Le sei e mezzo. Mezzora e la sveglia
sarebbe suonata. Il
riflesso di un raggio di sole filtrava dalle tende della finestra.
Allungai un
braccio. Il vuoto. Odiavo quel letto a due piazze, era troppo grosso.
Avevo
sempre avuto paura delle
cose troppo
grandi. O forse, era il nulla che
temevo. Nulla è uguale a morte.
Mi
stiracchiai, e sollevai il busto.
La
camera era ancora avvolta nelle tenebre. Le cameriere sarebbero giunte
a
chiamarmi solo alle sette. Tuttavia, per chissà quale
ragione, io mi svegliavo
sempre prima. Repressi
uno sbadiglio,
mentre la frangetta mi oscurava lo sguardo. Gattonai fino
all’estremità del
letto. Le candide lenzuola come unico ostacolo. Giunta al margine
scesi. La
lunga vestaglia di lino mi arrivava fino ai piedi. Era di mia madre. Mi avviai, ancora
intontita dal sonno, verso
il bagno. Entrai, e
mi diressi verso la doccia. Scivolai
fuori dalla veste troppo grande, abbandonandola per terra. Incurante.
Lo
scrosciare del acqua finì di svegliarmi. Acqua fredda. Acqua
pura. Acqua infinita.
Cadeva,e lavava via le mie paure. Il suo tocco leggero sulla mia pelle,
la sua
pesantezza quando si univa ai miei lunghi capelli. Mi abbandonai a
quelle
sensazioni. Muovendo
la testa al ritmo
dei ricordi. Sperando, inutilmente, che la mia doccia potesse lavare
via pure
loro. Ingenua.
“Signorina Hinata?
È ora di alzarsi. Signorina apra la porta.
Signorina?
Signorina!” Le urla di Rin stavano diventando fastidiose. Chiusi l’acqua
e, uscii dalla doccia. I
capelli gocciolavano, bagnando il pavimento di marmo. Afferrai un
asciugamano,
coprendomi il più possibile, e aprii la porta. Gli
occhi nocciola di Rin mi fissavano
severi.
“Non dovrebbe alzarsi tanto
presto signorina, fa male alla
pelle.” Io
mi limitai ad annuire,
dopotutto per me lei era come una madre.
La cameriera sorrise indulgente, poi mi
trascinò verso la sedia davanti
allo specchio d’oro. Anche quello era di mia madre. Mi
sedetti, e Rin iniziò a
spazzolarmi i capelli. Lo adorava. Poi, afferrò il phon, e
li asciugò. Io stavo
immobile. Come pietra. Non potevo fare a meno di pensare se fosse stata
la
stessa cosa se l’avesse fatto la mia mamma.
“Fatto.”
Annunciò felice la mia cameriera.
Io mi alzai e osservai per qualche istante la
mia chioma di capelli, simili a un cielo senza stelle.
Li raccolsi in una coda, e pettinai la
frangetta, in modo che coprisse il più possibile i miei
occhi grigio lilla.
“Se mi permette signorina,
lei ha dei capelli così belli
perché legarli? E poi ha degli occhi così
insoliti, penso che molti ne
rimarrebbero incantati se solo…”
Io non
ascoltai i consigli di Rin. Non l’avevo mai fatto. Non
avrei
iniziato ora. Odiavo il mio aspetto perché mi faceva
assomigliare a mio padre,e
mi ricordava che per lui ero solo un fallita. Mi
diressi verso l’armadio di ciliegio, a cui
appesa c’era la
divisa. Perfettamente pulita. Perfettamente in
ordine.
Perfettamente perfetta. La mia cameriera mi aiutò a
indossarla. Mi stava larga.
L’avevo voluta apposta più grande. Mi sembrava di
essere abbracciata da
qualcuno quando la indossavo, era una bella sensazione.
Una volta pronta afferrai la
cartella. Baciai
sulla guancia Rin e mi diressi verso l’ingresso. Non mi
fermai a osservarmi
davanti a uno specchio. Non mangiai nulla per colazione. Non mi
truccai. Scesi
le scale delicatamente, come se le sfiorassi appena.
