Summer Paradise

di Faith Grace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue or the wake up call of fucking o'clock ***
Capitolo 2: *** 1. Hi, my name is Epic Fail ***
Capitolo 3: *** 2. Homosexual Assumptions (part 1) ***



Capitolo 1
*** Prologue or the wake up call of fucking o'clock ***





#1. Prologue or the wake up call of fucking o'clock

Quella mattina mi svegliai alle martellanti vibrazioni della Primavera di Vivaldi.
No, non di certo l'originale trionfo classico esaltato da cultori e non... ovviamente era una cover trash metal che il mio ragazzo aveva provveduto gentilmente a dedicarmi perché secondo lui ero "fottutamente noioso" come un filosofo ottantenne del settecento (sapete, nell'800 si divertivano con le droghe e a suo avviso persino loro erano più interessanti di me).
In un primo momento cercai con tutte le forze di mantenere il mio stato di beata incoscienza ma dal momento che quel dannato dispositivo infernale non ne voleva sapere di smettere di squillare, o possibilmente implodere, mi trovai costretto ad allungare un braccio fino al comodino e portai il cellulare all'orecchio.
Me l'avrebbe pagata, chiunque aveva il coraggio di telefonarmi alle sacrosantissime...
"Che cazzo di ore sarebbero?"sibilai velenosamente senza azzardarmi ad aprire gli occhi, temendo che le mie orbite potessero prender fuoco. Giudicando dalla luce che arrivava alle mie palpebre doveva essere mattina.
"Buongiorno a te, Roxas. Sono le 9.30 e dal momento che non ti ho visto al campus ho pensato di chiamarti" la voce dall'altra parte dell'apparecchio trillò gioiosa e io non mi capacitai di come potesse esistere tanta felicità ad un'oscena ora del mattino. Purtroppo per me ero messo così male che in un primo momento stavo per chiedere alla persona chi cazzo fosse, poi la realizzazione mi colpì come uno schiaffo in pieno volto... o meglio, come il mal di testa colossale che mi stava assalendo.
"Roxas, ci sei?"
"Pence... lasciami stare" mugugnai con voce impastata mentre mi coprivo dalla luce con un braccio sugli occhi.
"Ho capito... oggi non sei in vena di lezioni. Vieni solo a consegnare la relazione?"
Ero già pronto per attaccare il cellulare e ritirarmi ancora una volta nel mondo di Morfeo, quando quelle parole fecero scattare qualcosa nella mia mente ancora assonnata.
9.30...lezioni...relazione...
"PORCA PUTTANA" vociai con molta finezza.
In meno di un secondo mi misi a sedere e lanciai le coperte in aria. La relazione! Cazzo, la relazione su cui avevo lavorato per le ultime tre settimane. Se non l'avessi consegnata oggi non solo sarei stato bocciato al corso di filologia, ma avrei anche perso l'opportunità di entrare nella gloriosa cerchia elitaria dei tirocinanti. Ormai ero cosi perso nei miei pensieri e in preda a uno schifosissimo ritardo che, nel tentativo di alzarmi più in fretta possibile, mi aggrovigliai nelle lenzuola e caddi a terra di pancia.
"Cosa c'è, Rox? Sei inciampato?"
"Sì... sì sono inciampato, non farci caso. Sono per strada!" mi affrettai a mentire recuperando il cellulare dal pavimento, cercando di riguadagnare pieno uso delle mie facoltà motorie.
"Okay. Ti ho chiamato per chiederti di Olette...Sora ha detto che non sei tornato per la notte, così ho pensato che ti sei trattenuto da lei. È così?"
Sgranai gli occhi e mi accorsi che effettivamente quella in cui mi trovavo non ricordava esattamente la mia stanza "S-sì"
Gattonai velocemente verso il letto e gettai uno sguardo nel suo interno sperando vivamente di non trovare quello che la mia mente mi stava allertando come un possibile codice rosso.
Olette. Nuda. Nel letto in cui mi ero svegliato.
Gesù Cristo nell'alto dei cieli!
"E ovviamente sei andato tu sul divano vero? Non vorrei che con la scusa dell'ospitalità lei ti abbia ceduto il suo letto.."
"Ma...ma no che dici! Sono andato io sul divano!"esclamai con voce stridula iniziando a sudare freddo e temere per la mia pelle.
Caro Pence, qui il problema non è letto o divano ma ben altro, ovviamente questo non avrei mai potuto dirglielo.
"D'accordo. Allora ne parleremo da vicino"
Povero me.
Mi affrettai a chiudere la chiamata affermando di dover entrare in metropolitana e, alzandomi alla svelta, intoppando ancora un paio di volte nelle lenzuola, tirai un paio di imprecazioni sottovoce.
"Hai un bel culetto, lo sai?" la voce femminile alle mie spalle mi fece voltare e soltanto all'insistente sguardo color nocciola posato su un punto basso della mia persona, mi fece accorgere della mia totale nudità.
Arrossii violentemente e scappai con tutta velocità nel salotto, non prima di aver raccolto i miei vestiti.
Ero in ritardissimo, dovevo sbrigarmi. Senza neanche degnarmi di darmi una rinfrescata in bagno, iniziai a indossare i miei indumenti sgualciti che la sera prima dovevo essermi sfilato in preda a una qualche foga sconosciuta, giudicando dal modo in cui erano gettati in giro.
Ed ecco che altri ricordi iniziavano ad affiorare: tanta birra e i riscaldamenti tremendamente caldi, Olette era felice e le sue gote erano arrossate.
"Che cosa abbiamo fatto..." il tono di consapevolezza della ragazza, appoggiata allo stipite, diede aria ai miei pensieri e subito sentii un senso di panico pervadermi lo stomaco.
"Credo che abbiamo alzato il gomito ieri" dissi come un dato di fatto mentre andavo alla ricerca dei miei beni personali.
"Dobbiamo dirglielo" Olette sussurrò portandosi una mano alla bocca.
Mi voltai di scatto verso di lei, la tracolla ormai trovata in spalla e skate sotto braccio. Un'espressione di puro orrore si formò sul mio volto "No 'Lette!" esclamai subito "Non...non possiamo, cavolo! Non è successo niente, il nostro è stato un grosso e stupido errore e ora ci metteremo una bella pietra sopra..." continuai ora con più lentezza per farle assimilare le parole.
"Ma io mi sento in colpa" tentò di protestare lei ma io alzai una mano e le feci gesto di fermarsi.
"Ora non c'è tempo, stasera se vorrai avremo tutto il tempo di sentirci delle merde e ne parleremo, ora però devo scappare!"
"Rox i miei..." cercò di dire ma ancora una volta la bloccai e mi avvicinai di corsa alla porta d'ingresso, facendo contatto visivo con lei invece che dove mettevo i piedi.
"Niente ma, mi raccomando non parlare con Pence in mia assenza!"
"No, Rox! attenzione ai miei-" non fece in tempo a finire che ci fu un tonfo sordo e mi ritrovai a faccia a terra e un profondo e acuto dolore iniziò ad irradiarsi dal mio bassofondo "...pesi"
È normale che una persona lasci i propri pesi per fare fitness in giro per casa senza alcun ritegno? 
Evidentemente per gli altri sì.
"Dannazione!"
Non le diedi neanche il tempo di dire qualcosa che ero già giù per le scale, senza perder tempo a chiamare l'ascensore o a lasciar passare prima gli anziani dal portone. Schizzai come una furia sul mio skate verso casa.
Dovevo sbrigarmi, il tempo stringeva e se non avessi fatto in tempo avrei fottuto tutta la mia intera esistenza, a partire dal mio impegno universitario a finire ai rapporti sociali. Fortunatamente Olette abitava abbastanza vicino casa mia, quindi non mi ci sarebbe voluto molto a raggiungere il mio appartamento.

Si dice che la vita di teenager non possa far tanto schifo: c'è l'università, ci sono gli amici, una casa propria lontano dal nido familiare e, se si è fortunati, c'è pure l'amore.
Beh ovviamente non è stata presa in esame la vita di Roxas Cooper.
Avete presente quella sgradevole sensazione di inferiorità guardando dal basso verso l'alto qualcosa o qualcuno? Forse no, ma arrivare all'età di 19 anni, 3 mesi e 14 giorni ed essere di 5 cm più basso della simpatica vecchietta ricurva della porta accanto o del proprio gemello, quello sì che è un problema. Se a questo aggiungiamo la lunga fila di figure di merda e casini alle spalle, allora il soggetto è inquadrato.
"Buongiorno signora Smith" provai a salutarla, perplesso dalla strana occhiataccia che mi stava lanciando da quando eravamo entrambi entrati nell'ascensore del palazzo in cui vivevamo.
Lei non rispose, mi indirizzò un suono gutturale poco amichevole e storse il naso.
Perfetto, anche la nonnetta voleva darmi del filo da torcere.
Fortunatamente arrivammo subito al terzo piano e mi congedai da lei con gran velocità, affermando di essere in ritardo spaventoso per l'università. Entrai in casa incespicando nei giocattolini idioti di cui era cosparso il pavimento e subito fui accolto festosamente da una matassa di peli color caffè latte dallo stupido nome di Chelsea bun (solo quell'idiota di mio fratello poteva dare il nome di un dolce ad una povera bestia...un po' come se io chiamassi mia figlia Peperonata).
Aggrottai la fronte e con una gamba la scostai da parte, ignorando tutte le feste che quel cane spastico faceva ogni volta che mi vedeva. Per certi versi mi ricordava mio fratello, erano scemi alla stessa maniera e non volevano saperne in nessun modo del mio rifiuto nei loro confronti... dopotutto come si dice, il cane riflette il proprio padrone. Con questo non voglio dire di odiare i cani, odiavo spasmodicamente solamente tutte le cose allegre e calorose.
Feci una corsa nella mia camera, dove afferrai malamente la pila di fogli dalla mia scrivania e con altrettanta velocità ripercorsi la strada a ritroso per uscire ancora una volta. Solo per fortuito caso mi ritrovai a lanciare un'occhiata al mio riflesso nello specchio e lì lo notai. Un esteso marchio rosso sul collo, ricordo dell'attacco a sorpresa che avevo subito la sera prima da Olette. Allora quello era il motivo per cui la signora Smith mi aveva guardato male.
Che figura di merda.
Mi coprii con una sciarpa e iniziai a correre come un povero disperato per tutta la strada fino a raggiungere la stazione della metropolitana. Da Victoria a Bloomsbury, dove si trovava la mia università, ci avrei impiegato una quarantina di minuti, io ne avevo solo quindici a disposizione.
Avrei dovuto consegnare quella relazione a tutti i costi.
"Accidenti!" il mio urlo stizzito riecheggiò nella strada semi deserta quando con lo skate avevo preso una pietra e mi ero esibito ancora una volta in una scenografica caduta.

Io e Olette eravamo amici di infanzia, sebbene lei fosse di qualche anno più grande di me, e condividevamo la stessa cerchia di amicizie. Da un paio d'anni lei si era messa con questo ragazzetto un po' in carne che frequentava la mia stessa università, si chiamava Pence ma per me era testa d'ananas a causa della sua capigliatura particolare e, a parte la sua aria trasognata, era un tipo davvero forte.
Un paio di mesi fa Olette uscì incinta e quindi i due avevano annunciato il loro fidanzamento ufficiale, tutto andava magnificamente e io ero davvero felice per loro, purtroppo però ci fu un intoppo e qualche settimana fa Olette abortì spontaneamente. Le cose hanno iniziato ad andare di male in peggio tra i due e da quel momento si erano presi una sorta di pausa sotto richiesta di lei, e in quanto migliori amici dei due io e Hayner avevamo cercato di fare il possibile per entrambi. Quello di cui ero stato protagonista assieme a Olette la notte passata era stato solo un grande, madornale malinteso, e se Pence o Hayner avessero saputo qualcosa la mia giovane e promettente esistenza sarebbe terminata seduta stante.

La scena potete immaginarvela: Olette triste, Olette che si lascia consolare dal suo migliore amico davanti un film strappalacrime, Olette che si ubriaca, Olette che gli salta addosso animata da ancestrali istinti ricreativi (e forse anche riproduttivi?). E io da buon amico ho tentato il possibile per scrollarmela di dosso - ovviamente a questo punto vi direte "Cavolo questo è proprio gay"... beh non è del tutto errato. Le cose stanno così, sono bisex e la storia della mia scoperta sessuale rientra tra le figure di merda che compongono il mio bagaglio di esperienze.

"Professoooooreee" arrivai correndo nel corridoio della facoltà, evitando gli studenti e sventolando la mia relazione nella speranza di fermare il vecchio insegnante che a giudicare dall'ora aveva già terminato la lezione "Professor Nelson! Mi aspettiiii"
Dovevo aver fatto così tanto casino che quest'ultimo si girò con espressione a dir poco scioccata, urlando qualcosa a proposito di un attacco terroristico imminente. Una volta che lo ebbi raggiunto in extremis e lo ebbi calmato, gli spiegai in maniera molto fantasiosa il motivo del ritardo e gli riuscii a consegnare la relazione fuori tempo massimo ma ovviamente qui c'è di mezzo Roxas Cooper e quindi non poteva mancare almeno un inconveniente, di qualsiasi natura esso si trattasse.
"Signor Cooper, mi dispiace molto che i suoi genitori siano stari rapiti da un gruppo di indigeni durante la loro missione umanitaria in Congo. Purtroppo però i posti per il tirocinio sono terminati giusto poco fa e non posso fare molto"
"Ma... ma..." biascicai paralizzato, non sapevo se piangere o urlare dalla disperazione ma in entrambi i casi non ci avrei fatto una bella figura "Professore... io... io ho faticato tanto per quel posto"
"Lo so e per questo ne sono desolato, lei è anche l'unico studente del primo anno ad aver frequentato il corso e sarei stato davvero felice se si fosse unito a noi ma purtroppo è arrivato troppo tardi"
Mantenni le sembianze di un vegetale per una buona parte della mattinata, lezioni comprese. Non riuscivo davvero ad accettare il fatto di aver perso il posto a causa di uno stupido ritardo! Stupido tirocinio, stupido professore, stupido Pence, stupida Olette, stupido Roxas...stupido Roxas! Senza quel tirocinio alla Biblioteca Nazionale non sarei mai potuto entrare a far parte degli esclusivi circoli letterari e filologici e la mia vita avrebbe perso ogni valore!
"Suvvia Rox non fare quella faccia" Pence mi sventolò una mano davanti agli occhi, avrei detto che era genuinamente preoccupato per me se sul naso non avesse avuto un paio di femminilissimi occhiali da sole a farfalla.
"Tu non capisci..." sospirai affranto appoggiandomi ad una panchina "E levati quei cosi... sei ridicolo"
Lui sobbalzò e indicò gli occhiali "Parli di questi? Sono di 'Lettie... mi manca tanto" le ultime parole furono aggiunte con un tono decrescente, poi mi lanciò un'occhiata "Come sta?"
Pur di non rispondere a quella domanda mi sarei voluto trovare volentieri al posto dei miei genitori nelle mani degli indigeni in Congo come nella mia fantasia "Beh" temporeggiai grattandomi dietro il collo.
"Allora?"
"Sta..." guardai il cielo leggermente nuvoloso sopra di me nella speranza di trovare un suggerimento scritto su qualche nuvola ma ancora nessun segno "Sta bene direi... così e così" azzardai tornando a guardare il mio amico che annuiva ad ogni parola che pronunciavo "Penso che abbia bisogno di un po' di tempo ancora"
"Va bene... tutto quello che vuole per farla stare bene" quella risposta davvero mi rincuorò e stavo quasi per rilassarmi al pensiero del temporaneo pericolo scampato "Però vorrei parlarci. Magari stasera"
Strabuzzai gli occhi e per poco non mi affogai con la mia stessa saliva.
"NO!"
Pence mi guardò perplesso "Come no?"
"Eh... oggi no... voleva... sì, voleva accompagnare Sora a fare il pedigree a Chelsea bun!"
"Oh... domani?"
"Palestra"
"Dopodomani?"
"Lezione di uncinetto"
"Olette lavora a maglia?" mi guardò sconcertato e io mi ritrovai a scrollare le spalle sinceramente preoccupato per tutte le stronzate che stavo sparando per non cacciarmi nei guai "Allora... credo che sarà per un'altra volta?"
Io annuii nella speranza che quella conversazione finisse al più presto. Pence si trattenne a parlarmi ancora un po' quando alla fine lo interruppi affermando che Hayner mi aspettava per il pranzo, così lo salutai e feci per andarmene ma mi trattene per un'ultima volta.
"Ah, Rox?"
"Hm?"
"Era il tirocinio di filologia del signor Nelson?"
Risposi affermativamente con un cenno del capo.
"Potrei provare a mettere una buona parola con il professore... sai lui è mio zio di secondo grado e tu sei davvero un buon amico, vorrei sdebitarmi"

