Tranche De Vie

di Kairi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una separazione salutare ***
Capitolo 2: *** Il gioco del gatto e del topo ***
Capitolo 3: *** Kaori passa all’attacco ***
Capitolo 4: *** Una cena movimentata ***
Capitolo 5: *** Una partner seducente! ***
Capitolo 6: *** Trappola ***
Capitolo 7: *** www.cityhunter.com ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Soli contro tutti ***
Capitolo 10: *** Confronti ***
Capitolo 11: *** Fiducia cieca ***
Capitolo 12: *** Game over ***
Capitolo 13: *** Pressione mediatica ***
Capitolo 14: *** Un'impresa selvaggia ***
Capitolo 15: *** Tu, io e... gli altri (1/2) ***
Capitolo 16: *** Tu, io e... gli altri (2/2) ***
Capitolo 17: *** Forever City Hunter ***



Capitolo 1
*** Una separazione salutare ***


Sunrise cafè, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 12.26



Kaori mandò giù un sorso del delizioso cappuccino che il cameriere le aveva appena portato osservando la sua migliore amica, Akari, che si avventava con un piacere non dissimulato su un’enorme banana split. Invidiava la sua golosità perché lei stessa non provava più gusto per niente in questi ultimi tempi.

Kaori aveva 28 anni e si era resa conto fino a che punto la sua vita fosse un disastro.

Il suo sguardo si posò spontaneamente sull’adorabile bebè di Akari che dormiva in un seggiolino accanto alla giovane mamma. Stava per compiere 6 mesi ed ogni giorno faceva la felicità dei suoi genitori. Kaori non aveva alcuna difficoltà a crederlo. Lo trovava così irresistibile. Anche a lei sarebbe piaciuto, un giorno, avere un grazioso bambino bruno con delle belle guanciotte rosse. Ma visto come si evolvevano le cose, questo rischiava di non succedere. Ne ora, ne mai.

Emise un lungo sospiro e si mise a mescolare vigorosamente il suo cappuccino.

- Kaori, sei sicura di non volere del gelato? Il mio è una vera delizia e so che tu lo adori.

Kaori guardò la pallina di vaniglia per metà sciolta e non potè impedirsi di sorridere.

- Sei gentile ma devo fare attenzione alla mia linea. Ho la tendenza a mettere su peso in questo periodo.

Akari spalancò gli occhi e si mise a ridere dolcemente.

- Se c’è una persona che deve perdere un po’ di peso qui, quella non sei proprio tu. – Akari posò il suo cucchiaino e rivolse uno sguardo inquieto alla sua amica. – Seriamente Kaori, lo vedo benissimo che non stai bene. Dimmi cosa ti tormenta.

Kaori aveva bisogno di una confidente. Aveva pensato a Miki, o anche a sua sorella Sayuri, ma tutte queste persone conoscevano troppo bene la sua situazione. Aveva bisogno dei consigli di una persona esterna alla sua vita, una persona che fosse obiettiva e franca.

- Non c’è granché da dire. Ho 28 anni, sono ancora nubile, ho un lavoro eccitante ma che non riempie sufficientemente il mio conto in banca. E massimo dell’orrore, sono una fan incondizionata di “Febbre d’amore” e “Top Models”.

- Aspetta, non riesco a seguirti. Come nubile? Ma dopo tutto il tempo che condividi la tua vita con Ryo, le cose avrebbero dovuto evolversi, no?

Akari sottolineò la sua frase con un piccolo occhiolino e fece un gran sorriso alla sua vicina. Purtroppo il viso di Kaori non aveva niente del viso di una giovane donna innamorata ma piuttosto quello di una donna in pena e nel dolore. Akari scosse la testa d’incomprensione.

- Kaori, non mi dire che non è cambiato niente tra di voi! Mi pareva di aver capito che Ryo alla fine si fosse dichiarato e che avesse confessato il suo amore per te. Riconosco che non riesco a capire.

Kaori rimise una ciocca castana dietro l’orecchio e alzò le spalle.

- Non c’è niente da capire, Akari. Lui mi ama ma non mi vuole nella sua vita. Continua a rincorrere le ragazze e io continuo a prenderlo a martellate qua e là. E tra poco sono nove anni che questa storia va avanti e credo che durerà per sempre.

Toshio cominciò a dimenarsi nel suo piccolo seggiolino, aprì immediatamente i suoi graziosi occhi e si mise a piangere. Nello stesso istante, l’orologio di Akari suonò e la donna estrasse un biberon dalla sua borsa. Si alzò per metterlo a riscaldare nel forno a micro-onde messo a disposizione dei clienti dal bar, mentre Kaori si occupava di confortare il neonato. Naturalmente, Akari le propose di dargli il biberon.

- Penso, mia cara, che tu debba prendere un po’ le distanze da Ryo. Guardati, sei una donna bellissima che non ha che da schioccare le dita per avere tutti gli uomini che vuole. A mio avviso, bisogna che tu mostri a Ryo quello che rischia di perdere se non sì da un po’ una mossa.

Kaori si senti sciogliere davanti a questo piccolo bambino che ciucciava avidamente il suo biberon. Non aveva molti capelli sulla testa, giusto una leggera peluria nera e setosa. Profumava di talco e Kaori desiderò con tutto il suo cuore di conoscere la gioia d’essere madre un giorno o l’altro.

- E tu che proponi?

Akari posò le mani sul tavolo e sembrò molto interessata dalla svolta che stava prendendo la conversazione.

- Innanzitutto, ti rifarai il guardaroba all’immagine della bella donna che sei diventata. Poi, ti costruirai una solida vita sociale. Che ne dici di venire a trascorrere tre settimane nella nostra casa in campagna? Delle vacanze ti faranno più che bene.

Kaori non saltava molto dalla gioia all’idea di dover lasciare Ryo per tre lunghe settimane. Ma era anche vero che cominciava a soffocare in quel palazzo freddo e isolato dove non aveva neanche dei vicini con i quali bisticciare! Si rese conto che a parte Ryo e tutta la banda, lei non vedeva praticamente nessun’altro.

Si stava preparando ad accettare, quando un bell’uomo bruno dagli occhi chiari si rivolse alla sua amica. Notò immediatamente Kaori e le rivolse uno dei suoi sorrisi più belli. Allora Kaori arrossì alla grande e focalizzò il suo sguardo sulla sua tazza di caffè.

- Akari, se tu mi avessi detto che saresti stata in così buona compagnia, sarei venuto prima.
Signorina, io sono David Chambers e sono qui per servirvi.

Kaori virò al rosso pomodoro e focalizzò ancora una volta il suo sguardo sulla sua tazza.

- Sta calmo Dave, Kaori è una mia cara amica e ti proibisco di giocare uno dei tuoi numeri di fascino. Non ha bisogno di questo adesso.

Dave guardò Kaori con aria interrogativa. Quella ragazza era di una bellezza sorprendente. Il modo in cui arrossiva e in cui le sue dita si intrecciavano e si scioglievano le conferivano un’innocenza conturbante.

- Dave, ho proposto a Kaori di venire a trascorrere qualche giorno in campagna con noi. Tutto quello che ti chiedo e di lasciarla tranquilla, ok?

Kaori non credeva alle sue orecchie. Lei non aveva ancora accettato e la sua amica già la proteggeva dalle avances di un uomo che aveva trovato, doveva ammetterlo, molto seducente. Ma aveva bisogno di riflettere. C’era Ryo e lei non voleva metterlo spalle al muro. Prese la sua borsa ed estrasse il portafogli senza uno sguardo per il bel Dave.

- Akari, se vuoi che facciamo compere, bisogna che forse ci affrettiamo un po’.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 15 maggio, 18.26



Dopo aver depositato il piccolo Toshio dalla nonna ed essersi sbarazzate gentilmente di Dave, Kaori e Akari svaligiarono i negozi per tutto il pomeriggio. Maglioncini, jeans, abiti, minigonne, gonne lunghe, biancheria, abiti da sera, scarpe, accessori... Kaori aveva letteralmente fatto esplodere la sua carta di credito. Ad ogni modo, aveva bisogno di schiarirsi le idee e poi come Ryo non aveva bisogno di lei che per il pranzo e le pulizie, nessuno poteva rimproverarle le sue follie vestiarie.

Fu quindi con una dozzina di borse e scatole che Kaori cercò bene o male di raggiungere la sua camera. Le scale del sesto piano furono fatali per l’equilibrio precario dei pacchetti e, facendo un gran rumore, si ritrovò gambe all’aria, i vestiti sparpagliati un po’ ovunque sul pianerottolo. Sentì dei passi sopra la sua testa e Ryo scese in boxer e maglietta dalla rampa delle scale. A giudicare dai suoi occhi per metà aperti, stava dormendo. Sbadigliò per stirarsi la mascella, si grattò la testa e restò a guardare tranquillamente la donna, un bagliore malizioso negli occhi, cosa che risvegliò la rabbia di Kaori.

- Invece di restare lì impalato come un idiota, non potresti darmi una mano a raccogliere tutto quanto?... E ti prego, smetti un po’ di ridere.

Ryo ora si era completamente risvegliato ed afferrò la mano della sua socia per aiutarla ad alzarsi. L’aiutò poi a sistemare i suoi abiti e finì ovviamente sugli abiti più sexi che aveva comperato. Kaori si disse che lui doveva avere un radar interiore per scoprire questo genere di cose. Esaminò un grazioso abito da sera molto scollato e non potè impedirsi di punzecchiarla a riguardo.

- Sai, Kaori, anche con gli abiti più sexi della terra, tu sembrerai sempre un maschiaccio.

BANG!!! Ryo non ebbe nemmeno il tempo di fare un respiro che un enorme martello da 1000t si schiantò sulla sua testa. Kaori raccolse alla meno peggio le sue cose e lasciò Ryo incastrato nel pavimento del pianerottolo.

- Una cosa ancora Ryo, sappi che i maschiacci non sanno cucinare! Perciò buon appetito!!

BANG!!! E la porta della sua camera si chiuse sbattendo.

“Io ti odio, ti detesto... Ryo, razza d’imbecille, stronzo... Devo essere veramente un’idiota per rimanere a vivere con un uomo che mi tratta come meno di niente... o forse devo essere masochista...”

Ryo sollevò bene o male il martello chi gli aveva sfracellato la testa e massaggiò i suoi cervicali doloranti. Kaori non c’era andata di mano leggera questa volta e sembrava veramente arrabbiata. Ryo si ricordò della quantità di abiti che si era appena comperata e si chiese cosa ciò potesse nascondere. Lui aveva una buona memoria ed alcuni vestiti che era riuscito a scorgere non assomigliavano affatto a quelli che Kaori portava abitualmente.

Con passo lento e pesante, si diresse in cucina per prepararsi un piccolo spuntino. Lui che aveva una fame da lupi, sapeva perfettamente che non avrebbe potuto contare sul talento culinario della sua socia per quella sera. Ryo emise un urlo, quando vide che nel frigorifero sopravviveva solo una coscia di pollo. Imprecò ancora una volta contro Kaori e sulla sua mancanza d’umorismo leggendaria.


Kaori cercò disperatamente di sistemare tutti suoi acquisti nel suo unico armadio ma dichiarò forfait nel giro di una mezz’ora. Due soluzione le si offrivano. O, comperava un secondo armadio, cosa che non era davvero nei suoi mezzi per il momento, o sacrificava il piccolo armadio dove dissimulava i suoi differenti martelli, ma nemmeno questo la deliziava molto. Alla fine decise di conservare alcuni dei suoi abiti nelle loro confezioni originali e di posarli per terra ai piedi del letto. Finito il lavoro, si lasciò cadere sospirando sul letto.

Ne aveva davvero abbastanza dell’atteggiamento di Ryo e lei ne soffriva sempre di più, fisicamente e moralmente ma naturalmente il signor Saeba non vedeva niente. Non aveva notato che aveva perso l’appetito e che mangiava come un uccellino. Non aveva neppure visto che era dimagrita e che aveva le occhiaie sotto gli occhi. No, non vedeva nulla. Non la guardava perché non l’amava. Almeno non come lei amava lui. Aveva 28 anni adesso e si considerava come una donna con tutti i desideri e le necessità delle altre donne. Amava Ryo e sentiva la sua mascolinità e la sua virilità dal più profondo del suo essere. Ma lui la vedeva ancora e sempre come una piccola ragazzina innocente. Kaori sospirò e si guardò allo specchio. Era davvero ora che si riprendesse in mano e che gli mostrasse chi era veramente. Akari aveva completamente ragione. Soddisfatta della sua decisione, Kaori prese il telefono per informare la sua amica che avrebbe passato con gioia quelle tre settimane in campagna.


Quando Kaori appari in salotto, Ryo era stravaccato sul divano, occupato a sbavare davanti ad una delle sue famose riviste pornografiche. Non fece subito attenzione alla sua socia e fu soltanto dopo qualche istante che notò Kaori vestita con un magnifico completo in jeans che metteva in risalto la sua figura perfetta e longilinea. Era molto elegante e sembrava sul punto di uscire. Notò una piccola borsa da viaggio sul parquet e corrugò le sopraciglia.

- Ryo, esco con Akari ed alcuni amici questa sera. Restò a dormire da lei questa notte. Penso di rientrare domani nel pomeriggio.

Ryo aveva registrato immediatamente l’informazione e un ghigno sadico prese forma sul suo viso. Avrebbe potuto approfittare dell’occasione per rimorchiare delle ragazze, passare tutta la notte nei locali e anche portare una o due ragazze a casa. Non si sa mai, se la caccia fosse stata buona?

Kaori comprese immediatamente quello che tramava nel cervello di quel perverso e gli lanciò uno sguardo fulminante.

- Ti avverto Ryo, non ti azzardare nemmeno a portare una delle tue creature a casa. Se mai tu lo facessi, ti giuro che l’inferno non sarà niente in confronto a quello che ti farò subire per il resto della tua vita!!!

Su queste ultime parole, Kaori prese la borsa, le chiavi della macchina e senza neanche uno sguardo per il suo socio sbattè la porta del soggiorno.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 03.26



Ryo ovviamente passò la notte nei locali, a bere in compagnia di graziose ragazze molto socievoli. Tuttavia rientrò relativamente presto, verso le 3, e solo, come Kaori gli aveva chiesto. Il silenzio dell’appartamento gli sembrò improvvisamente molto pesante e non potè impedirsi di pensare alla sua socia. Era già rientrata? Chi, e cosa sognava? Senza sapere come, Ryo si ritrovò nella camera della donna a contemplare quell’universo femminile.

Spinto della curiosità, gettò un’occhiata dentro l’armadio e ammirò gli ultimi acquisti della sua patner. Delle gonne eleganti, dei tailleurs, delle magliette e dei pantaloni. Senza dimenticare le scarpe e le borse. Si chiese come tanti vestiti potevano stare dentro un così piccolo armadio e sorrise quando scoprì il resto degli abiti nelle loro scatole.

Soltanto Kaori poteva conservare il suo armadio con i martelli piuttosto che utilizzarlo per sistemare correttamente i suoi nuovi abiti. Ryo ricadde sul famoso abito nero che aveva scoperto sul pianerottolo. Niente a che vedere con gli abiti abituali della sua socia. Kaori voleva cambiare stile, voleva sedurlo e di questo ne era intimamente convinto.

Si sedette sospirando nel letto. Già faceva sempre più fatica a controllarsi quando lei non cercava di sedurlo, si chiese come avrebbe reagito se lei lo avesse sedotto apertamente. Sedurre? Kaori? Quest’idea lo faceva ridere. Lei ne era incapace. Non appena un uomo s’interessava più o meno a lei, cominciava ad arrossire fino alle orecchie ed a perdere l’uso della parola. E Dio solo sa che diversi uomini la trovavano di loro gusto ma uno solo sguardo di City Hunter era sufficiente a rimetterli al loro posto. Kaori non sì tocca, il messaggio era chiaro.

Ryo afferrò la foto di Kaori e di suo fratello e non potè impedirsi di sorridere. Era lontano il tempo in cui Kaori era ancora una piccola ragazzina innocente ed impressionabile. Durante gli anni, non l’aveva che considerata come la sorella del suo migliore amico ma ora lei era diventata l’elemento centrale della sua vita, la sua ragione di vita, la sua metà. Ma Ryo era troppo fiero ed orgoglioso per dirglielo e per mostraglielo. Ingenuamente, aveva pensato che Kaori avrebbe accettato questa situazione e che avrebbero vissuto così tutta la loro vita. Ma Kaori diventava sempre più bella, sempre più desiderabile, sempre più donna. E lui, lui non era che un uomo. E contro questo, neppure il grande Ryo Saeba non poteva niente.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 10.31



Kaori entrò dolcemente nella camera di Ryo e lo trovò come d’abitudine profondamente addormentato ed avvinghiato con tutte le sue forze al cuscino. Doveva sognare ancora una graziosa ragazza disposta ad esaudire tutti i suoi desideri. Lontano dal infastidirsi, Kaori aveva imparato a riderne tant’era patetico per Ryo, il grande stallone di Shinjuku, non riuscire a rimorchiare che in sogno. Sorrise quando Ryo cominciò a borbottare nel sonno e si chiese se una volta nella vita, nient’altro che una piccola volta, lui l’avesse sognata. Kaori, lei, lo sognava praticamente tutte le notti e allora si risvegliava di solito tutta rossa ed agitata. Pensava a lui continuamente e del resto, se era rientrata così presto quella mattina era perché non voleva mancare a questo momento di pura felicità com’era il risveglio di Ryo. Si avvicinò al letto, s’inginocchiò e guardò Ryo dormire.
Guarda un po’, aveva preso improvvisamente la sua aria seria e lo trovò estremamente bello ed attraente. Sarebbe stato talmente facile abbracciarlo e accoccolarsi tra le sue braccia. Ma come avrebbe reagito? Senza ombra di dubbio, l’avrebbe respinta e trattata come una cosa orrenda od un essere ripugnante. Sospirò delusa e si rialzò.

Con una voce che voleva dolce e melodiosa, svegliò Ryo.

- Ryo, è ora di svegliarti! La colazione è pronta!

Invece di brontolare, Ryo si radrizzò, si strofinò gli occhi come un bambino e cercò qualcuno con lo sguardo.

- Erika, lasciami dormire ancora un po’!!

Erika?? E chi era questa Erika? Una di quelle ragazze dei cabaret? BANG!!! Il sangue di Kaori invertì il suo flusso e Ryo ricevette una martellata di 1000t sulla testa prima che potesse stiracchiarsi. Sentì delle parole tipo mascalzone, stronzo, perverso e la porta della sua camera sbattere. Ryo si grattò la testa e tolse il martello del suo letto. Sapeva di aver ferito ancora una volta la sua socia ma non aveva avuto scelta. Era così vicina a lui poco fa e così seducente. Non aveva che da tendere le braccia per toccare la sua pelle ed abbracciarla. Ma lui non aveva il diritto di farlo e mai lo avrebbe avuto.

Kaori stava facendo colazione quando Ryo si presentò vestito con un paio di boxer neri ed una canottiera bianca. Aveva avuto il tempo di fare le valigie e di calmare i nervi prima che il “signor Saeba” si decidesse a scendere in cucina. Come se niente fosse, si servì un caffè, prese il giornale e si mise a leggerlo. Non presto attenzione alla sua socia e questa cominciava a ribollire sulla sedia. Strappò il giornale dalle mani del suo socio e piantò il suo sguardo furioso in quello di lui.

- Ryo, io non so chi sia questa Erika, ma spero per te che sappia cucinare e fare le pulizie. Io vado in vacanza per tre settimane dalla mia amica Akari. Fai quello che vuoi durante la mia assenza, io me ne infischio completamente!

Su queste parole, Kaori uscì dalla cucina, testa alta, e ovviamente sbattendo la porta. Ryo restò piantato lì come un idiota e si chiese chi gli avrebbe preparato da mangiare durante l’assenza di Kaori. Perché lui sapeva per certo che quando Kaori sarebbe tornata tutto sarebbe ricominciato come prima.


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku.
Martedì 16 maggio, 15.26



Ryo entrò tranquillamente nel bar e saltò direttamente su Miki credendo ingenuamente che l’elefante non fosse lì. BING!!! BANG!!! Si ritrovò ancora una volta inchiodato al pavimento, la testa incastrata ad una sedia e la risata di Miki che risuonava alle sue orecchie doloranti. Ryo si trascinò lentamente verso la sua sedia abituale e riconobbe immediatamente le belle gambe della giovane donna che sedeva al suo fianco.

- Ti avverto subito, Saeko, sono in vacanza per tre settimane buone!! Quindi non cercare di affibbiarmi il minimo favore, è chiaro!!

Saeko non si lasciò affatto scomporre dal tono aggressivo di Ryo, si girò lentamente verso di lui in modo che potesse vedere le sue graziose gambe e mormorò dolcemente.

- Che peccato Ryo perché questa volta avevo deciso di essere molto gentile...

- Dici così tutte le volte e sono sempre io quello che ci resta fregato. Ne ho abbastanza, hai capito?

Saeko sbattè furbescamente le ciglia e guardò lo sweeper negli occhi.

- Miki mi ha informato che Kaori sarà assente per tre settimane circa, questo vuol dire che lei non sarà là a scocciarci... e io potrei, forse, pagare il mio debito...

Quest’idea non caddè sulle orecchie di un sordo.

Lo sguardo lubrico e libidinoso, Ryo si dedicò al caffè che Miki gli aveva appena servito e ne bevette un sorso.

- Ti ascolto Saeko ma sappi che voglio essere rimborsato di tutti i miei debiti!! Capito?

- Non so se ne sei al corrente ma una specie di squilibrato violentatore imperversa in questo momento a Tokyo. Abborda delle ragazze, le violenta e le picchia così forte che finiscono per morire sotto i suoi colpi. Noi abbiamo due vittime tra le mani. Erano tutte giovani e carine e vivevano come tutte le ragazze della loro età. Non c’è alcun punto in comune tra di loro e l’indagine procede molto lentamente. Questo criminale è molto intelligente, non lascia mai la minima traccia del suo passaggio ed ogni volta il luogo del crimine è pulito da cima a fondo. Abbiamo passato al setaccio ogni luogo ma niente... nemmeno un capello, un pezzo di stoffa... niente di niente. Non abbiamo alcuna pista e comincio seriamente a preoccuparmi.

- Se neanche la polizia non può fare niente, come vuoi che ti aiuti?

- Hai degli informatori... Forse sanno qualcosa... Ne ho parlato a Mick ed, anche se ha abbandonato l’ambiente, mi ha detto che mi avrebbe aiutato.

- Ok, vedrò quello che posso fare.

Saeko ringraziò Ryo, si alzò e lasciò il bar. Miki sembrava turbata da quello che aveva appena rivelato l’ispettrice preferita di Ryo. Ma era di Kaori che lei voleva parlare con Ryo.

- Non so cosa tu le hai fatto ma quando è passata al bar, a fine mattinata, era molto arrabbiata. Ho capito vagamente che sarebbe partita per la campagna per tre settimane. Credi che riuscirai a sopravvivere senza di lei?

Sotto il colpo, Ryo sputò il caffé che aveva appena bevuto e assunse un’aria allegra.

- Al contrario Miki, sono libero di rimorchiare tutte le ragazze che voglio e di portarle a casa senza rischiare di prendermi una martellata in testa. Sono finalmente libero!!!

Miki fece un dei suoi piccoli sorrisi ironici.

- Credo che anche Kaori, da parte sua, conoscerà le gioie dell’essere corteggiata.

- Cosa vuoi dire?

- Quando Kaori è venuta a trovarmi, era accompagnata da Akari ma anche da un giovane uomo attraente. Lui non ha smesso di ricoprirla di sguardi e da quello che ho capito partirà con loro in vacanza... Scusami un momento, ho delle stoviglie da lavare.

Con un gran sorriso, Miki prese la tazza da caffè di Ryo e lo lasciò solo, perso nei suoi pensieri.



Continua...




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Capitolo 2
*** Il gioco del gatto e del topo ***


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Lunedì 5 giugno, 13.31



Con un sospiro di sollievo, Kaori depositò il resto dei suoi bagagli nel corridoio e si passò le mani tra i capelli. La parte più difficile era passata e fu con un sorriso di soddisfazione e di trionfo che guardò le tre valigie posate sul pavimento. Era vero che portare tre valigie al quinto piano e senza ascensore poteva essere considerato come uno sport di alto livello. Le c’erano voluti non meno di tre viaggi per farlo ed ora era completamente a pezzi.

Come aveva previsto, Ryo non era lì per aiutarla e neppure per accoglierla. Aveva lo stesso compiuto lo sforzo di avvisarlo due giorni prima del suo ritorno perché il “signor Saeba” potesse aiutarla in questo compito. Ma no, ancora una volta, si era fatta un film immaginando che lei avesse potuto mancargli un pochino e che Ryo, per una volta, fosse lì con un gran sorriso e qualche buona intenzione.

I nervi a fior di pelle, Kaori tirò un calcio ad una delle sue valigie, ma se ne pentì amaramente. Imprecò e si mise immediatamente a saltellare sul posto per far passare il dolore.


Messe le sue cose in camera, Kaori di diresse con passo leggero verso il salotto e non riuscì a reprimere un urlo d’orrore quando vide com’era ridotto. Riviste, resti di cibo, vestiti sporchi sparsi un po’ dappertutto sul pavimento e sul divano. A giudicare dello stato della stanza, Ryo non aveva fatto tante pulizie da quando era partita. Si era lasciato vivere come sua abitudine e non aveva cambiato niente di queste irritanti piccole manie.

Kaori avanzò lentamente nel salotto e si mise a contare le scatole di pizza e di zuppe preparate che decoravano (si fa per dire!) il pavimento. Non potè impedirsi di sorridere e penso che questa cara Erika non aveva, in fin dei conti, alcun dono per la cucina e le pulizie.
Decisamente, Ryo Saeba non poteva fare a meno di lei. Freneticamente, si mise a ridacchiare tra sé ma si diede immediatamente della pazza.

Passò tutto il resto del pomeriggio a rendere presentabile quel posto, e ancora non aveva visto lo stato della cucina. Senza alcun dubbio, Kaori si sentì ancora più esausta.


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku
Lunedì 5 giugno, 16.26



Lo sguardo di Miki esplorò con una piccola punta di desolazione il suo bar, vuoto. Erano appena le 16.30, voleva dire l’ora in qui i clienti affluivano numerosi, e Ryo gli aveva già fatti fuggire tutti. Era vero che vedere un uomo come Umibozu mettersi in collera e scaraventare un cliente, che giustamente si chiamava Ryo, contro il muro era allo stesso tempo spaventoso ed impressionante. Di che rovinare la clientela di un bar!

Miki lanciò uno sguardo assassino a Ryo che cercava disperatamente di nascondersi nella sua tazza di caffè. Aveva talmente fretta che Kaori tornasse e la sbarazzasse un po’ di questo esasperante Stallone di Shinjuku. Mai avrebbe pensato che sarebbe stato così tanto perso senza Kaori!

La campanella della porta del caffè tintinnò e Mick Angel fece la sua comparsa. Apparentemente, era d’umore eccellente e metteva in mostra un sorriso degno di un attore di pubblicità per dentifrici. Si avvicinò a Ryo e gli diede una pacca sulla spalla.

- Allora Ryo, ti sei ripreso dalla festa di questa notte? Era da molto tempo che non ci divertivamo così!!

Ryo borbottò qualcosa d’incomprensibile e svelò il suo viso stanco e con le occhiaie al suo amico.

- Si, certo, ma non sei tu quello che deve sistemare tutto l’appartamento prima che Kaori tornì. Non ho nessuna voglia che creda che non posso vivere regolarmente senza di lei!!

Miki sbuffò con forza e si raschiò la gola. Che faccia tosta!! Quando Ryo non era a casa, era o al bar o semplicemente de lei e Falcon. E tutto questo cominciava seriamente a darle sui nervi.

Mick estrasse una sigaretta e chiese a Miki un caffè.

- Appunto, la verità è che tu non puoi vivere senza di lei, e ammetto che ti capisco. Manca molto anche a me!!

La campanella della porta tintinnò di nuovo e questa volta, fu una Kaori tutta abbronzata e tutta sorridente che fece la sua comparsa. Vestita con una canottiera bianca e dei pantaloncini in jeans, sembrava particolarmente in forma (anche dopo tre ore di pulizie no-stop!!).

- Chi è che ti manca Mick?

Miki prese Kaori tra le braccia e Mick le sorrise con dolcezza.

- Indovina?

BANG!!! Ryo caddè dalla sedia quando sentì il suono della voce di Kaori. Non doveva rientrare prima di domani e l’appartamento era un vero porcile. Probabilmente aveva immaginato delle cose tipo che il più grande sweeper del Giappone non poteva vivere senza di lei e questo, lui, non lo voleva.

Kaori s’inginocchiò accanto a Ryo, gli sorrise a trentadue denti e tirò fuori un piccolo martellino della sua borsa.

- Aveva sperato, Ryo, che tu saresti stato lì per accogliermi e che avessi tenuto l’appartamento in uno stato un po’ più presentabile. BANG!!! (piccola martellata). Devo ricordarti che non sono la tua domestica e che sei abbastanza grande per tenere in ordine le tue cose!!! BING!!! (media martellata).

Ryo si inginocchiò rapidamente davanti alla sua socia e si prostrò di fronte a lei.

- Aspetta Kaori!! Tu dovevi rientrare domani e non oggi! Avevo intenzione di fare le pulizie, te lo giuro!!

Kaori restò interdetta dalle parole del suo socio. Fece un rapido calcolo sulle sue dieci dita e si mise a ridere nervosamente. Colpì dolcemente e gentilmente, questa volta, il braccio del suo socio e si scusò.

- Mi dispiace Ryo, credo di essere tornata con un giorno in anticipo!!!

Miki e Mick scoppiarono a ridere di fronte la faccia distrutta di Ryo e chiesero a Kaori come aveva trascorso le vacanze.

Mick trovò Kaori semplicemente sublime. La sua pelle abbronzata contrastava con il biancore della sua canottiera, i suoi capelli si erano allungati di qualche centimetro e qualche ciocca si era schiarita al sole. Sembrava aver trovato la sua forma ideale e il suo corpo pareva più muscoloso di prima. Ma soprattutto, aveva uno splendido sorriso e degli occhi che brillavano di malizia. In breve, era felice di vivere e Mick era contento per lei. Del resto, lui non era il solo ad aver notato i cambiamenti intervenuti in Kaori.

Miki era più che estasiata e sollevata per la sua amica e Ryo completamente assorto dalla bellezza che emanava la sua socia. Era ancora per terra e ne approfittava per guardarla sotto tutti gli aspetti. Mai nella sua vita, l’aveva vista così allegra e così radiosa. Improvvisamente si sentì geloso delle persone che le avevano portato questo buonumore e soprattutto geloso dell’uomo per il quale lei aveva compiuto tutti questi sforzi. Perché sapeva bene che solo un uomo poteva spingere una donna a rendersi bella. E nel più profondo di sé, sperava che quel uomo, fosse lui.

I tre amici si sistemarono al bancone mentre Kaori si destreggiava con i regali che aveva portato dalle vacanze. Mick e Ryo spalancarono gli occhi stupiti davanti la loro camicia hawaiana mentre Miki si meravigliò davanti una magnifica conchiglia rosa trovata sulla spiaggia. Kaori tirò fuori un’enorme camicia per Falcon e precisò a Miki che era stata fatta a mano e su misura. Ryo guardò la sua socia con aria sospettosa.

- Dimmi Kaori, dove hai passato le vacanze esattamente?

Kaori diventò rossa come un pomodoro e si torturò le mani.

- Ti giuro che se non sapevo che la sua casa in campagna fosse alle Hawai.

Le spalle di Ryo si afflosciarono di colpo e si poterono sentire come dei piagnucolii uscire dalla sua bocca.

- Mi dispiace Ryo... la prossima volta chiederò ad Akari se puoi venire con noi!

Lungi dal preoccuparsi di Ryo, Kaori fece con gioia un’esposizione delle sue attività alle Hawai. Terme, tennis, golf, spiaggia, surf, bowling, sci nautico, immersioni subacquee, ricevimenti, dolce far niente... Kaori non aveva mai passato delle vacanze così favolose. Benché in fondo al suo cuore, lei avesse desiderato dividerle con Ryo. Gli era mancato incredibilmente ed era con un gran sforzo di volontà che si era trattenuta dal telefonargli tutti i giorni.

Inoltre, l’amico di Akari, Dave Chambers non aveva smesso di starle appiccicato tanto che riusciva a mala pena a farsi una doccia sola. Sentiva di piacergli, ma per lei, contava solo Ryo.
Quindi aveva cercato di far capire a questo Dave che lui non le interessava ma la sua pochissima esperienza, anzi la sua totale inesperienza con gli uomini non l’aiutava affatto in questo compito. Aveva semplicemente sperato che di ritorno in Giappone, Dave s’infatuasse di un'altra ragazza e la dimenticasse definitivamente.

- E hai visto gli squali?... perché sembra che alle Hawai, gli squali adorino i Giapponesi!!

Ryo smise il broncio e si prese un maligno piacere a rispondere al posto di Kaori.

- Non preoccuparti Mick! Non appena hanno visto Kaori in costume, sono fuggiti a pinne levate!!!

BANG!!! Ryo ricevette una mega martellata hawaiana sulla testa e cadde in picchiata sulla sua tazza.

Kaori saltò dalla sedia, prese la borsa e si stiracchiò elegantemente le braccia. Si sentiva in piena forma nonostante le riflessioni di Ryo ed improvvisamente aveva voglia di fare compere. Alla vista del frigo disperatamente vuoto, si era resa conto che Ryo non aveva fatto molto spesso la spesa. Sospettava che a parte le pizze e i pasti da Miki (grazie telefono!), non si fosse avvicinato spesso alla cucina.

Prese Ryo per il collo della maglietta e si girò verso Miki e Mick.

- Ryo ed io andiamo a fare compere visto che il “signor Saeba” non si è preso la pena di riempire gli scaffali... A proposito, venerdì sera organizzo una piccola festa per festeggiare il mio ritorno dalle vacanze quindi conto su tutti voi!!

Kaori si trascinò dietro Ryo e venne raggiunta da Mick prima che attraversasse la porta.

- Aspetta, Kaori, vengo con voi!


Da qualche parte nel quartiere di Shinjuku.
Lunedì 5 giugno, 17.26.



Guardando le vetrine dei negozi, Kaori camminava tranquillamente nella grande via di Harajuku davanti a Ryo e Mick. Mick aveva lo sguardo fisso sulla graziosa silhouette della socia del suo amico e, vista la faccia che ostentava, pensava a tutt’altre cose che far compere.
Ryo, strascinante come al suo solito, reprimeva il desiderio di prendere a botte tutti quegli uomini che sbavavano letteralmente sulla sua socia.

Cos’era successo a Kaori durante le vacanze? Appariva tutt’a un tratto così fiduciosa, così sicura di sé come se stesse testando il suo potere di seduzione. Un sorrisino per di qua, un piccolo occhiolino per di là. Ryo sentì un brivido gelato percorrergli la schiena perché quello che temeva di più sì stava concretizzando in quel momento davanti ai suoi occhi. Kaori era diventata una donna e di questo ne aveva preso coscienza. E lui, lui era un uomo.... un uomo che adorava le donne. Come avrebbe gestito tutto questo?

Lo sguardo di Ryo caddè sul viso lubrico di Mick e non resistendo più, gli diede un colpo sulla testa.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 6 giugno, 10.31



Kaori entrò dolcemente nella camera di Ryo e lo trovò ancora una volta avvinghiato al suo cuscino. Ebbe un piccolo pensiero per questa Erika, sentì la collera montare dolcemente ma riprese il controllo. Se voleva che il suo piano funzionasse, occorreva che dominasse un poco alla volta i suoi eccessi di furore.
Durante le sue vacanze, aveva potuto prendere un po’ le distanze e si era resa conto che stava sbagliando con Ryo. Non poteva cambiarlo, ma lei, lei poteva cambiare!

Doveva prendere le cose in mano e per farlo, aveva osservato diversi uomini che le avevano fatto comprendere di essere graziosa e desiderabile, aveva ascoltato i consigli di Akari, truccatrici e altri professionisti della moda per mettersi un po’ più in valore e si era rimessa in forma. Di conseguenza il suo morale era molto più alto ed era una Kaori ben più forte e seducente che aveva messo piede sul suolo di Tokyo.

Ryo borbottò nel sonno e Kaori s’inginocchiò vicino al letto. Il viso dell’uomo era vicinissimo al suo e dovette fare un gran respiro per darsi coraggio. Le sue guance arrossirono un pochino e Kaori baciò teneramente la fronte del suo socio chiedendogli gentilmente di svegliarsi. Gli rimise apporto una ciocca ribelle e si alzò. Il viso tutto rosso, raggiunse nervosamente la porta e disse con voce timida “la colazione è pronta”.

Kaori uscì, Ryo si girò sulla schiena ed osservò a lungo il soffitto. Quello che temeva di più si stava realizzando davvero. Kaori aveva deciso di sedurlo e Ryo si chiese fino a che punto sarebbe potuta arrivare per far sì che lui ricambiasse i suoi sentimenti.

Si lamentò... Dio com’era difficile resisterle! Il semplice bacio che gli aveva deposto sulla fronte l’aveva completamente sconvolto e riusciva ancora a sentire l’odore leggero del suo gel doccia alla vaniglia aleggiare nella camera. Frustrato, lanciò il cuscino contro il muro e promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per non cedere.


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku.
Martedì 6 giugno, 11.26



Kaori era immersa nei suoi pensieri e non ascoltava una sola parola della conversazione di Miki e Kasumi. Non aveva avuto il coraggio di affrontare Ryo a colazione ed era pietosamente scappata alla prima occasione. Per avere la coscienza tranquilla, era passata a controllare la lavagna dei messaggi alla stazione e poi si era recata direttamente al bar della sua amica.

- ...non avrebbero mai dovuto lasciarlo partire! Come pensi si evolverà la serie se i nostri due agenti preferiti si separano? Scully senza Mulder, è un po’ come Ryo senza Kaori! Inimmaginabile!!

Mani sui fianchi, Kasumi aspettava la risposta della proprietaria e la reazione di Kaori. Il sorriso sulle labbra, Miki alzò le spalle e si girò verso la sua amica.

- Non so davvero! Non mi sembra male la coppia Doggets-Reyes e poi è l’ultima stagione quindi... cosa ne pensi Kaori?... Kaori, sei con noi?

Kaori guardò con aria stravolta le sue amiche e fece un piccolo sorriso contrito.

- Mi dispiace ma non ho sentito niente...

Miki si sporse verso la sua amica e la guardò negli occhi.

- Ryo, non è vero? Non è stato gentile con te dopo il tuo ritorno e questo un po’ ti tormenta?... Non preoccuparti Kaori, ti assicuro che gli sei mancata enormemente ma è troppo timido per ammetterlo, lo conosci!

Kaori diventò rossa come un pomodoro e cominciò ad agitarsi sulla sedia.

- Ma no... affatto... è solo il fuso orario...

Davanti l’aria imbarazzata di Kaori, Miki e Kasumi si scambiarono un sorriso complice che raddoppiò d’intensità all’entrata di Ryo. Quest’ultimo si precipitò direttamente sulla cara Miki e ricevette un martello da 1000t decorato con delle piccole palme sulla sua graziosa testa. BANG!!! Kaori sentì un vago “era da tanto tempo”, borbottò un “perché ho scelto lui” ed uscì furiosa dal bar sbattendo la porta davanti l’aria stupita delle sue amiche.

Miki si avvicinò al visto deformato di Ryo e gli urlò alle orecchie.

- Non sei che un imbecille, Ryo Saeba! Forse è tempo che pensi un po’ di più ai sentimenti di Kaori ed un po’ meno alla tua libido! Uno di questi giorni, la perderai veramente!! ...Ryo!! ...Potresti rispondere quando ti parlo!!!

Ryo si sistemò confortevolmente sulla sua sedia e fece segno a Kasumi di preparargli un caffè.

- ...

Miki cominciò seriamente ad innervosirsi e sentì un desiderio folle di prenderlo a schiaffi.

- Non sto scherzando Ryo! ...Non sei il solo ad interessarsi a Kaori! Sai quel giovane uomo di cui ti ho parlato... eh bene... lei mi ha confessato che gli piace molto (a Miki dispiaceva po’ di mentire, ma ne aveva abbastanza di veder soffrire Kaori)...

- Ottimo, Kaori finalmente avrà un fidanzato!

- Non sei divertente Ryo!... Ma poi, dopotutto, fai quello che vuoi!!... Ma non venire a lamentarti il giorno in cui Kaori ti getterà via come un volgare calzino sporco per un uomo che avrà un minimo di rispetto e di sentimento per lei... Ti morderai le dita perché non troverai mai più nella tua vita una donna che ti ami e ti comprenda come lei.

Ryo ne aveva abbastanza di quella conversazione.

Certo che Miki aveva ragione, e certo che rischiava di perdere Kaori da un giorno all’altro. l’amava talmente, lei era il suoi raggio di sole, la sua forza di vita. Ma nel più profondo di lui, non poteva impedirsi di credere che esistesse una piccola possibilità per lei di vivere una vita normale, lontano dal crimine e dalla violenza. E fintanto che quella vocina ci sarebbe stata, lui non aveva il diritto di rivelarle questi sentimenti.

Aveva fatto una promessa al suo migliore amico e l’avrebbe rispettata. E questo anche se il prezzo da pagare era perdere la donna che amava.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 5 giugno, 18.26



Kaori aveva ripreso il controllo. Dopo aver gironzolato per i negozi e dopo aver parlato con Akari, il suo morale era nuovamente alle stelle. Ingenuamente, aveva creduto che tutto sarebbe cambiato con uno schiocco delle dita e che le sarebbe caduto direttamente tra le braccia. Ma Ryo era Ryo e lei doveva accettarlo.

Più in forma che mai, si rimise all’opera e confezionò una deliziosa cenetta per colui che amava più di tutti al mondo.


Ryo leggeva una delle sue riviste erotiche quando sentì il grazioso filo di voce di Kaori. Era stato più che sorpreso di ritrovarla d’umore eccellente al suo ritorno, vista la sua fuga precipitosa dal bar quella mattina.

Più cercava di capirla, e meno ci riusciva.

Si avvicinò in silenzio alla cucina ed osservò con cura la sua socia. Era raggiante e molto attraente nel suo grembiule blu. Indossava una delle sue magliette alla moda che non nascondeva niente del suo ventre piatto, dei pantaloncini in jeans che mettevano in risalto i suoi polpacci abbronzati e, con grande stupore di Ryo, i piedi nudi. Non aveva mai notato la catenina che decorava la sua caviglia e si chiese chi gliel’avesse regalata. Il suo cervello pensò immediatamente a quella specie di gentiluomo da quattro soldi di cui gli aveva parlato Miki e sentì immediatamente un’ondata di gelosia sommergerlo.

Il campanello della porta d’entrata suonò e Kaori chiese a Ryo di andare ad aprire. Trascinando i piedi, obbedì e fu stupito di trovare sul pianerottolo Saeko, accompagnata da Mick. Saltò immediatamente sulla sua ispettrice preferita ma fu fermato immediatamente da una martellata. BANG!!! Saeko ringraziò Kaori con un sorriso e scavalcò il corpo di Ryo per entrare nel salotto. Mick si chinò sul corpo del suo amico e gli mormorò all’orecchio “Io ho avuto diritto ad una decina di sberle!!!”.

Kaori aveva preparato del caffè e mentre riempiva le tazze chiese a Saeko la ragione della sua visita.

- Sono venuta a trovare Ryo a proposito del favore che gli avevo chiesto...

Del fumo fuoriuscì dalla testa di Kaori che lanciò uno sguardo omicida al suo socio. Un martello enorme apparì miracolosamente tra le sue mani. Mick e Saeko si raggomitolarono sul divano mentre Ryo cercava disperatamene di spiegarsi.

- Non ti arrabbiare Kaori!!! Ti giuro che questa volta Saeko ha veramente bisogno di me!!!

Questo sembrò non bastare a Kaori. In piedi sul divano, era pronta a colpire.

- E come si chiama questa volta? Erika? Ryoko? Pamela? È bionda? Bruna? E chi ci pagarà? Lo Spirito Santo forse?

- No... Saeko mi ha semplicemente promesso di rimborsarmi tutti i miei debiti in colpi... Oups!!!

Ryo comprese il suo errore e rimpianse immediatamente le sue parole. Si preparò a ricevere la collera di Kaori quando Mick venne in suo soccorso e si piantò davanti a lui.

- Ascolta, Kaori, anch’io sono al corrente della situazione. E ti assicuro che Saeko ha veramente bisogno del nostro aiuto. Lascia che ti spieghiamo.

Kaori si calmò poco a poco e si risedette sul divano. Ryo ringrazio calorosamente Mick di avergli salvato la vita ma si chiese cosa potesse nascondere davvero quel gesto. Non era affatto da lui.

Kaori si girò verso Saeko che non si fece pregare per esporre la situazione e i nuovi sviluppi dell’indagine.

- E’ praticamente un mese che quest’assassino non fa nuove vittime e lo trovo molto inquietante. Ho l’impressione che abbia sfruttato questo periodo di tempo per trovarsi una nuova preda e che non tarderà a colpire di nuovo.

Kaori era un po’ sconcertata dalle parole di Saeko e ringraziò Dio d’avere per socio e per amici delle persone capaci di proteggersi e di proteggerla. Ma pesandoci bene, si diede dell’idiota e si rimproverò per la sua mancanza di fegato. Lei era la partner di City Hunter e doveva far fronte a tutte le situazioni, anche le più pericolose e più violente. Doveva essere forte e all’altezza del suo socio.

Mick s’avvicinò alla finestra e accese una sigaretta.

- Il problema, Saeko, è che nessuno dei miei vecchi informatori ha il minimo indizio o informazione su questi crimini e, da quello che so, per Ryo, è la stessa cosa.

Saeko sospirò di rassegnazione e si alzò dal divano. Si diresse verso la porta e si girò un’ultima volta.

- Vi chiedo semplicemente di restare vigili e ti tenere gli occhi e le orecchie aperte. Questo genere d’assassini finiscono sempre per commettere un errore quindi dobbiamo stare in guardia. Ti chiamo più tardi, Ryo. Buona serata!!

Sentendo la parola “telefono”, Kaori saltò in piedi e si diresse verso il ripiano del telefono. Frugò tra diverse fatture, ne estrasse una e la posò sul tavolino.

- Ryo, bisogna ricordarsi di pagare il telefono, altrimenti ci taglieranno la linea... Eh Mick, che ne diresti di cenare con noi? Credo di essermi superata questa sera!!!


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku.
Martedì 5 giugno, 20.31



Mick e Ryo erano stravaccati sul divano del salotto in uno stato pietoso, una mano sulla pancia. Apparentemente, si era abbuffati, e con la più grande gioia di Kaori, erano incapaci di andare a fare il giro dei loro locali preferiti. Kaori gli servi un caffè ben caldo mentre Ryo mostrava a Mick la sue ultime riviste erotiche. Quest’ultimo aspettò che Kaori fosse in cucina per interrogare il suo amico.

- Dimmi Ryo, come fai per non saltarle addosso! Kaori è sempre più attraente, sai!

Ryo sputò il caffè che stava bevendo e si colpì la cassa toracica per non soffocare. Guardò il suo compare con aria inizialmente sorpresa e poi disgustata.

- Ma non stai bene, Mick! Hai sbattuto la testa o cosa!... Kaori, attraente!!! Penso davvero che tu abbia bisogno di un paio di occhiali!

Mick gli puntò un dito accusatore sugli occhi.

- Piuttosto sei tu che dovresti metterti gli occhiali! Lei ti ha offuscato la vista, poiché, voglio farti una confidenza, è da tanto tempo che non incontro una donna bella ed eccezionale come Kaori... Se non avessi Kazue, non esiterei un secondo! ...scusami ma devo andare al bagno...

Ryo si sedette a gambe incrociate sul divano e come al suo solito borbottò delle cose incomprensibili.

Ne aveva davvero abbastanza di questa giornata. Aveva la sgradevole sensazione che tutti si fossero passati parola per fargli la morale. Kaori e il suo dolce risveglio, Miki ed i suoi rimproveri e ora Mick che era preso ancora una volta dalla sua socia. Era davvero ora che questa giornata terminasse.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di vetri che si rompevano sul pavimento. Poi sentì Kaori imprecare, chiamarlo e con un movimento agile e rapido, si ritrovò in cucina dove la scoprì seduta sul lavello.

- A cosa stai giocando, Kaori?

Notò subito i pezzi di vetro sul pavimento e i piedi nudi della sua socia. Se avesse camminato per la cucina così, avrebbe rischiato di tagliarsi i piedi. Borbottò ancora una volta e le fece un gesto con la mano per dirle di non muoversi.

- Va bene, ho capito. Ecco cosa succede quando uno si crede sempre sulla spiaggia alle Hawai.

Ryo prese la scopa e si mise a raccogliere i pezzi di vetro.

Kaori, con un sorriso enigmatico sulle labbra, lo guardava destreggiarsi con la paletta e il bidone della spazzatura.

A lavoro compiuto, si rigirò verso la sua socia che non sembrava aver l’intenzione di scendere dal suo sostegno. Con un piccolo sorriso, gli indicò il pavimento.

- Non vorrei sembrare pesante ma c’è il rischio che siano rimasti dei piccoli frammenti di vetro ed io non ho voglia di tagliarmi i piedi.

Ryo alzò gli occhi al cielo e si avvicinò alla sua socia.

Con un gesto più dolce di quello che lui avrebbe sperato, la prese tra le sue braccia e la portò fino al salotto. Notò il suo peso leggero, quel delicato odore di vaniglia e sentì il calore di quel giovane corpo contro il suo.

Lui che voleva mostrarsi indifferente, aveva fallito. Il suo cuore batteva più velocemente e Ryo sentì le sue buone risoluzioni crollare una ad una.

Sul punto di metterla sul divano e dunque ritrovare il controllo della situazione, Ryo inciampò su una delle sue riviste che erano sparse, come fatto apposta, per terra e si ritrovò sul divano a schiacciare Kaori con tutto il suo peso. Imprecò, sollevò la testa ma non si era reso conto che il suo viso era così vicino a quello della sua socia. Lo guardava intensamente, immergendo i suoi magnifici occhi candidi nei suoi ed aspettando un suo gesto.

Le sue guance si colorano leggermente e Ryo sentì le sue ultime difese crollare. Mai prima di allora aveva sentito un bisogno tale di amare una donna.

Allora dolcemente le loro labbra si avvicinarono e BANG!!!

- Oh, scusate!!!

Mick Angel rimpianse immediatamente di non avere una macchina fotografica sotto mano per immortalare la scena.

Ryo si era ritrovato in un lampo vicino alla porta della cucina come se il fatto di mettere la più grande distanza tra lui e la sua socia avrebbe cancellato ciò che stava per succedere. I suoi occhi lanciavano lampi. Nonostante l’imbarazzo della situazione, la reazione infantile del suo amico lo fece scoppiare a ridere. Se si avesse potuto uccidere con uno solo sguardo, Mick Angel sarebbe stato già morto e sepolto.

Mick lanciò un’occhiata a Kaori e sorrise nel vederla così turbata e così felice allo stesso tempo. Tutt’a un tratto si sentì di troppo ed augurò buonasera prima di chiudere la porta del salotto.

Il silenzio era tale che si poteva sentire volare una mosca. Il più grande swepper del Giappone era completamente travolto dagli eventi e si chiedeva cosa doveva fare.

Kaori non si muoveva ed un grazioso sorriso fluttuò sulle sue labbra. Ryo si maledisse di non aver saputo resistere alla tentazione e di averle dato delle false speranze. Poiché quella vocina era sempre là e Ryo non poteva far altro che ascoltarla.

Scelse quindi la soluzione di comodo e, con passo che voleva essere sicuro, si diresse verso la porta del salotto.

- Kaori, vado a dormire. Buona notte.

Lontano dall’essere offesa per questa fuga precipitosa, Kaori richiamò alla memoria nei minimi dettagli la scena che era appena successa. Ricordò gli occhi confusi del suo compagno, la fiamma del desiderio che ci aveva scoperto. Ed anche se alla fine, non si erano baciati, aveva avuto la prova che Ryo provava i suoi stessi sentimenti.

Aveva avuto il desiderio di baciarla e per il momento era ciò che più contava.

Kaori si mise davanti la finestra e si meravigliò dinanzi la città illuminata.

Si sentiva bene ed era felice. L’avvenire si annunciava pieno di sorprese e molto promettente.

I suoi occhi si attardarono sui suoi piedi e si congratulò, con un gran sorriso illuminate sulle labbra, di aver pensato di rompere quel bicchiere.


Continua...




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Capitolo 3
*** Kaori passa all’attacco ***


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 11.31



Kaori si stiracchiò tranquillamente sul letto e guardò, incredula, la sua radio-sveglia.

Rapidamente, saltò dal letto, s’infilò la sua vestaglia e si diresse verso la cucina. Odiava stare ad oziare a letto fino a mattina tardi ma, nel presente caso, il fuso orario e il suo pomeriggio di pulizie no-stop le erano state fatali.

Arrivata in cucina, borbottò contro l’orologio che ostentava fieramente le sue 11.31 e si chiese se valesse davvero la pena di preparare la colazione. Ma anticipando la reazione di Ryo, decise infine di cucinare una copiosa colazione e si mise all’opera con vigore.

Ryo ascoltò attentamente i rumori che provenivano dalla cucina e gettò un’occhiata alla sveglia. 11.31. Non era da Kaori alzarsi così tardi. Lui era sveglio da più di tre ore ed era lontano dell’essere in piena forma. La sua notte era stata lunga ed agitata ma non riusciva a ricordare cosa aveva sognato.

Sospirò, si girò sulla schiena e contemplò il soffitto.

Non aveva più rivisto Kaori dopo la scena del giorno prima e non sapeva ancora che comportamento adottare. Nel più profondo di lui, desiderava prendere la sua partner tra le braccia e dirle con un sorriso seducente “Allora dove eravamo rimasti?”. Ma sapeva perfettamente che la cosa più giusta era fare come se niente fosse.

Si diede del vigliacco ed uscì mollemente dal letto.

Ryo non era pronto a vedere questo. Kaori, vestita con una semplice chemise bianca e la vestaglia in coordinato, cucinava delle uova strapazzate canticchiando. Ryo rimase leggermente sconcertato da questo suo nuovo comportamento e si chiese da quanto tempo la sua socia aveva abbandonato i pigiami per le chemise.

Tutti gli uomini di costituzione normale non si sarebbero lamentati, ma Ryo, che giustamente faceva dei grossi sforzi per non cedere e saldare addosso a Kaori, sentì una certa frustrazione invadere il suo corpo.

La donna si girò per posare le uova sul tavolo della cucina, quando si accorse di Ryo.

Suo malgrado, il cuore le fece un balzo nel petto e le guance le si colorarono un pochino. Ma lui sembrava perso nei suoi pensieri e fissava bizzarramente il giornale sul tavolo.

- Ryo?... Sei capitato a proposito perché stavo proprio per venire a svegliarti.

Ryo posò lo sguardo sulla socia che gli sorrideva un po’ troppo teneramente per i suoi gusti.

Un po’ sconcertato da questa nuova Kaori si sistemò in silenzio a tavola e le porse macchinalmente la sua tazza da caffè perché lei gliela riempisse.

Senza uno sguardo per lei, cominciò a rimpinzarsi così da evitare ogni conversazione, ma si stupì di vedere che Kaori non mangiava nulla. Aggrottò leggermente le sopraciglia e chiese con tono un po’ brusco:

- Non prendi niente? Sappi che non è facendo attenzione alla tua linea che assomiglierai finalmente ad una vera donna...

BANG!!! Questa volta il viso di Ryo virò al rosso gambero e portava i segni dello stampo per cuocere le cialde, cosa che gli dava un aria piuttosto comica.

Kaori si era sollevata in piedi e cercava di calmarsi. Più si sforzava di capire quell’uomo, e meno ci riusciva. Era un caso esasperante!

- Pranzo con Dave tra un’ora ed è per questo che non faccio colazione con te, questa mattina... E sappi, per tua informazione, che molte donne vorrebbero avere il mio fisico!!

Su queste ultime parole, Kaori se ne andò dalla cucina e lasciò il nostro caro Ryo faccia a faccia con le sue uova strapazzate. Dave? Chi era dunque questo Dave?


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku.
Mercoledì 6 giugno, 13.26



Miki osservava minuziosamente la sua amica Kaori che prendeva un caffè con un giovane uomo affascinante. Sapeva semplicemente che si chiamava Dave Chambres, che era di origine americana e che lavorava nel campo finanziario.

In realtà, era un po’ preoccupata.

Di fronte a dei bei occhi blu e un sorriso da seduttore, un’eleganza ed una gentilezza innata, era difficile non soccombere anche per una donna come Kaori.

Kasumi era caduta immediatamente sotto il suo fascino ma Miki avanzava qualche riserva quanto le sue vere intenzioni. Conosceva bene quel tipo d’uomo e temeva che una volta ottenuto quello che voleva da Kaori, l’avrebbe lasciata perdere per un’altra donna.

Era immersa nelle sue riflessioni, quando vide Kaori alzarsi bruscamente e lasciare il bar. Dave non sembrava affatto disorientato dalla reazione della sua amica e, al contrario, ne approfittò per fare meglio conoscenza con Miki e Kasumi.

Si sistemò al bancone nel posto preferito di quel caro Ryo.

- Devo dire che non pensavo che Kaori avesse delle amiche così affascinanti.

Kasumi diventò rossa come un gambero mentre Miki fece come se non avesse sentito niente.

Aveva avuto ragione di pensare che fosse un gran oratore ed un donnaiolo. Ma era molto più pericoloso di Ryo perché era più paziente e molto più sottile nelle sue pratiche di seduzione.

Miki voleva saperne di più su di lui. Tutta sorridente, gli servì un altro caffè.

- Kaori mi ha detto che lavorate nella finanza. Però siete americano, cosa ci fate allora nel nostro bel paese?

- Mio padre spera di aprirsi al mercato giapponese e stabilire una delle sue imprese finanziarie nell’agglomerato urbano di Tokyo. Mi ha inviato qui per negoziare al meglio e per familiarizzare con la vostra cultura. Devo dire che sono molto contento di aver preso dei corsi facoltativi di giapponese quando ero ancora all’università.

Kasumi sembrava sorpresa, ma Miki non fece alcuna osservazione.

- E’ vero, parlate perfettamente la nostra lingua.

BONG!!! La porta del caffè si spalancò violentemente su Kaori che trascinava Ryo per il collo della maglietta, e vista la sua faccia, aveva appena ricevuto una o due buone martellate.

- Sei veramente esasperante, Ryo. Non posso lasciarti due minuti che salti addosso a tutto ciò che porta una gonna... Ma io ti insegnerò le buone maniere con le buone o con le cattive!!!

Kaori era nuovamente infuriata e fece uscire, a mo’ di prima lezione, un grosso martello dove si poteva leggere “10.000t per il rispetto della donna”. Ma sentendo lo guardo di Dave su di lei, represse immediatamente i suoi spiriti e lasciò precipitosamente il suo martello e Ryo che caddè lungo disteso a terra.

Si passò una mano tra i capelli e ridacchiò stupidamente.

- Dave! Io... io vorrei presentarti il mio socio di lavoro, Ryo Saeba.

Gli occhi di Dave si attardarono sull’uomo seduto a gambe incrociate sul pavimento e che si massaggiava energicamente la nuca.

Si aspettava tutto eccetto questo.

A forza di sentire complimenti ed elogi sul conto del famoso detective privato Ryo Saeba, si era fatto un’idea completamente diversa del personaggio.

Ingenuamente, si aspettava di incontrare un uomo carismatico ed inquietante. Un uomo che propagava tutt’attorno a lui una certa sensazione di malessere e di paura. Un uomo che vedeva tutto e comprendeva tutto con un solo sguardo. Ma in questo preciso istante, aveva piuttosto l’impressione di trovarsi di fronte ad un volgare investigatore il cui passatempo preferito si riassumeva nel rimorchiare belle donne.

Non capiva davvero il fascino e la fiducia cieca che Kaori gli riponeva. Perché durante tutto il tempo che avevano passato assieme, lei non era riuscita ad impedirsi di parlare di Ryo e dei suoi exploit.

Dave cercò lo sguardo del suo avversario e incontrò gli occhi di un bambino imbronciato.

Ciò gli fece un gran bene!

Ora, era rassicurato sul suo rivale e si rallegrò in anticipo del buon funzionamento del suo piano. Poteva passare alla seconda parte.

Sicuro di lui, si alzò, e con una stretta di mano rimise in piedi Ryo.

- Dave Chambers. Felice di conoscervi Signor Saeba. Sapete che Kaori non ha smesso di elogiarvi?

Ryo assunse un’aria sorpresa e puntò con cattiveria il dito verso la sua socia.

- Parlate di quella Kaori là. Quella cosa disumana che passa il suo tempo a picchiarmi e mi impedisce di rendere felici tutte le donne della terra!!

Rapida come un lampo, Kaori si affrettò ad afferrare la prima cosa che gli era capitata sotto mano.

- Sai cosa ti dice la cosa disumana, specie di vecchio perverso!!

BANG!!! PAF!!! Era un eternità che Ryo non riceveva un tavolo sulla testa e aveva anche dimenticato la sensazione di dolore che procurava.

Invece di andargli in aiuto, tutta la piccola banda si sistemò al bancone lasciando il povero stallone di Shinjuku appiattito sotto il tavolo. Penosamente, si sollevò e fece alcuni esercizi di scioglimento per rimettere in forma il suo corpo.

Il cellulare di Kaori si mise a suonare e lei s’isolò per rispondere. Ryo ne approfittò per sedersi accanto a Dave e apprendere un po’ di più su di lui.

Ryo non gradiva questo tipo e sapeva che non era solamente perché girava attorno alla sua socia. No, c’era qualcos’altro. Non sapeva ancora cosa, ma il suo istinto non l’aveva mai ingannato.

- Conoscete Kaori da molto... Chambers?

- Adesso è poco più di un mese. È Akari che ci ha presentato e di questo la ringrazio tutti i giorni.

Per rafforzare le sue parole, Dave posò uno sguardo languido su Kaori quindi ritornò sul viso di Ryo per vedere la sua reazione. Ma niente! Ryo rimase impassibile.

- Akari mi ha detto che lei e Kaori siete solamente partner di lavoro. Dunque niente di impedisce mi tentare la mia occasione, non è vero Signor Saeba?

Ryo non ebbe il tempo di rispondere che Kaori si avvicinò a loro e toccò la spalla di Ryo.

- Era Saeko. Ha delle nuove notizie e ti aspetta al solito posto. Ci sarà anche Mick.


Parco Municipale, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 14.26



- Saekooooooo! E se ci godessimo un po’ d’amore tutti e due!!!!!!!!!!!!!!!!

BANG!!! Ryo assaggiò la durezza della panchina sulla quale giaceva un porta documenti. Saeko scoppiò a ridere di fronte il viso pietoso di Ryo e fece segno a Mick di avvicinarsi. I due uomini si sederono tranquillamente mentre Saeko estrasse due fotografie dal suo porta documenti e le tese ai due uomini. La prima rappresentava una graziosa donna piena di gioia di vivere e l’altra la stessa donna ma, questa volta, dopo essere stata selvaggiamente aggredita.

- Amy Tikada, 25 anni. È stata trovata morta, questa mattina presto, nel suo appartamento. È stata picchiata e violentata. Nessun segno di scasso, appartamento completamente pulito, nessuna prova materiale. I vicini non hanno sentito niente. Abbiamo solo la testimonianza di una delle sue amiche che sapeva che Amy aveva un appuntamento galante con un uomo ieri sera. Secondo lei, Amy aveva incontrato quest’uomo il giorno precedente e l’aveva invitato a cena da lei. È tutto quello che ha potuto dirci.

Ryo osservò attentamente le fotografie. L’assassino non era stato di mano leggera e, passando da una foto all’altra, aveva difficoltà a credere che si trattasse della stessa ragazza.

Mick strinse i pugni e si chiese cosa poteva spingere un uomo a fare una cosa simile.

- Saeko, potresti darci una foto della ragazza. Voglio passarla ai miei informatori e penso che Ryo farà la stessa cosa. A mio avviso, l’assassino l’ha incontrata in un luogo pubblico e quindi ci sono delle possibilità che qualcuno gli abbia visti.

Saeko tirò fuori due buste marroni sulle quali era segnato il nome dei due uomini.

- Ci avevo pensato Mick, e quindi ho recuperato anche delle altre foto delle prime due vittime. Ve ne ho fatte diverse coppie ma se ve ne mancano, ditemelo.

Ryo prese la busta, guardò le varie fotografie e la richiuse.

- Ha proprio buon gusto questo tizio. Ma confesso che non sopporto che si faccia del male ad una donna.

Si avvicinò a Saeko e gli mormorò qualcosa all’orecchio. Mick era intrigato dal suo confabulare tipo parroco durante la consacrazione e tese l’orecchio per ascoltare le macchinazioni di Ryo.

Captò qualche parola come finanza, bel ragazzo e americano. Credete inizialmente che Ryo parlasse di lui, dopo tutto era un bell’uomo, americano, ed il denaro non gli mancava. Era sufficiente vedere lo stato del suo conto in banca per assicurarsene.

Saeko sorrise, fece un occhiolino a Mick non senza aver rifiutato, ancora una volta, le avance di Saeba e se ne andò.

Anche Ryo era sul punto di andarsene, quando sentì la mano di Mick sul suo braccio. Si girò e fece un balzo di 10 metri davanti il sorriso beffardo del suo amico.

- Non hai qualcosa da dirmi Ryo?

Mick diede delle leggere spallate al suo amico ed mentre esibiva sempre quel sorriso idiota. Ryo incrociò le braccia sul petto.

- Non so di cosa parli Mick.

- Fammi il piacere Ryo. Ieri sera ti ho sorpreso sul punto di baciare Kaori. Suppongo che dopo la mia partenza, voi non siate rimasti lì... Ooh, ti invidio un po’... Kaori è diventata ancora più affascinate dopo il suo viaggio alle Hawai... Se non ci fosse Kazue credo che...

- ...

Ryo non batteva ciglio e quest’atteggiamento mise la pulce nell’orecchio a Mick.

Capì subito che si era fatto delle idee sbagliate sulla famosa scena della sera prima e che la loro relazione era sempre allo stesso stadio. Compativa sinceramente Ryo e Kaori. Come potevano due esseri che si amavano e si rispettavano tanto essere anche così lontani l’uno dall’altra?

La risposta era lungi dall’essere ovvia.

Mick sapeva perfettamente che il problema veniva da Ryo e non da Kaori. Aveva semplicemente paura che Kaori si stancasse dell’indifferenza di Ryo e lo lasciasse definitivamente, anche se sapeva che lei non avrebbe potuto amare nessun’altro uomo all’infuori di lui.

Mick estrasse una sigaretta e ne tese una al suo amico che accettò.

- Ammetto che non ti capisco proprio Ryo... Kaori ti ama ed anche tu la ami... Potrebbe portarti talmente tanta felicità e tu la rifiuti senza sosta... Non hai visto tutti gli sforzi che ha fatto per te?... Il suo nuovo guardaroba, la sua gentilezza... Cosa vuoi di più, Ryo?

Ryo esalò una boccata di fumo e scrutò l’orizzonte.

- Voglio semplicemente che abbia una vita normale con un marito e dei figli. Voglio che un giorno possa lasciare questo mondo di violenza. Voglio soltanto che resti in vita.

- Sai che il solo desiderio di Kaori è restare al tuo fianco.

- Ho promesso a Makimura di vegliare su di lei e di proteggerla ma finché sarà con me, sarà sempre in pericolo. Dovresti capirmi Mick, tu che conosci l’ambiente.

- Rischi di perderla Ryo...

Ryo schiacciò la sua sigaretta e si stiracchiò le braccia.

- E’ proprio questo il problema, Mick. Sai bene che detesto perdere...


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Mercoledì 6 giugno, 18.26



Ryo era completamente distrutto dopo aver percorso la città per mettere al corrente i suoi contatti dell’assassino che continuava a imperversare in città. Era morto di fame e sperava che Kaori gli avesse preparato dei buoni piatti come sapeva fare così bene.

Ma quello che vide entrando nel soggiorno non presagiva nulla di buono.

Kaori sedeva sul divano ma la cosa che lo colpì di più era che piangeva. Il suo viso era nascosto da un fazzoletto di carta che verosimilmente non avrebbe tardato ad atterrare sul tavolo del salotto con gli altri fazzoletti usati. Kaori sembrava disperata e il suo corpo era scosso dai singhiozzi.

Ryo trattenne il respiro.

Detestava veder piangere una donna soprattutto se questa donna era la sua compagna di squadra. Migliaia di domande si imposero nella sua mente. Kaori piangeva a causa sua o a causa di quello che era successo la scorsa sera? Forse aveva detto qualcosa che l’aveva ferita più del solito?

La sua mente si ricordò allora delle parole dette da Dave. Forse quest’ultimo era stato troppo intraprendente con lei? Kaori non era abituata a questo genere di uomini e quell’idiota ne aveva sicuramente approfittato. Ryo sentì montargli la collera. Se mai quel porco si fosse presentato davanti a lui, non gliela avrebbe fatta passare liscia.

Ryo si avvicinò dolcemente al divano, si sistemò al fianco della sua socia e gli toccò gentilmente la spalla.

- Kaori, c’è qualcosa che non va?

Kaori trasali al contatto della mano del suo socio sulla sua spalla e alzò verso di lui il viso bagnato dalle lacrime. Sembrava un po’ smarrita e immerse i suoi occhi imbarazzati in quelli del suo socio. Cercò di parlare ma dalla sua bocca non uscì alcuna parola. Allora scivolò tra le braccia protettive di Ryo e posò la testa contro il suo petto.

Ryo, ancora una volta, era sconcertato dal comportamento di Kaori ma invece di respingerla, la cullò dolcemente accarezzandole la schiena. Adorava tenerla tra le sue braccia e sentirla così vicina a lui.

Il suo sguardo esplorò distrattamente il salone e fu lì che lui comprese.

Diverse videocassette erano sparse sul tavolino, un barattolo di gelato per metà vuoto giaceva sul pavimento ed un pacchetto di fazzoletti praticamente vuoto troneggiava sul divano.

Lo sguardo di Ryo si posò sul videoregistratore acceso e con un gesto, che volle rapido e preciso, afferrò il telecomando e lo fece partire. Lo schermo nero della televisione fece spazio ad una scena di un funerale con diversi protagonisti di fiction che Ryo conosceva di vista.

