L'ombra di C-18

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un allenamento movimentato ***
Capitolo 3: *** Una difficile confidenza ***
Capitolo 4: *** Credere nell'amore ***
Capitolo 5: *** Frammenti di memoria ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


JAMINA, ovvero l'autrice di questa serie di fanfic su Dragon Ball - 'Le Fanfiction di Jamina' - è tornata in Albania nell'estate del 2012. Prima di partire mi ha lasciato almeno una cinquantina ( se non di più ) di bozze e appunti cartacei, con la promessa che le avrei caricate qui a nome suo.

In Fede

DAVID BIZZARRI

 

L'ombra di C-18
( immagini tratte da internet )

 

Quando C-18 riaprì gli occhi nel bel mezzo del sonno, sconvolta senza neppure conoscere il motivo, il suo corpo prese a sussultare e il cuore a batterle sempre più forte.
Stringendosi la coperta addosso, come se quella sensazione di gelo improvviso fosse dovuta a qualcosa di fisico, l'androide si mise a sedere sul letto in preda a violenti brividi e con lo stomaco in subbuglio.
Aveva paura!
Era da tanto che non provava una simile sensazione.
Ricordava vagamente cosa aveva provato, poco prima di venire assorbita dal corpo mostruoso di Cell, ma stavolta era diverso.
C-18 non sapeva assolutamente il "come" e il "perché" di questo suo terrore, eppure lo percepiva chiaramente nelle ossa, e per quanto cercasse di attribuirgli una giustificazione...
Niente.
Buio completo.
La sua mente artificiale era in grado di elaborare dati e di ristabilire i valori del suo organismo, con la velocità di un computer sofisticatissimo, ma la paura faceva parte di una componente umana che non si può semplicemente rimuovere con una scansione di controllo.

- Che cosa mi sta succedendo - mormorò angosciata. - Perché, di che cosa ho paura? Non riesco proprio a capirlo, eppure...

D'istinto si girò verso il proprio compagno.
Crilin dormiva ancora beatamente, russando peraltro, con la bocca spalancata a mo' di rana in letargo.
C-18 pensò dapprima di svegliarlo ma, non sapendo neppure lei stessa la causa del proprio turbamento, non le sembrava giusto guastargli il sonno.
Da che lei stessa gli aveva rimproverato più volte di essere uno scansafatiche, il poverino si era dato estremamente da fare per svolgere ogni tipo di lavoro consono alle sue possibilità: pony-express, scaricatore portuale, manovale presso un'impresa edile a Satan City... senza trascurare poi gli allenamenti quotidiani con la sua dolce mogliettina affettuosa, capace di suonarlo come un tamburo se solo si azzardava ad abbassare la guardia.
Pur non essendo un Adone, fisicamente parlando, Crilin era comunque un marito devoto e un compagno pieno di buone qualità... e a livello di prestazioni, volendo proprio sottolineare, non era affatto male neanche lì.
Vedendolo dormire così bene, quasi invidiandolo in un certo senso, C-18 si limitò a sorridergli teneramente.
Quella notte pareva più fredda del solito per lei ma, come si strinse piano al corpo del marito, la sensazione di calore attenuò un poco tutte quelle ansie che si portava dentro. C-18 si portò la mano ai capelli con fare seducente, e prese a sussurrargli qualcosa nell'orecchio.

- Lo so che non te lo dico spesso, non te lo dico praticamente mai... Ma tu sai quello che provo, vero?
- Mhm...
- Dai, sii serio!
- Eddài, amore, dammi fiato... RONF - borbottò Crilin nel sonno. - Lo sai che preferisco... ZZZ... quando mi fai le coccole, tante coccole... RONF...
- Ah, è così - fece lei, inarcando bonariamente il sopracciglio. - Ti piacciono le coccole, furbacchione che non sei altro!

Facendosi sempre più stretta a lui, lasciando che le braccia di Crilin si facessero istintivamente nido per accoglierla, C-18 si abbandonò completamente all'uomo che amava con tutto il cuore.