Mi sentii davvero una merda durante il tragitto sullo skate da Bloomsbury a Camden Town. In realtà a pranzo non avevo nessun appuntamento galante ma volevo solo sfuggire all'insorgere di ulteriori problemi e avere un po' di tranquillità, da quando mi ero svegliato quella mattina non avevo fatto altro che correre ed essere perseguitato dalla sfiga, tutto quello che mi serviva erano solo staccare la spina e magari un po' di coccole. Così per sentirmi meno in colpa con Pence decisi di fare il bravo fidanzato e passare da Subway a prendere il pranzo: per il mio ragazzo il suo panino preferito con le polpette e per me una bustina di fette di mela e un cookie.
"Ehi Rox!"
Quando mi chiusi la porta alle spalle quelle furono le prime parole che mi sentii rivolgere e subito sorrisi, sentendo lo stress e l'agitazione accumulate durante la giornata sciamare via all'istante.
"Hayner" trotterellai con un gran sorriso sul volto fino al bancone dietro al quale era seduto.
"A cosa devo la visita? Oggi non ti aspettavo" ridacchiò allungandosi per rubarmi un bacio a fior di labbra.
"Non posso fare il bravo fidanzato?" mugolai mettendo su un finto broncio.
"Quello che vuoi... non posso resistere al tuo faccino da schiaffi" rise scombinandomi dolcemente i capelli "E vedo che hai portato anche il pranzo, un altro motivo per cui non potrei rifiutarti"
Feci un sorriso a trentadue denti e gli passai la busta di carta.
Io e Hayner stavamo insieme da quasi un annetto ormai anche se la nostra storia non era accettata di buon grado da mio fratello Sora. Hayner, più grande di me di tre anni, proveniva dai bassifondi di Camden e aveva sempre vissuto una vita poco rispettabile secondo gli standard della mia famiglia, e, dal momento che viveva lì era scontato che frequentasse punk, metallari e gente strana in abbondanza... dopotutto quello era anche il tipo di clientela verso cui era indirizzato il suo negozio di musica alternativa. Come ci eravamo conosciuti era una bella domanda ma quello che tutti si chiedevano era cosa accomunasse uno come me con un tipo del genere. Altra bella domanda.
"Hai delle occhiaie molto sexy" spezzò il silenzio Hayner addentando il panino.
"Lieto che siano di tuo gradimento" mormorai invece io senza distogliere l'attenzione dalla mela che stavo spilluzzicando.
"Seriamente, fai un po' paura. Si può sapere cos'hai? Solitamente ti rinchiudi nei meandri più oscuri di quell'università e non emergi dalle sue tenebre fino alle 5 più o meno"
"È che..." alzai lo sguardo e sospirai pensieroso ma poi scossi il capo e tornai di nuovo alla mia mela "Niente... problemi vari"
Lui si avvicinò con il volto e mi guardò accigliato "Devo preoccuparmi?"
Mi affrettai a scuotere il capo e tornai a mangiare in religioso silenzio, in realtà ci pensai qualche minuto e poi diedi aria ai miei pensieri.
"Hayner?"
"Mmh?"
Abbassai lo sguardo, leggermente nervoso per quello che stavo per dire "C'è un mio caro amico..."
"Hai cari amici?" interloquì subito lui con ironia non dandomi il tempo di terminare, io lo fulminai immediatamente con lo sguardo e ripresi a parlare.
"Dicevo... c'è un mio caro amico dell'università" aggiunsi marcando le ultime parole e Hayner ridacchiò "Che ha una migliore amica che considera come una sorella. Questa migliore amica ha deciso di prendere una pausa dal proprio fidanzato e per svagarsi inizia a frequentare di più gli amici, tra cui questo mio caro amico. Però un giorno i due si ubriacano e lei finisce per assalire questo povero ragazzo che non è consenziente... sai, non fanno quelle cose... però lei è peggio di una zecca in calore" lanciai un'occhiata ad Hayner che sembrava cercare di realizzare la storia nella sua mente e inspirai profondamente "Uhm... se tu fossi il ragazzo di questo mio caro amico.... tu cosa faresti?"
Lui inarcò un sopracciglio e mi scrutò per un lungo istante "Beh... considerando che lei gli si è buttata addosso e lui non era consenziente credo... credo che bisognerebbe fare una bella lavata di testa alla ragazza, penso che la colpa sia sua"
Tirai un sospiro di sollievo ma fui costretto a ritirarlo quando l'altro continuò a parlare.
"Però d'altra parte il mio ragazzo me la pagherebbe molto cara perché io sono un tipo geloso e possessivo e non voglio vederlo in situazioni ambigue con altri che non siano me" aggiunse con un tono fintamente angelico e io subito mi sentii prendere dal panico... sapete, Hayner nel tempo libero faceva karate.
"Io... io non ti tradirei mai, lo sai vero?" chiesi allarmato.
Lui sorrise e mi diede una pacchetta sul capo "Certo che lo so, sei così buono e innocente che non faresti mai del male ad una mosca"
Risposi al suo sorriso e poi parlai ancora una volta, questa volta in cerca di una conferma fiduciosa"E tu mi tradiresti mai?"
Hayner non mi rispose subito, rimase a scrutarmi a lungo, secondi per me interminabili dove l'unico suono che riuscivo a sentire era solo il cuore che mi batteva forte nelle orecchie.
"Ma certo che no" abbozzò un sorrisetto e si voltò verso il muro dietro di sé "Anzi ci sarebbe una persona con cui ti tradirei"
Io battei le palpebre "Chi?" chiesi in un sussurro quasi impercettibile.
"Come chi?" Hayner ridacchiò e da uno scatolone a terra iniziò a prendere dei poster e dello scotch per attaccarli al muro "Axel Ramirez"
"E chi sarebbe?"
"Te l'ho detto mille volte, è il cantante dei Pyromniac... ed è anche un gran pezzo di figo" si voltò verso di me e iniziò a ridermi in faccia.
A quella risposta non sapevo se ridere o piangere, se rassicurarmi della sua fedeltà oppure iniziare a preoccuparmi. Chinai il capo e tornai alle mie fette di mela mentre lui tornava al suo lavoro, purtroppo però la calma non durò molto che il mio cellulare prese a squillare e io mi preparai psicologicamente quando lessi il nome sul display.
"Sora" constatai.
"Ciao Rox, come va? È da tanto che non ci sentiamo, tu non ti degni mai di farmi una chiamata eh?" la voce del mio malaugurato gemello per poco non mi perforò un timpano.
"Ci siamo visti ieri pomeriggio a casa, ti ricordo che viviamo insieme. Ora vai dritto al sodo" esclamai già spazientito dalla sua voce allegra.
"Come sei noioso Rox, te l'hanno mai detto?"
"Sì, sempre" dichiarai immaginandomi mio fratello che dall'altra parte metteva il broncio, alzai poi lo sguardo e notai Hayner che seguiva con interesse la mia conversazione. Diceva che si divertiva a vedermi interagire con mio fratello, io invece avrei voluto strozzarlo.
"Comunque ho due notizie, una buona e una cattiva... quale vuoi sentire per prima?"
Puntellai sul bancone e sbottai infastidito "La cattiva" sapendo già che per me non ci sarebbe comunque stato niente di positivo in entrambe.
Ci fu una breve pausa.
"Ho fatto un incidente con l'auto... ho pagato il carro attrezzi e la riparazione con tutti i nostri risparmi"
Mi ci volle qualche istante per realizzare l'accaduto e una volta compresa la gravità della situazione sbarrai gli occhi e spalancai la bocca a quella notizia, incapace di proferire parola. Mio fratello, sapendo di avermi sconcertato non poco, si affrettò così a continuare "La bella notizia è che ha chiamato Cloud e ci ha invitati a passare l'estate a Beverly Hills per festeggiare l'uscita del suo nuovo film!" ancora nessuna risposta da parte mia "Si parte tra una settimana"
Non attese che io dicessi qualcosa, appena finì di parlare si affrettò subito ad attaccare, evidentemente sapeva già che una volta a casa me l'avrebbe pagata cara. Molto cara.
"SORAAAAAAAAA" il mio urlo furibondo riecheggiò per tutto il quartiere e dintorni.

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Capitolo 2
*** 1. Hi, my name is Epic Fail ***


summer paradise 1






"Questa non è la casa sulla spiaggia di Beverly Hills 90210!"
"Hayner, Sora ha parlato di un cottage azzurro sulla spiaggia ed è vero che Cloud è un attore ma questo non significa che doveva essere per forza il proprietario di
quella casa... anche se ammetto di averci sperato. Tra l'altro siamo a Santa Monica e non a Hermosa Beach"
"Olette, in realtà anche io ero convinto che avremo vissuto assieme a Kelly e Donna sul set del film... neanche sapevo che Beverly Hills esistesse veramente. E tu Rox?"
Tre paia di occhi indagatori mi perforarono con i loro sguardi avidi di sapere e io per evitarli lanciai una lunga occhiata alla villetta in legno davanti a noi. Nonostante fossi ancora di pessimo umore a causa dell'interminabile viaggio in aereo - durante il quale un grassone sudato aveva deciso di usare la mia spalla sinistra come cuscino - e dall'altrettanto lungo tragitto in taxi - dove erano stati invece Hayner e Olette ad usarmi come cuscino-, non mi sentivo ancora tanto stronzo da fare a pezzi i loro animi innocenti schiaffando loro in faccia la triste verità sulla loro stupidità.
Alla mia mancata risposta si elevò un flebile ululato dalla cuccetta da viaggio di Chelsea, come per ricordarmi della sua presenza ed esortarmi a dire la mia, a quel punto sospirai pesantemente e mi schiaffai una mano in fronte, maledicendomi di aver accettato a prender parte a quella farsa.
In fin dei conti, me ne vergognai non poco, ma anche io, sotto sotto, avevo sognato di soggiornare in quella famosa casa bianca e azzurra che più volte avevo visto in tv quando ero piccolo.


#1. Hi, name is Epic Fail


Mi chiamo Roxas Cooper, ho 19 anni, 3 mesi e 21 giorni e la mia vita è nota per essere finalizzata a un complesso infinito di sfighe.
Fino a una settimana fa potevo permettermi il lusso di affermare di avere una vita decente: dormivo sonni tranquilli nel mio letto a una piazza e mezza nella mia amata e piovosa Londra, ero lo studente più giovane e brillante del mio corso di laurea, avevo un posto da tirocinante assicurato dal mio professore e grazie ad esso non solo sarei potuto diventare un ricercatore in ambito filologico ma avrei potuto conoscere anche i più famosi luminari delle accademie letterarie.
Poi un paio di birrette in più una sera mi hanno rovinato l'esistenza.
La mia ubriachissima amica d'infanzia, Olette, mi è saltata addosso e per poco non mi ha "violentato"; il giorno dopo a causa del mio ritardo a lezione il professore mi ha scartato per il suo tirocinio, e ho dovuto riempire di stronzate Pence (il fidanzato e forse futuro sposo di Olette) sul comportamento della sua ragazza per tenermelo buono perché è nipote del sopracitato professore e mi ha promesso che avrebbe potuto aiutarmi a reinserirmi nel mio progetto universitario. Durante i casini all'ordine del giorno faccio anche il possibile per trovare il tempo di alimentare la mia già abbastanza arida vita sentimentale con Hayner.
Tralasciando le mie varie relazioni tutt'altro che raggianti, per mia sfortuna ho un fratello gemello di nome Sora che non solo è più alto di 3,5 cm - il che mi ricorda quanto la mia esistenza sia disgraziata di per sé - ma la sua persona sembra totalmente essere volta a rendermi la vita un inferno a causa della sua idiozia; assieme a lui, la maggior parte delle volte, si aggiunge anche una cagnetta color caffè latte altrettanto idiota dal nome di Chelsea Bun che è l'esatta copia di mio fratello in versione animale. Viviamo insieme in un appartamentino niente male a Chelsea e, mentre io ogni volta vendo la mia anima al diavolo per portare avanti i miei studi all'università e mantenere il nostro bilancio finanziario, Sora ha occhi solo per quello stupido cane e per il ristorantino che gestisce, lasciando a me tutti i problemi che semina. Ecco svelato il motivo per cui sono perennemente al verde.
Ho poi un altro fratello più grande di nome Cloud. Lui a differenza di me e Sora è stato molto più furbo e all'età di 18 anni ha fatto i bagagli per fuggire il più lontano possibile da quel manicomio di pazzi che sarebbe la nostra famiglia - così facendo ha spezzato il cuore a quell'ossessa di nostra madre - e adesso per qualche assurdo motivo ci ha invitati a trascorrere le vacanze a casa sua.


Dopo questo breve excursus mentale in cui avevo presentato la mia misera esistenza, facendomi scorrere le immagini nella mente con una dissolvenza stile Power Point, e parlando con una voce fuori campo proprio come nei film; senza attendere gli altri attraversai il vialetto costeggiato da un piccolo ma ordinato giardinetto, decorato da particolari
sculture (se così potevano essere definite) fatte di bottiglie e lattine di birra vuote, e parcheggiai il mio bagaglio e la cuccetta di Chelsea Bun davanti alla porta, appuntandomi mentalmente che una volta sistematomi avrei dovuto dettare una serie di leggi come ad esempio il divieto assoluto di consumare alcolici.
Non ebbi neanche il tempo di suonare il campanello che la porta di mogano fu subito aperta da una persona che stentai a riconoscere. Quello che avevamo di fronte era un ragazzo che sfiorava il metro e ottanta, dalla muscolatura robusta, una folta capigliatura castana che gli arrivava alle spalle e uno sguardo serio e composto ma al contempo affabile.
"Sora! Roxas! Che piacere rivedervi" esclamò il tizio in questione soffocando me e mio fratello in quello che più che abbraccio avrei definito
morsa letale degna di un wrestler professionista "Cavolo, siete cresciuti un sacco"
"Leon!" fu l'entusiasta esclamazione di mio fratello una volta che ci ebbe lasciati andare, mentre io ero invece accasciato in un angolino a tossire e annaspare per riprendermi da quello shock iniziale; nell'udire quel nome però mi voltai di scatto con occhi spalancati e come colto da un'illuminazione riuscii finalmente ad accostare quel volto così maturo al nome appena pronunciato. Squall Leonheart, in arte Leon, era il migliore amico di Cloud da praticamente tutta la vita e di conseguenza anche io e Sora lo conoscevamo da quando avevamo memoria, a quanto sapevo non c'era una cosa che i due non avessero fatto insieme. Certo che ora era quasi irriconoscibile, da ragazzino dai tratti facciali dolci si era trasformato in un vero uomo che trasudava virilità da tutti i pori.
"Il viaggio è andato bene? Non vi aspettavo così presto"
"Tuuuutto benissimo" sorrise gioioso Sora. Ovvio, lui aveva dormito da quando aveva messo piede nell'aereo finché non era sceso dal taxi.
"E i signori accompagnatori sono?" seguii il suo sguardo posato sugli altri membri del nostro equipaggio che, incuranti dei pericoli e delle insidie, avevano deciso di affrontare coraggiosamente quel lungo e tortuoso viaggio assieme a me e Sora per scroccare una vacanza gratis "Roxas, ci sei?"
Quella domanda mi fece finalmente risvegliare dai miei vagheggiamenti.
"A-ah... Cloud aveva detto che non c'erano problemi se portavamo qualcuno... lei è Olette, non so se te la ricordi, andavamo spesso al mare insieme" mormorai a quel punto iniziando a fare le presentazioni, leggermente imbarazzato per essere stato sorpreso in un momento di assenza mentale, e poi arrossii di brutto quando feci contatto visivo con il ragazzo biondo scuro davanti a me "Mentre lui è... lui è Hayner, il mio... il mio-" non feci però in tempo a terminare la frase che Hayner continuò al posto mio con maggior foga.
"Il suo migliore AMICO! Sì, sono il suo grande e unico amicone" sorrideva borioso a Leon mentre gli stringeva la mano e io fui costretto a farmi da parte e abbozzare un sorrisetto di circostanza, leggermente malinconico ma in fin dei conti neanche tanto. Ormai ci avevo fatto l'abitudine con lui, io amavo davvero tanto Hayner e pure lui diceva di provare lo stesso nei miei confronti, anche se non sembrava tanto preso come me e ogni volta che eravamo al di fuori della nostra ristretta cerchia di amicizie lui si ostinava a dire che noi eravamo dei semplici amici. Capivo che potesse essere magari timido e riservato però in un certo senso la cosa mi dispiaceva... o forse ero solo egoista?
"Avanti venite con me, Cloud è fuori per dei servizi ma ci penserò io a mettervi a vostro agio!"
Una volta terminati i convenevoli, rimasi in silenzio e mi accodai al resto del gruppetto mentre Leon ci invitava ad entrare e iniziava il tour della casa per renderci familiari dell'ambiente in cui avremo soggiornato. Udii per tutto il tempo i farneticamenti di Sora, Hayner e Olette su quanto fosse figa quella casa - se avessi dovuto dare un mio giudizio io l'avrei definita troppo
americana ma carina. La cucina era ampia e luminosa, il mobilio era di un delizioso color crema, le pareti erano di un carico azzurro cielo e le tende erano bianche e a fiorellini azzurri, e ovviamente non mancava una grande isola nel centro, dotata di un'affettatrice per i bagels, proprio come nei film e come in ogni rispettabile casa americana.
"Io mi trasferisco qui" proruppe Sora abbracciando con lo sguardo il gigantesco frigorifero a due ante.
(Nota importante: Sora è un cuoco superlativo ma, se non alimentato a dovere, potrebbe diventare cannibale.)
Passammo poi per il soggiorno, anch'esso arredato con tonalità pastello - prevalentemente bianco e azzurrino - c'erano dei divani e un grande tavolo rettangolare ma due furono le cose che catturarono la mia attenzione quasi all'istante: la tv satellitare appesa al muro e la vista che dava sull'oceano. Leon aggiunse che dal portico c'era accesso diretto alla spiaggia libera. Dopo di ciò attraversammo qualche corridoio, salimmo la rampa di scale e raggiungemmo le nostre stanze.
"Allora, in fondo a tutto ci sono due bagni. Poi dato che una signorina non può alloggiare insieme a voi ragazzi, le ho gentilmente ceduto la mia stanza e mi sono trasferito in quella di Cloud"
"Secondo me ci è sempre stato" Sora si avvicinò al mio orecchio per sussurrare sottovoce e io trattenni a stento una risatina.
Leon non mancò di captare il commento di mio fratello ma decise di sorvolare, così lasciò che Olette si ambientasse nella sua camera e accompagnò noi altri davanti un'altra porta "Questa è la stanza degli ospiti, so che è un po' stretta ma è meglio di nulla. Ci sono un divano letto e una poltrona letto. Scegliete voi come dividervi"
La delusione di dover condividere quella piccola stanzetta si leggeva chiaramente negli occhi di Sora e Hayner, ma io, da persona educata, entrai e mi guardai attorno "Grazie Leon, questa sistemazione è perfetta"
"Figurati, fate come se foste a casa vostra" l'altro si era appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto, ci guardava con interesse mentre noi ci ambientavamo e poi sul suo volto si accese un sorrisetto sarcastico "E quindi, come stanno i vostri genitori? Cloud non la smette mai di parlarmi di loro"
"Non lo biasimo" ridacchiai cogliendo al volo quello che in realtà volesse dire e spostai lo sguardo su Sora e Hayner che avevano deciso finalmente di iniziare a portare dentro i bagagli "Stanno benone, papà è il solito stronzo e mamma è la solita pazza"
"Ehi non parlare male di loro" rimbeccò Sora stranamente offeso, lanciandomi un cuscino addosso.
"Non sta parlando male, è la pura verità" quando mi difese Hayner, sentii le guance andarmi a fuoco e non potei trattenere un gran sorriso. Lui non aveva mai conosciuto i miei genitori ma dopo i miei racconti in un certo senso non gli erano mai stati simpatici. I miei genitori non erano persone cattive, o almeno era quello di cui cercavo di convincermi ogni volta che entravo e uscivo dalla loro villa infernale, loro erano solo delle persone molto particolari che davano
particolarmente conto agli affari e alle facciate.
"Ma se neanche li conosci!"
"E mai vorrò farlo"
Sapevo che quell'argomento si sarebbe presto trasformato in un'accesa discussione: Sora era molto attaccato ai nostri genitori e non gli era molto simpatico Hayner, i medesimi sentimenti erano condivisi da quest'ultimo però con il passare del tempo erano riusciti a raggiungere una sorta di equilibrio per amor mio. Così per sfuggire a quella quiete imbarazzante ornata da occhiatacce fulminanti che si dedicavano i due, io mi adoperai a cercare qualcosa con cui occuparmi e optai per dare un'occhiata all'armadio nell'angolo così da poter iniziare a suddividere gli spazi da utilizzare.
"Ma quanto è grande questo armadio! Di che materiale si tratta, Leon?" interpellai l'uomo alle nostre spalle per cambiare argomento e questo, preso alla sprovvista, esitò un attimo prima di rispondere.
"Oh...uhm... è legno di noce"
"Noce? Io adoro il noce... e anche le noci, forse queste di più ma il materiale è ugualmente bello!"
"Rox che diavolo dici?" mi redarguì Hayner altrettanto stupito come Leon sui miei farneticamenti "Tu sei allergico alle noci"
"Ah davvero? Me ne ero dimenticato" risi nervosamente tornando a ispezionare le varie ante ma qualcosa intralciò la mia attività.
Accadde tutto in una frazione di istante ma la sequenza fu densa di azioni.
Nel momento in cui poggiai la mano sulle maniglie, entrambe le porte si aprirono improvvisamente e dall'interno ne uscì una ragazza.
Una ragazza in costume per dirla tutta.
Una ragazza in costume che inciampò e mi cadde addosso.
Okay, mettiamo un attimo in pausa la scena e analizziamo la situazione: solitamente quando una ragazza mozzafiato ti cade addosso, la reazione istintiva della libido porta l'essere di sesso maschile a mettersi in mostra e ostentare tutta la propria virilità attraverso gesti protettivi e premurosi come portare in salvo la fanciulla e assicurarsi che stia bene.
Ovviamente non fu quello il mio caso.
In un primo momento riuscii a trattenere un'esclamazione di sorpresa e da bravo gentiluomo la afferrai tra le mie braccia ma la sconosciuta mi calpestò un piede e fece perdere l'equilibrio anche a me. Cascai al suolo con lei addosso, nella caduta sbattei la testa contro il comodino e come se non bastasse anche la sveglia decise di dare il suo contributo finendomi sulla fronte. A quel punto non potei tacere un lamentoso guaito di dolore dalla tonalità tutt'altro che virile. Nient'altro da aggiungere.

