Happy Birthday, Marlene!

di Michan_Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Who are you? ***
Capitolo 2: *** Stupid-Sexy-Valentine! ***
Capitolo 3: *** Kiss Me, Hug Me! ***
Capitolo 4: *** I'm not Crazy. And you? ***
Capitolo 5: *** Mirrors; Dolls; and Some Tea ***
Capitolo 6: *** Happy Ending... or Not? ***
Capitolo 7: *** Accidentally in Love ***



Capitolo 1
*** Who are you? ***


Tifa aprì lentamente gli occhi e gemette. Era stesa sul pavimento e le faceva male la testa. Forse cadendo era sbattuta; anche se l’intontimento generale degli arti le suggeriva più che altro i postumi di una sbronza. Solo che lei non aveva bevuto.

-Yuffie…- chiamò.

Era confusa. Anche un po’ preoccupata. C’era stato quel lampo di luce abbagliante e poi aveva perso cognizione di sé. L’ultima cosa che ricordava era la ninja che si agitava, entusiasta per la Materia arancione che aveva trovato in quel piccolo negozio di antiquariato.

Il commesso ha detto che il divertimento è assicurato! A Marlene piacerà tantissimo! Renderò la sua festa di compleanno indimenticabile, un vero spasso! Sarà fichissimo!”

Certo, come no. Davvero spassosi i bernoccoli! Si passò la mano sul capo e si alzò lentamente, cercando di fare mente locale. Non incontrò bozzi ma le dita percorsero in breve la lunghezza dei capelli, ritrovandosi ad accarezzare il nulla ben al di sopra delle spalle. Un momento! I suoi capelli erano… corti. Troppo! Che cosa era successo?!

-Tifa? Per la miseria, è proprio Tifa!-

La voce profonda di Vincent la strappò dai ragionamenti. E dalle possibili recriminazioni. Diresse lo sguardo da quella parte e incontrò l’austera figura del pistolero, che la osservava di rimando grattandosi la testa. Sembrava… imbarazzato, ecco. Proprio lui. Vincent Valentine. L’impassibile ex Turk che sapeva esprimersi meglio a pistolettate che a parole. Schiuse le labbra, sempre più perplessa.

-Vincent?-

Il diretto interessato si strinse nelle spalle e si lascò scappare una risatina. Di conseguenza restò letteralmente di sasso, gli occhi e la bocca sgranati.

-Niente panico!- proclamò prontamente l’altro, protendendo le mani in avanti, i palmi aperti ed esposti -Ok, ok, lo so, me l’avevi detto. Non ci giocare. E’ pericoloso, non sai come funziona! E… sì, avevi ragione. Ma sai… non ti arrabbiare. Non ti fa bene alla salute. E poi ti escono le rughe. E ti si ingrossa il fegato. Ti aumenta la pressione. La bocca si fa amara… e poi… diventi verde. A Godo succede sempre e non credo che a Cloud piaccia il color bile. Personalmente ritengo che non ti doni. E non dona nemmeno a me. Perciò… ecco…-

Scosse il capo, cercando di incolpare la botta in testa di tutto. Che cosa aveva appena detto? Parlava troppo, si muoveva troppo; e, oltre a esprimersi come Yuffie, era quasi certa che fra una parola e l’altra non avesse preso aria nemmeno una volta.
A riscuoterla ci pensò il successivo, profondo sospiro che percepì alle sue spalle. Si voltò a guardare e le sembrò di trovarsi di fronte a uno specchio. Solo che c’era qualcosa di diverso, di sbagliato nella Tifa che se ne stava poggiata con la schiena contro la parete del Seventh Heaven, a braccia incrociate e capo chino. Ad esempio l’espressione spenta e un po’ cupa che caratterizzava solitamente l’impassibile Vincent Valentine.

In quel momento l’accaduto le si profilò nella mente più chiaro di quanto avrebbe voluto; e per un attimo le sembrò di svenire. Arretrò di un passo e corse con lo sguardo al proprio corpo, tastandosi in lungo e in largo. Fascia sulla fronte, pantaloncini, top scuro in stile hawaiano e stivaletti bianchi. E seno piatto. Lei. Che a tredici anni già portava la seconda di reggiseno.

-Ehi vacci piano che si consuma!- obbiettò Vincent. O meglio, Yuffie. –E che hai da stare lì a guardarle? Scommetto che sei colma di rimpianto. E chissà quante volte ti sarai invece lamenta per il dolore alla schiena! E io che dovrei dire? L’unica volta che ho l’occasione per sperimentare l’ebbrezza di un gran bel paio di tette… ecco che Valentine mi frega il posto. E io ovviamente mi ritrovo più piatta di prima!-

Un altro sospiro, se possibile più profondo del precedente, si levò dalle parti dell’ex Turk. Lo capiva. Eccome se lo capiva! Quell’imprevisto era una bella seccatura per tutti. Con quel prosperoso davanzale di mezzo, poi, doveva riuscirgli difficile incrociare le braccia al petto come stava facendo. Improvvisamente arrossì dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. Vincent Valentine era nel suo corpo! Anche se non era né Barret né Cid e si comportava sempre in maniera morigerata restava pur sempre un uomo! E non si trattava di Cloud. E se avesse avuto bisogno di andare in bagno?

-Yuffie!- sbraitò quindi –Ti rendi conto di quello che hai combinato stavolta? E ora come facciamo?! La festa è stasera e ci sono ancora un mucchio di cose da preparare! E c’è il bar da mandare avanti! Barret tornerà presto. E prima o poi arriveranno anche gli altri. Con questa confusione non ho tempo di stare dietro a tutto e…- s’interruppe, accorgendosi soltanto in qual momento di aver dimenticato qualcuno –Marlene! E Cloud? Dove sono?!- strepitò, dimentica di quanto la voce di Yuffie potesse risultare acuta.

Non attese risposte. Sì guardò freneticamente attorno ma non vide né l’uno né l’altra.

-Stanno bene. Se così può dirsi.- commentò Vincent; e sentire la sua voce così atona provenire da qualcun altro che non fosse lei -o meglio, che era lei… ma non proprio lei- le fece una certa impressione.

-Stanno benone, altroché! Se lo dici con quel tono qualsiasi cosa sembra una tragedia!- ribatté Vincent. Cioè Yuffie.

Proprio allora sentì rumore di passi provenire dal piano superiore. Si voltò e vide Cloud e Marlene scendere le scale. L’ex soldier teneva la piccola per mano. Erano così carini assieme. In qualche modo Marlene riusciva sempre a tirare fuori il lato tenero delle persone. Perfino Vincent non ne era immune!
La sola vista la fece sospirare di sollievo. Si rilassò, si aprì in un sorriso e andò loro incontro, grata che qualcuno fosse scampato a quell’assurdità.

-Cloud… sono così sollevata.- fece, puntando le iridi color mako del giovane.

Un leggero colpo di tosse ne richiamò l’attenzione più in basso.

-Tifa. Sono qui.- indicò la voce di Marlene.

Tifa andò con lo sguardo dall’uno all’altra, sconvolta; mentre Cloud, cioè Marlene, le rivolgeva un sorriso dolcissimo che per poco non la mandò k.o.. Decisamente… non era Cloud. Purtroppo.

-Yuffie!- strepitò nuovamente, suo malgrado con le guance imporporate -Come lo spiego a Barret, me lo dici?! Avevo delle responsabilità, dei doveri nei confronti della piccola Marlene e…-

-Yuffie, sì. Lo so come mi chiamo. E t’informo che strillarlo ai quattro venti non servirà ad annullare l’effetto della magia.- puntualizzò la diretta interessata, agitando le lunghe braccia di Vincent Valentine –E poi dov’è il problema? Ho tutto sotto controllo. Dammi mezz’ora, anzi no… venti minuti- magari anche dieci- e vedrai! Nel frattempo basterà non dire niente allo scimmione e le cose torneranno come prima senza che se ne accorga. Giusto, Marlene?-

-Sto bene, Tifa. Non devi preoccuparti. Troveremo una soluzione e annulleremo la magia prima di stasera.- ribadì Cloud. Cioè Marlene.

A fare eco ai propositi ottimisti giunsero in coro i sospiri mogi di Vincent e Cloud, stavolta quelli veri. Dal canto suo si passò la mano sulla faccia, ancora stravolta. Non avevano tutto il tempo del mondo per rimettere a posto la situazione, non se si considerava il bar da gestire e i preparativi per la festa da fare. Bisognava ancora pulire la sala, attaccare gli striscioni, gonfiare i palloncini, preparare il buffet e andare a ritirare la torta dal pasticciere… ma figurarsi se Yuffie poteva tener conto di tutto! In più con l’arrivo degli ospiti la confusione sarebbe aumentata. Scrollò le spalle. Magari sarebbero effettivamente riusciti ad annullare la magia prima di sera, come diceva Marlene.

A quel pensiero ebbe un’illuminazione.

-Cloud!- sbottò, puntando la bambina, che se ne stava quieta in un angolo a fissare i presenti con aria un po’ spenta –Possiamo usare la Materia! La Materia ha causato questo guaio e la Materia può risolverlo! No?-

Marlene –o meglio, Cloud- scosse il capo e fece spallucce.

-Ci ho già provato. Mentre eri svenuta. Non ha funzionato.-

-Dobbiamo aspettare che la magia esaurisca il suo effetto.- intervenne Vincent.

Non sapeva come, ma l’ex Turk riusciva a rendere il suo normale, dolce tono di voce più ruvido, più basso… e più sexy. Quando e se sarebbe rientrata in possesso del suo legittimo corpo, avrebbe provato a sussurrare alle orecchie di Cloud in quel modo…
Scacciò quel pensiero dalla testa. Aveva cose nettamente più importanti di cui occuparsi. Intanto Vincent aveva ragione. E Yuffie pure, a modo suo. Perciò, per evitare di scatenare l’ira di Barret -e quindi un terremoto- bisognava organizzare un piano di battaglia.

-Molto bene.- fece quindi –Non possiamo starcene con le mani in mano. C’è una festa da organizzare. Perciò cerchiamo di collaborare. Vincent, so che ti chiedo molto, ma dovresti occuparti del bar.-

-Credo di non avere alternative.- ribatté il diretto interessato.

-Mah! Come sei drastico! DRA-STI-CO! Ci sono un sacco di alternative. Anche per i Valentine –che sono una specie a sé! Innanzi tutto potresti rinnovare il guardaroba. Eppoi, ogni tanto, eh, giusto per cambiare, un po’ di entusiasmo –fervore, ardore, trasporto, passione- potresti anche dimostrarlo. Anche gli ormoni sono un’alternativa. Il testosterone, ad esempio. Usalo per rimorchiare. Non ora, perché sarebbe un po' complicato.- lo canzonò Yuffie di rimando, giocando con artiglio e mantello: poi si guardò i piedi –BIGFOOT.- soggiunse, non richiesta.

-Yuffie!- in coro, mentre fra tutti a ridacchiare fu solo Cloud. Ovvero Marlene.

-Cosa?!- sbottò la ninja con un saltello che Valentine non avrebbe mai compiuto in nessun caso e in nessun dove –E comunque io mi occupo della torta. Vado e torno. Giuro che non l’assaggio. Lo giuro… ehm… sui piedoni sacri di Vincent. E sull’artiglio dorato. E sulla mia nuova Vincentezza.-

-No.- fece Vincent, secco, sciogliendo infine la morsa delle braccia e distaccandosi dalla parete.

Non era femminile nel muoversi, constatò. Ma doveva ammettere che possedeva ugualmente una certa eleganza. Le dava un’aria più matura, s’accorse infine. Quasi solenne. E, nel guardare il suo corpo sfilarle innanzi in quel modo, Tifa provò un brivido scivolarle lungo la schiena. Era impressionante. Non si sarebbe mai abituata a quella situazione, ma d’altronde per gli altri doveva essere lo stesso. Anche peggio, se pensava al povero Cloud nei panni della piccola Marlene. E a come Yuffie si agitava nei panni del pistolero.

-Vince, so che sei arrabbiato. Per la storia dei piedi, etc. O perché magari ho preso in prestito il tuo corpo. Ma dobbiamo aiutare Tifa a fregare Barret. Cioè, a non far preoccupare Barret. Ho detto fregare? No, no. Ci tengo alla salute del gorilla, io. E anche all’osso del mio collo. Perciò…-

-Yuffie deve restare qui. E’… pericolosa.- continuò Vincent, come se non l’avesse nemmeno sentita.

-PERICOLOSA?- sbottò la diretta interessata –E’ stato un incidente. In-ci-den-te. E nessuno si è fatto male. Naturalmente fai bene a temere le mie indiscusse capacità di ninja ma…-

-Mi riferisco a Chaos.-

Calò il silenzio. Non c’erano dubbi in proposito. Il corpo di Vincent era sempre stato misterioso per tutti. Probabilmente anche per il legittimo proprietario. E affidare Chaos al controllo esclusivo di Yuffie era come mettere un mitragliatore nelle mani di un bambino. Marlene –cioè Cloud- si fece avanti.

-E’ deciso. Yuffie resta qui. TRANQUILLA.- stabilì, con la voce tenera e l’espressione mortalmente seria.

-Puoi fare le pulizie. O gonfiare i palloncini. Attaccare gli striscioni di buon compleanno, magari. Marlene ti darà una mano.- propose.

-Sì! Adoro i palloncini!- confermò la più piccola, col sorriso dolce e gli occhi grandi che rendevano Cloud infantile e tremendamente carino.

Non ce li vedeva proprio Vincent e Cloud a gonfiare palloncini colorati fianco a fianco, alla stregua di due bambini. Ma non c’erano alternative. E se il vero Vincent fosse riuscito a gestire il bar, lei avrebbe potuto tranquillamente ritirare la torta e preparare il buffet. Poteva quasi funzionare. Dopotutto non era la prima volta che si trovavano ad affrontare situazioni strampalate. Era successo lo stesso quando aveva seguito Don Corneo per ricavare informazioni e Cloud si era travestito da donna. Oppure quando Yuffie aveva rubato loro tutte le Materia, costringendoli a giocare ad acchiapparello per le strade di Wutai.

-Perfetto, allora. Questo è il piano.- proclamò.

-E io che faccio?- domandò Marlene. Ovvero Cloud.

-Tu sorridi, giochi con le bambole e corri fra le braccia di papà appena Barret varca la soglia di casa. Ecco quello che fai, Signor Spruzzettodisole!- sputò la ninja.

-Tranquillo, Cloud. Ti presto i miei giocattoli!- convenne Marlene, mani sui fianchi ed espressione allegra.

L’ennesimo sospiro, generosamente offerto da Cloud e Vincent, riempì la stanza; e stavolta Tifa non riuscì a trattenere il sorriso. In qualche modo non era più nemmeno arrabbiata.
 
Ed eccoci alla fine del primo capitolo. Ora potete lanciarmi appresso pomodori e frutta marcia. ùù' Riusciranno i nostri prodi a farla franca? Fatemi sapere cosa ne pensate! xD 
CompaH

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Capitolo 2
*** Stupid-Sexy-Valentine! ***


Tifa piegò le gambe e s’inginocchiò accanto a Marlene, cioè Cloud. Di rimando la bambina la puntò con i suoi grandi, profondi occhi castani; in una maniera che non le apparteneva. Lo riconosceva: quello era lo sguardo di Cloud. Sorrise.

-Io vado. Cercherò di tornare il prima possibile. Nel frattempo ti chiedo di tenere d’occhio la situazione. E quella peste di Yuffie.- fece.

-Vincent non le toglie gli occhi di dosso.-

Batté le palpebre. In effetti le sembrava che ultimamente passassero più tempo insieme. Per via della WRO, diceva la ninja. Vincent ovviamente non diceva niente. In ogni caso erano perfino arrivati insieme! Di prima mattina, a scombinarle la giornata. E ciò faceva quasi presupporre che avessero trascorso insieme anche le ore precedenti…

-Dici che stanno insieme?- domandò.

