Young blood

di laurapalmer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sensazione ***
Capitolo 2: *** Lunedì ***
Capitolo 3: *** Tonfo ***
Capitolo 4: *** Twiggy ***
Capitolo 5: *** Supermarket ***
Capitolo 6: *** Convivenza ***
Capitolo 7: *** Coppietta ***
Capitolo 8: *** Novantanove ***
Capitolo 9: *** Pezzi ***
Capitolo 10: *** Pugno ***
Capitolo 11: *** Ragione ***
Capitolo 12: *** Orgoglio ***
Capitolo 13: *** Squallido ***
Capitolo 14: *** Confronto ***
Capitolo 15: *** (In)certezze ***
Capitolo 16: *** Dialoghi ***
Capitolo 17: *** Prima ***
Capitolo 18: *** Dopo ***
Capitolo 19: *** Soli ***
Capitolo 20: *** Segreto ***
Capitolo 21: *** Tremore ***
Capitolo 22: *** Partire ***
Capitolo 23: *** 2013 ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Sensazione ***




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uno

sensazione








- Comunque, sto benedicendo il giorno in cui abbiamo deciso di far entrare Ashton Fletcher Irwin nella nostra cazzo di band.
Calum ride, lanciando un'occhiata a Luke, ancora intento a cercare una maglietta che sia degna di essere indossata questa sera.
Il sopracitato Ashton ha organizzato una delle sue feste e, beh, al Norwest Christian College non c'è una sola persona che nei giorni precedenti non abbia sperato di ricevere l'invito.
- Addirittura? - chiede il moro, controllando distrattamente il suo profilo di Facebook.
Luke mugugna qualcosa in risposta, poi finalmente riemerge dai meandri del suo armadio tenendo ben stretta tra le mani una maglietta degli Iron Maiden.
- Sei pronto? Michael arriva tra qualche minuto.
Il biondo annuisce e si specchia per l'ultima volta, passando una mano tra i ciuffi chiari dei suoi capelli.
- Sono bello? - domanda, con finta ingenuità.
- Sei un fiore, Luke. Adesso però andiamo.
Luke e Calum si conoscono da anni.
La loro amicizia è una di quelle nelle quali non serve esserci sempre, serve esserci quando ce n'è bisogno. Che poi Calum passi la maggior parte dei pomeriggi sdraiato sul letto di Luke, è un altro conto.
Si sente il campanello suonare e dopo pochi secondi anche la voce di Liz Hemmings che urla dal piano inferiore; entrambi corrono in salotto, trovandosi davanti al ragazzo dai capelli più eccentrici dell'intera scuola.
Michael Clifford è il terzo componente del loro esclusivo gruppetto e non esistono parole per descrivere la sua persona in modo esauriente.
L'ultima volta che il naturale colore dei suoi capelli ha visto la luce, Luke non poteva ancora vantarsi di aver fatto la barba per la prima volta.
- Merda, le sigarette - è la prima cosa che dice non appena vede Calum estrarre dalla tasca dei jeans, rigorosamente neri, la busta del tabacco.
- Ben fatto, Mike - commenta il biondo, scuotendo la testa vagamente contrariato.


Ashton è il classico ragazzo un po' fuori fase: frequenta il dodicesimo anno, perchè è stato bocciato quando era un quindicenne e - inutile dirlo - la scuola è l'ultimo dei suoi problemi.
Ha un sorriso davvero accattivante, non è solamente una frase fatta.
Porta in giro tutto tronfio la sua aria da ragazzo della porta accanto, di tanto in tanto scuote i ricci e suona la batteria in modo divino, il che, con le ragazze, non è altro che un ulteriore punto a suo favore.
Sono le undici di sera e la festa è nel suo pieno: Ashton guarda impaziente l'orologio e mastica un'imprecazione, perchè, dai, non è possibile che gli altri siano sempre gli ultimi ad arrivare.
Nell'esatto momento in cui risponde male a Christopher Roth della classe di Letteratura (venuto a chiedere per l'ennesima volta se può bere qualcosa), la porta di ingresso si spalanca e Calum Hood fa il suo ingresso nel salotto di casa Irwin. Un paio di ragazze si voltano a guardarlo e lui, come al solito, lancia loro un occhiolino che più finto di così non potrebbe essere.
Ashton si ritrova a sorridere ancora prima di rendersi conto di ciò che sta succedendo. Recuperato quel po' di dignità necessario, si rende conto di quanto sia inquietante trovarsi a diciannove anni suonati ad aspettare l'arrivo di tre cazzo di diciassettenni.
Luke alza il mento nella sua direzione e gli sorride sghembo, poi tocca dentro i due amici, così che possano raggiungerlo tutti e tre insieme.
- Siete arrivati alla fine, eh - borbotta il più grande.
- Mike ha dimenticato le sigarette a casa - spiega Calum, allungando il collo nel tentativo di intravedere una bottiglia di birra ancora chiusa.
Ashton se ne rende conto, dato che lui si rende sempre conto di ogni cosa, e gli batte una mano sulla spalla: - In camera mia ci sono i nostri cartoni, ragazzi.
- Amico - ghigna Luke, smettendo subito di giocare con il labret - Come dico sempre, benedico il giorno in cui abbiamo deciso di farti entrare nella band.


Olivia ama le feste.
Le ama almeno quanto ama l'ananas, le notti stellate, il rossetto rosso e le sigarette condivise con Bec sul balcone di quest'ultima.
Le feste di Ashton Irwin del dodicesimo anno, poi, inspiegabilmente, sono sempre le più belle: la musica è il più delle volte meravigliosa - della serie che non ha mai sentito la voce di Pitbull tra quelle quattro mura - c'è birra a fiumi e può sempre ingozzarsi di patatine, per poi andare a ballare sul tavolino del salotto.
Lei e Bec adorano quella sensazione, quando tutto si fa più confuso, quando non capisci se la mano che ti trovi addosso è tua o di qualcun altro, quando ti senti la musica nelle orecchie, nello stomaco, nei muscoli e in tutte le ossa.
Questa sera la sua migliore amica è innegabilmente carina, con i capelli scuri che le ricadono sulla schiena per metà nuda e, se Olivia non fosse particolare almeno un quarto di quello che è realmente, la invidierebbe a morte.
Eppure lei se ne frega, perchè tanto il suo visino tondo piace lo stesso, a prescindere dai suoi vestiti, che potrebbero essere definiti eccentrici.
Sta appunto per mangiare l'ultima patatina del sacchetto, quando le si avvicina Calum Hood, con un sorriso un po' sghembo.
- Mi piace come sei vestita - biascica, mentre le sue mani sono saldamente infilate nelle tasche dei jeans.
- Davvero? - risponde lei di riflesso, perchè - cazzo - a Hood, Hood della classe di Fisica e di quella di Letteratura, piacciono la sua canottiera dei Celtics e le sue collant smagliate? Sul serio?
Lui annuisce e si fa un po' più vicino, ma Olivia si gira e raggiunge di corsa Bec per raccontarle l'accaduto.


Se c'è una cosa di cui Leah è certa è di odiare Michael Clifford.
Mentre se c'è una cosa che ancora, dopo quattro anni di scuola superiore, non ha ancora capito è come possa avere degli amici un cretino simile.
Anche adesso, mentre sta semplicemente seduto sul divano di casa Irwin in compagnia di Luke Hemmings, è terribilmente irritante.
Sì, decisamente: Leah lo prenderebbe a calci.
L'odio che prova verso di lui è totalmente immotivato, dato che non hanno mai condiviso nulla, se non la classe di Matematica, ma è una di quelle cose che non potranno mai cambiare, lei lo sa.
Hemmings, invece, è semplicemente favoloso.
Inutile specificare che - dal personale punto di vista di Leah - è il più meritevole di attenzioni, tra tutti i membri della sua cazzutissima band, della quale comunque non si ricorda il nome.
- Leah, che fai? Non balli? - la aggredisce Samantha Hutcherson, in piena crisi alcolica.
La rossa vorrebbe tanto risponderle che, sì, per dio, adesso ci va, a ballare.
Ma, insomma, Luke - proprio quello biondo con il piercing al labbro - potrebbe vederla, potrebbe ritenerla poco sensuale e quindi: - No, non mi va molto - risponde con un sorriso leggermente imbarazzato.
Se solo non ci fossero ragazzi, alla festa, se solo Luke Hemmings non le piacesse così dannatamente troppo, magari due salti li avrebbe anche fatti.


Bec conosce Ashton da un paio di anni.
E' già passata la mezzanotte da almeno mezz'ora e loro due sono ancora seduti sul tavolo della cucina, intenti a raccontarsi degli aneddoti divertenti.
Visti da fuori, potrebbero sembrare quasi fidanzati, ma, a lui, Bec non potrebbe piacere meno di così.
- E' venuta Agatha? - chiede ad un tratto la mora, rigirandosi tra le mani la bottiglia di Heineken.
Ashton scuote la testa, sconsolato: - E dire che l'ho anche invitata di persona.
- Dovresti cambiare tattica, a questo punto. Chiedi a Calum, lui è uno che ci sa fare con...
- Mi stai prendendo in giro, Rebecca? - salta su il proprietario di casa - Credi che io abbia bisogno di chiedere consigli a un diciassettene sbarbato?
Bec vorrebbe fargli notare che, a barba, non è messo molto meglio dell'altro, ma preferisce evitare.
- Beh, intanto lui è là che balla beato con una - esclama Bec con un'espressione vittoriosa.
Ashton fa saettare lo sguardo in mezzo alla mischia che si muove a tempo di techno al centro del salotto ampio di casa Irwin e per poco non si strozza con le noccioline che ha appena ingerito.
- Ma quella...
Bec appoggia con malagrazia la birra sul tavolo e salta in piedi: - Io la ammazzo!
Sì, perchè, nel caso non sia chiaro, Calum Hood aveva appena smesso di ballare beato, trovando estremamente più divertenti le labbra di Olivia Simmons sulle proprie.











NdA: Ecco, io l'avevo detto.
L'avevo detto a Jessica che non sarei riuscita a trattenermi, che avrei per forza cominciato a scrivere anche su di loro.
Oggi però mi sento felice & contenta & in pace con il mondo come rare volte, quindi mi sono lasciata convincere da Cecilia a pubblicare il primo capitolo di questa storiella senza pretese. Mi sento un po' una cretina, lo ammetto, ma ormai sono qui, duuuunque, cercherò di essere seria.
Beh, per chi ha letto la mia OS "Incoerenza", Olivia non è proprio un personaggio sconosciuto. Per chi non l'ha letto, eccola qui, immersa nel suo mondo, con la sua migliore amica Bec, che avrà larghissimo spazio nella long.
Poi c'è Leah, che è un peperino, e tutti gli altri ragazzini, anche se per ora capisco che non sia chiaro nulla :)
Ok, sono giunta al solito punto: non so più cosa dire. Abituatevi, le mie note fanno schifo.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora


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Capitolo 2
*** Lunedì ***




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due

lunedì








Bec non è il genere di ragazza melodrammatica che l'universo maschile tanto odia.
Lei è più per il "vivi e lascia vivere", per le sbronze epocali del sabato sera e per le bestemmie - la maggior parte delle volte solamente pensate - del lunedì mattina.
E' solita raggiungere la scuola a piedi, in compagnia di Olivia, la quale è l'unica in grado di far uscire dalle grazie di dio la sua migliore amica.
Nemmeno a dirlo, l'argomento principale della mattina è la fantastica festa di Ashton Irwin.
Olivia se l'era aspettato, comunque: Bec raramente lascia correre gli avvenimenti, anche quelli di dubbia importanza.
Farsi Calum Hood non è di dubbia importanza.
- Cazzo, Olly - esclama con enfasi la mora, dando un calcio a una lattina - Do per sbaglio un'occhiata in salotto e ti trovo impegnata a esplorare la gola di Hood. Ho perso un paio di anni di vita!
La bionda ride, mordendosi un labbro al ricordo del sabato sera appena passato.
- Ne parlerà tutta la scuola.
- Adesso stai esagerando! E' stata una pomiciatina, nulla più.
- Quindi non ti piace? Nemmeno un pochino?
Bec ci spera, che la sua migliore amica si invaghisca di qualcuno che non abbia la fedina penale sporca ancora prima della maggiore età, ma lei scuote subito la testa in segno di diniego.
- Almeno bacia bene?
- Secondo te? - è la laconica risposta di Olivia, accompagnata da un sorrisetto malizioso, un secondo prima di entrare nell'atrio della scuola.


Agatha Marvin è la ragazza più bella dell'intero Norwest Christian College, Ashton non è l'unico a pensarlo.
E' alta e slanciata, ha le gambe perfettamente dritte e il ventre piatto, gli occhi azzurrissimi e le labbra carnose al punto giusto.
I suoi capelli sono castani e, per quanto possano essere comunissimi, su di lei appaiono semplicemente perfetti: lisci e, addirittura, nelle giornate di sole, lucenti.
Non ha mai un dettaglio fuori posto, non è mai imbronciata.
Non nega mai a nessuno un sorriso, il che potrebbe essere snervante per chiunque, tranne che per Ashton.
Lui trova che Agatha abbia un sorriso meraviglioso, quindi perchè non sfoggiarlo in qualunque occasione?
Di solito i loro sguardi si incrociano quando lui fa la sua entrata nell'aula di Chimica, al lunedì mattina.
Anche questa mattina, infatti, per pochi (e senza dubbio fantastici) secondi, Agatha ha sostenuto lo sguardo da bravo ragazzo di Ashton, regalandogli uno dei suoi classici sorrisi.
Lei indossa un semplice maglioncino grigio e dei jeans stretti che, oggettivamente, non potrebbero essere più anonimi, eppure brilla come una stella, in mezzo a tutte le ragazze di dubbia bellezza della loro classe.
A vederla così, sembrerebbe la perfezione incarnata in una giovane diciottenne di Sydney.
Ma perfino Agatha Marvin ha un difetto: da quando si conoscono, non ha ancora messo piede ad una delle feste di Ashton.
Nemmeno per sbaglio o per noia, Agatha non ha mai degnato casa Irwin della sua presenza.


Tutto quello che c'è di bello al mondo non ha senso, se viene comparato ad un pomeriggio passato nel garage di casa Hood, a provare, giocare a Fifa e bere birra fredda.
Questo, almeno, secondo Michael.
Nemmeno il mare, la sensazione della prima canna, le grigliate in estate e le luci di Natale possono reggere il confronto.
Sono circa le sette di sera, il cielo ha assunto una sfumatura un po' più calda e i 5 Seconds of Summer hanno appena finito di suonare le ultime note.
Sono una band senza pretese, loro.
Non si aspettano di suonare in America, o in Europa, non vogliono migliaia di fans urlanti.
La musica che fanno è forte e, onestamente, questa è l'unica cosa che conta davvero.
Ashton si alza in piedi per sgranchire un po' le gambe e appoggia le bacchette sul seggiolino della batteria.
- Idee per stasera?
- Parchetto, birra e paglie - elenca Luke, riponendo con cura maniacale la chitarra nella sua custodia.
Calum annuisce con un sorriso malizioso e, nel giro di dieci minuti, sono tutti e quattro fuori dalla staccionata della casa di quest'ultimo, intenti a cercare un accendino che almeno funzioni.
Il parchetto dista giusto qualche centinaio di metri e quando ci arrivano, ci sono pochissimi ragazzi.
In settimana è sempre così, ma al sabato sera si trasforma nel ritrovo preferito di un sacco di idioti.
Luke corre a sedersi su una panchina e, afferrato il suo accendino - scarico -, stappa la Tuborg che tiene tra le mani con poche semplici mosse.
Ashton si siede affianco a lui e ha l'espressione soddisfatta di chi si sente a posto con se stesso, con gli altri e, perchè no, con il mondo. Esce con dei diciassettenni del cazzo, passa le serate a gonfiarsi la pancia di birra, ma, tutto sommato, non è così male.
- Voglio farmi un tatuaggio - esclama all'improvviso Calum, sbuffando fuori un po' di fumo.
Michael si volta di scatto nella sua direzione e: - Ancora? - chiede.
Calum ne ha già due, di tatuaggi, che seguono il verso delle clavicole.
- Cosa vuoi? - chiede Luke, la Tuborg ancora stretta tra le mani.
Il moro scuote la testa: - Non lo so. Tra quattro mesi avrò diciotto anni. E poi sai quando senti di stare cambiando?
- Tu stai cambiando? - e stavolta è Ashton a parlare.
- Non lo so, vaffanculo - ridacchia lui in risposta - Però è proprio un periodo del cazzo.
Ashton alza le spalle, scambiandosi un'occhiata un po' incredula con Michael, che però torna subito a frugare nella tasca della sua felpa nera per cercare le cartine lunghe.
Mentre Luke passa un po' d'erba all'amico, il più grande del gruppo si sporge in avanti e appoggia i gomiti sulle ginocchia magre.
A volte si rende conto di quanto stiano crescendo ed è sempre qualcosa di inaspettamente forte.


I Carrols sono la classica famiglia perfetta, forse un po' noiosa, ma pur sempre perfetta.
I suoi genitori sono sempre cortesi ed eleganti, vanno in chiesa la domenica mattina e non alzano mai il gomito, nemmeno per Capodanno o, che so, per l'anniversario di matrimonio.
Hanno una villetta carinissima, un ciliegio che, quando è in fiore, tutto il quartiere invidia e anche un cagnolino che per la maggior parte delle persone è "bellissimo, un amore!".
Leah, però, è cresciuta un po' come ne aveva voglia.
Ama la sua famiglia, certo, ma da quando ha quattordici anni si è resa conto che, lei, come i suoi genitori non ci vuole diventare.
Lei cerca quella felicità che ti prende e ti scombussola tutta.
Non vuole la calma, la tranquillità, ha un cervello perennemente in fermento e, cazzo, veramente non ci riesce, a spegnerlo. Nemmeno se si impegna, nemmeno se fuma e se beve.
Forse è sempre un po' esagerata, nelle sue reazioni, nelle sue stesse emozioni, ma Leah ama le cose grandi, enormi, sublimi.
Ha una migliore amica anche lei, comunque.
Si chiama Freya e ha i capelli verdi, frequenta il decimo anno, perchè l'hanno bocciata al settimo ed esistono talmente tanti aggettivi che le calzerebbero a pennello che Leah non ha proprio voglia di stare lì a scervellarsi per trovare i migliori.
Essenzialmente, Freya è silenziosa e rilassata.
Tutto in lei, a partire dalle corone di margherite che spesso si posa sul capo, fa trapelare un certo senso di calma.
Sorride spesso, non alza quasi mai la voce e, anche se non si direbbe, fuma come una dannata.
Quest'ultimo, forse, è l'unico punto in comune che ha con Leah.
E, infatti, sono le undici di sera passate, ma loro sono ancora sedute su una panchina qualsiasi del parchetto più vicino a casa della rossa.
Leah indossa le sue solite Dr Martens verdi, anche se ormai sarebbero da buttare; Freya ha delle semplici infradito.
Prima hanno riso, perchè davanti al loro essere così dannatamente opposte non sanno fare altro.
Freya sta raccontando di quanto tutto sia uno schifo.
La scuola è noiosa e, per quanto si sforzi di studiare, non riesce a concentrarsi; sua madre è impazzita, dicendole che non le sta più bene che lei si tinga i capelli di verde; suo fratello - di dieci anni - l'ha vista fumare e "vaffanculo, giusto la settimana scorsa, a scuola, gli hanno spiegato che fa morire le persone".
Leah ascolta in silenzio, perchè percepisce la preoccupazione dell'amica dal suo modo di pronunciare le parole: c'è asprezza, nella sua voce, e c'è anche delusione.
- Non mi hai detto tutto, vero? - chiede, a un certo punto.
Freya scuote la testa.
Per un paio di minuti, poi, sta zitta.
Le fa schifo quello che sta per dire, non trova le parole, ma è maledettamente necessario vuotare il sacco una volta per tutte.
- Quella puttana di Olivia Simmons si è fatta Hood, alla festa dove sei andata tu, vero?
Leah si sente mancare, perchè - oddio - a Freya piace ancora Hood!
Annuisce lentamente, studiando l'espressione arrabbiata dell'amica.
Non è sicura che la Simmons sia una puttana, ma, sì, si è fatta Hood. L'ha vista.
- La odio! - inveisce Freya, il che è strano.
E Leah non è sicura di odiare la Simmons, ma è questo quello che fanno le migliori amiche, no?











NdA: Buon pomeriggio!
Sono tornata a tempo record con un nuovo capitolo, sono o non sono bravissima? Ok, no.
Innanzitutto, diciamo un bel ciao a Freya e ad Agatha!
Beh, sì. Immagino che ora tutte odiate la mia piccolina dai capelli verdi, ma vi assicuro che non è un personaggio totalmente negativo! Non più di altri, perlomeno ;)
E invece, questi 5 Seconds of Summer che passano la serata a bere e fumare? Che bad boys oh.
Niente, ho finito di prendere per il culo i miei stessi personaggi, dai.
Mi dileguo e vado a studiare il buon vecchio Dante per la verifica di domani.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora


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Capitolo 3
*** Tonfo ***




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tre

tonfo








Olivia rinuncia a mettere il mascara a causa del ritardo mostruoso che si sta accumulando sulla sua tabella di marcia e lancia un ultimo sorriso al suo riflesso.
Non ha mai avuto problemi di autostima.
Sì, ok, a volte se ne esce dicendo di essere grassa, ma dopo dieci minuti ha già tra le mani un pacchetto di patatine.
Pensa di essere abbastanza carina e, in ogni caso, vuole bastarsi: le piacciono i suoi occhi verdi e le piacciono le lentiggini chiare che ha sparse su tutto il viso, tutto sommato non è male.
E' nata da diciassette anni, da circa due si è resa conto che voler essere qualcun'altro è uno spreco della propria persona.
Noah ridacchia un po' quando vede sua sorella scendere di corsa le scale che collegano il piano superiore da quello inferiore e le porge lo zaino rosso, poi le dà un bacio sulla testa, con fare protettivo.
Olivia corre in cucina, saluta sorridente la mamma e Jack, ancora seduti intorno al tavolo, ed è già in strada.
Non ha sentito suonare la sveglia, ma fortunatamente suo padre se n'è accorto.
Questa mattina, comunque, Bec non c'è, dal momento che è malata.
Il viaggio fino al Norwest Christian College non è lungo, ma Olivia si sente lo stesso sola, senza la sua migliore amica storica.
Infila distrattamente le mani nelle tasche della felpa oversize che sta indossando e ne tira fuori una Lucky Strike e l'accendino verde che ha rubato a Lucille Drake, del corso di Storia.
Le Lucky sono buone, pensa mentre osserva il fumo bianco che si allarga lentamente nell'aria.
La strada è sempre più gremita di compagni di scuola.
La sua testa è sempre più vuota.


- Bec ha la febbre - snocciola velocemente Ashton, facendo sbattere con noncuranza l'anta del suo armadietto.
Calum, affianco a lui, rimane assolutamente impassibile, Luke alza le spalle per nulla colpito.
- Avevate detto di volerla conoscere.
Michael ripone il cellulare in tasca e prende parola, per la prima volta: - Abbiamo solo detto che è figa.
Il più grande fa spallucce: - Allora ho capito male io.
Calum annuisce distratto, poi punta lo sguardo sulle punte bucate delle sue Vans nere e tace.
Ashton se ne rende conto, perchè lui appunto si rende sempre conto di tutto, e dà una gomitata a Luke, il quale sembra invece aprire gli occhi dopo chissà quanto tempo.
Si scambia un'occhiata confusa con il batterista della loro band e, prendendo fiato: - Stasera potremmo fare qualcosa di diverso - propone.
Gli occhi di Michael si illuminano: a lui, le loro serate nel garage di Calum sono sempre state un po' strette.
- Cosa vorresti fare? - chiede il moro del gruppo.
- Leah Carrols, quella rossa, un po' figa, mi ha detto che hanno aperto un nuovo locale in centro. Piano bar, musica dal vivo...
- Non male - approva Ashton, mentre Michael ancora una volta ha rivolto tutta la sua attenzione al cellulare.
Anche Calum sorride, il che è un buon segno.
- Mike, per te va bene?
Il giovane alza lo sguardo e annuisce, ma poi: - Se invitassimo qualche ragazza?


Calum cammina con passo sicuro per il corridoio, come sempre.
Le altre persone non l'hanno mai intimorito, abituato com'è sempre stato ad essere uno di quelli popolari.
Saluta un paio di ragazzi alla destra, poi si ferma davanti ad un viso leggermente corrucciato.
Sonja non gli è mai andata a genio, onestamente, ma, checchè se ne dica, nemmeno a lui piace essere scortese con le ragazze, quindi le sorride e si appoggia alla fila di armadietti con la spalla.
- Mike mi ha accennato a un'uscita, questa sera - comincia lei e non c'è traccia di titubanza nella sua voce.
Sa cosa vuole e sa come arrivarci.
Calum scuote la testa: - Ci troveremo come al solito nel mio garage a provare, immagino.
- Ottimo - esclama quindi lei - Il mio numero ce l'hai, fammi uno squillo, nel caso tu mi voglia.
Calum annuisce, passandosi una mano sul volto imbarazzato, poi fa per allontanarsi, sperando che a Sonja non venga in mente di seguirlo.
Muove qualche passo, poi - davvero casualmente - si volta a sinistra e la vede.
Olivia sta infilando un paio di libri nel suo armadietto, all'interno tappezzato di adesivi di vari colori.
Calum sbuffa forte, infila le mani nelle tasche dei jeans neri e si porta il più vicino possibile a lei, lasciandosi poi andare contro gli armadietti.
Olivia si volta si scatto, sorride non appena si rende conto di chi ha davanti e: - Ciao - lo saluta.
- Ciao. Tutto bene?
- Non mi lamento - ammette lei e le mani cominciano a tremarle - Tu?
- Bene, dai.
E' la prima conversazione che sta avendo con Calum Hood, dopo aver pomiciato per un'oretta buona alla festa Irwin a inizio settembre, e sta facendo schifo, riesce a pensare Olivia non appena il silenzio li avvolge.
- Ok, senti - esclama lui improvvisamente - Stasera hai da fare?
Forse la delicatezza non fa parte delle qualità di Calum, ma Olivia comunque lascia cadere per terra il libro di Matematica che stava reggendo.
Il tonfo fa girare un paio di primine, ma nè l'uno nè l'altra se ne rendono conto.
- Io... - Olivia è incerta, ma anche felice, stupita, agitata, lusingata - No, non ho nessun programma.
- Ottimo. Esci con noi?
E, nemmeno a dirlo, gli occhi di Calum non sembrano essere pronti a un rifiuto.


Michael ha una bella casa, un po' fuori dal centro di Sydney.
Ha una camera tutta per sè, con le parete bianche piene di poster di band che la metà dei suoi compagni di scuola non ha nemmeno mai sentito nominare.
Affianco al letto, c'è un comodino sul quale stanno accatastati un sacco di fogli e di post it giallognoli, una tazza che qualche giorno prima conteneva del caffè e un'abat-jour che minaccia di cadere da un momento all'altro.
Proprio su questo comodino sta il suo cellulare, che sta suonando insistentemente da una decina di secondi.
Il giovane si alza dalla sedia per afferrarlo e sorride un po' contento, quando legge il nome di Luke sullo schermo.
- Amico - lo saluta, con il tono tranquillo che lo contraddistingue.
- Ehi - la voce di Luke è qualcosa di veramente fastidioso, al telefono - A che ora, stasera?
- Per le nove e mezza sotto casa tua.
Luke mugugna qualcosa e poi, prima che Michael abbia il tempo di aprire bocca per congedarsi, domanda a bruciapelo: - Hai invitato qualcuno?
Michael scuote la testa, sovrappensiero, salvo poi ricordarsi che il biondo amico non si trova nella posizione di vederlo.
- No, no - si affretta quindi a rispondere e, ovviamente, il pensiero corre ai fianchi magri e ai capelli scuri di una sedicenne che gli capita di vedere sempre più spesso a scuola.
- Ah, merda! Io volevo provarci con l'amica di Ashton, ma ha la febbre.
Luke farnetica, al telefono, Michael però è completamente immerso nel suo mondo.
Si sono visti per la prima volta un paio di settimane fa, lui e la ragazza dai capelli scuri, ma sa che è quella giusta.
Lo sa, come sa che è venerdì, che tra poco ci sarà il compito di Fisica e che, cazzo, ha davvero bisogno di ritoccare la tinta dei capelli.
- Ma Mike, mi stai ascoltando?
No.
- Sì.
- Ecco, allora cosa ne dici? Pensi che Calum abbia intenzioni serie?
Michael stringe tra l'indice e il pollice la radice del naso e serra gli occhi, mentre uno strano malessere lo invade. Non si sente in grado di dare giudizi ragionati, ma Calum solitamente non ha intenzioni serie, quindi: - Secondo me no - dice velocemente.
- Probabile - annuisce Luke - Allora, dai, ci vediamo questa sera.
- A dopo.
Il cellulare viene lanciato senza cura sul letto, poi cade, ma Michael - davvero - nemmeno se ne rende conto.


