Then Eru Spoke

di Kira_Chan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In the end ***
Capitolo 2: *** In the beginning ***



Capitolo 1
*** In the end ***


primo capitolo
Capitolo 1. In the end





L’ultimo giorno giunse annunciato da un tremore. Tremore che corse attraverso la terra dalla crosta fino ai più profondi strati del suo nucleo. E un terribile schianto universale fu il segnale che la terra si stava spezzando in due in quell’istante, e che non le restava altro se non distruggersi e perire.

In lontananza, al confine orientale del mondo, da cui il Sole non sarebbe mai più sorto, un muro nero venne avanti. La sua ampiezza copriva l’intero orizzonte a vista d’occhio. La sua altezza sopraffaceva le stelle e lacerava le nubi. Davanti ad esso si apriva la terra desolata della devastazione. Dietro di esso si apriva il nulla.
Il grande muro avanzava attraverso le terre mortali, e l’oscurità che vomitava le divorò completamente. E tutti i mortali morirono, come è scritto nel loro destino.

A Valinor, gli dei guardarono impotenti la distruzione portata da Morgoth, il Nero Nemico dei tempi antichi. E aspettarono la fine senza abbandonare la loro residenza. Il muro dell’oscurità inghiottì il mare intero, e Ulmo non seppe più dove nascondersi.
Le montagne furono polverizzate come semplici zolle di argilla, e Aulë si coprì il volto, afflitto. Le intere foreste, e tutte le piante e gli animali che vivevano in esse, andarono a fuoco, e Yavanna pianse lacrime amare, mentre Oromë abbassava la testa in segno di rassegnazione.
In cima al Tanequetil Manwë cantò un’ultima unica canzone, piena di bellezza e tristezza, e anche questa venne perduta quando l’abominevole oscurità assorbì l’aria e i venti della terra.

Morgoth, trasfomato nel mostruoso muro nero, in una massa di carne e ossa spezzate, sfigurato dal Vuoto e dal tormento di un milione di anime intrappolate nel suo corpo, si fermò davanti ai cancelli dorati di Valmar.
Davanti ad essi si ergeva un uomo, vestito di nero e con una nera spada che pendeva dalla sua cintura. La voce di Morgoth emerse da un migliaio di bocche aperte lungo il muro di carne, e ogni bocca pronunciava le sue parole con una intonazione differente, riflettendo mille sfumature di dolore.

-Tu, folle, che sei ritornato dal luogo da cui nessun uomo ritorna! Come osi stare davanti a noi e sfidarci? Noi siamo tutti confinati qua, tutti i nemici dell’umanità, e siamo nutriti da tutto il suo odio. Ecco qui Melkor, Colui che si leva in Possanza. Ecco anche il Grande Occhio, non ricordi?

Una delle bocche si sciolse in una massa di denti fluidi, e riemerse per un secondo come un occhio fiammeggiante, per poi sciogliersi di nuovo. Dalla carne torturata si protesero un milione di arti tentacolari e tentarono di afferrare l’uomo in nero. Me egli li tagliò con la spada in un solo affondo, quindi proclamò:

-Un’ultima battaglia faccia a faccia con Morgoth, l’Oscuro Nemico del Mondo, solo questo chiedo!

Le mille bocche risero con voce di tuono, e il cielo e la terra tremarono.

-Così sia, un’ultima battaglia. L’ultima battaglia di Tùrin Turambar, il più sventurato tra gli uomini.

Dalla cima del muro scese un re guerriero, coperto di ferro, incoronato di ferro, e sollevò la sua mazza sopra la testa dell’uomo. Ma il mortale fu più veloce a estrarre la spada, e la lasciò infilata nel corpo del suo avversario. Il manico spuntava dal suo petto, la punta fuoriusciva dalla schiena, gocce di sangue in putrefazione spillavano al suolo.
Il muro di carne ed odio collassò nel mezzo dell’urlo di mille gole condannate.

E la terra spaccata infine si ruppe in due. Tre gemme, come tre stelle mattutine, si riunirono nel firmamento e discesero nelle mani delicate di Yavanna.
La dea rilasciò la loro luce, e per un secondo gli Alberi dei Valar proiettarono il loro splendore sulle rovine del mondo.
Prima ci fu uno scintillio di argento, poi un altro d’oro. E allora l’intero creato si ripiegò su se stesso. Le montagne collassarono l’una sull’altra, i mari si riversarono sulla terra, e lo spazio si compresse sempre di più fino a diventare un singolo minuscolo punto di luce.
Quindi il punto si estinse da sé.














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Note della traduttrice:
Potete trovare la storia originale qui su fanfiction.net 
oppure qui su AO3.
L'autrice rispondente ai nomi di Love Missile e Taylor17387 mi ha dato esplicitamente il permesso per la traduzione.
Dal momento che, come è ben noto, ogni traduzione è un tradimento, vi invito caldamente a leggere la storia in inglese.

Spero di avervi intrattenuta e di avervi fatto passare un buon momento.
Consigli, critiche, suggerimenti e commenti sono i ben venuti, non abbiate paura!

