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Sunrise cafè, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 12.26
Kaori mandò giù un sorso del delizioso cappuccino che il cameriere le aveva
appena portato osservando la sua migliore amica, Akari, che si avventava con un
piacere non dissimulato su un’enorme banana split. Invidiava la sua golosità
perché lei stessa non provava più gusto per niente in questi ultimi tempi.
Kaori aveva 28 anni e si era resa conto fino a che punto la sua vita fosse un
disastro.
Il suo sguardo si posò spontaneamente sull’adorabile bebè di Akari che dormiva
in un seggiolino accanto alla giovane mamma. Stava per compiere 6 mesi ed ogni
giorno faceva la felicità dei suoi genitori. Kaori non aveva alcuna difficoltà
a crederlo. Lo trovava così irresistibile. Anche a lei sarebbe piaciuto, un
giorno, avere un grazioso bambino bruno con delle belle guanciotte rosse. Ma
visto come si evolvevano le cose, questo rischiava di non succedere. Ne ora, ne
mai.
Emise un lungo sospiro e si mise a mescolare vigorosamente il suo cappuccino.
- Kaori, sei sicura di non volere del gelato? Il mio è una vera delizia e so
che tu lo adori.
Kaori guardò la pallina di vaniglia per metà sciolta e non potè impedirsi di
sorridere.
- Sei gentile ma devo fare attenzione alla mia linea. Ho la tendenza a mettere
su peso in questo periodo.
Akari spalancò gli occhi e si mise a ridere dolcemente.
- Se c’è una persona che deve perdere un po’ di peso qui, quella non sei
proprio tu. – Akari posò il suo cucchiaino e rivolse uno sguardo inquieto alla
sua amica. – Seriamente Kaori, lo vedo benissimo che non stai bene. Dimmi cosa
ti tormenta.
Kaori aveva bisogno di una confidente. Aveva pensato a Miki, o anche a sua
sorella Sayuri, ma tutte queste persone conoscevano troppo bene la sua
situazione. Aveva bisogno dei consigli di una persona esterna alla sua vita,
una persona che fosse obiettiva e franca.
- Non c’è granché da dire. Ho 28 anni, sono ancora nubile, ho un lavoro
eccitante ma che non riempie sufficientemente il mio conto in banca. E massimo
dell’orrore, sono una fan incondizionata di “Febbre d’amore” e “Top Models”.
- Aspetta, non riesco a seguirti. Come nubile? Ma dopo tutto il tempo che
condividi la tua vita con Ryo, le cose avrebbero dovuto evolversi, no?
Akari sottolineò la sua frase con un piccolo occhiolino e fece un gran sorriso
alla sua vicina. Purtroppo il viso di Kaori non aveva niente del viso di una
giovane donna innamorata ma piuttosto quello di una donna in pena e nel dolore.
Akari scosse la testa d’incomprensione.
- Kaori, non mi dire che non è cambiato niente tra di voi! Mi pareva di aver
capito che Ryo alla fine si fosse dichiarato e che avesse confessato il suo
amore per te. Riconosco che non riesco a capire.
Kaori rimise una ciocca castana dietro l’orecchio e alzò le spalle.
- Non c’è niente da capire, Akari. Lui mi ama ma non mi vuole nella sua vita.
Continua a rincorrere le ragazze e io continuo a prenderlo a martellate qua e
là. E tra poco sono nove anni che questa storia va avanti e credo che durerà
per sempre.
Toshio cominciò a dimenarsi nel suo piccolo seggiolino, aprì immediatamente i
suoi graziosi occhi e si mise a piangere. Nello stesso istante, l’orologio di
Akari suonò e la donna estrasse un biberon dalla sua borsa. Si alzò per
metterlo a riscaldare nel forno a micro-onde messo a disposizione dei clienti
dal bar, mentre Kaori si occupava di confortare il neonato. Naturalmente, Akari
le propose di dargli il biberon.
- Penso, mia cara, che tu debba prendere un po’ le distanze da Ryo. Guardati,
sei una donna bellissima che non ha che da schioccare le dita per avere tutti
gli uomini che vuole. A mio avviso, bisogna che tu mostri a Ryo quello che
rischia di perdere se non sì da un po’ una mossa.
Kaori si senti sciogliere davanti a questo piccolo bambino che ciucciava
avidamente il suo biberon. Non aveva molti capelli sulla testa, giusto una
leggera peluria nera e setosa. Profumava di talco e Kaori desiderò con tutto il
suo cuore di conoscere la gioia d’essere madre un giorno o l’altro.
- E tu che proponi?
Akari posò le mani sul tavolo e sembrò molto interessata dalla svolta che stava
prendendo la conversazione.
- Innanzitutto, ti rifarai il guardaroba all’immagine della bella donna che sei
diventata. Poi, ti costruirai una solida vita sociale. Che ne dici di venire a
trascorrere tre settimane nella nostra casa in campagna? Delle vacanze ti
faranno più che bene.
Kaori non saltava molto dalla gioia all’idea di dover lasciare Ryo per tre
lunghe settimane. Ma era anche vero che cominciava a soffocare in quel palazzo
freddo e isolato dove non aveva neanche dei vicini con i quali bisticciare! Si
rese conto che a parte Ryo e tutta la banda, lei non vedeva praticamente
nessun’altro.
Si stava preparando ad accettare, quando un bell’uomo bruno dagli occhi chiari
si rivolse alla sua amica. Notò immediatamente Kaori e le rivolse uno dei suoi
sorrisi più belli. Allora Kaori arrossì alla grande e focalizzò il suo sguardo
sulla sua tazza di caffè.
- Akari, se tu mi avessi detto che saresti stata in così buona compagnia, sarei
venuto prima.
Signorina, io sono David Chambers e sono qui per servirvi.
Kaori virò al rosso pomodoro e focalizzò ancora una volta il suo sguardo sulla
sua tazza.
- Sta calmo Dave, Kaori è una mia cara amica e ti proibisco di giocare uno dei
tuoi numeri di fascino. Non ha bisogno di questo adesso.
Dave guardò Kaori con aria interrogativa. Quella ragazza era di una bellezza
sorprendente. Il modo in cui arrossiva e in cui le sue dita si intrecciavano e
si scioglievano le conferivano un’innocenza conturbante.
- Dave, ho proposto a Kaori di venire a trascorrere qualche giorno in campagna
con noi. Tutto quello che ti chiedo e di lasciarla tranquilla, ok?
Kaori non credeva alle sue orecchie. Lei non aveva ancora accettato e la sua
amica già la proteggeva dalle avances di un uomo che aveva trovato, doveva
ammetterlo, molto seducente. Ma aveva bisogno di riflettere. C’era Ryo e lei
non voleva metterlo spalle al muro. Prese la sua borsa ed estrasse il
portafogli senza uno sguardo per il bel Dave.
- Akari, se vuoi che facciamo compere, bisogna che forse ci affrettiamo un po’.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 18.26
Dopo aver depositato il piccolo Toshio dalla nonna ed essersi sbarazzate
gentilmente di Dave, Kaori e Akari svaligiarono i negozi per tutto il
pomeriggio. Maglioncini, jeans, abiti, minigonne, gonne lunghe, biancheria,
abiti da sera, scarpe, accessori... Kaori aveva letteralmente fatto esplodere
la sua carta di credito. Ad ogni modo, aveva bisogno di schiarirsi le idee e
poi come Ryo non aveva bisogno di lei che per il pranzo e le pulizie, nessuno
poteva rimproverarle le sue follie vestiarie.
Fu quindi con una dozzina di borse e scatole che Kaori cercò bene o male di
raggiungere la sua camera. Le scale del sesto piano furono fatali per
l’equilibrio precario dei pacchetti e, facendo un gran rumore, si ritrovò gambe
all’aria, i vestiti sparpagliati un po’ ovunque sul pianerottolo. Sentì dei
passi sopra la sua testa e Ryo scese in boxer e maglietta dalla rampa delle
scale. A giudicare dai suoi occhi per metà aperti, stava dormendo. Sbadigliò
per stirarsi la mascella, si grattò la testa e restò a guardare tranquillamente
la donna, un bagliore malizioso negli occhi, cosa che risvegliò la rabbia di
Kaori.
- Invece di restare lì impalato come un idiota, non potresti darmi una mano a
raccogliere tutto quanto?... E ti prego, smetti un po’ di ridere.
Ryo ora si era completamente risvegliato ed afferrò la mano della sua socia per
aiutarla ad alzarsi. L’aiutò poi a sistemare i suoi abiti e finì ovviamente
sugli abiti più sexi che aveva comperato. Kaori si disse che lui doveva avere
un radar interiore per scoprire questo genere di cose. Esaminò un grazioso
abito da sera molto scollato e non potè impedirsi di punzecchiarla a riguardo.
- Sai, Kaori, anche con gli abiti più sexi della terra, tu sembrerai sempre un
maschiaccio.
BANG!!! Ryo non ebbe nemmeno il tempo di fare un respiro che un enorme martello
da 1000t si schiantò sulla sua testa. Kaori raccolse alla meno peggio le sue
cose e lasciò Ryo incastrato nel pavimento del pianerottolo.
- Una cosa ancora Ryo, sappi che i maschiacci non sanno cucinare! Perciò buon
appetito!!
BANG!!! E la porta della sua camera si chiuse sbattendo.
“Io ti odio, ti detesto... Ryo, razza d’imbecille, stronzo... Devo essere
veramente un’idiota per rimanere a vivere con un uomo che mi tratta come meno
di niente... o forse devo essere masochista...”
Ryo sollevò bene o male il martello chi gli aveva sfracellato la testa e
massaggiò i suoi cervicali doloranti. Kaori non c’era andata di mano leggera
questa volta e sembrava veramente arrabbiata. Ryo si ricordò della quantità di
abiti che si era appena comperata e si chiese cosa ciò potesse nascondere. Lui
aveva una buona memoria ed alcuni vestiti che era riuscito a scorgere non
assomigliavano affatto a quelli che Kaori portava abitualmente.
Con passo lento e pesante, si diresse in cucina per prepararsi un piccolo
spuntino. Lui che aveva una fame da lupi, sapeva perfettamente che non avrebbe
potuto contare sul talento culinario della sua socia per quella sera. Ryo emise
un urlo, quando vide che nel frigorifero sopravviveva solo una coscia di pollo.
Imprecò ancora una volta contro Kaori e sulla sua mancanza d’umorismo leggendaria.
Kaori cercò disperatamente di sistemare tutti suoi acquisti nel suo unico
armadio ma dichiarò forfait nel giro di una mezz’ora. Due soluzione le si
offrivano. O, comperava un secondo armadio, cosa che non era davvero nei suoi
mezzi per il momento, o sacrificava il piccolo armadio dove dissimulava i suoi
differenti martelli, ma nemmeno questo la deliziava molto. Alla fine decise di
conservare alcuni dei suoi abiti nelle loro confezioni originali e di posarli
per terra ai piedi del letto. Finito il lavoro, si lasciò cadere sospirando sul
letto.
Ne aveva davvero abbastanza dell’atteggiamento di Ryo e lei ne soffriva sempre
di più, fisicamente e moralmente ma naturalmente il signor Saeba non vedeva
niente. Non aveva notato che aveva perso l’appetito e che mangiava come un
uccellino. Non aveva neppure visto che era dimagrita e che aveva le occhiaie
sotto gli occhi. No, non vedeva nulla. Non la guardava perché non l’amava.
Almeno non come lei amava lui. Aveva 28 anni adesso e si considerava come una
donna con tutti i desideri e le necessità delle altre donne. Amava Ryo e
sentiva la sua mascolinità e la sua virilità dal più profondo del suo essere.
Ma lui la vedeva ancora e sempre come una piccola ragazzina innocente. Kaori
sospirò e si guardò allo specchio. Era davvero ora che si riprendesse in mano e
che gli mostrasse chi era veramente. Akari aveva completamente ragione.
Soddisfatta della sua decisione, Kaori prese il telefono per informare la sua
amica che avrebbe passato con gioia quelle tre settimane in campagna.
Quando Kaori appari in salotto, Ryo era stravaccato sul divano, occupato a
sbavare davanti ad una delle sue famose riviste pornografiche. Non fece subito
attenzione alla sua socia e fu soltanto dopo qualche istante che notò Kaori
vestita con un magnifico completo in jeans che metteva in risalto la sua figura
perfetta e longilinea. Era molto elegante e sembrava sul punto di uscire. Notò
una piccola borsa da viaggio sul parquet e corrugò le sopraciglia.
- Ryo, esco con Akari ed alcuni amici questa sera. Restò a dormire da lei
questa notte. Penso di rientrare domani nel pomeriggio.
Ryo aveva registrato immediatamente l’informazione e un ghigno sadico prese
forma sul suo viso. Avrebbe potuto approfittare dell’occasione per rimorchiare
delle ragazze, passare tutta la notte nei locali e anche portare una o due
ragazze a casa. Non si sa mai, se la caccia fosse stata buona?
Kaori comprese immediatamente quello che tramava nel cervello di quel perverso
e gli lanciò uno sguardo fulminante.
- Ti avverto Ryo, non ti azzardare nemmeno a portare una delle tue creature a
casa. Se mai tu lo facessi, ti giuro che l’inferno non sarà niente in confronto
a quello che ti farò subire per il resto della tua vita!!!
Su queste ultime parole, Kaori prese la borsa, le chiavi della macchina e senza
neanche uno sguardo per il suo socio sbattè la porta del soggiorno.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 03.26
Ryo ovviamente passò la notte nei locali, a bere in compagnia di graziose
ragazze molto socievoli. Tuttavia rientrò relativamente presto, verso le 3, e
solo, come Kaori gli aveva chiesto. Il silenzio dell’appartamento gli sembrò
improvvisamente molto pesante e non potè impedirsi di pensare alla sua socia.
Era già rientrata? Chi, e cosa sognava? Senza sapere come, Ryo si ritrovò nella
camera della donna a contemplare quell’universo femminile.
Spinto della curiosità, gettò un’occhiata dentro l’armadio e ammirò gli ultimi
acquisti della sua patner. Delle gonne eleganti, dei tailleurs, delle magliette
e dei pantaloni. Senza dimenticare le scarpe e le borse. Si chiese come tanti
vestiti potevano stare dentro un così piccolo armadio e sorrise quando scoprì
il resto degli abiti nelle loro scatole.
Soltanto Kaori poteva conservare il suo armadio con i martelli piuttosto che
utilizzarlo per sistemare correttamente i suoi nuovi abiti. Ryo ricadde sul
famoso abito nero che aveva scoperto sul pianerottolo. Niente a che vedere con
gli abiti abituali della sua socia. Kaori voleva cambiare stile, voleva sedurlo
e di questo ne era intimamente convinto.
Si sedette sospirando nel letto. Già faceva sempre più fatica a controllarsi
quando lei non cercava di sedurlo, si chiese come avrebbe reagito se lei lo
avesse sedotto apertamente. Sedurre? Kaori? Quest’idea lo faceva ridere. Lei ne
era incapace. Non appena un uomo s’interessava più o meno a lei, cominciava ad
arrossire fino alle orecchie ed a perdere l’uso della parola. E Dio solo sa che
diversi uomini la trovavano di loro gusto ma uno solo sguardo di City Hunter
era sufficiente a rimetterli al loro posto. Kaori non sì tocca, il messaggio
era chiaro.
Ryo afferrò la foto di Kaori e di suo fratello e non potè impedirsi di
sorridere. Era lontano il tempo in cui Kaori era ancora una piccola ragazzina
innocente ed impressionabile. Durante gli anni, non l’aveva che considerata
come la sorella del suo migliore amico ma ora lei era diventata l’elemento
centrale della sua vita, la sua ragione di vita, la sua metà. Ma Ryo era troppo
fiero ed orgoglioso per dirglielo e per mostraglielo. Ingenuamente, aveva
pensato che Kaori avrebbe accettato questa situazione e che avrebbero vissuto
così tutta la loro vita. Ma Kaori diventava sempre più bella, sempre più
desiderabile, sempre più donna. E lui, lui non era che un uomo. E contro
questo, neppure il grande Ryo Saeba non poteva niente.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 10.31
Kaori entrò dolcemente nella camera di Ryo e lo trovò come d’abitudine
profondamente addormentato ed avvinghiato con tutte le sue forze al cuscino.
Doveva sognare ancora una graziosa ragazza disposta ad esaudire tutti i suoi
desideri. Lontano dal infastidirsi, Kaori aveva imparato a riderne tant’era
patetico per Ryo, il grande stallone di Shinjuku, non riuscire a rimorchiare
che in sogno. Sorrise quando Ryo cominciò a borbottare nel sonno e si chiese se
una volta nella vita, nient’altro che una piccola volta, lui l’avesse sognata.
Kaori, lei, lo sognava praticamente tutte le notti e allora si risvegliava di
solito tutta rossa ed agitata. Pensava a lui continuamente e del resto, se era
rientrata così presto quella mattina era perché non voleva mancare a questo
momento di pura felicità com’era il risveglio di Ryo. Si avvicinò al letto,
s’inginocchiò e guardò Ryo dormire.
Guarda un po’, aveva preso improvvisamente la sua aria seria e lo trovò
estremamente bello ed attraente. Sarebbe stato talmente facile abbracciarlo e
accoccolarsi tra le sue braccia. Ma come avrebbe reagito? Senza ombra di
dubbio, l’avrebbe respinta e trattata come una cosa orrenda od un essere
ripugnante. Sospirò delusa e si rialzò.
Con una voce che voleva dolce e melodiosa, svegliò Ryo.
- Ryo, è ora di svegliarti! La colazione è pronta!
Invece di brontolare, Ryo si radrizzò, si strofinò gli occhi come un bambino e
cercò qualcuno con lo sguardo.
- Erika, lasciami dormire ancora un po’!!
Erika?? E chi era questa Erika? Una di quelle ragazze dei cabaret? BANG!!! Il
sangue di Kaori invertì il suo flusso e Ryo ricevette una martellata di 1000t
sulla testa prima che potesse stiracchiarsi. Sentì delle parole tipo
mascalzone, stronzo, perverso e la porta della sua camera sbattere. Ryo si
grattò la testa e tolse il martello del suo letto. Sapeva di aver ferito ancora
una volta la sua socia ma non aveva avuto scelta. Era così vicina a lui poco fa
e così seducente. Non aveva che da tendere le braccia per toccare la sua pelle
ed abbracciarla. Ma lui non aveva il diritto di farlo e mai lo avrebbe avuto.
Kaori stava facendo colazione quando Ryo si presentò vestito con un paio di
boxer neri ed una canottiera bianca. Aveva avuto il tempo di fare le valigie e
di calmare i nervi prima che il “signor Saeba” si decidesse a scendere in
cucina. Come se niente fosse, si servì un caffè, prese il giornale e si mise a
leggerlo. Non presto attenzione alla sua socia e questa cominciava a ribollire
sulla sedia. Strappò il giornale dalle mani del suo socio e piantò il suo
sguardo furioso in quello di lui.
- Ryo, io non so chi sia questa Erika, ma spero per te che sappia cucinare e fare
le pulizie. Io vado in vacanza per tre settimane dalla mia amica Akari. Fai
quello che vuoi durante la mia assenza, io me ne infischio completamente!
Su queste parole, Kaori uscì dalla cucina, testa alta, e ovviamente sbattendo
la porta. Ryo restò piantato lì come un idiota e si chiese chi gli avrebbe
preparato da mangiare durante l’assenza di Kaori. Perché lui sapeva per certo
che quando Kaori sarebbe tornata tutto sarebbe ricominciato come prima.
Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 15.26
Ryo entrò tranquillamente nel bar e saltò direttamente su Miki credendo
ingenuamente che l’elefante non fosse lì. BING!!! BANG!!! Si ritrovò ancora una
volta inchiodato al pavimento, la testa incastrata ad una sedia e la risata di
Miki che risuonava alle sue orecchie doloranti. Ryo si trascinò lentamente
verso la sua sedia abituale e riconobbe immediatamente le belle gambe della
giovane donna che sedeva al suo fianco.
- Ti avverto subito, Saeko, sono in vacanza per tre settimane buone!! Quindi non
cercare di affibbiarmi il minimo favore, è chiaro!!
Saeko non si lasciò affatto scomporre dal tono aggressivo di Ryo, si girò
lentamente verso di lui in modo che potesse vedere le sue graziose gambe e
mormorò dolcemente.
- Che peccato Ryo perché questa volta avevo deciso di essere molto gentile...
- Dici così tutte le volte e sono sempre io quello che ci resta fregato. Ne ho
abbastanza, hai capito?
Saeko sbattè furbescamente le ciglia e guardò lo sweeper negli occhi.
- Miki mi ha informato che Kaori sarà assente per tre settimane circa, questo
vuol dire che lei non sarà là a scocciarci... e io potrei, forse, pagare il mio
debito...
Quest’idea non caddè sulle orecchie di un sordo.
Lo sguardo lubrico e libidinoso, Ryo si dedicò al caffè che Miki gli aveva
appena servito e ne bevette un sorso.
- Ti ascolto Saeko ma sappi che voglio essere rimborsato di tutti i miei
debiti!! Capito?
- Non so se ne sei al corrente ma una specie di squilibrato violentatore
imperversa in questo momento a Tokyo. Abborda delle ragazze, le violenta e le
picchia così forte che finiscono per morire sotto i suoi colpi. Noi abbiamo due
vittime tra le mani. Erano tutte giovani e carine e vivevano come tutte le
ragazze della loro età. Non c’è alcun punto in comune tra di loro e l’indagine
procede molto lentamente. Questo criminale è molto intelligente, non lascia mai
la minima traccia del suo passaggio ed ogni volta il luogo del crimine è pulito
da cima a fondo. Abbiamo passato al setaccio ogni luogo ma niente... nemmeno un
capello, un pezzo di stoffa... niente di niente. Non abbiamo alcuna pista e
comincio seriamente a preoccuparmi.
- Se neanche la polizia non può fare niente, come vuoi che ti aiuti?
- Hai degli informatori... Forse sanno qualcosa... Ne ho parlato a Mick ed, anche
se ha abbandonato l’ambiente, mi ha detto che mi avrebbe aiutato.
- Ok, vedrò quello che posso fare.
Saeko ringraziò Ryo, si alzò e lasciò il bar. Miki sembrava turbata da quello
che aveva appena rivelato l’ispettrice preferita di Ryo. Ma era di Kaori che
lei voleva parlare con Ryo.
- Non so cosa tu le hai fatto ma quando è passata al bar, a fine mattinata, era
molto arrabbiata. Ho capito vagamente che sarebbe partita per la campagna per
tre settimane. Credi che riuscirai a sopravvivere senza di lei?
Sotto il colpo, Ryo sputò il caffé che aveva appena bevuto e assunse un’aria
allegra.
- Al contrario Miki, sono libero di rimorchiare tutte le ragazze che voglio e
di portarle a casa senza rischiare di prendermi una martellata in testa. Sono
finalmente libero!!!
Miki fece un dei suoi piccoli sorrisi ironici.
- Credo che anche Kaori, da parte sua, conoscerà le gioie dell’essere
corteggiata.
- Cosa vuoi dire?
- Quando Kaori è venuta a trovarmi, era accompagnata da Akari ma anche da un
giovane uomo attraente. Lui non ha smesso di ricoprirla di sguardi e da quello
che ho capito partirà con loro in vacanza... Scusami un momento, ho delle
stoviglie da lavare.
Con un gran sorriso, Miki prese la tazza da caffè di Ryo e lo lasciò solo,
perso nei suoi pensieri.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 5 giugno, 13.31
Con un sospiro di sollievo, Kaori depositò il resto dei suoi bagagli nel
corridoio e si passò le mani tra i capelli. La parte più difficile era passata
e fu con un sorriso di soddisfazione e di trionfo che guardò le tre valigie
posate sul pavimento. Era vero che portare tre valigie al quinto piano e senza
ascensore poteva essere considerato come uno sport di alto livello. Le c’erano
voluti non meno di tre viaggi per farlo ed ora era completamente a pezzi.
Come aveva previsto, Ryo non era lì per aiutarla e neppure per accoglierla.
Aveva lo stesso compiuto lo sforzo di avvisarlo due giorni prima del suo
ritorno perché il “signor Saeba” potesse aiutarla in questo compito. Ma no,
ancora una volta, si era fatta un film immaginando che lei avesse potuto
mancargli un pochino e che Ryo, per una volta, fosse lì con un gran sorriso e
qualche buona intenzione.
I nervi a fior di pelle, Kaori tirò un calcio ad una delle sue valigie, ma se
ne pentì amaramente. Imprecò e si mise immediatamente a saltellare sul posto
per far passare il dolore.
Messe le sue cose in camera, Kaori di diresse con
passo leggero verso il salotto e non riuscì a reprimere un urlo d’orrore quando
vide com’era ridotto. Riviste, resti di cibo, vestiti sporchi sparsi un po’
dappertutto sul pavimento e sul divano. A giudicare dello stato della stanza,
Ryo non aveva fatto tante pulizie da quando era partita. Si era lasciato vivere
come sua abitudine e non aveva cambiato niente di queste irritanti piccole
manie.
Kaori avanzò lentamente nel salotto e si mise a contare le scatole di pizza e
di zuppe preparate che decoravano (si fa per dire!) il pavimento. Non potè impedirsi di sorridere e penso che questa cara Erika non aveva, in fin dei conti, alcun dono per la cucina e le
pulizie.
Decisamente, Ryo Saeba non poteva fare a meno di lei. Freneticamente, si mise a
ridacchiare tra sé ma si diede immediatamente della pazza.
Passò tutto il resto del pomeriggio a rendere presentabile quel posto, e ancora
non aveva visto lo stato della cucina. Senza alcun dubbio, Kaori si sentì
ancora più esausta.
Cat’sEye,
quartiere di Shinjuku
Lunedì 5 giugno, 16.26
Lo sguardo di Miki esplorò con una piccola punta di desolazione il suo bar,
vuoto. Erano appena le 16.30, voleva dire l’ora in qui i clienti affluivano
numerosi, e Ryo gli aveva già fatti fuggire tutti. Era vero che vedere un uomo
come Umibozu mettersi in collera e scaraventare un
cliente, che giustamente si chiamava Ryo, contro il muro era allo stesso tempo
spaventoso ed impressionante. Di che rovinare la clientela di un bar!
Miki lanciò uno sguardo assassino a Ryo che cercava disperatamente di
nascondersi nella sua tazza di caffè. Aveva talmente fretta che Kaori tornasse
e la sbarazzasse un po’ di questo esasperante Stallone di Shinjuku. Mai avrebbe
pensato che sarebbe stato così tanto perso senza Kaori!
La campanella della porta del caffè tintinnò e Mick Angel fece la sua comparsa.
Apparentemente, era d’umore eccellente e metteva in mostra un sorriso degno di
un attore di pubblicità per dentifrici. Si avvicinò a Ryo e gli diede una pacca
sulla spalla.
- Allora Ryo, ti sei ripreso dalla festa di questa notte? Era da molto tempo
che non ci divertivamo così!!
Ryo borbottò qualcosa d’incomprensibile e svelò il suo viso stanco e con le
occhiaie al suo amico.
- Si, certo, ma non sei tu quello che deve sistemare
tutto l’appartamento prima che Kaori tornì. Non ho nessuna voglia che creda che
non posso vivere regolarmente senza di lei!!
Miki sbuffò con forza e si raschiò la gola. Che faccia tosta!!
Quando Ryo non era a casa, era o al bar o semplicemente de lei e Falcon. E
tutto questo cominciava seriamente a darle sui nervi.
Mick estrasse una sigaretta e chiese a Miki un caffè.
- Appunto, la verità è che tu non puoi vivere senza di lei, e ammetto che ti
capisco. Manca molto anche a me!!
La campanella della porta tintinnò di nuovo e questa volta, fu una Kaori tutta
abbronzata e tutta sorridente che fece la sua comparsa. Vestita con una
canottiera bianca e dei pantaloncini in jeans, sembrava particolarmente in
forma (anche dopo tre ore di pulizie no-stop!!).
- Chi è che ti manca Mick?
Miki prese Kaori tra le braccia e Mick le sorrise con dolcezza.
- Indovina?
BANG!!! Ryo caddè dalla
sedia quando sentì il suono della voce di Kaori. Non doveva rientrare prima di
domani e l’appartamento era un vero porcile. Probabilmente aveva immaginato
delle cose tipo che il più grande sweeper del Giappone non poteva vivere senza
di lei e questo, lui, non lo voleva.
Kaori s’inginocchiò accanto a Ryo, gli sorrise a
trentadue denti e tirò fuori un piccolo martellino della sua borsa.
- Aveva sperato, Ryo, che tu saresti stato lì per accogliermi e che avessi
tenuto l’appartamento in uno stato un po’ più presentabile. BANG!!! (piccola martellata). Devo ricordarti che non sono la tua
domestica e che sei abbastanza grande per tenere in
ordine le tue cose!!! BING!!! (media martellata).
Ryo si inginocchiò rapidamente davanti alla sua socia e si prostrò di fronte a
lei.
- Aspetta Kaori!! Tu dovevi rientrare domani e non
oggi! Avevo intenzione di fare le pulizie, te lo giuro!!
Kaori restò interdetta dalle parole del suo socio. Fece un rapido calcolo sulle
sue dieci dita e si mise a ridere nervosamente. Colpì dolcemente e gentilmente,
questa volta, il braccio del suo socio e si scusò.
- Mi dispiace Ryo, credo di essere tornata con un giorno in anticipo!!!
Miki e Mick scoppiarono a ridere di fronte la faccia distrutta di Ryo e
chiesero a Kaori come aveva trascorso le vacanze.
Mick trovò Kaori semplicemente sublime. La sua pelle abbronzata contrastava con
il biancore della sua canottiera, i suoi capelli si erano allungati di qualche
centimetro e qualche ciocca si era schiarita al sole. Sembrava aver trovato la
sua forma ideale e il suo corpo pareva più muscoloso di prima. Ma soprattutto,
aveva uno splendido sorriso e degli occhi che brillavano di malizia. In breve,
era felice di vivere e Mick era contento per lei. Del resto, lui non era il
solo ad aver notato i cambiamenti intervenuti in Kaori.
Miki era più che estasiata e sollevata per la sua amica e Ryo completamente
assorto dalla bellezza che emanava la sua socia. Era ancora per terra e ne
approfittava per guardarla sotto tutti gli aspetti. Mai nella sua vita, l’aveva
vista così allegra e così radiosa. Improvvisamente si sentì geloso delle
persone che le avevano portato questo buonumore e soprattutto geloso dell’uomo
per il quale lei aveva compiuto tutti questi sforzi. Perché sapeva bene che
solo un uomo poteva spingere una donna a rendersi bella. E nel più profondo di
sé, sperava che quel uomo, fosse lui.
I tre amici si sistemarono al bancone mentre Kaori si destreggiava con i regali
che aveva portato dalle vacanze. Mick e Ryo spalancarono gli occhi stupiti
davanti la loro camicia hawaiana mentre Miki si meravigliò davanti una
magnifica conchiglia rosa trovata sulla spiaggia. Kaori tirò fuori un’enorme
camicia per Falcon e precisò a Miki che era stata fatta a mano e su misura. Ryo
guardò la sua socia con aria sospettosa.
- Dimmi Kaori, dove hai passato le vacanze esattamente?
Kaori diventò rossa come un pomodoro e si torturò le mani.
- Ti giuro che se non sapevo che la sua casa in campagna fosse alle Hawai.
Le spalle di Ryo si afflosciarono di colpo e si poterono sentire come dei
piagnucolii uscire dalla sua bocca.
- Mi dispiace Ryo... la prossima volta chiederò ad Akari
se puoi venire con noi!
Lungi dal preoccuparsi di Ryo, Kaori fece con gioia un’esposizione delle sue
attività alle Hawai. Terme, tennis, golf, spiaggia,
surf, bowling, sci nautico, immersioni subacquee, ricevimenti, dolce far
niente... Kaori non aveva mai passato delle vacanze così favolose. Benché in
fondo al suo cuore, lei avesse desiderato dividerle con Ryo. Gli era mancato
incredibilmente ed era con un gran sforzo di volontà che si era trattenuta dal
telefonargli tutti i giorni.
Inoltre, l’amico di Akari, DaveChambers non aveva smesso di starle appiccicato tanto
che riusciva a mala pena a farsi una doccia sola. Sentiva di piacergli, ma per
lei, contava solo Ryo.
Quindi aveva cercato di far capire a questo Dave che
lui non le interessava ma la sua pochissima esperienza, anzi la sua totale
inesperienza con gli uomini non l’aiutava affatto in questo compito. Aveva
semplicemente sperato che di ritorno in Giappone, Dave
s’infatuasse di un'altra ragazza e la dimenticasse definitivamente.
- E hai visto gli squali?... perché sembra che alle Hawai, gli squali adorino i Giapponesi!!
Ryo smise il broncio e si prese un maligno piacere a rispondere al posto di
Kaori.
- Non preoccuparti Mick! Non appena hanno visto Kaori in costume, sono fuggiti
a pinne levate!!!
BANG!!! Ryo ricevette una mega martellata hawaiana
sulla testa e cadde in picchiata sulla sua tazza.
Kaori saltò dalla sedia, prese la borsa e si stiracchiò elegantemente le
braccia. Si sentiva in piena forma nonostante le riflessioni di Ryo ed
improvvisamente aveva voglia di fare compere. Alla vista del frigo
disperatamente vuoto, si era resa conto che Ryo non aveva fatto molto spesso la
spesa. Sospettava che a parte le pizze e i pasti da Miki (grazie telefono!),
non si fosse avvicinato spesso alla cucina.
Prese Ryo per il collo della maglietta e si girò verso Miki e Mick.
- Ryo ed io andiamo a fare compere visto che il “signor Saeba” non si è preso
la pena di riempire gli scaffali... A proposito, venerdì sera organizzo una
piccola festa per festeggiare il mio ritorno dalle vacanze quindi conto su
tutti voi!!
Kaori si trascinò dietro Ryo e venne raggiunta da Mick prima che attraversasse
la porta.
- Aspetta, Kaori, vengo con voi!
Da qualche parte nel quartiere di Shinjuku.
Lunedì 5 giugno, 17.26.
Guardando le vetrine dei negozi, Kaori camminava tranquillamente nella grande
via di Harajuku davanti a Ryo e Mick. Mick aveva lo
sguardo fisso sulla graziosa silhouette della socia del suo amico e, vista la
faccia che ostentava, pensava a tutt’altre cose che far compere.
Ryo, strascinante come al suo solito, reprimeva il desiderio di prendere a botte
tutti quegli uomini che sbavavano letteralmente sulla sua socia.
Cos’era successo a Kaori durante le vacanze? Appariva tutt’a un tratto così
fiduciosa, così sicura di sé come se stesse testando il suo potere di
seduzione. Un sorrisino per di qua, un piccolo occhiolino per di là. Ryo sentì
un brivido gelato percorrergli la schiena perché quello che temeva di più sì
stava concretizzando in quel momento davanti ai suoi occhi. Kaori era diventata
una donna e di questo ne aveva preso coscienza. E lui,
lui era un uomo.... un uomo che adorava le donne. Come
avrebbe gestito tutto questo?
Lo sguardo di Ryo caddè sul viso lubrico di Mick e
non resistendo più, gli diede un colpo sulla testa.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 6 giugno, 10.31
Kaori entrò dolcemente nella camera di Ryo e lo trovò ancora una volta
avvinghiato al suo cuscino. Ebbe un piccolo pensiero per questa Erika, sentì la
collera montare dolcemente ma riprese il controllo. Se voleva che il suo piano
funzionasse, occorreva che dominasse un poco alla volta
i suoi eccessi di furore.
Durante le sue vacanze, aveva potuto prendere un po’ le distanze e si era resa
conto che stava sbagliando con Ryo. Non poteva cambiarlo, ma lei, lei poteva
cambiare!
Doveva prendere le cose in mano e per farlo, aveva osservato diversi uomini che
le avevano fatto comprendere di essere graziosa e desiderabile, aveva ascoltato
i consigli di Akari, truccatrici e altri
professionisti della moda per mettersi un po’ più in valore e si era rimessa in
forma. Di conseguenza il suo morale era molto più alto ed era una Kaori ben più
forte e seducente che aveva messo piede sul suolo di Tokyo.
Ryo borbottò nel sonno e Kaori s’inginocchiò vicino al letto. Il viso dell’uomo
era vicinissimo al suo e dovette fare un gran respiro per darsi coraggio. Le
sue guance arrossirono un pochino e Kaori baciò teneramente la fronte del suo
socio chiedendogli gentilmente di svegliarsi. Gli rimise apporto una ciocca
ribelle e si alzò. Il viso tutto rosso, raggiunse nervosamente la porta e disse
con voce timida “la colazione è pronta”.
Kaori uscì, Ryo si girò sulla schiena ed osservò a lungo il soffitto. Quello
che temeva di più si stava realizzando davvero. Kaori aveva deciso di sedurlo e
Ryo si chiese fino a che punto sarebbe potuta arrivare per far sì che lui
ricambiasse i suoi sentimenti.
Si lamentò... Dio com’era difficile resisterle! Il semplice bacio che gli aveva
deposto sulla fronte l’aveva completamente sconvolto e riusciva ancora a
sentire l’odore leggero del suo gel doccia alla vaniglia aleggiare nella
camera. Frustrato, lanciò il cuscino contro il muro e promise a se stesso che
avrebbe fatto di tutto per non cedere.
Cat’sEye,
quartiere di Shinjuku.
Martedì 6 giugno, 11.26
Kaori era immersa nei suoi pensieri e non ascoltava una sola parola della
conversazione di Miki e Kasumi. Non aveva avuto il
coraggio di affrontare Ryo a colazione ed era pietosamente scappata alla prima
occasione. Per avere la coscienza tranquilla, era passata a controllare la
lavagna dei messaggi alla stazione e poi si era recata direttamente al bar
della sua amica.
- ...non avrebbero mai dovuto lasciarlo partire! Come pensi si evolverà la
serie se i nostri due agenti preferiti si separano? Scully
senza Mulder, è un po’ come Ryo senza Kaori! Inimmaginabile!!
Mani sui fianchi, Kasumi aspettava la risposta della
proprietaria e la reazione di Kaori. Il sorriso sulle labbra, Miki alzò le
spalle e si girò verso la sua amica.
- Non so davvero! Non mi sembra male la coppia Doggets-Reyes
e poi è l’ultima stagione quindi... cosa ne pensi Kaori?...
Kaori, sei con noi?
Kaori guardò con aria stravolta le sue amiche e fece un piccolo sorriso
contrito.
- Mi dispiace ma non ho sentito niente...
Miki si sporse verso la sua amica e la guardò negli occhi.
- Ryo, non è vero? Non è stato gentile con te dopo il tuo ritorno e questo un
po’ ti tormenta?... Non preoccuparti Kaori, ti
assicuro che gli sei mancata enormemente ma è troppo timido per ammetterlo, lo
conosci!
Kaori diventò rossa come un pomodoro e cominciò ad agitarsi sulla sedia.
- Ma no... affatto... è solo il fuso orario...
Davanti l’aria imbarazzata di Kaori, Miki e Kasumi si
scambiarono un sorriso complice che raddoppiò d’intensità all’entrata di Ryo.
Quest’ultimo si precipitò direttamente sulla cara Miki e ricevette un martello
da 1000t decorato con delle piccole palme sulla sua
graziosa testa. BANG!!! Kaori sentì un vago “era da
tanto tempo”, borbottò un “perché ho scelto lui” ed uscì furiosa dal bar
sbattendo la porta davanti l’aria stupita delle sue amiche.
Miki si avvicinò al visto deformato di Ryo e gli urlò alle orecchie.
- Non sei che un imbecille, Ryo Saeba! Forse è tempo che pensi un po’ di più ai
sentimenti di Kaori ed un po’ meno alla tua libido! Uno di questi giorni, la
perderai veramente!! ...Ryo!!
...Potresti rispondere quando ti parlo!!!
Ryo si sistemò confortevolmente sulla sua sedia e fece segno a Kasumi di preparargli un caffè.
- ...
Miki cominciò seriamente ad innervosirsi e sentì un desiderio folle di
prenderlo a schiaffi.
- Non sto scherzando Ryo! ...Non sei il solo ad
interessarsi a Kaori! Sai quel giovane uomo di cui ti ho parlato... eh bene...
lei mi ha confessato che gli piace molto (a Miki dispiaceva po’ di mentire, ma
ne aveva abbastanza di veder soffrire Kaori)...
- Ottimo, Kaori finalmente avrà un fidanzato!
- Non sei divertente Ryo!... Ma poi, dopotutto, fai
quello che vuoi!!... Ma non venire a lamentarti il giorno in cui Kaori ti
getterà via come un volgare calzino sporco per un uomo che avrà un minimo di rispetto
e di sentimento per lei... Ti morderai le dita perché non troverai mai più
nella tua vita una donna che ti ami e ti comprenda come lei.
Ryo ne aveva abbastanza di quella conversazione.
Certo che Miki aveva ragione, e certo che rischiava di perdere Kaori da un
giorno all’altro. l’amava talmente, lei era il suoi
raggio di sole, la sua forza di vita. Ma nel più profondo di lui, non poteva
impedirsi di credere che esistesse una piccola possibilità per lei di vivere
una vita normale, lontano dal crimine e dalla violenza. E fintanto che quella
vocina ci sarebbe stata, lui non aveva il diritto di rivelarle questi
sentimenti.
Aveva fatto una promessa al suo migliore amico e l’avrebbe rispettata. E questo
anche se il prezzo da pagare era perdere la donna che amava.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 5 giugno, 18.26
Kaori aveva ripreso il controllo. Dopo aver gironzolato per i negozi e dopo
aver parlato con Akari, il suo morale era nuovamente
alle stelle. Ingenuamente, aveva creduto che tutto sarebbe cambiato con uno
schiocco delle dita e che le sarebbe caduto direttamente tra le braccia. Ma Ryo
era Ryo e lei doveva accettarlo.
Più in forma che mai, si rimise all’opera e confezionò una deliziosa cenetta
per colui che amava più di tutti al mondo.
Ryo leggeva una delle sue riviste erotiche quando sentì il grazioso filo di
voce di Kaori. Era stato più che sorpreso di ritrovarla d’umore eccellente al
suo ritorno, vista la sua fuga precipitosa dal bar quella mattina.
Più cercava di capirla, e meno ci riusciva.
Si avvicinò in silenzio alla cucina ed osservò con cura la sua socia. Era
raggiante e molto attraente nel suo grembiule blu. Indossava una delle sue
magliette alla moda che non nascondeva niente del suo ventre piatto, dei pantaloncini
in jeans che mettevano in risalto i suoi polpacci abbronzati e, con grande
stupore di Ryo, i piedi nudi. Non aveva mai notato la catenina che decorava la
sua caviglia e si chiese chi gliel’avesse regalata. Il suo cervello pensò
immediatamente a quella specie di gentiluomo da quattro soldi di cui gli aveva
parlato Miki e sentì immediatamente un’ondata di gelosia sommergerlo.
Il campanello della porta d’entrata suonò e Kaori chiese a Ryo di andare ad
aprire. Trascinando i piedi, obbedì e fu stupito di trovare sul pianerottolo
Saeko, accompagnata da Mick. Saltò immediatamente sulla sua ispettrice
preferita ma fu fermato immediatamente da una martellata. BANG!!! Saeko ringraziò Kaori con un sorriso e scavalcò il corpo
di Ryo per entrare nel salotto. Mick si chinò sul corpo del suo amico e gli
mormorò all’orecchio “Io ho avuto diritto ad una decina di sberle!!!”.
Kaori aveva preparato del caffè e mentre riempiva le tazze chiese a Saeko la
ragione della sua visita.
- Sono venuta a trovare Ryo a proposito del favore che gli avevo chiesto...
Del fumo fuoriuscì dalla testa di Kaori che lanciò uno sguardo omicida al suo
socio. Un martello enorme apparì miracolosamente tra
le sue mani. Mick e Saeko si raggomitolarono sul divano mentre Ryo cercava
disperatamene di spiegarsi.
- Non ti arrabbiare Kaori!!! Ti giuro che questa volta
Saeko ha veramente bisogno di me!!!
Questo sembrò non bastare a Kaori. In piedi sul divano, era pronta a colpire.
- E come si chiama questa volta? Erika? Ryoko?
Pamela? È bionda? Bruna? E chi ci pagarà? Lo Spirito
Santo forse?
- No... Saeko mi ha semplicemente promesso di rimborsarmi tutti i miei debiti
in colpi... Oups!!!
Ryo comprese il suo errore e rimpianse immediatamente le sue parole. Si preparò
a ricevere la collera di Kaori quando Mick venne in suo soccorso e si piantò
davanti a lui.
- Ascolta, Kaori, anch’io sono al corrente della
situazione. E ti assicuro che Saeko ha veramente bisogno del nostro aiuto.
Lascia che ti spieghiamo.
Kaori si calmò poco a poco e si risedette sul divano. Ryo ringrazio
calorosamente Mick di avergli salvato la vita ma si chiese cosa potesse
nascondere davvero quel gesto. Non era affatto da lui.
Kaori si girò verso Saeko che non si fece pregare per esporre la situazione e i
nuovi sviluppi dell’indagine.
- E’ praticamente un mese che quest’assassino non fa nuove vittime e lo trovo
molto inquietante. Ho l’impressione che abbia sfruttato questo periodo di tempo
per trovarsi una nuova preda e che non tarderà a colpire di nuovo.
Kaori era un po’ sconcertata dalle parole di Saeko e ringraziò Dio d’avere per
socio e per amici delle persone capaci di proteggersi e di proteggerla. Ma
pesandoci bene, si diede dell’idiota e si rimproverò per la sua mancanza di
fegato. Lei era la partner di City Hunter e doveva far fronte a tutte le
situazioni, anche le più pericolose e più violente. Doveva essere forte e
all’altezza del suo socio.
Mick s’avvicinò alla finestra e accese una sigaretta.
- Il problema, Saeko, è che nessuno dei miei vecchi informatori ha il minimo
indizio o informazione su questi crimini e, da quello che so, per Ryo, è la
stessa cosa.
Saeko sospirò di rassegnazione e si alzò dal divano. Si diresse verso la porta
e si girò un’ultima volta.
- Vi chiedo semplicemente di restare vigili e ti tenere gli occhi e le orecchie
aperte. Questo genere d’assassini finiscono sempre per commettere un errore
quindi dobbiamo stare in guardia. Ti chiamo più tardi,
Ryo. Buona serata!!
Sentendo la parola “telefono”, Kaori saltò in piedi e si diresse verso il ripiano
del telefono. Frugò tra diverse fatture, ne estrasse una e la posò sul
tavolino.
- Ryo, bisogna ricordarsi di pagare il telefono, altrimenti ci taglieranno la
linea... Eh Mick, che ne diresti di cenare con noi? Credo di essermi superata
questa sera!!!
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 5 giugno, 20.31
Mick e Ryo erano stravaccati sul divano del salotto in uno stato pietoso, una
mano sulla pancia. Apparentemente, si era abbuffati, e con la più grande gioia
di Kaori, erano incapaci di andare a fare il giro dei loro locali preferiti.
Kaori gli servi un caffè ben caldo mentre Ryo mostrava a Mick la sue ultime riviste erotiche. Quest’ultimo aspettò che
Kaori fosse in cucina per interrogare il suo amico.
- Dimmi Ryo, come fai per non saltarle addosso! Kaori è sempre più attraente,
sai!
Ryo sputò il caffè che stava bevendo e si colpì la cassa toracica per non
soffocare. Guardò il suo compare con aria inizialmente sorpresa e poi
disgustata.
- Ma non stai bene, Mick! Hai sbattuto la testa o cosa!...
Kaori, attraente!!! Penso davvero che tu abbia bisogno di un paio di occhiali!
Mick gli puntò un dito accusatore sugli occhi.
- Piuttosto sei tu che dovresti metterti gli occhiali! Lei ti ha offuscato la
vista, poiché, voglio farti una confidenza, è da tanto tempo che non incontro
una donna bella ed eccezionale come Kaori... Se non avessi Kazue, non esiterei
un secondo! ...scusami ma devo andare al bagno...
Ryo si sedette a gambe incrociate sul divano e come al suo solito borbottò
delle cose incomprensibili.
Ne aveva davvero abbastanza di questa giornata. Aveva la sgradevole sensazione
che tutti si fossero passati parola per fargli la morale. Kaori e il suo dolce
risveglio, Miki ed i suoi rimproveri e ora Mick che era preso ancora una volta
dalla sua socia. Era davvero ora che questa giornata terminasse.
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di vetri che si rompevano sul
pavimento. Poi sentì Kaori imprecare, chiamarlo e con un movimento agile e
rapido, si ritrovò in cucina dove la scoprì seduta sul lavello.
- A cosa stai giocando, Kaori?
Notò subito i pezzi di vetro sul pavimento e i piedi nudi della sua socia. Se
avesse camminato per la cucina così, avrebbe rischiato di tagliarsi i piedi.
Borbottò ancora una volta e le fece un gesto con la mano per dirle di non
muoversi.
- Va bene, ho capito. Ecco cosa succede quando uno si crede sempre sulla
spiaggia alle Hawai.
Ryo prese la scopa e si mise a raccogliere i pezzi di vetro.
Kaori, con un sorriso enigmatico sulle labbra, lo guardava destreggiarsi con la
paletta e il bidone della spazzatura.
A lavoro compiuto, si rigirò verso la sua socia che non sembrava aver
l’intenzione di scendere dal suo sostegno. Con un piccolo sorriso, gli indicò
il pavimento.
- Non vorrei sembrare pesante ma c’è il rischio che siano rimasti dei piccoli
frammenti di vetro ed io non ho voglia di tagliarmi i piedi.
Ryo alzò gli occhi al cielo e si avvicinò alla sua socia.
Con un gesto più dolce di quello che lui avrebbe sperato, la prese tra le sue
braccia e la portò fino al salotto. Notò il suo peso leggero, quel delicato
odore di vaniglia e sentì il calore di quel giovane corpo contro il suo.
Lui che voleva mostrarsi indifferente, aveva fallito. Il suo cuore batteva più
velocemente e Ryo sentì le sue buone risoluzioni crollare una ad una.
Sul punto di metterla sul divano e dunque ritrovare il controllo della
situazione, Ryo inciampò su una delle sue riviste che erano sparse, come fatto
apposta, per terra e si ritrovò sul divano a schiacciare Kaori con tutto il suo
peso. Imprecò, sollevò la testa ma non si era reso conto che il suo viso era
così vicino a quello della sua socia. Lo guardava intensamente, immergendo i
suoi magnifici occhi candidi nei suoi ed aspettando un suo gesto.
Le sue guance si colorano leggermente e Ryo sentì le sue ultime difese
crollare. Mai prima di allora aveva sentito un bisogno tale di amare una donna.
Allora dolcemente le loro labbra si avvicinarono e BANG!!!
- Oh, scusate!!!
Mick Angel rimpianse immediatamente di non avere una macchina fotografica sotto
mano per immortalare la scena.
Ryo si era ritrovato in un lampo vicino alla porta della cucina come se il
fatto di mettere la più grande distanza tra lui e la sua socia avrebbe
cancellato ciò che stava per succedere. I suoi occhi lanciavano lampi.
Nonostante l’imbarazzo della situazione, la reazione infantile del suo amico lo
fece scoppiare a ridere. Se si avesse potuto uccidere
con uno solo sguardo, Mick Angel sarebbe stato già morto e sepolto.
Mick lanciò un’occhiata a Kaori e sorrise nel vederla così turbata e così
felice allo stesso tempo. Tutt’a un tratto si sentì di troppo ed augurò
buonasera prima di chiudere la porta del salotto.
Il silenzio era tale che si poteva sentire volare una mosca. Il più grande swepper del Giappone era completamente travolto dagli
eventi e si chiedeva cosa doveva fare.
Kaori non si muoveva ed un grazioso sorriso fluttuò sulle sue labbra. Ryo si
maledisse di non aver saputo resistere alla tentazione e di averle dato delle
false speranze. Poiché quella vocina era sempre là e Ryo non poteva far altro
che ascoltarla.
Scelse quindi la soluzione di comodo e, con passo che voleva essere sicuro, si
diresse verso la porta del salotto.
- Kaori, vado a dormire. Buona notte.
Lontano dall’essere offesa per questa fuga precipitosa, Kaori richiamò alla
memoria nei minimi dettagli la scena che era appena successa. Ricordò gli occhi
confusi del suo compagno, la fiamma del desiderio che ci aveva scoperto. Ed
anche se alla fine, non si erano baciati, aveva avuto la prova che Ryo provava
i suoi stessi sentimenti.
Aveva avuto il desiderio di baciarla e per il momento era ciò che più contava.
Kaori si mise davanti la finestra e si meravigliò dinanzi la città illuminata.
Si sentiva bene ed era felice. L’avvenire si annunciava pieno di sorprese e
molto promettente.
I suoi occhi si attardarono sui suoi piedi e si congratulò, con un gran sorriso
illuminate sulle labbra, di aver pensato di rompere quel bicchiere.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 11.31
Kaori si stiracchiò tranquillamente sul letto e guardò, incredula, la sua
radio-sveglia.
Rapidamente, saltò dal letto, s’infilò la sua vestaglia e si diresse verso la
cucina. Odiava stare ad oziare a letto fino a mattina tardi ma, nel presente
caso, il fuso orario e il suo pomeriggio di pulizie no-stop le erano state
fatali.
Arrivata in cucina, borbottò contro l’orologio che ostentava fieramente le sue
11.31 e si chiese se valesse davvero la pena di preparare la colazione. Ma
anticipando la reazione di Ryo, decise infine di cucinare una copiosa colazione
e si mise all’opera con vigore.
Ryo ascoltò attentamente i rumori che provenivano dalla cucina e gettò un’occhiata
alla sveglia. 11.31. Non era da Kaori alzarsi così tardi. Lui era sveglio da
più di tre ore ed era lontano dell’essere in piena forma. La sua notte era
stata lunga ed agitata ma non riusciva a ricordare cosa aveva sognato.
Sospirò, si girò sulla schiena e contemplò il soffitto.
Non aveva più rivisto Kaori dopo la scena del giorno prima e non sapeva ancora
che comportamento adottare. Nel più profondo di lui, desiderava prendere la sua
partner tra le braccia e dirle con un sorriso seducente “Allora dove eravamo
rimasti?”. Ma sapeva perfettamente che la cosa più giusta era fare come se
niente fosse.
Si diede del vigliacco ed uscì mollemente dal letto.
Ryo non era pronto a vedere questo. Kaori, vestita con una semplice chemise bianca e la vestaglia in coordinato, cucinava delle
uova strapazzate canticchiando. Ryo rimase leggermente sconcertato da questo
suo nuovo comportamento e si chiese da quanto tempo la sua socia aveva
abbandonato i pigiami per le chemise.
Tutti gli uomini di costituzione normale non si sarebbero lamentati, ma Ryo,
che giustamente faceva dei grossi sforzi per non cedere e saldare addosso a
Kaori, sentì una certa frustrazione invadere il suo corpo.
La donna si girò per posare le uova sul tavolo della cucina, quando si accorse
di Ryo.
Suo malgrado, il cuore le fece un balzo nel petto e le guance le si colorarono
un pochino. Ma lui sembrava perso nei suoi pensieri e fissava bizzarramente il
giornale sul tavolo.
- Ryo?... Sei capitato a proposito perché stavo
proprio per venire a svegliarti.
Ryo posò lo sguardo sulla socia che gli sorrideva un po’ troppo teneramente per
i suoi gusti.
Un po’ sconcertato da questa nuova Kaori si sistemò in silenzio a tavola e le
porse macchinalmente la sua tazza da caffè perché lei gliela riempisse.
Senza uno sguardo per lei, cominciò a rimpinzarsi così da evitare ogni
conversazione, ma si stupì di vedere che Kaori non mangiava nulla. Aggrottò
leggermente le sopraciglia e chiese con tono un po’ brusco:
- Non prendi niente? Sappi che non è facendo attenzione alla tua linea che
assomiglierai finalmente ad una vera donna...
BANG!!! Questa volta il viso di Ryo virò al rosso
gambero e portava i segni dello stampo per cuocere le cialde, cosa che gli dava
un aria piuttosto comica.
Kaori si era sollevata in piedi e cercava di calmarsi. Più si sforzava di
capire quell’uomo, e meno ci riusciva. Era un caso esasperante!
- Pranzo con Dave tra un’ora ed è per questo che non
faccio colazione con te, questa mattina... E sappi, per tua informazione, che molte
donne vorrebbero avere il mio fisico!!
Su queste ultime parole, Kaori se ne andò dalla cucina e lasciò il nostro caro
Ryo faccia a faccia con le sue uova strapazzate. Dave?
Chi era dunque questo Dave?
Cat’sEye,
quartiere di Shinjuku.
Mercoledì 6 giugno, 13.26
Miki osservava minuziosamente la sua amica Kaori che prendeva un caffè con un
giovane uomo affascinante. Sapeva semplicemente che si chiamava DaveChambres, che era di origine
americana e che lavorava nel campo finanziario.
In realtà, era un po’ preoccupata.
Di fronte a dei bei occhi blu e un sorriso da seduttore, un’eleganza ed una
gentilezza innata, era difficile non soccombere anche per una donna come Kaori.
Kasumi era caduta immediatamente sotto il suo fascino
ma Miki avanzava qualche riserva quanto le sue vere intenzioni. Conosceva bene
quel tipo d’uomo e temeva che una volta ottenuto quello che voleva
da Kaori, l’avrebbe lasciata perdere per un’altra donna.
Era immersa nelle sue riflessioni, quando vide Kaori alzarsi bruscamente e
lasciare il bar. Dave non sembrava affatto
disorientato dalla reazione della sua amica e, al contrario, ne approfittò per
fare meglio conoscenza con Miki e Kasumi.
Si sistemò al bancone nel posto preferito di quel caro Ryo.
- Devo dire che non pensavo che Kaori avesse delle amiche così affascinanti.
Kasumi diventò rossa come un gambero mentre Miki fece
come se non avesse sentito niente.
Aveva avuto ragione di pensare che fosse un gran oratore ed un donnaiolo. Ma
era molto più pericoloso di Ryo perché era più paziente e molto più sottile
nelle sue pratiche di seduzione.
Miki voleva saperne di più su di lui. Tutta sorridente,
gli servì un altro caffè.
- Kaori mi ha detto che lavorate nella finanza. Però siete americano, cosa ci
fate allora nel nostro bel paese?
- Mio padre spera di aprirsi al mercato giapponese e stabilire una delle sue
imprese finanziarie nell’agglomerato urbano di Tokyo. Mi ha inviato qui per
negoziare al meglio e per familiarizzare con la vostra cultura. Devo dire che
sono molto contento di aver preso dei corsi facoltativi di giapponese quando
ero ancora all’università.
Kasumi sembrava sorpresa, ma
Miki non fece alcuna osservazione.
- E’ vero, parlate perfettamente la nostra lingua.
BONG!!! La porta del caffè si spalancò violentemente
su Kaori che trascinava Ryo per il collo della maglietta, e vista la sua
faccia, aveva appena ricevuto una o due buone martellate.
- Sei veramente esasperante, Ryo. Non posso lasciarti due minuti che salti
addosso a tutto ciò che porta una gonna... Ma io ti insegnerò le buone maniere
con le buone o con le cattive!!!
Kaori era nuovamente infuriata e fece uscire, a mo’ di prima lezione, un grosso
martello dove si poteva leggere “10.000t per il
rispetto della donna”. Ma sentendo lo guardo di Dave
su di lei, represse immediatamente i suoi spiriti e lasciò precipitosamente il
suo martello e Ryo che caddè lungo disteso a terra.
Si passò una mano tra i capelli e ridacchiò stupidamente.
- Dave! Io... io vorrei presentarti il mio socio di
lavoro, Ryo Saeba.
Gli occhi di Dave si attardarono sull’uomo seduto a
gambe incrociate sul pavimento e che si massaggiava energicamente la nuca.
Si aspettava tutto eccetto questo.
A forza di sentire complimenti ed elogi sul conto del famoso detective privato
Ryo Saeba, si era fatto un’idea completamente diversa del personaggio.
Ingenuamente, si aspettava di incontrare un uomo carismatico ed inquietante. Un
uomo che propagava tutt’attorno a lui una certa sensazione di malessere e di
paura. Un uomo che vedeva tutto e comprendeva tutto con un solo sguardo. Ma in
questo preciso istante, aveva piuttosto l’impressione di trovarsi di fronte ad
un volgare investigatore il cui passatempo preferito si riassumeva nel
rimorchiare belle donne.
Non capiva davvero il fascino e la fiducia cieca che Kaori gli riponeva. Perché
durante tutto il tempo che avevano passato assieme, lei non era riuscita ad
impedirsi di parlare di Ryo e dei suoi exploit.
Dave cercò lo sguardo del suo avversario e incontrò
gli occhi di un bambino imbronciato.
Ciò gli fece un gran bene!
Ora, era rassicurato sul suo rivale e si rallegrò in anticipo del buon
funzionamento del suo piano. Poteva passare alla seconda parte.
Sicuro di lui, si alzò, e con una stretta di mano rimise in piedi Ryo.
- DaveChambers. Felice di
conoscervi Signor Saeba. Sapete che Kaori non ha smesso di elogiarvi?
Ryo assunse un’aria sorpresa e puntò con cattiveria il dito verso la sua socia.
- Parlate di quella Kaori là. Quella cosa disumana che passa il suo tempo a
picchiarmi e mi impedisce di rendere felici tutte le donne della terra!!
Rapida come un lampo, Kaori si affrettò ad afferrare la prima cosa che gli era
capitata sotto mano.
- Sai cosa ti dice la cosa disumana, specie di vecchio perverso!!
BANG!!! PAF!!! Era un eternità che Ryo non riceveva un
tavolo sulla testa e aveva anche dimenticato la sensazione di dolore che
procurava.
Invece di andargli in aiuto, tutta la piccola banda si sistemò al bancone
lasciando il povero stallone di Shinjuku appiattito sotto il tavolo.
Penosamente, si sollevò e fece alcuni esercizi di scioglimento per rimettere in
forma il suo corpo.
Il cellulare di Kaori si mise a suonare e lei s’isolò per rispondere. Ryo ne
approfittò per sedersi accanto a Dave e apprendere un
po’ di più su di lui.
Ryo non gradiva questo tipo e sapeva che non era solamente perché girava
attorno alla sua socia. No, c’era qualcos’altro. Non sapeva ancora cosa, ma il
suo istinto non l’aveva mai ingannato.
- Conoscete Kaori da molto... Chambers?
- Adesso è poco più di un mese. È Akari che ci ha
presentato e di questo la ringrazio tutti i giorni.
Per rafforzare le sue parole, Dave posò uno sguardo
languido su Kaori quindi ritornò sul viso di Ryo per vedere la sua reazione. Ma
niente! Ryo rimase impassibile.
- Akari mi ha detto che lei e Kaori siete solamente
partner di lavoro. Dunque niente di impedisce mi
tentare la mia occasione, non è vero Signor Saeba?
Ryo non ebbe il tempo di rispondere che Kaori si avvicinò a loro e toccò la
spalla di Ryo.
- Era Saeko. Ha delle nuove notizie e ti aspetta al solito posto. Ci sarà anche
Mick.
Parco Municipale, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 14.26
- Saekooooooo! E se ci godessimo un po’ d’amore tutti
e due!!!!!!!!!!!!!!!!
BANG!!! Ryo assaggiò la durezza della panchina sulla
quale giaceva un porta documenti. Saeko scoppiò a ridere di fronte il viso
pietoso di Ryo e fece segno a Mick di avvicinarsi. I due uomini si sederono
tranquillamente mentre Saeko estrasse due fotografie dal suo
porta documenti e le tese ai due uomini. La prima rappresentava una
graziosa donna piena di gioia di vivere e l’altra la stessa donna ma, questa
volta, dopo essere stata selvaggiamente aggredita.
- Amy Tikada, 25 anni. È stata trovata morta, questa
mattina presto, nel suo appartamento. È stata picchiata e violentata. Nessun
segno di scasso, appartamento completamente pulito, nessuna prova materiale. I
vicini non hanno sentito niente. Abbiamo solo la testimonianza di una delle sue
amiche che sapeva che Amy aveva un appuntamento galante con un uomo ieri sera.
Secondo lei, Amy aveva incontrato quest’uomo il giorno precedente e l’aveva
invitato a cena da lei. È tutto quello che ha potuto dirci.
Ryo osservò attentamente le fotografie. L’assassino non era stato di mano
leggera e, passando da una foto all’altra, aveva difficoltà a credere che si
trattasse della stessa ragazza.
Mick strinse i pugni e si chiese cosa poteva spingere un uomo a fare una cosa
simile.
- Saeko, potresti darci una foto della ragazza. Voglio passarla ai miei
informatori e penso che Ryo farà la stessa cosa. A mio avviso, l’assassino l’ha
incontrata in un luogo pubblico e quindi ci sono delle possibilità che qualcuno
gli abbia visti.
Saeko tirò fuori due buste marroni sulle quali era segnato il nome dei due
uomini.
- Ci avevo pensato Mick, e quindi ho recuperato anche delle altre foto delle
prime due vittime. Ve ne ho fatte diverse coppie ma se ve ne mancano, ditemelo.
Ryo prese la busta, guardò le varie fotografie e la richiuse.
- Ha proprio buon gusto questo tizio. Ma confesso che non sopporto che si
faccia del male ad una donna.
Si avvicinò a Saeko e gli mormorò qualcosa all’orecchio. Mick era intrigato dal
suo confabulare tipo parroco durante la consacrazione e tese l’orecchio per
ascoltare le macchinazioni di Ryo.
Captò qualche parola come finanza, bel ragazzo e americano. Credete
inizialmente che Ryo parlasse di lui, dopo tutto era
un bell’uomo, americano, ed il denaro non gli mancava. Era sufficiente vedere
lo stato del suo conto in banca per assicurarsene.
Saeko sorrise, fece un occhiolino a Mick non senza aver rifiutato, ancora una
volta, le avance di Saeba e se ne andò.
Anche Ryo era sul punto di andarsene, quando sentì la mano di Mick sul suo
braccio. Si girò e fece un balzo di 10 metri davanti il sorriso beffardo del
suo amico.
- Non hai qualcosa da dirmi Ryo?
Mick diede delle leggere spallate al suo amico ed mentre esibiva sempre quel
sorriso idiota. Ryo incrociò le braccia sul petto.
- Non so di cosa parli Mick.
- Fammi il piacere Ryo. Ieri sera ti ho sorpreso sul punto di baciare Kaori.
Suppongo che dopo la mia partenza, voi non siate rimasti lì... Ooh, ti invidio un po’... Kaori è diventata ancora più
affascinate dopo il suo viaggio alle Hawai... Se non
ci fosse Kazue credo che...
- ...
Ryo non batteva ciglio e quest’atteggiamento mise la pulce nell’orecchio a
Mick.
Capì subito che si era fatto delle idee sbagliate sulla famosa scena della sera
prima e che la loro relazione era sempre allo stesso stadio. Compativa
sinceramente Ryo e Kaori. Come potevano due esseri che si amavano e si
rispettavano tanto essere anche così lontani l’uno dall’altra?
La risposta era lungi dall’essere ovvia.
Mick sapeva perfettamente che il problema veniva da Ryo e non da Kaori. Aveva
semplicemente paura che Kaori si stancasse dell’indifferenza di Ryo e lo
lasciasse definitivamente, anche se sapeva che lei non avrebbe potuto amare
nessun’altro uomo all’infuori di lui.
Mick estrasse una sigaretta e ne tese una al suo amico che accettò.
- Ammetto che non ti capisco proprio Ryo... Kaori ti ama ed anche tu la ami... Potrebbe portarti talmente tanta felicità e tu la
rifiuti senza sosta... Non hai visto tutti gli sforzi che ha fatto per te?...
Il suo nuovo guardaroba, la sua gentilezza... Cosa vuoi di più, Ryo?
Ryo esalò una boccata di fumo e scrutò l’orizzonte.
- Voglio semplicemente che abbia una vita normale con un marito e dei figli.
Voglio che un giorno possa lasciare questo mondo di violenza. Voglio soltanto
che resti in vita.
- Sai che il solo desiderio di Kaori è restare al tuo fianco.
- Ho promesso a Makimura di vegliare su di lei e di proteggerla ma finché sarà
con me, sarà sempre in pericolo. Dovresti capirmi Mick, tu che conosci
l’ambiente.
- Rischi di perderla Ryo...
Ryo schiacciò la sua sigaretta e si stiracchiò le braccia.
- E’ proprio questo il problema, Mick. Sai bene che detesto perdere...
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 18.26
Ryo era completamente distrutto dopo aver percorso la città per mettere al
corrente i suoi contatti dell’assassino che continuava a imperversare in città.
Era morto di fame e sperava che Kaori gli avesse preparato dei buoni piatti
come sapeva fare così bene.
Ma quello che vide entrando nel soggiorno non presagiva nulla di buono.
Kaori sedeva sul divano ma la cosa che lo colpì di più era che piangeva. Il suo
viso era nascosto da un fazzoletto di carta che verosimilmente non avrebbe
tardato ad atterrare sul tavolo del salotto con gli altri fazzoletti usati.
Kaori sembrava disperata e il suo corpo era scosso dai singhiozzi.
Ryo trattenne il respiro.
Detestava veder piangere una donna soprattutto se questa donna era la sua
compagna di squadra. Migliaia di domande si imposero nella sua mente. Kaori
piangeva a causa sua o a causa di quello che era successo la scorsa sera? Forse
aveva detto qualcosa che l’aveva ferita più del solito?
La sua mente si ricordò allora delle parole dette da Dave.
Forse quest’ultimo era stato troppo intraprendente con lei? Kaori non era
abituata a questo genere di uomini e quell’idiota ne aveva sicuramente
approfittato. Ryo sentì montargli la collera. Se mai quel porco si fosse
presentato davanti a lui, non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Ryo si avvicinò dolcemente al divano, si sistemò al fianco della sua socia e
gli toccò gentilmente la spalla.
- Kaori, c’è qualcosa che non va?
Kaori trasali al contatto della mano del suo socio sulla sua spalla e alzò
verso di lui il viso bagnato dalle lacrime. Sembrava un po’ smarrita e immerse
i suoi occhi imbarazzati in quelli del suo socio. Cercò di parlare ma dalla sua
bocca non uscì alcuna parola. Allora scivolò tra le braccia protettive di Ryo e
posò la testa contro il suo petto.
Ryo, ancora una volta, era sconcertato dal comportamento di Kaori ma invece di
respingerla, la cullò dolcemente accarezzandole la schiena. Adorava tenerla tra
le sue braccia e sentirla così vicina a lui.
Il suo sguardo esplorò distrattamente il salone e fu lì che lui comprese.
Diverse videocassette erano sparse sul tavolino, un barattolo di gelato per
metà vuoto giaceva sul pavimento ed un pacchetto di fazzoletti praticamente
vuoto troneggiava sul divano.
Lo sguardo di Ryo si posò sul videoregistratore acceso e con un gesto, che
volle rapido e preciso, afferrò il telecomando e lo fece partire. Lo schermo
nero della televisione fece spazio ad una scena di un funerale con diversi
protagonisti di fiction che Ryo conosceva di vista.
E là, il ridicolo della situazione gli saltò agli occhi.
Kaori stava guardando una delle sue serie rosa ed a giudicare dalla sua
reazione, uno dei suoi personaggi preferiti era morto. Alzò gli occhi al cielo
e con una voce che voleva indifferente chiese:
- Chi è morto?
Ryo rilasciò Kaori e prese una videocassetta che era sparsa sul tavolino. Lesse
ad alta voce “Top Models – episodi da lunedì 29
maggio e venerdì 2 giugno” e guardò la sua socia con aria di rimprovero.
Kaori sapeva bene di aver approfittato della situazione e Ryo detestava più di
qualsiasi altra cosa essere preso per un imbecille. Ed in questo preciso
istante, si sentiva completamente ridicolo. Appena si trattava di Kaori,
reagiva sempre senza riflettere.