E là, il ridicolo della situazione gli saltò agli occhi.

Kaori stava guardando una delle sue serie rosa ed a giudicare dalla sua reazione, uno dei suoi personaggi preferiti era morto. Alzò gli occhi al cielo e con una voce che voleva indifferente chiese:

- Chi è morto?

Ryo rilasciò Kaori e prese una videocassetta che era sparsa sul tavolino. Lesse ad alta voce “Top Models – episodi da lunedì 29 maggio e venerdì 2 giugno” e guardò la sua socia con aria di rimprovero.

Kaori sapeva bene di aver approfittato della situazione e Ryo detestava più di qualsiasi altra cosa essere preso per un imbecille. Ed in questo preciso istante, si sentiva completamente ridicolo. Appena si trattava di Kaori, reagiva sempre senza riflettere.

Si alzò, visibilmente di cattivo umore, e spense la televisione.

- Ti diverte tanto ridicolizzarmi?

Kaori si colpevolizzò un pochino.

Non appena aveva visto Ryo ed i suoi occhi pieni di preoccupazione, non si era fatta domande e ne aveva approfittato. Era talmente raro che lui la prendesse tra le braccia, che la coccolasse un po’, che facesse attenzione a lei, che non aveva saputo resistere. Ora se ne rammaricava un po’ perché Ryo sembrava veramente arrabbiato. I suoi occhi sembravano più neri e più profondi del solito e Kaori sapeva cosa questo significava.

Diventò tutto rossa e focalizzò lo sguardo sui suoi piedi.

- Mi dispiace... Ero talmente presa da quello che stavo guardando che non ho riflettuto... Non ho mai voluto giocarti un brutto scherzo...

Kaori sembrava sinceramente dispiaciuta ma Ryo non potè impedirsi di pensare che lei avesse cercato molto semplicemente di sedurlo. Il suo comportamento dopo il suo ritorno volgeva in questo senso ma Ryo non voleva lasciarsi prendere in trappola. Non avrebbe ceduto e Kaori doveva prendere coscienza di questo.

- Non ho mai capito perché ti riduci in uno stato simile per delle serie televisive. Lo trovo talmente stupido ed infantile. Non è guardando queste cose che crescerai e diventerai una vera donna.

Kaori sentì la rabbia avere il sopravento. Ryo le parlava come ad una bambina e questo la esasperava al massimo livello. Aveva 28 anni ora ed era tempo che lui se ne rendesse conto.

Si alzò dal divano e, rossa di rabbia, si mise davanti a lui.

- Trovo che tu abbia una bella faccia tosta a dirmi questo Ryo. Mi tratti come una bambina mentre Miki e Kasumi, che guardano le stesse serie che seguo io, sono per te delle donne a pieno titolo.

Ryo adorava vedere la sua socia in collera. I suoi occhi brillanti lasciavano intravedere l’essere passionale che si nascondeva sotto la sua corazza di donna forte.

Ryo incrociò negligentemente le braccia dietro la nuca e si mise a sbadigliare.

- Il giorno in cui ti considererò come una vera donna sarà considerato come un giorno di festa. Tu sei e resterai sempre un maschiaccio... Ma sappi che ci sono degli uomini a cui questo piace!!!

Ryo le toccò dolcemente la spalla e si mise a ridere.

Kaori aveva l’impressione di aver ricevuto una pugnalata nello stomaco. Allora era così che la vedeva e così sarebbe sempre stato. Poteva avere i capelli lunghi, portare abiti più femminili e più eleganti che lui l’avrebbe vista sempre come un maschiaccio. Stava male, molto male. La sua mancanza di gentilezza l’aveva ferita nel più profondo di lei.

Lo pensava davvero od era ancora una delle sue punzecchiature per nascondere i suoi veri sentimenti?

Kaori tentò quindi di incrociare il suo sguardo ma qualsiasi cosa vi percepì fu ancora più dolorosa. Della derisione ed una certa indifferenza.

Le sue spalle si afflosciarono improvvisamente e le lacrime le punsero gli occhi. Ma non avrebbe pianto davanti a lui. No, non gli avrebbe fatto questo piacere. Non ancora.

Retta come la giustizia, Kaori passò accanto al suo socio e, prima di lasciare il salotto, lo guardò dritto negli occhi.

- Mi dici queste cose, quando tu non arrivi a rimorchiare che in sogno!!

Mentre la porta del salotto si richiudeva, Ryo ricevette in pieno un martello “Re Dei Farabutti – 10.000t” arrivante dal nulla e che lo appiattì contro il muro. Il naso completamente schiacciato ed i denti davanti praticamente inesistenti, Ryo si chiese ridacchiando come fosse riuscita a farlo anche attraverso la porta!


Immobiliare di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Camera di Kaori,
Mercoledì 6 giugno, 19.31



Kaori si era fatta una lunghissima doccia e questo aveva alleviato un po’ i suoi tormenti. Dopo aver infilato un paio di jeans ed una maglietta, prese la foto posata sul suo comodino ed osservo attentamente suo fratello. Sapeva che la vita non sarebbe mai stata facile dal momento in cui era diventata la patner di City Hunter. Sapeva anche che non sarebbe mai stata una donna come tutte le altre, la cui vita girava attorno ad una casa, un marito, dei bambini e un lavoro. Troppo poco per lei d’altronde.

Voleva semplicemente restare vicina a Ryo e aiutarlo il più possibile in questa vita difficile ed ingrata.

Da circa otto anni ormai, cercava di mostrare a Ryo che non era più solo e che poteva contare su di lei. Ma lui non smetteva di respingerla, di nasconderle e lasciarla al di fuori di certi problemi. Come Makimura del resto.

Kaori si mise a sorridere. In fondo a , era persuasa che facesse tutto questo per proteggerla. Proteggerla su richiesta di suo fratello.

Ma anche lei era lì per proteggerlo e per amarlo. E malgrado tutto quello che Ryo Saeba poteva dire o dichiarare, Kaori sapeva che la amava tanto quanto lei amava lui. I suoi occhi, la sera precedente, non avevano mentito. Abbracciò la foto del fratello e mormorò un timido “grazie”.

Kaori si sentiva più leggera, e più serena.

Non avrebbe alzato le braccia in segno di resa, non ancora.

Si sentiva pronta a conquistare il mondo.


Continua...




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Capitolo 4
*** Una cena movimentata ***


Sullivan’s Cafè, quartiere degli affari
Venerdì 8 giugno, 19.04



Con un gesto brusco, l’uomo chiamò il cameriere che sembrava perso nella contemplazione di una graziosa bionda che sedeva a tre tavoli da lui. Imbarazzato di essere stato sorpreso così, il ragazzo si avvicinò rapidamente ai due nuovi clienti e, le mani un po’ tremanti, prese la loro ordinazione.

- Un tequila per me. E... un doppio whisky liscio per il mio amico. Credo che ne abbia davvero bisogno.

Una volta che il cameriere si era allontanato, l’uomo si mise a ridacchiare stupidamente e si accese una sigaretta.

- Sei sicuro che è la prima volta che fai una cosa del genere, eh Chambers?

Il volto contratto e teso, Dave guardò con un disgusto non dissimulato l’uomo che era diventato per forza di cose il suo partner di “lavoro”. Questo sorriso che ostentava in tutte le circostanze, lo esasperava oltre ogni limite e il desiderio incontenibile di cambiargli i connotati gli faceva prudere insidiosamente le dita.

Allora per non dover più sostenere quello sguardo così intriso di ironia e di depravazione, Dave girò la testa e fissò la sua attenzione sulla bella bionda che aveva assorbito completamente la mente del giovane cameriere qualche minuto prima.

Un nome iniziò a risuonare nella sua testa.

Jack Lemon. Un nome, un programma.

Conosciuto negli Stati Uniti come assasino senza scrupoli e senza alcuna pietà, Lemon era soprattutto affermato per essere maledettamente efficace e serio nel suo lavoro. Si diceva che non discuteva mai gli ordini. Che gli eseguiva senza fiatare ed incassava il suo dovuto per poi sparire subito dopo. Ed adesso, lui era in Giappone. Per quale ragione? Dave non ne aveva alcuna idea. E colmo dell’ironia, Dave sapeva per certo che con i suoi bei occhi blu ma completamente privi di espressione, i suoi capelli neri pettinati all’indietro e il suo corpo atletico valorizzato da un abito costoso, il suo cosiddetto partner non passava certo inosservato ed allo stesso tempo, dava l’immagine di un uomo rispettabile e che aveva avuto successo nella sua vita.

La giovane donna bionda rispose con un sorriso seducente al colpo d’occhio di Dave. Visibilmente, lui le piaceva parecchio.

- Hei! Non sei qua per rimorchiare, Chambers!... Ti informo subito che se non farai quello che ti ho detto, tuo padre conterà le sue belle banconote tra quattro assi e lontano dal suo amato figlio.

Dave strinse i pugni dalla rabbia. Si sentiva completamente impotente di fronte ad un uomo come Lemon e completamente perso di fronte all’uomo, nascosto nell’ambra, che tirava le fila di tutta questa sordida storia.

L’aveva sentito due o tre volte per telefono ma purtroppo, ancora non aveva alcuna idea sulla sua identità e non aveva quindi, per il momento, alcuna possibilità di uscire di lì. Aveva cercato, analizzato la situazione in tutti i versi, ma era completamente in balia di questi pazzi.

Senza rendersene conto, Dave si mise a sospirare rumorosamente e sussultò quando Jack picchiò violentemente sul tavolo per captare la sua attenzione.

- Mi stai ascoltando Chambers?!!!!... Bene. Voglio che piazzi queste telecamere in miniatura nel suo appartamento. C’è ne sono quattro: una per la cucina, il salotto e due per le camere. Non dimenticare di premere il bottone per registrare e di farmi una telefonata quando avrai finito il lavoro... A proposito, ogni dischetto può contenere fino ad una settimana di dati quindi potrai stare tranquillo per quel lasso di tempo.

Su queste parole, Jack posò una piccola valigetta sul tavolo nella quale si trovavano le quattro piccole telecamere. Erano così minuscole che Dave non avrebbe avuto alcun problema a nasconderle nella sua giacca. Ne prese una tra le mani e la studiò con attenzione.

- Tecnologia d’avanguardia. Autonomia oltre le 150 ore. Aprì la porticella sulla destra e troverai tutti i comandi: lettura, registrazione, avanzamento rapido... Non preoccuparti, i dischetti sono già inseriti.

Lemon guardò l’orologio, si alzò bruscamente imprecando e gettò qualche banconota sul tavolo. Si girò un’ultima volta prima di andarsene:

- E niente stronzate, Chambers! Non vorrai causare un dispiacere alla tua cara mamma e alla tua sorellina, vero?

Gli occhi carichi di odio, Dave osservò, le mani aggrappate alla sedia, l’assassino lasciare il bar non senza aver dato il suo numero di telefono alla graziosa bionda del tavolo a fianco.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Camera di Kaori Makimura
Venerdì 8 giugno, 19.26



Kaori ammirò un’ultima volta la sua graziosa silhouette allo specchio. Quella sera, portava un abito lungo color malva con le spalline e con lo spacco su un lato. Allo stesso tempo femminile e pratico, Kaori ne era rimasta affascinata fin da quando lo aveva visto nella vetrina del negozio di Eriko.

Soddisfatta della sua figura, Kaori si preparava a scendere in cucina quando sentì qualcosa grattarla a livello del collo e si accorse che aveva dimenticato di togliere l’etichetta. Fece una smorfia riscoprendo il prezzo del vestito e si disse che se Ryo avesse saputo di questa sua piccola pazzia, non sarebbe stato molto contento. Fece una smorfia nuovamente.

Ad ogni modo, dopo mercoledì sera, a stento aveva avuto la possibilità di incrociare il suo cammino e parlargli. Certo, sapeva che stava lavorando duramente per trovare l’assassino che terrorizzava Tokyo ma da lì a dimenticarsi anche dell’esistenza della sua socia, c’era un limite a tutto!

Aveva l’impressione di non servire che a preparare i pasti e per tenere in ordine l’appartamento del Signore!

Kaori si lasciò cadere sul letto sospirando. Che le era venuto in mente di organizzare quella stupida cena!!! Sorrisi a tutti, conversazioni forzate e Dave per tre ore no-stop. Kaori sentì tutte le sue energie abbandonarla. Sopportava sempre più difficilmente questo figlio di papa americano. Non che lei non lo trovasse simpatico. Ma la sua fastidiosa tendenza a cercare di sedurla quando erano insieme cominciava veramente ad infastidirla.

Lusingata all’inizio, ora Kaori trovava Dave sempre più soffocante. In oltre, qualche volta lo sembrava strano e inquietante. La fissava in un modo strano che le faceva davvero paura ma aveva preferito non dire niente a Ryo. La trattava ancora come una bambina, dicendole che era abbastanza grande per cavarsela da sola e lei, in fondo, sapeva che lui aveva ragione.

Facendosi coraggio, Kaori si rialzò in piedi e si guardò un ultima volta allo specchio. Era una donna ora, e si sarebbe spiegata con Dave. Come una donna indipendente e sicura di sé!

Kaori si stampo un grazioso sorriso sul viso leggermente truccato ed uscì dalla sua camera.


Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 19.31



Ryo osservò con un sorriso di soddisfazione l’immagine che gli ritornava lo specchio.

Lui era come il buon vino, migliorava con gli anni.

La serata si premetteva interessante e Ryo aveva una certa fretta di ritrovarsi faccia a faccia con questo Dave Chambers.

Dopo mercoledì, Kaori aveva incontrato molto spesso la sua amica Akari ed allo stesso tempo il caro Chambers. Ryo si era sorpreso a sorvegliare la sua partner diverse volte nei giorni seguenti. Per avere la coscienza tranquilla, preferiva tenere sott’occhio le sue persone con cui usciva, perché doveva riconoscere che Dave era un bel uomo, anche se non era certo così affascinante come lui. E non dubitava che Kaori potesse aver ceduto al suo fascino.

Mentre Ryo osservava l’orologio che la sua socia gli aveva regalato per il suo ultimo compleanno, sentì una porta chiudersi e il rumore di passi dirigersi verso il salotto. Questo era il segnale che gli invitati non avrebbero tardato ad arrivare. Un debole sorriso prese forma sul suo volto. Già si dilettava all’idea di portare a galla le vere intenzioni di Dave.

Fu allora che il campanello risuonò nell’appartamento.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Venerdì 8 giugno, 19.31



Kaori terminò di apparecchiare la tavola quando il campanello della porta echeggiò. Le braccia cariche di piatti di stuzzichini e altri piccoli assaggi preparati da lei con cura, non ebbe altra scelta che chiedere aiuto al suo socio.

- Ryo vai ad aprire, per favore!

Ryo aprì la porta con un gesto un po’ troppo brusco per la circostanza e si ritrovò faccia a faccia con Akari e Dave, visibilmente sorpresi da questa accoglienza. Lo sguardo di Ryo si posò inizialmente su Akari, incantevole nel suo abito verde, ma si ricordò, leggermente deluso, che era sposata e che aveva appena avuto un bambino. Benché la sua morale fosse poco raccomandabile, non saltava mai addosso alle giovani mamme, inoltre questa mamma era anche la migliore amica della sua socia.

Sorridendo soddisfatto, Ryo si girò allora verso un Dave visibilmente perplesso. A differenza del loro primo incontro, Ryo Saeba era, oggi, in tutto il suo splendore e in tutta la sua forza e Dave aveva davvero capito con chi aveva a che fare. La mano tesa, il miglior sweeper del Giappone aspettava che il suo ospite rispondesse al suo gesto.

- Spero che non abbiate avuto difficoltà a trovare l’appartamento, Chambers.

I due uomini si scrutarono qualche istante. E fu soltanto sentendo Akari tossire che Ryo si accorse che non era venuta da sola. Parzialmente nascoste da Dave, Ryo riconobbe una carrozzina e diverse borse posate a terra.

- Suppongo che avremmo a che fare con il piccolo Toshi?

Akari fece un piccolo sorriso e spinse la carrozzina fino al soggiorno. Kaori venne incontro ai suoi amici, facendogli un segno con la mano e si diresse direttamente verso il bambino. Si mise a fargli delle smorfie, dei suoni strani e Ryo si chiese se avesse per caso sbattuto la testa.

Akari cominciò a ridere dolcemente.

- Kaori va pazza per Toshi e credo che la cosa sia reciproca. Sapete Ryo, lei sarebbe una madre eccellente.

Dave si era sistemato sul divano e guardava Kaori con aria divertita.

Era rimasto sorpreso di scoprire che Ryo Saeba poteva essere così impressionate e così carismatico quando si dava da fare. Ma non sarebbe certamente stato Saeba che gli avrebbe impedito di portare a termine i suoi progetti e di proteggere la sua famiglia. E Kaori allo stesso tempo.

Ryo arrivo su questi pensieri cupi e propose al suo ospite un bicchiere di whisky che naturalmente accettò.

- Sembrate pensieroso, Chambers.

Dave era a disagio. Aveva appena preso coscienza che stava affrontando il più grande killer del Giappone e che, se mai quest’ultimo cominciava a dubitare di qualcosa, lui poteva dire addio alla sua vita ed a quella di suo padre.

- Mi chiedevo come una ragazza così straordinaria come Kaori poteva fare un lavoro così pericoloso come il vostro... Sapete, signor Saeba, Kaori non ha solamente un corpo da favola ma ha anche un cuore d’oro. E ad essere completamente franco, è questo che amo di più in lei.

A Ryo andò il whisky di traverso. Cosa non bisognava sentire?! Aveva l’impressione di sentire uno di quei personaggi delle serie rosa a cui Kaori era tanto affezionata. Ryo aveva ragione a diffidare, era un gran oratore.

- Volete farmi ridere o cosa???... Kaori passa tutto il suo tempo a colpirmi con i suoi enormi martelli!!!! Lei ha un cuore di pietra Chambers, ve lo assicuro!!!!

Come uscito dal nulla, Ryo ricevette un’enorme borsa sulla testa e, sorpreso, crollò sul divano. Riuscì difficilmente ad articolare:

- Ve l’avevo detto...

Dave l’osservò attentamente. Di solito molto psicologico, non riusciva davvero a focalizzare la personalità di quest’uomo e ancora meno a comprenderlo.

Allora si prese un altro bicchiere di whisky e ripiombò nel suoi cupi pensieri.

L’atmosfera era un po’ tesa e Kaori notò subito che Ryo e Dave non si apprezzavano. Provò un certo sollievo e una certa soddisfazione e si disse che forse non era tutto perduto per lei ed il suo socio.

Nel momento in cui il campanello risuonò, Kaori attraversò con passo rapido il salotto e aprì la porta a Mick, Falcon e Miki. Si sentì immediatamente rinvigorita davanti il sorriso dei suoi amici di sempre. Mick era particolarmente elegante nel suo completo grigio che aveva affittato per la serata e Miki era sempre così raggiante quando era al braccio dell’uomo che amava.

- Quest’abito ti sta benissimo, Mick. Sono felice che tu sia dei nostri, questa sera.

Mick offrì un mazzo di rose a Kaori che arrossì all’istante. Mick Angel era, anche lui, un seduttore inveterato ma in uno stile più elegante di Ryo.

- Un semplice mazzo di rose per la più belle delle rose!!!

Kaori si sentì particolarmente imbarazzata del gesto di Mick ma soprattutto molto lusingata. Erano rimasti molto uniti nonostante Kazue e Ryo, e lo considerava come il suo migliore amico. Lei lo adorava e lui non perdeva mai un’occasione per sedurla.

- Miki, mia dolce Miki, sei bellissima con quest’abito!!!

Ryo si lanciò verso Miki con una tale foga che si portò via con se il magnifico mazzo di rose di Mick e lo calpestò senza riguardo.

- Ryoooooo!!! Specie di vecchio maniaco schifoso!!! Ti giurò che non la passerai liscia questa!!!!!!!!!!!!

Il sangue le ribollì nelle vene. BANG!!!! Un enorme martello da 10.000t s’abbatté su Ryo facendo un buco nella porta d’entrata. Con un sorriso complice, Falcon e Mick presero un piacere maligno a conficcare il loro amico ancora di più nella porta e, morti dal ridere, seguirono le signorine nel salotto.


* * * * *


La cena era stata succulenta e Kaori aveva dimostrato ancora una volta ai suoi amici il suo talento culinario. Falcon gli chiese gentilmente di dare qualche corso di cucina a Miki mentre Mick cercò a più riprese di farsi invitare a tutti i pasti, essendo Kazue assente per una settimana.

Come sua abitudine, Ryo aveva divorato tutto, punzecchiando, di tanto in tanto la sua socia. Del resto, Kaori gli aveva delicatamente piantato la forchetta nella mano destra quando aveva tirato fuori la sua teoria secondo la quale lei cucinava come un uomo perché era un vero maschiaccio.

In breve, tutti aveva riso e familiarizzato ed anche Akari, un po’ timida d’abitudine, si era rapidamente messa a proprio agio. Dave, da parte sua, si era sistemato accanto a Kaori e non aveva parlato molto durante i pasti. I suoi orecchi ed i suoi occhi erano completamente spalancati. Non aveva perso una sola virgola della conversazione. Ma restava in guardia perché aveva subito sentito lo sguardo pesante e sospettoso di Ryo non appena aveva superato la porta d’entrata.

Gli ospiti si erano spostati nel salotto e Ryo aveva messo su una musica di sottofondo. Mentre Kaori si dava da fare in cucina, Akari estrasse dalla sua borsa alcune foto delle vacanze che aveva appena fatto sviluppare. C’erano dieci buste di fotografie e la giovane donna le posò metodicamente sul tavolino. Kaori raggiunse il gruppo con un vassoio tra le mani e servì il caffè. Vide le buste sul tavolo e non potè impedirsi di sorridere.

- Non mi dire che hai fatto di una copia di tutte le foto che hai fatto?

Akari alzò le spalle e tese le buste con le foto a Falcon, Miki, Ryo e Mick.

- Allora... ho fatto la stessa cosa per Dave...

Kaori la ringraziò con un largo sorriso e prese un sorso di caffè. Chiuse gli occhi e ascoltò le risate, le grida di esclamazione, le urla di gioia dei suoi amici. Mick si complimentò sulla scelta del suo bikini mentre Ryo restava curiosamente silenzioso. Sentì un “Kaori in costume da bagno, fa fuggire anche gli squali” ed aprì gli occhi. Il suo sguardo si immerse direttamente in quello di Ryo e fu sorpresa di scoprire della tenerezza ed anche una punta di ammirazione. Si sentì arrossire ma si sentì improvvisamente anche molto a disagio. Anziché esserne felice, Kaori sentì la tristezza invadere poco a poco il suo cuore ed uscì sul balcone per rinfrescarsi ed isolarsi.


* * * * *


Pensosamente, Kaori osservò le migliaia di stelle che brillavano in cielo, in questa notte di giugno. Si sentì improvvisamente di umore malinconico ma non voleva che i suoi amici la vedessero così. Era così stanca di questo gioco incessante e frustrante che Ryo conduceva da quasi otto anni ormai.

La luna era immensa nel cielo e Kaori si chiese se suo fratello potesse vederla dal posto in cui si trovava.

- Perché quell’aria triste?

A queste parole, Kaori si girò e vide Mick Angel uscire dalla penombra. Aveva una sigaretta alla mano ed esibiva sempre quel sorriso così traboccante di gentilezza. Kaori si appoggiò nuovamente alla ringhiera e Mick l’imitò. Erano molto vicini l’uno all’altra e le loro braccia di sfioravano leggermente.

- Da quando spii le signore, Mick?

Kaori constatò l’assurdità della domanda e, sorridendo, fece un gesto con la mano per impedirgli di rispondere. Il suo tono voleva essere allegro e pieno di brio ma Mick percepì una leggera tristezza.

- E’ una dei miei talenti nascosti... Perché improvvisamente sei così triste?

Kaori rimise nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Non sono triste Mick... Avevo solo bisogno di prendere un po’ d’aria...

Mick non era uno sprovveduto e sapeva per certo ciò che Kaori voleva nascondergli.

- Sei come un libro aperto, Kaori. Si vede subito ciò che pensi sul tuo volto. E là, ti dico che sei triste.

Questa psicanalisi da quattro soldi esasperò Kaori. Non potevano lasciarla un po’ sola con i suoi problemi? Ad ogni modo, come ogni volta, avrebbe trovato la forza per affrontarli. Quindi perché volerne parlare?

- Parli come Ryo, Mick!! Non è la prima volta che mi criticano di non saper nascondere i miei sentimenti!!... Ma io ne ho abbastanza di tutto questo!!... Sono così come sono e se questo non piace a Ryo... eh bene... eh bene... tanto peggio per lui... Io sopporto pure tutti i giorni le sue pagliacciate, le sue prese in giro e il suo atteggiamento sgradevole verso le donne!!!

Wow!!! Kaori aveva dato addosso a Ryo. Sembrava sul punto di esplodere e Mick si chiese se questa non era, alla fine dei conti, una cosa molto buona. Il problema, era che Kaori doveva esplodere davanti a Ryo e non davanti a lui.

- Ti rendi conto Mick che sono ormai otto anni che viviamo assieme, che mangiamo assieme, che ci occupiamo l’uno sull’altra e niente... niente di niente... io sono una donna dopo tutto e lui è un uomo... è troppo chiedere un po’ di amore e di calore da parte sua!!!... non gli chiedo mica la luna che io sappia, voglio solo che faccia un po’ più di attenzione a me ed hai miei sentimenti!!!

Kaori era rossa come un pomodoro e il tono di voce era salito di un tono. Ma tutt’a un tratto, prese coscienza di quello che aveva appena rivelato al suo amico e si sentì ancora più male.

Mick osservava con dolcezza e compassione il viso cremisi di Kaori. Cercò i suoi occhi ma la donna voltò volontariamente la testa.

- Mi dispiace Mick... mi sono lasciata trasportare... credo che sia il champagne... appena ne bevo un sorso, parlò a vanvera... per favore, dimentica tutto quello che ho appena detto... Ryo ha ragione, dovrei riflettere di più prima di parlare...

Mick schiacciò la sigaretta per terra e posò una mano sulla spalla della sua amica.

- Sono sicuro che aprirà gli occhi un giorno o l’altro... bisogna solo che tu sia un po’ più paziente Kaori... Credi davvero che non abbia visto la bella donna che sei diventata, gli sforzi che hai fatto per piacergli... te lo assicuro Kaori, i tuoi sforzi saranno ricompensati e ben oltre ciò che tu speravi...

Le parole di Mick fecero un bene enorme a Kaori che prese un profondo respiro e sorrise al suo amico. Mick aveva ragione ed anche se faceva sempre cosi male, doveva aspettare che Ryo fosse pronto ad abbandonarsi e donarsi completamente.

Spontaneamente, prese teneramente Mick tra le braccia e lo strinse forte.

- Perché non mi sono innamorata di te Mick? Tutto sarebbe stato così semplice allora...

A quelle parole, Mick il seduttore prese il sopravento su Mick il confidente e approfittò della situazione per palpare il corpo così sodo e così perfetto di Kaori. BANG!!! Un vaso di fiori sulla testa, Mick ridacchiò come un imbecille e si grattò il collo.

- Non darti la pena di rispondere Mick, conosco già la risposta...

Kaori lo guardava con cattiveria, le mani sui fianchi e l’aria contrariata, quando improvvisamente scoppiò a ridere. Rideva talmente che le lacrime le pungevano gli occhi, e singhiozzò difficilmente:

- Ti adoro Mick!!! Riesci sempre a risollevarmi il morale!!!

Cercò di calmarsi e ci riuscì dopo alcuni minuti. Si sporse verso il suo amico, lo baciò teneramente sulla guancia e soffiò prima di rientrare nel salotto:

- Grazie.

Mick resto alcuni istanti a bocca aperta, accarezzando la guancia dove Kaori gli aveva depositato un bacio e si rialzò. Prima di rientrare nel salotto, si girò alla sua sinistra e dichiarò:

- Sei un maledetto fortunato Ryo! Se una donna come Kaori mi avesse offerto il suo cuore, ti giuro che non avrei esitato un solo secondo!

Una volta solo, Ryo uscì dall’ombra (è una fissazione dei sweeper o cosa!!!) e guardò una foto di Kaori in costume sulle spiagge delle Hawai. Sorrise con discrezione e la fece scivolare nella sua tasca.


* * * * *


Kaori aveva raggiunto i suoi amici quando Ryo ritornò nel soggiorno. A dire il vero, era un po’ deluso dall’atteggiamento di Dave. Si aspettava di vedere un gran oratore in azione ed a stento quest’ultimo aveva aperto bocca.

Tutto quello che questo giovane finanziere sapeva fare, era osservare, ammirare e stare incollato alla sua socia. E tutto questo filmino cominciava a dargli sui nervi. Tuttavia qualcos’altro lo disturbava e questo non aveva niente a che vedere con Kaori. Quel tipo era falso e Ryo voleva scoprire che cosa aveva da nascondere.

Pensieroso, Ryo osservò i suoi ospiti. Akari, Miki e Kaori erano in piena conversazione e vista l’espressione dei loro visi, la discussione sembrava delle più serie. Quanto a Mick, con impegno stava spiegando le sue migliori tecniche di seduzione ad un Dave molto interessato e davanti un Falcon sul orlo di scoppiare a ridere.

Ryo esito tra l’unirsi al gruppo delle ragazze o al gruppo degli uomini ma il suo lato perverso fece rapidamente pendere la bilancia. In punta di piedi, si sedette silenziosamente accanto a Miki e, fingendo di voler sentire il discorso, prese un maligno piacere a stringere la vita della sua vicina per tendere l’orecchio. Miki urlò di sorpresa e, neanche in tempo a dirlo, Falcon prese Ryo per i piedi, facendogli fare una decina di giri su se stesso e incastrandolo nella parete del soggiorno.

Kaori si nascose gli occhi con un’aria contrariata e sentì i pianti del piccolo Toshi che dormiva tranquillamente nella sua camera.

- Che furbo, Ryo!! Per colpa delle tue buffonate, il piccolo Toshi si è svegliato!!

Kaori era nuovamente in collera con il suo socio e fermò per il braccio Akari che si preparava ad andare a consolare suo figlio.

- Lascia Akari, faccio io!... Dopo tutto è colpa di quel cretino del mio socio se tuo figlio si è svegliato!

Un ultimo sguardo infuriato verso il povero Ryo che giaceva nel muro, Kaori si diresse con passo collerico verso la sua camera. Quello che non notò immediatamente, era che Dave aveva preso il suo stesso cammino.


Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 23.26



Dopo aver verificato che Kaori di dirigesse verso la sua camera, Dave penetrò silenziosamente in quella di Ryo. Era risuscitò a piazzare con discrezione le telecamere nella cucina e nel salotto ma qui “il lavoro” era un po’ più delicato.

Impaziente di terminare, percorse rapidamente il posto con lo sguardo e notò con una certa ironia la presenza di poster di donne nude sui diversi muri della stanza. Un po’ troppo volgari per i suoi gusti d’altronde.

Con rapidità ed efficacia, Dave piazzò con molta precisione una telecamera in miniatura nella pianta posta sul comodino vicino al letto. Verificò che il dischetto fosse ben inserito e premette il bottone per avviare la registrazione. Si disgustava da solo di quel gesto e si chiese uscendo dalla camera se sarebbe riuscito un giorno a guardarsi ancora allo specchio.


Camera di Kaori Makimura
Venerdì 8 giugno, 23.31



Dave attese con pazienza che Kaori uscisse dalla sua camera per entrarci. Doveva affrettarsi altrimenti Akari o lo stesso Ryo rischiavano di chiedersi dove fosse finito e cosa stesse combinando.

Una volta solo nella stanza, Dave prese un gusto evidente nel scoprire l’universo nel quale Kaori evolveva. Notò sul comodino una fotografia di lei in posa con un uomo che portava gli occhiali, una piccola scatolina di velluto e sul pavimento un piccolo martello in metallo. Aprì poi un armadio e fu sorpreso di trovarci una decina di martelli. Si mise suo malgrado a sorridere. Era stupefacente. Affascinante. E l’amava. Ne era intimamente convinto. Ma non era lì per pensare a quello.

Cercando di fare il minimo rumore per non svegliare il piccolo Toshi, si mise al lavoro. Cinque minuti più tardi, Dave senti vibrare il suo cellulare e con un gesto infastidito prese la comunicazione.

- Chambers.

- Perché bisbiglia, Dave?

(Dave capì immediatamente che non era Lemon all’altro capo del telefono ma l’altro uomo)

- A causa del piccolo Toshi naturalmente!!!

- ...

- Non fa niente... Credevo di dover chiamare una volta terminato il lavoro.

- È terminato?

(Il volto teso, Dave gettò un’occhiata al posto dove aveva nascosto la telecamera)

- Per il momento... Dannazione, ditemi chi siete!!!!!

- Per adesso, è molto più saggio che voi non sappiate il mio nome.

(Dave si passò una mano febbrile tra i capelli)

- Come sta mio padre?

- Vostro padre?... Credo che apprezzi abbastanza la piccola cella che gli abbiamo così gentilmente preparato per il suo soggiorno qui da noi. È vero che era abituato ad alberghi ed al lusso. La transizione deve essere stata dura.

(Dave fulminava di rabbia e strinse i pugni per impedirsi di urlare. Il suo sguardo si posò sulla foto di Kaori leggermente illuminata dalla luce da notte)

- Ho eseguito gli ordini senza fiatare quindi penso di avere diritto ad un piccolo favore.

- Un favore?

- Kaori. Lei non ha niente a che vedere con City Hunter. Non è ne un’assassina ne tanto meno una professionista. Non merita tutto questo.

- E’ la partner di Saeba, no? Partner in tutti i sensi del termine se do credito a quello che si racconta.

- No!!! Non c’è niente tra di loro, ve lo assicuro. Lei non è ne la sua fidanzata e ancora meno la sua amante!... Lasciatela stare!

- E’ vero quindi! Avete ceduto al fascino di questa ragazza... Ma mi dispiace per voi, Chambers, questa donna è esattamente il pilastro centrale del mio piano. La tengo sorvegliata.

- Farò tutto quello che vorrete ma non toccatela!!

(Rise)

- Devo ricordarvi che non siete nella posizione di negoziare? Andiamo controllatevi! Raggiungetemi domani mattina al solito posto e dimenticatevi di questa donna... per la vostra sopravivenza e per quella di vostro padre.

- Aspettate!!!... Merda!!!

Mentre scaraventava con un gesto carico di rabbia il cellulare sul letto di Kaori, la voce della donna di innalzò nella stanza.

- Dave? Sono venuta a prendere Toshi perché Akari vuole rientrare... ma... hai l’aria di essere arrabbiato. Una brutta notizia?

Dave posò uno sguardo torturato sulla donna e individuò una punta d’inquietudine nei suoi graziosi occhi. Si preoccupava per lui mentre lui si preparava a pugnalarla alle spalle.

Come poteva guardala ancora in faccia? Che razza di uomo era? Cosa poteva fare?

Il cervello di Dave faceva fatica a funzionare quando Kaori si trovava con lui.

Improvvisamente, un’idea emerse dalla sua mente offuscata. Se fosse riuscito a convincerla a partire con lui, forse poteva ancora salvarla?!

- No, non preoccuparti, va tutto bene... Ma aspetta un attimo Kaori... Non abbiamo avuto un minuto per noi per parlare in tutta la sera... In effetti, non ti ho ancora detto fino a che punto sei magnifica con quest’abito.

Kaori sentì il campanello d’allarme risuonare nella sua testa. Ovviamente, Dave aveva voglia di sedurla e questo non la deliziava affatto. Doveva trovare un modo per rifiutare le sue avances senza però offenderlo. E forse era tempo che si spiegasse seriamente con lui.

- Ascolta Dave, c’è un bambino che dorme qui. Non credo che sia il posto ideale per avere questo genere di conversazioni... (riflette qualche istante)... Seguimi.


Camera di Ryo Saeba
Venerdì 8 giugno, 23.31



Dave non si fece pregare e segui Kaori fino alla camera di Ryo. Lasciò passare il suo amico per primo ma non chiuse completamente la porta. Non era dell’umore giusto per sopportare la sua conversazione.

Dave notò subito la sua mancanza d’entusiasmo e si disse che la partita era lontana dell’essere vinta.

- Non hai l’aria molto entusiasta all’idea di parlare con me... Ho detto qualcosa di sgradito?

Kaori si rammaricò un po’ per il suo comportamento perché, in fin dei conti, se aveva dei rimproveri da fare, non era certamente Dave e ancora meno Mick che dovevano subirli. Si sforzò di sorridere e attese il seguito.

- Bisogna che te lo confessi, Kaori, tu mi piaci enormemente... ti trovo meravigliosamente bella, intelligente, generosa, e altro ancora e mi dicevo che potremmo cercare di provare a passare ad un grado superiore nel nostro rapporto? Che ne pensi di un viaggio romantico nelle isole nient’altro che tu ed io?

Wow!!!!! Kaori restò un po’ sbalordita da questa dichiarazione così improvvisa e non sapeva proprio cosa rispondere. Le sue guance diventarono tutte rosse ma il suo cuore batteva normalmente. Dave poteva essere seducente e pieno d’attenzioni, ma lei non lo amava. Almeno non come amava Ryo.

- Ho ancora degli affari da sistemare in Giappone ma tu potresti partire qualche giorno prima e approfittare un po’ del sole... Che ne diresti della settimana prossima?

Dave era abbastanza soddisfatto del suo piano. Con la sua influenza e l’aiuto finanziario della sua società, poteva facilmente aiutare Kaori a lasciare il paese in incognito. Era abbastanza rischioso ma doveva tentare.

Restò completamente sbalordito quando Kaori rifiutò nettamente la sua proposta.

- Mi dispiace, Dave, se ti ha dato una falsa speranza ma... io... io ti considerò con un amico e niente di più.

Delusione ed incomprensione si lesserò in successione sul volto del giovane uomo. Non capiva che voleva salvarla.

Corrugò le sopraciglia e cominciò a gesticolare con le mani. Non l’avrebbe lasciata così.

- Io non ti seguo Kaori... ci apprezziamo, stiamo bene assieme ed abbiamo passato delle vacanze indimenticabili... ormai è più di un mese che ci vediamo praticamente tutti i giorni... e tu speri di farmi credere che siamo soltanto amici?

L’alcool, la tensione, l’angoscia, la paura... Dave si innervosiva sempre di più e comminava avanti e indietro per la camera di Ryo. Quanto a Kaori, cercava di ricordare se il suo comportamento era stato più o meno ambiguo, o se aveva fatto delle cose che lasciavano presagire che poteva esserci più che dell’amicizia tra di loro.

Kaori sospirò d’impotenza. Non era davvero portata per gli uomini, questo era certo.

Allora con più discrezione possibile, strisciò fino alla porta.

- Ehi, dove vai così?... La discussione è ancora lontana dall’essere finita!

Dave non parlava più, gridava. Ma non se ne rendeva conto. Il cuore di Kaori batteva a più non posso, ed anche lei cominciava ad innervosirsi.

- Non c’è nulla da aggiungere Dave. Tutto ciò che ti posso offrire, è la mia amicizia. Punto e basta.

La voce di Kaori tremava leggermente ma il suo viso rifletteva tutta la sua determinazione. Dave era molto innamorato di questa donna e non voleva in nessun caso perderla. Bisognava che lei cedesse. Allora si addolcì, sorrise generosamente e si avvicinò lentamente a lei. Kaori, al contrario, arretrò passo a passo e urtò contro il muro della camera. Dave ne approfittò per immobilizzare le mani della donna dietro la sua schiena e le mormorò all’orecchio:

- Forse questo ti farà cambiare parere.

Chinò il visto verso il suo e provò a baciarla quando si sentì sollevare da terra e placcare contro il muro. Kaori ne approfittò per liberarsi e mettersi dietro Ryo.

Dave ci mise soltanto alcuni secondi a capire che il grande Ryo Saeba aveva fatto la sua apparizione ed era venuto in soccorso della bella principessa in pericolo.

- Allora Chambers, ci siamo persi?

Ryo lasciò il collo della giacca dell’uomo, si girò verso la sua socia e le toccò gentilmente il braccio.

- Sai Kaori, per il tuo primo bacio, avrei preferito che portassi il tuo amichetto nella tua camera e non nella mia... Ouh! Ouh! Sei con noi o cosa!

A prima vista, Kaori sembrava molto turbata e un po’ persa. Ma chiaramente, Ryo non poteva indovinare che, al contrario, ribolliva di rabbia rammentando le parole che lui aveva appena espresso. Un padre non avrebbe detto meglio. Un fratello neanche.

Quello semplici parole, pronunciate con tanta certezza da parte di Ryo, le davano l’impressione di essere una povera ragazzina colta in fallo dopo aver fatto una grande sciocchezza. Si sentiva umiliata come non mai.

Allora come per magia, un martellone apparse tra le mani della giovane donna e si schiantò con tutta la sua forza sul povero Ryo. BANG!!! Senza uno sguardo per il suo partner e Dave, Kaori uscì rabbiosa dalla camera, borbottando con forza che ci avrebbe pensato due volte prima di organizzare di nuovo un'altra serata.

- Vedete Dave, Kaori non è per niente una ragazza dolce e generosa! È una violenta e nulla di più!

Dave si preparava a lasciare la camera quando lanciò tristemente a Ryo:

- Può essere, ma promettetemi che farete di tutto per proteggerla... Conto su di voi, signor Saeba.

Di nuovo in piedi, Ryo vide la porta della sua camera chiudersi e rammentò, perplesso, le parole di Chambers.



Continua...




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Capitolo 5
*** Una partner seducente! ***


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Salotto, venerdì 8 giugno, 23.31



Kaori sparecchiò con una certa irritazione i piatti sporchi e i bicchieri vuoti che erano sparsi sul tavolo della cucina. Aveva i nervi a fior di pelle e non capiva ancora come la serata, che era iniziata così piacevolmente, fosse diventata così pesante per lei.

Gli ospiti se n’erano andati da quasi dieci minuti ormai e Ryo non era ancora risalito. Doveva essere ancora una volta in collera con lei e, a dirla tutta, per lei valeva lo stesso! Che il signore facesse il testone, con lei non aveva più niente a che fare!

Più ci ripensava, più cominciava seriamente a chiedersi se c’era un qualche altro avvenire oltre che professionale per lei e Ryo. Emise un respiro di scoraggiamento. Aveva ancora i piatti da lavare prima di andare a dormire e, come al solito, non poteva contare sull’aiuto del suo socio.

Il suo sguardo si posò in successione sulla parte di dolce avanzata e sulla bottiglia di champagne per metà vuota che si trovavano ancora sul tavolo. Sembravano lanciarle degli appelli di soccorso. Con un gesto rapido, Kaori recuperò il suo bicchiere che era posato sul piatto e si sistemò confortevolmente su una sedia. Pigramente, si servì una nuova coppa di champagne ed attaccò con voracità il suo dolce. Se Ryo l’avesse vista così, le avrebbe detto sicuramente che sarebbe assomigliata ad un elefante prima di avere trent’anni e che non avrebbe avuto, di conseguenza, più alcuna chance di trovarsi un fidanzato. E come se questo potesse farla arrabbiare ancora di più, avrebbe calcato la mano spiegandole che il suo modo di mangiare non aveva niente di sexi e che lei si comportava più da uomo che da donna.

Irritata, posò rumorosamente il suo cucchiaino e si pulì la bocca con un tovagliolo. Doveva essere seriamente malata per restare con un uomo come lui.

“L’amore rende ciechi”, dicevano. Nel suo caso, era oltraggiosamente e incredibilmente vero.

Kaori sentì le sue guance ed il suo corpo riscaldarsi man mano che beveva la sua coppa di champagne. 28 anni. Celibe. Al verde. Vivente con il più grande maniaco di tutti i tempi. E sola un venerdì sera con, come unica compagnia, un dolce e una bottiglia di champagne. Di che deprimersi per il resto della sua vita!

Malinconica, la giovane donna si versò un altro bicchiere e s’imbatté sul suo riflesso nel vetro della porta-finestra. Con i suoi capelli dal taglio maschile e i suoi grandi occhi brillanti, il vestito che metteva in risalto il suo corpo perfetto, era lungi dall’essere ripugnante. Era invece molto attraente. Allora perché? Non le venne in mente alcuna risposta coerente. Ad ogni modo, non aveva voglia di riflettere. Non questa sera.

Stupidamente, Kaori si mise a ridere. L’alcool cominciava ad agire e lei si sentì improvvisamente d’umore euforico. Si ammirò ancora una volta ed incrociò lo sguardo del suo socio nel riflesso del vetro. Il cuore le balzò nel petto. Aveva uno sguardo strano. Come la sera in cui stava per baciarla. Si diede della sciocca. E per non mostrare all’idiota del suo socio che lo stava aspettando, prese un boccone di dolce.

Con passo tranquillo e le mani nelle tasche, Ryo si avvicinò al tavolo, un leggero sorriso alle labbra.

- Di questo passo, sembrerai una balena ancora prima di aver avuto un solo fidanzato!

Mettendo le mani sopra il viso per proteggersi dalla martellata, Ryo quasi caddè all’indietro quando sentì la risata di Kaori risuonargli alle orecchie. Sgranò gli occhi e fissò la donna come se la vedesse per la prima volta.

- Kaori, sei sicura di star bene?

La donna si calmò dopo qualche secondo ed immerse i suoi occhi più brillanti del solito in quelli del suo partner.

- Avevo scommesso che mi avresti dato dell’elefante e non della balena!!!... Benché sia molto meno lusinghiero per me... essendo la balena molto... ma molto più grossa di un elefante!!!

Sconcertato Ryo non rispose niente ma notò, con un piccolo sorriso di sbieco, le guance rosse della sua socia, gli occhi brillanti, il sorriso euforico che esibiva da poco e il bicchiere di champagne che stringeva più del necessario nella mano. Visibilmente, aveva bevuto un po’ troppo.

- Kaori, sei ubriaca!!!

A disagio sotto lo sguardo inquisitore del suo socio, Kaori si mise a dondolare nella sedia e, dopo aver lasciato il bicchiere, si torturò maldestramente le mani.

- Non sono ubriaca, Ryooo!!...io... io ho solo bevuto un po’ più del solito, questo è tutto!!!

Ryo si sedette di fronte alla giovane donna e si versò anche lui una coppa di champagne. Si divertiva a vedere la sua socia così retta, così seria, così responsabile lasciarsi andare al dolce calore dell’alcool. Era semplicemente bellissima con gli occhi febbricitanti e le guance deliziosamente colorate. E inoltre, quell’abito che si sposava con grazia alle sue forme perfette non rovinava niente a quel affascinante quadro. Ryo volse la testa intensamente, quando prese coscienza della direzione che stavano prendendo i suoi pensieri. Terreno minato.

Stupito, vide Kaori servirsi un altro bicchiere di champagne, ma le tolse la bottiglia dalle mani prima che avesse il tempo di riempirlo.

- Credo che sia più saggio che tu vada a dormire... Ti informo che non sei abituata a bere e il risveglio rischia di essere duro domattina.

Irritata da quel tono paterno, Kaori sbattè i pugni sul tavolo e strappò il bicchiere di Ryo dalle sue mani svuotandoglielo in un sorso.

- Non sono più una bambina, Ryo!!!... Sono abbastanza grande per sapere se devo andare a dormire o no!!

Il volto bordeaux, Kaori si lasciò andare contro la sedia ed incrociò le braccia sul petto. Guardava Ryo con una luce di sfida in fondo agli occhi, cosa che divertiva ancora di più lo sweeper più temuto del Giappone.

- Spiacente di deluderti Kaori, ma la tua reazione è degna di una ragazzina di otto anni!!!

Kaori lo fucilò letteralmente con lo sguardo, ma non aveva abbastanza forza per schiantargli un martello “povero demente!!!” sulla testa.

- Vedrai se assomiglio ad una ragazzina di otto anni!!!

Offesa dalle parole di Ryo, Kaori si alzò con un movimento brusco e sentì la testa girarle un pochino. Stava in piedi ma doveva prendere appoggio sul bordo della tavola per non finire a terra.

Notò l’aria beffarda e il sorriso ironico che il suo partner cercava di reprimere. Il suo orgoglio di donna di 28 anni accusò il colpo e quest’ultima attinse da quel che gli restava del suo orgoglio per stare retta come la giustizia in mezzo al salone.

Un sorriso provocante che illuminava il suo viso, si mise sensualmente a girare su se stessa. Avrebbe visto se lei era ancora una ragazzina! Si sentiva di umore passionale questa sera. Sapeva per certo di essere molto attraente ed anche seducente quando si dava da fare.

Cominciò a ridere mentre ancheggiava e di muoveva lascivamente davanti un Ryo Saeba completamente sbalordito.

- Allora Ryo, trovi sempre che assomigli ad una bambina?

Ryo deglutì faticosamente. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla sua socia e si chiese se sarebbe riuscito a resistere alla tentazione. Era diventata una donna pericolosamente seducente anche per un uomo come lui.

Gli fece un occhiolino ed un gesto evasivo con la mano. Ryo si passò una mano tra i capelli.

Intuiva che fosse l’alcool a rendere Kaori di umore, diciamo, affettuoso e che da uomo degno e rispettabile, doveva lasciare il salotto e lasciarla giocare da sola con il suo piccolo delirio. Non era davvero in . Sarebbe stata una cosa detestabile se ne avesse approfittato un pochino.

Allora per darsi coraggio, Ryo fece un gran respiro e deviò lo sguardo dalla bella creatura che la sua partner era diventata:

- E’ tardi, vado a dormire.

Mentre di preparava ad alzarsi, Kaori si avvicinò a lui, gli prese la mano e lo portò in mezzo al salotto.

Aveva una luce maliziosa in fondo agli occhi e Ryo non avrebbe resistito ancora a lungo.

Impertinente, si incollò a lui e cominciò a danzare un leggero lento. Completamente pietrificato dall’audacia così improvvisa della sua socia, Ryo non ebbe altra scelta che seguire il suo ritmo e strinse, senza veramente rendersene conto, la sua stretta.

Amava tenerla tra le braccia e sentire il profumo leggero della sua pelle. Kaori metteva raramente del profumo, lei preferiva i suoi gel doccia profumati alla vaniglia e Ryo non se ne lamentava. I loro due corpi si sposavano a meraviglia.

Spontaneamente, nascose la testa contro il suo collo, baciandola leggermente. Estasiato, la sentì fremere tra le sue braccia e provò un sentimento di soddisfazione.

Continuarono a danzare per qualche minuto quando Kaori si irrigidì stranamente tra le sue braccia. Sorpreso, Ryo cercò i suoi occhi ed incontrò uno sguardo pieno di tristezza e di domande. Sapeva quello che desiderava perché lui aveva voglia della stessa cosa.

Il suo sguardo scese fino alle sue labbra e, spinto dal desiderio, Ryo la bacio con passione. Kaori rispose ardentemente a quel bacio, stringendosi ancora più intensamente a lui come per non lasciarlo andare mai più. Ryo si rese conto che dietro quelle sue arie da donna fredda si nascondeva una giovane donna passionale.

Kaori gemette tra le sue braccia e gli sussurrò all’orecchio:

- Puoi fare di me quello che vuoi...

Questa frase gli fece l’effetto di una doccia fredda. Mio dio cosa stava facendo? Cosa stava per fare alla sua dolce Kaori? La risposta era limpida. Approfittava dell’innocenza della sua partner, inebriata dall’alcool, per appagare i suoi bassi istinti. Represse una bestemmia.

Per la prima volta dopo anni, Ryo si disgustò di essere incapace di controllarsi davanti ad una bella donna. Si sentiva male. Immerse i suoi occhi in quelli della sua socia. Erano brillanti, troppo brillanti. Erano inebriati dall’alcool. Ryo ritrovò allora il suo sangue freddo e ruppe delicatamente ma fermamente la loro stretta. La donna brontolò ed emise un sospiro di delusione.

Prendendo il visto della donna tra le mani, le sussurrò:

- E’ ora di andare a letto, Cenerentola.

Gentilmente, le prese la mano e l’accompagnò fino alla sua camera. Sembrava lottare contro il sonno. Era adorabile. Con un gesto dolce, aprì la porta della camera della giovane donna, la spinse gentilmente all’interno della stanza e prima di chiuderla le sorrise un’ultima volta:

- Buona notte, Kaori.


Magazzino Kaidi, quartiere degli affari
Sabato 9 giugno, 8.31



Jack Lemon uscì dalla sua berlina sbattendo violentemente la portiera. Era d’umore massacrante quella mattina ed era davvero deciso a portare a termine rapidamente questa transazione.

Accendendo una sigaretta, entrò nel magazzino Kaidi dove erano depositati centinaia di mobili in stile asiatico destinati all’esportazione e si diresse nervosamente verso il piccolo ufficio in fondo alla costruzione.

Imprecò quando si accorse di essere il primo arrivato e che, di conseguenza, avrebbe perso del tempo. Come ogni killer professionista che si rispetti, considerava il suo tempo inestimabile e, in questo caso, detestava perderlo a causa di persone che non conoscevano il significato della parola “puntualità”.

Furioso, si sedette sulla scrivania, accendendosi una seconda sigaretta e gettò una busta nella sedia che gli stava di fronte. Aspettò. Alcuni minuti più tardi, distinse dei rumori di passi e il fischiettare di un uomo. Rimettendosi in piedi, Jack estrasse il suo revolver dalla giacca, preso con sé nel caso le cose avessero girato male.

Un uomo sulla trentina apparse allora dalla cornice della porta e alzò le mani in segno di pace, un sorriso ironico sulle labbra. Lemon rimise a posto la sua arma e dettagliò da testa a piedi l’uomo che gli stava ora di fronte.

- Siete in ritardo! Ho altre cose da fare che aspettarvi!

Il sorriso dell’uomo intensificò d’intensità ma questa volta ci si poteva distinguere una certa crudeltà ed una certa perversità. Lemon provò una sensazione di disagio.

- Desolato, ho perso l’autobus... allora avete bisogno dei miei servizi?

Lemon recuperò la busta e ne estrasse la foto di una donna in costume da bagno su una spiaggia e quella di un uomo che riceveva una borsettata da una graziosa giovane donna.

- Organizzatevi perché questo tizio lasci il quartiere di Shinjuku martedì nel pomeriggio. Fate attenzione, è un professionista.

L’uomo prese le foto tra le mani e guardò con avidità e perversità la donna. Lemon si irrigidì alla vista della sua espressione sadica e si chiese se veramente fosse una buona cosa fare appello a lui.

- Per la ragazza, ti avverto subito: devi solo metterla alla prova, farle paura. In nessun caso, devi ferirla seriamente. Abbiamo bisogno di lei per il seguito.

L’uomo cacciò le due foto nella tasca della sua vecchia giacca di cuoio e fece una risata diabolica:

- E’ molto carina. Credo che sarà difficile!

Con un gesto rapido, Lemon tirò fuori la sua pistola e la puntò, non senza una certa soddisfazione, sulla tempia dell’uomo:

- Tu farai quello che ti abbiamo detto altrimenti non avrai ancora l’occasione di fantasticare su questa graziosa foto. Mi hai capito? Ficcatelo nel cranio!!!!!!!

Lemon scrisse una data, dei nomi e un indirizzo sulla busta che conteneva le due foto e la tese all’altro killer:

- Ci rivedremo martedì nel primo pomeriggio. Tutte le indicazioni sono in questa busta... E ora, smamma!

L’uomo non si fece pregare e lasciò l’ufficio fischiettando.

Lemon non sapeva ancora perché, ma il suo istinto di professionista gli suggeriva che avrebbe avuto solo problemi con quest’individuo e che non avrebbe mai dovuto fare appello ai suoi servizi.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 11.26



Trascinando il passo, Kaori entrò silenziosamente nella cucina e si diresse direttamente verso la caffettiera per prepararsi un caffè molto forte. Posò la scatola dell’aspirina, che aveva cercato nella credenza delle medicine, sul lavello e si stupì di vedere che il caffè era già pronto. Gli occhi ancora pieni di sonno, si servì una bella tazza di caffè, ingoiò con una smorfia due compresse d’aspirina e si sistemò al tavolo.

Stranamente, non si era accorta della presenza di Ryo che, nascosto dietro un giornale, esibiva un sorriso beffardo e pieno di sottointesi.

Senza staccare lo sguardo della pagina dei risultati sportivi, spinse verso la sua socia un bicchiere contenente una sostanza dal colore verdastro più che dubbia. Ma prima che Kaori potesse dire qualcosa, sollevò la mano per impedirle di parlare:

- Bevila e vedrai che il tuo mal di testa sparirà come per incanto.

Le mani a massaggiare le tempie doloranti, Kaori non si fece pregare e bevve la mistura magica in un sol sorso. Il sapore era disgustoso e la donna si precipitò sul suo caffé per far passare il gusto.

- Che schifo!!... Bleah!! Ma cosa mi hai fatto prendere? Spero per lo meno che tu non abbia cercato di avvelenarmi?

Ryo non rispose. Sembrava assorto dal suo giornale. Kaori si servì un'altra tazza di caffè ma represse un conato di vomito quando volle prendere un croissant.

- Quanti bicchieri ho bevuto ieri sera?... Ho l’impressione di avere un tamburo nella testa!!

Per la prima volta dopo che Kaori si era alzata, Ryo osò posare gli occhi sulla sua socia.

Stranamente, non aveva alcuna occhiaia sotto gli occhi e il suo colorito non era per niente pallido. Se non si fosse lamentata per il suo mal di testa, Ryo non si sarebbe mai accorto che aveva alzato il gomito.

Aggrottò le sopraciglia, prese un croissant e lo addentò:

- Non ti ricordi?

Kaori fece una smorfia di disgusto quando Ryo morse un'altra volta il suo croissant.

- Dopo che Mick e gli altri se ne sono andati, ricordo vagamente di aver mangiato un dolce al cioccolato e poi... un buco nero!

Ryo non nascose il suo sollievo di sapere che Kaori non ricordava il bacio e l’abbraccio passionale della notte scorsa. Non aveva praticamente dormito durante la notte e aveva aspettato con ansia di rivederla a colazione.

Kaori colpì con la mano destra il giornale per attirare la sua attenzione.

- Allora?

Ryo si sentiva in vena di stuzzicarla. Dopo tutto, visto che non ricordava niente, poteva proprio prenderla un po’ in giro.

- Eri talmente ubriaca che hai voluto farmi uno striptease! Mio Dio pietà per i miei poveri occhi, sono riuscito a calmarti prima che ti togliessi tutti i vestiti ed a chiuderti in camera.

Il cervello un po’ offuscato, Kaori ci mise qualche istante per assimilare le parole di Ryo. Lo guardò con i suoi grandi occhi pieni d’innocenza e sentì le guance imporporarsi quando comprese il senso delle parole del socio.

- Cosa!?!!!... Non ti credo! Io... io... non posso averlo fatto! Tu menti!

Ryo sfoggiava un sorriso che la diceva lunga.

Lei? Fare uno striptease? Davanti a Ryo per di più? E non se ne ricordava? Che umiliazione!!!

Mentre Kaori girava la testa per non subire lo sguardo beffardo del suo socio, un’idea le attraverso la mente. No! Non avrebbe osato!!! Kaori si gettò letteralmente su Ryo e lo tenne fermamente per il collo della maglietta. Immerse i suoi occhi in quelli di lui e gli chiese con tono secco:

- Spero, per la tua vita, che tu non ne abbia approfittato per farmi delle cose strane?

Inizialmente interdetto dalla reazione della sua socia, Ryo si mise a gesticolare con la testa e con le mani.

- Ti assicuro che non ti ho toccato!!... D’altronde come pretendi che tocchi una ragazza così ripugnante come te, eh?

BANG!!! Con un sorriso sadico, Kaori schiantò su Ryo un enorme martello di 10.000t. A lavoro finito, si sfregò tranquillamente le mani e lanciò a Ryo prima di lasciare la stanza:

- Mi scuserai ma ho un appuntamento con Akari per pranzo. Capisci quindi che non ci sarò per prepararti da mangiare!... A proposito, grazie per l’intruglio, è maledettamente efficace.

Appiattito sotto il martello, Ryo si mise a ridacchiare stupidamente e si promise che, la prossima volta che la sua socia avrebbe alzato il gomito, l’avrebbe lasciata sola con il suo mal di testa ed il suo brutto carattere come sola compagnia.


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 17.31



Questo sabato era un giorno relativamente calmo al cafè di Miki e Falcon che ne avevano approfittato per fare un po’ di pulizie.

Il bar perfettamente pulito, i due coniugi aiutarono Ryo ad uscire dal muro nel quale era stato incontrastato da una buona mezz’ora. Mick aveva scelto esattamente quel momento per passare a trovarli e scoppiò a ridere alla vista di Miki e Falcon che cercavano disperatamente di far uscire Ryo dalla sua postazione. L’elefante c’era andato pesante questa volta e il povero Ryo aveva l’impressione di essere passato sotto un rullo compressore.

Era vero che, più per abitudine che per desiderio, Ryo aveva la spiacevole tendenza a saltare su Miki appena posava gli occhi su di lei e questo innervosiva enormemente Falcon. E questo sabato non era un’eccezione alla regola.

Una volta sistematosi confortevolmente al bancone e davanti un buon caffè, Ryo sbadigliò rumorosamente per districarsi la mandibola. Non aveva dormito molto quella notte e la mancanza di sonno cominciava a farsi sentire.

Miki, le mani sui fianchi, posò uno sguardo furibondo su Ryo.

- Sono sicura che hai passato ancora tutta la notte ad ubriacarti ed a divertirti con quelle ragazze dei locali!... Francamente, dovresti pensare un po’ più spesso a Kaori e passare un po’ più di tempo con lei! Mah... non ti capisco proprio!!!

Ryo rise forzatamente. Se Miki sapesse fino a che punto si era occupato di Kaori quella notte, non ci avrebbe creduto certamente. Ryo allora iniziò a ridacchiare, dandosi poi del povero imbecille.

- Smettila si sghignazzare Ryo e guarda un po’ chi sta per arrivare!

Mick diede una gomitata al suo compare e con un sorriso ammirato sulle labbra, guardò verso la porta del bar. Ryo fece la stessa cosa e restò sconcertato dalla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.

Dopo aver rapidamente salutato Akari, Kaori ed Eriko si erano precipitate nel bar e, addossate contro la porta, cercavano disperatamente di bloccare l’accesso ad alcuni uomini un po’ troppo intraprendenti per i loro gusti.

Passata la sorpresa, Falcon si decise ad agire e, con tutta la sottigliezza e la delicatezza che lo contraddistinguono così bene, si occupò efficacemente dei perversi ammassati in questo momento sulle vetrine del suo locale. Ryo, Mick e Miki erano a bocca spalancata e guardavano Kaori come se la vedessero per la prima volta.

Eriko ridacchiò vedendo le facce stupite dei suoi amici e, facendo l’occhiolino alla sua amica, disse:

- Che sia stato un pochino eccessivo questa volta, Kaori!

Le due donne si misero a ridere con gioia, non facendo per niente attenzione agli sguardi interrogativi dei loro amici.

Le braccia a ciondoloni e la bocca aperta, Ryo non riusciva a staccare lo sguardo da Kaori. Un sorriso magico alle labbra e gli occhi scintillanti di vitalità, la donna alzò dolcemente le spalle.

Indossava un corpetto bianco con le spalline, che metteva in risalto le sue belle spalle abbronzate, su una gonna bianca svasata che arrivava sopra le ginocchia. Ad ogni passo, gli spacchi sui lati lasciavano intravedere, in modo elegante, un po’ della sua coscia affusolata e dorata. I graziosi sandali bianchi con il tacco sottolineavano la linea perfetta dei suoi polpacci e Ryo fu, una volta ancora, attirato dal braccialetto che scintillava alla sua caviglia. Qualche ciocca dei suoi capelli castani le scendeva lungo il collo e con un gesto naturale, rimise apposto una ciocca ribelle dietro l’orecchio. I suoi gesti erano graziosi ed eleganti. Niente a che vedere con il maschiaccio che era fino a qualche tempo prima.

Ryo aveva l’impressione che in solo mese, lei fosse diventata una vera donna. Si sprigionava da tutto il suo essere una tale femminilità che si fece forza per non prenderla tra le braccia e baciarla davanti a tutti. Ma cosa era successo alla sua piccola Kaori?

Venne distratto dalla sua contemplazione dal rumore di un martello che si schiantava al suolo.

- Mick, te lo già detto che non amo che tu mi faccia delle cose strane!!!

Miki fece segno a Kaori di avvicinarsi e, con un sorriso malizioso alle labbra, la dettagliò da testa ai piedi.

- Credo bene che in questa tenuta, mia cara Kaori, tu abbia fatto girare la testa a numerosi uomini. Sei semplicemente magnifica, non è vero, Ryo?

Ryo era affascinato dei riflessi dorati che giocavano sulle spalle della sua socia.

Eriko non gli lasciò il tempo di rispondere.

- Ha decisamente provocato una sommossa. Avresti dovuto vedere Ryo, Kaori non aveva che l’imbarazzo della scelta!

Kaori si sentiva a disagio ora. Tutti quegli sguardi, troppo spesso avidi e perversi, la turbavano molto. Non avrebbe dovuto accettare di uscire vestita così. Non era da lei. Ma sotto l’insistenza delle sue amiche, aveva ceduto. Ancora una volta.

Timidamente, lanciò uno sguardo verso il suo socio. La guardava con insistenza, una piccola fiamma di desiderio in fondo agli occhi. Ne fu intimidita.

- Allora Ryo, trovi ancora che Kaori assomigli ad un maschiaccio?

Ryo continuava a guardare la sua socia, bevendo un sorso di caffè.

- Potete anche truccarla, pettinarla e metterle dei vestiti costosi, ma Kaori sarà sempre Kaori!

Per una volta, Miki si infuriò al posto di Kaori che cercava difficilmente, sotto lo sguardo insistente del suo socio, di nascondere il suo turbamento.

- Razza di cafone!!!... O hai davvero bisogno di un buon paio di occhiali o di un cervello completamente nuovo, non lo so ancora!!!... Non preoccuparti Kaori, io sono...

Miki non ebbe il tempo di finire la sua frase che Mick Angel, di nuovo operativo dopo un po’ di ginnastica, si lanciò con tutta la sua foga su Kaori. Questa volta però, fu fermato di netto da uno sgabello lanciato da Ryo che lo fece schiantare al suolo come un volgare insetto.

Ryo si accovacciò e lo guardò severamente negli occhi.

- Al tuo posto, io non lo farei...

Felice di non essere più al centro dell’attenzione, Kaori si sistemò al bancone, e con un’aria falsamente allegra, cominciò a raccontare la sua ora di shopping con Akari. Eriko, quanto a lei, prese piacere nell’esporre nei minimi dettagli un magnifico vestito di raso rosso che le aveva trovato.

Improvvisamente, Kaori sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla.

- Mia dolce Kaori, mi dicevo che siccome Kazue non è in città in questo momento, potremmo cenare insieme e divertirci un po’...

Mick non nascondeva il suo entusiasmo per la giovane donna, cosa che innervosiva profondamente Ryo. Mick era anche il suo migliore amico, ma era fuori questione che lo lasciasse sbavare su di lei in quella maniera. Conosceva quello sguardo lubrico e sapeva esattamente a cosa pensava il suo amico. La gelosia lo sommerse e Ryo strinse forte i pugni per cercare di contenere quel sentimento così brutale. Doveva trovare un pretesto per riportare Kaori a casa senza destare sospetti.

La suoneria del cellulare di Kaori impedì a quest’ultima di rispondere e mentre si allontanava per rispondere tranquillamente, Saeko fece la sua entrata al bar. Fedele a se stessa, si diresse direttamente verso i due uomini e, vista la sua espressione omicida, Ryo indovinò che non era una visita di cortesia.

- Dì Ryo, ascolti mai la segreteria o cosa!!!... Ti ho lasciato una buon decina di messaggi da questa mattina e tu non ti sei neanche preso il tempo di richiamarmi!!... Io ha un lavoro e ho altre cose da fare che correrti dietro!!

Ryo, ascoltando con orecchio distratto i rimproveri dell’ispettrice, era più interessato alla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.

Kaori, visibilmente innervosita ed infastidita dal suo interlocutore, gesticolava in tutti i versi e con un movimento brusco chiuse la comunicazione. Per qualche secondo, si tenne una mano sulla fronte per tentare di ritrovare la calma. Miki ed Eriko raggiunsero la loro amica e tutte e tre si sistemarono ad un tavolo. In qualche minuto, Kaori ritrovò il suo buon umore e ridendo prese parte alla conversazione.

Da parte sua, Ryo restò intrigato dal suo comportamento così insolito. Mai prima, l’aveva vista arrabbiarsi con qualcuno, salvo lui naturalmente.

- Ryooooooooooo!!!!!!!!!!!! Potresti ascoltarmi quando ti parlo!!

Ryo girò la testa verso Saeko che aveva preso posto tra i due uomini. Indossava uno dei suoi abiti sexi ma, strano a dirsi, Ryo non provò la solita eccitazione. Tuttavia Saeko era seduta in maniera tale che le sue cosce non avessero più segreti per lui e Mick.

Sbadigliò ancora una volta, bevve un sorso di caffè, ma fece una smorfia quando il liquido freddo gli scese lungo la gola.

- Ti ascolto Saeko.

- La migliore amica di Amy Tikada è venuta a trovarmi ieri sera. Lei mi ha affermato che Amy aveva un appuntamento, il giorno dell’omicidio, con uno straniero che era di passaggio in Giappone. Non mi ha fornito molti dettagli ma almeno ora abbiamo una parvenza di pista.

Ryo sembrava dubbioso ed incrociando le braccia dietro al collo guardò Saeko.

- Lascia che ti dica che come indizio è scarso. Lo sai meglio di me che solo nel quartiere degli affari, ci sono stranieri che sbarcano e ripartono tutti i giorni.

Saeko scosse la testa.

- Si, ma il primo omicidio risale a più di un mese fa, l’assassino deve essere in Giappone già da un certo tempo. Qualcuno può averlo notato.

Ryo era lontano dall’essere convinto e Mick era del suo stesso avviso. Ma visto che non avevano alcun’ altra pista, bisognava tentare.

- Mah... vale la pena provare!

Saeko incrociò le braccia al petto.

- Allora cosa stai aspettando a fare girare l’informazione!! Datevi un po’ una mossa!!

Ryo si alzò in piedi per protestare. Non aveva alcuna voglia di correre per la città in cerca di un assassino del quale non sapevano praticamente niente. Voleva semplicemente tornare a casa con Kaori e... e cosa? Cosa avrebbe fatto? Parlarle? Ma di cosa?

Ryo si massaggiò le tempie. Era tutta colpa di Eriko! E di Miki! E di Akari! E di Saeko! E... Voleva indietro la sua vecchia Kaori.