Olivia si accende la seconda sigaretta della serata: i suoi genitori sono andati a cenare dai De Waal, torneranno per mezzanotte e per quell'ora l'odore di fumo se ne sarà andato del tutto.
Jack e Noah sono nelle loro stanze, i cartoni della pizza sono già stati gettati nel bidone dall'altro lato della via.
Le dita sottili di Olivia si muovono velocemente sui tasti del cellulare e in pochi secondi Bec risponde.
Ha la voce un po' roca di chi ha l'influenza, ma è comunque contenta che Olivia l'abbia chiamata, si capisce.
- Come stai? - chiede apprensiva la bionda.
- Sto quasi per cadere in depressione e, cazzo hai mai provato a non avere voglia di fish and chips? Ecco, è una sensazione orribile. Cosa fai stasera?
Olivia espira il fumo e lascia cadere un po' di cenere sul davanzale della sua finestra.
Spera solo che Bec non urli dalla sorpresa.
- Esco con Calum Hood - snocciola veloce.
C'è un momento di silenzio, poi: - Cosa?!
Bec non ha urlato, ma a Olivia sembra di vedere i suoi occhi azzurri sbarrati.
- Voi due da soli? - incalza Bec, con la voce eccitata di chi vorrebbe saltare e urlare, ma non può.
- No, no, figurati. Ci saranno anche Ashton, Clifford e quello biondo che...
- Hemmings - ridacchia la mora, dall'altro capo del telefono, perchè, dai, com'è possibile che Olivia ancora non si ricordi il nome di uno dei ragazzi più carini della scuola?
- Sì, lui.
- Dio santo, Olly, non ti si può lasciare sola per un po' che... Ma dimmi, come hai deciso di vestirti?
- Ti ho chiamata proprio per questo - ammette la bionda.
Si sente una risatina contenuta e: - Lo sapevo - replica Bec.












NdA: Ehilààà, direttamente sulle note di Out Of My Limit, sono arrivata con il terzo capitolo di questa storiella!
Ora, lo so che Jessica sta per bestemmiarmi contro, perchè lei davvero non vuole pensarci a Luke, ma io continuo a farglielo venire in mente. Beeeeeh, prenditela con Cecilia, mi ha convinta lei v.v
In ogni caso, percepite la mia felicità? Calum ha invitato Olivia ad uscire! E Luke voleva invitare Bec! I miei bambini :')
Michael ha un ragazzina in mente, avete visto? E poi niente, c'è Ashton che - povero cristo - proprio di Suor Maria Teresa doveva innamorarsi...!
Ok, la smetto ora di sfottere i miei personaggi, altrimenti si ribelleranno.
Arrivederci :*

Eleonora


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Capitolo 4
*** Twiggy ***




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quattro

Twiggy








Olivia ringrazia mentalmente Bec, per almeno la millesima volta.
Le ha consigliato di indossare quei pantaloni strani che avevano comprato da H&M a giugno, un po' larghi e con il motivo quasi africano, la canottiera nera, una giacca di jeans e delle normalissime infradito.
Da sola non ci sarebbe mai arrivata, ovviamente.
Adesso, che sono quasi le ventidue, è seduta sul ciglio della strada, con una sigaretta tra le labbra, e sta aspettando che gli altri si facciano vivi.
Calum l'aveva avvisata, che avrebbero ritardato di certo, perchè "Michael dimentica sempre qualcosa, puoi giurarci".
Non è agitata, comunque.
Non esageratamente, perlomeno. Ha le mani sudate e continua a lanciare occhiate a destra per provare ad intravederli, ma non è esageratamente agitata.
Bec l'ha pregata di farsi amico Luke Hemmings, "così poi me lo presenti, facile, no?", ma Olivia ora sente di essersi dimenticata pure come si chiama.
E, sì, è strana come cosa, perchè lei raramente si lascia coinvolgere così tanto.
Finisce la sigaretta e spegne il mozzicone per terra, perdendosi a fantasticare, con ancora gli occhi fissi sull'asfalto.
Si ridesta immediatamente, però, non appena si sente esclamare un "Olivia!" a gran voce.
Si alza in piedi di scatto e fa per lisciarsi le pieghe - inesistenti - dei pantaloni, ma sente le braccia più pesanti del solito.
Dio, ma è normale che un ragazzo possa fare questo effetto?
Calum - a mezzo metro da lei - la saluta con un sorriso allegro e un occhiolino; gli altri suoi amici, invece, sono rimasti un po' indietro.
- Lei è Olivia - dice il moro, posandole casualmente una mano alla base della schiena.
- Sono Luke - replica il biondino del gruppo (Hemmings, giusto?), prendendole la mano e stringendola con entusiasmo.
Michael, dietro di lui, scuote la testa e alza gli occhi al cielo.
Olivia ride.
Calum è sempre più confuso.


Freya si guarda allo specchio e, beh, sa di essere bella. Molto semplicemente.
Ha raccolto i capelli verdi, che ha continuato a tingere contro il volere di sua madre, ha indossato un vestitino sui toni dell'azzurro e del lilla e il cardigan nero, quello lungo.
Ai piedi ha un paio di semplici sandali.
Leah ha scoperto questo nuovo locale, il Twiggy, e questa sera hanno entrambe intenzione di bere fino a stare male.
Hanno deciso di trovarsi direttamente di fronte all'entrata, così Freya raccoglie la borsetta di cuoio da terra ed esce di casa, senza dimenticare, però, di salutare i suoi genitori.
Arriva al Twiggy che Leah è già fuori ad aspettarla.
Si salutano con un paio di sorrisi ed entrano subito, galvanizzate dalla musica che si sente già da fuori.
Stasera suona un gruppo rock che, anche se non è il loro genere preferito, non disdegnano certo.
- Non è male qui - dice Freya, con un mezzo sorriso che si allarga sul volto magro, mentre si guarda intorno soddisfatta.
Il Twiggy, effettivamente, non è proprio per niente male.
La luce è soffusa, i tavolini di legno sono distribuiti per tutta la superficie della sala e le pareti sono interamente coperte da cornici che contengono poster e locandine, anche abbastanza datati.
C'è tanta gente; la maggior parte, comunque, sembra della loro stessa età.
- Ci sono tutti i presupposti per una gran serata - ribatte Leah, afferrando il polso dell'amica e trascinandola verso il bancone.
Freya sorride, perchè si vede che Leah aspettava l'apertura del Twiggy da una vita.
- Sediamoci qui - esclama infatti la rossa, indicando il tavolo da due alla loro sinistra - Si vede bene tutto il locale.
Freya annuisce e si accomoda, dando le spalle alla porta.
Leah vuole rimorchiare, stasera, è chiaro.
Lo si capisce da come si guarda in giro, da come tiene in continuazione socchiusa la bocca e da come sta languidamente appoggiata al bancone, in attesa dei primi due drink della serata.
Ci vogliono pochi minuti, ma poi torna trionfante al tavolo, stringendo i due Long Island tra le mani.
Freya le lancia un'occhiata interrogativa, perchè Leah sta sorridendo in maniera preoccupante, e: - Me li ha offerti quel tipo là - la informa la rossa, indicando un punto alle sue spalle.
Freya si sporge e vede Edmund Spencer, del dodicesimo anno, con il quale condivide la palestra della scuola al mercoledì.
Edmund fa un cenno nella sua direzione e lei si trova a sorridergli, inconsapevolmente.
Leah ha ragione, perchè, sì, si prospetta una gran serata.
Poi, però, gli occhi castani della sua migliore amica si fissano su qualcosa che è alle sue spalle.
Freya butta giù un sorso di drink, poi si gira.
E, vaffanculo, non c'è più nulla di anche minimamente decente, in questa serata.


Luke è contento, sul serio.
Il Twiggy è un gran bel locale e c'è parecchia gente di sua conoscenza.
Si appunta di ringraziare la Carrols alla prima occasione e poi prende posto al tavolino che Michael ha scelto, in un angolo della sala principale.
Davanti a lui ci sono Calum e Olivia e, dio, magari è un po' affrettato da dire, ma quei due sono fatti per stare insieme.
Ashton deve aver appena pensato la stessa identica cosa, perchè gli dà una gomitata e poi li indica con un cenno.
Luke sorride sornione, Ashton ridacchia.
Nessuno dei due si accorge di Michael, che è ancora in piedi e scruta la sala alla ricerca di qualcosa (o qualcuno?).
Ancora con il sorriso sulle labbra, Luke ed Ashton afferrano una lista a testa e cominciano a battibeccare su quale dovrebbe essere il drink più buono del Twiggy e quale il più forte.
Michael si siede e spegne il telefono con un gesto stizzito, poi afferra a sua volta la terza lista.
Olivia gli lancia un'occhiata un po' confusa, ma non ha nemmeno il tempo di concentrarsi sul volto corrucciato del ragazzo dai capelli blu che sente Calum farsi più vicino.
Sorride di riflesso e si volta impercettibilmente a guardarlo.
Da così vicino, Calum Hood è bello, c'è poco da fare.
- Piccioncini, avete scelto? - chiede Luke, mentre Ashton comincia a ridacchiare indisturbato.
Michael, nemmeno a dirlo, ovviamente, sta scuotendo la testa, ma non si cura di nascondere un sorrisetto impertinente.
Olivia non arrossisce: semplicemente sorride e annuisce contenta.
Calum, alla sua sinistra, borbotta un "cretino", ma sta sorridendo anche lui. La sua mano è sulla coscia di Olivia da qualche minuto e non sembra che da lì voglia spostarsi.
- Bene, allora per me un Cuba Libre - esclama Ashton - Per Mikey il solito Irish Coffee, per il piccolo Calum il classico Long Island e per Olivia un Black Russian, o sbaglio?
- Cuba Libre - lo corregge la bionda, con un occhiolino.
- Oh, ragazza! Mi piaci!


Leah mescola con la cannuccia il drink che Freya ha avanzato e sbuffa un po'.
La sua migliore amica è fuori dal locale con un paio di suoi amici a fumare una sigaretta e lei, per quanto vorrebbe alzarsi e mandarla davvero al diavolo, non ne ha voglia.
C'è Luke Hemmings nel suo stesso locale e l'ultima cosa che desidera è dare spettacolo.
Fa un sorso e poi allontana il bicchiere, schifata dal sapore dolciastro del drink che Freya ha scelto.
Sente qualcuno picchiettarle la spalla e si volta di scatto, pronta a prendere a pesci in faccia chiunque, ma le parole (parolacce) le muoiono in gola.
- Leah, ciao!
Ha due quarti dei 5 Seconds of Summer davanti e Luke l'ha anche salutata come se fossero amici di vecchia data.
- Possiamo sederci?
Leah annuisce e, con un gesto fluido, sposta la sua borsa da una sedia, in modo tale che anche Ashton Irwin possa sedersi.
Passano pochi minuti ed arriva anche Clifford, con un sorriso ubriaco dipinto sul volto.
Luke ed Ashton fanno un sacco di rumore, gli battono amichevoli pacche sulle spalle, Michael ridacchia malizioso e ripete in continuazione che avrebbe raccontato tutto "prima di morire, giuro, giuro".
Leah sospira, ed è talmente entusiasta di essere seduta allo stesso tavolo di Hemmings che nemmeno si accorge di chi effettivamente manca per completare la band.
E infatti, Calum Hood, adesso che è quasi l'una, è seduto sul ciglio della strada.
E' un po' sbronzo, ma comunque meno di Olivia, che continua a ridere come una matta per qualsiasi cosa lui dica.
Non si sono ancora baciati.












NdA: Doooooooon't stop doin' what you doinnnnnn
Beh, si, eccomi qua, care pulzelle.
Che dire, su questo capitolo? C'erano tutti i nostri personaggi al Twiggy, a parte la solita Agatha che ancora non si sa come ami passare le serate, ma, mmmm, Michael è alla ricerca di qualcuno? E cosa avrà combinato?
Leah è un sacco dolce, innamorata persa di Luke Hemmings e, BEH, devo veramente commentare Calum e Olivia?
In ogni caso, se ve lo state chiedendo, non si sono baciati, quella sera ;)
Poi, volevo farvi una domanda un po' strana ahahah
Io ho già dei prestavolto per questi personaggi, ma prima di postare un collage con tutti, vorrei vedere come vi immaginate le ragazze, se c'è qualche volto particolare con il quale le immaginate :D
Infine, vi devo assolutamente ringraziare in, boh, venti lingue diverse, perchè lo scorso capitolo ha ricevuto 12 recensioni, dodici! Siete degli angeli!
Arrivederci :*

Eleonora


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Capitolo 5
*** Supermarket ***




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cinque

supermarket








Il Norwest Christian College non è poi tanto male, come scuola.
I corridoi sono stipati di armadietti color petrolio, i pavimenti sono color panna e forse un tempo sono stati lucidi, l'intonaco delle pareti è ingrigito dagli anni, ma le classi sono ampie e le finestre danno sul verde del parco lì accanto.
Bec, quando era ancora una minuta quattordicenne, aveva avuto una gran paura di calcare i pavimenti della scuola superiore.
Ora, che di anni ne ha diciassette, affonda noncurante le mani nelle tasche del suo giubbotto di pelle un po' più grande del dovuto e cammina a testa alta, diretta all'aula di Matematica.
Olivia ha ginnastica, alle prime due ore del giovedì, poi ha Letteratura, che è affianco alla palestra, quindi si rivedranno direttamente in mensa per la pausa pranzo.
Non che Bec non sappia stare un po' da sola, a volte, ma avere Olivia intorno è una di quelle cose imprescindibili, naturali.
La mora arriva a destinazione che è suonata da pochi minuti la campanella e trova l'aula quasi del tutto vuota, a parte per un paio di ragazze in terza fila e Clifford che è, ovviamente in fondo.
Bec e Michael condividono la maggior parte dei corsi, quest'anno, ma ancora non hanno avuto l'occasione di parlare.
Lui se ne sta sempre nell'angolo, a parte quando ci sono anche Luke e Calum, con la sua musica nelle orecchie e l'espressione apatica di chi, sostanzialmente, se ne vuole fregare di tutto.
Bec non è una di quelle che amano lasciar correre, odia lo sguardo apparentemente vuoto del giovane con i capelli blu e quindi: - E' libero? - gli chiede, posando con malagrazia il suo zaino sul banco vuoto accanto a quello occupato da Michael.
Lui, con snervante calma, si toglie le cuffie dalle orecchie e la guarda interrogativo.
- Ho chiesto se è libero - ripete Bec, e sfodera uno dei suoi migliori sorrisi.
Olivia ha detto che tutti gli amici di Calum sono simpatici, quindi anche Michael Clifford deve esserlo.
Lui, inaspettatamente, le sorride di riflesso e annuisce vigorosamente.
- Siediti! Sei l'amica di Olivia, vero?
Bec annuisce: - Mi chiamo Rebecca Lewis.
- Certo, lo so! Condividiamo la metà dei corsi di merda di 'sta scuola, quest'anno.
Lei ridacchia leggermente e, ok, Olivia probabilmente ha ragione.
Michael già le piace.


- Sai cosa? - esordisce Freya, sedendosi aggraziatamente sulla sedia accanto a quella di Lily - Oggi sono contenta.
La mora curva le labbra rosee in un sorriso e tira su la testa, lasciando perdere i compiti di Fisica, che avrebbe dovuto svolgere a casa: erano giorni che Freya non arrivava in classe con il sorriso sulle labbra.
- Come mai? - si azzarda a chiedere, guardando intensamente l'amica con i suoi occhi scuri.
L'altra fa spallucce e si fissa sul volto un sorriso che ha dell'impertinente.
Lily la scruta, ma Freya sembra realmente rilassata e la coroncina di margherite che ha tra i capelli sembra esserne la prova più lampante.
- Dai, vuoi davvero farmi credere che non è successo niente?
Freya e Lily si conoscono da un paio di anni e condividono quasi tutti i corsi, escluso quello di Letteratura e quello di Storia.
Sono entrambe al decimo anno, ma Lily ha un anno in meno dell'amica dai capelli verdognoli, e, comunque, non si vedono quasi mai al di fuori dell'ambiente scolastico.
Freya, per quanto possa essere una persona pacata (non sempre), è lo stesso troppo per Lily, che invece passa la maggior parte delle serate sdraiata sul divano in compagnia di un buon film.
Non è che sia un'asociale, o che non abbia amici: semplicemente non trova nulla di divertente nell'uscire per locali e tornare alle tre di notte sfatta.
Lily è di indole curiosa, ma sa che con Freya essere insistenti è controproducente.
Rimane quindi in silenzio, anche se ogni tanto lancia delle occhiate desiderose di conoscenza alla sua sinistra.
Freya rompe il suo mutismo solamente quando la professoressa Truman è già seduta alla cattedra da cinque minuti.
- Questa mattina ho conosciuto Hood - snocciola, con un sorriso vagamente inquietante.
- Hood? Quel Hood?
La più grande annuisce trionfante e i suoi occhi brillano, brillano veramente.
Lily non l'ha mai vista così felice.
- Mi ha chiesto una sigaretta, questa mattina - rivela dopo qualche altro secondo di suspence - Gliel'ho data e abbiamo fumato insieme.
- Però! - si complimenta Lily, con tono fintamente colpito, perchè, dai, non sarà mica romantico fumare una paglia insieme fuori da scuola!
Freya annuisce, poi tira fuori dall'astuccio la penna nera e comincia a trascrivere le formule che la Truman sta scribacchiando svogliatamente alla lavagna.
Passa qualche minuto, poi il silenzio viene nuovamente interrotto: - Mi piace sul serio.


Olivia è in salotto con i suoi fratelli, mentre il cellulare è rimasto nella sua camera.
Noah sta perdendo tempo, mentre messaggia svogliatamente con la sua fidanzata da ormai tre anni; Jack, con un quotidiano e un pennarello rosso tra le mani, sta cercando lavoro, perchè non ha voluto fare l'università e ora ne paga le conseguenze.
- Potremmo andare al mare, uno di questi giorni - esordisce Noah, che di scrivere la tesi proprio non ne ha voglia.
Olivia fa spallucce e continua a leggere, concentrata, il suo nuovo libro di poesie.
- Siete dei fratelli orribili - insiste il più grande dei tre - Non volete nemmeno passare un pomeriggio con me?
Jack posa il giornale e alza un sopracciglio con fare scocciato: - Invita Bridget!
Noah scuote la testa e: - Non facciamo mai nulla tutti e tre insieme - fa notare.
Il mezzano sbuffa, Olivia chiude di scatto il libro e si dichiara d'accordo con Noah.
- Ecco, la principessa si è detta favorevole! Obiezioni, Jackie?
- Nessuna, fratello - conviene lui - Ma, Olly, venerdì a che ora sei tornata?
Olivia ostenta sicurezza e sorride affabile: - Non saprei, perchè?
- Io sono tornato alle due e tu ancora non eri a casa.
Noah appoggia il cellulare sul tavolino davanti a lui e ascolta, sinceramente interessato.
- Sarò arrivata poco dopo, immagino.
Jack alza le spalle e le sorride: - Sono solo contento se esci a bere qualcosina, cosa credi? Non può che farti bene.
- Ma che cazzo dici? - sbotta Noah, ma le sue occhiaie parlano chiaro.
Jack gli rivolge un'occhiata eloquente, Olivia ride.
Di sopra, il cellulare squilla: Bec ha bisogno di lei.


Calum butta soddisfatto due buste d'insalata nel carrello, batte una pacca sulla spalla di Luke e: - Pronto per i prossimi reparti? - chiede, sorridendo.
Ha addosso i jeans neri, la canottiera della Santa Cruz che spesso Ashton gli ruba e sa di stare bene, vestito così, lo capisce anche dalle occhiate insistenti che una ragazza della loro scuola prima gli ha lanciato.
Luke, invece, è comodo nei suoi pantaloni della tuta e nella maglietta nera di suo fratello e si lascia sfuggire una parolaccia.
Ashton e Michael sono già andati avanti, a scegliere con cura le birre, perchè "la verdura non ci interessa, Lukey, pensaci tu".
Gli Hemmings passeranno ad Adelaide cinque o sei giorni, dai parenti di Liz, e (come da tradizione) tutti i 5 seconds of Summer si trasferiranno temporaneamente da Luke.
- Latte, pasta e biscotti - elenca il biondo, tenendo tra le mani il post-it verde sul quale sua madre ha appuntato tutto il necessario per sopravvivere in quei giorni.
- Patatine - aggiunge Calum, spingendo il carrello fuori dal reparto ortofrutticolo.
- Sì, ovvio - annuisce Luke - Mia madre è a dieta e non pensa ai generi di prima necessità.
Calum ride, poi si ferma davanti allo scaffale dei biscotti e assume un'espressione concentrata.
- Biscotti al cioccolato o integrali?
Luke alza un sopracciglio con fare scettico: - Mi prendi per il culo? - chiede - Al cioccolato, chiaramente.
Calum afferra il sacchetto giallo davanti a lui e, quando si volta, vede arrivare Michael.
- E lo stronzo? Dov'è? - e Luke l'eleganza non sa nemmeno dove sia di casa.
Michael alza le spalle e appoggia delicatamente nel carrello due cartoni di birra: - Ha incontrato una tipa, credo sia della scuola!
- Volpone - è il commento sintetico del biondo.
Calum scoppia a ridere, Michael alza gli occhi al cielo, ma sta sorridendo anche lui.
- Una di queste sere puoi invitare Olivia, comunque - snocciola all'improvviso Luke e ha un sorriso malizioso che non promette nulla di buono.
Adesso è Michael a ridere.


Ashton è fermo al reparto surgelati da una decina di minuti, ma non è certo solo.
Davanti a lui c'è Agatha Marvin, in tutta la sua sconcertante bellezza.
E' stretta nei suoi leggins neri e nella canottiera bianca, sorride in continuazione e, davvero, nessun aggettivo potrebbe descriverla in modo efficace.
Ashton è talmente pervaso da questo senso di felicità diffusa che non si rende nemmeno di essere in canottiera e di essere ricoperto da brividi, a causa dei frigoriferi.
Agatha prima gli ha chiesto come sta, ora stanno chiacchierando del più e del meno.
Ashton non sa darsi un freno, in queste occasioni, lei è semplicemente troppo cortese per interrompere la conversazione.
- Così starete da Luke per qualche giorno? - domanda, e il sorriso ancora non l'ha lasciata, nemmeno per un solo secondo.
Lui annuisce, contento: - Sì! Se ti va, potresti venire una sera a cena.
Agatha sorride e le guance le si tingono di rosso: - Non credo che sia il caso.
Ashton sembra un po' deluso, ma ha comunque la sfacciataggine di insistere: - Perchè no? Ti divertiresti.
- Non credo che il tuo amico sarebbe d'accordo - dice, con gli occhi azzurrissimi fissi in quelli delusi di Ashton - Ora, perdonami, ma mia madre si starà chiedendo dove sono finita. Ci vediamo a scuola!
E' con rammarico che Ashton si rende conto di essere stato rifiutato per l'ennesima volta.












NdA: Siano benedetti i santi patroni, specialmente quello di Varese!
Beh, che dire su questo capitolo? Potrebbe sembrare di passaggio, ma in realtà sono successe delle cose importantissime, lascio a voi decidere quali sono ahahah
Poi, cara Ceci, hai visto che ti ho messo una bella scena tra Ashton e Agatha? Ahahahah
Inoltre, come promesso, ecco qui il collage con le prestavolto!
In ordine sono: Luke, Leah, Olivia, Michael, Calum, Bec, Lily, Ashton, Freya e Agatha!
Cosa ne pensate?
Vi ringrazio ancora una volta per tutto l'entusiasmo che ci mettete nel leggere "Young blood", siete fantastiche!
Scaaaaaaaaaaaaaaaaaappoooooo!
Arrivederci :*

Eleonora


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Capitolo 6
*** Convivenza ***




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sei

convivenza








La convivenza a casa di Luke sta dando i suoi frutti, comunque.
I signori Hemmings hanno allungato di un paio di giorni il loro soggiorno ad Adelaide e Calum, Michael ed Ashton non avrebbero potuto accogliere con più entusiasmo la notizia.
Suonano due o tre ore ogni giorno, giocano alla Play Station, bevono litri di birra e, davvero, chissenefrega se non sono ancora arrivati puntuali a scuola.
Luke fa il cretino tutta la notte, Calum gira nudo per casa, nonostante non faccia 'sto gran caldo, Michael canta tutta la discografia dei Green Day sotto la doccia e Ashton è riuscito a bruciare persino le patatine fritte, ma stanno bene.
Sono chiusi nel loro mondo, si conoscono, si prendono per quello che sono e tutto è ok, alla fine.
E' venerdì, però, e stasera non saranno soli, a cena.
- Arrivano? - chiede per l'ennesima volta Ashton, bellamente sdraiato sul divano del salotto.
Michael gli lancia un'occhiata di fuoco, mentre raccoglie un paio di bottiglie vuote di Tuborg dal pavimento.
- Devi chiedere a Calum, è lui il nostro punto di contatto con il mondo esterno - gli risponde, mentre lentamente si rassegna al fatto che Ashton non muoverà un solo dito per sistemare la casa.
Il sopracitato spunta dalla cucina e, con il sorriso stampato sul viso, dice che lui, il numero di Olivia, ancora non ce l'ha.
- Sei tu che conosci la sua amica, Irwin - aggiunge, asciugandosi le mani nella maglietta grigia - Perchè non la chiami?
- Non so dove sia il telefono.
- E allora sfrutteremo l'elemento sorpresa - s'intromette Luke, già in mutande, pronto per entrare in doccia - Arriveranno quando meno ce lo aspettiamo, sarà bellissimo.
Michael annuisce con l'aria di chi è sinceramente colpito dalla saggezza dell'altro.
Peccato che sia ironico.


Sono le otto di sera passate, quando il campanello di casa Hemmings suona.
Ashton è sotto la doccia, Michael sta imprecando contro ogni santo possibile, perchè "questa cazzo di pizzeria fa schifo!", Calum è ancora in camera a cercare la camicia a quadri, quella bella, così è Luke ad aprire.
- Ciao! - lo saluta allegra Olivia e subito gli mette tra le mani una bottiglia di liquore alla liquirizia e una di Jagermeister.
- Non dovevate! - sorride Luke ed è più che altro la buona educazione, a parlare, perchè i suoi occhi azzurri trasmettono ben altro.
- Ma piantala, è il minimo - replica la mora.
Luke non può far altro che pensare a quanto la sua voce sia dannatamente bella. E, sì, anche il suo fondoschiena lo è.
Olivia si dirige in cucina, guidata dalla voce di Mike, che si sta sgolando per chiamarla; Bec rimane in piedi in salotto, ma sembra tutto, meno che a disagio.
- Puoi sederti, se vuoi - le dice Luke, e il tono della sua voce è tremendamente ammiccante.
Bec non se lo fa ripetere due volte: appoggia con noncuranza la borsa nera sul tappeto e si siede tranquilla sul divano, prendendo a giocherellare con il cellulare.
Luke sorride e passa una mano tra i capelli, forse un po' imbarazzato.
Vorrebbe dire qualcosa, ma si sente così dannatamente idiota, Bec è così maledettamente bella (e seduta sul divano di casa sua) che preferisce raggiungere Michael e Olivia in cucina.
Li trova che stanno cercando il sesto piatto nella credenza e non può fare a meno di sorridere, intenerito dalla scena.
- Se cercate lì non troverete mai un cazzo - li informa, aprendo un'anta diversa e mostrando loro una pila di piatti bianchi.
- Chiedo umilmente perdono, signor Hemmings.
Olivia ridacchia e: - Cosa stavi dicendo prima, Mike? - domanda, tornando al discorso che prima stavano intrattenendo.
- Non troviamo un solo pub dove poterci esibire.
Luke annuisce velocemente: - E dire che non facciamo nemmeno così tanto schifo.
- Avete cercato proprio ovunque?
Michael sembra ponderare la risposta: - Beh, con più attenzione in periferia, la sorella di Calum pensa che lì sia più facile trovare spazio, dato che...
- Diciamo pure che nei locali del centro non ci farebbero entrare nemmeno se ci mettessimo a piangere in ginocchio - ribatte Luke e sorride, ma si vede quanto questo lo faccia innervosire.
Olivia alza le spalle: - Il padre di Bec ha un pub in centro, ma raramente c'è musica dal vivo.
- Vedi? - le fa notare Luke, pacato.
- Potresti sempre a parlarne con lei.
Olivia sta sorridendo, Luke è a un passo dal mettersi a saltellare.