Si alzò, visibilmente di cattivo umore, e spense la televisione.
- Ti diverte tanto ridicolizzarmi?
Kaori si colpevolizzò un pochino.
Non appena aveva visto Ryo ed i suoi occhi pieni di preoccupazione, non si era
fatta domande e ne aveva approfittato. Era talmente raro che lui la prendesse
tra le braccia, che la coccolasse un po’, che facesse attenzione a lei, che non
aveva saputo resistere. Ora se ne rammaricava un po’ perché Ryo sembrava
veramente arrabbiato. I suoi occhi sembravano più neri e più profondi del
solito e Kaori sapeva cosa questo significava.
Diventò tutto rossa e focalizzò lo sguardo sui suoi piedi.
- Mi dispiace... Ero talmente presa da quello che stavo guardando che non ho
riflettuto... Non ho mai voluto giocarti un brutto scherzo...
Kaori sembrava sinceramente dispiaciuta ma Ryo non potè
impedirsi di pensare che lei avesse cercato molto semplicemente di sedurlo. Il
suo comportamento dopo il suo ritorno volgeva in questo senso ma Ryo non voleva
lasciarsi prendere in trappola. Non avrebbe ceduto e Kaori doveva prendere
coscienza di questo.
- Non ho mai capito perché ti riduci in uno stato simile per delle serie televisive.
Lo trovo talmente stupido ed infantile. Non è guardando queste cose che
crescerai e diventerai una vera donna.
Kaori sentì la rabbia avere il sopravento. Ryo le parlava come ad una bambina e
questo la esasperava al massimo livello. Aveva 28 anni ora ed era tempo che lui
se ne rendesse conto.
Si alzò dal divano e, rossa di rabbia, si mise davanti a lui.
- Trovo che tu abbia una bella faccia tosta a dirmi
questo Ryo. Mi tratti come una bambina mentre Miki e Kasumi,
che guardano le stesse serie che seguo io, sono per te delle donne a pieno
titolo.
Ryo adorava vedere la sua socia in collera. I suoi occhi brillanti lasciavano
intravedere l’essere passionale che si nascondeva sotto la sua corazza di donna
forte.
Ryo incrociò negligentemente le braccia dietro la nuca e si mise a sbadigliare.
- Il giorno in cui ti considererò come una vera donna sarà considerato come un
giorno di festa. Tu sei e resterai sempre un maschiaccio... Ma sappi che ci
sono degli uomini a cui questo piace!!!
Ryo le toccò dolcemente la spalla e si mise a ridere.
Kaori aveva l’impressione di aver ricevuto una pugnalata nello stomaco. Allora
era così che la vedeva e così sarebbe sempre stato. Poteva avere i capelli
lunghi, portare abiti più femminili e più eleganti che
lui l’avrebbe vista sempre come un maschiaccio. Stava male, molto male. La sua
mancanza di gentilezza l’aveva ferita nel più profondo di lei.
Lo pensava davvero od era ancora una delle sue punzecchiature per nascondere i
suoi veri sentimenti?
Kaori tentò quindi di incrociare il suo sguardo ma qualsiasi cosa vi percepì fu
ancora più dolorosa. Della derisione ed una certa indifferenza.
Le sue spalle si afflosciarono improvvisamente e le lacrime le punsero gli
occhi. Ma non avrebbe pianto davanti a lui. No, non gli avrebbe fatto questo
piacere. Non ancora.
Retta come la giustizia, Kaori passò accanto al suo socio e, prima di lasciare
il salotto, lo guardò dritto negli occhi.
- Mi dici queste cose, quando tu non arrivi a rimorchiare che in sogno!!
Mentre la porta del salotto si richiudeva, Ryo ricevette in pieno un martello
“Re Dei Farabutti – 10.000t” arrivante dal nulla e che
lo appiattì contro il muro. Il naso completamente schiacciato ed i denti
davanti praticamente inesistenti, Ryo si chiese ridacchiando come fosse
riuscita a farlo anche attraverso la porta!
Immobiliare di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Camera di Kaori,
Mercoledì 6 giugno, 19.31
Kaori si era fatta una lunghissima doccia e questo aveva alleviato un po’ i
suoi tormenti. Dopo aver infilato un paio di jeans ed una maglietta, prese la
foto posata sul suo comodino ed osservo attentamente suo fratello. Sapeva che
la vita non sarebbe mai stata facile dal momento in cui era diventata la patner di City Hunter. Sapeva anche che non sarebbe mai
stata una donna come tutte le altre, la cui vita girava attorno ad una casa, un
marito, dei bambini e un lavoro. Troppo poco per lei d’altronde.
Voleva semplicemente restare vicina a Ryo e aiutarlo il più possibile in questa
vita difficile ed ingrata.
Da circa otto anni ormai, cercava di mostrare a Ryo che non era più solo e che
poteva contare su di lei. Ma lui non smetteva di respingerla, di nasconderle e
lasciarla al di fuori di certi problemi. Come Makimura del resto.
Kaori si mise a sorridere. In fondo a sè, era
persuasa che facesse tutto questo per proteggerla. Proteggerla su richiesta di
suo fratello.
Ma anche lei era lì per proteggerlo e per amarlo. E malgrado tutto quello che
Ryo Saeba poteva dire o dichiarare, Kaori sapeva che
la amava tanto quanto lei amava lui. I suoi occhi, la sera precedente, non
avevano mentito. Abbracciò la foto del fratello e mormorò un
timido “grazie”.
Kaori si sentiva più leggera, e più serena.
Non avrebbe alzato le braccia in segno di resa, non ancora.
Sullivan’sCafè, quartiere degli affari
Venerdì 8 giugno, 19.04
Con un gesto brusco, l’uomo chiamò il cameriere che sembrava perso nella
contemplazione di una graziosa bionda che sedeva a tre tavoli da lui.
Imbarazzato di essere stato sorpreso così, il ragazzo si avvicinò rapidamente
ai due nuovi clienti e, le mani un po’ tremanti, prese la loro ordinazione.
- Un tequila per me. E... un doppio whisky liscio per
il mio amico. Credo che ne abbia davvero bisogno.
Una volta che il cameriere si era allontanato, l’uomo si mise a ridacchiare
stupidamente e si accese una sigaretta.
- Sei sicuro che è la prima volta che fai una cosa del
genere, eh Chambers?
Il volto contratto e teso, Dave guardò con un disgusto
non dissimulato l’uomo che era diventato per forza di cose il suo partner di
“lavoro”. Questo sorriso che ostentava in tutte le circostanze, lo esasperava
oltre ogni limite e il desiderio incontenibile di cambiargli i connotati gli
faceva prudere insidiosamente le dita.
Allora per non dover più sostenere quello sguardo così intriso di ironia e di
depravazione, Dave girò la testa e fissò la sua
attenzione sulla bella bionda che aveva assorbito completamente la mente del
giovane cameriere qualche minuto prima.
Un nome iniziò a risuonare nella sua testa.
Jack Lemon. Un nome, un programma.
Conosciuto negli Stati Uniti come assasino senza scrupoli e senza alcuna pietà,
Lemon era soprattutto affermato per essere
maledettamente efficace e serio nel suo lavoro. Si diceva che non discuteva mai
gli ordini. Che gli eseguiva senza fiatare ed incassava il suo dovuto per poi
sparire subito dopo. Ed adesso, lui era in Giappone. Per quale ragione? Dave non ne aveva alcuna idea. E colmo dell’ironia, Dave sapeva per certo che con i suoi bei occhi blu ma
completamente privi di espressione, i suoi capelli neri pettinati all’indietro
e il suo corpo atletico valorizzato da un abito costoso, il suo cosiddetto
partner non passava certo inosservato ed allo stesso tempo, dava l’immagine di
un uomo rispettabile e che aveva avuto successo nella sua vita.
La giovane donna bionda rispose con un sorriso seducente al colpo d’occhio di Dave. Visibilmente, lui le piaceva parecchio.
- Hei! Non sei qua per rimorchiare, Chambers!... Ti informo subito che
se non farai quello che ti ho detto, tuo padre conterà le sue belle banconote
tra quattro assi e lontano dal suo amato figlio.
Dave strinse i pugni dalla rabbia. Si sentiva
completamente impotente di fronte ad un uomo come Lemon
e completamente perso di fronte all’uomo, nascosto nell’ambra, che tirava le
fila di tutta questa sordida storia.
L’aveva sentito due o tre volte per telefono ma purtroppo, ancora non aveva
alcuna idea sulla sua identità e non aveva quindi, per il momento, alcuna
possibilità di uscire di lì. Aveva cercato, analizzato la situazione in tutti i
versi, ma era completamente in balia di questi pazzi.
Senza rendersene conto, Dave si mise a sospirare
rumorosamente e sussultò quando Jack picchiò violentemente sul tavolo per
captare la sua attenzione.
- Mi stai ascoltando Chambers?!!!!...
Bene. Voglio che piazzi queste telecamere in miniatura nel suo appartamento.
C’è ne sono quattro: una per la cucina, il salotto e due per le camere. Non
dimenticare di premere il bottone per registrare e di farmi una telefonata
quando avrai finito il lavoro... A proposito, ogni dischetto può contenere fino
ad una settimana di dati quindi potrai stare tranquillo per quel lasso di
tempo.
Su queste parole, Jack posò una piccola valigetta sul tavolo nella quale si
trovavano le quattro piccole telecamere. Erano così minuscole che Dave non avrebbe avuto alcun problema a nasconderle nella
sua giacca. Ne prese una tra le mani e la studiò con attenzione.
- Tecnologia d’avanguardia. Autonomia oltre le 150 ore. Aprì la porticella sulla destra e troverai tutti i comandi:
lettura, registrazione, avanzamento rapido... Non preoccuparti, i dischetti
sono già inseriti.
Lemon guardò l’orologio, si alzò bruscamente
imprecando e gettò qualche banconota sul tavolo. Si girò un’ultima volta prima
di andarsene:
- E niente stronzate, Chambers! Non vorrai causare un
dispiacere alla tua cara mamma e alla tua sorellina, vero?
Gli occhi carichi di odio, Dave osservò, le mani
aggrappate alla sedia, l’assassino lasciare il bar non senza aver dato il suo
numero di telefono alla graziosa bionda del tavolo a fianco.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Camera di Kaori Makimura
Venerdì 8 giugno, 19.26
Kaori ammirò un’ultima volta la sua graziosa silhouette allo specchio. Quella
sera, portava un abito lungo color malva con le spalline e con lo spacco su un
lato. Allo stesso tempo femminile e pratico, Kaori ne era rimasta affascinata
fin da quando lo aveva visto nella vetrina del negozio di Eriko.
Soddisfatta della sua figura, Kaori si preparava a scendere in cucina quando
sentì qualcosa grattarla a livello del collo e si accorse che aveva dimenticato
di togliere l’etichetta. Fece una smorfia riscoprendo il prezzo del vestito e
si disse che se Ryo avesse saputo di questa sua piccola pazzia, non sarebbe
stato molto contento. Fece una smorfia nuovamente.
Ad ogni modo, dopo mercoledì sera, a stento aveva avuto la possibilità di
incrociare il suo cammino e parlargli. Certo, sapeva che stava lavorando
duramente per trovare l’assassino che terrorizzava Tokyo ma da lì a
dimenticarsi anche dell’esistenza della sua socia, c’era un limite a tutto!
Aveva l’impressione di non servire che a preparare i pasti e per tenere in
ordine l’appartamento del Signore!
Kaori si lasciò cadere sul letto sospirando. Che le era venuto in mente di
organizzare quella stupida cena!!! Sorrisi a tutti,
conversazioni forzate e Dave per tre ore no-stop.
Kaori sentì tutte le sue energie abbandonarla. Sopportava sempre più
difficilmente questo figlio di papa americano. Non che lei non lo trovasse
simpatico. Ma la sua fastidiosa tendenza a cercare di sedurla quando erano
insieme cominciava veramente ad infastidirla.
Lusingata all’inizio, ora Kaori trovava Dave sempre
più soffocante. In oltre, qualche volta lo sembrava strano e inquietante. La
fissava in un modo strano che le faceva davvero paura ma aveva preferito non
dire niente a Ryo. La trattava ancora come una bambina, dicendole che era
abbastanza grande per cavarsela da sola e lei, in fondo,
sapeva che lui aveva ragione.
Facendosi coraggio, Kaori si rialzò in piedi e si guardò un ultima volta allo
specchio. Era una donna ora, e si sarebbe spiegata con Dave.
Come una donna indipendente e sicura di sé!
Kaori si stampo un grazioso sorriso sul viso leggermente truccato ed uscì dalla
sua camera.
Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 19.31
Ryo osservò con un sorriso di soddisfazione l’immagine che gli ritornava lo
specchio.
Lui era come il buon vino, migliorava con gli anni.
La serata si premetteva interessante e Ryo aveva una certa fretta di ritrovarsi
faccia a faccia con questo DaveChambers.
Dopo mercoledì, Kaori aveva incontrato molto spesso la sua amica Akari ed allo stesso tempo il caro Chambers.
Ryo si era sorpreso a sorvegliare la sua partner diverse volte nei giorni
seguenti. Per avere la coscienza tranquilla, preferiva tenere sott’occhio le
sue persone con cui usciva, perché doveva riconoscere che Dave
era un bel uomo, anche se non era certo così affascinante come lui. E non
dubitava che Kaori potesse aver ceduto al suo fascino.
Mentre Ryo osservava l’orologio che la sua socia gli aveva regalato per il suo
ultimo compleanno, sentì una porta chiudersi e il rumore di passi dirigersi
verso il salotto. Questo era il segnale che gli invitati non avrebbero tardato
ad arrivare. Un debole sorriso prese forma sul suo volto. Già si dilettava
all’idea di portare a galla le vere intenzioni di Dave.
Fu allora che il campanello risuonò nell’appartamento.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Venerdì 8 giugno, 19.31
Kaori terminò di apparecchiare la tavola quando il campanello della porta
echeggiò. Le braccia cariche di piatti di stuzzichini e altri piccoli assaggi
preparati da lei con cura, non ebbe altra scelta che chiedere aiuto al suo
socio.
- Ryo vai ad aprire, per favore!
Ryo aprì la porta con un gesto un po’ troppo brusco per la circostanza e si
ritrovò faccia a faccia con Akari e Dave, visibilmente sorpresi da questa accoglienza. Lo
sguardo di Ryo si posò inizialmente su Akari,
incantevole nel suo abito verde, ma si ricordò, leggermente deluso, che era
sposata e che aveva appena avuto un bambino. Benché la sua morale fosse poco
raccomandabile, non saltava mai addosso alle giovani mamme, inoltre questa
mamma era anche la migliore amica della sua socia.
Sorridendo soddisfatto, Ryo si girò allora verso un Dave
visibilmente perplesso. A differenza del loro primo incontro, Ryo Saeba era,
oggi, in tutto il suo splendore e in tutta la sua forza e Dave
aveva davvero capito con chi aveva a che fare. La mano tesa, il miglior sweeper
del Giappone aspettava che il suo ospite rispondesse al suo gesto.
- Spero che non abbiate avuto difficoltà a trovare l’appartamento, Chambers.
I due uomini si scrutarono qualche istante. E fu soltanto sentendo Akari tossire che Ryo si accorse che non era venuta da
sola. Parzialmente nascoste da Dave, Ryo riconobbe
una carrozzina e diverse borse posate a terra.
- Suppongo che avremmo a che fare con il piccolo Toshi?
Akari fece un piccolo sorriso e spinse la carrozzina
fino al soggiorno. Kaori venne incontro ai suoi amici, facendogli un segno con
la mano e si diresse direttamente verso il bambino. Si mise a fargli delle
smorfie, dei suoni strani e Ryo si chiese se avesse per caso sbattuto la testa.
Akari cominciò a ridere dolcemente.
- Kaori va pazza per Toshi e credo che la cosa sia
reciproca. Sapete Ryo, lei sarebbe una madre eccellente.
Dave si era sistemato sul divano e guardava Kaori con
aria divertita.
Era rimasto sorpreso di scoprire che Ryo Saeba poteva essere così impressionate
e così carismatico quando si dava da fare. Ma non sarebbe certamente stato
Saeba che gli avrebbe impedito di portare a termine i suoi progetti e di
proteggere la sua famiglia. E Kaori allo stesso tempo.
Ryo arrivo su questi pensieri cupi e propose al suo ospite un bicchiere di
whisky che naturalmente accettò.
- Sembrate pensieroso, Chambers.
Dave era a disagio. Aveva appena preso coscienza che
stava affrontando il più grande killer del Giappone e che, se mai quest’ultimo
cominciava a dubitare di qualcosa, lui poteva dire addio alla sua vita ed a
quella di suo padre.
- Mi chiedevo come una ragazza così straordinaria come Kaori poteva fare un
lavoro così pericoloso come il vostro... Sapete, signor Saeba, Kaori non ha
solamente un corpo da favola ma ha anche un cuore d’oro. E ad essere
completamente franco, è questo che amo di più in lei.
A Ryo andò il whisky di traverso. Cosa non bisognava sentire?!
Aveva l’impressione di sentire uno di quei personaggi delle serie rosa a cui
Kaori era tanto affezionata. Ryo aveva ragione a diffidare, era un gran
oratore.
- Volete farmi ridere o cosa???... Kaori passa tutto
il suo tempo a colpirmi con i suoi enormi martelli!!!! Lei ha un cuore di
pietra Chambers, ve lo assicuro!!!!
Come uscito dal nulla, Ryo ricevette un’enorme borsa sulla testa e, sorpreso,
crollò sul divano. Riuscì difficilmente ad articolare:
- Ve l’avevo detto...
Dave l’osservò attentamente. Di solito molto
psicologico, non riusciva davvero a focalizzare la personalità di quest’uomo e
ancora meno a comprenderlo.
Allora si prese un altro bicchiere di whisky e ripiombò nel
suoi cupi pensieri.
L’atmosfera era un po’ tesa e Kaori notò subito che Ryo e Dave
non si apprezzavano. Provò un certo sollievo e una certa soddisfazione e si
disse che forse non era tutto perduto per lei ed il suo socio.
Nel momento in cui il campanello risuonò, Kaori attraversò con passo rapido il
salotto e aprì la porta a Mick, Falcon e Miki. Si sentì immediatamente
rinvigorita davanti il sorriso dei suoi amici di sempre. Mick era
particolarmente elegante nel suo completo grigio che aveva affittato per la
serata e Miki era sempre così raggiante quando era al braccio dell’uomo che
amava.
- Quest’abito ti sta benissimo, Mick. Sono felice che tu sia dei nostri, questa
sera.
Mick offrì un mazzo di rose a Kaori che arrossì all’istante. Mick Angel era,
anche lui, un seduttore inveterato ma in uno stile più elegante di Ryo.
- Un semplice mazzo di rose per la più belle delle
rose!!!
Kaori si sentì particolarmente imbarazzata del gesto di Mick ma soprattutto
molto lusingata. Erano rimasti molto uniti nonostante Kazue e Ryo, e lo
considerava come il suo migliore amico. Lei lo adorava e lui non perdeva mai
un’occasione per sedurla.
- Miki, mia dolce Miki, sei bellissima con quest’abito!!!
Ryo si lanciò verso Miki con una tale foga che si portò via con se il magnifico
mazzo di rose di Mick e lo calpestò senza riguardo.
- Ryoooooo!!! Specie di
vecchio maniaco schifoso!!! Ti giurò che non la passerai liscia
questa!!!!!!!!!!!!
Il sangue le ribollì nelle vene. BANG!!!! Un enorme
martello da 10.000t s’abbatté su Ryo facendo un buco
nella porta d’entrata. Con un sorriso complice, Falcon e Mick presero un
piacere maligno a conficcare il loro amico ancora di più nella porta e, morti
dal ridere, seguirono le signorine nel salotto.
* * * * *
La cena era stata succulenta e Kaori aveva dimostrato ancora una volta ai suoi
amici il suo talento culinario. Falcon gli chiese gentilmente di dare qualche
corso di cucina a Miki mentre Mick cercò a più riprese di farsi invitare a
tutti i pasti, essendo Kazue assente per una settimana.
Come sua abitudine, Ryo aveva divorato tutto, punzecchiando, di tanto in tanto
la sua socia. Del resto, Kaori gli aveva delicatamente piantato la forchetta
nella mano destra quando aveva tirato fuori la sua teoria secondo la quale lei
cucinava come un uomo perché era un vero maschiaccio.
In breve, tutti aveva riso e familiarizzato ed anche Akari,
un po’ timida d’abitudine, si era rapidamente messa a proprio agio. Dave, da parte sua, si era sistemato accanto a Kaori e non
aveva parlato molto durante i pasti. I suoi orecchi ed i suoi occhi erano
completamente spalancati. Non aveva perso una sola virgola della conversazione.
Ma restava in guardia perché aveva subito sentito lo sguardo pesante e
sospettoso di Ryo non appena aveva superato la porta d’entrata.
Gli ospiti si erano spostati nel salotto e Ryo aveva messo su una musica di
sottofondo. Mentre Kaori si dava da fare in cucina, Akari
estrasse dalla sua borsa alcune foto delle vacanze che aveva appena fatto
sviluppare. C’erano dieci buste di fotografie e la giovane donna le posò
metodicamente sul tavolino. Kaori raggiunse il gruppo con un vassoio tra le
mani e servì il caffè. Vide le buste sul tavolo e non potè
impedirsi di sorridere.
- Non mi dire che hai fatto di una copia di tutte le foto che hai fatto?
Akari alzò le spalle e tese le buste con le foto a
Falcon, Miki, Ryo e Mick.
- Allora... ho fatto la stessa cosa per Dave...
Kaori la ringraziò con un largo sorriso e prese un sorso di caffè. Chiuse gli
occhi e ascoltò le risate, le grida di esclamazione, le urla di gioia dei suoi
amici. Mick si complimentò sulla scelta del suo bikini mentre Ryo restava
curiosamente silenzioso. Sentì un “Kaori in costume da bagno, fa fuggire anche
gli squali” ed aprì gli occhi. Il suo sguardo si immerse direttamente in quello
di Ryo e fu sorpresa di scoprire della tenerezza ed anche una punta di
ammirazione. Si sentì arrossire ma si sentì improvvisamente anche molto a
disagio. Anziché esserne felice, Kaori sentì la tristezza invadere poco a poco
il suo cuore ed uscì sul balcone per rinfrescarsi ed isolarsi.
* * * * *
Pensosamente, Kaori osservò le migliaia di stelle che brillavano in cielo, in
questa notte di giugno. Si sentì improvvisamente di umore malinconico ma non
voleva che i suoi amici la vedessero così. Era così stanca di questo gioco
incessante e frustrante che Ryo conduceva da quasi otto anni ormai.
La luna era immensa nel cielo e Kaori si chiese se suo fratello potesse vederla
dal posto in cui si trovava.
- Perché quell’aria triste?
A queste parole, Kaori si girò e vide Mick Angel uscire dalla penombra. Aveva
una sigaretta alla mano ed esibiva sempre quel sorriso così traboccante di
gentilezza. Kaori si appoggiò nuovamente alla ringhiera e Mick l’imitò. Erano
molto vicini l’uno all’altra e le loro braccia di sfioravano
leggermente.
- Da quando spii le signore, Mick?
Kaori constatò l’assurdità della domanda e, sorridendo, fece un gesto con la
mano per impedirgli di rispondere. Il suo tono voleva essere allegro e pieno di
brio ma Mick percepì una leggera tristezza.
- E’ una dei miei talenti nascosti... Perché improvvisamente sei così triste?
Kaori rimise nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Non sono triste Mick... Avevo solo bisogno di prendere un po’ d’aria...
Mick non era uno sprovveduto e sapeva per certo ciò che Kaori voleva
nascondergli.
- Sei come un libro aperto, Kaori. Si vede subito ciò che pensi sul tuo volto.
E là, ti dico che sei triste.
Questa psicanalisi da quattro soldi esasperò Kaori. Non potevano lasciarla un
po’ sola con i suoi problemi? Ad ogni modo, come ogni volta, avrebbe trovato la
forza per affrontarli. Quindi perché volerne parlare?
- Parli come Ryo, Mick!! Non è la prima volta che mi
criticano di non saper nascondere i miei sentimenti!!...
Ma io ne ho abbastanza di tutto questo!!... Sono così come sono e se questo non
piace a Ryo... eh bene... eh bene... tanto peggio per lui... Io sopporto pure
tutti i giorni le sue pagliacciate, le sue prese in giro e il suo atteggiamento
sgradevole verso le donne!!!
Wow!!! Kaori aveva dato addosso a Ryo. Sembrava sul
punto di esplodere e Mick si chiese se questa non era, alla fine dei conti, una
cosa molto buona. Il problema, era che Kaori doveva
esplodere davanti a Ryo e non davanti a lui.
- Ti rendi conto Mick che sono ormai otto anni che viviamo assieme, che
mangiamo assieme, che ci occupiamo l’uno sull’altra e niente... niente di
niente... io sono una donna dopo tutto e lui è un
uomo... è troppo chiedere un po’ di amore e di calore da parte sua!!!... non
gli chiedo mica la luna che io sappia, voglio solo che faccia un po’ più di
attenzione a me ed hai miei sentimenti!!!
Kaori era rossa come un pomodoro e il tono di voce era salito di un tono. Ma
tutt’a un tratto, prese coscienza di quello che aveva
appena rivelato al suo amico e si sentì ancora più male.
Mick osservava con dolcezza e compassione il viso cremisi di Kaori. Cercò i
suoi occhi ma la donna voltò volontariamente la testa.
- Mi dispiace Mick... mi sono lasciata trasportare... credo che sia il champagne... appena ne bevo un sorso, parlò a vanvera...
per favore, dimentica tutto quello che ho appena detto... Ryo ha ragione,
dovrei riflettere di più prima di parlare...
Mick schiacciò la sigaretta per terra e posò una mano sulla spalla della sua
amica.
- Sono sicuro che aprirà gli occhi un giorno o l’altro... bisogna solo che tu
sia un po’ più paziente Kaori... Credi davvero che non abbia visto la bella
donna che sei diventata, gli sforzi che hai fatto per piacergli... te lo
assicuro Kaori, i tuoi sforzi saranno ricompensati e ben oltre ciò che tu
speravi...
Le parole di Mick fecero un bene enorme a Kaori che prese un profondo respiro e
sorrise al suo amico. Mick aveva ragione ed anche se faceva sempre cosi male,
doveva aspettare che Ryo fosse pronto ad abbandonarsi e donarsi completamente.
Spontaneamente, prese teneramente Mick tra le braccia e lo strinse forte.
- Perché non mi sono innamorata di te Mick? Tutto sarebbe stato così semplice
allora...
A quelle parole, Mick il seduttore prese il sopravento su Mick il confidente e
approfittò della situazione per palpare il corpo così sodo e così perfetto di
Kaori. BANG!!! Un vaso di fiori sulla testa, Mick
ridacchiò come un imbecille e si grattò il collo.
- Non darti la pena di rispondere Mick, conosco già la risposta...
Kaori lo guardava con cattiveria, le mani sui fianchi e l’aria contrariata,
quando improvvisamente scoppiò a ridere. Rideva talmente che le lacrime le
pungevano gli occhi, e singhiozzò difficilmente:
- Ti adoro Mick!!! Riesci sempre a risollevarmi il
morale!!!
Cercò di calmarsi e ci riuscì dopo alcuni minuti. Si sporse verso il suo amico,
lo baciò teneramente sulla guancia e soffiò prima di rientrare nel salotto:
- Grazie.
Mick resto alcuni istanti a bocca aperta, accarezzando la guancia dove Kaori
gli aveva depositato un bacio e si rialzò. Prima di rientrare nel salotto, si
girò alla sua sinistra e dichiarò:
- Sei un maledetto fortunato Ryo! Se una donna come Kaori mi avesse offerto il
suo cuore, ti giuro che non avrei esitato un solo secondo!
Una volta solo, Ryo uscì dall’ombra (è una fissazione dei
sweeper o cosa!!!) e guardò una foto di Kaori in costume sulle spiagge delle Hawai. Sorrise con discrezione e la fece scivolare nella
sua tasca.
* * * * *
Kaori aveva raggiunto i suoi amici quando Ryo ritornò nel soggiorno. A dire il
vero, era un po’ deluso dall’atteggiamento di Dave.
Si aspettava di vedere un gran oratore in azione ed a stento quest’ultimo aveva
aperto bocca.
Tutto quello che questo giovane finanziere sapeva fare, era osservare, ammirare
e stare incollato alla sua socia. E tutto questo filmino cominciava a dargli
sui nervi. Tuttavia qualcos’altro lo disturbava e questo non aveva niente a che
vedere con Kaori. Quel tipo era falso e Ryo voleva scoprire che cosa aveva da
nascondere.
Pensieroso, Ryo osservò i suoi ospiti. Akari, Miki e
Kaori erano in piena conversazione e vista l’espressione dei loro visi, la
discussione sembrava delle più serie. Quanto a Mick, con impegno stava
spiegando le sue migliori tecniche di seduzione ad un Dave
molto interessato e davanti un Falcon sul orlo di
scoppiare a ridere.
Ryo esito tra l’unirsi al gruppo delle ragazze o al gruppo degli uomini ma il
suo lato perverso fece rapidamente pendere la bilancia. In punta di piedi, si
sedette silenziosamente accanto a Miki e, fingendo di voler sentire il
discorso, prese un maligno piacere a stringere la vita della sua vicina per
tendere l’orecchio. Miki urlò di sorpresa e, neanche in tempo a dirlo, Falcon
prese Ryo per i piedi, facendogli fare una decina di giri su se stesso e
incastrandolo nella parete del soggiorno.
Kaori si nascose gli occhi con un’aria contrariata e sentì i pianti del piccolo
Toshi che dormiva tranquillamente nella sua camera.
- Che furbo, Ryo!! Per colpa delle tue buffonate, il
piccolo Toshi si è svegliato!!
Kaori era nuovamente in collera con il suo socio e fermò per il braccio Akari che si preparava ad andare a consolare
suo figlio.
- Lascia Akari, faccio io!...
Dopo tutto è colpa di quel cretino del mio socio se tuo figlio si è svegliato!
Un ultimo sguardo infuriato verso il povero Ryo che giaceva nel muro, Kaori si
diresse con passo collerico verso la sua camera. Quello che non notò
immediatamente, era che Dave aveva preso il suo
stesso cammino.
Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 23.26
Dopo aver verificato che Kaori di dirigesse verso la
sua camera, Dave penetrò silenziosamente in quella di
Ryo. Era risuscitò a piazzare con discrezione le telecamere nella cucina e nel
salotto ma qui “il lavoro” era un po’ più delicato.
Impaziente di terminare, percorse rapidamente il posto con lo sguardo e notò
con una certa ironia la presenza di poster di donne nude sui diversi muri della
stanza. Un po’ troppo volgari per i suoi gusti d’altronde.
Con rapidità ed efficacia, Dave piazzò con molta
precisione una telecamera in miniatura nella pianta posta sul comodino vicino
al letto. Verificò che il dischetto fosse ben inserito e premette il bottone
per avviare la registrazione. Si disgustava da solo di quel gesto e si chiese
uscendo dalla camera se sarebbe riuscito un giorno a guardarsi ancora allo
specchio.
Camera di Kaori Makimura
Venerdì 8 giugno, 23.31
Dave attese con pazienza che Kaori uscisse dalla sua
camera per entrarci. Doveva affrettarsi altrimenti Akari
o lo stesso Ryo rischiavano di chiedersi dove fosse finito e cosa stesse
combinando.
Una volta solo nella stanza, Dave prese un gusto
evidente nel scoprire l’universo nel quale Kaori evolveva. Notò sul comodino
una fotografia di lei in posa con un uomo che portava gli occhiali, una piccola
scatolina di velluto e sul pavimento un piccolo martello in metallo. Aprì poi
un armadio e fu sorpreso di trovarci una decina di martelli. Si mise suo
malgrado a sorridere. Era stupefacente. Affascinante. E l’amava. Ne era
intimamente convinto. Ma non era lì per pensare a quello.
Cercando di fare il minimo rumore per non svegliare il piccolo Toshi, si mise al lavoro. Cinque minuti più tardi, Dave senti vibrare il suo cellulare e con un gesto
infastidito prese la comunicazione.
- Chambers.
- Perché bisbiglia,Dave?
(Dave capì immediatamente
che non era Lemon all’altro capo del telefono ma
l’altro uomo)
- A causa del piccolo Toshi naturalmente!!!
- ...
- Non fa niente... Credevo di dover chiamare una volta terminato il lavoro.
- È terminato?
(Il volto teso, Dave gettò
un’occhiata al posto dove aveva nascosto la telecamera)
- Per il momento... Dannazione, ditemi chi siete!!!!!
- Per adesso, è molto più saggio che voi non sappiate
il mio nome.
(Dave si passò una mano
febbrile tra i capelli)
- Come sta mio padre?
- Vostro padre?... Credo che apprezzi abbastanza la
piccola cella che gli abbiamo così gentilmente preparato per il suo soggiorno
qui da noi. È vero che era abituato ad alberghi ed al lusso. La transizione
deve essere stata dura.
(Dave fulminava di rabbia e
strinse i pugni per impedirsi di urlare. Il suo sguardo si posò sulla foto di
Kaori leggermente illuminata dalla luce da notte)
- Ho eseguito gli ordini senza fiatare quindi penso di avere diritto ad un
piccolo favore.
- Un favore?
- Kaori. Lei non ha niente a che vedere con City Hunter. Non è ne un’assassina ne tanto meno una professionista. Non merita
tutto questo.
- E’ la partner di Saeba, no? Partner in tutti i sensi del termine se do
credito a quello che si racconta.
- No!!! Non c’è niente tra di loro, ve lo assicuro.
Lei non è ne la sua fidanzata e ancora meno la sua
amante!... Lasciatela stare!
- E’ vero quindi! Avete ceduto al fascino di questa ragazza... Ma mi dispiace
per voi, Chambers, questa donna è esattamente il
pilastro centrale del mio piano. La tengo sorvegliata.
- Farò tutto quello che vorrete ma non toccatela!!
(Rise)
- Devo ricordarvi che non siete nella posizione di negoziare? Andiamo
controllatevi! Raggiungetemi domani mattina al solito posto e dimenticatevi di
questa donna... per la vostra sopravivenza e per quella di vostro padre.
- Aspettate!!!... Merda!!!
Mentre scaraventava con un gesto carico di rabbia il cellulare sul letto di
Kaori, la voce della donna di innalzò nella stanza.
- Dave? Sono venuta a prendere Toshi
perché Akari vuole rientrare... ma... hai l’aria di
essere arrabbiato. Una brutta notizia?
Dave posò uno sguardo torturato sulla donna e
individuò una punta d’inquietudine nei suoi graziosi occhi. Si preoccupava per
lui mentre lui si preparava a pugnalarla alle spalle.
Come poteva guardala ancora in faccia? Che razza di uomo era? Cosa poteva fare?
Il cervello di Dave faceva fatica a funzionare quando
Kaori si trovava con lui.
Improvvisamente, un’idea emerse dalla sua mente offuscata. Se fosse riuscito a
convincerla a partire con lui, forse poteva ancora salvarla?!
- No, non preoccuparti, va tutto bene... Ma aspetta un attimo Kaori... Non
abbiamo avuto un minuto per noi per parlare in tutta la sera... In effetti, non
ti ho ancora detto fino a che punto sei magnifica con
quest’abito.
Kaori sentì il campanello d’allarme risuonare nella sua testa. Ovviamente, Dave aveva voglia di sedurla e questo non la deliziava
affatto. Doveva trovare un modo per rifiutare le sue avances senza però
offenderlo. E forse era tempo che si spiegasse seriamente con lui.
- Ascolta Dave, c’è un bambino che dorme qui. Non
credo che sia il posto ideale per avere questo genere di conversazioni...
(riflette qualche istante)... Seguimi.
Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 23.31
Dave non si fece pregare e segui Kaori fino alla
camera di Ryo. Lasciò passare il suo amico per primo ma non chiuse
completamente la porta. Non era dell’umore giusto per sopportare la sua
conversazione.
Dave notò subito la sua mancanza d’entusiasmo e si
disse che la partita era lontana dell’essere vinta.
- Non hai l’aria molto entusiasta all’idea di parlare con me... Ho detto
qualcosa di sgradito?
Kaori si rammaricò un po’ per il suo comportamento perché, in fin dei conti, se
aveva dei rimproveri da fare, non era certamente Dave
e ancora meno Mick che dovevano subirli. Si sforzò di sorridere e attese il
seguito.
- Bisogna che te lo confessi, Kaori, tu mi piaci enormemente... ti trovo
meravigliosamente bella, intelligente, generosa, e altro ancora e mi dicevo che
potremmo cercare di provare a passare ad un grado superiore nel nostro rapporto?
Che ne pensi di un viaggio romantico nelle isole nient’altro che tu ed io?
Wow!!!!! Kaori restò un po’ sbalordita da questa
dichiarazione così improvvisa e non sapeva proprio cosa rispondere. Le sue
guance diventarono tutte rosse ma il suo cuore batteva normalmente. Dave poteva essere seducente e pieno d’attenzioni, ma lei
non lo amava. Almeno non come amava Ryo.
- Ho ancora degli affari da sistemare in Giappone ma tu potresti partire
qualche giorno prima e approfittare un po’ del sole... Che ne diresti della
settimana prossima?
Dave era abbastanza soddisfatto del suo piano. Con la
sua influenza e l’aiuto finanziario della sua società, poteva facilmente
aiutare Kaori a lasciare il paese in incognito. Era abbastanza rischioso ma
doveva tentare.
Restò completamente sbalordito quando Kaori rifiutò nettamente la sua proposta.
- Mi dispiace, Dave, se ti ha dato una falsa speranza
ma... io... io ti considerò con un amico e niente di più.
Delusione ed incomprensione si lesserò in successione sul volto del giovane
uomo. Non capiva che voleva salvarla.
Corrugò le sopraciglia e cominciò a gesticolare con le mani. Non l’avrebbe
lasciata così.
- Io non ti seguo Kaori... ci apprezziamo, stiamo bene assieme ed abbiamo
passato delle vacanze indimenticabili... ormai è più di un mese che ci vediamo
praticamente tutti i giorni... e tu speri di farmi credere che siamo soltanto
amici?
L’alcool, la tensione, l’angoscia, la paura... Dave
si innervosiva sempre di più e comminava avanti e indietro per la camera di
Ryo. Quanto a Kaori, cercava di ricordare se il suo comportamento era stato più
o meno ambiguo, o se aveva fatto delle cose che lasciavano presagire che poteva
esserci più che dell’amicizia tra di loro.
Kaori sospirò d’impotenza. Non era davvero portata per gli uomini, questo era
certo.
Allora con più discrezione possibile, strisciò fino alla porta.
- Ehi, dove vai così?... La discussione è ancora
lontana dall’essere finita!
Dave non parlava più, gridava. Ma non se ne rendeva
conto. Il cuore di Kaori batteva a più non posso, ed anche lei cominciava ad
innervosirsi.
- Non c’è nulla da aggiungere Dave. Tutto ciò che ti
posso offrire, è la mia amicizia. Punto e basta.
La voce di Kaori tremava leggermente ma il suo viso rifletteva tutta la sua
determinazione. Dave era molto innamorato di questa
donna e non voleva in nessun caso perderla. Bisognava che lei cedesse. Allora
si addolcì, sorrise generosamente e si avvicinò lentamente a lei. Kaori, al
contrario, arretrò passo a passo e urtò contro il muro della camera. Dave ne approfittò per immobilizzare le mani della donna
dietro la sua schiena e le mormorò all’orecchio:
- Forse questo ti farà cambiare parere.
Chinò il visto verso il suo e provò a baciarla quando si sentì sollevare da
terra e placcare contro il muro. Kaori ne approfittò per liberarsi e mettersi
dietro Ryo.
Dave ci mise soltanto alcuni secondi a capire che il
grande Ryo Saeba aveva fatto la sua apparizione ed era venuto in soccorso della
bella principessa in pericolo.
- Allora Chambers, ci siamo persi?
Ryo lasciò il collo della giacca dell’uomo, si girò verso la sua socia e le
toccò gentilmente il braccio.
- Sai Kaori, per il tuo primo bacio, avrei preferito che portassi il tuo
amichetto nella tua camera e non nella mia... Ouh! Ouh! Sei con noi o cosa!
A prima vista, Kaori sembrava molto turbata e un po’ persa.
Ma chiaramente, Ryo non poteva indovinare che, al contrario, ribolliva di
rabbia rammentando le parole che lui aveva appena espresso. Un padre non
avrebbe detto meglio. Un fratello neanche.
Quello semplici parole, pronunciate con tanta certezza da parte di Ryo, le
davano l’impressione di essere una povera ragazzina colta in fallo dopo aver
fatto una grande sciocchezza. Si sentiva umiliata come non mai.
Allora come per magia, un martellone apparse tra le mani della giovane donna e
si schiantò con tutta la sua forza sul povero Ryo. BANG!!!
Senza uno sguardo per il suo partner e Dave, Kaori
uscì rabbiosa dalla camera, borbottando con forza che ci avrebbe pensato due
volte prima di organizzare di nuovo un'altra serata.
- Vedete Dave, Kaori non è per niente una ragazza
dolce e generosa! È una violenta e nulla di più!
Dave si preparava a lasciare la camera quando lanciò
tristemente a Ryo:
- Può essere, ma promettetemi che farete di tutto per proteggerla... Conto su
di voi, signor Saeba.
Di nuovo in piedi, Ryo vide la porta della sua camera chiudersi e rammentò,
perplesso, le parole di Chambers.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Salotto, venerdì 8 giugno, 23.31
Kaori sparecchiò con una certa irritazione i piatti sporchi e i bicchieri vuoti
che erano sparsi sul tavolo della cucina. Aveva i nervi a fior di pelle e non
capiva ancora come la serata, che era iniziata così piacevolmente, fosse
diventata così pesante per lei.
Gli ospiti se n’erano andati da quasi dieci minuti ormai e Ryo non era ancora
risalito. Doveva essere ancora una volta in collera con lei e, a dirla tutta,
per lei valeva lo stesso! Che il signore facesse il testone, con lei non aveva
più niente a che fare!
Più ci ripensava, più cominciava seriamente a chiedersi se c’era un qualche
altro avvenire oltre che professionale per lei e Ryo. Emise un respiro di
scoraggiamento. Aveva ancora i piatti da lavare prima di andare a dormire e,
come al solito, non poteva contare sull’aiuto del suo socio.
Il suo sguardo si posò in successione sulla parte di dolce avanzata e sulla
bottiglia di champagne per metà vuota che si trovavano ancora sul tavolo.
Sembravano lanciarle degli appelli di soccorso. Con un gesto rapido, Kaori
recuperò il suo bicchiere che era posato sul piatto e si sistemò
confortevolmente su una sedia. Pigramente, si servì una nuova coppa di
champagne ed attaccò con voracità il suo dolce. Se Ryo l’avesse vista così, le
avrebbe detto sicuramente che sarebbe assomigliata ad un elefante prima di
avere trent’anni e che non avrebbe avuto, di conseguenza, più alcuna chance di
trovarsi un fidanzato. E come se questo potesse farla arrabbiare ancora di più,
avrebbe calcato la mano spiegandole che il suo modo di mangiare non aveva
niente di sexi e che lei si comportava più da uomo
che da donna.
Irritata, posò rumorosamente il suo cucchiaino e si pulì la bocca con un
tovagliolo. Doveva essere seriamente malata per restare con un uomo come lui.
“L’amore rende ciechi”, dicevano. Nel suo caso, era oltraggiosamente e
incredibilmente vero.
Kaori sentì le sue guance ed il suo corpo riscaldarsi man mano che beveva la
sua coppa di champagne. 28 anni. Celibe. Al verde. Vivente con il più grande
maniaco di tutti i tempi. E sola un venerdì sera con, come unica compagnia, un
dolce e una bottiglia di champagne. Di che deprimersi per il resto della sua
vita!
Malinconica, la giovane donna si versò un altro bicchiere e s’imbatté sul suo
riflesso nel vetro della porta-finestra. Con i suoi capelli dal taglio maschile
e i suoi grandi occhi brillanti, il vestito che metteva in risalto il suo corpo
perfetto, era lungi dall’essere ripugnante. Era invece molto attraente. Allora
perché? Non le venne in mente alcuna risposta coerente. Ad ogni modo, non aveva
voglia di riflettere. Non questa sera.
Stupidamente, Kaori si mise a ridere. L’alcool cominciava ad agire e lei si
sentì improvvisamente d’umore euforico. Si ammirò ancora una volta ed incrociò
lo sguardo del suo socio nel riflesso del vetro. Il cuore le balzò nel petto.
Aveva uno sguardo strano. Come la sera in cui stava per baciarla. Si diede
della sciocca. E per non mostrare all’idiota del suo socio che lo stava
aspettando, prese un boccone di dolce.
Con passo tranquillo e le mani nelle tasche, Ryo si avvicinò al tavolo, un
leggero sorriso alle labbra.
- Di questo passo, sembrerai una balena ancora prima di aver avuto un solo
fidanzato!
Mettendo le mani sopra il viso per proteggersi dalla martellata, Ryo quasi caddè all’indietro quando sentì la risata di Kaori
risuonargli alle orecchie. Sgranò gli occhi e fissò la donna come se la vedesse
per la prima volta.
- Kaori, sei sicura di star bene?
La donna si calmò dopo qualche secondo ed immerse i suoi occhi più brillanti
del solito in quelli del suo partner.
- Avevo scommesso che mi avresti dato dell’elefante e non della balena!!!... Benché sia molto meno lusinghiero per me... essendo la
balena molto... ma molto più grossa di un elefante!!!
Sconcertato Ryo non rispose niente ma notò, con un piccolo sorriso di sbieco,
le guance rosse della sua socia, gli occhi brillanti, il sorriso euforico che
esibiva da poco e il bicchiere di champagne che stringeva più del necessario
nella mano. Visibilmente, aveva bevuto un po’ troppo.
- Kaori, sei ubriaca!!!
A disagio sotto lo sguardo inquisitore del suo socio, Kaori si mise a dondolare
nella sedia e, dopo aver lasciato il bicchiere, si torturò maldestramente le
mani.
- Non sono ubriaca, Ryooo!!...io...
io ho solo bevuto un po’ più del solito, questo è tutto!!!
Ryo si sedette di fronte alla giovane donna e si versò anche lui una coppa di
champagne. Si divertiva a vedere la sua socia così retta, così seria, così
responsabile lasciarsi andare al dolce calore dell’alcool. Era semplicemente
bellissima con gli occhi febbricitanti e le guance deliziosamente colorate. E
inoltre, quell’abito che si sposava con grazia alle sue forme perfette non
rovinava niente a quel affascinante quadro. Ryo volse la testa intensamente,
quando prese coscienza della direzione che stavano prendendo i suoi pensieri.
Terreno minato.
Stupito, vide Kaori servirsi un altro bicchiere di champagne, ma le tolse la
bottiglia dalle mani prima che avesse il tempo di riempirlo.
- Credo che sia più saggio che tu vada a dormire... Ti informo che non sei
abituata a bere e il risveglio rischia di essere duro domattina.
Irritata da quel tono paterno, Kaori sbattè i pugni
sul tavolo e strappò il bicchiere di Ryo dalle sue mani svuotandoglielo in un
sorso.
- Non sono più una bambina, Ryo!!!... Sono abbastanza
grande per sapere se devo andare a dormire o no!!
Il volto bordeaux, Kaori si lasciò andare contro la sedia ed incrociò le
braccia sul petto. Guardava Ryo con una luce di sfida in fondo agli occhi, cosa
che divertiva ancora di più lo sweeper più temuto del Giappone.
- Spiacente di deluderti Kaori, ma la tua reazione è degna di una ragazzina di
otto anni!!!
Kaori lo fucilò letteralmente con lo sguardo, ma non aveva abbastanza forza per schiantargli un martello “povero demente!!!” sulla
testa.
- Vedrai se assomiglio ad una ragazzina di otto anni!!!
Offesa dalle parole di Ryo, Kaori si alzò con un movimento brusco e sentì la
testa girarle un pochino. Stava in piedi ma doveva prendere appoggio sul bordo
della tavola per non finire a terra.
Notò l’aria beffarda e il sorriso ironico che il suo partner cercava di
reprimere. Il suo orgoglio di donna di 28 anni accusò il colpo e quest’ultima
attinse da quel che gli restava del suo orgoglio per stare retta come la
giustizia in mezzo al salone.
Un sorriso provocante che illuminava il suo viso, si mise sensualmente a girare
su se stessa. Avrebbe visto se lei era ancora una ragazzina! Si sentiva di
umore passionale questa sera. Sapeva per certo di essere molto attraente ed
anche seducente quando si dava da fare.
Cominciò a ridere mentre ancheggiava e di muoveva lascivamente davanti un Ryo
Saeba completamente sbalordito.
- Allora Ryo, trovi sempre che assomigli ad una
bambina?
Ryo deglutì faticosamente. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla sua socia e
si chiese se sarebbe riuscito a resistere alla tentazione. Era diventata una
donna pericolosamente seducente anche per un uomo come lui.
Gli fece un occhiolino ed un gesto evasivo con la mano. Ryo si passò una mano
tra i capelli.
Intuiva che fosse l’alcool a rendere Kaori di umore, diciamo, affettuoso e che
da uomo degno e rispettabile, doveva lasciare il salotto e lasciarla giocare da
sola con il suo piccolo delirio. Non era davvero in sè.
Sarebbe stata una cosa detestabile se ne avesse approfittato un pochino.
Allora per darsi coraggio, Ryo fece un gran respiro e deviò lo sguardo dalla
bella creatura che la sua partner era diventata:
- E’ tardi, vado a dormire.
Mentre di preparava ad alzarsi, Kaori si avvicinò a
lui, gli prese la mano e lo portò in mezzo al salotto.
Aveva una luce maliziosa in fondo agli occhi e Ryo non avrebbe resistito ancora
a lungo.
Impertinente, si incollò a lui e cominciò a danzare un leggero lento.
Completamente pietrificato dall’audacia così improvvisa della sua socia, Ryo
non ebbe altra scelta che seguire il suo ritmo e strinse, senza veramente
rendersene conto, la sua stretta.
Amava tenerla tra le braccia e sentire il profumo leggero della sua pelle.
Kaori metteva raramente del profumo, lei preferiva i suoi gel doccia profumati
alla vaniglia e Ryo non se ne lamentava. I loro due corpi si sposavano a
meraviglia.
Spontaneamente, nascose la testa contro il suo collo, baciandola leggermente.
Estasiato, la sentì fremere tra le sue braccia e provò un sentimento di
soddisfazione.
Continuarono a danzare per qualche minuto quando Kaori si irrigidì stranamente
tra le sue braccia. Sorpreso, Ryo cercò i suoi occhi ed incontrò uno sguardo
pieno di tristezza e di domande. Sapeva quello che desiderava perché lui aveva
voglia della stessa cosa.
Il suo sguardo scese fino alle sue labbra e, spinto dal desiderio, Ryo la bacio
con passione. Kaori rispose ardentemente a quel bacio, stringendosi ancora più
intensamente a lui come per non lasciarlo andare mai più. Ryo si rese conto che
dietro quelle sue arie da donna fredda si nascondeva una giovane donna
passionale.
Kaori gemette tra le sue braccia e gli sussurrò all’orecchio:
- Puoi fare di me quello che vuoi...
Questa frase gli fece l’effetto di una doccia fredda. Mio dio cosa stava
facendo? Cosa stava per fare alla sua dolce Kaori? La risposta era limpida.
Approfittava dell’innocenza della sua partner, inebriata dall’alcool, per
appagare i suoi bassi istinti. Represse una bestemmia.
Per la prima volta dopo anni, Ryo si disgustò di essere incapace di
controllarsi davanti ad una bella donna. Si sentiva male. Immerse i suoi occhi
in quelli della sua socia. Erano brillanti, troppo brillanti. Erano inebriati
dall’alcool. Ryo ritrovò allora il suo sangue freddo e ruppe delicatamente ma
fermamente la loro stretta. La donna brontolò ed emise un sospiro di delusione.
Prendendo il visto della donna tra le mani, le sussurrò:
- E’ ora di andare a letto, Cenerentola.
Gentilmente, le prese la mano e l’accompagnò fino alla sua camera. Sembrava
lottare contro il sonno. Era adorabile. Con un gesto dolce, aprì la porta della
camera della giovane donna, la spinse gentilmente all’interno della stanza e
prima di chiuderla le sorrise un’ultima volta:
- Buona notte, Kaori.
Magazzino Kaidi, quartiere degli affari
Sabato 9 giugno, 8.31
Jack Lemon uscì dalla sua berlina sbattendo
violentemente la portiera. Era d’umore massacrante quella mattina ed era
davvero deciso a portare a termine rapidamente questa transazione.
Accendendo una sigaretta, entrò nel magazzino Kaidi
dove erano depositati centinaia di mobili in stile
asiatico destinati all’esportazione e si diresse nervosamente verso il piccolo
ufficio in fondo alla costruzione.
Imprecò quando si accorse di essere il primo arrivato e che, di conseguenza,
avrebbe perso del tempo. Come ogni killer professionista che si rispetti,
considerava il suo tempo inestimabile e, in questo caso, detestava perderlo a
causa di persone che non conoscevano il significato della parola “puntualità”.
Furioso, si sedette sulla scrivania, accendendosi una seconda sigaretta e gettò
una busta nella sedia che gli stava di fronte. Aspettò. Alcuni minuti più
tardi, distinse dei rumori di passi e il fischiettare di un uomo. Rimettendosi
in piedi, Jack estrasse il suo revolver dalla giacca, preso con sé nel caso le
cose avessero girato male.
Un uomo sulla trentina apparse allora dalla cornice della porta e alzò le mani
in segno di pace, un sorriso ironico sulle labbra. Lemon
rimise a posto la sua arma e dettagliò da testa a piedi l’uomo che gli stava
ora di fronte.
- Siete in ritardo! Ho altre cose da fare che aspettarvi!
Il sorriso dell’uomo intensificò d’intensità ma questa volta ci si poteva
distinguere una certa crudeltà ed una certa perversità. Lemon
provò una sensazione di disagio.
- Desolato, ho perso l’autobus... allora avete bisogno dei miei servizi?
Lemon recuperò la busta e ne estrasse la foto di una
donna in costume da bagno su una spiaggia e quella di un uomo che riceveva una borsettata da una graziosa giovane donna.
- Organizzatevi perché questo tizio lasci il quartiere di Shinjuku martedì nel
pomeriggio. Fate attenzione, è un professionista.
L’uomo prese le foto tra le mani e guardò con avidità e perversità la donna. Lemon si irrigidì alla vista della sua espressione sadica e
si chiese se veramente fosse una buona cosa fare appello a lui.
- Per la ragazza, ti avverto subito: devi solo metterla alla prova, farle
paura. In nessun caso, devi ferirla seriamente. Abbiamo bisogno di lei per il
seguito.
L’uomo cacciò le due foto nella tasca della sua vecchia giacca di cuoio e fece
una risata diabolica:
- E’ molto carina. Credo che sarà difficile!
Con un gesto rapido, Lemon tirò fuori la sua pistola
e la puntò, non senza una certa soddisfazione, sulla tempia dell’uomo:
- Tu farai quello che ti abbiamo detto altrimenti non avrai ancora l’occasione
di fantasticare su questa graziosa foto. Mi hai capito? Ficcatelo nel
cranio!!!!!!!
Lemon scrisse una data, dei
nomi e un indirizzo sulla busta che conteneva le due foto e la tese all’altro
killer:
- Ci rivedremo martedì nel primo pomeriggio. Tutte le indicazioni sono in
questa busta... E ora, smamma!
L’uomo non si fece pregare e lasciò l’ufficio fischiettando.
Lemon non sapeva ancora perché, ma il suo istinto di
professionista gli suggeriva che avrebbe avuto solo problemi con
quest’individuo e che non avrebbe mai dovuto fare appello ai suoi servizi.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 11.26
Trascinando il passo, Kaori entrò silenziosamente nella cucina e si diresse
direttamente verso la caffettiera per prepararsi un caffè molto forte. Posò la
scatola dell’aspirina, che aveva cercato nella credenza delle medicine, sul
lavello e si stupì di vedere che il caffè era già pronto. Gli occhi ancora
pieni di sonno, si servì una bella tazza di caffè, ingoiò con una smorfia due
compresse d’aspirina e si sistemò al tavolo.
Stranamente, non si era accorta della presenza di Ryo che, nascosto dietro un
giornale, esibiva un sorriso beffardo e pieno di sottointesi.
Senza staccare lo sguardo della pagina dei risultati sportivi, spinse verso la
sua socia un bicchiere contenente una sostanza dal colore verdastro più che
dubbia. Ma prima che Kaori potesse dire qualcosa, sollevò la mano per impedirle
di parlare:
- Bevila e vedrai che il tuo mal di testa sparirà come per incanto.
Le mani a massaggiare le tempie doloranti, Kaori non si fece pregare e bevve la
mistura magica in un sol sorso. Il sapore era disgustoso e la donna si
precipitò sul suo caffé per far passare il gusto.
- Che schifo!!... Bleah!! Ma
cosa mi hai fatto prendere? Spero per lo meno che tu non abbia cercato di
avvelenarmi?
Ryo non rispose. Sembrava assorto dal suo giornale. Kaori si servì un'altra
tazza di caffè ma represse un conato di vomito quando volle prendere un
croissant.
- Quanti bicchieri ho bevuto ieri sera?... Ho
l’impressione di avere un tamburo nella testa!!
Per la prima volta dopo che Kaori si era alzata, Ryo osò posare gli occhi sulla
sua socia.
Stranamente, non aveva alcuna occhiaia sotto gli occhi e il suo colorito non
era per niente pallido. Se non si fosse lamentata per il suo mal di testa, Ryo
non si sarebbe mai accorto che aveva alzato il gomito.
Aggrottò le sopraciglia, prese un croissant e lo addentò:
- Non ti ricordi?
Kaori fece una smorfia di disgusto quando Ryo morse un'altra volta il suo
croissant.
- Dopo che Mick e gli altri se ne sono andati, ricordo vagamente di aver
mangiato un dolce al cioccolato e poi... un buco nero!
Ryo non nascose il suo sollievo di sapere che Kaori non ricordava il bacio e
l’abbraccio passionale della notte scorsa. Non aveva praticamente dormito
durante la notte e aveva aspettato con ansia di rivederla a colazione.
Kaori colpì con la mano destra il giornale per attirare la sua attenzione.
- Allora?
Ryo si sentiva in vena di stuzzicarla. Dopo tutto,
visto che non ricordava niente, poteva proprio prenderla un po’ in giro.
- Eri talmente ubriaca che hai voluto farmi uno striptease! Mio Dio pietà per i
miei poveri occhi, sono riuscito a calmarti prima che ti togliessi tutti i
vestiti ed a chiuderti in camera.
Il cervello un po’ offuscato, Kaori ci mise qualche istante per assimilare le
parole di Ryo. Lo guardò con i suoi grandi occhi pieni d’innocenza e sentì le
guance imporporarsi quando comprese il senso delle parole del socio.
- Cosa!?!!!... Non ti credo! Io... io... non posso
averlo fatto! Tu menti!
Ryo sfoggiava un sorriso che la diceva lunga.
Lei? Fare uno striptease? Davanti a Ryo per di più? E non se ne ricordava? Che
umiliazione!!!
Mentre Kaori girava la testa per non subire lo sguardo beffardo del suo socio,
un’idea le attraverso la mente. No! Non avrebbe osato!!! Kaori si gettò letteralmente su Ryo e lo tenne fermamente
per il collo della maglietta. Immerse i suoi occhi in quelli di lui e gli
chiese con tono secco:
- Spero, per la tua vita, che tu non ne abbia approfittato per farmi delle cose
strane?
Inizialmente interdetto dalla reazione della sua socia, Ryo si mise a
gesticolare con la testa e con le mani.
- Ti assicuro che non ti ho toccato!!... D’altronde
come pretendi che tocchi una ragazza così ripugnante come te, eh?
BANG!!! Con un sorriso sadico, Kaori schiantò su Ryo
un enorme martello di 10.000t. A lavoro finito, si sfregò tranquillamente le
mani e lanciò a Ryo prima di lasciare la stanza:
- Mi scuserai ma ho un appuntamento con Akari per
pranzo. Capisci quindi che non ci sarò per prepararti da mangiare!... A proposito, grazie per l’intruglio, è maledettamente
efficace.
Appiattito sotto il martello, Ryo si mise a ridacchiare stupidamente e si
promise che, la prossima volta che la sua socia avrebbe alzato il gomito,
l’avrebbe lasciata sola con il suo mal di testa ed il suo brutto carattere come
sola compagnia.
Cat’sEye,
quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 17.31
Questo sabato era un giorno relativamente calmo al cafè
di Miki e Falcon che ne avevano approfittato per fare un po’ di pulizie.
Il bar perfettamente pulito, i due coniugi aiutarono Ryo ad uscire dal muro nel
quale era stato incontrastato da una buona mezz’ora. Mick aveva scelto
esattamente quel momento per passare a trovarli e scoppiò a ridere alla vista
di Miki e Falcon che cercavano disperatamente di far uscire Ryo dalla sua
postazione. L’elefante c’era andato pesante questa volta e il povero Ryo aveva
l’impressione di essere passato sotto un rullo compressore.
Era vero che, più per abitudine che per desiderio, Ryo aveva la spiacevole
tendenza a saltare su Miki appena posava gli occhi su di lei e questo
innervosiva enormemente Falcon. E questo sabato non era un’eccezione alla
regola.
Una volta sistematosi confortevolmente al bancone e davanti un buon caffè, Ryo
sbadigliò rumorosamente per districarsi la mandibola. Non aveva dormito molto
quella notte e la mancanza di sonno cominciava a farsi sentire.
Miki, le mani sui fianchi, posò uno sguardo furibondo su Ryo.
- Sono sicura che hai passato ancora tutta la notte ad
ubriacarti ed a divertirti con quelle ragazze dei locali!... Francamente,
dovresti pensare un po’ più spesso a Kaori e passare un po’ più di tempo con
lei! Mah... non ti capisco proprio!!!
Ryo rise forzatamente. Se Miki sapesse fino a che punto si era occupato di
Kaori quella notte, non ci avrebbe creduto certamente. Ryo allora iniziò a
ridacchiare, dandosi poi del povero imbecille.
- Smettila si sghignazzare Ryo e guarda un po’ chi sta per arrivare!
Mick diede una gomitata al suo compare e con un sorriso ammirato sulle labbra,
guardò verso la porta del bar. Ryo fece la stessa cosa e restò sconcertato
dalla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.
Dopo aver rapidamente salutato Akari, Kaori ed Eriko si erano precipitate nel bar e, addossate contro la
porta, cercavano disperatamente di bloccare l’accesso ad alcuni uomini un po’
troppo intraprendenti per i loro gusti.
Passata la sorpresa, Falcon si decise ad agire e, con tutta la sottigliezza e
la delicatezza che lo contraddistinguono così bene, si occupò efficacemente dei
perversi ammassati in questo momento sulle vetrine del suo locale. Ryo, Mick e
Miki erano a bocca spalancata e guardavano Kaori come se la vedessero per la
prima volta.
Eriko ridacchiò vedendo le facce stupite dei suoi
amici e, facendo l’occhiolino alla sua amica, disse:
- Che sia stato un pochino eccessivo questa volta, Kaori!
Le due donne si misero a ridere con gioia, non facendo per niente attenzione
agli sguardi interrogativi dei loro amici.
Le braccia a ciondoloni e la bocca aperta, Ryo non riusciva a staccare lo
sguardo da Kaori. Un sorriso magico alle labbra e gli occhi scintillanti di
vitalità, la donna alzò dolcemente le spalle.
Indossava un corpetto bianco con le spalline, che metteva in risalto le sue
belle spalle abbronzate, su una gonna bianca svasata che arrivava sopra le
ginocchia. Ad ogni passo, gli spacchi sui lati lasciavano intravedere, in modo elegante, un po’ della sua coscia affusolata e dorata.
I graziosi sandali bianchi con il tacco sottolineavano la linea perfetta dei
suoi polpacci e Ryo fu, una volta ancora, attirato dal braccialetto che
scintillava alla sua caviglia. Qualche ciocca dei suoi capelli castani le
scendeva lungo il collo e con un gesto naturale, rimise apposto una ciocca
ribelle dietro l’orecchio. I suoi gesti erano graziosi ed eleganti. Niente a
che vedere con il maschiaccio che era fino a qualche tempo prima.
Ryo aveva l’impressione che in solo mese, lei fosse diventata una vera donna.
Si sprigionava da tutto il suo essere una tale femminilità
che si fece forza per non prenderla tra le braccia e baciarla davanti a tutti.
Ma cosa era successo alla sua piccola Kaori?
Venne distratto dalla sua contemplazione dal rumore di un martello che si
schiantava al suolo.
- Mick, te lo già detto che non amo che tu mi faccia delle cose strane!!!
Miki fece segno a Kaori di avvicinarsi e, con un sorriso malizioso alle labbra,
la dettagliò da testa ai piedi.
- Credo bene che in questa tenuta, mia cara Kaori, tu abbia fatto girare la
testa a numerosi uomini. Sei semplicemente magnifica, non è vero, Ryo?
Ryo era affascinato dei riflessi dorati che giocavano sulle spalle della sua
socia.
Eriko non gli lasciò il tempo di rispondere.
- Ha decisamente provocato una sommossa. Avresti dovuto vedere Ryo, Kaori non
aveva che l’imbarazzo della scelta!
Kaori si sentiva a disagio ora. Tutti quegli sguardi, troppo spesso avidi e
perversi, la turbavano molto. Non avrebbe dovuto accettare di uscire vestita
così. Non era da lei. Ma sotto l’insistenza delle sue amiche, aveva ceduto.
Ancora una volta.
Timidamente, lanciò uno sguardo verso il suo socio. La guardava con insistenza,
una piccola fiamma di desiderio in fondo agli occhi. Ne fu intimidita.
- Allora Ryo, trovi ancora che Kaori assomigli ad un
maschiaccio?
Ryo continuava a guardare la sua socia, bevendo un sorso di caffè.
- Potete anche truccarla, pettinarla e metterle dei vestiti costosi,
ma Kaori sarà sempre Kaori!
Per una volta, Miki si infuriò al posto di Kaori che cercava difficilmente,
sotto lo sguardo insistente del suo socio, di nascondere il suo turbamento.
- Razza di cafone!!!... O hai davvero bisogno di un
buon paio di occhiali o di un cervello completamente nuovo, non lo so
ancora!!!... Non preoccuparti Kaori, io sono...
Miki non ebbe il tempo di finire la sua frase che Mick Angel,
di nuovo operativo dopo un po’ di ginnastica, si lanciò con tutta la sua foga
su Kaori. Questa volta però, fu fermato di netto da uno sgabello lanciato da
Ryo che lo fece schiantare al suolo come un volgare insetto.
Ryo si accovacciò e lo guardò severamente negli occhi.
- Al tuo posto, io non lo farei...
Felice di non essere più al centro dell’attenzione, Kaori si sistemò al
bancone, e con un’aria falsamente allegra, cominciò a raccontare la sua ora di
shopping con Akari. Eriko,
quanto a lei, prese piacere nell’esporre nei minimi dettagli un magnifico
vestito di raso rosso che le aveva trovato.
Improvvisamente, Kaori sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla.
- Mia dolce Kaori, mi dicevo che siccome Kazue non è
in città in questo momento, potremmo cenare insieme e divertirci un po’...
Mick non nascondeva il suo entusiasmo per la giovane donna, cosa che
innervosiva profondamente Ryo. Mick era anche il suo migliore amico, ma era
fuori questione che lo lasciasse sbavare su di lei in quella maniera. Conosceva
quello sguardo lubrico e sapeva esattamente a cosa pensava il suo amico. La
gelosia lo sommerse e Ryo strinse forte i pugni per cercare di contenere quel
sentimento così brutale. Doveva trovare un pretesto per riportare Kaori a casa
senza destare sospetti.
La suoneria del cellulare di Kaori impedì a quest’ultima di rispondere e mentre
si allontanava per rispondere tranquillamente, Saeko fece la sua entrata al
bar. Fedele a se stessa, si diresse direttamente verso i due uomini e, vista la
sua espressione omicida, Ryo indovinò che non era una visita di cortesia.
- Dì Ryo, ascolti mai la segreteria o cosa!!!... Ti ho
lasciato una buon decina di messaggi da questa mattina e tu non ti sei neanche
preso il tempo di richiamarmi!!... Io ha un lavoro e ho altre cose da fare che
correrti dietro!!
Ryo, ascoltando con orecchio distratto i rimproveri dell’ispettrice, era più
interessato alla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.
Kaori, visibilmente innervosita ed infastidita dal suo interlocutore,
gesticolava in tutti i versi e con un movimento brusco chiuse la comunicazione.
Per qualche secondo, si tenne una mano sulla fronte per tentare di ritrovare la
calma. Miki ed Eriko raggiunsero la loro amica e
tutte e tre si sistemarono ad un tavolo. In qualche minuto, Kaori ritrovò il
suo buon umore e ridendo prese parte alla
conversazione.
Da parte sua, Ryo restò intrigato dal suo comportamento così insolito. Mai
prima, l’aveva vista arrabbiarsi con qualcuno, salvo lui naturalmente.
- Ryooooooooooo!!!!!!!!!!!!
Potresti ascoltarmi quando ti parlo!!
Ryo girò la testa verso Saeko che aveva preso posto tra i due uomini. Indossava
uno dei suoi abiti sexi ma, strano a dirsi, Ryo non provò
la solita eccitazione. Tuttavia Saeko era seduta in maniera tale che le sue
cosce non avessero più segreti per lui e Mick.
Sbadigliò ancora una volta, bevve un sorso di caffè, ma fece una smorfia quando
il liquido freddo gli scese lungo la gola.
- Ti ascolto Saeko.
- La migliore amica di Amy Tikada è venuta a trovarmi
ieri sera. Lei mi ha affermato che Amy aveva un appuntamento, il giorno
dell’omicidio, con uno straniero che era di passaggio in Giappone. Non mi ha
fornito molti dettagli ma almeno ora abbiamo una parvenza di pista.
Ryo sembrava dubbioso ed incrociando le braccia dietro al collo guardò Saeko.
- Lascia che ti dica che come indizio è scarso. Lo sai meglio di me che solo
nel quartiere degli affari, ci sono stranieri che sbarcano e ripartono tutti i
giorni.
Saeko scosse la testa.
- Si, ma il primo omicidio risale a più di un mese fa,
l’assassino deve essere in Giappone già da un certo tempo. Qualcuno può averlo
notato.
Ryo era lontano dall’essere convinto e Mick era del suo stesso avviso. Ma visto
che non avevano alcun’ altra pista, bisognava tentare.
- Mah... vale la pena provare!
Saeko incrociò le braccia al petto.
- Allora cosa stai aspettando a fare girare l’informazione!!
Datevi un po’ una mossa!!
Ryo si alzò in piedi per protestare. Non aveva alcuna voglia di correre per la
città in cerca di un assassino del quale non sapevano praticamente niente.
Voleva semplicemente tornare a casa con Kaori e... e cosa? Cosa avrebbe fatto?
Parlarle? Ma di cosa?
Ryo si massaggiò le tempie. Era tutta colpa di Eriko!
E di Miki! E di Akari! E di Saeko! E... Voleva
indietro la sua vecchia Kaori.
Notò che Saeko cominciava ad innervosirsi.
Per riflesso, avvicinò il suo viso a quello dell’ispettrice e borbottò
abbastanza forte:
- Vengo ad una sola condizione, che tu mi dia un acconto di quello che mi devi!
Sono sicuro che Falcon è d’accordo a prestarci la camera!!!!!