Notò che Saeko cominciava ad innervosirsi.

Per riflesso, avvicinò il suo viso a quello dell’ispettrice e borbottò abbastanza forte:

- Vengo ad una sola condizione, che tu mi dia un acconto di quello che mi devi! Sono sicuro che Falcon è d’accordo a prestarci la camera!!!!!

Con grande stupore di Ryo, Saeko pubblicò un sorriso trionfante e gli soffiò all’orecchio:

- Ryo, ti ho detto che ti pagherò quello che ti devo quando avremmo preso quel criminale... E se... lei ce ne lascerà l’occasione!!

Kaori, la cui rabbia si emanava da tutto il suo corpo, era ora così vicina a Ryo che le era sufficiente allungare il braccio per assestargli una sberla monumentale. Ma a gran danno di Ryo, lei non fece niente.

Il vaso era traboccato. Lei era stanca, ferita, consumata. Ne aveva abbastanza di tutta questa commedia. Gli occhi freddi e pieni d’indifferenza, fece segno ad Eriko di raggiungerla e disse con tono che voleva lieve:

- E se andassimo a fare un giro, Eriko? Come certe persone qui presenti, anche io ho voglia di distrarmi e di divertirmi un po’... Ci vediamo gente.

Ryo sentì ancora più male che se Kaori gli avesse assestato una martellata. Si rese conto che se continuava così, rischiava di perderla definitivamente. Doveva parlarle, sì ma per dirle cosa? E poi, vestita così, rischiava di sedurne più di uno! Doveva seguirla a tutti i costi ed impedire a quei perversi di posare i loro occhi e le loro mani ambulanti su di lei.

Più rapido di un lampo, si ritrovò vicino alla porta del bar.

- Devo andare... ho un appuntamento importante!!

Ma prima che superasse la soglia, Mick lo afferrò per il collo della sua giacca, toccandogli amichevolmente la spalla.

- Eh no Ryo... Le belle donne di Tokyo hanno bisogno di te... dobbiamo trovare quell’assassino... Andiamo vieni, ti accompagno!!

E per coronare il tutto, Saeko afferrò uno dei bracci di Ryo ed aiutò Mick a trascinarlo fuori, le risate di Miki e Falcon coprivano le urla di rabbia del povero stallone di Shinjuku.


Quartiere di Shinjuku
Sabato 9 giugno, 18.26



Borbottando e parlando da sola, Kaori camminava talmente rapidamente che Eriko aveva difficoltà a seguirla. E il suo viso rifletteva talmente tanta collera e rabbia che i passanti deviavano bruscamente la sua strada, guardandola come se avessero a che fare con una pazza.

Eriko, avendo il fiatone, si fermò di netto in mezzo alla strada, chiamando la sua amica che, a quanto pare, non si era resa conto che lei si era fermata.

- Eriko?

Con passo rapido, Eriko la raggiunse posando una mano affettuosa sul suo braccio. Vedeva perfettamente che Kaori era infelice e che malgrado tutti gli sforzi che aveva fatto per piacere a Ryo, lui restava sempre indifferente.

- Mi dispiace Kaori. Mi... mi piacerebbe dirti che Ryo aprirà gli occhi un giorno o l’altro ma... dopo aver visto tutto quello che hai fatto per piacergli e dopo aver visto il suo comportamento... pensò sinceramente che tu debba... che tu debba lasciarlo perdere...

Kaori si morse il labbro inferiore per impedirsi di piangere. Dopo tutto, Eriko forse aveva ragione. Non poteva continuare a battersi per una chimera. Non ne voleva sapere di lei. La tollerava solo come socia. E così sia! Avrebbe imparato ad accettarlo. Avrebbe imparato a conviverci. Avrebbe imparato a vivere per se stessa. E anche se questo le spezzava il cuore.

Preoccupata, Eriko vide il viso della sua amica scomporsi progressivamente.

- Kaori! Sei sicura di star bene?

Kaori conosceva troppo bene quel dolore che le serrava il cuore. Ci conviveva da quasi otto anni ormai. Ma non sarebbe crollata davanti alla sua amica. No! Avrebbe aspettato di essere sola nella sua camera per lasciare libero sfogo al dolore. Ancora una volta, avrebbe interpretato il ruolo della donna forte. Quindi, prendendo un respiro profondo, la donna fece uno sforzo per sorridere alla sua amica:

- Credo che tu abbia ragione Eriko... Devo smetterla di farmi del male... Andiamo vieni, credevo che avessimo deciso di passare una serata tra ragazze.

Rassicurata nel vedere la sua amica sorridere di nuovo, Eriko la prese a braccetto e cominciò a parlarle degli ultimi locali alla moda dove molti uomini belli e ricchi passavano le loro serate con lo scopo di trovare la loro futura moglie.

Concentrate sulla loro conversazione, nessuna delle due notò l’uomo, ben nascosto in una piccola viuzza, che le seguiva scrupolosamente dalla loro uscita dal bar.


Continua...




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Capitolo 6
*** Trappola ***


Da qualche parte sul ponte di Tokyo
Martedì 12 giugno, 13.31



In questa giornata particolarmente calda e afosa, la Porche 911 dell’ispettore Saeko Nogami filava a tutta velocità sul ponte principale di Tokyo, superando con un certa impudenza i poveri veicoli che rispettavano scrupolosamente il limite di velocità.

Un paio di occhiali da sole appoggiati elegantemente sul naso, Saeko ingrano la terza e con un certo piacere, sorpasso la BMW che le aveva tagliato la strada qualche chilometro prima. In più, non di fece scrupolo di sorridere a pieni denti al guidatore, un bellimbusto esaltato, che credeva di avere tutto permesso solo perché possedeva una vettura lussuosa. Felice di vedere dallo specchietto retrovisore il viso dell’uomo contrarsi e diventare rosso di collera, lo seminò indirizzandogli un occhiolino pieno di malizia.

Il suo piccolo giochino fu interrotto dalle urla e dai lamenti provenenti dal sedile passeggero.

- Saekooooo!!!! Non sapevo che avessi queste tendenze suicide ma, io, ci tengo ad arrivare tutto d’un pezzo al nostro appuntamento!

Saeko si divertiva come una piccola pazza.

Invece che togliere il piede dall’acceleratore, prese un maligno piacere ad accelerare un pochino di più infilandosi con maestria e un sangue freddo degno dei più grandi piloti di corse automobilistiche nella circolazione scorrevole di Tokyo.

Lanciò un’occhiata di traverso al suo passeggero e trattenne una ridarella quando notò Ryo, il più grande sweeper del Giappone, bianco come un lenzuolo aggrappato al sedile come se quest’ultimo fosse la sua sola speranza di salvezza. Evidentemente, Ryo aveva qualche difficoltà a mantenere la calma e non apprezzava del tutto il suo talento di guidatrice.

Tanto peggio per lui! L’avrebbe riservato ad altri uomini un po’ più temerari e più resistenti.

Poco a poco, Saeko rallentò e ridusse il motore alla velocità delle vetture che si trovavano davanti a lei. La donna si passò una mano tra i capelli e mise il broncio.

- Non pensavo che il più temuto dei killer del Giappone avesse il mal d’auto! Sono delusa, Ryo!

Con un movimento che voleva posato, Ryo si risistemò confortevolmente nel sedile e lanciò uno sguardo nero alla conduttrice.

- Sappi per tua informazione, che ci sono troppe belle ragazze che mi aspettano e mi desiderano perchè io scompaia stupidamente in un incidente d’auto!

Saeko si mise a ridere, cosa che infastidì ancora di più il caro Ryo.

Con un gesto rapido, afferrò un pacchetto circondato da un grazioso nastro rosso che era posato sul sedile posteriore e lo mise sulle ginocchia del suo passeggero.

- Tieni, un regalo per te. Spero che ti piaccia!

Ryo ritrovò immediatamente il sorriso e, come avrebbe fatto un qualsiasi bambino, si mise a scuoterlo per cercare di indovinare cosa poteva contenere. Si decise infine a strappare la carta.

Con aria dubbiosa, Ryo estrasse un libro dal pacchetto e la donna vide il viso del suo amico scomporsi man mano che scopriva il tema dell’opera. Con un ringhio, chiese a Saeko cosa significava indicando con il dito il libro:

- Puoi spiegarmi?

Saeko alzò innocentemente le spalle facendo finta di concentrarsi sulla guida. Ryo sfogliò con aria contrariata il suo regalo ma chiudendolo di colpo lo riposò sulle sue ginocchia.

Istintivamente, lesse il titolo a voce alta:

- “Collezione psicologia: 20 modi per provarle il vostro amore senza dire ti amo”... Devo ridere?!?!... E’ una tua idea, suppongo?

Saeko prese una gran boccata d’ossigeno per far passare la voglia di ridere che le prudeva la gola. Era d’umore malizioso oggi e il fatto di poter punzecchiare Ryo, le sembrava rendere questa giornata ancora più piacevole.

Con uno sforzo, riprese la calma e sempre fissando la strada, rispose il più seriamente possibile:

- Devi ringraziare Yuka piuttosto... E’ lei che l’ha trovato alla fiera del libro... Mi ha detto testualmente “E’ esattamente quello che serve a quel idiota di Ryo. Dice che è incapace di confessare i suoi sentimenti, che non riesce a esprimerli, allora che non ha che da mostrarli! E dopo aver letto questo libro, non avrà più alcuna scusa per non provare a Kaori che la ama”... E per una volta, sono d’accordo con la mia sorellina!

Ryo aveva uno sguardo arrabbiato, mentre borbottava delle cose incomprensibili. Sprofondò nel suo sedile e gettò senza uno sguardo il famoso libro nel sedile posteriore.

- Quella piccola peste non la passerà liscia! Ma di cosa si immischia quella mocciosa? E’ appena uscita dal grembo di sua madre e viene a darmi consigli sulla mia vita sentimentale!... E’ il mondo alla rovescia!

Saeko accelerò per superare un enorme camion che trasportava, a giudicare dalle differenti inscrizioni, dei mobili Kaidi.

Ryo continuava a borbottare nel suo angolino.

- Ryo, non avete ancora fatto pace, tu e Kaori?... Mi è parso di sentire un leggere gelo quando sono venuta a cercarti poco fa.

Ryo fece un sorriso sarcastico.

Un leggero gelo? Francamente c’era il polo nord tra di loro dopo sabato.

Era vero che Kaori continuava a preparargli i pasti, ad occuparsi della casa e fare il suo tran-tran quotidiano ma lui aveva l’impressione di non esistere più per lei.

Buongiorno. Buonasera. Niente di più. Niente di meno.

E inoltre, non riceveva più martellate da tre giorni ormai. E sapeva che questo era il segnale più preoccupante.

Le mani dietro la nuca, Ryo guardava il paesaggio sfilare davanti ai suoi occhi.

- Niente di grave... Si sistemerà, come al solito.

Saeko fece una smorfia. Non sembrava del suo stesso avviso e sospettava che Kaori avesse davvero deciso di reagire in un modo o nell’altro.

- Non fare come me Ryo... Non lasciare che Kaori ti sfugga. Hai l’occasione di aver trovato la donna della tua vita e allora piantala un po’ con i tuoi bluff e le tue buffonate e datti la possibilità di essere finalmente felice...

Ryo si girò verso la donna. Notò, anche attraverso gli occhiali da sole, il rammarico e la tristezza nei suoi bei occhi.

- Hideyuki?

Saeko scalò una marcia dietro un camioncino che sembrava essere uscito direttamente dalla serie “Scoubidou”. Si aspettava solo di veder ruzzolare fuori un cane.

Sorrise.

- Credo che se fossi stata un po’ meno egoista e più coraggiosa, non avrei così tanti rimpianti. Dei rimorsi forse... ma dei rimpianti sicuramente no.

Ryo non voleva rispondere. Del resto, non sapeva cosa rispondere. Sapeva di dover prendere una decisione, ma non adesso. Non si sentiva pronto.

- Sta cambiando, Ryo... E’ più sicura di sé, del suo potere di seduzione... Se tu, non lo vedi, altri se ne accorgeranno al tuo posto. E se non si faranno tutti i tuoi scrupoli ad approfittarne.

- ...

Saeko emise un sospiro d’impotenza e sentì il suo umore diventare più cupo. L’ispettore Saeko Nogami era di ritorno.

Gettò un ultimo sguardo verso Ryo prima di iniziare il parcheggio.

- Ti ho avvisato Ryo. Perciò non contare su di me per venire a piagnucolare quando ti ritroverai da solo... Andiamo vieni, Tenshi ci sta aspettando.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 12 giugno, 14.02



Il fiato corto, Kaori strangolò con tutta la sua forza il povero pupazzo di pezza che era stato fabbricato su effige di Ryo e lo scaraventò violentemente contro il muro della sua camera.

Leggermente più calma, si sedette mollemente sul letto fissando con aria assente l’oggetto dei suoi tormenti.

Si sentiva strana da sabato. Non sapeva più che atteggiamento adottare di fronte al suo socio.

Certo, continuava sempre ad occuparsi di lui e della casa ma ora c’era qual muro tra di loro che gli impediva di vedersi davvero e di comunicare.

Kaori sentiva le lacrime pungerle gli occhi e un sentimento di collera impadronirsi progressivamente di lei.

Non sapeva assolutamente cosa fare.

Aveva provato di tutto, tentato di tutto e si sentiva sempre e comunque rifiutata ed umiliata da l’uomo che amava. Doveva reagire davvero. Era diventato vitale.

La suoneria del suo cellulare la distrasse dai suoi pensieri. Kaori afferrò la borsa che era posata su una sedia, estrasse rapidamente il telefono e prese la comunicazione. Fu felice di riconoscere la voce della sua amica Akari.

- Ciao Kaori! Spero di non averti disturbato!

(Un leggero sorriso illumino il viso contrariato di Kaori.)

- Non mi disturbi mai, Akari. Dal resto, non stavo facendo niente di così appassionante.

(Gli occhi di Kaori si posarono sul pupazzo sgualcito e istintivamente, la donna si avvicinò per dargli un altro calcio.)

- Mi dicevo che sarebbe carino se tu venissi ad approfittare un po’ della piscina. Toshi ti aspetta con impazienza!

(Lo sguardo di Kaori si riempì di tenerezza al sentire il nome del piccolo Toshi.)

- Si, perché no... Dopo tutto, quel imbecille di Ryo è uscito a spassarsela non-so-dove con quella cara di Saeko! Anch’io, ho il diritto di divertirmi!

(Kaori si morse il labbro inferiore. Era in mala fede perché sapeva perfettamente che se Ryo aveva seguito Saeko, era solo per far procedere l’indagine.)

- Kaori, perché urli? Tutt’a un tratto mi sembri arrabbiata... Hai litigato ancora con Ryo, vero?

(Kaori sbuffò. Aveva l’impressione di sentire un disco rotto.)

- Non ho voglia di parlarne... per lo meno, non al telefono... Devo prima passare a trovare Miki... Sarò lì tra una mezzora al massimo. A dopo.

Kaori non aveva voglia né di pensare né di riflettere.

Rapidamente, infilò nella borsa il suo costume da bagno bianco a due pezzi, un flacone di shampoo, ed un asciugamano, cosi come il libro che doveva tornare a Miki e un paio di occhiali da sole.

Mentre chiudeva le persiane della sua camera, Kaori sentì il rumore di chiavi che entravano nella serratura.

Guardò l’ora che indicava la sua radiosveglia. 14.10.

Pensò immediatamente che Ryo fosse di ritorno e che la sua piccola escursione non fosse stata coronata dal successo.

- Ryo?... Sei tornato?

Kaori scese nel soggiorno ad una velocità con la V maiuscola e fu stupita di non trovare nessuno.

La stanza era immersa nella penombra, le persiane erano chiuse per dare un po’ di frescura al posto. Tuttavia l’atmosfera era calda, soffocante. Kaori non si sentiva tranquilla e percepì immediatamente che qualcosa non andava.

Vinta dall’angoscia, la donna frugò nella sua borsa per mettere la mano sulla sua pistola. Sollevata di sentire il metallo freddo sotto le sue dita, Kaori si diresse con passo nervoso nella cucina per recuperare il più rapidamente possibile le chiavi della macchina che erano state buttate negligentemente sul tavolo della cucina.

Estraendo la sua arma dalla borsa, cercò di dissipare quel leggero malessere che sentiva, canticchiando l’ultima hit del momento. Ma mentre verificava un’ultima volta che la sua pistola fosse ben carica, sentì delle mani possenti abbattersi sulle sue spalle spingendola brutalmente al centro del salone.


Quartiere degli affari, Tokyo
Martedì 26 giugno, 14.26



Ryo afferrò il ragazzo per il collo della maglietta e sempre tenendolo sospeso a qualche centimetro dal suolo, affondò il suo sguardo duro negli occhi spaventati ed un po’ sconvolti del ragazzino.

- So che hai delle informazioni sull’uomo che ha ucciso tutte quelle donne a Tokyo. Dimmi quello che sai e facciamola finita.

Il ragazzo fece un segno con la testa ed emise un urlo di dolore quando Ryo lo lasciò facendolo cadere pesantemente per terra. Saeko si inginocchiò al suo fianco e lanciò uno sguardo furioso al suo partner.

- C’era davvero bisogno di essere così brutali! Ti ricordo che è un testimone importante, anzi fondamentale per far procedere l’indagine, e tu lo tratti come un criminale!

Ryo rise sarcastico, estraendo dalla sua tasca un sacchetto in plastica che conteneva diversi piccoli pacchettini bianchi e li gettò per terra.

- Saeko, dovresti saperlo che non amo trattare con i spacciatori e questo anche se possono aiutare la polizia! Allora, o mi lasci fare o lascio perdere tutto!

Saeko non aveva davvero scelta.

Da tempo questa inchiesta procedeva troppo lentamente, non poteva fare la schizzinosa. Aveva bisogno dell’aiuto di City Hunter per fermare questo perverso squilibrato e non poteva permettersi di perdere la sua collaborazione.

Sospirò rassegnata, poi si rialzo velocemente mentre Ryo si rivolse duramente al giovane spacciatore.

- Ti ascoltiamo.

Sempre a terra, Tenshi, che doveva avere 20 anni al massimo, si massaggiò il fondoschiena per tentare di far passare il dolore.

Febbrilmente, si rimise in piedi e anche se era più alto della maggior parte delle persone, non arrivava alla taglia di City Hunter.

- Queste donne hanno parlato ed incontrato tutte lo stesso uomo... Secondo ciò che dicono, è uno straniero venuto in Giappone per affari... Sembrerebbe molto portato per le donne giovani e graziose... Dicono anche si aggiri regolarmente nel parco, sapete al centro del Quartiere degli Affari, ed è là che sceglie le sue prossime vittime.

Ryo cominciava ad innervosirsi.

Niente di quello che stavano sentendo avrebbe fatto avanzare l’indagine ed aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo. Saeko sembrava, anche lei, del suo stesso avviso e il tono dolce e rispettoso che aveva assunto per rivolgersi al giovane spacciatore diventò più secco e più arrogante.

- E...?

Le braccia incrociate al petto, Ryo aspetta impaziente il seguito.

- Niente di più, vi ho detto tutto quello che sapevo.

Ryo lanciò uno sguardo nero a Saeko e con un movimento rapido le afferrò un braccio. Il dito puntato verso l’orizzonte, disse:

- Ho perso due ore della mia giornata per apprendere delle cose che sapevamo già... Perciò, mia cara ispettrice, devi risarcirmi... E questo capita a proposito perché ho notato un piccolo hotel molto grazioso due isolati da qui...

Pestando violentemente con il tallone il povero piede di Ryo, Saeko, che non nascondeva più la sua irritazione, si rivolse duramente al giovane spacciatore.

- Non amo che qualcuno si prenda gioco di me, Tenshi. Mi hai chiesto espressamente di venire a trovarti con City Hunter, per la tua protezione, e perché avevi delle informazioni esenziali da fornirmi per il mio caso. Ma non ci hai detto niente di più di quello che sapevamo già!

Ryo storse il naso sentendo il suo nome.

Solitamente, era Saeko che voleva che lui l’ha accompagnasse in occasione di certi interrogatori che potevano rivelarsi abbastanza pericolosi anche per un ispettore di polizia esperto. Ma ora, era da Tenshi che arrivava la richiesta e non da Saeko. L’istinto di Ryo gli diceva che qualcosa non andava e che quel giovane spacciatore gli nascondeva qualcosa di importante.

Inizialmente si accontentò di fissarlo poi, articolando perfettamente ogni parola, afferrò di nuovo il collo della sua maglietta.

- Sarò molto chiaro, Tenshi. Detesto perdere il mio tempo. Quindi, o mi dici tutto quello che sai, o passerai i prossimi cinque anni della tua miserabile piccola vita in prigione dopo aver avuto, beninteso, un piccolo assaggio della collera di City Hunter.

Tenshi tremava dalla testa ai piedi e prese in una frazione di secondo la sua decisione.

Ad ogni modo, non aveva scelta e non desiderava davvero inimicarsi City Hunter e diventare uno dei suoi innumerevoli nemici. Poiché se Saeba fosse poi venuto a conoscenza di quello che lui nascondeva, non gliela avrebbe fatta passare liscia.

- Un uomo mi ha telefonato ieri sera sul mio cellulare per chiedermi un servizio. O collaboravo o mi avrebbe fatto passare la voglia di spacciare, consegnandomi poi agli sbirri... Lui... Lui voleva che allontanassi City Hunter dal suo palazzo e che lo tenessi buona parte del pomeriggio lontano dal quartiere di Shinjuku... Non so altro, ve lo giuro!!!

Ryo e Saeko si scambiarono uno sguardo perplesso. Per quale ragione quell’uomo voleva allontanare Ryo da Shinjuku?

Ryo rilasciò più dolcemente il giovane individuo che, questa volta, riuscì a restare in piedi.

- Hai un’idea di quello che voleva fare?

Tenshi abbassò gli occhi fissandosi le scarpe poi lanciò uno sguardo preso dal panico verso Saeko.

- Ha parlato di una ragazza... Ha detto che aveva bisogno di tempo per occuparsi di lei...

Ryo sentì un brivido percorrergli interamente il corpo.

Il ragazzo s’agitava sempre di più e sembrava cercare una parvenza di conforto negli occhi di Saeko.

- Conosci il nome di questa ragazza, Tenshi?

Saltando da un piede all’altro, Tenshi fece un gran respiro e piantò i suoi occhi spaventati in quelli di City Hunter.

- Credo che si chiami... Kaori.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 12 giugno, 14.32



Come se non fosse che una volgare bambola di pezza, Kaori si ritrovò proiettata contro il divano del salotto da una forza fuori dal comune.

Il cuore che batteva all’impazzata, la giovane donna si rimise rapidamente in piedi per vedere il viso del suo aggressore, nascondendo dietro la schiena la pistola che non aveva lasciato malgrado la violenza della caduta.

La stanza era sempre immersa nella penombra e tutto quello che Kaori poteva vedere dell’uomo che le stava di fronte, era un sorriso perverso quasi sadico e un sguardo avido e crudele. Aveva difficoltà a distinguere i suoi tratti ma non sembrava essere giapponese anche se la sua folta capigliatura bruna poteva indicare il contrario.

L’uomo la dettagliò da testa ai piedi e Kaori si sentì pietrificare sotto quello sguardo immondo.

- Chi siete e ditemi cosa volete!

Il sorriso dell’uomo raddoppiò d’intensità.

Con un gesto lento, fece uscire una foto della tasca della sua giacca in jeans e valutò ancora una volta la donna. I suoi occhi si attardarono sulla sua maglietta leggermente attillata e sui suoi jeans che mettevano in risalto la sua bella silhouette.

Una voce rauca si alzò nel silenzio dell’appartamento.

- Sei molto più carina che in questa foto, bellezza... Sento che non resisterò troppo a lungo!

Istintivamente, Kaori fece un passo indietro ma il divano le impedì di andare lontano.

Kaori comprese subito che quell’uomo era molto intelligente e sapeva perfettamente quello che faceva.

Ma non si lasciò impressionare. Al contrario. Era la socia di City Hunter ed ormai era grande abbastanza da uscire da una situazione critica senza l’intervento di Ryo. E poi, aveva la sua pistola e anche se non aveva una mira così perfetta come quella del suo socio, se la cavava abbastanza bene da ferirlo seriamente.

Chiuse gli occhi qualche istante per calmare i battiti impazziti del suo cuore e, lo sguardo pieno di sfida chiese ancora una volta:

- Ripeterò ancora una volta la domanda: cosa ci fate qui e cosa volete?

Con grande stupore della donna, l’uomo si mise a ridere. Una risata dura, crudele, da far gelare il sangue.

Puntò semplicemente il dito e disse bruscamente:

- Te.

Kaori si sentì sommergere dal panico e dalla paura. Le tremavano le mani ed aveva l’impressione che il cuore le sarebbe esploso nel petto. Aveva caldo, estremamente caldo e sentiva la pistola scivolarle poco a poco dalle mani umide. Sapeva di dover agire in fretta e bene.

- Non avvicinatevi, razza di schifoso!

Con un gesto rapido, Kaori prese la mira del suo avversario, intimandogli di stare fermo. Sapeva di non essere all’altezza del suo avversario e comprese che la sola strategia da seguire era la fuga.

Tenendo sempre la pistola puntata sul suo aggressore, si mosse con precauzione per raggiungere la porta del soggiorno. Ma invece che obbedire, l’uomo si gettò su di lei con una tale velocità che Kaori non capì subito quello che era successo.

Il braccio storto all’indietro, lasciò dal dolore la pistola e cominciò a dibattersi più che poteva.

Graffi, calci, pugni, Kaori si difese come meglio poteva ma l’uomo sembrava non risentire affatto dei suoi colpi.

Per calmarla, l’uomo le assestò una sberla di una tale violenza da gettarla letteralmente contro il muro. Sotto il colpo, crollò per metà incosciente sul pavimento del salone.

L’uomo sembrava felice della piega che avevano preso gli avvenimenti.

Si avvicinò alla donna e sollevò con l’indice il suo grazioso viso. Un sorriso machiavellico prese forma sulle sue labbra ma quel istante di piacere fu interrotto da un uomo che lo afferrò per le spalle scaraventandolo più lontano nel pavimento.

- Ti avevo detto di non toccarla, razza d’idiota!...

Mentre riprendeva a poco a poco i sensi, Kaori sentì dei rumori di passi e la voce di un altro uomo.

Ci fu una violenta discussione. Delle urla. Delle ingiurie. Il rumore di una rissa. Poi due colpi d’arma da fuoco. E il silenzio.

Un silenzio pesante.

Cercò allora di aprire gli occhi ma le palpebre erano veramente troppo pesanti.

Improvvisamente, percepì vagamente qualcuno sentirle il polso e trasportarla sul divano del salone. La testa la faceva dolorosamente soffrire e il suo cervello rifiutava di fare anche la più piccola azione, facendola sprofondare nuovamente nell’incoscienza.


Palazzo di Mick Angel, quartiere di Shinjuku
Martedì 26 giugno, 15.05



Dopo aver passato il primo pomeriggio a rimorchiare senza successo le giovani ragazze in città, Mick rientrò a casa un pochino stizzito.

Aveva l’impressione di aver perso il suo sex-appeal da quando si era sistemato ufficialmente con Kazue e questo lo infastidiva un po’. E per coronare il tutto, non aveva molto lavoro in questi tempi, cosa che lo frustava ancora di più.

La giacca gettata negligentemente sul divano, Mick si diresse rapidamente verso la segreteria per ascoltare i messaggi. Riavvolse il nastro e spinse il bottone “play”.

“Avete quattro messaggi.”

“Primo messaggio: Signor Angel, sono il proprietario del locale “Folichon”. Mi sembra che lei ed il signor Saeba non abbiate ancora pagato il vostro conto dal mese di aprile. Conto su di voi per passare a trovarmi e pagarmi in settimana. Grazie.”

Al ricordo di tutti i soldi che Ryo e lui avevano speso in quel locale, Mick non potè impedirsi di fare una smorfia affrettandosi a cancellare il messaggio perché non finisse alle orecchie di Kazue.

“Secondo messaggio: Mick, sono Kazue. Sono bloccata con il Doc fino a questa sera. Perciò non aspettarmi per cena. Ti abbraccio forte.”

Una volta ancora Mick fece una smorfia e decise, con un piccolo sorriso ironico, di auto-invitarsi da Ryo e Kaori per la serata.

“Terzo messaggio: Signor Angel... Sono Akari, l’amica di Kaori. Io... io non so davvero cosa sia successo ma deve passare a vederla... Lei... Noi avevamo un appuntamento nel primo pomeriggio ma non è ancora arrivata... Ho cercato diverse volte di chiamarla a casa e sul suo cellulare ma non risponde... E non sono riuscita neppure a raggiungere Ryo... Vi supplico, ho un brutto presentimento... Grazie.

Mick aggrottò le sopraciglia e ascoltò attentamente il messaggio successivo.

“Quarto messaggio: Signor Angel, sono le 15.00 ormai e Kaori non è ancora passata a trovare Miki come previsto e non risponde ancora al telefono. Vi prego, sbrigatevi...

Mick non si prese la pena d’ascoltare la fine del messaggio. Leggermente inquieto, uscì dal suo appartamento e si diresse di corsa verso il palazzo vicino.

“Non ci sono più messaggi.”


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 26 giugno, 15.05



Mick comprese immediatamente che qualcosa non andava quando entrò nel palazzo di Kaori e di Ryo.

Era un ex killer professionista e il suo istinto di sweeper, che non l’aveva mai tradito, gli dettava di restare in guardia ed essere il più attento possibile. Prima di spingersi oltre, controllò un’ultima volta che il suo sistema di freccette fosse operativo.

Tutto era in ordine.

I cinque sensi all’erta, salì il più silenziosamente possibile gli scalini che portavano dai suoi amici, cercando di ritrovare una parvenza di calma. Sapere Kaori in pericolo lo metteva in uno stato d’ansia che non avrebbe mai sospettato.

Anche se amava davvero Kazue, Kaori era il suo primo vero amore. Ed avrebbe contato sempre enormemente ai suoi occhi.

Dopo aver salito gli scalini senza fatica, Mick si intrufolò con discrezione nell’appartamento e si diresse in primo luogo verso il salotto.

La porta era spalancata e l’odore che fluttuava nella stanza gli era sfortunatamente troppo famigliare.

L’odore della polvere da sparo. L’odore del sangue.

Mick chiuse gli occhi qualche istante. Aveva paura di quello che avrebbe potuto scoprire, ma il professionista che era in lui riprese il sopravento. Mick Angel penetrò nella stanza.

C’era un uomo steso vicino alla finestra e Kaori era distesa, incosciente, sul divano del salotto. Sbalordito, Mick si precipitò verso la donna e, le mani tremanti, verificò che fosse ancora in vita.

Confortato di sentire le pulsazioni deboli ma regolari sotto le sue dita avvolte dai guanti, Mick studiò con cura il viso della donna e le accarezzò delicatamente lo zigomo rosso e gonfio, prova che era stata stordita. Rassicurato di non trovare nessun’altra ferita seria sul suo corpo, Mick tentò si svegliarla delicatamente colpendola leggermente sulle guance.

- Kaori... Kaori, sono Mick... Svegliati, tesoro... Kaori?

La donna aprì dolcemente gli occhi, sbattendo prudentemente le palpebre, quindi fissò qualche istante l’uomo che era inginocchiato accanto a lei.

- Mick... Mick, sei proprio tu?

Visibilmente sconcertata, Kaori chiuse ancora una volta gli occhi e cercò di raddrizzarsi sul divano. Ma la testa le girava pericolosamente e il suo corpo, ancora sotto lo choc dell’aggressione, iniziò a tremare violentemente obbligandola a ridistendersi immediatamente.

- Kaori, calmati... Sei ancora sotto choc...

Le mani a massaggiare le tempie doloranti, Kaori girò con difficoltà la testa verso Mick ed incontrò il suo sguardo inquieto.

- Ho l’impressione di essere passata sotto un rullo compressore... Ma, credo sia cosi che si è guadagnato il suo grado di professionista, no?

Felice di vedere Kaori fare dell’umorismo e di vederla calmarsi, Mick l’aiutò a sedersi sul divano.

Gli occhi che bruciavano ancora leggermente, la donna tentò di rimettere un po’ d’ordine della sua mente. Ma schioccata dal lago di sangue che bagnava il corpo dell’uomo, Kaori volse bruscamente lo sguardo e cominciò a torturasi le mani.

- Lui... Lui... è morto?

Mick si avvicinò all’individuo e notò subito le due pallottole che crivellavano il suo addome. Si accovacciò per sentire il polso e, confuso, si passò una mano tra i capelli:

- Mi dispiace, Kaori...

Come se sentisse improvvisamente freddo, Kaori si raggomitolò sfregandosi vigorosamente le braccia. Mick afferrò allora la coperta che stava sul divano coprendole le spalle.

Automaticamente, ne strinse i lembi mentre gli spiegava con una voce appena udibile:

- Non sono stata io a sparargli, Mick... io...

Kaori fu interrotta dall’arrivo del suo socio. Accompagnato da Saeko, Ryo spuntò nel salotto, la sua Magnum 357 alla mano e pronto a sparare.

Costernato, osservò attentamente l’uomo disteso sul pavimento mentre Saeko si dirigeva verso il corpo per verificare se era ancora in vita.

- E’ morto.

Lo sguardo di Ryo si posò su Mick, poi su Kaori il cui viso sconvolto rifletteva il trauma che aveva dovuto subire. La raggiunse rapidamente e contro ogni aspettativa, la strinse dolcemente tra le sue braccia:

- Non hai niente, Kaori?

Sbalordita dall’atteggiamento così insolito del suo socio, Kaori lo fissò con i suoi grandi occhi pieni di confusione e incomprensione. Meccanicamente, si rimise apporto una ciocca dietro l’orecchio facendo una smorfia quando la sua mano sfiorò accidentalmente lo zigomo ferito.

- Non preoccuparti, Ryo... Sto bene, te l’assicuro!

Come per dare un po’ più di peso alla sua affermazione, Kaori gli rivolse un sorriso. Forse un po’ forzato sul momento ma sincero.

Spontaneamente, Ryo accarezzò la sua guancia ferita e si rivolse a Mick:

- Puoi dirmi cosa è successo?

Mick alzò le spalle posando uno sguardo pieno d’affetto sulla socia di Ryo.

- Credo che bisogna chiederlo a Kaori... Ma piuttosto guarda qua, aveva questa foto con lui.

Mick estrasse dalla tasca della giacca dell’uomo la foto di Kaori mostrandola a Ryo e Saeko.

Gli occhi a fissare il corpo mortalmente ferito dell’uomo che l’aveva aggredita, Kaori lanciò uno sguardo smarrito e perso ai suoi amici, accingendosi poi a spiegare quello che era realmente successo.

Ryo posò una mano su quelle fredde della donna:

- E tu dici che è stato un altro uomo a sparare?

Kaori annui con un segno della testa. Indicò con il dito la pistola che era scivolata vicino la porta:

- Puoi controllare la mia pistola... Ci sono esattamente sei colpi nel tamburo... Non ho avuto il tempo di sparare...

Kaori si morse il labbro inferiore tanto il suo corpo iniziava a farla soffrire. Aveva un dolore lancinante alla schiena e alla caviglia destra, e aveva l’impressione che la sua testa stesse per scoppiare. Tolse la mano di Ryo dalle sue, tentando di rimettersi in piedi. Ma, il suo corpo era talmente stanco che dovette prendere appoggiò sul suo socio per non cadere a terra. Allora Ryo la prese in braccio e mentre si dirigeva verso la porta, spiegò a Saeko:

- Porto Kaori all’ospedale. Ha bisogno di essere visitata. Confido in te Saeko, per gestire tutto questo...

Su queste parole, Ryo lasciò rapidamente il palazzo accompagnato da Mick per recarsi all’ospedale lasciando a Saeko il compito di sistemare il resto di quell’affare.

La giovane ispettrice fece velocemente rapporto di quell’aggressione dell’assassino che imperversava in città da diversi mesi. Soddisfatta di vedere avanzare finalmente la sua indagine, l’ispettrice sembrava tuttavia perplessa su diversi punti.

Come faceva l’aggressore a conoscere Kaori? Come aveva avuto quella foto? E chi era l’uomo che gli aveva impedito di ucciderla? C’era un legame tra i due uomini, questo era certo.

Si, ma quale?

Saeko non ebbe davvero il tempo di attardarsi su quella domanda. I soccorsi e la polizia arrivarono velocemente, invadendo allo stesso modo tutto il palazzo.

Saeko diede qualche istruzione e gli segnalò, con un tono che non ammetteva repliche, che non era necessario recarsi nel seminterrato. Non desiderava dover spiegare la presenza di un’armeria e di un poligono in un palazzo appartenente ad un semplice civile.

Aveva sempre fatto in modo di proteggere Kaori e Ryo dalle indiscrezioni della polizia e non avrebbe di certo abbassato le braccia oggi.


Parcheggio dell’ospedale centrale di Tokyo, Tokyo
Martedì 12 giugno, 16.51



Nascosto nella sua berlina, l’uomo si accese la sua decima sigaretta della serata sorvegliando scrupolosamente l’entrata dell’ospedale.

Contrariato, controllò per la millesima volta che il suo cellulare fosse ben carico e lo gettò irritato sul sedile passeggero.

Era lì da più di due ore ormai e ne aveva davvero abbastanza di aspettare. Considerato che aveva un piano molto più piacevole per la notte.

La suoneria del suo cellulare lo distrasse dai suoi pensieri e, dopo aver gettato la cicca della sigaretta dal finestrino, prese la comunicazione.

- Lemon, ti ascolto.

- Spero, mio caro Jack, che tutto si sia svolto secondo i miei piani.

(A disagio, Jack cambiò posizione sul sedile.)

- A dire il vero, ho dovuto improvvisare. Il vostro complice ha preso il suo ruolo un po’ troppo seriamente e io ho dovuto tagliare corto alle sue... come possiamo chiamarle?... diciamo, alle sue pulsioni.

- Cosa volete dire?

- Avete sentito parlare del killer di Tokyo?... Eh bene, è proprio lui che ha risposto all’annuncio!!!

- E voi non ve ne eravate reso conto il giorno del vostro colloquio?

(Lemon cominciava ad essere infastidito dal tono un po’ troppo puntiglioso del suo interlocutore.)

- Vi segnalo che siete voi che l’avete contattato e che al giorno d’oggi, i tizzi svitati, crescono come i funghi!... E se non fossi stato lì per sorvegliarla, la ragazza sarebbe già tre metri sotto terra. Sono stato costretto a sparargli due colpi nella pancia perché la lasciasse in vita...

- Come sta lei?

- Piuttosto stordita, ma sarà in piedi nel giro di una settimana. Se l’è cavata piuttosto bene ed ha mostrato di avere molto fegato... Saeba, lui, è arrivato qualche minuto più tardi e da quello che ho visto, sembrava davvero preoccupato.

- Esattamente come pensavo... Avete recuperato quello che vi avevo chiesto?

(Jack afferrò la borsa estraendo diversi cd in miniatura.)

- Certo, nessun problema. Erano esattamente dove Chambers gli aveva sistemati. Ma ditemi, perché quel imbecille non se ne occupato come previsto?

- Il caro Dave ha stupidamente ceduto al fascino di quella ragazza ed ha deciso di mollare tutto!!!... Ma lui e la sua famiglia pagheranno molto caro questo eccesso di sentimentalismo... In questo momento sta cercando si spiegare ai suoi azionisti perché suo padre ha attinto regolarmente dai conti della società per regalarsi una superba villa sulla costa mediterranea...

(Lemon imprecò al telefono.)

- Non è un mio problema, merda... Voi mi avete contattato per le mie conoscenze informatiche e per “motivare” Dave... Gli omicidi e gli svitati non facevano parte del contatto!

- Gli incerti del mestiere Jack...

(Lemon fece una smorfia grattandosi il collo.)

- Vi ricordo che ho lasciato il mestiere da cinque anni ormai e che mi sono sistemato... Non uccido più in cambio di denaro!

- Pensate davvero che vostra moglie sarà felice di conoscere il vostro passato di killer professionista, Lemon?

(Lemon non parlava più, urlava.)

- Lasciate in pace mia moglie e mio figlio! Non hanno niente a che vedere con questo!

- Calmatevi, Jack!... Vi ho solo chiesto di finire il vostro lavoro e poi potrete ritornare tranquillamente alla vostra vita di famiglia... Dov’è Saeba?

- E’ ancora all’ospedale. Ci sono anche Mick Angel e Falcon.

- Bene. Che approfitti al massimo dei suoi ultimi giorni di calma... Vi aspetto domattina presto al solito posto. E buon lavoro, Jack.

Lemon chiuse il cellulare lanciando un ultimo sguardo verso l’entrata dell’ospedale.

Sul punto di mettere in moto, notò una graziosa donna dai lunghi capelli bruni, accompagnata da Ryo e Kaori, salire su una 4x4 e Jack sorrise suo malgrado immaginandosi il terrificante Falcon interpretare il ruolo del bravo maritino.

Il piede sull’acceleratore, Lemon gettò un’occhiata al suo orologio e fece una smorfia nel vedere che era ancora in ritardo e che avrebbe dovuto trovare di nuovo una buona scusa per scusarsi di fronte agli invitati di sua moglie.


Continua...




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Capitolo 7
*** www.cityhunter.com ***


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 13.31



Vestita con un completo color crema, senza maniche e con una leggera scollatura a V, Kaori entrò nel salotto con un sorriso sulle labbra, controllando un’ultima volta che la sua cintura fosse ben a posto.

Si sentiva estremamente bene quella mattina. Si era svegliata tranquilla, serena come purificata di tutti i mali e di tutti i dubbi che la tormentavano un po’ troppo spesso in questi ultimi tempi.

Il sole brillava, gli uccellini cantavano e lei, lei aveva una voglia irresistibile di godersi il dolce calore di questo mese di luglio. Era vero che durante queste ultime tre settimane, oltre che a restare a casa a riposarsi, aveva viaggiato tra risa e lacrime, non sempre comprendendo quelle sue reazioni così estreme ed quel suo comportamento così contenuto, e questo anche con i suoi amici più vicini.

Forse era un po’ depressa? No... Non era questo, ma piuttosto quello che i medici chiamavano “uno shoc post-traumatico”. Quale donna non si sentirebbe sconvolta e scioccata di essere stata aggredita nella propria casa da una specie di mostro? Anche se lei era la socia di City Hunter e perciò doveva affrontare tutte le situazioni con coraggio e stoicismo, alla fine non era che una donna, dolce e fragile sotto quella corazza che si era forgiata.

Il medico che l’aveva seguita, del resto, le aveva prescritto qualche tranquillante per diminuire gli incubi che faceva le prime notti ma, nel giro di qualche giorno, Kaori si era resa conto che la sua propria volontà e il sostegno del suo socio e dei suoi amici erano un rimedio molto più efficace.

Felice di vivere, Kaori lanciò un “Ciao” entusiastico per attirare l’attenzione del suo partner.

- Ryo, ho un appuntamento con Eriko... Sarò di ritorno verso le 17.30

Seduto a gambe incrociate sul divano, Ryo abbandonò il giornale alzando tranquillamente la testa verso la donna.

Un sorriso di soddisfazione prese forma sul suo viso quando dettagliò il grazioso abito che indossava e sentì la dolce serenità che si emanava da tutto il suo essere. Era semplicemente magnifica. E lui era talmente fiero di lei. Fiero del coraggio di cui aveva dato prova e della sua volontà ineguagliabile.

Perso nella sua contemplazione, Ryo si prese qualche istante prima di posare il giornale sul tavolino ed alzare le braccia al cielo per stiracchiarsi. Si alzò poi in piedi e prendendo le chiavi dell’appartamento, raggiunse la sua socia nel corridoio.

- Ok... ti seguo.

Gli occhi spalancati, Kaori lo fissò sorpresa.

- Come sarebbe “ti seguo”? Non pensi mica di venire con me?

Ryo la guardò con attenzione. Si era leggermente truccata gli occhi ed aveva messo un po’ di fondo tinta per nascondere il colorito bluastro del suo zigomo destro dopo quel famoso giorno. Non aveva alcuna occhiaia sotto gli occhi, i suoi tratti erano riposati. Fu rassicurato nel vedere che aveva passato una notte tranquilla.

Timidamente, lei gli sorrise.

E lui provò allora la voglia incontenibile di prenderla tra le braccia ed affondare il viso nel suo collo delicatamente profumato. Aveva un tale bisogno di lei. E lei aveva un tale bisogno di lui. Questa verità gli era parsa come un’evidenza una sera, in cui Kaori cercava di trovare disperatamente un sonno senza incubi e lui tentava di rassicurarla restandole vicino. Sapeva di doverglielo dire. Ma questo non era davvero il momento.

Kaori arrossì sotto l’ispezione minuziosa del suo socio ma non abbassò per nulla lo sguardo. Aspettava semplicemente una risposta da parte sua.

- Allora?

Ryo, appoggiato alla cornice della porta, strinse gli occhi.

- Ebbene... anch’io ho voglia di uscire. E poi ti ricordo che la tua caviglia è appena guarita... Hai bisogno di un uomo forte per portare i pacchetti!

Kaori posò la borsa per terra, incrociando le braccia al petto. Lo squadrò da testa ai piedi, con il suo piccolo sorriso ironico che la diceva lunga.

- Da quand’è che ti piace fare compere? Oh... lasciami indovinare... E’ per Eriko, vero?

Ryo percepì un pizzico di gelosia. La sua Kaori era di ritorno e lui n’esultava interiormente.

- Kaori, dopo tutto il tempo che vivi con me, dovresti saperlo che adoro sbirciare le belle donne nei camerini di prova... e soprattutto se si trovano nel reparto biancheria intima...

Kaori non battè ciglio ma miracolosamente le apparse un martello tra le mani. In un gesto naturale, si mise a giocherellare con il suo martellone.

- Mi prendi per stupida?... Non ho alcuna voglia di farti da cane da guardia per la mia prima uscita dopo quel... incidente... Perciò le tue voglie libidinose e perverse, tientele per te!

Un sorriso immenso sulle labbra, Ryo continuò a guardarla. Tutto questo gli era talmente mancato!

- E ti prego, risparmiami quel sorriso da perfetto cretino che hai sulla faccia... altrimenti, credo che...

Ryo alzò una mano in segno di pace.

- Ehi Kaori, non ti arrabbiare così... Ti fai sempre delle idee... Più seriamente, non voglio che tu esca da sola.

Il tono di Ryo era diventato improvvisamente così paternalistico.

Oh! Kaori lo detestava. Così fastidioso. Irritante. Imbarazzante anche.

Questa maniera che aveva Ryo di trattarla come una bambina la offendeva immensamente.

In queste ultime settimane, era stato adorabile con lei. Non poteva negarlo. Ma un po’ come un papà lo sarebbe stato con sua figlia. Ogni mattina, le portava la colazione a letto. Le aveva preparato anche tutti i pasti. E non poteva dimenticare i libri e le riviste che le aveva offerto perché non si annoiasse troppo. E come ciliegina sulla torta, aveva anche smesso di uscire la notte per restare accanto a lei se mai avesse fatto un incubo. In breve, avrebbe dovuto essere al settimo cielo, ma qualcosa in tutto questo la disturbava.

Al di là di tutti i suoi gesti pieni di attenzione ed affetto, sentiva bene che restava sulla difensiva e che faceva in modo di tenere una certa distanza con lei.

Non aveva ancora capito niente.

Lei avrebbe semplicemente voluto che lui la prendesse tra le braccia, mormorandole delle parole dolci e rassicuranti. Aveva bisogno della sua forza e della sua presenza. E se aveva risalito la china cosi velocemente, era stato grazie a lui e soprattutto per lui.

Ma, invece che evolvere, erano più o meno ricaduti nella loro relazione vecchia di otto anni dove silenzi e segreti erano di norma. E’ questo faceva fatica ad accettarlo.

Frustata, Kaori passò davanti al suo socio mettendosi in mezzo al salotto.

- Ma come puoi vedere, sto molto meglio e sono pronta a riprendere il corso della mia vita...

Ryo, sempre appoggiato alla cornice della porta, si girò per far fronte alla donna.

- Il corso della tua vita? E questo cosa implica?

Kaori comprese immediatamente i sottointesi.

Era vero che lei aveva fatto in modo che le cose tra di loro cambiassero e che, malgrado tutti i suoi sforzi e la sua volontà, non c’era riuscita. E più in là riuscisse ad andare con la memoria, la loro relazione era, in questi ultimi tempi, ben lontana dall’essere chiara.

- Io... io non lo so ancora... Ma... ma non cambiare argomento per favore! E’ fuori questione che tu venga con me! Ho bisogno di vedere Eriko da sola... per fare e parlare di argomenti da donne... Questo genere di cose, capisci?

Ryo continuava a guardarla, le mani incrociate al petto.

- Ascolta Kaori, sono felice di vedere che ti senti bene ma non uscirai da sola. Ti ricordo che appena tre settimane fa, sei stata aggredita in casa tua e che devi la vita a...

Kaori fece un gesto con la mano per tagliare corto all’intervento di Ryo.

- Ti fermo subito, Ryo... Ho avuto a che fare con un serial killer. Uno psicopatico. Un uomo talmente soffocato da una madre possessiva e da delle sorelle tiranniche da fargli detestare tutte le donne... Era ossessionato dalla vendetta, la sofferenza e la morte. D’accordo, ha avuto la sfortuna di essere una delle donne che ha scelto per appagare i suoi morbosi fantasmi. Ma quest’uomo ora è morto, ed io sono viva... e ho voglia di dimenticare questa storia il più velocemente possibile concentrandomi su altre cose, riesci a capire oppure no?

Visibilmente perplesso, Ryo si avvicinò alla sua compagna immergendo i suoi occhi in quelli di lei.

- Capisco molto bene, Kaori... Ma sai bene quanto me che ci sono troppo domande che restano senza risposta in questo caso... Non trovi strano che uno uomo, venuto dal nulla, si trovasse esattamente nel nostro appartamento quando è piombato Pfaster? E armato inoltre?... E la tua foto? Come spieghi che Donnie Pfaster l’avesse in suo possesso? Chi gliel’ha data?... Non voglio spaventarti, Kaori, ma preferisco restare in guardia e non assumermi rischi inutili.

Kaori abbassò gli occhi.

Visto sotto questo aspetto, era vero che questo caso era lontano dall’essere risolto e che forse lei era ancora in pericolo. Ryo non aveva torto a diffidare, ma da questo, a diventare paranoici, ne passava di acqua sotto i ponti.

Il suo morale prese un colpo. Se l’indagine continuava a procedere così lentamente, avrebbe dovuto vivere con questo sentimento d’insicurezza permanente e la sensazione di essere costantemente sorvegliata da Ryo. E questo poteva durare delle settimane, forse dei mesi.

Lei che non aveva che un desiderio; dimenticare questa brutta faccenda, c’era rimasta fregata! Era deprimente.

- Ryo, è solo un giro in città... Faremmo delle compere e ti prometto di fare molta attenzione!

Ryo improvvisamente assunse un’aria seria. Lentamente, mosse la testa da sinistra a destra in segno di negazione. Kaori sospirò.

- Quindi non ho scelta... o resto a casa con te, o esco con Eriko e dovrei sopportare le tue pagliacciate e i tuoi tentativi di saltare addosso a tutto quello che porta una gonna, giusto?... E per quando tempo?

Ryo posò dolcemente un dito sulla fronte della sua socia.

- Il tempo di capire cosa è realmente successo quel martedì 12 giugno.

Contrariata, Kaori fece una piccola smorfia.

Ovviamente era felice e lusingata di vedere fino a che punto Ryo si preoccupava per lei, ma da questo a sacrificare la sua indipendenza e la sua libertà, c’era un limite.

- Ryo, sei pronto a rinunciare a rimorchiare in città, ad andare nei tuoi locali e a noleggiare i tuoi filmini spinti per restare con me?... Sei completamente svitato, finiremo con l’ucciderci a vicenda!!!!

Stranamente, Ryo iniziò a ridere grattandosi la testa.

- Non è un problema Kaori, non ti resta che venire con me!!!!!

BANG!!! Infastidita di vedere che Ryo non riusciva mai ad essere serio, Kaori gli diede una martellata sulla testa lasciandolo solo nel salotto, schiacciato sotto il martellone.

- Non prendere i tuoi sogni per la realtà, razza di perverso!!!... pff!!! Non si può mai avere una conversazione seria con te!

Prima di chiudere la porta, si girò un’ultima volta verso il suo socio e, un sorriso pieno di malizia, annunciò:

- Mi sbrigò altrimenti farò tardi... Ma soprattutto non preoccuparti troppo... Farò attenzione... A questa sera!

Ryo si rialzò dolcemente facendo qualche movimento di ginnastica per ritrovare una parvenza di forma umana. Fermo davanti la finestra, aveva uno strano sorriso sulle labbra.

Inizio a contare ad alta voce. Uno, due, tre...

La porta si riaprì brutalmente lasciando posto ad una Kaori in preda ad una collera nera. In due o tre passi, la donna afferrò violentemente la spalla del suo partner mettendosi di fronte.

- Ryoooooooo!!!!!!!!... Non lo trovo per niente divertente!!!!... Dove sono?

Ryo alzò negligentemente le spalle. Contrariata, Kaori gli diede un calcio nella tibia.

- Aia!!! Ma sei pazza, fa male!!

Un altro calcio.

- Dove sono? Dove hai nascosto le mie chiavi?

Ryo tentò di prendere la sua aria distaccata ed alzò negligentemente le spalle.

- Non so niente... se tu riordinassi un po’ meglio le tue cose, ora non saresti in questa situazione!

Kaori emise un grugnito ed iniziò a frugare nelle tasche del suo socio. Cominciò a cercare nelle tasche anteriori dei pantaloni, poi nelle tasche posteriori e poi terminò con quelle della sua giacca.

Le guance arrossate, trovò una vecchia carta di chewing-gum e una foto un po’ rovinata sui bordi. Nessuna traccia del suo mazzo di chiavi.

Sbalordita dalla sua scoperta, Kaori piazzò la foto davanti agli occhi del suo socio e gli chiese:

- Puoi spiegarmi?

Ryo sgranò gli occhi dallo stupore.

Che imbecille! Si era completamente dimenticato di quella foto!

C’era da dire che non aveva più rimesso quella giacca dopo la cena e di conseguenza, non aveva pensato a recuperare la foto di Kaori. Imbarazzato, ridacchiò cercando una spiegazione nel suo piccolo cervello che era un po’ lento a mettersi in moto al momento.

- Volevo mostrare a Mick e Falcon che non sei affatto fotogenica...

Kaori spalancò gli occhi. Non gli credeva. Ad ogni modo, Mick aveva già visto delle sue foto e se ricordava bene la sua reazione, lui le aveva apprezzate molto.

- Devo ricordarti che Falcon non ci vede più e che Mick sarebbe ben felice di avere una mia foto in costume da bagno... Perciò, non c’è che una spiegazione possibile...

Tutt’a un tratto, Kaori era raggiante. Aveva un sorriso magnifico sulle labbra e le guance assunsero un colore un po’ più sostenuto.

- Volevi tenerla per te, non è vero?

Gli occhi di Kaori brillavano stranamente e Ryo era affascinato da quello che poteva leggerci. Dell’amore. Della speranza. Dell’ammirazione. Della passione.

Vederla così raggiante e felice, Ryo non aveva più voglia di mentirle. Perché non dirle la verità per una volta?

Prese la foto tra le mani osservandola attentamente.

- E’ vero... Tu sei meravigliosamente bella in questa foto, Sugar Boy... Una vera dea uscita dalle acque...

Kaori arrossì alla grande sotto quel complimento.

- Ryo?

In tutta risposta, Ryo le tese una mano. Il viso di Kaori s’illumino di un meraviglioso sorriso.

Con un gesto timido, vi posò la sua e Kaori non potè impedirsi di ammirare le mani così robuste e così mascoline dell’uomo. Si ritrovò placcata contro il suo petto possente. La guardò dritta negli occhi sorridendole teneramente:

- Kaori... io...

DRING!!! Lo squillo del telefono risuonò per tutto l’appartamento facendo sussultare i due piccioncini.

Borbottando delle cose incomprensibili, Ryo alzò la cornetta rispondendo con tono brusco al suo interlocutore. Persa nelle sue fantasie, Kaori non sentì che qualche imprecazione, “brutta mocciosa” e “d’accordo, arrivo subito”.

Sentì poi le mani del suo socio posarsi sulle sue spalle.

- Kaori, bisogna che vada... ma non ne avrò per molto... Promettimi di restare qui e di non uscire sola... Conto su di te.

Prima di andarsene, Ryo afferrò la mano di Kaori portandosela alle labbra. Vi depose un bacio leggero sul palmo e lo strinse contro il suo cuore.

La sua socia, inizialmente stupita, sorrise diventando sempre più rossa.

Ancora sbalordita per il comportamento del suo socio, Kaori si lascio cadere sul divano sempre accarezzandosi delicatamente la mano come per non cancellare dalla sua memoria quel momento magico.

Quel bacio rappresentava molto per lei. Forse la promessa di un nuovo avvenire.


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 giugno, 14.15



Estremamente contrariato, Ryo esamino la sua tazza di caffè come se la vedesse per la prima volta.

Proprio nel momento in cui aveva finalmente trovato il coraggio di esprimere i suoi sentimenti, ecco che il destino gli un giocava ancora uno brutto tiro...

Si sentiva terribilmente frustato...

Durante le settimane passate, aveva fatto degli sforzi sovraumani per restare padrone dei suoi sentimenti e del suo desiderio. Avrebbe dato tutto per poter prendere Kaori tra le sue braccia e dimostrarle fino a che punto l’amava. Ma per paura di spaventarla e di abusare della sua fragilità, aveva frenato i suoi ardori. Ancora e sempre...

Ryo sospirò.

Questa storia gli aveva fatto prendere coscienza della forza dei suoi sentimenti e del posto fondamentale che Kaori aveva nella sua vita. Nessuna donna poteva eguagliarla e nessuna donna poteva rimpiazzarla. Del resto, non poteva vivere senza di lei. Ora non più. Aveva troppa paura di perderla. Ed era deciso di dirglielo.

Assorto nei suoi pensieri, Ryo non sentì che Mick lo chiamava già da qualche minuto.

- Allora Ryo, come sta la mia dolce Kaori?

Istintivamente, Ryo soffiò sul suo caffé per raffreddarlo e ne bevette un sorso. Ovviamente, era gelato visto che Flacon glielo aveva servito ormai da venti minuti.

- E’ in piena forma... Ahhh!! Non capirò mai le persone che si dannano per un caffè freddo. E’ semplicemente disgustoso!

Falcon, le mani nel lavello, sfregava con forza controllata le stoviglie sporche della giornata.

La calma regnava nel caffè. Tutti erano più o meno persi nel loro pensieri.

Agitato sul suo sgabello, Ryo sbadigliò tamburellando freneticamente le dita sul giornale del giorno posato sul bancone.

- Ma dimmi Ryo, non avrai lasciato Kaori tutta sola?... Ohhhhhh...

Un’espressione da perverso sul viso, Mick scese dal suo sgabello. In punta di piedi, si preparava a lasciare il bar quando sentì la magnum 357 di Ryo puntata su di lui.

- Non volevi un altro caffè, Mick?

Volente o nolente, Mick fece spallucce tornando a risedersi, la schiena curvata come se avesse tutto il peso del mondo sulle sue spalle.

Ma Mick Angel non disse la parola fine.

Con pazienza, attese ancora una volta che Ryo fosse immerso nei suoi pensieri per sgattaiolare verso l’uscita. Ma, mentre apriva dolcemente la porta, Mick fu urtato violentemente da una giovane collegiale che entrò come un razzo nel bar.

- Ryoooooooo!!!!!!

La cartella in una mano e una borsa in cuoio nell’altra, la giovane Yuka si prese qualche istante per riprendere fiato, approfittandone per percorrere rapidamente con lo sguardo il caffè praticamente deserto.

Un sorriso machiavellico illuminò il suo viso quando caddè sull’oggetto delle sue ricerche, in questo caso un certo Ryo Saeba che cercava ingenuamente di nascondersi dietro un giornale.

Rapidamente, si avvicinò a lui piantando il suo sguardo pieno di malizia in quello dello sweeper:

- Allora Ryo, non hai qualcosa da dirmi?

Ryo aggrottò le sopraciglia ricordandosi brutalmente del libro che Yuka gli aveva regalato. Voleva sicuramente parlare di quello!

Che iella!

Primo, non aveva alcuna voglia che Mick e Falcon venissero a conoscenza di quel memorabile regalino e secondo, non aveva alcuna voglia di parlare della sua vita sentimentale con una brutta mocciosa.

Allora veloce come un ladro, trascinò discretamente la giovane collegiale verso un tavolo isolato in un angolo del bar. Evidentemente intrigato, Mick si risistemò al bancone facendo finta di leggere il giornale mentre Falcon, impassibile, si riconcentrò a lavare i piatti.

Ryo controllò che i suoi amici fossero troppo occupati per prestare attenzione a loro e, con un segno della mano, fece capire a Yuka di parlare a voce bassa.

- Se mi hai chiesto di venire per parlarmi di questo, ti avverto subito: non ho nessun consiglio da ricevere da una mocciosa!

Offesa per il modo in cui Ryo le aveva parlato, Yuka posò la cartella e la borsa sulla sedia accanto, sedendosi silenziosamente. E come se Ryo non le interessasse più, si concentrò nel menu dei dessert, mettendosi a canticchiare.

Alzando gli occhi al cielo, Ryo fece una smorfia sedendosi tranquillamente di fronte alla ragazza:

- Andiamo Yuka, non fare la testona e dimmi piuttosto cosa vuoi!... Ho fretta!

Un bagliore goloso in fondo agli occhi, Yuka si nascose dietro il menu mettendosi a leggere a voce alta i diversi tipi di dolci che il bar Cat’s Eye proponeva ai suoi clienti. Indifferente ai borbottii di Ryo, tutt’a un tratto disse:

- Ho visto delle foto molto, molto... ma veramente molto interessanti di te e Kaori.

Visibilmente divertito, Ryo incrociò le braccia al petto sprofondando più confortevolmente in fondo alla sedia.

L’immaginazione di questa mocciosa era incredibile e sospettava che fosse ancora un nuovo trabocchetto per sapere in che stato era la sua relazione con Kaori.

- A si, delle foto di me e Kaori?... Sarei veramente curioso di vederle...

Yuka indicò con il dito un punto del menù e regalandogli il suo più meraviglioso sorriso disse:

- Mi offri un dolce?

Ryo imprecò sottovoce.

Haaa, quella piccola peste!

Quella mocciosa sapeva perfettamente di aver stuzzicato la sua curiosità e ne approfittava vigliaccamente per soddisfare la sua gola. Era davvero una sorella Nogami! Che fosse Saeko, Reika o anche Yuka, tutte e tre sapevamo indubbiamente manipolarlo per ottenere da lui quello che desideravano.

Sospirò, esibendo un sorriso pieno d’ironia:

- Certo, piccola mocciosa...

Ryo chiamò Falcon e gli chiese due semifreddi al cioccolato. Dopo tutto, non c’era alcuna ragione per privarla di un buon dessert!

Qualche minuto più tardi e tra una cucchiaiata di panna montata e l’altra, Yuka si decise finalmente a rispondere:

- Niente di più semplice, Ryo... Le ho viste sul tuo sito internet!

Completamente stupefatto da quello che Yuka aveva detto, a Ryo andò di traverso il boccone di dolce al cioccolato che stava inghiottendo. Si colpì violentemente la cassa toracica per non soffocare:

- Come sarebbe sul mio sito internet???... Ma di che parli?

Yuka raschiò con gola i bordi della sua coppa di dolce per non perderne una briciola. Visibilmente, se la stava godendo, prendendo un maligno piacere a giocare con i nervi di Ryo.

- Hei Yuka, gradirei che tu mi risponda se non è chiedere troppo!!!!!

Ryo sbattè il pugno sulla tavola ma la ragazza non pareva per niente intimorita da quel gesto. Al contrario, si pulì tranquillamente la bocca con una salvietta posando con precauzione il cucchiaino sul tavolo.

Immerse i suoi occhi maliziosi in quelli di Ryo:

- Sai che sto lavorando ad un romanzo poliziesco che si ispira più o meno alla tua vita ed a quella di Kaori... Ho fatto dunque qualche ricerca sul tema “killer professionisti” su internet e sono finita su un sito che parlava di City Hunter... Ma aspetta, credo che capirai meglio se te lo mostro.

Yuka spostò le due coppe di dessert per poter sistemare il portatile che trasportava nella sua borsa di cuoio. Fece segno a Ryo di sedersi vicino a lei, accese il computer e lo collegò al suo cellulare per poter connettersi sul web.

- Ho messo l’indirizzo del sito tra i preferiti perciò staremmo prima... mi connetto ad internet... apro la finestra dei preferiti... ecco... cliccò sull’indirizzo del sito, in questo caso www.cityhunter.com... e voilà...

Bastarono qualche secondo perché il nome di City Hunter invadesse lo schermo del computer.

Ryo era completamente assorto ed intrigato da quello che vedeva. Il suo istinto di professionista gli diceva che si stava preparando qualcosa di losco. Yuka, lei, si divertiva come una piccola pazza.

- Clicchi su “Benvenuti sul sito ufficiale di City Hunter” e qua, appare il menu... ma come puoi vedere, il sito è ancora in costruzione...

Il sito era abbastanza banale e non c’era niente di troppo originale nella sua grafica. Ma Ryo prese immediatamente coscienza della miniera di informazioni che poteva rappresentare per i suoi nemici e per tutte le persone che volevano conoscere della sua esistenza.

Sgomento, scoprì con ansia le diverse sezioni del sito: “City Hunter: una strana coppia”, “biografia di Ryo Saeba”, “biografia di Kaori Makimura”, “Le forze e le debolezze di City Hunter”, “Nella vita intima di City Hunter”, “Il posto dove vive”... La voce di Yuka distrasse Ryo dai suoi pensieri:

- Guarda Ryo, per il momento possiamo accedere alla tua biografia, a quella di Kaori e alla sezione sulla tua vita intima...

Parlando, Yuka cliccò sulla sezione “vita intima” poi su “foto”. Man mano che le foto apparivano sullo schermo, il ritmo cardiaco di Ryo perse il controllo.

Incredulo, vide Yuka puntare il dito su una foto che lo rappresentava con Kaori intenti a baciarsi con passione. Cliccò allora una seconda volta sull’immagine per ingrandirla.

Dei sudori freddi sulla schiena, Ryo ebbe improvvisamente troppa paura di comprendere. Quella situazione, quel abbracciò... Interdetto, Ryo aggrottò le sopraciglia.

Evidentemente quella foto era stata fatta scattata la famosa notte dove Kaori e lui era andati un po’ oltre il solo ballare un lento. Ma fatta da chi? E come? E a che scopo? E come era arrivata su internet? Cosa significava? Ryo sgranò gli occhi man mano che Yuka gli faceva scoprire i vari scatti.

Delle immagini della loro vita di tutti i giorni. Lui che sbavava sulle sue riviste erotiche. Lei che faceva le pulizie e che cucinava. E altro ancora. C’erano anche le foto delle vacanze di Kaori.

Storse il naso quando una foto di Kaori in costume da bagno sulle spiagge delle Haway apparse sullo schermo, fungendo da collegamento alla sezione “biografia di Kaori Makimura”.

Quella foto?!! Era la stessa dell’assassino.

Un’idea germogliò nella mente di Ryo. Forse l’uomo che aveva aggredito Kaori era a conoscenza di quel sito e da lì, aveva scelto Kaori come sua nuova vittima... Si, il ragionamento non faceva una grinza... Gli occhi fissi sullo schermo, Yuka cliccava, ingrandiva, registrava, mostrando a Ryo come era facile oramai sapere tutto sulla vita di City Hunter.

Nervoso, Ryo tentò di mantenere una parvenza di calma:

- Dimmi Yuka, è possibile conoscere il creatore di questo sito?

Aggrottando le sopraciglia, Yuka si mise a cliccare e ricliccare ai quattro angoli dello schermo. Visibilmente, era molto dotata in informatica e non aveva paura delle nuove tecnologie, come tutti i ragazzi della sua generazione del resto.

Ryo la sentì sospirare:

- Mi dispiace Ryo... il creatore di questo sito si fa chiamare Trapper e non ha un indirizzo e-mail... Fa degli aggiornamenti regolari... si, in media uno per settimana di regola....

Al contrario di Kaori, Ryo non s’era mai veramente interessato all’informatica e a tutto quello che girava attorno ad internet.

Questa sensazione non gli era molto famigliare ma, in questo preciso istante, Ryo si sentiva un po’ impotente.

- E’ possibile conoscere gli ultimi aggiornamenti?

Yuka fece si con la testa cliccando ancora una volta per tornare alla pagina principale del sito. Entrò nel menu “aggiornamenti” e, la fronte aggrottata, disse a Ryo che l’ultimo aggiornamento risaliva ad ieri e che riguardava la sezione “vita privata” e “Le forze e le debolezze di City Hunter”.

Ryo strinse i pugni quando scoprì che le ultime foto caricate su internet erano quelle prese dal suo appartamento. Yuka selezionò una delle foto scattate nel salotto e fece un commento che risvegliò l’interesse di Ryo:

- E’ buffo vedere come queste foto siano state tutte prese dallo stesso angolo! Come se ci fosse un apparecchio posato su uno scafale.

Ryo era perso nei suoi pensieri mentre Yuka entrava nella sezione “Le forze e le debolezze di City Hunter”. Non c’era molto da leggere ma la sola informazione accessibile riassumeva da sola la paura di Ryo.

“Cari fan di City Hunter,
È opportuno appurare che, dopo il famoso test del 12 giugno la mia sensazione non è cambiata. La partner del nostro swepper preferito, Kaori Makimura, si è rivelata incapace di essere all’altezza della reputazione del suo socio. Lei è il suo tallone d’Achille, il suo punto debole, una palla al piede, un fardello che condurrà un giorno o l’altro il nostro City Hunter preferito all’obitorio. Allora se desiderate come me che City Hunter resti lo sweeper più efficace e temuto del mondo, sapete quello che vi resta da fare.”

Ryo tirò un pugno sul tavolo imprecando. Come osava parlare della sua socia in quel modo? E di che test parlava?... Ryo rilesse una seconda volta quel testo cinico e inetto, e capì.

Quel Donnie Pfaster. Non aveva scelto Kaori a caso. Al contrario, qualcuno gli aveva chiesto di farlo. E il secondo uomo, era lì per recuperare le foto.