Cloud sfoderò prima un’espressione sorpresa. Poi si strinse nelle piccole spalle di Marlene.

-Non so. Credo che Valentine sia preoccupato. Tu dici che stanno insieme?-

Tipico. Lei si era concentrata sui possibili risvolti sentimentali della situazione e lui su quelli puramente pratici. Sospirò.

-Hai notato che la voce di Vincent è sexy? Cioè, la mia voce! Oh, insomma! Hai notato che quando Vincent parla la mia voce risulta più sensuale?-

Marlene –ovvero Cloud- tacque e si prese il tempo per pensarci. Poco ma sicuro: non se n’era nemmeno accorto.

-Forse. Non ci ho fatto caso…- confermò infatti il diretto interessato.

Chinò il capo, incurvò la schiena e si concesse un momento di puro sconforto. A volte Cloud aveva la sensibilità emotiva di un sasso.

-…ma preferisco il tuo tono naturale. E sinceramente discutere di quanto sia sexy la voce di Vincent Valentine mi mette abbastanza a disagio, Tifa.-

Sollevò il capo e tornò a puntarlo, sorpresa. Quella precisazione sul suo tono di voce naturale non se l’era aspettata. Sorrise di nuovo e provò l’improvviso, inarrestabile impulso di baciarlo. L’altro doveva averle letto nella mente, perché la piccola Marlene fece un passo indietro e frappose prontamente le braccia nel mezzo.

-Tifa. Non è il caso. Sarebbe TROPPO strano.-

Ci pensò su e concordò pienamente, ricordandosi dei ruoli che ricoprivano rispettivamente. Naturalmente non ci vedeva niente di male in una Yuffie che baciava sulla guancia la piccola Marlene… ma, ripensandoci, approfondire l’argomento in privato, nei rispettivi e legittimi corpi, sarebbe stato senz’altro più interessante. Così, sorridendo fra sé, si alzò e fece per scendere al piano inferiore. Obbiettivo: torta!

-Ah!- soggiunse, attardandosi in prossimità delle scale –Ricordati di mostrarti sorpreso quando Barret ti regalerà l’ennesimo peluche di Chocobo!-
 
***
 
Yuffie sbuffò e lanciò l’ennesima occhiataccia a Tifa –altresì Vincent- che se ne stava a braccia incrociate dietro il bancone del Seventh Heaven. Di quel passo avrebbe spaventato tutti i clienti, altroché. Non che a quell’ora ce ne fossero molti. Era una sua impressione o l’angolo che occupava sembrava più buio? Nemmeno col ciclo Tifa aveva quell’aria spenta e a tratti truce.

Sbuffò di nuovo e cambiò posizione sulla sedia –per la non-si-sa-quale milionesima volta- neanche fosse accomodata sul cucuzzolo di un kyaktus. Sul tavolo davanti a lei c’era ancora una caterva di palloncini da gonfiare. N-o-i-a. Dall’altra parte del piano stava invece Cloud - ovvero Marlene- che sembrava felice come una pasqua. Probabile che l’ex soldier non fosse mai apparso così in tutta la sua vita. E ciò le faceva anche un po’ impressione. Ora il Signor Spruzzettodisole sembrava davvero il Signor Spruzzettosidole! E intanto Marlene aveva fatto un lavoro nettamente più fruttuoso del suo.

Beh! Mica era facile gonfiare palloncini quando si aveva un artiglio al posto della mano! E dire che i palloncini le stavano pure simpatici. Le ricordavano un po’ le Materia. Tutte colorate! E tonde. Ma su tre ne bucava due. E ciò era frustrante. Molto. TROPPO. Quasi quanto Valentine che se ne stava al banco senza degnarla di uno sguardo. Giustamente lei gli diceva di usare gli ormoni e di rimorchiare qualcheduna – una ninja a caso, tanto per fare un esempio. E lui se ne usciva con: Attenta al pipistrello gigante! Ed era quasi certa che non si trattasse di una metafora.

L’impulso di sfogarsi la colse impreparata e per poco non balzò sul tavolo, pronta a menar cazzotti all’aria. E al diavolo la sua nuova Vincentezza! Tuttavia l’immagine di se stessa che sopraggiungeva la bloccò col sedere sulla sedia/kyaktus ancora prima che potesse dare in escandescenze.

-Oh, vedo che state facendo un ottimo lavoro!- osservò Tifa col sorriso sulle labbra, raggiungendo il tavolo e piegandosi leggermente verso Cloud –cioè Marlene.

-Sì!- confermò la più piccola.

I resti dei palloncini bucati dissentivano. Fortemente. Ma non riuscì a mettere i puntini sulle i, fin troppo impegnata a osservare il suo corpo che agiva indipendentemente dalla sua volontà. Era uno spettacolo assurdo! In più la Yuffie che aveva davanti era dolce, delicata nelle movenze ed estremamente femminile. Troppo femminile, in effetti. Chissà, forse era quello il tipo di ragazza che piaceva al Signor Stoccafissorosso. Una donna simile a lei. E che non aveva nulla a che vedere con il suo invidiabile Yuffie Style -che spaccava, naturalmente. A quel pensiero avvertì una fitta al petto e distolse lo sguardo. Peggio per lo stoccafisso, se preferiva la melassa e il dramma al divertimento!

-Vado a ritirare la torta. Mi raccomando, fate le brave.- soggiunse invece Tifa, allungando la mano e carezzando delicatamente la testa da chocobo di Cloud.

Strano. Aveva sempre pensato che l’ex soldier nascondesse una tagliola lì in mezzo, così da non farsi scombinare l’acconciatura. A parte ciò…

-Faremo le brave. Le bravissime! E comunque guarda che IO ho diciotto anni, eh! Di-ciot-to! Sono tanti. Tantissimi! Un’infinità! Faccio concorrenza ai vecchi. E a Valentine. Posso guidare. E bere. E sbronzarmi e fare tutte le cose da adulti che fate tu e Cloud di nascosto –e sì, ce ne siamo accorti TUTTI. Da un pezzo.- sputò, stizzita –anche se il tono profondo di Vincent non esprimeva bene l’indignazione alla Yuffie. Più acuta, solitamente.

In ogni caso non era mica una bambina! Probabile che nemmeno quella mummia di Valentine se ne fosse accorto, comunque. Eppure aveva le tette -da qualche parte, almeno. Tifa arrossì dalla testa ai piedi. Marlene rise. Lei invece acchiappò un altro palloncino, se lo portò alle labbra e vi soffiò dentro con quanto fiato aveva in corpo. L’ingombro giallo prese posto davanti alla sua faccia –o meglio, davanti alla faccia di Vincent. Così non vide Tifa inalberarsi. In compenso la sentì benissimo.

-Yuffie! M-ma che dici?! E poi che c’entra! Qui non si tratta di me e di Cloud! Semplicemente farebbe piacere a tutti se per una volta tu riuscissi a startene tranquilla! A non toccare sempre tutto, a moderare un po’ il linguaggio e…-

-Sì, sì. Certo. Ho capito. Vai o la torta si raffredda. O si riscalda. E si scioglie. O quel che è. Io comunque ne voglio un pezzo –e spero che sia al cioccolato. Perciò vai. Poi ci stai facendo perdere tempo. E io devo ancora bucare un sacco di palloncini. Cioè, GONFIARE. Gonfiare i palloncini. Ecco. Su, su!-

Accompagnò l’incitamento con la mano artigliata di Valentine, scacciandola come fosse una mosca. Tifa la puntò ancora per un po’, fra l’imbarazzato e l’arrabbiato. Poi la barista sospirò e si allontanò di gran carriera. La seguì con la coda dell’occhio mentre lasciava il Seventh Heaven.

Ok, forse era stata un po’ acida, ma da quando era successo quel piccolo –infinitesimale- incidente, sembrava che tutti facessero a gara per farla sentire inadeguata. E in colpa. Valentine compreso, visto che non le aveva più rivolto la parola. Cioè i monosillabi. Istintivamente puntò la Tifa dietro al bancone. Contrariamente alle aspettative, però, stavolta Vincent la stava fissando di rimando con estrema intensità –intensità alla Valentine. Di quelle che scavavano buchi e lasciavano scie di fuoco.
Fremette appena e il palloncino giallo che teneva in mano esplose con un sonoro scoppio. Sobbalzò e distolse lo sguardo, accorgendosi che Marlene la puntava dall’altra parte del tavolo. Aveva il sorriso disegnato sulle labbra di Cloud. Inarcò il sopracciglio. Embè?

-A te piace lo zio Vincent, vero?- esordì la piccola peste.

Aprì la bocca una volta, presa completamente alla sprovvista. Poi una seconda. Alla terza riuscì a formulare una frase di senso compiuto.

-A ME!?- sbottò, e per poco la voce di Vincent non salì di una tonalità –Puahahahah! NO! Giammai. Assolutamente NO. Nisba. Nada. Per niente. Ho già detto NO? Comunque sei fuori strada come un Chocobo ubriaco. E poi l’hai guardato bene? Con quel musone! E quelle occhiaie! La neve è più abbronzata. E i sassi ridono e parlano più di lui. Ed è inquietante, con la tovaglia rossa e tutto il resto. Da BRI-VI-DI! E che sia bello, alto, affascinante e sensuale non conta. Proprio no! E poi perché lo sto dicendo a te? Sei una caz… cavolo di bambina alta un metro e due fagioli! Ma di quelli piccoli!-

Cloud –cioè Marlene- la fissò in silenzio senza colpo accusare.

-Bene.- sancì poi, tornando allegramente ai palloncini.

-Bene!- le fece eco, battendo l’artiglio di Valentine sul tavolo.

Poi aggrottò la fronte e ci pensò meglio. Aveva la netta sensazione che qualcosa in quella conversazione le fosse sfuggito. Che accidenti significava quel “bene”?! Con quel tono, poi, come se si fosse appena cavata via un dente fastidioso! Fece per ritrattare la deposizione e ricordarle che per i suoi sogni romantici di bamboccia c’erano a disposizione già Cloud e Denzel, quando un gran frastuono la richiamò all’attenzione.
Non fece in tempo a dirigere lo sguardo all’ingresso che Barret spalancò la porta del Seventh Heaven –cioè rischiò di buttarla giù a spallate- e si proiettò all’interno in tutta la sua considerevole mole –da scimmione.

-Eeeeehi, gente! Eccomi di ritorno! Come butta? Ohi, Tifa, dov’è Marlene? Ho per lei una sorpresa –aiutami a dirlo- SEN-SA-ZIO-NA-LE! Ehi, che faccia! Hai mangiato pesante oppure è colpa di quel riccio biondo col culo secco? Se vuoi ci penso io a dargli una lezione!-

L’ambiente vibrò per le urla e quasi sentì la necessità di portarsi ambo le mani alle orecchie. E poi dicevano che quella rumorosa era lei! Al gorilla avrebbero dovuto mettere la museruola, altroché. E, se possibile, impedirgli di comprare altri peluche di Chocobo –come se non fosse già intollerabile di per sé l’accostamento Barret/peluche.

Tifa –cioè Vincent- non si mosse e non cambiò espressione.

-Non è una buona idea.- commentò solo.

In compenso Barret si dimenticò presto di lui e adocchiò invece il tavolo dove lei e Marlene stavano sedute.

-Ah, eccolo là!- e Cloud –ovvero Marlene- lo salutò con la mano -Ehi, Valentine, ci sei anche tu! Oh, oh! Che fine avevi fatto? Pensavo fossi morto! È da una vita che non ci vediamo! E dove hai lasciato quella piantagrane di Yuffie? Se l’hai persa per strada ti offro da bere!-

E no, adesso basta! Ci mancava solo Wallace con le uscite alla Cid Highwind! Senza contare che quello vero doveva ancora arrivare a coprirla d’insulti -se non Shera, ci avrebbe pensato lei ad avvelenargli il tè o a manomettergli il motore dell’aereonave!
Non pensò. Semplicemente scattò in piedi, piazzò lo stivale sulla sedia e puntò il dito indice dritto in faccia al gorilla.

-Tu!- sputò, pronta a rispondergli a tono –alla maniera della Rosa Bianca di Wutai.

Tuttavia il diretto interessato sfoderò un’espressione a dir poco allibita e fece addirittura un passo indietro.

-V-Valentine?  Ma che cazzo…!?-

Un sospiro s’alzò dalle parti del bancone. Cloud –altresì Marlene- si piazzò una mano in faccia e soffocò una risata.  Poi le sovvenne. Ah, già. La Vincentezza! Ciò realizzato si schiarì la voce, poggiò nuovamente ambo i piedi a terra e incrociò le braccia al petto, cercando di sembrare il più Stoccafissorosso possibile.

-Lo striscione alle tue spalle. È attaccato… male, sì. Sistemalo.- stabilì, nascondendo la faccia nel collo del mantello –E ora me ne vado di sopra. A pensare alla tristezza del nulla cosmico. O al tempo che passa e non torna più. Alla pioggia, ai nuvoloni neri. E a tutte le altre cose deprimenti che mi vengono in mente.-

Fece una pausa drammatica alla Vincent. Giusto per far gravare il silenzio, come piaceva a lui. Dopodiché girò i tacchi, si avvolse nel mantello –rischiando di inciampare- e se ne andò. Tanto i palloncini non facevano per lei. E di sopra, forse, avrebbe smesso di sentirsi frustrata e indispettita. Dopotutto c’era solo una persona che riusciva a farla sentire inadeguata; e non si trattava né di Cid, né di Barret.
 
Secondo capitolo. oo' *si prepara ad altri pomodori* Mi sa che sto peggiorando. E scrivendo ancora più assurdità. ^^' Chiedo venia. ùù' Anche perché sto cercando di prendere la mano con i personaggi e ho molta paura di andare OOC. Soprattutto considerando la situazione in cui li ho cacciati. Inoltre avrei già voluto inserire la parte di Cloud/Marlene e Barret, ma le digressioni di Yuffie si sono prese tutto il capitolo. °A° Ma perché sono così prolissa? çOç E dire che volevo scrivere una One-Shot senza pretese. =_=' Alla prossima! ^^
CompaH

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Capitolo 3
*** Kiss Me, Hug Me! ***


Cloud tese le orecchie ai rumori. Fracasso dal piano sottostante. In pratica Barret Wallace di ritorno dalle imprese petrolifere dell’AVALANCHE. E dal negozio di peluche, probabilmente. La risata e il vocione del diretto interessato gliene diedero immediata conferma, facendo tremare pure i muri.

Di rimando scosse la testa e sospirò, guardando le mani di Marlene. Oh, se erano piccole! E deboli. Di sicuro era una sensazione cui non era abituato e ciò lo faceva sentire inquieto, oltre che estremamente a disagio.

Senza contare che Valentine era nel corpo di Tifa. E se avesse avuto bisogno di andare in bagno? Non voleva nemmeno pensarci. E invece Tifa se n’era uscita con la storia che la voce dell’ex-turk era sexy.

Col fatto che erano cresciuti assieme a volte dimenticava che anche lui era un uomo. E che non voleva sentirsi dire certe cose.

Scrollò le spalle, la testa e si avviò mogiamente per le scale. Dopotutto aveva una parte da recitare. Ma poi perché s’era lasciato convincere? Quando sarebbe tornato in possesso del suo legittimo corpo avrebbe dato una strigliata coi fiocchi a quella ninja piantagrane di Yuffie. Assicurato. O avrebbe pagato Cid per legarla come un salame alla Shera e farle fare il giro del mondo appesa a testa in giù. A ben pensarci, probabile che il pilota l’avrebbe fatto gratis, dandogli pure una pacca sulle spalle per l’idea.