Con grande stupore di Ryo, Saeko pubblicò un sorriso trionfante e gli soffiò
all’orecchio:
- Ryo, ti ho detto che ti pagherò quello che ti devo quando avremmo preso quel
criminale... E se... lei ce ne lascerà l’occasione!!
Kaori, la cui rabbia si emanava da tutto il suo corpo, era ora così vicina a
Ryo che le era sufficiente allungare il braccio per assestargli una sberla
monumentale. Ma a gran danno di Ryo, lei non fece niente.
Il vaso era traboccato. Lei era stanca, ferita, consumata. Ne aveva abbastanza
di tutta questa commedia. Gli occhi freddi e pieni d’indifferenza, fece segno
ad Eriko di raggiungerla e disse con tono che voleva
lieve:
- E se andassimo a fare un giro, Eriko? Come certe
persone qui presenti, anche io ho voglia di distrarmi e di divertirmi un po’...
Ci vediamo gente.
Ryo sentì ancora più male che se Kaori gli avesse assestato una martellata. Si
rese conto che se continuava così, rischiava di perderla definitivamente.
Doveva parlarle, sì ma per dirle cosa? E poi, vestita così, rischiava di
sedurne più di uno! Doveva seguirla a tutti i costi ed impedire a quei perversi
di posare i loro occhi e le loro mani ambulanti su di lei.
Più rapido di un lampo, si ritrovò vicino alla porta del bar.
- Devo andare... ho un appuntamento importante!!
Ma prima che superasse la soglia, Mick lo afferrò per il collo della sua
giacca, toccandogli amichevolmente la spalla.
- Eh no Ryo... Le belle donne di Tokyo hanno bisogno di te... dobbiamo trovare
quell’assassino... Andiamo vieni, ti accompagno!!
E per coronare il tutto, Saeko afferrò uno dei bracci di Ryo ed aiutò Mick a
trascinarlo fuori, le risate di Miki e Falcon coprivano le urla di rabbia del
povero stallone di Shinjuku.
Quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 18.26
Borbottando e parlando da sola, Kaori camminava talmente rapidamente che Eriko aveva difficoltà a seguirla. E il suo viso rifletteva
talmente tanta collera e rabbia che i passanti deviavano bruscamente la sua
strada, guardandola come se avessero a che fare con una pazza.
Eriko, avendo il fiatone, si fermò di netto in mezzo
alla strada, chiamando la sua amica che, a quanto pare, non si era resa conto
che lei si era fermata.
- Eriko?
Con passo rapido, Eriko la raggiunse posando una mano
affettuosa sul suo braccio. Vedeva perfettamente che Kaori era infelice e che
malgrado tutti gli sforzi che aveva fatto per piacere a Ryo, lui restava sempre
indifferente.
- Mi dispiace Kaori. Mi... mi piacerebbe dirti che Ryo aprirà gli occhi un
giorno o l’altro ma... dopo aver visto tutto quello che hai fatto per piacergli
e dopo aver visto il suo comportamento... pensò sinceramente che tu debba...
che tu debba lasciarlo perdere...
Kaori si morse il labbro inferiore per impedirsi di piangere. Dopo tutto, Eriko forse aveva ragione. Non poteva continuare a battersi
per una chimera. Non ne voleva sapere di lei. La tollerava solo come socia. E
così sia! Avrebbe imparato ad accettarlo. Avrebbe imparato a conviverci.
Avrebbe imparato a vivere per se stessa. E anche se questo le spezzava il
cuore.
Preoccupata, Eriko vide il viso della sua amica
scomporsi progressivamente.
- Kaori! Sei sicura di star bene?
Kaori conosceva troppo bene quel dolore che le serrava il cuore. Ci conviveva
da quasi otto anni ormai. Ma non sarebbe crollata davanti alla sua amica. No!
Avrebbe aspettato di essere sola nella sua camera per lasciare libero sfogo al
dolore. Ancora una volta, avrebbe interpretato il ruolo della donna forte.
Quindi, prendendo un respiro profondo, la donna fece uno sforzo per sorridere
alla sua amica:
- Credo che tu abbia ragione Eriko... Devo smetterla
di farmi del male... Andiamo vieni, credevo che avessimo deciso di passare una
serata tra ragazze.
Rassicurata nel vedere la sua amica sorridere di nuovo, Eriko
la prese a braccetto e cominciò a parlarle degli ultimi locali alla moda dove
molti uomini belli e ricchi passavano le loro serate con lo scopo di trovare la
loro futura moglie.
Concentrate sulla loro conversazione, nessuna delle due notò l’uomo, ben
nascosto in una piccola viuzza, che le seguiva scrupolosamente dalla loro
uscita dal bar.
Da qualche parte sul ponte di Tokyo
Martedì 12 giugno, 13.31
In questa giornata particolarmente calda e afosa, la Porche 911 dell’ispettore
Saeko Nogami filava a tutta velocità sul ponte principale di Tokyo, superando
con un certa impudenza i poveri veicoli che
rispettavano scrupolosamente il limite di velocità.
Un paio di occhiali da sole appoggiati elegantemente sul naso, Saeko ingrano la
terza e con un certo piacere, sorpasso la BMW che le aveva tagliato la strada
qualche chilometro prima. In più, non di fece scrupolo
di sorridere a pieni denti al guidatore, un bellimbusto esaltato, che credeva
di avere tutto permesso solo perché possedeva una vettura lussuosa. Felice di
vedere dallo specchietto retrovisore il viso dell’uomo contrarsi e diventare
rosso di collera, lo seminò indirizzandogli un occhiolino pieno di malizia.
Il suo piccolo giochino fu interrotto dalle urla e dai lamenti provenenti dal
sedile passeggero.
- Saekooooo!!!! Non sapevo che avessi queste tendenze
suicide ma, io, ci tengo ad arrivare tutto d’un pezzo al nostro appuntamento!
Saeko si divertiva come una piccola pazza.
Invece che togliere il piede dall’acceleratore, prese un maligno piacere ad
accelerare un pochino di più infilandosi con maestria e un sangue freddo degno
dei più grandi piloti di corse automobilistiche nella circolazione scorrevole
di Tokyo.
Lanciò un’occhiata di traverso al suo passeggero e trattenne una ridarella
quando notò Ryo, il più grande sweeper del Giappone, bianco come un lenzuolo
aggrappato al sedile come se quest’ultimo fosse la sua sola speranza di
salvezza. Evidentemente, Ryo aveva qualche difficoltà a mantenere la calma e
non apprezzava del tutto il suo talento di guidatrice.
Tanto peggio per lui! L’avrebbe riservato ad altri uomini un po’ più temerari e
più resistenti.
Poco a poco, Saeko rallentò e ridusse il motore alla velocità delle vetture che
si trovavano davanti a lei. La donna si passò una mano tra i capelli e mise il
broncio.
- Non pensavo che il più temuto dei killer del Giappone avesse il mal d’auto!
Sono delusa, Ryo!
Con un movimento che voleva posato, Ryo si risistemò confortevolmente nel
sedile e lanciò uno sguardo nero alla conduttrice.
- Sappi per tua informazione, che ci sono troppe belle ragazze che mi aspettano
e mi desiderano perchè io scompaia stupidamente in un incidente d’auto!
Saeko si mise a ridere, cosa che infastidì ancora di più il caro Ryo.
Con un gesto rapido, afferrò un pacchetto circondato da un grazioso nastro
rosso che era posato sul sedile posteriore e lo mise sulle ginocchia del suo
passeggero.
- Tieni, un regalo per te. Spero che ti piaccia!
Ryo ritrovò immediatamente il sorriso e, come avrebbe fatto un qualsiasi
bambino, si mise a scuoterlo per cercare di indovinare cosa poteva contenere.
Si decise infine a strappare la carta.
Con aria dubbiosa, Ryo estrasse un libro dal pacchetto e la donna vide il viso
del suo amico scomporsi man mano che scopriva il tema dell’opera. Con un
ringhio, chiese a Saeko cosa significava indicando con il dito il libro:
- Puoi spiegarmi?
Saeko alzò innocentemente le spalle facendo finta di concentrarsi sulla guida.
Ryo sfogliò con aria contrariata il suo regalo ma chiudendolo di colpo lo
riposò sulle sue ginocchia.
Istintivamente, lesse il titolo a voce alta:
- “Collezione psicologia: 20 modi per provarle il vostro amore senza dire ti
amo”... Devo ridere?!?!... E’ una tua idea, suppongo?
Saeko prese una gran boccata d’ossigeno per far passare la voglia di ridere che
le prudeva la gola. Era d’umore malizioso oggi e il fatto di poter punzecchiare
Ryo, le sembrava rendere questa giornata ancora più piacevole.
Con uno sforzo, riprese la calma e sempre fissando la strada, rispose il più
seriamente possibile:
- Devi ringraziare Yuka piuttosto... E’ lei che l’ha trovato
alla fiera del libro... Mi ha detto testualmente “E’ esattamente quello che
serve a quel idiota di Ryo. Dice che è incapace di confessare i suoi
sentimenti, che non riesce a esprimerli, allora che non ha che da mostrarli! E dopo aver letto questo libro, non avrà più alcuna scusa per non
provare a Kaori che la ama”... E per una volta, sono d’accordo con la mia
sorellina!
Ryo aveva uno sguardo arrabbiato, mentre borbottava delle cose incomprensibili.
Sprofondò nel suo sedile e gettò senza uno sguardo il famoso libro nel sedile
posteriore.
- Quella piccola peste non la passerà liscia! Ma di cosa si immischia quella
mocciosa? E’ appena uscita dal grembo di sua madre e viene a darmi consigli
sulla mia vita sentimentale!... E’ il mondo alla
rovescia!
Saeko accelerò per superare un enorme camion che trasportava, a giudicare dalle
differenti inscrizioni, dei mobili Kaidi.
Ryo continuava a borbottare nel suo angolino.
- Ryo, non avete ancora fatto pace, tu e Kaori?... Mi
è parso di sentire un leggere gelo quando sono venuta a cercarti poco fa.
Ryo fece un sorriso sarcastico.
Un leggero gelo? Francamente c’era il polo nord tra di loro dopo sabato.
Era vero che Kaori continuava a preparargli i pasti, ad occuparsi della casa e
fare il suo tran-tran quotidiano ma lui aveva l’impressione di non esistere più
per lei.
Buongiorno. Buonasera. Niente di più. Niente di meno.
E inoltre, non riceveva più martellate da tre giorni ormai. E sapeva che questo
era il segnale più preoccupante.
Le mani dietro la nuca, Ryo guardava il paesaggio sfilare davanti ai suoi
occhi.
- Niente di grave... Si sistemerà, come al solito.
Saeko fece una smorfia. Non sembrava del suo stesso avviso e sospettava che
Kaori avesse davvero deciso di reagire in un modo o nell’altro.
- Non fare come me Ryo... Non lasciare che Kaori ti sfugga. Hai l’occasione di
aver trovato la donna della tua vita e allora piantala un po’ con i tuoi bluff
e le tue buffonate e datti la possibilità di essere finalmente felice...
Ryo si girò verso la donna. Notò, anche attraverso gli occhiali da sole, il
rammarico e la tristezza nei suoi bei occhi.
- Hideyuki?
Saeko scalò una marcia dietro un camioncino che sembrava essere uscito
direttamente dalla serie “Scoubidou”. Si aspettava solo di veder ruzzolare
fuori un cane.
Sorrise.
- Credo che se fossi stata un po’ meno egoista e più coraggiosa, non avrei così
tanti rimpianti. Dei rimorsi forse... ma dei rimpianti sicuramente no.
Ryo non voleva rispondere. Del resto, non sapeva cosa rispondere. Sapeva di
dover prendere una decisione, ma non adesso. Non si sentiva pronto.
- Sta cambiando, Ryo... E’ più sicura di sé, del suo potere di seduzione... Se
tu, non lo vedi, altri se ne accorgeranno al tuo posto. E se non si faranno
tutti i tuoi scrupoli ad approfittarne.
- ...
Saeko emise un sospiro d’impotenza e sentì il suo umore diventare più cupo.
L’ispettore Saeko Nogami era di ritorno.
Gettò un ultimo sguardo verso Ryo prima di iniziare il parcheggio.
- Ti ho avvisato Ryo. Perciò non contare su di me per venire a piagnucolare
quando ti ritroverai da solo... Andiamo vieni, Tenshi ci sta aspettando.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 12 giugno, 14.02
Il fiato corto, Kaori strangolò con tutta la sua forza il povero pupazzo di
pezza che era stato fabbricato su effige di Ryo e lo scaraventò violentemente
contro il muro della sua camera.
Leggermente più calma, si sedette mollemente sul letto
fissando con aria assente l’oggetto dei suoi tormenti.
Si sentiva strana da sabato. Non sapeva più che atteggiamento adottare di
fronte al suo socio.
Certo, continuava sempre ad occuparsi di lui e della casa ma ora c’era qual
muro tra di loro che gli impediva di vedersi davvero e di comunicare.
Kaori sentiva le lacrime pungerle gli occhi e un sentimento di collera
impadronirsi progressivamente di lei.
Non sapeva assolutamente cosa fare.
Aveva provato di tutto, tentato di tutto e si sentiva sempre e comunque
rifiutata ed umiliata da l’uomo che amava. Doveva
reagire davvero. Era diventato vitale.
La suoneria del suo cellulare la distrasse dai suoi pensieri. Kaori afferrò la
borsa che era posata su una sedia, estrasse rapidamente il telefono e prese la
comunicazione. Fu felice di riconoscere la voce della sua amica Akari.
- Ciao Kaori! Spero di non averti disturbato!
(Un leggero sorriso illumino il viso contrariato di
Kaori.)
- Non mi disturbi mai, Akari. Dal resto, non stavo
facendo niente di così appassionante.
(Gli occhi di Kaori si posarono sul pupazzo sgualcito
e istintivamente, la donna si avvicinò per dargli un altro calcio.)
- Mi dicevo che sarebbe carino se tu venissi ad approfittare un po’ della
piscina. Toshi ti aspetta con impazienza!
(Lo sguardo di Kaori si riempì di tenerezza al sentire
il nome del piccolo Toshi.)
- Si, perché no... Dopo tutto, quel imbecille di Ryo è
uscito a spassarsela non-so-dove con quella cara di Saeko! Anch’io, ho il
diritto di divertirmi!
(Kaori si morse il labbro inferiore. Era in mala fede
perché sapeva perfettamente che se Ryo aveva seguito Saeko, era solo per far
procedere l’indagine.)
- Kaori, perché urli? Tutt’a un tratto mi sembri arrabbiata... Hai litigato
ancora con Ryo, vero?
(Kaori sbuffò. Aveva l’impressione di sentire un disco
rotto.)
- Non ho voglia di parlarne... per lo meno, non al telefono... Devo prima
passare a trovare Miki... Sarò lì tra una mezzora al massimo. A dopo.
Kaori non aveva voglia né di pensare né di riflettere.
Rapidamente, infilò nella borsa il suo costume da bagno bianco a due pezzi, un
flacone di shampoo, ed un asciugamano, cosi come il libro che doveva tornare a
Miki e un paio di occhiali da sole.
Mentre chiudeva le persiane della sua camera, Kaori sentì il rumore di chiavi
che entravano nella serratura.
Guardò l’ora che indicava la sua radiosveglia. 14.10.
Pensò immediatamente che Ryo fosse di ritorno e che la sua piccola escursione
non fosse stata coronata dal successo.
- Ryo?... Sei tornato?
Kaori scese nel soggiorno ad una velocità con la V maiuscola e fu stupita di
non trovare nessuno.
La stanza era immersa nella penombra, le persiane erano chiuse per dare un po’
di frescura al posto. Tuttavia l’atmosfera era calda, soffocante. Kaori non si
sentiva tranquilla e percepì immediatamente che qualcosa non andava.
Vinta dall’angoscia, la donna frugò nella sua borsa per mettere la mano sulla
sua pistola. Sollevata di sentire il metallo freddo sotto le sue dita, Kaori si
diresse con passo nervoso nella cucina per recuperare il più rapidamente
possibile le chiavi della macchina che erano state buttate negligentemente sul
tavolo della cucina.
Estraendo la sua arma dalla borsa, cercò di dissipare quel leggero malessere
che sentiva, canticchiando l’ultima hit del momento. Ma mentre verificava
un’ultima volta che la sua pistola fosse ben carica, sentì delle mani possenti
abbattersi sulle sue spalle spingendola brutalmente al centro del salone.
Quartiere degli affari, Tokyo
Martedì 26 giugno, 14.26
Ryo afferrò il ragazzo per il collo della maglietta e sempre tenendolo sospeso
a qualche centimetro dal suolo, affondò il suo sguardo duro negli occhi
spaventati ed un po’ sconvolti del ragazzino.
- So che hai delle informazioni sull’uomo che ha ucciso tutte quelle donne a
Tokyo. Dimmi quello che sai e facciamola finita.
Il ragazzo fece un segno con la testa ed emise un urlo di dolore quando Ryo lo
lasciò facendolo cadere pesantemente per terra. Saeko si inginocchiò al suo
fianco e lanciò uno sguardo furioso al suo partner.
- C’era davvero bisogno di essere così brutali! Ti ricordo che è un testimone
importante, anzi fondamentale per far procedere l’indagine, e tu lo tratti come
un criminale!
Ryo rise sarcastico, estraendo dalla sua tasca un sacchetto in plastica che
conteneva diversi piccoli pacchettini bianchi e li gettò per terra.
- Saeko, dovresti saperlo che non amo trattare con i
spacciatori e questo anche se possono aiutare la polizia! Allora, o mi lasci
fare o lascio perdere tutto!
Saeko non aveva davvero scelta.
Da tempo questa inchiesta procedeva troppo lentamente, non poteva fare la
schizzinosa. Aveva bisogno dell’aiuto di City Hunter per fermare questo
perverso squilibrato e non poteva permettersi di perdere la sua collaborazione.
Sospirò rassegnata, poi si rialzo velocemente mentre Ryo si rivolse duramente
al giovane spacciatore.
- Ti ascoltiamo.
Sempre a terra, Tenshi, che doveva avere 20 anni al massimo, si massaggiò il
fondoschiena per tentare di far passare il dolore.
Febbrilmente, si rimise in piedi e anche se era più alto della maggior parte
delle persone, non arrivava alla taglia di City Hunter.
- Queste donne hanno parlato ed incontrato tutte lo stesso uomo... Secondo ciò
che dicono, è uno straniero venuto in Giappone per affari... Sembrerebbe molto
portato per le donne giovani e graziose... Dicono anche si aggiri regolarmente
nel parco, sapete al centro del Quartiere degli Affari, ed è là che sceglie le
sue prossime vittime.
Ryo cominciava ad innervosirsi.
Niente di quello che stavano sentendo avrebbe fatto avanzare l’indagine ed
aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo. Saeko sembrava, anche
lei, del suo stesso avviso e il tono dolce e rispettoso che aveva assunto per
rivolgersi al giovane spacciatore diventò più secco e più arrogante.
- E...?
Le braccia incrociate al petto, Ryo aspetta impaziente il seguito.
- Niente di più, vi ho detto tutto quello che sapevo.
Ryo lanciò uno sguardo nero a Saeko e con un movimento rapido le afferrò un
braccio. Il dito puntato verso l’orizzonte, disse:
- Ho perso due ore della mia giornata per apprendere delle cose che sapevamo
già... Perciò, mia cara ispettrice, devi risarcirmi... E questo capita a
proposito perché ho notato un piccolo hotel molto grazioso due isolati da
qui...
Pestando violentemente con il tallone il povero piede di Ryo, Saeko, che non
nascondeva più la sua irritazione, si rivolse duramente al giovane spacciatore.
- Non amo che qualcuno si prenda gioco di me, Tenshi. Mi hai chiesto
espressamente di venire a trovarti con City Hunter, per la tua protezione, e perché
avevi delle informazioni esenziali da fornirmi per il mio caso. Ma non ci hai
detto niente di più di quello che sapevamo già!
Ryo storse il naso sentendo il suo nome.
Solitamente, era Saeko che voleva che lui l’ha
accompagnasse in occasione di certi interrogatori che potevano rivelarsi
abbastanza pericolosi anche per un ispettore di polizia esperto. Ma ora, era da
Tenshi che arrivava la richiesta e non da Saeko. L’istinto di Ryo gli diceva
che qualcosa non andava e che quel giovane spacciatore gli nascondeva qualcosa
di importante.
Inizialmente si accontentò di fissarlo poi, articolando perfettamente ogni
parola, afferrò di nuovo il collo della sua maglietta.
- Sarò molto chiaro, Tenshi. Detesto perdere il mio tempo. Quindi, o mi dici
tutto quello che sai, o passerai i prossimi cinque anni della tua miserabile
piccola vita in prigione dopo aver avuto, beninteso, un piccolo assaggio della
collera di City Hunter.
Tenshi tremava dalla testa ai piedi e prese in una frazione di secondo la sua
decisione.
Ad ogni modo, non aveva scelta e non desiderava davvero inimicarsi City Hunter
e diventare uno dei suoi innumerevoli nemici. Poiché se Saeba fosse poi venuto
a conoscenza di quello che lui nascondeva, non gliela avrebbe fatta passare
liscia.
- Un uomo mi ha telefonato ieri sera sul mio cellulare per chiedermi un
servizio. O collaboravo o mi avrebbe fatto passare la voglia di spacciare,
consegnandomi poi agli sbirri... Lui... Lui voleva che allontanassi City Hunter
dal suo palazzo e che lo tenessi buona parte del pomeriggio lontano dal
quartiere di Shinjuku... Non so altro, ve lo giuro!!!
Ryo e Saeko si scambiarono uno sguardo perplesso. Per quale ragione quell’uomo
voleva allontanare Ryo da Shinjuku?
Ryo rilasciò più dolcemente il giovane individuo che, questa volta, riuscì a
restare in piedi.
- Hai un’idea di quello che voleva fare?
Tenshi abbassò gli occhi fissandosi le scarpe poi lanciò uno sguardo preso dal
panico verso Saeko.
- Ha parlato di una ragazza... Ha detto che aveva bisogno di tempo per
occuparsi di lei...
Ryo sentì un brivido percorrergli interamente il corpo.
Il ragazzo s’agitava sempre di più e sembrava cercare una parvenza di conforto
negli occhi di Saeko.
- Conosci il nome di questa ragazza, Tenshi?
Saltando da un piede all’altro, Tenshi fece un gran respiro e piantò i suoi
occhi spaventati in quelli di City Hunter.
- Credo che si chiami... Kaori.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 12 giugno, 14.32
Come se non fosse che una volgare bambola di pezza, Kaori si ritrovò proiettata
contro il divano del salotto da una forza fuori dal comune.
Il cuore che batteva all’impazzata, la giovane donna si rimise rapidamente in
piedi per vedere il viso del suo aggressore, nascondendo dietro la schiena la
pistola che non aveva lasciato malgrado la violenza
della caduta.
La stanza era sempre immersa nella penombra e tutto quello che Kaori poteva
vedere dell’uomo che le stava di fronte, era un sorriso perverso quasi sadico e
un sguardo avido e crudele. Aveva difficoltà a
distinguere i suoi tratti ma non sembrava essere giapponese
anche se la sua folta capigliatura bruna poteva indicare il contrario.
L’uomo la dettagliò da testa ai piedi e Kaori si sentì pietrificare sotto
quello sguardo immondo.
- Chi siete e ditemi cosa volete!
Il sorriso dell’uomo raddoppiò d’intensità.
Con un gesto lento, fece uscire una foto della tasca della sua giacca in jeans
e valutò ancora una volta la donna. I suoi occhi si attardarono sulla sua
maglietta leggermente attillata e sui suoi jeans che mettevano in risalto la
sua bella silhouette.
Una voce rauca si alzò nel silenzio dell’appartamento.
- Sei molto più carina che in questa foto, bellezza... Sento che non resisterò
troppo a lungo!
Istintivamente, Kaori fece un passo indietro ma il divano le impedì di andare
lontano.
Kaori comprese subito che quell’uomo era molto intelligente e sapeva
perfettamente quello che faceva.
Ma non si lasciò impressionare. Al contrario. Era la socia di City Hunter ed
ormai era grande abbastanza da uscire da una situazione critica senza
l’intervento di Ryo. E poi, aveva la sua pistola e anche se non aveva una mira
così perfetta come quella del suo socio, se la cavava abbastanza bene da
ferirlo seriamente.
Chiuse gli occhi qualche istante per calmare i battiti impazziti del suo cuore
e, lo sguardo pieno di sfida chiese ancora una volta:
- Ripeterò ancora una volta la domanda: cosa ci fate qui e cosa volete?
Con grande stupore della donna, l’uomo si mise a ridere. Una risata dura,
crudele, da far gelare il sangue.
Puntò semplicemente il dito e disse bruscamente:
- Te.
Kaori si sentì sommergere dal panico e dalla paura. Le tremavano le mani ed
aveva l’impressione che il cuore le sarebbe esploso nel petto. Aveva caldo,
estremamente caldo e sentiva la pistola scivolarle poco a poco dalle mani
umide. Sapeva di dover agire in fretta e bene.
- Non avvicinatevi, razza di schifoso!
Con un gesto rapido, Kaori prese la mira del suo avversario, intimandogli di
stare fermo. Sapeva di non essere all’altezza del suo avversario e comprese che
la sola strategia da seguire era la fuga.
Tenendo sempre la pistola puntata sul suo aggressore, si mosse con precauzione
per raggiungere la porta del soggiorno. Ma invece che obbedire, l’uomo si gettò
su di lei con una tale velocità che Kaori non capì subito quello che era
successo.
Il braccio storto all’indietro, lasciò dal dolore la pistola e cominciò a
dibattersi più che poteva.
Graffi, calci, pugni, Kaori si difese come meglio poteva ma l’uomo sembrava non
risentire affatto dei suoi colpi.
Per calmarla, l’uomo le assestò una sberla di una tale violenza da gettarla
letteralmente contro il muro. Sotto il colpo, crollò per metà incosciente sul
pavimento del salone.
L’uomo sembrava felice della piega che avevano preso gli avvenimenti.
Si avvicinò alla donna e sollevò con l’indice il suo grazioso viso. Un sorriso
machiavellico prese forma sulle sue labbra ma quel
istante di piacere fu interrotto da un uomo che lo afferrò per le spalle
scaraventandolo più lontano nel pavimento.
- Ti avevo detto di non toccarla, razza d’idiota!...
Mentre riprendeva a poco a poco i sensi, Kaori sentì dei rumori di passi e la
voce di un altro uomo.
Ci fu una violenta discussione. Delle urla. Delle ingiurie. Il rumore di una
rissa. Poi due colpi d’arma da fuoco. E il silenzio.
Un silenzio pesante.
Cercò allora di aprire gli occhi ma le palpebre erano veramente troppo pesanti.
Improvvisamente, percepì vagamente qualcuno sentirle il polso e trasportarla
sul divano del salone. La testa la faceva dolorosamente soffrire e il suo
cervello rifiutava di fare anche la più piccola azione, facendola sprofondare
nuovamente nell’incoscienza.
Palazzo di Mick Angel, quartiere di Shinjuku
Martedì 26 giugno, 15.05
Dopo aver passato il primo pomeriggio a rimorchiare senza successo le giovani
ragazze in città, Mick rientrò a casa un pochino stizzito.
Aveva l’impressione di aver perso il suo sex-appeal da quando si era sistemato
ufficialmente con Kazue e questo lo infastidiva un po’. E per coronare il
tutto, non aveva molto lavoro in questi tempi, cosa che lo frustava ancora di
più.
La giacca gettata negligentemente sul divano, Mick si diresse rapidamente verso
la segreteria per ascoltare i messaggi. Riavvolse il nastro e spinse il bottone
“play”.
“Avete quattro messaggi.”
“Primo messaggio: Signor Angel, sono il proprietario del
locale “Folichon”. Mi sembra che lei ed il signor Saeba non abbiate
ancora pagato il vostro conto dal mese di aprile. Conto su di voi per passare a
trovarmi e pagarmi in settimana. Grazie.”
Al ricordo di tutti i soldi che Ryo e lui avevano speso in quel locale, Mick
non potè impedirsi di fare una smorfia affrettandosi a cancellare il messaggio
perché non finisse alle orecchie di Kazue.
“Secondo messaggio: Mick, sono Kazue. Sono bloccata
con il Doc fino a questa sera. Perciò non aspettarmi per cena. Ti abbraccio forte.”
Una volta ancora Mick fece una smorfia e decise, con un piccolo sorriso
ironico, di auto-invitarsi da Ryo e Kaori per la serata.
“Terzo messaggio: Signor Angel... Sono Akari, l’amica di
Kaori. Io... io non so davvero cosa sia successo ma deve passare a
vederla... Lei... Noi avevamo un appuntamento nel primo pomeriggio ma non è
ancora arrivata... Ho cercato diverse volte di chiamarla a casa e sul suo
cellulare ma non risponde... E non sono riuscita neppure a raggiungere Ryo...
Vi supplico, ho un brutto presentimento... Grazie.”
Mick aggrottò le sopraciglia e ascoltò attentamente il messaggio successivo.
“Quarto messaggio: Signor Angel, sono le 15.00 ormai e Kaori
non è ancora passata a trovare Miki come previsto e non risponde ancora al
telefono. Vi prego, sbrigatevi...”
Mick non si prese la pena d’ascoltare la fine del messaggio. Leggermente
inquieto, uscì dal suo appartamento e si diresse di corsa verso il palazzo
vicino.
“Non ci sono più messaggi.”
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 26 giugno, 15.05
Mick comprese immediatamente che qualcosa non andava quando entrò nel palazzo
di Kaori e di Ryo.
Era un ex killer professionista e il suo istinto di sweeper, che non l’aveva
mai tradito, gli dettava di restare in guardia ed essere il più attento
possibile. Prima di spingersi oltre, controllò un’ultima volta che il suo
sistema di freccette fosse operativo.
Tutto era in ordine.
I cinque sensi all’erta, salì il più silenziosamente possibile gli scalini che
portavano dai suoi amici, cercando di ritrovare una parvenza di calma. Sapere
Kaori in pericolo lo metteva in uno stato d’ansia che non avrebbe mai
sospettato.
Anche se amava davvero Kazue, Kaori era il suo primo vero amore. Ed avrebbe
contato sempre enormemente ai suoi occhi.
Dopo aver salito gli scalini senza fatica, Mick si intrufolò con discrezione
nell’appartamento e si diresse in primo luogo verso il salotto.
La porta era spalancata e l’odore che fluttuava nella stanza gli era
sfortunatamente troppo famigliare.
L’odore della polvere da sparo. L’odore del sangue.
Mick chiuse gli occhi qualche istante. Aveva paura di quello che avrebbe potuto
scoprire, ma il professionista che era in lui riprese il sopravento. Mick Angel
penetrò nella stanza.
C’era un uomo steso vicino alla finestra e Kaori era distesa, incosciente, sul
divano del salotto. Sbalordito, Mick si precipitò verso la donna e, le mani
tremanti, verificò che fosse ancora in vita.
Confortato di sentire le pulsazioni deboli ma regolari sotto le sue dita
avvolte dai guanti, Mick studiò con cura il viso della donna e le accarezzò
delicatamente lo zigomo rosso e gonfio, prova che era stata stordita.
Rassicurato di non trovare nessun’altra ferita seria sul suo corpo, Mick tentò
si svegliarla delicatamente colpendola leggermente sulle guance.
- Kaori... Kaori, sono Mick... Svegliati, tesoro... Kaori?
La donna aprì dolcemente gli occhi, sbattendo prudentemente le palpebre, quindi
fissò qualche istante l’uomo che era inginocchiato accanto a lei.
- Mick... Mick, sei proprio tu?
Visibilmente sconcertata, Kaori chiuse ancora una volta gli occhi e cercò di
raddrizzarsi sul divano. Ma la testa le girava pericolosamente e il suo corpo,
ancora sotto lo choc dell’aggressione, iniziò a tremare violentemente
obbligandola a ridistendersi immediatamente.
- Kaori, calmati... Sei ancora sotto choc...
Le mani a massaggiare le tempie doloranti, Kaori girò con difficoltà la testa
verso Mick ed incontrò il suo sguardo inquieto.
- Ho l’impressione di essere passata sotto un rullo compressore... Ma, credo
sia cosi che si è guadagnato il suo grado di professionista, no?
Felice di vedere Kaori fare dell’umorismo e di vederla calmarsi, Mick l’aiutò a
sedersi sul divano.
Gli occhi che bruciavano ancora leggermente, la donna tentò di rimettere un po’
d’ordine della sua mente. Ma schioccata dal lago di sangue che bagnava il corpo
dell’uomo, Kaori volse bruscamente lo sguardo e cominciò a torturasi
le mani.
- Lui... Lui... è morto?
Mick si avvicinò all’individuo e notò subito le due pallottole che crivellavano
il suo addome. Si accovacciò per sentire il polso e, confuso, si passò una mano
tra i capelli:
- Mi dispiace, Kaori...
Come se sentisse improvvisamente freddo, Kaori si raggomitolò sfregandosi
vigorosamente le braccia. Mick afferrò allora la coperta che stava sul divano
coprendole le spalle.
Automaticamente, ne strinse i lembi mentre gli spiegava con una voce appena
udibile:
- Non sono stata io a sparargli, Mick... io...
Kaori fu interrotta dall’arrivo del suo socio. Accompagnato da Saeko, Ryo
spuntò nel salotto, la sua Magnum 357 alla mano e pronto a sparare.
Costernato, osservò attentamente l’uomo disteso sul pavimento mentre Saeko si
dirigeva verso il corpo per verificare se era ancora in vita.
- E’ morto.
Lo sguardo di Ryo si posò su Mick, poi su Kaori il cui viso sconvolto
rifletteva il trauma che aveva dovuto subire. La raggiunse rapidamente e contro
ogni aspettativa, la strinse dolcemente tra le sue braccia:
- Non hai niente, Kaori?
Sbalordita dall’atteggiamento così insolito del suo socio, Kaori lo fissò con i
suoi grandi occhi pieni di confusione e incomprensione. Meccanicamente, si
rimise apporto una ciocca dietro l’orecchio facendo una smorfia quando la sua
mano sfiorò accidentalmente lo zigomo ferito.
- Non preoccuparti, Ryo... Sto bene, te l’assicuro!
Come per dare un po’ più di peso alla sua affermazione, Kaori gli rivolse un
sorriso. Forse un po’ forzato sul momento ma sincero.
Spontaneamente, Ryo accarezzò la sua guancia ferita e si rivolse a Mick:
- Puoi dirmi cosa è successo?
Mick alzò le spalle posando uno sguardo pieno d’affetto sulla socia di Ryo.
- Credo che bisogna chiederlo a Kaori... Ma piuttosto
guarda qua, aveva questa foto con lui.
Mick estrasse dalla tasca della giacca dell’uomo la foto di Kaori mostrandola a
Ryo e Saeko.
Gli occhi a fissare il corpo mortalmente ferito dell’uomo che l’aveva
aggredita, Kaori lanciò uno sguardo smarrito e perso ai suoi amici,
accingendosi poi a spiegare quello che era realmente successo.
Ryo posò una mano su quelle fredde della donna:
- E tu dici che è stato un altro uomo a sparare?
Kaori annui con un segno della testa. Indicò con il dito la pistola che era
scivolata vicino la porta:
- Puoi controllare la mia pistola... Ci sono esattamente sei colpi nel
tamburo... Non ho avuto il tempo di sparare...
Kaori si morse il labbro inferiore tanto il suo corpo iniziava a farla
soffrire. Aveva un dolore lancinante alla schiena e alla caviglia destra, e
aveva l’impressione che la sua testa stesse per scoppiare. Tolse la mano di Ryo
dalle sue, tentando di rimettersi in piedi. Ma, il suo corpo era talmente
stanco che dovette prendere appoggiò sul suo socio per non cadere a terra.
Allora Ryo la prese in braccio e mentre si dirigeva verso la porta, spiegò a
Saeko:
- Porto Kaori all’ospedale. Ha bisogno di essere visitata. Confido in te Saeko,
per gestire tutto questo...
Su queste parole, Ryo lasciò rapidamente il palazzo accompagnato da Mick per
recarsi all’ospedale lasciando a Saeko il compito di sistemare il resto di
quell’affare.
La giovane ispettrice fece velocemente rapporto di quell’aggressione
dell’assassino che imperversava in città da diversi mesi. Soddisfatta di vedere
avanzare finalmente la sua indagine, l’ispettrice sembrava tuttavia perplessa
su diversi punti.
Come faceva l’aggressore a conoscere Kaori? Come aveva avuto quella foto? E chi
era l’uomo che gli aveva impedito di ucciderla? C’era un legame tra i due
uomini, questo era certo.
Si, ma quale?
Saeko non ebbe davvero il tempo di attardarsi su quella domanda. I soccorsi e
la polizia arrivarono velocemente, invadendo allo stesso modo tutto il palazzo.
Saeko diede qualche istruzione e gli segnalò, con un tono che non ammetteva
repliche, che non era necessario recarsi nel seminterrato. Non desiderava dover
spiegare la presenza di un’armeria e di un poligono in un palazzo appartenente
ad un semplice civile.
Aveva sempre fatto in modo di proteggere Kaori e Ryo dalle indiscrezioni della
polizia e non avrebbe di certo abbassato le braccia oggi.
Parcheggio dell’ospedale centrale di Tokyo, Tokyo
Martedì 12 giugno, 16.51
Nascosto nella sua berlina, l’uomo si accese la sua decima sigaretta della
serata sorvegliando scrupolosamente l’entrata dell’ospedale.
Contrariato, controllò per la millesima volta che il suo cellulare fosse ben
carico e lo gettò irritato sul sedile passeggero.
Era lì da più di due ore ormai e ne aveva davvero abbastanza di aspettare.
Considerato che aveva un piano molto più piacevole per la notte.
La suoneria del suo cellulare lo distrasse dai suoi pensieri e, dopo aver
gettato la cicca della sigaretta dal finestrino, prese la comunicazione.
- Lemon, ti ascolto.
- Spero, mio caro Jack, che tutto si sia svolto
secondo i miei piani.
(A disagio, Jack cambiò posizione sul sedile.)
- A dire il vero, ho dovuto improvvisare. Il vostro complice ha preso il suo
ruolo un po’ troppo seriamente e io ho dovuto tagliare corto alle sue... come
possiamo chiamarle?... diciamo, alle sue pulsioni.
- Cosa volete dire?
- Avete sentito parlare del killer di Tokyo?... Eh
bene, è proprio lui che ha risposto all’annuncio!!!
- E voi non ve ne eravate reso conto il giorno del vostro colloquio?
(Lemon cominciava ad essere infastidito dal tono un
po’ troppo puntiglioso del suo interlocutore.)
- Vi segnalo che siete voi che l’avete contattato e che al giorno d’oggi, i
tizzi svitati, crescono come i funghi!... E se non
fossi stato lì per sorvegliarla, la ragazza sarebbe già tre metri sotto terra.
Sono stato costretto a sparargli due colpi nella pancia perché la lasciasse in
vita...
- Come sta lei?
- Piuttosto stordita, ma sarà in piedi nel giro di una settimana. Se l’è cavata
piuttosto bene ed ha mostrato di avere molto fegato... Saeba, lui, è arrivato
qualche minuto più tardi e da quello che ho visto, sembrava davvero
preoccupato.
- Esattamente come pensavo... Avete recuperato quello che vi avevo chiesto?
(Jack afferrò la borsa estraendo diversi cd in
miniatura.)
- Certo, nessun problema. Erano esattamente dove Chambers gli aveva sistemati.
Ma ditemi, perché quel imbecille non se ne occupato
come previsto?
- Il caro Dave ha stupidamente ceduto al fascino di quella ragazza ed ha deciso
di mollare tutto!!!... Ma lui e la sua famiglia
pagheranno molto caro questo eccesso di sentimentalismo... In questo momento
sta cercando si spiegare ai suoi azionisti perché suo padre ha attinto
regolarmente dai conti della società per regalarsi una superba villa sulla
costa mediterranea...
(Lemon imprecò al telefono.)
- Non è un mio problema, merda... Voi mi avete contattato per le mie conoscenze
informatiche e per “motivare” Dave... Gli omicidi e gli svitati non facevano
parte del contatto!
- Gli incerti del mestiere Jack...
(Lemon fece una smorfia grattandosi il collo.)
- Vi ricordo che ho lasciato il mestiere da cinque anni ormai e che mi sono
sistemato... Non uccido più in cambio di denaro!
- Pensate davvero che vostra moglie sarà felice di conoscere il vostro passato
di killer professionista, Lemon?
(Lemon non parlava più, urlava.)
- Lasciate in pace mia moglie e mio figlio! Non hanno niente a che vedere con
questo!
- Calmatevi, Jack!... Vi ho solo chiesto di finire il
vostro lavoro e poi potrete ritornare tranquillamente alla vostra vita di
famiglia... Dov’è Saeba?
- E’ ancora all’ospedale. Ci sono anche Mick Angel e Falcon.
- Bene. Che approfitti al massimo dei suoi ultimi giorni di calma... Vi aspetto
domattina presto al solito posto. E buon lavoro, Jack.
Lemon chiuse il cellulare lanciando un ultimo sguardo verso l’entrata
dell’ospedale.
Sul punto di mettere in moto, notò una graziosa donna dai lunghi capelli bruni,
accompagnata da Ryo e Kaori, salire su una 4x4 e Jack sorrise suo malgrado immaginandosi il terrificante Falcon interpretare il ruolo
del bravo maritino.
Il piede sull’acceleratore, Lemon gettò un’occhiata al suo orologio e fece una
smorfia nel vedere che era ancora in ritardo e che avrebbe dovuto trovare di
nuovo una buona scusa per scusarsi di fronte agli invitati di sua moglie.
Immobile di Ryo Saeba,
quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 13.31
Vestita con un completo color crema, senza maniche e con una leggera scollatura
a V, Kaori entrò nel salotto con un sorriso sulle labbra, controllando
un’ultima volta che la sua cintura fosse ben a posto.
Si sentiva estremamente bene quella mattina. Si era svegliata tranquilla,
serena come purificata di tutti i mali e di tutti i dubbi che la tormentavano
un po’ troppo spesso in questi ultimi tempi.
Il sole brillava, gli uccellini cantavano e lei, lei aveva una voglia
irresistibile di godersi il dolce calore di questo mese di luglio. Era vero che
durante queste ultime tre settimane, oltre che a restare a casa a riposarsi,
aveva viaggiato tra risa e lacrime, non sempre comprendendo quelle sue reazioni
così estreme ed quel suo comportamento così contenuto, e questo anche con i
suoi amici più vicini.
Forse era un po’ depressa? No... Non era questo, ma piuttosto quello che i
medici chiamavano “uno shoc post-traumatico”. Quale donna non si sentirebbe
sconvolta e scioccata di essere stata aggredita nella propria casa da una
specie di mostro? Anche se lei era la socia di City Hunter e perciò doveva
affrontare tutte le situazioni con coraggio e stoicismo, alla fine non era che
una donna, dolce e fragile sotto quella corazza che si era forgiata.
Il medico che l’aveva seguita, del resto, le aveva prescritto qualche
tranquillante per diminuire gli incubi che faceva le prime notti ma, nel giro
di qualche giorno, Kaori si era resa conto che la sua propria volontà e il
sostegno del suo socio e dei suoi amici erano un rimedio molto più efficace.
Felice di vivere, Kaori lanciò un “Ciao” entusiastico per attirare l’attenzione
del suo partner.
- Ryo, ho un appuntamento con Eriko... Sarò di ritorno verso le 17.30
Seduto a gambe incrociate sul divano, Ryo abbandonò il giornale alzando
tranquillamente la testa verso la donna.
Un sorriso di soddisfazione prese forma sul suo viso quando dettagliò il
grazioso abito che indossava e sentì la dolce serenità che si emanava da tutto
il suo essere. Era semplicemente magnifica. E lui era talmente fiero di lei.
Fiero del coraggio di cui aveva dato prova e della sua volontà ineguagliabile.
Perso nella sua contemplazione, Ryo si prese qualche istante prima di posare il
giornale sul tavolino ed alzare le braccia al cielo per stiracchiarsi. Si alzò
poi in piedi e prendendo le chiavi dell’appartamento, raggiunse la sua socia
nel corridoio.
- Ok... ti seguo.
Gli occhi spalancati, Kaori lo fissò sorpresa.
- Come sarebbe “ti seguo”? Non pensi mica di venire con me?
Ryo la guardò con attenzione. Si era leggermente truccata gli occhi ed aveva
messo un po’ di fondo tinta per nascondere il colorito bluastro del suo zigomo
destro dopo quel famoso giorno. Non aveva alcuna occhiaia sotto gli occhi, i
suoi tratti erano riposati. Fu rassicurato nel vedere che aveva passato una
notte tranquilla.
Timidamente, lei gli sorrise.
E lui provò allora la voglia incontenibile di prenderla tra le braccia ed
affondare il viso nel suo collo delicatamente profumato. Aveva un tale bisogno
di lei. E lei aveva un tale bisogno di lui. Questa verità gli era parsa come
un’evidenza una sera, in cui Kaori cercava di trovare disperatamente un sonno senza
incubi e lui tentava di rassicurarla restandole vicino. Sapeva di doverglielo
dire. Ma questo non era davvero il momento.
Kaori arrossì sotto l’ispezione minuziosa del suo socio ma non abbassò per
nulla lo sguardo. Aspettava semplicemente una risposta da parte sua.
- Allora?
Ryo, appoggiato alla cornice della porta, strinse gli occhi.
- Ebbene... anch’io ho voglia di uscire. E poi ti ricordo che la tua caviglia è
appena guarita... Hai bisogno di un uomo forte per portare i pacchetti!
Kaori posò la borsa per terra, incrociando le braccia al petto. Lo squadrò da
testa ai piedi, con il suo piccolo sorriso ironico che la diceva lunga.
- Da quand’è che ti piace fare compere? Oh... lasciami indovinare... E’ per
Eriko, vero?
Ryo percepì un pizzico di gelosia. La sua Kaori era di ritorno e lui n’esultava
interiormente.
- Kaori, dopo tutto il tempo che vivi con me, dovresti saperlo che adoro
sbirciare le belle donne nei camerini di prova... e soprattutto se si trovano
nel reparto biancheria intima...
Kaori non battè ciglio ma miracolosamente le apparse un martello tra le mani.
In un gesto naturale, si mise a giocherellare con il suo martellone.
- Mi prendi per stupida?... Non ho alcuna voglia di farti da cane da guardia
per la mia prima uscita dopo quel... incidente... Perciò le tue voglie
libidinose e perverse, tientele per te!
Un sorriso immenso sulle labbra, Ryo continuò a guardarla. Tutto questo gli era
talmente mancato!
- E ti prego, risparmiami quel sorriso da perfetto cretino che hai sulla faccia...
altrimenti, credo che...
Ryo alzò una mano in segno di pace.
- Ehi Kaori, non ti arrabbiare così... Ti fai sempre delle idee... Più
seriamente, non voglio che tu esca da sola.
Il tono di Ryo era diventato improvvisamente così paternalistico.
Oh! Kaori lo detestava. Così fastidioso. Irritante. Imbarazzante anche.
Questa maniera che aveva Ryo di trattarla come una bambina la offendeva
immensamente.
In queste ultime settimane, era stato adorabile con lei. Non poteva negarlo. Ma
un po’ come un papà lo sarebbe stato con sua figlia. Ogni mattina, le portava
la colazione a letto. Le aveva preparato anche tutti i pasti. E non poteva
dimenticare i libri e le riviste che le aveva offerto perché non si annoiasse
troppo. E come ciliegina sulla torta, aveva anche smesso di uscire la notte per
restare accanto a lei se mai avesse fatto un incubo. In breve, avrebbe dovuto
essere al settimo cielo, ma qualcosa in tutto questo la disturbava.
Al di là di tutti i suoi gesti pieni di attenzione ed affetto, sentiva bene che
restava sulla difensiva e che faceva in modo di tenere una certa distanza con
lei.
Non aveva ancora capito niente.
Lei avrebbe semplicemente voluto che lui la prendesse tra le braccia,
mormorandole delle parole dolci e rassicuranti. Aveva bisogno della sua forza e
della sua presenza. E se aveva risalito la china cosi velocemente, era stato
grazie a lui e soprattutto per lui.
Ma, invece che evolvere, erano più o meno ricaduti nella loro relazione vecchia
di otto anni dove silenzi e segreti erano di norma. E’ questo faceva fatica ad
accettarlo.
Frustata, Kaori passò davanti al suo socio mettendosi in mezzo al salotto.
- Ma come puoi vedere, sto molto meglio e sono pronta a riprendere il corso
della mia vita...
Ryo, sempre appoggiato alla cornice della porta, si girò per far fronte alla
donna.
- Il corso della tua vita? E questo cosa implica?
Kaori comprese immediatamente i sottointesi.
Era vero che lei aveva fatto in modo che le cose tra di loro cambiassero e che,
malgrado tutti i suoi sforzi e la sua volontà, non c’era riuscita. E più in là
riuscisse ad andare con la memoria, la loro relazione era, in questi ultimi
tempi, ben lontana dall’essere chiara.
- Io... io non lo so ancora... Ma... ma non cambiare argomento per favore! E’
fuori questione che tu venga con me! Ho bisogno di vedere Eriko da sola... per
fare e parlare di argomenti da donne... Questo genere di cose, capisci?
Ryo continuava a guardarla, le mani incrociate al petto.
- Ascolta Kaori, sono felice di vedere che ti senti bene ma non uscirai da
sola. Ti ricordo che appena tre settimane fa, sei stata aggredita in casa tua e
che devi la vita a...
Kaori fece un gesto con la mano per tagliare corto all’intervento di Ryo.
- Ti fermo subito, Ryo... Ho avuto a che fare con un serial killer. Uno
psicopatico. Un uomo talmente soffocato da una madre possessiva e da delle
sorelle tiranniche da fargli detestare tutte le donne... Era ossessionato dalla
vendetta, la sofferenza e la morte. D’accordo, ha avuto la sfortuna di essere
una delle donne che ha scelto per appagare i suoi morbosi fantasmi. Ma
quest’uomo ora è morto, ed io sono viva... e ho voglia di dimenticare questa
storia il più velocemente possibile concentrandomi su altre cose, riesci a
capire oppure no?
Visibilmente perplesso, Ryo si avvicinò alla sua compagna immergendo i suoi
occhi in quelli di lei.
- Capisco molto bene, Kaori... Ma sai bene quanto me che ci sono troppo domande
che restano senza risposta in questo caso... Non trovi strano che uno uomo,
venuto dal nulla, si trovasse esattamente nel nostro appartamento quando è
piombato Pfaster? E armato inoltre?... E la tua foto? Come spieghi che Donnie
Pfaster l’avesse in suo possesso? Chi gliel’ha data?... Non voglio spaventarti,
Kaori, ma preferisco restare in guardia e non assumermi rischi inutili.
Kaori abbassò gli occhi.
Visto sotto questo aspetto, era vero che questo caso era lontano dall’essere
risolto e che forse lei era ancora in pericolo. Ryo non aveva torto a
diffidare, ma da questo, a diventare paranoici, ne passava di acqua sotto i
ponti.
Il suo morale prese un colpo. Se l’indagine continuava a procedere così
lentamente, avrebbe dovuto vivere con questo sentimento d’insicurezza
permanente e la sensazione di essere costantemente sorvegliata da Ryo. E questo
poteva durare delle settimane, forse dei mesi.
Lei che non aveva che un desiderio; dimenticare questa brutta faccenda, c’era
rimasta fregata! Era deprimente.
- Ryo, è solo un giro in città... Faremmo delle compere e ti prometto di fare
molta attenzione!
Ryo improvvisamente assunse un’aria seria. Lentamente, mosse la testa da
sinistra a destra in segno di negazione. Kaori sospirò.
- Quindi non ho scelta... o resto a casa con te, o esco con Eriko e dovrei
sopportare le tue pagliacciate e i tuoi tentativi di saltare addosso a tutto
quello che porta una gonna, giusto?... E per quando tempo?
Ryo posò dolcemente un dito sulla fronte della sua socia.
- Il tempo di capire cosa è realmente successo quel martedì 12 giugno.
Contrariata, Kaori fece una piccola smorfia.
Ovviamente era felice e lusingata di vedere fino a che punto Ryo si preoccupava
per lei, ma da questo a sacrificare la sua indipendenza e la sua libertà, c’era
un limite.
- Ryo, sei pronto a rinunciare a rimorchiare in città, ad andare nei tuoi
locali e a noleggiare i tuoi filmini spinti per restare con me?... Sei
completamente svitato, finiremo con l’ucciderci a vicenda!!!!
Stranamente, Ryo iniziò a ridere grattandosi la testa.
- Non è un problema Kaori, non ti resta che venire con me!!!!!
BANG!!! Infastidita di vedere che Ryo non riusciva mai ad essere serio, Kaori
gli diede una martellata sulla testa lasciandolo solo nel salotto, schiacciato
sotto il martellone.
- Non prendere i tuoi sogni per la realtà, razza di perverso!!!... pff!!! Non
si può mai avere una conversazione seria con te!
Prima di chiudere la porta, si girò un’ultima volta verso il suo socio e, un
sorriso pieno di malizia, annunciò:
- Mi sbrigò altrimenti farò tardi... Ma soprattutto non preoccuparti troppo...
Farò attenzione... A questa sera!
Ryo si rialzò dolcemente facendo qualche movimento di ginnastica per ritrovare
una parvenza di forma umana. Fermo davanti la finestra, aveva uno strano
sorriso sulle labbra.
Inizio a contare ad alta voce. Uno, due, tre...
La porta si riaprì brutalmente lasciando posto ad una Kaori in preda ad una
collera nera. In due o tre passi, la donna afferrò violentemente la spalla del
suo partner mettendosi di fronte.
- Ryoooooooo!!!!!!!!... Non lo trovo per niente divertente!!!!... Dove sono?
Ryo alzò negligentemente le spalle. Contrariata, Kaori gli diede un calcio
nella tibia.
- Aia!!! Ma sei pazza, fa male!!
Un altro calcio.
- Dove sono? Dove hai nascosto le mie chiavi?
Ryo tentò di prendere la sua aria distaccata ed alzò negligentemente le spalle.
- Non so niente... se tu riordinassi un po’ meglio le tue cose, ora non saresti
in questa situazione!
Kaori emise un grugnito ed iniziò a frugare nelle tasche del suo socio.
Cominciò a cercare nelle tasche anteriori dei pantaloni, poi nelle tasche
posteriori e poi terminò con quelle della sua giacca.
Le guance arrossate, trovò una vecchia carta di chewing-gum e una foto un po’
rovinata sui bordi. Nessuna traccia del suo mazzo di chiavi.
Sbalordita dalla sua scoperta, Kaori piazzò la foto davanti agli occhi del suo
socio e gli chiese:
- Puoi spiegarmi?
Ryo sgranò gli occhi dallo stupore.
Che imbecille! Si era completamente dimenticato di quella foto!
C’era da dire che non aveva più rimesso quella giacca dopo la cena e di
conseguenza, non aveva pensato a recuperare la foto di Kaori. Imbarazzato,
ridacchiò cercando una spiegazione nel suo piccolo cervello che era un po’
lento a mettersi in moto al momento.
- Volevo mostrare a Mick e Falcon che non sei affatto fotogenica...
Kaori spalancò gli occhi. Non gli credeva. Ad ogni modo, Mick aveva già visto
delle sue foto e se ricordava bene la sua reazione, lui le aveva apprezzate
molto.
- Devo ricordarti che Falcon non ci vede più e che Mick sarebbe ben felice di
avere una mia foto in costume da bagno... Perciò, non c’è che una spiegazione
possibile...
Tutt’a un tratto, Kaori era raggiante. Aveva un sorriso magnifico sulle labbra
e le guance assunsero un colore un po’ più sostenuto.
- Volevi tenerla per te, non è vero?
Gli occhi di Kaori brillavano stranamente e Ryo era affascinato da quello che
poteva leggerci. Dell’amore. Della speranza. Dell’ammirazione. Della passione.
Vederla così raggiante e felice, Ryo non aveva più voglia di mentirle. Perché
non dirle la verità per una volta?
Prese la foto tra le mani osservandola attentamente.
- E’ vero... Tu sei meravigliosamente bella in questa foto, Sugar Boy... Una
vera dea uscita dalle acque...
Kaori arrossì alla grande sotto quel complimento.
- Ryo?
In tutta risposta, Ryo le tese una mano. Il viso di Kaori s’illumino di un
meraviglioso sorriso.
Con un gesto timido, vi posò la sua e Kaori non potè impedirsi di ammirare le
mani così robuste e così mascoline dell’uomo. Si ritrovò placcata contro il suo
petto possente. La guardò dritta negli occhi sorridendole teneramente:
- Kaori... io...
DRING!!! Lo squillo del telefono risuonò per tutto l’appartamento facendo
sussultare i due piccioncini.
Borbottando delle cose incomprensibili, Ryo alzò la cornetta rispondendo con
tono brusco al suo interlocutore. Persa nelle sue fantasie, Kaori non sentì che
qualche imprecazione, “brutta mocciosa” e “d’accordo, arrivo subito”.
Sentì poi le mani del suo socio posarsi sulle sue spalle.
- Kaori, bisogna che vada... ma non ne avrò per molto... Promettimi di restare
qui e di non uscire sola... Conto su di te.
Prima di andarsene, Ryo afferrò la mano di Kaori portandosela alle labbra. Vi
depose un bacio leggero sul palmo e lo strinse contro il suo cuore.
La sua socia, inizialmente stupita, sorrise diventando sempre più rossa.
Ancora sbalordita per il comportamento del suo socio, Kaori si lascio cadere
sul divano sempre accarezzandosi delicatamente la mano come per non cancellare
dalla sua memoria quel momento magico.
Quel bacio rappresentava molto per lei. Forse la promessa di un nuovo avvenire.
Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 giugno, 14.15
Estremamente contrariato, Ryo esamino la sua tazza di caffè come se la vedesse
per la prima volta.
Proprio nel momento in cui aveva finalmente trovato il coraggio di esprimere i
suoi sentimenti, ecco che il destino gli un giocava ancora uno brutto tiro...
Si sentiva terribilmente frustato...
Durante le settimane passate, aveva fatto degli sforzi sovraumani per restare
padrone dei suoi sentimenti e del suo desiderio. Avrebbe dato tutto per poter
prendere Kaori tra le sue braccia e dimostrarle fino a che punto l’amava. Ma
per paura di spaventarla e di abusare della sua fragilità, aveva frenato i suoi
ardori. Ancora e sempre...
Ryo sospirò.
Questa storia gli aveva fatto prendere coscienza della forza dei suoi
sentimenti e del posto fondamentale che Kaori aveva nella sua vita. Nessuna
donna poteva eguagliarla e nessuna donna poteva rimpiazzarla. Del resto, non
poteva vivere senza di lei. Ora non più. Aveva troppa paura di perderla. Ed era
deciso di dirglielo.
Assorto nei suoi pensieri, Ryo non sentì che Mick lo chiamava già da qualche
minuto.
- Allora Ryo, come sta la mia dolce Kaori?
Istintivamente, Ryo soffiò sul suo caffé per raffreddarlo e ne bevette un
sorso. Ovviamente, era gelato visto che Flacon glielo aveva servito ormai da
venti minuti.
- E’ in piena forma... Ahhh!! Non capirò mai le persone che si dannano per un
caffè freddo. E’ semplicemente disgustoso!
Falcon, le mani nel lavello, sfregava con forza controllata le stoviglie
sporche della giornata.
La calma regnava nel caffè. Tutti erano più o meno persi nel loro pensieri.
Agitato sul suo sgabello, Ryo sbadigliò tamburellando freneticamente le dita
sul giornale del giorno posato sul bancone.
- Ma dimmi Ryo, non avrai lasciato Kaori tutta sola?... Ohhhhhh...
Un’espressione da perverso sul viso, Mick scese dal suo sgabello. In punta di
piedi, si preparava a lasciare il bar quando sentì la magnum 357 di Ryo puntata
su di lui.
- Non volevi un altro caffè, Mick?
Volente o nolente, Mick fece spallucce tornando a risedersi, la schiena curvata
come se avesse tutto il peso del mondo sulle sue spalle.
Ma Mick Angel non disse la parola fine.
Con pazienza, attese ancora una volta che Ryo fosse immerso nei suoi pensieri
per sgattaiolare verso l’uscita. Ma, mentre apriva dolcemente la porta, Mick fu
urtato violentemente da una giovane collegiale che entrò come un razzo nel bar.
- Ryoooooooo!!!!!!
La cartella in una mano e una borsa in cuoio nell’altra, la giovane Yuka si
prese qualche istante per riprendere fiato, approfittandone per percorrere
rapidamente con lo sguardo il caffè praticamente deserto.
Un sorriso machiavellico illuminò il suo viso quando caddè sull’oggetto delle sue
ricerche, in questo caso un certo Ryo Saeba che cercava ingenuamente di
nascondersi dietro un giornale.
Rapidamente, si avvicinò a lui piantando il suo sguardo pieno di malizia in
quello dello sweeper:
- Allora Ryo, non hai qualcosa da dirmi?
Ryo aggrottò le sopraciglia ricordandosi brutalmente del libro che Yuka gli
aveva regalato. Voleva sicuramente parlare di quello!
Che iella!
Primo, non aveva alcuna voglia che Mick e Falcon venissero a conoscenza di quel
memorabile regalino e secondo, non aveva alcuna voglia di parlare della sua
vita sentimentale con una brutta mocciosa.
Allora veloce come un ladro, trascinò discretamente la giovane collegiale verso
un tavolo isolato in un angolo del bar. Evidentemente intrigato, Mick si
risistemò al bancone facendo finta di leggere il giornale mentre Falcon,
impassibile, si riconcentrò a lavare i piatti.
Ryo controllò che i suoi amici fossero troppo occupati per prestare attenzione
a loro e, con un segno della mano, fece capire a Yuka di parlare a voce bassa.
- Se mi hai chiesto di venire per parlarmi di questo, ti avverto subito: non ho
nessun consiglio da ricevere da una mocciosa!
Offesa per il modo in cui Ryo le aveva parlato, Yuka posò la cartella e la
borsa sulla sedia accanto, sedendosi silenziosamente. E come se Ryo non le
interessasse più, si concentrò nel menu dei dessert, mettendosi a canticchiare.
Alzando gli occhi al cielo, Ryo fece una smorfia sedendosi tranquillamente di
fronte alla ragazza:
- Andiamo Yuka, non fare la testona e dimmi piuttosto cosa vuoi!... Ho fretta!
Un bagliore goloso in fondo agli occhi, Yuka si nascose dietro il menu
mettendosi a leggere a voce alta i diversi tipi di dolci che il bar Cat’s Eye
proponeva ai suoi clienti. Indifferente ai borbottii di Ryo, tutt’a un tratto
disse:
- Ho visto delle foto molto, molto... ma veramente molto interessanti di te e
Kaori.
Visibilmente divertito, Ryo incrociò le braccia al petto sprofondando più
confortevolmente in fondo alla sedia.
L’immaginazione di questa mocciosa era incredibile e sospettava che fosse
ancora un nuovo trabocchetto per sapere in che stato era la sua relazione con
Kaori.
- A si, delle foto di me e Kaori?... Sarei veramente curioso di vederle...
Yuka indicò con il dito un punto del menù e regalandogli il suo più
meraviglioso sorriso disse:
- Mi offri un dolce?
Ryo imprecò sottovoce.
Haaa, quella piccola peste!
Quella mocciosa sapeva perfettamente di aver stuzzicato la sua curiosità e ne
approfittava vigliaccamente per soddisfare la sua gola. Era davvero una sorella
Nogami! Che fosse Saeko, Reika o anche Yuka, tutte e tre sapevamo indubbiamente
manipolarlo per ottenere da lui quello che desideravano.
Sospirò, esibendo un sorriso pieno d’ironia:
- Certo, piccola mocciosa...
Ryo chiamò Falcon e gli chiese due semifreddi al cioccolato. Dopo tutto, non
c’era alcuna ragione per privarla di un buon dessert!
Qualche minuto più tardi e tra una cucchiaiata di panna montata e l’altra, Yuka
si decise finalmente a rispondere:
- Niente di più semplice, Ryo... Le ho viste sul tuo sito internet!
Completamente stupefatto da quello che Yuka aveva detto, a Ryo andò di traverso
il boccone di dolce al cioccolato che stava inghiottendo. Si colpì
violentemente la cassa toracica per non soffocare:
- Come sarebbe sul mio sito internet???... Ma di che parli?
Yuka raschiò con gola i bordi della sua coppa di dolce per non perderne una
briciola. Visibilmente, se la stava godendo, prendendo un maligno piacere a
giocare con i nervi di Ryo.
- Hei Yuka, gradirei che tu mi risponda se non è chiedere troppo!!!!!
Ryo sbattè il pugno sulla tavola ma la ragazza non pareva per niente intimorita
da quel gesto. Al contrario, si pulì tranquillamente la bocca con una salvietta
posando con precauzione il cucchiaino sul tavolo.
Immerse i suoi occhi maliziosi in quelli di Ryo:
- Sai che sto lavorando ad un romanzo poliziesco che si ispira più o meno alla
tua vita ed a quella di Kaori... Ho fatto dunque qualche ricerca sul tema
“killer professionisti” su internet e sono finita su un sito che parlava di
City Hunter... Ma aspetta, credo che capirai meglio se te lo mostro.
Yuka spostò le due coppe di dessert per poter sistemare il portatile che
trasportava nella sua borsa di cuoio. Fece segno a Ryo di sedersi vicino a lei,
accese il computer e lo collegò al suo cellulare per poter connettersi sul web.
- Ho messo l’indirizzo del sito tra i preferiti perciò staremmo prima... mi
connetto ad internet... apro la finestra dei preferiti... ecco... cliccò
sull’indirizzo del sito, in questo caso www.cityhunter.com... e voilà...
Bastarono qualche secondo perché il nome di City Hunter invadesse lo schermo
del computer.
Ryo era completamente assorto ed intrigato da quello che vedeva. Il suo istinto
di professionista gli diceva che si stava preparando qualcosa di losco. Yuka,
lei, si divertiva come una piccola pazza.
- Clicchi su “Benvenuti sul sito ufficiale di City Hunter” e qua, appare il
menu... ma come puoi vedere, il sito è ancora in costruzione...
Il sito era abbastanza banale e non c’era niente di troppo originale nella sua
grafica. Ma Ryo prese immediatamente coscienza della miniera di informazioni
che poteva rappresentare per i suoi nemici e per tutte le persone che volevano
conoscere della sua esistenza.
Sgomento, scoprì con ansia le diverse sezioni del sito: “City Hunter: una
strana coppia”, “biografia di Ryo Saeba”, “biografia di Kaori Makimura”, “Le
forze e le debolezze di City Hunter”, “Nella vita intima di City Hunter”, “Il
posto dove vive”... La voce di Yuka distrasse Ryo dai suoi pensieri:
- Guarda Ryo, per il momento possiamo accedere alla tua biografia, a quella di
Kaori e alla sezione sulla tua vita intima...
Parlando, Yuka cliccò sulla sezione “vita intima” poi su “foto”. Man mano che
le foto apparivano sullo schermo, il ritmo cardiaco di Ryo perse il controllo.
Incredulo, vide Yuka puntare il dito su una foto che lo rappresentava con Kaori
intenti a baciarsi con passione. Cliccò allora una seconda volta sull’immagine
per ingrandirla.
Dei sudori freddi sulla schiena, Ryo ebbe improvvisamente troppa paura di
comprendere. Quella situazione, quel abbracciò... Interdetto, Ryo aggrottò le
sopraciglia.
Evidentemente quella foto era stata fatta scattata la famosa notte dove Kaori e
lui era andati un po’ oltre il solo ballare un lento. Ma fatta da chi? E come?
E a che scopo? E come era arrivata su internet? Cosa significava? Ryo sgranò
gli occhi man mano che Yuka gli faceva scoprire i vari scatti.
Delle immagini della loro vita di tutti i giorni. Lui che sbavava sulle sue
riviste erotiche. Lei che faceva le pulizie e che cucinava. E altro ancora.
C’erano anche le foto delle vacanze di Kaori.
Storse il naso quando una foto di Kaori in costume da bagno sulle spiagge delle
Haway apparse sullo schermo, fungendo da collegamento alla sezione “biografia
di Kaori Makimura”.
Quella foto?!! Era la stessa dell’assassino.
Un’idea germogliò nella mente di Ryo. Forse l’uomo che aveva aggredito Kaori
era a conoscenza di quel sito e da lì, aveva scelto Kaori come sua nuova
vittima... Si, il ragionamento non faceva una grinza... Gli occhi fissi sullo
schermo, Yuka cliccava, ingrandiva, registrava, mostrando a Ryo come era facile
oramai sapere tutto sulla vita di City Hunter.
Nervoso, Ryo tentò di mantenere una parvenza di calma:
- Dimmi Yuka, è possibile conoscere il creatore di questo sito?
Aggrottando le sopraciglia, Yuka si mise a cliccare e ricliccare ai quattro
angoli dello schermo. Visibilmente, era molto dotata in informatica e non aveva
paura delle nuove tecnologie, come tutti i ragazzi della sua generazione del
resto.
Ryo la sentì sospirare:
- Mi dispiace Ryo... il creatore di questo sito si fa chiamare Trapper e non ha
un indirizzo e-mail... Fa degli aggiornamenti regolari... si, in media uno per
settimana di regola....
Al contrario di Kaori, Ryo non s’era mai veramente interessato all’informatica
e a tutto quello che girava attorno ad internet.
Questa sensazione non gli era molto famigliare ma, in questo preciso istante,
Ryo si sentiva un po’ impotente.
- E’ possibile conoscere gli ultimi aggiornamenti?
Yuka fece si con la testa cliccando ancora una volta per tornare alla pagina
principale del sito. Entrò nel menu “aggiornamenti” e, la fronte aggrottata,
disse a Ryo che l’ultimo aggiornamento risaliva ad ieri e che riguardava la
sezione “vita privata” e “Le forze e le debolezze di City Hunter”.
Ryo strinse i pugni quando scoprì che le ultime foto caricate su internet erano
quelle prese dal suo appartamento. Yuka selezionò una delle foto scattate nel
salotto e fece un commento che risvegliò l’interesse di Ryo:
- E’ buffo vedere come queste foto siano state tutte prese dallo stesso angolo!
Come se ci fosse un apparecchio posato su uno scafale.
Ryo era perso nei suoi pensieri mentre Yuka entrava nella sezione “Le forze e
le debolezze di City Hunter”. Non c’era molto da leggere ma la sola
informazione accessibile riassumeva da sola la paura di Ryo.
“Cari fan di City Hunter,
È opportuno appurare che, dopo il famoso test del 12 giugno la mia sensazione
non è cambiata. La partner del nostro swepper preferito, Kaori Makimura, si è
rivelata incapace di essere all’altezza della reputazione del suo socio. Lei è
il suo tallone d’Achille, il suo punto debole, una palla al piede, un fardello
che condurrà un giorno o l’altro il nostro City Hunter preferito all’obitorio.
Allora se desiderate come me che City Hunter resti lo sweeper più efficace e
temuto del mondo, sapete quello che vi resta da fare.”
Ryo tirò un pugno sul tavolo imprecando. Come osava parlare della sua socia in
quel modo? E di che test parlava?... Ryo rilesse una seconda volta quel testo
cinico e inetto, e capì.
Quel Donnie Pfaster. Non aveva scelto Kaori a caso. Al contrario, qualcuno gli
aveva chiesto di farlo. E il secondo uomo, era lì per recuperare le foto.
- Cosa conti di fare, Ryo?... Ai tuoi occhi sono ancora una mocciosa ma so
molto bene che questo sito è come una bomba a scoppio ritardato...
Un’idea attraverso rapidamente la mente di Ryo. Non sapeva se avrebbe
funzionato ma doveva tentare. Se lasciava perdurare questo sito, i suoi nemici
non avrebbe avuto alcun problema a smascherarli, trovarli e ucciderli.
