, ma fu Dìs a rompere il silenzio con voce esitante.
“Kili… vuoi accompagnarmi da… da loro?”
Nella cripta le torce ardevano come sempre, giorno e notte; il luogo
era diventato una specie di santuario. Kili non veniva così
spesso: non ne aveva bisogno. Continuava a sentire la presenza di suo
fratello dentro di sé. Ma Kee, credi davvero che io sia “qui”? E cosa ci farei? Io sono con te, sempre e dovunque.
Il sarcofago di Thorin era il più vicino all’ingresso;
Dìs vi appoggiò le mani, accarezzandolo mentre si avviava
lentamente verso l’altro. E lì si bloccò.
FILI, FIGLIO DI JELI, DELLA STIRPE DI DURIN, PRINCIPE DI EREBOR.
Le lettere d’oro si sfocarono davanti ai suoi occhi, mentre
sentiva le mani di Kili sulle sue spalle. Si aggrappò al marmo
come se volesse penetrarlo con le dita. Poi parlò a voce appena
udibile nel profondo silenzio.
“Kili… devi dirmi… come è successo? Tu eri lì quando… quando…”
Il giovane re capì benissimo le domande inespresse. Non vuole sentirsi dire che è morto da eroe. Non ha senso per lei come non ne ha per me. Si schiarì la voce.
“Sì. Lo tenevo tra le braccia quando… se ne
è andato. Non… non ha sofferto per molto tempo.. solo
pochi istanti.” Le parole uscivano a fatica dalla gola contratta,
e le lacrime già gli bruciavano gli occhi. Devo resistere, si disse, lei ha bisogno della mia forza.
“E lui… lui sapeva che c’eri..?”
“Certo, mamma. E’ stato lucido fino alla fine.” Dìs si girò ed abbracciò forte il figlio.
“Oh, tesoro, deve essere stato terribile per te, lo so…”
Non lo scorderò mai, finchè vivrò. Mai, pensò Kili. Ma lei continuò.
“.. ma io mi sono tormentata per settimane intere pensando che se
ne fosse andato da solo, senza… senza nessuno vicino… ed
è un tale sollievo sapere che non è
così…” ora Dìs singhiozzava, e Kili sentiva
che le lacrime scorrevano anche sul suo viso.
Aiutala, Kee... tu sai come fare.
“Mamma, lo rivedremo, un giorno. Li rivedremo tutti..”
Com’era difficile mantenere ferma la voce! Lei alzò lo sguardo alla ricerca di conferme, di un filo di luce.
“Lo credi davvero?”
“Non lo credo. Lo so. Thorin… le sue ultime
parole…” Kili prese fiato. Non aveva mai raccontato a
nessuno cosa avesse detto Thorin pochi istanti prima di morire. Non
aveva nemmeno mai chiesto a Miralys se avesse sentito, visto che era
nella stessa tenda… ma si era allontanata un po’, per
lasciare quei momenti solo a loro. Lei mi ama, ma questo dolore non è suo, è solo nostro.
“ Guardava oltre la mia spalla, ma non c’era nessuno… nessuno che io potessi vedere, almeno. E disse ‘sono venuti a prendermi… Fili… Frèrin… ‘ e questo mi è stato di conforto, in qualche modo.”
Dìs si voltò di nuovo, appoggiando la fronte al marmo freddo.
“Avrà trovato Jeli ad aspettarlo…”
“Sono sicuro di sì.”
Molto dopo, Dìs si spostò davanti alla tomba di Thorin.
“Sai quali furono le ultime parole che gli dissi prima che partiste? ‘ Se succede qualcosa ai miei ragazzi, non prenderti il disturbo di tornare’.
Non sai quante volte l’ho rimpianto… come se mi avesse
preso in parola! Cosa ha combinato, Kili? Ne ho sentite di ogni
genere.”
Kili sospirò.
“ Non è chiaro neanche a me. Io ho sempre pensato
che l’Arkengemma avesse avuto una fatale influenza su di
lui… ma non importa. Voglio solo ricordare il nano che mi
ha fatto da padre, e tutto l’affetto che mi ha dato; il re
che ha sacrificato la vita per la salvezza del suo popolo, e mi consola
sapere che se ne è andato tranquillo sulla sorte del
Regno. E’ quello che ho cercato di fare, ed alla fine penso di
essere riuscito a non deluderlo. ”
Miralys era in camera da letto, seduta davanti allo specchio con un pettine in mano, ma non si muoveva. Stava pensando.
Sapeva con certezza dove fosse andato Kili e sapeva anche quanto sarebbe stato difficile per lui.
Kili non parlava molto di suo fratello, ma Miralys conosceva bene
la profonda ferita del suo cuore; sapeva che lui non avrebbe mai smesso
di sentire la mancanza di Fili.
E come potrebbe? Non ha mai conosciuto un mondo senza Fili.
In tutti i suoi ricordi, il fratello maggiore era vicino a lui, a
proteggerlo, incoraggiarlo, toglierlo dai guai, e … raccogliere
i cocci.
Ora Kili era costretto ad imparare a vivere senza Fili, e non era
facile. Miralys era anche consapevole di non poterlo aiutare: poteva
solo dargli tutto il suo amore, e sperare che fosse abbastanza.
Quando poco dopo lui entrò nella stanza, a Miralys bastò uno sguardo per capire che non si era sbagliata. Si è controllato, si è fatto forte per Dìs, ma adesso…
il dolore negli occhi scuri era lo stesso di quel giorno di tante
settimane prima, quando aveva dovuto rinunciare a vedere Fili per
l’ultima volta.
Non disse nulla. Gli tese una mano e lui la prese come un naufrago si
aggrappa ad un relitto. Si lasciò condurre fino al letto e
lasciò che lo aiutasse a togliersi gli abiti.
Sotto le coperte, Miralys lo strinse forte tra le braccia, sentendolo
tremare contro di lei. A poco a poco, Kili capì che il suo
calore scioglieva il blocco di ghiaccio che si sentiva al posto del
cuore; nascose il viso nella chioma bionda e diede sfogo a tutto
il suo dolore. Lei lo tenne stretto, senza parlare,
soffrendo con lui e per lui.
E quando, più tardi, il desiderio prese il sopravvento, la loro
unione fu intensa, quasi violenta, come la rivalsa che la vita cerca
sempre sulla morte; la promessa del futuro contro il passato, la
rivincita dell’amore sul dolore. Kili si addormentò tra le
braccia della sua amata, riconciliato con la vita e consapevole della
forza che gli dava il sentirla al suo fianco.
Era da poco passata l’alba, e il giovane re sentì la sua compagna muoversi al suo fianco. Allungò una mano.
“Ehi, dove credi di andare?” sussurrò.
“A vedere i feriti,” rispose Miralys, cercando la vestaglia.
“Ti prego, resta con me… se ci fosse stata
un’emergenza, ti avrebbero chiamata.” Lei sospirò,
sorridendo.
“Quando mi guardi così non riesco a dirti di no,” lui ridacchiò.
“Me lo ricorderò. Potrebbe ritornarmi utile, una volta o
l’altra. Vieni qui,” concluse tendendole le braccia. Lei si
accoccolò al suo fianco, soddisfatta di sentirsi stretta a lui.
“Non sono stato gentile con te, questa notte,”
mormorò Kili baciandole la tempia. “Ero
così… “
“Sst! “ lo interruppe lei. “Avevi bisogno di
lasciarti andare, e sono felice che tu l’abbia fatto tra le mie
braccia.”
“Ma mi sembra quasi di averti… Per Durin, che parola
orribile!... usata …” Miralys si alzò sul gomito
per poterlo guardare negli occhi.
“Kili, amore è anche questo. Non farti spaventare da una
parola! Sapevo benissimo come ti sentivi, e, credimi… sono
stata felice di darti tutto quello che potevo. Ti ho sentito
così vicino, così… mio.”
Lui non rispose. Gli sembrava di annegare in quegli occhi verdi tanto pieni d’amore. Grazie, Mahal, che me l’hai data. L’attirò a sé e la baciò con una tenerezza infinita. Poi lei alzò la testa.
“Comunque, se per qualche motivo ti senti in debito con me, beh… “ il sorriso si fece malizioso.
“Se mi baci ancora, sento che qualche idea mi verrà.”
“Adesso però mi sa che dobbiamo proprio alzarci,” disse Miralys senza accennare a muoversi.
“Maledizione, credo di sì," rispose Kili. "Dobbiamo
rivedere con mia madre e Balin la sistemazione di tutti i Nani in
arrivo dai Monti Azzurri.” Poi cacciò il capo sotto
il cuscino.
“A cosa serve essere un re se lavori più degli
altri?” la voce lamentosa arrivò soffocata.
“E’ una professione sopravvalutata. Chissà
perchè la gente ci tiene così tanto?” Tirò
fuori la testa arruffata. “Cosa dici? Scappiamo in cerca di
avventure?” Il suo sorriso fece venire voglia a Miralys di
baciarlo.
“Mmmm… se fai così…”
“Questo è solo perché non ti dimentichi di me.
Alzati!” un grugnito fu la sola risposta. Mentre tornava a
cercare la vestaglia, Miralys ricordò una cosa.
“Kili, sei riuscito a parlare con tua madre?”
“No, per Durin! Stavo per farlo, a Collecorvo, quando abbiamo
dovuto partire in tutta fretta! Inoltre credo che si sia fatta qualche
idea sbagliata sul nostro matrimonio…” Lei si
immobilizzò.
“Per esempio?”
“Non ho capito molto del discorso che ha fatto, salvo che detesta tua madre…” Miralys gemette.
“Oh, grande Mahal! Posso anche capirla, ma se questo ci crea dei problemi…”
“Oggi, a costo di chiuderla nella sua camera, le parlerò
con calma. In ogni caso questa sera ceneremo nelle nostre stanze, solo
noi tre, così avremo modo di chiarire ogni possibile malinteso.
Che ne dici? Mira… Mira! Che hai?”
“Per tutti gli dèi! Cosa mi metto?!”
Miralys si aggirava tra i feriti. Le cose sembravano andare abbastanza
bene; solo un paio di nani presentavano preoccupanti fratture
alle mani.
Andrò a trovare Glòin,
pensò. Era stato sistemato in una stanzetta a parte, per
lasciargli un po’ di tranquillità in attesa che arrivasse
la sua famiglia. La comitiva dei Monti Azzurri era già stata
avvistata, e sarebbe arrivata nel giro di un paio d’ore.
Nell’avvicinarsi all’ingresso, fu sorpresa di sentire che Glòin stava parlando con qualcuno.
“Dìs, forse la situazione non ti è
chiara…” stava dicendo il nano. Miralys si
immobilizzò, decidendo all’istante di andarsene. Non
voleva incontrare la futura suocera in quel momento, o in quello
stato. Si voltò, ma qualcosa la fermò.
“La situazione mi è chiarissima. Non accetterò
questo matrimonio! Farò di tutto fare in modo che venga
annullato! Non permetterò che mio figlio si rovini la
vita!”
N.d.A. Ebbene,
non ci riesco proprio. La commedia non fa per me.. va sempre a finire
che ci metto qualcosa di triste! Perdonatemi...
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Capitolo 4 *** 4 Bleis e Gleis ***
4 Bleis e Gleis
4. Bleis e Gleis
“Ma Dìs, anche volendo, non credo che si possa annullare
un bel niente! E comunque sono sicuro che Kili non
vorrà…” replicò Glòin.
“Cosa vuoi che ne sappia Kili! Non posso permettegli di sposare la figlia di Eldris!”
“Ancora con quella vecchia storia! Quanti anni sono passati? Cento? Centoventi?”
“Mai abbastanza, credimi!”
“Ma Dìs, che t’importa di Eldris? Alla peggio la
vedrai il giorno del matrimonio! E puoi tranquillamente
ignorarla! E comunque…”
“Siete tutti presi a pensare al bene del Regno, ma a me importa
di mio figlio! E’ l’unico che mi sia rimasto…”
Glòin rimase un attimo in silenzio. Poi proseguì, in tono
più calmo.
“Proprio per il bene di tuo figlio, Dìs, calmati.
Promettimi che gli parlerai. Devi sentire come la pensa lui, e credimi,
non troverai molto facile fargli cambiare idea.”
Dìs fece un profondo sospiro. “Lo so,” disse,
“è sempre stato testardo come un Durin, e il potere
non lo avrà certo reso più arrendevole. Comunque ti
prometto che gli parlerò.”
“Brava la mia ragazza. E adesso dimmi le novità dei Monti
Azzurri. Come se l’è cavata Gimli? Mi ha perdonato per
averlo incatenato in cantina per impedirgli di seguirci?”
Miralys si allontanò; ora più che mai non voleva incontrare la futura suocera.
La sua mente era in subbuglio, e sentimenti contrastanti si agitavano
dentro di lei; ma più di tutto era terribilmente addolorata per
Kili. L'ultima cosa che voglio è che si metta in urto con sua madre a causa mia, ma sembra inevitabile. Le vennero le lacrime agli occhi, un po’ per il dispiacere, un po’ per la rabbia. Ma
perché non ci lasciano in pace tutti quanti? Kili ne ha passate
tante… è ancora così difficile per lui!
Ancora più arduo da accettare, era una cosa che la mandava
veramente su tutte le furie, era il fatto che l’opposizione di
Dìs fosse fondata, almeno così sembrava, su un vecchio
dissapore con Eldris. Conoscendo la madre, Miralys era disposta a
credere che la sua futura suocera avesse probabilmente le sue
ragioni, però... Non è giusto! Cosa c’entriamo noi con le loro beghe? Non possono sbrigarsela da sole?
Nella sua mente vide sua madre e una nana sconosciuta, entrambe
elegantemente vestite per il matrimonio regale, che si accapigliavano
selvaggiamente agitando le rispettive borsette da cerimonia, e le
sfuggì una risatina. E brava, Mira, coraggio! Troveremo una soluzione anche per questo…
Quelle ultime settimane erano state talmente perfette! Mai,
nemmeno per un momento, Miralys dubitò che le cose tra Kili e
lei sarebbero potute cambiare. Lui è così… così…uau! Non riesco neanche a trovare una parola per definirlo. Sorrise ancora tra sé, ricordando quella mattina, ma quanto era tenero tutto arruffato, che non voleva alzarsi! e tutti i giorni precedenti, e quanto fosse esaltante stare tra le sue braccia…
Basta, Mira! Hai del lavoro da fare. Tutto si risolverà. E si avviò per controllare le medicazioni dei feriti.
I Nani dei Monti Azzurri erano finalmente arrivati ad Erebor. La
carovana passò lentamente attraverso la Porta Principale, ed i
carri vennero indirizzati verso i piani inferiori.
Dwalin, con il suo vice Neir al fianco, e la Guardia schierata al
completo, accolse i vecchi amici, salutandoli ed invitandoli a salire
fino alla Sala di Thròr. I nuovi venuti si guardavano attorno.
Alcuni tra gli anziani, quelli che ricordavano la venuta del Drago,
piangevano; i primi mesi di lavoro avevano solo scalfito la
superficie, ancora molto rimaneva da fare per riportare la Montagna al
suo antico splendore. Al contrario, i giovani nati dopo
l’esilio spalancavano gli occhi meravigliati alla vista delle
grandiose strutture ancora visibili: erano cresciuti sentendo narrare
della magnificenza del perduto Regno della Montagna, ma i
racconti non rendevano neanche lontanamente giustizia alla
realtà.
Nella sala li attendevano Dìs e una buona parte dei Compagni.
“Benvenuti, benvenuti!”
Fu una riunione tra vecchi amici; l’anno passato aveva
lasciato cambiamenti profondi, e profondo era il cordoglio ed il
rimpianto per il prezzo pagato. Ma soprattutto dominava
l’aspettativa.
La comunità del Monti Azzurri aveva visto nascere Kili. I Nani
appena arrivati l’avevano visto crescere, erano anche stati
vittime delle sue marachelle; era il beniamino di tutti, ma nessuno in
realtà l’aveva mai preso troppo sul serio. Ma
ora…
Un’alta figura apparve dal corridoio a fianco del trono, che
portava agli appartamenti reali. Uno sguardo, e tutti i Nani, con
un unico movimento, posarono un ginocchio a terra, lo sguardo fisso sul
loro nuovo re. Era il giovane nano del loro
ricordo, ma allo stesso tempo sottilmente e abissalmente diverso: non
era il cerchio d’oro sulla fronte, le trecce, gli abiti
eleganti, no. Era un’aura di autorità, di una forza
travolgente, che aveva spinto tutti a chinare il capo. La stessa forza
che aveva richiamato guerrieri di tutte le razze alla
battaglia; che aveva conquistato Bard, piegato Dàin, affascinato
il Re degli Elfi; la forza dell’Erede di Durin il Senzamorte.
In quel momento tutti, nella sala, capirono che per i nani di Erebor
sarebbe davvero tornata l’età dello splendore e della
potenza.
Ma Kili sorrise ai suoi amici: ed al rispetto si unì l’amore.
Miralys aveva lasciato l’infermeria: aveva sentito il clamore e
voleva dare un’occhiata ai nuovi arrivati. Erano le persone con
cui il suo amato Kili era cresciuto; Nani che avevano affrontato
mille difficoltà; sarebbero stati la sua gente, e lei era
curiosa. Si affacciò da una delle molte porte della sala
di Thròr in tempo per sentir terminare il discorso
di benvenuto del giovane Re.
“… ma adesso, “ stava dicendo Kili, “basta con
le formalità. La vostra vera casa vi attende, ma prima
voglio salutarvi come si deve. Siete i miei amici, e mi siete mancati
tantissimo!” così dicendo scese dalla piattaforma e si
avviò tra i Nani. Strinse decine di mani, abbracciò
qualche amico, tra cui un giovane nano con i capelli rosso fuoco;
scambiò qualche parola con tutti, e poi…
Una giovane nana molto bella, dai lunghi capelli ramati, gli
gettò le braccia al collo e lo impegnò in un bacio
appassionato.
Miralys rimase di sasso.
In quel momento Kili le dava le spalle, ed era circondato da molte
persone, quindi non poteva vedere la sua espressione: ma quello era un
bacio con tutti i crismi. Nessun dubbio. Un simile comportamento non
poteva essere casuale, quindi la domanda era: Chi è quella strega? Cosa ha a che fare con il mio fidanzato?
Perché non so niente di lei!?
L’ abbraccio durò solo pochi istanti, e Kili passò
a salutare una nana di mezza età; ma la cosa non poteva essere
ignorata.
Amore mio, mi devi un sacco di spiegazioni.
Kili doveva assolutamente parlare con sua madre: la questione del
matrimonio andava chiarita, e subito. Le due donne della sua vita
non avevano personalità arrendevoli: e se si fossero messe in
urto, sarebbe stato un vero disastro. Nelle sue stanza non c’era.
Sarà da loro… sospirò, e si diresse alla cripta.
Dìs non era nemmeno lì; ma una nana bruna era in piedi
davanti alla tomba di Fili. Gli dava le spalle, ma la sua postura
rivelava un muto dolore; le dita tremavano un po’ mentre
scivolavano sulle lettere d’oro, percorrendole una per una. La F,
poi la I, la L… e poi di nuovo la F, in una lenta, infinita
carezza.
Non l’aveva sentito entrare, ed il giovane re si
fermò… e all’improvviso una serie di particolari
andò a comporsi nella sua mente. Ma certo. Si mosse e lei si accorse della sua presenza.
“Kili…”
“Ciao, Bleis.”
“Queste lettere hanno il colore dei suoi capelli.”
“Sì.” Poi prese fiato. “Lui non mi ha mai detto niente...”
“Oh, neanche a me. Solo poche parole, anni fa. ‘ Non sono libero di legarti a me; ho qualcosa da fare, prima’.”
“Era proprio da lui. Prima il dovere, verso lo zio, verso la
nostra gente. Poi il resto. Si è attenuto a questo fino alla
fine… un re fino al midollo.” Kili fece un mezzo sorriso
imbarazzato. “Spesso mi sento un sostituto molto
inadeguato.”
“Ad un primo sguardo non sembrerebbe affatto! La tua gente ti ama molto, mio signore.”
“Faccio del mio meglio…”
Bleis si voltà di nuovo verso la tomba, e sospirò. Poi
parlò, a voce così bassa che Kili la sentì appena.
“Ora vorrei avere avuto il coraggio di contraddirlo, di farmi
valere. Il dolore sarebbe stato lo stesso, ma avrei avuto qualcosa di
lui da ricordare… e non voglio neanche pensare che forse le cose
sarebbero andate diversamente!”
“Mi dispiace così tanto, Bleis… per te e per lui.”
Oh, Fee, perché? Perché per una volta non hai pensato a te stesso?
Senti da che pulpito viene la predica, fratellino! Tu non hai fatto la stessa cosa?
Kili sentì un altro sorriso, amaro, salirgli alle labbra.
“E’ il nostro maledetto codice d’onore. Hai dei doveri. Devi proteggere la tua gente e la tua famiglia. Devi pensare al bene degli altri… ma sarebbe meglio, forse, chiedere agli altri il loro parere, a volte.”
“Vedo che capisci perfettamente…”
“Oh, sì. Ho fatto lo stesso errore. Fortunatamente lei
è una nana più… beh, più impulsiva di te;
ha giocato una mano azzardata ed ha vinto. Non la ringrazierò
mai abbastanza.”
“Lei? Dunque c’è una ‘lei’ nella tua
vita?” Bleis fece un sorriso pallido ma sincero. Kili alzò
le sopracciglia, stupito.
“Il fidanzamento è ufficiale, Miralys ed io ci sposeremo
presto.” Questa volta fu Bleis a meravigliarsi.
“Ma, Kili… tutti pensano che si tratti di un matrimonio
combinato, diplomatico, in cui non conosci nemmeno la sposa prima delle
nozze, o quasi…” Kili spalancò gli occhi.
“No, niente affatto! Ti pare che avrei potuto… Miralys
è …beh, è l’amore della mia vita, e non
c’è altro da dire.” Si strinse nelle spalle.
Bleis lo abbracciò.
“Ne sono così felice, amico mio… e che delusione
per Gleis!” ridacchiò. “Avevo detto a mia sorella di
non correre troppo con la fantasia, ma è tutto il viaggio che
parla di diventare la tua ‘favorita’! Chissà
perché si è messa in mente che l’avresti voluta,
tra l’altro…”
Bella domanda, pensò Kili, con una punta di vago imbarazzo.
“Ecco perché…” interloquì.
“… ecco perché quel bacio appassionato. Mi
dispiace, ha costruito tutto nella sua testa, ma immagino che
presto il castello crollerà. Sarà meglio che mi
prepari a raccogliere i cocci.”
Maledizione, pensò Kili, devo parlare con Mira, e subito, prima che venga a saperlo e si faccia idee sbagliate… e poi un altro pensiero attraversò la sua mente.
“Quindi anche mia madre pensa che questo sia un matrimonio politico?”
“Beh, penso di sì… come tutti.”
Il giovane re si congedò rapidamente da Bleis. Vuoi vedere che…
Bene, quale delle due, per prima?
“Miralys, posso parlarti?”
Le giovane nana alzò gli occhi. Stava cercando di ridurre la frattura alla mano di un giovane nano terrorizzato.
“Non è un buon momento. Sto provando a convincere Bwor,
qui, che se vuole recuperare l’uso della mano deve lasciarmi
fare.”
“Ma fa male…” intervenne timidamente
l’interessato. Era visibilmente sul punto di dare di stomaco.
Kili entrò; prese una sedia e vi si sedette a cavalcioni
accanto a lui.
“Ti capisco, amico, credimi! Quando lei lavora fa un male cane!
Ne so qualcosa. Dovresti vedere la cicatrice che mi è rimasta!
Dwalin ha dovuto tenermi fermo. Vuoi che lo chiami?”
Il terrore nelle pupille di Bwor se possibile aumentò.
Fissò sul suo re lo sguardo di un coniglio in trappola: se non
avesse smesso di trattenere il respiro, presto sarebbe svenuto.
“E poi,” proseguì Kili, “sei proprio
sfortunato. Io almeno potevo maledire lei e tutti gli déi che mi
venivano in mente – e l’ho fatto, davvero, in khuzdul, in
ovestron e perfino in elfico – ma tu non puoi. Lei sarà la
tua regina, e se la offendi potrebbe decidere che la tua faccia non le
piace e mandarti in esilio, o nelle segrete. Sarà meglio che tu
ti morda la lingua…”
Miralys, che per tutto il tempo aveva tenuto tra le sue la mano
fratturata, diede uno strattone improvviso; Bwor urlò, ma ormai
la frattura era sistemata.
“Fatto.” Concluse lei, tranquillamente. “Bel lavoro,
Kili. Ora, se mi passi quelle assicelle, avremo finito.”
Poco dopo, fuori dalla porta, Kili spiegò a Miralys della convinzione dei nani dei Monti Azzurri sul loro matrimonio.
“Capisci? Quindi forse è per questo che mia madre si oppone all’idea …”
“… ed è per questo che qualche nana si sente autorizzata a baciarti appassionatamente in pubblico?”
Oh, per Durin. Ma quanti pettegoli ci sono in questa dannata Montagna?
“Così lo sai. Beh, è tutto un equivoco! Lei pensava che io… che lei… che noi…”
Miralys guardò Kili che si arruffava la capigliatura bruna con la mano, segno certo di profondo imbarazzo.
“Quindi stai cercando di dirmi che tutte le nane disponibili dei
Monti Azzurri, ed anche qualcuna di quelle non disponibili, si
offriranno di consolare il mio povero fidanzato costretto ad un
matrimonio orribile?” la voce di Miralys, pur calmissima, stava
diventando tagliente.
“Ma no, è che Gleis...”
“Ah, si chiama Gleis. La conosci bene?”
“Sì cioè…” accidenti! Pensò Kili. Cosa posso dire che non peggiori la situazione?
“O forse,” continuò lei, “si è aperta
la stagione di caccia al fidanzato altrui senza che ne sia stata
informata?” il gelo nella voce divenne nettamente percepibile.
“…”
“No, ho capito! Presto verrà indetta una gara per scegliere la tua favorita! Che tipo di gara? Di baci? Quella si stava allenando?” pronunciò quella come se parlasse della più immonda e disgustosa creatura della terra.
“E’ previsto che possa partecipare anch’io?”
Kili non si arrischiò a pronunciare una sillaba. Era senza
fiato; non avrebbe mai immaginato che la sua dolce Miralys potesse
avere una lingua tanto tagliente.
“Stai pensando che qualunque cosa tu dica sarà peggio?”
Mi legge nel pensiero!
Rimasero a guardarsi per un istante, poi Miralys fece una cosa del
tutto inaspettata. Gli posò le mani sulle spalle e lo
impegnò in un bacio mozzafiato, cosa di cui Kili, dopo il primo
istante di sbalordimento, approfittò levando ringraziamenti a
Mahal. Per alcuni istanti sentì decine di campane a festa. Ma
aveva gioito troppo presto.
“Questo per segnare il territorio. Divieto di accesso. Ora vai a
parlare con tua madre, mio signore; ma stai certo che appena ne avremo
il tempo, dovrai darmi un mucchio di spiegazioni.”
Gli voltò le spalle e se ne andò, lasciando un Kili esterrefatto, senza fiato e con le ginocchia molli .
Per Durin! E chi le capisce le nane?
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Capitolo 5 *** Nori, Fili, la legna e la birra ***
5 Nori, Fili, la legna e la birra
5. Nori, Fili, la legna e la birra
Miralys aspettò di essere lontana dal suo amato per lasciarsi scappare un sorrisetto.
Ma com’è adorabile il mio amore quando è imbarazzato!
L’arrabbiatura era durata solo pochi momenti. Il legame
tra lei e Kili era troppo profondo, troppo importante per poter
essere anche solo sfiorato da una cosa insignificante come un
bacio… l’iniziativa del quale non era stata di lui.
Se Kili era stato il primo amante per Miralys, lei sapeva
benissimo che la stessa cosa non valeva per lui; e del resto, a
meno che le Nane dei Monti Azzurri non fossero affette da una forma
collettiva e totale di cecità, Kili doveva aver avuto quanto
meno un’intensa vita sociale, e qualche ex, qua e là,
doveva pur esserci.
Questo non significa che
gli permetterò di abituarsi a darmi per scontata! Vediamo come
te la cavi, mio signore… Così aveva giocato
la sua carta, e si era pure divertita… peccato che ad un certo
punto lui era talmente tenero che non aveva resistito alla tentazione
di baciarlo.
Beh, ho rimediato bene, no?
E poi era curiosa. Molto, molto curiosa.
Kili entrò nel salotto di sua madre e la trovò
seduta su un basso sgabello accanto al fuoco, occupata a pettinarsi i
capelli bagnati in modo che asciugassero senza arricciarsi.
Ricordò che Dìs detestava i suoi capelli ribelli. Grazie per avermeli passati, ma’.
Lei lo accolse con un sorriso, che lo riportò indietro
di molti anni. Era lo stesso sorriso con cui lo accoglieva al ritorno
dalle sue scorribande, stanco, sporco e soddisfatto di
sé… lo stesso sorriso con cui aveva ascoltato i suoi
dubbi e le sue domande più difficili.
“Vieni, caro, siediti qui. Non mi sembra vero di averti vicino.”
Kili sedette sul tappeto e subito lei gli accarezzò la
guancia. Il figlio capì che aveva un disperato bisogno di
toccarlo, ed ormai non era più l’adolescente che si
sarebbe risentito di quel gesto. Alzò il viso e la
guardò negli occhi.
“Mamma, io credo che ci sia stato un equivoco riguardo
a … a questo matrimonio che sembri detestare tanto. Tu hai
pensato che fosse un matrimonio diplomatico, combinato per motivi
politici…”
“ E non lo è? Non è una brillante idea di
Balin, guai a lui quando gli metterò le mani addosso?”
