NON POSSO PIÙ DIVIDERMI TRA TE E IL… di Daistiny (/viewuser.php?uid=51534)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -ATTO 1 SCENA “In questa terra lontana da casa” ***
Capitolo 2: *** Atto 2 scena “Un passato da riscoprire!” ***
Capitolo 3: *** -Atto 3 scena “In attesa dell’alba” ***
Capitolo 1 *** -ATTO 1 SCENA “In questa terra lontana da casa” ***
NON POSSO PIÙ DIVIDERMI TRA TE E IL…
NON POSSO PIÙ DIVIDERMI TRA TE E IL…
-Atto 1 scena “In questa terra lontana da casa”
1#Voce -“Com’è possibile… la mamma e il papà… questa stoia… ”
2#Vove –Nivek cosa stai combinando?
Nivek –Niente Amra, perchè che avrei da nasconderti
Amra –Sai che posso leggerti nella mente.
Nivek –Questo lo possiamo fare entrambi, sai benissimo chi è nostra madre!
Amra –Dimentichi papà… tu gli assomigli moltissimo.
Nivek –No assomiglio più alla mamma. I miei capelli sono…
Amra
–Strani come lo siamo noi, i tuoi capelli avvolte sono neri come quelli
della mamma avvolte invece sono verde sporco come quelli del papà, però
il capello e quello. Io invece o pelle viola-grigiastro, i capelli
azzuri-verdognoli e gli occhi viola.
Nivek –Infatti sei tale e quale alla mamma.
Amra –Se… comunque ti vuoi togliere quell’orrenda maschera!
Nivek –NO! Lo sai benissimo che è la tradizione.
Amra –Tradizione di famiglia un corno!
Nivek
–Se ti interessa ho trovato i diari segreti della mamma in cui racconta
di come a conosciuto papà… e poi c’è una cosa che ne anche io
sospettavo sulla mamma.
Amra –Cosa vuoi dire?
Nivek –Ho scoperto
che la mamma non è di questo mondo proviene da un mondo che lei chiama
in questo suo libro “Mondo dei Pokèmon” inoltre secondo lei il nostro
mondo si chiama il “Mondo di Ultimate Muscle…” cosa vorrà dire secondo
te?
Amra –HA! Io non lo so però lo voglio scoprire, e poi chi sa scopriremo il perché dei nostri poteri?
Nivek –Si però per accedere al “Mondo dei Pokèmon”ci serve una carta cuore.
Amra –Cos’è una carta cuore? Nivek tu lo sai?
Nivek –Nel libro della mamma che scritto che è una specie
di pass che ci permetterà di viaggiare nei vari mondi.
Amra –Anche in quello dei Pokèmon?
Nivek
–Si! Ti voglio ricordare che la mamma ci ha spiegato cosa sono i
pokèmon, e ce ne ha regalato uno per il nostro decimo compleanno.
Amra –Si però non ho mai visto interamente il mondo di queste creature che ci ha dato la mamma.
Nivek
–Però noi sappiamo che ne esistono di tanti tipi, sappiamo come sono e
a che cosa servono solo che non abbiamo mai visto il mondo da cui
provengono.
Amra –Questo è vero! Chi sa come saranno i pokèmon nel
loro mondo, sai non vedo l’ora che il mio Typhlosion e il tuo Blaziken
vedano il mondo da cui provengono.
Nivek –Sono curioso anch’io di
vedere tutto questo mondo, ma io a differenza di te non voglio vedere
solo il mondo di Pokèmon, ma tutti i mondi che la mamma ha visitato e
che ha citato in questo suo libro.
Amra –Nivek di la verità, ti sei letto tutto il libro della mamma?
Nivek
–Si, inverita il libro della mamma è composto da cinquantasei volumi,
che però ha unito tutti questi libri in questo unico volume, di cui ha
fatto tre copie… per essere più previdente io ho trascritto tutto
questo libro in questo piccolo congegno che ci permetterà di leggere la
storia della mamma ogni volta che noi vogliamo. Ha! Dimenticavo di
dirti che io voglio partire per scoprire questi mondi.
Amra –Cosa vuoi fare?
Nivek
–Ho intenzione di chiedere alla mamma e a papà il permesso per questa
estate di viaggiare, in realtà io viaggerò di mondo come ha fatto la
mamma. Nel libro della mamma ci è scritto il suo passato e io voglio
sapere se e vero quello che lei ha scritto.
Amra –Allora fratello mio permettimi di aiutarti in questa tua avventura.
Nivek –Hei io non ho mai detto che viaggerò da solo ci
sarai anche tu con me, e con noi ci saranno i nostri amici pokemon.
Amra –Sai di carattere tu assomigli a papà ed io alla mamma.
Nivek –Questo è vero, però non ricominciamo con la storia di chi assomiglia a papà o alla mamma.
Amra –Okay!
I
due ragazzi dopo aver parlato tra di loro, uscirono dalla vecchia
soffitta della loro casa, i loro nomi erano Nivek e sua sorella minore
Amra, i due erano fatti della stessa pasta, anche se i loro modi di
pensare erano spesso diversi.
Nivek aveva vent’anni mentre sua
sorella Amra ne aveva diciassette, lui era alto sui due metri e venti
mentre sua sorella era sul metro e novanta e qualcosina. Tutti e due
erano italo-inglesi poiché la madre era italiana e il padre inglese.
Oltretutto i due ragazzi erano figli di una nobile famiglia inglese, ma
nonostante tutto i due ragazzi avevano dei poteri e capacità
incredibili, che li erano stati trasmessi.
Da un paio di mesi Nivek
aveva trovato così per caso un vecchio libro scritto dalla madre, in
cui raccontava un lato del suo passato, l’aveva letto ed era rimasto
molto sorpreso nello scoprire alcune cose su sua madre.
Ora mai
era deciso a portare a termine tale progetto e di sicuro più nessuno
l’avrebbe fermato, a seguire questa sua idea c’era anche sua sorella…
Londra
21:40 A casa di Nivek e Amra si stava iniziando a cenare, nella sala da
pranzo tutto era pronto, sul tavolo era stata stesa una bella tovaglia
i cui bordi erano ricamati con un fine filo argentato. Sopra di essa
erano stati riposti ordinatamente nei giusti posti posate d’argento e
fini bicchieri di cristallo… dopo un paio di minuti nella sala da
pranzo entrò una bellissima donna che di mostrava di avere poco più di
ventenni, ma la realtà era un’altra la donna aveva più anni di quando
poteva dimostrare.
Aveva lunghi capelli neri ondulati che gli
arrivavano fino alla vita, i suoi occhi erano sottili e felini di un
taglio particolare, il colore di quegli occhi meravigliosi erano di un
nero-violletto molto strano perchè se si guardava attentamente
sembravano che erano tristi e malinconici.
La pelle del corpo e del
viso di quella misteriosa e bellissima donna era bianchissima come la
neve o il latte, portava i capelli raccolti in una semplice coda che
faceva ancora risaltare di più la sua bellezza e i lineamenti del suo
viso che erano sottili e delicati come un bellissimo disegno.
La
bellissima donna indossava un elegantissimo vestito bianco con un
piccolo scalda cuore nero, appena entrata nella sala la donna si giro
in torno per vedere se c’era qualcuno, ma non vide nessuno.
A questo punto batte tre volte il piede a terra e chiamò a gran voce un paio di persone.
Donna –Danspà! Fiocco!
E
come per incanto dinanzi a lei comparvero in due turbini uno bianco e
uno nero due figure che appena misero piede a terra fecero un
bell’inchino alla bella donna che li aveva chiamati.
La prima
persona che era comparsa dal turbine bianco era una bella donna vestita
in una splendida uniforme bianca e argento e dai capelli biondi e ricci
e dagli occhi azzurri, e il suo nome era Danspà.
Mentre quello che
era comparso dal turbine nero era un bel uomo, aveva un uniforme di un
blu scurissimo bordata di oro, i suoi capelli erano neri come la notte,
lunghi fino al colletto ed erano mossi mentre i suoi occhi erano strani
il colore variava da un verde scuro a un celeste ghiaccio, e il suo
nome era Fiocco.
Donna –Danspà… Fiocco potete andare a chiamare
Nivek e Amra?! Per favore e mo che ci siete riferite a Kevin che lo
aspetto gli devo parlare per dirgli una cosa molto importante.
Ma
proprio in quel preciso momento una figura di un uomo comparve dal
nulla, la sua bellezza era suprema e il suo portamento regale.
Uomo
–Vorrei farti una domanda… che effetto fa essere l’unica persona che se
ne sta sola mentre tutti noi stiamo con qualcuno che ci ama?
L’uomo
fece alla donna una strana domanda alla quale essa gli rispose con un
sorriso. L’uomo come la bellissima donna dimostrava di avere più di
ventanni, come Nivek indossava una maschera blu di ferro e portava
lunghi capelli biondi, attaccata alla sua maschera sul lato destro
c’era una piccola catenella dalla quale pendeva una piuma.
L’uomo
indossava un'ordinata camicia bianca inamidata, poi sopra di essa
portava una cravatta color blu scuro, come pure erano i pantaloni,
mentre camminava verso la donna aveva un fare molto regale e raffinato.
Appena fu vicino la donna si fermò e la iniziò a
guardarla un po’ freddamente dopo di che le diede a parlare.
Uomo –Allora perché non hai risposto alla mia domanda?
Donna –Che avrei dovuto rispondere.
Uomo –Sbaglio o mi hai mandato a chiamare?
Donna –Si! Ti ho mandato a chiamare… spero di non averti disturbato.
Uomo –Lo sai che non mi disturbi, per te mia cara moglie farei tutto.
Donna –E solo che in quest’ultimi tempi mi stai un po’ trascurando…
Uomo –Devi tenero conto anche della tua posizione, e i tuoi doveri come colei?
Donna
–Si però mi manca casa… e sento di essere fuori posto qui… non e perché
non ti ami più anzi e proprio per questo che ti ho sposato ed ho deciso
di seguirti ovunque e solo che…
Uomo –Hai nostalgia vero?
Donna –Si!
Uomo –Allora non preoccuparti esaudirò ogni tuo desiderio, sai che ti amo e che per te farei questo ed altro.
Donna –Ti amo, sei la persona più splendida e dolce che ci sia a questo mondo.
Uomo –Lo so… e anche tu lo sei cara. Ma Nivek e Amra dove sono quei due?
Donna –Non lo so. Tra poco poi si mangia, e quei due non sono ancora venuti.
Uomo –Non ti preoccupare.
Donna –Non mi preoccupo e solo che ora i nostri figli hanno la nostra stessa età di quando ci siamo conosciuti.
Uomo –E ora sono cresciuti come volevi tu.
Donna –Anche come volevi tu, tant’è vero che Nivek a deciso di seguire la tradizione della tua famiglia.
Uomo –Si lui e tale e quale a te.
Donna –Stai scherzando lui non mi somiglia proprio, se che
qualcuno da cui a preso sei tu! vuoi due siete due gocce d’acqua.
Uomo –Allora Amra e quella che a preso da te.
Donna –Si ha ereditato da me la mia stessa bellezza, il mio modo di fare, di pensare e anche il mio stesso carattere.
Uomo –Allora abbiamo creato un mostro!
Donna
–Hei! Smettila di scherzare non è bello sai. Quando mi hai conosciuta
c’erano delle persone che mi definivano un abominio, ti ricordi di Yury?
Uomo –Quello come potrei mai dimenticarlo.
Donna –Lo sai cosa penso ultimamente … penso a Kay. Non che non mi dispiaccia ma sai come e passato tanto tempo.
Uomo –Io direi troppo!
Donna –Ma perché… tutto ciò? Ora mai quella
è una vecchia storia lo sai pure tu. all’epoca scelsi te e
non lui.
Uomo –Resta il fatto però che tu ti senti ancora legata a lui, e per lui è la stessa cosa.
Donna –Io per te ho lasciato il mio mondo.
Uomo –Però resta il fatto che sei libera di andarci quando
ti pare. Non dirmi che io questo non te l’ho mai proibito o
sbaglio?
Donna –Si ma il fatto e che mi manca.
Uomo –Che ne dici se un giorno facciamo visita alle tue adorate sorelline?
Donna –Ma quando?
Uomo –Lascio a te decidere.
Donna –Okey!
Uomo –Nivek e Amra non si fanno ancora vedere dove diavolo saranno?
Donna
–Non ti preoccupare Danspà e Fiocco li stanno cercando appena li
troveranno li porteranno qui ma intanto iniziamo a mangiare.
Ora mi
erano le 22:00 e non si era vista neanche l’obra di Nivek e Amra,
l’uomo e la donna, non vedendo ancora i figli arrivare iniziarono a
mangiare dopo aver un po’ parlato fra di loro.
Nel fratempo Nivek e
Amra stavano leggendo il misterioso libro della madre, Amra era sempre
più affascinata da quel libro e dalla storia in esso narrata, non
immaginava che sua madre da giovane avesse fatto tante follie e avesse
vissuto assurde avventure ricche di colpi di scena, di intrighi, litigi
e conflitti all’ultimo sangue. Leggendo ciò Amra stava già galoppando
con la fantasia, facendo finta di essere sua madre e di vivere le sue
avventure.
Nivek invece non si sorprendeva moltissimo nello scoprire
alcuni lati di sua madre e di suo padre che non gli avevano mostrati.
Fin da quand’erano piccoli Nivek e Amra erano stati addestrati in tutte
le arti da combattimento che esistessero, inoltre era stato insegnato
loro ad usare i loro straordinari poteri che avevano eredito dalla
madre.
Ad addestrarli in ciò erano stati sia i loro genitori che
il mentore di sua madre, Mewtwo che era uno dei pokèmon preferiti della
loro madre, Mewtwo in quanto ad essere un pokèmon molto speciale godeva
di molti vantaggi.
Infatti era stato lui ad insegnare alla madre di
Nivek come doveva usare i suoi poteri e a che scopo e la loro madre
aveva voluto che fossero educati e seguiti da lui, oltre ciò sia Nivek
che Amra erano stati istruiti anche su tutta la cultura generale.
Quando
i due ragazzi si accorsero di che ora era sbiancarono e iniziarono ad
avere i brividi e subito iniziarono ad agitarsi e a preoccuparsi, ma
poi iniziando a parlare tra loro i due si calmarono.
Amra –Nivek sai che ora è?
Nivek –Sono le… 22:00!!! CRISTO!!!!
Amra –Perche?!
Nivek –Venti minuti fa dovevamo andar a mangiare. Mamma e papà se ci prendono ci accozzano.
Amra –Ha! Scemo e mo melo dici razza di idiota!
Nivek –Io non sono idiota!
Amra –Si come i figli di Kid Muscle.
Nivek –Non paragonarmi a quelli. Loro sono i nostri più antichi rivali.
Amra –Comunque sia dobbiamo muoverci.
Nivek –E perché?
Amra –Ormai la frittata è fatta, scommetto che ci faranno una cazziata.
Nivek
–Lo sai Amra che noi abbiamo ereditato i nostri poteri da mamma,
inoltre io credo che siamo stati nel suo mondo solo che non c’è lo
ricordiamo.
Amra –Credo di si.
Nivek –Ti ricordi Villa Verde?
Amra –Dove stanno le zie e l’amica della mamma!
Nivek –Si… beh… Villa Verde e nel mondo della mamma
e poi la villa è di sua proprietà come l’isola su
cui si trova.
Amra –Wow chi l’avrebbe detto che la mamma fosse così ricca!
Nivek –Solo tu non lo potevi sapere.
Amra –Con questo che stai insinuando?
Nivek –Che io so molte più cose sulla mamma di te.
Amra –Per forza hai letto e riletto quel libro che ha letto lei.
Nivek
–Tu lo sai che la mamma è rimasta due volte incinta prima di avere me e
te, solo che la prima volta lei aveva si o no vent’anni e non
sentendosi pronta di avere figli ha deciso di abortire, un anno dopo
quando ne aveva ventuno e quando sia lei che papà decisero di sposarsi,
lei rimase incinta per la seconda vote ed era decisa ad avere il
bambino.
Amra –Allora perché non ebbe questo secondo figlio?
Nivek –Perché un certo precursors di nome Jak, anche se il
suo vero nome era Mar figlio del re di Spargus… Damas…
Amra
.Hei-hei!! Frena la lingua, chi è questo tipo di nome Jak? Cosa avuto a
che fare con la mamma e sopratutto era davvero un principe figlio di un
re?
Nivek –Si! Nel libro la mamma ne parla, questo Jak all’epoca era il suo ragazzo.
Amra –Della mamma?
Nivek
–Si, lei e lui stavano insieme… ma la loro è stata una storia molto
complicata… ora ti spiego. Questo… Jak era figlio di Damas il quale
però aveva un altro figlio che si chiamava Dasmar solo che sto tipo era
il fratellastro di Jak perché era figlio della seconda moglie di Damas,
mentre Jak lo era figlio della prima moglie.
Amra –Ah! Counque non ci interessa questo.
Nivek –Scusa mi sono un po’ dilungato. Comunque sia la
mamma mentre stava questo tipo Jak, stava con papà e…
Amra –FREANA!!!! Odio non ci sto a capì più nulla…
Nivek
–Ma com ‘è che sei così stupida. La mamma si divertiva a prendere in
giro questo tipo, solo che quest’ultimo, non so perché ma durante la
festa della Creazione lui diede un forte pugno nello stomaco di nostra
madre, che inseguito a questo gesto perse il bambino.
Amra –Mamma mia che crudeltà!
Nivek –Questo è un colpo basso….
Mentre
stavano ancora parlando sul passato della loro madre, vennero
interrotti dall’arrivo di Danspà e Fiocco, che li avvisarono che erano
in enorme ritardo per la cena e che i loro genitori avevano già
iniziato a mangiare senza di loro.
Detto ciò Nivek e Amra come
delle furie si teletrasportavano dalla stanza in cui si trovavano a
quella dove i genitori stavano pranzando, loro due si materializzarono
sotto gli occhi dei loro genitori che nel frattempo si stavano baciando
appassionatamente.
