La mia vita insieme a te

di valeriaspanu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nonno ***
Capitolo 2: *** Notti ***
Capitolo 3: *** Cicogna ***
Capitolo 4: *** Linee ***
Capitolo 5: *** Il Caos ***
Capitolo 6: *** Mia figlia ***
Capitolo 7: *** Corone di fiori ***
Capitolo 8: *** Anniversario ***
Capitolo 9: *** Sorella maggiore ***
Capitolo 10: *** Devono imparare ***
Capitolo 11: *** La domanda ***
Capitolo 12: *** Young love ***
Capitolo 13: *** Tu hai me e io ho te ***



Capitolo 1
*** Nonno ***


-Dì mamma!-

-No, tesoro… papà! Papà è più semplice da dire, non trovi?-

O mio Dio. Eccoli qui. Davanti a voi, signore e signori, si ergono i temibili Peeta e Katniss Mellark, quest’ultima simbolo della rivoluzione che ha fatto cadere la dittatura di Snow. E da otto mesi genitori di una pulce con il nome di un’erba: gente strana, signori, se vi posso dare la mia opinione.

-Io non penso davvero che la possiate convincere in questo modo… Non dovrebbe parlare quando sarà pronta?-

-Ma dovrebbe già farlo!- esclama Katniss, innervosita. –E poi, Haymitch, che ne sai tu di bambini?-

Sbuffo mentre la leoncina, come io l’ho rinominata in gran segreto, si diverte a giocare con i riccioli biondi di Peeta. –Beh, comunque, io sono venuto qui per un motivo preciso: tenervi d’occhio il mostriciattolo per farvi andare alla vostra cena idiota, giusto?-

-Sei sicuro di poterlo fare, Haymitch? Non sei mai stato solo con Dandy- mormora Peeta, guardando la sua preziosa figlia.

-Va tutto bene, ragazzo! Voi siete vivi, no? Le oche sono vive da sei anni ormai!-

-Mia figlia non è un’oca, Haymitch!- sbraita Katniss. Se non fosse per quel vestito elegante che le segna il corpo diventato più femminile dopo la gravidanza, la prenderei per un maschio.

-Me la caverò dolcezza. Ora andate, prima di farmi impazzire! Io e la pulce staremo benissimo.-

Ma Katniss non vuole demordere. Prende in braccio la bambina che gioca con i suoi capelli per una volta sciolti e le bacia le guance paffute: alzo gli occhi al cielo e Peeta ride, togliendole la bambina dalle braccia e dandola a me.

-Peeta no… Haymitch! HAYMITCH ASCOLTAMI: a letto alle otto, hai capito?-

-VAI.- le dico io, spazientito mentre Peeta trascina la “ dolce” mogliettina fuori di casa, chiudendo la porta.

Dio grazie. Quando quei due mi avevano chiesto di fare da babysitter a Dandelion senza che ci fosse anche Effie con me, ero leggermente andato nel panico ma poi, la mia cara mogliettina, mi aveva indotto ad accettare la proposta visto che lei sarebbe stata a Capitol City per delle visite ancora per una settimana: “ così non ti sentirai solo”, mi aveva detto.

Guardo la bimba tra le mie braccia e noto che si diverte a fare le bolle di saliva con la bocca: quando esplodono, ride felice e cerca di battere le mani. Ridacchio anche io e la appoggio sul tappeto mentre la guardo giocare serenamente.

-Tsk, i tuoi genitori pensano che io non sappia badare a te. Figuriamoci!- dico, alzandomi e andando verso il frigo per prendere un po’ di birra: non penso che Everdeen sarebbe molto d’accordo ma mica ho intenzione di ubriacarmi, voglio solo rinfrescarmi un po’ la gola. –Nonno Haymitch ha tutto sotto controllo!-

Dandy mi guarda e mi sorride.

-Eimit….no no! No no Eimit!- mi dice ridendo.

La guardo per un attimo basito, pensando di essermi immaginato tutto: ma la leoncina continua a guardarmi con quei suoi pozzi azzurri ed esclama di nuovo “Nono Eimit!!”, ridendo contenta. Gattona verso di me e mi strattona i pantaloni, come fa di solito per giocare con me.

Guardo la bottiglia di birra che ho in mano e la butto nella spazzatura, prendendo la bambina in braccio. Gli occhi le tremolano e appoggia la testolina sulla mia spalla, addormentandosi in pochi minuti. Tiro su con il naso perché forse, ma solo forse, mi ha fatto commuovere.

Dio, Everdeen impazzirà appena lo verrà a sapere.

 

 

Salve <3 Eccoci qua, con questo piccolo progetto che riguarda la felice vita famigliare dei Mellark;) Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e se avete richieste particolari per gli altri, idee, consigli, scene che vorreste vedere scritte, lasciatemi un commento:D un bacio enorme ragazzi!

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Capitolo 2
*** Notti ***


-Shhh… facciamo dormire ancora la mamma, che ne dici amore?-

Guardo la mia vispissima bimba di otto mesi che mi fissa con quegli enormi occhi azzurri ed è già attivissima, nonostante siano appena passate le sei del mattino: ma a me non pesa stare sveglio con lei o svegliarmi praticamente all’alba. Mi aiuta a scacciare gli incubi, quando mi accorgo che lei è lì, nella camera accanto alla mia e quella di Katniss, tutto va bene. Anche Katniss dorme accanto a me, tranquilla, anche se gli incubi sono aumentati dopo la nascita di Dandelion

Cammino per la camera di mia figlia mentre lei mi osserva con i suoi occhietti vispi e gioca con i miei capelli che mi ricadono spettinati sulla fronte: dovrei davvero tagliarmeli ma… separarmi da lei, anche solo per cinque minuti mi riesce impossibile. E impossibile mi sembra anche che siano già passati otto mesi dalla sua nascita… il tempo è volato così in fretta. Quando abbiamo capito che i suoi occhi sarebbero stati come i miei, Katniss ha quasi pianto dalla felicità perché “ così lei ha qualcosa di entrambi. Qualcosa che renda davvero chiaro che l’abbiamo fatta insieme”. Ed effettivamente con quei suoi occhi azzurri e i suoi corti boccoli scuri è perfetta: è l’unione mia e di Katniss.

La rimetto nella culla per cercare di farla riaddormentare ma la principessina urla stizzita: deve aver fame e allora la riprendo in braccio, pronto a scendere giù per prepararle il suo biberon. Ma Katniss ci guarda sorridente dalla porta. Io sospiro, toccandomi i capelli imbarazzato.

-Mi dispiace, amore. Volevo farti dormire ancora un po’.- le dico, baciandole la guancia.

-O, ma svegliarsi alle cinque è già un record con questa piccola peste, vero amore della mamma?- dice lei, prendendo in braccio Dandy che le sorride felice. –Chi sono io?- le chiede, ridacchiando.-

-Mama!- urla lei e noi ridiamo perché dopo settimane di tentativi è finalmente riuscita a dire qualcosa di diverso da “nono Eimitt”. Con grandissima gioia di Katniss che non poteva sopportare che la prima parola di nostra figlia fosse proprio il nome del nostro mentore. Mia moglie si siede sulla sedia a dondolo e allatta la nostra piccola.

-Non dovremo abituarla al biberon?- le chiedo, alzando gli occhi al cielo.

-Almeno sino a quando non compie un anno… guardala. E poi chissà cosa ci mettono là dentro.-

-Penso sostanze nutritive… così, proprio a caso.-

-Tu sei peggio di me, Mellark. Non la lasci un secondo, la tieni sempre in braccio. Di questo passo non camminerà mai.-

-Ma lei vuole stare con me!- ribatto io, accarezzando i piedini di Dandy.

-Oh sì.. come ieri che si stava sbracciando per andare a gattonare in pace.-

Ok, forse sono un po’ protettivo e coccoloso con la piccola ma non posso farne a meno. Mai avrei pensato di avere una fortuna così grande, mai avrei pensato di diventare padre. Dandelion è l’errore più bello che io abbia mai fatto nella mia vita. E’ come se avesse spazzato via i nostri errori, il male che ci siamo fatti l’un altro e che ci hanno fatto: lei è la promessa per una vita nuova, senza perdite.

La prima volta che l’ho tenuta in braccio mi è sembrato di poter morire: ho pensato che il mio cuore non potesse reggere ad un’emozione così grande, così forte. Il mio cuore è diventato suo nel momento in cui è venuta al mondo gridando, nel momento che quei suoi enormi occhi, prima grigi e ora uguali ai miei, mi hanno guardato ho capito di essere irrimediabilmente perso. Pensavo di amare con tutto me stesso Katniss ma… mi sbagliavo di grosso. Quell’esserino di tre chili e quattrocento grammi mi aveva rubato il cuore e provare tutto quell’amore quasi mi spaventava: ma lei era al sicuro, lo sarebbe sempre stata. A costo della mia vita, l’avrei protetta.

Si stanca dal seno di Katniss e mi guarda, sorridendomi e tendendo le braccine cicciottelle verso di me: la prendo in braccio e mi beo del suo profumo di neonata mentre piano piano, miracolosamente, si riaddormenta. La metto delicatamente nella culla e io e Katniss ci perdiamo a guardarla.

-Potremo anche dormire qualche ora in più.- mormoro io, accarezzando la testolina scura della piccola ma mi interrompo perché sento le labbra di mia moglie sul collo.

-Ma io non ho più sonno….-

Il mio cuore non è più mio.