Dìs alzò le sopracciglia sorpresa. Kili tirò un
sospiro di sollievo.
“No, mamma. Capisco che hai potuto pensarlo, e forse
avrei dovuto spiegarmi meglio quando ti ho mandato la notizia; ma
questo matrimonio non è affatto stato combinato. E’ solo
successo che Miralys ed io ci siamo innamorati.”
Dìs spalancò gli occhi e fece per dire qualcosa, ma Kili la interruppe.
“Ti prego,” disse con un sorriso a mezza bocca,
“lasciami finire, è già abbastanza difficile
così. Vedi… lei è l’amore della mia vita. Da
quanto ho sentito su te e papà, potrai capire…
“ Dìs annui.
“C’è stato un periodo in cui ho pensato di
averla persa,” proseguì Kili, guardandosi le mani,
“ed ero come … morto dentro. Come dopo la
battaglia… poi per fortuna tutto è andato a posto. Ma
c’è qualcosa d’altro… “ la parte difficile, pensò. Come si fa a dire certe cose alla propria madre?
Sempre senza guardarla, trasse un profondo sospiro. “Vedi, io e
lei… noi… abbiamo già… siamo
già…”
“Stai cercando di dirmi che siete amanti?” e brava, mamma. Alzò finalmente gli occhi, e gli sembrò che le labbra di Dìs tremassero leggermente. Stai ridendo anche tu di me, dannazione?
“Sì, ma non solo… lei è qui. Noi
viviamo già insieme. A tutti gli effetti, tranne
l’ufficialità, lei è già la mia
regina.”
“E questo ti fa felice, Kili?” gli occhi azzurri lo fissavano, e lui ricambiò quello sguardo diretto.
“Più di quanto sia capace di dirti.” E di
colpo quegli occhi indagatori furono lucidi di lacrime. Kili
rimase senza fiato, sgomento.
“Mamma, no… non fare c...” non potè
finire. Dìs lo abbracciò forte, stringendolo a
sé, e Kili, sorpreso, ricambiò, senza capire,
finchè fu lei a staccarsi ed a guardarlo. Le lacrime le rigavano
le guance.
“Mamma, mi dispiace, non vo...”
“Kili,” lo interruppe Dìs, “ho
pianto tanto in questi mesi, ma queste lacrime sono benedette. Sentire
quello che mi dici è un sollievo enorme…” Kili era
sempre più sorpreso, e lei gli prese le mani fra le sue.
“Quando mi hai scritto che avresti sposato la principessa dei Colli Ferrosi, mi sono sentita morire.”
“Ma perch…”
“Kili, sei mio figlio. Ti conosco. Hai un cuore
troppo grande per il tuo stesso bene; così capace di amare e
così facile da ferire. Il bambino che mi portava i fiori quando
ero triste, il ragazzo così sensibile da dire sempre la parola
giusta… tu, proprio tu, senza tuo fratello, gravato di una
responsabilità enorme, del tutto inaspettata, e intrappolato in
un matrimonio senza amore! E per giunta con la figlia di una
vipera… come avrei potuto stare tranquilla?”
Kili tacque per qualche momento, profondamente commosso.
“Ora capisco… E comunque devi sapere che Miralys
non assomiglia affatto a sua madre, anzi… è una
lunga storia, ma fidati di me su questo punto.”
“Se lei ti ama, non chiedo altro. L’unica cosa
che mi sorprende è che Dàin abbia permesso a sua figlia
di venire a stare con te prima del matrimonio…”
“Anche questa è una lunga storia, comunque lei
è qui dal giorno della battaglia. Sai, quando sono stato male,
dopo la morte di Thorin… lei si è occupata di me,
fa la guaritrice, e così… beh,” si strinse nelle
spalle, “è successo. Adesso è impegnata con i
feriti del crollo, ma più tardi la conoscerai, ho ordinato di
portarci la cena nelle nostre stanze… ma che hai?”
Dìs aveva spalancato di nuovo gli occhi.
“Fa la guaritrice, hai detto..? Beh, credo di averla
già conosciuta… e hai ragione, non somiglia affatto a sua
madre!”
Kili tornò nelle sue stanze sorridendo tra sé,
finchè non ricordò che aveva qualcosa in sospeso con la
sua amata.
Sarà ancora
arrabbiata? Come posso farle capire che quella era un’altra vita,
un altro mondo, un altro Kili? E che, comunque, anche nell’altra
vita, Gleis non era, e non era mai stata, nulla? Gli tornò il sorriso, pensando alla storia con Gleis… Non posso credere di avere fatto sciocchezze simili! Ma dove avevamo la testa, tutti?
Kee, eravamo giovani e sciocchi. Sì, anch’io, ricordi? In fondo fu colpa mia…
Beh, Fee… tua, di Nori, della mia testardaggine, della legna e della birra!
All’istante, Kili decise che la cosa migliore da fare era lasciar parlare il cuore.
Bravo, fratellino. Sempre la soluzione migliore.
Passò dal salotto alla camera da letto. Miralys era
lì, davanti allo specchio, e gli voltava le spalle; lui
però poteva vedere il suo riflesso, ed il suo battito
accelerò all’istante: lei era una gioia per gli occhi.
“Mira…” le appoggiò le mani sulle
spalle e sentì che un brivido correva sulla pelle chiara. Non la
vedeva in viso: lei stava cercando qualcosa dentro un cofanetto che
teneva in grembo, ed aveva la testa chinata.
“Voglio dirti, ancora una volta, che tu sei e sarai
sempre l’unico amore della mia vita. Quello che provo per
te… non ho parole che possano farti capire. Posso solo fartelo
sentire con ogni tocco, ogni sguardo, ogni momento passato con te. Sei
diventata parte di me, mi sei entrata così a fondo nel cuore e
nelle ossa che riesco a stare lontano da te solo perché so che
tu ci sei, che sei ad aspettarmi.”
Le mani di Miralys si erano fermate.
“Prima di te, prima della ricerca, tutto era
diverso… io ero diverso. Ero un giovane idiota, e se vorrai ti
racconterò tutta la storia, e credo che potrai solo riderne. Ma
il cuore di quel giovane idiota è sempre stato libero come
l’aria: mai nessuna lo ha anche solo sfiorato. Poi sei arrivata
tu…”
Non riuscì a continuare: Miralys si era alzata, e lo
guardava con gli occhi splendenti. Gli fece scivolare le braccia
intorno ai fianchi e si appoggiò a lui.
“Kili… lo so. Non ho mai pensato che qualcosa o
qualcuno potesse mettersi tra noi… il nostro amore sarebbe ben
poca cosa se bastasse un bacio a metterci in difficoltà.
Però” un sorriso malizioso, “hai detto delle cose
dolcissime. Non aspettare che qualche altra Nana ti baci per
ripeterle!”
“A proposito di baci…” fece lui, e dalla teoria passò alla pratica.
“Ma ora le cose serie.” Riprese lei dopo un
po’ “Tua madre sta arrivando? Sei riuscito a
parlarle?”
“Sì, e credo che sia tutto a posto…” ma Miralys era nervosissima.
“Kili, vado bene, così?” Lui le cinse la
vita con un braccio per condurla nell’altra stanza, e si
chinò per baciarla di nuovo.
“Sei bellissima. E più tardi ho intenzione di dimostrarti esattamente quanto tu vada bene…”
“Sul serio, Kili! Vado bene per incontrare tua
madre?” l’ansia negli occhi verdi riempì Kili di
tenerezza.
“Io non mi preoccuperei, tesoro. Anche perché,
se mi avessi lasciato finire, ti avrei detto che l’hai già
incontrata…”
“Che co…” poi la verità si fece strada nella mente di Miralys, come una folgorazione. Ecco perché mi pareva tanto familiare!
Per un attimo rimase senza parole. Poi guardò Kili, il cui
sorrisetto divertito diventava sempre più largo. Quando lui
sollevò le sopracciglia in una buffa espressione, Miralys non
potè evitare di sorridere a sua volta… finchè si
trovò a ridere irrefrenabilmente.
“Oh, déi, che idiota! E’ da ieri che
mi tormento e cerco mille modi per farle buona impressione,
e lei mi trova sudata, arruffata, disordinata e probabilmente con
delle strisce di sangue in faccia! E credo di non averla nemmeno
trattata con troppa gentilezza…! Benissimo, ora non avrò
solo mia madre che mi odia, anche mia suocera! Fantastico,
Miralys, ottimo lavoro… due su due! Chi mi resta da offendere,
ancora, a questo mondo?”
Qualcuno bussò alla porta.
Miralys guardava la nana davanti a lei. Come ho fatto a non riconoscerla?
Era del tutto evidente da quale dei genitori Kili avesse
ereditato i lineamenti delicati, le sopracciglia arcuate, gli
zigomi; solo il colore degli occhi era diverso, ed era quello che
traeva in inganno. Gli occhi blu di Dìs catalizzavano
l’attenzione.
E non vi era disapprovazione, in quegli occhi, né critica: solo un po’ di curiosità, un filo di apprensione.
Guarderei anch’io così la fidanzata del mio unico figlio, pensò Miralys; tutta la sua ansia scomparve, e sorrise.
“Mi dispiace di non aver capito che eri tu,
ieri,” iniziò, “ e non posso credere di averlo
fatto! Non sono neanche stata tanto gentile…” ma
Dìs a questo punto ridacchiò..
“Non avevi tempo per conversazioni da salotto, mi
sembra di ricordare. Ed io ammetto che non avevo capito niente della
situazione. Tutti cercavano di dirmelo, ma non ho
ascoltato… e sai qual è la cosa più ridicola? Che
mentre inveivo tra me e me contro questo matrimonio, ti guardavo
mentre ti occupavi dei feriti, con tanta dedizione, ma anche con tanta
grazia, e pensavo Ecco! Kili ha bisogno di una così, di una Nana vera, non una stupida bambola viziata di principessa!”
A questo punto fu Kili a scoppiare in una risata; cinse la
madre con il braccio destro, la fidanzata con il sinistro e
distribuì imparzialmente baci ad entrambe.
“E brave le mie ragazze! Che ne dite, possiamo metterci a tavola?”
Kili osservava di sottecchi le due nane della sua vita che
chiacchieravano tranquillamente. Tirò mentalmente un sospiro di
sollievo.
Miralys, libera dall’ansia, era tornata ad essere se
stessa, ed era evidente che le due si erano trovate subito a loro agio;
conoscendo entrambe, Kili ne era stato quasi sicuro, anzi, forse ognuna
di loro rispondeva ad un desiderio inespresso dell’altra. Certo,
con due personalità decise, sarebbe stato necessario definire i
rispettivi spazi, ma il giovane Re aveva fiducia nella
sensibilità di entrambe.
Mamma ha sempre desiderato una
figlia; e Mira, da parte sua, una madre che provasse a capire la sua
vocazione ed il suo desiderio di indipendenza. E che meglio di
Dìs è in grado di capire una nana che vuole cavarsela da
sola?
Dal momento che su questo versante andava tutto bene, Kili pensò che si poteva risolvere un altro problema.
“Mamma, vorrei presentare la mia Miralys ai nostri amici. Cosa ne pensi?”
“E’ un’ottima idea, anche per sgombrare il
campo da alcuni equivoci…” Dìs ridacchiò.
“Puoi stare tranquilla, Miralys. Gleis è una vera ochetta,
basta poco per rimetterla a posto. La quota di cervello della famiglia
se l’è presa tutta la sorella…”
Miralys era un po’ diffidente.
“Cosa hai in mente, Kili?”
“Buonasera, amici miei!”
La voce di Kili risuonò nella grande sala ai piani
inferiori, adiacente alle cucine, dove i Nani giunti dai Monti Azzurri
avevano appena finito di cenare. Tra loro anche molti altri, che
già si trovavano ad Erebor, ne avevano approfittato per
rinnovare l’amicizia con persone che non incontravano da molti
anni.
“No, restate dove siete, niente cerimonie! Non siamo
nella sala di Thròr e questa non è un’occasione
ufficiale.” Tutti i nani si immobilizzarono, gli occhi di
tutti fissi sul Re e sulla splendida, giovane nana bionda accanto
a lui. I sussurri si rincorsero, mentre i nuovi venuti si interrogavano
sull’identità della sconosciuta; gli altri si stringevano
nelle spalle con un sorriso sornione.
“Devo farvi conoscere una persona che mi è stata
vicina nei momenti più difficili della mia vita; una
persona che amo con tutto me stesso: Miralys, principessa dei Colli
Ferrosi… la mia fidanzata.”
Seguì un attimo di silenzio assoluto; poi, i Nani che
già la conoscevano cominciarono ad applaudire, mentre Miralys,
un po’ intimidita, si stringeva al fidanzato. Kili le
passò un braccio intorno alla vita e si chinò per
baciarla… ed agli applausi si unirono allegri
“ooooh!” e fischi. Lui le sussurrò sulle labbra:
“Dovrai dire qualche parola…” Miralys spalancò gli occhi.
“Guardali, “ proseguì Kili, “se lo aspettano.”
“Ma io non so parlare in pubblico! Cosa devo dire?”
“Sarà meglio che ti abitui…”
Kili sollevò il braccio, ed a poco a poco calò il silenzio.
Oh Mahal! E adesso cosa dico?
Oddio.
“Amici,” inizò con voce un po’
incerta, “siete la mia gente e la mia famiglia. Chi vive
già qui mi conosce; nulla è più importante per me
che vivere tra voi e con voi. Per ora voglio solo darvi il benvenuto in
questo nuovo regno che ci stiamo costruendo, per noi e per i nostri
figli. Grazie di essere qui!” Un applauso seguì le
ultime parole, poi Kili prese per mano la sua amata e la condusse lungo
i tavoli.
Miralys conobbe Nenuis, la moglie di Glòìn, e
suo figlio Gimli, un nano dai capelli rosso fuoco di suo padre, e
dotato di una formidabile barba nonostante forse più giovane di
Kili; parlò con tutti e sorrise a tutti, lasciandosi
dietro una scia di Nani affascinati, giovani e vecchi.
Ed infine giunse davanti a due nane molto belle, accanto alla loro orgogliosa madre.
“Mira, questa è Bleis… “ disse
Kili; si alzò una nana, giovane ma non più una ragazza,
forse di qualche anno più anziana di lui; bella, con grandi
occhi chiari ed uno sguardo tranquillo e un po’ triste. A Miralys
piacque immediatamente.
“… e questa è sua sorella
Gleis…” Capelli ramati, occhi scuri, un fisico
prorompente, guardò Kili sbattendo le lunghe ciglia. Il sorriso
di Miralys si fece soave.
“Sono immensamente felice di conoscervi. Questo regno
ha un gran bisogno di Nane forti ed intelligenti; il lavoro
sarà moltissimo, ed i riconoscimenti altrettanto grandi, per chi
saprà conquistarseli. Sono certa che non siete di quelle ochette
che pensano solo a rincorrere il nano altrui! Non è vero, amore
mio?”
Così dicendo, si strinse a lui e sollevò
il viso; Kili le vide negli occhi un bagliore metallico e si
affrettò a rispondere alla muta richiesta… o meglio
ordine. L’impresa valse una nutrita serie di fischi ed applausi.
“Bene, cara, hai chiarito la tua opinione. Soddisfatta?”
Miralys si strinse al fianco del suo amato, appoggiato ai
cuscini. Le sue dita giocherellavano con i peli scuri al centro del
petto di lui.
“Ho chiarito il punto, sì… ma sto ancora
aspettando una spiegazione. E’ chiaro che Gleis è
un’oca; è altrettanto chiaro che si era fatta delle idee
sbagliate sul nostro matrimonio; ma questo non giustifica il suo
comportamento in pubblico! Quindi, fuori il rospo.”
“E’ stato tutto un malinteso! Quello è che
successo allora, intendo. Lei si è fatta delle idee
sbagliate…”
“D’accordo, ma sei sicuro di non averle mai dato motivo di farsele, quelle idee sbagliate?”
Kili era assolutamente sicuro che Miralys si stesse divertendo un mondo a metterlo in imbarazzo. Sospirò tra sé. Avanti.
“E’ stata colpa di Nori!”
“E che c’entra, Nori?”
“Capisci, lei è stata arrabbiata con me per
anni, e lui diceva che non sarei mai riuscito…
cioè…e allora Fili ha scommesso con Nori che
io…” A raccontare questa storia sembro ancora più idiota!
“Fermo, fermo! Perché dici che Gleis è stata arrabbiata con te per anni? Non si direbbe!”
“E’ cambiata solo alla fine! Prima ci mancava
solo che mi prendesse a schiaffi ogni volta che mi vedeva
passare!”
“Ma cosa le avevi fatto?”
“Beh… è stata colpa di Fili! C’era
la Festa di Mezza Estate, e lui ci sarebbe andato con Bleis, ed io non
avevo mai invitato una ragazza… sai, ero proprio giovane, e non
avevo il coraggio! Così mi sono fatto animo con un paio di
birre… e ho chiesto alla prima ragazza che ho visto di venire
alla festa con me! E lei ha accettato!”
“Era Gleis.”
“Non lo so! Non mi ricordo… so che ero
così soddisfatto, e mi sono detto ‘wow, ma allora è
facile!’ Così ho bevuto un’altra birra…e ho
invitato un’altra ragazza!”
“Che cosa..?”
“E poi non so, ho dei ricordi molto confusi, ma devo
averlo fatto ancora… e ancora…** finchè Fili mi ha
portato a casa di peso perché non mi reggevo sulle
gambe…”
“E poi?”
“E poi sono stato malissimo, e non ti dico lo zio…! E mamma…!”
“No, volevo dire: e poi, alla festa?”
“La sera della festa si sono incontrate tutte…
tutte nello stesso posto… ed una era Gleis… e sono venute
a casa! A cercarmi…! Erano un po’ seccate…”
“E ci credo… che hai fatto?”
“Io niente! Zio Thorin ha detto che ero malato…
e ha riso con Dwalin per il resto della serata… e il giorno dopo
mi ha spedito con lui per un giro di esplorazione. E’ stata una
settimana terrificante, non ti dico…! Devo aver frugato tutte le
tane di animali di pelo e di piuma dei Monti Azzurri; non so in quanti
torrenti gelati mi ha buttato; camminavamo per chilometri e
chilometri… e con tutto ciò, la sera, prima di cena, una
sessione di allenamenti alla spada!” Kili rabbrividì e
Miralys rise. Per Durin, era proprio un’altra vita..!
“Quindi, Gleis mi odiava. Solo me, beninteso; non
è certo una che si fa pregare. Così Nori mi prendeva in
giro… e Fili ha scommesso che ce l’avrei fatta, comunque,
a… insomma… capisci?”
“Speravo di non aver capito. Ma è un’indecenza!”
“Ma no! E’ che Dori aveva costretto Nori a
procurare una scorta di legna per la vecchia cugina che viveva con
loro, e che sarebbe rimasta sola almeno per un anno, quando noi fossimo
partiti. E così ha scommesso con Fili che se non fossi
riuscito a … ehm, mio fratello avrebbe dovuto spaccare tutta
quella legna! E quell’idiota ha accettato! Non potevo tirarmi
indietro, no? L'ho fatto per il bene della famiglia!”
** N.d.A. Fatte le debite precisazioni (non era la Festa di Mezza
Estate, ma un cinema) l’episodio è realmente
accaduto a qualcuno che conosco molto bene. Ci tengo a dire che
non ero una delle fortunate. Io sono arrivata dopo.
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Capitolo 6 *** Tiro al bersaglio ***
6. Tiro al bersaglio
6 Tiro al bersaglio
Miralys stava guardando il suo amato di traverso.
“Non riesco a credere che abbiate fatto una scommessa
così… idiota e cattiva! E tu… come hai potuto
prenderti gioco dei sentimenti di una nana…?”
“No, un momento! Quali sentimenti? A Gleis non è mai
importato un fico secco di me! Sono stato solo un’altra tacca
sulla sua ascia!”
“E lei sulla tua, immagino! Non ho il coraggio di chiederti quante… no, non voglio saperlo!”
Miralys provava sentimenti contrastanti. Aveva sempre messo in conto
che il suo re avesse un passato, ma dare a quel passato un volto era...
una cosa strana. Si appoggiò sul petto di Kili e lo
abbracciò. Lui la strinse forte.
“Non sono niente, non sono mai state niente, per me!”
sussurrò lui con la bocca sulla fronte liscia della sua amata.
“Gleis, in particolare, non mi attirava neanche; non riesco
neanche a spiegarti come quello che provo per te sia
infinitamente diverso a quello che provavo allora.”
“Lo so,” rispose lei, “però… se
incontrerò Gleis, domani, non so se riuscirò a non
pensare che le tue mani hanno accarezzato la sua pelle… e che
lei stessa ha avuto qualcosa di te…”
Kili la scostò da sé e la guardò negli occhi. Poi fece una mezza risatina.
“Cara… non farmi entrare in particolari, per favore! Ma
sappi che anche da quel punto di vista... beh, rotolarsi un quarto
d’ora in un fienile non è esattamente fare l’amore!
E’… una tacca sull’ascia. Solo questo ha avuto Gleis
da me.” Poi si alzò dal letto.
“Vestiti. Voglio dirti qualcosa, e questo non è il posto giusto per farti capire.”
Poco dopo, percorrevano i corridoi diretti alla Sala di Thròr.
Kili stringeva la mano di Miralys; si fermarono accanto ad una delle
massicce colonne. Il giovane Re attirò a sé la fidanzata,
facendole appoggiare la schiena sul proprio petto e circondandola con
le braccia. Poi cominciò a parlare piano.
“E’ passato giusto un anno da quando siamo partiti dai
Monti Azzurri; ricorderò sempre quella mattina di primavera, con
l’aria piena del profumo del glicine, in cui la mia vita di prima
è finita. Conosci le traversie ed i pericoli del viaggio, credo
che tutti noi li abbiamo raccontati decine di volte; ma quei racconti
non dicono di come quel viaggio abbia cambiato me… ed in una
certa misura anche Fili. Una volta Thorin ci disse “Voi non
sapete niente”, ed aveva ragione. Il viaggio mi ha mostrato
cose di me che non sapevo, e che non mi piacevano affatto; ho scoperto
la paura, la delusione, tutte le mie debolezze, ed ho cambiato idea
quasi su tutto. E’ stato come passare attraverso il fuoco, che
brucia tutte le scorie, tutto il superfluo; ed alla fine è
rimasto quello che vedi adesso. L’ultimo atto di questo percorso
è avvenuto qui.” Miralys lo sentì tremare.
“Kili… basta. Tutto questo ti fa soffrire, e io non
voglio.” Si girò nel cerchio delle sue braccia e lo
strinse forte, appoggiandogli il capo sulla spalla. Ma lui le
alzò il viso, in modo da guardarla negli occhi.
“Amore mio, non devono esserci ombre tra noi. Sentirai
raccontare un sacco di cose sul Kili ragazzo, alcune divertenti, altre
meno: non rinnego niente di quello che ho fatto allora, ma adesso ho
voltato pagina… ed è avvenuto esattamente qui.
Venni qui, dopo la battaglia…”
“Lì, su un basso
catafalco, giaceva il corpo di suo fratello. Fili indossava ancora
l’armatura da battaglia, ma il viso era stato ripulito, i
capelli pettinati, le trecce rifatte; le ferite erano nascoste da un
drappo dorato. Sembrava dormisse, l’espressione serena.
Ora che la furia ed il desiderio di
vendetta si erano placati, Kili si sentiva vuoto, stordito, incapace di
assimilare l’enormità di quanto era successo. Era come se
una mano enorme gli stringesse la gola e gli impedisse di
respirare.
Fratello, cosa devo fare adesso? Senza di te…
Oh, avanti, Kee! Sai cosa devi fare.
Credevo di averti insegnato meglio. Nessuno sceglie in che tempo
nascere, o in che famiglia nascere. Possiamo solo fare del nostro
meglio con le possibilità che ci vengono date. Non devi
chiederti cosa avrei fatto io: non sei me. Ma segui il tuo cuore, e
vedrai che ti guiderà bene… anche perché non sai
fare diversamente.”
“In quel momento ho capito che la mia vita era cambiata. Non
c’era nessun altro, toccava a me. E, grazie a tutto quello che
era successo, io ero pronto.”
“Sei stato meraviglioso, amore mio… i tuoi cari sono orgogliosi di te.”
Rimasero un attimo stretti l’uno all’altra, poi Kili la baciò leggermente sulle labbra.
“Ed ora c’è qualcosa d’altro che voglio fare… giusto per precisare il punto.”
Tornarono nella camera e Kili tolse a Miralys tutto quello che aveva
addosso, senza smettere di baciarle il viso, il collo e le spalle; poi
la fece sedere sul letto. Si spogliò rapidamente e si distese
davanti a lei, prendendole le mani ed appoggiandosele sul petto,
a palmi aperti. Miralys sentiva il cuore di lui che batteva a
grandi colpi.
“Lo senti?” sussurrò Kili. “E’ tuo, e lo sai… ma non solo.”
Guidò le mani di lei sul proprio corpo, le spalle, il petto, i
fianchi, sussultando ogni volta che sfioravano un punto più
sensibile.
“La mia pelle ha sete delle tue carezze…”
disse piano, con il fiato corto. Le mani congiunte proseguirono il loro
viaggio, fermandosi infine sulla virilità ormai risvegliata.
“Il mio corpo riconosce il tuo tocco… solo il tuo.
Nessun altro, mai. ” Lasciò le mani di lei ed
alzò le braccia sopra la testa, in un gesto di completo
abbandono. “Solo tu.”
Miralys era allo stesso tempo terribilmente eccitata e commossa fino
alle lacrime, tanto da sentirsi un nodo in gola. Lo
accarezzò, e lo baciò, bevendo ogni brivido ed ogni
sospiro che gli rubava; la vista di quel corpo perfetto, la pelle
liscia e leggermente abbronzata, i muscoli splendidamente modellati,
che fremeva sotto i suoi tocchi, le faceva girare la testa. Si
chinò sulla sua bocca, sussurrando fra i baci:
“Sei mio…tutto mio.”
“Sì… alitò lui accarezzandole le spalle.
“Solo mio…”
“Sì…”
Miralys si distese contro il corpo fremente del giovane re,
stringendosi a lui e nascondendo il viso nella sua spalla, senza
interrompere le lente carezze. Poi alzò il viso e lui vide
che gli occhi verdi erano lucidi di lacrime trattenute.
“E’… è troppo, troppo…” lei
cercava invano le parole per spiegare quello che provava, ma a Kili le
parole non servivano per riconoscere la sua stessa meraviglia per il
miracolo del loro amore.
“Sì,” disse, “ è solo… troppo.” E le chiuse la bocca con un altro bacio.
Kili mise in quel bacio tutta la tenerezza e l’amore che gli
gonfiava il cuore, e desiderò adorarla con tutto se
stesso…
… e fu quello che fece. La accarezzò con gli occhi,
le mani e le labbra, ogni singolo punto di lei, senza smettere mai di
dirle quanto l’amasse, con un ritmo lento ed esasperante; si
prese il tempo di baciare ed ammirare ogni particolare, fino ad ogni
singolo dito, ogni curva dell’orecchio, ogni centimetro di pelle,
godendosi ogni fremito ed ogni sussulto, sempre consapevole delle
mani di lei sul suo corpo, senza fiato, con il cuore che batteva da
spezzarsi.
Più tardi, inginocchiato tra le gambe di lei, si riempì
gli occhi della sua bellezza; si dedicò con passione ad
accarezzezzare, leccare e succhiare ogni piega, sapendo bene, ormai,
come suscitare in lei le sensazioni più intense, alternando
tocchi leggeri e delicati ad altri solo appena più decisi, ed al
tempo stesso smarrendo la ragione e perdendosi nell’abisso
dei suoi occhi.
Quando fu il momento, entrò in lei con la stessa esasperante
lentezza, senza smettere mai di baciarla; lei gli andò incontro,
stringendolo a sé; le parole si persero, smozzicate, senza
senso, tra i sospiri. Si mossero senza fretta, in un ritmo
ipnotico, intossicante, che trascinò entrambi in un universo
senza tempo, dove lo spazio non aveva senso, dove non seppero
più dove finiva l’uno ed iniziava l’altro. In quel
momento avrebbe potuto cadere l’intera Montagna senza
nessuno dei due se ne accorgesse, mentre la marea saliva e il puro
istinto prendeva il sopravvento.
Ogni pensiero svanì dalle loro menti, ed essi si trasformarono
in nulla più che sensazioni, incapaci di distinguere a chi
quelle stesse sensazioni appartenessero. Un piacere intenso e
travolgente si sprigionava e correva lungo ogni nervo, scuoteva ogni
muscolo, sempre di più e di più.
E quando infine raggiunsero la massima intensità del piacere, fu
come un’esplosione di luce che li lasciò storditi, quasi
privi di sensi, le loro energie prosciugate. Come privi di ossa.
Dopo, rimasero a lungo abbracciati, tremanti, ancora scossi dai lunghi
spasimi del piacere appena provato; ed all’intensa gioia
dell’appagamento si intrecciò un filo di rimpianto,
nostalgia di quel paradiso perduto che solo in pochi momenti benedetti
si può raggiungere.
Il pomeriggio successivo, Kili e Miralys, entrambi reduci da una
lunga visita alle terme, si dirigevano verso lo studio del
sovrano. Balin li stava aspettando.
Kili guardò di sottecchi il viso radioso della sua compagna: Miralys sfoggiava un sorrisetto estremamente compiaciuto. Sembra un gatto che ha appena catturato un uccellino, pensò il giovane re. Esordì:
“Allora, sei soddisfatta?”
“Bell’allenamento, sì.”