- Cosa conti di fare, Ryo?... Ai tuoi occhi sono ancora una mocciosa ma so molto bene che questo sito è come una bomba a scoppio ritardato...

Un’idea attraverso rapidamente la mente di Ryo. Non sapeva se avrebbe funzionato ma doveva tentare. Se lasciava perdurare questo sito, i suoi nemici non avrebbe avuto alcun problema a smascherarli, trovarli e ucciderli.

E non avrebbe più permesso a nessuno di toccare Kaori. Mai.

- Dimmi, ho sentito parlare di certi virus che sono talmente potenti da poter distruggere dei siti interi... Pensi che potrei mandarne uno su questo sito?

Gli occhi spalancati, Yuka fissò Ryo. Un enorme sorriso illuminò il suo viso e con una certa eccitazione gli rispose:

- Sei geniale Ryo!!!... Bisogna trovare il virus giusto... Ma... Aspetta un secondo!... L’ultima volta che mi sono intrufolata nell’ufficio di Saeko, ho visto che stava lavorando con uno specialista d’informatica per un caso di pirateria... Mi sono appuntata il suo recapito se mai avessi avuto bisogno di precisazioni per uno dei miei libri...

Yuka estrasse il portafoglio dalla cartella svuotandolo sul tavolo. Ryo sorrise quando notò la foto di Leonardo Di Caprio a fianco di quella che ritraeva la famiglia Nogami al completo, ma fece finta di non avere visto niente.

- Ecco... si chiama Eiji Kyoto ed ho anche il suo numero di telefono... ma al tuo posto contatterei piuttosto Saeko perché se ricordo bene, questo Signor Kyoto s’è preso una cotta per lei... Non potrà negarle niente...

Ryo esaminò il pezzo di carta facendolo scivolare nella sua tasca. Poi chiese a Falcon di portare un secondo semifreddo al cioccolato alla sua giovane amica.

Visibilmente estasiata, Yuka risistemò con cura il suo portatile nella borsa in cuoio.

- Ryo... se ti ho regalato quel libro, è perché ho sentito dire da Saeko e Reika che non eravate in buoni rapporti, tu e Kaori, e che questa volta, ha davvero l’aria di aver abbassato le braccia... avevo paura che voi due vi separaste sul serio, allora ho voluto darti una mano...

Yuka recuperò il suo portafoglio rimettendola nella cartella. Mentre ascoltava Ryo, cercò qualcosa sul tavolo:

- Sei gentile... ma tutto quello che posso prometterti Yuka, è di essere, d’ora in avanti un po’ meno vigliacco...

Stranamente Mick si era spostato verso sinistra, non lontano dal tavolo di Ryo e Yuka.

Ma Ryo non era uno sciocco, e mentre Falcon serviva il dolce alla ragazza, si alzò, avvicino il viso a quello intriso d’ironia dell’uomo chiedendogli con una smorfia:

- Suppongo che tu non abbia sentito niente?

Mick chiuse il giornale e, il viso un po’ troppo serio per essere sincero, indicò Falcon con il dito:

- Pff!!! Parlavate talmente forte che bisognava essere sordi per non sentire niente... Allora alla fine dei conti, quei tipi volevano recuperare delle foto per metterle in internet ad abbellire il tuo sito... Questo fan deve veramente adorarti per aver messo a punto un piano così ingegnoso... Ma la parte difficile ora, è scoprire chi c’è dietro a tutto questo... Invece, più seriamente Ryo, non potresti darmi l’indirizzo del tuo sito internet?... Mi piacerebbe scaricare la foto di Kaori per metterla come sfondo sul mio computer.

La domanda di Mick era così ridicola quanto inaspettata, che Ryo caddè al indietro. L’aria indispettita, squadrò il suo amico con uno sguardo maligno.

- Non credo che Kazue apprezzerebbe molto di vedere Kaori a decorare il tuo computer, Mick!

Mick incrociò le braccia al petto, fissando il suo amico con aria ironica:

- Gia, si!!!... Dì piuttosto che non hai nessuna voglia di lasciarmi approfittare della bellezza della tua socia!!

Ryo alzò la voce gridando più forte a Mick:

- Ti ho già detto che Kaori non ha niente di bello perciò piantala!!!

Ryo sentì che qualcosa gli tirava la manica della giacca e fu contrariato di scoprire il viso di Yuka:

- Non credi di avere di meglio da fare che litigare con Mick! Ti segnalo che c’è un pazzo che a messo su internet delle informazioni cruciali su City Hunter e che della gente potrebbe servirsene per uccidervi, te e Kaori... Piuttosto, dovresti rientrare... Mi occuperò io di spiegare la situazione a Saeko!

Un sorriso alle labbra, Ryo scompigliò i capelli di Yuka e si diresse verso la porta dopo aver fatto un segno di saluto a Mick e Falcon.

L’aria maliziosa, Mick si girò verso la ragazza:

- Dimmi, Yuka, non potresti mostrarci queste famose foto?


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Lunedì 5 luglio, 15.01



Distesa sul letto, Kaori, sognante, contemplava il soffitto.

Si chiedeva che se un leggero bacio di Ryo l’aveva messa in questo stato d’euforia, non osava immaginare in che stato sarebbe stata se tutti e due decidessero di spingersi oltre.

Le guance arrossate, Kaori si rialzò quando senti il rumore di chiavi che si introducono in una serratura poi una porta che si apre e si chiude. Allo stesso tempo intimidita ed impaziente di rincontrare Ryo, Kaori scese come un tornado nel salotto ma resto pietrificata di vedere che non era Ryo quello seduto sul divano ma un perfetto sconosciuto.

Visibilmente a proprio agio, l’uomo offrì alla donna il suo più bel sorriso e la sua voce roca si alzò nel silenzio dell’appartamento:

- Buongiorno, signorina Makimura... Felice di vedere che vi siete rimessa dalla vostre ferite.


Continua...




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Capitolo 8
*** Rivelazioni ***


Cat’s Eye, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 giugno, 16.15



Yuka fissò con aria disgustata il suo terzo semifreddo al cioccolato della giornata che Falco le aveva gentilmente portato su richiesta di Mick.

Con una certa esitazione, immerse il cucchiaio nella panna montata ma cambiò idea quando il suo stomaco si ribellò dolorosamente. Con una smorfia, la giovane collegiale fece un sospiro di rassegnazione, assumendo poi un’espressione più che contrariata quando il suo sguardo si posò, per la millesima volta nel giro di dieci minuti, sull’energumeno biondo che tamburellava con frenesia sulla tastiera del suo computer.

- Miiiiiiick!!!!... Mi avevi detto che ne avresti avuto per cinque minuti al massimo ma ormai è quasi un quarto d’ora che ti agiti sul mio povero portatile!

In tutta risposta, Mick le rivolse il suo sorriso da play-boy alzando negligentemente le spalle. Ma, non resistendo più, Yuka gli assestò una gomitata degna di Buffy Summers cercando immediatamente di riprendesi il suo pc mentre Mick, piegato su se stesso, tentava di far passare il dolore.

Sul punto di riuscire a recuperare il suo computer, la mano di Mick si placcò violentemente sul portatile ora chiuso.

- Dio santo ma dove hai imparato a colpire così forte!!!... Avresti potuto rompermi una costola!... Ora mi verrà un livido enorme!!

Lungi dal lasciarsi intimorire dal “secondo Ryo”, Yuka saltò in piedi e finse, con la sua vocina di ragazzina di 16 anni, d’essere desola per lui.

- Mi dispiace Mick... Non volevo davvero farti male... E se Kazue ti chiederà come ti sei fatto quell’enorme livido, le spiegherai fino a che punto mi sono innervosita di vederti scaricare delle foto di Kaori per metterle sul tuo computer invece di cercare delle informazioni sul fondatore del famoso sito di City Hunter!

La frase fece il suo effetto.

Mick aprì la bocca e cominciò a grattarsi freneticamente la nuca come ogni volta che si sentiva a disagio.

- Non lo farai, vero Yuka?... Sai, Kaori è il mio primo grande amore e, anche se sono molto innamorato di Kazue, non posso impedirmi di provare ancora qualche sentimento d’affetto per lei...

Mick posò gli occhi mortificati sulla ragazza che, alla vista del suo sorriso ironico e sarcastico, non si fece abbindolare.

Era sul punto di replicare quando la suoneria di un cellulare riempì il bar mezzo vuoto.

Inizialmente sorpresa poi piegata in due dal ridere, riconobbe la colonna sonora del film “9 settimane e mezzo” – superba canzone di Joe Cocker del resto – e si disse fino a che punto questo rappresentasse perfettamente i pensieri perversi di quest’uomo.

- Mick, che cosa...

Mick aveva già preso la comunicazione e le fece segno di non parlare.

- Ciao mia dolce Kaori!

(Il numero della donna era visualizzato sul cellulare e lui lo riconobbe con il cuore...)

- Sono Ryo, razza di cretino!

(Il sorriso da Don Giovanni di Mick si trasformò in una smorfia di disgusto.)

- Ascolta Ryo... Questo numero di telefono è unicamente riservato alle donne belle e desiderabili del Giappone e del mondo intero e non a dei perversi libidinosi come te!... Riattacca altrimenti rischi di farmi perdere l’occasione di diventare l’uomo più bramato del Giappone!

(Mick era sul punto di chiudere quando la voce anormalmente tesa di Ryo attirò la sua attenzione.)

- Jack Lemon, ti dice qualcosa?

(Intrigato, Mick si risistemò sulla sedia contemplando con una certa bramosia le ragazze che passavano per la strada.)

- Si... E’ un killer professionista americano... Almeno, lo era... Non l’ho mai incontrato ma in base alla sua grande reputazione, era di un’efficacia e di una discrezione rare nel lavoro... E’ sparito dall’ambiente dall’oggi al domani... Alcuni dicono che sia morto ed altri dicono che si sia preso la pensione anticipata... Ma perché me lo chiedi?

(Mick spalanco gli occhi con approvazione di fronte alla divina creatura bionda che passeggiava sul marciapiede di fronte.)

- Attualmente si trova in Giappone e secondo alcuni dei miei informatori, sarebbe sempre in attività.

(Mick fece una smorfia quando Yuka, visibilmente interessata dalla sua conversazione si risedette di nuovo al suo fianco.)

- Ah si?... E sai cosa combina in Giappone? A parte gustare le gioie del saké e dei vostri superbi cabaret, ovviamente?

(Mick notò l’esitazione nella voce di Ryo, quindi l’inquietudine in ciascuna delle parole pronunciate.)

- Ha rapito Kaori.

(Mick imprecò violentemente raddrizzandosi sulla sedia.)

- Cazzo!!!!!... Ma cos’è ancora questa storia?

(Ryo si mise a ridere forzatamente dall’altro capo del filo.)

- Non ho davvero il tempo di spiegarti ma sappi che Chambers si è rifatto vedere... Lo trovato a gironzolare vicino al palazzo...

(Mick aggrottò le sopraciglia.)

- Dave Chambers?... Cristo, ma cosa centra lui con questo?

(Ryo si prese qualche istante prima di rispondere.)

- Da quello che ho capito, lavorava in collaborazione con Lemon... Sai il famoso sito che Yuka ci ha mostrato... E bene... Chambers mi ha raccontato di aver installato delle telecamere in tutta la casa per poter alimentare il sito Internet di City Hunter... E non ti raccontò tutte le informazioni che ha spillato a Kaori...

(Sorpreso, Mick colpì brutalmente il tavolo.)

- Cosa??????... Ma perché? Che interesse avrebbe Chambers a costruire un sito simile? E perché rapire Kaori?

(Mick sentì Ryo sospirare fortemente.)

- Non lo so proprio... All’inizio, pensavo che Chambers volesse sbarazzarsi di me... Il solito, insomma... Ma quando mi ha detto che Kaori era stata rapita da un killer professionista, confesso che ho perso il controllo... Chambers ha ammesso di non essere altro che una pedina in tutta questa storia... ma per quanto concerne Lemon, non sarei così categorico... A mio avviso, qualcun altro deve tirare le corde...

(Approvando il ragionamento del suo ex-socio, Mick scosse la testa.)

- Hai un idea di dove Lemon possa aver portato Kaori?

(Mick si sentì rassicurato dalla voce ferma che gli rispose.)

- Si, non preoccuparti... Chambers mi ha parlato di un negozio “Prestazioni Informatiche” nel quartiere degli affari... Ci avrebbe incontrato Lemon diverse volte...

(Mick sentì che Yuka gli tirava la giacca. A grandi gesti, gli fece capire che non sentiva praticamente più niente della conversazione.)

- Ha bisogno di una mano?

(Istintivamente, lo sguardo di Mick si posò sulla sua mano avvolta dal guanto. Aveva la tendenza a dimenticare la fragilità di queste mani.)

- Oh no, non serve... Ti ricordo che sono ancora il migliore sweeper del Giappone, se non del pianeta... E non dimenticare che Lemon è americano!

(Mick fece una smorfia.)

- Si... Vedo che sei sempre così pieno di tè!

(Ryo fece finta di arrabbiarsi per poi ritornare serio.)

- Invece Mick, sarebbe bello che tu andassi a fare una piccola visita a quel caro Dave... Porta anche Falcon... Non ho avuto il tempo di farlo cantare... Lo troverete saggiamente legato al divano del salotto...

- Ok, nessun problema... Saeko ne è al corrente?

(Mick fece segno a Yuka di andare a cercare Falcon che si trovava nel retro.)

- No... Non ho avuto il tempo di contattarla...

(Mick si rimise in piedi.)

- Conta su di noi, Ryo!... Solo una cosa... Kaori mi deve ancora una cena perciò riportala da noi sana e salva!

- Nei tuoi sogni, Mick!

Mick riattaccò con un piccolo sorriso sulle labbra. Non si preoccupava per Kaori. Ryo non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.

Rassicurato, l’uomo biondo rimise il portatile nella tasca interna della giacca e si diresse con passo non urgente verso Falcon e Yuka che erano appena riapparsi.

Provava una voglia furiosa di sfogare il suo nervosismo su qualcuno.

Fu allora che il viso allo stesso tempo perfetto e pretenzioso di Dave Chambers s’impose immediatamente nella sua mente.


Stabilimento “Prestazioni Informatiche”, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.25



Spinta leggermente dall’uomo che la seguiva, Kaori penetrò inciampando in una grande stanza luminosa decorata sia in stile moderno che molto maschile.

L’immenso ufficio, situato al secondo piano di un palazzo destinato alla riparazione e alla manutenzione di apparecchi informatici, evocava lui solo il successo e la ricchezza del suo proprietario. Dalle sue grandi finestre, sovrastava, con una certa sufficienza d’altronde, i suoi diretti concorrenti che mostravano dalle loro facciate tristi e rovinate, le grandi difficoltà che avevano a rimanere redditizi di fronte ad un tale genio d’informatica. Preventivi, fatture, cdrom, depliant erano ammucchiati qua e là su tutto quello che poteva essere considerato un mobile. Il computer portatile, la fotocopiatrice-stampante e il telefono-fax erano sistemati discretamente sulla grande scrivania in quercia, lasciando lo spazio necessario al dirigente dell’azienda per aprire e studiare le varie pratiche. Ma fu il sistema home-cinema con il divano in cuoio nero che attirò maggiormente l’attenzione di Kaori. Cosi come il piccolo cucinino con angolo bar che serviva ovviamente per ristorarsi. Quella stanza era fatta allo stesso tempo per lavorare e per rilassarsi, non c’era alcun dubbio.

In guardia, Kaori senti l’uomo muoversi dietro di lei. Delle mani ferme ma senza alcuna brutalità si posarono sulle sue spalle, guidandola energicamente verso il divano in cuoio. Non senza porsi innumerevoli domande, Kaori non protesto, preferendo stare al gioco del suo sequestratore.

Giudicò preferibile apprendere un po’ di più le intenzioni di quest’uomo prima di tentare qualsiasi cosa.

- Sedetevi, signorina Makimura... Tequila o Martini?... Mi dispiace, ma non ho del champagne in fresco!

Sconcertata da questo suo modo di rompere il giaccio, Kaori non rispose niente. Tesa al massimo, si sistemò silenziosamente sul divano fissando il suo sguardo sulla rivista d’informatica che era posata sul tavolino.

Che ci faceva lei lì? E soprattutto cosa voleva quel uomo? Chi era?

Più i minuti passavano e più Kaori sentiva sommergersi dal nervosismo. E come ogni volta che si trovava in una situazione che sfuggiva al suo controllo, cominciò a torturarsi le dita.

- Allora Tequila o Martini?

Kaori rispose istintivamente Martini anche se non aveva alcuna voglia di bere. Qualcosa la turbava. Non aveva davvero paura. Si sentiva a disagio, certo, ma era lontana dall’essere terrificata. Aveva semplicemente questa sgradevole impressione di conoscere quell’uomo. Qualcosa in lui, le era famigliare. Ma anche cercando nei meandri della sua memoria, non ricordava di averlo mai ne visto ne incontrato. Ma chi era quindi? Cosa voleva?

Il rumore di un bicchiere che si posava sul tavolino la costrinse ad alzare gli occhi. L’uomo adesso era di fronte a lei, il suo bicchiere di Martini alla mano.

- Immagino che abbiate un sacco di domande che vi girano per la testa, signorina Makimura, ma non preoccupatevi, vi risponderò con piacere.

Kaori esaminò con attenzione quel uomo bruno dagli occhi blu. Non era giapponese, era evidente. Americano o europeo, senza dubbio. Era affascinante. Molto affascinante. Da far girare la testa al genere femminile. Ma Kaori non si lasciò facilmente intimidire ne incantare.

A testa alta, la donna prese un respiro profondo e si lanciò.

- Ok... Chi siete?

L’uomo bevette un sorso d’alcool facendo girare il liquido trasparente nel bicchiere.

- Jack Lemon.

Kaori aggrottò le sopraciglia davanti l’aria arrogante dell’uomo. Jack Lemon? Mai sentito nominare.

- E suppongo che dovrei tramare al solo sentire il vostro nome?

Con nonchalance, Jack posò il bicchiere meta vuoto sul tavolo immergendo il suo sguardo freddo in quello della donna.

- Solo se siete una di quelle di persone che si spaventano a discutere con un killer professionista che non conosce niente e nessuno... Seriamente, vorrei parlarvi di City Hunter e in particolare di Ryo Saeba.

La voce di Lemon che voleva ferma ed intransigente, non ebbe l’effetto sperato sulla donna.

Lungi dell’esserne intimidita, Kaori fece una smorfia d’esasperazione lasciandosi scappare un sospiro seccato.

- Oooh, capisco...

Jack Lemon era quindi un killer professionista... Pff... Kaori si prese qualche istante per riflettere. Adesso, aveva afferrato perfettamente le ragioni della sua presenza lì, cosa che provocò la sua collera. Lentamente ma innegabilmente.

Cominciava davvero ad averne abbastanza di tutti questi sweeper venuti dall’oltre oceano, talmente ossessionati dal loro ego e dalla voglia di diventare o rimanere i numeri 1 nella loro categoria, che avevano preso la fastidiosa abitudine di rapire lei, Kaori Makimura, per avere il caro City Hunter!

Lungi dal lasciarsi impressionare dal suo avversario, Kaori afferrò il suo bicchiere di Martini, ne bevette un sorso e lo ripose brutalmente sul tavolo.

- Ho una cosa da dirvi, Jack Lemon... Non è rapendomi e tenendomi sequestrata qui che riuscirete a sbarazzarvi di City Hunter ed a rassicurare il vostro piccolo orgoglio di sweeper professionista che aspetta d’essere riconosciuto!... Non siete il primo, ne l’ultimo d’altronde, a pensare che prendere Kaori Makimura in ostaggio sia la garanzia per la vittoria assicurata su City Hunter...

Kaori ora era in piedi, di fronte a Lemon, le mani sui fianchi e il viso che rifletteva tutta la sua determinazione.

- Avete sbagliato strada, signor Lemon, e presto vi mordere le dita!

Lemon si alzò a sua volta, un bagliore malizioso in fondo agli occhi. Mostrava un sorriso scherzoso e sembrava prendersi un maligno piacere a giocare con i nervi della donna.

Con nonchalance, si diresse verso la scrivania e prese il pacchetto di sigarette che teneva sopra una pila di pratiche.

- Se c’è qualcuno che ha sbagliato strada qui, non sono sicuramente io...

Jack ritornò verso Kaori per offrile una sigaretta ma cambio idea quando incontrò il suo sguardo furioso.

- Primo, signorina Makimura, questo non è un rapimento... Vi ho semplicemente chiesto di seguirmi e, se ricordo bene, voi non avete fatto alcuna obiezione alla mia richiesta. O mi sbaglio?

Completamente interdetta dalle parole di Lemon, la donna lasciò cadere le braccia lungo il corpo.

Aveva ragione. Non l’aveva in nessun modo minacciata e non aveva nemmeno estratto un arma. Le aveva solo chiesto di venire con lui. Gentilmente ma con fermezza. E Kaori aveva accettato. Senza dubbi ne paura.

Offesa di essersi fatta prendere come una principiante, Kaori si lasciò cadere mollemente sul divano. Jack l’imitò esalando una boccata di fumo.

- Secondo, non ho alcuna intenzione di sequestrarvi ne di farvi del male. Se volessi realmente sbarazzarmi di voi, sareste morta da molto tempo, credetemi!

Kaori volse vivamente la testa posando uno sguardo pieno di domande sul suo “sequestratore”.

- Cosa volete dire con questo?

Lemon schiacciò la sigaretta nel posacenere in cristallo posato sul tavolino e gettò un’occhiata al suo orologio.

- Che il livido che il vostro fondo tinta nasconde alla perfezione non sarebbe niente in confronto a quello che avreste subito se non fossi stato lì a proteggervi da quel Donnie Pfaster.

Kaori spalancò gli occhi stupefatta.

Quella voce. Quel tono. Ma certo! L’aveva sentita il giorno in cui era stata aggredita! Jack Lemon quindi era l’uomo che le aveva permesso di scappare dalla follia omicida di Pfaster. Cosa significava realmente questo?

A disagio, Kaori si passò una mano febbrile tra i capelli.

- Oh... confesso che mi aspettavo di tutto salvo questo... io... io credo, innanzitutto, di dovervi ringraziare per avermi salvato la vita...

Lemon fece un sorriso stanco.

- Prima di tutto, non ringraziatemi. Se siete ancora in vita, è perché non dovevate morire... almeno non ancora e soprattutto non in quel momento.

Perplessa, Kaori cercò nuovamente lo sguardo dell’uomo che le stava di fronte. Jack era sul punto di rispondere quando il suo cellulare iniziò a suonare.

- Scusatemi

Con l’abilità che caratterizza la maggior parte dei killer professionisti, estrasse il suo cellulare dalla giacca e prese la comunicazione. Kaori ascoltò attentamente – il minimo piccolo dettaglio poteva forse aiutarla a fuggire – e restò leggermente sconcertata di sentire delle parole tipo “tesoro”, “suocera”, “vacanze” o ancora “compiti” e “spiaggia” uscire dalla bocca del cosiddetto assassino. Allora, studiò con cura il viso di Lemon. Stranamente, irradiava felicità e mostrava un sorriso che voleva dire da solo “Sono felice e la vita è bella”.

Per un minuto, la donna di sorprese di chiedersi se quest’uomo era veramente un killer professionista e non uno di quegli uomini un po’ mitomani che cercavano di dare un po’ di pepe alla loro vita immaginandosi agenti segreti o del F.B.I. Dopo tutto, ne aveva incontrati altri ancora più strambi durante la sua breve vita, quindi uno in più o uno in meno... Jack riattaccò dirigendosi verso il bar per riservirsi un martini.

- Ho bisogno di voi, signorina Makimura, tanto quanto voi avete bisogno di me. Non sono un vostro nemico... Perciò rilassatevi e venite a prendere un bicchiere con me per fare una più ampia conoscenza.

Stranamente rassicurata dalle parole dette da Jack, Kaori si alzò, sedendosi ad uno dei sgabelli in cuoio ai lati del bancone.

Tra le ciglia, studiò con precisione il viso del suo rapitore e fu sorpresa di leggere nei suoi occhi rispetto ed una certa umanità. Ora metteva in mostra un sorrisino agli angoli della bocca.

- Confesso che sono rimasta un po’ permessa quando mi avete detto di essere un killer professionista!... Uno sweeper che parla di vacanze, della suocera e della spiaggia, è un pochino assurdo, non credete?!... (Kaori posò la mano sul suo bicchiere di Martini quando Jack fece gesto di riservirla)... Preferisco un caffè se non è troppo di disturbo.

Jack si affaccendò sulla caffettiera poi estrasse dei cubetti di ghiaccio dal piccolo frigo che era incastrato nel bancone. Ne verso due nel suo bicchiere.

- Ad essere completamente onesto, sono un ex-killer professionista.

La moka ribollì poi tossi, segnale che il caffè era pronto. Jack posò la tazzina piena del liquido nero e bollente di fronte la donna. Aveva notato il suo alzamento di sopraciglia, allora si preparò a spiegarle la situazione.

- Ho lasciato la malavita da circa otto anni ormai... Era considerato come il miglior sweeper degli Stati Uniti in quel periodo... Ma a dire il vero, non ho mai amato quello che ero e quello che facevo. Allora appena ho potuto, me ne sono andato... Ho una ditta di informatica e devo dire che gli affari vanno piuttosto bene... “Prestazioni informatiche” è conosciuta in tutto il Giappone e delle grandi firme mi fanno gli occhi dolci.... Questo vi stupisce, non è vero?

L’immagine di Falcon dietro il bancone improvvisamente apparse nella mente di Kaori, provocandole un piccolo sorriso.

- Un killer riconvertito a professionista d’informatica... Perché no? Ne conosco uno che possiede un bar!... Ma se non fate più parte di quest’ambiente, cosa volete da Ryo?

Lemon bevette un sorso del Martini facendo poi una risatina sarcastica.

- Io, niente! Ma conosco qualcuno che è completamente ossessionato dal vostro socio al punto di non vivere che per lui!

Veramente intrigata, Kaori alzò nuovamente le sopraciglia aspettando il seguito.

- Chi?

Il viso di Jack ridiventò inespressivo e impassibile.

- Kira Kaidi.

Jack passò dietro il bancone sistemandosi al fianco di Kaori. Guardava nel vuoto e teneva fermamente il bicchiere tra le mani come se avesse paura di perderlo.

- Circa sei mesi fa, ho ricevuto una telefonata da una donna, Kira Asaie, per propormi una collaborazione con una società americana specializzata della creazione di software informatici. Mi disse di essere la rappresentante del gruppo “A.I. Games”. Siccome questo settore è sempre in sviluppo ed in piena crescita, non ho esitato un secondo e già il giorno dopo ho fissato un appuntamento con lei. Alla fine dei conti, questo non era che un trucco per avvicinarmi, e nel giro di dieci minuti di colloquio, mi sono presto reso conto che quella donna non conosceva niente di informatica e che non lavorava per alcuna società come aveva fatto credere... Ho una leggera fame, volete qualcosa da sgranocchiare?

Kaori fece no con la testa. Aveva l’impressione che lo stomaco le pesasse già due tonnellate e guardando la sua tazza mezza vuota, notò che anche quel caffè così nero e così forte non aveva sistemato le cose.

- Cosa voleva realmente questa donna allora?

Jack aprì la credenza, estraendo un sacchetto di arachidi che versò in una ciotola in plastica bianca e ritornò al suo posto. Ne prese un pugno e attese di aver finito di masticare prima di rispondere.

- Mi ha detto, con una certa sufficienza e un certo disprezzo d’altronde, che aveva bisogno non solamente del mio talento informatico ma anche di quello di killer!... Devo confessare che, sul momento, ci ho messo qualche minuto a reagire! Ero persuaso di essermi lasciato alle spalle il mio passato di sweeper e che con tutte le precauzioni che avevo preso per farmi dimenticare, nessuno potesse conoscere la verità!

Istintivamente, Kaori afferrò anche lei qualche arachide.

- Come lo ha saputo?

Jack fece scivolare verso di lui una busta in cartone poggiata sul bancone. L’uomo ne estrasse due foto che mise davanti la donna e puntò il dito su una di loro.

- Si tratta di Kuto Kaidi, un uomo molto influente a Tokyo e fuori i confini della città. Possiede la più grande società specializzata nell’importazione di mobili asiatici del Giappone. La società Kaidi. Suppongo che la conosciate... Io ho lavorato per lui, circa otto anni fa quando sono venuto a stare in Giappone. È stato il mio ultimo lavoro prima di prendere la pensione... se si può chiamare così. (Lemon le mostrò poi il ritratto di una donna dai capelli corti). E lei, è Kira. La figlia di Kaidi. Capite ora come ha saputo del mio passato da killer?

Kaori era perplessa. Non aveva mai visto quella ragazza in vita sua. Ma considerato il numero di donne che Ryo frequentava, poteva anche sbagliarsi.

- Perché non avete semplicemente rifiutato?

Lemon assunse un’aria imbarazzata passandosi una mano nervosa tra i capelli. Il suo sguardo lasciava trasparire tristezza ma anche un certo scoraggiamento.

- Kira mi ha ricattato... A dirla tutta, sono sposato da sei anni ormai ed ho un bambino di quattro anni... Il problema, è che mia moglie, Asumi, non è al corrente del mio passato e capirete facilmente che non ci tengo che lei lo sappia... Come potete constatare Kaori, non ho avuto davvero scelta.

Kaori aveva pena per Jack. Più gli parlava, più lo trovava simpatico. Era anche stato un vecchio killer professionista, crudele e cinico, ma lei sentiva in lui una profonda umanità e una sensibilità commovente. Da un certo lato, la faceva pensare a Ryo.

- Mi dispiace sinceramente per voi... Ma cosa centra City Hunter in tutto questo?

Jack si girò sul sgabello in modo da esserle di fronte.

- E’ molto semplice... Kira è pazza del tutto per City Hunter dopo che le ha salvato la vita in occasione di una rapina alla banca di Shinjuku... Aggiungete la sua mancanza di fiducia in se stessa, la sua fragilità psicologica, il suo lato di bambina viziata, ma quella donna dice di aver trovato in Ryo quello che cercava da anni in un uomo...

Il giorno in cui ha avuto luogo la rapina alla banca, Ryo si trovava nei paraggi per caso. Aveva salvato la vita di una ventina di persone. Uomini. Donne. Bambini. E nel gruppo, c’era questa Kira Kaidi.

-... lei mi ha quindi ingaggiato perché potessi raccogliere il maggior numero d’informazioni sul suo riguardo.... All’inizio, ho pensato che ci avrei impiegato qualche giorno al massimo ma Kira diventava sempre più esigente, insaziabile... Come se fosse completamente ossessionata da lui... Foto, articoli, aneddoti, relazioni... Voleva sapere tutto!

Il tono di voce di Jack era duro, secco. Sembrava davvero infastidito da questa storia e Kaori lo sentiva ancora di più attraverso ogni parola che pronunciava.

- L’ossessione di Kira per Ryo non cessava di aumentare man mano che il tempo passava... Voleva sapere tutto di ogni suo minimo gesto. Voleva conoscere l’identità di ogni persona che incontrava... Credo che sia diventata completamente folle!

Kaori faceva fatica a credere che quella giovane donna dai capelli corti, lo sguardo pieno di vita, il sorriso che rifletteva gioia di vivere potesse essere la donna nevrotica che Lemon stava descrivendo.

- Dunque se ho capito bene, siete stato ingaggiato per soddisfare l’ossessione di Kira per Ryo... Bene. Fino a qui è tutto chiaro. Ma Donnie Pfaster cosa centra in tutto questo?

Lo sguardo di Jack diventò nero al punto da non riflettere più alcuna emozione. Kaori conosceva quello sguardo. L’aveva già visto in Ryo, Mick e Falcon. Significava semplicemente morte e dolore.

- Non si prenda la briga di rispondere... Ho capito... Kira conosceva Pfaster e gli ha chiesto di uccidermi, giusto?... Ma perché mi avete aiutato quella volta?

Jack alzò le spalle, tentando di assumere un’aria distaccata.

- Originariamente, Pfaster non era lì che per testarvi... Valutare la vostra forza, la vostra competenza nell’essere la partner del più grande sweeper del Giappone... Kira non aveva ancora deciso di farvi scomparire.

Kaori era sotto choc dalle sue rivelazioni. Ryo aveva quindi ragione. Non era stata il bersaglio di un semplice psicopatico ma piuttosto la vittima della follia di una donna nevrotica. Quella storia era lungi dall’essere finita.

Provò a nasconderle, ma sentì l’angoscia e la paura salire a poco a poco in lei.

- “Ancora”?... Kira ha dunque cambiato idea e vuole vedermi morta e sepolta?

Lemon approvò con un segno della testa, togliendo lo sguardo dalla donna.

- Kira era persuasa che voi e Saeba non foste che soci di lavoro... Perciò quando è venuta a sapere che eravate amanti, si è infuriata e ha deciso di eliminarvi.

“Amanti”. La parola risuonava nella testa della donna. Rossa come un pomodoro, Kaori si preparò a ristabilire la verità dei fatti.

- Ma no!... Vi state completamente sbagliando!!!... Ryo e io siamo dei semplici soci di lavoro e nient’altro!... Io e un maniaco come lui!!! Pff.... Non c’è alcuna possibilità e, questo, anche se fosse l’ultimo uomo su questa terra!

Kaori arrossi ancora di più quando incrociò lo sguardo malizioso di Jack. Mostrava un sorriso beffardo e quella piccola scintilla che luccicava in fondo ai suoi occhi la innervosiva ancora di più. Esasperata di vedere che si stava deliberatamente prendendo gioco di lei, incrociò le braccia al petto.

- Ve lo assicuro, io... io non sono la sua donna e ancora meno la sua amante!

Il sorriso di Jack raddoppiò d’intensità.

- Cosa???

Senza dire una parola, Jack si diresse verso la sua scrivania e accese il computer. Poi si sistemò sulla sua poltrona di cuoio, digitando alcune password e lanciando la connessione ad internet.

- Kira non mi ha solo ingaggiato perché raccogliessi il maggior numero di informazioni possibili su City Hunter... Mi ha assunto soprattutto perché costruissi il sito più completo e più devoto.

Sotto lo choc, Kaori stava per cadere dallo sgabello. Ritrovò l’equilibrio in extremis, aggrappandosi, con una certa mancanza di grazia, al bancone.

- Un sito internet?... Su City Hunter?... Ma è una follia!!!

Kaori cercò di trovare una parvenza di calma. Ok, non era davvero il caso di andare nel panico anche se aveva l’impressione di trovarsi di fronte ad un enorme puzzle i cui pezzi facevano fatica a incastrarsi l’uno con l’altro.

Non aveva molte alternative.

Doveva semplicemente vedere Ryo. Doveva sapere. Doveva incontrare Lemon. Loro due, avrebbe sicuramente trovato un mezzo per ostacolare i piani di questa Kira Kaidi.

La voce di Jack la riportò alla realtà. Le fece segno di avvicinarsi e, visibilmente fiero del suo lavoro, le disse allegramente:

- Benvenuta su www.CityHunter.com!!!...

Jack fissò la sua attenzione sullo schermo del computer e cliccò su una foto per ingrandirla. Colpì con il dito lo schermo mentre il viso di Kaori, che scopriva l’immagine man mano che appariva, passava da bianco ad un rosso gambero.

- Oh mio dio... ma... Ma dove avete preso queste foto?


Parcheggio Business Plus, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.53



Accovacciato nella sua Mini Austin rossa e nascosto dietro un paio di binocoli, Ryo Saeba ispezionava con una meticolosità quasi sovrannaturale i dintorni.

Rifletteva sul modo in cui entrare nel negozio.

Chambers gli aveva rapidamente spiegato che oltre la porta principale che dava direttamente sul negozio, esisteva un'altra entrata, situata sul retro dell’edificio, che agevolava allo stesso tempo il rifornimento e l’arrivo degli impiegati. Nulla di complicato insomma.

Ryo aggrottò le sopraciglia. Dopo il tempo che era lì, trovava comunque strano non vedere alcun cliente entrare nel negozio.

Fu allora che notò un piccolo cartello appeso sulla porta principale. Inizialmente ebbe qualche difficoltà a decifrarlo ma, dopo due o tre messe a punto delle lenti e qualche corrugamento d’occhi, riuscì a leggere “chiuso dal 2 al 14 luglio per ferie”.

Ryo fece un piccolo sorriso di soddisfazione. Chambers aveva dunque ragione. C’erano delle forti chance che Lemon avesse portato Kaori in quel posto. Era una copertura eccellente e non rischiava di essere disturbato...

Dopo un ultimo sguardo alle vicinanze, Ryo controllò un’ultima volta che la sua pistola fosse ben carica e che avesse portato munizioni sufficienti con lui. Scese allora dalla sua piccola auto rossa, che risalì di alcuni centimetri quando il suo carico uscì, e si diresse a passo di lupo verso l’accesso posteriore di “Prestazioni informatiche”.


Stabilimento “Prestazioni informatiche”, quartiere degli affari
Lunedì 2 luglio, 16.53



La testa fra le mani, Kaori tentava disperatemene di ritrovare la sua calma apparente.

Aveva percorso dalla A alla Z il sito di City Hunter e non riusciva a capacitarsi della miniera di informazioni che offriva a non importa quale individuo. Oltre le numerose foto – Kaori insultò ancora una volta Ryo per averle nascosto QUEL avvenimento fondamentale per l’evoluzione della loro relazione – che svelavano nel dettaglio la loro vita insieme, le sezioni come “City Hunter: una strana coppia”, “biografia di Ryo Saeba”, “biografia di Kaori Makimura”, “Nella vita intima di City Hunter”, erano talmente piene di aneddoti e informazioni di qualsiasi tipo che Kaori si sorprese di riscoprire dei momenti della sua vita che aveva dimenticato. Provò un disagio enorme e si chiese, con una certa apprensione, fino a che punto quel sito potesse recare danni a City Hunter.

Più affaticata psicologicamente che fisicamente, Kaori si lasciò andare contro la poltrona di cuoio pregando interiormente che Ryo arrivasse il più presto possibile.

Jack le aveva vagamente spiegato che aveva fatto in modo che Saeba scoprisse rapidamente dove l’aveva portata. Ed insieme, avrebbe potuto allora mettere a punto un piano efficace per farli uscire da questo vespaio senza troppi danni.

In quel preciso istante, Lemon rifece la sua apparizione dopo aver fatto una telefonata personale. Si avvicinò rapidamente, appoggiandosi con nonchalance contro la scrivania come se questo suo atteggiamento un po’ zen avesse potuto attenuare l’estrema tensione che marchiava il visto di Kaori.

Ma visibilmente la donna era a disagio. Le posò quindi una mano sulla spalla per forzarla a guardarlo.

- Ce la fate, Kaori?

La donna fece un piccolo sorriso contrito, sentendo il bisogno urgente di muoversi e uscire da quella stanza.

- Si... Va bene, no?... Dopo tutto sono la socia di City Hunter e dopo tutto quella che ho già visto durante la mia vita, niente dovrebbe più stupirmi... – Kaori si sentiva le gambe informicolate – Io... Io vorrei rinfrescarmi un po’, se non è troppo di disturbo?

Confuso per non aver pensato al benessere della sua “ospite”, Jack di grattò la testa, facendo un gesto verso la porta dell’ufficio.

- Scusatemi, avrei dovuto pensarci prima... Prendete le scale, poi la porta subito sulla vostra destra. Troverete tutto quello di cui avete bisogno!



* * * * * * * * *



Dato che Lemon non si era preso la briga di chiudere a chiave la porta sul retro, Ryo penetrò senza alcuna difficoltà nel corridoio del retro-negozio.

Con ordine e rapidità, Ryo entrò, pistola alla mano, in ogni stanza ma non trovò niente di davvero probante.

Doveva rassegnarsi. Kaori non si trovava al pianterreno.

Sarebbe stato troppo facile.

No.

Lemon doveva saggiamente aspettarlo al primo piano.

Ryo si prese qualche istante per riflettere.

O si avventava a testa bassa e rischiava, allo stesso tempo, di mettere ancora più in pericolo la sua socia, o saliva con discrezione analizzando la situazione in base alle circostanze.

Come un gatto con le zampe di velluto, Ryo si avvicinò al primo scalino in legno e tese l’orecchio.

Ma niente.

Sperava di sentire i lamenti ed i piagnucolii di Kaori ma apparentemente la sua socia non aveva voglia di brontolare o forse, sperava con tutto il cuore di sbagliarsi, lei non era nella posizione per farlo.

Su punto di salire il primo scalino, Ryo notò che la maniglia della porta alla sua destra iniziò a muoversi.

Ryo pensò immediatamente a Lemon. L’istinto all’erta, si placcò contro il muro in modo da non essere visto dallo sconosciuto ed afferrò, alla prima occasione, il braccio della vittima, storcendolo violentemente sulla schiena.

Fu allora che sentì l’urlo di dolore di una donna e si rese conto, un po’ troppo tardi del resto, che era la sua socia che lui stava malignamente torturando.

La lasciò immediatamente, posando degli occhi sgomenti sulla donna che con una smorfia di dolore sul viso, si massaggiava energicamente l’avambraccio.

- Kaori????... Ma cosa ci fai qui?

Kaori osservò con stanchezza il suo polso arrossato e indicò con il dito il piccolo cartello “Toilette – riservato ai dipendenti” che era appeso alla porta.

- Secondo te?

Lo sguardo di Ryo si posò a turno sul viso arrossato della donna poi sulla famosa scritta. Sembrava un po’ smarrito e Kaori si rimproverò subito per il suo tono un po’ troppo brusco.

- E tu cosa ci fai qui?

Ryo stava per cadere alla riversa davanti alla stupidità della domanda e gli occhi spalancati, si sorprese ad innervosirsi:

- Cosa ci faccio qui?... Mi prendi in giro o cosa?... Ma insomma Kaori, pensavamo che tu fossi legata e imbavagliata su un letto polveroso, un po’ sbilenco, risalente alla prima guerra mondiale, alla mercè di uno dei killer professionisti più dotati della mia generazione e tu osi chiedermi perché sono qui?

Kaori si massaggiò ancora una volta il suo polso dolorante, alzando negligentemente le spalle. Aveva detto ancora una sciocchezza e si chiese se una volta nella sua vita, potesse essere così efficace come il suo partner.

- Mi dispiace...

Ryo si avvicinò alla donna afferrandole il polso. Cominciò a massaggiarlo dolcemente, cosa che fece arrossire immediatamente la donna.

- Spero di non averti fatto troppo male... Ma ti ho presa per Lemon... Ma a proposito, dov’è quel imbecille che regoliamo i conti una volta per tutte?

Kaori era ipnotizzata dal gesto della mano di Ryo e rispose istintivamente:

- E’ nel suo ufficio.... Ti stavamo aspettando da un po’ di tempo d’altronde.

Stupito dalle parole della sua socia, Ryo non ebbe il tempo di chiedere altre spiegazioni che la donna si liberò, salendo le scale. Il suo socio alle calcagna, si girò un’ultima volta, abbassando l’arma che Ryo aveva appena estratto.

- Non preoccuparti Ryo, Jack Lemon sta dalla nostra parte... Preparati a delle rivelazioni scottanti. Credo che tu sia solo all’inizio delle tue sorprese!

Kaori entrò quindi nel ufficio per avvertire Jack Lemon che City Hunter era finalmente al gran completo.


Continua...




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Capitolo 9
*** Soli contro tutti ***


Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.07



Nascosto sul tetto dell’edificio di fronte a “Prestazioni Informatiche”, Tatsuya si lasciò sfuggire un’esclamazione soffocata quando vide, attraverso il suo paio di binocoli, Ryo Saeba nelle stanze della ditta.

Cristo, ma cosa ci faceva lì?

Tatsuya storse il naso. La presenza di Ryo Saeba cambiava tutto.

Zumò.

Lemon, Saeba e la donna erano in piena conversazione e, in base alla faccia seria di City Hunter e i gesti agitati di Jack, le rivelazioni procedevano rapidamente. E perciò, non aveva scelta. Doveva reagire.

Sicuramente, Lemon stava rivelando ogni cosa e presto Saeba sarebbe venuto a conoscenza del ruolo dei Kaidi in tutta questa storia.

Tutto questo non era un bene. Un bene per niente!

Chiedendosi quale sarebbe stata la mossa migliore da fare, l’uomo si tastò la giacca con la mano destra alla ricerca del cellulare. Il telefono attaccato all’orecchio, attese con nervosismo che il suo interlocutore rispondesse alla chiamata.

- Kuto Kaidi, ti ascolto.

(La voce ferma ma affaticata denunciò l’età dell’uomo anziano.)

- Sono Tatsuya... Avevate ragione, signor Kaidi... Sembra che Lemon sia passato dalla parte del nemico. Sta avendo una conversazione animata con Kaori Makimura e Ryo Saeba.

(Come se potesse essere sentito, Tatsuya abbassò la voce.)

- Saeba è lì?

(Tatsuya zumò su Ryo, tirandosi indietro istintivamente quando con lo sguardo gli sembrò di incontrare il suo. Si diede subito dell’imbecille. Come se Saeba potesse vederlo da lì dov’era!)

- Si... E’ appena arrivato. E dalla scena che si sta svolgendo sotto i miei occhi, Lemon s’è preso la gioia di raccontagli tutto... Immagino che l’operazione sia annullata?

(Silenzio per alcuni secondi.)

- No... Dovete uccidere quella donna e Lemon se quest’ultimo ci ha traditi. Perciò fattelo!

(Sorpreso da quella risposta, Tatsuya ci mise qualche secondo prima di rispondere.)

- Voi... voi ne siete sicuro?... Sapete che la signorina Kira non sarà molto contenta se dovesse succedere qualcosa a City Hunter?

(Rendendosi conto di aver fatto una gaffe, Tatsuya strinse i denti.)

- Non vi pago perché vi preoccupiate degli stati d’animo di mia figlia!... Perciò fate quello che vi ho detto e venite a trovarmi quando sarà tutto finito. Capito?

- Certo, signor Kaidi... Me ne occupo subito!

Tatsuya zumò nuovamente sul piccolo gruppo, restando un po’ più a lungo sulla donna.

Rimettendo il binocolo nella sua custodia, si disse che era un vero peccato dover sacrificare una donna così bella. Gli sarebbe piaciuto tenerle compagnia – il suo celibato cominciava a pesargli un po’ – ma sapeva perfettamente che non era lì per ascoltare i suoi sentimenti.

Pff... Comunque, che peccato dover uccidere una donna così! Ma bè, quello era il suo lavoro e lui doveva eseguire gli ordini.

Allora, lo sguardo freddo ed inespressivo, Tatsuya gettò un’ultima occhiata al suo orologio – indicava le 17.07 – e con un gesto sicuro, estrasse un telecomando con diversi bottoni sui quali era pronto a spingere.


”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.10



Con la massima disperazione di Kaori, Ryo abbozzò ancora uno dei suoi sorrisi deboli e maliziosi di cui solo lui conosceva il segreto. Con la naturalezza di uno sfrontato, si sistemò comodamente nel divano in cuoio, emettendo dei risolini lubrici.

- Allora è proprio vero?... Esiste veramente su questa terra, una donna pronta a tutto per appagare ogni mia minima fantasia ed ogni mio minimo desiderio? Una donna che di dannerebbe per me?... Ma è fantastico!

Morta di vergogna di fronte al comportamento così infantile del suo socio, Kaori si nascose il viso tra le mani, facendo dei respiri profondi per tentare di calmare la collera che minacciava di sommergerla nei secondi a venire.

Aveva anche vissuto più di otto anni al suo fianco, ma non riusciva ancora a capire questo bisogno, divenuto sistematico per forza di cose, di prendere in giro e deridere ogni cosa. Pregò perché tornasse serio ma, invece che quello, lui calcò ancora di più la mano.

- Non avete una foto di Kira perché possa vedere com’è?... Capite Lemon, bisogna che sappia se lei può fare l’affare prima di offrile il mio corpo e la mia anima!

Kaori fece scivolare le mani tra i capelli mettendosi a respirare sempre più forte. Non aveva alcuna voglia di arrabbiarsi e di dare una bella lezione a Ryo ma... lui stava superando ogni limite.

Tentò un’ultima volta a ragionare.

“Respira Kaori... Respira... Immagina il suono del mare... Gli uccellini che cantano e i bambini che giocano nella sabbia... AHHHHHHH... Soprattutto non immaginare Ryo che corre dietro a tutto quelle graziose ragazze!... No... Calmati e smettila di immaginare!... Bè, troppo tardi... Se l’era cercato quel imbecille!

Dopo quattro settimane d’astinenza, Kaori ritrovò senza alcun problema l’uso del suo martellone e con piacere, lo schiantò su Ryo così che diventasse completamente parte del divano che lui aveva l’aria di trovare di suo gusto.

- OUAHHHH!!!... No Kaori!! Non il martello!!!

Un sorriso malsano a deformare le sue labbra, Kaori si piazzò davanti a lui, sussurrandogli all’orecchio:

- La prossima volta che osi sbavare con così tanta adulazione per una donna che cerca in tutti i modi di uccidermi, ti giuro che non sarà solamente la tua testa che ti schiaccerò con piacere!... Spero di essere stata abbastanza chiara?

Ryo che aveva l’aria di un bimbo preso sul fatto, approvò con un segno della testa e si risistemò discretamente sul divano.

Affaticata da questo sforzo di cui avrebbe fatto volentieri a meno, la donna emise brutalmente un sospiro, ma si irrigidì immediatamente quando incrociò lo sguardo inquieto di Jack.

- Dannazione Saeba, credete che sia il momento di fare le vostre pagliacciate!... Sembra che non abbiate afferrato la gravità della situazione... Kira mi ha dato due giorni per sbarazzarmi di Kaori e vi informo che il conto alla rovescia è largamente iniziato!

Kaori non aveva mai visto Jack così nervoso. Sembrava pronto ad esplodere.

La donna si lasciò cadere mollemente sul divano, cercando di comprendere. Sapeva che Kira voleva eliminarla ma non aveva pensato così presto. Dovevano fare presto.

Lemon sembrò capire le preoccupazioni della donna e le prese la mano per rassicurarla, cosa che, involontariamente, innervosì Ryo che sentì un certo sentimento di gelosia rifare la sua apparizione.

- Se non vi ho detto nulla Kaori, è perché non volevo spaventarvi prima del tempo... Ma la verità, e che ci restano meno di 48 ore adesso per sistemare questa storia.

Infastidito dal tono paternalistico e un po’ troppo familiare dell’uomo, Ryo schioccò la lingua, incrociando con nonchalance le braccia dietro la testa.

- Tss tss... Non preoccupatevi Lemon... Kaori ed io abbiamo vissuto delle situazioni ben più drammatiche e ben più pericolose di questa per lasciarci intimidire da una fan un po’ troppo ingombrante!... Fidatevi di me, Lemon!... Kaori resterà in vita e il vostro segreto sarà al sicuro, parola di City Hunter!

Kaori volse la testa verso il suo socio che le fece un occhiolino di rimando pieno di complicità. Immediatamente, un sorriso prese forma sulle sue labbra. Si sentiva al sicuro, ora. Serena. Sollevata. Ryo aveva ragione. Ne sarebbe usciti. Come sempre. E con un po’ di fortuna, sarebbero usciti da questa storia più vicini e più forti che mai. Bisognava solo che Lemon gli desse fiducia e tutto sarebbe andato bene.

- Sapete Jack, noi...

Jack gli rivolse uno sguardo quasi glaciale. Non condivideva la sicurezza di Ryo. Al contrario. Sembrava ancora così infuriato e pronto ad alzare la voce.

- Siete troppo fiducioso Saeba... E ho davvero paura che questo eccesso di fiducia ci porterà dritti spalle al muro... Devo ricordarvi fino a che punto Kira è astuta?... Molto più malvagia del vostro comandante Kreuz, del vostro Kaibara o ancora di tutti quei piccoli spacciatori o trafficanti che avete incontrato sulla vostra strada... Non dimenticate soprattutto che è riuscita ad allontanarvi dalla vostra socia senza la minima difficoltà e che, se non ci fossi stato io lì, Kaori non sarebbe più a questo mondo oggi...

Ryo storse il naso. Lemon non aveva completamente torto.

Dall’inizio di questa faccenda, aveva commesso diversi sbagli imperdonabili da parte di uno sweeper ed era stato lì lì per pagare caro il prezzo dei suoi spiacevoli errori.

Kaori vide la mascella del suo socio contrarsi e i pugni serrarsi violentemente.

Ryo sapeva di non avere un'altra alternativa. Ed anche se rimettere la vita della sua socia nelle mani di un perfetto straniero, ex-sweeper in aggiunta, gli costasse molto, Ryo si rese conto che non aveva davvero scelta.

- Ok, Lemon... vi ascolto...

Lemon si passò una mano nervosa tra i capelli prima di cominciare:

- Non vi dirò che il modo migliore per neutralizzare un avversario, è compirlo al suo punto debole. Ma Kira ha un solo punto debole: suo padre. A parte voi ovviamente, è la sola persona che ama ed ammira...

Ryo ascoltava con viva attenzione.

- Cosa volete dire, Lemon?... Che sbarazzandoci del padre, ci sbarazzeremmo della figlia?

Kaori guardò a turno i due uomini e prese parte alla conversazione.

- No... no... Non credo che Jack volesse dire questo... Se uccidi suo padre, c’è la forte possibilità che Kira voglia poi vendicarsi e ci ritroveremmo al punto di partenza... No, credo che occorra essere più astuti...

Ryo riconobbe immediatamente il piccolo bagliore che scintillava negli occhi della sua socia. Aveva un’idea per la testa. Un’idea eccellente senza dubbio.

Kaori si sedette sul bordo del divano per avvicinarsi ai due uomini e spiegò loro gesticolando con le mani:

- Se ricordo bene quello che mi avete detto Jack, Kuto Kaidi ha qualche legame, che noi qualificheremo d’amicizia, nella malavita di Tokyo... E questo, automaticamente, spiegherebbe abbastanza logicamente la sua influenza nella politica della città ed il suo monopolio nel settore delle esportazioni di mobili asiatici... Perciò, ecco... Se noi recuperassimo il maggior numero di documenti provanti il legame di Kuto Kaidi con la malavita, avremmo un eccellente mezzo di pressione su Kira e potremmo ottenere da lei che ci lasci in pace... o che lasci il Giappone e se ne vada altrove!

Jack approvò con un segno della testa. L’idea era buona e chiedeva di essere approfondita.

Ryo la ascoltava attentamente.

- La vostra idea mi piace, Kaori... E’ praticamente certo che Kira lascerà la presa se c’è la prendiamo con suo padre... Ma come possiamo ottenere quei documenti in meno di 24 ore?

A questa domanda un sorriso sicuro illuminò il viso di Kaori che indicò Ryo con la mano.

- E’ semplice... Se ne occuperà Ryo... Non dimenticatevi che è il miglior sweeper del Giappone!

Un sorriso di soddisfazione sulle labbra, Ryo restava sempre silenzioso.

Jack non riusciva a capire se Ryo era fiero della sua socia o se era semplicemente fiero di se stesso. I professionisti erano più o meno narcisisti, questo era un fatto ben noto.

Kaori, lei, si prendeva un evidente piacere a svelare il suo piano:

- Se Ryo facesse in modo di “rincontrare” Kira Kaidi e cercasse di sedurla, non credete che ci sia la possibilità che lo inviti a casa sua o dovrei dire di suo padre?... Lei è follemente innamorata di Ryo, no?

Jack non ebbe il tempo di fare delle osservazioni che dei rumori provenienti dal corridoio attirarono la sua attenzione.

In quel istante, la porta si aprì bruscamente lasciando spazio ad un bambino bruno, alto una spanna, visibilmente senza fiato per aver salito le scale. Il piccolo bimbo si fermò di colpo, posò uno sguardo allo stesso tempo sorpreso e malizioso su Ryo e Kaori prima di lanciarsi, gridando il più forte possibile verso Lemon:

- Papaaaaaaaaaa!... Papaaaaaaaaaaaa!... Voglio un bacio!

Un sorriso immenso alle labbra, Jack abbracciò suo figlio, dandogli un bacio sulla guancia e rimettendolo gentilmente a terra.

La porta dell’ufficio aperta, una bella donna bruna con i capelli lunghi fece la sua apparizione, rivolgendo un magnifico sorriso a suo marito:

- Mi dispiace disturbarti tesoro ma Rei voleva assolutamente darti un bacio prima di partire per andare da mamma... Penso che sia un po’ deluso che non ci accompagnerei alla stazione...

Jack si grattò la nuca, l’aria visibilmente annoiata.

- Lo so bene, Asumi... Ma come puoi vedere, ho un appuntamento e non posso giustamente lasciare i miei ospiti...

Asumi si avvicinò a suo marito e notò in quel istante la presenza di Ryo e Kaori. Gli rivolse un sorriso caloroso, mormorando dolcemente a suo marito:

- Sei sicuro che non puoi assentarti qualche istante?... Per favore?... Pensa un po’ a Rei... E’ la prima volta che passerà le vacanze senza di te...

Al suo nome, Rei pestò i piedi e tese le braccia verso suo padre. Lemon posò degli occhi di una tale dolcezza su suo figlio che Kaori si sentì colpevole di essere la ragione che lo separava da suo figlio. Se Kira non l’avesse presa come capro espiatorio, Jack sarebbe partito tranquillamente in vacanza con la sua famiglia.

Si sentiva in colpa.

Rei chiacchierava con suo papà con tutta l’innocenza che gli provocava la sua piccola età. La donna sentì una ventata di tenerezza invadere tutto il suo essere.

Se era inimmaginabile se non anche impensabile per certe persone che un killer professionista potesse alla fine cambiare vita e ritrovare una sembianza d’umanità, Kaori, lei, ne aveva avuto ancora una volta la prova sotto gli occhi.

Fece scivolare rapidamente un’occhiata su suo socio, alzando gli occhi al cielo alla vista del suo sguardo stravolto e perverso. Visibilmente, trovava “ancora” quella donna di suo gusto ma Kaori si prese un maligno piacere a mormorargli all’orecchio:

- E’ Asumi, la moglie di Jack... E quel bimbo, è Rei... Il loro figlio di quattro anni.

Mentre Ryo cercava di nascondere la delusione di sapere che quella bella donna era sposata, Kaori alzò la voce abbastanza forte perché Lemon potesse sentirla.

- Non preoccupatevi per noi Jack e fatemi un piacere... Accompagnate vostra moglie e vostro figlio... E prendetevi il tempo che vi serve, noi non ci muoveremo da qui. Promesso.

Jack posò uno sguardo allo stesso tempo intrigato e riconoscente sulla donna cosa che, naturalmente, la fece arrossire. La ringraziò con un caloroso sorriso.

La mano in quella di suo figlio, si apprestò ad uscire dall’ufficio in compagnia della moglie quando si girò un ultima volta, dicendo con uno sguardo malizioso:

- Kaori... Non ho ancora avuto il tempo di mostrare il sito a Saeba... Conto su di voi perché lo facciate... Non ci metterò molto... Ancora grazie.

La donna si alzò in piedi bruscamente per protestare.

- Che cosa???????

Troppo tardi. Lemon aveva chiuso la porta.

Non restavano che lei, Ryo e quelle famose foto...

Kaori imprecò a voce alta. Era fuori questione che Ryo vedesse quel sito. Non c’era bisogno che vedesse quelle foto. Almeno non in quelle circostanze drammatiche. Non così. Ed anche se lei moriva dalla voglia di metterlo spalle al muro e di capire che cosa gli era realmente passato per la testa quella famosa sera.

Il cuore di Kaori iniziò a battere più forte. Improvvisamente non si sentiva bene. Non aveva la forza di subirsi le spiegazioni confuse e tortuose del suo socio.

Senza rendersene conto, Kaori lanciò uno sguardo spaventato al suo socio e poi al computer. Cosa che non sfuggì a Ryo.

- Non agitarti in questo modo, Kaori... il sito... Lo già visto... E’ la ragione per cui Yuka mi ha chiamato questa mattina.

Kaori capì subito quello che questo significava. Sapeva che lui sapeva e lui sapeva che lei sapeva.

Era tutto così complicato!

Il mal di testa della donna si intensificò. A meno che non fosse il sangue che le batteva sulle tempie.

- Aaaaahh... Quindi sai che io so.

Ryo alzò gli occhi visibilmente divertito sulla sua socia.

- Si... io so che tu sai... E d’altronde ho pensato di chiedere a Lemon di togliere certe foto da quel sito...

Kaori tentò di riprendere un’aria distaccata ed alzò negligentemente le spalle.

- Ahhh... perché?

Ryo si passò una mano tra i capelli. Sfoggiava un’espressione ambigua.

- Ma insomma Kaori... alla vista di alcuni scatti, certe donne potrebbero pensare che io passò la mia vita a guardare riviste porno e a sbavare su donne bellissime... Bisogna che preservi la mia reputazione.... E tu dovresti fare altrettanto, mia cara... Vederti darmi continuamente delle martellate non ha niente di elegante e di grazioso, credimi...

Kaori caddè all’indietro davanti alle assurdità che aveva appena sparato Ryo.

Se continuavano con questo dialogo facendo orecchie da mercante, non avrebbero concluso niente.

Ma questa volta non sarebbe stata lei a fare il primo passo! No, non sarebbe caduta così in basso. Dopo tutto, era lui che le aveva mentito e che aveva falsificato la verità a suo vantaggio. Lei, non era che la vittima! Bè, una vittima consenziente forse ma pur sempre una vittima! Era una questione di principio. Se lui aveva il suo orgoglio, anche lei aveva la sua fierezza!

Stanca di dover sempre chiedergli ogni cosa, la donna gettò uno sguardo carico d’amarezza e disse con voce triste:

- Oh e poi mi innervosisci!... Fai quello che vuoi!


Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.27



Tatsuya imprecò. Lemon se n’era andato, doveva attendere con pazienza il suo ritorno per mettere in atto il suo piano.
Decisamente, non era proprio la sua giornata oggi! Avrebbe dovuto restarsene a letto, come il suo oroscopo gli aveva così saggiamente consigliato.

Irritato di dover restare appollaiato su quel maledetto tetto e sotto quel calore opprimente, Tatsuya si promise di cambiare mestiere e di trovarne un altro meno pericoloso e meglio pagato.


”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.33



Kaori e Ryo erano seduti l’uno a fianco dell’altro come due imbecilli. Lo sguardo stranamente obnubilato dai suoi sandali bianchi, Kaori torturò per la centesima volta nella giornata le sue dita, cercando di respirare con la più calma possibile.

Doveva gestire il suo stress e la sua collera.

Il silenzio, che si era installato tra di loro, era diventato pesante. Opprimente. E’ carico di sottointesi. Ciascuno sapeva perfettamente di cosa l’altro voleva parlare ma nessuno dei due aveva deciso di fare il primo passo.

Kaori aveva semplicemente paura di essere respinta ancora una volta. Sapeva che nello stato attuale delle cose, non l’avrebbe sopportato. Ryo, lui, si sentiva incapace di parlare di quelle cose. Tutti i buoni propositi che aveva preso quella mattina stessa erano andati in fumo.

Non riusciva ad esprimersi.

Era drammaticamente ridicolo!

Gli sarebbe stato sufficiente dirle tre piccole parole e l’avrebbe resa la donna più felice del mondo. Ma le parole gli restavano bloccate in gola. Dolorosamente.

Il silenzio perdurò ancora qualche minuto. Sempre così psicologicamente estenuante.

Silenziosamente, Ryo ammirò ancora una volta la bellezza perfetta della donna. Dai suoi graziosi piedi ai suoi occhi brillanti, l’uomo non potè che constatare la perfezione del suo corpo e dei suoi lineamenti.

Stranamente, il suo sguardo si posò nuovamente sul polso ancora un po’ arrossato di Kaori. Ryo borbottò contro se stesso. Le aveva fatto male. E questo non gli piaceva.

Allora, con un gesto tenero, le riprese la mano ricominciando a massaggiargliela dolcemente. Sospesa, la donna sussultò.

- Non mi rendo sempre conto del male che ti faccio, Kaori...

Kaori arrossì violentemente sotto quello sguardo insistente. Il cuore le batteva freneticamente. Ma non per la stessa ragione di poco fa. C’era qualcosa nella voce di Ryo che la toccava profondamente. Non osava guardarlo in faccia. Ma era talmente vicino a lei ora, che poteva sentire l’odore del suo dopobarba.

Ipnotizzata dalle sue mani così robuste e virili, gli rispose senza rendersene conto:

- Non mi hai mai fatto del male, Ryo... Al contrario, ci sei sempre stato per aiutarmi e proteggermi...

Gli occhi di Ryo era pieni di domande. Con sensualità, accarezzò il braccio nudo della donna che fremette sotto quel gesto. La sua voce roca e mascolina risuonò nel silenzio dell’ufficio.

- Non parlo di dolori fisici, Kaori...

Kaori lo guardò stranamente.

L’atmosfera era diventata elettrica.

Gli occhi del suo socio brillavano di uno strano bagliore. C’era una piccola fiamma in fondo ai suoi occhi. Quella stessa fiammella che aveva scortò la sera in cui stava per baciarla.

Un desiderio folle le serrò il cuore. E se lei avesse osato?

- Ryo... io

Ma le parole non uscivano. Se esisteva il premio per il più grosso imbranato del pianeta, senza dubbio avrebbe vinto il primo premio!

Pff... era difficile!

E Ryo non l’aiutava. Al contrario. Poteva sentire il suo sguardo scivolare sul suo corpo per poi andare a posarsi ancora e sempre sulle sue labbra. Era sull’orlo di una crisi di nervi. Aveva l’impressione che il suo cuore stesse per esplodere.

Ma lui a cosa stava pensando?

- Ryo... io

Ryo fissava intensamente il viso arrossato e gli occhi brillanti della donna.

Sentiva il bisogno irrefrenabile di baciarla. Non aveva mai sentito un sentimento così forte in tutta la sua vita. Un desiderio talmente violento che aveva l’impressione di morire se non l’avesse soddisfatto.

Non riusciva a dirle tutto quello che rappresentava per lui.

E sia.

Glielo avrebbe mostrato. Con tutta la passione e l’amore che lei gli ispirava.

Istintivamente, Ryo afferrò l’altra mano di Kaori e se la portò alle labbra. Depose un leggero bacio sul palmo e lo strinse contro il suo cuore. Ryo approfittò della confusione della donna per stringerla tra le sue braccia.

Fremente, sentì il respiro caldo di Ryo sul collo e chiuse gli occhi per assaporare quell’istante magico.

- Hai notato a che punto siamo fotogenici, tu ed io?... Mick sarà gelosissimo quando vedrà quelle foto!

Kaori rise dolcemente.

Per niente al mondo avrebbe voluto lasciare quelle braccia così forti e vigorose. Perciò quando Ryo si staccò delicatamente da lei per vedere meglio il suo viso, la donna emise un piccolo lamento di protesta.

Prendendo quel gesto per un invito, Ryo immerse i suoi occhi febbrili in quelli della donna, impadronendosi con passione delle sue labbra.


Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.50



Tatsuya emise un sospiro di sollievo quando vide Lemon parcheggiare rapidamente nel parcheggio addetto al personale. Tutta questa storia stava per finire ed avrebbe potuto finalmente tornarsene a casa.


”Prestazioni Informatiche”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 17.50



Lemon salì i gradini delle scale quattro a quattro. Si sentiva rassicurato di sapere suo figlio e sua moglie in partenza per Osaka. Se non altro, Kaidi non avrebbe potuto far loro del male. Era già qualcosa.

Mentre si apprestava ad aprire la porta, Lemon fermò di netto il suo gesto. Il silenzio che regnava nel edificio attirò la sua attenzione. Curioso, tese l’orecchio e credete di sentire dei piccoli gemiti e delle piccole risa provenire dall’ufficio.

Un sorriso malizioso prese forma sul suo viso.

Bingo! Il suo piano aveva funzionato.

Se Kaori e Ryo fino ad un’ora fa erano ancora dei semplici socio di lavoro, ora ci avrebbe scommesso che la loro relazione fosse nettamente evoluta, prendendendo una svolta molto più interessante!

Jack fu felice per la donna. A forza di lavorare su City Hunter, aveva indovinato i sentimenti che legavano quei due.

Trattenendosi dal ridere, Jack ridiscese al piano terra e fece in modo di fare il massimo rumore sulle scale per segnalare il suo ritorno. Bussò alla porta (ndK: lo so che è il suo ufficio ma le buone maniere non si perdono mai) ed entrò come se niente fosse.

- Kaori!!! Saeba!!!

Kaori e Ryo erano ognuno a ciascun lato del divano.

I capelli un po’ in disordine, le guance a fuoco e gli occhi brillanti, Kaori rimetteva in ordine il più discretamente possibile i suoi abiti. Quanto a Ryo, si grattava negligentemente la testa, e ridacchiò stupidamente:

- Avete fatto presto, Lemon!

Ironico, Jack strinse gli occhi continuando a guardare la donna.

- Rapido... Efficace... queste sono le qualità primarie di uno sweeper, vero Saeba?

A quelle parole, un sorriso franco si disegnò sulle labbra di Ryo. In fin dei conti, Lemon gli piaceva. Avrebbero risolto quel caso senza problemi. Ryo ne era definitivamente persuaso.

Mentre era sul punto di ribattere, il rumore di un piccolo clic attirò la sua attenzione.

Il suo viso riprese improvvisamente la serietà e l’impassibilità leggendaria dello sweeper. Kaori si mise in guardia. Ryo aveva un brutto presentimento.

Sotto gli occhi increduli di Jack e Kaori, Ryo si alzò con un salto, dirigendosi verso la finestra per gettare un’occhiata fuori. La sua voce si fece dura ed inquieta:

- Lemon... C’è un uscita d’emergenza in questo palazzo?

Kaori e Jack si scambiarono uno sguardo perplesso e lungi dal formalizzarsi, Ryo aggiunse:

- Rispondete Lemon!... C’è un uscita d’emergenza in questo palazzo?

Ryo ebbe giusto il tempo di finire la sua frase che un’enorme esplosione rimbombò, facendo vibrare i muri della stanza con un rumore sordo e stridente. Sotto la violenza del colpo, Ryo sbattè contro un dei scaffali ricevendo uno dei volumi de “Il genio informatico” sulla testa.

- Che cosa...?

I muri smisero momentaneamente di tremare mentre un calore sconosciuto invase poco a poco tutta la stanza. Kaori e Jack, accasciati sul divano in seguito al colpo, si rimisero il più rapidamente possibile sulle loro gambe. Mentre Jack si precipitava verso le finestre per cercare di capire un minimo quello che stava succedendo, la donna cercò Ryo con lo sguardo per vedere che stesse bene. Rassicurata di vederlo grattarsi la testa con aria dubbiosa, emise un sospiro di sollievo.

