Tell Me What You Write di ringostarrismybeatle (/viewuser.php?uid=556297)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't Let Me Down ***
Capitolo 2: *** My Illusion ***
Capitolo 3: *** The Night Before ***
Capitolo 4: *** You Like Him Too Much ***
Capitolo 5: *** Devil In His Heart ***
Capitolo 6: *** Do You Remember? ***
Capitolo 7: *** Goodbye ***
Capitolo 8: *** No Fear ***
Capitolo 1 *** Don't Let Me Down ***
Londra, 7 dicembre 1980
Da quanto tempo avevo in mente di scriverti?
Da quanto tempo il mio cuore aveva bisogno di trasformare ogni singolo sentimento in una parola, pronta ad essere riportata su un pezzo di carta?
Beh, in realtà lo so. Dieci anni. Ecco, ora ricordo con precisione da quanto tempo i miei occhi non incontrano più i tuoi. Dieci lunghi, lenti ed interminabili anni.
Ti sembrerà strano, vero? Insomma, la mia lettera che viene fuori dal nulla, quando ci si avvicina al Natale. È stato proprio questo periodo a spingermi a compiere un gesto così importante. Le luci, gli addobbi, la bontà delle persone: ogni singolo respiro, in un momento simile, mi spinge di nuovo verso di te, nonostante io abbia cercato per molto tempo di dimenticare qualcosa che, in verità, resterà sempre dentro di me.
Ogni tanto devo ricordare a me stesso che questa non è una delle mie canzoni. Non c’è bisogno di essere così melodrammatico. Ma credo tu sappia quanto possa essere difficile parlare normalmente con qualcuno a cui hai dedicato ogni testo scritto nel corso della tua vita. So che tu mi capisci.
Ho detto di te che sei sempre stato la mia ispirazione, ho detto che sei il mio tesoro. Ti ho fatto capire che, se non mi avessi chiesto di uscire, mi avresti perso per sempre. Ti ho chiesto di credermi, perché mai ti avrei fatto del male. Ma in fondo, sapevamo bene entrambi che saresti stato tu a fare del male a me.
Perché? Beh, conoscendoti direi che hai preferito fare la prima mossa. Eri così spaventato, John. Intimorito davanti alla prospettiva di restare solo per il resto della tua vita. E per evitare che fossi io a lasciarti, hai preferito fuggire quando la prima occasione si è mostrata ai tuoi occhi.
Ho sofferto, ho sofferto come non mai. E forse crederai che io sia un coglione, ma la realtà è che soffro ancora. E mi sento stupido a dirtelo adesso, in questo modo, mentre rido da solo all’interno del mio studio e le lacrime scendono lungo il viso. Forse aspettavo ancora di vederti tornare da me, con lo sguardo fiero e quel sorriso beffardo che mi ha fatto innamorare. Sì, forse avevi ragione quando dicevi che ero fin troppo sorridente davanti alla vita. Mi illudevo, e mi illudo, inutilmente, quasi come se i miei pensieri possano prendere vita e diventare concreti.
Ma in fondo, non è troppo tardi, vero? Insomma, abbiamo ancora del tempo per noi, John. Abbiamo modo di rivederci, di parlare nuovamente e di riprovare a portare avanti ciò che tanto tempo fa abbiamo deciso di abbandonare.
Perché ricordo cosa significa amarti.
Ricordo cosa significa sentirti mio, sentirti vero, sentirti vivo.
Ricordo la sensazione che provavo quando tu mi abbracciavi. Perché, ancora adesso, ti basterebbe mettere le tue braccia intorno al mio corpo, ed io mi sentirei a casa.
Come accadeva anni fa.
Come accadeva quando c’eravamo io e te, e tutto il mondo era lontano.
Pensaci, John. E qualunque sia la tua risposta, io sarò qui, ad aspettarti. Finché ci sarà tempo, ogni mio pensiero sarà rivolto a te.
E se me lo chiederai, partirò per te anche domani. Perché bisogna lottare per realizzare i propri sogni.
E tu sei il mio sogno.
A presto, Johnny. Non lasciarmi ancora.
Eccomi qui, con la storia per il contest organizzato dalla pagina facebook "Two of us". La citazione che mi è stata assegnata è: “You put your arms around me and I’m home.” (“Arms”- C.Perri).
Una citazione che, non appena sentita, appare subito come puro e dolcissimo fluff. E anche io, per una volta, ho pensato di non avere scampo. Ma nei miei momenti folli ho avuto l'ispirazione per poterla trasformare in angst, ed ecco qui il risultato finale :D Non un granché, ovviamente, come sempre direi. Ma questo è ciò che ho da offrire :D
Grazie mille a tutti coloro che leggeranno, vi ringrazio infinitamente :) E grazie alla mia dolce ispirazione :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle |
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Capitolo 2 *** My Illusion ***
My Illusion.
"Felicità è vera soltanto se condivisa." (Christopher McCandless)
Ha senso cercare un motivo per essere felice?
Quando tutto il mondo ti volta le spalle, quando ogni sorriso sembra
scomparire, davanti a te. Quando persino il vento, così lieve e
tiepido, desidera soltanto allontanarsi dalla tua pelle, per non
sfiorarla.
Ha senso cercare un motivo per tornare a sorridere?
No, forse no. Probabilmente sorridere, sorridere per davvero, non
serve. Il solo pensiero di un sorriso sincero mi lascia riflettere su
quanto la vita possa essere beffarda. Un sorriso è soltanto
un’illusione per dimostrare al mondo che tutto va bene. E anche a
se stessi. Sì, perché c’è bisogno di
illusioni, in una vita così razionale e dannatamente fiscale. Ed
un sorriso è l’illusione più grande che esista.
Ha senso cercare un’illusione, dunque?
Beh, sì. È come un incantesimo, un semplice incantesimo
volto a dare la speranza di una vita migliore. Di una vita degna di
essere vissuta, almeno. Perché davanti a tutte le ricchezze,
davanti a tutte le fortune che possono promettere la felicità,
cos’è davvero la vita, senza le illusioni?
È questo, quindi, che manca nella vita delle persone?
Nella mia, di certo. Nella mia, persino le illusioni sembrano aver
trovato un’altra via, una più sicura da seguire. Una via
che non promette ostacoli, che lascia giungere probabilmente fino al
sole. Ma in fondo, cosa importa? Sapevo bene che io e la mia illusione
non avremmo potuto percorrere questo sentiero tenendoci per mano.
Aveva anche un nome, questa mia illusione, sapete?
Era la mia preferita. Mi faceva sorridere, ogni volta che pensavo che
soltanto con lei sarei riuscito ad andare avanti. Ho avuto molte
illusioni, nel corso della mia vita, ma solo questa riusciva a farmi
tornare a galla, ogni volta in cui avevo paura di annegare.
Aveva un nome maschile. Un bellissimo nome maschile che nella sua bocca
suonava in modo meraviglioso. E due occhi che, senza bisogno di parole,
lasciavano sciogliere il mio cuore in un solo secondo, mentre tutto
ciò che c’era intorno scompariva, lasciando spazio solo
per noi due.
Il suo nome?
Beh, credo sia ovvio. L’unico nome che si addice a quegli occhi,
a quelle labbra, a quel sapore. L’unico nome che potrebbe addirsi
ad una perfetta illusione.
Paul.
Sa di fresco, non è vero?
Io credo di sì. Non ‘fresco’ nel senso stesso della
parola. No, tutto l’opposto. Quel nome dà un’idea di
calore che riesce ad avvolgermi anche nelle notti di tempesta.
‘Fresco’ nel senso di pulito, di candido. Credo che nulla, nulla al mondo
potrebbe andare a sporcare la purezza di quel nome. Insomma, è
perfetto. Niente di meglio che pronunciarlo, scriverlo, cancellarlo e
poi maledirsi, per tutto ciò che è stato.
Ho anche pensato di lasciarmi tatuare quel nome sulla pelle, sapete?
È una cosa stupida, lo so. Insomma, immaginate la faccia
dell’uomo, quando si troverà davanti proprio me, John
Lennon, e dovrà scrivere sulla mia pelle “Paul”. So
cosa penserà, so cosa vedrà nella sua mente.
Ma non credete che sia giusto, in fondo?
Per ricordarmi di lui. Per tenerlo sempre con me. Per poterlo sfiorare
ancora, osservare ancora, senza pensare che quella, in realtà,
è soltanto la mia pelle.
Per avere l’illusione che lui, Paul, sia ancora mio.
E sarà soltanto un’illusione, sarà soltanto finzione.
Mai più vero amore, mai più nulla a permettermi di sorridere per davvero.
Mai più felicità. Perché la felicità
è vera soltanto se condivisa. E se lui non è più
qui per condividerla con me, a cosa serve lottare per cercarla ancora?
Mai più sorrisi, mai più Paul.
Ciao a tutti :D Allora, piccole
precisazioni :) Inizialmente, avevo scelto di pubblicare solo la storia
che avevo scritto per il contest organizzato da "Two of us" su
facebook, ma quando Kia ha pubblicato tutte le citazioni, ho pensato di
fare una raccolta di OS :) Chiedo scusa se non aggiornerò questa
raccolta puntualmente, ma non voglio sentirmi "forzata" dai tempi :D
Preferisco aspettare un pochino ed avere un'ispirazione migliore :D
Beh, che dire? :) Grazie a chiunque seguirà questa raccolta, che è la mia prima in assoluto :) Grazie davvero :)
Ed un ringraziamento, ovviamente,
alla mia Kia85, che è sempre presente per me, nonostante
continui a scriverle cose angst :D
Ma come sempre, il grazie va alla mia dolce metà, ispirazione di ogni cosa scritta dalla mia testolina :)
A presto e grazie ancora a tutti :)
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
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Capitolo 3 *** The Night Before ***
The Night Before
"Quando ci si sente incapaci di scrivere, ci si sente esiliati da se stessi." (Harold Pinter)
Ecco, come al solito non ho idee. Neanche una piccola, ispirante idea.