 

Ciao ragazzi:D beh ,che vi pare di questo Peeta dolcioso <3? Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale abbastanza grande quindi… commentate e buon sabato:)

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Capitolo 3
*** Cicogna ***


Il Natale era il periodo più stressante dell’anno, soprattutto per una come me che non l’aveva mai festeggiato. Ma per Peeta era così importante, gli ricordava la famiglia, soprattutto il padre… e quando aveva iniziato a parlare di Babbo Natale a nostra figlia, più o meno da quando aveva tre mesi, festeggiarlo in grande era diventato un obbligo.

-Sì, esatto, tesoro… attenta con la glassa, attenta alla gon… oh, Dandy. Kat!!- urla mio marito dalla cucina mentre io sorrido, divertita.

-Sì?-

-Penso che dovrai attaccare l’ennesima lavatrice!-

-Papà! Papà guarda ora ho i capelli rotti, come il vestito di Babbo!!!-

-Sì, tesoro… diciamo che sei tutta rossa.-

-Anche tu rotto???- urla nostra figlia di quattro anni e mi posso benissimo immaginare la faccia birichina che ha nel mentre che lo dice.

-Guai a te, sai che poi andrai incontro al soll… Oh, l’hai voluto tu, terremoto! Vieni qui!-

Mi beo delle risate di quei due, non so chi sia più agitato e su di giri, mentre apparecchio la tavola visto che, tra poche ore, arriverà la marmaglia di gente chiamata da noi “amici di famiglia”: Johanna e Gale, che si sono sposati qualche mese fa con grande sorpresa di tutti, Haymitch e Effie, mia madre e infine Annie con il piccolo Junior che ormai aveva nove anni. Peeta adorava Junior ma ne era allo stesso tempo geloso visto che Dandelion ne era assolutamente stregata: chi poteva darle torto? La nostra piccola peste comunque rassicurava il mio povero marito, dicendogli che avrebbe sposato lui da grande.

Peeta entra nel salone, con i capelli totalmente coperti di glassa così come nostra figlia: li amo.

-Kat, devo andare un momento in panetteria, mi sono dimenticato di chiudere… Riesci a cavartela da sola? Devi solo spegnere il tacchino tra un’ora, i biscotti poi li inforno io, ok?-

Alzo gli occhi al cielo mentre prendo in braccio Dandy, schioccandole un bacio sulla guancia paffuta: sa di cannella, proprio come il padre.

-Ce la caviamo benissimo, Mellark. Siamo due ragazze indipendenti, vero tesoro?-

-Tì, papà! Noi siamo impipendenti!-

Entrambi ridiamo e, dopo che Peeta mi schiocca un bacio sulle labbra e si mette una nuova maglietta, rimaniamo sole io e mia figlia.

-Che ne dici, tesoro? Andiamo a farci un bagno?-

-Ok mamma! Ma mi spoglio da sola, ok??- mi chiede lei, tutta orgogliosa.

-Oh ma certo! Ormai sei grande!!-

 

 

Guardo mia figlia incantata perché, a volte, non riesco proprio a capire come io e Peeta siamo riusciti a creare una creatura così perfetta: i capelli scuri come i miei le ricadono a boccoli sulla schiena e con quei suoi occhi vispi controlla sempre tutto, la mia curiosona. E sta bene, è felice ed è spensierata: questo è l’importante.

-Mamma.- mi dice, puntandomi i suoi pozzi azzurri.

-Sì?-

-Mary ha avuto una sorellina. E ha detto che insieme si divertono tanto.-

Aia. Il senso di colpa che conosco molto bene inizia a farsi sentire all’improvviso. Io e Peeta non avevamo mai parlato di fare un altro bambino, anche perché già con lei era stato quasi un trauma per me: Peeta ne avrebbe voluto un altro ma per me Dandelion bastava ed avanzava.

-Perché, tesoro, tu ti annoi?-

-Quando tu e papà siete a lavoro tì. Mi annoio da sola.- e questa fa ancora più male –Però papà mi ha detto che la cicogna non vuole più venire da noi. Deve essere proprio cattiva.- Fantastico, ora se la prende con un povero uccello. –Io vorrei tanto una sorellina. Anche un fratellino andrebbe bene.-

Osservo il musetto triste di mia figlia e il cuore mi si stringe un po’: effettivamente va tutto bene, Katniss. Lei sta bene, è felice, non le manca nulla e non va incontro a nessuna mietitura. Un nuovo bambino vorrebbe dire fare felice sia lei che Peeta. E sei ancora giovane…

-Magari io e papà, potremo parlare di nuovo con la cicogna, che ne dici?-

-Davvero?- mi chiede lei, gli occhi che brillano.

Io rido e annuisco mentre poi le bacio la testolina e vado un attimo di sotto a spegnere il forno, proprio mentre Peeta torna a casa. Gli sorrido e gli faccio cenno di andare su perché, questa volta, non gli voglio dire nulla, ci penserà Dandy a dargli la notizia. E infatti sento benissimo le urla di mia figlia dal bagno.

-PAPA’! Papà, mamma ha detto che la cicogna può tornare se lo vuoi anche tu!-

-La cicogna? Tesoro, che dici?-

-Ma tì, papà!- dice lei, spazientita e già me la vedo che alza gli occhi al cielo. – Per la sorellina! Oppure il fratellino, dici che le possiamo chiedere se ci porta sorellina? Mi piace di più la sorellina!-

Non sento la risposta di Peeta, quindi salgo su in bagno e vedo il suo sguardo pieno di speranza ma ha ancora ha paura di fidarsi, perché sa di quanto io sia sempre  stata diffidente per il discorso “figli”.

-Kat…- mormora solamente.

-Ci possiamo provare, che ne dici?-

-Ci possiamo provare.- mi dice lui, sorridendo.

 

Beh? Che ne dite?? Vi è piaciuto? Grazie per i numerosi commentiJ un bacio

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Capitolo 4
*** Linee ***


-Ma papà io non mi voglio vestire!-

Sospiro, alzando gli occhi al cielo perché, come ogni mattina, mi ritrovo a discutere con mia figlia di quattro anni e mezzo sulla solita questione: il trauma del vestire. Mi fissa con quegli enormi occhioni, nuda come un verme mentre è pronta a scappare, tesa come una corda.

-Tesoro, certo che ti devi vestire. Sennò come andiamo a scuola?-

-Io voglio fare il pane con te! Non mi serve la scuola.-

Iniziamo bene, benissimo. –Ma certo che ti serve, tesoro: e poi ci sono tutti gli altri bambini con cui giocare! Non vuoi?-

Mia figlia mi guarda con occhiate poco convinte e si gira verso il muro, dandomi le spalle inviperita: oggi siamo di cattivo umore. Ma ho un’idea: prendo velocemente dalla cassetta dei giochi una vecchia marionetta che Johanna ha regalato a Dandy per il suo compleanno, è a forma di rana… Magari non ascolterà il papà ma l’amica rana sì.

-Crack, crack! Ciao Dandy! Come stai? Piacere, io sono Mister Frosch.- dico, falsando la voce e toccando i soffici capelli di mia figlia con la marionetta. Lei subito si volta incuriosita e sorride al “nuovo amico”.

-Ciao… bene ma non ho voglia di vestirmi perché voglio stare a casa con il papà.-

-Oh, ma io adoro andare a scuola! Anzi penso proprio che andrò da solo con il tuo papà! Crack!- mimo io, alzandomi e andando a mettermi il cappotto mentre sento gli occhi di Dandelion fissi sulle mie spalle.

Mi infilo le scarpe.

3,2,1

-Papà! Ma che fai?!- mi chiede lei, scioccata.

-Beh, Dandy, io vado all’asilo con Mister Frosch, non l’hai sentito?-

-No, vengo anche io papà!!-

Dio, sono proprio intelligente.

 

POV KATNISS

Stamattina sono uscita prestissimo, abbandonando Peeta con la piccola perché dovevo andare un attimo nei boschi, ne avevo l’assoluta necessità. Volevo stare un attimo da sola, nel silenzio dei boschi e aspirare il profumo degli alberi che mi circondavano… avevo un ritardo di tre settimane ma il mio ciclo era sempre stato irregolare dopo gli Hunger Games e la guerra e, nonostante io e Peeta ci provassimo da mesi, quei ritardi e quei test di gravidanza ci deludevano continuamente.

Ma questa volta mi sentivo diversa, sentivo una piccola speranza dentro di me alla quale comunque non mi volevo sottomettere, arrendere perché ogni volta, ad ogni test negativo ne uscivo un po’ spezzata e quei baci che Peeta mi dava sulla fronte mi facevano sentire un’ idiota. Devo andare in farmacia, devo finalmente comprare quel test di gravidanza e farlo. Coraggio Katniss, fatti forza.

Il minuto più lungo della mia vita: la casa è immersa nel silenzio, Dandelion è alla scuola materna e Peeta in panetteria, come ogni giorno. Io ho appoggiato il test sullo scafale e guardo l’orologio con ossessione. Il minuto è appena passato e mi sembra quasi di svenire quando mi accingo a prendere il test tra le mani: va tutto bene, Katniss. Ci riproverete se andrà male.

E vedo le due linette: incinta.

-Oh merda. – mormoro, mentre un sorriso mi si forma sul viso. Subito mi tocco la pancia e l’accarezzo. –No, piccolo, scusa.. la mamma è felice, davvero. Felice.- dico io, ridacchiando. Devo correre da Peeta e dirglielo subito.