All’entrata mi
aspettavano, composti e formali, mio cugino e mia sorella. Hanabi aveva
due
anni meno di me, i capelli castani lisci e sciolti, le oscuravano gli
occhi
vivaci. La divisa impeccabile, ma della misura giusta. Il trucco
pesante di chi
vuole crescere troppo in fretta. Le gambe un po’ corte e un
sorriso di sfida
sulle labbra. Neji,
mio cugino, era
simile a una scultura greca. Le vesti,che sembravano gli fossero state
cucite
addosso, gli occhi inespressivi e un viso da angelo. Faceva quasi
paura, col
suo cipiglio severo e con la sua innaturale compostezza. Ma bisognava
ammetterlo era davvero fico. Era anche il più grande tra noi
tre. Aveva
diciannove anni. E presto avrebbe avuto la
maturità. Ci avviammo
in silenzio verso la metro. Non avevamo mai
nulla da dirci, non so se fosse normale.
Quando arrivò il treno, io e Hanbi ci
lanciammo verso i posti a sedere. E dato che siamo due ragazze
fortunate, era
tutto occupato. Sospirai. Questo voleva dire dover subire le palpatine
dei maniaci.
Per fortuna erano solo tre fermate. E poi la scuola.
“Naruto! Accidenti a te sai
che ore sono?” Urlò Minato,
entrando nella camera del fratello. Si fermò sulla soglia,
osservando con
occhio critico il caos che regnava sovrano nella stanza. Bicchieri, mozziconi di
sigarette e qualche
porno giacevano immobili sul pavimento della stanza. Le ante
dell’armadio semi
aperte mostravano una serie infinita di vestiti appallottolati, una
bottiglia
di Vodka e un libro di algebra. Sospirò
affranto. Naruto
aprì un occhio,
biascicando parole incomprensibili. Poi si girò da
l’altro lato. Tralasciando
però,un piccolo insignificante particolare. Il letto era a
una sola piazza.
Cadde sul pavimento, sbattendo la testa contro il libro di greco.
“Maledizione! Che cazzo
rompi Minato? Voglio dormire porca
puttana!” urlò furioso. Odiava i letti a una
piazza, e ancora di più odiava suo
fratello. Quell’essere del tutto marginale nella sua vita che
si atteggiava a
padre. L’altro
abbassò la testa,
indossava un bel completo color sabbia.
Naruto, scosse il capo, frastornato. La sua attenzione fu
catturata
dall’orologio. Le sette e mezzo.
“Minato perché
cazzo non mi hai svegliato prima?” chiese
grattandosi la testa. Il
fratello ispirò, cercando di contare fino a dieci. Al tre
scoppiò.
“Come sarebbe a dire
perché non ti ho svegliato prima? Ma
sei scemo o cosa? È mezz’ora che ti
chiamo!”
“Davvero? Strano non ti ho
sentito, vorrà dire che dovrò
sbrigarmi. “ il più giovane dei
due si alzò. E completamente
nudo si diresse verso il frigo. Ne estrasse il cartone del latte, a cui
si
attaccò. Tornò
in camera sua, lasciando
le porte aperte e le luci accese. Minato scosse la testa.
Quando erano
giunti a tanto? Naruto
era arrivato a un
livello d’odio verso se stesso così grande,da non
aver cura neanche delle sue
cose? Forse doveva mandarlo da uno psicologo. O forse doveva andarci
lui. Prese la borsa
e uscì di casa. Lui era un
avvocato. Lavorava seriamente. E non aveva tempo da perdere dietro al
fratello
in piena crisi adolescenziale. Naruto
uscì dalla sua camera. La giacca della divisa aperta, la
camicia fuori dai
pantaloni e sbottonata sul petto scolpito, i capelli biondi
scompigliati. Le
scarpe da ginnastica slacciate, gli
erano costate centocinquanta euro. Tanto sborsava il fratellino. Afferrò lo
zaino, decisamente troppo leggero,
segno che aveva dimenticato qualche libro, e si apprestò a
uscire. Si fermò
sulla soglia . Scaraventò lo zaino a terra, e
rientrò in casa. Aveva
dimenticato due cose importantissime.
Afferrò un pacchetto di sigarette abbandonato
sul comodino. E quella era
una. Poi si diresse in bagno, dove prese un piccolo cerchio
d’oro. Se lo infilò
all’orecchio destro, ora era pronto. Si fermò
davanti allo specchio. Prova
sorriso. Era stupendo, nessuna gli avrebbe resistito.