Concentrato com’era sui propri ragionamenti, si accorse in ritardo dei passi che sopraggiungevano di gran carriera. E Vincent Valentine –ovvero la ninja piantagrane di cui sopra- per poco non l’investì risalendo le scale. Si appiattì contro la parete ed evitò la freccia rossa di un soffio. Sollevò lo sguardo e vide il mantello scomparire dietro l’angolo.

Si grattò la testa. Che diavolo era successo di sotto? Inutile interrogarsi. Il più delle volte i ragionamenti e le reazioni di Yuffie non avevano senso. Almeno per lui. Poi aveva altro da fare e chiederle spiegazioni avrebbe comportato frasi a mitraglietta, digressioni inutili e gratuite prese per i fondelli di cui faceva volentieri a meno. Meglio che stesse di sopra con se stessa. Magari senza stimoli sarebbe riuscita perfino a starsene tranquilla…

Non fece in tempo a pensarlo che la testa dell’ex Turk fece nuovamente capolino da dietro l’angolo.

-Ohi, piccola e dolce Marlene!- lo chiamò Vincent –cioè Yuffie -Il tuo paparino adorato è di sotto che ti aspetta. Vedi di non fare il frigido e di accoglierlo come si deve –col sorriso, tanto per cominciare. Hai presente? Si fa con la bocca! Poi che ne so, buttati un po’ sul suo maschio petto. Oppure fra le sue muscolose, virili braccione. Insomma, pensa al povero osso del mio collo! Cioè, alle povere coronarie di Barret. Poi gli sale la pressione, magari rompe qualche sedia e impreca fino a sera. Mentre oggi dobbiamo festeggiare, etc. Sai com’è, no? Se non ti frega di lui fallo per i gattini indifesi, per la salvezza dei bambocci…. Cose così. Noiosamente alla te.-

Per prima cosa si passò la mano sulla faccia e cercò di scacciare le immagini che il petto e le braccia di Barret gli avevano creato nella mente. Come incoraggiamento era penoso. Ammesso e non concesso che fosse un incoraggiamento, ovvio. Poi pensò seriamente di lavarle la bocca col sapone.

-Yuffie, chiudi il becco. Fila di sopra. E non combinare altri guai.- sentenziò infine, serio.

In più sentire Valentine esprimersi in quel modo gli faceva impressione. A ben pensarci anche lui doveva risultare poco incisivo e molto ridicolo nei panni di Marlene, specie se provava a dimostrarsi risoluto. Per fortuna che non c’erano Sephiroth o aspiranti tali in giro…

-Ehi.-

Non si meravigliò d’essere stato ignorato. Infatti Vincent – o meglio Yuffie- era ancora lì, che lo puntava insistentemente da dietro l’angolo. Esitò, indeciso se approfondire o meno. Poi capitolò.

-Che c’è?- fece.

-Se accidentalmente –può capitare, dopotutto, e bada che non te la sto tirando- dovessi rimetterci le penne da chocobo -chessò, Barret inciampa e ti cade addosso- posso avere tutte le tue Materia? Le tratterò con cura, promesso. Le luciderò tutte le sere. E quando lo farò, penserò a te. All’encomiabile coraggio che hai dimostrato oggi. Al tuo sommo sacrificio per la mia –ho detto mia?- NOSTRA, nostra causa –e a tutte le stronzate annesse e connesse, naturalmente. Che ne pensi? Permetterò a Tifa di far loro visita in tuo ricordo nei giorni festivi. E nei feriali su previo avviso!-

Batté le palpebre, incredulo ed esasperato. Ma che accidenti frullava nella testa di quella ragazza? Se ben ricordava, in passato aveva già tentato di fargli firmare un contratto –o un testamento- in cui le lasciava in eredità tutti i suoi averi. Infarcendo la truffa con argomentazioni del tipo “Sephiroth è un tipo tosto e mena ancora più tosto”, oppure “Il domani è incerto, non lasciare le questioni in sospeso”. Come se poi, nel caso specifico, Barret costituisse un pericolo! Lo conosceva bene: piuttosto che fare del male a Marlene si sarebbe tagliato l’altro braccio. Sospirò.

-Non ci penso proprio. Smettila di provarci, Yuffie. Ormai dovresti aver imparato.- commentò; dopodiché le diede le spalle e se ne andò.

Tuttavia la replica della ninja gli giunse ugualmente forte e chiara.

-Accidenti! Non ci casca mai. Ma chi la dura la vince! Stai in guardia, Strife!-

Scosse la testa e rilasciò un piccolo sbuffo divertito. Raggiunse il piano inferiore senza colpo accusare e spaziò con lo sguardo nella sala del Seventh Heaven. Immediatamente intercettò Tifa –altresì Vincent- alle prese coi pochi clienti del locale. L’ex-Turk dava l’impressione di avere tutto sotto controllo, ma i tizi al banco erano in evidente soggezione. Poteva intuire perché. Nemmeno col ciclo Tifa appariva così sbattuta. E vagamente truce.

-Certo che voi due –grandi, grossi e vaccinati- a gonfiare i palloncini…- stava invece urlando  Barret, sbracciandosi nei pressi del tavolo dove Marlene –assieme al suo corpo- sedeva composta –Che impressione. E che vergogna! Ci credo che Valentine s’è arrabbiato! Non potevano farlo Denzel e Marlene?-

-L’anno scorso li hai gonfiati tu, papà… cioè, Barret.- gli fece notare Marlene in tutta scioltezza.

-M-Ma che cazzo c’entra?! L’anno scorso è l’anno scorso, Strife! Ormai è passato! E poi Denzel non era ancora dei nostri! E Tifa aveva da fare, porco mondo! E una festa senza palloncini non è una vera festa! Lo sanno tutti! E per la miseria, la mia Marlene si merita questo e altro! Perciò, visto che ci sei, muoviti a gonfiare gli altri palloncini! Forza! Non battere la fiacca!  Altrimenti io…-

Si avvicinò con titubanza e si schiarì appena la voce, quel tanto che bastava per richiamare l’attenzione dei presenti. Di rimando Barret s’interruppe e s’aprì in un grande, gioviale e disarmante sorriso. Corrucciò le sopracciglia e si grattò la testa, sentendosi in colpa. Lo stava proprio truffando, altroché!

Ignaro di tutto Barret invece si chinò e spalancò anche le braccia.

-Eccola qua! Oh oh! La mia piccola festeggiata! Hai visto che il tuo papà è riuscito a tornare in tempo? Non mi sarei perso il tuo compleanno nemmeno per tutto il petrolio del mondo! Avrebbero dovuto legarmi mani e piedi e buttarmi sul fondo del Northern Cave per impedirmi di venire. E non indovinerai mai cosa ti ho portato per regalo! Su, vieni qua e fatti dare un bel bacione!-

Esitò, le dita ancora fra i capelli. Ok, un abbraccio l’aveva messo in conto –nonostante gli venisse la pelle d’oca al solo pensiero. Magari anche una o due carezze sul capo. Ma un bacio… era decisamente troppo. Non era così che andavano le cose fra uomini. Non era così che andavano le cose fra lui e Barret. Solitamente ci si scambiava qualche pacca, un pugno amichevole o due. Qualche insulto –Barret- e qualche sbuffo di sufficienza –lui. Si litigava anche –solitamente per futili motivi. Anche se, in effetti, Barret litigava più che altro da solo. Ma quello proprio non poteva accettarlo. Né darlo. Era più forte di lui. E la situazione strampalata in cui erano invischiati non costituiva un’attenuante. Dopotutto non aveva baciato nemmeno Tifa perché gli faceva strano!

-No.- stabilì quindi.

Barret batté le palpebre, forse colto in contropiede, e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

-N-No?- balbettò, incredulo.

-No.- ribadì.

-Ma… Marlene?! Non ci vediamo da un sacco di tempo! Non sai i salti mortali che ho fatto per essere qui oggi! Ho pure rischiato di investire due nonnette sulle strisce pedonali –e loro mi hanno dato del giovinastro. Poi quel funzionario del traffico ha avuto da ridire –o forse sono io che ho avuto da ridire con lui, ma cambia poco. Era una testa di cazz… di rapa! E poi è il tuo compleanno, accidenti! Lo so che sei arrabbiata perché non ci sono quasi mai e ti lascio sempre con Tifa e con quel porcospino biondo…- fece, indicando col pollice il se stesso alle sue spalle –Ho capito! È per il peluche di Chocobo, vero? Lo sapevo, dannazione! Eppure quell’oca della commessa mi aveva assicurato che andava bene per tutti i bambini fra i tre e i sette anni!-

Per un attimo aveva creduto che ci sarebbe arrivato. Tuttavia ricordargli che la commessa era innocente, che l’età di riferimento al giocattolo restava del tutto ininfluente e che era semplicemente lui a essere ripetitivo –e rimbambito- sarebbe stato inutile. E fuori luogo. Sospirò.

-Senti, il peluche non c’entra niente… davvero…- fece; poi si ricordò di ciò che Tifa gli aveva raccomandato prima di andarsene –Ah! Però. Un chocobo. Chi l’avrebbe detto! Mai. Proprio. Ehm… Bello.-

Nei panni dell’allegra e dolce Marlene faceva abbastanza schifo. Ma almeno non era vestito da donna. In più la prima e ultima volta che aveva recitato risaliva ai tempi del Gold Saucer. E anche lì, fra draghi e cavalieri, ricordava di aver fatto un sacco di confusione. E di aver baciato il mago invece che la principessa solo perché all’epoca baciare Tifa lo imbarazzava a morte, anche nel suo legittimo corpo. Che scemo…

-Marlene avrebbe preferito un Moguri.- intervenne inaspettatamente la vera festeggiata, aggrottando le sopracciglia e mettendo su un piccolo broncio che poco s’addiceva al suo viso –e che lo faceva sembrare un moccioso troppo cresciuto -L’amica di Denzel ne ha uno bellissimo! È così morbido e carino! Con quel grazioso bon bon sulla testa!- soggiunse poi, fin troppo entusiasta per risultare credibile.

Ciò lo fece vergognare profondamente. Barret invece sfoderò una smorfia, interdetto e vagamente perplesso.

-Strife, mi fai senso.- fu il prevedibile commento –E torna a gonfiare i palloncini! Devono essere pronti per stasera, mica per l’anno prossimo! E poi chi ti ha chiesto niente?! Accidenti! La mia bambina non vuole darmi nemmeno un bacio e tu te ne esci con ‘sta storia del Moguri?!-

Marlene –quella vera- fece la linguaccia e tornò ai palloncini. Dal canto suo sospirò ancora. Se Barret non aveva già capito tutto, di quel passo li avrebbe scoperti comunque a breve. Tanto valeva confessare subito e smetterla con quella sottospecie di supplizio.

Probabilmente il diretto interessato si sarebbe arrabbiato. Avrebbe urlato, sì. Soprattutto perché era Barret e mantenere il tono di voce basso non rientrava nel suo corredo genetico. Forse avrebbe anche rimproverato Tifa –di per sé abituata e immune alle sue sfuriate- e tirato il collo a Yuffie –ma lei lo meritava e non faceva testo. Infine Cid li avrebbe presi per il culo un po’ tutti, almeno finché la magia non avrebbe esaurito il suo effetto. Poi le cose sarebbero semplicemente tornate alla normalità.

Sollevò lo sguardo su Barret, che nel frattempo lo fissava con l’espressione afflitta di un cane bastonato. Sensi di colpa, ancora.

-Oh, e va bene! Ti concedo un abbraccio!- sputò infine, allargando le braccia e immolandosi per la causa, come diceva Yuffie.

Non era mai stato una cima in altezza, ma quando Barret –contento come un bambino davanti ai regali di Natale- gli si avvicinò per avvolgere il piccolo corpo di Marlene, fu suo malgrado costretto a rivedere il suo personale concetto di montagna. E in quel momento la morte per schiacciamento che Yuffie gli aveva prospettato non gli sembrò più una possibilità così remota.

***


Vincent adocchiò di sfuggita il tavolo dove stavano Barret, Marlene e Cloud. Poi le scale, dove si soffermò. Niente. Yuffie era praticamente scappata di sopra. Sospirò.

In un modo o nell’altro quell’incosciente riusciva sempre a farlo preoccupare. E a coinvolgerlo in situazioni al limite dell’assurdo.
Ne aveva passate di esperienze. Nel bene e nel male. Spesso si era ritrovato a considerare che niente e nessuno avrebbe potuto più toccarlo o coglierlo di sorpresa. Eppure…

-Mi domando sempre cosa frulli nella testa delle belle donne. Spero solo che tu non stia pensando a un altro uomo… mi spezzeresti il cuore!-

…niente di quanto sperimentato fino ad allora avrebbe potuto prepararlo a quello. Serrò la morsa delle braccia –con qualche difficoltà per via del prosperoso e imbarazzante ingombro- e fissò il tizio che sedeva al banco con maggiore durezza. Di rimando quello –l’idiota che aveva detto di venire da fuori città- s’affrettò a sollevare le mani in segno di resa.

-Sai, dovresti rilassarti un po’, signorina.- soggiunse poi, cambiando posizione sullo sgabello –Anche se, lo ammetto… le donne misteriose e difficili hanno un fascino tutto particolare. Irresistibile. E dimmi, come ti chiami?-

Non rispose, non cambiò espressione e continuò a fissarlo –come un lupo avrebbe fatto con una pecora. Le chiacchiere inutili poteva anche tollerarle. Dopotutto farsele scivolare addosso gli veniva abbastanza naturale. Ma se avesse fatto ancora quella cosa…

Non fece in tempo a pensarlo che il diretto interessato lasciò cadere gli occhi sul seno di Tifa. Per la ventiseiesima volta da quando si era accomodato –le aveva contate. Ed era arrivato al Seventh Heaven da meno di cinque minuti. E ora ne aveva piene le tasche. Decisamente.

Senza nemmeno pensarci distese il braccio e cercò di afferrare la Cerberus, pronto a rispondergli a tono. Purtroppo anche la pistola era di sopra assieme a Yuffie e le sue dita si strinsero sul nulla.

Serrò le labbra in una linea sottile, frustrato, mentre quel tizio continuava a sorridergli di rimando come un idiota.

-Dai, non farti pregare.- ricominciò quello, imperterrito –Sei davvero una signorina difficile, eh! Pazienza. Dopotutto conquistare è la mia specialità…-

Inarcò pure il sopracciglio. Ne dubitava fortemente. Specie considerando la raffinatezza del soggetto. E dubitava anche che normalmente Tifa prendesse a pugni i clienti del suo locale. Probabile che di norma ci pensasse Cloud a simile feccia. Perciò accantonò l’idea di gonfiarlo e afferrò invece la bottiglia che stava sul ripiano più prossimo. Sull’etichetta segnava 80 gradi. Gli riempì un bicchiere e glielo piazzò molto diplomaticamente sotto al naso.

-Bevi.-

Quello batté le palpebre e lo fissò stranito –dimostrando per la prima volta di sapere dove fossero i veri occhi di Tifa.

-In realtà v-vorrei ordinare una soda.- balbettò.

Silenzio.

-Sono astemio.-

Silenzio.

-Ehm… Potrei avere del ghiaccio?-

Per tutta risposta gli avvicinò ulteriormente il bicchiere. Poi poggiò l’avambraccio sul bancone, si protese leggermente in avanti e l’afferrò per il bavero.

-Bevi.- reiterò.

L’uomo deglutì rumorosamente. Poi –tremante- allungò la mano e obbedì. Poco dopo lo vide crollare di faccia sul bancone senza preavviso, prima ancora che potesse bere l’intero contenuto del bicchiere.
Emise un leggero sbuffo di soddisfazione. Poi lo lasciò andare e tornò a poggiarsi al piano retrostante. Incrociò le braccia al petto e puntò le scale. Ancora niente.
 
