Dolce Luna

di yuzuki chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una lieve brezza sfiorava l’erba color smeraldo e i capelli ramati sparsi su questa. Mi svegliai accolta dal tiepido calore che contraddistingue il sole primaverile. Accarezzai l’erba soffice su cui ero sdraiata, mentre ascoltavo il lento e dolce suono dello sciabordio di un fiume in lontananza. Assaporai questo momento idilliaco fino a che nella mia mente non iniziarono a sorgere particolari domande. Che cosa ci faccio qui? Come ci sono arrivata?
Solo a questo punto mi accorsi di un forte dolore interscapolare. I petali di ciliegio presenti sugli alberi in fiore attorno a me cominciarono a cadere, roteando come piccole ballerine. Li sospingeva piano il vento, che andava però rivelando la sua vera natura, divenendo sempre più impetuoso. Provai a girarmi di lato, ma non appena i muscoli iniziarono la loro contrazione il bruciore alla schiena si acuì, divenendo intollerabile. Abbandonai il mio intento, tornando supina sull’erba, non più così confortevole.
Un petalo rosa pallido cadde sul dorso della mia mano. Lo osservai per qualche secondo, poi provai, incurvando leggermente il busto, a raggiungere con le dita la fonte del dolore. Ci riuscii. La pelle risultava liscia e morbida ma ad un certo punto venni a contatto con qualcosa di diverso, un liquido viscoso. Avevo paura ma continuai ad esplorare quella zona, assetata di conoscenza. Ad un certo punto arrivai dove il dolore era più intenso e non trovai né la pelle né il liquido.
Urlai.
Tutti gli alberi erano ormai spogli, solo un bocciolo resisteva ancora allo sferzare del vento.
Ritirai la mia mano e la osservai. Era ricoperta di una sostanza rossa. Sangue.
Osservai per qualche secondo il fiore superstite cadere e depositarsi delicatamente sulle mie dita, assumendo nuove venature ad impreziosire la sua naturale bellezza. Il dolore scomparve per pochi secondi, ma riprese nel momento in cui cominciarono a staccarsi i petali.
Lo spazio intorno a me divenne allora di una tinta unica, il nero, il nero senza fondo, il nero privo di speranza. Entrai in una dimensione d’atarassia, che lentamente avvolse la mia coscienza e la mia intera esistenza.








Nota dell'autore: Salve a tutti :) Dopo varie esperienze nel fandom di Fairy Tail ho deciso di pubblicare una storia mia, nata l'anno scorso, sospesa e ripresa da pochi giorni :) Scusate se l'introduzione può essere un po' cruda, vi assicuro che non ci saranno più parti del genere :) Spero di avervi incuriositi con questo prologo, anche perchè non sono in grado a scrivere una trama accattivante ^^" Vabbè detto questo spero che questa storia vi piaccia e sono apertissima a commenti e proposte per migliorare il mio stile, quindi recensite in tanti ;)
Cercherò di pubblicare minimo un capitolo a settimana, se non riesco vi prego di perdonarmi ^^"
~yuzuki

