♦ Hiroto, the dad who I love.

di magic mellah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** { act one - the stupid dad. ♥ } ***
Capitolo 2: *** { act two - hiroto is santa claus. ♥ } ***
Capitolo 3: *** { act three - in love. ♥ } ***
Capitolo 4: *** { act four - sakka, sakka, sakka. ♥ } ***



Capitolo 1
*** { act one - the stupid dad. ♥ } ***


 
 
{ act one - the stupid dad. }
 
 


Masaki si svegliò, a causa del sole che filtrava dalla tenda.
Era triste pensare che ormai ogni mattina faceva sempre le stesse cose; si svegliava, stava con Hitomiko senza far niente, neanche parlarle, e magari guardava un poco di televisione, per poi andare a dormire.
Gli altri bambini in orfanotrofio erano estranei, per lui. Non voleva fare amicizia con loro, e neanche loro con lui. Lo consideravano strano, visto che tendeva sempre a isolarsi e restare solo, il che faceva aumentare il cosidetto "odio" di tutti.
Solo da qualche giorno poteva considerare le sue giornate leggermente diverse. Causa: un rosso che diceva di essere il fratellone della  sorella Hitomiko.
Neanche ricordava il nome, e non gli importava sinceramente. Aveva tentato di avvicinarsi a lui varie volte, ma il blu se ne era sempre andato via, irritato, cercando sempre un momento di pace, per starsene isolato dagli altri. 
Era decisamente antipatico, impiccione, con una parlantina di alti livelli, che superava decisamente molte bambine in orfanotrofio, che non facevano altro se non chiaccherare, e creare dei pochi pettegolezzi che potevano creare in un orfanotrofio, visto che neanche si avevano molte novità.
Inoltre, il fratello di Hitomiko – san, era anche uno che regalava oggetti a destra e manca, a tutti, cosa che lo faceva insospettire, visto che non era da tutti essere così gentile. Sicuramente c’era qualche trucchetto sotto, visto che nessuno era così gentile da fare doni a tanti bambini; dopotutto gli adulti non erano tutti persone senza cuore, che odiavano i bambini, e cercavano di farli stare calmi accontentandoli?
Lui non si capacitava del fatto come tutti i bambini presentì lì dentro, potessero fidarsi così tanto di uno che neanche conoscevano, e tra l’altro, a lui dava l’impressione di un ritardato. E non si capacitava neanche del fatto come tutti potessero sorridere, essere felici, dopo tutto quello che avevano subito. Molti erano stati abbandonati, chi per problemi di soldi, chi perché magari uno dei due genitori era morto, e non voleva curarsene, e chi per altri motivi.
Si morse il labbro, facendo uscire un poco di sangue, e si accorse di star stringendo il peluche a forma di orso, che gli aveva regalato il ragazzo sospetto dagli occhi color acqua-marina, che trovava stupendi. Si chiedeva come un tizio come lui, odioso, poteva avere tanta bellezza, e sbuffò.
Non aveva chiesto di certo lui quel oggetto che ora stava stringendo tra le mani, in cui infilzava le unghie, quasi come se lo stesse rompendo. Un giorno il fratello di Hitomiko gli si era avvicinato, porgendogli un pacco, incartato di blu con delle stelline sopra, e lui aveva fatto una smorfia, andandosene, ma quello lo aveva incominciato a seguire, come se non ci fosse un domani.
A fine giornata però, dopo le varie fughe, si era nascosto, e non lo aveva trovato, ma il giorno seguente trovò il pacco sul letto appena svegliatosi, molto probabilmente messo dalla donna.
E si chiese come fosse possibile come un tizio come lui, con un carattere così irritante, poteva essere così al contempo fantastico, per quanto riguardasse varie cose sue, come gli occhi, che gli ricordavano il mare. Amava quegli occhi, di quel colore fantastico, e si vergognava di pensarlo, visto che comunque non lo sopportava.
Giurò che se anche quel giorno, gli si fosse avvicinato come quello precedente, e poi ancora quello precedente e così via, avrebbe chiesto cosa diamine volesse, visto che si era scocciato di quella situazione, che lo metteva decisamente a disagio. Era come se fosse un fuggitivo, e quello lì era costretto a seguirlo da tutte le parti. Ma lui non era decisamente costretto a seguirlo, e si chiese perché lo facesse.
Si alzò dal letto, deciso a non chiedersi ancora altre cose, visto che da quando si era svegliato aveva solamente pensato a lui, e gli stava per scoppiare la testa, a causa dei troppi pensieri in poco tempo.