Ho questa stupida penna in mano,
questo stupido foglio bianco davanti agli occhi, ma la mia mente
è più pulita che mai. Odio questi momenti. Mi sento..
Come se fossi un estraneo, all’interno del mio stesso corpo. Mi
sento esiliato. Ecco, questo è il termine giusto. Quando ci si
sente incapaci di scrivere, ci si sente esiliati da se stessi.
Fanculo tutti. Il gruppo,
l’album, le canzoni. Perché, poi, abbiamo bisogno di un
nuovo album così in fretta? L’ultimo è uscito poco
tempo fa, potremmo anche avere un po’ di tempo per rilassarci.
Invece no. Brian deve essere sempre
così pressante, così insistente su tutto. Insomma, siamo
noi a dover scrivere queste benedette canzoni, no? Credo sia giusto
aspettare l’ispirazione, non rispettare i tempi di consegna.
Non voglio scrivere nulla di
forzato. Nulla che non pensi davvero, nulla che provenga dalla mia
mente. Voglio soltanto che le parole giuste siano frutto del mio cuore.
Allora, a cosa dovrei pensare? Beh,
non è difficile. Jane. La piccola Jane dai capelli rossi che
adora i miei abbracci e il mio profumo.
Cosa potrei scrivere su Jane? Beh..
Lei è bella. Sì, bella. Credo sia un buon inizio. E poi?
È.. Dolce? Sì, anche questo. Quindi, come inizierebbe
questa canzone? Dicendo che c’è una ragazza bella e dolce?
Che cazzo di canzone sarebbe? Non
ha senso. Insomma, ne ha, ma non è un senso che mi piace. Non
sarebbe una bella canzone. Inutile negarlo, Jane non riuscirà
mai ad ispirarmi per scrivere qualcosa. Da anni provo a pensare a lei,
prima di comporre, ma allo stesso modo da anni non riesco a fare nulla,
con la sua immagine in mente.
E allora? A quale porta dovrò bussare, per avere un’ispirazione degna di questa canzone?
Aspetta. Cosa dice sempre Ringo?
Bisogna pensare a qualche avvenimento particolare, per riuscire a
scrivere qualcosa di concreto. E io non voglio scrivere nulla di
scontato, né di astratto e confuso. Voglio parlare di qualcosa
che mi ha fatto battere il cuore, scoppiare la testa e tremare le mani.
Ad esempio, che cosa ho fatto ieri?
Dai, Paul, un po’ di concentrazione. Sono uscito presto, sono
passato a casa di Brian, poi sono tornato a pranzo a casa. Ho visto
George il pomeriggio per consigliargli qualche accordo con la chitarra
e poi..
Eh, sì, poi è arrivato Lui. John.
Era ora di cena, ma non voleva
affatto mangiare. Si è presentato alla porta d’ingresso,
senza neanche avvertire, con un viso serio ed una dichiarazione nel
cuore.
La ricordo, la ricordo
perfettamente. È stata la cosa peggiore che potesse dirmi. Ma
riflettendoci, era la cosa migliore da fare. Insomma, eravamo
d’accordo. È entrato, si è accomodato, ma in breve
ha deciso che era il momento di parlare. E in fondo, aveva ragione.
Ci siamo detti addio, la scorsa
notte, cercando di essere forti e di comprendere che, per noi due, non
c’era altro da fare. Ci siamo detti addio, mentre ogni minimo
ragionamento, ogni scusa utilizzata per separarci sembrava essere la
motivazione più giusta del mondo.
Quando mi diceva “è
per il nostro bene”, io credevo avesse ragione. Ne ero certo,
perché continuare con quella storia ci avrebbe fatto solo del
male. Ma guardando nei suoi occhi, mi rendevo facilmente conto che
neanche la più forte delle convinzioni ci avrebbe separati.
C’era l’amore
nei suoi occhi, la scorsa notte. L’ho visto, l’ho
riconosciuto. Perché nonostante John abbia deciso di rivelarlo
solo dopo tanto tempo, io l’ho sempre saputo individuare in lui.
Aveva quegli
occhi. Quelli che vogliono comunicare tutt’altro, rispetto alle
parole che stanno venendo fuori dalla bocca. Gli occhi, come qualcuno
ha detto, sono lo specchio dell’anima. Mentre le sue frasi
cercavano di far terminare quel nostro rapporto, i suoi occhi tiravano
fuori quei sentimenti fin troppo evidenti.
E quando questa mattina si è
svegliato di nuovo accanto a me, dicendomi di aver cambiato idea forse
per l’ennesima volta, ho capito che mai l’avrei lasciato
andare.
Cos’è andato male,
questa volta? Avevamo deciso di finirla, avevamo deciso di tornare ad
essere soltanto amici. Eravamo convinti di ciò che stavamo
facendo. O forse no. Forse, sto ancora cercando di ingannare anche me
stesso.
Devo essere sincero. So benissimo
come sono andate le cose. Dopo aver pronunciato quelle parole, abbiamo
deciso di abbracciarci. Magari non è stata la scelta migliore.
Perché tra quelle braccia, mi sono sentito ancora in suo
possesso. Mi ha stretto a sé, mi ha fatto aderire perfettamente
al suo corpo. E io ho sentito il suo cuore battere sul mio petto.
Senza nessuna difesa, senza nessuna
barriera. Solo dei semplici vestiti a separare i nostri corpi. Ma ben
presto, il richiamo del nostro amore ci ha condotti tra le coperte,
ancora una volta con un desiderio sfrenato di possederci.
Ho sentito le sue mani sulla mia
schiena, le sue labbra sul mio viso, la sua pelle contro il mio petto,
in un continuo movimento su quel letto che così tante volte ci
ha visti protagonisti. L’ho sentito attirarmi a sé, con le
braccia chiuse sulla mia schiena e le dita a stringere passionalmente
il mio collo. Sa che amo quel tipo di abbraccio, sa che mi fa sentire
suo come non mai. L’ha fatto di proposito, lo so.
Ci siamo lasciati andare, come se
poco prima non fosse successo nulla. Abbiamo passato tanti momenti
simili, momenti in cui uno di noi due decideva di farla finita, ma
puntualmente cadeva tra le braccia dell’altro, pentendosi di
quelle frasi che, in realtà, non avevano senso. Chi può
dirci qual è la cosa giusta da fare?
Beh, se qualcuno dovesse
chiedermelo, io direi che è questa. Non stiamo facendo nulla di
male, non stiamo rubando o commettendo un reato. Stiamo soltanto
seguendo il nostro cuore, stiamo facendo ciò che ci rende felici.
Oh, insomma, basta. Devo pensare
alla canzone, non ai miei stupidi giochi notturni con John. Torna sulla
canzone, Paul. Non pensare a quel maledetto John, che..
John.. John che mi stringe, che mi
bacia e che, mentre si trova su di me, mi giura che “sarà
l’ultima volta, Paul”. Certo, dovrei credere alle sue
promesse? Quante volte ha preso la mia mano, stringendo questo patto, e
poi l’ha utilizzata per attirarmi tra le lenzuola della sua casa,
mentre Cynthia non guardava?
È sbagliato. È tutto
dannatamente sbagliato, siamo soltanto due infedeli. E siamo persone
totalmente immorali. Insomma, le ragazze pagherebbero per venire a
letto con noi, ma entrambi preferiamo avere la compagnia
dell’altro per stare davvero bene.
Allora stava mentendo, la scorsa
notte? Era tutto un trucco, quello che ha usato per unirsi nuovamente a
me, non è vero? Sono stato così sciocco, sono sempre
così sciocco, quando si tratta di lui. Mi lascio ingannare dalle
sue parole, pensando che trasmettano la verità, ma ancora di
più dai suoi gesti. Quando mi ha abbracciato, avrei dovuto
capire che nelle sue intenzioni c’era solo un nuovo contatto con
me. E se io non l’avessi voluto, avrei solo dovuto dire di no.
È un terribile bugiardo. Sa
come fingere, sa come celare ogni cosa. L’ha fatto per anni,
avrei dovuto capirlo. Eppure, quando lo tenevo stretto a me, era
così dannatamente sincero. Insomma, non potrebbe essere sempre
così? Perché non può trattarmi ogni volta come ha
fatto la scorsa notte?
Credo di meritare un minimo di
onestà. La verità è che John ha paura. Quante
volte ha avuto davvero il coraggio di dirmi ciò che provava?
Pochissime. Viene da me, dice che vuole lasciarmi, e poi si risveglia
stretto al mio corpo, quasi come se non sia possibile distaccarsi,
anche durante il sonno.
Beh, la scorsa notte sarà la
notte che ricorderò con lui. Per sempre. Quando penso a quello
che abbiamo fatto, mi viene quasi da piangere. Stupido Paul.
Perché devi avere sempre questa reazione? Forse perché
già mi manca averlo qui. Forse perché ho ancora bisogno
di sentire le sue bugie, la sua voce che, senza esitare, mi assicura
che non mi farà più del male.
Mi manca la scorsa notte. Mi manca
tutto ciò che abbiamo vissuto, fino a qualche ora fa. E ancora
di più, mi manca la forza di ammettere che, tra le mani, ho
l’ennesimo foglio bianco pronto ad essere riempito con una
canzone dedicata a lui.
Immagino già il suo stupido
sorriso, quando la leggerà. Capirà tutto, come potrebbe
non farlo? Lo capirà, perché rispecchia esattamente
ciò che anche lui sta pensando.
Ecco, è questo che mi porta
a pensare a lui, ogni volta. Il fatto che la pensiamo allo stesso modo,
il fatto che le nostre paure combacino perfettamente, ma che il nostro
rapporto abbia lo stesso valore per entrambi.
Ma soprattutto, il fatto che lui, soltanto lui,
riesca ad unire nuovamente il mio corpo e la mia anima. È una
cosa difficile, è una cosa in cui soltanto lui riesce. È
per questo motivo che ogni mio testo parla di lui. È la
più grande ispirazione che io possa avere.
