Luce tra le ombre di Serendipity__ (/viewuser.php?uid=169814)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Introdurrei questo prologo con un gioco di parole:
oso osare.
Come già annunciato nella mia breve flash-fic "Rimpianti" di
Capitan Harlock ho visto soltanto il film, quindi la mia storia
terrà conto solo dei fatti e personaggi lì
rappresentati.
Non appena è comparsa la parola fine, nella mia testa la
storia è andata avanti nella maniera che proverò
a raccontarvi, con che risultati questo è tutto un grande
punto di domanda anche per me.
Ripeto, io oso, poi si vedrà!
Una cosa importante da dire è questa: mi cimento con
elementi "fantascientifici" di cui ho poca dimestichezza, dovessi
scrivere qualche castroneria vi prego quindi di farmelo notare e
cercherò di rimediare.
Mi verrebbe da dirvi molto altro ancora (sarà l'ansia...),
ma rischio che la mia introduzione diventi più lunga del
prologo stesso.
Quindi mi interrompo e lascio a voi la parola, ovviamente per chi
vorrà farmi conoscere le sue prime impressioni.
A presto.
Sere
Alcuni giorni passano semplicemente come se niente
fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in
poi
Perciò con quella speranza, con quella
determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Yuki ha gli occhi spalancati e le lacrime
scivolano calde lungo le sue tempie come un fiume inarrestabile.
Questa volta era
così reale il sogno... così vera quella mano che
la tratteneva...
Ad interromperlo è stato il suono insistente
della sveglia,
riportandola in quella dimensione fatta di giornate tutte uguali,
dove più che vivere lei si limita a sopravvivere.
All'inizio ha pensato che non ce l'avrebbe fatta, poi invece i giorni
sono diventati settimane, le settimane mesi e i mesi anni.
Otto anni.
Tanti ne sono passati da quando ha smesso di essere Yuki
Kei per diventare Mizuko Miura.
Il biondo dei suoi capelli è diventato un nero corvino,
l'azzurro degli occhi uno spento marrone, il suo sorriso una smorfia
dura, il suo fisico snello ed armonioso quasi uno scheletro rivestito
di pelle.
La giovane donna distesa su quella branda non è che un
pallido fantasma della ragazza che era un tempo.
Lo vede riflesso ogni mattina nello specchio opaco di quel buco di
stanza che occupa e pensa che, prima o poi, qualcosa
cambierà... dovrà per forza accadere... quel
dolore se ne andrà e lei tornerà ad essere ancora
viva.
Solo così trova la forza di sciacquarsi il viso, di lavare
via
l'ennesima notte tormentata e di iniziare una giornata che
sarà
l'esatta fotocopia della precedente.
Ma stamattina Yuki non riesce ad arrestare le emozioni che quel
sogno ha fatto affiorare in superficie e che le scorrono sulla pelle
proprio come se le avesse vissute realmente.
Piange quelle lacrime che non si permette quasi mai di versare e si
domanda se non finiranno di portarle via anche quel poco di
sè
che le è rimasto.
Forse, dopotutto,
potrebbe finalmente morire davvero.
E' un pensiero che si è affacciato spesso nella sua mente,
quello di porre fine ad un'esistenza diventata misera, ma che non ha
mai trovato terreno fertile nel suo cuore, lì dove alberga
un
sentimento che non conosce alcuna debolezza.
E' lì, infatti, che continua a bruciare inestinguibile la
fiamma
di un amore che si è accesa nello stesso istante in cui ha
posato lo sguardo su di lui,
il suo capitano.
Colui che doveva donarle la libertà tanto agognata, l'ha
resa schiava per sempre, invece.
Yuki cerca di liberarsi da questi pensieri, asciugandosi finalmente le
lacrime. Si stupisce di non ritrovarsi le mani macchiate di sangue,
perchè sono così piene di dolore da non credere
che possano essere fatte di semplice acqua...
Ehi, scusa, ma da quando sei
diventata così poetica?
La voce che le viene in soccorso le strappa
un dolore che
può sopportare già di più, anzi la fa
quasi
sorridere tra le ultime lacrime che ancora le sfuggono.
Yattaran, amico mio, non
andartene mai.
Le sembra di vedere i suoi occhi sorridenti annuirle da
dietro
gli occhialetti tondi, la pancia che sobbalza mentre ridono insieme.
Ricordati che io ci
sarò sempre. Un fischio e non farai in tempo a pensarmi che
sarò già con te.
Queste sono state le ultime parole di quell'amico
speciale, poi lo stesso portellone
che si era aperto per farli incontrare, si è
richiuso recidendo anche quell'ultimo filo che la teneva legata
all'Arcadia dove c'era la sua casa, la sua famiglia... il suo unico
amore.
Eppure è ancora viva e sa bene il
perchè.
Come tuo capitano ho
soltanto un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre
e sino alla fine dei tuoi giorni.
Ecco cosa la tiene in vita veramente, una promessa che le
è stata strappata senza potersi opporre.
Perchè prima di voltarle le spalle, relegandola in un
passato da dimenticare,
lui le ha lasciato intravedere nello spazio di un battere di ciglia il
futuro totalmente diverso che avrebbe voluto per loro due.
E quello sguardo
è sempre stato lì davanti ai suoi occhi in tutti
questi
anni, proprio come se ci fosse stato ancora lui a rivolgerglielo.
XXXXXXXXXXXXXX
Yuki Kei, alias Mizuko Miura, prende servizio alle quattro di ogni
mattina
nel suo androide da carico presso il più grande interporto
spaziale del sistema stellare di Tauri.
E' anche uno dei pochi a poter vantare di essere ancora totalmente
indipendente dal controllo della Gaia Sanction e le compagnie che lo
tengono in vita continuano a battersi
perchè quel suolo rimanga un vero e proprio porto franco
nonostante le pressioni si facciano sempre più minacciose.
Così, nonostante la quasi totalità dei commerci
risulti
legale, c'è ancora una piccola parte di affari gestita da
personaggi che non hanno problemi a rifornire capitani che non sono
propriamente a loro volta "puliti".
La compagnia che
l'ha assunta le ha fatto solo poche domande e nessuna
a cui lei non abbia dato la risposta giusta. Le sono bastati, poi,
alcuni giorni di prova per dimostrare che le sue attitudini personali
ben si sposavano con ciò che comportava vivere e lavorare in
un
posto del genere.
Così in quegli otto anni si è isolata dal resto
dell'universo, lasciando filtrare solo le poche persone che potevano
darle l'unica cosa che le interessava veramente: notizie certe sulle
rotte dell'Arcadia e sul suo equipaggio.
Ma quella mattina, più che mai, Yuki non riesce a scrollarsi
di
dosso il suo passato e il lavoro ne risente. Ha già
combinato un mezzo disastro caricando della merce sulla nave cargo
sbagliata, ora stava per ripetere l'errore. Fortunatamente se ne
è accorta quasi subito, perciò non ha dovuto come
prima
rifare tutto daccapo.
Si è già beccata una ramanzina coi fiocchi dal
suo
superiore, ora lo vede tornare verso di lei con la faccia ancora
più scura.
Per un attimo pensa che se lo afferasse con il grosso braccio meccanico
che comanda, potrebbe ridurlo in poltiglia, ma dopo avrebbe sicuramente
un problema più grande da gestire, ossia un'accusa di
omicidio.
Così si rassegna a subire l'ulteriore sfuriata. Onestamente
la
cosa non la scalfisce più di tanto, tutto le scivola addosso
come se fosse davvero la vita di un'altra persona di cui lei
è solo una spettatrice.
- Ehi, Miura, si può sapere che ti prende? Se ti gira
storto,
puoi anche prenderti la giornata libera!
- Ha ragione, capo.
Si è uniformata al linguaggio universale di coloro che non
vogliono altro che essere confusi con ciò che li circonda.
Così ha
imparato a non essere più la indomita Yuki Kei ma
la
remissiva Mizuko Miura.
- Mi hai dato ragione anche prima! Mi stai prendendo per il culo, forse?
- No, capo. Assolutamente.
Osserva con un certo distacco l'uomo che le sta parlando, senza vedere
in lui il minimo accenno di attitudine al comando.
Sa che cosa sta facendo, lo sa benissimo, però non
può farne a meno.
Ogni uomo che ha
incontrato in quegli otto anni ha subito il paragone con lui, uscendone
sempre sconfitto.
Poi si rende conto che se anche ne incontrasse uno come
lui, non sarebbe comunque lui.
- Io credo proprio di sì, invece.
Perciò per oggi hai chiuso.
La sta praticamente cacciando. E' la prima volta che le succede.
- Ho bisogno di gente che c'è con il cervello mentre lavora!
Vorrebbe dirgli che
in otto anni forse è la seconda, terza volta che succede, ma
poi
pensa che sarebbe solo fiato sprecato.
Così dpo aver disattivato e messo in sicurezza il
proprio androide, si appresta
a lasciare le banchine di carico, vero e proprio cuore pulsante di
tutto l'interporto.
Mentre si sposta tra spazi che ormai conosce a memoria, osserva
il solito animato fermento alla ricerca di qualche
astronave che attiri la sua attenzione.
E' un pò che non riesce a trovare il giusto aggancio per
avere
notizie certe, sembra che ultimamente l'Arcadia sia diventata davvero
una
nave fantasma.
Con la tuta arancione della compagnia e il cappellino calato sul viso,
Yuki appare come uno dei tanti lavoratori che si aggirano indaffarati.
Così in un primo momento pensa di essere stata scambiata per
qualcun'altro quando una mano sbuca da dietro una pila di enormi casse
stagne
e ce la trascina dietro.
Non ha di certo paura, sa bene come difendersi anche da un avversario
fisicamente superiore a lei, come potrebbe essere l'alta figura che le
incombe addosso.
E starebbe anche per dirglielo, se non fosse che la visione fugace del
viso che si nasconde nell'ombra del
cappuccio scivolato leggermente indietro, la paralizza.
- Ciao, Yuki.
Il suo primo istinto è quello di guardarsi intorno, non alla
ricerca di un aiuto o di una via di fuga, ma per accertarsi al
contrario che nessuno li possa scorgere lì dietro.
Le sembra che tutto sia normale come lo era sino a qualche secondo
prima che, invece, tutto il suo universo si fermasse.
Insieme al suo cuore.
- Sei così diversa.
Da un momento all'altro potrebbe scatenarsi l'inferno intorno a loro,
eppure lei non riesce a pensare ad altro se non al motivo per cui
quella persona sia lì con lei, in carne ed ossa.
- Anche tu.
Sul viso seminascosto che sta fissando intensamente compare una smorfia
molto più dura di quanto lei ricordasse.
- Hai ragione. La vita non è stata affatto generosa con noi.
Sì, la vita è stata ingiusta con loro, li ha
lasciati entrambi orfani di troppe cose.
- Perchè sei qui, Yama?
Deve dire ad alta voce il suo nome, perchè c'è
stato un
momento, seppure breve, in cui ha creduto di avere davanti lui.
Se lei è diventata una donna, Yama
ora è un uomo fatto e finito. Lo osserva nei tratti
diventati
spigolosi, nella mascella che ha preso una linea dura e decisa, nello
sguardo divenuto profondo e maturo.
Qualsiasi altra persona potrebbe davvero confonderlo con lui, ma lei no. Se
i suoi occhi l'hanno momentaneamente ingannata, il suo cuore non ha mai
avuto dubbi su chi avesse davanti.
- Perchè volevo essere io a dirti che da qualche settimana
sono diventato il nuovo capitano dell'Arcadia.
Yuki fatica a mantenere l'equilibrio e per un attimo una mano salda
l'aiuta a reggersi in piedi.
- Io... io...
Non ce la fa, davvero le manca il respiro. Non solo quello,
perchè le sembra di essere in caduta libera dentro ad un
precipizio senza fine.
- Lui sta
molto male, Yuki. Lo ha tenuto nascosto a tutti sino a che ha potuto,
ma ora...
Lei continua a scrutare in quello sguardo dove
c'è una realtà che lei ha visto solo sbocciare
sotto i suoi occhi.
Perchè
qualsiasi cosa sia
successa in quegli otto anni, quel ragazzo è diventato
ciò che il Capitano si aspettava da lui e forse ora ha
smesso di lottare anche per quello.
- Non mi ha mandato lui, però.
Lo sa, Yuki lo ha intuito ancor prima che glielo confermasse e non si
aspettava nulla di diverso. Eppure fa male
lo stesso, proprio come se le stesse di nuovo voltando le spalle come
ha fatto il giorno che l'ha lasciata andare via.
- Venire da te è stata una mia decisione. Perchè
se c'è una cosa di cui sono
maledettamente sicuro, Yuki, è che se avessi saputo che Nami
mi
sarebbe stata strappata via così come è successo,
avrei
fatto di tutto per poter avere anche solo pochi attimi felici con lei
da ricordare per il resto della mia vita.
All'improvviso le mani di Yama l'afferrano per le spalle con forza e
mentre si china su di lei, il cappuccio scivola via, mostrandole il
viso di un uomo che sa bene quale sarà il suo futuro.
Sì, Yama
saprà essere un buon Capitano per l'Arcadia e il suo
equipaggio.
Anche se non ne è pienamente cosciente, Yuki si
sente
sgravata di un peso. Ora sa che i suoi compagni, quelli che non ha mai
dimenticato e mai farà, avranno di nuovo una guida sicura.
- Sono stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho
rispettato
ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella
che mi ha costretto ad assistere alla
sua lenta agonia.
La scuote ancora, Yama, trasmettendole parte di quella sofferenza di
cui le sta parlando.
- L'ho visto spegnersi sotto i miei occhi giorno dopo giorno, divorato
vivo dall'unico vero rimpianto che abbia mai provato: rinnegare i suoi
sentimenti per te.
Yuki non percepisce più nulla che non sia lo sguardo di
Yama,
colmo di un dolore che ha radici profonde in lui, nel suo passato.
- Ora devo fare i conti solo con l'uomo, Yuki, ed è per lui
che sono qui.
Solo un uomo.
Quante volte lei avrebbe voluto che lui fosse
stato solo quello? Non il Pirata deciso a salvare l'intera
umanità, ma solo un uomo libero di amare e di essere
ricambiato.
- Sono qui a chiederti di non gettare via ciò che io sarei
disposto ad ottenere in cambio della mia stessa vita: un'ultima
possibilità di essere felice.
La presa salda delle mani sulle sue spalle è la cosa
più
vicina ad un contatto umano che abbia avuto in quegli ultimi otto anni.
Yuki si scopre fragile sotto la corazza che si è costruita
intorno, ma poi pensa che non sarebbe potuto essere diversamente.
Sono di Yama quelle
mani, non di uno sconosciuto qualsiasi.
- Se lo ami davvero, perdonagli il male che
può averti
causato e va da lui per restargli accanto in questo suo ultimo viaggio.
Il Capitano, il suo
Capitano, sta morendo.
- Ci sarà una navetta ad aspettarti al molo 7a,
questa
sera alle undici. Rimarrà lì per un'ora, poi
partirà con o senza di te per raggiungere la sua
destinazione.
Ora l'ha lasciata andare e il
suo viso è tornato a celarsi nelle ombre del largo cappuccio
che si è rimesso.
- Non ci sarà un'altra occasione, Yuki, non gettarla via.
Dita leggere le sfiorano una guancia, prima che la figura di Yama
scivoli via silenziosa come è comparsa, lasciandola in balia
delle emozioni che le sono scoppiate dentro.
Può essere
davvero questa la strada che aveva in serbo per loro il destino?
Non lo sa Yuki, ma
le basta qualche secondo per capire che questa volta dovrà
trovare il coraggio di scoprirlo veramente.
Note:
Penso di aggiornare la storia ogni 7-10 giorni al massimo. O
almeno ci proverò. XD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Ciao!
Prima di tutto lasciatevi dire ancora grazie per l'accoglienza calorosa
che avete riservato non solo alla mia storia, ma anche a me!
Mi ha fatto davvero un immenso piacere chiacchierare con voi,
condividendo la passione comune per il Capitano e la sua ciurma.
Detto questo... vi lascio alla lettura del capitolo e aspetto di
conoscere le vostre impressioni (per chi avrà ovviamente
voglia di farmele conoscere).
A presto
Sere
Alcuni giorni passano
semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel giorno in
poi
Perciò con quella speranza, con quella
determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Yuki ha una
discreta esperienza in fatto di astronavi e quella che vede attraccata
al molo 7a ha tutta l'aria di essere in procinto di cadere a pezzi.
Dovrebbe
esserne preoccupata, ma a fare da garanzia a quel ferro
vecchio, e a chiunque lo piloti, è stato Yama in persona.
Tanto
le basta per avvicinarsi al portellone abbassato, affacciarsi
all'interno ed annunciare la sua presenza con il rimbombare cupo dei
suoi passi.
-
Mizuko Miura, giusto?
L'uomo
è sbucato da dietro un pannello aperto, probabilmente quello
della centralina di comando dei propulsori DAS, un tipo di
alimentazione ormai superata da diversi anni.
-
Sì.
