The return of the demigods

di Tikal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Laguna Blu ***
Capitolo 2: *** Fix you ***



Capitolo 1
*** Laguna Blu ***


div style="text-align: center;">Capitolo 1
Laguna blu

 
Seduta a un tavolo di un caffè che dava sulla città, una ragazza era china su un vecchio libro di testo dalla copertina sgualcita e strappata.
Era completamente assorta dalla lettura, i suoi occhi, grigi come la tempesta, non si staccavano dalla pagina, le dita abili e veloci scorrevano le righe e si fermavano solo per scostare ciuffi di capelli biondi sfuggiti alla coda fatta frettolosamente.
La ragazza spostò distrattamente la ciocca di capelli biondi, sul viso dipinta un’espressone concentrata e assorta, come se il testo che stava leggendo fosse la cosa più importante in quel momento.

 
 
Il sole stava già tramontando, indorando le calli con i suoi ultimi raggi dorati, quando lei, finalmente, si alzò dal suo tavolo e si diresse verso l’uscita. Varcata la soglia gli ultimi raggi del sole morente la inondarono di luce, e lei schermò gli occhi con una mano per proteggerli, aggrottò la fronte osservando ammirata la città che si estendeva sotto il suo sguardo. 
Venezia. 

Aveva sempre sognato di visitare l'Italia, e la città sull'acqua era in cima alla sua lista. Ammirava il complesso ed intricato lavoro edile e architettonico che i fondatori avevano fatto per creare la città, e aveva scelto di passarvi un anno per poter studiarne al meglio l'architettura complessa e affascinante. 
Voleva diventare architetto; sin da piccola, quando le altre bambine si divertivano a giocare con le bambole, lei preferiva costruire piccoli edifici con le mattonelle giocattolo, o combattere contro gli altri bambini. 
Si incamminò velocemente in direzione dell'appartamento che condivideva con Sarah, un'altra ragazza americana, che, come lei, stava trascorrendo l'anno scolastico all'estero; la ragazza affrettò il passo, per evitare di rimanere chiusa fuori di casa nel caso in cui Sarah fosse uscita prima che tornasse. 
Era a Venezia da due settimane, ma continuava a perdersi continuamente tra le calli e i canali, alle volte per la poca conoscenza che aveva della città, altre perché rimaneva incantata a osservare gli edifici, scordandosi la strada. 
Fissò confusa l'incrocio che le si parava davanti, incerta su quale via imboccare per tornare all'appartamento. Si mordicchiò nervosa il labbro inferiore, mentre il suo cervello pensava a quale strada prendere. Aveva lasciato a casa il cellulare poiché non voleva essere disturbata durante lo studio, quindi non poteva nemmeno chiamare Sarah per chiederle aiuto. 
Decise di tornare su i suoi passi, per chiedere aiuto al proprietario del bar dove studiava; si girò e per poco non fece cadere in acqua un ragazzo. 
<< Aiuto! >> gridò lui, aggrappandosi alla sua giacca. Lei gli afferrò il braccio e tirò con tutte le sue forze. Rimasero immobili per un attimo, in una situazione di stallo, trattenendosi a vicenda per non cadere nella laguna. 
Le mani della ragazza erano scivolose e lei perse la presa, cadendo in acqua assieme a lui, che non le aveva ancora lasciato la giacca. Caddero in acqua con un tonfo. Lei fu la prima a riemergere, i capelli biondi zuppi d'acqua. Immediatamente delle mani si tesero verso di lei, per tirarla fuori dall'acqua. Lei ne afferrò una e si lasciò aiutare ad uscire. 
Il ragazzo che era caduto con lei uscì quando lei era già sulla strada, mentre una signora le porgeva un asciugamano per cercare di asciugarsi. Gettò un’occhiata al campanile dietro di lei e impallidì, non avrebbe mai fatto in tempo a tornare a casa.
Lasciò lì asciugamano alla donna e se ne scappò via, senza gettare nemmeno uno sguardo indietro.
 