Sfiga vs Roxas in trasferta: 1-0

Non ebbi neanche il tempo di comprendere perfettamente quello che era accaduto che Hayner sopraggiunse prontamente per coprirmi gli occhi con le sue mani "Non guardare queste cose Rox, so che è la prima volta per te vedere una ragazza così svestita e potresti rimanere scioccato!" esclamò con fare protettivo e tacitamente irrisorio, ma non mancò però di fare un lungo fischio e qualche verso gutturale di apprezzamento, palesemente rivolto a quella sconosciuta. Ero pure "cieco" in quel momento ma non sordo, così mi divincolai in malo modo e lasciai andare la fanciulla che aveva l'aria più addormentata che desta.
"Oh, ecco dov'eri finita" intervenne alla fine Leon che non si era mosso di un millimetro dalla sua, a quanto pare, comoda posizione; si era solo limitato ad inarcare le sopracciglia e variare di una nota la tonalità di voce "Hai dormito lì?"
La ragazza incespicò per la stanza tra i vari bagagli fino ad arrivare vicino alla porta prima di battere un paio di volta le palpebre per svegliarsi meglio e rivolgersi a Leon, a giudicare dalla sua espressione era molto probabile che non si fosse accorta né di noi né del casino che aveva appena creato "Suppongo di sì dato che mi sono appena svegliata. Ieri devo avervi aspettato così tanto che alla fine mi sono addormentata senza accorgermene"
Io e Sora fissammo la scena a bocca aperta, mio fratello aveva un'espressione più che scandalizzata e ogni tanto mi picchiettava il braccio e indicava i due, al mio lato Hayner invece pareva più che entusiasta dello scenario così per ripicca gli pestai un piede.
"Pensavamo fossi tornata a casa" fu l'unica risposta che Leon fu capace di dare.
"Fate schifo a giocare a nascondino"
"Io e Cloud siamo troppo vecchi per fare questi giochi"
"Ma non troppo per fare
ginnastica da camera vero?"
"Non sono affari tuoi"
"E neanche troppo vecchio per essere sempre così antipatico"
La strana ragazza però non sembrò dispiaciuta dalle risposte poco entusiaste anzi, si limitò a sbadigliare prima di augurarci la buona notte e lasciare la stanza e probabilmente anche la casa
Dopo aver assistito a quella scena del tutto insensata, l'unica cosa che riuscii a fare fu rivolgere un'occhiataccia a Leon in cerca di spiegazioni, mentre Sora analizzava l'armadio per assicurarsi che non ci fossero altre presenze clandestine.
"Perché non mi avete detto che qui la vita è così bella? Mi ci sarei trasferito prima!" l'entusiasmo di Hayner mi terrorizzò non poco.


Il ticchettio dell'orologio appeso alla parete era l'unica cosa che mi avvertiva del passare del tempo mentre la mia mente vagava e il mio corpo giaceva quasi come se non avesse vita.
Il sole era basso nel cielo e tingeva di rosso qualsiasi superficie che i suoi raggi toccavano, tra poco sarebbe stato inghiottito dal mare e avrebbe ceduto il posto alla sera. Forse quel caldo afoso avrebbe finalmente dato un po' di tregua a noi che non eravamo abituati a quelle temperature, infatti, complice anche il fuso orario, dopo aver disfatto le valigie, messo tutto a posto e aver preparato i letti eravamo tutti caduti in uno stato quasi comatoso e nessuno sembrava avere la forza né la volontà di alzarsi dal proprio giaciglio.
Olette riposava nella sua stanza, Sora occupava la poltrona letto e sembrava aver lasciato il mondo dei vivi e Hayner era beatamente avvinghiato al mio corpo, incurante del fatto che io fossi in procinto di sciogliermi a causa del caldo torrido. Io, dal mio canto, ero steso su un lato con la schiena che combaciava con il corpo del mio ragazzo e un braccio che penzolava dal letto e grattava la testolina di una stranamente tranquilla Chelsea Bun. Sapevo che, come gli altri, avrei fatto meglio a riposare in vista del barbecue di quella sera con i colleghi di Cloud e Leon però non riuscivo a trattenere l'impellente curiosità - e forse anche una punta di nervosismo - di rivedere di nuovo dopo anni mio fratello maggiore; certo, ogni tanto si faceva vedere a casa, soprattutto durante le festività, però erano ormai un paio di anni che aveva tagliato quasi tutti i rapporti con i nostri genitori. Inoltre il fatto che ci avesse invitati a casa sua così all'improvviso e con poco preavviso in un certo senso mi turbava perché Cloud non era mai stata una persona particolarmente loquace, e anche se è stato sempre riguardevole nei confronti miei e di Sora, poco ce lo vedevo a coinvolgerci nei suoi affari.
Parlando di affari personali, io e quell'idiota di Sora eravamo di nuovo in ristrettezze economiche a causa dei costi di riparazione della nostra auto. Nostro padre si era rifiutato di coprirle o anche solo di aiutarci e non ci aveva permesso di toccare i nostri conti in banca, poi si era aggiunta quest'improvvisa fuga dalla città che non aveva giovato alla nostra situazione e quindi ora, anche se eravamo in vacanza, avrei potuto ovviare solo in un modo.
"Allora cosa ne pensi?" sussurrai a bassa voce per non svegliare Sora e Chelsea Bun altrimenti avrebbero iniziato a far casino.
"Che va bene" fu la risposta impastata di Hayner che giunse forse con un po' troppo ritardo.
"Anche se siamo ospiti non voglio assolutamente gravare, però credi che Leon e Cloud possano aiutarci?"
"Come vuoi"
"Spero che staremo insieme, non sopporto l'idea di essere separato da te" continuai a sussurrare e ringraziai di essere girato su un fianco, perché sapevo di essere arrossito e non volevo essere scoperto da Hayner altrimenti poi mi avrebbe preso in giro, tuttavia la sua risposta non fu tanto entusiasta quanto me.
"Mmh"
"Ehi mi stai ascoltando?" provai a domandare dopo una breve pausa e quando ancora una volta non ebbi risposta mi girai verso Hayner e lo strattonai bruscamente per farlo svegliare.
"Porca puttana, Roxas! Che cavolo vuoi?" imprecò questi aprendo finalmente gli occhi e il mio broncio non poté che accentuarsi.
"Abbassa la voce" gli intimai e poi aggrottai la fronte "Non mi stavi ascoltando"
Hayner sbadigliò rumorosamente e poi socchiuse di nuovo gli occhi "Ma certo che ti ascoltavo"
"E invece no, stavi dormendo!"
"E invece sì che ti ascoltavo"
"Ok allora cosa ti ho chiesto?"
"Se...uh... se una sera di queste ti va di andare fuori con me?"
"Lo vedi? Non mi stavi ascoltando"
"Diamine Rox, ho sonno" Hayner comprese che non avevo intenzione di lasciarlo tornare a dormire tanto facilmente così, dopo un lungo sbadiglio, si mise a sedere e puntò lo sguardo fisso su di me "Allora, che cosa vuoi?"
"Ti avevo detto che... uhm... siamo in ristrettezze economiche, la settimana scorsa quel deficiente di Sora ha distrutto la macchina e le spese di riparazione mi hanno un po' prosciugato... ho dovuto pagare di tasca mia perché i nostri genitori gli hanno bloccato il conto e può prelevare solo una certa cifra al mese... devo rientrare con i conti e dato che ci troviamo in vacanza vorrei anche togliermi qualche sfizio"
"E quindi?"
A quel punto decisi di mettermi a sedere accanto a lui e abbassai leggermente lo sguardo alla vista della sua espressione interrogativa "E quindi credo che dovremo cercarci un lavoro" mormorai giocherellando con l'orlo della mia maglietta.
Hayner sembrò più che sorpreso dalla mia affermazione, come avevo immaginato non mi aveva affatto ascoltato ma sembrava averla presa meglio del previsto infatti mi diede qualche colpetto sulla testa e sospirò.
"Va bene, ho capito..." sussurrò arruffandomi i capelli e mi sorrise. Io feci lo stesso, rincuorato dal suo buon umore, ma feci l'errore di dare per scontato il significato della sua affermazione positiva, e infatti... "Domani vi accompagnerò durante la vostra ricerca!"
Dopotutto questo era il vecchio e pigro Hayner, colui che preferiva relegare qualsiasi lavoro o problema sulle spalle degli altri piuttosto che dare una mano. Lo conoscevo troppo bene e ancora mi chiedevo come potevo essere così stupido ogni volta da cascarci e rimanerne deluso.
"No non hai capito," mi affrettai a precisare "Anche tu devi lavorare"
Hayner inarcò un sopracciglio ed emise una risata bassa e sarcastica "Cosa hai detto?"
"Che devi lavorare anche tu"
"Oh- non credo proprio, mio caro. Io lavoro tutto l'anno e non ho intenzione di farlo anche in vacanza" chiarificò con tono perentorio, incrociando le braccia al petto, sottintendendo che la mia era una richiesta stupida e ingiustificata.
"Tu ti sei autoinvitato qui e ti ho anche dovuto pagare il biglietto!"
"Beh? La tua famiglia mi sembra più che benestante"
"La mia famiglia, ma non io! Sono un semplice studente universitario perseguitato dalla sfiga con a carico un cane e un fratello scemo che non può spendere quello che guadagna"
Hayner non sembrava interessato alle mie motivazioni, glielo si leggeva nello sguardo perso che aveva assunto, infatti quando terminai di parlare mi sorrise ammiccante "Non avresti mica voluto partire senza di me, il tuo caro e amato fidanzatino? Le cose belle si condividono, finché morte non ci separi"
"Anche le cose brutte si condividono" borbottai esasperato aggrottando la fronte e gonfiando le guance.
"Non in vacanza Rox, non in vacanza" mi strappò un bacio a fior di labbra e si alzò dal letto per stiracchiarsi "Sapevi che c'è la vasca idromassaggio? Non lo conosco nemmeno ma adoro tuo fratello!"
Non potei più ribattere alla sua affermazione, ormai si era già volatilizzato dalla stanza. A quel punto sospirai sconsolato e mi lasciai cadere sul letto, non avrebbe avuto senso combattere oltre.
Perché cazzo non ero rimasto nella mia monotona e uggiosa Londra?


Ricordo di aver sognato un paio di occhi verdi.
Era un verde così intenso come un raro smeraldo, liscio e luccicante, che brillava di luce propria quando con una mano veniva ammirato alla luce del sole. Quella tonalità così sfavillante che solo i folli avrebbero agognato di cercare. L'erba dei pascoli più incontaminati sulle alture rocciose dell'Europa, l'acqua cristallina del mar dei Caraibi, lo splendente piumaggio dei più eleganti uccelli esotici. Erano gli occhi di un dio greco così delicati e al contempo feroci, accompagnati da due piccole lacrime che contrastavano con il chiarore del suo incarnato.
Il volto sconosciuto iniziò pian piano a prender forma e apparvero così anche un paio di labbra sottili, ma quando esse si dischiusero per parlarmi io mi svegliai di scatto, grondante di sudore a causa del caldo e senza neanche il più vago ricordo di ciò che avessi sognato. Ero ancora abbastanza addormentato per mettere a fuoco il mondo attorno a me ma non abbastanza da non rendermi conto del chiasso che lentamente stava iniziando a pizzicare alle mie orecchie. Era ovattato per via della porta chiusa ma era udibile. Il letto di Sora era vuoto, del cane neanche l'ombra e il sole era quasi del tutto calato.
Mi feci forza e coraggio e, dopo una preparazione mentale di un paio di minuti, decisi di fare il mio ritorno trionfale nel mondo dei vivi.
Ma prima di ciò avrei dovuto ricordare di indossare le scarpe e mettere in conto l'infamia dello spigolo del comodino. Quando il cervello registrò il dolore proveniente dal mignolo del mio piede sinistro fu doveroso per me iniziare a imprecare coloritamente contro qualsiasi cosa animata e inanimata che mi capitava a tiro.
"Fanculo anche a te" sbraitai quando Chelsea Bun arrivò trotterellante verso di me.
Mi guadagnai un ringhio sdegnato ma almeno mi sentivo meglio.