Uscì di nuovo di casa, prendendo di
malavoglia lo zaino. Non chiuse la porta di casa. Non gli importava se
qualcuno
avesse rubato qualcosa. Tanto c’era il fratellino che
sborsava. Salì in
ascensore, e pigiò il pulsante del garage. Lì
l’aspettava la sua bambina. La
sua vera donna. La sua moto. Arrivatole
di fronte la osservò con orgoglio per qualche istante. Poi
guardò l’orologio.
Le otto. Fra dieci minuti chiudevano i cancelli. La scuola distava un
quarto d’ora.
Sorrise, salendo sulla moto d’un rosso fiammante. Questo
voleva dire solo una
cosa. Doveva correre. E nulla, eccitava Naruto uzumaki più
della velocità. Aprì
i cancelli del garage e diede gas.
Chissà, magari se c’è la
faceva in sette minuti avrebbe pure potuto
vedere Sakura. E poi, solo luci, colori sfocati, e suoni ovattati.
Infine, la
scuola. Sei minuti.
Nuovo record.
Neji
avvistò Kankuro
appoggiato a un albero, accanto a lui gli parve scorgere Tayuya e
l’altra
ragazzina, quella mocciosa irritante di cui non ricordava mai il nome.
Ah si,
Tenten. Lasciò
le cugine e si diresse
verso il gruppo di amici. Durante il percorso salutò Sasuke,
che insieme a
Kiba,aspettava quel poco di buono dell’Uzumaki.
Sakura scherzava con Gaara, quindi la rosa si
limitò a un sorriso.
“Hey Neji sei in
ritardo.” Lo schernì il moro. L’altro
non
rispose,si limitò a lanciare un occhiataccia alla ragazza
arpionata al braccio
dell’amico. Lei capì, gli fece la linguaccia e poi
disse al fidanzato.
“Kanki, io vado ci vediamo
a ricreazione. Karin mi sta
aspettando. “ gli scoccò un sonoro bacio sulla
guancia e poi,Tenten si
allontanò. Neji la fissò male, fin quando non
sparì dalla sua visuale.
“Non mi piace
quella.” Sibilò. Kankuro rise, scuotendo il
capo.
“E quando mai a te piace
qualcuno? Sarebbe un miracolo.”
Disse ancora sorridendo.
“Cosa
c’è Neji? Sei geloso?”
Li sussurrò all’orecchio Tayuya.
Il giovane Hyuuga scattò, allontanandosi dalla
ragazza.
“Io geloso? E di chi di
Kanki? Ma ti pare? Una come quella è
meglio perderla che trovarla, date retta a me.”
Ribatté, fissando l’ex
fidanzata negli occhi.
“E chi parlava della
mocciosa. Io chiedevo se sei geloso di
Kankuro. “ poi la ragazza scoppiò a ridere. Neji si trattenne dal prenderla
a schiaffi. Aveva
una reputazione da salvare. Si avvicinò a Tayuya e, le cinse
la vita con le
mani. Il suo viso si avvicinò pericolosamente a quello di
lei, che arrossì.
“Tu, meglio di chiunque
altro dovresti sapere che non sono
gay, dopo tre anni di relazione certe cose si capiscono. “
Lei deglutì,
mollando una sonora sberla in faccia al malcapitato. Kankuro ancora una
volta
scoppiò a ridere.
“Non ti permettere
più di avvicinarti così tanto a me,capito
stronzo!” urlò la ragazza.
Neji si accarezzo una guancia.
“Sempre più
femminile tu,eh?” rispose per nulla intimorito.
“Comunque, ragazzi, Tenten
non è male a conoscerla. È molto
carina e non è frivola. Inoltre ha un bellissimo sorriso. A
me personalmente
piace, e sarei contento se anche voi l’accettaste nel gruppo.
“
“Ma è
piccola!”
ribatté Tayuya. Neji rimase in silenzio,
fissando il punto in cui la mora
era sparita. Su una cosa era d’accordo. Aveva uno splendido
sorriso.
Hinata si attraversò il
grande cortile diretta alla sua
classe. Sperava di passare inosservata e soprattutto di non
incontrare…
“Hey,Hina-chan siamo
qui!” urlò Rock Lee, attirando
l’attenzione di metà cortile. Ecco, maledetta
speranza. Abbassò la testa,ma
perché la terra non la inghiottiva?
