Two of us

di Kia85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Holding hands ***
Capitolo 2: *** Cuddling somewhere ***
Capitolo 3: *** Gaming/Watching a movie ***
Capitolo 4: *** On a date ***
Capitolo 5: *** Kissing ***
Capitolo 6: *** Wearing each other's clothes ***
Capitolo 7: *** Cosplaying ***
Capitolo 8: *** Shopping ***
Capitolo 9: *** Hanging out with friends ***
Capitolo 10: *** Wearing animal ears ***
Capitolo 11: *** Wearing kigurumis ***
Capitolo 12: *** Making out ***
Capitolo 13: *** Eating icecream ***
Capitolo 14: *** Genderswappoed ***
Capitolo 15: *** In a different clothing style ***
Capitolo 16: *** During their morning ritual ***
Capitolo 17: *** Spooning ***
Capitolo 18: *** Doing something together ***
Capitolo 19: *** In formal wear ***
Capitolo 20: *** Dancing ***
Capitolo 21: *** Cooking/Baking ***
Capitolo 22: *** In battle, side-by-side ***
Capitolo 23: *** Arguing ***
Capitolo 24: *** Making up afterwards ***
Capitolo 25: *** Gazing into each other's eyes ***
Capitolo 26: *** Getting married ***
Capitolo 27: *** On one of their birthdays ***
Capitolo 28: *** Doing something ridiculous ***
Capitolo 29: *** Doing something sweet ***
Capitolo 30: *** Doing something hot ***



Capitolo 1
*** Holding hands ***


Note dell’autrice #1: Buongiorno. Come avevo scritto alla fine della long “Ticket to Paris”, avevo intenzione di fare la 30 OTP challenge, mentre progettavo la long AU. Teoricamente dovrebbe essere un capitolo al giorno, ma so già che non ce la farò. Allora ho deciso di cambiare la sfida, facendo solo flashfics, quindi capitoli con non più di 500 parole.

E poi mi sembrava carino dare un titolo a questa raccolta di slash e quale titolo migliore di “Two of us”? :3

Allora cominciamo con il primo, dedicato a ringostarrismybeatle e all’affetto con cui mi segue sempre. ^_^

 

 

Two of us

 

 

Capitolo 1: “Holding hands

 

È come rivedere se stesso.

John ora è proprio come lui qualche anno fa. La testa china, il corpo rigido e immobile, in piedi, di fronte a una lapide che lo divide da colei che gli ha donato la cosa più preziosa, la vita.

Paul lo sa, sa che ora John vorrebbe piangere e urlare per la disperazione. E sa che in realtà lo sta facendo, in silenzio, dentro di sé.

Paul sa che a John è mancata improvvisamente la terra sotto i piedi e lui sta crollando con essa e desidera solo qualcuno che lo afferri, prima di cadere in un baratro da cui non può né vuole uscire.

Paul sa tutto questo e sa molto altro di John, perché anche se in modo diverso, ha provato e continua a provare la stessa cosa. Sì, lui si è abituato gradualmente a quel momento, vi si è avvicinato giorno per giorno, un passo alla volta, mentre John è stato gettato dentro all'improvviso, come risucchiato da un uragano. Ma la sostanza non cambia. Non importa come tu l'abbia persa, questo non cambierà il fatto che lei non ci sia più, non renderà il dolore più sopportabile o ancora più straziante.

Perché è un dolore che non andrà mai via, un dolore che ti marchia, schiaccia l’anima e debilita il corpo. Un dolore che ti tormenta quando meno te lo aspetti e tu non puoi fare altro che abbandonarti ad esso e piangere, se ne hai la forza, perché piangere ti fa sentire meno solo, ti fa sentire vivo, nonostante tutto.

Ma John non ce l’ha, la forza di piangere. Non ce l’ha perché non vuole sentirsi vivo, non ora che la vita stessa lo ha schiaffeggiato con durezza per l’ennesima volta e poi gli ha voltato le spalle, mostrandogli solo fredda indifferenza.

È per questo che Paul si ritrova al suo fianco, senza neanche accorgersene, per fargli sentire il tepore dell’interesse che prova per lui, per lenire le sue sofferenze, per farlo sentire ancora vivo.

È per questo che fa scivolare la mano nella sua, con sicurezza, con lentezza.

John la stringe subito, di riflesso, con forza e un po’ di sorpresa, come se neanche lui sapesse di desiderare quel contatto, di sentirsi vivo, di sentire Paul vicino a sé. E con quella stretta sembra quasi volergli dire: “Ti prego, non lasciarla mai andare.”

Paul sa che non lo farà mai, perché non lascerà mai John.

In questo momento, con le sue dita intrecciate con quelle di John, con la sua mano incastrata alla perfezione con quella di John, con la foschia del dolore di John che annebbia anche la sua anima, è la sua unica certezza.

"Non lasciarla mai andare." sussurra John, prima di piangere, finalmente.

"Mai."

È forse lo è anche per John.

 

(464 parole)

 

Note dell’autrice #2: ecco qua, via con la prima. Certo iniziare con l’angst non è il massimo, ma già dal prossimo, “Cuddling somewhere”, le cose cambieranno.

Il rating vorrei lasciarlo arancione, anche se ci sono alcuni capitoli che prevedono scene più rosse. Eventualmente, lo cambierò più avanti… L

Grazie a kiki che ha corretto il capitolo.

A presto.

Kia85

 

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Capitolo 2
*** Cuddling somewhere ***


Piccola dedica per kiki e per il prompt che mi ha regalato per questa flash:

zucchero filato.

 

Two of us

 

 

Capitolo 2: “Cuddling somewhere        

 

Paul porta una mano alla bocca per non ridere, quando John gli apre la porta: il suo aspetto è un vero disastro, scompigliato, provato…

“Cos’è successo?” domanda sotto lo sguardo glaciale dell’altro.

“Un’appiccicosa combinazione di Julian, capricci e zucchero filato.”

"Capisco.”

“Portarlo al luna-park è stato traumatizzante. Penso che non mi riprenderò. L’avresti mai detto?”

"Io sì, ma a quanto pare tu no."

Paul ride, rimuovendo un pezzo di zucchero filato incastrato tra i suoi capelli.

“Sai sempre tutto, eh? Pensavo avessi lasciato un po’ di presunzione a…dov’è che sei andato?”

Durness.”

“Oh." sospira John, “Perché?”

Paul scrolla le spalle: “Volevo vedere dove trascorreva le vacanze il piccolo Johnny.”

“Non volevi andare in vacanza in un posto…com’era? ‘Per staccare la spina da me’?”

“Lo so.” mormora Paul, arrossendo, “Ma poi sentivo-”

"John!" esclama dal piano superiore una voce che Paul riconosce appartenere a Cynthia, "Prepara il latte per Jules!"

John sbuffa e gli fa cenno di seguirlo in cucina.

"Scusa, sei capitato in un momento concitato. Dopo aver lavato il piccolo dallo zucchero filato che gli è finito ovunque, tranne in bocca, Cynthia sta cercando di metterlo a letto.”

"Comprendo perfettamente."

“Accomodati.”

John indica una sedia e Paul obbedisce, osservando come il ragazzo si muove in cucina. È ancora incerto (fa anche versare un po’ di latte sul tavolo), ma è adorabile e Paul si sente davvero felice ora. È fuggito dopo l’ultimo litigio con John, ma è finito inconsciamente in un posto che ha visto John crescere nelle vacanze estive, che gli ha fatto capire quanto sia importante quell’uomo per lui, quanto sia ingiusto ogni momento trascorso separati.  

Paul si guarda intorno con circospezione, poi si alza e chiude la porta della cucina. Vi appoggia la schiena, mentre John prepara il biberon di Julian. Il suo cuore perde un battito. Gli è mancato da morire, è questo che stava per dirgli prima, e ora vorrebbe solo toccarlo. Non gli importa baciarlo, amarlo, vuole solo toccarlo, in qualunque modo.

Si avvicina all’amico e fa scivolare le braccia intorno alla sua vita.

“Ciao, John.” sussurra, appoggiando il mento sulla sua spalla.

John ridacchia, coprendo la mano di Paul con la propria.

“Ehi, principessa.”

“Mi sei mancato.” sospira Paul, chiudendo gli occhi.

“Anche tu.”

Il suo cuore si gonfia per la gioia. Sono solo due semplici parole, ma hanno il potere di infondere in lui il sentimento più dolce che si possa provare. Perciò Paul sorride, stringe di più le braccia intorno alla vita di John e strofina il naso contro il suo caldo collo.

Mmm…John, sai di zucchero filato.” mormora, saggiando la sua pelle con piccoli baci sul collo, “Mi piace.”

John ride per il solletico provocato dalle sue labbra delicate e dal suo respiro che gli accarezza l’orecchio.

“Paul…” sussurra quasi impercettibilmente, “Se entrasse Cynthia…”

“Un attimo ancora, Johnny. Voglio imprimere questo odore a fondo prima di andarmene.”

John si volta a guardarlo, sorridendogli comprensivo. Poi gli circonda il collo con le braccia.

“L’odore di zucchero filato?”

“L’odore di John.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: allora la cosa è stata…devo scrivere un capitolo dove si fanno le coccole e non ho assolutamente idee. Io che vivo per le coccole fra John e Paul. Ok, allora ho chiesto un prompt a kiki e lei mi ha detto: zucchero filato. E lo zucchero filato è fluff, no, già a vederlo si capisce che è fluff. Come quella foto di Paul e Stella che mangiano lo zucchero filato. :3 Ma il mio Beatle son preferito è Julian, allora ho pensato di inserire indirettamente anche lui. Ecco, questa è stata la storia della flash.

Bene, oggi ho finito la flash n°6 e ho detto, ma sì, aggiorniamo.

Grazie a kiki per l’ispirazione e la correzione.

Grazie a chi mi segue sempre con affetto. *_*

Alla prossima, “Watching a movie”.

Kia85

 

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Capitolo 3
*** Gaming/Watching a movie ***


Two of us

 

 

Capitolo 3: “Gaming/ watching a movie”

 

Il film fa davvero schifo. Chi ha scelto di andare al cinema per vedere proprio questo?

Paul non ricorda, ma sa con certezza che sia stato John. Ricorda bene diversi: “Dai, Paul, andiamo. Ho sentito che è il film migliore dell’anno. Vedrai, non ce ne pentiremo.”

Così lui aveva acconsentito e speso quella preziosa sterlina per vedere un film con trama scontata e un così basso livello di recitazione da parte degli attori.

Per di più colui che ha tanto insistito per andare al cinema, neanche lo sta seguendo. Dopo pochi minuti dall’inizio del film John si è voltato per fissarlo. E continua a farlo tuttora. Il che è abbastanza snervante. Inizialmente Paul ha provato a ignorarlo, cercando disperatamente di concentrarsi per seguire il film, ma, dannazione, se quello non era davvero il film peggiore che avesse mai visto in vita sua! E aveva speso anche una fottuta sterlina per il fottuto biglietto, solo perché John aveva insistito fino a farlo crollare esasperato.

E John ora se ne sta lì, a mangiare popcorn e guardare Paul. Dovrebbe essere arrabbiato, invece a malapena riesce a trattenersi dal ridere. Sì, è vero, il suo  sguardo fisso lo fa a sentire a disagio, ma solo perché Paul desidera che non distolga mai gli occhi da lui.

“John?” lo chiama Paul a bassa voce.

“Mm?”

“Dovresti davvero guardare il film, dal momento che se siamo qui è colpa tua.”

John ride e uno degli spettatori davanti a loro si volta per zittirlo. Quando torna a guardare lo schermo, John gli rivolge la linguaccia. Poi si volta verso Paul, appoggiando un gomito sul sedile e la testa sulla mano.

“In realtà, Paul, preferisco guardare te.”

Paul arrossisce violentemente e il suo cuore ha anche perso un battito. Spera che John non se ne accorga, ma dal sorriso ebete sul volto dell’amico, che riesce a intravedere con la coda dell’occhio, deduce che John se n’è accorto. Se n’è accorto eccome.

Difatti non esita a poggiare la sua mano su quella di Paul e farla intrecciare con la sua.

“Che ne dici se ce ne andassimo?”

“Cosa? Ma il film…?” protesta Paul.

“Il film fa schifo.” taglia corto John.

“Sì, ma volevi guardarlo tu.”

“Io volevo stare con te, non importa come.”

Paul arrossisce ancora, abbassando lo sguardo: “Quindi se adesso andiamo via, significa che posso riavere la mia sterlina?”

John sorride malizioso.

“D’accordo.” esclama, prima di alzarsi in piedi e trascinare Paul con sé.

“E la prossima volta posso scegliere io il film?”

“Tutto quello che vuoi. Basta che usciamo da qui.” sospira, spingendolo verso l’uscita.

“Che ne dici di un horror?”

“Un horror?”

“Sì, a meno che ovviamente tu non abbia paura…” dice Paul, fermandosi.

John si volta a guardarlo, mentre uno spettatore rivolge loro uno Shh!” stizzito: “E se sei tu quello ad avere paura?”

“Beh, per questo andremo a vederlo insieme. Così ci faremo coraggio a vicenda.”

Poi gli prende la mano, incurante di tutte le persone nella sala.

“E naturalmente, offri tu.”

 

(500 parole)

 

 

Note dell’autrice: ancora un po’ di fluff. Non so perché ma quando ho letto “watching a movie” mi è subito venuto in mente John al cinema che fissava Paul invece del film. :D Ce lo vedo bene.

Grazie a kiki per la correzione. Il prossimo capitolo è “On a date”… uhhhh :D

Alla prossima.

Kia85

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** On a date ***


Two of us

 

 

Capitolo 4: “On a date”

 

“Buonanotte, Paul.”

"Buonanotte, Dot."

"Sogni d'oro, Dottie."

Paul rivolge a John, accanto a lui, il più scocciato degli sguardi, mentre Dot rientra in casa.

Quella sera erano usciti per una passeggiata e un gelato, quando all'improvviso era spuntato John, decidendo di accompagnarli per tutta la sera.

"Proprio una bella serata, vero, Paul?"

Paul si lascia sfuggire un verso esasperato, prima di voltarsi e andarsene. Tuttavia John lo insegue con passo affrettato.

"Significa che non ti sei divertito?" domanda, senza riuscire a trattenere un sorriso.

"Significa che non capisco che ti è preso stasera."

"Avevo voglia di stare con te." spiega tranquillamente John.

"Proprio stasera?"

"Sì."

"Ma io avevo un appuntamento con Dot." gli fa notare Paul, come se stesse parlando a un bambino capriccioso.

"E io volevo un appuntamento con te."

Paul arresta l'andatura per fissarlo perplesso, ma divertito: non era come se stesse parlando a un bambino capriccioso, John era davvero capriccioso quella sera.

"Un appuntamento con me?" gli domanda compiaciuto.

"Sì."

Paul si morde il labbro pensieroso, mentre fissa John incerto sul da farsi: "Perché?"

"Ci deve essere per forza un perché?"

Paul annuisce: “Per forza.”

"Forse voglio solo stare con il mio migliore amico." risponde John, scrollando incurante le spalle.

"Stiamo insieme anche quando suoniamo a casa."

"Non è lo stesso. Voglio un appuntamento, in cui sai di dover vedere solo me, stare solo con me, dedicare tutte le tue attenzioni solo a me..."

John arrossisce senza accorgersene, quando le parole gli sfuggono dalle labbra e Paul riflette solo un altro istante, prima di sorridere timidamente.

"Va bene allora."

"Va bene?" ripete John incredulo.

"Sì, vediamoci qui." afferma Paul, sospingendolo fino a fargli appoggiare la schiena contro un lampione.

"Qui?"

"Proprio qui."

"Quando?"

"Ora."

"Ma..."

"Ma cosa, Johnny?” sussurra Paul, appoggiando una mano sul lampione, accanto alla testa di John, “Guarda, non abbiamo nient'altro da fare e siamo entrambi vestiti decentemente... Perché aspettare ancora?"

"Io... io..."

"Allora, John, dove vuoi portarmi di bello al nostro appuntamento?" domanda curioso.

“Beh, così su due piedi, mi prendi un po’ alla sprovvista.” risponde lui, rivolgendogli un sorriso intrigante.

“Allora improvvisa.”

“Vorrei portarti a casa mia.”

“Non è molto adatto per un primo appuntamento.”

“Sì, se ti chiami John Lennon.”