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Yuzuki!Yuzuki! Yuzuki vieni giù, è ora di cena!”
Era la voce di mia madre… Aprii lentamente gli occhi. Sotto di me il libro di diritto, una pagina ancora attaccata al mio volto. Dannazione, perché deve esistere una materia così noiosa! Guardai l’orologio. Erano le otto in punto.
“Arrivo, arrivo!” risposi a mia madre, che continuava a chiamarmi dal tinello al piano terra. Mi diressi verso il bagno per lavarmi le mani e sciacquarmi il viso, in modo da mascherare il recente risveglio.
Scendendo le scale a chiocciola un invitante profumo di pizza mi coccolò ed accompagnò fino alla cucina, dove notai come fosse apparecchiato per quattro persone. Avevamo un’ospite. Mi voltai alla ricerca di mia madre e dello sconosciuto, trovando per primo il secondo. Era seduto sul divano, con i profondi occhi verde smeraldo che risaltavano sulla sua carnagione olivastra. Aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda bassa, lineamenti dolci e sinuosi ed un fisico alto e slanciato. Dimostrava all’incirca trent’anni. Non appena si accorse della mia presenza si alzò, abbozzando un leggero sorriso, per niente impacciato. Fu in quel momento che arrivò mia madre.
“Vedo che hai già visto Luigi” disse con la sua solita serenità “Ti ricordi di lui? È tuo cugino ed è stato il primo a prenderti in braccio quando sei nata.”
Fatto inusuale pensai. Ma grazie a queste parole riuscii a riconoscerlo in una delle foto incorniciate sul mobile di legno di fianco a lui. Non era cambiato di molto, nonostante fossero passati molti anni e all’epoca non fosse poco più di un ragazzino. Probabilmente era molto più vecchio di quanto dimostrasse.
Luigi fece un passo verso di me, continuando a sorridere benevolo. Più si avvicinava più mi rendevo conto di quanto fosse un bel ragazzo. Se non fosse stato per Gray e se ci fossimo trovati in un altro contesto non avrei fatto alcuna fatica ad innamorarmi di lui.
“È molto che non ci vediamo. Quanti anni hai ora?”
“Ne compio diciassette settimana prossima”
“Questo dimostra che sei proprio cresciuta! E dimmi, ce l’hai il ragazzo, vero?”
La domanda più odiosa che un parente potesse fare. Soprattutto considerando la mia situazione attuale. Stavo per rispondere quando sentimmo la porta di casa sbattere e mio fratello entrò, i pantaloni sporchi di fango.
“Giacomo! È la terza volta che rientri tardi questa settimana! E siamo solo a mercoledì! Stasera scordati il dolce”
“Ma mamma…”
“Niente storie e vai subito a cambiarti!” poi aggiunse rivolta a Luigi “Ti prego di perdonarlo… Fa sempre così… A volte penso di esser stata una pessima madre…”
“Mamma non è colpa tua! È lui che fa sempre di testa sua! Se tu non fossi un’ottima madre mi spieghi come avresti potuto crescere una figlia brava come me?” le dissi strizzando l’occhio.
“Che stupida che sei…” disse sorridendomi e avviandosi in cucina. Luigi intanto continuava a fissarmi, lo sguardo serio anche innanzi alla mia battuta. Sembrava quasi non considerarmi figlia di mia madre…
 
***
 
La sera cenammo tutti insieme e al termine di questa, mentre Luigi e Giacomo discutevano della finale di Champions League, mi trovavo in cucina, intenta a lavare i piatti. Mia madre era terribilmente stanca perciò decisi di riordinare casa al suo posto. Stavo preparando il lavandino quando mi accorsi che era ormai ora per Giacomo di andare a letto.
“Giacomo è tardi, vai a dormire! E niente scuse!”
Nel momento stesso in cui aprì la bocca per protestare un forte sbadiglio lo scosse. Decise perciò di congedarsi con un semplice “Buonanotte”
Iniziai a lavare i piatti mentre Luigi continuava a guardare la televisione. La situazione era leggermente imbarazzante, anche perché non avevo avuto molte occasioni di parlare con lui in quanto Giacomo era tanto affascinato dalla sua figura che non riuscì a stare zitto neanche un secondo per l’intera serata.
Mentre maneggiavo i piatti nell’acqua iniziai a sentire uno strano formicolio alla schiena. Improvvisamente il ricordo del sogno di quel pomeriggio mi assalì. Divenni incapace di compiere qualsiasi azione. Una strana sensazione pervadeva il mio corpo. Sentivo il lento gocciolare del rubinetto in sottofondo, dalla mia mente comparato al lento scorrere del sangue. Lasciai cadere il piatto a terra, portandomi le mani alla testa e accucciandomi a terra. Avevo paura, una paura che non avevo mai provato prima di allora. Iniziai a lacrimare e portai le gambe all’altezza del petto, raggiungendo la posizione fetale per cercare di difendermi dai miei stessi pensieri, cosa naturalmente impossibile. Ad un certo punto sentii due forti braccia avvolgermi in un dolce abbraccio. Rimasi colpita dal calore di questo gesto inatteso. Mi voltai e gettai il mio volto nel petto di Luigi, che iniziò ad accarezzarmi i capelli dicendo che era tutto a posto, che i dubbi presenti nel mio cuore sarebbero stati a breve chiariti.
Continuai a piangere e gradualmente mi abbandonai alla salda ma dolce stretta delle sue braccia, assopendomi in un sonno senza sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: Ed eccomi qui come promesso :) Spero che questo capitoletto vi sia piaciuto, anche se quello che ho presentato è essenzialmente un quadretto familiare ^^ Ma mi intrigava creare un contrasto tra le sensazioni della protagonista e l’ambiente. E sì si chiama Yuzuki xD Comunque intervengo un attimo con una domanda stupida. Quando avete letto sbagliare non vi è venuto automatico farlo? A me sì ^^”
Ok, dopo avervi illustrato i miei seri problemi mentali mi dileguo ^^”
Alla prossima! :)
~yuzuki