-
Io sono Takao Fukuda. Proprietario e pilota di questa bagnarola... e
non smentire la cosa, ce l'hai scritto in faccia che lo pensi. Scorge
un lampo ironico negli occhi dell'uomo
e si appunta di non sottovalutarlo, l'aspetto può farlo
sembrare
un innocuo personaggio un pò in là con gli anni,
ma
potrebbe non essere affatto così.
Anzi,
se lei sta per imbarcarsi su quella nave con lui, è quasi
certo che abbia avuto la sua parte di guai
in passato.
-
Mi hanno detto che sei una tipa in gamba. Forse, allora, puoi
darmi una mano con questi circuiti elettrici. Venendo qui sono
incappato in una tempesta magnetica e hanno dovuto fare gli
straordinari per tenere in funzione i propulsori. Ora fanno un
pò di capricci e vanno rimappati. Però devo anche
finire
di stivare il carico, quindi se ci dividiamo i compiti, partiremo
sicuramente prima.
La
sta decisamente sottoponendo a un qualche tipo di esame. Non sa bene
perchè se è donna o perchè
semplicemente vuole
testare le sue reali capacità.
In
ogni caso ha fretta anche lei di partire, quindi lascia cadere la
sacca dove sono contenute le poche cose che possiede e si
avvicina al quadro comandi.
Lo
studia un attimo e poi torna a fissare l'uomo che si è
spostato per farle spazio.
-
Sono le centraline ad essere rimappate non i circuiti elettrici.
Quelli si possono solo controllare con un tester che qui non vedo.
Dopo
quella risposta spunta un sorriso più spontaneo sulla
faccia di quel Fukuda e glielo rende decisamente meno sospetto.
-
Esame superato. Il tizio che mi ha parlato di te, mi ha detto che hai
bisogno di cambiare aria per un pò e che potresti avere
anche
bisogno di un lavoro e di un posto in cui stare. Si da il caso che io
stia proprio
cercando un aiuto per mandare avanti l'officina in cui aggiusto
bagnarole come questa. Posso anche offrirti una stanza decente in
cambio di un modesto affitto che tratterrò direttamente
dalla
tua paga.
Yuki
è decisamente presa in contropiede da queste affermazioni,
ma se c'è una cosa che ha imparato bene in questi anni
è proprio quella di mascherare le sue emozioni davanti a
degli sconosciuti. Così
anche se non ha la minima idea di cosa Yama abbia detto di
lei a quel tale, fingerà che ne sia a conoscenza.
-
Può darsi che sia vero quello che ti hanno detto.
Però anch'io ho bisogno di capire una cosa da te.
Per
la prima volta, dopo tanto tempo, si sente pronta a scattare
come quando era in procinto di gettarsi a capofitto nel pieno
dell'azione se la sua risposta non la convincerà.
-
Eri già un simpatizzante della causa per conto tuo o lo sei
diventato dopo essere stato "ospite" a bordo dell'Arcadia?
La
reazione dell'uomo è quella di scoppiare in una sonora
risata e le ricorda qualcun'altro di cui lei si è subito
fidata.
Yattaran, speriamo che il mio
sesto senso non si stia sbagliando su questo tale come non lo ha fatto
con te!
-
Sinceramente? Lo sono diventato dopo aver scoperto che il
soggiorno offerto era decisamente più piacevole rispetto a
quello che mi è stato riservato nelle galere della Gaia
Sanction.
-
E come ci sei finito a bordo dell'Arcadia?
-
Qualche anno fa la sua rotta ha incrociato quella dell'astronave che mi
stava trasferendo in un'altra
colonia carceraria insieme ad altri detenuti ed è scoppiata
una
battaglia. Siamo sopravvissuti in pochi, pensavamo che ci avrebbero
abbandonati al nostro destino, invece ci hanno scaricati dopo un paio
di giorni su un pianeta sicuro, facendo di noi degli uomini di nuovo
liberi.
-
Che cosa avevi fatto?
-
Trasportavo merci proibite... terra, sementi e piante trafugate dalle
serre installate sulla Terra Madre. Il guadagno
era buono e l'idea che nello stesso tempo infrangevo le leggi della
Gaia Sanction era
un incentivo.
Yuki
non ha bisogno di sapere altro. Anzi, un'ultima cosa c'è.
-
E hai avuto la fortuna di conoscere il leggendario Capitano che la
governa?
Fukuda
si fa improvvisamente serio.
-
No. Ma la sua presenza su quella nave l'ho avvertita in ogni singolo
componente del suo equipaggio. La fede incrollabile che nutrivano in
lui è qualcosa
che se anche campassi mille anni
non potrei dimenticare.
Yuki
sente lo stomaco annodarsi, perchè quello è
sempre stato l'effetto che il suo
Capitano ha suscitato negli altri.
-
Sì, hai ragione, il Capitano
dell'Arcadia è qualcuno che davvero non si può
proprio
dimenticare.
Yuki
lo afferma mentre pensa che
non ha la minima idea di come lo troverà, o come
reagirà o cosa
le dirà, è certa però di volerlo
scoprire a
qualsiasi costo, anche quello di vedersi un'altra volta respinta.
Solo
che non si arrenderà, ma anzi, proprio come le ha insegnato lui, questa volta
combatterà sino in fondo la sua battaglia.
XXXXXXXXXXXXXXX
-
Ehi, presto, svegliati!
E'
uno scossone rude quello che la strappa da un sonno profondo, tanto che
per un attimo non riesce a capire bene dove si trovi.
-
Forza, dai! Abbiamo un problema e bello grosso.
Le
viene gettato addosso qualcosa di pesante e Yuki lo afferra al volo,
in un riflesso condizionato retaggio di quel passato che la vedeva
pronta a scattare in qualsiasi momento.
-
Di che si tratta?
Le
ci è voluto il tempo di capire che stringe tra le mani un
kit
di sopravvivenza per renderla del tutto lucida e attenta.
-
Un incrociatore della Gaia Sanction di pattuglia. Non avrebbe
dovuto battere
questa rotta, ma evidentemente qualcosa è cambiato rispetto
alle
informazioni che mi avevano dato.
L'uomo
sta cercando qualcosa in una cassa portaoggetti lì vicino,
ma lei ha
bisogno di guardarlo in faccia, così lo afferra per un
braccio e
lo strattona con forza per farlo voltare verso di sè.
-
Perchè non stiamo scappando?
Perchè sta
succedendo?
Perchè Yama si è fidato di quel tipo? E lei,
perchè si è fidata a sua volta?
Le
domande si accavallano nella sua mente e i pensieri corrono veloci,
esaminano ogni possibilità, senza trovare nemmeno una
risposta
soddisfacente.
L'uomo
però non abbassa lo sguardo, ma anzi la fissa a sua volta.
- Perchè
le probabilità di sfuggirgli con questa astronave
sono praticamente nulle e lo sai meglio di me.
Con
un gesto rabbioso si libera della sua presa e torna a frugare nella
grande cassa.
-
Mi hai tradita?
Il
disprezzo che mette in quelle parole le brucia quasi la gola,
perchè per il suo codice morale quello è il
delitto
peggiore che qualcuno potrebbe commettere.
Proprio
in quel momento Fukuda la costringe ad afferrare una busta sigillata
scaraventandogliela addosso con forza.
-
Non so chi sia tu, bellezza, però so bene chi sono io: uno
che
è pronto a pagare il suo debito verso chi gli ha salvato la
vita. Mi
è stato chiesto di portarti a destinazione ad ogni costo ed
è quello che ho intenzione di fare.
Tra
di loro irrompe il suono del computer di bordo che li avvisa che
c'è una comunicazione prioritaria in entrata che chiede la
loro
identificazione immediata.
-
Perciò sbrigati ad indossare la tuta termica
perchè nel
giro di un minuto devi essere su quella capsula di
salvataggio.
Con
la testa accenna al portellone dipinto di un rosso vivo che si trova
poco distante da loro.
-
E' l'unica parte di nuova generazione che c'è su questa
bagnarola e ti porterà a destinazione con un'autonomia di
aria e carburante più che sufficiente.
Yuki
è in uno di quei momenti dove sa che lo spazio per prendere
le decisione deve viaggiare sul filo dei secondi.
-
Allora possiamo salirci entrambi.
Ma
il suo interlocutore non la sta più guardando è
già intento ad aprire il portellone di sicurezza che immette
nello spazio antistante la capsula.
-
Così hai deciso che non sono un traditore, eh?
Lei
non risponde perchè si è chinata sulla cassa per
vedere di trovare un'altra tuta, dopo aver indossato
velocemente la sua ed è per quello che l'uomo riesce a
prenderla di sorpresa.
-
Bene, sappi che mi fa piacere.
L'ha
afferrata da dietro, imprigionandole le braccia lungo i fianchi.
Prova a liberarsi, ma lui la sta già trascinando verso la
capsula.
-
Allora, il piano è questo: getterò fuori tutto il
carico per tentare di confondere nel mezzo la capsula e poi
mi darò immediatamente alla fuga per attirare la loro
attenzione. Quindi tu aspetta ad accendere i motori finchè
non
ci saremo allontanati. Ho già inserito le coordinate
corrette nel computer di bordo, quindi seguile alla lettera.
Sono
dentro lo spazio angusto della piccola navicella, ora, ma lui ancora
non l'ha lasciata andare.
-
Un pò mi dispiace che sia andata così, sono
sicuro che
avremmo lavorato bene insieme. Chissà, magari ci
rincontreremo e
avremo comunque modo di scoprirlo.
Yuki
sta pensando che la sua prima impressione era corretta: non era un
uomo da sottovalutare. Infatti con una velocità che non gli
avrebbe mai attribuito, è riuscito a sgusciare fuori
all'ultimo
mentre il portellone di sicurezza si stava già riabbassando.
-
Nel frattempo, Mizuko, ti auguro buona fortuna.
Tutto
è successo molto rapidamente, senza lasciarle alcun margine
per
poter agire diversamente. Non concepisce l'idea di lasciare
qualcuno nei guai al posto suo, non è questo che le
è stato insegnato
a bordo dell'Arcadia.
Poi
la capsula si stacca all'improvviso dall'astronave, dandole la
sensazione di
andare alla deriva e allora i pensieri tornano inevitabilmente a tanti
anni
prima, quando ha vissuto una situazione simile con la differenza che
lo sconosciuto che lei e Yattaran avevano dovuto abbandonare era stato
Yama.
A salvarlo, però, era
arrivato il loro
Capitano.
E
mentre i ricordi passati si accavallano alle immagini
del
presente, Yuki non può fare altro se non rendere
omaggio al
coraggio di quello sconosciuto sfruttando al meglio la
possibilità di salvezza che le ha regalato con il suo
sacrificio.
Così
è con un misto di rabbia e dispiacere che aspetta di
vedere l'incrociatore lanciarsi all'inseguimento della piccola
astronave prima di accendere i motori .
XXXXXXXXXXXXXXX
- Tu pensi che il Capitano ce
l'abbia con me, Yattaran?
- Che cosa te lo fa credere,
scusa?
- Non mi rivolge quasi mai la
parola.
- Il Capitano è uno
di poche parole con tutti, Yuki. Con il tempo ci farai l'abitudine.
Yuki
sente queste voci ma fatica ad afferrarle, le sfuggono come se fossero
sabbia tra le dita.
- Yuki, c'è una cosa
che devo dirti prima che tu te ne vada.
- Che cosa, Yama?
- Grazie. Perchè hai
creduto in me. Non so cosa ti abbia spinto
a farlo quel primo giorno e poi anche dopo, quando nemmeno io sapevo
più chi fossi davvero... però te ne
sarò per
sempre grato.
Un
peso le schiaccia il petto, ora, sente il bisogno di
piangere.
-
Esiste un modo per farti
cambiare idea?
- No.
- Perchè sapevo
già che sarebbe stata questa la tua risposta?
- Perchè mi conosci
meglio di chiunque altro.
- No, non di chiunque altro.
- Yattaran, ti prego.
- Lo sai che è vero.
- Maledizione, sei proprio un
testone! Vuoi che la nostra ultima conversazione sia una litigata?
- No. Vorrei solo che non fosse
la nostra ultima conversazione, tutto qui, Yuki.
Forse
sta piangendo, non ha piena coscienza di sè. Quelle voci
sono sussurri e grida al tempo stesso, ma non sa se appartengono al
passato o al futuro, perchè le sembra di fluttuare in un
luogo
dove il tempo non esiste.
- Oggi si spegne una luce anche
dentro di me, Yuki Kei.
- Non penso di brillare
così forte, Meeme.
- Lo dici perchè non
sarai qui a vedere le ombre richiudersi dietro di te.
Forse
le ombre sono venute a reclamare lei, invece, perchè non
c'è luce dove si trova adesso. Vorrebbe gridare, ribellarsi,
ma
le voci non glielo permettono, continuano impietose a condurla in quel
viaggio fatto di dolore che brucia come se un fuoco le stesse divorando
la carne.
- Capitano, io lascio l'Arcadia.
L'uomo che le siede di fronte
non si scompone.
- Prendo atto della tua
volontà, Yuki Kei.
Le parole sono lame taglienti
che le incidono la carne, laddove non lo ha già fatto il suo
sguardo rimasto impassibile.
- L'Arcadia ti
porterà ovunque tu abbia deciso di ricominciare.
Lei stringe forte i pugni,
adesso, perchè il punto di non ritorno lo ha appena superato.
- La ringrazio per questo e...
per tutto il resto.
In realtà
c'è un fiume di altre parole che vorrebbe rompere
l'argine delle sue labbra serrate, ma quando lui si alza in piedi
pronto a congedarla, lei sa che accoglierà con il silenzio
qualsiasi altra cosa potrà dirle perchè non
sarà ciò che in realtà desidera.
- Come tuo Capitano ho soltanto
un'ultima richiesta da farti... abbi cura di te, Yuki, sempre e sino
alla fine dei tuoi giorni.
C'è tutto un futuro
diverso per loro nello sguardo che è
affiorato sul viso di quell'uomo che lei ama più della sua
stessa vita, ma è durato il tempo di un battere di ciglia
prima
che lui le voltasse le spalle per lasciarla andare incontro al suo
destino.
Si ribella, Yuki,
geme, lotta contro quella visione che tenta di
riportarla in una dimensione dove ha già sofferto troppo.
-
Signore, la febbre è ancora alta. Credo non sia il caso di
lasciarla da sola.
Quella
nuova voce le giunge più nitida.
Vorrebbe dirle di andarsene, di portarsi via anche tutte le altre,
vuole solo essere lasciata in pace.
Ma
non ha la forza, così ripiomba nel tormento di quelle voci
incessanti.
- E' ancora
incosciente?
- Sì. Ma la
febbre è diminuita, Capitano, e la ferita non sanguina
più.
Lei sente una mano sfiorarle la
fronte, un tocco fresco sulla sua pelle che brucia.
- Voglio essere informato non
appena si sveglia.
Lei vorrebbe dirgli che lo
sente, che sta bene, ma il suo corpo non reagisce agli ordini della
mente.
- Certo, Capitano.
Sarà fatto.
Fresco.
Qualcosa
la sfiora e risveglia una nuova sofferenza, più reale questa
volta.
-
Resto io con lei. Torni pure domani, alla solita ora.
Tutto
il suo essere fluisce in quella voce, richiamato prepotentemente
alla vita, dentro un corpo di cui torna a sentirne il peso per qualche
momento.
-
Bene, allora a domani.
Lotta,
ma è ancora il buio a vincere, inghiottendola.
- Mi hai fatto perdere dieci
anni di vita, Yuki.
- Però neanche un
etto, vedo.
Ride Yattaran, lei anche, ma poi
lo maledice perchè la ferita
che si è procurata nell'ultimo abbordaggio tira e brucia.
- Ragazza, il cibo è
la mia più grande consolazione, lo sai.
- Allora non oso pensare cosa
diventeresti se dovessi morire!
- Probabilmente mangerei fino a
scoppiare... un bel modo per raggiungerti, no?
Sono altre risate, altre
maledizioni perchè se va avanti così le fa
saltare i punti davvero.
- Invece di dire cretinate,
raccontami piuttosto che cosa mi sono persa in questi giorni che ero
fuori uso.
- Uhm... a parte che il Capitano
era più taciturno e intrattabile del solito, niente.
- Come mai?
- Era molto preoccupato per il
suo secondo ufficiale.
La guarda più serio
adesso.
- Mi sa che stavolta hai fatto
perdere dieci anni di vita anche a lui.
Tutto
è confuso, la sua mente non riesce a separare ciò
che è reale da ciò che non lo è. Il
dolore fisico
avanza, questo allora vuol dire che è ancora intrappolata
nel suo corpo?
Spinge
la sua coscienza ad indagare, ma c'è solo buio fuori e
dentro di lei.
Qualcosa la strappa dal sonno
agitato
e quando apre gli occhi capisce che cos'è: il Capitano, in
piedi
poco distante dal suo letto.
La sua figura è
un'ombra appena più definita tra quelle
che si creano per via della tenue illuminazione che rischiara
l'infermeria.
- Come stai, Yuki?
- Bene, Capitano.