E non avrebbe più permesso a nessuno di toccare Kaori. Mai.
- Dimmi, ho sentito parlare di certi virus che sono talmente potenti da poter
distruggere dei siti interi... Pensi che potrei mandarne uno su questo sito?
Gli occhi spalancati, Yuka fissò Ryo. Un enorme sorriso illuminò il suo viso e
con una certa eccitazione gli rispose:
- Sei geniale Ryo!!!... Bisogna trovare il virus giusto... Ma... Aspetta un secondo!...
L’ultima volta che mi sono intrufolata nell’ufficio di Saeko, ho visto che
stava lavorando con uno specialista d’informatica per un caso di pirateria...
Mi sono appuntata il suo recapito se mai avessi avuto bisogno di precisazioni
per uno dei miei libri...
Yuka estrasse il portafoglio dalla cartella svuotandolo sul tavolo. Ryo sorrise
quando notò la foto di Leonardo Di Caprio a fianco di quella che ritraeva la
famiglia Nogami al completo, ma fece finta di non avere visto niente.
- Ecco... si chiama Eiji Kyoto ed ho anche il suo numero di telefono... ma al
tuo posto contatterei piuttosto Saeko perché se ricordo bene, questo Signor
Kyoto s’è preso una cotta per lei... Non potrà negarle niente...
Ryo esaminò il pezzo di carta facendolo scivolare nella sua tasca. Poi chiese a
Falcon di portare un secondo semifreddo al cioccolato alla sua giovane amica.
Visibilmente estasiata, Yuka risistemò con cura il suo portatile nella borsa in
cuoio.
- Ryo... se ti ho regalato quel libro, è perché ho sentito dire da Saeko e
Reika che non eravate in buoni rapporti, tu e Kaori, e che questa volta, ha
davvero l’aria di aver abbassato le braccia... avevo paura che voi due vi
separaste sul serio, allora ho voluto darti una mano...
Yuka recuperò il suo portafoglio rimettendola nella cartella. Mentre ascoltava
Ryo, cercò qualcosa sul tavolo:
- Sei gentile... ma tutto quello che posso prometterti Yuka, è di essere, d’ora
in avanti un po’ meno vigliacco...
Stranamente Mick si era spostato verso sinistra, non lontano dal tavolo di Ryo
e Yuka.
Ma Ryo non era uno sciocco, e mentre Falcon serviva il dolce alla ragazza, si
alzò, avvicino il viso a quello intriso d’ironia dell’uomo chiedendogli con una
smorfia:
- Suppongo che tu non abbia sentito niente?
Mick chiuse il giornale e, il viso un po’ troppo serio per essere sincero,
indicò Falcon con il dito:
- Pff!!! Parlavate talmente forte che bisognava essere sordi per non sentire
niente... Allora alla fine dei conti, quei tipi volevano recuperare delle foto
per metterle in internet ad abbellire il tuo sito... Questo fan deve veramente
adorarti per aver messo a punto un piano così ingegnoso... Ma la parte
difficile ora, è scoprire chi c’è dietro a tutto questo... Invece, più
seriamente Ryo, non potresti darmi l’indirizzo del tuo sito internet?... Mi
piacerebbe scaricare la foto di Kaori per metterla come sfondo sul mio
computer.
La domanda di Mick era così ridicola quanto inaspettata, che Ryo caddè al
indietro. L’aria indispettita, squadrò il suo amico con uno sguardo maligno.
- Non credo che Kazue apprezzerebbe molto di vedere Kaori a decorare il tuo
computer, Mick!
Mick incrociò le braccia al petto, fissando il suo amico con aria ironica:
- Gia, si!!!... Dì piuttosto che non hai nessuna voglia di lasciarmi approfittare
della bellezza della tua socia!!
Ryo alzò la voce gridando più forte a Mick:
- Ti ho già detto che Kaori non ha niente di bello perciò piantala!!!
Ryo sentì che qualcosa gli tirava la manica della giacca e fu contrariato di
scoprire il viso di Yuka:
- Non credi di avere di meglio da fare che litigare con Mick! Ti segnalo che
c’è un pazzo che a messo su internet delle informazioni cruciali su City Hunter
e che della gente potrebbe servirsene per uccidervi, te e Kaori... Piuttosto,
dovresti rientrare... Mi occuperò io di spiegare la situazione a Saeko!
Un sorriso alle labbra, Ryo scompigliò i capelli di Yuka e si diresse verso la
porta dopo aver fatto un segno di saluto a Mick e Falcon.
L’aria maliziosa, Mick si girò verso la ragazza:
- Dimmi, Yuka, non potresti mostrarci queste famose foto?
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Lunedì 5 luglio, 15.01
Distesa sul letto, Kaori, sognante, contemplava il soffitto.
Si chiedeva che se un leggero bacio di Ryo l’aveva messa in questo stato d’euforia,
non osava immaginare in che stato sarebbe stata se tutti e due decidessero di
spingersi oltre.
Le guance arrossate, Kaori si rialzò quando senti il rumore di chiavi che si
introducono in una serratura poi una porta che si apre e si chiude. Allo stesso
tempo intimidita ed impaziente di rincontrare Ryo, Kaori scese come un tornado
nel salotto ma resto pietrificata di vedere che non era Ryo quello seduto sul
divano ma un perfetto sconosciuto.
Visibilmente a proprio agio, l’uomo offrì alla donna il suo più bel sorriso e
la sua voce roca si alzò nel silenzio dell’appartamento:
- Buongiorno, signorina Makimura... Felice di vedere che vi siete rimessa dalla
vostre ferite.
Cat’sEye, quartiere di
Shinjuku
Lunedì 2 giugno, 16.15
Yuka fissò con aria disgustata il suo terzo
semifreddo al cioccolato della giornata che Falco le aveva gentilmente portato
su richiesta di Mick.
Con una certa esitazione, immerse il cucchiaio nella panna montata ma cambiò
idea quando il suo stomaco si ribellò dolorosamente. Con una smorfia, la
giovane collegiale fece un sospiro di rassegnazione, assumendo poi
un’espressione più che contrariata quando il suo sguardo si posò, per la
millesima volta nel giro di dieci minuti, sull’energumeno biondo che
tamburellava con frenesia sulla tastiera del suo computer.
- Miiiiiiick!!!!... Mi avevi
detto che ne avresti avuto per cinque minuti al massimo ma ormai è quasi un
quarto d’ora che ti agiti sul mio povero portatile!
In tutta risposta, Mick le rivolse il suo sorriso da play-boy alzando
negligentemente le spalle. Ma, non resistendo più, Yuka
gli assestò una gomitata degna di BuffySummers cercando immediatamente di
riprendesi il suo pc mentre Mick, piegato su
se stesso, tentava di far passare il dolore.
Sul punto di riuscire a recuperare il suo computer, la mano di Mick si placcò
violentemente sul portatile ora chiuso.
- Dio santo ma dove hai imparato a colpire così forte!!!...
Avresti potuto rompermi una costola!... Ora mi verrà un livido enorme!!
Lungi dal lasciarsi intimorire dal “secondo Ryo”, Yuka
saltò in piedi e finse, con la sua vocina di ragazzina di 16 anni, d’essere
desola per lui.
- Mi dispiace Mick... Non volevo davvero farti male... E se Kazue ti chiederà
come ti sei fatto quell’enorme livido, le spiegherai fino a che punto mi sono
innervosita di vederti scaricare delle foto di Kaori per metterle sul tuo
computer invece di cercare delle informazioni sul fondatore del famoso sito di
City Hunter!
La frase fece il suo effetto.
Mick aprì la bocca e cominciò a grattarsi freneticamente la nuca come ogni
volta che si sentiva a disagio.
- Non lo farai, vero Yuka?...
Sai, Kaori è il mio primo grande amore e, anche se sono molto innamorato di
Kazue, non posso impedirmi di provare ancora qualche sentimento d’affetto per
lei...
Mick posò gli occhi mortificati sulla ragazza che, alla vista del suo sorriso
ironico e sarcastico, non si fece abbindolare.
Era sul punto di replicare quando la suoneria di un cellulare riempì il bar
mezzo vuoto.
Inizialmente sorpresa poi piegata in due dal ridere, riconobbe la colonna
sonora del film “9 settimane e mezzo” – superba canzone di Joe Cocker del resto
– e si disse fino a che punto questo rappresentasse perfettamente i pensieri
perversi di quest’uomo.
- Mick, che cosa...
Mick aveva già preso la comunicazione e le fece segno di non parlare.
- Ciao mia dolce Kaori!
(Il numero della donna era visualizzato sul cellulare
e lui lo riconobbe con il cuore...)
- Sono Ryo, razza di cretino!
(Il sorriso da Don Giovanni di Mick si trasformò in
una smorfia di disgusto.)
- Ascolta Ryo... Questo numero di telefono è unicamente riservato alle donne
belle e desiderabili del Giappone e del mondo intero e non a dei perversi
libidinosi come te!... Riattacca altrimenti rischi di
farmi perdere l’occasione di diventare l’uomo più bramato del Giappone!
(Mick era sul punto di chiudere quando la voce
anormalmente tesa di Ryo attirò la sua attenzione.)
- Jack Lemon, ti dice qualcosa?
(Intrigato, Mick si risistemò sulla sedia contemplando
con una certa bramosia le ragazze che passavano per la strada.)
- Si... E’ un killer professionista americano...
Almeno, lo era... Non l’ho mai incontrato ma in base alla sua grande
reputazione, era di un’efficacia e di una discrezione rare nel lavoro... E’
sparito dall’ambiente dall’oggi al domani... Alcuni dicono che sia morto ed
altri dicono che si sia preso la pensione anticipata... Ma perché me lo chiedi?
(Mick spalanco gli occhi con approvazione di fronte
alla divina creatura bionda che passeggiava sul marciapiede di fronte.)
- Attualmente si trova in Giappone e secondo alcuni dei miei informatori,
sarebbe sempre in attività.
(Mick fece una smorfia quando Yuka,
visibilmente interessata dalla sua conversazione si risedette di nuovo al suo
fianco.)
- Ah si?... E sai cosa combina in Giappone? A parte
gustare le gioie del saké e dei vostri superbi
cabaret, ovviamente?
(Mick notò l’esitazione nella voce di Ryo, quindi
l’inquietudine in ciascuna delle parole pronunciate.)
- Ha rapito Kaori.
(Mick imprecò violentemente raddrizzandosi sulla
sedia.)
- Cazzo!!!!!... Ma cos’è ancora questa storia?
(Ryo si mise a ridere forzatamente dall’altro capo del
filo.)
- Non ho davvero il tempo di spiegarti ma sappi che Chambers
si è rifatto vedere... Lo trovato a gironzolare vicino
al palazzo...
(Mick aggrottò le sopraciglia.)
- DaveChambers?... Cristo, ma cosa centra lui con questo?
(Ryo si prese qualche istante prima di rispondere.)
- Da quello che ho capito, lavorava in collaborazione con Lemon...
Sai il famoso sito che Yuka ci ha mostrato... E
bene... Chambers mi ha raccontato di aver installato
delle telecamere in tutta la casa per poter alimentare il sito Internet di City
Hunter... E non ti raccontò tutte le informazioni che ha spillato a Kaori...
(Sorpreso, Mick colpì brutalmente il tavolo.)
- Cosa??????... Ma perché? Che interesse avrebbe Chambers a costruire un sito simile? E perché rapire Kaori?
(Mick sentì Ryo sospirare fortemente.)
- Non lo so proprio... All’inizio, pensavo che Chambers
volesse sbarazzarsi di me... Il solito, insomma... Ma quando mi ha detto che
Kaori era stata rapita da un killer professionista, confesso che ho perso il controllo...
Chambers ha ammesso di non essere altro che una
pedina in tutta questa storia... ma per quanto concerne Lemon,
non sarei così categorico... A mio avviso, qualcun altro deve tirare le
corde...
(Approvando il ragionamento del suo ex-socio, Mick
scosse la testa.)
- Hai un idea di dove Lemon
possa aver portato Kaori?
(Mick si sentì rassicurato dalla voce ferma che gli
rispose.)
- Si, non preoccuparti... Chambers
mi ha parlato di un negozio “Prestazioni Informatiche” nel quartiere degli
affari... Ci avrebbe incontrato Lemon diverse
volte...
(Mick sentì che Yuka gli
tirava la giacca. A grandi gesti, gli fece capire che non sentiva praticamente
più niente della conversazione.)
- Ha bisogno di una mano?
(Istintivamente, lo sguardo di Mick si posò sulla sua
mano avvolta dal guanto. Aveva la tendenza a dimenticare la fragilità di queste
mani.)
- Oh no, non serve... Ti ricordo che sono ancora il migliore sweeper del
Giappone, se non del pianeta... E non dimenticare che Lemon
è americano!
(Mick fece una smorfia.)
- Si... Vedo che sei sempre così pieno di tè!
(Ryo fece finta di arrabbiarsi per poi ritornare
serio.)
- Invece Mick, sarebbe bello che tu andassi a fare una piccola visita a quel
caro Dave... Porta anche Falcon... Non ho avuto il
tempo di farlo cantare... Lo troverete saggiamente legato al divano del
salotto...
- Ok, nessun problema... Saeko ne è al corrente?
(Mick fece segno a Yuka di
andare a cercare Falcon che si trovava nel retro.)
- No... Non ho avuto il tempo di contattarla...
(Mick si rimise in piedi.)
- Conta su di noi, Ryo!... Solo una cosa... Kaori mi
deve ancora una cena perciò riportala da noi sana e salva!
- Nei tuoi sogni, Mick!
Mick riattaccò con un piccolo sorriso sulle labbra. Non si preoccupava per
Kaori. Ryo non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
Rassicurato, l’uomo biondo rimise il portatile nella tasca interna della giacca
e si diresse con passo non urgente verso Falcon e Yuka
che erano appena riapparsi.
Provava una voglia furiosa di sfogare il suo nervosismo su qualcuno.
Fu allora che il viso allo stesso tempo perfetto e pretenzioso di DaveChambers s’impose
immediatamente nella sua mente.
Stabilimento “Prestazioni Informatiche”, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.25
Spinta leggermente dall’uomo che la seguiva, Kaori penetrò inciampando in una
grande stanza luminosa decorata sia in stile moderno che molto maschile.
L’immenso ufficio, situato al secondo piano di un palazzo destinato alla
riparazione e alla manutenzione di apparecchi informatici, evocava lui solo il
successo e la ricchezza del suo proprietario. Dalle sue grandi finestre,
sovrastava, con una certa sufficienza d’altronde, i suoi diretti concorrenti
che mostravano dalle loro facciate tristi e rovinate, le grandi difficoltà che
avevano a rimanere redditizi di fronte ad un tale genio d’informatica.
Preventivi, fatture, cdrom, depliant erano ammucchiati qua e là su tutto quello
che poteva essere considerato un mobile. Il computer portatile, la
fotocopiatrice-stampante e il telefono-fax erano sistemati discretamente sulla
grande scrivania in quercia, lasciando lo spazio necessario al dirigente
dell’azienda per aprire e studiare le varie pratiche. Ma fu il sistema
home-cinema con il divano in cuoio nero che attirò maggiormente l’attenzione di
Kaori. Cosi come il piccolo cucinino con angolo bar che serviva ovviamente per
ristorarsi. Quella stanza era fatta allo stesso tempo per lavorare e per
rilassarsi, non c’era alcun dubbio.
In guardia, Kaori senti l’uomo muoversi dietro di lei. Delle mani ferme ma
senza alcuna brutalità si posarono sulle sue spalle, guidandola energicamente
verso il divano in cuoio. Non senza porsi innumerevoli domande, Kaori non
protesto, preferendo stare al gioco del suo sequestratore.
Giudicò preferibile apprendere un po’ di più le intenzioni di quest’uomo prima
di tentare qualsiasi cosa.
- Sedetevi, signorina Makimura... Tequila o Martini?...
Mi dispiace, ma non ho del champagne in fresco!
Sconcertata da questo suo modo di rompere il giaccio,
Kaori non rispose niente. Tesa al massimo, si sistemò silenziosamente sul
divano fissando il suo sguardo sulla rivista d’informatica che era posata sul
tavolino.
Che ci faceva lei lì? E soprattutto cosa voleva quel uomo? Chi era?
Più i minuti passavano e più Kaori sentiva sommergersi dal nervosismo. E come
ogni volta che si trovava in una situazione che sfuggiva al suo controllo,
cominciò a torturarsi le dita.
- Allora Tequila o Martini?
Kaori rispose istintivamente Martini anche se non
aveva alcuna voglia di bere. Qualcosa la turbava. Non aveva davvero paura. Si
sentiva a disagio, certo, ma era lontana dall’essere terrificata. Aveva
semplicemente questa sgradevole impressione di conoscere quell’uomo. Qualcosa
in lui, le era famigliare. Ma anche cercando nei meandri
della sua memoria, non ricordava di averlo mai ne visto ne incontrato. Ma chi
era quindi? Cosa voleva?
Il rumore di un bicchiere che si posava sul tavolino la costrinse ad alzare gli
occhi. L’uomo adesso era di fronte a lei, il suo bicchiere di Martini alla
mano.
- Immagino che abbiate un sacco di domande che vi girano per la testa,
signorina Makimura, ma non preoccupatevi, vi risponderò con piacere.
Kaori esaminò con attenzione quel uomo bruno dagli occhi blu. Non era
giapponese, era evidente. Americano o europeo, senza dubbio. Era affascinante.
Molto affascinante. Da far girare la testa al genere femminile. Ma Kaori non si
lasciò facilmente intimidire ne incantare.
A testa alta, la donna prese un respiro profondo e si lanciò.
- Ok... Chi siete?
L’uomo bevette un sorso d’alcool facendo girare il liquido trasparente nel
bicchiere.
- Jack Lemon.
Kaori aggrottò le sopraciglia davanti l’aria arrogante dell’uomo. Jack Lemon? Mai sentito nominare.
- E suppongo che dovrei tramare al solo sentire il vostro nome?
Con nonchalance, Jack posò il bicchiere meta vuoto sul tavolo immergendo il suo
sguardo freddo in quello della donna.
- Solo se siete una di quelle di persone che si spaventano a discutere con un
killer professionista che non conosce niente e nessuno... Seriamente, vorrei
parlarvi di City Hunter e in particolare di Ryo Saeba.
La voce di Lemon che voleva ferma ed intransigente,
non ebbe l’effetto sperato sulla donna.
Lungi dell’esserne intimidita, Kaori fece una smorfia d’esasperazione lasciandosi
scappare un sospiro seccato.
- Oooh, capisco...
Jack Lemon era quindi un killer professionista... Pff... Kaori si prese qualche istante per riflettere.
Adesso, aveva afferrato perfettamente le ragioni della sua presenza lì, cosa
che provocò la sua collera. Lentamente ma innegabilmente.
Cominciava davvero ad averne abbastanza di tutti questi sweeper venuti
dall’oltre oceano, talmente ossessionati dal loro ego e dalla voglia di
diventare o rimanere i numeri 1 nella loro categoria, che avevano preso la
fastidiosa abitudine di rapire lei, Kaori Makimura, per avere il caro City
Hunter!
Lungi dal lasciarsi impressionare dal suo avversario, Kaori afferrò il suo
bicchiere di Martini, ne bevette un sorso e lo ripose brutalmente sul tavolo.
- Ho una cosa da dirvi, Jack Lemon... Non è rapendomi
e tenendomi sequestrata qui che riuscirete a sbarazzarvi di City Hunter ed a
rassicurare il vostro piccolo orgoglio di sweeper professionista che aspetta
d’essere riconosciuto!... Non siete il primo, ne
l’ultimo d’altronde, a pensare che prendere Kaori Makimura in ostaggio sia la
garanzia per la vittoria assicurata su City Hunter...
Kaori ora era in piedi, di fronte a Lemon, le mani
sui fianchi e il viso che rifletteva tutta la sua determinazione.
- Avete sbagliato strada, signor Lemon, e presto vi
mordere le dita!
Lemon si alzò a sua volta,
un bagliore malizioso in fondo agli occhi. Mostrava un sorriso scherzoso e
sembrava prendersi un maligno piacere a giocare con i nervi della donna.
Con nonchalance, si diresse verso la scrivania e prese il pacchetto di
sigarette che teneva sopra una pila di pratiche.
- Se c’è qualcuno che ha sbagliato strada qui, non sono sicuramente io...
Jack ritornò verso Kaori per offrile una sigaretta ma
cambio idea quando incontrò il suo sguardo furioso.
- Primo, signorina Makimura, questo non è un rapimento... Vi ho semplicemente
chiesto di seguirmi e, se ricordo bene, voi non avete fatto alcuna obiezione
alla mia richiesta. O mi sbaglio?
Completamente interdetta dalle parole di Lemon, la
donna lasciò cadere le braccia lungo il corpo.
Aveva ragione. Non l’aveva in nessun modo minacciata e non aveva nemmeno
estratto un arma. Le aveva solo chiesto di venire con
lui. Gentilmente ma con fermezza. E Kaori aveva accettato. Senza dubbi ne paura.
Offesa di essersi fatta prendere come una principiante, Kaori si lasciò cadere
mollemente sul divano. Jack l’imitò esalando una boccata di fumo.
- Secondo, non ho alcuna intenzione di sequestrarvi ne
di farvi del male. Se volessi realmente sbarazzarmi di voi, sareste morta da
molto tempo, credetemi!
Kaori volse vivamente la testa posando uno sguardo pieno di domande sul suo
“sequestratore”.
- Cosa volete dire con questo?
Lemon schiacciò la sigaretta nel posacenere in
cristallo posato sul tavolino e gettò un’occhiata al suo orologio.
- Che il livido che il vostro fondo tinta nasconde alla perfezione non sarebbe
niente in confronto a quello che avreste subito se non fossi stato lì a
proteggervi da quel DonniePfaster.
Kaori spalancò gli occhi stupefatta.
Quella voce. Quel tono. Ma certo! L’aveva sentita il giorno in cui era stata
aggredita! Jack Lemon quindi era l’uomo che le aveva
permesso di scappare dalla follia omicida di Pfaster.
Cosa significava realmente questo?
A disagio, Kaori si passò una mano febbrile tra i capelli.
- Oh... confesso che mi aspettavo di tutto salvo questo... io... io credo,
innanzitutto, di dovervi ringraziare per avermi salvato la vita...
Lemon fece un sorriso stanco.
- Prima di tutto, non ringraziatemi. Se siete ancora in vita, è perché non
dovevate morire... almeno non ancora e soprattutto non in quel momento.
Perplessa, Kaori cercò nuovamente lo sguardo dell’uomo che le stava di fronte.
Jack era sul punto di rispondere quando il suo cellulare iniziò a suonare.
- Scusatemi
Con l’abilità che caratterizza la maggior parte dei killer professionisti,
estrasse il suo cellulare dalla giacca e prese la comunicazione. Kaori ascoltò
attentamente – il minimo piccolo dettaglio poteva forse aiutarla a fuggire – e
restò leggermente sconcertata di sentire delle parole tipo “tesoro”, “suocera”,
“vacanze” o ancora “compiti” e “spiaggia” uscire dalla
bocca del cosiddetto assassino. Allora, studiò con cura il viso di Lemon. Stranamente, irradiava felicità e mostrava un
sorriso che voleva dire da solo “Sono felice e la vita è bella”.
Per un minuto, la donna di sorprese di chiedersi se quest’uomo era veramente un
killer professionista e non uno di quegli uomini un po’ mitomani che cercavano
di dare un po’ di pepe alla loro vita immaginandosi agenti segreti o del F.B.I.
Dopo tutto, ne aveva incontrati altri ancora più
strambi durante la sua breve vita, quindi uno in più o uno in meno... Jack
riattaccò dirigendosi verso il bar per riservirsi un
martini.
- Ho bisogno di voi, signorina Makimura, tanto quanto voi avete bisogno di me.
Non sono un vostro nemico... Perciò rilassatevi e venite a prendere un
bicchiere con me per fare una più ampia conoscenza.
Stranamente rassicurata dalle parole dette da Jack, Kaori si alzò, sedendosi ad
uno dei sgabelli in cuoio ai lati del bancone.
Tra le ciglia, studiò con precisione il viso del suo rapitore e fu sorpresa di
leggere nei suoi occhi rispetto ed una certa umanità. Ora metteva in mostra un
sorrisino agli angoli della bocca.
- Confesso che sono rimasta un po’ permessa quando mi avete detto di essere un
killer professionista!... Uno sweeper che parla di
vacanze, della suocera e della spiaggia, è un pochino assurdo, non credete?!...
(Kaori posò la mano sul suo bicchiere di Martini quando Jack fece gesto di riservirla)... Preferisco un caffè se non è troppo di
disturbo.
Jack si affaccendò sulla caffettiera poi estrasse dei cubetti di ghiaccio dal
piccolo frigo che era incastrato nel bancone. Ne verso
due nel suo bicchiere.
- Ad essere completamente onesto, sono un ex-killer professionista.
La moka ribollì poi tossi, segnale che il caffè era pronto. Jack posò la
tazzina piena del liquido nero e bollente di fronte la donna. Aveva notato il
suo alzamento di sopraciglia, allora si preparò a
spiegarle la situazione.
- Ho lasciato la malavita da circa otto anni ormai... Era considerato come il
miglior sweeper degli Stati Uniti in quel periodo... Ma a dire il vero, non ho
mai amato quello che ero e quello che facevo. Allora appena ho potuto, me ne sono
andato... Ho una ditta di informatica e devo dire che gli affari vanno
piuttosto bene... “Prestazioni informatiche” è conosciuta in tutto il Giappone
e delle grandi firme mi fanno gli occhi dolci....
Questo vi stupisce, non è vero?
L’immagine di Falcon dietro il bancone improvvisamente apparse nella mente di
Kaori, provocandole un piccolo sorriso.
- Un killer riconvertito a professionista d’informatica... Perché no? Ne
conosco uno che possiede un bar!... Ma se non fate più
parte di quest’ambiente, cosa volete da Ryo?
Lemon bevette un sorso del Martini facendo poi una
risatina sarcastica.
- Io, niente! Ma conosco qualcuno che è completamente ossessionato dal vostro
socio al punto di non vivere che per lui!
Veramente intrigata, Kaori alzò nuovamente le sopraciglia aspettando il
seguito.
- Chi?
Il viso di Jack ridiventò inespressivo e impassibile.
- KiraKaidi.
Jack passò dietro il bancone sistemandosi al fianco di Kaori. Guardava nel
vuoto e teneva fermamente il bicchiere tra le mani come se avesse paura di
perderlo.
- Circa sei mesi fa, ho ricevuto una telefonata da una donna, KiraAsaie, per propormi una
collaborazione con una società americana specializzata della creazione di
software informatici. Mi disse di essere la rappresentante del gruppo “A.I. Games”. Siccome questo settore è sempre in sviluppo ed in
piena crescita, non ho esitato un secondo e già il giorno dopo ho fissato un
appuntamento con lei. Alla fine dei conti, questo non era che un trucco per
avvicinarmi, e nel giro di dieci minuti di colloquio, mi sono presto reso conto
che quella donna non conosceva niente di informatica e che non lavorava per
alcuna società come aveva fatto credere... Ho una leggera fame, volete qualcosa
da sgranocchiare?
Kaori fece no con la testa. Aveva l’impressione che lo stomaco le pesasse già
due tonnellate e guardando la sua tazza mezza vuota, notò che anche quel caffè
così nero e così forte non aveva sistemato le cose.
- Cosa voleva realmente questa donna allora?
Jack aprì la credenza, estraendo un sacchetto di arachidi che versò in una
ciotola in plastica bianca e ritornò al suo posto. Ne prese un pugno e attese
di aver finito di masticare prima di rispondere.
- Mi ha detto, con una certa sufficienza e un certo disprezzo d’altronde, che
aveva bisogno non solamente del mio talento informatico ma anche di quello di
killer!... Devo confessare che, sul momento, ci ho
messo qualche minuto a reagire! Ero persuaso di essermi lasciato alle spalle il
mio passato di sweeper e che con tutte le precauzioni che avevo preso per farmi
dimenticare, nessuno potesse conoscere la verità!
Istintivamente, Kaori afferrò anche lei qualche arachide.
- Come lo ha saputo?
Jack fece scivolare verso di lui una busta in cartone poggiata sul bancone.
L’uomo ne estrasse due foto che mise davanti la donna e puntò il dito su una di
loro.
- Si tratta di KutoKaidi,
un uomo molto influente a Tokyo e fuori i confini della città. Possiede la più
grande società specializzata nell’importazione di mobili asiatici del Giappone.
La società Kaidi. Suppongo che la conosciate... Io ho
lavorato per lui, circa otto anni fa quando sono venuto a stare in Giappone. È
stato il mio ultimo lavoro prima di prendere la pensione... se si può chiamare
così. (Lemon le mostrò poi
il ritratto di una donna dai capelli corti). E lei, è Kira.
La figlia di Kaidi. Capite ora
come ha saputo del mio passato da killer?
Kaori era perplessa. Non aveva mai visto quella ragazza in vita sua. Ma
considerato il numero di donne che Ryo frequentava, poteva anche sbagliarsi.
- Perché non avete semplicemente rifiutato?
Lemon assunse un’aria imbarazzata passandosi una mano
nervosa tra i capelli. Il suo sguardo lasciava trasparire tristezza ma anche un
certo scoraggiamento.
- Kira mi ha ricattato... A dirla tutta, sono sposato
da sei anni ormai ed ho un bambino di quattro anni... Il problema, è che mia
moglie, Asumi, non è al corrente del mio passato e
capirete facilmente che non ci tengo che lei lo sappia... Come potete
constatare Kaori, non ho avuto davvero scelta.
Kaori aveva pena per Jack. Più gli parlava, più lo trovava simpatico. Era anche
stato un vecchio killer professionista, crudele e cinico, ma lei sentiva in lui
una profonda umanità e una sensibilità commovente. Da un certo lato, la faceva
pensare a Ryo.
- Mi dispiace sinceramente per voi... Ma cosa centra City Hunter in tutto
questo?
Jack si girò sul sgabello in modo da esserle di
fronte.
- E’ molto semplice... Kira è pazza del tutto per
City Hunter dopo che le ha salvato la vita in occasione di una rapina alla banca
di Shinjuku... Aggiungete la sua mancanza di fiducia in se stessa, la sua
fragilità psicologica, il suo lato di bambina viziata, ma
quella donna dice di aver trovato in Ryo quello che cercava da anni in un
uomo...
Il giorno in cui ha avuto luogo la rapina alla banca, Ryo si trovava nei
paraggi per caso. Aveva salvato la vita di una ventina di persone. Uomini.
Donne. Bambini. E nel gruppo, c’era questa KiraKaidi.
-... lei mi ha quindi ingaggiato perché potessi raccogliere il maggior numero
d’informazioni sul suo riguardo.... All’inizio, ho
pensato che ci avrei impiegato qualche giorno al massimo ma Kira
diventava sempre più esigente, insaziabile... Come se fosse completamente
ossessionata da lui... Foto, articoli, aneddoti, relazioni... Voleva sapere tutto!
Il tono di voce di Jack era duro, secco. Sembrava davvero infastidito da questa
storia e Kaori lo sentiva ancora di più attraverso ogni parola che pronunciava.
- L’ossessione di Kira per Ryo non cessava di
aumentare man mano che il tempo passava... Voleva sapere tutto di ogni suo
minimo gesto. Voleva conoscere l’identità di ogni persona che incontrava...
Credo che sia diventata completamente folle!
Kaori faceva fatica a credere che quella giovane donna dai capelli corti, lo
sguardo pieno di vita, il sorriso che rifletteva gioia di vivere potesse essere
la donna nevrotica che Lemon stava descrivendo.
- Dunque se ho capito bene, siete stato ingaggiato per soddisfare l’ossessione
di Kira per Ryo... Bene. Fino a qui è tutto chiaro.
Ma DonniePfaster cosa
centra in tutto questo?
Lo sguardo di Jack diventò nero al punto da non riflettere più alcuna emozione.
Kaori conosceva quello sguardo. L’aveva già visto in Ryo, Mick e Falcon.
Significava semplicemente morte e dolore.
- Non si prenda la briga di rispondere... Ho capito... Kira
conosceva Pfaster e gli ha chiesto di uccidermi,
giusto?... Ma perché mi avete aiutato quella volta?
Jack alzò le spalle, tentando di assumere un’aria distaccata.
- Originariamente, Pfaster non era lì che per
testarvi... Valutare la vostra forza, la vostra competenza nell’essere la
partner del più grande sweeper del Giappone... Kira
non aveva ancora deciso di farvi scomparire.
Kaori era sotto choc dalle sue rivelazioni. Ryo aveva quindi ragione. Non era
stata il bersaglio di un semplice psicopatico ma piuttosto la vittima della
follia di una donna nevrotica. Quella storia era lungi dall’essere
finita.
Provò a nasconderle, ma sentì l’angoscia e la paura salire a poco a poco in
lei.
- “Ancora”?... Kira ha
dunque cambiato idea e vuole vedermi morta e sepolta?
Lemon approvò con un segno della testa, togliendo lo
sguardo dalla donna.
- Kira era persuasa che voi e Saeba non foste che
soci di lavoro... Perciò quando è venuta a sapere che eravate amanti, si è
infuriata e ha deciso di eliminarvi.
“Amanti”. La parola risuonava nella testa della donna. Rossa come un pomodoro,
Kaori si preparò a ristabilire la verità dei fatti.
- Ma no!... Vi state completamente sbagliando!!!...
Ryo e io siamo dei semplici soci di lavoro e nient’altro!... Io e un maniaco
come lui!!! Pff.... Non c’è alcuna possibilità e,
questo, anche se fosse l’ultimo uomo su questa terra!
Kaori arrossi ancora di più quando incrociò lo sguardo malizioso di Jack.
Mostrava un sorriso beffardo e quella piccola scintilla che luccicava in fondo
ai suoi occhi la innervosiva ancora di più. Esasperata di vedere che si stava
deliberatamente prendendo gioco di lei, incrociò le braccia al petto.
- Ve lo assicuro, io... io non sono la sua donna e
ancora meno la sua amante!
Il sorriso di Jack raddoppiò d’intensità.
- Cosa???
Senza dire una parola, Jack si diresse verso la sua scrivania e accese il
computer. Poi si sistemò sulla sua poltrona di cuoio, digitando alcune password
e lanciando la connessione ad internet.
- Kira non mi ha solo ingaggiato perché raccogliessi
il maggior numero di informazioni possibili su City Hunter... Mi ha assunto
soprattutto perché costruissi il sito più completo e più devoto.
Sotto lo choc, Kaori stava per cadere dallo sgabello. Ritrovò l’equilibrio in
extremis, aggrappandosi, con una certa mancanza di grazia, al bancone.
- Un sito internet?... Su City Hunter?... Ma è una
follia!!!
Kaori cercò di trovare una parvenza di calma. Ok, non era davvero il caso di
andare nel panico anche se aveva l’impressione di
trovarsi di fronte ad un enorme puzzle i cui pezzi facevano fatica a
incastrarsi l’uno con l’altro.
Non aveva molte alternative.
Doveva semplicemente vedere Ryo. Doveva sapere. Doveva incontrare Lemon. Loro due, avrebbe sicuramente trovato un mezzo per
ostacolare i piani di questa KiraKaidi.
La voce di Jack la riportò alla realtà. Le fece segno di avvicinarsi e,
visibilmente fiero del suo lavoro, le disse allegramente:
- Benvenuta su www.CityHunter.com!!!...
Jack fissò la sua attenzione sullo schermo del computer e cliccò su una foto
per ingrandirla. Colpì con il dito lo schermo mentre il viso di Kaori, che
scopriva l’immagine man mano che appariva, passava da bianco ad un rosso
gambero.
- Oh mio dio... ma... Ma dove avete preso queste foto?
Parcheggio Business Plus, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.53
Accovacciato nella sua Mini Austin rossa e nascosto dietro un paio di binocoli,
Ryo Saeba ispezionava con una meticolosità quasi sovrannaturale i dintorni.
Rifletteva sul modo in cui entrare nel negozio.
Chambers gli aveva rapidamente spiegato che oltre la
porta principale che dava direttamente sul negozio, esisteva un'altra entrata,
situata sul retro dell’edificio, che agevolava allo stesso tempo il
rifornimento e l’arrivo degli impiegati. Nulla di complicato insomma.
Ryo aggrottò le sopraciglia. Dopo il tempo che era lì, trovava comunque strano
non vedere alcun cliente entrare nel negozio.
Fu allora che notò un piccolo cartello appeso sulla porta principale.
Inizialmente ebbe qualche difficoltà a decifrarlo ma, dopo due o tre messe a
punto delle lenti e qualche corrugamento d’occhi, riuscì a leggere “chiuso dal
2 al 14 luglio per ferie”.
Ryo fece un piccolo sorriso di soddisfazione. Chambers
aveva dunque ragione. C’erano delle forti chance che Lemon
avesse portato Kaori in quel posto. Era una copertura eccellente e non
rischiava di essere disturbato...
Dopo un ultimo sguardo alle vicinanze, Ryo controllò un’ultima volta che la sua
pistola fosse ben carica e che avesse portato munizioni sufficienti con lui.
Scese allora dalla sua piccola auto rossa, che risalì di alcuni centimetri
quando il suo carico uscì, e si diresse a passo di lupo verso l’accesso
posteriore di “Prestazioni informatiche”.
Stabilimento “Prestazioni informatiche”, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.53
La testa fra le mani, Kaori tentava disperatemene di ritrovare la sua calma
apparente.
Aveva percorso dalla A alla Z il sito di City Hunter e non riusciva a
capacitarsi della miniera di informazioni che offriva a non importa quale
individuo. Oltre le numerose foto – Kaori insultò ancora una volta Ryo per
averle nascosto QUEL avvenimento fondamentale per l’evoluzione della loro
relazione – che svelavano nel dettaglio la loro vita insieme, le sezioni come
“City Hunter: una strana coppia”, “biografia di Ryo Saeba”, “biografia di Kaori
Makimura”, “Nella vita intima di City Hunter”, erano talmente piene di aneddoti
e informazioni di qualsiasi tipo che Kaori si sorprese di riscoprire dei
momenti della sua vita che aveva dimenticato. Provò un disagio enorme e si
chiese, con una certa apprensione, fino a che punto quel sito potesse recare
danni a City Hunter.
Più affaticata psicologicamente che fisicamente, Kaori si lasciò andare contro
la poltrona di cuoio pregando interiormente che Ryo arrivasse il più presto
possibile.
Jack le aveva vagamente spiegato che aveva fatto in modo che Saeba scoprisse
rapidamente dove l’aveva portata. Ed insieme, avrebbe potuto allora mettere a
punto un piano efficace per farli uscire da questo vespaio senza troppi danni.
In quel preciso istante, Lemon rifece la sua
apparizione dopo aver fatto una telefonata personale. Si avvicinò rapidamente,
appoggiandosi con nonchalance contro la scrivania come se questo suo atteggiamento
un po’ zen avesse potuto attenuare l’estrema tensione che marchiava il visto di
Kaori.
Ma visibilmente la donna era a disagio. Le posò quindi una mano sulla spalla
per forzarla a guardarlo.
- Ce la fate, Kaori?
La donna fece un piccolo sorriso contrito, sentendo il bisogno urgente di
muoversi e uscire da quella stanza.
- Si... Va bene, no?... Dopo tutto sono la socia di City Hunter e dopo tutto
quella che ho già visto durante la mia vita, niente dovrebbe più stupirmi... –
Kaori si sentiva le gambe informicolate – Io... Io vorrei rinfrescarmi un po’,
se non è troppo di disturbo?
Confuso per non aver pensato al benessere della sua “ospite”, Jack di grattò la
testa, facendo un gesto verso la porta dell’ufficio.
- Scusatemi, avrei dovuto pensarci prima... Prendete le scale, poi la porta
subito sulla vostra destra. Troverete tutto quello di cui avete bisogno!
* * * * * * * * *
Dato che Lemon non si era preso la briga di chiudere
a chiave la porta sul retro, Ryo penetrò senza alcuna difficoltà nel corridoio
del retro-negozio.
Con ordine e rapidità, Ryo entrò, pistola alla mano, in ogni stanza ma non
trovò niente di davvero probante.
Doveva rassegnarsi. Kaori non si trovava al pianterreno.
Sarebbe stato troppo facile.
No.
Lemon doveva saggiamente aspettarlo al primo piano.
Ryo si prese qualche istante per riflettere.
O si avventava a testa bassa e rischiava, allo stesso tempo, di mettere ancora
più in pericolo la sua socia, o saliva con discrezione analizzando la
situazione in base alle circostanze.
Come un gatto con le zampe di velluto, Ryo si avvicinò al primo scalino in
legno e tese l’orecchio.
Ma niente.
Sperava di sentire i lamenti ed i piagnucolii di Kaori ma apparentemente la sua
socia non aveva voglia di brontolare o forse, sperava con tutto il cuore di
sbagliarsi, lei non era nella posizione per farlo.
Su punto di salire il primo scalino, Ryo notò che la maniglia della porta alla
sua destra iniziò a muoversi.
Ryo pensò immediatamente a Lemon. L’istinto all’erta,
si placcò contro il muro in modo da non essere visto dallo sconosciuto ed
afferrò, alla prima occasione, il braccio della vittima, storcendolo
violentemente sulla schiena.
Fu allora che sentì l’urlo di dolore di una donna e si rese conto, un po’
troppo tardi del resto, che era la sua socia che lui stava malignamente
torturando.
La lasciò immediatamente, posando degli occhi sgomenti sulla donna che con una
smorfia di dolore sul viso, si massaggiava energicamente l’avambraccio.
- Kaori????... Ma cosa ci fai qui?
Kaori osservò con stanchezza il suo polso arrossato e indicò con il dito il
piccolo cartello “Toilette – riservato ai dipendenti” che era appeso alla
porta.
- Secondo te?
Lo sguardo di Ryo si posò a turno sul viso arrossato della donna poi sulla famosa
scritta. Sembrava un po’ smarrito e Kaori si rimproverò subito per il suo tono
un po’ troppo brusco.
- E tu cosa ci fai qui?
Ryo stava per cadere alla riversa davanti alla stupidità della domanda e gli
occhi spalancati, si sorprese ad innervosirsi:
- Cosa ci faccio qui?... Mi prendi in giro o cosa?...
Ma insomma Kaori, pensavamo che tu fossi legata e imbavagliata su un letto
polveroso, un po’ sbilenco, risalente alla prima guerra mondiale, alla mercè di uno dei killer professionisti più dotati della mia
generazione e tu osi chiedermi perché sono qui?
Kaori si massaggiò ancora una volta il suo polso dolorante, alzando
negligentemente le spalle. Aveva detto ancora una sciocchezza e si chiese se
una volta nella sua vita, potesse essere così efficace come il suo partner.
- Mi dispiace...
Ryo si avvicinò alla donna afferrandole il polso. Cominciò a massaggiarlo
dolcemente, cosa che fece arrossire immediatamente la donna.
- Spero di non averti fatto troppo male... Ma ti ho presa per Lemon... Ma a proposito, dov’è quel imbecille che regoliamo
i conti una volta per tutte?
Kaori era ipnotizzata dal gesto della mano di Ryo e rispose istintivamente:
- E’ nel suo ufficio.... Ti stavamo aspettando da un
po’ di tempo d’altronde.
Stupito dalle parole della sua socia, Ryo non ebbe il tempo di chiedere altre
spiegazioni che la donna si liberò, salendo le scale. Il suo socio alle
calcagna, si girò un’ultima volta, abbassando l’arma che Ryo aveva appena
estratto.
- Non preoccuparti Ryo, Jack Lemon sta dalla nostra
parte... Preparati a delle rivelazioni scottanti. Credo che tu sia solo
all’inizio delle tue sorprese!
Kaori entrò quindi nel ufficio per avvertire Jack Lemon che City Hunter era finalmente al gran completo.
Tetto di “Micromania
Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.07
Nascosto sul tetto dell’edificio di fronte a “Prestazioni Informatiche”,
Tatsuya si lasciò sfuggire un’esclamazione soffocata quando vide, attraverso il
suo paio di binocoli, Ryo Saeba nelle stanze della ditta.
Cristo, ma cosa ci faceva lì?
Tatsuya storse il naso. La presenza di Ryo Saeba cambiava tutto.
Zumò.
Lemon, Saeba e la donna erano in piena conversazione e, in base alla faccia
seria di City Hunter e i gesti agitati di Jack, le rivelazioni procedevano
rapidamente. E perciò, non aveva scelta. Doveva reagire.
Sicuramente, Lemon stava rivelando ogni cosa e presto Saeba sarebbe venuto a
conoscenza del ruolo dei Kaidi in tutta questa storia.
Tutto questo non era un bene. Un bene per niente!
Chiedendosi quale sarebbe stata la mossa migliore da fare, l’uomo si tastò la
giacca con la mano destra alla ricerca del cellulare. Il telefono attaccato
all’orecchio, attese con nervosismo che il suo interlocutore rispondesse alla
chiamata.
- Kuto Kaidi, ti ascolto.
(La voce ferma ma affaticata denunciò l’età dell’uomo anziano.)
- Sono Tatsuya... Avevate ragione, signor Kaidi... Sembra che Lemon sia passato
dalla parte del nemico. Sta avendo una conversazione animata con Kaori Makimura
e Ryo Saeba.
(Come se potesse essere sentito, Tatsuya abbassò la voce.)
- Saeba è lì?
(Tatsuya zumò su Ryo, tirandosi indietro istintivamente quando con lo sguardo
gli sembrò di incontrare il suo. Si diede subito dell’imbecille. Come se Saeba
potesse vederlo da lì dov’era!)
- Si... E’ appena arrivato. E dalla scena che si sta svolgendo sotto i miei
occhi, Lemon s’è preso la gioia di raccontagli tutto... Immagino che
l’operazione sia annullata?
(Silenzio per alcuni secondi.)
- No... Dovete uccidere quella donna e Lemon se quest’ultimo ci ha traditi.
Perciò fattelo!
(Sorpreso da quella risposta, Tatsuya ci mise qualche secondo prima di
rispondere.)
- Voi... voi ne siete sicuro?... Sapete che la signorina Kira non sarà molto
contenta se dovesse succedere qualcosa a City Hunter?
(Rendendosi conto di aver fatto una gaffe, Tatsuya strinse i denti.)
- Non vi pago perché vi preoccupiate degli stati d’animo di mia figlia!...
Perciò fate quello che vi ho detto e venite a trovarmi quando sarà tutto
finito. Capito?
- Certo, signor Kaidi... Me ne occupo subito!
Tatsuya zumò nuovamente sul piccolo gruppo, restando un po’ più a lungo sulla
donna.
Rimettendo il binocolo nella sua custodia, si disse che era un vero peccato
dover sacrificare una donna così bella. Gli sarebbe piaciuto tenerle compagnia
– il suo celibato cominciava a pesargli un po’ – ma sapeva perfettamente che
non era lì per ascoltare i suoi sentimenti.
Pff... Comunque, che peccato dover uccidere una donna così! Ma bè, quello era
il suo lavoro e lui doveva eseguire gli ordini.
Allora, lo sguardo freddo ed inespressivo, Tatsuya gettò un’ultima occhiata al
suo orologio – indicava le 17.07 – e con un gesto sicuro, estrasse un
telecomando con diversi bottoni sui quali era pronto a spingere.
”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.10
Con la massima disperazione di Kaori, Ryo abbozzò ancora uno dei suoi sorrisi
deboli e maliziosi di cui solo lui conosceva il segreto. Con la naturalezza di
uno sfrontato, si sistemò comodamente nel divano in cuoio, emettendo dei
risolini lubrici.
- Allora è proprio vero?... Esiste veramente su questa terra, una donna pronta
a tutto per appagare ogni mia minima fantasia ed ogni mio minimo desiderio? Una
donna che di dannerebbe per me?... Ma è fantastico!
Morta di vergogna di fronte al comportamento così infantile del suo socio,
Kaori si nascose il viso tra le mani, facendo dei respiri profondi per tentare
di calmare la collera che minacciava di sommergerla nei secondi a venire.
Aveva anche vissuto più di otto anni al suo fianco, ma non riusciva ancora a
capire questo bisogno, divenuto sistematico per forza di cose, di prendere in
giro e deridere ogni cosa. Pregò perché tornasse serio ma, invece che quello,
lui calcò ancora di più la mano.
- Non avete una foto di Kira perché possa vedere com’è?... Capite Lemon,
bisogna che sappia se lei può fare l’affare prima di offrile il mio corpo e la
mia anima!
Kaori fece scivolare le mani tra i capelli mettendosi a respirare sempre più
forte. Non aveva alcuna voglia di arrabbiarsi e di dare una bella lezione a Ryo
ma... lui stava superando ogni limite.
Tentò un’ultima volta a ragionare.
“Respira Kaori... Respira... Immagina il suono del mare... Gli uccellini che
cantano e i bambini che giocano nella sabbia... AHHHHHHH... Soprattutto non
immaginare Ryo che corre dietro a tutto quelle graziose ragazze!... No...
Calmati e smettila di immaginare!... Bè, troppo tardi... Se l’era cercato quel
imbecille!
Dopo quattro settimane d’astinenza, Kaori ritrovò senza alcun problema l’uso
del suo martellone e con piacere, lo schiantò su Ryo così che diventasse
completamente parte del divano che lui aveva l’aria di trovare di suo gusto.
- OUAHHHH!!!... No Kaori!! Non il martello!!!
Un sorriso malsano a deformare le sue labbra, Kaori si piazzò davanti a lui,
sussurrandogli all’orecchio:
- La prossima volta che osi sbavare con così tanta adulazione per una donna che
cerca in tutti i modi di uccidermi, ti giuro che non sarà solamente la tua
testa che ti schiaccerò con piacere!... Spero di essere stata abbastanza
chiara?
Ryo che aveva l’aria di un bimbo preso sul fatto, approvò con un segno della
testa e si risistemò discretamente sul divano.
Affaticata da questo sforzo di cui avrebbe fatto volentieri a meno, la donna
emise brutalmente un sospiro, ma si irrigidì immediatamente quando incrociò lo
sguardo inquieto di Jack.
- Dannazione Saeba, credete che sia il momento di fare le vostre
pagliacciate!... Sembra che non abbiate afferrato la gravità della
situazione... Kira mi ha dato due giorni per sbarazzarmi di Kaori e vi informo
che il conto alla rovescia è largamente iniziato!
Kaori non aveva mai visto Jack così nervoso. Sembrava pronto ad esplodere.
La donna si lasciò cadere mollemente sul divano, cercando di comprendere.
Sapeva che Kira voleva eliminarla ma non aveva pensato così presto. Dovevano
fare presto.
Lemon sembrò capire le preoccupazioni della donna e le prese la mano per
rassicurarla, cosa che, involontariamente, innervosì Ryo che sentì un certo
sentimento di gelosia rifare la sua apparizione.
- Se non vi ho detto nulla Kaori, è perché non volevo spaventarvi prima del
tempo... Ma la verità, e che ci restano meno di 48 ore adesso per sistemare
questa storia.
Infastidito dal tono paternalistico e un po’ troppo familiare dell’uomo, Ryo
schioccò la lingua, incrociando con nonchalance le braccia dietro la testa.
- Tss tss... Non preoccupatevi Lemon... Kaori ed io abbiamo vissuto delle
situazioni ben più drammatiche e ben più pericolose di questa per lasciarci
intimidire da una fan un po’ troppo ingombrante!... Fidatevi di me, Lemon!...
Kaori resterà in vita e il vostro segreto sarà al sicuro, parola di City
Hunter!
Kaori volse la testa verso il suo socio che le fece un occhiolino di rimando
pieno di complicità. Immediatamente, un sorriso prese forma sulle sue labbra.
Si sentiva al sicuro, ora. Serena. Sollevata. Ryo aveva ragione. Ne sarebbe
usciti. Come sempre. E con un po’ di fortuna, sarebbero usciti da questa storia
più vicini e più forti che mai. Bisognava solo che Lemon gli desse fiducia e
tutto sarebbe andato bene.
- Sapete Jack, noi...
Jack gli rivolse uno sguardo quasi glaciale. Non condivideva la sicurezza di
Ryo. Al contrario. Sembrava ancora così infuriato e pronto ad alzare la voce.
- Siete troppo fiducioso Saeba... E ho davvero paura che questo eccesso di
fiducia ci porterà dritti spalle al muro... Devo ricordarvi fino a che punto
Kira è astuta?... Molto più malvagia del vostro comandante Kreuz, del vostro
Kaibara o ancora di tutti quei piccoli spacciatori o trafficanti che avete
incontrato sulla vostra strada... Non dimenticate soprattutto che è riuscita ad
allontanarvi dalla vostra socia senza la minima difficoltà e che, se non ci
fossi stato io lì, Kaori non sarebbe più a questo mondo oggi...
Ryo storse il naso. Lemon non aveva completamente torto.
Dall’inizio di questa faccenda, aveva commesso diversi sbagli imperdonabili da
parte di uno sweeper ed era stato lì lì per pagare caro il prezzo dei suoi
spiacevoli errori.
Kaori vide la mascella del suo socio contrarsi e i pugni serrarsi
violentemente.
Ryo sapeva di non avere un'altra alternativa. Ed anche se rimettere la vita
della sua socia nelle mani di un perfetto straniero, ex-sweeper in aggiunta,
gli costasse molto, Ryo si rese conto che non aveva davvero scelta.
- Ok, Lemon... vi ascolto...
Lemon si passò una mano nervosa tra i capelli prima di cominciare:
- Non vi dirò che il modo migliore per neutralizzare un avversario, è compirlo
al suo punto debole. Ma Kira ha un solo punto debole: suo padre. A parte voi
ovviamente, è la sola persona che ama ed ammira...
Ryo ascoltava con viva attenzione.
- Cosa volete dire, Lemon?... Che sbarazzandoci del padre, ci sbarazzeremmo della
figlia?
Kaori guardò a turno i due uomini e prese parte alla conversazione.
- No... no... Non credo che Jack volesse dire questo... Se uccidi suo padre,
c’è la forte possibilità che Kira voglia poi vendicarsi e ci ritroveremmo al
punto di partenza... No, credo che occorra essere più astuti...
Ryo riconobbe immediatamente il piccolo bagliore che scintillava negli occhi
della sua socia. Aveva un’idea per la testa. Un’idea eccellente senza dubbio.
Kaori si sedette sul bordo del divano per avvicinarsi ai due uomini e spiegò
loro gesticolando con le mani:
- Se ricordo bene quello che mi avete detto Jack, Kuto Kaidi ha qualche legame,
che noi qualificheremo d’amicizia, nella malavita di Tokyo... E questo,
automaticamente, spiegherebbe abbastanza logicamente la sua influenza nella
politica della città ed il suo monopolio nel settore delle esportazioni di
mobili asiatici... Perciò, ecco... Se noi recuperassimo il maggior numero di
documenti provanti il legame di Kuto Kaidi con la malavita, avremmo un eccellente
mezzo di pressione su Kira e potremmo ottenere da lei che ci lasci in pace... o
che lasci il Giappone e se ne vada altrove!
Jack approvò con un segno della testa. L’idea era buona e chiedeva di essere
approfondita.
Ryo la ascoltava attentamente.
- La vostra idea mi piace, Kaori... E’ praticamente certo che Kira lascerà la
presa se c’è la prendiamo con suo padre... Ma come possiamo ottenere quei
documenti in meno di 24 ore?
A questa domanda un sorriso sicuro illuminò il viso di Kaori che indicò Ryo con
la mano.
- E’ semplice... Se ne occuperà Ryo... Non dimenticatevi che è il miglior
sweeper del Giappone!
Un sorriso di soddisfazione sulle labbra, Ryo restava sempre silenzioso.
Jack non riusciva a capire se Ryo era fiero della sua socia o se era
semplicemente fiero di se stesso. I professionisti erano più o meno narcisisti,
questo era un fatto ben noto.
Kaori, lei, si prendeva un evidente piacere a svelare il suo piano:
- Se Ryo facesse in modo di “rincontrare” Kira Kaidi e cercasse di sedurla, non
credete che ci sia la possibilità che lo inviti a casa sua o dovrei dire di suo
padre?... Lei è follemente innamorata di Ryo, no?
Jack non ebbe il tempo di fare delle osservazioni che dei rumori provenienti
dal corridoio attirarono la sua attenzione.
In quel istante, la porta si aprì bruscamente lasciando spazio ad un bambino
bruno, alto una spanna, visibilmente senza fiato per aver salito le scale. Il
piccolo bimbo si fermò di colpo, posò uno sguardo allo stesso tempo sorpreso e
malizioso su Ryo e Kaori prima di lanciarsi, gridando il più forte possibile
verso Lemon:
- Papaaaaaaaaaa!... Papaaaaaaaaaaaa!... Voglio un bacio!
Un sorriso immenso alle labbra, Jack abbracciò suo figlio, dandogli un bacio
sulla guancia e rimettendolo gentilmente a terra.
La porta dell’ufficio aperta, una bella donna bruna con i capelli lunghi fece
la sua apparizione, rivolgendo un magnifico sorriso a suo marito:
- Mi dispiace disturbarti tesoro ma Rei voleva assolutamente darti un bacio
prima di partire per andare da mamma... Penso che sia un po’ deluso che non ci
accompagnerei alla stazione...
Jack si grattò la nuca, l’aria visibilmente annoiata.
- Lo so bene, Asumi... Ma come puoi vedere, ho un appuntamento e non posso
giustamente lasciare i miei ospiti...
Asumi si avvicinò a suo marito e notò in quel istante la presenza di Ryo e
Kaori. Gli rivolse un sorriso caloroso, mormorando dolcemente a suo marito:
- Sei sicuro che non puoi assentarti qualche istante?... Per favore?... Pensa
un po’ a Rei... E’ la prima volta che passerà le vacanze senza di te...
Al suo nome, Rei pestò i piedi e tese le braccia verso suo padre. Lemon posò
degli occhi di una tale dolcezza su suo figlio che Kaori si sentì colpevole di
essere la ragione che lo separava da suo figlio. Se Kira non l’avesse presa
come capro espiatorio, Jack sarebbe partito tranquillamente in vacanza con la
sua famiglia.
Si sentiva in colpa.
Rei chiacchierava con suo papà con tutta l’innocenza che gli provocava la sua
piccola età. La donna sentì una ventata di tenerezza invadere tutto il suo
essere.
Se era inimmaginabile se non anche impensabile per certe persone che un killer
professionista potesse alla fine cambiare vita e ritrovare una sembianza
d’umanità, Kaori, lei, ne aveva avuto ancora una volta la prova sotto gli
occhi.
Fece scivolare rapidamente un’occhiata su suo socio, alzando gli occhi al cielo
alla vista del suo sguardo stravolto e perverso. Visibilmente, trovava “ancora”
quella donna di suo gusto ma Kaori si prese un maligno piacere a mormorargli
all’orecchio:
- E’ Asumi, la moglie di Jack... E quel bimbo, è Rei... Il loro figlio di
quattro anni.
Mentre Ryo cercava di nascondere la delusione di sapere che quella bella donna
era sposata, Kaori alzò la voce abbastanza forte perché Lemon potesse sentirla.
- Non preoccupatevi per noi Jack e fatemi un piacere... Accompagnate vostra
moglie e vostro figlio... E prendetevi il tempo che vi serve, noi non ci
muoveremo da qui. Promesso.
Jack posò uno sguardo allo stesso tempo intrigato e riconoscente sulla donna
cosa che, naturalmente, la fece arrossire. La ringraziò con un caloroso
sorriso.
La mano in quella di suo figlio, si apprestò ad uscire dall’ufficio in
compagnia della moglie quando si girò un ultima volta, dicendo con uno sguardo
malizioso:
- Kaori... Non ho ancora avuto il tempo di mostrare il sito a Saeba... Conto su
di voi perché lo facciate... Non ci metterò molto... Ancora grazie.
La donna si alzò in piedi bruscamente per protestare.
- Che cosa???????
Troppo tardi. Lemon aveva chiuso la porta.
Non restavano che lei, Ryo e quelle famose foto...
Kaori imprecò a voce alta. Era fuori questione che Ryo vedesse quel sito. Non
c’era bisogno che vedesse quelle foto. Almeno non in quelle circostanze
drammatiche. Non così. Ed anche se lei moriva dalla voglia di metterlo spalle
al muro e di capire che cosa gli era realmente passato per la testa quella
famosa sera.
Il cuore di Kaori iniziò a battere più forte. Improvvisamente non si sentiva
bene. Non aveva la forza di subirsi le spiegazioni confuse e tortuose del suo
socio.
Senza rendersene conto, Kaori lanciò uno sguardo spaventato al suo socio e poi
al computer. Cosa che non sfuggì a Ryo.
- Non agitarti in questo modo, Kaori... il sito... Lo già visto... E’ la
ragione per cui Yuka mi ha chiamato questa mattina.
Kaori capì subito quello che questo significava. Sapeva che lui sapeva e lui
sapeva che lei sapeva.
Era tutto così complicato!
Il mal di testa della donna si intensificò. A meno che non fosse il sangue che
le batteva sulle tempie.
- Aaaaahh... Quindi sai che io so.
Ryo alzò gli occhi visibilmente divertito sulla sua socia.
- Si... io so che tu sai... E d’altronde ho pensato di chiedere a Lemon di
togliere certe foto da quel sito...
Kaori tentò di riprendere un’aria distaccata ed alzò negligentemente le spalle.
- Ahhh... perché?
Ryo si passò una mano tra i capelli. Sfoggiava un’espressione ambigua.
- Ma insomma Kaori... alla vista di alcuni scatti, certe donne potrebbero
pensare che io passò la mia vita a guardare riviste porno e a sbavare su donne
bellissime... Bisogna che preservi la mia reputazione.... E tu dovresti fare
altrettanto, mia cara... Vederti darmi continuamente delle martellate non ha
niente di elegante e di grazioso, credimi...
Kaori caddè all’indietro davanti alle assurdità che aveva appena sparato Ryo.
Se continuavano con questo dialogo facendo orecchie da mercante, non avrebbero
concluso niente.
Ma questa volta non sarebbe stata lei a fare il primo passo! No, non sarebbe
caduta così in basso. Dopo tutto, era lui che le aveva mentito e che aveva
falsificato la verità a suo vantaggio. Lei, non era che la vittima! Bè, una
vittima consenziente forse ma pur sempre una vittima! Era una questione di
principio. Se lui aveva il suo orgoglio, anche lei aveva la sua fierezza!
Stanca di dover sempre chiedergli ogni cosa, la donna gettò uno sguardo carico
d’amarezza e disse con voce triste:
- Oh e poi mi innervosisci!... Fai quello che vuoi!
Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.27
Tatsuya imprecò. Lemon se n’era andato, doveva attendere con pazienza il suo
ritorno per mettere in atto il suo piano.
Decisamente, non era proprio la sua giornata oggi! Avrebbe dovuto restarsene a
letto, come il suo oroscopo gli aveva così saggiamente consigliato.
Irritato di dover restare appollaiato su quel maledetto tetto e sotto quel
calore opprimente, Tatsuya si promise di cambiare mestiere e di trovarne un
altro meno pericoloso e meglio pagato.
”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.33
Kaori e Ryo erano seduti l’uno a fianco dell’altro come due imbecilli. Lo
sguardo stranamente obnubilato dai suoi sandali bianchi, Kaori torturò per la
centesima volta nella giornata le sue dita, cercando di respirare con la più
calma possibile.
Doveva gestire il suo stress e la sua collera.
Il silenzio, che si era installato tra di loro, era diventato pesante.
Opprimente. E’ carico di sottointesi. Ciascuno sapeva perfettamente di cosa
l’altro voleva parlare ma nessuno dei due aveva deciso di fare il primo passo.
Kaori aveva semplicemente paura di essere respinta ancora una volta. Sapeva che
nello stato attuale delle cose, non l’avrebbe sopportato. Ryo, lui, si sentiva
incapace di parlare di quelle cose. Tutti i buoni propositi che aveva preso
quella mattina stessa erano andati in fumo.
Non riusciva ad esprimersi.
Era drammaticamente ridicolo!
Gli sarebbe stato sufficiente dirle tre piccole parole e l’avrebbe resa la
donna più felice del mondo. Ma le parole gli restavano bloccate in gola.
Dolorosamente.
Il silenzio perdurò ancora qualche minuto. Sempre così psicologicamente
estenuante.
Silenziosamente, Ryo ammirò ancora una volta la bellezza perfetta della donna.
Dai suoi graziosi piedi ai suoi occhi brillanti, l’uomo non potè che constatare
la perfezione del suo corpo e dei suoi lineamenti.
Stranamente, il suo sguardo si posò nuovamente sul polso ancora un po’
arrossato di Kaori. Ryo borbottò contro se stesso. Le aveva fatto male. E
questo non gli piaceva.
Allora, con un gesto tenero, le riprese la mano ricominciando a
massaggiargliela dolcemente. Sospesa, la donna sussultò.
- Non mi rendo sempre conto del male che ti faccio, Kaori...
Kaori arrossì violentemente sotto quello sguardo insistente. Il cuore le batteva
freneticamente. Ma non per la stessa ragione di poco fa. C’era qualcosa nella
voce di Ryo che la toccava profondamente. Non osava guardarlo in faccia. Ma era
talmente vicino a lei ora, che poteva sentire l’odore del suo dopobarba.
Ipnotizzata dalle sue mani così robuste e virili, gli rispose senza rendersene
conto:
- Non mi hai mai fatto del male, Ryo... Al contrario, ci sei sempre stato per
aiutarmi e proteggermi...
Gli occhi di Ryo era pieni di domande. Con sensualità, accarezzò il braccio
nudo della donna che fremette sotto quel gesto. La sua voce roca e mascolina
risuonò nel silenzio dell’ufficio.
- Non parlo di dolori fisici, Kaori...
Kaori lo guardò stranamente.
L’atmosfera era diventata elettrica.
Gli occhi del suo socio brillavano di uno strano bagliore. C’era una piccola
fiamma in fondo ai suoi occhi. Quella stessa fiammella che aveva scortò la sera
in cui stava per baciarla.
Un desiderio folle le serrò il cuore. E se lei avesse osato?
- Ryo... io
Ma le parole non uscivano. Se esisteva il premio per il più grosso imbranato
del pianeta, senza dubbio avrebbe vinto il primo premio!
Pff... era difficile!
E Ryo non l’aiutava. Al contrario. Poteva sentire il suo sguardo scivolare sul
suo corpo per poi andare a posarsi ancora e sempre sulle sue labbra. Era
sull’orlo di una crisi di nervi. Aveva l’impressione che il suo cuore stesse
per esplodere.
Ma lui a cosa stava pensando?
- Ryo... io
Ryo fissava intensamente il viso arrossato e gli occhi brillanti della donna.
Sentiva il bisogno irrefrenabile di baciarla. Non aveva mai sentito un
sentimento così forte in tutta la sua vita. Un desiderio talmente violento che
aveva l’impressione di morire se non l’avesse soddisfatto.
Non riusciva a dirle tutto quello che rappresentava per lui.
E sia.
Glielo avrebbe mostrato. Con tutta la passione e l’amore che lei gli ispirava.
Istintivamente, Ryo afferrò l’altra mano di Kaori e se la portò alle labbra.
Depose un leggero bacio sul palmo e lo strinse contro il suo cuore. Ryo
approfittò della confusione della donna per stringerla tra le sue braccia.
Fremente, sentì il respiro caldo di Ryo sul collo e chiuse gli occhi per
assaporare quell’istante magico.
- Hai notato a che punto siamo fotogenici, tu ed io?... Mick sarà gelosissimo
quando vedrà quelle foto!
Kaori rise dolcemente.
Per niente al mondo avrebbe voluto lasciare quelle braccia così forti e
vigorose. Perciò quando Ryo si staccò delicatamente da lei per vedere meglio il
suo viso, la donna emise un piccolo lamento di protesta.
Prendendo quel gesto per un invito, Ryo immerse i suoi occhi febbrili in quelli
della donna, impadronendosi con passione delle sue labbra.
Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.50
Tatsuya emise un sospiro di sollievo quando vide Lemon parcheggiare rapidamente
nel parcheggio addetto al personale. Tutta questa storia stava per finire ed
avrebbe potuto finalmente tornarsene a casa.
”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.50
Lemon salì i gradini delle scale quattro a quattro. Si sentiva rassicurato di
sapere suo figlio e sua moglie in partenza per Osaka. Se non altro, Kaidi non
avrebbe potuto far loro del male. Era già qualcosa.
Mentre si apprestava ad aprire la porta, Lemon fermò di netto il suo gesto. Il
silenzio che regnava nel edificio attirò la sua attenzione. Curioso, tese
l’orecchio e credete di sentire dei piccoli gemiti e delle piccole risa
provenire dall’ufficio.
Un sorriso malizioso prese forma sul suo viso.
Bingo! Il suo piano aveva funzionato.
Se Kaori e Ryo fino ad un’ora fa erano ancora dei semplici socio di lavoro, ora
ci avrebbe scommesso che la loro relazione fosse nettamente evoluta,
prendendendo una svolta molto più interessante!
Jack fu felice per la donna. A forza di lavorare su City Hunter, aveva
indovinato i sentimenti che legavano quei due.
Trattenendosi dal ridere, Jack ridiscese al piano terra e fece in modo di fare
il massimo rumore sulle scale per segnalare il suo ritorno. Bussò alla porta
(ndK: lo so che è il suo ufficio ma le buone maniere non si perdono mai) ed
entrò come se niente fosse.
- Kaori!!! Saeba!!!
Kaori e Ryo erano ognuno a ciascun lato del divano.
I capelli un po’ in disordine, le guance a fuoco e gli occhi brillanti, Kaori
rimetteva in ordine il più discretamente possibile i suoi abiti. Quanto a Ryo,
si grattava negligentemente la testa, e ridacchiò stupidamente:
- Avete fatto presto, Lemon!
Ironico, Jack strinse gli occhi continuando a guardare la donna.
- Rapido... Efficace... queste sono le qualità primarie di uno sweeper, vero
Saeba?
A quelle parole, un sorriso franco si disegnò sulle labbra di Ryo. In fin dei
conti, Lemon gli piaceva. Avrebbero risolto quel caso senza problemi. Ryo ne
era definitivamente persuaso.
Mentre era sul punto di ribattere, il rumore di un piccolo clic attirò la sua
attenzione.
Il suo viso riprese improvvisamente la serietà e l’impassibilità leggendaria
dello sweeper. Kaori si mise in guardia. Ryo aveva un brutto presentimento.
Sotto gli occhi increduli di Jack e Kaori, Ryo si alzò con un salto,
dirigendosi verso la finestra per gettare un’occhiata fuori. La sua voce si
fece dura ed inquieta:
- Lemon... C’è un uscita d’emergenza in questo palazzo?
Kaori e Jack si scambiarono uno sguardo perplesso e lungi dal formalizzarsi,
Ryo aggiunse:
- Rispondete Lemon!... C’è un uscita d’emergenza in questo palazzo?
Ryo ebbe giusto il tempo di finire la sua frase che un’enorme esplosione
rimbombò, facendo vibrare i muri della stanza con un rumore sordo e stridente.
Sotto la violenza del colpo, Ryo sbattè contro un dei scaffali ricevendo uno
dei volumi de “Il genio informatico” sulla testa.
- Che cosa...?
I muri smisero momentaneamente di tremare mentre un calore sconosciuto invase
poco a poco tutta la stanza. Kaori e Jack, accasciati sul divano in seguito al
colpo, si rimisero il più rapidamente possibile sulle loro gambe. Mentre Jack
si precipitava verso le finestre per cercare di capire un minimo quello che
stava succedendo, la donna cercò Ryo con lo sguardo per vedere che stesse bene.
Rassicurata di vederlo grattarsi la testa con aria dubbiosa, emise un sospiro
di sollievo.
L’uomo di avvicinò con passo rapido, afferandole vigorosamente la mano, ben
deciso a non lasciarla.
