Il coraggio di Tadashi

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta ed ultima parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Capitan Harlock 宇宙海賊キャプテンハーロック Uchū Kaizoku Kyaputen Hārokku ), nato come manga di fantascienza nel lontano 1977 dalla mente geniale di Leiji Matsumoto, da molti è giustamente ritenuto ancora oggi uno dei "pilastri" tra i capolavori che hanno segnato la storia dell'animazione. Passato attraverso svariate derivazioni dalla versione originale, compreso il film d'animazione al computer uscito nel 2013, si può tranquillamente affermare che il fascino dell'opera rimane pressoché immutato e non influenzato dalle mode o dal rincoglionimento delle generazioni... come spesso succede, purtroppo, quando i capolavori del passato vengono riproposti secondo i gusti e le esigenze del pubblico.
Che dire di Capitan Harlock?
Le emozioni e i viaggi intergalattici, a bordo dell'astronave Arcadia, sono solo una piccolissima parte di quello che questa serie ha avuto modo di trasmettere e che trasmette tuttora.
Harlock unisce in sé il fascino e il carisma del guerriero silenzioso, con chiari riferimenti che rimandano soprattutto caratterialmente al "Capitano Nemo" di Verne, e in sintesi rappresenta il perfetto archetipo dell'antieroe: nella giustizia di Harlock, infatti, non sussistono gerarchìe ed intoccabilità; i suoi ideali vivono in lui e infiammano il cuore del suo equipaggio, disposto a morire pur di combattere sotto la sua bandiera pirata; e oltre alle insidie Mazoniane, ordìte dalla crudele reginaRaflesia, i suoi nemici più temibili sono forse l'ipocrisìa e l'indolenza di una società corrotta, atta a rispecchiare la decadenza umana che non offre alcuna possibilità di scelta.
Persino il giovane Tadashi Daiba, inizialmente restìo ad unirsi con il pirata dello spazio, comprende che quella di Harlock è la via di un uomo libero che tiene il rispetto verso sé stesso più caro di ciò che viene ingiustamente associato al suo nome.

Guarda la sigla italiana:
https://www.youtube.com/watch?v=Yxo3soclk_A

 

***

 

Il coraggio di Tadashi
immagini tratte da internet

 

Tadashi sbarrò gli occhi incrèdulo.
La lama calda e affilata dell'avversario, approfittando della sua inesperienza e debolezza con le armi da taglio, gli aveva appena aperto un lieve squarcio all'altezza del petto.
Per fortuna non si trattava di una ferita mortale ma, continuando di questo passo, il giovane Daiba non aveva molte speranze di uscirne vivo.
Purtroppo, dall'esito di quel combattimento, ne andava della vita di Harlock e degli altri membri dell'equipaggio tuttora prigionieri del malvagio re Fàrogham.
Atterrare sul pianeta Zàrcos non si era rivelata una buona idea.
Come l'Arcadia era atterrata sul suolo del pianeta, infatti, Harlock e i suoi si erano ritrovati vittime di un'imboscata senza neppure la possibilità di reagire. Fàrogham aveva infatti stretto uno sporco accordo con la regina Raflesia: oro e gioielli preziosi, in cambio della testa di Harlock e del suo equipaggio... ciononostante, essendo egli un amante delle lotte e degli scontri all'ultimo sangue, si era offerto di proporre ad Harlock una possibilità per salvare la pelle.
Secondo la proposta del sovrano, uno degli uomini del pirata spaziale doveva affrontare e vincere in combattimento contro il Maestro di Spada di Zàrcos. Se fosse riuscito a vincere, Harlock e i suoi sarebbero stati liberi di ripartire... ma in caso contrario, sarebbero morti tutti.
Fàrogham aveva scelto Tadashi, per una spietata questione di calcolo. Essendo infatti il più giovane tra i compagni di Harlock, era logico supporre che Daiba non  sarebbe mai riuscito a sconfiggere un veterano della spada. Difatti, fin dal primo scambio di colpi, apparve subito chiaro che Tadashi sarebbe stato miseramente sconfitto.

- Tadashi...

Non appena il giovane si strinse il petto ferito, macchiando l'arena del suo stesso sangue, Yuki ebbe un sussulto misto di orrore e di angoscia.
Non poteva sopportare di veder morire Tadashi, senza nemmeno poter fare nulla per aiutarlo.
Si trattava di uno scontro ìmpari.
Era chiaro che il giovane rampollo di Harlock non aveva la forza o l'abilità necessaria, lui stesso pareva cònscio di essere nettamente inferiore all'avversario, tuttavia arrendersi significava condannare tutti al suo medesimo destino.
Tadashi era diventato improvvisamente responsabile della vita dei suoi compagni.
Non aveva altra scelta, se non combattere appunto, ma agli occhi di Yuki e degli altri il poverino appariva già spacciato.
Alla prima ferita seguirono altri due o tre tagli profondi, sulle braccia e sulle gambe, i quali costrinsero Tadashi in ginocchio ad ansimàre per lo sforzo e per la mancanza di fiato.
Yuki fece quasi per gridare, senonché Harlock le fece cenno di calmarsi e di guardare attentamente lo scontro.
Costei non riusciva a credere che il capitano potesse essere così calmo e freddo, considerato che Tadashi era poco più che un ragazzino, tuttavia Harlock aveva i suoi buoni motivi per credere ciecamente nel coraggio e nella forza di volontà di Tadashi.

