HOW I MEET JOSH HUTCHERSON

di Lachiaretta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Corriamo insieme ***
Capitolo 3: *** La terrazza ***
Capitolo 4: *** Mai stato così sicuro ***
Capitolo 5: *** Sogni dorati. ***
Capitolo 6: *** Scusa ***
Capitolo 7: *** Chi è la ragazza con Josh Hutcherson?. ***
Capitolo 8: *** Il lavoro è la mia vita ***
Capitolo 9: *** HOW I FIND YOU ***



Capitolo 1
*** il primo incontro ***


Ciao a tutti. Oggi mi sono decisa di raccontarvi una storia molto particolare. La storia di come io ho conosciuto Josh Hutcherson.

Cominciamo da me. Mi chiamo Chiara e ho 30 anni.
Dopo essermi laureata in giurisprudenza mi sono specializzata nel settore fallimentare e in particolare nella ristrutturazione di grosse aziende sull’orlo del fallimento. Non voglio sembravi superba ma nel mio lavoro sono molto brava, tanto da portarmi da una piccola cittadina italiana alla grande New York. Se me l’avessero detto qualche anno fa non ci avrei mai creduto.
Sono giovane (si dai.. 30 anni sono giovane e a chi pensa il contrario vi dico “Tranquille ci arriverete anche voi e vi sentirete giovani”) in carriera, non sono sicuramente brutta.
Cosa mi manca nella vita? L’amore direte voi! Eh già. Però l’avevo trovato, ma questo mio continuo viaggiare non mi ha permesso di trattenerlo al mio fianco. Messa alle strette tra l’amore e la carriera, ho scelto la carriera. Scelta giusta? Scelta sbagliata? Boh. Ma questa è un’altra storia.

Ora sono un’italiana a New York. Niente di peggio. Sono giorni che lavoro 20 ore al giorno per la ristrutturazione di questa grossa società (di cui per motivi di privacy non posso ovviamente dirvi il nome). Finalmente siamo arrivati a degli accordi e abbiamo deciso di prenderci una pausa fino a lunedì per rifletterci sopra.

Quindi: è giovedì sera, sono a New York, sono sola e non conosco nessuno. Gli ultimi giorni li ho trascorsi in un ufficio dal quale non sono mai uscita. È ora di muovermi un po’ direte, ma dove posso andare da sola in una città che non conosco di notte? Torno nella mia lussuosa stanza, pagata ovviamente dalla mia società, mi concedo una doccia e mi infili un paio di jeans aderentissimi, una magliettina nera lunga con borchie sulle spalle, e ai piedi scarpe rosso fuoco con plateau e tacco altissimo. Mi guardo soddisfatta allo specchio. Sistemo i lunghi capelli neri che mi cadono morbidi sulle spalle e passo al trucco. Matita nera intorno agli occhi, mascara, e rossetto rosso. Niente di più. La semplicità è il mio forte. Esco dalla stanza decisa ad andare a bere qualcosa e … finisco al bar dell’Hotel. (Lo so, sono triste. Ma dove volete che vada da sola in questa città. Mi farò domani un giro).

Bene. Ora sono seduta in bilico su uno sgabello del bar. Il barista mi si avvicina. Come tutti i baristi di questi lussuosi alberghi è veramente molto carino. Chiede se voglio bere qualcosa al bar o accomodarmi per la cena. Io in realtà avrei fame ma mi mette a disagio sedermi da sola, decido quindi di bere qualcosa al bancone, sperando di ricevere anche qualche stuzzichino. Vorrei ordinare un prosecco ma poi mi ricordo di non essere in Italia (sarebbe come ordinare una pizza). Mi limito a dirgli “Fai tu. Basta che sia forte!” Il barista mi guarda divertito. È veramente carino.“Giornata difficile?” “Diciamo settimana impegnativa. Ho bisogno di staccare.” Lui mi sorride e tiratosi indietro mi volta le spalle. Dopo pochi istanti mi porta un bicchiere da cocktail con all’interno un drink rosa. “Prova questo. Dovrebbe fare al caso tuo.”  Prendo il bicchiere e annuso profondamente il liquido. Sa di fragole, frutto della passione e vodka. Ne bevo un sorso ed è veramente buono, dolce, ma allo stesso tempo anche forte, molto forte. “Direi che era proprio quello di cui avevo bisogno.” E non posso fare a meno di sorridergli. Mi sento già ubriaca!!!
“Non sei di queste parti vero?” Mi chiede lui incuriosito. “No. Sono italiana.” “Ah. Pizza?? (che desolazione. Certo non si può avere tutto dalla vita, o bello o intelligente) Non l’avrei detto però. Parli bene inglese.” (Grazie cari mamma e papà per tutti le estati che mi avete mandata all’estero a studiare le lingue)
Ah ovviamente le conversazioni sono tutte in inglese anzi americano che è pure peggio ma per venirvi incontro le sto traducendo in italiano il più fedelmente possibile! ;) Ma ritorniamo al bar.

Racconto all’avvenente barista che sono lì per motivi di lavoro e che mi dovrò fermare ancora per qualche giorno. Non vi dico la sua faccia quando ha saputo che alloggiavo in albergo già dall’inizio della settimana ma che avevo solo portato le valigie e che mi ero trasferita in ufficio dove ho mangiato e dormito per giorni. "Ora però ho qualche giorno libero e voglio visitare New York". Non posso certo starmene sempre chiusa in una stanza. Chissà quando mi ricapiterà di tornare in questa città!! “Cosa mi consigli di andare a vedere?”
Il ragazzo inizia ad illustrarmi una lunga lista di palazzi, monumenti, musei. Mi sta ubriacando di informazioni quasi come con il suo cocktail di cui mi ha servito un altro grosso bicchiere. Alla fine prende la palla al balzo e, con uno sguardo che definirei come molto malizioso, mi dice “Beh se vuoi potrei farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere.” Non ho ancora risposto quando la mia attenzione viene attratta da una risata al mio fianco. Seduto accanto a me, non so da quanto tempo, c’è un giovane ragazzo dai capelli castano chiari con striature bionde. Nonostante la penombra del bar indossa un paio di occhiali da sole.
Ragazze anche lui sembra veramente carino. Ma i bei ragazzi vivono tutti a New York?
Anche il barista sembra non essersi accorto prima del ragazzo. Con molta educazione ed evidente imbarazzo chiede al giovane se preferisce consumare qualcosa al bancone o sedersi ad un tavolo. Il ragazzo gli risponde che sta aspettando una persona per cena e che nel frattempo vorrebbe avere un vodka-tonic ghiacciato. Il barista si allontana per preparare il drink, ancora visibilmente in imbarazzo.
Mi volto verso il giovane e un po’ irritata per come si era intromesso nella mia conversazione. In realtà ho solo paura che stesse ridendo di me. Gli chiedo cosa  lo avesse divertito tanto. Nel frattempo finisco di bere il secondo cocktail. Lui ricomincia a ridere e facendo il verso al barista “Se vuoi potrei farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere” Poi sorride e finisce la frase ancora più divertito “compresa la sua camera da letto.” E ride ancora più a crepapelle mostrando la sua dentatura perfetta e bianchissima. È veramente carino. Mi ricorda qualcuno ma dubito di averlo mai incontrato prima. Intanto il barista torna ad unirsi a noi servendo al ragazzo il drink che aveva ordinato, senza però dire più una parola. Si deve essere accorto che lo sta prendendo in giro. Il ragazzo si volta verso di lui e gli fa notare che ho finito il mio drink. Appena intravedo il suo profilo, mi illumino. Ecco a chi assomiglia. E senza pensarci esclamo a gran voce. “PEETA!!”
Il ragazzo si gira nuovamente verso di me, sembra confuso. “Scusa?”
“Sei Peeta. Peeta Mellark. Anzi no, che scema. JOSH!” Lui si innervosisce immediatamente e mi fa cenno di abbassare la voce. Si alza e avvicina il suo sgabello al mio. Guarda il barista che mi consegna un nuovo bicchiere e gli fa cenno di allontanarsi. Quindi mi sussurra all’orecchio “Abbassa la voce. Non voglio che tutto il bar e il ristorante mi saltino addossa alla ricerca di un autografo.” Poi sorridendomi divertito “Le fan sono ovunque sai. Anche dove meno te le aspetti.” Si sta riferendo anche a me. Ovviamente non poteva pensare che una trentenne impegnata a bere alcool e a flirtare con il barista fosse una sua fan! Gli sorrido di rimando “Scusami. Mi è venuto spontaneo.” “Non c’è problema. Basta che non urli il mio nome.” “Josh o Peeta?” Gli chiedo divertita ricordando il suo stupore a sentirsi chiamare con il nome di uno dei personaggi da lui interpretati.
“Guarda che ho fatto anche altri film?” Mi risponde lui indispettito. “Ma devi ammettere che Hunger Games è stato sicuramente il più bello!” Vedo la sua faccia un po’ delusa e decido di migliorare la mia frase “Però anche viaggio nell’isola misteriosa non era male” Dico titubante, sperando che non capisca che in realtà non ho mai visto quel film. Lui continua a sorridermi e dopo aver urtato il suo bicchiere sul mio e bevuto un grosso sorso del suo drink, mi porge la mano “Piacere Peeta!”.
Vi giuro ragazze che ho ringraziato in tutte le lingue da me conosciute la penombra del bar altrimenti avrebbe potuto vedere le mie guance arrossarsi dall’emozione e imbarazzo. Stavo stringendo la mano a Josh Hutcherson. Era a pochi centimetri da me. L’avevo chiamato per sbaglio Peeta e lui, dopo vermi offerto da bere, invece di offendersi, mi invita a chiamarlo ancora così. 
“Chiara. Mi chiamo Chiara” “Non sei di queste parti vero?” Mi dice lui prendendomi in giro, ricordando la scena del cicerone. “Evidentemente” gli dico alzando gli occhi al cielo “Sono italiana.” E dentro di me prego che non faccia alcun riferimento alla pizza. E invece lui si illumina “Bella l’Italia. Ci sono stato per il Festival del Cinema, anche se non ho visto molto. Spero di tornarci presto. Di dove sei di preciso?” Gli spiego che sono di una piccola città vicino a Venezia e ragazze vi giuro che mi è sembrato rimanerci male quando gli ho confessato che non ero andata a vederlo al Festival del Cinema. Con orgoglio gli spiego che non sono una sua grande fan, come lui crede, ma che adoro Hunger Games. Lui continua a fissarmi e a farmi domande. “Come mai sei qui?" Gli spiego di me, dei miei studi e del mio lavoro. Lui sembra molto interessato. Conclude dicendomi “Di solito le mie fan non hanno molto da dirmi se non –Ti amo – o – Sposami –.” Ora sono io a ridere “Infatti ti ho detto che non sono una tua fan!” “Ah. Peccato stavo per concederti una foto con me ma se non la vuoi..” Lascia la frase sospesa a mezz’aria e fa per alzarsi, dopo aver finito in un sorso il suo drink.
Credetemi che non so cosa mi sia passato per la testa ma non volevo se ne andasse così. Cioè ragazze, ero con Peeta Mellark.
Lo afferro per un braccio decisamente muscoloso e sbuffando con lo sguardo al cielo “Va bene dai, se insisti. Facciamo questa foto. Ma solo una però, anche se non vieni bene” In fondo volevo un ricordo di questo evento. Quando mai mi ricapiterà un’occasione di questo genere.
Lui rimane stupito dalle mie parole e dopo averle comprese appieno scoppia in una fragorosa risata. “Tu sei veramente fuori di testa.”
Si avvicina ancora a me tirando gli occhiali da sole sopra la testa. Io porgo il mio I-phone al barista e gli chiedo di scattarci la foto. Lui mi mette un bracco intorno alla spalla e avvicina il suo volto al mio. Il barista ci scatta la foto.