Non vuole farlo preoccupare e
ignorando il dolore, si tira su a sedere.
- Penso che tra un paio di
giorni potrò tornare al mio posto.
Le batte forte il cuore mentre
lo osserva incombere su di lei. La fissa
come è successo solo poche volte, dandole l'impressione di
poterle leggere dentro.
- Ti voglio sul ponte di comando
solo quando ti sarai veramente ristabilita.
Forse arrossisce leggermente
davanti all'uso delle parole"ti voglio",
perchè lo vede fare un passo indietro, pronto ad andarsene.
Non vuole che succeda
così presto e allora...
- Capitano...
E' suo quel sussurro disperato?
-
Capitano... non...
Si
sforza di gridarlo più forte, ma le parole si spengono in un
gemito sofferente.
- Capitano, non se ne vada!
Lui è
rimasto, così lei raccoglie il coraggio a due mani e va
avanti.
- E'
che ci tenevo a... a ringraziarla. Ecco, mi hanno detto che era
abbastanza preoccupato per me... cioè... per la mia
salute...
così... Non capisce cosa le stia succedendo. O forse lo sa
fin troppo bene e
inizia a doverci fare i conti. L'ammirazione e la fiducia che sente per
lui sono sfociati
in altri sentimenti più intensi e complessi.
Si agita, in affanno, cercando
le parole migliori per uscire da quel momento che sta diventando
insopportabile.
- Insomma... la volevo
ringraziare. Mi fa sentire... meno sola di quanto sia veramente...
ecco, tutto qui.
Non è quello che
avrebbe voluto dire, è una bugia bella
grossa e lo sanno entrambi. Avverte ancora di più il peso di
quello sguardo che la costringe ad abbassare il suo, timorosa di aver
osato troppo.
- Sono io che ti devo
ringraziare, Yuki.
La voce del Capitano non risuona
decisa come è abituata a sentirla. E' più bassa e
leggermente... roca.
Sì, roca. Non le
viene in mente un termine migliore per definirla.
- Per essere abbastanza in gamba
da non farti uccidere là fuori. Se succedesse, credimi, non
potrei mai perdonarmelo.
Yuki sa che in quelle parole
c'è molto più di quanto lui
abbia mai concesso a nessun'altro, però sente già
che non
le potrà bastare.
Mentre si stende nuovamente per
dare tregua al dolore sul fianco,
è cosciente che quel breve incontro con lui sarà
uno di
quelli che l'aiuteranno a restare a galla nei momenti bui che
arriveranno inevitabilmente.
- Capitano... non... non
morirò... glielo... pro... prometto.
Deve
dirlo, mentre sente che sta scivolando di nuovo via, in un buio che
adesso vede minaccioso.
In
uno sprazzo di vera coscienza, forse l'ultimo, Yuki si rende conto che
sta lottando tra la vita e la morte.
Ecco
cos'è quell'agonia che la vuole strappare via da quei
ricordi che ora le sembrano meno dolorosi rispetto a quanto potrebbe
accaderle.
Morire e tradire così
la promessa fatta al suo Capitano.
XXXXXXXXXXXXXXX
Un lungo respiro
è la prima sensazione che percepisce.
L'aria
ha forzato le sue labbra, è scesa lungo la gola e le ha
dilatato i polmoni, riportandola in superficie proprio come se stesse
emergendo da una lunga apnea.
Yuki
spalanca gli occhi di colpo e si trova nel buio più
impenetrabile.
Il
panico, quello vero che ghermisce senza pietà, arriva subito
dopo quella scoperta.
Il
cuore prende a martellarle nel petto, che ora si alza e si abbassa
affannoso, mandandola in iperventilazione.
Sta morendo.
Cerca di portare le
mani là dove sente quel peso impedire ai suoi polmoni di
funzionare correttamente, ma una presa salda
glielo impedisce.
-
Sei al sicuro, Yuki Kei, respira.
Il
sangue le romba nelle orecchie, ma quel frastuono non è
nulla
in confronto alla forza con cui irrompe quella voce nella sua mente.
-
Capitano!
Le sembra di
impazzire, prigioniera di quel buio dove forse sta immaginando
ciò che vorrebbe.
-
Sì, sono io.
C'è
qualcosa che sta bruciando dentro di lei, come un fuoco che
vuole consumarla e non può fare a meno di credere che morire
sia
proprio così.
-
Sto morendo, Capitano, mi dispiace.
Il
panico è diventato una disperata rassegnazione a cui si sta
arrendendo.
- Sei ferita
gravemente, ma non morirai.
Quella voce... è come
balsamo che si riversa su ferite aperte.
- Mi dispiace...
mi dispiace...
-
Yuki!
La
voce è imperiosa, ma riempie lo stesso quel buio di colori
vividi e lei può anche chiudere gli occhi ora,
perchè non
ha più paura.
-
Non arrabbiarti con me...
Non vuole lasciare questo mondo
con la sofferenza nel cuore.
- Ho provato a
lottare... non ho tradito... la promessa...
E'
la sua unica occasione per dirglielo, forse quel pensiero gli
giungerà davvero, ovunque si trovi.
-
Non parlare. Respira.
Si
sforza di farlo, ma c'è un peso che le schiaccia il petto.
E' troppo faticoso.
-
Non... non ci riesco.
-
Sì, invece. Lo devi fare.
Le
sembra impossibile, eppure da qualche parte dentro di lei è
fiorito un sorriso.
-
E'... è un ordine... Capitano?
-
Sì, Yuki Kei! E' un ordine!
Non
le importa che quella voce sia così aspra, perchè
è comunque lì per lei.
La porterà sempre nel
cuore, anche quando avrà smesso di battere.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il
profumo è intenso, ma nello stesso tempo... familiare.
Yuki sta lottando
contro quel torpore che vorrebbe di nuovo
trascinarla nel buio da cui è emersa così
faticosamente.
Si sente come se stesse camminando sull'orlo di un precipizio e dovesse
fare molta attenzione.
Così
sta cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa la tenga
lontana da quella minaccia, ed è il profumo ciò
che la
sta salvando.
Lo conosce davvero, ma non
riesce ancora a ricordare...
C'è un
colpo secco che la fa sobbalzare e sente una voce estranea chiedere il
permesso di entrare.
Dove? Chi è?
Sono pensieri
appena accennati.
-
Avanti.
Ora
scoppia il caos nella sua mente, perchè invece questa voce la
conosce sin troppo bene.
-
Signore, se vuole le posso dare il cambio per un pò.
-
No, non ne ho bisogno.
Il
cuore le batte forte.
Il cuore le batte forte.
Sente il suo cuore
battere, allora è viva.
E
quel profumo... allora quel profumo è... reale.
Come la voce.
-
Va bene. Se ha bisogno sono di là.
Yuki
cerca di capire, ma i pensieri corrono come impazziti e fermarli non
è facile.
Si
sforza di ricordare...
Un viaggio.
O un sogno? Forse
è solo quello, così reale da sembrare vero.
C'è
solo un modo per scoprirlo e Yuki spalanca gli occhi.
Buio.
Assoluto,
impenetrabile e vuoto.
-
Yuki...
Le lacrime spuntano
a tradimento, perchè scopre che allora quella voce
è di nuovo soltanto nella sua testa.
-
Perchè non riesco a svegliarmi...
Avverte
solo un lieve spostamento d'aria, prima che accada qualcosa che le
toglie il respiro.
Qualcosa le sfiora una mano.
-
Sei sveglia. Solo che i tuoi occhi sono feriti e ancora non sono
tornati a vedere.
Volta
il capo nella direzione da cui ha sentito provenire la voce e pensa... no, non pensa.
- Come... io... non
ricordo...
E
poi succede, lei cerca di alzarsi e una mano si appoggia delicata sulla
sua spalla, invitandola a rimanere sdraiata.
-
Sei ancora molto debole.
La
sua mano è volata sulla spalla, per essere certa di
ciò che ha sentito, ma non ha trovato altro che il tessuto
ruvido di una benda.
-
Hai riportato ferite gravi sia alla testa che al busto. Sei molto
fortunata ad essere ancora viva, Yuki.
Quelle
parole le provocano lunghi brividi freddi lungo la schiena. Non
per quello che significano, ma per come sono state pronunciate.
C'è una rabbia
trattenuta a stento.
- Mi
dispiace.
Un
breve flash si affaccia nella sua mente, ha la sensazione di averle
già dette quelle parole e proprio a lui.
-
Ora devi tornare a riposare.
Niente
le fa più male di quella voce che ha ripreso un tono
distaccato. Nemmeno il dolore che le opprime il petto e di cui sta
diventando cosciente ogni minuto di più.
Cosa le è successo?
Non ricorda, tutto è così confuso.
Però ha
ragione, è stanca.
-
Mi... mi prometti che ci sarai ancora quando mi sveglierò?
All'improvviso
sta lottando per rimanere lucida quel tanto che le basta per cogliere
la sua risposta.
-
Sì, ci sarò.
E'
arrivata come sempre senza alcuna dolcezza, però a
lei sembra lo stesso rassicurante.
E' di nuovo con lui, al momento
solo questo conta.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Quando si
risveglia, Yuki ha due certezze: i ricordi sono tornati e non
è sola, lui è
lì come le ha promesso.
Apre
gli occhi, ma il buio rimane.
-
Cosa mi è successo agli occhi?
La
domanda esce spontanea, non perchè sia la più
importante, ma forse perchè le darà dell'altro
tempo per
pensare a come affrontarne di più difficili.
-
C'è un coagulo di sangue che preme sul nervo ottico, non
appena si scioglierà la pressione si allenterà e
riacquisterai la vista poco
alla volta. Hai anche riportato lo schiacciamento del torace, con la
conseguente rottura di alcune costole.
Vorrebbe
chiedergli chi l'ha medicata, chi l'ha curata per tutto il
tempo che è rimasta incosciente, ma è un'altra la
domanda che preme per uscire.
-
Chi mi ha trovato?
-
Io.
Il
cuore perde un battito, non può essere diversamente.
-
Come... come hai fatto?
Non
vederlo la sta solo rendendo più consapevole della sua
presenza e della sua vicinanza. Tanto che fatica a rimanere lucida.
C'è
tutta una ridda di emozioni che deve tenere sotto
controllo e non è affatto facile nelle condizioni in cui si
trova.
- La
capsula su cui viaggiavi è precipitata a solo qualche
chilometro di distanza da questo posto.
-
E che posto
è questo?
-
Mi stai dicendo che non conoscevi nemmeno la tua destinazione?
Lei
ha avvertito la tensione crescere ad ogni domanda, ma non
può fermarsi.
-
Sapevo solo che ci saresti stato tu e tanto mi bastava per raggiungerlo.
Coraggio, Yuki.
-
Non saresti mai dovuta venire.
Non
pensava che sarebbe giunto così presto quel momento, ma lo
deve comunque affrontare.
-
Non potevo più restare lontana, Capitano.
In
quelle parole Yuki ritrova finalmente se stessa. Le sembra di aver
percorso una strada che non l'ha mai portata veramente in nessun'altra
direzione, se non lì, a quel momento.
-
E non hai pensato nemmeno una volta che non fosse quello che volevo io?
Il
respiro le si blocca nel petto, perchè quelle parole sono
come macigni che lui vi posa sopra.
Ma questa volta non si
arrenderà.
- Non riuscirai a
farlo di nuovo, Harlock.
Osa
pronunciare quel nome che ha custodito sempre e solo dentro di
sè, perchè ora vede chiaramente
l'uomo dietro il Capitano invincibile che è riuscita ad
allontanarla tanti anni prima.
-
Perchè ora sono abbastanza forte da poter lottare non contro
di te, ma anche per te.
Sono sempre stata convinta che a fuggire fossi stata io... mentre
invece, otto anni fa, sei tu che lo hai fatto.
Il
silenzio che accoglie le sue parole non la spaventa più,
perchè adesso vi legge dentro con una chiarezza accecante.
-
Perciò raccimola ogni briciola di coraggio che ti
è
rimasta, Capitan Harlock, perchè questa volta non ti
permetterò di lasciarmi un'altra volta.
Note
Spero
che le scene iniziali siano state almeno in parte plausibili da un
punto di vista logistico, d'altronde non ho molta esperienza di
astronavi e viaggi spaziali!
So
che forse vi aspettavate maggiori dettagli circa l'incidente di Yuki,
ma siccome non amo molto le lunghe parti descrittive (anche come
lettrice), preferisco che siano i protagonisti stessi a darne conto
all'interno della narrazione (quindi ci sarà modo di saperne
ancora).
Vi
saluto ancora e adesso tengo le dita incrociate.
Sere
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Ciao!
Intanto mi scuso per il giorno di ritardo, ma ho avuto problemi con il
collegamento internet.
Sul capitolo avrei molto da dire, ma preferisco fare come il Capitano e
chiudermi in un silenzio criptico in attesa degli eventi.
Anzi, magari mi riservo uno spazietto in fondo, giusto per dirvi due
cose che se avrete voglia leggerete.
Buona lettura e a presto.
Sere
Alcuni
giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel
giorno in poi
Perciò con quella speranza, con
quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Il
Capitano è seduto sul suo scranno, il corpo rigido e
l'espressione così cupa da sembrare la personificazione di
un
incubo vero e proprio.
-
Non c'è futuro per noi, Yuki Kei.
Lei
è impotente davanti a lui, schiacciata dalla sua ferrea
volontà, piegata da quelle parole dure, spietate.
-
No! Sei un bugiardo!
Rabbia.
Deve
aggrapparsi alla rabbia che le ribolle nelle vene come un fuoco
liquido, non si lascerà ingannare ancora.
-
Non ti ho mai mentito.
Lei
avanza, riducendo quella distanza
che non ha mai osato colmare nel timore di affrontare ciò
che
davvero potrebbe succedere.
Vederlo, senza più maschere o barriere tra di loro.
-
Sì, invece. Perchè anche tu mi ami. Io lo so, lo
sento.
Lui
ruota appena la testa verso
destra, un movimento che le appare regale nella sua compostezza,
sufficiente a far sì che dall'ombra emerga una figura scura.
-
Vieni con me, Yuki.
Una
mano guantata si è tesa
verso di lei, un gesto che mille volte, e poi mille volte ancora, ha
desiderato di poter vedere.
Ma
non si aspettava l'orrore che invece la invade, la paura che la fa
arretrare, mentre scuote la testa in un disperato diniego.
-
No! No!
Arretra
ancora, Yuki, ma l'alta figura alla destra del Capitano incombe su di
lei proprio come se non si fosse mossa.
-
Sarai felice con me. Lo dimenticherai...
Non può volere questo, non può volere questo, non
può volere questo...
Le
parole si ripetono nella sua mente
in un crescendo di angoscia e disperazione, mentre i suoi occhi si
fissano sull'espressione impassibile dell'uomo che ama con tutta se
stessa.
-
Non puoi volere questo, Harlock!
Le
ha lasciate irrompere tra di loro
ed esplodono con la forza di una bomba, tanto che le sembra di vedere
una vera e propria onda d'urto gonfiare il lungo mantello in cui
è avvolto Yama.
-
Lui saprà renderti felice, Yuki Kei.
Lo
vede alzarsi, implacabile nella
sua convinzione che la figura speculare al suo fianco, possa esserlo
non solo fisicamente, ma anche moralmente.
Potrà
anche essere così per l'Arcadia e il suo equipaggio, ma non
per lei!
-
Io non potrò mai amarlo!
Yama
avanza verso di lei, c'è
un sorriso così dolce ad ammorbidirgli i lineamenti,
qualcosa
che lei non riesce nemmeno a concepire sul volto di Harlock.
Ma
non ha nessuna importanza,
perchè i lineamenti sempre cupi e tirati, fanno parte di lui
tanto quanto il suo modo distorto di amarla.
-
Va da lui, Yuki Kei.
C'è
una forza in quelle
parole... la tenacia delle sue convinzioni... di essere un uomo
dall'animo irrimediabilmente corrotto e mostruoso.
-
No! No! No!
Grida
la sua ribellione, Yuki,
perchè Harlock la sta attirando verso Yama, proprio come se
gli
bastasse vederla accanto a lui per poter scomparire definitivamente
dalla sua vita.
- Yuki, svegliati...
-
Io non potrò mai dimenticarti! Ti prego, Harlock, non
lasciarmi!
Ma
è Yama ad essere seduto sullo scranno, ora, mentre la figura
del suo Capitano sta lentamente scomparendo tra le ombre.
-
Vieni da me, Yuki.
Qualcosa
la attira tra quelle braccia
che sembrano attendere davvero solo di poterla accogliere, per amarla e
proteggerla ogni giorno della sua vita.
Sta
lottando contro i suoi stessi
passi, mentre la forza aumenta, proporzionale allo sguardo deciso di
Harlock che le sta dicendo addio.
-
No! No! Non voglio!
- Svegliati...
Le
mani di Yama sono sulle sue spalle, la tengono stretta e la forzano a
rimanere accanto a lui.
-
Harlock, ti prego, non mi lasciare!