“Oh, e cosa prevede la serata?”

“Beh, questo non possiamo saperlo. Noi andiamo, poi chi lo sa cosa accadrà stanotte.”

Paul sorride: “Vai subito al sodo tu, eh?”

"Vado subito a ciò che conta per me."

"E se il programma non mi interessasse più di tanto?"

John ride, afferrando Paul per le spalle e ribaltando le posizioni, così che ora è Paul con la schiena contro il lampione e con il corpo di John premuto leggermente contro il proprio.

"Stronzate. Ti interessa molto il mio programma, così come ti è interessato ieri, e l'altro ieri, e il giorno prima e quello ancora prima..." gli sussurra all'orecchio con la sua voce calda e profonda, causandogli un brivido decisamente evidente.

Tanto che Paul sorride, deliziato, malizioso, e afferra subito la sua mano.

"Andiamo."

 

(500 parole)

 

 

Note dell’autrice: insomma, ieri ho finito l’8 e oggi il 9, quindi perché non aggiornare? :D

Questa flash è stata ispirata da un episodio degli early days, quando pare che John una sera si sia presentato a un appuntamento che Paul aveva con Dot, facendo un’impressione non molto positiva sulla ragazza… Ehh, questo John e la sua gelosia. XD

Grazie a kiki che ha corretto.

Prossimo capitolo, “Kissing”, alleluja, eh?  XD

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Kissing ***


Two of us

 

 

Capitolo 5: “Kissing”

 

“Quanti baci conosci, John?” è la domanda di Paul.

Giace pigramente sulla schiena, nel letto della sua camera a Forthlin road, mentre John sopra di lui, cerca di creare l’atmosfera giusta per qualcosa di più interessante.

Lui sospira e ferma tutte le azioni, sollevandosi a guardarlo con un sorriso: Paul ha solo diciassette anni, è ovvio che sia curioso riguardo certe cose.

“Quanti baci conosco? Lasciami pensare…” mormora John, arricciando il naso, “Beh, sicuramente c’è il bacio sulla guancia.”

Paul ride, mentre John glielo illustra: “Ma questo lo conoscono anche i bambini.”

“Oh, tu intendi quelli più da persone grandi?”

“Certo, idiota.”

“Allora è diverso.” commenta lui, strofinandosi il mento, “Vediamo, c’è il bacio all’eschimese.”

“All’eschimese?”

“Quando baci una persona, strofinando insieme la punta del naso, così.”

“Ah!” esclama Paul dopo essere stato baciato, “Naso contro naso.”

“Esatto. Poi c’è il bacio sulla spalla.”

“Sulla spalla? Perché dovrebbe essere bello?”

“Piccolo, innocente ragazzino, fidati di me.” gli dice John, prima di chinarsi per abbassare la maglietta sulla spalla di Paul e baciare delicatamente la punta scoperta.

Un piccolo bacio che fa scoppiare la pelle d’oca sul corpo di Paul e un piccolo sorriso soddisfatto sulle labbra di John.

“Oh.”

“Già, oh!”

“E poi?”

“C’è il bacio sul collo.” continua John e senza aspettare una sola parola di Paul, appoggia le labbra sulla curva aggraziata del suo collo.

Lo scatto improvviso delle gambe di Paul lo coglie alla sprovvista e quasi lo fa cadere dal letto.

Dio, John…”

Dio, quant’è divertente!

John si lascia scappare una risatina, mentre porta le labbra più vicine a quelle di Paul.

“Il prossimo ti piacerà.”

“Quale?” sospira Paul, la voce tremante, come tutto il suo corpo.

“Questo.”

La sua bocca cattura il labbro inferiore di Paul, mordicchiandolo, leccandolo e infine succhiandolo delicatamente, mentre il respiro di Paul diventa più affannato. La sua testa si inclina leggermente all’indietro, come a voler offrire ancor di più le sue labbra a John.

Quando John si allontana, lo guarda trionfante: Paul è ormai un mucchietto tremante e caldo e invitante, pronto per lui.

“Infine…” continua, facendo scivolare le mani sui fianchi di Paul, “C’è quello più famoso.”

“Vale a dire?” domanda Paul, mordendosi il labbro dolcemente torturato da John un attimo prima.

“Il bacio alla francese.”

Paul arrossisce, ma sorride mentre avvolge le braccia intorno al suo collo, “Questo lo conosco bene.”

E poi è lui a fiondarsi sulla bocca di John, reclamando appassionatamente le sue labbra prima, e la sua lingua dopo, giocando con lei, cercando di mostrare a John quanto fosse approfondita la sua conoscenza di quel bacio.

John permette a un gemito di liberarsi nella bocca di Paul e questi si allontana da lui, ricadendo sul cuscino, arrossato, estasiato e soddisfatto.

“Direi che siamo alla fine, giusto?” domanda Paul, ma John scuote la testa come se la sapesse molto più lunga di lui.

“In realtà, ne conosco un altro, sai? Il mio preferito…”

Paul inarca un sopracciglio, perplesso, curioso.

“E quale sarebbe?”

“Il bacio con te.”

 

(500 parole)

 

 

Note dell’autrice: ok, questa flash è stata davvero divertente da scrivere, anche se non è venuta proprio come speravo. L

È ispirata all’ultima fanart di fiona fu, quella sui kiss meme, che potete vedere qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=508525272580142&set=a.475910692508267.1073741834.332778433488161&type=3&theater

Spero che vi sia piaciuta e ringrazio kiki per la correzione.

Grazie anche a chi segue la raccolta.

Il prossimo capitolo è “Wearing each other’s clothes”.

A presto

Kia85

 

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Capitolo 6
*** Wearing each other's clothes ***


Two of us

 

 

Capitolo 6: “Wearing each other’s clothes ”

 

La vita è molto difficile per John Lennon, difficile e crudele, ma ci sono due cose che gli ha regalato, cose che John ama profondamente, cose per cui è certo che valga la pena vivere.

La prima è la musica.

La seconda è Paul.

Ogni volta che John ha voglia di musica, gli basta prendere la chitarra e suonare. E se non ha questa possibilità, se John è lontano dalla sua chitarra, può sempre cantare. Cantare è ancora meglio. Cantare è produrre musica col suo stesso corpo. Cantare è magico.

Ma Paul?

Se John ha voglia di Paul…beh, è complicato. John non può semplicemente presentarsi a casa sua tre volte al giorno, o nel bel mezzo della notte.

Non può e basta.

È per questo che quella mattina, quando John si è svegliato nel letto di Paul, prima di sgattaiolare via, lasciando il ragazzo ancora perso nei suoi dolci sogni di rock ‘n roll, ha preso la sua maglietta, quella che Paul aveva indossato il giorno prima, quella che John gli aveva sfilato ansioso, ma con lentezza.

L’ha presa e l’ha indossata. Per portare con sé Paul, dovunque fosse andato. Per averlo accanto a lui ogni volta che John l’avesse desiderato vicino a sé. Per sentire il suo odore quando avesse cominciato a sentirne la mancanza.

È per questo che si ritrova, la sera stessa, Paul sulla soglia di casa sua, con le braccia incrociate e l’espressione seccata sul volto.

“Ridammela.”

“Cosa?”

“Lo sai cosa.”

John ride e si appoggia con abbandono allo stipite della porta: “Mi dispiace, Paul, non so a cosa tu ti stia riferendo.”

“Io dico di sì, visto che la stai indossando proprio ora.” esclama Paul, trattenendo un sorriso divertito e afferrando la maglietta contesa all’altezza del cuore.

“Ah, questa!”

“Già, potresti ridarmela, per favore? Si dà il caso che mi serva.”

“Ti serve?” ripete John, “Non è che l’abbia rubata, sai, ti ho lasciato la mia. Mi sembra uno scambio più che equo.”

“La tua mi va grande, idiota, ci navigo dentro.” spiega Paul, e illustra il punto allargando la maglietta che indossa.

“Stai forse insinuando che sono grasso?” domanda John, aggrottando le sopracciglia.

“Sto insinuando che sei più grande di me, in tutti i sensi.”

John ride per l’evidente malizia nell’affermazione di Paul, il quale però non sembra essersene accorto, o forse sta solo facendo finta di non vedere quanto poco innocente sia stata la risposta.

“Oh, puoi dirlo forte.”

“Allora, puoi ridarmela?”

“No.”

“Perché?”

“Se la vuoi, devi venire a prendertela.” afferma John, indietreggiando nel corridoio, e gli fa cenno di seguirlo.

Paul spalanca gli occhi, sconvolto.

“John?!”

“Avanti, Paul, Mimi non c’è. Di cosa hai paura?”

“Non ho paura.”

“Allora, coraggio. Se la vuoi, devi riprenderla tu, ma sappi che combatterò per lei, fino all’ultimo sangue.”

Paul si morde il labbro, prima di sorridere all’idea allettante e avanzare in casa, chiudendo la porta dietro di sé con un calcio.

“Va bene, John.” esclama, stringendo la mano a pugno sulla sua maglietta, “Combattiamo.”

                                   

(500 parole)

 

Note dell’autrice: voilà, flash numero 6. Indossare l’uno i vestiti dell’altro… E questa scena è l’unica che mi è venuta in mente…

Grazie a kiki per la correzione.

Prossimo capitolo, “Cosplaying.”

A presto

Kia85

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Capitolo 7
*** Cosplaying ***


Two of us

 

 

Capitolo 7: “Cosplaying

 

“Cosa vuoi?”

“Fammi entrare.”

John non sa che ore siano, sa solo che la sbronza è affievolita, lui è uscito dalla stupida festa di Natale per il Magical Mystery Tour, e si è precipitato a casa di Paul.

“No.” risponde Paul, guardando duramente il John-Elvis di fronte a lui.

“C’è Jane?”

“Non sono affari tuoi.”

“Perfetto, non c’è. Fammi entrare.”

“No, vaffanculo!” sbotta Paul, provando a chiudere la porta.

Il gesto causa l’improvvisa ira di John, che lo ferma, prima di spingerlo in casa con fare prepotente, e seguirlo l’istante dopo.

“John, vattene, ti prego. Sei ubriaco e non ho né voglia, né tempo di assecondarti in questo stato.” lo implora Paul, la voce debole, il volto stanco, bisognoso di dormire.

“No!” risponde John, provando ad avvicinarsi a Paul, “Devo spiegare.”

“Cosa? Perché hai fatto l’idiota con Pattie?” esclama Paul, assumendo un profondo cipiglio e spingendolo violentemente lontano da sé.

“Lo so, sono stato uno stronzo. Perciò sono qui, per chiederti scusa.”

“Hai sbagliato persona, John. È Cynthia quella con cui devi scusarti. È lei che hai messo in imbarazzo.”

“Con lei ho già risolto.”

Paul non risponde e continua a guardarlo con circospezione, aspettando che John prosegua.

“Ma devo scusarmi anche con te. Non è stato giusto nei tuoi confronti.”

John gli rivolge un piccolo sorriso che fa vacillare l’espressione severa sul volto di Paul.

“E dal momento che sei ancora vestito da Pearly King, dovresti mostrare tutta la tua carità e ascoltarmi.” (1)

“Perché dovrei? Tanto lo so cosa dirai, John.” sospira Paul, rassegnato, “Eri incazzato perché come al solito avevamo litigato e come al solito era colpa mia, come al solito ti mancavo e come al solito non riuscivi a sopportarlo, tanto da prenderti quella sbronza colossale da non capire più nulla e fare il cretino con Pattie, pensando di attirare la mia attenzione. Pensando giustamente di attirare la mia attenzione.”

John sbatte le palpebre, turbato non dalle parole di Paul, perché tanto per cambiare rispecchiano perfettamente ciò che vorrebbe dirgli, ma per il suo viso che arrossisce sempre più e per le lacrime che compaiono nei suoi occhi.

“E sai cosa? Io come un coglione ti starei anche ad ascoltare, odiando ogni parola, odiando te, come ti odiavo mentre le lanciavi quegli sguardi lascivi, rendendoti ridicolo davanti a tutti. Ti odiavo e più ti odiavo, più mi facevi sentire in colpa, più avevo voglia di stringerti tra le mie braccia e… e più ti amavo.”

“Paul…”

John tenta di avvicinarsi di nuovo e stavolta Paul, troppo preso dal suo sfogo, non lo allontana.

“Cazzo, ti odio, John.” gli dice, senza urlare, solo tranquillamente, mentre le lacrime scivolano sul suo viso.

John si morde il labbro, prima di annullare finalmente la distanza fra loro e abbracciarlo.

“Lo so.” sussurra, stringendolo a sé.

Paul si aggrappa istintivamente a lui, singhiozzando appena nel suo collo: “E ti amo.”

“So anche questo. E sai un’altra cosa, Paul?”

Paul scuote il capo, senza uscire dal suo nascondiglio.

“Come al solito, hai ragione.”

 

(500 parole)

 

(1)- I ‘Pearly Kings and Queens’ conosciuti anche come ‘Pearlies’, sono una tradizionale organizzazione di beneficenza della cultura della classe operaia di Londra e hanno l’usanza di indossare abiti con bottoni di madreperla. Fonte: http://www.zingarate.com/network/londra/pearly-kings-and-queens.html

 

Note dell’autrice: allora, un po’ di angst. L

Spero sia piaciuta comunque.

Qui potete vedere ritratti John e Paul nella festa in questione: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=526839587415377&set=a.332931313472873.70075.332778433488161&type=1&theater

Mentre un racconto più dettagliato della festa imbarazzante lo trovate qui: http://www.neatorama.com/2012/08/23/The-Embarrassing-Magical-Mystery-Tour-Party/#!rSsTq

Ringrazio kiki che corregge i capitoli non appena glieli mando e che mi incoraggia sempre, così come anche ringostarrismybeatle, che non faccio in tempo a pubblicare e lei è già lì a leggere. Grazie a tutte e due.

Grazie anche a chiunque legga. J

Prossimo capitolo, “Shopping”, penso che arriverà domenica.

Alla prossima

Kia85

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Capitolo 8
*** Shopping ***


Two of us

 

 

Capitolo 8: “Shopping”

 

“Che ne dici di questo?”

Paul e John sono usciti per fare acquisti e John l’ha trascinato in un negozio di giocattoli. Domani è il compleanno di Julian e John deve comprare qualche bel regalo per lui.

Tuttavia, come sempre, John ha preso un carrello e l’ha riempito con qualunque giocattolo gli sia capitato sottomano. Perciò Paul ha sbuffato e si è allontanato, cercando un regalo da parte sua, un regalo più pensato.

E ora ha trovato qualcosa di praticamente perfetto per il piccolo Lennon.

“Una chitarra?” domanda John, perplesso.

“Certo, così può cominciare a seguire le tue orme.”

“Ha due anni, non sa neanche cosa sia una chitarra.”

“E invece pensi sappia montare e giocare con quella pista per le macchinine?” ribatte Paul, indicando il contenuto del suo carrello.

Come aveva previsto, John l’ha riempito di giocattoli: ci sono pistole ad acqua, un monopattino, una trottola, un telefono giocattolo, uno yo-yo, addirittura l’ultimissima novità, un picchiaduro tra robot. E come al solito John non ha fatto caso che molti di questi, sono troppo complicati per un bambino così piccolo.

Quando Paul glielo fa notare, il volto di John si contrae in un cipiglio offeso: “Ehi, guarda che ieri è riuscito a risolvere un puzzle difficilissimo per la sua età. È un bambino molto intelligente.”

“Non lo metto in dubbio, ma corre il rischio di annoiarsi con questi.”

“No, se si applica, vedrai che non si annoierà. È un ragazzo in gamba, studierà e potrà fare tutto quello che vuole da grande perché…perché lui…non è come…” afferma John, ma la sua voce muore improvvisamente.

“Lui non è come chi?” lo esorta Paul, fissandolo incerto.

John china il capo mestamente, prima di scuoterlo per scacciare qualunque cosa stia pensando.

“Lascia perdere.”

Ma Paul sa cosa intendesse John. D’istinto, afferra bruscamente il suo braccio, attirandolo dietro uno scaffale.

“Come te, stavi per dire, vero, John?” domanda, ma anche senza aspettare che lui parli, Paul vede la risposta su tutto il suo volto.

“E anche se fosse? È la verità, non sono nulla, sono uno stupido che sa a malapena strimpellare una chitarra, che solo con stupidi giochetti riesce a far credere di valere qualcosa-”

“Smettila!” esclama Paul, profondamente arrabbiato, spingendolo contro il muro, “Sai quando sei davvero stupido? Quando parli così.”