In quel momento sentiamo un colpo di tosse alle nostre spalle. Entrambi ci voltiamo e, in piedi, dietro di noi c’è una ragazza dalla carnagione scura e capelli neri ondulati. È molto bella e ben vestita. Fissa infastidita il braccio di Josh sulla mia spalla. Non appena se ne accorge lo toglie di scatto. “Disturbo?” La tensione potrebbe tagliarsi con il coltello. Deve essere l’ospite che attendeva per cena. Scatto in piedi all’improvviso senza permettere a Josh di dare alcuna spiegazione “No. Anzi per me è ora di andare.” Afferro il telefono dalle mani del barista e lo ringrazio. Prima di andarmene mi giro nuovamente verso di loro. Lei mi guarda con aria assassina. Lui sembra dispiaciuto dalla situazione. Poi le parole mi escono dalla bocca. Giuro che non sono riuscita a fermarmi.
“Grazie di tutto Peeta. È stato un piacere.” E agito il telefono con a tutto schermo la foto appena scattata. Poi mi giro di nuovo e a grandi passi esco dal bar. Prima di uscire riesco a sentire la voce irritata di lei urlare “PEETA???”

Ora sono stesa nel grande letto della mia stanza. Per una notte potrò dormire comodamente. Prima di addormentarmi prendo il telefono e per la prima volta guardo la foto appena scattata. È molto bella. Lui ha un sorriso raggiante. Mio malgrado però rimango delusa nel notare i suoi occhi. Mi aspettavo i profondi laghetti azzurri descritti nelle pagine del libro, eppure lo sapevo che l’attore scelto per interpretare Peeta Mellark aveva gli occhi marroni. Però la foto è molto bella. La guardo un’ultima volta prima di poggiare il telefono sul comodino e spegnere la luce. Un ultimo pensiero mi invade la testa.

HO CONOSCIUTO PEETA MELLARK!!!   

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Capitolo 2
*** Corriamo insieme ***


Buongiorno a tutti. Eccomi qua. Pronta a raccontarvi un altro capitolo del mio incontro con Josh Hutcherson. Pensavate fosse finita? E invece no!!! Una lieve luce penetra attraverso le pesanti tende verde bottiglia. Guardo l’orologio sul comodino. Sono solamente le 7.15 am ma ho dormito abbastanza (molto di più delle tre ore e mezzo che mi sono concessa in ufficio). Credo di non aver dormito così bene in tutta la mia vita, questi letti sono veramente comodi (Vi consiglierei il mio hotel ma preferisco non fare pubblicità). Un leggero languorino allo stomaco mi spinge a tirarmi su dal letto. Ho fame. In effetti ora che ci penso non ho cenato. Ragazze vi ricordate di ieri sera: niente cena, tre cocktail e “Peeta Mellark”. Non mi vergogno di dirvi che per un secondo ho dubitato di essermi sognata tutto ma la nostra foto è una prova inconfutabile. Avevo conosciuto Josh Hutcherson e riso e scherzato con lui. Quante di voi mi stanno invidiando in questo momento? Bene. È venerdì. Sono le 7.25 del mattino. Oggi DEVO uscire e vedere New York. Spalanco le tende lasciando entrare la luce nella stanza. Fuori dalla finestra un immenso parco. Dopo 4 giorni di lavoro e 32 ore di aereo capisco di aver bisogno di sgranchirmi le gambe. Apro l’armadio e tiro fuori ciò che mi sembra più appropriato per correre. Leggins neri, felpetta rosa col cappuccio e scarpe da ginnastica. Tiro su i capelli (a nido di cuculo per capirci). Inforco gli occhiali da sole ed esco dalla camera. Salgo in ascensore. Nei corridoi non c’era anima viva. In fondo è veramente molto presto. Guardandomi riflessa nello specchio inizio a fare strecching. Le porte si aprono dietro le mie spalle. Mi giro per scendere ma mi accorgo di non essere al pian terreno ma al quarto piano e davanti a me – TATATATAN- pantaloncini da appena sopra il ginocchio verdi militare, t-shirt bianca e occhiali da sole. Josh! “L’ho detto io che eri strana!” Mi dice ridendomi in faccia. Cioè ragazze ho ancora un piede tirato indietro e appoggiato al mio fondo schiena. Poggio il piede a terra e mi faccio da parte così che possa entrare nell’ascensore. Gli sorrido e biascico un timido “Buongiorno.” “Sei mattiniera anche tu vedo?” Gli faccio un cenno di assenso. Come una cretina guardo la parte nuda di gamba sotto l’orlo dei pantaloncini. Una parte di me si aspettava di vedere la protesi. Cacchio Chiara mettiti in testa che Hunger Games è un libro. Non gli è stata veramente amputata la gamba dopo la 74^ edizione. E comunque gli era stata amputata solo nel libro e non nel film. Scusate ma mi sono sentita così ridicola che ho voluto rendere partecipi anche voi della mia idiozia! Ripenso a come mi ero congedata la sera prima. “Credo di dovermi scusare. La tua… em” sospiro non sapendo che parola usare con esattezza, “fidanzata?”, fisso il suo volto per capire se ho indovinato (forse amica?) “non sembrava molto contenta. Ti ho forse messo nei guai?” Lui senza lasciar trapelare nulla si limita a rispondermi vago “Vanessa non è mai contenta, non preoccuparti”. Le porte dell’ascensore si aprono e usciamo nella hall. Entrambi ci dirigiamo verso l’uscita. Lui mi sorride allegramente adesso “Corri anche tu?” Io gli sorrido di rimando “Ci provo.” “Hai voglia di correre insieme?” Io? Correre con Josh Hutcherson? Non ci posso credere. Questo è il mio week end fortunato. Gli faccio l’occhiolino e iniziando a correre gli urlo “Se riesci a starmi dietro!” e lui mi risponde urlando “Sei scorretta!” e lo vedo iniziare a correre dietro di me. Ragazze sembrava di essere in un sogno. L’aria fresca. Il parco verdissimo e pieno di fiori e di piante coloratissimi. Ogni tanto faceva capolino uno scoiattolo per nulla impaurito dalle numerose persone che si aggiravano in quel paradiso. E poi c’eravamo noi. Ci rincorrevamo come due ragazzini (Si, si. Lui potrebbe essere ancora un ragazzino, ma io no!! Basta farmi pesare la mia età) Lui sorpassa me, io sorpasso lui. Era tutto così bello. Corriamo a perdifiato senza mai fermarci. Dopo quasi un’ora però credo di non farcela più. Non sono mica una maratoneta! Guardo Josh al mio fianco e vedo che anche lui sembra parecchio affaticato. “Allora Peeta se vuoi fermarti basta che lo dici!” In realtà sono io che vorrei fermarmi ma sono troppo orgogliosa per dirlo e a quanto pare lo è anche lui. “Tra circa trecento metri c’è una grossa statua con un cane.” Dice quasi senza fiato. “Facciamo a chi arriva prima!” E aumenta il ritmo della corsa. Aumento anch’io il passo. Non voglio proprio dargliela vinta. Dopo una curva a destra riesco a vedere la statua. Siamo ancora una al fianco dell’altro. Cerco di recuperare le ultime forze in me e aumento ancora la mia velocità sorpassandolo. Arrivo per prima alla statua!! Ho battuto Josh! Mi lascio crollare a cavalcioni sul prato. Ringrazio di non aver né fatto colazione nè cenato ieri sera altrimenti per lo sforzo vomiterei tutto sul prato. Cerco di riempire con più aria possibile i polmoni che sembrano perennemente vuoti. (Se non mi viene ora un infarto credo che non mi verrà mai!). Mi lascio cadere sulla schiena e mi copro la fronte con un braccio. Josh crolla al mio fianco e si stende anche lui. Rimaniamo zitti cercando di riprendere fiato distesi uno accanto all’altro, senza guardarci. Dopo alcuni interminabili minuti sento Josh tossire e sempre guardando il cielo dirmi “Ammazza se corri tu!” Mi volto verso di lui ridendo “Avevi qualche dubbio?” Aveva il viso arrossato e coperto di sudore, il respiro affannato, eppure ragazze credetemi è ancora bello come il sole. Dal mio canto spero di essere almeno presentabile. Ci vogliono circa 15 minuti prima di trovare la forza di alzarci da terra. Si stava così bene. Ci avviciniamo ad una fontanella, beviamo un po’ di acqua e ci rinfreschiamo il viso. Decidiamo quindi di tornare all’hotel, questa volta camminando però. Lui è veramente simpatico e divertente. Io gli ho praticamente raccontato quasi tutto della mia vita. Ora è il mio turno di sapere qualcosa di lui. “Raccontami qualcosa di te?” Lui mi guarda stupito dalla mia domanda. “Perché non sai già tutto? La mia vita è pubblica!” Ancora? Ma non ha capito che io non so quasi nulla di lui, tranne ovviamente che è il volto di Peeta Mellark. “Beh io so che sei del distretto 12 e che sei stato estratto alla mietitura dei 74^ Hunger Games!” Lo vedo voltarsi verso di me, mentre io continuo a guardarmi di fronte trattenendo una risata. “Ah e alla 75^ edizione ti sei offerto volontario!” Quindi mi volto e vedo il suo volto imbronciato “Hunger Games non è l’unico film che ho girato.” Poi senza lasciarmi il tempo di rispondere. “Ma ammetto che è sicuramente il più bello”. E entrambi scoppiamo a ridere. “Sono nato a Union, nel Kentucky. Ma oramai ci passo pochissimo tempo. Ho un fratello più piccolo, Connor, che è una peste. Ho anche due cani, Diesel e Nixon, che sono praticamente come due figli. E mi mancano tantissimo. Quando sono a casa possono abbaiare tutta la notte finchè non li faccio entrare nella mia camera. Mio padre è un’analista per l’EPA, mia madre ha invece lasciato il suo lavoro per assistermi. Ah il mio vero nome è Joshua Ryan.” “Joshua?” Trattengo una risata pensando a The Blair Wich Project e alla ragazza con il moccolo al naso che chiama Joshua Joshua “Si. Joshua.” Mi guarda per capire se lo sto prendendo in giro ma io rimango il più seria possibile. Potrebbe offendersi sul serio se facessi una battuta sul suo nome. Lui continua a parlarmi della sua vita e io lo ascolto facendo qualche domanda qua e là. Non è solo un bell’attore, è un bravo ragazzo, è simpatico. Rapita dai suoi racconti arriviamo di fronte all’hotel. Entriamo e chiamiamo l’ascensore. Lui preme il pulsante 4 e mi chiede qual è il mio piano. Io gli indico il tasto n. 7 e lui preme anche quel tasto. Non appena le porte dell’ascensore si chiudono cade di nuovo la tensione tra noi. Ma è l’ascensore a creare problemi? Arrivati al suo piano lui scende e si volta verso di me “Beh. Buona giornata allora. E grazie per la corsa!” Io cerco di fargli un sorriso più smagliante possibile “Grazie a te. Quando vuoi.” E le porte si chiudono prima che possa dire altro. Arrivata al mio piano mi avvio con calma nel corridoio. Ragazze capitemi non posso fare a meno di pensare a Josh e alle due ore passate insieme. Non credevo potesse essere così piacevole. Arrivo davanti alla porta della mia stanza. Non ho ancora inserito la chiave quando sento le porte dell’ascensore aprirsi. D’istinto mi volto a curiosare (ragazze lo fate tutte!!) e lo vedo. Giuro che sta diventando rosso in viso e non per la corsa. “Chiara stavo pensando.” Sospira in cerca delle parole giuste. “Che fai oggi?” “Volevo fare un giro della città.” Lui, probabilmente ricordando la conversazione di ieri con il barista, sorride malizioso. “Se vuoi posso farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere.” Io non posso fare a meno di ridere e gli rispondo “non la tua camera da letto però!” Mi pento subito di aver detto una frase così imbarazzante. Sento le mie guance infiammarsi pensando a me e lui nella sua camera e vi giuro che credo ci abbia pensato anche lui prima di scoppiare in una sonora risata. “Se non ha impegni accetto volentieri. Mi potrebbe essere utile una guida.” “Perfetto allora ci troviamo tra un’oretta nella hall”, poi si zittisce sentendo il forte mugolio proveniente dalla mia pancia. Ragazze che imbarazzo ma sono quasi 18 ore che non tocco cibo “Beh magari facciamo colazione prima”. “Mi sembra il caso.” “A tra poco allora!” Entrata in camera mi lascio cadere sul letto elaborando ciò che è appena successo. RAGAZZE MIE HO UN APPUNTAMENTO CON PEETA MELLARK! Spero vi sia piaciuto questo mio secondo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pesante!! A presto con il prossimo episodio!! Baci baci!!!