Agatha sorride alla madre, appoggiata blandamente contro lo stipite della porta della sua camera.
Le due sono incredibilmente simili, se non fosse per il colore delle loro iridi.
Louise è alta, come Agatha, ha un portamento impeccabile e lo smalto delle sue unghie non è mai sbeccato; non lavora e va a messa tutte le domeniche, sfoggiando ogni volta un completo diverso.
- Esci? - domanda, con sincero interesse, alla figlia, che ora si sta applicando con minuzia il mascara.
Agatha annuisce e non può evitare di nascondere un piccolo sorriso impertinente.
- Con chi, tesoro?
- Alcuni compagni di scuola - replica Agatha - Non credo che tu li conosca.
Louise assume un'espressione leggermente ansiosa: - In che senso?
La giovane si volta a guardare sua madre in viso e le sorride rassicurante: - Sono dei bravi ragazzi, mamma, non devi preoccuparti!
- E' normale che io mi preoccupi. Non esci con i soliti amici, non è da te.
E potrebbe sembrare incredibile, ma Agatha non si spazientisce: sorride, gentile come sempre, e si avvicina alla madre, per stringerla in un tenero abbraccio.
- Puoi fidarti di me.
Louise sorride, perchè di Agatha può fidarsi veramente, e: - Non tornare tardi, però - si raccomanda.
- Assolutamente - conviene lei, e il rossetto chiaro che ha sulle labbra le dona incredibilmente.


Olivia e Calum sono sdraiati, sull'erba umida del giardino di casa Hemmings.
Sono ubriachi, anche stasera, perchè Ashton ha proposto uno di quei giochi alcolici che non piacciono mai a nessuno, anche se poi tutti partecipano.
Hanno anche fumato qualcosina e ora si sentono benissimo, entrambi.
I pantaloncini corti di Olivia non le coprono le gambe, lasciate libere per una volta dal tessuto leggero delle collant nere che tanto ama, e Calum non può evitare di posare le sue mani callose da bassista sulla pelle chiara.
Stanno parlando, semplicemente e, no, non si sono baciati, per quanto le labbra semi-coperte di rossetto della bionda siano più che invitanti.
- Sono felice, eh - esordisce lei, all'improvviso, con una risatina - Immagino che domani mi sarò già pentita, di avertelo detto, ma secondo me sei bello.
Calum sorride e, con una mossa, è su un fianco, a pochissimi centimetri dal volto lentigginoso della ragazza che - ormai se n'è reso conto - gli piace.
- Adesso però non fissarmi così.
- Così come?
- Che ne so - e Olivia ride ancora - Così.
E poi, con tutta la tenerezza imperfetta che un bacio del genere richiede, le labbra di Calum si avvicinano decise a quelle di Olivia.
Il bacio sa un po' di rossetto, di Jagermeister e anche un po' di erba.
E, cazzo, Olivia sente lo stomaco che si stringe, mentre la mano destra di Calum s'intrufola sotto la stoffa leggera della maglietta e comincia ad accarezzarle il ventre, nudo.
Si staccano dopo nemmeno un minuto e sorridono, fronte contro fronte.
- Dormi qui, stanotte? - e suona tanto come una preghiera.
Olivia si sente un pochino più lucida.


- Sai cosa? - chiede Michael, afferrando il cartone del succo alla pera - Sono pieno con un cazzo di uovo.
Bec scoppia a ridere e si volta immediatamente a sinistra, come a cercare un muto appoggio da parte di Luke.
Olivia li osserva e le viene spontaneo sorridere, perchè il braccio di Luke è mollemente appoggiato alle spalle della sua migliore amica e lei sa, lei sa che Bec vorrebbe urlare al mondo la sua felicità, in questo preciso istante.
Ashton scuote la testa e borbotta un "Coglione", con la bocca impastata per le troppe sigarette.
- Che ore sono? - chiede, mentre spegne con noncuranza l'ennesimo mozzicone nel posacenere.
Calum dà uno sguardo al suo cellulare e: - Quasi le due - esclama.
E, no, non è Ashton che se l'è immaginato: la sua mano è davvero intrecciata con quella della bionda.
- 'Ste serate sono le migliori - asserisce Michael - E, voi due, siete delle cazzo di fighe. Dovete uscire ancora con noi. Per forza!
Luke sorride soddisfatto e si volta per lasciare sulla tempia di Bec un bacio umido.
- Noi andiamo su - dice poi Calum, alzandosi lentamente in piedi.
Olivia non gli ha ancora lasciato la mano e, all'occhiata curiosa di Bec, risponde con un'alzata di spalle e uno dei suoi sorrisoni.
Luke strizza l'occhio in direzione dell'amico, Michael e Ashton annuiscono bonariamente.
- Calum è il solito romantico - esclama il più grande, portandosi una mano al petto in quello che doveva essere un tentativo assai ben costruito di teatralità.
- Olivia non gliela darà di certo stasera - sputa fuori Bec, prima di prendere un piccolo sorso di Jagermeister.
Ashton le lancia uno sguardo divertito, perchè la mora non ha ancora smesso un secondo di bere o fumare, eppure sembra stare meglio di tutti loro messi insieme.
- Nessuno di noi l'ha mai pensato - afferma Michael, alzando le mani come a discolparsi.
- Parla per te - urlacchia Luke, meritandosi un blando pugno sulla coscia.












NdA: Questa sera sono emotivamente instabile, perchè una mia amica mi ha riempita di foto di Calum nell'esatto momento in cui il casuale mi ha fatto sentire She looks so perfect, la versione acustica.
Ma, vabè, parliamo del sesto capitolo ahahah
Avete visto? Calum e Olivia si sono baciati! Adesso stanno, più o meno, insieme! Non siete contente? Io sì, da morire ahahahah
E poi, forse i 5 Seconds of Summer hanno trovato dove esibirsi, cucciolini!
Mmmm, e quanto volete uccidermi, vi ho illuse che Agatha abbia accettato l'invito di Ashton... Con chi sarà mai uscita?
Beh, vi lascio con il tanto agognato collage con le prestavolto!
Nell'ordine abbiamo: Lily McGillan, Michael Clifford, Luke Hemmings, Rebecca 'Bec' Lewis, Olivia Simmons, Calum Hood, Freya Moore, Leah Carrols, Ashton Irwin e Agatha Marvin.
Bene, fuggo a studiare! Fatemi sapere cosa ne pensate, dei volti, del capitolo, di Agatha che è una stronza e di Calum che vuole dormire con Olivia ahahah
Arrivederci :*

Eleonora






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Capitolo 7
*** Coppietta ***




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sette

coppietta








- Beh, non è male come posto - esclama Bec, accendendosi distrattamente la seconda sigaretta della mattinata.
Lei ed Olivia sono arrivate a scuola con venti maledetti minuti d'anticipo, ma sa bene che l'amica ha voluto essere così mattineria per poter vedere Calum prima dell'inizio delle lezioni.
E' sparita subito, insieme a Calum, ma Luke ha declinato l'invito di Michael e Ashton a prendere un caffè e a Bec piace pensare che l'abbia fatto per passare del tempo insieme a lei.
- Mi dovrai portare - dice il biondo - Sei sicura che tuo padre sia d'accordo?
- No - ride Bec - Ma alla fine, che cazzo importa a te? Lo convincerò, non ti devi preoccupare.
Luke scuote la testa e, con un gesto fluido, sfila dalle labbra di Bec la sigaretta per avvicinarla alle proprie.
- Ma che fai? Ci conosciamo da tre giorni e già mi rubi le paglie?
Luke annuisce e Bec non può far altro che spostare l'attenzione su qualcos'altro che sia diverso da un paio di occhi azzurri che, ormai, conosce a menadito.
- Credo che quella ragazza stia aspettando che tu la noti - mormora dopo un po', indicando, attenta a non farsi vedere, una giovane dai capelli rossi che è ferma a qualche metro di distanza da ormai qualche minuto.
Luke assottiglia gli occhi, perchè la luce infastidisce le sue iridi chiare, e: - Leah! - esclama, agitando la mano per aria, nel terribile tentativo di attirare la sua attenzione.
- Ehi - saluta la rossa, avvicinandosi incerta al muretto dove sono seduti.
Luke le sorride calorosamente, Bec le rivolge un cenno del capo e poi finge che non ci sia nessuna Leah davanti a loro, che gli occhi di Luke non sia posati su nessuna chioma di capelli rossi (bellissimi).
- Tutto bene? - domanda lui.
Leah annuisce e: - Abbiamo matematica, alla prima ora. Vieni con me? - gli propone, sorridente.
Bec sente le mani pruderle e le infila con stizza nelle tasche della giacca di pelle.
Il trucco che ha messo sugli occhi stamattina comincia a darle fastidio, i suoi jeans sono così banali e, dio, perchè le sue gambe, vicino a quelle di Leah, sembrano così brutte?
Luke scuote la testa: - Aspetterò qui Mike, tu vai pure.
Leah gli sorride ancora, ma stavolta le sue labbra sono serrate e i suoi occhi non comunicano nemmeno un quinto della felicità che si sta augurando lascino trapelare.
- Allora ci vediamo dopo?
- Certo.
Leah si allontana, Bec esulta interiormente. E non sa nemmeno per quale motivo.


- Sei serio?
Michael annuisce.
- Perchè non ce l'hai detto prima?
- Innanzitutto, piantala di urlare - gli intima - E, in secondo luogo, non l'ho detto a voi, l'ho detto a te, Calum.
Il moro agita con noncuranza una mano nell'aria.
- No, sul serio! Non voglio che Luke o Ashton lo sappiano, non sono capaci di stare zitti, loro!
Calum sorride e dà una pacca sulla spalle dell'amico, perchè non è una cosa da tutti i giorni, che Michael si dichiari innamorato di una ragazza.
- Come si chiama? - gli domanda, mentre insieme si dirigono verso la classe di Storia.
- Beh... - comincia, ma viene interrotto da una ragazza con i capelli verdi che si avvicina loro.
- Calum! - esclama lei e non degna nemmeno di un'occhiata Michael, come se fosse un pezzo d'arredamento, un armadietto un po' più colorato degli altri.
Calum si scambia una fugace occhiata con l'amico, per poi tornare a fissare la giovane davanti a loro.
- Ciao - la saluta e potrebbe sembrare anche gentile, ma Michael lo sa, che Calum si è dimenticato il suo nome.
Lei sembra non scomporsi minimanente e gli sorride ancora una volta: - Tutto bene?
- Direi di sì, tutto sommato.
Michael vorrebbe tanto andarsene, perchè la situazione sta diventando ridicola, ma sente che l'amico potrebbe anche saltargli al collo, se mai dovesse lasciarlo solo.
- Mi fa molto piacere - replica lei e, dio, come ha fatto a non rendersi conto che Calum non sa minimamente chi sia? - Devo scappare, ci vediamo in giro?
- Certo, ciao! - annuisce lui, fulminando con un'occhiata Michael di fianco a lui.
La guardano allontanarsi piuttosto disinteressati, poi, automaticamente, Calum alza le spalle e: - Non so chi cazzo sia - ammette.
- L'avevo capito - ridacchia Michael, salvo poi arrestarsi di colpo.
- Beh? - Calum non è mai stato particolarmente paziente.
- E' lei! - sente farfugliare e, anche se non vorrebbe, è costretto a voltarsi, per incontrare lo sguardo ammiccante della ragazza con i capelli verdi che sembrava conoscerlo così bene.
- Lei?
Michael annuisce, fissandola con insistenza.
- Sei deficiente, Mike?
- Cristo - impreca lui - Non lei, la sua amica!
- Ah.
E, no, non è per un cazzo il genere di ragazza che Calum vedrebbe bene con Michael. E, sì, è bella.


Agatha Marvin, oltre che bella, è terribilmente noiosa, e lo sa bene tutto il Club di Scienze, il Circolo della Biblioteca e persino qualche professore.
Adora bere la cioccolata calda, quando fuori piove, le piacciono le lenzuola perfettamente stirate e odia l'improvvisazione.
E' responsabile, anche troppo per avere solamente diciotto anni, e i suoi vestiti non sono mai troppo appariscenti, troppo colorati.
Semplicemente, se Agatha non fosse indiscutibilmente bella, sarebbe la persona più anonima dell'intera Sydney.
Ha un rapporto meraviglioso con sua madre, non rifiuta mai un aiuto a nessuno e ascolta solamente musica rigorosamente pop, perchè il rock, il metal e quant'altro non fanno proprio per lei.
E', sostanzialmente, il contrario di Bec Lewis, che, alle undici e un quarto passate, è ancora appoggiata blandamente al muro della scuola, con ciò che resta della sua sigaretta tra le labbra.
La fine dell'intervallo è suonata da qualche minuto, ma c'è tempo, per tornare in classe.
Le si affianca Ashton Irwin, ma stavolta non ha nessuno sorriso allegro al centro del viso, non si vedono le sue fossette e ha le mani infilate nelle tasche dei jeans.
- Ancora fuori, Lewis?
- Ho chimica - risponde Bec, e chimica significa noia, significa non avere nè Michael nè Olivia in classe, significa doversi concentrare e, no, lei non ne ha voglia.
- Io ho matematica - replica lui, con uno sbuffo.
Stanno in silenzio, poi, perchè Bec ha finito di fumare ed è tutta presa dai suoi pensieri del cazzo, tanto da non calcolare minimamente l'amico alla sua sinistra.
Ashton, però, non è di quelli che riescono a tenere dentro tutto: lui ha bisogno di parlare, di sfogarsi, di prendere a pugni il muro, se ce n'è bisogno.
Infatti, si lascia andare in un mugugno e: - Siamo stati da Luke una settimana e Agatha non è venuta nemmeno a farci un saluto.
Bec si lascia scivolare fino a sedersi a terra, imitata poi da lui, e si ferma a fissare le punte delle loro scarpe, i loro jeans, la ghiaia sulla quale appoggiano.
- Ash...
- No, non dire un cazzo, Bec - la interrompe lui - Non mi interessa sapere per l'ennesima volta il tuo parere.
- Allora non parlarmene - e non c'è durezza nella sua voce, non c'è delusione.
Semplicemente, Bec sa com'è fatto Ashton e sa anche come prenderlo.
- Te ne parlo, perchè, in qualche modo, a qualcuno dovevo dirlo.
Bec annuisce.


Ci sono persone che non potrebbero mai farti male, nemmeno quando tutto va da schifo.
Lo sa Olivia, mentre s'infila le collant nere, mentre sceglie una canottiera larga dall'armadio, mentre ruba il cardigan a Noah, che Calum Hood non può farle del male.
Con i suoi sorrisi allegri, con i suoi occhi a mandorla che, dio, non potrebbero essere più belli, le farà soltanto del bene.
Olivia sente già lo stomaco stretto, sente le mani che tremano impercettibilmente e vorrebbe tanto prendersi a ceffoni da sola, perchè solo l'idea di dover condividere una cena con Calum la manda in fibrillazione.
E' felice, non si direbbe dalla sua espressione contrita, ma è felice.
Cenerà a casa di Calum, mangeranno una cazzo di pizza e poi guarderanno un film di merda, come può non essere felice?
Faranno tutte quelle cose orribili che fanno le coppiette e quindi, davvero, come può non essere felice?


Calum rischia di soffocarsi con la pizza, per l'ennesima volta.
Il fatto è che Olivia lo fa ridere, lo fa ridere sul serio: continua a raccontare di aneddoti buffi, prende in giro un po' di gente del Norwest Christian College e poi "Pensavo che Luke mi odiasse!" urla.
E ride, Calum, ride, perchè non trova nulla da dire, non sa ancora come dimostrarle tutto il bene che le vuole, senza però apparire sdolcinato e un po' idiota.
Il problema è che si sente così contento, si sente così bene che non gli sembra di meritarselo.
Perchè dopo guarderanno un film, faranno quelle cose noiose che le coppiette navigate fanno, perchè si baciano e, dio, il sapore del rossetto di Olivia è qualcosa di meraviglioso.
Perchè, anche se non camminano per strada tenendosi la mano, e non messaggiano per tutto il pomeriggio, lui con lei ci vuole stare fin quando ne ha la forza.












NdA: Perchè sono qui a pubblicare, anzichè studiare matematica? Bella domanda.
Ma veniamo a noi!
Che ne pensate di questo settimo capitolo?
Ci sono Luke e Bec che fumano insieme fuori da scuola, e lui rifiuta di andare sia con Ashton e Michael che con Leah, direi che Bec sta stravincendo! Poi, Calum e Michael e il loro incontro con Freya ahahaha mi sono divertita da morire a scriverlo, mi immaginavo proprio la faccia un po' confusa di Calum e quella divertita di Michael! Beh, vi aspettavate che Calum si ricordasse di Freya? Maaaaaa va, hanno fumato giusto una sigaretta insieme! Ma questo non significa che lei si sia data per vinta v.v
Poi, vorrei scusarmi pubblicamente con Cecilia, per quello che ho scritto su Agatha. Mi spiace, amore, davvero.
E alla fine, quegli amori di Calum e Olivia che cenano insieme... Vi prego, non fatemeli commentare ahahah
Beeeeeh, bene, vi lascio, ma in compagnia di un'esclusiva foto di Leah, appena entrata in classe, senza Luke!
Arrivederci :*

Eleonora






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Capitolo 8
*** Novantanove ***




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otto

novantanove








Leah è troppo affezionata a ognuna delle 478 canzoni che il suo iPod verde contiene, nonostante ce ne siano alcune (tipo Jesus of Suburbia) che non riesce più ad ascoltare, tanta è la nausea che le provocano dopo averle sentite per milioni di volte.
E' sabato mattina e vorrebbe tanto avere la casa libera, come capita invece a Freya, ma i suoi genitori sono talmente perfetti da non lasciarla mai sola, mai.
- Esco con il cane! - urla, mentre apre di scatto la porta d'ingresso.
Sua madre esce dalla cucina, con già indosso il grembiule ricamato che indossa per cucinare, e le sorride, gentile: - Non tornare tardi, tesoro.
Leah scuote la testa ed esce.
Non potrebbe essere più diversa dalla donna che l'ha messa al mondo, lei, ma non se ne cura: non le interessa piacere ai suoi genitori, vuole innanzitutto bastarsi.
Che poi non si basti ancora, è tutto un altro discorso.
Spera di non incontrare nessuno, perchè indossa dei pantaloni della tuta grigia e una canottiera verde che fa a pugni con il colore dei suoi capelli, ma (ovviamente) appena svolta l'angolo trova uno degli amici di Luke Hemmings, precisamente quello dell'ultimo anno, quello delle feste a casa sua.
Leah si è sempre chiesta perchè diamine un quasi ventenne dovesse passare tutto quel tempo con dei diciassettenni, evitando poi di darsi una risposta, perchè tra quei diciassettenni c'è Luke Hemmings e, checchè ne dica, non riesce mai a concentrarsi su altro, se c'è di mezzo lui.
Irwin la saluta, allegro, sfoggiando il suo sorriso bellissimo e lei, a questo punto, non può non fermarsi a scambiare quattro parole.
- Come va? - le chiede, premuroso, mentre si piega sulle ginocchia per dare qualche carezza a Boris.
- Non c'è male - e Leah stessa si stupisce del suo tono cordiale - Tu?
Lui alza le spalle, senza darle una vera risposta, e: - Stasera sei in centro?
No, stasera Leah non dovrebbe essere in centro, stasera Freya le ha proposto di andare al mare, di passare una serata tranquilla, solo loro due.
- Io...
- Oh, andiamo! Non vuoi venire a farci compagnia? Saremmo solo noi quattro deficienti, altrimenti.
Leah sorride e: - Va bene - gli concede.
Ashton sorride compiaciuto.
E ok, Freya le aveva proposto una serata tranquilla, solo loro due, ma ci sarà anche Calum Hood, in centro, no?


- Vorrei vederti, con i tacchi - dice Calum, sdraiato sul letto di Olivia, prima di fare l'ennesima bolla con la gomma da masticare.
- Puoi smetterla? - lo rimbecca lei - Sei irritante!
Calum ridacchia e si alza a sedere, senza staccare gli occhi dalla figura esile della sua ragazza (ma può davvero dirlo?) che è davanti allo specchio e non trova cosa indossare stasera.
Lui sa che è inutile dirle quanto sia bella, con qualsiasi cazzo di abito scelga di indossare, quindi sta in silenzio e la guarda, semplicemente.
- La gonna nera con la camicia? - propone lei, e un timido sorriso si fa largo sul suo volto lentigginoso.
Calum annuisce: - Provateli, no?
- Sì, giusto - conviene lei - Girati. Lui sorride e, con lo sguardo fisso sul muro, sogghigna: - Pensi che non abbia mai visto un paio di mutandine?
- Non hai mai visto le mie - gli fa notare Olivia - Ok, ci sono, puoi guardare.
Calum si volta e sorride, annuendo impercettibilmente, mentre gli occhi cominciano a brillargli.
- Allora? - Olivia è impaziente, ma le sue labbra sono curvate all'insù.
- Stai bene - ammette lui, ed è vero.
La gonna nera le fascia alla perfezione le cosce, e chi se ne frega se è un po' corta, la camicia smanicata è semitrasparente e lascia intravedere qualcosa del reggiseno nero che indossa sotto, ma le scarpe con il tacco le allungano incredibilmente le gambe e il sorriso che adesso Olivia sta sfoggiando è qualcosa di bellissimo.


Le serate in centro non sono male, tutto sommato, secondo Luke.
Sono quasi le undici ed è seduto sul marciapiede davanti al pub più irlandese di tutto il centro di Sydney.
Davanti a lui ci sono Calum e Michael, in piedi, accanto c'è Ashton.
Hanno fumato dell'erba e hanno bevuto un po' del vino che lui stesso ha rubato a casa, oltre alla solita birra di inizio serata.
- Non avevi mica invitato qualcuno? - urlacchia Michael e Luke ride, perchè Mike non riesce mai a mantenere un tono di voce accettabile, quando è brillo.
Ashton annuisce, ma poi si acciglia leggermente: - Sì, ma io, la Carrols, non la vedo.
Calum schiaccia con la suola delle sue Vans interamente nere il mozzicone che ha gettato per terra e: - Da quando siete amici, tu e Leah?
- Non siamo... La conosci?
Il moro alza le spalle: - Siamo insieme a qualche lezione.
- Oh, ok. Senti, ma Olivia?
- Aveva una cena di famiglia, credo che suo fratello si sia fidanzato ufficialmente con una certa Brigitte, o qualcosa del genere.
Luke non stacca per un solo secondo gli occhi da Calum e, non sa nemmeno lui perchè stia pensando una cosa simile, ma è felice per il suo amico.
Si conoscono da un secolo e mezzo, e Luke ricorda alla perfezione di aver pensato che Calum fosse un po' troppo magro, la prima volta che si sono incontrati.
Lui era abbastanza cicciottello e altrettanto invidioso, pensava di non essere abbastanza figo per essere suo amico; ora entrambi si portano dietro due spalle larghe e una serie di aneddoti più o meno divertenti, che non hanno nulla a che vedere con l'essere fighi o meno, perchè quando due persone sono nate per sopportarsi a vicenda c'è ben poco da fare.
- Non è Olivia quella? - chiede Michael, e il tono della sua voce è tutto fuorchè alto.
Calum si volta di scatto, la fronte corrugata e gli occhi assottigliati.
Olivia è a una cena di famiglia, si ripete un paio di volte.
- Sì, è lei - conviene Ashton, già pronto a sorridere e chiamarla perchè li raggiunga.
Luke, però, ancora prima di far scontrare i suoi occhi azzurri con quelli scuri del suo migliore amico, sente che qualcosa non va, che Olivia, lì, adesso, non dovrebbe esserci.
- Cal - lo chiama, ma in risposta ottiene solo un'imprecazione.
- Calum! - tenta anche Michael, afferrandogli istintivamente il braccio.
Mike è uno che le sente in anticipo, le cose. E ora sente che Calum ha una voglia immensa di attraversare la piazza e spaccare la faccia al tipo che è in compagnia della sua ragazza.
- Stai fermo - gli intima - Sarà un cazzo di malinteso, stai fermo.
- E' una puttana, vaffanculo.
Ashton è basito e non può negare di essere dispiaciuto per l'appellativo che l'amico ha appena rivolto ad Olivia, ma tace, comunque.
Luke scuote la testa e osserva Calum allontanarsi a grandi falcate, diretto al pub lì vicino.
Lo sente anche lui, il suo dolore.


Il bagno del '99 è uno schifo, davvero.
Il lavandino è sporco, dato che qualcuno nemmeno s'è curato di sciaquarlo, il pavimento è appiccicoso e i muri piastrellati sono pieni di scritte volgari e tag più o meno colorate.
Calum ha tra le braccia Freya e lo sa, lo sente che tutto questo è terribilmente brutto, sbagliato, idiota, ma la mano della giovane è già al cavallo dei suoi pantaloni.
Con tutto l'alcool che ha in corpo, con lo spinello che prima ha condiviso con Michael, con la rabbia di aver visto Olivia in centro, mentre la pensava da tutt'altra parte, non ha la volontà necessaria per opporsi.
Non indossa la cintura, non la indossa mai, e sente Freya sorridere, non appena se ne rende conto anche lei.
COn un gesto secco il bottone dei suoi jeans neri, stretti, è aperto.
E c'è l'alcool, ci sono le dita lunghe di Freya che accarezzano piano il rigonfiamento dentro alle sue mutande, ci sono le voci ovattate di chi sta facendo la coda fuori, c'è l'erba, le labbra, la pelle arrossata del suo collo, la consapevolezza di essere fatto veramente di carne.
Poi però ci sono anche gli occhi verdi, i capelli chiari, le Globe nere, c'è Olivia.
- No - sussurra Calum e, per la prima volta, quella sera, vorrebbe tanto ricevere un paio di pugni in faccia.
Freya non lo sente, o finge di non sentirlo, e le sue dita sono già dentro ai boxer grigi, si fanno strada lente sulla pelle tesa, mentre la sua bocca tortura una clavicola, appena sopra il tatuaggio.
- No - ripete lui, con più durezza.
La ragazza si ferma di colpo, riportando veloce la mano accanto al suo corpo.
Ha un 'espressione confusa, forse non del tutto sobria, ma sempre maliziosa.
- Perchè? - ha il coraggio di chiedere, prima di passarsi la lingua sulle labbra.
- Non mi va, cristo!
Freya gli restituisce uno sguardo scocciato, ma Calum non la degna di un'occhiata.
Toglie il fermo alla porta e esce dal bagno, mentre ha il cuore che batte veloce nel petto.
E' un cazzone, lo è anche più di Olivia.













NdA: Bene, eccomi.
Prima che qualcuna mi ammazzi, lasciatemi dire che ho aggiornato adesso e non domani, come avevo detto, perchè ho appena dato un'occhiata agli argomenti di chimica per lunedì e sono tipo MOLTI, quindi domani dovrò studiare all day & all night.
Bene, ora potete uccidermi, perchè me lo merito.
Non vorrei commentare, perchè immagino che ogni parola risulti inappropriata, ma non tutto il male viene per nuocere, ricordatevelo :D
Già il fatto che Calum (fatto con una pigna) abbia avuto la forza di riprendersi e andarsene, è una cosa bellissima, secondo il mio modesto punto di vista, che di situazioni così ne ho viste un bel po'.
Ricordatevi di questo capitolo, comunque, perchè è quello più importante fino ad ora, ma non vi dico per quale motivo ahahahah
(Ehi, Jay! Hai visto che non era Ashton???)
Chiedo scusa a tutte quelle che amavano Calum e Olivia, chiedo scusa dunque a me stessa in primis, ma recupereremo il recuperabile!
Vi ringrazio per l'entusiasmo che ci mettete nel seguirmi, siete fantastiche!
Vi lascio con una esclusivissima foto di Olivia, mentre si prova i vestiti per la serata!
Buon sabato sera :*

Eleonora






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Capitolo 9
*** Pezzi ***




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nove

pezzi








Olivia è distrutta, comunque.
Non potrebbe essere altrimenti, ma a Bec sembra piaccia particolarmente rimarcare quest'ovvietà quando è in compagnia di Luke e Ashton, mentre spera implicitamente che uno dei due si prenda la briga di andare a riferire a Calum cosa sta passando la sua già ex ragazza.