“Non ti sembra di avere un po’… ecco … esagerato?”
“Io?” Miralys spalancò gli occhi verdi in una
espressione esageratamente sopresa. “Io non ho fatto altro che
approfittare della bellissima giornata di sole per venire sul campo di
pratica a fare un po’ di allenamento con le mie due spade. Dwalin
dice che posso migliorare ancora!”
“Come se ne avessi bisogno,” bofonchiò Kili.
“Ed è solo per caso che, giusto a fianco, stessi
insegnando il tiro con l’arco ai ragazzi della mia nuova Guardia
Personale?”
“Certo! E non è mica colpa mia se in fondo al campo
c’era quel gruppo di giovane nane, Gleis compresa, che vi
osservava con lo sguardo critico della massaia che sceglie il pesce al
mercato, e cerca di individuare il più fresco! Certo, tra i tuoi
ragazzi c’è qualche esemplare notevole…”
“Ma era necessario scegliere il bersaglio più vicino al
fondo del campo per esercitarti con i tuoi coltelli da lancio? Ed era
necessario farne passare due a meno di un metro dal naso di
Gleis?”
“Hai visto? Ho bisogno di allenamento! Io volevo farglieli passare a meno di mezzo metro dal naso. Così forse imparerà a smettere di guardare il mio pesce!”
“Credo che abbia colto il messaggio,” grugnì
Kili. “Era bianca come uno straccio lavato.” Poi non
potè fare a meno di ridacchiare.” Non puoi andare in giro
ad intimidire i miei Nani, Mira…”
“E chi se ne importa dei Nani? Io mi interesso solo delle Nane!”
“Sei impagabile, Miralys!” Non lo avrebbe mai confessato,
ma in fondo era molto divertito – ed anche compiaciuto –
dall’atteggiamento della sua compagna.
Nello studio, trovarono Balin e Dìs.
“Ho pensato,” esordì Balin, “che forse
Dìs può aiutarci a risolvere il problema a cui dobbiamo
mettere mano. Dàin.”
“Eldris, vorrai dire,” sbuffò Miralys. “Papà non c’entra, credo che abbia le mani abbastanza legate.”
“Scusate,” intervenne Dìs, “non so di cosa state parlando…”
Miralys trasse due fogli da un cassetto e glieli porse.
“Non posso semplicemente dire che ho deciso
così?” intervenne Kili, che non aveva mai brillato per
pazienza. “Dopotutto sono il Re sotto la Montagna. Potrò
togliermi qualche soddisfazione, no?” ma Balin stava già
scuotendo il capo.
“Mettera Dàin in difficoltà non è nostro interesse.”
“Ma quali difficoltà, per Durin?” sbottò il
giovane re. Dìs sospirò e guardò Balin,
“Glielo spieghi tu?” Il vecchio nano annuì.
“Miralys potrà correggermi se sbaglio. La famiglia di
Eldris è molto ricca, ed è a capo di un clan che vive
nella zona più a Nord-ovest dei Colli Ferrosi. E’ anche
molto influente sulla corte.”
“Vero,” confermò la nana più giovane.
“Siamo pieni di cugini e cugine che oziano intorno a mia
madre, senza perdere occasione alcuna di tessere intrighi, elevando e
screditando gli altri a loro piacimento e acquistando influenza in ogni
modo. Sono le persone di cui mio padre parlava…”
“Quelli che spedirò a lavorare di badile se mai dovessero
presentarsi, dici? Che me li mandi tutti, gli risolvo io il
problema!”
“Fino ad ora,” continuò Balin,”il regno di
Dàin si è basato sull’equilibrio tra questa fazione
e quella dei guerrieri, che invece è fedele a lui. Quando
Dàin divenne Re, dopo la Battaglia di Azanulbizar e la morte di
suo padre, dovette venire a patti con il nonno di Eldris per mantenere
il trono, ed il loro matrimonio fu il prezzo che dovette pagare. Ora
Eldrak è morto, ma suo figlio, il padre di Eldris, è
esattamente della stessa pasta. Se Eldris dovesse ritenersi offesa,
questa fazione potrebbe minare l’alleanza tra Erebor ed i Colli
Ferrosi; per questo Dàin ci chiede di trovare una buona
scusa.”
“Quindi dovrebbe essere la stessa Eldris ad abbandonare le sue
pretese, “meditò Dìs. “A proposito, Miralys,
non avrai creduto una sola parola di quella lettera, vero? Mi dispiace
molto, ma conoscendo Eldris non mi ha sorpreso neanche un po’.
Quello che continua a sorprendermi è come sia possibile che
abbia avuto una figlia come te.” Sorrise alla ragazza. La
giovane nana sospirò.
“Dovrei averci fatto l’abitudine… e adesso non ha
più molta importanza,” concluse stringendo la mano che
Kili le aveva porto. “Ma come fai a conoscere Eldris così
bene?” Dìs ridacchiò.
“Prima di Smaug, suo nonno aveva cercato di estendere la sua
influenza su Erebor; il suo progetto era proporre un matrimonio tra
Eldris e Thorin, ed era venuto in visita con un grosso seguito proprio
a questo scopo.”
MIralys spalancò gli occhi, mentre Kili scoppiò in una
irrefrenabile risata. Balin ridacchiò scuotendo la testa bianca.
“Lo zio…? Posso immaginare come reagì lui! Quante asce ha tirato?”
“Veramente, dopo aver sentito aleggiare la possibilità, ha
preso Dwalin ed è sparito per i due mesi successivi. Credo che
Eldris non lo abbia neanche incontrato… e ci pensai io a farle
cambiare idea.”
“Vedete,” continuò, “mi ero già
scontrata con lei, quando eravamo ragazzine, e la conoscevo.
Così, con l’aiuto di altre ragazze della corte, feci
girare una storiella, in via assolutamente riservata, secondo la quale
Thorin era affetto da una rara forma di malattia mentale, che tenevamo
ben nascosta, per cui periodicamente sosteneva che Mahal gli avesse
parlato, imponendogli di liberarsi di ogni ricchezza. Cosa che faceva,
distruggendo ogni gioiello ed ogni cosa di valore gli venisse
sottomano; quindi, quando incappava in quei periodi, veniva spedito nei
boschi sotto scorta armata.”
Balin spalancò gli occhi, mentre i due giovani ridevano.
“Ecco perché… Tuo padre e tuo nonno, Dìs, si
sono sempre chiesti come mai Eldrak avesse rinunciato così
all’improvviso. Sapete, non gradivano affatto l’idea che
quel trafficone venisse ad impicciarsi degli affari di Erebor, ma,
allora come ora, non era saggio crearsi un nemico così
influente; quindi anche loro stavano cercando un modo per
rifiutare elegantemente l’alleanza, quando Eldrak annunziò
che sarebbe partito. E non lo vedemmo mai più…”
Ci volle un po’ perché tutti si ricomponessero. L’
idea di Eldris e Thorin sposati era assurda quanto un gatto con le ali.
“Sono sicura che se ci penserò su,” concluse
Dìs,”troverò il modo per convincere Eldris.”
“Nel frattempo,” proseguì Balin,
“chiederò ad Oìn di studiare le stelle ed i presagi
e di trovare una serie di motivi del tutto vincolanti perché il
vostro matrimonio venga celebrato entro la metà di maggio.”
“Scusate, ragazzi…” intervenne un po’
timidamente Dìs, “ma avete pensato alla scusa più
semplice…?”
Rimase un po’ perplessa quando i due giovani scoppiarono di nuovo in una risata.
La generale ilarità fu interrotta da alcuni colpi sulla porta.
Era Ori, che entrò portando due sottili fasci di carte e
posandole sulla scrivania. Era sudato, rosso come un pomodoro e
chiaramente imbarazzato.
“S-sono le richieste di giudizio, Kili…” si tolse un
enorme fazzoletto di tasca e si asciugò la fronte.
“A-avresti qualcosa da b-bere?”
I quattro lo guardarono, e Dìs si alzò, mettendogli un bracco intorno alle spalle.
“Ti senti bene, Ori? No… non hai la febbre. Vieni, siediti. Cos’è successo?”
Kili gli versò due dita di un forte distillato di malto. Il
giovane nano prese il bicchiere, e tutti videro che gli tremava
la mano.
“Ho… ho incontrato Gleis… nel corridoio vicino alle
cucine. M-mi ha detto che le b-bruciava un occhio, e se potevo
g-guardare cosa ci fosse dentro.” Quattro coppie di sopracciglia
si alzarono di scatto.
“E allora?”
“M-mi ha trascinato sotto una t-torcia e si è avvicinata per mostrarmi l’occhio…”
“E qualcos’ altro, ci scommetto,” sbuffò Miralys.
“M-m-ma io non ho p-potuto aiutarla.”
“Perché, ragazzo? Non aveva nulla, immagino..” disse Balin.
“N-Non lo so. Vedete… a-aveva dimenticato di.. di vestirsi…” gli rispose un coro.
“Che cosa??”
“No, cioè… a-aveva s-solo la blusa… non la
camicia…e quindi d-da quella p-posizione… si.. si
v-vedeva... cioè…” tirò un lungo sospiro
tremante. Poi continuò:
“Come potevo guardare nel suo occhio… quando tenevo i miei
strettamente chiusi? N-non sarebbe stato educato a-approfittare della
sua distrazione!”
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Capitolo 7 *** Dàin ***
7. Dàin
7 Dàin
Nel silenzio imbarazzato, Balin prese in mano la situazione.
Circondò le spalle di Ori con un braccio, e gli parlò nel
suo tono più paterno.
“Vedi, ragazzo, sono sicuro che Gleis non si sarebbe
offesa se avessi guardato… anzi, probabilmente si sarà
offesa perché non hai guardato.” Ori spalancò gli occhi.
“M-ma… ma Dori dice che…”
“Figliolo, vieni con me, devo spiegarti
qualcosa.” Balin si alzò e condusse con sé Ori
verso la porta. “Mahal, nella sua saggezza, ha creato
alcune Nane un po’… beh, diverse dalle altre. Sono la
consolazione dei Nani senza una compagna, e quindi…”
Dìs guardò sulla scrivania del figlio i due sottili fascicoletti portati da Ori.
“Sono lamentele riguardo alla sistemazione provvisoria
degli alloggi? E sono tutte qui? Me ne sarei aspettate una valanga.
Ricordo che mio nonno diceva che governare i Nani significa avere a che
fare con una accozzaglia di individui cocciuti, permalosi e litigiosi,
e che l’unico sistema era far ingoiare loro le
cose…” Kili sorrise serafico, e Miralys lo guardò
con aria maliziosa.
“Kili ci riesce benissimo. Lui sorride, ordina, e loro
eseguono. Certo, è sempre disponibile ad ascoltare le loro
lamentele… se esposte secondo il corretto
protocollo…”
“… di mia recente invenzione,”
terminò Kili, sogghignando. Dìs lo guardò, alzando
un sopracciglio con fare interrogativo.
“Tutte le lamentele vanno presentate per iscritto. In
tre copie, così possiamo leggerle sia io che Balin e Dwalin. Non
devono superare le tre pagine; una quarta copia va consegnata
all’eventuale altro litigante, che deve rilasciare ricevuta.
Altrimenti devono indicare dieci testimoni che sottoscrivano che la
copia è stata consegnata; tutte le copie vanno sottoscritte con
inchiostro rosso.”
“Ma è una follia!”
“Appunto. La maggior parte si arrende quando deve
scrivere le prime copie; un’altra buona parte arriva a pensare
che la questione non è poi così importante quando deve
consegnare la copia all’altro litigante, a rischio di beccarsi un
pugno; alcuni, a quel punto, decidono di farla fuori a modo loro senza
infastidire la corona… ma quello che risulta davvero decisivo
è l’inchiostro rosso.”
“Perché?”
“Perché è rarissimo. C’è un
solo rivenditore che lo possegga, giù alla fiera di Dale, ed
è un mio agente commerciale.”
Dopo alcuni giorni, Dìs annunciò di aver trovato la soluzione.
“Kili, fai scrivere a Balin una comunicazione ufficiale in cui fai presente che tieni molto (
e sottolineo molto) che il matrimonio si celebri presto,
perché Erebor ha bisogno di una Regina effettiva che faccia la
sua parte nella ricostruzione. Dirai che i presagi sono favorevoli per
la data che hai scelto, e quindi confidi che Dàin comprenda le
tue necessità.”
“Ma, mamma…” obiettò Kili,
“non direi niente più di quello che avevo già
scritto allora…”
“Lo so. Sarà il mio
personale biglietto per Eldris a fare la differenza. Sono abbastanza
sicura che funzionerà.” Kili socchiuse gli occhi con aria
scettica.
“Cosa hai intenzione di scrivere?”
“Fidati.”
Qualche tempo dopo Kili fece chiamare Miralys e Dìs nel suo studio: era arrivata la risposta di Dàin.
“Non starò a leggere tutto il linguaggio
diplomatico,” disse Balin, “ma ho il piacere di comunicarvi
che il Signore dei Colli Ferrosi, o meglio la sua devota
sposa, ha cambiato idea. La data fissata incontra la sua
approvazione, e arriverà con la famiglia e la corte due giorni
prima della cerimonia.”
Kili e Miralys rimasero senza parole e si girarono entrambi verso Dìs. La nana sfoggiava un sorrisetto compiaciuto.
“Ve l’avevo detto, no? Conosco i miei polli, o meglio, la mia gallina… scusa, Miralys.”
“Nessuna scusa…” la giovane nana scosse il
capo. “Come hai fatto? Sono decenni che cerco di convincere mia
madre di qualcosa, e non ho mai avuto il minimo successo. Non
cambierebbe idea nemmeno se glielo chiedesse Mahal in persona!”
Kili incrociò le braccia.
“Avanti, mamma, adesso devi dirci cosa hai scritto ad Eldris!”
“Forse la spiegazione è qui,” intervenne
Balin, e porse a Miralys una seconda lettera sigillata. “La
calligrafia è di tuo padre…” Lei la aprì e
cominciò a leggere, poi scosse il capo.
“Non capisco assolutamente di cosa parla… ascoltate.
“ Bravi, ragazzi! La
scusa che avete escogitato è ottima… perché
è una scusa, lo so benissimo. Mi congratulo con voi, siete
riusciti a scovare il punto debole della mia dolce metà,
cioè la vanità, e l’esca che le avete presentato si
è rivelata irresistibile: posso dire che ha abboccato in
pieno, del resto una come lei non poteva farsi sfuggire
un’occasione all’apparenza così ghiotta.
All’apparenza, lo so: anzi, mi congratulo con Dìs per la
sua splendida forma, mi dicono che è più bella e
più giovane che mai. Eh, sì: io ho le mie fonti, ma
Eldris no. Al presente se ne va in giro pavoneggiandosi e sta
spendendo una fortuna in gioielli… come del resto le altre
dame, ed anche quegli sciocchi dei miei nobili. Ho una mezza idea di
imporre una tassa sui beni di lusso… da riscuotersi dopo il tuo
matrimonio, così non potranno negare di possedere ciò che
hanno appena esibito davanti a tutti.. e vantandosene anche. Almeno in
questo modo recuperò un po’ dei soldi che Eldris sta
spendendo; anzi, ho l’impressione che il conto della tua festa di
nozze finirò per pagarlo io. So che quegli agenti
commerciali che vendono gemme e gioielli di qualità superba li
ha mandati Balin, e quindi buona parte dei guadagni finiranno nel
tesoro del tuo giovanotto. Vuol dire che mi rifarò con i
tessuti. Devi sapere che, quando hai deciso di non tornare a casa
dopo la Battaglia, ho scommesso che ce l’avresti fatta a
conquistare il ragazzo: in previsione di uno sfarzoso matrimonio reale,
ho impiegato buona parte della mia parte dell’oro di Smaug per
riempire i magazzini di stoffe elfiche e tessuti gondoriani,
tutti raffinatissimi. Quegli sciocchi dei miei nobili – sai di
chi parlo, vero? – si stanno rovinando, e i miei agenti non
riescono a star dietro agli ordini. Alcuni di essi stanno vendendo alla
Fiera di Dale, e fanno ottimi affari, e così anch’io.
Intendi chiedermi una percentuale, per caso? Potrei anche pensarci, in
fondo il merito è tuo.” Mi fa molto piacere, padre, ma tutto questo non spiega il cambiamento di rotta!”
Kili stava guardando Balin di traverso.
“E’ vero?”
“Ragazzo, il vostro matrimonio è un evento… si porta dietro un giro d’affari enorme.”
“E come mai ci guadagno anch’io? Se vendo i
gioielli del tesoro di Smaug non faccio altro che sostituire oro con
altro oro!”
“Sì… ma oltre al prezzo di vendita,
leggermente maggiorato sul valore effettivo, incassiamo una percentuale
sui guadagni degli agenti… si chiamano tasse… poi
vendiamo il permesso di vendita agli agenti… e incassiamo la
percentuale sui guadagni dei trasportatori… e vendiamo le
licenze ai trasportatori… calcolo che il guadagno netto alla
fine sarà almeno pari all’investimento
iniziale.”
“Cioè l’oro che vendo mi torna maggiorato del cento per cento?” Kili stava meditando sulla scoperta.
“Esattamente.”
“E posso rifarlo l’anno prossimo?”
“Intendi sposarti di nuovo…?
“No, certo… ma un battesimo reale renderebbe lo stesso?”
“Kili!!! “ Miralys era scandalizzata.
“No, Mira, scusa… pensiamoci… le spese sono tante…”
Lei lo guardò indignata… poi Kili si
esibì in un sorriso disarmante, e Miralys non potè
evitare di ridere. Dìs taceva, ma aveva l’aria soddisfatta
di chi ha regolato i conti.
“Insomma, fatemi continuare! Non ho ancora capito niente… “Tornando
a tua madre, ovviamente ha deciso che sarà la stella della
festa (ma non dovrebbe essere la sposa, dico io?) e pregusta
l’idea di surclassare Dìs. Pare che tra loro ci sia una
vecchia ruggine, ne sai qualcosa? Se ne va in giro dicendo a tutti
quanto siamo stati generosi nell’esaudire …” ma cosa sta dicendo? “ … l’ultimo desiderio di una nana anziana e distrutta dalle sventure della vita…” ultimo desiderio? Anziana..? Ma non avete più o meno la stessa età? “...
Non so dove abbia pescato questa strana idea, ma non ho alcuna
intenzione di disilluderla. Chi sono io per rovinare i suoi
sogni?”
“Per Durin, mamma! Che cosa le hai scritto?”
“…Così
aspettati di veder sfilare una parata di ridicoli pavoni. Nel
frattempo, visto che gli affari vanno a gonfie vele, per me e per i
miei comandanti, e si profila un lungo periodo di pace, ne sto
approfittando per fare le pulizie di primavera. Ho già pronto un
bel mazzo di ordini di esilio e di confisca; un certo numero di inutili
fiori profumati si esibirà per l’ultima volta al tuo
matrimonio, perché al ritorno troverà un invito a levare
il disturbo – mi dispiace ma sono anche tuoi cugini…
potrai mai perdonarmi?” Oh certo, padre!” rise
Miralys, ”per questa volta penso che ti perdonerò.
Sarà mamma a non perdonarti! "Oh,
strilleranno! Già li sento! Ma devo pur trovare qualcosa per
tenere occupati i miei generali e i loro guerrieri, no? Altrimenti si
rammolliranno. Tanto già so che dopo le prime decapitazioni,
tutto filerà liscio. L’unico problema che il Regno
più vicino a noi è Erebor, e si precipiteranno
lì. Siete avvisati, prendete le vostre precauzioni.”
“L’ho già detto… badili e picconi
ne abbiamo per tutti…” rise Kili. “Ma mi farò
venire qualche altra idea.”
“Quanto a tua madre,
sarà meglio per lei che non mi irriti troppo. Con tutto quello
che mi è fruttata la spedizione alla Montagna Solitaria, non ho
più così bisogno dei soldi di tuo nonno, e potrei
decidere di rifarmi una vita con qualche nana più giovane e
più tranquilla.” Per Mahal, padre… non me la manderai qui, vero? “Potrei
spedire lei e quell’idiota di tuo fratello Elder in esilio a
Gondor, che ne dici? Dicono che là siano sempre in guerra con i
pirati, magari qualche pirata particolarmente sfortunato potrebbe
decidere di rapirla. In conclusione, figlia mia, ti mando tutto
il mio affetto, da estendere anche al tuo giovanotto. Sarò
sempre in debito con lui perché sento che sei tanto
felice… e mi avete risparmiato la fatica di trovarti un marito
adatto. Sarebbe stato un lavoro improbo, ma per fortuna ti sei sempre
arrangiata benissimo a procurarti quello che ti serve. E da
ultimo… Allora, quando mi farete diventare nonno?”
Tre paia di occhi si puntarono su Dìs.
“Allora?” La nana ridacchiò.
“Oh, prima di tutto le ho fatto i complimenti per la
sua splendida figlia; poi le ho scritto che il viaggio dai Monti
Azzurri è stato lungo, stancante e pieno di
privazioni…che ora il mio desiderio è quello di vedere
mio figlio felicemente sistemato…”
“Tutto qui?” fece Kili, scettico. “Non mi sembra granchè.”
“Beh,” rispose Dìs con aria furba, “forse ho aggiunto qualche ultimo qua e là. Ultimo viaggio…. ultimo
desiderio… sapevo che Eldris non avrebbe resistito alla
tentazione di mettersi in competizione con me, ma solo se fosse stata
convinta di vincere.”
“Le hai fatto credere di essere in punto di morte?!” Kili era stupefatto.
“Io non le ho fatto credere niente! Ha fatto tutto da
sola…” il giovane Re si voltò : la sua fidanzata,
accasciata su una poltrona, stava ridendo fino alle lacrime.
“Bellissima soluzione, Dìs!”
esclamò, “Molto elegante. Abbiamo il nostro risultato,
nessuno si farà male o avrà motivo di arrabbiarsi, a
parte qualche livido all’orgoglio…”
“Comunque,” aggiunse Kili, sempre rivolto alla
madre, “dovresti vergognarti! Cos’è la storia delle
privazioni…?”
“Sai, figlio mio… da quando Bombur è
partito con voi, non ho più mangiato una torta al cioccolato
decente… avete già deciso per la torta
nuziale?”
I quattro si stavano avviando ognuno alle proprie
occupazioni, quando qualcuno bussò alla porta: era Ori, ed
appariva molto preoccupato. Entrò con aria da cospiratore e
chiuse la porta; poi si girò in silenzio e l’aprì
improvvisamente, controllando che non ci fosse nessuno
nell’atrio abbastanza vicino da ascoltare. Rassicurato, la
chiuse di nuovo e si avvicinò:
“Ho qualcosa di grave da dirvi,” sussurrò. Kili lo guardò a sua volta con aria circospetta.
“Perché stai sussurrando?”
“Siamo circondati da spie.”
“Se ti riferisci a tuo fratello Nori, certo che fa la
spia: lo fa per me,”disse Kili. Ori lo guardò
esterrefatto, e così anche le due nane. Balin ridacchiò.
“Mi pareva di saperlo…” disse.
“Tu hai delle spie?” fece Miralys. “E per spiare chi?”
“Beh, devo sapere cosa pensano i miei sudditi, no? Non
mi aspetto mica che malcontenti e sobillatori mi avvisino delle loro
intenzioni. Così Nori e i suoi mi tengono informato sugli umori
della gente. E’ importante risolvere i problemi prima che
diventino troppo grossi per essere gestiti, non ti pare?”
“Nori non c’entra, Kili,” interloquì Ori, sempre sussurrando.
“Ragazzo,” intervenne Balin, “smettila di
sussurrare! Sono vecchio e un po’ sordo, non capisco niente di
quello che dici! Allora, chi sarebbe la spia?”
“Gleis.” Kili chiuse gli occhi un attimo, trattenendo un commento troppo esplicito.
“E cosa ti fa pensare che sia una spia? Balin ti ha spiegato alcune cose, su Gleis, no?”
“Sì, ma… vedi, oggi mi aspettava fuori
dalle mie stanze. Mi ha chiesto se potevo offrirle da bere,
perché faceva molto caldo e lei aveva sete…”
“E tu?”
“Beh, l’ho accompagnata alle cucine, e ho chiesto del tè.” Kili sospirò.
“Molto appropriato. E poi?”
“E poi mi ha detto che divide la stanza con Bleis, e
quindi non è libera di fare quello che vuole… e che ha
notato che invece io passo molto tempo nelle mie stanze da solo…
ed io stupidamente le ho detto che lavoro nel mio studio perché
conservo tutti gli elenchi del tesoro… e lei mi ha detto che le
sarebbe interessato molto vedere il mio studio! Vedi? Vuole
leggere i nostri elenchi riservati!”
Le due nane faticarono a nascondere l’ilarità; Kili invece si rivolse a Balin.
“Zio! Per Durin, cosa gli hai detto…?”
“Kili, gli ho detto solo che se avesse assecondato
Gleis, alla prossima occasione, ne sarebbe stato
soddisfatto…”
“D’accordo, chiudiamo questa
questione.” Concluse Kili. “Balin, mie signore,
vogliate scusarmi, ci vediamo più tardi. Ori, vieni con me: ho
alcune cose da spiegarti…”
“Kili!” lo chiamò Miralys. “Cosa ha intenzione di fare?”
“Voglio spiegare ad Ori come si fanno le tacche sull’ascia!”
“Ma io non ho nessuna ascia…” obiettò il piccolo nano.
“Sarà meglio che te ne procuri una, allora!”
N.d.A. Mi
dispiace molto, ma sono in partenza. Non credo che avrò modo di
restare in contatto, quindi per la conclusione le mie due/tre
lettrici dovranno aspettare un po’. Spero che ne valga la
pena.
Buone vacanze!
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Capitolo 8 *** I Nani dei Colli Ferrosi ***
8 I Nani dei Colli Ferrosi
Ciao! Rieccomi.
Questo è un capitoletto di passaggio, dove vediamo i nostri
amici che fano i loro preparativi per il grande evento...
preparativi di ogni genere, appunto. Buona lettura!
8 I Nani dei Colli Ferrosi
Uno splendido sole primaverile brillava sulla strada che
conduceva alla Montagna Solitaria. La vecchia carrareccia era stata
ampliata e lastricata a nuovo; una fila continua di carri carichi di
merci la percorreva lentamente, e su tutto si avvertiva un senso di
urgenza, perché mancavano solo due giorni alla grande duplice
cerimonia dell’Incoronazione del Re sotto la Montagna e del
suo matrimonio.
La fila di carri procedeva sul lato destro della strada,
regolarmente superata da colonne di personaggi elegantemente vestiti di
tutte le razze: gli invitati stavano arrivando. Una delegazione di Alti
Elfi era giunta da Imladris più di una settimana prima;
ambasciatori ed inviati arrivavano a getto continuo, Uomini di
Gondor, Nani delle Montagne Grigie, Elfi di Lorien…
e poi Bard con gli Uomini di Dale e di Laketown, il principe Legolas in
rappresentanza di suo padre, accompagnato da un gruppo di nobili Elfi
Silvani. Una strana coppia era giunta quella stessa mattina da Ovest:
un anziano Uomo vestito di grigio con un cappello a punta,
accompagnato nientemeno che da un Mezzuomo! I pettegoli identificarono
subito quest’ultimo nel più singolare membro della
Compagnia di Thorin Scudodiquercia, grande amico personale del nuovo Re
sotto la Montagna; mentre l’altro era nientemeno che Gandalf il
Mago in persona, universalmente conosciuto per i suoi favolosi fuochi
d’artificio. La festa prometteva di essere davvero spettacolare.
Infine, fu avvistata la delegazione più numerosa
ed importante: Dàin, Signore de Colli Ferrosi, con la sua nobile
consorte, i figli, le nuore ed il seguito : la famiglia della sposa. I
soliti pettegoli si lanciarono subito in ipotesi più o meno
piccanti sul motivo per cui la principessa dei Colli Ferrosi non si
trovasse con i genitori; la versione ufficiale precisava che le
suddetta si trovava da tempo alla Montagna in qualità di dama di
compagnia della nobile Dìs, madre dello sposo, ma la fantasia
popolare elaborò un’ipotesi più inverosimile
dell’altra, tra cui quella che gli sposi si fossero incontrati
sul campo, durante la Battaglia dei Cinque Eserciti, e che in
quell’occasione lei fosse addirittura travestita da nano!
I testimoni dell’evento tuttavia erano stranamente
reticenti sull’argomento. Tutto quello che i curiosi riuscirono
ad accertare fu che la principessa era conosciuta e molto amata
dai suoi futuri sudditi.
Dàin cavalcava alla testa del suo gruppo in compagnia
dei due figli maggiori, Nàin e Gràin, seguiti dal
portastendardo; subito dopo, su una sontuosa carrozza coperta,
viaggiava Eldris, elegantemente vestita ed in compagnia di due dame, ed
al suo fianco cavalcava il figlio prediletto, il terzogenito Elder. Al
contrario dei fratelli, guerrieri fino al midollo, Elder era un
Nano molto elegante, e molto attento al suo bell’aspetto, dai
capelli biondi accuratamente intrecciati ed arricciati, alla barba
inanellata, al mantello ricamato, studiatamente gettato di traverso su
una spalla. Il giovane chiacchierava con la madre, ostentando una
grande noia.
“Finalmente questo viaggio ovvibile è giunto al
tevmine, madve… i miei capelli sono in uno stato pietoso, e ho
uvgente necessità di un massaggio tonificante… ma la
piccola Mivalys non poteva sposave uno dei nostvi? Eva proprio
necessavia un’alleanza con questo bavbavo nato nelle Montagne
Azzuvve, che di cevto non sa nemmeno come vivono le pevsone
civili?”