Cerca
di liberarsi dalla presa che la
costringe a rimanere immobile, obbligandola ad assistere alla scomparsa
di Harlock, un ombra sempre meno definita tra le altre sul ponte di
comando.
- Yuki... calmati, ti farai male...
Sta
lottando con Yama, contro la sua presa salda che vuole impedirle di
andarsene.
-
Lasciami!
- Lasciami!
- Sono io, stai calma.
-
Mi conosci, Yuki. Non ti farò del male.
Yama sta cercando di rassicurarla, ma lei non vuole restare con lui!
- Lasciami, Yama! Non verrò con te!
Si dibatte, Yuki, nonostante il dolore al torace le stia spezzando il
respiro, ma non riesce a liberarsi da quelle mani che la
inchiodano.
- Sono Harlock, Yuki Kei, svegliati!
- Harlock non
può amarti, devi rimanere con me...
- No!
- No! No!
- Maledizione...
E' quell'imprecazione a strapparla dall'incubo e a catapultarla in una
realtà dove la voce del Capitano è pervasa da una
rabbiosa preoccupazione.
- Harlock...
Mentre combatte gli ultimi stralci di quell'incubo che ancora le
annebbiano la mente, Yuki ha la sensazione che qualcosa di rovente le
stia marchiando la pelle delle braccia.
Mani!
Allora sono le mani di Harlock che la stanno tenendo
inchiodata al letto e a lei sfugge un basso singhiozzo.
- Scusami, non volevo farti male, ma non riuscivo a svegliarti e ti
stavi agitando troppo.
La sensazione di calore scompare all'improvviso, lasciandola priva di
ciò che solo una volta in passato ne ha potuto godere: il
tocco delle sue mani.
- No, ti prego, non mi lasciare.
La preghiera le sfugge senza quasi che se ne accorga, perchè
è più forte il bisogno che quella sensazione
ritorni.
- Ho bisogno di sentirti...
In quel buio che i suoi occhi non riescono ancora a scacciare, la paura
che quell'incubo le ha lasciato è difficile da combattere.
Paura
di perderlo.
- Yuki, non...
Non le importa di mostrargli le sue lacrime, perchè non sono
di debolezza, ma di sofferenza.
- Nel sogno c'eri tu e c'era anche Yama. Eravamo a bordo dell'Arcadia.
Deve dirglielo, le parole stanno sgorgando da quella ferita che lui le
ha procurato e che solo lui può rimarginare.
- Volevi che scegliessi lui... continuavi a dirmi che non c'era un
futuro per noi e che con lui, invece, sarei stata felice.
Lo sente vicino, ma solo fisicamente, perchè quelle parole
lo hanno indotto ad un silenzio ritornato impenetrabile.
- Stavo sognando questo, quando mi hai svegliato.
Lo sa che raccontarglielo non è servito a nulla,
però l'ha dovuto fare per se stessa.
- Yama... è una scelta che prenderesti in considerazione se
fosse possibile?
No!
Mai!
- No.
Non deve aggiungere altro, in quelle due sillabe c'è
l'intensità dei suoi sentimenti e sa che lui lo
avvertirà.
- Forse, invece, dovresti.
Anche lui non deve aggiungere altro, perchè ancora una volta
la
congeda con parole lapidarie, che le strappano ogni
possibilità
di speranza.
XXXXXXXXXXXXXX
E' sveglia quando sente la porta aprirsi e qualcuno entrare.
La sua prima reazione è di massima allerta, poi subentra la
certezza che Harlock non la lascerebbe mai in balia di qualcuno che non
fosse fidato, quindi resta in attesa di sapere che reazione
avrà
questa persona nel trovarla sveglia.
- Oh, bambina, finalmente ti vedo sveglia!
Yuki riconosce quella voce, l'ha sentita in quei momenti dove lottava
per ritornare cosciente, rivolgersi al Capitano con un formale
"Signore".
- Chi sei?
Forse è disabituata alla cortesia, forse è delusa
che non sia lui, però
quelle sono le uniche parole che è riuscita a formulare per
accogliere quella presenza.
- Mi chiamo Asami Sasuki. Pensavo che Harlock-san ti avesse parlato di
me.
- No, non lo ha fatto. Se lo conosci, saprai che è un uomo
di poche parole.
Le sembra possa avere una certa età dalla voce e si ritrova
a volerne
sapere di più di lei, perchè questo
l'aiuterà
anche a capire qualcosa di più su dove sia finito il
Capitano.
E' certa che lui non sarebbe così propenso a parlargliene,
limitando allo stretto necessario le informazioni da fornirle.
- Sì, in effetti è un uomo di poche parole e dai
modi
bruschi. Questo, però, non gli ha impedito di essere sempre
rispettoso nei miei confronti. Unito al fatto che mio marito nutre in
lui una profonda fiducia, basta per renderlo anche a me un
ospite gradito.
Ora Yuki ha qualcosa su cui concentrarsi, distogliendola dai pensieri
cupi in cui era immersa sino a poco prima.
- Quindi ci troviamo a casa vostra?
- Sì, in un certo senso.
La donna si è avvicinata, la sente trafficare con qualcosa
che deve essere accanto al letto su cui si trova.
- Intanto che parliamo, controllerò le medicazioni. Ero
venuta per questo.
- Sei tu, quindi, che mi hai curato?
Sono tante le risposte di cui ha bisogno, così le domande si
accavallano tra di loro.
- No, è stato mio marito. E' un medico...
C'è una certa reticenza in quella rivelazione, le viene
spontaneo insistere.
- Come fa a conoscere il Capitano?
Delle mani piuttosto piccole hanno preso a tastarle la fronte,
risalendo delicatamente sul cranio rasato.
- Ti fa male qui?
Sta toccando un punto vicino alla garza che deve ricoprire una ferita
piuttosto profonda, perchè la sente pulsare costantemente
quando è cosciente.
Il dolore fisico è forte, ma ancora più lacerante
è quello che patisce la sua anima.
- Abbastanza.
- Makoto, mio marito, ti ha dovuto dare più di dieci punti.
Purtroppo è stato anche necessario rasarti i capelli.
- Ricresceranno.
E biondi, come lo sono sempre stati prima di diventare Mizuko Miura.
- E' a causa di questa ferita che non ci vedo?
- No, quello è dovuto al trauma cranico che hai riportato.
Sono risposte asciutte, formulate nel tono di chi ha sempre avuto a che
fare con questo tipo di conversazione.
- Sei un infermiera, per caso?
Non lo può vedere, ma lo intuisce comunque il sorriso che
deve essere comparso sul volto della donna.
- Mi avevano avvisato che sei una ragazza molto sveglia, e che fa anche
un sacco di domande.
- E' stato il Capitano a dirvelo, giusto?
La donna sta scoprendo delicatamente la ferita, ha un tocco da vera
esperta. Yuki ha avuto la sua buona dose di tagli e
ferite in passato, da poterlo affermare con una certa sicurezza.
- Sì, è stato lui.
Poi si rende conto che Asami sta riuscendo nell'intento di eludere
tutte le sue domande, così riformula quella che le preme di
più.
- Come fa tuo marito a conoscere il Capitano?
"Lui sta molto male,
Yuki".
Le parole di Yama risuonano minacciose nella sua testa e
il suo cuore improvvisamente accelera i battiti.
- E' una storia un pò lunga, Yuki Kei.
Sentire il suo vero nome la fa sobbalzare. A parte Harlock, era da
tanto tempo che nessuno lo pronunciava.
- Mi basta anche un riassunto.
Sente di nuovo il sorriso della donna, questa volta seguito anche da
una breve risata.
- Credo che il tuo processo di guarigione abbia appena avuto inizio. Ti
trovo molto... lucida.
Sì, forse per la prima volta da quando è
lì, e non sa quanto tempo sia, lo è davvero.
- Non vuoi rispondermi, quindi?
- Sto valutando se non sia più giusto che a questa domanda
risponda direttamente chi di dovere.
- Vuoi chiamare tuo marito?
Ride ancora la donna e Yuki ora vorrebbe poterla vedere in viso,
perchè se lo immagina cordiale nell'espressione.
- Non era a lui che stavo pensando.
Nemmeno lei, ovviamente, ma prima che possa aggiungere qualcosa sente
un sospiro, come quello di chi sta prendendo una decisione importante.
- Anche Makoto ha fatto parte dell' equipaggio dell'Arcadia. Era il
medico di bordo. E' stato però molti anni fa, prima che io e
lui ci
conoscessimo.
Il tono di voce della donna si è colorato di una tensione
che lei sa ben interpretare.
- Allora è escluso che io possa averlo conosciuto.
- Sì, lo escludo anch'io... forse all'epoca tu non eri
ancora nata...
Le leggende vogliono il
Capitano immortale.
Ma quella di cui stanno parlando è una
realtà oggettiva, perciò difficile da affrontare,
almeno per Asami.
- Se posso chiedere... come mai ha lasciato l'Arcadia?
In quel buio tutti i suoi sensi risultano amplificati, tanto da
riuscire a cogliere comunque i cambiamenti nell'umore della persona che
le
è accanto.
La tensione si è sciolta, lasciando spazio di nuovo ad un
sorriso.
- Per me.
E una risposta così semplice, che però contiene
una grandezza di sentimenti che la rendono muta.
- Poi ci siamo sposati e ci siamo rifugiati qui, dove sapevamo che
saremmo potuti vivere relativamente tranquilli.
Sta seguendo solo con una parte di cervello l'ulteriore racconto,
l'altra metà è ancora ferma a quel "per me".
Ci sono infiniti "per te" che vorrebbe sentirsi dire anche
lei,
ma teme che rimarranno dove sono sempre stati, ossia nei sogni che
quasi ogni notte l'hanno tormentata in tutti quegli anni lontana da
Harlock.
- Yuki? Che succede? E' la ferita?
La voce della donna la sorprende in lacrime.
- Credevo di essere stata più delicata...
Lei vorrebbe rassicurarla sulle sue capacità effettive,
ma ora le fa più comodo lasciarle credere che sia il dolore
fisico ad aver provocato quella sofferenza.
- Riesci a resistere ancora qualche minuto? Ho quasi finito.
Annuisce ancora, mentre lascia che quel pianto trovi libero sfogo nel
silenzio confortante che Asami riesce ad offrirle con la sua presenza
divenuta discreta.
- Maledizione!
L'imprecazione le sfugge nel momento in cui la frustrazione raggiunge
il suo apice. E' la terza volta che prova a scendere da quel dannato
letto e tutte le volte il dolore alle costole le ha tolto fiato.
Ma non ha intenzione di arrendersi, non è nella sua natura
rinunciare, specie quando si tratta di limiti fisici. Così
decide di sdraiarsi di nuovo, attendendo che la fitta si acquieti e
studiando un modo diverso per alzarsi.
E' concentrata sulla respirazione, quando sente la porta aprirsi.
Istintivamente chiude gli occhi, perchè vuole capire chi sia
prima di mostrarsi sveglia.
Solo che le bastano pochi attimi per riconoscere che è
Harlock
ad aver varcato la soglia della stanza, quindi si trova a dover fare i
conti con il giuramento che ha fatto a se stessa dopo la loro ultima
conversazione: non gli permetterà più di
trincerarsi
dietro a quei silenzi con cui ha sempre tenuto tutti a distanza, lei
per prima.
Lo sente avvicinare la porta, senza però chiuderla dietro di
sè.
Probabilmente
è solo venuto ad accertarsi sul suo stato di salute.
Ha saputo da Asami che le è stato vicino giorno
e notte, sino a quando non è riemersa da quello stato di
incoscienza durato quasi due settimane.
Come può
mostrarsi così duro nei suoi confronti, allora?
- Non hai bisogno di fingerti addormentata. Se la mia presenza ti
infastidisce, devi soltanto dirlo.
In bocca a chiunque altro potrebbe apparire come una domanda retorica,
ma fatta da lui potrebbe essere invece il riflesso di ciò
che
lui stesso sta pensando.
- Penso che sia più fastidioso per te, il dover varcare
questa soglia, quindi puoi anche evitare di farlo.
- E' mio dovere accertarmi che tu stia bene.
- Smettila!
Improvvisamente si scopre arrabbiata, anzi peggio, furiosa. Per la
prima volta in vita sua, sente di essere sul punto di esplodere.
- Non potresti per una volta soltanto essere sincero con me?
Darebbe anche il sangue per poterlo vedere in viso, invece di
essere costretta in quel buio dove la sua rabbia ha un sapore ancora
più amaro.
- La verità esige un prezzo che non sono disposto a pagare,
Yuki.
E' un frazione di secondo, l'attimo in cui lui ha deciso che
sarà l'ennesima frase di congedo e lei lo ha intuito, quello
che
si dilata fino a tendersi come un elastico e il cui punto di rottura
coincide con il balzo che le permette di gettarsi su di lui, pur senza
vederlo, per afferrarlo e trattenerlo.
- Non osare andartene da questa stanza, Harlock!
Sotto le dita avverte la solidità di quei muscoli che solo
un'altra volta ha potuto sentire ed è sufficiente per
azzittire
le urla di protesta che le sta trasmettando il suo corpo sofferente.
- Non lo capisci che io continuo ad essere la stessa persona che ti ha
solo amato di più quando ha scoperto gli errori che avevi
fatto
in passato?
Deve aggrapparsi a lui, adesso, perchè le gambe non sono
più abituate a sostenere il suo peso e stanno per cedere, ma
poi
è lui stesso a passarle un braccio intorno alla vita,
sostenendola senza sforzo.
- Come fai a non capire che non desidero altro, se non aiutarti a
portare il peso delle colpe che non riesci a perdonarti?
E dovrebbe dirgli molto altro ancora, ma tutto si fa confuso nella sua
mente... la rabbia, l'amore, il dolore, l'angoscia, la speranza...
tutto
impallidisce al confronto dell'emozione che l'ha appena travolta.
Harlock la sta
abbracciando.
Non sta più solo impedendole di cadere, ora
è
prigioniera di un abbraccio che troppe volte ha cercato di immaginare,
scoprendo ora che non si è mai nemmeno avvicinata a come
potesse
essere veramente.
- Non sai quello che mi stai chiedendo.
La voce le giunge in un sussurro che le sfiora l'orecchio,
perchè il viso di Harlock è sprofondato nella
piega del
suo collo, come se vi avesse trovato finalmente quel riparo per troppo
tempo agognato.
- Io non ho paura, Harlock.
La stringe più forte, come se temesse di vederla scomparire,
e
se le sue costole protestano, il suo cuore non ne ha ancora abbastanza.
- Se ti lascerò entrare nella mia oscurità, Yuki
Kei, non
ti permetterò più di uscirne. Ti
condannerò a soffrire
insieme a me, qualsiasi cosa il futuro mi riserverà.
Yuki sa che quella minaccia potrà avverarsi nella maniera
più dolorosa, ma qualsiasi ombra sia destinata ad invadere
il
futuro di quell'uomo, lei è disposta ad affrontarla pur di
poterlo amare.
- Avrò abbastanza forza per entrambi, te lo prometto.
Le sembra di aver
costruito tutta la sua vita in funzione di quella promessa.
Ogni prova, ogni caduta, ogni volta che si è
rialzata, le
è servito a questo: poter arrivare lì, tra le
braccia del
suo Capitano, pronta a donargli tutta se stessa.
Le sue mani si tuffano tra quei capelli che molte volte ha immaginato
di accarezzare, per stringerlo a sua volta con più forza,
nel
timore di svegliarsi e scoprire di aver solamente sognato.
- Ho desiderato di poterlo fare così tante volte...
Il cuore sembra volerle uscire dal petto, perchè la voce di
Harlock trema come se anche lui stesse vivendo un'emozione troppo forte
da sopportare.
Ha rialzato il capo, ma solo per un attimo, perchè Yuki fa
appena in tempo a cogliere un respiro caldo sulla propria bocca, prima
che venga catturata da un bacio che non ha nulla di incerto.
Quello di Harlock, è infatti il bacio famelico di un uomo
che ha
troppo a lungo aspettato di viverlo. Istintivamente gli si è
appoggiata contro in cerca di sostegno, sopraffatta dalla potenza di
quello che sta avvenendo tra di loro.
E' come navigare tra le
stelle, ma con la certezza di non potersi più perdere nello
spazio profondo.
Perchè finalmente è approdata nel
suo porto
sicuro, quello dove qualsiasi cosa succederà,
potrà
sempre trovare pace.
XXXXXXXXXXXXX
E'
stato il tuo istinto a guidarti lungo i corridoi di quell'astronave
sconosciuta, sino a raggiungere quella battaglia che ancora vede
impegnati alcuni membri del tuo equipaggio.
Nessuna paura ti sfiora mentre ti getti tra le file nemiche, la spada
sguainata, l'adrenalina che pompa il sangue più forte nelle
tue
vene.
I tuoi uomini ti vedono piombare sui nemici senza pietà, i
movimenti veloci e precisi che non lasciano scampo, mentre sul tuo viso
c'è solo quella determinazione che fa di te una leggenda.
Colpisci e affondi, in una danza macabra che però affascina
chi ha la possibilità di assistervi.
