Sore ga ai deshou? di Chloe R Pendragon (/viewuser.php?uid=71313)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore fraterno ***
Capitolo 2: *** Amor cortese ***
Capitolo 3: *** Amore in vecchiaia ***
Capitolo 4: *** Amore non corrisposto ***
Capitolo 1 *** Amore fraterno ***
Amore fraterno
Amore fraterno.
«Buongiorno Arthur, è ora di svegliarsi!»
Sembrava una mattina come tante nella reggia dei Pendragon e
come da copione Merlin si accingeva a svegliare il riluttante principe; più
volte il moro dovette chiamarlo, ma come al solito non servì a nulla, così fu
costretto ad aprire le tende della stanza e lasciare che il sole facesse il
lavoro sporco per lui.
Fu allora che il biondo diede i primi segni di vita,
grugnendo il nome del servo e coprendosi il volto con il cuscino, tuttavia l’amico
non si perse d’animo e continuò a importunarlo finché non riuscì nell’intento.
«Possibile che tu non sappia come svegliare gentilmente le persone,
Merlin?», mugugnò portandosi una mano sul viso, «Qualcuno dovrebbe insegnarti
le buone maniere… »
«E chi sarebbe quel qualcuno? Voi?», rispose l’altro inarcando un
sopracciglio, «Allora sono in ottime mani…»
Non ebbe neanche il tempo di sghignazzare, che Arthur si mise a sedere
per scagliargli uno dei suoi stivali: il moro riuscì a schivarlo per un pelo e
la sua bocca si distese in un sorriso compiaciuto.
«Bada a quel che dici Merlin, ricordati che stai parlando col tuo
principe… Invece di fare lo spiritoso, pensa ad adempire ai tuoi doveri:
aiutami a vestirmi, rassetta la camera e lucidami l’armatura! Oggi farò
colazione con mio padre, vuole aggiornarmi sulle condizioni del popolo,
considerate le difficoltà che abbiamo affrontato: sai che non ammette ritardi,
per cui piantala di guardarmi come un pesce lesso e muoviti!»
Il giovane mago si ricompose ed iniziò ad eseguire gli ordini ricevuti,
pur provando un po’ di rammarico: gli sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo
con l’amico per parlare di quello che avevano passato pochi giorni prima.
Avevano affrontato insieme la violenta carestia causata dall’uccisione
dell’unicorno, avevano cercato Anhora e affrontato le sue prove: il futuro re
aveva dato prova della purezza del suo cuore sacrificandosi al posto suo e il
servo non aveva ancora avuto modo di ringraziarlo.
Voleva trovare il momento e il modo giusto per dirglielo, dato che di
solito era lui quello che salvava la vita dell’altro, seppur di nascosto; decise
dunque che avrebbe svolto le sue mansioni come di consueto per poi cercare di
cogliere la palla al balzo appena se ne fosse presentata l’occasione.
Così iniziò a mettere ordine nella stanza del biondo, non senza qualche
borbottio annoiato, ma fu allora che notò un particolare: sotto il letto c’era
ancora lo stivale che il ratto aveva rosicchiato giorni prima! Nel
raccoglierlo, Merlin ebbe una brillante idea su come dire grazie all’amico,
per cui si rimboccò le maniche e si mise all’opera…
In serata il principe poté finalmente chiudersi nelle sue stanze; aveva
passato l’intera giornata in giro per il regno al fine di monitorarne la
situazione, il che lo aveva reso esausto. Tutto ciò che desiderava in quell’istante
era lasciarsi cadere sul suo letto e abbandonarsi tra le braccia di Morfeo;
dunque cominciò a spogliarsi svogliatamente, quando si rese conto del logoro
stivale posto sopra il tavolo.
Rimase interdetto per un istante, poi si avvicinò sbuffando all’oggetto
e lo gettò sul pavimento; fu un grave errore il suo, poiché dal suo interno si
sparsero al suolo un gran numero di fagioli, producendo un fastidioso rumore.