 

 ♦ ♦ ♦ 


In quel momento Masaki sentiva come se potesse toccare il cielo con un dito, visto che sulla sua altalena preferita, ovvero quella al centro, che di solito era sempre occupata. Ma si stava per cenare, e dunque tutti erano rientrati.
Sentiva molto ma molto freddo, visto che aveva solamente una maglietta - ovviamente a maniche lunghe -, ed era inverno.  Ma lui odiava andare in altalena con una giacca ingombrante; senza di esso invece si sentiva libero, come se stesse per spiccare il volo, e tutti i suoi pensieri tristi e non, che lo tormentavano, se ne andavano.
Si fermò quando sentì un "etchiù", che era anche suo, in realtà, e decise di rientrare, constatando felicemente che stava quasi per sentire caldo, visto la differenza di temperatura tra dentro e fuori, che era tanta.
Così cenò, e visto che era la serata del bagnetto, invece di andare a farlo si mise una giacca, salendo poi le scale fino ad arrivare in soffitta; così accese la luce, e prese una sedia, mettendola sotto la finestra, poi ci salì ed uscì fuori, appoggiandosi sul tetto. Era quello il suo nascondiglio, e molto probabilmente solo lui saliva sempre lì sopra, quando non aveva niente da fare, oppure voleva scampare ad un Hitomiko arrabbiata, o ancora peggio, rimaneva solo in mezzo a tanta gente.
Chiuse gli occhi, e si addormentò; quando li riaprì, non seppe quanto tempo fosse passato, ma sapeva solamente che provava un forte calore, dovuto alla persona che lo stringeva. Il freddo pungente che aveva prima non lo avvertiva più, nonostante fosse ancora sul tetto, e così per la decima volta nella giornata, si chiese ancora una cosa: chi mai era quella persona che lo stava abbracciando, e gli ricordava un abbraccio come quello di una mamma?
Guardò il corpo della persona, che era decisamente troppo largo e muscoloso per appartenere ad una donna, e decise di vedere chi era mai la misteriosa persona; non lo avesse mai fatto... Era sempre quel rosso impertinente, che nonostante si fosse accorto del suo risveglio, non decideva a lasciarlo. Anzi, gli aveva sorriso, e questo non fece che aumentare la sua antipatia verso di lui.
Masaki si allontanò da lui, e per la prima volta gli parlò.
«Ma cosa vuoi tu? Mi segui sempre!» disse lui gonfiando la guancia come erano soliti fare i bambini, che fece ingrandire così il sorriso del maggiore.
«Questa volta giuro che non sapevo ci fossi anche tu qui sopra. Quando ero più piccolo, salivo anche io qui, visto che così godevo della miglior visuale di un cielo stellato.»
«Le stelle sono brutte. Sono solo insignificanti puntini che sono messi a caso, e che sono tutti uguali.»
«Anche noi siamo solo dei semplici puntini sulla terra, eppure per alcune persone siamo fondamentali, lo sai, Masaki?» il bimbo sgranò gli occhi, chiedendosi come quel perseguitore sapesse il suo nome. 
«Chi sei tu? Come sai il mio nome? Come fai a conoscermi? Come mai mi segui sempre? E perch–»
«Ehi, calma calma. Il mio nome è Hiroto Kiyama, ti conosco perché mi ha parlato di Hitomiko, e non ti seguo sempre... io preferisco chiamarle, uhm, casualità. Ecco.» rise, lui.
«Bene, allora vai via e non darmi fastidio.
» disse Kariya, girando il capo, per non vedere il viso del rosso.
«Oh, e che... non posso starti lontano. Tu mi ricordi il "me" bambino.» il bambino guardò Hiroto, che aveva gli occhi lucidi... ma poi aveva sorriso, ancora!
E gli era venuto di nuovo la voglia di picchiarlo forte, ma così forte che non avrebbe potuto più sorridere, e mostrargli cosi quel sorriso decisamente irritante per i suoi gusti.
«In che senso? Tu come eri da bambino?» chiese quasi scocciatosi da solo, per tutte le cose che si era chiesto in una giornata.
«Restavo sempre da solo, e guardavo sempre gli altri giocare. Senti, so che ti può sembrare una cosa affrettata, forse un poco stupida, ma... vorrei adottarti.» Masaki credette quasi di morire, visto che ad un certo punto gli era mancato il fiato.
E in quel momento vide Hiroto sotto un altra luce, molto diversa; lo guardava a bocca semi-aperta, visto che gli voleva chiedere se quello fosse uno scherzo. Se lui aveva veramente parlato con Hitomiko, sapeva che aveva un carattere molto complicato, e amava fare gli scherzi, ed era pessimo su tutti i punti di vista, e voleva chiedergli perché aveva deciso di adottarlo, ma le parole non gli uscivano dalla bocca.
Dopo svariati minuti a riflettere, senza accorgersene disse un «Sì.»