“Caro,” rispose Eldris, “questo Kili
sarà anche un barbaro, ma il tesoro di Smaug è talmente
immenso! Tuo padre si è fatto infinocchiare come un idiota da
questo ragazzino delle Montagne Azzurre, che pare non abbia nemmeno una
degna barba, e quindi l’alleanza è diventata decisamente
vantaggiosa. Del resto tua sorella è abituata a trattare
con barbari e plebei, e quindi si trova nel suo elemento. Anzi,
Elder, guardati bene in giro: non dovrebbe essere difficile abbindolare
qualcuno di questi zotici pieni d’oro…”
La testa della colonna di fermò.
“Madve, vado a vedeve cosa sta
succedendo…” Elder spronò il pony e raggiunse i
fratelli giusto in tempo per vedere il padre che stringeva
calorosamente la mano ad un enorme guerriero calvo coperto di
tatuaggi.
“Dwalin, ti presento i miei figli… “stava dicendo Dàin.
“Sono lieto di rivederti, cugino, e di conoscere il
resto della tua famiglia: degni discendenti di Durin, vedo…!
Siete attesi con impazienza, così non vi tratterrò. Del
resto ho un’incombenza spiacevole da portare a termine prima dei
festeggiamenti…” così dicendo indicò tre
Nani dall’aspetto miserando e coperti di catene, circondati dalle
Guardie.
“Traditori?”
“Peggio! Non hanno onorato il contratto, pensa! Si sono
rifiutati di fare il lavoro per cui erano stati accettati ad
Erebor!” Lo sguardo di Dwalin era talmente truce che avrebbe
fatto fuggire un troll a gambe levate. Dàin sbattè un
attimo le palpebre, poi socchiuse gli occhi.
“Certo, un grave crimine! E la pena?”
“Una enorme ammenda. Abbiamo già confiscato
tutti i loro beni, ma non è stato sufficiente, quindi li sto
portando alla Fiera di Dale per venderli come schiavi per le navi
di Gondor.”
A quel punto i tre prigionieri si gettarono in ginocchio.
“Per pietà no! Le navi no!” Dwalin li guardò sprezzante, poi parve dubbioso.
“Ci sarebbe un posto di addetto alle latrine del
cantiere ovest… Glòin dice che l’ultimo è
morto dopo aver contratto una orrenda malattia…”
“Sì, sì! Io! Io!”
“Ho detto un
posto.. soldati, portateli fuori dal ciglio della strada e vediamo di
risolvere questa faccenda. Dàin, non ti trattengo oltre! Ti
auguro buona giornata, ci vedremo di sicuro questa sera!”
E così dicendo condusse oltre il suo gruppetto, fermandosi su uno spiazzo in prossimità della strada.
Sui Nani dei Colli Ferrosi era calato un silenzio agghiacciato, che fu Dàin a rompere.
“Vedete, figlioli, Re Kili ha un Regno da ricostruire: non può permettersi bocche inutili da sfamare.”
“Ma padve, se hanno tutto quell’ovo…” azzardò uno sconvolto Elder.
“Figlio mio, devi imparare che l’oro non si mangia!”
Il racconto dell’episodio si propagò tra i
cortigiani come un incendio in un bosco dopo tre mesi di
siccità, e molti rividero i loro progetti con lodevole prontezza.
Se qualcuno dei Colli Ferrosi si fosse voltato, avrebbe visto
Dwalin congratularsi con i suoi uomini, in preda ad una incontenibile
ilarità, per l’ottima scena.
Dàin ed il suo seguito, entrati nella Montagna, furono
indirizzati alle rispettive destinazioni. Coloro che non avevano mai
visto Erebor, e cioè la maggior parte dei Nani anziani e
tutti quelli giovani, rimasero a bocca aperta con il naso alzato.
Lo spettacolo intimidiva. Perfino Elder rimase senza parole, ma non per
molto.
“Maledizione, madve!” disse ad Eldris,
“Tutto questo ben di Mahal nelle mani di un bavbavo! Ma
cosa pensava mio padve quando ha deciso di non contendevgli la
covona?”
“Ha dimostrato un enorme buon senso!” la voce
dietro le sue spalle era quella di Gràin. “Tutti questi
Nani che vedi sarebbero stati contro di lui, ed anche buona parte dei
nostri! Re Kili ha dalla sua parte il diritto, e ha dimostrato di non
mancare di forza. Sai che anche nostro fratello Nàin lo ha
seguito, sul campo di battaglia?”
Elder si accigliò, infastidito per il rimprovero.
“Nàin seguivebbe anche un somavo puvchè bvandisse una spada!”
“Forse, ma così hanno fatto molti. Sicuro
di voler affrontare tutta questa gente con le armi in pugno? Oh,
scusa, dimenticavo che le armi non ti piacciono molto, fanno fare tardi
all’appuntamento con il sarto e rovinano la piega ai
capelli…”
Elder arrossì di stizza, ma non replicò.
Quando Dàin, seguito dai suoi, entrò nella Sala
di Thròr, trovò ad aspettarlo il Re sotto la Montagna,
accompagnato da Balin, Oìn e Dori; contemporaneamente, dal
corridoio dietro il trono, entrò Miralys, seguita da Bleis.
I due sovrani si strinsero calorosamente la mano,
scambiandosi i convenevoli d’uso. Kili strinse la mano ai figli
di Dàin, valutandoli rapidamente, e salutò con un cenno
del capo la futura suocera.
“Mia signora…”
Aveva tanto sentito parlare di lei che la guardò con curiosità. E’
molto bella, ed effettivamente la mia Mira le somiglia… ma lo
sguardo è infinitamente diverso. Miralys ha il fuoco, sua madre
la pietra.
Da parte sua, Eldris era impressionata dal giovane Re, e la
cosa la stizziva. Non l’avrebbe mai ammesso, tanto meno avrebbe
ammesso che lo sguardo altero la mettesse in soggezione; tuttavia
rivide rapidamente i suoi piani.
Miralys stava salutando con una riverenza il padre e la madre. Dàin le sorrise, ma Eldris no.
“Figlia, l’abito è adeguato, ma una sola dama di compagnia è poco per una occasione ufficiale.”
Miralys fece per rispondere, ma fu Kili ad intervenire, senza nemmeno pensare. La frase lo aveva irritato oltre misura.
“Non ho piacere che la mia fidanzata sia circondata da oche starnazzanti. Meglio poche ma buone.”
La risposta secca zittì immediatamente Eldris, che
sbattè involontariamente le palpebre: non era abituata ad essere
rimbeccata. I suoi progetti subirono una ulteriore revisione, e
passò alla modalità adulazione.
“Naturalmente, mio signore. E quando avrò il
piacere di incontrare la cara Dìs? Immagino ti avrà detto
che ci conosciamo..”
“Oh, certo, mia signora,” rispose Kili, mentre
Miralys teneva gli occhi bassi. Non era certa di non tradirsi.
“Ho sentito molto parlare di te. Purtroppo in questi giorni mia
madre non si sente bene; ti prega di scusarla, ma preferisce
risparmiarsi per le cerimonie.”
“Naturalmente, è comprensibile. Con tutto quello
che è successo, capisco che sia molto provata. Andrò a
salutarla appena si sentirà meglio.”
Kili strinse i denti. Quella nana gli faceva l’effetto delle unghie trascinate sul marmo.
“Come vuoi, mia signora. Dori ed i suoi assistenti vi
accompagneranno alle vostre stanze, e naturalmente le nostre terme sono
a vostra disposizione. Dàin, quando sarai comodo, potremo
parlare nel mio studio privato.”
Miralys si congedò con un cenno del capo e
uscì velocemente dalla Sala. Come al solito era in preda a
sentimenti contrastanti… anche se si era divertita molto nel
vedere lo scontro tra Eldris e Kili. Forse per la prima volta mamma ha trovato pane per i suoi denti! Al suo fianco, Bleis ridacchiava.
“Non sapevo di essere la tua dama di compagnia,” mormorò.
“Nel vocabolario di mia madre non esiste la parola amica…”
Le due Nane avevano simpatizzato fin dall’inizio,
ed ora Bleis era la compagna abituale della futura Regina. Kili le
aveva raccontato di Bleis e Fili una sera, a letto, mentre come al
solito si scambiavano le impressioni della giornata; e Miralys aveva
abbracciato il suo amato con un brivido.
“Oh, Mahal! Non riesco neanche a pensare a quello che sta provando…”
“Lo so,” aveva risposto Kili, “mi fa male
al cuore pensare a quello che avrebbero potuto avere… per Durin
!” Non per la prima volta, si era trovato a chiedersi
perché il destino fosse stato così spietato.
Fee, non è giusto...!
Per Durin, lo ripeti da quando
avevi quattro anni e mamma ti mandava a letto senza cena per qualche
marachella. Quante cose non sono giuste sotto il cielo, fratellino?
Tutti noi facciamo le nostre scelte meglio che possiamo, ed il resto
è nella mani di Mahal.
“Non sopporto nemmeno l’idea che possa mai
accaderti qualcosa,” sussurrò Miralys. “Sappi che se
farai qualcosa di stupido come farti ammazzare, non ti perdonerò
mai!” Kili ridacchiò.
“Ti giuro che farò tutto il possibile per imitare il nostro lontano antenato… Durin il Senzamorte!”
Con un bacio il giovane Re pose fine ai pensieri tristi.
“Non è un po’ esagerato, Bofur?”
Il nano girò lentamente lo sguardo per la stanza, ammirando il suo capolavoro.
“No, direi di no. L’hai sentita, stamattina, vero? ‘Una sola dama di compagnia…’ Da prenderla a schiaffi.”
“Mmmh.. il letto d’oro può andare, anche
il tavolino da trucco con lo specchio circondato da smeraldi… a
proposito, dove hai trovato questa roba?”
“Non hai idea, mia cara Bleis, di quello che si trova
nei magazzini di questa Montagna. Vuoi un cavallo a dondolo di
brillanti?”
“E cosa me ne farei..? No, quello che mi lascia
perplessa sono i due corvi rampanti d’oro che ci sono sul
caminetto…”
“Lo sai che il Corvo imperiale è il simbolo di Erebor.”
“Sì, ma sono altri almeno un metro!”
“Vedrai che la madre della nostra Miralys
rimarrà debitamente impressionata dalle stanze preparate per la
futura Regina! E’ una donna che capisce un solo linguaggio.”
“Ma ci vedi Miralys e Kili a dormire qui
dentro?” Bleis e Bofur si guardarono, cominciarono a
ridacchiare per finire poi per ridere fino alle lacrime.
Alla fine, Bleis guardò i teneri occhi castani del nano.
“Grazie, Bofur, sei stato meraviglioso.”
Il sorriso del nano si fece smagliante.
“Sempre al tuo servizio, amica mia…”
“Allora, amore mio: come procedono i tuoi intrighi con mia madre?”
Appoggiato come ai solito ai cuscini, Kili teneva la sua amata tra le braccia e giocherellava con un ricciolo dorato.
“Bene, direi, anche se non ho mai passato così
tanto tampo ad occhi bassi. Bleis dice che sono trasparente,
così parla quasi sempre lei. Mia madre si è presentata
alle stanze di Dìs, ma Nenuis le ha detto che “la
principessa era molto sofferente”. Dìs si sta annoiando un
po’ ma si tiene informata: tutte le cameriere le fanno rapporto
ogni ora. Ho passato uno dei pomeriggi più noiosi della mia vita
in un salotto con Eldris, le mie cognate ed una serie di dame
imbalsamate. Mi hanno dato una serie di consigli importantissimi su
come ‘gestire’ un uomo.”
“Ho l’impressione che tu non abbia bisogno di
lezioni. Io mi sento gestito benissimo… specialmente quando mi
baci.”
“Volevano a tutti i costi vedere il mio abito da sposa,
ma ho risposto che era una sorpresa: non ho la minima intenzione di
permettere che nessuno si immischi, a parte Bleis e le mia amiche di
Gran Burrone. L’unica cognata che mi interessava un poco non ha
aperto bocca, quindi…”
“E chi sarebbe?”
“Sarebbe Meltis, la moglie di Elder.”
“Intendi quell’idiota vanesio che ai bagni mi ha
chiesto che tipo di massaggi mi facevo fare per avere dei pettorali ben
definiti?” Miralys ridacchiò.
“Sì, dev’essere lui. Cosa gli hai risposto?”
“Che fin da bambino ho avuto un allenatore
eccezionale e che se voleva gli avrei organizzato una seduta con lui.
L’ho anche avvisato che però, una volta iniziato, non
avrebbe potuto interrompere. Lui ha accettato, e io gli ho fissato un
appuntamento per una sessione di addestramento alla spada con
Dwalin.”
Miralys spalancò gli occhi.
“Certo,” contunuò Kili, “per domani
mattina. Ho già parlato con Dwalin, e mi ha risposto che ci
penserà lui. Stava già ghignando.”
“Dei, perchè non posso presentarmi? Devo mandare qualcuno a vedere la scena per avere notizie di prima mano.”
“Mi dispiace, sarà una sessione assolutamente
privata. Non ho intenzione di procurarmi un nemico implacabile, anche
perché tuo fratello mi sembra il tipo che non esiterebbe a
decorarmi le scapole con un pugnale mentre passo per un angolo buio.
Però, se vuoi, ti presto Nori. Anche per quanto riguarda
la signora.”
“Accettato. Ci pensi tu a istruirlo?”
“Di solito Nori si istruisce da solo: gli basta un
nome, o in questo caso due. Mi pare di capire che non apprezzi molto
questo fratello.”
“Indovinato. Quindi sono curiosa di capire che tipo sia
la poveraccia che l’ha sposato. Credo non si sia nemmeno
accorto di lei: vede solo se stesso! E a te che impressione ha fatto la
mia famiglia? A parte Elder.. come hai detto? Idiota vanesio?”
“Gràin è astuto quanto tuo padre, quindi
dovremo stare attenti con lui. Anche Balin è d’accordo con
me; in ogni caso credo che possa essere un alleato affidabile, se
trattato con i dovuti modi. A parte questo, come persona mi piace
molto, gradevole ed intelligente. Mi ricorda un po’ Fili.”
“Nel complesso, azzeccato. Sua moglie Lois è
altrettanto sveglia: non si amano, ma si rispettano molto; Gràin
se l’è scelta personalmente, e secondo me sono ben
assortiti…se si escludono faccenduole come
l’amore…” Miralys si allungò per
baciare il suo amato, e per un po’ nessuno dei due parlò.
“E Nàin?” chiese infine la nana.
“Ricordo di aver visto Nàin sul campo di
battaglia, ma non quando parlai con tuo padre quella notte. Non dice
mai molto, vero?”
“Era in infermeria, quella notte; aveva un braccio
rotto. Quanto a parlare… Nàin combatte. E’
l’unico linguaggio che conosce. Credo che mio padre sarebbe
più tranquillo se fosse Gràin l’erede; e sono certa
che tra loro la questione è stata affrontata. Fortunatamente,
Nàin sa di essere solo un grande guerriero, non uno
statista; e non vuole essere altro. Già ora è abituato a
seguire i consigli di Gràin… purchè espressi in
linguaggio semplice, come ‘ A cuccia’, ‘Seduto’, Attacca’, ‘Fai il morto’…”
“Mira! Che cosa terribile da dire di un fratello!”
“Amore, è la verità. Voglio molto
bene a Nàin, come a Gràin, ma li conosco entrambi. Ed
Eldris?”
“Se questa notte ti svegli e non mi trovi, non preoccuparti: sono in qualche galleria a preparare un trabocchetto…”
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Capitolo 9 *** Vigilia ***
9 Vigilia
9 Vigilia
“No, Voren.”
“Come, no? Dai, Gleis…”
La nana continuò imperterrita ad intrecciare fiori nelle ghirlande.
“Quale parte della frase ‘non mi interessa’ non ti è chiara?”
“Ma ci siamo divertiti, lo scorso inverno!”
“E adesso è primavera e non mi diverto più.”
“Allora è vero! E’ per quello sciocco ragazzino…!”
Gli occhi di Gleis divennero due fessure e la sua voce avrebbe congelato l’inferno.
“Non dire una parola di più su Ori.”
“Ma cosa ha lui che io non ho?”
Le due fessure si spalancarono con aria sorpresa.
“Lui? E’ … è gentile!”
“Dici sul serio?”
Bleis stava ridacchiando.
“E’sicuro, Miralys, te lo garantisco. Anzi,
questa cosa va avanti da almeno un mese, ma nessuno dei respinti ha
avuto il coraggio di parlarne… solo che Voren era talmente
esterrefatto che se l’è lasciato scappare.”
“Ma lei che dice?”
“Gleis dice solo che preferisce stare con Ori. Sai che
si è trasferita da lui? Mamma sta levando lodi a Mahal e
pregando perché non cambi idea… o che non la cambi lui,
non si sa mai!”
“Voglio molto bene ad Ori, ma cosa ci avrà mai trovato Gleis per arrivare a cambiare vita?”
“E’ quello che si chiede l’intera Montagna…”
Kili entrò nel salotto dove le due nane si erano nascoste per sfuggire alle dame di Eldris.
“Cosa si chiede l’intera Montagna?”
“Come abbia fatto Ori a conquistare Gleis al punto che
non guarda più nessun altro!” disse Miralys. Kili si
fermò di botto.
“Non ci posso credere! Ecco perché è così tranquillo in questi ultimi tempi!”
“Tranquillo? Mi sarei aspettata che perdesse la testa!”
“Invece no,” rispose Kili. “Non si agita
più per ogni sciocchezza, ed è estremamente
efficiente, anche se ogni tanto si distrae, e se lo guardi ha sul viso
l’espressione di chi ha incontrato Mahal nel proprio salotto. Ma
non avrei mai pensato che…”
“Beh, non ha incontrato Mahal, ma la sostanza è la stessa,” disse Bleis.
Kili guardava le due nane con espressione un po’ stranita.
“Questo sarà un duro colpo per l’autostima
di una buona parte dei nani maschi di questo Regno… a
partire da me. Gleis si è innamorata, dopo aver preso e
scartato un numero infinito di amanti, e di chi? Di Ori! Tutti si
chiederanno: cos’ha lui che io non ho?”
“Vedi, amore mio, Ori è… gentile!”
“A proposito di gentilezza,” disse Kili,
“Bleis, mi stavo dimenticando di dirti che c’è qua
fuori Bofur che ti cerca. Chiede se hai un momento per lui.”
“Ma certo!” la nana si alzò in fretta ed uscì. Miralys guardò Kili.
“E’ come penso io?”
Kili fece un sorrisetto furbo.
“Bofur, per caso…?” esitò la nana.
“Bofur,” spiegò Kili, “è
più rosolato che sullo spiedo dei troll. Direi che è
nello stato di un quarto di manzo dopo dodici ore nel più grosso
pentolone di Bombur: stracotto.”
“Ma che modo di parlare, povero Bofur!” ridacchiò Miralys.
“Non ci vedo niente di strano: ormai io stesso sono in
questo stato da diversi mesi, quindi... anzi, casomai avessi dei
dubbi…” la prese tra le braccia e la baciò a lungo.
Quando ripresero fiato, le disse:
“Mi manchi, in questi giorni! Siamo tutti talmente
impegnati… e poi stanotte non ti avrò con
me…”
“Dispiace anche a me, ma non vedo alternativa. Io
dovrò andare alla Festa della Sposa, e per te c’è
il solito Ultimo Festino… a proposito, si può sapere di
cosa si tratta, esattamente? Sappi che non tollererò sconcezze o
nane nude che escono dalle botti di birra!” Kili rise.
“Ma hai mai visto un nano che spreca della buona birra
mettendoci dentro una nana, nuda o vestita che sia? No, di solito
è il tentativo, più o meno riuscito, di far finire lo
sposo sotto un tavolo, ubriaco oltre ogni possibile misura, giusto per
fargli ricordare cosa si perde sposandosi.”
“Ecco perché lo sposo arriva quasi sempre tardi…”
“Di solito ci sono alcuni amici che si incaricano di
gettarlo dentro un torrente, la mattina delle nozze, quel tanto che
basta per farlo ritornare più o meno in sé. E’
così che lo sposo riesce a superare la giornata. Per
quanto riguarda me, giuro che se mi fanno finire sotto un tavolo li
esilio tutti!”
“Comunque,” continuò Miralys, “penso
che per Bleis sia presto, il ricordo di Fili è ancora troppo
fresco. Ma se Bofur riesce ad avere pazienza, forse le cose potrebbero
cambiare. Certo, non credo sarà quello che provava per tuo
fratello, ma Bofur è un nano talmente dolce…”
“Secondo me, sarebbe disposto ad aspettarla per decenni… io ti aspetterei.”
“Cambiando discorso, hai avuto il rapporto di Nori su Elder e Meltis?” Kili fece una risatina.
“Elder ha gradito molto la lezione, ma non so se lo
vedremo stasera. Avevo detto a Dwalin di andarci piano, ma sai
com’è: Dwalin è Dwalin. In quanto a Meltis…
che strano, Nori mi ha chiesto più tempo. E’ la prima
volta in assoluto.”
“Maledizione, stupido lacchè, ti ho detto di povtavmi dei panni caldi, non bollenti! Sono a pezzi…
Mi chiedo si sia stato uno stupido schevzo di quel
bavbavo… un tentativo poco velato di toglievmi di mezzo! Magavi
d’accovdo con i miei fvatelli, maledizione! Ho sempve pensato che
fossevo gelosi della mia avvenenza…”
“Oh, no, signore! Ho chiesto in giro, ed effettivamente
Re Kili si allena alla spada con il Comandante Dwalin ogni volta che
gli impegni di governo glielo permettono.”
“Che cosa..? Mi stai dicendo che un pvincipe soppovta
di esseve vegolavmente fatto a pezzi da un bvuto?! Pev
spovt? Non ci posso cvedeve… devono esseve pazzi nelle Montagne
Azzuvve, l’esilio deve aveve sconvolto lovo la
mente…”
“ Mi hanno detto che è stato allievo
del comandante Dwalin fin da quando era bambino,
così come suo fratello.”
“Non mi sovpvende che sia movto, sicuvi che siano stati
gli ovchi e non l’allenatove? …pev Duvin, che male!
Guavda! Sono tutto un livido! Speviamo che non ci siano danni
pevmanenti, la linea dei miei polpacci non è più la
stessa, e mi ha vovinato la tavtavuga con quella botta sulle
costole…”
“Per la verità, pare che sia uno spettacolo
vederli combattere, e nessuno si fa troppo male, certo non Re
Kili.”
“Incvedibile…Pev Mahal, passami quello
specchio… non vovvei che mi abbia lasciato dei segni visibili
anche in faccia, Mahal non voglia!!”
“Ecco signore! Devo andare a chiamare la Signora tua sorella, o un altro guaritore?”
“Non ci penso nemmeno a favmi vedeve da qualcuno, sei
già tvoppo tu…AAAAGGH! MA E’ TEVVIBILE!!! Ho un
occhio nevo! E un enovme livido sul collo! E i miei capelli? Ne mancano
ciocche inteve…!”
“Sei soddisfatta di te, mia Signora?”
“Certo!” Eldris si guardava nello specchio mentre
si provava la nuova parure di rubini che avrebbe indossato
l’indomani, insieme al sontuoso vestito rosso porpora con ricami
in filo d’oro. “Sono appena stata a trovare
Dìs, ma anche questa volta non è stata in grado di
ricevermi. Deve essere veramente distrutta!”
“Che cosa terribile deve essere!”
continuò. “Thorin si è ripreso Erebor, Dìs
è la Regina madre, la prima dama del Regno, e non riesce nemmeno
a goderselo! Speriamo che almeno domani possa partecipare!” Altrimenti come farà a vedere la mia nuova acconciatura?
“Cosa hai detto che vuole?” chiese Bombur stranito.
“Il mio signore Elder vuole una bistecca… cruda.”
“Ha un Mannaro nascosto da qualche parte? Se vuole gli
farò avere una succulenta costata con contorno di patatine, ma
che io sia dannato se dalla mia cucina uscirà una bistecca
cruda! Non voglio lamentele, e ho una reputazione da mantenere!”
“Ehm, Capo cuoco… non credo che voglia mangiarla.”
Bombur, avvolto in un candido grembiule, con un cucchiaio nella mano enorme, fissò il domestico.
“Ha sentito dire che fa bene… per la pelle. E, non avresti… ah… del ghiaccio?”
Kili si rigirava nel letto. Era molto tardi ormai, ma non riusciva a prendere sonno.
Dovrei dormire, domani sarà una giornata pesantissima…
Il programma era decisamente intenso: il matrimonio, la
solenne incoronazione, gli interminabili festeggiamenti… non per
la prima volta negli ultimi giorni, si ritrovò a chiedersi
se fosse davvero necessario tutto questo.
Quanto avrei preferito che Mira
ed io potessimo sposarci con una cerimonia semplice sotto gli
alberi dei Monti Azzurri…
E’ il prezzo della corona,
fratellino. Siamo quello che siamo, dopotutto: è una
scelta che nessuno di noi due avrebbe fatto, ma non ci è stato
concesso di scegliere. Possiamo solo fare del nostro meglio con
quello che ci è stato dato.
Fee, il prezzo che hai pagato tu è stato di certo troppo alto.
Forse. Ma chi può saperlo,
tranne Mahal? Forse sarei stato un pessimo re; forse sarei stato
migliore di te; ma in ogni caso che senso ha chiederselo?
So solo che mi mancherai
moltissimo, domani. Mi manchi in ogni momento, ma domani… e non
mi riferisco alla corona. Quella la darei senza esitare, insieme a
tutta la dannata Montagna, se solo potessi averti al mio fianco solo
per un giorno!
Ma io ci sarò, fratellino… ci sono sempre!
Dopo essersi rigirato per l’ennesima volta, Kili
capì la fonte del suo malessere. Quel letto era troppo
grande. Troppo vuoto.
Gli mancava lei.
Si era finalmente appisolato, quando un lieve rumore lo
svegliò. Nell’ultimo anno aveva passato talmente tante
notti a far la guardia, o tante ore ad esplorare, che i suoi sensi
erano sempre pronti a cogliere un elemento nuovo; era sicuro: nella
stanza accanto c’era qualcuno.
Rimase fermo, pensando al pugnale che teneva sempre negli stivali.
Se non si fa vedere subito… ma che fanno le guardie là fuori? Sono ubriache anche loro?
La porta si aprì silenziosamente, lasciando entrare
un’ombra scura e sottile che si avvicinò furtiva al letto.
Kili stava trattenendo il respiro, pronto a balzare addosso
all’intruso, quando percepì un lieve profumo, e,
sorridendo, si rilassò. L’ombra era ormai giunta al letto
e, lasciato cadere il mantello, si infilò in silenzio tra le
lenzuola, dove trovò due braccia pronte ad accoglierla.
“Come hai fatto a riconoscermi?” bisbigliò Miralys.
“Veramente pensavo fosse qualche altra nana.”
“Cooosa? E un’altra nana la accogli a baci?”
“Non lo sai? Sono molto ricercato. Fanno la fila là fuori quando tu non ci sei!”
“Provvederò ad esserci sempre, allora!” sempre abbracciati, risero piano.
“Sarà meglio,” bisbigliò Kili tra
un bacio e l’altro, “non riesco a dormire se non sei
con me. Mi manchi da morire, e non sono nemmeno abbastanza ubriaco da
non farci caso.”
“Non è stato divertente l’Ultimo Festino?”
“Oh, sì, visto che non sono io quello che deve
pulire. Non so quanta gente sarà abbastanza in sé per le
cerimonie di domani; Dwalin ha già organizzato una squadra di
Guardie – quelle che erano di turno stanotte, quindi forse le
sole sobrie – perchè provveda a svegliare con secchi di
acqua gelata tutti quelli che troveranno addormentati in giro.
Sono talmente arrabbiati per essersi persa la festa che ci proveranno
un gusto dannato. A proposito, tuo fratello Elder non si è fatto
vedere. Starà scegliendo l’abito per domani?”
“Dopo un allenamento con Dwalin? Si starà
leccando le ferite. Neanche Meltis si è fatta vedere, Lois ha
mandato a chiamarla ma è scomparsa.”
“E la famosa Festa della Sposa? Come è andata?
Mi sono sempre chiesto cosa ci facciano tutte quelle Nane. Una volta,
da ragazzino, ho provato a spiare e ne ho prese un sacco…”
Miralys fece un risolino malizioso.
“Di solito si parla di uomini… e tutte elargiscono consigli alla sposa.”
“Consigli di un certo genere, immagino…”
“Di ogni
genere! Anche perché con il trascorrere della serata ed il
salire del livello alcolico, vengono fuori le idee più
astruse! Gleis, per esempio, ci ha fornito molti spunti, ma non
ti dirò cosa fa con Ori!”
“Non ci tengo minimamente a saperlo! Immagino che le
sue attività giustifichino il fatto che ogni tanto si distragga.
E, incidentalmente, ci sono un certo numero di cose che
preferirei tu ti sia tenuta per te: non gradisco che le mie prestazioni
siano discusse da altre dame! Sono il Re, maledizione! Devo mantenere
una certa immagine.”
“E questo cosa c’entra? Lo fanno tutti allo
stesso modo, sai? Beh, quasi. Le idee di Gleis non sono neache le
più ardite! Per esempio, le ultime due che ho
sentito…” il sorriso di Miralys si fece ancora più
sdolcinato e lascivo mentre raccontava.
Mentre ascoltava, gli occhi di Kili si spalancavano sempre di più. Alla fine commentò:
“Questo mi sembra fisicamente impossibile… a
meno di avere le articolazioni al contrario! E
l’altra…?” Miralys ricominciò a
bisbigliare.