Era il tramonto e quando misi piede in salotto mi sentii quasi come catapultato nel bel mezzo di una guerra.
Musica a tutto volume, fiumi di alcol, luci colorate, gente che brulicava da ogni angolo e il tavolo del salotto addobbato per il
beer pong.
Il
beer pong, signori. Il classico gioco da universitari che ti indirizza verso una di quelle sbronze megagalattiche che mai potrai dimenticare, o almeno per quanto riguarda le schiappe come me. Quando intravidi Sora, Hayner e Olette in compagnia di bicchieri (pieni di chissà quale intrugli) già a proprio agio con quegli stranieri, compresi che tutti i miei buoni propositi di fare una sana vacanza all'insegna dell'astemia erano già andati a farsi fottere.
"Devo iniziare a portare più rispetto per i fratelli soldati che rischiano la propria vita in guerra" decretai tra me e me stringendo i pugni e preparandomi a buttarmi nel campo di battaglia per raggiungere gli altri. Dovevo assicurarmi a tutti i costi che nessuno facesse stronzate. Quando Cloud mi aveva detto che quella sera ci sarebbe stato un barbecue in giardino con i loro colleghi per festeggiare la fine delle riprese del primo film in cui aveva recitato, mai avrei immaginato che stesse parlando di uno scenario in stile Apocalypse Now. Io non ero tanto un tipo da feste e il fatto che persino Chelsea Bun sembrava socializzare molto meglio di me la diceva lunga.
Mi guardai timidamente attorno e continuai ad avventurarmi per la casa, attento ad evitare le persone con bicchieri traboccanti come se fossero mine pronte ad esplodere, fin quando non mi sentii afferrare da dietro e un paio di mani iniziarono a vagare sul mio petto.
Prima ancora che potessi urlare dalla sorpresa, una voce femminile abbastanza divertita mi precedette "Tu sei uno dei bimbetti di stamattina vero?"
Mi divincolai dalla sua presa e le lanciai una lunga occhiata accigliata. Era una ragazzina di media altezza, con i capelli neri corti, i tratti orientali e un ampio sorriso in volto. Indossava anche uno strano kimono, fin troppo poco convenzionale e caratteristico, che le arrivava a metà coscia e ai piedi aveva delle zeppe vertiginose. A occhio e croce sembrava essere sulla ventina ma l'esperienza mi diceva che aveva sicuramente qualche anno in più.
"E tu sei la ragazza dell'armadio!" sbottai, poco entusiasta del modo in cui aveva iniziato a toccarmi "Che cosa vuoi da me?"
"Volevo illudermi che sotto la tua maglietta ci fosse un po' di sostanza" lei mi rispose ancora sorridente, non sembrava per niente turbata dalla mia risposta scontrosa, poi con fare teatrale sospirò e agitò un dito per aria "Ma non c'era niente, solo pelle e ossa. Sono stata sfortunata anche questa volta"
Arrossii di colpo a quelle parole e il mio spirito fu animato da un furore rinnovato "Senti non metterti strane idee in testa, sono già impegnato. Ricordi l'altro ragazzo biondo di stamattina?"
Lei annuì e io sorrisi soddisfatto.
"Esatto, sto proprio con lui"
La ragazza inarcò un sopracciglio e con un'innocenza disarmante alzò il pollice e indicò qualcosa di imprecisato alla sua sinistra "Parli di lui?"
La scena che mi si presentò agli occhi era una di quelle che mai avrei desiderato vedere: Hayner che parlava concitatamente con due ragazze.
A quella vista fui invaso da un'ondata di gelosia e, mentre sibilavo malefici sottovoce, fulminai con lo sguardo quelle due sciacquette che si stavano strusciando vicino al
mio ragazzo.
"Ti stai trasformando in un Gremlin?" commentò vagamente divertita la mora ma io la ignorai deliberatamente.
Contrassi la fronte e iniziai ad avanzare con passi pesanti verso il mio obbiettivo, in quel momento mi dimenticai di tutto il resto attorno a me e per questo, senza che potessi accorgermene, fui spintonato da qualcuno e per errore finii addosso ad un vero e proprio colosso.
"Cazzo!" abbaiò il tipo mentre si tastava con foga i propri abiti. Ci misi qualche istante più del dovuto per registrare l'accaduto ma alla fine notai con orrore un'estesa macchia svettare su un improbabile abito scuro che mi ricordava vagamente la divisa di un combattente di un videogioco. Le altre cose di quell'energumeno che catturarono poi la mia attenzione furono i capelli lunghi di un improbabile color argento e un'espressione furiosa.
"Mi...mi dispiace!" sbiancai e mi scusai immediatamente, terrorizzato dall'aria selvaggia dell'uomo. Con gran velocità poi feci per sgattaiolare via ma questi mise una mano sulla mia spalla e mi trattenne con fermezza davanti a sé.
"Mi hai fatto versare il mojito" tuonò lo sconosciuto, poi fece una breve pausa durante la quale mi studiò velocemente "Questo è davvero sgarbato da parte tua"
"Mi dispiace tanto signore, sono mortificato"
"Ottimo. Era questo il mio intento, piccolo Cloud"
"In realtà il mio nome è Roxas, signore. Cloud è mio fratello"
"Roxas?" ripeté l'altro assumendo un'espressione pensierosa.
"Sì signore"
"Uhm, Roxas...." continuò meditante "Noi ci siamo già visti da qualche parte, ne sono sicuro. Magari in un universo parallelo, in una situazione differente.... in cui io per vendicarmi dei torti subiti da Cloud ho cercato di ucciderti ma tu ti sei salvato per pura fortuna*... proprio come ha fatto Harry Potter la prima volta che ha incontrato Voldemort"
Rimasi in silenzio, ancora paralizzato dall'imponenza del tizio, la cui aura tenebrosa mi faceva accapponare la pelle. Forse era un fanatico o solo il cosplayer di qualche personaggio, fatto sta che era dannatamente efficace.
Fortunatamente arrivò subito la ragazzina di prima in mio aiuto.
"Seph smetti di spaventare il bimbo. Lui è il fratellino del nostro Cloud"
L'uomo mi scrutò ancora per qualche lungo secondo e poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Sì, lo avevo immaginato" esclamò prima di rivolgersi a me "Avresti dovuto vedere la tua espressione, sembravi sul punto di fartela addosso. Tranquillo bimbo non sono arrabbiato per i vestiti, tanto a fine serata andremo tutti a fare un bagno a mare. Dopo vieni a farti un goccetto con noi, offro io"
Giuro, avrei voluto prenderlo a pugni ma non lo feci per il benessere della mia persona, così stentai un sorrisetto impacciato e lui mi arruffò i capelli con una mano prima di tornare ad unirsi alla mischia.
"Stai alla larga, è ancora minorenne!" lo avvertì con voce alta la mia salvatrice ma dubitai che l'altro avesse potuto sentire con tutto quel casino, poi la vidi farmi l'occhiolino e mi passò una mano sulla spalla "Non farci caso, è un tipo strano. Io comunque sono Yuffie, sono amica di tutti qui quindi mi vedrai un po' dappertutto"
"Io sono..."
"Tu sei Roxas! Il valoroso fratello che è accorso in patria per salvare la principessa Cloud" mi anticipò prima che io potessi terminare la mia presentazione "E tu sei Chelsea Bun vero? Ma che bella bambina che sei" la vidi inginocchiarsi e dimenarsi vicino alla cagnetta festosa che era apparsa da chissà dove.
Forse era una mia impressione ma lì la gente non sembrava avere tutte le rotelle a posto.
Annoiato da quella scena, tirai un pesante sospiro e andai a rifugiarmi fuori nel portico con la speranza di prendere un po' d'aria, e lì fui inaspettatamente raggiunto da Hayner che si appoggiò con la schiena alla ringhiera di legno.
"Ehi" mormorò passandomi un bicchiere pieno di qualche roba sconosciuta.
"Ehi" risposi con stanchezza.
Mi passò una mano attorno alle spalle e lo sentii ridacchiare "Ti sei svegliato, a breve sarei salito a chiamarti"
Io storsi il naso "Non ti scomodare, ho notato che eri già in dolce compagnia"
"Parli di quelle due ragazze? Stavo solo facendo conoscenza"
"Certo, solo conoscenza"
Hayner mi guardò e mi stampò un bacio sulla guancia. Era una cosa che faceva sempre quando non voleva che si iniziasse una nuova discussione.
"Certo che è proprio uno sballo, qui è pieno di gente stralunata... li hai conosciuti tutti?"
Io scossi il capo.
"Allora ci penserò io. Ce ne sono di tutti i tipi: abbiamo un fanatico delle spade" indicò il lunatico che avevo conosciuto poco prima che stava dando spettacolo sbandierando uno spadone irrealmente lungo, assieme ad un altro forsennato che invece era occupato in una pietosa esibizione canora di
Surfin' Bird "Quello lì si chiama Sephiroth e probabilmente la lunghezza della sua spada vuole rimpiazzare qualche mancanza fisica... l'altro invece è Zack, pare che anche a lui piacciano molto le spade ma non quanto sputtanarsi in pubblico" io scoppiai a ridere e lui mi seguì a ruota, poi si girò altrove "Yuffie, la pazza che si crede una ninja" indicò la ragazzina mora che si arrampicava addosso ad un uomo di mezza età per rubargli una bottiglia di birra "Lui è Cid, un vecchio antipatico con cui penso che passerò molte serate al bar. Poi c'è un'amante del pollice verde" disse facendo segno verso una donna molto carina che parlava allegramente con un'altra ragazza dai capelli corti altrettanto carina "pare che Aerith coltivi erba tra tutti i vari fiori... quella ragazza accanto a lei, Yuna, invece fa le sedute spiritiche. Che ne dici di farne una?"
"Ma neanche per sogno!" ribattei fintamente indignato ma continuando a ridacchiare.
Un tonfo sordo ci distolse dalla nostra conversazione e vidi un paio di ragazzi riversare a terra un barilotto di birra probabilmente vuoto, a quel punto mi chiesi se fossero stati davvero Leon e Cloud a organizzare quella sottospecie di rimpatriata.
"Allora, come ti sembra questo posto?"
Puntai lo sguardo su Hayner e poi verso l'orizzonte davanti a noi, rimasi a contemplare l'oceano per qualche momento prima di rispondere "Ti mentirei dicendoti che Londra non mi manca. Le persone qui sembrano uscite da un manicomio e ci sono troppi
cliché americani..."
"E ci credo, siamo in America!"
Io sorrisi "Però gli scenari sono mozzafiato e non è ancora successo niente di estremamente drammatico, quindi aspetterò per dare una mia opinione... dopotutto non siamo neanche al primo giorno"
"Ehm Rox... guarda un po' la" mi picchiettò sulla spalla e mi fece cenno di guardare davanti a noi. Io seguii il suo sguardo, curioso di cosa avrei potuto trovare e per poco non mi venne un mezzo infarto.
Olette. Ubriaca. Faceva la civetta con quel Zack e lui sembrava più che entusiasta!
Non ci pensai due volte ad abbandonare Hayner e correre come un forsennato verso di lei. Un po' di solitudine non gli avrebbe fatto male per una manciata di minuti, quello che avrebbe potuto fare la mia amica invece sì.
Olette era una mia carissima amica ma a volte era un po' troppo viziata per i miei gusti, quando aveva infatti saputo della mia imminente partenza aveva fatto ferro e fuoco pur di unirsi nel viaggio. Aveva detto che la lontananza avrebbe giovato al suo rapporto con Pence. Quest'ultimo inizialmente non era d'accordo e, assieme a me, aveva cercato di farle cambiare idea ma poi era giunto anche lui alla conclusione che forse avrebbero potuto fortificare il loro rapporto e quindi l'aveva affidata alle mie cure. Il problema è che a Olette piacciono molto le feste e gli alcolici ma non li regge molto - sapete, lei rientra in quella categoria di ubriaca felice... e arrapata. E Pence era il nipote del mio
caro professore.
"Okay, okay, la serata è finita" dichiarai frapponendomi tra i due. Rubai il bicchiere di non-so-che dalle mani di Olette e lo passai al ragazzo dai capelli neri "Ti ringrazio per averla intrattenuta ma ora è tempo dei saluti"
"Ridammelo, io avevo sete" rimbeccò la castana appendendosi a me, il suo alito puzzava tremendamente e da ciò dedussi che non ci era andata con leggerezza.
"Ehilà bimbo, tu sei il mini-Cloud inglese vero?" domandò il dongiovanni mancato abbassandosi verso di me per fare contatto diretto con i miei occhi "Io e Olette ci stavamo divertendo, potresti restituirmela?"
Io corrugai la fronte e assottigliai gli occhi "Prima di tutto, io non sono un
bimbo. Seconda cosa, non sono un mini-Cloud inglese. Terzo, no non puoi avere Olette... è già fidanzata ufficialmente quindi stai alla larga da lei"
"Che sbadato, non mi sono ancora presentato. Io sono Zack Fair,
gran-pezzo-di-figo per le ragazze ma per te potrei fare un eccezione e lasciarmi chiamare così"
"... io invece sono
stanco di avere a che fare con degli esaltati, ma ma per te potrei fare un eccezione e lasciarmi chiamare vai a farti fottere"
Zack scoppiò a ridere e mi sorrise malizioso "Se sfoggiassi il mio sorriso migliore me la cederesti per un altro po'?"
Rimasi a scrutarlo, insicuro se allontanarmi e piantarlo in asso come uno scemo oppure se mollargli un cazzotto in faccia. Alla fine conclusi che forse per una persona aggraziata come me sarebbe stato poco signorile ricorrere alla forza, così presi Olette per la vita e con non poca fatica la riportai dentro in mezzo a quel mare di gente.
"Lasciami stareee" iniziò a lamentarsi mentre io la trascinavo verso le scale, la mia intenzione era di chiuderla nella sua stanza e aspettare che si addormentasse, così sarebbe stata innocua.
"Ti lascerò tra poco, ma adesso sali le scale"
"No, lasciami! Chi diavolo sei, tra l'altro?"
"Sono Roxas" le riposi con esasperazione, quando si ubriacava la ragazza iniziava ad assumere comportamenti strani.
"Non sei Spiderman?"
"No, non sono Spiderman"
"E allora vai viaaaa... solo... solo Spiderman può portarmi in camera mia"
Roteai gli occhi in preda all'avvilimento, mentre la intrattenevo con quel discorso senza senso ero riuscito a portarla in cima alla rampa di scale, avrei dovuto pazientare ancora poco e avrei potuto tirare un sospiro di sollievo. Questo fu l'unico motivo che mi spronò a reggere ancora quella farsa assurda.
"Io sono Peter Parker, non posso cambiarmi qui davanti a tutti" sussurrai al suo orecchio.
"Ohhh, Peter Parker... sei in borghese?"
"Sì, sono qui assieme al mio amico Deadpool"
"Lo sapevo che il fratellone di Sora e Roxas conosceva tante celebrità!"
Aprii la porta della stanza di Leon, me la chiusi alle spalle e accompagnai Olette al letto.
"Okay, adesso te ne stai buona qui e vai a dormire"
"No, Peter, tu non vai da nessuna parte" Olette mi afferrò per il colletto della mia maglietta e con una forza inumana mi gettò sul letto "Tu non vai da nessuna parte se prima non mi avrai fatta tua" dichiarò salendo sopra di me prima che io potessi rialzarmi.
Nel suo sguardo velato dall'alcol si leggevano ardore e desideri perversi.
Pregai qualsiasi entità celeste e ultraceleste di darmi la forza di portare a compimento il mio lavoro e non cedere ad alcuna tentazione mentre la ragazza aveva adesso preso ad alzare i lembi della mia maglia.
"No, Olette. Ferma e non rendere il mio compito infame ancora più complicato"
"Peter... mi stai per caso rifiutando? Io... io credevo di piacerti" la sua espressione si colmò improvvisamente di dolore e quasi si ritirò da quella posizione molto ambigua. Ne approfittai così per sfilarmi da sotto al suo corpo e mi misi in piedi davanti a lei. Se Hayner ci avesse visti credo che la mia vita sarebbe terminata lì.
"Lette, io non sono Peter Parker, sono Roxas... e sto con Hayner, così come tu stai con Pence. Tu lo ami, no? Non vorrai mica tradirlo?"
"Roxas?" Olette mi guardò spaesata, come se non avesse colto tutta la dinamica dei fatti, poi i suoi occhi si riempirono di lacrime "Tu... tu sei Roxas e non Peter Parker? Perché mi hai mentito? Perché illudermi e approfittare della mia immensa bontà?" singhiozzò, scossa dai singulti.
"No, no, aspetta" cercai di dire nervosamente ma questo non fece altro che peggiorare la situazione e la castana iniziò ad inveire a voce più alta e continuare a piangere.
Proprio in quel momento, come se non bastasse il mio cellulare iniziò a squillare e quando lessi il nome sul display l'ansia mi divorò.
Ovviamente non poteva essere altri che Pence!