Il biondo sgranò gli occhi e iniziò a infuriarsi per lo stupido
scherzo che aveva subìto: questa volta Merlin non l’avrebbe passata liscia…
Stava per uscire di corsa dalla camera quando si accorse di un altro dettaglio:
oltre alla miriade di semi, dallo stivale era fuoriuscito un foglietto!
Arthur tornò indietro con un ringhio, raccolse da terra il bigliettino e
con un gesto secco lo aprì per leggerne il contenuto.
“Nonostante siate una
testa di fagiolo, non posso fare a meno di dirvi grazie!”
Il principe non riuscì a trattenere un sorriso, sentendo la rabbia di
pochi secondi prima svanire come per magia: pur essendosi dimostrato il solito
idiota, aveva avuto un’idea tutto sommato carina…
Decise dunque di lasciar correre quella bravata e di ricongiungersi al
suo adorato letto, non senza pensare a quanto avrebbe riso l’indomani, vedendo
il moro raccogliere i fagioli uno per volta…
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Capitolo 2 *** Amor cortese ***
Amor cortese
Amor cortese
Titolo: Amor cortese
Autore: Chloe R Pendragon
Prompt: 2 - Amore platonico
Fandom: Merlin
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moment
Eventuali note dell’autore: Nessuna
Lancelot vagava senza
meta per la foresta al limitar del regno di Camelot, la mente affollata da
mille pensieri: fino a qualche giorno prima la sua vita era priva di scopo,
tutto ciò che faceva era spostarsi da un villaggio all’altro e combattere
per guadagnare qualche spicciolo da usare per mangiare.
Da quando aveva
perduto l’opportunità di divenire cavaliere, la parte più nobile del suo animo era
stata catapultata in un regno di disperazione, tutti i suoi progetti erano
svaniti come fantasmi, tutti i suoi sogni giovanili erano infranti: dal momento
in cui Uther Pendragon lo bandì dal suo regno, fu come se il prode guerriero di
un tempo si fosse tramutato in uno spettro esanime.
Col passare dei mesi,
il destino dello sventurato ragazzo sembrava oramai segnato; la sua abilità con
la spada veniva impiegata come mero intrattenimento per uomini potenti, invece
di essere utilizzata per compiere del bene e proteggere i più bisognosi. Egli
però non se ne curava più, svuotato com’era stato dalle parole del
intransigente sovrano: non vi era alcuna causa che gli paresse giusta, tutto
appariva ai suoi occhi sciocco e futile.
Eppure, proprio nell’istante
di maggior scoramento, qualcosa cambiò; si trovava nel castello di re Hengist e
stava esibendo la sua bravura nell’arte bellica, quando vide colei che lo
ricondusse sulla retta via: la serva di Lady Morgana, Guinevere. Nell’attimo in
cui i loro sguardi s’incrociarono, Lancelot sentì qualcosa di nuovo crescergli
dentro al petto, un sentimento che non aveva mai provato per nessun’altra
fanciulla.
Terminata la lotta
volta a intrattenere la rozza corte, ebbe appena il tempo di ripulirsi che
subito si recò dall’incantevole ragazza. Ciò che si dissero quella notte cambiò
la sua vita per sempre: le confidò ciò che aveva vissuto dal giorno in cui
aveva dovuto lasciare Camelot e di come la sua esistenza era divenuta vuota e
priva di senso, le parole fluirono dalle sue labbra come un fiume in piena,
impedendogli di darsi un contegno poiché era da troppo che le teneva rinchiuse.
Al termine della sua
confessione, ebbe il timore di averla disgustata, considerata la purezza del
suo cuore, invece accadde qualcosa di incredibile: la dolce serva gli rivolse
un caldo sorriso e gli disse che in lui vedeva tutto ciò che di buono esisteva
nel mondo.