Afferro la ormai logora giacca di mio padre e mi faccio tutta la strada verso il Villaggio correndo come una pazza, mentre la gente mi guarda stranita. Lasciatemi in pace, sono felice. Prima di entrare nel negozio mi calmo, cercando di contenere il respiro e entro “tranquillamente” nella panetteria. Non c’è nessuno perché è quasi l’ora della pausa pranzo e Peeta è solo nel negozio, Thom aveva la giornata libera. Lui si volta per vedere chi è e mi sorride salutandomi.

-Ehi, Kat. Dovevo andare io a prendere Dandy, stai tranquilla.-

-Sì, lo so.- dico io, non riuscendo a togliermi un sorriso imbecille dal viso.

Mio marito mi guarda incuriosito, perché lui non sa del ritardo, non sa del test. Questa volta volevo fargli una sorpresa. Mi avvicino a lui, portandogli le mani sul collo.

-Sai, è meglio se quest’estate rimaniamo un po’ di più da Annie e Finnick nel 4.-

-E perché mai?-

Gli sorrido, raggiante –Beh, muovermi avanti e indietro con il pancione non sarà esattamente sicuro o facile.-

Lui mi guarda stupito per un attimo e poi uno sguardo pieno di speranza si fa strada nei suoi occhi color cielo. –Sei…sei sicura, Kat?-

-Sicura, Mellark. Sei andato a segno, complimenti.-

Lui non risponde alla mia battuta ma mi prende in braccio e mi fa volare per la stanza mentre ridiamo entrambi. I suoi ti amo che volteggiano nell’aria, mi fanno girare la testa.

-Quindi un fratellino, eh?- mormora, rimettendomi giù.

-Oddio, fa che sia una sorellina, sennò la peste ci ammazza.-

Ma andrà bene anche stavolta, o almeno lo spero.

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Capitolo 5
*** Il Caos ***


 Stringo la mano di Katniss, sorridendole, nel mentre che chiude gli occhi infastidita per il gel freddo che la ginecologa gli sta spalmando sul suo pancino rigonfio: questa volta è un po’ più grande di quando stavamo aspettando Dandy. Sorridiamo insieme quando sentiamo i battiti del cuore del “fagiolino”, come l’ho soprannominato io: Katniss è appena entrata al quinto mese e oggi scopriremo il sesso. Avremo voluto volentieri aspettare ma nostra figlia ci stava rendendo la vita impossibile.

-Bene. Quindi vogliamo sapere se è un maschietto o una femminuccia, giusto?- trilla la dottoressa, contenta mentre le immagini di nostro figlio compaiono sullo schermo e il mio cuore perde un paio di battiti.

-Sì. Anche perché nostra figlia ci potrebbe uccidere se non torniamo con un responso.- dico io, ridacchiando.

-Vediamo subito allora.- odio non capire niente di quello che fa, cioè, vedo semplicemente le mani e la testa del bambino, tutto il resto è un mistero per me. Ma poi lo vedo…abbastanza chiaramente. Katniss ride e mi stringe la mano.

-Beh, non c’è ombra di dubbio sul fatto che sia…-

-Maschio.- dico io, schifosamente orgoglioso. Sarei stato felicissimo di avere un’altra femminuccia, chiaro, ma almeno avrei avuto rinforzi con questo piccoletto.

Wow. Un maschio.

 

 

Secondo voi abbiamo il tempo per goderci la notizia?

No. Ovviamente no.

-DANDELION PRIMROSE MELLARK! Vieni subito qui! Finnick, Finnick posa immediatamente le temper… no!NO!-

-Tranquilla, Jo, lo blocco io!-

Al nostro rientro a casa vediamo un’ Annie che cucina serena la cena per tutti noi salutandoci con un sorriso angelico, stona decisamente vista la situazione cataclismatica, e i coniugi Hawtorne che cercano di stare dietro alla gang delle pesti, formata da nostra figlia e Finnick J. Ora, vedete, la geniale idea di invitarli per Pasqua tutti insieme era stata mia: Katniss mi aveva detto che sarebbe stata una cattivissima idea visto che gestire Johanna era già abbastanza dura, ma gestire una Johanna in preda agli ormoni della gravidanza era impossibile.

Eh sì, la nostra cara vincitrice del distretto 7 era ormai all’ottavo mese di gravidanza e mai avrei pensato di poter compatire il mio ex rivale in amore, Gale. Quel povero uomo veniva maltrattato: insomma, possiamo dire che si maltrattavano a vicenda visto che erano due teste terribilmente calde. “Ma dai, tesoro, ci aiuteranno con i bambini” avevo detto a Kat, per convincerla ad invitarli. Sì, certo.

-Johanna. Perché mia figlia è blu?- chiede Katniss andando a prendere la nostra peste in braccio e stampandole un bacio sulla guancia, facendola ridere.

Perché Annie stava lì a fare l’angelo del focolare mentre i nostri figli distruggevano la casa? Sospiro, spettinandomi i capelli biondi: figli uguale caos. Ricordatelo sempre, Mellark.

-Perché è veloce, Everdeen. Tua figlia è decisamente veloce per una donna con la pancia come la mia. Te ne accorgerai quando la tua crescerà!-

-Mamma! Mamma allora?? Avrò una sorellina?- chiede Dandy, richiamando l’attenzione di mia moglie.

Aia, questa farà male.

-Beh, tesoro, missà che questa volta la cicogna ha deciso di portarci un fratellino! Non sei contenta?- esclama, Katniss, cercando di sembrare entusiasta.

Dandelion corruccia la fronte e quasi sto male per lei.

-Mary ha una sorellina però.- borbotta.

-Ma a te piacciono i maschietti, no, tesoro? Giochi sempre con Finn- le dico io sorridendole e lei ricambia il sorriso.

-Sì, forse va bene anche un maschietto. Però il nome lo decido io!-

Guardo per un attimo Katniss negli occhi e lei annuisce, sorridendo. –Va bene, il nome a te.-

-Stupendo quadretto famigliare, davvero. Ma ora si mangia no? Donna incinta ha bisogno di cibo: subito!!!-

Caos, caos totale.

Ma splendido.



Innanzitutto grazie per le splendide recensioni, davvero:D E ben 10! Grazie! Spero che non vi deluda questo capitolo, fatemi sapere, un bacio.

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Capitolo 6
*** Mia figlia ***


Salve a tutti ragazzi!! Ahahah, questo capitolo sarà un po’ diverso dagli altri, vediamo se capite di chi è il pov;) e poi, niente, come sempre commentate numerosi, siete fantastici.

 

Ho sempre pensato che non avrei amato nessun altro dopo lei. Sono scappato, sono stato un vigliacco proprio io che ardevo del fuoco della vendetta, che volevo uccidere, riportare la giustizia… Ci avevano tolto così tanto, perché non potevano perdere qualcosa anche loro?

E lei, lei che era così simile a me, che rideva solamente nei boschi, che mi copriva le spalle sempre, in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo era la donna perfetta per me. Mi sembrava così, lo era, ci saremo sposati sicuramente prima o poi se non fosse stata per quella dannata mietitura. Appena sentii il nome di “Primrose Everdeen”, sapevo come sarebbe andata a finire, non mi ero stupito del fatto che si fosse offerta volontaria, era logico, io avrei fatto lo stesso per i miei fratelli. E mi sarei offerto io volontario al posto di Mellark, se non fosse stato per il fatto che lei non me l’avrebbe mai perdonato.

L’ho persa lì. Inevitabilmente.

Perché, una volta tornata viva, sana e salva tra le mie braccia, lei non era più la mia Catnip. Era una sopravvissuta e anche se non lo voleva ammettere, era irrimediabilmente legata a quel ragazzo, a quel biondino. Avevo condiviso qualcosa che aveva cancellato cinque anni di amicizia. Nel 13, piano piano si stava riavvicinando a me ma poi ho rovinato tutto come al solito. Quelle bombe.

Prim.

Avevo preferito scappare, come un vigliacco. Andare via era meglio di affrontare quegli occhi grigi pieni di disprezzo nei miei confronti: non mi ero stupito più di tanto al suo rifiuto di rispondere alle mie lettere, alle mie chiamate dopo un anno che la guerra era finita.

Mi ero stupito che fosse lui a rispondere al telefono.

Non potevo amarla, non meritavo di amarla, di distruggerla ancora di più, di trascinarla nel mio baratro. Senza Prim, Catnip cos’era? Ancora più spezzata, sopravvissuta, non vincitrice.

Nel 2 lavoravo come un pazzo, un folle. Poi i miei colleghi mi avevano convinto, trascinato per meglio dire, nel distretto 4 perché “Hawthorne, non puoi essere invincibile, prenditi una vacanza e non rompere il cazzo”. Ed avevo incontrato lei, ancora una volta.

Sapevo chi era Johanna Mason , ovviamente. L’avevo salvata da Capitol con un Peeta depistato e lei così magra, così fragile che pesava al massimo 40 chili, i capelli rasati, le guance scarne. Era più bella stavolta e teneva d’occhio un bambino dai capelli rossi che si buttava nell’acqua e giocava sulla riva ridendo mentre lei si teneva a debita distanza.

Mi aveva adocchiato e si era avvicinata a me.

“ Ciao belloccio”, mi aveva detto.

Avevamo fatto sesso. Tanto, tanto, tanto sesso. Due anime spezzate che si prendevano in giro, si torturavano l’un l’altra e si ritrovavano solo per scopare: mi andava bene così, sul serio. Perché Catnip era nei miei pensieri, come sempre.

Ma Catnip stava iniziando ad allontanarsi, a svanire piano piano. Rimaneva l’affetto per il suo profumo, per le nostre risate, per il suo sorriso. Ma degli occhi marroni stavano irrimediabilmente entrando nella mia testa, nel mio cervello.