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Capitolo 3
*** La terrazza ***


Buongiorno. Eccomi qui! Vi sono mancata vero? Dove ci eravamo lasciati? Ah certo. Sto per avere un appuntamento con Peeta Mellark alias Josh Hutcherson!! Dunque: è venerdì, sono circa le 10.45 am, dopo una doccia e diversi diversi diversi cambi d’abito, sono in ascensore diretta al ristorante per far colazione con Josh Hutcherson. Lui mi sta aspettando comodamente seduto su un divanetto della hall, intento a leggere il Financial Times (vi sembra il tipo che legge un giornale del genere?). Indossa jeans chiari, una t-shirt gialla con una stampa colorata, scarpe da ginnastica blu e giacca blu scura. ( Ragazze voi lo potete solo immaginare ma vi confermo che è molto molto bello). Sono proprio contenta di aver deciso anch’io per un look comodo e sportivo. (Una descrizione è doverosa per avere l’immagine giusta. Indosso Jenas molto scuri arrotolati in caviglia, T-shirt bianca a maniche corte con stampata la mano di Fatima - ricordo del mio ultimo viaggio in Tunisia, scarpe da ginnastica grigie alte in caviglia con una stella di borchie, blazer corto nero. Per completare occhiali da sole molto grandi.) Josh appena mi vede si alza e mi viene incontro. Sorride allegramente e mi fa cenno di seguirlo verso il ristorante, solo che non ci fermiamo nella sala principale ma ci dirigiamo verso una piccola stanzetta. Davanti a noi una tavola imbandita con ogni ben di Dio. “Non sapevo cosa preferisci mangiare. Se dolce o salato?” Io rimango estasiata da tutto quel cibo. (Ha organizzato tutto questo per me?) Bloccata dallo stupore mi limito a rispondere “Sono italiana quindi dolce!” Da perfetto gentiluomo sposta una sedia e mi invita a sedermi. Immediatamente arriva un cameriere con il carrello delle bevande. Mentre gli ordiniamo un tè ai frutti di bosco (per me) e cappuccino (per lui – io in america non ordinerei mai un cappuccino) noto che ci sta guardando un po’ accigliato. Ne capisco il motivo solo quando sento Josh, dopo averlo ringraziato per il cappuccino, dirgli divertito “Alla fine sarò io il suo cicerone, spero non ti dispiaccia.” Lui fa un cenno con la testa e si allontana, non prima di avermi lanciato un’ultima occhiata. (Non lo avevo riconosciuto subito. Un po’ mi dispiace per lui, ragazze era veramente carino. Ma nessuno batte Josh). Abbasso immediatamente lo sguardo e afferro un muffin. “Allora hai già pensato dove portarmi?” “Certo signorina voglio farti fare un giro completo. Credo che non torneremo prima di sera se per te non è un problema.” “Oh per me sicuramente no. Non ho altro da fare. Non so tu?” “Beh nemmeno io, quindi..” Lui mi fissa negli occhi sorridendo. Io però non posso fare a meno di ripensare alla bella ragazza di ieri sera e non riesco a fare a meno di chiedergli “Non è un problema nemmeno per Vanessa?” Lui fissa il suo piatto per alcuni secondi (troppi secondi, cosa mi nascondi Josh??), poi mi guarda sorridente “Ti ho già detto che Vanessa non è mai contenta, quindi non pensiamoci.” (Ragazze non so proprio chi sia questa Vanessa ma credo che sia qualcosa di più di una semplice amica e come credo che per ora sia meglio non fare altre domande!! In fondo oggi starà con me quindi il problema sarà solo suo.) Finita la colazione partiamo subito (non prima che lui si sia coperto il volto con enormi occhiali e cappellino con frontiera che lo fa sembrare un teenager). Con lui è facilissimo visitare la città perché non solo la conosce bene ma conosce anche tutti i mezzi pubblici per arrivare da un posto ad un altro. Prima tappa: Central Park, il parco in cui abbiamo corso stamattina. È veramente immenso e lui sembra conoscerne ogni angolo (chissà se ci corre tutte le mattine e magari con ragazze diverse). Mi mostra molte di piante, un diversi bellissimi fiori. Ci fermiamo davanti ad una lapide piena di fiori. “Si chiama Strawberry Field. La lapide è stata eretta in onore di John Lennon, ucciso poco distante da qui”. Io da brava turista prendo nota di tutte le informazioni della mia guida e scatto qualche foto. Seconda tappa: Giro in battello a Staten Island. L’aria è così fresca e frizzante. Alle nostre spalle i grattacieli di Manhattan, davanti a noi vicinissima la Statua della Libertà. Terza tappa: sosta al Ground Zero, per non scordare la tragedia delle torri gemelle. (Qui decido di non scattare alcuna foto, per rispetto). Quarta tappa: il ponte di Brooklyn. Attraversiamo il fiume con la metro e poi lo percorriamo in senso inverso rispetto alla marcia. Da qui deviamo per la quinta tappa: China Town. (ragazze vi giuro che è tutto veramente fantastico. Corriamo da un punto all’altro della città. Sembra di essere costantemente in un film. È tutto così nuovo e allo stesso tempo familiare.) Sesta tappa: tour dei set televisivi e cinematografici. Non poteva mancare. Insisto per andare a vedere la palazzina di Friends, la casa di Carrie e altri posti di telefilm famosi. Settima tappa: Tiffany. Dice che non si può andare a New York senza fermarsi da Tiffany. Rimango incantata alla vista di tutti quasi gioielli. All’uscita mi si presenta davanti con un caffè da passeggio e chiede ad un passante di scattarci una foto. Poi mi guarda ridendo “Colazione da Tiffany! Non poteva mancare nel tuo Book!” “Non posso fare a meno di ridere a crepapelle per questa enorme cavolata. Ultima tappa: Empire State Building. Appena arrivati troviamo una coda infinita ma Josh mi chiede di aspettarlo un attimo. Lui si avvicina alla cassa e chiede di essere accompagnato dal titolare. Dopo qualche minuto ritorna da me e mi prende la mano costringendomi a seguirlo. Un uomo elegantemente vestito ci fa strada fino ad un ascensore secondario. Ci conduce ad una terrazza privata, molto più piccola ma più alta rispetto a quella di normale accesso al pubblico. La vista è da mozzare il fiato. “Che posto è questo?” Josh ringrazia l’uomo che ci lascia da soli dopo aver stappato una bottiglia di vino e versato due bicchieri. “Questa è la terrazza riservata ai Vip.” Mi spiega Josh porgendomi un calice. “La usiamo per stare più tranquilli.” “Ah che fortunati. Brindiamo alla tranquillità allora?” “No, preferisco brindare a noi!” Al solo udire queste parole sento le mie guance avvampare. “Però con tutti i Vip di New York siamo stati fortunati a non trovare nessuno!” “La fortuna non centra! Ho prenotato.” “Prenotato?” “Certo. Stamattina, dopo che hai accettato di venire con me. Pensavo che non volessi perderti tutto questo”. E allarga la mano indicando il fantastico panorama di fronte a noi. Bello da mozzare il fiato quasi quanto lui quando sorride, come in questo momento. Ci appoggiamo al parapetto e rimaniamo entrambi estasiati. Beviamo il nostro vino e ci gustiamo il tramonto su Manhattan. (Ragazze da grande fan di Hunger Games non potevo fare a meno di sentirmi come Katniss sulla terrazza del palazzo dei tributi il giorno prima di entrare nell’arena per la seconda volta!). Rimaniamo così per alcuni minuti, a fissare il panorama. Poi lui si volta appoggiando la schiena al parapetto e senza guardarmi in volto. “Fino a quando pensi di restare qui?” “Qui? Tra un po’ inizierà a fare buio e freddo. Pensavo di tornare in albergo.” (io in realtà ho capito la sua domanda ma mi ha colto così di sorpresa che non posso fare a meno di scherzare.) Lo guardo in volto e noto che gli angoli della sua bocca si stanno alzando in un mezzo sorriso. Lui però non vuole ancora guardarmi in faccia (che sia in imbarazzo anche lui?) “A New York!” Mi appoggio anch’io con le spalle al parapetto e guardando nella sua stessa direzione “Non lo so di preciso. Per ora abbiamo preso una pausa fino a lunedì così che tutti possano riflettere sugli accordi che ho prospettato loro. Poi se dovessero andar bene si dovranno stipulare i singoli contratti e potrebbero volerci giorni di intenso lavoro. Finito tutto dovrei avere qualche giorno libero prima di tornare in Italia.” “Ho capito.” Lui ora ha lo sguardo fisso sul pavimento. “E fino a lunedì che progetti hai?” (Vuole sapere quali sono i miei progetti.) Senza nemmeno pensarci gli rispondo “Io pensavo di stare con te!”. Solo adesso lui si gira verso di me. Il volto ha cambiato completamente espressione. Ora mi ricorda tanto il mio nipotino la mattina di Natale alla vista dei regali sotto l’albero. Felicità pura (per me?) “Beh direi che pensi molto bene”. *** Un’ora più tardi sono stesa a letto. Stanchissima ma felice. Vorrei prendere sonno subito ma sono così emozionata per domani. Appuntamento ad ore 10 per colazione (abbiamo entrambi omesso ogni riferimento alla corsa!! Meglio partire con la colazione) e poi sorpresa. Accendo il portatile e digito su google immagini Josh Hutcherson. Prima fra tutte la foto di una terrazza presa dal basso. Nella didascalia – chi sarà la misteriosa ragazza con Josh – e vedo noi due, uno vicino all’altro che ci sorridiamo candidamente. A DOMANI PEETA MELLARK (Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. Ringrazio chi mi sta seguendo e vi prego se ne avete piacere recensitemi. Baci baci.)