La sua voce fu come
una carezza per lo spirito devastato del giovane condottiero, il quale si perse
negli occhi nocciola della sua interlocutrice; si lasciò inebriare dal fresco
profumo che emanava quella pelle simile alla terra, si sentì rapire dall’irrefrenabile
desiderio di affondare le sue mani nei tempestosi ricci corvini che le
incorniciavano il viso, per poi assaggiare quelle labbra carnose con un bacio
appassionato e rovente.
Da quel momento,
Lancelot seppe che avrebbe dato la sua vita pur di proteggerla da ogni male e
che avrebbe spesò ogni istante della sua esistenza per dimostrarsi all’altezza
delle parole che gli ebbe rivolto in quel fortunato giorno; cominciò a
progettare il loro futuro insieme, a immaginare l’evolversi del loro rapporto,
a fantasticare sulla loro famiglia, ignaro di cosa avrebbe scoperto a breve.
Difatti, il loro
tentativo di fuga fallì e poterono salvarsi solo grazie all’intervento di
Arthur e Merlin; quest’ultimo al calar della notte gli fece intendere che tra
il principe e la sua amata ci fosse più di una semplice amicizia. Il povero
condottiero si sentì morire quando comprese la dura verità: ancora una volta i
suoi sogni si dovettero scontrare con il casato dei Pendragon, eppure in quella
circostanza non riuscì a risentirsi col principe.
Capiva perfettamente
cosa potesse averlo fatto innamorare di quella meravigliosa fanciulla: dalla
bellezza esotica alla nobiltà d’animo, Guinevere rappresentava l’incarnazione
dell’amore; come poteva biasimarlo? Rimembrando la conversazione avuta nelle
prigioni del castello di re Hengist, Lancelot seppe cosa fare prima ancora che
il giovane stregone glielo chiedesse: si sarebbe fatto da parte, permettendo
alla sua adorata di vivere al fianco di un uomo retto e meritevole del suo
cuore.
Tuttavia, prima di
andarsene chiese all’umile amico un ultimo favore: doveva riferire all’incantevole
serva quanto le fosse grato per ciò che gli disse quel giorno in cella, poiché
gli aveva dato un motivo per cui vivere; lasciato il suo messaggio poté congedarsi
e partire in cerca di nuove avventure e di persone da soccorrere, e, sebbene
apparisse vagabondo come quando fu cacciato da Camelot, questa volta il suo
spirito era retto e il suo cuore era purificato dall’amore che nutriva e che
mai si sarebbe esaurito.
Spazio
di Chloe:
Ma
salveeeeeeeee!!!! Ebbene sì: stavolta è toccato a Lancelot e Gwen, non ho
saputo resistere … ^^
Spero
che apprezziate, aspetto di leggere le vostre considerazioni! *.*
Vorrei
ringraziare elyxyz e brin leah per le vostre bellissime recensioni, nonché BlueFlame
per aver aggiunto questa raccolta tra le seguite: grazie di cuore! *^*
Che
dire: attendo i vostri giudizi, entro la prossima settimana arriverà il
prossimo capitolo, promesso!
A
presto e tanti baci,
Chloe.
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Capitolo 3 *** Amore in vecchiaia ***
Amore in vecchiaia
Amore in vecchiaia
Titolo: Amore in vecchiaia
Autore: Chloe R Pendragon
Prompt: 10 - Amore in vecchiaia
Fandom: Merlin
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moment
Eventuali note dell’autore: Nessuna
Come ogni mattina
Gaius si accingeva a girare per le case di Camelot al fine di poter visitare i
suoi pazienti; era un’attività stancante per una persona anziana, ma egli non
se ne curava giacché gli faceva piacere sapere di dare una mano alla brava
gente della sua terra.
Quel giorno in
particolare aveva necessità di svolgere le sue mansioni, sentiva il bisogno di
occupare la sua mente con altri pensieri: difatti dopo quanto era accaduto di
recente, qualcosa dentro di sé si era ridestato, qualcosa che, se trascurato,
avrebbe potuto trascinarlo in una spirale di ricordi da cui difficilmente
sarebbe riuscito ad uscire.