Un ringraziamento particolare va a Giuda Ballerino che sopporta quotidianamente i miei deliri e che mi ha aiutato molto per la revisione di questa storia.


(Giuda Ballerino, appena trovo il link giuro che lo metto, scusami! *smack*)







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Capitolo 2
*** In the beginning ***


secondo capitolo



Capitolo 2. In the beginning




All’inizio tutto era buio. Ridotto alla sua minima espressione, privato di tutto il suo potere e della sua forma visibile, nudo, no, più che nudo, evanescente, M
elkor tremò nel mezzo del vuoto senza luce né sostanza.
Allora Eru parl
ò:

-Ben tornato, Melkor.

Lo spirito dell’Ainu rabbrividì, e divenne ancora più piccolo sentendo la voce del Fattore echeggiare attraverso il nulla.

-Tutto è troppo buio. Non riesco a vedere. – mormorò il Vala ribelle.

-Certamente è buio. Il mondo è scomparso. Tu lo hai fatto scomparire, non ricordi, Melkor?

-Non riesco nemmeno a vedere te.

-Questo non è possibile. Giacché io sono dovunque. – ci fu un movimento intorno all’Ainu tremante, come un’increspatura cosmica, molto vicina e molto distante nello stesso tempo. E Melkor sentì la presenza di Eru circondarlo.

-Perché sono solo? Dove sono i miei fratelli, i Valar?

-Arriveranno in un attimo.
O forse sono già arrivati innumerevoli secoli fa. Anche il tempo è scomparso, quindi è difficile da sapere.

Melkor sospirò afflitto.

-Dopo tutto, ho fallito e sono stato sconfitto. Hai avuto ragione tutto il tempo: non può essere suonato alcun tema che non abbia avuto la sua origine ultima in te. Ammetto che hai vinto, Eru.

-Com’è, Melkor, Colui che si leva in possanza, ammettere la sconfitta e accettare le cose per quello che sono, una volta e per tutte? – la risata di Eru vibrò attraverso il Vala con potere, ma anche con cordialità. –Se sono riuscito a farti ragionare alla fine, allora posso dire che niente di questo è stato invano. Anche quando è stato necessario distruggere l'intera esistenza per realizzarlo.

-Almeno è stato divertente finché è durato.

-Be’ Melkor, è questo l’importante, o no?

Il Vala stava ancora tentando di cercare qualcosa nell’oscurità, ma non c’era ancora nulla da vedere. Un terribile freddo improvvisamente attraversò il nucleo del suo spirito ridotto, ed egli rimpianse la sua solitudine, e sentì la mancanza della materia, e sperò di avere qualcosa, qualunque cosa, per coprirsi.

-Posso farti una domanda?- sussurrò timidamente Melkor, cercando di ripararsi contro il freddo, pur senza braccia.

-Certo, Melkor.

-Perché mi hai sempre odiato cosi tanto?

Eru rise ma non con una risata malvagia, bensì con una piena di gentile paternalismo.

-Ma Melkor! Come potrei odiarti, se sei mio figlio, se sei una parte di me?
Ti ho sempre amato quanto i tuoi fratelli. Forse un po’ di più in realtà. Ma ai figli ribelli piace pensare che i genitori li odino, pur di giustificare la loro ribellione.

E come disse questo, una parte di Eru accarezzò l’Ainu.
Se Melkor avesse avuto un corpo allora, l’avrebbe definita come una carezza sulla guancia. Si sentì confortato, ma ancora così tante incertezze e dubbi lo assalivano che non sapeva da dove iniziare.

-Ho paura, Eru. Cosa accadrà adesso?

-Adesso? Nulla, Melkor. Adesso tutto inizia di nuovo. Di nuovo dall’inizio, ricordi?

-Dall’inizio? Come è possibile dall’inizio?- l’incredulità colp
ì Melkor da cima a piedi, come un fulmine. –E cosa... cosa succede con la Seconda Musica, cosa succede alla rinascita di Arda?

-Non c’è una Seconda Musica, Melkor. C’è solo un’unica musica, che è la prima e l’ultima allo stesso tempo, e che ripete se stessa sempre uguale ma sempre diversa. Arda rinascerà semplicemente come era, e tutti gli avvenimenti visti su essa, sia buoni che cattivi, verranno messi in scena ancora una volta. Ho visto lo stesso atto dispiegarsi nel teatro del mondo infinite volte, e non me ne stanco mai, perché ogni volta trovo nuove sfumature, nuovi gesti, nuovi dettagli nella rappresentazione e negli attori. Di fatto, io e te abbiamo tenuto questa stessa conversazione in passato. E mi sento ancora commosso dalla tua ingenuità.

Eru continuava ad accarezzarlo, ma Melkor adesso si sentiva più impotente e più spaventato che mai.

-Allora… allora tutti i nostri sforzi, tutte le nostre miserie, tutti i nostri sogni infranti, non sono state che uno spettacolo e un divertimento per te?

-Questo è un modo di vedere la cosa, sì.