“Tu non capisci.”

“Capisco benissimo, invece. Capisco che ci hai portato fin qui, capisco quanto facilmente scrivi le tue canzoni, capisco l’imbarazzo che provo quando vedo il mio nome accanto al tuo in quelle stesse canzoni, sapendo che non ho contribuito affatto a renderle così incantevoli, perché hai fatto tutto tu. E allo stesso tempo, capisco quanto tu mi faccia sentire speciale, e tutto il coraggio e la fiducia che mi infondi con il più semplice degli sguardi.” esclama Paul, arrossendo e attirandolo a sé per il colletto della camicia, “E non dire più che non sei nulla.”

John non dice davvero nulla, si limita a fissarlo un po’ sorpreso, un po’ compiaciuto, un po’ innamorato.

“Perché per me sei tutto.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: buona domenica. Siamo alla flash numero 8, in pratica quasi a un terzo della raccolta. Non credo mi sia uscita proprio bene… :/

La flash si ispira a un aneddoto del libro di Cynthia Lennon, "John", secondo cui quando John andava in giro per Weybridge con George, Paul e Ringo a fare shopping, ogni volta tornava con la macchina piena di giocattoli per Julian, ma non faceva mai caso alla difficoltà dei giocattoli, e molto spesso comprava a Julian dei giocattoli per bambini di otto anni quando il piccoletto ne aveva solo due! “Una volta Julian riuscì a completare un gioco difficilissimo per la sua età, e John ne fu orgogliosissimo, ed esclamò: ‘Bravo, figlio mio! Io non ce l'avrei mai fatta!’.”

Ecco, questo è quanto.

Grazie a kiki che ha corretto e tutti quelli che seguono questa raccolta.

La numero 9 sarà “Hanging out with friends”.

Alla prossima

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Hanging out with friends ***


Two of us

 

 

Capitolo 9: “Hanging out with friends”

 

 

"George, guarda cos'ho trovato." esclama Ringo con un gran sorriso.

George si avvicina all’amico, il quale sembra aver scovato qualche particolare specie floreale e sente il bisogno di condividerla con lui, dal momento che negli ultimi tempi George ha sviluppato un grande interesse per il giardinaggio.

Quel giorno tutti e quattro hanno deciso di prendersi una pausa dalla registrazione dell'ultimo album, e sono andati a sgranchirsi le gambe nel vicino e bellissimo Regent's Park.

Paul ha portato la sua inseparabile macchina fotografica per catturare qualche istantanea dei panorami incantevoli che poteva offrire uno dei più bei parchi di Londra. Magari un bambino che gioca felice presso un'aiuola fiorita, o un cane che sguazza felicemente nel laghetto di ninfee.

Seduto sull'erba, a crogiolarsi nel sole caldo, Paul osserva con un sorriso sulle labbra i suoi due amici che discutono di botanica...sempre che capiscano davvero qualcosa di botanica. Non resiste alla tentazione e scatta una foto, immortalando sulla pellicola le loro espressioni concentrate e così prese dalla discussione.

Quei due insieme sono uno spasso!

Poi si volta verso John, seduto di fronte a lui, e…Dio! Il suo cuore sussulta improvvisamente.

John ha appoggiato il gomito sul ginocchio, il mento abbandonato nel palmo della sua mano e lo sguardo fisso in un punto imprecisato del terreno.

John ha quello sguardo. Paul lo conosce perché l'ha già visto diverse volte.

È lo sguardo che indica che John è nel suo mondo, il mondo in cui si rifugia, a volte consapevolmente, quando le cose vanno male, altre volte senza accorgersene, trascinato dal suo disordinato, dannato inconscio. Lì, proprio in quel mondo, John ha visto gli uomini-uova e conosciuto Lucy nel cielo con i diamanti.

È il mondo in cui porta anche Paul qualche volta, quando alza la visiera della sua spessa e dura armatura, spogliandosi così tanto da lasciare che Paul scorga e ami la parte migliore di sé, la parte più gentile, più dolce, il John che nessun altro può vedere.

La parte che lo fa innamorare ogni giorno che passa, che rende indispensabile la presenza di John accanto a Paul.

È tutto lì, a portata di mano, di fronte a lui. Paul deve solo allungare una mano e accarezzare quel viso che adora. Ma se lo facesse, John si risveglierebbe, chiudendosi nuovamente e improvvisamente in sé.

La macchina fotografica tra le sue mani sembra volergli ricordare la sua presenza. Certo, come ha fatto a non pensarci?

È lo strumento perfetto per catturare John nel suo mondo. L'unico modo per Paul di rivedere quell'espressione ogni volta che lo desidera.

Così solleva la macchina fotografica, inquadra John, mette a fuoco e... Click!

John sbatte le palpebre, destato dal viaggio nei suoi pensieri, e si volta verso Paul. La magia è finita, ma Paul è riuscito nel suo intento.

"Cos'hai fatto?"

"Una foto, no?" risponde Paul, ridendo e indicandogli la macchina.

"Perché?"

Paul scrolla le spalle: "Mi piaceva la tua espressione."

"Quella da cazzone?"

Paul scuote il capo, sorridendo dolcemente fra sé.

"Quella del vero John."

 

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: sì, lo so, siamo sempre nel fluff, praticamente. Ma io li vedo troppo fluffosi questi due. :D

Comunque, la flash si ispira a questa foto: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=529207867178549&set=a.342280479204623.72281.332778433488161&type=1&theater

Grazie a kiki per la correzione, e permettetemi di consigliarvi una bellissima oneshot slash, di una scrittrice davvero promettente, “Tears in the rain” di ringostarrismybeatle: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2417454&i=1

Prossimo capitolo, un po’ strano… “Wearing animal ears”.

A presto

Kia85

 

 

 

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Capitolo 10
*** Wearing animal ears ***


Two of us

 

 

Capitolo 10: “With animal ears 

 

“Andiamo, John, non te la prendere.” afferma Paul, mentre entrano nella loro piccola stanzetta dietro al Bambi Kino.

Stanno tornando dalla loro ultima esibizione, la loro ultima particolarissima esibizione. È stata proprio questa, infatti, l’oggetto della loro scommessa.

“Scommetto che non hai il coraggio di uscire sul palco con quelle.” aveva detto Paul.

E per “quelle” Paul intendeva le orecchie da coniglietta che una spogliarellista del loro locale a luci rosse preferito, usava durante i suoi spettacoli.

“Cosa?”

“Sì, scommetto due marchi che non hai il coraggio di indossarle per una nostra intera esibizione.”

“Paul, sei impazzito?” aveva sbottato John, totalmente incredulo e quasi divertito, “Non mi devo spogliare, sai?”

“Ah-a, lo sapevo che avevi paura.” aveva esclamato lui prima di cominciare a ridere e cantilenare, “John Lennon è un fifone, John Lennon è un fifone.”

 John aveva aggrottato la fronte e poi gli aveva rifilato un pugno sulla spalla, giusto per farlo smettere, “Non sono fifone, io.”

La risata di Paul era scemata e lui l’aveva guardato soddisfatto, “Significa che accetti la scommessa?”

John gli aveva rivolto un ultimo sguardo scettico, prima di annuire convinto, “Scommessa accettata, e se ce la faccio, devi pagarmi profumatamente.”

“D’accordo, staremo a vedere.” aveva detto Paul, prima di stringergli la mano.

E John l’ha fatto davvero, con gran sorpresa di Paul e di tutti gli altri componenti del gruppo: ha resistito fino all’ultima nota dell’ultima canzone dell’ultimo bis con quelle orecchie ridicole ben salde in testa.

Il problema è che qualche marinaio ubriaco nel locale ha rivolto pesanti insulti al povero chitarrista proprio per quel motivo. John li ha ignorati, ma solo in apparenza e Paul l’ha capito fin dal primo momento.

E ora, nella riservatezza della loro camera, con Paul come unico testimone, John può finalmente lasciarsi andare, scaricando la sua frustrazione, rivolgendo gli epiteti più ingiuriosi a quel pubblico ormai lontano.

Paul si avvicina a John, il quale si è lasciato cadere sul letto.

“John, mi dispiace, è tutta colpa mia. Non avrei mai dovuto proporti questa scommessa.”

“Ma che dici? Sono loro a essere dei colossali idioti.”

“Sì, ma io…”

“Ma tu niente, Paul. Anzi, devi solo pensare a pagarmi ora, dal momento che nonostante tutto, ho vinto, giusto?” domanda John, ridacchiando, e Paul si unisce a lui, quando lo afferra per il polso attirandolo verso di sé.

“Giusto.” risponde Paul, sistemandosi a cavalcioni sopra di lui e aggrappandosi alle sue spalle, “La prossima volta che ci pagano, puoi tenerti i due marchi.”

“Sai, non credo di volere i soldi.” mormora John, allargando le mani sulla schiena di Paul.

Paul si morde il labbro, prima di avvicinarsi al suo viso, ammirarlo adorante e prendere quelle stupide orecchie per gettarle il più lontano possibile da entrambi, “E cosa vuoi, allora?”

John stringe la mano sulla camicia di Paul e si lascia cadere all’indietro, portando il ragazzo con sé. “Scommetto che tu sappia già ciò che voglio.”

“Quanto scommettiamo?”

“I famosi due marchi?”

Paul ride, prima di chinarsi e baciarlo.

“Scommessa accettata.”

 

 (500 parole)

 

 

Note dell’autrice: *si dispera e si nasconde*

Questa era davvero strana e non è stata neanche tanto difficile da scrivere, ma non credo che sia proprio un granché. :/

Nonostante ciò, grazie a kiki che ha corretto.

La prossima viaggia sempre su quest’onda molto particolare, “Wearing kigurumis”, ovvero quei costumi completi, tipo questo

http://www.animalcostumesshop.co.uk/ekmps/shops/grandmastawill/images/bulldog-[2]-1032-p.jpg

Intanto, volevo pubblicizzare la mia prima long su John e Paul, una vera long, non molto long in effetti, trattandosi di soli 16 capitoli, ma comunque, ieri è arrivata a 80 recensioni e volevo festeggiare. Yeahh! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2155099&i=1

Prossimo aggiornamento: domenica

A presto

Kia85

 

 

 

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Capitolo 11
*** Wearing kigurumis ***


Two of us

 

 

Capitolo 11: “Wearing kigurumis 

 

Ta-dahh!”

John guarda Paul con occhi spalancati. Quando gli ha chiesto aiuto per la festa di compleanno di Julian, questo non era esattamente ciò che intendeva.

Questo sarebbe Paul che sta in piedi, nel salotto di casa sua, addobbato con palloncini e festoni colorati, in mezzo a una decina di bambini, vestito da… da... insomma con un costume peloso da cagnolino. Con tanto di cappuccio, collarino e orecchiette.

“Paul, cosa…?”

“Hai detto che desideravi aiuto, ed eccomi qua.” esclama lui, indicando se stesso, mentre i bambini incantati continuano a toccare il suo costume, facendolo ridere per il solletico, “Non c’è intrattenitore migliore di… ehm… Paulie, il bulldog!”

“Bulldog? Non hai proprio l’atteggiamento da bulldog, Paul.” commenta John, guardandolo scettico.

Paul porta una mano all'orecchio, “Cosa cosa?”

“Hai capito, cagnolino, semmai puoi essere un piccolo, tenero volpino.”

I bambini, specialmente Julian, scoppiano a ridere.

“Ah sì? Sta’ a vedere!” gli dice minaccioso, prima di assumere l’espressione più intimidatoria ed emettere un potente, “Woof!”

Paul abbaia, abbaia davvero, quell’idiota! John non pensava potesse arrivare a tanto. Ma si tratta sempre di Paul l’imprevedibile, Paul il…Paul, il bulldog arrabbiato.

Julian guarda John e i suoi occhi brillano di felicità per la scenetta improvvisata, e John vuole essere sempre più parte di quella felicità.

“Questo sì che è un bulldog!” commenta ammirato, “Ehi, bulldog, cos’hai detto?”

“Ho detto… woof!” e Paul abbaia più forte.

“Oh, e dimmi, bulldog, conosci qualcos’altro?” continua John, incoraggiato dalle risate dei bambini.

Paul, per tutta risposta, comincia a ululare e i bambini gridano divertiti. Anche Julian, prima sorpreso, quasi meravigliato, perché il suo papà stava contribuendo alla scenetta, ora urla con la sua vocina acuta e insieme agli altri bambini, riesce a far cadere Paul con un tonfo sul pavimento. Fortunatamente il suo costume peloso ha attutito il colpo.

Lui continua imperterrito a ululare e abbaiare, fin quando Julian, temerario, si getta su di lui, mozzandogli il fiato. Paul lo solleva con le braccia, facendogli un po’ delle sue moine, quelle dolci e sfacciate che gli riescono così bene con i bambini.

John vorrebbe avere solo un po’ della sua capacità di essere così carismatico, entusiasta e gioioso, ma per il momento va bene così. È grato a Paul per averlo aiutato, perché il suo bambino è felice alla sua festa e perché un po’ del suo divertimento, e del ricordo che seguirà, è merito anche di John.

****

“Lo sai, Paul, sei stato bravo oggi.”

Poche ore dopo, davanti casa sua, John gli abbassa il cappuccio sulla testa solo come scusa per sfiorargli i capelli, “I bambini si sono divertiti molto.”

“Grazie.” esclama Paul, ridendo compiaciuto, prima di salire in macchina, mentre John si appoggia alla portiera.

“No, grazie a te. Per tutto.”

Poi si china solo per poggiare un dolce, troppo breve bacio sulle labbra, che lascia Paul stordito e arrossato.

“E sai…” dice, scostandosi di pochi centimetri da lui, “Mi sbagliavo, sei un perfetto bulldog.”

Paul arriccia il naso, prima di mordergli dolcemente il labbro.

Woof!”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: *si dispera e si nasconde – parte seconda*

Oh mio dio, me ne vergogno un po’, lo ammetto. Ma non sapevo che altro scrivere e ho chiesto aiuto a Julian. Lui riesce sempre a risolvere la situazione. Naturalmente, alcuni versi di John e Paul sono presi dall'adorabile delirio alla fine di Hey, bulldog.

Spero che nonostante la stranezza, sia piaciuta. E se non è piaciuta, siete liberissimi di dirmelo, in fondo, me lo aspetto un po’. Comunque, grazie a kiki che ha corretto.

La prossima ci fa tornare alla normalità: “Making out”…ovvero, pomiciare… xD

Aggiornamento: martedì.

Kia85

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Making out ***


Two of us

 

 

Capitolo 12: “Making out” 

 

Il soggiorno in Giappone è terribilmente stressante, con le minacce ricevute, le ingenti misure di sicurezza nell’hotel per proteggere la vita dei favolosi Beatles, l’essere costretti  chiusi in camera…

Paul si sente stanco nel corpo e nell’anima. Neanche la sigaretta che sta fumando, seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla parete, riesce a farlo rilassare. I muscoli del suo corpo sono contratti, un’unica contrattura che non fa che aumentare stanchezza e tensione.

Sospira pesantemente, espirando il fumo intrappolato in gola.

“Cosa significa questo sospirone?”

La domanda proviene da un John molto rilassato accanto a lui, tutto intento a guardare, senza capire, la televisione giapponese.

Dal momento che dovevano stare in camera, tanto valeva passare quegli infiniti momenti insieme.

“Sono stanco.”

“Di non fare nulla?”

“Mm…” mormora distrattamente, sollevando il busto e spegnendo la sigaretta, “E mi fa male il collo.”

“Oh, Paul, lascia che pensi io a farti stare meglio.” esclama John, prima di avvicinarsi e sistemarsi dietro la sua schiena.

Paul ride, malizioso, quando John fa scivolare dalle sue spalle il suo yukata di seta e poi le sfiora con le labbra. Paul inclina un po’ la testa all’indietro, pregustando già il modo in cui John ha intenzione di farlo rilassare.

Perciò immensa è la sua sorpresa quando le labbra di John si allontanano, sostituite dalle sue mani forti, che iniziano a fargli un massaggio terribile.

“Santo cielo, sei teso come una corda di violino, tesoro.”

Paul si lascia scappare un gemito di dolore.

“Non ti piace?”

“Se devo essere sincero, no, era meglio quello che stavi facendo prima.”