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Capitolo 4
*** Mai stato così sicuro ***


Sabato, ore 7.30. Non riesco a dormire. Mi sento una sedicenne. Ve lo devo dire ragazze, era da anni che non mi sentivo così. Mi sembra di conoscerlo da sempre. Non credevo che lui potesse essere così fantastico. (Chiara sta attenta! Lui è un famoso attore e tu? Quelli come lui non si perdono con quelle come te. Beh però lui vuole stare con me. Oggi e domani. Devo viverla senza troppi problemi. Un’occasione del genere potrebbe non ricapitarmi mai più. E sono sicura che quasi tutte voi paghereste qualunque cifra per essere al mio posto vero?) Mi giro e rigiro nel letto per un’ora e mezzo abbondante. Poi do un’ultima occhiata alla foto della terrazza e alle altre scattate nel nostro tour. “Cos’hai da perdere? Nulla. Quindi?” Quindi mie care lettrici eccomi qui. Sono a New York. Sono docciata, vestita e mi accingo a scendere per la colazione. Non mi ha detto nulla circa i nostri programmi di oggi e nel dubbio ho optato per un look carino e che si adattasse a tutto. Indosso una camicia bianca con le maniche a sbuffo (una spalla scoperta), che lascia intravedere il ricamo del mio bianco reggiseno pizzato. Jeans blu aderentissimi e ballerine marroni. I capelli sciolti e boccolosi. Lui come ieri mattina mi sta aspettando nella hall. Mi viene incontro e mi poggia un candido bacio sulla guancia “Buongiorno. Dormito bene?” (WOWOWOW ne vogliamo parlare?? Cioè è un bacio da ragazzini ma lui è Josh Hutcherson e le sue labbra hanno toccato la mia guancia.) “Bene” balbetto. “E Tu?” “Benissimo! Vieni, facciamo colazione?” “Certamente” Ci accomodiamo al tavolo e ordino una fetta di torta con fragole e crema e tè ai frutti di bosco, lui uova e pancetta e caffè. Gli faccio un sacco di domande per sapere cosa ha in serbo per me ma lui è una tomba. “Curiosona. Ho detto che sarà una sorpresa!” “Nemmeno un piccolo indizio?” “No! Ora mangia che siamo già in ritardo.” Io gli faccio scherzosamente il muso e finisco di mangiare la mia fetta di torta, che è veramente veramente buonissima. Finita la colazione prendiamo l’ascensore e lui preme -1. “Prendiamo la macchina?” “Eh.. Non proprio. Tu non hai paura delle moto vero?” e si volta verso di me speranzoso. (lui ovviamente non sa che pure io preferisco uscire con la mia Kavaski Ninja piuttosto che in macchina) “Certo che no, se lasci guidare me.” Lui mi guarda sorpreso e divertito. “Tu?” “Si, io! Non hai paura delle donne che guidano le moto vero?” e gli lancio un’occhiata maliziosa. “Certo che no! Ma la mia moto la tocco solo io.” Mi risponde lui porgendomi un troppo femminile casco rosa (è il casco che rifila a tutte le sue “amiche”???) Salgo agilmente sul sellino posteriore, poggio le mani sui suoi fianchi e partiamo. Sento il suo corpo un po’ teso. Al primo rettilineo accelera improvvisamente e del tutto inaspettatamente tanto che sono costretta a stringere le braccia intorno a lui. Lo sento ridere e inclinare la testa. “Così va decisamente meglio dolcezza.” Urla. “Carogna.” Gli urlo io in risposta ma decido di rimanere avvinghiata a quegli addominali perfetti. Dopo circa venti minuti rallenta, ci fermiamo nell’interrato di un palazzo e prendendomi per mano mi conduce all’ascensore. Per tutta la salita non dice nulla ma non lascia la mia mano. Sento il mio cuore battere all’impazzata. (Siamo una coppia, siamo una coppia, siamo una coppia, siamo una coppia). Le porte dell’ascensore si riaprono e siamo sulla terrazza del palazzo. Un uomo ci corre incontro gridando “Mr Hutcherson siamo pronti a decollare.” Poi Josh mi lascia la mano e poggia la sua sulla mia spalla facendomi piegare leggermente. Io lo guardo sbalordita “Un elicottero?” “Non puoi dire di aver visitato New York se non fai un giro della città in elicottero.” Mi dice sfoggiando uno dei suoi fantastici sorrisi. Salgo e mi accomodo su uno dei sedili. È un sogno. Lui mi lega premurosamente la cintura e si accomoda al mio fianco. Subito dopo il decollo mi premo addosso al finestrino. “Oh Josh. Non ho parole. Che meraviglia.” Guardiamo il paesaggio scorrere sotto di noi. Il sole è alto, la giornata stupenda, il tempo ideale per volare. Ora siamo accanto alla statua della libertà. È una delle esperienze più belle della mia vita. Mi sento una bambina. “Allora ti piace?” Mi volto verso di lui che è a pochissimi centimetri da me “Piacermi? Lo adoro. Grazie Josh.” E d’istinto lo abbraccio. “Atterriamo.” La voce del pilota mi riporta alla realtà. Mi allontano da Josh il tanto per poterlo guardare in faccia su cui leggo chiaramente il suo imbarazzo. Stacco immediatamente le mia braccia da lui e mi rimetto dritta, le mani inchiodate sulle mie ginocchia (AAAA ma cosa mi è passato per la testa? Cosa ho fatto?). Una volta atterrati riprendiamo la moto. Prima di partire mi chiede se ho fame e io annuisco. Mezz’ora dopo ci accomodiamo al nostro tavolo. Lui ordina due risotti ai frutti di mare e una bottiglia di vino bianco. Riempie i nostri bicchieri e brindiamo. “C’è ancora una cosa che non mi hai detto?” Io deglutisco il mio vino “e sarebbe?” Lui mi fissa negli occhi, lo sguardo serio “C’è un uomo nella tua vita?” Io poggio il bicchiere sul tavolo. Ripenso un attimo al mio ex fidanzato. “Per adesso no.” Lui inclina la testa di lato e continuando a fissarmi.“Non ci credo. Una ragazza come te?” “Eh già. Mettiamola così, sono fidanzata con il mio lavoro. Viaggio troppo per avere delle radici. Oggi sono qui, domani chissà!” E bevo un altro sorso del mio vino. Lui si acciglia “Niente scherzi dolcezza. Hai detto che anche domani sarai con me.” “Ok. Oggi e domani sono qui!” Ci sorridiamo e brindiamo ancora. Ci servono i nostri risotti. Colgo la palla al balzo e non lascio cadere il discorso. “E se ti facessi la stessa domanda?” Lui mi sorride beffardo. “Se c’è un uomo nella mia vita?” Non posso fare a meno di sorridere alla sua insolenza. “Cretino. Intendevo se c’è una donna nella tua vita?” “Diciamo di no.” Adesso sono io a inclinare la testa di lato. “E Vanessa?” Lui si fa di nuovo serio “Ah lei? Credo di poterla definire una ex.” “è una ex o credi che lo sia?” “Lo è, lo è . Però non è ancora ufficiale. Ma ormai è la mia ex!” “Ne sei sicuro?” “Si. Mai sato così sicuro. Soprattutto adesso.” Lui mi fissa intensamente negli occhi e io faccio altrettanto. Il mondo sembra fermarsi e rimaniamo soli io, lui e i nostri sguardi. RAGAZZE CREDO CHE SIA UFFICIALE. MI STO INNAMORANDO DI JOSH HUTCHERSON. (Eccovi un nuovo capitolo. Mi sento un po' trascurata però... Vi prego datemi un vostro parere, sia che sia positivo che negativo. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Grazie di leggermi. Lachiaretta)

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Capitolo 5
*** Sogni dorati. ***


