Soffio di Sanae Nakazawa (/viewuser.php?uid=1151)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 2: *** Conseguenze ***
Capitolo 3: *** La decisione di Ron ***
Capitolo 4: *** Tu no, Lui no. ***
Capitolo 5: *** Errore fatale ***
Capitolo 6: *** Riflessioni ***
Capitolo 7: *** Rimorso ***
Capitolo 8: *** Confessioni ***
Capitolo 1 *** Buon Compleanno ***
Capitolo Due
Cara Hermione,
io auguro me che tu stia benissimo e mando tanti auguri per tuo compleanno.
Insieme a mia lettera trovi piccolo pensiero che ti spiegherà cosa
importantissima.
Ci vediamo presto, ti prometto.
Tuo,
Viktor.
Hermione si girò quella pergamena
dall'aria festosa tra le mani come se fosse braci ardenti. Viktor aveva scelto
con estrema cura sia il fiocco, di un azzurro sgargiante, sia il
"postino", un bel barbagianni dall'aria particolarmente solenne. Il
pacchetto, molto striminzito, che seguiva la lettera, si trovava legato
all'estremità della zampa sinistra dell'animale, che emise più volte uno
strano verso per indurre la ragazza a spicciarsi e lasciarlo andare.
Hermione parve intendere e afferrò il pacchetto.
Seguì con lo sguardo lo sbattere di ali dell'uccello, poi si decise a scartare
il suo primo regalo per i suoi tanto agoniati 16 anni.
Era stata una giornata terrificante, e la lettera di Viktor appariva come un
misero spiraglio di luce nel buio dell'indifferenza.
Sia Harry, che Ron, che Ginny, che tutti gli amici più cari che aveva, si erano
limitati ad un freddo augurio. Nè un'abbraccio, nè un bacio, nè tantomeno una
piccola stretta di mano.
Probabilmente questa era la punizione per aver sempre passato compleanni
stupendi e ricchi d'affetto.
Esitò per un attimo prima di aprire il sacchetto color cremisi che il suo
lontano amico le offriva, quasi per paura che si trattasse di un'ennesima
delusione.
E così fu, perlomeno in un primo momento.
Sigillato, in un piccolo astuccio trasparente, vi era un blocchetto con tre
biglietti nella stessa tinta del sacchetto, solo dalle scritte dorate.
In allegato vi era un breve post scrittum, più breve ancora della sua lettera.
Questi sono biglietti per partita molto importante di campionato europeo. Tu
mi fare molto felice se venire, insieme a tuoi amici. Quel giorno io poterti
dare vero regalo.
Sospirò, appoggiandosi stancamente allo schienale morbido e polveroso del
divano, e diede un'occhiata ravvicinata ai biglietti. Recavano la data del 23
Settembre, quindi mancavano appena 4 giorni. La partita si sarebbe tenuta nei
pressi di Hogsmeade e un pò tutta la scuola ne parlava da settimane.
Nonostante ciò non aveva collegato il fatto che la partita avrebbe avvicinato
di così tante miglia Viktor a lei. Sapeva che, sotto autorizzazione dei
genitori, sarebbe stato possibile prendervi parte, quindi ripromise a se stessa
di parlare alla McGranitt l'indomani per avere delucidazioni sui permessi.
In quel preciso istante la squadra di Quidditch apparve dal buco del ritratto in
un confuso chiacchiericcio, nel quale si distinguevano chiaramente una serie di
sbuffi altisonanti.
Ron ed Harry la individuarono quasi subito e presero posto accanto a lei. "E'
stato...terribile..." sospirò Ron mentre si gettava a peso morto sul
divano, buttando a terra sdegnato parte della sua divisa colma di macchie di
erba e terriccio.
Hermione passò lo sguardo tra i due amici interrogativamente ed Harry le venne
in aiuto "Al solito 'Mione. Come primo allenamento del nuovo anno
scolastico non potevamo innaugurare meglio. Malfoy e la sua banda sono venuti a
darci un "amichevole" benvenuto al campo"
Ron fece una smorfia poco felice ed afferrò il sacchetto abbandonato sul
tavolino di fronte a loro. La ragazza fece per strapparglielo di mano ma non ci
fu verso di riuscirci.
Srotolò il piccolo bigliettino ed emise uno sbuffo lungo tre volte quello di
poco prima. "Questo idiota ancora deve arrendersi. Non penserai di
andarci e trascinarci con te, vero?"
In realtà Ron proprio pochi giorni prima aveva ammesso di desiderare con tutto
se stesso di prender parte all'avvenimento, ma che i biglietti erano introvabili
ormai. Hermione evitò accuratamente di rinfacciarglielo un pò perchè aveva la
speranza di convincerlo a sfruttare i biglietti avuti in regalo da Viktor, un
pò per non rovinarsi ulteriormente il compleanno, che ormai si profilava come
il più patetico dei giorni.
"Io vorrei andarci, e non vedo cosa c'è di male se ci veniste anche
voi, dato che vi invita esplicitamente"
Harry cercò di guardare altrove sentendo odore di catastrofe.
"Leggi qua, zuccona! Vuole darti "il suo regalo"!"
urlò Ron pronunciando con particolare enfasi le ultime parole "e noi
sappiamo b-e-n-i-s-s-i-m-o cosa vuole da te, quel malato mentale!"
A quelle parole Hermione scattò in piedi, totalmente rossa in volto dalla
collera. Proprio in quel momento Ginny, che poco prima si era congedata dagli
amici per andarsi a cambiare, tornava in Sala Comune con sguardo malizioso,
tenendo qualcosa nascosto dietro la schiena.
Notò la cattiva aria e si accomodò in silenzio accanto ad Harry scoccandogli
un'occhiata interrogativa alla quale lui rispose con un cenno della testa.
"Se c'è una persona malata, non è lui te lo assicuro!" Ron
alzò le sopracciglia fingendosi per nulla colpito dalla sua offesa, cosa che
fece andare più in bestia Hermione.
"Tu non lo conosci! Non sai nulla di lui! E se devo dirla tutta è stato
l'unico che si è degnato di farmi gli auguri in maniera decente!"
Ginny fece per aprire bocca, ma Harry la zittì. Gli altri studenti in Sala,
stupiti dalle urla dello scrupoloso Prefetto, la guardavano con un accenno di
timore, biasimando Ron.
Quest'ultimo fece una risatina sarcastica "Tu invece lo conosci bene,
vero? Avrete parlato molto nei vostri "incontri ravvicinati", eh?"
Ron adorava utilizzare quel termine per indicare l'anno in cui Viktor era ad
Hogwarts e faceva una corte spietata all'amica.
Ormai Hermione era livida e tremava serrando i pugni talmente forte che la pelle
del dorso della mano le diventò dello stesso colore del sacchetto donatole dal
ragazzo.
Ginny, ignorando i tentativi di Harry di non farla interferire, le giunse alle
spalle e le porse timidamente un grosso pacco dall'aria molto pesante, avvolto
in una carta dai colori chiassosi e vivaci.
"Buon compleanno..." mormorò intimidita Ginny, col timore che
l'amica le si avventasse addosso per sbollire la rabbia "volevamo farti
una sorpresa...ma ormai..."
Hermione parve per un attimo molto dispiaciuta e abozzò un sorriso a Ginny ed
Harry prendendo l'enorme fardello con due mani e adagiandoselo contro il petto.
Poi, come se solo in quel momento si ricordasse della sua presenza, si voltò
verso Ron che la osservava con falsa aria di sufficienza, ma abbastanza adirato
per non darlo a vedere esplicitamente.
"Grazie!" urlò sarcastica e con passo rapido salì le scale
che portavano ai Dormitori Femminili.
Nella Sala Comune scese un silenzio di tomba, dopo poco interrotto dal
ticchettio di corsa dei piedi di Ginny che seguivano l'amica.
"Ma è stupida? Che ha da urlare così, dico io?"
Harry, che aveva imparato a star fuori dai litigi dei due, si avviò anche lui
verso la sua stanza lasciando l'amico senza una risposta.
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Sanae
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Capitolo 2 *** Conseguenze ***
Capitolo Due
Dato che sei talmente scema
da non accorgerti che stiamo tramando alle tue spalle da quasi un mese, siamo
molto compiaciuti di averti fatto credere che per noi la tua festa è non più
importante di qualsiasi altro giorno.
Con enorme soddisfazione eccoti quel maledetto macigno che desideravi da secoli,
trovarlo non è stato facile, ma sappiamo che nelle tue mani è più che al
sicuro.
Ora che siamo usciti allo scoperto puoi anche renderci tuoi umili schiavi e
mandarci nelle cucine a rubare qualcosina con cui festeggiare, non ci siamo
mossi in questo senso per non insospettirti oltremodo.
Tanti auguri! Che tu possa festeggiare altri 300 di questi giorni!
Ti vogliamo bene.
Harry, Ginny e Ron.
P.S. di Ron: l'età che
avanza ti sottolinea le rughette sotto gli occhi. Fatti dare qualcosa da Madama
Chips che sennò resti zitella a vita.
Hermione scartò infelicemente il
regalo dopo aver letto almeno quattro volte il disordinato bigliettino
traboccante di affetto che i suoi amici le mandavano.
Si rese conto che si era appena rovinata "da sola" il compleanno,
anche se buona parte della colpa ce l'aveva quello zoticone di Ron.
Quando dalla carta da regalo emerse un'enorme libro rilegato in pelle, color
nocciola, si lasciò sfuggire un gridolino di gioia, dimentica di tutto quello
che fino a poco fa l'aveva portata a sospirare con tanta tristezza.
Tra le mani, in questo momento, aveva niente poco di meno che una rarissima
copia di "Storia riveduta e corretta degli Elfi Domestici, dal Medioevo ai
giorni nostri" dell'illustre studioso in materia Pascal Moebius.
Lei stessa, per circa tre anni, aveva cercato invano il volume, che ormai tutti
consideravano fuori commercio e produzione per lo scarso successo ottenuto.
Gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero che gli amici, chissà da
quanto tempo, erano alla ricerca di questa reliquia e che di certo non era
costata loro qualche misero zellino.
Ginny, entrata di soppiatto nella stanza, le si parò davanti abbracciandola
prevedendo di trovarla in condizioni pessime.
"Non devi piangere Hermione..." disse dandole qualche pacchetta
consolatoria sulla spalla mentre l'amica svuotava le ghiandole lacrimarie sul
suo mantello.
"...Ron non è cattivo, ma lo sai che quando si impunta su una cosa è
difficile fargli cambiare idea."
"Ma impuntato su cosa, Ginny?!" esclamò Hermione scandalizzata
allontanandosi bruscamente "La vita è la mia! Decido "io" chi
frequentare! E che mi fulminino in questo momento se a quella partita non ci
andrò!"
Ginny emise un sospiro frustrato e preferì non contraddirla. La giornata si era
già chiusa nel peggiore dei modi e non vi era motivo per il quale prolungare la
serie di urli e schiamazzi innaugurati in Sala Comune.
Preferì darle il bacio della buonanotte e augurarle che la notte avrebbe
giovato sul suo umore.
L'indomani, come prevedibile, Ron
non le rivolse la parola neanche per sbaglio. La evitò come se fosse la peste
ed Harry si sentì piuttosto imbarazzato quando a Trasfigurazione fu messo alle
strette sulla scelta del compagno di banco.
Alla fine Harry si accomodò intimorito accanto a Neville e proprio mentre Ron
stava per scoppiare nella sua ira funesta la McGranitt entrò in classe
costringendo Ron ed Hermione a sedersi nello stesso banco, dato che era tutto
occupato.
L'unica consolazione di Hermione stava nel fatto che, tra una lezione e l'altra,
poteva rifugiarsi nell'angolo più remoto della biblioteca e dare una
sbirciatina fugace alle pagine ingiallite del libro. Con le guance arrossate e
un sorrisino di compiacimento sulle labbra, annuiva o si corrucciava senza
curarsi di chi la potesse guardare.
Ma, dopo i primi dieci minuti di lettura intensa, le tornava in mente il
bislacco e divertente bigliettino di auguri e cadeva nuovamente nella
disperazione più nera mentre la testa irsuta di Ron compariva sul capitolo
"Le guerre tra Elfi e Goblin di montagna".
Se Ginny ed Harry erano stati ringraziati a dovere a colazione con abbracci e
parole affettuose, restava l'arcano di come ringraziare Ron senza dargli la
soddisfazione di aver fatto la prima mossa verso la tregua.
Passò tutto il pomeriggio ma di soluzioni neanche l'ombra.
Harry le si affiancò mentre si godeva le ultime luci del parco, immerso in un
silenzio delicato.
"Ha l'aria di essere pieno di paroloni" indicò il libro aperto
sulle gambe di Hermione, appoggiata sotto una discreta quercia appena di fronte
il lago.
"Questo è un pezzo di storia!" protestò Hermione con un
sorriso "Moebius ha passato ben 7 anni immerso in vecchi documenti e in
giro per il mondo, prima di riuscire a scriverlo! Lo ammiro davvero
moltissimo..."
"Anche io ti ammiro, perchè riesci a leggerlo come se fosse la più
semplice delle storielle" le sorrise il ragazzo con sguardo pieno di
orgoglio per l'amica. Lei arrossi timidamente
"Tu e Ron...? Nulla ancora eh?"
Hermione si rabbuiò tutto d'un tratto. Harry notò la sua reazione ma decise di
scavare la fossa fin quanto poteva.
"Se Moebius...fosse una donna..."
"Ma che diavolo dici? Moebius è uomo! Sulla sua biografia c'è scritto
che..." saltò su Hermione con la classica nota di saccenza che la
contraddistingueva.
"Hermione per piacere non interrompermi!"
La nota severa dell'amico la mortificò. Mogia mogia si accovacciò sotto
l'albero attendendo la prosecuzione del suo "discorso".
"Allora...dicevo...se Moebius fosse una donna...e diciamo che questa
donna che hai sempre visto da lontano come se appartenesse ad un altro mondo,
dalla mattina alla sera prova interesse verso il ragazzo che ti piace, come ti
comporteresti?"
Hermione corrucciò le sopracciglia senza capire dove l'amico volesse arrivare.
Ma decise di assecondarlo e rispose con tono tranquillo "Se mostra
questo interessamento così all'improvviso...beh potrei pensare che c'è
qualcosa sotto...no?"
Harry annuì, probabilmente perchè quella era proprio la risposta che voleva
sentire.
"E smetteresti di leggere i suoi libri...oppure li bruceresti?"
"Come potrei!" esclamò Hermione indignata.
"Beh Hermione...sei una ragazza davvero matura."
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Sanae
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Capitolo 3 *** La decisione di Ron ***
Capitolo Due
Ciao Ron.
Dato che l'unico modo per tornare a parlarti è quello di fare il primo passo,
come sempre, lo faccio, anche se indirettamente.
Ho molto riflettuto su di te e sulle tue parole e ho confermato l'ipotesi che
sei semplicemente un brutto scimmione che parla senza mettere in azione il
cervello.
Con questo smetto di offenderti, la mia vuole essere una riappacificazione, sia
chiaro, perciò passo col ringraziarti per il bellissimo regalo di compleanno,
ne sono stata davvero deliziata!
Con la speranza che domani a colazione tu la smetta di guardarmi come uno che
vorrebbe infilzarmi con la forchetta, ti auguro la buonanotte.
Hermione.
La sua calligrafia era qualcosa di
inconfondibile. Le lettere, chiare e tondeggianti, si susseguivano su
un'immaginaria linea combaciando perfettamente. Non una sbavatura d'inchiostro,
non un errore. Non una lettera più grande rispetto alle altre. E poi, l'uso
smodato delle virgole, era una sua prerogativa. Come l'utlizzare la parola
"deliziato". Insomma quella lettera era di Hermione, non c'erano
dubbi. Anche se fosse stato analfabeta o se avesse scorto appena l'inchiostro
sulla pergamena, si sarebbe accorto del mittente.
Si era arrabiato in un primo momento. Odiava il fatto che Hermione lo avesse
perdonato, odiava essere perdonato sempre, nonostante le sue scenate esagerate.
Si perchè lui sapeva che era esagerate. Ma in quei momenti qualcosa si
insidiava nel suo cervello, e gli impediva di essere razionale in alcun
modo.
Ripose la lettera nel comò e si stese sul letto, con gli occhi incollati sul
soffitto. Gli sarebbe piaciuto molto farla sorridere in quel momento.
Perchè era assolutamente certo che Hermione avesse pianto quella sera, anche se
nessuno gli aveva detto nulla.
Il più delle volte si sentiva un verme a rendere così triste la ragazza che
buona parte dei maschi della scuola avrebbero fatto carte false per aver vicino,
ma non c'era verso di placare la famosa *forza interiore*.
Si alzò repentinamente dal letto e fece qualche passo pesante in avanti e
indietro grattandosi il mento. Il contatto dei suoi piedi col pavimento provocò
alcuni rumori sordi che fecero mugolare Neville infastidito.
Decise di chiedere consiglio ad Harry, si avvicinò al suo letto insidiandosi
nel baldacchino chiuso con cura, e scrollò le spalle dell'amico.
"Harry...Harry..."
L'unica risposta che ricevette fu un lamento sonacchioso del ragazzo, che si
limitò a voltarsi dall'altra parte.
Ron, senza demordere, si accomodò sulla sponda del letto attendendo che l'amico
fosse abbastanza lucido da accorgersi che era necessaria la sua consulenza,
anche se erano da poco scoccate le due del mattino. Harry sentì il peso del
corpo di Ron sulle punte dei piedi, aprì con calma gli occhi fin quando non
riuscì a focalizzarlo e si passò una mano sul viso, come per riprendersi
"Ti rendi conto..."
"...di che ore sono, sì. Me ne rendo conto" concluse Ron
cercando di mantenere un tono di voce decisamente basso. L'amico ci mise un buon
dieci minuti prima di riuscire a svegliarsi se non completamente ma quasi, si
alzò a sedere contro il cuscino e ordinò a Ron di chiudere per bene le tende
che la sera prima aveva inavvertitamente lasciato aperte.
"A quella partita Harry...ci andrò. A costo di corrompere la McGranitt
per il permesso." disse Ron risoluto, col fuoco della sfida negli
occhi. Harry parve stranito inizialmente, poi ostentò un'espressione che
sembrava dire *dovevo immaginarlo* e cercò di parlare, nonostante la bocca
impastata "Se ci vai solo per rovinare la giornata ad Hermione, evita.
Ci è bastato lo spettacolo del compleanno."
Harry avevo colpito ed affondato. Ci volle qualche secondo prima che Ron
riorganizzasse le idee e controbbattesse "Non ci vado per spaccare il
muso a Krum. Lo faccio per farmi perdonare. Sai...la storia del compleanno...lei
si è scusata...vorrei solo farle piacere..."
Ron si osservò le mani mentre le sue orecchie si dipingevano del tipico color
cremisi. Harry tirò un lungo sospiro chiedendosi quanto le parole dell'amico
fossero veritiere.
*
Quando l'indomani Ron scese a
colazione fu tempestato di domande sul perchè delle profonde e violacee
occhiaie sovrastassero la sua carnagione pallida. Hermione seguì distrattamente
il discorso senza sospettare di essere la causa della notte quasi in bianco
passata dall'amico.
Ron le si avvicinò sorridendole largamente. Lei fu contagiata e ricambiò il
sorriso come se nulla fosse successo.
"Sai la mamma mi ha dato il permesso" Hermione lo osservò con
aria interrogativa, mentre divideva in piccole parti le sue uova al bacon "le
ho parlato stamane. La McGranitt mi ha dato la possibilità di usare il suo
camino. Ho finto sia stata una cosa urgente" concluse continuando a
sorridere. Hermione continuava a non capire dove l'amico volesse arrivare,
tuttavia era contenta della tregua accettata.