Quando i due ragazzi videro i loro rispettivi
genitori baciarsi d’avanti a loro, incuranti della loro presenza, Nivek
e Amra furono presi dal’imbarazzo più totale e i loro visi si tinsero
di color porpora.
Poco dopo i genitori si accorsero di loro ma non
dissero nulla del gesto di prima, i loro figli invece sembravano
essersi incantati di fronte a loro genitori.
Amra-Nivek –HOOOOOO…!(Chi l’avrebbe mai detto che avremmo visto la mamma e il papà baciarsi…).
Uomo-Donna –(Eccoli mo ci sentono!) Ben arrivati.
Nivek –Pà scusaci il ritardo.
Uomo –Nivek se bella scusa intanto noi abbiamo finito da un pezzo.
Nivek –Scusaci.
Uomo –Scusaci un corno, la prossima volta che non venite a cena, ve la potete scordare.
Nivek –Ma papà non puoi trattarci così.
Uomo –Così come?
Nivek –Dai pà calmati, mamma diglielo anche tu di non prendersela, per così poco.
Donna
–Per così poco?... stai scherzando Nive?! Guarda che ci dovreste
ringrazziare se ne io e tuo padre avessimo perso la pazienza non saprei
dirvi ora a che punto eravamo.
Amra –Ma mamma…
Donna –Niente ma Amra. Ci scommetto che avete fame vero?
Nivek –Si perché non abbiamo mangiato.
Donna –Chi non vi ha fatto venire a mangiare prima.
Amra –Come mai prima vi stavate baciando?
Donna –Co…
Uomo –Questi non sono affari che vi riguadano, e poi se due si baciano non c’è nulla da vergonarsi.
Nivek – Se come no.
Uomo –Nivek faresti meglio a starti zitto, la mia pazienza si sta esaurendo.
Donna –Nivek ti conviene dare retta a tuo padre.
Nivek –Per sapere che come figlio sono un disastro?
Donna –Non è questo, Nivek.
Nivek –Tu che ne vuoi sapere mamma.
Donna –Anche tuo padre non era nella tua stessa situazione quando aveva la tua età. Non è vero caro?
Uomo –Si.
Nivek –(Allora è vero ciò che la mamma scrisse su papà nei suoi libri)…
Donna
–Tuo parde quando sei nato tu si è ripromesso che le cose che ha subito
lui da parte di tuo nonno ne tu ne Amra l’avreste subite.
Amra –Cioè una ferrea disciplina senza svaghi o amici?
Uomo –Si.
Donna –Voi non sapete come abbia sofferto vostro…
Nivek –Però anche io e Amra abbiamo subito una cosa simile no?
Donna
–No!! Voi avete avuto un addestramento e un educazione che vi ha
insegnato a genstire e controllare i vostri poteri al meglio, se voi
non aveste avuto questa particolare educazione mi spieghereste ora come
fareste ad usufruire dei vostri poteri?
Nivek –Pensandoci avete raggione madre.
Donna –Non chiamarmi “madre” sa di vecchio. E io non lo sono.
Nivek –Ma se hai più di quarantanni e non li dimostri!
Donna –Io non sono un vero… ma che cazzo mi fate dire! Non cercate di cambiare discorso con me.
Nivek –(Beccato!)
Amra –MA! Non stavamo cambiando discorso.
Nivek –Vallo a raccontare a qualcun altro a me non me la dai a bere. Dopo tutto tu ne sai una più del diavolo.
Donna –NIVEK! Con questo che vorresti dire? Tu hai letto i miei dirai?
A
quella domanda della madre oramai allarmata e agitata Nivek non rispose
si limitò a rimanere in silenzio abbassando lon sguardo dirigendolo
altrove, sulla faccia di Amra invece lentamente stava comparendo un
espressione preocupata mentre il padre rimase insilenzio come Nivek,
fisso senza emettere un suono tutti i presenti nella stanza.
L’aria
che si respirava in quella stanza era molto agitata e tessa, sarebbe
bastata anche sciocchezza a scatenare un violento litigio, quad’ecco
che a un tratto Kevin si intromise per calmare tale situazione.
Di
sicuro non avrebbe appogiato suo figlio ne sua moglie. L’unica cosa che
desiderava era porre fine a quel litigio, con un forte e rigido ordine
che gidò al figlio tanto che lo spavento di allontanarsi dalla madre,
mentre alla moglie gli disse freddamente di farsi da parte.
Kevin –Nivek allontanati! Moglie tu fatti da parte.
Nivek -…
Dopo
l’intromissione di Kevin che pose fine al litigio, Amra si intromise e
chiese al padre cosa avrebbe fatto inseguito, Kevin non le rispose si
limitò solo a lasciare la stanza seguito dalla moglie che lo guardò con
aria preocupata, mentre Nivek guardò con disprezzo il padre.
Appena
Kevin e sua moglie si allontanarono dai figli, decisero di parlare tra
loro su ciò che era appena successo, nel frattempo Amra era accorsa in
aiuto a suo fratello, che si era ripreso dallo spavento provocatogli
dal padre.
Nivek e sua sorella sapevano bene quanto era corta la
pazienza del loro padre e sapevano anche che la loro si sarebbe
arrabbiata all’inverosimile ora che aveva scoperto che loro due avevano
scoperto e letto i loro libri.
Nella stanza in cui si trovavano
Kevin e la moglie sembrava tutto più calmo, la donna si sfogò con il
marito per ciò che era successo, temeva che tutto ciò che era stato
sepolto potesse ritornare a galla.
Donna –Non è possibile… non di nuovo!
Kevin –Calmati!
Donna –Calmarmi un corno… ma non lo capisci la storia si sta ripetendo di nuovo.
Kevin –Sei tu che lo pensi, non è così.
Donna –Allora cosa proponi.
Kevin
–Datti una calmata, Christian a sempre saputo del tuo segreto è non se
ne mai vergognato anzi ne è orgoglioso, lo stesso vale per Amra.
Donna –Non lo so… cosa dovrei fare.
Kevin –Sta calma, ora mai quella storia e finita.
Donna –Però ciò che è successo resta.
Kevin –Si… comunque sia non capisco una cosa.
Donna –Cosa?
Kevin –Perché Nivek non usa il nome che gli abbiamo dato…
Donna –Avrà i suoi motivi, e se non l’hai notato Nivek è il tuo nome letto al contrario sai?
Kevin –L’avevo notato non sono mica STUPIDO.
Donna –Sei sempre il solito, non ti smentisci mai.
Kevin –Ti sei vista tu che sei una maniaca compulsiva con manie di controllo?!
Donna –Kevin che vuoi dire?
Kevin –Che da quando ti ho conosciuto non sei per niente cambiata.
Donna –Stai scherzando?! Al confronto di com’ero quando mi
hai conosciuta, mi sono addolcita quindi non dire cazzate.
Kevin –Allora quando hai saputo di Maruskà…
Donna –Quella è un’altra storia Kevin…
Kevin –Non è un’alta storia Maruskà è figlia mia quanto lo sono Christian e Amra!
Donna –Io non direi Kevin, se è per questo anche…
D’un
tratto la discussione tra la misteriosa donna e Kevin cesso in un
preciso punto, la moglie di Kevin stava per dire qualcosa quando subito
di punto in bianco si bloccò. Questo fatto catturo subito l’attenzione
di Kevin che fisso la donna con un sguardo indagatore che mise adisagio
la donna.
Con molta calma Kevin chiese alla donna di finire la
frase, ma la moglie non ne volle sapere di ubidire e si impuntò di
conseguenza fifiutò di rispondere alla richiesta del consorte.
Kevin –Che stavi per dire dimmelo!
Donna –NO!
Kevin –Non farmi arrabiare ti prego dimmi cosa stavi per dirmi.
Donna –Sono cose che non ti riguardano.
Kevin –Cose che non mi riguardano per caso hanno a che fare con Gou perché se è così so tutto!
Donna –(Come diavolo fa a sapere di Gou nessuno sa di lui a parte pochissimi…)Tu…
Kevin –Allora ho indovinato… non me la prenderò tanto questa cosa la sapevo gia da tempo.
Donna –Non ti si può nascondere nulla vero?
Kevin
–No ora mai ho imparato a conoscerti e tu per me sei come un libro
aperto lo dovresti sapere. Come io non ho segreti con te nemmeno tu hai
segreti con me.
Donna –Comunque sia Gou non centra con noi e la nostra famiglia.
Kevin –Non centra nemmeno Sandh!
Donna –No lui non centa nulla con noi.
Kevin –È il figlio del tuo ex.
Donna –Già Jakie… mi chiedo come stia e da tanto che non lo rivedo.
Kevin –Soprattutto dopo quello che gli hai fatto al suo matrimonio e dopo.
Donna –Gia quella volta i sono divertita.
Kevin
–Io non direi, anzi dico che hai dato il peggio di te, mi spieghi che
razza di regalo è la testa imbalsamata della ragazza del suo migliore
amico.
Donna –Se l’è voluto lui.
Kevin –Che razza di risposta è me lo spieghi, ma ti sei resa conta di cosa e successe quella volta?
Donna
–No non lo voglio sapere e poi questa è un fatto che successe quando
avevo ventun’anni ora ne ho il doppio e penso ad altro…
Kevin –Finiamola qua questo dscorso non mi sembra più che abbia un senzo.
Donna –Okay!
Nel
fratemmpo nella sala dove erano rimasti Amra e Nivek, i due ragazzi
parlarono un po’ tra loro di cio che era accaduto, Amra era un po’
sconvolto dall’accaduto mentre Nivek era inquieto.
Nivek –Amra secondo te ora che succederà?
Amra –Che ne so…di sicuro però mamma si incazzerà.
Nivek –Poveri e noi.
Amra –Povere è te no? Infondo sei tu che ha scoperto e letto i suoi diari.
Nivek –Sai ti odio quado fai così.
Amra –Non parlaimo di te, perché se lo dovessi fare la lista non finirebbe più.
Nivek
–A si comuquarre non pesiamo più a ste cazzate, ora ciò che più conta e
partire per il nostro viaggio intesi?7Amra –Hai intenzione di partire
senza il permesso di mamma e papà?
Nivek –Perché no?! Infondo sono maggiorenne no?!
Amra –Si ma…
Nivek
–Allora cosa? Anche la mamma quando aveva la tua età e addirittura
ancora prima viaggiava, in tantissimi mondi di cui tu non hai l’idea.
Amra –Dimenti che nostra madre era ed è la colei!? Ed è tuttora ancora in carica.
Nivek –Che centra questo?
Amra –Allora è deciso che si parte ma quado?
Nivek –Domani all’alba prima che mamma e papà si sveglino saranno guai.
Amra –Saranno guai anche dopo, quando si saranno svegliati.
Nivek –Però noi saremo gia lontani.
Amra –Non pensi che intuiranno dove saremo diretti?
Nivek –C’è una remota possiblità che questo a cada tu non credi?
Amra
–Al riguardo io avrei dei dubbi. Faremmo meglio a nn sottovalutate
entrambi i nostri genitori, soprattutto mamma lei ne sa una più del
divolo.
Nivek –Su questo non ti do torto. Però anche noi che siamo figli suoi ne sappiamo una più del diavolo.
Amra –Christian hai mai pensato di farti chiamare “Diabolico” e non Nivek?
Nivek –Io preferisco di gran lungo il sopranome che mi sono scelto.
Amra –Me il nome di Nivek non è il nome di papà letto al contrario?
Nivek –Questo che centra?
La
discussione tra i due ragazzi andarono avanti per un bel po’ finche poi
non decisero entrambi di partire l’indomani alle prime luci dell’alba.
La
sera stessa i due ragazzi dopo aver parlato tra di loro e si misero
d’accordo su dafarsi per la partenza, prima di tutto si prepararono un
piccolo bagaglio nel quale vi misero tuttto lo stretto necessario,
cibo, mappe delle città del mondo di Pokèmon, vestiti, dei soldi, un
pokèdex, pokèboll e tantissime altre cose.
La valigia di Amra era
una piccola borsa a sacco rosa con piccoli fiori azzurri cuciti sopra,
mentre il bagaglio di Nivek era uno zaino nero con qualche striscia e
le cerniere color arancione fluorescente.
Dopo aver sistemato i loro
rispettivi bagagli Nivek e Amra andarono a dormire, alcune ore più
tardi verso le sei del mattino entrambi i due fratelli a quell’ ora si
alzarono si vestirono senza far rumore dopo diche una volta vestirono,
usando una carta cuore aprirono un varco che li avrebbe portato nel
mondi dei Pokèmon.
Piu tardi quando la madre dei due ragazzi si
svegliò l’attese una brutta sorpresa, Amra e Nivek erano spariti, la
donna scoprendo ciò, iniziò ad agitarsi, e come una furia corse dal suo
sposo, anche lui da poco alzatosi, per dirgli che i loro figli erano
scomparsi.
Donna –Kevin vieni presto e successo una tragedia!
Kevin –Cosa è successo?
Donna –Nivek e Amra sono scappati!
Kevin –Come?
Donna –Non lo so, dove possono essere finiti.
Kevin –Fatti venire un idea, però si vede che hanno preso da te.
Donna –Cosa vorresti insinuare?
Kevin –Che sono bravi nello sparire come lo eri tu.
Donna –Forse hai ragione.
Kevin –Se non ti rendi conto io ho sempre ragione.
Donna –Non sempre hai ragione.
Kevin –E tu allora?
Donna –Allora cosa? Mi puoi spiegare che vuoi insinuare.
Kevin –Finiamola qui, pensiamo più tosto a come risolvere la situazione.
Donna –Okay!
Quando
Kevin aprese tale notizzia, spalancò gli occhi, sia la donna che Kevin
iniziarono a chiedersi dove potevano essersi andati a cacciare i loro
due figli, pensarono e pensarono, man mano che il tempo passava la
situazione peggiorava e il padre dei due ragazzi iniziò a spazientirsi
finche poi la madre dei due intuì dove potevano essere i suoi due
figli.
Kevin –DANNAZIONE!!!!
Donna –La vuoi smettere di urlare?! Cosi facendo i nostri figli non tornerando lo vuoi capire.
Kevin –Hai qualche idea brillante tu?
Donna –Credo di si, secondo me sono andati nel mio mondo.
Kevin –È una possibilità! Se così fosse vuol dire che contatteremo le tue sorelle.
Donna –E da tempo che non ci parlo con loro.
Kevin –Ma se ci hai parlato al telefono due settimane fa.
Donna –Ho parlato con Shara.
Kevin –Ancora sta con Artea?
Donna –Quante volte ti devo dire che quei due si sono sposati, siamo andati anche al loro matrimonio scimuito.
Kevin
–Frena con le parole, però mo che mi fai pensare la tua amica Lunaretta
sta ancora con quell’idiota di Mars o di Demetrio non ricordo.
Donna
–Sta con Mars roba dell’altro mondo, chi l’avrebbe mai detto che lei si
sarebbe sposata con lui. Come mai mi hai chiesto una simile cosa?
Kevin –Ciò parlato la settimana scorsa a telefono.
Donna –Di che avete parlato?
Kevin –Dei vecchi tempi.
Donna –Ti hanno detto come stanno come stanno Alicia e Alissya? E Ares?
Kevin –Hanno detto che stanno bene, mi chiedo una cosa…
Donna –Cosa?
Kevin –Come mai lui abbia chiamato il figlio Ares?
Donna
–Nell’antica Grecia, Ares era il dio della guerra mentre Marte è il
nome con cui i romani chiamavano il dio greco della guerra.
Kevin –Ma guarda non c’ero arrivato.
Donna –Dai non fare quella faccia, lo sai che che quando fai così sei sei un amore. Ti amo.
Kevin -…
Donna –Che carino sei diventato rosso.
Kevin –Ora smettila sembri una maniaca.
Donna –Tesoro io non sono una maniaca, claro?
Kevin –Invece di fare la scena perché non pensi a i nostri figli.
Donna –Loro sono grandi, hanno i miei stessi poteri e se la sanno cavare.
Kevin –Per i miei gusti sono troppo vizziati.
Donna –Allora tu!
Kevin –Io alla loro età non ero così.
Donna –Quelli erano altri tempi e poi guarda che io ti vizzio.
Kevin –Veramente è il contrario cara. Comunque sia io ho deciso partiamo.
Donna –Deciso? Partiamo? Cosa vai tramando?
Kevin –Io non sto tramando nulla, quella che qui si fa stane idee sei tu.
Donna –Io volevo solo capire parche hai detto ”ho deciso partiamo”.
Kevin –Perché oggi stesso andiamo a Villa Verde.
Donna –Cosa non puoi farlo!
Kevin –E invece si. Rivedremo i tuoi amici, la tue sorelline e tanti altri.
Donna –Azzardiati a farlo e sei un uomo morto.
Kevin –Ora vedrai.
Le
due persone ebbero una lunghissima discussione che sfocciava man mano
in svariati argomenti, tipo che stavano facendo Lunaretta e Mars e il
loo figli ecc… ma a fine discussione, Kevin così su due piedi decise di
prendere in pugno la situazione e decise di partire per il mndo dei
Pokèmon quel giorno stesso.
La moglie in quel momento diede l’ordine
alla servitù di preparare il bagalio per lei e per il marito,i quali
poi avrebbero aperto un varco che li avrebbe portati nel mondo dove
erano diretti i loero due figli.
Chi sa quali avventure avrebbero
affrontato Amra e Nivek, infatti il viaggio dei due ragazzi per
raggiungere il mondo da cui proveniva la loro viaggio era filato senza
intoppi o contrattempi. Una volta arrivati un varco si aprì a quel
punto i due giovani uscirono dal varco che li aveva contotti lì, una
volta uscitti dal varco, questo si richiuse dietro di essi.