Va bene, mi ero ripromesso che non
avrei più scritto nulla su di lui. Ma questa sarà
l’ultima volta, non è vero? Certo che lo sarà.
Basta solo che mi tratti come ha fatto la scorsa notte.
Buongiorno a tutti e buona domenica
:D Eccomi, con l'aggiornamento della raccolta :) Pensavo che avrei
impiegato di più per pubblicare di nuovo, invece sono qui :D
Beh, che dire? Questa frase è
una delle più belle che io abbia mai letto, rispecchia
perfettamente il mio stato d'animo. Quando non si riesce a scrivere, ci
si sente davvero male, quasi come se non si riuscisse più a
vivere. Spero solo di aver reso giustizia alla citazione, con questa
storia :D
Lo so, praticamente sto trasformando
ogni storia in prima persona, spero non sia scocciante come situazione
>.< Mi sembra di ripetermi troppo!
Allora, grazie mille a tutti coloro
che leggeranno e a tutti coloro che seguono questa raccolta :) Non
sapete quanto sia felice :)
Grazie a Kia85, che corregge ogni os
e mi riempie di consigli :) Senza contare il supporto morale che riesce
a darmi con alcune, semplici parole :)
E grazie alla mia ispirazione, che riesce sempre a farmi scrivere qualcosa :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
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Capitolo 4 *** You Like Him Too Much ***
You Like Him Too Much
“La musica! Una magia al di là di tutto ciò che
facciamo.” (Albus Silente da “Harry Potter” di Joanne
Kathleen Rowling)
Arriverà un giorno in cui Paul e John non litigheranno?
Un giorno in cui la smetteranno di gridare, mentre sono in sala prove?
Un giorno in cui parleranno soltanto di musica, senza entrare nei
dettagli dei loro affari privati?
Ecco, stanno litigando di nuovo. Sembrava una giornata tranquilla, una
di quelle giornate in cui si può provare, registrare, e poi
tornare a casa per un po’ di meritato riposo. Invece no. Mi
sbagliavo.
Ringo mi guarda dalla sua batteria, mi volto verso di lui e sospiro,
sapendo già dove si andrà a finire. Almeno, abbiamo
guadagnato una pausa. Appoggio la chitarra al muro, ma decido di
restare seduto. Non ho voglia di avvicinarmi a loro. Mi
trasmetterebbero tutto il nervosismo che hanno addosso.
Sapete, i loro litigi sono strani. Iniziano con un accordo sbagliato,
con una nota persa o con una parola cantata diversamente dal solito, ma
poi si spostano sempre sul personale. Paul accusa John di essere troppo
disordinato, di lasciare la camera nel caos più totale, ogni
mattina in cui fugge da quelle lenzuola per tornare da Cynthia, dopo
aver inventato una scusa per restare fuori la notte. John accusa Paul
di essere troppo ‘precisino’, troppo attento a questi
dettagli e poco interessato a portare avanti ciò che davvero
conta nella loro storia.
Cambiano raramente argomenti. Ormai io e Ringo potremmo ripetere ogni
frase nello stesso ordine, così abituati ad assistere a queste
scene.
“John, a volte vorrei soltanto ucciderti!”
Tipica frase di Paul. La utilizza sempre, quando le accuse verso John diventano troppo ripetitive e poco efficaci.
“Avanti, uccidimi, almeno non dovrò più sentire le tue lagne!”
Tipica risposta di John. Tono offeso, occhi al cielo, perché guardare Paul in quel momento sarebbe impossibile.
Perché, poi, litigano sempre davanti a noi, mi chiedo? Non
potrebbero soltanto spostarsi nell’altra stanza? Sarà
meglio accendersi una sigaretta, come stanno facendo anche loro.
Lancio il pacchetto tra le mani di Ringo, che ha terminato le proprie,
ed entrambi in silenzio assecondiamo i due che, ancora in piedi al
centro della stanza, si stanno fronteggiando a qualche centimetro di
distanza.
In questi casi, ognuno rimane al proprio posto. Non è mai una
saggia decisione alzarsi e pensare di andare via da lì. Ormai
abbiamo imparato a godere dello spettacolo che Paul e John stanno
mettendo su, dopo qualche ora passata a provare in pace.
Guardatelo, come fuma nervosamente. Se Paul potesse, lo colpirebbe sul
viso con tutta la forza possibile. Non che non l’abbia mai fatto.
Giusto due settimane fa, John lo ha accusato di aver utilizzato un
profumo da donna. E Dio solo sa quanto Paul adori sentirsi uomo,
soprattutto mentre suona. Lo schiaffo che gli ha rifilato ne è
stato la prova.
“Avevamo un po’ di tempo per noi, ma tu hai preferito andartene!”
“Sarei dovuto restare da te per sentire le cazzate che avevi da
dirmi, John? No, grazie, sono stato meglio a casa mia, da solo!”
Ogni tanto io e Ringo ci scambiamo sguardi confusi. Questa volta non
sappiamo davvero di cosa si tratti. Non sembra la solita situazione.
Dunque, so di per certo che Cynthia e Julian sono andati in campagna
per una settimana, da alcuni cugini, ma John ha scelto di restare a
casa per le ‘prove’. Certo, portare Paul a casa e farlo
restare a dormire lì sicuramente significa fare le prove.
Neanche in questo momento, in cui dovremmo davvero suonare lo stiamo facendo. Figuriamoci quando sono da soli in casa.
Ma cosa è successo, stavolta? Chissà cosa ha detto
quell’idiota di John. Sicuramente ha tirato fuori qualche
discorso che a Paul non piace, il suo tono sembra portare a questo. Non
credo l’abbia offeso in qualche modo. Non questa volta. In quei
casi, Paul è ancora più infuriato con lui.
“Ma il coglione sono io, John! Io che, nonostante tutto, continuo a stare con te!”
Wow, siamo già al momento in cui Paul si attribuisce la colpa? Perfetto.
“Sì, infatti! L’importante è aver ammesso che sei un coglione, Paul!”
E di nuovo iniziano litigare, come sempre. Per quale motivo, non saprei
dirlo. Il vero stupido sembrava John, ma adesso è diventato
improvvisamente Paul. Nei loro litigi, è impossibile stabilire
chi dei due abbia la colpa maggiore. Fidatevi, entrambi hanno colpe.
Poco tempo fa, soltanto per ripicca, Paul si è fatto trovare a
letto con una delle ragazze che hanno recitato con noi in ‘A Hard
Day’s Night’. John aveva scherzato un po’ troppo con
un’altra, proprio davanti a lui, e Paul non deve averla presa
particolarmente bene. Così, quando John è entrato nella
sua camera d’hotel, si è trovato davanti uno spettacolo
che mai avrebbe voluto vedere.
Ma in fondo, cosa importa perché stanno litigando? Loro litigano
sempre, loro non trovano mai un punto in comune, loro devono sempre
cercare di avere la meglio. Ma alla fine, la cosa che conta, è
che tornino a stringersi con un sorriso, capace di dissolvere qualsiasi
problema. E vi assicuro che è sempre così.
Insomma, Paul questa mattina è andato via dalla casa di John,
per qualche strano motivo. Ma nonostante questo, sappiamo bene tutti
che cosa succederà. Tornerà da lui. Al massimo questa
sera si presenterà alla sua porta, semplicemente dicendo che non
ci sarà una prossima volta, se non inizierà a trattarlo
come merita.
E in fondo ha ragione. Perché alcune volte, John non si rende
conto di esagerare con le provocazioni. Diventa così pesante
persino per lui, che si sforza di mostrare un po’ di senso
dell’umorismo, ma che in realtà ne è totalmente
privo. Cerca di impegnarsi per non apparire così dannatamente
serio davanti ad ogni situazione, ma la verità è che non
sopporta il fatto che John ami sempre scherzare. E spesso ha ragione.
Ma cosa conta? Nulla. Paul ha provato tante volte a lasciarlo, ha
provato tante volte ad abbandonarlo alla sua triste vita, ma non ha mai
avuto il coraggio di continuare. Non ha mai avuto il coraggio di andare
via e di lasciarlo solo. L’unica cosa che meriterebbe, ma quella
che mai Paul farebbe. Non saprei dire il perché. Forse,
semplicemente perché John gli piace troppo. E lui piace a John,
non ci sono dubbi.
È così evidente, anche adesso, mentre stanno litigando.
Gli occhi di Paul sembrano furiosi, ma in realtà comunicano un
amore incondizionato. Vorrebbe smetterla di gridare, vorrebbe solo
stringere John al suo corpo e chiedergli scusa per tutto ciò che
ha combinato, di qualsiasi cosa si tratti. Non può farlo, solo
perché perderebbe tutto il proprio orgoglio, in questo modo.
Ma anche John ci sta mettendo del suo. Agita le mani come se volesse
spaventarlo, ma il suo unico desiderio è quello di prendere la
sua camicia e attirarlo a sé, per chiarire subito ogni cosa. A
John piace davvero, non si può negare. È l’unica
persona che riesce a farlo felice, ed è bello quando Paul crede
alle sue parole. In quei momenti, sembra quasi che non ci siano
problemi, né tra di loro, né all’interno del
gruppo. Ma quando subentra la gelosia, quando subentra le sfiducia nei
suoi confronti, è come se quelle parole svanissero nel nulla.
Come se John non le avesse mai pronunciate, come se Paul non le avesse
mai udite.
“Sai che ti dico? Che sono stufo di te. Sto solo perdendo tempo, continuando a stare qui.”
Paul appoggia il basso a terra, allontanandosi dal suo posto e cercando
di arrivare il prima possibile a prendere il proprio giubbotto. Ma
credete davvero che John lo lascerà andare via?
“Aspetta.”
No, proprio così. Non lo lascia mai andare. Ogni volta in cui
Paul cerca di fuggire, John inizia a seguirlo per poi riportarlo
indietro, nel posto al quale appartiene. Quale sarebbe questo posto?