Voleva essere felice, contento, e sapeva che con Kiyama lo sarebbe stato.




mari corner.
hello, people.
si ringrazia la mia stronza camomillah a.k.a vì, per avermi fatto da beta. troppo dolce, la mia nee-chan amanteh. 
comunque, sono contenta di aver pubblicato una long hiromasa, perché sti due sono un ammmore, e se sinceramente io e camy non scriviamo su di loro, non lo fa nessuno, lol.
amateli, pls. sono dolci, insieme. masaki qui ha circa... dieci, undici anni massimo ovo
premetto che mi sono già fatta una mezza idea sul continuo, cosa capiterà, e chi saranno i personaggi principali oltre loro due.
e tipo, atsumasaaaa- insomma, chi ne ha più ne metta. 
comunque, so di avere altre fic in corso, ma le terminerò, damn. insomma, io quando inizio una cosa la porto a termine, sappiatelo.
uhm, e poi non dovrei pubblicare altre fic, teoricamente. ne ho una in testa, ma sinceramente non ho la voglia di pubblicarla, e mi bastano e avanzano queste, sinceramente, lol. <3 
epppppppoi - what -, aggiornerò lentamente tutto .u.
sinceramente questa scuola mi sta uccidendo. è iniziata da quasi un mese, ma sono già stanca morta, mi riempono di compiti, come se non bastasse D:
boh, mi sembrano non troppo poche 1.415 parole per un prologo/primo capitolo, neh uu
now I must go, miei tessssori.

mari.

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Capitolo 2
*** { act two - hiroto is santa claus. ♥ } ***




{ act two - hiroto is santa claus. }

 

Masaki non aveva pensato anche ai lati negativi nel vivere da Hiroto; forse doveva valutare prima i pro e i contro.
Era stato fin troppo entusiasta di accettare lui. Aveva detto un "sì", e quel sì se era paragonato al sì della gente normale, era un "oh si! Che bello, sono contentissimo/a! Si si si! Evviva!", tanto per chiarire.
Fino ad ora, a solo una settimana arrivato a casa Kiyama, aveva trovato solo lati negativi.
Hiroto se ne andava spesso fuori di casa, per lavoro. Era tutto disordinato, e aveva trovato perfino dei boxer del rosso sul parquet, che lo avevano fatto arrossire e scappare come una ragazzina. Doveva sempre mangiare cibo sempre scongelato, o qualcosa comprato sempre dal maggiore in un fast food.
Il lato positivo era che la fosse enorme, e aveva anche una sala-giochi, dove ci passava quasi tutta la giornata, ovviamente.
A breve sarebbe arrivato Dicembre, e dunque Babbo Natale, e sperava un regalo migliore rispetto a quello di un anno prima, che aveva avuto solamente una stupida maglietta, che era anche fatta di lana poi, e lui odiava la lana. Ogni volta che era obbligato a indossare qualcosa di lana, si grattava sempre, neanche avesse le pulci.
Si fermò per un attimo poiché aveva starnutito, a causa del raffreddore che si era preso, e ricominciò a scrivere sul foglietto.

"Caro Babbo Natale, fra poco si festeggia di nuovo il Natale, come tu sai, e finalmente potrò avere un altro regalo. Lo scorso anno mi hai portato una maglia di lana, anche se io ti avevo chiesto una console con avente un videogioco; forse hai dato per sbaglio il mio gioco a un altro bambino, e so che sei impegnato tanto, visto che ci sono milioni di bambini in questo mondo, e sicuramente fai confusione, ma ti prego, voglio che almeno a Natale, almeno questo, avrò il regalo giusto. Vorrei che Hiroto lavorasse di meno, e che rimanesse a casa con me, visto che ho capito che lui dovrà lavorare anche quel giorno. Ma io non voglio rimanere da solo, dunque ti prego, fai che non debba lavorare. E vorrei anche un pallone da calcio, se non chiedo troppo. Ho scoperto che quello scemo del mio tutore giocava a calcio vedendo le sue foto, e voglio provarci anch’io a giocarci! Alla vigilia ti metterò dei biscotti e un bicchiere di latte sul tavolo, ti prego, vieni. Masaki Kariya."

Lesse la lettera, correggendo gli errori, e poi la posò sulla scrivania di legno.
Guardò che ore erano sul piccolo orologio appeso alla parete, vedendo che erano le sette, e scese giù, vedendo che Hiroto aveva preso qualcosa sempre dal fast food; non che quel cibo non fosse buono, anzi, era più che buono, ma si era scocciato di mangiare sempre le stesse cose, e sapeva anche che faceva male mangiarne troppo.
Lui salutò il bambino, prendendolo in braccio, e così il blu arrossì, chiedendosi nella sua testa perché il suo tutore fosse così idiota.
Mangiarono, e subito dopo Masaki ricordò a Kiyama che dovevano incominciare a mettere gli addobbi al gigantesco albero; il rosso avrebbe anche fatto a meno di metterlo, ma aveva visto che il ragazzino ci teneva tanto, così aveva acconsentito a metterlo, e lo avrebbe aiutato a decorare.
Così presero le palline e le stelle filanti che erano dentro uno scatolone, e impiegarono fino alla mezzanotte per finirlo.
«Oh, manca ancora la stella!» disse Kariya, vedendo che Hiroto stava chiudendo lo scatolone.
«Giusto! Come sei intelligente bambino mio!» quello con gli occhi acquamarina sorrise, prendendo la stella e avvicinandosi di nuovo al minore - che fece una smorfia dovuta al "bambino mio" -, prendendolo in braccio.
«Dai, devi poggiare la stella sulla cima!» esclamò il ragazzo.
Masaki appoggiò la stella sulla cima, e poi dopo sbadigliò, e i due andarono a dormire.