La tua vista, seppure menomata, coglie ogni minimo dettaglio intorno a
te, ed è per questo che all'improvviso ti blocchi, incurante
del
tiro incrociato a cui sei sottoposto.
Il tuo cuore perde solo un battito, prima che le tue gambe stiano
già scattando verso quella figura snella ora circondata da
alcuni nemici che sono riusciti a disarmarla.
Il primo che colpisci è quello dietro di lei, senza nemmeno
dargli modo di capire che sta morendo, tranciandogli la testa di netto.
Il secondo si trova alla sua destra, è forse quello che le
è più vicino, quindi affondi semplicemente la
spada nel
suo cuore, per essere certo che i tuoi colpi non si avvicinino troppo a
quel corpo che stai già esaminando alla ricerca di eventuali
ferite.
Il soldato a sinistra pensa di avere il tempo necessario per agire,
perchè ancora la tua spada è affondata nella
carne del
suo compagno, così punta la sua pistola verso di te.
Cogli l'attimo esatto in cui lei ha deciso che ti farà scudo
con
il suo corpo e dentro di te una voce ti sprona a scattare come non hai
mai fatto.
Così è con una velocità disumana che
ti getti su
di lei, afferrandola per la vita e costringendola ad aderire
completamente al tuo corpo, che usi per creare una solida barriera tra
lei e il proiettile che le eviti per un soffio.
Poi con una mano afferri la tua pistola, mentre l'altra è
ancora saldamente ancorata alla vita di Yuki Kei.
La tua mira è precisa sino all'inverosimile e il colpo
centra il soldato in mezzo agli occhi, facendolo precipitare
violentemente all'indietro.
Il pericolo è passato, ma non la paura che hai provato.
Questo è il motivo per cui non riesci a lasciarla andare, ma
anzi la stringi un pò di più, la sua schiena che
aderisce
perfettamente al tuo torace.
Ti permetti di assaporare la sensazione del suo corpo morbido contro il
tuo, del tuo braccio che sfiora appena la curva del seno, del suo
profumo che nemmeno la battaglia è riuscito a infettare.
Non resisti, non dopo che hai rischiato di vederla morire e devi
chinarti su di lei con una scusa, per avvicinare le labbra al suo viso.
- Sei ferita?
Conosci già la risposta, ma fingi di attenderla
perchè ti sta regalando dell'altro tempo accanto a lei.
- No, Capitano.
La voce le trema e sai bene il perchè.
Per una volta, però, non maledici te stesso per averle
concesso
qualcosa di più, ma anzi sei tu che decidi di prenderti
tutto.
- Torniamo sull'Arcadia.
La sollevi senza sforzo, incurante degli sguardi dei tuoi uomini che
seguono l'incedere della tua figura imponente, mentre stringi tra le
braccia quella più minuta di Yuki Kei.
- Grazie, Capitano.
Senti quegli occhi sondare il tuo viso, ne senti il calore, ma non
abbassi il tuo, che invece tieni puntato dritto davanti a te.
- Ho fatto quello che avrei fatto per chiunque.
Sei un bugiardo, lei lo sa, ma non osa smentire le tue parole.
C'è ancora una parte di lei che ti teme, e sai che questa
è la tua salvezza.
Perchè il giorno che non sarà più
così, sarai tu a tremare sotto il suo sguardo.
Troppo presto raggiungete il passaggio che vi ha permesso di salire a
bordo di quell'astronave nemica, così sei costretto a
depositarla a terra.
L'Arcadia non dovrà mai conservare alcun ricordo di voi due,
se
non quelli che ti vedono essere rispettivamente il Capitano e il suo
secondo ufficiale.
Arriverà il tempo in cui lei non ci sarà
più e tu
non potrai permetterti di rivederla in ogni luogo più di
quanto
già avverrà.
- Dì a Yattaran di fare rotta verso il sistema stellare di
Andromeda.
E' con un ordine secco che prendi congedo da lei. Hai bisogno di
sfogare il tumulto dentro di te con Meeme, l'unica a sapere la
verità, e poi di rinchiuderti nella tua cabina.
Solo lì ti permetterai di rivivere questi momenti,
fissandoli
per sempre nella tua memoria, perchè ormai sai di amare Yuki
Kei
più della tua stessa vita.
Note autrice (o presunta tale...)
Avevo una voglia pazzesca di farmi un altro giretto nella testa del
Capitano, ecco il
motivo di questo ultimo flashback, che tra l'altro racconta
quell'unica volta accennata da Yuki in cui ha potuto "toccare con mano"
la solidità dei suoi muscoli (niente rating rosso, non
intendevo
"quel" muscolo, quindi via quelle espressioni maliziose, vi vedo! XD).
Tornando serie, e parlando sempre del Capitano, ecco svelato il mio
pensiero su di lui e l'amore: se chiedi di entrare nel suo cuore, e lui
te lo permette, devi anche essere disposta a non uscirne
più,
qualsiasi sarà il suo modo di amarti (sono ancora costretta
a
chiedervi di limitare i vostri pensieri... non esploreremo il Kamasutra
insieme ad Harlock e Yuki, non intendevo questo con "qualsiasi
sarà il suo modo di amarti". XD).
Scusate, ma se non scherzo almeno qui, il timore è che venga
scambiata per una che nell'angst ci sguazza anche nella vita reale,
mentre invece è solo quello letterario che amo!
Ritornando serie, il Capitano non può che baciare bene... no
dai, questo era ancora uno scherzo.
Concludo questo angolo semi-serio con un ringraziamento a tutte voi che
mi date la possibilità di chiacchierare di questa passione
comune e non solo, facendomi sentire sempre più parte della
ciurma che anima questo bellissimo fandom!
Ora vi saluto davvero e ci sentiamo presto.
Baci
Sere
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Buongiorno!
Come sempre, prima di tutto ringrazio voi splendide lettrici che ancora
non vi siete stancate di seguire i miei deliri e me lo fate sapere
attraverso i vostri preziosi commenti!
Ringrazio anche chi segue silenziosamente, sperando che continuino a
piacervi.
Detto questo, vi rimando allo spazio che ormai mi ritaglio in fondo,
per condividere con voi qualche mio pensiero.
Buona lettura.
Sere
Alcuni
giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel
giorno in poi
Perciò con quella speranza, con
quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
- Ecco, bambina, abbiamo quasi
finito.
La
voce di Asami la riporta ancora una volta al presente, alle sue mani
che delicatamente la stanno rinfrescando con un panno bagnato.
Le
è grata per quelle cure così gentili e premurose,
ma
non riesce proprio a concentrarsi su nient'altro che non sia il ricordo
di quello che è successo tra lei ed Harlock.
L'ha baciata.
E deve trattenersi
dal portare le dita alle labbra, in cerca di
un segno che possa confermarle di non averlo sognato, ma realmente
vissuto.
-
Makoto dice che puoi iniziare a mangiare qualcosa. Pensavo di farti
una zuppa con delle patate. Che cosa ne dici, ti attira l'idea?
-
Ah... ah...
Riesce
a rispondere solo con qualche monosillabo, perchè sta
rivivendo per l'ennesima volta la gamma di emozioni che l'hanno
investita durante quei momenti.
E'
stato così intenso ciò che ha provato, da
risultare quasi doloroso.
- Hai davvero
bisogno di rimetterti in forze, sei così magra che ho quasi
paura di poterti rompere.
Le
parole di Asami ne richiamano delle altre dal suo passato, e se
allora le erano sembrate solo un concetto astratto, ora sa che
contenevano una verità a venire.
Lei e Meeme sono sole sul ponte
di comando.
Entrambe intente a contemplare
lo spazio freddo e vuoto, ognuna cercandovi delle risposte che forse
non arriveranno mai.
E' un rapporto strano, il loro.
Yuki sente che l'aliena le
è vicina, ma nello stesso tempo le rimane sconosciuta.
E' un enigma che ogni volta la
incanta con i suoi sguardi profondi, la voce cristallina, i movimenti
leggiadri.
Dovrebbe invidiarla per la
posizione che occupa nell'animo del Capitano, ma le riesce impossibile.
Lo ama troppo per non volere la
sua salvezza, e se Meeme lo fosse,
allora lei può solo esserle grata di rimanere sempre al suo
fianco.
- Perchè hai deciso
di salvarlo, Yuki Kei?
La domanda giunge improvvisa, ma
non inaspettata.
Meeme adesso la sta guardando,
pacata e riflessiva, come lo è sempre del resto.
- Mi è sembrato che
il suo sguardo fosse sincero.
"Libertà".
Mentre Yama lo diceva,
è proprio quella la sensazione che
ha provato, che quel ragazzo avesse messo tutto sè stesso in
quella parola.
E poi...
- E' quello che mi ha risposto
anche il Capitano.
Dovrebbe essere sorpresa da
quella rivelazione, invece non lo è,
perchè ha avvertito distintamente anche quello nell'attimo
in
cui ha afferrato la mano di Yama, che il Capitano sapesse il
perchè della sua decisione e l'approvasse.
- E tu, Meeme, cosa ne pensi di
lui?
L'immobilità assoluta
dell'aliena è ingannevole, potrebbe
far pensare ad una sorta di disinteresse, mentre invece è
proprio il frutto della grande connessione verso tutto ciò
che
la circonda lì a bordo dell'Arcadia.
- Penso che quel ragazzo sia il
vento che noi tutti aspettavamo. Ci piegheremo sotto il suo impeto, ma
non ci spezzeremo.
Molti dell'equipaggio ritengono
Meeme "strana" per via della sua natura
diversa, ne sono quasi intimoriti e non osano avvicinarla. Lei, invece,
ha imparato ad ascoltarla con attenzione sin dalla prima volta che ne
ha avuto occasione.
- C'era, il vento, sul
tuo pianeta?
Sa che non ama parlare del suo
passato, ma la domanda le è sorta talmente spontanea da non
riuscire a trattenerla.
- Scusa, Meeme. Fingi che non ti
abbia chiesto nulla.
Ma lei sorride dolcemente, lo
sguardo perso in ricordi che nessuno di loro conoscerà mai
veramente.
- Sì, c'era il vento
e io lo cavalcavo.
E' talmente bella in quel
momento, che Yuki non può fare a meno di rimanere in
silenzio a contemplarla.
Meeme
aveva ragione, Yama ha portato davvero il
vento impetuoso della tempesta e loro si sono piegati, ma non spezzati.
Ognuno,
a modo suo, si è anzi rialzato più forte di
prima, spingendosi oltre quei limiti che pensavano invalicabili.
Anche quello dell'amore,
perchè Harlock le ha concesso una speranza.
Sì, ora
si sente davvero più forte che mai.
-
Non preoccuparti, Asami, niente potrà spezzarmi.
La
risposta fa sospirare la donna, ma non di fastidio, le sembra
più rassegnazione.
-
Oh, lo vedo che sei una guerriera, bambina.
Yuki
sorride, perchè le sembra buffo che la donna le dia della
"guerriera" e "bambina" nello stesso tempo.
-
Ecco, però quando sorridi sei ancora più bella.
Ancora
non la vede, ma sente che sta sorridendo anche lei.
-
Mi sforzerò di farlo più spesso, allora.
-
Brava, bambina. Sei davvero troppo giovane per essere già
così dura.
Si
astiene dal dirle che ha dovuto imparare ad esserlo per sopravvivere al
vuoto di quegli anni spesi ad essere un'altra persona.
-
Non sono poi così giovane.
-
Oh, in confronto a me lo sei di sicuro!
Dai
rumori che sente, capisce che sta riordinando l'occorrente con cui
è arrivata per lavarla.
-
Grazie, davvero. Per tutto quello che stai facendo per me. Quando
starò meglio... troverò il modo di sdebitarmi con
voi.
-
A noi basta che tu stia meglio. Quello che facciamo, lo facciamo con il
cuore e non per interesse.
Quella
donna ha il linguaggio dei semplici, quello che ha sempre parlato anche
lei e che l'ha guidata nelle sue scelte.
"Libertà".
Anche lei
è salita a bordo dell'Arcadia in cerca di
quello, però non sapeva che ad aspettarla ci sarebbe stata
una
forma di schiavitù da cui affrancarsi le sarebbe stato
impossibile... l'amore per il suo Capitano.
-
Ora vado a preparare la zuppa.
Come
ultima premura, le sta sistemando il lenzuolo e la coperta.
-
Dirò ad Harlock-san che abbiamo finito. Mi aveva chiesto di
avvisarlo.
Il
cuore le balza immediatamente in gola all'idea di rincontrarlo. Dopo
quel bacio, c'è stato solo il tempo di capire che era
successo
veramente, prima che Makoto decidesse di venire a farle visita proprio
in quel momento, dando ad Harlock la possibilità di lasciare
la stanza.
Lei
può solo immaginare la battaglia che deve essersi scatenata
dentro di lui all'idea di essersi lasciato andare all'ennesimo,
imperdonabile, errore.
-
E'... è stato sempre qui?
Asami
si deve essere fermata per guardarla, forse colta di sorpresa da quella
domanda.
-
Cosa intendi per "qui", bambina? Fuori dalla tua stanza?
Non
lo sa nemmeno lei, forse aveva solo paura di sentirsi dire che
poteva aver contemplato l'idea di lasciare non solo quel posto, ma
addirittura il pianeta stesso.
-
Sì... più o meno.
Yuki
sente che lo sguardo della donna si è fatto più
attento, lo percepisce dal formicolare della pelle, proprio come quando
qualcuno ti sta fissando intensamente.
-
Non si è mosso dalla sua stanza, che si trova alla fine del
corridoio.
C'è
un attimo di silenzio molto significativo, o almeno a lei sembra
così.
-
Quindi, la risposta alla tua domanda potrebbe essere un sì,
effettivamente Harlock-san è sempre rimasto fuori dalla tua
stanza.
XXXXXXXXXXXXXX
Non è arrivato
subito.
Yuki lo sa con certezza
perchè ha
contato millecinquecentoquarantacinque secondi da quando se ne
è andata Asami, cioè poco
più di venticinque minuti, prima di sentire un colpo secco
alla porta.
Tra
il suo "entra pure" e il cigolio della porta, c'è l'abisso
del suo cuore che si spalanca per l'emozione e lei lotta per non
caderci
dentro.
Niente sarà
più come prima.
- Come ti senti?
Quella
domanda è riferita in apparenza alla sua salute, ma
è chiaro ad entrambi che la preoccupazione di Harlock
va ben oltre.
-
Bene... ma potrebbe andare ancora meglio se tu facessi una cosa per me.
Lo
immagina in piedi, le braccia conserte, il volto serio e contrito.
-
Dimmi.
Forse
ha esitato solo un attimo, ma poi la voce ha il tono deciso di sempre.
-
Vorrei vederti... nell'unica maniera che al momento mi è
possibile.
Mentre
lo dice alza le mani, a indicare che quello è l'unico
strumento a sua disposizione in mancanza della vista.
Deve
aspettare, con il cuore che ha preso a battere già un
pò più forte, di conoscere quale sarà
la sua
risposta a quella richiesta così... intima.
Forse ha osato troppo, forse
doveva aspettare che fosse lui a fare un primo passo, forse...
E'
il materasso che si inclina improvvisamente a dirle che Harlock si
è appena seduto accanto a lei, abbastanza vicino da poter
avvertire il calore del suo corpo, ancora prima di sfiorarlo.
Ora
le tremano un pò le mani, ma questo non le impedisce di
tenderne una nella direzione in cui pensa di incontrare il suo viso.
Nel
buio tutto le sembra ancora più amplificato, anche il
battito del cuore, tanto che teme lo possa sentire anche lui, mentre lo
cerca senza però trovarlo così facilmente come
aveva
creduto.
E'
la mano di Harlock, infatti, a chiudersi sulla sua, guidandola
laddove voleva arrivare. Sono le sue dita a sfiorarle il dorso in una
carezza leggera prima di ritrarsi, lasciandola posata sulla sua guancia.
A
quel punto le è facile trovare la strada anche per l'altra,
così ora tiene il suo viso tra le mani.
Percorre la linea della
mascella,
sale verso gli zigomi, per poi scendere di nuovo, sentendo sotto i
polpastrelli quei lineamenti spigolosi che ha sempre
ammirato nella loro cupa determinazione.
Le dita si muovono
ancora più leggere e scivolano su
quelle labbra che ha già scoperto molto più
morbide di
quanto avesse immaginato.
Prepotente
ritorna anche il ricordo del loro sapore, un gusto di cui
è già intossicata, come se fosse una droga di cui
non
potrà farne più a meno.
Ma
non vuole fermarsi, così si impone di accarezzarle appena
con
il pollice, poi prende un respiro lento e profondo prima di proseguire.
Le sembra che anche lui ne esali
uno, prima di trattenerlo.
Sta risalendo
ancora, ora la sua meta è quella cicatrice
che in passato è stata l'oggetto di svariati racconti su
come se
la fosse procurata, ma di cui ora conosce l'esatta origine.
Esibita da lui più
come una prova delle sue colpe, che non del suo coraggio
nell'affrontarne le conseguenze.
Ma per lei,
è solo una cicatrice, l'incresparsi della pelle dopo la
regolarità sinora incontrata.