Passai quasi un ora alle prese con la depressione di quell'arrapata di Olette ma alla fine riuscii a farla addormentare.
Avevo sfruttato quella breve telefonata di Pence per farli parlare; sentire la voce del ragazzo aveva colpito la consapevolezza della castana ed era scoppiata di nuovo in lacrime perché era stata pervasa dai sensi di colpa, in più il senso di nostalgia aveva contribuito al grazioso quadretto fatto di lacrime e fazzoletti sporchi.
Olette amava le feste ma non aveva messo in preventivo la sua propensione per le attività di socializzazione con l'altro sesso soprattutto sotto l'effetto di alcolici, almeno di questo ne era consapevole quando era sobria.
Una volta uscito dalla stanza il mio primo e spasmodico desiderio fu quello di buttarmi sotto la doccia per lavare via la stanchezza, l'irritazione e la macchia di vomito che mi aveva gentilmente lasciato Olette prima di sprofondare in uno stato comatoso da sbornia. Tuttavia nel corridoio la mia attenzione fu catturata da una serie di strani rumori molto simili a rantoli e imprecazioni, poi qualcosa sembrò sbattere contro una parete e tutto tornò silenzioso per quasi un minuto. Quando i gemiti ritornarono, ora con regolarità, inarcai un sopracciglio e, insospettito andai ad accertarmi che non fosse tutto uno scherzo della mia mente e che soprattutto nessuno stesse usando il mio letto come palestra, così andai ad accostarmi vicino a tutte le porte finché non trovai quella incriminata.
"Ehi Rox! Che fai davanti alla stanza di Cloud? Zack ha detto di averlo visto arrivare mentre noi eravamo tutti fuori"
Bad timing, Sora.
"Sei venuto anche tu a salutarlo?"
Appena vidi mio fratello con quel suo stupido sorriso stampato in volto, mi portai un dito davanti alle labbra e gli feci cenno di star zitto ma questi, essendo il gemello idiota il cui unico scopo nella vita era quello di creare casini, concluse che il mio gesto significava
"Parla a voce alta e cerca di farti sentire da tutti" o qualcosa del genere e infatti lo vidi avvicinarsi sempre più pericolosamente alla porta vicino alla quale ero accovacciato.
"Puzzi di vomito Rox, che diavolo hai combinato?" chiese retoricamente, senza aspettarsi una risposta da me perché comunque non l'avrebbe ascoltata, e prima che potessi intimargli di far silenzio o andar via afferrò la maniglia e aprì la porta "Ciaaaaao Cloud-"
La sua voce però si bloccò assieme alla mano ancora a mezz'aria quando vide la scena che si stava svolgendo all'interno della stanza di nostro fratello maggiore: Cloud addossato alla parete, camicia sbottonata fuori dai pantaloni, Leon che si arrampicava selvaggiamente su di lui e le loro mani fisse in posti in cui non avrebbero dovuto stare.
Si accorsero immediatamente della nostra presenza.
Occhi spalancati, corpi immobilizzati ed esclamammo tutti all'unisono "Porca puttana!"
Prima che gli altri due più grandi potessero ucciderci con la giusta motivazione di aver invaso brutalmente la loro privacy come Hitler aveva fatto con la Polonia, afferrai malamente quel deficiente di Sora per un braccio e lo trascinai giù in cucina dove ci rifugiammo in cerca di riparo.
"Oddio cosa ho visto, oddio cosa ho visto" ripeteva meccanicamente mio fratello mettendosi le mani nei capelli e camminando nevroticamente per la stanza. Non lo biasimavo perché anche io ero scosso come lui.
"Cloud non era etero?!"
"Che ne so! Io credevo di sì ma lo prendevamo in giro perché era sempre così rigido e moralista"
"Mio dio, Sor. Abbiamo fatto di nostro fratello un gay senza pudore"
"Ho paura che mamma e papà si arrabbieranno tanto quando verranno a saperlo"
"Questa volta l'abbiamo fatta grossa"
A interrompere la nostra crisi spirituale fu Zack che era venuto a saccheggiare senza pietà la cucina affermando che tutte le altre scorte erano state già barbaramente razziate.
"La folla si è dileguata?" domandai curioso, guardandolo mentre tirava fuori dal frigo una busta di
Doritos già aperta.
Zack annuì e mi offrì le patatine ma io rifiutai "A quest'ora saranno dispersi nei bar disseminati per la città"
"Ma non sono neanche le dieci di sera" obiettò Sora "La serata è già finita?"
"La serata, amico mio, è ancora giovane. Siamo rimasti in pochi in casa ma tra poco daremo inizio ai giochi"
"Cos'è questa puzza di merda?" proruppe Sephiroth entrando in cucina con una nuova cassa di birra, probabilmente scaricata da qualche macchina.
Certo che ci andavano giù pesante con quella roba.
"Più che merda io direi vomito" chiarificò Zack con la bocca ancora piena di patatine.
"Penso che sia la nuova fragranza della maglia di Roxas" rise Sora indicando l'apocalittica macchia che sfregiava la mia t-shirt.
"Cristo santo, ragazzo! Puzzi da far schifo"
"Grazie per i vostri complimenti" borbottai seccato.
Sephiroth si avvicinò pericolosamente a me con un ghigno malvagio che gli illuminava il volto.
"Ti servirebbe una doccia, ma prima di tutto ciò...." prima che potessi anche solo realizzare cosa stava succedendo, Sephiroth mi caricò sulle spalle, ripercorse il salotto con gran velocità e mi gettò nell'idromassaggio fuori al portico "... bagno di mezzanotte!"
L'acqua bollente mi avvolse come avrebbe fatto il fuoco durante un impetuoso incendio, la potenza del Jacuzzi fu come un'ondata di pugni che mi colpì il volto e le mie vie aeree furono letteralmente inondate da quei violenti getti. Quando riemersi mi sentii improvvisamente prosciugato di tutte le forze.
"Ma che cazzo! Perché l'hai fatto?" sbraitai contro l'uomo dai capelli argentei che stava ridendo come un pazzo.
"È il karma, tu mi bagni e io ti bagno" rispose questi.
"Il karma si era già vendicato sporcandomi di vomito" cercai di obiettare ma l'altro scosse il capo.
"Quello non era il karma, quella era solo sfiga"
Non ebbi nulla da ribattere a quella risposta, mi limitai a sospirare e accettare l'aiuto ad uscire dalla vasca offertomi da Hayner che aveva assistito a tutta la scena. Il fatto che fossi perseguitato dalla sfiga non era nulla di nuovo. Mi appoggiai in testa un asciugamano e iniziai a sfregare i capelli per asciugarli.
"Ragazzi avete finito di fare gli idioti?" una giovane donna con un abito rosa e una lunga treccia castana ci raggiunse fuori al portico e ci riprese con la stessa dolcezza di una madre alle prese con dei bambini piccoli - se non ricordavo male si chiamava Aerith, quella del pollice verde "Seph smettila di importunare i bambini!"
"Non sono un bambino!" tentai di protestare ma ormai ci stavo rinunciando.
"Allora gente, vi va una partitina a poker?" si unì al gruppo la zelante Yuffie seguita a ruota da Chelsea Bun stranamente inquieta.
"Volentieri!" enfatizzarono Sora e Hayner all'unisono alzando le mani in alto, mentre io incrociai le braccia al petto, pronto a trovare una scusa per defilarmi. Me ne sarei andato al pano di sopra, avrei abilmente evitato Leon e Cloud, mi sarei andato a fare una bella doccia calda e poi dritto a letto. Ma come giusto che fosse, ero troppo sfigato per far si che i miei piani andassero a buon fine per una volta.
"Chelsea!" esclamò Sora, ricordatosi finalmente dell'esistenza della sua creatura da compagnia "Perché sei così agitata? Non ti è piaciuta la festa, sei stanca? O qualcuno ti ha dato fastidio?" parlava frettolosamente mentre affondava le mani nel pelo della bestiolina in preda ai lamenti "Rooox, puoi portarla fuori?"
"Cosa?" sbraitai a quel punto "Portacela tu, è il tuo cane!"
"Tanto lo so che non volevi neanche giocare a poker!"


Un giorno.
Un giorno me l'avrebbero pagata tutti.
Un giorno il buono e disponibile Roxas sarebbe cambiato e avrebbe punito tutti gli opportunisti che si ostinavano ad abusare della sua pazienza.
Un giorno...
"Ma che cazzo!" strepitai scostando malamente quel maledetto cane che, liberatosi dei propri bisogni, adesso scodinzolava felice in giro tra le aiuole ed era venuto a bagnarmi i pantaloni con le zampe sporche di fango.
Mi abbassai a terra, presi un rametto e lo lanciai lontano così da liberarmi per qualche minuto di quella peste.
Sora, Hayner e tutti gli altri sconosciuti si erano praticamente coalizzati contro di me affermando che se non avessi voluto giocare a carte con loro allora avrei dovuto almeno adoperarmi per quel
"dolce cagnolino sofferente". Così controvoglia e di pessimo umore, ero stato costretto ad una veloce doccia, a rivestirmi di abiti puliti e ad avventurarmi per quelle strade che non avevo mai visto in vita mia.
Anche se ormai era buio grazie ai lampioni riuscivo comunque a farmi un'idea di quella zona e ammisi tra me e me che dopotutto non era male. Era un quartiere residenziale con delle villette in legno non propriamente omogenee; a differenza dei canoni inglesi a cui ero abituato qui si susseguivano abitazioni di tutti i tipi, dai cottage a un piano alle sfarzose case di tre piani, tutte contornate da giardini e alberi. Una caratteristica che mi piaceva di quella città erano le palme che costeggiavano le strade.
"Quello è un pigiama?"
Una voce sconosciuta proveniente dal marciapiede di fronte mi fece trasalire, lanciai un'occhiata attorno a me per assicurarmi se non ci fossero altre persone oltre a me e poi alzai lo sguardo alla persona appoggiata ad un albero. La debole luce del lampione lì vicino non riusciva ad illuminarlo a dovere ma non c'erano dubbi che si trattasse di un ragazzo. Era abbastanza alto e aveva dei capelli lunghi e selvaggi di un acceso rosso cremisi, gli occhi erano invece nascosti da un paio di occhiali.
"Che cosa?" domandai insicuro di aver compreso bene quello che mi aveva appena chiesto.
"Un pigiama da donna..."
Questa volta fu una constatazione e io d'istinto portai lo sguardo sui miei abiti. Non aveva tutti i torti affermando che fosse un pigiama perché
lo era. Un caldo e morbido pigiama di pile di un pallido azzurrino regalatomi da Olette - in realtà un tempo era stato suo. Il fatto è che da piccoli dal momento che vestivamo taglie simili, ci divertivamo a scambiarci i vestiti e prenderci in giro l'un l'altro, a volte partecipava anche Sora ai nostri giochi stupidi; ed ero rimasto attratto da quei pigiamoni così soffici e pelusciosi che indossavano anche le amiche di Olette durante i pigiama party. Mi sono sempre detto che era davvero ingiusto che soltanto le ragazze potessero avere dei pezzi di vestiario così comodi! Alla fine, un po' perché era cresciuta e non le andava più così bene e un po' perché diceva che le piaceva addosso a me, Olette aveva deciso di regalarmelo e da quel giorno io e quel pigiama eravamo diventati amici inseparabili. In circostanze normali non mi sarei mai mostrato in pubblico con una chicca del genere, ci tenevo alla mia virilità e alla mia estetica ma le vicissitudini di quella giornata mi avevano stizzito e quindi l'unica cosa che cercavo era un po' di pace e comodità.
"... e non ti sta neanche male!" continuò il tizio dopo avermi lanciato un'occhiata esaustiva.
Io inarcai un sopracciglio e strinsi tra le mani il guinzaglio di Chelsea Bun "Dici a me?"
Lo straniero si mise le mani nelle tasche dello striminzito jeans che indossava e spostò tutto il peso su una gamba "Sì che parlo con te, bimbo. Non vedo altri biondini con indosso un pigiamino del genere" sfoggiò un sorrisetto malizioso e con molta probabilità derisorio.
"Piantala di dire queste cose... che diavolo vuoi da me?"
"Di dire cosa, la verità?"
C'era qualcosa di quel tipo che mi dava estremamente fastidio, forse era la sua postura scomposta o il suo sorrisetto sghembo o anche il suo tono irrisorio. Solitamente quando mi trovavo davanti a tipi del genere giravo sui tacchi e me ne andavo senza badare alle loro parole, però questa volta per uno strano motivo sentii il bisogno di difendermi.
"Era comodo e soffice, okay? Dove abito io la gente non si cura di quello che fai!" commentai velenosamente.
"Anche qui nessuno ti direbbe niente" rispose facendo spallucce l'uomo, poi lo vidi trafficare con le mani nella giacca di pelle e ne cacciò un bastoncino di legno - probabilmente liquirizia - che si ficcò in bocca con nonchalance "Il problema è che io non sono
nessuno"
"Perfetto, un altro esaltato..." sussurrai a voce bassa ma non tanto bassa da passare inascoltata e infatti l'altro si mostrò subito genuinamente incuriosito.
"Un altro? Hai incontrato qualcun altro prima di me?"
"Neanche lo immagini" risposi al pensiero di quei pazzi che affollavano la casa di mio fratello "Piuttosto si può sapere chi diavolo sei?"
Con un gesto teatrale lo straniero si tolse gli occhiali e rivelò degli occhi di un profondo e brillante verde che quasi risplendeva nel buio della notte. A quella vista mi ritrovai a deglutire.
"
Chiunque tu vuoi che io sia..." mi rispose cercando maliziosamente il mio sguardo.
Ignorai deliberatamente il chiaro riferimento ad un altro noto telefilm e mi chiesi se in quel luogo la gente conoscesse un po' di serietà, ovviamente la risposta doveva essere
no a giudicare dai soggetti che lo abitavano.
"Vorrei che tu fossi il mio professore di filologia così che io possa prenderti a calci e non sentirmi colpevole"
"Se potessi lo farei solo per te, ma sono un personaggio pubblico e per contratto sono tenuto ad aver cura della mia immagine"
"Oh, per piacere..." sbottai senza neanche guardarlo in faccia, il colore dei suoi occhi era così magnetico da rendere le cose troppo imbarazzanti così avevo optato per cercare con lo sguardo quel cane idiota che aveva deciso di sparire da un momento all'altro. Ah, eccola lì che giocava ancora con quel ramoscello.
"Senti, adesso devo proprio andare" il tizio dai capelli rossi piegò le labbra in una sottospecie di sorrisetto strafottente e si mise le mani in tasca "Però mi ha fatto piacere conoscerti"
"A me neanche un po'" borbottai sulle mie.
"Sono sicuro che ci rivedremo presto"
"Allora farò in modo di rimanere chiuso in casa"
L'uomo fece per andarsene ma ci ripensò e si girò di nuovo verso di me "Un'ultima cosa"
"Non dovevi andare via?"
Il suo sorriso era sempre lì e non sembrava essere portatore di buone novelle "Datti una rinfrescata ai pantaloni,
Babyblue"
Quando mi era saltata addosso, chelsea Bun mi aveva bagnato la parte alta delle gambe, la macchia era così ben localizzata che sembrava che me la fossi fatta addosso.
Mi chiamo Roxas Strife, ho 19 anni, 3 mesi e 21 giorni e le figure di merda sembrano aver sviluppato un particolare fetish verso di me persino in vacanza.


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Character Profile

Nome: Roxas Cooper
Soprannomi: bimbo, Epic Fail, Baby Blue, Sunshine, Trilli, Jesse McCartney degli sfigati
Età: 19 anni, 3 mesi e 21 giorni
Data di nascita: si ostina a non rivelarlo
Ama: Hayner, il tè delle 17 (solo se comprato da Whittard di Chelsea), i libri antichi, la storia, la regina Elisabetta e nutre una segreta simpatia per gli One Direction
Odia: Sora, Chelsea Bun, Axel, Demyx, i suoi genitori, il suo professore che gli ha negato il tirocinio
Personalità: rappresenta il cliché del tipico noioso soggetto londinese, non a caso sembra orgogliosissimo delle proprie origini e della propria terra di nascita, e crede fermamente nella propria superiorità intellettuale rispetto agli altri anche se è costantemente perseguitato dalla sfiga. E’ uno studente di filologia, convinto che parlare solo la purissima lingua britannica lo aiuterà a salvare il mondo e a sconfiggere lo slang americano che affligge la società moderna; la sua aria da maestrina bipolare lo rende facile vittima delle prese in giro altrui anche se non sempre sembra accorgersene. È fanatico dell'ordine, della pulizia e della privacy. Più volte è stato scoperto a indossare abiti femminili.




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NEXT
2. Homosexual Assumptions

"Rox tu non puoi capire, mi sento tanto come Fievel quando sbarcò in America"
"Sora, Fievel era un topo... ti senti come un topo?"
"Era un topo felice..."


"Patatine? Credevo che a poker si usassero i soldi"
"Non quando c'è Leon. Da quando ha iniziato a partecipare alle nostre serate non ci permette di usarne... e lui non si perde una partita!"
"Soprattutto ora che si è unito anche Cloud. Prima riuscivamo a giocare seriamente anche una volta a settimana, ora è patatine su tutti i fronti"
"Io vi avevo detto che era una questione di tempo prima che questi due tornassero ad affrontarsi. Dio, la tensione tra di loro si potrebbe tagliare con un coltello"
"Tensione sessuale"
"Non parlate di noi come se non ci fossimo"


"Okay gente, vi siete ricordati di portare la macchina fotografica? No? Nessun problema, ci ha pensato Yuna"
"Quindi era tutto pianificato?"
"Ovviamente, mio caro Spiky. Ora alzati"
"Sicura che mi metterete qualcosa addosso? Perché sono rimasto in muntande e se hai intenzione di levarmi anche quelle non sarò più tanto buonista"
"Regole del gioco, Cloud. Tu le conosci, hai accettato, hai partecipato..."
"...e hai perso spettacolarmente! Ecco il tuo pegno"
"Scarpe con tacchi a spillo?!"
"Ah, la gioia di tutte le donne"


"Rox cerca di calmarti altrimenti spaventerai i clienti"
"Me ne frego dei clienti! Non riesco ad accettare di essere finito in una situazione del genere e soprattutto per colpa tua... appena
questo incubo finirà, denuncerò Yuffie per lesioni morali"
"Ricordati che ci ha trovato un lavoro e la paga è anche buona"
"Sora, sono vestito come una fottuta cameriera lolita!"
"Almeno le zeppe ti slanciano!"



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Capitolo 3
*** 2. Homosexual Assumptions (part 1) ***






Mi chiamo Roxas Cooper, ho 19 anni, 3 mesi e 23 giorni e ho la sfortuna di essere imparentato con un'ameba di nome Sora.
Il motivo all'origine di tale affermazione stava proprio nel piccolo localino in legno che torreggiava davanti a noi. Un anonimo bar dal soffitto basso e il tetto di paglia, con un insegna ovale rossa che svettava sopra la porta d'ingresso e, sullo sfondo, il rosso tramonto che dava sull'oceano.
Quello era il Crimson Jazz.
Altresì conosciuto come il luogo in cui la mia dignità sarebbe definitivamente andata a farsi fottere.
"Rox cerca di calmarti altrimenti spaventerai i clienti"
E quello accanto a me era Sora, la sciagura della famiglia, il risultato di qualche maleficio inflittomi da qualcuno che mi voleva davvero male nella vita passata, colui che sembrava aver inconsapevolmente venduto la sua anima al diavolo pur di rendere la mia esistenza un vero inferno a causa della sua stupidità.
La sua voce mi aveva riportato alla realtà dalla miseria del mio animo travagliato e aveva risvegliato in me una serie di sentimenti contrastanti nei suoi confronti: in quel momento avrei potuto ucciderlo o torturarlo, ma sapevo che non mi conveniva tale estremo gesto perché altrimenti sarei finito in prigione, quindi avrei dovuto limitarmi a fargliela pagare in qualche altro modo. La riduzione in schiavitù forse era la soluzione ideale.
"Me ne frego dei clienti! Non riesco ad accettare di essere finito in una situazione del genere e soprattutto per colpa tua...” sbraitai ostile, senza staccare il torvo sguardo dal locale davanti a noi “Appena questo incubo finirà, denuncerò Yuffie per lesioni morali"
Sora ridacchiò imbarazzato, si portò una mano tra i capelli per sistemarsi la cuffietta che aveva in testa e seguì il mio sguardo "Ricordati che ci ha trovato un lavoro e la paga è anche buona”
A quella blanda giustificazione, mi girai verso di lui con fare sgomento ma prontamente lo fulminai con il più malevolo sguardo omicida del mio ampio repertorio.
"Sora, sono vestito come una fottuta cameriera lolita!"
Semmai avessi avuto un libro sulla mia vita in cui, sfogliando le pagine, avrei potuto rivedere ogni singolo evento che avevo vissuto, sapevo che questo giorno sarebbe rientrato nella lista nera delle giornate più sbagliate della mia esistenza – ovviamente assieme al giorno in cui ero venuto al mondo assieme a quell'essere dal livello di idiozia esorbitante.
Quelle mie parole dovevano essere il punto finale della discussione, nessun conforto o obiezione poteva concludere tale dramma, eppure quella disgrazia che mi ritrovavo come fratello non poté fare a meno di avere l'ultima parola.
"Almeno le zeppe ti slanciano!" mi rivolse un ampio sorriso e io mi appellai a tutta la pazienza di cui ero dotato e repressi i miei più ancestrali istinti violenti.
Anche Sora era vestito come me ma forse era troppo stupido per esserne turbato.