Si
diresse, sconfitta verso un gruppo di ragazzi seduto su una collinetta. Shino stava in silenzio,
il cappuccio della
felpa gli copriva il viso, donandoli un che di misterioso. Aveva
sentito dire
che di recente frequentava una ragazza, la poverina doveva avere gusti
molto
strani. Temari-sempai era seduta sul prato, giocava con delle ciocche
d’erba.
Era davvero molto carina. Pure abbastanza popolare, Hinata non riusciva
a
capire per quale strana ragione si ostinasse a passare le giornate con
loro. O
meglio un idea c’è l’aveva: Shikamaru
Nara. Genio della scuola, svogliato,
sedici anni, e suo migliore amico dai tempi dell’asilo. Shika
era davvero
prezioso per lei, l’aveva aiutata quando era in serie
difficoltà. Tuttavia,
quando era con lui si sentiva un po’ giudicata, quindi
preferiva evitarlo. Lui
e Temari erano sempre in competizione, tuttavia anche se frequentavano
sezioni
diverse, e dicevano di non sopportarsi, ormai era impossibile vedere
l’uno
senza l’altra. Eppure non si dichiaravano, non si toccavano e
molto spesso si
urlavano contro parole offensive. Ma lei era sicura che nessuno dei due
poteva
più vivere senza l’altra. Era solo questione di
tempo. Poi si sarebbero
fidanzati. Chissà che figli…povero mondo. Rock
lee, era seduto accanto ad un
addormentato Shikamaru. Lui
e Shino
andavo nella stessa sezione. Non si erano molto inseriti, tuttavia non
se ne
preoccupavano. Personalmente Hinata, pensava che Rock Lee fosse
completamente
pazzo. Aveva spesse sopracciglia, e degli occhi enormi. Un insana
passione per
il verde,e spesso se ne usciva con frasi senza senso. Però
era simpatico, e
leale. Come un cagnolino.
“Hinat che la forza della
giovinezza ti accompagni.!” A
proposito delle frasi senza senso.
“Grazie Rock
Lee…” borbottai sottovoce. Non era sicura che mi
avesse sentita. Ma lui le sorrise dolcemente.
“Hey Shino sveglia quel
pigrone di Shika, che fra un po’
suona.” Ordinò, autoritaria Temari.
“Hey Shino, avvisa quattro
codini che siccome non sa
esprimersi senza urlare mi ha svegliato lei.”
Ribattè secco il ragazzo.
“Shino di a Cry baby di
portare rispetto nei confronti di
chi è più grande di lui.”
“ Shino di alla nonnina di
smetterla di sbraitare che non
sento la campanella.”
“Cosa? Come mi hai chiamato
razza di …”
“Io entro.” Non
ero sicura che mi avessero sentito ma forse
era meglio così, odiavo la
confusione. Mi
allontanai di soppiatto, approfittando del fatto che Shino e Rock Lee
erano
impegnati a dividere i due piccioncini, che erano arrivati alle mani. Temari era decisamente un
grande, l’unica
capace di tenere testa a Shikamaru. L’ammiravo. Finalmente
entrai nell’atrio, e
potei tirare un sospiro di sollievo.
Sakura stava appoggiata a un muretto,
i capelli rosa mossi
dal vento. Gaara le stava a pochi passi di distanza. Verde su verde.
Verdi gli
occhi di lei. Verdi gli occhi di lui.
Parlavano, ridevano, scherzavano. A un tratto, un fiore di
ciliegio,
portato dal vento, si posò sui capelli di lei. Lui
allungò una mano, lo prese e
glielo porse. Lei sorrise e se lo sistemò dietro un
orecchio. Un rombo di una
moto attirò l’attenzione dei due. Naruto Uzumaki
era arrivato.
“è finita la
pace.” Proclamò abbattuta la rosa. Il
rosso rise.
“No, lo sai che
è il mio migliore amico. Non ti
importunerebbe mai in mia presenza.” Disse Gaara sicuro,
avvicinandosi alla sua
ragazza.
“ certo, peccato che tu non
vieni a scuola qui” ribatte
sconsolata Sakura. Non le piacevano le attenzioni che il biondino le
riservava.