Non importa quanto abbia
sbagliato,
lei non smetterà di amarlo ed è questo che le sue
dita
sperano di dirgli in quel momento.
Così non
si sofferma su di essa più di quanto non
faccia sul tessuto della benda che copre l'occhio offeso.
Le
dita si immergono in quel ciuffo di capelli che da sempre ricade
ribelle sulla sua fronte e provano a scostarlo, per rinunciarvi quasi
subito.
Ama quel viso così
com'è, unico nella sua imperfezione.
- Mi ricordo tutto
di te.
Glielo
sussurra appena, mentre gli sfiora una guancia con un'ultima carezza,
prima di tornare ad incrociare le mani in grembo.
-
Delle volte non riuscivo a scacciare l'immagine del tuo viso nemmeno
dopo essermi svegliata...
Sente
gli occhi farsi lucidi al ricordo di quei sogni che sapevano lasciarle
un dolore così vivido al risveglio.
-
Ho sempre ricordato ogni più piccolo dettaglio...
Vorrebbe
toccarlo ancora, e ancora, poi ancora, fino ad imprimersi quei
lineamenti sui palmi delle mani.
-
E sarà così sino alla fine dei miei giorni,
qualsiasi cosa succederà.
Non
si è accorta di aver preso a tormentarsi le mani, sino a che
non
sono state quelle più salde di Harlock a fermarle,
coprendole
con le proprie.
-
Io anche dopo, Yuki.
Le
sta stringendo piano tra le sue, ma lei sa quanta forza possano
esercitare in realtà.
Le ha viste spesso impugnare il
timone dell'Arcadia con grande determinazione, per guidarla nelle
battaglie più difficili.
- Ti
porterò con me per sempre.
Ora,
invece, tengono lei in pugno e la guidano verso un bacio che la
proietta in una dimensione senza passato, presente o futuro.
XXXXXXXXXXXXXX
Pensava
che sarebbe stata Asami a portarle la zuppa di patate, invece
è
di nuovo Harlock a varcare la soglia della sua stanza.
Il
profumo del cibo fa brontalare il suo stomaco e si scopre abbastanza
affamata.
-
Ha un profumo delizioso.
In
realtà rompe il silenzio con quel commento solo per
impedirsi
di pensare quanto sia incredibile che quell'uomo, tuttora il ricercato
più pericoloso e famoso di tutto l'universo, stia compiendo
dei
gesti così semplici ed umili, come portare il pranzo a lei.
-
Sasuki-san è preoccupata per te. Dice che sei davvero troppo
magra, così mi ha incaricato di assicurarmi che tu finisca
tutto
il cibo.
Le
è impossibile non provare una certa agitazione all'idea che
lui ed Asami abbiano parlato di lei. E' assurdo, lo sa,
perchè
lo ha baciato non più di una decina minuti prima, e con
un'intensità che l'ha lasciata quasi stordita, quindi non
dovrebbe provare il benchè minimo imbarazzo davanti a lui.
Nè,
tantomeno, sentire il peso di quello sguardo che invece
avverte proprio come se fosse ancora la Yuki Kei timorosa di ricevere
un suo rimprovero, o peggio, di deluderlo.
-
Effettivamente, non posso darle torto. Ho il timore di poterti fare
male solo sfiorandoti...
Ecco,
ora non sa se riuscirà più a mangiare,
perchè lo stomaco le si è annodato a quelle
parole... un
misto di preoccupazione e rimprovero, proprio come si aspettava.
-
Tu sai che non sono poi così fragile.
-
Non avevo dubbi sul mio secondo ufficiale, ma su questa nuova Yuki...
non è così che pensavo ti saresti presa cura di
te stessa.
Non
si aspettava un attacco così diretto, ma poi si maledice da
sola, perchè lei non è fragile nè
fisicamente,
nè moralmente!
-
Potrei dire lo stesso di te, Capitano.
-
Io l'ho fatto.
-
Qualcuno sostiene il contrario.
E'
uno scambio secco, che lascia poco margine di scelta ad entrambi, se
non quello di proseguire giocando a carte scoperte.
-
Yama, giusto?
Lei
si limita ad annuire, convinta che lui abbia sempre saputo chi sia
stato a rivelarle il luogo del suo esilio volontario.
-
Forse mi sono fidato troppo di lui.
L'ironia
contenuta nella voce è inequivocabile, ma lei non sa da dove
abbia origine.
-
Speravo che, dopotutto, non fosse davvero deciso ad attuare la sua
vendetta.
Yuki
quasi sobbalza a quelle parole.
Yama? Vendetta?
- Vendetta?
Sente
di nuovo su di sè lo sguardo penetrante di Harlock... lo
avverte
perchè ha la sensazione che la sua pelle prenda fuoco dove
vi si posa.
-
Oltre a me, era l'unico a sapere dove ti trovassi.
Quella
rivelazione la colpisce in pieno petto, togliendole il fiato.
-
Tu... tu... quindi lo hai sempre saputo?
Non
ha dubbi, a parlarle in quel momento è il Capitano
dell'Arcadia, l'uomo capace di rimanere fermo nelle sue decisioni con
la
determinazione più ferrea.
-
Sì. Ho incaricato Yama di scoprirlo e poi gli ho fatto
giurare
di essermi leale nel rispettare la decisione che avevo preso di
allontanarti da me.
Ha
quasi un moto di ribellione davanti a quello che potrebbe sembrare
un ricatto odioso, ma è anche vero che lei conosce di quanta
durezza Harlock sia capace verso se stesso, prima ancora di esserlo con
gli altri.
-
Così mi ha giurato lealtà, ma nello stesso tempo
anche
vendetta per quello stesso giuramento, dicendomi che se mai fosse
arrivato il giorno in cui mi
avrebbe potuto tradire senza rompere quel vincolo, bè...
allora
lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.
"Sono
stato leale con il mio Capitano in tutti questi anni e ho rispettato
ogni sua decisione senza mai metterla in discussione, neanche quella
che mi ha costretto ad assistere alla
sua lenta agonia."
Le
parole di Yama ora assumono un significato ancora più
profondo.
"Ma ora devo fare i conti solo
con l'uomo, Yuki, ed è per lui che sono qui."
- Yama ti
è stato molto più che fedele, Harlock.
Il
silenzio che accoglie quell'affermazione contiene una verità
che è germogliata in quei primi istanti sul boccaporto
dell'Arcadia quando Harlock ha deciso di credere in Yama e che poi ha
messo radici sempre più profonde, sino a rendere il loro
rapporto qualcosa di unico e speciale.
-
Lo so, altrimenti non gli avrei mai lasciato il comando
dell'Arcadia... e forse nemmeno la possibilità di attuare la
sua
vendetta.
La
grandezza di quell'ammissione entra in conflitto con ciò che
voleva farle credere, o almeno lo spera e ne cerca immediata conferma.
-
Quindi speravi
che Yama ti tradisse e venisse ad avvisarmi?
Deve
ricordarsi di respirare, perchè l'attesa altrimenti potrebbe
ucciderla.
-
Sì.
Sono
quelle due sillabe a concederle di guardare nelle paure più
profonde di quell'uomo reso così vulnerabile, e nello stesso
tempo forte, dalla lotta contro se stesso.
-
E se io non fossi venuta?
-
Conosci già la risposta, Yuki.
La
conosce è vero... è sempre stata lei ad avere una
scelta, mai lui, perchè sarebbe rimasto fedele alla sua
convinzione che tenerla lontano le avrebbe risparmiato un dolore
più grande.
-
Ma io sono qui.
-
La zuppa si sta raffreddando.
Lo
scudo è tornato al suo posto, Harlock è di nuovo
padrone di se stesso e della situazione. Potrebbe insistere, ma poi
pensa che non è così che vuole arrivare a
convincerlo ad
avere fiducia nel suo amore, come se stessero combattendo su fronti
opposti.
-
Mi sta richiamando all'ordine, Capitano?
Sfodera
l'arma dell'ironia, cercando così di alleggerire la tensione
tra loro.
-
Direi di sì. Anche perchè non ho intenzione di
deludere
le aspettative di Sasuki-san. Nel caso non l'avessi notato, quella
donna
nasconde una volontà d'acciaio dietro i suoi modi gentili,
pertanto non vorrei inimicarmela.
E'
un'immagine che la fa sorridere, quella del leggendario Capitan
Harlock che potrebbe finire vittima delle ire di una fragile vecchietta.
-
Hai incontrato nemici peggiori, direi.
-
E' vero, ma la differenza stava nel fatto che erano uomini e sapevo
come affrontarli.
Ironica,
ma nel contempo vera, è con quella risposta che il suo
Capitano la informa ancora una volta della sua paura più
grande:
vivere assieme a lei, sino in fondo, quel viaggio iniziato il giorno
stesso in cui si sono incontrati.
XXXXXXXXXXXXXX
Meeme ti osserva silenziosa.
Il suo sguardo è
sempre stato lo specchio delle tue emozioni, per questo ora lo eviti.
Non vuoi vedere riflessa quella
paura che ti accompagna da qualche
giorno, cioè da quando Yama ha lasciato l'Arcadia per andare
in
cerca di quello che tu gli hai chiesto di trovare.
- E poi che farai, Harlock?
Il vino che hai appena versato
nel bicchiere è di un rosso cupo,
proprio come il sangue sgorgato dalle tue ferite, che ora faticano a
rimarginarsi rispetto a prima.
- Non lo so.
Non devi mentire con lei, puoi
essere ciò che sei in questo
momento, un uomo che ha ceduto davanti alla sua debolezza
più
grande.
- Yama era davvero furioso con
te.
Furioso non è
sufficiente a descrivere lo sguardo che ti ha
rivolto quando lo hai messo davanti a quella scelta così
difficile.
E ti domandi ancora una volta
cosa stai facendo, perchè forse non lo sai davvero nemmeno
tu.
- Non mi tradirà,
Meeme.
- Non ora, almeno.
E' questo, allora, che speri di
ottenere? Che siano altri a decidere per te?
Alzi lo sguardo e incontri
quello di due occhi che per te sono sempre
stati un porto sicuro, le acque calme in cui ritrovare le forze.
- Sono un vigliacco.
Lei ti guarda malinconica, come
se già sapesse che la sua
risposta non placherà il tuo animo tormentato, non
più di
quanto abbia già fatto in passato.
- Il coraggio più
grande sta nell'ammettere di avere paura, Harlock.
Lasci che quelle parole
decantino dentro di te, proprio come sta facendo quel vino nel calice.
- Quando lascerò
l'Arcadia, la parte migliore di me rimarrà qui insieme a te.
Ora ti sorride
e vorresti saperlo fare anche tu, per regalarle la
stessa dolcezza che riesce a trasmetterti in questo momento.
- Ti sbagli. Non sarò
mai io a custodirla, perchè ancora non l'hai conosciuta
nemmeno tu. Quando lascerai l'Arcadia, forse avrai la
possibilità di scoprirla, ma solo se avrai il coraggio di
lasciarti condurre in un viaggio da cui non potrai fare più
ritorno.
Scende un silenzio assoluto
nella tua cabina, dopo quelle parole.
Non è però
muto, parla del legame profondo che si è creato tra di voi e
che in un futuro ancora non bene identificato, dovrete rescindere.
Ti chiedi come farai senza di
lei, senza il suo sostegno... però, poi, ti imponi di non
mentire a te stesso, non più di quanto tu abbia
già cercato di fare sinora.
Perchè da sempre,
sono altri gli occhi in cui sogni di poterti specchiare e rivederti
migliore di quello che sei.
Azzurri, come quel cielo e quel
mare che la tua follia ha distrutto per sempre.
Coraggio.
Sei convinto che non ne avrai
mai abbastanza per viaggiare insieme a lei in quel luogo che
è la tua anima oscura, alla ricerca di un pò di
luce.
Ma lasci che per un
pò, lo spazio di quel silenzio tra te e Meeme, le sue parole
ti cullino nella speranza che ne sarai capace, semmai Yuki Kei te ne
darà l'occasione.
Che dire, lo spazietto nella mente del Capitano ha trovato
un posto fisso nei miei capitoli, e sarà proprio la sua
parte conclusiva.
Ho avuto anche il coraggio di accostarmi, seppure brevemente, alla
figura di Meeme, che io conosco solo per quello che ho visto nel film,
mi perdonerete quindi se non do di lei una versione forse
più in linea con il suo personaggio originale.
C'è anche Yama, del quale ne ho una visione pienamente
positiva, come avrete capito.
L'ho percepito proprio come un ipotetico successore di Harlock, capace
di comprendere e fare suoi i grandi ideali del Capitano, arrivando ad
essere anche un suo fedele amico.
Per ultimo, mi sento in dovere di commentare un aspetto della mia
storia che riguarda stile e trama: sono cosciente che entrambi possano
risultare poco scorrevoli e che quindi debbano anche incontrare un
gusto personale. Quindi non fatevi problemi nell'esprimere i vostri
giudizi o critiche, sono qui anche proprio per un confronto con tutte
voi.
.A presto.
Sere
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Buongiorno!
Per prima cosa mi scuso per questo ritardo, ma un pò di
situazioni personali mi hanno rubato tempo e "testa" per dedicarmi alla
stesura della storia (sono stata anche poco presente nel fandom, ma ora
recupererò leggendo tutti gli aggiornamenti delle belle
storie che seguo e di quelle pubblicate nel frattempo!).
Detto questo, ringrazio come sempre chi legge e commenta, e chi legge
semplicemente!
Per qualche altra piccola nota sul capitolo, mi prendo il solito
spazietto in fondo.
A presto.
Sere
Alcuni giorni passano semplicemente come se niente fosse e
alcuni giorni sono indimenticabili
Non possiamo scegliere un motivo
Ma possiamo decidere cosa fare da quel
giorno in poi
Perciò con quella speranza, con
quella determinazione
Rendiamo il domani un giorno
più luminoso e un giorno migliore
"Be the
light" - One ok
rock
Quando Yuki si sveglia non è più un buio
impenetrabile ad accoglierla, ma un confuso gioco di ombre.
Chiude ed apre gli occhi più volte, quasi timorosa di
sperare
che sia il segnale positivo di cui Makoto le ha parlato e che potrebbe
costituire l'inizio della guarigione.
Però le ombre rimangono lì, nonostante il tempo
stia
passando, e lei si ritrova a sorridere, felice che quella giornata
inizi sotto un buon auspicio come quello.
Il pensiero subito successivo è quello di voler condividere
immediatamente la notizia con Harlock, così decide che
è giunto il momento di riprovare ad alzarsi da quel letto su
cui
inizia a sentirsi sempre più impaziente.
Scosta le lenzuola e lentamente sposta le gambe oltre il bordo, per
provare a mettersi seduta. Avverte subito una fitta al costato, ma
stringe i denti e continua a rizzare il busto, sino a che è
del
tutto sollevato.
Le gira un pò la testa, ma del resto ha iniziato soltanto da
qualche giorno
a consumare dei pasti solidi, invece che nutrirsi attraverso gli
integratori che le venivano somministrati per vena.
Ha voglia di ritrovare
le forze e la sua indipendenza.
Asami ha avuto davvero mille premure verso di lei, oltretutto
dimostrando una sensibilità che l'ha aiutata a superare i
momenti di imbarazzo maggiore durante quel periodo di
infermità,
ma adesso sente il bisogno di tornare a contare solo su sè
stessa.
Il capogiro è passato, allora con calma inizia ad alzarsi,
facendo leva con le mani sul materasso. Non è sicuramente
stabile, però non è nemmeno sul punto di cadere
come le
è successo qualche giorno prima.
Poi arrossisce, perché il ricordo di quello che è
avvenuto dopo ancora le annoda lo stomaco per l'emozione.
Harlock l'ha baciata.
Quella è stata la prima volta,
perché poi lo ha
rifatto ancora, ancora e ancora... l'ultima volta è stata la
sera prima.
Un bacio dolce e
famelico allo stesso tempo.
No, non deve andare in quella direzione con i pensieri, se non vuole
rendere le sue gambe più deboli di quanto non lo siano
già di loro.
Deve concentrarsi su quello che si appresta a fare, ecco la cosa
più giusta a cui pensare.
Allora prende un bel respiro e poi muove qualche passo, le mani tese in
avanti sia come protezione, che come guida, per evitare eventuali
ostacoli.
Le ombre sono davvero confuse, non riesce a scorgervi nulla che le
possa dare un'idea di quello che la circonda, così avanza
con
cautela, fino a che non va a sbattere contro quella che deve essere una
sedia.
Le sue mani esplorano l'oggetto, confermandole che si tratta proprio di
una seggiola di plastica. L'aggira, ricominciando a camminare e dopo
qualche passo ancora finalmente è la superficie liscia di un
muro quella che incontra.
Ora non le resta che seguirlo sino a che non incontrerà la
porta, che per logica deve trovarsi alla sua sinistra. Percorso qualche
metro, le sue deduzioni trovano conferma: è arrivata alla
porta.
La apre e per un attimo rimane incerta sulla soglia.
Non è paura la sua, perchè ha affrontato l'ignoto
in posti
dove il pericolo in agguato poteva essere davvero mortale, forse
è più...