<< Finalmente sei tornata, Allie. >> l’accolse Sarah quando le venne ad aprire la porta. << Dove sei.. Oddio! Cosa hai fatto? Sei tutta bagnata! >> Allie scosse le spalle ed entrò, cercando invano di tranquillizzare l’altra.
<< È tutto ok, sul serio Sarah. Sono solo caduta. >>  << Nella laguna? >> disse Sarah sarcastica. << A dir la verità sì.. >> mormorò lei. Sarah scosse la testa, rassegnata. << Non voglio sapere altro. Va a cambiarti, stasera si esce. >> Allie borbottò qualcosa che l’altra non capì e se ne andò in bagno.
Sarah studiava Scienze politiche e aveva un solo anno in meno di lei, per quanto si sforzasse di non darlo a vedere, era bella in un modo tutto suo. Si tagliava i capelli da sola, e quindi erano asimmetrici e irregolari, ma metteva così in risalto i tratti da pellerossa che aveva ereditato da suo nonno, e gli occhi cambiavano colore.
Allie si intrufolò velocemente nella doccia, lavandosi via lo sporco della laguna.
Mentre l’acqua scendeva i suoi pensieri continuavano a tornare a quel ragazzo, quello che l’aveva trascinata nella laguna. Per un attimo, quando i loro sguardi si erano incrociati, lei aveva sentito un fremito correrle su per la schiena, come un brivido. Forse lo aveva già incontrato ad una festa? Era probabile, ma allora perché le aveva fatto quell’effetto?  
Com’era possibile? Nessu
no dei ragazzi che aveva incontrato le faceva quell’effetto, e non si ricordava di nessuno come lui.
Allie sospirò e chiuse l’acqua. Uscì dalla doccia avvolta in una nube di fumo e si asciugò in fretta.
In camera rimase dieci minuti davanti al suo guardaroba, incerta su cosa mettere. Sarah non le aveva specificato che tipo di serata avrebbero passato, era meglio vestirsi normalmente? O forse l’abito grigio da cocktail sarebbe andato meglio?
Alla fine optò per una via di mezzo tra i due: un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta bianca; Sarah entrò mentre lei aveva appena finito di cambiarsi. Indossava anche lei un paio di pantaloncini di jeans e una maglia blu, solo che lei stava benissimo anche così. << Allie sei pronta? >> le domandò. << Due minuti Sarah. Sistemo i capelli e arrivo! >> le rispose l’altra di rimando. Sarah sbuffò e si avvicinò all’amica. << Faccio io, va bene? >> le prese le ciocche dalle mani e le intrecciò velocemente i capelli biondi con dei nastri grigi in una bellissima treccia. << Ecco fatto. >> disse sorridendole. << Grazie Sarah. >> rispose Allie ammirando l’acconciatura. Lei non sarebbe riuscita a farla nemmeno in due ore. << Di niente. Ora andiamo o faremo tardi. >> sbuffò Sarah.
 


Il locale si chiamava “Laguna blu”, ed era in centro alla città, tra le case sull’acqua e le gondole senza tempo. Quando entrarono Allie si chiese cosa ci facessero lì. Sarah non era il tipo da locali pieni di gente, e quel posto era quasi soffocante.
Ragazzi di tutte le età ballavano come dei forsennati, mentre al bar un uomo versava da bere ad altri. La macchina del fumo offuscava la vista e più di una volta la ragazza rischiò di andare a sbattere contro qualcuno.
<< Scusate! Scusami! Lasciatemi passare per favore! >> gridava Sarah poco più avanti di lei, cercando di passare per raggiungere il bancone mentre Allie la seguiva a ruota.
<< Sarah, si può sapere perché diamine siamo venute qui? >> le chiese Allie fermandola un momento.
<< Un mio amico mi ha chiesto di venire.. era da tempo che non ci vedevamo.. ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto venire.. >> disse lei gridando sopra la musica. << Cosa? Chi? >> chiese Allie, senza essere però udita dall’amica che continuò imperterrita a avanzare tra la folla. “Oh, fantastico.” Penò tra se Allie mente seguiva l’amica.