- Anch'io ho tanto bisogno di coccole, stanotte!

La voce dell'androide era poco più che un respiro lieve sulla punta delle labbra, la guancia accostata contro il petto forte e sicuro dell'altro, e anche l'espressione del suo volto sembrava diversa dal solito.
C-18 era una donna energica.
Dura come carattere, spesso difficile da trattare, ma anche lei sentiva il bisogno di assaporare tutto l'affetto e le attenzioni sincere di chi le voleva davvero bene.
Crilin l'amava, così come lo amava lei, e tale sentimento nasceva prima di tutto da un abbraccio.
E proprio in quell'abbraccio, pur con quella forte sensazione di panico ancora addosso, C-18 lasciò che il pensiero di Crilin al suo fianco togliesse spazio a tutto il resto e si addormentò.

 

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Capitolo 2
*** Un allenamento movimentato ***


Il giorno dopo, tutto sembrava assolutamente normale.
Crilin era appena tornato dal suo lavoro in città, passando anche dal supermercato a prendere i pannolini per Marron, e come al solito non poteva permettersi di sfuggire all'allenamento quotidiano con la sua dolce metà. Generalmente C-18 ci andava giù piuttosto pesantemente con lui, pur evitando di lanciargli addosso colpi energetici per ovvie ragioni, e dunque il poveretto arrivava quasi sempre alla fine della giornata che non riusciva quasi più a reggersi in piedi.
Quella volta però, pur con suo grande stupore, Crilin fu subito in grado di constatare che la moglie non stava combattendo come al solito.
Certo, i suoi pugni e i suoi calci erano a dir poco micidiali.
Un uomo normale si sarebbe ritrovato con le ossa letteralmente sbriciolate, cercando di attutire quell'immensa forza d'urto, e tuttavia Crilin si rese conto che C-18 stava combattendo con la mente da tutt'altra parte.
Al termine di un ennesimo scambio a distanza ravvicinata, impossibile da distinguere ad occhio nudo, Crilin intravide una falla nella guardia della consorte. Senza pensarci su due volte, preso com'era dalla foga del combattimento, l'affabile maritino caricò il braccio all'indietro ed effettuò uno "spezza-guardia" che arrestò l'impeto dell'avversaria. Prima che C-18 potesse anche solo reagire, il pugno di Crilin era già scattato in avanti con la stessa velocità di un fulmine.

- Ah!

Era la prima volta che C-18 accusava tanto duramente un colpo qualsiasi di suo marito.
In realtà, non lo aveva neppure visto arrivare.
Fin dall'inizio dell'allenamento infatti, si era limitata a sferrare innumerevoli raffiche di pugni e calci alla cieca, cercando invano di scrollarsi di dosso la spiacevole sensazione della notte precedente.
Tuttavia, pur essendo un androide, il suo corpo era pur sempre quello di un essere umano... a tutti gli effetti.
Anche un cyborg poteva risentire la propria emotività a livello fisico, come dimostravano i suoi attacchi privi di convinzione, e questo ora appariva più che evidente agli occhi dell'altro.
Crili intuì che c'era qualcosa che non andava.
Sapeva di non poter competere seriamente con lei, e neppure di potersi anche solo avvicinare al suo livello, dunque o si trattava di un caso...
O più semplicemente, sua moglie si era deconcentrata per delle ragioni che lui ignorava.
Vedendola schizzare all'indietro, come se il pugno che l'aveva investita fosse molto più potente di quanto era in realtà, Crilin sbarrò gli occhi preoccupato e subito si precipitò ad assicurarsi che stesse bene.
Dopo aver abbattuto due palme e l'amaca del Genio, sbattendoci addosso con la schiena, C-18 rimase accasciata dolorosamente sul fianco, come se a colpirla fosse stato Vegeta o qualcuno pari a lui come forza.

- Ehi, tesoro - esclamò Crilin a mo' di scusa. - M... Mi dispiace, davvero... Stai bene?