In realtà non lo sa cos'è quell'emozione che le
stringe lo stomaco, però non la fermerà di certo.
Di nuovo respira profondamente e poi lascia la stanza, spingendosi nel
corridoio, la mano destra appoggiata al muro per guidarla e quella
sinistra in avanti per evitarle spiacevoli scontri.
Procede a piccoli passi, per non affaticarsi e per ridurre la forza
dell'eventuale impatto se dovesse andare a sbattere contro qualcosa.
- C'è una scala poco più avanti.
Ancora prima della voce, a farla sobbalzare è stato il
braccio
che le è scivolato intorno alla vita e che l'ha stretta
al corpo saldo di Harlock.
- Scusami, pensavo mi avessi sentito arrivare, non volevo spaventarti.
Al momento Yuki è impegnata a controllare i battiti
impazziti
del suo cuore, perché il contatto con lui le fa ancora
quell'effetto devastante.
- Yuki?
Sente comparire nella sua voce una sfumatura preoccupata, mentre la
stretta su di lei si rafforza leggermente e allora si costringe ad
articolare una risposta.
- Ero.. ero concentrata su quello che stavo facendo, credo sia per
questo che non ti ho sentito arrivare.
Sono fermi, ora è praticamente appoggiata a lui, che
continua a tenerla saldamente per la vita. Lo sente incombere su di
lei e le trasmette la
sensazione confortante di trovarsi al sicuro.
Potrebbe morire felice
tra quelle braccia...
Dovrebbe inorridire di un simile pensiero, invece lo trova
sincero: se dovesse lasciare questo mondo, è li che vorrebbe
che avvenisse.
- Forse era meglio aspettare che ci fossi stato io o Sasuki-san ad
aiutarti. Sei ancora molto debole, rischi di cadere e farti male.
- Non potevo aspettare. Ho una bella notizia da darti: i miei occhi
iniziano a vedere delle ombre.
- E' davvero...
Ad interromperlo giungono dei passi che stanno salendo per le scale e
lo sente irrigidirsi impercettibilmente.
- Oh, bambina, cosa ci fai in piedi? Harlock-san, avrebbe dovuto
impedirle di farlo!
Non è che Asami lo stia proprio rimproverando,
perchè il
tono con cui gli si è rivolto contiene soggezione e
rispetto,
però non nasconde lo stesso un certo disappunto.
- Non è colpa sua, Asami. Ero già fuori dalla mia
stanza quando mi ha raggiunto.
Le è venuto istintivo difenderlo, come ha sempre fatto anche
in
passato, non potendo concepire di vederlo ingiustamente accusato,
neanche di una cosa della minima importanza come quella.
- E poi volevo comunicare la bella notizia: inizio ad intravedere
qualcosa!
- Oh, per tutti gli Dei, è davvero una bellissima notizia!
L'esplosione di gioia della donna la fa sorridere, perchè ne
riconosce l'assoluta sincerità.
- Ti sei fatta subito perdonare, bambina. Anzi, bisogna festeggiare!
Stavo venendo a controllare se eri sveglia per portarti del
tè e
qualche biscotto per colazione, ma a questo punto direi che potresti
scendere in cucina, così ti faremo compagnia.
In tutto questo, ha notato che Harlock non si è scostato da
lei nel tentativo di
rendere meno intimo il loro contatto, quindi nemmeno lei si
è
preoccupata di farlo.
- Per me va bene. Per te, Harlock?
La risposta giunge in maniera del tutto inaspettata, perchè
lo
sente piegarsi per passarle l'altro braccio sotto le ginocchia e
sollevarla da terra.
- La seguiamo, Sasuki-san.
Nel suo tono non c'è imbarazzo o incertezza, così
lei si
permette di godersi quell'ulteriore intimità, posando la
guancia contro
il suo petto e passandogli le braccia intorno al collo.
Le pare di sentire lo sguardo di Asami osservarli, ma poi a catturare
tutta la sua attenzione è il battere lento e ritmico del
cuore
di Harlock, un suono da cui vorrebbe farsi cullare all'infinito.
Quante volte lo ha
sognato?
I passi della donna stanno già scendendo le
scale, ma ancora lui non si è mosso.
- Qualcosa non va?
Un brivido le scende lungo la schiena mentre glielo domanda, timorosa
adesso che quell'incantesimo si possa spezzare.
- No, niente. Solo che... il tuo sorriso... credevo non lo avrei
più rivisto, Yuki.
Quello che le ha appena detto irrompe dentro di lei con una forza
inaudita, perchè contiene una tale complessità di
emozioni che la riduce al silenzio.
- Ha sempre avuto il potere di farmi provare delle emozioni che pensavo
non mi appartenessero più.
Yattaran si sta
esibendo nella
sua migliore imitazione di sempre e lei sta ridendo da almeno dieci
minuti buoni, tanto che ha persino lo stomaco indolenzito.
- Ti prego, fermati, o starò male sul serio.
L'amico, giusto per completare il quadro, ha indossato un lungo
grembiule e non accenna a darle tregua.
- Fratelli, oggi è un giorno per noi lieto.
Si posiziona dietro di lei, che è seduta a gambe incrociate
sulla sedia e con un mestolo finge di tenerla sotto tiro.
- Abbiamo finalmente catturato il secondo ufficiale in comando
dell'Arcadia.
La pungola con il mestolo sui fianchi e lei ride ancora di
più.
- Yuki Kei, potremmo immediatamente giustiziarla per i crimini commessi
sinora, ma le lasciamo invece un'ultima possibilità:
rinneghi i
suoi compagni e quel terrorista di Capitan Harlock.
La pungola ancora , mentre finge di aspettare una sua risposta.
- Ci dica dove sono state piazzate tutte le bombe e noi le promettiamo
una cella con bagno privato, vista sulla Terra Madre e la
possibilità di gustare dell'ottimo tè preparato
da me personalmente.
- Il sommo Plenipotenziario sa anche fare il tè? Ma allora
è un uomo da sposare!
Ridacchia anche Yattaran, adesso, godendosi quel momento
così ilare
tra di loro. Sanno entrambi che i loro giorni vanno vissuti come se il
domani non offrisse garanzia certa di esserci ancora.
- Yuki Kei, non renda la sua posizione ancora più difficile
offendendo il Gran Consiglio degli Intelligentoni. Certo che so
preparare del tè. Non è delizioso quello che sta
gustando adesso?
Si volta leggermente verso di lui e gli fa una specie di riverenza.
- Assolutamente.
- E allora, non metta più in dubbio la mia parola.
Piuttosto,
cosa ha deciso di fare? Rinnega e le prenotiamo un posto nella nostra
colonia carceraria extra-lusso?
- Devo pensarci ancora un pò.
Il mestolo la colpisce in testa e le provoca un altro attacco di risa.
E' stata una giornata pesante quella appena trascorsa, hanno piazzato
la settantanovesima bomba e non è stata affatto una
passeggiata.
- Le diamo mezz'ora di tempo... giusto il tempo che le
servirà
per una doccia e poi l'aspetto nella mia cabina per la nostra sessione
di shogi* quotidiana.
Yuki però è svelta a scendere dalla sedia e ad
afferrarlo per il grembiule.
- Eh, no, caro il mio Plenipotenziario. Mi devi dare almeno un'ora
abbondante!
- Dai, Yuki! Io in un'ora me ne faccio tre di docce!
Yattaran è tornato ad essere se stesso e sta sbuffando
spazientito, mentre si sfila il grembiule.
- Ma devo anche finire questo delizioso tè preparato dalle
tue dolci manine.
L'amico le lancia un'occhiata di fuoco.
- Non provare a lusingarmi, sai che odio aspettarti! Tra tutti i tuoi
difetti, quello di tirare in lungo è il peggiore in assoluto!
Lei ride, mentre torna a sedersi.
- Al massimo ti concedo quaranta minuti, ma non uno di più.
Lei scuote la testa.
- Ah, ah...un'ora, non un minuto di meno!
I passi pesanti di Yattaran stanno già lasciando la cambusa.
- Strega! Andrò a lamentarmi con il Capitano in persona! Non
si
può avere un secondo ufficiale così insubordinato!
- Insubordinata ma in gamba! Hai sentito anche tu cosa ha detto al mio
rientro, vero?
Le sue parole sono accolte da una serie di minacce improbabili che
hanno solo il potere di metterla ancora più di buon umore.
Quei battibecchi con lui sono il segno di quanto ormai la loro
confidenza si sia spinta in una direzione che va oltre l'amicizia, per
diventare quasi un legame fraterno.
Per lei, che una famiglia non l'aveva più, salire a bordo
dell'Arcadia è stata la sua vera fortuna.
Il pensiero subito dopo, però, la fa arrossire anche se
è da sola in quel momento.
Se vede Yattaran come un fratello, è ben
lontana, invece, dal vedere il Capitano come un padre!
No, decisamente quello
che prova per
lui sta assumendo delle sfumature che vanno ben oltre la fiducia e
l'ammirazione che una figlia potrebbe avere per un padre.
Sta finendo l'ultimo goccio di tè accompagnata da quei
pensieri, quando le sembra di sentir tornare l'amico. Lo conosce bene,
sa che vuole avere l'ultima parola, così le viene da ridere
mentre lo anticipa per stuzzicarlo ancora un pò.
- Allora, Yattaran, che ha detto il Capitano? Sei riuscito a farmi
condannare per insubordinazione? Passerò il resto della mia
vita
confinata in una cella?
- Una punizione davvero esemplare. E cosa avresti fatto per meritartela?
Yuki quasi cade dalla sedia, talmente viene presa in contropiede dalla
voce bassa e profonda del Capitano. Si alza e si volta, cercando di
dissimulare imbarazzo, sorpresa e...
Perchè deve essere così dannatamente
bello nella sua imperfezione?
Non può fare
a meno di
pensarlo, trovandoselo davanti in tutta la sua cupa bellezza, fatta di
lineamenti spigolosi, sguardi impenetrabili e silenzi, di solito,
siderali.
- No... niente... cioè, era uno scherzo. Tra me e Yattaran,
ovviamente.
Ma che cosa ci fa lì? Continua a domandarselo mentre lo
osserva
rimanere fermo e tranquillo, come se fosse naturale che si trovino a
conversare in un luogo che non sia il ponte di comando.
Dove, tra l'altro, discutono solo di missioni, abbordaggi, strategie da
attuare o bombe da piazzare.
- Ovviamente.
Non riesce a capire il senso di quell' osservazione. E' seccato? O
amareggiato? O infastidito? O è lei che non riesce a
ragionare in quel momento?
Forse l'ultima ipotesi è la più accreditabile,
quindi
cerca di riportare il tutto a una dimensione con cui lei ha assoluta
dimestichezza.
- Aveva bisogno di qualcosa, Capitano?
E' una di quelle volte in cui lo sguardo di quell'uomo ha il
potere di farla sentire completamente nuda. E non è
questione di
abiti, ma di anima.
Ha l'impressione che lui sappia esattamente che direzione abbiano preso i
suoi sentimenti.
Ma invece di prenderne le distanze... sembra volerle accorciare. O
forse è solo la sua immaginazione, che in balia di emozioni
troppo forti, la sta illudendo che sia così.
- Ti ho sentito ridere.
Infastidito, le suggerisce la ragione, ma lo stomaco annodato le dice
un'altra cosa... attratto. E' pronta a giurare che lo sguardo del
Capitano sia più volte sceso a fissarle le labbra, prima di
tornare a guardarla negli occhi.
- Non è un rimprovero, Yuki Kei.
Il cuore le balza in gola, completamente spiazzata da quello che sta
succedendo.
- Grazie, Capitano.
Non ha senso ringraziarlo, ma al momento è l'unica cosa che
è riuscita a dire.
- Sono io a doverti ringraziare. Perchè il tuo sorriso mi fa
ricordare cosa significhi credere ancora nel futuro e negli altri.
C'è molto altro in quelle parole, o meglio nello sguardo che
si
stanno scambiando, ma non trova altro spazio se non in quell'attimo che
è già passato e perciò da dimenticare
perchè sembra portare ad una strada impossibile da
percorrere
insieme.
- Una volta mi hai detto che il mio sorriso ti faceva
ricordare cosa significasse credere ancora nel futuro e negli altri.
Ha ritrovato la voce, mentre lui ha iniziato a scendere le
scale.
- Non credevo lo rammentassi.
- Come avrei potuto dimenticarlo?
- Sono successe tante cose, in seguito.
La stringe un pò di più adesso, come se il
passato
potesse essere una bestia infida sempre in agguato e pronta a dilaniare
entrambi.
Le viene spontaneo accarezzargli la guancia, soffermandosi in un gesto
che vorrebbe rassicurarlo ancora prima delle parole che sta per
pronunciare senza alcuna incertezza.
- Non me ne sono andata perchè ho scoperto le tue colpe.
Si sente in pace con se stessa nel dirlo, finalmente libera di
lasciarsi andare a quel sentimento che l'ha riempita e svuotata al
tempo stesso in tutti quegli anni.
- L'ho fatto perchè non mi permettevi di condividerle con te.
Si è fermato di nuovo e forse la sta guardando ora,
perchè sente il suo alito caldo sfiorarle il viso.
- E' una scelta che rifarei ancora.
Non ha dubbi che sia così, è una convinzione
ancora
troppo radicata in lui. Allora lo sorprende, e insieme lo zittisce,
scoccandogli un bacio a fior di labbra.
- Adesso ho fame,
però.
Nelle ombre che vede, c'è anche quel viso che ancora
è molto
vicino al suo e rimpiange di non poter vedere quale effetto abbia avuto
su di lui quel contatto.
- Mi stai richiamando all'ordine?
Le suona familiare quella domanda e sorride, perchè avverte
un
cambio di atmosfera tra di loro. Nella voce di Harlock è
ricomparsa quell'ironia che ha il sapore di una tregua da sfruttare a
suo favore.
- Direi di sì.
- Impari sempre troppo in fretta, Yuki Kei.
- Sei sempre stato un buon maestro, Capitano.
C'è il tempo per quello scambio veloce, poi la voce di Asami
li raggiunge.
- Ah, ma siete qui fuori... scusate, non volevo farvi fretta... ma il
tè si sta raffreddando.
- Nessun disturbo, Sasuki-san.
Sono entrati in cucina e adesso la sta depositando su di una sedia, che
poi spinge delicatamente in avanti, avvertendola di fare attenzione al
tavolo.
- Ne vuole anche lei, Harlock-san?
Si scopre curiosa di sapere che cosa le risponderà, si rende
conto di non conoscere affatto i suoi gusti personali nonostante il
tempo passato insieme a bordo dell'Arcadia. Forse l'unica a conoscerli
era Meeme, ma pensare a lei comporta tutta una serie di domande a cui
non è ancora pronta a dare voce, così si
concentra sul
presente.
- Ne prendo una tazza per fare compagnia a Yuki.
Solo il rumore delle stoviglie rompe il silenzio, che non è
poi
così imbarazzante come forse si aspettava. Sembra esserci
una
certa familiarità in quello che sta succedendo, forse non
è la prima volta che Asami ed Harlock si trovano
lì
insieme.
- Ecco, questi li ho fatti io.
Le ha messo un piatto vicino alla mano e lei afferra subito un biscotto
ancora tiepido, assaggiandolo.
- E' buonissimo. Era un sacco di tempo che non mangiavo qualcosa di
cucinato così bene.
- Ci credo, invece, eccome. Non so come hai vissuto sinora, di certo so
che non devi aver dato grande importanza al cibo.
Il rimprovero torna a colorare la voce della donna e il silenzio che
proviene da Harlock rincara la dose, perchè lo immagina
dello stesso parere.
- Bè, una settimana di questa cucina e mi
rimetterò in forma.
- Lo spero bene, bambina.
Si domanda cosa pensi Harlock di quel "bambina" rivolto a lei, che a
discapito della giovane età, ha già vissuto
invece così tanto accanto a lui.
Ribellarsi,
combattere... anche uccidere nel nome di una libertà suprema
da donare all'umanità intera.
Questo ha fatto quando era agli ordini di quell'uomo che
adesso
siede in quella cucina accanto a lei, sorseggiando tè e
mangiando
biscotti.
Ma non ha mai avuto il minimo dubbio che non fosse la cosa giusta da
fare e se ne avesse l'occasione, risalirebbe altre mille volte a bordo
dell'Arcadia come ha fatto in quel giorno ormai lontano.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Nessuno di voi mi ha ancora detto che pianeta è questo.
Yuki decide di rompere il silenzio, non perchè inizi a
pesarle, ma perchè ha la sensazione che sia il momento
giusto
per affrontare il discorso.
Dopo aver consumato la sua colazione, durante la quale hanno
sostanzialmente chiacchierato solo lei ed
Asami, Harlock l'ha sorpresa chiedendole se avesse avuto voglia di
seguirlo fuori, per stare un pò all'aria aperta.
Così, adesso, sono seduti su una specie di panca sotto
quello
che dovrebbe essere un portico, o almeno così glielo ha
descritto lui.