Ricordo la prima volta che abbiamo fatto l’amore, quando ero irrimediabilmente perso per lei e avevo il terrore di farle del male e che lei facesse del male a me, distruggendomi di nuovo. Ne sarei morto. Era inverno e mi ero trasferito con lei al 4, ormai, vicino all’altra vincitrice, Annie, e al  figlio di Odair. L’avevo baciata quando ero entrato dentro di lei e i miei occhi si erano chiusi nel mentre che mi perdevo dentro di lei. Lei mi aveva fatto uscire quasi subito, spaventata: potevo sentire il suo terrore, la sua paura.

“Cosa fai, Hawthorne?” mi aveva chiesto, sussurrando.

Si era rivestita in fretta e stava per uscire dalla porta: quella ragazza, quella donna per cui avrei dato la mia vita e con la quale litigavo sempre mi aveva rubato il cuore e mi stava scappando tra le mani come Catnip aveva fatto. L’avevo bloccata, tirandole il braccio e l’avevo attirata tra le mie braccia.

-Non andare.- le avevo detto, poggiandole un bacio sulla spalla. –Nessuno ti farà del male, qui. Andrà bene.-

Avevo sorriso quando l’avevo sentita rilassarsi tra le mie braccia e finalmente le lacrime erano uscite da quei maledetti e impossibili occhi marroni.

 

-E’ bella, vero?-

Mi risveglio da quei ricordi e sorriso alla piccola che ho in braccio e che sto cullando. Sono diventato padre. E, sinceramente, non capisco come sia possibile, come sia potuto succedere: io ho portato così tanto dolore, così tante lacrime e adesso venivo ripagato con questa creatura che dormiva beata tra le mie braccia. Non aveva tanti capelli, mia figlia, ed erano marroni come quelli della mamma. Non ci aveva ancora fatto vedere gli occhi ma Katniss mi aveva detto di non illudermi perché sarebbero cambiati. Lei aveva perso la sfida con Peeta, anni fa. Ed è Katniss che mi ha consolato, rafforzato quando ho avuto il terrore di diventare padre, quando una paura antica come la vita stessa si è impossessata del mio cuore.

Non le farai del male, lei ti amerà come Dandy ama me. E’ strano, quasi assurdo l’amore che i figli hanno per i genitori: ma ti amerà, non le importerà il tuo passato. Tu sarai lì per lei, sempre e comunque. Andrà bene, Gale. Fidati.

-Beh, allora come la chiamiamo?- mi chiede Johanna, sorridendo stanca.

-Direi che Catnip è perfetto.-

Lei mi sorride e alza gli occhi al cielo: sai che ti amo, Johanna Mason? Ti amo con tutto me stesso e questo non potrebbe mai cambiare. Ma non c’è bisogno di parole tra di noi: semplicemente annuisce, sistemando meglio i cuscini dietro di se.

-E Catnip sia.-

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Capitolo 7
*** Corone di fiori ***


Sospiro felice, buttandomi beatamente sul divano. La cara e dolce mogliettina Effie è partita per Capitol City perché doveva “aaaassolutamente comprare dei nuovi vestiti meravigliooooosi”: l’avevo semplicemente pregata di evitare di spendere tutto il  nostro patrimonio e ciò che mi spaventava di più è che lei non mi aveva detto niente, mi aveva semplicemente dato un bacio sulla guancia ed era volata via. Apro una Coca cola e tolgo le scarpe con un calcio. Niente più vodka da quando quella maledetta leoncina mi ha sgridato perché puzzavo: Katniss si era fatta una bella risata e da allora, il primo colpo di grazia me lo dava comunque ogni volta che mi chiamava nonno, in casa le bottiglie d’alcool erano sparite, se non qualche birretta ogni tanto.

Sto per chiudere gli occhi quando la suddetta bambina spalanca la porta urlando un “Nonno Haymitch!!!” e mi fa saltare sulla poltrona, facendomi rovesciare la preziosa bevanda. Peeta mi guarda ridendo, ma non entra in casa a differenza di Dandelion che si butta sulle mie ginocchia.

-Ciao nonno. Non stavi mica dormendo, eh?- mi chiede lei, il sorriso furbetto sempre in viso.

-Certo che no, dolcezza. Che ci fai qui?-

-Mamma e papà vanno a fare una passeggiata e io sto qui a giocare con te.- mi risponde lei, tutta contenta.

Squadro il ragazzo con uno sguardo tutt’altro che amichevole e lui porta in avanti le mani, mostrandomi il suo sorriso migliore: lecchino che non è altro.

-Per favore Haymitch: io e Katniss dobbiamo proprio andare in ospedale, per il bambino sai?-

-Sì, certo. Il bambino. Non siete andati la settimana scorsa?- gli chiedo io, sogghignando.

Peeta guarda al di sopra della mia spalla per controllare Dandy, che sta già trotterellando e curiosando per il salone della mia vecchia casa.

-Ok, Haymitch: ho bisogno di sesso, ok? Prima che gli ormoni di Katniss la trascinino nell’ oblio del “oh che bello, sono di nuovo mamma” e “Peeta sono così stanca” mi voglio un po’ godere mia moglie. Non me lo merito forse dopo un depistaggio e una guerra? Mmmm?-

Io rido sonoramente e gli do pacche sulla spalla, buttandolo fuori da casa mia – Sì, sì mi raccomando non fate troppo chiasso, sennò dovrò andare dallo psicologo, ok?-

Peeta mormora un grazie e dopo aver salutato velocemente la bambina corre fuori, dove Katniss lo sta aspettando. Mi giro verso la moretta e metto le braccia conserte.

-Beh, cosa vogliamo fare?-

Lei si gira verso di me e mi sorride entusiasta, saltellando sul posto –Le colone di fiori! Le colone!-

-Corone, dolcezza. Corone.-

 

-Dolcezza, non pensi che otto corone siano abbastanza?-

-Ma le dobbiamo fare per tutti, nonno!- mi dice lei, sbuffando come se fossi tardo. Perfetto, questa bambina assomiglia troppo ai suoi genitori e deve ringraziare solo i suoi maledetti occhi enormi se non gliela faccio pagare. “Ma a chi la dai a bere, Haymitch?” mi chiede la mia coscienza che metto subito a tacere.

-Una per mamma, papà, zia Effie, zia Jo, Annie, Finn, per te e una per il fratellino. Anche se non un po’ arrabbiata con lui.- borbotta lei, mettendo il muso.

-E perché mai?-

-Beh, prima di tutto da calci forti a mamma e poi non è una femminuccia.-

-Anche tu davi calci alla mamma, sai? E poi non è colpa sua se non è femminuccia come volevi tu.-

-Ma io non volevo fare del male alla mamma!- dice lei, scandalizzata dalla mia insinuazione.

-Certo che no, dolcezza. Semplicemente eri stretta là dentro, così come il fratellino adesso.-

-Allora speriamo nasca presto. Tieni adesso, guarda come sei una bella principessa come me con la tua colona!-

-Cor…. O vabbè, lascia stare. Sì, sono davvero un bel principe, eh?-

-No, nonno! Principessa!-

Come vuoi tu, dolcezza. Come sempre.

 

Behhhhh;D? Che mi dite?  Il prossimo capitolo sarà ambientato al quattro, devo ancora pensare un po’ a cosa scrivere quindi commentate e suggerite;D un bacio grande

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Capitolo 8
*** Anniversario ***


C’è silenzio in casa Odair Cresta.

Uno strano silenzio per una casa in cui ci sono due bambini di nove e quattro anni più una neonata di 3 mesi. Ho lautamente pagato Haymitch perché portasse tutta la combriccola, genitori compresi, in gita alla baia: saremo stati soli praticamente tutto il giorno. Era il nostro quinto anniversario di matrimonio, lo volevo festeggiare bene, dal momento che con l’arrivo del maschietto , la casa sarebbe stata ancora più caotica.

Mi sono alzata almeno due ore fa e sto cercando, disperatamente, di fare una torta solo per noi due: ma è Peeta il cuoco in casa, non di certo io.

-Merda, merda, merda.- mormoro, vedendo che la torta non si alza, rimane maledettamente piatta.

Si sta formando un… buco? Che diavolo, ho messo 3 bustine di lievito, non dovrebbe gonfiarsi?

-Kat? Che stai facendo?-

Mi giro, rossa in viso e guardo Peeta che scende dalle scale con la faccia assonnatissima e il viso coperto da una leggera peluria bionda: dovrebbe davvero farsi la barba, o Dandy lo licenzierà dal ruolo di padre. Non le piace essere pizzicata quando lo bacia. Cerco di nascondere il disastro che sta avvenendo nel forno, mettendomici davanti al forno, coprendolo: non che sia difficile, visto che sono enorme ormai, data la gravidanza avanzata.

-Niente…- borbotto, mentre lui si avvicina e sorride nel vedere il caos nella cucina.

-Stai facendo una torta?-

-Forse.-

-E qual è l’occasione?- mi chiede lui, sorridente.

Si è rimbecillito? Lui sa benissimo qual è l’occasione: non è possibile che Peeta Mellark si sia dimenticato del nostro anniversario. Lo guardo un po’ accigliata e scanso il suo bacio del buongiorno.

-Ne avevo voglia. Non dovresti tagliarti la barba? Pizzichi.-

-Non te ne sei mai lamentata, signora Mellark.-

-Beh, me ne lamento adesso.- dico, sciogliendomi dal suo abbraccio e ondeggiando verso il bagno: oggi il piccolo lottatore ha deciso di mettere i suoi piedini proprio sulla mia vescica e sto andando in bagno ogni 15- 20 minuti: l’ultimo pargolo, Mellark. Giuro.