L’uomo di avvicinò con passo rapido, afferandole vigorosamente la mano, ben deciso a non lasciarla.

- Kaori... Resta vicino a me e non mi lasciare...

Ryo non ebbe il tempo di finire la frase che una nuova esplosione risuonò nel edificio. I mobili oscillarono violentemente, pronti a crollare da un momento all’altro. I quadri cadevano a terra uno ad uno con un rumore sordo e soffocato.

Jack sembrava totalmente travolto dagli eventi.

I muri cominciarono a screpolarsi profondamente, ed il soffitto a creparsi pericolosamente. Pezzi d’intonaco cadevano poco a poco sul pavimento sollevando delle nuvole dense di polvere.

Kaori cominciò a tossire. Aveva gli occhi che bruciavano e la dolorosa sensazione di avere i polmoni in fuoco. La donna aveva la sensazione di soffocare tanto il calore soffocante mischiato alla polvere dell’intonaco rendeva l’atmosfera quasi irrespirabile.

L’allarme del negozio si accese. Nessun dubbio che l’incendio fosse scoppiato al piano di sotto.

Jack percorse rapidamente la stanza con lo sguardo.

- Saeba... Kaori... Per di qui!

Il calore era insostenibile. Kaori faceva fatica a respirare tanto i polmoni la facevano soffrire.

Ci fu un'altra deflagrazione. Più vicina. Più violenta. Il soffitto cedette sotto la violenza della scossa.

Preso dal panico, Ryo si gettò su Kaori per proteggerla dei pezzi di soffitto che ricominciavano a cadergli sulla testa. Dovevano uscire da quel edificio al più presto.

- Lemon, dobbiamo uscire da qui e veloce...

Tenendo Kaori per mano, Ryo aprì la porta dell’ufficio ma la chiuse immediatamente quando delle fiamme gigantesche minacciarono di inghiottirli completamente. Il palazzo era in preda ad un enorme incendio e non se ne parlava di scappare per di lì.

Erano intrappolati al primo piano e in base alla frequenza delle esplosioni, non gli restava molto tempo prima della prossima detonazione.

- Non per di là, Saeba... (Lemon fece un segno a Ryo, intimandogli di seguirlo nella piccola stanza adiacente all’ufficio. C’era una piccola finestra che Lemon ruppe con un estintore.) E’ l’uscita di sicurezza... Uscite dalla finestra e aggrappatevi alla scala... Muovetevi, non abbiamo molto tempo prima che l’edificio crolli completamente...

Una nuova esplosione echeggiò. Questa volta il detonatore doveva trovarsi al primo piano.

Kaori si protesse istintivamente la testa con le mani, mentre Ryo seguì Jack che non potè impedirsi si andare a vedere un’ultima volta l’ampiezza dei danni.

Delle travi erano cadute dappertutto. Il fuoco divorava la massiccia porta. Il superbo ufficio in quercia presto non sarebbe stato che un lontano ricordo e, il viso che rifletteva tutta la sua rabbia e la sua collera, Lemon vide la sua impresa svanire in fumo. Più che una perdita materiale, Lemon considerò questo disastro come un fallimento.

Il fallimento della sua vita.

Allora sentì la mano di Ryo posarsi sulla sua spalla per fargli comprendere che era tempo di andare.

- Lemon, dobbiamo andare!

Kaori scese per prima. Ryo l’aiutò ad appendersi alla scala e controllò che resistesse per tutta la distanza. Aveva visto che le faceva male la caviglia ma, come d’abitudine, lei non si era lamentata. Una volta arrivata a destinazione, Ryo si lanciò rapidamente ma ci mise molto meno tempo della sua socia a raggiungere il suolo.

Kaori si era appoggiata al muro, cercando di riprendere fiato. Le faceva male dappertutto ma sapeva che non aveva ne il tempo e che non era ne il momento per lei di impietosirsi per la sua sorte.

- Kaori, va tutto bene?

La donna rispose con un piccolo sorriso. Si passò una mano sul viso come se quel gesto potesse cancellare la fatica e lo stress di queste ultime ore.

Sul punto di rispondere, spalancò gli occhi spaventata quando Ryo le intimò di correre il più velocemente possibile senza voltarsi. La donna obbedì e si ritrovò placcata al suolo, coperta dal corpo di Ryo.

Una deflagrazione due volte più forte delle altre spazzò via letteralmente la cima del palazzo.

Presa dal panico, bloccò di colpo la respirazione e attese che Ryo le dicesse di muoversi. Dopo qualche minuto, l’uomo si rialzò, aiutandola a fare lo stesso.

Barcollando, Kaori dovette prendere appoggio sul suo socio per mantenere l’equilibrio. Lo spettacolo di quel palazzo in fiamme era impressionante.

Il piano terra era ancora in piedi ma il primo piano era stato completamente distrutto dall’esplosione. Se fossero rimasti in quel palazzo un minuto in più, probabilmente non sarebbero stati più a questo mondo. Ma era sani e salvi ancora una volta. Grazie a Ryo. Ed a Jack anche...

O mio dio Jack!

Sconvolta, Kaori scrutò i paraggi alla ricerca di quell’uomo che le aveva salvato la vita. Presa da un brutto presentimento, la donna cercò lo sguardo del suo socio, ponendogli la domanda della quale non era sicura di voler sentire la risposta:

- Ryo... Dov’è Jack?


Tetto di “Micromania Corporation”, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 18.01



Tatsuya sorrise soddisfatto.

Sistemò il cellulare nella tasca interna della sua giacca.

Kuto Kaidi era contento del suo lavoro e gli aveva promesso un piccolo premio non trascurabile in risarcimento dei piccoli disguidi della giornata.

In fin dei conti, la giornata non era stata così catastrofica. Al contrario. Con quello che aveva guadagnato, Tatsuya poteva anche pagarsi una vacanza al sole.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Lunedì 2 luglio, 18.15



Sostenendo Kaori che aveva delle difficoltà a camminare a causa della sua caviglia dolorante, Ryo entrò rapidamente nel palazzo.

I sensi sempre all’erta, aveva fatto attenzione a che nessuno li avesse seguiti dopo la loro fuga dal quartiere degli affari e, per esserne veramente certo, non aveva esitato ad imboccare tutte le piccole stradine mal conosciute della città di Tokyo.

E grazie a dio, erano sani e salvi. Kaori era viva e questo era tutto quello che importata a Ryo per il momento.

Di fronte alla porta del loro appartamento, Ryo si prese il tempo per osservare con la coda dell’occhio la sua socia che, testa bassa e spalle accasciate, fissava instancabilmente il pavimento. Sapeva che non stava bene. Sentiva la sua pena ed il suo malessere dal più profondo di lui e non poteva farci niente.

Kaori era rimasta più che colpita dagli avvenimenti di quelle ultime dodici ore. Ricordava la maschera di tristezza che aveva coperto il suo viso quando le aveva annunciato che Lemon probabilmente era morto.

In quel preciso istante, gli occhi di Kaori avevano riflesso un’immensa sofferenza. Un dispiacere al limite della disperazione. Un sentimento che non aveva mai visto cosi forte in lei. E benché gli facesse male ammetterlo, capiva il perché.

- Mick!?... Falcon!?... Siamo qui...

Ryo e Kaori entrarono nel salotto ed ebbero la sgradevole sorpresa di trovarlo vuoto. Apparentemente, Mick e Falcon erano tornati a casa e Chambers se l’era data a gambe.

La donna, al limite dell’esaurimento, si liberò delicatamente dalla stretta del suo socio dirigendosi, zoppicando, verso il divano. Si sedette silenziosamente nascondendosi il viso con le mani.

Ryo si sentì inquieto a vederla in quello stato e stinse convulsamente i pugni. Aveva l’interesse a porre termine a quella folle storia il più velocemente possibile, se non altro per il benessere di Kaori.

Senza fare il minimo rumore, Ryo si diresse in cucina e contattò Mick sul suo cellulare “riservato alle più belle donne del Giappone e del mondo intero”. Gli spiegò rapidamente la situazione e fu più o meno sorpreso di scoprire che, secondo le parole di Dave Chambers, Kuto Kaidi non aveva solamente deciso di eliminare Lemon e Kaori ma desiderava vedere morto anche lui.

- A dire il vero Mick, tutto questo non mi stupisce più di tanto... Per Kaidi, è un modo come un altro di guarire la follia di sua figlia... Se non esistessi più, l’ossessione di Kira sparirebbe.

(Mick, dall’altro capo del filo, pareva asettico.)

- Si... ma tu non sai la meglio Ryo... Il tuo famoso Dave Chambers... Bè, non ha niente del perfetto gentiluomo la cui ascesa sociale non era da eguagliare che alla dimensione del suo portafoglio... Figurati che è ricercato dal Interpol per sottrazione di fondi e truffa internazionale... Kaidi che era a conoscenza di tutta la storia, e sapeva che anche il padre di Dave era coinvolto nell’intrallazzo, ne ha approfittato per ricattarlo e l’ha obbligato ad avvicinarsi a Kaori per spillarle il maggior numero di informazioni su di te e City Hunter...

(Ricordando le circostanze del loro primo incontro, Ryo si rimproverò di nuovo per non aver ascoltato, con più attenzione, il suo istinto da professionista d’abitudine impeccabile.)

- E cosa è successo a questo imbroglione?

(Mick iniziò a ridacchiare.)

- Oooohhhh non preoccuparti per lui, Ryo... E’ con la cara Saeko... non ti dico la faccia della tua ispettrice preferita quando l’ho informata che aveva un truffatore mondialmente ricercato sotto il naso da circa due mesi e non si era accorta di niente...

(Ryo sentì come dei gemiti provenire dal salotto. Inquieto, gettò un’occhiata e gli sembrò di scorgere Kaori ad asciugarsi rapidamente gli occhi con il dorso della mano. Aggrottò le sopraciglia.)

- Bene Mick... Devo lasciarti e soprattutto non ti dimenticare di dire a tutti che Kaori sta bene.

(Ryo sperò che la sua voce non tradisse l’inquietudine che lo invadeva poco a poco.)

- Dille che le darò un grosso abbraccio non appena la vedrò!

(Disgustato dall’immagine di Mick e Kaori tra le braccia uno dell’altra, Ryo fece una smorfia.)

- Ok ed io farò la stessa cosa alla dolce Kazue non appena la incrocerò... Bye Mick!

Ryo entrò silenziosamente nel salotto e posò delicatamente il cellulare di Kaori sul tavolino.

La donna alzò gli occhi proprio in quel momento incrociando lo sguardo inquieto del suo socio. Fece un leggero sorriso, ma il tremito delle sue labbra tradiva un po’ troppo crudelmente la tristezza che cercava di nascondere con ogni mezzo.

Ryo fece il gesto di posare la mano sul suo braccio ma all’ultimo momento, cambiò idea.

Non era decisamente a suo agio in queste cose. Non riusciva a confortare le persone. Ad ascoltarle veramente. A comprenderle. Kaori, lei, lo faceva con una tale naturalezza, una tale generosità ed una tale sicurezza che Ryo si sentiva miserabile al suo fianco.

Tuttavia, quella sera, lei aveva bisogno di lui.

Allora perché questa esitazione? Appena qualche ora fa, erano stati talmente vicini...

Ryo deviò lo sguardo e soffiò dolcemente come per darsi coraggio:

- Kaori...

Incredulo, Ryo vide la donna alzarsi ed avvicinarsi alla porta-finestra malgrado la caviglia che doveva continuare a farle male.

Il silenzio, che si era insidiosamente installato tra di loro, diventò frustrante.

Kaori sembrava ancora una volta persa nei suoi pensieri. Non si muoveva. Non parlava.

I minuti passavano. Opprimenti.

Ryo notò i pugni di Kaori stringersi involontariamente.

Il viso duro e pieno d’amarezza, la donna si voltò e sembrava supplicarlo con lo sguardo.

- Come spiegarglielo Ryo? Come spiegare ad un bambino di quattro anni che suo padre è morto perché ha fatto una scelta sbagliata?

Delle lacrime silenziose colarono lungo le guance della donna. Lottava contro le sue emozioni ma quest’ultime erano troppo forti perchè le canalizzasse completamente.

- E’ ingiusto, Ryo... Troppo ingiusto... Non meritava di morire!

Con un’esclamazione soffocata, Ryo si avvicinò a lei stringendola teneramente tra le braccia.

Spontaneamente, la donna appoggiò la testa contro il petto del suo socio e sentì un dolce calore irradiarsi in tutto il suo essere. Ed a quel punto, pianse tutte le lacrime del suo corpo, tutte le lacrime che aveva represso in questi ultimi mesi.

Ryo strinse la sua presa, accarezzando sempre più sensualmente la schiena della sua compagna. Dolcemente, la prese tra le braccia per sistemarsi con calma sul divano.

Rannicchiata contro di lui, Kaori si lasciò andare ai suoi mali, ai suoi dubbi ed alle sue paure senza il minimo riserbo.

Ed allora Ryo si promise di fare di tutto perché questa donna, la cui bellezza e la cui generosità non avevano cessato di renderla fiera e di impressionarla, non conoscesse più dei dispiaceri così forti.


Continua...




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Capitolo 10
*** Confronti ***


Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 4.15



Un sorriso di sollievo sulle labbra, Kuto Kaidi ringraziò con una stretta di mano Sato Seirai per aver risposto così rapidamente alla sua chiamata.

Con un gesto della testa, gli indicò una porta bianca e, i lineamenti preoccupati, tentò di spiegargli la situazione.

- Grazie per essere venuto così presto... E’ Kira... E’ completamente distrutta... non smette di piangere... Ho l’impressione che abbia una crisi di nervi.... Non so cosa fare, Sato...

Il medico fece un piccolo sorriso desolato, posando la mano sul braccio del suo vecchio amico.

Avendo proseguito i loro studi insieme, si conoscevano da più di 40 anni ormai e una solida amicizia gli univa ora. Un’amicizia che si era maggiormente rafforzata in seguito al decesso della moglie di Kuto. E come se gli leggesse nella mente, Kaidi gettò uno sguardo verso uno dei ritratti di sua moglie, appeso al muro, passandosi una mano tremante tra i pochi capelli che gli restavano. Era talmente nervoso che dovette prendere appoggio su un piccolo mobile del corridoio per mantenere un minimo il suo equilibrio.

- Io... io pensavo che il modo migliore perché lei ne uscisse, fosse quello di far sparire l’oggetto delle sue ossessioni... O certo, non dubitavo che ne avrebbe sofferto, ma da questo e non voler più vivere... Devi aiutarmi Sato... Te ne prego... E la mia bambina... il mio tesoro... assomiglia così tanto a sua madre...

Turbato dalle parole dell’uomo, Seirai lanciò uno sguardo ansioso tutt’attorno a lui.

L’atmosfera era strana. Pesante. Quella casa di solito così calma e così rassicurante sembrava in preda ad un agitazione insolita, quasi incomprensibile.

Allora senza rendersene conto, il medico accentuò la pressione della sua mano sull’impugnatura della sua valigetta medica. Una delle parole di Kaidi gli tornò in mente.

- Cosa vuoi dire con “far sparire l’oggetto dei sue ossessioni”?... Io... credevo che Kira si fosse follemente innamorata di un uomo al punto di non vivere che per questo amore!... Insomma, Kuto... Non mi dire che...?

Kuto deviò rapidamente lo sguardo, alzando gli occhi al cielo.

- Non ho avuto scelta, Sato... Kira ha completamente perso la testa e io non ho trovato che questa maniera per renderle un minimo di lucidità... Sul momento, l’idea mi era parsa buona ma ora... Se venisse a sapere che Saeba è morto a causa mia, non me lo perdonerebbe mai... Io non voglio perderla, Sato! Non lo sopporterei!

Kuto Kaidi posò uno sguardo disperato su una delle foto di Kira che erano posate sui mobili del corridoio e sospirò rumorosamente.

- Mai questa storia sarebbe dovuta andare così per le lunghe... Ho scoperto delle cose, Sato... Delle cose sulla mia bambina che mi hanno letteralmente mortificato... Io non sono un santo... e mai ho preteso di esserlo... ma mai, e dico mai, mi sono sporcato le mani di sangue per arrivare a dove sono!

Kuto Kaidi cominciò ad innervosirsi. Non capiva come sua figlia potesse essere l’accomandante di tutta questa storia.

Una risatina si sollevò nel corridoio.

- Possono darmi del truffatore, del marcio, del corrotto ma del mafioso e dell’assassino, questo mai!... Ho avuto torto a credere che la mia piccola Kira mi conoscesse sufficientemente da capire dov’è il limite del rispettabile... Sato, se ho avuto bisogno dei servizi, nel corso della mia esistenza, di killer professionisti come Jack Lemon, è stato soprattutto per intimidire i miei concorrenti più vicini e proteggermi da quei sporchi parassiti che sono i politici e tutto gli altri individui avidi di potere e di ricchezza...

Sato Seirai ascoltava il suo amico con una sorta di compiacenza e di pietà.

Aveva anche apprezzato l’intelligenza e lo spirito di Kaidi, ma non era sempre stato d’accordo con i metodi che aveva impiegato per diventare l’uomo potente e temuto quale era ora. D’altronde, meno sapeva sugli affari della società Kaidi, meglio era per lui.

- Preferisco che tu smetta qui le tue confidenze, Kuto... Sono venuto per Kira e perché il mio più vecchio amico a bisogno delle mie competenze mediche... Ma non voglio in nessun caso essere immischiato nelle tue storie fraudolente... Bene ora, andiamo a vedere questa cara bambina...

Sotto lo sguardo determinato di Sato, Kuto sapeva di non avere scelta. Approvò quindi con un segno della testa.

Si apprestava ad accompagnare il medico nella camera di sua figlia quando un uomo in nero accorse verso di lui. Era senza fiato e dovette prendersi qualche istante prima di rivelare un importante informazione a Kaidi.

- Signore... Signore... Tatsuya ci ha appena chiamato... Sembra che Ryo Saeba sia stato visto ieri sera nel quartiere di Shinjuku... Stava raggiungendo il suo palazzo... e la ragazza era con lui...

Se la notizia scosse un minimo Kaidi, non lo diede a vedere.

In fondo a lui, era sollevato di non essere il mandante di un triplo omicidio ma il fatto di sapere Saeba in vita non lo rassicurava per niente al mondo.

Il viso impassibile, Kaidi si prese un momento per analizzare la situazione.

- Ryo Saeba sarebbe ancora in vita... Forse è una buona notizia dopo tutto.... Ma dovremmo essere molto prudenti perché City Hunter non è il tipo che dimentica e perdona... E Lemon?

Riko farfugliò che non c’era più alcuna traccia di lui e che la polizia aveva trovato un corpo tra le macerie del palazzo.

Kaidi parlò talmente a bassa voce, come se stesse parlando a se stesso, che Riko dovette tendere l’orecchio per sentire ogni singola parola del suo padrone.

- Molto bene... Preparate la macchina... Andremmo a incontrare questo City Hunter quando sarà tranquillo sulla salute di mia figlia...

Su queste ultime parole, Kaidi girò i tacchi e si diresse con passo trascinante verso la camera della figlia.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 8.31



Gli occhi ancora pieni di sonno, Kaori si sedette sul bordo del suo letto facendo scivolare la coperta con la quale Ryo l’aveva coperta.

I piedi nudi posati sul tappeto della camera, la donna si accorse, sospirando, che indossava ancora gli stessi abiti del giorno prima.

Cosa era successo perchè finisse a letto completamente vestita?

Faceva fatica a ricordarlo. La sua mente era confusa come se avesse bevuto tutta la sera.

Istintivamente, la donna scosse la testa per risvegliarsi e gli avvenimenti le ritornarono alla mente uno ad uno...

L’esplosione del palazzo...

La morte così ingiusta di Jack...

La follia amorosa di Kira...

Il sito internet...

Ed il suo abbraccio passionale con Ryo...

Tutti questi avvenimenti avevano avuto luogo davvero e City Hunter ne era stato il principale testimone!

Kaori sentì come una vertigine.

Mai prima la sua vita era stata sballottata fino a quel punto!! Ad un punto tale che anche la sua relazione con Ryo non era stata risparmiata da una giornata così particolare. Kaori e Ryo. Ryo e Kaori. Erano insieme e più uniti che mai.

Kaori arrossì al ricordo del loro primo bacio.

Il rumore di un motore d’auto distrasse la donna dalle sue riflessioni.

Istintivamente, si sfregò gli occhi, poi passò la mano tra i capelli arruffati per dargli un aspetto un po’ più presentabile.

Che ora poteva essere? Si lasciò scappare un piccolo sospiro, prima di ispezionare rapidamente la stanza. A giudicare dai raggi che filtravano attraverso le persiane chiuse, il sole era alto già da un bel po’ ormai.

Gettò un’occhiata furtiva alla sua radio sveglia, sgranando gli occhi quando si rese conto dell’ora.

8.30.

Kaori fece una smorfia. Non era sua abitudine attardarsi a letto.

Cosciente che le si presentava davanti una dura giornata, Kaori emise un altro sospiro, alzandosi rapidamente e dirigendosi zoppicando verso il bagno.

Venti minuti più tardi, Kaori, vestita con un paio di jeans ed una canottiera nera, scese in cucina alla ricerca del suo socio. La donna aveva fatto una deviazione per la camera di Ryo ed era rimasta un po’ sorpresa di non averlo trovarlo avvinghiato al suo eterno cuscino.

Forse si era già alzato? Forse stava elaborando un piano per uscire da quella folle storia? Forse stava facendo il giro degli informatori così da avere tutte le fortune dalla loro parte?...

Mentre attraversava il salotto, Kaori notò una coperta ed un cuscino spiegazzati sul divano, il televisore acceso e qualche scatola di biscotti cadute per terra. Le sopraciglia aggrottate, scoprì sul tavolino anche diverse fotografie, la pianta di un edificio, cosi come un enorme dossier sul quale era timbrato in rosso sangue “Rapporto caso X3126 – società Kaidi”.

La porta della cucina era aperta e la donna attese un istante prima di entrare nella stanza.

- Ryo?

Kaori si meravigliò della sua voce che tirava un po’ sugli acuti. I nervi, pensò.

Già, improvvisamente si sentiva nervosa. E sapeva esattamente perché. Si vergognava un po’ del suo atteggiamento della sera prima.

Non si sentiva all’altezza del grande Ryo Saeba.

Si aspettava addirittura di ricevere qualche rimprovero. Ad ogni modo, sapeva di meritarseli. E questo sentimento era diventato famigliare per forza di cose...

Prendendo il coraggio a due mani, Kaori passò la testa per la porta e restò un po’ interdetta, quando notò una silhouette che non apparteneva al suo socio ma bensì ad una donna bruna con i capelli lunghi.

Ma le ci volle qualche istante per riconoscere in lei la sua migliore amica.

- Miki!?... Ma cosa ci fai qui?... Dov’è Ryo?

Miki si voltò rapidamente, forzandosi di sorridere alla sua amica. Sembrava a disagio, estremamente in imbarazzo anche.

Per non dover guardare Kaori negli occhi, la donna passò un colpo di spugna sul tavolo della cucina e spiegò, prendendo una voce il più distaccata e più sicura di sé possibile:

- Non lo so Kaori... Ryo non mi ha detto molto in effetti... Mi ha semplicemente spiegato di averne davvero abbastanza di questa storia e che avrebbe fatto di tutto per risolverla una buona volta per tutte...

Kaori sembrava un po’ schioccata. Faceva fatica a comprendere.

Dopo tutto quello che avevano condiviso insieme, sia il giorno prima che durante quei lunghi anni, Ryo aveva deciso di agire da solo. Senza di lei. Come se non avesse mai avuto una socia. Come se lei non esistesse.

Kaori era delusa. Profondamente infastidita. Si sentiva tradita.

Ryo era andato senza di lei e questo le faceva male.

Ingenuamente, aveva pensato che Ryo adesso l’avrebbe considerata come una socia a pieno titolo e che nessuno avrebbe potuto più separarli. Ma lui evidentemente aveva deciso altrimenti.

La testa bassa per non mostrare il suo dispiacere all’amica, Kaori si sistemò al tavolo e ringraziò con una vocina Miki che le aveva servito il caffè. Si sentiva lo stomaco chiuso e la vista della colazione le risollevò il morale.

- Sai Kaori... Anch’io, sono stata messa da parte.

Cosa voleva dire?

Kaori alzò degli occhi interrogativi e incontrò il suo sguardo solidale.

Miki mescolò rapidamente il suo caffè, spiegando:

- Mick e Falcon sono andati a dare una mano a Ryo... Non ho potuto nemmeno dire la mia a Ryo che “Non muoverti da qui, Miki... Sarò più tranquillo se tu resti vicino a Kaori... Non vuole ammetterlo ma è rimasta enormemente colpita dagli ultimi avvenimenti...”

Miki si prese un maligno piacere ad imitare Ryo ma aveva qualche difficoltà a riprendere una delle sue mimiche perverse.

Kaori si senti improvvisamente più distesa.

Come al solito, Ryo era stato più perspicace e più pertinente di lei.

Considerato lo stato di fragilità nel quale si trovava ieri sera ed ancora questa mattina, sarebbe stato un suicidio per Ryo portarla con lui.

Rinvigorita da questi pensieri rassicuranti, Kaori mise in mostra un sorriso sincero ed immerse con gusto le labbra nel suo caffè.

- A si, stavo per dimenticare la cosa più importante... Ryo ha un messaggio per te: “Non preoccuparti per me, Kaori... E quando tornerò, riprenderemo da dove Lemon ci ha interrotti!”... Una cosa del genere... Ma dimmi, cosa voleva dire?

In un istante, Kaori diventò rosso gambero.

Alcune immagini del loro abbraccio del giorno prima le ritornarono allora alla memoria. Più precisamente, Kaori si ricordò, con un certo turbamento d’altronde, la passione con la quale aveva risposto alle carezze ed ai baci di Ryo. Dio solo sa fino a dove si sarebbero spinti se Lemon non fosse tornato così presto.

Kaori non poteva vederlo ma metteva in mostra uno dei suoi sorrisi che la dicevano lunga sul suo stato d’animo attuale.

Lo sguardo curioso ed interessato di Miki la distrasse dai suoi pensieri.

- Bè, è che... Ryo ed io abbiamo... Insomma... io...

Incapace di mettere due parole in fila, Kaori fu salvata dal campanello della porta d’entrata.

Miki si alzò per andare ad aprire e, sul punto di uscire dalla cucina, puntò un dito accusatore, dichiarando con un sorriso malizioso sulle labbra:

- Tu, prima o poi te la farò pagare... Se è successo qualcosa con Ryo, mi farai il piacere di raccontarmi tutto... e nei minimi dettagli!

Kaori arrossì.

Persa nei suoi pensieri, fece girare maldestramente la tazza fra le mani aspettando il ritorno della sua amica.

Quando pensava a Ryo, il cuore iniziava a batterle freneticamente e violentemente. Ironicamente, si paragonò alle sue eroine dei telefilm a cui era tanto affezionata.

Passarono due minuti. Kaori era ancora immersa nei suoi pensieri. Si sentiva d’umore romantico oggi.

Trascorsero cinque minuti. Kaori sentì un rumore sordo provenire dal salotto. Come un gemito.

Sei minuti ora. Dei passi pesanti e lenti risuonarono nell’appartamento.

Le sopraciglia aggrottate, la donna si alzò bruscamente, uscì dalla cucina e si ritrovò faccia a faccia con un uomo il cui volto severo era drammaticamente segnato dagli anni.

Lo riconobbe senza la minima esitazione.

Kaori indietreggiò leggermente e chiese con voce spenta:

- Cosa avete fatto a Miki, signor Kaidi?


Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 8.41



Il furgone grigio imboccò con qualche difficoltà il grande viale che conduceva fino alla magnifica abitazione di Kuto Kiadi. Il motore tossiva più che ronzare, gli ammortizzatori sembravano quasi inesistenti e la carrozzeria era deformata in diversi punti lasciando immaginare il numero impressionante di botte di ogni genere che doveva aver preso.

In una nuvola di fumo, il veicolo si fermò davanti un enorme cancello in ferro e vicino ad un citofono che non chiedeva altro che di essere utilizzato. Il conducente spense il motore, facendo una specie di smorfia prima di premere il bottone per chiamare il custode.

Sentì allora un rumore di passi, un uomo che imprecava e presto qualcuno che gli rispose, una voce un po’ tesa d’altronde:

- Sì... Cosa desidera?

Il conducente risistemò il casco color caco sulla sua testa bionda, lanciando uno sguardo divertito al suo collega. Ma vista la sua espressione accigliata, quest’ultimo non trovava la situazione molto divertente.

- Agenti Rupper e Bullit dell’impresa di derattizzazione “Ma chi ha ucciso il topo di città?”... Il signor Kaidi ci aspetta per le 9.00.

Si sentì il rumore di un libro che si apriva e poi delle pagine che scorrevano.

- 9.00 avete detto?... Bè, non c’è niente segnato sull’agenda e visto che sono nuovo, non sono molto al corrente di tutte le cose qui...

Uno nuovo!!!... Era davvero fortunato! Rupper guardò l’orologio con esasperazione e sentì l’impazienza sommergerlo poco a poco.

Premette inavvertitamente sul claxon del furgone, tra parentesi la sola cosa che funzionava correttamente in quella carcassa ambulante, cosa che gli attirò le ire di Bullit.

- Non so... Non vi resta che chiedere conferma al signor Kaidi.

Questa volta, la risposta non si fece attendere.

- Lo farei... ma il signor Kaidi è uscito per qualche ora... Non potreste tornare più tardi?... Voglio dire... Quando il signor Kaidi sarà di ritorno?

Rupper prese la palla al balzo e disse con voce ferma e senza appello:

- Il problema mio caro ragazzo, è che chiudo la ditta questo pomeriggio per le ferie... Dunque se non derattizziamo questa mattina, bisogna che il signor Kaidi aspetti il mese prossimo per sbarazzarsi di quelle affascinanti piccole bestiole!

Ci fu un momento di silenzio. Rupper si chiese se era stato abbastanza convincente e lanciò uno sguardo interrogativo al suo passeggero. Quest’ultimo non rispose niente e si tirò su con un gesto preciso gli occhiali scuri sul naso.

La voce stridula del custode risuonò un po’ troppo nel furgone.

- Ok... Vi apro... credo che la signorina Kira non sarebbe contenta di passare metà delle sue vacanze con dei ratti!...

Il cancello si aprì completamente nell’arco di due minuti.

Rupper girò le chiavi ma apparentemente il furgone non era deciso a rimettersi in moto. Il secondo tentativo fallì pietosamente. Bullit iniziò a ridacchiare con cattiveria.

- Rupper e Bullit???... Ho l’aria di un agente di derattizzazione che si chiama Bullit??? E queste divise ridicole!!!! Francamente Angel, mi deludi un po’... credevo avessi più classe di così!!!!!

Il motore del furgone crepitò, tossì e si mise a ronzare come un gatto malato. Mick ingranò le prima, accelerò e mise la seconda. Ma anche con tutta la buona volontà del mondo, il suo veicolo non superava i 40 km/h.

- Chiudi il becco, scimmione... Volevi uccidere dei parassiti, no?

Falcon tentò di incrociare le braccia sul petto ma la strettezza dell’abitacolo del veicolo glielo impedì.

- Si... ma non in questo modo!

Mick era concentrato sulla guida ed affisse un sorriso sollevato quando vide profilarsi all’orizzonte la magnifica dimora dei Kaidi. Quel calvario sarebbe presto finito.

- Prima di tutto non dimenticare che siamo qui per recuperare certi documenti e non per far esplodere questa magnifica costruzione... Perciò, lascia il tuo bazooka da parte e fai piuttosto il pieno di bombe lacrimogene... ok?

Falcon gettò un rapido colpo d’occhio al retro del furgone e si stupì ancora del numero di bombe lacrimogene e maschere antigas che Mick aveva portato con lui. Osservò con una certa irritazione il suo caro bazooka che non serviva a niente oggi e si chiese per la seconda volta nella giornata perché non avesse accompagnato Saeba. Lui almeno si sarebbe divertito!


Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami
Martedì 3 luglio, 8.51



Con un movimento che voleva naturale, l’ispettrice Saeko Nogami incrociò e disincrociò le sue magnifiche gambe per dare, agli occhi del suo ospite, un po’ più d’importanza alla sua richiesta.

- Dovete capire, Eiji, che non vi chiederei questo favore se non ci avessi visto un interesse per la polizia e per il benessere della comunità.

Termino la sua tirata con uno dei suoi più bei sorrisi.

Un po’ dubbioso, Eiji Kyoto sollevò un sopraciglio, lanciando nuovamente uno sguardo interrogativo allo schermo del computer. Non capiva perchè un ispettore così rinomato e così rispettato come Saeko Nogami assumesse dei tali rischi professionali per voler aiutare un killer professionista. Perché se lui era lì quella mattina, seduto affianco alla donna più sexi e più desiderabile che gli era stato dato di incontrare, non era che per una sola ed unica ragione: distruggere un sito internet che, colmo dell’ironia, metteva in pericolo il più pericoloso dei sweeper del Giappone.

Eiji si grattò nervosamente la testa:

- Signorina Nogami, faccio fatica a concepire che voi mi chiediate d’aiutare un killer professionista. Non è il vostro lavoro renderli innocui?

Saeko alzò gli occhi al cielo.

Eiji era anche affascinante, ma la sua etica ed il suo senso della giustizia l’esasperavano seriamente.

Con un uomo come Ryo, le era sufficiente mettere in mostra una o due gambe promettendogli la luna e otteneva tutto quello che desiderava. Ma con un tipo come Eiji, le cose si complicavano un po’.

Allora, avvicinò sensualmente il viso a quello di lui, mormorandogli dolcemente:

- Caro Eiji, dovete sapere, che al giorno d’oggi, e altrettanto efficace avere dei contatti e degli informatori nei quartieri più caldi di Tokyo che inseguire i “cattivi”, come gli chiamate voi, partendo da un ufficio. Non sono stupida, Eiji. So quello che faccio... E poi, City Hunter non è l’uomo cosi spietato che dicono, credetemi!

Saeko rise dolcemente. Lei gli piaceva. Ne era certa. E nient’altro che per questo, lui avrebbe ceduto.

Indeciso, Eiji sospirò passandosi una mano nervosa tra i folti capelli neri. Si riaggiustò rapidamente gli occhiali che erano scivolati elegantemente sul naso e non potè impedire che il suo cuore facesse un balzo nel petto quando Saeko si rimise delicatamente apposto una ciocca di capelli.

- Farò finta di credervi, signorina Nogami... Potete contare su di me.

Un sorriso trionfante sulle labbra, Saeko si alzò contemporaneamente all’uomo, aprendogli la porta dell’ufficio:

- Vi ringrazio, Eiji... Posso chiedervi per quando sarà fatto?

Eiji guardò ancora una volta il computer, ancora accesso sulla scrivania, e il foglio di carta che teneva in mano e sul quale erano annotate diverse informazioni:

- Mi metto al lavoro immediatamente... Penso di averne per oggi al massimo.

Saeko strinse calorosamente la mano dell’informatico non senza avergli promesso una cenetta, una di queste sere, soltanto loro due. Dato che sotto quelle false arie da informatico inibito, Saeko aveva inevitabilmente notato quella fiammella maliziosa in fondo ai suoi occhi.


Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 9.05



Lo stabilimento Kaidi era immenso e rifletteva da solo il successo eccezionale del suo presidente. Migliaia di mobili erano depositati su centinaia di metri quadrati e Ryo non ebbe alcuna difficoltà a intrufolarsi e nascondesi dietro tutti quei scatoloni per raggiungere l’ufficio che si trovava in fondo all’edificio. Le guardie assunte da Kaidi non erano delle più efficienti e Ryo stava raggiungendo la sua metà senza alcuna difficoltà.

Non aveva estratto una sola volta la sua magnum 357. Kaori ne sarebbe stata contenta.

L’edificio per metà attraversato, Ryo rimase sorpreso della calma che ci regnava. A parte qualche fischiettio e qualche sbadiglio provenienti da qui e lì, il silenzio era d’obbligo.

Saeba trovò senza alcuna difficoltà l’ufficio di Kaidi. Entrò con prudenza nella stanza e, una volta essersi chiuso la porta dietro le spalle, cominciò a frugare alla ricerca di certi documenti che potessero provare il legame di Kuto Kaidi con la mafia.

Era la cosa migliore da fare per il momento.

Insomma, era soprattutto la sola cosa che poteva veramente fare per il momento.

Aveva parlato a lungo con Saeko di questa storia, quella stessa mattina, quando era passata a portargli tutte le informazioni che possedeva su Kuto Kaidi. Aveva approvato il piano di Ryo anche se la donna restava un po’ dubbiosa quanto all’esistenza di tali documenti. Era poco probabile che Kaidi conservasse delle prove simili ma non si sa mai con i politici, i loro comportamenti e le loro reazioni erano sempre più o meno sorprendenti.

Con la percezione di un professionista, Ryo frugò in ogni angolo dell’ufficio. Controllò in ogni cassetto. Sopra. Sotto. Verificò anche che non ci fossero doppi fondi. Ma niente. Neppure i tappeti ed i quadri non rivelarono niente di importante. A parte qualche documento proprio della società, non aveva trovato niente di sospetto.

Ryo sospirò indispettito, pregando che Mick e Falcon avessero più fortuna di lui.

Di fronte alla porta, si appoggiò contro il bordo della scrivania, aspettando l’arrivo di Kuto Kaidi.


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 9.11



Kuto Kaidi non era venuto da solo. Era affibbiato da tre scagnozzi con dei visi da sempliciotti nascosti da degli occhiali neri di tre misure più grandi. A prima vista, non sembravano molto sicuri di loro tanto che Kaori provò più della pietà che della paura di fronte a dei simili imbecilli.

Non aveva paura di quegli uomini.

No.

Temeva molto di più Kuto Kaidi. Sotto quell’aria rispettosa si nascondeva un uomo rigido e crudele. Kaori n’era intimamente convinta. Infatti non aveva esitato un solo secondo ad addormentare Miki ed a portarla in una delle camere per essere solo con lei.

La donna sentì un’angoscia sorda e lancinante serrarle lo stomaco.

- Cosa volete signor Kaidi? Perché siete qui?... Forse volevate verificare di persona che City Hunter fosse ancora in vita? O volevate finire il lavoro che i vostri tirapiedi hanno pietosamente fallito?

Kaori si morse il labbro inferiore.

Non era sua abitudine essere così provocante e così insolente. Ma sotto tensione, le parole uscivano automaticamente. Rapidamente. Senza riflettere.

Il cuore le batteva all’impazzata. Ma doveva mostrarsi forte e coraggiosa. Doveva riuscire a nascondere la sua paura e la sua angoscia. In breve, doveva essere all’altezza della reputazione di City Hunter.

- No, no... signorina Makimura... non sono qui per questo.

La donna era sempre in guardia. In nessun caso, doveva ridurre la sua attenzione e lasciarsi intimidire da quest’uomo.

- Perché dovrei credervi?... Vi ricordo che voi e vostra figlia avete cercato per due volte di eliminarmi!!!...

L’uomo anziano si sistemò sul divano e con un gesto della mano invito Kaori a fare altrettanto. La donna ottemperò, ma mise la massima distanza tra di loro.

Era estremamente tesa.

Kuto Kaidi si schiarì la gola e la osservò dritta negli occhi.

- Mi credete se vi dico che sono stato messo al corrente di tutta questa storia solamente qualche giorno fa?... Sapevo che Kira era innamorata di Ryo Saeba... Ero stato informato anche del sito che aveva chiesto a Lemon di crearle... ma... ma non pensavo che il suo amore l’avrebbe spinta così lontano... Fortunatamente per noi come per lei, siete ancora in vita.

Il volto impassibile, Kaori cercò di decifrare l’espressione di quell’uomo. Era sincero o cercava semplicemente di addolcirla per pugnalarla meglio alle spalle? Voleva aiutarla veramente?

- E Jack Lemon?... Dimenticate forse che è morto nell’esplosione del palazzo?

Kaidi la scrutò qualche istante. Kaori sostenne il suo sguardo e attese una risposta da parte sua.

- La sua morte vi ha rattristato, Kaori?... Sono sinceramente dispiaciuto. Ma non ci serviva più a niente.

Kaori sentì la collera darle il voltastomaco. Strinse violentemente i pugni.

Come poteva parlare della morte con una tale freddezza? Anche Ryo aveva sempre quel bagliore di tristezza e di umanità negli occhi, quando questa colpiva ancora.

Kaori, ora, era persuasa di una cosa. Se Kira era diventata una donna psicolabile, la responsabilità era da attribuire probabilmente a suo padre. Troppo viziata. Troppo traviata. Troppo coccolata. Kira pensava sicuramente di poter fare qualsiasi cosa per realizzare i suoi desideri. Kaori provò pietà per quella donna.

Ma mai prima aveva provato un odio simile per un uomo.

Disgustata da quest’individuo cosi pieno di sé, Kaori si alzò bruscamente guardandolo con disprezzo.

- Ho solo una cosa da dirvi, signor Kaidi... Mi date la nausea, voi e vostra foglia... E vi sarei grata di non usare il mio nome finché io non vi autorizzo a farlo!!!

La voce di Kaori era salita di un tono ma la situazione sembrava divertire Kaidi più di ogni altra cosa.

La donna osservò con irritazione il sorriso ironico che gli si era disegnato sulle labbra. Le mani le prudevano ferocemente e fece uno sforzo sovraumano per non far apparire un martellone e schiantarlo con gusto su questo parassita.

Era davvero al limite e voleva finirla una volta per tutte.

- Ripeterò la mia domanda, signor Kaidi... Cosa ci fate qui?

Kuto Kaidi fece una piccola risatina cinica.

- Mia piccola cara, ringraziatemi... Sono semplicemente venuto a porre termine a tutta questa storia...

A quelle parole, Kaori spalancò gli occhi e fece qualche passo indietro.

Percorse rapidamente la stanza con lo sguardo e face una smorfia davanti ai due uomini piazzati all’entrata del salone.

Non poteva scappare.

Kaori ebbe come una sensazione di deja-vu, cosa che aumento quella sensazione di malessere.

In quel istante, Kuto fece un segno ad uno dei suoi uomini che gli portò immediatamente una valigetta. La aprì rapidamente e la girò affinché la donna potesse vedere il suo contenuto.

- Vi propongo un affare, signorina Makimura... un milione di dollari in cambio della vostra promessa di lasciare il paese e non tornarvi mai più... Trattamento più che equo, non pensate?

Sul momento, Kaori vacillò. Si aspettava tutto fuorché questo.

Sentì il suo sguardo inquisitore scivolare a lungo su di lei.

- Mio dio ma... voi siete più folle di vostra figlia...

Kaidi si mise allora a ridere. Di una risata sicura e sarcastica.

- Credete?... Afferrate una cosa, signorina Makimura, farei qualsiasi cosa per mia figlia... Kira è infelice perché pensa che voi le abbiate rubato il suo posto... vicino a questo Ryo Saeba... Certo, trovo un po’ eccessivo volervi uccidere per questo... Dunque vi propongo questa transazione, molto allettante, ve lo concedo...

Completamente disorientata, Kaori non rispose subito.

Quell’uomo non era riuscito ad ucciderla allora adesso, cercava di comprarla.

Con un gesto rabbioso, si avvicinò alla valigetta, guardò con disprezzo quelle migliaia di banconote che erano davanti a lei e la richiuse violentemente.

- Mai, mi avete sentito!!!... Mai lascerò il Giappone!!... Io... Io preferisco anche morire che lasciami comprare da un essere così ignobile come voi!!!

Fu il turno di Kaidi di alzarsi. Sfoggiava sempre quell’espressione impassibile ed arrogante.

Guardò con stupore prima la valigia poi la donna.

- Vi credevo più intelligente di così, Kaori... Vi ho offerto una soluzione a tutti i vostri problemi e avete rifiutato... Bè dopotutto, fate come vi pare... Chico, Riko... Accompagnate questa affascinante signorina fino alla macchina... Andiamo allo stabilimento...


Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 9.35



Ryo cominciava ad annoiarsi tutto solo in quella grande stanza.

Dolcemente ma con sicurezza, i suoi pensieri fluirono verso la sua socia e il dolce abbraccio che avevano condiviso il giorno precedente prima che Lemon arrivasse a disturbarli.

Un ghigno perverso prese il posto del sorriso stabile che sfoggiava da qualche ora ormai.

Sospettava da tempo che Kaori nascondesse un essere passionale sotto la sua corazza me le risposte alle sue carezze ed ai suoi baci, ieri, andavano ben aldilà delle sue aspettative.

Di fronte ai suoi pensieri, Ryo ridacchiò come un idiota.

Aveva fretta di concludere questo caso per esplorare in modo più preciso e più sicuro i legami che lo univano alla sua affascinante socia! Ah l’Amore, quando ci colpisce!!...

Ma la dura realtà riprese il sopravento e Ryo ritrovò la sua professionalità quando il rumore di passi si fece sentire e la maniglia della porta si mise a girare.

Saeba guardò rapidamente l’orologio – indicava le 9.15 – estrasse la sua magnum e la puntò sulla porta.

- Insomma Kaidi, è l’ora di arrivare in ufficio?

Ma anziché veder apparire l’anziano signore tutto rugoso, una bellissima donna bruna con i capelli lunghi e lo sguardo penetrante entrò nella stanza. Timidamente, dettagliò Ryo da testa a piedi, un sorriso radioso sulle labbra.

Ryo la riconobbe immediatamente.

Kira Kaidi era una donna splendida. L’aveva vista quella mattina stessa in foto ed osservò che era molto più bella dal vivo.

La donna fece un passo avanti, asciugandosi furtivamente le lacrime che provenivano dai suoi occhi arrossati, e chiudendo dolcemente la porta dietro di lei.

- Io... io ho avuto paura Ryo... ho avuto paura di averti perso...

Ryo abbassò l’arma. Questa donna si rivolgeva a lui come se lo conoscesse da anni. Lo guardava con una tale avidità ed una tale possessività che Ryo non ebbe alcun dubbio sulla follia di Kira.

Le sopraciglia aggrottate, la vide avvicinarsi ancora più a lui fino a quando non rimase che qualche centimetro tra di loro.

- Quando papà mi ha detto che eri morto, ho creduto che il mio cuore avrebbe smesso di battere... ho pianto, pianto tutta la notte chiedendomi perché la vita fosse stata così crudele con me... Poi ho sentito Tatsuya parlare... Ha detto che City Hunter era sopravvissuto... Che era scampato all’esplosione... Allora sono venuta da te e ti ho seguito... E tu sei qui... di fronte a me... Così bello e carismatico come nei miei ricordi... Sono la donna più felice del mondo!

Kira immerse i suoi occhi pieni d’amore e di follia in quelli dello sweeper. Era completamente sprofondata nel suo delirio e Ryo si chiese fino a dove potesse spingersi per soddisfare i suoi desideri.

Fu allora che sentì una mano fredda posarsi sulla sua. Kira sembrava volere un ravvicinamento più approfondito e Ryo non sapeva come reagire.

- E già, Kira... City Hunter è ancora vivo... Siamo riusciti a scappare...

Ryo accentuò sul “siamo” per far capire che anche Kaori c’è l’aveva fatta.

La donna sembrava disorientata.

Inizialmente aprì la bocca poi la richiuse. Dopo di che, come se l’informazione avesse fatto il suo corso, Kira fece una smorfia di disgusto.

Rilasciò allora la mano dello sweeper ed indietreggiò di qualche passo.

- Siete?... Parli di quella ragazza, vero?... Quella socia di cui l’incapacità non è pari che alla sua mancanza di femminilità?... Avresti dovuto lasciarla morire, Ryo... Era tutto quello che meritava!

Gli occhi di Ryo diventarono d’acciaio.

Sentì una sorta di rabbia invaderlo. A causa di questa donna Kaori stava per morire. E sempre per colpa sua era stata aggredita da uno psicopatico.

L’espressione del suo viso era indecifrabile, ma dal modo in cui guardava Kira, sembrava sul punto di infuriarsi.

- Dov’è tuo padre Kira?... Ho bisogno di parlargli.

Kira gli lanciò uno sguardo beffardo. Iniziò a canticchiare una canzone, roteando più volte su se stessa.

Ryo sapeva di non poter ottenere nulla da questa donna.

Doveva incontrare Kuto Kaidi. Per trovare una soluzione. O un accordo.

Costernato dal comportamento di Kira, Ryo sospirò. Era un vero peccato vedere che questa donna così affascinante era completamente squilibrata.


Abitazione di Kuto Kaidi, Tokyo
Martedì 3 luglio, 9.41



Un urlo spezzò il silenzio della casa. Appeso ad una delle colonne bianche che donavano, nel complesso, uno stile vittoriano all’abitazione, Falcon cercava di riprendere la calma.

La maschera antigas sempre in mano, Mick scese di corsa al primo piano dove aveva frugato in ogni stanza, fermandosi di netto davanti alla scena che gli si offriva.

Inizialmente un po’ sorpreso, si schiarì con nonchalance la gola, si rigirò vivamente, ma cedette alla tentazione d’ammirare la posa di Falcon.

A scapito dello scimmione, la sua risata risuonò in tutta la stanza.

- Che diavolo fai, Mick??... Fallo uscire da questa stanza immediatamente!!!

Mick era piegato in due ed aveva gli occhi che lacrimavano da tanto rideva.

Con uno sforzo sovraumano, ritrovò la sua flemma tipicamente americana e percorse rapidamente la stanza con lo sguardo.

- Di cosa... Ahahahahahah... scusami... Hum, hum... Di cosa stai parlando, Falcon?

Sempre appeso alla colonna, Falcon indicò una palla di peli che si nascondeva dietro uno dei divani in cuoio del salotto. Le orecchie dritte in avanti, i peli rizzati e gli occhi spalancati, il peggior nemico di Falcon non sembrava contento, ma per niente contento, di trovare degli estranei in casa sua. Doveva avere sei mesi al massimo.

Mick si avvicinò dolcemente all’animale, ma si fece solo sputacchiare addosso.

- Maledetto stupido!!... Ti insegno io a sputare addosso al miglior sweeper degli Stati Uniti!!

Mick digrignò i denti. Non sarebbe stato certo un gattino a mandare tutto all’aria ora che Falcon e lui erano riusciti, a tempo di record d’altronde, ad addormentare e radunare tutto il personale della casa nella cantina di questa dimora. E senza farsi scoprire... scusate se è poco!

Mick si rimboccò le maniche pronto allo scontro.

- Si chiama Ryo!!!

Mick gettò uno sguardo interdetto verso Falcon.

- Cosa???

La colonna bianca cominciava a sfaldarsi pericolosamente sotto il peso dello scimmione.

E più Falcon s’innervosiva, più si aggrappava.

- Quel g... ga... hum... quella cosa si chiama Ryo... Quando ho pronunciato questo nome lui è apparso!

A quel nome, il micino si diresse di soppiatto verso Falcon. Si sistemò alla base della colonna aspettando probabilmente che l’uomo scendesse.

Mick si trattenne di nuovo dallo scoppiare a ridere. La colonna iniziò nuovamente a scricchiolare e di fronte ai grugniti dello scimmione, Mick si rese conto di non avere più scelta.

Prudentemente, l’americano si mise a ripetere il nome Ryo per addolcire l’animale ma quest’ultimo non sembrava sensibile agli incanti dello sweeper.

-Tss... maledetto stupido... Devi venire qui!!

Il gatto si erse in punta sulle zampe e si rimise a sputacchiare.

Mick alzò gli occhi al cielo e tanto di analizzare la situazione.

Bene, visto il nome di quella creatura, doveva senza dubbio appartenere a Kira Kaidi.

Ok.

Mick si disse che quella ragazza era davvero svitata per dare il nome dell’uomo che amava al suo gatto.

Ma non era davvero il momento di pensare a queste cose.

Immerso in una profonda riflessione, Mick si rallegrò per l’idea che gli era appena venuta in mente.

Rapidamente, estrasse dalla sua superba uniforme da derattizzatore, diversi reggiseni e piccole culottes che aveva scovato nella camera di Kira. Le fece annusare a Ryo che, riconoscendo l’odore della sua padrona, diventò immediatamente più docile.

Mick lo afferrò rapidamente, mostrandolo con orgoglio a Falcon:

- Vado a metterlo in giardino!

Sul punto di aprire la portafinestra, Mick osservò il collare dell’animale.

Al posto della medaglietta con il nome, che la maggior parte dei padroni regalavano ai loro animali da compagnia, c’era una piccola chiave. Mick la guardò minuziosamente. Ne aveva già viste di simili. Diverse volte anche. Era la chiave di una cassaforte.

Si, proprio così.

Una chiave di una cassetta di sicurezza di una stazione.

Felicissimo della sua scoperta, Mick recupero il collare del gatto, gli accarezzò la testa, liberandolo nel giardino.

Ma mentre chiudeva la portafinestra, sentì un gran fracasso e, la mano destra sulla fronte, sospettò che la colonna aveva infine ceduto sotto il peso di Falcon.


Commissariato di Polizia, ufficio di Saeko Nogami
Martedì 3 luglio, 9.41



Gli occhi fissi sul computer, Saeko stava scrivendo il rapporto del suo ultimo caso, quando il telefono suonò.

- Ispettore Saeko Nogami.

(Il tono di voce era allo stesso tempo neutro e professionale.)

- Ciao bellezza, spero di non averti disturbato troppo?

(Con una smorfia, Saeko riconobbe la voce melliflua di Mick Angel.)

- Cosa vuoi Mick?

(La voce della donna era diventata glaciale ed impersonale.)

- Accidenti... Cos’hai mangiato stamattina per essere così di cattivo umore?... Hai bisogno di un uomo, Saeko... Stai cominciando a diventare acida!

(Saeko fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.)

- Smettila di dire stupidaggini Mick e spiegami piuttosto la ragione della tua chiamata!

(La frase fece il suo effetto e Mick tornò serio.)

- Ho i documenti.

(Stupita, Saeko spalancò gli occhi.)

- Quali documenti?

(Mick sbuffò rumorosamente.)

- Cristo Saeko, c’è la fai o cosa?... Ti ho detto che ho trovato i documenti che provano il legame tra Kuto Kaidi e la mafia!

(Saeko afferrò una penna ed un block-notes.)

- Dove sei?... Mick, ci sei ancora?

(Mick lanciò un fischio e l’ispettrice capì immediatamente che una bella donna stava sicuramente passando vicino a lui.)

- Stazione Nord... Ma non preoccuparti, te li porto immediatamente.

(Saeko scarabocchiò automaticamente Stazione Nord sul pezzo di carta e si alzò in piedi.)

- No, lascia stare... Ti raggiungo io... Poi, andiamo a trovare Ryo allo stabilimento Kaidi... Suppongo che debba essere ancora laggiù...

(Uno strano rumore si fece sentire. Come un uomo che gemeva dal dolore.)

- Mick???

(Saeko si infilò la giacca e lisciò la gonna quando la voce di Mick le risuonò alle orecchie.)

- Perché le borsette delle donne sono così dure?

(Silenzio.)

- Saeko?!!

(La donna alzò gli occhi al cielo e controllò un ultima volta di essere ben armata.)

- A dopo Mick!

E riattaccò.


Continua...




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Capitolo 11
*** Fiducia cieca ***


Stazione Nord
Martedì 3 luglio, 10.05



Il parcheggio era di una grandezza impressionante.

Il cellulare incollato all’orecchio, l’ispettore Saeko Nogami avanzava con passo rapido e nervoso nel parcheggio coperto della stazione Nord di Tokyo. Con voce ferma ed inflessibile, la donna stava informando i suoi superiori del buon proseguimento dell’indagine, con un senso d’analisi e dei propositi sorprendenti.

I suo tacchi alti risuonavano come una sorda minaccia sul pavimento in cemento ma i futuri vacanzieri, i turisti e gli altri dipendenti della stazione, ben lontani dell’immaginarsi con chi avevano realmente a che fare, si giravano istintivamente al suo passaggio per scoprire l’origine di quel rumore estremamente irritante.

Man mano che Saeko si inoltrava nel tunnel, la donna sentiva gli sguardi sia ammirati che gelosi scorrere su di lei e sulla sua figura perfetta. Alcuni uomini giocavano in correttezza, approfittando che le loro mogli fossero girate di spalle per farle un occhiolino dei più espliciti mentre altri, troppo impressionati dal carisma che sprigionava, la divoravano letteralmente con lo sguardo, incoscienti del male che facevano alle loro donne.

Inevitabilmente, le labbra della donna abbozzarono un sorriso. Bella e desiderabile, Saeko non lasciava mai nessuno di marmo e lungi dall’esserne imbarazzata, questa poliziotta si serviva intelligentemente e sottilmente di questi atout per raggiungere i suoi scopi.

Senza mai dover niente a nessuno. Faceva male?!!

Il volto di Ryo che le stilava la lista dettagliata dei favori che le aveva fatto in cambio di una o due piccole bottarelle s’impose naturalmente nella sua mente strappandole allo stesso tempo un sorrisino birichino. Ma l’ispettrice riprese velocemente la sua serietà quando il suo interlocutore le chiese se stesse bene e cosa la mettesse in uno stato simile.

Terminato il resoconto, Saeko chiuse il cellulare, sistemandolo nella tasca interna della giacca del suo tailleur.

Contenta della situazione, lasciò che un sorriso sicuro prendesse forma sulle sue labbra brillanti.

Tutto si stava svolgendo alla perfezione e l’ispettore Nogami era più che soddisfatta di sapere la sua squadra sul piede di guerra e pronta ad intervenire al suo segnale.

Ambiziosa d’animo, Saeko non aveva mai nascosto i suoi appetiti carrieristi e vedeva nel caso Kaidi il mezzo più rapido ed efficace affinché le venisse finalmente riconosciuto il suo giusto valore gerarchico. Non gli restava che trovare Mick e Falcon e mettere le mani su quei famosi documenti.

- Mick?!! Falcon?!! Ma dove siete?

Il passo sempre più aggressivo, Saeko sentì l’irritazione sommergerla poco a poco. Aveva la sgradevole sensazione di perdere il suo tempo in quel maledetto parcheggiò e brontolò ancora una volta contro Mick e Falcon che non le avevano certamente facilitato il compito rifugiandosi in quel posto.

Strapieno di una buona centinaia di auto di tutti i generi e di tutte le età, Saeko aveva l’impressione di cercare un ago in un pagliaio.

La sua irritazione raddoppiò d’intensità quando raggiunse la linea di delimitazione di fine del parcheggio.

Innervosita, battè un piede sbuffando di frustrazione. Dove poteva trovarsi la 4x4 di Falcon?

Saeko si fermò e girò su stessa per avere una vista migliore di tutto il parcheggio.

Il sorriso le ritornò immediatamente quando vide il fuoristrada parcheggiato tra un vecchio furgone tutto ammaccato ed una superba berlina nuova fiammante.

- Mick? Falcon?

Pronunciando questi due nomi, l’ispettore Nogami si avvicinò con naturalezza al veicolo ma sospirò indispettita quando vide che la vettura era vuota.

Il volto stanco, posò una mano sul cofano del motore e, con un alzamento di sopraciglia, notò che era freddo. Questo significava che quell’auto era spenta già da un bel po’.

Sull’orlo di un esaurimento nervoso, osservò nuovamente i dintorni e notò il leggero fumo che stranamente si sprigionava del retro del vecchio furgone.

Seguendo il suo intuito, Saeko fece rapidamente il giro del 4x4 gettando un’occhiata a questo bizzarro veicolo che sembrava essere sopravvissuto alla terza guerra mondiale. Di una bruttezza da far paura, quel furgone era presunto dovesse vantare i meriti della ditta “Ma chi ha ucciso il topo di città?” e non respingere la clientela.

Saeko avanzò. Le porte posteriori del camioncino erano spalancate. In guardia, la donna oltrepassò con precauzione quest’ultimo ostacolo e quasi cadde alla riversa quando scoprì Mick Angel, seduto con nonchalance sul retro del furgone, sigaretta in bocca, ed immerso in una lettura apparentemente appassionante.

- Mick!?... Cristo Santo Miiick!!! Cosa diavolo ci fai lì? – La voce era stridente e furiosa ma Mick non battè ciglio – Ti informo che è da un quarto d’ora che giro in tondo in questo dannato parcheggio mentre tu, ti fumavi una sigaretta, sbirciando tranquillamente una delle tue riviste da maniaco!!

Le braccia incrociate al petto, Saeko era ora di fronte all’americano, mostrando il suo nervosismo. Ma lungi dall’essere intimidito da questa manifestazione di collera, Mick alzò semplicemente le spalle esalando una boccata di fumo.

- Sempre così di buon umore a quanto vedo, Saeko! Che ne diresti di una piccola seduta di rilassamento noi due per...

Mick non terminò la sua frase, impressionato dallo sguardo nero che Saeko gli aveva appena lanciato.

- Pff... Non arrabbiarti, volevo solo farti un favore! – Il viso di Mick tornò serio – Dai un’occhiata a questi documenti, Saeko! Credo che non resterai delusa del viaggio!

Le sopraciglia aggrottate e gli occhi sospettosi, l’ispettrice afferrò i documenti, iniziando a consultarli rapidamente.

Nell’arco di qualche minuto, la donna chiuse il fascicolo, ed un sorriso soddisfatto sulle labbra, si allontanò dal furgone per telefonare. Ma, colmo della sfortuna, il cellulare non prendeva praticamente più.

- Eh merda! – Saeko ripose nuovamente il suo cellulare tornando verso Mick – Dannato parcheggio!!!

Più divertito che ogni altra cosa, Mick saltò in piedi schiacciando la sigaretta sul suolo. Con un gesto elegante, recuperò il suo casco posato vicino a lui, lo rimise sulla sua capigliatura bionda, e fece finta di spolverare la sua magnifica uniforme color caco.

Saeko si apprestava ad urlare sull’americano, quando notò la sua tuta.

Inizialmente spalancò gli occhi stupita, poi fece del suo meglio per reprimere la risata che le solleticava la labbra.

- Mick?!? Hum... non ti arrabbiare ma che cos’è questo abbigliamento ridicolo?... No, aspetta! Lasciami indovinare... hum... Un bisogno urgente di cambiare lavoro? O la realizzazione di un desiderio da bambino?

Mick scosse la testa alzando gli occhi al cielo quindi scomparì all’interno del furgone.

La sua voce risuonò debolmente alle orecchie di Saeko.

- Pff... Puoi anche prendere in giro, Saeko, ma sappi che è grazie a questa superba uniforme, che sono riuscito là dove i tuoi favolosi colleghi poliziotti hanno fallito.

A quel punto, Saeko dovette ammettere che Mick aveva ragione.

Diversi ispettori esperti avevano, parecchie volte, cercato di trovare le prove per incastrare Kuto Kaidi. Ma quest’uomo aveva delle relazioni troppo altolocate e, protetto dagli esseri più influenti e più rispettati della città, era, ancora oggi, quasi impossibile metterlo nel sacco senza rischiare la propria vita.

Ed ecco che Mick, nel giro di due misere ore, le aveva portato quelle prove tanto ricercate su un vassoio d’argento.

Con la discrezione e la disinvoltura più totali.

Era semplicemente incredibile.

Saeko alzò la voce perché Mick potesse sentirla.

- Hai ragione Mick. Dimentica quello che ti ho detto. Sono davvero impressionata... Grazie a questi documenti, Kaidi può dire addio a tutto quello che possiede... Bene, bando alle ciance, ci troviamo davanti allo stabilimento tra un quarto d’ora con Falcon... Ma... Ma a proposito, dov’è Falcon?

In alcuni secondi, Mick uscì dal furgone, la parte superiore della sua uniforme stranamente bombata.

Lo sguardo beffardo e il sorriso malizioso, fece segno a Saeko di avvicinarsi.

- Falcon non è lontano... E’ bello sistemato... Guarda un po’ qua...

Seduto in fondo al furgone, gli occhi nascosti dal suo eterno paio d’occhiali da sole, Falcon sembrava immerso in un sonno dei più profondi. Il suo petto si sollevava al ritmo regolare del suo respiro ma il suo viso, tanto rosso quanto quello di Kaori in collera, testimoniava uno choc abbastanza violento.

Saeko si apprestava ad aprir bocca, quando Mick le spiegò.

- Non preoccuparti Saeko... Il nostro grand’ uomo sta bene... Diciamo che ha avuto qualche problemino con il piccolo Ryo!

Ryo? Le sopraciglia aggrottate, Saeko fece un passo indietro, restando muta di fronte alla tuta di Mick che si scuoteva freneticamente.

Chiuse gli occhi, chiedendosi se non avesse bisogno, in fin dei conti, di qualche giorno di vacanza, ed articolo goffamente:

- Ryo? Ma... credevo fosse allo stabilimento?!

Mick scosse la testa ridendo, e fece scorrere la chiusura lampo della sua uniforme da derattizzatore.

Due piccole orecchie aguzze ed un piccolo nasino rosa fecero allora la sua comparsa.

- Non parlo di quel Ryo, ma piuttosto di questo Ryo qui!

Saeko aveva un’aria così disorientata davanti a questa piccola palla di pelo che la risata di Mick raddoppiò d’intensità.

La donna abbassò gli occhi sospirando e si portò una mano alla fronte, non sapendo più se doveva ridere o piangere.

Che fosse Mick Angel o Ryo Saeba, quei due energumeni avevano sempre l’arte di fare gli imbecilli quando la situazione prendeva una svolta delle più drammatiche. Senza dubbio era il loro modo per gestire lo stress e la paura. Forse.

Il tempo stringeva, Saeko non insisté più troppo sull’argomento e strinse il dossier di Kaidi sotto il braccio.

Un leggero sorriso alle labbra, l’ispettore Nogami girò prontamente sui tacchi e, con un gesto della mano, saluto Mick prima di sparire dietro l’enorme 4x4.


Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 10.05



Con uno stridio dei pneumatici, la berlina parcheggiò davanti allo stabilimento, tra diversi camion di spedizioni portanti i colori della ditta.

In alcuni secondi, Kuto Kaidi abbandonò il suo veicolo e, la famosa valigetta con il milione nella mano destra, contemplò con un’aria delle più contrariate i diversi camion che invadevano il parcheggio.

Lo sguardo dell’uomo scivolò poi verso il suo sicario che si riaggiustava con pretenziosità gli occhiali sul naso.

- Riko! Prendi la valigetta e mettila al sicuro!

Riko, che si apprestava a far uscire Kaori dalla berlina, fermò il suo gesto e prese, con un sorriso malizioso alle labbra, l’oggetto teso dal suo padrone.

- Un secondo Riko! Deve ritornarmi indietro, d’accordo?... Non rifilarmi un colpo meschino altrimenti ti garantisco che rimpiangerai amaramente il giorno in cui hai lasciato il grembo di tua madre!

Il suo sorriso si trasformò in smorfia.

Riko scambiò un ultimo sguardo con il suo compare Chiko e, dopo aver salutato come si deve il suo padrone, si diresse rapidamente verso lo stabilimento.

- Allora Miss City Hunter, diamoci un po’ una mossa!

A quelle parole, Kaidi si girò vivamente, posando due occhi neri su Chiko. L’effetto fu immediato.

La giovane recluta tacque immediatamente dimenticando la donna che attendeva senza dire una parola sul sedile posteriore.

Kaidi s’attardò qualche istante su di lei.

Era davvero molto bella. E anche molto intelligente. Niente a che vedere con la donna imbranata e sgradevole che Kira gli aveva descritto.

Sentendosi un po’ troppo osservata, Kaori girò ardentemente la testa, lanciando uno sguardo glaciale all’uomo anziano.

- Perché mi guardate così, signor Kaidi? Forse speravate di vedermi sciogliere in lacrime ed accettare la vostra proposta ripugnante?

Mentre parlava, Kaori si agitò sul sedile. Aveva i nervi a fior di pelle. E più che la sua espressione, era il modo in cui stava torturando freneticamente le dita che svelavano poco a poco lo stato d’ansia e di nervosismo che la invadeva.

- Ve lo ripeto signor Kaidi, mai mi lascerò comprare, soprattutto da un essere così immorale e corrotto come voi!

Un sorriso leggero si disegnò sulle labbra dell’uomo.

Quella ragazza gli piaceva davvero. Il coraggio e la temerarietà di cui dava prova costringevano a rispettarla. Inoltre, non aveva paura né di tenergli testa né di esprimere chiaramente i suoi pensieri più profondi, cosa che rafforzava ancora di più la sua ammirazione.

Messe di fronte alla stessa situazione, Kaidi sapeva per certo che molte donne avrebbero accettato senza storcere il naso e senza offendersi quel famoso milione di dollari, troppo contente di poter abbandonare la loro vita che giudicavano evidentemente troppo cupa e senza grande interesse per loro.

Ma Kaori era diversa. Era una donna sorprendente e sensibile.

Intrigato da questa personalità cosi particolare, Kaidi si avvicinò a lei, appoggiando con nonchalance il braccio sulla portiera posteriore dell’auto.

- Dunque per voi sono l’incarnazione stessa dell’immoralità e della corruzione? Hum... E’ una visione interessante. Davvero molto interessante.

Di fronte a quella voce ferma e intrisa di una curiosità mal contenuta, Kaori alzò fieramente la testa pronta a replicare. Ma la reazione di Kaidi fu tanto sorprendente quando inattesa.

Una risata calda e naturale risuonò spontaneamente alle orecchie della donna lasciandola completamente sconcertata da questo cambio d’atteggiamento.

Diffidente, incrociò le braccia al petto lanciandogli uno sguardo elettrico:

- Non vedo davvero cosa ci sia di così divertente, signor Kaidi!

Kaidi smise di ridere e immerse uno sguardo indulgente in quella della donna.

- Quello che mi diverte, signorina Makimura – Kaidi insisté fortemente sul suo cognome – è che osate farmi la morale quando voi vivete, da quasi otto anni ormai, sotto lo stesso tetto di un killer professionista. Devo ricordarvi che il vostro caro Ryo Saeba è uno sweeper rinomato per la sua implacabile efficacia? Un essere immorale e senza alcuna coscienza che uccide senza la minima pietà? Ed osate parlarmi di rispetto e di integrità? – Kaidi scrutò le reazioni della donna con un’insistenza seccante – Allora signorina Makimura, non rispondete? Avete perso la lingua?

Kaori s’irrigidì sul posto.

Come poteva quell’uomo paragonarsi a Ryo? Non era neanche degno di lustrargli le scarpe.

Sentendo la collega avere il sopravento, Kaori strinse convulsamente i pugni e rispose con disprezzo:

- Vi proibisco di paragonarvi a Ryo! Vuoi non sapete niente di lui! Mi avete sentito, niente!... Ryo è l’uomo più umano e più rispettabile che mi sia mai stato dato di incontrare. Emana integrità e onore mentre voi... voi... voi non siete altro che un individuo completamente divorato dal potere e dal denaro. Ed infatti, mi fate pietà, voi e vostra figlia!