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Un flebile raggio di luce mi colpì gli occhi. Li aprii con cautela e mi accorsi che non era il sole a colpirli.
Mi guardai intorno con un misto di incredulità e curiosità. La camera da letto in cui mi trovavo era del tutto inusuale. I muri, il pavimento e il soffitto erano tutti decorati da delle nuvole. E la particolarità era che queste si muovevano, lasciando trapelare una soffusa luce bluastra. Nella stanza erano presenti unicamente un piccolo comodino dove era appoggiato un bicchiere d’acqua. Provai a mettermi seduta, ma quando feci per appoggiare il piede sul pavimento questi non si fermò, ma oltrepassò le nuvole, rimanendo sospeso. Lo tirai indietro di colpo, lo sguardo pieno di meraviglia. Solo allora notai la forma e la consistenza del mio giaciglio. Era anch’esso una nuvola. Mi presi la guancia tra l’indice e il pollice e cominciai a pizzicarmi, convinta che fosse un sogno. Ma potevo sentire la pressione delle mie dita sulla pelle e il fastidio causato dal mio gesto. No, non stavo dormendo. Continuai allora a guardarmi intorno, intimorita dal fatto che costituisse una sorta di prigione dalla quale non potevo fuggire.
“Vedo che ti sei svegliata… Dormito bene?” La voce proveniva dall’angolo in ombra alla mia destra e per quanto l’avessi udita solo poche volte era famigliare. Indirizzai lo sguardo nella direzione della provenienza del suono e notai la figura di Luigi. Era diverso da ieri sera. Aveva sciolto i suoi lunghi capelli nero corvini ed indossava una semplice tunica bianca, stretta in vita da una cintura dorata. Riuscivo ad intravedere al di là della sua schiena il movimento di qualcosa, ma ero troppo distante per capire se ci fosse un’altra persona con lui.
“S…Sì, direi di sì…” balbettai in risposta alla sua domanda “Sono solo un po’ confusa… Che razza di stanza è mai questa? Come fanno le pareti a muoversi? Da dove arriva questa strana luce blu? E perché sono qui? Ma soprattutto… Come fai a stare in piedi senza sprofondare!?” chiesi infine fissando i piedi del ragazzo, saldi al pavimento.
“Quante domande! Vedo che hai un grande spirito di osservazione. Ora ti spiegherò tutto, ma per prima cosa dobbiamo cambiare stanza” rispose avvicinandosi a me e tendendomi una mano. “Vieni, non aver timore. Questo pavimento è normalissimo, fidati di me.”
“Come faccio a fidarmi di te se ti ho appena conosciuto?”
“Mh… Bhe, non hai tutti i torti… Mettiamola in questo modo. Dal momento che mi hai fatto tutte quelle domande posso dedurre che voglia sapere le risposte a queste. Ma per conoscerle devi per forza camminare su questo pavimento. Quindi, vediamo quanto è forte la tua determinazione” rispose lui con tono di sfida.
Il mio orgoglio, l’unica cosa che nessuno avrebbe mai dovuto toccare era appena stato profanato. Non potevo non riscattarmi dalle sue parole.
“Bhe, se la metti in questo modo direi che posso provare. In fondo non posso passare il resto dei miei giorni su questa specie di letto”
Chiusi gli occhi per un istante appena percepibile, per poi alzarmi in piedi di colpo. Ma il pavimento non aveva alcuna intenzione di reggermi. Solo il provvidenziale intervento di Luigi riuscì a bloccarmi. Mi tirò su senza sforzo e mia adagiò nuovamente sulla nuvola. Gli lanciai una veloce occhiata, per poi abbassare le sguardo, vergognosa.
“È inutile che ridi…”
“Perdonami, ma non ho potuto resistere alla tentazione” disse mal trattenendo un risolino