- Olly - e sembra tanto la voce di Luke Hemmings, quella che sta urlando il suo nome ai quattro venti.
Olivia si volta, trovando proprio quest'ultimo impegnato a correrle incontro, con lo zainetto nero tutto rattoppato che gli picchia contro la schiena, provocando un fastidioso rumore metallico.
Lei stiracchia un sorriso di circostanza, e spera tanto che a Luke non venga in mente di chiederle come sta.
- Che ci fai qui?
Olivia alza le spalle, perchè, di rispondere che sta camminando a caso per Sydney sperando di non incontrare per nessun motivo al mondo nè Calum nè Freya, non ne ha voglia.
- Tu dove vai? - ma un'idea già ce l'ha.
- Io, mh - Luke si guarda in giro e abbassa la voce - In un posto, vieni con me?
Olivia acconsente, perchè non ha proprio la forza di tornare a casa.
Luke la guida per un paio di stradine secondarie, finchè non arrivano in una fabbrica abbandonata.
La situazione affascina Olivia e, ormai, il suo sospetto si è verificato.
- Graffito?
Luke si stringe nelle spalle, sorride piano e comincia a estrarre le bombolette colorate dal suo zainetto nero.
- Se mi hai portata qui per parlare di Calum, però, io...
Il biondo smette subito di giocherellare con il piercing e assume un'espressione paurosamente seria: - Non lo difendo e, cazzo, lo prenderei a pugni, ma è il mio fottuto migliore amico.
Gli scappa una bestemmia, e fa sorridere timidamente Olivia.
- Tu come stai?
- Così - e, no, non sta così, perchè altrimenti non avrebbe la nausea, non piangerebbe sotto la doccia e non vorrebbe prendere a calci qualunque ragazza si avvicini anche solo per sbaglio a Calum.
Perchè, ok che non stanno più insieme, ma lei gelosa lo sarà sempre, chiaro?
- Mi spiace da morire, Olly.
- Anche a me - mormora, sommessamente.
- Io... Ok, con quello che ho da dirti potrà sembrare che io stia dalla parte di Calum, ma non è così, e sono sicuro che se potesse tornare indietro, lui non ci starebbe mai, con quella.
Olivia ha un sussulto, così Luke si affretta a riprendere il discorso: - Non che ci sia stato, eh! Quello che ti ha detto lui è la verità, non è successo nulla in quel bagno! Ma, insomma, sì... Lui ci tiene a te.
- Ok - conviene lei - Cosa dipingi?


Da: Calum

Dovremmo parlare.



Ashton ha un lavoretto al bar dell'angolo che gli occupa un paio di pomeriggi a settimana, il mercoledì e il venerdì.
Non è male: deve solamente fare qualche caffè e, al massimo, servire delle bibite ai turisti seduti comodamente ai tavolini della veranda.
Si è un attimo distratto, quando il campanellino sopra alla porta d'ingresso trilla fastidiosamente.
Ashton si riscuote e sorride bonariamente in direzione di Michael.
- Com'è? - gli chiede l'amico, passandosi distrattamente una mano tra i capelli blu.
Il più grande alza le spalle, rivolgendo lo sguardo altrove.
Sono giorni difficili, per loro, perchè Calum vorrebbe prendere a calci ogni cosa, perchè Luke tace e non sa mai cosa dire o fare e sembra quasi che siano passati anni, dalla convivenza a casa Hemmings.
- E' per Agatha? - e Ashton si stupisce, nel sentire Michael pronunciare il nome della ragazza della quale è così perdutamente innamorato come dice.
- No, no, lei...
Michael fa spallucce e si siede ad un tavolino, tirando immediatamente fuori un quadernetto dalla copertina rossa: - Fa tutto schifo, Ash.
- Dio, adesso non generalizzare così!
- Ma è vero, non c'è nulla che mi dia soddisfazioni.
Ashton si acciglia, ma non vuole darlo a vedere, così si volta e prende a preparare un caffè, per mantenersi occupato, concentrato su altro.
Michael lo fa incazzare talmente tanto che scavalcherebbe il bancone e lo prenderebbe a schiaffi fino a sentire bruciare le mani, fino ad essere veramente stanco.
Lui, lui che dovrebbe essere la mente dei 5 Seconds of Summer, lui che dovrebbe tenere su tutto, sta crollando.
Come cazzo sono arrivati a questo punto?


Da: Calum

Piantala di ignorarmi



Leah sa benissimo cosa è successo, sabato sera, ma preferisce far finta che non sia accaduto nulla, preferisce pensare che la sua migliore amica non abbia provato a scopare con Hood nel bagno del '99, preferisce ignorare quel principio di mal di pancia, quando incontra Bec Lewis al supermercato, mercoledì pomeriggio.
Sono entrambe nel reparto macelleria e Leah si è accorta benissimo delle occhiatacce che la mora alla sua sinistra le ha lanciato.
Vorrebbe girarsi di scatto e urlarle che, lei, non c'entra un cazzo, con tutta quella storia.
Forse addirittura le spiace, per la Simmons, ma, ehi, Freya è la sua migliore amica, sarebbe come tradire la sua fiducia.
Sta ancora fissando la vetrinetta, completamente assente, quando qualcuno la urta.
Si volta di scatto e incontra lo sguardo sprezzante di Bec.
- Scusa - esclama quest'ultima, ma il sorrisetto impertinente che s'è stampata in faccia dice tutt'altro.
Leah sta zitta, ma sente le mani tremare.
- Salutami la tua amica, eh - continua Bec, per poi voltare i tacchi.
- E tu salutami Calum - replica Leah, senza nemmeno pensarci.
Bec non ci impiega nemmeno cinque secondi a tornare sui propri passi, per puntare minacciosa l'indice a pochi centimetri dal naso della rossa.
- Non ti permettere nemmeno di nominarlo, hai capito? - bercia, con le sopracciglia aggrottate.
Leah rimane impassibile, Bec si allontana.
Ok, Calum ha tradito la sua migliore amica, la sua Olivia, ma rimane sempre lui, sempre Calum.
E, a Calum, Bec vuole bene. Tanto.


Da: Calum

Sono un coglione



Lily è tranquillamente seduta sul divano color panna del salotto di casa sua, con un bicchiere di succo alla sua destra e il telecomando alla sinistra.
Ha provato a studiare qualcosina, prima, ma le è passata la voglia dopo nemmeno una ventina di minuti.
Il fatto è che, lei, è pigra, e ne è ben consapevole, ma non ha la minima intenzione di fare qualcosa di diverso per movimentare le sue monotone giornate.
Sbadiglia un po', perchè MTV non propone assolutamente nulla di interessante, e spegne con stizza il televisore.
Si trova a pensare che abitare in un palazzo faccia schifo, veramente.
Lo schermo del suo iPhone bianco s'illumina improvvisamente e Lily lo afferra prontamente, come se la nuova notifica ricevuta fosse un dono del cielo.
Entra su Facebook, per controllare da chi arriva la richiesta di amicizia.
Michael Clifford.
Clifford.
Lily non è sicura, ma quel nome le dice qualcosa, quindi accetta la richiesta ed entra nel profilo del ragazzo, per vedere che faccia abbia.
Le prime due immagini del profilo sono foto di chitarristi famosi (che Lily comunque non conosce), poi alla terza riconosce un ragazzo dai capelli colorati che le capita spesso di incontrare nei corridoi, insieme ai suoi tre inseparabili amici.
Non se ne rende nemmeno conto, ma sfoglia tutto l'album, mentre un sorrisetto impertinente le si dipinge in volto.
Michael Clifford frequenta l'undicesimo anno, a quanto pare, ha una passione per le chitarre, ha cambiato molto spesso il colore dei capelli e non muove un solo passo, se con lui non ci sono gli altri componenti della sua squadra.
Lily prende un sorso di succo, per poi cliccare sul primo nome che vede.
Luke Hemmings ha il profilo privato, ma lei non si dà la pena di inoltrargli la richiesta.
Sceglie, invece, di visitare il profilo di Calum Hood, quello che piace tanto a Freya, dato che è in almeno metà delle foto di Michael e proprio per questo motivo le è venuto in mente.
A lui, la richiesta, l'ha inviata una decina di giorni fa e Calum l'ha prontamente accettata.
L'ultima cosa che ha condiviso è un video musicale.
Lily strizza gli occhi, perchè senza occhiali non ci vede granchè, e sorride.
I Miss You, Blink 182.
Non male, per essere un maschio.













NdA: Buondì fanciulle!
Immagino che la prima cosa che vi sia venuta in mente sia stata tipo "Beh, e con chi cazzo era Olivia?"
E' presto detto ahahah Olivia era veramente alla cena di fidanzamento di Noah e Bridget, alla quale c'era anche il fratello minore di quest'ultima. Olivia e il suddetto si stavano annoiando, quindi hanno ottenuto il permesso di andare in centro. Olivia non ha nemmeno pensato di avvisare Calum, tanto era sicura che l'avrebbe trovato, per fargli una sorta di sorpresa. Peccatoc che la sorpresa gliel'abbia fatta lui -.-
In ogni caso, in questo capitolo vediamo uno dei lati di Luke che preferisco, ossia quello da writer ahahah io lo adoro, sarà che un mio compagno mi fa sempre vedere i suoi lavori e ne rimango affascinata ogni volta!
Beh, basta dai, ho già detto abbastanza ahahahah
Volevo solamente ringraziarvi infinitamente per tutto, perchè (cazzo!) aprire EFP e trovare SESSANTASEI recensioni alla mia storiella è, boh, indescrivibile. E siamo nelle popolari, siamo nelle popolari, io non so più come dirvi grazie :')
Vi lascio con una foto di Luke writer e il collegamento per andare a leggere la mia OS sui miei bambini di Young blood, Due
. :*

Eleonora






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Capitolo 10
*** Pugno ***




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dieci

pugno








E' un martedì piuttosto soleggiato, quando Calum Hood si sveglia con il piede sbagliato, trovandosi raggomitolato sul divano di casa Hemmings.
Si alza in piedi, stiracchiandosi la schiena, e trova Ashton, stravaccato sulla poltrona, mentre di Luke e Michael non c'è nemmeno l'ombra.
Cercando di non fare rumore per evitare che Ashton si svegli, si dirige in cucina, rabbrividendo, perchè a casa di Luke fa sempre un freddo fottuto, ma lui, comunque, con addosso la maglietta non riesce proprio a dormire.
Si versa un bicchiere di succo all'albicocca, ma non fa in tempo a berne tutto il contenuto, che Luke e Michael entrano nella stanza.
- Buongiorno - esclama Luke, con la voce impastata dal sonno.
Calum ricambia con un cenno del capo, lasciandosi andare contro il piano cottura.
- Come va? - e stavolta è Michael a parlare.
Luke alza gli occhi al cielo, mentre il moro si limita a stare zitto, stretto nelle sue spalle larghe.
- Altra giornataccia?
E Calum vorrebbe proprio girarsi di scatto e prendere Michael a calci, perchè, dannazione, è ovvio che quella sia un'altra giornataccia.
E' forse la decima.


Ashton si sente stanco, come non lo è mai stato in vita sua.
Il fatto è che lavora, studia (non sempre), suona e, nel tempo libero, gli tocca anche tenere insieme un gruppo di amici che si sta sfracellando.
Fare da collante, gli ha sempre fatto schifo.
Le situazioni difficili in generale, gli hanno sempre fatto schifo.
Chiude l'armadietto numero 0948 con uno sbuffo e si volta, salvo poi bloccarsi di colpo, perchè Agatha è lì, lì davanti a lui.
- Ciao! - lo saluta cordiale.
Ashton è troppo confuso, per chiedersi cosa cazzo stia succedendo, quindi le sorride come se non avesse il cuore che gli scoppia e: - Ehi! - mormora.
- Tutto bene? Ti ho visto un po' giù di morale, oggi.
Lui si limita a scuotere la testa e a dire che, sì, è tutto ok. Anche se, in realtà, no, non c'è proprio un cazzo di ok.
- Ma sei sicuro?
Ashton annuisce, sforzandosi di sorridere, nella speranza di dare tutta un'altra idea di sè.
- Oh, ma non sarà per quel votaccio di chimica, vero?
Agatha sgrana i suoi occhioni azzurri e Ashton non sa se ridere o piangere, perchè la Marvin si ricorda meglio di lui i suoi voti in chimica.
Si limita a scuotere la testa e fa per congedarsi, perchè non è proprio giornata, ma: - Se vuoi, un pomeriggio ci prendiamo un caffè e ti do qualche dritta! - gli propone lei.
- Sì! - replica lui, senza nemmeno pensarci.
- Perfetto - dice lei e Ashton annuisce, anche se non ci trova nulla di perfetto.


E' un secondo, davvero: nessuno fa in tempo a rendersi conto di nulla.
Daniel Cyarner si ritrova con un dolore lancinante al centro del volto e le mani imbrattate di sangue.
Calum si sente tirare indietro per le braccia, ma non lascia un solo secondo gli occhi del giovane, incatenati ai suoi.
C'è odio.
- Che cazzo fai! - urla Luke e ha un'espressione contrita, incazzata.
Calum non risponde e non guarda nemmeno il suo pugno, che sente bruciare terribilmente.
Ha tirato un cazzotto a Cyarner. L'ha fatto.
- Andiamocene - ordina Michael, passando un braccio intorno alla schiena del suo migliore amico, che non sembra avere intenzione di dire qualcosa.
Luke annuisce e, dando una rapida occhiata in giro, raccoglie il suo zaino da terra per seguire gli altri a casa di Ashton, la più vicina a scuola.
Sono cinque minuti, a separare il Norwest Christian College dall'abitazione degli Irwin. E sono muri invisibili, a dividere Calum dal resto del mondo.
Michael suona il campanello e Ashton sembra sorpreso di trovarli lì, ma non fa domande.
Non è il caso.
- Lavati la mano, Cal - gli suggerisce Luke, buttando con noncuranza lo zaino in un angolo del salotto.
Il moro si avvicina al lavabo della cucina e pone il pugno, ancora serrato, sotto l'insistente getto freddo del rubinetto.
Non dice una parola e ora Ashton si sta preoccupando.
- Cosa cazzo è successo?
Luke fa per aprire bocca, perchè lui è così e non ci riesce a stare zitto, ad essere paziente, a capire i tempi di cui le altre persone necessitano, ma Calum lo anticipa.
- Ho spaccato il naso a Cyarner.
- Oh - è il sintetico commento del più grande.
- Già.
Nessuno parla più, ma Calum ha talmente tanto di quel rumore in testa che, comunque, non riuscirebbe a sentire le inutili chiacchiere di un Luke agitato come raramente accade.
Ha dato un pugno a Daniel Cyarner, gli ha - con ogni probabilità - rotto il setto nasale. L'ha fatto perchè sono giorni che ha voglia di prendere a pugni qualcuno, perchè sono giorni che vorrebbe lui stesso essere preso a pugni.
Sono giorni in cui non scrive un riga, che non prende in mano il basso, che non ha voglia di mangiare, di dormire, di fare la doccia, di uscire con gli altri, eppure ci esce lo stesso, e mangia, dorme, si lava.
L'abitudinarietà gli fa schifo, nonostante ci sia dentro con tutte le scarpe.
- Hai fatto una cazzata - gli fa notare Ashton che, dall'alto dei suoi quasi vent'anni, di cazzate, ne ha fatte anche troppe.
- Lo so.
E lo sa, davvero, non è una frase buttata lì.
Ma Olivia gli manca, cos'altro avrebbe dovuto fare?


Le notizie circolano in fretta, al Norwest Christian College.
Altrimenti non si spiegherebbe perchè Lily McGillan, che non è certo una delle personalità di spicco della scuola, sappia già del naso rotto di Daniel Cyarner.
Sente il cellulare vibrare e, tempestivamente, lo afferra, per scoprire delusa che si tratta di una notifica di Facebook, e non il messaggio di risposta che tanto aspetta.
Quel tale - Michael Clifford - ha cliccato "Mi Piace" al nuovo video che Lily ha condiviso e lei sarebbe un'ipocrita, se dicesse che ricevere (quasi) quotidianamente una notifica da Michael non la fa sorridere.
Se non fosse estremamente timida, e pigra, forse, potrebbe anche avvicinarglisi e provare a parlarci, ma si ripete che, no, le ragazze non devono mai fare il primo passo.
Annabeth la chiama, in quell'istante, e Lily è costretta a ridestarsi dai suoi pensieri verso Michael Clifford, per rispondere all'amica.
- Anna - la saluta.
- Lils! - e la voce dell'amica è tutta un fremito - Non hai idea di che cosa ho saputo!
- Cioè?
- Calum Hood! E' andato a dire a mio fratello che, di Freya, non gliene frega un cazzo!
Lily mangiucchia il tappo della biro blu e alza gli occhi al cielo, perchè, dai, c'è anche qualcuno che è riuscito a credere che Freya potesse piacere a Calum?
- Questo mi sembrava ovvio - commenta infatti, un po' annoiata.
Annabeth mugugna: - Ma hanno quasi... - e si blocca, perchè è tremendamente pudica, lei.
Lily sbuffa e chiude la chiamata con una scusa.
Le dà così insensatamente fastidio, il fatto che qualcuno possa anche difendere Freya.


Bec entra in casa che sono le sei di sera passate.
Butta distrattamente lo zaino per terra e si sfila le scarpe senza slegarle, lasciandole poi affianco alla porta d'ingresso.
Sente scrosciare l'acqua della doccia e sorride istintivamente, dirigendosi nella sua camera.
- Sono a casa - urla, gettandosi sul letto a peso morto.
- Ciao amore! - le grida suo padre, dal bagno, e, no, Bec non è una che si commuove per qualunque cosa, ma un po' di magone lo sente comunque.
Lottando contro la pigrizia, si alza in piedi e si toglie i jeans, che ha addosso dalla mattina, cambiandoli con un paio di pantaloncini da basket verdi.
Suo padre, in accappatoio, si appoggia allo stipite della porta della sua camera.
Bec gli sorride allegra, mentre appoggia con poca cura i jeans sulla sedia: - Come va?
Lui alza le spalle e: - Bene - risponde, prima di restituirle il sorriso.
Spesso Bec si è fermata a pensare a quanto diamine sia uguale a suo padre, a quanto bene le faccia lui in qualsiasi situazione.
Hanno ventun'anni e venticinque centimetri di differenza, un appartamentino condiviso in centro e una vita che, tutto sommato, è piacevole.
- I tuoi amici hanno ancora voglia di suonare?
Bec rivolge svelta lo sguardo al padre, e ha gli occhi azzurri sgranati.
Non trova le parole, perchè, cazzo, si era completamente dimenticata di aver promesso a Luke una serata al pub.
- Allora? - incalza lui, che deve scappare al locale.
Bec annuisce energeticamente.
- Ok, allora sabato sera alle dieci cominciano.













NdA: Fresca fresca di video live del concerto a Dublino, eccomi qui con il decimo capitolo!
Ok, ferme, DECIMO. Significa che siamo a dieci capitoli, capito? Ok, basta, questa cosa emoziona solo me ahah
Beh, non è un amore Calum che prende a pugni Daniel Cyarner? Anche se non sapete ancora per quale oscuro motivo, voi dite di sì, mi raccomando.
E, per la felicità di Cecilia (sì, per la tua) ecco qui Agatha e Ashton e la loro scenetta! E non venirmi a dire che non ti piace che il 5 giugno non ti porto a vedere Ashton. Ecco <3
In ogni caso, conosciamo il papà di Bec in questo capitolo e non dimenticatevelo, perchè è un personaggio piuttosto importante :)
Infine, volevo ringraziarvi moltissimo perchè non mi riesco ancora a rendere conto del successo enorme che sta avendo questa ff! Beh, oddio, non so nemmeno se il mio possa essere considerato un "successo enorme", ma per i miei standard lo è, altrochè!
Vi lascio con uno scatto rubato di Bec, dopo aver saputo che i 5SOS potranno suonare al locale di suo padre (ahahahah sono sempre più fantasiosa)
Ci sentiamo prestissimo :*

Eleonora






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Capitolo 11
*** Ragione ***




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undici

ragione








E' il primo sabato sera che Bec può passare al pub da semplice cliente.
Si sente un po' in colpa, per aver piantato in asso suo padre per l'intera serata, ma Bob le ha ripetuto un centinaio di volte che non è assolutamente un problema, se per una volta vuole godersi la musica dal vivo.
Bec lo sa, che non è certo per la musica dal vivo, se è andata a chiedergli la serata libera, ma non è intenzionata ad ammettere di essere terribilmente curiosa di vedere Luke Hemmings che canta.
Olivia è a casa sua, si stanno preparando e, sembrerà strano, ma quando la bionda ha scoperto che Calum avrebbe cantato al pub, non ha battuto ciglio.
"Se vuoi non andiamo", aveva proposto Bec, nemmeno troppo convinta.
Olivia aveva scrollato le spalle e "Non posso evitarlo per sempre" aveva mormorato.
E adesso sono entrambe lì, quindi, nella cameretta angusta di Bec, con le finestre aperte per far uscire la puzza di fumo e un paio di bottiglie di birra quasi finite appoggiate per terra, perchè "è d'obbligo bere un po' prima di uscire", secondo Luke e, da un po', Bec fa tutto quello che dice lui.
- Stai benissimo così - dice la mora, riferendosi agli abiti che Olivia indossa, e riceve solamente un'alzata di spalle come risposta.
Non se la prende, però, perchè lo capisce, che l'agitazione è tanta e che la paura è forse anche di più.


Tutto il Norwest Christian College sa della performance live dei 5 Seconds of Summer allo Scotsman e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che Luke s'è messo a urlare per i corridoi.
Ashton ha riso, di fronte alla sceneggiata dell'amico, per poi cominciare ad importunare tutti i suoi compagni di corso, perchè, dai, "non potete non venire!".
Adesso sono tutti e quattro sul palchetto improvvisato di fronte al bancone in legno.
Luke tiene tra le mani la sua preziosa Fender e, non lo ammetterebbe mai, ma le gambe gli tremano un po'.
Calum, al suo fianco, è impassibile: il suo basso è ancora nella custodia, ma tra le mani ha ancora la pagina del quaderno di chimica di Michael che ha strappato poco prima di uscire, sulla quale è appuntata la scaletta della serata.
La prima canzone sarà Gotta Get Out, la seconda Unpredictable e poi, della terza, non riesce nemmeno a leggerne il titolo.
L'ha scritta in qualcosa come tre giorni e ha insistito fino a sentirsi un sacco di insulti da parte di Ashton perchè la cantassero quella sera stessa, ma improvvisamente non si sente più tanto sicuro.
Il riferimento al rossetto rosso è troppo esplicito, se ne rende conto solo adesso, e vorrebbe tanto tirarsi indietro, far finta di stare male.
Le mani gli sudano, ma nessuno sembra accorgersene, improvvisamente si sente così dannatamente idiota, stretto nei suoi jeans neri, con la camicia a quadri legata in vita per il caldo.


Leah dà un'ultima occhiata alla ragazza che le sorride dallo specchio fissato alla parete bianca di camera sua e può dirsi soddisfatta, per una dannata volta.
I suoi capelli rossi sono sciolti sulle spalle, indossa una camicietta sbracciata, i jeans e le solite, immancabili Dr Martens sfasciate.
Ha messo il rossetto rosso e sa già che sua madre storcerà un po' il naso, nel vederla uscire così, ma ad un certo punto, chissenefrega.
E' stato Luke Hemmings in persona, ad invitarla allo Scotsman, quella sera.
"Sono contento" ha risposto, per poi specificare un po' duramente che Freya non sarebbe stata un'ospite gradita.
Leah aveva scosso la testa, rassicurandolo che non avrebbe parlato della serata con lei, e, adesso, un po' di senso di colpa lo sente, ma preferisce non pensarci.
Scende di fretta le scale, producendo un sacco di rumore, e fa il suo ingresso in salotto, dove i suoi genitori stanno placidamente guardando un film.
- Esco - annuncia, senza nemmeno guardarli.
- Dove vai, tesoro? - e la voce di suo padre è così dannatamente calma che ha l'effetto di farla arrabbiare.
- In giro - gli risponde, secca.
Sua mamma non si scompone, suo padre forse si acciglia leggermente, ma Leah non se ne cura.
Afferra la borsa ed esce frettolosamente.
La prima cosa che fa è accendersi una sigaretta.


Olivia fa il suo ingresso allo Scotsman che sono praticamente le ventidue e Calum pensa seriamente di morire, perchè è troppo bella per questo mondo.
Ha i capelli sciolti, il rossetto rosso sulle labbra, una canottiera extra-large, le collant smagliate (come sempre), le Globe e una giacca in denim chiaro a coprirle le braccia nude.
Affianco a lei c'è Bec, il visino pulito, la giacca di pelle un po' troppo grande e il sorriso impaziente di chi, veramente, non vede l'ora.
Calum si volta a destra, incontra lo sguardo concentrato di Luke e deglutisce un paio di volte.
Il pub è affollato, ma non riesce ad essere completamente contento, perchè con la coda dell'occhio non perde di vista un solo movimento della bionda che adesso è seduta a uno dei tavolini più vicini al palco.
Ashton si fa sentire con un colpo di tosse; Luke gli si avvicina, gli passa con apparente calma un braccio intorno alle spalle e: - Dai, bassista - lo incoraggia.
Calum sorride, sincero, e imbraccia il suo strumento, avvicinandosi con sicurezza al suo microfono, quello più a sinistra. Alla sua destra, Luke e Michael sono già pronti.
- Vi auguriamo una buona serata - dice Luke, con una mano sul microfono e l'altra sul manico della chitarra, il plettro tra le dita e la voce emozionata.
Si sente qualche timido applauso, ma Calum non ha il coraggio di guardare se Olivia ha battuto le mani come Bec.
Stringe con forza il plettro, suona le prime note, mentre Luke già prende fiato per cominciare a cantare.
Gotta Get Out gli è sempre piaciuta, e continua a piacergli, nonostante non senta più nemmeno una delle emozioni che l'avevano travolto durante la stesura del testo.
Il plettro gli trema un po' tra le dita, prende fiato e tocca a lui.
Olivia non c'è più, non c'è il senso di colpa, non ci sono più i commenti bassi delle persone in fondo, non c'è l'odore di birra e il sorriso compiaciuto di Leah Carrols, in prima fila.
Va così, questa sera: ci sono le parole, le corde che vibrano, c'è il girare per il palco, c'è l'energia, Ashton che suona con tutto l'entusiasmo di cui è capace e Luke che, cazzo, a momenti sviene per l'emozione.
- Don't talk, let me thing it over - canta poi Luke, mentre il braccio di Calum va ormai da solo e le dita cercano già l'accordo giusto in automatico.
Il moro alza lo sguardo e, inaspettatamente, incontra quello di Olivia.
Sarebbe un ipocrita, se dicesse di non avere lo stomaco in subbuglio, ma sostiene lo stesso lo sguardo della sua (ex) ragazza.
Luke continua a cantare, senza capire fino in fondo, probabilmente.
Tocca a Calum poi.
- I feel you burning under my skin, I swear I see you shining, brighter than the flame inside your eyes - e, dio, è vero, è tutto vero.
Olivia lo ascolta, ma non sorride.
Calum non sbaglia nulla, non stacca gli occhi da quelli verdi di Olivia e si muove spigliato, dietro al microfono.
La canzone finisce e di riflesso si volta verso Ashton, come a sottolineare l'ottima riuscita di The Only Reason, nonostante sia nel loro repertorio da pochi giorni.
Il batterista gli sorride, entusiasta.
Calum torna a fissare il pubblico e, ok, forse è arrivato qualcun altro, ma Olivia non c'è più.