Amra e
Nivek una volta giunti lì si ritovarono su una strada di terra battuta
e attorno a loro c’era ben che minimo segno di vita, c’era l’aperta
campagna, l’unico segno di civiltà era un palo di latta alto quanto
Nivek che riportava alcuni cartelli che indicavano la direzione da
prendere per ragiungere quelle città che il palo dindicava, esso si
trovava nel punto in cui quella strada di terra battuta su ci si
trovava i due si divideva in un bivio.
Il palo che si trovava al
centrodi questo bivio indicava la strda per ragingere la cittadina di
Pallet Town mentre l’altra strada conduceva al bosco di Viridiam Forest.
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Capitolo 2 *** Atto 2 scena “Un passato da riscoprire!” ***
era
NON POSSO PI Ù DIVIDERMI TRA TE IL…
Atto 2 scena “Un passato da riscoprire!”
Dopo
l’arrivo di Nivek e Amra nel mondo dei pokèmon qualcun altro appartre i
loro genitori si stava muovendo… qualcuno di un altro mondo chiamato
Ivalice stava ricordando il passato, questi era un un bell’uomo dal
viso d’angelo, che all’incirca aveva più di cinquantanni, ma nonostante
cio il tempo aveva risparmiato la sua giovinezza.
Il tipo aveva i
capelli biondi cortissimi, così pure la barba, sulla fonte, soprattutto
sul sopracciglio desto aveva una cicatrice che ora mai portava da più
di vent’anni e che gli conferiva un certo non so chè.
L’uomo
indossava dei vestiti eleganti quanto pratici, cio stava ad indicare il
rango sociale a cui apparteneva… questi non era altri che il Capitano
Basch Von Ronsemburg, che stranamente stava fissando una vecchia foto
sbiadita dal tempo e dall’usura, la persona raffigurata nella foto era
una ragazza all’incirca di ventidue anni che sorrideva felicemente.
Ora
mai erano anni che l’uomo e la ragazza della foto non si rivedevano,
gli ultimi ricordi che il Capitano Von Ronsemburg aveva di quella
misteriosa quanto bella ragazza, erano alcuni momenti di una festa dove
l’aveva vista per l’ultima volta… nella festa del suo ventiduesimo
compleanno!
Basch ricordava ancora con chiarezza il volto, la voce e
il corpo di quella ragazza più giovane di lui di quattordici anni, lui
se ne era innamorato per via della dolcezza e della gentilezza che
quella ragazza aveva saputo mostrargli… da quella ragazza aveva avuto
un figlio che però non aveva mai avuto la possibilità di conoscierlo,
l’unico ricordo che custodiva del figlio era quando l’aveva visto
nascere e gli aveva dato il nome, da li in poi il destino li aveva
separati. .
Il figlio portava due nomi il primo era stato scelto
dalla madre del ragazzo, mentre il secondo nome l’aveva scelto Basch ed
era il nome del suo defunto fratello gemello Gabranth. L’uomo
desiderava disperatamente rivedere il figlio che solo una volta aveva
visto e conosciuto e la madre… dalla quale era stato separato
ingiustamente dal vile destino.
Ma questi non sapeva che per gli inspiegabili capricci del destino avrebbe potuto rivedere suo figlio e la sua amata.
Nel
frattempo Nivek e Amra stavano ancura decidendo dove andare, se a
Viridian City o a Pallet Town; passarono una decina di minuti prima che
i due ragazzi decidessero dove andare. Un volta deciso di proseguire
per Pallet Town per far visita a un vecchio amico della loro madre Ash
che i due ragazzi chiamavano “Zio Ashy” fin da quando erano piccoli e
lo andavano a trovare.
Ash con il passare degli anni era diventato
un bravissimo allenatore di pokèmon quasi da meritrsi il titolo di
Master, si era sposato con Misty una sua cara amica più grande di lui
di due anni, da cui aveva avuto due figli.
La priogenita aveva l’eta
di Nivek e si chiamava Arborea Carmi Egadi Ketchum, solo che amava
farsi chiamare Egadi, il suo era veramente un bel nome lungo con un
carattere serio, che sapeva il fatto suo, aveva due splendidi occhi
verdeacqua con lungi e fluenti capelli rossi, mentre il secondogenito
era un ragazzo di due anni più grande di Amra e si chiama Rasch il
quale aveva il carattere da attacca briche che lo faceva apparire a gli
occhi di tutti come un teppista cosa che non era vera. Perché infondo
infondo Rasch aveva un gran cuore ed era uno a cui ci teneva gli amici,
egli aveva i capelli neri come gli occhi.
Amra e Nivek dopo aver
parlato un po’ tra loro si incamminarono verso Pallet dove vi
arrivarono a meta giornta, una volta arrivati nella piccola cittadina,
iniziarono ad espolorarne ogni suo angolo per capire se si trovarono
nel posto giusto.
E dopo aver esplorato tutto quel posto i due
ragazzi si ermarono a parlare tra loro, mentre erano seduti su una
roccia a parlare.
Nivek –È tutto il giorno che camminiamo si può sapere dove ci troviamo?
Amra –Non chiederlo a me sei tu che mi hai trascinato in questo viaggio ma stai zitto!
Nivek
–Veramente io non ti ho trascinata, ma ci sei voluta venire tu di tua
libera iniziativa. Quindi è inutile ogni tuo tentativo di incolparmi.
Amra –Comunque se ti consola saperlo ci troviamo a Pallet.
Nivek –Dove stava la mamma quando aveva dieci anni?
Amra –Secondoi suoi diari… si! Ma dimmi un po’come
mai sei cosi giù oggi non mi dire che soffri di nostralgia di
casa?
Nivek –MA STIAMO SCHERZANDO?!
Amra
–A me pare di no, tutt’al più si vede lontano un miglio che hai o
nostalgia di casa o qualche problema che tu non vuoi dirmi.
Nivek –Se io ti dico ciò che mi fa stare così giù tu mi prometti che non lo dirai a nessuno?
Amra –Promesso! Lo sai che io i segreti li so tenere.
Nivek –Bene…
Amra –Avanti che aspetti a dirmelo.
Nivek
–Tu come reagiresti se per caso scoprissi un giorno che quella persona
che tu credevi essere tuo padre si scoprisse poi che è in realtà un
perfetto sconosciuto?
Amra –CHE STAI INSINUADO CHE NOSTRO PADRE NON
IL NOSTRO PADRE NATURALE!!! MA SOLO UNO CHE CI HA ADOTTATO! CHE CAZZO
VAI PENSANDO NIVEK!?
Nivek –Amra non ho detto che è reale è solo un solo una supposizione!
Amra
–AH! Solo una supposizione… ma non permetterti più di dire una cosa nei
confronti di papà e della mamma… loro sono delle pesone meravigliose
che ci hanno cresciuto trasmettendoci dei valori e tu che fai ti metti
a dire che loro non sono i nostri veri genitori!
Nivek –Io non ho
mai voluto insinuare questo… è solo che io non credo di essere figlio a
papà… ma il figlio che la mamma a avuto con un'altra persona.
Amra
–Mi spieghi che cazzo vai dicendo, perché tu fratello mio sei un
pochino confuso. Tu per me sei mio fratello, il figlio di mamma e di
papà e l’erede della famiglia Mask.
Nivek –Io ho sempre saputo di
essere questo e solo che ora non sono più sicuro di esserlo, perché
vedi e da un paio di giorni che sto sognando il volto di un uomo che mi
somiglia… e che mi chiama per nome… con il mio secondo nome.
Amra –Non ci pensare è solo un sogno.
Nivek
–Ma è un sogno molto reale… sogno quest’uomo che mi chiama per nome…
poi d’un tratto mi trovo catapultato in una citta sia futuristica che
antica dove convivono in perfetta sintonia passato e futuro…
Amra –Sembra la descrizione di una città in un ambientazione fantasy.
Nivek
–SI! Infatti sembra una di quella! comunque io mi trovo tra le strade
di questa città che è popolata sia da esseri umani che da strani essere
tipo lucertole antropomorfie e da bellissime donne con le orecchie da
coniglio. Dopo mi trovo che volo sopra questa città, d’improvviso
l’ambientazione cambia di nuovo e mi ritovo in un corridoi di un
castello, il corridoio è illuninato dalla luce delle candelle ed è
arredato con sedie e splendidi arazzi appesi alle parete che sembrano
narrare la storia del posto in cui mi trovo.
Amra –E poi che fai?
Nivek
–Inizio a girare per quel corridoio e le sue stanze finche poi non mi
ritovo in un enorme stanza illuminata da un grande camino con il fuoco
acceso, il cui scoppiettio delle sue fiamme rompe il silenzio che
aleggia in quella stanza.
La stanza è arredata con mobile che
sembrano apprtenere al periodo del medioevo, poi ci sono degli arazzi…
ma la cosa più strana che difronte a me c’è l’uomo che mi somiglia in
modo incredibile e che mi chiama per nome… mi guardava con aria gentile
e comprensiva come un padre amorevole
Amra –Wow! Che descrizione impressionante.
Ninek –Mi sono solo limitato a descrivere ciò che visto.
Amra –Senti invece di parlare di questo che ne dici se troviamo
un posto dove passare la notte, non vorrai dormire all’aperto?
Nivek –Perché no! Non è una cattiva idea.
Amra –Ma sei fuori!
Nivek –Quella che mi sa che qui è fuori sei tu. Non fai che lamentarti ogni due minuti mamma mia sei impossibile.
Amra –E tu sei un apatico insensibile menefreghista di merda.
Nivek –Tu invece sei una lurida rompiscatole.
Amra
–Nivek senti un po’ che ne dici smetterla di litigare per adesso e
iniziassimo a trovare un posto dove stare almeno per qualche giorno?
Nivek –Veramente so dove poter stare per qualche giorno.
Amra –Stupido per che non l’hai detto prima?
Nivek –Perché non mi hai dato tempo per dirtelo, devi
sapere che qui a Pallet la mamma ha una casa che si chiama Bianca Villa.
Amra –È tipo della mamma dare dei nomi cosi strani…
un esempio ne è il tuo secondo nome… Graby! ^.^
Appena
la ragazza chiamò il fratello “Gabry”, questi innervosito spero un
violento quanto fortissimo pugno ad un albero che scoppio alla forza
sovrumana di Nivek; il qualle aveva avuto un violento quanto stanissimo
attaco di ira causatogli dalla sorella.
Una volta che Nivek sferò il
pugno che fece letteralmente a pessi l’albaro, si rivolse alla sorella
con un’espressione non poco arrabiata che chiunque l’avesse vista
sarebbe sbiancato dallo spavento. Anche se Nivek aveva un bellissimo
viso d’angelo che aveva di sicuro erediato dal padre, se si arrabbiava
il suo sguardo e il suo bel volto assumevano una ballezza adir poco
algida.
Amra –Comunque sia è giusto che tu lo sappia legendo gli
ultimi dirai della mamma ho scoperto che lei per un periodo, quattro
mesi, lei è stata in un mondo che si chiama Ivalice. Questo posto poi e
come l’ha descritto tu.
Nivek –Cosa!
Amra –Di la verita tu gia lo
sapevi, ed è per questo che hai inventato tuta questa storia di venire
qui. Tanto in questo pondo ci siamo gia stati parecchie volte anche se
non l’abbiamo esplorato tutto.
Nivek –Sai avvolte mi fai paura… tu sei come la mamma, ti
si puo dire tutto ma a te non sfugge niente centri sempre il punto.
Amra –Non so che dirti io sono fatta così. Faccio solo
quel che sento giusto di fare nulla in più nulla in meno. Sai
pure che…
Nivek –Lascia stare.
Amra –Se vuoi ti accompagno in questo mondo e…
Nivek –D’avvero lo faresti?
Amra –Hei! Dopo tutto siamo fratello e sorella, come potrei abbandonarti?
Nivek –Grazie!
Amra –Ora però non metterti a piangere, se no questa che storia sarebbe?
Nivek –Non sono quel tipo persona dalla lacrima facile e tu lo sai.
Amra –Però hai la faccia da bravo ragazzo.
Nivek –Più che altro da paladino.
Amra –Se… cavaliere in armatura senza macchia e tutto onore?!
Nivek –Dimentichi che noi discendiamo da una famiglia guerriera e come tali siamo stati educati.
Amra –FORTUNATAMENTE NON ABBIAMODOVUTO SUBIRE IL LAVAGGIO DEL CERVELLO COME L’AVUTO IL NONNO!
Nivek –Se ti sentiva il nonno o papà si incazzavano di brutto.
Amra –E tu lasciali incazzare, che faccino quello che voglio.
Nivek –Più tosto visto che ci troviamo a Pallet che ne dici se andiamo a trovare Egadi e Rasch?!
Amra –Ah! Chi sa perché me lo sentivo che la vresti detto!
Nivek –Non mi dire che che non li sopporti?
Amra –RASCH NO! Egadi poi è una mia amica.
Nivek –Perché non sopporti Rasch?
Amra –Perché è un povero coglione sfigato.
Nivek –Per me è un amico.
Amra –Ma se semrate più che amici, due gemelli identici.
Nivek –La stessa cosa vale per te e Egadi, poi quella è un acidona.
Voce 1# -Qui chi sarebbe l’acidona Gabr…
Nivek –Ehi! Non ti azzardarmi a chiamare in quel modo.
Voce 1# -Se no che mi fai mi sculacci?
Nivek –Lo sai che sei odiosa?
Voce 1# -Non quanto te Gabry!
Amra –Ciao Egadi!
Voce 1# -Ciao Amra.
Amra –Sei capitata a fagiolo!
Egadi –Giusto in tempo per fagli una cazziata.
Nivek –Questo lo dici tu.
Egadi –Gabra sta zitto, che non così dai solo aria alla bocca!
Nivek –Mamma mia quando…
Egadi –Ancora parli ma non ti avevo ordinato di stare zitto.
Nivek –Che donna gelida.
Amra –Certo che litigate come due piccioncini.
Nivek-Egadi –AMRA STA ZITTA… IO CON LUILEI NEANCHE PER SOGNO.
Amra –Però siete una coppia che scoppia!
Nivek-Egadi –PIANTALA!
Amra –Susate stavo solo scherzando.
Mentre
Nivek e Amra stavano parlando tra loro riguardo al fatto che forse
Nivek non era il figlio biologico di Kevin, ad un certo punto Nivek
fece notare alla sorella che trovandosi a Pallet potevano andare a
trovare i loro amici Egadi e Rasch.
Appena Amra senti il nome di
Rasch subito scatto in piedi come se avesse visto una serpe avvicinarsi
lentamente a lei, il suo volto si allarmo subito, gli occhi si
spalancarono in un baleno mentre la bocca si aprì ancora più
velocemente degli occhi.
La ragazza non riusciva a sopportare Rasch,
lo conosceva insieme al fratello da tanti anni, oltre a Rasch conosceva
anche Egadi con il quare era amica per la pelle, Amra considerava Rasch
un povero fallito, un galletto e un tamarro e come ragazzo non gli
piaceva.
La stessa situazione c’era tra Nivek e Egadi, poiché
quest’ultima chiamava da sempre Nivek con l’abbreviativo del suo
secondo nome, cosa che Nivek non riusciva a sopportare, quande che si
mise a parlare con la sorella di Rasch dopo diche passo a parlare di
Egadi.
Amra a ogni affermazione negativa sulla sua amica da farte
del fratello interveniva in sua difesa, i due ragazzi andarono avati
finche non intervenne nella loro conversazione la loro amica Egadi, che
sentendo quello che Nivek stava dicendo su di lei decise di
intromettersi e di dare una bella lezzione al ragazzo.
Sapendo che
Nivek non sopportava di essere chiamato “Gabry”, Egadi lo provocò, così
facendo i due ragazzi iniziarono a punzecchiarsi come due bamini
dell’asilo, la cosa ando avanti per un po’ finche poi Amra non decose
di farli smettere dicendo una piccola frase a che attirò su essa
l’attenzioni dei due ragazzi.
La situazione però venne subito diplomaticamente da persone amature quali che erano.
Egadi –Senti Nivek che ne dici di piantarla qua, e poi mi sorprende vedervi qua.
Nivek –Veramente non c’è nulla di sorprendente.
Amra –Invece è insolito per lei vederci qua.
Nivek –Perché? Infondo noi siamo originari di questo mondo.
Amra –Sarà ma ricordati che noi siamo venti qua in questo mondo solo poche volte.
Nivek –Ti sbagli qua ci siamostati anche quando eravamo sotto addestramento da parte di Mewtwo.
Amra –Però e da contare che durante il nostro addestramento noi siamo sempre stati a Villa Verde o alla Mew Island.
Nivek –Effettivamente va tenuto conto di sta cosa!
Egadi –Allora ho ragione si o no “Gabry?.
Nivek –Se proprio mi devi chiamare con un nome chiamami col mio primo nome.
Egadi –NO! Il tuo primo nome non mi piace, preferisco il secondo.
Nivek –Bhe… fa come vuoi.
Egadi –Va bene, comunque sia avete un posto dove dormire? Se no posso chiedere ai miei se vi posso ospitare.
Amra –Grazie per il pensiero Egadi ma abbiamo gia un posto dove dormire.
Egadi –E dove pernotterete?
Nivek –A Biancavilla.
Egadi –Capisco… una delle proprirta di vostra madre.
Amra –Quella casa è qualcosa di speciale per nostra madre.
Nivek –Una curiosità Egadi.
Egadi –Di pure.
Nivek –Come mai ti trovavi da questi parti? Stavi facendo una passegiata o ritornavi a casa?
Egadi –No… veramente stavo ritornando a casa, dopo aver fatto alcune cose al professor Oak.
Nivek –Interessante; che tipo di cose?
Egadi –Ma cose di laboratorio, ricerche, accudire i pokèmon.
Amra –Ti piacciono proprio i pokemon?
Egadi –Sono delle creature splendide.
Amra –Concordo con te, infondo io e Nivek le possimo capire… in parte noi simo come loro…
Egadi –Voi siete fortunati, vi invido.