-E non ti sembra crudele?

-Crudele è una parola inventata dagli uomini. Non avrei mai immaginato che tu l’avresti usata, Melkor.

-Un giorno ti stancherai dello spettacolo di Arda. E cosa accadrà allora?

-E’ possibile che io mi stanchi, non lo nego. Ma dal momento che la mia pazienza è infinita, non penso che questo avverrà in un breve lasso di tempo.

La voce di Melkor si spezzò, e gli venne da piangere.

-Perché avevi detto che ci sarebbe stata una Seconda Musica, perché ci hai mentito?

-Perché avevate bisogno che ci fosse una Seconda Musica. Perché tu, i Valar, e gli Elfi, e specialmente gli Uomini, avete bisogno di sapere che il mondo ha uno scopo, un destino, una fine che metta fine alle vostra sofferenza, che gli dia un significato, che vi redima.
Il concetto dell’anello infinito è ripugnante per voi, sarebbe stato più di quanto il vostro cuore potesse sopportare. Gli Uomini non possono capire questo, perché nell’osservare le loro proprie imperfezioni, sono incapaci di comprendere che il mondo non necessita una rinascita, perché era perfetto fin dall’inizio, e sempre lo è stato, come lo era, senza cambiare nulla.
Oh, Melkor! Pensai che proprio tu, che amasti così tanto Arda, lo avresti capito meglio di chiunque.

In quel momento Melkor iniziò a piangere, sconsolato.
Si sentiva troppo debole, troppo piccolo, e faceva troppo freddo, e continuò a tremare nonostante l’abbraccio di Eru.

-Vuoi dire… vuoi dire che sono destinato a ripetere gli stessi sbagli ancora e ancora? Che devo ribellarmi di nuovo, e diventare l’Oscuro Nemico, e tutto per nulla, solo per fallire senza speranza?

-Avresti desiderato qualcos’altro? Cosa ti aspettavi?

-Non lo so- mormor
ò il Vala ribelle tra i singhiozzi.- Forse aspettavo una conclusione, il perdono, una rivelazione che mi illuminasse, o semplicemente mi aspettavo di sparire del tutto e porre fine alla mia esistenza.

-Ma Melkor, tu ricostruirai di nuovo anche il tuo regno, e adunerai i tuoi servi, e indosserai i Silmarilli sulla tua testa, e combatterai mille battaglie con il tuo luogotenente. Ti ricordi di lui? Ti ricordi tutta quella gloria? Certamente vuoi riavere tutto questo nuovamente, o no?- Melkor tentò di calmarsi e smise di piangere, acconsentendo nei suoi pensieri, e lasciando che Eru lo abbracciasse più strettamente. –Dentro nel profondo sei ancora un bambino. Adesso vieni qui, figlio mio, torna alla tua sorgente, torna da tuo padre. Presto avrai dimenticato tutto questo, e dormirai per ere intere. O per un singolo momento, difficile a sapersi. Vieni qui e riposa. E poi ricominceremo da capo.

Melkor sentì la presenza e la voce di Eru riempire tutto, circondarlo e fondersi con il suo spirito nel più perfetto e bel abbraccio. Il vuoto non era più spoglio, e il suo cuore era pervaso da una gioia e un amore indescrivibili. Avvolto in questa sensazione di calore, si abbandonò all’abbraccio, e gli ultimi frammenti del suo essere svanirono e si congiunsero al suo Fattore, nel mezzo di un brivido di ineffabile beatitudine.

All’inizio esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilùvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata.








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Note della traduttrice:
Nel caso vi sia sfuggito il link alla storia originale, potete trovarla qui oppure qui.
Vi consiglio caldamente di leggere la storia in lingua originale e nel caso vi interessino anche le altre due storie dell'autrice (sono entrambe delle Sauron/Melkor
che ripercorrono la storia di Arda e dei suoi eroi. Sono molto ben caratterizzate e bisogna leggerle con fazzoletto alla mano dal momento che sono una valle di lacrime.)



Inizio col dedicare questo secondo capitolo a Giuda Ballerino.


Che dire.
Dunque, il motivo per cui mi è piaciuta particolarmente questa fanfiction è il modo provocatorio e intelligente con cui si confronta con
le idee religiose e filosofiche che stanno alla base dell'intera opera tolkieniana. Ovviamente l'autrice si rifà alla dottrina stoica -e non solo- dell'eterno ritorno,
e questo concetto di circolarità perfetta ha a ben vedere dell'amara ironia per personaggi come Sauron e Melkor/Morgoth.
Sauron infatti ha sacrificato tutto il proprio potere nell'Anello e ugualmente nel X tomo di The History of Middle Earth si rivela che
*spoiler* (il libro è inedito in Italia)
avendo il Vala disperso il suo potere nella materia prima di Arda, l'intera Terra Mezzo può essere considerata il suo anello.
*fine spoiler*



Come al solito consigli, critiche, suggerimenti e altro sono i ben venuti, non abbiate timore!
Spero che la storia vi sia piaciuta.
Alla prossima. 

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