The Pan's Bakery

di Red Raven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy Tree ***
Capitolo 2: *** Un discreto portinaio ***
Capitolo 3: *** Un nome, un coniglio ***
Capitolo 4: *** Danjo ***
Capitolo 5: *** Il vecchio e il nuovo ***



Capitolo 1
*** Happy Tree ***


- Titolo della storia: Happy Tree
- Tipologia: triple-drabble (309 parole secondo word)
- Binomio scelto: La Montagna...e il Prestigiatore
- Genere: fantasy, comico
- Avvertimenti: //
- Rating: verde
- Credits: "Ambarabaccicicocò" e "Pippiripettenusa" sono conte che credo che chiunque conosca, per averci giocato da bambino ^^. Il giornalino Però è un riferimento al nostro Cioè XD
- Note dell'Autore: Ce l'ho fatta a sfoltire! Weeee arrre the chaaaampions!! *impazzita* Orbene, tornando a noi, la mia è una raccolta, fondamentalmente, in quanto l'ambientazione sarà sempre quella, anche se i protagonisti di ogni drabble non saranno sempre gli stessi, si tratta comunque di personaggi ricorrenti. Il titolo della raccolta è "The Pan's Bakery" per motivi che in questa drabble non saranno spiegati ma solo accennati ^^
- Introduzione: La noia è una cattiva compagna, anche per un uomo-albero.

Happy Tree



Trent mise la moneta sul palmo della mano legnosa: mosse le lunghe dita, fece qualche movimento con le braccia, disse “Ambarabacciccicocò!”, riaprì la mano e la moneta cadde, rimbalzando contro la roccia.
Trent sbuffò. Alzò gli occhi verso il villaggio a valle, di cui poteva avere una vista mozzafiato dallo spuntone su cui si era abbarbicato quando era ancora un seme, e si chiese perché la sua vita dovesse essere così noiosa.
E lo era: essere un uomo-albero non era poi una grande avventura, anche se ogni tanto aveva i suoi momenti di notorietà (tutti erano convinti che gli uomini-albero fossero molto saggi. In realtà, la saggezza di Trent veniva dritta dalla posta del cuore di Però). A forza di stare solo, la scelta era se diventare pazzo o ammazzare il tempo in qualche modo: e giù con cruciverba, indovinelli, carte, fai-da-te, giardinaggio…e giochi di prestigio.
A fatica riprese la moneta, la rimise sul palmo della mano, mosse le dita, agitò le braccia-rami convulsamente, gridò “Pippiripettennusa!”…e la moneta volò a quindici metri da lui.
Stava per mettersi ad imprecare come un orco, quando notò una ragazzina che lo fissava allibita. Trent si illuminò.
“Tu sei l’apprendista del fornaio?”
Lei annuì.
“Senti” fece Trent “potresti riprendermi quella monetina? Eh? Ti faccio vedere un bel gioco!”
La bambina non sembrava molto convinta ma andò lo stesso a recuperare la moneta.
“Stai a vedere” disse l’albero. Prese la moneta, mosse le mani, sbattè i rami come per prendere il volo…e a volare fu la moneta, che rotolò, raggiunse il ciglio del dirupo e precipitò.
Lui e la bambina stettero in silenzio per un lunghissimo momento, poi lei lo guardò e disse “Io non te la vado a riprendere!” e scappò via.
Trent continuò a guardare il punto in cui la moneta era sparita. Alla fine sospirò. Forse era meglio tornare ai cruciverba.

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Capitolo 2
*** Un discreto portinaio ***


Titolo della storia: Un discreto portinaio
- Tipologia: triple-drabble (305 parole secondo word)
- Binomio scelto: La Tana...e il Portinaio
- Genere: fantasy, comico, soprannaturale
- Avvertimenti: //
- Rating: verde
- Credits: a parte mia sorella che ha fatto scattare la scintilla? Credo nessuno XD
- Note dell'Autore: Innanzitutto, specifico che un Tandominio è un condominio fatto di tane. Poi. Ammetto che Ginger mi ha fatto abbastanza penare. All’inizio doveva essere proprio un’altra storia, ma mi sono resa conto che in una drabble proprio non riuscivo a farcela stare. E quindi è uscita questa. Sperando di non aver toppato alla grande…ç_ç
- Introduzione: Ginger la talpa è un portinaio. Un portinaio molto discreto.