-Ehm… Kat. Dove stai andando?-

-In bagno, perché?-

-Sta uscendo del fumo…-

Oh fantastico. Peeta arriva prima di me, dal momento che la mia mobilità è molto scarsa, e spegne il forno prima che sia decisamente troppo tardi: dal forno esce una “torta”, se così si può chiamare, totalmente bruciata e con un buco nel mezzo.

-Era un ciambellone, vero?-

-Sì. Sì esatto.- dico io, cercando di conservare quel minimo di dignità rimastomi.

Non era un maledetto ciambellone, era un normalissima torta allo yogurt, la più facile al mondo. Non dovevo fare la panna o montare il bianco, dal momento che non sapevo neanche come si facesse. Mio marito mi guarda sorridente e prende un coltello, avvicinandosi al mio disastro culinario.

-Che fai?- gli chiedo, basita.

-Beh, l’hai cucinata e ora la mangiamo.-

Lo fermo e mi viene da ridere: stupido ragazzo del pane. Si prenderebbe anche un virus intestinale pur di farmi felice: ma non sono tanto idiota o cieca da fargli mangiare quella schifezza.

-Fermati, scemo. Prima di ucciderti.-

Lui mi sorride e come sempre mi fa arrossire: come riesce a farmi questo effetto sempre, ogni giorno? Mi mette una mano sulla pancia e il suo sorriso si allarga ancora di più, sentendo il piccolo che scalcia. Spero che il piccolo assomigli al padre, in tutto e per tutto: i suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra, il suo sorriso. Spero che abbia il suo coraggio, la sua forza di volontà, la sua bontà. Meglio che assomigli al padre piuttosto che a me.

-Scalcia, eh?-

-Era peggio Dandy, magari lui sarà più tranquillo di lei.-

- A proposito della peste…- dice lui, girandosi per casa – dove diamine sono tutti?-

-In gita alla baia. Volevo la casa solo per noi, per festeggiare…- borbotto, arrossendo.

-Festeggiare cosa?-

-O Mellark! Mi stai uccidendo! Lo sai benissimo di cosa sto parlando!-

-Io so solo di avere la casa libera… E Dio, se sei bella oggi signora Mellark…-

Mi sta ignorando? Sì, mi sta ignorando. Ma, per quanto non lo voglia ammettere, Peeta con la barba è terribilmente sexy. E quella canottiera e i pantaloni stretti del pigiama non lasciano molto all’immaginazione. Le sue labbra sono subito sopra le mie e le sue mani già armeggiano con le mutandine sotto il mio vestito per toglierle.

Dio, Mellark, riuscirò mai ad arrabbiarmi con te?

 

 

Mi risveglio e noto che la luce del sole è più fievole: cavolo, sarà pomeriggio inoltrato. E io ho dormito per gran parte della giornata. Ma dov’è Peeta? Sul letto, accanto a me, trovo un foglietto e riconosco subito la calligrafia di mio marito.

Segui il profumo.

Ed effettivamente, sento un odorino dell’aria che subito mi fa alzare. Mi avvolgo in una vestaglia da camera e scendo al piano di sotto ma in cucina non trovo nessuno. Infatti, il profumo proviene da fuori, dalla terrazza che da sul mare. Dall’enorme finestra posso notare subito una tavola perfettamente apparecchiata con ogni ben di Dio e, immancabilmente, due candele troneggiano come decorazioni. Sorrido ed esco sulla terrazza e osservo il tutto, con il cuore che batte a mille. Un secondo dopo mi ritrovo le sue braccia che mi stringono e le sue labbra trovano subito la mia spalla.

-Non avrai davvero pensato che me lo fossi dimenticato, vero?-

-Tutto faceva pensare a quello.- gli rispondo, appoggiando la testa sul petto.

-Tieni. È per te.- mi dice, porgendomi un pacchetto.

Gli sorrido, rimanendo in silenzio: non sono brava con le parole, ragazzo del pane, lo sai bene. Apro il piccolo cofanetto che mi porge e il mio cuore si ferma per un attimo. E’ lo stesso medaglione della seconda arena, quello dove si trovavano le foto di Gale, mia madre e Prim.

-Aprilo.-

Obbedisco a Peeta e le lacrime subito mi appannano la vista: le foto sono state sostituite, solo quella di Prim è rimasta al suo posto. Nell’altro spazio ci siamo io e Peeta e Dandelion il giorno del suo secondo compleanno e nell’ultimo c’è anche l’ecografia del nostro piccolo lottatore. Non so che dire, non avrei mai potuto pensare ad un regalo più perfetto di questo. E’ Peeta ad essere perfetto.

-Io… la torta.. il regalo…- borbotto, cercando di fare chiarezza nella mia testa, vorrei fare uno di quei lunghi discorsi romantici come solo Peeta può fare. Lui scuote la testa e mi zittisce, mettendomi un dito sulle labbra.

-Tu mi ami, Katniss. Vero o falso?-

-Vero.-

Vero, Peeta. Per sempre.

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Capitolo 9
*** Sorella maggiore ***


È stato più veloce, questa volta.
Il piccolino aveva voglia di uscire, di conoscerci, infatti ci ha svegliati alle 3 di notte e ci siamo precipitati all'ospedale del distretto 4, dove la madre di Katniss lavora: non volevamo che Dandelion si spaventasse, sentendo le urla della mamma, per questo avevamo scelto l'ospedale.
- Non riesci a toglierti quel sorriso da ebete dalla faccia...- mi dice Katniss, sorridendomi stanca.
-Ma guardalo...- le dico io, sorridendo ancora di più e tenendo il piccolo in braccio.
È bello, mio figlio. È un po più piccolo di quanto non fosse Dandy appena nata: i capelli sono biondi come i miei ma i suoi occhi sono ancora un mistero, visto che la luce lo disturba troppo e non è ancora riuscito ad aprirgli. Le labbra sono quelle di Katniss ma la fronte, la forma del naso ricordano le mie. Ricordano mio padre. Quando vorrei che fossero tutti qui.
Mi sdraio delicatamente nel letto, accanto a Katniss e restiamo in silenzio un attimo, godendoci quel momento di calma.
-Non ti viene voglia di averne un altro, guardandolo?- le chiedo, mentre il piccolo stringe il mio mignolo e si addormenta.
-Ti sei dimenticato delle urla durante la notte, dei pannolini e dei miei insulti sono a poche ora fa, vero?-
Ridacchio e le bacio la testa, mentre mia moglie appoggia il capo sulla mia spalla. Chiudo un attimo gli occhi per imprimere questo momento nella mia memoria: una pausa dagli incubi, dal passato. Non andranno mai via, lo so, e combatteremo contro di loro per tutta la vita ma siamo riusciti ad avere il nostro strano e distorto lieto fine: noi siamo vivi e abbiamo i nostri figli, saranno loro a spingerci a farci coraggio ogni giorno, anche durante quelle mattine grigie nelle quali i ricordi del passato ci assalgono e ci soffocano.
Dei passi veloci mi risvegliano dai pensieri e sento la vocina squillante di mia figlia che non vede l'ora di conoscere questo fantomatico fratellino: non era molto convinta del fatto che fosse davvero nella pancia della mamma. La domanda degli ultimi 9 mesi era stata questa: "Papà, ma sei sicuro che mamma non abbia semplicemente mangiato un'anguria?". La porta si apre e metà della nostra strana e strampalata famiglia entra nella camera: Haymitch e la nostra principessa.
-Dov'è?- chiede subito lei, curiosa, avvicinandosi a noi.
In men che non si dica, la piccola si arrampica sul letto e viene a sedersi vicino a me, mentre Katniss le dice di fare piano: il fratellino è piccolo ancora. Mi diverte vedere l'espressione corrucciata di Dandelion nel mentre che osserva il nuovo arrivato: le sue labbra a forma di cuore formano una piccola "o" di sorpresa e i suoi occhi azzurri lo studiano, quasi come se fosse un alieno, i riccioli scuri le ricadono spettinati sulle spalle.
-E' piccolo!- esclama lei, sorpresa.
-Sì, anche tu eri così piccola.-
-Però crescerà, vero? E ci potrò giocare!-
-Sì, tesoro, tranquilla.- le risponde Katniss, sorridendole. -Basta che stai attenta con lui, ok?-
-Sì, certo mamma. Sono una sorella maggiore, è il mio lavoro! Come papà fa il pane e come tu vai a cacciare.-
Ridacchiamo tutti sino a che Haymitch non allunga il collo per vedere il bambino: mi ero quasi dimenticato di lui, nel frattempo.
-Haymitch, non morde, ti puoi avvicinare…- dico io, sorridendo e già pregustando la faccia che farà quando vedrà la sorpresa che io e Katniss gli abbiamo fatto: anzi, più che altro, è stato tutto merito di Dandy. Il nostro vecchio mentore sbuffa ma si avvicina a grandi falcate e sorride nel vedere nostro figlio che dorme beatamente ma non si azzarda a toccarlo: forse perché Katniss sembra ancora una leonessa pronta a scattare. E' diventata un po' possessiva dalla nascita delle pesti.
-Carino. Dolcezza, per fortuna assomiglia al ragazzo questa volta, magari sarà anche un po' più malleabile, che dici?-
-Non ti rispondo, Haymitch, perché sono presenti i miei figli… Ne parliamo più tardi.- ribatte Katniss, cercando di fare una delle sue migliori espressioni corrucciate ma, ormai, non le riescono più da tempo.
-Beh? Come chiamate questa pulce?-
Io e Katniss ci guardiamo con uno sguardo di intesa: ci stiamo pregustando questo momento da mesi ormai, da quando Dandy ci ha aiutato nella scelta dei nomi.
-Diciamo solo che ci sarà un po' di confusione in casa, d'ora in poi. A te chiameremo vecchiaccio e al bimbo Haymitch. Oppure Junior, come preferisci.- dice Katniss, trattenendo una risata.
Il nostro vecchio mentore spalanca gli occhi e si passa una mano tra i capelli ormai grigi, ma sempre lunghi come li avevamo conosciuti. Ci guarda come se fossimo impazziti e per un paio di volte apre la bocca ma non riesce a parlare.
-Un… nome davvero orrendo, sul serio. Non avevate proprio fantasia.- borbotta lui, dopo un po' di tempo.
-L'ho scelto io, nonno!- esclama Dandelion offesa.
-Era solo per dire, tesoro, mi piace, mi piace…- le dice lui, rassicurandola.
Poi sposta il suo sguardo verso di noi e mi sembra, per un secondo, che le sue labbra mimino un "grazie". A noi era sembrato logico chiamare nostro figlio così: non volevamo caricarlo con il peso del nome di uno dei nostri cari, non era giusto. Ed Haymitch, che così tanto aveva fatto per noi, che ci aveva tratti in salvo dall'arena e dalla guerra, si meritava un riconoscimento, si meritava di venire ricordato sempre e comunque. Quel burbero uomo ormai sulla sessantina, era stato come un padre con noi ed il nostro gesto era solo un piccolissimo modo per ringraziarlo.
Haymitch Rye Mellark.
Suonava bene, no?