“Uau… però…” Kili era
enormemente interessato. “Questo… mmmh! Ne varrebbe la
pena, anche se è un po’ complicato per la
location…”
“Dici?” fece lei, “a me non sembra poi
tanto… specialmente questa notte, e a quest’ora. Le terme
saranno tutte per noi.”
Pochi minuti dopo due ombre furtive scivolarono fuori
dagli appartamenti reali. La più alta chiamò le due
guardie e mugugnò:
“Il primo che fiata si ritrova a remare sulle navi di Gondor!”
N.d.A. Come? Volete particolari sui suggerimenti che ha ricevuto Miralys?
Ma per chi mi avete preso? Andatevi a leggere il Kamasutra o il Koka Shastra. Questo è un sito perbene.
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Capitolo 10 *** Una cascata di rose ***
10 Una cascata di rose
10 Una cascata di rose
Miralys si guardò attorno e si stupì del caos
controllato che regnava nella stanza. Come al solito Bleis era al
centro della situazione. Le damigelle – Bleis stessa e due
ragazze elfiche – erano pronte, e si stavano dedicando alla sposa.
“Nervi saldi,” stava dicendo la nana.
“Siamo a buon punto, non siamo ancora in ritardo e di certo tra
tutte troveremo le forcine che mancano per completare
l’acconciatura della sposa!”
La suddetta si stava guardando allo specchio, ancora in
sottoveste; i suoi riccioli erano stati raccolti in una cascata solo
apparentemente casuale.
“E se poi la mamma dello sposo volesse farci il piacere di portare quello che manca…” continuò.
“Che cosa?” si stupì Miralys.
“Non ti manca nulla?”
Miralys si guardò intorno. Il vestito era appeso sopra
lo specchio, un sogno di seta color verde acqua di foggia
vagamente elfica, con finissimi ricami in filo d’oro. Le sue
amiche di Gran Burrone si erano superate.
“Intendi un gioiello?”
“Ma sentila!” Bleis alzò gli occhi al
cielo, con aria fintamente esasperata. “Certo! Hai mai visto una
regina dei Nani senza nemmeno un gioiello? Guarda tua madre! Gronda oro
anche a colazione.”
Miralys fece una smorfia.
“Un buon motivo per non portarne. Dìs non gronda oro, e non mi pare che ne soffra.”
“Dìs porta il giusto, ed oggi so che
indosserà gli zaffiri. Ha passato un bel po’ di tempo a
sceglierli nella sala del tesoro… come avresti dovuto fare tu,
se non fossi quella che sei! Fortunatamente c’è chi ci
pensa.”
Proprio in quel momento, la porta interna si aprì e
comparve Dìs. La figlia di Thrain era l’espressione della
regalità, dall’abito blu, colore della famiglia reale,
all’acconciatura, agli splendidi zaffiri montati in mithril, che
portava al collo, ai polsi e sulla fronte. Il colore delle pietre
rifletteva sapientemente quello degli occhi azzurro cupo, ed anche le
strisce d’argento nei capelli scuri erano portate
orgogliosamente, come gioielli.
“Sei bellissima, Dìs,” disse la futura nuora. La nana più anziana si illuminò.
“Dici? Pensi che piacerò a tua madre?”
Miralys ridacchiò e Bleis le fece eco.
“Fin troppo, ci scommetto. Di sicuro sarà una
sorpresa per lei, dopo tutto quello che le hai lasciato
credere!”
“Ma saprà ormai che Dìs sta
benissimo,” obiettò Bleis, “chiunque abiti qui lo
sa, comprese le cameriere!”
“Non capisci, Bleis,” intervenne Dìs,
“Eldris non si abbasserebbe mai a chiedere qualcosa ad una
cameriera, o ad ascoltarne i pettegolezzi…”
“… e le sue dame meno ancora,”
proseguì Miralys, “per loro le persone normali sono
trasparenti. Fidati, non lo sa.”
Dìs porse alla sposa uno scrigno intarsiato a diversi scomparti.
“E questi, cara, sono per la sposa di mio figlio. Ti
farà piacere sapere che lui ha scelto personalmente ogni
gemma, insieme a Dori, e che il disegno è del tutto suo.”
“Cosa…? Non sapevo che Kili si intendesse di
gioielli! Pensavo avesse lavorato con suo zio nella fucina.. almeno
così mi ha sempre detto!”
“E’ vero, ma Thorin si è accorto molto
presto del talento di Kili per le decorazioni delle armi, e da
lì ai gioielli il passo è breve. Così per un
po’ l’ha spedito ad imparare presso Dori, che come sai
è un grande orafo.”
Miralys aprì la scatola, e trattenne il fiato. Sul
velluto una cascata di smeraldi e brillanti lanciavano intensi
bagliori; tralci e ghirlande di piccole rose selvatiche di diamanti,
intervallate da foglie di smeraldi, componevano una splendida collana e
una serie di accessori, compresi una quantità di piccoli
fermagli per i capelli.
“Sai,” continuò Dìs, “sembrava che Kili tenesse particolarmente alle rose.”
A Miralys salirono le lacrime agli occhi per la commozione.
“Lo so,” disse, lanciando uno sguardo allo
splendido bouquet di rose profumatissime che Ori le aveva recapitato
poco prima, su incarico del Re. Ancora una volta, si
sentì sopraffatta dai tanti gesti dolcissimi del suo amato.
“Non mi merito tutto questo. E’… è
troppo!” sussurrò con voce soffocata, sollevando il viso
verso Dìs.
“Cara,” rispose l’altra nana, “i
gesti d’amore non si misurano, si fanno e si ricevono, e
basta. Quando sarai madre, capirai che non smetti mai, mai, di essere
in apprensione per i tuoi figli, di preoccuparti della loro
felicità, di desiderare di risolvere tutti i loro
problemi; ma ogni volta che vi vedo insieme, mi si scalda il
cuore. Kili non ha avuto una vita facile, per non parlare di
questo ultimo anno, ma adesso sento che posso stare tranquilla,
perché sempre, e comunque, con te accanto saprà
affrontare qualunque cosa.”
“Mia signora, tuo figlio Elder ti manda a dire che non potrà accompagnarti alla cerimonia…”
Eldris si voltò, incredula, verso lo sventurato
valletto che aveva portato la notizia. Era già pronta, era
soddisfatta di se stessa, mancavano pochi minuti all’inizio della
cerimonia e le mancava il cavaliere? Era sull’orlo di assaporare
il suo trionfo e suo figlio, proprio il suo figliolo prediletto, le
creava dei problemi?
“Ma avevamo scelto gli abiti perché si
accordassero! Come farò adesso? Cosa diamine gli è
successo? E’ impazzito?”
Il valletto era estremamente imbarazzato. 'Pev Duvin,' aveva detto il principe, 'se ti fai sfuggive anche un solo alito
sullo stato disastvoso della mia faccia e sul motivo di
tutto questo, ti favò toglieve la pelle delle chiappe a stvisce,
chiavo? Inventati qualcosa di glovioso, che so... che sono stato
aggvedito dagli ovchi! cosa doveva raccontare? C’era anche una quantità di dame...
“Ehm…” farfugliò, “il mio signore, ecco, non… lui non si sente bene..”
"E cos'avrebbe, sentiamo!"
" Gli orchi... è stato attaccato dagli orchi!"
Le dame si lasciarono sfuggire dei gridolini
allarmati, ma gli occhi di Eldris divennero due fessure che sprizzavano
lampi incendiari.
“Non sarà mica ubriaco da ieri sera!”
“Oh, no, no, signora! Già ieri non stava bene,
non è andato alla festa…” il nano si accorse
immediatamente di aver commesso un errore.
“E' ubriaco da prima di ieriii?? E non ha fatto
niente?!" la voce della Signora dei Colli Ferrosi stava
progressivamente salendo d'intensità e nel suo sguardo era
comparsa una luce pericolosa. Il valletto avrebbe voluto poter sparire
sotto terra; l'inquietudine stava iniziando a serpeggiare anche tra le
dame, che conoscevano bene Eldris.
"Non mi ha nemmeno avvisato!! Mi lascia
cosììììì?!” la voce di Eldris
stava per raggiungere gli ultrasuoni, con grande pericolo per la
cristalleria. Il valletto sudava copiosamente. E adesso cosa le dico?
Kili si tormentava il colletto, non per la prima volta. Gli
sembrava di avere un cappio intorno al collo. Il sontuoso completo blu
e oro, il mantello decorato di candide pellicce preziose, erano
diventati improvvisamente talmente stretti da pensare che il sarto
avesse sbagliato le misure. E che avesse dimenticato, conficcati qua e
là, tutti gli spilli che aveva usato. Persino le trecce ornate
dai fermagli d’oro gli sembravano una intollerabile costrizione,
anche perché continuava a tentare di passarsi la mano nei
capelli, con l’effetto di attorcigliarvi le dita.
“Smettila di contorcerti come un serpente in
trappola!” gli disse Dìs, allontanandogli le mani e
sistemandogli il colletto. Indietreggiò, e annuì
soddisfatta.
“Sei bellissimo,” disse.
“E scomodissimo!”
Dìs gli prese le mani e le sentì tremare. Il
grande eroe della Battaglia dei Cinque Eserciti, colui che aveva ucciso
Bolg, il Re sotto la Montagna, era talmente emozionato che gli
tremavano le mani.
“Sei nervoso, va bene… ma cerca di controllarti! Tra qualche minuto tocca a noi.”
Kili ridacchiò. “Ora capisco perché
si cerca di far ubriacare lo sposo prima del matrimonio! Avrei dovuto
pensarci.”
“Benvenuto nel mondo dei grandi, figlio
mio…” Kili guardò sua madre, e d’impulso,
l’abbracciò.
Lei ricambiò la stretta e per qualche momento rimasero
così, senza parlare. Poi Dìs si sciolse con un sospiro,
proprio mentre un nano faceva il suo ingresso.
“E’ ora, mio signore.” Kili si raddrizzò e prese un profondo respiro. Dìs fece altrettanto.
“Pronto con la maschera da Re?” lui annuì e le porse il braccio.
A noi due, Eldris.
Al loro ingresso, nell’enorme salone centrale cadde un
silenzio carico di aspettativa. La sala era sfolgorante di luci;
centinaia di lampade di cristalli sfaccettati pendevano da catene
d’oro che si perdevano nell’immensa penombra della volta;
ad ogni alito di brezza che penetrava dalle aperture strategiche poste
ad altezza vertiginosa, i cristalli si muovevano, riflettendo la luce e
mandando bagliori di ogni colore. Al centro della sala, una piattaforma
rialzata era circondata dai posti d’onore per gli ospiti
più importanti, i parenti e gli amici più cari: tra
loro, tutti i Compagni. Le terrazze, le balconate, le scale ed i ponti
sospesi, su su fino ai livelli più alti, decorati da migliaia di
ghirlande di fiori, erano gremiti di gente di ogni razza, tutti
abbigliati nei loro abiti migliori. L’effetto era di un
caleidoscopico sfavillìo.
Di tutto questo Kili non vide nulla; non avrebbe potuto
riferire nessun particolare nemmeno se ne fosse andato della sua stessa
vita. Il suo sguardo era fisso sull’ingresso ad arco, decorato da
ghirlande di fiori, posto sul lato opposto della sala: lei sarebbe
entrata da là, e null’altro aveva importanza.
Al suo fianco, Dìs procedeva con incedere regale,
chinando il capo in magnanimi cenni di saluto; e dopo pochi passi il
suo sguardo si fissò su qualcuno in prima fila. Il viso di
Eldris divenne prima bianco, poi a poco a poco sempre più rosso
fino a raggiungere la tonalità granata dell’abito; se le
occhiate potessero incenerire, Dìs sarebbe stata ridotta
ad un mucchietto di ceneri fumanti.
La madre dello sposo raddrizzò ulteriormente le spalle e guardò la sua consuocera con un sorriso soavissimo.
La vendetta è un piatto che va mangiato freddo, pensò. Anche dopo cento anni.
“Sei più nervoso di un gatto selvatico, padre. Smettila subito di agitarti!”
“La fai facile, tu! E se inciampo?” la voce di Dàin era lamentosa.
“Perché mai dovresti inciampare? In ogni caso,
se dovesse succedere, ti sorreggerò io e la gente
comprenderà,” ridacchiò Miralys. “Dopo tutto
hai i tuoi anni.”
“Portami un po’ di rispetto, signorinella!” brontolò Dàin. Perché mai, si chiese, le nane sono sempre così composte? Cos’hanno nelle vene? Ghiaccio? Guardò
la figlia e sospirò. Era un incanto; i riccioli biondi
sembravano cosparsi di rose, così come il vestito, ma lo
splendore degli occhi verdi superava quello delle gemme. Fortunato il ragazzino…
“Ma tu non sei nervosa?”
“Padre, sono stata nervosissima fino a dieci minuti fa.
Adesso è tutto a posto, perché dovrei
innervosirmi?” sorrise, e il cuore di Dàin si sciolse.
“Spero tanto che tuo marito sia consapevole della sua fortuna,” disse.
“Oh, lo è, credimi. Ed io della mia.”
Dori comparve sulla soglia con un largo sorriso.
“Sono tutti ai loro posti. Tocca alla sposa!”
“Oh, Mahal!” gemette Dàin.
“Smettila, padre! Ascoltami e andrà tutto bene.”
“Ascoltarti? Hai intenzione di parlare?”
Bleis e le damigelle elfiche si erano già incamminate.
Miralys e suo padre percorsero lentamente i pochi metri che
li separavano dall’ingresso principale della sala, e si
fermarono, ascoltando la bellissima musica.
“Pronto?” chiese lei; Dàin fece un sospiro profondo ed annuì.
“Ricordati di respirare, padre, se non vuoi cadere lungo disteso! Non sarebbe dignitoso.”
Ad un particolare passaggio della melodia, Miralys mosse un
passo, e Dàin la imitò. Avanzarono fino ad arrivare sulla
soglia dell’ ingresso, e lì le dita della sposa
artigliarono il braccio del padre.
“Fermo.” Rimasero immobili per qualche istante,
in modo che tutti nella sala potessero ammirare la perfezione della
sposa. Il sospiro collettivo che si alzò dalla moltitudine in
attesa confermò che lo scopo era stato raggiunto.
“Avanti.” Nei secondi successivi Dàin
imparò una straordinaria novità: sua figlia riusciva a
parlare senza muovere le labbra! Pur sfoggiando un radioso sorriso,
Miralys continuò a rovesciare sul padre un diluvio di
istruzioni a voce appena udibile: “rallenta”,
“sorridi”, “saluta con la testa”, “non
fermarti”… ma a circa metà del percorso, tacque improvvisamente.
Il suo sguardo aveva incontrato quello di Kili.
E in quel momento, tutto sparì: la sala decorata di
ghirlande, i Nani che occupavano tutte le terrazze, le scale e le
balconate, i Compagni tutti insieme elegantemente vestiti, le
delegazioni, la moltitudine variopinta dei presenti, sua madre con uno
splendido vestito ed un viso tempestoso come non l’aveva mai
visto, Dìs con un sorriso serafico… tutto sparì.
Tranne lui.
Quando Miralys fece il suo ingresso, il cuore di Kili saltò un battito. E’ talmente splendida…
La guardò avanzare con quel suo passo leggero, sempre
più emozionato, sull’orlo della confusione totale,
finchè la guardò negli occhi. Ed allora, magicamente,
tutto andò a posto.
Sì. Tutto è perfetto. E, senza averlo minimanente premeditato, le andò incontro.
Si fermarono a pochi passi l’uno dall’altra, gli
occhi negli occhi, immemori di tutto e di tutti. Con un sorriso,
Dàin sfilò dal suo braccio la mano della figlia;
Kili allungò la sua e lei la prese.
Senza interrompere il contatto visivo, mano nella mano,
avanzarono qualche passo, fino alla bassa piattaforma dove si trovava
un sorridente Oìn, pronto a celebrare il matrimonio.
In seguito, né Kili né Miralys riuscirono a
riferire molti particolari della cerimonia. La tradizione matrimoniale
tra i Nani è particolarmente complessa e comprende gesti di cui
si sono dimenticate le origini; ognuno di loro era realmente
consapevole solo dell’altro, al proprio fianco. L’unico
ricordo che rimase indelebilmente impresso nella loro memoria fu la
cerimonia degli anelli, cesellati partendo da un unico filo
d’oro che non doveva mai essere spezzato. Gli anelli dovevano
restare uniti durante la lavorazione, la eventuale decorazione,
l’incisione delle rune con i nomi segreti degli sposi; il
celebrante, dopo aver infilato gli anelli al dito degli sposi, spezzava
finalmente il filo d’oro che li collegava, separandoli.
“Se dunque la vostra volontà è quella di
unirvi per l’eternità, così come Mahal ha
stabilito, alzate la mano sinistra.” disse Oìn.
Kili sporse in avanti la mano, con il palmo in su, e pronunciò, con voce calda e roca, le parole rituali:
“La mia forza per sostenerti, il mio braccio per difenderti, il mio amore per illuminare la tua vita:”
Vorrei dirti, ancora una volta,
che tu sei e sarai sempre l’unico amore della mia vita. Quello
che provo per te… non ho parole che possano farti capire. Posso
solo fartelo sentire con ogni tocco, ogni sguardo, ogni momento passato
con te. Sei diventata parte di me, mi sei entrata così a fondo
nel cuore e nelle ossa che riesco a stare lontano da te solo
perché so che tu ci sei, che sei ad aspettarmi.
Miralys pose la sua mano su quella dello sposo, e si udì la sua voce, dolce e limpida:
“Le mie braccia per accoglierti, il mio cuore per confortarti, il mio amore per illuminare la tua vita.”
Amore mio, sei entrato nella mia
vita e l’hai riempita di te. Mi hai aperto un mondo che non
immaginavo nemmeno esistesse. Non riuscirò mai a dirti quanto ti
amo: ma posso fartelo sentire con ogni bacio, ogni carezza, ogni minuto
della nostra vita.
Oìn infilò le due fasce d’oro e spezzò il filo, separando gli anelli.
“Spezzato nell’oro, il legame tra i cuori rimanga
saldo fino alla fine dei giorni, da qui all’eternità, con
l’aiuto di Mahal!”
In quel momento le loro dita si intrecciarono, e rimasero
così fino alla fine del rituale. E quando, infine, Oìn
pronunciò le parole conclusive, Kili attirò a sé
la sua sposa per un bacio: e fu un bacio vero, non la beccatina nervosa
che spesso si scambiano gli sposi, imbarazzati. Come dimostrò
l’immenso applauso e la salva di fischi che si levò dai
presenti.
Bene! Finalmente ce l'hanno fatta! Ma la giornata non è ancora finita...
L'idea degli anelli che si separano mi è stata ispirata da
qualcosa che avevo letto una volta, dove agli sposi venivano messi ai
polsi due braccialetti uguali che venivano separati alla fine della
cerimonia. Chiedo venia, ma non riesco proprio a ricordare dove l'ho
letto.
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Capitolo 11 *** La Corona dei Corvi ***
11. La Corona dei Corvi
11. La Corona dei Corvi
Dìs si asciugò furtivamente una lacrima,
indietreggiando di un passo per nascondersi dietro la grande mole di
Dwalin che le stava a fianco. Lui la vide e le prese una mano,
mettendosela sul braccio e dandole piccoli colpetti rassicuranti,
mentre le sorrideva benevolmente.
La Nana non avrebbe potuto essere più sorpresa se le fosse comparso davanti Mahal in persona.
“Cos’è andato di traverso a mamma, che voi sappiate?” chiese Gràin a mezza voce.
“Perché, le è successo qualcosa? A me
sembra la stessa di sempre,” rispose Nàin. Il fratello
sospirò, poi, pazientemente, fece notare a Nàin che di
solito la loro madre, pur essendo poco trattabile, non sembrava un
drago sputafuoco con il mal di denti. Nàin ridacchiò.
“Io non ci vedo molto di diverso dal solito. Quando guarda me, sembra sempre un drago con il mal di denti!”
Lois intervenne, sbuffando.
“Ma voi non ascoltate mai i pettegolezzi?”
“No,” rispose Nàin sinceramente stupito.
“Io di solito sì, sono molto istruttivi,”
ribattè Grain, “ma questa volta mi sfugge qualcosa. A
proposito, che fine ha fatto il caro fratellino? Forse ha qualche cosa
a che fare con il malumore di mamma?”
“Sì e no” rispose Lois.
“Effettivamente Eldris non ha gradito di dover essere
accompagnata nella sala, davanti al più grande assembramento di
personalità importanti dopo l’Ultima Alleanza, dal cugino
Nàr, che si avvicina ai trecento anni e fatica a reggersi in
piedi; il quale, oltre tutto, indossava un vestito il cui colore faceva
a pugni con quello di lei. Pare che Elder non si senta bene;
secondo la mia cameriera, gira voce che abbia avuto una lezione di
scherma dal cugino Dwalin.”
Nàin fischiò, mentre Gràin si strozzava con la propria saliva.
“Ma è impazzito? E’ un miracolo che sia ancora vivo!”
“Mamma finirà il lavoro iniziato da Dwalin…” rise Nàin.
“Però hai detto ‘sì e no’,
Lois,” rammentò Gràin. “Cosa intendevi?”
“Hai visto Dìs, marito mio? E’ la madre dello sposo.”
“Lo so che è la madre dello sposo, e l’ho
vista beni…” Gràin spalancò gli occhi.
“Ma non era… cosa.. allora lei…”
guardò il sorriso malizioso della moglie e gli angoli della
bocca gli si sollevarono; poi si piegò in due, colto da un
irrefrenabile attacco di risate, tra le occhiate di riprovazione dei
suoi vicini.
“Qualcuno mi spiega perché ride…?” fece Nàin in tono lamentoso.
Il più assoluto silenzio era caduto nella sala.
Sulla piattaforma c’era ora Balin, in qualità
di più anziano esponente della Casa di Durin. Tutti gli altri
discendenti di Durin erano schierati in semicerchio. Dalle
profondità di Erebor cominciò a risuonare, ritmicamente,
il rumore del martello che batte sull’incudine. L’acustica
era tale che il suono raggiungeva ogni angolo della maestosa
sala. Tutto intorno alla piattaforma, con un rumore di
pietra che striscia sulla pietra, si aprirono cavità in
cui ruggiva il fuoco, e contemporaneamente, tutte le lampade si
spensero, finchè il salone fu illuminato solo dalla luce
rossastra del fuoco.
“Onoriamo i nostri antenati,” gridò Balin, nel silenzio; e la sua voce fu come un richiamo nella notte.
“Durin il Senzamorte!”
“Onore a lui!” risposero i presenti. Un torcia
sfolgorò nell’oscurità; un guerriero completamente
armato emerse dal buio, percorse lentamente la sala e si fermò
alle spalle di Balin. L’anziano cerimoniere proseguì
nominando tutti i Re discendenti di Durin; e quando veniva pronunciato
ogni nome, si accendeva una torcia ed un nuovo guerriero si aggiungeva
a quelli già schierati dietro Balin. Il martello
continuava a risuonare dal buio, e sembrava provenire da mille
direzioni e da nessuna. Così per Thrain I, che portò i
nani ad Erebor per la prima volta; per Thror, e poi…
“Thorin II, Scudodiquercia, che ci ha riportati a
casa!” una torcia si incendiò proprio sopra la
piattaforma, illuminando un ultimo guerriero con una sfolgorante
armatura; e un cerchio di torce rischiarava ormai il centro della
sala.
Dal semicerchio dei Durin si vide emergere un’alta figura.
Avanzò e salì sulla piattaforma, fermandosi a
pochi passi da Balin; lì si girò a fronteggiare i
presenti. Tutti videro che portava a tracolla il fodero di una spada.
La sua voce si levò alta e sicura, giovane ma senza età.
“Sono Kili, figlio di Jeli, principe di Erebor,
della stirpe di Durin per mezzo di Dìs, figlia di Thrain, figlio
di Thròr! Rivendico il trono dei miei
antenati!” Nel silenzio assoluto, si udì il rumore
di una spada che veniva sguainata;e i presenti videro che la
spada nelle mani del giovane Nano era quella elfica che aveva ucciso
Bolg. Il fuoco accendeva sulla lama scintillante intensi bagliori.
“Qualcuno contesta il mio diritto ed il mio potere?”
Dopo pochi secondi di silenzio, fu Balin a dare la risposta rituale.
“Tuo il diritto, tuo il potere! A nome di tutti, io,
il più anziano della Casa di Durin, lo attesto e lo
sostengo!”
In quel momento, dai ranghi dei Durin si fece avanti
Dìs, che reggeva su un cuscino la Corona dei Corvi. Recuperata
aul campo di battaglia di Azanulbizar dopo la morte di Thròr,
era stata nascosta dalla famiglia nelle Montagne Azzurre, ed affidata
alla custodia di Dìs. La Nana l’aveva portata con
sé fino ad Erebor. Kili posò il ginocchio a terra,
e Balin gli pose in capo la corona.
“Alzati, Kili della stirpe di Durin, Re sotto la
Montagna!” Il giovane Re si alzò e si voltò; tutti
i Nani nell’immensa sala con un unico movimento, piegarono il
ginocchio davanti a lui, mentre i presenti di altre razze rendevano
omaggio secondo le loro usanze. Kili sorrise, e si levò un
oceanico applauso.
Il giovane Re indicò loro di alzarsi, e poi sollevò una mano per chiedere silenzio.
“Gente di Durin! Questo è l’inizio di una
nuova Era! È l’inizio del nostro ritorno alla
grandezza! Erebor sarà di nuovo il più potente Regno dei
Nani della Terra di Mezzo!”
Un altro boato di applausi e urla lo interruppe.
“Questo sarà un nuovo regno! E come primo atto
del mio Regno…” tese una mano verso Miralys, nel
semicerchio dei Durin come le competeva. Lei lo guardò, un
po’ disorientata, ma Dìs fece qualche passo verso di lei.
“Vai da lui, forza! Ha ancora qualcosa da fare…”
Miralys la guardò ancora perplessa ma fece come le
aveva detto: si avvicinò al marito e prese la mano che le veniva
tesa.
“Da moltissimo tempo Erebor non ha una Regina. Ed
anche quando l’aveva, non è mai stata tradizione che
avesse un ruolo ufficiale. Le cose cambieranno. Quindi…”
Si guardò un attimo intorno e trovò, a pochi passi, una sorridente Bleis che reggeva un cuscino.
“Amore,” sussurrò “non sorprenderti troppo, d’accordo?”
“Amore,” sibilò lei in risposta
“avresti potuto avvisarmi…” poi lo guardò;
lui sorrideva nel suo solito modo irresistibile e lei e non potè
fare a meno di ricambiare.
Kili prese dal cuscino di Bleis una fascia d’oro e
smeraldi e la pose sui riccioli biondi della sua sposa; poi la prese
per mano e la fece voltare verso il pubblico.
“Ammirate la Regina di Erebor!”
Fra gli applausi, in mezzo ad un oceano di visi festanti,
Miralys riuscì a ignorare l’unica persona che non
sorrideva. Eldris aveva l’espressione di chi aveva appena
addentato un limone particolarmente aspro.
Il banchetto fu di quelli che vengono ricordati per generazioni.
Lunghe file di tavoli affollavano tutto lo spazio disponibile, e
scricchiolavano sotto il peso delle cibarie: Bombur aveva superato se
stesso ed ora, a capo tavola, si godeva i frutti delle sue fatiche,
senza per questo perdere di vista l’andamento del banchetto. Una
squadra di giovani aiutanti si occupavano di eseguire i suoi ordini e
di tenerlo costantemente rifornito di viveri… senza mancare di
approfittarne loro stessi, da bravi Nani.
Il vino e la birra scorrevano a fiumi, e nello spazio
circolare in mezzo ai tavoli, chi voleva ballava al ritmo di
un’orchesta i cui membri si davano spesso il cambio, per non
perdersi nemmeno una delle innumerevoli portate.
Dori e Nori, fianco a fianco, osservavano il fratello minore,
costantemente assediato da un nugolo di giovani nane. Il più
anziano stava quasi per soffocarsi con la birra.
“Ma… ma… non capisco! Cos’è
successo al mio piccolo Ori..? Così timido, innocente,
e…”
“Innocente non lo è più di certo!”
ridacchiò Nori, che aveva superato meglio la sorpresa. Del resto
era un uomo di mondo, e dopo una breve ma seria chiacchierata con il
fratello minore si era reso conto che Ori non correva il rischio di
diventare vittima di qualche disavventura. “Lo abbiamo
sottovalutato, credi? Tutta la parte maschile della Montagna si chiede
‘ma cos’ha lui che io non ho?’ Evidentemente quelle
femmine lo sanno!”
“Ma… ma… ma lui non sta con…”
Nori gli mise una mano sul braccio, attirando la sua
attenzione su un movimento repentino alla sua sinistra. Gleis si
era alzata con aria decisa dal suo posto a tavola e si era avviata
verso il gruppo formato da Ori e dalle sue ammiratrici. Mani sui
fianchi, si fermò a circa due metri di distanza e disse qualche
parola, che i due fratelli non riuscirono a cogliere. Le nane si
sparpagliarono come uno stormo di oche inseguite da un cane, mentre
Gleis infilò la mano sotto il braccio di Ori e lo condusse via.
Sul viso del piccolo nano era comparsa un’espressione estasiata.
“Per Durin! Sembra che gli abbiano regalato tutto
l’oro di Smaug!” bofonchiò Dori, tra il sorpreso e
il disgustato.
“Di sicuro Gleis è più divertente di
tutto l’oro del mondo…” disse Nori con uno strano
tono distratto.
“Sarà anche così, ma insomma… chi
avrebbe pensato che… sembra ieri che lo tenevo in braccio! Ah,
come passa il tempo, vero, Nori?... Nori?”
Dori si voltò, ma nel breve spazio di una frase, suo fratello era sparito.