- Kaori... Resta vicino a me e non mi lasciare...
Ryo non ebbe il tempo di finire la frase che una nuova esplosione risuonò nel
edificio. I mobili oscillarono violentemente, pronti a crollare da un momento
all’altro. I quadri cadevano a terra uno ad uno con un rumore sordo e soffocato.
Jack sembrava totalmente travolto dagli eventi.
I muri cominciarono a screpolarsi profondamente, ed il soffitto a creparsi
pericolosamente. Pezzi d’intonaco cadevano poco a poco sul pavimento sollevando
delle nuvole dense di polvere.
Kaori cominciò a tossire. Aveva gli occhi che bruciavano e la dolorosa
sensazione di avere i polmoni in fuoco. La donna aveva la sensazione di
soffocare tanto il calore soffocante mischiato alla polvere dell’intonaco
rendeva l’atmosfera quasi irrespirabile.
L’allarme del negozio si accese. Nessun dubbio che l’incendio fosse scoppiato
al piano di sotto.
Jack percorse rapidamente la stanza con lo sguardo.
- Saeba... Kaori... Per di qui!
Il calore era insostenibile. Kaori faceva fatica a respirare tanto i polmoni la
facevano soffrire.
Ci fu un'altra deflagrazione. Più vicina. Più violenta. Il soffitto cedette
sotto la violenza della scossa.
Preso dal panico, Ryo si gettò su Kaori per proteggerla dei pezzi di soffitto
che ricominciavano a cadergli sulla testa. Dovevano uscire da quel edificio al
più presto.
- Lemon, dobbiamo uscire da qui e veloce...
Tenendo Kaori per mano, Ryo aprì la porta dell’ufficio ma la chiuse
immediatamente quando delle fiamme gigantesche minacciarono di inghiottirli
completamente. Il palazzo era in preda ad un enorme incendio e non se ne
parlava di scappare per di lì.
Erano intrappolati al primo piano e in base alla frequenza delle esplosioni,
non gli restava molto tempo prima della prossima detonazione.
- Non per di là, Saeba... (Lemon fece un segno a Ryo, intimandogli di seguirlo
nella piccola stanza adiacente all’ufficio. C’era una piccola finestra che
Lemon ruppe con un estintore.) E’ l’uscita di sicurezza... Uscite dalla
finestra e aggrappatevi alla scala... Muovetevi, non abbiamo molto tempo prima
che l’edificio crolli completamente...
Una nuova esplosione echeggiò. Questa volta il detonatore doveva trovarsi al
primo piano.
Kaori si protesse istintivamente la testa con le mani, mentre Ryo seguì Jack
che non potè impedirsi si andare a vedere un’ultima volta l’ampiezza dei danni.
Delle travi erano cadute dappertutto. Il fuoco divorava la massiccia porta. Il
superbo ufficio in quercia presto non sarebbe stato che un lontano ricordo e,
il viso che rifletteva tutta la sua rabbia e la sua collera, Lemon vide la sua
impresa svanire in fumo. Più che una perdita materiale, Lemon considerò questo
disastro come un fallimento.
Il fallimento della sua vita.
Allora sentì la mano di Ryo posarsi sulla sua spalla per fargli comprendere che
era tempo di andare.
- Lemon, dobbiamo andare!
Kaori scese per prima. Ryo l’aiutò ad appendersi alla scala e controllò che
resistesse per tutta la distanza. Aveva visto che le faceva male la caviglia
ma, come d’abitudine, lei non si era lamentata. Una volta arrivata a
destinazione, Ryo si lanciò rapidamente ma ci mise molto meno tempo della sua
socia a raggiungere il suolo.
Kaori si era appoggiata al muro, cercando di riprendere fiato. Le faceva male
dappertutto ma sapeva che non aveva ne il tempo e che non era ne il momento per
lei di impietosirsi per la sua sorte.
- Kaori, va tutto bene?
La donna rispose con un piccolo sorriso. Si passò una mano sul viso come se
quel gesto potesse cancellare la fatica e lo stress di queste ultime ore.
Sul punto di rispondere, spalancò gli occhi spaventata quando Ryo le intimò di
correre il più velocemente possibile senza voltarsi. La donna obbedì e si
ritrovò placcata al suolo, coperta dal corpo di Ryo.
Una deflagrazione due volte più forte delle altre spazzò via letteralmente la
cima del palazzo.
Presa dal panico, bloccò di colpo la respirazione e attese che Ryo le dicesse
di muoversi. Dopo qualche minuto, l’uomo si rialzò, aiutandola a fare lo
stesso.
Barcollando, Kaori dovette prendere appoggio sul suo socio per mantenere
l’equilibrio. Lo spettacolo di quel palazzo in fiamme era impressionante.
Il piano terra era ancora in piedi ma il primo piano era stato completamente
distrutto dall’esplosione. Se fossero rimasti in quel palazzo un minuto in più,
probabilmente non sarebbero stati più a questo mondo. Ma era sani e salvi
ancora una volta. Grazie a Ryo. Ed a Jack anche...
O mio dio Jack!
Sconvolta, Kaori scrutò i paraggi alla ricerca di quell’uomo che le aveva
salvato la vita. Presa da un brutto presentimento, la donna cercò lo sguardo
del suo socio, ponendogli la domanda della quale non era sicura di voler
sentire la risposta:
- Ryo... Dov’è Jack?
Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 18.01
Tatsuya sorrise soddisfatto.
Sistemò il cellulare nella tasca interna della sua giacca.
Kuto Kaidi era contento del suo lavoro e gli aveva promesso un piccolo premio
non trascurabile in risarcimento dei piccoli disguidi della giornata.
In fin dei conti, la giornata non era stata così catastrofica. Al contrario.
Con quello che aveva guadagnato, Tatsuya poteva anche pagarsi una vacanza al
sole.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 18.15
Sostenendo Kaori che aveva delle difficoltà a camminare a causa della sua
caviglia dolorante, Ryo entrò rapidamente nel palazzo.
I sensi sempre all’erta, aveva fatto attenzione a che nessuno li avesse seguiti
dopo la loro fuga dal quartiere degli affari e, per esserne veramente certo,
non aveva esitato ad imboccare tutte le piccole stradine mal conosciute della
città di Tokyo.
E grazie a dio, erano sani e salvi. Kaori era viva e questo era tutto quello
che importata a Ryo per il momento.
Di fronte alla porta del loro appartamento, Ryo si prese il tempo per osservare
con la coda dell’occhio la sua socia che, testa bassa e spalle accasciate,
fissava instancabilmente il pavimento. Sapeva che non stava bene. Sentiva la
sua pena ed il suo malessere dal più profondo di lui e non poteva farci niente.
Kaori era rimasta più che colpita dagli avvenimenti di quelle ultime dodici
ore. Ricordava la maschera di tristezza che aveva coperto il suo viso quando le
aveva annunciato che Lemon probabilmente era morto.
In quel preciso istante, gli occhi di Kaori avevano riflesso un’immensa
sofferenza. Un dispiacere al limite della disperazione. Un sentimento che non
aveva mai visto cosi forte in lei. E benché gli facesse male ammetterlo, capiva
il perché.
- Mick!?... Falcon!?... Siamo qui...
Ryo e Kaori entrarono nel salotto ed ebbero la sgradevole sorpresa di trovarlo
vuoto. Apparentemente, Mick e Falcon erano tornati a casa e Chambers se l’era
data a gambe.
La donna, al limite dell’esaurimento, si liberò delicatamente dalla stretta del
suo socio dirigendosi, zoppicando, verso il divano. Si sedette silenziosamente
nascondendosi il viso con le mani.
Ryo si sentì inquieto a vederla in quello stato e stinse convulsamente i pugni.
Aveva l’interesse a porre termine a quella folle storia il più velocemente
possibile, se non altro per il benessere di Kaori.
Senza fare il minimo rumore, Ryo si diresse in cucina e contattò Mick sul suo
cellulare “riservato alle più belle donne del Giappone e del mondo intero”. Gli
spiegò rapidamente la situazione e fu più o meno sorpreso di scoprire che, secondo
le parole di Dave Chambers, Kuto Kaidi non aveva solamente deciso di eliminare
Lemon e Kaori ma desiderava vedere morto anche lui.
- A dire il vero Mick, tutto questo non mi stupisce più di tanto... Per Kaidi,
è un modo come un altro di guarire la follia di sua figlia... Se non esistessi
più, l’ossessione di Kira sparirebbe.
(Mick, dall’altro capo del filo, pareva asettico.)
- Si... ma tu non sai la meglio Ryo... Il tuo famoso Dave Chambers... Bè, non
ha niente del perfetto gentiluomo la cui ascesa sociale non era da eguagliare
che alla dimensione del suo portafoglio... Figurati che è ricercato dal
Interpol per sottrazione di fondi e truffa internazionale... Kaidi che era a
conoscenza di tutta la storia, e sapeva che anche il padre di Dave era coinvolto
nell’intrallazzo, ne ha approfittato per ricattarlo e l’ha obbligato ad
avvicinarsi a Kaori per spillarle il maggior numero di informazioni su di te e
City Hunter...
(Ricordando le circostanze del loro primo incontro, Ryo si rimproverò di nuovo
per non aver ascoltato, con più attenzione, il suo istinto da professionista
d’abitudine impeccabile.)
- E cosa è successo a questo imbroglione?
(Mick iniziò a ridacchiare.)
- Oooohhhh non preoccuparti per lui, Ryo... E’ con la cara Saeko... non ti dico
la faccia della tua ispettrice preferita quando l’ho informata che aveva un
truffatore mondialmente ricercato sotto il naso da circa due mesi e non si era
accorta di niente...
(Ryo sentì come dei gemiti provenire dal salotto. Inquieto, gettò un’occhiata e
gli sembrò di scorgere Kaori ad asciugarsi rapidamente gli occhi con il dorso
della mano. Aggrottò le sopraciglia.)
- Bene Mick... Devo lasciarti e soprattutto non ti dimenticare di dire a tutti
che Kaori sta bene.
(Ryo sperò che la sua voce non tradisse l’inquietudine che lo invadeva poco a
poco.)
- Dille che le darò un grosso abbraccio non appena la vedrò!
(Disgustato dall’immagine di Mick e Kaori tra le braccia uno dell’altra, Ryo
fece una smorfia.)
- Ok ed io farò la stessa cosa alla dolce Kazue non appena la incrocerò... Bye
Mick!
Ryo entrò silenziosamente nel salotto e posò delicatamente il cellulare di
Kaori sul tavolino.
La donna alzò gli occhi proprio in quel momento incrociando lo sguardo inquieto
del suo socio. Fece un leggero sorriso, ma il tremito delle sue labbra tradiva
un po’ troppo crudelmente la tristezza che cercava di nascondere con ogni
mezzo.
Ryo fece il gesto di posare la mano sul suo braccio ma all’ultimo momento,
cambiò idea.
Non era decisamente a suo agio in queste cose. Non riusciva a confortare le
persone. Ad ascoltarle veramente. A comprenderle. Kaori, lei, lo faceva con una
tale naturalezza, una tale generosità ed una tale sicurezza che Ryo si sentiva
miserabile al suo fianco.
Tuttavia, quella sera, lei aveva bisogno di lui.
Allora perché questa esitazione? Appena qualche ora fa, erano stati talmente
vicini...
Ryo deviò lo sguardo e soffiò dolcemente come per darsi coraggio:
- Kaori...
Incredulo, Ryo vide la donna alzarsi ed avvicinarsi alla porta-finestra
malgrado la caviglia che doveva continuare a farle male.
Il silenzio, che si era insidiosamente installato tra di loro, diventò
frustrante.
Kaori sembrava ancora una volta persa nei suoi pensieri. Non si muoveva. Non
parlava.
I minuti passavano. Opprimenti.
Ryo notò i pugni di Kaori stringersi involontariamente.
Il viso duro e pieno d’amarezza, la donna si voltò e sembrava supplicarlo con
lo sguardo.
- Come spiegarglielo Ryo? Come spiegare ad un bambino di quattro anni che suo
padre è morto perché ha fatto una scelta sbagliata?
Delle lacrime silenziose colarono lungo le guance della donna. Lottava contro
le sue emozioni ma quest’ultime erano troppo forti perchè le canalizzasse
completamente.
- E’ ingiusto, Ryo... Troppo ingiusto... Non meritava di morire!
Con un’esclamazione soffocata, Ryo si avvicinò a lei stringendola teneramente
tra le braccia.
Spontaneamente, la donna appoggiò la testa contro il petto del suo socio e
sentì un dolce calore irradiarsi in tutto il suo essere. Ed a quel punto,
pianse tutte le lacrime del suo corpo, tutte le lacrime che aveva represso in
questi ultimi mesi.
Ryo strinse la sua presa, accarezzando sempre più sensualmente la schiena della
sua compagna. Dolcemente, la prese tra le braccia per sistemarsi con calma sul
divano.
Rannicchiata contro di lui, Kaori si lasciò andare ai suoi mali, ai suoi dubbi
ed alle sue paure senza il minimo riserbo.
Ed allora Ryo si promise di fare di tutto perché questa donna, la cui bellezza
e la cui generosità non avevano cessato di renderla fiera e di impressionarla,
non conoscesse più dei dispiaceri così forti.
Abitazione di Kuto
Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 4.15
Un sorriso di sollievo sulle labbra, Kuto Kaidi ringraziò con una stretta di
mano Sato Seirai per aver risposto così rapidamente alla sua chiamata.
Con un gesto della testa, gli indicò una porta bianca e, i lineamenti
preoccupati, tentò di spiegargli la situazione.
- Grazie per essere venuto così presto... E’ Kira... E’ completamente
distrutta... non smette di piangere... Ho l’impressione che abbia una crisi di
nervi.... Non so cosa fare, Sato...
Il medico fece un piccolo sorriso desolato, posando la mano sul braccio del suo
vecchio amico.
Avendo proseguito i loro studi insieme, si conoscevano da più di 40 anni ormai
e una solida amicizia gli univa ora. Un’amicizia che si era maggiormente
rafforzata in seguito al decesso della moglie di Kuto. E come se gli leggesse
nella mente, Kaidi gettò uno sguardo verso uno dei ritratti di sua moglie,
appeso al muro, passandosi una mano tremante tra i pochi capelli che gli
restavano. Era talmente nervoso che dovette prendere appoggio su un piccolo
mobile del corridoio per mantenere un minimo il suo equilibrio.
- Io... io pensavo che il modo migliore perché lei ne uscisse, fosse quello di
far sparire l’oggetto delle sue ossessioni... O certo, non dubitavo che ne
avrebbe sofferto, ma da questo e non voler più vivere... Devi aiutarmi Sato...
Te ne prego... E la mia bambina... il mio tesoro... assomiglia così tanto a sua
madre...
Turbato dalle parole dell’uomo, Seirai lanciò uno sguardo ansioso tutt’attorno
a lui.
L’atmosfera era strana. Pesante. Quella casa di solito così calma e così
rassicurante sembrava in preda ad un agitazione insolita, quasi
incomprensibile.
Allora senza rendersene conto, il medico accentuò la pressione della sua mano
sull’impugnatura della sua valigetta medica. Una delle parole di Kaidi gli
tornò in mente.
- Cosa vuoi dire con “far sparire l’oggetto dei sue ossessioni”?... Io...
credevo che Kira si fosse follemente innamorata di un uomo al punto di non
vivere che per questo amore!... Insomma, Kuto... Non mi dire che...?
Kuto deviò rapidamente lo sguardo, alzando gli occhi al cielo.
- Non ho avuto scelta, Sato... Kira ha completamente perso la testa e io non ho
trovato che questa maniera per renderle un minimo di lucidità... Sul momento,
l’idea mi era parsa buona ma ora... Se venisse a sapere che Saeba è morto a
causa mia, non me lo perdonerebbe mai... Io non voglio perderla, Sato! Non lo
sopporterei!
Kuto Kaidi posò uno sguardo disperato su una delle foto di Kira che erano
posate sui mobili del corridoio e sospirò rumorosamente.
- Mai questa storia sarebbe dovuta andare così per le lunghe... Ho scoperto
delle cose, Sato... Delle cose sulla mia bambina che mi hanno letteralmente
mortificato... Io non sono un santo... e mai ho preteso di esserlo... ma mai, e
dico mai, mi sono sporcato le mani di sangue per arrivare a dove sono!
Kuto Kaidi cominciò ad innervosirsi. Non capiva come sua figlia potesse essere
l’accomandante di tutta questa storia.
Una risatina si sollevò nel corridoio.
- Possono darmi del truffatore, del marcio, del corrotto ma del mafioso e
dell’assassino, questo mai!... Ho avuto torto a credere che la mia piccola Kira
mi conoscesse sufficientemente da capire dov’è il limite del rispettabile...
Sato, se ho avuto bisogno dei servizi, nel corso della mia esistenza, di killer
professionisti come Jack Lemon, è stato soprattutto per intimidire i miei
concorrenti più vicini e proteggermi da quei sporchi parassiti che sono i politici
e tutto gli altri individui avidi di potere e di ricchezza...
Sato Seirai ascoltava il suo amico con una sorta di compiacenza e di pietà.
Aveva anche apprezzato l’intelligenza e lo spirito di Kaidi, ma non era sempre
stato d’accordo con i metodi che aveva impiegato per diventare l’uomo potente e
temuto quale era ora. D’altronde, meno sapeva sugli affari della società Kaidi,
meglio era per lui.
- Preferisco che tu smetta qui le tue confidenze, Kuto... Sono venuto per Kira
e perché il mio più vecchio amico a bisogno delle mie competenze mediche... Ma
non voglio in nessun caso essere immischiato nelle tue storie fraudolente...
Bene ora, andiamo a vedere questa cara bambina...
Sotto lo sguardo determinato di Sato, Kuto sapeva di non avere scelta. Approvò
quindi con un segno della testa.
Si apprestava ad accompagnare il medico nella camera di sua figlia quando un
uomo in nero accorse verso di lui. Era senza fiato e dovette prendersi qualche
istante prima di rivelare un importante informazione a Kaidi.
- Signore... Signore... Tatsuya ci ha appena chiamato... Sembra che Ryo Saeba
sia stato visto ieri sera nel quartiere di Shinjuku... Stava raggiungendo il
suo palazzo... e la ragazza era con lui...
Se la notizia scosse un minimo Kaidi, non lo diede a vedere.
In fondo a lui, era sollevato di non essere il mandante di un triplo omicidio
ma il fatto di sapere Saeba in vita non lo rassicurava per niente al mondo.
Il viso impassibile, Kaidi si prese un momento per analizzare la situazione.
- Ryo Saeba sarebbe ancora in vita... Forse è una buona notizia dopo tutto....
Ma dovremmo essere molto prudenti perché City Hunter non è il tipo che
dimentica e perdona... E Lemon?
Riko farfugliò che non c’era più alcuna traccia di lui e che la polizia aveva
trovato un corpo tra le macerie del palazzo.
Kaidi parlò talmente a bassa voce, come se stesse parlando a se stesso, che
Riko dovette tendere l’orecchio per sentire ogni singola parola del suo
padrone.
- Molto bene... Preparate la macchina... Andremmo a incontrare questo City
Hunter quando sarà tranquillo sulla salute di mia figlia...
Su queste ultime parole, Kaidi girò i tacchi e si diresse con passo trascinante
verso la camera della figlia.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 8.31
Gli occhi ancora pieni di sonno, Kaori si sedette sul bordo del suo letto
facendo scivolare la coperta con la quale Ryo l’aveva coperta.
I piedi nudi posati sul tappeto della camera, la donna si accorse, sospirando,
che indossava ancora gli stessi abiti del giorno prima.
Cosa era successo perchè finisse a letto completamente vestita?
Faceva fatica a ricordarlo. La sua mente era confusa come se avesse bevuto
tutta la sera.
Istintivamente, la donna scosse la testa per risvegliarsi e gli avvenimenti le ritornarono
alla mente uno ad uno...
L’esplosione del palazzo...
La morte così ingiusta di Jack...
La follia amorosa di Kira...
Il sito internet...
Ed il suo abbraccio passionale con Ryo...
Tutti questi avvenimenti avevano avuto luogo davvero e City Hunter ne era stato
il principale testimone!
Kaori sentì come una vertigine.
Mai prima la sua vita era stata sballottata fino a quel punto!! Ad un punto
tale che anche la sua relazione con Ryo non era stata risparmiata da una
giornata così particolare. Kaori e Ryo. Ryo e Kaori. Erano insieme e più uniti
che mai.
Kaori arrossì al ricordo del loro primo bacio.
Il rumore di un motore d’auto distrasse la donna dalle sue riflessioni.
Istintivamente, si sfregò gli occhi, poi passò la mano tra i capelli arruffati
per dargli un aspetto un po’ più presentabile.
Che ora poteva essere? Si lasciò scappare un piccolo sospiro, prima di
ispezionare rapidamente la stanza. A giudicare dai raggi che filtravano
attraverso le persiane chiuse, il sole era alto già da un bel po’ ormai.
Gettò un’occhiata furtiva alla sua radio sveglia, sgranando gli occhi quando si
rese conto dell’ora.
8.30.
Kaori fece una smorfia. Non era sua abitudine attardarsi a letto.
Cosciente che le si presentava davanti una dura giornata, Kaori emise un altro
sospiro, alzandosi rapidamente e dirigendosi zoppicando verso il bagno.
Venti minuti più tardi, Kaori, vestita con un paio di jeans ed una canottiera
nera, scese in cucina alla ricerca del suo socio. La donna aveva fatto una deviazione
per la camera di Ryo ed era rimasta un po’ sorpresa di non averlo trovarlo
avvinghiato al suo eterno cuscino.
Forse si era già alzato? Forse stava elaborando un piano per uscire da quella
folle storia? Forse stava facendo il giro degli informatori così da avere tutte
le fortune dalla loro parte?...
Mentre attraversava il salotto, Kaori notò una coperta ed un cuscino
spiegazzati sul divano, il televisore acceso e qualche scatola di biscotti
cadute per terra. Le sopraciglia aggrottate, scoprì sul tavolino anche diverse
fotografie, la pianta di un edificio, cosi come un enorme dossier sul quale era
timbrato in rosso sangue “Rapporto caso X3126 – società Kaidi”.
La porta della cucina era aperta e la donna attese un istante prima di entrare
nella stanza.
- Ryo?
Kaori si meravigliò della sua voce che tirava un po’ sugli acuti. I nervi,
pensò.
Già, improvvisamente si sentiva nervosa. E sapeva esattamente perché. Si
vergognava un po’ del suo atteggiamento della sera prima.
Non si sentiva all’altezza del grande Ryo Saeba.
Si aspettava addirittura di ricevere qualche rimprovero. Ad ogni modo, sapeva
di meritarseli. E questo sentimento era diventato famigliare per forza di
cose...
Prendendo il coraggio a due mani, Kaori passò la testa per la porta e restò un
po’ interdetta, quando notò una silhouette che non apparteneva al suo socio ma
bensì ad una donna bruna con i capelli lunghi.
Ma le ci volle qualche istante per riconoscere in lei la sua migliore amica.
- Miki!?... Ma cosa ci fai qui?... Dov’è Ryo?
Miki si voltò rapidamente, forzandosi di sorridere alla sua amica. Sembrava a
disagio, estremamente in imbarazzo anche.
Per non dover guardare Kaori negli occhi, la donna passò un colpo di spugna sul
tavolo della cucina e spiegò, prendendo una voce il più distaccata e più sicura
di sé possibile:
- Non lo so Kaori... Ryo non mi ha detto molto in effetti... Mi ha
semplicemente spiegato di averne davvero abbastanza di questa storia e che
avrebbe fatto di tutto per risolverla una buona volta per tutte...
Kaori sembrava un po’ schioccata. Faceva fatica a comprendere.
Dopo tutto quello che avevano condiviso insieme, sia il giorno prima che
durante quei lunghi anni, Ryo aveva deciso di agire da solo. Senza di lei. Come
se non avesse mai avuto una socia. Come se lei non esistesse.
Kaori era delusa. Profondamente infastidita. Si sentiva tradita.
Ryo era andato senza di lei e questo le faceva male.
Ingenuamente, aveva pensato che Ryo adesso l’avrebbe considerata come una socia
a pieno titolo e che nessuno avrebbe potuto più separarli. Ma lui evidentemente
aveva deciso altrimenti.
La testa bassa per non mostrare il suo dispiacere all’amica, Kaori si sistemò
al tavolo e ringraziò con una vocina Miki che le aveva servito il caffè. Si
sentiva lo stomaco chiuso e la vista della colazione le risollevò il morale.
- Sai Kaori... Anch’io, sono stata messa da parte.
Cosa voleva dire?
Kaori alzò degli occhi interrogativi e incontrò il suo sguardo solidale.
Miki mescolò rapidamente il suo caffè, spiegando:
- Mick e Falcon sono andati a dare una mano a Ryo... Non ho potuto nemmeno dire
la mia a Ryo che “Non muoverti da qui, Miki... Sarò più tranquillo se tu resti
vicino a Kaori... Non vuole ammetterlo ma è rimasta enormemente colpita dagli
ultimi avvenimenti...”
Miki si prese un maligno piacere ad imitare Ryo ma aveva qualche difficoltà a
riprendere una delle sue mimiche perverse.
Kaori si senti improvvisamente più distesa.
Come al solito, Ryo era stato più perspicace e più pertinente di lei.
Considerato lo stato di fragilità nel quale si trovava ieri sera ed ancora
questa mattina, sarebbe stato un suicidio per Ryo portarla con lui.
Rinvigorita da questi pensieri rassicuranti, Kaori mise in mostra un sorriso
sincero ed immerse con gusto le labbra nel suo caffè.
- A si, stavo per dimenticare la cosa più importante... Ryo ha un messaggio per
te: “Non preoccuparti per me, Kaori... E quando tornerò, riprenderemo da dove
Lemon ci ha interrotti!”... Una cosa del genere... Ma dimmi, cosa voleva dire?
In un istante, Kaori diventò rosso gambero.
Alcune immagini del loro abbraccio del giorno prima le ritornarono allora alla
memoria. Più precisamente, Kaori si ricordò, con un certo turbamento
d’altronde, la passione con la quale aveva risposto alle carezze ed ai baci di
Ryo. Dio solo sa fino a dove si sarebbero spinti se Lemon non fosse tornato
così presto.
Kaori non poteva vederlo ma metteva in mostra uno dei suoi sorrisi che la
dicevano lunga sul suo stato d’animo attuale.
Lo sguardo curioso ed interessato di Miki la distrasse dai suoi pensieri.
- Bè, è che... Ryo ed io abbiamo... Insomma... io...
Incapace di mettere due parole in fila, Kaori fu salvata dal campanello della
porta d’entrata.
Miki si alzò per andare ad aprire e, sul punto di uscire dalla cucina, puntò un
dito accusatore, dichiarando con un sorriso malizioso sulle labbra:
- Tu, prima o poi te la farò pagare... Se è successo qualcosa con Ryo, mi farai
il piacere di raccontarmi tutto... e nei minimi dettagli!
Kaori arrossì.
Persa nei suoi pensieri, fece girare maldestramente la tazza fra le mani
aspettando il ritorno della sua amica.
Quando pensava a Ryo, il cuore iniziava a batterle freneticamente e
violentemente. Ironicamente, si paragonò alle sue eroine dei telefilm a cui era
tanto affezionata.
Passarono due minuti. Kaori era ancora immersa nei suoi pensieri. Si sentiva
d’umore romantico oggi.
Trascorsero cinque minuti. Kaori sentì un rumore sordo provenire dal salotto.
Come un gemito.
Sei minuti ora. Dei passi pesanti e lenti risuonarono nell’appartamento.
Le sopraciglia aggrottate, la donna si alzò bruscamente, uscì dalla cucina e si
ritrovò faccia a faccia con un uomo il cui volto severo era drammaticamente
segnato dagli anni.
Lo riconobbe senza la minima esitazione.
Kaori indietreggiò leggermente e chiese con voce spenta:
- Cosa avete fatto a Miki, signor Kaidi?
Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 8.41
Il furgone grigio imboccò con qualche difficoltà il grande viale che conduceva
fino alla magnifica abitazione di Kuto Kiadi. Il motore tossiva più che
ronzare, gli ammortizzatori sembravano quasi inesistenti e la carrozzeria era
deformata in diversi punti lasciando immaginare il numero impressionante di
botte di ogni genere che doveva aver preso.
In una nuvola di fumo, il veicolo si fermò davanti un enorme cancello in ferro
e vicino ad un citofono che non chiedeva altro che di essere utilizzato. Il
conducente spense il motore, facendo una specie di smorfia prima di premere il
bottone per chiamare il custode.
Sentì allora un rumore di passi, un uomo che imprecava e presto qualcuno che
gli rispose, una voce un po’ tesa d’altronde:
- Sì... Cosa desidera?
Il conducente risistemò il casco color caco sulla sua testa bionda, lanciando
uno sguardo divertito al suo collega. Ma vista la sua espressione accigliata,
quest’ultimo non trovava la situazione molto divertente.
- Agenti Rupper e Bullit dell’impresa di derattizzazione “Ma chi ha ucciso il
topo di città?”... Il signor Kaidi ci aspetta per le 9.00.
Si sentì il rumore di un libro che si apriva e poi delle pagine che scorrevano.
- 9.00 avete detto?... Bè, non c’è niente segnato sull’agenda e visto che sono
nuovo, non sono molto al corrente di tutte le cose qui...
Uno nuovo!!!... Era davvero fortunato! Rupper guardò l’orologio con
esasperazione e sentì l’impazienza sommergerlo poco a poco.
Premette inavvertitamente sul claxon del furgone, tra parentesi la sola cosa
che funzionava correttamente in quella carcassa ambulante, cosa che gli attirò
le ire di Bullit.
- Non so... Non vi resta che chiedere conferma al signor Kaidi.
Questa volta, la risposta non si fece attendere.
- Lo farei... ma il signor Kaidi è uscito per qualche ora... Non potreste
tornare più tardi?... Voglio dire... Quando il signor Kaidi sarà di ritorno?
Rupper prese la palla al balzo e disse con voce ferma e senza appello:
- Il problema mio caro ragazzo, è che chiudo la ditta questo pomeriggio per le
ferie... Dunque se non derattizziamo questa mattina, bisogna che il signor
Kaidi aspetti il mese prossimo per sbarazzarsi di quelle affascinanti piccole
bestiole!
Ci fu un momento di silenzio. Rupper si chiese se era stato abbastanza
convincente e lanciò uno sguardo interrogativo al suo passeggero. Quest’ultimo
non rispose niente e si tirò su con un gesto preciso gli occhiali scuri sul
naso.
La voce stridula del custode risuonò un po’ troppo nel furgone.
- Ok... Vi apro... credo che la signorina Kira non sarebbe contenta di passare
metà delle sue vacanze con dei ratti!...
Il cancello si aprì completamente nell’arco di due minuti.
Rupper girò le chiavi ma apparentemente il furgone non era deciso a rimettersi
in moto. Il secondo tentativo fallì pietosamente. Bullit iniziò a ridacchiare
con cattiveria.
- Rupper e Bullit???... Ho l’aria di un agente di derattizzazione che si chiama
Bullit??? E queste divise ridicole!!!! Francamente Angel, mi deludi un po’...
credevo avessi più classe di così!!!!!
Il motore del furgone crepitò, tossì e si mise a ronzare come un gatto malato.
Mick ingranò le prima, accelerò e mise la seconda. Ma anche con tutta la buona
volontà del mondo, il suo veicolo non superava i 40 km/h.
- Chiudi il becco, scimmione... Volevi uccidere dei parassiti, no?
Falcon tentò di incrociare le braccia sul petto ma la strettezza dell’abitacolo
del veicolo glielo impedì.
- Si... ma non in questo modo!
Mick era concentrato sulla guida ed affisse un sorriso sollevato quando vide
profilarsi all’orizzonte la magnifica dimora dei Kaidi. Quel calvario sarebbe
presto finito.
- Prima di tutto non dimenticare che siamo qui per recuperare certi documenti e
non per far esplodere questa magnifica costruzione... Perciò, lascia il tuo
bazooka da parte e fai piuttosto il pieno di bombe lacrimogene... ok?
Falcon gettò un rapido colpo d’occhio al retro del furgone e si stupì ancora
del numero di bombe lacrimogene e maschere antigas che Mick aveva portato con
lui. Osservò con una certa irritazione il suo caro bazooka che non serviva a
niente oggi e si chiese per la seconda volta nella giornata perché non avesse
accompagnato Saeba. Lui almeno si sarebbe divertito!
Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami
Martedì 3 luglio, 8.51
Con un movimento che voleva naturale, l’ispettrice Saeko Nogami incrociò e
disincrociò le sue magnifiche gambe per dare, agli occhi del suo ospite, un po’
più d’importanza alla sua richiesta.
- Dovete capire, Eiji, che non vi chiederei questo favore se non ci avessi
visto un interesse per la polizia e per il benessere della comunità.
Termino la sua tirata con uno dei suoi più bei sorrisi.
Un po’ dubbioso, Eiji Kyoto sollevò un sopraciglio, lanciando nuovamente uno
sguardo interrogativo allo schermo del computer. Non capiva perchè un ispettore
così rinomato e così rispettato come Saeko Nogami assumesse dei tali rischi
professionali per voler aiutare un killer professionista. Perché se lui era lì
quella mattina, seduto affianco alla donna più sexi e più desiderabile che gli
era stato dato di incontrare, non era che per una sola ed unica ragione:
distruggere un sito internet che, colmo dell’ironia, metteva in pericolo il più
pericoloso dei sweeper del Giappone.
Eiji si grattò nervosamente la testa:
- Signorina Nogami, faccio fatica a concepire che voi mi chiediate d’aiutare un
killer professionista. Non è il vostro lavoro renderli innocui?
Saeko alzò gli occhi al cielo.
Eiji era anche affascinante, ma la sua etica ed il suo senso della giustizia
l’esasperavano seriamente.
Con un uomo come Ryo, le era sufficiente mettere in mostra una o due gambe
promettendogli la luna e otteneva tutto quello che desiderava. Ma con un tipo
come Eiji, le cose si complicavano un po’.
Allora, avvicinò sensualmente il viso a quello di lui, mormorandogli
dolcemente:
- Caro Eiji, dovete sapere, che al giorno d’oggi, e altrettanto efficace avere
dei contatti e degli informatori nei quartieri più caldi di Tokyo che inseguire
i “cattivi”, come gli chiamate voi, partendo da un ufficio. Non sono stupida,
Eiji. So quello che faccio... E poi, City Hunter non è l’uomo cosi spietato che
dicono, credetemi!
Saeko rise dolcemente. Lei gli piaceva. Ne era certa. E nient’altro che per
questo, lui avrebbe ceduto.
Indeciso, Eiji sospirò passandosi una mano nervosa tra i folti capelli neri. Si
riaggiustò rapidamente gli occhiali che erano scivolati elegantemente sul naso
e non potè impedire che il suo cuore facesse un balzo nel petto quando Saeko si
rimise delicatamente apposto una ciocca di capelli.
- Farò finta di credervi, signorina Nogami... Potete contare su di me.
Un sorriso trionfante sulle labbra, Saeko si alzò contemporaneamente all’uomo,
aprendogli la porta dell’ufficio:
- Vi ringrazio, Eiji... Posso chiedervi per quando sarà fatto?
Eiji guardò ancora una volta il computer, ancora accesso sulla scrivania, e il
foglio di carta che teneva in mano e sul quale erano annotate diverse
informazioni:
- Mi metto al lavoro immediatamente... Penso di averne per oggi al massimo.
Saeko strinse calorosamente la mano dell’informatico non senza avergli promesso
una cenetta, una di queste sere, soltanto loro due. Dato che sotto quelle false
arie da informatico inibito, Saeko aveva inevitabilmente notato quella
fiammella maliziosa in fondo ai suoi occhi.
Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 9.05
Lo stabilimento Kaidi era immenso e rifletteva da solo il successo eccezionale
del suo presidente. Migliaia di mobili erano depositati su centinaia di metri
quadrati e Ryo non ebbe alcuna difficoltà a intrufolarsi e nascondesi dietro
tutti quei scatoloni per raggiungere l’ufficio che si trovava in fondo
all’edificio. Le guardie assunte da Kaidi non erano delle più efficienti e Ryo
stava raggiungendo la sua metà senza alcuna difficoltà.
Non aveva estratto una sola volta la sua magnum 357. Kaori ne sarebbe stata
contenta.
L’edificio per metà attraversato, Ryo rimase sorpreso della calma che ci
regnava. A parte qualche fischiettio e qualche sbadiglio provenienti da qui e
lì, il silenzio era d’obbligo.
Saeba trovò senza alcuna difficoltà l’ufficio di Kaidi. Entrò con prudenza
nella stanza e, una volta essersi chiuso la porta dietro le spalle, cominciò a
frugare alla ricerca di certi documenti che potessero provare il legame di Kuto
Kaidi con la mafia.
Era la cosa migliore da fare per il momento.
Insomma, era soprattutto la sola cosa che poteva veramente fare per il momento.
Aveva parlato a lungo con Saeko di questa storia, quella stessa mattina, quando
era passata a portargli tutte le informazioni che possedeva su Kuto Kaidi.
Aveva approvato il piano di Ryo anche se la donna restava un po’ dubbiosa
quanto all’esistenza di tali documenti. Era poco probabile che Kaidi
conservasse delle prove simili ma non si sa mai con i politici, i loro
comportamenti e le loro reazioni erano sempre più o meno sorprendenti.
Con la percezione di un professionista, Ryo frugò in ogni angolo dell’ufficio.
Controllò in ogni cassetto. Sopra. Sotto. Verificò anche che non ci fossero
doppi fondi. Ma niente. Neppure i tappeti ed i quadri non rivelarono niente di
importante. A parte qualche documento proprio della società, non aveva trovato
niente di sospetto.
Ryo sospirò indispettito, pregando che Mick e Falcon avessero più fortuna di
lui.
Di fronte alla porta, si appoggiò contro il bordo della scrivania, aspettando
l’arrivo di Kuto Kaidi.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 9.11
Kuto Kaidi non era venuto da solo. Era affibbiato da tre scagnozzi con dei visi
da sempliciotti nascosti da degli occhiali neri di tre misure più grandi. A
prima vista, non sembravano molto sicuri di loro tanto che Kaori provò più
della pietà che della paura di fronte a dei simili imbecilli.
Non aveva paura di quegli uomini.
No.
Temeva molto di più Kuto Kaidi. Sotto quell’aria rispettosa si nascondeva un
uomo rigido e crudele. Kaori n’era intimamente convinta. Infatti non aveva
esitato un solo secondo ad addormentare Miki ed a portarla in una delle camere
per essere solo con lei.
La donna sentì un’angoscia sorda e lancinante serrarle lo stomaco.
- Cosa volete signor Kaidi? Perché siete qui?... Forse volevate verificare di
persona che City Hunter fosse ancora in vita? O volevate finire il lavoro che i
vostri tirapiedi hanno pietosamente fallito?
Kaori si morse il labbro inferiore.
Non era sua abitudine essere così provocante e così insolente. Ma sotto
tensione, le parole uscivano automaticamente. Rapidamente. Senza riflettere.
Il cuore le batteva all’impazzata. Ma doveva mostrarsi forte e coraggiosa.
Doveva riuscire a nascondere la sua paura e la sua angoscia. In breve, doveva
essere all’altezza della reputazione di City Hunter.
- No, no... signorina Makimura... non sono qui per questo.
La donna era sempre in guardia. In nessun caso, doveva ridurre la sua
attenzione e lasciarsi intimidire da quest’uomo.
- Perché dovrei credervi?... Vi ricordo che voi e vostra figlia avete cercato
per due volte di eliminarmi!!!...
L’uomo anziano si sistemò sul divano e con un gesto della mano invito Kaori a
fare altrettanto. La donna ottemperò, ma mise la massima distanza tra di loro.
Era estremamente tesa.
Kuto Kaidi si schiarì la gola e la osservò dritta negli occhi.
- Mi credete se vi dico che sono stato messo al corrente di tutta questa storia
solamente qualche giorno fa?... Sapevo che Kira era innamorata di Ryo Saeba...
Ero stato informato anche del sito che aveva chiesto a Lemon di crearle...
ma... ma non pensavo che il suo amore l’avrebbe spinta così lontano...
Fortunatamente per noi come per lei, siete ancora in vita.
Il volto impassibile, Kaori cercò di decifrare l’espressione di quell’uomo. Era
sincero o cercava semplicemente di addolcirla per pugnalarla meglio alle
spalle? Voleva aiutarla veramente?
- E Jack Lemon?... Dimenticate forse che è morto nell’esplosione del palazzo?
Kaidi la scrutò qualche istante. Kaori sostenne il suo sguardo e attese una
risposta da parte sua.
- La sua morte vi ha rattristato, Kaori?... Sono sinceramente dispiaciuto. Ma
non ci serviva più a niente.
Kaori sentì la collera darle il voltastomaco. Strinse violentemente i pugni.
Come poteva parlare della morte con una tale freddezza? Anche Ryo aveva sempre
quel bagliore di tristezza e di umanità negli occhi, quando questa colpiva
ancora.
Kaori, ora, era persuasa di una cosa. Se Kira era diventata una donna
psicolabile, la responsabilità era da attribuire probabilmente a suo padre.
Troppo viziata. Troppo traviata. Troppo coccolata. Kira pensava sicuramente di
poter fare qualsiasi cosa per realizzare i suoi desideri. Kaori provò pietà per
quella donna.
Ma mai prima aveva provato un odio simile per un uomo.
Disgustata da quest’individuo cosi pieno di sé, Kaori si alzò bruscamente
guardandolo con disprezzo.
- Ho solo una cosa da dirvi, signor Kaidi... Mi date la nausea, voi e vostra
foglia... E vi sarei grata di non usare il mio nome finché io non vi autorizzo
a farlo!!!
La voce di Kaori era salita di un tono ma la situazione sembrava divertire
Kaidi più di ogni altra cosa.
La donna osservò con irritazione il sorriso ironico che gli si era disegnato
sulle labbra. Le mani le prudevano ferocemente e fece uno sforzo sovraumano per
non far apparire un martellone e schiantarlo con gusto su questo parassita.
Era davvero al limite e voleva finirla una volta per tutte.
- Ripeterò la mia domanda, signor Kaidi... Cosa ci fate qui?
Kuto Kaidi fece una piccola risatina cinica.
- Mia piccola cara, ringraziatemi... Sono semplicemente venuto a porre termine
a tutta questa storia...
A quelle parole, Kaori spalancò gli occhi e fece qualche passo indietro.
Percorse rapidamente la stanza con lo sguardo e face una smorfia davanti ai due
uomini piazzati all’entrata del salone.
Non poteva scappare.
Kaori ebbe come una sensazione di deja-vu, cosa che aumento quella sensazione
di malessere.
In quel istante, Kuto fece un segno ad uno dei suoi uomini che gli portò
immediatamente una valigetta. La aprì rapidamente e la girò affinché la donna
potesse vedere il suo contenuto.
- Vi propongo un affare, signorina Makimura... un milione di dollari in cambio
della vostra promessa di lasciare il paese e non tornarvi mai più... Trattamento
più che equo, non pensate?
Sul momento, Kaori vacillò. Si aspettava tutto fuorché questo.
Sentì il suo sguardo inquisitore scivolare a lungo su di lei.
- Mio dio ma... voi siete più folle di vostra figlia...
Kaidi si mise allora a ridere. Di una risata sicura e sarcastica.
- Credete?... Afferrate una cosa, signorina Makimura, farei qualsiasi cosa per
mia figlia... Kira è infelice perché pensa che voi le abbiate rubato il suo
posto... vicino a questo Ryo Saeba... Certo, trovo un po’ eccessivo volervi
uccidere per questo... Dunque vi propongo questa transazione, molto allettante,
ve lo concedo...
Completamente disorientata, Kaori non rispose subito.
Quell’uomo non era riuscito ad ucciderla allora adesso, cercava di comprarla.
Con un gesto rabbioso, si avvicinò alla valigetta, guardò con disprezzo quelle
migliaia di banconote che erano davanti a lei e la richiuse violentemente.
- Mai, mi avete sentito!!!... Mai lascerò il Giappone!!... Io... Io preferisco
anche morire che lasciami comprare da un essere così ignobile come voi!!!
Fu il turno di Kaidi di alzarsi. Sfoggiava sempre quell’espressione impassibile
ed arrogante.
Guardò con stupore prima la valigia poi la donna.
- Vi credevo più intelligente di così, Kaori... Vi ho offerto una soluzione a
tutti i vostri problemi e avete rifiutato... Bè dopotutto, fate come vi pare...
Chico, Riko... Accompagnate questa affascinante signorina fino alla macchina...
Andiamo allo stabilimento...
Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 9.35
Ryo cominciava ad annoiarsi tutto solo in quella grande stanza.
Dolcemente ma con sicurezza, i suoi pensieri fluirono verso la sua socia e il
dolce abbraccio che avevano condiviso il giorno precedente prima che Lemon
arrivasse a disturbarli.
Un ghigno perverso prese il posto del sorriso stabile che sfoggiava da qualche
ora ormai.
Sospettava da tempo che Kaori nascondesse un essere passionale sotto la sua
corazza me le risposte alle sue carezze ed ai suoi baci, ieri, andavano ben
aldilà delle sue aspettative.
Di fronte ai suoi pensieri, Ryo ridacchiò come un idiota.
Aveva fretta di concludere questo caso per esplorare in modo più preciso e più
sicuro i legami che lo univano alla sua affascinante socia! Ah l’Amore, quando
ci colpisce!!...
Ma la dura realtà riprese il sopravento e Ryo ritrovò la sua professionalità
quando il rumore di passi si fece sentire e la maniglia della porta si mise a
girare.
Saeba guardò rapidamente l’orologio – indicava le 9.15 – estrasse la sua magnum
e la puntò sulla porta.
- Insomma Kaidi, è l’ora di arrivare in ufficio?
Ma anziché veder apparire l’anziano signore tutto rugoso, una bellissima donna
bruna con i capelli lunghi e lo sguardo penetrante entrò nella stanza.
Timidamente, dettagliò Ryo da testa a piedi, un sorriso radioso sulle labbra.
Ryo la riconobbe immediatamente.
Kira Kaidi era una donna splendida. L’aveva vista quella mattina stessa in foto
ed osservò che era molto più bella dal vivo.
La donna fece un passo avanti, asciugandosi furtivamente le lacrime che
provenivano dai suoi occhi arrossati, e chiudendo dolcemente la porta dietro di
lei.
- Io... io ho avuto paura Ryo... ho avuto paura di averti perso...
Ryo abbassò l’arma. Questa donna si rivolgeva a lui come se lo conoscesse da
anni. Lo guardava con una tale avidità ed una tale possessività che Ryo non
ebbe alcun dubbio sulla follia di Kira.
Le sopraciglia aggrottate, la vide avvicinarsi ancora più a lui fino a quando
non rimase che qualche centimetro tra di loro.
- Quando papà mi ha detto che eri morto, ho creduto che il mio cuore avrebbe
smesso di battere... ho pianto, pianto tutta la notte chiedendomi perché la
vita fosse stata così crudele con me... Poi ho sentito Tatsuya parlare... Ha
detto che City Hunter era sopravvissuto... Che era scampato all’esplosione...
Allora sono venuta da te e ti ho seguito... E tu sei qui... di fronte a me...
Così bello e carismatico come nei miei ricordi... Sono la donna più felice del
mondo!
Kira immerse i suoi occhi pieni d’amore e di follia in quelli dello sweeper.
Era completamente sprofondata nel suo delirio e Ryo si chiese fino a dove
potesse spingersi per soddisfare i suoi desideri.
Fu allora che sentì una mano fredda posarsi sulla sua. Kira sembrava volere un
ravvicinamento più approfondito e Ryo non sapeva come reagire.
- E già, Kira... City Hunter è ancora vivo... Siamo riusciti a scappare...
Ryo accentuò sul “siamo” per far capire che anche Kaori c’è l’aveva fatta.
La donna sembrava disorientata.
Inizialmente aprì la bocca poi la richiuse. Dopo di che, come se l’informazione
avesse fatto il suo corso, Kira fece una smorfia di disgusto.
Rilasciò allora la mano dello sweeper ed indietreggiò di qualche passo.
- Siete?... Parli di quella ragazza, vero?... Quella socia di cui l’incapacità
non è pari che alla sua mancanza di femminilità?... Avresti dovuto lasciarla
morire, Ryo... Era tutto quello che meritava!
Gli occhi di Ryo diventarono d’acciaio.
Sentì una sorta di rabbia invaderlo. A causa di questa donna Kaori stava per
morire. E sempre per colpa sua era stata aggredita da uno psicopatico.
L’espressione del suo viso era indecifrabile, ma dal modo in cui guardava Kira,
sembrava sul punto di infuriarsi.
- Dov’è tuo padre Kira?... Ho bisogno di parlargli.
Kira gli lanciò uno sguardo beffardo. Iniziò a canticchiare una canzone,
roteando più volte su se stessa.
Ryo sapeva di non poter ottenere nulla da questa donna.
Doveva incontrare Kuto Kaidi. Per trovare una soluzione. O un accordo.
Costernato dal comportamento di Kira, Ryo sospirò. Era un vero peccato vedere
che questa donna così affascinante era completamente squilibrata.
Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 9.41
Un urlo spezzò il silenzio della casa. Appeso ad una delle colonne bianche che
donavano, nel complesso, uno stile vittoriano all’abitazione, Falcon cercava di
riprendere la calma.
La maschera antigas sempre in mano, Mick scese di corsa al primo piano dove
aveva frugato in ogni stanza, fermandosi di netto davanti alla scena che gli si
offriva.
Inizialmente un po’ sorpreso, si schiarì con nonchalance la gola, si rigirò
vivamente, ma cedette alla tentazione d’ammirare la posa di Falcon.
A scapito dello scimmione, la sua risata risuonò in tutta la stanza.
- Che diavolo fai, Mick??... Fallo uscire da questa stanza immediatamente!!!
Mick era piegato in due ed aveva gli occhi che lacrimavano da tanto rideva.
Con uno sforzo sovraumano, ritrovò la sua flemma tipicamente americana e
percorse rapidamente la stanza con lo sguardo.
- Di cosa... Ahahahahahah... scusami... Hum, hum... Di cosa stai parlando,
Falcon?
Sempre appeso alla colonna, Falcon indicò una palla di peli che si nascondeva
dietro uno dei divani in cuoio del salotto. Le orecchie dritte in avanti, i
peli rizzati e gli occhi spalancati, il peggior nemico di Falcon non sembrava
contento, ma per niente contento, di trovare degli estranei in casa sua. Doveva
avere sei mesi al massimo.
Mick si avvicinò dolcemente all’animale, ma si fece solo sputacchiare addosso.
- Maledetto stupido!!... Ti insegno io a sputare addosso al miglior sweeper
degli Stati Uniti!!
Mick digrignò i denti. Non sarebbe stato certo un gattino a mandare tutto
all’aria ora che Falcon e lui erano riusciti, a tempo di record d’altronde, ad
addormentare e radunare tutto il personale della casa nella cantina di questa
dimora. E senza farsi scoprire... scusate se è poco!
Mick si rimboccò le maniche pronto allo scontro.
- Si chiama Ryo!!!
Mick gettò uno sguardo interdetto verso Falcon.
- Cosa???
La colonna bianca cominciava a sfaldarsi pericolosamente sotto il peso dello
scimmione.
E più Falcon s’innervosiva, più si aggrappava.
- Quel g... ga... hum... quella cosa si chiama Ryo... Quando ho pronunciato
questo nome lui è apparso!
A quel nome, il micino si diresse di soppiatto verso Falcon. Si sistemò alla
base della colonna aspettando probabilmente che l’uomo scendesse.
Mick si trattenne di nuovo dallo scoppiare a ridere. La colonna iniziò
nuovamente a scricchiolare e di fronte ai grugniti dello scimmione, Mick si
rese conto di non avere più scelta.
Prudentemente, l’americano si mise a ripetere il nome Ryo per addolcire
l’animale ma quest’ultimo non sembrava sensibile agli incanti dello sweeper.
-Tss... maledetto stupido... Devi venire qui!!
Il gatto si erse in punta sulle zampe e si rimise a sputacchiare.
Mick alzò gli occhi al cielo e tanto di analizzare la situazione.
Bene, visto il nome di quella creatura, doveva senza dubbio appartenere a Kira
Kaidi.
Ok.
Mick si disse che quella ragazza era davvero svitata per dare il nome dell’uomo
che amava al suo gatto.
Ma non era davvero il momento di pensare a queste cose.
Immerso in una profonda riflessione, Mick si rallegrò per l’idea che gli era
appena venuta in mente.
Rapidamente, estrasse dalla sua superba uniforme da derattizzatore, diversi
reggiseni e piccole culottes che aveva scovato nella camera di Kira. Le fece
annusare a Ryo che, riconoscendo l’odore della sua padrona, diventò
immediatamente più docile.
Mick lo afferrò rapidamente, mostrandolo con orgoglio a Falcon:
- Vado a metterlo in giardino!
Sul punto di aprire la portafinestra, Mick osservò il collare dell’animale.
Al posto della medaglietta con il nome, che la maggior parte dei padroni
regalavano ai loro animali da compagnia, c’era una piccola chiave. Mick la
guardò minuziosamente. Ne aveva già viste di simili. Diverse volte anche. Era
la chiave di una cassaforte.
Si, proprio così.
Una chiave di una cassetta di sicurezza di una stazione.
Felicissimo della sua scoperta, Mick recupero il collare del gatto, gli
accarezzò la testa, liberandolo nel giardino.
Ma mentre chiudeva la portafinestra, sentì un gran fracasso e, la mano destra
sulla fronte, sospettò che la colonna aveva infine ceduto sotto il peso di
Falcon.
Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami
Martedì 3 luglio, 9.41
Gli occhi fissi sul computer, Saeko stava scrivendo il rapporto del suo ultimo
caso, quando il telefono suonò.
- Ispettore Saeko Nogami.
(Il tono di voce era allo stesso tempo neutro e professionale.)
- Ciao bellezza, spero di non averti disturbato troppo?
(Con una smorfia, Saeko riconobbe la voce melliflua di Mick Angel.)
- Cosa vuoi Mick?
(La voce della donna era diventata glaciale ed impersonale.)
- Accidenti... Cos’hai mangiato stamattina per essere così di cattivo umore?...
Hai bisogno di un uomo, Saeko... Stai cominciando a diventare acida!
(Saeko fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.)
- Smettila di dire stupidaggini Mick e spiegami piuttosto la ragione della tua
chiamata!
(La frase fece il suo effetto e Mick tornò serio.)
- Ho i documenti.
(Stupita, Saeko spalancò gli occhi.)
- Quali documenti?
(Mick sbuffò rumorosamente.)
- Cristo Saeko, c’è la fai o cosa?... Ti ho detto che ho trovato i documenti
che provano il legame tra Kuto Kaidi e la mafia!
(Saeko afferrò una penna ed un block-notes.)
- Dove sei?... Mick, ci sei ancora?
(Mick lanciò un fischio e l’ispettrice capì immediatamente che una bella donna
stava sicuramente passando vicino a lui.)
- Stazione Nord... Ma non preoccuparti, te li porto immediatamente.
(Saeko scarabocchiò automaticamente Stazione Nord sul pezzo di carta e si alzò
in piedi.)
- No, lascia stare... Ti raggiungo io... Poi, andiamo a trovare Ryo allo
stabilimento Kaidi... Suppongo che debba essere ancora laggiù...
(Uno strano rumore si fece sentire. Come un uomo che gemeva dal dolore.)
- Mick???
(Saeko si infilò la giacca e lisciò la gonna quando la voce di Mick le risuonò
alle orecchie.)
- Perché le borsette delle donne sono così dure?
(Silenzio.)
- Saeko?!!
(La donna alzò gli occhi al cielo e controllò un ultima volta di essere ben
armata.)
Il parcheggio era di una grandezza impressionante.
Il cellulare incollato all’orecchio, l’ispettore Saeko Nogami
avanzava con passo rapido e nervoso nel parcheggio coperto della stazione Nord di
Tokyo. Con voce ferma ed inflessibile, la donna stava informando i suoi
superiori del buon proseguimento dell’indagine, con un senso d’analisi e dei
propositi sorprendenti.
I suo tacchi alti risuonavano come una sorda minaccia
sul pavimento in cemento ma i futuri vacanzieri, i turisti e gli altri
dipendenti della stazione, ben lontani dell’immaginarsi con chi avevano
realmente a che fare, si giravano istintivamente al suo passaggio per scoprire
l’origine di quel rumore estremamente irritante.
Man mano che Saeko si inoltrava nel tunnel, la donna sentiva gli sguardi sia
ammirati che gelosi scorrere su di lei e sulla sua figura perfetta. Alcuni
uomini giocavano in correttezza, approfittando che le loro mogli fossero girate
di spalle per farle un occhiolino dei più espliciti mentre altri, troppo
impressionati dal carisma che sprigionava, la divoravano letteralmente con lo
sguardo, incoscienti del male che facevano alle loro donne.
Inevitabilmente, le labbra della donna abbozzarono un sorriso. Bella e desiderabile,
Saeko non lasciava mai nessuno di marmo e lungi dall’esserne imbarazzata,
questa poliziotta si serviva intelligentemente e sottilmente di questi atout
per raggiungere i suoi scopi.
Senza mai dover niente a nessuno. Faceva male?!!
Il volto di Ryo che le stilava la lista dettagliata dei favori che le aveva
fatto in cambio di una o due piccole bottarelle s’impose naturalmente nella sua
mente strappandole allo stesso tempo un sorrisino birichino. Ma l’ispettrice
riprese velocemente la sua serietà quando il suo interlocutore le chiese se
stesse bene e cosa la mettesse in uno stato simile.
Terminato il resoconto, Saeko chiuse il cellulare, sistemandolo nella tasca
interna della giacca del suo tailleur.
Contenta della situazione, lasciò che un sorriso sicuro prendesse forma sulle
sue labbra brillanti.
Tutto si stava svolgendo alla perfezione e l’ispettore Nogami
era più che soddisfatta di sapere la sua squadra sul piede di guerra e pronta
ad intervenire al suo segnale.
Ambiziosa d’animo, Saeko non aveva mai nascosto i suoi appetiti carrieristi e
vedeva nel caso Kaidi il mezzo più rapido ed efficace
affinché le venisse finalmente riconosciuto il suo giusto valore gerarchico.
Non gli restava che trovare Mick e Falcon e mettere le mani su quei famosi
documenti.
- Mick?!! Falcon?!! Ma dove siete?
Il passo sempre più aggressivo, Saeko sentì l’irritazione sommergerla poco a
poco. Aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo in quel maledetto
parcheggiò e brontolò ancora una volta contro Mick e Falcon che non le avevano
certamente facilitato il compito rifugiandosi in quel posto.
Strapieno di una buona centinaia di auto di tutti i generi e di tutte le età,
Saeko aveva l’impressione di cercare un ago in un pagliaio.
La sua irritazione raddoppiò d’intensità quando raggiunse la linea di
delimitazione di fine del parcheggio.
Innervosita, battè un piede sbuffando di
frustrazione. Dove poteva trovarsi la 4x4 di Falcon?
Saeko si fermò e girò su stessa per avere una vista migliore di tutto il parcheggio.
Il sorriso le ritornò immediatamente quando vide il fuoristrada parcheggiato
tra un vecchio furgone tutto ammaccato ed una superba berlina nuova fiammante.
- Mick? Falcon?
Pronunciando questi due nomi, l’ispettore Nogami si
avvicinò con naturalezza al veicolo ma sospirò indispettita quando vide che la
vettura era vuota.
Il volto stanco, posò una mano sul cofano del motore e, con un alzamento di sopraciglia, notò che era freddo. Questo
significava che quell’auto era spenta già da un bel po’.
Sull’orlo di un esaurimento nervoso, osservò nuovamente i dintorni e notò il
leggero fumo che stranamente si sprigionava del retro del vecchio furgone.
Seguendo il suo intuito, Saeko fece rapidamente il giro del 4x4 gettando
un’occhiata a questo bizzarro veicolo che sembrava essere sopravvissuto alla
terza guerra mondiale. Di una bruttezza da far paura, quel furgone era presunto
dovesse vantare i meriti della ditta “Ma chi ha ucciso il topo di città?” e non
respingere la clientela.
Saeko avanzò. Le porte posteriori del camioncino erano spalancate. In guardia,
la donna oltrepassò con precauzione quest’ultimo ostacolo e quasi cadde alla
riversa quando scoprì Mick Angel, seduto con nonchalance sul retro del furgone,
sigaretta in bocca, ed immerso in una lettura apparentemente appassionante.
- Mick!?... Cristo Santo Miiick!!! Cosa diavolo ci
fai lì? – La voce era stridente e furiosa ma Mick non battè
ciglio – Ti informo che è da un quarto d’ora che giro in tondo in questo
dannato parcheggio mentre tu, ti fumavi una sigaretta, sbirciando
tranquillamente una delle tue riviste da maniaco!!
Le braccia incrociate al petto, Saeko era ora di fronte all’americano,
mostrando il suo nervosismo. Ma lungi dall’essere intimidito da questa
manifestazione di collera, Mick alzò semplicemente le spalle esalando una
boccata di fumo.
- Sempre così di buon umore a quanto vedo, Saeko! Che ne diresti di una piccola
seduta di rilassamento noi due per...
Mick non terminò la sua frase, impressionato dallo sguardo nero che Saeko gli
aveva appena lanciato.
- Pff... Non arrabbiarti, volevo solo farti un
favore! – Il viso di Mick tornò serio – Dai un’occhiata a questi documenti,
Saeko! Credo che non resterai delusa del viaggio!
Le sopraciglia aggrottate e gli occhi sospettosi, l’ispettrice afferrò i
documenti, iniziando a consultarli rapidamente.
Nell’arco di qualche minuto, la donna chiuse il fascicolo, ed un sorriso
soddisfatto sulle labbra, si allontanò dal furgone per telefonare. Ma, colmo
della sfortuna, il cellulare non prendeva praticamente più.
- Eh merda! – Saeko ripose nuovamente il suo cellulare tornando verso Mick –
Dannato parcheggio!!!
Più divertito che ogni altra cosa, Mick saltò in piedi schiacciando la
sigaretta sul suolo. Con un gesto elegante, recuperò il suo casco posato vicino
a lui, lo rimise sulla sua capigliatura bionda, e fece finta di spolverare la
sua magnifica uniforme color caco.
Saeko si apprestava ad urlare sull’americano, quando notò la sua tuta.
Inizialmente spalancò gli occhi stupita, poi fece del suo meglio per reprimere
la risata che le solleticava la labbra.
- Mick?!? Hum... non ti arrabbiare ma che cos’è
questo abbigliamento ridicolo?... No, aspetta! Lasciami indovinare... hum... Un bisogno urgente di cambiare lavoro? O la
realizzazione di un desiderio da bambino?
Mick scosse la testa alzando gli occhi al cielo quindi scomparì
all’interno del furgone.
La sua voce risuonò debolmente alle orecchie di Saeko.
- Pff... Puoi anche prendere in giro, Saeko, ma sappi
che è grazie a questa superba uniforme, che sono riuscito là dove i tuoi
favolosi colleghi poliziotti hanno fallito.
A quel punto, Saeko dovette ammettere che Mick aveva ragione.
Diversi ispettori esperti avevano, parecchie volte, cercato di trovare le prove
per incastrare KutoKaidi.
Ma quest’uomo aveva delle relazioni troppo altolocate e, protetto dagli esseri
più influenti e più rispettati della città, era, ancora oggi, quasi impossibile
metterlo nel sacco senza rischiare la propria vita.
Ed ecco che Mick, nel giro di due misere ore, le aveva portato quelle prove
tanto ricercate su un vassoio d’argento.
Con la discrezione e la disinvoltura più totali.
Era semplicemente incredibile.
Saeko alzò la voce perché Mick potesse sentirla.
- Hai ragione Mick. Dimentica quello che ti ho detto. Sono davvero
impressionata... Grazie a questi documenti, Kaidi può
dire addio a tutto quello che possiede... Bene, bando alle ciance, ci troviamo
davanti allo stabilimento tra un quarto d’ora con Falcon... Ma... Ma a
proposito, dov’è Falcon?
In alcuni secondi, Mick uscì dal furgone, la parte superiore della sua uniforme
stranamente bombata.
Lo sguardo beffardo e il sorriso malizioso, fece segno a Saeko di avvicinarsi.
- Falcon non è lontano... E’ bello sistemato... Guarda un po’ qua...
Seduto in fondo al furgone, gli occhi nascosti dal suo eterno paio d’occhiali
da sole, Falcon sembrava immerso in un sonno dei più profondi. Il suo petto si
sollevava al ritmo regolare del suo respiro ma il suo viso, tanto rosso quanto
quello di Kaori in collera, testimoniava uno choc abbastanza violento.
Saeko si apprestava ad aprir bocca, quando Mick le spiegò.
- Non preoccuparti Saeko... Il nostro grand’ uomo sta bene... Diciamo che ha
avuto qualche problemino con il piccolo Ryo!
Ryo? Le sopraciglia aggrottate, Saeko fece un passo indietro, restando muta di
fronte alla tuta di Mick che si scuoteva freneticamente.
Chiuse gli occhi, chiedendosi se non avesse bisogno, in fin dei conti, di
qualche giorno di vacanza, ed articolo goffamente:
- Ryo? Ma... credevo fosse allo stabilimento?!
Mick scosse la testa ridendo, e fece scorrere la chiusura lampo della sua
uniforme da derattizzatore.
Due piccole orecchie aguzze ed un piccolo nasino rosa fecero allora la sua
comparsa.
- Non parlo di quel Ryo, ma piuttosto di questo Ryo qui!
Saeko aveva un’aria così disorientata davanti a questa piccola palla di pelo
che la risata di Mick raddoppiò d’intensità.
La donna abbassò gli occhi sospirando e si portò una mano alla fronte, non
sapendo più se doveva ridere o piangere.
Che fosse Mick Angel o Ryo Saeba, quei due energumeni avevano sempre l’arte di
fare gli imbecilli quando la situazione prendeva una svolta delle più
drammatiche. Senza dubbio era il loro modo per gestire lo stress e la paura.
Forse.
Il tempo stringeva, Saeko non insisté più troppo sull’argomento e strinse il
dossier di Kaidi sotto il braccio.
Un leggero sorriso alle labbra, l’ispettore Nogami
girò prontamente sui tacchi e, con un gesto della mano, saluto Mick prima di
sparire dietro l’enorme 4x4.
Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 10.05
Con uno stridio dei pneumatici, la berlina parcheggiò davanti allo
stabilimento, tra diversi camion di spedizioni portanti i colori della ditta.
In alcuni secondi, KutoKaidi
abbandonò il suo veicolo e, la famosa valigetta con il milione nella mano
destra, contemplò con un’aria delle più contrariate i diversi camion che
invadevano il parcheggio.
Lo sguardo dell’uomo scivolò poi verso il suo sicario che si riaggiustava con
pretenziosità gli occhiali sul naso.
- Riko! Prendi la valigetta e mettila al sicuro!
Riko, che si apprestava a far uscire Kaori dalla
berlina, fermò il suo gesto e prese, con un sorriso malizioso alle labbra,
l’oggetto teso dal suo padrone.
- Un secondo Riko! Deve ritornarmi indietro,
d’accordo?... Non rifilarmi un colpo meschino altrimenti ti garantisco che
rimpiangerai amaramente il giorno in cui hai lasciato il grembo di tua madre!
Il suo sorriso si trasformò in smorfia.
Riko scambiò un ultimo sguardo con il suo compare Chiko e, dopo aver salutato come si deve il suo padrone, si
diresse rapidamente verso lo stabilimento.
- Allora Miss City Hunter, diamoci un po’ una mossa!
A quelle parole, Kaidi si girò vivamente, posando due
occhi neri su Chiko. L’effetto fu immediato.
La giovane recluta tacque immediatamente dimenticando la donna che attendeva
senza dire una parola sul sedile posteriore.
Kaidi s’attardò qualche istante su di lei.
Era davvero molto bella. E anche molto intelligente. Niente a che vedere con la
donna imbranata e sgradevole che Kira gli aveva
descritto.
Sentendosi un po’ troppo osservata, Kaori girò ardentemente la testa, lanciando
uno sguardo glaciale all’uomo anziano.
- Perché mi guardate così, signor Kaidi? Forse
speravate di vedermi sciogliere in lacrime ed accettare la vostra proposta
ripugnante?
Mentre parlava, Kaori si agitò sul sedile. Aveva i nervi a fior di pelle. E più
che la sua espressione, era il modo in cui stava torturando freneticamente le
dita che svelavano poco a poco lo stato d’ansia e di nervosismo che la
invadeva.
- Ve lo ripeto signor Kaidi, mai mi lascerò comprare,
soprattutto da un essere così immorale e corrotto come voi!
Un sorriso leggero si disegnò sulle labbra dell’uomo.
Quella ragazza gli piaceva davvero. Il coraggio e la temerarietà di cui dava
prova costringevano a rispettarla. Inoltre, non aveva paura né di tenergli
testa né di esprimere chiaramente i suoi pensieri più profondi, cosa che
rafforzava ancora di più la sua ammirazione.
Messe di fronte alla stessa situazione, Kaidi sapeva
per certo che molte donne avrebbero accettato senza storcere il naso e senza
offendersi quel famoso milione di dollari, troppo contente di poter abbandonare
la loro vita che giudicavano evidentemente troppo cupa e senza grande interesse
per loro.
Ma Kaori era diversa. Era una donna sorprendente e sensibile.
Intrigato da questa personalità cosi particolare, Kaidi
si avvicinò a lei, appoggiando con nonchalance il braccio sulla portiera
posteriore dell’auto.
- Dunque per voi sono l’incarnazione stessa dell’immoralità e della corruzione?
Hum... E’ una visione interessante. Davvero molto
interessante.
Di fronte a quella voce ferma e intrisa di una curiosità mal contenuta, Kaori
alzò fieramente la testa pronta a replicare. Ma la reazione di Kaidi fu tanto sorprendente quando inattesa.
Una risata calda e naturale risuonò spontaneamente alle orecchie della donna
lasciandola completamente sconcertata da questo cambio d’atteggiamento.
Diffidente, incrociò le braccia al petto lanciandogli uno sguardo elettrico:
- Non vedo davvero cosa ci sia di così divertente, signor Kaidi!
Kaidi smise di ridere e immerse uno sguardo
indulgente in quella della donna.
- Quello che mi diverte, signorina Makimura – Kaidi
insisté fortemente sul suo cognome – è che osate farmi la morale quando voi
vivete, da quasi otto anni ormai, sotto lo stesso tetto di un killer
professionista. Devo ricordarvi che il vostro caro Ryo Saeba è uno sweeper
rinomato per la sua implacabile efficacia? Un essere immorale e senza alcuna
coscienza che uccide senza la minima pietà? Ed osate parlarmi di rispetto e di
integrità? – Kaidi scrutò le reazioni della donna con
un’insistenza seccante – Allora signorina Makimura, non rispondete? Avete perso
la lingua?
Kaori s’irrigidì sul posto.
Come poteva quell’uomo paragonarsi a Ryo? Non era neanche degno di lustrargli
le scarpe.
Sentendo la collega avere il sopravento, Kaori strinse convulsamente i pugni e
rispose con disprezzo:
- Vi proibisco di paragonarvi a Ryo! Vuoi non sapete niente di lui! Mi avete
sentito, niente!... Ryo è l’uomo più umano e più rispettabile che mi sia mai
stato dato di incontrare. Emana integrità e onore mentre voi... voi... voi non
siete altro che un individuo completamente divorato dal potere e dal denaro. Ed
infatti, mi fate pietà, voi e vostra figlia!
Kaidi ascoltò con orecchio attento, facendo un
sorriso cinico.