#2. Homosexual Assumptions (part 1)

Quella sera, dopo aver portato fuori Chelsea Bun e aver fatto un'epocale figura di merda con uno sconosciuto, mi guardai bene dal frequentare luoghi in cui avrei potuto sicuramente incappare in qualcuno. Dal momento che non c'era anima viva, decisi di rifugiarmi sulla spiaggia adiacente al portico di casa e approfittai di quel breve momento di pace e tranquillità per riposare la mente in vista di quella che si prospettava una vacanza davvero stressante.
Per un'oretta o poco più rimasi in compagnia del rumore delle onde dell'oceano che si infrangevano contro gli scogli e di Chelsea Bun che correva e giocava felice nella sabbia. In quel momento mi sentivo in armonia con il mondo attorno a me e per poco mi dimenticai quasi del rimpianto di aver lasciato, anche se solo momentaneamente, il caos di Londra.
Forse avrei potuto dare un'opportunità a questa città - magari mi sarebbe pure piaciuta, in barba al mio odio per l'America - però prima di tutto avrei dovuto parlare con Cloud e chiarificare che diavolo stava succedendo.
E fu con questi pensieri che occupavano la mia mente che rientrai in casa chissà a che ora della notte, non doveva essere molto tardi ma comunque tutte le luci erano spente e nessuno era in vista; portai Chelsea Bun nella sua cuccetta in soggiorno e mi assicurai che rimanesse lì, intercettai fugacemente la figura incosciente del fanatico di spade in cosplay (si chiamava Sephiroth vero?) sbracata sul divano, e mi affrettai a raggiungere la stanza degli ospiti in religioso silenzio per non svegliare nessuno, mi infilai nel letto e mi avvinghiai al corpo caldo di Hayner.
Non mi ci volle molto a scivolare nel profondo baratro del sonno, ma sono sicuro che prima di addormentarmi del tutto Hayner mi aveva stretto a sé.
Il mattino dopo però non ci furono baci e carezze a svegliarmi ma uno strano peso che era atterrato con violenza sul mio stomaco, facendomi letteralmente prendere un colpo, e aveva iniziato ad abbaiare nell'istante in cui avevo sgranato gli occhi. In un primo momento non riuscii a registrare completamente cosa fosse successo, dato che ero troppo preoccupato a regolarizzare il respiro e i battiti del cuore che sembrava volesse uscirmi dal petto; quando riguadagnai piena coscienza, la prima cosa che notai fu quel cane spastico che si era seduto sul mio stomaco come se quello fosse il suo trono e successivamente mi accorsi di essere osservato. Un brivido di freddo mi percorse la spina dorsale quando intercettai uno sguardo freddo e pungente, pronto a trafiggermi nella maniera più brutale possibile, e non potei fare a meno di lasciarmi scappare un grido di sorpresa nel riconoscere mio fratello Cloud che torreggiava su di me con la stessa aria di potenza di una divinità nei confronti di un povero mortale.
"Cl-Clo-Cloud" feci per dire qualcosa ma la mia attenzione fu poi catturata da un guaito ovattato, e scorsi sul letto accanto a me Sora legato come un salame. Immediatamente la realizzazione si fece strada in me e compresi che nel giro di pochi istanti sarei morto: Cloud doveva essere venuto a vendicarsi per averlo interrotto in quel momento di intimità con Leon.


Alla fine mi ero preso un grande spavento per niente perché Cloud, al mio sgomento, si era prontamente scusato e mi aveva spiegato che voleva sfruttare la calma della mattina per conversare con me e Sora dato che non era riuscito a farlo prima.
E dal momento che non ti svegliavi ho pensato di venire a farlo di persona” spiegò poco dopo, giustificando la sua presenza nella stanza “Quindi benvenuti in California”
E perché mi hai lanciato addosso il cane?” interloquii mettendomi a sedere una volta che mi fui liberato di quella palla di pelo, Cloud scrollò le spalle.
Si aggirava per il soggiorno come un'anima in pena, penso che abbia fame. Dovresti averne più cura”
Quello è il cane di Sora, io non sono tenuto a occuparmi di lei” ribattei indignato e seguii con lo sguardo Chelsea Bun che adesso stava annusando quell'idiota del suo padrone ancora legato “E lui?” chiesi poi inarcando un sopracciglio, vagamente divertito nel vedere Sora che si lamentava e si dimenava.
Lui farebbe bene a pensarci due volte prima di rubare i miei involtini primavera”
Corrucciai la fronte e guardai Sora con fare di rimprovero.
Sor lo sai che non devi toccare gli involtini primavera di Cloud” mormorai scuotendo il capo. Cloud era una persona tranquilla e pacata, senza particolari vizi né pecche; le uniche cose che sembravano animarlo erano gli involtini primavera. Erano come una droga per lui, per capirci quando aveva quegli involtini davanti cambiava atteggiamento come Smeagle aveva fatto in presenza dell'Anello e si era trasformato in Gollum. In pratica chi gli toccava quella roba era morto e tutti quelli che lo conoscevano avevano imparato questa regola per convivere pacificamente con Cloud.
Mi sporsi verso mio fratello e con un gesto deciso gli strappai il pezzo di scotch dalla bocca e dai polsi.
Io non ho rubato niente” lo sentii piagnucolare “Volevo solo fare colazione”
Cloud lo trafisse con lo sguardo “Ladro, ti sei finito pure il riso al curry!”
Prima che iniziasse un battibecco, scattai sulle gambe e mi frapposi tra i due ma fu troppo tardi perché ormai era in corso una vera e propria disputa su chi avrebbe potuto prendere cosa dalla dispensa o dal frigorifero, seguito a ruota da minuziose puntualizzazioni su chi avesse sempre cucinato o fatto la spesa tra i due quando vivevamo ancora a casa dei nostri genitori. Se vogliamo essere sinceri la risposta era Roxas perché quando mamma e papà erano in viaggio mi occupavo io di tutto - se avessi aspettato loro penso che saremo morti tutti di fame - ma non dissi niente e mi tenni fuori dalla discussione per amor dei miei nervi, però quando anche Chelsea Bun iniziò ad abbaiare, coinvolta dalla foga della situazione, non ce la feci più. Mi alzai dal letto, raggiunsi la porta e la sbattei con violenza per richiamare la loro attenzione.
Signori, cerchiamo di comportarci da persone adulte!” esclamai ormai esasperato, nonostante fossi sveglio da non più di una trentina di minuti.
Ha cominciato Cloud!”
E tu devi ricevere la punizione divina”
Qualcuno mi dia la forza di arrivare al termine di questo soggiorno...” mi schiaffai una mano in faccia e mi lasciai cadere sul letto a peso morto.

Qualche minuto di riorganizzazione dei pensieri e una pausa bagno dopo, ci sedemmo tutti a tavolino per parlare come delle persone adulte e ragionevoli quali avremmo dovuto essere data la nostra età.
Adesso che abbiamo messo tutti i risentimenti da parte, proporrei di ricominciare la giornata con il piede giusto, facendo una bella chiacchierata come dei fratelli che non si vedono da anni” annunciai accomodandomi sul divano appena rifatto.
Il che sarebbe pure vero” sottolineò Cloud incrociando le braccia mentre si sedeva accanto a me, Sora invece era seduto sulla sua poltrona assieme a Chelsea Bun ed era intento a spazzolarla. Corrugai immediatamente la fronte, gli avevo detto mille volte che questo lavoro doveva farlo fuori perché quella bestia perdeva tonnellate di pelo e alla fine lasciava me a pulire tutto.
Posso aprire una piccola parentesi?”
Che diavolo vuoi adesso, Sor?” risposi infastidito.
L'ignaro oggetto delle mie maledizioni mentali alzò lo sguardo e guardò me e Cloud con fare interrogativo “Perché la casa è così tranquilla? Dove sono finiti tutti gli altri?”
Effettivamente ora che ci penso è vero” risposi chiedendomi che fine avesse fatto Hayner, a quel punto mi alzai e andai a cercare il cellulare per controllare eventuali messaggi o chiamate perse.
Li ho mandati tutti fuori” spiegò Cloud con una scrollata di spalle “Volevo scambiare due parole con voi senza avere gente tra i piedi”
Niente.
Hayner non si era degnato di lasciarmi neanche un messaggio in segreteria.
Bloccai il cellulare e tornai a sedermi con un sospiro “Lo stesso vale per me, anche se prima di ciò mi aspetterei di sapere che ne hai fatto degli altri”
Olette è in spiaggia con Yuna e Aerith mentre a Hayner ho dato 50 dollari per andare a fare colazione”
Ma se è mezzogiorno!” esclamai guardando l'orario sul display.
Vorrà dire che farà un brunch”
Un brunch costoso” ridacchiò Sora senza staccare lo sguardo dal cane “E Leon?”
Lui è catatonico sul divano a smaltire i postumi della sbornia di ieri”
Io e Sora ci lanciammo un'occhiata di intesa e preferimmo non indagare oltre.
Mamma e papà come stanno? Non li sento da una vita, ho come l'impressione che ce l'abbiano ancora con me”
Con chi non ce l'hanno quei due” ridacchiai piegando le braccia dietro il capo a mo' di cuscino e mi appoggiai allo schienale, Sora protestò al mio commento ma io lo ignorai “Se vuoi la sincerità sì, papà è incazzato ma pare che abbia messo tutto da parte per concentrarsi a odiare me e Sora... più me in realtà, Sora ha il ristorante...” mi corressi alla fine.
Credevo che invecchiando avrebbe cambiato carattere”
Papà non è cattivo” affermò Sora, lasciando finalmente andare Chelsea Bun “È solo un po' austero e all'antica... però ci vuole bene”
Cloud inarcò un sopracciglio e accavallò le gambe per mettersi più comodo “Non mi pare normale che un genitore si impunti se suo figlio non vuole portare avanti l'attività di famiglia. È così recidivo che i nostri rapporti si limitano ai soli auguri a Natale e ai compleanni”
E poi c'è la mamma che è una pazza” borbottai accodandomi alla precedente affermazione “Tutti i figli quando crescono vogliono la propria indipendenza ma se fosse per lei dovremmo vivere sotto al suo tetto fino ai quarant'anni. Ho fatto carte false per prendere casa appena finita la scuola e deve ringraziare se ho deciso di seguire l'università a Londra e non altrove”
Sarebbe morta in caso contrario” Cloud abbozzò un sorrisetto “Voi sete i piccoli di famiglia, se l'abbandonate voi si sentirebbe persa”
Sora assentì soddisfatto, io invece mi lamentai internamente per il mio triste destino e alla fine decisi di dare aria alla domanda che mi stava assillando ormai da una settimana a questa parte.
Piuttosto, Cloud, perché ci hai fatti venire fin qui? Non sei il tipo a cui piace coinvolgere altri nella sua vita privata e conoscendoti non ci avresti fatto fare tutte quelle ore di viaggio solo per prendere parte ad una festa... soprattutto se era quel bidone di ieri sera”
È vero” confermò Sora “Per caso hai vinto un Oscar o qualcosa del genere?”
No, ma prima di rispondere a questa domanda volevo chiedervi prima una cosa. Avete sentito Ven? Ho provato a chiamarlo a casa sua ma non sono riuscito a rintracciarlo”
Io inarcai un sopracciglio e lanciai un'occhiata perplessa a Sora che inarcò le spalle.
L'ultima volta che l'ho sentito era a Forteventus-...For-...Fuerte... ohhh era alle Canarie” mugugnò Sora spazientito.
Fuerteventura per caso?” lo corressi “Ma che diavolo dici, Ven mi ha chiamato un paio di mesi fa e mi ha detto che era a a Bells Beach, in Australia!”
Ma sei pazzo? Era alle Canarie, l'ho sentito con le mie orecchie”
Allora non c'è da fidarsi”
Calma ragazzi, dov'è finito è irrilevante. In poche parole manca da Parigi da un po'... si sta facendo una bella vacanza lo scemo” acconsentì Cloud e a quelle parole rimanemmo tutti in silenzio per qualche istante.
Appena lo vedo glielo faccio ingoiare quel cellulare, tanto non lo usa per nulla” sputai velenosamente.
D'accordo, di Ven ci occuperemo in seguito” Cloud riprese parola e ritornò all'argomento iniziale, sembrava ora insofferente dalle troppe chiacchiere “Sora, Roxas, vi ho convocati entrambi a passare l'estate qui per un motivo ben preciso. Non ho molto da dire e non sono intenzionato a rivelarvi ulteriori dettagli, voglio solo che sappiate che mi sposo”
COSA?!” esclamammo in coro .
Mi sposo” ripeté lui con tutta la calma del mondo. Io non riuscii ad articolare alcun pensiero concreto ma Sora sembrava aver digerito la notizia meglio di me.
Allora ti sposi con Leon? Si può fare?”
No, non con Leon”
Ma noi ti abbiamo visto con lui ieri” tentò di protestare ma fu prontamente bloccato da Cloud che tagliò a corto con un gesto della mano.
Tra me e Leon non c'è niente. A tal riguardo vorrei chiedervi di dimenticare tutta quella storia”
Sicuro? A me e Roxas sembra il contrario”
Voi non avete visto niente”
Ma-”
Discorso chiuso” disse con tono imperioso che non accettava proteste.
Si può sapere almeno con chi ti sposi?” provai a insistere io con un tono più ragionevole.
No”
Almeno dicci se è maschio o femmina”
Di tutta risposta Cloud si alzò e se ne andò, tipico da lui, e nella stanza non rimanemmo che io e Sora ancora esterrefatti da quella rivelazione. Mio fratello però, che era più avvezzo ai cambiamenti e alle novità, non poteva fare a meno di mostrare un'espressione entusiasta.
Cloud si sposa, Cloud si sposa!” disse elettrizzato, stringendo i pugni con fare vittorioso.
Ancora non riesco a crederci” mormorai invece io con sguardo perso nel vuoto.
A chi lo dici! Fremo dalla voglia di iniziare ad organizzare i preparativi!”
Cosa?”
Rox non l'hai capito? Se ci ha chiamati qui e ci ha detto che si sposa significa che vuole che lo aiutiamo a organizzare le nozze!”
Lo guardai scandalizzato “Stai scherzando”
Lo conosci Cloud, questa è il suo tacito modo per farci capire che ci vuole bene e, anche se è un incapace nelle relazioni sociali, vuole che noi facciamo parte dei passi più importanti della sua vita”
A volte mi stupisci, Sora. Come hai fatto a realizzare un pensiero così profondo?”
Che antipatico che sei” mise il broncio.
Lo scrutai pensieroso e poi guardai il pavimento con interesse, in quel momento non c'era niente di più appassionante che contare le mattonelle. Mi ripetei in mente un altro paio di volte quello che Sora non faceva altro che dire a voce e finalmente mi girai verso mio fratello.
Cloud si sposa.
Sicuramente tante cose sarebbero cambiate da ora nella famiglia.
E mamma e papà? Perché non ha chiamato anche loro?” sussurrai alla fine.
Sora piegò il capo di lato e con un dito si torturò il labbro inferiore “Forse perché se l'avessero saputo avrebbero subito tentato di monopolizzare tutto”
Corrugai la fronte e fui sul punto di ribattere che nonostante fossero due rompiscatole, erano comunque i nostri genitori e avrebbero dovuto essere al corrente di un evento del genere, ma mi fermai e scossi il capo. Rimasi qualche altro minuto immerso nei miei pensieri, con lo sguardo fisso sul panorama fuori la finestra e sintetizzai la notizia. Ormai stavamo crescendo, ognuno si stava costruendo la propria vita. Mamma e papà, anche se alla lontana, avrebbero sempre fatto parte della nostra vita ma dovevano accettare le nostre scelte. E ora toccava a Cloud decidere cosa fare della sua vita.
"Rox tu non puoi capire” Sora interruppe il filo dei miei pensieri. Alzai lo sguardo e lo vidi che saltellava per la stanza come un emerito idiota “Mi sento tanto come Fievel quando sbarcò in America"
"Sora, Fievel era un topo... ti senti come un topo?"
"Era un topo felice..."

E perché saresti felice?”
Perché finalmente dopo tanto tempo ci siamo riuniti”
Manca ancora qualcuno all'appello” sottolineai abbozzando un sorrisetto e Sora fece altrettanto, il suo però era ampio e gioioso.
Sai, credo proprio che sia vero quello che si dice dell'America. È il luogo in cui tutti possono riscattarsi ed essere felici”
Sei un proprio sognatore” sospirai rasserenato e voltai di nuovo lo sguardo verso l'oceano che si vedeva dalla finestra della stanza.
Forse aveva ragione.
Forse per una volta tutto sarebbe filato liscio, avremo potuto ricucire i rapporti e lasciarci alle spalle tutti i problemi della nostra famiglia.
...dopotutto sognare non aveva mai fatto male a nessuno.