Lol. Non mi picchiate. ùù' Tralasciando il fatto che niente di quello che scrivo riesce a convincermi, credo di essermi superata in idiozia. °A° *venne affettata da Cloud e ridotta a groviera da Vince* Barret è tonto. Lol.

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Capitolo 4
*** I'm not Crazy. And you? ***


Tifa sollevò il viso e lasciò che il sole le baciasse le gote, mentre –torta alla mano- percorreva il tragitto che l’avrebbe ricondotta al Seventh Heaven. Sorrise.

Era una giornata splendida. L’ideale per festeggiare un compleanno. E per godersi una tranquilla passeggiata all’aria aperta, fra la gente di Edge. Non l’avrebbe ammesso ad alta voce –per non indispettire Cloud e Vincent- ma quell’assurda situazione annoverava dei risvolti inaspettati e a dir poco positivi.

Intanto nessuno le aveva fischiato dietro lungo la strada. Nessuno le aveva lanciato occhiatine maliziose e nessuno le aveva rivolto commenti o epiteti poco carini. Niente!

Naturalmente anche Yuffie era molto carina. Anzi, era così squisitamente sbarazzina che a volte si ritrovava a invidiare la sua spigliatezza. Proprio come la ninja invidiava la sua taglia di reggiseno. Anche se Yuffie non poteva immaginare quanto si sentisse leggera in quel preciso momento, nel corpo atletico e sottile di qualcun altro che non aveva nessuna delle forme decantate. A ben pensarci nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Vincent, forse; e solo perché era stato costretto a passare un’intera giornata dietro al bancone del bar.

Scosse la testa, sorrise nuovamente fra sé e respirò a pieni polmoni, godendosi il tepore e la momentanea libertà. Chissà invece come se la stava cavando Cloud…

-Yuffie? Ehi, Yuffie!-

Si accorse che stavano chiamando lei solo quando si sentì strattonare per il gilè. Arrestò il passo, chinò lo sguardo e incappò nel viso dolce di Denzel, che la puntava di rimando dal basso verso l’alto. Fra le mani aveva un peluche di Moguri con un grosso fiocco rosso attorno al collo. Sorrise.

-Oh, il pupazzo che piace tanto a Marlene! Quando lo vedrà farà i salti di gioia, vedrai!- commentò, carezzandogli il capo.

Era stato dolcissimo. Quella mattina si era svegliato prestissimo solo per tirare giù dal letto anche Cloud e costringerlo a dargli il permesso –e i gil- per andare a comprare il regalo di Marlene. Si era anche proposta di accompagnarlo, ma il piccolo non aveva voluto sentire ragioni. “È un compito che spetta a me”, aveva detto. E Cloud gli aveva dato ragione. Cose da uomini, probabilmente, ma le faceva piacere vederli così affiatati.

Soddisfatta com’era nemmeno si accorse dell’espressione imbarazzata e perplessa con cui Denzel la guardava.

-Yuffie… ti senti bene?- domandò il piccolo –Sei diversa. Il sorriso, la carezza. Sembri…- il bambino scosse il capo e lei provò un senso di vertigine -…no, lascia perdere. È che mi aspettavo il solito “ciao nano”. E invece…-

Ritrasse immediatamente la mano e balzò in piedi, in pieno stile Rosa Bianca di Wutai. Accidenti! In effetti si era lasciata trasportare dalla tenerezza. Decisamente. Si comportava in maniera un po’ troppo pacata e gentile per risultare una Yuffie credibile.

-M-Ma che dici?! È che… ero distratta, ecco. Vedi? Sono in forma! Sto benissimo! Sana come un pesce! Sono indistruttibile, altroché!- provò, sbracciandosi goffamente –e per poco non fece volare via la torta.

Denzel inarcò il sopracciglio, scettico. Di rimando sfoderò una risatina nervosa. Forse era meglio cambiare argomento…

-Forza! Torniamo al Seventh Heaven! Ci aspettano praticamente tutti. Barret, Cloud… cioè, volevo dire… il gorilla, la testa di chocobo, lo stoccafisso rosso. E la tua amata bamboccia, naturalmente.-

L’elenco così esposto la fece sentire terribilmente in colpa, tant’è che mentalmente chiese immediatamente perdono a ognuno dei sopra citati. Denzel la squadrò ancora per un po’. Dopodiché annuì e s’incamminò. Di conseguenza trasse un sospiro di sollievo e l’affiancò, approfittandone per rispolverare mentalmente quanto ancora c’era da predisporre.

Tolta la torta da ritirare e dando per scontato che Yuffie e Marlene fossero riuscite a sistemare addobbi e palloncini, restava da preparare il buffet. Controllò l’orologio: le quattro meno un quarto del pomeriggio. Aveva ancora tempo… e magari poteva chiedere al suo ometto troppo sveglio di darle una mano.

-Ehi, tu! ROSABIANCA. Finalmente ti abbiamo trovata!-

Improvvisamente quattro ceffi armati di tirapugni e spranghe di ferro sbarrarono loro la strada. Aggrottò la fronte. Embé?

-Yuffie?-

La voce preoccupata di Denzel le schiarì le idee. Ah, già! Era lei Yuffie! E a giudicare da come i balordi la guardavano doveva aver loro tirato qualche bruttissimo scherzo. Scosse la testa, incurvò le spalle e sospirò amaramente. Solo qualche momento prima aveva enumerato i pregi di quell’imprevisto scambio di corpi, ed ecco che il destino si affrettava a confutarla, infrangendo così la quiete guadagnata.

-Ehi! Come osi ignorarci? E non sbuffare!- strillò un altro imbecille.

-Chi siete? Che volete da Yuffie? Cioè, da ME. Cosa volete da me?- chiese.

Non aveva tempo da perdere con quelli. Naturalmente non costituivano un problema per lei, ma era preoccupata per Denzel. L’adocchiò. Il bambino puntava gli intrusi con decisione, affatto intimorito. Sorrise, compiaciuta. Prima o poi gli avrebbe insegnato le arti marziali. Di certo sarebbe diventato un combattente coi fiocchi!

-Come sarebbe a dire?! GUARDA! Guarda che cosa hai fatto!- sbraitò uno dei teppisti, indicandosi la faccia.

Tatuaggi. O almeno così le sembrava. Beh, in fronte aveva la scritta “scemo”. E un altro dei suoi compari sfoggiava dei fantastici baffi neri disegnati di fresco col pennarello. Batté le palpebre e cominciò a capire.

-Ehm…- fece. Sfoderò un sorrisetto di circostanza e si grattò la testa.

-È tutto quello che hai da dire? Il pennarello è indelebile! E ridacci i nostri soldi! Stavolta non la passerai liscia!- minacciò quello con la scritta in fronte.

-Già. E dov’è il tipaccio con gli occhi rossi? Quello alto e un po’ inquietante. Con la voce cavernosa…- fece l’altro, guardandosi attorno con evidente circospezione.

Era intimidito. Scosse il capo e rilasciò uno sbuffo: Vincent faceva sempre il suo effetto. Ciononostante uno fra loro s’avvicinò con fare spavaldo e guardò Denzel dall’alto in basso con aria poco raccomandabile. Istintivamente s’irrigidì e provò l’ardente impulso di fracassargli torta e pugno dritti sul grugno.

-Invece il tuo nuovo accompagnatore è davvero gracilino. Chissà che paura, povero piccolin…-

Non fece in tempo a dirlo che il “povero piccolino” di cui sopra gli assestò un calcio dritto dritto tra le gambe. Schiuse le labbra per la sorpresa, mentre quello s’abbatteva al suolo urlando, con le mani strette ai gioielli di famiglia.
Di conseguenza il gruppo di sbandati terminò di tergiversare e le andò contro al suono di mille e più atroci minacce. Per tutta risposta mandò gli occhi al cielo. Al diavolo! Rifilò la torta a Denzel e si mise in posa da combattimento.

-Stai indietro!- intimò.

Di rimando il bambino s’aprì in un sorriso disarmante ed esclamò: -Tifa! Lo sapevo!-
 
***

Vincent guardò Barret accomodarsi di fianco all’importunatore, che ora russava della grossa riverso sul bancone. L’altro aveva l’aria stanca e un po’ stravolta, forse per via del lungo viaggio. Eppure, quando lo vide puntare i gomiti sul piano e prendersi la testa fra le mani, qualcosa gli suggerì che non si trattava di semplice affaticamento. Inarcò il sopracciglio.

-Oh, Tifa…- fece d’un tratto il leader dell’AVALANCHE -Perché non mi hai detto niente?-

Batté anche le palpebre, dimostrando così tutta la sua perplessità. Non sapeva di cosa stesse parlando, ovviamente. Ma da come aveva iniziato il discorso Tifa avrebbe dovuto esserne a parte. L’unica soluzione era temporeggiare, stabilì. Perciò continuò a fissarlo in silenzio, in attesa di carpire nuovi dettagli.

-È proprio vero, il tempo vola! E, porco mondo, non mi sono accorto di niente finché non c’ho sbattuto la testa! E fa un male porco e boia!- continuò Barret; poi lo fissò, forse in attesa di partecipazione.

Di rimando aggrottò le sopracciglia, sempre più perplesso.

-Lo so! Lo so, accidenti! Non guardarmi così! Sono letteralmente a pezzi! Non posso sopportare anche i tuoi rimproveri!- sbottò l’altro, tornando con la testa fra le mani -E sono anche sconvolto! Ti rendi conto? Tre giorni fa sono partito per visionare quei cazzo di giacimenti petroliferi e ho lasciato una splendida, dolce e affettuosa bimba ad aspettarmi. Oggi torno e mi accorgo che Marlene –LA MIA MARLENE- è già entrata nella fase di ribellione!-

Diresse lo sguardo oltre la sagoma possente di Barret e adocchiò Cloud e Marlene che stavano finendo di gonfiare i palloncini. Ora capiva. Non sapeva di preciso cos’era successo, dato che era stato impegnato, ma di certo Strife aveva fatto del suo meglio… anche se il meglio non era bastato. Sospirò.

-Già.- concordò mestamente Barret -Credevo di avere a disposizione ancora degli anni! Sono così adorabili finché restano piccoli. Ti vedono come una sorta di eroe invincibile! E invece... Fra un po’ Marlene si dimenticherà di me, mi chiamerà per nome e pretenderà di mettere il reggiseno, di truccarsi e di fare tutte quelle cose lì di cui non capisco un emerito cazzo! E i ragazzi? Ah, ma quelli so perfettamente come gestirli! Devono solo provarci e giocarsi le palle!- e azionò il braccio-cannone, che s’aprì e mostrò le canne del mitragliatore.

Quasi s’aspettò che iniziasse a sparare all’impazzata.

-Dovranno correre più veloci delle pallottole, altroché!- continuò l’altro, per poi mettere via l’armamentario e assestare un deciso pugno sul bancone, muscoli tesi ed espressione accigliata.

Non fece una piega. Barret invece mise da parte l’aggressività, scosse ancora la testa e sospirò; poi sollevò nuovamente lo sguardo su di lui e inarcò il sopracciglio. Sembrava quasi sorpreso…

-Tifa, questo di solito è il momento in cui mi urli in testa perché faccio baccano, spavento i clienti e danneggio i tuoi beni. E poi mi consoli.- gli fece notare.

Batté nuovamente le palpebre e lo fissò di rimando. Sembrava un’obiezione ragionevole. In più era perfettamente in linea col personaggio di Tifa. Perciò gli riempì un bicchiere e glielo piazzò davanti.

-Tieni giù il mitragliatore. Sarebbe increscioso se qualcuno ci rimettesse la vita.- comunicò poi, come da servizio.

L’altro andò con lo sguardo dall’alcol a lui. Poi afferrò il bicchiere e scoppiò a ridere fragorosamente.

-Non so che cazzo ha combinato quell’imbecille di Cloud, ma mi piace questo tuo nuovo modo di fare!-

Proprio allora la porta del Seventh Heaven s’aprì e Yuffie –cioè la vera Tifa- entrò di gran carriera nel locale, accompagnata dal piccolo Denzel. Il bambino nascondeva dietro la schiena un peluche di Moguri con un grosso fiocco attorno al collo.

-Ehi, ehi, ehi! Guarda un po’ chi c’è! La piantagrane di Wutai e il piccolo Strife! Che cazzo avete combinato? Sembra che vi abbia investito un treno!- commentò Barret, sventolando in aria il grosso braccio.

Per tutta risposta la ninja –ovvero la barista- sfrecciò loro accanto e si diresse dritta verso la cucina.

-Scusami, Barret. Ma adesso sono davvero impegnata.- spiegò la diretta interessata –Marlene, vieni a darmi una mano?- chiese poi, rivolta verso il tavolo coi palloncini.

Cloud e Marlene si guardarono per qualche istante, forse interrogandosi su quale dei due intendesse effettivamente chiamare. Poi la bambina –e quindi Cloud- abbandonò il tavolino e raggiunse gli altri due. Il trio si dileguò poco dopo, lasciandolo da solo con Barret. Meglio così, almeno avrebbero avuto meno occasioni per scoprirsi. E dal modo in cui Tifa si era appena comportata…

Non fece in tempo a pensarlo che Barret si girò verso di lui e lo guardò con fare allibito, la bocca aperta.

-Yuffie!- sbraitò –Ha chiesto SCUSA! A ME!-

Ecco, appunto. L’idea di mentirgli non gli piaceva affatto, ma…

-Non mi sembra.- ribatté, atono.

-Ma, Tifa…?! Proprio ora, Yuffie è passata e ha…-

-Devi aver sentito male. Indubbiamente.- perseverò, senza battere ciglio.

Barret fece per obbiettare ancora, palesemente confuso. Poi scosse la testa, strabuzzò gli occhi e rinunciò; tornando a sorseggiare nervosamente dal bicchiere.
Lo capiva, comunque. Sentire Yuffie chiedere scusa in quella maniera spontanea e gentile aveva fatto rizzare i peli del corpo perfino a lui. Per fortuna Barret aveva desistito e l’aveva così esonerato dall’inventare nuove scuse…

Proprio allora Cloud –altresì Marlene- abbandonò il tavolo, mani sui fianchi e aria soddisfatta. Tutt’attorno i palloncini arricchivano di colori la sala del bar, ondeggiando sul pavimento, sul soffitto e a mezz’aria.

-Bene!- esclamò la bambina, dando a Cloud un’aria allegra e spensierata che non gli aveva mai visto prima –Ho finito. Perciò vado di sopra a giocare!-

La vide allontanarsi. Saltellando. Trattenne un sospiro e assottigliò le labbra. Stavolta sarebbe stata dura. Tant’è che quando tornò a puntare Barret, l’altro stava già squadrandolo con due occhi grandi così; di nuovo in cerca di spiegazioni. Ancora un po’ e gli sarebbe esplosa qualche arteria. Intanto aveva allargato talmente tanto le narici da sembrare in toto un toro infuriato. Oltre che perplesso.

-HAI SENTITO?!- urlò l’altro, indicando col grosso dito in direzione delle scale, lì dove Cloud –cioè Marlene- si era dileguato –Ha detto che sta andando a giocare! GIOCARE, cazzo! Strife che gioca! È da quando sono arrivato che c’è qualcosa di strano, ma questo è troppo! TROPPO! Che cazzo avete tutti?-

Non si scompose nonostante il desiderio di portarsi le mani alle orecchie per attutire la violenza del suono. Dopotutto l’importante era mantenere la calma e comportarsi con naturalezza.

-A dire il vero mi sembra che abbia detto lavorare.- obbiettò quindi.

Barret spalancò di nuovo gli occhi, la bocca e saltò direttamente giù dallo sgabello.