La sua vasta
esperienza gli diceva che non era salutare vivere nel passato, specie per
quelli come lui che avevano assistito allo sterminio del suo popolo senza poter
reagire: troppe cose erano cambiate da quando era giovane per poter sperare di
ritornare alla vita che aveva lasciato.
Eppure il saggio dottore
non poté impedirsi di rievocare i sentimenti in lui sopiti, pur sapendo quanto
potessero offuscare il suo giudizio; l’incontro con Alice aveva riportato a
galla tutto ciò che egli aveva cercato di ignorare, tutto l’amore che aveva
provato era sbocciato nuovamente nell’attimo in cui i loro sguardi s’incrociarono
pochi giorni fa.
Era stato
meraviglioso per lui rivedere la donna che aveva amato, aveva persino
creduto che il destino stesse dando loro una seconda opportunità; per quanto
fosse abile nell’apparire imperturbabile, anche Merlin si era lasciato
trasportare dal suo entusiasmo, come poteva capire dal sorriso raggiante che
gli rivolgeva e dalle occhiate in tralice che gli scoccava maliziosamente.
Quanto era stato
sciocco, come aveva potuto abbassare la guardia al punto da non accorgersi
della manticore che controllava la sua adorata? Quell’immonda creatura aveva
architettato ogni cosa, sperando di poter usare il suo struggimento per arrivare
al re ed ucciderlo.
Era così abituato a
fidarsi di coloro che gli sono cari da non scorgere i segnali di ciò che
accadeva sotto il suo naso, e per questa sua disattenzione Camelot aveva
allevato una serpe in seno, come se non bastasse la minaccia rappresentata da
Morgana; se non fosse stato per il suo accorto allievo, adesso non starebbe
adempiendo ai suoi doveri, forse addirittura sarebbe già stato ucciso.
Nonostante ciò, una
parte di sé non riusciva a dispiacersi di quanto accaduto: aveva rincontrato il
suo amore di gioventù e il suo cuore aveva ripreso a battere con vigore. Per
lei era giunto a disobbedire senza esitazione al suo sovrano, cosa che non
avrebbe preso tanto alla leggera: invece adesso la sua mente era rivolta
unicamente a lei e alla sua sorte, domandandosi se sarebbe riuscita a
cavarsela in quel mondo pieno di insidie, incapace di provare rimorsi per il
crimine da lui commesso.
Per tutto il giorno
non riuscì a pensare ad altro, così si decise a commettere un altro reato:
indossò uno scuro mantello, prese una torcia e uscì dalla sua dimora, diretto
verso la foresta antistante le mura della città. Non seppe di preciso cosa
cercare tra le fronde degli alberi e le erbacce incolte, eppure continuò a
muoversi circospetto, scrutando ogni angolo del paesaggio circostante.
Quando sentì la speranza
venir meno, ecco che le sue orecchie percepirono un fruscio alla sua destra,
così si volse verso la fonte di tale rumore; il fioco fascio luminoso
proveniente dalla fiaccola rivelò una figura incappucciata, la quale suscitò
uno stupore così grande nell’anziano dottore da fargli perdere la presa sulla
fonte luminosa che reggeva.
Davanti a sé si
trovava la sua amata Alice, i biondi capelli raccolti in una mordida treccia
che ricadeva leggera sulla sua spalla sinistra, mentre alcune ciocche
incorniciavano il pallido viso segnato dall’età, facendo risaltare i suoi
limpidi occhi azzurri: nel contemplare ogni dettaglio del suo volto, Gaius si
sentì come se gli anni non fossero mai passati, avvertendo in ogni cellula del
suo corpo quell’amore che il tempo non era riuscito ad affievolire.