 
 
Sarah condusse Allie dietro le quinte del palcoscenico sul quale erano già stati preparati gli strumenti musicali, dietro il palco un ragazzo dai ricci scuri e ribelli stava finendo di controllare le luci. << Jack! >> lo chiamò Sarah. Il ragazzo alzò la testa dal suo lavoro, aveva gli occhi scuri che brillavano di una luce tipica dei combina  guai, e non era molto alto. Indossava un paio di jeans con le bretelle e una camicia coreana. 
<< Sarah! Che ci fai qui? >> la salutò.
<< Sai com'é.. passavo da queste parti.. Oh, andiamo! Pensavi che mi sarei persa il vostro concerto? >> gli rispose scherzosa. Lui rise, e Allie pensò che assomigliava a un folletto. 
<< Jack a proposito, questa é Allie Roberts. >> disse Sarah indicando l'altra. Jack spostò lo sguardo su di lei, scrutandola a lungo.  
<< Piacere Allie, sono Jack Rodriguez, lieto di conoscerti. >> disse con un finto baciamano.
<< Jack, dove sono gli altri? >> chiese Sarah allungando il collo dietro Jack alla ricerca di qualcun'altro.
<< Chi stai cercando Lawrence? >> fece una voce alle spalle della ragazza, mentre delle braccia si stringevano attorno alla sua vita. 
<< Di sicuro non te, Mr. Perfettino >> rispose acida Sarah scostandosi di dosso le braccia e girandosi verso il ragazzo dietro di lei. Il ragazzo sogghignò, fissando la ragazza di fronte a lui. << E andiamo Sarah! Mi dispiace! >> Sarah rispose qualcosa che Allie non udì. Il suo sguardo si era fissato su un punto dietro le spalle del ragazzo.
<< Che ci fai qui? >> domandò, più brusca di quanto avesse voluto. Era il ragazzo di quel pomeriggio, quello con cui era caduta in acqua.
<< Sono nella band. Suono il basso. >> fu la risposta.
<< Senti.. mi dispiace per oggi.. non volevo trascinarti in acqua con me.. >> lei sorrise.
<< Non é nulla. >> fece lei, liquidando la faccenda con un gesto della mano.
<< Sei americano? >> lui annuì. << Di New York. Sono qui in viaggio di studio. Studio alla facoltà di Oceanografia. Tu? >>
<< Sono di San Francisco, e anche io sono qui per l'università. Sto studiando per laurearmi in architettura. >> rispose. 
<< A proposito, io sono Allie. >> gli tese la mano e lui la strinse. Aveva una presa forte e accompagnò la stretta con un occhiata intensa e penetrante. 
Allie si rese conto di non averlo ancora studiato per bene. 
Era alto, poco più di lei. Aveva i capelli scuri, neri e spettinati, e un sorriso caldo che infondeva sicurezza, la pelle abbronzata era messa in risalto dal colore della maglietta, di un arancione brillante. 
Ma ciò che la catturò di più furono gli occhi, verdi, dello stesso colore del mare, quando é calmo, la fissavano colmi di affetto, allegria, curiosità e calore. 
Sentì un brivido correrle lungo la schiena, come quel pomeriggio, quando, per un attimo i loro sguardi si erano incrociati, e si ricordò di non averli mai visti prima, di così belli. 
<< Io sono Andrew. >> rispose lui senza interrompere la stretta e senza spostare lo sguardo dai suoi occhi.
<< Sono venuta qui per vedere Jack, non te Peter! >> la voce di Sarah li riportò alla realtà; stava ancora litigando con Peter, il quale si cercava di spiegarsi disperatamente.
<< Come mai Sarah è così arrabbiata con lui? >> chiese Allie al ragazzo, lasciandogli imbarazzata la mano.