L'esibizione è finita da qualche minuto.
Michael scende dal palco, dopo aver infilato con cura la sua chitarra nella custodia, e ha le mani sudate, le gambe molli e la gola secca, ma non si è mai sentito tanto a posto con il mondo.
Ashton è talmente felice da sembrare ubriaco e adesso è fuori dallo Scotsman a fumare una sigaretta con alcuni suoi compagni del corso di Letteratura, venuti appositamente per vederlo, mentre Luke non si è ancora ripreso dall'emozione enorme.
Calum è stato il primo a sparire, quindi Michael, completamente solo, si avvicina al bancone e ordina una bottiglia di birra.
Quello che dovrebbe essere il padre di Bec in persona gli sorride e: - Offro io - lo informa, passandogli la Menabrea con un occhiolino.
- Grazie!
- Nulla - alza le spalle l'uomo - Siete stati forti.
Michael sorride e ringrazia, stupendosi di sentire un commento del genere da un uomo adulto e vaccinato, vissuto negli anni ottanta.
Afferra la sua birra e prende un sorso, beandosi del fresco sapore amarognolo.
Si sente toccare un gomito e, di scatto, si volta verso sinistra, trovandosi davanti all'ultima persona che avrebbe potuto aspettarsi di vedere.
- Complimenti! - esclama Lily, stretta nella sua canottierina a fiori.
Michael sente improvvisamente caldo e vorrebbe tanto appoggiarsi al bancone.
Lily McGillan è lì, davanti a lui.
Gli ha parlato, si è complimentata e, cazzo, è sempre stata così dannatamente bella?
- Grazie - sorride Michael di riflesso - Non sapevo ci fossi anche tu!
Lily arriccia un po' il naso (e lui pensa che sia adorabile): - Beh, sì, tecnicamente non ci conosciamo, quindi è normale che tu non sapessi che sarei venuta.
Il discorso è un po' contorto, ma Michael, naturalmente, non ne ascolta che poche parole, troppo preso dall'osservare le labbra rosee della giovane.
E non ci crede ancora.
Forse non ci crederà nemmeno domani.













NdA: Allora, uhm, cosa posso dire?
Sto ascoltando The Only Reason anche ora e (ahahah) vi sembra normale che durante il pezzo di Calum mi blocco, immobile, e lo ascolto tutta presa? No, eh?
Comunque, è una grande giornata, dal momento che la media del 9 in italiano è ufficialmente ufficiale, festeggiate con meeeeee!
Dunque, dunque, il capitolo!
Allora, cosa c'è da dire? Calum non è il più grande degli amori? Ha scritto una canzone tutta per Olivia e, diciamolo, gli è anche andata di culo che lei fosse lì. Lui sperava più che altro che Bec (della sua, di presenza, era sicuro) andasse a dirlo alla bionda, ma così è meglio, no? :D
E poi, amori della mamma, Lily e Michael! Quanto posso già amarli?
In ogni caaaaaaaso, vi ringrazio ancora moltissimo, non riesco ancora a credere a tutti i complimenti che mi fate sempre. Vi lascio con il collegamento per la mia nuova OS, Hai presente? e con una foto di Calum che canta allo Scotsman, ve la siete meritata!
Ci sentiamo prestissimo :*

Eleonora






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Capitolo 12
*** Orgoglio ***




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dodici

orgoglio








Calum raggiunge Olivia che lei è nel bagno squallido dello Scotsman da circa una ventina di minuti.
Bec non l'ha seguita, perchè la conosce talmente bene da sapere di non essere lei la persona di cui la bionda ha bisogno.
- Ehi - e la voce del moro è roca, leggermente diversa dal solito, probabilmente a causa delle numerose canzoni che ha appena cantato.
Olivia non risponde.
Sta semplicemente seduta per terra, mentre gioca distrattamente con un buco delle sue collant scure, e ha i capelli portati dietro all'orecchio, così che Calum non fa fatica a notare le guance arrossate, umide.
- E' tutto ok? - chiede, e dopo neanche cinque secondi vorrebbe prendere a testate il muro, perchè, cazzo, con tutto quello che avrebbe potuto dire, ha scelto la domanda meno pertinente.
Olivia non risponde ancora, comunque.
- No, hai ragione - parla di nuovo lui - Non è tutto ok. Scusami.
Suona tanto come un "Perdonami tutto, tutto quello che ho fatto in queste due settimane", ma, se Olivia se ne accorge, non lo da a vedere.
Singhiozza forte, rompendo il silenzio.
Calum vorrebbe allungare il braccio e stringerla, farle sentire che lui c'è, stavolta c'è davvero, ma rimane fermo, paralizzato.
Ai piedi porta le sue Vans nere, che cominciano a strapparsi sui lati.
- Era per me? - chiede con un filo di voce lei, all'improvviso.
Calum distoglie immediatamente lo sguardo dalle sue scarpe, per portarlo sul viso di Olivia, che ora lo sta guardando con l'espressione ferita, debole.
Ha gli occhi gonfi e rossi, i denti stringono il labbro inferiore e una lacrima appena caduta brilla sulla sua guancia lentigginosa.
- Sì - risponde lui, senza interrompere il contatto visivo.
- Ok.
Olivia ricomincia a giocherellare con le sue collant, Calum torna a fissarsi i piedi.
- Perché hai scritto una canzone per me?
Calum sorride amaramente, torcendosi le mani.
Ci sono troppi "perché", non potrebbe mai elencarli tutti, quindi: - Perché te la meriti - confessa.
Non è una gran risposta, ne è consapevole, ma è il massimo che sia riuscito ad elaborare.
- Grazie.
E Calum alza lo sguardo, stavolta, perché non ci sta capendo fondamentalmente un cazzo.
Perché Olivia non dovrebbe ringraziarlo, perché lui le ha spezzato il cuore, ci ha camminato sopra, l'ha schifosamente ignorato.
Si sente frustrato e: - Ma che cazzo vuol dire? - sbotta.
- Lascia stare.
E questo, no, Calum non può farlo.
Semplicemente non può lasciare stare, perché non è il tipo e perché si tratta di Olivia, prima di tutto.
- Non posso continuare così.
Si aspetta un silenzio carico di rancore, da parte di Olivia, ma: - Nemmeno io - asserisce lei, con il tono deciso.
- Cosa è successo con Freya? - e, anche solo pronunciando quel nome, sente le mani tremare di rabbia.
Calum non vorrebbe pensarci, ma deve farlo e: - Un bacio - ripete, ancora una volta.
- Avrei dovuto dirtelo, che sarei arrivata in centro.
- Avrei dovuto evitare di fare il coglione - replica lui - Non darti colpe che non hai, Olly.
Olivia alza le spalle e si sforza di sorridere, anche timidamente.
- Mi manchi da morire - gli confessa.
Calum rimane in silenzio, senza trovare nulla di intelligente da dire, perché, anche a lui, lei manca da morire, ma non riesce a parlarne così, su due piedi.
Sono dichiarazioni complesse, queste, e lui non è ancora pronto, probabilmente.
Vorrebbe dirglielo, però, vorrebbe avere il coraggio di confessarle che, lui, per lei vorrebbe esserci sempre. Vorrebbe accompagnarla a casa al sabato sera, vorrebbe invitarla a dormire quando ha casa libera, vorrebbe portarla a tutti i concerti possibili, a mangiare la pizza e fare il bagno a mezzanotte nell'oceano.
Ma: - Non possiamo tornare insieme, però, vero? - chiede invece.
Olivia scuote la testa.
Calum muore dentro. Per la millesima volta.


La mezzanotte è appena passata, quando Luke e Bec si abbracciano.
Sono fuori dallo Scotsman, l'aria è un po' fredda.
Luke si è coperto le braccia lasciate nude dalla canotta nera con una camicia a quadri, Bec si stringe nella sua inseparabile giacca di pelle.
Fumano, entrambi, in silenzio, ma non c'è traccia di vergogna nei loro sguardi.
Lui è, semplicemente, troppo emozionato, mentre a lei, beh, a lei piace guardarlo.
- Sono contento che tu sia venuta a vederci - mormora poi il biondo, improvvisamente.
Bec fa un tiro lungo e sorride, forse un po' lusingata: - Pensavi che sarei rimasta a casa?
- Pensavo che Olivia ti convincesse a non venire - la corregge lui - Io e Michael avevamo scommesso sulla sua presenza.
Bec ridacchia piano e: - Pensavi veramente che mi sarei persa il vostro primo live?
Luke si morde il labbro e tenta di sorridere, impacciato.
- Che stupido - commenta Bec, cacciandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio - Sei serio?
Il biondo annuisce e non ha nemmeno il tempo di rendersi conto di nulla, che Bec si è già avventata sulle sue labbra, ed era da tanto di quel tempo che sognava una cosa simile che le gambe le tremano.
Sente il metallo freddo del piercing di Luke che le preme sul labbro inferiore ed è tremendamente piacevole la differenza che c'è con la sua lingua calda.
Luke sa un po' di tabacco e le stringe forte i fianchi, mentre la schiaccia tra il muro e il suo corpo.
Bec è completamente assorta dal bacio, un mano sul petto del giovane e l'altra sulla sua nuca, che nemmeno riesce a rendersi effettivamente conto di che cosa sta accadendo.
Leah Carrols, dentro allo Scotsman, forse sta già immaginando qualcosa.


Anche per una persona ottimista come Ashton, questo è semplicemente troppo.
E, con questo, si intende il fatto di avere Agatha Marvin a meno di una trentina di centimetri e di averle offerto una Coca Cola.
Agatha è, veramente, la più bella del locale, questa sera.
Non è venuta sola, Ashton lo sa, ma già il fatto che abbia lasciato soli i suoi spocchiosi amichetti del club di chimica per passare qualche minuto con lui è un traguardo.
Lei sorseggia elegantemente la sua bibita e sorride a intervalli regolari, Ashton sente di poter scoppiare di gioia da un momento all'altro.
- Siete stati bravi - gli dice lei, con gli occhi azzurrissimi puntati nei suoi.
Ashton sorride, allegro, e: - Grazie! - esclama, con la voce alta.
- Luke ha una gran bella voce - continua Agatha.
- Anche quella di Calum non è male.
La giovane arriccia leggermente il naso dritto: - Calum non mi piace molto. Non è al livello di Luke, capisci? Poi, mh, la sua voce è... noiosa?
Ashton aggrotta le sopracciglia, senza trovare le parole adatte per replicare senza tuttavia offenderla.
Perciò: - Sì, noiosa. Dovresti cantare tu, le sue parti.
- Io... Oh, no, io suono soltanto la batteria e faccio qualche seconda voce, non sono fatto per cantare.
- Neanche Calum, eppure lo fa - insiste lei, con un sorriso mozzafiato stampato sulle labbra.
Lui scuote la testa: - Cal ha talento, Agatha. Scrive la gran parte delle nostre canzoni e... suona il basso, da dio. Io... No, senza di lui non sarebbe la stessa cosa.
Agatha alza le mani in segno di resa e: - D'accordo, d'accordo! - cede - Adesso torno dagli altri, è stato un piacere venire a sentirti, Ashton!
Si alza con grazia dalla sedia e, dopo avergli sorriso per l'ennesima volta, si allontana.
Ashton rimane solo e fa giusto in tempo a rendersi conto di non capire più cazzo, che Michael lo abbraccia.


Leah digita quelle poche parole con rabbia, mentre gli occhi le pizzicano un po'.
Sono quattro le parole scritte nero su bianco sul luminoso schermo del suo cellulare.
"Mi vieni a prendere?"
Il destinatario, nemmeno a dirlo, è una ragazza dai capelli verdi.
Non passano neanche due minuti, che Leah deve rispondere al cellulare.
- Dove cazzo sei? - e il tono di Freya è alto, nervoso.
- Allo Scotsman - confessa Leah con un filo di voce, perchè ha un groppo in gola che le impedisce di parlare bene.
Si sente uno sbuffo, dall'altro capo del telefono, e: - Stai ferma. Arrivo.
Leah chiude la chiamata senza una parola e si lascia scivolare sul muro, fino ad arrivare a sedersi per terra. Si sente un'idiota, forse lo è anche.
Ha mentito a Freya, non l'ha invitata a seguirla allo Scotsman, l'ha ignorata per tutta la giornata. E l'ha fatto, ha sopportato il senso di colpa, ha ignorato la fastidiosa consapevolezza di essere dalla parte del torto, perché è stato Luke a chiederle una cosa simile.
Perché Luke l'ha invitata alla serata di esordio della sua cazzutissima band (della quale comunque continua a non ricordare il nome) e perché sempre Luke le ha chiesto di non parlarne con la sua migliore amica.
Freya arriva che Leah sta trattenendo con tutte le forze le lacrime che spingono insistenti per fuoriuscire dalle palpebre e, per quanto sia arrabbiata, le si stringe il cuore, a trovarla così, debole e distrutta, abbandonata mollemente sul marciapiede.
Le si siede accanto, passandole una braccio intorno alle spalle.
- Cosa è successo, Leah?
La rossa singhiozza, si morde il labbro e tace.
- Perché sei in questo posto di merda?
- Hemmings - snocciola veloce Leah, senza smettere per un attimo di stringere il labbro inferiore con gli incisivi.
Freya non capisce: aggrotta le sopracciglia, stringe gli occhi e si guarda intorno, ma non vede nessuno.
Leah comincia a piangere.
Poi, d'improvviso, comprende tutto.
Perché è proprio il fatto che Hemmings non ci sia, il problema.













NdA: Buongiorno, giovani!
Come ve la passate? Io sono qui in pantaloncini e canottiera, quindi direi piuttosto bene ahahah
Beh, ma... Avete visto chi si è baciato? Ahahahah
Ceci, non picchiarmi. Domani ti porto un regalo.
Tutte altre voi, spero che siate felici di questa nuova coppietta, che era un po' palese diciamo :)
Inoltre, abbiamo Olivia e Calum che... no, non tornano insieme! Olivia non avrebbe mai potuto farsi rabbonire da The Only Reason, anche se io personalmente l'avrei fatto ahahah
Agatha e Ashton... beh, per loro lascio a voi i commenti!
Io scappo, che la mamma mi reclama per le pulizie ahahah
Vi lascio con il collegamento per la mia nuova OS, Hai presente? e con una foto della bellissima Agatha!
Ci sentiamo prestissimo :*

Eleonora






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Capitolo 13
*** Squallido ***




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tredici

squallido








La lezione di Storia è nel suo pieno, quando Luke sente il cellulare vibrare, nella tasca dei suoi jeans neri incredibilmente stretti.
Guarda lo schermo e un numero sconosciuto lo sta chiamando.
Luke sbuffa e si appiattisce contro il banco, tentando di nascondersi dietro le spalle di Anthony Loveday, per rispondere senza farsi vedere dalla professoressa.
- Sì? - sussurra.
- Sono Bec - risponde la voce dall'altro capo.
Lo stomaco di Luke si contorce improvvisamente e nemmeno vuole sapere come abbia fatto lei a procurarsi il suo numero di cellulare, perchè, cazzo, sarà anche nel mezzo di una lezione, ma è al telefono con quella gran figa di Bec Lewis.
Tra l'altro, è stata lei a cercarlo, il che lo riempie d'orgoglio.
- Ciao tesoro - ammicca di conseguenza - Di cosa hai bisogno?
La sente ridere e: - Sei tu ad avere bisogno di me.
- Dici?
- Se vuoi cenare a casa mia, stasera, sì.
- Cosa? - e la sua voce, forse, è un tantino alta, perchè persino Calum gli molla una gomitata.
Bec ride ancora: - Quello che hai sentito, Hemmings. Invita anche gli altri tre quarti.
- Pizza e birra?
Lei non risponde, si limita a mugugnare qualcosa, ma Luke la incalza: - Ci siamo, comunque. Tutti e quattro, anche Calum, lo convinco io! Tu non preoccuparti, che alle otto siamo da te.
- Ciao Luke - lo saluta lei, con la voce alta di chi si sta davvero divertendo.


Il Norwest Christian College ha la fortuna di avere una piscina e una palestra.
La lezione di educazione fisica dura due ore e non sono passati nemmeno i primi dieci minuti, quando Leah chiede al professor Troian il permesso di andare in bagno.
L'uomo glielo accorda senza nemmeno degnarla di un'occhiata, troppo impegnato a controllare il gruppo dei suoi compagni che sta giocando a basket.
Leah sbuffa, si sistema meglio la canottiera bianca ed esce dalla palestra.
Luke Hemmings, in questo momento, è seduto nell'aula di Matematica, e lei non potrebbe esserne più felice: se a settembre aveva pregato qualsiasi santo di avere la possibilità di condividere l'ora di ginnastica con lui, adesso ringrazia il destino, perchè anche solo sentirne pronunciare il nome sente la nausea.
Raggiunge lo spogliatoio femminile in poco meno di un minuto e, una volta all'interno, si lascia cadere mollemente su una panchina.
Incrocia le gambe e comincia a piangere.
Non si è mai sentita così sola, mai.
L'invidia le infiamma il sangue, alimenta le lacrime che continuano a sgorgare copiose dai suoi occhi castani.
Si sta già asciugando le guance, però, quando qualcuno bussa un paio di volte.
Leah rimane in silenzio, convinta che questo basti a sfiduciare l'inatteso disturbatore, ma, cigolando piano, la porta dello spogliatoio viene aperta.
- Leah?
E, ok, va bene tutto, ma da quando lei ed Ashton Irwin sono così in confidenza?
- Stai bene? - le domanda lui, avvicinandosi cautamente alla panchina.
Leah tira su col naso e scuote la testa, perchè non ha nemmeno più la forza di mentire.
Ashon ci mette ancora meno del previsto, a sedersi accanto a lei per abbracciarla stretta.
E' silenzioso, non dice una parola, ma le sue braccia le avvolgono le spalle, le sue dita le accarezzano la pelle nuda delle braccia e Leah non sa più se sono brividi quelli che sente o semplicemente solo tanto freddo.
Ha le labbra di Ashton a pochi centimetri di distanza e le sembra tutto così inverosimile che, quando lui si sporge lentamente per provare a baciarla, lei non oppone nemmeno resistenza.
Per i primi secondi rimane immobile, poi, metabolizzato quello che sta succedendo, si spinge avanti con enfasi, facendo scontrare ancora una volta le loro labbra.
Le mani di Ashton le stringono i fianchi, mentre lei si porta sulle gambe di lui, a cavalcioni.
Non è capace di fermarlo, forse nemmeno ne ha voglia, e quindi si ritrova privata dei pantaloncini neri che stava indossando, mentre sente chiaramente l'eccitazione del riccio sulla sua coscia.
Ashton le lascia per un attimo i glutei, per abbassarsi i calzoncini dei Celtics, e non lascia i suoi occhi per nulla al mondo, nemmeno quando Leah li chiude di riflesso, nel momento in cui lo sente farsi spazio al suo interno.
Le è già capitato un'altra volta, di concedersi così, ma è come se oggi fosse diverso, è come se fosse tremendamente giusto e, al contempo, sbagliato.
E' come se stesse facendo un torto a se stessa, ad Ashton, a Freya (che forse non verrà mai a saperlo).
Come se stesse voltando le spalle al motivo del suo sorrido, da qualche mese a questa parte.
- Luke - geme Leah, mentre Ashton si libera contro la sua mano.
Ha un'espressione sconvolta, ma non ha nulla a che vedere con la stanchezza.


Calum lo sa, lo sente, che non è una buona idea accompagnare Luke a casa Lewis qualche minuto prima delle venti.
Il suo migliore amico è entusiasta, crede che, la sua, sia un'idea degna di un genio, e Calum non se la sente di fargli notare che, probabilmente, Olivia non farà nessun salto di gioia, al vederlo arrivare.
Bec, comunque, abita in un palazzo del centro, al quarto piano.
Luke odia gli ascensori, quindi i due stanno salendo con flemma le scale.
Arrivano al quarto pianerottolo e il biondo sospira, come a voler buttare fuori almeno un po' dell'agitazione che gli sta opprimendo la bocca dello stomaco.
- Dai, è una semplice cena - gli fa notare Calum, con il suo solito, leggendario tatto.
- E' una cena da Bec - lo corregge Luke - Significa che ci sarà Bec.
Calum annuisce, come a voler troncare lì la questione, e Luke, da bravo amico quale è, si accorge immediatamente che qualcosa non va.
Si costringe ad aspettare a bussare, si volta in modo da guardare Calum in faccia e: - Basta - decreta.
- Basta cosa?
- Basta stare in silenzio. E basta camminare strascicando i piedi, basta dormire sul banco, essere noioso e stronzo.
Il moro sbuffa piano.
- Guarda che ho visto quante sigarette fumi - incalza Luke - Se vuoi ammazzarti, io non starò a guardare.
- Bene - commenta Calum, visibilmente nervoso.
Luke scuote la testa, contrariato, ma mette fine comunque alla conversazione bussando con convinzione alla porta di legno dell'appartamento dove Bec vive con il padre.
Si aspetta di trovare proprio la padrona di casa, dietro la soglia, ma ad aprire è Olivia.
Sorride apertamente a Luke ed evita di guardare negli occhi Calum, coperta da un paio di collant blu e un maglione largo sui colori pastello.
- Ciao Olly! - esclama il biondo, esageratamente contento, mentre Calum si limita a fare un cenno con la mano.
Lei li invita a seguirla, precedendoli di pochi passi.
Arriva in salotto e si butta sul divano, prendendo a rollarsi una sigaretta.
Calum deglutisce, in piedi a un paio di metri da lei, e scopre che è tremendamente brutto, non sapere che cosa fare.
Si chiede per quanto tempo ancora dovrà sopportare lo stomaco contratto, le gambe molli e le mani sudate, per quanto tempo ancora dovrà aver timore di fare qualcosa di sbagliato in sua presenza, per quanto tempo ancora sarà innamorato incondizionatamente di una persona che, ormai, è distante da lui anni luce.
- Puoi sederti - gli dice improvvisamente Olivia, un secondo prima di infilarsi tra le labbra la sigaretta e accenderla.
Calum nemmeno ragiona, sente le gambe muoversi e non oppone resistenza.
Si siede silenzioso sul divano, il più lontano possibile da Olivia e si rende conto di odiare questa spiacevole rigidità che gli blocca tutti gli arti.
Olivia gli passa una bottiglia di birra e lui l'afferra di riflesso.
Le loro dita si sfiorano leggermente, provocando sensazioni spiacevoli da entrambe le parti.
Sono le venti e dieci, a Sidney il cielo è ancora azzurro e Calum Hood adesso scoppia.


Ashton e Michael sono entrambi usciti in balcone e stanno seduti, con la schiena appoggiata al muro.
Non parlano.
Qualcosa non va, è palese, perchè Ashton solitamente sprizza energia, perchè non fuma quasi mai in silenzio e, comunque, non è mai capitato che abbia scelto lui stesso di isolarsi.
Michael, invece, nella solitudine ci sguazza.
E non è asociale, o noioso. Solamente molto riflessivo, e non tollera che Ashton voglia fottergli il ruolo di filosofo che Calum gli ha appioppato un paio di anni fa.
Quindi: - Oh, cos'hai? - chiede, spegnendo il secondo mozzicone nel porcacenere giallo che ha alla sua destra.
- Niente - biascica il più grande - Passami il posello.
Mike obbedisce, ma non demorde: - Dai, Ash.
- Ho scopato con la Carrols oggi - snocciola allora il riccio, che, comunque, non vedeva l'ora di togliersi quel peso con qualcuno.
Michael annuisce piano, poi sgrana gli occhi quasi trasparenti: - Cosa? Quando? Abbiamo provato tutto il pomeriggio!
- A scuola.
Il più piccolo storce il naso, ma non riesce a trattenere un sorrisetto divertito: - E' figa.
- Ha chiamato Luke, mentre... Sì, beh, hai capito - ammette Ashton, con un filo di voce.
E, davvero, sente dolore allo stomaco, perché è forse la più grande delle sue sconfitte.
- Non mi era mai successo - continua, coprendo il silenzio imbarazzato di Michael, che deglutisce rumorosamente.
- Io... Ti direi che capisco, ma in realtà non posso capire.
- No, infatti - conviene Ashton, che ha ripreso un po' del suo naturale colorito - E' stata la cosa più squallida che potesse capitarmi.
Michael si accende un'altra sigaretta, solo per prendere tempo e ragionare sulla risposta: - Ma lei ti piace?
- Questo non c'entra un cazzo - ribatte Ashton, con la voce dura e roca.
- Questo c'entra assolutamente.


Olivia sa perfettamente di essere fin troppo orgogliosa.
Bec gliel'ha urlato in faccia, un paio di giorni fa, ma è dura, perdonare.
Lo è anche troppo, perché se chiude gli occhi vede le mani di Freya su Calum, perché quella parte del loro rapporto, ancora non se l'era presa, lei.
Perché le sarebbe piaciuto fare le cose per gradi, senza correre e perché il corpo di Calum Hood le ha sempre suggerito ben più di una fantasia, ma ora sente solo tanto dolore.
Olivia sa perfettamente di stare esagerando, ma la nausea, al pensiero di quella sera, c'è e non ce la fa, ad ignorarla.
Perché lei, di Calum, è innamorata, irreparabilmente e disgraziatamente. Ed è successo tutto così in fretta che adesso non sono rimasti che i rimorsi.
I rimorsi e le gambe che tremano, il cuore a mille e le guance bollenti.
- Buonanotte - gracchia Bec affianco a lei, spegnendo il cellulare.
Non sarà una buona notte.














NdA: Ollallà, guardate un po' cosa è successo!
Ashton e Leah, mmmmh! Ma lei ha chiamato Luke! E questa scena mi fa tremendamente ridere, perchè è completamente presa da una cosa che si racconta sia successa a una mia compagna di classe, MA OK.
Capito perché Olivia si sente così tanto male e non riesce a tornare con Calum? Ci teneva, a quella parte della relazione e Freya le è passata davanti senza curarsene!
Luke è un amore MADONNA, ma ora sta arrivando Claudio a casa, quindi vi abbandono e ci risentiamo per le recensioni!
Vi lascio con il collegamento per la mia nuova OS, Hai presente? e con Ashton e Mike che parlano sul balcone!
Ci sentiamo prestissimo :*

Eleonora






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Capitolo 14
*** Confronto ***




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quattordici

confronto








Di norma, ad Olivia, le feste eleganti non piacciono, ma Lauren Carter è un'amica di vecchia data di Bec e, lei, per accontentare la sua migliore amica scalerebbe qualsiasi montagna.
Lauren compie diciotto anni e per l'occasione ha affittato una grande sala in una villa leggermente fuori dal centro.
Sull'invito che ha ricevuto, la festeggiata specificava con enfasi che "un abito elegante sarebbe molto gradito", quindi Olivia ha dovuto cedere e indossare un vestitino di quelli che le ragazze della sua età indossano per andare in discoteca, nonostante la spiacevolissima sensazione di disagio.
Bec è fuori a fumare una sigaretta con Luke Hemmings, mentre Olivia è scomodamente seduta su una delle poche sedie intorno ai pochissimi tavoli di fronte al buffet.
Ha un drink annacquato in mano e tanta voglia di alzarsi e tornare a casa.
E, no, non vuole andarsene perché Calum sta chiacchierando con una ragazza (che le appare inspiegabilmente brutta) dell'ultimo anno, ma perché lei è più un tipo da techno e giochi stupidi, da birra bevuta direttamente dalla bottiglia e vestiti larghi.
Finisce con un sorso il suo drink e posa, con forse troppa enfasi, il bicchiere sul tavolino.
Si alza lentamente, per evitare di cadere dai tacchi, e si dirige verso la porta, con tutta l'intenzione di fumare un po' per rilassare i nervi.
Ha lasciato la busta del tabacco e delle cartine dall'altra parte della sala, ma è sicura che qualcuno sarà disposto a offrirle una sigaretta.
Fuori fa caldo, nonostante il venticello noioso che soffia da qualche ora, e Olivia gioca distrattamente con una ciocca dei suoi capelli biondissimi.
Si trova a sbuffare, per talmente tanti motivi che le viene quasi da piangere, ma è orgogliosa, lei, dannatamente, quindi si morde il labbro e tira su col naso.
Le si avvicina qualcuno e, ok, forse Olivia sperava fosse proprio lui, ma, quando si trova da pochi centimetri da Calum Hood, perde un paio di battiti.
Non pensava che Calum potesse stare tanto bene, senza le sue canottiere larghe, ma è costretta a ricredersi.
La camicia bianca gli fascia alla perfezione il busto e la giacca nera gli conferisce un che di sofisticato, tanto che Olivia si trova a pensare che, lei, con lui, non ha nulla a che spartire.
- Sei bellissima - esordisce invece Calum, privo di qualsiasi traccia di timidezza.
Olivia sente le guance farsi più calde e non può evitare di sorridere.
- Come stai? - gli chiede, evitando accuratamente di lasciarsi andare in complimenti che la tradirebbero.
Calum alza le spalle e: - Sto - ammette, con un filo di voce - Vuoi una sigaretta?
Olivia annuisce.
Stanno in silenzio per qualche minuto. Lei fuma nervosamente, lui vorrebbe tanto urlarle in faccia.
Poi, poco prima che Olivia si alzi per tornare dentro, Calum scoppia.
- Ho tirato un pugno a Daniel Cyarner perché ha detto che stavo con te solo per scopare.
Olivia sgrana gli occhi e boccheggia per qualche secondo, perché non si è ancora abituata alla totale mancanza di tatto di quello che era persino il suo ragazzo.
Si riprende velocemente e passa una mano tra i capelli, agitata: - E non è così?
- Per un cazzo.
- Mh.
Calum sbuffa, visibilmente irritato e: - Questo è il tuo commento, quindi?
Lei sta zitta, fissa le sue ginocchia nude e vorrebbe tanto sprofondare seduta stante.
- Vaffanculo, Olivia, veramente - e Calum non è solito essere così duro, non con lei.