 


♦ ♦ ♦



Erano le sei del mattino, il giorno prima della vigilia, e Hiroto doveva andare al lavoro, come sempre. Vide, però un bigliettino sotto il grande albero, e lo prese, capendo che era di Kariya.
Lesse tutto velocemente, e poi lo richiuse, dirigendosi a lavoro.
Quando la sera arrivò, vide che il ragazzino era nella sala-giochi, e stava guardando la televisione mentre mangiava dei biscotti. Così passò senza farsi vedere, mentre gli stava per cadere il pallone da calcio che aveva in mano, ancora messo dentro la retina. Sospirò sollevato, contento che non era caduto, e lo nascose in camera sua.
«Sono arrivato!» disse dopo qualche minuto, e Masaki uscì dalla stanza, facendogli un cenno con la mano, e poi prese un bicchiere versandosi acqua.
Se non doveva bere neanche lo avrebbe salutato... costatò sconsolato.
E poi anche la vigilia di Natale arrivò, e la sera il blu fece la conoscenza di un certo Midorikawa
«Sai Kariya, io e Ryuuji ci conosciamo da quando eravamo dei nanerottoli come te!» esclamò lui, con disappunto del bambino che era infastidito per quel "nanerottolo".
Aveva undici anni! Cominciava a essere grande, diamine!
Quando egli se ne andò, Hiroto disse a Masaki di andare dormire.
«No, devo aspettare Babbo Natale.» parlò il minore.
«Ok, ma se non arriva vai a nanna.»
La mattina seguente, giorno di Natale, quando il rosso scese, vide che Kariya si era addormentato sul divano, così prese una coperta di lana per poi coprire il bambino, che si svegliò dopo qualche minuto.
«Nh, è di lana la coperta!» e il rosso lo guardò sorpreso, vedendo che si era svegliato.
«A quanto pare non ti piace la lana...»
«Già... tu dovresti essere a lavoro comunque!» esclamò il bimbo, alzandosi, e vide che vicino al divano vi era un pallone da calcio, e sorrise, mentre lo prendeva.
«Mh... babbo Natale ha detto che non dovevo lavorare.» e sorrise. E per la prima volta Masaki non trovò irritante quel sorriso ma splendido. Arrossì, per poi abbassare lo sguardo.
«Buon Natale, Hiroto - san.» disse, per poi vedere che i biscotti e il latte erano stati mangiati.
«Anche a te, Masaki - kun.»
«Oh, Hiroto, hai delle briciole sulla camicia!»



Ed è così che Kariya Masaki scoprì che Babbo Natale era il suo tutore.

 

 

mari corner.

oddio. ho aggiornato abbastanza velocemente.
oddio, devo sapere quale problema ho. no scherzo, perché in effetti non aggiorno da una settimana, e non è poco come tempo c: non sono molto convinta del capitolo, non è stupendo o altro, insomma.
non mi piace tantissimo- cioè la hiromasa mi sa tanto di fluff, e boh, visto che sta anche per venire il natale ho voluto scrivere qualcosa su hiroto e masaki fluff c": quasi come se fosse una cosa a parte invece di un capitolo ;uu; ma chissene- dai uwu scusate gli orrori grammaticali ma non ho corretto causa: internet non andava da giorni e ora va solo che se non mi sbrigo può andarsene di nuovo, asd.
ah, ringrazio tutte le persone che hanno recensito il primo capitolo e i sette che hanno messo la storia tra le seguite c: grazie, ragazzi. ♥ mi avete alzato l’autostima da 0 a 0,1 c:  

mari.