-NO! Stavolta sono certo, dannazione! E porco mondo sono ancora giovane, sano e forte! Ci sento benissimo e…-

Afferrò la bottiglia e gli versò un altro bicchiere.

-Non dovresti sottovalutare la stanchezza. Viaggiare è faticoso.- ribatté, serio.

L’altro tacque, di nuovo confuso. Poi scivolò sullo sgabello e accettò l’offerta, tornando a sorseggiare dal bicchiere con aria afflitta. Di rimando osservò la bottiglia d’alcol che teneva fra le mani: quella soluzione aveva un nonsoché di miracoloso, constatò. Il punto è che ci stava prendendo l’abitudine…

-Tifa, sto forse impazzendo?- chiese invece Barret –Credo che la faccenda di Marlene mi abbia scioccato. Non ci capisco più un cazzo, e…-

Sospirò, mentre l’altro continuava a imprecare. A lui invece stava venendo il mal di testa, fra schiamazzi e ridicoli tentativi di mantenere il controllo della situazione. Senza contare che di Yuffie, quella vera, s’erano completamente perse le tracce. Cominciava a preoccuparsi, tanto più che l’effetto della Materia perdurava. Di quel passo Barret sarebbe impazzito davvero. E non soltanto lui.

La porta del Seventh Heaven s’aprì ancora e la figura di Cid Higwind fece il suo ingresso trionfale. Con sé aveva una bicicletta rosa con tanto di campanello e cestino. A seguirlo c’erano invece Red XIII e Cait Sith, che se ne stava comodamente in groppa al felino.

-Ohi, gentaglia!- fece il pilota, sogghignando; poi li raggiunse al banco –Santa pupattola e baldracca, Lockheart! Che cazzo hai fatto? O hai il mestruo oppure quel coglione di Strife ne ha combinata un’altra delle sue. Dov’è andato a piagnucolare stavolta? L’importante, comunque, è che tieni a freno gli ormoni. E i pugni.-

-Cloud è di sopra.- commentò solo, asciutto.

-Oh-ho!- esclamò l’altro; e una scintilla maliziosa gli animò lo sguardo -È un principio di laringite oppure per arrotondare lo stipendio hai deciso di darti alle hot line? Non ti facevo così intraprendente, ragazza! Anche se un certo sospetto m’è venuto quando siamo andati al Northern Cave e tu eri in minigonna!-

Aggrottò le sopracciglia. Non aveva ben capito cosa stesse sottintendendo, ma non gli piaceva. Cait Sith intervenne, agitando le braccia in groppa al peloso amico.

-Cid! Avevi promesso a Shera che ti saresti comportato bene!-

-Al diavolo! Certo che gliel’ho promesso.- convenne il diretto interessato –Altrimenti non avrebbe chiuso il becco! Ma ho ancora le palle. E lei non è nei paraggi, mi sembra.-

Barret rise e Cid gli assestò una sonora pacca sulle spalle. Red XIII invece scrollò la criniera e sedette sulle zampe posteriori.

-Tifa… Sei sicura di stare bene? Hai l’aria… stanca.- rincarò il felino. Annuì, braccia incrociate al petto; e in qualche modo lo sguardo penetrante dell’altro gli lasciò intuire di non averlo convinto in pieno. Red era un tipo sveglio, dopotutto.

Barret invece adocchiò la bicicletta rosa e inarcò il sopracciglio.

-E questa?- domandò.

Cid ignorò qualsiasi altra cosa e s’impettì, mostrandogliela meglio con un largo gesto del braccio.

-È il regalo per Marlene, ovviamente.- esordì -Wallace, non sprecare il fiato per domande imbecilli. A meno che tu non voglia piazzarci sopra quel grosso culo e farti un giro! E te lo sconsiglio, data la stazza.-

-Ma che cazzo stai dicendo?!- ribatté Barret –E poi ‘sta roba non ha le rotelle! È pericolosa!-

-Per piacere! Le rotelle sono per i poppanti e Marlene ormai è una signorina! Vedrai i dolori! E le balle piene.- continuò il pilota; e l’allusione sembrò pungere Barret sul vivo, strappandogli quasi tutta la baldanza –In ogni caso sono certo che le piacerà tantissimo. Mica come i tuoi peluche di chocobo! Sarà il suo primo mezzo di trasporto! Da qualche parte bisogna pur cominciare, no?- continuò Cid, come se il passo fra bicicletta e aereonave fosse breve -Invece per il compleanno del ragazzino ho pensato di costruire una macchinina elettrica che…-

-Sarebbe il caso di nascondere il regalo prima che Marlene lo veda.- intervenne Red. E Cait Sith rincarò con: -Proprio così!-

-Ma cazzo! Proprio ora che volevo mostrarvi i progetti!- sbraitò il pilota –Ok, la piazzo di sopra e torno. Non muovetevi!- concluse; dopodiché recuperò la bicicletta e si dileguò al piano superiore.

Come aveva fatto precedentemente per Yuffie e Marlene, guardò l’altro salire le scale. Ciò realizzato pensò che forse non era stata una buona idea mandare Cid di sopra… non senza prima offrirgli un bicchierino o due.
 
Ariecchime. Vi sono mancata? Lol. Spero che sia stata una lettura quantomeno piacevole. Sinceramente non so fino a che punto il povero Vincent resisterà. E Barret diventerà pazzo per davvero? E Yuffie che sta facendo di sopra? Scopritelo nel prossimo, stupidissimo capitolo assieme all'intraprendente e ignaro Cid! xP E possibilmente prendetemi a pomodori e non a sassate... ùù
CompaH

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Capitolo 5
*** Mirrors; Dolls; and Some Tea ***


Yuffie aprì gli occhi e osservò il soffitto, sdraiata sul letto di qualcuno a braccia e gambe aperte. N-O-I-A. Al quadrato. Quasi rimpiangeva i palloncini/materia e la sedia/kyaktus. Perlomeno al piano di sotto avrebbe potuto prendere Cloud per il culo. E deriderlo, anche, costretto com’era fra le braccia di Barret! Il tutto internamente. Altrimenti addio Vincentezza!

Ciò le riportò alla memoria il motivo che l’aveva portata lì, a scavare solchi sul pavimento prima –camminando sopra e sotto con le sue nuove scarpine metalliche da gnomo/bigfoot- e a spaparanzarsi sul materasso poi. Il tutto si riassumeva in: Stupido-sexy-Valentine!

Balzò giù dal letto e ricominciò a muoversi freneticamente per la stanza, incapace di starsene ferma per più di cinque minuti consecutivi. E il cuscino e le coperte ne sapevano qualcosa, ormai malamente gettati a terra. Chissà che stava facendo il depresso cronico di sotto…

…beh, di certo non stava pensando a lei! Non con le prosperose bocce di Tifa a fargli da davanzale. Dopotutto anche lui restava un maschio. O forse no?

Si fermò nel bel mezzo della stanza e rifletté attentamente sull’ultimo punto. In effetti Vincent Valentine non aveva mai espresso apprezzamenti sul gentil sesso. Peggio! Non l’aveva nemmeno mai colto in flagrante a sbirciare le curve di qualche ignara e gentil donzella. In più, non si era mai permesso di fare battute poco opportune assieme a Stupi-Higwind e co –e le lacrime versate per lei non si contavano come manifestazione di testosterone.

Diavolo, in pratica aveva la sessualità di Cait Sith –il robot- e Red XIII messi assieme –e il felino apparteneva pure a una specie che agonizzava da anni sull’orlo dell’estinzione! Cosa che avrebbero fatto di buon grado anche i geni di Valentine –in un allegro suicidio di massa- se solo lui medesimo non fosse stato… eterno.

Per caso sollevò lo sguardo e incappò nello specchio a muro che stava di fianco all’armadio. Di conseguenza l’immagine del diretto interessato la fissò di rimando, stagliandosi lì di fronte in tutta la sua Stoccafissorossosità. Aggrottò le sopracciglia: che spreco! E coi nuvoloni neri nel cervello, quello scemo nemmeno se ne rendeva conto!

Si avvicinò alla superficie riflettente e analizzò attentamente i tratti di Vincent Valentine. Le labbra morbide, eppure perennemente serrate in una linea muta e severa. L’incarnato pallido e le occhiaie scure, caratteristiche che contribuivano a renderlo più tenebroso. E quegli occhi dalle lunghe, folte ciglia scure. Profondi e rossi come il sangue. O come il peccato. Deglutì, in contemplazione; poi si portò il lembo del mantello davanti alla faccia e improvvisò una posa ad effetto.

-Sono il campione della sfiga e del tormento! Sono il conquistatore della tristezza e dei musi lunghi! L’unico Stoccafissorosso di Nibelheim –più precisamente dei sotterranei o delle bare annesse! Lo strano ma vero Vincent Valentine!- recitò.

Con una presentazione adeguata, in stile Rosa Bianca di Wutai, sarebbe stato perfetto come supereroe. Avrebbero potuto fare un duetto, altroché! Gliel’avrebbe proposto, magari evitando di accennare al fatto che aveva sperimentato col suo corpo davanti allo specchio.  Soprattutto, evitando di usare “sperimentare” e “corpo” nella stessa frase. Si prese il tempo necessario per assimilare la trovata, dopodiché decise che i preliminari erano già durati abbastanza. Per cui si palpò il sedere con ambo le mani; e le dita incapparono nella consistenza del marmo.

Spalancò la bocca. Delle signore chiappe! Tant’è che si concesse una seconda strizzatina senza nessun rimorso. Senza contare che un’occasione d’oro come quella non le sarebbe più ricapitata. Tuttavia lo sconforto tornò a punzecchiarla. Oh, accidenti! Perché quel gran tocco di manzo doveva essere così stupidamente Valentine?

Accantonò l’impulso di strillarlo ai quattro venti, comunque: dopotutto se quell’imbranato di Cloud era riuscito a saltare addosso a Tifa, c’era ancora speranza da buttare! Per tutti.

Perciò tornò ai lineamenti di Valentine, che si disegnavano impassibili sullo specchio. Chissà come… Inclinò il capo, accennò un sorriso malizioso e si fissò con estrema intensità, dritta in quegli occhi rossi.

-Ehi, Yuffie.- si disse; e la voce di Vincent le scivolò addosso come velluto.

Era figo. Eccome. Però c’era qualcosa che non quadrava nel pistolero che le si rivolgeva in forma così audace. Semplicemente non era Vincent, realizzò. E non le piaceva -anche se pronunciava il suo nome in modo stramaledettamente sexy. Istintivamente cercò di richiamare alla memoria la maniera in cui lui la chiamava…

Scrollò il capo, le spalle e si profuse in un lungo, profondo sospiro. Poi si adocchiò attraverso lo specchio e soggiunse: -Yuffie…-

Il suono sfumò nella rassegnazione. Un po’ come se stesse rimproverando una bambina capricciosa, colta a far marachelle. Eppure c’era una nota calda in quella voce. Genuina preoccupazione, ad esempio. E, forse, un pizzico di tenerezza…

Scosse furiosamente la testa e ricacciò quel pensiero. Non erano di certo quelli i sentimenti che avrebbe voluto suscitare in lui! Non era né una seccatura, né una bambina bisognosa di protezione. Era una donna! Eppure l’altro sembrava ignorarlo. Beh, a questo punto tanto valeva togliersi lo sfizio –cioè palpare il palpabile a sua insaputa- e smetterla di arrovellarsi con quella storia! Stop. Caput. The end. Che a perderci la testa fosse qualcun’altra! Marlene, coi suoi sogni di bamboccia romantica, il fantasma di Lucrecia o una perfetta estranea venuta da chissà dove, coi modi affabili, delicati ed estremamente femminili  che –bleah- piacevano tanto a lui! Lei aveva chiuso. CHIUSO. Eccetto che per la parte riguardante l’entrata in scena di coppia –con le battute giuste sarebbe stata figa, coreografica e ad effetto. Anche troppo, per quello Stoccafissorosso dagli ormoni defunti. Dopotutto potevano sgobbare per quello schiavista di Reeve anche con stile! E brio.

Tuttavia c’era ancora una cosa che voleva appurare. Tornò con lo sguardo allo specchio, agli occhi di Vincent e a quella bocca ben disegnata. Chissà che sapore aveva… se era fredda. O calda e morbida come la sognava. Poggiò la mano sul muro adiacente, socchiuse le palpebre e s’avvicinò lentamente al riflesso, illudendosi che quelle dall’altra parte fossero proprio le labbra di Vincent Valentine. Di rimando il cuore prese a batterle più impetuosamente nel petto…

Uno scricchiolio improvviso la costrinse a raddrizzarsi di scatto e a puntare la porta della stanza da letto. Cid Higwind stava sulla soglia, occhi sgranati, spalle curve e braccia penzoloni lungo i fianchi. In poche parole: il ritratto dello sgomento. Come al rallentatore, vide la linea delle sue labbra schiudersi man mano, finché la sigaretta gli scivolò giù dalla bocca. La cicca gli finì fra le pieghe della maglia. Accesa.

La successiva e prevedibile imprecazione del pilota infranse la staticità del momento e la costrinse a scendere a patti con l’accaduto. Aveva lasciato la porta aperta e l’altro… da quant’è che stava lì? Da troppo; in ogni caso. Si grattò la testa e sfoderò una risatina imbarazzata.

-Senti, Highwind… non è come pensi…- cominciò; ma l’altro l’interruppe subito.

-Porca pupattola, Valentine! Manco lo so che cazzo sto pensando in questo momento!- sbraitò Cid, arruffandosi la testa bionda –Oh, santo buon senso martire! Lo sapevo che avevi dei problemi, ma non mi sarei mai aspettato niente del genere! Credo che avrò dei fottuti incubi! Ma –per la miseria bastarda- non potevi chiudere la cazzo di porta? E mi sono pure bruciato la maglia!-

Scuotendo il capo Cid se ne andò, lasciandola praticamente congelata davanti allo specchio. Subito dopo riacquistò il controllò di sé e l’inseguì lungo il corridoio. Non poteva permettere che se ne andasse di sotto a spifferare tutto! Barret l’avrebbe uccisa. In modo gorillesco –cioè brutale. E il vero Vincent… nemmeno voleva pensare all’ennesimo sguardo di disapprovazione.

In definitiva compì solo pochi passi, perché ritrovò Cid poco più in là, fermo davanti all’uscio della stanza di Denzel e Marlene. Aggrottò le sopracciglia. Embé? Non stava scappando di sotto in preda al totale delirio? L’altro la ignorò, continuò a fissare l’interno e si passò la mano sulla faccia. Quasi gli sembrò che vacillasse. Intanto era sbiancato. Poi Highwind riprese la marcia; se possibile più sconvolto di prima.

-Ho sempre pensato che questa fosse una gabbia di matti e fenomeni da baraccone, ma questo è troppo! Non c’è altra, fottuta spiegazione! Devono essere gli effetti collaterali dell’intossicazione da Mako. Sì, cazzo! Perché io non sono pazzo!- lo sentì blaterare, quasi il pilota stesse cercando di convincere se stesso –Lockheart, preparami un bicchiere! Lo voglio doppio. E liscio! Devo rimuovere dalla mia cazzo di testa queste brutte –ma davvero brutte- immagini! E tutto perché dovevo nascondere una cazzo di biciletta rosa!- urlò infine, imboccando le scale.

Non colse il riferimento. Tuttavia raggiunse la soglia della cameretta dei bambini e gettò uno sguardo all’interno. Cloud –cioè Marlene- le dava le spalle e se ne stava seduto sul tappeto, attorniato da una serie di bambole e peluche. In mano teneva un orsacchiotto, che muoveva nei pressi del servizio da tè giocattolo.