Lui si incupì. << Lei e Peter stavano insieme da qualche mese, erano una coppia dolcissima, ma poi, circa un mese fa, Peter ha fatto una scemenza e lei lo ha lasciato. >> Andrew alzò le spalle. << Lui sta cercando di farsi perdonare da allora, ma, a quanto vedo, non sta avendo molto successo. >>
Allie sorrise, guardando distrattamente i due ragazzi che continuavano a urlarsi contro.
<< Per me stanno benissimo insieme, di solito gli opposti si attraggono. >> il suo sguardo si posò sull’amica; si capiva che Sarah, qualunque fosse stata la scemenza che Peter aveva fatto, lo amava ancora. Lo si vedeva da come gesticolava, si sentiva nell’inflessione della voce quando pronunciava il suo nome, nonostante dicesse di essere arrabbiata.
<< Hai ragione. >> Allie sentiva lo sguardo di Andrew perforarle la nuca, e il suo cuore iniziò a battere sempre più velocemente, minacciando di sfondare la cassa toracica. Sentì il rossore salirle alle guancie e ringraziò il cielo che dietro il palco fosse buio.
<< Basta ragazzi! Peter dobbiamo andare! >> Jack stava inutilmente cercando di dividere i due che continuavano a gridarsi addosso.
<< Hey ragazzi! Scusate il ritardo! Che mi sono perso? >> chiese una voce alle sue spalle. Allie si girò, a parlare era stato un ragazzo che ansimava per la corsa. << Nulla Chris. Sarah e Peter stanno litigando, di nuovo. >> rispose pragmatico Jack giocherellando distrattamente con una chiave inglese. << Oh, ciao Jasmine. >> Jack salutò una ragazza, apparsa poco dopo Chris, che gli rispose con un cenno del capo.
<< Pensi che dovremmo farli smettere? >> chiese Allie al folletto, lui scosse la testa divertito.
<< No, lasciali fare. Basta che Peter ci dia un taglio entro i prossimi due minuti. >> la ragazza sorrise. In fondo gli amici di Sarah non erano così male.
<< Seven sul palco tra due minuti! >> annunciò un tecnico. Jack si sporse oltre Allie per controllare l’entrata.
<< Non è ancora arrivata. >> dichiarò piatto mordendosi il labbro. << Dove diavolo si è cacciata? >>
<< Jack vedrai che arriverà. >> rispose Chris. << Chi deve arrivare? >> chiese Allie curiosa.
<< La cantante del gruppo, Francesca. >> rispose cortese Jasmine. << Di solito è sempre puntuale.. non vorrei che.. >> Jasmine guardò Chris. << Tranquilla J, vedrai che non le è successo nulla. >> rispose lui, abbracciandola.
Nel frattempo Peter e Sarah avevano smesso di litigare, ma continuavano a guardarsi male e a lanciarsi occhiataccie, mentre si allontanavano sempre di più l’uno dall’altra.
<< Seven sul palco tra un minuto. >> ripeté il tecnico.
<< Non possiamo aspettarla! Come facciamo? Non possiamo mandare tutto a rotoli! >> Jack era sempre più nervoso, continuava a camminare in cerchio con le mani seppellite nei ricci scuri lanciando imprecazioni in inglese, spagnolo, italiano e, con grande sorpresa di Allie, in greco.
<< Calmati Jack. >> disse Andrew. << Calmarmi? Come diavolo faccio a calmarmi, Andrew! Siamo senza cantante! Dove la trovi un’altra cantante che conosce le canzoni in meno di un minuto? >> domandò il folletto, sempre più agitato.
Andrew spostò il suo sguardo su Allie, aveva un espressione a metà tra il divertito e il colpevole.
<< Sai cantare? >>
 