 

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Capitolo 3
*** { act three - in love. ♥ } ***


 
 
{ act three - in love.  }
 


 
 
Hiroto sobbalzò, visto che si era scottato la lingua a causa del caffè bollente; ma aveva un disperato bisogno di caffè, in quel momento, visto che doveva andare a lavoro e non aveva dormito tutta la notte, a causa di Masaki. Era il primo Aprile, e iniziava l'anno scolastico alla Raimon, la scuola che Kariya aveva deciso di frequentare. Buffo il destino, aveva pensato il rosso, ma era già consapevole che il blu volesse andare in quella scuola, visto che ormai era famosa perché molti ragazzi che avevano vinto il Football Frontier provenivano da lì.
E anche Hiroto aveva vinto il FFI, ma Masaki sembrava quasi non farci caso, stranamente. Non voleva mandarlo lontano da casa, e non voleva che il ragazzino magari tornasse a casa tardi, perché stava con gli amici, e specialmente non voleva che si prendesse una cotta per qualcuno! Era un desiderio egoista, ma comunque non voleva lasciarlo andare da solo fino alla Raimon, insomma... aveva da poco compiuto tredici anni e quattro mesi!
Comunque, visto che era il primo giorno di scuola, e comunque ci sarebbe stato casino, lo avrebbe accompagnato, perché non si fidava dei mezzi di trasporti come i pullman. Dio, che tristezza sapere che Masaki stava crescendo. Quando avrebbe dovuto frequentare le elementari, veniva a casa l'insegnante privato, ma voleva alla fine che Masaki fosse felice, e dunque che frequentasse la Raimon. Pazienza... lo avrebbe visto solo un'ora al giorno in meno, ovvero quella di pranzo, in cui aveva un momento libero.
«Masaki, sei pronto?» disse vedendolo entrare in cucina, con la divisa.
«Sì, invece a me sembra che tu di debba dare una sistemata.» in effetti il rosso non era nel suo massimo splendore: i capelli rossi erano più disordinati del solito, era senza occhiali, e la camicia era sbottonata.
«Eh, cosa? Ah sì! Ora mi muovo, scusa.» si alzò dalla sedia, facendo cadere quest'ultima, e si guardò intorno, cercando gli occhiali.
«Hiroto... calmati. Sono ancora le sette e mezza, e abbiamo tempo fino alle otto.» il blu prese la sedia che il rosso aveva fatto cadere, e si avvicinò al maggiore, abbottonandogli la camicia.
«Mh... abbottoni più in fretta di Mido-chan, ahah.» fece una leggera risata, e il ragazzino si allontanò infastidito, sentendo quel nome. Non sopportava che il ventunenne tirasse il nome 'Midorikawa' in qualunque momento, specialmente dopo quel che aveva fatto al rosso.
«Tsk, idiota.» mormorò uscendo dalla cucina, ma Hiroto le sentì benissimo queste parole.
 
 
♦ ♦ ♦
 
 
«Hiroto, sei mai stato innamorato di qualcuno?» esclamò un Masaki undicenne. Gli occhi grandi e vispi lo fissarono intensamente, e gli impedivano di distogliere lo sguardo. I due erano a letto, e il bambino stava sopra Hiroto, con la testa poggiata sul suo letto, e lo abbracciava.
«Ovvio, Masaki-kun.»
«E di chi? Conosco questa persona?» chiese, guarandolo curioso.
«Di te.» gli disse, dandogli con non poca difficoltà un bacino sulla fronte, facendo arrossire il bambino.
«Bugiardo! Dimmi la verità! Ti piace Midorikawa, vero?»
«Ahah, come sei persipace, Masaki. Mi piaceva Midorikawa, e forse ancora un poco ma... non penso di piacergli.» Kariya si tuffò sulla parte destra del letto matrimoniale, togliendosi così da sopra Hiroto.
«Ma perché non gli dovresti piacere? Sarebbe scemo, allora! Tu sei bravo, ascolti sempre quello che ti devono dire gli altri, e accontenti tutti in qualunque cosa, e sei gentilissimo con tutti, specialmente con lui. Sei anche intelligente, tanto tanto, e anche bravo a scuola, perché quando a volte mi fai i compiti e il maestro mi controlla dice che ho fatto tutto bene! E sei anche tanto bello! La cosa che più mi piace di te sono i tuoi bellissimi occhi acqua-marina, perché sembrano un piccolo fiume dove ti ci puoi tuffare dentro! Vorrei avere io tutte queste cose che hai tu, Hiro-chan! Sai, se io avessi la tua età, e ti piacerei, mi sarei sposato con te!» esclamò, e riprese fiato, dopo tutto quel lungo discorso.
«Masaki... non m'importa più di tanto di Mido-chan, mi basti tu.» lo abbracciò, e gli diede un piccolo bacino sulla guancia, facendolo infiammare, come sempre.
«Hiroto, da grande ci sposiamo, vero?»
«Vero, ma ora vai a nanna.»
«Ti amo tanto, Hiro-chan.» chiuse gli occhi, per poi addormentarsi subito.
 