I due innamorati si
scambiarono un interminabile abbraccio, per poi separarsi e perdersi l’uno
nello sguardo dell’altra. A quel punto l’anziana dottoressa gi strinse le mani
e gli disse che non avrebbe mai dimenticato tutto quello che lui aveva fatto
per lei, ma che per loro era giunto il momento di congedarsi: il suo posto non
era con lei, ma con Merlin, per cui seppur a malincuore non potevano restare
insieme.
Nell’udire quelle
dolorose ma veritiere parole, il medico assunse un’espressione seria e annuì
gravemente; purtroppo non vi erano altre alternative per loro, se non quella di
separarsi e sperare che il futuro riservasse loro ancora un’opportunità per
ricongiungersi. Fino ad allora però dovevano restare divisi, così Gaius la
attirò a sé e scoccò un intenso bacio su quelle labbra da cui era rimasto
stregato tanti anni prima, dopodiché si volse e tornò alla sua abitazione, il
volto rigato da calde lacrime ed il cuore pesante come un macigno.
Spazio
di Chloe:
Ahoy!!!!!
Scusatemi per il terribile ritardo, purtroppo devo abituarmi al nuovo orario
delle lezioni; passando alla storia, questa volta ho scelto il caro Gaius
perché la storia con Alice mi era piaciuta un sacco e mi sembrava giusto dargli
un po’ di spazio … u.u
Spero
che vi piaccia, aspetto di sapere le vostre impressioni: ancora una volta ne
approfitto per ringraziare tutti quelli che mi seguono, mi date una gioia
immensa! *.*
Grazie
di cuore, alla prossima: bacioni,
Chloe.
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Capitolo 4 *** Amore non corrisposto ***
Amore non corrisposto
Amore non corrisposto
Titolo: Amore non corrisposto
Autore: Chloe R Pendragon
Prompt: 7 - Amore non ricambiato
Fandom: Merlin
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moment
Eventuali note dell’autore: Nessuna
Per quanto si
sforzasse, Agravaine non riusciva in alcun modo a stare fermo; continuava a
misurare l’angusta stanza a grandi
passi, facendo piroettare gli occhi neri come la pece verso ogni singolo
dettaglio dell’abitazione, ma senza soffermarvisi per più di qualche secondo.
La sua mente era
rivolta altrove, incapace di liberarsi dai sensi di colpa per quanto accaduto,
impotente di fronte a quella tragica situazione: la sua amata Morgana era stata
aggredita da quell’infame Emrys e ora giaceva sul logoro letto priva di sensi.
Avrebbe voluto
proteggerla, avrebbe DOVUTO farlo, ma suo malgrado era costretto a stare tra le
mura di Camelot a recitare la parte dello zio amorevole con colui che voleva
morto sopra ogni cosa… Era il loro piano, quello che avevano orchestrato insieme
nei minimi dettagli, in quei giorni cupi e contemporaneamente radiosi:
passavano così tanto tempo l’uno al fianco dell’altra, a parlare di quanto
grande fosse l’odio che nutrivano verso Uther e verso suo figlio, a ordire
mille possibili strategie per mettere in ginocchio quell’ingrato paese…
Aaah! Il solo
pensiero di quei dolci momenti rendeva il suo dolore ancor più insopportabile!
Quando la vide riversa al suolo, sentì una fitta lancinante al cuore, temendo
il peggio; ora era condannato ad aspettare inerme, senza poter in alcun modo
intervenire per salvarla. Moriva dalla voglia di rivedere i suoi splendidi
occhi di ghiaccio guardarlo con quella scintilla di furore che riusciva a infiammarlo,
le sue orecchie bramavamo il suono del suo nome, pronunciato da quella voce
gelida e ardente nel contempo…
Era proprio questo
che gli aveva fatto perdere la testa: l’innata capacità di quella giovane di
essere tutto e il contrario di tutto nel medesimo istante. I suoi modi
sapevano essere gentili e raffinati come quelli di una cortigiana, ma anche
duri e spietati come quelli di un despota; la sua figura, così esile e
aggraziata, nascondeva poteri talmente potenti da renderla più letale di mille
lame.