Nessuna risposta.
Sulle prime Crilin, dimenticando la straordinaria resistenza fisica di lei, arrivò quasi a pensare che il suo pugno potesse averla danneggiata in modo serio.
D'altronde era umano, per un marito, preoccuparsi così della propria moglie.
C-18 pure sembrava sofferente in viso, certo non a causa di quel pugno, e il suo ingenuo compagno già temeva di aver fatto una cazzata irreparàbile.

- Ehi, andiamo, non farmi spaventare - gemette. - Non... Non volevo, davvero, ma il fatto è che hai abbassato la guardia e allora... ecco, io non...

Mentre Crilin cercava di articolare qualcosa di sensato, C-18 recuperò improvvisamente sia le forze che la piena concentrazione. Il tempo di rialzarsi e, stringendo gli occhi per la rabbia, si lanciò in avanti come una furia scatenata.

Babbeo - urlò. - Per chi cavolo mi hai presa, si può sapere?

L'attimo dopo, Crilin si ritrovò sbatacchiato e suonato alla grande, come se gli fosse passata sopra una Genkidama di Goku.
C-18 parve calmarsi, pure ancora visibilmente stravolta, in ogni caso non se la sentiva più né di proseguire con l'allenamento né di infierire.
Dopotutto non era certo colpa di Crilin.

- D'accordo, basta così per oggi - disse.
- Fcufami - biascicò appena Crilin, la faccia gonfia tre volte le dimensioni normali, a causa delle botte che aveva appena ricevuto.
- No, scusami tu - tagliò corto lei. - Non... Non sono molto in forma, oggi...
- Eh ?!?

Di nuovo quella sensazione.
E stavolta ancora più intensa.
C-18 si strinse il petto, accucciandosi su sé stessa in preda a spasmi e violenti brividi, cosicché Crilin pensò subito a qualcosa di grave.

- Amore, ma... Che cosa ti prende?
- N... Niente - rispose lei, la fronte imperlata di sudore.
- Ma tu stai male davvero - osservò l'altro, chinandosi al suo fianco.
- Ti ho detto che non ho niente - ruggì C-18, spingendolo via con stizza. - Solo, ho bisogno di stare sola... Per favore, lasciami in pace!

Prima che Crilin potesse fare o dire qualcosa, costei si rialzò di scatto e spiccò il volo tenendosi la testa tra le mani, in preda a chissà quale dolore fortissimo.
Crilin rimase un momento spiazzato ma, recuperando in fretta il controllo di sé, decise di non perdere altro tempo e si lanciò subito a seguirla col cuore in gola.

 

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Capitolo 3
*** Una difficile confidenza ***


Crilin dovette intensificare al massimo la propria aura, per tenere dietro in volo alla stessa velocità della moglie.
C-18 era chiaramente sconvolta, tanto che accelerò più volte per seminarlo, ma in realtà non sapeva neppure lei dove andare. Immagini confuse e distorte si agitavano nella mente dell'androide, inducéndola al panico ma senza permetterle di capire perché, e la poverina non se la sentiva di ammettere una paura che non sapeva come giustificare.
Voleva soltanto scappare via, il più lontano possibile, da suo marito ma soprattutto da sé stessa.
Tuttavia Crilin era sempre dietro di lei, deciso a non perderla di vista.

- Che testardo che sei - gemette C-18, con grosse lacrime negli occhi. - Ti ho detto di lasciarmi stare... Possibile che tu non lo capisca?

Sfrecciando oltre il muro del suono, lasciando dietro di sé una bianca scia luminosa nell'aria, C-18 lasciò Crilin indietro di una buona distanza. Tuttavia questi fece l'impossibile per starle dietro, aumentando la velocità con la forza della disperazione, e alla fine riuscì a darsi uno scatto sufficiente per non farsi distanziare troppo.
Oltrepassate valli e oceani, deserti e pianure sconfinate, i due giunsero in prossimità della vecchia metropoli ovest. Quasi non si accorsero neppure che il cielo si andava rannuvolando e, mentre dei grossi goccioloni cominciavano già a cadere giù fitti, C-18 decise di fermarsi nella speranza di convincere il marito a tornare indietro e a lasciarla in pace.