E
mentre il gruppetto dei tre ragazzi parlava tranquillamente tra loro
del più e del meno e di varie scocchezze, qualcun altro da tutt’altra
parte ma soprattutto nel mondo di Ivalice, un uomo di circa trentatre
anni finemente vestito e con attegiamenti ragali e allo stesso tempo
umili, si stava accingendo ad entrare in una stanza dove l’attendeva
un’altra persona.
L’uomo entro nella stanza molto educatamente,
guardo con aria abbastanza preocuppata l’uomo anziano che gli stava
inanzi, dopo di che gli rivolse la parola chiedendogli con tono gentile
cosa lo stesse affligendo.
Uomo 1# –Mio caro amico, amico potrei
sapere cosa vi afflige? Se c’è qualcosa che posso fare per sollevare la
vostra sofferenza ditemelo e io lo farò.
Uomo 2# -Non potreste fare nulla Maestà.
Uomo
1# -Siete sempre così ligio al dovere? E pure voi dovete sapere che è
compito di un Imperatore saggio e giusto sapere se i suoi sudditi
stanno bene e se sono felici, come pure dovrei sapere se sono o no
felici i miei uomini.
Uomo 2# -Anche se ve lo dicessi non cambierebbero le cose.
Uomo 1# -Perché non me lo dite e forse così doloroso che non vi permette di confidarmi con me.
Uomo 2# -Perché insistere tanto?
Uomo 1# -Siete un mio amico, allora potrei saperlo?
Uomo 2# -All’unica persona che abbia mai amato.
Uomo 1# -Chi?
Uomo 2# -La conobbi più di ventanni fa.
Uomo 1# -La ragazza della foto? Capitano Basch?!
Basch –Si Larsa.
Larsa –Ce l’avete ancora quella foto? Ma come mai non l’avete dimenticata?
Basch –Perché c’è un qualcosa che ci unisce…
Larsa –Sarei lieto di rivederla.
Basch –E io di rivedere mio figlio Gabranth.
Larsa –Avete un figlio che si chiama come il vostro defunto fratello?
Basch –Si, l’ultima volta che l’ho visto fu quando
nacque… di lui e di sua madre non ho più saputo nulla.
Lasra –Mi dispiace io…
Basch –Non scusatevi, sono anni che non li vedo e non so se il destino vorra farmeli rincontrare.
Lasra
–Capitano, lasciate che vi cerchi io vostro figlio, ve lo devo per ciò
che avete fatto, e per la promessa che vi lega a vostro fratello.
Basch
–Maestà c’è solo un problema, loro non sono di questo mondo,
dimenticate che la donna che ho amato era “Il Bagliore Bianco di
Dalmasca”.
Lasra –La reincarnazione della dea…
I due uomini
continuarono a parlare a lungo, finche poi il Capitano Basch non simise
di parlare di suo figlio e passo ad altro. Larsa cerco inutilmente di
carpire qualche informazione da Basch sul figlio, ma egli preferiva non
parlarne chiuso com’era nella sua dura corazza, da quando gli erano
stati sotratti dal destino il figlio e la sua amata, lui era visuto
solo per fare il suo dovere.
Risoluto e fermo fino alla fine erano
queste le sue qualità oltre a una grandissima forza di volta che gli
avevano permesso di andare avanti giorno dopo giorno, non c’erano stati
giorni in cui si era lamentato di ciò che gli era successo; finche una
sera non gli capito di sognare il figlio.
Quella sera Basch pote
vedere in sogno com’era diventato il figlio, nel sogno rimase molto
sorpreso vedere il figlio diventato un giovane e forte uomo, nel sogno
non vide solo il suo adorato figlio ma anche la sua amata.
Quando la
rivide ne rimasse quasi folgorato nel vedere che la sua donna non era
affatto cambiata anzi era felice di rivedere che la sua bellezza
splendiza e misteriosa non era svanita con gli anni. Basch nel vederli
si senti felicissimo ma cosi tanto che era da moltissimo tempo che non
sentiva, a aveva loro informazioni, l’indomani al suo riveglio l’uomo
si senti più rissolevato e di buon umore di com’era stato in quei
ultimi anni.
Dopo essarsi alzato Basch indosso dei vestiti diversi
da quelli che metteva di solito, i suoi vestiti erano molto semplici ma
allo stesso tempo molto particolari, più dardi quando si fini di
vestire, Basch si preparo un picolo bagaglio, portando con se um po’ di
cibo, qualche soldo ne caso gli fosse serviti e un paio di vestiti.
L’uomo
dopo aver preparato il suo bagalio si mise in cammino, lascio la città
di Archades, il luogo cui viveva da quasi vent’anni, una volta fuori
dalla città Basch si diresse un luogo lontano da occhi indiscreti,
usando una carta-cuore aprì un varco nel quale vi entrò.
Basch
improvvisamente si ritrovò in mezzo ad una radura in torno a lui ora
mai era tutto buio, egli si guardo intorno per capire dove si trovava,
il posto era lui sconosciuto, poco più avanti viera un piccolo sentiero
che condoceva ad una cittadina di campagna.
Non sapendo che fare
l’uomo decise di trascorrere la notte lì, lentamente ed poco alla tirò
fuori dalla sacca che aveva con se gli oggetti che gli sarebbero
serviti per accamparsi lì. Per prima cosa decise di destrarsi nel
boschetto che si trovava vicino a quella radura sileziosa e buia, il
boschetto in cui Basch era entrato, era piccolino ma al suo interno
pullulava di cespugli ed di erbacce.
Nel busco regnava un’atmosfera
quasi spetrale ed inquietante il silenzio di quel luogo era rotto solo
dal gufare dei Noctow e degli Hoothoot oltre a questi c’erano anche
altre creature, sui rami degli alberi se si guardava attentamente si
poteva intravedre qualche ragnatela e il suo tessitore, uno Spinarak o
la sua versione evoluta Ariados.
Oltre agli Spinarak si potevano
intravedere sui tronchi degli alberi intenti a riposare qualche
Caterpie o di Pineco, ma se non si stava attenti ci si poteva inbattere
in un gruppo di Zubat, ma la cosa peggiore che poteva capitare il un
luogo tetro come quello era l’incontrare qualche pokèmon di tipo
fantasma.
In particolar modo bisognava far attenzione a non
incontrare uno Gengar il quale si divertiva con le paure delle persone
imitandone le ombre alla luce della luna.
Nel bosco si poteva
incontrare anche un Houndour un pokèon di tipo buio o uno Sneasel
dall’indole dispettosa, Basch vedendo quelle strane quanto mostruose
creature ne rimase quasi meravigliato, lui si ricordò che anche nel suo
mondo vierano delle creature simili.
Basch girò per un po’per il
bosco dove ogni tanto si fermava a raccoglire qualche ramo secco caduto
a terra, una volta che ne abbe raccolti un bel mucchio il capitano Von
Ronsenberg usci velocemente dal boschetto, finalmente fuori l’uomo alzo
casualmente lo sguardo verso il cielo che era cosi pieno di stelle che
faceva rimanere senza fiato chi lo guardava.
Il cielo stellato
quella sera era splendido sembrava una distesa di tanti diamanti su uno
spedido manto scuro, se veramente fossero state ragiungibili quelle
stelle, un uomo o donna qualsiasi si sarebbero percipitati a racogierne
una manciata. Eppure non si poteva, loro erano là fisse in un cielo che
apparteneva a tutti, di sicuro anche i più avdidi vedendo quella notte
cosi tranquilla nel suo splendore avrebbero voluto salire in gielo per
poter raccogliere una mancianta di quelle stelle e la loro polvere per
tenerla tutta per se o per donarla alla persona più cara a loro.
Quella
notte senza nuvole a Basch ricordava molto le notti del suo mondo
Ivalice, il cielo del suo mondo non aveva nulla da invidiare a quel
cielo che stava ammirando là in quel modo a lui sconosciuto.
Il
capitano Von Raonsemberg ammirava quasi incantato il cielo estivo di
quella sera d’estate, anche mentre cerca di accendere il fuoco con i
rami di lagna secca che aveva trovato nel boschetto vicino a quella
radura dove si trovava, non smetteva di fissare quel cielo.
Anche
quando fu accesso i fuoco, egli si sedette a torno ad esso, lui smise
per qualche minuto di guardare il cielo e posò il suo sguardo sulle
fiamme del fuoco che aveva da poco acceso, le fiamme erano così belle e
incantevoli che sembravano che parevano danzare ininterrotamente
distorbate solo dal vento che suffiava un po’ quella sera.
Basch
sembrava così preso a guardare il fuoco che non sia accose che a poco a
poco il sonno stava sopragiungendo ed avendo la meglio su di lui, lui
che era un uomo così pensieroso che per tutta la vita non aveva fatto
altro che esseguire i compiti che gli avevano affidato, più volte nella
sua testa aveva pensato alla sua famiglia, al suo defunto fratello
gemello di cui lui aveva assunto la sua identita sulla esplicita
richiesta di quest’ultimo in punto di morte.
Quando era morto suo
fartello Basch era insieme a Larsa sulla Stralh, la su quell’aereonave
Basch aveva detto addio amaramente a suo fartello on il quale era
riuscito a chiarirsi, sembrava tutto un gioco del destino tutto ciò che
era successo ma non era così, ma quei avvenimenti che avevano scegnato
in modo particore la vita del Capitano Von Ronsemberg erano veramente
accadute.
Il Capitano ancora non sapeva ancora quall’era la vera
verità sulla donna che amava e sul figlio che aveva avuto da lei,
poiché i figli avuti da questa donna non era uno come lui credeva ma
bensi due, l’altro bambino che era nato insieme a Gabranth era il suo
gemello.
Di questo bambino non si sapeva nulla tranne qualche
eccezione fatta per alcune persone, ma il destino da dietro a questa
facenda muoveva i suoi fili, fili he siintrecciavano tra loro per
formare un goroviglio così fitto che era difficile dire da dove
iniziava e dove finiva.
Quel che si sapema in merito a questa storia
che era iniziata con una semplice avventura ma che presto avrebbe
riportato alla luce fantasmi del passato e scheletri nel armadio, i
quali erano rimasti dimenticati per quasi vent’anni.
Il sole stava
ora mai sorgendo sulla radura in cui si era accampato Basch il quale
stava ancora dormendo, a canto a lui cerano i resti del fuoco che aveva
acceso durante la notte. Ciò che rimaneva del fuoco erano molta cenere
bianco-grigia e qualche tizzone coperto da una leggede cenere bianca,
che sotto essa era ancora accesa, oltre ai tizzoni e qualche carbone
spento cera anche qualche pezzo di legna quasi bruciata.
Basch
distesso sull’erba dormiva ancora, ingnaro di cosa gli sarebbe di li a
poco successo. Da lontano una figura di un ragazzo presso a poco
vamtenne, alta quanto Nivek e uguale in viso a lui, tranne che per i
capelli cortissimi e la maschera che a differenza di Nivek , lui non
indossava.
Questo ragazzo aveva un aria tranquilla quanto un
aspettto angelico, il suo nome era Christofer, abitava a Pallet Town
nella casa “Biancavilla”.
Questo ragazzo era un bravissimo
allenatore che ogni tanto amava dare una mano al laboratorio del
professor Oak; inoltre era un ottimo amico di Egadi e di Rasch e della
faiglia Ketckum. Spesso Christofer era sopranominto Noy a causa del suo
secondo nome, lui era un ragazzo tranquillo per certi versi anche un po
freddino ma molto realista e diplomatico era un abile stratega e un
ottimo amico.
Su certe cose era molto riservato soprattutto per
quando riguardava la famiglia, cosa sulla quale era molto
succiettibile, anche lui come Nivek ed Amra aveva dei spettacolri
poteri, i quali pero lui li usava solo per alcune cosa.
Per com’era
datto Christofer aveva un successo strepitoso sulle donne, non c’era
ragazza a Pallet che non aveva perso la testa per lui, i suoi modi
raffinati ed eleganti avevano un certo non so che di cavalleresco.
Christofer non era mai scortese o maleducato ne irrispetto, egli era
sempre impeccabile nonostante chi li stesse di fronte potesse essere un
balordo o un cafone, egli non si sminuiva mai era per certi versi molto
umile e fermo su aprecchie cose.
Sembrava una persona di altri
tempi, quasi un cavaliere in armi pronto a difendere i più deboli, non
a caso anche Egadi non era stata immune a questo suo fascino, la
ragazza aveva perso letteralmente la testa per lui anche se manteneva
fissi i piedi in terra.
Il cognome di Christofer era anche il
cognome della madre… Falcar, per la quale lui aveva un profondo
rispetto e un legame indissolubile… si ra alllontanato dalla sua
famiglia all’età di dieci anni per seguire una carriera e un fururo da
allenatore cosa che lui non aveva mai rimpiando.
La sua era stata
una scelta criticata molto dal padre, ma Christofer non si era fatto
problemi al riguardo, dopo aver salutato la sua famiglia egli era
partito, erano passati quasi dieci anni da quando aveva lasciato la sua
famiglia, lui in tutto questo suo tempo aveva vissuto moltissime
avventure ed era riuscito nel suo scopo diventare un Master di Pokèmon.
Ma cio che non sapeva che il destino quella mattina gli aveva riservato una sorpresa con i fiocchi che avrebbe camiato la vita.
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Capitolo 3 *** -Atto 3 scena “In attesa dell’alba” ***
sera
NON POSSO PIÙ DIVIDERMI TRA TE E IL…
-Atto 3 scena “In attesa dell’alba”
Il
sole non era ancora sorto del tutto a Villa Verde, quando arrivarono
improvvisamente Kevin e sua moglie senza nemmeno avvisare, i due
avevano con loro un paio di valigie con dentro il cui contenuto era un
paio di vestiti oltre a d’altre cose.
La moglie di Kevin non aveva
nessun bagaglio con se, poiché essendo tornata a Villa Verde la sua
amata casa dove vi aveva trascorscorso quasi tutta l’adolescenza, la vi
stavano tutte le sue cose che spesso usava.
In quella villa, oltre
ad avervi trascorso la giovinezza ella vi aveva abitato con le sue
sorelle, le quali stavano ancora là, ogniuna con il suo compagno,
quella casa per la consorte di Kevin era molto importante, in essa vi
erano custoditi, gelosamente tanti di quei ricordi e storie che se si
voleva raccontarli tutti si sarebbe fatto mattino.
Non sarebbe
bastata un intera giornata per raccontare le avventure della madre di
Amra e Nivek, né aveva vissute così tanta sulla sua pelle che si essa
si era meritata l’appelativo di “Avventura”, tanto che la stessa
impersonava l’avventura. Nei sui viaggi essa aveva conoscioto
tantissima gente e si era fatta amici di ogni genere, di ogni razza o
età diversa, non c’era stato un singolo mondo che non avesse visitato.
Fin
da quando era una bambina di 10 anni, ella amava viaggiare, aveva visto
più posti lei di quelle persone che amavano i viaggi come lei, ovunque
si fosse fermata, ella si era imformava ed studiava la storia, gli usi
e i costumi del posto che stava visitanto. Si immergeva in essi fino a
diventare un tuttuno con loro, lei era fatta così ed anche i suoi figli
avevano ereditato la stessa sete di avventura e rischio del pericolo
che aveva la loro madre.
Kevin a differenza di sua moglie era un
tipo che amava anch’egli l’avventura solo che era molto più moderato e
calmo rispetto alla sua consorte, ed era per certi versi un po’ il suo
opposto.
Quando essi arrivarono a Villa Verde furono subito accolti
dalle sorelle della moglie, la prima ad accogliere la coppia di coniugi
fu Sifa, la donna vedendo la sorella con il marito le andò subito in
contro.
Sifa appena vide la sorella quasi non ci voleva credere, era
da un bel po’ che non la vederva, roba di un paio di mesi, ma
l’emozione di vederla fu così forte che per poco non le saltò adosso.
Le
andò in contro salutandola affettuosamente e con tutta la felicità che
le spizzava dai pori nel rivederla, Sifa aveva stampato sul suo bel
volto di porcellana il suo solito sorriso intrigante, i suoi fini
capelli bioni si erano accorciati e le arrivavano fin sopra spalla.
Sulle
sue labbra non mancava mai il rossetto, questo stava ad indicare il suo
modo di essere, la donna indossava una maglietta bianca sotto dei
pinocchietti di jeans scoloriti, al collo portava un particolare
ciondolo che molti anni prima la sua amata sorella le aveva regalato.
Sifa
spesso si chiedeva chi sa perché gli e ne avesse fatto dono, sapeva che
quel ciondolo che l’era stato regalato, a sua volta era stato
precedentemente regalato alla sua adorata sorellina da una persona che
in quel periodo l’era particolarmente stato vicino.
Più volte Sifa
aveva chiesto a sua sorella perché gli avesse dato tale ciondolo se per
ella era legato al ricordo di quella persona, la sorella le aveva
risposto che ora mai quella persona non esisteva più per lei, e che
tale storia apparteneva al passato.
Già un passato lungo un bel po’
d’anni, ma che alla fine si era tutto risolto bene anche se non per
alcuni i quali si erano dovuti arrendre di frote l’avidenza dei fatti…
altre persone invece avevano preferito tagliare di netto i rapporti con
altre, come aveva fatto ad esempio Jak, il quale non aveva voluto più
sapere dei Falcar e di tutto il resto.
Sifa correndo in contro alla
sorella l’abbraciò affetuosamente, poi le diede un bacio sulla guancia
dopo dichè vedendo Kevin, lasciò la sorella per andare dal wrestler
inglese.
Kevin quella mattina indossava una maglietta bianca di
cotone, e sopra di essa portava un gilet bianco con i bordi in nero da
sotto , poi portava un paio di pantaloni bianchi di lino, le cui pieghe
lasciavano capire che il pantalone gli ricadeva morbido adosso.
Ai
piedi portava delle scarpe beige, le quali si intonavano perfettamente
con il suo fascino inglese, mettendolo ogni volta in evidenzia.