“Non farti beffe di me!” gli urlai contro arrabbiata. Notai allora che si era girato, dandomi la schiena e mostrandomi ciò che fin dall’inizio mi aveva nascosto. La tunica presentava un lungo scollo sulla schiena, che lasciava in evidenza il fisico ben tornito e… un paio di ali. Candide come la neve si muovevano impercettibilmente.
“Carine vero?” disse girandosi e facendo l’occhiolino.
“È grazie a quelle che non cadi giù?”
“Esattamente”
“Credo di odiarti”
Senza dar troppo peso alle mie parole mi si avvicinò, prendendomi in braccio.
“Aggrappati al collo, ti porto nell’altra stanza così potrai sapere tutto”
“Ma non potevi dirmelo subito che non sarei stata in grado di muovermi da sola?”
“Se non l’avessi fatto non ti saresti fatta portare. E poi devo ammettere che è stato divertente”
“Ora posso dirti di odiarti per davvero”
“Bhe, cercherò di farmi una fama migliore da ora in poi”
Non riuscì a ribattere in quanto ero completamente assorta dalle sensazioni che quel contatto mi provocava. La sua pelle era fresca, profumata da una leggera fragranza alla menta. Le sue braccia e le sue mani accarezzavano inconsciamente le mie gambe, in parte scoperte. Ogni suo piccolo spostamento veniva da me percepito e tramutato in un piccolo brivido di piacere. Il suo tocco lieve ma caldo non poteva far altro che cullarmi. Alzai lo sguardo verso il suo viso, che potei ora osservare con più precisione. Gli occhi verdi spiccavano luminosi sull’incarnato scuro e i lunghi capelli sciolti contornavano il suo viso angelico. A questo pensiero mi sollevai leggermente per guardare la sua schiena. Le ali piumate si alzavano e abbassavano lentamente e senza sforzo. Allungai una mano verso di queste e le accarezzai. Erano molto morbide. Alla base di ciascuna notai una specie di globo luminoso azzurrognolo.
Osservai infine l’ambiente in cui ci trovavamo ora. Tutto era come nella precedente camera, le nuvole continuavano a muoversi dando un effetto quasi ipnotico. Ad un certo punto il tutto si trasformò, facendosi scuro, e l’aria divenne umida. Sentii il freddo entrarmi nel corpo e per puro istinto mi strinsi forte al petto di Luigi, proprio come un anatroccolo si rifugia tra le ali della madre.
“È solo una nuvola passeggera, tranquilla. Tra poco ti sentirai meglio” disse guardandomi e sorridendo. Annuii e poco dopo la temperatura aumentò nuovamente.
Passarono cinque minuti durante i quali nessuno parlò e poi entrammo in una stanza completamente diversa dalle altre.
“Ok, il viaggio è finito, ora puoi camminare senza problemi” Mi aiutò a rimettermi in piedi e poi mi prese per mano. “Vieni, dobbiamo andare verso il centro della sala.” Ci incamminammo verso un globo luminoso al centro della sala, totalmente buia, tanto da non lasciar la possibilità di distinguerne i limiti. Una volta vicini alla sfera si fermò e si girò verso di me
“Ora immergerò la tua mano nell’Omicron. La tua storia ti sarà rivelata. Non aver timore, sebbene certe cose possano esser sconcertanti ricordati che ti starò sempre accanto…” disse inclinandosi verso di me, lasciando un bacio sui miei capelli “Se avrai altre domande una volta conclusa questa esperienza sarò pronto a rispondere a tutto… Sei pronta?”
Lo fissai un istante e nel momento stesso in cui pronunciai un si timoroso immerse la mia mano all’interno del globo. La sua consistenza era simile a quella di un liquido molto denso ed era freddo al tatto. Non riuscii ad avere altre percezioni in quanto mi trovai subito catapultata in una nuova realtà.   
 