Ron non si curò dell'espressione intontita della ragazze e continuò ad
aggirare l'argomento facendola passare per la cosa più naturale di questo
mondo.
"Quindi alla fine...verrò"
"Dov'è che verresti...?" disse la ragazza cercando di non far
trasparire la sensazione di fastidio che provava per gli inutili giri di parole.
Ron tossicchiò con aria innocente poi le passò un pezzetto di pergamena ben
stirata.
Io sottoscritta, Molly
Weasley, autorizzo mio figlio Ronald Bilius Weasley, a partecipare all'evento
extrascolastico che si terrà il 23 Settembre ad Hogsmeade.
"Ron! Verrai alla partita!"
saltò su la ragazza, sorridente come non mai. Ron si sentì piuttosto
soddisfatto della sua reazione e decise di continiuare la recita fino alla fine
"Non solo, 'Mione! Verrò, ti farò divertire, e saluterò il tuo
*amico* Krum con il più grande dei sorrisi"
Hermione, incurante dell'intera Sala Grande che banchettava, si gettò al collo
di Ron e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia. Molte risatine si levarono
dalle persone sedute accanto a loro, ma quasi nessuno osò commentare. Ron, dal
canto suo, si limitò a diventare di pietra e a sentire lo stomaco scendergli
nelle scarpe.
"Sei fantastico Ron! E' il più bel regalo che tu potessi farmi!"
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Capitolo 4 *** Tu no, Lui no. ***
Capitolo Due
Caro
Viktor,
domani io Harry e Ron saremo allo stadio per vederti.
Hai detto di dovermi parlare, quindi subito dopo la partita ti aspetterò
all'uscita degli spogliatoi.
Riposa bene oggi ed in bocca al lupo per domani, io sarò sugli spalti a tifare
per te!
Hermione.
Harry tirò un sospiro stanco. La
Sala Comune era quasi vuota quando Hermione, dopo aver sigillato con estrema
cura la breve pergamena che aveva appena finito di scrivere, si alzò e si
diresse verso la guferia.
Ron la osservò sottecchi cercando di monopolizzare l'attenzione su un grosso
libro che parlava di "elettronica babbana". Harry si rese conto che
l'amico si limitava ad osservare le figure dall'andamento veloce col quale
sfogliava le pagine.
Ebbe un lieve sussulto quando il buco del ritratto di richiuse ed Hermione fu
scomparsa dalla circolazione.
"E' così necessario mandare gufi a quell'idiota...? Si vedranno domani,
no?" commentò acido Ron.
Harry abbassò lo sguardo e notò che l'amico faceva penzolare il librone
pericolosamente verso il camino. "Beh...magari dovranno solo mettersi
daccordo sul dove vedersi...e quando, ovviamente".
"Ma a te non da fastidio?" chiese a bruciapelo Ron guardandolo
negli occhi con le sopracciglia corrugate pesantemente. Harry ostentò
un'espressione sorpresa ma allo stesso tempo rassegnata "Fastidio per
cosa? Hermione ormai ha 16 anni, no? E' naturale che si trovi un ragazzo, anche
se è la nostra migliore amica." disse pacatamente, strappando il volume
dalle grinfie dell'amico, ormai dimentico di averlo in mano.
Ron non sembrò digerire la frase e fissò Harry con odio "Harry...sei
uomo, no?" questo assunse un'espressione incuriosita e si limitò ad
annuire.
"Tu...beh non credi che Viktor, in quanto uomo, più grande ed esperto
tra l'altro, abbia in mente di fare ad Hermione....*quello*?"
L'aria grave che assunse Ron fu talmente comica che Harry non sapeva se scappare
via e ridere, o ridere comunque davanti all'amico e farlo arrabiare ancora di
più.
Cercò di assecondarlo e vedere dove volesse arrivare "Ron se
credi che Viktor Krum sia un sessuomane che non abbia altra mira che portarsi
Hermione a letto, credo tu ti sbagli di grosso"
"Tu non ragioni da uomo!" lo canzonò Ron, guardandosi attorno
come per paura che qualche studente sonnambulo potesse fare da testimone alla
conversazione "Chiunque si porterebbe a letto Hermione! Sarebbe da pazzi
dire il contrario!"
Harry provò il mediatico istinto di sbattere con la testa nel muro "Se
tu sei attratto da Hermione non puoi pensare che tutti lo siano. E poi...beh se
proprio ci tieni a saperlo credo che il tuo guardare Krum con sospetto sia
dovuto al semplice fatto che lui riesce ad essere esplicito e cortese con
Hermione, mentre tu no. Tu usi una maschera di strafottenza, lui no. Tu fai
piangere Hermione, lui no. Quindi cerca di prendere un pò esempio da quelli
*più grandi ed esperti* e cambia atteggiamento!"
Harry si alzò e
raccolse le sue cose.
"Buonanotte".
Ron restò imbambolato ad osservarsi le mani come se fossero qualcosa di
ipnotico.
Bum, Harry aveva centrato.
Chissà da quanto tempo aveva voluto sbattergli in faccia quelle cose, ma non
l'aveva fatto. Certo, non era stato carino sentirsele dire alle vigilia
dell'incontro con Krum, però in un certo qual modo quelle parole erano servite
a qualcosa.
Ron aveva stampate dentro di se quelle frasi di rimprovero solo che le teneva
sottochiave per non ammetterle a se stesso. Harry aveva spalancato le porte e
fatto uscire tutto. Sensi di colpa e rabbia parvero fondersi l'un con l'altro e
creare un sentimento misto, che lo fece sentire molto triste. Hermione non
tornava in Sala Comune. Forse era meglio così. Scongiurò mentalmente che non
tornasse almeno fin quando non si era infilato sotto le coperte, perchè in quel
momento poco rispondeva di lui.
Avrebbe voluto dirle tutto. O dirle tutto il contrario. Voleva condividere un
segreto con lei, una frase, qualunque cosa.
Dirle che avrebbe rotto il muso a Krum, per davvero. Che glielo avrebbe voluto
rompere già due anni prima, a quel maledetto Ballo.
Oppure quando aveva
scoperto che era la *cosa più importante* di quel bastardo bulgaro.
Hermione era sua, gli apparteneva da sempre. E Krum l'avrebbe capito.
Li seguirò. Andrò a quella partita per seguirli.
*
Ginny sorrise all'amica come solo
lei sapeva fare. I suoi denti, bianchi e regolari, spiccavano luminosi
contorniati dalle labbra rosso fuoco.
Hermione adorava il viso di Ginny. In
un certo senso guardarla la faceva sentire rilassata e serena.
Questa, che sapeva sfruttare i suoi punti forti, le si avvicinò strusciandole
il naso contro la guancia "Come piacerebbe anche a me venire!"
Hermione si voltò verso di lei mortificata "Mi dispiace davvero
tantissimo, Gin! Viktor mi ha mandato solo tre biglietti e...beh vi erano degli
*specifici* mittenti...quindi..."
La ragazza scoppiò a ridere "Ma dai scema! Mica è colpa tua!"
Hermione sorrise di rimando "Beh...è che mi sarebbe piaciuto averti
vicina...sai...è un giorno un pò particolare..."
Ginny la osservò con fare indagatorio e diventò improvvisamente seria.
"Viktor ti chiederà di diventare la sua ragazza?". Hermione
parve sconcertata ma non negò. Si limitò a fare spallucce con l'aria di chi
non sa proprio cosa la aspetta. "Beh, secondo me te lo chiederà. E
faresti bene a pensare ad una risposta razionale, Herm. Hai tutta la notte per
pensarci"
Detto questo scivolò sotto le coperte e spense la lanterna appoggiata sul
comodino. Hermione arrancò verso la finestra con aria smarrita.
La ragazza di Viktor.
Sapeva che lui provava un'estrema simpatia per lei. Sapeva di piacergli,
sapeva che la voleva come fidanzata.
Certo Viktor era un ragazzo molto appetibile. O perlomeno avrebbe dovuto
esserlo.
Famoso, simpatico, dolce e premuroso. Non bellissimo, nè tantomeno dalle grandi
maniere, ma pur sempre un ottimo candidato.
Mai una settimana senza una sua lettera.
Mai un Natale o compleanno senza un suo biglietto festoso.
Hermione aveva riflettuto a lungo sul loro rapporto senza venire mai a capo di
nulla. Forse, in cuor suo, era convinta che Viktor non potesse essere altro che
un buon amico, ma la lotta che incombeva tra la sua parte razionale e il suo
opposto, la teneva in una fase di stallo molto critica.
Se Viktor l'indomani le avesse chiesto di essere la sua ragazza sarebbe stato
comunque troppo imbarazzante.
Osservò a lungo le nubiciattole che coprivano il manto stellato. Cercò di
immaginarsi con al fianco qualcuno che non fossero Ron o Harry, e si chiese
quanto l'avrebbe resa felice.
*
La pioggerella di quella notte fu
determinante. L'erba umidiccia rumoreggiava sotto i loro passi, mentre un sole
accecante illuminava i capi delle decine di studenti di Hogwarts diretti ad
Hogsmeade per la gita *extra*.
Hermione era totalmente elettrizzata e non smetteva di chiacchierare. Ron era
alquanto infastidito, se non teso allo stremo.
"Ho sentito dire che la squadra Cecoslovacca che oggi gareggerà contro
la Bulgaria, è composta da due dei tre migliori Cacciatori Europei!"
Harry le rispose con un sorriso "Infatti. Sarà una partita molto
interessante."
Fiotti di persone apparivano man mano che il bosco circostante il paese si
faceva vicino.
Il campo da Quidditch era stato allestito, infatti, su di una larga
piana a pochi metri dalla Stamberga Strillante. Il malumore di Ron si fece
sempre più notevole quando, presentati i loro biglietti e preso posto, il
cronista cominciò a dettare le varie formazioni.