- Amore, vuoi spiegarmi cosa ti è successo, così all'improvviso?

Crilin avrebbe preferito farsi strappare le braccia, piuttosto che vedere sua moglie soffrire. Non riusciva a credere che esistessero problemi in grado di turbarla, dal momento che lei stessa andava più che orgogliosa di non averne, tuttavia era ovvio che c'era qualcosa che la faceva soffrire.
Crilin supplicò C-18 di confidarsi con lui, ricordandole il suo ruolo di marito e l'importanza dei suoi doveri matrimoniali, ma l'altra fece semplicemente spallucce e gli rispose sgarbatamente di non impicciarsi in faccende che non lo riguardavano.

- Ti ho già detto che non ho niente - urlò. - Detesto che non mi si ascolti quando parlo, zuccone che non sei altro!
- Allora perché sei scappata via, di punto in bianco, senza dirmi niente? Ci dev'essere un motivo...
- Ero stanca, va bene - rispose C-18 seccatamente. - Mi hai fatta arrabbiare e ti ho chiesto "gentilmente" di lasciarmi sbollire un po'... E' così difficile da capire per te, razza di stupido ?!?

Crilin incassò ognuna di quelle dure parole, non tanto perché ci fosse abituato, ma perché conosceva abbastanza di sua moglie per capire che dietro al suo atteggiamento burbero in realtà vi era una inconfessata richiesta di aiuto ben precisa.
C-18 era comunque una donna, ed era sua moglie.
Crilin poteva forse avere un mucchio di difetti, e non essere certamente alla pari col livello di combattimento di un saiyan del calibro del suo amico Goku, ma era senza dubbio un marito molto più presente e vicino ai problemi della donna alla quale aveva giurato fedeltà e dedizione per tutta la vita. E anche se non glielo diceva espressamente, Crilin sapeva che C-18 non poteva reagire così violentemente con lui senza un valido motivo.

- Ti prego - mormorò lui. - Non posso aiutarti, se non ti confidi con me...

C-18 lo guardò di traverso.
Per una buona manciata di secondi, nessuno disse nulla.
Il cielo prese a tuonare e a tingersi con sinistri bagliori, quasi come un'attivazione delle Sfere del Drago, mentre le tenebre scesero ad oscurare l'intera zona.
Che doveva fare?
Doveva forse mostrarsi "debole" o peggio?
Ammettere di avere bisogno anche lei di conforto, come ogni essere umano che si rispetti, e confessare di non sapere neppure con chiarezza il perché del suo misterioso disagio emotivo?
Certo Crilin era sincero, questo lo sapeva, ma lei proprio non se la sentiva di mostrarsi oltremodo fragile e incapace di risolvere i suoi problemi da sola. Da che erano sposati, oltre a stabilire in modo chiaro il tipo di regole riguardo la loro convivenza, proprio non poteva sopportare l'idea di "dipendere" da lui per qualcosa...
Lo amava, senza dubbio, ma il suo cervello di cyborg difficilmente sapeva mettere da parte la freddezza e risolutezza del suo modo di essere e di apparire.

- Per favore, Crilin, non insistere - sospirò lei. - Il fatto è che... non lo so bene nemmeno io, quello che mi sta succedendo!
- A maggior ragione, spiegamelo - insistette l'altro. - Insieme troveremo una soluzione, te lo prometto, ma devi avere fiducia in me... sono tuo marito, ti voglio bene!
- Anch'io ti voglio bene - pensò lei, gli occhi lucidi di lacrime ben visibili.

C-18 rifletté un attimo, valutando se fosse il caso di parlargli o meno dei suoi incubi ricorrenti, e alla fine decise di dargli almeno una possibilità, per mostrare di essere un consorte affidabile anche nei momenti difficili.

- D'accordo - mormorò rassegnata. - Proverò a spiegarti, anche se non è facile... Solo, ti prego, non farmi domande alle quali non saprei come rispondere!