 
 
 
 




 
 
Nota dell’autore: Eccomi^^ Per prima cosa Buona Pasqua a tutti^^
Come vi è sembrato il capitolo? Devo ammettere che rimane un po’ una parte di passaggio, in quanto si concentra più sui personaggi e la loro interiorità che sull’azione ^^” Spero che nonostante ciò vi sia piaciuto^^ E il dolce Luigi che si rivela essere un angioletto? :3 Bhe, credo che questo risvolto fosse abbastanza intuibile, ma non importa, qualcuno doveva ben rivestire questo ruolo no?
E poi c’è questa possibile coppietta che si fa avanti, chissà cosa riserverà loro il futuro :333
Vabbè, vi lascio xD
Alla prossima, e mi raccomando, fatemi sapere in tanti cosa ne pensate, se vi sto annoiando o altro :) 
~yuzuki

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il cielo era limpido e terso, dell’azzurro tipico delle serene giornate invernali. Nonostante ciò l’aria era tiepida ed impregnata di una particolare fragranza dolciastra. Il paesaggio era idilliaco. Ero al centro di una radura, circondata da alcuni ciliegi in fiore. L’erba sotto di me risplendeva al sole, rivelando il suo color verde smeraldo in tutto la sua magnificenza. In lontananza si udiva inoltre lo sciabordio di un ruscello. Il tutto mi sembrava molto famigliare. Mentre sedevo sull’erba fresca cercai di ricordare ma i miei sforzi erano inutili. Rimasi allora con gli occhi chiusi ad assaporare la pace e la tranquillità dei quel luogo. Il vento che mi accarezzava dolcemente i capelli, il contatto con l’erba fresca, il profumo dell’aria, tutto mi dava l’impressione di appartenere a quel luogo.
Aprii lentamente gli occhi, assaporando nuovamente il paesaggio che mi circondava. Le tinte predominanti erano l’azzurro, il rosa e il verde, ma all’interno di quest’ultimo vi era qualcosa che stonava. Un punto più scuro, nero.
Mi alzai e mi incamminai verso la macchia, percorrendo il perimetro del bosco. Improvvisamente qualcosa mi si parò davanti agli occhi e mi cinse la vita, trascinandomi con forza dietro i ciliegi. Provai a divincolarmi, ma la presa era troppo forte.
“È ancora troppo presto perché tu veda ciò che è la tua vita. Prima devi conoscere altre cose.”
Era una voce maschile, calda ma allo stesso tempo lontana, antica, imponente. L’uomo fece scivolare la sua mano sul mio naso e sulla mia bocca, facendomi respirare un profumo fresco, simile al muschio. Provai a morderlo e a voltarmi verso di lui per vederlo in viso ma improvvisamente il mio corpo cedette e la mia volontà venne sopraffatta da qualcosa di superiore.
Persi conoscenza, ma questa volta le calde braccia di Luigi non erano lì pronte ad accogliermi.
 