-Allora Signora Rossella, come lo prende il tè?- fece la bambina, ignara d’essere osservata –Con un goccio di miele, grazie. A proposito com’è andata la festa della Signora Celeste? Spero che il rinfresco fosse pieno di dolcetti al cioccolato…- soggiunse, sforzandosi anche di interpretare i vari personaggi.

Si grattò nuovamente la testa: ora capiva perché Stupi-Highwind aveva reagito in quella maniera così… morigerata. Avrebbe dovuto ringraziare Marlene per aver distratto il pilota dallo scenario che vedeva Vincent Valentine intento a baciarsi allo specchio. Tuttavia a Cloud non doveva nulla. Perciò recuperò il cellulare di Vincent e scattò un paio di foto, approfittandone per immortalare la scena dell’exSoldier che giocava a “tè e signore”. Gli aveva pur detto di stare in guardia, no? Ora avrebbe dovuto cederle le Materia!

Non fece in tempo a crogiolarsi nella sensazione di vittoria, che il mondo attorno sembrò improvvisamente perdere di consistenza e sbiadirle innanzi agli occhi. Solo poi si accorse che non era ciò che la circondava a svanire, ma la sua coscienza. Come in un vortice di luce accecante. Distinse appena la sagoma di Cloud accasciarsi sul tappeto lì di fronte. Poi sentì le ginocchia farsi molli. Suo malgrado precipitò con un tonfo, incapace perfino di proferire suono. Infine non sentì più nulla e tutto divenne ombra.
 
Questo capitolo è un po' corto. Sorry. >-< Lo so che qualcuno si aspettava una Yuffie più intraprendente, ma dato il raiting giallo le mutande del Signor Valentine restano Off-limits! xD Intanto il povero Cid ha avuto agghiaccianti visioni. ùù' Questo insegna che bisogna sempre controllare di aver chiuso la porta! Prima di fare cose imbarazzanti, almeno. xP Comunque sì, ormai la follia dilaga. oo Nel mio cervello soprattutto. Non vogliatemene. E se lo state pensando... sì, l'effetto della Materia si è esaurito! xD Che cosa succederà nella prossima, avvincente(?) puntata?
CompaH

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Capitolo 6
*** Happy Ending... or Not? ***


Cloud aprì lentamente gli occhi e gemette. Era steso sul pavimento e gli faceva male la testa. Forse cadendo era sbattuto; anche se l’intontimento generale degli arti gli suggeriva più che altro i postumi di una sbronza. Solo che lui non aveva bevuto.

Conosceva quella sensazione. L’aveva già sperimentata quella mattina, quando Yuffie aveva attivato il potere della Materia arancione. Si sollevò a sedere, sul tappeto. Era nella camera di Denzel e Marlene, constatò, quando invece giusto un momento prima stava aiutando Tifa a infornare le pizzette. Chinò il capo. Stringeva al petto l’orsacchiotto di Marlene, che lo fissava di rimando con i bottoni che aveva al posto degli occhi. Istintivamente gettò il peluche lontano e si guardò attorno, controllando che nessuno l’avesse visto. A parte una platea di bambole non c’era nessun altro. Ciò lo rassicurò, perciò il pensiero seguente gli attraversò la mente: Tifa!

Si alzò e corse fuori dalla stanza; e per poco non finì addosso a Vincent, che stava lentamente rimettendosi in piedi. Arretrò di un passo.

-Valentine…?- osservò.

L’altro lo squadrò da capo a piedi con quegli occhi che sembravano trapassare mura e carne.

-Strife.- constatò di rimando.

Niente piroette. Niente saltelli. Niente digressioni. Niente! Soltanto la fredda, composta e taciturna presenza cui era solito. Era davvero finita! Gli riservò un cenno d’intesa, col capo, e proseguì subito verso le scale. Le scese rapidamente e raggiunse il bar. Un capannello di persone stava attorno al banco, Barret e Red XIII compresi. Poco più in là, invece, c’era Cid Highwind. Il pilota sedeva a uno dei tavoli e scuoteva la testa, bicchiere alla mano. Chissà che cosa gli era successo…

-Tifa! Ehi, Tifa! Ma che cazzo ti prende?! Apri gli occhi!- urlò Barret.

-Se continui a scuoterla così dubito che si riprenderà. Lasciale spazio. Ha bisogno d’aria.- suggerì invece Red, col tono pacato di chi raramente perdeva la calma.

Li raggiunse e si fece spazio fra il piccolo gruppo di persone. Barret gli urlò nell’orecchio: -Alla buon’ora!-

Non replicò e si chinò sul corpo di Tifa. Era priva di sensi ma sembrava tranquilla. Si rilassò di conseguenza e si soffermò a osservarla, come faceva le mattine in cui si svegliava prima di lei. Poco dopo l’altra schiuse le palpebre e si guardò attorno, soffermandosi sulle facce che le si rivolgevano con preoccupazione dall’alto. Infine lo sguardo di Tifa s’appuntò su di lui. E gli occhi le si illuminarono. Arricciò le labbra verso l’alto.

-Cloud… sei proprio tu?- domandò la barista.

Annuì. Gli era mancata tantissimo. Tifa sollevò il busto, allungò le braccia e fece per cingergli il collo. Si preparò a sentire la morbida consistenza delle sue forme, il profumo della sua pelle…
…invece la barista aggrottò le sopracciglia, lo scansò inaspettatamente dalla traiettoria e si precipitò oltre.

-Ah, mi scappa! Largo! Largo! Devo andare!- la sentì strillare.

Batté le palpebre, sorpreso e un po’ deluso. Ma che…?! Poi ricordò che oltre ad essere stoico, Vincent Valentine era anche gentiluomo. E dire che si era anche preoccupato che l’altro potesse andare in bagno col corpo di Tifa… Scosse la testa, rilasciò un piccolo sbuffo e seguì la Tifa con lo sguardo, mentre sprofondava nella toilette in tutta fretta. Contemporaneamente Yuffie emerse dalla cucina e si sbracciò. Saltando.

-Eeeeeehi! C’è del fumo! Tanto fumo. Colpa del forno, ovvio. Io non c’entro niente. Ni-en-te. E –per la cronaca- Denzel è sano, salvo e ancora nano. Ehi, ho fatto pure la rima! Idem per l’altra bamboccia, comunque. Ma se qualcuno venisse a dare un’occhiata sarebbe fantastico! FAN-TAS-TI-CO! Soprattutto perché ci terrei a mangiare delle pizzette NON carbonizzate. E io coi forni –e con la fatica- non vado d’accordo!-

Non fece in tempo a fare o dire nulla che le urla di Cid Highwind si levarono alte per tutto il locale.

-Porca puttana, Kisaragi! Diciotto anni e nemmeno sai gestire un forno e due pizzette! Cioè, li hai praticamente buttati nel cesso! E tuo padre ti fa ancora entrare in casa quando ti degni di farti vedere?- sbraitò il pilota, abbandonando tavolo e bicchiere per dirigersi verso la cucina -Che tempi di merda! Le donne non sanno fare manco più le donne! Certo, se si escludono le chiacchiere e i piagnistei vari. E la cazzo di sindrome premestruale.-

-SESSISTA! Sessiiiiista!- ribatté Yuffie, espressione accigliata e mani sui fianchi -Mi hai sentito?! SES-SIS-TA! E poi chi ha detto che non so cucinare? Io so fare TUTTO –e di sicuro meglio di TE. E comunque resti uno Stupi-Highwind della malora! Mi sorprende che sia Shera a farti ancora rientrare in casa, altroché! Io ti avrei già spedito altrove con la posta prioritaria!-

Cid passò accanto a Yuffie e le assestò un buffetto in testa; poi allungò il braccio e spalancò l’uscio della cucina.

-Sì, sì. Certo.- commentò, sogghignando –Vieni. Il maestro sta per insegnarti un paio di trucchi. Ricorda sempre: agli uomini piace avere la pancia piena… e altre cose vuote. Perciò, se speri di accasarti, chiudi la fottuta ciabatta e apri le orecchie. E sbrigati, che non riesco a guardare Strife in faccia!-

Cloud si alzò e batté le palpebre, confuso, mentre gli altri due si richiudevano la porta alle spalle, fra le ulteriori proteste di Yuffie e gli schiamazzi di Denzel e Marlene. I restanti curiosi si diradarono parlottando. Barret invece gli riservò un’occhiata interrogativa. Persino Red XIII lo squadrò con insistenza, forse chiedendosi cosa avesse fatto per spingere Cid a dire determinate cose. Tuttavia lui non ne aveva la più pallida idea! Per tutta risposta si strinse nelle spalle, accaparrandosi uno sbuffo da parte di Barret e una scrollata di criniera da parte di Red. Gli occhi del felino sorridevano, gli sembrò. Scosse la testa e si poggiò al bacone del bar. Quantomeno quell’incubo era finito! Anche se, a ben pensarci, la normalità non era poi così diversa dalla straordinaria follia.
 
***
 
Tifa sorrise e lasciò andare lo sguardo per la sala del Seventh Heaven. Il bar era finalmente chiuso e addobbato a festa. Il buffet era ordinatamente disposto sulla tavola, cui erano riuniti tutti i suoi amici. Salvo Vincent Valentine che se ne stava poco più in là, lungo la parete assieme a Red XIII e Cait Sith. Di tanto in tanto, l’ex Turk sollevava lo sguardo e adocchiava la ninja, che saltava, mangiava e protestava attorniata da Barret e Cid. Scosse la testa, quando l’ennesima bestemmia del pilota sovrastò il vociare generale.  A seguire la fragorosa risata di Barret le scaldò il cuore. Quasi quanto Denzel e Marlene che giocavano con i regali ricevuti, scorrazzando in lungo e in largo per il bar.

-Pronta per la torta?-

La voce seria e tiepida di Cloud l’avvolse come un abbraccio. Si voltò e ne incontrò gli occhi azzurri. Erano sereni; e le sorridevano dolcemente. Annuì.

-È al cioccolato. Così Yuffie non protesterà.- osservò; poi ci pensò sopra –Forse.- soggiunse, scrollando il capo.

Adocchiò ancora la sala e si sentì sollevata. Sì, finalmente tutto era al suo legittimo posto; e quella bizzarra giornata si era conclusa con il lieto fine. Soprattutto si era conclusa senza le urla e le bestemmie di Barret, in quel momento ignaro e contento quasi quanto la figlia.

Confortata da ciò s’incamminò verso gli altri, torta alla mano. Cloud spense gli interruttori e le fiammelle tremolanti delle candeline divennero l’unico punto luminoso nella stanza. Di rimando, mentre s’approssimava al tavolo, il trio composto da Barret, Cid e Yuffie intonò la canzoncina di buon compleanno. Gli occhi di Marlene si riempirono di meraviglia e la bimba le corse incontro col sorriso stampato sulle labbra, seguita a ruota da Denzel. Aveva le guance imporporate dall’emozione, notò. Era carinissima!

-È bellissima! Non vedo l’ora di mangiarla!- affermò Marlene, entusiasta.

-Ehi! Non così in fretta, signorinella!- la riprese bonariamente Barret –Prima devi spegnere le candeline ed esprimere un desiderio!-

-E magari lasciare qualche pezzo di torta anche a noi.- soggiunse Cid, facendo l’occhiolino alla bambina.

Rise e poggiò la torta sul tavolo. Prontamente Cloud la raggiunse e, mentre gli altri si disponevano sui lati, l’altro avvicinò uno degli sgabelli al margine del piano. Immediatamente Marlene s’inginocchiò sul sedile e si affacciò sulla torta, circondata da tutti. Denzel invece sgusciò fra gli adulti e si pose accanto alla bambina.

-Il desiderio!- le ricordò il piccolo, prima che potesse soffiare.

Istintivamente Tifa allungò il braccio e passò la mano sulle spalle del suo ometto, che sollevò il capo e la ripagò subito con un sorriso dolcissimo.

-Vorrei… vorrei…- fece Marlene, sopracciglia corrucciate ed espressione pensierosa.

-AH! Ferma! Non si dice assolutamente ad alta voce. ASSOLUTAMENTE.- ribadì Yuffie, spuntando fra Barret e Cid e gettandosi quasi sul tavolo –Nano, diglielo anche tu!-

-Già!- confermò Denzel senza colpo accusare; e Cait Sith gli fece eco con: -Proprio così!-

In effetti erano entrambi fra i più bassi del gruppo, ponderò Tifa. Ciononostante Yuffie aveva il tatto di un elefante; ma dato il momento evitò di farglielo notare. Tanto più che sarebbe servito a poco. Marlene invece corrucciò ulteriormente le sopracciglia, le labbra e annuì. Poi si prese il tempo per pensare, braccia incrociate al petto.

Infine la bambina s’illuminò, trasse un profondo respiro e soffiò sulle candeline.  Una scia di fumo si levò dalla torta, disperdendosi in breve nell’ambiente. Di rimando gli altri si profusero in strilla e applausi, anche se ad assordarla definitivamente ci pensò Barret con un sonoro “vai Marlene” dritto nell’orecchio. Scrollò il capo. Anche qui: puntualizzare sarebbe stato inutile. E le sue orecchie, per qualche strano motivo, venivano spesso e volentieri usate dall’altro come megafoni.

Cloud riaccese le luci e lei ne approfittò subito per afferrare il coltello e tagliare a fette la torta.

-Yuffie, potresti passarmi i piattini?- chiese.

-Tiè.- rispose l’altra, rifilandoglieli con la delicatezza di uno scaricatore di porto –Per Valentine taglia una fetta bella grossa.- e allargò per intero le braccia, illustrandole la quantità in questione -Si vede che deve mangiare. È sciupato. E pallidino, lo stoccafisso. E poi il cioccolato fa bene all’umore. E ad altre cose.-

Restò interdetta per un attimo. Ok, restava sempre Yuffie –pertanto aveva capito più o meno l’ottanta percento di ciò che aveva detto- ma quella le sembrava una premura in piena regola! Se poi si considerava che Valentine continuava a rivolgerle occhiatine di soppiatto anche ora che tutto si era sistemato… ecco che le teorie di Cloud cadevano e lasciavano spazio unicamente alle sue, sentimentali supposizioni.

Sorrise, maliziosa, e tagliò una fetta più grossa per Vincent –anche se dubitava che andasse matto per i dolci. Yuffie non la calcolò neppure. L’altra acchiappò il piattino, fece una piroetta e scappò verso l’angolo occupato dall’ex-Turk.

Tifa sospirò. Cloud la raggiunse al tavolo subito dopo e prese il posto della ninja in qualità di aiutante, passandole gli altri piattini. Di rimando accorciò le distanze e gli sfiorò il petto con la spalla. Da quando era successo tutto quel pasticcio non erano più riusciti ad avere un momento soltanto per loro; e la prospettiva di quel bacio da recuperare ancora le ronzava nella testa. E non soltanto quello.

-Che buon profumo.- osservò Cloud; poi si chinò appena e soggiunse, stuzzicandole l’orecchio –E non mi riferisco alla torta.-

Un brivido caldo le percorse la schiena. Si morse il labbro inferiore e gli scoccò un’occhiata in tralice. A quanto pare non era l’unica a rimuginare sulle faccende in sospeso…
…tuttavia in quel momento c’era altro cui pensare. Di conseguenza lo spintonò scherzosamente con la spalla. L’altro arricciò le labbra, si concesse uno sbuffo divertito e le passò un altro piattino. Infine terminarono di servire la torta e ne presero un pezzo anche per loro.