Crilin annuì debolmente.
C-18 prese un grosso respiro e, incurante della pioggia che scendeva fitta ai suoi piedi, mise a parte il marito di quanto le stava accadendo in quei giorni.

 

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Capitolo 4
*** Credere nell'amore ***


Crilin ascoltò in silenzio anche perché, sostanzialmente, C-18 non aveva molto da dire.
Il suo problema aveva origine da qualcosa di illogico, qualcosa che non era assolutamente in grado di spiegarsi, e il non sapere appunto "perché" quelle ombre confuse nella sua mente le mettevano addosso paura la faceva impazzire.

- Potrebbe essere un ricordo del tuo passato - azzardò Crilin. - Qualcosa di spiacevole che...
- Io non ho più un passato - sottolineò lei bruscamente. - Non ricordo più nulla, prima della mia trasformazione in androide, e non potrei farlo neanche volendo!
Ma...

Nello stesso momento in cui C-18 si voltò a guardarlo, con gli occhi freddi e bellissimi allo stesso tempo, Crilin parve capire istintivamente cosa lei intendesse dire con quelle parole.

- Il mio cervello è come il software vero e proprio di un sofisticato computer, e così anche i contenuti possono essere cancellati e rimossi  - spiegò. - Al momento di attivarci, il dottor Gelo ha completamente "azzerato" tutto ciò che riguardava la mia memoria e quella di C-17, ad eccezione del fatto che eravamo fratelli: io e lui abbiamo conservato solo l'istinto umano, la capacità di provare sentimenti ed emozioni, ma non abbiamo più alcun ricordo della nostra infanzia o della nostra passata esistenza... neanche il nostro nome!
- Ma allora, quelle immagini che...
- E' questo il punto: probabilmente sono collegate ad un errore del programma, frammenti residui di memoria mai cancellati completamente, ma è impossibile ricostruirli senza disporre di un file originale per la formattazione!
- Sì certo, lo capisco - fece Crilin, chinando il capo dolorosamente.
- Oh, Crilin, per favore - scattò dunque lei, evitando di guardarlo negli occhi. - Non guardarmi così, non lo sopporto... Ti prego, smettila!
- Amore, non posso vederti in nessun altro modo: sono preoccupato per te, è normale!

C-18 sbarrò gli occhi.
Non sapeva come ribattere.
Crilin era convinto di sapere abbastanza di lei, per amarla senza problemi e senza preoccupazioni, mentre C-18 era sconvolta al pensiero di ciò che il suo passato potesse nascondere. Entrambi sapevano cosa il dottor Gelo aveva inteso creare, nella programmazione degli androidi... ma chi mai poteva assicurare che lei e C-17 fossero davvero due giovani ragazzi "innocenti", prima di entrare a far parte dei piani di quel folle scienziato?
E quelle ombre!
Quelle ombre fredde e raccapriccianti, da farle gelare il sangue nelle vene ogni volta che chiudeva gli occhi, erano frutto della sua immaginazione... o piuttosto legate a qualcosa di orribile che lei stessa temeva di ricordare, per paura che ciò spingesse Crilin ad odiarla?