- Lui vincerà - esclamò Harlock convinto.
- Ma come può dirlo? - mormorò Yuki sconvolta. - Non lo vede com'è ridotto... se va avanti così, morirà!
- Guarda più attentamente - ribatté l'altro. - Nonostante le ferite e la stanchezza, Tadashi non ha affatto l'aria di chi è prossimo alla sconfitta: i suoi occhi hanno ancora la luce di chi sa per cosa sta combattendo, la luce intensa di chi vuole vincere a tutti i costi, dunque non è detta ancora l'ultima parola!
- Ma...
- Yuki - fece Harlock, guardandola dritto negli occhi. - Devi renderti conto che Tadashi è cresciuto, non è più lo stesso ragazzino inesperto che abbiamo raccolto con noi a bordo; lui ora combatte per difendere i suoi ideali e coloro che ama, esattamente come ognuno di noi si farebbe uccidere pur di salvare gli altri, e anche adesso sta mettendocela tutta per permetterci di lasciare vivi questo pianeta!
- E se non dovesse farcela - gemette Yuki. - Non ce la faccio, è più forte di me... Non posso vederlo morire così, non è giusto!
- Devi avere fiducia in lui - tagliò corto Harlock. - Soprattutto se lui significa molto per te!

Yuki sbarrò gli occhi.
Evidentemente Harlock doveva avere intuìto che tipo di sentimenti la legavano a Tadashi, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso apertamente, e comunque nelle sue parole c'era anche un grosso fondo di verità.
Anche se non poteva aiutarlo materialmente, a maggior ragione, doveva credere in lui e sostenerlo fino alla fine.

- Non ti arrendere, Tadashi - pensò. - Puoi farcela, ne sono sicura! Devi farcela perché, se dovesse succederti qualcosa, io... io...

Yuki non osava neppure pensare ad una simile ipotesi.
Nel frattempo, proprio come aveva detto Harlock, Tadashi si stava battendo come un vero leone.
Pure se ferito, e con le forze che venivano a mancargli sempre più, era deciso a non mollare per nessuna ragione al mondo.
Troppe vite a lui care erano in pericolo: Harlock, Maji, Meet, Yattaran, l'anziana ed irascibile signora Masu, il dottor Zero e soprattutto lei...
Yuki.
Per lei, Tadashi si sentiva pronto a sacrificare anche la vita. Peccato che, in quel momento, non sarebbe servito a molto.
Se solo fosse riuscito a trovare una soluzione.
Ormai era giunto al limite del proprio fisico, tanto da non riuscire neppure a tenere sollevato il braccio, e già il suo avversario stava appunto per vibrare il colpo che lo avrebbe ucciso all'istante.
Tadashi si fermò dunque a riflettere.
Continuare ad attaccare alla cieca equivaleva a suicidarsi, su questo non vi era il minimo dubbio, eppure doveva esserci almeno un'alternativa per chiudere il duello in suo favore.

- Non posso morire adesso - disse il ragazzo a denti stretti. - Non m'importa cosa ne sarà di me, dopo, devo assolutamente concludere in piedi questo combattimento; è troppo importante, lo devo fare per Harlock e per gli altri, loro sono tutta la famiglia che mi è rimasta... Non posso tradirli, devo vincere!

Improvvisamente, come per un qualche moto istintivo, Tadashi intravide una soluzione a dir poco disperata.
Nel mentre che l'avversario attaccò, deciso a trapassarlo da parte a parte, il giovane sollevò il pugno per intercettare con quello il colpo. La lama affondò interamente nella mano e nella cartilàgine, attraversando il braccio destro di Tadashi come una sorta di spiedino, fino a che la lama non sbucò al di fuori della sua spalla assieme a vari spuntoni di ossa e carne lacerata.
Malgrado il dolore a dir poco atroce del suo braccio completamente distrutto, ora che il Maestro di Spada non poteva più estrarre l'arma dal suo arto, Tadashi raccolse le ultime energie residue e conficcò a sua volta la propria arma nel petto del nemico.
Lo spadaccino zàrcosiano morì con un lampo di sorpresa negli occhi, tanto che il re e i presenti non riuscivano neppure a crederci.
Tadashi aveva vinto.
Ma a che prezzo?
Dal suo braccio il sangue gocciolava denso e copioso, come se alla sua spalla avesse attaccato un'appendice di carne martoriàta, tuttavìa si voltò ad incontrare lo sguardo sgomento dei suoi compagni ammutolìti.
Prima di perdere i sensi, a causa dello shock e della fortissima emorragìa, Tadashi riuscì appena a vedere il volto incorniciato da lunghi capelli biondi del comandante in seconda Kei Yuki...
Poi, un attimo dopo, sui suoi occhi scese l'oscurità.
 