John ride, fermandosi e portandosi una mano sulla bocca, “Guardare la televisione?”

Paul si volta e scuote il capo, e prima che John possa dire altro, si fionda sulla sua bocca, chinandosi così tanto su di lui, che finiscono sdraiati sul materasso.

John chiude gli occhi e lascia che Paul cerchi di rilassarsi nel modo in cui preferisce. Tutto sommato, stava ancora contribuendo più che attivamente.

La soffice bocca di Paul si strofina contro quella di John, baciandola, stuzzicandola, mordicchiandola delicatamente, fino a quando le labbra di John si dischiudono per Paul e lui cerca famelico la sua lingua, mentre la sua mano stringe lo yukata di John sul petto.

John si lascia scappare un gemito e attira Paul più vicino, intrecciando le dita con i suoi capelli scuri. Questo conferisce più intraprendenza, più passione, più amore a Paul, che cattura la sua lingua in una danza scherzosa, un gioco in cui si rincorrono, si trovano, si uniscono e ancora si lasciano, per cominciare da capo.

“Oh!” ansima John, interrompendo il bacio, solo per cercare un po’ di aria, “Hai ragione, questo è molto meglio.”

Paul sorride, prima di slacciare la cintura dello yukata di John, scoprendo il suo corpo caldo, pronto per lui.

“Non penserai che sia finita qua?”

“Ah no?” domanda John, interessato, imitando Paul e spogliandolo della sua veste.

“Stai scherzando? Siamo solo all’inizio!”

Paul è sicuro: tra le braccia di John, il relax è assicurato.

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: e questo era making out.

Vedo poca partecipazione, volevo sapere se è perché la storia risulta noiosa o per altri motivi. L

Prima o poi abbandoneremo il fluff per qualcosa di più angst.

Grazie a kiki che ha corretto e a ringostarrismybeatle che è davvero troppo gentile nelle sue recensioni.

Grazie anche ai 1700 fans della pagina facebook mia e di kiki, “Two of us”: https://www.facebook.com/pages/Two-of-us/332778433488161

Prossimo capitolo, “Eating ice cream”, giovedì.

 

A presto

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Eating icecream ***


Un bel gelato e un bel Paul, tutti dedicati a Giulia.

 

Two of us

 

 

Capitolo 13: “Eating ice-cream” 

 

Il sole oggi è particolarmente caldo.

È vero che si tratta del 10 agosto, ma caspita, che afa assurda. John odia sentire questo caldo, il caldo umido che fa sudare e si appiccica sulla pelle, impedendole di respirare.

Stare a casa è peggio, il sole picchia e non puoi neanche aprire la finestra, perché entrerebbe solo più calore.

Perciò quel pomeriggio lui e Paul hanno deciso di fare una passeggiata a Newsham park e cercare della naturale frescura.

Forse “passeggiata” è una parola grossa. In effetti sono arrivati e si sono subito sdraiati sotto un’imponente quercia, accanto a un piccolo lago.

Ora John si crogiola in quel cono d’ombra offerto dalle fronde rigogliose dell’albero, lanciando ogni tanto un’occhiata ai bambini che giocano con barchette a vela sul lago, o le coppiette innamorate che si godono una romantica traversata sopra barche a remi.

Ride lievemente, mentre pensa che più tardi, se Paul si comporta bene, potrebbe portarlo su una di quelle imbarcazioni. Poi naturalmente litigheranno per chi deve remare, ma John sa che toccherà a lui, perché Paul sta già facendo lo sforzo immane di andare a prendere due coni gelato dal carretto del gelataio che passava lì vicino.

A proposito, dov’è finito?

John si solleva, poggiandosi sui gomiti e lo vede avanzare tranquillamente con due coni in mano, leccando leggermente uno dei due. Il minuto dopo Paul è seduto in ginocchio di fronte a John, porgendogliene uno.

“Ecco qua, vaniglia e cioccolato per il nostro Johnny!”

John lo guarda con un cipiglio, evitando di prendere il cono dalle sue mani.

“Veramente avevo chiesto vaniglia e fragola!” fa notare offeso, lanciando uno sguardo eloquente al cono gelato di Paul, sì, proprio quello che sembra avere i gusti da lui desiderati, quello che Paul ha già cominciato a leccare.

L’espressione di Paul si corruccia e lui istintivamente porta il suo cono gelato più vicino a se stesso e più lontano da John, con un fare così protettivo che farebbe ridere John, se non fosse così arrabbiato.

“Ne era rimasto poco e lo volevo anche io.”

“Ma ti ho dato io i soldi per il gelato, quindi questa fragola è mia.”

“Non se ne parla, sono arrivato prima io.” ribatte capriccioso Paul, e per chiarire il concetto, dà un grande morso al gelato alla fragola.

John ride perché la sua espressione si contrae in una smorfia di dolore per aver mangiato qualcosa di troppo freddo così velocemente.

E mentre Paul cerca di superare il dolore, John nota le sue labbra bagnate da un po’ di gelato rosa, che rende quella bocca di fragola ancora più invitante.

Cosa c’è di meglio di gelato alla fragola servito direttamente sulle labbra di Paul?

Senza pensarci due volte, John lo afferra e lo bacia, assaggiando finalmente il gusto da lui desiderato, mentre Paul si irrigidisce, prima di allontanarsi bruscamente e guardarsi intorno spaventato.

“Sei impazzito, John?”

“Perché?” domanda lui, leccandosi deliziato le labbra.

“Se qualcuno ci avesse visto…”

“E allora?” esclama, ridendo, “Io volevo il mio gelato.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: eh sì, gelato, John, Paul… è troppo anche per me. xD Il Newsham park è uno dei parchi di Liverpool.

Occhei, come sempre grazie a kiki, che ha corretto, a ringostarrismybeatle e strawberryquick. J

Il prossimo capitolo arriverà domenica ed è stata una sfida, “Genderswappoed”, ovvero cambio di “genere”. :D

A presto

Kia85

 

 

 

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Capitolo 14
*** Genderswappoed ***


Two of us

 

 

Capitolo 14: “Genderswappoed 

 

La guarda dalla saletta accanto, la porta non è stata chiusa bene e così, si è creato uno spiraglio da cui può osservare Jane.

Pauline neanche se n’è accorta subito. Stava accordando distrattamente il suo basso, quando all’improvviso ha sollevato il capo, ritrovandosi quella visione meravigliosa davanti agli occhi.

Jane seduta sulla sedia, lo sguardo perso chissà dove, mentre fuma una sigaretta. Le gambe snelle, fasciate da jeans aderenti, sono accavallate elegantemente e i suoi lunghi capelli ramati ricadono con dolcezza sulle spalle sottili, arrivando fino a metà schiena.

Jane è bellissima.

Jane è perfetta.

Pauline non riesce a distogliere lo sguardo dai lineamenti delicati del suo viso, il naso aquilino e gli occhi chiari, piccoli, quasi a mandorla.

Oh, Jane è un sogno a occhi aperti, e Pauline ama sognare, fin da ragazzina, quando si chiudeva in camera ad ascoltare i suoi dischi preferiti, immaginando come sarebbe stato il suo futuro, chi avrebbe avuto al suo fianco, chi avrebbe amato…

Jane non è esattamente la persona che lei si sarebbe aspettata come compagna, ma le cose sono andate così, e sicuramente non cambierebbe neanche una virgola della sua vita.

Talvolta Pauline si sorprende a pensare che tutto ciò, la band, il successo, Jane, siano solo parte di un sogno, che se dovesse chiudere gli occhi e poi riaprirli, si risveglierebbe ancora in camera sua, con il poster di Elvis al suo fianco e l’ultimo disco di Buddy Holly in sottofondo, come se nessuno di quei momenti trascorsi insieme fosse mai accaduto. Nessuna canzone scritta guardandosi negli occhi, le mani che non si erano mai sfiorate quando insegnava a Jane le posizioni corrette degli accordi, nessun bacio rubato o carezze audaci sotto le lenzuola, quando si ritrovavano a dormire insieme nel letto dell’una o dell’altra.

Il pensiero che quegli istanti siano stati solo sogni effimeri, irreali, freddi, che possono concederle un brivido caldo della frazione di un secondo, questo pensiero è terribile. Pauline si dispererebbe nel rendersi conto che la realtà veda lei e Jane come due semplici amiche, amiche per la pelle, ma niente di più.

Tuttavia…

Sa che non è così, perché proprio quando si perde in queste riflessioni catastrofiche, ecco che Jane si volta, sì, come sta facendo ora. Un rapido movimento del capo, i capelli fluttuano e i suoi occhi intercettano quelli caldi di Pauline.

Poi un sorriso si allarga sulle labbra e lei si alza dalla sedia; il cuore di Pauline perde un battito. È questo, più di tutto, che la rassicura, che le fa capire che è tutto vero, che non sta sognando.

Lo sa ancor prima che Jane la raggiunga, e poi le sorrida maliziosamente e le accarezzi una guancia con le sue dita sottili.

“Che stai facendo, Pauline?” le domanda, sedendosi accanto, “Sogni a occhi aperti?”

“Niente affatto.”

Poi sorride, mentre il profumo di Jane stuzzica le sue narici, inebriando i suoi sensi e spingendola a chinarsi su di lei, per rubarle un bacio, un semplice contatto di labbra.

“Non sto sognando.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: e io che pensavo che quelli passati fossero capitoli difficili. Non avevo ancora considerato questo, il cambio di genere, John e Paul che diventano ragazze.

Non ne sono molto convinta, mi sa tanto di pastrocchio.

Se non piace, capirò. J

Grazie a kiki che ha corretto ovviamente. :D

Prossimo capitolo, “In a different clothing style” : mercoledì.

Ho scritto una os crossover tra Beatles e Harry Potter per un contest. È ambientata ai tempi dei Malandrini e ovviamente è slash John/Paul. Se vi interessa la trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2446751&i=1

Buona domenica e a presto

Kia85

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Capitolo 15
*** In a different clothing style ***


Two of us

 

 

Capitolo 15: “In a different clothing style” 

 

“Ti prego, John.”

“No.”

“Ti prego, ti scongiuro.”

“Ho detto no.”

“Andiamo, quando mai ci ricapiterà di interpretare Shakespeare? Shakespeare, John! Hai presente? Il Bardo per eccellenza?”

John, esasperato, alza gli occhi al cielo. Quando Paul si impegna sa essere un gran rompiscatole.

Ammettilo, il più adorabile rompiscatole che tu abbia mai visto, gli sussurra il suo inconscio.

Sì, certo… cosa ne capisce il suo inconscio di “rompiscatole”? Ah già, lui è il primo, fastidiosissimo rompiscatole di John, quello che lo tiene sveglio la notte, che lo fa pensare e pensare e pensare e-

John scuote il capo per destarsi, mentre Paul lo guarda, aspettando ancora una risposta.

“Ma perché devo fare io la femmina?” gli domanda esasperato, indicando l’abito che sta indossando.

Sì, un abito, un fottuto vestito da ragazza, una veste bianca ricoperta da un leggerissimo tulle. Per non parlare della parrucca… bionda, con due trecce decisamente inquietanti… no, davvero, meglio non parlarne.

“Perché sarà divertente.” spiega Paul, ridendo.

“Non quanto lo sarebbe se lo facessi tu. Sei più adatto a fare un personaggio femminile. Con quelle sopracciglia che ti ritrovi…”

Paul sbuffa, in modo decisamente snob, “Sarebbe banale. Invece la nostra John/Tisbe lascerebbe tutti a bocca aperta.”

“No, rovinerebbe solo la mia virilità.”

“Allora, pensa che non avresti mai e poi mai il coraggio di indossare questa calzamaglia aderente.” afferma Paul, sorridendo malizioso e girando su se stesso per mostrare l’indumento in questione.

Il solito esibizionista.

Tuttavia, senza neanche accorgersene, John si ritrova a fissare le sue gambe lunghe, lunghe con quella calzamaglia stretta, stretta, a righe nere e grigie, che sottolinea la linea perfetta dei suoi polpacci, la curva del ginocchio e su, le sue cosce forti e-

John si morde il labbro, prima di lasciarsi scappare qualche verso poco consono, qualche gemito più adatto a essere udito dalle pareti di una camera da letto, piuttosto che da quelle di un camerino dove chiunque può entrare, in qualunque momento, in qualunque modo…

“Dai, John. Te lo chiedo per favore.” ribadisce Paul, fissandolo ora con i suoi occhi imploranti.

Oh, Signore. Eccolo, lo fa di nuovo, lo implora, con quegli occhi, occhi che erano insieme da cucciolo abbandonato e da promesse peccaminose.

Occhi grandi e scuri, dolci e lascivi, occhi a cui John non sa resistere.

Occhi che lo trasportano con l’impeto di un uragano e il calore di un incendio, da qualche parte dove John è libero di sbarazzare Paul e se stesso di quegli orrendi vestiti del 1500 e riprendersi la sua reputazione, quella di maschio, a cui non può resistere alcuna ragazza e soprattutto, no, meglio di tutto, Paul.

John si schiarisce la voce, recuperando un po’ di contegno; dopotutto, a quello possono arrivarci più tardi, quella sera stessa, quando riusciranno a liberarsi di tutto e tutti e restare da soli.

Prima deve affrontare quello stupido sketch.

“Allora?” insiste Paul, supplice, sbattendo le palpebre, facendo risaltare ancora una volta i suoi occhioni.

Dannato Paul.

“Oh, va bene.” sospira John.

E dannati i suoi occhi.

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: Siamo a metà della raccolta. Yeahhh!

Naturalmente questa è ispirata al divertente video di “Sogno di una notte di mezza estate”, quando John e Paul interpretarono rispettivamente Tisbe e Piramo.  *my love, my love*

Grazie a kiki per la correzione e ai pochi che seguono questa raccolta. J

Ci sentiamo domenica con la flash 16, “During their morning ritual” che sarà ispirata a una scena di una ff che ho tradotto… quale? Ehhh, lo scopriremo domenica. :D

Ma possiamo sentirci anche domani o venerdì con una drabble che ho scritto ieri di getto. Una drabblehet… e slash, ovviamente, ma HET! Mi spavento da sola. XD

A presto

Kia85

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** During their morning ritual ***


Note dell’autrice #1: piccolo premessa per dire che questa flash è ispirata, non ripresa pari pari, dal terzo capitolo de “Il valletto di un gentiluomo”, di beatle_boot che ho tradotto l’anno scorso, con la correzione di kiki. J

Buona lettura.

Two of us

 

 

Capitolo 16: “During their morning ritual(s)” 

 

Non aveva resistito, quando John si è svegliato presto quella mattina, ritrovandosi sotto un leggero lenzuolo di cotone, accanto a Paul.

Paul beatamente perso nei suoi sogni.

Paul sdraiato a pancia in giù, le braccia sotto il soffice cuscino.

Paul totalmente nudo, il lenzuolo gli arrivava appena sopra il fondoschiena.

Paul con la pelle bianca, accarezzata dal sole appena sorto, baciata dai suoi timidi raggi.

Una visione perfetta.

Nonostante fosse ancora l’alba e John avesse sonno, doveva assolutamente riportare quel panorama su qualcosa di concreto.

Sarebbe stato un peccato, non renderlo vero.

Il suo album di schizzi gli aveva offerto il suo aiuto e ora John è lì, su una sedia accanto al letto, dove Paul dorme ancora, ignaro di tutto.

Il carboncino si muove sicuro sulla carta, emettendo un suono graffiante. John ritrae il suo viso, semi-nascosto dal suo braccio, le morbide palpebre chiuse, le sopracciglia sottili. Poi i capelli scuri, scompigliati sul cuscino e le spalle forti, la spina dorsale, di cui riporta ogni minimo particolare, a partire dalla curva sinuosa che va giù, sempre più in giù per sparire sotto il lenzuolo e-

Un lieve rumore attira la sua attenzione e John cerca subito il viso di Paul: non è pronto a ricevere il suo sguardo più potente, gli occhi non ancora del tutto aperti, ma sicuramente svegli e consapevoli di quello che sta facendo John.

"Un attacco d'arte di prima mattina?" domanda, la voce impastata dal sonno, roca, sensuale, vibra quel tanto che basta per destarli solo un po’, e lasciare entrambi ancora intorpiditi.

John sorride, sistemando gli ultimi ritocchi, "Qualcosa del genere."