Quando
Kevin vide andargli incontro Sifa, si sposto con la velocità di un
fulmine tanto che Sifa si arresto di colpo vedendo con quanta rapidita
il marito della sorella l’aveva scansata. Ella non disse niente si
limitò come al suo solito a far notare la cosa a Kevin, il quale con
tono un po’ seccato e abbastanza esausto per il lungo viaggio che aveva
compito le rispose a tono.
La voce di Kevin sembrava fattasi acida
più di quanto lo fosse Sifa con i suoi commenti pungenti, gia in
passato era capitato che Kevin e Sifa si punzecchiassero come zanzare o
peggio, come pulci e zecche e queste poi erano le più peggiori di
tutte, le facevano concorrenza solo i pidocchi e le piattole.
Era
pure capitato che Kevin si fosse anche litigato con Lunaretta una mia
carissima amica con la quale insieme ad un'altra Distanza.
Sifa –Wow! Ti sei spostato con la velocità di un fulmine, hai per fino battuto tua moglie!
Kevin –Cosa vorresti insinuare?
La
domanda di Kevin fu subito diretta e brutale, il suo splendido sguardo
dorato come l’oro fuso sembrava brillare di una strana luce che sembrò
intimidire Sifa, ma ella non si fece intimidire anzi ricambio il suo
sguardo con un Fulminsguardo, che parve tenere testa allo sguardo
dell’inglese.
I due si scambiavano sguardi minacciosi, come due
galli da combattimento prondi ad azzuffarsi al minimo segnalle
dell’alto, dall’altra parte la moglie di Kevin guardava suo marito e la
sorellacon aria annoiata, mentre sedeva all’obra di un albero.
Lo
scambio di sguardi minacciosi continuava indisturbato sotto il caldo
sole di qella splendida mattinata che metteva di buon umore anche la
persona più triste o malinconica, ma quei due, Sifa e Kevin invece
parevano rovinarle con i loro stupidi e inutili litigi da bambini
dell’elementari.
Ad un certo punto la sorella di Sifa or mai stufa
di vedere suo marito bisticciare con la sorella decise di intervenire,
si buttò immediatamente tra i due e usando i suoi poeri psichici
bloccando i coro corpi, dopo dichè li prese e li sollevò ammezzaria.
Sifa
facendo ricorso a i suoi poteri psichici cercò di contrastare la
sorella, ma aimè… i poteri della sua adorata sorellina ebbero la
meglio, così sia Sifa che Kevin furono lasciati cadere nella piscina,
al che la moglie di Kevin si avvicino al bordo della piscina da dove
vide riaffiorare la sorella e il marito.
La piscina in cui erano
stati lasciati caderei due, era molto grande e abbastanza profonda,
dalla porma um po’ curva, il fondo di esa era piastrellato da piccoli
tasselli di ceramica delicatissima che partiva come colore da un
celeste chiarissimo per poi arrivare alle più belle sfumature o
varientature del blu e dell’azzurro che si abbiano conosciuto. La
piscina era cosi bella che si era meritata da parte di tutti i
conquilini di Villa Verde, l’appello di “Dislan”, chi sa per quale
motivo la sorella di Sifa odiava tanto quel nome, le si accapponava la
pelle solo sentendo quel nome.
Il nome di “Dislan” era stato dato
così casualmente, anzi a dire il vero quel nome era uscito casualmente
dalla bocca della sorella di Sifa casualmente, ella non si ricordava
come mai l’ra saltato fuori quel nome, ma si ricordava per certo quando
quella piscina fu chiamata cosi.
Il fatto risaliva a quando la
moglie di Kevin aveva 22 anni, a quel tempo ella si era gia sposata in
grand segreto da un pio di mesi con Kevin, mentre gia prima gli era
nato Nivek… dopo un paio di mesi, a quel tempo ella insieme a Kevin e
un gruppetto di amici aveva deciso di trascorrese un mese di vacanza e
al insegna del divertimento nella sua Villa Verde.
In quei giorni
avvenire, ella e i suoi amici aveva trascorso delle belle giornate e
momenti splendidi, era un giorno come un altro quando gli amici di
Kevin erano nella piscina in cui, egli era stato buttato insieme alla
sorella della moglie.
Gli amici di Kevin, Kid e la sua combricolla
stavano facendo i complimenti alla madre di Nivek per la maglifica
Villa in cui loro erano suoi ospiti, quando uno di loro Dikdik fece i
complimenti alla padrona di casa per la splendinda piscina in cui si
stavano in ammollo, anche un altro amico di Kid , Terry decise di fare
pure lui i complimenti a lei, di cendo che non aver mai visto una
piscina cosi bella e curata, aggiungendo anche che si doveva meritare
un nome o almeno un appellativo.
Allora la ragazza di Kevin
pronunciò un nome così per caso, subito tutti il gruppo di amici
propose di chiamare la piscina con quel nome, per non si sa come ma uno
di essi propose di usare quel nome per crearne un altro, cosi facendo
uscirono fuori un sacco di strani nome, però quello che la spuntò fu
“Dislan”, poiché tutti optarono per quel insolito nome.
Tutta questa
storia era una tale assurdità che la sorella di Sifa si rifiutava di
crederci anche se era avvenuta veramente, ma per lei tale faccenda non
la riguardava ora pensava solo alla sua felicità con il marito.
Sifa
vedendo la sorella che la scrutava con il suo sguardo seccato e
abbastanza irritato, si senti rodere dalla rabbia tanto che il suo viso
si colorò di rosso mentre imprecava contro alla sorella mulinando le
braccia in aria come se dovesse farle qualcosa solo che non poteva.
Dall’alto
la sorella sembrava sorridere difronte alla manifesrtazione di rabbia
della sua sorella maggiore, tanto che si era lasciata andare
unsorriseto olto subdolo e malizioso allo stesso tempo, uno di quegli
splendidi sorissi che erano un suo marchio di fabbrica, parte
integrante di essa, tanto che per far arrabiare la sorella giusto per
il gusto di farla inprecare di più, ella continuò a provocare Sifa in
una maniera incredibile.
Donna –Allora Sifa com’è la vista da la giù? Spero di averti frenato i tuoi bollenti spiriti!
Sifa –Tu non ti smentisci mai vero?
Donna –Sifa Sifa… non guardarmi così! Questa pur sempre casa mia.
Sifa –Bèh… adesso pensavo che casa tua era a Londra con Kevin.
Donna –Mai dire mai sorella, perché io sono di qui.
Sifa –Che risposta del cavolo sarebbe questa?
Donna –Svegliati!
Sifa –Non ti preocupare sono sveglia.
Donna –Già dopo il bel tuffo che ti ho fatto fare, comunque Sifa sei fatta vecchia!
Sifa –Allora di te che si puo dire?
Donna –Ne 40 e non li dimostro affatto! Anzi ne dimostro la metà.
Sifa –Il destino con te è stato tropo generoso!
Donna –Io sono diversa da voi e lo sapete, quindi che vai trovando.
Sifa –Sono felicie di costatare che la tua presunzioe e superbai
con gli anni non è minimamente diminuita anzi è aumentata!
Donna –Già come sono aumentate le rughe sul tuo viso.
Sifa –Spero almeno che tua figlia prenda da suo padre.
Donna –Sai bene come è fatta Amra, e pure Robin non scherza!
Sifa –Che fino ha fatto lui a proposito? Non lo vedo da tantissimo tempo.
Donna –È alla scuola di Ercole che si sta allenando sotto la supervisione di suo nonno.
Sifa –Adeciso di seguire la via dei Mask, come Nivek del resto.
Donna –Si, solo che Nivek e Robin sono accanitissimi… si alva solo la mia Amra!
Sifa
–Però lei non scherza! Una volta l’ho vista allenarsi in un
combattimento contro Mewtwo, dovevi vedere con quanto ardore
combatteva, sembrava te alla sua età.
Donna –Dimmentichi che è mia figlia e nelle sue sangue scorre il mio sangue.
Sifa –Proprio una famiglia di super esseri o di svitati?
Donna –I miei figli sono umani, sono solo per un metà pokèmon come lo sono io.
Sifa –Tu poi…sei un'altra storia.
Donna –Stai sbagliando… loro sono nati immezzo al fatto!
Sifa –Vuoi ancora riprendere quella vecchia storia?!
Donna
–NO!Essa è ora mai chiusa da tanti anni… e poi io e Key siamo solo
buoni amici, e ciò che resta dopo tutto della nostra storia.
Sifa –La tua storia si… ci si potrebbe scrivere un libro o magari trarne un film, per quanto era complessa e lunga.
Donna –A testimonianza di cio ho scritto 56 sei libri.
Sifa –Gia i tuoi diari, chi sa che cazzate ci avrai scritto!
Donna
–Beh… io ho scritto quesi diari mentre ho vissuto quel periodo sulla mi
pella, e poi ciò che ho scritto non sono cazzate, ma sono tutti i miei
sentimenti ed emozioni, pensieri, conclusioni e situazioni che ho
voluto ricordare.
Sifa –Sai che quando parli così sembri una donna ormai vissuta.
Donna –Come te… e poi io sono ancora giovane sorella.
Sifa –Pensala come vuoi… aproposito il tuo adorato maritino, se l’è squagliata.
Donna –Che centra?
Chiese
la sorella con aria interrogativa stampata sul viso, in quel momento
però si rese conto di una cosa che lei e la sorella non stavano
litigando ma chiaccherando, l’una sul bordo della piscina, l’altra
all’interno di essa, completa mente bagnata e con il trucco sfatto, il
maschara le si era sciolto e le colava lungo le gote del viso, andando
a formare così sul suo viso una maschera grottesca al quanto
spaventosa.
Nel fartempo Kevin era uscito dall’acqua e fardicio
com’era si cercò di sciugarsi con un asciugamano che stava poggiato su
una sdraio, vicino al bordo della piscina.
Sifa facendo notare a sua
sorella che Kevin era usito dalla piscina, cosi facedo gli indico dove
il wrestler era, la sorella si girò nella parte indicatagli dalla
sorella e la vide il marito che una volto toltosi di dosso i pani
bagniati si stava asciugando.
Kevin non si vegognava minimamente di
essere svestito, anzi lui era orgolioso del suo corpo, egli era un uomo
adulto, il suo bellisimo corpo era perfetto. Ogni muscolo del corpo di
Kevin era ben sviluppato, egli era una massa di muscoli, ben allenati e
potenti, era cosi muscoloso e possente che egli era più grosso della
media degli uomini.
Il corpo che stava di fronte a Sifa e a sua
sorella sembrava quello di una statua di marmo che improvvisamente
aveva preso vita, nessun uomo sembrva poterfli testa, quel bel corpo
così muscoloso e possente era il frutto di anni d’intensi e massacranti
allenamenti, ed era stato forgiato con il sangue e la perseveranza che
solo un uomo come Kevin poteva possedere.
Duranti quegli allenamenti
di wrestling Kevin sotto poneva il suo corpo ad uno sforzo che aveva
dell’incredibile, ed ogni volta egli cercava di andare oltre i suoi
limiti spingendo il corpo agli estremmi. Più di una volta sua mogli e
il suo tainer Lord Flasch o vero il wrestler russo Warsman, gli avevano
detto che quegli allenamenti avrebbe poturo rischiare grosso ma Kevin
di questo non se ne era tanto curato.
Il corpo muscoloso
dell’inglese risplendeva si chiara luce in quella splendida mattinata,
la goccioline d’acqua imperlate come tante perle splendevano come brina
sul quella perle rosa, lo sguardo di Kevin era fisso sulle due giovani
donne, le guardava con intensità la stessa che si poteva scorgere negli
occhi di un rapace pronto a calersi sulla preda che aveva indivuato.
Era
proprio quello sguardo così magnietico e intenso che aveva fatto
perdere letteralmente la testa alla sua consorte che si era pedutamente
innamorata di lui, e ancora tutt’ora quello sguardo gelido esercitava
su di lei un fascino misterioso.
La sorella di Sifa guardava suo
marito con tant’ammirazione da sentirsi fiera ed onorata di avere un
consorte come lui, egli era la sua anima gemella, la sua metà senza di
cui lei non poteva vivere, era pronta a mettersi in discussione ed
andare contro tutti e tutto pur di poter stare accanto a lui, per lo
stesso motivo anche Kevin era pronto a dare la sua vita e tutto ciò che
possedeva per l’amore della donna che lui aveva sposato.
Per Kevin
sua moglie era la sua anima, la sua vita, ella aveva la facolta di
decidere della sua vita che possedeva il suo corpo di uomo, la sua
anima e la sua intera esistenza…era la sola ed unica donna del suo
cuore, la sua ragina, la donna che aveva saputo conquistare il suo
cuore.
Lei così diversa da lui eppure così simile nell’anima, lui si
sentiva in dovere e non solo di proteggerla, ella era la sua amica, la
sua compagna, con la quale quale aveva condiviso sogni, ricordi,
emozioni e avventure di cui erano stati protagonisti.
Era la sua
spalla per pinagere ed era il suo conforto nei momenti difficili, per
lui sua moglie era la sua regina e lui il suo cavaliere, appartenendo a
una famiglia guerriera la sua educazione inpartitagli fin dalla nascita
gli aveva insegnato il valore dell’onore e dei sentimeni, e il dovere
di difendere le persone più care, cosa che lui aveva sempre dibadito e
che non si era mai dimeticato.
Kevin essendo l’erede del casato
Mask, gli era sempre stato insegniato che le batteglie si combattevano
con onore e con il massimo rispetto per l’avversario e che le battaglie
in cui uno vinceva senza onore usando stupidi trucchetti e senza il
rispetto dell’avversario erano vittorie prive di squalisiasi
significato e che catali vittorie non avevano valore.
Dentro di se
l’inglese custodiva tantissime emozioni che si muovevano dentro di lui
come una violentissima tesmpesta, egli era schiavo delle sue passioni
che erano così forti che ogni volta rischiava di essere stravolto da
loro, ma egli possedeva un eccezionale autocontrollo che era aveva
acquisito duarante i suoi estenuanti allenamenti che mettevano a dura
prova la sua resistenza e le sue amozioni.
Imparando a controllare
il suo corpo Kevin era riuscito anche ad avere il controllo su i suoi
pemsieri stati d’animo, e per questo che avvolte egli a gli occhi degli
altri, egli sembrava un uomo di ghiaccio privo di qualisiasi
sentimento, ma lui non era cosi.
Kevin e sua moglie si scambiarono
guardi complici, ma proprio in quel momento altre due figure fecere la
loro comparsa, si trattava delle altre due sorelle di Sifa, Amara ed
Ira. Tra le due donne la più grande era Ira, la quale aveva lunghi
capelli, con una sfumatura di verde che partiva dalla radice dei
capelli che man mano si andava avandi, i suoi capelli, passavano dal
colore verde a quello giallo, esso poi erano lunghi sino alla vita.
Essi erano così belli, lisci e sinuosi,tanto che Ira ne aveva fatto il
suo avanto, ella poi aveva un viso aggraziato di cui tutti i componenti
in esso erano ben equilibrati tra loro.
Aveva due grandi occhi
azzurri il cui colore ricordava quello dela mare, la sua bellezza
risplendeva quando ella sorrideva dolcemente, tutte le persone che
avevano potuto conoscere Ira avevano riscontrato in lei un certo non so
che di materno.
Ira poi aveva un indole molto dolce e gentile a
differenza delle sue altre sorelle, nonostate la sua età essa potava
bene i suoi anni, l‘altra pesona che stava in sieme a lei era Amara.
Quest’ultima a differenza delle altre due sorelle Ira e Sifa, aveva i
capelli rossi, con mesch bionde e arancioni qua e la.
Amara
portava i capelli corti un po’ alla vamp e una fancetta ribelle che le
incorniciva il viso, e per finire tre lunghe treccie che le ricadevano
sulle spalle come tre lunghe corde. Aveva un espressione sfavalda e
coragiosa come se fosse pronta ad affrobtae ogni evenienza, la sua
bellezza era sprezzante e selvatica come il suo carattere mentre i suoi
occhi avevano il colore del ghiaccio, di un celeste cosi pallido che
chi guardava quegli occhi ne rimaneva colpito.
Amara come la moglie
di Kevin era un amante dell’avventura e della lotta, poi aveva un fare
da leader che con il suo carisma conquitava tutti, però ella era in
eterna rivalita con la moglie di Kevin, sua sorella minore.
Ira e
Amara vedendo Kevin con sua moglie si sorpresero molto nel vederli,
erano un paio di mesi che non rivevano la loro sorella, con la quale
più di ogni altro avevano litigato per una miriade di questioni.
Le
due donne si avvinarono alla loro sorellina salutandola, ella quando
vide le sue due sorelle le saluto tranquillamente, ora mai i dissapori
che c’erano tre lei e le sue sorelle si erano risolte, e ora il
rapporto che lei aveva con esse era meravoglioso, anche se qualche
volta capitava che tra loro si verificassero qualche screzzio.
Amara –Ciao “Quadrifoglio nero”, e da un bel po’ che non ti fai viva.
Donna –Amara… non sai quanto mi sei mancata.
Ira –Dalla tua faccia, sembrerebbe il contrario.
Donna –Iry non dovresti dire così.
Amara –Non si direbbe, da quello che hai appena fatto ad Sifa.
Donna –Le ho solo voluto placare i suoi bollenti spiriti.
Amara –Già già che bella scusa.
Ira –Ma è mai possibile, che appena arrivi inizi già a litigare?
Donna –Aspettate prima di parlare.
Amara –Cosa vuoi dirci prima, visto che ci hai detto di aspettare prima di parlare?
Donna –Ama fatti dire da Sifa cosa è successo.
Ira –Almeno potresti dire a Kevin di rivestirsi.
Donna –Gli e lo puoi dire direttamente tu.
Kevin –Se… comunque per la precisione se mi volete dire qualcosa ditemelo in faccia!