 

continua )

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Tadashi Daiba si accasciò in ginocchio, con tutta la spada dell'avversario ancora conficcata in quello che, una volta, era il suo braccio destro.
Subito Yuki e Yattaran gli si furono accanto per aiutarlo ma, essendo praticamente sfinito, il poverino crollò svenuto tra le braccia della bionda fanciulla che ripeteva a gran voce il suo nome.
Purtroppo, Tadashi non era in grado di sentire nulla, al momento.
Era vivo, il suo cuore batteva ancora, ma per quanto?
Harlock diede ordine che Tadashi venisse trasportato a bordo dell'Arcadia, in modo che il dottor Zero potesse prendersi cura delle sue ferite, nel mentre che il re Fàrogham si accingeva a rispettare i termini del loro rilascio. Per quanto selvaggio ed inospitale, a differenza del pianeta Terra, su Zàrcos vigèva il massimo rispetto della parola data. Secondo un'antica leggenda locale, infatti, i bugiardi erano condannati dalle divinità a vagare muti, ciechi e sordi per tutto il resto della loro esistenza.
Pur scatenando le ire di Raflesia, una volta comunicatole del suo fallimento, Fàrogham preferiva di gran lunga uno scontro con Mazone piuttosto che attirare su di sé la collera degli dei.
Harlock diede dunque ai suoi l'ordine di reimbarcarsi e di lasciarsi così alle spalle Zàrcos e la brutta esperienza vissuta.
Tadashi era ancora svenuto, quando i potenti motori sollevarono l'astronave fuori dell'orbita planetària, tant'è che i suoi compagni temevano sinceramente che fosse già morto. Il dottor Zero fece tutto quanto in suo potere per curargli le ferite e le varie emorragìe, manifestando grandi dubbi e perplessità circa le condizioni in cui era ridotto il suo braccio. Ci vollero circa dodici ore di intervento, per poter scongiurare il pericolo di arresto cardìaco del giovane semidissanguato, e per tutta la notte Yuki rimase ferma a vegliare davanti alla porta della sala operatoria.
Finalmente il dottor Zero uscì ad informare il capitano sulle condizioni di Tadashi ma, a giudicare dalla sua faccia, non c'era di che essere tanto allegri.

- Le condizioni del giovane Daiba sono abbastanza stabili - spiegò il medico. - Le sue ferite vanno da alcune di lieve entità, altre leggermente più gravi, ma fortunatamente non è stato leso nessun organo vitale! Per quanto riguarda il braccio, invece...

Yuki sussultò.
Anche se temeva di ascoltare la verità, circa le condizioni del povero Tadashi, le era ancora più insostenìbile non saperla.
Harlock notò di sfuggita l'espressione della fanciulla, anch'egli fortemente preoccupato, tuttavìa pregò il dottor Zero di parlare chiaramente e di non omèttere alcun dettaglio.

- La lama ha attraversato completamente le ossa e i muscoli, dilaniàndo spaventosamente l'arto proprio dall'interno - illustrò il medico, sollevando il proprio braccio nudo per permettere agli altri di comprendere più facilmente. - Dal foro di entrata, le falangi si sono letteralmente sbriciolate, assieme al metacarpo; dopodiché il metallo è risalito in linea retta, scavando i tessuti come un rostro, ed è uscito dalla spalla spingendo in fuori vari brandelli impossibili da ricucire; anche servendomi della nano-chirurgìa, dovrei comunque intervenire su una struttura ossea pressoché intatta... il problema è che quel poverino non ha più neanche un osso integro, il suo braccio è come una manica di carne, e una parte ha già cominciato ad andargli in cancrèna!

Harlock annuì gravemente col capo, mentre Yuki sentì il proprio cuore fermare i bàttiti nel petto.

- Sta dicendo che Tadashi perderà per sempre l'uso del braccio destro?
- Mi dispiace molto, capitano, mi creda - sospirò tristemente l'altro. - Quella spada glielo ha praticamente "disintegrato", l'unica cosa da fare, adesso, è un'amputazione definitiva... altrimenti gli marcirànno i tessuti ancora sani e morirà in un modo atroce!

Sentendo quelle parole, Yuki si allontanò istintivamente, per non farsi vedere in lacrime o peggio rischiare di lasciarsi andare in scenàte pressoché inutili. Per rispetto verso di lei, Harlock prese da parte il dottore e gli rivolse ancora una o due domande importanti.

- Mi dica, dottore - esclamò serio. - E' possibile applicare una pròtesi artificiale, oppure ricostruirgli un braccio meccanico in sostituzione di quello mancante?
- Certo, suppongo di sì - si disse il dottor Zero abbastanza convinto. - Quand'ero ancora sulla Terra, ho fatto molti interventi del genere: applicavo braccia e gambe meccaniche alle vittime di esplosioni sul fronte di guerra in Medio Oriente... Ho ancora i progetti di costruzione, tra i miei appunti; con l'aiuto del capo-meccanico, non dovrebbe essere un problema metterne a punto uno funzionante!
- Posso vedere il disegno?
- Aspetti qui, vado a prenderlo!