Leah ride forte, piegando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi.
A pochi metri da lei, Ashton Irwin è sull'orlo di una crisi di nervi, perchè, andiamo, quella è una stronza.
E allora, perché non riesce a pensare ad altro? Perché, se chiude gli occhi, non vede altro che il rosso un po' spento dei suoi capelli?
E' stata la scopata più squallida della sua intera esistenza, eppure è ben consapevole che, tornando indietro, la seguirebbe comunque negli spogliatoi.
E la odia, cazzo, la odia, perchè nel giro di pochi secondi l'ha fatto sentire da dio e di merda, con una facilità tale da spaventarlo, quasi.
Con una serie di movimenti fin troppo rigidi, si porta il bicchiere alle labbra, bevendone distrattatamente il contenuto.
Michael, accanto a lui, sta parlando di qualcosa da qualche minuto.
- Scusa eh - lo interrompe Ashton, senza però distogliere lo sguardo dalla bocca di Leah.
Mike lo guarda stranito, ma non fa domande. Ha imparato che sono superflue, perchè Ashton deve fare casino, sbattere la testa, soffrire e poi, forse, riesce a vuotare il sacco.
Michael lo guarda avvicinarsi al tavolo dove Leah è seduta con un paio di sue compagne di classe e, scuotendo la testa, volta i tacchi.
E' solo, adesso, e si guarda intorno leggermente spaesato.
Non ci crede nemmeno, quando i suoi occhi chiari incrociano quelli leggermenti truccati di Lily McGillan, che gli sorride di riflesso.
Mike stiracchia le labbra, improvvisamente teso, e alza una mano, agitandola in maniera davvero infantile.
Lily si congeda dal ragazzo con il quale stava chiacchierando e gli si avvicina velocemente.
Lo abbraccia di slancio, provocandogli un batticuore inaspettato, e: - Non sapevo ci fossi anche tu! Grazie a dio!
Michael si passa una mano sulla nuca, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi, perchè è forse la prima volta che prova delle emozioni così destabilizzanti in compagnia di una semplice ragazza.
- Ti prego - Lily ha appena abbassato il tono di voce, venendogli più vicina - Facciamo finta di uscire a fumare, anche se non fumo, e non torniamo più?
Michael ridacchia, mentre sente i muscoli rilassarsi progressivamente, e annuisce, ancora incredulo.
Lily gli prende la mano (provocando non poche ripercussioni per il delicato equilibrio emotivo di Michael) e lo guida all'esterno, perché "Prima ho visto un posto perfetto, devi vederlo".
Quando arrivano in un angolo del giardino, Lily si butta per terra e lo invita a fare lo stesso.
- Come mai qui? - le chiede, guardandola negli occhi.
- Così - dice lei, rivolgendo lo sguardo al cielo - Mi piacciono le stelle. Facciamo un gioco?
Michael strabuzza un paio di volte gli occhi, ma annuisce, contento, e: - Se ti faccio delle domande, tu mi rispondi?
- Potrebbe essere.
- Perché sei qui e non alla festa?
Lily finge di pensarci su, facendolo ridere, e: - Perché mi fa schifo, il vestito è scomodo e io non so camminare sui tacchi. Ah, e perché mi sei simpatico.
Michael sorride e si sdraia sull'erba, anche se è umida e anche se si macchierà l'unica giacca bella che ha.
Sa di stare simpatico a Lily McGillan, gli basta questo.


Ashton non ha mai amato i drammi.
Fin da piccolo, ha sempre cercato di manternersi neutrale, di non dare fastidio ai bambini più grandi, di non rubare l'amichetto a qualcun altro.
E ha continuato così per tutti i diciannove anni (quasi venti) della sua esistenza: ai margini, neutrale, imparziale, ma adesso non ce la fa, a stare a guardare.
Perché si sente distrutto come non lo è mai stato e Leah Carrols, perlomeno, deve saperlo.
La conduce quindi nella stanza adibita a guardaroba e la guarda.
Leah ha l'espressione confusa e forse anche un po' scocciata, vuole tornare alla festa e non ha nessuna intenzione di classificare quello che è successo qualche giorno prima.
E' stato solo sesso, ha fatto la figura della cretina, sì, ma è stato, fondamentalmente, solo sesso.
Si siede sul davanzale e fissa Ashton come ad aspettare qualcosa.
- Dovremmo parlare - esordisce lui.
Leah sente improvvisamente caldo, ma si impone di mantenere la calma.
- Di cosa?
- Non saprei - e il tono di Ashton è così sarcastico da farla incazzare immediatamente - Forse del fatto che hai chiamato Luke mentre stavi scopando con me, oppure del perché mi hai evitato in corridoio, del perché anche stasera non mi hai salutato, o forse del fatto che, con me, in quello spogliatoio di merda, tu ci sei stata!
- Ma cosa vuoi, Ashton?
Leah non è abituata ai drammi, non le sono mai piaciuti.
Ha sempre pensato che con l'indifferenza sarebbe andata lontano, che la chiave di qualsiasi successo fosse la corazza dura di chi se ne fotte di tutto e tutti, ma adesso vorrebbe piangere, urlare e arrabbiarsi maledettamente, con se stessa e con Ashton che non è stato capace di lasciarsi scivolare addosso tutto.
- Voglio chiarimenti!
- Non posso darteli - urla Leah - Vuoi sentirti dire quanto tutto questo sia uno schifo?
- Non puoi dirmi così - protesta debolmente lui, le mani in tasca e l'espressione realmente ferita.
Leah si passa una mano sul viso: - Mi dispiace.
Ashton le si fa immediatamente più vicino e, di riflesso, le prende il viso rotondo tra le mani, facendo combaciare le loro labbra.
La bacia con urgenza, con trasporto, e sente le gambe molli, non appena si rende conto che Leah sta rispondendo con lo stesso entusiasmo, che non se n'è andata urlando.
E' sbagliato, ancora una volta, ancora più di prima, ma è anche tremendamente bello.
Almeno finchè non si allontanano e Ashton incontra lo sguardo sorpreso di Agatha Marvin.


Bec si sente completa come forse non è mai stata in vita sua.
Le sue dita combaciano perfettamente con quelle di Luke, come del resto anche le loro labbra.
E' una sensazione piacevole, quella che sente ora: ha il cuore che batte forte e le mani che tremano leggermente, ma non ha ancora smesso di sorridere, il che non può essere che un buon segno.
Luke è simpatico, bello da far paura e persino galante, nonostante a primo impatto sembri tutto fuorchè gentile e premuroso.
- Non ti sembra strano? - chiede Bec, all'improvviso.
- Cosa? - e Luke è sinceramente interessato, glielo si legge negli occhi azzurri.
Il fatto che ogni cosa detta da Bec gli interessi da morire lo spaventa un po', ma non vuole farci caso, non ora.
- Non so - scuote la testa lei - Essere qui, quando fino a due mesi fa nemmeno sapevi chi fossi.
- Sai cosa? Voi ragazze pensate troppo - mormora lui, prima di baciarle dolcemente l'angolo della bocca.
- E voi ragazzi non pensate per un cazzo.
Luke ridacchia e si ferma a guardarla.
Bec ha raccolto i capelli scuri in una coda alta, lasciando così libero il suo collo pallido. Ha due grossi orecchini di perla ai lobi ed è terribilmente elegante, nei suoi pantaloni grigi e nella maglia nera aderente: Luke crede di non aver mai visto niente di meglio in vita sua.
- Sei troppo acida, Rebecca.
- Tu, Robert, sei molesto, invece, e... - ma non fa in tempo a finire che le si avvicina Olivia, barcollando.
Luke scatta in piedi e le si affianca.
Bec, invece, si porta una mano sulla bocca, sgrana gli occhi e: - Che cazzo è successo, Olly?
Olivia tace. Si strofina una guancia con il polso, nel tentativo di rimuovere almeno un po' del mascara colato, e continua a tacere.
- Olly!
- Ho litigato con Calum - singhiozza, mentre Bec risponde con uno sguardo preoccupato all'occhiata confusa di Luke.
- Andiamo a casa, ti va?
La bionda annuisce e singhiozza ancora, forte.
- Su, dai.
Bec le si avvicina e l'abbraccia stretta, le passa un paio di volte la mano sulla schiena e, ok, adesso la sua spalla è tutta impiastricciata di mascara, ma che importa?
- Scusami - borbotta affianco a Luke, sinceramente dispiaciuta.
Lui alza le spalle e: - Non importa, davvero - le dice, prima di stamparle un bacio sulle labbra.
La guarda allontanarsi, ancora stretta a Olivia, con le scarpe della sua migliore amica tra le mani e l'andatura un po' incerta.
No, non c'è niente di meglio al mondo.














NdA: Booooonjour!
La scuola è finita anche per voi? Per me sì e grazie a dio, non ne potevo veramente più. Vabe, vabe, esco da una grigliata di classe devastante (vedere i prof ubriachi non è da tutti i giorni) e da una seduta di torture (aka silk-epil), tra poco dovrò fare la valigia e per fortuna sono riuscita a ritagliare un po' di spazio per pubblicare :)
Bien, Calum e Olivia litigano, sembra che Calum sia veramente molto incazzato, stavolta...
Agatha invece che sorprende Leah e Ash... Come andrà a finire?
Poi Michael e Lily, patatini, si conoscono! E Bec e Luke che continuano la loro relazione che sembra veramente perfetta, ma sarà così per sempre?
Vabe, a parte 'ste cazzate, volevo ringraziarvi tanto per tutto quello che fate/dite per me, siete degli amori immensi :')
Inoltre, vi informo che sono in partenza: starò via fino a martedì prossimo, quindi se non vedete i miei aggiornamenti lampo oppure le risposte alle recensioni, non temete, che sono comunque viva ahahahah
Vi lascio con una foto dei bambini alla festa di Lauren Carter (sì, non ai Brit Awards, erano proprio alla festa).
Ci sentiamo il 17 :*

Eleonora






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Capitolo 15
*** (In)certezze ***




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quindici

(in)certezze








Ashton stringe forte i pugni e sente la testa scoppiare.
Davanti a lui, Agatha Marvin, stretta nel suo abitino bianco e incredibilmente sobrio, sta piangendo.
- Non ti capisco! - esclama lui, per l'ennesima volta, senza sapere sostanzialmente che cosa dire.
- Perché non te ne vai? Torna dalla tua amica!
Agatha è composta anche nella disperazione, nota Ashton, e questo particolare non fa che lasciarlo ancora più inebetito.
Vorrebbe avvicinarsi, prenderle le mani e consolarla, ma le gambe non rispondono agli ordini che il suo cervello manda loro.
- Sei gelosa? - chiede, con un filo di voce.
Agatha scuote la testa, alza lo sguardo e: - Delusa, è più pertinente.
Ashton chiude di scatto gli occhi e mastica un'imprecazione, perché, dai, chi mai userebbe la parola pertinente in una situazione del genere?
Agatha è sempre più una domanda retorica, per lui: è sempre più lontana, la vede sempre più piccola, rispetto a tutto il resto.
Non si è nemmeno accorto di nulla, fino ad adesso.
Sente un perverso piacere, nel vederla così disperata, per la prima volta in tanti anni. E' come se Agatha Marvin si fosse rivelata, improvvisamente, per quello che è: una ragazza come le altre, con le sue cazzo di insicurezze e tutte le micro gelosie tipiche delle donne e, no, non è il massimo, ma Ashton non è più sicuro che averla lì in carne e ossa lo faccia così tanto contento.
- Delusa da cosa? - biascica, lasciandosi scivolare fino a toccare terra.
- Da te - e la sua voce è così bella che ad Ashton appare quasi finta, ultraterrena - Dal fatto che tu... Tu mi hai sempre invitata alle tue serate e poi ti ho trovato lì, con quella... quella tipa...
Ashton non ci crede, non ci vuole credere e: - Tu... Tu non puoi farmi questi discorsi, Agatha! Ti ho... aspettata per mesi! Lei scuote la testa, ancora una volta, prima di cominciare a singhiozzare.
- Pensavo che tu, da me, non volessi nulla! Pensavo di non piacerti, nemmeno un po'!
- Se tu non mi fossi mai interessato, nemmeno minimamente, non ti avrei offerto il mio aiuto in chimica.
Ashton riderebbe della situazione, se non fosse terribilmente angosciato, perché il perbenismo di Agatha è qualcosa di "assolutamente rivoltante", come direbbe Michael.
- No - mormora, scioccato, passandosi una mano tra i capelli.
Non riesce a muoversi, ma vorrebbe scappare, lasciare Agatha da sola con i suoi atteggiamenti del cazzo, con il suo sorriso perenne e il rossetto rosa che, dai, nemmeno a quattordici anni.
Agatha tira su col naso e: - Pensavo di piacerti - si lamenta.
Ashton sgrana gli occhi e si lascia scappare un "Merda" a mezza voce.
Davanti a lui, Agatha continua a singhiozzare, e Ashton non ce la può fare.
Si volta, facendo uno sforzo immenso, e lascia la stanza.
Lascia Agatha da sola, non può più tornare indietro.
Le ha dato tutto, ne è perfettamente consapevole, tutto quello di cui era in possesso. Ha sacrificato la sua dignità, ha passato notti insonni e giornate noiose, cambiando di tanto in tanto il percorso per arrivare a scuola nel tentativo di vederla anche soltanto da lontano.
Si è reso ridicolo agli occhi di Calum, che l'ha sempre sfottuto, ha tenuto sveglia Bec fino alle tre di notte per ricevere qualche consiglio, ha odiato con ogni singola particella del suo corpo chiunque osasse avvicinarsi troppo a lei, ha sentito le mani tremare, mentre la consapevolezza di esserle troppo diverso si faceva largo nel suo petto.
Adesso lei c'è, però, sembra voler dare un senso a tutto.
E' lui a mancare.


Olivia si è lavata il viso con l'acqua fredda, ha legato i capelli in una coda alta e ha infilato la maglia larga dei Pearl Jam che utilizza come pigiama.
Le gambe sono nude, così come i piedi, ma non sente freddo, mentre cammina incerta verso la cucina.
Non ha bevuto molto, alla festa di Lauren Carte.
Non ha nemmeno fumato, eppure sente un gran mal di testa.
Quel che è certo, è che non ammetterà mai (nè con se stessa nè con Bec) quanto le abbia dato fastidio sentire il tono duro di Calum, quanto le abbia fatto male sentire certe parole rivolte esclusivamente a lei.
Si siede sull'isola della cucina, in silenzio, mentre, inconsapevolmente, gli incisivi sono già andati a torturare il labbro inferiore.
Voleva un bicchiere d'acqua, per provare a togliere il saporaccio dalla bocca, ma se n'è sbadatamente dimenticata.
La sua mente non riesce a partorire nulla che non assomigli a un preciso ragazzo, con gli occhi a mandorla e il naso largo.
Olivia ha le mani sudate e sono le tre e mezza di notte, quando sente suonare il campanello.
Il cuore le balza in gola, in un primo momento, ma poi si dice che, dai, quali ladri andrebbero mai a citofonare?
Si avvicina quindi alla porta d'ingresso, aprendola lentamente.
- Ciao - si sente salutare dall'ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare.
La bionda fa per richiudere la porta, ma Calum insinua velocemente un piede all'interno dell'abitazione, rendendo impossibile la completa chiusura dell'uscio.
- Devo parlarti.
Olivia tace, incrociando le braccia al petto.
Si rende conto di essere coperta soltanto da una maglietta che le copre a malapena i glutei, ma è consapevole del fatto che di fronte a Calum non prova nessuna vergogna e questa sensazione le provoca una fitta al petto.
- Ti ho svegliata?
- No - risponde duramente lei, poi, roteando gli occhi, sbuffa - Dai, entra.
Calum le sorride riconoscente e si sfila la giacca scura, lasciandola cadere con noncuranza all'ingresso.
La segue silenzioso, sedendosi infine sul divano.
Olivia sta zitta, Calum avrebbe troppe cose da dire.
E' impulsivo, lui, e infatti: - Sono stufo di vederti continuamente in giro e non poterti avere.
Lei avvampa, si passa una mano sulla nuca, visibilmente imbarazzata, ma continua con il suo estenuante mutismo.
Si guardano negli occhi per sbaglio, poi, ma nessuno dei due riesce a spostare lo sguardo in tempo.
Si guardano per un paio di secondi di troppo e Calum, privo di tatto, le afferra il viso con le sue mani grosse e callose, "da bassista", come gli piace pensare.
Olivia non si tira indietro e cerca ansiosa le labbra piene di lui, lasciandosi andare in un gemito sommesso non appena le trova.
E, no, non se l'era aspettato, di cedere così facilmente, e non si era aspettata di provare ancora più dolore della prima volta.
Calum le morde leggermente il labbro inferiore, cerca la sua lingua, le sfiora le braccia, le gambe, il viso, i capelli, la schiena e sembra non averne mai abbastanza.
Le afferra i glutei, stringe con le sue mani la carne morbida di Olivia e, quando lei passa a baciargli con trasporto il collo, non può evitare di lasciar sfuggire qualche mugugno dalle sue labbra contratte.
Sente le dita agili (quelle della sua ragazza?) che tentano di slacciare i bottoni della camicia, mentre il tessuto ruvido dei suoi jeans neri diventa sempre più costrittivo.
E' felice, semplicemente, mentre si sfila la camicia candida senza lasciare per un secondo le labbra gonfie di Olivia, ed è felice mentre toglie in qualche maniera le scarpe, quando sente le mani fredde di lei sul suo petto e quando le bacia la pelle sensibile intorno all'ombelico.
Ora è privo anche dei pantaloni, caduti a terra insieme alla maglietta di Olivia, e si stende accanto a lei, seguendo piano con l'indice il profilo del suo viso.
Olivia chiude gli occhi, sospira forte.
- Non stasera - mormora lui, sforzandosi non poco.
Lei annuisce, sorridendo, e, raccolta da terra la maglia, la infila nuovamente con un gesto fluido.
- Vado a prenderti una tuta - gli dice, correndo via.
Calum si alza a sedere e sospira pesantemente.
Si sente un'altra persona.


Freya è distesa sul suo letto dalle lenzuola candide, ma non dorme.
Accanto a lei c'è James Morrison, diciannove anni e tanta barba scura.
Quello che è successo stasera non uscirà mai dalle quattro mura invase dai poster della sua cameretta.
Nemmeno Leah verrà a saperlo, perché ora lei è alla festa di Lauren Carter e l'ha lasciata sola, ancora una maledetta volta.
Freya non è mai stata una persona particolarmente invidiosa: fin da piccola poteva vantare un grado di maturità elevato, rispetto alle coetanee, e le futili discussioni dettate dalla gelosia non l'avevano mai toccata.
Ma ormai non può più negare, perché l'ha capito.
Ha capito che è invidia, ciò che le fa comprimere più volte lo stomaco, che la porta a rispondere acida la maggior parte delle volte, che l'ha spinta sotto lo stesso lenzuolo di James Morrison.
E' invidia, e forse anche Calum Hood, ma ammetterlo fa anche più male del previsto.
Il fatto è che Leah è la sua migliore amica, hanno sempre condiviso tutto e Freya non è una di quelle in grado di lasciare che gli avvenimenti scorrano affianco, senza lasciarsi travolgere.
Leah è amica di Luke Hemmings, è andata ben oltre al bacio con Ashton Irwin e, se non fosse per la sua secolare antipatia verso Clifford, lo conoscerebbe.
E' invidia, si ripete ancora Freya, mentre le lacrime minacciano di sgorgare fuori dai suoi occhi scuri quanto il carbone.
Non ha addosso nemmeno l'intimo, si gira in modo tale da dare le spalle al petto di Morrison che si alza e si abbassa con regolarità e sbuffa.
Il fatto di essersi giocata l'unica e minuscola possibilità di conquistare Calum la manda in bestia.
Si è comportata nel peggiore dei modi, e lo sa perfettamente, mentre infila rabbiosamente le unghie laccate di rosa nella pelle morbida della coscia.
Ora Calum ha una visione dostorta di quello che lei è realmente, ma forse neanche troppo, a giudicare di chi giace nel suo stesso letto e per quale motivo.
Si sente male, Freya, è inutile negarlo.
Ha passato diciassette anni della sua vita a crogiolarsi nelle sue certezze.
E' bastata una persona a buttare giù tutto, senza riguardo.














NdA: Buonasera popolo!
Sono tornata sana e salva dalla Puglia! Ok, mh, sana forse no, ma sono viva ahah
Mi stoppo in partenza, altrimenti vi tengo qua tre ore e finisce che mi metto a piangere ancora una volta, perché sono ancora con la testa lì, io.
Va beh, questo è il quindicesimo capitolo ;)
Come vi sembra la situazione di Ashton e Agatha? Io la amo, è coerente con il carattere di entrambi i personaggi, questo qui è il vero Ashton, mica il cagnolino fedele innamorato alla follia di Agatha.
Calum e Olivia che non fanno nulla, comunque, meritano tutto il mio amore e la mia stima :') anche se voi mi odierete ahahahah
E infine Freya, che adesso appare totalmente diversa da come l'avete pensata! Alla fine, tornando indietro a leggere, non ci sono situazioni di introspezione nelle quali si può capire qualcosina di lei, oltre al fatto che le piace Calum da morire e (di conseguenza) odia Olivia.
Cosa ne pensate di lei?
Io torno a deprimermi tantissimo tra canzoni e foto, mentre rispondo alle vostre bellissime recensioni. Vi lascio proprio con Freya ;)
Grazie mille per tutto!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 16
*** Dialoghi ***




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sedici

dialoghi








I capelli di Michael Clifford sono di un verde acido che fa quasi male alla vista e Lily non può fare a meno di sorridere inconsapevolmente, seduta sulla poltroncina nera affianco alla porta.
Nell, la parrucchiera di fiducia di Mike, ha appena finito il suo lavoro e adesso lui sorride entusiasta al suo riflesso nello specchio.
- Ti piacciono? - gli chiede lei, ravvivando qualche ciuffo con le dita.
Michael annuisce, poi lascia che i suoi occhi si scontrino con quelli di Lily e: - A te?
Lei sorride e alza il pollice: - Stai benissimo.
Nell ridacchia e si allontana, per sedersi alla cassa.
Michael paga, mentre Lily si alza svogliatamente dalla poltroncina nera che ormai ha pure preso la forma del suo corpo.
- Adesso andiamo a prendere un gelato - esclama, non appena escono dal negozio - Me lo merito.
Michael strabuzza gli occhi: - Te lo meriti?
Lily annuisce solennemente: - Ti ho aspettato per un sacco di tempo. Senza nulla da fare.
Lui non può che ridere e sfiorarle piano la mano, con un gesto che spera risulti involontario e del tutto naturale.
Lily gli piace ancora più di quanto aveva creduto, sdraiato sul piumone morbido del suo letto. L'aveva immaginata timida e dolce, con il tono di voce basso e la mania di passare la mano tra i capelli.
L'ha scoperta, invece, sì, timida, ma tremendamente solare, se a suo agio, e il suo tono di voce è tutto fuorché basso.
Non ha sbagliato del tutto, comunque, perché veramente Lily passa la metà del tempo a giocherellare con qualche ciocca, se non ha di meglio da fare.
Non è come Olivia, che tiene sempre le mani in tasca, se non per fumare, e non è nemmeno come Bec, che lascia ciondolare le braccia lungo i fianchi.
Lily, in effetti, non assomiglia nemmeno lontanamente nè all'una nè all'altra.
- A che pensi? - esordisce lei, leccando con gusto il suo gelato al pistacchio.
Michael scrolla le spalle: - A nulla.
- Ma figurati - ridacchia Lily - Sai quanti anni di esercizio servono per non pensare veramente a nulla?
Lui scuote la testa.
- In effetti nemmeno io, ma sono comunque tanti. E a meno che tu sia nato in un monastero buddhista, stavi pensando a qualcosa.
- Pensavo che sono felice di essere qui - e non è vero, ma Lily si illumina comunque in un bel sorriso e a Michael basta.
Fa caldo, oggi, a Sydney.
Lily è coperta solamente da una magliettina leggera e ride, ride, ride tantissimo, per tutto.


Non sembra vero, ad Ashton, di accarezzare la mano pallida di Leah.
E' come se fosse qualcun altro, a compiere quelle determinate azioni, è come se per qualche assurdo motivo si fosse svegliato all'interno del corpo di un'altra persona ed è la sensazione più spiacevole del mondo.
In precedenza, con Michael, si era detto felice di poter trascorrere un po' di tempo con la bella rossa.
Adesso non lo sa più, ed è veramente stufo di questa situazione, di sentirsi sempre fuori luogo.
- Cosa farai, quando sarai diplomato? - la voce di Leah gli arriva come ovattata, ma ha lo stesso effetto di riscuoterlo.
- Non ne ho idea - risponde lui, ed è la pura verità.
Leah arriccia il naso e: - Non ci credo.
Il riccio non può fare a meno di sorridere.
Allunga svogliatamente le gambe e fissa i malandati stivaletti nerii che porta ai piedi, senza sapere che cosa dire, e sospira tentando di fare più rumore possibile.
- Davvero, Leah - ritenta - Studiare mi fa schifo, penso si sia capito. Vorrei... vorrei suonare, sì, quello mi piacerebbe!
- Perché non provi a suonare?
Ashton fa spallucce: - Perché siamo una band e, beh, non potrei andare da nessuna parte, senza gli altri.
- E chi dice che dovrete lasciarvi?
Lui non risponde, si fissa le mani grandi e poi alza lo sguardo, fissandolo su un punto qualunque dell'orizzonte.
Sono vicino alla spiaggia e, in questo periodo dell'anno, ad Ashton piace particolarmente il colore dell'oceano.
Lui sa che non è questione di lasciarsi o chissà che altro.
Semplicemente è consapevole di avere un sogno troppo grosso, per essere solamente un batterista. Non potrebbe mai tentare di passare sopra all'ambizione di Calum, non potrebbe mai chiedere a Luke di non iscriversi alla facoltà di Architettura che qualche anno fa gli interessava così dannatamente, non si sentirebbe mai in grado di intralciare i progetti di Michael.
Quindi, tutto sommato, va bene anche così, anche se non sa cosa diamine fare della sua vita.
- Tu invece? - chiede, nemmeno troppo convinto.
- Io vorrei una famiglia e dei bambini - risponde Leah di riflesso, senza nemmeno pensarci - Ma non come la mia, sai, sono un po'... Un po' troppo tutto, capisci? Mi sento soffocare dentro casa mia, perché sono sempre intorno e... No, voglio una famiglia, ma diversa. Mi piacerebbe tipo... tipo andare all'estero. Non è strano, da dire, che l'Australia mi va un po' stretta?
Ashton annuisce, stranamente concentrato, e: - Vuoi partire?
Leah fa spallucce: - Non credo ne avrei mai il coraggio.
Gli sorride, un po' imbarazzata, consapevole di essersi lasciata andare fin troppo, mentre lui la fissa con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto gioviale.
Quando Ashton riflette rimane sempre imperturbabile e, ok, forse è affrettato, ma lui, il coraggio per partire, ce l'ha.