Cercò di nascondere i pugni
rabbiosamente stretti sulla veste, mentre ascoltava distrattamente il
chiacchiericcio dei suoi amici e teneva gli occhi incollati sul punto centrale
dello stadio.
La partita risultava solo come una piccola distrazione prima della tempesta
finale. La seguì talmente distrattamente che, si vergognò quasi subito, di
definirsi un'appassionato di Quidditch.
Eppure l'unica scopa a risultargli interessante era quella montata dal Cercatore
Bulgaro.
Le due ore di gioco passarono in un lampo e, senza avere neanche il tempo di
accorgersene, la gente intorno a lui stava alzandosi per lasciare gli spalti ed
Hermione era magicamente scomparsa.
Harry stava chiacchierando con Dean ed un ragazzo Tassorrosso di cui non
ricordava il nome, così ne approfittò per dileguarsi anche lui.
Ron riflettè velocemente mentre si incamminava spedito verso l'uscita.
Ho perso Harry, volevo vedere se era con te.
Sono qui per incontrare un amico...no, non lo conosci.
Qualunque scusa elaborasse la sua mente sembrava inopportuna nel caso in cui
Hermione lo avesse sorpreso a pedinarla.
Notò una chioma cespugliosa farsi spazio tra la folla e un'ansia innaturale gli
pervase lo stomaco poco a poco. L'uscita era vicina e lei era quasi arrivata.
Hermione si voltò di scatto e agitò la mano sorridente. Per un attimo credette
il saluto rivolto a lui.
Ma dopo un attimo udì una voce roca alle sue spalle "Herrmioni!"
L'ansia si coagulò perfettamente fino a formare un fastidioso groppo. Krum ed
Hermione si abbracciarono e, un raptus momentaneo, gli suggerì di togliersi la
scarpa e gettarla dietro la nuca irsuta di lui.
"Mi sei tanto mancata, Herrmioni!"
Lei sorrise radiosa. Ron si rese conto che non aveva mai sorriso così a lui.
Le parole di Harry si fecero spazio incontrastate nella sua mente, mentre la
coppia si allontanava discretamente dalla folla, avviandosi verso la foresta
limitrofa.
Credo che il tuo guardare Krum con sospetto sia
dovuto al semplice fatto che lui riesce ad essere esplicito e cortese con
Hermione, mentre tu no.
Tu no.
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ma appartengono a JK Rowling!
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Capitolo 5 *** Errore fatale ***
Capitolo Due
Fratellone!
Ti lascio questo bigliettino nella tasca per ricordarti che PRETENDO un
regalino, anche un sacchetto di Api Frizzole va bene, basta che sia un regalo!
Ah poi volevo ricordarti che se ti azzardi a rovinare la giornata ad Hermione
dirò alla mamma cosa nascondi nell'armadio, primo cassetto a destra, sotto un
maglione incartapecorito bordeaux.
Davvero Ron, non fare il coglione, conto sul tuo buonsenso, ti voglio bene
Ginny.
I due proseguirono per la fitta
boscaglia alberosa per circa quindici minuti. Nessun posto sembrava propizio per
una chiacchierata intima ed Hermione cominciò a sentirsi nervosa man mano che
la zona si faceva più isolata.
Tamburellò con le dita sulla bacchetta cominciando a riflettere sul da farsi
nel caso in cui Viktor perdesse la ragione e le mettesse i tentacoli addosso.
Ron, con l'astuzia di una faina, fece in modo di farsi notare ad incamminarsi
verso il castello. Ma appena si assicurò che Hermione fosse girata altrove
indossò il mantello dell'invisibilità e li seguì a distanza ravvicinata.
Più volte, durante il tragitto, Viktor cercò di prendere la mano ad Hermione,
ma lei, con grande soddisfazione di Ron, fece di tutto per allontanarsi il più
possibile.
"Viktor...sono stanchissima...fermiamoci qui" esclamò esausta
Hermione scongiurando che il ragazzo fosse daccordo. Lui le sorrise e le si
parò di fronte osservandola attentamente "Va bene. Posso parlare
allora?"
Ron si sistemò accanto ad un albero appena accanto a loro ed attese la risposta
di Hermione.
"Si Viktor..." sospirò lei pesantemente "...parla
pure. Sono pronta." Gli occhi nocciola di lei si puntarono sul volto
del ragazzo. Ron sentì il cuore in gola e strinse forte il bigliettino della
sorella nella
tasca. Scongiurò mentalmente che l'amica rifiutasse quella bestia, che gli
mollasse un bel ceffone e che gli tirasse anche dietro il suo stupido regalo.
Viktor continuò a sorridere ma un'espressione imbarazzata si confuse alla
gaiezza. Infilò la mano in tasca ed estrasse un pacchetto di medie dimensioni.
Hermione alzò le sopracciglia "Non dovevi..."
"E' il tuo regalo, Herr-mioni. L'ho conservato per te." Lei lo
guardò interrogativa e scartò col massimo garbo possibile il delizioso
pacchetto blu notte che le era stato messo in mano quasi con forza.
Al suo interno vi era qualcosa che la fece restare in contemplazione per qualche
minuto a bocca aperta. Una bellissima rosellina azzurra, che emanava un bagliore
surreale, poggiata su un piccolo fagottino di stoffa nella stessa tinta.
Hermione vi passò un dito sopra delicatamente e restò sorpresa della
morbidezza del fiore.
"E' una rosa di Fonhag" spiegò lui compiaciuto della sua
reazione "è molto rara, al mondo ve ne sono appena trenta esemplari. E'
una rosa secolare, non appassisce mai."
Hermione non sapeva cosa replicare, così si limitò ad annuire. Ron, nel
frattanto masticava rabbia sentendo il momento della dichiarazione sempre più
vicino.
Viktor continuò "Sai Herr-mioni, questa rosa era famosa nel Medioevo..."
le si avvicinò pericolosamente al viso, accarezzandole la guancia con un dito
"...la si donava come pegno. Pegno di amore eterno. Herr-mioni..."
lei cercò di ritrarsi ma notò che era quasi paralizzata "...ti amo. Diventa la mia ragazza."
Hermione mugolò qualcosa che il ragazzo non riuscì ad identificare come
parole. Dopo aver atteso qualche secondo, riprese ad accarezzarle la guancia e
avvicinò le labbra a quelle della ragazza.
Ma fu l'ultima cosa che fece.
Dopo neanche un secondo Viktor giaceva al suolo con la faccia soppiantata
nell'erba umidiccia.
Hermione guardò terrorizzata davanti a se e, quello che più temeva, si
materializzò ai suoi occhi.
Ron, col mantello dell'invisibilità ad una mano, ed un legnetto sudicio
all'altra, guardava in un punto morto con una smorfia disgustata e rabbiosa.
"Co...Cosa diavolo hai fatto?" biascicò la ragazza mentre si
accasciava su Viktor e lo scuoteva nel tentativo di farlo riprendere.
Ron non rispose ma la fissò negli occhi livido di rabbia. Il ragazzo a terra
emise un gemito di dolore e alzò la testa, a fatica.
"Viktor...sorreggiti a me..." disse lei piazzandosi il suo
braccio intorno alle spalle e facendo leva sulle ginocchia "...torniamo
in paese, hai bisogno di un pò di ghiaccio."
Lui annuì debolmente e le si accasciò addosso. Ron li fissò entrambi
inespressivo, cogliendo con rammarico lo sguardo pieno d'odio che la ragazza gli
lanciava.
"E tu faresti bene a tornartene da dove sei venuto" digrignò
lei tra i denti mentre si allontanava col bulgaro a seguito.
*
"Sono davvero mortificata
Vic..." il ragazzo le sorrise, anche se sembrava più una smorfia di
dolore, e le accarezzò i capelli con fare rassicurante.
"Io tornerò, appena tu vorrai darmi una risposta. Mandami un gufo e
dopo un minuto sarò da te"
Lei abozzò un sorriso e gli baciò la guancia con la tremenda sensazione che
quella sua proposta null'altro fosse che un tentativo di metterla alle strette.
"Ah per la rosa..." si voltò a dirgli mentre si allontanava,
tenendo il pacchetto bene in vista "...è stupenda! Grazie!"
Lui le sorrise per l'ultima volta e si avviò verso il gruppo di compagni che lo
attendeva.
Hermione sospirò profondamente, ripose il regalo di Viktor in tasca e si
allontanò in direzione del castello. Appoggiato ad un albero, con le mani
infilate in tasca e l'espressione da cane bastonato, Ron la aspettava come se
fosse sul patibolo di esecuzione, pronto ad essere ghigliottinato.
"Hermione..." cercò di dire mentre lei gli passava davanti
trattandolo come se fosse invisibile "..cazzo Hermione, fermati.
Parliamone, diamine!"
Ma lei rimase continuò ad ignorarlo ed accellerò il passo. Lui accellerò il
passo a sua volta.
Tanto fecero quest'operazione che si trovarono a correre come due ossessi.
"Fermati! Cretina, ho detto fermati!"
Ma la ragazza non ne volle sapere, continuò a correre sin quando non si trovò
di fronte l'enorme portone di Hogwarts e sbandò. Ron approfittò della cosa per
afferrarle il braccio con forza e costringerla a voltarsi.
"Ho detto che devi ascoltarmi! Quello..."
Ciaff.
Hermione colpì con tutta la forza che aveva in corpo il viso di Ron. Non
una, ben due volte. Lui voltò la testa da un lato guardando il pavimento.
Se l'era meritato, e alla grande anche.
"Toglimi le mani di dosso. Io non ti conosco più. Puoi anche morire,
non mi interessa!" urlò lei istetica.
La mano del ragazzo diventò molle e lei sgusciò via dalla sua presa.
Continuò a guardare l'erba umida mentre ascoltava il ticchettio delle sue
scarpe farsi sempre più lontano.