Paul incurva la schiena per stiracchiarsi con un movimento felino, e solleva appena la testa, per incrociare le braccia sopra il cuscino e appoggiarvi il mento. Naturalmente senza distogliere per un attimo lo sguardo da John.

"Cosa disegni?"

"Niente di che."

"Ah, io sarei niente di che?"

John ride, mettendo da parte il ritratto, "Se lo sapevi, perché l'hai chiesto?"

"Volevo sentirlo da te. Ma dopo quello che hai detto, sono molto offeso, sai, John?" gli fa notare, mettendo il broncio, "Inoltre, non mi hai neanche dato il buongiorno come si deve."

John scuote il capo, rassegnato, prima di arrampicarsi sul letto.

"Hai ragione." esclama, accarezzandogli i capelli e deliziandosi per il piccolo gemito che sfugge alle labbra di Paul, "Ben svegliato, Paul."

Lui sbuffa, prima di commentare deluso, "Tutto qui? Io voglio un vero buongiorno."

Poi ride debolmente, quando John lo sorprende con un bacio sul collo, facendogli il solletico, ma il movimento è sufficiente per far scivolare il lenzuolo definitivamente dal suo corpo, scoprendo anche il suo fondoschiena.

John lo nota con piacere, e subito una vampata di calore lo attraversa violentemente. Senza pensarci due volte, si sposta sopra Paul, che sospirando, sorridendo, allarga le gambe e torna ad abbandonare la testa sul cuscino, soddisfatto delle attenzioni che sta ricevendo.

Questo è molto meglio di un ritratto.

Più caldo.

Più vero.

"Buongiorno, Paul."

E sicuramente un modo più interessante di svegliarsi.

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice #2: non è che si tratta di John e Paul di agv, sia chiaro. È solo che mi piaceva l’idea di John che ritraeva Paul. E proprio per questo motivo, questa flash sarà collegata alla numero 27, che devo ancora scrivere, ma ce l’ho in testa da una vita ormai.

Bene, spero che vi sia piaciuta.

Nella prossima, “Spooning”, non abbandoneremo il fluff, ma ci aggiungeremo una punta di angst.

Grazie a kiki per la correzione e chiunque segua la raccolta.

Prossimo aggiornamento: mercoledì, perché prima volevo pubblicare o domani o martedì una double drabble. :3

Kia85

 

 

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Capitolo 17
*** Spooning ***


Una piccolo dedica per una grande autrice e un’affettuosa amica, ringostarrismybeatle.

 

Two of us

 

 

Capitolo 17: “Spooning”         

 

Paul non riesce a dormire stanotte.

Fa così freddo in questa minuscola stanzetta ad Amburgo.

Sta congelando. Neanche il caldo piumone, né il corpo di Linda riescono a infondergli tepore.

Vorrebbe tanto una coperta in più, solo una, pensa mentre continua a rigirarsi nel letto, altrimenti congelerà, dalla testa ai piedi e domani non potrà suonare.

Paul scende in salotto, non vuole disturbare il sonno di sua moglie. Si siede sul divano e si rannicchia per non disperdere calore.

È la prima volta al Top Ten. Deve fare bella figura. Come farà a suonare bene con dei ghiaccioli al posto delle dita?

Paul prende un cuscino, lo stringe a sé, mentre poche parole, quelle che sente ormai da giorni, rimbombano ancora nella sua testa: “John è morto.”

“Oh, va bene, Paul.” sospira una voce nel buio.

John è morto, non c’è più. Se Paul partisse ora, per New York, per qualunque altra parte del mondo, non lo troverebbe.

Paul sbatte le palpebre, e mentre si rende conto che quella voce appartiene a John, sente dei passi, un movimento del materasso e un po’ di calore che lo avvolge.

E il mondo è così freddo senza John, Paul sente sempre freddo senza John.

“Cosa stai facendo?” domanda Paul, mentre John lo abbraccia da dietro.

Non c’è modo di cambiare le cose, non c’è modo di trovare del calore in questo mondo triste, o forse sì, ma ormai non è più possibile.

John ride, nascondendo il naso nel suo collo, “Scusa, non eri forse tu che continuavi a ripetere: ‘Oh, John, ti prego, sento freddo, vieni qui, oh, John’…”

John non può aiutarlo stavolta, non può sgattaiolare vicino a lui e abbracciarlo, per confortarlo, per riscaldarlo, o solo perché è quello che desidera.

“No, ti sbagli.” afferma Paul, sorridendo e percependo il calore del corpo di John accarezzare e portare sollievo al suo.

Fuori imperversa un violento temporale e un brivido percorre il corpo di Paul.

“Allora deve essere stato George-” inizia a dire John, ma Paul lo ferma subito, trattenendolo lì, con una mano sul suo braccio.

Forse è John, quel temporale, John che si dispera perché non ha potuto dire addio a Paul, John che non può essere lì con lui ora, ad allontanare il freddo con il tepore del suo abbraccio.

“No, resta. Forse non l’ho detto ad alta voce, ma lo stavo pensando.”

Il freddo entra con gli spifferi dalla finestra, Paul si alza e la chiude bene.

“Ah, è così? Sei proprio uno stronzetto, sai?” dice.

Così lo sente, il vento che ulula, John e il suo dolore, lo stesso di Paul. E lui vorrebbe solo dirgli di non preoccuparsi, di stare tranquillo, perché starà bene.

Paul ride e John gli tappa la bocca, “Ora dormi però, prima che tu faccia svegliare gli altri.”

Ma Paul sa che non è la verità, e che non starà mai bene, che sarà sempre solo ora, che avrà sempre freddo senza John. Perciò può solo dirgli…

 “Buonanotte, John.”

“Addio, John.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: un altro esperimento. Due scene diverse in un’unica flash. Desideravo farlo da un sacco di tempo e mi sembrava adatto al tema del dormire abbracciati.

Sostanzialmente è una angst, ma non ce la faccio a lasciar perdere il mio adorato fluff.

Spero che sia piaciuta.

Grazie a kiki per la correzione e chiunque segua questa raccolta.

La prossima arriverà sabato, invece che domenica, e sarà “Doing something together”, ma cosa faranno insieme?

A presto

Kia85

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Doing something together ***


Two of us

 

 

Capitolo 18: “Doing something together”

 

Fin dove è disposto ad arrivare per John?

Farebbe tutto per lui, lo farebbe davvero, sarebbe disposto a tutto?

Per John?

John si appoggia a peso morto su di lui, mentre Paul apre la porta: non può lasciarlo solo, non in quelle condizioni. Ha appena preso un acido e ora sta avendo un brutto trip. Uno decisamente angosciante, dal modo in cui lo stringe.

“Dove sono, Paul?”

La voce trema incontrollabilmente e lo stesso accade al suo corpo, quando Paul accende la luce dell’ingresso, senza mai lasciarlo andare. Sa che se lo lascia andare, è la fine, per John e per se stesso.

“A casa mia.”

“NO! Non è vero… dove mi hai portato? C’è troppa luce qui. Non vedo niente. Dove sei?”

Paul cerca di sorreggerlo con le mani, ma John sembra spaventato e gli sfugge dalle braccia. Avanza traballante nell’ingresso e porta le mani sugli occhi, andando a sbattere contro il muro.

“John!”

John lancia un urlo di dolore, ora il terrore è più che visibile sul suo volto, il terrore di chi non sa cosa sta facendo, di chi ha perso la strada di casa. Paul cerca di avvicinarlo, ma lui si rifugia nel salottino.

“Paul, dove sei?”

“Sono qui.” risponde, seguendolo subito, ma non fa in tempo a raggiungerlo, così John, con le mani ancora sul viso, inciampa nel tappeto e finisce a terra, accanto al camino.

È in quel momento che John scoppia a piangere, come se fosse arrivata l’Apocalisse e lui avesse ancora troppe cose da fare. Piange disperato, i singhiozzi scuotono violentemente il suo corpo e lui si rannicchia su se stesso, avvolgendo le braccia intorno al torace.

“Paul…Perché mi hai lasciato?”

John ridotto in quello stato, fragile, spaventato, tremante, è una visione a cui Paul non può resistere. Eppure ora si sente così impotente, come può aiutarlo?

Si avvicina con passo incerto, si inginocchia accanto a lui, accarezzandogli con delicatezza la spalla per non turbarlo ancora di più, quasi avesse paura di romperlo definitivamente.

“Sono qui, John, vedi?”

“No, non è vero.” urla, scacciando quella mano, gli occhi, pieni di lacrime, si muovono freneticamente, ma è come se non possano vedere Paul, “Non ci sei. Non sei qui e io sono solo e ho freddo… tanto freddo…”

Paul vorrebbe solo piangere, insieme a John, vorrebbe fare qualunque cosa insieme a John, vorrebbe essere dovunque si trovi John. Anche se si tratta di una terra desolata, triste, spaventosa.

“Paul, ti prego… aiutami… ho paura.”

Un lieve movimento del corpo di John, ed ecco che dalla tasca della giacca scivola fuori un contenitore colorato: le sue pastiglie.

Scivolano proprio di fronte a lui e Paul le guarda, titubante. Se è l’unico modo per stare con John…

Fin dove è disposto ad arrivare per John?

Fino a questo punto, sembra.

Estrae una piccola pastiglia rossa e la fa sciogliere in bocca, cercando di respirare tranquillamente.

Poi si sdraia accanto a John, lo abbraccia, stringendolo teneramente sul suo petto.

Oh, guarda, eccolo lì!

“Sto arrivando, John.”         

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: questa è una delle flash a cui tengo di più, perché è stata una delle prime a essere ideate e ovviamente è ispirata all’aneddoto secondo cui Paul portò a casa sua John che aveva preso una pasticca di LSD e poi per la prima volta, la provò anche lui per stare con John. È angst e fluff allo stesso tempo. :3

Grazie a kiki che ha corretto e ringostarrismybeatle, lety_beatle e miharu87 che hanno commentato la scorsa flash.

Ce la faremo con questa ad arrivare a 50? :D

Prossimo aggiornamento, “In a formal wear”, martedì.

A presto e buona domenica

Kia85

 

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Capitolo 19
*** In formal wear ***


Two of us

 

 

Capitolo 19: “In formal wear”

 

“Come cazzo si allaccia questa cosa?” domanda John e poi spazientito lancia quella stupida cravatta per terra.

Paul sospira, alzando gli occhi al cielo. Negli ultimi dieci minuti ha visto John combattere con quel tipo di abbigliamento. Pantaloni neri stirati perfettamente, camicia bianca e inamidata, giacca nuova di zecca e poi… sì, c’è anche la cravatta.

Paul non l’ha indossata spesso, ma sa benissimo come allacciare una cravatta. John, invece, a quanto pare non sa proprio dove cominciare.

Così Paul si avvicina, si china a raccogliere la cravatta e se la mette al collo.

“Mai perdere la speranza, John.”

“E’ troppo complicato.”

“Ma no, guarda.” esclama Paul, iniziando poi a maneggiare quella sottile striscia di seta nera, “Prima avvolgi questo intorno a quest’altro, poi sollevi, lo fai passare sotto quest’altro e stringi.”

Quando il nodo è bello e pronto, Paul alza lo sguardo verso John, sorridendo come se fosse stata la cosa più semplice del mondo, un vero gioco da bambini.

“Chiaro?”

“No.”

“Andiamo, provaci tu ora.” lo incoraggia Paul, sciogliendo la cravatta e avvolgendola intorno al collo di John.

“E’ troppo complicato.”

“Non è vero.”

“Mostramelo ancora un’altra volta.” afferma, sorridendo, con quel suo sorriso che è dolce e malizioso nello stesso tempo.

Le sue mani, le bellissime mani di John raggiungono quelle di Paul, ne accarezzano il dorso con i pollici e poi le prende delicatamente, conducendole verso l’alto e appoggiandole proprio lì, alle due estremità della cravatta.

“Dai, Paul, l’ultima volta.”

Paul, che come sempre, difficilmente riesce a resistere a John Lennon che lo guarda, lo tocca in quel modo, sospira e ripete l'azione compiuta su se stesso poco fa.

“Prima avvolgi questo intorno a quest’altro, poi sollevi, lo fai passare sotto quest’altro e stringi.”

John fa una smorfia, sentendosi improvvisamente con un cappio al collo.

"Capito ora?" domanda Paul, ma la sua mano trova difficile allontanarsi dalla cravatta di John.

"Capire ho capito. Ma penso di soffocare." commenta con una smorfia.

"Il solito esagerato, John."

"No, davvero, mi manca l'aria." esclama John, boccheggiando e Paul sbuffa.

"Smettila."

"Sto soffocando, Paul, ho bisogno di respirare. Non ho un colorito violaceo?"

"Veramente mi sembra che tu stia benissimo."

"Fai schifo come crocerossina, uno potrebbe morire davanti agli occhi e tu non alzeresti un dito." sbotta John, allentandosi il nodo della cravatta e slacciando il primo bottone della camicia.

Non capisce se sono le parole o il gesto a far innervosire Paul, ma ora lui si affretta a riallacciargli la camicia e stringere il nodo, prima di afferrarlo per la cravatta e attirarlo a sé. John sorride soddisfatto quando lo bacia appassionatamente.

"Va meglio, moribondo?"

"Molto meglio.” risponde John, ridendo, “E sai una cosa, penso di aver capito come fare il nodo alla cravatta."

"Era ora."

"Ho avuto un maestro che ha saputo attirare la mia attenzione."

"Sì, immagino in che modo." esclama Paul con una risata.

"Inoltre, se mi permetti, vorrei ricambiare il favore insegnandoti anche io qualcosa più tardi, dopo lo spettacolo."

"Ovvero?"

"Come togliere la cravatta."

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: siamo a -11 dalla fine.

Questa flash non mi convince molto, ma mi piaceva l’argomento, e la scena che mi è venuta subito in mente è quando hanno cambiato lo stile, grazie ai consigli di Brian.

Ringrazio kiki per la correzione e chiunque segua la storia. J

Prossimo aggiornamento, “Dancing”, sabato.

A presto

Kia85

 

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Capitolo 20
*** Dancing ***


Two of us

 

 

Capitolo 20: “Dancing”

 

“Che fai qui fuori, solo soletto, John?”

John si volta: Paul è di fronte a lui, con il suo bellissimo smoking, il papillon ben allacciato, i capelli pettinati. Le guance sono arrossate, ma probabilmente è dovuto a uno o due bicchierini di troppo che ha bevuto durante il party.

"Niente. Prendevo un po' d'aria." sospira John, tornando a guardare fuori dalla terrazza.

Sono a questa stupida festa, in questa stupida, grande villa e John neanche si sta divertendo. Ha passato gli ultimi minuti a brontolare cose insensate, facendo spazientire Cynthia. Così lui ha deciso di uscire, cercando un po’ di frescura e tranquillità.

Peccato che non sia durata molto.

"Troppo caldo dentro?"

"Troppa confusione."

Paul ride, avvicinandosi a John, "È una festa, John. Se non c'è confusione, non c'è divertimento."

"Non è detto."

"Oh, andiamo. Tu sei il primo a buttarti nella mischia durante una festa. Qual è il vero problema?"

John, sorpreso, sbatte le palpebre, ma il suo turbamento dura poco, giusto il tempo di ricordare che Paul non manca mai di notare quando qualcosa non va con lui.

E qualcosa non va bene stasera. Così come molte altre sere prima d'ora. Solo che…

"Niente, Paul, non c'è nessun problema."

Paul inarca un sopracciglio, prima di sorridere e avvicinarsi ancora a John.

"Nessun problema, John?" domanda, prendendolo per mano, "Allora devo aver immaginato quegli sguardi furiosi che mi hai lanciato, mentre ballavo con Jane."

La mano di Paul s’intreccia con quella di John, prima di attirarlo a sé con un rapido gesto.

"Cosa-?"

"Devo aver immaginato i tuoi occhi pieni di gelosia, mentre facevo volteggiare la mia ragazza sulla pista da ballo." afferma Paul, e con un movimento deciso avvolge l'altro braccio intorno alla vita di John, "È così, John? Ho immaginato tutto? La tua gelosia e la tua rabbia perché non potevi alzarti, avanzare fiero, sicuro, verso di me, sottrarmi dalle braccia di Jane, chiedermi, ‘Vuoi ballare, Paul?’ e poi stringermi e finalmente, ballare con me?"