Non esiste al mondo una persona in grado di capire Calum Hood meglio di Luke Hemmings.
Si conoscono da quando sono piccoli e, a volte, hanno bisogno di isolarsi, di prendere un momento solamente per loro e per la loro amicizia, magari seduti dietro a un caffè, con le dita tese a stringere dolcemente il filtro di una sigaretta.
Sono stati in fabbrica, prima: hanno diviso una canna e, mentre Luke dipingeva sul muro, Calum ha tentato di continuare la canzone alla quale sta lavorando da qualche giorno.
Ora il biondo ha le dita sporche di colore e un sorriso soddisfatto al centro del viso, mentre l'altro giocherella distrattamente con il cucchiaino, ma non c'è traccia del malumore che l'aveva accompagnato così fedelmente nei giorni scorsi.
Luke sa perfettamente che la situazione con Olivia è tornata alla normalità, perché l'ha capito, non è mica cieco, ma gli piacerebbe tanto sentirselo raccontare dalla voce di Calum, che diventa un po' incerta se si tratta di queste cose.
Sa già che poi sarà costretto a confidare alcune cose della sua relazione con Bec Lewis, ma ne vale la pena.
- Avete fatto sesso?
Calum scuote la testa, senza traccia di risentimento o chissà che altro.
Non hanno più dodici anni e non c'è nessuna gara in corso: hanno imparato a loro spese cosa significa donare anima e corpo ad una persona, soprattutto Luke ne porta ancora le cicatrici.
- Io e Bec sì - confessa poi, con un sorrisetto allegro stampato sulle labbra, gli occhi lucidi e le mani che tremano.
E' successo, alla festa di Lauren Carter, nella camera di non si sa chi, ma erano entrambi sobri (come a Luke piace sottolineare) e, sì, potrebbe sembrare sdolcinato, ma è stato tutto perfetto.
- E figurati - commenta Calum, ostentando il suo classico sorrisetto malizioso.
- Cosa vorresti dire?
- Io? Niente, assolutamente.
Luke si acciglia, cercando in ogni modo di trattenere le risate: - Calum Hood!
- Ti sei divertito, almeno?
E Calum conosce troppo bene i suoi amici: Michael sgranerebbe di colpo gli occhi, poi comincerebbe a blaterare qualcosa riguardo la sua totale mancanza di tatto, mentre Ashton scoppierebbe a ridere ma alla fine non lo degnerebbe di una risposta.
Luke, invece: - Mi sono divertito sì! - esclama, entusiasta, e non avrebbe potuto dire nulla di diverso.


Agatha è nella sua stanza a tentare di fare i compiti di matematica, ma è più forte di lei: non ci riesce.
Chiude con uno scatto il quaderno dalla copertina floreale e si lascia andare mollemente sulla sedia, chiudendo gli occhi.
Vorrebbe piangere, per tutta la frustazione che ha accumulato, ma sono giorni che si ripete che, no, Ashton non lo merita. Sua madre bussa piano sulla porta, riscuotendola dal flusso irregolare dei pensieri.
- Vuoi il tè, tesoro?
Agatha vorrebbe tanto rispondere di no, ma pensa che comunque sua madre non si merita un due di picche, nemmeno in una situazione come questa.
Quindi indossa il sorriso migliore che può e annuisce, fingendosi allegra.
- Bene - sua madre non sembra essersi accorta di nulla - Ti aspetto in salotto, allora.
Agatha annuisce, ma non respira finchè non sente i passi cadenzati di sua madre che scende le scale.
E vorrebbe, vorrebbe, vorrebbe tantissime cose, Agatha, come per esempio il coraggio di essere un po' diversa da se stessa, ma ancora non è abbastanza forte.


- Non trovo i miei pantaloni della tuta grigi.
Noah irrompe nella camera di Olivia con così tanta irruenza da spaventarla.
- Cosa?
- I miei pantaloni della tuta - ripete, un fastidioso tono saccente a falsargli la voce - Dove sono?
- Perché lo chiedi a me?
Noah ruota gli occhi con disappunto e muove un paio di passi dentro la stanza della sua sorellina.
Le pareti sono piene di poster e di locandine di festival, la metà dell'armadio è riversato senza cura sulla sedia e una moka è abbandonata sulla scrivania da chissà quanto tempo.
- Non pulisci mai, qui?
- Non ti servivano i tuoi cazzo di pantaloni?
Il maggiore sembra cadere dalle nuvole: - Giusto, sì. Dove sono?
- Noah, cazzo, perché dovrei sapere dove sono? - sbotta lei, senza staccare gli occhi dal libro che sta leggendo. Spera solo che suo fratello non voglia arrivare a quel punto.
- Sicura che non li abbia messi il tuo amico?
Olivia deglutisce e alza lo sguardo, tentando di stamparsi un'espressione confusa sul volto: - Il mio amico?
- Quello che ha dormito qui sabato sera.
- Nessuno ha dormito qui, nè sabato sera nè mai.
Noah fa spallucce: - Quindi non hai un ragazzo?
Olivia è sempre più a disagio, ma non vuole assolutamente darlo a vedere, quindi sorride affabile e: - Non sono affari tuoi.
- Quindi non stai insieme a quel ragazzo che un po' di tempo fa è venuto qui a casa, giusto?
Noah sorride, fingendosi tonto, ma Olivia è più decisa che mai a non lasciarsi abbindolare. Si alza a sedere, incrocia le gambe e: - Non sono affari tuoi - ripete, calma.
Il più grande scoppia a ridere e alza le mani in segno di resa: - D'accordo, cucciola, d'accordo! Ma li rivoglio comunque, i miei pantaloni.
Olivia scuote la testa e lo guarda lasciare la stanza, poi sospira e lancia un'occhiata al suo armadio, dove sono buttati i pantaloni grigi della tuta di Noah.
Non è disposta ad ammettere nemmeno a se stessa di aver dormito con Calum Hood e di esserci tornata insieme, nonostante tutto e nonostante tutti.














NdA: Buonsalve!
Oggi, stranamente, sono davvero contenta, nonostante non ci sia proprio un cazzo da essere allegri ahah ma vabe, la giornata è andata bene, il mio Danielino ha finito le prove scritte e ho rivisto Claudio dopo tre giorni (che sono tantissimiiii).
Avete visto che amori Lily e Michael? Il fatto che lui l'abbia invitata dalla parrucchiera la dice lunga, eh :D
Poi, beh, ricordatevi bene del pezzo di Leah e Ashton, ma su di loro non voglio sbilanciarmi troppo! Calum e Luke sono dei cazzoni, ma ormai li conosciamo bene, no? E in più veniamo a sapere che Luke e Bec alla festicciola di Lauren non hanno solamente parlato ahahah
Intanto, Olivia e Noah, di cui vi lascio una foto, parlano del presunto fidanzato di Olivia e (ahahahah) ancora una prova dell'orgoglio intramontabile della nostra bionda amica! Ma non temete, stanno ufficialmente insieme e lei ne è felicissima, davvero :)
Bien, vi lascio con il link di una storia che ho cominciato a pubblicare ieri sera (causa Cecilia, prendetevela con lei)! E' sugli One Direction e si chiama One million signals.
Infine, vi ringrazio ancora tutte immensamente per il vostro affetto, siete fantastiche!!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 17
*** Prima ***


A Jessica,
sempre a lei,
che stavolta ci siamo viste.






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diciassette

prima








Olivia infila le collant nere con calma, mentre Bec è ancora sdraiata sul suo letto, una sigaretta nella mano destra e il cellulare nella sinistra.
- Cosa dicono?
La mora espira e: - Luke è agitato, ma lui si agita per qualsiasi cazzo di cosa, quindi...
- E Calum?
- Fino a prova contraria, Calum è il tuo, di ragazzo - Bec ridacchia - Quindi dovresti essere tu, a messaggiarci.
Olivia fa spallucce e, con una certa dose di insolenza, ruba dalle dita affusolate della sua migliore amica la sigaretta.
- No, sul serio, Olly! Hai il suo numero, almeno?
Olivia non risponde, si limita ad espirare il fumo e a sorridere in maniera enigmatica.
Le piace il fatto che Calum non pretenda nulla, le piacciono le sue mani pazienti, che non hanno fretta di esplorare il suo corpo, le piace il respiro calmo e ama il ricordo dei suoi occhi liquidi alle tre di notte, delle sue labbra morbide e dei suoi denti ovunque, anche se questi sono dettagli che non avrà mai il coraggio di raccontare a Bec.
- Luke ti ha detto quali canzoni canteranno? - chiede, più per distrarsi che per reale interesse.
La mora emerge dalla maglietta nera che sta indossando e scuote la testa, mordendosi il labbro inferiore: - Perché?
Olivia alza le spalle e gioca un po' con la maglietta che sta indossando: - Così.
Ci sono parecchie canzoni che le piacciano, cantate da Calum e, ok, forse sarebbe più facile se ammettesse sinceramente che è la sua voce a piacerle così tanto, ma per le persone come Olivia è sempre tutto complicato, sempre una lotta contro se stessi, fare qualche passo indietro e mettersi in discussione, almeno un pochino.
Si sorprende a pensare che Calum è paziente, per la seconda volta nel giro di pochi minuti e Bec non tarda ad accorgersene.
- Sei pensierosa - snocciola veloce, afferrando un paio di pantaloni verdi con le tasche grandi dall'armadio.
- Un po'.
- Qual è il problema?
Olivia sorride e scrolla velocemente le spalle, perché non c'è nessun problema, per una volta e ne è contenta, veramente.
- Farei un tatuaggio, se non avessi paura degli aghi.
Bec sgrana di occhi e sul suo volto dolce si dipinge un'espressione sorpresa, accentuata dall'accenno di sorriso che sta cercando di reprimere.
- Cosa... Cosa vorresti tatuarti?
- Io... Io non saprei, in realtà - e non è vero, perché sa alla perfezione cosa vorrebbe avere, inciso sulla pelle lattea.
Ma farebbe male, troppo, perché lei ora si sente così e, no, non sarà mai per sempre, anche se lo vorrebbe.
E quindi, ok, lo sente bruciare sotto la pelle, ma non potrebbe mai stamparselo addosso.


Lily addenta con gusto la sua pizza e cambia canale ancora una volta.
I suoi genitori sono usciti per cena, ma non le spiace proprio per niente.
Le cene, a lei piace passarle sul divano, in compagnia di qualche insulso programma tv e di una quantità industriale di cibo spazzatura.
Se fosse un normale sabato sera, poi, non esiterebbe a noleggiare un film, oppure a continuare quel libro che le ha spedito sua sorella da Melbourne, ma questo non è un normale sabato sera.
Giovedì sera, contro ogni sua aspettativa, Michael Clifford le ha inviato un messaggio e l'ha invitata (sì, ha invitato proprio lei) ad assistere alla loro seconda performance live allo Scotsman.
Inutile dire che Lily ha immediatamente fatto lo screenshot del messaggio.
Si sono poi incontrati venerdì mattina a scuola e lei ora ricorda solamente di aver sorriso per praticamente tutto il tempo che hanno passato insieme, ossia sì e no dieci minuti.
Lily non ha la passione per la moda e farebbe volentieri a meno di truccarsi, se non si sentisse incredibilmente nuda e brutta, senza addosso almeno il mascara, ma per stasera vuole dare uno strappo alla regola.
Entra nella camera di sua sorella, vuota ormai da un paio di anni, e si avvicina all'armadio color panna che occupa buona parte della parete opposta alla scrivania.
Spera che Valerie abbia dimenticato qualcosa ed esulta interiormente, quando si accorge che una camicetta smanicata è appoggiata su un ripiano insieme a parecchia roba che Valerie non mette più dai tempi del liceo.
E' una sensazione nuova, quella che prova Lily ora, perché non le è mai capitato di voler fare colpo su qualcuno a tutti i costi, ma con Michael si sente come se fosse una continua gara, un continuo dimostrare (a se stessa, principalmente) che Lily può, che Lily ce la fa.
E Lily stasera ce la fa, perché si butta alle spalle tutto e, allo Scotsman, sarà in prima fila.
Vuole avere Michael, come non ha mai desiderato null'altro nella sua vita.


Leah si morde il labbro e sorride, leggendo l'ennesimo messaggio di Ashton.
Non sa bene cosa sia, ciò che li lega, ma le piace tremendamente averlo sempre intorno, in qualche modo.
Stasera andrà allo Scotsman e, sinceramente, non gliene importa assolutamente niente di essere sola, dal momento che Freya preferisce non essere nello stesso luogo di Calum e Olivia, che continua a odiare.
Non riesce a capire dove sia finita la sua proverbiale cotta per Luke Hemmings, ma va bene così, va bene così, si ripete, perché adesso ha Ashton e sarebbe un'ipocrita, se dicesse di non essere felice.
Sua madre entra in camera senza bussare e la fissa con un sorriso stanco dipinto sul volto.
Leah vorrebbe ignorarla, ma non ci riesce: non ricorda di aver mai visto sua madre con delle occhiaie simili.
- E' tutto ok? - chiede, senza però guardarla negli occhi.
- Dovrei chiederlo a te.
- Scusami?
La donna deglutisce rumorosamente e fa qualche passo avanti, ignorando di proposito le occhiatacce di sua figlia che, come lei sa bene, odia gli intrusi in camera sua.
- Mamma? Cos'hai?
Rosie sospira e tira fuori dalla tasca un pacchetto di cartine lunghe, trema un po' e rischia di farle cadere per terra, ma non ha il coraggio di guardare negli occhi sua figlia.
Leah è pietrificata: nella mano sinistra tiene ancora la boccetta di eye-liner, mente stringe il pennellino tra l'indice e il pollice dell'altra mano.
- Erano in salotto.
- Immagino che se... se io ti dicessi che non sono mie, non mi crederesti mai, vero?
Sua madre scuote la testa e: - E' proprio quello che vorrei sentirmi dire - mormora, sinceramente distrutta.
- Non sono mie - esala Leah, fissando i suoi occhi castani in quelli identici della donna che l'ha messa al mondo.
E ha detto tante di quelle cazzate a sua madre che ormai ha veramente perso il conto, quindi non si meraviglia quando lei scuote la testa e lascia la stanza, lasciando le cartine sul letto.
Non sono di Leah, davvero. Le sue sono in borsa, al sicuro.


Luke è piuttosto sicuro che sarà così ogni volta, e con così si intende sentire le mani sudate trenta secondi dopo averle lavate, si intende avere le gambe che tremano e l'impressione di aver scordato ogni singola parola di ogni singola canzone.
Ashton gli batte una pacca sulla spalla e: - Ti agiti troppo, Hemmo, troppo.
E, sì, Luke sa perfettamente di agitarsi troppo, che deve darsi una calmata, ma suonare allo Scotsman, di fronte ai suoi compagni di scuola (e altri), non è la stessa cosa di strimpellare qualche cover nascosti nel garage di Calum.
Bob li raggiunge, un cartone di Heineken tra le mani e un sorriso entusiasta a campeggiargli sul volto.
- Siete carichi?
- Certo boss - risponde di riflesso il moro del gruppo, allungandosi per afferrare la sua birra.
Ashton gli passa l'accendino per stapparla, sorridendogli sghembo.
E' cambiato tutto, dalla loro prima esibizione al pub del padre di Bec, e, ok, forse si sta portando sfortuna da solo, ma non riesce a non pensare che le cose sono decisamente migliori, per tutti loro.
Sa che anche Calum ha lo stesso suo pensiero fisso, perché ne hanno parlato prima, tra una canzone e l'altra, e sa che per il suo amico, questa serata, è anche più importante di quella passata.
Olivia sarà lì, sotto al palco, e stavolta sarà lì per lui, senza se e senza ma.
Ashton è uno che le cose le vede, le sente: non poteva non notare gli occhi lucidi di Calum, mentre Michael ridacchiava, parlando della presenza di Olivia, e non poteva non notare il suo tic nervoso, il telefono sempre più spesso tra le sue mani, il sorriso sincero di chi si sente a posto con se stesso.
- Quindi? Cosa cantate stasera?
- The only reason - risponde di riflesso Luke, lanciando un occhiolino a Calum, che decide di ignorare la frecciatina.
- Try Hard, Out of my limit e...
Bob annuisce sbrigativo e: - Bene, ragazzi, in bocca al lupo - esclama, prima di allontanarsi velocemente per servire un paio di uomini appena arrivati.
Calum sorride, Ashton trattiene una risatina nascondendo le labbra dietro la mano sinistra e le ventidue arrivano in fretta, tra una birra e un paio di battutacce.
Salgono sul palco stretto dello Scotsman per la seconda volta e per la seconda volta rivolgono il loro sguardo al pubblico che è lì per loro, per sentirli cantare e per vederli fare ciò che più amano al mondo.
E' una sensazione forte e la paura di fallire c'è, è lì, non se ne va, ma persino Luke sta riuscendo a mettere da parte tutte le ansie.
- Buonasera a tutti - esordisce, e la voce gli trema un po', ma solo Calum se ne rende conto - Siamo i 5 Seconds of Summer e questa è Gotta Get Out.
Sorride a Bec, seduta appena sotto al palco, stringe forte il plettro e va, perché non c'è più tempo per i silenzi, per le mani sudate e lo stomaco stretto, le gambe molli e le labbra torturate dagli incisivi.














NdA: Buonasera!
Che dire...? Io non so più cominciare un discorso dopo ieri sera ahahah sono ancora tutta esagitata, perché - cazzo - ero in terza fila! Terza fila, capite? E, ok, ero paralizzata quando sono usciti i 5SOS, tanto che la mia amica ha dovuto dirmi "Fagli una foto", perché altrimenti io sarei rimasta lì impalata ahah
Non potete capire il mio stato d'animo stamattina quando ho riguardato il video di Amnesia live :')
Ma IN OGNI CASO i topini cantano anche in Young Blood, quindi sento meno la loro mancanza (cazzata).
Come vi sembra, il pre concerto?
E, secondo voi, che tatuaggio vorrebbe farsi Olivia? E di chi saranno le cartine lunghe che Rosie ha trovato, se non sono di Leah?
Lo scopriremo nella prossima puntata! AHAHAH
Bien, vi lascio con il link di una storia che ho cominciato a pubblicare qualche giorno fa! E' sugli One Direction e si chiama One million signals e con una foto di Olly e Bec!
Infine, vi dico un ennesimo grazie, perché senza di voi non sarei qui e quindi, beh, grazie, sul serio.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 18
*** Dopo ***




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diciotto

dopo








Calum fa scattare la serratura della porta e la invita a entrare.
Sono le due di notte, ma casa Hood è deserta, dal momento che i suoi genitori sono in Scozia dai parenti e Mali Koa ne ha approfittato per andare a dormire dal suo ragazzo.
Olivia sorride, infila le mani nelle tasche della felpa nera che sta indossando e mormora un flebile "Permesso", prima di fare il suo ingresso nell'anticamera del salotto.
- Siamo soli - ridacchia Calum, richiudendo l'uscio.
E' buio, Olivia non riesce a distinguere molto bene i contorni degli arredamenti della casa di quello che è il suo ragazzo, ma nota qualche coperta appoggiata sul divano, una pianta nell'angolo e delle locandine di cinema e concerti incorniciate alle pareti.
- Vieni.
Calum sale le scale per andare al piano di sopra, dove presumibilmente ci sono le camere, e lei lo segue, senza farselo ripetere due volte.
Ha precedentemente avvisato suo fratello, con un messaggio, che avrebbe dormito fuori casa, quindi spegne senza tante cerimonie il cellulare e lo infila nella borsa a tracolla.
La camera del moro è quella dietro l'ultima porta a destra.
- Siete stati bravissimi - ammette lei, lasciandosi trascinare sul letto dalle braccia forti di Calum.
Sente le sue labbra morbide premere contro le proprie e, di riflesso, abbassa le palpebre, beandosi del contatto e del sapore di tabacco dell'alito di Calum, non appena le loro lingue si scontrano.
- Qual è la tua canzone preferita? - chiede lui, la voce bassa e le mani impegnate nello sfilare con dolcezza la felpa ad Olivia.
- Unpredictable.
- Mh, sì?
Olivia deglutisce e, no, Calum non otterrà quello che vuole: non gli confesserà mai di amare con tutta se stessa la canzone che lui ha scritto per lei.
Lui sorride, comunque, perché ha imparato ad apprezzare anche l'orgoglio smisurato di Olivia, e continua ad accarezzarle le braccia ormai nude, mentre le bacia piano il collo.
Le mani di lei sono posate sulla nuca e, anche se non può vederla, se la immagina con gli occhi chiusi e la bocca rossa leggermente aperta.
Ha ancora la canottiera addosso, ma non ha fretta di spogliarsi: vuole sentire le mani di Olivia aiutarlo a sfilarsela e vuole sentire la sua bocca sul petto, sull'addome, sulle clavicole, vuole stringerla senza doversi accontentare di avere l'impedimento della stoffa degli shorts e vuole tantissime altre cose, ma non c'è fretta.
Olivia si stende, appoggiando la schiena sul materasso, tirando dietro di sè anche un incredulo Calum, che si sente come se dovesse scoppiare da un momento all'altro.
Passano pochi istanti e si sente addosso le mani di Olivia, mentre tentano di alzare la sua canottiera verso l'alto.
Calum alza le braccia, lascia che sia lei a sfilargli l'indumento e, poi, rimasto a petto nudo, torna a baciarla come non crede di avere mai fatto.
La sovrasta, puntellandosi con i gomiti sul materasso, per evitare di pesarle e si lascia sfuggire un gemito un po' roco, quando si accorge che il bottone dei suoi jeans è già stato slacciato con abilità dalle dita sottili della sua ragazza.
Sorride sornione, Olivia lo guarda con gli occhi ancora socchiusi, e si abbassa in fretta i jeans, rimanendo coperto soltanto dai boxer.
Torna a baciarla, slacciandole nel frattempo il gancetto del reggiseno, ancora prima di toglierle la maglietta.
Olivia ride, contro le sue labbra, e fa scivolare l'indice dalla clavicola destra fino all'elastico dei boxer.
Calum le abbassa in un colpo solo i pantaloncini di jeans e gli slip, lasciandola così nuda.
Lei tende le dita dei piedi fino a sentire male.


- Ti siamo piaciuti?
Lily annuisce subito, sorridendo contenta: - Anche meglio dell'altra volta!
- L'altra volta Luke si è cagato addosso per tutto il tempo - ridacchia Michael, passandosi una mano tra i capelli verdi - E Calum aveva la vivacità di una megattera.
- Esagerato.
- Sul serio - insiste lui, con le mani in tasca e un sorriso accattivante che Lily gli ha visto addosso rare volte - Era un periodo tremendo per Cal.
- Sì?
Michael annuisce e: - Non dovrei dirtelo, ma stava malissimo per Olivia Simmons. La conosci?
- Abbiamo parlato stasera per la prima volta - gli racconta Lily, l'espressione sempre e comunque gioviale - Non stanno insieme?
- Sì, ora sì, almeno credo, perché Calum non è mai chiaro fino in fondo, quando racconta qualcosa.
- Credo di sì, eh, perché lei mi ha detto che avrebbe dormito da lui, stasera.
Michael scrolla le spalle e: - Ma dobbiamo parlare proprio di altri?
Sono ormai sotto casa di Lily, fa ancora abbastanza caldo e Michael continua a spostare il peso da una gamba all'altra, incapace di fare quello che Luke gli ha suggerito e Ashton gli ha praticamente imposto.
Vorrebbe baciarla, è ovvio, perché, insomma, chi non vorrebbe baciare Lily McGillan?
Michael non crede che possa esistere una sola persona in grado di resistere al fascino genuino della ragazza che gli sta davanti e per questo si sente come perso, come un puntino in mezzo ad altri migliaia di puntini. E, ok, lui è un puntino verde, è facile da vedere, ma con Lily ha le stesse possibilità di chiunque altro.
- Dovrei salire - mormora lei, giocherellando ancora con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli.
- Certo.
- Allora, buonanotte, Mike! Grazie mille per la serata.
E grazie mille anche per tutto il resto, comunque.


- Hai lasciato le tue cartine a casa mia - esclama Leah, senza sorridere - Quelle lunghe.
- Oh.
La rossa rotea gli occhi e si lascia sfuggire uno sbuffo, tesa come una corda di violino.
Non vuole tornare a casa, per nessun motivo vuole tornare a incrociare gli occhi traboccanti di delusione di sua madre.
E, ok, a lei non è mai fregato veramente un cazzo della sua famiglia, quini non dovrebbe importarle, ma la verità è che si sente dannatamente male, avvolta nella consapevolezza di essere una delusione.
Perché Leah lo sa, di esserlo, costantemente, per tutti, ma non le piace aprire gli occhi e guardarsi allo specchio.
E' troppo difficile, guardarsi (dentro e fuori).
- Tienile - sbotta poi, dopo qualche istante, tirandole con stizza contro il petto di Ashton.
- Leah? Che cazzo hai?
- Mia madre le ha viste! Deficiente!
Ashton si passa una mano tra i capelli ricci e, no, non ce la fa più, sente un peso enorme sulle sue spalle, un peso che lui (da solo) non è certo in grado di sopportare.
- Non è colpa mia - cerca di guardare Leah negli occhi, mentre lei sta facendo di tutto per evitare accuratamente qualsiasi contatto.
E' stanco e nemmeno se ne rende conto, ma già la sta abbracciando.
Lei si lascia andare in un pianto liberatorio e: - Lo so - mormora, dopo l'ennesimo singhiozzo.
Non passa molto, poi, che le loro labbra si incontrano ancora una volta.
Ad Ashton piace da morire, baciare Leah, ma lo stomaco non gli si contrae e le gambe non minacciano di cedere da un momento all'altro.
Può ignorare tutto, se vuole, ma lui, semplicemente, è uno di quelli che non riescono a far finta di nulla.


Bec lascia un altro bacio sulle labbra di Luke, prima di alzarsi dal divano per prendere qualcosa da bere.
Torna in salotto cinque minuti più tardi, stringendo tra le mani due tazze di quella che Luke intuisce sia tisana.
- Sei seria?
La mora ridacchia e annuisce sedendosi il più vicino possibile a Luke.
- Guarda che è buona.
- Non ne dubito - replica lui, osservando concentrato il liquido violaceo all'interno della tazza verde che Bec gli ha appena passato - Non avresti una birra?
Lei sgrana gli occhi e: - Cosa? - trilla - Hai già bevuto troppo, stasera!
- Hai la febbre?
- Non potremmo semplicemente stare un po' tranquilli, per stasera?
- Come vuoi - sorride lui, prima di sporgersi per darle un altro bacio a fior di labbra.
A Luke, Bec non potrebbe piacere più di così.
Sente di adorare con ogni sua singola cellulare tutto ciò che la riguarda, anche solo lontanamente.
- A cosa pensi, Luke?
- Penso che sei perfetta.
Bec storce il naso e lui si trova a ridere, innamorato della sua espressione e dei nei sul suo viso, innamorato del suo ostinato ostentarsi fredda e avversa al romanticismo, innamorato delle sue unghie mangiucchiate e innamorato anche delle sue labbra perennemente screpolate, anche se spesso gli danno fastidio.
- Devi smetterla con questo romanticismo di merda, Hemmings, o giuro che io...
Le tazze sono posate entrambe sul tavolino di fronte al divano e la tisana si sta inevitabilmente raffreddando, ma nemmeno Bec sembra farci caso, avendola dimenticata dopo il secondo sorso.
E, ovviamente, Luke non saprà mai come avrebbe dovuto concludersi la minaccia.


Olivia è ancora sveglia, e sono quasi le quattro.
Calum in questo momento è appoggiata al davanzale della finestra, completamente nudo, mentre fuma la prima sigaretta da quando sono tornati a casa e lei vorrebbe tanto distrarsi, ma se lui si ostina a girare per la camera senza nemmeno un paio di mutande addosso, risulta impossibile.
Ha negli occhi il volto sudato del suo ragazzo e non riesce a capacitarsi di quello che è successo.
Olivia tende a dimenticarsi sempre dei dettagli, ma sente che ricorderà ogni singola cosa, stavolta: le spinte sempre più forti, il ritmo sempre più sconnesso e il sapore metallico del sangue all'ennesimo morso sul labbro, le braccia muscolose di Calum bagnate di sudore, le vene del suo collo, la sua schiena liscia.
Sente il materasso piegarsi sotto al peso di qualcuno e, voltando il viso a sinistra, lo vede.
Calum si stende sul materasso, facendo scontrare il pube con la coscia di Olivia (e quindi provocandole una scarica di brividi e contrazioni).
Mugugna qualcosa di incomprensibile e lei aggrotta la fronte: - Cosa?
Lui sorride e deglutisce, agitato (Olivia non si fa certo sfuggire questo gesto, perché, lei, i dettagli, non li ricorda, ma li nota sempre).
- Ti amo, ho detto.