Poco dopo, il dottor Zero fece ritorno nel corridoio, con un mucchio di carte spiegazzàte e rovinate ma ancora perfettamente leggìbili. Dagli schemi riportati su quei progetti, si evincèva in modo abbastanza chiaro che aspetto avrebbe avuto il braccio di Tadashi, una volta parlato col capo-meccanico per dare il via alla costruzione.

- La struttura di base è in acciaio e titanio - disse Zero, stendendo i fogli sulla parete dimodoché Harlock potesse scorrerli con lo sguardo. - Le giunture e le articolazioni, invece, consistono in una lega speciale: selenio purissimo e manganese, misto ad alluminio per il rivestimento, mentre la batteria è di tipo a idrogeno liquido!

Harlock ascoltò attentamente le parole di Zero, interrompendolo giusto per chiedergli un parere circa alcune piccole modifiche.

- Sostituendo la batteria a idrogeno con una al lìtio, si potrebbe anche supportàre un vano supplementàre, è d'accordo?
- Mmm... in che senso?
- Proprio qui, vede - fece Harlock, tracciàndo un cerchio a matita nella zona dell'avambraccio. - Tra i tirànti che regolano i movimenti delle dita e gli estensòri automatici per fléttere e stendere il gomito: in questo modo, lo spazio sotto il rivestimento diventa perfetto per l'inserimento di congegni e meccanismi aggiuntìvi...
- Ah, sì certo, capisco - borbottò Zero, sfregàndosi il capo pensieroso. - Ma che tipo di congegni vorrebbe installàre, proprio in quel punto?

L'occhio di Harlock brillò, come se fosse ispirato.

- Al tempo - mormorò. - Prima, bisogna augurarci che Tadashi riesca a superare il tràuma del momento: è giovane, e perdere un braccio a questo modo potrebbe anche gettarlo in crisi... è comprensibile!
- Ma allora...
- Diamogli tempo, dottore - tagliò corto Harlock. - Preferisco parlare personalmente con lui, non appena si sveglierà, sperando che mi dìa ascolto!
- Beh, capitano, non c'è molto altro che possiamo fare...
- Lo so - ammise Harlock. - Ma so anche cosa si prova a "perdere" qualcosa, prima di scendere a patti con la razionalità, e non posso decidere al posto di Tadashi se sottoporsi o meno ad un intervento di questo genere!

Dal suo angolino in disparte, Yuki aveva ascoltato tutto in silenzio.
Ogni cosa.

- Tadashi - sussurrò lei con un filo di voce. - Hai rischiato la vita per noi, sacrificando persino il tuo braccio; se solo potessi fare o dire qualcosa per aiutarti, ma non posso... mi sento così inutile, così maledettamente inutile!

Ciò detto, gli occhi della fanciulla si riempirono di lacrime, nel mentre che corse via per evitare che qualcuno potesse vederla piangere.
Tadashi dormiva ancora, sotto l'effetto delle medicine somministràtegli del dottor Zero, col braccio sinistro appoggiato sul petto e ciò che restava del destro inèrte sulle lenzuola.
Yuki entrò piano nella stanza dell'ambulatorio, sperando forse di svegliarsi da un tremendo incubo, ma l'amara realtà era quella che aveva dinanzi agli occhi e non si poteva fare assolutamente nulla per cambiarla.

- Oh, Tadashi - proruppe lei in preda ai singhiozzi, stringendogli le dita tra le proprie. - Tadashi...

Ma l'unico rumore che giunse in risposta alla triste fanciulla altro non era che quello delle apparecchiature atte a registrare le funzioni vitali del giovane addormentato. 

 

continua )

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Avendo preso coscienza del suo arto destro mancante e chiaramente sconvolto, soprattutto a causa del riflesso cerebrale che continuava a trasmettergli impulsi in una zona fisica ormai inesistente, Tadashi fece non poca fatica a rendersi conto che era tutto terribilmente reale. La sua mano sinistra passò più volte lungo il moncherino della propria spalla, convincendolo della menomazione, e subito lo assalì una forte ondàta di panico e smarrimento.
L'attimo successivo però smise di fargli impressione, poiché prese atto di un altro brutto momento.
Privo del braccio, e dunque della capacità di impugnare sia i comandi di una scialuppa che di sparare con le armi di bordo, improvvisamente si rese conto di essere del tutto inutile sull'Arcadia.
Come poteva, in quelle condizioni, continuare a seguire Harlock e ad essergli d'aiuto?

- No - gemette. - Non può essere, no... Non è vero!

Purtroppo il dottor Zero non poteva fare o dire nulla per calmarlo, non in quel momento almeno, e dunque Tadashi si fiondò fuori dell'infermeria con la voglia di prendere a testate il muro.

- Sono uno stòrpio - si disse, correndo lungo i corridoi dell'astronave come un indemoniàto.