Beh, le sue braccia. Solo lì Paul riesce a sentirsi al sicuro,
solo lì John trattiene tutto ciò che ha di più
caro. Non esiste un luogo simile, nel resto del mondo.
“Voglio andare a casa, John.”
“No, tu vuoi restare qui.”
Paul può provare a resistere, ma nulla gli darà la forza
per allontanarsi per sempre da lui. Ecco, ha già ceduto. Con le
spalle contro il muro, con il respiro leggermente affannato, con i
fianchi stretti da quelle braccia che vogliono solo ricongiungersi con
lui.
“E io voglio che tu rimanga.”
John non può perderlo. John non può resistere senza di
lui, non può sopportare l’idea di una vita senza Paul.
È persino pronto ad ammettere di aver sbagliato, pur di non
farlo andare via. E se John Lennon ammette di essere nel torto, allora
Paul deve essere davvero importante per lui.
“Non voglio soffrire.”
“Non succederà.
Passa le mani sul suo petto, salendo fino al suo viso ancora
spaventato. John sembra quasi voler consumare qui quell’amore
così particolare che colma la loro storia, ma si rende conto
che, davanti a noi, non può che limitarsi ad un bacio.
Un bacio che restituisce sicurezza a Paul, che lascia sparire ogni
singolo tratto di quel litigio che, poco fa, ha fatto sì che le
prove terminassero.
Ma, sapete, in fondo non è stato così male. Io e Ringo
abbiamo avuto modo di riposarci, e credo di avere un’altra idea
in mente. Sarà meglio prendere subito un foglio per scrivere,
sembra che quei due ne abbiano ancora per un po’.
“Cosa fai?”
Mi volto verso Ringo, così curioso da non darmi neanche il tempo di iniziare a scrivere.
“Forse ho avuto un’ispirazione.”
Sembrerà stupido, sì, ma tutta questa situazione è
servita a qualcosa. È come avere un testo già pronto
davanti ai miei occhi, è come se ogni mio singolo pensiero possa
trasformarsi improvvisamente in qualcosa di più concreto. Beh,
ma per prima cosa, direi di scrivere il titolo. Non è una cosa
che faccio spesso, preferisco sviluppare prima un testo e poi pensare a
come si chiamerà il brano. Ma questa volta, ogni cosa è
già al proprio posto.
“He likes him too much.”
No, c’è qualcosa che non mi convince. Non posso
esplicitamente dire che ad un ragazzo piace un altro ragazzo.
Sarà meglio cambiare.
“You like him too much.”
Sì, già va meglio. Ma c’è ancora qualcosa
che non va. È vero, a Paul piace troppo John, ma forse dovrei
modificare tutto e far sembrare questa canzone come dedicata ad una
ragazza. Ecco, come se fossi io a dedicarla a Pattie.
“You like me too much.”
Vediamo. Ho cambiato molte cose. Ma adesso questo titolo sembra suonare
molto meglio. Credete sia buono? Secondo me potrebbe andare. E quando
quei due mi chiederanno a chi di loro è dedicata questa canzone,
si sentirà rispondere che è valida per entrambi.
Perché a John piace troppo Paul.
E perché a Paul piace troppo John.
Nessuno dei due permetterà all’altro di finirla, perché è vero: questi due si piacciono troppo.
Ecco, ho finito di scrivere le mie annotazioni. Ci vorrà un po’, ma almeno ho la base.
Mi chiedo come farei, se non ci fosse la musica. Addolcisce ogni
istante della mia vita, mi permette di affrontare ogni situazione con
un sorriso, anche quando le cose sembrano difficili. Se in questo
momento non avessi avuto la possibilità di esprimermi attraverso
queste parole, non avrei avuto un’altra possibilità per
farlo. Non sono il tipo che interviene all’interno delle
discussioni private o che dice la sua, in questi casi.
La musica è.. La musica è tutto.
È la mia voce, il mio spirito, la mia vita.
È una magia al di là di tutto ciò che facciamo. Un
incantesimo che ci dà modo di intervenire, sempre, e di gridare
al mondo il proprio pensiero.
La musica è un vero e proprio sentimento.
“Ricominciamo?”
Eccoli, sorridenti, che si tengono per mano e si avvicinano nuovamente a noi, come se nulla fosse accaduto.
“Ricominciamo.”
E la musica torna ad unirci.
Ciao a tutti :D Allora, nuova
ispirazione, nuova os per la raccolta :D Purtroppo per voi, molto
spesso queste idee mi vengono in mente e devo per forza scriverle :D
Beh, che dire? Io adoro “You like me too much", è una delle canzoni che adoro cantare e non potevo non scrivere nulla ;) Doveva per forza inserirla in questa raccolta!
Poi, altra annotazione. Ho scritto
dal punto di vista di George, questa volta, ed è una cosa molto
particolare per me, perché non l’avevo mai fatto. Avevo
deciso di scrivere queste os sempre in prima persona, ma in ogni caso
dal punto di vista dei nostri due bellissimi protagonisti :3 George,
George perché.. Beh, perché mi sembra quello più
indicato per dei pensieri simili sulla musica. Il mio perfetto Ringo lo
terrò per altro :3
Bene, allora grazie a tutti coloro
che stanno seguendo la raccolta :) Grazie a Kia85, che come sempre mi
consiglia e corregge le mie storie. E grazie alla mia dolce
metà, la mia musica di ogni giorno :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
|
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Capitolo 5 *** Devil In His Heart ***
Devil In His Heart
"Non è forse vero che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere?" (Oscar Wilde)
Finalmente. Il momento che per tutto il giorno aspetto.
Quel momento che può rendermi felice, quello che può
farmi sentire appagato come non mai. Lo attendo con ansia, quasi come
se non riuscissi a pensare ad altro. Lo attendo con il cuore a mille,
con le mani che fremono e non riescono a mantenere la chitarra.
Lo attendo come se la mia vita dipendesse da questo.
Il momento in cui io e Paul dobbiamo andare a dormire.
Sembrerà strano, sì, ma è il momento più
bello della giornata. No, non sono un sentimentale. So che è
bello dormire abbracciati tra le coperte, so che è bello
riscaldare il suo corpo con il mio, ma c’è un altro motivo
per cui adoro questo momento.
Basta osservare questa scena. Io, disteso sul letto, con indosso una
camicia totalmente aperta ed un paio di pantaloni, appartenenti al mio
pigiama. E lui, in piedi davanti al letto matrimoniale, pronto per
spogliarsi e raggiungermi qui.
Già, per spogliarsi, avete capito bene. Perché io adoro
vedere Paul che lentamente si concentra su di me, con quegli occhi che
sanno cosa sia la dolcezza, ma allo stesso modo riescono ad accendere
in me un desiderio ineguagliabile, portando le mani fino al proprio
corpo e rivelandomi cosa ci sia sotto i suoi vestiti. Come se fosse la
prima volta.
Lo vedo, anche adesso, così sensuale. Da qualche secondo si
è sistemato lì, nello spazio tra il letto e
l’armadio a specchio, con quel sorriso seducente che una volta
apparteneva soltanto a me. E ora, mentre il suo sguardo si è
concentrato sul mio, le sue dita stanno iniziando a muoversi. Ma non
hanno ancora intenzione di raggiungere quegli indumenti che, se avessi
potuto, avrei già strappato via.
“Da cosa vuoi che cominci, questa sera?”
Sento il mio corpo rabbrividire, mentre qualcosa all’interno dei
miei pantaloni si muove già. Ha parlato nuovamente con quella
voce, quella che riesce a farmi eccitare, senza neanche essere a
contatto con lui.
Non può farlo. Non può guardarmi così, non
può parlare in questo modo e non può fare ciò che
sta facendo con le sue fottute mani. Ecco, ha appena raggiunto i suoi
capelli. Li sta portando indietro, con una calma che io non sarei
capace di mantenere, soprattutto in una situazione simile.
Da cosa voglio che cominci? Non so, è difficile pensare, quando
si è in una situazione simile. Ma io devo rispondere, altrimenti
quest’attesa continuerà a torturarmi.
“Dalla camicia.”
Giusto. Bravo John.
Conosco quel sorriso. Si sta rendendo conto che sono già troppo
eccitato per resistere. Si capisce dal modo in cui ho pronunciato
quelle due parole. Era come se stessi cercando di trattenere il mio
corpo dal sollevarsi e prendere il suo, facendo ciò che desidero
più di ogni altra cosa.
No. Devo resistere.
Quanta debolezza dimostrerei, avventandomi su di lui? Troppa. Insomma,
già tante volte ho avuto bisogno di raggiungere il suo corpo,
prima che il nostro gioco fosse terminato. Ora, devo solo pensare a
godermi lo spettacolo.
Eccolo, sta finalmente raggiungendo i bottoni della sua camicia
celeste. Adoro quelle mani. Il modo in cui accarezzano quel petto
ancora coperto, il modo in cui si muovono fino ad arrivare al centro
dell’indumento.
E adoro vedere Paul che, senza fretta, fa scattare ogni bottone. Sa
farlo in un modo tutto suo, un modo che di certo non mi aiuta. Ma
soprattutto, lo fa tenendo quei dannati occhi su di me. Mi osserva, mi
tiene bloccato al mio posto, mentre i miei indumenti diventano
improvvisamente troppo stretti.
C’è il diavolo, nei suoi occhi. Lo vedo, lo sento su di
me, ogni istante in cui stringo quel corpo al mio. Sento il suo calore,
il calore dell’inferno e delle fiamme che mi avvolgono, ogni
volta in cui afferro i suoi capelli e lo attiro a me.
E mentre la camicia si spalanca davanti ai miei occhi e scivola
giù lungo le sue braccia, mi rendo conto che vorrei già
vederlo qui, tra le lenzuola, insieme a me. Ma il suo stupido sorriso
è ancora lì, così invitante, così sciocco,
così.. Perfetto.
“Siamo già caldi, Johnny?”