Ed ecco il nostro pargolo:D Dedico questo capitolo a Tonks87 e ringraziate lei per questo nome: mi ha gentilmente minacciata di morte xD! Spero che nessuno sia stato deluso, comunque stiamo giungendo alla fine di questa fic: conto di inserire altri due o tre capitoli, quindi….. COMMENTATE!Un bacio:)

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Capitolo 10
*** Devono imparare ***


Quando rientro nella panetteria le urla di Hay sovrastano tutto.

 -Mi fai male Dandy...sei cattiva-

 -E tu sei piccolo...-

-Non è vero! Sono grande così!!- replica lui, facendo il segno del numero 3 con le piccole mani, impiastricciate con le tempere.

Sospiro perché quei due, in quest’ultimo periodo, sono diventati come il cane e il gatto: sempre a rimbeccarsi e a farsi dei dispetti. Vado dietro al bancone e prendo in braccio Hay prima che inizino ad azzuffarsi seriamente: non ho tempo per stargli dietro, oggi è il compleanno di Katniss.

-Su, su, smettetela. Che state combinando?-

-Papà, Dandy è cattiva con me, non mi fa fale nulla!- si lamenta il piccolo di casa, fissandomi con i suoi enormi occhi grigi, uguali a quelli della madre.

-Certo, perché sei piccolo e ti fai male, non puoi usare il coltello!- replica Dandelion scuotendo i lunghi boccoli scuri che le arrivano ormai a metà della schiena: ha già 7 anni e non posso far nulla mentre lei  cresce sotto i miei occhi. Sta sempre qui in giro nella panetteria e mi osserva rapita mentre decoro le torte ma non disdegna neanche andare nei boschi con Katniss e questa estate ha iniziato ad usare l’arco che Kat utilizzava da ragazzina. Hay, per conto suo, trotterella in giro per la casa e, per quanto mi adori, quando Katniss è in casa non ha occhi se non per lei: è più timido e tranquillo di Dandy e, non appena arrivano degli sconosciuti, si nasconde subito dietro a lei. Un vero cocco di mamma. Per ora la sua passione sono i piccoli bigné alla frutta che porto sempre a casa dopo una giornata di lavoro alla panetteria.

So che per Katniss non è comunque facile: lo so perché si sveglia durante la notte, urlando in preda agli incubi. Vede i corpi dei nostri bambini rigidi nelle bare e ci vogliono ore per calmarla, per convincerla che a loro non succederà niente di tutto ciò: sono al sicuro con noi, lo saranno sempre. Anche se, prima o poi, li dovremo lasciar andare.

-E tu mi hai spinto!- urla Hay, contrariato.

-Ok, ok. Smettetela di scocciarvi, d’accordo? Hay, tua sorella voleva solo che non ti facessi male e Dandy non spingere più tuo fratello, sei grande ormai, ti puoi benissimo spiegare con le parole. Chiaro?- I due mi guardano con uno sguardo a dir poco colpevole e borbottano un “chiaro” poco convinto. Sorrido, non riesco ad essere arrabbiato con loro più di un certo tanto. –Bene. Ora, chi vuole preparare la torta per il compleanno della mamma??-

Le due pesti scordano in pochi secondi la sgridata recente e sollevano le loro braccine e mi seguono nel laboratorio, mentre io cerco di togliermi questo sorriso idiota dalla faccia: adoro renderli felici, soprattutto se si tratta di fare una cosa che amo, il mio lavoro. Il lavoro di mio padre.

Dandy prende la farina e le uova e io do il compito a Hay di mescolare il caramello per evitare che si incolli o, peggio, si bruci.

-Sono bravo come te, papà??- urla lui, entusiasta.

-Sì, Hay, sei bravissimo ma sta attento a non bruciarti… Ecco, così.- dico, tenendo ben saldo il manico della padella per evitare che si muova.

Nel mentre Dandelion rompe con sicurezza, parecchio ostentata devo dire, le tre uova che servono per l’impasto e mescola tutto con la farina e il latte: le correggo il movimento del braccio ma faccio fare tutto ai bambini. Devono imparare qualcosa, giusto? Anche se il mio cuore per poco non si ferma alla vista di Dandy con un coltello e con Hay vicino al fuoco a legna. Ma se la cavano, se la dovranno cavare anche quando non ci sarò più, giusto?

Dopo 20 minuti di impasto e lavoro, i miei piccoli sono ricoperti di farina dalla testa ai piedi.

-Ora la mettiamo in forno e poi la decoriamo, ok?-

-Sìì!!! La facciamo noi, però!!- urla Dandy, su di giri.

E va bene. Devono imparare, no?

 

POV KATNISS

Un tempo non festeggiavo il mio compleanno. Anzi, lo odiavo proprio. Ma da quando sono diventata mamma, un compleanno non può assolutamente non essere festeggiato e quindi cerco di farmi coraggio per vedere gli splendidi regali che i miei bambini mi preparano ogni anno. Sorrido nel vedere la foto della nostra ultima estate passata al 4: come farei senza di loro? Eppure il terrore ancora mi assale quando, per un momento, li perdo di vista al parco o nel bosco: non si devono allontanare da me senza dirmi nulla, non possono. Ma sta andando tutto bene, Katniss, nessuna mietitura incombe nelle loro vite. Anche se so che le domande arriveranno presto perché a scuola si studiano quei terribili anni e mia figlia, prima o poi, saprà che sono stata un’assassina, saprà che sono stata la Ghiandaia Imitatrice. Ma oggi è solo un giorno di festa e io devo sorridere e aspettare che passi, devo rendere i bambini felici.

E’ questo ciò che fa una madre.

-Mamma! Mamma siamo tornati!! Con la tua solpresa!!!-

-Shhh! Non sapeva che c’era una sorpresa!!!-

-Bambini!! Smettetela!-

Ridacchio e non posso fare a meno di correre giù per le scale, curiosa di vedere la mia sorpresa: un disegno, dei fiori?

No, molto meglio: una torta un po’ storta e con almeno quattro colori diversi troneggia sul tavolo della cucina e le pesti mi guardano entusiaste.

-Ti abbiamo fatto una tolta, mamma! Tuuuuutta per te! E l’abbiamo fatta da soli, papà non ci ha aiutati MAI.-

Mio marito alza gli occhi al cielo e ridacchia, confermando la versione dei fatti di Haymitch. Abbraccio le mie due pesti e le stringo a me, per poi andare a vedere la torta: di sicuro, la glassatura non l’ha fatta Peeta. Stilizzati, ci siamo noi 4 sul Prato e ci teniamo tutti per mano. La mano più sicura di Dandelion ha disegnato dei fiori e la loro palla preferita. E’ la torta più bella che io abbia mai visto.

Il miglior compleanno del mondo.

Questo capitolo è per la carissima tonks87 che oggi è diventata( di nuovo) dottoressa:D passate nel suo profilo, ha scritto delle OS dolcissime e che mi uccidono i feelings;D un bacio grande!

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Capitolo 11
*** La domanda ***


E’ un inverno freddo, al distretto 12, uno dei più freddi degli ultimi anni.

Dandy è in cucina con me e sta facendo tranquillamente i compiti mentre Peeta e Hay arrostiscono delle castagne avanzate da questo autunno nel caminetto del salotto. Sembrerebbe tutto sereno ma vedo che mia figlia è agitata e silenziosa, il contrario di quello che è tutti gli altri giorni. Vedo che mi guarda di sottecchi con i suoi enormi occhi azzurri ma poi, appena mi volto per guardarla a mia volta, abbassa subito lo sguardo. Continuo ad asciugare i piatti della cena che abbiamo appena consumato ma l’ansia si sta impadronendo di me: so com’è fatta Dandelion, bisogna aspettare sino a quando lei non è pronta a parlarne. Ma l’attesa mi uccide.

E quell’attesa viene finalmente interrotta.

Improvvisamente.