John chiude gli occhi, aggrappandosi a Paul e sospirando, mentre lui comincia a far dondolare entrambi sulle note di una silenziosa melodia, scandita solo dai battiti dei loro cuori, sempre in perfetta sintonia.

"È così, John?" domanda, sfiorando con le labbra il suo orecchio.

Un brivido percorre il corpo di John, e lui è grato di essere fra la braccia di Paul, che lo sostengono e lo guidano con sicurezza, come ha sempre fatto, con John, per John, solo per John.

“Sì.”

Paul ride, poi ferma tutti i movimenti, allontanandosi da John, “Allora chiedimelo come si deve.”

John alza gli occhi al cielo, sorridendo, “Vuoi ballare con me, Paul?”

All’improvviso, quando John allunga una mano verso Paul e lui vi appoggia sopra la sua, dicendo, “Sì, John.”, all’improvviso, la festa non è poi così male per John.

Soprattutto quando torna tra le braccia di Paul e si stringe a lui, mentre dondolano dolcemente, senza che si capisca davvero chi stia conducendo e chi segua.

“Però non mi pestare i piedi, d’accordo, John?”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: sorpresa!!!! Sì, lo so che avevo detto sabato, ma oggi ho trovato un momentino e ho aggiornato.

Spero che la flash sia piaciuta, è una di quelle dagli argomenti più delicati, riguardo John e Paul. J

La prossima flash, “Cooking/baking”, arriverà lunedì.

Grazie a kiki per la correzione e a ringostarrismybeatle, lety_beatle e miharu87.

A presto

Kia85

 

 

 

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Capitolo 21
*** Cooking/Baking ***


Per lety_beatle e miharu87 e la loro immensa gentilezza.

 

Two of us

 

 

Capitolo 21: “Cooking/baking ”

 

Paul McCartney sa che può aspettarsi di tutto da John Lennon. Di tutto!

Tranne questo: John che lo raggiunge, mentre sta facendo il babysitter.

Certo, trovarsi John davanti alla porta, può anche essere comprensibile, ma la cosa davvero strana è la scatola di biscotti che gli sta porgendo: sono carini da vedere, sembrano di cioccolato e sono a forma di… cuore.

“Che significa?” domanda Paul, perplesso.

“Ho trovato il cuore.” spiega con un gran sorriso.

Gli occhi brillano, sembra assurdamente felice, quasi al settimo cielo.

“Continuo a non capire, John.”

“Beh, sai, hai presente il concerto di San Valentino dell’altro giorno? Chi trovava il cuore di legno, vinceva un bacio proprio da Paul McCartney (1). Ed eccolo qui.” esclama John, tornando a guardare i biscotti, “So che non sono di legno, ma li ho fatti con le mie mani.”

Paul non sa se è più sconvolto per l’idea di John alle prese con farina, uova, zucchero e quant’altro, o perché ha fatto quei cuoricini solo per un suo bacio.

L’unica cosa che sa per certo è che sta arrossendo violentemente. C’è un fuoco sul suo viso, Paul lo sa, così come lo sa anche John. Tuttavia non vuole affrontare tutti questi pensieri ora, perciò cerca di alleggerire l’atmosfera.

“Sei sicuro di non averli comprati?”

John si acciglia.

“Certo, li ho fatti con Mimi.” risponde, arrossendo appena, con un fare così stranamente intimidito, “Non sapevo da dove cominciare e ho chiesto aiuto a lei, con la scusa di farli per Cynthia… Ma a me ne serviva solo uno, per te.”

Ok, Paul non vuole davvero pensarci, ma porca miseria, se John non sta facendo di tutto per portare la sua mente lì, immersa in quei pensieri di biscotti, di baci, di amore…di John!

“Allora, perché me ne hai portati così tanti, se ne bastava uno?”

John si lascia scappare una risatina e Paul improvvisamente trova che quel rossore sulle sue gote gli stia benissimo.

“Per sicurezza ne ho fatto più di uno. Così se mi capitava di perderne qualcuno, avevo comunque una bella scorta.”

John si passa la mano tra i capelli, sempre più a disagio, e in questo modo Paul riesce a notare uno sbaffo di farina ancora presente sulla sua guancia.

Li ha fatti davvero lui, dio! L’immagine di John con le mani in pasta, e magari anche un grembiulino, è decisamente poco rock’n roll, ma Paul non può fare a meno di trovarla incredibilmente adorabile.

“Perché, John?”

“Lo sai perché.”

Sì, Paul lo sa, lo sa da sempre. E ora John è lì, ha fatto tutti quei biscotti a forma di cuore solo per farsi baciare da lui.

“E magari vorresti anche un bacio per ogni biscotto.”

“Sarebbe carino.”

“Questo però è contro il regolamento.” dice Paul, avvicinandosi.

“Del babysitter?”

Una risata, poi Paul accarezza la guancia di John, “No, del gioco. Non hai trovato il cuore, l’ha fatto tu.”

“Sì, e non puoi concedere una piccola eccezione? A me?”

Paul sorride, prima di chinarsi e baciarlo.

Concessa.

 

(500 parole)

 

 

 (1)- Il 14 febbraio 1961 i Beatles tengono un concerto di San Valentino alla Litherland Town Hall di Selton. Durante il concerto gettano un piccolo cuore di legno tra il pubblico. A fine serata, chi si presenterà dal gruppo con il cuore, vincerà un bacio di Paul McCartney.

 

Note dell’autrice: allora, questa flash non sapevo davvero come scriverla. Poi kiki ha trovato questo aneddoto beatlesiano da pubblicare in pagina per San Valentino e… Eureka! Si è accesa la lampadina.

Altra cosa, Paul babysitter… sembra strano, sì, ma ho letto l’intervista su Rolling Stone e ragazzi, qualcuno all’epoca ha davvero pensato di affidare a lui delle povere innocenti creature! XD Ah, questo Paul!

Grazie a kiki per tutto, come al solito, e a ringostarrismybeatle, lety_beatle, miharu87 e Caterock.

Per la cronaca, l’altro giorno ho scritto la flash numero 30, quindi ora dobbiamo solo pubblicarle. J

Il prossimo aggiornamento, “In battle, side-by-side”, sarà un po’ strana come flash e leggermente angst, chiedo perdono in anticipo. Arriverà giovedì.

A presto

Kia85

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Capitolo 22
*** In battle, side-by-side ***


Two of us

 

 

Capitolo 22: “In battle, side-by-side”

 

Perché lo sta facendo?

Perché sta scrivendo questa canzone per… no, contro Paul?

Lo capiranno tutti che è indirizzata a lui. Senza contare che Paul lo odierà.

Tuttavia, ormai è tutto già pronto, il testo è perfetto, arguto, sincero… sincero? No, John non pensa neanche la metà di quelle cose, ma lo deve fare comunque, Yoko dice che deve, per non farsi sconfiggere da Paul. E Yoko ha sempre ragione dopotutto, vero?

“Secondo me qui non ci vuole un La minore.” gli dice Yoko, soffiando fuori il fumo della sigaretta dalla sua bocca e indicando i versi del ritornello.

Sono entrambi seduti pigramente sul letto, portando gli ultimi ritocchi agli accordi della canzone.

Stronzate!

John sbatte le palpebre, sorpreso. Ha sentito una voce, una piena di calore, una molto familiare, una che ha fatto sussultare dolcemente il suo cuore. Si guarda intorno, ma non c’è nessuno, sono solo lui e Yoko. Come sempre, d’altronde.

“Perché?”

“E’ troppo prevedibile.” risponde lei, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio.

Andiamo, John, lo sai che non è vero.

È vero, e John sa anche chi sta parlando, l’ha riconosciuto, potrebbe riconoscerlo fra mille.

Paul.

Ormai ha capito dove si trovi in questo momento: Paul sta parlando direttamente dalla sua testa.

“Non credo sia prevedibile. Ci sta bene.”

“Oh, d’accordo, se vuoi che la melodia risulti banale e noiosa, suona pure La minore.” ribatte Yoko, con un vago gesto della mano.

John si corruccia, stringendo le dita sul manico della chitarra.

Sentiamo la sua proposta, allora.

“Cosa dovrei suonare al posto di La minore?”

“La maggiore.”

Che cosa?! Ma stiamo scherzando. Avanti, John, dille che non è possibile. È una cazzata colossale.

“No, Yoko, non si può fare. È una tonalità completamente diversa. Stonerebbe.”

“Sorprenderebbe.”

John si morde il labbro. Sa di avere ragione, lui e Paul hanno ragione. Non vuole perdere questa battaglia. Non possono perderla.

Ne hanno già perse troppe in passato, tutte quelle che hanno affrontato insieme contro il mondo. E poi quella più importante, la battaglia che hanno combattuto per loro stessi, la  battaglia che non è mai cominciata, che era persa in partenza, che non hanno neanche provato a combattere.

Dai, John, puoi farcela.

Certo che può. Così si rischiara la voce.

“Yoko, fino a prova contraria quello che compone da più tempo sono io. Quindi, credimi quando dico che ci vuole un La minore qui e nient’altro.”

La sua voce è forte e determinata, niente può abbatterlo. Anche Yoko sembra piuttosto sorpresa da tanta sicurezza.

Perciò, presa in contropiede, la donna si limita a scrollare le spalle con aria noncurante, “Fai come ti pare.”

Poi se ne va, lasciandolo solo, alla sua canzone, alla sua chitarra, a Paul che si congratula con lui.

Ottimo lavoro, Johnny.

Già, ottimo lavoro. John sorride tristemente fra sé.

Una vittoria, dopo tante sconfitte. Una loro vittoria. Proprio ora, proprio ora che non serve più a nulla. Ora che non c’è più tempo per loro.

C’è tempo solo per un ultimo pensiero.

‘Abbiamo vinto, Paul.’

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: sì, anche stavolta aggiornamento anticipato. Dovevo consolarmi da una giornata di biiiip. :’(

Allora, la flash doveva parlare di John e Paul in battaglia, fianco a fianco. E pensavo che fosse un’idea interessante, combattere riguardo un argomento musicale, ma non essere vicini fisicamente. In fondo, non componevano sempre insieme, anche se erano lontani? E Paul non parla ancora con John? La canzone a cui si fa riferimento è, ovviamente, How do you sleep.

Certo, spiegare questa flash è più complicato che scriverla. Allora ringrazio kiki per la correzione, e ringostarrismybeatle, lety_beatle, miharu87 e Chiara_LennonGirl06.

La prossima flash, “Arguing”, sì, è un po’ angst ma poi continuerà in quella dopo ancora. ;)

A presto

Kia85

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Capitolo 23
*** Arguing ***


Two of us

 

 

Capitolo 23: “Arguing”

 

Li ha aspettati tutta la sera, con l’orecchio teso verso la porta della sua camera da letto, in quel meraviglioso albergo di Parigi.

Pochi minuti prima John ha lasciato Paul e Maggie al bancone dell’elegante bar dell’hotel, mentre Brian è da qualche parte con degli amici.

Così, ora che li sente ridacchiare e avvicinarsi alla loro lussuosissima suite, John scatta in piedi e apre la porta, sorprendendo i due mano nella mano. Entrambi si voltano verso John, senza nascondere la sorpresa che s’impossessa delle loro espressioni.

“John!”

“Paul, potrei parlarti un istante?” domanda, incrociando le braccia sul petto.

Paul esita un po’, “Non puoi aspettare domani? Stavamo andando a dormire.”

“No, è urgente.” è la risposta secca di John.

Paul sospira, alzando gli occhi al cielo, prima di dire a Maggie di andare ad aspettarlo in camera.

Lei annuisce, contrariata, e quando Paul le volta le spalle per entrare nella stanza di John, rivolge a quest’ultimo uno sguardo decisamente infastidito.

John le sorride sornione.

Stronza!

Quando John chiude la porta dietro di sé, Paul si abbandona sul suo letto e lo guarda annoiato, “Allora, cosa c’è di così urgente da farmi ritardare la mia notte bollente con Maggie?”

John aggrotta la fronte, “E’ quella sgualdrina il problema.”

“Ah sì, per quale motivo?” domanda Paul, ridendo, consapevole che il suo modo strafottente lo farà innervosire di più.

“Sai perché.” sbotta lui, arrabbiato, “Doveva essere la nostra vacanza. La nostra, Paul, come…”

“Come cosa?” ribatte Paul, balzando in piedi, “Come quella del ’61, John?”

John lo vede avvicinarsi, senza distogliere lo sguardo dal suo.

“Come quando eravamo solo noi, John? A Parigi, in una piccola pensione, nascosti agli occhi del mondo, solo io e te?”

John annuisce, frenetico, mentre il respiro diventa più affannato per la vicinanza di Paul e il suo profumo che avvolge delicatamente John.

“Allora, se doveva essere come nel ’61, perché cazzo hai portato Brian?” domanda lui, alzando improvvisamente la voce.

John sbatte le palpebre, preso in contropiede, “Cosa?”

Brian, hai presente?”

“Brian doveva farci da copertura, idiota.” risponde John, spingendolo all’indietro, “E’ per questo che hai portato quella stronza? Per ripicca?”

“E anche se fosse?”

“Non voglio che rovini il nostro viaggio.”

“Non è più il nostro viaggio, John, è troppo affollato.” ribatte, tristemente.

“No, non è vero.” afferma John, la sua voce è dolce mentre le sue mani afferrano quelle di Paul, “Può essere ancora il nostro viaggio.”

Paul scuote la testa, “Volevo che fosse come l’altra volta, ma poi ho saputo di Brian e… non c’ho visto più dalla rabbia. Perché non l’hai detto subito, John?”

Paul lo osserva intensamente e John si sente arrossire di colpo.

“Io…”

“Perché, John?” insiste.

Ma John non lo sa, sa che aveva paura, ma non sa di cosa. C’è una gran confusione nella sua testa e nel suo cuore, la sua vita diventa disordinata quando si tratta di Paul.

Paul annuisce deluso, poi fa per andarsene.

“Aspetta.”

John lo ferma, afferrandogli un braccio mentre lo sorpassa.

“Non andare.”

 

Continua…

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: e sì, volevo pubblicare domani, ma domani è la festa della donna e pubblicare questa flash, dove John rivolge insulti a una ragazza non mi sembrava appropriato. L

Comunque, la flash è ispirata a un aneddoto che ho trovato riguardante Paul e Maggie, la ragazza con cui ebbe una relazione neanche poi tanto segreta, mentre stava ancora con Jane e che durò fino a poco prima il matrimonio con Linda.

L’aneddoto: nel primo anno della loro relazione la coppia fece un viaggio a Parigi con John Lennon e Brian Epstein, tutti e quattro con voli separati. I loro viaggi disgiunti però, li condussero allo stesso albergo, permettendo loro di rimanere insieme (dove Paul e Maggie condivisero una lussuosissima suite).

Ecco, ho messo anche l’accento sul confronto con la vacanza che invece fecero solo John e Paul nel 1961 perché, avendo scritto Ticket to Paris proprio su questo argomento, mi è venuto naturale pensare a questa flash come una specie di seguito.

Grazie a kiki per la correzione e ringostarrismybeatle, lety_beatle, Miharu87, caterock e Chiara_LennonGirl06.

La prossima è la naturale continuazione di questa, “Making up afterwards”, e arriverà lunedì.

A presto e buona festa della donna. ^_^

Kia85

 

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Capitolo 24
*** Making up afterwards ***


Two of us

 

 

Capitolo 24: “Making up afterwards”

 

“Non andare.” sussurra John, “Resta.”

Paul scrolla le spalle, noncurante, “Perché? Tanto non hai niente da dirmi, John.”

“Sì, invece. Ti ho detto, ‘Resta’.” ripete lui, accennando un sorriso.

“John…”

“Resta con me.” continua John, accarezzandogli una guancia, “Resta per me stanotte.”

“Devo andare da Maggie.” protesta Paul.

Tuttavia il suo è solo un bisbiglio incerto, mentre John lo attira a sé, facendo toccare le loro fronti.

“No, non devi andare da lei. Devi restare con me.”

La sua presa sulle mani di Paul diventa più intensa.

“Perché?” sospira Paul, dolorosamente.

“Perché non dobbiamo far terminare una giornata con un litigio.”

“Non dobbiamo?”

John scuote il capo, con un lieve sorriso sulle labbra, “No, mai. Non potrei sopportarlo.”

“Allora? Hai qualche idea per fare pace?” domanda lui, ridacchiando dolcemente.