- La vostra devozione e la vostra lealtà verso quest’uomo sono delle più
ammirevoli. Signorina Makimura. Davvero. Ma non dimenticate mai che Saeba è il
killer n° 1 del Giappone. Allora, di grazia, non
cercate di farmi credere che Saeba sia il nuovo Salvatore del mondo e
risparmiatemi le vostre lezioni sulla morale.
Kaidi fece un segno con la mano, spostandosi per
lasciar passare la donna.
Felice di poter muoversi, Chiko prese un piacere
evidente a spingere senza risguardo Kaori fuori dall’auto, l’arma puntata verso
la parte bassa della schiena.
- Ehi!!! Non c’è bisogno di essere così aggressivi!... Adesso scendo dalla tua
pidocchiosa auto!
Reprimendo la bestemmia che le bruciava le labbra, Kaori si accinse
maldestramente ad uscire dalla berlina, inciampando sul tappetino.
Ma a due dita dal crollare sul suolo, sentì delle mani tenerla fermamente per
le spalle.
KutoKaidi, il viso
stranamente contratto dalla rabbia, aiutò allora la donna a rimettersi in piedi
e si rivolse a Chiko con tono tagliente:
- Non so chi ti abbia insegnato le buone maniere, Chico,
ma sappi che non tollerò questo genere di comportamenti finché sarai al mio
servizio! Capito?... – Chiko mise il broncio ed
abbassò la testa, offeso di essere stato rimbrottato dal suo padrone davanti a
Kaori – Molto bene... Trova un posto comodo per la signora Makimura! Ho una
faccenda da sistemare. Verrò a trovarla più tardi in mattinata.
Lo sguardo chiuso ed inespressivo, KutoKaidi si diresse con passo rapido verso lo stabilimento,
non senza aver salutato ironicamente il suo ostaggio.
Chiko attese che il suo padrone sparisse dietro il
portone in acciaio per aprir bocca.
- Allora sei tu la socia di Ryo Saeba?
Kaori non rispose niente ma posò uno sguardo assassino su quest’uomo che si
prendeva gioco di lei un po’ troppo per i suoi gusti.
I pugni ancora chiusi, la donna fulminava internamente, facendo uno sforzo sovraumano
per non lasciar esplodere la collera che gli serrava lo stomaco.
Quel uomo, quel KutoKaidi,
l’esasperava a tal punto che mai prima nella sua vita aveva sentito un tale
rancore per un essere umano. Ma chi si credeva di essere quell’uomo alla fine?
Come se il fatto di avere un sacco di soldi ed essere uno degli uomini più
influenti di Tokyo gli desse il diritto di trattarla in questo modo e rovinarle
così la vita! Ma Kaori non ebbe il tempo di insistere troppo sulle sue
riflessioni che Chiko accentuò la pressione della sua
arma nell’incavo dei suoi reni.
Fece allora una piccola risatina che faceva più pensare ad un grido di una
capra che ad una risata umana.
- Andiamo, bella! Mettiti in marcia!
Il volto collerico, Kaori iniziò a camminare ben decisa a dimostrare a questo
James Bond da quattro soldi con chi aveva a che fare.
Lei era la socia di City Hunter e non sarebbe certo stato un killer buono a
nulla a farla paura. Doveva semplicemente trovare un piano ed agire il più
velocemente possibile.
Persa nei suoi pensieri, la donna inciampò su un sasso e, per la seconda volta
nella giornata, fu sul punto di cadere pietosamente al suolo. Riuscì, in un
ultimo sforzo, a ritrovare l’equilibrio.
- Ahi!
Con una voce lamentosa, Kaori si lasciò scappare un piccolo gemito di dolore.
Il viso teso, si fermò e s’inginocchiò per massaggiare vigorosamente la sua
caviglia indolenzita.
Questo gesto non sfuggì a Chiko.
Con un ringhio, l’uomo di avvicinò alla donna e, alla vista dei bendaggi che
coprivano la sua caviglia lesa, non potè che
constatare che la donna era seriamente ferita.
- Eh merda! Ci mancava solo questa!
Chiko sbuffò con forza e osservò a turno lo
stabilimento e la donna. Si passò una mano nervosa tra i capelli, lanciando con
aria indifferente.
- Ebbene Miss City Hunter, credo di non avere altra scelta!
Un ghigno malsano alle labbra, Chiko osservò qualche
istante il revolver che aveva in mano.
Kaori si tirò indietro e spalancò la bocca stupita. Cosa voleva dire? Cosa
stava per fare?
L’aria sempre più divertita, Chiko si avvicinò a lei
ed infilò la sua arma nella cintura dei pantaloni. Con un movimento brusco,
l’afferrò per le braccia, tirandola violentemente a lui prima di gettarla
negligentemente sulla spalla, come se non fosse nient’altro che un volgare
sacco di patate.
- Wow! Ma come pesa la signorina!
La sua risata da capra risuonò ancora una volta alle orecchie di Kaori.
Si prese un maligno piacere a rigirare il coltello nella piaga.
- Credo sia opportuna una piccola dieta! Ma comunque non preoccuparti, nel
posto dove starai non farai alcuna fatica a perdere questi chiletti
superflui!
Kaori diventò color rosso gambero, serrando i pugni convulsamente.
- Razza di cafone!!! Lasciami, mi hai sentito!!! Lasciami subito o te ne pentirai!!!
Kaori iniziò ad agitarsi il più violentemente possibile sulla spalla del suo
rapitore. Martellandogli la schiena con una moltitudine di pugni rabbiosi, la
donna sperava di fargli perdere l’equilibrio ed approfittarne per fuggire.
- Eeeeehhhhhh! Sta buona o ti ammazzo una buona volta
per tutte!
Kaori era di una rabbia nera. Chiko avrebbe visto di
che pasta era fatta. Nessuno aveva il diritto di trattarla in quel modo.
Nessuno!
Ribelle d’animo, la donna si arrischiò un’ultima volta a dimostrare a questo
dilettante chi era veramente e che non era la socia del grande City Hunter per
niente.
Incrociando le dita perché funzionasse, Kaori raccolse le sue ultime forze e
ricominciò a muoversi furiosamente allo scopo di liberare le gambe, per alcuni
secondi soltanto, dalle braccia di Chiko.
Diede poi una magnifica ginocchiata alla spalla destra dell’uomo che,
completamente destabilizzato dalla violenza del colpo, caddè
all’indietro, schiantandosi pesantemente al suolo. Kaori si rimise
frettolosamente sulle sue gambe ed approfittò del fatto che Chiko
non reagisse per filare il più rapidamente possibile verso la porta d’acciaio.
Un ghigno di dolore sulle labbra, l’uomo si rialzò penosamente massaggiandosi
la spalla ed abbaiò come un cane infuriato:
- Torna qui, razza di puttana!... Ti giuro che me la pagherai davvero molto
cara!!!!
Una volta in piedi, Chiko galoppò veloce come un
cavallo. Dava l’impressione di avere il diavolo in corpo e l’espressione
furiosa che metteva in mostra non presagiva niente di buono. In un tempo
record, arrivò all’altezza di Kaori che, intralciata dalla sua caviglia, non
poteva correre così velocemente come sperava. In alcuni secondi, la riafferrò.
Un sorriso di trionfo sulle labbra, Chiko la afferrò
violentemente per le braccia scuotendola senza riguardo.
- Ehhhhiiiii! Dove credevi di andare così, tesoro?
Il sorriso schiocco che sfoggiava finì d’esasperare la donna.
Kaori fece una smorfia di disgusto e si apprestava ad assestargli un colpo “made in Kaori” quando la voce di un uomo risuonò alle loro
orecchie, paralizzandoli letteralmente sul posto.
- Ehi ragazzo mio, da questa parte!
Sorpreso da quel timbro di voce che non conosceva, Chiko
lasciò la donna girandosi improvvisamente per far fronte a questo tizio
inopportuno.
Il pover’uomo non ebbe il tempo di capire con chi aveva a che fare che sentì un
violento dolore a livello dello stomaco poi sulla guancia destra. Colpito in
pieno, Chiko crollò, la testa sbattè
violentemente sul suolo facendogli vedere migliaia di stelle prima di
sprofondare nell’incoscienza.
- Allora Kaori, così ci si rivede!
Contento di lui, l’uomo immerse il suo sguardo blu acciaio in quello della
donna.
Un sorriso si disegnò istantaneamente sulle labbra di Kaori quando incontrò lo
sguardo malizioso di Jack Lemon.
Vestito con un semplice paio di jeans ed una maglietta nera, sembrava in piena
forma malgrado il livido sul occhio e i vari graffi che si potevano scorgere
sulle mani e sul viso.
Gli occhi spalancati, Kaori mollò dalle mani il mattone destinato a Chiko balbettando qualche parola incomprensibile.
- Voi?!... Ma insomma!... Come è possibile?... Io credevo...
Un sorriso agli angoli della bocca, l’uomo alzò la mano per tagliare corto
all’intervento di Kaori cercando uno strumento efficace per legare Chiko. La donna, avendo compreso immediatamente le
intenzioni dell’uomo, spostò qualche scatolone che giaceva vicino alla porta e
trovò delle vecchie corde ingiallite dal tempo. (P.S. Non dimenticate che si
trovano in un magazzino!)
Certo, di sicuro non sarebbero state molto resistenti ma avrebbero permesso a
Kaori e Jack di guadagnare un certo tempo prima che Riko
riuscisse a liberarlo.
- Mi dispiace di essere così brusco, Kaori, ma non credo sia davvero il momento
giusto per le spiegazioni.
Timidamente, Kaori allungò la mano toccando delicatamente la spalla di Jack
come per verificare che non stesse sognando e che lui fosse davvero vivo.
Sorpreso, l’uomo si girò immediatamente ma rimase completamente sbigottito
davanti il volto della donna.
Incapace di dire qualsiasi cosa, contemplò la lacrima che scivolava
silenziosamente lungo la sua guancia e si immerse in quegli occhi così intrisi
di dolcezza e di serenità. Sempre senza dire nulla, vide Kaori asciugarsi con
un gesto maldestro la guancia umida, arrossire e abbassare la testa in un
ultimo gesto di pudore.
- Sono talmente felice che siate vivo, Jack... E ancora grazie di essere venuto
in mio aiuto.
Toccato più di quello che avrebbe desiderato da questo segno d’affetto, Jack
volse rapidamente la testa, fissando la sua attenzione sul corpo legato di Chiko e recuperò il revolver che era infilato nella cinta
di quest’imbecille con gli occhiali neri.
Amava sua moglie e suo figlio, ma lo charme che si sprigionava da Kaori
Makimura lo turbava pericolosamente. Cosa rarissima, lei era così bella dentro
quando fuori e nessun uomo degno di questo nome poteva restarne insensibile.
A disagio, Lemon si schiarì la gola tentando di
prendere un’aria distaccata.
- Non c’è niente da ringraziarmi Kaori. Ad ogni modo, ve la stavate cavando
molto bene senza di me! Chiko non aveva alcuna
possibilità di fronte alla partner di City Hunter, ve lo assicuro!
Un sorriso sulle labbra, Kaori sollevò la testa pronunciando semplicemente una
parola che significava tanto per lei.
- Grazie.
Jack tese l’arma a Kaori il tempo che trascinò il corpo della sua vittima per
qualche metro gettandolo dietro ai scatoloni che ammuffivano, gia da qualche tempo, vicino al portone in acciaio.
- Tutto quello che posso dirvi per il momento, è che ho fatto pulizia nel
magazzino. Le diverse guardie che Kaidi aveva assunto
non erano molto astute e non ho avuto nessuna difficoltà a sbarazzarmene. Ma
sarò più tranquillo quando avrò messo le mani su quello stronzo di KutoKaidi. Non ci tengo che
chieda rinforzi!
Lemon osservò un’ultima volta i paraggi.
- Vedete tutti quei camion, Kaori? Kaidi gli ha
appena fatti consegnare e vi garantisco che quei pacchi contenevano tutt’altro
che dei mobili da assemblare!
In quel preciso instante, Kaori provò una strana sensazione.
Lo sguardo stranamente attirato da quel enorme edificio, la donna indietreggiò
di qualche passo e rimase a fissare la finestra in ferro, situata al primo
piano, come se avesse avuto il potere di vedere attraverso i muri.
Questa sensazione, la conosceva perfettamente. Era dolce ed appagante.
Il sorriso di Kaori si allargò.
Ryo era lì. Più presente e più rassicurante che mai. Solamente chiudendo gli
occhi, poteva sentire la sua forza bruta, il suo carisma quasi animale ed il
suo sguardo tenebroso avvolgerla in un’immutabile barriera.
Istintivamente, gli occhi della donna brillarono di una nuova fiamma e fu con
una voce determinata che chiese a Lemon.
- Ryo è qui, vero?
Sollevandosi, Lemon considerò con attenzione la donna
e annuì con un segno della testa.
Non dovette però disturbarsi oltre perché Kaori, revolver alla mano, avanzò
verso la porta penetrando, con una sicurezza che era lontana dal provare,
nell’imponente struttura.
Da qualche parte a Tokyo
Nello stesso momento.
La Porche di Saeko filava ad alta velocità sulla periferica. La sua guida,
nervosa ed audace, le era valsa diversi colpi di claxon e decine di sguardi
neri da parte degli altri automobilisti. Infastidita d’essere il bersaglio del
malumore di tutti questi giapponesi frustati, l’ispettore Nogami
spinse un po’ di più sull’acceleratore, facendo ruggire il motore del veicolo
superando allo stesso tempo il limite di velocità.
Aveva fretta. Estremamente fretta.
Ora che aveva i documenti in suo possesso, doveva ottenere il più rapidamente
possibile il mandato che gli avrebbe permesso di perquisire lo stabilimento Kaidi in tutta legalità ed incastrare, una volta per tutte,
questo dirigente d’azienda disonesto.
Stabilimento Kaidi,
ala Est
Martedì 3 luglio, 10.20
Appoggiata contro un muro in pietra, Kaori osservò con un certo riservo ed un
certo distacco il deposito che da solo rappresentava la supremazia di Kuto
Kaidi nel mondo degli affari. Lo stabilimento era molto più grande di quanto
aveva immaginato e le migliaia di scatoloni e imballaggi, che si accatastavano
e si scaglionavano su quelle centinaia di metri quadrati, le davano decisamente
le vertigini.
Ora si trovava nella seconda parte dello stabilimento, comunemente chiamata
“ala Est”. Le centinaia di casse, che vi erano depositate, erano molto
voluminose e, stranamente, nessuna portata l’etichetta “Kaidi Corporation”.
Kaori ne aveva perciò messo al corrente Jack.
Quest’ultimo, uno strano sorriso alle labbra, non si era fatto pregare per
rivelarle le altre attività, molto più lucrative d’altronde, della società
Kaidi.
Disgustata, la donna di avvicinò nuovamente alla cassa prestando attenzione al
suo compagno di fuga, e posò due occhi furibondi sul suo contenuto.
Anziché trovare dei mobili in legno ed altri oggetti d’arredo, la cassa
conteneva armamenti di ogni sorta destinati, senza dubbio, ai paesi sotto
sviluppati ed in preda a crisi sociali senza precedenti. Granate, mitra,
bazooka, mine... Tutto quello di cui c’era bisogno per condurre una guerra
senza pietà. Il necessario per uccidere e massacrare degli innocenti.
La bocca di Kaori si deformò in un ghigno dei più amari. In fin dei conti,
Kaidi non era l’eccellente uomo d’affari che tutti credevano.
No.
Era semplicemente uno di quegli uomini che erano riusciti a sfruttare al meglio
le loro risorse. Uno stabilimento clandestino pullulante di armi e di altri
equipaggiamenti per la guerra in cambio di un po’ di potere e molto denaro.
Niente di più, niente di meno.
La donna sussultò quando sentì il fischio di Jack giungerle alle orecchie.
I lineamenti ansiosi, Kaori batté diverse volte il piede destro contro il
pavimento per verificare di nuovo la solidità della sua caviglia. Il dolore era
passato ed anche se zoppicava ancora molto, la donna costeggiò rapidamente le
casse per raggiungere la piccola stanza situata in fondo allo stabilimento.
Stabilimento Kaidi, Ufficio Est
Martedì 3 luglio, 10.20
Lo sguardo di Jack era intriso di pietà mescolata ad indulgenza di fronte
all’uomo che gli stava davanti. Le mani legate dietro la schiena, l’ultimo
tirapiedi di Kaidi stringeva disperatamente la valigetta in cuoio nero tra i
piedi e dava l’impressione di portare il peso del mondo sulle sue fragili spalle.
Era di un pallore estremo.
Un sorriso beffardo alle labbra, Lemon si avvicinò, inginocchiandosi vicino a
lui.
- Allora Riko, cosa vuoi nasconderci qui?
Ponendogli quella domanda, Lemon recuperò la preziosa ventiquattrore di Riko
posandola delicatamente sul tavolo impolverato che fungeva da scrivania. Era
intimamente convinto che quella valigetta contenesse i preziosi documenti che
gli avrebbero permesso, cosi come a Ryo e Kaori del resto, di incastrare Kaidi
e voltare pagina su questa folle storia.
Ma realizzando abbastanza rapidamente di essere incapace di aprire quello
scrigno del tesoro senza la chiave, Jack lanciò un’imprecazione.
Il volto contrariato, tentò tuttavia di scassinare la serratura con un
coltellino svizzero ma senza successo. La serratura sembrava semplicemente
inviolabile.
- Merda! Senza quella fottuta chiave, non potremmo mai sapere che c’è dentro
questa valigetta.... A meno che...
Con precauzione, Kaori chiuse la porta alzando rapidamente gli occhi verso i
due uomini.
Con la rapidità di un animale, Jack si girò, sfoderando e puntando la sua arma
su di lei. Ma di fronte a quella donna che alzava ironicamente la mano in segno
di pace, l’uomo sospirò sollevato ed abbassò l’arma.
Quanto a Kaori, sentendosi un po’ colpevole, gli rivolse un piccolo sorriso
contrito lanciando un “mi dispiace” sempre molto mortificato.
- Kaori, guarda chi voleva privarci della sua compagnia!
Il viso cupo, Jack lasciò intravedere il killer professionista assopito in lui.
Gettò uno sguardo minaccioso sul povero Riko che, visibilmente impressionato e
spaventato dal carisma di Lemon, abbassò la testa in un gesto di protezione, le
spalle seguirono lo stesso cammino.
- Quella valigetta!? Ma dove l’avete trovata Jack?
I lineamenti sempre più tesi, Jack le raccontò brevemente come aveva sorpreso
Riko sul punto di lasciare lo stabilimento con quella ventiquattrore,
stranamente stretta contro il petto. Le spiegò anche che senza la chiave, gli
era stato impossibile aprire la valigetta.
Lo sguardo sospettoso, Kaori si girò verso il tirapiedi di Kaidi affiggendo un
sorriso dei più ironici. Ricordava molto distintamente lo sguardo complice che
Chiko e Riko avevano scambiato quando Kaidi gli aveva teso la valigetta.
- Fermami se sbaglio Riko ma... tu e Chiko... avevate deciso di dividervi il
milione di dollari?
Touchè. Il viso di Riko diventò rosso dalla collera. Offeso di essere stato
smascherato da una semplice ragazza, le rivolse uno sguardo omicida e cominciò
ad agitarsi freneticamente sulla sedia.
Ma affatto impressionata da quella dimostrazione d’orgoglio mal messa, Kaori
fece finta di riflettere, un dito posato sotto il mento.
- E questo significa che devi avere la chiave con te, non è vero Riko?
Gli occhi trionfanti, Kaori si avvicinò a Riko iniziando a perquisirlo. Posò
appena le mani sulle spalle che scoprì una catenina nascosta sotto la maglia,
alla quale era appesa una piccola chiave.
Un sorriso di soddisfazione sulle labbra, la strappò brutalmente del suo collo
offrendola ad un Lemon visibilmente impressionato.
- Tenete Jack... Ma spiacente di deludervi, quella valigetta non contiene
nemmeno uno dei documenti che cerchiamo. Contiene solamente un milione di
dollari.
Costernato, Riko girò la testa quando Lemon aprì la ventiquattrore. I suoi
sogni d’uomo ricco e adulato erano andati in fumo. Si trattenne anche dal
piangere sentendo Lemon emettere un lungo fischio alla vista di tutte quelle
banconote.
- Wow!!!!... Sono proprio soldi! Mi chiedo cosa potrei fare con tutto questo
denaro! – Lemon scambiò uno sguardo complice con Kaori e si girò verso il suo
ostaggio – Tu non avresti qualche ideuzza, Riko? –
Riko, vicino all’esaurimento nervoso, non prestò alcuna attenzione alle parole
dell’uomo e si mise a fissare instancabilmente il suolo ricoperto di polvere.
Divertito da quella reazione così puerile, Lemon alzò negligentemente le spalle
prendendo in mano qualche banconota. Si mise spontaneamente a contarle.
- Jack?
Lemon indietreggiò leggermente quando Kaori gli afferrò il braccio. Un strano
sorriso alle labbra, la donna immerse i suoi occhi in quelli di lui, impaziente
di renderlo partecipe della sua idea.
- Jack... So che questo vi sembrerà ridicolo ma... se vi teneste quel milione
di dollari? Voglio dire... che per colpa di Kaidi, avete perso la vostra
azienda ed il vostro lavoro. Trovo che sia normale che voi riceviate un piccolo
risarcimento per il torto che vi ha fatto, no?
La voce di Kaori diventava sempre più lieve man mano che parlava. Aveva
l’impressione di aver detto una grossa sciocchezza e lo sguardo confuso che le
lanciò Lemon, in quel preciso istante, ebbe soltanto l’effetto di rafforzare
ancora di più i suoi timori.
- Credete davvero, signorina Makimura?
Presi dalla loro conversazione, Jack e Kaori non avevano sentito la porta
aprirsi.
Eppure, Kuto Kaidi era lì. Gli occhi sgranati dalla rabbia, si trovava nel vano
della porta e puntava, con un piacere non dissimulato, un revolver su di loro.
Lemon fece scivolare lentamente la mano sulla sua arma ma Kaidi stava attento.
- Un gesto ancora Lemon e spedisco questa affascinante signorina a fare un giro
in paradiso... Perciò fammi il piacere di non muoverti e getta l’arma a terra.
Lemon obbedì senza batter ciglio e fece scivolare l’arma fino ai piedi di
Kaidi. Quest’ultimo la spinse, con un potente calcio, ben più lontana nello
stabilimento per essere sicuro che Jack non potesse recuperarla.
Kaori strinse i pugni, cercando disperatamente un’idea che potesse fargli
uscire da lì. In base al corrugamento della sue fronte, anche Lemon era
altrettanto ansioso che lei di trovare un piano efficace.
Sempre più tesa, la donna sussultò quando la voce dura di Kaidi la interpellò.
- Kaori! Liberatemi quel imbecille di Riko e legate Lemon al suo posto!
Con un gesto infastidito e confuso, Kuto lanciò una corda ai piedi della donna
e puntò, questa volta, l’arma su l’ex-killer professionista.
Kaori, nervosa ed inquieta, cercò l’approvazione e un po’ di conforto nello
sguardo di Jack. Il sorriso che le rivolse le riscaldò un po’ il cuore e, fu
con un po’ più di fiducia, che recuperò la corda ai suoi piedi e che liberò
Riko dai suoi lacci.
Fu allora che un’idea le attraverso rapidamente la mente.
Lemon seduto sulla sedia, la socia di City Hunter cercò con particolare cura di
non stringere troppo le corde, lasciandogli così la possibilità di liberarsi ed
intervenire non appena la situazione lo avrebbe permesso.
- Ora Kaori, voglio che diciate addio a Lemon e che veniate con me.
Kaori senti il sangue gelarsi nelle vene. Quell’uomo era davvero deciso ad
ucciderli.
Conoscevano il segreto di Kaidi dunque erano diventati d’ostacolo.
Kaori percorse con uno sguardo sconvolto la stanza che rischiava di diventare
la sua tomba. Doveva trovare qualcosa. Doveva guadagnare tempo.
Allora Kaori tentò il tutto per tutto.
- Non potete uccidermi, signor Kaidi. Se oserete alzare una mano su di me, vi
ucciderà senza la minima pietà.
Con voce ferma e inflessibile, Kaori articolò ogni singola parola.
- Ryo vi ucciderà, voi e la vostra preziosa Kira.
Kaidi si mise a ridere. Ma questa volta, la sua risata tradiva i dubbi che lo
stavano angosciosamente assalendo. Pensava davvero di poter uccidere
impunemente la partner di City Hunter? La donna a qui Ryo Saeba teneva più di
tutto?
- E’ qui, signor Kaidi. Sento la sua presenza come lui sente la mia. City
Hunter, siamo noi due. City Hunter rappresenta la nostra squadra, formata da
lui e da me. Allora se mi uccide ora, voi e vostra figlia morirete seduta
stante.
Gocce di sudore imperlavano la fronte dell’anziano uomo. I lineamenti contratti
al limite, sembrava sul punto di cedere.
Kira era il solo punto debole di questo essere immondo e Kaori sperava di
servirsi di questo amore indistruttibile per salvare la sua vita e quella di
Lemon.
La bocca di Kaidi si storse in una smorfia di dolore.
- Mentite, signorina Makimura! Saeba non è qui!! Perché non si fa vedere?
Perché non è già venuto a salvarvi?
Lemon si prese il piacere di rispondere al posto di Kaori.
- Perché sapeva che io ero qui e che avrei protetto Kaori.
Questa notizia fece vacillare una volta in più la fiducia di Kaidi. Gli occhi
stretti, le mani umide, puntò l’arma sulla donna con un gesto furioso.
- Dov’è allora?
Riko sollevò la testa e, come se di trattasse di una conversazione delle più
banali, rispose spontaneamente.
- Bè, con la signorina Kira. Gli ho sentiti quando sono passato davanti al
vostro ufficio, poco fa. Inoltre avevano l’aria di litigare.
Se la notizia destabilizzò Kaori, lei non lo diede a vedere.
Il fatto di sapere Ryo in preda alla follia di Kira la preoccupava molto. Gia
Ryo non sapeva come reagire di fronte ad una donna sana di mente, il saperlo
con una fuori di testa la preoccupava ancora di più.
Kaori gettò una rapida occhiata verso Lemon e notò che aveva le mani quasi
libere.
- E tu non hai fatto niente, razza di idiota! Non hai fatto niente per aiutare
la mia bambina! Come hai potuto lasciarla con quel killer sanguinario?!
Se Kaori era di una calma olimpionica, Kaidi perse istantaneamente il suo
sangue freddo e mirò senza la minima esitazione sul suo tirapiedi.
Con un ultimo moto di stizza, Kaidi perse il controllo di se stesso e sparò un
primo colpo alla spalla di Riko poi un secondo un po’ più basso nel torace.
Sotto choc, Riko barcollò, indietreggiò di qualche passo, il volto disfatto,
guardò le ferite e il sangue che colava sul suo abito. Con un ultimo gesto
disperato, premette le mani sulle sue ferite prima di crollare sul pavimento di
cemento.
Interdetta, Kaori osservò quel corpo senza vita svuotarsi del suo sangue.
- Kaori! Mettiti subito al riparo!
La donna arretrò ancora e ancora fino a raggiungere l’angolo della parete. Il
cuore che batteva e, gli occhi spalancati, osservò Lemon, che approfittando
dell’istante di panico, si gettò violentemente su Kaidi per disarmarlo. Kuto
Kaidi non resisté molto a lungo alla forza muscolare ed alla giovinezza di
Jack. L’arma scivolò sul cemento. Placcato al suolo, il presidente della
società Kaidi sembrava aver perso dieci anni in qualche secondo ed accettò la
sua sconfitta con un profondo sospiro.
- Kaori, dammi la corda che rendo innocuo una buona volta per tutte questo
rifiuto della società!
Kaori ubbidì, posando un ultimo sguardo intriso di pietà sul quell’uomo e filò
a velocità con la V maiuscola verso l’ufficio del signor Kuto Kaidi.
Stabilimento Kaidi, ala Ovest
Ufficio di Kuto Kaidi
Martedì 3 luglio, 10.40
Il silenzio che regnava nello stabilimento era impressionante e Kaori si
sentiva completamente oppressa.
Nella discrezione più totale, la donna percorse la distanza che la separava
dall’ufficio di Kuto Kaidi e si fermò ai piedi delle scale. Il fiato corto, il
volto determinato, la donna fece una smorfia quando un dolore divenuto
famigliare le trapassò di nuovo la caviglia destra.
Ma se ne infischiò. Ryo era lì. Al di sopra di quei scalini. E lei era ben
decisa a raggiungerlo.
Allora, aiutandosi con il corrimano per non appoggiarsi inutilmente alla sua
caviglia, la partner di City Hunter salì silenziosamente i scalini in acciaio.
Arrivata sana e salva, si avvicinò prudentemente alla porta trattenendo
istintivamente il respiro quando sentì la voce roca del suo socio.
- Lascia quella pistola, Kira! Sei diventata completamente matta da cercare di
uccidermi?
Una risata stridula e convulsa risuonò alle orecchie di Kaori. Istintivamente
la donna si tappò le orecchie alzando gli occhi al cielo.
Se mai avesse ancora dubbi sullo stato isterico della figlia di Kaidi, ne aveva
duramente avuto la prova.
Le sopraciglia aggrottate, Kaori si lasciò andare contro il muro. Cosa poteva
fare per aiutare Ryo?
Se avesse seguito il suo istinto, con un maligno piacere avrebbe sfondato
quella dannata porta dell’ufficio, le avrebbe date di santa ragione a Kira
Kaidi provandole con precisione assoluta che lei era la socia migliore che ci
fosse per Ryo Saeba. Era talmente semplice ma anche talmente stupido! In
effetti Kaori non aveva alcuna idea delle reazioni di Kira e sapeva per
esperienza che non bisognava mai fidarsi delle apparenze. Kira era molto
intelligente e Kaori non doveva sottovalutarla.
Allora, la ragione riprese rapidamente il sopravvento sul rancore e la gelosia,
e la donna attese di calmarsi e di aver trovato un piano migliore prima di
intervenire.
- Ahahahahaha.... E’ una bella domanda, Ryo caro. Davvero... Ma io potrei
chiederti la stessa cosa. Come può un uomo sano di mente rifiutare il potere,
la ricchezza, il rispetto di tutti e l’amore assoluto di una donna senza il più
piccolo, minimo briciolo d’esitazione?
Kaori ascoltò con orecchio attento e, gli occhi chiusi, cercava di visualizzare
la scena che si stava svolgendo dietro quel muro. A che faceva riferimento
quella discussione? Perché Ryo non la disarmava? Kaori aveva una fiducia
assoluta nel suo socio ma in questo caso, doveva ammettere che faceva fatica a
capirlo.
- Non sono pazza, Ryo. Ti amo e voglio solo la tua felicità. Tutto quello che
ho fatto, lo fatto per te... Capisci, ne ho abbastanza che tu agisca nell’ombra
senza alcun riconoscimento... Voglio che ti ricompensino finalmente del tuo
giusto valore. Voglio che tutto il mondo sappia che è il vero City Hunter! Un
uomo buono e giusto che non ha esitato a rischiare la sua vita per salvarmi!!!
Addossata contro il muro, Kaori si apprestava a posare la mano sulla maniglia
della porta quando notò che quest’ultima non era chiusa molto bene. Opportunità
inaspettata, la donna non aveva che da spingerla dolcemente per socchiuderla
leggermente e vedere così quello che stava succedendo in quella famosa stanza.
La voce tagliente di Ryo si alzò alta e forte, tagliando corto alle
elucubrazioni passionali di Kira.
- Sciocchezze, Kira. Io non sono né buono, né cattivo. Agisco semplicemente
secondo il mio istinto e le mie voglie, ecco tutto.
Kaori sentì il sospiro di Ryo poi il fruscio di una giacca. Accovacciata a lato
della porta, la donna fece scivolare lo sguardo sulla piccola fessura e
distinse due corpi che si facevano fronte in mezzo alla stanza.
Il cuore le fece un salto quando vide la figura atletica del suo socio. Gli
vedeva solamente la schiena ma, conoscendolo come nessun’altro, immaginava
molto bene l’espressione che sfoggiava in quel preciso istante. Un’espressione
delle più cupe e delle più impassibili. Il volto stesso di uno sweeper.
Rapidamente, il suo sguardo deviò su Kira e sull’arma che teneva nella mano
destra. Kaori spalancò gli occhi sorpresa.
Incredibilmente bella e sexy, la figlia di Kuto Kaidi era di un’eleganza e di
una grazia inimmaginabile. I suoi lunghi capelli bruni ondulati scendevano
magnificamente sulle sue spalle ed i suoi grandi occhi blu riflettevano una
tristezza ed una malinconia da spezzare il cuore. Quella ragazza era
semplicemente splendida.
Istintivamente, Kaori prese tra le mani una ciocca dei suoi capelli corti,
guardandola con irritazione e fece una smorfia di dispetto. Si sentiva banale a
fianco di quella reincarnazione di grazia e di femminilità. Insignificante e
trasparente.
Ferita nel suo orgoglio di donna, Kaori riuscì tuttavia a contenere l’enorme
sentimento di gelosia che la stava sommergendo completamente.
- E di cosa hai voglia in questo preciso istante?
I pugni serrati ed il sangue che le affluiva rapidamente al viso, Kaori guardò,
impotente, Kira avvicinarsi languidamente a Ryo. Provocante, s’incollò a lui
lanciandogli un sorriso da far dannare un santo. Kaori comprese immediatamente
quello che lei aveva in testa ma da lì dov’era, era nell’impossibilità di
vedere l’espressione del volto del suo socio. Credete di vederlo trasalire
leggermente quando Kira gli accarezzò furtivamente il petto con la mano destra.
Gli occhi disperatamente chiusi, Kaori pregò silenziosamente affinché il lato
perverso di Ryo non prendesse il sopravento e che lui mantenesse il suo sangue
freddo di fronte a quella divina creatura.
- Allora Ryo? A cosa potremmo giocare noi due?
Kaori soffriva le pene dell’infermo. I denti stretti ed il viso furioso,
sopportava difficilmente di vedere quella Kira stringersi sempre più
strettamente contro il suo socio. Credete di esplodere di gelosia quando vide
la mano di Kira scivolare con nonchalance sul braccio muscoloso di Ryo
ritornando ancora più provocante sul suo petto.
Sotto gli occhi smarriti della sua socia, Ryo si decise quantomeno a reagire.
Dolcemente ma fermamente, afferrò Kira per le spalle spingendola indietro.
- Che c’è Ryo? Non sono abbastanza carina per te?
Kaori represse la risata sarcastica che le solleticava la gola. Abbastanza
carina? Come se lei non sapesse di essere una di quelle donne che avevano
soltanto da schioccare le dita per far girare la testa agli uomini.
Kaori sospirò. Kira Kaidi era veramente una seduttrice temibile, quasi
demoniaca.
Le mani umidicce, Kaori attese con impazienza mescolata ad angoscia la risposta
dell’uomo.
- Tu sei incredibilmente bella, Kira e lo sai perfettamente... In altre
circostanze, non avrei esitato un solo secondo e ti avrei offerto una notte
d’amore indimenticabile... Ma cercando di uccidere Kaori, è come se avessi
cercato di uccidere me. E questo non posso perdonartelo.
Kaori sentì il cuore battere sempre più forte, sempre più velocemente. Quelle
semplici parole, uscite dalla bocca di Ryo, le fecero un bene immenso.
Alleviando tutti i suoi tormenti e tutte le sue preoccupazioni.
Ma non era il caso di Kira. Come se avesse ricevuto uno schiaffo, quest’ultima
arretrò di diversi passi, il volto completamente scomposto.
- Kaori???? Perché mi parli di quella ragazza? Non vedi che è soltanto un
fardello per te?... So benissimo che la tieni come socia a causa di quella
stupida promessa che hai fatto a suo fratello. Ma te lo assicuro, Ryo, hai già
pagato il tuo debito oramai e puoi sbarazzarti di lei! E’ tenendola vicino a
te, che City Hunter rischia di morire!!!
Esasperata dall’impudenza di quella ragazza, Kaori si morse il labbro
inferiore. Con quale diritto quella pazza osava parlare di Makimura? Con quale
diritto emetteva un giudizio sulle scelte di Ryo?
Diventata tutt’a un tratto estremamente pallida, Kaori abbassò lo sguardo e
represse le lacrime di collera che cominciavano ad offuscarle la vista. Quella
carogna aveva colpito nel segno e, con quelle parole, era riuscita a far
vacillare la poca fiducia che Kaori aveva in lei.
- Ti sbaglio, Kira. Se ho tenuto Kaori con me per tutto questo tempo, è per
puro egoismo e non per mantenere la promessa che ho fatto a Makimura.
Kaori sollevò gli occhi, allo stesso tempo disorientata ed incantata da quello
che aveva appena sentito.
Kira, quanto a lei, sembrava soffrire come non mai e Ryo sembrava prendersi un
maligno piacere a battere il chiodo...
- Kaori è la mia partner, Kira. Lei è e resterà la sola partner della mia vita.
Ma dopo tutto, sei libera di credere quello che vuoi.
“La sola partner della mia vita”. Il sottointeso non passò inosservato.
Un magnifico sorriso si disegnò sulle labbra di Kaori mentre ripeteva in
silenzio le parole pronunciate da Ryo.
Rassicurata e fiduciosa, felice malgrado le circostanze, la donna si concentrò
sulla corporatura immobile del suo socio sentendo il cuore gonfiarsi d’amore.
- Come puoi farmi tanto del male? Come osi parlarmi di lei dopo tutto quello
che ho fatto per te?
Kira cominciava ad innervosire seriamente Kaori. Ma cosa aspettava Ryo a
sbarazzarsi di lei una volta per tutte?
Silenziosa, la donna attese con impazienza il più piccolo indizio che potesse
spiegare la mancanza di reazione di Ryo, reprimendo un mugugno quando Kira alzò
la pistola su Ryo.
- Kaori! Kaori! Hai soltanto quel nome in bocca! – Kira si asciugò con un gesto
rabbioso alcune lacrime che colavano sulle sue guance arrossate – Ma non ancora
per molto, te lo assicuro!
Erba di collera, la figlia di Kaidi puntò l’arma su Ryo. Il suo volto
rifletteva la sua implacabile determinazione.
- Mio padre... si, mio padre... E stato messo al corrente di te e Kaori... E,
sono sicura che in questo preciso momento, si sta occupando della faccenda...
Vedi Ryo, a differenza di te, mio padre fa sempre tutto quello che gli chiedo
ed è per questo che lo amo tanto.
Le parole uscirono rapidamente. Troppo rapidamente del resto. Anche se
separati, Ryo e Kaori provarono la stessa sensazione che Kira cercasse prima di
tutto di convincere se stessa.
- Non dici niente, Ryo? Hai paura di sapere la tua dolce Kaori nelle mani di
mio padre? O forse hai paura che mi decida ad ucciderti?... Perché vedi Ryo, se
io non posso averti, allora nessun’altra ti avrà!
Kira era arrivata al limite e Kaori non poteva più aspettare. Ma cosa poteva
fare? Se entrava come una furia nell’ufficio, Ryo e lei rischiavano di essere
feriti, o peggio, uccisi. Era troppo pericoloso. Doveva trovare qualcos’altro.
Si, ma cosa?
Senza farsi vedere ne sentire, Kaori indietreggiò di qualche passo rimettendosi
in piedi. Per puro riflesso, si frugò nelle tasche dei jeans sperando di
scoprire qualcosa di interessante che potesse aiutare Ryo. Ma a parte lo
scontrino della cassa del supermercato all’angolo, le tasche dei suoi pantaloni
era disperatamente vuote.
La voce di Kira salì pericolosamente sugli acuti.
- Cosa c’è di così divertente, Ryo? Perché sorridi come un imbecille?
Sempre più nervosa, Kaori rimpianse amaramente di non aver chiesto un’arma a
Jack ed imprecò interiormente per la sua mancanza di professionalità. Furiosa
contro se stessa, ci mise qualche istante a comprendere il senso delle parole
appena pronunciate da Ryo.
- Sorriso perché, mi rendo conto, che non hai davvero capito niente, Kira.
Sapevo fin dall’inizio che mi avevi seguito fino allo stabilimento. E sapevo
anche tuo padre se la sarebbe presa con Kaori non appena avessi girato le
spalle... E per questo che, quando ho incontrato Lemon nel deposito, gli ho
chiesto di prendersi cura di Kaori e di tenere a bada tuo padre... Io voleva
occuparmi personalmente di te, Kira.
Man mano che proseguivano le spiegazioni di Ryo, migliaia di domande
attraversarono il cervello di Kaori.
Kira, lei, sembrava completamente smarrita ma teneva fieramente Ryo di mira.
- Me ne infischio di sapere che Lemon è vivo. Quel misero informatico da due
soldi non mi interessa per niente al mondo!... Ma dimmi una cosa Ryo... Se
sapevi che Kaori era in pericolo, perché non mi hai semplicemente attaccato e
legato su questo divano per andare in suo soccorso?
Kaori mancò poco che cadesse alla riversa quando Ryo emise una piccola risata
arruffandosi i capelli, con un gesto di malessere.
- E’ sempre piacevole parlare con una delle proprie fan, Kira. Cosa c’è di più
bello che essere il centro delle fantasie di una bella donna!!!
Davanti l’aria sbalordita di Kira, Ryo ritrovò la sua serietà. Kaori trattene
il respiro socchiudendo un po’ di più la porta.
- A dire la verità, volevo avere un mezzo di pressione su tuo padre se mai
Lemon non fosse riuscito a proteggere Kaori. Nel peggiore dei casi, era ben
deciso a scambiarti in cambio della vita della mia socia e la certezza che ci
avresti lasciato in pace in avvenire.... Ma se sono rimasto con te, era
soprattutto per essere sicuro che non te la prendessi direttamente con lei. Sei
molto più pericolosa di tuo padre, Kira. Lo capito subito quando ho saputo che
eri tu l’istigatrice di Donnie Pfaster... Ah! E se non ti ho legato, è per rispetto
verso il tuo status di bella donna!!!
Kira sorrise attraverso le lacrime.
- Se ho capito bene, finché Kaori sarà in vita, tu non sarai mai mio... Non è
giusto, Ryo. Io non voglio perderti. Voglio tenerti al mio fianco!
Kaori non poteva vedere lo sguardo che Ryo posava su Kira. Era duro come
l’acciaio e impregnato d’odio e di rancore. I lineamenti tesi, Ryo fece un
gesto impaziente con la mano.
- Tu non puoi perdermi, Kira. Io non ti appartengo e non ti apparterrò mai. Io
non appartengo a nessuno!
Sempre nascosta dietro la porta, Kaori incrociò furtivamente lo sguardo di
Kira. L’aveva vista? Aveva notato la sua presenza?
I suoi occhi erano crudelmente vuoti. Il sorriso si era trasformato in un
ghigno dei più amari. Era ferita. Profondamente ferita. Ma Kaori provò un odio
dei più feroci per quella donna nevrotica.
- Molto bene Ryo! Ma capirai perfettamente il mio desiderio di sbarazzarmi di
lei, sotto i tuoi occhi e senza alcun rimorso.
Kira attraversò la stanza in una frazione di secondo, spalancando la porta e
mise in mostra un sorriso dei più sadici scoprendo Kaori inginocchiata per
terra. Con un gesto della mano, le fece segno di alzarsi, scostandosi per
lasciarla entrare nella stanza tenendo la pistola scrupolosamente puntata su di
lei.
Inizialmente sorpreso, Ryo fissò la socia avvolgendola con uno sguardo
rassicurante.
Il volto teso, si rivolse con voce cupa alla figlia di Kaidi.
- Se la tocchi, Kira, ti ammazzo.
Il viso di Ryo era ridiventato impassibile e duro come l’acciaio. Ma Kira non
sembrava per niente impressionata.
- Mi dispiace, Ryo ma non ti credo. Come hai detto tu stesso, sei incapace di
sparare ad una donna soprattutto se è bella.
L’atmosfera era carica e pesante. Kira era dietro a Kaori e mise, con un gesto
deliberatamente lento, la sua arma sulla tempia della donna.
Pubblicò allora un sorriso soddisfatto.
- Avevi ragione quando hai detto che sono molto più pericolosa di mio padre. Se
avessi preso le cose in mano prima, Kaori sarebbe morta da molto tempo e tu
saresti completamente mio, ora.
Anche sotto minaccia, Kaori non batte ciglio. Dava prova di un sangue freddo e
di un coraggio incredibile. Ryo era fiero di lei. Non poteva desiderare
compagna migliore.
Un sorriso agli angoli delle labbra, si scambiarono uno sguardo complice.
Dovevano agire rapidamente ed efficacemente.
- Credo che queste siano le tue ultime parole, Kira.
Le sirene di una decina di auto della polizia si misero a ululare nello stesso
momento in cui Kaori afferrò l’arma di Kira tra le mani allo scopo di bloccare
il tamburo.
L’arma bloccata e nell’impossibilità di sparare sulla sua vittima, la figlia di
Kaidi si lasciò prendere dal panico restando paralizzata sul posto. Kaori si
abbassò il più rapidamente possibile cosa che permise a Ryo di sparare
sull’arma di Kira.
Sotto la violenza del colpo, la donna lasciò la pistola, che scivolò sotto la
scrivania in legno, cadendo all’indietro trascinandosi dietro Kaori nella sua
caduta.
Preoccupato, Ryo si precipitò immediatamente verso la donna.
- Tutto bene, Kaori?
La donna alzò gli occhi verso il suo socio abbozzando un sorriso di fronte allo
sguardo allo stesso tempo tenero e inquieto che posava su di lei.
- Dimmi Ryo, puoi spiegarmi perché sono sempre io che finisco per terra?
Brontolando sulle ingiustizie della vita e sul fatto che era sempre lei che
finiva imbavagliata, legata o ancora a terra, Kaori si sedette maldestramente
sul sedere, massaggiandosi leggermente la parte bassa della schiena prima di
spolverarsi i jeans e la canottiera nera.
- Francamente Ryo, credo di essere diventata troppo vecchia per questo genere
di attività!!! Dovresti pensare veramente a cambiare assistente!
Tranquillizzato dalla reazione di Kaori, Ryo si inginocchiò vicino a lei
rimettendole delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- E’ fuori questione, socia! Ora che ti ho ritrovato, non ti lascerò più! Sono
fiero di te, Kaori.
Kaori aprì la bocca ma nessun suono uscì. Quelle parole, Kaori sognava di
sentirle dal giorno in cui aveva accettato di diventare l’assistente del
temibile Ryo Saeba e di vivere nel suo mondo. Aveva l’impressione sorprendente
e appagante che tutte le pene, i dispiaceri e le sofferenze che aveva
sopportato in quegli ultimi anni si fossero cancellate in un istante grazie a
quella semplice confessione.
Persa nei suoi pensieri, Kaori non si era resa conto che Ryo le aveva tolto una
scarpa ed un calzino per controllare lo stato della sua caviglia.
Emise un leggero gemito di dolore mentre le dita lunghe e muscolose di Ryo
scorsero con nonchalance sul suo polpaccio. Bastò quello perché Kaori iniziasse
ad arrossire.
- La caviglia è gonfia. Bisognerà metterci del ghiaccio.
A disagio, Kaori girò la testa a guardare la figlia di Kaidi che, stesa non
lontano da lei, sembrava sprofondata in una mezza incoscienza.
Un demone in un corpo da dea.
Che peccato che una ragazza così bella ed intelligente fosse sprofondata in una
follia omicida. Aveva ogni cosa per poter essere felice e, senza rendersene
conto, aveva sprecato tutto. Kaori sospirò. Provava una pena immensa. Malgrado
quello che le aveva fatto subire, Kaori pregò silenziosamente perchè quella
donna ritrovasse una parvenza d’equilibrio e di calma.
- Non credi di essere stato un po’ duro con lei? ... Voglio dire... Sapendo che
ti amava, l’hai derisa parlandole di “una notte d’amore indimenticabile!” L’ho
trovato un po’ presuntuoso da parte tua!
A quelle parole, Ryo fermò il suo massaggio alzando il suo volto stranamente
serio verso di lei.
- Da quando origli alle porte, Kaori?
Offesa dal tono un po’ troppo paternalista di Ryo, Kaori recuperò la benda e la
rimise sulla sua caviglia. Infilò poi il calzino e si rimise la scarpa.
- Ti informo che non ho mai origliato alle porte in vita mia! Io... io
aspettavo semplicemente il momento giusto per venirti in aiuto, tutto qui!
Aveva detto davvero una stupidaggine! Kaori era furiosa con se stessa. Perchè
non riusciva a dirgli che aveva sentito tutta la conversazione che aveva avuto
con Kira? Perché non spiegargli semplicemente che provava la stessa cosa e che
anche lui sarebbe stato il solo ed unico partner con cui avrebbe condiviso la
sua vita? Perché era così timida?
- Ah si, bè se avessi saputo che eri lì a spiarci, ti assicuro che non mi sarei
sobbarcato Kira così a lungo!
Ryo aveva tirato un po’ troppo la corda. Se ne rendeva conto ma era più forte
di lui. Adorava stuzzicare Kaori e vedere quei magnifici occhi candidi brillare
di una contrarietà e di un furore a malapena contenuti.
Allora spinto dal desiderio di punzecchiarla ancora di più, avvicinò la testa
immergendo i suoi occhi maliziosi in quelli di lei.
- Siete gelosa, signorina Makimura? Perché posso sempre proporvi un pomeriggio
d’amore memorabile seguito, beninteso, da una notte d’amore indimenticabile.
Ryo aveva pronunciato quelle parole con una voce roca e sensuale. Sotto quello
sguardo ardente, Kaori arrossì alla grande, turbata come una liceale al suo
primo appuntamento.
- Ma noooo! Certo che no!... Pff! Cosa vai a pensare?
Ryo si avvicinò ancora un po’, un mezzo sorriso alle labbra.
- E tu Kaori, perché non ci pensi per una volta?
Contro ogni attesa, Kaori restò a bocca aperta. Un grazioso rosso colorò
nuovamente le sue guance un po’ palliduccie.
Agile come un gatto, Ryo si sollevò offrendo il suo aiuto a Kaori.
Turbata dal comportamento premuroso e seducente di Ryo, la donna esitò qualche
istante prima di posare la mano su quella dell’uomo.
- Andiamo socia, credo che sia ora di tornare a casa.
Con un occhiolino, Ryo attirò la donna a lui, e stringendola teneramente a lui,
l’aiutò a camminare, lasciando all’ispettore Saeko Nogami il compito di
occuparsi del caso di Kira Kaidi.
Il quartiere degli affari era circondato su un largo perimetro ed ora era quasi
impossibile per un semplice civile penetrarci. La notizia si era diffusa in un
baleno e i poliziotti, travolti dagli eventi, cercavano bene o male di
respingere la marea di curiosi che si stavano ammassando in tempo record
attorno allo stabilimento Kaidi. Un centinaio di persone aspettavano
passivamente, dietro alcune decine di barriere montate in fretta e furia e si
scambiavano appassionatamente le loro impressioni su questo strano caso, come
se il crollo dell’impero Kaidi le toccasse personalmente.
Immersa in questo incessante frastuono, una donna si lisciò istintivamente la
sua superba camicetta bianca, riaggiustò una volta ancora la giacca del suo
tailleur e controllò, con un gesto divenuto automatico, la sua acconciatura
impeccabile. Sicura di lei e del suo aspetto, fece se rapido gesto con la mano
all’uomo che le stava di fronte ed emise energicamente un sospirò prima di lanciarsi.
- Buongiorno. Qui è Akane Tendo in diretta del quartiere degli affari. Sono
esattamente le 11.15 ed in questo momento mi trovo davanti lo stabilimento
Kaidi dove sarebbero depositate migliaia di armi in partenza per i paesi
sottosviluppati. Il rispettato industriale Kuto Kaidi...
Microfono alla mano e faccia alla telecamera, la giovane giornalista del “Tokyo
news” registrava con un evidente savoir-faire il suo comunicato sulla decadenza
irreversibile di Kuto Kaidi. Uomo d’affari rispettato e di un’influenza senza
nome sulla città di Tokyo, l’arresto di questo industriale aveva fatto tremare
di rabbia e di collera – delle leggere scosse erano già giunte fino allo
stabilimento – i più grandi industriali del Giappone.
Tutti sospettavano che Kuto Kaidi non sarebbe stato risparmiato e che sarebbe
stato in prima pagina di tutti i media durante quelle interminabili settimane.
Del resto, il suo crollo aveva già fatto scorrere molto inchiostro e macchiava
in modo brutale il mondo dell’industria giapponese. Per la sua mancanza di
prudenza e il legame troppo stretto con sua figlia, Kaidi non aveva solamente
perso il suo impero e la sua integrità ma aveva, senza davvero saperlo, gettato
discredito su questo mondo fino ad ora sinonimo di brama e d’ammirazione. In
qualche secondo, Kaidi aveva perso le sue credenziali di nobiltà. E questo,
anche i suoi più vicini collaboratori e amici non gli avrebbero mai perdonato.
- ... La polizia giapponese ha lasciato intendere che Kira Kaidi, l’unica
figlia di Kuto Kaidi, si troverebbe in questo momento in una delle stanze. In
effetti la sua auto, un cabriolet rossa decappottabile, è stata vista...
Decine di reporter solcavano il luogo, filmando ed intervistando tutto ciò che
aveva la sfortuna di portare un uniforme. Nemmeno loro avevano accesso allo
stabilimento, l’entrata al parcheggio era vietata alle persone che non facevano
parte della polizia o che non avevano ricevuto un’autorizzazione speciale. Ma
tutti persistevano rigorosamente. Gli orecchi tesi e gli occhi bene aperti,
ognuno cercava avidamente la più piccola faglia a questo sbarramento di
poliziotti, la più piccola occasione per intrufolarsi alla chetichella verso il
grande edificio in cemento e sorprendere Kaidi nel suo smarrimento. L’evento
era troppo allettante, troppo grande. Era l’opportunità che ogni giornalista
degno di questo nome sperava. L’occasione di dimostrare il suo valore e la sua
professionalità una buona volta per tutte. L’ occasione di elevare la sua
carriera.
- Aiutata da una buona ventina di poliziotti, l’ispettore Saeko Nogami sta
procedendo in questo stesso momento alla perquisizione di questo enorme
stabilimento. Il numero d’armi...
Akane Tendo faceva parte di quei giornalisti “dalle grosse ambizioni”. Lei
stessa si descriveva come una donna ambiziosa e non ne faceva segreto, al
contrario. Senza porsi domande, era accorsa non appena il suo cameraman l’aveva
messa al corrente della voce, sentendosi pronta a sfidare il proprio destino ed
a mostrare di cosa era realmente capace.
Allora faccia alla telecamera, la donna offrì il meglio del suo talento e
strinse i denti per non strangolare un collega che girava il suo servizio a
solamente qualche metro da lei.
Le riprese non durarono che alcuni minuti. Minuti durante i quali Akane
descrisse, in poche parole traboccanti di verità, il percorso professionale di
Kuto Kaidi prima di annunciare, con moderazione ma efficacemente, come
quest’uomo d’affari cosi ammirevole avesse patteggiato con la mafia per erigere
il suo impero. E professionale fino all’orlo delle sue unghie impeccabilmente
smaltate, questa vivace brunetta non si privò di fornire alcuni dettagli che
era riuscita a strappare, alcuni minuti prima, ad uno o due poliziotti troppo
sensibili a due battiti di ciglia ed un sorriso seducente.
- Akane Tendo, in diretta dallo stabilimento Kaidi, per Tokyo News.
Un sorriso un po’ stereotipato sulle labbra, la giornalista attese che la luce
della telecamera si spense per lasciare campo libero alla sua frustrazione.
Borbottando e battendo i piedi, manifestò fisicamente la sua insoddisfazione.
Lo sguardo a caccia di un dettaglio che le fosse sfuggito, si decise tuttavia a
seguire Toji, suo cameraman nonché migliore amico, verso il furgone prestato
dalla rete televisiva “Tokyo News”.
Quartiere degli affari, furgone “Tokyo News”
Martedì 3 luglio, 11.21
La porta del furgoncino si richiuse violentemente nel brusio della folla.
L’interno del veicolo, che Akane trovava ovviamente troppo piccolo per lavorare
efficacemente, era molto confortevole e conteneva l’ultimo grido in materia di
attrezzature audiovisive. Ma alla giovane giornalista non gliene importava
niente. Tutto quello che voleva, era vedere la sua performance e giudicare
l’impatto che avrebbe avuto sulla sua carriera.
Tesa al massimo, Miss Tendo infilò rapidamente la cassetta nel
videoregistratore prima di sprofondare confortevolmente sulla sua sedia blu.
Toji, a conoscenza del malessere della sua amica, attese diversi minuti prima
di lanciare il filmato.
- Dai calmati, Akane! Non dimenticare che sei la migliore giornalista della tua
generazione... Quindi rilassati!
La voce di Toji era leggera e distesa. Colpita da questo segno di fiducia,
Akane gli rivolse un grazioso sorriso e gli fece segno di far partire la
cassetta con un segno della mano. Toji eseguì.
Man mano che la visionava, gli occhi della donna si corrugarono
pericolosamente, le sue labbra si socchiusero irregolarmente per lasciar uscire
dei brontolii e altre esclamazioni poco professionali, segno evidente che non
era contenta di quello che vedeva e sentiva.
Irritata, Akane ora tamburellava le dita sulla console. La sua prestazione era
buona. Solamente buona. Le mancava qualcosa. Le mancava LO SCOOP. Quella
notizia interplanetaria, o nel suo caso più modestamente giapponese, che le
avrebbe permesso di elevarsi dal grado di semplice giornalista al grado di
presentatrice del tg delle 20.00. Quel posto, lei lo sognava da anni e, senza
sapere veramente perché, avvertiva che questo caso racchiudeva molto di più che
un semplice caso di contrabbando d’armi.
In qualche secondo, le sue labbra si storsero in una smorfia poco affascinante,
mentre i suoi occhi cercarono freneticamente l’informazione che le avrebbe
permesso di portarsi a casa il Pulitzer. E in quel momento li vide.
- FERMA! Toji! FERMA!
Come scossa da una corrente elettrica, Akane fece un balzo sulla sedia
conficcando senza rendersene conto le sue lunghe unghie nel braccio del suo
collega. Cosa che le valse uno sguardo furibondo da parte di quest’ultimo.
- Guarda Toji! Guarda bene questi uomini! Sono sicura di averli già visti da
qualche parte!
Un sorriso malizioso alle labbra, la giornalista indicò con il dito lo schermo
del computer allo scopo di attirare l’attenzione di Toji sui due uomini bruni
fermi sull’immagine. Uno dei due, ripreso di fronte, era facilmente
riconoscibile mentre l’altro rivelava solamente un superbo profilo atletico.
Intrigato, il cameraman spinse il pulsante per ingrandire l’immagine
aggrottando le sopraciglia, come se quel gesto migliorasse immancabilmente la
sua vista.
- Ma si, hai ragione... La faccia di quel tipo non mi è sconosciuta! – minuto
di silenzio – Dio mio, si! Quel uomo! Non sarà Jack Lemon, per caso?
Akane approvò con un segno della testa.
- Esattamente! E vedi quell’uomo alla sua destra? Ebbene, è il famoso City
Hunter!
Sapendo di aver pronunciato il NOME tanto temuto, Akane si dilettò già
dell’effetto che avrebbe prodotto sul suo socio.
- City che?
La giornalista si trattenne per un pelo dal cadere dalla sedia, aggrappandosi
disperatamente al braccio destro del suo collega e gli urlò contro.
- CITY HUNTER!!! Il sweeper numero uno del Giappone! Il killer professionista
più temuto e più rispettato fra tutti! Non mi dire che non hai mai sentito
parlare di Ryo Saeba?... Accidenti Toji, è ora forse che tu esca dalla campagna
e che cominci ad interessarti un po’ più al mondo reale e un po’ meno alla
borsa ed all’economia!!!
Abituato a vedere la sua amica andare su tutte le furie, Toji alzò con
nonchalance le spalle focalizzandosi sul suo computer.
- Scusa se non mi interesso agli angeli sterminatori della tua amata città, ma
ti informo che tu sei una giornalista specializzata in economia e in finanza!
Perciò concentrati tu sugli affari di nostro interesse: le cause e le conseguenze
del crollo dell’impero Kaidi... E poi, non ti arrabbiare così Akane, lo sai che
non fa ti bene alla pressione!!
Il viso rosso di collera, Akane gli diede una gomitata sulle costole.
- Piantala di parlarmi come ad una vecchia! Non sono ancora da buttare! Ti
segnalo, che non ho neanche trent’anni!!
Di fronte all’aria oltraggiata della sua collega, Toji si trattene
difficilmente dal ridere ma preferì mitigare le cose, alzando le mani in segno
di pace.
- Scusa Akane! Sono il primo a riconoscere che non sei ancora da gettare nella
spazzatura... Andiamo, invece di brontolare, spiegami come conosci questo
famoso City Bunker?... Frequenti gli assassini a pagamento adesso?
Di fronte a tanta stupidità, la donna preferì fare come se non avesse sentito
niente. Con un movimento rapido, si girò sulla sedia ed afferrò le due foto che
stavano uscendo dalla stampante. Gli occhi fissi sul bel profilo di Ryo, Akane
tacque qualche istante.
- Ieri sera, navigavo in internet alla ricerca di informazioni sul evoluzione
della mortalità e della criminalità nel nostro bel paese e sono finita sul sito
di City HUNTER. Ho trovato diverse foto e diverse informazioni su quest’uomo
che vive nell’ombra... Hum... Quel Ryo Saeba ha un tale carisma ed una tale
bellezza che darei qualsiasi cosa per intervistarlo!!!
Toji fece una piccola risatina che irritò fortemente la giovane giornalista.
- Kitty Hunter, vero?... Ti prendi gioco di me, Akane?
Akane replicò vivamente.
- Certo che no! Che interesse avrei a mentirti?
Velocemente, Toji fece girare la sedia della sua collega così da poterle
parlare faccia a faccia.
- Non so... Ma francamente Akane, hai sentito quello che hai detto? Hai mai
visto un assassino professionista vantarsi dei suoi talenti di killer su un
sito internet mentre è costantemente ricercato dalla polizia? Lo trovo un
tantino pretenzioso e suicida da parte di questo sweeper, non credi?... No, se
c’è sul serio, si tratta ancora di uno di quei siti fasulli creati per gioco!
Infastidita da quello sguardo beffardo posato su di lei, Akane inclinò la testa
concentrandosi sulla foto di Ryo.
- Dopo tutto, pensa quello che vuoi... Ma è incredibile vedere come quest’uomo
assomigli a Ryo Saeba!
Akane aveva pronunciato le parole con una voce molto dolce come se stesse
parlando soltanto a se stessa. Toji sprofondò più confortevolmente sulla sua
sedia e, le braccia incrociate sul petto, guardò duramente la sua collega.
- Come puoi dirlo, Akane? A causa di quella foto?... Dio mio, quella foto è
talmente venuta bene che qualsiasi uomo un minimo bruno e atletico potrebbe
corrispondere alla tua descrizione!... Non avrai ceduto al fascino di questo
killer, vero?
Sentendo quelle parole, Akane spalancò gli occhi mancando di ridere.
- Ma dove vuoi arrivare?
Un bagliore malizioso negli occhi, Toji non smetteva di guardarla.
- Rassicurami Akane e dimmi, che da professionista, hai coscienziosamente
verificato l’esattezza di ogni informazione fornita da quel sito prima di
proclamare ai quattro venti che quest’uomo è un killer professionista?
Colta in fallo e offesa nel suo orgoglio di giornalista, Akane volse
rapidamente la testa abbassando gli occhi. Un debole suono uscì dalla sua bocca
mentre cercava di trovare delle scuse.
- In effetti, non ne ho davvero avuto il tempo... Ho scoperto quel sito ieri
sera tardi e non ho avuto tempo di spingere oltre le mie ricerche... Ma ti
assicuro che...
Vedendo che la sua socia era sul punto di ricominciare, Toji alzò la mano
intimandole di tacere e di ascoltarlo. La donna fissò il pavimento del furgone
con un lungo sospiro.
- No Akane! Devi dimenticare questo City Center e concentrarti su Jack Lemon.
TI ricordo che quell’uomo è sensato che sia morto nell’incendio della sua ditta
e invece, oggi lo troviamo in piena forma. E questo, ti assicuro che è molto
più reale che la tua storia inverosimile del killer professionista... Cerchi
uno scoop, Akane? Allora, muoviti e svela al mondo intero che Jack Lemon,
potente uomo d’affari nel campo informatico, è ancora vivo ed intrattiene delle
relazioni più che sospettose con la società Kaidi!
Lo sguardo colmo di perplessità, la giovane giornalista non rispose niente sul
momento, si alzò ed aprì la portiera del furgone. Il brusio della folla le
giunse immediatamente alle orecchie infondendole l’energia che l’aveva
abbandonata qualche minuto prima.
Traendo un respiro profondo, si girò un’ultima volta facendo un occhiolino a
Toji.
- Fai in modo che il pezzo passi per il tg delle 11.30... Vado a condurre la
mia piccola indagine su Jack Lemon!... Hum... Sono sicura che l’ispettore
Nogami ha molte cose da raccontare!
Tranquillizzata e nuovamente pronta a combattere, Akane mise in mostra un
sorriso colmo di fiducia.
Quartiere degli affari,
Accesso al parcheggio dello stabilimento Kaidi,
Martedì 3 luglio, 11.30
Il vecchio camioncino aveva delle difficoltà ad aprirsi un passaggio tra le
centinaia di curiosi, i veicoli della polizia e dei media che erano appostati
nei posti più strategici di quell’enorme posto. Vedendo che non riusciva ad
andare oltre senza rischiare di avere la morte di qualcuno sulla sua coscienza
già troppo carica secondo lui, l’americano pigiò il freno per fermare il
veicolo.
- Accidenti, ma si credono all’uscita di un concerto dei Rolling Stone!?!... E’
incredibile!
Emettendo un fischio d’ammirazione, Mick si accasciò sul volante, un po’
stupito dal numero di persone presenti sul posto. Non se lo aspettava davvero.
Ed osservando quella folla rumorosa, lo sweeper ripassò mentalmente la
telefonata piuttosto autoritaria di Saeko che gli chiedeva di raggiungere il
più rapidamente possibile lo stabilimento e portare, se possibile, altre tre
divise da derattizzatore. Ryo e Kaori avevano, apparentemente, un bisogno
urgente del suo camioncino per fuggire da quel posto brulicante di poliziotti e
di giornalisti affamati d’esclusive. Fedele a se stesso, Mick inizialmente
aveva brontolato una buona decina di minuti contro Ryo e la sua evidente
mancanza di professionalità, prima di accettare pensando alla sua dolce Kaori.
E tra le direttive di Saeko, lui aveva fatto chiaramente capire che ne aveva
abbastanza di fare la ruota di scorta e che era tempo che gli venisse
riconosciuto il suo giusto valore. Lui non era uno qualsiasi! Lui era il
celebre Mick Angel, sweeper numero uno negli Stati Uniti e dintorni. Insomma,
ex-sweeper numero uno perché dopo il combattimento con Kaibara, non era più in
così grande forma. A causa di questo. A causa delle sue mani.
Perso nella contemplazione dei suoi guanti in stoffa, Mick ritornò sulla terra
quando il suo furgone oscillò pericolosamente e riprese coscienza del posto in
cui si trovava.
- Non è il momento di sognare Mick, Ryo e Kaori hanno bisogno del tuo aiuto!
La mente nuovamente operativa, Mick si lanciò, per ogni evenienza, alla ricerca
di quella cara ispettrice dei capelli semi-lunghi ed il fascino devastatore.
Non che gli mancasse molto ma aveva bisogno di lei per accedere al parcheggio.
Il suo sguardo penetrante incontrò molti uomini d’affari, venuti per lo più
dalle ditte affianco o dei quartieri vicini. C’erano così tante persone anziane
che non avevano sicuramente nient’altro di più interessante da fare che fare i
curiosi, così da avere un argomento di pettegolezzo per i giorni a venire. Mick
notò la presenza di qualche studente, che passavano di lì per caso e di madri
di famiglia, che rientravano da compere o da una passeggiata con i loro
bambini. Il suo lato farfallone riprese il sopravento, e l’Americano fu un po’
deluso di non vedere belle donne in quella massa rumorosa ma represse una
smorfia di disgusto quando una nonna, lunghi dal essere indifferente al suo
charme occidentale, gli fece un occhiolino carico di sottointesi.
Mick ridacchiava tutto solo quando un poliziotto s’avvicinò e picchiò contro il
finestrino.
- Signore, non potete restare qui! Vi chiedo di girarvi e fare marcia indietro!
Tutti i finestrini erano chiusi e Mick non sentiva niente di quello che il
poliziotto gli stava dicendo.
Calcando al massimo il caschetto sul cranio, l’Americano rimise velocemente i
suoi occhiali da sole e si guardò nello specchietto retrovisore del veicolo per
assicurarsi che il suo travestimento fosse perfetto e che nessuno potesse
riconoscerlo.
Un sorriso ironico alle labbra, Mick si allungò poi verso il vano portaoggetti,
lo aprì con un gesto secco e prese il suo cellulare.
- Ispettore Saeko Nogami, ti ascolto!
(La linea gracchiava e l’agente di polizia colpì ancora una volta il vetro.)
- Ciao bellezza, come stai dall’ultima volta?
(Mick sentì un profondo sospiro di stanchezza.)
- Mick? Che cavolo stai facendo, è un quarto d’ora che ti aspettiamo!
(Toc! Toc! Toc! Toc!.... Toc!)
- Sempre così incantevole a quanto vedo!!! Dimmi, Saeko, è la polizia che ti
rende così aggressiva o è il tuo stato naturale?
(Mick si decise a girarsi a guardare l’agente quando quest’ultimo tentò di
aprire la portiera.)
-...
(Disinvolto, l’americano salutò l’agente con la mano e gli indicò il suo
cellulare alzano le spalle.)
- Nessuna risposta pungente, cara ispettrice? Ohh là là, sono deluso!!
(Toc! Toc! Toc! Il poliziotto cominciava seriamente ad innervosirsi e fece
segno ad alcuni colleghi di avvicinarsi.)
- Perché mi hai chiamato, Mick? Ti informo che tutti ti stanno aspettando! Non
potrò nascondere Kaori e Ryo in eterno!
(Mick aggrottò le sopraciglia e comprese che non era più il momento di
scherzare quando quattro poliziotti circondarono il suo veicolo.)
- Diciamo che ho bisogno del tuo aiuto, sto avendo qualche difficoltà a passare
lo sbarramento che i tuoi colleghi hanno eretto con così tanta cura!... Del
resto, la cosa migliore sarebbe che gli parlassi tu stessa, ok?
- Cosa?!!! Ma...
Abbassando manualmente il vetro, Mick rivolse il suo sorriso più franco al
poliziotto e gli presentò immediatamente il telefono.
Completamente sbalordito dall’aplomb di quest’uomo con il caschetto, il
poliziotto guardò il cellulare con gli occhi spalancati ed allungò timidamente
la mano per prendere la comunicazione. Lo sweeper dovette farsi forza per non
lasciar scoppiare alla luce del sole la sua ilarità quando l’uomo in uniforme
si allontanò, così stressato quando uno studente alla ricerca del suo nome
sulla lista dei promossi alla maturità, emettendo un timido “Pronto”.
Due minuti più tardi, il poliziotto tornò verso Mick, un sorriso un po’
contrito sulle sue labbra increspate dal sole e gli tese il cellulare. Con voce
imbarazzata, richiamò all’ordine i suoi altri tre colleghi e, con il suo
walkie-talkie, chiese agli agenti che si occupavano della sicurezza di
sollevare la barriera che si trovava ad un centinaio di metri per lasciare
accedere il furgone al parcheggio ed al deposito. Ordini di un superiore,
precisò.