Un discreto portinaio



Ginger la talpa stava spazzando il corridoio semibuio del Tandominio. Arrivò il signor Riccio con dei fogli in mano, e aveva un’aria corrucciata. “Ma tu guarda se devo risolvere io i suoi disastri…se mi manda all’aria l’affare la spedisco alla corrispondenza, altrochè!” borbottava. Passò davanti a Ginger senza degnarlo di uno sguardo e sparì nel buco che dava sul mondo esterno.
Ginger stava strappando le piccole radici che uscivano dalle pareti di terra e riparandone diligentemente le crepe. Arrivò la signora Riccio con il signor Tasso, impegnati in atteggiamenti intimi. “Oh tesoro…sono così contenta che mio marito starà fuori tutto il giorno…” tubò la signora Riccio, mentre il suo amante le baciava il collo. Entrambi non badarono a Ginger ma corsero via ridendo per consumare il loro amore clandestino.
Ginger stava smistando la posta dei tandomini, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso. Rientrò il signor Riccio borbottando qualcosa su una pessima memoria, diretto alla sua tana.
Ginger stava ancora smistando la posta dei tandomini. Dal fondo del tunnel venne il signor Tasso che cercava di sfuggire a una palla spinosa estremamente arrabbiata. “Maledetto, adesso ti faccio vedere io cosa succede a spassartela con mia moglie!” gridava la palla spinosa (che era evidentemente il signor Riccio), e uscirono. In pochi secondi anche la signora Riccio attraversò il tunnel, singhiozzando disperatamente, e uscì, mentre da fuori si sentivano suoni di pugni e gemiti di dolore, frammisti a imprecazioni.
Ginger si stava riposando su un cumulo di terra. Entrarono la signora Coniglio con il piccolo coniglietto. Il cucciolo si fermò davanti a Ginger e disse alla madre:” Mamma, c’è una talpa qui!”
“Non dire sciocchezze tesoro, non ci sono più talpe qui da almeno cinquant’anni” e insieme sparirono via.
Ginger non se la prese a male: in fondo neanche da vivo era stato molto considerato.

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Capitolo 3
*** Un nome, un coniglio ***


- Titolo della storia: Un nome, un coniglio
- Tipologia: triple-drabble (305 parole secondo word)
- Binomio scelto: L'Anfora...e la Cacciatrice
- Genere: fantasy, generale, slice of life
- Avvertimenti: Non per stomaci delicati (ma veramente delicati…)
- Rating: giallo
- Credits: //
- Note dell'Autore: Allora. Spiego subito che Nomigli e Conigli Nomeanti sono la stessa cosa, ma con due nomi diversi. Non ho potuto spiegare bene perché è necessario uno di questi cosini per dare un nome al locale, ma fondamentalmente è perché porta molta fortuna. E’ una sorta di rituale. Cmq prima o poi ci farò un racconto serio, questa drabble mi ha ispirato ^^
- Introduzione: Scegliere il nome per il proprio locale può essere molto difficile.

Un nome, un coniglio



Desdemona guardava annoiata Batia esaminare attentamente i soffici coniglietti bianchi. L’orchessa ne prese uno con le sue mani nodose e lo scrutò da tutti i lati, mentre i restanti saltellavano quietamente nella gabbietta sul bancone davanti a lei.
“E’ difficile” mormorò mentre osservava il coniglietto con occhio critico.
“Senti, io non ho tutta la mattina” sbottò la cacciatrice.
“Dammi tempo! Se scelgo quello sbagliato rischio di mandare in rovina l’attività ancora prima di cominciare!” esclamò l’orchessa.
Desdemona sbuffò sonoramente.
“Senti” continuò l’altra” ma sei sicura che siano tutti Nomigli? No, perché questo qui…”
“Batia! Stai insinuando che non so fare il mio lavoro?” esclamò la cacciatrice.
“Ma no, è che può capitare a tutti di fare un errore…”
“Faccio la caccia-nomi da dieci anni, Batia, posso assicurarti che sono tutti Conigli Nomeanti puri al cento per cento. Ora scegline uno e facciamola finita” la interruppe Desdemona.
Un’ora e molti sbuffi dopo, Batia finalmente sollevò trionfante il coniglietto prescelto.” Prendo questo!” esclamò, agitando sotto al naso di Desdemona un coniglietto particolarmente morbido e paffuto.
“Bene allora” disse Desdemona, afferrando il pugnale rituale.
“Che cosa vuoi fare?” chiese l’orchessa, inorridita.
“Come pensi di leggere il nome se non lo squartiamo?” fece la cacciatrice.
“Ma è proprio necessario?”
“Sì”
L’orchessa sospirò e consegnò il coniglietto alla caccia-nomi.
“Però non farlo soffrire” disse, tirando su col naso.
Dieci minuti dopo, le due erano chine sulle viscere del fu coniglietto bianco.
“Che dice?”
Desdemona osservò attentamente i resti: “L’Anfora.”
“Anfora? Sei sicura?”
“Sicurissima”
“Ma che razza di nome è per una locanda?” esclamò Batia.
“Quello che hai scelto. I miei soldi per favore.” Disse Desdemona, la mano tesa.
Batia pagò brontolando: “E adesso che ci faccio con questo?” disse, indicando i resti del coniglio.
“Mangialo. Stufato è particolarmente buono” disse la cacciatrice, mentre usciva dalla locanda appena battezzata L’Anfora.