Buon pomeriggio ragazze mie. Eccomi di nuovo tra voi. A che punto eravamo. Oh certo. Mi sto innamorando di Josh Hutcherson. Sabato, ore 16.00. Io e Josh sfrecciamo per la città in sella alla sua moto. Sono così stretta a lui che posso sentire il suo profumo. Non vi nego di sentire anche odore di cannella ma credo che sia il mio subconscio (il mio ragazzo del pane). Prima di uscire dal ristorante mi ha chiesto molto enigmaticamente di accompagnarlo in un posto, che ha bisogno del mio aiuto. Chissà per cosa. Ripercorriamo la città insieme, fino a tornare nel centro di New York. La moto si blocca di fronte ad un negozio, in cima con enormi caratteri dorati THE GOLDEN DREAMS. Una bella donna impeccabilmente vestita viene ad aprirci la porta. “Mr Hutcherson, la stavamo aspettando. Si accomodi.” Poi guarda me, un’espressione a metà tra lo stupito e l’invidioso le si dipinge sul volto. Mi fa un cenno con la testa“Signorina”. Io, gongolante per i suoi sguardi e per la mano di Josh stretta alla mia, mi limito ad un semplicissimo “Buonasera.” Veniamo accompagnati in una saletta ei accomodiamo su uno dei due piccoli divani antichi. “Cosa facciamo qui?” Josh prende dal cestello del ghiaccio sul tavolino una bottiglia di Champagne e la apre. Riempie due bicchieri e me ne porge uno. (Stiamo bevendo un po’ troppo!) “Domani ho una cena di beneficenza e devo scegliere un abito. Vorrei che mi aiutassi.” Veniamo interrotti dall’ingresso di un’altra donna “Mr Hutcherson sono contenta di rivederla e onorata che abbia scelto di vestire di nuovo il nostro marchio. Direi di cominciare subito. Gli abiti che abbiamo selezionato per lei sono già nel camerino.” Josh, che nel frattempo aveva nuovamente stretto la sua mano alla mia, lascia la presa e si alza. (NOOO.. Non andartene.) “Sarà divertente. Tu non fare complimenti.” Riempie nuovamente il mio bicchiere ed entra nel camerino chiudendo le pesanti tende dorate. (In questo momento so che anche voi, come me, state cercando di immaginare Josh mentre si spoglia!! Da come arrossisce la commessa credo che ci stia pensando anche lei. Mmmmm). Dopo dieci lunghi minuti le tende si riaprono e Josh esce dal camerino con indosso un elegantissimo abito nero e camicia nera. Il bavero della giacca e la cravatta sono invece bordati di rosso. Gira su stesso. “Allora?” La commessa batte le mani in acclamazione. Lui però guarda me che arriccio il naso e scuoto la testa “No. Non mi piace.” (Giuro che credo che la commessa mi abbia guardato con odio). “OK”. Josh rientra nel camerino e si cambia d’abito. Dopo qualche minuto esce di nuovo fuori con un abito dorato. Evidentemente sa anche lui che fa schifo ma ci tiene a farmelo vedere. Non so se sia per il vestito o per la sua faccia ma scoppio a ridere così forte che quasi mi sputo addosso il vino. Lui senza dire altro, e ridendo anche lui, rientra nel camerino. Diversi cambi d’abito e bicchieri di champagne dopo (inizio a sentirmi ubriaca) mi torna di fronte con un fantastico abito grigio scuro. Camicia nera e cravatta grigia. Io rimango a fissarlo mentre gira su se stesso. È semplicemente bellissimo. La commessa che dopo il suo primo intervento non aveva più detto nulla sta di nuovo battendo le mani. Senza rendermene conto mi accorgo che le sto battendo anch’io. “Questo mi piace.” Josh sferrando uno dei suoi soliti sorrisi da mozzare il fiato esclama “Allora abbiamo deciso. Lo prendo.” Torna a sedersi al mio fianco e si versa un altro bicchiere di vino. La commessa ci si avvicina “La sarta arriverà tra qualche minuto per prendere nota degli ultimi ritocchi.” Poi guardando me “Signorina vuole seguirmi?” “Seguirla dove?” Chiedo scrutando Josh e la commessa con aria interrogativa. La commessa mi indica il secondo camerino di prova. “Ora è il suo turno” Io mi volto di nuovo verso Josh cercando di capire cosa stia succedendo. Lui mi sorride “Mi sono permesso di chiedere una selezioni di abiti per te.” “Per me? Perché?” “Non ci vado mica da solo alla cena” OH MIO DIO! Entro nel camerino e mi trovo di fronte una serie di abiti splendidi. Rosso, verde, nero. Corti, lunghi. Non ho mai visto così tanti abiti nè di così belli. La mia attenzione viene però attratta da uno in particolare che decido di provare subito. Accanto trovo anche la biancheria intima più sexy che io abbia mai visto. Indosso il tutto ed esco dal camerino. L’abito è completamente dorato, senza spalline. Il bustino aderentissimo vi avvolge fino ai fianchi per dopo si apre in un gonna morbida e leggermente ampia con un vertiginoso spacco sul davanti che lascia intravedere le gambe ad ogni passo. Ai piedi sandali dorati con luccicanti pietre sul dorso e tacco altissimo. Guardo Josh in attesa di un suo giudizio. Lui però non dice nulla, si limita a fissarmi. Faccio un altro giro su me stessa ma lui non dice ancora nulla. Mi guarda imbambolato. “Allora? Che dici?” Ancora sognante “Sei meravigliosa.” A quelle parole non posso fare a meno di avvampare. Lui si alza e si avvicina, mi cinge i fianchi con le braccia e guarda la nostra immagine nello specchio. Poi sorride “Saremo fantastici. Mi invidieranno tutti.” Poi ride sonoramente “Aspetta che ti veda Liam, impazzirà dalla gelosia.” Si volta verso la commessa “Prendo anche questo!” Non faccio a tempo a dire nulla che lui mi poggia l’indice sulle labbra “Non si discute. Sei mia ospite e sei così bella che sarei un idiota a non prenderti quest’abito.” Se questo è un sogno spero d non svegliarmi mai. RAGAZZE ANDRO’ ALLA CENA DI BENEFICENZA CON JOSH HUTCHERSON. (A chi mi sta ancora leggendo GRAZIE GRAZIE GRAZIE. Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate. Ci tengo a conoscere il vostro parere. Grazie)

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Capitolo 6
*** Scusa ***


Io e Josh ci rimettiamo i nostri abiti e usciamo dal negozio. Le sarte hanno preso tutte le misure per gli ultimi accorgimenti e hanno garantito che i vestiti ci saranno recapitati al più tardi entro l’ora di pranzo di domani, insieme a tutti gli accessori scelti. Fuori dal negozio Josh mi porge un mazzo di chiavi “Vuoi provarla?” Io lo guardo sbalordita “Mi sembravi piuttosto geloso della tua moto?” “Si, ma c’è sempre una prima volta.” Sabato, ore 18.30. Sono a New York e sto guidando l’Hurley di Josh Hutcherson. L’aria fredda mi colpisce il viso. Le forti braccia di Josh sono strette a me. La sua testa appoggiata alla mia spalla per vedere la strada. “Hai paura?” Gli urlo per sovrastare il rumore del motore. “Ad essere sincero me la sto facendo sotto!” Rido sonoramente e do gas alzando leggermente la ruota davanti e serpeggiando tra le auto in coda per il traffico. Adoro sentirlo stringersi ancora più forte a me. Non appena ci fermiamo nel parcheggio interrato del nostro Hotel Josh salta giù dalla moto. “Piaciuto il giro?” Gli domando. Lui in risposta toglie le chiavi dall’accensione e se le mette in tasca. “Decisamente no. D’ora in poi guiderò solo io! Sei spericolata.” Devo aver esagerato perché lo vedo decisamente innervosito. “Scusami” Gli dico cercando di fare gli occhi più dolci del mondo sbattendo le lunghe ciglia e mi stringo nelle spalle. “Mi perdoni?” Capisco di aver ottenuto l’effetto desiderato quando vedo gli angoli della sua bocca alzarsi in un dolcissimo sorriso. Mi sfila il casco e mi sistema una ciocca ribelle. “Sei stanca?” “Un po’.” “Cosa hai voglia di fare?” “Film e servizio in camera?” Non credo alle mie orecchio quando sento la mia voce dire quelle parole. Lui rimane un po’ perplesso poi mi sorride “Ottima idea.” Lui insiste per utilizzare la sua camera, solo una volta entrata ne capisco il motivo. È grande praticamente il doppio della mia e dotata di ogni comfort. “Queste sono le camere per i Vip?” Lui ridacchia “Già. Ci tengono a trattarci bene!” Apre un cassetto e tira fuori due t-shirt e un paio di pantaloncini corti. “Ci mettiamo comodi?” Prendo una maglia dei Chicago Bulls con il n. 7 stampato sulla schiena e mi chiudo in bagno per cambiarmi. Cosa sto facendo? Forse dovrei andarmene. Mi sfilo i jeans e la camicia e rimango a fissarmi nello specchio. SONO IN UNA CAMERA DA LETTO CON JOSH HUTCHERSON E MI STO SPOGLIANDO. Inizia a farsi strada nella mia mente l’idea di scappare. La voce di Josh mi riporta con i piedi per terra “Sushi o pizza?” Mi infilo la maglia che mi arriva quasi a metà coscia ed esco dal bagno, decisa a dirgli che ho cambiato idea e che preferisco tornare in camera mia. Però appena lo vedo, con la sua t-shirt e pantaloncini corti, gli occhi luminosi e il suo sorriso mozzafiato, seduto sul letto con le gambe incrociate, intento a studiare il menù del servizio in camera, cambio immediatamente idea: VOGLIO RESTARE CON LUI. Mi siedo sul letto accanto a lui e piego le gambe (fortuna che mi sono depilata! Ragazze bisogna essere perfette, non sai mai quando ti capita di trovarti in una camera da letto con un divo del cinema) “Pizza?” “Fatta!” Prende il telefono e chiede del Room Service. “Buonasera. Stanza 412. Vorrei una pizza gigante al salamino.” Poggia il palmo della mano sulla cornetta “Da bere? Birra?” Gli faccio un cenno di assenso col capo. “Rossa.” “E un paio di birre rosse.” Mette giù il telefono e si volta verso di me. Telecomando alla mano. “Scegliamo il film intanto?” “Certo.” Scorriamo i film del catalogo. dopo aver visionato circa un centinaio di titoli gli afferro il braccio“Questo questo.” Lo blocco su Paranormal Activity. “Questo sei sicura?” “Si io non l’ho ancora visto. Tu?” “Nemmeno io.” Poi si gira per guardarmi e mi sfoggia uno dei suoi fantastici sorrisi “Ti sta proprio bene questa maglia.” Mi sta fissando troppo intensamente. Mi sento avvampare sotto il calore del suo sguardo. Fortunatamente bussano alla porta e lui si alza per andare ad aprire la porta. Un cameriere entra spingendo un carrello carico della nostra cena. Lo vedo scrutarmi incuriosito. Si domanderà chi è la ragazza svestita nella camera di Mr Hutcherson (chissà se ha visto la foto della terrazza e se mi ha riconosciuta). Josh lo ringrazia e gli consegna una lauta mancia. Ritorna a sedersi accanto a me, apre la mia birra e mette la pizza davanti a noi. Prima di iniziare a mangiare avvia il film. La pizza è strana, è molto più grande e alta delle nostre. Ne prendo una fetta e la addento. Mi piace. Mangiamo guardando la tv e bevendo le nostre birre. Adesso ragazze vi dirò una cosa che vi deluderà. Josh è un vero coniglio. Era completamente terrorizzato, si copriva gli occhi con le dita aperte per la paura o si nascondeva dietro le mie spalle. Non potevo fare a meno di ridere e prenderlo in giro. Ok il film non era male e alcune scene facevano sobbalzare anche me, ma lui è proprio una femminuccia. Quando arrivano i titoli di cosa mi volto verso di lui e mi accorgo che ha preso sonno. Sembra così rilassato che non voglio svegliarlo ma nemmeno andarmene senza dirgli niente. Gli sfilo il telecomando dalla mano e torno al catalogo per scegliere un altro film mentre lo lascio dormire. Premo play. È così strano rivedere questo film. Nonostante sia la terza volta, oggi sembra diverso. Sono imbambolata a guardare lo schermo. Lui è steso accanto a me e allo stesso tempo in televisione. E la sua voce è decisamente più bella di quella del doppiatore italiano. Le immagini scorrono veloci: il tour della vittoria, la seconda mietitura, l’arena. Non so perché ho deciso di rivedere Hunger Games, la ragazza di fuoco. Vedo Josh seduto sulla spiaggia con Jennifer Lawrence, alias Katniss. Mi tiro su seduta e stringo le ginocchia al petto. Adoro questa scena. Lei finalmente capisce che non potrebbe vivere senza di lui e che lo ama. Lo bacia e appena lei si stacca lui la tira nuovamente a sé baciandola ancora. Questa è sempre stata la mia scena preferita eppure oggi c’è qualcosa che non va. Vedere quel bacio mi dà fastidio. Sento un fastidioso bruciore alla bocca dello stomaco. SONO GELOSA. Una voce assonnata alle mie spalle “Lo sapevo che eri una mia fan”. Non voglio voltarmi verso di lui per paura che possa leggermi le mie emozioni in faccia. Mi limito a rispondere“Credo di esserlo diventata.” Josh stupito dalla mia risposta si alza a sedere al mio fianco. “Sono contento che ti piaccia così tanto il mio film.” Poi sospira “Se non fosse per questo film forse non ti avrei conosciuta”. “Credo di no.” Mi volto verso di lui pensando a quanto sono fortunata ad essere qui in questo momento. Ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza. Non so se sia per le immagini che ho appena visto sullo schermo o per la pochissima distanza che ci divide ma non riesco più a controllare il mio corpo. Mi spingo in avanti verso di lui e sfioro le sua bocca con la mia. Lui rimane immobile. COSA DIAVOLO HO FATTO? Mi tiro indietro con uno scatto balbettando “Scusa” e mi alzo dal letto. Sento però la sua mano afferrare il polso e tirarmi verso di sé. Mi ritrovo distesa sul letto. Il suo volto sopra il mio. I miei occhi persi nei suoi. Si avvicina sempre di più a me. Ora è lui a baciarmi, ma a stampo come ho fatto io pochi istanti prima, lui mi bacia intensamente. I nostri respiri accelerano all’unisono. Le sue mani mi accarezzano dolcemente il viso e i capelli. Il cuore mi martella nel petto. Dopo un po’ cerco di scostarmi per prendere fiato ma lui non vuole ancora interrompere il nostro bacio. È così bello, carico di emozioni. Nessuno mi aveva mai baciata così intensamente. Poi si stacca dalla mia bocca e mi bacia le guance, il naso, ogni centimetro del mio viso e mi ritrovo ad essere io a cercare ancora la sua bocca per un altro bacio. Lui non sorride più. Abbassa lo sguardo “Scusa.” E la sua bocca torna sulla mia. HO BACIATO JOSH HUTCHERSON. (Come promesso ecco un altro capitolo. Spero vi sia piaciuto. Io dico sempre che ci tengo a conoscere il vostro parere, ma le recensioni scarseggiano. Ormai la storia è al suo fulcro. Vediamo se arriviamo ad almeno 10 recensioni!! Non siate timidi!!!)