Cosa? Cazzo, direi che se n’è accorto. Insomma, si vede
lontano un miglio, con questo stupido pigiama. È come non
indossare nulla, in questo momento.
“Oh, stai tranquillo, piccolo, dolce ed indifeso Lennon. Tra poco sarà tutto finito.”
Osa anche prendermi in giro, in un momento simile? Non capisce in che
condizioni sono, vero? Non se ne rende conto da solo? Un altro secondo
così e potrei tranquillamente impazzire.
“In fondo puoi ancora aspettare, non è vero?”
No, non posso aspettare. Non posso più attendere un altro
singolo istante. E lui non può permettersi di indugiare
così. Soprattutto nel modo che sta utilizzando ora. Con un dito
in bocca, che prima passa tra i denti e poi scivola su quelle labbra
così morbide che io amo sentire su di me.
Non posso farcela. Non posso lasciargli fare questo.
“In fondo, l’attesa è così dolce, John.”
Dannato. Cosa può essere, se non un dannato? Nessuno potrebbe
mai essere così crudele, davanti ad un bisogno simile. Ma lui
sì. Vuole farmi soffrire, vuole che mi controlli anche in una
situazione del genere. Ma sa benissimo che non resisterò ancora
a lungo. Soprattutto adesso, mentre la sua mano sta scivolando dal
petto su tutto lo stomaco, seguendo quella linea perfetta che lo
porterà..
Sui suoi pantaloni.
Diamine, finalmente. Ora mi sento un po’ più leggero,
mentre lo vedo giocare con quei bottoni. Non che abbia deciso di
sbrigarsi, ovviamente. Quando Paul sceglie di iniziare un gioco,
nessuno può fargli cambiare idea. Solo se ora mi alzassi e
decidessi di farla finita, la nostra sfida terminerebbe. Ma io
perderei. E io non voglio perdere. Mai.
Quattro bottoni. Quattro maledetti bottoni, e anche quella barriera
sparirà. Non pensare, John. Altrimenti non ci sarà un
metodo per trattenerti su questo letto.
“Non è bello attendere, amore? Non è bello fremere di desiderio?”
Toglili, santo Dio. Ne mancano due, soltanto due. Credo che in questo
momento, soltanto parlando, potrei mandare a puttane tutto il lavoro
fatto finora. Fottuto Paul.
“Non è bello guardarmi da lì, e pensare a quando potrai possedermi?”
Ecco, ce l’ha fatta. Lo vedo, vedo il tessuto dei suoi boxer spuntare da lì, finalmente.
Lo osservo mentre fa scendere con delicatezza quei pantaloni lungo le
proprie gambe, così perfettamente dritte, lunghe e quasi
interminabili. Quelle gambe che adoro percorrere con le dita, con la
bocca, con il naso, nel tentativo di lasciare impresso su di me il suo
odore, il suo sapore. Lui.
Si abbassa per sfilare del tutto quell’indumento, e il suo
fondoschiena, ancora in parte coperto, si riflette sullo specchio
dell’armadio. Mi fa impazzire, come lo fece la prima volta.
“Non ti rende forse più felice, adesso, dopo tanta attesa, vedermi così?”
Annuisco, non posso non farlo. È questa sua voce.. Mi fa fare anche ciò che non voglio.
Vorrei dire che non ho bisogno di attendere per tutto questo tempo per accendermi davanti a lui.
Vorrei dire che, a questo punto, avrei già potuto terminare
tutto, e invece devo ancora iniziare. Ma non posso. Perché lui
è così dolce, così unico, così Paul.
Si avvicina, osservo tutto il suo corpo, ma credo che questa sera
voglia regalarmi qualcosa in più. Lo capisco quando le sue mani
tornano a sfiorare quella pelle chiara, ormai quasi del tutto rivelata,
e si spostano sul bordo dei suoi boxer neri. Lo accarezzano, lo
agganciano con debolezza, mentre le sue gambe giungono fino al bordo
del letto sul quale sono sistemato.
“Non è forse vero, John, che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere?”
Lo vedo, adesso. Vedo Paul per com’è veramente.
Intrigante, magico, ma allo stesso tempo impaziente. L’attesa
darà ad ogni cosa quel tocco in più, ma adesso ho
imparato. Ho imparato a rispondere con gli stessi occhi, con lo stesso
atteggiamento, con lo stesso desiderio.
E adesso, Paul è qui, senza niente più che la propria pelle. Come un angelo mandato solo per me.
Rabbrividisce, prima di avvicinarsi ancora di più.
Sospira, non appena si distende per raggiungere il mio corpo e lo avverte a contatto con il suo.
Chiude gli occhi, avvertendo le mie mani percorrere ogni centimetro
della sua schiena e scendere giù, sempre più giù.
E in un secondo, si ritrova sotto di me, sotto il mio desiderio
crescente, sotto il mio respiro già affannato, senza neanche
dovermi muovere.
Sotto il mio sorriso, audace e consapevole del fatto che, tra poco, lui mi apparterrà di nuovo.
Come sempre.
Perché lui è mio. Mi appartiene, e forse non lo sa fino
in fondo. Ma ovunque andrà, in qualsiasi momento, lui
sarà soltanto mio.
“Sei pronto, amore?”
E come potrei dirgli di no, se me lo chiede in questo modo? Ormai lo
so, nel cuore di questo angelo si è insediato il diavolo.
“Sono sempre pronto per te.”
Ciao a tutti :D Eccomi, sono tornata
con l'aggiornamento della raccolta, e questa volta vi propongo qualcosa
di un po' più scottante. Beh, la citazione dice tutto da sola,
credo ;) Adoro Oscar Wilde, adoro le sue frasi e adoro il modo in cui
riesce ad ispirarmi.
Avevo già scritto questa OS da
un po' di giorni, ma avevo problemi di connessione e (fortunatamente
per voi) non ho potuto aggiornare prima ;)
Spero che anche questa non sia troppo banale e che vi piaccia :) Almeno provo a rendere giustizia al grande Wilde :D
Grazie a tutti coloro che leggeranno, e grazie al mio Lui, sempre più ispirante e sempre presente per me :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
|
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Capitolo 6 *** Do You Remember? ***
Do you remember?
“Tutte le lacrime vanno baciate via.” (Snoopy dai “Peanuts” di C. Schultz)
Freddo.
Buio.
Desolazione.
Sento la testa girare, sento gli occhi bruciare, sento il corpo cadere a pezzi.
Eppure sono fermo.
Qui, su questo letto, disteso ad ascoltare i battiti del mio cuore, a
volte più rapidi, in preda ai ricordi, a volte più lenti,
davanti alla prospettiva di un futuro ora così diverso.
Silenzio.
Il silenzio rimbomba nelle mie orecchie, graffia il mio cuore e lacera
la mia anima, diventando quasi assordante. È così forte
da farmi quasi sentire solo, all’interno di questa stanza.
Ma io non sono solo.
Non lo sono mai stato, lui non lo permetterebbe mai. Soprattutto adesso.
È seduto su questo stesso letto, il mio letto, solo per me.
La mia testa è sulle sue gambe, le sue mani sono intrecciate nei
miei capelli. Scivolano giù, fino ad arrivare sulla mia spalla.
La accarezzano, cercano di trasmetterle un calore che, in
realtà, mai più le apparterrà.
Sono freddo.
La mia pelle è fredda, il mio respiro è freddo. Persino
il mio sguardo lo è. E credo che questa, per lui, sia la peggior
condanna.
“Come posso aiutarti?”
Da circa mezzora, neanche una parola aveva riempito lo spazio tra di
noi. Lui mi conosce, sa che non ho voglia di parlare. Ma allo stesso
modo, sa che a volte il silenzio diventa pesante, troppo pesante.
“Cancella tutto ciò che è accaduto.”
Non si tratta di uno dei miei scherzi. Nella mia voce non c’è la solita ironia. C’è solo tristezza.
Cerco di vivere nell’illusione che le cose possano cambiare.
Cerco di svegliarmi, ma questo non è un sogno. È il triste incubo della vita.
E neanche Paul, questa volta, potrà fare qualcosa per salvarmi.
“Voglio aiutarti. Davvero.”
E come?
C’è davvero un modo per aiutare, quando ci si trova davanti ad una situazione del genere?
Ci sono davvero parole capaci di risollevare il morale?
C’è davvero qualcuno che può farti tornare a vivere?
“Cosa hai fatto, quando è successo a te?”
La mia domanda è dura, lo so.
Le sue mani si sono fermate, il suo respiro sembra essersi bloccato.
E i suoi brividi sono giunti fino al mio corpo.
Ho paura. Potrebbe andare via, potrebbe abbandonarmi.
Come hanno fatto tanti, come hanno fatto tutti.
Ma lui no. No, Paul resta qui. Non gli importa quanto le mie parole
siano dure. Lui mi capisce, sa cosa provo, solo perché è
stato costretto a provarlo prima di me. Da solo.
“Ho pianto.”
Ricomincia ad accarezzarmi, ricomincia a parlarmi. Ricomincia a vivere.
“Insegnami a farlo.”
Le parole vengono fuori da sole. Appena sussurrate, ma pesanti.
È così, io non so piangere. Non l’ho mai fatto, non sono in grado. E solo lui può aiutarmi in questo.
“Vuoi davvero che lo faccia?”
So cosa sta facendo.
Non sento più il suo sguardo su di me. Conosco bene questi
momenti. Sta fissando il vuoto, con lo sguardo dritto di fronte a
sé. Sta cercando di estraniarsi dal mondo.
Ha paura di farmi del male. Ma in fondo, anche lui sa che in questo modo riuscirà a farmi stare meglio.
“Sì.”
Il silenzio è di nuovo qui, accanto a noi, tra di noi, ma resta per pochi secondi.
Sento le mani di Paul sollevarmi, fino a farmi distendere sul letto. I
suoi occhi mi osservano, ancora in parte apatici, e in breve decidono
che sì, questa è la cosa migliore da fare.
“Ricordi il suo sorriso, John?”
Come dimenticarlo?