Kaidi ascoltò con orecchio attento, facendo un sorriso cinico.

- La vostra devozione e la vostra lealtà verso quest’uomo sono delle più ammirevoli. Signorina Makimura. Davvero. Ma non dimenticate mai che Saeba è il killer 1 del Giappone. Allora, di grazia, non cercate di farmi credere che Saeba sia il nuovo Salvatore del mondo e risparmiatemi le vostre lezioni sulla morale.

Kaidi fece un segno con la mano, spostandosi per lasciar passare la donna.

Felice di poter muoversi, Chiko prese un piacere evidente a spingere senza risguardo Kaori fuori dall’auto, l’arma puntata verso la parte bassa della schiena.

- Ehi!!! Non c’è bisogno di essere così aggressivi!... Adesso scendo dalla tua pidocchiosa auto!

Reprimendo la bestemmia che le bruciava le labbra, Kaori si accinse maldestramente ad uscire dalla berlina, inciampando sul tappetino.

Ma a due dita dal crollare sul suolo, sentì delle mani tenerla fermamente per le spalle.

Kuto Kaidi, il viso stranamente contratto dalla rabbia, aiutò allora la donna a rimettersi in piedi e si rivolse a Chiko con tono tagliente:

- Non so chi ti abbia insegnato le buone maniere, Chico, ma sappi che non tollerò questo genere di comportamenti finché sarai al mio servizio! Capito?... – Chiko mise il broncio ed abbassò la testa, offeso di essere stato rimbrottato dal suo padrone davanti a Kaori – Molto bene... Trova un posto comodo per la signora Makimura! Ho una faccenda da sistemare. Verrò a trovarla più tardi in mattinata.

Lo sguardo chiuso ed inespressivo, Kuto Kaidi si diresse con passo rapido verso lo stabilimento, non senza aver salutato ironicamente il suo ostaggio.

Chiko attese che il suo padrone sparisse dietro il portone in acciaio per aprir bocca.

- Allora sei tu la socia di Ryo Saeba?

Kaori non rispose niente ma posò uno sguardo assassino su quest’uomo che si prendeva gioco di lei un po’ troppo per i suoi gusti.

I pugni ancora chiusi, la donna fulminava internamente, facendo uno sforzo sovraumano per non lasciar esplodere la collera che gli serrava lo stomaco.

Quel uomo, quel Kuto Kaidi, l’esasperava a tal punto che mai prima nella sua vita aveva sentito un tale rancore per un essere umano. Ma chi si credeva di essere quell’uomo alla fine? Come se il fatto di avere un sacco di soldi ed essere uno degli uomini più influenti di Tokyo gli desse il diritto di trattarla in questo modo e rovinarle così la vita! Ma Kaori non ebbe il tempo di insistere troppo sulle sue riflessioni che Chiko accentuò la pressione della sua arma nell’incavo dei suoi reni.

Fece allora una piccola risatina che faceva più pensare ad un grido di una capra che ad una risata umana.

- Andiamo, bella! Mettiti in marcia!

Il volto collerico, Kaori iniziò a camminare ben decisa a dimostrare a questo James Bond da quattro soldi con chi aveva a che fare.

Lei era la socia di City Hunter e non sarebbe certo stato un killer buono a nulla a farla paura. Doveva semplicemente trovare un piano ed agire il più velocemente possibile.

Persa nei suoi pensieri, la donna inciampò su un sasso e, per la seconda volta nella giornata, fu sul punto di cadere pietosamente al suolo. Riuscì, in un ultimo sforzo, a ritrovare l’equilibrio.

- Ahi!

Con una voce lamentosa, Kaori si lasciò scappare un piccolo gemito di dolore. Il viso teso, si fermò e s’inginocchiò per massaggiare vigorosamente la sua caviglia indolenzita.

Questo gesto non sfuggì a Chiko.

Con un ringhio, l’uomo di avvicinò alla donna e, alla vista dei bendaggi che coprivano la sua caviglia lesa, non potè che constatare che la donna era seriamente ferita.

- Eh merda! Ci mancava solo questa!

Chiko sbuffò con forza e osservò a turno lo stabilimento e la donna. Si passò una mano nervosa tra i capelli, lanciando con aria indifferente.

- Ebbene Miss City Hunter, credo di non avere altra scelta!

Un ghigno malsano alle labbra, Chiko osservò qualche istante il revolver che aveva in mano.

Kaori si tirò indietro e spalancò la bocca stupita. Cosa voleva dire? Cosa stava per fare?

L’aria sempre più divertita, Chiko si avvicinò a lei ed infilò la sua arma nella cintura dei pantaloni. Con un movimento brusco, l’afferrò per le braccia, tirandola violentemente a lui prima di gettarla negligentemente sulla spalla, come se non fosse nient’altro che un volgare sacco di patate.

- Wow! Ma come pesa la signorina!

La sua risata da capra risuonò ancora una volta alle orecchie di Kaori.

Si prese un maligno piacere a rigirare il coltello nella piaga.

- Credo sia opportuna una piccola dieta! Ma comunque non preoccuparti, nel posto dove starai non farai alcuna fatica a perdere questi chiletti superflui!

Kaori diventò color rosso gambero, serrando i pugni convulsamente.

- Razza di cafone!!! Lasciami, mi hai sentito!!! Lasciami subito o te ne pentirai!!!

Kaori iniziò ad agitarsi il più violentemente possibile sulla spalla del suo rapitore. Martellandogli la schiena con una moltitudine di pugni rabbiosi, la donna sperava di fargli perdere l’equilibrio ed approfittarne per fuggire.

- Eeeeehhhhhh! Sta buona o ti ammazzo una buona volta per tutte!

Kaori era di una rabbia nera. Chiko avrebbe visto di che pasta era fatta. Nessuno aveva il diritto di trattarla in quel modo. Nessuno!

Ribelle d’animo, la donna si arrischiò un’ultima volta a dimostrare a questo dilettante chi era veramente e che non era la socia del grande City Hunter per niente.

Incrociando le dita perché funzionasse, Kaori raccolse le sue ultime forze e ricominciò a muoversi furiosamente allo scopo di liberare le gambe, per alcuni secondi soltanto, dalle braccia di Chiko.

Diede poi una magnifica ginocchiata alla spalla destra dell’uomo che, completamente destabilizzato dalla violenza del colpo, caddè all’indietro, schiantandosi pesantemente al suolo. Kaori si rimise frettolosamente sulle sue gambe ed approfittò del fatto che Chiko non reagisse per filare il più rapidamente possibile verso la porta d’acciaio.

Un ghigno di dolore sulle labbra, l’uomo si rialzò penosamente massaggiandosi la spalla ed abbaiò come un cane infuriato:

- Torna qui, razza di puttana!... Ti giuro che me la pagherai davvero molto cara!!!!

Una volta in piedi, Chiko galoppò veloce come un cavallo. Dava l’impressione di avere il diavolo in corpo e l’espressione furiosa che metteva in mostra non presagiva niente di buono. In un tempo record, arrivò all’altezza di Kaori che, intralciata dalla sua caviglia, non poteva correre così velocemente come sperava. In alcuni secondi, la riafferrò.

Un sorriso di trionfo sulle labbra, Chiko la afferrò violentemente per le braccia scuotendola senza riguardo.

- Ehhhhiiiii! Dove credevi di andare così, tesoro?

Il sorriso schiocco che sfoggiava finì d’esasperare la donna.

Kaori fece una smorfia di disgusto e si apprestava ad assestargli un colpo “made in Kaori” quando la voce di un uomo risuonò alle loro orecchie, paralizzandoli letteralmente sul posto.

- Ehi ragazzo mio, da questa parte!

Sorpreso da quel timbro di voce che non conosceva, Chiko lasciò la donna girandosi improvvisamente per far fronte a questo tizio inopportuno.

Il pover’uomo non ebbe il tempo di capire con chi aveva a che fare che sentì un violento dolore a livello dello stomaco poi sulla guancia destra. Colpito in pieno, Chiko crollò, la testa sbattè violentemente sul suolo facendogli vedere migliaia di stelle prima di sprofondare nell’incoscienza.

- Allora Kaori, così ci si rivede!

Contento di lui, l’uomo immerse il suo sguardo blu acciaio in quello della donna.

Un sorriso si disegnò istantaneamente sulle labbra di Kaori quando incontrò lo sguardo malizioso di Jack Lemon.

Vestito con un semplice paio di jeans ed una maglietta nera, sembrava in piena forma malgrado il livido sul occhio e i vari graffi che si potevano scorgere sulle mani e sul viso.

Gli occhi spalancati, Kaori mollò dalle mani il mattone destinato a Chiko balbettando qualche parola incomprensibile.

- Voi?!... Ma insomma!... Come è possibile?... Io credevo...

Un sorriso agli angoli della bocca, l’uomo alzò la mano per tagliare corto all’intervento di Kaori cercando uno strumento efficace per legare Chiko. La donna, avendo compreso immediatamente le intenzioni dell’uomo, spostò qualche scatolone che giaceva vicino alla porta e trovò delle vecchie corde ingiallite dal tempo. (P.S. Non dimenticate che si trovano in un magazzino!)

Certo, di sicuro non sarebbero state molto resistenti ma avrebbero permesso a Kaori e Jack di guadagnare un certo tempo prima che Riko riuscisse a liberarlo.

- Mi dispiace di essere così brusco, Kaori, ma non credo sia davvero il momento giusto per le spiegazioni.

Timidamente, Kaori allungò la mano toccando delicatamente la spalla di Jack come per verificare che non stesse sognando e che lui fosse davvero vivo.

Sorpreso, l’uomo si girò immediatamente ma rimase completamente sbigottito davanti il volto della donna.

Incapace di dire qualsiasi cosa, contemplò la lacrima che scivolava silenziosamente lungo la sua guancia e si immerse in quegli occhi così intrisi di dolcezza e di serenità. Sempre senza dire nulla, vide Kaori asciugarsi con un gesto maldestro la guancia umida, arrossire e abbassare la testa in un ultimo gesto di pudore.

- Sono talmente felice che siate vivo, Jack... E ancora grazie di essere venuto in mio aiuto.

Toccato più di quello che avrebbe desiderato da questo segno d’affetto, Jack volse rapidamente la testa, fissando la sua attenzione sul corpo legato di Chiko e recuperò il revolver che era infilato nella cinta di quest’imbecille con gli occhiali neri.

Amava sua moglie e suo figlio, ma lo charme che si sprigionava da Kaori Makimura lo turbava pericolosamente. Cosa rarissima, lei era così bella dentro quando fuori e nessun uomo degno di questo nome poteva restarne insensibile.

A disagio, Lemon si schiarì la gola tentando di prendere un’aria distaccata.

- Non c’è niente da ringraziarmi Kaori. Ad ogni modo, ve la stavate cavando molto bene senza di me! Chiko non aveva alcuna possibilità di fronte alla partner di City Hunter, ve lo assicuro!

Un sorriso sulle labbra, Kaori sollevò la testa pronunciando semplicemente una parola che significava tanto per lei.

- Grazie.

Jack tese l’arma a Kaori il tempo che trascinò il corpo della sua vittima per qualche metro gettandolo dietro ai scatoloni che ammuffivano, gia da qualche tempo, vicino al portone in acciaio.

- Tutto quello che posso dirvi per il momento, è che ho fatto pulizia nel magazzino. Le diverse guardie che Kaidi aveva assunto non erano molto astute e non ho avuto nessuna difficoltà a sbarazzarmene. Ma sarò più tranquillo quando avrò messo le mani su quello stronzo di Kuto Kaidi. Non ci tengo che chieda rinforzi!

Lemon osservò un’ultima volta i paraggi.

- Vedete tutti quei camion, Kaori? Kaidi gli ha appena fatti consegnare e vi garantisco che quei pacchi contenevano tutt’altro che dei mobili da assemblare!

In quel preciso instante, Kaori provò una strana sensazione.

Lo sguardo stranamente attirato da quel enorme edificio, la donna indietreggiò di qualche passo e rimase a fissare la finestra in ferro, situata al primo piano, come se avesse avuto il potere di vedere attraverso i muri.

Questa sensazione, la conosceva perfettamente. Era dolce ed appagante.

Il sorriso di Kaori si allargò.

Ryo era lì. Più presente e più rassicurante che mai. Solamente chiudendo gli occhi, poteva sentire la sua forza bruta, il suo carisma quasi animale ed il suo sguardo tenebroso avvolgerla in un’immutabile barriera.

Istintivamente, gli occhi della donna brillarono di una nuova fiamma e fu con una voce determinata che chiese a Lemon.

- Ryo è qui, vero?

Sollevandosi, Lemon considerò con attenzione la donna e annuì con un segno della testa.

Non dovette però disturbarsi oltre perché Kaori, revolver alla mano, avanzò verso la porta penetrando, con una sicurezza che era lontana dal provare, nell’imponente struttura.


Da qualche parte a Tokyo
Nello stesso momento.



La Porche di Saeko filava ad alta velocità sulla periferica. La sua guida, nervosa ed audace, le era valsa diversi colpi di claxon e decine di sguardi neri da parte degli altri automobilisti. Infastidita d’essere il bersaglio del malumore di tutti questi giapponesi frustati, l’ispettore Nogami spinse un po’ di più sull’acceleratore, facendo ruggire il motore del veicolo superando allo stesso tempo il limite di velocità.

Aveva fretta. Estremamente fretta.

Ora che aveva i documenti in suo possesso, doveva ottenere il più rapidamente possibile il mandato che gli avrebbe permesso di perquisire lo stabilimento Kaidi in tutta legalità ed incastrare, una volta per tutte, questo dirigente d’azienda disonesto.


Continua...




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Capitolo 12
*** Game over ***


Stabilimento Kaidi, ala Est
Martedì 3 luglio, 10.20



Appoggiata contro un muro in pietra, Kaori osservò con un certo riservo ed un certo distacco il deposito che da solo rappresentava la supremazia di Kuto Kaidi nel mondo degli affari. Lo stabilimento era molto più grande di quanto aveva immaginato e le migliaia di scatoloni e imballaggi, che si accatastavano e si scaglionavano su quelle centinaia di metri quadrati, le davano decisamente le vertigini.

Ora si trovava nella seconda parte dello stabilimento, comunemente chiamata “ala Est”. Le centinaia di casse, che vi erano depositate, erano molto voluminose e, stranamente, nessuna portata l’etichetta “Kaidi Corporation”. Kaori ne aveva perciò messo al corrente Jack.

Quest’ultimo, uno strano sorriso alle labbra, non si era fatto pregare per rivelarle le altre attività, molto più lucrative d’altronde, della società Kaidi.

Disgustata, la donna di avvicinò nuovamente alla cassa prestando attenzione al suo compagno di fuga, e posò due occhi furibondi sul suo contenuto.

Anziché trovare dei mobili in legno ed altri oggetti d’arredo, la cassa conteneva armamenti di ogni sorta destinati, senza dubbio, ai paesi sotto sviluppati ed in preda a crisi sociali senza precedenti. Granate, mitra, bazooka, mine... Tutto quello di cui c’era bisogno per condurre una guerra senza pietà. Il necessario per uccidere e massacrare degli innocenti.

La bocca di Kaori si deformò in un ghigno dei più amari. In fin dei conti, Kaidi non era l’eccellente uomo d’affari che tutti credevano.

No.

Era semplicemente uno di quegli uomini che erano riusciti a sfruttare al meglio le loro risorse. Uno stabilimento clandestino pullulante di armi e di altri equipaggiamenti per la guerra in cambio di un po’ di potere e molto denaro.

Niente di più, niente di meno.

La donna sussultò quando sentì il fischio di Jack giungerle alle orecchie.

I lineamenti ansiosi, Kaori batté diverse volte il piede destro contro il pavimento per verificare di nuovo la solidità della sua caviglia. Il dolore era passato ed anche se zoppicava ancora molto, la donna costeggiò rapidamente le casse per raggiungere la piccola stanza situata in fondo allo stabilimento.


Stabilimento Kaidi, Ufficio Est
Martedì 3 luglio, 10.20



Lo sguardo di Jack era intriso di pietà mescolata ad indulgenza di fronte all’uomo che gli stava davanti. Le mani legate dietro la schiena, l’ultimo tirapiedi di Kaidi stringeva disperatamente la valigetta in cuoio nero tra i piedi e dava l’impressione di portare il peso del mondo sulle sue fragili spalle. Era di un pallore estremo.

Un sorriso beffardo alle labbra, Lemon si avvicinò, inginocchiandosi vicino a lui.

- Allora Riko, cosa vuoi nasconderci qui?

Ponendogli quella domanda, Lemon recuperò la preziosa ventiquattrore di Riko posandola delicatamente sul tavolo impolverato che fungeva da scrivania. Era intimamente convinto che quella valigetta contenesse i preziosi documenti che gli avrebbero permesso, cosi come a Ryo e Kaori del resto, di incastrare Kaidi e voltare pagina su questa folle storia.

Ma realizzando abbastanza rapidamente di essere incapace di aprire quello scrigno del tesoro senza la chiave, Jack lanciò un’imprecazione.

Il volto contrariato, tentò tuttavia di scassinare la serratura con un coltellino svizzero ma senza successo. La serratura sembrava semplicemente inviolabile.

- Merda! Senza quella fottuta chiave, non potremmo mai sapere che c’è dentro questa valigetta.... A meno che...

Con precauzione, Kaori chiuse la porta alzando rapidamente gli occhi verso i due uomini.

Con la rapidità di un animale, Jack si girò, sfoderando e puntando la sua arma su di lei. Ma di fronte a quella donna che alzava ironicamente la mano in segno di pace, l’uomo sospirò sollevato ed abbassò l’arma.

Quanto a Kaori, sentendosi un po’ colpevole, gli rivolse un piccolo sorriso contrito lanciando un “mi dispiace” sempre molto mortificato.

- Kaori, guarda chi voleva privarci della sua compagnia!

Il viso cupo, Jack lasciò intravedere il killer professionista assopito in lui. Gettò uno sguardo minaccioso sul povero Riko che, visibilmente impressionato e spaventato dal carisma di Lemon, abbassò la testa in un gesto di protezione, le spalle seguirono lo stesso cammino.

- Quella valigetta!? Ma dove l’avete trovata Jack?

I lineamenti sempre più tesi, Jack le raccontò brevemente come aveva sorpreso Riko sul punto di lasciare lo stabilimento con quella ventiquattrore, stranamente stretta contro il petto. Le spiegò anche che senza la chiave, gli era stato impossibile aprire la valigetta.

Lo sguardo sospettoso, Kaori si girò verso il tirapiedi di Kaidi affiggendo un sorriso dei più ironici. Ricordava molto distintamente lo sguardo complice che Chiko e Riko avevano scambiato quando Kaidi gli aveva teso la valigetta.

- Fermami se sbaglio Riko ma... tu e Chiko... avevate deciso di dividervi il milione di dollari?

Touchè. Il viso di Riko diventò rosso dalla collera. Offeso di essere stato smascherato da una semplice ragazza, le rivolse uno sguardo omicida e cominciò ad agitarsi freneticamente sulla sedia.

Ma affatto impressionata da quella dimostrazione d’orgoglio mal messa, Kaori fece finta di riflettere, un dito posato sotto il mento.

- E questo significa che devi avere la chiave con te, non è vero Riko?

Gli occhi trionfanti, Kaori si avvicinò a Riko iniziando a perquisirlo. Posò appena le mani sulle spalle che scoprì una catenina nascosta sotto la maglia, alla quale era appesa una piccola chiave.

Un sorriso di soddisfazione sulle labbra, la strappò brutalmente del suo collo offrendola ad un Lemon visibilmente impressionato.

- Tenete Jack... Ma spiacente di deludervi, quella valigetta non contiene nemmeno uno dei documenti che cerchiamo. Contiene solamente un milione di dollari.

Costernato, Riko girò la testa quando Lemon aprì la ventiquattrore. I suoi sogni d’uomo ricco e adulato erano andati in fumo. Si trattenne anche dal piangere sentendo Lemon emettere un lungo fischio alla vista di tutte quelle banconote.

- Wow!!!!... Sono proprio soldi! Mi chiedo cosa potrei fare con tutto questo denaro! – Lemon scambiò uno sguardo complice con Kaori e si girò verso il suo ostaggio – Tu non avresti qualche ideuzza, Riko? –

Riko, vicino all’esaurimento nervoso, non prestò alcuna attenzione alle parole dell’uomo e si mise a fissare instancabilmente il suolo ricoperto di polvere. Divertito da quella reazione così puerile, Lemon alzò negligentemente le spalle prendendo in mano qualche banconota. Si mise spontaneamente a contarle.

- Jack?

Lemon indietreggiò leggermente quando Kaori gli afferrò il braccio. Un strano sorriso alle labbra, la donna immerse i suoi occhi in quelli di lui, impaziente di renderlo partecipe della sua idea.

- Jack... So che questo vi sembrerà ridicolo ma... se vi teneste quel milione di dollari? Voglio dire... che per colpa di Kaidi, avete perso la vostra azienda ed il vostro lavoro. Trovo che sia normale che voi riceviate un piccolo risarcimento per il torto che vi ha fatto, no?

La voce di Kaori diventava sempre più lieve man mano che parlava. Aveva l’impressione di aver detto una grossa sciocchezza e lo sguardo confuso che le lanciò Lemon, in quel preciso istante, ebbe soltanto l’effetto di rafforzare ancora di più i suoi timori.

- Credete davvero, signorina Makimura?

Presi dalla loro conversazione, Jack e Kaori non avevano sentito la porta aprirsi.

Eppure, Kuto Kaidi era lì. Gli occhi sgranati dalla rabbia, si trovava nel vano della porta e puntava, con un piacere non dissimulato, un revolver su di loro.

Lemon fece scivolare lentamente la mano sulla sua arma ma Kaidi stava attento.

- Un gesto ancora Lemon e spedisco questa affascinante signorina a fare un giro in paradiso... Perciò fammi il piacere di non muoverti e getta l’arma a terra.

Lemon obbedì senza batter ciglio e fece scivolare l’arma fino ai piedi di Kaidi. Quest’ultimo la spinse, con un potente calcio, ben più lontana nello stabilimento per essere sicuro che Jack non potesse recuperarla.

Kaori strinse i pugni, cercando disperatamente un’idea che potesse fargli uscire da lì. In base al corrugamento della sue fronte, anche Lemon era altrettanto ansioso che lei di trovare un piano efficace.

Sempre più tesa, la donna sussultò quando la voce dura di Kaidi la interpellò.

- Kaori! Liberatemi quel imbecille di Riko e legate Lemon al suo posto!

Con un gesto infastidito e confuso, Kuto lanciò una corda ai piedi della donna e puntò, questa volta, l’arma su l’ex-killer professionista.

Kaori, nervosa ed inquieta, cercò l’approvazione e un po’ di conforto nello sguardo di Jack. Il sorriso che le rivolse le riscaldò un po’ il cuore e, fu con un po’ più di fiducia, che recuperò la corda ai suoi piedi e che liberò Riko dai suoi lacci.

Fu allora che un’idea le attraverso rapidamente la mente.

Lemon seduto sulla sedia, la socia di City Hunter cercò con particolare cura di non stringere troppo le corde, lasciandogli così la possibilità di liberarsi ed intervenire non appena la situazione lo avrebbe permesso.

- Ora Kaori, voglio che diciate addio a Lemon e che veniate con me.

Kaori senti il sangue gelarsi nelle vene. Quell’uomo era davvero deciso ad ucciderli.

Conoscevano il segreto di Kaidi dunque erano diventati d’ostacolo.

Kaori percorse con uno sguardo sconvolto la stanza che rischiava di diventare la sua tomba. Doveva trovare qualcosa. Doveva guadagnare tempo.

Allora Kaori tentò il tutto per tutto.

- Non potete uccidermi, signor Kaidi. Se oserete alzare una mano su di me, vi ucciderà senza la minima pietà.

Con voce ferma e inflessibile, Kaori articolò ogni singola parola.

- Ryo vi ucciderà, voi e la vostra preziosa Kira.

Kaidi si mise a ridere. Ma questa volta, la sua risata tradiva i dubbi che lo stavano angosciosamente assalendo. Pensava davvero di poter uccidere impunemente la partner di City Hunter? La donna a qui Ryo Saeba teneva più di tutto?

- E’ qui, signor Kaidi. Sento la sua presenza come lui sente la mia. City Hunter, siamo noi due. City Hunter rappresenta la nostra squadra, formata da lui e da me. Allora se mi uccide ora, voi e vostra figlia morirete seduta stante.

Gocce di sudore imperlavano la fronte dell’anziano uomo. I lineamenti contratti al limite, sembrava sul punto di cedere.

Kira era il solo punto debole di questo essere immondo e Kaori sperava di servirsi di questo amore indistruttibile per salvare la sua vita e quella di Lemon.

La bocca di Kaidi si storse in una smorfia di dolore.

- Mentite, signorina Makimura! Saeba non è qui!! Perché non si fa vedere? Perché non è già venuto a salvarvi?

Lemon si prese il piacere di rispondere al posto di Kaori.

- Perché sapeva che io ero qui e che avrei protetto Kaori.

Questa notizia fece vacillare una volta in più la fiducia di Kaidi. Gli occhi stretti, le mani umide, puntò l’arma sulla donna con un gesto furioso.

- Dov’è allora?

Riko sollevò la testa e, come se di trattasse di una conversazione delle più banali, rispose spontaneamente.

- Bè, con la signorina Kira. Gli ho sentiti quando sono passato davanti al vostro ufficio, poco fa. Inoltre avevano l’aria di litigare.

Se la notizia destabilizzò Kaori, lei non lo diede a vedere.

Il fatto di sapere Ryo in preda alla follia di Kira la preoccupava molto. Gia Ryo non sapeva come reagire di fronte ad una donna sana di mente, il saperlo con una fuori di testa la preoccupava ancora di più.

Kaori gettò una rapida occhiata verso Lemon e notò che aveva le mani quasi libere.

- E tu non hai fatto niente, razza di idiota! Non hai fatto niente per aiutare la mia bambina! Come hai potuto lasciarla con quel killer sanguinario?!

Se Kaori era di una calma olimpionica, Kaidi perse istantaneamente il suo sangue freddo e mirò senza la minima esitazione sul suo tirapiedi.

Con un ultimo moto di stizza, Kaidi perse il controllo di se stesso e sparò un primo colpo alla spalla di Riko poi un secondo un po’ più basso nel torace.

Sotto choc, Riko barcollò, indietreggiò di qualche passo, il volto disfatto, guardò le ferite e il sangue che colava sul suo abito. Con un ultimo gesto disperato, premette le mani sulle sue ferite prima di crollare sul pavimento di cemento.

Interdetta, Kaori osservò quel corpo senza vita svuotarsi del suo sangue.

- Kaori! Mettiti subito al riparo!

La donna arretrò ancora e ancora fino a raggiungere l’angolo della parete. Il cuore che batteva e, gli occhi spalancati, osservò Lemon, che approfittando dell’istante di panico, si gettò violentemente su Kaidi per disarmarlo. Kuto Kaidi non resisté molto a lungo alla forza muscolare ed alla giovinezza di Jack. L’arma scivolò sul cemento. Placcato al suolo, il presidente della società Kaidi sembrava aver perso dieci anni in qualche secondo ed accettò la sua sconfitta con un profondo sospiro.

- Kaori, dammi la corda che rendo innocuo una buona volta per tutte questo rifiuto della società!

Kaori ubbidì, posando un ultimo sguardo intriso di pietà sul quell’uomo e filò a velocità con la V maiuscola verso l’ufficio del signor Kuto Kaidi.


Stabilimento Kaidi, ala Ovest
Ufficio di Kuto Kaidi
Martedì 3 luglio, 10.40



Il silenzio che regnava nello stabilimento era impressionante e Kaori si sentiva completamente oppressa.

Nella discrezione più totale, la donna percorse la distanza che la separava dall’ufficio di Kuto Kaidi e si fermò ai piedi delle scale. Il fiato corto, il volto determinato, la donna fece una smorfia quando un dolore divenuto famigliare le trapassò di nuovo la caviglia destra.

Ma se ne infischiò. Ryo era lì. Al di sopra di quei scalini. E lei era ben decisa a raggiungerlo.

Allora, aiutandosi con il corrimano per non appoggiarsi inutilmente alla sua caviglia, la partner di City Hunter salì silenziosamente i scalini in acciaio. Arrivata sana e salva, si avvicinò prudentemente alla porta trattenendo istintivamente il respiro quando sentì la voce roca del suo socio.

- Lascia quella pistola, Kira! Sei diventata completamente matta da cercare di uccidermi?

Una risata stridula e convulsa risuonò alle orecchie di Kaori. Istintivamente la donna si tappò le orecchie alzando gli occhi al cielo.

Se mai avesse ancora dubbi sullo stato isterico della figlia di Kaidi, ne aveva duramente avuto la prova.

Le sopraciglia aggrottate, Kaori si lasciò andare contro il muro. Cosa poteva fare per aiutare Ryo?

Se avesse seguito il suo istinto, con un maligno piacere avrebbe sfondato quella dannata porta dell’ufficio, le avrebbe date di santa ragione a Kira Kaidi provandole con precisione assoluta che lei era la socia migliore che ci fosse per Ryo Saeba. Era talmente semplice ma anche talmente stupido! In effetti Kaori non aveva alcuna idea delle reazioni di Kira e sapeva per esperienza che non bisognava mai fidarsi delle apparenze. Kira era molto intelligente e Kaori non doveva sottovalutarla.

Allora, la ragione riprese rapidamente il sopravvento sul rancore e la gelosia, e la donna attese di calmarsi e di aver trovato un piano migliore prima di intervenire.

- Ahahahahaha.... E’ una bella domanda, Ryo caro. Davvero... Ma io potrei chiederti la stessa cosa. Come può un uomo sano di mente rifiutare il potere, la ricchezza, il rispetto di tutti e l’amore assoluto di una donna senza il più piccolo, minimo briciolo d’esitazione?

Kaori ascoltò con orecchio attento e, gli occhi chiusi, cercava di visualizzare la scena che si stava svolgendo dietro quel muro. A che faceva riferimento quella discussione? Perché Ryo non la disarmava? Kaori aveva una fiducia assoluta nel suo socio ma in questo caso, doveva ammettere che faceva fatica a capirlo.

- Non sono pazza, Ryo. Ti amo e voglio solo la tua felicità. Tutto quello che ho fatto, lo fatto per te... Capisci, ne ho abbastanza che tu agisca nell’ombra senza alcun riconoscimento... Voglio che ti ricompensino finalmente del tuo giusto valore. Voglio che tutto il mondo sappia che è il vero City Hunter! Un uomo buono e giusto che non ha esitato a rischiare la sua vita per salvarmi!!!

Addossata contro il muro, Kaori si apprestava a posare la mano sulla maniglia della porta quando notò che quest’ultima non era chiusa molto bene. Opportunità inaspettata, la donna non aveva che da spingerla dolcemente per socchiuderla leggermente e vedere così quello che stava succedendo in quella famosa stanza.

La voce tagliente di Ryo si alzò alta e forte, tagliando corto alle elucubrazioni passionali di Kira.

- Sciocchezze, Kira. Io non sono né buono, né cattivo. Agisco semplicemente secondo il mio istinto e le mie voglie, ecco tutto.

Kaori sentì il sospiro di Ryo poi il fruscio di una giacca. Accovacciata a lato della porta, la donna fece scivolare lo sguardo sulla piccola fessura e distinse due corpi che si facevano fronte in mezzo alla stanza.

Il cuore le fece un salto quando vide la figura atletica del suo socio. Gli vedeva solamente la schiena ma, conoscendolo come nessun’altro, immaginava molto bene l’espressione che sfoggiava in quel preciso istante. Un’espressione delle più cupe e delle più impassibili. Il volto stesso di uno sweeper.

Rapidamente, il suo sguardo deviò su Kira e sull’arma che teneva nella mano destra. Kaori spalancò gli occhi sorpresa.

Incredibilmente bella e sexy, la figlia di Kuto Kaidi era di un’eleganza e di una grazia inimmaginabile. I suoi lunghi capelli bruni ondulati scendevano magnificamente sulle sue spalle ed i suoi grandi occhi blu riflettevano una tristezza ed una malinconia da spezzare il cuore. Quella ragazza era semplicemente splendida.

Istintivamente, Kaori prese tra le mani una ciocca dei suoi capelli corti, guardandola con irritazione e fece una smorfia di dispetto. Si sentiva banale a fianco di quella reincarnazione di grazia e di femminilità. Insignificante e trasparente.

Ferita nel suo orgoglio di donna, Kaori riuscì tuttavia a contenere l’enorme sentimento di gelosia che la stava sommergendo completamente.

- E di cosa hai voglia in questo preciso istante?

I pugni serrati ed il sangue che le affluiva rapidamente al viso, Kaori guardò, impotente, Kira avvicinarsi languidamente a Ryo. Provocante, s’incollò a lui lanciandogli un sorriso da far dannare un santo. Kaori comprese immediatamente quello che lei aveva in testa ma da lì dov’era, era nell’impossibilità di vedere l’espressione del volto del suo socio. Credete di vederlo trasalire leggermente quando Kira gli accarezzò furtivamente il petto con la mano destra.

Gli occhi disperatamente chiusi, Kaori pregò silenziosamente affinché il lato perverso di Ryo non prendesse il sopravento e che lui mantenesse il suo sangue freddo di fronte a quella divina creatura.

- Allora Ryo? A cosa potremmo giocare noi due?

Kaori soffriva le pene dell’infermo. I denti stretti ed il viso furioso, sopportava difficilmente di vedere quella Kira stringersi sempre più strettamente contro il suo socio. Credete di esplodere di gelosia quando vide la mano di Kira scivolare con nonchalance sul braccio muscoloso di Ryo ritornando ancora più provocante sul suo petto.

Sotto gli occhi smarriti della sua socia, Ryo si decise quantomeno a reagire. Dolcemente ma fermamente, afferrò Kira per le spalle spingendola indietro.

- Che c’è Ryo? Non sono abbastanza carina per te?

Kaori represse la risata sarcastica che le solleticava la gola. Abbastanza carina? Come se lei non sapesse di essere una di quelle donne che avevano soltanto da schioccare le dita per far girare la testa agli uomini.

Kaori sospirò. Kira Kaidi era veramente una seduttrice temibile, quasi demoniaca.

Le mani umidicce, Kaori attese con impazienza mescolata ad angoscia la risposta dell’uomo.

- Tu sei incredibilmente bella, Kira e lo sai perfettamente... In altre circostanze, non avrei esitato un solo secondo e ti avrei offerto una notte d’amore indimenticabile... Ma cercando di uccidere Kaori, è come se avessi cercato di uccidere me. E questo non posso perdonartelo.

Kaori sentì il cuore battere sempre più forte, sempre più velocemente. Quelle semplici parole, uscite dalla bocca di Ryo, le fecero un bene immenso. Alleviando tutti i suoi tormenti e tutte le sue preoccupazioni.

Ma non era il caso di Kira. Come se avesse ricevuto uno schiaffo, quest’ultima arretrò di diversi passi, il volto completamente scomposto.

- Kaori???? Perché mi parli di quella ragazza? Non vedi che è soltanto un fardello per te?... So benissimo che la tieni come socia a causa di quella stupida promessa che hai fatto a suo fratello. Ma te lo assicuro, Ryo, hai già pagato il tuo debito oramai e puoi sbarazzarti di lei! E’ tenendola vicino a te, che City Hunter rischia di morire!!!

Esasperata dall’impudenza di quella ragazza, Kaori si morse il labbro inferiore. Con quale diritto quella pazza osava parlare di Makimura? Con quale diritto emetteva un giudizio sulle scelte di Ryo?

Diventata tutt’a un tratto estremamente pallida, Kaori abbassò lo sguardo e represse le lacrime di collera che cominciavano ad offuscarle la vista. Quella carogna aveva colpito nel segno e, con quelle parole, era riuscita a far vacillare la poca fiducia che Kaori aveva in lei.

- Ti sbaglio, Kira. Se ho tenuto Kaori con me per tutto questo tempo, è per puro egoismo e non per mantenere la promessa che ho fatto a Makimura.

Kaori sollevò gli occhi, allo stesso tempo disorientata ed incantata da quello che aveva appena sentito.

Kira, quanto a lei, sembrava soffrire come non mai e Ryo sembrava prendersi un maligno piacere a battere il chiodo...

- Kaori è la mia partner, Kira. Lei è e resterà la sola partner della mia vita. Ma dopo tutto, sei libera di credere quello che vuoi.

“La sola partner della mia vita”. Il sottointeso non passò inosservato.

Un magnifico sorriso si disegnò sulle labbra di Kaori mentre ripeteva in silenzio le parole pronunciate da Ryo.

Rassicurata e fiduciosa, felice malgrado le circostanze, la donna si concentrò sulla corporatura immobile del suo socio sentendo il cuore gonfiarsi d’amore.

- Come puoi farmi tanto del male? Come osi parlarmi di lei dopo tutto quello che ho fatto per te?

Kira cominciava ad innervosire seriamente Kaori. Ma cosa aspettava Ryo a sbarazzarsi di lei una volta per tutte?

Silenziosa, la donna attese con impazienza il più piccolo indizio che potesse spiegare la mancanza di reazione di Ryo, reprimendo un mugugno quando Kira alzò la pistola su Ryo.

- Kaori! Kaori! Hai soltanto quel nome in bocca! – Kira si asciugò con un gesto rabbioso alcune lacrime che colavano sulle sue guance arrossate – Ma non ancora per molto, te lo assicuro!

Erba di collera, la figlia di Kaidi puntò l’arma su Ryo. Il suo volto rifletteva la sua implacabile determinazione.

- Mio padre... si, mio padre... E stato messo al corrente di te e Kaori... E, sono sicura che in questo preciso momento, si sta occupando della faccenda... Vedi Ryo, a differenza di te, mio padre fa sempre tutto quello che gli chiedo ed è per questo che lo amo tanto.

Le parole uscirono rapidamente. Troppo rapidamente del resto. Anche se separati, Ryo e Kaori provarono la stessa sensazione che Kira cercasse prima di tutto di convincere se stessa.

- Non dici niente, Ryo? Hai paura di sapere la tua dolce Kaori nelle mani di mio padre? O forse hai paura che mi decida ad ucciderti?... Perché vedi Ryo, se io non posso averti, allora nessun’altra ti avrà!

Kira era arrivata al limite e Kaori non poteva più aspettare. Ma cosa poteva fare? Se entrava come una furia nell’ufficio, Ryo e lei rischiavano di essere feriti, o peggio, uccisi. Era troppo pericoloso. Doveva trovare qualcos’altro. Si, ma cosa?

Senza farsi vedere ne sentire, Kaori indietreggiò di qualche passo rimettendosi in piedi. Per puro riflesso, si frugò nelle tasche dei jeans sperando di scoprire qualcosa di interessante che potesse aiutare Ryo. Ma a parte lo scontrino della cassa del supermercato all’angolo, le tasche dei suoi pantaloni era disperatamente vuote.

La voce di Kira salì pericolosamente sugli acuti.

- Cosa c’è di così divertente, Ryo? Perché sorridi come un imbecille?

Sempre più nervosa, Kaori rimpianse amaramente di non aver chiesto un’arma a Jack ed imprecò interiormente per la sua mancanza di professionalità. Furiosa contro se stessa, ci mise qualche istante a comprendere il senso delle parole appena pronunciate da Ryo.

- Sorriso perché, mi rendo conto, che non hai davvero capito niente, Kira. Sapevo fin dall’inizio che mi avevi seguito fino allo stabilimento. E sapevo anche tuo padre se la sarebbe presa con Kaori non appena avessi girato le spalle... E per questo che, quando ho incontrato Lemon nel deposito, gli ho chiesto di prendersi cura di Kaori e di tenere a bada tuo padre... Io voleva occuparmi personalmente di te, Kira.

Man mano che proseguivano le spiegazioni di Ryo, migliaia di domande attraversarono il cervello di Kaori.

Kira, lei, sembrava completamente smarrita ma teneva fieramente Ryo di mira.

- Me ne infischio di sapere che Lemon è vivo. Quel misero informatico da due soldi non mi interessa per niente al mondo!... Ma dimmi una cosa Ryo... Se sapevi che Kaori era in pericolo, perché non mi hai semplicemente attaccato e legato su questo divano per andare in suo soccorso?

Kaori mancò poco che cadesse alla riversa quando Ryo emise una piccola risata arruffandosi i capelli, con un gesto di malessere.

- E’ sempre piacevole parlare con una delle proprie fan, Kira. Cosa c’è di più bello che essere il centro delle fantasie di una bella donna!!!

Davanti l’aria sbalordita di Kira, Ryo ritrovò la sua serietà. Kaori trattene il respiro socchiudendo un po’ di più la porta.

- A dire la verità, volevo avere un mezzo di pressione su tuo padre se mai Lemon non fosse riuscito a proteggere Kaori. Nel peggiore dei casi, era ben deciso a scambiarti in cambio della vita della mia socia e la certezza che ci avresti lasciato in pace in avvenire.... Ma se sono rimasto con te, era soprattutto per essere sicuro che non te la prendessi direttamente con lei. Sei molto più pericolosa di tuo padre, Kira. Lo capito subito quando ho saputo che eri tu l’istigatrice di Donnie Pfaster... Ah! E se non ti ho legato, è per rispetto verso il tuo status di bella donna!!!

Kira sorrise attraverso le lacrime.

- Se ho capito bene, finché Kaori sarà in vita, tu non sarai mai mio... Non è giusto, Ryo. Io non voglio perderti. Voglio tenerti al mio fianco!

Kaori non poteva vedere lo sguardo che Ryo posava su Kira. Era duro come l’acciaio e impregnato d’odio e di rancore. I lineamenti tesi, Ryo fece un gesto impaziente con la mano.

- Tu non puoi perdermi, Kira. Io non ti appartengo e non ti apparterrò mai. Io non appartengo a nessuno!

Sempre nascosta dietro la porta, Kaori incrociò furtivamente lo sguardo di Kira. L’aveva vista? Aveva notato la sua presenza?

I suoi occhi erano crudelmente vuoti. Il sorriso si era trasformato in un ghigno dei più amari. Era ferita. Profondamente ferita. Ma Kaori provò un odio dei più feroci per quella donna nevrotica.

- Molto bene Ryo! Ma capirai perfettamente il mio desiderio di sbarazzarmi di lei, sotto i tuoi occhi e senza alcun rimorso.

Kira attraversò la stanza in una frazione di secondo, spalancando la porta e mise in mostra un sorriso dei più sadici scoprendo Kaori inginocchiata per terra. Con un gesto della mano, le fece segno di alzarsi, scostandosi per lasciarla entrare nella stanza tenendo la pistola scrupolosamente puntata su di lei.

Inizialmente sorpreso, Ryo fissò la socia avvolgendola con uno sguardo rassicurante.

Il volto teso, si rivolse con voce cupa alla figlia di Kaidi.

- Se la tocchi, Kira, ti ammazzo.

Il viso di Ryo era ridiventato impassibile e duro come l’acciaio. Ma Kira non sembrava per niente impressionata.

- Mi dispiace, Ryo ma non ti credo. Come hai detto tu stesso, sei incapace di sparare ad una donna soprattutto se è bella.

L’atmosfera era carica e pesante. Kira era dietro a Kaori e mise, con un gesto deliberatamente lento, la sua arma sulla tempia della donna.

Pubblicò allora un sorriso soddisfatto.

- Avevi ragione quando hai detto che sono molto più pericolosa di mio padre. Se avessi preso le cose in mano prima, Kaori sarebbe morta da molto tempo e tu saresti completamente mio, ora.

Anche sotto minaccia, Kaori non batte ciglio. Dava prova di un sangue freddo e di un coraggio incredibile. Ryo era fiero di lei. Non poteva desiderare compagna migliore.

Un sorriso agli angoli delle labbra, si scambiarono uno sguardo complice. Dovevano agire rapidamente ed efficacemente.

- Credo che queste siano le tue ultime parole, Kira.

Le sirene di una decina di auto della polizia si misero a ululare nello stesso momento in cui Kaori afferrò l’arma di Kira tra le mani allo scopo di bloccare il tamburo.

L’arma bloccata e nell’impossibilità di sparare sulla sua vittima, la figlia di Kaidi si lasciò prendere dal panico restando paralizzata sul posto. Kaori si abbassò il più rapidamente possibile cosa che permise a Ryo di sparare sull’arma di Kira.

Sotto la violenza del colpo, la donna lasciò la pistola, che scivolò sotto la scrivania in legno, cadendo all’indietro trascinandosi dietro Kaori nella sua caduta.

Preoccupato, Ryo si precipitò immediatamente verso la donna.

- Tutto bene, Kaori?

La donna alzò gli occhi verso il suo socio abbozzando un sorriso di fronte allo sguardo allo stesso tempo tenero e inquieto che posava su di lei.

- Dimmi Ryo, puoi spiegarmi perché sono sempre io che finisco per terra?

Brontolando sulle ingiustizie della vita e sul fatto che era sempre lei che finiva imbavagliata, legata o ancora a terra, Kaori si sedette maldestramente sul sedere, massaggiandosi leggermente la parte bassa della schiena prima di spolverarsi i jeans e la canottiera nera.

- Francamente Ryo, credo di essere diventata troppo vecchia per questo genere di attività!!! Dovresti pensare veramente a cambiare assistente!

Tranquillizzato dalla reazione di Kaori, Ryo si inginocchiò vicino a lei rimettendole delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- E’ fuori questione, socia! Ora che ti ho ritrovato, non ti lascerò più! Sono fiero di te, Kaori.

Kaori aprì la bocca ma nessun suono uscì. Quelle parole, Kaori sognava di sentirle dal giorno in cui aveva accettato di diventare l’assistente del temibile Ryo Saeba e di vivere nel suo mondo. Aveva l’impressione sorprendente e appagante che tutte le pene, i dispiaceri e le sofferenze che aveva sopportato in quegli ultimi anni si fossero cancellate in un istante grazie a quella semplice confessione.

Persa nei suoi pensieri, Kaori non si era resa conto che Ryo le aveva tolto una scarpa ed un calzino per controllare lo stato della sua caviglia.

Emise un leggero gemito di dolore mentre le dita lunghe e muscolose di Ryo scorsero con nonchalance sul suo polpaccio. Bastò quello perché Kaori iniziasse ad arrossire.

- La caviglia è gonfia. Bisognerà metterci del ghiaccio.

A disagio, Kaori girò la testa a guardare la figlia di Kaidi che, stesa non lontano da lei, sembrava sprofondata in una mezza incoscienza.

Un demone in un corpo da dea.

Che peccato che una ragazza così bella ed intelligente fosse sprofondata in una follia omicida. Aveva ogni cosa per poter essere felice e, senza rendersene conto, aveva sprecato tutto. Kaori sospirò. Provava una pena immensa. Malgrado quello che le aveva fatto subire, Kaori pregò silenziosamente perchè quella donna ritrovasse una parvenza d’equilibrio e di calma.

- Non credi di essere stato un po’ duro con lei? ... Voglio dire... Sapendo che ti amava, l’hai derisa parlandole di “una notte d’amore indimenticabile!” L’ho trovato un po’ presuntuoso da parte tua!

A quelle parole, Ryo fermò il suo massaggio alzando il suo volto stranamente serio verso di lei.

- Da quando origli alle porte, Kaori?

Offesa dal tono un po’ troppo paternalista di Ryo, Kaori recuperò la benda e la rimise sulla sua caviglia. Infilò poi il calzino e si rimise la scarpa.

- Ti informo che non ho mai origliato alle porte in vita mia! Io... io aspettavo semplicemente il momento giusto per venirti in aiuto, tutto qui!

Aveva detto davvero una stupidaggine! Kaori era furiosa con se stessa. Perchè non riusciva a dirgli che aveva sentito tutta la conversazione che aveva avuto con Kira? Perché non spiegargli semplicemente che provava la stessa cosa e che anche lui sarebbe stato il solo ed unico partner con cui avrebbe condiviso la sua vita? Perché era così timida?

- Ah si, bè se avessi saputo che eri lì a spiarci, ti assicuro che non mi sarei sobbarcato Kira così a lungo!

Ryo aveva tirato un po’ troppo la corda. Se ne rendeva conto ma era più forte di lui. Adorava stuzzicare Kaori e vedere quei magnifici occhi candidi brillare di una contrarietà e di un furore a malapena contenuti.

Allora spinto dal desiderio di punzecchiarla ancora di più, avvicinò la testa immergendo i suoi occhi maliziosi in quelli di lei.

- Siete gelosa, signorina Makimura? Perché posso sempre proporvi un pomeriggio d’amore memorabile seguito, beninteso, da una notte d’amore indimenticabile.

Ryo aveva pronunciato quelle parole con una voce roca e sensuale. Sotto quello sguardo ardente, Kaori arrossì alla grande, turbata come una liceale al suo primo appuntamento.

- Ma noooo! Certo che no!... Pff! Cosa vai a pensare?

Ryo si avvicinò ancora un po’, un mezzo sorriso alle labbra.

- E tu Kaori, perché non ci pensi per una volta?

Contro ogni attesa, Kaori restò a bocca aperta. Un grazioso rosso colorò nuovamente le sue guance un po’ palliduccie.

Agile come un gatto, Ryo si sollevò offrendo il suo aiuto a Kaori.

Turbata dal comportamento premuroso e seducente di Ryo, la donna esitò qualche istante prima di posare la mano su quella dell’uomo.

- Andiamo socia, credo che sia ora di tornare a casa.

Con un occhiolino, Ryo attirò la donna a lui, e stringendola teneramente a lui, l’aiutò a camminare, lasciando all’ispettore Saeko Nogami il compito di occuparsi del caso di Kira Kaidi.


Continua...




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Capitolo 13
*** Pressione mediatica ***


Quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 11.15



Il quartiere degli affari era circondato su un largo perimetro ed ora era quasi impossibile per un semplice civile penetrarci. La notizia si era diffusa in un baleno e i poliziotti, travolti dagli eventi, cercavano bene o male di respingere la marea di curiosi che si stavano ammassando in tempo record attorno allo stabilimento Kaidi. Un centinaio di persone aspettavano passivamente, dietro alcune decine di barriere montate in fretta e furia e si scambiavano appassionatamente le loro impressioni su questo strano caso, come se il crollo dell’impero Kaidi le toccasse personalmente.

Immersa in questo incessante frastuono, una donna si lisciò istintivamente la sua superba camicetta bianca, riaggiustò una volta ancora la giacca del suo tailleur e controllò, con un gesto divenuto automatico, la sua acconciatura impeccabile. Sicura di lei e del suo aspetto, fece se rapido gesto con la mano all’uomo che le stava di fronte ed emise energicamente un sospirò prima di lanciarsi.

- Buongiorno. Qui è Akane Tendo in diretta del quartiere degli affari. Sono esattamente le 11.15 ed in questo momento mi trovo davanti lo stabilimento Kaidi dove sarebbero depositate migliaia di armi in partenza per i paesi sottosviluppati. Il rispettato industriale Kuto Kaidi...

Microfono alla mano e faccia alla telecamera, la giovane giornalista del “Tokyo news” registrava con un evidente savoir-faire il suo comunicato sulla decadenza irreversibile di Kuto Kaidi. Uomo d’affari rispettato e di un’influenza senza nome sulla città di Tokyo, l’arresto di questo industriale aveva fatto tremare di rabbia e di collera – delle leggere scosse erano già giunte fino allo stabilimento – i più grandi industriali del Giappone.

Tutti sospettavano che Kuto Kaidi non sarebbe stato risparmiato e che sarebbe stato in prima pagina di tutti i media durante quelle interminabili settimane. Del resto, il suo crollo aveva già fatto scorrere molto inchiostro e macchiava in modo brutale il mondo dell’industria giapponese. Per la sua mancanza di prudenza e il legame troppo stretto con sua figlia, Kaidi non aveva solamente perso il suo impero e la sua integrità ma aveva, senza davvero saperlo, gettato discredito su questo mondo fino ad ora sinonimo di brama e d’ammirazione. In qualche secondo, Kaidi aveva perso le sue credenziali di nobiltà. E questo, anche i suoi più vicini collaboratori e amici non gli avrebbero mai perdonato.

- ... La polizia giapponese ha lasciato intendere che Kira Kaidi, l’unica figlia di Kuto Kaidi, si troverebbe in questo momento in una delle stanze. In effetti la sua auto, un cabriolet rossa decappottabile, è stata vista...

Decine di reporter solcavano il luogo, filmando ed intervistando tutto ciò che aveva la sfortuna di portare un uniforme. Nemmeno loro avevano accesso allo stabilimento, l’entrata al parcheggio era vietata alle persone che non facevano parte della polizia o che non avevano ricevuto un’autorizzazione speciale. Ma tutti persistevano rigorosamente. Gli orecchi tesi e gli occhi bene aperti, ognuno cercava avidamente la più piccola faglia a questo sbarramento di poliziotti, la più piccola occasione per intrufolarsi alla chetichella verso il grande edificio in cemento e sorprendere Kaidi nel suo smarrimento. L’evento era troppo allettante, troppo grande. Era l’opportunità che ogni giornalista degno di questo nome sperava. L’occasione di dimostrare il suo valore e la sua professionalità una buona volta per tutte. L’ occasione di elevare la sua carriera.

- Aiutata da una buona ventina di poliziotti, l’ispettore Saeko Nogami sta procedendo in questo stesso momento alla perquisizione di questo enorme stabilimento. Il numero d’armi...

Akane Tendo faceva parte di quei giornalisti “dalle grosse ambizioni”. Lei stessa si descriveva come una donna ambiziosa e non ne faceva segreto, al contrario. Senza porsi domande, era accorsa non appena il suo cameraman l’aveva messa al corrente della voce, sentendosi pronta a sfidare il proprio destino ed a mostrare di cosa era realmente capace.

Allora faccia alla telecamera, la donna offrì il meglio del suo talento e strinse i denti per non strangolare un collega che girava il suo servizio a solamente qualche metro da lei.

Le riprese non durarono che alcuni minuti. Minuti durante i quali Akane descrisse, in poche parole traboccanti di verità, il percorso professionale di Kuto Kaidi prima di annunciare, con moderazione ma efficacemente, come quest’uomo d’affari cosi ammirevole avesse patteggiato con la mafia per erigere il suo impero. E professionale fino all’orlo delle sue unghie impeccabilmente smaltate, questa vivace brunetta non si privò di fornire alcuni dettagli che era riuscita a strappare, alcuni minuti prima, ad uno o due poliziotti troppo sensibili a due battiti di ciglia ed un sorriso seducente.

- Akane Tendo, in diretta dallo stabilimento Kaidi, per Tokyo News.

Un sorriso un po’ stereotipato sulle labbra, la giornalista attese che la luce della telecamera si spense per lasciare campo libero alla sua frustrazione. Borbottando e battendo i piedi, manifestò fisicamente la sua insoddisfazione.

Lo sguardo a caccia di un dettaglio che le fosse sfuggito, si decise tuttavia a seguire Toji, suo cameraman nonché migliore amico, verso il furgone prestato dalla rete televisiva “Tokyo News”.


Quartiere degli affari, furgone “Tokyo News”
Martedì 3 luglio, 11.21



La porta del furgoncino si richiuse violentemente nel brusio della folla. L’interno del veicolo, che Akane trovava ovviamente troppo piccolo per lavorare efficacemente, era molto confortevole e conteneva l’ultimo grido in materia di attrezzature audiovisive. Ma alla giovane giornalista non gliene importava niente. Tutto quello che voleva, era vedere la sua performance e giudicare l’impatto che avrebbe avuto sulla sua carriera.

Tesa al massimo, Miss Tendo infilò rapidamente la cassetta nel videoregistratore prima di sprofondare confortevolmente sulla sua sedia blu.

Toji, a conoscenza del malessere della sua amica, attese diversi minuti prima di lanciare il filmato.

- Dai calmati, Akane! Non dimenticare che sei la migliore giornalista della tua generazione... Quindi rilassati!

La voce di Toji era leggera e distesa. Colpita da questo segno di fiducia, Akane gli rivolse un grazioso sorriso e gli fece segno di far partire la cassetta con un segno della mano. Toji eseguì.

Man mano che la visionava, gli occhi della donna si corrugarono pericolosamente, le sue labbra si socchiusero irregolarmente per lasciar uscire dei brontolii e altre esclamazioni poco professionali, segno evidente che non era contenta di quello che vedeva e sentiva.

Irritata, Akane ora tamburellava le dita sulla console. La sua prestazione era buona. Solamente buona. Le mancava qualcosa. Le mancava LO SCOOP. Quella notizia interplanetaria, o nel suo caso più modestamente giapponese, che le avrebbe permesso di elevarsi dal grado di semplice giornalista al grado di presentatrice del tg delle 20.00. Quel posto, lei lo sognava da anni e, senza sapere veramente perché, avvertiva che questo caso racchiudeva molto di più che un semplice caso di contrabbando d’armi.

In qualche secondo, le sue labbra si storsero in una smorfia poco affascinante, mentre i suoi occhi cercarono freneticamente l’informazione che le avrebbe permesso di portarsi a casa il Pulitzer. E in quel momento li vide.

- FERMA! Toji! FERMA!

Come scossa da una corrente elettrica, Akane fece un balzo sulla sedia conficcando senza rendersene conto le sue lunghe unghie nel braccio del suo collega. Cosa che le valse uno sguardo furibondo da parte di quest’ultimo.

- Guarda Toji! Guarda bene questi uomini! Sono sicura di averli già visti da qualche parte!

Un sorriso malizioso alle labbra, la giornalista indicò con il dito lo schermo del computer allo scopo di attirare l’attenzione di Toji sui due uomini bruni fermi sull’immagine. Uno dei due, ripreso di fronte, era facilmente riconoscibile mentre l’altro rivelava solamente un superbo profilo atletico.

Intrigato, il cameraman spinse il pulsante per ingrandire l’immagine aggrottando le sopraciglia, come se quel gesto migliorasse immancabilmente la sua vista.

- Ma si, hai ragione... La faccia di quel tipo non mi è sconosciuta! – minuto di silenzio – Dio mio, si! Quel uomo! Non sarà Jack Lemon, per caso?

Akane approvò con un segno della testa.

- Esattamente! E vedi quell’uomo alla sua destra? Ebbene, è il famoso City Hunter!

Sapendo di aver pronunciato il NOME tanto temuto, Akane si dilettò già dell’effetto che avrebbe prodotto sul suo socio.

- City che?

La giornalista si trattenne per un pelo dal cadere dalla sedia, aggrappandosi disperatamente al braccio destro del suo collega e gli urlò contro.

- CITY HUNTER!!! Il sweeper numero uno del Giappone! Il killer professionista più temuto e più rispettato fra tutti! Non mi dire che non hai mai sentito parlare di Ryo Saeba?... Accidenti Toji, è ora forse che tu esca dalla campagna e che cominci ad interessarti un po’ più al mondo reale e un po’ meno alla borsa ed all’economia!!!

Abituato a vedere la sua amica andare su tutte le furie, Toji alzò con nonchalance le spalle focalizzandosi sul suo computer.

- Scusa se non mi interesso agli angeli sterminatori della tua amata città, ma ti informo che tu sei una giornalista specializzata in economia e in finanza! Perciò concentrati tu sugli affari di nostro interesse: le cause e le conseguenze del crollo dell’impero Kaidi... E poi, non ti arrabbiare così Akane, lo sai che non fa ti bene alla pressione!!

Il viso rosso di collera, Akane gli diede una gomitata sulle costole.

- Piantala di parlarmi come ad una vecchia! Non sono ancora da buttare! Ti segnalo, che non ho neanche trent’anni!!

Di fronte all’aria oltraggiata della sua collega, Toji si trattene difficilmente dal ridere ma preferì mitigare le cose, alzando le mani in segno di pace.

- Scusa Akane! Sono il primo a riconoscere che non sei ancora da gettare nella spazzatura... Andiamo, invece di brontolare, spiegami come conosci questo famoso City Bunker?... Frequenti gli assassini a pagamento adesso?

Di fronte a tanta stupidità, la donna preferì fare come se non avesse sentito niente. Con un movimento rapido, si girò sulla sedia ed afferrò le due foto che stavano uscendo dalla stampante. Gli occhi fissi sul bel profilo di Ryo, Akane tacque qualche istante.

- Ieri sera, navigavo in internet alla ricerca di informazioni sul evoluzione della mortalità e della criminalità nel nostro bel paese e sono finita sul sito di City HUNTER. Ho trovato diverse foto e diverse informazioni su quest’uomo che vive nell’ombra... Hum... Quel Ryo Saeba ha un tale carisma ed una tale bellezza che darei qualsiasi cosa per intervistarlo!!!

Toji fece una piccola risatina che irritò fortemente la giovane giornalista.

- Kitty Hunter, vero?... Ti prendi gioco di me, Akane?

Akane replicò vivamente.

- Certo che no! Che interesse avrei a mentirti?

Velocemente, Toji fece girare la sedia della sua collega così da poterle parlare faccia a faccia.

- Non so... Ma francamente Akane, hai sentito quello che hai detto? Hai mai visto un assassino professionista vantarsi dei suoi talenti di killer su un sito internet mentre è costantemente ricercato dalla polizia? Lo trovo un tantino pretenzioso e suicida da parte di questo sweeper, non credi?... No, se c’è sul serio, si tratta ancora di uno di quei siti fasulli creati per gioco!

Infastidita da quello sguardo beffardo posato su di lei, Akane inclinò la testa concentrandosi sulla foto di Ryo.

- Dopo tutto, pensa quello che vuoi... Ma è incredibile vedere come quest’uomo assomigli a Ryo Saeba!

Akane aveva pronunciato le parole con una voce molto dolce come se stesse parlando soltanto a se stessa. Toji sprofondò più confortevolmente sulla sua sedia e, le braccia incrociate sul petto, guardò duramente la sua collega.

- Come puoi dirlo, Akane? A causa di quella foto?... Dio mio, quella foto è talmente venuta bene che qualsiasi uomo un minimo bruno e atletico potrebbe corrispondere alla tua descrizione!... Non avrai ceduto al fascino di questo killer, vero?

Sentendo quelle parole, Akane spalancò gli occhi mancando di ridere.

- Ma dove vuoi arrivare?

Un bagliore malizioso negli occhi, Toji non smetteva di guardarla.

- Rassicurami Akane e dimmi, che da professionista, hai coscienziosamente verificato l’esattezza di ogni informazione fornita da quel sito prima di proclamare ai quattro venti che quest’uomo è un killer professionista?

Colta in fallo e offesa nel suo orgoglio di giornalista, Akane volse rapidamente la testa abbassando gli occhi. Un debole suono uscì dalla sua bocca mentre cercava di trovare delle scuse.

- In effetti, non ne ho davvero avuto il tempo... Ho scoperto quel sito ieri sera tardi e non ho avuto tempo di spingere oltre le mie ricerche... Ma ti assicuro che...

Vedendo che la sua socia era sul punto di ricominciare, Toji alzò la mano intimandole di tacere e di ascoltarlo. La donna fissò il pavimento del furgone con un lungo sospiro.

- No Akane! Devi dimenticare questo City Center e concentrarti su Jack Lemon. TI ricordo che quell’uomo è sensato che sia morto nell’incendio della sua ditta e invece, oggi lo troviamo in piena forma. E questo, ti assicuro che è molto più reale che la tua storia inverosimile del killer professionista... Cerchi uno scoop, Akane? Allora, muoviti e svela al mondo intero che Jack Lemon, potente uomo d’affari nel campo informatico, è ancora vivo ed intrattiene delle relazioni più che sospettose con la società Kaidi!

Lo sguardo colmo di perplessità, la giovane giornalista non rispose niente sul momento, si alzò ed aprì la portiera del furgone. Il brusio della folla le giunse immediatamente alle orecchie infondendole l’energia che l’aveva abbandonata qualche minuto prima.

Traendo un respiro profondo, si girò un’ultima volta facendo un occhiolino a Toji.

- Fai in modo che il pezzo passi per il tg delle 11.30... Vado a condurre la mia piccola indagine su Jack Lemon!... Hum... Sono sicura che l’ispettore Nogami ha molte cose da raccontare!

Tranquillizzata e nuovamente pronta a combattere, Akane mise in mostra un sorriso colmo di fiducia.


Quartiere degli affari,
Accesso al parcheggio dello stabilimento Kaidi,
Martedì 3 luglio, 11.30



Il vecchio camioncino aveva delle difficoltà ad aprirsi un passaggio tra le centinaia di curiosi, i veicoli della polizia e dei media che erano appostati nei posti più strategici di quell’enorme posto. Vedendo che non riusciva ad andare oltre senza rischiare di avere la morte di qualcuno sulla sua coscienza già troppo carica secondo lui, l’americano pigiò il freno per fermare il veicolo.

- Accidenti, ma si credono all’uscita di un concerto dei Rolling Stone!?!... E’ incredibile!

Emettendo un fischio d’ammirazione, Mick si accasciò sul volante, un po’ stupito dal numero di persone presenti sul posto. Non se lo aspettava davvero. Ed osservando quella folla rumorosa, lo sweeper ripassò mentalmente la telefonata piuttosto autoritaria di Saeko che gli chiedeva di raggiungere il più rapidamente possibile lo stabilimento e portare, se possibile, altre tre divise da derattizzatore. Ryo e Kaori avevano, apparentemente, un bisogno urgente del suo camioncino per fuggire da quel posto brulicante di poliziotti e di giornalisti affamati d’esclusive. Fedele a se stesso, Mick inizialmente aveva brontolato una buona decina di minuti contro Ryo e la sua evidente mancanza di professionalità, prima di accettare pensando alla sua dolce Kaori. E tra le direttive di Saeko, lui aveva fatto chiaramente capire che ne aveva abbastanza di fare la ruota di scorta e che era tempo che gli venisse riconosciuto il suo giusto valore. Lui non era uno qualsiasi! Lui era il celebre Mick Angel, sweeper numero uno negli Stati Uniti e dintorni. Insomma, ex-sweeper numero uno perché dopo il combattimento con Kaibara, non era più in così grande forma. A causa di questo. A causa delle sue mani.

Perso nella contemplazione dei suoi guanti in stoffa, Mick ritornò sulla terra quando il suo furgone oscillò pericolosamente e riprese coscienza del posto in cui si trovava.

- Non è il momento di sognare Mick, Ryo e Kaori hanno bisogno del tuo aiuto!

La mente nuovamente operativa, Mick si lanciò, per ogni evenienza, alla ricerca di quella cara ispettrice dei capelli semi-lunghi ed il fascino devastatore. Non che gli mancasse molto ma aveva bisogno di lei per accedere al parcheggio.

Il suo sguardo penetrante incontrò molti uomini d’affari, venuti per lo più dalle ditte affianco o dei quartieri vicini. C’erano così tante persone anziane che non avevano sicuramente nient’altro di più interessante da fare che fare i curiosi, così da avere un argomento di pettegolezzo per i giorni a venire. Mick notò la presenza di qualche studente, che passavano di lì per caso e di madri di famiglia, che rientravano da compere o da una passeggiata con i loro bambini. Il suo lato farfallone riprese il sopravento, e l’Americano fu un po’ deluso di non vedere belle donne in quella massa rumorosa ma represse una smorfia di disgusto quando una nonna, lunghi dal essere indifferente al suo charme occidentale, gli fece un occhiolino carico di sottointesi.

Mick ridacchiava tutto solo quando un poliziotto s’avvicinò e picchiò contro il finestrino.

- Signore, non potete restare qui! Vi chiedo di girarvi e fare marcia indietro!

Tutti i finestrini erano chiusi e Mick non sentiva niente di quello che il poliziotto gli stava dicendo.

Calcando al massimo il caschetto sul cranio, l’Americano rimise velocemente i suoi occhiali da sole e si guardò nello specchietto retrovisore del veicolo per assicurarsi che il suo travestimento fosse perfetto e che nessuno potesse riconoscerlo.

Un sorriso ironico alle labbra, Mick si allungò poi verso il vano portaoggetti, lo aprì con un gesto secco e prese il suo cellulare.

- Ispettore Saeko Nogami, ti ascolto!

(La linea gracchiava e l’agente di polizia colpì ancora una volta il vetro.)

- Ciao bellezza, come stai dall’ultima volta?

(Mick sentì un profondo sospiro di stanchezza.)

- Mick? Che cavolo stai facendo, è un quarto d’ora che ti aspettiamo!

(Toc! Toc! Toc! Toc!.... Toc!)

- Sempre così incantevole a quanto vedo!!! Dimmi, Saeko, è la polizia che ti rende così aggressiva o è il tuo stato naturale?

(Mick si decise a girarsi a guardare l’agente quando quest’ultimo tentò di aprire la portiera.)

-...

(Disinvolto, l’americano salutò l’agente con la mano e gli indicò il suo cellulare alzano le spalle.)

- Nessuna risposta pungente, cara ispettrice? Ohh là là, sono deluso!!

(Toc! Toc! Toc! Il poliziotto cominciava seriamente ad innervosirsi e fece segno ad alcuni colleghi di avvicinarsi.)

- Perché mi hai chiamato, Mick? Ti informo che tutti ti stanno aspettando! Non potrò nascondere Kaori e Ryo in eterno!

(Mick aggrottò le sopraciglia e comprese che non era più il momento di scherzare quando quattro poliziotti circondarono il suo veicolo.)

- Diciamo che ho bisogno del tuo aiuto, sto avendo qualche difficoltà a passare lo sbarramento che i tuoi colleghi hanno eretto con così tanta cura!... Del resto, la cosa migliore sarebbe che gli parlassi tu stessa, ok?

- Cosa?!!! Ma...

Abbassando manualmente il vetro, Mick rivolse il suo sorriso più franco al poliziotto e gli presentò immediatamente il telefono.

- E’ per voi, signor agente. L’ispettore Nogami desidera parlarvi. E’ importante, credo.

Completamente sbalordito dall’aplomb di quest’uomo con il caschetto, il poliziotto guardò il cellulare con gli occhi spalancati ed allungò timidamente la mano per prendere la comunicazione. Lo sweeper dovette farsi forza per non lasciar scoppiare alla luce del sole la sua ilarità quando l’uomo in uniforme si allontanò, così stressato quando uno studente alla ricerca del suo nome sulla lista dei promossi alla maturità, emettendo un timido “Pronto”.

Due minuti più tardi, il poliziotto tornò verso Mick, un sorriso un po’ contrito sulle sue labbra increspate dal sole e gli tese il cellulare. Con voce imbarazzata, richiamò all’ordine i suoi altri tre colleghi e, con il suo walkie-talkie, chiese agli agenti che si occupavano della sicurezza di sollevare la barriera che si trovava ad un centinaio di metri per lasciare accedere il furgone al parcheggio ed al deposito. Ordini di un superiore, precisò.