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Capitolo 7
*** Chi è la ragazza con Josh Hutcherson?. ***


Domenica, ore 11.00. Sono ancora distesa a letto. Non credo ancora a quello che è successo e vi giuro che a momenti credo ancora che possa trattarsi di un sogno. A quanto pare però è la realtà. Io, una normalissima ragazza italiana, a New York per lavoro, capito per caso nello stesso Hotel di Josh Hutcherson e sempre per puro caso ci incontriamo. Da allora abbiamo passato ogni istante insieme. Due lunghi e bellissimi giorni, abbiamo corso, visitato la città, mangiato, bevuto, guardato un film insieme. E poi.. ieri notte.. è stato fantastico ci siamo baciati e baciati e baciati. Fino alle 3 di notte quando abbiamo deciso che era meglio che io tornassi nella mia camera per evitare pettegolezzi il giorno dopo. Ragazze che vi aspettavate? In fondo il ratings della mia storia è verde. Faccimo un passo indietro. Domenica, ore 3. Josh mi riaccompagna fino alla porta della mia stanza. Mi saluta con un altro caloroso bacio. “Domani in tarda mattinata devo trovarmi con il mio agente, poi arriveranno i nostri abiti e i nostri preparatori. Passo a prenderti verso le 17.” Mi dà un altro bacio. “Ora va a letto.” E mi dà uno schiaffetto sul fondo schiena spingendomi oltre la porta. “Notte Josh.” “Notte Chiara.” Domenica, ore 11.00, mi rigiro nel letto ripensando a me e lui insieme. Dopo un po’ vengo svegliata. Qualcuno bussa alla porta. Mi lazo dal letto e apro, mi trovo di fronte un gruppo di persone. Primi fra tutti i fattorini di The Golden Dreams che porta dentro una stampella con appeso un sacco e varie scatole. Guardo l’ora e mi rendo conto che sono le 13.30. Devo iniziare a prepararmi. “Buongiorno Miss Chiara, ci ha mandati Mr Hutcherson per assisterla.” Dice un’altra donna che potrei definire perfetta. “Ah. Buongiorno. Entrate pure.” In pochi istanti la mia stanza è ricolma di persone. Parrucchiera, estetista, truccatrice, e qualche aiutante, mi circondano e iniziano a studiarmi. Come prima cosa mi chiedono di riprovare l’abito e gli accessori per stabilire come procedere. Il vestito è ancora più bello di quanto ricordassi e ora che è stato sistemato ogni dettaglio è praticamente perfetto. Metto le scarpe, gli orecchini, la collana. Tutti rimangono in silenzio a guardarmi. Mi sentono in uno di quei filmetti per ragazzine. “Bella bella. Adesso cominciamo e stasera sarai da mozzare il fiato.” Mi incita la truccatrice. Mentre la parrucchiera mi lava i capelli, l’estetista comincia a farmi manicure e pedicure, optando per uno smalto nero opaco. Poi passa alla faccia sistemandomi le sopracciglia. Torniamo quindi nella stanza da letto e mi asciugano i capelli. “Ah che emozione.” “Se qualcuno ti chiede cita il mio salone.” “Sarai su tutti i giornali.” “Tutti guarderanno solo te, perché sarai la novità. La sconosciuta ragazza con Josh Hutcherson.” “Che capelli stupendi.” “Sarà l’evento dell’anno e tu sarai lì con Josh truccata da me” “Pettinata da me” Sentirle parlare tutte e tre insieme mi sta ubriacando. Sento un po’ di ansia farsi strada in me. Tutti mi guarderanno. Sarò la novità. Le foto, le interviste. Oh mio Dio. Il Red carpet sarà strapieno di vip e io sarò in mezzo a loro. Sto per partecipare alla serata di gala di beneficenza “Together for Hope”, organizzata da Menaye Muntari in favore dei bambini del Ghana. Ne avevo sentito parlare a Milano e visto il grande successo Menaye ha deciso di ripetere la serata a New York. “Parteciperanno un sacco di attori. Oltre a Jennifer Lawrence e Liam Hersworth, ci saranno Leonardo Di Caprio. Brad e Angelina, Bradley Cooper, Matt Demon, Nina Debrov, Leighton Masters (… e tanti tanti tanti altri nomi famosi). E tu!” Le parole della mia parrucchiera mi mettono ancora più ansia. Ma perché ho accettato? Sarò all’altezza. Io non sono nessuno. “Però sarai fantastica sai?” Cerca di tirarmi su la truccatrice probabilmente vedendo che mi sto innervosendo. “Dici?” “Ne sono sicura. Guardati!” Mi giro verso lo specchio e stento a riconoscermi. I capelli semiraccolti mi scendono boccolosi sulle spalle, a bloccarli dietro la testa uno splendido fermaglio adornato di fiori dorati. Il trucco è a dir poco perfetto, gli occhi grandi e luminosi nonostante l’ombretto scuro, le ciglia lunghissime, gli zigomi rosati, e a completare il tutto un rossetto rosso da mozzare il fiato. “Direi che abbiamo finito. Sei fantastica.” “E aspetta di vederti con l’abito addosso.” Shila la truccatrice mi lascia il rossetto rosso e mi invita a ripassarlo ogni ora e mezza. Le ringrazio tutte. Mi sento cenerentola dopo le magie della sua fata. Saluto tutte calorosamente con un abbraccio e prometto loro che le citerò sicuramente a chiunque mi facesse qualche domanda al riguardo. Domenica, ore 15.45. Sono rimasta sola. Mi siedo sul letto, attenta a non rovinare l’acconciatura, e accendo la tv. Indosso ancora la splendida vestaglia di seta, preferisco aspettare ancora ad infilarmi l’abito per non rischiare di sgualcirlo. Qualcuno bussa alla porta. È troppo presto perché sia Josh. Apro la porta e mi sento mancare il fiato. Una ragazza mora, bellissima, mi sorride smagliante. Indosso un abito identico al mio, con gli stessi accessori. Guardo all’interno della mia stanza per controllare che il mio sia ancora appeso alla stampella. Sono confusa. “Chiara vero?” Mi sorride ancora più divertita, probabilmente per la mia espressione sconvolta. “Scusa se ti disturbo ma volevo avvisarti per tempo.” Io la sto ancora fissando e capisco che conosco questa ragazza “Vanessa?” “Ah mi hai riconosciuta allora?” Cosa ci fa qui con il mio abito. “Hai bisogno di qualcosa?” “Oh, non c’è nulla che tu possa fare per me.” E continuando a sorridermi “Volevo solo avvisarti che Josh ha cambiato idea. Ci siamo sentiti qualche ora fa e abbiamo deciso che sarò io la sua accompagnatrice alla festa.” Poi fa una piroetta su se stessa mostrandomi il mio vestito in tutto il suo splendore “Mi ha anche mandato quest’abito fantastico.” Non credo alle mie orecchie. “Non avrai creduto sul serio che sarebbe venuto con te? Una sconosciuta? È un evento importante, ci saranno la tv e tutti i giornali che contano. Non poteva certo farsi vedere con una come te. Ora è un attore di successo e non può permettersi passi falsi” Io non riesco a dire una parola. Lei ora mi sta ridendo in faccia. “Cenerentola è una fiaba. Nella realtà non succedono queste cose. Si è divertito con te ma ora deve tornare con i piedi per terra.” Sento gli occhi che iniziano a bruciarmi ma non voglio piangere davanti a questa St…za. “Grazie ma penso che sia lui a dovermi dire queste cose.” Lei mi sorride “Oh ma te lo dirà. Volevo solo avvisarti per tempo e godermi la tua faccia. Buona serata Chiara.” Si volta e si allontana a grandi passi lungo il corridoio nel mio bellissimo vestito dorato. Chiudo la porta ma non riesco a fare un passo. Mi lascio scivolare per terra e rimango immobile seduta con la schiena poggiata alla porta. Dopo quasi venti minuti sento bussare alla porta. Non mi alzo subito da terra. Bussano ancora. “Chiara sono Josh, aprimi.” Guardo l’ora. Sono le 16.20. Quaranta minuti di anticipo. So cosa è venuto a dirmi. Respiro profondamente per dare un tono alla mia voce e mi alzo. Apro leggermente la porta. Lui è meraviglioso nel suo abito grigio. Sul suo volto nessun sorriso. “Chiara posso entrare.” “Preferisco di no. Sei venuto a dirmi qualcosa?” Lui rimane abbassa lo sguardo fissando le sue scarpe ma ancora non dice nulla. Cerca di schiarirsi la voce ma io lo interrompo. Mi ha fatto già abbastanza male sentirmi dire la verità da Vanessa che non ce la faccio ad ascoltare anche lui. “Anzi tranquillo. Non c’è bisogno che tu dica nulla. So già tutto. Divertiti stasera con Vanessa.” E chiudo la porta senza lasciargli il tempo di dire nulla. Lui batte i pugni sulla porta “Chi…” Si blocca senza finire la frase “Chiara lascia che ti spieghi per favore.” “Non serve. È meglio così.” Ora fatico a trattenere le lacrime. “Possiamo vederci domani?” “Domani devo lavorare.” Non riesco più a dire una parola. Corro in bagno e mi ci chiudo dentro. Appoggio le mani al lavandino e mi fisso riflessa nello specchio. Sento bussare ancora un paio di volte alla porta. Josh è ancora là ma non voglio vederlo. Sento che dice qualcosa che non capisco. Il dolore mi sta devastando il petto. Il respiro spezzato dai singhiozzi che non riesco più a controllare. Gli occhi mi bruciano per il trucco che mi cola sulle guancie insieme ai fiumi di lacrime. Apro il rubinetto e cerco di lavarmi via tutto. Strappo in fermaglio che mi blocca i capelli e lo lancio lontano. Alla fine stremata dai singhiozzi mi lascio scivolare sul pavimento, stringo le ginocchia al petto e rimango così a piangere. Con me solo il mio immenso dolore. Non è un sogno, è un incubo. MI SONO SOLO ILLUSA. Chi è la ragazza con Josh Hutcherson?.. NON IO.