Era finita. Lei non lo avrebbe perdonato per nessuna ragione al mondo.
Si sentì incredibilmente stupido, per l'ennesima volta l'aveva ferita nel
tentativo di avvicinarla a se.
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Capitolo 6 *** Riflessioni ***
Capitolo Due
Caro Viktor,
non so come scusarmi ancora del deplorevole atteggiamento di Ron, me ne assumo
tutta la responsabilità e me ne scuso sentitamente.
Crederai,+ con ragione,che sono stata scortese, a lasciare che tutto ciò
accadesse, ma posso giurarti che ero all'oscuro delle sue intenzioni, in caso
contrario posso darti la mia parola che avrei fatto di tutto per evitare quella
scena patetica, oltre che pericolosa.
Sto pensando seriamente alla tua proposta, credo di poterti dare una risposta al
più presto.
Spero che il viaggio sia stato veloce e comodo, tua,
Hermione.
"Harry, secondo te cosa
dovrei fare per alleviare il rossore?" chiese Ron guardandosi allo specchio
e tastandosi ripetutamente con diverso tatto, la guancia dove era stato
colpito.
L'amico, dal suo letto, lo osservava incuriosito "Dovresti metterci del
ghiaccio, è l'unica soluzione".
Il rosso alzò le spalle noncurante e smise di ammirare il frutto della sua
stupidaggine per prepararsi a dormire. Harry continuò ad osservarlo come se
solo aspettasse un minimo accenno agli avvenimenti della giornata, a quanto
pareva finiti male.
L'unica cosa che aveva constatato era che Ron ad un certo punto era scomparso,
idem Hermione e Viktor Krum (che poteva benissimo essere andato via, ma dato che
aveva promesso ad Hermione di parlarle, era da escludere come ipotesi). Poi Ron
era irrotto nel dormitorio maschile, con l'aria più arrabiata che potesse avere
ed una guancia rossa come un peperone e gonfia il doppio del normale.
I sospetti di Harry incrementarono quando, ad un suo commento sulla splendida
prestazione di Krum, Ron aveva risposto con una parola molto volgare seguita dal
tonfo della porta del bagno e dallo scatto della chiave.
Seamus e Dean, impegnati in una combattuta partita a carte, accolsero la
reazione del ragazzo con un sorriso malizioso.
"Secondo me si sono scazzottati..." esclamò soddisfatto Seamus, dopo
aver calato la sua carta e vinto gloriosamente la mano "...però la dama
pare aver scelto quello ricco e famoso" sorrise Dean, abbassando la voce ad
un sussurro, evitando a Ron questa frecciatina poco delicata.
Harry li osservò entrambi e riflettè a lungo sulle loro supposizioni. L'amico
non accennava ad uscire dal gabinetto, cosa che destò una vaga ansia nel cuore
già frustrato del povero Harry, sballottato nel mezzo, che si sentì totalmente
impotente e incapace di risolvere i problemi affettivi del compagno.
Gli altri due ripresero a giocare con rinnovato zelo e lui si alzò dirigendosi
sicuro verso la porta in legno del bagno della loro camera.
"Ron dovrei parlarti" disse bussando energicamente "apri prima
che lo faccia io con la forza".
Forse per paura che l'amico dicesse sul serio, forse perchè non aspettava altro
che una cavia con cui sfogarsi, Ron girò immediatamente la chiave permettendo
ad Harry l'accesso alla stanza.
Il ragazzo entrò velocemente e chiuse nuovamente a chiave.
Ron era poggiato sul bordo del lavandino umido e freddo, i capelli, a detta
della signora Weasley degni successori di quelli di Bill, tirati all'indietro da
qualcosa che somigliava spaventosamente ad un cerchietto femminile,
probabilmente un prestito di Ginny per facilitargli l'atto di lavarsi il viso
senza farsi lo shampoo involontario. Aveva gli occhi puntati sulle quadrettature
del pavimento e indosso solo una canotta intima e i suoi boxer preferiti,
reliquia di un giro illecito ad Hogsmeade con Harry, con sopra stampate delle
frasi di dubbio gusto.
Harry gli si avvicinò comprensivo e gli diede una pacca amichevole sulla spalla
"Che ti succede, amico? Di là fanno illazioni assurde su una tua teorica
scazzottata col tuo *amico* bulgaro, devo crederci?"
Ron lo guardò sconsolato, la spavalderia e la rabbia di poco prima evaporate
completamente.
"Macchè..." iniziò con voce roca il rosso "...se lui avesse
risposto, almeno non sarei l'unico dalla parte del torto"
"Cosa è successo di preciso?" insistè Harry, deciso a cavargli da
bocca il più possibile. Lui lo guardò, con un velo di colpevolezza negli occhi
"L'ho colpito alla testa..." disse a voce bassa, come se ciò
alleviasse le sue colpe "...con un sasso...bello grosso. Lo hanno dovuto
medicare, perdeva sangue"
Gli occhi di Harry si spalancarono da sotto le lenti e, prima di riuscire a
pronunciare una parola per intera, balbettò qualche articolo sconnesso,
incredulo di quello che aveva appena ascoltato.
"Hai ferito Krum? Ma sei pazzo o cosa?!"
All'esclamazione di Harry non fu data risposta. Ron si limitò ad aggrottare le
sopracciglia sentendo il peso sullo stomaco sempre più evidente. Ad un tratto
tutti gli avvenimenti della giornata gli tornarono alla mente con forza e,
vivida come se gli fosse apparsa agli occhi neanche pochi minuti prima, gli si
parò davanti l'espressione di disgusto di Hermione e all'impatto delle cinque
dita contro la sua guancia.
Certo, anche a mente fredda, le ragioni che lo avevano spinto ad un gesto così
sconsiderato, gli parvero più che giuste, ma in cuor suo si rendeva conto che
il regolamento di conti tra lui ed il bulgaro poteva essere svolto diversamente,
e si pentì amaramente di essersi messo così in cattiva luce in quella
situazione.
Harry non sapeva come consolare l'amico, nè tantomeno cosa consigliargli. Si
limitò a dagli un'altra pacca, più energica, e assicurargli che Hermione lo
avrebbe perdonato come al solito, anche se ne era sempre meno convinto.
Ron volle credere alle parole dell'amico ed abozzò un sorrisino speranzoso.
*
Le previsioni di Harry sul perdono
di Hermione si rivelarono, come prevedibile, sbagliatissime.
La ragazza a colazione sedette all'altra estremità della tavolata, seguita da
Ginny e con una compagnia ben diversa del solito: Colin Canon e suo fratello.
Ron la guardò per un attimo sconsolato, poi prese a consumare il pasto
meccanicamente e con lentezza inusuale.
Ogni tanto tendeva l'orecchio per cogliere stalci di conversazione tra la
ragazza e i compagni, ma i loro argomenti erano tutto fuorchè interessanti:
lezioni, fotografia ed elfi domestici. A volte poteva sentire distintamente la
voce di Hermione esclamare di quanto fosse stata pessima la gita del giorno
prima. Naturalmente il motivo di tanto scarso divertimento non veniva spiegato,
ma Ron sapeva perfettamente che le frecciatine erano precisamente mirate alla
sue persona, e subì silenziosamente quella tortura, come punizione per aver
tanto ardito.
Osservò per tutta la giornata le tattiche brillantemente messe in atto
dall'amica per sfuggirli e per un attimo si sentì lusingato di tanto impegno
mentale dedicato a lui.
Cercò di avvicinare la sorella ma ogni tentativo fu vano. Le uniche parole che
gli rivolse Ginny furono un freddo "Lasciala stare" durante l'ora di
pranzo. Evidentemente era rimasta molto delusa dall'atteggiamento del fratello
e, forse ancor di più, mortificata perchè lo stesso aveva snobbato alla grande
i suoi consigli.
Ron ebbe tutta la giornata per farsi coraggio e prendersi la responsabilità
delle sue azioni.
Sapeva, o perlomeno aveva saputo, che Hermione era sola in biblioteca e che ci
sarebbe rimasta fino alla chiusura, situazione ottimale per avvicinarla senza
dover subire l'umiliazione di testimoni diretti.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando, convinto più che mai, lasciò la Sala
Comune a passo spedito con in testa stampate le parole da dirle.
Harry lo guardò soddisfatto della sua determinazione e si immerse nuovamente
nei compiti col cuore più leggero.
Ron attraversò il corridoio semideserto con assoluta calma, con la certezza che
Hermione lo avrebbe ascoltato e perdonato nel giro di pochi minuti.
Scese le scale sempre più convinto di ciò e in un baleno si trovò davanti la
biblioteca, anch'essa semivuota, illuminata dagli ultimi bagliori pomeridiani.
Hermione appariva come una figura eterea, con lo sguardo corrucciato dalla
concentrazione, e la luce solare che le appariva alle spalle.
Il ragazzo, dopo un'ultima titubanza motivata dalla sua incapacità di
esprimersi decentemente dinanzi a lei, le si parò davanti e poggiò una mano
sul tavolo per attirare la sua attenzione.
Hermione non alzò neanche la testa e continuò a leggere un libro che aveva
l'aria di non essere toccato da secoli.
"Mi fai ombra" disse in tono glaciale dopo qualche minuto, al che Ron
si sedette. La osservò ancora un pò tamburellando le dita impazientemente sul
tavolo poi decise di parlare
"Hermio..."
"Zitto. Non voglio sentire una sola parola" lo zittì lei, ancora più
freddamente. Il ragazzo continuò ad osservarla, cosa che la fece spazientire
più di un'intero discorso poco gradito.
Non le restò che arrendersi. Così alzò il capo, guardandolo dritto negli
occhi, con aria di sfida e stizza perfettamente miscelate. Ron si sentì
incoraggiato da quel gesto ma tutto il discorso pieno di buoni propositi di poco
prima era rimasto da qualche parte nel corridoio del terzo piano.