- Io... Io non lo so com'ero - gemette. - Te lo giuro, Crilin... Non lo so quello che ho fatto, non me lo ricordo...
- Amore, ma che stai dicendo?
- Ho paura, Crilin - gridò lei tra le lacrime. - Paura di quello che ignoro, di ciò che ero e di cosa posso aver fatto, ma soprattutto ho paura di perderti... Se io fossi diversa da quello che pensi, una persona spregevole, non potresti mai volermi ancora bene!
- Calmati adesso - esclamò Crilin, cercando in qualche modo di rassicurarla. - Non è un buon momento questo per te, me ne rendo conto, ma io non penso affatto che tu sia spregevole...
- Come puoi esserne sicuro?
- Lo so perché lo sento - ribatté Crilin convinto. - E' la prima cosa che ho capito di te, prima ancora di innamorarmi, e sono certo di non sbagliarmi su questo!
- Non puoi dirlo con certezza - osservò lei singhiozzando.
- Posso dire che ti amo, però, e con certezza più che assoluta!
- Crilin...
- Amore, ascoltami - fece Crilin, guardandola negli occhi, per dimostrarle la sincerità delle sue parole. - Io ho visto qualcosa in te, qualcosa che non dipende certamente dal dottor Gelo, ed è "qualcosa" che amo più di quanto tu possa anche solo immaginare!
- Non sai quello che stai dicendo, smettila!
- Lo so benissimo, invece - tagliò corto lui. - Non posso sapere nulla del tuo passato ma, se davvero tu fossi una persona malvagia, il mio cuore non batterebbe così tanto per te!
- Smettila, lo capisci che non ha senso questo ?!?
- Ti sbagli: l'amore ha senso, perché significa "fiducia", significa credere in sé stessi e nel proprio amore... Io credo in te, C-18, e ti starò accanto per tutta la vita!

Crilin ebbe appena il tempo di pronunciare quella frase che C-18 si gettò praticamente a baciarlo con passione sulle labbra. Passato lo smarrimento iniziale, Crilin prese ad abbracciarla con tutto l'amore possibile, carezzandole i capelli e la schiena come aveva sempre fatto fin da quando avevano dormito insieme per la prima volta.
L'amore che sentivano l'uno per l'altra non poteva che essere autentico, indipendentemente dai dubbi e dalle domande che potevano forse gettare ombre sulla loro felicità, e comunque Crilin non aveva alcuna intenzione di separarsi dalla sua C-18 proprio nel momento di maggior bisogno per lei.

- Troveremo una soluzione, non preoccuparti - sussurrò dolcemente Crilin, senza smettere di abbracciarla. - Se glielo chiediamo, sono certo che Bulma saprà come aiutarci a far luce sulla tua memoria; e se anche non dovesse riuscirci, tenteremo altre strade... Non sarai da sola, amore mio, te lo garantisco!
- Promettimelo - sussurrò lei, versando calde lacrime di gioia sul petto dell'uomo che l'amava. - Promettimi che non smetterai mai di volermi bene... Promettilo, Crilin!

Crilin sorrise debolmente.

- Te lo prometto - rispose. - Siamo marito e moglie, adesso, e da parte mia non cambierà mai nulla!

Sentendo quelle parole, C-18 rafforzò istintivamente la propria stretta senza neppure rendersene conto.
Subito Crilin prese a contorcersi, in preda a convulsioni violente, allorché C-18 si scostò per capire cosa mai gli stesse succedendo.

- L'a-ria - biascicò il poveretto, con un palmo di lingua penzoloni. - Mi... Mi stai soffocando...
- Ops, scusami - fece lei, arrossendo mortificata. - Non... Non me n'ero accorta!

 

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Capitolo 5
*** Frammenti di memoria ***


Non potendo rivolgersi presso nessun ospedale, dal momento che C-18 non era "umana" nel cervello, l'unica in grado di aiutare l'androide era Bulma. Crilin spiegò brevemente la situazione all'amica, soffermandosi sulla delicatezza del problema, allorché Bulma rifletté sul da farsi.

- Farle un elettroencefalogramma non mi sembra una buona idea - mormorò. - Non uscirebbero altro che linee perfettamente piatte...
- Allora che possiamo fare?
- Intanto falla stendere in laboratorio - esclamò gentilmente. - Con un po' di fortuna e le apparecchiature di papà, forse posso collegarmi con la sua sfera emotiva e scoprire la natura di ciò che la angoscia!