Contemporaneamente Marlene, pupazzo Moguri in braccio, si pose nel mezzo e richiamò l’attenzione di tutti. Tifa notò che aveva la bocca leggermente sporca di cioccolato. E la trovò ancora più tenera. Che anche Yuffie si fosse imbrattata nella stessa maniera, poi, la diceva assai lunga…

-È stata una festa bellissima!- fece la bimba, con gli occhi luminosi e il sorriso stampato in faccia -Vi voglio un mondo di bene! Anche i regali sono bellissimi... e oggi mi sono divertita tantissimo! È stato davvero buffo, sì. Ma anche bello!-

-Io avrei voluto esserci!- commentò invece Denzel, espressione delusa –Dev’essere stato uno spasso!-

Istintivamente s’irrigidì, quasi temesse che quell’assurda avventura potesse divenire di dominio pubblico da un momento all’altro –con tutte le conseguenze del caso. Dopotutto i bambini non si facevano problemi di sorta su cosa dire e cosa no. Ad ogni modo soltanto Denzel e Marlene potevano pensarla in quel modo! E il sospiro congiunto di Cloud e Vincent andò a sottolinearlo –questi ultimi, poi, sembrava che fossero appena scampati alla Meteora di Sephiroth.

-Concordo. Oggi è stata una giornata… strana.- affermò Barret, annuendo a braccia conserte –Ma se la mia Marlene è contenta, lo sono anch’io!-

Si concesse una risatina nervosa: di certo non l’avrebbe ripetuto con la medesima calma, se solo avesse saputo di aver abbracciato Cloud invece dell’adorata figlioletta.  Ed era meglio per tutti –per lei e per Yuffie di sicuro- che non lo venisse mai a scoprire.

-La fai facile, tu!- ribatté invece Cid, grattandosi la testa –Porcaccia vacca! Ho rischiato di vomitare l’anima nel cesso! E tutto perché…-

Yuffie si buttò addossò al pilota, gli strappò la sigaretta dall’orecchio e gliela ficcò dritta in bocca senza tante cerimonie. E nessuna delicatezza. Tifa mandò giù un altro boccone di torta e inarcò il sopracciglio. Non sapeva cos’era successo a Cid, ma la reazione tempestiva della ninja era sospetta.

-Non ci frega un cazz… un cavolo di niente di cos’è capitato al tuo nobile e sensibile –come no- animo d’astronauta! Ni-en-te!- strepitò l’altra -Fumaci sopra, immagina lo spazio e chiudi il becco –in alternativa puoi affogare il dispiacere nelle pizzette. O rilassarti con lo yoga. Ne va del mio… cioè, del NOSTRO –volevo dire nostro- allegro festeggiare. Pensa alla povera bambocc… Marlene!  Non vorrai rovinarle la festa, no? E poi un vero uomo soffre in silenzio. Unisciti a Valentine e fondate un club!-

-Yuffie!- fu il richiamo generale; mentre fra tutti a ridere furono soltanto i bambini. E Barret.

-Cosa?!- sbottò invece la ninja, come se non avesse combinato o detto niente di particolare –Vi ricordo che strillare il mio nome ai quattro venti non è la cura ai mali del mondo. E poi è stata una festa bellissima. Marlene si è divertita tantissimo. È stato buffo. Ma BELLO.- sottolineò, usando le parole della bambina -Fantastico, sensazionale, strepitoso, aggiungerei io. Perciò, non accetto lamentale!- continuò; e nella foga del discorso tirò fuori dalla tasca la fatidica Materia arancione –Il mio regalo ha reso indimenticabile questo giorno! Potete dire lo stesso dei vostri? No. Perché siete noiosi! No-io-si! L’avevo detto io che –nano n.1 aiutami a dirlo- sarebbe stato un completo, autentico spass…-

La Materia sgusciò fra le dita della ninja e precipitò al suolo, vittima del furioso gesticolare. Tifa sgranò gli occhi e la bocca, rigida come un pezzo di legno. Cloud e Vincent, invece, scattarono all’unisono in quella direzione, probabilmente nel tentativo di sventare il peggio. Inutilmente.

L’istante successivo la Materia arancione ribalzò sul pavimento ed emise il noto lampo di luce abbagliante. L’ultima cosa che udì prima di perdere coscienza per la terza volta da quella mattina fu il preciso, conciso e calzante commento di Yuffie: “Ops!”. E da qualche parte dentro di sé pensò che avrebbe aiutato Barret a tirarle il collo.
 
***
 
Tifa riaprì gli occhi tempo dopo, frastornata e dolorante. Poco ma sicuro: aveva battuto di nuovo la testa.

-Ahio!- protestò, mettendosi a sedere sul pavimento; e il lamento pervenne tramite il vocione di Barret.

Rabbrividì. Allarmata si guardò le mani, le braccia e si tastò la testa: pelle scura, muscolacci, collo nerboruto, barba e treccine. Lei era Barret Wallace! La ragazza formosa che non poteva passeggiare tranquillamente per le strade senza accaparrarsi occhiate, fischi e commenti era ora diventata un possente omaccione! Scioccata si mise in piedi e guardò il mondo da un’altezza cui non era abituata; e quasi ondeggiò.

Attorno dilagava il putiferio. Denzel protestava furiosamente, agitando i pugni per aria, con un cipiglio che le ricordava mostruosamente Barret. Quello vero. Di rimando c’era Cait Sith che gli rispondeva alla maniera della Rosa Bianca di Wutai. In una sorta di scontro fra titani

-IN-CI-DEN-TE!- scandì Cait Sith –cioè Yuffie- agitando le braccia –Comprendi? Potrei farti un disegnino –e temo che il concetto rimarrebbe astruso comunque, caro il mio gorillone. Prova un po’ alla pagina del vocabolario, va’! E comunque ti ripeto che urlare non serve a niente –ammesso che tu non voglia perforarmi i timpani o farti venire un infarto. E poi Marlene e in gran forma, altroché! Vedi Cloud e Vince? Ecco, loro sono rassegnat… CIOÈ. Sono composti e morigerati perché sanno che è tutto sotto controllo. Ti pare?- continuò la ninja, indicando col pollice i diretti interessati –ovvero Red XIII e Cid, che se ne stavano mogiamente in un angolo del Seventh Heaven -È una questione di pazienza. PA-ZIEN-ZA! Conosci?-

Le spiegazioni di Yuffie non convinsero Denzel –ovvero Barret- perché il bambino digrignò i denti, protese le braccia e serrò le mani attorno al collo del gatto meccanico.

-Cazzo! Ti rendi conto che stavo per baciare Culosecco-Strife!?- urlò –‘Fanculo i disegnini. ‘Fanculo il dizionario! Questo lo capisco benissimo anch’io!-

-Ehi! Attento al mio corpo! È nuovo!- protestò invece Marlene, ondeggiando alla maniera stramba di Cait Sith.

Era una scena impressionante! Specie per Denzel che si esprimeva in maniera così colorita. E dire che fino a qualche momento prima stava andando tutto così bene… Frastornata e ancora più scoraggiata, Tifa lasciò andare lo sguardo sul resto dei presenti. Yuffie e Cloud parlottavano e ridacchiavano fra loro. Tuttavia l’atmosfera rilassata e il pupazzo Moguri le suggerirono che si trattava in realtà di Denzel e Marlene.

-Che figata!- esclamò Cloud –cioè Denzel –Siamo grandi per un giorno! Dici che posso guidare la Fenrir?-

-Non lo so. Ma se Cloud ti da il permesso io vengo con te!- stabilì l’altra.

Si passò la mano sulla faccia, sempre più sconvolta. Un giro sulla Fenrir era ovviamente da escludersi, permesso o non permesso di Cloud. A proposito… Cloud! Tralasciò i più piccoli e si diresse a grandi falcate verso l’angolo in cui stavano Red XIII e Cid.

-Cloud!- chiamò, chiedendosi quale dei due fosse l’ex Soldier.

-Tifa, qui.- rispose Red; e abbassò il capo per individuarlo –Prima avevo delle mani così piccole… così fragili. Ora non ho nemmeno quelle!- continuò l’altro, scrollando mogiamente la criniera –Scusami, ma sto cercando di calmarmi. Altrimenti appena Barret terminerà di strozzare Yuffie, io la sbranerò.-

Batté le palpebre. Doveva essere proprio arrabbiato! Eppure lo capiva benissimo. Cioè: lei era Barret Wallace! E non credeva di potersene fare una ragione. Sospirò. Un abbraccio consolatorio al suo povero Cloud era ovviamente da escludersi: dubitava che dopo l’esperienza di quel pomeriggio l’altro desiderasse ancora ritrovarsi fra le braccia del nerboruto amico!

Uno svolazzo rosso le preannunciò l’approssimarsi di Vincent Valentine –per esclusione il vero Red XIII.

-Accidenti. L’avevo intuito… ma averne la certezza è tutt’altra cosa.- commentò quest’ultimo, osservando le mani guantate del pistolero –È interessante. Sperimentare il corpo di un bipede, avere braccia, gambe… e il dito opponibile! Quest’esperienza contribuirà indubbiamente a rendermi più maturo.-

Beh, perlomeno c’era qualcun altro –a parte i bambini- che prendeva la cosa con filosofia. Scrollò il capo, le spalle e quasi pensò di sistemarsi accanto a Cloud e Vincent –quelli veri- a godersi lo spettacolo di Denzel che strozzava Cait Sith –ovvero di Barret che puniva Yuffie. Tuttavia una folgorazione la colse impreparata allorché pose lo sguardo sulla figura composta, quasi elegante di Cid Highwind –alias Vincent Valentine. Dov’era il vero pilota della Shera?! Quello sguaiato e burbero che spesso la faceva vergognare…

Non fece in tempo a chiederselo che sentì il proprio tono di voce –solitamente musicale- proferire improperi.

-Porca troia se sono pesanti, Lockhart! Come fai a portarle a spasso tutto il giorno? A stento riesco a vedere dove cazzo metto i piedi!- urlò Cid, facendola rassomigliare a una scaricatrice di porto.

Spalancò la bocca, gli occhi e restò immobile. Cid Highwind era nel suo corpo. L’uomo sguaiato di cui sopra. E aveva appena commentato i suoi seni!

-Aaaah!- strillò infine, portandosi istintivamente il braccio a coprire i pettorali di Barret –Zitto! E non ti azzardare ad andare in bagno, chiaro?! Se lo fai, stai certo che ti rompo il grugno!-

La Tifa che aveva di fronte non si agitò, si portò le mani ai fianchi e scosse il capo, dolente. Poi la puntò di sottecchi e sogghignò.

–Fai senso. E te lo dico con affetto.- fece poi –Il massimo che puoi fare così conciata è indossare un perizoma leopardato e portare il grosso culo di Barret al Wall Market per fare uno o due squat!- commentò, strappandole un brivido. Di rimando Denzel –cioè Barret- mollò Cait Sith e si profuse in un sonoro e azzeccato: “Ehi! Il mio culo non si muove da qui!”

Per tutta risposta il pilota si strinse nelle spalle. Nelle sue spalle! –Beh. Almeno questo spiega la passione di Strife per le bambole. E perché Valentine si toccava davanti allo specchio. Fortuna che non l’ho beccato con l’uccello in mano!-

Calò il silenzio; e per un lungo istante il tempo sembrò essersi addirittura fermato. Tifa nemmeno se ne accorse, ma aveva smesso di respirare. Poi, come un fulmine a ciel sereno, tutti proruppero; chi in risa; chi in commenti; chi in proteste. Queste ultime da parte di Cloud. Dal canto suo, si portò la mano davanti alla bocca e cercò di non sorridere. Cait Sith –cioè Yuffie- puntò invece il dito e urlò: -Spergiuro! Spergiuuuuuuro! SPERGIURO! Al cubo!-

Tuttavia il sospiro che si levò dalle parti di Cid –cioè Vincent- fu il commento più esaustivo di tutti. -Yuffie…-
 
ùù'' Considerando l'andazzo generale le cose non potevano che finire così! xD Lol. Il capitolo precedente era un po' corto, ma questo compensa in lunghezza. Spero che sia stata una lettura gradevole! *w* Come potete immaginare, la stramba avventura dei nostri eroi si conclude qui. Tuttavia mi piacerebbe aggiungere un altro capitolo, l'ultimo, per concedere alle nostre coppiette un po' di sano "fluff"... =çç= Se lo meritano, dopo tutto quello che è successo! xD Riusciranno Cloud e Tifa a recuperare il fatidico bacio? Riuscirà Yuffie a risvegliare gli ormoni defunti di Mr Valentine? Riuscirà Yuffie a spiegare a Vincent che cosa stava facendo davanti allo specchio e perché? xD Non lo so nemmeno io. oo Perciò, restate sintonizzati! xP
CompaH

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Capitolo 7
*** Accidentally in Love ***


Cloud ripose la ramazza dietro il bancone e si stiracchiò. Di rimando i suoi muscoli si contrassero prima e si tesero poi, dandogli la confortante sensazione di essere finalmente all’interno del suo legittimo involucro. Allo stesso modo portò ambo le mani innanzi a sé e saggiò la forza delle proprie dita, aprendo e chiudendo i palmi. Sì, era quello il vigore che conosceva e che serviva per brandire lo spadone. Per proteggere coloro che amava…

Lo scroscio dell’acqua s’interruppe. Evidentemente Tifa aveva finito di lavare i piatti. Avvertì l’approssimarsi di lievi passi e sorrise, carico d’anticipazione. Poi le braccia dell’altra gli cinsero la vita e l’abbracciarono da dietro. Si voltò appena, scorgendo la testa mora che poggiava fra le sue scapole. Doveva essere stanchissima, considerò. Specie dopo l’infernale giornata che avevano passato.

-Ehi.- fece.

-Ehi.- rispose la barista, scoccandogli un bacio dritto sulla schiena –Sono letteralmente a pezzi. E direi che il resto può aspettare anche domani.- soggiunse, probabilmente riferendosi ai sacchi di pattume che sostavano all’ingresso del Seventh Heaven.

-Sono d’accordo. Avremmo dovuto tenere Yuffie ai lavori forzati.- commentò; poi ci pensò e ritrattò –Ma considerando quello che avrebbe potuto combinare –ancora- è meglio che Valentine se la sia portata via. Intanto c’è chi è più furbo di noi e si è già concesso il meritato riposo.- disse; e le indicò con il capo uno dei divanetti del locale.

Sopra stava seduto Barret a gambe larghe, con la testa reclinata all’indietro, sullo schienale del sedile, e la bocca aperta. Di tanto in tanto l’altro grugniva di gusto. A completare il quadro c’erano ovviamente Marlene e Denzel, rannicchiati sotto le braccia e contro il petto dell’omaccione. Serenamente addormentati. A incorniciare il tutto c’erano invece il pupazzo Moguri e l’ennesimo peluche di Chocobo. Tifa ridacchiò.

-Ci credo che Barret è crollato!- esclamò –Temo che abbia perso la voce a furia di urlare. E Marlene non vedeva l’ora di stare col suo adorato papà.- commentò –Non sono carini?- domandò poi; e sciolse la morsa delle braccia –Io invece è tanto che sia sopravvissuta a Cid. Mi ha fatto vedere i sorci verdi!-

Cloud aggrottò le sopracciglia. Ricordava ancora il discorso a proposito de “per l’amore della scienza”, secondo cui Highwind avrebbe dovuto testare l’attrito provocato dalle forme di Tifa se lanciata nello spazio a una velocità pari a quella di un razzo. La teoria era stava ovviamente bocciata a suon d’insulti e minacce. Così come i termini “boe”, “gommoni” e vari ed eventuali inerenti alla navigazione che l’altro usava per descrivere i seni della barista. Scosse la testa: da quel punto di vista perfino avere le zampe di Red XIII al posto della mani non sembrava più così terribile.

-Ormai è passata. Red terrà quell’aggeggio infernale al sicuro.- disse.

-Spero che la getti in qualche cunicolo sperduto di Cosmo Canyon e che nessuno la ritrovi mai più…- aggiunse Tifa, recuperando una coperta da sotto il bancone.

Cloud pensò che sarebbe bastato tenere la Materia in questione lontano da Yuffie; ma anche la soluzione di Tifa aveva il suo perché.