Passandovi sopra come una furia, Tadashi fece cadere la scacchiera di Maji, ignorando le imprecazioni di quest'ultimo. Lo stesso dicasi per la signora Masu la quale, dopo essere stata travolta e scaraventata a terra, prese a scagliargli addosso invano tutti i coltelli da cucina che teneva sempre con sé nel grembiule.
Solo più tardi, quando realizzò che non poteva scappare dalla sua triste realtà, si mise a sferrare una serie di pugni disperati con l'unico braccio che gli era rimasto. Malgrado la mano livida e scorticata, Tadashi seguitò a colpire le spesse lamiere dell'astronave, in preda ad un violentissimo bisogno di sfogarsi.
Probabilmente sarebbe andato avanti così per chissà quanto, se una mano caritatevole non lo avesse sfiorato per la spalla riscuotendolo così dal suo dolore.

- Yuki - esclamò il ragazzo sgomento, nell'incontrare il volto triste della bionda fanciulla.

Costei non disse nulla.
E del resto, qualunque cosa avesse potuto dirgli in quel momento, Tadashi non l'avrebbe di certo ascoltata.
Era troppo sconvolto, per accettare parole e consigli, troppo disperato per mettersi a guardare le cose sotto un'altra prospettìva.

- Ti prego, Yuki, va via - supplicò il ragazzo.
- Non fare così, Tadashi - mormorò lei appena. - E' un momento assai difficile per te, me ne rendo conto, ma non risolverai nulla con...
- Che cosa vuoi da me, insomma - scattò Tadashi rabbiosamente. - Ti faccio pena, vero? Se prima ero solo un ragazzino, adesso sono solo un ragazzino stòrpio... Sei venuta a dirmi che ti faccio pietà, non è così ?!?

Yuki non reagì.
Anche lei, in passato aveva sofferto ferite che non si sarebbero mai più rimarginate. Il suo cuore era mèmore del dolore e della tristezza di una vita distrutta e di un'anima lacerata, per quanto si sforzasse di celarlo dietro ai suoi occhi tristi e malinconici, dunque poteva capire fin troppo bene la rabbia e la frustrazione di Tadashi.
Sapeva che non era lui a rivolgerle quelle parole così aspre, bensì il suo ego giovanile che non accettava di essere visto dagli altri come un "povero invalido"...
Improvvisamente Tadashi si rese conto di quanto profondamente ingiusto fosse stato, nel dirle quelle cose, e si vergognava persino di chiederle scusa.

- Non guardarmi così - gemette lui, nascondendo il volto contro la parete. - Non voglio che tu mi guardi, specie ora che sono ridotto così...
- Come pensi che ti stia guardando? - fece lei àtona. - Non ho motivo per guardarti diversamente, pure se tu ora guardi diversamente te stesso!
- BASTA, SMETTILA, DANNAZIONE !!!

Di nuovo Tadashi prese a sbattere il pugno contro la parete, una, due, tre volte, serrando i denti nel tentativo di ricacciare tutte le cose orribili che altrimenti gli sarebbero senza dubbio sfuggite di bocca.

- Tu ci hai salvati, Tadashi - osservò allora Yuki. - Hai salvato tutti noi dell'Arcadia, al prezzo del tuo braccio... Nessuno qui rinnegherà mai il proprio debito di gratitudine nei tuoi confronti, perché è stato proprio il tuo coraggio a salvarci, non te lo dimenticare!
- Forse - esalò Tadashi. - Ma adesso, in queste condizioni, non posso più essere utile a nessuno... Non ho più motivo di rimanere a bordo, sono diventato solamente un peso!
- No, questo non è affatto vero, non puoi dirlo!
- Cristo, Yuki, possibile che tu non lo capisca - sbottò ancora Tadashi. - Non posso sparare, non posso pilotare, non posso fare niente di niente... In che modo posso ancora rendermi utile, se non riesco neanche tenere in mano una pistola? Avanti, spiegamelo!

Yuki tacque.
Purtroppo non aveva modo di convincerlo, e forse neppure Harlock.
Per quanto affetto e comprensione nutrisse verso di lui, non era quello il momento per metterlo a parte dei suoi sentimenti. Tadashi era sfiduciàto, al punto da non credere più in niente e in nessuno... Se anche Yuki gli avesse detto ciò che sentiva di provare nei suoi confronti, Tadashi avrebbe pensato che si trattasse solo di una bugia pietosa.
A questo punto, poteva solo chinare lo sguardo e soffrire in silenzio, senza che lui lo sapesse.

- No, io non pretendo di capire, Tadashi - esalò costei in un soffio. - Pensala come vuoi, quello che dovevo dire te l'ho già detto...

Subito Yuki si voltò e corse via, lasciando lì il giovane immobile come una statua.
Tadashi rimase a dir poco interdètto.
Non riusciva assolutamente a capire questo suo comportamento. Sapeva che Yuki era una ragazza forte, non il tipo da lasciarsi andare facilmente, dunque non capiva il motivo né della sua espressione né tantomeno del perché mai tutt'a un tratto le fosse venuto quasi da piangere per lui.
D'istinto avrebbe voluto seguirla ma, dopo averla trattata così sgarbatamente, non sembrava affatto una buona idea.