Ohhh, che carino”
Non è carino, 'Lette”
Baby blue, eh?” fece eco Leon, assaporando le parole “Non mi sembra una presa in giro”
È un insulto alla mia persona” ribattei arrossendo leggermente.
Dopo la chiacchierata assieme a Cloud, la giornata era passata piuttosto fiaccamente. Cloud era sparito nel nulla con la scusa di dover badare a delle faccende (bel padrone di casa, aggiungerei!), Leon non sembrava voler far nulla a parte che oziare, Olette era tornata dalla spiaggia verso metà pomeriggio con la pretesa di essere sfinita, Sora era stato bandito dalla cucina quindi non avrebbe potuto né mangiare né cucinarci la cena, Hayner non si era ancora fatto vivo, e io stavo valutando l'idea di iniziare a studiare e anticiparmi il programma in vista dei corsi che sarebbero ricominciati a settembre, ma il casino che stava facendo quell'ameba di Sora mi fece desistere. E così finimmo in giardino, nella vasca idromassaggio mentre Sora giocava col cane, tutti immersi nel tiepido tepore di quel tramonto dal cielo tinto di rosso e il mare divenuto di un'accesa gradazione di arancione; la spiaggia collegata da un cancelletto al cortile di casa si stava lentamente svuotando di tutte le persone che la popolavano durante le ore più calde della giornata. In lontananza, sulla costa, si vedeva un lungo pontile sul quale vi era una ruota panoramica che vegliava sulla città e che ora si era tinta di blu.
Quella era Santa Monica, una piccola cittadina a due passi da Beverly Hills. Uno di quei posti paradisiaci che si vedono solo nei film, un luogo incantevole direbbe una persona normale, ma io, Roxas, avevo accettato di sbarcare fin qua giù non per poltrire, bensì per iniziare ad accumulare del materiale per la mia tesi che avrei avuto tra qualche anno.
Meglio iniziare prima che mai, oh!
Quanto la fai lunga, Rox. Sei davvero noioso, sai?” commentò Olette incrociando le braccia sul bordo della jacuzzi e vi appoggiò il viso. Mugolò per qualche istante, estasiata dal getto di acqua rilassante e poi tornò di nuovo a parlare “È stato carino invece, anche io vorrei essere chiamata così da qualcuno”
Tu hai Pence, non appellarti al qualcuno” ribattei lanciandole un'occhiataccia e lei di tutta risposta mi fece la linguaccia.
Sono una donna libera come una farfalla al momento”
Leon ridacchio e afferrò il suo bicchiere di limonata che aveva precedentemente appoggiato sul bordo della vasca “Però non hai né un pigiama azzurro né gli occhi azzurri come Roxas, se ti chiamassero baby green non penso che farebbe lo stesso effetto”
E perché no?” Olette parve stupita da quell'affermazione ma il castano non le rispose subito, giusto per il gusto di tenerla sulle spine, studiò accuratamente il contenuto all'interno del bicchiere e poi fece un sorso con la cannuccia.
Perché a quanto pare il nostro sconosciuto è un cultore di buona musica” dichiarò alla fine.
Io sbuffai scocciato e mi tuffai sott'acqua, per quello che mi era permesso date le esigue dimensioni, e mi maledissi per aver iniziato a raccontare a Olette dello sfortunato incontro con lo sconosciuto dai capelli rosso fuoco della sera precedente, a noi si era poi unito anche Leon perché a quanto pare gli piaceva fare salotto. Sora invece per mia grande fortuna non ci aveva badato più di tanto perché era troppo occupato a corteggiare la sua cagnetta e quindi mi aveva risparmiato dalle sue domande a raffica.
Quando riemersi in superficie, mi passai una mano tra i capelli e me li sistemai di lato come mio solito e mi voltai di scatto quando udii la porta finestra del salotto aprirsi e richiudersi sonoramente.
Ragazzi ho una notizia fantastica!”
Hayner era arrivato in giardino correndo euforicamente e sventolando al vento quelli che apparentemente sembravano dei pezzi di carta. Tutti alzammo il capo verso di lui ma solo Sora, seduto su un lettino poco lontano da noi lo salutò con entusiasmo “Di che si tratta?”
Come avevo detto a Roxas tempo fa, tra due settimane i Pyromniacs si esibiscono al Nokia Theatre a Los Angeles!”
Chi?” mi intromisi, non avendo idea di cosa stesse parlando ma Olette mi parlò da sopra con voce stridula.
Wow dici davvero? Io li adoro!”
Hayner sorrise malizioso e si fece aria con quei bigliettini che aveva in mano “Lo so, cara. Secondo te perché ho preso quattro biglietti?”
Io inarcai un sopracciglio.
Olette scattò subito in piedi e trattenne a stento un urlo di gioia “Come hai fatto ad averli? Io pensavo che fossero finiti da un bel pezzo”
Li guardai scandalizzato durante il loro scambio di informazioni e attesi il momento in cui calmassero i loro spiriti per cercare di capire di che stavano parlando.
I Pyromniacs sono un gruppo abbastanza conosciuto da queste parti” chiarificò Leon come se mi avesse letto nel pensiero, prese un altro sorso dalla cannuccia “E non sono neanche male”
Esatto. E tu dovresti saperlo perché io te ne ho parlato un sacco di volte”
Scusa se non ricordo tutti i cantanti che ascolti, ne nominerai un migliaio al secondo!”
Hai presente la suoneria delle Quattro Stagioni che ti ho impostato? Ecco sono proprio loro”
Se per Quattro Stagioni intendeva quella cover trash metal di cui ho già avuto modo di citare allora potevo affermare con sicurezza che la musica di quei Pyromniacs mi faceva davvero ribrezzo.
Loro sono fantastici! Appena li vedrai non te li dimenticherai tanto facilmente” intervenne Olette, le sue parole mi sembravano tanto una minaccia “Allora dove hai trovato i biglietti?”
Hayner sorrise e andò a sedersi su un lettino vicino a quello di Sora “Ero in un negozio di musica alla ricerca di qualcosa di interessante. Inizio a chiacchierare con il proprietario che era proprio interessato dal fatto che anche io gestisco un'attività del genere... in breve quando gli faccio il nome di Cloud, vengo a scoprire che lui può procurare dei biglietti dei Pyromniacs perché è un amico del manager. E quindi eccoci qui”
E dovei avresti preso i soldi per pagarli? Non penso siano tanto economici” domandai scettico.
Quello di Olette è un regalo da parte di Pence” Hayner annunciò con un sorriso e la mia amica si sciolse in un brodo di giuggiole “Mentre questi tre sono un regalo per te e Sora da parte mia per ringraziarvi di questo viaggio”
Adoro i concerti” esclamò Sora “Non conosco i Pyromniacs ma ti ringrazio per il gesto”
Allora non sei tanto povero come dicevi di essere” borbottai ignorando Sora “Ti sei fatto pagare il volo e tutto”
Non ho mai detto di essere povero ma non sono ricco come te”
La mia famiglia lo è ma non io!”
E quindi Cloud conosce il gruppo?” Sora domandò a Leon e lui annuì.
Li conosco anche io in realtà, hanno lavorato alla colonna sonora del nostro film”
Non vedo l'ora di vedere Axel Ramirez dal vivo” vociò Olette con espressione incantata.
Probabilmente ero l'unico a cui non interessava tutto ciò, però ero comunque felice per quel regalo di Hayner.
Finché potevamo fare qualcosa insieme a me andava bene tutto.

Appena uscii dalla vasca idromassaggio e fatto una doccia rinfrescante, Hayner mi portò a fare una passeggiata sulla promenade principale di Santa Monica dal momento che ero li da quasi più di ventiquattro ore e non avevo ancora messo piede fuori da casa. Ci fermammo al primo chioschetto di panini che trovammo e ordinammo un hot dog per lui e un sandwich con insalata e pomodoro per me. Appena il mio ordine fu pronto Hayner storse il naso.
Ti fai sempre riconoscere tu”
Cosa intendi?” domandai ignaro dando poi un morso al mio sandwich.
Sei in vacanza Rox, goditi un po' la vita e piantala di mangiare sempre questa roba da vegetariani”
Scusa se a me piace mangiare sano, non vedo come la mia dieta possa offenderti” borbottai contrariato, lui di tutta risposta diede un morso al suo hot dog, mi mise un braccio attorno alle spalle e mi guidò verso una panchina vicina.
Lui sospirò “Non ci pensare”
Io mi appoggiai a lui e iniziammo a mangiare in silenzio, guardando con scarso interesse la folla che riempiva le strade della città, ora illuminata in vista della sera. Il paesaggio era completamente opposto a quello che ero abituato a vedere; io provenivo da una grande metropoli dove pioveva un giorno sì e l'altro pure, e trovarmi ora catapultato in una piccola cittadina dove era perennemente estate, con un assetto architettonico totalmente diverso e una lingua simile alla mia ma così oscena che mi sanguinavano quasi le orecchie*, mi faceva sentire un tantino fuori posto.
Che hai fatto stamattina?” domandai a un certo punto.
Te l'ho detto” mugugnò Hayner finendo il suo panino “Sono andato a fare un giro per i negozi, non è male qui” prese un sorso d'acqua dalla bottiglietta che avevamo comprato poco prima e me la porse, io scossi il capo e la rimise nel mio zaino “Però domani ti porto in centro. Andiamo a fare un giretto a Beverly Hills” concluse con un gran sorriso.
Io annuii e risposi al suo sorriso.
A Beverly Hills avevo letto che c'era una bella biblioteca ben fornita, magari mentre lui girava io avrei potuto aspettarlo lì.
Chissà se era fornita la sezione di Linguistica e Glottologia, l'America era stata la casa di numerosi linguisti che avevano fatto storia. Il cuore stava iniziando già a battere forte al solo pensiero di tutta la conoscenza di cui avrei potuto appropriarmi.
Mmm, orgasmo intellettuale.
E tu che hai fatto oggi?”
Ah” mi riscossi dai miei viaggi mentali e dissimulai il mio imbarazzo tornando a guardare la città illuminata davanti a noi “Stamattina sono stato con Cloud e Sora, abbiamo chiacchierato un po'... sai cose così”
Hayner annuì e allungò le braccia sullo schienale della panchina, stese le gambe davanti a sé e alzò lo sguardo al cielo buio. Vicino al mare si vedevano molte più stelle che in città.
Cloud si sposa” dissi di punto in bianco e lui si rigirò di nuovo verso di me.
Che?”
Quando me l'ha detto non riuscivo a crederci” mormorai a bassa voce “È per questo che ci ha chiesto di venire qui”
Tu lo sapevi?”
No, l'ha detto stamattina a me e Sora”
E a quando le nozze?”
Io scossi il capo, quell'informazione mi era sfuggita.
Non ho portato neanche lo smoking”
Per me potresti andarci anche nudo, saresti molto più carino” disse Hayner con faccia seria e io ridacchiai.
Piuttosto, si sta facendo tardi, perché non iniziamo a tornare a casa?”
Mi alzai dalla panchina, andai a buttare le carte dei nostri panini e poi gli offrii una mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui accettò volentieri e iniziammo a camminare, mano per mano, a ritroso per le vie della città, finché un lampo di rosso non catturò la mia attenzione.
Una chioma di fuoco piuttosto familiare entrò nella mia visuale e, con un po' di fatica riconobbi lo sconosciuto che avevo incontrato la sera precedente. L'idiota con gli occhiali da sole in piena notte che mi aveva chiamato Babyblue, per intenderci.
Non riuscii a trattenere un'esclamazione di pura sorpresa, mista a terrore e, senza neanche pensarci, trascinai Hayner accovacciato accanto a me dietro un'aiuola.
Ma che diavolo fai, Rox!” protestò questi, ma io lo ignorai e gli feci cenno di star zitto. Mi sporsi leggermente e notai quello strano ragazzo passarci accanto indisturbato, ad essere sinceri non sapevo neanche perché diavolo mi stavo nascondendo ed ero tanto agitato, forse ero intimorito che mi riconoscesse e potessi di nuovo fare una figura di merda. Pensandoci bene però poteva anche non ricordarsi affatto di me e magari non era neanche serio quando aveva detto di essere sicuro che presto ci saremmo rivisti.
Notai poi che una ragazza, con dei codini rossicci rosati, si era buttata al suo collo e lo abbracciava calorosamente, e uno strano disagio crebbe in me, probabilmente quella doveva essere la sua ragazza, ma perché io mi sentivo quasi... turbato?
Nah, forse era un po' di malinconia perché Hayner non mi abbracciava così forte quando eravamo insieme.
Quando i due furono abbastanza lontani mi alzai in piedi e iniziai a camminare a passo spedito verso casa, Hayner si alzò e mi raggiunse di corsa “Ehi Roxas, che ti prende?”
Andiamo a casa” conclusi senza staccare lo sguardo dalla strada davanti a me.