Soddisfatto della sua interpretazione, Mick salutò il poliziotto con un gesto
della mano, abbassò il freno a mano, mise la prima e partì veloce quanto una
lumaca malata. Il piede appoggiato regolarmente sull’acceleratore, il
conducente controllava difficilmente i sussulti di quel rottame che gli fungeva
da veicolo. Il motore sembrava sul punto di mollare. E l’americano imprecò
violentemente quando gli ci vollero diversi minuti per passare alla seconda.
Evidentemente, questo furgone non aveva più voglia di funzionare e aspirava ad
una ben meritata pensione in uno di quei musei per vecchie auto.
Concentrato sulla guida e sul comportamento di quelli che sembravano molto a
dei fan e dei detrattori di Kaidi, Mick sfiorò l’arresto cardiaco quando una
donna si gettò sul suo cofano. Frenò di colpo, schiacciando allo stesso tempo
il freno ed il suo naso sul volante che giudicò troppo duro per l’occasione. Un
dolore acuto gli fece apparire una piccola lacrima all’angolo degli occhi.
Delicatamente, Mick tolse gli occhiali che posò maldestramente sul cruscotto e
cominciò a tastare con le sue mani avvolte dai guanti il suo naso rosso per il
colpo con lo scopo di verificare se non ci fosse niente di rotto. E una volta
rassicurato su questo punto, lo sweeper urlò, per proforma ovviamente, sul
questa macchina della morte prima di mettersi a ridere stupidamente.
- Ahahahahaha... Cosa credevi mio povero Mick? Che questa carretta fosse
equipaggiata di un airbag e di tutti quei sistemi di sicurezza
all’avanguardia?!!!
L’aspetto imbronciato, Mick diede un colpo al volante e sussultò quando una
voce femminile gli rispose in tono malizioso:
- Hum... Scusate se mi immischio in questa conversazione non meno appassionante
che state avendo con voi stesso, ma dovete sapere che anche se questa carretta
possedesse un airbag, non sarebbe mai partito vista la velocità con la quale
avanzavate!!!
Sorpreso da questa apparizione improvvisa, l’americano fissò con incredulità
questa graziosa brunetta dagli occhi maliziosi che si era sistemata nel sedile
vicino. Lui che non si lasciava mai sorprendere da nessuno – non c’era killer
professionista che tenesse – si stupì enormemente di non averla sentita salire
sul veicolo. La ragione era semplice. O stava diventando vecchio e sordo o
questa ragazza era davvero troppo brava!!! A lui la scelta.
Deciso a sapere con chi aveva a che fare, Mick fece scivolare uno sguardo
estimatore verso la sua vicina e riconoscendola immediatamente, gli agitò un
dito accusatore sotto il naso.
- Voi!!!... Specie di piccola pazza, ho rischiato di rimanere sfigurato a causa
della vostra incoscienza!!! Io l’essere più bello, più carismatico, più
intelligente, più...
Sentendo un sbadiglio provenire dalla sua destra, Mick smise la sua valanga di
complementi verso se stesso e tentò di indossare la sua maschera di uomo saggio
e riflessivo.
- Va bene, va bene, sto zitto...!!! Allora bella mia, in cosa posso esserti
utile?
Donnaiolo incallito, Mick aveva deliberatamente preso una voce alla Cary Grant
per porre la sua domanda. Il suo sorriso svelava i suoi denti bianchi tipo
pubblicità della “Mentadent”, e la donna si credete davanti ad un attore del
cinema. Ma lungi dall’essere impressionata da questo tecnica di seduzione da
due soldi, spalancò semplicemente gli occhi e calcò la mano mettendosi a
ridere.
- Voi? A niente!!!... Voglio solo usare il vostro furgone per accedere allo
stabilimento! Cosa vi siete immaginato?
Depresso di non essere al centro dell’interesse di questa ragazza, Mick posò la
testa sul volante e, disperato, rimuginò contro le ingiustizie della vita. Come
un buon Ryo avrebbe fatto, si chiese perché il destino gli faceva incrociare
così tante belle donne, se poi non poteva condividere dei piacevoli momenti con
loro!
Un silenzio imbarazzante s’installò nel veicolo, interrotto dalle lamentele di
Mick.
- Signore, siete sicuro di sentirvi bene?... Posso guidare io se lo desiderate.
Non avete davvero l’aria di avere il controllo sul vostro veicolo!
Se quella donna bruna voleva offendere Mick nel suo orgoglio di maschio, ci era
riuscita. Punto sul vivo, lo sweeper americano si radrizzò di colpo, ritrovando
sorriso, energia e, colmo della gioia, un briciolo della sua intelligenza.
- Desiderate recarvi allo stabilimento?... Hum... Sarei indiscreto se vi
chiedessi perché?... – la donna si irrigidì all’istante cosa che non sfuggì a
Mick – Aspettate! Non ditemi che siete una di quei giornalisti ossessionati dai
scoop e dalle foto inedite?
A quelle parole, gettò un sguardo elettrico verso quell’uomo decisamente
diverso dagli altri. Come per guadagnarsi la simpatia del suo conducente,
abbassò gli occhi mordendosi il labbro inferiore in un gesto di tristezza.
- Certo che no.... Kira è la mia migliore amica e sento che ha bisogno di me.
Ma i poliziotti se ne infischiano. Kira ha soltanto suo padre al mondo e ci
tengo a sostenerla in questa prova.
Mick aggrottò le sopraciglia. Il suo istinto di professionista gli dettava di
non fidarsi di questa donna. Era tutto (bella, affascinante, intelligente...)
eccetto che onesta. Ma non aveva davvero il tempo né la voglia di insistere
troppo sull’argomento. Dopo tutto, una volta raggiungo lo stabilimento,
l’avrebbe lasciata attendere alle proprie faccende e lui, non avrebbe mai più
sentito parlare di lei.
Stabilimento Kaidi,
quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 11.28
Saeko alzò gli occhi al cielo, quando il furgoncino tutto fracassato di Mick
entrò tristemente nel suo campo visivo. L'espressione perplessa, si chiese come
quel energumeno fosse riuscito ad arrivare fin lì con quel razza di rottame e,
la mano poggiata sulla fronte, pregò silenziosamente perché riuscisse a portare
via Ryo e Kaori senza troppi ingombri.
In un tossire che perdeva colpi, il furgone si fermò penosamente dietro il
camion di spedizione più vicino alla porta in acciaio che dava sull'ala Ovest
dello stabilimento. Sempre vestito con la sua uniforme, Mick uscì velocemente
dal suo veicolo, aprendo violentemente le porte posteriori e recuperando un
borsone sportivo prima si raggiungere Saeko.
L'ispettrice fece qualche osservazione pungente sul suo mezzo di trasporto
prima di indicargli dove si trovavano i suoi compari. D'umore malizioso,
l'americano le fece prima un'ultima lode ed entrò senza aspettare nel grande
edificio in cemento.
- Ispettore Saeko Nogami?
Sul punto di recarsi nel ala Est per rendere una visitina a Kuto Kaidi e sua
figlia, Saeko fermò di colpo la sua corsa girandosi per scoprire chi era la
persona che l’aveva chiamata. Diffidente, vide una giovane brunetta, vestita
con un tailleur, avanzare verso di lei, un sorriso arrogante sulle labbra.
Una sola domanda le attraversò la mente. Chi era dunque quella donna?
- Ispettore Saeko Nogami? – Saeko alzò un sopracciglio perplessa – Mi presento.
Akane Tendo del rete nazionale “Tokyo News”. Potete concedermi un istante?
Avrei qualche domanda da farvi sul caso Kaidi.
Saeko ringhiò in silenzio. Quella donna era una giornalista. Le mancava solo
quello. Come se le cose non fossero già abbastanza complicate senza che un
reporter da due soldi le si mettesse in mezzo ai piedi.
Il volto contrariato, Saeko non si fece scrupolo di dettagliare con disprezzo
questa giovane donna che simboleggiava da sola una professione che detestava
sopra ogni cosa. Due aggettivi le venivano automaticamente in mente quando
incontrava dei giornalisti. Ipocriti e subdoli. Niente di più. Niente di meno.
Saeko si sentì a disagio. Non le piaceva quello che provava. Ma benché fosse
cosciente che questo era soprattutto dovuto a una brutta esperienza di gioventù
e che era, in questo caso, lungi dall’essere legittima, non riusciva più a
fidarsi di questi individui. Era al di sopra delle sue forze e dei suoi
principi. Del resto quale persona degna di questo nome, darebbe fiducia a una
professione che non ha esitato a manipolare e gettare nel fango una giovane
diplomata della Scuola di Polizia per ottenere delle informazioni confidenziali
su un traffico di droga?
Il volto di un uomo s’impose bruscamente nella sua mente, strappandole un
sorriso pieno di rancore. C’era cascata una volta. D’accordo. Ma ora era
finita. Saeko era una donna matura e riflessiva, sicura di sé e combattiva, ed
era ben decisa a non lasciarsi fregare da questa giornalista inopportuna.
- Spiacente, signorina Tendo. Non ho alcun commento da fare su questo caso.
Perciò vogliate scusarmi, ho molto lavoro che mi aspetta.
Il tono era fermo e non ammetteva repliche. Ma questo senza tener conto
dell’impertinenza di questa Akane Tendo.
Lungi dal lasciarsi intimidire, estrasse un registratore dalla tasca della sua
giacca e lo azionò sotto lo sguardo esasperato dell’ispettrice. Sicura di lei,
proseguì:
- Ispettore Nogami, sembra che la signorina Kira sia personalmente implicata
nel crollo di suo padre. Confermate questa affermazione?
Gli occhi corrugati, Saeko strinse i pugni e ispirò una grande boccata
d’ossigeno per non lasciarsi sommergere dalla rabbia difronte a questa
sfrontata.
Il tempo scorreva rapidamente e se voleva parlare con Kaidi prima dell’arrivo
del suo avvocato, doveva sbrigarsi un minimo e sbarazzarsi di questa piattola.
- Signorina Tendo, non conosco il modo in cui avete agito per passare le
barrire della polizia ma sappiate che non otterete alcuna informazione da me…
Non siete molto fortunata, siete capitata sul solo ispettore che non sopporta
di parlare coi giornalisti… Perciò toglietemi dal viso questo affare e
lasciatemi fare il mio lavoro in pace.
Gli occhi pieni di disprezzo, Saeko articolò un arrivederci appena udibile e si
girò sui tacchi in un rumore secco. Ma Akane, per niente demotivata, tornò di
nuovo alla carica con degli argomenti molto, ma davvero molto più di grande
effetto.
- Ispettore Nogami, come spiegate la riapparizione di Jack Lemon? Non era morto
nel incendio della sua ditta?
A quelle parole, Saeko si irrigidì sul posto.
La giornalista sorrise melliflua. La sua piccola bomba, sapientemente usata,
aveva avuto l’effetto che sperava. E sempre così arrogante, continuò nel suo
slancio, sperando di destabilizzare il più possibile questa ispettrice, un po’
troppo presuntuosa per i suoi gusti.
- Ditemi, Ispettore Nogami, come giustificate la presenza di Jack Lemon e
quella di City Hunter in questo stabilimento il giorno stesso in cui Kuto Kaidi
è stato finalmente mascherato? Hanno un legame con l’arresto di Kaidi?...
City Hunter?!! Aveva sentito bene? Quella donna le aveva appena parlato di City
Hunter!!! Come ne era al corrente? Come lo aveva scoperto? Saeko sentì il suolo
aprirsi violentemente sotto i piedi. Se un solo giornalista lasciasse intendere
che intratteneva dei legami oltre che professionali con lo sweeper numero uno
del Giappone, poteva dire addio alla sua carriera. Senza contare che Ryo,
disturbato, non avrebbe potuto più vivere nella sua relativa clandestinità e
sarebbe stato forse costretto a lasciare il paese.
Sarebbe stata una vera catastrofe.
Istintivamente, Saeko alzò gli occhi, sperando di trovare una qualche soluzione
tra le dense nuvole bianche che ricoprivano a poco a poco il cielo.
Il suo cervello lavorava a tutta velocità, ripassando ogni frase detta e
sentita. Doveva trovare qualcosa. Doveva nascondere il suo turbamento. Ne
andava la sopravvivenza di tutti quanti.
- Ma di cosa state parlando?
Una frase stupida per guadagnare tempo.
Nervosa, Saeko osservò la donna che si avvicinava a lei con lentezza calcolata,
provocandola con un sorriso orgoglioso.
Saeko ebbe un flash dei più sgradevoli. Quella ragazza era carrierista.
Trasudava ambizione. Proprio come lei del resto. Intelligente, usava le sue
armi e i suoi atout per ottenere quello che più desiderava. Come lei. Confusa,
aveva l’impressione di vedersi allo specchio ed era una sensazione delle più
inquietanti.
Irritata, Saeko posò istintivamente la mano sulla sua coscia destra,
immaginandosi di inchiodare quella ficcanaso, con un magistrale lancio di
coltelli, su una delle pareti dello stabilimento.
- Voglio semplicemente che mi spiegate la presenza di questi due uomini e i
loro ruoli in tutta questa faccenda.
Ma come ne era al corrente?
Saeko non dovette aspettare molto per avere la risposta. Akane le tese una foto
che aveva appena estratto dalla tasca della sua giacca e Saeko osservò
attentamente quella prova schiacciante.
Si, erano proprio Ryo e Jack. In effetti, i due sweeper erano usciti soltanto
qualche minuto, giusto il tempo di valutare la situazione. Nel momento in cui
Saeko aveva avuto l’idea di chiamare Mick in soccorso.
Maledizione, come ne sarebbero usciti?
Passarono dei lunghi secondi duranti i quali l’ispettore poteva sentire lo
sguardo pesante della giornalista posato su di lei. Doveva trovare qualcosa ed
alla svelta.
Un dettaglio le saltò alla mente immediatamente quando Saeko avvicinò
l’immagine agli occhi. Un leggero sorriso prese forma sulle sue labbra. La
soluzione era lì. Sotto i suoi occhi. Lemon era facilmente riconoscibile,
mentre Ryo mostrava solo il suo profilo, molto sfuocato inoltre, al obbiettivo
della telecamera.
- Sono completamene d’accordo con voi, signorina Tendo. Quest’uomo è proprio
Jack Lemon… Ma come potete dire che quest’altro uomo al suo fianco sia davvero
City Hunter? L’avete già incontrato?
Per la prima volta dall’inizio del loro colloquio, Akane non seppe cosa
rispondere. Non si aspettava che quest’ispettrice ammettesse così facilmente
che Lemon era ancora vivo. Al punto che perse la sua “risposta pronta”
leggendaria.
- Certo che no… hum… Ispettore Nogami, non avete mai sentito parlare del sito
www.cityhunter.com? Un enorme database che raggruppa centinaia di informazioni
e di foto su City Hunter?
Nel momento in cui meno se lo aspettava, il sito di Lemon le tornò in mente.
Saeko avrebbe sudato freddo se Eiji non l’avesse chiamata, quella mattina sul
presto, per informarla che era sulla buona strada per distruggere il sito. In
due o tre ore, quel sito non avrebbe messo in pericolo più nessuno. Due o tre
piccole orette e tutti gli archivi su City Hunter si sarebbero autodistrutti
per sempre.
Improvvisamente interessata dalla svolta che stava prendendo questa
conversazione, Saeko incurvò un sopracciglio stile Dana Scully di fronte ad un
Fox Molder tutto eccitato per un x-files e rispose con una voce che voleva
candida.
- Un sito su City Hunter, dite?... Bè, devo proprio riconoscere che mi
incuriosite, signorina Tendo… City Hunter è uno dei criminali più ricercati del
Giappone e, nonostante tutti i nostri sforzi, è ancora, al momento impossibile
per chiunque descrivere un profilo preciso di questo fuggitivo… Perciò un sito
con delle foto… Lo trovo curioso…
Saeko seppe di essere riuscita a far vacillare le convinzioni di Akane quando
quest’ultima si rimise a fissare intensamente la foto come se si aspettasse che
le parlasse e le rivelasse il suo segreto.
Saeko ne approfittò per gettare una rapida occhiata al suo orologio e si
sconvolse quando vide l’ora. Fine dei giochi. Era tempo di agire e di
concludere questo affare una volta per tutte.
- Ryo, dopo questo, non potrai più reclamarmi niente!!! Ho pagato tutti i miei
debiti!!!
Saeko pensò a voce alta, tanto che Akane uscì immediatamente della sue
riflessioni. Fortunatamente per lei, non aveva sentito niente. Tornata seria,
Saeko incrociò le braccia al petto e indicò il registratore. Era tempo di
finirla.
- D’accordo signorina Tendo. Volete parlare di Jack Lemon?... Allora parliamo
di lui. In effetti…
Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo
Martedì 3 luglio, 11.36
Seduta sul bordo di un divano che faceva la felicità degli acari e di altri
insetti divoratori di tessuto, Kaori perlustrò con sguardo perso quella stanza
che serviva da sala di riposo per gli impiegati dello stabilimento Kaidi.
Improvvisamente si sentiva d’umore strano, oscillava tra momenti di pura
euforia ed attimi d’irritazione irreversibile. In effetti la mattinata che
aveva appena passato era stata più sfiancante del previsto e faceva ancora
fatica a credere a tutto quello che era successo. Tra il suo rapimento, la
resurrezione di Jack, la nevrosi apparentemente contagiosa della famiglia Kaidi
e il comportamento allo stesso tempo forviante ed affascinante di Ryo, ne aveva
di cose per cui sentirsi persa e completamente senza forze. Ed ora, si sentiva
così energica quando un mollusco appena svegliato.
Sprofondando nel divano, Kaori chiuse gli occhi e lasciò vagabondare la mente
secondo le sue voglie.
Con un sospiro d’estasi, ricordò quello sguardo caldo posato su di lei. Quei
gesti teneri ed affettuosi. Quelle parole così belle da sentire.
Le labbra della donna si allargarono allora in un magnifico sorriso.
Per la prima volta dopo tutti quegli anni, Ryo l’aveva guardata passionalmente,
parlandole come ad una vera donna. Con il suo comportamento e le sue parole
scelte, le aveva fatto chiaramente comprendere che desiderava fare un passo
avanti nella loro relazione. Che desiderava che lei diventasse la sua partner
totalmente. E Kaori era ancora completamene scossa. Cosi emozionata che non
sentì subito il dolore nel fondoschiena.
- Aia! Ma cosa….?
Riportata bruscamente alla realtà, Kaori si alzò di colpo e scoprì, per metà
nascosto da un cuscino macchiato di ketchup e Nutella, un lungo telecomando
nero. Lo osservò attentamente prima di spingere il bottone che serviva per
accendere il piccolo televisore che troneggiava su una vecchia cassa di legno,
in un angolo della stanza. Erano circa le 11.30 ed era l’ora in cui veniva
trasmesso il programma preferito dai bambini e dagli adulti giapponesi: il
leggendario Yu-Gi-Ho e i suoi duelli di Monstres.
Agendo da professionista, Kaori non mancò di togliere il volume per essere
sicura di sentire se mai una guardia o un poliziotto avesse avuto la buona idea
di passare per di lì per perquisire la stanza.
Passò qualche minuto.
Nuovamente seduta sul divano, Kaori si passò le mani tra i capelli prima di
stiracchiarsi lungamente. Dio, come desiderava tornare a casa! Ne aveva
abbastanza di quel posto freddo ed austero. Ryo e Jack si erano assentati da
quasi un quarto d’ora ormai e lei cominciava a perdere la speranza di vederli
tornare prima di mezzogiorno.
Zapping dipendente, la donna lasciò il compito a Tea, Joey e gli altri di
incoraggiare Yu-Gi-Ho nel suo duello contro Seto Kaiba e fece un rapido giro
tra i differenti programmi proposti dalle reti.
Le sopracciglia aggrottate, notò che molte di loro avevano interrotto i loro
programmi e diffondevano dei flash d’informazione in modo regolare. Kaori alzò
il volume. Il grande edificio che passava instancabilmente nello schermo era
lungi dall’esserle sconosciuto. Le ci volle solo qualche secondo per
comprendere che l’arresto di Kuto Kaidi era evidentemente sulla bocca di tutti
cosi come su tutti gli schermi.
- Buongiorno. Qui è Akane Tendo in diretta dal quartiere degli affari. Sono
esattamente le 11.05 e in questo momento mi trovo davanti lo stabilimento Kaidi
dove sarebbero depositate migliaia di armi in partenza per i paesi
sottosviluppati. Il rispettato industriale Kuto Kaidi…
Il suono era debole ma Kaori non poteva permettersi di alzare senza rischiare
di farsi sentire. Si avvicinò allora al televisore.
- … La polizia giapponese ha lasciato intendere che Kira Kaidi, l’unica figlia
di Kuto Kaidi, si troverebbe in questo momento in una delle stanze. In effetti
la sua auto, una cabriolet rossa decappottabile, è stata vista…
Intrigata dal modo in cui la stampa si stava appropriando della storia di
Kaidi, Kaori si sistemò di fronte al televisore, seduta per terra e fissò con
particolare attenzione le immagini che scorrevano sotto i suoi occhi. Era allo
stesso tempo sbalordita e spaventata dalla rapidità con la quale i media
avevano fatto la cronaca sull’avvenimento. Senza parlare della folla che circondava
l’edificio. Era semplicemente stupefacente.
Kaori si sentì male improvvisamente. Come schiacciata sotto il peso di questo
caso. Il cuore iniziò a batterle più velocemente, lo stomaco le pesava delle
tonnellate. Prese brutalmente coscienza che City Hunter aveva veramente
rischiato grosso questa volta e che se erano ancora in vita, era forse anche
grazie alla buona stella che brillava sopra le loro teste da circa otto anni
ormai.
- Aiut... da una buona v...tina di .....ziotti, l'ispettore Saeko No.... sta
procedendo in questo st... momento alla per....zione di questo enor...
stabilimento. Il numero d'ar....
Con diversi crepitii, l'immagine iniziò a vibrare violentemente finendo per
sparire definitivamente in uno schermo nero.
Mugugnando tra i denti, Kaori si rimise dolcemente in piedi (non voleva
sforzare troppo la sua caviglia dolorante) e curiosa di conoscere il seguito
del reportage, cominciò a colpire con dei pugni sulla parte superiore del
televisore per rifarlo funzionare. Rendendosi conto che si faceva male
inutilmente, la donna estrasse un piccolo martellino di taglia media (ndK: un
piccolo 250 kg, vi va bene?) e ricominciò a colpire, senza misurare la sua
forza.
Bizzarramente, lo stress e la fatica evaporavano mano a mano che colpiva. Si sentiva
di bene in meglio. E quello che doveva succedere, successe.
Sotto gli occhi stupefatti di Ryo e Jack che avevano scelto proprio quel
momento per ritornare dalla loro escursione, il televisore si spaccò in due,
diversi pezzi caderono sulla sottile moquette grigia.
- Mick non dovrebbe tardare ancora molto. Noi… Kaori!??... Posso sapere cosa
stai combinando?
Rossa come una poenia, la donna lasciò bruscamente il martello girandosi
rapidamente verso i due uomini.
Inizialmente mise in mostra un sorriso stereotipato poi, rendendosi conto
dell’espressione che sfoggiava il suo affascinante socio, abbassò velocemente
gli occhi. Pff… Come faceva a mettersi sempre in delle situazioni così
imbarazzanti? Come? Doveva avere un dono per queste cose. Un vero talento
nascosto.
Imbarazzata, si posizionò timidamente davanti il televisore per tentare di
nasconderlo. Comportamento che divertì enormemente Ryo.
- Ehm… Niente di appassionante, sai… Guardavo semplicemente la tv aspettando il
vostro ritorno… - Kaori si schiarì la voce – ehm… Voi… Voi avete trovato un
mezzo per lasciare questo posto?
La fronte leggermente corrugata, Lemon si avvicinò in silenzio ai resti mentre
Ryo, sempre fedele a sé stesso, prese un maligno piacere a dettagliare la sua
socia con uno sguardo dei più canzonatori. Non poteva impedirsi di sorridere
alla vista di quella deliziosa signorina che preferiva fissarsi i piedi
piuttosto che guardarlo.
- Come fai, Kaori?
Le parole erano uscite da sole e Kaori e Ryo fecero scivolare uno sguardo interrogativo
verso Lemon. La donna si mise di fronte a Lemon e restò leggermente
disorientata dal comportamento del ex-sweeper americano. Sembrava catturato dal
martello che giaceva in mezzo al televisore.
- Come fai a far apparire questi enormi martelli?
La domanda era talmente fuori luogo che la donna stava quasi per cadere sulla
schiena. Ritrovando per un pelo il suo equilibrio, Kaori si grattò
istintivamente la nuca e si mise a ridacchiare scioccamente fino a che la voce
profonda e birichina di Ryo la fece smettere strappandole una smorfia.
- Ve lo dico io!... Hehehe… Kaori è, in realtà… una strega!!!
Ryo, che era scivolato silenziosamente dietro la sua socia, prese un maligno
piacere ad indicare con il dito la graziosa faccina della signorina. Comportamento
che Kaori non apprezzò molto.
- Ascoltatemi bene, Lemon. Kaori è una strega malefica, venuta dal remoto
passato per farmi dei sortilegi… La prova, è che prima che lei diventasse la
mia socia, avevo talmente tanti appuntamenti che avrei dovuto ingaggiare una
splendida segretaria per aiutarmi a gestire l’impiego dei mio tempo libero e
soddisfare al meglio le mie centinaia d’ammirat…
Ryo fermò di colpo il suo ridicolo discorso quando sentì un calore foriero di
una punizione immediata. Kaori non aveva affatto apprezzato questo discorso
demenziale. Un sorriso contrito sulle labbra, alzò negligentemente le spalle,
con l’aria di dire “ lo vedete”.
- Se io sono una strega malefica allora tu, tu non sei che un demone
perverso!!! E l’inferno non è niente in confronto a quello che ti farò passare!
Questo, te lo assicuro!
BOUUM! Ryo non ebbe il tempo di riprendere fiato che un enorme martello di
10.000t con scritto “Magia delle sorelle Halliwell” lo inchiodò letteralmente
sulla sola parete in cemento della stanza. Con un rumore pesante, l’oggetto si
schiantò sulla moquette lasciando apparire un Ryo Saeba, il volto pietosamente
schiacciato con due o tre denti in meno. E sul punto di replicare che a Kaori
mancava un po’ troppo senso dell’umorismo per i suoi gusti, Ryo deglutì quando
il suo sguardo incrociò degli occhi così neri come le tenebre.
- Una sola parola in più e mi supplicherai di spedirti direttamente
all’inferno!!!
Di fronte alla collera della sua socia, Ryo tacque iniziando a lamentarsi come
un bambino. Ma questa scena non intenerì per niente la sua socia. Al contrario.
Sfregandosi le mani in segno di soddisfazione, la donna prese una grande
boccata d’aria, mostrando un sorriso che voleva disinvolto e si girò verso
Jack, sempre così sbalordito dalle reazioni di questa coppia stonata ma non
meno talmente affascinante.
- Ohhhhhhhh. Come fa a farmi innervosire così quello lì! Credo che finirò per
massacrarlo per bene!
Esasperata per il comportamento al limite del comprensibile del suo socio,
Kaori preferì dargli la schiena, il tempo di ritrovare la calma. Non voleva che
vedesse la tristezza e l’esasperazione nel suo sguardo. Ma perché doveva
rovinare sempre tutto? Perché sentiva sempre questo bisogno di punzecchiarla e
prenderla in giro? Poteva essere talmente adorabile ed affascinante quando
voleva. Perché…? Kaori non ebbe il tempo di interrogarsi oltre che la mano di
Lemon si posò dolcemente sulla sua spalla.
- Dovreste smetterla di porvi cosi tante domande, Kaori… Quando si ha la
fortuna di essere così vicini e complici come siete tu e Ryo, il resto non deve
contare… L’importante, è che voi siate assieme, non credete?
Kaori ascoltò attentamente, serrando i pugni qualche istante prima di darsi
dell’idiota. Lemon aveva ragione. Il suoi discorsi erano talmente giusti.
Perché si poneva sempre così tante domande? Perché si torturava sempre
inutilmente? Era forse il tempo che la smettesse di analizzare ed esaminare
ogni gesto ed ogni parola del suo socio. Non le aveva detto che l’amava?... O
meglio, fatto capire che l’amava? Non era quello che più di ogni altra cosa
desiderava dopo tutti questi anni? Kaori fece scivolare lo sguardo verso Ryo e
non poté impedirsi di sorridere alla vista di quest’uomo in piena seduta di
ginnastica improvvisata. Ryo era Ryo e lei amava quest’uomo da quando aveva
sedici anni, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti. Lo amava così com’era e
sapeva perfettamente che se glielo avessero proposto, non voleva un altro Ryo.
Rinvigorita da questi pensieri positivi e dalle parole confortanti di Lemon,
Kaori s’illuminò di gioia di vivere quando Mick Angel fece la sua apparizione,
un sorriso radioso sulle labbra.
Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 11.38
Con un gesto della mano, Saeko chiese ad uno dei suoi uomini di riaccompagnare
Akane Tendo all’esterno dello stabilimento. Soddisfatta di aver trovato un
terreno d’intesa con quella giornalista malgrado la loro visibile antipatia,
l’ispettore Nogami andò a ringraziarla con una stretta di mano prima che
quest’ultima entrasse nell’auto della polizia.
Ricordandosi che Kuto Kaidi l’aspettava nel suo ufficio, Saeko chiamò due dei
suoi uomini e penetrò con loro nell’edificio.
Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo
Martedì 3 luglio, 11.40
Mick chiuse rapidamente la porta dietro di lui, dopo aver verificato nuovamente
di non essere seguito. Era vero che non passava inosservato con quel
abbigliamento singolare ma, in fin dei conti, il suo travestimento si era
rivelato molto efficace e anche oltre le sue aspettative. Coperto da Saeko, lo
sweeper americano aveva attraversato le migliaia di metri quadrati su cui
poggiava l’edificio senza alcun problema, spiegando semplicemente ai più
curiosi che un invasione di ratti era prevista nei prossimi giorni e che lui
era lì per prevenire prima di curare. E tutti quegli imbecilli l’avevano bevuta
senza scomporsi!
- Allora mia cara, stai bene?... Sono venuto il prima possibile ma con la folla
che c’è la fuori, ci ho messo più tempo del previsto.
Non prestando alcuna attenzione a Ryo e Lemon, fu un Mick tutto mieloso che
avanzò verso Kaori. Le prese teneramente le mani sotto lo sguardo omicida di
Ryo. Ma divertita dal comportamento protettore dell’americano e volendo
ripagare con la stessa moneta il suo socio ( ebbene si, anche Kaori ha il
diritto di provocarlo!!!), la donna non fece alcun gesto per ritirare le mani,
ed al contrario gli rivolse uno sorriso dei più dolci.
- Bene, finalmente posso stare tranquillo! Non ero sicuro che Ryo fosse capac…
BANG! Il telecomando del televisore colpì violentemente Mick prima di cadere
per terra, con un piccolo tonfo. Le labbra tese in un ghigno di dolore,
l’americano si tolse il caschetto per massaggiarsi la testa, imprecando contro
questa giornata decisamente schifosa.
- Guarda un po’, Ryo! Non ti avevo visto!... Pensavo che questo edificio fosse
stato ripulito di tutta la feccia!
Punto sul vivo, Ryo strinse gli occhi e si avvicinò pericolosamente al suo
migliore nemico. Le mani sui fianchi, lo squadrò con cattiveria ed emise una
piccola risata sarcastica.
- Molto divertente, Mick!... Ma da parte di un scroccone come te, lo prendo
come un complimento.
Imbarazzata dal comportamento dei due uomini, Kaori abbassò la testa con un
profondo sospiro. Lemon lui, non diceva niente, completamente sbalordito dalla
scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.
- Scroccone, io?!!!... Ma è il mondo alla rovescia! Devo ricordarti che tu
mangi gratis praticamente tutti i giorni da Miki e Falcon?
Gli occhi chiusi e retta come la giustizia, Kaori strinse rabbiosamente i
pugni, cercando disperatamente di arrestare il flusso di collera che minacciava
di esplodere da un momento all’altro. Ma Ryo e Mick, troppo occupati a
lanciarsi parole avvelenate, non videro niente. E lungi dal sentirsi colpevole,
lo sweeper giapponese puntò astiosamente il dito sul petto di Mick guardandolo
dritto negli occhi.
- Chi è che viene a cena nel mio appartamento quando Kazue si assenta per due o
tre giorni? He, Mick?... Hai già dimenticato la settimana che hai passato da me
quando la tua fidanzata è partita per il seminario?... E soprattutto non ti
azzardare a dirmi che è per la cucina di Kaori!!! Non ci credo!!!
Mick gli rivolse un sorriso che la diceva lunga.
- Guarda un po'! Lo sweeper numero uno del Giappone è geloso!!!
Offeso, Ryo gli lanciò uno sguardo dei più assassini e si apprestava a
replicare quando la voce di Kaori gli immobilizzò letteralmente sul posto.
- Bastaaaaaaa!... Accidenti, ma quanti anni avete?...
Credete che sia il momento di litigare?... Vi informo che questo edificio
brulica di poliziotti e di giornalisti che sarebbero felicissimi di arrestarvi
e mettervi in prigione!!!... Perciò smettetela di comportarvi come dei bambini
di otto anni!
Le spalle di Ryo e Mick si accasciarono con lo stesso movimento, dandogli
l’aria di due bambini presi in fallo. Completamente pietrificati dalla rabbia
della donna, non osavano neanche guardarla per paura di restare bruciati vivi
da quegli occhi ardenti.
Osservatore, Lemon sembrava dilettarsi di questa piccola scenetta davvero
simpatica.
- Scusa!!!
Le teste sempre abbassate, Ryo e Mick si scusarono nello stesso momento. Kaori
ne aveva abbastanza. Ma veramente abbastanza! Tutto quello che voleva, era
tornare a casa! Chiedeva troppo? Emise un sospirò di stanchezza.
- Siete davvero estenuanti, lo sapete? Quando siete insieme, devo fare davvero
il doppio del lavoro!
Con un sussurro, Mick e Ryo si scusarono ancora una volta. Quindi decidendo che
l'inconveniente era concluso e che era davvero tempo di filarsela da lì, Kaori recuperò
il borsone che l'americano aveva portato con lui posandolo ai suoi piedi. Ryo
non le aveva detto niente ma era abbastanza sveglia da capire che Mick era
venuto per aiutarli.
- Suppongo che questa borsa faccia parte del tuo piano per farci uscire da qui!
Il bel biondo aveva ancora il caschetto tra le mani e, felice di vedere che
Kaori era calma e pronta a riparlargli, se lo rimise automaticamente sulla
testa. In un silenzio benefattore, Mick estrasse altre tre uniformi dal suo
borsone stendendole rapidamente sul divano. Il colore era veramente brutto e
strappò delle smorfie di disgusto agli altri tre professionisti. Non molto
contento della reazione dei suoi amici, Mick scosse la testa in segno di
stizza.
- Tss – tss... Cosa vi aspettavate? L'ultima creazione di Giorgio Armani forse?
Ryo era sul punto di lanciare una critica al suo ex-socio quando lo sguardo
nero della suo socia lo dissuase dal farlo. Mick, divertito dalla titubanza di
Kaori, le spiegò con la voce più dolce che riusciva ad avere.
- Non preoccuparti Kaori! Sono riuscito a trovare una uniforme della tua
taglia!... Un 36 perfetto, giusto?
Mick non si privò di dettagliare la sua vita sottile facendole un piccolo
occhiolino malizioso. La donna arrossì alla grande prima di trattenere Ryo che
cominciava veramente ad averne abbastanza dell'atteggiamento scherzoso
dell'americano. Era pronto a fargli passare la voglia di adocchiare la sua
preziosa Kaori.
- Calmati Ryo!! Mick lo fa per scherzare e basta!
In disparte da una buona decina di minuti, Jack Lemon, vestito del suo abito da
lavoro, posò una mano calorosa sulla spalla di Mick che si girò prontamente.
- Mick Angel, giusto?... Jack Lemon.
Lo sguardo pieno di simpatia per il suo compatriota americano, Lemon gli tese
la mano, visibilmente pronto a suggellare una nuova amicizia.
- Kaori mi ha detto che siete originario degli Stati Uniti!!!... Io vengo dallo
stato di Washington e voi?
Mick, contento di poter finalmente parlare della sua terra natale, rispose con
una soddisfazione per niente fasulla. Anche se Angel amava il Giappone, provava
un affetto particolare per l'America. Trovava gli americani molto meno
complicati dei giapponesi e molto più estroversi.
Davanti gli occhi stupefatti di Ryo e Kaori, i due uomini cominciarono a chiacchierare
di tutto e di niente, criticando d'impulso il comportamento del nuovo
Presidente, la nuova acconciatura (hem... non volevano offendere Kaori!) di
Pamela Anderson e l'ultimo concerto dei Rolling Stone. Nel giro di qualche
minuto, decisero inoltre di raggiungere per primi il furgone per verificare che
fosse sempre al suo posto, lasciando Ryo e Kaori tutti soli in quella stanza
austera.
Quartiere degli affari, furgone “Tokyo News”
Martedì 3 luglio, 11.51
Akane spense il suo registratore, lasciando il tempo a Toji di assimilare
quello che aveva appena sentito.
Un vago sorriso di trionfo fluttuò sulle labbra della donna mentre cercava lo
sguardo del suo partner. Sembrava dubbioso ma il bagliore che gli brillava in
fondo agli occhi la rassicurò immediatamente. Lui era come lei. Aveva capito
che quel nastro rappresentava il loro biglietto per una carriera completamente
nuova. Avevano finalmente lo scoop della loro vita.
Felice come mai prima, la donna si trattenne dell'esplodere dalla gioia.
Silenziosamente, si lasciò andare contro lo schienale della sua sedia
ringraziando in silenzio Jack Lemon per averle dato il reportage della sua
vita!
Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo,
Martedì 3 luglio, 11.50
La porta si richiuse dolcemente. Erano finalmente soli. Nient'altro che loro
due. Il volto stranamente sereno, Ryo contemplò la sua socia con un'insistenza
sconcertante. Quasi sconvolgente. Amava quella donna. Era tutto per lui. Anche
se aveva cercato di staccare lo sguardo da quegli occhi splendenti, da quelle
labbra brillanti e da quelle guance arrossate da quel timido sentimento di
passione che anche lei sentiva, non c'era riuscito. Era più legato a lei che a
qualsiasi altro essere umano in questo misero mondo.
Lentamente, sentì montare in lui un desiderio incontenibile. Aveva voglia di
baciarla. Accarezzarla. Sentirla fremere tra le sue braccia. Dio come adorava
quella donna! Un leggero sorriso accarezzò le sue labbra carnose mentre
pronunciava con una voce conturbante il nome della donna che rappresentava
tanto per lui.
- Kaori?
La donna si sentiva a disagio. Occupata energicamente a far scomparire le più
minime pieghe sull'abito che doveva infilare, Kaori faceva di tutto per evitare
lo sguardo febbrile del suo socio. Non era abituata a queste cose. Non era
abituata a vedere reagire Ryo così. Era inesperta in materia d'amore e la sua
inesperienza in questo campo la paralizzava completamene, rafforzando
instancabilmente la sua mancanza di fiducia in sè stessa. Amava Ryo ma non
sapeva come mostrarglielo. Come dirglielo. Un “ti amo” poteva essere talmente
spaventoso qualche volta.
- Kaori, sei ancora arrabbiata con me?
Kaori non rispose subito. Il silenzio che regnava in quella stanza era colmo di
desiderio inconfessato. Le parole non uscivano. La donna aveva l'impressione
che se avesse aperto la bocca, si sarebbe persa in penose frasi sdolcinate,
degne delle telenovela alle quali era tanto affezionata.
La donna fece scivolare la chiusura lampo della sua “tuta da lavoro” con la
rigidità di un robot pregando perché il suo spirito si calmasse velocemente.
- Se è a causa di Mick... Sai bene che è un giochetto tra di noi...
Kaori era una donna di una sensualità conturbante. E la sua innocenza non
faceva che accentuare questo lato nascosto della sua personalità. Si stupiva
ancora della facilità con la quale il Ryo burlone e dispettoso spariva per
lasciare spazio ad un uomo il cui charme e la cui seduzione le facevano girare
la testa.
Il fiato corto, Kaori non si muoveva. Respirò più forte, chiudendo gli occhi
per cercare di calmare i battiti impazziti del suo cuore. Batteva così forte da
immaginarsi che Ryo potesse sentirlo. E Kaori sentiva le sue emozioni diventare
sempre più forti mano a mano che i secondi passano. Doveva dire qualcosa.
Qualsiasi cosa. Quel silenzio diventava insopportabile.
- Tu... dovresti cambiarti, Ryo... Mick...
L'uomo le lanciò un sorriso che la fece fondere letteralmente. Restò a bocca
aperta, senza poter articolare due parole in fila. Ryo era di una sensualità a
fior di pelle e il carisma che si liberava dalla sua persona le toglieva il
respiro.
Allo stesso tempo spaventata ed inebriata dal effetto che le faceva quest'uomo,
Kaori s'immerse nel suo sguardo scuro ed ardente nel quale si perse con
delizia. Il corpo scosso da leggeri brividi, lo vide avanzare dolcemente verso
si lei, tremando sotto la mano di quest'uomo che le accarezzava sensualmente il
braccio. Facendosi forza per non sprofondare in questo dolce torpore, articolò
con voce bassa.
- Ryo. Jack e Mick ci stanno aspettando e...
Ryo posò un dito sulle labbra della donna esibendo il sorriso più sensuale che
lei aveva mai visto.
- Shhh... Non dire niente.
Con leggerezza, Ryo cinse la sua vita sottile posando teneramente le sue labbra
sulle sue. Il bacio era dolce e pieno di affetto e quando diventò più
passionale ed infiammato, fu del tutto naturalmente che Kaori rispose. La donna
senti una scarica elettrica attraversale tutto il corpo quando le mani di Ryo
cominciarono ad accarezzarle la schiena. Innamorata da morire, la donna si
strinse passionalmente tra le braccia possenti del suo socio, le mani perse tra
i suoi capelli neri come il carbone. Piccoli baci febbrili sulle guance, sul
naso, sulla fronte, sul collo, Ryo e Kaori si abbracciavano con foga e, felici di
essere assieme, dimenticarono per qualche minuto il luogo in cui si trovavano.
E' fu soltanto sentendo le sirene della polizia che la donna riprese il
controllo ed allontanò dolcemente Ryo.
- Ryo... io... credo sinceramente che dovremmo pensare a sbrigarci!
Ma Ryo non riusciva a staccare gli occhi dalla donna che gli stava difronte.
Gli occhi brillanti, le guance arrossate, i capelli un po' spettinati, un
sorriso schiocco sulle labbra, Kaori focalizzò ancora una volta lo sguardo sui
piedi non immaginando per niente al mondo fino a che punto era bella e
desiderabile in quel preciso momento. Ryo sorrise e le soffiò all'orecchio:
- Hai ragione, Sugar Boy... Aspettiamo di essere a casa per gustarci il piacere
di una notte d'amore indimenticabile.
Già cremisi, le guance della donna assunsero una tinta ancora più sostenuta.
Felice dell'effetto della sua frase, Ryo prese la sua uniforme e si allontanò
leggermente per indossare più facilmente il vestito. Un bagliore malizioso
negli occhi, osservò con avidità la donna scivolare nel suo completo da
derattizzatore apprezzando le sue rotondità sorprendentemente messe in risalto
dal taglio del vestito.
- Allora Ryo, sbrigati un po'... Andiamo.
Sotto lo sguardo insistente del suo socio, Kaori batté un po' il piede per
controllare che la sua caviglia tenesse bene. Il giaccio che aveva trovato nel
piccolo frigorifero della sala di riposo le aveva fatto davvero un gran bene.
Zoppicava ancora ma non le faceva quasi più male. Si diresse verso la porta, ma
Ryo la afferrò per il polso attirandola contro di lui. Lo sguardo dolce, la
baciò delicatamente sul naso, tirando fuori un caschetto da dietro la schiena e
mettendolo, con aria divertita, sulla testa della sua socia.
- Sapete signorina, che voi siete il più bel agente di derattizzazione che
abbia mai visto?
Emozionata da questa confessione inattesa, Kaori immerse i suoi occhi in quelli
di Ryo e mormorò dolcemente “grazie”. Quindi più complici che mai, Ryo prese la
mano della sua socia e promettendosi di non lasciarla andare mai più, la
condusse fuori da quel posto che gli aveva quasi separati per sempre.
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 14.31
Il ritorno era trascorso meglio di quello che speravano. Ci avevano messo quasi
un’ora buona a raggiungere l’appartamento di Ryo, ma alla fine la quadra
completa era arrivata a destinazione senza alcun problema. E nello stupore
generale, il furgone fracassato di Mick che aveva retto lo sforzo dei venti
chilometri che li separavano dal quartiere di Shinjuku, attese di aver
raggiunto il garage per esalare il suo ultimo respiro.
- Ti ho detto che è da buttare, Mick… Non bisogna
avere una laurea in meccanica per capire che il motore è letteralmente fuso…Hei americano, mi hai
sentito?
Appoggiato contro il muro, le mani incrociate dietro la testa, Ryo osservò
rapidamente e con uno sguardo piuttosto irritato il suo vecchio socio o per
essere più corretti il posteriore del suo vecchio socio, essendo la parte
superiore del corpo dell’americano immersa nel motore di quella famosa carcassa
ambulante.
- Miiiick!!!
Non ottenendo altro che un vago rumore metallico come sola ed unica risposta
alle sue lamentele, Ryo sbuffò con sgarbo, lasciando viaggiare lo sguardo qua e
là senza mai veramente posarlo su qualcosa.
Era un’ora che era lì, a guardare senza realmente vederlo, un Mick Angel troppo
occupato a frugare nel motore di quel furgone scassato per rendersi conto del
tormento nel quale era sprofondato.
Cinquanta lunghi minuti a sbadigliare ed a pensare alla sua socia che si era
recata da Kazue con Miki e Falcon per farsi medicare la caviglia.
Tremilaseicento secondi a fantasticare su ciò che avrebbe potuto fare con Kaori
se quell’imbecille dal sorriso ebete non fosse stato sempre in mezzo ai piedi.
Ahhh la sua meravigliosa Kaori! La sua dolcezza, la sua
freschezza, il suo fascino… la sua bellezza, le sue
forme generose… Lentamente ma con fermezza, i
pensieri di Ryo presero una svolta molto più carnale che romantica, un sorriso
perverso prese rapidamente forma sulle sue labbra.
Eccitato dai pensieri libidinosi che gli giravano per la testa, Ryo guardò
l’orologio e fece una smorfia vedendo l’ora. Kaori sarebbe tornata presto e
Mick era ancora lì.
- Porca miseria Mick, sono già le 14.30 passate…
Pensi di occupare il mio garage con quel rottame anche per molto?... Guarda che ho fame!!...
Come per dare maggior peso alla sua affermazione, la pancia di Ryo si mise
allora a brontolare. E sempre continuando a rantolare, si avvicinò al suo
vecchio socio e, irritato più d’ogni altra cosa, diede un calcio alla ruota
posteriore destra del furgone che crollò rumorosamente ed in una nube di fumo
al suolo, come in un cartone animato giapponese. Per il colpo, Mick, che aveva
ancora la testa sul motore, ricevette il cofano sulla nuca ritrovandosi la
faccia nel grasso.
- Oups, scusa!... Mick?...
Mick? Mick?
In un silenzio sconcertante, Mick Angel uscì, aiutandosi con le braccia, dal
motore per raggiungere il mondo reale. Gli occhi sgranati dallo stupore e la
bocca spalancata, massaggiò con la mano destra il punto esatto in cui il cofano
aveva colpito il suo cranio, visibilmente perplesso. Il suo viso era diventato
tutto nero e alcune macchie marroni decoravano ora i suoi capelli così biondi,
solo i denti perfettamente candidi continuavano ad essere di un bianco splendente.
Di fronte a quest’immagine, Ryo fece inizialmente una smorfia strana prima di
scoppiare a ridere.
- Scusa se rido Mick… ma dovresti vedere la tua
faccia!!!
Gli occhi dell’americano avvolsero con pena il povero furgone che giaceva come
morto sul pavimento prima di posarsi con collera sullo stallone di Shinjuku.
Dall’espressione del suo compare, Ryo sospettò che Mick cominciasse a capire
che era lui la causa della sua trasformazione improvvisa in “meccanico sozzo”.
Era necessario un ripiego strategico.
- Io…io… credo che andrò
ad ordinare delle pizze…
Un passo indietro. Due passi. Poi ancora un altro e tutto questo nella
discrezione più totale. Sempre farneticando, Ryo si avvicinò all’uscita,
sorridendo e ridendo debolmente.
Mick aggrottò stranamente le sopracciglia.
- Io… ti lascio con il tuo caro furgone Mick… Sono sicuro che riuscirai a salvarlo…
Coraggio amico mio!!
Il pugno destro brandito in aria, Ryo fermò di colpo la sua scenetta quando
vide gli occhi di Mick posarsi sulle ruote del defunto veicolo per andare
lentamente ad osservare le sue scarpe.
Per puro riflesso, iniziò a fare dei piccoli passi di danza come per sottrarre
i piedi alla vista di Angel e sperare di salvarsi la testa. Ma i pugni
rabbiosamente chiusi del suo ex-socio e quel silenzio forviante non gli
dicevano niente di buono, scelse quindi la soluzione da vigliacco, preferendo
fuggire e lasciare Mick a sbollire la sua rabbia nel suo angolo. Cosa che non
tardò a succedere veramente.
- RYOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!
Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 14.51
Quattro a quattro, Ryo salì le scale, la voce stridula di Mick s’indeboliva
alle sue orecchie ad ogni piano che oltrepassava. Arrivato a destinazione, si
precipitò nel suo appartamento, chiudendo rapidamente la porta dietro di sé,
appoggiandosi contro qualche istante per riprendere fiato e reprimere la risata
irrefrenabile che gli solleticava la gola.
- Pffff… devo calmarmi!!!...
(brontolio di stomaco)… Dannazione, ho fame… Nel
frattempo che aspetto che Kaori ritorni, ordinerò una o due pizze!!
A questo pensiero, il sorriso di Ryo si trasformò immediatamente in un ghigno
perverso. Sfregandosi freneticamente le mani l’una contro l’altra, si diresse a
grandi falcate verso il telefono, con un entusiasmo più che sorprendente per
uno che doveva semplicemente ordinare una pizza.
Compose rapidamente il numero della pizzeria, numero che conosceva a memoria
perfettamente, mentre il suo sorriso mutava in una smorfia sempre più
indecente.
- Playboy pizza, Olga al vostro servizio! Chiedete e sarete accontentati!
(Ryo sbavò letteralmente sentendo la voce soave e
oltraggiosamente sexi della donna. Dal suo accento,
doveva essere straniera, cosa che aumentò l’eccitazione del nostro stallone.
Completamente affascinato, mise il vivavoce per sentire ed apprezzare meglio
quella voce cristallina.)
- Olgaaaaaaaaaaaa! Mia caraaaaaaaaaaaaaa!!
(Troppo assorto da questa conversazione, Ryo non sentì
la porta dell’appartamento aprirsi.)
- Siete davvero voi, signor Saeba? Sono felicissima di sentirvi!!!
(Più la donna parlava, più la sua voce diventava sexy
e mielosa.)
- Ma il piacere è tutto mio, Olga! Non dimenticare che io sono il tuo Ryuccio!!
(Ryo dava l’impressione di essere un bambino di dieci
anni che parlava con Babbo Natale.)
- Avete fatto la vostra scelta, mio piccolo Ryuccio?
(La donna aveva pronunciato il nome di Ryo con una
sensualità talmente aberrante che quest’ultimo emise un piccolo risolino
d’estasi.)
- Si, si… Allora,
un’ardente, un desiderio e due sulfuree.
(Ryo sentì la donna scarabocchiare su un pezzo di
carta.)
- Sapete che con l’acquisto di due pizze ardenti, avete diritto a due cocktail
passione gratuiti?... Posso portarveli io stessa Ryo… Finisco tra mezz’ora…
(Ryo afferrò immediatamente il sottinteso ma
miracolosamente non colse per niente l’occasione.)
- Magari la prossima volta, Olga.
(La cameriera sospirò e prese una voce più dolce.)
- Come desiderate Ryo. Vi mancano ancora 20 punti e potrete abbonarvi a
Play-Boy gratuitamente e per un anno… Le vostre pizze
saranno consegnate tra mezz’ora. Vi auguro un ottimo pranzo.
- Grazie Olga.
Soddisfatto dal suo autocontrollo di fronte all’occasione che gli si era appena
offerta, Ryo riattaccò la cornetta, ma cambiò tono rapidamente quando sentì un
calore sprigionarsi sempre più ardentemente dietro di lui.
Girandosi, abbassò la testa tra le spalle iniziando ad agitare le mani davanti
a lui, in un ultimo gesto di protezione.
- Kaori!... No!... Non è come credi!!! Lasciami
spiegare!!!
Gli occhi che riflettevano una collera senza eguali, Kaori si mise di fronte a
Ryo, un enorme martello tra le mani. Portava ancora la sua divisa da derattizzatore e la sua caviglia dolorante sembrava molto
più stabile.
- Spiegare cosa mio caro RYUCCIO? (L’aura colerica di
Kaori di ingrandiva a vista d’occhio, raggiungendo una dimensione davvero
impressionante) … Va all’inferno, razza di verme schifoso!!!
Il martello pronto a colpire, Ryo tentò il tutto per tutto e, piantando il suo
sguardo tenebroso in quello della sua partner, si lasciò scappare con una voce
deliberatamente calda e sensuale:
- Kaori tesoro, se hai sentito tutto, dovresti sapere che ho rifiutato di
uscire con quella ragazza… Non vedo perché tu debba
arrabbiarti. Sei tu la sola che conta!
Il martello cadde pesantemente al suolo.
Imbarazzata da questa confessione, Kaori abbassò gli occhi posando le mani
sulle sue guance arrossate, incapace di articolare una parola. Ryo, intenerito
da tanto candore, fece tuttavia un balzo di dieci metri quando notò, nascosti
dietro la sua socia, Miki, Kazue, Falcon e Mick in piena discussione sulle sue
ultime parole.
- Cosa????... Kaori dimmi immediatamente cosi ci fanno
ancora da noi!!!... Ma siete peggio dei paras…!!!
Bang!! Ryo non ebbe il tempo di terminare la sua frase
che un enorme martello lo inchiodò al muro, prendendo al passaggio anche Mick
che guardava con attenzione un po’ troppo eccessiva il sedere di Kaori. ( Mira bene la nostra cara Kaori!). Quest’ultimo, la testa
alla rovescia, la girò verso il suo vecchio socio.
- Play Boy pizza?
Sempre incastrato nel muro, Mick aveva pronunciato quelle parole con tutta la
serietà del mondo.
- Dannazione Ryo!!! Perché non mi hai detto che il
paradiso delle pizze esiste!!! – l’americano saltò su Ryo scuotendolo violentemente
per le spalle davanti ad una Kaori ed una Kazue morte di vergogna – Noi siamo
come fratelli, no?... Hum, io amo la pizza e
soprattutto le ragazze delle pizze… tutto quello che…
Bang! Mick non ebbe il tempo di finire la sua frase che un martello gli si
schiantò sui denti. Tra la pelle ed i capelli anneriti dal grasso del motore ed
i denti scheggiati, il sex-appeal di Mick Angel aveva appena preso un bel
colpo. Al punto da far fare una smorfia a Kazue, la lanciatrice del secondo
martello.
- Bene, ora basta… - la voce di Saeko risuonò così
duramente tanto quando i suoi tacchi sul pavimento - Abbiamo già perso
abbastanza tempo. Akane non tarderà a trovarvi.
L’ispettrice, il volto impenetrabile, si accovacciò di fronte a Ryo e dichiarò
con un tono più che serio.
- Dovete lasciare la città per qualche tempo, Ryo. Ed alla svelta.
Residenza di Ryoga e AkariHibiki
1° giorno di vacanza, Hawai
Giovedì 5 luglio, 10.31
I raggi del sole entravano con naturale discrezione in questa camera luminosa
come se temessero di disturbare il sonno benefattore dei suoi occupanti. Le
lunghe tende trasparenti, che ricoprivano elegantemente la porta-finestra
leggermente socchiusa, si sollevavano al ritmo regolare della brezza leggera e
deliziosa. Il ronzio di un ventilatore risuonava dolcemente, rendendo l’aria
del posto fresca e rinvigorente.
Steso sul grande letto bianco che troneggiava fieramente al centro della
stanza, Ryo Saeba mosse leggermente la testa con un piccolo mugugno irritato e
tentò di aprire gli occhi. Ma le palpebre pesanti e la mente un po’ ovattata,
rinunciò velocemente a questo sforzo fisico, un po’ troppo mattiniero per i
suoi gusti, e preferì lasciarsi cullare dal rumore delle onde che
s’infrangevano dolcemente sulla spiaggia. Quella musica incantevole gli portò
uno strano sorriso sulle labbra, ma fu l’alterazione provocata dal brontolio
del suo stomaco che lo riportò bruscamente alla realtà.
- hum…no… ancora qualche minuto…
Con un gesto infastidito, Ryo nascose con le mani i suoi occhi sempre chiusi.
Un secondo brontolio risuonò ancora più forte e più a lungo, facendolo uscire a
poco a poco dal suo letargo.
- no…Kaori… lasciami
ancora cinque minuti… voglio dormire ancora…
Come di sua abitudine, Ryo emerse dal mondo dei sogni mugugnando ad alta voce,
le sue parole invasero la stanza in quella eterna sensazione di deja-vu.
Borbottando contro la sua barba nascente, l’uomo posò la mano qualche istante
sul suo ventre che gli sembrava all’improvviso smisuratamente vuoto, sperando
di calmare l’appetito che scombussolava la sua pancia. Ma un nuovo brontolio
echeggiò bello forte facendogli capire che solo un enorme
colazione sarebbe riuscita a saziare il suo corpo affamato.
- …
Le labbra contratte in una smorfia, borbottò più per proforma che per vera
necessità, sbadigliando cosi elegantemente quando un uomo delle caverne. Quindi
ritrovando l'agilità di un gatto, si stiracchiò energicamente, stendendo le sue
braccia vigorose su tutta la lunghezza del letto per irrigidirsi immediatamente
quando la sua mano incontrò la morbidezza e il calore di una pelle
deliziosamente nuda. Bruscamente riportato alla realtà, Ryo aprì gli occhi,
sbattendo diverse volte le palpebre sotto l'aggressività della luce prima di
meravigliarsi, spalancando gli occhi, del biancore un po' troppo perfetto del
soffitto. La sua mano tastò ancora una volta la grana gustosa di quella pelle
umana, e Ryo abbandonò l'aspetto decorativo della stanza per dedicarsi alla sua
scoperta tattile.
Si raddrizzò rapidamente sul sedere, con gli occhi sgranati dalla sorpresa,
paralizzandosi d'ammirazione davanti la visione che si offriva a lui.
- Kao...
Sbalordito di trovare la sua partner nello stesso letto assieme a lui, Ryo
quasi rimase senza voce.
Come in uno dei suoi più bei sogni, la donna era a qualche centimetro da lui,
così vicina da essergli unicamente sufficiente tendere la mano per sfiorare
quella donna deliziosamente seducente. Vestita con una canottierina in seta e
dei pantaloncini abbinati, sonnecchiava deliziosamente, un bellissimo sorriso
sulle labbra. Agghindata in quel modo, assomigliava ad un angelo. Un magnifico
angelo caduto dai cieli.
- Kaori?
Turbato da questa visione divina, Ryo s’inginocchiò al suo fianco, deglutendo a
fatica. Il suo sguardo, così penetrante quanto quello di una lince, scivolò a
lungo su questo splendido corpo che, scolpito da lunghe ore di aerobica e
martellate date a tutto andare, non aveva niente da invidiare alle più belle
modelle del mondo.
Il cuore che batteva e la testa inclinata di lato, osservò ancora una volta la
catenina dorata che ornava la sua caviglia destra e che le dava quel lieve
tocco sexi che lo mandava fuori di sé.
Spontaneamente, tese la mano per toccare l'oggetto prima di ritrarsi subito,
sapendo perfettamente che se avesse cominciato a gustare la morbidezza di
quella pelle, non avrebbe potuto più impedirsi di esplorarla con carezze e
baci.
Oramai completamente sveglio a causa delle sue intenzioni libertine, Ryo lottò
duro per non lasciarsi andare ai suoi pensieri carnali e mantenere il suo
sangue freddo leggendario.
Benché il desiderio gli divorasse brutalmente il corpo e lo spirito,
onestamente sapeva di non poter saltare su Kaori così. Anche se?... Quale uomo
di costituzione normale avrebbe potuto resistere ad una tentazione simile?
Quale uomo avrebbe potuto resistere al fascino innocente di questa donna?
Sbalordito dalla svolta indecente che prendevano i suoi pensieri, Ryo respirò
con calma, inspirando a ritmo, allontanando, in un ultimo guizzo di ragione, il
suo corpo dalla stupenda creatura che condivideva il suo letto.
- pffffffff!!
Il pavimento in legno scricchiolò dolcemente sotto i piedi nudi di Ryo.
Vestito con il suo eterno paio di pantaloni neri e la sua eterna maglietta
rossa, si mise davanti la porta finestra, lo sguardo perso, senza realmente
vederlo, nella profondità dell'oceano. Fece scivolare una mano tra i suoi
capelli neri sospirando.
Ricordava la loro partenza precipitosa per questo posto meraviglioso e
soprattutto la rabbia quando aveva saputo che Mick, Kazue, Falcon e Miki gli
avrebbero accompagnati su quest’isola stupenda. Ricordava anche di aver
ingurgitato una buona dose di sonnifero per sopportare il lungo viaggio in
aereo e non dover subire le pagliacciate di Mick Angel. In effetti, ricordava
molte cose ma il modo in cui era finito su quel letto in compagnia di Kaori,
gli era totalmente sconosciuto. E, benché questa situazione in sé non fosse
sgradevole, era davvero curioso di conoscerne il come ed il perché.
Un vago sorriso a solleticargli le labbra, Ryo abbandonò allora l'infinito
dell’oceano blu per ritornare lentamente vicino alla chiave del mistero. Gli
occhi brillanti di affetto, Ryo accarezzò dolcemente la guancia della donna e,
chinandosi lentamente verso di lei, le sussurrò teneramente all'orecchio.
- In piedi signorina Makimura... è ora di svegliarsi...
Con un brontolio sommesso, Kaori si mosse lentamente, le gambe spiegazzarono il
lenzuolo bianco mentre le sue labbra si socchiudevano dolcemente in un mormorio
incomprensibile.
Chiaramente immersa nei suoi sogni, colpì con un pugno il cuscino prima di
nasconderci la testa con un brusco movimento di contestazione. Questo gesto
fece sorridere Ryo che si rese conto all'istante che stava sicuramente sognando
lui e che anche in sogno, riusciva a farla arrabbiare.
Intenerito della sua bella addormentata preferita, allungò timidamente la mano
per farle scivolare dietro l'orecchio una ciocca ribelle che le scendeva sulla
fronte. La donna si svegliò immediatamente con un profondo sospiro,
scontrandosi subito con lo sguardo beffardo e tenero del suo partner.
- hum... Buongiorno Ryo...
Di fronte un Ryo tutto sorridente, Kaori si girò sulla schiena, stiracchiandosi
lascivamente con un sospiro di contentezza che faceva deliziosamente pensare
alle fusa di un gatto.
Poi, le braccia tese sopra la testa e gli occhi sgranati dalla sorpresa, fermò
di colpo il suo gesto, rendendosi conto che qualcosa non andava nella sua
tabella mattutina.
- Cosaaaaa?!!! Ryo?
Con un sussulto di panico misto ad imbarazzo, Kaori si sedette precipitosamente
sul letto di fronte ad un Ryo che cercava di reprimere la sua voglia di ridere.
Cosciente del suo aspetto impresentabile, si passò maldestramente le mani tra i
capelli arruffati e lisciò grossolanamente i suoi abiti da notte.
- Ryooo?!!!... Smettila di ridere!!! Ryooooo!!!... Ma insomma... cosa ci fai
nella mia camera?
La domanda era colma di una tale ingenuità che Ryo ritrovò la sua calma, un
sorriso leggero sulle labbra. D’umore malizioso, l'uomo alzò negligentemente le
spalle ed approfittò dello stupore della sua socia per raggiungerla nel letto.
Sbalordita da questo comportamento più che inatteso, le guance della donna
presero un colorito ancora più sostenuto, facendola sprofondare
nell'incomprensione più totale. E Kaori represse anche un urlo quando il
materasso, che si era affossato sotto il peso dell'uomo, la fece scivolare
pericolosamente verso di lui.
- Tu cosa ci fai nella mia camera?
Pronunciando quelle parole, Ryo toccò leggermente con l'indice la fronte della
sua socia, un bagliore birichino illuminava i suoi occhi solitamente così
scuri.
Presa alla sprovvista, Kaori arrossì, le parole si soffocarono nella gola
divenuta stranamente secca.
- Cosa?... Come nella TUA camera?
La mente ancora un po' assonnata, Kaori osservò rapidamente la grande stanza,
irrigidendosi istantaneamente quando vide la valigie di Ryo, ammassate una
sull'altra vicino alla porta.
Incapace di pronunciare una sola parola, Kaori si squagliò sul posto quando la
realtà della situazione le ritornò improvvisamente alla memoria. Quindi
passando dal pallore di un fantasma al rossore di un gambero, non ebbe altra
scelta che sopportare le sue osservazioni fuori luogo.
- Ti informo, mia cara Kaori che quando si fa una visita notturna a qualcuno, è
sconsigliato addormentarsi prima di essere passati all'attacco... tsss...
dilettante...
Così rossa ed imbarazzata quando un Falcon di fronte ad una Miki un po' troppo
affettuosa, Kaori abbassò la testa, stropicciando con frenesia il lenzuolo
bianco che copriva il letto come se da ciò dipendesse la sua sopravvivenza.
Come poteva spiegarglielo?
- Io? Farti una visita notturna? Ma insomma... no, Ryo!!! Io...
La voce era debole e tremante. Rossa di vergogna, la donna osservò con la coda
dell'occhio il suo socio, ed il suo imbarazzo si mutò in collera mano a mano
che dettagliava l'espressione faceta e perversa che metteva in mostra.
Quel cretino si prendeva gioco di lei e, lei, si stava innervosendo alle
velocità della luce!
- Non sapevo che fossi così impaziente di conoscere il fervore dello stallone
di Shinjuku, socia!!!... Comunque, dove e quando vuoi!!!
Per dare più peso alle sue parole, Ryo le fece un occhiolino provocante e
spalancò le braccia, facendo sprofondare la donna nell'esasperazione più
totale.
Le sue guance virarono al rosso magenta, la bocca si aprì ma senza far uscire
alcun suono. In preda ad una collera nera, strinse semplicemente i pugni, gli
occhi chiusi con fermezza come per placare l'ebollizione del suo spirito e del
suo corpo. Sembrava una strega nel mezzo di un incantesimo.
- Ryoooo Saebaaaaa!!!!... Come osi, anche per il più infimo dei secondi,
paragonarmi ad un maniaco perverso della tua specie?... Non penso alla mia
libido ogni minuto, io, quindi smettila di prendere i tuoi sogni per la
realtà!!!
Per una volta, Kaori non usò il martello. Scagliò il primo oggetto che le era
capitato sotto mano, in questo caso un’enorme lampada da notte, che atterrò con
violenza sul volto deformato di Ryo, impedendogli di replicare la più minima
parola. Ad ogni modo, per la propria sopravvivenza, era più ragionevole che
smettesse di stuzzicarla.
- Guarda un po', ma tu sei dolce al risveglio quanto in pieno pomeriggio!!!
Pietrificato dalla collera di Kaori, Ryo fermò subito le sue osservazioni
assurde iniziando a massaggiarsi il naso dolorante.
In realtà anche se sembrava perfettamente sereno, Ryo si sentiva imbarazzato
quando la sua socia.
Se, in passato, avevano già condiviso lo stesso letto, era stato per ragioni
puramente professionali. A disagio, ricordò la prima sera in cui Kaori aveva
traslocato da lui o ancora la volta in cui un piccolo cesna si era schiantato
sul loro appartamento. Si. Le poche volte in cui avevano condiviso lo stesso
letto, era stato in tutto onore.
Ma ora le regole del gioco erano cambiate. Non c'era nessuna cliente. E ancora
meno un aereo caduto dal cielo. No. C'erano semplicemente Ryo e Kaori. Kaori e
Ryo. Un uomo ed una donna innamorati.
- Dimmi Kaori, come siamo finiti su questo letto?... - rendendosi conto di
quello che stava dicendo, Ryo fece un gesto con la mano - ... no... aspetta...
voglio dire... ricordo di aver preso il taxi per l'aeroporto ma dopo ho un buco
nero...
L'espressione di Kaori passò dal malcontento alla confusione più totale.
Completamente risvegliata a causa di questa domanda, quasi dimenticò il suo
cattivo umore e si appoggiò contro la testiera del letto.
Ryo si stupì. Sembrava persa nei suoi pensieri.
La donna sentì le guance bruciarle ancora una volta. Era davvero in una
situazione imbarazzante. Tuttavia non trovava niente di sconveniente in quello
che aveva fatto.
Arrivati alle Hawai, Kaori aveva deciso di vegliare alcune ore su Ryo perché
trovava preoccupante che non si fosse ancora svegliato. Kazue gli aveva dato la
dose necessaria per tenerlo addormentato durante il tragitto in aereo. Né più,
né meno. Ma Ryo dormiva ancora e, nonostante le parole rassicuranti di Kazue,
Kaori non riusciva ad impedirsi di stare in ansia.
- Allora Kaori, vuoi spiegarmi?
Convinta che Ryo avrebbe preso in giro lei e la sua preoccupazione fuori luogo,
Kaori esitò a rispondere. Tuttavia, schiarendosi leggermente la voce, Kaori
tentò di spiegarsi:
- In effetti Ryo...
La donna si bloccò nel mezzo della frase, aggrottando leggermente le
sopracciglia. Le sembrava di aver sentito come un fischio.
Quindi istintivamente, girò la testa verso la porta della camera,
inginocchiandosi sul letto di fronte a Ryo.
- Ryo?... Non hai sentito niente?
Troppo occupato ad ammirare la magnifica scollatura della sua socia ed a frenare
i suoi ardenti spiriti, Ryo balbettò qualche parola a mo' di risposta. Le sue
dita si agitavano freneticamente, sempre più attirate da quel corpo quasi
indecente di perfezione, mentre il suo cervello gli intimava di calmarsi
velocemente e cancellare i pensieri piccanti che gli stavano sconvolgendo di
nuovo la mente.
- hum...
Non resistendo più, le dita di Ryo percorsero quei pochi centimetri che le
separavano da quella pelle cosi invitante. Il viso deformato dalla perversità,
fece scivolare il suo indice lungo il braccio nudo della sua compagna,
facendola dolcemente fremere d'emozione.
- Ryo? Ma insomma... cosa fai?
Un sorriso avido sulle labbra, Ryo posò le mani sulle spalle della donna,
attirandola ancora più vicina. Sorpresa da questo gesto, la donna spalancò gli
occhi e gli sgranò ancora di più quando lui tese le labbra in un bacio sonoro,
la bava agli angoli, cosa che non avrebbe tentato nemmeno la peggiore delle
maniache.
Il fischio si fece sentire un’altra volta. La bocca di Ryo si avvicinava
pericolosamente e Kaori non sapeva più dove sbattere la testa.
- Ryooo!!!! No!!! Non adesso!!
Perso nella propria foga, Ryo non notò immediatamente che le sue braccia
avvolgevano un enorme cuscino e che la sua bocca si schiacciava su una federa
che sprigionava un piacevole profumo floreale.
In effetti, non ebbe neanche il tempo di capire che stava stringendo un pezzo
di stoffa che si sentì cadere all'indietro, spinto da una forza smisurata.