 
 
Angolo della malata mentale autrice
Per prima cosa, ciao a tutti!!
Sono finalmente riemersa dal mio periodo buio e sono tornata!!! (poveri voi)
Passiamo alla storia..
Mi scuso nel caso abbia sbagliato qualcosa nella descrizione (anche se breve)
di Venezia, ma non ci sono mai stata, quindi vi prego di perdonare la mia ignoranza.
Sappiate che questo obbrobrio questa storia è frutto di una domenica notte in cui non sapevo cos’altro fare se non intasare le note del cellulare (dormire? Ma quando mai, il giorno dopo avevo solo una verifica di fisica! -.-)
So benissimo che ho messo “quasi tutti” come personaggi, non sono stupida, non vi voglio rivelare nulla adesso,
ma sappiate che la banda Jackson & Co. arriverà presto! ;)
 *risata malefica*
Vi prego di aiutare l’ente A.S.F.T. (Autori Seriamente Fuori di Testa)
donando due minuti del vostro tempo per una, anche minuscola, recensione.
Ringrazio di vuore chiunque abbia letto fin qui <3
Al prossimo capitolo
Baci,
Virgia99 <3
 

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Capitolo 2
*** Fix you ***


Capitolo 2
Fix you
 
 
Le luci si accesero di colpo, illuminando la figura snella di una ragazza dai capelli biondi.
Allie avrebbe voluto dire che non si sentiva affatto in ansia, avrebbe voluto sentirsi come aveva detto ad Andrew, tranquilla e rilassata. Ma allora perché sentiva lo stomaco che minacciava di ributtare fuori la misera cena di quella sera?
Il cuore le batteva così forte che lei pensò che stesse per scoppiare; deglutì nervosa. La folla di gente gridava, invocando a gran voce il nome della band, mentre lei iniziava a sentire le gambe molli e instabili.
Sentiva le mani perdere la presa sul microfono, goccioline di sudore le imperniavano il viso, attaccando i capelli alla fronte.
I ragazzi attaccarono a suonare la canzone. Le avevano detto che avrebbero suonato “Fix you” dei Coldpaly, ma alle sue orecchie le note arrivavano indistinti e distanti, come se stesse ascoltando da dietro un vetro.
 
 “When you try your best
But you don't succeed
When you get what you want
But not what you need
When you feel so tired
But you can't sleep
Stuck in reverse”
 
Le parole della canzone le uscivano trepidanti e timide dalle labbra, il cuore andava a tempo con la batteria, rallentando di colpo i battiti per poi tornare a battere più veloce di un cavallo a galoppo.
 
And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace 
When you love someone but it goes to waste
Could it be worse?
 
“Già,” pensò Allie. “potrebbe andare peggio?”  “Sì” sussurrò una vocina nella sua testa. “Potrebbe succedere di nuovo, e nessuno verrebbe ad aiutarti.” Lei cercò di scacciare l’idea dalla mente, ma questa continuava a ripresentarsi. Se fosse successo di nuovo mentre cantava? Cosa sarebbe accaduto? I suoi amici le avrebbero creduto? L’avrebbero presa per pazza, molto probabilmente. Fece una pausa, cercando di controllare il respiro, ma i polmoni sembravano in fiamme, e sentiva il cuore pompare più veloce che mai.
 
“Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you”
 
Non era lei a cantare. Era qualcun altro. Si girò verso i ragazzi. Jack suonava piano la batteria, toccando delicatamente tamburo e piatti, Peter strimpellava la chitarra nervosamente, in attesa che lei riprendesse a cantare. Jasmine suonava la tastiera, concentrata sugli accordi e sulla melodia mentre Chris si occupava del sintetizzatore elettronico.
Andrew era al margine della scena, poco distante da lei, le sue dita  percorrevano veloci i tasti del basso, pizzicandone le corde velocemente, quasi come se danzassero. Sulla guancia un pezzo di scotch gli teneva fermo un microfono.
Era stato lui a cantare, nonostante non fosse molto bravo.  
Il ragazzo alzò piano lo sguardo, e i loro occhi si incrociarono di nuovo. Lui le sorrise timidamente e alzò i pollici, lasciando il basso pendere per la tracolla sulla schiena.
Le sue labbra si unirono a formare delle parole “Ce la farai, ne sono certo”.
Lei gli sorrise a sua volta, mentre qualcos’altro cresceva dentro si sé. Afferrò il microfono con più determinazione mentre dalle sue labbra iniziavano a uscire le parole della canzone, quasi senza che lei se ne accorgesse.
 