 
***
 

Mi ritrovai di fianco ad un ruscello, probabilmente quello che prima udivo in lontananza. Mi misi a sedere e mi accorsi di non essere più sull’erba ma su ciottoli.
Mi guardai intorno alla ricerca dell’uomo che mi aveva rapita, ma non vidi nessuno. Di fronte a me era adagiata sul terreno una piccola bisaccia. Provai ad alzarmi ma delle catene bluastre comparvero ai miei polsi e alle mie caviglie e mi bloccarono. Mi rimisi a sedere di colpo, urtando la ghiaia con il braccio e ferendolo superficialmente. Mi guardai i polsi ma in quel momento non vidi nulla. Provai allora ad alzare il braccio e poco prima di raggiungere la massima estensione il mio piccolo carceriere fece nuovamente capolino. Provai a toccarlo ed ebbi la sensazione di sfiorare catene vere, fredde e metalliche, ma non appena abbassai l’arto facendole scomparire non trovai più resistenza.
Credevo di impazzire. Prima arriva mio cugino e scopro che è una sottospecie di angelo, poi vengo imprigionata da qualcuno in un mondo strano con delle manette che sembrano magiche.
Cosa diamine stava succedendo?
Rimasi a riflettere su quella sequenza di eventi cercando una spiegazione logica a tutto ciò, mentre un senso di terrore mi pervadeva. Mi sentivo bloccata al suolo da una forza maggiore, non rappresentata dalle catene ma dalla paura, la paura verso l’ignoto. Avevo osservato cose che non tutti potevano vantare di aver visto, che avrebbero sconvolto la vita mia e di tutto il mondo. Già, sconvolto… Per me non c’era speranza ormai, e anche se ci fosse stata la possibilità di dimenticare tutto mi sarei rifiutata di farlo, ma gli altri non sapevano ancora niente, e niente avrebbero dovuto sapere, almeno per il momento. Una scoperta del genere metterebbe in crisi molte istituzioni, ma in particolare la mentalità e la morale comune. Avrebbe inoltre causato l’inizio di una nuova epoca. Ma in fondo se anche avessi parlato chi mi avrebbe creduto? Sarei finita in un manicomio molto probabilmente. In fondo la “casa dei matti” è semplicemente l’abitazione dei diversi, di coloro che vedono il nostro bellissimo e malefico mondo da un’angolatura particolare. Cosa ci induce a pensare che le nostre credenze siano quelle giuste? Lo crediamo unicamente perché siamo in tanti, ma in fondo non sono state le persone diverse a cambiare il mondo in meglio? Chi si adatta alle regole stabilite dagli altri è succube della natura e della vita, non la domina e si lascia sopraffare. Era quindi meglio essere diverso e non accettato o una copia della mentalità altrui?
La mia domanda non ebbe risposta poiché sentii un rumore provenire dal piccolo corso d’acqua, il che mi distrasse dai miei pensieri. Guardai il corso del ruscello e ad un certo punto scorsi una figura che risaliva scioltamente e leggiadramente il flusso acquatico. Continuai ad osservala, iniziando a distinguerne i caratteri. Quando infine si trovò alla mia altezza si fermò, si aggrappò con le mani agli argini e fissò il suo sguardo nel mio. Aveva gli occhi azzurri come il cielo e lunghissimi capelli biondi raccolti in una treccia in parte immersa in acqua. Al collo portava una collana a forma di goccia, che luccicava alla luce del sole. Mi studiò per qualche istante, per poi adagiare il capo sulle braccia incrociate al suolo, sorridendo. Notai solo allora la particolare configurazione delle sue orecchie. Erano senza lobi e leggermente a punta.
“Iris, mi fa piacere che tu sia già arrivata” La ragazza sollevò la testa annuendo e iniziò a gesticolare rivolgendosi ad una persona alle mie spalle. La figura si accucciò a fianco a me e con la stessa voce di colui che mi aveva addormentata dichiarò:
“Era ansiosa di vederti” volse il viso verso il mio e sorridendo aggiunse “Iris questa è Yuzuki, Yuzuki questa è Iris. Purtroppo lei non può parlare quindi potrai comunicare con lei unicamente tramite il linguaggio dei segni”
Mi voltai verso Iris che mi salutò agitando la mano. Le sorrisi e mossi appena la mia di rimando. Il suo volto rispecchiava un’anima dolce, premurosa e pura, in totale armonia con la natura.
Mi volsi allora verso l’uomo. Aveva la pelle olivastra, lineamenti delicati, i capelli neri tagliati corti e gli occhi scuri. Assomigliava molto a Luigi.
“Ora lei la conosco, ma di te non so neanche il nome”
“Questo non è importante, anzi preferirei che tu lo ignorassi per il momento. Quando avrai bisogno di me chiamami semplicemente maestro”
Lo guardai con aria dubbiosa. “Almeno toglimi le catene. Sono opera tua,vero?”
Senza dire niente aggrottò le sopracciglia per un attimo, per poi farmi segno di alzarmi. Seguii la sua istruzione e mi accorsi che le catene erano sparite.
“Iris, precedici in città. Lì compiremo il nostro compito” la ragazza annuì e salutò entrambi per poi girarsi e scomparire tra le onde. Solo a quel punto mi accorsi di un dettaglio non del tutto insignificante. Al posto delle gambe aveva una rossastra coda squamosa.
“Non si finisce mai di imparare” pensai.
L’uomo mi prese il braccio e mi fece affiancare a lui. Lo guardai con aria interrogativa ma egli iniziò a camminare a passo svelto senza preoccuparsi di me. Mi sciolsi allora dalla sua presa e mi fermai di colpo. A quel punto anche lui si bloccò.
“C’è qualche problema?” chiese leggermente stizzito
“Non saprei, maestro” risposi marcando particolarmente quell’ultima parola “Mi trovo in un posto che non conosco ma trovo familiare, abitato da creature mitologiche. Inoltre un uomo, che non osa neanche dirmi il suo nome, mi trascina verso un luogo sconosciuto… E io sono arrivata qui inviata da un angelo. Si direi che non vi alcun tipo di problema” continuai ironica.
“Stiamo andando verso la capitale, la città circolare ed acquatica, la città costruita sul nulla. Una volta arrivati lì io e Iris ti spiegheremo tutto” disse senza battere ciglio.
“È un vizio particolare di voi esseri magici il voler spiegare le cose in luoghi speciali?” chiesi più a me stessa che a lui, in un sussurro.
“Non ho sentito. Cosa hai detto?”
“Niente, niente. Stavo solo pensando a voce alta.”
Così lo seguii in mezzo alla foresta, fino a quando essa non si interruppe di colpo per lasciare il posto ad un’immensa città.
“Siamo arrivati. Questa è Atlantide”
 
 
 
 
 
 
 


 
Nota dell’autore: Scusate il ritardo^^” Comunque eccomi con un nuovo capitolo :) Spero che la storia vi stia avvincendo almeno un goccio ^^ Comunque ringrazio tutti coloro che hanno deciso di leggerla fino a questo punto e in particolare AlexaStyles che l’ha inserita tra le preferite :)
Ora vi lascio, sperando di riuscire a pubblicare presto nonostante la scuola^^
A presto :)
~yuzuki
P.S. Lasciatemi qualche piccola recensione se vi va, mi farebbe molto piacere ^^

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