Soddisfatto della sua interpretazione, Mick salutò il poliziotto con un gesto della mano, abbassò il freno a mano, mise la prima e partì veloce quanto una lumaca malata. Il piede appoggiato regolarmente sull’acceleratore, il conducente controllava difficilmente i sussulti di quel rottame che gli fungeva da veicolo. Il motore sembrava sul punto di mollare. E l’americano imprecò violentemente quando gli ci vollero diversi minuti per passare alla seconda. Evidentemente, questo furgone non aveva più voglia di funzionare e aspirava ad una ben meritata pensione in uno di quei musei per vecchie auto.

Concentrato sulla guida e sul comportamento di quelli che sembravano molto a dei fan e dei detrattori di Kaidi, Mick sfiorò l’arresto cardiaco quando una donna si gettò sul suo cofano. Frenò di colpo, schiacciando allo stesso tempo il freno ed il suo naso sul volante che giudicò troppo duro per l’occasione. Un dolore acuto gli fece apparire una piccola lacrima all’angolo degli occhi. Delicatamente, Mick tolse gli occhiali che posò maldestramente sul cruscotto e cominciò a tastare con le sue mani avvolte dai guanti il suo naso rosso per il colpo con lo scopo di verificare se non ci fosse niente di rotto. E una volta rassicurato su questo punto, lo sweeper urlò, per proforma ovviamente, sul questa macchina della morte prima di mettersi a ridere stupidamente.

- Ahahahahaha... Cosa credevi mio povero Mick? Che questa carretta fosse equipaggiata di un airbag e di tutti quei sistemi di sicurezza all’avanguardia?!!!

L’aspetto imbronciato, Mick diede un colpo al volante e sussultò quando una voce femminile gli rispose in tono malizioso:

- Hum... Scusate se mi immischio in questa conversazione non meno appassionante che state avendo con voi stesso, ma dovete sapere che anche se questa carretta possedesse un airbag, non sarebbe mai partito vista la velocità con la quale avanzavate!!!

Sorpreso da questa apparizione improvvisa, l’americano fissò con incredulità questa graziosa brunetta dagli occhi maliziosi che si era sistemata nel sedile vicino. Lui che non si lasciava mai sorprendere da nessuno – non c’era killer professionista che tenesse – si stupì enormemente di non averla sentita salire sul veicolo. La ragione era semplice. O stava diventando vecchio e sordo o questa ragazza era davvero troppo brava!!! A lui la scelta.

Deciso a sapere con chi aveva a che fare, Mick fece scivolare uno sguardo estimatore verso la sua vicina e riconoscendola immediatamente, gli agitò un dito accusatore sotto il naso.

- Voi!!!... Specie di piccola pazza, ho rischiato di rimanere sfigurato a causa della vostra incoscienza!!! Io l’essere più bello, più carismatico, più intelligente, più...

Sentendo un sbadiglio provenire dalla sua destra, Mick smise la sua valanga di complementi verso se stesso e tentò di indossare la sua maschera di uomo saggio e riflessivo.

- Va bene, va bene, sto zitto...!!! Allora bella mia, in cosa posso esserti utile?

Donnaiolo incallito, Mick aveva deliberatamente preso una voce alla Cary Grant per porre la sua domanda. Il suo sorriso svelava i suoi denti bianchi tipo pubblicità della “Mentadent”, e la donna si credete davanti ad un attore del cinema. Ma lungi dall’essere impressionata da questo tecnica di seduzione da due soldi, spalancò semplicemente gli occhi e calcò la mano mettendosi a ridere.

- Voi? A niente!!!... Voglio solo usare il vostro furgone per accedere allo stabilimento! Cosa vi siete immaginato?

Depresso di non essere al centro dell’interesse di questa ragazza, Mick posò la testa sul volante e, disperato, rimuginò contro le ingiustizie della vita. Come un buon Ryo avrebbe fatto, si chiese perché il destino gli faceva incrociare così tante belle donne, se poi non poteva condividere dei piacevoli momenti con loro!

Un silenzio imbarazzante s’installò nel veicolo, interrotto dalle lamentele di Mick.

- Signore, siete sicuro di sentirvi bene?... Posso guidare io se lo desiderate. Non avete davvero l’aria di avere il controllo sul vostro veicolo!

Se quella donna bruna voleva offendere Mick nel suo orgoglio di maschio, ci era riuscita. Punto sul vivo, lo sweeper americano si radrizzò di colpo, ritrovando sorriso, energia e, colmo della gioia, un briciolo della sua intelligenza.

- Desiderate recarvi allo stabilimento?... Hum... Sarei indiscreto se vi chiedessi perché?... – la donna si irrigidì all’istante cosa che non sfuggì a Mick – Aspettate! Non ditemi che siete una di quei giornalisti ossessionati dai scoop e dalle foto inedite?

A quelle parole, gettò un sguardo elettrico verso quell’uomo decisamente diverso dagli altri. Come per guadagnarsi la simpatia del suo conducente, abbassò gli occhi mordendosi il labbro inferiore in un gesto di tristezza.

- Certo che no.... Kira è la mia migliore amica e sento che ha bisogno di me. Ma i poliziotti se ne infischiano. Kira ha soltanto suo padre al mondo e ci tengo a sostenerla in questa prova.

Mick aggrottò le sopraciglia. Il suo istinto di professionista gli dettava di non fidarsi di questa donna. Era tutto (bella, affascinante, intelligente...) eccetto che onesta. Ma non aveva davvero il tempo né la voglia di insistere troppo sull’argomento. Dopo tutto, una volta raggiungo lo stabilimento, l’avrebbe lasciata attendere alle proprie faccende e lui, non avrebbe mai più sentito parlare di lei.


Continua...




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Capitolo 14
*** Un'impresa selvaggia ***


Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 11.28



Saeko alzò gli occhi al cielo, quando il furgoncino tutto fracassato di Mick entrò tristemente nel suo campo visivo. L'espressione perplessa, si chiese come quel energumeno fosse riuscito ad arrivare fin lì con quel razza di rottame e, la mano poggiata sulla fronte, pregò silenziosamente perché riuscisse a portare via Ryo e Kaori senza troppi ingombri.

In un tossire che perdeva colpi, il furgone si fermò penosamente dietro il camion di spedizione più vicino alla porta in acciaio che dava sull'ala Ovest dello stabilimento. Sempre vestito con la sua uniforme, Mick uscì velocemente dal suo veicolo, aprendo violentemente le porte posteriori e recuperando un borsone sportivo prima si raggiungere Saeko.

L'ispettrice fece qualche osservazione pungente sul suo mezzo di trasporto prima di indicargli dove si trovavano i suoi compari. D'umore malizioso, l'americano le fece prima un'ultima lode ed entrò senza aspettare nel grande edificio in cemento.

- Ispettore Saeko Nogami?

Sul punto di recarsi nel ala Est per rendere una visitina a Kuto Kaidi e sua figlia, Saeko fermò di colpo la sua corsa girandosi per scoprire chi era la persona che l’aveva chiamata. Diffidente, vide una giovane brunetta, vestita con un tailleur, avanzare verso di lei, un sorriso arrogante sulle labbra.

Una sola domanda le attraversò la mente. Chi era dunque quella donna?

- Ispettore Saeko Nogami? – Saeko alzò un sopracciglio perplessa – Mi presento. Akane Tendo del rete nazionale “Tokyo News”. Potete concedermi un istante? Avrei qualche domanda da farvi sul caso Kaidi.

Saeko ringhiò in silenzio. Quella donna era una giornalista. Le mancava solo quello. Come se le cose non fossero già abbastanza complicate senza che un reporter da due soldi le si mettesse in mezzo ai piedi.

Il volto contrariato, Saeko non si fece scrupolo di dettagliare con disprezzo questa giovane donna che simboleggiava da sola una professione che detestava sopra ogni cosa. Due aggettivi le venivano automaticamente in mente quando incontrava dei giornalisti. Ipocriti e subdoli. Niente di più. Niente di meno.

Saeko si sentì a disagio. Non le piaceva quello che provava. Ma benché fosse cosciente che questo era soprattutto dovuto a una brutta esperienza di gioventù e che era, in questo caso, lungi dall’essere legittima, non riusciva più a fidarsi di questi individui. Era al di sopra delle sue forze e dei suoi principi. Del resto quale persona degna di questo nome, darebbe fiducia a una professione che non ha esitato a manipolare e gettare nel fango una giovane diplomata della Scuola di Polizia per ottenere delle informazioni confidenziali su un traffico di droga?

Il volto di un uomo s’impose bruscamente nella sua mente, strappandole un sorriso pieno di rancore. C’era cascata una volta. D’accordo. Ma ora era finita. Saeko era una donna matura e riflessiva, sicura di sé e combattiva, ed era ben decisa a non lasciarsi fregare da questa giornalista inopportuna.

- Spiacente, signorina Tendo. Non ho alcun commento da fare su questo caso. Perciò vogliate scusarmi, ho molto lavoro che mi aspetta.

Il tono era fermo e non ammetteva repliche. Ma questo senza tener conto dell’impertinenza di questa Akane Tendo.

Lungi dal lasciarsi intimidire, estrasse un registratore dalla tasca della sua giacca e lo azionò sotto lo sguardo esasperato dell’ispettrice. Sicura di lei, proseguì:

- Ispettore Nogami, sembra che la signorina Kira sia personalmente implicata nel crollo di suo padre. Confermate questa affermazione?

Gli occhi corrugati, Saeko strinse i pugni e ispirò una grande boccata d’ossigeno per non lasciarsi sommergere dalla rabbia difronte a questa sfrontata.

Il tempo scorreva rapidamente e se voleva parlare con Kaidi prima dell’arrivo del suo avvocato, doveva sbrigarsi un minimo e sbarazzarsi di questa piattola.

- Signorina Tendo, non conosco il modo in cui avete agito per passare le barrire della polizia ma sappiate che non otterete alcuna informazione da me… Non siete molto fortunata, siete capitata sul solo ispettore che non sopporta di parlare coi giornalisti… Perciò toglietemi dal viso questo affare e lasciatemi fare il mio lavoro in pace.

Gli occhi pieni di disprezzo, Saeko articolò un arrivederci appena udibile e si girò sui tacchi in un rumore secco. Ma Akane, per niente demotivata, tornò di nuovo alla carica con degli argomenti molto, ma davvero molto più di grande effetto.

- Ispettore Nogami, come spiegate la riapparizione di Jack Lemon? Non era morto nel incendio della sua ditta?

A quelle parole, Saeko si irrigidì sul posto.

La giornalista sorrise melliflua. La sua piccola bomba, sapientemente usata, aveva avuto l’effetto che sperava. E sempre così arrogante, continuò nel suo slancio, sperando di destabilizzare il più possibile questa ispettrice, un po’ troppo presuntuosa per i suoi gusti.

- Ditemi, Ispettore Nogami, come giustificate la presenza di Jack Lemon e quella di City Hunter in questo stabilimento il giorno stesso in cui Kuto Kaidi è stato finalmente mascherato? Hanno un legame con l’arresto di Kaidi?...

City Hunter?!! Aveva sentito bene? Quella donna le aveva appena parlato di City Hunter!!! Come ne era al corrente? Come lo aveva scoperto? Saeko sentì il suolo aprirsi violentemente sotto i piedi. Se un solo giornalista lasciasse intendere che intratteneva dei legami oltre che professionali con lo sweeper numero uno del Giappone, poteva dire addio alla sua carriera. Senza contare che Ryo, disturbato, non avrebbe potuto più vivere nella sua relativa clandestinità e sarebbe stato forse costretto a lasciare il paese.

Sarebbe stata una vera catastrofe.

Istintivamente, Saeko alzò gli occhi, sperando di trovare una qualche soluzione tra le dense nuvole bianche che ricoprivano a poco a poco il cielo.

Il suo cervello lavorava a tutta velocità, ripassando ogni frase detta e sentita. Doveva trovare qualcosa. Doveva nascondere il suo turbamento. Ne andava la sopravvivenza di tutti quanti.

- Ma di cosa state parlando?

Una frase stupida per guadagnare tempo.

Nervosa, Saeko osservò la donna che si avvicinava a lei con lentezza calcolata, provocandola con un sorriso orgoglioso.

Saeko ebbe un flash dei più sgradevoli. Quella ragazza era carrierista. Trasudava ambizione. Proprio come lei del resto. Intelligente, usava le sue armi e i suoi atout per ottenere quello che più desiderava. Come lei. Confusa, aveva l’impressione di vedersi allo specchio ed era una sensazione delle più inquietanti.

Irritata, Saeko posò istintivamente la mano sulla sua coscia destra, immaginandosi di inchiodare quella ficcanaso, con un magistrale lancio di coltelli, su una delle pareti dello stabilimento.

- Voglio semplicemente che mi spiegate la presenza di questi due uomini e i loro ruoli in tutta questa faccenda.

Ma come ne era al corrente?

Saeko non dovette aspettare molto per avere la risposta. Akane le tese una foto che aveva appena estratto dalla tasca della sua giacca e Saeko osservò attentamente quella prova schiacciante.

Si, erano proprio Ryo e Jack. In effetti, i due sweeper erano usciti soltanto qualche minuto, giusto il tempo di valutare la situazione. Nel momento in cui Saeko aveva avuto l’idea di chiamare Mick in soccorso.

Maledizione, come ne sarebbero usciti?

Passarono dei lunghi secondi duranti i quali l’ispettore poteva sentire lo sguardo pesante della giornalista posato su di lei. Doveva trovare qualcosa ed alla svelta.

Un dettaglio le saltò alla mente immediatamente quando Saeko avvicinò l’immagine agli occhi. Un leggero sorriso prese forma sulle sue labbra. La soluzione era lì. Sotto i suoi occhi. Lemon era facilmente riconoscibile, mentre Ryo mostrava solo il suo profilo, molto sfuocato inoltre, al obbiettivo della telecamera.

- Sono completamene d’accordo con voi, signorina Tendo. Quest’uomo è proprio Jack Lemon… Ma come potete dire che quest’altro uomo al suo fianco sia davvero City Hunter? L’avete già incontrato?

Per la prima volta dall’inizio del loro colloquio, Akane non seppe cosa rispondere. Non si aspettava che quest’ispettrice ammettesse così facilmente che Lemon era ancora vivo. Al punto che perse la sua “risposta pronta” leggendaria.

- Certo che no… hum… Ispettore Nogami, non avete mai sentito parlare del sito www.cityhunter.com? Un enorme database che raggruppa centinaia di informazioni e di foto su City Hunter?

Nel momento in cui meno se lo aspettava, il sito di Lemon le tornò in mente. Saeko avrebbe sudato freddo se Eiji non l’avesse chiamata, quella mattina sul presto, per informarla che era sulla buona strada per distruggere il sito. In due o tre ore, quel sito non avrebbe messo in pericolo più nessuno. Due o tre piccole orette e tutti gli archivi su City Hunter si sarebbero autodistrutti per sempre.

Improvvisamente interessata dalla svolta che stava prendendo questa conversazione, Saeko incurvò un sopracciglio stile Dana Scully di fronte ad un Fox Molder tutto eccitato per un x-files e rispose con una voce che voleva candida.

- Un sito su City Hunter, dite?... Bè, devo proprio riconoscere che mi incuriosite, signorina Tendo… City Hunter è uno dei criminali più ricercati del Giappone e, nonostante tutti i nostri sforzi, è ancora, al momento impossibile per chiunque descrivere un profilo preciso di questo fuggitivo… Perciò un sito con delle foto… Lo trovo curioso…

Saeko seppe di essere riuscita a far vacillare le convinzioni di Akane quando quest’ultima si rimise a fissare intensamente la foto come se si aspettasse che le parlasse e le rivelasse il suo segreto.

Saeko ne approfittò per gettare una rapida occhiata al suo orologio e si sconvolse quando vide l’ora. Fine dei giochi. Era tempo di agire e di concludere questo affare una volta per tutte.

- Ryo, dopo questo, non potrai più reclamarmi niente!!! Ho pagato tutti i miei debiti!!!

Saeko pensò a voce alta, tanto che Akane uscì immediatamente della sue riflessioni. Fortunatamente per lei, non aveva sentito niente. Tornata seria, Saeko incrociò le braccia al petto e indicò il registratore. Era tempo di finirla.

- D’accordo signorina Tendo. Volete parlare di Jack Lemon?... Allora parliamo di lui. In effetti…


Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo
Martedì 3 luglio, 11.36



Seduta sul bordo di un divano che faceva la felicità degli acari e di altri insetti divoratori di tessuto, Kaori perlustrò con sguardo perso quella stanza che serviva da sala di riposo per gli impiegati dello stabilimento Kaidi.

Improvvisamente si sentiva d’umore strano, oscillava tra momenti di pura euforia ed attimi d’irritazione irreversibile. In effetti la mattinata che aveva appena passato era stata più sfiancante del previsto e faceva ancora fatica a credere a tutto quello che era successo. Tra il suo rapimento, la resurrezione di Jack, la nevrosi apparentemente contagiosa della famiglia Kaidi e il comportamento allo stesso tempo forviante ed affascinante di Ryo, ne aveva di cose per cui sentirsi persa e completamente senza forze. Ed ora, si sentiva così energica quando un mollusco appena svegliato.

Sprofondando nel divano, Kaori chiuse gli occhi e lasciò vagabondare la mente secondo le sue voglie.

Con un sospiro d’estasi, ricordò quello sguardo caldo posato su di lei. Quei gesti teneri ed affettuosi. Quelle parole così belle da sentire.

Le labbra della donna si allargarono allora in un magnifico sorriso.

Per la prima volta dopo tutti quegli anni, Ryo l’aveva guardata passionalmente, parlandole come ad una vera donna. Con il suo comportamento e le sue parole scelte, le aveva fatto chiaramente comprendere che desiderava fare un passo avanti nella loro relazione. Che desiderava che lei diventasse la sua partner totalmente. E Kaori era ancora completamene scossa. Cosi emozionata che non sentì subito il dolore nel fondoschiena.

- Aia! Ma cosa….?

Riportata bruscamente alla realtà, Kaori si alzò di colpo e scoprì, per metà nascosto da un cuscino macchiato di ketchup e Nutella, un lungo telecomando nero. Lo osservò attentamente prima di spingere il bottone che serviva per accendere il piccolo televisore che troneggiava su una vecchia cassa di legno, in un angolo della stanza. Erano circa le 11.30 ed era l’ora in cui veniva trasmesso il programma preferito dai bambini e dagli adulti giapponesi: il leggendario Yu-Gi-Ho e i suoi duelli di Monstres.

Agendo da professionista, Kaori non mancò di togliere il volume per essere sicura di sentire se mai una guardia o un poliziotto avesse avuto la buona idea di passare per di lì per perquisire la stanza.

Passò qualche minuto.

Nuovamente seduta sul divano, Kaori si passò le mani tra i capelli prima di stiracchiarsi lungamente. Dio, come desiderava tornare a casa! Ne aveva abbastanza di quel posto freddo ed austero. Ryo e Jack si erano assentati da quasi un quarto d’ora ormai e lei cominciava a perdere la speranza di vederli tornare prima di mezzogiorno.

Zapping dipendente, la donna lasciò il compito a Tea, Joey e gli altri di incoraggiare Yu-Gi-Ho nel suo duello contro Seto Kaiba e fece un rapido giro tra i differenti programmi proposti dalle reti.

Le sopracciglia aggrottate, notò che molte di loro avevano interrotto i loro programmi e diffondevano dei flash d’informazione in modo regolare. Kaori alzò il volume. Il grande edificio che passava instancabilmente nello schermo era lungi dall’esserle sconosciuto. Le ci volle solo qualche secondo per comprendere che l’arresto di Kuto Kaidi era evidentemente sulla bocca di tutti cosi come su tutti gli schermi.

- Buongiorno. Qui è Akane Tendo in diretta dal quartiere degli affari. Sono esattamente le 11.05 e in questo momento mi trovo davanti lo stabilimento Kaidi dove sarebbero depositate migliaia di armi in partenza per i paesi sottosviluppati. Il rispettato industriale Kuto Kaidi…

Il suono era debole ma Kaori non poteva permettersi di alzare senza rischiare di farsi sentire. Si avvicinò allora al televisore.

- … La polizia giapponese ha lasciato intendere che Kira Kaidi, l’unica figlia di Kuto Kaidi, si troverebbe in questo momento in una delle stanze. In effetti la sua auto, una cabriolet rossa decappottabile, è stata vista…

Intrigata dal modo in cui la stampa si stava appropriando della storia di Kaidi, Kaori si sistemò di fronte al televisore, seduta per terra e fissò con particolare attenzione le immagini che scorrevano sotto i suoi occhi. Era allo stesso tempo sbalordita e spaventata dalla rapidità con la quale i media avevano fatto la cronaca sull’avvenimento. Senza parlare della folla che circondava l’edificio. Era semplicemente stupefacente.

Kaori si sentì male improvvisamente. Come schiacciata sotto il peso di questo caso. Il cuore iniziò a batterle più velocemente, lo stomaco le pesava delle tonnellate. Prese brutalmente coscienza che City Hunter aveva veramente rischiato grosso questa volta e che se erano ancora in vita, era forse anche grazie alla buona stella che brillava sopra le loro teste da circa otto anni ormai.

- Aiut... da una buona v...tina di .....ziotti, l'ispettore Saeko No.... sta procedendo in questo st... momento alla per....zione di questo enor... stabilimento. Il numero d'ar....

Con diversi crepitii, l'immagine iniziò a vibrare violentemente finendo per sparire definitivamente in uno schermo nero.

Mugugnando tra i denti, Kaori si rimise dolcemente in piedi (non voleva sforzare troppo la sua caviglia dolorante) e curiosa di conoscere il seguito del reportage, cominciò a colpire con dei pugni sulla parte superiore del televisore per rifarlo funzionare. Rendendosi conto che si faceva male inutilmente, la donna estrasse un piccolo martellino di taglia media (ndK: un piccolo 250 kg, vi va bene?) e ricominciò a colpire, senza misurare la sua forza.

Bizzarramente, lo stress e la fatica evaporavano mano a mano che colpiva. Si sentiva di bene in meglio. E quello che doveva succedere, successe.

Sotto gli occhi stupefatti di Ryo e Jack che avevano scelto proprio quel momento per ritornare dalla loro escursione, il televisore si spaccò in due, diversi pezzi caderono sulla sottile moquette grigia.

- Mick non dovrebbe tardare ancora molto. Noi… Kaori!??... Posso sapere cosa stai combinando?

Rossa come una poenia, la donna lasciò bruscamente il martello girandosi rapidamente verso i due uomini.

Inizialmente mise in mostra un sorriso stereotipato poi, rendendosi conto dell’espressione che sfoggiava il suo affascinante socio, abbassò velocemente gli occhi. Pff… Come faceva a mettersi sempre in delle situazioni così imbarazzanti? Come? Doveva avere un dono per queste cose. Un vero talento nascosto.

Imbarazzata, si posizionò timidamente davanti il televisore per tentare di nasconderlo. Comportamento che divertì enormemente Ryo.

- Ehm… Niente di appassionante, sai… Guardavo semplicemente la tv aspettando il vostro ritorno… - Kaori si schiarì la voce – ehm… Voi… Voi avete trovato un mezzo per lasciare questo posto?

La fronte leggermente corrugata, Lemon si avvicinò in silenzio ai resti mentre Ryo, sempre fedele a sé stesso, prese un maligno piacere a dettagliare la sua socia con uno sguardo dei più canzonatori. Non poteva impedirsi di sorridere alla vista di quella deliziosa signorina che preferiva fissarsi i piedi piuttosto che guardarlo.

- Come fai, Kaori?

Le parole erano uscite da sole e Kaori e Ryo fecero scivolare uno sguardo interrogativo verso Lemon. La donna si mise di fronte a Lemon e restò leggermente disorientata dal comportamento del ex-sweeper americano. Sembrava catturato dal martello che giaceva in mezzo al televisore.

- Come fai a far apparire questi enormi martelli?

La domanda era talmente fuori luogo che la donna stava quasi per cadere sulla schiena. Ritrovando per un pelo il suo equilibrio, Kaori si grattò istintivamente la nuca e si mise a ridacchiare scioccamente fino a che la voce profonda e birichina di Ryo la fece smettere strappandole una smorfia.

- Ve lo dico io!... Hehehe… Kaori è, in realtà… una strega!!!

Ryo, che era scivolato silenziosamente dietro la sua socia, prese un maligno piacere ad indicare con il dito la graziosa faccina della signorina. Comportamento che Kaori non apprezzò molto.

- Ascoltatemi bene, Lemon. Kaori è una strega malefica, venuta dal remoto passato per farmi dei sortilegi… La prova, è che prima che lei diventasse la mia socia, avevo talmente tanti appuntamenti che avrei dovuto ingaggiare una splendida segretaria per aiutarmi a gestire l’impiego dei mio tempo libero e soddisfare al meglio le mie centinaia d’ammirat…

Ryo fermò di colpo il suo ridicolo discorso quando sentì un calore foriero di una punizione immediata. Kaori non aveva affatto apprezzato questo discorso demenziale. Un sorriso contrito sulle labbra, alzò negligentemente le spalle, con l’aria di dire “ lo vedete”.

- Se io sono una strega malefica allora tu, tu non sei che un demone perverso!!! E l’inferno non è niente in confronto a quello che ti farò passare! Questo, te lo assicuro!

BOUUM! Ryo non ebbe il tempo di riprendere fiato che un enorme martello di 10.000t con scritto “Magia delle sorelle Halliwell” lo inchiodò letteralmente sulla sola parete in cemento della stanza. Con un rumore pesante, l’oggetto si schiantò sulla moquette lasciando apparire un Ryo Saeba, il volto pietosamente schiacciato con due o tre denti in meno. E sul punto di replicare che a Kaori mancava un po’ troppo senso dell’umorismo per i suoi gusti, Ryo deglutì quando il suo sguardo incrociò degli occhi così neri come le tenebre.

- Una sola parola in più e mi supplicherai di spedirti direttamente all’inferno!!!

Di fronte alla collera della sua socia, Ryo tacque iniziando a lamentarsi come un bambino. Ma questa scena non intenerì per niente la sua socia. Al contrario. Sfregandosi le mani in segno di soddisfazione, la donna prese una grande boccata d’aria, mostrando un sorriso che voleva disinvolto e si girò verso Jack, sempre così sbalordito dalle reazioni di questa coppia stonata ma non meno talmente affascinante.

- Ohhhhhhhh. Come fa a farmi innervosire così quello lì! Credo che finirò per massacrarlo per bene!

Esasperata per il comportamento al limite del comprensibile del suo socio, Kaori preferì dargli la schiena, il tempo di ritrovare la calma. Non voleva che vedesse la tristezza e l’esasperazione nel suo sguardo. Ma perché doveva rovinare sempre tutto? Perché sentiva sempre questo bisogno di punzecchiarla e prenderla in giro? Poteva essere talmente adorabile ed affascinante quando voleva. Perché…? Kaori non ebbe il tempo di interrogarsi oltre che la mano di Lemon si posò dolcemente sulla sua spalla.

- Dovreste smetterla di porvi cosi tante domande, Kaori… Quando si ha la fortuna di essere così vicini e complici come siete tu e Ryo, il resto non deve contare… L’importante, è che voi siate assieme, non credete?

Kaori ascoltò attentamente, serrando i pugni qualche istante prima di darsi dell’idiota. Lemon aveva ragione. Il suoi discorsi erano talmente giusti. Perché si poneva sempre così tante domande? Perché si torturava sempre inutilmente? Era forse il tempo che la smettesse di analizzare ed esaminare ogni gesto ed ogni parola del suo socio. Non le aveva detto che l’amava?... O meglio, fatto capire che l’amava? Non era quello che più di ogni altra cosa desiderava dopo tutti questi anni? Kaori fece scivolare lo sguardo verso Ryo e non poté impedirsi di sorridere alla vista di quest’uomo in piena seduta di ginnastica improvvisata. Ryo era Ryo e lei amava quest’uomo da quando aveva sedici anni, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti. Lo amava così com’era e sapeva perfettamente che se glielo avessero proposto, non voleva un altro Ryo.

Rinvigorita da questi pensieri positivi e dalle parole confortanti di Lemon, Kaori s’illuminò di gioia di vivere quando Mick Angel fece la sua apparizione, un sorriso radioso sulle labbra.


Stabilimento Kaidi, quartiere degli affari
Martedì 3 luglio, 11.38



Con un gesto della mano, Saeko chiese ad uno dei suoi uomini di riaccompagnare Akane Tendo all’esterno dello stabilimento. Soddisfatta di aver trovato un terreno d’intesa con quella giornalista malgrado la loro visibile antipatia, l’ispettore Nogami andò a ringraziarla con una stretta di mano prima che quest’ultima entrasse nell’auto della polizia.

Ricordandosi che Kuto Kaidi l’aspettava nel suo ufficio, Saeko chiamò due dei suoi uomini e penetrò con loro nell’edificio.


Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo
Martedì 3 luglio, 11.40



Mick chiuse rapidamente la porta dietro di lui, dopo aver verificato nuovamente di non essere seguito. Era vero che non passava inosservato con quel abbigliamento singolare ma, in fin dei conti, il suo travestimento si era rivelato molto efficace e anche oltre le sue aspettative. Coperto da Saeko, lo sweeper americano aveva attraversato le migliaia di metri quadrati su cui poggiava l’edificio senza alcun problema, spiegando semplicemente ai più curiosi che un invasione di ratti era prevista nei prossimi giorni e che lui era lì per prevenire prima di curare. E tutti quegli imbecilli l’avevano bevuta senza scomporsi!

- Allora mia cara, stai bene?... Sono venuto il prima possibile ma con la folla che c’è la fuori, ci ho messo più tempo del previsto.

Non prestando alcuna attenzione a Ryo e Lemon, fu un Mick tutto mieloso che avanzò verso Kaori. Le prese teneramente le mani sotto lo sguardo omicida di Ryo. Ma divertita dal comportamento protettore dell’americano e volendo ripagare con la stessa moneta il suo socio ( ebbene si, anche Kaori ha il diritto di provocarlo!!!), la donna non fece alcun gesto per ritirare le mani, ed al contrario gli rivolse uno sorriso dei più dolci.

- Bene, finalmente posso stare tranquillo! Non ero sicuro che Ryo fosse capac…

BANG! Il telecomando del televisore colpì violentemente Mick prima di cadere per terra, con un piccolo tonfo. Le labbra tese in un ghigno di dolore, l’americano si tolse il caschetto per massaggiarsi la testa, imprecando contro questa giornata decisamente schifosa.

- Guarda un po’, Ryo! Non ti avevo visto!... Pensavo che questo edificio fosse stato ripulito di tutta la feccia!

Punto sul vivo, Ryo strinse gli occhi e si avvicinò pericolosamente al suo migliore nemico. Le mani sui fianchi, lo squadrò con cattiveria ed emise una piccola risata sarcastica.

- Molto divertente, Mick!... Ma da parte di un scroccone come te, lo prendo come un complimento.

Imbarazzata dal comportamento dei due uomini, Kaori abbassò la testa con un profondo sospiro. Lemon lui, non diceva niente, completamente sbalordito dalla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi.

- Scroccone, io?!!!... Ma è il mondo alla rovescia! Devo ricordarti che tu mangi gratis praticamente tutti i giorni da Miki e Falcon?

Gli occhi chiusi e retta come la giustizia, Kaori strinse rabbiosamente i pugni, cercando disperatamente di arrestare il flusso di collera che minacciava di esplodere da un momento all’altro. Ma Ryo e Mick, troppo occupati a lanciarsi parole avvelenate, non videro niente. E lungi dal sentirsi colpevole, lo sweeper giapponese puntò astiosamente il dito sul petto di Mick guardandolo dritto negli occhi.

- Chi è che viene a cena nel mio appartamento quando Kazue si assenta per due o tre giorni? He, Mick?... Hai già dimenticato la settimana che hai passato da me quando la tua fidanzata è partita per il seminario?... E soprattutto non ti azzardare a dirmi che è per la cucina di Kaori!!! Non ci credo!!!

Mick gli rivolse un sorriso che la diceva lunga.

- Guarda un po'! Lo sweeper numero uno del Giappone è geloso!!!

Offeso, Ryo gli lanciò uno sguardo dei più assassini e si apprestava a replicare quando la voce di Kaori gli immobilizzò letteralmente sul posto.

- Bastaaaaaaa!... Accidenti, ma quanti anni avete?... Credete che sia il momento di litigare?... Vi informo che questo edificio brulica di poliziotti e di giornalisti che sarebbero felicissimi di arrestarvi e mettervi in prigione!!!... Perciò smettetela di comportarvi come dei bambini di otto anni!

Le spalle di Ryo e Mick si accasciarono con lo stesso movimento, dandogli l’aria di due bambini presi in fallo. Completamente pietrificati dalla rabbia della donna, non osavano neanche guardarla per paura di restare bruciati vivi da quegli occhi ardenti.

Osservatore, Lemon sembrava dilettarsi di questa piccola scenetta davvero simpatica.

- Scusa!!!

Le teste sempre abbassate, Ryo e Mick si scusarono nello stesso momento. Kaori ne aveva abbastanza. Ma veramente abbastanza! Tutto quello che voleva, era tornare a casa! Chiedeva troppo? Emise un sospirò di stanchezza.

- Siete davvero estenuanti, lo sapete? Quando siete insieme, devo fare davvero il doppio del lavoro!

Con un sussurro, Mick e Ryo si scusarono ancora una volta. Quindi decidendo che l'inconveniente era concluso e che era davvero tempo di filarsela da lì, Kaori recuperò il borsone che l'americano aveva portato con lui posandolo ai suoi piedi. Ryo non le aveva detto niente ma era abbastanza sveglia da capire che Mick era venuto per aiutarli.

- Suppongo che questa borsa faccia parte del tuo piano per farci uscire da qui!

Il bel biondo aveva ancora il caschetto tra le mani e, felice di vedere che Kaori era calma e pronta a riparlargli, se lo rimise automaticamente sulla testa. In un silenzio benefattore, Mick estrasse altre tre uniformi dal suo borsone stendendole rapidamente sul divano. Il colore era veramente brutto e strappò delle smorfie di disgusto agli altri tre professionisti. Non molto contento della reazione dei suoi amici, Mick scosse la testa in segno di stizza.

- Tss – tss... Cosa vi aspettavate? L'ultima creazione di Giorgio Armani forse?

Ryo era sul punto di lanciare una critica al suo ex-socio quando lo sguardo nero della suo socia lo dissuase dal farlo. Mick, divertito dalla titubanza di Kaori, le spiegò con la voce più dolce che riusciva ad avere.

- Non preoccuparti Kaori! Sono riuscito a trovare una uniforme della tua taglia!... Un 36 perfetto, giusto?

Mick non si privò di dettagliare la sua vita sottile facendole un piccolo occhiolino malizioso. La donna arrossì alla grande prima di trattenere Ryo che cominciava veramente ad averne abbastanza dell'atteggiamento scherzoso dell'americano. Era pronto a fargli passare la voglia di adocchiare la sua preziosa Kaori.

- Calmati Ryo!! Mick lo fa per scherzare e basta!

In disparte da una buona decina di minuti, Jack Lemon, vestito del suo abito da lavoro, posò una mano calorosa sulla spalla di Mick che si girò prontamente.

- Mick Angel, giusto?... Jack Lemon.

Lo sguardo pieno di simpatia per il suo compatriota americano, Lemon gli tese la mano, visibilmente pronto a suggellare una nuova amicizia.

- Kaori mi ha detto che siete originario degli Stati Uniti!!!... Io vengo dallo stato di Washington e voi?

Mick, contento di poter finalmente parlare della sua terra natale, rispose con una soddisfazione per niente fasulla. Anche se Angel amava il Giappone, provava un affetto particolare per l'America. Trovava gli americani molto meno complicati dei giapponesi e molto più estroversi.

Davanti gli occhi stupefatti di Ryo e Kaori, i due uomini cominciarono a chiacchierare di tutto e di niente, criticando d'impulso il comportamento del nuovo Presidente, la nuova acconciatura (hem... non volevano offendere Kaori!) di Pamela Anderson e l'ultimo concerto dei Rolling Stone. Nel giro di qualche minuto, decisero inoltre di raggiungere per primi il furgone per verificare che fosse sempre al suo posto, lasciando Ryo e Kaori tutti soli in quella stanza austera.


Quartiere degli affari, furgone “Tokyo News”
Martedì 3 luglio, 11.51



Akane spense il suo registratore, lasciando il tempo a Toji di assimilare quello che aveva appena sentito.

Un vago sorriso di trionfo fluttuò sulle labbra della donna mentre cercava lo sguardo del suo partner. Sembrava dubbioso ma il bagliore che gli brillava in fondo agli occhi la rassicurò immediatamente. Lui era come lei. Aveva capito che quel nastro rappresentava il loro biglietto per una carriera completamente nuova. Avevano finalmente lo scoop della loro vita.

Felice come mai prima, la donna si trattenne dell'esplodere dalla gioia. Silenziosamente, si lasciò andare contro lo schienale della sua sedia ringraziando in silenzio Jack Lemon per averle dato il reportage della sua vita!


Stabilimento Kaidi, Ala Ovest
Sala di riposo,
Martedì 3 luglio, 11.50



La porta si richiuse dolcemente. Erano finalmente soli. Nient'altro che loro due. Il volto stranamente sereno, Ryo contemplò la sua socia con un'insistenza sconcertante. Quasi sconvolgente. Amava quella donna. Era tutto per lui. Anche se aveva cercato di staccare lo sguardo da quegli occhi splendenti, da quelle labbra brillanti e da quelle guance arrossate da quel timido sentimento di passione che anche lei sentiva, non c'era riuscito. Era più legato a lei che a qualsiasi altro essere umano in questo misero mondo.

Lentamente, sentì montare in lui un desiderio incontenibile. Aveva voglia di baciarla. Accarezzarla. Sentirla fremere tra le sue braccia. Dio come adorava quella donna! Un leggero sorriso accarezzò le sue labbra carnose mentre pronunciava con una voce conturbante il nome della donna che rappresentava tanto per lui.

- Kaori?

La donna si sentiva a disagio. Occupata energicamente a far scomparire le più minime pieghe sull'abito che doveva infilare, Kaori faceva di tutto per evitare lo sguardo febbrile del suo socio. Non era abituata a queste cose. Non era abituata a vedere reagire Ryo così. Era inesperta in materia d'amore e la sua inesperienza in questo campo la paralizzava completamene, rafforzando instancabilmente la sua mancanza di fiducia in sè stessa. Amava Ryo ma non sapeva come mostrarglielo. Come dirglielo. Un “ti amo” poteva essere talmente spaventoso qualche volta.

- Kaori, sei ancora arrabbiata con me?

Kaori non rispose subito. Il silenzio che regnava in quella stanza era colmo di desiderio inconfessato. Le parole non uscivano. La donna aveva l'impressione che se avesse aperto la bocca, si sarebbe persa in penose frasi sdolcinate, degne delle telenovela alle quali era tanto affezionata.

La donna fece scivolare la chiusura lampo della sua “tuta da lavoro” con la rigidità di un robot pregando perché il suo spirito si calmasse velocemente.

- Se è a causa di Mick... Sai bene che è un giochetto tra di noi...

Kaori era una donna di una sensualità conturbante. E la sua innocenza non faceva che accentuare questo lato nascosto della sua personalità. Si stupiva ancora della facilità con la quale il Ryo burlone e dispettoso spariva per lasciare spazio ad un uomo il cui charme e la cui seduzione le facevano girare la testa.

Il fiato corto, Kaori non si muoveva. Respirò più forte, chiudendo gli occhi per cercare di calmare i battiti impazziti del suo cuore. Batteva così forte da immaginarsi che Ryo potesse sentirlo. E Kaori sentiva le sue emozioni diventare sempre più forti mano a mano che i secondi passano. Doveva dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Quel silenzio diventava insopportabile.

- Tu... dovresti cambiarti, Ryo... Mick...

L'uomo le lanciò un sorriso che la fece fondere letteralmente. Restò a bocca aperta, senza poter articolare due parole in fila. Ryo era di una sensualità a fior di pelle e il carisma che si liberava dalla sua persona le toglieva il respiro.

Allo stesso tempo spaventata ed inebriata dal effetto che le faceva quest'uomo, Kaori s'immerse nel suo sguardo scuro ed ardente nel quale si perse con delizia. Il corpo scosso da leggeri brividi, lo vide avanzare dolcemente verso si lei, tremando sotto la mano di quest'uomo che le accarezzava sensualmente il braccio. Facendosi forza per non sprofondare in questo dolce torpore, articolò con voce bassa.

- Ryo. Jack e Mick ci stanno aspettando e...

Ryo posò un dito sulle labbra della donna esibendo il sorriso più sensuale che lei aveva mai visto.

- Shhh... Non dire niente.

Con leggerezza, Ryo cinse la sua vita sottile posando teneramente le sue labbra sulle sue. Il bacio era dolce e pieno di affetto e quando diventò più passionale ed infiammato, fu del tutto naturalmente che Kaori rispose. La donna senti una scarica elettrica attraversale tutto il corpo quando le mani di Ryo cominciarono ad accarezzarle la schiena. Innamorata da morire, la donna si strinse passionalmente tra le braccia possenti del suo socio, le mani perse tra i suoi capelli neri come il carbone. Piccoli baci febbrili sulle guance, sul naso, sulla fronte, sul collo, Ryo e Kaori si abbracciavano con foga e, felici di essere assieme, dimenticarono per qualche minuto il luogo in cui si trovavano. E' fu soltanto sentendo le sirene della polizia che la donna riprese il controllo ed allontanò dolcemente Ryo.

- Ryo... io... credo sinceramente che dovremmo pensare a sbrigarci!

Ma Ryo non riusciva a staccare gli occhi dalla donna che gli stava difronte. Gli occhi brillanti, le guance arrossate, i capelli un po' spettinati, un sorriso schiocco sulle labbra, Kaori focalizzò ancora una volta lo sguardo sui piedi non immaginando per niente al mondo fino a che punto era bella e desiderabile in quel preciso momento. Ryo sorrise e le soffiò all'orecchio:

- Hai ragione, Sugar Boy... Aspettiamo di essere a casa per gustarci il piacere di una notte d'amore indimenticabile.

Già cremisi, le guance della donna assunsero una tinta ancora più sostenuta. Felice dell'effetto della sua frase, Ryo prese la sua uniforme e si allontanò leggermente per indossare più facilmente il vestito. Un bagliore malizioso negli occhi, osservò con avidità la donna scivolare nel suo completo da derattizzatore apprezzando le sue rotondità sorprendentemente messe in risalto dal taglio del vestito.

- Allora Ryo, sbrigati un po'... Andiamo.

Sotto lo sguardo insistente del suo socio, Kaori batté un po' il piede per controllare che la sua caviglia tenesse bene. Il giaccio che aveva trovato nel piccolo frigorifero della sala di riposo le aveva fatto davvero un gran bene. Zoppicava ancora ma non le faceva quasi più male. Si diresse verso la porta, ma Ryo la afferrò per il polso attirandola contro di lui. Lo sguardo dolce, la baciò delicatamente sul naso, tirando fuori un caschetto da dietro la schiena e mettendolo, con aria divertita, sulla testa della sua socia.

- Sapete signorina, che voi siete il più bel agente di derattizzazione che abbia mai visto?

Emozionata da questa confessione inattesa, Kaori immerse i suoi occhi in quelli di Ryo e mormorò dolcemente “grazie”. Quindi più complici che mai, Ryo prese la mano della sua socia e promettendosi di non lasciarla andare mai più, la condusse fuori da quel posto che gli aveva quasi separati per sempre.


Continua...

 

 

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Capitolo 15
*** Tu, io e... gli altri (1/2) ***


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 14.31



Il ritorno era trascorso meglio di quello che speravano. Ci avevano messo quasi un’ora buona a raggiungere l’appartamento di Ryo, ma alla fine la quadra completa era arrivata a destinazione senza alcun problema. E nello stupore generale, il furgone fracassato di Mick che aveva retto lo sforzo dei venti chilometri che li separavano dal quartiere di Shinjuku, attese di aver raggiunto il garage per esalare il suo ultimo respiro.

- Ti ho detto che è da buttare, Mick… Non bisogna avere una laurea in meccanica per capire che il motore è letteralmente fuso… Hei americano, mi hai sentito?

Appoggiato contro il muro, le mani incrociate dietro la testa, Ryo osservò rapidamente e con uno sguardo piuttosto irritato il suo vecchio socio o per essere più corretti il posteriore del suo vecchio socio, essendo la parte superiore del corpo dell’americano immersa nel motore di quella famosa carcassa ambulante.

- Miiiick!!!

Non ottenendo altro che un vago rumore metallico come sola ed unica risposta alle sue lamentele, Ryo sbuffò con sgarbo, lasciando viaggiare lo sguardo qua e là senza mai veramente posarlo su qualcosa.

Era un’ora che era lì, a guardare senza realmente vederlo, un Mick Angel troppo occupato a frugare nel motore di quel furgone scassato per rendersi conto del tormento nel quale era sprofondato.

Cinquanta lunghi minuti a sbadigliare ed a pensare alla sua socia che si era recata da Kazue con Miki e Falcon per farsi medicare la caviglia. Tremilaseicento secondi a fantasticare su ciò che avrebbe potuto fare con Kaori se quell’imbecille dal sorriso ebete non fosse stato sempre in mezzo ai piedi.

Ahhh la sua meravigliosa Kaori! La sua dolcezza, la sua freschezza, il suo fascino… la sua bellezza, le sue forme generose… Lentamente ma con fermezza, i pensieri di Ryo presero una svolta molto più carnale che romantica, un sorriso perverso prese rapidamente forma sulle sue labbra.

Eccitato dai pensieri libidinosi che gli giravano per la testa, Ryo guardò l’orologio e fece una smorfia vedendo l’ora. Kaori sarebbe tornata presto e Mick era ancora lì.

- Porca miseria Mick, sono già le 14.30 passate… Pensi di occupare il mio garage con quel rottame anche per molto?... Guarda che ho fame!!...

Come per dare maggior peso alla sua affermazione, la pancia di Ryo si mise allora a brontolare. E sempre continuando a rantolare, si avvicinò al suo vecchio socio e, irritato più d’ogni altra cosa, diede un calcio alla ruota posteriore destra del furgone che crollò rumorosamente ed in una nube di fumo al suolo, come in un cartone animato giapponese. Per il colpo, Mick, che aveva ancora la testa sul motore, ricevette il cofano sulla nuca ritrovandosi la faccia nel grasso.

- Oups, scusa!... Mick?... Mick? Mick?

In un silenzio sconcertante, Mick Angel uscì, aiutandosi con le braccia, dal motore per raggiungere il mondo reale. Gli occhi sgranati dallo stupore e la bocca spalancata, massaggiò con la mano destra il punto esatto in cui il cofano aveva colpito il suo cranio, visibilmente perplesso. Il suo viso era diventato tutto nero e alcune macchie marroni decoravano ora i suoi capelli così biondi, solo i denti perfettamente candidi continuavano ad essere di un bianco splendente.

Di fronte a quest’immagine, Ryo fece inizialmente una smorfia strana prima di scoppiare a ridere.

- Scusa se rido Mick… ma dovresti vedere la tua faccia!!!

Gli occhi dell’americano avvolsero con pena il povero furgone che giaceva come morto sul pavimento prima di posarsi con collera sullo stallone di Shinjuku. Dall’espressione del suo compare, Ryo sospettò che Mick cominciasse a capire che era lui la causa della sua trasformazione improvvisa in “meccanico sozzo”.

Era necessario un ripiego strategico.

- Io… io… credo che andrò ad ordinare delle pizze…

Un passo indietro. Due passi. Poi ancora un altro e tutto questo nella discrezione più totale. Sempre farneticando, Ryo si avvicinò all’uscita, sorridendo e ridendo debolmente.

Mick aggrottò stranamente le sopracciglia.

- Io… ti lascio con il tuo caro furgone Mick… Sono sicuro che riuscirai a salvarlo… Coraggio amico mio!!

Il pugno destro brandito in aria, Ryo fermò di colpo la sua scenetta quando vide gli occhi di Mick posarsi sulle ruote del defunto veicolo per andare lentamente ad osservare le sue scarpe.

Per puro riflesso, iniziò a fare dei piccoli passi di danza come per sottrarre i piedi alla vista di Angel e sperare di salvarsi la testa. Ma i pugni rabbiosamente chiusi del suo ex-socio e quel silenzio forviante non gli dicevano niente di buono, scelse quindi la soluzione da vigliacco, preferendo fuggire e lasciare Mick a sbollire la sua rabbia nel suo angolo. Cosa che non tardò a succedere veramente.

- RYOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!


Immobile di Ryo Saeba, quartiere di Shinjuku
Martedì 3 luglio, 14.51



Quattro a quattro, Ryo salì le scale, la voce stridula di Mick s’indeboliva alle sue orecchie ad ogni piano che oltrepassava. Arrivato a destinazione, si precipitò nel suo appartamento, chiudendo rapidamente la porta dietro di sé, appoggiandosi contro qualche istante per riprendere fiato e reprimere la risata irrefrenabile che gli solleticava la gola.

- Pffff… devo calmarmi!!!... (brontolio di stomaco)… Dannazione, ho fame… Nel frattempo che aspetto che Kaori ritorni, ordinerò una o due pizze!!

A questo pensiero, il sorriso di Ryo si trasformò immediatamente in un ghigno perverso. Sfregandosi freneticamente le mani l’una contro l’altra, si diresse a grandi falcate verso il telefono, con un entusiasmo più che sorprendente per uno che doveva semplicemente ordinare una pizza.

Compose rapidamente il numero della pizzeria, numero che conosceva a memoria perfettamente, mentre il suo sorriso mutava in una smorfia sempre più indecente.

- Playboy pizza, Olga al vostro servizio! Chiedete e sarete accontentati!

(Ryo sbavò letteralmente sentendo la voce soave e oltraggiosamente sexi della donna. Dal suo accento, doveva essere straniera, cosa che aumentò l’eccitazione del nostro stallone. Completamente affascinato, mise il vivavoce per sentire ed apprezzare meglio quella voce cristallina.)

- Olgaaaaaaaaaaaa! Mia caraaaaaaaaaaaaaa!!

(Troppo assorto da questa conversazione, Ryo non sentì la porta dell’appartamento aprirsi.)

- Siete davvero voi, signor Saeba? Sono felicissima di sentirvi!!!

(Più la donna parlava, più la sua voce diventava sexy e mielosa.)

- Ma il piacere è tutto mio, Olga! Non dimenticare che io sono il tuo Ryuccio!!

(Ryo dava l’impressione di essere un bambino di dieci anni che parlava con Babbo Natale.)

- Avete fatto la vostra scelta, mio piccolo Ryuccio?

(La donna aveva pronunciato il nome di Ryo con una sensualità talmente aberrante che quest’ultimo emise un piccolo risolino d’estasi.)

- Si, si… Allora, un’ardente, un desiderio e due sulfuree.

(Ryo sentì la donna scarabocchiare su un pezzo di carta.)

- Sapete che con l’acquisto di due pizze ardenti, avete diritto a due cocktail passione gratuiti?... Posso portarveli io stessa Ryo… Finisco tra mezz’ora…

(Ryo afferrò immediatamente il sottinteso ma miracolosamente non colse per niente l’occasione.)

- Magari la prossima volta, Olga.

(La cameriera sospirò e prese una voce più dolce.)

- Come desiderate Ryo. Vi mancano ancora 20 punti e potrete abbonarvi a Play-Boy gratuitamente e per un anno… Le vostre pizze saranno consegnate tra mezz’ora. Vi auguro un ottimo pranzo.

- Grazie Olga.

Soddisfatto dal suo autocontrollo di fronte all’occasione che gli si era appena offerta, Ryo riattaccò la cornetta, ma cambiò tono rapidamente quando sentì un calore sprigionarsi sempre più ardentemente dietro di lui.

Girandosi, abbassò la testa tra le spalle iniziando ad agitare le mani davanti a lui, in un ultimo gesto di protezione.

- Kaori!... No!... Non è come credi!!! Lasciami spiegare!!!

Gli occhi che riflettevano una collera senza eguali, Kaori si mise di fronte a Ryo, un enorme martello tra le mani. Portava ancora la sua divisa da derattizzatore e la sua caviglia dolorante sembrava molto più stabile.

- Spiegare cosa mio caro RYUCCIO? (L’aura colerica di Kaori di ingrandiva a vista d’occhio, raggiungendo una dimensione davvero impressionante) … Va all’inferno, razza di verme schifoso!!!

Il martello pronto a colpire, Ryo tentò il tutto per tutto e, piantando il suo sguardo tenebroso in quello della sua partner, si lasciò scappare con una voce deliberatamente calda e sensuale:

- Kaori tesoro, se hai sentito tutto, dovresti sapere che ho rifiutato di uscire con quella ragazza… Non vedo perché tu debba arrabbiarti. Sei tu la sola che conta!

Il martello cadde pesantemente al suolo.

Imbarazzata da questa confessione, Kaori abbassò gli occhi posando le mani sulle sue guance arrossate, incapace di articolare una parola. Ryo, intenerito da tanto candore, fece tuttavia un balzo di dieci metri quando notò, nascosti dietro la sua socia, Miki, Kazue, Falcon e Mick in piena discussione sulle sue ultime parole.

- Cosa????... Kaori dimmi immediatamente cosi ci fanno ancora da noi!!!... Ma siete peggio dei paras…!!!

Bang!! Ryo non ebbe il tempo di terminare la sua frase che un enorme martello lo inchiodò al muro, prendendo al passaggio anche Mick che guardava con attenzione un po’ troppo eccessiva il sedere di Kaori. ( Mira bene la nostra cara Kaori!). Quest’ultimo, la testa alla rovescia, la girò verso il suo vecchio socio.

- Play Boy pizza?

Sempre incastrato nel muro, Mick aveva pronunciato quelle parole con tutta la serietà del mondo.

- Dannazione Ryo!!! Perché non mi hai detto che il paradiso delle pizze esiste!!! – l’americano saltò su Ryo scuotendolo violentemente per le spalle davanti ad una Kaori ed una Kazue morte di vergogna – Noi siamo come fratelli, no?... Hum, io amo la pizza e soprattutto le ragazze delle pizze… tutto quello che…

Bang! Mick non ebbe il tempo di finire la sua frase che un martello gli si schiantò sui denti. Tra la pelle ed i capelli anneriti dal grasso del motore ed i denti scheggiati, il sex-appeal di Mick Angel aveva appena preso un bel colpo. Al punto da far fare una smorfia a Kazue, la lanciatrice del secondo martello.

- Bene, ora basta… - la voce di Saeko risuonò così duramente tanto quando i suoi tacchi sul pavimento - Abbiamo già perso abbastanza tempo. Akane non tarderà a trovarvi.

L’ispettrice, il volto impenetrabile, si accovacciò di fronte a Ryo e dichiarò con un tono più che serio.

- Dovete lasciare la città per qualche tempo, Ryo. Ed alla svelta.


Residenza di Ryoga e Akari Hibiki
1° giorno di vacanza, Hawai
Giovedì 5 luglio, 10.31



I raggi del sole entravano con naturale discrezione in questa camera luminosa come se temessero di disturbare il sonno benefattore dei suoi occupanti. Le lunghe tende trasparenti, che ricoprivano elegantemente la porta-finestra leggermente socchiusa, si sollevavano al ritmo regolare della brezza leggera e deliziosa. Il ronzio di un ventilatore risuonava dolcemente, rendendo l’aria del posto fresca e rinvigorente.

Steso sul grande letto bianco che troneggiava fieramente al centro della stanza, Ryo Saeba mosse leggermente la testa con un piccolo mugugno irritato e tentò di aprire gli occhi. Ma le palpebre pesanti e la mente un po’ ovattata, rinunciò velocemente a questo sforzo fisico, un po’ troppo mattiniero per i suoi gusti, e preferì lasciarsi cullare dal rumore delle onde che s’infrangevano dolcemente sulla spiaggia. Quella musica incantevole gli portò uno strano sorriso sulle labbra, ma fu l’alterazione provocata dal brontolio del suo stomaco che lo riportò bruscamente alla realtà.

- hum… no… ancora qualche minuto…

Con un gesto infastidito, Ryo nascose con le mani i suoi occhi sempre chiusi. Un secondo brontolio risuonò ancora più forte e più a lungo, facendolo uscire a poco a poco dal suo letargo.

- no… Kaori… lasciami ancora cinque minuti… voglio dormire ancora…

Come di sua abitudine, Ryo emerse dal mondo dei sogni mugugnando ad alta voce, le sue parole invasero la stanza in quella eterna sensazione di deja-vu.

Borbottando contro la sua barba nascente, l’uomo posò la mano qualche istante sul suo ventre che gli sembrava all’improvviso smisuratamente vuoto, sperando di calmare l’appetito che scombussolava la sua pancia. Ma un nuovo brontolio echeggiò bello forte facendogli capire che solo un enorme colazione sarebbe riuscita a saziare il suo corpo affamato.

- …

Le labbra contratte in una smorfia, borbottò più per proforma che per vera necessità, sbadigliando cosi elegantemente quando un uomo delle caverne. Quindi ritrovando l'agilità di un gatto, si stiracchiò energicamente, stendendo le sue braccia vigorose su tutta la lunghezza del letto per irrigidirsi immediatamente quando la sua mano incontrò la morbidezza e il calore di una pelle deliziosamente nuda. Bruscamente riportato alla realtà, Ryo aprì gli occhi, sbattendo diverse volte le palpebre sotto l'aggressività della luce prima di meravigliarsi, spalancando gli occhi, del biancore un po' troppo perfetto del soffitto. La sua mano tastò ancora una volta la grana gustosa di quella pelle umana, e Ryo abbandonò l'aspetto decorativo della stanza per dedicarsi alla sua scoperta tattile.

Si raddrizzò rapidamente sul sedere, con gli occhi sgranati dalla sorpresa, paralizzandosi d'ammirazione davanti la visione che si offriva a lui.

- Kao...

Sbalordito di trovare la sua partner nello stesso letto assieme a lui, Ryo quasi rimase senza voce.

Come in uno dei suoi più bei sogni, la donna era a qualche centimetro da lui, così vicina da essergli unicamente sufficiente tendere la mano per sfiorare quella donna deliziosamente seducente. Vestita con una canottierina in seta e dei pantaloncini abbinati, sonnecchiava deliziosamente, un bellissimo sorriso sulle labbra. Agghindata in quel modo, assomigliava ad un angelo. Un magnifico angelo caduto dai cieli.

- Kaori?

Turbato da questa visione divina, Ryo s’inginocchiò al suo fianco, deglutendo a fatica. Il suo sguardo, così penetrante quanto quello di una lince, scivolò a lungo su questo splendido corpo che, scolpito da lunghe ore di aerobica e martellate date a tutto andare, non aveva niente da invidiare alle più belle modelle del mondo.

Il cuore che batteva e la testa inclinata di lato, osservò ancora una volta la catenina dorata che ornava la sua caviglia destra e che le dava quel lieve tocco sexi che lo mandava fuori di sé.

Spontaneamente, tese la mano per toccare l'oggetto prima di ritrarsi subito, sapendo perfettamente che se avesse cominciato a gustare la morbidezza di quella pelle, non avrebbe potuto più impedirsi di esplorarla con carezze e baci.

Oramai completamente sveglio a causa delle sue intenzioni libertine, Ryo lottò duro per non lasciarsi andare ai suoi pensieri carnali e mantenere il suo sangue freddo leggendario.

Benché il desiderio gli divorasse brutalmente il corpo e lo spirito, onestamente sapeva di non poter saltare su Kaori così. Anche se?... Quale uomo di costituzione normale avrebbe potuto resistere ad una tentazione simile? Quale uomo avrebbe potuto resistere al fascino innocente di questa donna?

Sbalordito dalla svolta indecente che prendevano i suoi pensieri, Ryo respirò con calma, inspirando a ritmo, allontanando, in un ultimo guizzo di ragione, il suo corpo dalla stupenda creatura che condivideva il suo letto.

- pffffffff!!

Il pavimento in legno scricchiolò dolcemente sotto i piedi nudi di Ryo.

Vestito con il suo eterno paio di pantaloni neri e la sua eterna maglietta rossa, si mise davanti la porta finestra, lo sguardo perso, senza realmente vederlo, nella profondità dell'oceano. Fece scivolare una mano tra i suoi capelli neri sospirando.

Ricordava la loro partenza precipitosa per questo posto meraviglioso e soprattutto la rabbia quando aveva saputo che Mick, Kazue, Falcon e Miki gli avrebbero accompagnati su quest’isola stupenda. Ricordava anche di aver ingurgitato una buona dose di sonnifero per sopportare il lungo viaggio in aereo e non dover subire le pagliacciate di Mick Angel. In effetti, ricordava molte cose ma il modo in cui era finito su quel letto in compagnia di Kaori, gli era totalmente sconosciuto. E, benché questa situazione in sé non fosse sgradevole, era davvero curioso di conoscerne il come ed il perché.

Un vago sorriso a solleticargli le labbra, Ryo abbandonò allora l'infinito dell’oceano blu per ritornare lentamente vicino alla chiave del mistero. Gli occhi brillanti di affetto, Ryo accarezzò dolcemente la guancia della donna e, chinandosi lentamente verso di lei, le sussurrò teneramente all'orecchio.

- In piedi signorina Makimura... è ora di svegliarsi...

Con un brontolio sommesso, Kaori si mosse lentamente, le gambe spiegazzarono il lenzuolo bianco mentre le sue labbra si socchiudevano dolcemente in un mormorio incomprensibile.

Chiaramente immersa nei suoi sogni, colpì con un pugno il cuscino prima di nasconderci la testa con un brusco movimento di contestazione. Questo gesto fece sorridere Ryo che si rese conto all'istante che stava sicuramente sognando lui e che anche in sogno, riusciva a farla arrabbiare.

Intenerito della sua bella addormentata preferita, allungò timidamente la mano per farle scivolare dietro l'orecchio una ciocca ribelle che le scendeva sulla fronte. La donna si svegliò immediatamente con un profondo sospiro, scontrandosi subito con lo sguardo beffardo e tenero del suo partner.

- hum... Buongiorno Ryo...

Di fronte un Ryo tutto sorridente, Kaori si girò sulla schiena, stiracchiandosi lascivamente con un sospiro di contentezza che faceva deliziosamente pensare alle fusa di un gatto.

Poi, le braccia tese sopra la testa e gli occhi sgranati dalla sorpresa, fermò di colpo il suo gesto, rendendosi conto che qualcosa non andava nella sua tabella mattutina.

- Cosaaaaa?!!! Ryo?

Con un sussulto di panico misto ad imbarazzo, Kaori si sedette precipitosamente sul letto di fronte ad un Ryo che cercava di reprimere la sua voglia di ridere.

Cosciente del suo aspetto impresentabile, si passò maldestramente le mani tra i capelli arruffati e lisciò grossolanamente i suoi abiti da notte.

- Ryooo?!!!... Smettila di ridere!!! Ryooooo!!!... Ma insomma... cosa ci fai nella mia camera?

La domanda era colma di una tale ingenuità che Ryo ritrovò la sua calma, un sorriso leggero sulle labbra. D’umore malizioso, l'uomo alzò negligentemente le spalle ed approfittò dello stupore della sua socia per raggiungerla nel letto.

Sbalordita da questo comportamento più che inatteso, le guance della donna presero un colorito ancora più sostenuto, facendola sprofondare nell'incomprensione più totale. E Kaori represse anche un urlo quando il materasso, che si era affossato sotto il peso dell'uomo, la fece scivolare pericolosamente verso di lui.

- Tu cosa ci fai nella mia camera?

Pronunciando quelle parole, Ryo toccò leggermente con l'indice la fronte della sua socia, un bagliore birichino illuminava i suoi occhi solitamente così scuri.

Presa alla sprovvista, Kaori arrossì, le parole si soffocarono nella gola divenuta stranamente secca.

- Cosa?... Come nella TUA camera?

La mente ancora un po' assonnata, Kaori osservò rapidamente la grande stanza, irrigidendosi istantaneamente quando vide la valigie di Ryo, ammassate una sull'altra vicino alla porta.

Incapace di pronunciare una sola parola, Kaori si squagliò sul posto quando la realtà della situazione le ritornò improvvisamente alla memoria. Quindi passando dal pallore di un fantasma al rossore di un gambero, non ebbe altra scelta che sopportare le sue osservazioni fuori luogo.

- Ti informo, mia cara Kaori che quando si fa una visita notturna a qualcuno, è sconsigliato addormentarsi prima di essere passati all'attacco... tsss... dilettante...

Così rossa ed imbarazzata quando un Falcon di fronte ad una Miki un po' troppo affettuosa, Kaori abbassò la testa, stropicciando con frenesia il lenzuolo bianco che copriva il letto come se da ciò dipendesse la sua sopravvivenza. Come poteva spiegarglielo?

- Io? Farti una visita notturna? Ma insomma... no, Ryo!!! Io...

La voce era debole e tremante. Rossa di vergogna, la donna osservò con la coda dell'occhio il suo socio, ed il suo imbarazzo si mutò in collera mano a mano che dettagliava l'espressione faceta e perversa che metteva in mostra.

Quel cretino si prendeva gioco di lei e, lei, si stava innervosendo alle velocità della luce!

- Non sapevo che fossi così impaziente di conoscere il fervore dello stallone di Shinjuku, socia!!!... Comunque, dove e quando vuoi!!!

Per dare più peso alle sue parole, Ryo le fece un occhiolino provocante e spalancò le braccia, facendo sprofondare la donna nell'esasperazione più totale.

Le sue guance virarono al rosso magenta, la bocca si aprì ma senza far uscire alcun suono. In preda ad una collera nera, strinse semplicemente i pugni, gli occhi chiusi con fermezza come per placare l'ebollizione del suo spirito e del suo corpo. Sembrava una strega nel mezzo di un incantesimo.

- Ryoooo Saebaaaaa!!!!... Come osi, anche per il più infimo dei secondi, paragonarmi ad un maniaco perverso della tua specie?... Non penso alla mia libido ogni minuto, io, quindi smettila di prendere i tuoi sogni per la realtà!!!

Per una volta, Kaori non usò il martello. Scagliò il primo oggetto che le era capitato sotto mano, in questo caso un’enorme lampada da notte, che atterrò con violenza sul volto deformato di Ryo, impedendogli di replicare la più minima parola. Ad ogni modo, per la propria sopravvivenza, era più ragionevole che smettesse di stuzzicarla.

- Guarda un po', ma tu sei dolce al risveglio quanto in pieno pomeriggio!!!

Pietrificato dalla collera di Kaori, Ryo fermò subito le sue osservazioni assurde iniziando a massaggiarsi il naso dolorante.

In realtà anche se sembrava perfettamente sereno, Ryo si sentiva imbarazzato quando la sua socia.

Se, in passato, avevano già condiviso lo stesso letto, era stato per ragioni puramente professionali. A disagio, ricordò la prima sera in cui Kaori aveva traslocato da lui o ancora la volta in cui un piccolo cesna si era schiantato sul loro appartamento. Si. Le poche volte in cui avevano condiviso lo stesso letto, era stato in tutto onore.

Ma ora le regole del gioco erano cambiate. Non c'era nessuna cliente. E ancora meno un aereo caduto dal cielo. No. C'erano semplicemente Ryo e Kaori. Kaori e Ryo. Un uomo ed una donna innamorati.

- Dimmi Kaori, come siamo finiti su questo letto?... - rendendosi conto di quello che stava dicendo, Ryo fece un gesto con la mano - ... no... aspetta... voglio dire... ricordo di aver preso il taxi per l'aeroporto ma dopo ho un buco nero...

L'espressione di Kaori passò dal malcontento alla confusione più totale.

Completamente risvegliata a causa di questa domanda, quasi dimenticò il suo cattivo umore e si appoggiò contro la testiera del letto.

Ryo si stupì. Sembrava persa nei suoi pensieri.

La donna sentì le guance bruciarle ancora una volta. Era davvero in una situazione imbarazzante. Tuttavia non trovava niente di sconveniente in quello che aveva fatto.

Arrivati alle Hawai, Kaori aveva deciso di vegliare alcune ore su Ryo perché trovava preoccupante che non si fosse ancora svegliato. Kazue gli aveva dato la dose necessaria per tenerlo addormentato durante il tragitto in aereo. Né più, né meno. Ma Ryo dormiva ancora e, nonostante le parole rassicuranti di Kazue, Kaori non riusciva ad impedirsi di stare in ansia.

- Allora Kaori, vuoi spiegarmi?

Convinta che Ryo avrebbe preso in giro lei e la sua preoccupazione fuori luogo, Kaori esitò a rispondere. Tuttavia, schiarendosi leggermente la voce, Kaori tentò di spiegarsi:

- In effetti Ryo...

La donna si bloccò nel mezzo della frase, aggrottando leggermente le sopracciglia. Le sembrava di aver sentito come un fischio.

Quindi istintivamente, girò la testa verso la porta della camera, inginocchiandosi sul letto di fronte a Ryo.

- Ryo?... Non hai sentito niente?

Troppo occupato ad ammirare la magnifica scollatura della sua socia ed a frenare i suoi ardenti spiriti, Ryo balbettò qualche parola a mo' di risposta. Le sue dita si agitavano freneticamente, sempre più attirate da quel corpo quasi indecente di perfezione, mentre il suo cervello gli intimava di calmarsi velocemente e cancellare i pensieri piccanti che gli stavano sconvolgendo di nuovo la mente.

- hum...

Non resistendo più, le dita di Ryo percorsero quei pochi centimetri che le separavano da quella pelle cosi invitante. Il viso deformato dalla perversità, fece scivolare il suo indice lungo il braccio nudo della sua compagna, facendola dolcemente fremere d'emozione.

- Ryo? Ma insomma... cosa fai?

Un sorriso avido sulle labbra, Ryo posò le mani sulle spalle della donna, attirandola ancora più vicina. Sorpresa da questo gesto, la donna spalancò gli occhi e gli sgranò ancora di più quando lui tese le labbra in un bacio sonoro, la bava agli angoli, cosa che non avrebbe tentato nemmeno la peggiore delle maniache.

Il fischio si fece sentire un’altra volta. La bocca di Ryo si avvicinava pericolosamente e Kaori non sapeva più dove sbattere la testa.

- Ryooo!!!! No!!! Non adesso!!

Perso nella propria foga, Ryo non notò immediatamente che le sue braccia avvolgevano un enorme cuscino e che la sua bocca si schiacciava su una federa che sprigionava un piacevole profumo floreale.