-Mamma. Cosa sono gli Hunger Games?-

Sento il rumore della legna che Peeta stava portando dentro, che cade rovinosamente a terra, così come il piatto di ceramica che avevo in mano. E così eccola lì, la domanda.

Abbiamo dovuto aspettare sette anni e stavamo quasi per abituarci all’idea del “ potrebbero non chiedercelo mai” e invece dalle piccole labbra di mia figlia era appena uscita la dannata domanda. Lei continua, imperterrita, ma la voce le trema. La mia piccola coraggiosa Dandy.

-La maestra ne ha parlato a scuola e ha detto che tu e papà e nonno Haymitch siete i vincitori del nostro distretto. Ma si sbagliava, di sicuro. Si sbagliava, vero mamma?- mi chiede lei, gli occhi lucidi ma io non so che dirle, sembra che sia diventata improvvisamente muta.

-Perché, tesoro, dici che la maestra si è sbagliata?- dice Peeta, entrando in cucina con in braccio Hay che stringe a sé il peluche regalatogli da Haymitch e Effie anni fa: non se ne separa mai.

-Perché vuol dire che avete fatto male a delle persone se siete i vincitori. Vuol dire che queste persone sono in cielo adesso, per colpa vostra. Ma voi siete bravi, io lo so.-

Un singhiozzo strozzato mi esce dalle labbra e mi devo tenere al bordo della nostra cucina per non cadere a terra: è arrivato il momento. Il momento in cui mia figlia mi vedrà come un’assassina. Quello che ero, quello che sono ancora adesso.

Peeta si avvicina a nostra figlia e si siede sulla sedia accanto alla sua: mi sembra che i suoi occhi si oscurino per un momento e subito gli sono vicino, le nostre mani strette in una morsa indissolubile. Resta con me. Lui mi sorride e mi accarezza la mano e dà di nuovo attenzione a nostra figlia.

-Vedi, tesoro, le persone cattive erano altre. Queste persone cattive hanno creato gli Hunger Games e questi ragazzini, noi, eravamo costretti a farci del male l’un l’altro. Capisci? Né io, né la mamma, né il nonno volevamo fare alcunché a quei bambini… volevamo solo tornare a casa.-

Dandelion lo guarda preoccupata, le lacrime che le rigano il volto e il mio cuore si stringe e mi sembra che si stia per spezzare: Hay comincia a piagnucolare, infastidito dalla strana atmosfera e non posso fare altro se non prenderlo in braccio. Subito si calma, accarezzando i miei capelli sciolti.

-Mamma, papà… devo andare anche io agli Hunger Games?-

-NO!- questa volta sono io a parlare, sarebbe meglio dire urlare, e mi accuccio subito accanto alla mia primogenita. –No. Io e tuo padre abbiamo lottato perché questo non vi accadesse mai, voi potete stare tranquilli piccola mia… Non ci sarà nessuna mietitura, niente Hunger Games. Tu sarai al sicuro, Dandelion, mi hai capito?- le chiedo, guardandola negli occhi.

Lei annuisce e, per un attimo, non mi sembra più la dolce bambina di 7 anni che stamattina si è fatta fare la treccia da me: una sola, come la mamma.

Peeta si alza e va verso lo scaffale della sala da pranzo: prende il nostro libro, quello che avevamo finito di scrivere ormai tanti anni fa.

Il nostro libro li aiuterà a capire tutto e ad essere più coraggiosi, Katniss, te lo prometto. E poi tu hai me ed io ho te.

Mi aveva detto, quando ero stata presa dal terrore un giorno che, per strada, dei passanti si erano rivolti a me come la “ Ghiandaia Imitatrice” e Dandelion aveva chiesto cosa significasse. E’ vero: io ho Peeta e lui ha me, andrà tutto bene. Deve andare bene.

-Posso dormire con voi, stanotte?- chiede la nostra bambina, quasi piagnucolando.

Io annuisco, stringendola in un abbraccio soffocante e cercando di trattenere le lacrime che vorrebbero uscire. Questa notte ci saranno tanti incubi ma i miei figli impareranno dai nostri errori, è giusto che loro sappiano, che loro imparino. E’ giusto che loro siano più coraggiosi.

E io li aiuterò sempre. Fosse l’ultima cosa che farò.

 

 

Ed anche questa OS è andata:D altre due e poi avrò finitoT_T Prepariamoci al trauma ragazzi! Spero che anche questa vi sia piaciuta! Fatemi sapere! Baciii:)

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Capitolo 12
*** Young love ***


Mi guardo intorno e in casa non c’è nessuno. Sono tutti al mare.

Sorrido e mi sistemo la mia treccia nera ,rimettendo a posto un boccolo che è sfuggito al controllo. Mi guardo allo specchio e mi passo un’altra volta il rossetto rosa perla sulle labbra e faccio un giro nel mio nuovo vestito blu mare: il suo preferito.

Scendo lentamente le scale e afferro la borsa regalatami da zia Johanna per il mio ultimo compleanno e corro fuori. Lui è lì, in giardino, ad aspettarmi: i suoi capelli fulvi sono spettinati dalla brezza marina e i suoi occhi per adesso sono verdi, chissà di che colore diventeranno una volta tramontato il sole.

-Sei bellissima.- mi dice lui, sorridendo.

-Piantala, Odair, mi fai arrossire.- mormoro io, baciandogli la guancia.

Ma lui si stacca dolcemente da me e mi attira a sé, stringendomi leggermente: posso sentire il profumo del suo bagnoschiuma alla vaniglia e la sua barba mi fa un po’ il solletico. Ma ne va così fiero che non se la taglierà prima di tre giorni. Mi sorride dolcemente e accorcia le distanze tra i nostri volti ma sono io a colmarla. Baciare Finnick Odair è come andare in un altro mondo. O forse è l’essere innamorata di lui che lo fa diventare così speciale; le nostre lingue si incontrano, giocano e si abbracciano tra di loro e so che, tra pochi minuti, la mia treccia sarà solo un lontano ricordo e tornerò a casa con i capelli scompigliati e pieni del SUO profumo.

-Coraggio, andiamo a mangiare un gelato adesso.- mi dice lui, allontanandosi.

Gli sorrido e gli annuisco, seguendolo al chioschetto della spiaggia, poco lontano dalle nostre case del distretto 4.

 

 

-Quando ti sei reso conto di esserti innamorato di me?- gli chiedo, mordendo l’ultimo pezzo del mio cono gelato.

Lui mi guarda, sorpreso, e ridacchia, divertito. Mia madre dice che, quando Finn ride, è uguale al padre, morto durante la rivoluzione: è doloroso e bello allo stesso tempo, rivederlo nel mio ragazzo.

-Cosa ti fa pensare che io sia innamorato di te?-

-Odair!!- urlo “indispettita”- Sei un maleducato.-

Ridacchia ancora un po’ e mi bacia con le labbra sporche di gelato al cocco e poi, all’improvviso, il suo sguardo si fa serio.

-Al tuo sedicesimo compleanno, penso. Anzi, ne sono sicuro. Eravamo venuti tutti al 12, ti ricordi? E tu eri così bella, Delion, con i capelli sciolti e quell’abito verde che il mio cuore si è fermato per un attimo. Poi c’era quell’ idiota di… com’è che si chiama? Daniel qualcosa…-

-Daniel Mayer, Finn, Mayer.-

-Sì, vabbè, quello. Come ti guardava, ti mangiava con gli occhi ed era terribilmente irritante, ti giuro! Poi per una come te… non vale una cippa quello lì.-

-Tranquillizzati, Finn, sono qui con te adesso, no?-

-Sì. E tu quando ti sei innamorata di me, signorina?-

Sorrido, alzandomi e inchinandomi davanti a lui. –Questo è un segreto.- e corro, prima che lui mi possa prendere e gettare in acqua.

Io so quando mi sono resa conto di essere perdutamente, follemente , innamorata di Finnick Odair. Era successo prima del mio sedicesimo compleanno, diverso tempo prima. Avevamo quattordici anni e quella notte estiva la ricordo benissimo. Le urla di mia madre, come quasi ogni notte, mi avevano ridestata dal sonno profondo in cui ero caduta, dopo una giornata di giochi in spiaggia con Hay, Finn e Catnip. Ma c’era qualcosa di strano nell’aria, lo potevo sentire benissimo: ed era stato forse quel presentimento a farmi alzare dal letto.

E lì, nella camera da letto dei miei genitori, avevo visto mio padre che stringeva forte il polso della mamma, così forte da provocarle una smorfia di dolore.

-Peeta. Peeta sono io, resta con me…- gli aveva detto lei, quasi un sussurro.

Poi la mamma, Katniss, mi aveva vista e uno sguardo di puro terrore le era apparso nel viso.

-Vai via, Dandelion.- mi aveva detto, in tono fermo.

-Ma mamma… papà sta bene? Perché ti tiene così stretta?-

-Dandelion, va via!!- aveva urlato lei, uno sguardo quasi folle in viso.

Io ero scappata in giardino, quasi inciampando sugli oggetti nel corridoio, giochi usati durante il giorno e buttati in giro a casaccio. Mi ero seduta sul portico, fuori dalla nostra casa delle vacanze, tremante e con le lacrime che cercavano di uscire fuori ma io, come sempre, le ricacciavo dentro.

La vita è troppo breve per essere tristi, mi diceva sempre mio padre.

Eppure la mamma, e anche lui, durante la notte, durante questi incubi, lo erano, lo diventavano: segnati da cicatrici, che dopo anni ancora non si erano rimarginate.