- Yuki - mormorò appena. - Perché ti sei messa a piangere? Non capisco...
- E' proprio questo il motivo, Tadashi - intervenne dunque Harlock, sbucandogli di soppiatto dietro le spalle. - Piange perché, ostinandoti a soffrire da solo, non riesci a capire la sofferenza di chi ti sta intorno!

Tadashi si voltò a guardarlo perplesso.

- Ma io, io non...

Harlock lo mise a tacere, con il suo sguardo duro e penetrante, allorché Tadashi dimenticò persino la rabbia e la frustrazione che aveva sentito sino a quel momento.

- Tutti noi stiamo soffrendo con te, Tadashi - affermò Harlock sincero. - Non per pietà, bensì per amore... lo stesso con cui tu hai sacrificato il braccio, per fare ciò che il tuo cuore sentiva giusto!
- Capitano, io...
- Credevo che avessi capito, ormai: sull'Arcadia siamo, prima di tutto, una grande famiglia... e la famiglia non ci abbandona mai, specie quando abbiamo ancor più bisogno di lei, così tu non hai motivo di sentire addosso né pietà né tantomeno commiserazione!
- Mi dispiace - fece Tadashi mortificato. - Io... Io non lo so cosa mi è preso... ma non volevo dire quelle cose a Yuki, lo giuro!

Harlock scosse il capo.

- Vedi, Tadashi, Yuki ti vuole molto bene: soffre perché vorrebbe aiutarti, fossanche rinunciando ad una delle sue braccia per darla a te; ma sa anche che ciò è impossibile, per questo sente il tuo dolore in un modo che a te sembra solo semplice compassione!

Ora Tadashi sembrava comprendere più chiaramente, tanto che la vergogna e il rimorso si fecero sentire più della perdita del braccio, allorché Harlock proseguì nel suo discorso.

- Tadashi - cominciò. - Più importante di ciò che hai perso, è il "perché"... Pensi di aver fatto la cosa giusta, salvando la vita dei tuoi compagni, oppure ritieni di aver sacrificato il tuo braccio inutilmente?

Tadashi rispose senza esitare.

- No, capitano, hai ragione - disse. - Anzi, rinuncerei volentieri anche all'altro, se le circostanze lo rendessero necessario!

Harlock vide chiaramente la sincerità negli occhi dell'altro, cosicché annuì soddisfatto.

- Proteggere coloro che amiamo può comportare dei rischi, spesso anche delle rinunce, ma se il dolore ci sembra più forte dei nostri sentimenti... vuol dire che si è uomini solo a metà, che una metà di noi è più portata ad amare sé stessi piuttosto che gli altri, e ciò non rientra nello spirito di un vero pirata!
- Harlock, dimmi la verità - gemette Tadashi. - Potrò ancora viaggiare con te, ora che non possiedo più il braccio?

Harlock rifletté un momento, prima di rispondere.

- Ricordi quello che ti dissi, il giorno che hai deciso di imbarcarti assieme a me?
- Sì, me lo ricordo!
- Dissi che eri libero di restare o di andartene, in qualsiasi momento, e che nessuno ti avrebbe "costretto" contro la tua volontà... Ebbene, qual'è il tuo desiderio, adesso?

Tadashi serrò le labbra, maledicendo la sorte e il destino avverso, tuttavìa la risposta gli uscì fuori direttamente dal cuore.

- Voglio restare - disse con voce rotta dall'emozione. - Voglio combattere al tuo fianco, assieme a tutti voi, è questo ciò che desidero!

Harlock sorrise.

- Sapevo che avresti risposto così, non mi ero sbagliato - esclamò orgoglioso. - Andiamo, vieni con me adesso, dobbiamo fare in modo di esaudire il tuo desiderio!

 

continua )

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Capitolo 4
*** Quarta ed ultima parte ***


Tadashi non riusciva a credere alle sue orecchie.
Quando Harlock prese ad illustrargli del progetto che lui e il dottor Zero avevano inteso mettere a punto espressamente per lui, il giovane si vergognò ancor più di aver pensato che gli uomini dell'Arcadia avessero intenzione di abbandonarlo. Non poteva certo immaginare che, nelle officine dell'astronave, Maji e i tecnici di bordo stavano lavorando ininterrottamente sulla costruzione di un nuovo braccio artificiale apposta per lui.

- Perché non me lo avete detto subito?
- Perché si trattava di una decisione importante - sottolineò Harlock. - Un braccio meccanico non è e non sarà mai come uno vero, non potevamo sostituirtelo senza prima conoscere la tua opinione... Maji e gli altri ci stanno lavorando su con molta cura, soprattutto sulle modifiche che ho apportato al modello originale, in modo che possa servire egregiamente allo scopo ed esserti di valido aiuto a seconda delle circostanze!

Ciò detto, Harlock condusse Tadashi nella Sala-Macchine.
Qui il giovane rimase letteralmente a bocca aperta, nel vedere il genere di apparecchio che avevano intenzione di montargli addosso.

- Eccolo qua, ti piace? - domandò il capitano.
- C'è voluto parecchio per costruirtelo, caro il mio giovanotto - sorrise Maji con una smorfia, strizzando bonariamente l'occhio a Tadashi. - Cerca di non romperlo subito, mi raccomando!
- Sono... Sono senza parole - mormorò appena Tadashi.