Non ho mai visto un sorriso più bello del suo. Non ho potuto
godere per molto tempo di quello spettacolo, ma lo terrò per
sempre dentro di me.
“Ricordi i suoi occhi?”
Sì. Li ricordo.
Mi guardavano con soddisfazione, come se la sua vita potesse sembrare meno squallida, solo grazie a me.
“Ricordi com’era felice, nel vederti suonare?”
Lo era, davvero.
Conosceva il mio legame con la musica. Conosceva i miei sogni. Conosceva ogni cosa di me.
“Sai che ora ti sta proteggendo, dal luogo in cui si trova?”
È una bella favola.
Posso raccontarla a me stesso ogni volta in cui vado a dormire. Posso
immaginare che sia così, forse sarebbe meglio. Ma resterebbe una
favola.
“Non posso credere a questo.”
Cerco di rispondere, ma la mia voce è più bassa del solito.
Sembra come rotta da qualcosa, da un sentimento che si muove dentro di me.
“Devi credere a questo.”
Le nostre mani si incontrano, non appena le mie forze iniziano a venir meno.
“Potrai incontrarla di nuovo.”
Stringe le mie dita, incrociandole con le proprie, osservandomi con un viso serio.
“Come?”
Cerco un po’ di speranza in lui, ma capisco che sta solo cercando di aiutarmi a superare il momento.
“Di notte, quando il mondo intero dorme. Quando anche tu sei
perso nei tuoi sogni. Lei sarà lì, per te. Potrai
abbracciarla, guardarla, sorriderle e parlarle.”
Porta l’altra mano fino al mio viso, mentre inizio a mordere con forza le mie labbra.
“Ma di giorno sarà tutto finito, non è vero?”
Sposta lo sguardo, non riesce a mentire. Non può mentire.
“Sì. Ti sarà concesso di vederla solo una volta al
giorno. Solo di notte, come se il vostro fosse un incontro
proibito.”
Gli occhi bruciano.
Fanno male, fanno gridare. E mai, nella mia vita, ho provato qualcosa di simile.
Solo adesso mi rendo conto che basta chiuderli per far fuoriuscire ciò che sembra un miraggio.
Ciò che mai ho potuto assaggiare, toccare, avvertire su di me.
Una lacrima.
Scivola giù senza fretta, sulla mia guancia, mentre i miei occhi restano chiusi.
Ma non appena rischia di andarsi a nascondere sotto il mio mento, sento qualcosa interrompere il suo percorso.
Un bacio.
Proprio lì, sul mio viso. Un suo bacio. Uno di quelli che riescono a sistemare ogni cosa.
Ed eccola, la seconda lacrima spunta dal mio occhio sinistro, ma Paul si fa trovare attento.
Riesce a catturarla quando ancora si trova sulla mia guancia leggermente arrossata, bagnandosi le labbra e respirando su di me.
Ma nel momento in cui decide di indugiare, una terza lacrima sfugge al suo sguardo.
La sento, di nuovo sulla guancia opposta. Corre più veloce,
avendo la strada già in parte percorsa da quella precedente.
Questa volta, però, la sento deviare. Scende giù, sempre
più giù, fino a quando non raggiunge l’angolo della
mia bocca.
Il desiderio di assaggiarla cerca di assalirmi.
Credo sia salata, almeno così dicono.
Ma preferisco attendere, perché so cosa arriverà.
E come se lui avesse potuto leggere i miei pensieri, avverto il suo corpo farsi strada sul letto, accanto al mio.
“Chi si prenderà cura di me, adesso?”
Cerco di mormorare la mia domanda, per non far andare via quella
piccola lacrima ancora intatta, ma Paul posa le sue dita sulla mia
bocca.
Le mantiene per alcuni secondi su di me, fino a quando non decide di donarmi di più.
Ora ci sono le sue labbra sulle mie.
Le sue labbra. Pronte a baciare via tutte le mie lacrime.
Ora c’è Paul qui con me.
Paul. L’unico in grado di salvarmi.
“Io mi prenderò cura di te.”
Ora so come si può piangere. So come si può soffrire.
Ora so che potrò vederla ancora, ogni volta in cui vorrò.
Ora so che sarà difficile tornare a vivere.
Ci vorrà tempo.
Ci vorrà fatica.
Ma Paul sarà con me.
Ciao a tutti :) Sono tornata, finalmente ho avuto l'ispirazione per una nuova os ^^
Che dire, sono ricaduta nell'angst.
Non riesco a mantenermi per troppo tempo sul fluff, ormai è
assodato :D Quindi, spero vi piaccia quello che ho scritto per oggi :D
Grazie innanzitutto a tutti coloro
che leggono le mie storie :) Grazie al mio amore, che riesce sempre a
far tornare la luce nei miei periodi bui e a baciare via ogni lacrima :)
E un grazie particolare a Kia85, che mi sopporta in ogni caso. A lei è dedicata questa storia :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
|
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Capitolo 7 *** Goodbye ***
Goodbye
Pov: John
“Chi ha un vero amico può dire di avere due anime.” (Artur Graf)
Addio.
Una parola come tante, una parola come tutte quelle che utilizzo. Ma
soprattutto, una parola che sono stato già costretto a
pronunciare, nel corso della mia vita. E speravo davvero di non doverne
avere più bisogno.
Un addio.
Una separazione, una scelta, ma non sempre. Ci sono cose che non si
possono scegliere, destini troppo segnati per poter variare a nostro
piacimento.
Non ti bastava, vero? Non ti bastava spezzare il mio cuore andando via da me?
Eppure l’hai fatto con così tanta leggerezza. L’hai
fatto con la piena consapevolezza che avrei sofferto, l’hai fatto
solo per te stesso. Solo per avere una vita con lei.
Neanche ti piacevano così tanto i tedeschi. Dicevi che la
Germania ti attraeva, ma non lo pensavi davvero. Ti attirava tutto
ciò che quello squallido luogo aveva da offrire. Sesso, droga e
rock’n’roll. Cose che avresti potuto avere anche qui.
Liverpool non ti andava più bene? Sentivi di essere superiore rispetto a questa vita?
O semplicemente, ero io a non andare più bene per te, Sutcliffe?
Paul si muove accanto a me, accoccolandosi contro il mio fianco. Sta
dormendo da un paio d’ore, ormai, e devo dire che soltanto adesso
mi sto rendendo conto che sta schiacciando il mio braccio. Fa male,
diamine. L’ho abbracciato, l’ho tenuto al caldo, cercando
di pensare che ne avesse bisogno. Ma se c’è qualcuno che
ha bisogno di calore, quello sono io.
A Paul non importa.
Non gli è mai importato nulla. Figuriamoci adesso che…
Adesso che tu non ci sei più.
Mi ha detto di essere dispiaciuto, mi ha detto che non avresti meritato
tutto questo. Non credo lo pensi davvero. Credo soltanto che sia felice
che tu mi abbia lasciato così, definitivamente, senza neanche
salutare. Perché Paul sa bene che, l’ultima volta in cui
ci siamo visti, tu mi hai detto di voler andare via, di volere una vita
totalmente diversa, ma come se nulla fosse cambiato, ho capito che la
cosa giusta era fare ancora l’amore con te.
E l’abbiamo fatto, forse come mai prima di quel momento. Non ci
eravamo mai preoccupati molto dei piccoli dettagli del nostro rapporto,
forse perché la maggior parte delle volte in cui ci trovavamo a
farlo eravamo totalmente ubriachi. Ma non quella volta.
Quella volta è stata perfetta. Quella è stata la volta in
cui ho capito che avrei dovuto impedire che tu partissi. Se avessi
fatto qualcosa, se avessi parlato e detto che no, non era quella la tua
strada, forse tu saresti rimasto con me. E forse, adesso saresti ancora con me.
Chi può saperlo? Magari non ti sarebbe successo nulla, magari io avrei saputo cosa fare per… Salvarti.
Sei un idiota, Stuart. Sei un vero idiota. Come hai potuto farmi una cosa simile?
Ecco, sei felice adesso? Sembro una di quelle patetiche ragazzine che
speravano in un secondo giro con te. Venivano a cercarti, alla fine
delle esibizioni, solo per chiederti un’altra notte insieme,
un’altra possibilità per dimostrarti quanto fossero
innamorate del bassista più affascinante dell’intera
Liverpool.
Paul mugola accanto a me, con la testa poggiata sulla mia spalla ed il
viso sul cuscino. A volte penso che riesca a leggermi nel pensiero.
Beh, non ero io a pensare che fosse il bassista più
affascinante. Erano le ragazze a dirlo. Anche se molte, dopo
l’arrivo di Paul, hanno iniziato a cambiare idea.
Eri così geloso, Stu. Lasciamelo dire, tu e Paul eravate davvero
patetici. Litigare per me e per quella stupida parte con il basso.
C’era davvero bisogno di tutte quelle risse e di tutte quelle
scenate per me? Sapevi benissimo quale sarebbe stata la mia prima
scelta.
Tu.
Perché… Perché sì, era giusto così.
Ti conoscevo, ti desideravo e credevo che mai avresti scelto di andare
via da me. Quando osservavo quelle stupide ragazzine che si vantavano
di aver passato qualche ora con te, mi sentivo quasi orgoglioso di me
stesso. Perché nessuna di loro, in fondo, ti aveva posseduto.
Io sì. Io ti ho posseduto, io ti ho fatto provare qualcosa di così perverso, io ti ho fatto confessare per la prima volta i tuoi sentimenti.
Io ti ho insegnato cosa vuol dire ‘fare l’amore’.
Non avresti saputo neanche da dove iniziare. E con chi, poi? Tu non hai
mai amato altri, oltre me. Hai scambiato l’attrazione per
l’amore, quando hai conosciuto quella tedesca che ti ha portato
via da me. Ma nella tua vita, c’è stato solo sesso.
Non ricordi la differenza che c’era tra il sesso e l’amore? Io lo ricordo bene.