Addio discorso sensato, si disse, era arrivato il momento di improvvisare.
"Ecco...si...dicevo..." farfugliò imbarazzato, interrompendo il
contatto visivo "...riguardo a ieri. Si ieri..." lei lo guardò come
se fosse un povero pazzo e lui si sentì tutto il peso di quello sguardo
gravargli sulla lingua, che ostentava ad andare per fatti suoi "...io
quella cosa l'ho fatta per un motivo, già"
Hermione sorrise, con sarcasmo crescente "un motivo? Ah! Certo! E di grazia
potrei sapere quale?" disse chiudendo il libro e poggiandovi i gomiti
sopra, impaziente della risposta dell'amico.
Lui indugiò lungo, poi parve illumarsi di genio "Io sono fermamente
convinto che Viktor voglia portarti a letto. Magari anche più di una volta, fin
quando non è soddisfatto. E poi scaricarti...già."
Ecco. L'aveva detto. Gli tornò in mente il discorso fatto con Harry appena due
giorni prima riguardo la questione. Sapeva che parlarne con Harry era un conto,
ma dirlo alla diretta interessata, ne era un'altro.
Senza contare il fatto che lui per primo non era convintissimo di questa cosa.
Viktor aveva avuto ben altre occasioni di allungare le mani addosso alla
ragazza, ma non ci aveva mai neppure provato. Ciò stava a significare due cose:
o era irrimediabilmente imbranato, o semplicemente i suoi sentimenti erano
sinceri.
Ma l'orgoglio di Ron non gli permetteva di ammetterlo, così la scusa delle
perversioni sessuali di Krum su Hermione gli parve così ovvia, che pensò non
ci fosse nulla di male a renderla nota.
Ma la reazione di lei fu quanto di peggiore potesse capitare.
Prima lo guardò con odio che non aveva mai e poi mai visto dipinto nei suoi
occhi, poi subentrò l'indignazione e il disgusto. Tutto questo accadde in
pochissimo tempo, come in pochi secondi lei scomparì, buttando la sedia per
aria e lasciando lì tutte le sue cose.
Ron, senza neanche starci a pensare, si alzò altrettanto velocemente correndo
come un'ossesso verso la figurina che sfrecciava appena avanti a lui. Ma
stavolta non ci fu bisogno di forza per fermarla.
Poco dopo Hermione si trovò davanti ad un vicolo cieco. La sua figura di spalle
sprizzava odio e rancore dei più neri ma il ragazzo, come se guidato da una
forza estranea, non esitò ad afferrarle il polso e a strattonarglielo per
costringerla a girarsi.
Dopo qualche tentativo le tirò con forza bruta il braccio costringendola di
fronte a se, ed ignorando il mugolio acuto di dolore che aveva lanciato.
I loro occhi per un attimo si incrociarono. Hermione non piangeva, ma tremava.
Per la prima volta aveva paura di una delle persone che le erano state più
vicine in tutta la sua vita.
Aveva paura di Ron.
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I Pg della saga non sono miei,
ma appartengono a JK Rowling!
Volevo taaaaanto ringraziarvi per avermi invogliata a continuare questa ficchina
che, non lo nascondo, per questi capitoli di preludio al finale, mi ha portato
un pò di grane.
Non mi dilungo perchè ho un sonno terribile e non sono conscia delle mie azioni
ç_ç ma voglio mandare un grosso abbraccio a tutti voi per il supporto, non so
davvero come farei senza ;_;.
Sanae
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Capitolo 7 *** Rimorso ***
Capitolo Due
Harry, sono Ginny.
Avrei voluto parlarntene durante gli allenamenti, ma a quanto pare non c'è
stata possibilità.
Sarò breve:se mio fratello entro domani non si scusa con Hermione puoi
riferirgli che non gli rivolgerò mai più la parola e che avviserò la mamma
del suo comportamento.
Non ho altro da dire, ciao.
Ron forzò la stretta ancora un
pò, con la mente completamente annebbiata, assolutamente inconscio della sua azione.
Guardò le pieghe della maglia di Hermione contratte allo stremo e si rese conto
solo in quel momento che stava esagerando.
Lentamente, la lasciò andare,
senza il coraggio di guardarla in volto. La rabbia e la gelosia andarono
scemando, lasciando il posto ad un grosso senso oppressivo di vergogna.
Non riusciva a capacitarsi di aver fatto una cosa tanto violenta. E non riusciva a
credere che la sua impulsività lo avesse portato ad un atto così spregevole.
Voleva dire qualcosa, qualcosa per giustificarsi, ma di scuse non ce n'erano,
neanche a volerne inventare.
Hermione rimase immobile per qualche interminabile minuto, e il gelo scese sui
due. La mente della ragazza lavorò freneticamente e l'unica cosa sensata che
trovò da fare fu andarsene e giurare a se stessa che la loro amicizia aveva
tomba in quel luogo.
In tutti quegli anni gli aveva perdonato fin troppe cose, ma questo superava il
limite. Il braccio le doleva moltissimo, sentiva come se le dita di lui lo stringessero ancora con violenza.
"Sei uno stronzo..." riuscì a dire dopo molto, superandolo e
incamminandosi verso le scale velocemente. Ron sentì quelle parole trafiggergli
il petto, la minima speranza che il suo gesto venisse sottovalutato, fu
distrutta.
Ormai non c'era nulla da fare, nè da dire. Accettò il suo destino e la seguì
con la coda tra le gambe e lo sguardo basso.
Il silenzio fu rotto da un grosso tonfo provenire dalle scale. Si affrettò a
controllare cosa fosse successo ed uno spettacolo raccapricciante gli si
presentò agli occhi.
Hermione era stesa di lungo a terra, il labbro insanguinato per aver colpito lo
spigolo della scala e gli occhi chiusi.
"Hermione!" esclamò lui senza esitare e le si avventò addosso per
constatarne lo stato di salute.
Aveva perso i sensi, il suo colorito perdeva di tono ogni secondo che passava e
il sangue continuava a fluire in abbondanza sul pavimento grigiastro. Senza
pensare ad alcunchè se la caricò sulle spalle e corse verso l'infermeria il
più veloce possibile.
*
"E' stato un calo di
zuccheri" sussurrò Ginny a Lavanda e Calì che erano sedute sulla sponda
del letto. Tutte e tre osservavano l'amica, beatamente addormentata, con aria
profondamente dispiaciuta e un pizzico d'apprensione, nonostante avessero
constatato che le condizioni della ragazza fossero in netta ripresa.
Madama Chips aveva loro concesso di restare solo una decina di minuti,
rimproverandole di disturbare il riposo della sua paziente e brontolando contro
i loro chiacchiericci fastidiosi.
Hermione si era svegliata poco dopo il suo trasporto in infermeria, aveva
ingerito una sostanza rosastra che avrebbe dovuto donarle le forze perdute e si
era subito addormentata.
Harry varcò la soglia della stanza con dipinta in volto un'espressione
terrorizzata, ma Ginny gli andò incontro rassicurandolo che l'amica stava bene
e che sarebbero bastati un paio di giorni di ricovero a farla tornare come
nuova.
"Ho ricevuto il tuo biglietto..." disse lui imbarazzato, cercando di
non farsi sentire da Calì e Lavanda che parevano interessatissime alla presenza
di Harry. Ginny lo guardò accigliandosi.
"...ecco stavo appunto per parlare con Ron, quando lui mi ha avvisato di
Hermione. E' molto dispiaciuto e..."
"Farebbe bene a venirla a trovare e scusarsi..." sbottò Ginny
acidamente "...è per via dello stress dell'ultimo periodo che Hermione è
in quel letto e, puoi starne sicuro, lui è la fonte più prospera di guai che
le sia capitata"
Harry cercò velatamente di nascondere alla ragazza che appena poco prima del
mancamento Hermione aveva avuto una tremenda discussione con Ron, si limitò ad
annuire "Sicuramente Ron avrà modo di scusarsi. Ma sii più indulgente con
lui, è comprensibile il suo atteggiamento se ci pensi bene"
"Comprensibile?!" urlò lei in risposta "Harry mi meraviglio di
te! Il cervello lo hai lasciato in camera a quanto noto! Si è comportato da
poppante e crede anche di aver ragione! Non trovo atteggiamento peggiore di
questo! Nossignore!"
Madama Chips spazientita dopo le urla provenienti dalla piccola Weasley, si
assicurò di sbattere fuori tutti i visitatori senza alcuna pietà, rivendicando
lo stato di salute di Hermione, più sdegnata che mai per tanta indelicatezza.
Harry si recò immediatamente dove aveva lasciato Ron qualche minuto prima. Il
ragazzo era in giardino, seduto contro il tronco di una vecchia quercia, con lo
sguardo perso nel lago.
"Sta bene. Una notte di sonno e si rimetterà completamente..." disse
il ragazzo sedendosi anche lui e sospirando stancamente "...e non credo le
dispiacerebbe vederti...insomma non può essere tanto grave quello che vi siete
detti, no?"
Ron si limitò a scuotere la testa con aria persa. Harry non sapeva propriamente
tutto, perciò poteva permettersi di sperare un'ipotetica conciliazione.
Si alzò in piedi di scatto, facendo sobbalzare l'amico "E ora dove diavolo
vai?" chiese senza capire.
"Devo scrivere una cosa" rispose il rosso sparendo quasi subito.
Arrivò in Sala Comune ad una velocità impressionante e, alla stessa velocità,
si procurò pergamena e piuma incerto sul cosa scrivere ma con un'enorme voglia
di farlo.
Quando, dopo circa trenta minuti, ebbe finito arrotolò il tutto con cura e, con
mole più tranquilla, raggiunse l'infermeria. Dovette aspettare quindici minuti
buoni prima che Madama Chips si allontanasse lasciandogli il campo libero.
Si infilò insicuro nella stanza, formulando mentalmente qualche scusa
plausibile nel caso in cui fosse stato scoperto.