 
♦ ♦ ♦

 
Masaki come sempre non aveva socializzato con nessuno nella sua classe, se non un ragazzino abbastanza fastidioso di nome Tenma, che gli faceva continuamente domande, in cui la maggior parte c'era la parola 'sakka'. Si alzò di scatto, e visto che era ricreazione andò in bagno. Nonostante fosse Aprile faceva un caldo tremendo, e stava morendo di caldo con la divisa, dunque voleva andare a darsi una rinfrescata.
Entrò in bagno, e per fortuna non c'era nessuno. Meglio così. Ma all'improvviso entrò una ragazza in bagno, con capelli rosa legati in due codine, ed occhi azzurri.
«Ehi tu! Non lo sai che è vietato entrare nel bagno dei ragazzi?» chiese acido alla rosa, che s'irritò.
«Cretino, sono un maschio, io! E portami rispetto visto che sono un tuo senpai!» gridò, ma non troppo.
«Sì, okay... calmati.» solo ora si accorse di un piccolo particolare, ovvero quella che credeva una femmina fino a pochi secondi prima aveva indosso la divisa maschile. Incominciò a ridere, e poi uscì dal bagno, dimenticandosi pure per cosa era andato.
Si fermò quando vide una ragazza che nella bacheca appendeva un foglio, e si avvicinò, incuriosito. Una settimana dopo ci sarebbero stati i provini per entrare nella squadra di calcio della scuola, che bello! Ovviamente avrebbe partecipato, dopotutto era per quello che era andato alla Raimon!
 

 
♦ ♦ ♦
 

 
«... ti piaceva anche da bambino Midorikawa?»
«Meglio dire ragazzino, Masaki. E sì, mi piaceva.»
«E tu non gli piacevi?»
«Eravamo entrambi innamorati... io di lui, e lui di un altro.»
 
 

 

mari corner.
hello people. ♥ oddio, sì lo so, avete tutto il diritto di lanciarmi! insomma, sono in un ritardo catastrofico, e lo so bene! ma sentivo che questa storia stava diventando schifosa, in teoria sta diventando schifosa, lal, ma sono fiera del fatto che sono riuscita a scrivere il terzo capitolo, e non sia così catastrofico!
certo, non è dei migliori, ma una volta ogni mille anni sono soddisfatta del risultato. non più di tanto per come scrivo, ma la coppia non so, mi riesce a trasmettere allegria e positività, e mi sento meglio. mi fa sembrare anche più bello le cagate più assurde che scrivo, davvero! dunque mi sento realizzata qui, e non so ancora bene il perché. forse perché sono riuscita ad arrivare al terzo capitolo, chi lo sa.
a dire la verità ero molto indecisa sul fatto di far rimanere piccolo Masaki ancora per un po', ma alla fine son andata avanti e mi son detta "e se lo faccio apparire più grande, e poi metto dei flashback"? e così ho fatto c: l'ultima parte del capitolo beh... faccio il continuo nel quarto capitolo, perché sinceramente non volevo continuare, rischiando di fare una cosa troppo montona. se c'è una cosa che odio è cadere nella monotonia, anche se sento che mi accade spesso, purtroppo. molte fic che scrissi, forse una decina, le cancellai, alcune erano all'inizio, proprio al primo capitolo, ma avevo impressione che venisse una storia così, senza alcun colpo di scena. altre anche se stavano al quarto-quinto capitolo le eliminai, non soddisfatta del lavoro.
giuro che però questa fanfiction la porterò avanti, sempre, anche se dovessi avere qualche tipo di blocco con la trama non la eliminerò mai. ♥
nel prossimo capitolo preciso alcune cose, visto che farlo qui non mi sembra adatto, visto che ho fatto già un poema. scusate gli errori, ma davvero non mi sento in vena di correggere, pure perché è un miracolo se scrivo qualcosa a causa della depressione (?). ho l'umore sotto terra, ma scrivere mi consola un po', anche se non ho alla fine tutta sta voglia quando sto così :C e nulla, non so quanto sia lungo il capitolo, visto che sul mio computer nuovo ho word 1997, e non ho neanche una connessione decente per scaricare quello nuovo, damn.
ah, il chan va usato alle femmine -bambine-, ma visto che masaki è una bambino, e di solito loro usano chiamare quasi tutti con il chan, o pensato di fargli dire hiro-chan uwu
 
meli ♥
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** { act four - sakka, sakka, sakka. ♥ } ***



{ act four - sakka, sakka, sakka. ♥ }


 
 