Era solo uno sbruffone, viziato e prepotente. Pensava che siccome tutte
le
ragazze gli cadevano ai piedi,anche lei si sarebbe innamorata di lui.
Bhe, si
sbagliava. Non capiva come un ragazzo meraviglioso come Gaara,potesse
essere
amico di una bestia simile.
“Dai, non è
così male se lo conosci.”
“beh, sinceramente
preferisco conoscere te!” disse la rosa,
avvicinandosi al ragazzo, che la prese per la vita.
“Sai a volte penso di non
meritarti.” Sakura lo guardò con
sguardo interrogativo, la stava lasciando? Ma no.
“Cosa intendi?”
chiese sulla difensiva la rosa. Lo sguardo del
rosso parve appannarsi. Poteva spiegarglielo davvero? No. I segreti
sono una
cosa meravigliosa, finchè rimangono tali.
“Che, non sono quello che
pensi Sa-chan.” Sussurrò
tristemente Gaara.
“A me piaci
così, mi piaci come sei.” Lui alzò lo
sguardo da
terra colpito. Lei si alzò sulle punte. Le labbra si sfiorarono.
“Sakura-chan dobbiamo
entrare. “ urlò Ino. I
due si staccarono a malincuore.
“Stasera passo da
te?” domandò la rosa.
“no.” Lei
chinò il capo, triste. Era stata sciocca. Lui non
era il tipo che faceva certe cose, eppure…
“Fatti trovare pronta per
le otto ti porto a cena fuori. “
disse lui sorridendo. Lei annui felice.
“Ciao amore fa la brava a
scuola. Hey Ino te l’affido.” La
bionda osservò il rosso allontanarsi. Non le piaceva quel
tipo, ma chi si
credeva di essere? Ma Sakura era cotta, e lei non poteva farci nulla. La rosa le si
avvicinò carica di energie. Era
successo qualcosa di bello.
“Avanti spara.”
“Cosa?”
domandò l’altra colta alla sprovvista.
“Mi chiedi anche
cosa?” disse indignata la bionda”Ma ti sei
vista? Hai un sorriso ebete stampato in faccia, cammini come se sotto
di te ci
fosse una valle di uova e la tua fronte sembra addirittura
più grande del
solito.” La rosa strabuzzò gli
occhi. Ma
come si permetteva? Ino lo sapeva che la sua faccia era il suo punto
debole.
Che strega.
“Beh, visto che sei stata
poco gentile nei confronti della
mia fronte non te lo dico. Sai Ino stai diventando acida,dovresti
trovarti un
ragazzo anche tu.” La bionda si fermò. La bocca
spalancata. Sakura continuò a
camminare come se niente fosse. L’amica
si riscosse,e corse per raggiungere la rosa. La
gonna si sollevava e si abbassava
seguendo il ritmo dei suoi passi.
“Dai non puoi lasciarmi
così! Sono curiosa! E poi non posso
avere un ragazzo per tre motivi. Uno sono il capitano delle
cheerleader, due
non avrei tempo per starci insieme, tre non sono innamorata di
nessuno!”
“Ino!” la
rimproverò la ragazza dalla fronte spaziosa.” Non
dirmi che stai ancora aspettando il principe azzurro!” La
bionda arrossì. Lei
era delle ragazze più materiali e popolari della scuola.
Eppure si. Stava
ancora aspettando il ragazzo dei suoi sogni. Problemi? Fateveli passare.
“Quanto sei carina
Ino-chan!” disse
Sakura sorridendo. “Dai non c’è la
faccio resisterti ti do un indizio…Otto di
sera…” L’altra si fermò. Che
cavolo
d’indizio era? Aspetta un secondo. No. Non poteva essere. Si
voltò per cercare
l’amica, ma la vide ormai in procinto di entrare.
“Sa-chan
aspettami!” urlò. E in modo molto poco femminile,
si mise a inseguire l’amica.
“Naruto.”
Esclamò felice Kiba.