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Capitolo 8
*** Il lavoro è la mia vita ***


(Ragazze. Non posso che ringraziare chi mi ha seguita fino a questo capitolo. Che spero vi piaccia quanto i precedenti. Ormai siamo veramente agli sgoccioli. Un abbraccio e buona lettura. E se ne avete voglia scrivetemi una recensione, positiva o negativa che sia). Sono diverse ore che sono rannicchiata sul pavimento del bagno. Non so dirvi se ho dormito un po’ o se ho solo pianto. Mi costringo ad alzarmi e trascinarmi nella doccia. Il dolore è ancora forte, mi prende la bocca dello stomaco e mi arriva fino alla gola. Non credo di avere più lacrime da versare. Dopo qualche minuto sono distesa sul letto con il mio accappatoio. Guardo la sveglia e vedo che sono le 23. Sono rimasta in quel bagno per oltre sei lunghissime ore. Ripenso a Josh. Ha scelto Vanessa. La mia testa si riempie di dolore e rabbia. “Avevi detto di essere sicuro. Mi hai solo preso in giro. Mi hai chiesto di vederci domani. Per quale motivo? Io voglio rivederti? No. Non voglio rivederti mai più.” Il mio sguardo cade sul mio vestito e gli accessori che mi ha comprato. “Le hai regalato lo stesso vestito. Come hai potuto?” Mi alzo di scatto dal letto. Afferro un leggins e una felpa e li indosso. Metto ai piedi le ballerine e scendo giù nella hall. Devo avere la faccia stravolta da come mi guarda il consierge, in fondo ho pianto per ore. “Mi scusi. Potrebbe far recapitare il mio abito e gli accessori al negozio sull’etichetta? Addebiti alla mia stanza.” “Certamente.” Rimonto in ascensore. Sento ancora mancarmi il respiro. Al quarto piano ho paura che le porte si aprano e di trovarmelo di fronte. “Che idiota. Lui non è qui. Lui è al Together for Hope, con la sua Vanessa.” Mi accorgo che sto di nuovo piangendo. Credevo di aver finito tutte le lacrime. Come si può stare cosi male? Corro nella mia stanza a nascondermi. I pensieri mi soffocano. Tutto mi ricorda lui. So che domani potrei incontrarlo. Per fortuna devo lavorare e forse potrei non tornare per giorni come la settimana scorsa. Forse potrei evitarlo. Cosa posso fare per evitarlo? Non mi rendo conto di ciò che sto facendo ma mi ritrovo a infilare i miei vestiti nelle enormi valigie. Lunedì. Ore 00,23. Consegno le chiavi al consierge e gli chiedo di chiamarmi un taxi. Per fortuna l’azienda, notando la mia totale assenza di orari, mi ha lasciato le chiavi e posso entrare quando voglio. Ora sono nella stanza adibita a mio ufficio per questi giorni, accendo il pc e mi accingo a rileggere gli accordi che avevo predisposto nei giorni scorsi per controllare che tutto vada bene anche se ne sono sicura. Prima di consegnarli li avevo riletti circa una decina di volte. Ma lavorare mi aiuterà a non pensare. Lunedì. Ore 7.45. Esco dal bagno, rinfrescata, truccata e con un vestito pulito. Sono quasi accettabile. Una voce alle mie spalle “Certo che lei non smette mai di lavorare?” Mi volto e c’è il titolare dell’azienda, Mr Green in piedi nel corridoio. “L’hanno vista entra re molto presto questa notte.” “Che dire.. Il lavoro è la mia vita. Spero non sia stato un problema” “Ci mancherebbe. Caffè?” “Si, ne ho decisamente bisogno.” Insieme scendiamo alla caffetteria e mi offre un enorme tazza di caffè. “Avranno accettato i nostri accordi?” Si vede che è preoccupato, oggi saprà se la sua azienda sarà salva o se dovrà fallire. Lo tranquillizzo “Non sta a me dirlo ma credo che gli accordi stilati siano veramente buoni, ci sono buone possibilità di chiudere entro la settimana prossima.” Un’ora dopo siamo nella sala riunioni. Davanti a me una trentina di creditori. Alcuni di loro hanno insistito per farmi i complimenti per il mio lavoro, quindi sono sicuramente favorevoli, ma degli altri non so ancora nulla. Prendo la parola riepilogando quando predisposto nei giorni precedenti. (Fortuna che li ho riletti e riletti per tutta la notte. Ricordo ogni virgola). Tutti mi ascoltano con attenzione in religioso silenzio. Alla fine chiedo se qualcuno di loro ha domande da fare ma nessuno reagisce. Non sono sicura che sia un bene o un male. Infine chiedo di votare per alzata di mano e con mio grande stupore vedo ogni singolo creditore portare la propria mano sopra il capo. “Bene. A questo punto basta predisporre i vari contratti.” Tutti battono le mani per la contentezza. Non credevo che tutti avrebbero accettato senza obiezioni. Mr Green mi si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla “Grazie. Le dobbiamo veramente tanto.” (Voi forse non sapete ma salvare un’azienda come questa vuol dire evitare a circa 325 persone di trovarsi senza lavoro in mezzo ad una strada. È per questo che anche i creditori sono felici quando si riesce a raggiungere un accordo). Mi volto nuovamente verso i miei ascoltatori “Quando tutti i contratti saranno pronti vi contatterò via mail e prenderemo appuntamento per la loro sottoscrizione. Per ora vi ringrazio e vi auguro una buona giornata”. Scendo insieme a Mr Green e altri colleghi per un pranzo veloce. Non ho molta fame ma sono 24 ore che non tocco cibo. Siamo fermi al semaforo in attesa del verde quando la mia attenzione viene attratta dalla prima pagina della rivista Seventeen in vendita all’edicola accanto a noi. Josh e Vanessa sorridono amabilmente al fotografo, lei appesa al braccio di lui. Sono entrambi bellissimi. Ancora una volta i miei occhi si riempiono di lacrime ma non posso piangere adesso, in mezzo ad una strada e davanti a Mr Green. Non posso fare a meno di scappare via “Scusatemi, ho cambiato idea. Preferisco tornare in ufficio e iniziare a predisporre i contratti.” “Sicura? C’è tempo. Ha già lavorato tanto. ” Mi chiede Mr Green stupito dal mio repentino cambio di idea relativamente al pranzo. “Si preferisco. Non ho molta fame” Poi cerco di sorridere “Sa che il mio lavoro è la mia vita.” Torno alla mia scrivania e accendo il pc. Lavorare mi aiuta a non pensare e ragazze credo di non aver mai lavorato così tanto. Martedì, ore 12.00. Sono ancora seduta alla mia scrivania. Non ho mangiato. Non ho dormito. Non sono un bel vedere. Non ho smesso un minuto di lavorare. Ma sono tutti davanti a me. Trenta contratti pronti per essere sottoscritti. Mi collego ad internet e contatto tutti via mail invitando ciascun creditore a presentarsi in sede nel pomeriggio per la firma. Martedì ore 21.15. “Signorina credo sia il suo.” Guardo la signora seduta al mio fianco che mi indica la borsa. “Oh grazie, mi scusi.” Sono così stanca che non mi ero nemmeno resa conto che il mio telefono stava squillando con insistenza. Guardo il nome sullo schermo. Il mio capo. “Pronto?” “Chiara! Mr Green mi ha appena chiamato. Sapevo che eri brava ma non posso credere che tu sia riuscita a concludere tutto in meno di dieci giorni.” “E invece si. Hanno firmato tutti oggi pomeriggio.” “Sei la migliore. Ho parlato con alcuni soci e abbiamo deciso che ti meriti una vacanza. Rimanere a New York. Non vogliamo vederti prima della settimana prossima.” Respiro profondamente. “In realtà io sono già in aeroporto. Il mio aereo parte tra un’ora.” “Ah, ok. Sicura? Sei ancora in tempo per cambiare biglietto.” “Grazie ma ho bisogno di tornare a casa.” “Ok. Come preferisci” “Potresti chiedere a Fabio di venirmi a prendere in aeroporto?” “Certo. Chiamami quando fai scalo a Parigi. Ciao.” “Grazie. Ciao.” Mercoledì ore 17.30. (ora italiana). Aeroporto Venezia Marco Polo. Prendo la mia valigia ed esco dall’aeroporto. Fabio, il mio migliore amico, mi sta aspettando appena fuori dalle porte. Mi corre incontro e mi abbraccia sollevandomi da terra e facendomi girare. “Cacchio Chiara sei stata grande. Si parla solo di te in azienda. Sei pure sui giornali.” Gli sorrido appena. Alla fine sui giornali ci sono finita comunque. Poi mi afferra le spalle e mi scruta con attenzione. “Sei veramente uno schifo sai. Quando hai dormito l’ultima volta?” “In aereo” “Per più di mezz’ora e in un letto?” Mi dice lui serio. “Allora quattro giorni fa.” Gli rispondo abbozzando un sorriso. Lui sgrana gli occhi, poi sempre serio continua “Guarda che faccia. Sei anche dimagrita tanto.” Inclina la testa di lato “Quando hai mangiato l’ultima volta?” Esasperata mi poggio le mani sui capelli e li tiro indietro. “Fabio” “Quando?” “Domenica a pranzo.” “Tu hai problemi. Credo che tu debba dormire e mangiare, e forse non esattamente in quest’ordine.” Non gli rispondo per evitare di discutere ancora. Lui capisce di aver vinto, mi ruba la valigia dalle mani, e con il braccio sulla mia spalla mi scorta alla sua auto. “Allora com’è New York?” “Una merda.” Gli rispondo senza pensarci un minuto. Lui ride adesso “Il lavoro ti ucciderà. Sai?” Lui non sa che è invece è proprio il lavoro ad avermi salvata. FINE