Quando arrivammo a casa mi accorsi che c'era qualcosa di strano. Non capii immediatamente di cosa si trattasse ma era un presentimento, e a rafforzare tale tesi si mettevano le chiacchiere concitate e la puzza di fumo che io e Hayner avvertimmo una volta entrati nel vialetto. La sera era scesa e tutte le case erano già illuminate, il quartiere in cui Cloud e Leon vivevano era particolarmente tranquillo ma non mi sarei mai immaginato che gli elementi di disturbo fossero loro, o meglio quelle persone che quotidianamente occupavano abusivamente la loro dimora.
Una volta varcata la soglia di ingresso, sgranai gli occhi in preda allo sgomento.
Quello che si presentava davanti a me e Hayner non era più il salotto che ricordavo, l'intera stanza sembrava invece essere uscita direttamente da un casinò. Il tavolo era stato coperto da un copritavolo verde da poker, dotato anche di una ragazza mezza nuda seduta su di esso, così per dargli un aspetto più professionale. Un brano di musica jazz contrastava in sottofondo il caos dell'ambiente con la sua melodia elegante e vellutata.
La ragazza aveva selvaggi capelli biondi e quando si accorse della nostra presenza agitò una mano per allontanare il fumo del sigaro che aveva Sephiroth tra le labbra, si aggiustò una spallina del pezzo di sopra del bikini e ammonì il resto del gruppo “Novellino in vista”
Ehi a chi hai dato del novellino?!” ribattei.
Gli occupanti del tavolo si girarono verso di noi. Leon si prese il suo tempo per lanciare prima una fugace occhiata ai pettorali scolpiti di un Cloud stranamente senza maglietta e non riuscì a trattenere un minuscolo sorrisetto spavaldo. Sephiroth alzò lo sguardo e sorrise mesto, non seppi dirlo con precisione ma sembrava che mi stesse guardando come se fossi della carne fresca. Il tizio dai capelli neri del giorno precedente si lasciò scappare un grido di eccitazione, si alzò dal suo posto e corse verso di noi per salutarci. Era in boxer con delle carte ancora in mano “Guarda chi si rivede! Speravo di ritrovarvi qui questa sera”
Ciao Zack” lo salutò Hayner facendosi strada nella stanza, senza batter ciglio alla vista dell'uomo in biancheria “Perché non mi avete detto che giocavate a poker anche oggi?”
Con lo sguardo intercettai Sora arrossire, anche lui era seduto timidamente al tavolo e in mutande. Accanto a lui, completamente vestito, c'era Leon con un debole ma perpetuo sorrisetto rivolto a Cloud.
Non ti hanno detto che oggi era poker night?” Zack mi risvegliò dai miei pensieri e lo vidi turbinare per la stanza mentre sbraitava animatamente verso gli altri “Ehi perché non gli avete detto che oggi era poker night?”
Non possiamo mica mettere il calendario degli eventi” disse Sephiroth cacciando una boccata di fumo per ogni parola pronunciata.
Io avevo sentito di sfuggita che stasera avreste fatto qualcosina... ma nessuno mi aveva detto che fosse strip poker” mormorai scrutando tutti i presenti.
Sephiroth vi toglierà tutti i vestiti di dosso” canticchiò Zack palesemente brillo. Lo vidi avvicinarsi al divano che ci dava le spalle e andò a disturbare una persona che doveva essere stesa, a giudicare dai lamenti che si udirono quasi subito “Sveglia Olette! Sono arrivati i tuoi amiconi”
Vi prego, non ditemi che l'avete fatta bere” feci esasperato.
Lei ha dato per stasera” ridacchiò Leon, gli occhi ancora incollati su Cloud. Mio fratello lo fulminò con lo sguardo, incrociò le braccia e si girò dall'altra parte “Non è una persona da bar evidentemente”
Bar?” Yuffie che era praticamente stesa sull'ampio tavolo con solo la parte superiore del busto ancora vestita, scattò e si mise a sedere “Quale bar?”
Non il tuo” sospirò Cloud annoiato da quella baraonda.
Oh, okay” con una mano la ragazza si ravvivò i capelli e si riaggiustò la maglietta a mezze maniche che indossava, poi alzò lo sguardo e sorrise “Hayner, Roxas, vi trovo bene... vi unite a noi?”
Io la guardai scandalizzato “Tu non stavi dormendo?”
Yuffie perde i sensi ogni cinque cicchetti” Aerith si avvicinò ridacchiando e raccolse i bicchieri vuoti dal tavolo. Era vestita da cameriera con una camicetta bianca, una minigonna nera, un papillon al collo e aveva un vassoio tra le mani. Riscontrai che lei era la più sobria in mezzo a quel branco di animali da circo.
Ehi” Yuffie mise il broncio “Mi sono svegliata però, no?”
Dunque” Sephiroth tagliò corto le chiacchiere e lanciò un'occhiata a me e Hayner che nel mentre mi stava guidando a prendere posto al tavolo “Voi due avete intenzione di unirvi ai giochi o volete gustarvi gli spogliarelli dalle retrovie?”
Oh, io decisamente sono dentro” annunciò enfaticamente il mio ragazzo sedendosi in una delle sedie vuote rimaste e io mi accomodai accanto a lui.
Barista, porta qui due drink!” annunciò con un gesto della mano la ragazza bionda seduta sul tavolo vicino a Yuffie. Dall'altro lato della stanza, vicino alla vetrina contente un'ingente varietà di liquori era stato allestito un minibar e dietro di esso vi era Yuna seduta su uno sgabello.
Cosa desiderate miei cari?” sorrise.
Un po' di tutto” Hayner rispose prontamente “E una cannuccia”
Oh... io niente” mi affrettai ad aggiungere quando la donna mi guardò in attesa.
Quindi tu sei l'altro fratello di Cloud” pronunciò di la ragazza bionda che non conoscevo e mi girai verso di lei, sul suo volto si accese un ampio sorriso “Io sono Rikku”
Io...” le mie gote si tinsero di rosso alla vista della mercanzia che stava esponendo senza farsi troppi problemi “Io... sono Roxas”
Il gemello di Sora” puntualizzò Cloud, mantenendo sempre la sua aria di austerità “E come ti ho detto per Sora, non mettergli le mani addosso”
Ohhh come sei noioso Spiky!” la ragazza mise il broncio e tornò a concentrarsi sulle carte che aveva in mano. Vidi di sottecchi Hayner che la stava guardando più del dovuto e prontamente gli diedi una gomitata nello stomaco.
Ecco il tuo drink” annunciò Aerith arrivando con un bicchiere ricolmo di liquido ambrato e lo poggiò sul tavolo davanti ad Hayner “C'è qualcosa che non va?” chiese poi con un accenno di preoccupazione vedendolo contorcersi silenziosamente e lui vide bene di scuotere il capo e affogare il suo dolore fisico in quel suo miscuglio di roba alcolica.
Non giochi anche tu?” chiesi curiosamente spostando lo sguardo da quello scemo di Hayner ad Aerith prima che se ne andasse.
Lei ridacchiò e scosse il capo “Preferisco avere i vestiti addosso. Vengo qui per assicurarmi che nessuno faccia sconsideratezze”
"Noi veniamo per lo show!” esclamò Yuna dal suo sgabello, aveva un'aria perfida e non so perché mi fece preoccupare non poco.
È vero” Leon rise e andò a recuperare il suo bicchiere mezzo vuoto “E quando le cose si fanno piccanti iniziano pure a fischiare”
Io sgranai gli occhi e andai a cercare Sora con lo sguardo, che annuì tristemente e arrossì. Poveretto dovevano aver abusato di lui in maniera davvero pesante a giudicare da come era stato ridotto e sperai solo che non facessero altrettanto con me.
Merda” sospirai preparandomi mentalmente ad accettare il mio avvenente destino.
Allora, siete tutti pronti a continuare? Dai chiudiamo questa partita” chiese Sephiroth. Si levarono immediatamente degli assensi e tutti ripresero le loro carte, ma Yuffie lo rimproverò.
Ehi dove sono le mie carte?”
Yuffie, tesoro, hai dormito per tre round consecutivi” spiegò Zack con un sorriso stupido “Puoi riprendere a giocare nel prossimo turno assieme a Roxas e Hayner”
La ragazza mise il muso, incrociò braccia e gambe, sempre sul tavolo, e buttò giù il bicchierino che aveva davanti a sé – doveva averlo sicuramente preso prima di addormentarsi.
Mentre il gioco riprendeva, occupai il mio tempo guardando i giocatori, o almeno quello che ne rimaneva di loro. Sora, in mutande, aveva lo sguardo perso e davanti a lui facevano bella mostra due lattine di birra, probabilmente lui era già fuori dal gioco. Poi c'era Cloud, anche lui in mutande, intento a mangiare gli involtini primavera dallo scatolo del take away, probabilmente anche lui era fuori. Leon fischiettava come se niente fosse mentre scrutava prima le sue carte e poi quelle degli altri. Yuffie aveva iniziato a intrattenere un'animata conversazione con Aerith e Yuna. Zack, palesemente ubriaco, pensava a guardare il prosperoso seno della nuova ragazza di nome Rikku piuttosto che le sue carte e Sephiroth sembrava essere l'unico ad aver preso quel gioco con massima serietà, studiava attentamente la sua mano e poi tirava una boccata di fumo.
C'è davvero tutto dentro?” chiesi a bassa voce a Hayner, avvicinandomi di più a lui e poggiando il mento sulla sua spalla.
Quasi tutto, sì” lui ridacchiò e poggiò il bicchiere sul tavolo, una bomba del genere non gli conveniva mandarla giù tutta in una volta e ringraziai che avesse già qualcosa nello stomaco altrimenti stanotte avrei passato una gran brutta nottata assieme a lui accovacciati in bagno vicino al gabinetto.
Potresti però farmi il favore di non ubriacarti?”
Hayner mi lanciò un'occhiata divertita “Rox dimmi una volta in cui mi sono ubriacato”
Se mi mettessi d'impegno potrei farti una bella lista” ammisi facendo spallucce “E posso confermarti che hai coinvolto anche me varie volte”
Eravamo due giovani ingenui e scapestrati”
Scossi il capo e sospirai esasperato “Non andrò oltre solo per farti un piacere. Piuttosto ieri sera quando sono uscito col cane avete giocato a poker se non mi sbaglio, questo è tutto? Non mi sono perso nient'altro a parte il gran casino?”
Di tutta risposta Hayner alzò un pugno in arie ed esclamò a gran voce “Poker night!”, a lui si unirono anche gli altri svitati e in breve il concetto mi fu semplice.
Forse avrei dovuto pianificare una fuga con Chelsea Bun anche stasera.

La partita finì con un altra sconfitta di Zack, mentre Sephiroth, il vincitore, accantonava in un enorme pila davanti a sé la vincita che consisteva in chips.... letteralmente patatine chips. Non ci potevo credere. Il povero Zack, già ridotto in mutande, si sfilò i calzini e li lanciò a terra accanto a tutti gli altri indumenti persi dagli altri giocatori. Durante la breve pausa, mentre Sephiroth si adoperava a raccogliere e rimescolare le carte, tutti gli altri si alzarono e si stiracchiarono i muscoli. Io mi alzai e raggiunsi Sora e gli chiesi a che tipo di torture lo avevano sottoposto ma lui rabbrividì e si rifiutò di rispondere, così gli misi un braccio attorno alle spalle e andammo vicino al divano per controllare che Olette fosse ancora nel mondo dei vivi.
Ehi Roxas, guarda un po' qua” mi chiamò qualche minuto dopo Hayner e io mi girai verso di lui, era in compagnia di Cloud, Leon e un nuovo drink “Non è disgustoso? Questo qua è riuscito a mantenere addosso tutti i vestiti”
Vidi Leon sorridere malefico mentre Cloud continuava a lanciargli occhiatacce e mi avvicinai a loro assieme a Sora.
In realtà ho perso una partita all'inizio” specificò il castano con tono mite e Cloud sembrava sul punto di volergli tirare un pugno.
Ti sei tolto il codino! Quello conta a malapena!” sibilò irritato.
Per me è abbastanza”
Da quanto tempo state giocando?” domandai a quel punto guardando la pila di vestiti a terra.
Un paio d'ore più o meno. Non molto tempo dopo che voi siete andati via” questa volta fu Cloud a rispondere e con un gesto ci invitò di nuovo a prendere le postazioni al tavolo assieme agli altri.
Io inarcai un sopracciglio, sinceramente stupito “E non vi annoiate?” domandai sedendomi tra Sora e Hayner.
Ci fu un colpo di tosse dall'altro parte del tavolo e Sephiroth mi fulminò con lo sguardo “Per questa volta farò finta di non aver sentito. Solo perché sei fratello di Cloud... e perché sei nuovo” vidi Hayner annuire man mano che l'uomo parlava “Ma ti sfido a ripetere quello che hai detto una volta che sarai nel giro. Il poker non stanca mai, è una filosofia, uno stile di vita. Il poker continuerà sempre... almeno finché ci sono ancora patatine sul tavolo”
"Patatine?” feci eco perplesso “Credevo che a poker si usassero i soldi”
“Non quando c'è Leon. Da quando ha iniziato a partecipare alle nostre serate non ci permette di usarne... e lui non si perde una partita!"
Yuffie si sporse per afferrare una manciata di patatine e rise vivacemente "Soprattutto ora che si è unito anche Cloud. Prima riuscivamo a giocare seriamente almeno una volta a settimana, ora è patatine su tutti i fronti"
"Io vi avevo detto che era una questione di tempo prima che questi due tornassero ad affrontarsi” si accodò Yuna, che nel frattempo si era seduta momentaneamente accanto alla ragazzina dai capelli neri “Dio, la tensione tra di loro si potrebbe tagliare con un coltello"
"Tensione sessuale" chiarificò Rikku agitando i pugni in aria.
"Non parlate di noi come se non ci fossimo!" le rimproverò Cloud lanciando loro addosso dei cuscini sparsi per terra, di tutta risposta le ragazze presero a ridere tra di loro sempre più istericamente. Solo Aerith mi sembrava sempre l'unica più normale e composta.

Okay signorine, basta con i pettegolezzi” dichiarò Sephiroth alzando la voce “Tutti ai vostri posti altrimenti siete fuori”
Nello stesso istante in cui quell'uomo (che a quanto pare non solo era fanatico di spade e cosplay ma anche di poker) terminò di parlare, terminò tutto il vociare assordante e ci fu un turbinio di movimenti per il salotto mentre gli ultimi che vagabondavano ancora si rimettevano alle proprie postazioni. Per il primo round rimasi sotto la guida di Hayner per farmi spiegare le regole del gioco e, una volta che carte furono distribuite, feci per afferrarle ma Hayner mise una mano sulla mia e mi bloccò.
Faccia da poker, Rox” sussurrò al mio orecchio lanciando occhiate a destra e a manca.
Che?” feci io non avendo idea di quello che stesse dicendo.
Faccia da poker. Mantieni sempre la tua faccia monotona e noiosa, non dobbiamo far capire agli altri se abbiamo carte perdenti o vittoriose”
Ehi come ti permetti” sbuffai offeso afferrando le carte. C'erano un tre, un cinque, un sette, un dieci... e una vecchia signora con un cuore e una Q.
Fa abbastanza schifo come mano” Hayner le guardò e prese un sorso dal suo bicchiere “Passa il tre e il dieci”
Scusa non posso passare la vecchia? Non è neanche un numero!” protestai.
Rox quella è la regina di cuori! Dio, non hai visto Alice nel Paese delle Meraviglie?”
A quella rivelazione spalancai gli occhi e tornai a guardare con stupore quella carta, le mani mi presero quasi a tremare e nell'arco di un istante mi sentii un suddito indegno “La... la regina...” balbettai sudando freddo “Lei è la regina... noto una certa somiglianza con Elisabetta II, la mia regina... che stolto che sono... se non mi avessi avvertito l'avrei ceduta per nulla. Hayner...io... io avrei potuto essere esiliato!”
Il mio ragazzo inarcò un sopracciglio e mi guardò come se fossi un pazzo “Appunto per questo. Custodisci gelosamente la regina e vinciamo il gioco in suo onore!” io annuii ancora scosso, stringendo le carte al petto mentre Hayner si rivolse a Zack “Un due”
Il gioco proseguì relativamente liscio a parte qualche minaccia o qualche imprecazione casuale finché, quando le cose si stavano animando, Hayner richiamò la mia attenzione e mi mostrò una scena davanti a noi che mi disturbò non poco, il bello è che nessuno pareva farci caso.
Senti un po', ma tuo fratello non hai detto che doveva sposarsi?”
Ehm...si?”
Perché Leon guarda famelico prima le sue carte e poi lui?”
Non lo so ma vorrei sperare che non si auguri che abbia perso lui”
Rox?”
Dimmi”
Sei sicuro che Cloud non vi stava prendendo per il culo?”
Se c 'era una cosa di cui ero sicuro al 99,999% era che Cloud non scherzava mai. C'era più probabilità che l'Inferno gelasse o che l'Antartide andasse a fuoco. Però alla vista di quello spettacolo non sapevo più cosa aspettarmi.
All'improvviso ci fu una nuova voce che ci interruppe. Olette si alzò dal suo giaciglio sul divano e si guardò attorno “Dove cazzo sono?”
Vai a dormire, puttana!” intimò Hayner con voce alta e lei ritornò di nuovo nella sua posizione dormiente. Io rimasi a dir poco scioccato dalla sua reazione e mi strinsi alle carte come se fossero la mia speranza di salvezza. Hayner ridacchio e si sporse verso di me “Devi essere fermo e deciso con lei quando è ubriaca, altrimenti potrebbe saltarti addosso”
Se l'avessi saputo prima penso che a quest'ora avrei evitato tutti i casini in cui mi ero cacciato a partire da quella fatidica sera che avevo passato a casa di Olette.
Siete tutti degli svitati” mormorai timoroso “Lo sapete, vero?” passai in rassegna tutti, compreso il cane che era appena apparso chissà da dove “Vero?”
Tocca a te, Roxas” disse Sephiroth per niente toccato da quello che avevo detto “Mostraci le tue carte”
Conscio della mia perpetua sfiga, il primo indumento che mi fu portato via fu la mia maglietta e, nonostante l'immenso imbarazzo, non mi dispiacquero le attenzioni extra che mi rivolse Hayner da quel punto in poi del gioco. Quello che non sapevo ancora è che il peggio sarebbe arrivato molto presto e questo non mi sarebbe piaciuto affatto.





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Character Profile


Nome: Sora Cooper
Soprannomi: Sor, Muffly, idiota, ameba, disgrazia
Età: 19
Data di nascita: 21 Marzo
Ama: Roxas, Chelsea Bun, Riku, Kairi, i suoi fratelli e i suoi genitori, mangiare, cucinare.
Odia: Cloud o chiunque lo chiuda fuori la cucina, chi parla male dei suoi genitori.
Personalità: molto più gioioso ed estroverso del suo gemello, Sora è l'anima della casa. Riesce a legare facilmente con chiunque e ha uno spirito di adattamento pazzesco a qualsiasi situazione. È molto legato alla sua famiglia, anche se non tutti inizialmente sembrano importarsene. Spesso e volentieri ha testa tra le nuvole ed è molto ingenuo ma nonostante questo già in giovane età, grazie all'aiuto del padre e la manodopera di Roxas, ha coronato il suo sogno di aprirsi un ristorantino che gestisce con molta passione e dedizione. A volte sembra essere il più saggio tra i fratelli.


Nome: Chelsea Bun
Sesso: Femmina
Razza: Volpino di Pomeriana
Età: 2
Ama: Sora e Roxas, mangiare e giocare nel fango
Odia: non ricevere attenzioni



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* Roxas proviene da Londra, quindi quello che è abituato a parlare lui è inglese (British English). In America la lingua si chiama American English, con diversa pronuncia e parole diverse. Semmai diceste a un inglese o a un americano che negli usa si parla inglese entrambi si offenderebbero a morte. Gli inglesi reputano gli americani come dei “volgari borghesi arricchiti”, per questo motivo Roxas poco li tollera.

Buon Anno Nuovo!
Sono felice di essere riuscita a pubblicare qualcosa oggi, così passato capodanno potrò iniziare a studiare seriamente.
Forse.
È passato un po' di tempo anche per questa fic ma per chi mi segue ormai sa quanto io sia occupata in generale... coooomunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante penso abbiate capito è stato diviso in due parti perché era davvero lungo e mi dispiaceva affrettarlo.
Nel prossimo capitolo potrete gustarvi qualche altro round di poker, scoprirete finalmente come Sora e Roxas hanno fatto a finire in un bar vestiti da cameriere lolita e finalmente apparirà qualche nuovo personaggio.
Detto ciò, come prossimo aggiornamento stavo pensando a One Day o Frozen (devo riprendere qualche long abbandonata al suo destino da ormai troppo xD), voi cosa preferite? Fatemi sapere u.u

Grazie alle bellissime persone che hanno commentato questa e grazie alle preferite, seguite, ricordate.
Alessia27
Archaix_Lemixia
AxelBlake
Blake_Xerxes
Breathing Space
Devilangel476
EdelSky
EternalSunrise
harrisdimples
Kairi Vessalius
Kronohunter25
LadyDate
RainXSmile
Resha_Stark
Summer38
The_pirate_wife
Yuuumi_96
faire
milky98
monique
Ringrazio infine il mio beta, Kronohunter25, che lavora persino a Capodanno e fa sempre un ottimo lavoro xD
Lasciatemi un commentino per iniziare al meglio l'anno nuovo.... altrimenti non la continuerò mai più D: <3

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#3. Homosexual Assumption (part.2)

Fold. Rox, toglimi un calzino”
Fanculo, un calzino non è un pegno!” lo sbeffeggiò Leon.
E invece sì. È un capo di abbigliamento più che legittimo”
Avresti dovuto toglierli entrambi quando hai perso le scarpe! È uno strip poker, Hayner, e non il giorno del bucato”
Idiota, Cloud è in mutande!”
Anche Roxas”

"Okay gente, vi siete ricordati di portare la macchina fotografica? No? Nessun problema, ci ha pensato Yuna"
"Quindi era tutto pianificato?"
"Ovviamente, mio caro Spiky. Ora alzati"
"Sicura che mi metterete qualcosa addosso? Perché sono rimasto in mutande e se hai intenzione di levarmi anche quelle non sarò più tanto buonista"
"Regole del gioco, Cloud. Tu le conosci, hai accettato, hai partecipato..."
"...e hai perso spettacolarmente! Ecco il tuo pegno"
"Scarpe con tacchi a spillo?!"
"Ah, la gioia di tutte le donne"


Ehilà, bionda”
Sono un maschio!”
Io sono Axel”
...”
L'hai memorizzato?”
Sono vestito da cameriera, non sono scemo”
Buono a sapersi”
Allora cosa vuoi?”
Sex on the beach
COSA?”
E un massaggio alla schiena”

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