“Ciao sacco di
pulci.” Replicò il biondino felice. Non aveva
avuto uno splendido risveglio, ma i suoi amici riuscivano sempre a
metterlo di
buon umore. Sasuke, i magnetici occhi neri puntati a terra e,le mani in
tasca
si avvicinò strafottente. Naruto li andò
incontro, facendoli un cenno con il
capo a cui il moro rispose. Sai era appoggiato alla sua moto, con una
mano
cingeva la vita di Karin. Itachi, il fratello maggiore di Sasuke,
parlava fitto
fitto con Tenten. Il biondino sapeva che i due si erano lasciati da
poco, lei
si era messa con uno della sua sezione. Un amico di Neji. Il maggiore
degli
Uchiha non aveva accettato di essere stato scaricato.
“Novità?”
chiese a Sasuke, che scosse il capo.
“Gaara se ne è
appena andato, pare che stasera lui e Sakura
si vedano, ma prima vuole incontrarti. Ha detto che ti mandava un
messaggio.”
Gli occhi azzurri del biondo si oscurarono. Sa-chan. Per qualche minuto
rimase
in silenzio.
“Se vuoi il mio parere
lasciala perdere. Non è il tipo di
ragazza che fa per te, dovresti cercarti qualcun altro. E anche Gaara.
Lo vedo
un po’ troppo coinvolto, lei lo farà
soffrire.” Sasuke aveva tirato fuori il
suo innato talento per le verità scomode. Forse aveva
ragione. Al diavolo, in
fondo era solo una donna.
“Te Kiba con la minore
delle Hyuuga come va?” Il ragazzo che
aveva degli strani segni rossi sulle guance, smise di parlare con Sai e
si
avvicinò agli amici.
“Non è il mio
tipo. Hanabi è una testa calda, carina per
carità. Ma quel genere di ragazza che vuole una storia
seria. Non fa per me. “
disse scuotendo le spalle.
“Insomma a quanto pare
ultimamente in amore le cose vanno
bene solo a Sai.” Affermò scocciato Itachi. Aveva
smesso di parlare con la
moretta, che aveva raggiunto l’amica. I quattro ragazzi
sospirarono abbattuti.
“Vabbè, che
volete che sia, stasera si va al Club, e si
rimorchia qualcuna.” Proclamò tranquillo sasuke.
Il maggiore degli Uchiha
l’osservò divertito. Certo che il suo fratellino
era proprio un bel tipo.
Naruto annui convinto.
“Andata.”
Ordinò.
“Si ma sai non viene.
“ annunciò deciso Kiba, osservando
geloso l’amico che pomiciava con Karin come se niente fosse.
“Vuoi sapere una cosa
strana? Una volta tanto sono d’accordo
con te.” Disse Itachi. Il ragazzo con i segni rossi sulle
guance lo fisso male.
Il biondo scoppiò a ridere e, persino sasuke
accennò l’ombra di un sorriso. Si,
l’importante è avere degli amici. Naruto
respirò a fondo, godendosi gli ultimi
momenti di libertà, prima del suono della campana.
Hanabi si guardava intorno alla
ricerca dei suoi amici. Non
li vedeva. C’era troppa gente. Troppa confusione. Poi scorse
Matsuri.
“Hey!”
urlò nella direzione dell’amica. “sono
qui.” Iniziò a
saltrare per farsi vedere, purtroppo, al contrario della sorella non
era alta.
Non se ne era mai fatta un problema , ma era nei momenti del bisogno
che odiava
la sua bassa statura. Matsuri rideva alle battute di tobi, che le dava
le
spalle. Ma era davvero così bassa? Insomma, quel genio della
sua amica poteva
anche smettere di provarci con quell’imbecille.
Perché quel’individuo chiamato
Tobi,era l’essere più stupido
dell’intero pianeta terra.
La sua amica ci provava dalla prima media, e
lui non se n’era mai accorta. Hanbi
iniziava a pensare che fosse Gay. Matsuri non era una bellezza
d’accordo, ma
era un tipo. Acqua e sapone. Capelli corti. Vestiti leggermente
alternativi. Ma
niente non la vedevano. Le sarebbe
toccato andare da loro. Sperava solo che la folla
non la travolgesse. Tobi
diceva che era alta un nano e un barattolo. Era proprio un imbecille.
Però
simpatico e tenerissimo. Le ricordava un po’ un orsacchiotto.
Sgomitando,decise
di cercare di raggiungere i suoi amici prima che suonasse la campana.
Mission
impossibile tre ha inizio. Forza Hanabi.