Intervenne
Kevin, con un tono al quanto irritato, intromettendosi nella
conversazione tra le tre sorelle, alche sia Ira che Amara gli chiesero
il motivo della loro visita e del perché sia lui che Sifa erano
entrambi inzuppati fardici.
Amara –Di un po’ Kevin come mai sei nudo? Non ti vergogni ad andare in giro così?
Kevin –Sta zitta la tua voce è così insopportabile che mi da ai nervi.
Amara –La stessa cosa vale per la tua cafone.
Kevin –Befana… sei peggio di Yury…
Amara –Come osi tu non sai con chi hai a che fare.
Kevin –Di sicuro con una povera esaurita!
Amara –HEI! Hai sentito tuo marito che ha detto!
Strillo
Amara a sua sorella con la voce più acida di una serpe, pronta ad
afferare un attacco. La sorella di Amara, non accetto di buon grado
quello che le gridò la rossa, alche ella le rispose allo stesso tono
della sorella.
L’aggressivita con cui rispose ad Amara, era una cosa
che lasciò sbalordita la stessa, la sorella sembrava avere un diavolo
per capello.
Donna –Taci Amara, tu non sai un bel niente e poi te la sei andata a cercare.
Ira –(Ecco che ritorna quella di una volta… )…
Amara –Io non sto zitta!
Donna –Vuoi che ti ribadisca che l’isola e Villa Verde sono di mia proprietà e voi qua siete degli ospiti.
Amara –Cosa strana detta da una che ha abbandonato il suo mondo per stare con un miserevole come Kevin Masck.
Donna –Sta attenta Amara perche rischi grosso.
Ira –Calmati cerchiamo di ragionare.
Chiese
Ira alla sua sorellina, la sua voce supplichevole che incitava la
sorella a calmarsi cercando di farla ragionare, ma la sorella sembrava
non darle ascolto, la donna era così furente tanto da pare una fiera
pronta a divorare ed azzanare il suo nemico.
Kevin vedendo che la
moglie stava perdendo il controllo intuì che doveva muoversi subito
prima che questi decidesse di attaccare Amara, l’inglese se non si
fosse trovato la per un’altra questione che non centrava con i suoi due
figli… egli non si sarebbe mai intromesso tra le due donne.
Kevin –Cara non intrometterti lascia stare.
Donna –Kevin ma…
Kevin
–Non vale la pena perdersi in questi futili litigi, ricoda la ragione
per cui siamo qui e per questa volta dai ragone a me e a tua sorella
Ira.
Kevin con voce dura incitò sua moglie di lasciar perdere quel
futile litigio, e gli ricordo la ragione per cui erano lì , i loro
figli e non per litigare, sua moglie ci penso per qualche momento dopo
di che capi che non valeva la pena litigare con Amara, le risultava
solo che era solo uno spreco di tempo prezioso per la loro ricerca.
Le
parole di Kevin avevano avuto l’effetto desidereato su sua moglie,
tanto che le tre sorelle Ira, Amara e Sifa rimasero molto colpite da
tali parole e nel vedere che la loro sorellina più piccola aveva
obbedito a Kevin senza fare obbiezioni o proteste.
Le tre sorelle
capirono subito da quella situazione che c’era un preciso motivo perché
la loro sorella e suo marito erano la, senza perdere un solo secondo di
più, Ira con aria preocupata chiese alla sorella perché eranola,
immediatamente il litigio con Amara sembrò passare in secondo piano
come pure la domanada “Che cifa Sifa in piscina? Cos’hai combinato?”,
entrambe queste cose spairono difronte alla domanda di Ira, tante che
la situazione e l’atmosfera a Villa Verde assunsero sfumatture e tinte
molto serie.
Ira –Kevin spiegami che sta succedendo qui, voi non
siete venuti qui senza un motivo preciso. Vi conosco bene voi sapete
qualcosa che noi non sappiao, qualcosa di serio.
Kevin gurdò con
aria interrogativa Ira, dopo diche buttò un occhiata a sua moglie come
a chiedergli il consenso per poter raccontare alle sue sorelle, del
perché erano là, la moglie fissandolo negli occhi annuì con la testa.
L’inglese
vedendo la moglie annuire capì, che poteva raccontare alle tre donne il
motivo che li aveva spinti avenire là, lentamente con la voce che gli
tremava ed era un po’ irritata e nervoso per via della preocupazione
per i figli, Kevin raccontò alle sorelle della moglie per quale precisa
ragione erano là.
Kevin raccontò tutto per filo e per segno, senza
nascondere niete alle tre sorelle, quando ebbe finito di raccontare,
Ira, Amara e Sifa evevano assunto un espressione più che miai
preocupato mentre la loro sorellina minore era serissima invece,
lentemente si rivolse alle sue sorelle spieganto più dettagliatemente
la loro situazione.
Donna –Lasciate che vi spieghi com’è la quetione.
Ira –Che c’è da piegare oltre… al fatto che Christian e Amra sono spariti.
Amara –Perché non c’è l’hai detto subito, stupida che non sei altro.
Donna –Io sarei una stupida, bada a come parli ti sei dimenticata chi sono.
Amara
–No, ma certe volte non ti comporti da madre, non ti preocupi
minimamente di loro ci vuoi spiegare che razza di donna sei? ._/.
Donna –Quella che vedi! E poi razza di deficiente che non sei altro, Amra e Nivek se la sano cavare.
Sifa –Ragazze da non litighiamo.
Donna
–Io non vorrei litigare visto che ci fa solo perder tempo. Non
dimenticatevi che Nivek a 20 anni ed è maggiorenne, mentre Amra ne ha
17 ed è quasi vicino alla maggiore età, quindi è il caso di far
presente che sono gia grandi e se la sanno cavare.
Ira –Ma sono i nostri nipoti.
Donna –Hai sentito Ira ciò che ho detto o no?
Sifa
–A questo punto ciò che hai detto tu, è più che vero, nessuno di noi
conosce bene quei due dato che sono figli tuoi e di Kevin.
Ira –Se le cose si mettono così forse hai un’idea su dove siano.
Kevin –Se mi permettete vorrei chiedere anche la vostra parteciapzione.
Amara –Chiedi a tua moglie se ci vuole far partecipare, non embra del tuo stesso parere.
Donna –Ama come sempre, non ti smentisci mai.
Amara –In vece tu sei sempre così montata.
Donna –Allora tu sei ottura, visto che dopo aver spiegato la situazione in cui ci troviamo tu fai finta di non sentire.
Amara
–Non è vero! Ho capito che siete qua perché volete aiuto per cercare
Nivek ed Amra, ma tu di solito non eri quella che sapeva sbrigarsela da
sola?
Donna –Sorella cara, tu non hai idea di quali posti e mondi in cui quei due si siano potuti acciare.
Sifa –Ad esempio quali?
Donna
–Bèh… loro potrebbero tovarsi nella regione di Kanto o a Jhoto, se no
ci sarbero il mondo di Jak e quello di Key… a questo ci avete pensato?
Ira –Stando a ciò che dici allora la zona in cui cercare a queto punto è vastissima.
Kevin –Per questo siamo venuti qui a chiedere il vostro aiuto.
Donna
–È visto che loro sono figli miei di sicuro sapranno nascondersi bene,
io credo che ci sara bisogno dell’aiuto di tutti gli amici più stretti
per trovarli.
Amara –E come sempre sarai tua coordinare la faccenda?
Donna
–Ovviono?! Durante tutte le mie fughe nessuno di voi è stato in grado
di trovarmi, e pochissimi sono le persone che sono state in grado di
trovarmi, tra cui Kevin.
Sifa –Sarai pure odiosa certe volte sorellina, ma in questo sai il fatto tuo.
Kevin –La domanda qui da porsi è sei in grado di trovarli?
Donna –Ed io ti rispodo… secondo te c’è bisogno di chiedermelo?
Amara –La risposta è facile si!
Donna –Ti sbagli la risposta era no! Ora bando alle ciance… mettiamoci al lavoro.
Ira –Aspetta prima qual’e il tuo piano per risolvere la situazione.
Donna
–Ira te lo dico subito, chiamiamo gli altri, poi con loro facciomo una
lista di tutti luoghi dove possono trovarsi Amra e Nivek, ci dividiamo
in squadre e ogniuno poi va nel luogo in cui ha deciso di cercare, ci
terremo in contatto con il Transfer Power e il quartier generale delle
ricerche sarà Villa Verde. Ci sono obbiezioni?
La donna guardò con
aria indagativa e severa le sue sorelle poi, butto un occhiata
pervedere qual’era la relazione del marito, nessuno osò fitare ne
pronunziare parola. Dopo tutto era lei la pardona di casa, nel periodo
in cui ella sarebbe stata là, la villa avrebbe potuto riacquistare lo
splendore di un tempo, ci sarebbe stata una nuova aria, allegra e
felice… ma nonostante ciò la situazione momentanea non sembrava
cambiare.
L’atmosfera si era fatta irrespirabille e la tensione era
altissima, tutta via però la madre di Nivel e Amra non sembrava
minimamente preocupata per la sorte dei suoi figli, più che altro ella
aveva piana fiducia nella capacità dei suoi figli.
Alcune ore
prima che il sole si levasse Nivek ed Egadi si alzarono di buon umore,
ogniuno di loro quella mattina doveva fare qualche cosa, il primo
quella mattina doveva allenarsi mentre Egadi doveva sbrigare alcune
comissioni.
Egadi amava moltissimo alzarsi in quelle ore, poiché vi
regnava una pace assoluta interrota solo dal rumore di qualche pokèmon
notturno, in tutta la campagna circostante, nei boschi e nella
cittadina di Pallet vi era una queiete rillassate tanto da far
percepire la pace dei senzi. La ragazza moltissime volte si chiedeva
tra se, come mai la gente non amasse quelle ore di prima mattina, tra
le quattro e le sei di mattina quando vie una brevissima transizion tra
la fine della notte e l’inizo dell’aurora. Quando il buio della notte
lentamente inizia a schiarsi e asvanire per lasciar spazio ai primi
bagliori dell’aurora che delicatamente e olto lentamente tinge il di
rosa e giallo il cielo, in quelle fasi in cui tutto in torno è coperto
da un velo scuro, e dove cio che si riesce ad intavederesono figure
nere che ogni fanto sono ben definite, dove il freddo e il gielo vi
fanno da padrone per un paio dore per poi svanire senza lasviar traccia
d’avanti al comparir delle prime uici dell’alba.
Ed era durante in
queste ore che per le strade di Pallet si poteva vedere alcune persone
che stavano lavorando, Egadi oltre a quelle ore amava di una giornta la
mattina e la sera, comunque ella ragginte ed era al settimo cielo,
poichè quella mattina aveva un appuntamento con Christopher, al quale
doveva dare una mano a raccogliere bacche.
Nivek a differenza della
sua amica Egadi, non amava alzarsi a quell’ora ma avrebbe preferito
trovarsi nel letto , ora mai egli si era abbituato ad alzarsi a
quell’ora per i suoi allenamenti. Anche se si era allontanato da casa,
Nivek non si dimenticava quali erano i suoi compiti come erede della
famiglia Mask.
Fin da quand’era stato piccolo gli era ststo
insegnato a rispettare il suo avversario, e a battersi con onore , come
Mask lui aveva recepito bene questi insegnamaenti, inoltro gli era
stato insegnato che le battagli vinte senza onore usando sporchi
trucchetti per vincerle, esse non avevano valore, proprio questi
insegnamenti erano diventati per Nivek una sorta di regolamento in base
al quale doveva obbedire senza fare obbiezioni.
Egli come persona
era un tipo molto tranquillo come il padre, solo che addiferenza di
quest’ultimo si infiammava se gli si toccava le cose più care, egli
nascondeva i suoi sentimenti con una sorta di maschera da barvo
ragazzo, ma dentro di se si sentiva per certi versi preso in giro.
All’età
di 10 anni si era visto portar via la sua metà dall’ora qualcosa in lui
era morto per sempre, poi aggiungendo che ultimamente egli aveva
scoperto che non era il figlio di Kevin, era cambianto in parecchie
cose, che nascondeva magliaficamente sotto un espressione tranquilla.
Nel
frattempo Amra stava tranquillamente dormendo, il suo sonno non era
turbato da incubi ne cattivi presagi, la notte era trascorsa lenta e
tranquilla anche se forse era stata un po’ afosa nella piccola stanza
degli ospiti che le avevano messo a disposizione la famiglia di Egadi.
La
stanza era 5x4.5 metri, ed era arredata con gusto, il mobili in quella
stanza erano antichi, in legno di noce ed ebano tanto che le loro
condizioni erano ottime. Oltre a un armadio e una cassettiera in legno,
c’erano due piccole poltroncine biache poste vicino alla finestra con
tende d’organza color panna, ad entrabe le pareti c’erano due letti
sigoli, e in uno di essi dormiva Amra, e in un agolo tra i due letti
cera un piccolo comodino, di legno di noce.
Il mobiletto non era
alto più di 70 centimetri per 50 in larghezza, era in legno scuro con
lievi intarsi di una manifattura fuori dal comune, sopra il mobiletto
vi era posta una bajiurs e accanto un piccolo telefono.
Amra dormiva
così profondamente che era difficile svegliarla, di solito ella amava
dormire fino alla 11:00, ma dato che quella non era casa sue e che era
ospite di alcuni amici di famiglia, decise che si sarebbe svegliata due
ore prima, dopo di che avrebbe fatto colazione con i membri della
famiglia di Egadi.
Quello per lei sarebbe stato un momento molto
difficile perché quando avrebbe fatto colazione, oltre ad Misty ed Ash
ci sarebbe stato anche il loro figlio Rasch, del quale la povera Amra
non lo poteva sopportare. Ed in questo momento che lei se ne sarebbe
dovuta star buona senza mettersi a far discussione con Rasch.
Fuori
nell’ambiente ancora in merso in un’oscurità che man mano si stava
diradando, Egadi si diresse fuori da Pallet per un centinaia di metri,
inoltrandosi in un bosco, un paio di passi più avanti, al incirca una
cinquantina di passi, la ragazza si trovo d’avanti a un piccolo viale
inalberato, con vari tipi di alberi tra cui pini e abeti.
Il setiero
su cui si trovava la rossa era un lastricato di piete di granito, tutte
pietre irregolari, incatrate tra loro in modo tale da farle conbaciare
tutte tra loro. la ragazza prosegui lugo il sentiero in compania del
suo pokemon preferito un Totodile, il pokèmon aveva un carattere molto
giocherellone e pazzerello, tanto che esso per come era si addiceva
molto al carattere e all’indole della sua allenatrice.
Egadi camminò
in fretta lungo il setiero che l’evrebbe condotta da a Baincavilla da
Christopher un suo amico, nel frattempo il cielo sopra la sua testa
stava lentamente tingendosi di giallo con una sfumatura rosa-rosa
salmone.
Una volta arrivata a Biancavilla, si trovò difronte
un’enorme casa tutta dipinta di bianca, con squisiti fregi e belissime
statue che adornavano l’ingresso, l’entrata della casa era bellissima,
c’era un gradissimo potone in legno di quercia, al centro del portone
ed entrambi ai lati vierano delle magnifiche vetrate in stile Liberty,
che raffiguravano delle Mucha.
Erano cosi splendide, che la
manifattura con cui erano state realizzate erano uniche se non rare… la
ragazza prima di suonane il campanello indugiò un po’, al solo pensiero
che sarebbe stata con Christopher tutta sola a raccogliere bacche per
qualche ora, diventò tutta rossa.
Non appena provò a suonare il
campanello si senti mancare il fiato e il cuore le iniziò a pulsare in
gola, le mani iniziarono a sudare e lei si senti la gola secca, aveva
paura di non riuscire nemmeno a dire “Ciao” quando si sarebbe trovata
faccia a faccia con il suo amico.
Però Egadi ne avrebbe volute dire
di cosa a Christopher, di chi aveva in contarto la sera prima, di
sicuro lui l’avrebbe ascoltata con molta attenzione.
La ragazza
senza pensarci ulteriormene suonò il campanelo e poi aspettò che
l’andassero ad aprire, alcuni minuti dopo, una donna dagli occhi e dai
capelli color viola-borfeaux la venne ad aprire, Egadi appena la vide
la saluto amichevolmente, la donna che l’aveva aperta la ringraziò e
poi la fece acomodare ed è proprio in quell’istante che comparve
Christopher, che vedendola la salutò.
Christopher –Ciao Egadi, sei in anticipo.
Egadi –Dai Noy non scherzare, comunque ho una sorpresa da farti.
Christopher –Ah!Di che si tratta?
Egadi –Non te la dico, la devi vedere tu stesso con i tuoi occhi.
Christopher –Me la mostrerai più tardi, ora ho da fare.
Egadi –Non hai fatto ancora colazione?
Christopher –Lasciami indovinare nemmeno tu l’hai fatta!?
Egadi –Non ti sfugge nulla.
Ma
a quell’affermazione Christopher non disse nulla, il suo sguardo si
soffermo per un istante su di lei mentre poi lo sposto sulla donna che
aveva fatto entrare Egadi, lo sguardo del ragazzo era in qualche modo
celato dagli occhiali che portava, i quali gli davano un’aria po’ più
da grande, da uomo.
Il suon bel volto di angelo, sembrava
inespressivo quasi distaccato e freddo, per certi versi riservato,
chiuso in se stesso con mille pensieri che gli passavano per la testa,
Christopher si rivolse con molta gentilezza alla donna che stava vicino
alla sua amica, chiedendole di far servire la colazione a lui e alla
sua ospite.
Christopher –Aracne, per piacere di a Drago di far servire la colazione.
Aracne –Anche ad Egadi?
Chiese
la donna rivolgendo uno sgurdo ad Egadi, Christopher annuì con la testa
allora la donna fece un inchino un po’ la testa e si allontano,
portando con se l’ordine che il padrone di casa gli aveva dato. Egadi
per quante volte era stato in quella casa, non si sentiva mai a suo
agio, anche se il suo amico la cercava di farla accomodare con ogni
mezzo, la ragazza vide allontanarsi Aracne il cui volto aveva un non so
che di servero rispetto a gli altri servitori di Biancavilla.