Sospirò e tornò a cercare consolazione nella sua birra.
“Vieni,” sussurrò Miralys, “voglio fare qualcosa.”
Kili la guardò stupito.
“Adesso?”
“Sì. La festa sta andando avanti benissimo,
possiamo sparire per qualche momento. Non possiamo aspettare, questi
fiori appassiranno, e in qualche modo… non mi sembra
giusto.”
Si alzarono rapidamente, ed uscirono, sorridendo e salutando con la mano.
“Ah… ragazzi!” sospirò Balin, attaccando l’ennesimo boccale di birra.
“Ma dove vuoi andare?” chiese il giovane Re.
“Vedrai.” Miralys lo prese per mano e lo
guidò attraverso corridoi e scale, sempre più giù.
Alla fine, la destinazione fu chiara, e Kili tacque commosso.
Come sempre, le torce ardevano nella cripta. I due giovani
avanzarono, sempre tenendosi per mano, fino alla tomba di Fili. In
silenzio, Miralys posò il suo bouquet sul petto
dell’immagine sul sarcofago, poi indietreggiò di due passi.
“Vorrei tanto averti conosciuto,” disse.
“Mahal non ha voluto che ciò accadesse, ma sono sicura che
mi puoi sentire.” Kili, appena dietro di lei, con il cuore
in subbuglio, sentiva le lacrime bruciargli gli occhi.
“Volevo dirti che puoi stare tranquillo. Mi
prenderò cura di lui con tutta me stessa; so che non
smetterà mai di sentire la tua mancanza, e che questo vuoto non
potrà mai essere colmato… ma ti prometto che gli
darò tutto il mio amore, e lo aiuterò a ricominciare a
vivere.”
Si interruppe; due braccia forti l’avevano avvolta, e
si trovò stretta al petto del marito. Kili chinò il capo
sulla sua spalla, accostando la guancia alla sua, e Miralys
sentì le labbra di lui coprirla di piccoli baci.
“Tu mi hai già ridato la vita,”
sussurrò il giovane Re, “senza di te… non oso
pensare cosa sarei.”
Lei si girò nel cerchio delle sue braccia, e lo strinse a sua volta, senza parlare.
Ed improvvisamente, Kili lo avvertì: una brezza
leggera, un lieve sentore di fumo di pipa…una presenza, dietro
di lui, così familiare… resistette alla tentazione di
voltarsi, chiuse gli occhi ed affondò il viso nella chioma
profumata della sua sposa.
Io sono con voi, fratellino, sempre e dovunque.
Era tardi, ormai. Miralys e Kili avevano raggiunto gli
appartamenti reali, seminando con decisione un codazzo di Nani
annebbiati ed ubriachi. Nelle sale inferiori la festa sarebbe
continuata a lungo, finchè anche gli ultimi irriducibili non
avessero gettato la spugna… o fossero finiti loro stessi gettati
sotto un tavolo.
Kili si appoggiò alla porta.
“Uffh! Finalmente è finita! Non ne potevo
più… giuro che se domani qualcuno si presenta qui prima
del tardo pomeriggio, finisce nelle segrete!”
Miralys ridacchiò. Si stava già liberando dei
gioielli, non era abituata a portarne di così importanti.
Passò quindi all’acconciatura.
“Aspetta, ti aiuto,” disse Kili, “adoro
scioglierti i capelli.” L’impresa non fu delle più
facili, ma alla fine, dopo aver eliminato un numero di forcine che Kili
stimò sfiorare il centinaio, i riccioli di Miralys ricaddero
liberi sulle sue spalle. Lui si fermò a guardarla,
incantato.
“Com’è possibile che diventi ogni giorno
più bella? Dovresti essere esausta, io mi sento a pezzi, invece
tu sei radiosa.”
Le circondò la vita con un braccio, dirigendosi verso la camera da letto.
Qualcuno era passato da non molto. L’ambiente era
illuminato da lunghe candele profumate, tipicamente elfiche, e decorato
di fiori. Su un tavolino, due bicchieri di delicatissimo cristallo
intagliato ed una bottiglia.
“Ehi… che bella sorpresa!” disse Kili.
“Hai ragione, questi fiori sono bellissimi.”
“Veramente mi riferivo all’idromele.”
Miralys rise, ma seguì Kili fino al tavolino. Il
giovane Re prese la bottiglia e fece per versare il liquore nei
bicchieri, ma all’improvviso si immobilizzò.
“Che c’è?” chiese lei, aggrottando la fronte. Avanzò per vedere cosa stava guardando Kili.
Sul tavolino, tra i due bicchieri, era posato un piccolo
oggetto che brillava debolmente alla luce delle candele. Con gesti
estremamente controllati, Kili posò la bottiglia ed
allungò una mano verso l’oggetto; Miralys si accorse che
le dita di suo marito tremavano leggermente. Subito preoccupata gli si
avvicinò e gli posò una mano sul braccio.
“Cosa succede, amore? Cos’è quell’oggetto?”
Kili trasse un profondo respiro, poi chiese, con voce alterata:
“Quando sei venuta qui per l’ultima volta, Mira? L’hai mai visto?”
“Qualche ora fa, quelle scarpette mi stavano
uccidendo, così le ho cambiate. Non c’era nemmeno iil
tavolino.” Miralys guardò l’oggetto che
brillava nella mano di Kili: era un fermaglio per capelli, d’oro,
semplice, evidentemente maschile, decorato con delle rune che lì
per lì non riuscì a leggere.
“L’ho fatto cercare… Oìn mi disse
che non l’aveva addosso, quando… quando lo ha pettinato.
Avevo pensato che l’avesse tolto per indossare l’elmo, ma
nella nostra stanza non c’era… non ricordo assolutamente
se l’aveva quando… certo non ho controllato!”
Kili era sconvolto. Pallidissimo, senza fiato, guardava con
gli occhi sbarrati quell’oggetto, che aveva visto per
l’ultima volta a disciplinare una chioma bionda, molti mesi prima.
Miralys ascoltava, altrettanto scossa. Vedeva ora che le
rune formavano il nome di Fili; e che l’oggetto era identico a
quello di mithril che Kili portava abitualmente, che recava inciso il
suo nome.
“E’ come il tuo…” Kili annuì.
“Sì… abbiamo spesso avuto oggetti uguali, lui d’oro, io di mithril. Lo zio teneva alle tradizioni. L’oro è per il principe ereditario, il mithril per la famiglia reale.
Era scomparso… l’ho fatto cercare per mesi, alla fine ho
pensato che l’avesse perso sul campo di battaglia…”
Si guardarono allibiti.
“L’avranno trovato e te l’hanno riportato,” azzardò Miralys.
“Ma chi, e come, dove? Perché restituirlo adesso?”
“Beh, non deve essere difficile scoprire chi ha
lasciato qui questo oggetto, le guardie fuori sapranno certo chi
è entrato.”
Senza una parola, Kili uscì a parlare con le guardie; al suo ritorno aveva uno sguardo serio.
“Allora?”
“Nessuno… dopo di te non è entrato
nessuno, tranne due ragazze elfiche in compagnia di Bleis, con
tavolino, fiori, candele…”
“Bleis avrebbe riconosciuto questo oggetto, ne sono sicura. Non possono essere state loro.”
Kili aprì le braccia e Miralys si strinse a lui. Lo
sentiva tremare leggermente; poi il giovane Re trasse un profondo
sospiro.
“Non faremo nessuna ricerca,” sussurrò.
“Se la spiegazione emergerà da sola, bene.
Altrimenti… “
Lo considererò un regalo di nozze, Fee.
NdA Allora!
Piaciuta l’incoronazione? Che fatica inventarsi qualcosa di
originale! Ero stufa del solito “Dio me l’ha data e guai a
chi me la tocca!”
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Capitolo 12 *** Dove ci avviamo alla conclusione ***
12 Dove ci avviamo alla conclusione
12 Dove ci avviamo alla conclusione
“ E’ stata una bella festa, vero? E che carini
sono, loro!” disse Lois al marito, mentre seguiva con lo sguardo
gli sposi sorridenti che, tenendosi per mano, si avviavano verso
l’uscita della sala.
“Sono contento per la mia sorellina, sembra così felice… e il nuovo cognato mi piace molto.”
“Miralys è fortunata. E’ bello vedere che
anche un guerriero, o un re, può innamorarsi!”
Gràin la guardò con aria strana e un lieve sorriso sulle
labbra.
“Beh, non tutti seguono gli stessi percorsi… se
tra loro è stato quasi un colpo di fulmine, non è detto
che debba per forza succedere così. Anche la stima è un
buon inizio, non credi?”
Lois rispose a sua volta con un sorriso misterioso. Forse dovremmo bere idromele più spesso…
“Che ne dici, facciamo due passi?” chiese Gràin.
“E’ stata una bella festa, vero? Ma sono contenta
che sia finita… non ne potevo davvero più. Chi direbbe
che sei un ballerino così bravo, amico mio?” Dìs si
era sfilata le scarpe sotto il tavolo, ringraziando Mahal della
lunghezza della sua gonna.
“Mio fratello ha delle doti nascoste,
Dìs,” ridacchiò Balin dall’altro lato del
tavolo d’onore. “Ti sei divertita molto, vero?”
“Non sai quanto… in realtà non ne posso
più già da un po’, ma non me ne sarei mai andata
prima di Eldris!”
La Nana in questione era uscita di scena appena dopo il
commiato degli sposi, con un piglio rabbioso da far inacidire il
latte.
In effetti, pensò Balin, hai
fatto di tutto per volteggiarle sotto il naso ad ogni giro di danza!
Ah, le Nane... sono sempre un passo davanti a noi!
“Ori mi ha lasciata di stucco. E’ stato l’anima della festa…”
“Ah, l’amore…” Dwalin
sogghignò. “Dori continua a guardarlo, indeciso se
arrabbiarsi o inorgoglirsi. Per lui è sempre il suo piccolino,
ma i ragazzi crescono. Largo ai giovani, del resto con un Re come
Kili… è inevitabile che si circondi di giovani Nani, come
quelli della sua nuova Guardia Personale.”
“Ma ad addestrarli vogliono sempre il vecchio leone!” Tutti e tre risero. Poi Dwalin continuò:
“Che strano, è tutta la sera che non vedo Nori.”
“Hai guardato sotto tutti i tavoli?”
“No… ma non ricordo proprio di averlo visto,
dopo il maialino da latte in salsa. Era vicino a me, allora,
poi… basta.”
“Avrà avuto qualche affare strano. Sai
com’è Nori,” disse Balin, “è già
tanto che non sia sparito durante il viaggio…”
Il pensiero di tutti, inevitabilmente, tornò agli
avvenimenti dell’ultimo anno; la giornata appena trascorsa ne
costituiva la ideale fine, anche se un po’ diversa da quella che
ci si aspettava.
“Chi avrebbe mai detto…” mormorò
Balin, ben sapendo che era anche il pensiero degli altri. Guardò
Dìs. “Mi dispiace, non volevo rattristarti,
ma…”
“Non preoccuparti, vecchio amico. Loro sono nel
pensiero di tutti noi, e lo saranno sempre.” La nana era
diventata seria. “Thorin ne sarebbe
contento…” sussurrò.
“Sarebbe molto orgoglioso di tuo figlio… come lo siamo tutti noi,” rispose Balin piano.
“E’ stata una bella festa, vero?” disse
Bofur, i teneri occhi castani fissi su Bleis. Avevano cercato rifugio
sulla balconata sopra le porte.
“Molto,” rispose la Nana, con una vena di nostalgia nella voce. Il suo compagno le strinse il braccio.
“Guarda! L’estate è vicina, anche se
l’inverno è stato lungo. Se c’è una cosa di
cui possiamo essere sicuri, è che tornerà ogni anno, e
che il tempo guarisce ogni cosa.”
Bleis lo guardò, intenerita… ma
all’improvviso spalancò gli occhi. Si era resa conto solo
in quel momento di un particolare importante.
“Bofur! E il tuo cappello?” lui ridacchiò.
“Quella vita è finita. Ora sono un Nano serio, ed ho deciso che non sarò più un giocattolaio.”
“Non ci posso credere… veramente non
fabbricherai più giocattoli?” Bleis era quasi dispiaciuta:
i giocattoli di Bofur erano splendidi.
“Non ho detto questo. Ho assunto dieci apprendisti e
sarò un ‘imprenditore di giocattoli’! Ho deciso di
mettermi in grande, ma non temere: sarò sempre pronto a
fabbricare giocattoli per i miei futuri bambini… e per quanto
riguarda il cappello, ti confesserò: l’ho messo in
naftalina in una grande scatola in fondo al mio armadio, perché
non si sa mai.”
La vallata inondata dalla luce della luna era uno spettacolo
affascinante, pieno di pace. Il grande Cancello era chiuso per la
notte, ma alcune ombre scivolarono silenziosamente giù per la
strada: sembravano due nani e due pony, carichi di bagagli.
“Che strano…” disse Bleis; “chi si metterà in viaggio a quest’ora?”
“Sarà qualcuno che ha avuto un’ emergenza,
e comunque deve essere passato davanti alle Guardie. Se ci fosse stato
qualcosa di sospetto l’avrebbero fermato.” Poi
guardò meglio.
“Se non fosse assurdo, giurerei che quello davanti sia Nori…”
“Fammi posto!” mugugnò la dama alla
giovane cameriera che si era accaparrata lo spazio dietro il divanetto.
La ragazza si rannicchiò appena in tempo: sopra la loro testa
esplose l’ennesimo proiettile.
“Questa era la zuccheriera,” disse la
prima, contemplando malinconicamente la polvere bianca che
volteggiava nell’aria per posarsi su di loro.
“Andrà avanti per molto?” sussurrò spaventata la cameriera.
“Giusto, sei di qui,” sospirò la dama,
“non puoi saperlo. Ti dico solo: speriamo che Eldris finisca i
proiettili. Fino ad allora non è prudente usci…”
altra esplosione, un po’ più a destra. Un piatto.
Rumore di passi in corsa, poi un tonfo ed uno strillo.
“Traditrice!” altro schianto, dall’altra
parte della stanza, un grido di dolore, il rumore di un corpo che cade.
“No,” sussurrò la dama dietro il divano,
“non è prudente cercare di scappare. Ha una mira
incredibile.”
“Imbrogliona!”
Un colpo violento, poi rumore di cristalli infranti e scroscio d’acqua. Vaso con fiori annessi.
“Ma con chi ce l’ha?” bisbigliò la cameriera alla sua compagna di sventure.
“Maledetta Dìs! Maledetta Miralys! Maledetto Elder! Maledetta Montagna! Maledetti Durin!”
“Ecco la tua risposta…” sussurrò la dama, interrotta da un ennesimo urlo.
“Lo so che siete lì dietro!” le due raggelarono, e si guardarono con gli occhi sbarrati.
“Oh, Mahal, è finita…”
“Uscite da dietro quel cassettone!”
Sospiro di sollievo dietro il divano. Rumore di altra porcellana fracassata.
“Maledette! Se entro cinque secondi qualcuno non si
presenta per sciogliermi i lacci del vestito, giuro che dò fuoco
al letto e vi chiudo dentro la stanza!”
La cameriera guardò la dama con gli occhi dilatati dal terrore, scuotendo il capo freneticamente.
“Uno!”
L’altra chiuse gli occhi, mormorando implorazioni a Mahal e a tutti gli dèi.
“Due!” altra porcellana in frantumi.
“Tre!” un fragore di vetri infranti
annunciò la perdita definitiva dello specchio. Schegge di vetro
volarono per la stanza, bersagliando il divano come una grandinata;
singhiozzi soffocati lasciarono capire che i vetri avevano
raggiunto qualche bersaglio vivente. La dama pensò che,
essendoci almeno altre cinque persone nella stanza, la sfuriata doveva
pur fare qualche altra vittima. Non è detto che non ci scappi il morto… oltre ai proverbiali sette anni di guai.
“Quattro!”
Dieci unghie si conficcarono nella tappezzeria del divano,
mentre la dama raccoglieva tutto il suo coraggio e si preparava ad
affrontare il suo destino. Ecco come si sentivano quelli che hanno cercato di combattere Smaug! Pensò.
Rivolse un cenno di commiato alla comeriera, colma di ammirazione per
l’atto di eroismo a cui stava assistendo, trasse un profondo
respiro, e…
“M-mia s-signora…” un balbettìo incoerente
venne da dentro un baule. La dama dietro il divano si
accasciò, senza forze. Si sentiva come un condannato
all'impiccagione graziato mentre aveva già la corda al collo.
La cameriera si sporse un poco da sotto il divano per vedere in viso l’eroina del giorno.
“Alla buonora, Leanne! Sbrigati, razza di marmotta in letargo!” ringhiò Eldris.
La giovane Nana corse alle spalle della sua signora, e con
dita tremanti cominciò a sciogliere i lacci del sontuoso abito
da cerimonia. Eldris continuava la sua tirata.
“Maledetta! E sorrideva! L’ha fatto apposta!
Quella vipera!” la collana di rubini finì contro la
parete, mentre gli altri gioielli volarono per la stanza.
“ Questa offesa è imperdonabile! Qualcuno me la pagherà! Questo è sicuro!”
Appena il vestito fu aperto, Eldris se lo strappò di
dosso. La cameriera, incredula, da sotto il divano la vide fare a pezzi
la stoffa con le unghie, finchè l’abito non fu ridotto ad
un mucchio di striscioline color rubino. Leanne approfittò del
fatto che la sua signora era concentrata nell’operazione per
guadagnare l’uscita con uno scatto fulmineo, come se
avesse un’orda di goblin alle calcagna. Del varco
tentò di approfittare anche un valletto, emerso da dietro uno
stipetto rovesciato, ma Eldris fu più veloce di lui: colpito
alla nuca da un piatto ben diretto, si accasciò sulla soglia.
"Dove sono le mie nuore? Qualcuno le ha fatte chiamare come avevo chiesto?"
Una voce venne da dietro un tavolo rovesciato. Un anziano gentiluomo.
"M.. mia Signora... sono andato dalla signora Lois, e la c-cameriera
m-mi ha detto che n-non voleva essere disturbata. P-pare che
abbia bevuto troppo idromele... ma la p-porta tra la camera e il
salotto non era chiusa bene e mentre uscivo ho creduto di sentire
delle... risatine e... "
"Traditori, anche loro! E Meltis?"
"N-nelle stanze della signora Meltis era t-tutto b-buio ... e si
sentiva r-russare... e non ho potuto nemmeno svegliare la
c-cameriera..."
La Signora dei Colli Ferrosi, i capelli
scompigliati, levò al soffitto un volto contratto dalla
rabbia; ad un tratto, si immobilizzò:
“Andate a prendere quel disgraziato di mio figlio Elder!”
“Maledizione, se ci si mette anche mamma sono davvevo
nei guai! Già padve mi ha mandato il suo scudievo convocandomi
pev domani mattina per discuteve del mio indegno compovtamento!
Vovvà sapeve pevchè non mi sono pvesentato alla
cevimonia... Non cvedo che savà compvensivo quando gli
divò che non potevo assolutamente fav vedere questo ovvibile livido…”
“Cosa devo riferire, mio signore? Ci sono quattro valletti qui fuori che attendono…”
“Digli… digli che non mi hai tvovato!”
“Mmmh… dubito che funzionerà… e se entrano?”
“Per Duvin, che disastvo! Senti, facciamo così:
digli che sono andato alle tevme pev le acque cuvative. Sono
talmente gvandi che, se mi cevcano là dentvo, pevdevanno tutta
la notte. Io mi infilo in quel baule pev gli abiti… e nel
fvattempo devo tvovave una stoviella convincente pev mamma. Maledizione
a questa Montagna e a tutti i suoi abitanti! Avvei dovuto
vimaneve a casa!”
Uscire da un abito da sposa è tremendamente complicato! Stava
pensando Miralys. Kili l’aveva aiutata come poteva, ma solo dopo
diversi minuti le ultime sottogonne si erano aggiunte al mucchio di
seta sul pavimento. Kili aveva seminato con sfinita
noncuranza le varie parti del suo abbigliamento per tutta la
stanza e si era infilato a letto, e lei non vedeva l’ora di
raggiungerlo.
Uff! Fatta. Si voltò… e rimase immobile.
Il giovane Re era profondamente addormentato, un braccio
piegato dietro la testa, l’altro abbandonato mollemente sulla
coperta. Il petto nudo si alzava e si abbassava al ritmo del respiro;
le lunghe ciglia brune fremevano e la bocca era socchiusa in un lieve
sorriso. Il cuore di Miralys si sciolse.
Si infilò lentamente sotto le lenzuola; obbedendo ad
un impulso irresistibile si chinò a sfiorare le labbra di lui
con le sue, ed un fremito passò sul viso del marito.
Delicatamente, per non svegliarlo, si distese accanto a lui e gli
appoggiò il capo sulla spalla; senza nemmeno cambiare il
ritmo del respiro, Kili la cinse con le braccia stringendola a
sé. Miralys aspirò il profumo inebriante della pelle del
suo amato, e cullata dal battito del suo cuore, in pochi secondi
scivolò nel sonno.
N.d.A. Ferme!! A
tutte quelle che si aspettavamo una notte di nozze extrabollente, e
stanno raccogliendo pomodori e uova passate da un mese…
Ferme!
Riflettete
un attimo. Questi due hanno trascorso gli ultimi giorni ad
intrattenere una serie infinita di ospiti più o meno
importanti. La sera prima hanno avuto le rispettive ultime feste.
Hanno trascorso una notte a fare le peggio cose nell’acqua calda.
Presumibilmente sono in piedi dall’alba ( sapete a che ora si
alzano le spose la mattina del matrimonio? Provate a fare
un’indagine. Io l’ho fatto) … ma cosa
pretendete? Neanche Superman e Wonder Woman. Per favore.
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Capitolo 13 *** Kili perde la pazienza ***
13 Kili perde la pazienza
13 Kili perde la pazienza
Era quasi mezzogiorno, ma la Montagna Solitaria era insolitamente tranquilla.
Le “squadre di pulizia” avevano da tempo
riportato i dispersi ubriachi, ritrovati in ogni possibile angolo, ai
rispettivi alloggi. Eccetto quelli finiti in luoghi inaccessibili
e che si sarebbero fatti vivi solo nei giorni successivi, smaltito lo
stato alcolico.
Irridis aveva distribuito litri di pozione per il mal di
testa, ed era intervenuta in alcuni casi particolarmente gravi di coma
etilico. Molto richieste anche la pastiglie di antiacido.
Gli aiutanti di cucina che avevano estratto le pagliuzze più corte distribuivano litri di caffè nero.
A parte gli sventurati incaricati dei servizi indispensabili,
residenti e ospiti rimanevano chiusi nelle loro stanze. Beh, quasi
tutti.
“Cosa diavolo hai combinato?!”
Eldris guardava sbalordito il viso devastato del suo figlio
prediletto. Dopo aver trascorso una notte insonne camminando a
grandi passi per la camera devastata, meditando vendetta, appena
l’ora lo aveva consentito era piombata nelle stanze di
Elder. Si sarebbe vendicata in qualche modo e lui era il primo della
lista… chissà come era riuscito ad evitare di essere
trovato, la notte precedente!
Sbaragliata ogni resistenza da parte del valletto, aveva
spalancato con un urlo la porta della camera da letto, solo per trovare
il figlio che, in camicia da notte, seduto davanti ad un catino di
acqua bollente aromatizzata, faceva dei suffumigi, con un enorme, e
quanto mai opportuno, telo che gli copriva testa e volto.
“Dove sei, figlio degenere! Traditore! Venduto!”
“Sto balissibo, babba. Ho un tvemendo vaffveddove, sapessi…”
“Solo la morte avrebbe dovuto tenerti lontano dalla
cerimonia! Mi hai rovinato l’ingresso! E’ tutta colpa tua!
E di tua sorella! E di quella… quella…”
Allungata la mano, aveva strappato il telo dalla testa del
figlio; il movimento improvviso aveva mandato il catino a
rovesciarsi, inondando il nano di acqua bollente. Elder aveva
ululato; e si era dimenticato di coprirsi il viso. Eldris lo
aveva fissato esterrefatta. L’occhio di Elder era un arcobaleno
di colori. E il collo non era da meno.
“Mamma, è stato un tvadimento! Sono stato
imbvogliato!” concluse Elder dopo aver raccontato alla madre
tutta la storia – non senza aver inventato una strenua resistenza
da parte sua che avrebbe addirittura
messo in difficoltà Dwalin. Eldris lo squadrò pensosa; e
per la prima volta si chiese se il figlio prediletto fosse veramente
l’idiota che appariva in quel momento.
Poi si ricordò di un particolare.
“Dille che sono sbronzo marcio e non mi ricordo nemmeno
come mi chiamo,” bofonchiò Daìn al suo aiutante di
campo, il quale gli aveva appena riferito che sua moglie richiedeva con
urgenza di parlargli.
“Ma dice che è un’emergenza, che si tratta di vita o di morte..”
“Se è la sua non me ne importa un accidente. Hai sentito qualche segnale di allarme?”
“No, mio Signore. Dice che si tratta dell’onore
della famiglia, che vostro figlio è stato gravemente
offeso…” l’aiutante di campo si fermò,
vedendo il suo signore in preda ad una irrefrenabile ilarità.
“Avrà scoperto che Elder è stato tanto
stupido da importunare Dwalin…! Beh, mi dispiace, non posso
farci nulla. Anzi, sì: chiama il mio segretario. Ci vorrà
un po’ di tempo per scrivere un decreto d’esilio per un
membro della famiglia reale. Elder sta diventando una fonte di
imbarazzo: dove potrei mandarlo? Un posto dove non possa far danni,
lontano da quella peste di sua madre, dove possa magari imparare
qualcosa di utile…?”
Prese una mappa della Terra di mezzo e la studiò un attimo. Poi alzò lo sguardo:
“Sei ancora qui? Ti ho dato la mia risposta, mi pare…”
Impalato sull’attenti, impassibile, l’aiutante di campo ripetè:
“Sbronzo marcio, signore. Riferirò, signore. Il
segretario qui, signore.” Girò sui tacchi ed uscì.
Dàin lo seguì con lo sguardo, poi scosse il capo.
“Questi giovani non hanno il senso dell’umorismo,” brontolò, e continuò a studiare la mappa.
Il giovane Re di Erebor era molto impegnato, o meglio, stava
prendendo molto seriamente il più importante dei suoi doveri.
Per essere precisi, stava baciando con tutta la sua attenzione i seni di sua moglie.
Percorreva con le dita i morbidi contorni, trasformando ogni
tocco in una carezza; con lenti movimenti circolari passava la punta
della lingua intorno alle areole, prendendo tra le labbra con
delicatezza i capezzoli e soffiandoci leggeri baci, prima l’uno
poi l’altro. Nel frattempo prestava la massima attenzione alle
reazioni della sua amata, godendosi ogni sospiro, ogni parola
sussurrata, ogni mugolio. Ecco, trovava assolutamenti eccitanti
proprio certi piccoli mmmh, che avevano la caratteristica di finirgli dritti al cervello… e in altre zone poste molto più a sud.
Da parte sua, la Regina di Erebor stava godendosi una particolarità di suo marito che trovava adorabile oltre ogni dire: la sua barba,
o meglio la scarsità di essa, che la rendeva morbidissima ed
estremamente piacevole sulla pelle. Sapendo quanto i Nani
stimassero la barba, non aveva mai osato esprimere tale opinione, nel
timore di mostrarsi blasfema: ma sapeva che quando la barba di Kili si
fosse finalmente decisa a crescere folta, avrebbe seriamente pensato di
raderlo mentre dormiva.
Al presente comunque il problema non esisteva. Miralys si
inarcò leggermente sotto i tocchi delle dita e della bocca del
suo amante, affondando le dita nell’arruffata chioma bruna che le
accarezzava la pelle con un effetto eccitante oltre ogni misura.
Fu lui, con il suo istinto di scout, il primo ad avvertire un
fastidioso ronzio di sottofondo. Lo ignorò deliberatamente,
spostando le mani sui fianchi morbidi della sua sposa, e continuando i
suoi esperimenti.
Quando il ronzio si alzò di volume, diventando un
vocìo, infastidito si tuffò ancora più sotto le
coperte, raggiungendo l’ombelico di lei con il viso e
strofinandovi la guancia, con l’effetto di provocare
un risolino ed una serie di fremiti decisamente promettenti. Ma fu in
quel momento che anche Miralys si rese conto dei rumori molesti,
e sobbalzò leggermente: e l’incantesimo si ruppe.
“Ma cosa diavolo…?” Kili gettò
indietro le coperte ed emerse, la criniera arruffata e la fronte
aggrottata.
“Stanno gridando… nel corridoio?” ipotizzò lei.
“Avevo dato ordini tassativi di non disturbarci fino a
questa sera!” brontolò Kili. “Qualcuno finisce nelle
segrete, questo è certo!”
“Se li ignoriamo forse smetteranno…”
Le voci si erano ulteriormente alzate di volume: qualcuno
stava apertamente strillando. Miralys sussultò e spalancò
gli occhi.
“Mahal! Sembra la voce di mia madre…”
Kili si alzò dal letto brontolando.
“Facciamola finita con questa assurdità.”
Ignorando l’abito cerimoniale, le cui varie parti si trovavano
sul pavimento in ordine sparso, pescò da una cassapanca un paio
di pantaloni ed una camicia che si gettò addosso senza nemmeno
allacciarla; quindi, scalzo, si avviò verso la porta, intimando
a Miralys:
“Tu non muoverti e ricordati a che punto eravamo! Torno subito.”