Subito Harlock lo prese da parte, illustrandogli i particolari dell'intervento per l'applicazione del nuovo braccio.

- Tadashi - cominciò. - Voglio che tu sappia che io e il dottor Zero ci siamo espressi in merito alle difficoltà che dovrai affrontare, dal momento che vuoi rimanere con noi a bordo dell'Arcadia; di conseguenza, questo apparato dovrà servirti meglio di qualsiasi arma convenzionale, per garantire la tua sopravvivenza in situazioni estreme!

Tadashi ammutolì per lo stupore.

- In altre circostanze, una protesi normale basterebbe... Ma il nostro non è un viaggio di piacere - proseguì Harlock. - Sotto la funzione principale, in tutto simile ad un arto vero e proprio, sono state montate delle armi supplementari: l'avambraccio, ad esempio, contiene una bocca da fuoco laser principale e due secondarie con un mirino di precisione; sotto la giuntura del gomito, è stato collocato un piccolo cannone lanciagranàte; per quanto riguarda invece le dita, rivestite in acciaio e alluminio, possono sviluppare una forza pari a seicento libbre di pressione; infine, proprio all'interno del polso, vi è una lama retràttile inossidàbile in lega resistente e pressoché indistruttibile!

Tadashi lo ascoltava affascinato.
Con un arma del genere, avrebbe potuto sterminare da solo anche una legione intera di mazoniàne.
Si trattava solo di abituarsi in fretta all'idea, imparando ad utilizzare le molte funzioni di quel meccanismo artificiale, come  se si trattasse di una parte effettiva del suo stesso corpo.

- Harlock - mormorò il ragazzo, stendendosi sul lettino. - Perché tu e gli altri state facendo tutto questo per me?
- Perché siamo tuoi amici - rispose l'altro sincero. - Gli amici si aiutano a vicenda, per superare i momenti brutti ed affrontare insieme le difficoltà... Non dimenticarlo mai, Tadashi Daiba, figlio di Tsuyoshi Daiba!

Il giovane annuì.
Il dottor Zero disse di essere pronto per cominciare e, una volta effettuata l'anestesìa totale, Tadashi scivolò nuovamente nel sonno. L'operazione durò circa un paio d'ore, il tempo di collegare correttamente i nervi e i tendini ai microprocessori e ai circuiti del nuovo braccio artificiale, tuttavìa non vi furono inconvenienti di sorta.
Zero si passò una mano sulla fronte, sospirando di sollievo, facendo cenno ad Harlock che tutto era andato per il meglio. Il capitano guardò sereno al sonno profondo di Tadashi, ringraziando in cuor suo sia il dottore che Maji, dopodiché andò a congratularsi con i tecnici per l'ottimo lavoro svolto.
Tutto l'equipaggio esultante lanciò grida di gioia, non appena seppero che Tadashi sarebbe rimasto a combattere con loro con un braccio nuovo di zecca.
Ma in mezzo a quell'atmosfera festosa, Yuki sembrava l'unica a non volersi unire all'entusiasmo generale.
Harlock immaginò che ciò fosse dovuto alle preoccupazioni e ai dubbi della ragazza, dal momento che costei aveva vissuto molto più degli altri il dramma del giovane Daiba, cosicché si premurò di chiederle se era tutto a posto.

- C'è qualcosa che non va, Yuki ?

Sulle prime lei esitò a rispondergli ma, non volendo assolutamente che Harlock interpretasse male il suo silenzio, scelse di confidarsi senza girarci troppo intorno.

- Pensi che sia la cosa giusta? - domandò a voce bassa. - E' giusto coinvolgere ancora Tadashi in un viaggio così pericoloso e pieno di insìdie?
- Tadashi ha fatto la sua scelta - osservò dunque Harlock. - E' nostro dovere rispettarla e stargli vicino, per quanto possibile!
- Ma Tadashi è ancora così giovane: potrebbe ricominciare una vita ovunque, se lo volesse; mettere su una casa, una famiglia, essere felice...
- Yuki - la interruppe l'altro. - Non spetta a noi decidere cosa sia meglio per lui: Tadashi ha dei motivi per combattere, tanto quanto noi, oltretutto è sufficientemente adulto da poter decidere cosa fare della sua vita!
- Sì, questo lo so, però...

Come Harlock le pose gentilmente la mano sulla spalla, guardandola seriamente negli occhi, Yuki sembrava ancor più confusa e incerta di prima.

- Non è mia abitudine intromettermi, dovresti saperlo - sottolineò il pirata. - Ma se sei così preoccupata per lui, non sarebbe più corretto che gli parlassi apertamente?
- Ma... Ma che dici ?!? - fece Yuki, diventando subito rossa in volto.
- Dico che dovresti smetterla di trattare Tadashi come se fosse un bambino... Forse non te ne sei accorta ma, in questi ultimi tempi, è maturato e ha dimostrato più volte di sapersela cavare! Perché non non gli offri una possibilità?
- Non... Non capisco di cosa tu stia parlando!