John fa scorrere la mano nei suoi capelli, guardandola attentamente nel suo movimento delicato e pieno di premure, “Sì.”

Sì, ha pensato a un modo di fare pace, perché in fondo, anche se Paul lo manda in totale confusione, se John ci pensa bene, quel groviglio intricato di sentimenti, che gli fa provare le emozioni più disparate solo con uno sguardo di Paul, con il suo sorriso più dolce, con il suo tocco più lieve, quello può essere solo...

“Ho pensato di dirti…ti amo.”

Gli occhi di Paul non riescono a nascondere la sua sorpresa, e John lo nota con estremo piacere.

“E’ la verità, John?” è la sua domanda, posta con voce incredula e tremante.

“Perché dovrei mentirti?” chiede John.

“Per farmi restare.”

“Sai che non è così.” afferma, conducendolo nel frattempo verso il letto, senza che Paul opponga resistenza, “Sai che ti amo, da sempre, e sai anche che stanotte resterai qui.”

Paul fa appena in tempo ad aggrapparsi a lui, prima di cadere sul materasso, con John sopra di lui.

“E chi l’ha deciso?”

John lo guarda serio, prima di rispondere deciso, “Io.”

“Questo vuol dire che abbiamo fatto pace?” domanda, mentre John fa strofinare il naso sul suo collo.

“Solo se resti.” mormora John, la sua voce è soffocata dalla pelle calda di Paul contro la sua bocca.

“Ma ho bisogno che tu mi offra qualcosa di più interessante, per convincermi a lasciare Maggie da sola nel nostro letto, con le lenzuola di seta e-” inizia a dire Paul, ma viene interrotto dalla bocca di John che si scontra violentemente con la sua.

È stato John a baciarlo, ma Paul non impiega molto tempo prima di approfittare della situazione: prende il sopravvento, cogliendo di sorpresa entrambi, e reclama le labbra di John appassionatamente, come se non ci fosse più un domani per loro né per il mondo.

“Ti offro me stesso.” sospira John, tra un bacio e l’altro, “Lei può offrirti più di me?”

Paul sostiene il suo sguardo carico di desiderio e aspettativa, “No, John.”

Poi con un movimento rapido ribalta le loro posizioni, inchiodando John al materasso, bloccandogli le mani sul cuscino, con tutta l’intenzione di riprendere le attività di pochi istanti prima.

 “Nessuno può.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: ma ovviamente dovevano fare pace! Tsk, non potrei mai pensarli tutti arrabbiati proprio a Parigi, la città della loro luna di miele. Inoltre, nella mia immaginazione questa scena continua in una decisamente rossa con Paul on top. ;)

Bene, spero che vi sia piaciuta e come al solito, grazie a kiki e tutti coloro che recensiscono.

Il prossimo aggiornamento, “Gazing into each other’s eyes”, arriverà giovedì.

A presto

Kia85

 

 

 

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Capitolo 25
*** Gazing into each other's eyes ***


Two of us

 

 

Capitolo 25: “Gazing into each other’s eyes”

 

Mancano dieci minuti e Paul non riesce a trovare un misero specchio per allacciarsi la cravatta e per gli ultimi ritocchi.

Si guarda intorno nel camerino: Ringo è pronto, sta tamburellando nervosamente le dita sul bracciolo della poltrona dove è seduto; George, davanti allo specchio, sta abbottonando con cura la giacca, borbottando parole senza senso, sicuramente dovute a un po’ d’ansia per l’imminente concerto; e John…

John è davanti all’unico altro specchio disponibile del camerino. Si sta pettinando i capelli e deve ancora allacciarsi la cravatta, ma la cosa davvero strana è che sembra particolarmente assorto nei suoi pensieri.  

In realtà, non è così strano. Dopotutto, è un verità universalmente riconosciuta che John Lennon cada spesso e volentieri in questi stati assenti, soprattutto prima di un concerto.

Paul sa perché questo accade. Qualche volta la loro vita è così piena di impegni, così movimentata, senza poter prendere fiato, che il bisogno di staccare per pochi istanti non diventa solo comprensibile, ma necessario se non vogliono perdere la testa.

Perciò ora John sta passando il pettine nei capelli da cinque buoni minuti, senza rendersi conto che ormai sono perfetti.

Paul sorride e si avvicina al ragazzo, sistemandosi dietro di lui. Accarezza con lo sguardo i suoi lineamenti, dalle mani forti al bellissimo viso, con le labbra dischiuse, il naso elegante, gli occhi sottili e persi chissà dove.

Paul li  cerca nello specchio e quando li trova, non li lascia più andare. John sembra non essersi ancora accorto di lui, ma Paul è sicuro che non impiegherà molto tempo per notarlo, perché guardarlo negli occhi, per Paul, per John, è come abbracciarsi; quando il suo sguardo incrocia quello di John è proprio come un contatto caldo e reale, un tocco lieve che vuole solo riportarlo alla realtà.

Paul non sbaglia mai. Sa che è l’unico in grado di riportare John al presente; sa che John ha bisogno che lui lo faccia, perché altrimenti corre il rischio di perdersi in quel mondo strano che a volte lo risucchia completamente; e Paul sa che deve farlo perché anche lui ha bisogno di John, di averlo al suo fianco, nel mondo vero, quello frenetico che hanno costruito insieme, perché se John lo lascia da solo, Paul non pensa di poter andare avanti. No, ha bisogno di lui, solo questo, di cercarlo con lo sguardo e trovare i suoi occhi dolci che gli sussurrano, “Ce la puoi fare, Paul.”

Poi, finalmente, John si accorge di lui e il sorriso più bello nasce sulle sue labbra, sorriso che Paul non esita a rispecchiare subito.

“Ciao, piccolo.” mormora Paul.

John si lascia scappare una risata, “Ciao, Paul.”

“Sei pronto per andare?”

John interrompe solo un istante il contatto visivo, prima di voltarsi verso Paul e rivolgergli il suo sguardo più potente. Il cuore di Paul sussulta: guardare direttamente negli occhi di John, e non attraverso uno stupido specchio, è un’esperienza grandiosa, mistica, come guardare nella sua anima.

Paul conosce la risposta, ancor prima che John parli.

“Ora sì.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: mm.. questa è stata difficile da scrivere. Ho già utilizzato molte volte John e Paul che si guardano negli occhi, quindi l’originalità non è la caratteristica primaria di questa flash. Così come anche una delle due cose che mi hanno ispirata, ovvero la foto di John e Paul che si stanno preparando, uno dietro l’altro, e si guardano allo specchio. L’ho già usata come ambientazione in “Don’t be nervous, John”, ma mi piace troppo come foto. Mi ispira così tante cose su di loro. :3 E quindi sono andata un po’ sul sicuro. Poi ho visto quel momento fra Paul e Ringo durante le prove del “The night that changed America”, quando Paul gli dice “Hi, baby” e mi sono sciolta come neve al sole. Dovevo usarlo in qualche modo per John.

Ecco, quindi questi sono i retroscena della flash.

Ringrazio kiki che ha corretto la flash e chi ha recensito le altre flash. Grazie anche a chi ieri ha recensito “Tu non mi basti mai”. Pensavo non fosse granché, ma siete stati tutti così carini che mi avete rassicurato. J

Ci sentiamo domenica, con la nuova flash, che in realtà non sarà una flash, ma che è quella forse più rischiosa di tutta la raccolta, “Getting married”.

Una piccola anticipazione…

“Paul canta l’ultima canzone sul letto, la sua voce è calda, dolce, infonde tranquillità e speranza.

A John piace. Pensa che Paul stia cantando per lui. Pensa che quel piccolo merlo possa essere se stesso, un piccolo indifeso John trovato da Paul con le ali spezzate, guarito grazie a lui, fino a quando insieme sono riusciti a spiccare il volo.

John, sdraiato accanto a Paul, lo osserva e intanto rigira distrattamente fra le dita un piccolo pezzo di corda di chitarra usata.”

A presto

Kia85

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Capitolo 26
*** Getting married ***


Two of us

 

 

Capitolo 26: “Getting married”         

 

 

 “Blackbird singing in the dead of night”

Paul canta l’ultima canzone sul letto, la sua voce è calda, dolce, infonde tranquillità e speranza.

“Take these broken wings and learn to fly”

A John piace. Pensa che Paul stia cantando per lui.

All your life”

Pensa che quel piccolo merlo possa essere se stesso, un piccolo indifeso John trovato da Paul con le ali spezzate, guarito grazie a lui, fino a quando insieme sono riusciti a spiccare il volo.

“You were only waiting for this moment to arise”

John, sdraiato accanto a Paul, lo osserva e intanto rigira distrattamente fra le dita un piccolo pezzo di corda di chitarra usata. È stata una giornata all’insegna della pigrizia, una di quelle passate nudi sotto le coperte. Poi Paul si è alzato per recuperare una chitarra e fargli ascoltare la sua ultima composizione. E ora eccolo, di fronte agli occhi adoranti di John, coperto da un semplice lenzuolo, tutto concentrato mentre suona e canta per John.

John pensa che sarebbe felicissimo di ascoltarlo e guardarlo per tutta la vita.

"È bellissima!" afferma, quando la canzone termina e Paul lo guarda ansioso.

"Davvero?" domanda lui.

"Ma certo."

Paul sorride, arrossendo lievemente, “Sono felice, sai, è un regalo per te.”

“Non hai bisogno di farmi regali.” esclama John, mentre si alza a sedere.

“No?”

John scuote il capo lievemente, prima di poggiare una mano sulla sua guancia, “Il tuo amore è il regalo più bello che potessi farmi.”

“John…”

“Anzi, il tuo amore è un regalo per chiunque ti incontri.” sospira John, prima di attirarlo a sé e baciarlo, cogliendolo un po’ di sorpresa.

E mentre Paul decide di lasciarsi andare sulla sua bocca, John pensa che potrebbe e vorrebbe sorprenderlo ancora di più, con quell’idea folle che lo stuzzica da un po’, tanto irrealizzabile che John vuole provare comunque a renderla reale.

Così quando si allontana da Paul, dice solo…

"Paul, voglio sposarti."

Paul non ha mai mostrato così tanto stupore in vita sua, "Cosa?"

"Hai sentito."

“Sei pazzo?”

“Forse, ma voglio sposarti comunque.”

"Ma, John, non possiamo.” ribatte Paul, sorridendo, “Voglio dire, ti immagini noi due che andiamo in chiesa e chiediamo al reverendo di sposarci?"

"Significa che vuoi sposarmi?"

La domanda di John lo prende in contropiede e tutto ciò che Paul può dire è, "Eh?"

"Sì. Insomma, hai appena fatto capire che se fosse possibile, lo faresti."

Paul si morde il labbro, ma qualcosa sul suo viso lascia tradire una sorta di gioia mista a  eccitazione. Dopotutto, con le questioni personali e quelle relative ai Beatles, il loro non è  già considerato come un matrimonio?

"Può darsi."

"Allora sposiamoci!"

"Come?"

John si guarda intorno pensieroso, poi, sorridendo, afferra il pezzo di corda di prima. Si avvicina a Paul, toglie la chitarra dalle sue braccia, prende la sua mano e avvolge la corda intorno al suo anulare un paio di volte, prima di fare un nodo.

"Ecco. Con questo anello, io ti sposo."

Paul lo osserva, perplesso, sollevando un sopracciglio, "John, fa schifo come anello."

"Paul. Guarda che sono serio. Io…io lo voglio davvero." ribatte, baciando subito dopo l'anello che ha improvvisato sul suo dito, "Tu? Mi vuoi?"

Paul sussulta impercettibilmente e si affretta a rispondere, "Certo. Certo che ti voglio."

Si china su di lui per baciarlo, ma John gli copre la bocca con la mano.

"Aspetta. Non siamo ancora sposati."

"Oh.” commenta lui, deluso, “D’accordo."

"Allora, per i poteri conferitimi dalla Apple corporation, io ci dichiaro marito e marito."

Paul ride dolcemente, "Ora posso baciare lo sposo?"

"Direi di sì."

Paul si china nuovamente su di lui, baciandogli con tenerezza le labbra e avvolgendo le braccia intorno al suo collo.

"Dove andiamo in luna di miele, John, mio caro?"

"La luna di miele, Paul?" ripete, facendo sdraiare Paul sul letto, "Prima pensiamo alla prima notte di nozze."

 

 

Note dell’autrice: eh sì, questa non è una flash. Un po’ mi dispiace, perché volevo fare tutte flash. L Ma d’altra parte, l’argomento era rischioso, se toglievo altre parole diventava ridicola come scena. Per cui concedetemi la prima delle due eccezioni in questa raccolta. La seconda sarà l’ultimo capitolo.

Grazie a kiki e tutti quelli che seguono la storia. :3

Il prossimo aggiornamento, “On one of their birthday”, arriverà mercoledì.

Spero davvero che questa os sia piaciuta. J

Vi lascio con un’anticipazione della prossima flash:

Sbuffa, mentre apre la porta di casa sua, lanciando un ultimo, esasperato, ‘Sei un coglione, John.’, perché in fondo,  voleva solo passare il compleanno con lui.

Quando entra è troppo distratto dai suoi turbamenti, ma nonostante questo, riesce a notare che c’è qualcosa di diverso nell’ingresso di casa sua. Chiunque lo noterebbe, è qualcosa di così importante che è difficile da non vedere.

Tutte le pareti, infatti, sono ricoperte da… fogli?

 

A presto

Kia85

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Capitolo 27
*** On one of their birthdays ***


Two of us

 

 

Capitolo 27: “On one of their birthdays”         

 

È stata una giornata infernale per Paul.

Dalle otto del mattino è stato rinchiuso negli studi di Abbey road, a provare con George e Ringo, e di John neanche l’ombra. Certo, sicuramente un bellissimo modo per passare il suo compleanno.

Quell’idiota poteva avvisare almeno lui della sua assenza.

Invece no, l’ha lasciato all’oscuro di tutto, per chissà quale motivo, e Paul è rimasto tutto il giorno in quegli studi, sudando per il caldo e continuando a mandare imprecazioni all’indirizzo di John.

Sbuffa, mentre apre la porta di casa sua, lanciando un ultimo, esasperato, ‘Sei un coglione, John’, perché in fondo,  voleva solo passare il compleanno con lui.

Quando entra è troppo distratto dai suoi turbamenti, ma nonostante questo, riesce a notare che c’è qualcosa di diverso nell’ingresso di casa sua. Chiunque lo noterebbe, è qualcosa di così importante che è difficile da non vedere.

Tutte le pareti, infatti, sono ricoperte da… fogli?

Paul, perplesso, si avvicina e capisce che non sono fogli qualunque: sono dei ritratti. E l’uomo che dorme in quel ritratto, in quello accanto e in quello ancora dopo è proprio lui, Paul.

Paul conosce la mano che ha disegnato quei ritratti, una mano che molte volte si è intrecciata con la sua e ora sono le sue dita a scorrere delicatamente sui ritratti appesi alla parete, lungo tutta la scala.

C’è Paul che dorme nudo nel letto, Paul addormentato sulla sedia durante una pausa dalle registrazioni, Paul sdraiato con gli occhi chiusi su un prato, Paul che dorme nella cameretta a Forthlin road, in quella di John a Mendips, nel grande letto di qualche lussuoso hotel, Paul abbracciato a Martha, Paul, Paul, Paul, solo lui.

Quando arriva in cima alle scale, la serie di ritratti continua, lo guida come mattonelle speciali di un percorso altrettanto speciale.

Lo guida verso la camera da letto.

Paul esita un solo istante, prima di aprire la porta.

Nel momento in cui entra, John, proprio John Lennon, seduto sul letto, balza in piedi. È la prima cosa che nota Paul, John nel bel mezzo di camera sua. Sembra sempre lui, ma qualcosa nel suo sguardo tradisce una leggera ansia.

Solo dopo aver guardato John per chissà quanto tempo, Paul osserva la stanza. Anche lì, le pareti sono rivestite da ritratti di Paul, creati abilmente da John.

Il giovane avanza con passo incerto verso John. Ad ogni passo, il sorriso sulle sue labbra si allarga sempre più, e quando arriva di fronte a John, questi si lascia scappare un sospiro.

“Allora?” domanda.

“Cosa?” risponde Paul.

“Beh, di’ qualcosa.”

Paul annuisce comprensivo, poi china il capo, mordendosi il labbro, “Non pensavo di aver dormito così tanto.”