Lei sorrise maliziosa:
“Sarà fatto, mio signore…”
Dìs si affacciò sul corridoio, stando bene
attenta a non farsi vedere. Stava prendendo un tè con Nenuis
quando avevano avvertito il frastuono, e la moglie di
Glòin era andata ad investigare, riferendo dei particolari molto
interessanti. Dìs aveva deciso che voleva vedere di persona, ma
nello stesso tempo non si sarebbe mai fatta cogliere a spiare come una
servetta curiosa. Ne andava della sua dignità.
Davanti alla porta degli appartamenti reali due guardie
stavano fronteggiando a muso duro una folla che andava rapidamente
aumentando, in testa alla quale vi era… Eldris!
“Guarda, Nenuis! Cosa sta facendo, secondo te?”
La moglie di Glòin si sporse a sua volta.
“Direi che sta ordinando alle guardie di farla entrare…”
“Più facile che le mettano le mani addosso,
direi. Ma cosa vorrà?” Nenuis guardò Dìs di
traverso.
“Sicura di non entrarci niente? Magari sta cercando te.”
“Oh, no, sa benissimo quali sono le mie stanze…
ci sarà venuta almeno venti volte, fino all’altro
ieri…Mahal, come sono curiosa!”
Le guardie erano indietreggiate fino ad appoggiarsi alla
porta, ma cominciavano a brandire le lance con fare minaccioso. La
situazione era vicina al punto di rottura.
Kili attraversò l’ingresso degli appartamenti
reali a passo deciso, ed impugnò la maniglia della porta. Il
livello acustico di quanto accadeva in corridoio era passato dalla
discussione all’alterco, e dalla voce qualcuno sembrava pronto a
passare alle vie di fatto. Il giovane Re, furibondo, aprì la
porta.
“Allora, cosa sta succedendo qui?”
Sulla folla nel corridoio cadde un immediato silenzio.
Le due guardie, che erano state addossate alla porta,
tentarono di recuperare l’equlibrio perso quando era loro mancato
l’appoggio. Stavano fronteggiando con enorme imbarazzo la Signora
dei Colli Ferrosi, elegantissima come sempre e furiosa come non mai, la
quale, pugni stretti e posa da gallo da combattimento, si era
interrotta a metà di una frase ed era pertanto a bocca aperta.
Dietro di lei, a sinistra, si trovava un gruppo di Nani armati, Guardie
accorse a soccorrere i loro colleghi dopo aver sentito il
frastuono. Ancora più indietro, all’inizio del corridoio,
stava arrivando di corsa Neir, che, in quanto secondo di Dwalin, era di
turno mentre il suo capo se la dormiva di sicuro dopo i
festeggiamenti della sera precedente.
Alla destra di Eldris, un gruppo delle sue dame,
le quali, interrotti gli strilli con cui sostenevano le ragioni della
loro Signora, stavano guardando, anche loro a bocca aperta, il giovane
Nano comparso sulla porta in tutta la sua gloria.
Kili ebbe solo il tempo di pensare che tutta la situazione
era estremamente ridicola, quando il silenzio svanì come era
calato.
Le prime a romperlo furono le dame, con una serie di
gridolini tra il meravigliato e l’eccitato: i pantaloni
allacciati bassi sui fianchi e la camicia sbottonata lasciavano vedere
un bel po’ di Kili, cosa che le Nane non mancarono di notare;
inoltre, complice la chioma arruffata, l’abbigliamento sommario
non lasciava molti dubbi sulle attività a cui si stesse
dedicando prima dell’interruzione. Un’occhiata incendiaria
dei tempestosi – ed affascinanti – occhi neri ed un
aggrottare di sopracciglia pose fine istantaneamente ai gridolini, ma
non impedì che tutti gli altri cominciassero a parlare
contemporaneamente, cercando di superarsi l’un l’altro nel
livello vocale.
“Mio Signore, abbiamo cercato…”
“Non volevamo…”
“Abbiamo provato…”
Sopra tutte le altre, la voce di Eldris silevò stridula.
“E’ un oltraggio! Mio figlio è stato
insultato! Ne va dell’onore della stirpe di Durin!” ad ogni
frase il tono saliva di un’ottava, e Kili la trovò
insopportabile.
“Signora, fai silenzio, per favore!” il
tono fu più che imperioso, e l’ordine,
accompagnato da un’occhiataccia, zittì momentaneamente
Eldris, più che altro per la sorpresa.
Il Re vide Neir e lo chiamò a sé, e iniziò:
“Mio Signore…” ma Kili zittì anche lui.
“Sai cosa sta succedendo?”
“Sì, vedi, il fatto è…”
“Siamo attaccati dagli Orchi?”
“No, Signore.”
“E’ scoppiato un incendio?”
“No Signore.”
“E’ tornato il Drago?”
“No, Signore”
“Allora manda via tutti questi seccatori. Prendi i
provvedimenti che ritieni urgenti e indifferibili; ti do carta bianca
finchè Dwalin non torna in servizio, dopodichè gli
riferirai i fatti e ci penserà lui. Ti aspetto a rapporto
un’ora prima di cena.” Così dicendo fece per
voltarsi e tornare nei suoi appartamenti, quando fu bloccato da un urlo.
“Aaaah! E’ una vergogna! Devi intervenire!” lo strillo ebbe l’effetto di irritare ulteriormente il Re.
“Signora, se non smetti di strillare ti farò imbavagliare!”
“Ma mio figlio è stato insultato ed oltraggiato nei tuo Regno! Non puoi permettere una cosa del genere!”
“Allora dì a tuo figlio che, se intende
appellarsi alla Giustizia del Re, deve farlo con i dovuti modi e
domani valuteremo tutte le questioni che intende
sottoporre…”
“Non intendi fare niente!”
“Prenderò le decisioni necessarie quando Neir mi avrà infor…”
Fu interrotto da un ennesimo acutissimo strillo, e a quel
punto, la pazienza di Kili si esaurì. Si voltò, mani
appoggiate sui fianchi (aprendo ulteriormente la camicia con
conseguenti sospiri e gridolini provenienti da sinistra) e
l’espressione di Thorin nei suoi giorni peggiori; le Guardie
fecero istintivamente un passo indietro.
Eldris cercò di sostenere il confronto, cosa non
facile se non altro perché Kili la sovrastava di tutta la testa;
sollevò il mento e proclamò:
“Voglio vedere mia figlia!”
Nello stesso istante in cui pronunciava queste parole capì che
aveva commesso un errore irreparabile. Gli occhi di Kili divennero due
fessure che mandavano lampi, e quando parlò la sua voce era un
sibilo che avrebbe congelato l’inferno.
“Signora, ti avevo avvertita. Non sei gradita qui. Ti
voglio fuori dal mio Regno entro il tramonto! E’ solo per
rispetto a tuo marito che non ti faccio gettare nelle segrete!”
Eldris non riuscì a spiccicare parola.
“E quanto a tua figlia, ora è mia moglie.
Quindi scordati di poterla in qualche modo importunare con le tue
perfidie.” Girò sui tacchi e sparì dietro la porta.
Nascosta dietro lo stipite della sua porta, Dìs
trascinò Nenuis nel suo salotto e sbarrò l’uscio.
Poi levò le braccia al cielo.
“Sììììì! E vai, figlio mio!”
Kili tornò nella camera da letto, liberandosi strada
facendo della camicia e dei pantaloni. L’umor nero sparì
all’istante vedendo Miralys che lo aspettava vestita solo dei
suoi riccioli; si infilò tra le lenzuola e la prese tra le
braccia.
Lei gli affondò le dita tra i capelli scuri,
strofinando il naso nel suo collo e provocandogli mille brividi. Aveva
iniziato a baciargli la mandibola e la gola, quando si
rammentò del frastuono, ora cessato:
“Che era successo, amore mio?” chiese, tra un bacio e l’altro.
“Mmmm…” mugolò lui, accarezzandola. “Niente di che, ho appena esiliato tua madre…”
Miralys lo ribaltò sulla schiena e appoggiò le labbra su quelle del marito:
“Almeno hanno smesso di fare
chiasso…” ogni pensiero ed ogni parola svanì
in un bacio appassionato.
INDOVINELLO : perché Eldris è così arrabbiata?
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Capitolo 14 *** Ma è proprio sicuro? ***
14 Me è proprio sicuro?
14. Ma è proprio sicuro?
“Ma è proprio sicuro?”
“Credo ci siano pochi dubbi, Dìs,” rispose
Nenuis, un po’ perplessa. “I pettegolezzi sono arrivati a
livelli stratosferici, l’intera Montagna è in subbuglio,
tutti sussurrano e bisbigliano… o ridacchiano. Ma anche a voler
stare ai nudi fatti, da quel poco che è
trapelato…”
“Allora era per questo che Eldris stava facendo il diavolo a quattro nel corridoio,” osservò Dìs.
“Non so esattamente cosa volesse da Kili, ma immagino di sì. Perché stai ridacchiando?”
“Beh… non me l’aspettavo, ma la cosa mi
diverte. Quell’idiota è il figlio prediletto di Eldris, lo
sai?”
“E come no. C’è l’intera Erebor che
imita la sua “evve”!... che hai da ridere…?”
“Non riesco a smettere! Tutta la vicenda è alquanto comica, non trovi?”
“Glòin è molto preoccupato per i nostri
rapporti commerciali con i Colli Ferrosi! Già Kili ha sbattuto
Eldris fuori da Erebor…”
“Perché, qualcuno non è d’accordo?”
“Anche se fosse, nessuno avrebbe il coraggio di
fiatare, tuo figlio sembra pronto a spedire in esilio una pletora di
persone… non l’avrei detto così deciso, quando lo
conoscevo da ragazzo. Era tanto dolce e carino!”
“Dolce e carino sì… ma non
dimentichiamoci che è sempre un Durin. Non è il caso di
provocarlo.” rispose Dìs. Poi tacque un attimo, ed il
sogghigno che le aleggiava sulle labbra divenne una risatina.
“Dìs, cerca di controllarti! E’ una cosa seria.”
Ma ormai non c’era più nulla da fare. In preda
ad una irrefrenabile ilarità, accasciata sulla poltrona
del suo salotto, Dìs stava letteralmente piangendo dalle risate.
“Smettila!”
“Ma è proprio sicuro?”
“Direi proprio di sì,” rispose Lois.
All’imbrunire, si era presentata agli appartamenti reali
alla ricerca della cognata, con delle interessanti notizie, ed
ora le due Nane stavano prendendo un tè in compagnia di Bleis.
“Sono andata io stessa,” proseguì Lois,
“insieme a Gràin, a vedere l’appartamento. Nulla, ti
dico. Non ha lasciato nulla! Come non ci fosse mai stato nessun occupante. Tutto sparito.”
“Non aveva una cameriera? Cosa dice?” chiese Bleis.
“Non dice un bel niente. Dorme! Non volevamo
disturbarti, Miralys, così Gràin ha chiamato Oìn.
Lui dice che ha ingerito abbastanza succo di papavero da dormire per
due giorni.”
“Drogata, quindi…” osservò Miralys, ancora allibita. “Gràin che dice?”
Lois ridacchiò.
“In questo momento non dice un bel niente nemmeno lui.
Sta nel mio salotto, in compagnia di Nàin e di una botticella di
birra, come se non ne avessero bevuta a sufficienza ieri: direi
abbastanza da farci navigare una chiatta. Bevono un mezzo
boccale, poi si guardano in faccia e cominciano di nuovo a ridere.
Vanno avanti così da almeno due ore. Se passi davanti alle mie
stanze li sentirai sghignazzare. Credo che stasera il mio sposo
non sarà molto socievole.”
“Non è un atteggiamento molto
costruttivo,” osservò Miralys; ma agli angoli della bocca
le aleggiava un sorriso.
“Lo so. Ma Gràin dice che non ci può fare niente quindi tanto vale berci sopra.”
“E mamma? Era per questo che oggi strillava nel corridoio?”
“Penso di sì. A proposito, sai, vero, che tuo marito…. Mmh, come dire, ha…”
“… ha esiliato
mamma? Sì, me l’ha detto. E si è anche rifiutato di
parlarne ulteriormente. Per lui la questione è chiusa.”
Lois ridacchiò di nuovo.
“Eldris ha finalmente trovato pane per i suoi
denti,” osservò, “non è abituata ad essere
comandata. Le fa bene all’anima. Comunque ha fatto i bagagli e
sta per partire; Kili ha detto ‘entro il tramonto’,
giusto? Quindi entro il tramonto sarà fuori di qui. Eldris ha
tentato di parlare con tuo padre, senza riuscirci; e se non
sbaglio un bel numero di cortigiani inutili si appresta ad
accompagnarla. Sospetto che abbiano ricevuto un invito non troppo gentile a levare il disturbo. E non è stato tuo marito.”
“E’ stato mio padre?” Miralys si
ricordò delle intenzioni di Dàin. Forse aveva preso la
palla al balzo.
“M-mmh. Ufficialmente tuo padre è indisposto.
Davanti alla sua porta c’è quel pallone gonfiato del suo
attendente che dice a tutti che il suo Signore è sbronzo marcio
e non sa nemmeno come si chiama.”
“Ma come?” esclamò Bleis spalancando gli occhi. Le altre due risero.
“Quel ragazzo non ha due grammi di cervello ed ancora
meno senso dell’umorismo,” rispose Miralys, “Sono
sicura che mio padre se lo tiene esattamente per questo motivo:
è un ottimo buttafuori. E comunque credo che tu abbia ragione,
Lois; sai per caso se Freòr è con lui?”
“Quella piccola faina del suo cameriere personale?
Credo di sì, ma non ne sono sicura. E’ incredibile come
riesca a passare inosservato.”
Miralys ridacchiò.
“Passare inosservato è una caratteristica
necessaria per la Prima Spia dei Colli Ferrosi, no? Puoi stare sicura
che papà sa esattamente cosa sta succedendo.”
“Tornando al fatto del giorno,” riprese
Lois addentando un pasticcino, “i motivi di tutto
quanto sono abbastanza evidenti, direi, anzi è strano che non
sia successo prima. Quello che non capisco, però, è come
abbiano avuto l’occasione di…”
Si interruppe, perché Miralys aveva spalancato gli occhi verdi e si era coperta la bocca con le mani.
“Che c’è?” esclamò Lois allarmata.
“Oh, Mahal benedetto! Credo che sia colpa mia…”
“Ma è proprio sicuro?”
Proprio in quel momento la Prima Spia dei Colli Ferrosi
stava facendo rapporto al suo Signore, molto impegnato a firmare
documenti mentre il suo segretario scriveva furiosamente.
“Sì, Signore. Non ci sono dubbi possibili.”
“A pensarci bene, c’era da aspettarselo. Mio
figlio è l’apoteosi dell’idiozia, e questa ne
è la prova… anche se forse non è tutta colpa sua.
Avrei dovuti lasciargli qualche livido in più quando era
piccolo. Dov’è adesso?”
“Nel suo appartamento.”
“Fai in modo che non si muova da lì, e non si
copra ulteriormente di ridicolo; è pur sempre mio figlio, e me
ne occuperò a tempo debito. E sua madre?”
“Sta facendo i bagagli. Ha tentato diverse volte di entrare qui, finchè non ha ricevuto il tuo … invito a far visita alla sua famiglia, con l’autorizzazione ad una lunga permanenza.” Dàin ridacchiò.
“Tendenzialmente eterna, direi! Questa volta hai fatto
un passo falso, mia cara Eldris. Farsi buttare fuori da Erebor! La mia
amata sposa può ringraziare Mahal che sia la dimora della sua
famiglia e non Gondor! Potrebbe causare un disastro diplomatico, oltre
che un immenso danno economico ai Colli Ferrosi, se Kili decidesse di
rompere i rapporti commerciali.”
“Non credo che lo farà, mio Signore.”
“Certo che no… ma sono comunque obbligato
a prendere ufficialmente le distanze. Ah, ho molti motivi per essere
grato a quel ragazzo! Manda qualcuno ad avvisarlo che più tardi
passerò a parlargli, se e quando sarà
disponibile… cioè quando deciderà di
staccarsi dalla sua bella sposa.” Poi sospirò. “Ah,
la gioventù!”
Raccolse un fascio di documenti e li diede a Freòr.
“Consegnali al Comandante della mia Guardia; è una seconda
infornata di ordini di confisca e di esilio… o meglio, no: si
tratta di Assegnazione di Missioni di Vitale Importanza per il Regno , come dire Non Provare a Tornare Prima di Aver Avuto Successo. Ah, e Non Preoccuparti di Tutti i tuoi Beni Terreni che ci Pensa il Tuo Signore a Gestirli... ovvero Non Pensare di Rivedere Mai più Nulla…
e sto cominciando ad essere a corto di posti dove spedire cortigiani
inutili e sgradevoli parenti acquisiti. Le Miniere Perdute dei
Monti dei Cenere… fatto. Cancellazione dei Pirati di
Gondor… fatto. Bonifica delle Paludi dell’Anduin…
fatto. Ovviamente tra questi non c’è nemmeno un ingegnere
idraulico. La ricerca delle Entesse Perdute… fatto.
Ambasciata per Avviare Rapporti Diplomatici con gli Stregoni
Blu… questa è proprio una belle idea, mi complimento con
me stesso. La Caccia ai Ragni del Bosco… se ce la fanno
Thranduil mi ringrazierà, se non ce la fanno manderò un
ringraziamento ai Ragni. I prossimi li manderò a Moria con
l’incarico di riprendere il Regno atavico dei Nani. Credo che
resteranno a specchiarsi nel Kheled-Zaram per i prossimi
vent’anni, ma almeno avranno forse l’onore di vedere la
Corona di Durin… sempre che i pochi Orchi sopravvissuti non se
li cucinino prima. Spero che vadano loro di traverso, prenderemmo due
piccioni con una fava.”
Sfogliò le carte geografiche che coprivano il tavolo.
“Ci sarà qualche posto abbastanza lontano e
abbastanza squallido, nella dannata Terra di Mezzo, o no?” Quindi
guardò il margine destro della carta, e sogghignò.
“Potrebbe essere interessante scoprire cosa
c’è a est, non credi? Dovremmo organizzare una Spedizione
Esplorativa… con partenza immediata.”
“Ma è proprio sicuro?” chiese Kili.
Non sapeva se lasciarsi andare all’ilarità o
preoccuparsi. O meglio: Kili avrebbe riso fino alle lacrime, ma il Re
sotto la Montagna doveva dimostrare un po’ di prudenza. Balin
sembrava assillato dallo stesso dilemma, mentre Dwalin ghignava
apertamente.
I tre, nello studio del Re, ascoltavano il rapporto di Neir,
mentre il giovane nano fulvo, impettito, cercava di dare una
dimostrazione di efficienza e serietà. Guastata da un tremolio
appena percettibile che gli agitava i baffi.
“Sì, signore. Appena la Signora dei Colli
Ferrosi mi ha segnalato il … problema, ho esaminato attentamente
le stanze, chiedendo anche l’assistenza del principe
Gràin.”
“Ottima mossa, giovanotto,” bofonchiò Balin. I baffi rossi si agitarono.
“Nessun segno di lotta o anche solo di agitazione.
Tutto era perfettamente in ordine. I bagagli sono stati fatti con
attenzione ed evidentemente per tempo. Non vi è dubbio che la
partenza fosse stata accuratamente pianificata e progettata, visto
anche lo stato della cameriera. La nana…”
“Nostra o loro?” chiese Kili.
“Loro, signore. Pare che sia la cameriera abituale. Al
momento non è in grado di fornire alcun particolare, sta ancora
dormendo, ma è stata trovata sprofondata nella poltrona del
salotto con una tazza da tè vuota sul tavolino. Il signor
Oìn dice che dovrebbe trattarsi di una forte dose di estratto di
papavero. Forse tra qualche ora potrà dire qualcosa, ma il
signor Oìn ha chiarito che potrebbe non ricordare
nulla.”
“Nessuna possibilità di azione violenta, o.. che so… rapimento?”
Lo sguardo di Neir fu eloquente, mentre i baffi sembravano scossi da un improvviso colpo di vento.
“Anche il principe Gràin concorda: è stato sicuramente un allontanamento volontario.”
“Nessuno ha notato andirivieni sospetti?”
“Nella zona sono rimaste alcune cameriere, ma nessuna
è uscita dalle camere; le guardie hanno visto diverse persone,
Nani e dame, recarsi nei loro appartamenti, o uscirne, ma nessuno che
trasportasse bagagli o comunque alcunché di insolito. La
Montagna è piena di ospiti, quindi molti volti sono
sconosciuti; e c’è sempre un notevole movimento.”
“E lui?” alla domanda di Balin, Neir allargò le braccia.
“Siamo tutti talmente abituati a vederlo andare e
venire, anche nei posti e nelle ore più inconsuete, che nessuno
ci fa più caso. Negli ultimi giorni era stato visto spesso dalle
guardie in quell’ala, ma abbiamo pensato che fosse per
motivi … come dire … professionali.” I baffi rossi
si agitarono come dotati di vita propria.
“In effetti era così,” brontolò
Kili. Sguardo di sorpresa da parte di Balin, ghigno più largo da
parte di Dwalin.
“Le guardie alla Porta Principale che dicono?”
“Hanno visto due Nani con tre pony carichi di bagagli;
hanno riconosciuto lui, e quindi lo hanno lasciato andare senza far
domande, sono abituati ai suoi traffici.”
Kili congedò Neir; dopo che fu uscito, si rivolse ai due figli di Fundin.
“Allora, che problemi dobbiamo aspettarci?”
Dwalin non riusciva più a trattenersi e
cominciò a ridere, sotto lo sguardo disgustato del fratello.
Balin si strinse nelle spalle e ammise la sua perplessità.
“Non ne ho la più pallida idea. Credevo di aver
previsto tutti i possibili inconvenienti, ma questo… chi avrebbe
mai pensato che il nostro Nori sarebbe fuggito con la moglie del
principe Elder?”
N.d.A. Complimenti a Yavannah. Avevi proprio indovinato, Nori si era fregato qualcosa… o qualcuno.
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Capitolo 15 *** Notizie dai Colli Ferrosi ***
15 Notizie dai Colli Ferrosi
15 Notizie dai Colli Ferrosi
“Niente?” Kili guardò esterrefatto Balin.
Il vecchio Nano, stravaccato nella poltrona davanti alla scrivania dello studio privato di Kili, annuì.
“Non c’è niente, da fare.”
Il giovane Re non credeva alle sue orecchie. Negli ultimi
tempi non aveva avuto nemmeno il tempo per respirare ed
improvvisamente, quella mattina, era disoccupato?
“L’ambasciatore di Gondor?” chiese, ancora scosso.
“Arrivato stanotte. Sta dormendo. Lo vedrai stasera a cena.”
“La delegazione commerciale delle Montagne Grigie?”
“Glòin li sta portando in giro per miniere e
depositi. Li lascerà bollire per tutto il giorno e domani
imploreranno per comprare le nostre gemme.”
“Bard?”
“In giro dall’alba con Dwalin. Stanno organizzando le pattuglie per la sorveglianza dei confini.”
“Ci sono controversie da esaminare?”
“No. Ci sono alcune istanze, ma Ori sta raccogliendo informazioni. Sai, prima ci pensava Nori, ma ora…”
Kili brontolò tra se. La sua spia gli mancava.
“Ha dato notizie? Si sa dove sia?”
“Bella domanda. Ha mandato una serie di rapporti
dettagliatissimi sui resti degli orchi delle Montagne Nebbiose, sui
commerci del Luhun… e su Gondor, Rohan…”
“Ma come fa?”
“Non ho idea… ah, e dice che Bilbo
troverà una simpatica sorpresa, quando tornerà nella
Contea. Pare che sia stato dichiarato morto.”
Kili spalancò gli occhi. Poi si tranquillizzò.
“Beh, è partito con Gandalf, ci penserà
lui. Ad ogni modo scrivigli un messaggio e digli che qui è
sempre benvenuto… giusto per stare sul sicuro.” Poi si
voltò di nuovo verso il vecchio nano.
“E quanto alla mia spia? Non posso richiamarlo, accidenti? Mi serve!” Balin sospirò.
“E’ chiaro che non intende separarsi dalla sua
nuova compagna, e non sarebbe opportuno accogliere la nuora fuggiasca
del Signore dei Colli Ferrosi, quanto meno finchè la situazione
non sarà chiarita…”
“Maledizione! Quanto ci sta mettendo? Sanno tutti
benissimo perché quell’imbecille è stato piantato
in asso!” brontolò. Non c’era niente da fare,
Balin aveva ragione.
Si alzò e si stiracchiò . Ho giusto un’idea per occupare il tempo.
Miralys si aggirava nella Montagna con aria perplessa.
All’infermeria era tutto a posto. I suoi allievi alla Scuola di
Guarigione erano andati a raccogliere erbe con Bleis. Dìs stava
facendo con Bombur l’inventario delle scorte e gli
ordinativi. Ovunque andasse le rispondevano “Tutto a
posto,” “Nulla da fare..”
Decise quindi di tornare verso gli appartamenti reali. E si trovò davanti suo marito. Che strano.
“Disoccupato, amore? Non ci posso credere,” gli disse.
“Nemmeno io.” Kili guardò la giovane Nana davanti a lui e come ogni volta si sorprese a ammirarla.
Per Durin, è così bella… per un momento l’apprensione gli strinse il cuore, ma la scacciò con decisione. Andrà tutto bene. La prese per mano ed insieme entrarono nei loro appartamenti.
Sul tavolo troneggiava un grosso cestino, con un rotolo legato al manico.
“Ma cosa…” Miralys allungò una mano e prese il messaggio. Lesse e sorrise.
“E’ di Bofur e Bleis. Dice: Perché non vi prendete una vacanza? Pensiamo a tutto noi.”
“E’ una congiura…” disse lui.
“… un’ottima idea, trovo…”
Un’ora dopo Kili e la sua sposa cavalcavano lentamente
sulle pendici della Montagna. Il sole splendeva e l’estate era
nel suo pieno rigoglio; faceva caldo, e in distanza la Foresta occupava
tutto l’orizzonte a ovest; verso est il Lago Lungo rifletteva la
luce. E in mezzo, quella che era stata la Desolazione di Smaug stava
tornando a nuova vita. In pianura, Dale era un immenso cantiere,
così come Esgatoth più lontano; le colline erano tutte un
fervere di nuove attività, fattorie, frutteti, coltivazioni.
Molti dei Nani tornati dall’esilio si erano abituati a vivere nei
boschi e nelle campagne, ed avevano scelto di conservare le loro
vecchie attività; e Kili, che ricordava, dai suoi primi
anni, come la sopravvivenza potesse a volte diventare un
problema, era ben contento che il suo Regno fosse in grado di produrre
anche i propri mezzi di sussistenza.
Kili stava cercando un posto particolare.
“L’ho visto mentre salivamo alla Porta Nascosta,” disse a Miralys, voltandosi sulla sella.
“Che cosa?”
“Vedrai. Ti piacerà. Deve essere qui dietro.”
Un’ultima svolta del sentiero, e davanti a loro si
aprì una piccola radura circondata da alberi frondosi che
gettavano un’ombra piacevole; sulla destra, un laghetto, poco
più che una pozza, rifletteva il picco della Montagna come uno
specchio perfetto. Era un luogo da mozzare il fiato, e Miralys rimase
per un attimo senza parole.
“Oh, Kili… è un piccolo angolo di paradiso…!”
Era esattamente quello che pensava Kili, quando, poco dopo,
ad occhi chiusi, stava disteso al sole con il capo in grembo alla sua
amata. E’ tutto così perfetto…
A completare l’opera, una bocca morbida scese sulla sua, ed una lingua birichina scivolò sulle sue labbra.
“Mmmmh… adorabile…” sussurrò.
“Sei un pigrone… devo fare tutto io?”
Kili aprì gli occhi ed alzò la testa.
“Non sia mai!” in un attimo Miralys si
trovò tra le sue braccia, ed il bacio era diventato alquanto
più bollente. Le cose stavano prendendo una piega decisamente
interessante, quando lui si bloccò, colto da un’improvviso
timore.
“Mira… va tutto bene, vero? Non … non succederà niente se…”
Lei gli affondò le mani tra i capelli e lo
attirò di nuovo a sé, fino a sfiorargli la bocca
con la sua.
“Non mi romperò, Kili, fidati… e nemmeno
il nostro piccolo. Anzi! Lui è così contento quando la
sua mamma è contenta…”
Era una scenetta ormai diventata abituale, ma Kili non
riusciva proprio a scrollarsi di dosso l’apprensione. A volte si
svegliava di notte, di colpo, con il cuore che batteva
all’impazzata; solo quando vedeva Miralys placidamente
addormentata accanto a lui riusciva a calmarsi. Allora la circondava
con le braccia e se la teneva vicino, come per proteggerla da…
da qualsiasi cosa.
Si rendeva perfettamente conto che era un atteggiamento irrazionale, ma non c’era nulla da fare. Sarà così per i prossimi sei mesi, sarà meglio che mi rassegni,
si diceva; ed guardava con invidia la futura mamma che, al
contrario, diventava sempre più placida e radiosa, complice
anche la perfetta salute di cui godeva. Era la stessa Miralys di
sempre, dolce e sicura, anche se a volte… a volte a
Kili sembrava persa in un mondo solo suo. Le Nane sono un mistero, pensava il giovane Re, e le Nane incinte ancora peggio. Dìs lo guardava – guardava lui! – e scuoteva la testa.
Ma quando stringeva Miralys tra le
braccia… allora era sempre lei, il suo amore, e Kili si sentiva
in paradiso.
“Mmmmh, in ogni caso sarà meglio andarci piano…” sussurrò baciandola ancora.