Ha indossato gli occhiali a schermatura totale che Makoto ha recuperato
per lei,
constatando che ne aveva bisogno, perchè le ombre
lì
fuori hanno assunto una colorazione molto più chiara ed
intensa.
- Ci troviamo su Higara.
Si ritrova divisa a metà davanti a quella risposta: una
parte di
lei è come se avesse ricevuto una doccia gelata, l'altra,
forse
l'io più profondo, è come se avesse trovato
conferma a
qualcosa che ha sempre saputo.
- Quindi sono loro il motivo per cui ogni tanto lasciavi l'Arcadia e
sparivi qui?
Lo sente cercarle le mani che ha abbandonato in grembo, coprendole con
una delle sue.
- Sì.
- Posso sapere perchè?
- Makoto-san è stato uno dei primi ad unirsi a me... dopo.
Ho sempre avuto molta fiducia in lui.
Dopo.
In quell'unica parola Harlock concentra gli errori del suo
passato, quelli con cui dovrà convivere sino alla fine dei
suoi
giorni, perchè non saprà mai perdonarsi del tutto.
- Così gli ho chiesto di studiare gli effetti che la materia
oscura aveva avuto su di me.
Le stringe appena le mani,
come a volerla rassicurare.
- Perchè?
- Volevo delle risposte certe.
- E le hai avute?
Lo sente calmo e pacato, forse come poche volte lo è stato
in
sua presenza. Gliene è grata, perchè lei non si
sente
affatto così, visto l'argomento in cui sono scivolati.
"Lui ora sta molto male".
Le parole di Yama sono un mantra difficile da ignorare.
- Sì.
- Me ne parlerai?
- Non adesso.
- Ho qualche possibilità di farti cambiare idea?
- Non credo.
- Ne ero sicura.
Yuki ha intrecciato le dita alle sue e lui l'ha lasciata fare, proprio
come se gesti così fossero sempre stati naturali tra di loro.
- Prossima domanda?
Sente dell'ironia in quella voce che è rimasta bassa e
profonda
proprio come la ricordava. L'ha rievocata molte volte in quegli anni,
specie nei momenti in cui sentiva di essere sul punto di cedere,
facendole dire quelle parole che le hanno dato la forza di andare
avanti.
- Come sta Yattaran?
L'amico è sempre stato l'altro suo pensiero fisso, il
fratello che ha abbandonato lasciandogli un pezzo del suo cuore.
- Ancora arrabbiato.
Lo immaginava, purtroppo.
- Speravo che con il tempo arrivasse a perdonarmi.
- Ma l'ha fatto. E' con me che non ha mai smesso di essere arrabbiato.
Quella che gli sfugge adesso è una mezza risata, un suono
che ha il potere di paralizzarla tanto le sembra impossibile.
- Credo che Yama abbia definitivamente capito il perchè
Yattaran si fosse guadagnato il posto di primo ufficiale sull'Arcadia,
più o meno un anno dopo
la tua partenza.
- Che cosa ha fatto quel pazzo?
Sorride anche lei, adesso, perchè ha dei ricordi di Yattaran
che
non potrebbe mai raccontare senza avere il dubbio di non essere creduta
data l'apparenza gioviale e buffa di quell'ometto in sovrappeso, che
dentro di sè però ha sempre nascosto l'animo di
un vero guerriero.
- Mi ha affrontato sul ponte di comando per spiegarmi esattamente cosa
pensava di me e del mio comportamento nei tuoi confronti.
- Sul serio?
Fatica ad immaginare un momento del genere, non con loro due come
protagonisti.
- Sull'Arcadia ognuno è sempre stato libero di esprimere la
propria opinione, se ben ricordi. Anche su di me.
Yuki se lo ricorda molto bene e per un attimo tace, perdendosi nei
ricordi.
- Probabilmente cercava solo un capro espiatorio... in
realtà
sapeva bene che niente mi avrebbe fatto tornare sui miei passi.
- Sono state argomentazioni molto valide le sue, invece. Tanto che non
sono stato in grado di controbattere senza peggiorare la mia posizione.
- Di cosa ti ha accusato, esattamente?
A questo punto la sua curiosità prende il sopravvento, anche
in
ragione del fatto che non le sembra vero che Harlock sia
così
loquace.
Non solo sta parlando...
ma sta parlando di loro!
- Di aver permesso che i tuoi sentimenti per me andassero
oltre
la fiducia, l'ammirazione e il rispetto che avresti dovuto nutrire per
il tuo Capitano.
C'è un fondo di amarezza che non è riuscito a
camuffare
del tutto dietro la solita ironia.
- E come avresti potuto impedirlo, secondo lui?
Lo sente tendersi al suo fianco ed intuisce la sua battaglia interiore,
quella che anche lei ha combattuto, e perso più di una
volta, contro i suoi stessi sentimenti.
- Scusami, una domanda inutile. E' vero, Yattaran conosceva
troppo bene entrambi per non avere delle argomentazioni valide da
sostenere.
Per un pò il silenzio torna a regnare tra di loro, non
proprio
teso, ma nemmeno quieto come lo era prima di quella conversazione.
Le emozioni tra loro sono come le acque di un mare in costante moto ed
evoluzione, a volte calme, altre mosse, altre volte ancora tempestose.
- Però, nonostante tutto, penso che gli farebbe piacere
sapere che... che ora siamo qui, insieme.
E' una riflessione che si sente di condividere con lui,
perchè la crede vera.
- Credo di sì.
Lo capisce dal tono di voce che una parte di lui non è
più lì con lei, ma perso in qualche ricordo di
cui forse
non verrà mai a conoscenza.
E'
consapevole che
ci sono dentro di lui delle corde che non
arriverà mai a toccare veramente, ma è pronta ad
accettarlo. Si farà bastare di poter almeno illuminare in
parte
quell'oscurità che lo ha reso così solo e
distante.
Stringe un pò di più quella mano intrecciata
ancora alla
sua e riceve in risposta un bacio leggero che le sfiora la tempia.
- Sei stanca?
Forse ha riconquistato la sua piena attenzione, in ogni caso a lei
piace credere che d'ora in poi sarà comunque sempre nei suoi
pensieri, come una sorta di sottofondo che niente sarà in
grado più
di annullare completamente.
- Un pò.
- Vuoi che ti accompagno nella tua stanza?
Non vuole ancora separarsi da lui, così appoggia la testa
sulla sua spalla.
- Magari tra cinque minuti.
Non le risponde, ma da come lo sente sistemarsi meglio per renderle
più comoda la posizione, capisce che anche lui non
è
ancora pronto ad interrompere quel momento tra di loro.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
La rabbia è una cattiva consigliera.
Tu, più di chiunque altro, ne hai la certezza,
perchè hai
pagato a caro prezzo l'esserti lasciato guidare da lei nelle tue azioni
passate.
Per questo sei intenzionato ad ignorare la richiesta del tuo secondo
ufficiale, proprio come se non l'avesse nemmeno formulata.
- Yattaran, recluta due volontari e di loro che hanno venti minuti per
prepararsi a partire.
Ma una voce torna ad incalzarti, più decisa di prima.
- Capitano! Ci vado io. Ne serve solo un altro di volontario.
L'ostinazione di Yuki Kei fa comparire un'espressione tesa, e insieme
sorpresa, sul volto di Yattaran. Forse non si aspettava che proprio lei
mettesse in discussione un tuo ordine.
- Yuki Kei...
Lo sguardo che vedi comparire in quegli occhi azzurri ha il potere di
zittire sul nascere anche il tuo primo ufficiale come non è
mai
successo in passato.
I demoni che quella ragazza si porta dentro, si sono risvegliati
pronti a trascinarla con loro nell'inferno della vendetta.
- Ho detto che ci vado io, Yattaran.
E' tornata a fissare te, ora, sfidandoti apertamente a compiere una
scelta.
Meeme,
alle tue spalle, è l'unica a sapere quanto sia difficile
per te questo momento, quale battaglia tu sia chiamato a combattere
contro te stesso. Senti le sue emozioni fondersi insieme alle tue,
sostenendoti nella decisione che prenderai, qualsiasi essa sia.
Lasciare Yuki Kei libera di prendere la sua decisione o imporle la tua
volontà come se fosse legge?
- Capitano, mi ascolti.
Sul ponte di comando le sue parole risuonano più come un
ordine,
che non come una preghiera. Avverti la tensione salire ulteriormente
tra i presenti, mentre sono sempre più incerti su quale
potrà essere la tua reazione.
- Io, come tanti altri, sono salita su questa nave con la speranza che
lei fosse davvero in grado di renderci uomini liberi.
Adesso la stai guardando negli occhi, e ti perdi in quell'azzurro dove
ti senti andare alla deriva proprio come se navigassi in acque
sconosciute.
- E se adesso, invece, mi impedirà di prendere la mia
decisione,
non sarà diverso da quegli uomini che disprezza e combatte
con
tutte le sue forze.
E' un compromesso quello che devi accettare, sacrificando una cosa
giusta, con la speranza di ottenerne un'altra, consapevole
però
che potresti perderle entrambe.
- Fatti trovare pronta tra venti minuti sul ponte di lancio.
Verrò io con te.
Fai in tempo a cogliere tutta una gamma di espressioni diverse negli
occhi dei presenti: lo stupore di Masaki e Taro, la gratitudine di
Yattaran e l'approvazione di Meeme.
Forse perderai in ogni caso la fiducia di Yuki Kei, ma sei pronto a
sostenere il peso delle tue scelte, se questo servirà ad
impedirle di vivere nel rimpianto di una decisione sbagliata.
Quello che provi per lei è più forte
di ogni ragione.
Quando arrivi sul ponte
di lancio,
lei è già a bordo della navicella che
utilizzerete per la
vostra missione, intenta ad espletare i controlli di routine prima
della partenza.
Non appena la raggiungi, la tensione tra voi diventa quasi una presenza
fisica tanto è palpabile.
- Capitano, siamo pronti a partire.
Ha un attimo di esitazione, ma quando ti vede occupare il posto accanto
a lei, i suoi gesti tornano decisi nel compiere la sequenza di comandi
che le permettono di accendere i motori e lanciare la navicella fuori
dall'Arcadia, nello spazio profondo.
- Qui Arcadia, mi riceve, Capitano?
La voce di Yattaran irrompe nell'abitacolo, forte e metallica, ma non
priva di un'inflessione vagamente incerta.
Sai che è dovuta al fatto che ci sei tu su quella navicella
con
lei e non sa bene che conseguenze potrà avere tra voi
ciò
che è avvenuto sul ponte di comando poco prima.
- Ti ricevo, Yattaran.
- Ah, sei tu, Yuki.
La voce del tuo primo ufficiale è chiaramente sorpresa,
questa volta, nello scoprire che le hai lasciato i comandi.
- Bè... okay, comunque, volevo informarvi che ci prepariamo
a
raggiungere il punto di incontro che rimane fissato sulle coordinate I=
33°, B= 85°.
- Okay, confermo coordinate di incontro a I= 33°, B= 85°.
- Perfetto. Allora se non c'è altro... l'Arcadia chiude le
comunicazioni e rimane in attesa del vostro rientro.
A questa richiesta di Yattaran, per la prima volta da quando sei salito
a bordo, lo sguardo di Yuki incontra e sostiene il tuo. Nel momento in
cui risponderà affermativamente, potrete contare solo sulle
vostre forze.
Però, non è questo il motivo per cui
c'è del
turbamento negli occhi che stai fissando. Non ha paura di affrontare il
suo
nemico, ma di scoprire cosa farà lei se davvero
avrà modo
di averlo di fronte.
Quello che ti induce a fare un cenno di assenso, è solo la
certezza che in quel momento tu sarai lì con lei, pronto a
ricordarle quanto possa essere gravoso il peso di una scelta sbagliata.
- E' tutto, Yattaran. Chiudiamo anche noi la comunicazione... ci si
rivede tra un pò.
Quelle ultime parole le pronuncia con un tono più morbido e
ti
provoca un'emozione che non vorresti provare così intensa
nei
sui confronti.
Poi torna un silenzio ingombrante tra di voi, non potrà
durare a
lungo, ne sei consapevole tanto quanto lei. Rimane solo da stabilire
chi lo romperà per primo.
- Capitano...
- Yuki...
Parlate insieme e poi tacete entrambi, aspettando che sia l'altro a
riprendere.
- La verità è che se ci sarà anche
solo una
possibilità di incontrare quell'uomo, io la voglio sfruttare.
- Se non avessi con te una pistola, la vorresti lo stesso?
Sei diretto, come sempre, perchè non conosci altra maniera
di
agire. Forse hai colpito più duro di quanto si aspettasse e
le
ci vuole un attimo prima di risponderti.
- Sì.
- Perchè?
Subito ti guarda come se non credesse possibile che sia proprio tu a
rivolgerle quella domanda, ma vista la tua espressione decisa, la sua
muta in
una più accesa.
- Perchè è di mio padre che stiamo parlando.
- Capisco.
- Ne è sicuro?
Il suo ribattere è frutto di quella rabbia che non si
è
mai spenta, perchè è rimasta a covare sotto le
ceneri di
un'apparente accettazione del suo passato.
- Forse dovrei scusarmi a questo punto per il mio comportamento
oltraggioso, ma non credo che cambierebbe ciò che penso in
questo momento.
Sei spiazzato davanti ai sentimenti che ti provoca quella ragazza e
devi esercitare tutto il tuo autocontrollo per non lasciarti
influenzare nelle tue decisioni.
- Non credo nemmeno che tu stia pensando davvero, in questo momento. Ti
stai facendo guidare dalle emozioni sbagliate, Yuki Kei.
La vedi irrigidirsi, mentre sposta la sua attenzione sui comandi che
deve riprendere, perchè state entrando nell'orbita del
pianeta dove siete diretti.
Sai cosa sta pensando... che tu sei l'ultima persona che può
parlarle di emozioni, dal momento che dimostri di non averne.
- Mancano meno di due minuti al punto d'arrivo, Capitano. I sistemi di
sicurezza segnalano la presenza del campo di forza che circonda il
nostro obiettivo.
La sua voce ha assunto il tono dell'ufficiale in seconda, ma non hai
intenzione di assecondare il suo tentativo di rifugiarsi in un ruolo
che torni a farle prendere le distanze da te.
Non in questo frangente, almeno.
Così sobbalza violentemente quando la tua mano si chiude con
fermezza sulla sua, tirando avanti la leva dei comandi e togliendo
potenza ai motori.
- Guardami, Yuki.
Questa volta, il tuo è quel tipo di ordine che non
accetterà nessuna insubordinazione. Lo ha capito anche lei,
perchè lo ha eseguito senza esitare ed ora i vostri occhi
sono come incatenati.
- Se credi davvero di aver imparato qualcosa da me, allora pensaci
quando sarai laggiù e prendi la decisione più
giusta.
Le stai permettendo di guardare oltre le apparenze, oltre gli sguardi
di solito freddi e indecifrabili, mostrandole in quale inferno stia
bruciando la tua anima dannata.
Poi non hai altro da dirle, così riabbassi la leva
bruscamente, dando massima potenza ai motori e costringendola a
dedicare davvero la sua totale attenzione alle manovre di atterraggio
perchè siete praticamente a destinazione.
Chiuso nel tuo silenzio, sei convinto di aver fatto la scelta migliore,
perchè qualsiasi cosa accada, non lascerai che l'azzurro di
quegli occhi perda il calore e la trasparenza che sinora li hanno
animati.
Proteggerai Yuki Kei anche da se stessa, se ce ne sarà
bisogno e a qualsiasi costo, perchè non la lascerai
commettere i tuoi stessi errori.
La rabbia è stata una cattiva consigliera per
te, ma non lo sarà per lei.
*
tradizionale gioco da tavolo, molto diffuso in Giappone, simile agli
scacchi
Note
Visto
che non ho potuto augurarvi Buona Pasqua, vi auguro un buon 25 Aprile!
Un pò originale, ma pur sempre un augurio! XD
Passando
a parlare del capitolo, ci tengo a precisare che sul passato di Yuki ho
solo letto alcune note trovate sul manga e ne ho tratto liberamente
ispirazione.
Il
pianeta Higara è di mia invenzione e lo immagino quasi
sperduto ai confini di quell'universo che il Capitano ha girato in
lungo ed in largo. XD
Però
non fate la spia con quelli della Gaia Sanction, mi raccomando! eh eh eh
Riguardo alla storia, mi sento di chiarire un aspetto rilevante:
più che uno svolgersi di azioni, la mia narrazione si
concentra più sulle emozioni/sentimenti, quindi è
il loro evolversi che mi piace raccontare. Lo dico, perchè
capisco che alcuni possano pensare che "di fatto" non succede nulla.
Rientra sempre in un gusto personale (e ne sono cosciente!) quindi che
possa piacere o meno.
Lascio queste ultime righe per
ringraziare ancora tutte quelle lettrici che si perdono in chiacchiere
con la sottoscritta, regalandole momenti di assoluta allegria, ma anche
di riflessione e confronto.
Sperando
di non tornare a tardare ancora con il prossimo capitolo (mi metto di
impegno, giuro!) vi saluto.
Alla
prossima.
Sere
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2511661
|