John scoppia a ridere, prima di far scivolare le mani sulla vita di Paul e attirarlo a sé.

“E’ per questo che oggi non sei venuto?”

“Sì, dovevo organizzare il tuo biglietto di auguri.”

Paul inclina il capo, confuso, “Biglietto? E il regalo sarebbe?”

John sorride malizioso.

“Stupido.” sussurra, sfiorandogli le labbra in un tenero bacio, “Sono io.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice: ebbene sì, l’avevo anticipato nel capitolo 16. Questa flash è il “seguito” di quella in cui John ritrae Paul la mattina presto, nel suo letto. Mi piaceva l’idea di John che accumulava tutti questi ritratti e poi gli faceva questa sorpresa. Non so, mi sembra una cosa molto da “John”.

Nella scorsa flash ho dimenticato di specificare che la frase di John, “Il tuo amore è un regalo per chiunque ti incontri”, è stata presa da un video di un ragazzo che chiedeva al suo fidanzato di sposarlo. E’ stata una mia grave mancanza. :’( Ma purtroppo non riesco neanche a ritrovare quel video stupendo.

Comunque, ringrazio kiki per la correzione e miharu87, ringostarrismybeatle, Missrocker, Chiara_LennonGirl e lety_beatle.

Con questa flash siamo a -3 dalla fine.

La prossima, “Doing something ridiculous”, arriverà domenica. Un assaggino:

C’è solo un modo per stare meglio: per questo John si volta sul divano dove è seduto, e posa lo sguardo su Paul, Paul che sta dormendo profondamente, il respiro è calmo e regolare e l’espressione serena indica che il sogno che sta facendo è uno dei più dolci.

Tuttavia John non vuole che dorma perché è stata di Paul l’idea di restare a casa a vedere un film, e lui ha anche avuto il coraggio di addormentarsi e lasciarlo da solo davanti alla televisione. Razza di idiota.

John deve assolutamente vendicarsi, ma come?

 

A presto

Kia85

 

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** Doing something ridiculous ***


Two of us

 

 

Capitolo 28: “Doing something ridiculous”         

 

I titoli di coda cominciano a scorrere sullo sfondo nero del televisore e John sospira sollevato. Per fortuna che questo film terribile è finito. Chi è stato quel pazzo ad avere speso dei soldi per girare quella robaccia?

Un film dovrebbe avere lo scopo di divertire, far pensare, emozionare. Invece l’umore di John è pessimo, rovinato da un’ora e mezza di scene insensate, personaggi banali, battute da pub dei bassifondi, che in altre occasioni l’avrebbero fatto ridere, ma no, in quel caso c’era troppo squallore anche per i suoi gusti.

C’è solo un modo per stare meglio: per questo John si volta sul divano dove è seduto, e posa lo sguardo su Paul, Paul che sta dormendo profondamente, il respiro è calmo e regolare e l’espressione serena indica che il sogno che sta facendo è uno dei più dolci.

Tuttavia John non vuole che dorma perché è stata di Paul l’idea di restare a casa a vedere un film, e lui ha anche avuto il coraggio di addormentarsi e lasciarlo da solo davanti alla televisione. Razza di idiota.

John deve assolutamente vendicarsi, ma come?

Svegliarlo sarebbe una vendetta troppo dolce. Perciò John balza in piedi e si guarda intorno, arricciando le labbra con fare pensieroso.

Trova l’idea perfetta quando vede, abbandonati sul tavolo, matite, penne e pennarelli. Prende un grosso pennarello nero e torna a sedersi sul divano, accanto a Paul. Si china su di lui con un sorriso maligno sul volto e comincia il suo attacco d’arte sul volto del giovane. Prima si dedica alle palpebre e delicatamente, per non svegliarlo, disegna due occhi aperti. Quando allontana di poco il viso per vedere l'opera con la giusta prospettiva, trattiene a stento una risata: l’effetto è particolarmente inquietante.

Torna subito dopo più vicino a Paul e colora di nero la punta del suo naso, proprio come un cagnolino, ma quando si appresta a fare anche una bella barba sulla linea dolce della sua mascella, Paul apre gli occhi rapidamente e con uno scatto afferra il polso di John, prima che la punta del pennarello lo tocchi ancora.

“Ti sembra una cosa divertente da fare?” gli domanda Paul, totalmente apatico.

“Sì, molto, sicuramente più di quel film stupido che hai scelto di vedere e che ho dovuto sopportare da solo.”

“Ero stanco e il tuo divano concilia il sonno.” ribatte Paul con una smorfia decisamente snob.

“Povero piccolo.” esclama John, passando una mano fra i suoi capelli, “Cos’hai fatto di così pesante per essere tanto stanco?”

“Che ne dici di sopportarti ventiquattr’ore su ventiquattro?” domanda lui, un sorriso sardonico si allarga sul suo volto.

John ride divertito e totalmente d’accordo con Paul, “Se la metti così, allora potresti essere giustificato.”

“Bene. Questo mi concede una piccola rivincita.”

“Del tipo?” domanda John, preoccupato.

Paul prende il pennarello dalle mani di John e poi, cogliendolo di sorpresa, ribalta le posizioni sul divano, sistemandosi sopra di lui.

“Che ne dici di un paio di baffi?”

“Sto malissimo con i baffi.”

Paul gli sorride.

“Vediamo.”

 

(500 parole)        

 

Note dell’autrice: capitemi, per favore, era difficile far fare a questi due qualcosa di ridicolo. Esiste qualcosa che per John e Paul si possa definire ridicolo? Non credo, ma mi sono costretta a pensarci e poi, come al solito, è accorsa in mio aiuto lei, fiona fu, con questa splendida fanart: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=475910939174909&set=a.475910692508267.1073741834.332778433488161&type=3&theater

E quindi è uscita questa flash.

Come al solito, grazie a kiki per la correzione.

Grazie anche alla mia sorellina efpiana ringostarrismybeatle, lety_beatle, Chiara_LennonGirl, Missrocker, Miharu87.

Ci sentiamo mercoledì con la numero 29, “Doing something sweet”.

Buona domenica

Kia85

 

 

 

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Capitolo 29
*** Doing something sweet ***


Note dell’autrice #1: una piccola premessa per spiegare una cosa. Se seguite la dolce ringostarrismybeatle, dopo aver letto questa flash penserete che sia molto simile alla sua adorabile “Saturday night fever”. Allora, quando lei ha pubblicato io avevo già scritto questa flash, e lei non sapeva in alcun modo di quello che avevo intenzione di scrivere in questa flash. Ci siamo solo trovate con la mente ben sincronizzata. :D

E al massimo, abbiamo una stessa situazione vista con occhi diversi.

Fatta questa piccola premessa, vi auguro buona lettura.

 

 

Two of us

 

 

Capitolo 29: “Doing something sweet         

 

John sospira esausto, mentre aspetta che il latte si scaldi.

Avrebbe dovuto capirlo subito quando si erano trovati per suonare al Cavern: Paul non stava bene, era pallido e stanco, di conseguenza anche il concerto era risultato molto fiacco.

Per questo motivo, John l’aveva portato a casa sua, temendo che Paul, rimasto solo, potesse stare peggio.

Dopo poche ore, nel cuore della notte John era stato svegliato da Paul che si agitava nel letto. Era febbricitante e preda di violenti brividi di freddo.

La prima cosa che aveva fatto, era stata quella di toccargli la fronte con la mano: scottava moltissimo. Perciò aveva recuperato rapidamente un po’ d’acqua fredda e gli aveva bagnato la fronte con un fazzoletto, cercando di far abbassare la febbre.

Non sapeva con certezza quanto tempo fosse rimasto accanto a lui, bagnando il fazzoletto ogni volta che si scaldava troppo; non sapeva quanto tempo fosse passato prima che la febbre si fosse abbassata. Tuttavia c’era riuscito, e Paul si era calmato.

Dopodiché John aveva raggiunto la cucina e iniziato a preparare per Paul qualcosa che faceva sempre Mimi, quando lui da piccolo stava male (ma anche adesso, in realtà).

Proprio ora, infatti, John versa il latte caldo nella sua tazza e vi fa sciogliere un cucchiaino di miele per addolcirlo. Quando è pronto, torna nella sua stanza, sedendosi accanto a Paul e scuotendolo leggermente per fargli aprire gli occhi.

“Guarda cosa ti ho portato…”

“Birra?” domanda Paul, la voce ancora flebile e le labbra incurvate in un sorriso.

John sbuffa, “Latte caldo.”

“Col whiskey?”

“Sei proprio uno stupido.” sospira John, “La febbre alta deve aver fatto andare in fumo quel poco cervello che avevi.”

Paul ride debolmente e si solleva per sedersi con la schiena contro la parete. John lo aiuta e poi gli porge la tazza.

“Bevi, ti farà bene.”

“Chi lo dice?” domanda Paul, annusando il profumo dolce del latte e guardando John, scettico.

“Io.”

“E quando esattamente avresti preso la laurea in Medicina?”

“Vuoi stare un po’ zitto e bere quel maledetto latte?” ribatte John, esasperato, “Meno male che mi sono preso cura di te, mentre deliravi per la febbre.”

Paul sbatte le palpebre, perplesso, “Deliravo?”

“Certo. Non che sia la prima volta, sia chiaro, solo che stavolta era colpa della febbre.”

“E cosa dicevo?”

Oh, John, aiutami, ho bisogno di te, ti prego, ti amo, ti scongiuro…”

“Stavo proprio delirando.” esclama Paul, con una lieve risata, facendo corrucciare John.

Poi comincia a bere il suo latte, ma John nota che sta arrossendo ed è quasi certo che non sia dovuto alla febbre.

“E’ buono.” commenta il giovane, entusiasta, leccandosi le labbra.

“Ovvio. L’ho preparato io.”

“Grazie, John.”

Dopodiché Paul gli fa cenno di avvicinarsi e John obbedisce, sedendosi accanto a lui.

“Comunque non stavi delirando.”

“Lo so.”

“Ma questo non significa che quelle cose non siano vere.”

“No, infatti.” risponde Paul, “Sono molto più che vere.”

Poi sorride fra sé, mentre John lo guarda appoggiare la testa sulla sua spalla.

“Sono tutto.”

 

(500 parole)

 

Note dell’autrice #2: eh sì, cosa c’è di più dolce di John, Paul e latte col miele?

Il latte col miele mi è subito venuto in mente, quando avevo mal di gola, mamma me lo faceva sempre. :3

Non ho granché da dire su questa. Perciò grazie a kiki, a tutti quelli che seguono la raccolta e grazie anche a ringostarrismybeatle che è stata molto comprensiva in questa situazione.

Ci sentiamo domenica con l’ultima flash, “Doing something hot”. *ride*

A presto

Kia85

 

 

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Capitolo 30
*** Doing something hot ***


Two of us

 

 

Capitolo 30: “Doing something hot”         

 

La mano si allarga sul suo addome.

Le sue gambe gli circondano la vita.

La bocca si schiude dietro il suo orecchio.

John si appropria del corpo caldo che si contorce sotto di lui, pensando a quanto fosse freddo fino a pochi minuti fa, e a quanto invece si stia bene ora, nel suo letto, abbracciati, avvinghiati l’uno all’altro.

Paul era arrivato a casa sua freddo come un ghiacciolo, eppure era vestito pesante dai piedi fino alla punta dei capelli: la neve l’aveva ricoperto, quasi fosse uno dei monumenti della città di Londra.

Le mani di Paul accarezzano le sue spalle e quando John inizia a muoversi dentro di lui, le stringono, spostandosi poi sulla schiena, avvolgendolo completamente.

Quando John gli aveva aperto la porta, il giovane uomo, tutto tremante, col viso rosso, aveva detto solo, “Che freddo del cazzo.”

Paul si lascia scappare un gemito e porta le mani tra i capelli di John, cercando famelico la sua bocca.

Allora John, senza dire nulla, l’aveva attirato dentro casa, cominciando a baciarlo e poi spogliarlo, per poterlo scaldare nel modo che conosceva lui, perché in quel momento Paul aveva bisogno di lui e John avrebbe fatto di tutto per Paul.

I movimenti di John diventano più urgenti, più intensi, esprimono con perfezione il bisogno che lui ha di Paul, e in pochi minuti la passione scuote entrambi i corpi, facendoli fremere di piacere, l’uno fra le braccia dell’altro.

Il tempo di riprendere fiato, perdendosi nella visione dell’espressione beata e soddisfatta di Paul, e John rotola al suo fianco, con un gran sospiro e si stiracchia, mentre Paul si avvicina a lui e copre entrambi con un lenzuolo, tirandolo fin sopra le loro teste. Poi, mentre John sorride per la nuova sistemazione, il giovane seppellisce il naso nei suoi capelli e inspira il suo profumo. La sua mano sfiora il petto di John, lentamente, e lui la copre con la sua, facendo subito intrecciare le loro dita. Si volta verso di lui, osservandolo per un po’, prima di portare una mano sul suo viso e accarezzarlo teneramente.

“Paul, sei felice?” è la domanda che fuoriesce dalla sua bocca, prima ancora che lui possa accorgersene.

Paul sbatte le palpebre, colto alla sprovvista, “Che domanda è?”

“Ti prego, rispondi.”

Ridendo dolcemente, Paul fa appoggiare la sua fronte a quella di John, “Certo che sono felice, perché mai non dovrei esserlo?”

“Beh, sai, perché non siamo liberi di fare tutto quello che vogliamo, perché dobbiamo vederci di nascosto  e mai alla luce del sole. Perché-”

“John.” lo interrompe Paul, con un dito sulle sue labbra, “Non dire così. Sono felice ogni volta che sto con te, non importa come.”

“Ma io-”

“Ma nulla, John. Non ho bisogno di nient’altro per essere felice, solo di te.” continua lui, e con un sospiro scivola sopra John, il suo naso a un soffio da quello dell’altro ragazzo, “E poi, sai come si dice?”

“Come?” sospira John, accarezzandogli la schiena.

Paul sorride un istante, prima di sfiorargli la guancia con le dita, “La felicità non è far tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa (1).”

“E chi l’ha detto?”

“Non lo so, qualche pazzo ubriacone, suppongo.” risponde Paul, ridendo, “Ma è vero, è come mi sento quando siamo insieme. Desidero ogni momento che trascorro con te e sono felice, davvero felice se siamo solo noi, solo noi due.”

Paul si china su di lui per baciarlo teneramente e poi si solleva solo un po’, per guardarlo, e quando John non sembra voler dire nulla, ma proprio nulla, allora esclama con un gran sospiro rassegnato, “Dai, dillo.”

“Cosa?” domanda John, perplesso.

“Che sono il solito sentimentalista del cazzo.”

John si lascia scappare una risata e scuote il capo, prima di ribaltare le posizioni.

“Veramente stavo pensando che siamo due sentimentalisti del cazzo.”

“E’ perché stiamo invecchiando.” afferma Paul, lasciando che il suo sguardo si perda nei capelli di John che ora si intrecciano con la sua mano.

“Può darsi, ma quello che hai detto prima è vero. Anche io sono felice se siamo in due.”

Paul arriccia il naso, con l’improvviso bisogno di correggere John, mentre avvolge le braccia intorno al suo collo.

Noi due.”

 

 

(1)- citazione di  Friedrich Nietzsche.

 

Note dell’autrice: oh siamo alla fine, ma proprio fine fine.

Bene, allora, questa purtroppo non è una flash, ci ho provato, ma dovevo ritrarre qualcosa di caldo e nello stesso tempo che avesse un senso di chiusura della raccolta. Ecco spiegate le ultime due parole di Paul, che ci portano al titolo della raccolta.

Spero di essere riuscita a descrivere una scena d’amore nei limiti del rating arancione. Volevo proprio evitare di dover cambiare il rating alla fine. :’(

Ringrazio molto kiki che ha corretto tutti i capitoli, chi ha inserito questa raccolta tra i preferiti, facendola entrare nelle più popolari, ma soprattutto chi l’ha seguita affettuosamente, come ringostarrismybeatle, lety_beatle, Chiara_LennonGirl e miharu87, che mi hanno sempre riservato parole di incoraggiamento. J

Domenica prossima pubblicherò una oneshot a cui sono molto affezionata. E intanto porto avanti la scrittura della AU, così da poterla cominciare al più presto.

Poi ci sarebbe anche una rossa… ma vedremo. :P

Buona domenica.

Alla prossima

Kia85

 

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