Fecero l’amore al sole, tra gli alberi mossi dalla
lieve brezza che dava sollievo dal caldo estivo; quindi fecero il bagno
nella pozza limpida, godendosi la carezza dell’acqua fresca e la
sensazione che dava scivolando tra i loro corpi; e quando Kili vide un
piccolo brivido sulla pelle liscia della sua amata, la sollevò
tra le braccia e la portò fuori dall’acqua, asciugandola
delicatamente.
E furono ancora baci, e carezze, e tutta la passione del mondo.
Era pomeriggio inoltrato, e quasi ora di tornare.
Kili era seduto con la schiena contro un albero, e teneva
Miralys tra le braccia. La mano del giovane Re scendeva ad
accarezzare l’addome dove iniziava appena a sentirsi un piccolo
rigonfiamento.
“Ehi!” mormorò. “Come si sta là dentro? Tutto bene?”
Miralys rise, e posò le mani su quelle del suo sposo.
“Il piccolo penserà che suo padre è un idiota, se gli fai di queste domande!”
“Beh, meglio che impari subito a riconoscere la voce
dell’autorità, altrimenti non mi ubbidirà
mai!” ridacchiò Kili. “Ma sei davvero così
sicura che sia maschio? Non ti piacerebbe una bella piccolina?”
“Certo, anche se so già che si rigirerebbe suo
padre su un dito, come ho sempre fatto io con il mio; e più
avanti, perché no? Ma questo è un maschio.”
Abbassò la voce, consapevole della delicatezza
dell’argomento.
“Sai già come vuoi chiamarlo?”
Kili rimase in silenzio per un po’; quindi disse, a bassa voce:
“Sarebbe facile chiamarlo Fili… ma non se sia il nome giusto. Penso che lo saprò quando lo guarderò negli occhi. E in ogni caso…” per me Fili sarà sempre uno solo.
Quella sera, dopo cena, i due sposi se ne stavano tranquilli nel loro salotto, quando una Guardia portò un plico.
“Oh, è di mio padre! Gli ho scritto della novità, e vorrà congratularsi.”
“Dice qualcosa di Meltis? Posso riavere la mia spia?” chiese Kili, ansioso. Miralys lo guardò di traverso.
“Come faccio a saperlo? Un po’ di pazienza, non l’ho ancora aperta!”
“Carissima, non hai idea di
come la notizia mi abbia fatto felice. Non vedo l’ora di farmi
tirare la barba da un piccolo monello che mi chiama nonno! Anzi,
a questo proposito, ho il sospetto che ne avrò non uno, ma ben
due… oh, beh, sono abbastanza grosso per entrambi. Tuo fratello
Gràin se ne va in giro con un’espressione ebete in faccia,
e lui e sua moglie si sorridono un po’ troppo. Ci crederesti che
l’altro giorno mi ha tirato i baffi e mi ha dato un buffetto
sulla testa? Pensavo fosse impazzito. Poi ridacchia e mi fa:
“Bella giornata, eh, pa’?” Visto che stava
venendo giù la più devastante tempesta estiva degli
ultimi dieci anni, a quel punto ne sono stato quasi certo: Sindrome da
Paternità Imminente. Ne sta soffrendo anche mio genero? Per
fortuna che c’è Balin che lo tiene d’occhio.”
Kili farfugliò qualcosa di incomprensibile.
“Come hai detto, amore?”
“Io-non-ho-nessuna-sindrome!”
“No, caro, sei solo un po’ ansioso.”
“Non so come la pensi tua
madre, ma dubito che diventare nonna la entusiasmi troppo: non
potrà più fingere di avere solo cent’anni. Non
l’ho più vista, ma mi dicono che non si rassegna a
smetterla di tramare. Invia messaggi, per mezzo dei suoi fedelissimi, a
chiunque pensi possa appoggiarla, e sta cominciando a stupirsi
perché non riceve risposte. Non ha ancora capito che i
miei fedelissimi seguono i suoi : è un ottimo sistema per
scoprire le mele marce, e non ti dico quanta fatica per assegnare
Missioni Diplomatiche ad Alto Livello (ed Alta Percorrenza)!
A questo proposito, ho avuto una
grossa delusione. Sai quei grandi guerrieri che avevo spedito a
sbaragliare i Ragni? Ebbene, i Ragni non ci sono più. Spariti.
Quei furbacchioni dei miei inviati hanno pensato di potermi
imbrogliare e si sono presi un paio di carcasse mummificate, vecchie di
sei mesi o più, per dimostrare che li avevano sbaragliati loro.
Ma andiamo. Per chi mi hanno preso? Ridicolo.
Non contenti, sono riusciti a
sconfinare nel Regno di Thranduil, e gli Elfi li hanno prontamente
impacchettati e sbattuti nelle loro segrete.”
Kili brontolò di nuovo.
“Sì, amore?”
“Niente. Stavo ricordando quanto fossero umide quelle segrete. Di positivo c’era solo che ci davano da mangiare… ero sul punto di morire di fame, ricordo!”
“Ebbene, se vuoi un lavoro
ben fatto, non contare sugli Elfi. Quel figurino che sta sempre
lì a pettinarsi sai cosa fa? Dal momento che ultimamente
siamo alleati, pensa bene di rimandarmi i miei polli con tanto di
scorta, e gli ha pure lasciato tenere le mummie! Ne ho sistemata una
nell’ala degli ospiti… chissà che non li ispiri ad
andarsene alla svelta. Stavo pensando di piazzarne un’altra nel
mio Tribunale, che ne dici, è troppo minacciosa? Me ne avanza
ancora una. Per caso tuo marito vuole un Ragno mummificato per
decorare la Sala di Thròr?”
“Per carità, ho abbastanza incubi anche senza, grazie!”
“Ma non poteva tenerseli,
dico io (Nani e mummie)? Perché cambiare queste belle tradizioni
antiche? In via ufficiosa, il caposcorta Elfo mi ha confidato che non
tengono più Nani nelle segrete. Pare che facciano troppi danni,
e poi mangiano troppo.”
Altro brontolìo da parte di Kili. “Vorrei vedere lui…”
"Così mi sono ritrovato
tra capo e collo un branco imprevisto di pavoni. E ho pure dovuto
premiarli! Così li ho mandati a fare uno Studio
Preliminare sulle Possibilità di Pesca nel Mare di Rhun. Devono
organizzare un sistema per rifornire i Colli Ferrosi di pesce esotico
fresco di giornata. I Nani adorano il pesce, non lo sapevi?”
Kili si sporse dietro le spalle della moglie per leggere il resto.
“Sì, sì, molto interessante… ma Meltis?”
“Forse ti
interesserà sapere che fine ha fatto Elder. Mi sono
sentito un po’ in colpa nei suoi confronti, non avrei dovuto
lasciarlo in balìa di sua madre; così per lo sono tenuto
vicino per un po’, giusto per capire cosa avrei dovuto farne di
lui. In fondo non è cattivo, basta tenerlo lontano dai
sarti e dagli specchi!
All’inizio è stato
un vero disastro. Negli incontri diplomatici riusciva solo a guardare
– e criticare! – l’abbigliamento degli ambasciatori.
Ha detto all’inviato di Rohan di usare qualche profumo
perchè puzzava di cavallo! I briefing con i militari lo
sconvolgevano, specie quando si arrivava parlare di latrine. Ma
Mahal benedetto, anche i soldati devono farla da qualche parte!
Stavo per perdere le speranze e
spedirlo a fare l’eremita in un santuario di Mahal –
possibilmente dall’altra parte della Terra di Mezzo –
quando abbiamo avuto un incontro con una delegazione di mercanti. Mi
è stato subito tutto chiaro. Adesso Elder lavora – giorno
e notte, quasi – come Addetto al Controllo della Qualità
delle Merci Importate: con i suoi collaboratori seleziona le merci in
arrivo ed impone la fascia di prezzo che i mercanti devono praticare
nel mio Regno. Non ne sbaglia una, e riesce a non scontentare
nemmeno i mercanti, dopo che si sono rassegnati a non poterlo
imbrogliare.
Quanto a lui, è così contento che si è perfino
dimenticato la “evve”. Fa un lavoro che gli piace e Meltis
non gli manca per niente. Non che avessi dubbi: non l’aveva mai
vista, ed è un vero peccato, perché mi piaceva. A questo
proposito, se la vedessi, e se si fosse stancata del suo compagno
– un ladro e una spia, mi dicono: ma perché le Nane sono
affascinate dai tipi loschi? – puoi dirle se vuole prendermi in
considerazione? Sono ancora in salute, sono simpatico ed ho una buona
posizione sociale. A questo proposito, ho ricevuto
l’istanza di divorzio. Date le circostanze, mi sembra
giusto che Meltis riabbia la sua dote; fammi sapere se devo rimandarle
il tutto presso di voi.”
“Balin! Chiama un messaggero, subito! Posso riavere la mia spia!”
Angolo Autrice
Vi ringrazio tanto
per l'attenzione che dedicate a questa mia sciocchezzuola! La
commedia non è il mio massimo, ma vedo che almeno qualche
risata riesco a provocarla! Tutto il mio affetto
Idril
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Capitolo 16 *** Un nuovo inizio per la Montagna Solitaria ***
16 Un nuovo inizio per la Montagna Solitaria
16 Un nuovo inizio per la Montagna Solitaria
Da settimane l’intera Montagna tratteneva il respiro,
in attesa che il principe tanto atteso si decidesse a venire al mondo.
Tutti i preparativi erano stati fatti, e a quel pensiero Kili
scosse il capo.
Non avrei mai creduto che ci fossero tante tradizioni e tante formalità intorno alla nascita di un bimbo!
Aveva interrogato Dìs in proposito, ed aveva scoperto che le tradizioni erano state rispettate anche in esilio.
“Certo, Kili. Anche quando sei nato tu. Sono state
scelte con grande anticipo le tre dame Durin di alto lignaggio, la
levatrice e l’assistente, che era Darlis, e per poco anche
l’annunciatrice.”
“Come, per poco?” Aveva chiesto il giovane Re. Dìs aveva ridacchiato.
“In effetti, il Consiglio degli Anziani stava per
sceglierla, ma tu hai mandato tutto all’aria. Hai deciso di
venire al mondo con ben due settimane d’anticipo, e per giunta a
gran velocità, spiazzando tutti. Tuo zio Thorin e Dwalin
andarono a prendere le due dame che vivevano più vicine; sono
arrivate arruffate e scarmigliate, nonché oltremodo scosse, dopo
una cavalcata a rotta di collo, ed in realtà si ripresero solo
quando fu tutto finito. La terza non giunse mai, e fu sostituita al
volo dalla madre di Dori, la quale, sebbene di lignaggio discutibile,
era l’unica Durin a portata di mano. In effetti, abbiamo fatto
tutto la levatrice ed io; Darlis era al mercato ed arrivò giusto
in tempo per farti il bagno.”
Kili era affascinato dal racconto. Non aveva mai pensato di chiedere.
“E papà?”
“Tuo padre aveva portato Fili a pescare, quel giorno,
ma nessuno sapeva dove. Andarono a cercarlo, ma prima che lo trovassero
tornò per conto suo con cinque belle trote e Fili sulle
spalle.”
“E l’annunciatrice?”
“Non ce ne fu bisogno. Fili ti osservò da ogni
lato, mentre strillavi a pieni polmoni; poi tuo padre lo fece sedere
sul letto e ti mise tra le sue braccia, e tu smettesti istantaneamente
di piangere e chiudesti gli occhi. Eravamo curiosi di sapere cosa
avrebbe fatto; lui lo sguardo e mi disse: ‘Mamma, fatellino fa
la nanna. Mettilo nel suo lettino’; quando ti vide sistemato,
uscì dalla stanza e gridò a tutti quelli che sostavano in
attesa: ‘Zitti, fatellino fa
nanna!’ E questo fu l’annuncio formale della tua nascita.
Ah, quella sera festeggiammo mangiando trota alla griglia.”
La voce di Dìs si era fatta sommessa, al ricordo; ma
Kili aveva una richiesta più importante. E la risposta fu un
assoluto, immediato, scandalizzato no.
All’inizio, incredulo, aveva protestato con Balin e tutti gli anziani.
“Perché non posso stare con mia moglie?”
La domanda era stata accolta da esclamazioni inorridite e qualche ululato.
“Non sai cosa chiedi, Kili!” sentenziò
Glòin, dall’alto della sua esperienza. Kili pensò
che non doveva saperne molto nemmeno lui, visto che era stato
allontanato.
“Il parto è una faccenda da donne,
ragazzo,” spiegò Balin in tono ragionevole. “E poi
la confusione potrebbe dare fastidio a Miralys.”
“Ma in quella stanza ci saranno almeno sei
persone,” obiettò il giovane Re; “la levatrice,
l’assistente, le tre dame Durin di alto lignaggio,
l’annunciatrice… che differenza fa una persona in
più? Miralys potrebbe aver bisogno di me!”
Altro coro di ululati.
“Dicono,” bisbigliò Nàr con aria cospiratoria, “che potrebbe perdere il latte!”
Kili lo fissò. Non poteva credere alle sue orecchie. Come accidenti la presenza di un Nano maschio potrebbe causare un simile disastro?
Oìn intervenne con aria saggia.
“E cosa pensi che potresti fare, dimmi?”
Stringerle la mano, parlarle, baciarla… come posso lasciare che affronti da sola una prova del genere?
Ma non erano certo cose che poteva dire ad un consesso di Nani anziani
e tradizionalisti, la maggior parte dei quali non aveva mai visto un
neonato se non a distanza di sicurezza.
Non gli rimaneva altro da fare che rassegnarsi, anche
perché l’atteggiamento di Miralys era insolitamente
mite. Aveva accettato con sorprendente buon animo
l’organizzazione della faccenda, ed in privato aveva spiegato a
Kili che non si aspettava di essere molto lucida, nel particolare
frangente, e quindi riteneva meglio affidarsi all’esperienza
altrui. Molto ragionevole,
aveva pensato Kili; anche se qualche dubbio gli era rimasto. Ma Miralys
in quegli ultimi giorni sembrava persa in un mondo suo, come se
ascoltasse una voce che solo lei poteva sentire.
Scuotendo il capo, per l’ennesima volta, sulla
stranezza delle Nane incinte, Kili considerò chiuso
l’argomento.
In netto contrasto con la calma – almeno apparente
– della mammina, l’atmosfera nella Montagna si faceva
sempre più tesa. Le nascite tra i Nani erano state rare, fino ad
allora, anche se la tendenza sembrava essere mutata nell’ultimo
anno. Vi erano stati diversi matrimoni e diverse Nane erano in
attesa; evidentemente la ritrovata sicurezza aveva portato
frutti, anche se nessuno si aspettava fossero così
immediati. La nascita di un principe ereditario ad Erebor,
però, era una faccenda straordinaria.
Non era sorprendente quindi che regnasse una certa
agitazione; assolutamente normale l’ansia del futuro padre;
del tutto inaspettato invece, almeno per Kili, fu il fatto che
l’intera Compagnia di Thorin Scudodiquercia
perdesse completamente la testa. L’unica possibile
eccezione era Glòin, che si aggirava con l’aria vissuta
del “io-ci-sono-passato-e-so-tutto”; ma anche lui
sobbalzava ogni volta che udiva un richiamo a voce più alta del
normale.
I Compagni trovavano ogni scusa possibile per aggirarsi
intorno a Miralys; Bofur sfornava giocattoli ad un ritmo sempre
più frenetico; Bifur intratteneva chiunque gli capitasse a tiro
con discorsi tanto infervorati quanto incomprensibili; Bombur
presentava ogni giorno nuovi piatti alla Regina, sostenendo che
“avrebbero fatto bene al piccolo”; Dori confezionava
completini a maglia; Nori ostentava una superiore indifferenza, ma
Meltis aveva confidato a Dìs che si svegliava almeno tre volte
per notte e rimaneva in ascolto per un ipotetico allarme. Dwalin aveva
forgiato una spada lunga quindici centimetri! Quando Balin gli fece
notare che avrebbe potuto essere una femmina, il fratello lo
guardò con uno sguardo omicida che indusse il vecchio Nano ad
ammettere che una simile eventualità non era assolutamente da
prendersi in considerazione. Oìn e Balin non nascondevano il
loro genuino entusiasmo; ma il più sorprendente era Ori. Era del
tutto fuori di sè; non dormiva, non mangiava, aveva anche perso
la favella, e dava retta a qualcuno solo quando sentiva la parola bambino. Kili si chiedeva cosa avrebbe fatto se Gleis fosse rimasta incinta.
Il tempo previsto venne e passò; la neve continuava a
cadere sulla Montagna, e di pari passo la tensione saliva. Kili
non dormiva più: passava le notti tenendo tra le braccia la sua
amata e accarezzandole lentamente la pancia ormai spropositata. Gli
sembrava che il piccolo si calmasse sotto quella carezza, e la mammina
dormiva più tranquilla.
Era quasi l’alba, e Kili si era appena appisolato,
quando Miralys lo toccò leggermente sul braccio. Il giovane Re
spalancò immediatamente gli occhi.
“Credo che ci siamo, amore…”
La balconata era ingombra di neve, cumuli e cumuli che gli
addetti non facevano in tempo ad eliminare. Stava nevicando per
l’ennesima volta, ed il vento turbinava gelido infilandosi dentro
il cappuccio foderato di pelliccia, ma Kili non ce la faceva
proprio a rimanere dentro.
Le ultime ore erano state un tormento. Aveva appena avuto il
tempo di abbracciare stretta la sua Miralys, ed era stato spedito fuori
dall’ala degli appartamenti reali, diventata zona vietata ai Nani
maschi. Dìs gli aveva promesso che lo avrebbe informato di
qualsiasi novità, e lo aveva esortato a stare tranquillo…
come se fosse facile, pensava.
Il fatto di essere circondato da Nani più nervosi di
lui non aiutava; qualcuno pensò che un barilotto di birra
avrebbe fatto un mondo di bene ai nervi di tutti, e ben presto il
livello alcolico collettivo cominciò a salire. Kili, da parte
sua, non sarebbe riuscito ad ingoiare nemmeno una goccia d’acqua,
figuriamoci una birra, così si era trasferito sulla balconata,
suo posto preferito nei momenti difficili.
Si sentiva disperatamente solo.
Fee, darei qualsiasi cosa per
averti qui con me. Mi aspettavo di dividere con te tutti i momenti
importanti della mia vita. Mi avresti preso in giro per le mie
ansie, ma so che la tua mano sulla mia spalla mi avrebbe
tranquillizzato.
Se ti aiuta, fratellino, sappi che io sono qui ogni volta che pensi a me.
Mi manchi così tanto, Fee… dovevi proprio fare l’eroe, vero? Un giorno faremo i conti, per questo!
Kee, stai davvero cercando di
dirmi che tu avresti agito diversamente, al mio posto? Ognuno ha
il suo destino, e se Mahal ha voluto così, chi siamo noi per
discutere? Ah, certo, quando Lo incontrerai immagino che Gli farai le
tue rimostranze. Sarà un bel match, non vedo l’ora.
Senza volerlo, Kili ridacchiò. Ma solo per un attimo.
Mahal, ti prego. Non puoi togliermi anche lei.
La neve continuava a cadere nel suo rifugio sopra la Porta
Principale. E fu lì che, a metà mattina, lo raggiunse
Dìs.
La sua espressione era seria, e Kili si sentì il cuore in gola. Mahal, cosa sta succedendo?
“Ti prego, mamma, dimmi…”
Dìs lo guardava pensierosa, mordicchiandosi un labbro.
“Allora! Va tutto bene..?” insistette lui. La madre rispose con una domanda.
“Eri serio quando chiedevi di poter stare con Miralys?”
“Che domanda è? Certo che sì! Cosa significa?”
“Sto cercando di decidere se ad un certo punto ti
troverò lungo disteso per terra o se reggerai fino alla
fine.”
“Mamma! Cosa diavolo sta succedendo?!” Kili era
ad un passo dal prendere la madre per le spalle dandole uno scossone.
“Ci sono problemi con… con il bambino..?”
“Non proprio con il bambino,” Dìs appariva
dubbiosa. “Il problema sembra più con il pubblico
presente.”
Kili entrò a passo di carica negli appartamenti reali.
Dietro di lui, un codazzo di Nani che lanciavano a raffica domande a
cui il giovane Re non rispose. Attraversò la sala come un
turbine, seguito a ruota da un’affannata Dìs, che
richiamò all’ordine la folla piazzandosi sulla porta
della camera e fermando tutti, mentre Kili entrava senza tante
cerimonie.
Fulminati i Nani con un’occhiata imperiosa, che li
congelò sul posto, Dìs si affrettò a seguire il
figlio prima che accadesse qualcosa di irreparabile.
L’ingresso di un estraneo in pantaloni ebbe un effetto
simile all’attacco di Smaug: un iniziale breve silenzio
raggelato, seguito da strilli oltraggiati che superarono il livello
dell’udibile. Kili ignorò tutto e tutti: la sua attenzione
era solo per Miralys.
Lei era lì, seduta sul letto, pugni stretti, e occhi
socchiusi, a fronteggiare Darlis, l’anziana levatrice. Gli occhi
verdi, che mandavano lampi di rabbia, si puntarono istantaneamente sul
marito.
“Tu! Non dovresti essere qui! Non devi vedermi così!”
Kili la guardò bene, e, oltre alla rabbia, lesse sul
suo viso lo smarrimento, ed anche un po’ di timore. Il suo cuore
si sciolse di tenerezza. Sedette sul letto accanto a lei.
“Cosa fai qui! Puzzo! Sono sudata, sporca, e…”
Ignorando totalmente lo sfogo, Kili prese il viso di Miralys tra le mani.
“… arruffata, disordinata…”
Il giovane Re baciò la sua sposa sulla punta del naso, e gli occhi verdi si spalancarono.
“… e bellissima,” terminò lui,
baciandola sulla bocca. Qualche istante, e sentì che lei si
rilassava visibilmente, rispondendo al bacio. Con la bocca su quella di
lei, sussurrò:
“Vuoi davvero che me ne vada?”
“No,” rispose lei in un soffio, “ma mandale
via tutte. Tutte tranne Dìs e Bleis.” Il lampo di rabbia
ricomparve nelle iridi verdi. “Mi trattano come una stupida oca!
Come se io non…”
Kili la interruppe con un altro bacio.
“Sssh!” sussurrò. “Non ho bisogno di
spiegazioni. Mi fido di te.” Voltò un poco la testa,
facendo cenno a Dìs di avvicinarsi.
“Manda fuori tutta questa marmaglia,” disse a bassa voce. “Restate solo tu e Bleis.”
Dìs annuì, quindi si rivolse alle presenti.
“Vi prego di uscire. La regina è molto giovane e
molto nervosa, e mio figlio cercherà di calmarla. Vi
richiamerò prestissimo.” Ed accompagnò tutte alla
porta, nonostante qualche mugugno. Kili sentì che la moglie
prendeva fiato.
“Ehi! Io non sono…” lui la zittì con un altro bacio. Sembra essere l’unico metodo che funziona…
“… giovane?” Kili sorrise; Miralys lo guardò male.
“… nervosa!”
“Vuoi discutere o vuoi che se ne vadano?” lei
sbirciò le Nane che uscivano brontolando e si azzittì
all’istante. Kili continuava a sorridere.
“Allora, cosa vuoi che faccia?”
Il viso di Miralys si contrasse.
“Sta ricominciando… abbracciami!”
Da quel momento le cose andarono molto in fretta, e
ripensandoci in seguito, Kili non riuscì mai ad avere un ricordo
coerente, solo una serie di flash. Seduto sul letto dietro le
spalle di Miralys, con lei appoggiata sul suo petto, la strinse
tra le braccia per tutto il tempo. La incoraggiava durante le
contrazioni, mentre lei gli afferrava le mani in una morsa convulsa;
nelle pause, la baciava e la coccolava, senza smettere mai di parlare.
E alla fine, come Mahal volle, il principe di Erebor vide la luce.
Per alcuni secondi il silenzio fu tale da tagliarsi con il
coltello. Poi si levò un miagolio lamentoso, seguito subito dopo
da uno strillo indignato, e solo in quel momento Kili si accorse che
aveva smesso di respirare. I due sposi, sudati ed arruffati dopo la
battaglia, si guardarono con un sorriso che divenne una risata
liberatoria.
“E’ un maschio,” disse una nonna
raggiante, e Bleis mise tra le braccia di Miralys un fagottino avvolto
in una finissima tela.
I piccoli pugni stretti, la fronte aggrottata nello sforzo di
strillare, un ciuffo di capelli neri: con un nodo alla gola e la
bocca asciutta, incapace di proferire una sillaba, Kili sfiorò
con un dito la fronte del neonato, sbalordito dalla grana sottile
della pelle. Il piccolo smise di piangere.
“Oh! Ti riconosce!” sussurrò Miralys. “Somiglia a te.”
Ora che il visetto del neonato era disteso, rivelava
chiaramente i lineamenti del padre, nel taglio degli occhi e degli
zigomi. Miralys aprì la copertina, ed insinuò le dita nel
piccolo pugno. Poi ridacchiò.
“Ho sempre trovato ridicolo che i genitori contassero
le dita dei neonati… perché lo sto facendo
anch’io?”
Kili la baciò sulla guancia. “E’ tutto a posto, fidati. Le ho appena contate io!”
Dìs e Bleis contemplavano la piccola creatura perfetta.
“Ha delle belle gambe lunghe, come te, Kili,” notò Dìs. “Diventerà alto.”
“Ha anche qualcos’altro di bello come il suo
papà,” sussurrò Miralys a mezza bocca, guardando il
marito di traverso con un sorriso malizioso. Lui nascose il viso
nella spalla.
“Guarda guarda,” bofonchiò a sua volta.
“Poco fa hai urlato che tutto questo era colpa mia e che non
saresti mai più venuta a letto con me…”
Lo sguardo di Miralys si fece ancora più luminoso.
“Ho mentito.”
“Bene, papà: vuoi prendere in braccio tuo figlio?”
“Sicura che ci riuscirò?” chiese Kili titubante. “E’ così piccolo…”
Dìs rise. “Dai, vieni.”
Kili si sfilò dalle spalle di Miralys; sedette sul
letto al suo fianco e Dìs prese il piccolo dalla mamma per
metterglielo tra le braccia.
“Puoi respirare, Kili…” mormorò la
sua sposa. Lui alzò gli occhi e la guardò con un
sorriso radioso e gli occhi lucidi di lacrime.
“E’…è un miracolo. E’ nostro…”
“Hai.. hai deciso come chiamarlo…?
Kili annuì.
“Lui è Thorin. E sarà Re sotto la Montagna, un giorno. Com’è giusto.”
Nella commozione generale, fu Dìs a riprendersi per prima.
“Oh, per Durin! E le tradizioni?” Ma Kili rise.
“Peccato. Del resto non sarà la prima volta che una tradizione viene infranta, no?”
Dìs ridacchiò con aria furba.
“Vero. Ti ho raccontato di quando sei nato
tu… ma con Fili andò diversamente. Nacque durante la
peggiore bufera di neve del secolo. La nostra casa era isolata, e
Thorin uscì per cercare almeno la levatrice, ma finì in
un fosso con il pony. C’eravamo solo io e Jeli, gli altri
arrivarono tutti a tempesta finita, e ormai… ora sai
perché ti guardavo, prima. Mi chiedevo se saresti stato
all’altezza di tuo padre, e devo ammettere che te la sei cavata
davvero bene.”
Risero tutti, finchè Dìs storse il naso.
“Puzzate, tutti e tre. Kili, vattene alle terme.”
Il giovane Re tese il bimbo alla madre, ma Miralys notò qualcosa nel movimento.
“Ehi! Cos’ha quella mano?” Kili
tentò di nasconderla dietro la schiena, ma lo sguardo di sua
moglie era implacabile. Così gliela porse.
“Ma cosa…?” chiese lei, guardando il dito gonfio e violaceo.
“Beh… ad un certo punto mi hai stretto la
mano… forse un po’ troppo forte… credo che sia
rotto.”
Miralys guardò incredula il dito fratturato.
“Io… io ho fatto questo…?”
“Eh, hai decisamente una bella presa.”
Dìs aprì la porta della stanza, proprio mentre Bleis iniziava a lavare il piccolo tra strilli indignati.
Non riuscì a proferire parola: si trovò davanti
dei larghissimi sorrisi, mentre tutti ascoltavano quel suono pieno di
promesse.
Ori la fissò con lo sguardo stralunato. Mormorò:
“Sono zio…*” e crollò sul tappeto privo di sensi.
Fu così che quella stessa sera, nella Sala di
Thròr, Kili presentò il figlio alla gente di Erebor. La
mano sinistra presentava una vistosa steccatura.
Angolo autrice.
Devo segnalare un credito. Ori
che sviene dopo aver detto "sono zio" mi è stato ispirato da un
vecchissimo (e intendo proprio vecchissimo!) musical che viene
trasmesso ogni tanto a Natale, dove c'è una scena simile. Non
ricordo il titolo, ma forse qualcuno l'avrà visto.
Bene, anche questa storia
è finita. Almeno per ora. Del resto, è necessario mettere
un punto fermo alle vicende, anche se solo provvisorio. Come avrete
visto, L’Erede di Durin
è ora una serie; non so cosa succederà ancora, ma le idee
ci sono. So già quanti figli avranno Kili e Miralys; so
perché Balin andrà a Moria, con Ori e Oìn; ho
già anche un’idea della conclusione. Ma tempo al tempo.
Per ora, spero che abbiate
gradito leggere questa storia quanto io mi sono divertita nello
scriverla. Ringrazio chi ha voluto farmi conoscere il suo
apprezzamento, LilyOok e Yavannah per prime; un grosso grazie
anche a chi ha solo letto, ogni visita è un piacere.
Ancora una volta, la parola a
Puck: “E con ciò a tutti voi felice notte; se amici tra
noi restiamo, qua la mano!”
Alla prossima
Idril
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