Nel
frattempo che Aracne si allontanò, Christopher decise di chiaccherare
con la sua amica, e man mano che essi parlavano tra loro, i sue ragazzi
si diressero in soggiono, dove Elettro un altro servitore di
Christopher li aspettava.
Questi era un uomo alto dai lineamenti
duri ma un espressione dolcissima, la sua indole come il carattere
erano molto sorprendenti… avvolte egli era elettrizante e stavagante,
diciamo era un po’ il pagliaccio della situazione. Era un uomo che
sapeva far ridere e non si vergognava minimamente di fare scherzi ogni
volta che poteva, ma egli sapeva anche esser serio se la situazione lo
richiedeva, e quando egli si arrabbiava era ingrado schoccare una
persona, di fulminizzarla letteralmente .
Tutto ciò avveniva se stava combattendo.
Christopher
parlava tanquillamente con Egeadi di tantissime cose, del più e meno,
quand’e che ad un certo punto la ragazza fece una domanda che prese in
fallo il suo amico facendolo arrossire di botto, tanto che Christopher
si imbarrazò moltissimo sentendosi un po’a disagio.
Egadi –Christopher scusa la domanda ma tu c’è l’hai la ragazza?
Chiese
Egadi con tono malizioso e con un sorrisetto abbastanza compiaciuto
mente guardò diritto negli occhi il suo amico Christopher che non seppe
cosa rispondere, balbetttò qualche parola prima di riprendersi da
quella situazione scomoda.
Christopher –Ma…che razza di domanda... è questa?
Egadi –Dai Christopher perché non rispondi alla mia domanda?
Christopher –Tu quella la chiami domanda?
Egadi –Che c’è ora non ti posso chiedere una cosa così scontata come questa!
Christopher –Egadi sai bene che per quanto riguarda le mie questioni personali, sono abbastanza suscettibile.
Egadi –Noy lo sai pure tu che tutte le ragazze di qui ti vanno dietro.
Christopher –E tu, Egadi, pensi di fare come loro?!
Egadi
–(Uffa quando fa così l’odio!)… Sai Christopher Falcar sei
insopportabile, peggio di… laciamo perdere sei una perdita di tempo.
Christopher –Stavi per dire Gabranth non è vero!?
Tuono
Christopher, mentre guardo Egadi con uno sguardo gelido come le acque
di un fiume in inverno, per un momento la ragazza temette che il suo
amico avrebbe perso il controllo, ma ciò non accade anzi, Christopher
fisso la ragazza.
In quell’istante un abisso venne a crearsi tra
la ragazza e il suo amico, Christopher sembrò mettere dei paletti tra
di loro, innalzò un muro… così facendo l’attegiamento un
po’confidenziale che aveva prima con la ragazza cambiò radicalente e fu
rimpiazzato da un attegiamento freddo e distaccato.
Egadi vedendo
quell’improvviso cambio d’umore ad attegiamento del suo amico nei suoi
confronti, ci rimase male ma capi di che in qualche modo era stata
invadente e impicciona per ciò che riguarva certi argomenti.
Così
con aria dispiaciuta la ragazza chiese scusa al amico, Christopher
leggendo il mentipento sul volto della sua amica capi che la ragazza
aveva capito di aver sbagliato ad essere invadente, cos’ un po’
freddamente la perdono, però mentenne sempre veso di lei un certo
distacco.
Egadi –Tu Christopher sei diverso da tuo fratello, in tutto è per tutto.
Christopher –Su certe cose faresti meglio a starne fuori.
Egadi –Ti farà piacere sapere che che… ecco l’ho incontrato.
Christopher
appena apprese da Egadi che ella aveva incontato il fratello, il
ragazzo ebbe un sultutto e il suo volto si contorse in una strana
smorfia, guardò la rossa stranamente come ella avesse detto qualcosa
d’in pronunciabile.
La ragazza aveva a sua insaputa solevato una
questione molto delicata, c’era da sapere che sia Christopher che suo
fratello avendo preso due strade diverse, il prima aveva deciso di
seguire la stessa strada che aveva fatto la madre mentre il secondo
quello che aveva preso il padre, i due fratelli erano cresciuti
secondue punti di vista e stili di vita completamente diversi.
Chritopher –E così mio fratello Gabranth e qui.
Egadi –Che c’è Christopher… non è che...
Christopher
–Tanquillizzati sai bene che io non c’è l’ho con lui… però mi sorprende
sapere che lui è qui, infondo sono dieci anni che non ci vediamo…
Egadi –Forse non te lo dovevo dire.
Christopher
–Che motivo c’era per non dirmelo? Io mica mordo, certo sono un tipo
abbastanza schivo, silenzioso e taciturno, ma non sono mai stato un
stupido gasato come tuo fratello.
Egadi –Però tu e Gabranth siete identici.
Christopher –Dimentichi che lui ed io siamo fatti della stessa pasta.
Egadi
–Non proprio, sono passati dieci anni da quando tu e lui vi siete
separati, come mai sei così sicuro da sapere che non siete cambiati?
Christopher –Sarà il solito inpulsivo per certi versi, e poi io e lui siamo un’unica persona.
Egadi –EH! Si vede proprio che siete nati sotto il segno dei gemelli.
Christopher –È il bello che non è ne anche una coincidenza.
Egadi –Gia come si puo dimenticare che tu e Gabranth siete gemelli, e non solo come segno.
Christopher –Come dice mia madre, niente è una
coincidenza, chi sa perché ma vedo grandi cambiamenti
all’orizzonte.
Egadi –Thing?!
Christopher -The Destiny He is Moving... and the stars he is moving something big will happen.
Egadi –Smettila! Lo sai che non ti sopporto quando parli inglese non ti capisco più.
Christopher –Vuoi che ti ricominci a dare lezioni d’inglese?
Disse
molto ironicamente il ragazzo, ma Egadi sorrise leggeremente tendo il
gioco al suo amico che subito dopo ritornò ad essere quello di sempre
ed è in quel momento che Aracne fece la sua comaparsa annunciando ai
due ragazzi che la colazione era pronta ed era stata gia servita in
soggiorno.
Appena la colazine fu servita Christopher ed Egadi si
affrettarono ad andare in soggiorno a pranzare, subito dopo aver finito
di fare colazione i due ragazzi iniziarono a parlare nuovamente tra
loro.
Egadi –Come sempre la tua colazione è buonissima altro che quelle di mia madre.
Christopher –Non dire così, tua madre è un ottima cuoca.
Egadi –La tua invece com’è?
Christopher –Mia madre è sempre stata un ottima cuoca, non è una di quelle donne comuni.
Egadi –Gia lei è esempre stata un passo d’avanti alle donne normali.
Christopher –Lei è speciale, per me è stata un esempio da seguire.
Egadi –Ed è stato anche per questo che hai deciso di usare
il cognome di tua madre a differenza di quello di tuo padre.
Chreistopher –Mia madre era una Falcar ed anch’io sono un Falcar.
Egadi –E che mi dici di Gabranth?Resta pur sempre tuo fratello.
Christopher –Lui e come me avrà avuto dei motivi se ha scelto di portare il cognome di mio padre.
Egadi –La tua famiglia è molto… ecco particolare.
Christopher –Particolare è solo una parola, tu non sai di cosa siamo capaci noi Falcar, con questo chiudiamo.
Egadi –Se no finiamo di litigare…
Christopher –Si… parliamo d’altro.
Aggiunse
Christopher proponendo alla sua rossa amica di parlare di altro oltre
alla sua famiglia di su cui Egadi di poneva tante domande, fin da
quando era piccola ella aveva conosciuto i Falcar perché suo padre e
dua madre erano amici d’infanzia con la madre di Christopher.
Farlcar,
questa sola parola significava molte cose, anche il solo pronunciarla
era come fare o nominare qualcosa di molto innominabile, qualcosa di
così misteroso, mistico e impronunciabile… che i comuni mortali non
avevano diritto di sapere.
Christopher come il suo gemello facevano
parte di questa famiglia… pochissimi erano le persone che conoscevano
bene questa famiglia, questa cerchia di persone erano individui che
avevano stretto con i Falcar uno stetto quanto indissolubile rappoto di
amicizia.
Per ogniuno di queste persone poteva considerare i
Falcar come la sua seconda famiglia in cui ogni volta che si aveva
bisoglio di loro, si poteva contare sul loro aiuto che prontamente non
veniva mai a mancare.
Anche per i membri dei Falcar valeva la stessa
cosa dei confronti dei loro amici, questa amicizia durava da più da
trent’anni e mai era venuta a mancare, era così solida nonostante ne
avesse passate tante.
Egadi però dei Falcar sapeva molto poco,
sapeva che i membri di questa famiglia erano esseri con facoltà e
poteri eccazionali, fisicamente erano migliori degli uomini come
prestazioni fisiche ed intelletuali. Ma nonostante tutte queste falcotà
che rendevano eccezionali queste esseri, loro erano sulla base umana
degli uomini a tutti gli effeti con le loro passioni, sogli e
debolezze.
Egadi e Christopher iniziarono a questo punto a parlare
della raccolta delle bacche, Egadi tutta in curiosita chiese al suo
amico, cosa se ne dovesse fare e Christopher molto paziente mente glie
lo spiegò.
Egadi –Di un po’ Chris che cosa devi fare con le bacche?
Christopher –Vediamo se indovini.
Egadi
–Dato che tu sei un bravissimo allenatore, scometto che le bacche ti
servono per preparare qualche medicinale naturale per i tuoi pokèmon o
per fare una ricerca.
Chiristopher –Brava! Ci sei andata vicino,
però non devo fare solo un medicinale, le bacche che raccoglieremo mi
servono per preparare oltre a dei medicinale per i miei pokèmon e
quelli del laboratorio del prof. Oak, le bacche i servono anche come
ingrediente da inserire nella dieta che seguono i miei pokèmon.
Egadi –C’era da aspettarselo da un tipo come te.
Christopher –Queste sono le mansioni che di un allenatore.
Egadi –(Già in fondo anche tu sei come loro…) Già.
Christopher
–Prendi ad esempio il tuo Totodile si vede che scoppia di salute e che
ti è affezionatissimo,perché tu gli presti le adeguate cure… io credo
che i pokèmon siano delle splendide creature… migliori di noi.
Egadi –Non dimenticare che anche le persone sono esseri meravigliosi.
Christopher
–Peccato che alcune invece… non sono così splendide, i pokèmon non sono
come voi… loro riescono a convivere pacificamente tra loro nonostante
anche se avvolte ci sono liti… ma nonostante tutto loro rimangono molto
solidali tra loro… è come se tra loro vi fossero delle regole che vanno
rispettate… regole cose che tra voi umini non ci sono.
Egadi –Anche tu fai parte degli uomini.
Christopher -… ma io preferisco vivere tra con chi mi identifico di più… e tra questi non ci sono…
Il
ragazzo stava per finire la frase ma qualcosa lo trattene… si sentiva
nella sua mente uno dei tanti insegnamenti della madre, il quale gli
ricordava che “non era il modo con cui veniva al mondo che determinava
chi si era, ma era il dono della via che stabiliva chi si era”… è
questo per Christopher era un insegnamento che teneva sempre a mente,
base al quale lui cercava sempre di giudicare le persone di cui faceva
la conosenza.
Chritopher poi non continuò la frase che aveva
iniziato, si limitò solo a rimanere in silenzio mentre si dirigeva in
cucina a prendere dei contenitori che sarebbero serviti per la raccolta
delle bacche, dopo che ritorno in cucina diede uno dei contenitori ad
Egadi e poi uscirono.
I due ragazzi si diressero vicino al
laboratorio del Prof.Oak, in un boscetto appena fuori da Pallet vicino
ad un immensa radura, proprio il luogo in cui più tardi Chritopher
avrebbe incontrato un uomo che gli assomigliava.
Sempre nello stesso
momento in cui Egadi si recava a far visita a Christopher, Nivek
iniziava i suoi allenamenti, per prima cosa iniziò col farsi una corsa
nei dintorni di Pallet mentre poi dopo aver finito i suoi allenamento,
si sarebbe dedicato agli allenamenti dei suoi pokemon.
Gli
allenamenti di Nivek erano pesanti ma per lui erano una passegiata, ma
se a farli fosse stata una persona comune non ci sarebbe resitita più
di cinque minuti, anche Amra seguiva questi allenamenti solo che gli
essercizi che faceva lei erano molto diversi da quelli del fratello.
La
madre di Amra si occupava personalmente di allenare la figlia su come
gestire al meglio i suoi poteri, una medesima cosa avveniva anche con
Nivek.
Piu tardi cerso le 09:00 quando tutta la famiglia di Egadi
si svegliò, anche Amra malevolmente si svegliò. Era ancora mezza
assonata quando si alzò dal letto, si girò in torno per vedere se c’era
anche suo fratello e quando notò che non vi era, intuì che forse Nivek
era uscito per allenarsi, lentamente ella uscì totalmente dal letto per
poi dirigersi lentamente, quasi strisciando, verso il bagno.
Una
volta lì ella si sciaquò il viso e le mani, lavandosi poi i denti, dopo
dichè Amra tornò in camera dove si rivestì e sciese a far colazione con
gli altri, appena arrivata in cucina salutò molto giosamente Misty e
zio Ashy, poi duttando un occhita a Rasch lo salutò un po’ freddamente.
Amra –Buon giorno Misty e grazie per la vostra ospitalitè.
Misty
–Figuarati Amra è un piacere per noi ospitarti, ah!... Dimenticavo ieri
mi sono dimenticata di chiederti come sta tua madre… è da tempo che non
la sentaimo.
Amra –La mamma sta benissimo è come sempre.
Misty –Scometto che non è cambiata di una virgola.
Amra -Puoi dirlo forte pensa che ci scambiano per sorelle.
Misty –Immagino, infondo tua madre ha solo 40 anni.
Amra –Gia… però piu precisamente ne deve fare 40, e
poi a quell’età lei è ancora una donna giovanissima.
Misty –Sì… lei è sempre stata un tipo.
Uomo –È che tipo!
Aggiunse
un uomo, il padre di Rasch, Ash aveva un viso piacevole un po’ paffuto
con due occhi color nocciola, e i capelli neri come la pece, sul suo
volto era dipinta un espressione di sicrezza con una punta di arroganza
che non guastava.
Amra girandosi verso Ash gli sorrise come solo lei
sapeva fare, uno di quei sorrisi che sapevano far illuminare anche la
giornta più buia di una persona; Ash rivide nel volto e nel sorriso di
Amra, il volto della madre con gui quand’era givane era stato insieme.
Amra –Zio Ashy! Come va?
Ash –Benissimo Amra… mi fa piacere rivederi, sai ogni giorno di più assomigli a tua madre.
Amra –Si me lo dicono tutti… e poi lei è semplicemente splendida.
Ash –Scommetto che anche tu aquisterai una bellezza simile,
infondo come lei ti è vicino il momento in cui ti evolverai.
Amra –Già ma non sò cosa diventerò.
Misty –Tranquilla non ti succederai niente… cambierai forma, inpratica è come lo sviluppo per noi umani.
Amra –Anch’io sono umana solo però per metà!
Misty
–Amra non c’è lo siamo dimenticati, poi quando tu ti evolverai
raggiungendo il tuo stadio definitivo è copleto… diventerai bellissima
e potente come lo è tua madre.
Amra –Però…ho paura che gli altri non mi possano riconoscere.
Ash –Scocchezze! Amra anche tua madre ebbe anche lei queste tue
preocupazioni… però visse questa cosa molto diversamente.
Amra –Ella non vedeva l’ora di diventare com’è adesso.
Misty
–Amra però quando si evolvette era in un particolare periodo, ciò
nonostante ella rassicurò tutti dicendo che, sarà pure che avrebbe
cambiato aspetto però rimaneva sempre ella.
Ash – È così fu!
Amra
-Grazie! Così ora mi sono fatta un idea su come farà, poi la mamma non
mi assila per questo, anzi stando a quello che so quando lei si
evolvette visse l’avvenimento come una benedizione e una liberazione,
un lascia passare verso una nuova vita.
Misty –Lo sai che lei uso anche lei queste medesime parole.
Ash –L’avvenimento avvenne dopo la festa del diploma di sera sotto la luna piena.
Amra –La scritto anche in uno dei suoi diari.
Misty-Ash –Cosa tu hai letto i suoi diari?
Dissero
in un tono quasi preocupato i due cognugi. La ragazza vedendo la
reazione dei due amici della madre, disse con molta naturalezza che non
li aveva letti in tutto e per tutto ma che gla aveva dato solo una
breva lettura, prima di andarsi a dormire.
A quella risposta Misty e
Ash sembrarono tirare un sospiro di solievo, dopo dichè chiesero ad
Amra che cosa aveva letto dei diari, la ragazza senza farsi problemi e
senza tanti sforzi, e con molta naturalezza, disse a i due amici della
madre ciò che ella sapeva.
Amra –Veramente io i suoi diari non li ho
letti tutti. Avrò si o no dato un’occhiata veloce al numero otto, in
cui lei aveva scritto come aveva fatto a conoscere papà per la seconda
dopo quella a Roma.
Ash –Dici da vero? Non hai letto i primi sette?
Amra
–Inverità i volumi in totale sono cinquantasei, io ne ho letto a mala
pena uno, comunque sia li abbiamo portati con noi per usarli come guida.
Misty –Come guida?! Tutti e cinquantasei? Spiegati.
Amra
–È semplice nei suoi libri la mamma ha descitto i posti in cui si
stabiliva, e come quando vai in una grande citta e ti compri un libro
che parla della città in cui ti trovi.
Misty –Capisco.
Rasch
ascoltava in silenzio la chiaccherata tra Amra e i suoi genitori, lui
si era limitato a salutarla, dopo dichè si era seduto a tavola ed aveva
iniziato a fare colazione, mantenendo sempre gli occhi fissi su Amra
come a volerla tenere d’occhio.