Il sesso è quello che le ragazzine ci chiedevano, nei vicoli bui
intorno ai locali della città. È quello che non tardava
ad arrivare, quando smettevamo di suonare; quello che ci trascinava tra
lenzuola sconosciute, che ci faceva sentire appagati per l’intera
nottata e che il giorno dopo scompariva, insieme ai postumi
dell’alcool.
L’amore è quello che facevamo io e te. Quando io ero
lì con te, quando tu eri qui con me. Quando avevamo paura che le
persone potessero sentirci, quando sentivamo di non poter più
attendere di tornare a casa e dovevamo approfittare delle stanze
nascoste all’interno dei locali. Quando gridavi di amarmi e poi
lo sussurravi dolcemente, ed eravamo solo io e te.
Anche questa sera ho fatto l’amore, sai?
L’ho fatto con Paul.
Insomma, non è la prima volta in cui mi capita di avere un
rapporto con lui, e tu lo sai bene. L’ho fatto per ripicca,
quando tu hai provato a lasciarmi, tempo fa. So che non è stata
una bella cosa, ma almeno ti sei reso conto di amarmi davvero.
Ma quello era solo sesso. Quando l’ho convinto a venire a letto
con me, l’ho solo illuso, anche se adesso mi pento di quel gesto.
Sono stato un insensibile, un opportunista, semplicemente una bestia.
Io amavo te, soltanto te, e per questo motivo ho voluto fare sesso con
lui.
Ma sai una cosa? Non ho mai avuto il coraggio di dirti questo, quando
ancora eri tu a dividere il letto con me. Solo adesso so che devo
confessarlo.
Quella volta, capii che Paul era diverso.
Sì, Stu, proprio la volta in cui ti tradii con lui.
È stupido da dire, è stupido anche solo da pensare. Ma è la verità.
Lui sapeva che tra me e te le cose non stavano andando bene. Sapeva che
cercavo soltanto un modo per sfogarmi, per sentirmi ancora una volta
superiore, per avere il controllo su tutto. Ma è rimasto.
Aveva già capito tutto, nel momento in cui avevo telefonato a
casa sua per chiedergli di venire da me. Ed era già convinto che
tutto sarebbe terminato, nel momento in cui gli avevo detto di voler
stare un po’ per conto mio.
Ma mi sono reso conto in così poco tempo di quanto quella notte mi abbia cambiato.
Sì, so bene che subito dopo tu sei tornato da me ed io non ho
pensato ad altro. Ma la verità è che, dopo quel giorno,
ho iniziato a guardare Paul con occhi diversi.
Lui è corso da me, si è preoccupato per me, si è
concesso a me. Lui non ha opposto resistenza, forse perché era
già innamorato di me, ma ha lasciato che facessi di lui
ciò che volevo.
E non appena tu hai deciso di andare via, dicendomi di aver trovato
un’altra persona, non ho esitato neanche un istante. Sapevo bene
che cercare una ragazza non mi avrebbe aiutato, sapevo che soltanto una
persona avrebbe saputo come farmi sorridere ancora.
E non rimpiango nulla, Stu. Non rimpiango di essere andato da lui, non
rimpiango di averlo baciato sulla porta d’ingresso e di avergli
confessato tutto ciò che avevo provato con lui. Ma soprattutto,
non rimpiango di essermi presentato in aeroporto, il giorno della tua
partenza, mano nella mano con lui. Perché il tuo volto, in
qualche secondo, ha espresso ciò che il mio ha sofferto per anni.
Lo ricordo con un sorriso, persino adesso che tu mi hai abbandonato per sempre.
Lo ricordo perché, finalmente, in quel momento ho capito.
Io ti amavo. Più di quanto pensassi.
E in fondo so di amarti ancora. Ho sentito ciò che è
successo dentro di me, nel momento in cui ho sentito la voce della
donna al telefono che mi ha riferito ciò che è accaduto.
Ho sentito il mio cuore spegnersi, nel momento in cui mi è stato detto che tu eri morto.
Ma ora non sono solo. Lui sa come aiutarmi, sa cosa fare per permettermi di stare meglio. E giuro che mai lo lascerò andare.
Non ripeterò lo stesso errore commesso con te.
Perché solo ora me ne rendo conto. Chi ha un vero amico,
può dire di avere due anime. Adesso, la mia è totalmente
devastata, ma posso ancora riporre un po’ di speranza in quella
di Paul.
Il mio amico. Il mio compagno. Il mio amante.
“Sei ancora sveglio?”
Mi volto, lo osservo, sorrido davanti al suo volto assonnato.
“Sì.”
“Non riesci a dormire?”
Scuoto dolcemente il capo, guardo le coperte, mentre sento le sue braccia circondarmi.
Accarezzo i suoi capelli, sapendo che non parlerà per un
po’. Sa come comportarsi con me. Resterà sveglio, ma
nient’altro.
“Grazie.”
Avresti saputo cosa fare? Avresti saputo come comportarti, in una situazione simile?
No. Solo lui lo sa.
Solo Paul.
Avrei solo voluto vederti un’ultima volta.
Addio, Stu.
Buongiorno a tutti e buon sabato :)
Finalmente ho avuto l'ispirazione per aggiornare la raccolta, e devo
dire che, da come avrete visto, è molto particolare.
Allora.. Stuart. Voi non potete
sapere quanto io ami Stuart Sutcliffe, è un amore incondizionato
da quando, da piccolina, ho scoperto i Beatles :3 E mi sono accorta di
non aver mai scritto niente su di lui. Bene, possiamo anche dire che
questa os è come "un'anticipazione" di quella che sarà la
mia prima long, che spero di iniziare a pubblicare a breve :) Stuart,
Paul e John :3
Bene, allora come sempre grazie a
tutti coloro che leggono le mie os e che seguono la mia raccolta :)
Spero che anche questa storia non sia fin troppo banale >.<
Grazie a Kia85, che beta tutto con
attenzione e che mi maledice quando continuo a scrivere angst (so che
mi adori, non negarlo), e grazie al mio Lui, che mi è sempre
vicino :)
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
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Capitolo 8 *** No Fear ***
No fear
Pov: Paul
Nota #1: avevo avuto l'ispirazione guardando una bellissima foto di
John, credo scattata intorno alla metà degli anni '70, ma non
riesco a linkarla sulla storia :( Se dovessi riuscirci,
modificherò la nota :D Per qualunque cosa, è presente
sulla pagina facebook Two of Us :3
“Penso di aver paura di essere felice
perché, ogni volta che lo sono, succede qualcosa di
brutto.” (Charlie Brown dai “Peanuts” di C.Schultz)
Odio il sole.
Odio il mattino.
Odio quei raggi che raggiungono i miei occhi e mi costringono a svegliarmi.
Odio qualsiasi cosa possa portarmi di nuovo lontano da lui.
Il giorno è così crudele. Ci costringe a dirci addio, ci
costringe a fuggire da un letto sconosciuto e a sperare che il nostro
prossimo incontro possa giungere presto.
E non capisco davvero cosa ci spinga a vederci ancora, e ancora, e ancora.
Eccolo, John. Appena uscito dal bagno di questa camera d’albergo
che a malapena ci conosce, ma che ha già potuto avere un
assaggio di noi.
Ha ancora il viso bagnato, credo sia un vizio che porterà con
sé per sempre. Adora tornare in camera con l’acqua a
bagnare la sua pelle per poter sentire su di sé la brezza che
proviene dal balcone.
Sono tante le cose che non capisco.
Innanzitutto, non capisco lui.
Non so come le sue abitudini siano potute cambiare. Una volta, quando
ancora i Beatles erano un qualcosa di concreto, preferiva restare a
letto e riposarsi mentre io mi preparavo per una nuova giornata alla
luce del sole.
Mi sento quasi stupido, adesso, ancora tra le coperte mentre lui cerca i suoi vestiti canticchiando una delle sue nuove canzoni.
Lo osservo, trascorro i miei momenti con gli occhi posati sul suo
corpo. Perché i suoi gesti sono così preziosi,
soprattutto dopo una notte simile.
Soltanto ora comprendo ciò che lui sentiva, quando studiava ogni
singolo centimetro della mia pelle e mi faceva sentire leggermente in
imbarazzo. Forse sbagliavo a provare quei sentimenti, forse sbagliavo a
coprirmi rapidamente con i miei vestiti per non essere guardato con
quel desiderio che sembrava afferrarmi e consumarmi.
Ma ora no. Ora lascerei persino che le sue mani mi spogliassero
nuovamente, dopo un’ora trascorsa a vestirmi per poter tornare
dalla mia famiglia.
Non sto di certo peccando, vero?
Sì, ho una famiglia, e sì, lui è un uomo. Ma credetemi quando vi dico che lo amo.
Direi che lo amo e lo odio.
Lo amo perché, innanzitutto, è lui. John Lennon. Il mio cuore, il mio sorriso, la mia vita.
Come si può vivere senza un cuore? Come si può vivere senza un sorriso?
Come si può vivere senza John Lennon?
Non si può, semplicemente.
Lo osservo, mentre velocemente fa risalire quegli aderenti jeans neri
lungo le proprie gambe, fino a coprirle del tutto, per la mia
delusione. Devo ammetterlo, avevo sperato in un secondo round.
Si muove per la stanza, si abbassa per raccogliere quella camicia che
questa notte, appena giunto qui, ancora indossava. Credo sia una delle
camicie più belle che abbia mai avuto. La indossava anche ieri,
durante le prove per la registrazione del suo nuovo album. Ne è
testimone la foto che mi ha mostrato, appena giunti in hotel, e che in
qualche secondo mi ha fatto desiderare ancora di più di essere
avvinghiato al suo corpo.
Lo odio, perché in questo momento la sta indossando di nuovo,
facendomi capire che l’ora di andare è quasi arrivata. Ma
vedete, allo stesso tempo so di amarlo, perché mi sta regalando
una nuova, stupenda visione di sé.
“Hai intenzione di guardarmi ancora per molto?”