Hermione giaceva addormentata nel lettino, la bocca socchiusa e le braccia stese
sopra le coperte. La finestra era aperta e il venticello serale scuoteva le
tende in un ritmo dolce e quasi ipnotico.
Ron non era sicuro sul da farsi, l'unica cosa sicura era che doveva consegnarle
quella lettera, e che sarebbe stato meglio se non si fosse svegliata nel
frattanto.
Madama Chips sarebbe tornata a momenti e avrebbe fatto bene a muoversi così si
fece coraggio e avvicinò diminuì la distanza tra lui e la ragazza, titubante.
Notò quasi subito il polso livido che poco prima aveva stretto con tanta forza.
Le diede una carezza goffa e si sentì più colpevole che mai man mano che il
violaceo risaltava ai suoi occhi. Osservò poi il viso di Hermione addormentata
e provò una grande tenerezza.
Per un attimo ebbe la voglia di stringerla forte a sè e urlarle quanto le
dispiaceva di essere stato così stupido. Ma ormai era troppo tardi, dubitava di
poterlo fare senza ricevere un sonoro schiaffo o qualche altra offesa, senza
parlare della vergogna che avrebbe provato a confessarsi in errore.
Lasciò la pergamena ben sigillata sul comodino accanto al letto, in bella
vista, e si chinò poggiando un leggero bacio sulla fronte della ragazza, sempre
addormentata.
Rimase a guardarla ancora qualche secondo, come se le gambe non rispondessero al
comando di lasciare la stanza, quando il ricordo della Chips e del suo imminente
ritorno gli balenò in mente.
Si allontanò sperando che Hermione non stracciasse la pergamena ancor prima di
leggerla e puntò nuovamente verso il parco.
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CONTINUA
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I Pg della saga non sono miei,
ma appartengono a JK Rowling!
Questo chappino è alquanto inutile ma mi serviva per guidare i burat...ehm
i personaggi ((^_^;;;;;;)) al prossimo, che sarebbe il finale ^_^.
Non mi dilungo perchè pentole e fornelli mi attendono ;_; baciozzi sparsi! :*
Sanae
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Capitolo 8 *** Confessioni ***
Capitolo Due
Cara Hermione,
lo so, non ho il diritto di
chiamarti "cara" ma non so iniziare le lettere in altro modo, scusami
questa mancanza.
Dato che, come saprai, sono incapace di parlare senza combinare qualche guaio,
ti scrivo.
Così, nel caso in cui quello che dico ti fa arrabiare, distruggi la
lettera e non la mia faccia.
Ti spiegherò alcune cose e, da queste, capirai il mio atteggiamento di oggi, ieri, ieri l'altro, due anni fa, eccetera.
Invidio Krum. Lo invidio da morire.
Sai...è un gran giocatore. E poi è famoso, ricco. Ma non è solo questo. Mi
ero prefisso di essere sincero e voglio esserlo, c'è necessità che io lo sia
se non voglio che tu mi odi per l'eternità.
Io gli invidio i tuoi sorrisi. Il tuo tono compiaciuto e ammirato quando
chiacchierate. Il fatto che lui ti dice solo cose carine e invidio il rossore delle tue
guance quando ti guarda troppo a lungo.
Lo invidio perchè è onesto, perchè non nasconde quello che prova, perchè non
ha paura di essere dolce a costo di essere schernito.
Quando lui è con te, non c'è nessun altro. E anche per te.
Io lo invidio perchè, anche se per vie tortuose, è riuscito ad arrivarti al
cuore.
Perchè quando passeggi con lui lo prendi per mano, e non te ne vergogni.
Perchè nonostante lo conosci quasi niente, dato che vi sarete visti due volte
in tre anni, ti fidi di lui, e non hai paura di stargli vicino. Nè tantomeno
imbarazzo.
Hermione ci sono tante cose che vorrei dirti ma preferisco chiudere qui le mie
giustificazioni. Non ho nulla in contrario se diventi la ragazza di Viktor, o
Vicky se preferisci, ti auguro solo tanto bene.
Mi scuserò con lui personalmente e, non appena lo rivedrò, mi sforzerò di
farmelo passare per simpatico.
Lo faccio solo perchè non voglio vederti piangere, nè arrabiarti.
Spero che la situazione sia più chiara ora, guarisci presto che Ruf è più
noioso del solito ed Harry non vuole collaborare per gli appunti,
Ron.
PS: spero che il livido sul
braccio sia passato. Ti lascio una boccetta di un unguento speciale, che mia
madre mi infila sempre nel baule, e che è ottimo per questi piccoli malanni.
Scusami tanto, non era mia intenzione farti male, ma non so che mi è preso.
Quando ci vediamo puoi darmi uno schiaffo, un calcio, puoi infliggermi qualunque
male fisico a tuo piacere. Scusa.
Hermione lesse quella lettera una
volta, e tanto distrattamente da coglierne solo i lati negativi. La ripose dove era in precedenza e
prese rifletterci su.
Detestava Ron. Odiava il suo atteggiamento infantile, la sua gelosia. Non
sopportava neanche di sentire il suo nome, perchè lo collegava automaticamente al
dolore che aveva provato quando le aveva stretto il braccio, o quando aveva
colpito Krum.
Senza parlare delle volgari insinuazioni che aveva fatto sul
rapporto tra lei e il bulgaro.
Viktor voleva portarsela a letto? Le sembrò così ridicolo che per poco non le
venne da ridere. Insomma Viktor poteva avere anche delle mire sessuali su di
lei, e magari era anche normale per un ragazzo di 19 anni in gran salute, ma
insinuare che l'interessamento del ragazzo ne suoi confronti era dovuto solo a
quel motivo era un'offesa bella buona.
Con la mente annebbiata dalla rabbia e il risentimento, non badò che Ron
tramite quella lettera voleva trasmetterle qualcosa.
Magari non con le parole giuste, e neppure con un lessico affettato.
Qualcosa di molto profondo
che aveva celato dietro una maschera d'infantilismo e sfacciataggine, qualcosa
che andava molto al di là dell'amicizia.
Osserrvò la boccetta d'unguento che le offriva e, in un momento di ira acuta,
la scaravetò sul pavimento.
Il polso le doleva in maniera innaturale, allo stesso modo le doleva il petto.
Sentiva che qualcosa d'importante le stava scivolando tra le dita, sentiva il
rispetto e il bene provato per Ron fino a quel momento, come qualcosa di buttato
ai porci.
Non doveva agitarsi, se Madama Chips avesse scoperto l'intrusione di Ron e la
lettera, sarebbe andata su tutte le furie, quindi fece il suo meglio per fingersi
nuovamente addormentata ed attendere con ansia la visita mattutina di Ginny.
Ron, nel frattanto, aveva passato la notte in bianco più terribile che gli
fosse mai capitata. Erano le due del mattino quando attraversò il buco del
ritratto, di ritorno dal suo giro
solitario nel parco e Harry, che aveva finto di leggere un libro per aspettarlo,
notò in lui un pallore innaturale e gli
occhi gonfi e rossi.
Gli si avvicinò buttandogli sulle spalle il plaid che aveva sulle gambe fino a poco
prima e sfregandogli il braccio.
"Ron?" bisbigliò con cautela,
constatando il precario stato psicologico dell'amico "Tutto bene?"
Il rosso annuì ma era chiaro che mentisse. Si lasciò cadere sulla prima
poltrona disponibile e si cacciò la testa tra le mani, respirando
rumorosamente. Harry non potè che preoccuparsi ulteriormente.
Si chinò accanto a lui, cercando di essere il più delicato possibile
"Vuoi parlarne? Starò zitto come una mosca, sfogarti ti farà sicuramente
bene, vedrai" disse nel suo miglior tono rassicurante.
Ron alzò il capo e lo guardò spaventato ed Harry in quel momento si rese conto
di quanto quella situazione gli gravasse pesantemente addosso.
Era diventato vittima di se stesso e della sua stessa gelosia.
"C...Credo che Hermione...non mi parlerà più..." disse in un
sussurro, direzionando subito lo sguardo altrove per cercare di apparire meno
turbato possibile.
"Ron, dovresti parlarle, ma parlarle davvero stavolta" fece Harry,
sperando che quella fosse la volta buona.
"Lei ha il diritto di sapere la
verità...perchè tu le vuoi bene, vero?"
Il ragazzo annuì, ma Harry non fu propriamente soddisfatto "Le vuoi un
bene...particolare, no?"
Ron rimase in silenzio per qualche minuto poi si decise a rispondere "Lei
è la ragazza a cui voglio più bene in assoluto. Quella con cui vorrei
stare"
"Bene!" esclamò Harry mettendosi in piedi e puntando l'amico con la
mano "Ma perchè era così difficile ammetterlo?! Noi tutti ci siamo
accorti che ti piace Hermione, e da secoli anche! Sei sempre stato tu quello che
non l'ha mai ammesso! E dovevi picchiare Viktor e mandarla in infermeria per
confessarlo?"
Ron tornò a sorreggersi la testa con le mani, coprendosi il volto, le sue
orecche diventarono paonazze. Harry non riuscì a reprimere un sorrisetto
soddisfatto.
"Va da lei" disse dandogli un'energica pacca sulla spalla "va da
lei e dille tutto"
"Ma è notte fonda!" urlò Ron disorientato. Ma Harry non volle sentir
ragioni.
Entro dieci minuti Ron si trovò col mantello dell'invisibilità addosso,
cacciato nel corridoio, e con la responsabilità di essere onesto una volta per
tutte.
Si fece coraggio e raggiunse l'infermeria con estrema lentezza. Non sapeva come
iniziare l'argomento ma sperava che la lettera gli facilitasse il compito.
*
Hermione proprio non riusciva a
chiudere occhio. Dopo l'ultimo controllo della Chips aveva acceso la torcia
accanto al letto e ripreso la lettera di Ron. Era alla decima lettura, circa.