Quindi, con un piccolo gemito di sorpresa, crollò bruscamente giù dal letto,
picchiando duramente la testa contro il pavimento, nel momento stesso in cui la
porta della camera si aprì su un Mick Angel tutto sorridente.
- Heiiiii Ryo!! Alzati... Cosa... Kaori?
Vestito con una camicia hawaiana, un paio di bermuda dai colori vistosi ed dei
sandali acquistati nel negozio all'angolo, Mick aveva tutta l'aria di un
surfista stereotipato made in America. E con i suoi capelli biondi tirati
all'indietro da un paio d’occhiali da sole posati sulla testa, Kaori aveva la
sgradevole sensazione di avere di fronte a lei un bagnino uscito direttamente
da Baywatch che un ex-sweeper.
- Mick!?? Nessuno ti ha mai insegnato a bussare prima di entrare?
Troppo felice della sua scoperta, l'americano non rispose, dettagliando
avidamente la graziosa donna seduta sul letto.
- Wow... che scena deliziosa...
Irritata del sorriso stupido che metteva in mostra, Kaori scese dal letto,
gettando una rapida occhiata all'altro lato per controllare che Ryo fosse
realmente invisibile agli occhi di Mick.
In trenta secondi, si trovò di fronte al bel biondo, afferrandogli il braccio
con foga per spingerlo fuori senza riguardo.
- Esci di qui Mick!... Ti informo che la camera di Ryo è quella a fianco,
perciò vattene!!
Senza attendere la reazione di Mick, Kaori lo spinse fuori, chiudendogli
rapidamente la porta in faccia, sollevata che non avesse scoperto la presenza
di Ryo nella camera. Tenendosi la fronte con un gesto seccato, non provò alcun
rimorso sentendo i piagnucolii del nuovo sosia di Baywatch.
Appoggiata contro la porta di legno, si chiese nuovamente come avrebbe fatto a
reggere queste vacanze tutti assieme. Lei che già aveva delle difficoltà a
gestire la sua relazione con Ryo, non si vedeva proprio ad annunciare la verità
ai suoi amici. Solo immaginare le indiscrezioni di Mick, le domande di Miki ed
i sorrisini di Kazue la sfiancava mentalmente e fisicamente.
- Arggg...
Distratta dai suoi pensieri da un grugnito ryonesco, Kaori si lanciò verso il
letto attraversandolo a quattro zampe, sporgendosi prudentemente sull'altro
lato per vedere in che stato si trovava il suo socio. Un sorriso dispiaciuto
sulle labbra, recuperò il cuscino che ricopriva la parte superiore del suo
corpo reprimendo la risata che gli solleticò la gola alla vista della sua espressione
afflitta.
- hum... Ryo?... Niente di rotto, spero?
Gli occhi ridenti, Kaori inclinò la testa con un sorriso incantevole, gettando
anche lo stesso Ryo in un abisso di dolcezza ed amore. Ma tormentato dal potere
che questa donna poteva avere su di lui, si adombrò quasi subito, girando la
testa di lato. Gesto che non sfuggi a Kaori.
- Ok, molto bene... se vuoi mettermi il broncio...
Delusa dal comportamento dell'uomo, Kaori si raddrizzò lentamente, prendendo
coscienza che Ryo era un uomo davvero difficile da inquadrare e che gli restava
ancora molta strada da percorrere prima di raggiungere l'intesa perfetta tra di
loro.
Persa nelle sue riflessioni, non sentì subito la mano che gli afferrò il polso
per attirarla lentamente nel vuoto.
- Heiiiii...
In due mosse, la donna si ritrovò a cavalcioni sull'uomo, le sue mani tremanti
appoggiate sul suo petto.
Con lentezza, scrutò quel viso che amava tanto, turbata da quello che riuscì a
leggere nel suo sguardo. Gli occhi di Ryo brillavano di una fiamma ardente. Un
bagliore passionale ed appassionante.
Ipnotizzata da questa luce piena di promesse, Kaori aveva l'impressione di
perdere l'orientamento e mancò un battito quando Ryo cominciò ad accarezzarle
delicatamente il braccio, attirandola inesorabilmente verso di lui per
catturare le sue labbra in un bacio pieno di passione e di amore.
TOC TOC TOC
- Kaori, sono Miki... Mick mi ha detto che ti eri svegliata... Posso entrare?
La testa nascosta contro il collo della sua socia e le mani posate a livello
dei suoi reni, Ryo si chiese cosa aveva fatto di male per meritarsi questo.
Perché gli disturbavano ogni volta che le cose tra di loro sembravano
concretizzarsi?
- Mi vesto Miki e ti raggiungo giù...
La voce di Kaori risuonò nel silenzio della stanza.
Frustata, la donna si staccò con lentezza dal corpo di Ryo, cercando di
ritrovare la sua calma e la sua lucidità. Ma con il corpo inebriato di un
desiderio ancora inappagato, fu una mano tremante che gli tese per aiutarlo ad
alzarsi.
- Ryo, io...
Anche lui frustato ma nondimeno felice di leggere la stessa delusione nello
sguardo della sua socia, Ryo le posò l'indice sulle labbra accarezzandole
dolcemente la guancia. Non era ancora il momento giusto. Dovevano essere più
pazienti.
- E se andassimo a sgranocchiare qualcosa? Credo che morirò di fame se resto
qui...
E per dare maggior peso alla sua richiesta, la pancia di Ryo emise un altro
brontolio.
Lungi dall'esserne infastidita, Kaori si mise a ridere e raggiunse la porta non
senza aver depositato un leggero bacio sulle labbra del suo socio.
- ok... un’ultima cosa Ryo... fai attenzione uscendo... altrimenti Mick
potrebbe pensare che mi fatto una visita notturna!!
Kaori pose l’accento sulla sua osservazione con un occhiolino malizioso.
Ryo attese che la donna sparisse dalla sua vista per lasciarsi cadere sul
letto. Emise un sospiro. Maledizione, come faceva a ridurlo in uno stato
simile? Non riusciva mai a resisterle. Lei era così... desiderabile. Cosi
bella. Cosi generosa.
Con passo strascicato, Ryo attraversò la camera e si diresse verso il bagno.
Una lunga doccia gelata gli avrebbe fatto un gran bene. Ed aveva la netta
impressione che sarebbe stata la prima di una lunga serie!
Il posto era gremito di gente e la voce, che all’inizio non era altro che un
debole mormorio, alzò rapidamente il tono fino a far girare la testa di diverse
persone.
- Dai Kaori… Perché non vuoi?
Imbarazzata al punto di distogliere gli occhi dai vacanzieri troppo curiosi,
Kaori agitò affannosamente le mani per far capire a Ryo di abbassare la voce e
mostrarsi un po’ più discreto.
Allora la donna si avvicinò dolcemente a lui, mormorandogli nervosamente
all’orecchio.
- Ryo… farlo sarebbe sbagliato e tu lo sai perfettamente…
Divertito dalla risposta della sua socia, Ryo la abbracciò di uno sguardo
beffardo e sorrise istantaneamente di fronte al musino imbarazzato che metteva
in mostra. Sentì allora il bisogno impellente di stuzzicarla.
- Ma no Kaori, tu vedi il male dappertutto… Nella vita bisogna saper rischiare,
mia cara!!
Un occhiolino provocante ed un sorriso accattivante, Ryo si trasformò in
seduttore irresistibile al fine di avere tutte le chance dalla sua parte. Ma
Kaori, che conosceva troppo bene la sua bestia, tenne duro senza cedere, anche
se il suo cuore fece un enorme balzo nel petto quanto lui immerse il suo
sguardo deliberatamente pieno di sensualità nel suo.
E dunque con le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate, lanciò uno
sguardo furibondo a quella specie di energumeno che, incapace di restare serio
per più di quattro minuti, sfoggiava in questo istante la sua aria da idiota
senza speranza.
- Aaaaah… e poi togli le tue mani da lì! – istintivamente Kaori fece un passo
indietro sotto l’intrusione più che invadente delle mani del suo socio sulla
schiena e sul sedere – Devo ricordarti che siamo in un luogo pubblico?... hei!!
Ryo ti ho detto di smetterla, razza di cretino!!
Gli occhi corrugati e la bocca imbronciata, Ryo a malincuore rimise a posto le
sue dita agitate e, con un gesto più che irritato, incrociò le braccia al
petto.
- Quanti problemi ti fai a volte!!!... Non è in questo modo che soddisferai
l'appetito dello stallone di Shinjuku, te lo dico io!
Punta sul vivo ed offesa da questa osservazione fuori luogo, Kaori strinse i
denti ed i pugni, facendo uno sforzo sovrumano per non fare a pezzi quest'uomo
sotto un enorme martello. Solo dio sapeva quanto si meritava una piccola
lezione di buone maniere!
La donna sospirò, le sue spalle si afflosciarono sotto la stanchezza. Si era
promessa di lasciare da parte i suoi piccoli attacchi d'ira durante le loro
vacanze ma ora, faceva davvero fatica a contenersi... Inspirare... Espirare...
Gli occhi chiusi, Kaori prese una profonda boccata d'ossigeno, tentando
comunque di ritrovare la calma.
- Ryo... Ti informo che se ci vedessero, avremmo dei problemi... Non ci tengo a
farmi notare, tutto qui!... Quindi smetti un po' di brontolare e cerca di
controllarti!
- Si e bene forse ne ho abbastanza di controllarmi!!... Anche se sono perfetto
come un dio Greco, io non sono fatto di marmo... Ahhhh al diavolo Mick, Miki,
Falcon e Kazue... e tutti questi imbecilli di turistiiiiiiiiiiii!!!
Questa riflessione aspra valse a Ryo le ire dei diversi stranieri che,
indispettiti da tanta insolenza, lo indicarono con il dito borbottando
astiosamente contro l'evidente mancanza di buone maniere dei Giapponesi. Ma
lungi dal prendersela, Ryo gli fece la linguaccia diverse volte in un
atteggiamento dei più infantili.
Sbalordita da questo comportamento puerile, Kaori, rossa di vergogna, posò una
mano sulla fronte e mosse la testa con un gesto infastidito, attendendo che il
suo socio si degnasse di calmarsi.
- Ryo, basta con queste bambinate!!... Lo so che sei
deluso... Io lo sono tanto quanto te!
I piedi che battevano il tempo sul suolo, Ryo alzò le spalle come solo e unico
commento.
Non più interessato alla conversazione, mise in mostra la sua noia sbuffando
rumorosamente, il suo sguardo da fine conoscitore scivolo lungamente sulla
figura longilinea di Kaori apprezzando una volta ancora i jeans taglia bassa e
la canottiera bianca che la donna portava. Abbigliamento casual ma talmente
sexi su di lei. E con quel paio di occhiali da sole posati sul suo adorabile
naso, aveva tutta l’aria di una turista. Una deliziosa vacanziera che avrebbe
gustato volentieri.
Dei pensieri non molto cattolici attraversarono la sua mente di uomo per la
centesima volta della giornata, per la millesima volta dal loro arrivo su
quest’isola.
- Kaori?
Il nome non andò oltre la sua gola stranamente secca. Dio come aveva voglia di
fare l’amore con lei!! Moriva dalla voglia di fondersi di piacere tra le
braccia di quella affascinante tentatrice sotto il sole delle Hawai. La
desiderava ardentemente. Appassionatamente. Troppo forse? Ryo fece una smorfia.
No. Non troppo. Sapeva già che non si sarebbe mai stancato di amarla. E non era
solamente il suo istinto d’uomo che la voleva. Più che il suo corpo, era il suo
cuore che la reclamava. Più che l’appagamento di un desiderio fisico, era il
suo modo di familiarizzare con il vero amore.
Avrebbe osato tentare qualcosa lì e subito?
- Ok! Hai vinto... Ma che non ti senta lamentarti poi!...
Ma il posto non era propizio a tali “attività”, e Ryo ridiventò serio ed
immaginandosi sotto una doccia fredda mise, per qualche secondo solamente, il
suo umore brioso da parte.
Deluso dalla sua mancanza di temerità, lo sweeper infilò le mani nelle tasche
dei suoi pantaloni beige, girandosi rapidamente e si allontanò un po’
borbottando sulla mancanza di affetto e compassione della sua socia.
Turbata da questo atteggiamento più che esagerato, Kaori alzò gli occhi al
cielo con la sgradevole impressione che non stessero parlando, ma proprio per
niente, della stessa cosa.
- Ryo...
Il nome si alzò con la lieve brezza che soffiava con leggerezza in quel posto
asfissiante di caldo.
Facendo scivolare una ciocca ribelle dietro l’orecchio, la donna guardò ancora
una volta la folla di vacanzieri che brulicava rumorosamente sul pontone, i
suoi occhi saldarono per sempre nella sua memoria la bellezza quasi
sovrannaturale di quell’isola.
Un sorriso affettuoso sulle labbra, fece diversi gesti con la mano a Miki e
Falcon che gli osservavano dalla nave da crociera, ancora al molo ma solo per
qualche altro minuto.
Allora tranquillamente, si avvicinò al suo compagno.
- Ryo... Non metterai il broncio per questo comunque?... Capisci, non sono
molto a mio agio in queste cose... E poi di chi è la colpa se siamo rimasti
qui?... Ryo... Ryoooooooo!!!... Smettila di adocchiare quella bionda o ti
spedisco a dare il buongiorno agli squali!!!
Ci sono delle parole magiche che hanno un effetto immediato.
Ci sono delle frasi che non hanno bisogno di essere ripetute per essere
comprese.
Ryo trasalì sotto la durezza del suo tono, ritirando macchinalmente la testa
tra le spalle. L’animo in pena, fece un cenno con il capo e guardò, gli occhi
lucidi, quella bella creatura innocente uscire per sempre dalla sua vita. I
tratti deformati da una tristezza tutta relativa, si lasciò fare quando Kaori
lo afferrò per il collo della maglietta e lo trascinò come un volgare sacco di
patate nella direzione opposta a quella affascinante donna dai capelli dorati.
- Non è possibile! Non tu non la pianti mai, accidenti!!!... Potresti almeno
astenerti dal guardare le altre quando sono con te!!... Ah, hai sempre il dono
di farmi uscire dai gangheri!!!
Il suolo era lungi dall’essere piatto e il posteriore di Ryo soffriva ad ogni
sporgenza che incontrava al suo passaggio. Ma malgrado le proteste e le grida
di dolore del suo socio, Kaori non rallentò il passo e, al contrario, accentuò
l’andatura troppo occupata ad urlargli addosso.
- Kaoriiiiii... Kaori!!!!... Hei potresti essere un po’ più gentile con me...
Dopo tutto, non è colpa mia se non possiamo partecipare a questo giro tra le
isole!!
A quelle parole la donna s’immobilizzò, una fonte di calore anomalo avvolgeva a
poco a poco il suo corpo.
Spettatore privilegiato di questo spettacolo, Ryo si morse la lingua, cosciente
di aver appena detto una grossa sciocchezza e che non avrebbe tardato a pagare
la sua sfacciataggine. Con voce dolce, cercò, in un ultimo sprazzo di coraggio,
di ottenere la clemenza del giudice Makimura.
- Kaori, mia cara... non volevo dire questo... è stato un equivoco...
Bang!! Cosa aveva detto? Che non era colpa sua? Che non aveva niente a che
vedere con tutta questa storia? Il bugiardo!!!!
In preda ad una collera difficilmente gestibile, la donna lasciò violentemente
il suo fardello umano che si schiantò con un rumore sordo sul suolo. Il viso
arrossato e sciupato, Ryo si lamentò ancora una volta della violenza di Kaori
e, sedendosi a gambe incrociate, si massaggiò rapidamente il naso, controllando
sempre che tutto fosse a posto.
- Aiaaa!! Ma sei pazza o cosa?
Non prestando alcuna attenzione a quel deficiente del suo socio, la donna
contemplò amaramente la lunga fila d’attesa che stavano lasciando e il cartello
in legno sul quale era segnato “Completo – Prossima partenza domani alle 13.30
– vendita biglietti oggi fino alle 14.00”
- ...avresti potuto rompermi il naso!!!
Di cattivo umore, la donna si girò un’ultima volta verso il pontile e,
scorgendo Mick e Kazue che si apprestavano a salire sulla barca, pregò
interiormente perché scoppiasse un temporale sopra le loro teste nella mezz’ora
che seguiva, desiderando subdolamente che il mare si agitasse violentemente
rendendo il loro viaggio insopportabile.
Una crociera... l’aveva sempre sognata... con Ryo in più... Perché il destino
le giocava sempre dei cosi brutti scherzi?
L’espressione desolata, si pentì immediatamente dei suoi pensieri diabolici e
guardò ancora una volta i suoi amici. Una decina di giovani donne circondavano
in quel momento la coppia, e l’americano, che portava sempre il suo
travestimento da “Mitch Buchannon” versione platinata (uno dei protagonisti
di Baywatch), metteva in mostra un sorriso talmente scintillante da essere
quasi accecante.
Istintivamente, Kaori chiuse gli occhi e fece una smorfia di pietà pensando
alla povera Kazue che avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a frenare
gli ardori del suo Ryo biondo.
Fu allora che sentì dei piagnucolii famigliari giungerle alle orecchie.
- Kaoriii!! Mi stai ascoltando?... Kaoriiii!!
Esasperata dalle lamentele di Ryo, Kaori sentì la collera invaderla seriamente.
Lo sguardo cattivo, fulminò in tutta la sua altezza l’uomo che, per terra,
piagnucolava come un bambino al quale si era appena negato un dolcetto.
- Non è colpa tua Ryo!? Non è colpa tua!? – Il tono era ironico e saliva
pericolosamente sugli acuti -... Ti avevo pure chiesto di alzarti alle 8.30
questa mattina ma no... Il signore ha preferito impoltronire a letto fino alle
11.00 e di conseguenza, siamo arrivati in ritardo per comprare i nostri
biglietti... Grazie alla tua pigrizia leggendaria, non potremmo andare in
escursione con gli altri!
Kaori era veramente furiosa. Non amava quando le cose andavano di traverso ed
oggi, come negli altri giorni del resto, niente andava dritto.
La loro fuga tra le isole era andata a monte per colpa di un cretino che dal
loro arrivo non faceva altro che fare quello che gli pareva...
Erano in un posto paradisiaco e lui non le aveva nemmeno fatto una sola volta
una visita notturna! Nemmeno una mezza visita! Niente! Nada!
In effetti, era già tanto se aveva tentato qualche cosa da quando erano stati
interrotti nel loro slancio la prima mattina!!
Era delusa e cominciava a chiedersi perché...
Oups! Le guance le diventarono rosso scarlatto, Kaori spalancò gli occhi e fece
una smorfia. Perché pensava a quello? Perché i suoi pensieri prendevano un
cammino cosi intimo? Era la frustrazione di non essere tormentata da Ryo che la
metteva in questo stato così aggressivo?
Nascosta dietro i suoi occhiali, Kaori lo osservò di nascosto. Come a lei, la
sua pelle iniziava cominciava a prendere una leggera tinta abbronzata,
rendendolo diabolicamente seducente. Si emanava da lui un carisma quasi
animale, talmente affascinante che Kaori si sentì all'istante turbata.
La donna sentì allora un desiderio indescrivibile scorrere violentemente nelle
vene, mettendola a disagio. A forza di frequentare quel perverso di Ryo, stava
diventando anche lei una maniaca come lui?
- Mi dispiace di non essere riuscito a svegliarmi, Kaori – Ryo, di nuovo in
piedi, si rimise il berretto sulla testa – però devo ricordarti che ti ho
proposto di giocare d’astuzia per prendere il posto di Mick e Kazue ma tu non
ne hai voluto sapere!...
Deconcentrata dal cammino che prendevano i suoi pensieri, Kaori estrasse un
opuscolo dalla tasca e lo rilesse rapidamente per nascondere il suo viso
sconvolto dalle emozioni e per schiarirsi le idee. Che fosse per l’isola di
Corallo – scoperta dalla famosissima Ginie^^ – o ancora l’isola del Desiderio –
esplorata dalla geniale Mikomi – (fiction francesi) , questa mini
crociera di quattro giorni tra le isole vicine era l’escursione con la E
maiuscola da fare nel caso di un soggiorno alle Hawai.
Ryo, quanto a lui, continuava sempre a parlottare nel suo angolino ma, capendo
di parlare al vuoto, si decise a prenderla un po’ in giro.
- ... e se tu mi avessi ascoltato, Miss Onestà, a quest’ora, noi saremmo
sull’oceano, i capelli al vento, inebriati dalla... Wow, che bellezzaaaa!!!
Ryo saltellò sul posto, il viso deformato dalla perversità dei suoi pensieri.
- Signorinaaaaaaaa...
Le parole risuonarono a lungo alle orecchie di Kaori. Allora i lineamenti
rabbiosi e il corpo circondato da un’aura malefica, la donna alzò degli occhi
distruttori da suo opuscolo che si trasformò come per magia in un’immensa noce
di cocco equipaggiata di spuntoni giganteschi.
- Hai appena oltrepassato i limiti dell’accettabile, Ryo Saeba! Dì le tue
ultime preghiere, razza di verme immondo!
BANNNNNG!
Il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Sull’orlo di esplodere, Kaori perse tutto il controllo e picchiò con visibile
soddisfazione il suo caro partner, incastrandolo sul suolo. E lungi dal
formalizzarsi degli sguardi curiosi e spaventati della popolazione locale che
additava quella giapponese non molto delicata, Kaori continuò a tuonare ad alta
voce.
- Ma perché mi sono innamorata di un perverso come lui!!! Perché?... Ne ho
veramente abbastanza di fare la bella statuina... Arhhhhh, tu parli di
vacanze!!!
Vedendola prendere la direzione della spiaggia, Ryo si sbarazzò della sua
prigione, gettandola il più lontano possibile nel mare e, dopo tre esercizi di
ginnastica, si lanciò alle sue calcagna. L’immagine di Kaori in costume da
bagno e di quei bellimbusti senza compagna che erano sparsi sulla spiaggia
s’imposero nella sua mente, facendogli accelerare immediatamente il passo.
- Kaori!!!... Aspettami!!!
Più veloce di un lampo, Ryo la raggiunse e, tutto sdolcinato, cercò
maldestramente di scusarsi. Ma Kaori non se ne fece niente delle sue scuse
fasulle e volse bruscamente la testa quando il suo sguardo incrociò quello del
suo socio.
- Sei davvero arrabbiata con me o è solo una delle tue solite piccole crisi di
gelosia?
Ryo articolò le sue parole con una punta di malizia nella voce prima di
predente una gomitata ben assestata nelle costole. Facendo finta di niente
represse il dolore, fissando con interesse il volto sfinito della donna.
Inquieto, compresse di essersi spinto un po’ troppo oltre nel punzecchiarla e
forse l’aveva ferita senza veramente volerlo.
- Mi dispiace Kaori... Volevo solamente punzecchiarti un po’, tutto qui.
Nuovo incrocio di sguardi, nuovo sviamento della testa. Ryo imprecò
interiormente.
Ora che il suo piano si stava svolgendo alla perfezione – era riuscito a
sbarazzarsi, e per quattro giorni inoltre, di quelle piattole chiamate Miki,
Mick, Falcon e Kazue così semplicemente come aveva previsto – era comunque
riuscito a mettere in collera Kaori. E se voleva approfittare fino in fondo di
queste 96 ore in questo posto paradisiaco, doveva fare di tutto per renderle il
suo grazioso sorriso. Era questione di sopravivenza.
- Andiamo Kaori... Smettila un po’ di fare la testona, e dimentica Miki e gli
altri... Sono sicuro che ci divertiremo tanto quanto loro... Ascolta un po’
qui...
Quando Kaori era in collera, perdeva tutto il suo senso pratico, non rendendosi
neanche conto dell’opportunità che si offriva finalmente a loro. Allora con
l’aria seria, Ryo si incaricò di mettere i puntini sulle i.
In un atteggiamento inequivocabile, le si mise di fronte e, posando le mani
sulle sue spalle abbronzate, le mormorò qualcosa all’orecchio prima di
pronunciare la fine della sua frase, a voce alta, in una maniera
deliberatamente dolce e affascinante.
- soli... nient’altro che tu ed io... in questa grande casa circondata da una
magnifica spiaggia di sabbia fina... Ti immagini?
Gli occhi nascosti dietro gli occhiali scuri, Kaori resto a bocca aperta,
capendo finalmente dove Ryo voleva arrivare.
Lei e lui. Lui e lei. Senza un Mick pronto a tutto per sedurla non appena Kazue
girava le spalle. Senza una Miki che osservava di nascosto il comportamento
strano di una coppia che non voleva ancora svelarsi agli occhi di tutti. Senza
un Falcon e una Kazue che facevano finta di non interessarsi a tutta questa
storia. Senza nessuno a disturbarli nei loro momenti d’intimità.
- Sugar Boy?
Le sopracciglia aggrottate, Ryo abbassò gli occhi e incontrò il suo riflesso
negli occhiali da sole. Un tenero sorriso alle labbra, attese che lei gli
togliesse dal suo adorabile naso per immergere il suo sguardo scuro colmo
d’amore e di desiderio nei suoi occhi splendenti di quel piccolo bagliore
sbarazzino che amava tanto vedere.
Poi come in un sogno, sentì una mano scivolare deliziosamente nelle sua mentre,
mettendosi sulle punte dei piedi, la donna posò le sue labbra zuccherate in un
bacio allo stesso tempo tenero e timido ma pieno di promesse.
- Hai ragione, Ryo... E’ tempo che pensiamo finalmente ed unicamente a noi...
La sirena della barca risuonò agli orecchi dei due soci come per segnalargli
che era finalmente soli, senza nessuno che potesse disturbarli.
La coppia, teneramente abbracciata, contemplò ancora qualche minuto la nave
prima che Kaori si decise a muoversi, lanciando uno sguardo malizioso a Ryo.
- Cosa?
Un sorriso magico alle labbra, la donna piegò la testa di lato prima di
spiegarsi. I suoi occhi brillavano di una luce birichina.
- L’hai fatto apposta, non è vero?... Il tuo svegliarti in ritardo? Era
un’astuzia perché restassimo finalmente da soli, no?
Facendo finta di niente, Ryo alzò rapidamente le spalle e, pronto ad
approfittare al massimo del loro piccolo soggiorno a tu per tu, avviò il passo,
trascinandosi dietro una Kaori che rideva a crepapelle.
6° giorno di vacanza, camera di Kaori
Mercoledì 14 luglio, 19.31
La giornata era passata ad una velocità vertiginosa, riempiendo gli animi di
Ryo e Kaori di risate, di teneri baci e suggellando per sempre una complicità
quasi irreale di sincerità e di intensità. Quelle poche ore passate assieme gli
avevano avvicinati più ancora di quei lunghi anni di vita comune, portandogli
quella disinvoltura e quella freschezza che crudelmente mancavano nel loro
difficile quotidiano.
Erano finalmente riusciti ad abituarsi l’uno all’altra totalmente e si
dilettavano a scoprirsi ancora e ancora. E se i loro cuori si aprivano e si
scoprivano con una facilità sempre più sconcertante, o anche destabilizzante,
ora non aspiravano che ad unire i loro corpi e i loro animi per essere
finalmente in perfetta armonia con quel bisogno, divenuto quasi vitale, di fare
un tutt’uno con l’altro.
Sola nella sua camera, Kaori contemplò un’ultima volta il suo riflesso allo
specchio, visibilmente persa nei suoi pensieri.
Portava uno stupendo vestito bianco senza maniche, con un’elegante scollatura a
V, il cui spacco sul davanti lasciava intravedere la perfezione delle sue
gambe. La sua pelle deliziosamente dorata dal sole contrastava magnificamente
con il colore del suo abito e la sua silhouette, muscolosa ed armoniosa, non
aveva niente da invidiare alle più grandi modelle del mondo.
Tuttavia, le sopraciglia aggrottate, la donna si osservò a lungo. Le labbra si
tesero in un ghigno insoddisfatto, esaminò accuratamente il suo profilo destro
poi il suo profilo sinistro, facendo scivolare macchinalmente le mani sul
tessuto e chiedendosi se, tutto considerato, quest’abito non le facesse i
fianchi troppo grossi e non la schiacciasse troppo sul petto.
- Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella questa sera?
Una smorfia contrariata, un sospiro di disappunto, Kaori rimase disperamene
impalata davanti allo specchio, non riuscendo ancora ad apprezzare al suo
giusto valore l’immagine che gli rinviava.
Al ricordo di alcune parole dette da Ryo – parole non molto galanti dovette
ricordare – sui suoi fianchi troppo larghi e sul suo seno troppo piatto, la
donna perse ogni obbiettività di fronte alla sua bellezza ed al suo potere di
seduzione. Ed anche se Ryo l’aveva vista in costume da bagno diverse volte dal
loro arrivo su quell’isola e non aveva nascosto il suo “entusiasmo” di
scoprirla vestita in quel modo, Kaori non riusciva a togliergli così facilmente
dalla testa tutte quelle critiche offensive e quelle parole dure che aveva
incassato durante tutti quegli anni.
- arghhh sicuramente non io...
Stanca di giocare alla modella da quattro soldi, Kaori si rassegnò a restare
vestita in quel modo e cominciò a controllare il suo leggero trucco.
Poi sostenendo il suo proprio sguardo, si passò a lungo le mani tra i capelli,
rimettendo apposto qualcuna delle sue ciocche ribelli, cercando allo stesso
tempo di scolpire una acconciatura che le donasse un aspetto un po’ più
sofisticato. Ma niente da fare, Kaori era il ritratto della naturalezza ed
anche la sua capigliatura non si lasciava domare così facilmente.
- Ma che insetto ha punto Ryo perché mi invitasse al ristorante più chic del
posto?
Kaori si rammaricò immediatamente delle sue parole e si morse con un gesto
infastidito il labbro inferiore.
In effetti, se inveiva in questo modo contro Ryo, era più per mascherare la sua
mancanza di fiducia in se stessa che altro.
L’impazienza di vedere finalmente sbocciare la loro relazione le dava fiducia,
ma l’apprensione di donarsi totalmente a Ryo la franava subdolamente.
Alla fine perdendo la battaglia contro le sue ciocche ribelli, Kaori accettò la
sua immagine e, abbandonando il suo riflesso, si mise alla ricerca del suo
unico paio di sandali bianchi che aveva trovato rifugio in uno degli armadi
della camera.
A carponi sul pavimento, la donna continuò a brontolare per proforma,
gettandosi oltre le spalle un paio da tennis, un paio di infradito, un paio di
scarpette in cuoio che atterrarono con un rumore secco sul pavimento.
- Accidenti, ma dove sono quelle maledette scarpe?
Lanciando un urlo di gioia quando mise le mani sui suoi sandali, Kaori si
raddrizzò con una mimica piuttosto comica e le infilò maldestramente, poco
abituata a portare quel genere di calzature. Poi, con un gesto automatico,
picchettò diverse volte la punta dei piedi sul suolo, assicurandosi così che le
cinghiette in cuoio bianco fossero ben fissate sulle caviglie.
- Perfetto... – Kaori controllò l’ora sull’orologio che risplendeva al suo
polso – Credo sia tempo di raggiungere Ryo...
Era giunto il momento.
Allora più o meno pronta ad affrontare lo sguardo famelico del suo socio, Kaori
fece un profondo respiro, lisciando un’ultima volta le pieghe immaginarie del
suo abito.
Un ultimo sguardo allo specchio, si sorrise da sola poi si rivolse un
occhiolino malizioso per darsi coraggio. E con il cuore che batteva fortissimo
nel petto afferrò la borsetta che l’aspettava sul letto e uscì rapidamente
dalla sua camera, pregando silenziosamente perché il suo nervosismo non le
impedisse di vivere pienamente questa serata che avrebbe, senza alcun dubbio,
cambiato il corso della sua vita di donna.
10°
giorno di vacanza
Spiaggia privata di MrHibiki
Domenica 15 luglio, 13.11
La brezza soffiava leggera, portando quella frescura tanto ricercata dai
turisti stremati dal caldo dei paesi soleggiati.
Una dolce melodia, emanata da una vecchia radio sistemata con abilità nella
sabbia bianca, si armonizzava meravigliosamente con il rumore delle onde che si
infrangevano dolcemente sulla spiaggia.
Il quadro era idilliaco e il panorama incantevole per tutti gli esseri umani
alla ricerca di tranquillità e di calma. Ma per un uomo come Ryo Saeba, una
spiaggia senza locali e senza conigliette mancava terribilmente d’interesse.
Allora seduto sul suo asciugamano da spiaggia con l’effigie della prosperosa
Betty Boop che Mick gli aveva regalato, lo stallone
di Shinjuku scrutò intensamente l’orizzonte, chiedendosi come poteva ravvivare
quel primo pomeriggio un po’ troppo snervante per i suoi gusti.
- Kaoriiii!!!... Mi annoiiiiiooo!
La voce dell’uomo, che prese l’intonazione di un bambino capriccioso in
astinenza di stupidaggini, si innalzò con energia nell’aria, ben deciso a
risvegliare quella natura troppo sonnolenta e la sua dolce Kaori abbandonata
sotto il sole.
Una smorfia a mo’ di sorriso, il giapponese sentì un bisogno improvviso di
rumoreggiare e rompere questo silenzio che stranamente cominciava a opprimerlo.
- Kaoriiiii!... Ne ho
abbastanza di questa spiaggia deserta!!!... Pensa a tutte quelle giovani
hawaiane che aspettano lo stallone di Shinjuku per conoscere finalmente il
grande amore e il puro piacere fisico!!!
Stesa su un asciugamano, Kaori emise per tutta risposta un piccolo mugugno
rauco, troppo abituata a quel genere di lamentele ryonesche.
Ma la mancanza di risposta della donna incuriosì seriamente il nostro Ryo che,
la testa abbassata tra le spalle e le braccia a proteggere il viso, si era
preparato tanto psicologicamente quanto fisicamente a fare un tutt’uno con un
martello bello imponente.
Ma niente. Nemmeno un ridicolo martellino. Kaori non aveva battuto ciglio.
Stupito da questo comportamento, il più brontolone dei
sweeper immaginò ingenuamente che la sua partner non avesse colto bene il senso
della sua frase e decise quindi di ripartire all’attacco.
- Haaaa e tutte queste belle ninfe che emergono dalle
acque fredde, il corpo bagnato e offerto, che elemosina soltanto le mie braccia
per riscaldarlo!!
Ryo aveva agito con impegno questa volta.
Bava alle labbra, sorriso perverso e le mani che mimavano i fianchi conturbanti
di quelle ninfe dei mari, si eccitò tutto solo sul suo asciugamano con il solo
scopo di far uscire Kaori dalla sua piacevole letargia. Ma ancora niente.
Nemmeno un minimo movimento. Solo un impercettibile sospiro e una piccola
risata soffocata che lo offesero sinceramente.
L’espressione perplessa, il bel temerario si mise in ginocchio vicino a lei e
incrociò le braccia al petto, dandole mentalmente qualche secondo per reagire.
Forse il sole picchiante delle Hawaii aveva avuto la meglio sui suoi riflessi
leggendari? Soddisfatto dalla propria riflessione, Ryo assentì allegramente con
un gesto della testa, non stancandosi di ammirare nuovamente le curve di quel
corpo che ora conosceva a memoria.
- Tss Ryo, ti segnalo che la temperatura del mare
sfiora i 30 gradi qui perciò, a meno che tu non faccia importare un iceberg
gigante in questo oceano immenso, credo che il tuo piano di “termosifone umano”
andrà irrimediabilmente a monte...
Kaori aveva risposto con un timbro di voce dolce e regolare, senza neanche
prendersi la pena di guardarlo. Aveva giusto sollevato la testa qualche secondo
per parlare.
Ryo fissò la sua nuca, gli occhi spalancati. Cosa stava succedendo? Perché non
reagiva come al solito? E se, dovuto al fatto che ora la loro relazione si era
concretamente definita, la donna l’avesse lasciato dire tutte le sciocchezze
che voleva e correre dietro alle ragazze senza prendersi la pena di rimetterlo
in riga?...
No! Impossibile! Ryo non poteva immaginare l’avvenire senza le crisi di gelosia
e le martellate a tutto andare della sua socia. Era già abbastanza turbato dal
loro nuovo rapporto senza dover gestire e abituarsi ad una Kaori calma e
docile.
Questa constatazione, d’altronde, gli faceva un po’ paura.
- Hahaha molto divertente Kaori!
Il viso imbronciato, Ryo fece finta di essere offeso dal suo umorismo fuori
luogo e cominciò a brontolare sotto i baffi sul fatto che la signorina Makimura
preferiva dormire che occuparsi di lui!
Gli occhi corrugati, osservò allora il piede destro della sua compagna che si
muoveva sensualmente al ritmo di una dolce musica. Ryo sorrise. Senza ombra di
dubbio, quella giovane donna si stava lasciando trasportare in dolci sogni
fatti di oceani color blu scuro, di spiagge che non
finivano più, di sole che dorava la pelle… il tutto reso
piccante dalla presenza del meraviglioso stallone di Shinjuku!
Un ghigno perverso prese stranamente forma sulle labbra dell’uomo mentre
s’immaginava a giocare al dottore con lei, su quella spiaggia.
- Kaaaaooooriiii? Dimmi, al posto di stare in letargo,
non preferiresti occuparti del tuo piccolo Ryo e giocare al dottore con lui?
Ora che avevano saltato il fosso e che erano diventati una vera coppia, Ryo non
mancava un’occasione per esprimere il suo desiderio per lei.
In effetti, se si fosse dato retta, avrebbero fatto l’amore 24h/24h…
Ma persa l’occasione per il nostro amante in astinenza di contatto fisico, la
sua voce libidinosa fu coperta dalla radio che si mise improvvisamente ad
urlare l’ultima hit del momento, tra stridii e fischi dolorosi, spezzando cosi
la pace di quel posto magnifico.
Infastidito da quel fracasso che aveva appena mandato in fumo il suo piano, Ryo
si tappò le orecchie. Quindi con un movimento brusco, si piegò su quella
anticaglia per tagliare corto a quella tortura acustica e ne approfittò,
ovviamente, per accarezzare al passaggio la schiena della sua bella.
- Heeii ma cosa fai?...
Come punta sul vivo, Kaori finalmente si raddrizzò, avvolgendo Ryo di uno
sguardo interrogativo.
Il suo socio alzò semplicemente le spalle prima di puntare il dito sull’oggetto
del reato.
- Niente di straordinario... Cercavo semplicemente di proteggere ciò che ci
resta delle nostre orecchie... Guarda che non ci tengo a diventare sordo prima
dei trent’anni!... Il mio udito dev’essere
in perfetto stato per sentire i tuoi gemiti sensuali e i tuoi lamenti lascivi
quando io...
Ryo sottolineò l’inizio della sua frase con un sorriso e uno sguardo
terribilmente perverso cosa che non piacque evidentemente a Kaori. BANG! L’uomo
perse tre denti sul colpo, il pugno della donna era particolarmente efficace e
muscoloso quando si sentiva nervosa e a disagio.
- Perverso! Maniaco! Viscido scarafaggio! Non puoi pensare ad altro una volta
nella vita?... Voglio essere tollerante Ryo ma non
spingerti troppo oltre!!
Lo sguardo cattivo e le guance arrossate, Kaori emise un lungo sospirò
infastidito.
Anche se avevano fatto l’amore diverse volte e l’ultima volta risaliva a non
più tardi di quella mattina, la donna si sentiva ancora talmente imbarazzata
quando il partner parlava a voce alta dei loro giochi amorosi come se parlasse
di una partita di calcio. Lui sapeva molto bene che lei non era ancora a suo
agio in queste cose ma continuava a farlo, troppo felice di poterla
punzecchiare sempre e comunque.
In sostanza, lei aveva semplicemente bisogno di tempo per familiarizzare e
gestire “questo nuovo aspetto” – fortemente eccitante ma talmente nuovo – della
sua vita di donna.
- I martelli non mancano mai, ti avverto!!... Ahhh, mi irriti!!
Con un gesto rabbioso, Kaori riaccese la radio e, provocante, alzò il volume.
Con un sorriso beffardo all’attenzione del suo socio, si riallungò sul suo
asciugamano e riprese il suo bagno di sole da dove l’aveva lasciato. Ryo la
guardò a lungo, un sorriso leggero sulle labbra.
In verità, era sollevato.
Niente era cambiato. Kaori era sempre la stessa. Aveva decisamente il suo
brutto carattere e partiva sempre in quarta quando lui la stuzzicava un po’. Ma
dopotutto, era questo che lui apprezzava di più in lei. Era una donna testarda,
indipendente, indisciplinata ma era altrettanto intelligente, generosa,
appassionata – delle immagini molto osé gli tornarono alla memoria – e di una
bellezza sorprendente.
- Pffff... prima dei trent’anni, dici?!!... ma è veramente una sciocchezza, Ryo... ti informo che
hai superato i trenta già da un po’ di tempo!
Kaori borbottava tra sé e sé, i suoi piedi tamburellavano freneticamente sulla
sabbia.
Una nuova canzone, che era giustamente il top del top in campo musicale, iniziò
nello stesso momento ma era tanto massacrante quando la precedente a causa dei
ronzii assordanti e della lentezza del suono spaventosa.
- Heiiii Kaori, vorresti farmi un piacere e comprarti
un nuovo stereo? Sii un po’ gentile con il tuo piccolo Ryo... Questa carcassa è
da buttare nella spazzatura da tanto spacca i timpani!!!
Kaori girò la testa in direzione di Ryo, lanciandogli uno sguardo assassino
prima di sospirare bruscamente. Il viso serio, si
sedette sull’asciugamano ed afferrò quella maledetta radio “assassina di
successi”.
Ma curiosamente, posò uno sguardo carico di emozioni su quell’oggetto più che
banale prima di abbassare percettibilmente il volume.
- Questa radio mi è stata regalata da Hideyuki il giorno del mio sedicesimo
compleanno perciò capirai che anche se funziona male, non me ne separerò mai...
Mentre parlava, Kaori non lasciò con lo sguardo il suo
vecchio stereo. Il suono era sempre più indistinto e diventava anche
discontinuo.
Ryo sorrise teneramente all’evocazione del suo vecchio socio e migliore amico.
Hideyuki? Si, il suo caro Hideyuki... Era cosciente
del regalo che gli aveva fatto il giorno in cui gli aveva chiesto di prendersi
cura di Kaori?
- Anche a me, mia cara, Hideyuki ha fatto un meraviglioso regalo... un
magnifico dono dal quale non mi separerò mai...
Metà della frase si perse tra alcune note di musica. La brezza soffiava sempre
languorosamente sulla pelle nuda di quest’uomo e di questa donna, il rumore
delle onde diventò particolarmente inebriante.
Il cuore gonfio di riconoscenza e di amore, Ryo osservò a lungo il profilo
della sua socia, attardandosi su quel piccolo sorriso sereno che si era formato
spontaneamente sulle sue labbra.
Senza alcun dubbio era persa nei suoi pensieri e stava ricordando il giorno in
cui suo fratello le aveva regalato quella radio, certamente moderna all’epoca.
Si liberava da quel gracile corpo un’aura talmente serena che lui si sentì
quasi turbato. La sentiva finalmente felice. Libera di quella paura
sull’avvenire. Libera di quella paura di non essere sempre amata dall’altro.
Lei era come lui in effetti. Perché per la prima volta nella sua vita, Ryo
Saeba, sweeper professionista di professione, si sentiva veramente bene. Si
sentiva come affrancato dal peso del passato e da tutti gli atti terrificanti che
aveva dovuto compiere.
- Grazie Hideyuki... grazie di avermi permesso di vegliare sulla tua
sorellina... e soprattutto grazie di avermi dato l’amore...
Ryo pronunciò quelle parole a bassa voce. Solo per lui e Hideyuki.
L’animo leggero, si passò una mano tra i suoi folti capelli prima di allungare
le sue lunghe gambe vestite di un paio di pantaloni in tela beige. Poi la sua
camicia bianca atterrò silenziosamente sulla sabbia, vicino alla borsa da
spiaggia, offrendo il suo torso nudo ed il suo viso al calore dei raggi del
sole.
- Baahhh che noia... io non sono un uomo da rimanere
a far niente, Kaori!!!
Per dare più peso a questa affermazione, Ryo sbadigliò forte e fece finta di
piagnucolare.
- ... mi annoio... mi annoio... mi annoio...
Ryo ripete questa frase diverse volte come se potesse avere un effetto ipnotico
su Kaori. Ormai erano cinque minuti che non si stava lamentando ed era stata
un’impresa per lui.
Allora come a sottolineare questo avvenimento storico, la musica tacque
improvvisamente rendendo il momento quasi solenne.
- Argg credo che le pile siano finite!
Kaori agitò la radio in tutti i versi e con tutta la sua delicatezza
leggendaria ma anche provandole tutte, non ne uscì più alcun suono.
Sconfitta, la ripose allora sulla sabbia prima di
girarsi, lo sguardo accusatore, verso il suo socio.
- Allora il signore si annoia?... Oh sono veramente
desolata ma di chi è la colpa se siamo ANCORA qui?
Sapendo di essere leggermente implicato in questo allontanamento dalla società,
Ryo preferì tacere ed ascoltò tranquillamente i rimproveri della sua socia.
Aveva qualche idea in testa su come dare un po’ di pepe al loro pomeriggio ma
sicuramente non sarebbero piaciute a Kaori. Fare l’amore si! Ma non dovunque e
soprattutto non per tutto il tempo!
- Ti informo che se tu non avessi importunato ogni donna che aveva la sfortuna
di incrociare il tuo cammino, noi non saremmo “persona non grata” in tutti i
locali del posto!... Perciò smettila di brontolare e
soprattutto approfitta di questo paesaggio magnifico!
Un sorriso malizioso sulle labbra, Ryo la prese di parola. Lo sguardo velato,
dettagliò con avidità la sua silhouette, la bava alle labbra e le mani agitate
dal bisogno imperioso di ritornare all’esplorazione di quel corpo così
tentante.
Tuttavia si riprese velocemente quando il suo sguardo si posò sul suo viso
delicato. Seduta vicina a lui, le gambe delicatamente strette al petto e gli
occhi persi nell’immensità dell’oceano, Kaori emanava cosi tanta serenità e
felicità che si sentì subito colpevole di strapparla alle sue fantasticherie
idilliache.
- Kaori, sei davvero sicura di voler partire oggi? Capirei molto bene se tu
volessi restare qualche giorno in più...
La donna girò allora lentamente la testa verso di lui, offrendogli uno dei suoi
meravigliosi sorrisi innamorati di cui solo lei conosceva il segreto.
Ryo sentì il cuore fargli un balzo nel petto. Non era ancora molto a suo agio
in queste cose, con le cose dell’amore. E anche se non doveva, si stupiva
ancora tutti i giorni di leggere cosi tanta passione e fiducia negli occhi
della sua bella.
- Ricordo che appena sei mesi fa, era su questa stessa spiaggia...
La voce di Kaori era cambiata. Ora era di una timidezza quasi inudibile.
Con un gesto pudico, la donna posò delicatamente le mani sui suoi piedi e
concentrò lo sguardo sui granelli di sabbia che vi erano depositati.
- A dire la verità, ero fuggita dalla festa che Akari
aveva organizzato in mio onore, troppo felice di scappare da quella grande casa
gremita di persone che neanche conoscevo... Allora, sono fuggita per ritrovarmi
su questa spiaggia a contemplare le stelle... Pensavo a te, a me e a quel
ipotetico “noi” che disperavo potessimo diventare un giorno... Eri così lontano
da me... Che stupida, ma non mi eri mai mancato cosi tanto come
quella sera...
Kaori sorrise tristemente al ricordo e strinse istintivamente le braccia
attorno alle gambe.
- E poi... ho visto molte stelle cadenti... Qualche decina di pezzi d’asteroidi
che cadevano e tracciavano in cielo delle magnifiche scie di luce. Avresti
dovuto vederle Ryo, era uno spettacolo da favola!!!
Le immagini ritornarono alla memoria, la donna ritrovò velocemente l’entusiasmo
perduto ed immerse il suo sguardo splendente in quello del suo socio.
- Hai espresso dei desideri?
Ryo aveva posato la domanda innocentemente e si stupì un po’ della reazione
della sua socia.
Improvvisamente, sembrava imbarazzata e il modo in cui si mordicchiava il
labbro inferiore lasciava supporre che stesse esitando a rispondere.
- Si... ed ogni volta lo stesso...
Kaori abbassò nuovamente gli occhi, poi, un piccolo sorriso fiducioso prese forma sulle sue labbra, ed immerse uno sguardo deciso
in quello del suo compagno.
- Ho desiderato che la morte si dimentichi di te tanto a lungo quanto si dimenticherà
di me...
La donna aveva pronunciato quelle parole con tutta la determinazione di una
donna innamorata.
Un lungo silenzio segui questa confessione sconvolgente di sincerità. Una pausa
commovente costantemente disturbata dal suono delle onde.
A malincuore, lo sweeper si chiese ancora come un essere così buono e generoso
come Kaori potesse amare un uomo così vile ed egoista come lui. Tutt’a un
tratto non si sentiva bene. All'improvviso aveva così paura di non meritare
tutte queste prove d’amore e di confidenza.
- Sai che quando si rivela un desiderio, dicono che non si realizzerà...
Le parole uscirono da sole, brutalmente, senza che Ryo riuscisse a
controllarle. Questa replica, crudele e completamente fuori posto dal momento
che la loro coppia stava appena nascendo, risuonò con disprezzo alle sue stesse
orecchie.
Perché l’aveva detto? Perché? Kaori gli aveva aperto il suo cuore, rivelandogli
senza indugio i suoi dubbi ed i suoi timori e lui, lui faceva di tutto per
distruggere le sue speranze. Perché?
I lineamenti visibilmente tesi, Ryo cercò allora i suoi occhi. Si aspettava di
incontrare uno sguardo triste, che rifletteva incomprensione e dispiacere. Ma
niente. Solo due grandi laghi magnifici che lo scrutavano con una dolce
determinazione.
- Allora spero semplicemente di morire prima di te.
Le parole toccarono Ryo ancora una volta, introducendolo in un turbamento senza
nome. Aveva l’impressione che la sua corazza di uno impenetrabile si
sgretolasse ad ogni sguardo, ogni carezza ed ogni parola pronunciata dalla sua
dolce socia.
Era diventato un uomo grazie a lei. Aveva scoperto l’amore ed il piacere di
vivere grazie a lei. Allora il semplice fatto che lei potesse morire davanti a
lui, gli era semplicemente insopportabile.
- Te lo detto Kaori. Non ti lascerò morire. Mai.
In tutta risposta, Kaori gli offri un nuovo sorriso ed articolò silenziosamente
un “Lo so” rassicurante e destabilizzante di fiducia prima di perdersi di nuovo
nella contemplazione della distesa turchese di fronte a lei.
- Non hai mai pregato, Ryo? Non hai mai sperato che
una forza celeste ti proteggesse dalla follia e dalla crudeltà degli uomini?... Io, mi è capitato qualche volta di pregare... Per la
tua sopravivenza... Per la mia sopravivenza... e quella dei nostri amici –
Kaori emise un piccolo sospiro deciso – forse è un atto ridicolo e inutile in
una professione come la nostra ma mi capita di pregare l’ignoto in quei momenti
terrificanti dove mi sento impotente ed incapace di aiutarti...
L’atmosfera era cambiata, risuonava di una nostalgia e di una fiducia
impressionante.
Ryo strinse i denti e i pugni. Non capiva. Si sentiva anche un po’ perso. In
che momento la loro conversazione era deviata sulla morte? Sulla loro propria morte? Quando? Perché?
L’uomo abbassò la testa in un profondo sospiro. Non ricordava più veramente, ma
tutto quello che sapeva in questo preciso instante, era che avrebbe dato
qualsiasi cosa per cambiare argomento e ritrovare una certa spensieratezza.
Lo sguardo cupo, fece tuttavia uno sforzo per ascoltare Kaori, come lei sapeva
fare cosi bene con gli altri.
- Sì... mi è capitato di pregare cosi tanto che le dita mi si erano anchilosate
e gli occhi mi bruciavano... anche se... anche se so che tutto questo non è che
illusorio e invece la morte, lei, è reale...
Lentamente, la donna fece colare un po’ di sabbia tra le sue lunghe dita
delicate poi osservò a lungo la mano di Ryo che era così vicina alla sua.
Provò allora il bisogno vitale di toccarla.
- Tra te e me Kaori, io non ho mai creduto in un'altra
forza se non la mia... Tuttavia ora, mi rendo conto che avere una grande forza
non sempre è sufficiente. Il più abile degli uomini non può sfidare eternamente
la morte se non desidera restare realmente in vita... Io ho delle capacità
fuori dal comune, te lo concedo ma... ma se tu non fossi con me... se tu non
condividessi la mia misera vita da maniaco in astinenza, ti assicuro che sarei
già steso tra quattro assi di legno da moltissimo tempo...
Mentre parlava, Ryo osservava i dintorni con aria distratta.
Non amava confidarsi. Ma se il fatto di aprirsi alla donna che amava poteva
aiutare a rafforzare e preservare la loro coppia, avrebbe fatto questo sforzo.
Comunicare. Aprirsi. Condividere. O anche parlare. Molto semplicemente.
- Io sono qui Ryo e ci sarò per sempre... Puoi contare su di me. Devi contare
su di me. Per la nostra sopravvivenza e il nostro equilibrio assieme.
Fu allora che la mano di Kaori abolì i pochi centimetri che la separavano da
quella mano rassicurante. E senza mai tentennare, scivolò armoniosamente in
quel palmo caldo e accogliente, le dita s’intrecciarono con amore con le sue.
- La nostra vita in Giappone non assomiglierà in niente ai giorni idilliaci che
abbiamo passato qui, Kaori... soprattutto quando si saprà che tu sei la mia
compagna. La donna di Ryo Saeba, ti immagini? Quale bersaglio perfetto per
tutti i professionisti che desiderano sfidare il grande City Hunter e mettersi
in primo piano!!!
Sentendo un dolce calore tranquillizzante scorrergli lungo le vene, Ryo posò
degli occhi inteneriti sulle loro due mani legate da quel desiderio e da quel
bisogno di essere sempre lì per l’altro.
Unione dell’anima, unione del cuore.
Avvicinò allora dolcemente la mano della sua beneamata alla bocca, baciandone
teneramente il dorso prima di stringerla preziosamente contro il suo cuore.
- Più che mai ora, la morte potrebbe sorprenderci dovunque ed in qualsiasi
momento... per la strada... ad ogni svolta in una viuzza... ovunque e in
qualsiasi momento... Dovremmo vivere con questa spada di Damocle sopra la testa
per tutto il resto della nostra vita... Voglio che tu ne sia a conoscenza, mia
cara... Perciò sei veramente sicura di voler sacrificare i tuoi sogni di
sposarti e di avere una vita tranquilla e ordinaria per restare accanto ad un
uomo come me?
Kaori, leggermente arrossata da quando Ryo le aveva chiaramente detto che era
la sua donna, lo guardò tuttavia dritto negli occhi, un bagliore di sfida in
fondo allo sguardo.
- Quante volte mi hai già fatto questa domanda insulsa, razza di imbecille? Non
mi prendo neanche la pena di rispendere tanto è evidente la risposta... Ma tu,
caro socio? Sei veramente sicuro di voler rinunciare a tutte quelle
affascinanti donne che popolano il nostro paese per amare soltanto me?
Kaori sottolineò la sua domanda con un inarcamento di sopraciglio che voleva
dire tutto.
- Cosa?!!! – Ryo fece un balzo di cinque metri
sull’asciugamano, lasciando allo stesso tempo la mano della sua socia – Haaaaaa non ci avevo nemmeno pensato!!! Che orrore!!! Ma
cosa diventeranno tutte quelle belle bambole giapponesi senza il loro stallone
di Shinjuku a fargli scoprire cos’è il vero piacere car...
Bang!!! Questa volta, Ryo venne prese in anticipo ed
abbracciò con passione l’enorme martellone di cui Kaori gli aveva appena fatto
regalo.
- Smettila un po’ di fare l’imbecille e ascoltami una buona volta per tutte,
che non ne parliamo più! Sappi che non sacrifico niente di niente per te. Ma
assolutamente niente... Il matrimonio m’interessa poco e i bambini... – Kaori
puntò allora l’indice sul torso di Ryo – bah, ne ho già uno di cui occuparmi 24h/24h perciò...
Kaori non riuscì a reprimere una risata folle di fronte allo sguardo inebetito
del suo uomo.
- Io, un bambino? Un bambino?!!! Ma sei fuori o
cosa??? Ti informo che non hai detto questo la notte scorsa e nemmeno questa
mattina quanto io ti... hum, preferisci forse che te
lo mostri?
Unendo i gesti alle parole, Ryo le scoccò un occhiolino malizioso mentre le sue
mani calde partirono alla conquista dei fianchi della donna. Nello spazio di
qualche secondo, Kaori si ritrovò placcata contro lo stallone di Shinjuku, il
viso talmente vicino al suo che sentiva il suo soffio caldo sfiorare
sensualmente le sue labbra.
Profondamente emozionata, la donna cercò tuttavia, in un ultimo scatto di
principio, di nascondere il suo turbamento ed il suo desiderio.
- Ryo ma insomma, non puoi scordare la tua libido e restare serio per più di
dieci minuti?
Un sorriso famelico sulle labbra, Ryo sfiorò con un bacio la guancia della sua
bella, incollandola ancora più amorosamente contro il suo busto caldo e
potente.
- Dieci minuti? Direi invece che ho già superato il mio record di quattro
minuti!!!... E poi io sono serio... molto serio... te
lo spiegherò bene...
Allora la bocca contro l’orecchio di Kaori, Ryo si premurò di svelare con delle
dolci parole il suo amore per lei, le sue mani virili si persero sul suo corpo
in squisite carezze sempre più esplicite.
- Mmm, la tua pelle ha il gusto del sale e hai
l’odore della sabbia calda... Se ricordo bene, ci restano ancora due ore da
passare prima di partire per l’aeroporto...
La voce di Ryo era diabolicamente sensuale e Kaori sentì le ultime barriere
della ragione crollare una ad una.
Il cuore che batteva a più non posso, si lasciò trasportare dalle sensazioni
inebrianti che facevano nascere in lui quelle dita che scorrevano lascivamente
sulla sua schiena e quella bocca che esplorava lentamente la pelle del suo
collo.
- E... E se Mick e gli altri sbarcassero?... Possono
arrivare da un momento all’altro!!
A disagio, la donna si staccò dal suo socio, controllando con un colpo
d’occhio, quasi sconvolto, che nessun ospite immaginario potesse sorprenderli,
incollati l’uno all’altra, in una posizione più che compromettente.
Ryo tentò di rassicurarla.
- Non preoccuparti, tesoro!! Mick mi ha telefonato
circa un’ora fa per informarmi che il ritorno è previsto nella serata. In
effetti, quel disgraziato mi ha spiegato che non voleva correre il rischio di
trovarci insieme, nudi ed abbracciati sullo stesso letto. La sua dolce Kaori
con un animale come me, sarebbe stato lo shock della
sua vita, mi ha gentilmente precisato!
Come se l’opinione di Mick fosse vitale, Ryo sparlò ancora una volta contro il
più mediocre dei surfisti americani, dando l’impressione di dimenticare per
qualche minuto le sue attenzioni nei riguardi di Kaori.
La donna, che si allontanò ancora di qualche centimetro da quel tentatore,
emise immediatamente un sospiro di sollievo. Provava forse lo stesso desiderio
di lui ma fare l’amore sulla spiaggia non la deliziava affatto. Poteva dare la
colpa alla sua timidezza o alla sua mancanza di fiducia in sé ma l’unirsi in
piena natura ed in pieno giorno le faceva, al presente, quasi paura.
Kaori sospirò di nuovo.
Insomma, forse l’avrebbe fatto un giorno? Si,
sicuramente... ma non ora. Era ancora un po’ troppo presto.
Come dirglielo senza offenderlo?
- Arggg sono al corrente di noi due...
Kaori buttò fuori la prima frase che le aveva attraversato la mente. Come
dirglielo? Forse sviando i pensieri di Ryo... ?Si, forse la soluzione era quella.
- E allora?
Le mani di Ryo si posarono sulle sue spalle, forzandola a guardarlo dritto
negli occhi. Era stranamente serio tutt’a un tratto. Cosa gli succedeva? Il
cuore di Kaori fece un balzo nel petto. Era veramente scocciato che tutta la
piccola banda fosse al corrente dell’evoluzione della loro relazione?
- E allora cosa?
La voce di Kaori ritrovò una certa timidezza, il cuore le tamburellava ancora
più forte nel petto. Ma a quella domanda, Ryo si mise semplicemente a
sorridere, rivolgendole un altro occhiolino birichino.
- Un’ultima coccola prima della nostra partenza per il Giappone?
Se Ryo non l’avesse delicatamente tenuta per le spalle, Kaori sarebbe crollata
sulla sabbia, in preda ad una violenta crisi di nervi. Ma gli occhi spalancati,
rimase a fissarlo per qualche minuto, analizzando quella frase più che usuale
da parte di Ryo Saeba.
- Una piccola coccola, ti prego... ti prego... ti prego...
Sostituite la parola coccola con gioco o gelato e avrete la raffigurazione di
un bambino che fa i capricci davanti ad una mamma autoritaria. Ma Ryo non era
più un bambino e Kaori, lei, ancora meno sua madre.
La donna lo guardò allora con un’indulgenza tutta relativa. Non avrebbe ceduto.
No. Gli avrebbe mostrato che anche lei aveva la sua da dire e che non era a
disposizione della libido, più che accesa di Ryo Saeba.
Allora gli occhi pieni di malizia, Kaori decise di giocargli uno
bello scherzetto a modo suo.
- Una coccola? Hum, non so Ryo... Sai che è
fortemente sconsigliato fare l’amore sulla spiaggia?...
Quindi come fare?
L’indice che tamburellava negligentemente sul mento, la donna assunse
un’espressione delle più serie, dandole l’aria di riflettere coscienziosamente
sul problema.
Quanto a Ryo, visibilmente disorientato da questa informazione più che cruciale
per la soddisfazione immediata della sua libido, spalancò gli occhi, inspirando
in un primo momento l’aria calda delle Hawaii prima di esprimersi con voce
sconvolta.
- Cosa?!!! Ma insomma Kaori, dove hai sentito una cosa
simile?
Alzando leggermente le spalle, Kaori si alzò tranquillamente e si mise a
togliere energicamente i granelli di sabbia che erano rimasti attaccati alla
sua pelle abbronzata. Sentì subito lo sguardo del suo amante scorrere
avidamente sul suo corpo, avvolgendo di uno sguardo infuocato le sue lunghe
gambe, il suo ventre piatto e la rotondità perfetta del suo seno.
La respirazione sempre più rapida, la donna cercò alla meno
peggio di non soccombere a quel desiderio inebriante che le scorreva
lungo le vene. E ben decisa a tenere duro, afferrò la camicia del suo socio,
infilandosela il più velocemente che poteva.
- Non lo so... Ricordo vagamente di averti sentito dire a Mick, quando era sul
punto di concludere con una graziosa hawaiana, che non era un’idea molto astuta
fare l’amore sulla spiaggia...
Come sempre, Ryo fece finta di non ricordare. Irritata dalla sua malafede,
Kaori gli rinfrescò rapidamente la memoria, assestandogli per l’occasione una
leggera martellata.
- Ma sì Ryo, quella donna bruna in topless su quella baia laggiù...
Poi con un gesto della mano, Kaori indicò il posto in questione davanti un Ryo
leggermente dubbioso.
- ... dunque non faccio che seguire il tuo prezioso consiglio, caro socio.
Davanti l’aria avvilita del suo socio, Kaori non poté impedirsi di scoppiare a
ridere.
Ryo, irritato più di ogni altra cosa, si alzò anche lui, guardando nella
direzione indicata. L’aria contrariata, ricordò allora quel famoso giorno in
cui Mick e lui, dopo aver stupidamente scommesso su chi avrebbe sedotto più
ragazze nel giro di 24 ore, avevano passato la notte fuori, pietosamente
attaccati alla sola palma della spiaggia. In effetti, Kaori aveva sorpreso quei
due energumeni in piena danza della seduzione e, per dar loro una lezione di
buone maniere, li aveva lasciati lì, legati ad un albero. Avevano potuto di
conseguenza, fare la corte ai soli abitanti del mare, vale a dire granchi ed
altre tartarughe genialmente affettuose con gli esseri umani.
Non avendo un buon ricordo di quella notte forzata all’aperto, Ryo ripassò,
controvoglia beninteso, le scene di quel giorno glorioso, facendo una smorfia
quando il ricordo «del consiglio fatto a Mick da Ryo Saeba» gli tornò di nuovo
alla mente. Ahi, ahi!!! Ma che insetto l’aveva punto
perché dicesse una stupidaggine simile?
- Hum sai mia cara, in occasione di una sfida, tutto
è concesso... Noi eravamo in parità quando quella ragazza ha incrociato la
nostra strada e siccome era fuori questione che Mick Angel vincesse la nostra
scommessa, ho mentito... Questione di onore per City Hunter!!
Petto sapientemente gonfiato, sguardo fisso in lontananza e un ghigno dei più
arroganti, Ryo Saeba articolò ogni parola con tutta la determinazione dell’uomo
più egocentrico della terra, non dubitando della puerilità della sua reazione.
Kaori stava quasi per cadere all’indietro ancora una volta. Ma come faceva ad
essere un istante prima l’uomo più virile e più carismatico della terra per poi
diventare cosi immaturo e cosi penoso quanto un
adolescente il minuto seguente?
- Per l’onore di City Hunter?... Pffff
cosa mi tocca sentire...
Di fronte ad un tale concentrato di orgoglio, Kaori alzò gli occhi al cielo,
preferendo tacere e non riprendere la discussione. Ad ogni modo, sapeva perfettamente
che qualsiasi cosa dicesse, non avrebbe mai avuto l’ultima parola con un uomo
così ipocrita.
Allora l’aria falsamente indignata, la donna raccolse le sue cose da spiaggia,
poi, asciugamano e borsa in mano, si girò sui talloni per raggiungere la loro
abitazione.
Come se niente fosse, il tempo passava e non si era ancora occupata di fare i
bagagli.
- Non che mi annoi in tua compagnia, Ryo, ma le valige non si faranno da
sole...
Senza aspettare il suo socio che era ancora immobile in mezzo alla spiaggia, la
donna accelerò il passo, i suoi piedi sprofondavano con delizia nella fine
sabbia bianca. La brezza, che si era leggermente rafforzata, giocava ora con
facezia con qualche ciocca dei suoi capelli, strappandole un piccolo sorriso di
benessere. Ultimo momento di serenità prima di ritrovare la folla ed il
frastuono martellante di Shinjuku.
- Tssss ma dove credi di andare cosi?
La sua voce roca risuonò alle orecchie della donna nell’istante stesso in cui
il suo polso si trovò imprigionato in un piacevole calore umano.
Kaori si bloccò e chiuse gli occhi. Ryo era dietro di lei e con una lentezza
calcolata, posò sottilmente le mani sui fianchi della donna.
- Vieni qui, tu...
La borsa cadde sulla sabbia in un tonfo soffocato, seguita da vicino dall’asciugamano.
Affascinata dal timbro virile di quella voce, Kaori si lasciò andare contro il
petto possente del suo partner.
Tutto considerato, aveva voglia di cedere e farsi stringere tra quelle braccia
protettive.
- Sai tesoro, ho sempre sognato di rifare la famosa scena di «Da qui
all’eternità»...
Le braccia di Ryo si chiusero dolcemente su di lei, imprigionandola in un
bozzolo pieno di promesse e di benevolenza.
Kaori rabbrividì. Quella voce, sempre più bella, sempre più inebriante, aveva
un potere magico sui suoi sensi. Allora come resistere? Come?
- ... quella meravigliosa scena dove Burt Lancaster e Deborah Kerr si baciano languidamente sulle
sabbia bagnata, il mare ad accarezzare sensualmente la perfezione dei loro
corpi febbrilmente avvinghiati...
Con un gesto pieno di delicatezza, Ryo la fece girare tra le sue braccia ed
immerse il suo sguardo innamorato in quello di lei.
La donna rimase senza voce di fronte al suo volto, che per la prima volta nello
spazio di tutti quegli anni passati assieme, riflettevano un desiderio di
vivere e di amare quasi insaziabile.
- Promettimelo, Kaori... Promettimi che quando torneremo su questa spiaggia,
anno dopo anno, reinterpreteremo ogni volta quella scena magica... a modo
nostro, ovviamente...
Emozionata al punto di sentirsi sull’orlo delle lacrime, Kaori strinse il più
forte possibile il suo amante e confidente, cercando di conservare per sempre
il calore del suo corpo contro il suo.
In punta di piedi, cercò allora il suo orecchio, mormorandogli con una voce per
metà lacrimevole e per metà ridente.
- oh si Ryo e vedrai... si, vedrai che Burt e Deborah
dovranno stare in guardia perché non conosco una sola coppia su questa terra
capace di intendersi cosi bene come noi due... Stringimi
forte, ti prego... e non mi lasciare più... mai più...
Allora si abbracciarono languidamente, assaporando con delizia gli ultimi
minuti di intimità e di serenità che quel posto magnifico procurava loro.
Si amarono allo stesso tempo teneramente e intensamente, attingendo dal calore
dell’altro la forza di affrontare il loro avvenire allo stesso tempo cosi
esalante di promesse e terrificante di incertezze.
Poi, fecero un’ultima passeggiata lungo la spiaggia, mano nella mano, lo stesso
sorriso alle labbra e lo stesso bagliore negli occhi.
Incrociarono la famosa palma che aveva cosi gentilmente accolto Ryo Saeba e
Mick Angel, una sera del mese di luglio.
Visibilmente sulla stessa lunghezza d’onda, si avvicinarono al tronco,
divertendosi in anticipo di ciò che stavano per fare.
- Allora tu o io?... Ok, Kaori me ne occupo io... hehehe...
Nel giro di dieci minuti, Kaori e Ryo tornarono indietro, ridendo e facendo
baccano come due bambini.
Una mezz’ora più tardi, Ryo sistemava i bagagli nel baule del taxi mentre Kaori
chiudeva, con una stretta al cuore, la porta della casa.
Ma la donna non ebbe davvero il tempo di appesantire la propria nostalgia che
dovette rimettere in riga con una bella martellata il maniaco del suo socio che
trovava la “taxista” davvero molto di suo gusto.
- Ryoooooooooooooo!!! Vieni
qui, razza di maniaco!!!... Ti faccio passare io la voglia di palpare la
taxista!!
Erano le 15.50 quando l’aereo decollò dall’isola.
Seduta a fianco dell’oblò, Kaori osservò con malinconia quel paesaggio
magnifico scomparire dietro le dense nuvole bianche.
Nello stesso momento, un brontolio risuonò alle sue orecchie, facendole girare
la testa. Sorridendo, accarezzò la guancia di Ryo che dormiva tranquillamente,
la testa posata sulla sua spalla.
- Ryo, finalmente NOI torniamo a casa...
Queste furono le ultime parole che Kaori pronunciò durante il viaggio.
L’animo leggero, sprofondò rapidamente nel sonno, sognando la sua nuova vita di
partner «a pieno titolo» di City Hunter.
Ma questa, è tutta un'altra storia...
FINE
Hum, siete ancora lì? Bene... Non vi siete
chiesti che cosa Ryo e Kaori abbiano potuto fare a quella povera palma? Si... Volete saperlo?
Ok.
Avvicinatevi al tronco... ancora un po’... ecco, così... Lo so che Ryo scrive
come una gallina ma Kaori essendo tanto pericolosa con un coltellino quando con
un martello, la scelta è stata rapida.
Allora riuscite a leggere?
F.O.R.E.V.E.R.C.I.T.Y.H.U.N.T.E.R.
«Forever City Hunter»
Grazie ancora a tutte le persone che hanno avuto il coraggio di leggere questa
storia dal principio. Senza di voi, non avrei mai potuto finirla. Grazie dal
profondo del cuore.