In effetti, non ebbe neanche il tempo di capire che stava stringendo un pezzo di stoffa che si sentì cadere all'indietro, spinto da una forza smisurata. Quindi, con un piccolo gemito di sorpresa, crollò bruscamente giù dal letto, picchiando duramente la testa contro il pavimento, nel momento stesso in cui la porta della camera si aprì su un Mick Angel tutto sorridente.

- Heiiiii Ryo!! Alzati... Cosa... Kaori?

Vestito con una camicia hawaiana, un paio di bermuda dai colori vistosi ed dei sandali acquistati nel negozio all'angolo, Mick aveva tutta l'aria di un surfista stereotipato made in America. E con i suoi capelli biondi tirati all'indietro da un paio d’occhiali da sole posati sulla testa, Kaori aveva la sgradevole sensazione di avere di fronte a lei un bagnino uscito direttamente da Baywatch che un ex-sweeper.

- Mick!?? Nessuno ti ha mai insegnato a bussare prima di entrare?

Troppo felice della sua scoperta, l'americano non rispose, dettagliando avidamente la graziosa donna seduta sul letto.

- Wow... che scena deliziosa...

Irritata del sorriso stupido che metteva in mostra, Kaori scese dal letto, gettando una rapida occhiata all'altro lato per controllare che Ryo fosse realmente invisibile agli occhi di Mick.

In trenta secondi, si trovò di fronte al bel biondo, afferrandogli il braccio con foga per spingerlo fuori senza riguardo.

- Esci di qui Mick!... Ti informo che la camera di Ryo è quella a fianco, perciò vattene!!

Senza attendere la reazione di Mick, Kaori lo spinse fuori, chiudendogli rapidamente la porta in faccia, sollevata che non avesse scoperto la presenza di Ryo nella camera. Tenendosi la fronte con un gesto seccato, non provò alcun rimorso sentendo i piagnucolii del nuovo sosia di Baywatch.

Appoggiata contro la porta di legno, si chiese nuovamente come avrebbe fatto a reggere queste vacanze tutti assieme. Lei che già aveva delle difficoltà a gestire la sua relazione con Ryo, non si vedeva proprio ad annunciare la verità ai suoi amici. Solo immaginare le indiscrezioni di Mick, le domande di Miki ed i sorrisini di Kazue la sfiancava mentalmente e fisicamente.

- Arggg...

Distratta dai suoi pensieri da un grugnito ryonesco, Kaori si lanciò verso il letto attraversandolo a quattro zampe, sporgendosi prudentemente sull'altro lato per vedere in che stato si trovava il suo socio. Un sorriso dispiaciuto sulle labbra, recuperò il cuscino che ricopriva la parte superiore del suo corpo reprimendo la risata che gli solleticò la gola alla vista della sua espressione afflitta.

- hum... Ryo?... Niente di rotto, spero?

Gli occhi ridenti, Kaori inclinò la testa con un sorriso incantevole, gettando anche lo stesso Ryo in un abisso di dolcezza ed amore. Ma tormentato dal potere che questa donna poteva avere su di lui, si adombrò quasi subito, girando la testa di lato. Gesto che non sfuggi a Kaori.

- Ok, molto bene... se vuoi mettermi il broncio...

Delusa dal comportamento dell'uomo, Kaori si raddrizzò lentamente, prendendo coscienza che Ryo era un uomo davvero difficile da inquadrare e che gli restava ancora molta strada da percorrere prima di raggiungere l'intesa perfetta tra di loro.

Persa nelle sue riflessioni, non sentì subito la mano che gli afferrò il polso per attirarla lentamente nel vuoto.

- Heiiiii...

In due mosse, la donna si ritrovò a cavalcioni sull'uomo, le sue mani tremanti appoggiate sul suo petto.

Con lentezza, scrutò quel viso che amava tanto, turbata da quello che riuscì a leggere nel suo sguardo. Gli occhi di Ryo brillavano di una fiamma ardente. Un bagliore passionale ed appassionante.

Ipnotizzata da questa luce piena di promesse, Kaori aveva l'impressione di perdere l'orientamento e mancò un battito quando Ryo cominciò ad accarezzarle delicatamente il braccio, attirandola inesorabilmente verso di lui per catturare le sue labbra in un bacio pieno di passione e di amore.

TOC TOC TOC

- Kaori, sono Miki... Mick mi ha detto che ti eri svegliata... Posso entrare?

La testa nascosta contro il collo della sua socia e le mani posate a livello dei suoi reni, Ryo si chiese cosa aveva fatto di male per meritarsi questo. Perché gli disturbavano ogni volta che le cose tra di loro sembravano concretizzarsi?

- Mi vesto Miki e ti raggiungo giù...

La voce di Kaori risuonò nel silenzio della stanza.

Frustata, la donna si staccò con lentezza dal corpo di Ryo, cercando di ritrovare la sua calma e la sua lucidità. Ma con il corpo inebriato di un desiderio ancora inappagato, fu una mano tremante che gli tese per aiutarlo ad alzarsi.

- Ryo, io...

Anche lui frustato ma nondimeno felice di leggere la stessa delusione nello sguardo della sua socia, Ryo le posò l'indice sulle labbra accarezzandole dolcemente la guancia. Non era ancora il momento giusto. Dovevano essere più pazienti.

- E se andassimo a sgranocchiare qualcosa? Credo che morirò di fame se resto qui...

E per dare maggior peso alla sua richiesta, la pancia di Ryo emise un altro brontolio.

Lungi dall'esserne infastidita, Kaori si mise a ridere e raggiunse la porta non senza aver depositato un leggero bacio sulle labbra del suo socio.

- ok... un’ultima cosa Ryo... fai attenzione uscendo... altrimenti Mick potrebbe pensare che mi fatto una visita notturna!!

Kaori pose l’accento sulla sua osservazione con un occhiolino malizioso.

Ryo attese che la donna sparisse dalla sua vista per lasciarsi cadere sul letto. Emise un sospiro. Maledizione, come faceva a ridurlo in uno stato simile? Non riusciva mai a resisterle. Lei era così... desiderabile. Cosi bella. Cosi generosa.

Con passo strascicato, Ryo attraversò la camera e si diresse verso il bagno. Una lunga doccia gelata gli avrebbe fatto un gran bene. Ed aveva la netta impressione che sarebbe stata la prima di una lunga serie!


Continua...




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Capitolo 16
*** Tu, io e... gli altri (2/2) ***


6° giorno di vacanza
Mercoledì 11 luglio, 13.31



Il posto era gremito di gente e la voce, che all’inizio non era altro che un debole mormorio, alzò rapidamente il tono fino a far girare la testa di diverse persone.

- Dai Kaori… Perché non vuoi?

Imbarazzata al punto di distogliere gli occhi dai vacanzieri troppo curiosi, Kaori agitò affannosamente le mani per far capire a Ryo di abbassare la voce e mostrarsi un po’ più discreto.

Allora la donna si avvicinò dolcemente a lui, mormorandogli nervosamente all’orecchio.

- Ryo… farlo sarebbe sbagliato e tu lo sai perfettamente…

Divertito dalla risposta della sua socia, Ryo la abbracciò di uno sguardo beffardo e sorrise istantaneamente di fronte al musino imbarazzato che metteva in mostra. Sentì allora il bisogno impellente di stuzzicarla.

- Ma no Kaori, tu vedi il male dappertutto… Nella vita bisogna saper rischiare, mia cara!!

Un occhiolino provocante ed un sorriso accattivante, Ryo si trasformò in seduttore irresistibile al fine di avere tutte le chance dalla sua parte. Ma Kaori, che conosceva troppo bene la sua bestia, tenne duro senza cedere, anche se il suo cuore fece un enorme balzo nel petto quanto lui immerse il suo sguardo deliberatamente pieno di sensualità nel suo.

E dunque con le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate, lanciò uno sguardo furibondo a quella specie di energumeno che, incapace di restare serio per più di quattro minuti, sfoggiava in questo istante la sua aria da idiota senza speranza.

- Aaaaah… e poi togli le tue mani da lì! – istintivamente Kaori fece un passo indietro sotto l’intrusione più che invadente delle mani del suo socio sulla schiena e sul sedere – Devo ricordarti che siamo in un luogo pubblico?... hei!! Ryo ti ho detto di smetterla, razza di cretino!!

Gli occhi corrugati e la bocca imbronciata, Ryo a malincuore rimise a posto le sue dita agitate e, con un gesto più che irritato, incrociò le braccia al petto.

- Quanti problemi ti fai a volte!!!... Non è in questo modo che soddisferai l'appetito dello stallone di Shinjuku, te lo dico io!

Punta sul vivo ed offesa da questa osservazione fuori luogo, Kaori strinse i denti ed i pugni, facendo uno sforzo sovrumano per non fare a pezzi quest'uomo sotto un enorme martello. Solo dio sapeva quanto si meritava una piccola lezione di buone maniere!

La donna sospirò, le sue spalle si afflosciarono sotto la stanchezza. Si era promessa di lasciare da parte i suoi piccoli attacchi d'ira durante le loro vacanze ma ora, faceva davvero fatica a contenersi... Inspirare... Espirare... Gli occhi chiusi, Kaori prese una profonda boccata d'ossigeno, tentando comunque di ritrovare la calma.

- Ryo... Ti informo che se ci vedessero, avremmo dei problemi... Non ci tengo a farmi notare, tutto qui!... Quindi smetti un po' di brontolare e cerca di controllarti!

- Si e bene forse ne ho abbastanza di controllarmi!!... Anche se sono perfetto come un dio Greco, io non sono fatto di marmo... Ahhhh al diavolo Mick, Miki, Falcon e Kazue... e tutti questi imbecilli di turistiiiiiiiiiiii!!!

Questa riflessione aspra valse a Ryo le ire dei diversi stranieri che, indispettiti da tanta insolenza, lo indicarono con il dito borbottando astiosamente contro l'evidente mancanza di buone maniere dei Giapponesi. Ma lungi dal prendersela, Ryo gli fece la linguaccia diverse volte in un atteggiamento dei più infantili.

Sbalordita da questo comportamento puerile, Kaori, rossa di vergogna, posò una mano sulla fronte e mosse la testa con un gesto infastidito, attendendo che il suo socio si degnasse di calmarsi.

- Ryo, basta con queste bambinate!!... Lo so che sei deluso... Io lo sono tanto quanto te!

I piedi che battevano il tempo sul suolo, Ryo alzò le spalle come solo e unico commento.

Non più interessato alla conversazione, mise in mostra la sua noia sbuffando rumorosamente, il suo sguardo da fine conoscitore scivolo lungamente sulla figura longilinea di Kaori apprezzando una volta ancora i jeans taglia bassa e la canottiera bianca che la donna portava. Abbigliamento casual ma talmente sexi su di lei. E con quel paio di occhiali da sole posati sul suo adorabile naso, aveva tutta l’aria di una turista. Una deliziosa vacanziera che avrebbe gustato volentieri.

Dei pensieri non molto cattolici attraversarono la sua mente di uomo per la centesima volta della giornata, per la millesima volta dal loro arrivo su quest’isola.

- Kaori?

Il nome non andò oltre la sua gola stranamente secca. Dio come aveva voglia di fare l’amore con lei!! Moriva dalla voglia di fondersi di piacere tra le braccia di quella affascinante tentatrice sotto il sole delle Hawai. La desiderava ardentemente. Appassionatamente. Troppo forse? Ryo fece una smorfia. No. Non troppo. Sapeva già che non si sarebbe mai stancato di amarla. E non era solamente il suo istinto d’uomo che la voleva. Più che il suo corpo, era il suo cuore che la reclamava. Più che l’appagamento di un desiderio fisico, era il suo modo di familiarizzare con il vero amore.

Avrebbe osato tentare qualcosa lì e subito?

- Ok! Hai vinto... Ma che non ti senta lamentarti poi!...

Ma il posto non era propizio a tali “attività”, e Ryo ridiventò serio ed immaginandosi sotto una doccia fredda mise, per qualche secondo solamente, il suo umore brioso da parte.

Deluso dalla sua mancanza di temerità, lo sweeper infilò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni beige, girandosi rapidamente e si allontanò un po’ borbottando sulla mancanza di affetto e compassione della sua socia.

Turbata da questo atteggiamento più che esagerato, Kaori alzò gli occhi al cielo con la sgradevole impressione che non stessero parlando, ma proprio per niente, della stessa cosa.

- Ryo...

Il nome si alzò con la lieve brezza che soffiava con leggerezza in quel posto asfissiante di caldo.

Facendo scivolare una ciocca ribelle dietro l’orecchio, la donna guardò ancora una volta la folla di vacanzieri che brulicava rumorosamente sul pontone, i suoi occhi saldarono per sempre nella sua memoria la bellezza quasi sovrannaturale di quell’isola.

Un sorriso affettuoso sulle labbra, fece diversi gesti con la mano a Miki e Falcon che gli osservavano dalla nave da crociera, ancora al molo ma solo per qualche altro minuto.

Allora tranquillamente, si avvicinò al suo compagno.

- Ryo... Non metterai il broncio per questo comunque?... Capisci, non sono molto a mio agio in queste cose... E poi di chi è la colpa se siamo rimasti qui?... Ryo... Ryoooooooo!!!... Smettila di adocchiare quella bionda o ti spedisco a dare il buongiorno agli squali!!!

Ci sono delle parole magiche che hanno un effetto immediato.

Ci sono delle frasi che non hanno bisogno di essere ripetute per essere comprese.

Ryo trasalì sotto la durezza del suo tono, ritirando macchinalmente la testa tra le spalle. L’animo in pena, fece un cenno con il capo e guardò, gli occhi lucidi, quella bella creatura innocente uscire per sempre dalla sua vita. I tratti deformati da una tristezza tutta relativa, si lasciò fare quando Kaori lo afferrò per il collo della maglietta e lo trascinò come un volgare sacco di patate nella direzione opposta a quella affascinante donna dai capelli dorati.

- Non è possibile! Non tu non la pianti mai, accidenti!!!... Potresti almeno astenerti dal guardare le altre quando sono con te!!... Ah, hai sempre il dono di farmi uscire dai gangheri!!!

Il suolo era lungi dall’essere piatto e il posteriore di Ryo soffriva ad ogni sporgenza che incontrava al suo passaggio. Ma malgrado le proteste e le grida di dolore del suo socio, Kaori non rallentò il passo e, al contrario, accentuò l’andatura troppo occupata ad urlargli addosso.

- Kaoriiiiii... Kaori!!!!... Hei potresti essere un po’ più gentile con me... Dopo tutto, non è colpa mia se non possiamo partecipare a questo giro tra le isole!!

A quelle parole la donna s’immobilizzò, una fonte di calore anomalo avvolgeva a poco a poco il suo corpo.

Spettatore privilegiato di questo spettacolo, Ryo si morse la lingua, cosciente di aver appena detto una grossa sciocchezza e che non avrebbe tardato a pagare la sua sfacciataggine. Con voce dolce, cercò, in un ultimo sprazzo di coraggio, di ottenere la clemenza del giudice Makimura.

- Kaori, mia cara... non volevo dire questo... è stato un equivoco...

Bang!! Cosa aveva detto? Che non era colpa sua? Che non aveva niente a che vedere con tutta questa storia? Il bugiardo!!!!

In preda ad una collera difficilmente gestibile, la donna lasciò violentemente il suo fardello umano che si schiantò con un rumore sordo sul suolo. Il viso arrossato e sciupato, Ryo si lamentò ancora una volta della violenza di Kaori e, sedendosi a gambe incrociate, si massaggiò rapidamente il naso, controllando sempre che tutto fosse a posto.

- Aiaaa!! Ma sei pazza o cosa?

Non prestando alcuna attenzione a quel deficiente del suo socio, la donna contemplò amaramente la lunga fila d’attesa che stavano lasciando e il cartello in legno sul quale era segnato “Completo – Prossima partenza domani alle 13.30 – vendita biglietti oggi fino alle 14.00”

- ...avresti potuto rompermi il naso!!!

Di cattivo umore, la donna si girò un’ultima volta verso il pontile e, scorgendo Mick e Kazue che si apprestavano a salire sulla barca, pregò interiormente perché scoppiasse un temporale sopra le loro teste nella mezz’ora che seguiva, desiderando subdolamente che il mare si agitasse violentemente rendendo il loro viaggio insopportabile.

Una crociera... l’aveva sempre sognata... con Ryo in più... Perché il destino le giocava sempre dei cosi brutti scherzi?

L’espressione desolata, si pentì immediatamente dei suoi pensieri diabolici e guardò ancora una volta i suoi amici. Una decina di giovani donne circondavano in quel momento la coppia, e l’americano, che portava sempre il suo travestimento da “Mitch Buchannon” versione platinata (uno dei protagonisti di Baywatch), metteva in mostra un sorriso talmente scintillante da essere quasi accecante.

Istintivamente, Kaori chiuse gli occhi e fece una smorfia di pietà pensando alla povera Kazue che avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a frenare gli ardori del suo Ryo biondo.

Fu allora che sentì dei piagnucolii famigliari giungerle alle orecchie.

- Kaoriii!! Mi stai ascoltando?... Kaoriiii!!

Esasperata dalle lamentele di Ryo, Kaori sentì la collera invaderla seriamente.

Lo sguardo cattivo, fulminò in tutta la sua altezza l’uomo che, per terra, piagnucolava come un bambino al quale si era appena negato un dolcetto.

- Non è colpa tua Ryo!? Non è colpa tua!? – Il tono era ironico e saliva pericolosamente sugli acuti -... Ti avevo pure chiesto di alzarti alle 8.30 questa mattina ma no... Il signore ha preferito impoltronire a letto fino alle 11.00 e di conseguenza, siamo arrivati in ritardo per comprare i nostri biglietti... Grazie alla tua pigrizia leggendaria, non potremmo andare in escursione con gli altri!

Kaori era veramente furiosa. Non amava quando le cose andavano di traverso ed oggi, come negli altri giorni del resto, niente andava dritto.

La loro fuga tra le isole era andata a monte per colpa di un cretino che dal loro arrivo non faceva altro che fare quello che gli pareva...

Erano in un posto paradisiaco e lui non le aveva nemmeno fatto una sola volta una visita notturna! Nemmeno una mezza visita! Niente! Nada!

In effetti, era già tanto se aveva tentato qualche cosa da quando erano stati interrotti nel loro slancio la prima mattina!!

Era delusa e cominciava a chiedersi perché...

Oups! Le guance le diventarono rosso scarlatto, Kaori spalancò gli occhi e fece una smorfia. Perché pensava a quello? Perché i suoi pensieri prendevano un cammino cosi intimo? Era la frustrazione di non essere tormentata da Ryo che la metteva in questo stato così aggressivo?

Nascosta dietro i suoi occhiali, Kaori lo osservò di nascosto. Come a lei, la sua pelle iniziava cominciava a prendere una leggera tinta abbronzata, rendendolo diabolicamente seducente. Si emanava da lui un carisma quasi animale, talmente affascinante che Kaori si sentì all'istante turbata.

La donna sentì allora un desiderio indescrivibile scorrere violentemente nelle vene, mettendola a disagio. A forza di frequentare quel perverso di Ryo, stava diventando anche lei una maniaca come lui?

- Mi dispiace di non essere riuscito a svegliarmi, Kaori – Ryo, di nuovo in piedi, si rimise il berretto sulla testa – però devo ricordarti che ti ho proposto di giocare d’astuzia per prendere il posto di Mick e Kazue ma tu non ne hai voluto sapere!...

Deconcentrata dal cammino che prendevano i suoi pensieri, Kaori estrasse un opuscolo dalla tasca e lo rilesse rapidamente per nascondere il suo viso sconvolto dalle emozioni e per schiarirsi le idee. Che fosse per l’isola di Corallo – scoperta dalla famosissima Ginie^^ – o ancora l’isola del Desiderio – esplorata dalla geniale Mikomi – (fiction francesi) , questa mini crociera di quattro giorni tra le isole vicine era l’escursione con la E maiuscola da fare nel caso di un soggiorno alle Hawai.

Ryo, quanto a lui, continuava sempre a parlottare nel suo angolino ma, capendo di parlare al vuoto, si decise a prenderla un po’ in giro.

- ... e se tu mi avessi ascoltato, Miss Onestà, a quest’ora, noi saremmo sull’oceano, i capelli al vento, inebriati dalla... Wow, che bellezzaaaa!!!

Ryo saltellò sul posto, il viso deformato dalla perversità dei suoi pensieri.

- Signorinaaaaaaaa...

Le parole risuonarono a lungo alle orecchie di Kaori. Allora i lineamenti rabbiosi e il corpo circondato da un’aura malefica, la donna alzò degli occhi distruttori da suo opuscolo che si trasformò come per magia in un’immensa noce di cocco equipaggiata di spuntoni giganteschi.

- Hai appena oltrepassato i limiti dell’accettabile, Ryo Saeba! Dì le tue ultime preghiere, razza di verme immondo!

BANNNNNG!

Il lupo perde il pelo ma non il vizio!

Sull’orlo di esplodere, Kaori perse tutto il controllo e picchiò con visibile soddisfazione il suo caro partner, incastrandolo sul suolo. E lungi dal formalizzarsi degli sguardi curiosi e spaventati della popolazione locale che additava quella giapponese non molto delicata, Kaori continuò a tuonare ad alta voce.

- Ma perché mi sono innamorata di un perverso come lui!!! Perché?... Ne ho veramente abbastanza di fare la bella statuina... Arhhhhh, tu parli di vacanze!!!

Vedendola prendere la direzione della spiaggia, Ryo si sbarazzò della sua prigione, gettandola il più lontano possibile nel mare e, dopo tre esercizi di ginnastica, si lanciò alle sue calcagna. L’immagine di Kaori in costume da bagno e di quei bellimbusti senza compagna che erano sparsi sulla spiaggia s’imposero nella sua mente, facendogli accelerare immediatamente il passo.

- Kaori!!!... Aspettami!!!

Più veloce di un lampo, Ryo la raggiunse e, tutto sdolcinato, cercò maldestramente di scusarsi. Ma Kaori non se ne fece niente delle sue scuse fasulle e volse bruscamente la testa quando il suo sguardo incrociò quello del suo socio.

- Sei davvero arrabbiata con me o è solo una delle tue solite piccole crisi di gelosia?

Ryo articolò le sue parole con una punta di malizia nella voce prima di predente una gomitata ben assestata nelle costole. Facendo finta di niente represse il dolore, fissando con interesse il volto sfinito della donna.

Inquieto, compresse di essersi spinto un po’ troppo oltre nel punzecchiarla e forse l’aveva ferita senza veramente volerlo.

- Mi dispiace Kaori... Volevo solamente punzecchiarti un po’, tutto qui.

Nuovo incrocio di sguardi, nuovo sviamento della testa. Ryo imprecò interiormente.

Ora che il suo piano si stava svolgendo alla perfezione – era riuscito a sbarazzarsi, e per quattro giorni inoltre, di quelle piattole chiamate Miki, Mick, Falcon e Kazue così semplicemente come aveva previsto – era comunque riuscito a mettere in collera Kaori. E se voleva approfittare fino in fondo di queste 96 ore in questo posto paradisiaco, doveva fare di tutto per renderle il suo grazioso sorriso. Era questione di sopravivenza.

- Andiamo Kaori... Smettila un po’ di fare la testona, e dimentica Miki e gli altri... Sono sicuro che ci divertiremo tanto quanto loro... Ascolta un po’ qui...

Quando Kaori era in collera, perdeva tutto il suo senso pratico, non rendendosi neanche conto dell’opportunità che si offriva finalmente a loro. Allora con l’aria seria, Ryo si incaricò di mettere i puntini sulle i.

In un atteggiamento inequivocabile, le si mise di fronte e, posando le mani sulle sue spalle abbronzate, le mormorò qualcosa all’orecchio prima di pronunciare la fine della sua frase, a voce alta, in una maniera deliberatamente dolce e affascinante.

- soli... nient’altro che tu ed io... in questa grande casa circondata da una magnifica spiaggia di sabbia fina... Ti immagini?

Gli occhi nascosti dietro gli occhiali scuri, Kaori resto a bocca aperta, capendo finalmente dove Ryo voleva arrivare.

Lei e lui. Lui e lei. Senza un Mick pronto a tutto per sedurla non appena Kazue girava le spalle. Senza una Miki che osservava di nascosto il comportamento strano di una coppia che non voleva ancora svelarsi agli occhi di tutti. Senza un Falcon e una Kazue che facevano finta di non interessarsi a tutta questa storia. Senza nessuno a disturbarli nei loro momenti d’intimità.

- Sugar Boy?

Le sopracciglia aggrottate, Ryo abbassò gli occhi e incontrò il suo riflesso negli occhiali da sole. Un tenero sorriso alle labbra, attese che lei gli togliesse dal suo adorabile naso per immergere il suo sguardo scuro colmo d’amore e di desiderio nei suoi occhi splendenti di quel piccolo bagliore sbarazzino che amava tanto vedere.

Poi come in un sogno, sentì una mano scivolare deliziosamente nelle sua mentre, mettendosi sulle punte dei piedi, la donna posò le sue labbra zuccherate in un bacio allo stesso tempo tenero e timido ma pieno di promesse.

- Hai ragione, Ryo... E’ tempo che pensiamo finalmente ed unicamente a noi...

La sirena della barca risuonò agli orecchi dei due soci come per segnalargli che era finalmente soli, senza nessuno che potesse disturbarli.

La coppia, teneramente abbracciata, contemplò ancora qualche minuto la nave prima che Kaori si decise a muoversi, lanciando uno sguardo malizioso a Ryo.

- Cosa?

Un sorriso magico alle labbra, la donna piegò la testa di lato prima di spiegarsi. I suoi occhi brillavano di una luce birichina.

- L’hai fatto apposta, non è vero?... Il tuo svegliarti in ritardo? Era un’astuzia perché restassimo finalmente da soli, no?

Facendo finta di niente, Ryo alzò rapidamente le spalle e, pronto ad approfittare al massimo del loro piccolo soggiorno a tu per tu, avviò il passo, trascinandosi dietro una Kaori che rideva a crepapelle.


6° giorno di vacanza, camera di Kaori
Mercoledì 14 luglio, 19.31



La giornata era passata ad una velocità vertiginosa, riempiendo gli animi di Ryo e Kaori di risate, di teneri baci e suggellando per sempre una complicità quasi irreale di sincerità e di intensità. Quelle poche ore passate assieme gli avevano avvicinati più ancora di quei lunghi anni di vita comune, portandogli quella disinvoltura e quella freschezza che crudelmente mancavano nel loro difficile quotidiano.

Erano finalmente riusciti ad abituarsi l’uno all’altra totalmente e si dilettavano a scoprirsi ancora e ancora. E se i loro cuori si aprivano e si scoprivano con una facilità sempre più sconcertante, o anche destabilizzante, ora non aspiravano che ad unire i loro corpi e i loro animi per essere finalmente in perfetta armonia con quel bisogno, divenuto quasi vitale, di fare un tutt’uno con l’altro.

Sola nella sua camera, Kaori contemplò un’ultima volta il suo riflesso allo specchio, visibilmente persa nei suoi pensieri.

Portava uno stupendo vestito bianco senza maniche, con un’elegante scollatura a V, il cui spacco sul davanti lasciava intravedere la perfezione delle sue gambe. La sua pelle deliziosamente dorata dal sole contrastava magnificamente con il colore del suo abito e la sua silhouette, muscolosa ed armoniosa, non aveva niente da invidiare alle più grandi modelle del mondo.

Tuttavia, le sopraciglia aggrottate, la donna si osservò a lungo. Le labbra si tesero in un ghigno insoddisfatto, esaminò accuratamente il suo profilo destro poi il suo profilo sinistro, facendo scivolare macchinalmente le mani sul tessuto e chiedendosi se, tutto considerato, quest’abito non le facesse i fianchi troppo grossi e non la schiacciasse troppo sul petto.

- Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella questa sera?

Una smorfia contrariata, un sospiro di disappunto, Kaori rimase disperamene impalata davanti allo specchio, non riuscendo ancora ad apprezzare al suo giusto valore l’immagine che gli rinviava.

Al ricordo di alcune parole dette da Ryo – parole non molto galanti dovette ricordare – sui suoi fianchi troppo larghi e sul suo seno troppo piatto, la donna perse ogni obbiettività di fronte alla sua bellezza ed al suo potere di seduzione. Ed anche se Ryo l’aveva vista in costume da bagno diverse volte dal loro arrivo su quell’isola e non aveva nascosto il suo “entusiasmo” di scoprirla vestita in quel modo, Kaori non riusciva a togliergli così facilmente dalla testa tutte quelle critiche offensive e quelle parole dure che aveva incassato durante tutti quegli anni.

- arghhh sicuramente non io...

Stanca di giocare alla modella da quattro soldi, Kaori si rassegnò a restare vestita in quel modo e cominciò a controllare il suo leggero trucco.

Poi sostenendo il suo proprio sguardo, si passò a lungo le mani tra i capelli, rimettendo apposto qualcuna delle sue ciocche ribelli, cercando allo stesso tempo di scolpire una acconciatura che le donasse un aspetto un po’ più sofisticato. Ma niente da fare, Kaori era il ritratto della naturalezza ed anche la sua capigliatura non si lasciava domare così facilmente.

- Ma che insetto ha punto Ryo perché mi invitasse al ristorante più chic del posto?

Kaori si rammaricò immediatamente delle sue parole e si morse con un gesto infastidito il labbro inferiore.

In effetti, se inveiva in questo modo contro Ryo, era più per mascherare la sua mancanza di fiducia in se stessa che altro.

L’impazienza di vedere finalmente sbocciare la loro relazione le dava fiducia, ma l’apprensione di donarsi totalmente a Ryo la franava subdolamente.

Alla fine perdendo la battaglia contro le sue ciocche ribelli, Kaori accettò la sua immagine e, abbandonando il suo riflesso, si mise alla ricerca del suo unico paio di sandali bianchi che aveva trovato rifugio in uno degli armadi della camera.

A carponi sul pavimento, la donna continuò a brontolare per proforma, gettandosi oltre le spalle un paio da tennis, un paio di infradito, un paio di scarpette in cuoio che atterrarono con un rumore secco sul pavimento.

- Accidenti, ma dove sono quelle maledette scarpe?

Lanciando un urlo di gioia quando mise le mani sui suoi sandali, Kaori si raddrizzò con una mimica piuttosto comica e le infilò maldestramente, poco abituata a portare quel genere di calzature. Poi, con un gesto automatico, picchettò diverse volte la punta dei piedi sul suolo, assicurandosi così che le cinghiette in cuoio bianco fossero ben fissate sulle caviglie.

- Perfetto... – Kaori controllò l’ora sull’orologio che risplendeva al suo polso – Credo sia tempo di raggiungere Ryo...

Era giunto il momento.

Allora più o meno pronta ad affrontare lo sguardo famelico del suo socio, Kaori fece un profondo respiro, lisciando un’ultima volta le pieghe immaginarie del suo abito.

Un ultimo sguardo allo specchio, si sorrise da sola poi si rivolse un occhiolino malizioso per darsi coraggio. E con il cuore che batteva fortissimo nel petto afferrò la borsetta che l’aspettava sul letto e uscì rapidamente dalla sua camera, pregando silenziosamente perché il suo nervosismo non le impedisse di vivere pienamente questa serata che avrebbe, senza alcun dubbio, cambiato il corso della sua vita di donna.


Continua...




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Capitolo 17
*** Forever City Hunter ***


10° giorno di vacanza
Spiaggia privata di Mr Hibiki
Domenica 15 luglio, 13.11



La brezza soffiava leggera, portando quella frescura tanto ricercata dai turisti stremati dal caldo dei paesi soleggiati.

Una dolce melodia, emanata da una vecchia radio sistemata con abilità nella sabbia bianca, si armonizzava meravigliosamente con il rumore delle onde che si infrangevano dolcemente sulla spiaggia.

Il quadro era idilliaco e il panorama incantevole per tutti gli esseri umani alla ricerca di tranquillità e di calma. Ma per un uomo come Ryo Saeba, una spiaggia senza locali e senza conigliette mancava terribilmente d’interesse.

Allora seduto sul suo asciugamano da spiaggia con l’effigie della prosperosa Betty Boop che Mick gli aveva regalato, lo stallone di Shinjuku scrutò intensamente l’orizzonte, chiedendosi come poteva ravvivare quel primo pomeriggio un po’ troppo snervante per i suoi gusti.

- Kaoriiii!!!... Mi annoiiiiiooo!

La voce dell’uomo, che prese l’intonazione di un bambino capriccioso in astinenza di stupidaggini, si innalzò con energia nell’aria, ben deciso a risvegliare quella natura troppo sonnolenta e la sua dolce Kaori abbandonata sotto il sole.

Una smorfia a mo’ di sorriso, il giapponese sentì un bisogno improvviso di rumoreggiare e rompere questo silenzio che stranamente cominciava a opprimerlo.

- Kaoriiiii!... Ne ho abbastanza di questa spiaggia deserta!!!... Pensa a tutte quelle giovani hawaiane che aspettano lo stallone di Shinjuku per conoscere finalmente il grande amore e il puro piacere fisico!!!

Stesa su un asciugamano, Kaori emise per tutta risposta un piccolo mugugno rauco, troppo abituata a quel genere di lamentele ryonesche.

Ma la mancanza di risposta della donna incuriosì seriamente il nostro Ryo che, la testa abbassata tra le spalle e le braccia a proteggere il viso, si era preparato tanto psicologicamente quanto fisicamente a fare un tutt’uno con un martello bello imponente.

Ma niente. Nemmeno un ridicolo martellino. Kaori non aveva battuto ciglio.

Stupito da questo comportamento, il più brontolone dei sweeper immaginò ingenuamente che la sua partner non avesse colto bene il senso della sua frase e decise quindi di ripartire all’attacco.

- Haaaa e tutte queste belle ninfe che emergono dalle acque fredde, il corpo bagnato e offerto, che elemosina soltanto le mie braccia per riscaldarlo!!

Ryo aveva agito con impegno questa volta.

Bava alle labbra, sorriso perverso e le mani che mimavano i fianchi conturbanti di quelle ninfe dei mari, si eccitò tutto solo sul suo asciugamano con il solo scopo di far uscire Kaori dalla sua piacevole letargia. Ma ancora niente. Nemmeno un minimo movimento. Solo un impercettibile sospiro e una piccola risata soffocata che lo offesero sinceramente.

L’espressione perplessa, il bel temerario si mise in ginocchio vicino a lei e incrociò le braccia al petto, dandole mentalmente qualche secondo per reagire.

Forse il sole picchiante delle Hawaii aveva avuto la meglio sui suoi riflessi leggendari? Soddisfatto dalla propria riflessione, Ryo assentì allegramente con un gesto della testa, non stancandosi di ammirare nuovamente le curve di quel corpo che ora conosceva a memoria.

- Tss Ryo, ti segnalo che la temperatura del mare sfiora i 30 gradi qui perciò, a meno che tu non faccia importare un iceberg gigante in questo oceano immenso, credo che il tuo piano di “termosifone umano” andrà irrimediabilmente a monte...

Kaori aveva risposto con un timbro di voce dolce e regolare, senza neanche prendersi la pena di guardarlo. Aveva giusto sollevato la testa qualche secondo per parlare.

Ryo fissò la sua nuca, gli occhi spalancati. Cosa stava succedendo? Perché non reagiva come al solito? E se, dovuto al fatto che ora la loro relazione si era concretamente definita, la donna l’avesse lasciato dire tutte le sciocchezze che voleva e correre dietro alle ragazze senza prendersi la pena di rimetterlo in riga?...

No! Impossibile! Ryo non poteva immaginare l’avvenire senza le crisi di gelosia e le martellate a tutto andare della sua socia. Era già abbastanza turbato dal loro nuovo rapporto senza dover gestire e abituarsi ad una Kaori calma e docile.

Questa constatazione, d’altronde, gli faceva un po’ paura.

- Hahaha molto divertente Kaori!

Il viso imbronciato, Ryo fece finta di essere offeso dal suo umorismo fuori luogo e cominciò a brontolare sotto i baffi sul fatto che la signorina Makimura preferiva dormire che occuparsi di lui!

Gli occhi corrugati, osservò allora il piede destro della sua compagna che si muoveva sensualmente al ritmo di una dolce musica. Ryo sorrise. Senza ombra di dubbio, quella giovane donna si stava lasciando trasportare in dolci sogni fatti di oceani color blu scuro, di spiagge che non finivano più, di sole che dorava la pelle… il tutto reso piccante dalla presenza del meraviglioso stallone di Shinjuku!

Un ghigno perverso prese stranamente forma sulle labbra dell’uomo mentre s’immaginava a giocare al dottore con lei, su quella spiaggia.

- Kaaaaooooriiii? Dimmi, al posto di stare in letargo, non preferiresti occuparti del tuo piccolo Ryo e giocare al dottore con lui?

Ora che avevano saltato il fosso e che erano diventati una vera coppia, Ryo non mancava un’occasione per esprimere il suo desiderio per lei.

In effetti, se si fosse dato retta, avrebbero fatto l’amore 24h/24h… Ma persa l’occasione per il nostro amante in astinenza di contatto fisico, la sua voce libidinosa fu coperta dalla radio che si mise improvvisamente ad urlare l’ultima hit del momento, tra stridii e fischi dolorosi, spezzando cosi la pace di quel posto magnifico.

Infastidito da quel fracasso che aveva appena mandato in fumo il suo piano, Ryo si tappò le orecchie. Quindi con un movimento brusco, si piegò su quella anticaglia per tagliare corto a quella tortura acustica e ne approfittò, ovviamente, per accarezzare al passaggio la schiena della sua bella.

- Heeii ma cosa fai?...

Come punta sul vivo, Kaori finalmente si raddrizzò, avvolgendo Ryo di uno sguardo interrogativo.

Il suo socio alzò semplicemente le spalle prima di puntare il dito sull’oggetto del reato.

- Niente di straordinario... Cercavo semplicemente di proteggere ciò che ci resta delle nostre orecchie... Guarda che non ci tengo a diventare sordo prima dei trent’anni!... Il mio udito dev’essere in perfetto stato per sentire i tuoi gemiti sensuali e i tuoi lamenti lascivi quando io...

Ryo sottolineò l’inizio della sua frase con un sorriso e uno sguardo terribilmente perverso cosa che non piacque evidentemente a Kaori. BANG! L’uomo perse tre denti sul colpo, il pugno della donna era particolarmente efficace e muscoloso quando si sentiva nervosa e a disagio.

- Perverso! Maniaco! Viscido scarafaggio! Non puoi pensare ad altro una volta nella vita?... Voglio essere tollerante Ryo ma non spingerti troppo oltre!!

Lo sguardo cattivo e le guance arrossate, Kaori emise un lungo sospirò infastidito.

Anche se avevano fatto l’amore diverse volte e l’ultima volta risaliva a non più tardi di quella mattina, la donna si sentiva ancora talmente imbarazzata quando il partner parlava a voce alta dei loro giochi amorosi come se parlasse di una partita di calcio. Lui sapeva molto bene che lei non era ancora a suo agio in queste cose ma continuava a farlo, troppo felice di poterla punzecchiare sempre e comunque.

In sostanza, lei aveva semplicemente bisogno di tempo per familiarizzare e gestire “questo nuovo aspetto” – fortemente eccitante ma talmente nuovo – della sua vita di donna.

- I martelli non mancano mai, ti avverto!!... Ahhh, mi irriti!!

Con un gesto rabbioso, Kaori riaccese la radio e, provocante, alzò il volume.

Con un sorriso beffardo all’attenzione del suo socio, si riallungò sul suo asciugamano e riprese il suo bagno di sole da dove l’aveva lasciato. Ryo la guardò a lungo, un sorriso leggero sulle labbra.

In verità, era sollevato.

Niente era cambiato. Kaori era sempre la stessa. Aveva decisamente il suo brutto carattere e partiva sempre in quarta quando lui la stuzzicava un po’. Ma dopotutto, era questo che lui apprezzava di più in lei. Era una donna testarda, indipendente, indisciplinata ma era altrettanto intelligente, generosa, appassionata – delle immagini molto osé gli tornarono alla memoria – e di una bellezza sorprendente.

- Pffff... prima dei trent’anni, dici?!!... ma è veramente una sciocchezza, Ryo... ti informo che hai superato i trenta già da un po’ di tempo!

Kaori borbottava tra sé e sé, i suoi piedi tamburellavano freneticamente sulla sabbia.

Una nuova canzone, che era giustamente il top del top in campo musicale, iniziò nello stesso momento ma era tanto massacrante quando la precedente a causa dei ronzii assordanti e della lentezza del suono spaventosa.

- Heiiii Kaori, vorresti farmi un piacere e comprarti un nuovo stereo? Sii un po’ gentile con il tuo piccolo Ryo... Questa carcassa è da buttare nella spazzatura da tanto spacca i timpani!!!

Kaori girò la testa in direzione di Ryo, lanciandogli uno sguardo assassino prima di sospirare bruscamente. Il viso serio, si sedette sull’asciugamano ed afferrò quella maledetta radio “assassina di successi”.

Ma curiosamente, posò uno sguardo carico di emozioni su quell’oggetto più che banale prima di abbassare percettibilmente il volume.

- Questa radio mi è stata regalata da Hideyuki il giorno del mio sedicesimo compleanno perciò capirai che anche se funziona male, non me ne separerò mai...

Mentre parlava, Kaori non lasciò con lo sguardo il suo vecchio stereo. Il suono era sempre più indistinto e diventava anche discontinuo.

Ryo sorrise teneramente all’evocazione del suo vecchio socio e migliore amico. Hideyuki? Si, il suo caro Hideyuki... Era cosciente del regalo che gli aveva fatto il giorno in cui gli aveva chiesto di prendersi cura di Kaori?

- Anche a me, mia cara, Hideyuki ha fatto un meraviglioso regalo... un magnifico dono dal quale non mi separerò mai...

Metà della frase si perse tra alcune note di musica. La brezza soffiava sempre languorosamente sulla pelle nuda di quest’uomo e di questa donna, il rumore delle onde diventò particolarmente inebriante.

Il cuore gonfio di riconoscenza e di amore, Ryo osservò a lungo il profilo della sua socia, attardandosi su quel piccolo sorriso sereno che si era formato spontaneamente sulle sue labbra.

Senza alcun dubbio era persa nei suoi pensieri e stava ricordando il giorno in cui suo fratello le aveva regalato quella radio, certamente moderna all’epoca.

Si liberava da quel gracile corpo un’aura talmente serena che lui si sentì quasi turbato. La sentiva finalmente felice. Libera di quella paura sull’avvenire. Libera di quella paura di non essere sempre amata dall’altro. Lei era come lui in effetti. Perché per la prima volta nella sua vita, Ryo Saeba, sweeper professionista di professione, si sentiva veramente bene. Si sentiva come affrancato dal peso del passato e da tutti gli atti terrificanti che aveva dovuto compiere.

- Grazie Hideyuki... grazie di avermi permesso di vegliare sulla tua sorellina... e soprattutto grazie di avermi dato l’amore...

Ryo pronunciò quelle parole a bassa voce. Solo per lui e Hideyuki.

L’animo leggero, si passò una mano tra i suoi folti capelli prima di allungare le sue lunghe gambe vestite di un paio di pantaloni in tela beige. Poi la sua camicia bianca atterrò silenziosamente sulla sabbia, vicino alla borsa da spiaggia, offrendo il suo torso nudo ed il suo viso al calore dei raggi del sole.

- Baahhh che noia... io non sono un uomo da rimanere a far niente, Kaori!!!

Per dare più peso a questa affermazione, Ryo sbadigliò forte e fece finta di piagnucolare.

- ... mi annoio... mi annoio... mi annoio...

Ryo ripete questa frase diverse volte come se potesse avere un effetto ipnotico su Kaori. Ormai erano cinque minuti che non si stava lamentando ed era stata un’impresa per lui.

Allora come a sottolineare questo avvenimento storico, la musica tacque improvvisamente rendendo il momento quasi solenne.

- Argg credo che le pile siano finite!

Kaori agitò la radio in tutti i versi e con tutta la sua delicatezza leggendaria ma anche provandole tutte, non ne uscì più alcun suono.

Sconfitta, la ripose allora sulla sabbia prima di girarsi, lo sguardo accusatore, verso il suo socio.

- Allora il signore si annoia?... Oh sono veramente desolata ma di chi è la colpa se siamo ANCORA qui?

Sapendo di essere leggermente implicato in questo allontanamento dalla società, Ryo preferì tacere ed ascoltò tranquillamente i rimproveri della sua socia.

Aveva qualche idea in testa su come dare un po’ di pepe al loro pomeriggio ma sicuramente non sarebbero piaciute a Kaori. Fare l’amore si! Ma non dovunque e soprattutto non per tutto il tempo!

- Ti informo che se tu non avessi importunato ogni donna che aveva la sfortuna di incrociare il tuo cammino, noi non saremmo “persona non grata” in tutti i locali del posto!... Perciò smettila di brontolare e soprattutto approfitta di questo paesaggio magnifico!

Un sorriso malizioso sulle labbra, Ryo la prese di parola. Lo sguardo velato, dettagliò con avidità la sua silhouette, la bava alle labbra e le mani agitate dal bisogno imperioso di ritornare all’esplorazione di quel corpo così tentante.

Tuttavia si riprese velocemente quando il suo sguardo si posò sul suo viso delicato. Seduta vicina a lui, le gambe delicatamente strette al petto e gli occhi persi nell’immensità dell’oceano, Kaori emanava cosi tanta serenità e felicità che si sentì subito colpevole di strapparla alle sue fantasticherie idilliache.

- Kaori, sei davvero sicura di voler partire oggi? Capirei molto bene se tu volessi restare qualche giorno in più...

La donna girò allora lentamente la testa verso di lui, offrendogli uno dei suoi meravigliosi sorrisi innamorati di cui solo lei conosceva il segreto.

Ryo sentì il cuore fargli un balzo nel petto. Non era ancora molto a suo agio in queste cose, con le cose dell’amore. E anche se non doveva, si stupiva ancora tutti i giorni di leggere cosi tanta passione e fiducia negli occhi della sua bella.

- Ricordo che appena sei mesi fa, era su questa stessa spiaggia...

La voce di Kaori era cambiata. Ora era di una timidezza quasi inudibile.

Con un gesto pudico, la donna posò delicatamente le mani sui suoi piedi e concentrò lo sguardo sui granelli di sabbia che vi erano depositati.

- A dire la verità, ero fuggita dalla festa che Akari aveva organizzato in mio onore, troppo felice di scappare da quella grande casa gremita di persone che neanche conoscevo... Allora, sono fuggita per ritrovarmi su questa spiaggia a contemplare le stelle... Pensavo a te, a me e a quel ipotetico “noi” che disperavo potessimo diventare un giorno... Eri così lontano da me... Che stupida, ma non mi eri mai mancato cosi tanto come quella sera...

Kaori sorrise tristemente al ricordo e strinse istintivamente le braccia attorno alle gambe.

- E poi... ho visto molte stelle cadenti... Qualche decina di pezzi d’asteroidi che cadevano e tracciavano in cielo delle magnifiche scie di luce. Avresti dovuto vederle Ryo, era uno spettacolo da favola!!!

Le immagini ritornarono alla memoria, la donna ritrovò velocemente l’entusiasmo perduto ed immerse il suo sguardo splendente in quello del suo socio.

- Hai espresso dei desideri?

Ryo aveva posato la domanda innocentemente e si stupì un po’ della reazione della sua socia.

Improvvisamente, sembrava imbarazzata e il modo in cui si mordicchiava il labbro inferiore lasciava supporre che stesse esitando a rispondere.

- Si... ed ogni volta lo stesso...

Kaori abbassò nuovamente gli occhi, poi, un piccolo sorriso fiducioso prese forma sulle sue labbra, ed immerse uno sguardo deciso in quello del suo compagno.

- Ho desiderato che la morte si dimentichi di te tanto a lungo quanto si dimenticherà di me...

La donna aveva pronunciato quelle parole con tutta la determinazione di una donna innamorata.

Un lungo silenzio segui questa confessione sconvolgente di sincerità. Una pausa commovente costantemente disturbata dal suono delle onde.

A malincuore, lo sweeper si chiese ancora come un essere così buono e generoso come Kaori potesse amare un uomo così vile ed egoista come lui. Tutt’a un tratto non si sentiva bene. All'improvviso aveva così paura di non meritare tutte queste prove d’amore e di confidenza.

- Sai che quando si rivela un desiderio, dicono che non si realizzerà...

Le parole uscirono da sole, brutalmente, senza che Ryo riuscisse a controllarle. Questa replica, crudele e completamente fuori posto dal momento che la loro coppia stava appena nascendo, risuonò con disprezzo alle sue stesse orecchie.

Perché l’aveva detto? Perché? Kaori gli aveva aperto il suo cuore, rivelandogli senza indugio i suoi dubbi ed i suoi timori e lui, lui faceva di tutto per distruggere le sue speranze. Perché?

I lineamenti visibilmente tesi, Ryo cercò allora i suoi occhi. Si aspettava di incontrare uno sguardo triste, che rifletteva incomprensione e dispiacere. Ma niente. Solo due grandi laghi magnifici che lo scrutavano con una dolce determinazione.

- Allora spero semplicemente di morire prima di te.

Le parole toccarono Ryo ancora una volta, introducendolo in un turbamento senza nome. Aveva l’impressione che la sua corazza di uno impenetrabile si sgretolasse ad ogni sguardo, ogni carezza ed ogni parola pronunciata dalla sua dolce socia.

Era diventato un uomo grazie a lei. Aveva scoperto l’amore ed il piacere di vivere grazie a lei. Allora il semplice fatto che lei potesse morire davanti a lui, gli era semplicemente insopportabile.

- Te lo detto Kaori. Non ti lascerò morire. Mai.

In tutta risposta, Kaori gli offri un nuovo sorriso ed articolò silenziosamente un “Lo so” rassicurante e destabilizzante di fiducia prima di perdersi di nuovo nella contemplazione della distesa turchese di fronte a lei.

- Non hai mai pregato, Ryo? Non hai mai sperato che una forza celeste ti proteggesse dalla follia e dalla crudeltà degli uomini?... Io, mi è capitato qualche volta di pregare... Per la tua sopravivenza... Per la mia sopravivenza... e quella dei nostri amici – Kaori emise un piccolo sospiro deciso – forse è un atto ridicolo e inutile in una professione come la nostra ma mi capita di pregare l’ignoto in quei momenti terrificanti dove mi sento impotente ed incapace di aiutarti...

L’atmosfera era cambiata, risuonava di una nostalgia e di una fiducia impressionante.

Ryo strinse i denti e i pugni. Non capiva. Si sentiva anche un po’ perso. In che momento la loro conversazione era deviata sulla morte? Sulla loro propria morte? Quando? Perché?

L’uomo abbassò la testa in un profondo sospiro. Non ricordava più veramente, ma tutto quello che sapeva in questo preciso instante, era che avrebbe dato qualsiasi cosa per cambiare argomento e ritrovare una certa spensieratezza.

Lo sguardo cupo, fece tuttavia uno sforzo per ascoltare Kaori, come lei sapeva fare cosi bene con gli altri.

- Sì... mi è capitato di pregare cosi tanto che le dita mi si erano anchilosate e gli occhi mi bruciavano... anche se... anche se so che tutto questo non è che illusorio e invece la morte, lei, è reale...

Lentamente, la donna fece colare un po’ di sabbia tra le sue lunghe dita delicate poi osservò a lungo la mano di Ryo che era così vicina alla sua.

Provò allora il bisogno vitale di toccarla.

- Tra te e me Kaori, io non ho mai creduto in un'altra forza se non la mia... Tuttavia ora, mi rendo conto che avere una grande forza non sempre è sufficiente. Il più abile degli uomini non può sfidare eternamente la morte se non desidera restare realmente in vita... Io ho delle capacità fuori dal comune, te lo concedo ma... ma se tu non fossi con me... se tu non condividessi la mia misera vita da maniaco in astinenza, ti assicuro che sarei già steso tra quattro assi di legno da moltissimo tempo...

Mentre parlava, Ryo osservava i dintorni con aria distratta. Non amava confidarsi. Ma se il fatto di aprirsi alla donna che amava poteva aiutare a rafforzare e preservare la loro coppia, avrebbe fatto questo sforzo. Comunicare. Aprirsi. Condividere. O anche parlare. Molto semplicemente.

- Io sono qui Ryo e ci sarò per sempre... Puoi contare su di me. Devi contare su di me. Per la nostra sopravvivenza e il nostro equilibrio assieme.

Fu allora che la mano di Kaori abolì i pochi centimetri che la separavano da quella mano rassicurante. E senza mai tentennare, scivolò armoniosamente in quel palmo caldo e accogliente, le dita s’intrecciarono con amore con le sue.

- La nostra vita in Giappone non assomiglierà in niente ai giorni idilliaci che abbiamo passato qui, Kaori... soprattutto quando si saprà che tu sei la mia compagna. La donna di Ryo Saeba, ti immagini? Quale bersaglio perfetto per tutti i professionisti che desiderano sfidare il grande City Hunter e mettersi in primo piano!!!

Sentendo un dolce calore tranquillizzante scorrergli lungo le vene, Ryo posò degli occhi inteneriti sulle loro due mani legate da quel desiderio e da quel bisogno di essere sempre lì per l’altro.

Unione dell’anima, unione del cuore.

Avvicinò allora dolcemente la mano della sua beneamata alla bocca, baciandone teneramente il dorso prima di stringerla preziosamente contro il suo cuore.

- Più che mai ora, la morte potrebbe sorprenderci dovunque ed in qualsiasi momento... per la strada... ad ogni svolta in una viuzza... ovunque e in qualsiasi momento... Dovremmo vivere con questa spada di Damocle sopra la testa per tutto il resto della nostra vita... Voglio che tu ne sia a conoscenza, mia cara... Perciò sei veramente sicura di voler sacrificare i tuoi sogni di sposarti e di avere una vita tranquilla e ordinaria per restare accanto ad un uomo come me?

Kaori, leggermente arrossata da quando Ryo le aveva chiaramente detto che era la sua donna, lo guardò tuttavia dritto negli occhi, un bagliore di sfida in fondo allo sguardo.

- Quante volte mi hai già fatto questa domanda insulsa, razza di imbecille? Non mi prendo neanche la pena di rispendere tanto è evidente la risposta... Ma tu, caro socio? Sei veramente sicuro di voler rinunciare a tutte quelle affascinanti donne che popolano il nostro paese per amare soltanto me?

Kaori sottolineò la sua domanda con un inarcamento di sopraciglio che voleva dire tutto.

- Cosa?!!! – Ryo fece un balzo di cinque metri sull’asciugamano, lasciando allo stesso tempo la mano della sua socia – Haaaaaa non ci avevo nemmeno pensato!!! Che orrore!!! Ma cosa diventeranno tutte quelle belle bambole giapponesi senza il loro stallone di Shinjuku a fargli scoprire cos’è il vero piacere car...

Bang!!! Questa volta, Ryo venne prese in anticipo ed abbracciò con passione l’enorme martellone di cui Kaori gli aveva appena fatto regalo.

- Smettila un po’ di fare l’imbecille e ascoltami una buona volta per tutte, che non ne parliamo più! Sappi che non sacrifico niente di niente per te. Ma assolutamente niente... Il matrimonio m’interessa poco e i bambini... – Kaori puntò allora l’indice sul torso di Ryo – bah, ne ho già uno di cui occuparmi 24h/24h perciò...

Kaori non riuscì a reprimere una risata folle di fronte allo sguardo inebetito del suo uomo.

- Io, un bambino? Un bambino?!!! Ma sei fuori o cosa??? Ti informo che non hai detto questo la notte scorsa e nemmeno questa mattina quanto io ti... hum, preferisci forse che te lo mostri?

Unendo i gesti alle parole, Ryo le scoccò un occhiolino malizioso mentre le sue mani calde partirono alla conquista dei fianchi della donna. Nello spazio di qualche secondo, Kaori si ritrovò placcata contro lo stallone di Shinjuku, il viso talmente vicino al suo che sentiva il suo soffio caldo sfiorare sensualmente le sue labbra.

Profondamente emozionata, la donna cercò tuttavia, in un ultimo scatto di principio, di nascondere il suo turbamento ed il suo desiderio.

- Ryo ma insomma, non puoi scordare la tua libido e restare serio per più di dieci minuti?

Un sorriso famelico sulle labbra, Ryo sfiorò con un bacio la guancia della sua bella, incollandola ancora più amorosamente contro il suo busto caldo e potente.

- Dieci minuti? Direi invece che ho già superato il mio record di quattro minuti!!!... E poi io sono serio... molto serio... te lo spiegherò bene...

Allora la bocca contro l’orecchio di Kaori, Ryo si premurò di svelare con delle dolci parole il suo amore per lei, le sue mani virili si persero sul suo corpo in squisite carezze sempre più esplicite.

- Mmm, la tua pelle ha il gusto del sale e hai l’odore della sabbia calda... Se ricordo bene, ci restano ancora due ore da passare prima di partire per l’aeroporto...

La voce di Ryo era diabolicamente sensuale e Kaori sentì le ultime barriere della ragione crollare una ad una.

Il cuore che batteva a più non posso, si lasciò trasportare dalle sensazioni inebrianti che facevano nascere in lui quelle dita che scorrevano lascivamente sulla sua schiena e quella bocca che esplorava lentamente la pelle del suo collo.

- E... E se Mick e gli altri sbarcassero?... Possono arrivare da un momento all’altro!!

A disagio, la donna si staccò dal suo socio, controllando con un colpo d’occhio, quasi sconvolto, che nessun ospite immaginario potesse sorprenderli, incollati l’uno all’altra, in una posizione più che compromettente.

Ryo tentò di rassicurarla.

- Non preoccuparti, tesoro!! Mick mi ha telefonato circa un’ora fa per informarmi che il ritorno è previsto nella serata. In effetti, quel disgraziato mi ha spiegato che non voleva correre il rischio di trovarci insieme, nudi ed abbracciati sullo stesso letto. La sua dolce Kaori con un animale come me, sarebbe stato lo shock della sua vita, mi ha gentilmente precisato!

Come se l’opinione di Mick fosse vitale, Ryo sparlò ancora una volta contro il più mediocre dei surfisti americani, dando l’impressione di dimenticare per qualche minuto le sue attenzioni nei riguardi di Kaori.

La donna, che si allontanò ancora di qualche centimetro da quel tentatore, emise immediatamente un sospiro di sollievo. Provava forse lo stesso desiderio di lui ma fare l’amore sulla spiaggia non la deliziava affatto. Poteva dare la colpa alla sua timidezza o alla sua mancanza di fiducia in sé ma l’unirsi in piena natura ed in pieno giorno le faceva, al presente, quasi paura.

Kaori sospirò di nuovo.

Insomma, forse l’avrebbe fatto un giorno? Si, sicuramente... ma non ora. Era ancora un po’ troppo presto.

Come dirglielo senza offenderlo?

- Arggg sono al corrente di noi due...

Kaori buttò fuori la prima frase che le aveva attraversato la mente. Come dirglielo? Forse sviando i pensieri di Ryo... ? Si, forse la soluzione era quella.

- E allora?

Le mani di Ryo si posarono sulle sue spalle, forzandola a guardarlo dritto negli occhi. Era stranamente serio tutt’a un tratto. Cosa gli succedeva? Il cuore di Kaori fece un balzo nel petto. Era veramente scocciato che tutta la piccola banda fosse al corrente dell’evoluzione della loro relazione?

- E allora cosa?

La voce di Kaori ritrovò una certa timidezza, il cuore le tamburellava ancora più forte nel petto. Ma a quella domanda, Ryo si mise semplicemente a sorridere, rivolgendole un altro occhiolino birichino.

- Un’ultima coccola prima della nostra partenza per il Giappone?

Se Ryo non l’avesse delicatamente tenuta per le spalle, Kaori sarebbe crollata sulla sabbia, in preda ad una violenta crisi di nervi. Ma gli occhi spalancati, rimase a fissarlo per qualche minuto, analizzando quella frase più che usuale da parte di Ryo Saeba.

- Una piccola coccola, ti prego... ti prego... ti prego...

Sostituite la parola coccola con gioco o gelato e avrete la raffigurazione di un bambino che fa i capricci davanti ad una mamma autoritaria. Ma Ryo non era più un bambino e Kaori, lei, ancora meno sua madre.

La donna lo guardò allora con un’indulgenza tutta relativa. Non avrebbe ceduto. No. Gli avrebbe mostrato che anche lei aveva la sua da dire e che non era a disposizione della libido, più che accesa di Ryo Saeba.

Allora gli occhi pieni di malizia, Kaori decise di giocargli uno bello scherzetto a modo suo.

- Una coccola? Hum, non so Ryo... Sai che è fortemente sconsigliato fare l’amore sulla spiaggia?... Quindi come fare?

L’indice che tamburellava negligentemente sul mento, la donna assunse un’espressione delle più serie, dandole l’aria di riflettere coscienziosamente sul problema.

Quanto a Ryo, visibilmente disorientato da questa informazione più che cruciale per la soddisfazione immediata della sua libido, spalancò gli occhi, inspirando in un primo momento l’aria calda delle Hawaii prima di esprimersi con voce sconvolta.

- Cosa?!!! Ma insomma Kaori, dove hai sentito una cosa simile?

Alzando leggermente le spalle, Kaori si alzò tranquillamente e si mise a togliere energicamente i granelli di sabbia che erano rimasti attaccati alla sua pelle abbronzata. Sentì subito lo sguardo del suo amante scorrere avidamente sul suo corpo, avvolgendo di uno sguardo infuocato le sue lunghe gambe, il suo ventre piatto e la rotondità perfetta del suo seno.

La respirazione sempre più rapida, la donna cercò alla meno peggio di non soccombere a quel desiderio inebriante che le scorreva lungo le vene. E ben decisa a tenere duro, afferrò la camicia del suo socio, infilandosela il più velocemente che poteva.

- Non lo so... Ricordo vagamente di averti sentito dire a Mick, quando era sul punto di concludere con una graziosa hawaiana, che non era un’idea molto astuta fare l’amore sulla spiaggia...

Come sempre, Ryo fece finta di non ricordare. Irritata dalla sua malafede, Kaori gli rinfrescò rapidamente la memoria, assestandogli per l’occasione una leggera martellata.

- Ma sì Ryo, quella donna bruna in topless su quella baia laggiù...

Poi con un gesto della mano, Kaori indicò il posto in questione davanti un Ryo leggermente dubbioso.

- ... dunque non faccio che seguire il tuo prezioso consiglio, caro socio.

Davanti l’aria avvilita del suo socio, Kaori non poté impedirsi di scoppiare a ridere.

Ryo, irritato più di ogni altra cosa, si alzò anche lui, guardando nella direzione indicata. L’aria contrariata, ricordò allora quel famoso giorno in cui Mick e lui, dopo aver stupidamente scommesso su chi avrebbe sedotto più ragazze nel giro di 24 ore, avevano passato la notte fuori, pietosamente attaccati alla sola palma della spiaggia. In effetti, Kaori aveva sorpreso quei due energumeni in piena danza della seduzione e, per dar loro una lezione di buone maniere, li aveva lasciati lì, legati ad un albero. Avevano potuto di conseguenza, fare la corte ai soli abitanti del mare, vale a dire granchi ed altre tartarughe genialmente affettuose con gli esseri umani.

Non avendo un buon ricordo di quella notte forzata all’aperto, Ryo ripassò, controvoglia beninteso, le scene di quel giorno glorioso, facendo una smorfia quando il ricordo «del consiglio fatto a Mick da Ryo Saeba» gli tornò di nuovo alla mente. Ahi, ahi!!! Ma che insetto l’aveva punto perché dicesse una stupidaggine simile?

- Hum sai mia cara, in occasione di una sfida, tutto è concesso... Noi eravamo in parità quando quella ragazza ha incrociato la nostra strada e siccome era fuori questione che Mick Angel vincesse la nostra scommessa, ho mentito... Questione di onore per City Hunter!!

Petto sapientemente gonfiato, sguardo fisso in lontananza e un ghigno dei più arroganti, Ryo Saeba articolò ogni parola con tutta la determinazione dell’uomo più egocentrico della terra, non dubitando della puerilità della sua reazione.

Kaori stava quasi per cadere all’indietro ancora una volta. Ma come faceva ad essere un istante prima l’uomo più virile e più carismatico della terra per poi diventare cosi immaturo e cosi penoso quanto un adolescente il minuto seguente?

- Per l’onore di City Hunter?... Pffff cosa mi tocca sentire...

Di fronte ad un tale concentrato di orgoglio, Kaori alzò gli occhi al cielo, preferendo tacere e non riprendere la discussione. Ad ogni modo, sapeva perfettamente che qualsiasi cosa dicesse, non avrebbe mai avuto l’ultima parola con un uomo così ipocrita.

Allora l’aria falsamente indignata, la donna raccolse le sue cose da spiaggia, poi, asciugamano e borsa in mano, si girò sui talloni per raggiungere la loro abitazione.

Come se niente fosse, il tempo passava e non si era ancora occupata di fare i bagagli.

- Non che mi annoi in tua compagnia, Ryo, ma le valige non si faranno da sole...

Senza aspettare il suo socio che era ancora immobile in mezzo alla spiaggia, la donna accelerò il passo, i suoi piedi sprofondavano con delizia nella fine sabbia bianca. La brezza, che si era leggermente rafforzata, giocava ora con facezia con qualche ciocca dei suoi capelli, strappandole un piccolo sorriso di benessere. Ultimo momento di serenità prima di ritrovare la folla ed il frastuono martellante di Shinjuku.

- Tssss ma dove credi di andare cosi?

La sua voce roca risuonò alle orecchie della donna nell’istante stesso in cui il suo polso si trovò imprigionato in un piacevole calore umano.

Kaori si bloccò e chiuse gli occhi. Ryo era dietro di lei e con una lentezza calcolata, posò sottilmente le mani sui fianchi della donna.

- Vieni qui, tu...

La borsa cadde sulla sabbia in un tonfo soffocato, seguita da vicino dall’asciugamano. Affascinata dal timbro virile di quella voce, Kaori si lasciò andare contro il petto possente del suo partner.

Tutto considerato, aveva voglia di cedere e farsi stringere tra quelle braccia protettive.

- Sai tesoro, ho sempre sognato di rifare la famosa scena di «Da qui all’eternità»...

Le braccia di Ryo si chiusero dolcemente su di lei, imprigionandola in un bozzolo pieno di promesse e di benevolenza.

Kaori rabbrividì. Quella voce, sempre più bella, sempre più inebriante, aveva un potere magico sui suoi sensi. Allora come resistere? Come?

- ... quella meravigliosa scena dove Burt Lancaster e Deborah Kerr si baciano languidamente sulle sabbia bagnata, il mare ad accarezzare sensualmente la perfezione dei loro corpi febbrilmente avvinghiati...

Con un gesto pieno di delicatezza, Ryo la fece girare tra le sue braccia ed immerse il suo sguardo innamorato in quello di lei.

La donna rimase senza voce di fronte al suo volto, che per la prima volta nello spazio di tutti quegli anni passati assieme, riflettevano un desiderio di vivere e di amare quasi insaziabile.

- Promettimelo, Kaori... Promettimi che quando torneremo su questa spiaggia, anno dopo anno, reinterpreteremo ogni volta quella scena magica... a modo nostro, ovviamente...

Emozionata al punto di sentirsi sull’orlo delle lacrime, Kaori strinse il più forte possibile il suo amante e confidente, cercando di conservare per sempre il calore del suo corpo contro il suo.

In punta di piedi, cercò allora il suo orecchio, mormorandogli con una voce per metà lacrimevole e per metà ridente.

- oh si Ryo e vedrai... si, vedrai che Burt e Deborah dovranno stare in guardia perché non conosco una sola coppia su questa terra capace di intendersi cosi bene come noi due... Stringimi forte, ti prego... e non mi lasciare più... mai più...

Allora si abbracciarono languidamente, assaporando con delizia gli ultimi minuti di intimità e di serenità che quel posto magnifico procurava loro.

Si amarono allo stesso tempo teneramente e intensamente, attingendo dal calore dell’altro la forza di affrontare il loro avvenire allo stesso tempo cosi esalante di promesse e terrificante di incertezze.

Poi, fecero un’ultima passeggiata lungo la spiaggia, mano nella mano, lo stesso sorriso alle labbra e lo stesso bagliore negli occhi.

Incrociarono la famosa palma che aveva cosi gentilmente accolto Ryo Saeba e Mick Angel, una sera del mese di luglio.

Visibilmente sulla stessa lunghezza d’onda, si avvicinarono al tronco, divertendosi in anticipo di ciò che stavano per fare.

- Allora tu o io?... Ok, Kaori me ne occupo io... hehehe...

Nel giro di dieci minuti, Kaori e Ryo tornarono indietro, ridendo e facendo baccano come due bambini.

Una mezz’ora più tardi, Ryo sistemava i bagagli nel baule del taxi mentre Kaori chiudeva, con una stretta al cuore, la porta della casa.

Ma la donna non ebbe davvero il tempo di appesantire la propria nostalgia che dovette rimettere in riga con una bella martellata il maniaco del suo socio che trovava la “taxista” davvero molto di suo gusto.

- Ryoooooooooooooo!!! Vieni qui, razza di maniaco!!!... Ti faccio passare io la voglia di palpare la taxista!!

Erano le 15.50 quando l’aereo decollò dall’isola.

Seduta a fianco dell’oblò, Kaori osservò con malinconia quel paesaggio magnifico scomparire dietro le dense nuvole bianche.

Nello stesso momento, un brontolio risuonò alle sue orecchie, facendole girare la testa. Sorridendo, accarezzò la guancia di Ryo che dormiva tranquillamente, la testa posata sulla sua spalla.

- Ryo, finalmente NOI torniamo a casa...

Queste furono le ultime parole che Kaori pronunciò durante il viaggio.

L’animo leggero, sprofondò rapidamente nel sonno, sognando la sua nuova vita di partner «a pieno titolo» di City Hunter.

Ma questa, è tutta un'altra storia...


 


FINE





Hum, siete ancora lì? Bene... Non vi siete chiesti che cosa Ryo e Kaori abbiano potuto fare a quella povera palma? Si... Volete saperlo?

Ok.

Avvicinatevi al tronco... ancora un po’... ecco, così... Lo so che Ryo scrive come una gallina ma Kaori essendo tanto pericolosa con un coltellino quando con un martello, la scelta è stata rapida.

Allora riuscite a leggere?

F.O.R.E.V.E.R.C.I.T.Y.H.U.N.T.E.R.
«Forever City Hunter»

Grazie ancora a tutte le persone che hanno avuto il coraggio di leggere questa storia dal principio. Senza di voi, non avrei mai potuto finirla. Grazie dal profondo del cuore.

Kairi

 




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