«Ne vuoi ancora, Masaki?» chiese Tenma al ragazzo con i capelli blu, indicando la torta. 
«Che domande sono? Certo che sì.» rispose, prendendosi poi un'altra fetta. Incominciò a mangiare le fragole, e poi la panna, sporcandosi il viso. 
«Il provino è fra tre giorni, non dovreste mangiare una torta, ma dovreste allenarvi!» sbraitò Aoi, facendo ridere Tenma, Shinsuke e Kariya. 
«Su Aoi-chan, andremo dopo ad allenarci...»
Erano passati tre giorni dall'inizio della scuola, e Masaki non si era fatto proprio tanti amici. Solo Tenma -che a volte poteva essere fastidioso-, e poi ogni tanto stava in compagnia con Shinsuke e la Sorano. Era andata comunque meglio di come pensava. All'orfanotrofio non aveva neanche un amico, e le uniche volte che qualcuno gli si avvicinava e gli parlava era per dirgli "spostati dall'altalena, è il mio turno" oppure "ti levi di lì?". Solo Hitomiko gli parlava, e non era una gran cosa parlare con qualcuno più grande. A proposito, sarebbe dovuto andarla a trovare, non la vedeva da un po'.
Parlando di calcio, si era allenato con Matsukaze di nascosto in quei giorni; non voleva che Hiroto sapesse dei provini per la squadra di calcio. E se non sarebbe stato preso? Che figura ci avrebbe fatto con lui? Dunque preferì non dirgli niente. Se avrebbe passato i provini glielo avrebbe detto, se non li avrebbe passati... forse sarebbe caduto in depressione. Oppure nella peggiore delle ipotesi avrebbe picchiato tutti i membri della squadra di calcio.
Scoprì anche che il ragazzo -o meglio, il finto ragazzo dai lineamenti molto femminili- che aveva visto nei bagni, con i codini rosa, faceva parte della squadra di calcio. Scoprì anche che si chiamava Kirino Ranmaru, e che frequentava il secondo anno; sospirò e poi si alzò di malavoglia, posando il piatto ormai vuoto sul tavolino in legno. 
«Tenma, ora dobbiamo proprio andare ad allenarci.
» il ragazzo dai capelli castani sembrò d'accordo, perché urlo "sakka", spaventando anche così Aki, che non era in quella camera. 



Due giorni ai provini. Solo due giorni.
«Masaki, oggi ti andrebbe di andare a mangiare fuori? Esco prima dal lavoro.» Hiroto. Kariya quasi non si affogò, mentre beveva il latte; tossì un paio di volte, e poi fece un grosso respiro, cercando di prendere aria più possibile. Che gli poteva dire? Una volta tanto lui non lavorava, e non potevano neanche stare insieme, perché si doveva allenare!
«Io avevo già promesso ad un mio compagno di classe di andare a mangiare a casa sua. Non sarebbe scortese se all'ultimo momento gli dicessi che non posso andare?»
«Beh, hai ragione. Sarà per un'altra volta!» fece un ampio sorriso. Per fortuna non ci era rimasto male.
«Io devo andare a scuola, ci vediamo stasera.»
Era una sua impressione, oppure si stava allontanando sempre di più, Masaki?
Sperava solo che quella sera non venisse con altri tagli da medicare. E poi perché ogni giorno tornava sempre con qualche ferita? Hiroto sperò solo che non venisse picchiato, oppure avrebbe fatto una strage. Ecco perché odiava mandarlo a scuola. Non poteva mai sapere cosa gli succedeva... nulla di nulla!
Si alzò dalla sedia, spostando pericolosamente il tavolo, e facendo così cadere il caffè sulla sua camicia; si trattenne dal fare un urlo poco mascolino, così incominciò a mordersi le labbra, a sangue. Disse solo "cazzo!", per poi andare di nuovo in camera svogliatamente, a cambiarsi la camicia. Con il tempo era cambiato. Prima era sempre puntuale, addirittura lui non sopportava quando le persone arrivavano in ritardo, e ora invece persino quando doveva andare a lavoro ci metteva una lentezza assurda, prendendosela con comodo.