“High up above or down below
When you’re too in love to let it go
But If you never try you’ll never know
Just what your worth”
 
I due si sorrisero di nuovo e Andrew la raggiunse, senza mai smettere di suonare. Allie rimise il microfono sulla giraffa mentre le loro voci si fondevano insieme.
 
“Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you”

Sembravano un tutt’uno, le loro voci si adattavano l’una a quella dell’altro, come fossero una sola.
 
“Tears streaming down your face
When you lose something you cannot replace
Tears streaming down your face and I
 
Tears streaming down your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down your face and I”
 
Andrew le prese la mano e lei sentì un brivido correrle lungo la schiena. Com’era possibile che quel ragazzo le facesse quell’effetto?
 
“Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you”
 
Le loro voci si spensero nello stesso istante, lasciando che gli strumenti concludessero la melodia.
Andrew lasciò andare il basso, che rimase appeso alla schiena con la tracolla, mentre rafforzava la presa sulla sua mano. Le lanciò un’occhiata d’intesa e insieme alzarono il braccio, mostrando le mani incrociate in quella ferrea stretta. << Fate un bell'applauso ad Allie! >> gridò Andrew lasciandole andare la mano. Lei rise, sentiva l’adrenalina in circolo che le faceva battere il cuore a mille all’ora. Ma, per una volta, non batteva per la paura o per il nervosismo. Qualcosa che andava al di là della felicità. Per la prima volta, da chissà quanto tempo, Allie sentì di nuovo una strana sensazione torcerle lo stomaco. Una sensazione che sapeva di una vecchia canzone, di fragole e di estati al mare. Libertà.
 
Il pubblico era in visibilio e continuava a scandire il nome della band, sovrastando persino il suono della batteria di Jack. Allie chiuse gli occhi, godendosi quel momento di gloria, cercando di imprimere a fuoco ogni singolo particolare nella sua memoria, Peter ed Andrew che si davano il cinque radiosi, Jack che giocherellava con le bacchette della batteria senza riuscire a stare fermo un secondo, il pubblico che applaudiva estasiato, chiedendo il bis.
Voleva imprimere ogni cosa nella sua mente, in modo di non dimenticarla mai più.
Su questa terra siamo solo di passaggio. Piccole gocce in un gigantesco mare. Rispetto a molte altre cose siamo effimeri, come un fiore che fiorisce e appassisce nel giro di pochi giorni.
Ma possiamo fare qualcosa di più. Possiamo lasciare il marchio del nostro breve passaggio su questo mondo, rimanere impressi per sempre nella memoria di qualcuno. Divenire, in un certo senso, immortali.
Ed Allie, in quel momento, non voleva altro che quello. Rimanere per sempre in quel limbo, con Andrew accanto che le teneva la mano, sorridendole estasiato.
Ma alcune cose non sono destinate a durare in eterno.
Allie incrociò lo sguardo di Andrew, di fianco a lei. E l’ultima cosa che vide furono quei magnifici occhi verdi che la osservavano pieni di affetto. Poi tutto si fece buio. 
 
 
 
Angolo autrice
Innanzitutto voglio scusarmi se il capitolo è un po’ troppo breve ma consideratelo di passaggio.
Inoltre avviso chiunque segua la storia che ogni due capitoli il punto di vista cambierà da Allie a Andrew,
quindi il prossimo capitolo sarà da parte di Andrew..
Vi auguro buona Pasqua in anticipo nel caso non riesca a pubblicare prima e ringrazio chiunque abbia letto e/o recensito il primo capitolo
Baci,
Virgia99
Ps: vi ricordo di continuare a contribuire all’ A.S.F.T donando una, anche piccola recensione <3

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