Harlock scosse piano la testa, con un sorriso sardònico sulle labbra, ma si guardò bene dal fare commenti inopportuni.

- Tadashi non aveva intenzione di offenderti - spiegò. - Anche se sono certo che lo sapevi già, posso assicurarti che è sinceramente pentito di averti urlato contro quelle cose!
- Certo, lo capisco benissimo, ma...
- Dagli tempo, Yuki - tagliò corto Harlock. - Quando si renderà conto anche lui di provare la stessa cosa, non avrai più motivo di tenerglielo nascosto!

Dal lieve contorno rossastro, le guance di Yuki divennero praticamente color rosso fuoco.
Possibile che Harlock sapesse sempre tutto?
Yuki cercò subito di negare ma, prima che potesse anche solo aprire bocca, Harlock le passò accanto con un lieve cenno della mano guantata e si allontanò senza aggiungere altro.

***

Giorni dopo, Tadashi era ormai riuscito a padroneggiàre sufficientemente sia il controllo delle articolazioni che buona parte dell'arsenale posto sul suo nuovo braccio. Ancora non riusciva ad aggiustare perfettamente la mira, più che altro per la differenza notevole di peso tra un braccio e l'altro che influìva molto sull'equilibrio, ma ogni piccolo progresso sembrava spronarlo a migliorare via via sempre di più.
Mentre usciva dal poligono di allenamento, per caso si imbatté in Yuki.
Dal giorno della loro ultima discussione, non aveva più avuto modo di parlarle né tantomeno di chiederle scusa.
Si vergognava talmente che, pur di non tenersi oltremodo dentro quel pesantissimo senso di colpa, preferiva di gran lunga ammettere i propri errori senza alcuna esitazione.

- M... Mi dispiace - mormorò. - Non ero in me, ho detto delle sciocchezze, ma non intendevo... Sono mortificato, Yuki, davvero!

Yuki rimase a guardarlo impassibile.
Difficile stabilire a cosa stesse pensando, data l'espressione imperscrutàbile sul suo viso, e ciò fece sentire Tadashi ancor più a disagio.
Come aveva potuto vomitarle addosso tutta quella rabbia ingiustificata?
E dire che lei era sempre stata gentile nei suoi confronti, anche nei rimproveri, senza mai alzare la voce neppure una volta.
Che bell'esempio di gentiluomo era stato!
Perdere il braccio, evidentemente, non era servito a mettergli un po' di buon senso. Era sempre il solito Tadashi Daiba: orgoglioso, impaziente, ed incapace di riflettere prima di aprire bocca...
Se solo non le avesse detto quelle cose orribili.
Se solo non avesse avuto quello sfogo tremendo, quasi "accusandola" di qualcosa, ora non si sarebbe certo sentito così meschinamente colpevole nei suoi riguardi.
Tuttavìa Yuki, essendo più grande di lui e anche più matura, non riteneva necessario serbargli rancore alcuno.

- Tutto bene, Tadashi - domandò tranquilla. - Come va con il braccio?
- B... Be... Bene - balbettò l'altro.
- Sono contenta per te - disse sinceramente. - Temevo che ti avrebbe dato problemi, abituarti ad un simile marchingegno!
- Beh, all'inizio, forse - ammise il ragazzo. - Ma ora che sto imparando ad adoperarlo, devo ammettere che è tutta un'altra cosa: non vedo l'ora di sperimentarlo sulle mazoniàne per...

Tacque.
Nonostante il tono di voce calmo e gentile, lo sguardo di Yuki era tuttaltro che allegro. I suoi occhi erano assenti, le labbra rigide, e nulla lasciava intendere anche solo l'ombra di un sorriso in lei.
Evidentemente, pensò Tadashi, doveva avercela ancora con lui per quella stupidissima sfuriata.

- Scusami, devo andare - tagliò corto lei, facendo per infilare il corridoio alle sue spalle.
- Yuki, ti prego, aspetta!

La voce di Tadashi era chiaramente rotta dall'emozione.

- So di non avere alcuna giustificazione - esclamò lui gravemente. - Vorrei solo poterti dire quanto mi dispiace... per le cose che ho detto, io...

In quella, Yuki si voltò a guardarlo con un sorriso.
Era lo stesso sorriso che le aveva visto in volto, il giorno che era salito sull'Arcadia per la prima volta.
Un sorriso tenero e luminoso.
Come lei.

- Cerca di non affaticarti troppo, Tadashi - sussurrò dolcemente.

Tadashi ebbe quasi un singùlto, tuttavìa annuì con un cenno nervoso del capo.
La fanciulla gli sorrise ancora per qualche istante, il tempo sufficiente a chiarire che era già tutto dimenticato, dopodiché lo salutò cordialmente e se ne andò lungo il corridoio.
Tadashi avvertì come una sensazione di calore dentro al petto, anche se non sapeva assolutamente come spiegarsela, e l'unica cosa cui riusciva a pensare era il modo raggiante in cui Yuki ancora gli sorrideva.

FINE

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