Ride come uno sciocco, senza neanche spostare gli occhi su di me. È troppo concentrato sui suoi bottoni per farlo.
“E tu hai intenzione di fuggire ancora per molto?”
So qual è l’unico modo di farlo voltare. So qual è l’unico modo per farmi riservare delle attenzioni.
“Come?”
La sua maledetta camicia è ancora aperta, soltanto due bottoni
hanno raggiunto l’asola alla quale erano destinati. Vedo ancora
il suo petto scoperto, vedo quella pelle che fino ad una mezzora fa era
felice di accogliere le mie dita bisognose e abbandonate nel sonno
più profondo.
“Sai benissimo di cosa parlo.”
Il nostro sguardo dura delle ore, penso quasi che non possa più
terminare. Ma subito dopo, i suoi occhi si spostano sul mio corpo,
ancora totalmente immerso nella morbidezza di queste lenzuola.
Rabbrividisco, non per il freddo, ma perché questo è
l’effetto che lui ha su di me, nel momento in cui mi guarda.
“Che cosa dovrei fare?”
Si avvicina, sedendosi sul bordo del letto, ancora troppo lontano da me.
“Smettere di mentire.”
Sorride, ma non ha senso farlo. Sposta lo sguardo a terra, non riesce a
mantenerlo su di me, quando si rende conto di essere nel torto. O
meglio, quando si rende conto di non sapere come comportarsi.
“Non posso fare altrimenti.”
Capisco che, se non sarò io a fare la prima mossa, lui non si avvicinerà nuovamente a me.
Mi distendo verso di lui, lasciando che le coperte abbandonino il mio
corpo e permettano di intravedere anche il mio fondoschiena. John si
è accorto di questo particolare, John ha sentito che qualcosa di
troppo si stava mostrando ai suoi occhi.
Ora, il suo sguardo è tornato su di me. Ha analizzato ogni
tratto del mio corpo, quasi uguale a quello che proprio lui aveva
imparato a conoscere, quando ancora avevamo soltanto vent’anni.
Sono cambiato, sì, e anche lui è cambiato molto, ma ai
miei occhi sarà sempre la stessa persona.
Ha quei capelli mossi e per niente sistemati. I suoi occhiali da sole,
che lo rendono ancora più attraente, sono ora posati sul
comodino. E ha quello stile irresistibile, quello che mi fa cedere come
quando ero un ragazzino ingenuo ed innamorato.
Ora sono un uomo, ma credo che questa sia l’unica cosa che è cambiata.
Perché sì, sono cresciuto, ma sono ancora innamorato di lui.
Sposta la mano, portandola su di me e accarezzando la curva del mio
fondoschiena. Un nuovo stimolo si impossessa di me, un nuovo desiderio
sembra avvolgermi totalmente. E nonostante la mia pancia sia totalmente
posata sul letto, anch’essa avverte qualcosa cercare di farsi
spazio.
“Possiamo fare altrimenti.”
Cerco di parlare, ma John ha di nuovo il controllo sul mio corpo.
Scivola con le sue lunghe dita sulla mia pelle, seguito da una scia di
brividi che mi lasciano sospirare.
Chiudo gli occhi, ma sento ancora il suo sguardo su di me. Non lo hai
mai distaccato, non lo ha mai saputo spostare. Perché se davvero
con un solo, misero contatto può farmi impazzire, lo stesso vale
per lui. Potrà negarlo quanto vorrà, ma la verità
sarà sempre questa.
“Non possiamo fare tutto ciò che vorremmo.”
Accarezza il mio fianco, facendomi sussultare, e non soltanto per quel
gesto. Sono le sue parole a non piacermi, sono le sue convinzioni a
farmi stare male.
“Dov’è finita la tua voglia di trasgredire?”
Si è bloccato. Sapevo che l‘avrebbe fatto. Cerca di
calmarmi attraverso queste carezze, ma quando si rende conto di non
potermi più controllare, interrompe persino questi deboli
movimenti. E ora, i suoi occhi hanno incrociato di nuovo i miei. E fa
male.
“Come, scusami?”
Non credo sia arrabbiato per ciò che ho detto. Il suo tono sembra quasi divertito.
“Quando eravamo Beatles, non avevi paura. Non avevi paura delle
persone, non avevi paura dei giudizi, non avevi paura di
innamorarti.”
Forse ho esagerato, questa volta. Forse avrei dovuto restare in
silenzio, o almeno dire una parola in meno. Perché il suo volto,
adesso, sembra quasi non essere lo stesso.
Ha continuato a tenere gli occhi fissi su di me, ma sono cambiati
davvero. Esprimono sentimenti totalmente diversi, esprimono solitudine,
esprimono quasi tristezza. Non c’è più un sorriso
ad incorniciare quel viso che dopo anni ancora riesco ad amare.
Ma quasi a voler rendere vana la mia ipotesi, John agisce in un modo che mai avrei immaginato.
Si avvicina maggiormente, inginocchiandosi sul letto e portando una
mano fino a quella camicia che, poco fa, aveva cercato di utilizzare
per coprire il proprio corpo. Lascia che quei due bottoni si riaprano
davanti al mio sguardo, sfilando l’indumento e lasciandolo cadere
debolmente sul proprio comodino.
Spinge la mia spalla, facendomi voltare totalmente e spostando le
lenzuola che stanno ancora tentando di coprire ciò che lui vuole
tornare a vedere.
E poi accade. Accade una volta, un’altra, e credo che non potrebbe mai bastarmi.
Le sue labbra si posano sulle mie, facendo una leggera pressione e
rompendo ogni mia difesa senza neanche il bisogno di insistere.
Sale su di me, mentre le mie mani si avvicinano alla cerniera dei suoi pantaloni e la lasciano scivolare nuovamente giù.
“Ho paura.”
Ma il mio cuore perde un battito, nel momento in cui sto cercando di
sfilare quell’inutile indumento. Ha parlato nuovamente. Ha
parlato per confessare il suo stato d’animo. E questo mi dimostra
che John è realmente cambiato.
Fissa i propri occhi su di me, quasi cercando di capire cosa passi per
la mia mente. Ma in fondo, anche lui lo sa alla perfezione. E questo
sarà il momento migliore per poter parlare.
“Di cosa?”
Un momento di silenzio precede la sua voce, ma io so che risponderà.
“Penso di aver paura di essere felice perché, ogni volta che lo sono, succede qualcosa di brutto.”
Sposta lo sguardo su un altro punto della stanza, so perfettamente come
si sente, dopo aver detto qualcosa di simile. Non è facile per
lui aprirsi in questo modo, non è facile parlare di ciò
che sente dentro.
Eppure l’ha fatto. E in questo modo, è riuscito a farmi
sorridere ancora, nonostante la situazione richiedesse una reazione
più seria.
“Ma di che cosa stai parlando?”
Incontro le sue mani, intrecciandole con le mie e lasciandolo riavvicinare.
“Lo sai benissimo. Sono stato felice nella mia vita, ma quella
felicità è sempre stata spezzata. Ero felice con mia
madre, e lei è andata via. Ero felice con.. Insomma, con-”
“Con Stuart, non serve dirlo. Lo so.”
Il mio sorriso è scomparso, la mia voce è diventata
più severa. Ma non dovrei essere così duro con lui. In
fondo, sono passati anni e anni dalla morte di Stuart. Non posso ancora
sentirmi geloso del loro rapporto.
“Ero felice con voi, e il nostro gruppo si è sciolto.”
Dovrei sostenerlo, non farlo abbattere ancora di più. Ma che
razza di persona sono? Riesco a pensare soltanto alla mia stupida
gelosia, al mio stupido passato.
“Non credo di essere destinato alla felicità.”
Resto in silenzio, osservo i suoi occhi ancora intenti a fissarmi.
Non so come possa essere così insicuro, dopo la notte passata insieme.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, pensavamo che mai saremmo riusciti a
tornare insieme. Invece, una forza più grande
dell’orgoglio ci ha fatti incontrare nuovamente. E ora, è
tutto come prima. Forse un po’ più difficile, forse un
po’ più impegnativo.
Ma noi siamo ancora qui.
“Tu credi che io ti renda felice, John?”
Torno a sorridere, pronunciando quelle parole che spero possano fargli capire.
“Certo. Sei l’unico che può farlo.”
Mi sollevo leggermente, sedendomi sul letto e avvicinandomi a lui,
ancora posizionato a cavalcioni su di me. Continuo a stringere le sue
mani, portandole fin dietro la mia schiena calda e lasciando che mi
abbracci dolcemente, nel modo che solo lui conosce.
“Allora non dovrai preoccuparti. Potrai sempre essere felice, perché tu sei destinato a me.”
Come potrei abbandonarlo?
Come potrei pensare che l’aver smesso di essere un Beatle possa avere qualcosa a che fare con lui?
Lui non c’entra.
Lui è molto di più.
A qualunque età, in qualunque luogo.
Non abbiamo bisogno di un hotel a cinque stelle, non abbiamo bisogno di avere vent’anni.
Abbiamo solo bisogno l’uno dell’altro.
Niente paura.
Ciao a tutti :D Eccomi, sono tornata
:D Questa volta non con la long, ma con la raccolta ^^ Ho avuto
l’ispirazione per una nuova citazione, ed ecco qui la storia ^^
Diciamo che questa citazione è
una delle più facili e delle più difficili allo stesso
tempo. Si sa perfettamente a chi si riferisce, John ;) Però
creare una situazione particolare non è facile >.< Spero
di essere almeno riuscita a farlo in parte ;)
E per la felicità di Kia85,
è uscita una specie di fluff :D Benissimo, almeno non
dovrò più sentire le sue lamentele :P Ovviamente scherzo,
e la ringrazio per aver corretto il capitolo :D
Grazie a tutti coloro che seguono e, come sempre, grazie alla mia Vita.
Domani finalmente andrò a
vedere A Hard Day’s Night (come se non l’abbia mai visto)
:D Spero di avere qualche nuova ispirazione!
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle
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