L’osservò di lontano, mentre drappeggiava la trapunta sul trio di addormentati. Denzel farfugliò qualcosa a proposito della Fenrir e si sistemò meglio sotto il braccio di Barret; dopodiché tornò a giacere immobile. Accennò un sorriso e andò incontro a Tifa. L’altra sollevò lo sguardo su di lui, interrogativa.

-Che c’è? Non sei stanco?- fece.

-Sono stanco.- confermò –Ma oggi ho realizzato una cosa.- soggiunse; e la prese per mano.

La barista si fece più attenta e restò in silenzio, dandogli il tempo di esprimersi. E a volte lui ci metteva un po’. In questo caso, poi, non era facile, dato che l’imbarazzo era sempre dietro l’angolo. Si umettò le labbra.

-Quando sei uscita per comprare la torta.- spiegò, prendendola alla larga –Mi e tornata in mente quella volta al Gold Saucer. Ti ricordi? Le attrazioni erano libere… e a teatro eravamo la centesima coppia, così…-

-…ci invitarono a prendere parte allo spettacolo. Sì. Ricordo che ero agitatissima.- continuò l’altra per lui.

Cloud annuì.

-Non eri l’unica.- confessò quindi –E quando il narratore disse che il cavaliere avrebbe dovuto baciare la principessa… beh, mi sono fatto prendere dal panico.-

Tifa scrollò il capo, sorrise e gli scoccò un’occhiata maliziosa.

-È per questo che hai baciato il mago?-

Quella domanda l’imbarazzò oltremodo. Non poteva rispondere! Specie perché all’epoca si era comportato da scemo. Così si schiarì la voce e si grattò la testa con l’altra mano; cercando un modo per aggirare la questione.

-Il p-punto è un altro!- esclamò infine -Ho capito che non voglio più perdere l’occasione di baciarti. E voglio farlo ogni volta che posso. Sempre. Perché non baciarti il più possibile sarebbe da idioti.- sputò tutto insieme.

Ecco, dopo un’infanzia passata a seguirla di lontano senza nemmeno avere il coraggio di salutarla, le aveva vomitato addosso una valanga di parole. Che, per qualche strano motivo, gli sembravano pure sconclusionate. Incurvò le spalle e si portò istintivamente la mano sulla faccia.

Tuttavia le dita di Tifa andarono presto a scostargliela dal viso. La barista aveva gli occhi leggermente lucidi e un’espressione dolcissima che le distendeva le labbra in un caloroso sorriso.

-Ti ricordi che siamo saliti anche sulla ruota panoramica?- gli domandò di rimando. Annuì. –Ecco. In quell’occasione avrei tanto voluto confessarti i miei sentimenti… ma il panico ha preso il sopravvento e sono rimasta zitta.- confessò infine la barista –Che scemi, eh? Tutto il tempo a rincorrerci… quando ognuno di noi stava aspettando l’altro.-

Sorrise; e si accorse che l’imbarazzo non c’era più.

-Fortuna che alla fine siamo riusciti a trovarci.- commentò.

-Già. È dato che abbiamo perso già troppo tempo che cosa ne pensi se adesso tu e io…-

Tifa lasciò in sospeso, si sollevò sulle punte dei piedi e gli sussurrò all’orecchio il prosieguo. Un brivido rovente gli scivolò lungo la colonna vertebrale, dritto fino al bassoventre. L’altra si ritrasse. Si morse il labbro inferiore e sprofondò negli occhi di Tifa, che con soddisfazione lo fissava di rimando. Non poteva rifiutare; non dopo quella proposta così seducentemente sussurrata. Poi ci pensò su, realizzò e soggiunse: -Ok, lo ammetto. Avevi ragione e il tono alla Valentine di cui parlavi è sexy. Eccome. Ma qui lo dico e qui lo nego.-

L’altra ridacchiò. Barret invece grugnì, mandò a quel paese Cid e mugugnò qualcosa a proposito di un perizoma leopardato. Venne da ridere anche a lui. Tuttavia Tifa si portò l’indice alla bocca e gli intimò il silenzio; poi tornò a protendersi verso di lui. Intuì e schiuse le labbra, preparandosi ad accoglierla. Si sfiorarono delicatamente, in un timido e affettuoso cercarsi… preludio a qualcosa di più intimo e profondo.

Tant’è che poco dopo Tifa si distaccò, lo prese per mano e lo condusse su per le scale. Semplicemente, si lasciò guidare. A volte affannarsi era inutile e la soluzione più semplice era non fare nulla. In qualche modo, le cose andavano sempre così come dovevano andare…

-Per la cronaca: Yuffie ha detto che tutti sanno di noi. Quindi suppongo che i nostri tentativi di tenerlo nascosto siano ormai pressoché ridicoli.- fece Tifa d’improvviso; quasi gli avesse letto nella mente.

Poco male. Fece spallucce e continuò a salire.

-Vorrà dire che nessuno di loro si stupirà quando ti regalerò l’anello.- commentò; e Tifa gli saltò addosso con un gridolino stridulo.
 
***
 
Yuffie sbuffò. Niente. Adocchiò Vincent, che camminava poco più avanti di lei, a passo deciso e cadenzato. Quando le dava le spalle sembrava ancora più austero. E imperscrutabile. Sbuffò di nuovo, più forte. Niente. Mandò gli occhi al cielo e pensò di mettere il piede sul margine del suo mantello. Se fosse finito di faccia per terra non avrebbe potuto più ignorarla, considerò.

-Ci hanno praticamente messi in mezzo alla strada.- disquisì, distendendo la mano e osservandosi distrattamente le unghie; poi l’adocchiò di sottecchi –Che tirchi.- continuò –Ma tirchi forti!- perseverò –Spilorci e pidocchiosi, altroché!- soggiunse, enfatizzando il tutto allargando le braccia -Cid ci ha lasciato a piedi e Barret ci ha buttati fuori di casa senza nemmeno invitarci a restare per la notte! Scommetto che sei così silenzioso perché sei incazzato nero. Con loro, ovvio. Che dentro sei tutto un “grrr” e un “roar” –e bada che non mi riferisco al pipistrello gigante! No, no. E ricordati che sei arrabbiato con loro e NON con me, eh! E poi a che servono gli amici se non puoi scroccare nemmeno un posto letto?-

-Possiamo alloggiare presso la locanda.- rispose l’altro, asciutto. E neutro.

Così neutro che a confronto il bianco sembrava un colore. Acceso. Cioè, dopo tutto quello che era successo! Si era aspettata rimproveri e disapprovazione. Invece niente; e il non riuscire a capire che cosa diavolo gli passasse per quella stupida testa da Stoccafissorosso la stava letteralmente facendo impazzire, tirandola nell’incertezza. Ed era tutta colpa di Stupi-linguacciuto-Highwind! Poco ma sicuro: alla prima occasione disponibile gli avrebbe manomesso la Shera.

-È che sono stanca.- riprese -Mi fanno male i piedi. E la schiena. E ho sonno. E ho mangiato troppo. E mi sento pesante.- elencò, preferendo la propria voce al silenzio –Anche i migliori hanno i loro momenti di debolezza. Ho detto debolezza? No! Volevo dire i loro momenti meno gloriosi! Ecco. E poi dovresti essere comprensivo. Barret mi ha tirato il collo!-

-Barret ha tirato il collo di Cait Sith.- precisò l’altro, senza nemmeno guardarla.

-Pignolo! Pi-gno-lo!- replicò, puntandolo con l’indice –Potresti portarmi in spalla, comunque. Da gentiluomo.- continuò –Da gentildonna io prometto di tenere le mani a posto. Niente palpate. Neppure uuuuuna microscopica. Nemmeno per amore della scienza, come dice Stupi-pettegola-Highwind. E comunque è colpa TUA. Se copri sempre tutto con quel mantello è ovvio che viene la curiosità di scoprire cosa c’è sotto. E di toccare…-

Silenzio. Una quiete che la fece sentire estremamente stupida. Specie perché anche nominando i fatti e i –presunti- misfatti l’altro non dava segni di alcun tipo. Bene. Allora gli avrebbe messo il piede sul mantello…

-Quindi è vero.- commentò improvvisamente il diretto interessato.

Non era una domanda, ma una constatazione. Batté le palpebre, sorpresa; e accantonò la tattica che vedeva Valentine steso a terra. Quando poi si accorse di aver confessato, spalancò anche la bocca. Incapace di emettere suono. E dire che aveva passato più di due ore a negare disperatamente e a dare dello spergiuro-truffaldino-piantagrane a Cid!

Suo malgrado divenne paonazza dalla testa ai piedi. E desiderò sprofondare. Valentine invece rallentò, si portò una mano alla bocca e incurvò leggermente le spalle. Un momento! Yuffie tralasciò l’imbarazzo e inarcò il sopracciglio. Quel “pff” soffocato che aveva appena sentito non era forse…

Balzò indietro e puntò l’indice contro Vincent. -Stai ridendo! Cioè. TU stai ridendo. Di ME!- affermò quindi, occhi e bocca grandi –Oh, per Leviathan! Valentine sa ridere! Sono scioccata. E di brutto! NO. Non può essere. L’effetto della Materia è ancora attivo e tu in realtà non sei lo Stoccafissorosso che conosco io! Sì.-

L’altro si fermò e finalmente si voltò, fronteggiandola. Il suo viso era impassibile come al solito, ma negli occhi aveva una luce diversa. Una sfumatura meno greve che sembrava illuminarlo e dargli addirittura colore. Tacque.

-Sei davvero buffa, Yuffie.- disse invece Vincent; e continuò a fissarla. Calorosamente.

Ok. Era lui. Proprio lo Stoccafissorosso che conosceva lei. Nessuno avrebbe usato un termine obsoleto come “buffa”! E comunque… che diavolo! C’erano così tanti modi per descriverla, per farle un complimento. Anche se, in effetti, non era certa che quello fosse un complimento. E intanto Valentine aveva riso di LEI.

Inarcò ambo le sopracciglia, sollevò il mento e s’incamminò, sfrecciandogli accanto e lasciandoselo alle spalle come lui aveva fatto in precedenza.

-Scommetto che la Yuffie interpretata da Tifa non era così buffa.- fece -Scommetto che era dolce, carina, femminile -e noiosa, direi io. Roba da “ronf” e “snort”. E anche un po’ da “bleah”. E da diabete per direttissima, ovviamente. Eppure scommetto che a te –che sei vecchio e noioso- piaceva di più!- blaterò, invero indispettita alla sola prospettiva.

-Credo di preferire la Yuffie buffa. E pasticciona.-

La smentita le arrivò fra capo e collo come una doccia gelida. Nonché completamente inaspettata. Da quant’è che Valentine rideva e dava aria alla bocca con così tanta scioltezza? Era sempre più sorpresa. E più impacciata. Tant’è che arrestò il passò e restò immobile lungo la strada. Il cuore le batteva a mille nel petto, specie perché i passi dell’altro stavano avvicinandosi, comprendo la poca distanza che di fatto aveva posto fra loro. E lei non sapeva che cosa dire. O cosa fare. O cosa lui avrebbe detto o fatto. E si sentiva piccola; e buffa proprio come aveva detto lui.

-Se Yuffie fosse dolce, carina e gentile… non sarebbe Yuffie.- soggiunse l’altro, fermandosi proprio accanto a lei.

Nemmeno se ne accorse, ma chinò il capo e si fissò la punta dei piedi. Dei suoi fantastici piedi. Non fece in tempo a puntualizzarlo mentalmente e a riacquistare la sua proverbiale faccia tosta che le dita dell’altro andarono a sfiorarle il mento, in un invito gentile. Di rimando sollevò la testa e lo guardò, dritto in quegli occhi rossi. Così profondi, così caldi. Un brivido le scivolò lungo la schiena e sentì le gambe farsi molli. Deglutì, a corto di fiato.

Poi Vincent ritrasse le mano e riprese il cammino, lasciandola lungo la strada ad interrogarsi sul significato degli ultimi avvenimenti. Infatti incrociò le braccia al petto, aggrottò le sopracciglia e si concesse alcuni momenti di pura riflessione. In silenzio.
Cioè… in pratica le aveva detto che era buffa e impacciata. E che una Yuffie graziosa ed elegante non sarebbe stata Yuffie. Ne conseguiva che lei era rozza e sguaiata come Cid Highwind. Solo che il pilota era un maschio. E pure un maschio idiota!
A questo punto non era più sicura che Vincent Valentine le avesse rivolto degli apprezzamenti. Anche se quel tocco… e quegli occhi luminosi… Infine le tornò in mente quanto aveva provato allorché si era guardata allo specchio e aveva sperimentato una versione più spigliata e piaciona di Vincent Valentine. Non l’era garbato. Perché non era Vincent Valentine, il pistolero musone, taciturno e schivo che la faceva impazzire.

Quel pensiero spazzò all’istante tutti i dubbi e le restituì il buonumore. Spiccò la corsa e raggiunse l’altro, che proseguiva dritto per la propria strada. Una macchia rossa che spiccava sul livore di Edge.

-Ehi!- fece, accaparrandosi un’occhiata in tralice da Valentine –Dato che non sei arrabbiato –non sei arrabbiato, vero?- direi di pareggiare i conti e di chiuderla qui.- propose, col sorriso a trentadue denti stampato in faccia –Perciò… tocca pure! Guarda. Sono natiche d’acciaio. Tonde, alte e sode!- soggiunse, sporgendosi all’indietro con il sedere -Sarò piatta come una tavola, ma il fondoschiena c’è tutto! L’ho visto bene, mentre Tifa scorrazzava in lungo e in largo con le mie grazie. Perciò… forza! Prendi un bel respiro e buttaci mano. Tutto in una volta, così ti togli il pensiero!-

Silenzio. Di nuovo. Ma stavolta non era piatto. E Valentine s’era irrigidito, aveva trattenuto il respiro. Ciò le conferì ulteriore sicurezza: non gli era affatto indifferente! E gli ormoni dell’altro non erano morti del tutto. Il sogghigno sulla faccia di Yuffie s’allargò ancora di più, di pari passo col desiderio di stuzzicarlo.

-Andiamo! Una palpatina. Ma data bene. Devi acchiappare. A mano piena. Devi sentirne la consistenza. Che ne pensi?-

Per risposta ottenne una scrollata di capo e un lungo, rassegnato sospiro. Poi l’altro schiuse le labbra e pronunciò il classico: -Yuffie…-

Rise. Di gusto; e si sentì felice, inebriata dalle sfumature di suono che esprimevano più delle parole. E adorava il suo nome pronunciato da Vincent. E adorava il suo essere così stupidamente Valentine. 
 
Finito! *w* Ok, non so com'è venuto, ma spero che sia decente! xD (L'uomo del monte, alias marito, ha detto che la parte di Tifa e Cloud è diabetica. oo) E che nel complesso la fic sia stata piacevole da leggere. ^^ Per la cronaca: la questione del Gold Saucer è riferita alla mia personale partita di FF, in cui Cloud è uscito con Tifa e non con Aeris. Poi, dato che io sono scema, per puro sfizio ho cliccato sull'opzione di baciare il mago anziché la principessa, altresì Tifa. xD In ogni caso un po' mi spiace che sia finita. oo' In compenso ho altre idee che spero di riuscire a sviluppare in futuro. ^^ Intanto vi ringrazio tutti, per aver letto e commentato. È stato divertente raccontare questa storia. E lo è stato ancora di più perché c'eravate voi! *w* Grazie per il sostegno e per le belle parole! Davvero. >_< Sono commossa e voi siete stati fanstastici! Per il momento non posso che invitarvi a leggere "Meet The End"; anche se il tono della narrazione è differente. xD In ogni caso spero di risentirvi presto! *w*
Grazie ancora. E alla prossima!

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