“Karin, mi ha appena
chiamato Deidara, vuole che lo
raggiungiamo dentro.” Disse Tenten. L’altra
constatò che l’amica era di pessimo
umore. Che si fosse già mollata con Kankuro? No, due giorni
erano un record
anche per lei. Si sistemò gli occhiali, e salutò
sai. Ci stava insieme da un
mese. Troppo tempo. Era ora di finirla. Lei e la moretta si diressero
verso
l’atrio. Deidara le aspettava li. Camminavano in silenzio.
Erano amiche per
convenienza, non perché si volessero davvero bene. Di
conseguenza non avevano
nulla da dirsi.
“Neji mi odia.”
Disse a un tratto Tenten. Karin sospirò.
“Neji odia
tutti.” Replicò tranquilla.
“però resta un gran
fico.” La mora la guardò come se fosse pazza.
Però in fondo Tenten doveva
ammetterlo. Neji era un gran fico. Deidara, i capelli biondi
stranamente lunghi
per un uomo, le aspettava nell’atrio. Era stata la prima
volta di entrambe le
ragazze. Perché proprio lui? Non lo sapevano neanche loro.
Lui le salutò
cordialmente e insieme tutti e tre si diressero verso le proprie classi.
Hinata era seduta al suo banco, un
libro aperto. Ripassava.
Prima ora greco, anche se non l’avrebbe interrogata non
poteva rischiare. O
forse, più semplicemente non aveva nient’altro da
fare.
Naruto stava mettendo la catena alla
sua moto, con la coda
dell’occhio sbirciava sotto la gonna di due ragazze. Non
avevano molto gusto
nella scelta delle mutande, ma una aveva decisamente un bel culo.
“Ora?” chiese
Zestu.
“no” rispose
Konan”Stanotte. Tenetevi pronti” Pein, si
appoggiò alla falce, amava una donna decisamente complicata.
E finalmente la campanella
suonò.
Nuovo capitolo. È la prima
volta che aggiorno una storia
così presto. Anche se non è una delle mie
più belle, ne di quelle più apprezzate,
questa trama mi intriga. Presto
aggiornerò anche Me, You and She She She and She e candy
shop. Promesso!!
Leggete in tanti e commentate in pochi…commentini? Grazie
Sonny
Ember4NaruHina93: Già , ma
tanto i guai per Hinata iniziano
nel prossimo capitolo, sempre se non sviene prima…xd.
Comunque anche naruto
passera i suoi bruttissimi cinque minuti, te lo posso assicurare.
Personalmente
Konan in veste di divinità mi intrigava davvero tanto,
ancora di più il povero
Pein che deve sottostare a tutti i suoi capricci, purtroppo in questo
capitolo
è apparsa poco, ma si rifarà te lo posso
assicurare!! Sono
felice che mi adori e spero di non
averti deluso!! Grazie per i complimenti…a presto ^-^
Dryas: Grazie!! Mi fai davvero
felice…le altre coppie saranno
tante e piuttosto incasinate, Sakura si troverà a fare
scelte difficili. Shika sarà
conteso da due donne che gli
complicheranno
parecchio la vita, Tenten piano piano s’innamorerà
di un ragazzo che odia, Temari
verrà conquistata dal fascino di Itachi (e chi non lo
è) me alla fine si metteranno
tra i due Shika e hanabi, Ino si troverà a fare i conti con
Sai e Kiba, Sasuke sarà
vittima di sakura esattamente come Gaara e Rock lee. Karin
avrà il suo bel daffare
e Matsuri dovrà scegliere tra Tobi e un bel rosso, senza
contare i casini che faranno
Naruto e Hinata. Spero di non averti deluso con questo capitolo e che
continuerai
a segurmi!! Ciao ^-^
Ringrazio anche chi ha avuto il
coraggio di inserire questo storia
tra i preferiti….e chi ha anche solo letto:
Ember4NaruHina93
Kya chan
Piccola teddy
E chi mi ha inserito tra i suoi
autori preferiti ^-^ cioè:
Kana chan
Princess hina
Sabuko no temari
Spero che Saku_piccina 93 a
cui la storia è dedicata sai riuscita a leggerla,
e mi scuso ancora con i lettori di Candy Shop a cui prometto di
aggiornare!! Un
bacione Sonny
Ps la pianto di rompere…
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