Era già risaputo da moltissime
persone che Amra e Rasch non si potevano vedere figuriamoci vivere
sotto lo stesso tetto, la giornata di Amra era iniziata un po’
malamente però c’erano dei chiari segnali che facevano presagire che la
giornata avrebbe preso una piega diversa, del tutto inaspettata da
com’era iniziata.
Amra non sapeva cosa avrebbe fatto quella
mattina, ella aveva tante idee per la testa, così tante da non sapere
da dove iniziare. Non sapeva se andare a vedere la casa che sua madre
aveva a Pallet dove ella aveva vissuto un breve periodo della sua vita
o al laboratorio del professor Oak… erano così tanti i luoghi da vedere
che la ragazza aveva solo l’imbarazzo della scelta, l’unica cosa sola
che la dispiaceva era che con lei non poteva venire Egadi o Nivek,
poiché entrambi erano impegnati.
Quella giornata per tutti era
iniziata all’insegna della normalità, ma solo per alcune persone
sarebbe stata l’iniziò di una splendida avventura, il destino aveva
inserbo per ogniuno di quest persone un percoso ben preciso che poi
avrebbe fatto incrociare con quello degli altri protagonisti di questa
vicenda.
Lentamente i destini si stavano pian piano incrociandosi,
per poi aggroviagliarsi in un unico intreccio cos’ spesso e fitto da
creare una trama tanto coplessa quanto resistente, la storia sarebbe
stata cosi piena di colpi di scena e svolte significative che avrebbero
fatto tornare a galla segreti e scheletri del passato.
Ma cio che
non sapeva che il destino quella mattina gli aveva riservato una
sorpresa con i fiocchi che avrebbe camiato la vita, Christopher
camminava a passi lenti, quella mattina era uscito di casa prima con il
suo inseparabile pokèmon, un pikachu, ed Egadi per raccogliere qualche
bacca ed erba medicinale, tanto il boschetto che stava vicino alla
radura ne era stra pieno.
Giunti nella radura Christopher ed Egadi
non si accorsero della presenza di una persona che stava dormendo lì
vicino. Egli stava raccogliendo indisturbato delle bacche vicino ad un
cespuglio quando si sentì chiamare dal suo Pikachu che lo tirava per al
maglietta che portava.
Il pokèmon aveva di sicuro notato qualcosa, i
suoi dolcissimi occhi sembravano preoccupati tutto il suo corpo era in
agitazione, Christopher sentendosi chiamare dal suo compagno si girò e
vedendo il suo Pikachu in quello stato di agitazione gli chiese cosa
gli fosse preso.
Pikachu –Pika pika pi-pi pikachu!
Christopher –Pikachu che c’è cos’hai?
Pikachu –Pi-pika pikaaah… pi-ka-chu.
Christopher –Cosa un uomo hai visto! Dove? O.O
Pikachu –Pikachu pika pika-piii..
Christopher –Qua vicino? OoO
Pikachu –Pika!è.é
Christopher –Pikachu portami dove si trova!
Pikachu –Pikaaah!
Dopo
che il ragazzo parlò con il suo pokemon, che gli disse che li vicino
aveva visto un uomo, Christopher chiese al suo piccolo amico di
portarlo dove si trovava quest’individuo, Pikachu annui con il suo
piccolo capo.
Il piccolo pokèmon indico al suo allenatore dove aveva
visto l’uomo dormire, una volto indicato il posto Christopher a piccoli
passi si avvicinò all’uomo girato di spalle, col corpo disteso per
terra.
Basch continuava a dormire tanquillamente, come se nulla lo
turbasse, il suo sonno era calmo come un mare azzurro quando il vento
non suove le sue acque, il capitano Von Ronsemburg, sogna come da
qualche a tempo da qualhe parte la sua famiglia.
Christofer dal
canto suo vedendo l’uomo, in curiosito da tutto ciò decise di vedere il
volto dell’uoo che gli stava di fronte, ed ecco che fece un piccolo
giro, così facendo si trovò faccia a faccio con l’uomo, ma qualcosa
colpì Christopher che assunse subito un’aria di sorpresa.
L’uomo che
egli si trova d’avanti gli assomigliava,aveva i suoi stessi lineamenti
e l’espressione del suo volto era come quella dell’uomo, nella testa di
Christopher in quel momento si vennero a creare mille e più pensieri…
chi era quell’uomo? Come si chiamava? Da dove veniva e quall’era la sua
storia e il suo nome, ma soprattutto Christophr si chiedeva come mai
quell’individuo gli assomigliasse.
In quel preciso istante
Christopher fu quasi tentato di svegliare l’uomo così su due piedi, ma
dato che non era tipo da fare certe cose decise di aspettare che si
fosse svegliato da solo, ed era allora che Christopher gli si sarebbe
avvicinato per farne la conoscenza.
Subito dopo aver dato una prima
occhiata a Basch, Christopher ne diede una seconda questa volta osservo
con molta più attenzione com’era vestito, dopo aver fatto ciò
Christopher si rialzò in piedi e ritorno a raccogliere bacche.
Basch
stava dormendo indisturbato quando si svegliò che era il sole stava
sorgento, il cielo una volta stellato era iniziato a farsi celestino
dopo dichè esso aveva preso delle tinte sempre piu rosse, partendo da
un chiarissimo giallo si era arrivati all’arancio e poi a un rosa e da
la ad un rosso cremesi.
Si ritrovò in pieno viso la luce
abbagliante del sole, che si innalzava verso il sole, lentamente l’uomo
si alzò, si guardò a turno vedendo l’immensa radura sotto un nuovo
aspetto diverso da quello che aveva assunto la notte precedente.
Il
Capitano Von Ronsemburg aveva dorminto serenamente, il suo sonno era
stato tranquillo ed il sogno che spesso faceva su i suoi cari non lo
fece, non sogno niente solo il buio della notte e la desolazione del
posto in cui si trovava.
Di buon ora però ora che era sveglio era
deciso ad esplorare meglio quel posto, raccolse accuratamente le sue
poche cose e si diresse nel bosco, per trovare qualcosa con cui
rifocillarci, adentrandosi in esso guardo tra gli alberi e i cespugli
per vedere se c’erano bacche.
E quando finalmente trovo un po’ si
chinò per raccoglierli sentì degli strani rumori provenire da un
cespuglio lì vicino, Basch smise di raccogliere le bacche, socchiuse
gli occhi spingendo il suo sguardo oltre il cespuglio per capire con
quale misteriosa creatura lui si trovava, di certo lui sapeva che non
era il solo ad esserci in quel bosco.
Lentamente con passo furtivo
l’huma si avvicinò silenziosamente vicino al cespuglio che si stava
muovendo,l’huma non sapeva di quale essere si trattasse quindi per
sicurezza in un palamo della sua mano stava raccogliendo le forze per
lanciare un incantessimo di magia nera nel caso la creatura lo avrebbe
attaccato. L’espressione del volto era quanto mai seria, e non lasciava
intravere i suoi sentimenti, pressochè era diventata una maschera, si
mosse furtivamente mentre si avvicinava sempre più al cespuglio.
Una
volta che si fu avvicinato, Basch si sentì dei brividi corrergli lungo
la scheina, ma egli fu così bravo da domare le sue paure mentre
mantenne i nervi saldi… e dopo tutto lui era un soldato! L’huma a quel
punto guardo oltre la siepe per scoprire che la misteriosa che l’aveva
fatto in timorire non era altri che un piccolo pokèmon d’acqua, il
quale avidamente si stava mangiando delle bacche, guardandolo Basch
rise tra sé, non si aspettava di trovare un Totodile.
Il pokèmon era
così concentrato a mangiare bacche che non si accorse della presenza di
Basch, l’huma lo fisso per qualche minuto, trovava quella buffa
creatura simpatica, poi cercò di attirare l’attenzione nel piccolo
pokèmon, offrendogli alcune bacche di quelle che aveva appena raccolto.
Nel frattempo un po’ più lontano dal luogo in cui si trovava Basch,
Egadi stava cercando disperatamente e invano il suo pokèmon, era
bastato un attimo di istrazione che… puffh! Il pokèmon era sparito,
questa non era dicerto la prima volta che succedeva una cosa simile, ed
ora mai c’era da farsi l’abitudine.
Povera Egadi stava impazzendo
per trovare il suo piccolo amico, gli occhi gli si erano fatti lucidi e
tremavano al solo pensiero di non trovare più il piccolino, la voce le
stava venendo a mancare, la gola si era fatta secca a fuiria di gridare
il nome di Totodile.
Egadi cocciutamente non voleva nessun aiuto per
ritrovare il pokemon smarrito, figuarimoci se osava chiedere aiuto a
Christopher, però se avrebbe chiesto aiuto a lui di sicuro si sarebbe
beccata un enorme lavata di capo, e la cosa di cui aveva più paura era
vedere Christopher arrabiato.
Ella ora mai girava da più di
mezz’ora, ed era quasi stanca di cercare il suo amato pokemon, Basch
intanto era riuscito senza troppe difficolta ad accattivarsi le
simpatie del pokemon, tante che i due fecero subito amicizia, il
capitano Von Ronsemburg notò che il piccolo pokèmon doveva avere un
padrone o qualcuno che si prendeva cura di lui.
A fargli notare
questo furono una serie di piccoli indizzi, come ad esempio, il pokèmon
si era facilmente lasciato avvicinare da uno sconosciuto, e per di più
il pokemon aveva un idole docile e giocherellona… e tutto ciò fece
presumere che quella creatura era abbituata a gli esseri umani.
Tutti
questi fattori però non si potevano attribuire ad un pokèmon selvatico,
il quale prima di tutto non si fidava degli uomini, e tutta via in loro
presenza essi si sentivano in pauritti ed in timoriti, alcune volte
addirittura erano inferociti pronti ad attacare, olte a questo i
pokemon selvatici presentavano un indole ribelle e selvatica
difficilmente da controllare.
Egadi intanto si prese un momenti
per riposarsi dopo dichè riprese le ricerche del suo pokèmon, la
ragazza girò ancora per un quarto d’ora quando improvvisamente,
intrufolandosi in alcuni cespugli dove le era sembrato di sentire
alcuni rumori, si ritovò d’avanti al suo pokemon che appena la vide le
corse in ccntro per fare le feste.
La ragazza si ingignoccò aprendo
le braccia per accogliere il suo Totodile, che la ragiunse subito, la
ragazza per l’emozione di aver finalmente ritrovato fece cadere a terra
il cesto con le bacche e l’erbe medicinali che aveva appena raccolto,
la felicità fu così tanta che Egadi aveva le lacrime agli occhi mentre
abbracciava fortemente il pokèmon a se.
La ragazza però non si
accorse di non essere sola, non badò Basch ne anche di un’occhiata, era
tutta concentrata sul suo piccolo pokemon. Basch era rimasto sopreso
nel vedere la rapida svolta che aveva preso quella situazione, mai e
poi mai si sarebbe aspettao di trovare una persona così rapidamente, a
una prima botta, dentro di se era felice che il suo piccolo amico che
si era fatto avesse ritrovato la sua padroncina tutto.
Il Capitano
Von Ronsemburg si avvicinò catuamente la ragazza, non sapendo quale
fosse il suo nome le diede del voi, gentilmente inseguito le chiese se
quel pokèmon era il suo, solo in quell’istante Egadi si rese conto
della presenza di Basch.
E quando poi alzò lo sguardo si faralizzò
immadiatamente, ella si perse negli iridi azzurro cielo dell’uomo, la
ragazza voleva parlare ma le parole le morivano in volto, il viso
dell’uomo l’aveva in qualche modo stravolta. Egadi nel volto di quella
persona rivide Christopher, era così forte la somiglianza che la
ragazza riuscì difficilmente a parlare con quell’individuo, quasi non
credeva a i suoi occhi che stava a parlare co quell’ìndividuo così
singolare.
Basch –Scusate quell’essere è il vostro?
Egadi –Cosa?! O.O
Basch –Visto chiedendo se quel essere che tenete ra le braccia è il vostro!
Egadi –Chi lui… ? Il mio Totodile.
Basch –Si.
Egadi –Grazie per esservene preso cura, l’avevo perso ero così in pena per lui.
Basch –Non si preoccupi, l’ho trovato qua in giro e le dico che è stato un angioletto.
Egadi –Lo credo anzi mi stupisco che non sia comportato come al
solito, mi scuso però non mi sono presentata, mi chiamo Egadi.
Basch –Ah! Non mi sono presentato in fondo lei manco mi conosce, mi scusi io mi chiamo…
Ma
in quell’istante Basch si interruppe immadiatamente, qualcosa in lui lo
bloccava, videntemente aveva qualche problema nel pronunciare il suo
nome. Quel nome… il suo nome ora mai non esistevano più, era un
involucro alla fine chi l’aveva vinta era stato lui suo fratello, ora
lui non era altro che l’ombra del suo defunto fratello.
Già un
immagine, egli non era altro che nessuno, per più di ventanni era
vissuto spacciandosi per il fratello, ed erano in poco a sapere chi lui
fosse veramente… il Capitano Von Ronsemburg di Dalmasca, ma ora i ruoli
si erano invertiti, lui ora era suo fratello il Giudice Magister
Gabranth.
Mal volentieri lui portava quella maschera, lui sopportava
tutto questo solo per due motivi, per rispettare la pace e per suo
fratello… ma lui moltissime volte si chiedeva che senzo avesse
sopportare tutto cio…a quale prezzo poi, e per cosa poi?
Tanti erano
i pensieri nella mente del Capitano, aveva rinunciato ad un nome, alla
sua vita, si dannava eternamente per la sua vita, avrebbe preferito la
morte più tosto a quella non vita fatta solo di falsità.
La sua
intera vita e la sua stessa sopraviventa erano legati indissolubilmente
a tutta quella messa in scena, egli si attribuiva colpe su colpe,
punizioi su punizioni e per tanti era rimasto solo… quello che aveva
fatto era stato tutto per gli altri, ma ora era arrivato il momento in
cui anche lui avesse la sua parte.
I pensieri che si venivano a
creare nella mente di Basch erano tantissimi, si sentiva inferiore in
confronto a tutto e tutti, ma perché un uomo meraviglioso come lui
doveva struggersi tanto di dolore, più di una volta lui si era posto
questa domanda, ma senza ottenere risposta… e si vedeva davanti lei.
Quella
donna che per più di ventanni lo aveva stregado sconvolgendogli la
vita, legando a se da un filo invisibile… “i legami esisteranno sempre!
Tu li puoi creare, li puoi indebolire, rafforzarli, ignorarli… ma non
potrai mai spezzarli! Un legame è qualcosa di indissolubile, un
qualcosa che ci unirà per sempre qualunque cosa ci accada, qualunque
sia la distanta… solo chi governa il tempo e al potere di cambiare il
corso alla storia può rompere un legame! Ricrdatelo!”… oddio Basch
questo lui lo sapeva.
Sapeva che colei che amava racchiudeva in se
la forza di spezzare un legame, ma nonostante tutto il legame che lo
univa a lei non era stato toccato, ma solo indebolito fino a ridursi ad
un sottile filo di ragnatela.
Basch con voce bassa e velata da un
filo di tristezza, non pronunciò il suo nome ma quello della persona
che era diventata, si presento ancora una volta nelle vesti del Giudice
Magister Gabranth.
Quando pronunziò quel nome fu per lui come
annunciare la sua morte, Egadi invece fisso stanamente,
innavertitamente quando senti pronunciare il nome “Gabranth” ebbe un
susulto… e non riuscì altro che un gemito soffocato, poi come se avesse
visto qualcosa di abbominevole prese e scappo.
La sua reazione colpì
profonadamente Basch, che involontariamente intuì qualcosa i quella
ragazza… forse ella aveva tutte le informazioni che cerca, forse era
proprio lei la chiave del mistero per poter risolvere tutto.
Basch
forse aveva tra le mani la persona giusta o al meno quella che gli
avrebbe potuto dare delle dritte, il cuore gli senti battergli
all’impazzata mentre si senti pervadere da una strana forza, non poteva
farsi scappare un’occasione irripetibile come questa, ed anche lui si
lanciò alla rincorsa della ragazza.
Egadi sembrava una furia era
spaventatissima, con il suo Totodile in braccio si era lanciata in una
fuga disperata in mezzo al bosco, correva disperatamente tra i cespugli
e gli alberi non badando a dove metteva i piedi.
Durante quella
folle corsa, Egadi grida a pieni polmoni il nome di Christopher
invocando di aiutarla, e mentre stava correndo innavertitamente la
ragazza inciampò e cadde non fece in tempo ad alzarsi che l’uomo con
cui aveva appena parlato sopraggiunse.
Basch non aveva cattive
intenzioni, lentamente si avvicinò alla ragazza perché voleva
parlargli, ma non fece intempo ad avvicinarsi ulteriormente che un
fulmine colpì di striscio la sua mano, poi senti una voce maschile con
tono duro e imperioso, ma stranamente familiare.
Allora Basch si
girò di scatto e ciò che vide lo sconvolse difronte a lui c’era
Christopher con un espressione cupa e livida involto, nei suoi occhi si
poteva scorgere la rabbia e l’odio che stava provando, aveva un
espressione sinistra. Appena il capitano Von Ronsemburg si mosse verso
Christopher, quest’ultimo urlò all’uomo che gli stava di fronte di
allontanarsi da Egadi immediatamente, le sue parole erano come lame
taglienti per Basch che lentamente si allontanò.
Christopher non
perse tempo e corse in soccorso della sua amica la prese tra le sue
braccia, ma mente faceva ciò Basch gli si avvicinò e con tono
supplichevole gli chiese di aspettare, ma Christopher gli lanciò uno
sguardo che gli fece gela il sengue, dopo dichè con Egadi in braccio e
il suo pokemon si telestrasportò, sparendo improvvisamente sotto lo
sguardo addolorato di Basch, lui non sapeva ancora che costui era…
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