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Capitolo 4
*** Danjo ***


- Titolo della storia: Danjo
- Tipologia: triple-drabble (259 parole secondo word)
- Binomio scelto:La Torre..e la Fata
- Genere:: fantasy, drammatico, horror (più o meno)
- Avvertimenti: Non per stomaci delicati, character death
- Rating: rosso
- Credits: //
- Note dell'Autore: le Fate Vecchie le volevo inserire da un fotto in una storia: in teoria dovrebbero essere delle fate poi deviate in qualche maniera, non so ancora bene (vampirizzate, modificate geneticamente, zombie…boh). Spero di non aver toppato ^^
- Introduzione:Un uomo in una torre aspetta il suo destino.

Danjo



Danjo aveva sempre immaginato le Fate Vecchie come creature orribili. Mostri assetati di sangue, con l’aspetto di vecchie decrepite. Ma l’unica cosa che distingueva la sua carceriera dalle Fate Giovani era la pelle, pallida al punto da sembrare trasparente.
Rinchiuso nella Torre, Danjo passava il tempo a fissare il soffitto, un buco rotondo talmente in alto da non lasciare passare neanche la luce del sole. La Fata veniva a intervalli regolari, non sapeva dire di quanto tempo, e si cibava: arrivava, luminosa, splendente, le ali che frullavano leggere, vestita di abiti dai mille colori vivaci. Arrivava, e con la sua bacchetta argentata tagliava via un pezzo di Danjo: prima era stato un piede, poi l’altro. Poi si era presa le mani, le braccia, le gambe, un pezzo alla volta. Tagliava il suo pezzo di carne, e mangiava davanti a lui: infilzava la carne con la bacchetta e poi se la portava alla bocca, mangiandola piano, a piccoli morsi, pulendosi il viso dal sangue con un fazzoletto ricamato. Le prime volte lui aveva gridato, implorandola di lasciarlo andare, di far cessare quella tortura. Lei gli aveva risposto con voce soave: cesserà. E aveva continuato a mangiare. Da quella volta, Danjo aveva smesso di implorare: si limitava a fissare il cielo lontano con sguardo apatico, lamentandosi appena quando un nuovo pezzo gli veniva portato via.
Gettato in un angolo della Torre, come una bambola di pezza, Danjo udì i passi della sua carceriera avvicinarsi, e sorrise: quel giorno la tortura sarebbe cessata, perché la Fata era venuta a togliergli il suo cuore.

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Capitolo 5
*** Il vecchio e il nuovo ***


- Titolo della storia: Il vecchio e il nuovo
- Tipologia: Double-drabble (197 parole secondo word)
- Binomio scelto: La Torre...e il Prestigiatore
- Genere: fantasy, generale
- Avvertimenti: //
- Rating: verde
- Credits: //
- Note dell'Autore: A parte che anche qui verrà fuori una long, perché Cornelius mi ha ispirato (anzi, forse in futuro gli cambierò il nome…vedremo). Mi piacerebbe sapere che ne pensate di questo sdoppiamento e le vostre interpretazioni…anche perché ce ne possono essere molteplici ^^
- Introduzione: Un folle prestigiatore si appresta a sbalordire la folla.

Il vecchio e il nuovo



Il vecchio Cornelius si avvicinò al ciglio della torre di guardia appoggiandosi al bastone. I soldati lo guardavano, alcuni perplessi, altri curiosi. Quando arrivò al parapetto merlato, guardò giù: una folla si era radunata per vederlo tentare quell’impresa impossibile. Cornelius cercò con lo sguardo un segno che tutto fosse pronto: quando lo trovò, sorrise.
Il vecchio si issò a fatica sul parapetto, la mantella che svolazzava dietro di lui. Il vento gli sferzava violento i capelli, rischiando di fargli perdere l’equilibrio.
Settanta metri più in basso, una folla variopinta lo guardò aprire le braccia e tendersi in avanti: come una foglia, il prestigiatore si lasciò cadere nel vuoto. Grida di spavento e sospiri trattenuti accompagnarono la sua folle caduta verso il suolo. Fu un attimo: un roteare di stoffa, una giravolta e un giovane uomo atterrò diritto in piedi, apparentemente senza un graffio.
“Il ritorno alla giovinezza, miei signori!” proclamò il ragazzo, del tutto simile al vecchio prestigiatore, con addosso gli stessi identici vestiti.
La folla applaudì entusiasta e riversò moneta sonante nel cappello che il ragazzo porgeva, mentre lui guardava in su, verso una finestrella nascosta della torre dove il vecchio se stesso gli faceva l’occhiolino.

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