-Ehi, splendore.-

Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti Finnick, il sorriso splendente anche alla luce della luna: in mano, portava un cesto di muffin al cioccolato, i miei preferiti. Gli lanciai uno sguardo interrogativo.

-I muri sono sottili, ho sentito le urla.- mi disse lui, e non ci fu bisogno di aggiungere nient’altro.

Restammo semplicemente lì, alla luce della luna, a mangiare muffin al cioccolato sino a che non ci fece male la pancia e non sorse il sole: mia madre ci vide, ma ci lasciò stare da soli.

-Finn?-

-Sì?-

-Noi staremo sempre insieme, vero?-

-Certo, Delion.-

Era lui, l’unico che la poteva chiamare così, gli altri non osavano o forse non volevano: Dandy era più semplice, d’altronde. 

All’inizio del nuovo giorno, ero irrimediabilmente, perdutamente, innamorata di Finnick Odair.

 

 

POV PEETA

-Lo uccido.- dico, spiando mia figlia nel mentre che se ne va con il traditore a procreare chissà dove.

Vedo Katniss alzare gli occhi al cielo e continuare a farsi la solita treccia che porta da quand’era ragazza. Abbiamo entrambi passato i quarant’anni, eppure per me lei è sempre splendida: le forme sono più morbide e qualche chilo in più la fa sembrare più donna. E’ sempre più splendida.

-Sono ragazzi, Pee, e sono innamorati. In più, lui è il figlio di Finnick e Annie: perfetto, no?-

-Oh non fingere, Kat. Anche tu sei preoccupata. Presto se ne andrà e ci lascerà soli. E Finn mi ha tradito in questo modo!!!-

A questo punto Katniss ride ma poi si avvicina a me e mi posa un dolce bacio sulla spalla. So che anche lei è preoccupata per il futuro, so che non li vuole lasciare andare, né Hay né Dandy. La mia bambina dagli enormi occhi azzurri.

Già donna.

-Dovremo abituarci, Peeta. Avrai dei nipotini, non sei felice?- bisbiglia lei, al mio orecchio.

No che non sono felice. Perché per avere dei nipoti, Dandy dovrebbe… oddio, la mia bambina.

No, non voglio diventare nonno.

Guardati le spalle, Odair.

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Capitolo 13
*** Tu hai me e io ho te ***


-Papà, mamma, ci sposiamo.-

Con quelle parole mia figlia aveva posto fine alla mia vita.

Si sposava. Si sposava con quello che era stato come un figlio per me, io ero lo zio Peeta. Adesso sarò il maledetto suocero. Katniss è nell’altra camera, con Johanna ed Effie: aiuta Dandy a vestirsi, a farsi bella per lui. Hay si sistema i capelli biondi con il gel e si fa aiutare da Gale a stringersi la cravatta, perché sa che oggi è meglio non disturbarmi.

Se ci fosse il vecchio Haymitch qui forse sarebbe tutto più facile, forse ci potremmo bere su ma lui non c’è da cinque anni ormai, gli anni di eccessi si erano fatti sentire e, alla fine, proprio l’uomo che ci aveva salvati, che ci aveva fatti stare in vita, ci aveva salutato con un sorriso stanco sulle labbra e un bacio di Effie sulla guancia. La capitolina ora stava praticamente tutto il tempo da noi, cercando di ritardare il momento in cui sarebbe dovuta tornare in quella casa buia e vuota, senza adolescenti né marito. Avevo avuto un crollo alla morte del nostro mentore ma Katniss era lì, pronta a raccogliere i miei pezzi, i nostri pezzi e, lentamente, la vita era continuata ad andare avanti: i ragazzi erano giovani, noi avevamo ancora tanta strada davanti. Ci saremo rincontrati con il nostro vecchio, ne ero sicuro. Anzi, probabilmente ora si sta divertendo a vedermi come un leone chiuso in gabbia, pronto a dare la mia bambina a quell’idiota di Odair.

-Dai, papà, non fare quella faccia truce. Finn è apposto.- mi dice mio figlio, mentre gli occhi grigi mi guardano felici ed entusiasti: per lui Finn è come un fratello maggiore ed è una specie di protettore di questa relazione.

-Tua sorella è piccola.- borbotto, allentandomi la cravatta.

-Papà… Ha 26 anni, io dico che sia ora, eh?-

A 26 anni io e Katniss avevamo già loro due, mi ritrovo a pensare, stupendomi. Ma eravamo più maturi, suvvia. Dandelion è…. Uff, ok. Dandelion è più adatta al matrimonio di quanto non lo sia mai stata Katniss e a questo mi ci devo abituare.

Proprio in quel momento, Katniss apre la porta e mi sorride, facendomi cenno di avvicinarmi. Mi da un bacio sulla guancia e, anche se vedo la preoccupazione nei suoi occhi, mi dice che Dandy mi vuole vedere. E’ pronta e tra poco ci avvieremo al comune per poi accompagnarli al treno che li porterà al 4, dove hanno comprato casa. Lontano da me.  La tostatura la faranno nella nostra cucina, ci saremo solo io, Katniss, Annie, Hay e gli sposini.

Entro nella camera e, per un attimo, mi sembra di avere un flashback e di rivedere Katniss il giorno delle nostre nozze. Anche i capelli di Dandelion sono sciolti ma ha due piccole trecce ai lati del volto, nelle quali sono intrecciati delle margherite di campo. L’abito è bianco e lungo, con una scollatura a cuore, semplice come lei. E all’improvviso la rivedo appena nata o il giorno che, in panetteria, ha mosso i suoi primi passi con una scioltezza che aveva spaventato me e Katniss o il suo sguardo il giorno che Hay è nato.

-Papà, sono bella?-

- Sì, tesoro. Sei bellissima.- le rispondo, cercando di non commuovermi già da ora.

La abbraccio e le do un bacio sulla fronte, porgendole il braccio.

-Beh, facciamo questa cosa?-

Lei ride e mi bacia la guancia delicatamente, attenta a non rovinarsi il trucco e a non sporcarmi di rossetto.

-Papà, mi sposo, non vado a morire.-

-Ripetimelo ancora una volta, così mi convinco.- borbotto io mentre mia figlia mi dà una piccola gomitata.

Le sorrido e, facendo un respiro profondo, scendiamo le scale di casa nostra e ci avviamo verso il palazzo di giustizia e sento lo sguardo di Katniss sulle mie spalle. Sto bene, Kat, non preoccuparti per me.

Finnick è lì ad aspettarla e sussurra qualche parola ad Annie che annuisce, sorridendo con la sua solita aria un po’ stralunata: deve essere difficile anche per lei e so perché Dandelion si è subito detta d’accordo ad andare a vivere nel 4. Finn non poteva lasciare da sola la madre e Dandy non gli avrebbe mai potuto fare questo torto. Sento mia figlia tremare e vorrei poter far qualcosa per tranquillizzarla, per dirle che tutto andrà bene.

-Papà?-

-Sì?-

-Non farmi cadere.-

-Mai.- le rispondo, stringendola di più.

Avanziamo ancora e arriviamo, finalmente, e unisco le mani dei futuri sposi che non staccano l’uno dagli occhi dell’altra. E, purtroppo, devo ammettere che sono perfetti insieme, lo sono sempre stati anche quando avevamo quattro anni e si abbuffavano di biscotti di nascosto da Katniss e Annie, con la mia complicità.

Sono perfetti.

 

POV KATNISS

Sono partiti. La mia bambina è andata via da me, alla fine.

Giocherello con il mio calice di vino e lo porto alle labbra, assaporandolo. Hay e Cat sono andati al nuovo pub aperto giù in centro, per continuare a festeggiare con i loro amici: la casa è silenziosa, dopo questa giornata così piena e chiassosa.

-Un penny per un tuo pensiero.-

Sorrido a Peeta e gli faccio spazio sul dondolo che abbiamo comprato anni fa, poco dopo la nascita di Hay. Il mio ragazzo, ormai uomo più che ragazzo, del pane mi abbraccia e io mi perdo nel suo profumo, uguale da anni. Alla fine è felice, anche se non lo vuole ammettere e, probabilmente, sarò io quella che avrà difficoltà ad accettare la cosa. Lui lo sa, eppure mi bacia la fronte come se non fosse chissà quale grande problema.

Non la vedrò, non la potrò proteggere. Non potrò fare niente per evitare che facciano del male, che la portino via da me.

-Starà bene, lo sai, vero?- mormora mio marito, stringendomi più forte.

-E noi staremo bene?- gli chiedo, non guardando i suoi occhi azzurri.

-Certo che staremo bene. Conta che Hay si sposerà tra trent’anni minimo.-

Io rido e scuoto la testa pensando al mio “bambino” così calmo e tranquillo che si è rivelato un mix micidiale tra me e Peeta: non sta fermo un secondo.

-E poi Katniss…- mi dice, portando le sue labbra vicino alle mie, facendomi battere il cuore come se fossi ancora quell’adolescente di tanti anni fa – Tu hai me ed io ho te.-

Vero, Peeta.

Vero.

                                                                        FINE

 

PIANGO.

Piango sul serio perché, con questa ultima OS, finisce una grande avventura! Un’avventura che inizia con Living Again e che ha, nel suo cammino, guadagnato complimenti, preferite, seguite e tanti sorrisi. Un’avventura che mi ha fatto scoprire nuove amicizie( tu SAI a chi mi riferisco, cara STALKER) e che mi ha fatto ritrovare il piacere della scrittura.

Vi ringrazio immensamente, siete fantastici e mi avete supportato in questo cammino: spero di aver dato un degno finale a questa avventura <3

Vale

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