Continuava ad essere arrabiata con lui ma, man mano che la rileggeva qualche
particolare le saltava all'occhio e contribuiva a raddolcirla.
Si sentì un pò triste per aver sempre ignorato il disagio dell'amico nei
confronti di Viktor e anche un pizzico in colpa per la mancanza di sensibilità.
Cominciava ad intuire il velato messaggio che Ron le mandava, e ciò contribuiva
a turbarla più di quanto non lo fosse.
Sentì la porta dell'infermeria scricchiolare quindi si accucciò nuovamente
sotto le coperte fingendosi dormiente, con le dita strette intorno alla pergamena.
Dei passi si avvicinavano al suo letto, scostavano la tendina che lo isolava dal
resto della stanza, poi con estrema delicatezza sentì strusciare a terra i
piedi della sedia con uno stridente rumorino.
Qualcuno si era appena seduto accanto a lei, sentiva il suo sguardo addosso.
"Hermione..." pronunciò la voce di Ron, lei spalancò gli occhi per
la sorpresa, ma assicurandosi che le coperte non la svelassero.
Una mano le sfiorò la schiena e
la cosa la fece rabbrividire.
"Stai...dormendo?" insistè Ron con tono delicato, continuando a
carezzarla. Lei, per rendere più veritiero il suo sonno, si rigirò facendo in
modo che il suo viso fosse rivolto in direzione del ragazzo, gli occhi chiusi
con più naturalezza possibile.
Lui la guardò sentendosi lo stomaco salire in gola, ritirò la mano e riflettè
attentamente sul da farsi.
"Scusami..." iniziò a dire seriamente pentito "...scusami di
tutto Hermione..."
Lei fece cadere la mano con la quale sorreggeva la lettera fuori dalle lenzuola,
sfiorando involontariamente la gamba del ragazzo.
Lui la guardò e andò avanti "...lo so che è troppo tardi e che molto
probabilmente se fossi sveglia già mi avresti mandato via a calci
ma...ma..."
Ron deglutì rumorosamente. La ragazza strinse le labbra trattenendosi
dall'alzarsi e tappargli la bocca.
Aveva paura di quello che stava per dirle,
troppa paura.
Paura che fosse quello che aveva sperato e temuto da tempo.
Ron dal canto suo sembrava aver perso l'uso della parola. Osservò a lungo la
lettera stretta tra le dita di Hermione e sospirò stancamente.
Considerò quella confessione a senso unico come una sorta di allenamento.
Riuscire ad ammettere quelle cose, anche se Hermione era *addormentata*, era di
per se un grandissimo passo avanti. Prese fiato ed andò avanti.
"...ti amo Herm, ed è per questo che mi comporto da stupido. Perchè non
te lo dirò mai e mi auguro che sia tu ad accorgertene, mi eviteresti molti
imbarazzi, sai?" si alzò in
piedi facendo un sorrisetto sarcastico "...e con questo ho dimostrato a me
stesso quanto riesco ad essere cretino, dato che ti ho confessato il mio amore
mentre dormivi"
Fece per allontanarsi ma una mano gli tirò i pantaloni con forza. Si voltò
guardando cosa lo trattenesse e notò la sua lettera a terra e il braccio di
lei, fino a poco prima penzolante, teso verso la sua gamba.
Alzò lo sguardo terrorizzato e notò che gli occhi di Hermione erano spalancati
ed un'espressione indescrivibile le dipingeva il volto.
Era sorpresa.
"Hai...senti...sentito...?" disse Ron con voce rauca, come se non
parlasse da secoli. Lei annuì e lasciò la presa.
Il ragazzo, nonostante le sue gambe gli suggerissero di correre il più lontano
possibile, tornò a sedersi
vergognandosi profondamente di tutte le parole dette, una ad una, e riflettendo
velocemente sul come giustificarle.
Tirò su col naso, infreddolito e guardò l'amica. Hermione sembrava aspettare un chiarimento, si mise
a sedere anche lei e lo guardò con insistenza.
"Che c'è?" fece lui interrogativo. Lei afferrò la lettera da terra e
gliela porse "Quello che è scritto qua dentro...è vero?"
Lui annuì, senza sapere cosa aggiungere.
"Dammi un motivo per cui dovrei perdonarti, Ron. Dammene uno solo"
insistè Hermione, riuscendo a fatica a non pensare a cosa avesse detto il
ragazzo neanche un minuto fa "Se io mi comporto così con Viktor è
perchè..."
"Perchè lui è gentile, cortese e non ti fa piangere..." le suggerì
Ron con un sorriso amaro "...parole di Harry. Parole *sante*. Ma sono così
sgarbato io con te?" chiese con un'espressione buffa. Hermione si trattenne
a stento dal ridere.
"Sei uno scimmione, Ron. Della peggior specie. Riesci a farti odiare con
grande facilità, sai?"
Lui abbassò la testa mentre le sue orecchie cominciavano a tendere al colore
dei capelli "Anche tu...sei odiosa a volte...ma nessuno te lo dice,
ecco" borbottò in risposta.
Hermione si limitò a sospirare "Lo so, lo so. Povero Harry, che amici
scriteriati si ritrova" Ron alzò le spalle e sorrise.
Lei notò improvvisamente che le spalle dell'amico fossero più larghe
dall'ultima volta che le aveva osservate. E anche le sue mani.
Provò un moto di affetto improvviso per quel ragazzone goffo e impacciato che
gli stava davanti e gli scompigliò la testa con la mano "E davvero mi
ami?" chiese a bruciapelo, senza guardarlo.
Lui balbettò qualcosa senza senzo, con l'imbarazzo che gli tappava la gola e si
limitò a guardarla per quella che parve un'eternità. Le afferrò l'altra mano
e la attirò a se, baciandola con dolcezza.
Lei scese la mano con la quale toccava i suoi capelli fino alla nuca e vi si
aggrappò delicatamente, ricambiando il bacio.
La finestra dietro al letto era ancora aperta. Un venticello lieve e fresco
sollevò la tenda, che andava a scontrarsi leggermente con la testa della
ragazza.
Ron si staccò per un attimo e si sedette accanto a lei, sulla sponda del letto.
La stese sul cuscino e si chinò per tornare a baciarla.
Hermione si lasciò scappare una risatina. "Sembro la Bella Addormentata
nel Bosco!" esclamò sottovoce, con le gote arrossate e le labbra ancora
umide e gonfie per il bacio. Lui la guardò stranito, il viso a pochi centimetri
dal suo.
"E chi diamine è?" chiese bruscamente dopo averci riflettuto un pò.
Lei scoppiò a ridere, intrecciando le mani dietro la sua nuca "Una
principessa che si sveglia col bacio del principe...dovresti tagliare questi
capelli lo sai?"
"Sembri mia madre..." brontolò Ron chinandosi a baciarla di nuovo
"...allora fai finta di dormire, e io ti sveglio, va bene?"
Hermione rise di nuovo, grattandosi la punta del naso "Non ho mai sentito
nulla di più ridicolo...".
"Vedi che lo faccio perchè ti fa piacere, sai quanto detesto queste
sciocchezze..." la rimbeccò lui, ostentando un'espressione infastidita.
Lei chiuse gli occhi, continuando a sorridere "Sto dormendo..."
Ron la osservò soddisfatto. Ringraziò il cielo che le cose si fossero risolte
e che, ancora una volta, Hermione lo avesse capito e perdonato. Ringraziò anche
Krum, perchè per una buona volta il suo brutto muso era servito a qualcosa di
costruttivo.
Ripromise a se stesso che mai e poi mai in futuro, per qualunque motivo,
l'avrebbe fatta piangere. O fatto del male.
Calò la testa e le sfiorò le labbra con le sue. Lei aprì gli occhi e sorrise
a labbra strette. "Dimmelo di nuovo..."
Ron alzò le sopracciglia senza capire. "Che...che mi ami..."
continuò la ragazza, con un filo di voce.
"Ti amo".
Caro Viktor,
so che faccio male a non dirtelo a voce, ma ho urgenza di chiarire con te. Se
poi vorrai sono disposta a vederci e parlarne approfonditamente, per te questo
ed altro.
Io ti voglio molto bene, davvero molto. Purtroppo non riesco a pensare a te come
qualcosa più di un'amico e, se devo essere sincera, imputo la colpa di ciò al
fatto che da anni ho qualcun'altro per la testa.
Non volermene. Avrei dovuto parlartene prima, lo so, ma non ero sicura neanche
io dei miei sentimenti e non ho voluto illuderti, sia chiaro.
Fino all'ultimo ho cercato per te un posto nel mio cuore, ma per me rimani e
rimarrai sempre uno dei migliori amici che abbia avuto, nulla di più.
Spero che tu capisca le mie ragioni e che, non per questo, la nostra amicizia
vada in panne.
Ti mando un'abbraccio, con affetto
Hermione.
***********************************************************************************************
FINE
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I Pg della saga non sono miei,
ma appartengono a JK Rowling!
Cosa dire T_T? Soffio fu la prima fanfic che scrissi su Harry Potter e, benchè
la forma narrativa è stata cambiata di recente, la trama di per sè è sempre
stata questa dall'inizio.
Dopo più di un anno dall'ideazione vederla terminata mi fa un pò commuovere
;_;.
Poi ho sempre sognato il bacio in infermeria, scusate la smielatezza ma non son
riuscita a renderlo diversamente ;_; pardon.
La "lettera" di Ron è stata un'idea fornitomi da Orgoglio e
Pregiudizio ((Darcy *_* Darcy *_*)) perciò diamo i suoi diritti alla buonanima
della Austen u.u
Beh vorrei ringraziare tutti, questa fanfic è stata una sfida, più volte ho
pensato di lasciarla in sospeso, ma poi il leggere i vostri incoraggiamenti mi
ha dato la forza di andare avanti, tutti i grazie di questo mondo non
basterebbero!
Spero che il finale non sia deludente! Un bacione a tutti! Alla prossima ^_-
Sanae
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