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Capitolo 9
*** HOW I FIND YOU ***


Buongiorno a tutti. So che ho scritto la parola fine, ma che io abbia finito la mia parte del racconto non significa che necessariamente non ci sia più nulla da dire sulla mia storia. Josh accende il suo Ipod e si lascia trasportare dalla musica, ripensando agli avvenimenti degli ultimi giorni. Lunedì. Ore 04.30 del mattino. Le porte dell’ascensore si aprono e Josh, splendido nel suo completo scuro si ritrova solo ad attraversare il buio corridoi del settimo piano. Arriva davanti alla stanza 707. Vorrebbe bussare, dirle quello che non era riuscito a dirle nel pomeriggio. Spiegarle che non aveva potuto fare altrimenti. Che voleva andarci con lei ma che è stato costretto ad andare con Vanessa per uno stupido contratto tra i loro agenti. Ci sono tante cose che vorrebbe dirle ma sa che lei domani deve lavorare e che probabilmente sarà una giornata difficile. Non vuole turbarla ulteriormente. Tira fuori dal taschino della giacca un foglio di carta e una penna. Sa che non saranno sufficienti ma potrebbero essere un piccolo passo. Lascia scivolare il biglietto sotto la porta. Solo due parole – MI DISPIACE. Lunedì ore 17.45. Josh è ancora steso a letto. Non ha mangiato nulla. Attende un perdono che non arriva. Il telefono squilla per l’ennesima volta. Sa che non può essere lei, non si erano mai scambiati il numero. Decide tuttavia di rispondere data l’insistenza. “Mr Mellark, mi scusi. The Golden Dreams. Stamattina ci è stato recapitato l’abito che aveva acquistato per la sua amica. Vuole cambiarlo o preferisce un acconto?” “Ah. Siete voi.” Josh sente la rabbia ribollire nelle vene. Avevano venduto a Vanessa lo stesso abito che aveva scelto per Chiara. Non gli importa quanti soldi avrà offerto loro, non avrebbero dovuto darle lo stesso vestito. “Potete tenervelo. Io non acquisterò mai più nulla nei vostri negozi.” E gli sbatte il telefono prima che l’interlocutrice potesse dire alcunchè. – HA RESTITUITO IL VESTITO. Lunedì. Ore 21.20. Josh è di nuovo davanti alla stanza 707. Cerca di capire se ci sia qualcuno all’interno ma non sente alcun rumore. Prova a bussare ma non ottiene risposta. – NON C’È. Martedì ore 10.00. Josh si alza dal letto. Ancora nessun contatto da Chiara. Forse non è rimasta in ufficio come nei primi giorni, o forse non vuole parlare con lui. - FORSE NON VUOLE PARLARMI. Martedì ore 20.30. Josh si rigira tra le mani una piccola scatolina di Tiffany. Venerdì l’aveva vista particolarmente attratta da quel bracciale col cuore e aveva deciso di regalarglielo. Voleva darglielo domenica sera per completare il suo abito e ora non sa come fare. Dopo vari ripensamenti si avvicina al consierge e prende coraggio. “Buonasera. Potrebbe consegnarlo all’ospite della camera 707?” “Mr Mellark. Mi scusi, ma la stanza 707 è vuota.” Una doccia fredda. “Vuota?Cosa significa vuota? Da quando?” “Miss Chiara ha lasciato l’hotel domenica sera.” - È ANDATA VIA. Mercoledì ore 03.00. Josh non ha ancora chiuso occhio. Lei è andata via. Si gira e rigira nel letto. Si chiede come potrà fare a ritrovarla. Non sa nulla di lei, solo che ora la vorrebbe al suo fianco. – MA LEI NON C’È. Mercoledì ore 06.45. Josh corre a perdifiato nel parco. Spera di vederla comparire accanto a sé ma non accade. Arriva fino alla statua del cane e si getta a terra guardando il sole sorgere. Una coppietta di sedicenni alla fontanella gioca con l’acqua. Si stringono e si baciano. Gli manca, la sente scivolare sempre più distante da lui. Vorrebbe stringerla e baciarla ma lei se n’è andata. – DEVO TROVARLA. Mercoledì ore 8.15. Josh è in camera sua. Telefono alla mano e pc acceso. Chiama ogni società italiana con sede a New York che trova sul web chiedendo di lei. Dopo circa un ora e mezza ancora nulla, non è la strada giusta ma non vuole rinunciare a lei. Josh decide di fare una pausa per riordinare le idee e scende a bere un caffè. Seduto al bancone del ristorante con la sua tazza fumante alla mano prende il Financial Times. ACCORDI IN TEMPO DA RECORD. LA GREEN SPA SALVATA DALLA BANCAROTTA. TUTTI CONTENTI. Josh non crede ai suoi occhi. Un attimo dopo è già in sella alla sua moto diretto alla Green spa. Mercoledì ore 10.10. Josh Hutcherson, splendido anche nella sua tuta da ginnastica, entra nell’ingresso della Green spa. Si avvicina alla receptionist e si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione. Una ragazza di circa 19 anni, impegnata a parlare al telefono, probabilmente con una sua amica dal tono della sua voce, si volta infastidita. Non appena riconosce l’attore si lascia scappare un urletto e mette giù il telefono. “Josh Hutcherson?” Chiede sbalordita. “Posso aiutarla?” “Sto cercando una persona. Una ragazza italiana, credo vi abbia aiutato con la ristrutturazione. Il suo nome è Chiara.” La ragazza, visibilmente delusa per il fatto che il suo divo non stesse cercando lei, gli dice di attenderla un attimo. Prende la cuffia e preme un tasto di chiamata interno. Credo che il cuore di Josh abbia saltato un battito quando la ragazza gli indica una porta. STAVA PER RIVEDERLA. Oltre la porta tuttavia non c’era Chiara. Al suo posto trova un signore di circa 45 anni. “Buongiorno. Sono Mr Green. Posso esserle utile?” “Buongiorno. Josh.” E gli porge la mano. “Scusi se la disturbo. Sto cercando una ragazza di nome Chiara, dovrebbe aver collaborato con voi per la ristrutturazione.” “La Dott.ssa Chiara. Certo, anche se definire il suo apporto collaborazione è un po’ riduttivo.” E ride da solo. Josh troppo impaziente per perdere tempo in risate insiste. “Sa dirmi dove posso trovarla?” Mr Green torna improvvisamente serio, imbarazzato per essere stato l’unico a ridere della sua battuta. “Mi spiace. Ieri ha terminato il suo lavoro per noi. Da quello che so ha preso un aereo ieri sera per tornare in Italia.” – è PARTITA! Josh sembra incapace di accettare la realtà. Se ne è andata. Non potrà mai scusarsi, né chiarirsi con lei. Non la rivedrà più. Mr Green resosi conto dello shock che la notizia ha causato al ragazzo, lo invita ad accomodarsi e gli porge un bicchiere d’acqua. Josh lo beve tutto d’un fiato. “Per favore, sa dirmi dove posso trovarla? Un indirizzo? Un numero di telefono. La prego.” “Mi spiace ma non posso dirle niente. Questione di privacy, capisce?” Josh abbassa lo sguardo visibilmente deluso “Certo, capisco. La ringrazio comunque. E mi scusi per averla disturbata.” Il suo sguardo distrutto. Mercoledì ore 10.35. Josh con il cuore in pezzi sta uscendo dalla Green spa. “Mi scusi signore, mi scusi.” Urla una voce alle sue spalle. “Come si chiama?” “Josh Hutcherson” strilla la ragazzina alla reception. “Sig. Hutcherson, mi scusi.” Josh si ferma e si volta, stupito di trovarsi nuovamente di fronte Mr Green. “Le è caduto questo.” Gli passa un biglietto. Josh prende il bigliettino in mano senza capire. Guarda un’altra volta l’uomo che gli fa un occhiolino in segno di intesa. Josh guarda il bigliettino e i suoi occhi si illuminano. Legalsave srl, sede legale, Via Umberto I, Mestre, VE. ______________________________________________________________________________________________________________________________________________ Venerdì ore 18.27. Qualcuno suona alla porta. Mi trascino giù dal divano e apro la porta. Le gambe mi tremano per lo shock. Josh Hurcherson è in piedi davanti a me. Mi guarda negli occhi, incerto, aspetta di vedere in me una reazione, che non arriva. Accenna un timido sorriso “Certo che è stato più facile sopravvivere a due Hunger Games che trovarti!” Io non posso fare a meno di ridere. Lui mi prende per le braccia e mi tira a sé. Rimaniamo così l’uno nelle braccia dell’altro per interminabili minuti, senza dire nulla. Il primo a rompere il silenzio è lui. Soffia tra i miei capelli “Scusami.” “Perché dovrei?” Lui si stacca da me e mi afferra il viso tra le mani. I suoi occhi fissi sui miei. “Mi hanno obbligato. Tra me e Vanessa c’era un contratto. Non sapevo di non potermi farmi vedere con nessun’altra prima di averla ufficialmente lasciata. Cosa che ho fatto lunedì ma ormai era troppo tardi. Ti ho cercata, ma tu non c’eri più.” Nei suoi occhi, ancora fissi sui miei, posso leggere la sua sincerità. “E il vestito?” “Sapeva che avevo scelto quel marchio e ha pagato la commessa per avere un abito identico. Ovviamente non sarò mai più loro cliente.” “Come hai fatto ad avere il mio indirizzo?” “Devo ringraziare Mr Green e lui.” Guardo oltre le sue spalle e in fondo al vialetto vedo Fabio che mi saluta sorridendo. Non ci posso credere, Josh Hutcherson è volato fino in Italia, deve essere andato in azienda e Fabio lo ha accompagnato fin qui. E ha fatto tutto questo per me. “E adesso vuoi fare?” Gli chiedo. Ci stiamo fissando ancora negli occhi. “Farti innamorare perdutamente di me.” “Credo che tu ci sia già riuscito.” E la sua bocca si unisce alla mia nel più caloroso bacio che abbia mai ricevuto. __________________________________________________________________________________________________________________________________________________ E SIAMO ARRIVATI ALLA FINE. CHE DIRE, RINGRAZIO CHI HA LETTO LA MIA STORIA CAPITOLO DOPO CAPITOLO E SIETE STATI PIù DI QUELLI CHE AVREI POTUTO IMMAGINARE. RINGRAZIO CHI MI HA SEGUITA E CHI HA INSERITO LA MIA STORIA TRA I PROPRI PREFERITI. RINGRAZIO CHI HA ESPRESSO IL PROPRIO PARERE CON RECENSIONI BELLISSIME, SAPERE CHE PIACEVA CIò CHE SCRIVEVO è STATO VERAMENTE STIMOLANTE E APPAGANTE. IN PARTICOLARE RINGRAZIO MOIV E CARAMELLA81C A CUI DEDICO QUESTO MIO ULTIMO CAPITOLO. UN SALUTO A TUTTI. LACHIARETTA.

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