Non era mai stato così teso in vita sua, se non nel giorno del provino; riusciva a malapena spiaccicare parola, ed era un miracolo se era riuscito a dire il suo nome. Sembrava quasi imbarazzato, ma lui sapeva che non era per quello, ma era nervoso. E se non era stato preso? Il suo sogno probabilmente sarebbe andato in frantumi. Dov'era finito in quel momento il Masaki Kariya sgarbato, sempre con la luna storta, che non aveva paura di niente, e che rispondeva male per qualunque cosa? Era andato a quel paese, probabilmente. 
I ragazzi che avevano partecipato al provino erano una ventina, ma lui era sicuro di non essere inferiore a loro. Si era sempre allenato, in qualsiasi momento, persino in casa, con disappunto di Hiroto -aveva usato le arance come palle e andavano sempre a schizzare sul muro, che puntualmente doveva essere ridipinto-. Anche se era contento del fatto che anche a lui piacesse il calcio.
«Nishizono Shinsuke.» disse, il capitano della squadra.
Fece un profondo respiro.
«Matsukaze Tenma.»
Si sentì morire. Quando cavolo avrebbero pronunciato il suo nome? Gli mancò il fiato per qualche secondo, quando vide che il ragazzo stava di nuovo per parlare.
«E... Masaki Kariya.»
Era contento, anche se non lo mostrava apertamente. Di certo non avrebbe esultato saltando e urlando contento come stavano facendo Tenma e Shinsuke in quel momento. Ridicoli, anche se gli veniva da ridere. Erano buffi, ma poteva capire del perchè erano così contenti.
Andò a cambiarsi, e corse veloce fuori dalla scuola, sentendosi poi chiamare.
«Masaki! Vuoi venire a casa mia?»
«Tenma, ora devo proprio andare, un altro giorno magari.» e corse veloce, nell'azienda dove Hiroto lavorava. Vide Nagumo con tanti fogli in mano, e gli andò a sbattere contro di proposito. Era malefico? Forse. Ma ogni volta che vedeva Haruya arrabbiarsi e a stento si tratteneva dal bestemmiare, gli faceva sempre ridere tanto.
«Tu, brutto moccioso! Lo so che l'hai fatto di proposito!» lo avrebbe volentieri seguito, per poi suonargliele, ma doveva prendere i fogli per terra, e poi chi lo sentiva Hiroto se vedeva che il suo adorato figlioletto era malconcio? Kariya andò nel studio del rosso, per dargli la notizia che era entrato a far parte della squadra di calcio, quando vide Hiroto e Midorikawa, tanto vicini, le loro labbra si stavano sfiorando, e un secondo dopo si erano unite. 
Preferì non dare fastidio, e andò dove prima aveva lasciato Nagumo a raccogliere le carte; lo aiutò, quasi come se fosse pentito -cosa che non era affatto-, e scappò per poi andare a casa. Meglio non pensarci. Si riempì la vasca di acqua calda -più calda era, meglio era-, e poi si spogliò, andando sott'acqua. Faceva così quando voleva schiarirsi le idee. Sospirò di piacere, poi, costatando che l'acqua era di una temperatura perfetta, quasi come quelle delle acque termali.
Era contento, ma infastidito allo stesso tempo. Contento, perché ora faceva parte della squadra principale della Raimon, ma infastidito dal fatto che Hiroto si stesse baciando con Midorikawa. Se poi però si fidanzavano, e di punto in bianco il verde lo avrebbe mollato, non doveva venirsi a lamentare da lui, oppure lo avrebbe picchiato così tanto, da fargli uscire il sangue.


Quando Hiroto tornò a casa, sembrò più contento del solito, anche se Masaki non glielo fece notare. Non lo aveva salutato neanche, quando era tornato a casa. Insomma, gli sembrava di essere ritornato a quando Kariya aveva undici anni, ed erano i primi mesi di convivenza -lì neanche lo degnava di uno sguardo-. 
Appoggiò la busta sul tavolo contenente cibo cinese, e andò a chiamare Masaki in sala-giochi; dopo tutto quel tempo, era ancora il suo posto preferito. Lo adorava. Era il posto che tutti i ragazzi adoravano, e avrebbero voluto avere in casa.
Mentre mangiavano, Hiroto decise di parlare, per rompere il ghiaccio; non lo avesse mai fatto.
«Successo qualcosa, oggi?»
«Sono entrato nella squadra di calcio della Raimon...»
«Dici davvero? Sono contento per te!» si alzò dal tavolo, e lo staccò dalla sedia, per poi prenderlo ed alzarlo in braccio, come se avesse cinque anni. «Oggi ho saputo che sei venuto a lavoro, da me. Non vieni mai. Volevi dirmi questo, immagino. Perché allora te ne sei andato?»
«Lasciami, vai da Midorikawa a elogiarlo o prenderlo in braccio.» sputò, con cattiveria, dimenandosi poi.
Hiroto Kiyama aveva capito il perché dell'umore di Kariya.

 





mellie corner. ♥

salve, ragazzi! quanto tempo, neh? -AVETE VISTO, HO CAMBIATO NICK? EHEHEH-  sono tre mesi che non scrivo sul fandom, TRE MESI. speravo anche di aver visto un miglioramento, però mi sbagliavo, lol. comunque, chi sono io per giudicare? beh, che dire. immagino che il capitolo ve lo sareste aspettato più lungo dopo tutta la mia assenza, vero? solo che ho incominciato a scriverlo verso le dieci, e non ho manco la mente lucida.
ogni volta che tocco pc e ci sto per più di un'ora mi bruciano persino gli occhi :") prima di tutto, voglio scusarmi per gli errori di ortografia, grammatica, e punteggiatura che ci saranno, ma non ho proprio riletto, e la voglia di farlo è poca. ora, appena pubblico la fic voglio solo buttarmi sul letto e respirare- hahaha. il capitolo scommetto che non sarà di vostro gradimento, e lo posso immaginare cuc
voglio farvi solo una domanda? voi preferite la atsumasa, o la ranmasa? :,) 
comunque ragazzi, mi ha fatto piacere pubblicare di nuovo sul fandom, dunque ora scappo ♥ goodbye, guys-
(LO AMMETTO, NON SAPEVO CHE TITOLO DARE AL CAPITOLO)


mellie c:

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