Crilin incrociò le dita.
Se Bulma non fosse venuta a capo di nulla, nessun altro sarebbe mai riuscito ad aiutare C-18.
L'unica speranza era dunque riposta nel talento scientifico dell'amica e nelle sue straordinarie capacità tecniche. Dopo aver fatto accomodare l'androide sull'apposito lettino, rassicurandola che il test sarebbe stato comunque innocuo, C-18 scivolò in uno stato di sospensione neurale molto simile al sonno.
Tecnicamente, era come entrare in contatto con un computer attraverso un altro computer. Bulma ricordava abbastanza degli appunti del Dottor Gelo, circa la complessa rete di valvole e circuiti che era stata impiantata nel cervello di C-17 e C-18, cosicché doveva inserire l'apposita chiave di accesso per effettuare una specie di scansione... e augurarsi di rilevare il problema, laddòve i sistemi interni di C-18 non riuscivano a funzionare.

- Sei sicura che non le farà male? - domandò Crilin preoccupato, osservando la moglie dormire attraverso il vetro.
- Fidati - rispose Bulma con noncuranza, concentrandosi sul monitor e sulla scansione in corso. - In questo momento sta semplicemente dormendo: se riusciamo a bloccare e isolare le sue tracce residue di memoria, anche non disponendo di un programma per il ripristino-dati, al suo risveglio potrebbe forse essere in grado di ricordare qualcosa di sé e del suo passato!

E mentre C-18 giaceva immobile, immersa in una specie di sonno senza sogni, Bulma e Crilin non potevano fare altro che scansionare pazientemente ogni dato che la mente dell'androide ripassava loro attraverso il PC di Bulma.
Il processo era lungo e richiedeva ore e ore.
Non essendo in grado di affiancare Bulma nella lettura dei codici, Crilin si sentiva oltremodo inutile. Aveva promesso di fare di tutto per aiutare la consorte, e si ritrovava invece ad assisterla come se fosse la "Bella Addormentata"...
Peccato che non fosse sufficiente un bacio, per ridestarla come se niente fosse.
Bulma dovette riempire innumerevoli bricchi di caffé, per rimanere concentrata fino a notte fonda, e all'alba del mattino seguente sia lei che Crilin erano ancora alzati.
Bulma si sgranchì le spalle indolenzite, notando di sfuggita come Crilin stesse immobile e in ansia per la moglie, e si rammaricò per lui. Il tempo di riempire una seconda tazza di caffé, dal thermos accanto al computer, costei si alzò e fece per offrire il nero liquido fumante all'amico.

- Ne vuoi un po'? - domandò. - Non hai chiuso occhio tutta la notte!
- Neanche tu - osservò l'altro tristemente. - Mi dispiace darti tutto questo disturbo!
- Nàh, figurati - ribatté Bulma, mettendogli la tazzina in mano. - Sono abituata a trascorrere le notti in bianco, con quel tontolone di Vegeta poi, non...

Prima che potesse finire la frase, Bulma riportò l'attenzione sul monitor.
La scansione aveva appena rilevato dei dati estranei al programma, ossìa i frammenti della memoria "umana" di C-18, e subito la scienziata diede l'avvìo all'isolamento dei file per esaminarli separatamente da tutto il resto.

- Ho appena copiato i dati su un disco esterno - spiegò Bulma. - Dovremo aspettare che C-18 si svegli, però, per essere sicuri di capirci qualcosa!
- Ma lei dice di non ricordare nulla: la sua memoria è stata completamente azzerata...
- Crilin, tua moglie non è fatta solo di circuiti - lo rimproverò Bulma. - E' vero che il disco mnemonico artificiale ha sostituito circa il 90% del cervello originario, ma esiste ancora un 10% naturale che ha trattenuto parte dei suoi ricordi come una specie di scatola nera!
- E questo che significa?

Bulma si morse il labbro inferiore con disappunto, verificando quanto effettivamente fosse arduo ricostruire la memoria di C-18 disponendo solo di quei vaghi frammenti parziali.
Tuttavia non era possibile fare di più.

- Significa che tua moglie ha veramente bisogno di aiuto, ora più che mai - tagliò corto Bulma, stringendo tra le dita la copia dei file appena estratti. - Possiamo solo augurarci che, per quanto difficile, riesca a trovare qui dentro il filo della memoria!

 

CONTINUA

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