Le sue deliranti elucubrazioni
andarono avanti per ore, finché la strega non riprese conoscenza: fu allora che
la morsa che attanagliava il suo petto si sciolse, consentendogli finalmente di
respirare a pieni polmoni. La gioia che provò fu talmente grande da permettergli
di raggiungerla con un balzo; preso posto sul letto ponendosi di fronte alla
sacerdotessa, strinse la pallida mano destra di lei nelle sue, imprimendo in
quella presa dolce ma decisa tutta la felicità e la passione che accendevano il
suo spirito.
Morgana lo fissò per
qualche secondo stordita da quanto accaduto, per poi metabolizzare il fatto di
essere stata sconfitta da Emrys: la rabbia che covava dentro parve gonfiare il
suo esile corpo, lasciando Agravaine attonito e spaventato.
Cercò di placare la
sua ira, dicendole che l’unica cosa importante era che fosse sopravvissuta e
che avrebbero trovato il modo di neutralizzare la minaccia che lo stregone
rappresentava, ma non servì a nulla: la già malconcia camera venne messa
ulteriormente a soqquadro da un’incontrollabile raffica di incantesimi,
scagliati senza misura contro qualunque oggetto si trovasse all’interno.
L’uomo attese che l’attacco
di furia terminasse, così da poter cercare di spiegare all’amata quanto fosse
stato in pena per lei; una volta calmatasi, le prese il volto tra le mani con
delicatezza e incatenò lo sguardo perplesso della strega con i suoi occhi
infiammati dalla passione. Prendendo un respiro profondo, le disse che non
sapeva cosa avrebbe fatto senza di lei, perché ormai il suo cuore le
apparteneva; senza darle il tempo di replicare, aggiunse che da quando la
conosceva aveva finalmente trovato un motivo per vivere, perciò non riusciva a
preoccuparsi di Emrys o di Camelot perché tutto ciò che gli interessava era
saperla sana e salva.
La giovane attese la
fine di quell’accorato discorso, dopodiché gli rivolse un sorriso carico di
tenerezza, capace di riscaldare il cuore del suo alleato come un raggio di sole
dona calore a un viandante dopo una giornata di pioggia: quella tenerezza però
era puramente fittizia, giacché la sacerdotessa scostò disgustata le mani dell’altro
dal suo viso e, riducendo i suoi glaciali occhi a due fessure, gli intimò di
smetterla di dire idiozie e di tornare immediatamente a palazzo o lo avrebbe
ucciso senza pietà.
Il povero Agravaine
fu così costretto a rimettersi in cammino, pronto a recitare ancora una volta
il suo ruolo, pur sentendo l’anima andargli in frantumi per ennesimo rifiuto:
eppure sapeva che neanche quella volta i sentimenti che nutriva verso Morgana
erano stati spazzati via e non poté fare a meno di domandarsi se mai sarebbero
cessati. La risposta era scontata, un amore grande come il suo, benché non
corrisposto, non sarebbe mai tramontato: era destinato ad amarla fino alla fine
dei suoi giorni…
Spazio
di Chloe:
Incredibile,
ma vero: sono tornataaaaa!!! ^^
Mi
dispiace davvero tanto per essere scomparsa, vi prometto che mi farò perdonare
prima o poi!!! *^*
Passando
alla storia, spero che vi sia piaciuta: sono sempre stata convinta del fatto
che Agravaine fosse pazzo di Morgana, sebbene lei non se lo filasse, anzi …
Mi
piacerebbe sapere cosa vi è sembrato di questo capitolo, spero di leggere le
vostre impressioni: colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta elyxyz
per le sue recensioni, mi riempiono il cuore di gioia ogni volta!! *.*
Che
dire? Aspetto vostre notizie, a presto!!!! ;)
Bacioni,
Chloe.
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