NdA: Ahahahahah, mi sentite che mi dispero??? Calum ha detto a Olivia che la ama e hanno pucciato il biscottinoooooo! Amori, come crescono veloci i miei bambini! Ma a parte questo, com'è questo post-concerto? Ashton e Leah sono la mia croce e delizia, non posso non amarli, ma dall'altra parte, perché cazzo devono essere così complicati? (E Ceci, non insultarmeli ancora per favooooore) Ok, ho poco tempo perché mi si sta scaricando il pc, quindi vi ringrazio tutte ancora una volta, perché siamo tra le popolari e io ancora non ci credo, a tutto il successo che sto avendo con questa ff che era nata un po' per scherzo :') Vi lascio con una manip che ho fatto io, quindi sareste pregate di non ciularmela ahah
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 19
*** Soli ***


A Fre,
la mia nuova meravigliosa amica
(che adesso muore, mi sa)






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diciannove

soli








Le regole dell'Ufficio sono chiare: non ci si entra, senza almeno una bottiglia di birra e un pacchetto di sigarette, le persone che conoscono il luogo già da tempo devono essere almeno due, per forza, e il più anziano fa il primo tiro, sempre.
Sono stati Luke e Ashton, a trovare quello spiazzo d'erba abbandonato, poco lontano dal Norwest Christian College. Ai tempi l'erba era alta ed era chiuso malamente con una rete di ferro per buona parte arrugginito, ma adesso la rete è stata sostituita e l'erba sta sempre schiacciata a terra.
E' lì, che i 5 Seconds of Summer passano le serate, quando Mali Koa chiede esplicitamente di avere la casa tutta per sè. Il fidanzato della sorella di Calum è simpatico, fortunatamente, quindi a nessuno pesa più di tanto saltare una sessione di prove.
Michael è un po' geloso, perché da piccolo era irrimediabilmente innamorato di Mali, e Ashton non perde mai l'occasione di prenderlo in giro.
- Quanto scopano tua sorella e il suo ragazzo! - esordisce appunto il più grande dei quattro, non appena fanno il loro ingresso nell'Ufficio.
Luke scoppia a ridere, Michael finge di prendersela, ma intanto fissa il volto di Calum, perché, veramente, non ha nessuna intenzione di perdersi la sua espressione.
- Beata lei che scopa - replica subito, sorridendo un po'.
- Vuoi dirmi che Olivia ancora...?
Luke ride ancora, non smette nemmeno quando riceve una gomitata piuttosto forte sul fianco, e: - Hai preso la santa!
Calum alza gli occhi al cielo e, con precisione, lecca la cartina e chiude la sigaretta, togliendo quel po' di tabacco in eccesso: - Anche se non vi ho scritto un messaggio la mattina dopo, non significa che non sia successo niente!
- Ah, ecco - dice Ashton, lanciando un'occhiata a Luke, che ancora non ha smesso di agitarsi e ridere come un dannato - Ti pareva che il buon vecchio Thomas non avesse colto al volo l'occasione.
- Taci, che dopo le tue avventure negli spogliatoi dovresti essere l'ultimo a parlare!
Michael ridacchia e sorride a Calum, che gli risponde con un occhiolino.
Si aspettano tutti e tre una ribattuta velenosa, perché Ashton è così, e gli piace avere l'ultima parola, ma il più grande si limita ad accigliarsi, rimanendo in silenzio.
- Non mancano nemmeno due settimane e finirò la scuola - mormora poi, dopo qualche istante.
Luke annuisce, un po' sovrappensiero, perché Bec non gli ha ancora risposto.
- Se io partissi?
- Cosa? - sbotta Michael, sgranando i suoi occhi chiari.
I capelli verdi si sono un po' scoloriti, con i lavaggi, il che gli dà un che di trasandato in grado di far impazzire parecchie ragazze.
- Non so, ci stavo pensando da un po'.
- Se tu te ne vai - borbotta Calum, giocherellando con il drum, ché la voglia di fumare è sparita - Cosa facciamo noi?
Luke posa per terra la bottiglia di birra e si mette le mani tra i capelli, tenendo lo sguardo fisso a terra.
- Rimaniamo soli, noi.


Sono le ventidue passate, ma Bec non è ancora tornata a casa.
Suo padre non le ha ancora scritto, ma lei sa perfettamente che prima delle tre di notte nessuno si accorgerà della sua assenza in casa.
Le è sempre mancata, una figura femminile, ma non ha mai voluto darlo a vedere.
Per quanto Bob ci mettesse impegno, non era mai stato un padre perfetto: troppo giovane, troppo impegnato, troppo poco responsabile, sotto parecchi punti di vista.
Bec ha sempre saputo di essere stata un errore, ha sempre saputo di non essere stata minimamente desiderata e glielo si legge in faccia, il suo dolore, perché a volte vorrebbe non essere mai nata e vorrebbe non aver mai dovuto condannare suo padre a crescere una bambina a vent'anni appena compiuti.
Questa, è una di quelle volte.
Indossa la sua giacca di pelle un po' larga, una maglietta di suo papà, dei jeans esageratamente stretti e ha già fumato metà del pacchetto di sigarette che ha comprato la mattina stessa.
Non le piacciono per nulla, le Marlboro, ma sono quanto di più pesante ci fosse dal tabaccaio, quindi se le fa andare bene, vuole farsele andare bene.
E' seduta con le gambe incrociate su un panchina e vorrebbe piangere, ma vorrebbe anche avere la forza di non farlo, e vorrebbe prendere il telefono, chiamare Luke e mandarlo a fanculo.
Ha detto ad Olivia di sentirsi poco bene, ma se n'è subito pentita, anche se poi non ha fatto nulla per ritrattare la versione.
Sente la gola pungere, allora si accende un'altra sigaretta.
E lo sa, che non dovrebbe, perché non è proprio il caso, ma non può fare a meno di avere paura.
- Bec?
Gira di riflesso il capo, verso sinistra, mettendo a fuoco la figura di Lily McGillanc che le cammina incontro, coperta soltanto da un paio di pantaloncini da basket e una felpa.
Le ricorda tanto Olivia, con la sua canottiera dei Celtics, ma non ci riesce, a sorridere.
Saluta con un cenno, poi torna alla sua sigaretta.
- Cosa ci fai qui?
- Un giro - replica - Tu? - Io abito in quel palazzo. Ma è tutto ok?
La mora non ce la fa più.
Sono quasi le ventitrè, fa freddo, è alla dodicesima Marlboro della giornata e Bec Lewis scoppia.
- No.
Lily la guarda interrogativa.
- Ho un cazzo di ritardo - esclama, facendo cadere la sigaretta per terra - E non so come dirlo a Luke.


"Devo farti vedere una cosa" aveva detto Calum, tenendole la mano, mentre camminavano tranquilli per le vie del centro di Sydney, "Vieni da me venerdì pomeriggio".
E Olivia è lì.
E' una sensazione strana, quella che prova mentre aspetta che il suo ragazzo venga ad aprirle la porta di casa.
Non è la prima volta che entra nell'abitazione di Calum, ma sente la pancia in subbuglio e di certo non è solamente per l'agitazione di passare un pomeriggio con lui, perché ormai ci ha (quasi) fatto l'abitudine.
Il fatto è che Bec non risponde al telefono e stamattina a scuola era mogia, più del dovuto, perché, ok, il test di chimica è andato uno schifo, ma a lei non è mai interessato così tanto dei voti.
Olivia sta ricontrollando il cellulare, quando Calum apre la porta.
Ha i capelli bagnati, la tuta e un sorriso smagliante.
Dietro di lui compare sua mamma, vestita di tutto punto. Supera il figlio, lasciandogli un bacio sulla guancia, poi saluta Olivia ed è già in strada.
Calum ridacchia, scuotendo il capo, e invita la bionda a entrare.
- Voglio farti sentire una cosa.
Olivia sorride e lo abbraccia, lasciando che lui le baci la fronte, dolcemente.
Sono i momenti che preferisce, questi, perché Calum di fronte agli altri non vuole manifestazioni d'affetto, perché "sono cose nostre, capisci?" e comunque ad Olivia va bene così.
Arrivano in garage che ancora lei non ha smesso di sorridere per qualsiasi minima cosa.
Calum la fa sedere sullo sgabello che di solito utilizza Ashton, mentre lui imbraccia il basso.
- Senti.
Si odono un paio di note e: - Taking every breath away, with all of the mistakes I've made, from all the letters that I've saved, this is everything I didn't say.
Olivia porta di rilfesso una mano a coprirsi la bocca.
- I wish I could've made you stay and I'm the only one to blame, I know that it's a little too late, this is everything I didn't say.
E lei non piange, non piange mai di fronte alle altre persone, non le piace.
Non le piace nemmeno il sorriso un po' bastardo di Calum, però.
E' per questo che lo bacia, come se veramente fosse l'ultima volta.
Tra tutte le cose che lei non gli ha mai detto ci sono due parole che spingono per uscire. E va bene l'orgoglio, va bene che lui l'ha tradita, va bene che di fronte alle altre persone le tiene a malapena la mano, va bene che si esprime a canzoni troppo spesso, ma: - Ti amo, Calum, te lo giuro.














NdA: LALALALALALADADA!
Nooooooo, non sto ascoltando Social Casualty per la... ottantacinquesima volta?
Comunque, cosa ho combinato??? NO, vi chiedo ufficialmente scusa, perché mi sento una merda. Ma Luke e Bec erano troppo perfettini, capite? E poi non è mica detto che sia tutto perduto, no? No...?
Poi, vi chiedo scusa anche perché non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma sono impegnata come una pazza in 'sto periodo! Domani mattina mi alzero presto e risponderò a tutte, promesso v.v
Ora, però, per confermare la mia vita da donna impegnata, esco ahahahah! Enjoy the chapteeeeer!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 20
*** Segreto ***




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venti

segreto








Bec cammina lentamente per i corridoi del Norwest Christian College senza meta.
Dovrebbe essere in classe da almeno quaranta minuti, ma la verità è che non ne ha alcuna voglia.
Secondo Lily dovrebbe sforzarsi di pensare ad altro e, per esempio, seguire le lezioni sarebbe utile, ma cosa vuole saperne lei?
Perché è Bec, quella con un ritardo di una settimana, ed è Bec che non può evitare di far cadere lo sguardo al ventre, anche mentre parla con le altre persone.
Non ha più la forza di fare nulla, non si trucca, evita gli abiti troppo attillati e continua a declinare gli inviti di Luke, anche se sa perfettamente che non potrà scappare per sempre.
Fa male, però, perché non avrebbe mai voluto arrivare a un punto simile.
Sente gli occhi pizzicare ed è costretta a lasciarsi cadere a terra, per lasciarsi andare nell'ennesimo, irrefrenabile pianto.
Tira fuori dalla tasca della sua inseparabile giacca di pelle il cellulare e compone il solito numero, quello che ha imparato a memoria all'età di 13 anni.
Squilla un paio di volte, prima che Olivia si decida a rispondere.
- Tu, Rebecca, sei deficiente - mormora, prima di imprecare - Sto facendo inglese, inglese cazzo, prega che sia per qualcosa di serio o ti strappo entrambi gli occhi!
- Ho bisogno di te - e singhiozza.
Olivia attacca immediatamente, Bec ripone il telefono nella tasca della giacca, lasciandosi andare con la testa contro gli armadietti.
Le mani le tremano e la paura si è moltiplicato, quando finalmente viene trovata dalla sua migliore amica. - Bec! Cristo!
La mora non risponde, si sente solamente abbracciare e, nemmeno lei sa come: - Ho un ritardo, Olly - confessa.
Olivia non va in panico, come Bec aveva creduto, ma si mantiene lucida e calma, per quando un leggero tremolio nella voce la tradisca.
- Andiamo.
Bec non se lo fa ripetere due volte: con fatica, si alza in piedi, intreccia le sue dita con quelle perennemente fredde della sua migliore amica e si fa condurre fuori dall'edificio scolastico.
Non è per un cazzo vero che con un amico la paura si dimezza, si scopre a pensare.


- Secondo te Ashton partirà? - chiede Luke, dando un morso al panino di Calum.
Il moro si volta e, dopo aver incenerito con uno sguardo l'amico, scuote la testa: - Sai com'è fatto, di venti cose che dice ne fa mezza.
- Ma se lui parte, noi che cazzo facciamo, Calum, me lo dici tu? Perché io non lo so.
- Ashton non andrà da nessuna parte - ripete lui, con il tono duro che usa quando è nervoso.
Luke si rende conto di star diventando noioso e lascia cadere l'argomento, ma resta in silenzio e, ok, Calum è permaloso, un po' idiota, ma è pur sempre di Luke Hemmings che si parla.
- Lucas, cosa succede?
- Niente - replica il biondo di riflesso, troppo velocemente però perché Calum non si accorga che sia soltanto una risposta già preparata im precedenza.
- Oh - lo richiama, quindi - Cosa è successo?
E Luke non ce la fa, perché, sì, Calum è il suo migliore amico, ma ci sono certe cose che, semplicemente, fa troppo male anche solo ammetterle ad alta voce.
Quindi persiste nel suo mutismo, essendo, però, comunque al corrente delle occhiate insistenti di Calum.
- Staremo qui in silenzio finchè non parlerai.
- Non ho un cazzo, Cal - sbotta Luke - Piantala.
- Perché non stai messaggiando con Bec?
Calum si rende conto di aver centrato il punto non appena l'amico sbuffa e alza gli occhi al cielo, prendendo a giocare con il piercing al labbro.


A Lily non piace particolarmente uscire di casa al pomeriggio, per il semplice motivo che lei, il caldo, proprio non può sopportarlo.
Tenere i capelli legati non la fa sentire a suo agio, odia il sudore e la sensazione persistente di soffocamento che prova sempre, quando a Sydney sta arrivando l'estate, afosa e lunga come sempre.
Per Michael Clifford, però, un'eccezione si può sempre fare.
E' per questo che adesso, con i capelli raccolti in una coda ordinata e un vestitino color pesca, è seduta sull'erba morbida del parchetto più vicino a casa sua, quello dietro alla panchina dove l'altro giorno ha trovato Bec Lewis sola e in lacrime.
Michael non ha più i capelli così tanto verdi, a causa dei lavaggi, ma è innegabilmente bello e, ok, cosa sono questi pensieri?
- Manca pochissimo - borbotta lui, con un sorrisetto non troppo convinto.
- Sì - trilla invece lei - Finalmente, non ne posso più della scuola!
Michael prova a mostrarsi felice, ma proprio non ci riesce.
Si chiede perché devono essere loro, quelli pieni di problemi. Insomma, non sono mai andati a cercarne, di guai, perché mai dovrebbero attirarli?
- Mike? Ma è tutto ok?
No.
- Sì.
Lily, però, non è il genere di ragazza in grado di bersi qualunque bugia: assume un cipiglio severo e incrocia le braccia sotto al seno, fissandolo con insistenza.
- Ashton forse parte.
- E dove va?
Michael alza le spalle e gioca con un filo d'erba: - Non credo che abbia già deciso, finita la scuola ci dirà tutto.
- Ma... E la band? Cosa ne sarà della band?


Leah suona il campanello, il terzo della fila di sinistra, a partire dal basso, e aspetta.
Non vede Freya da una settimana, escludendo le quattro volte che si sono incrociate casualmente nei corridoi, e, cazzo, le manca, da morire.
Si sente uno schifo, per averla trascurata, per averle voltato le spalle e, soprattutto, per aver rischiato di perderla a causa di uno stupido ragazzo.
Passano cinque minuti e Freya scende in strada, con indosso una vecchia tuta e la ricrescita sempre più evidente.
E' comunque ben truccata, perché a queste cose tiene tremendamente, ma non ha nessuna espressione anche solo lontanamente vivace in viso.
- Ciao - la saluta e sembra quasi che stia salutando un passante qualsiasi, non quella che dovrebbe essere la sua migliore amica.
- Mi spiace - replica Leah, di riflesso - Perché da quando sei finita nel bagno del '99 con Hood, non siamo più le stesse.
Freya sussulta impercettibilmente, dato che il ricordo è ancora ben vivido nella mente, ma tace.
- Pensavo che stare con te avrebbe compromesso il mio rapporto con Luke e, ok, non è comunque una giustificazione, ma tu sai quanto mi piaceva. Ti odiavano tutti e quattro per quello che avevi fatto, io non volevo essere solamente la migliore amica della stronza, capisci? Che poi penso di essere comunque rimasta la migliore amica della stronza, ma lì, sul momento, mi era sembrata la cosa migliore da fare.
- Ed è per non essere soltanto la mia migliore amica che ti sei scopata Irwin negli spogliatoi?
Leah spalanca gli occhi castani di colpo, ma non sa se per le parole di Freya o semplicemente per il tono freddo che ha usato.
Si sente come se un coltello le avesse perforato la cassa toracica: improvvisamente le si presenta davanti tutta la scelleratezza di ciò che sta facendo, perché non avrebbe mai dovuto presentarsi senza preavviso sotto casa di quella che era (che forse non è più) la sua migliore amica, non dopo averla rinnegata con così tanta facilità.
- Ed è sempre per questo che adesso fingi che Luke Hemmings non ti piaccia più, giusto? Perché mi fa schifo, Leah, sapere che stai con Ashton Irwin quando in realtà non te ne frega un cazzo di lui. Del tipo che avete scopato, e adesso uscite insieme per coprire quella che probabilmente è la più grande stronzata della tua vita, per fingere che in realtà non sei un'invidiosa di merda, ma che sei andata con Irwin perché proprio lo volevi.
Leah sente le lacrime premere, ma non ha nessuna intenzione di piangere di fronte al muro di ghiaccio che è Freya, oggi.
Si gira e se ne va.
Quando ha girato l'angolo si lascia cadere per terra e, finalmente, piange, perché nessuno la capirà mai quando Freya, questa non è che l'ennesima prova.


Bec non ha mai capito il tempo che passa.
E' sempre stato qualcosa di troppo astratto per una come lei, abituata a dare peso soltanto alle cose vere, quelle concrete, che si toccano.
Sta sperimentando oggi cosa significa l'attesa, che cosa vuol dire veramente dover aspettare per del tempo, prima di sapere qualcosa.
Tutta la sua vita è legata a una lineetta che potrebbe uscire oppure no e, ok, le mani le tremano, vorrebbe vomitare per quanto è agitata, ma c'è Olivia con lei.
E Olivia non la lascia, capito? Non le ha nemmeno permesso di comprare da sola il test di gravidanza, obbligandola ad aspettare fuori dalla farmacia.
Bec lo sa, quanto le sia costato esporsi così tanto, perché Olly si preoccupa forse eccessivamente dell'idea che gli altri potrebbero farsi di lei, quindi le è grata almeno il doppio di quello che dovrebbe.
- Manca un minuto, Becky - mormora apprensiva la bionda, facendo il suo ingresso in cucina con i capelli legati in una treccia e il viso stanco.
Bec sorride timidamente, un secondo prima che qualcuni suoni il campanello.
Olivia si congeda con un "Arrivo" e torna in ingresso.
Bec chiude gli occhi e cerca di calmare il respiro irregolare, ma si sente subito peggio.
- Possiamo entrare?
Ed è la voce di Calum Hood, quella in salotto, ne è sicura, sicura come del fatto che con lui ci sia Luke.














NdA: Buonasera!
Sono tornata presto, visto? Ma solo perché ho fatto i salti mortali per aggiornare prima di partire, sabato. Starò una settimana in montagna, dove non prende assolutamente niente, quindi non esisterò :)
In ogni caso, avete un po' visto cosa succede qui?
Bec è a pezzi, però è riuscita a parlarne con Olivia, che ha fatto di tutto per la sua migliore, è andata persino a comprare lei stessa il test di gravidanza che, voglio dire, non è esattamente un pacco di patatine.
Intanto Luke però non sa un tubo di nulla, vede Bec più distante e non capisce perché ma non vuole starle troppo addosso, chissà come mai eheh
Michael è tutto mogio per questa presunta partenza di Ashton, ma il nostro caro Irwin partirà veramente?
Poi abbiamo Leah e Freya che litigano e, ok, so che stanno sul cazzo entrambe a quasi tutte, maaa... secondo voi chi ha ragione ora? Ahahah
Okok, la smetto con queste cagate.
Ultima cosa: la mia care Fre mi ha convinta a fare Ask, quindi d'ora in poi mi troverete anche QUI (anzi, se non avete nulla da fare chiedetemi qualcosa che 'ste cose mi intrippano).
Bene, mi dileguo!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 21
*** Tremore ***




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ventuno

tremore








Quando Luke e Calum fanno il loro ingresso nella cucina di casa Simmons, entrambi già sanno di trovare lì Bec, nonostante Olivia si sia premurata di non dire nulla.
La mora è seduta su uno sgabello, con i gomiti appoggiati all'isola scura e gli occhi ormai struccati da tutte le lacrime. Le tremano le mani e si sente male, a pensare che l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare è proprio Luke, è proprio il suo ragazzo.
- Cosa succede? - chiede Calum, guadagnandosi immediatamente una gomitata nel fianco da parte bionda del gruppo.
Luke e Bec non parlano.
Si squadrano, attenti a non spostare per primi lo sguardo dagli occhi dell'altro, come se ne valesse della loro intera vita.
Olivia è certa di non aver mai visto nessuno guardare qualcun altro con così tanta profondità, Calum crede che se mai una ragazza dovesse fissarlo così ti sentirebbe male, ma stanno entrambi in silenzio, almeno finchè lei non esce dalla cucina e lui si sente costretto a seguirla.
Camminano in silenzio, uno dietro l'altra, raggiungendo il bagno.
Olivia di dirige verso il lavandino, afferrando una pennetta bianca con lentezza estenuante.
- Olly...? - e adesso non sono solo le mani a tremare, non solo i piedi: la voce di Calum si incrina inaspettatamente e gli sembra quasi di voler vomitare, all'improvviso.
- Non è incinta! - trilla lei per tutta risposta, mostrandogli il test con gli occhi già lucidi - Hai capito? Non è incinta!
Lui allunga le braccia, per stringerla forte, mentre sente i muscoli rilassarsi e il respiro regolarizzarsi.
Olivia si abbandona completamente contro di lui, lasciandosi andare in un sospiro nel tentativo di scaricare tutta la tensione accumulata.


Ashton tiene tra le mani il suo Samsung con lo schermo crepato nell'angolo e sospira violentemente, tanto da far voltare suo fratello, seduto sull'estremità opposta del divano color panna davanti alla televisione.
- Cos'hai?
- Nulla - tronca in fretta la conversazione, rivolgendo al piccolo Harry un'occhiata fugace.
Non gli piace essere scontroso, ma non riesce a fare a meno di essere incredibilmente acido e antipatico.
Harry alza gli occhi al cielo e riprende a seguire con interesse i cartoni animati, decidendo di lasciare Ashton e la sua innaturale spocchiosità per i fatti loro.
C'è troppo rumore, comunque, in salotto, per i gusti del più grande, che in pochi minuti si ritrova con le scarpe infilate e le dita già strette intorno alla maniglia della porta d'ingresso.
- Io esco.
- Ciao - lo saluta incolore Harry, evidentemente ancora un po' offeso per l'episodio di qualche minuto fa.
Il cellulare tra le sue dita quasi scotta, ma ancora non è sicuro che ciò che sta per fare sia effettivamente la scelta giusta.
Con Leah non va bene per niente, la scuola sta per finire e lui si sente vuoto, sempre di più e sempre più spesso.
Entrare su Facebook non ha più lo stesso sapore, da quando si costringe a non visitare più il profilo di Agatha Marvin e solo ora si rende conto di quanto in realtà a lui dispiaccia che sia finita in questo modo.
Non crede di essere ancora innamorato di lei, ma non crede nemmeno di volere Leah; è tutto un disastro troppo grosso, che non è più in grado di gestire.
Quindi, ok, non è ancora convinto e probabilmente sta per fare una stronzata della quale in futuro si pentirà di certo, ma la chiama.
- Ashton? - gli risponde la voce alta di una Agatha evidentemente stupita, dall'altro capo del telefono.
- Sì - annuisce lui - Vorrei parlarti.


L'anno scolastico sta per terminare e Lily non si è mai sentita così.
Nella classe di Letteratura e in quella di Chimica non conosce ancora nessuno e ha veramente poche amiche della sua stessa età, ma, per quanto la alletti, la prospettiva di grandi dormite e lunghi pomeriggi di dolce far niente, sente che non è tutto.
Una delle cose che più la diverte è andare alla ricerca di Michael, per i corridoi, e Lily non è una di quelle che hanno bisogno a tutti i costi di un fidanzato da coccolare e trascinare in giro come se fosse un trofeo, ma con Mike è tutto nuovo.
Sorride inconsapevolmente, ripensando al piercing che Michael vorrebbe fare, e cambia canale, 'ché il suo telefilm preferito è appena finito, ma il telefono squilla, distraendola subito.
Lily legge il mittente del messaggio e sorride, senza però nascondere a se stessa che avrebbe gradito fosse qualcun altro.
Non risponde, ma si alza dal divano e si dirige alla porta d'ingresso, spalancandola e trovandosi davanti a una Freya con il trucco leggermente colato sotto agli occhi.
La mora si riscopre quasi in pena per quella che è una delle poche compagne di corso con le quali ha un rapporto, ma si affretta a scacciare ogni genere di pensiero gentile, perché lei, con Freya, è ancora arrabbiata, da morire.
- Hai bisogno? - le chiede, senza una particolare inflessione.
Freya annuisce con un cenno del capo e fa per entrare in casa.
Lily non se la sente, di cacciarla, così si sposta e la fa passare, nonostante l'unica cosa che vorrebbe ora come ora sia continuare a non fare niente davanti al teleschermo.
- Ho litigato con Leah - piagnucola Freya - E sto mandando a puttane la mia vita, per un cretino, Lils!
E Lily vorrebbe tanto urlare che Calum Hood non è un cretino (Che diamine!), ma sta zitta.
- Vorrei non averlo mai conosciuto, che stavo così bene senza di lui.
Lily trattiene un sorrisetto bastardo e: - Ma tu non lo conosci - commenta, apatica.
- In che senso?
- Non siete amici.
- Ma... Io, noi ci salutiamo, per i corridoi! Non ha mai fatto finta di non conoscermi!
Lily scuote la testa: - Hai presente quando saluti Thomas Miller di Fisica e fatti tre metri scoppi a ridere, dicendomi che è veramente brutto?
Freya scoppia a piangere, ma Lily non riesce a stare male. Ci ha provato, ma, no, non riesce.


- Perché cazzo non me l'hai detto? - le chiede Luke, appoggiato mollemente al muro.
Olivia e Calum sono in salotto e potrebbero sentire tutto, ma a lui non sembra importare.
- A che pro? - e Bec è sempre la solita, non cambia mai di una virgola.
- Siamo una cazzo di coppia!
- E non abbiamo nemmeno diciotto anni, cristo, te ne rendi conto?
- Ma le cose si fanno in due, Bec, capisci? Non puoi fare sempre tutto da sola - sbotta lui - Stavolta è andata bene, ma se non fosse stato un semplice ritardo? Sarebbe stato mio figlio e... No, vaffanculo, non puoi capire.
Bec si alza di scatto dalla sedia sulla quale è stata seduta fino ad ora e: - Taci - gli ordina.
Luke ammutolisce, passando la mano tremante tra i capelli.
Ha paura, ce l'ha adesso, lo si capisce da come non riesce a stare fermo per un solo secondo.
- Vorrei soltanto che capissi che sono cose che riguardano entrambi, queste, non voglio che tu pensi di essere sola.
Bec sussulta impercettibilmente, quando la mano di Luke raggiunge la sua guancia, umida di lacrime.
- Non ti lascio sola, Bec, non lo farei mai.
E' con un urgenza non certo premeditata che Bec si sporge verso di lui per cercare le sue labbra.
Non avrebbe senso dire che il loro è un bacio perfetto, perché in tutta sincerità se ne sono dati di migliori, ma le mani tremano forte, le gambe ancora di più, Calum e Olivia sono di là, seduti sul divano a giocare, il sole fuori splende, non c'è nessuna vita nella pancia di Bec e va bene così.
Va veramente bene così.














NdA: Ehilà!
Per prima cosa, vi chiedo scusa se ancora non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma (come chi mi conosce sa) sono sempre dietro a fare qualcosa e il fatto che io sia stata in montagna per una settimana non ha di certo aiutato!
Prometto che appena avrò un po' di tempo risponderò, in ogni caso sappiate che leggo sempre quello che mi scrivete e che lo apprezzo infinitamente :')
Poi, veniamo al capitolo, scritto in nemmeno due giorni (ahahahahah): visto che Bec non è incinta? Dai, mi sarei sentita una bastarda a rovinare così la vita del povero Lucas!!
E poi, mmmh, Ashton, MA CHE COMBINI? No ragazze, è senza pudore questo quiiii!
Ok. Sto delirando. Fuggo, in più che un certo M mi sta mandando dei video eheh
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 22
*** Partire ***


Alla Giulia e alla Fre,
e anche agli anonimi di Ask,
che ora siamo più amiche di prima






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ventidue

partire








A Lily piacciono tantissimo Bec e Olivia.
Si era sempre limitata ad osservarle da lontano, a studiare i loro sorrisi e i loro modi di fare, a cercare di capire perché mai la mora si ostinasse a mettere una giacca di pelle evidentemente da uomo ed evidentemente troppo grande, a provare ad interpretare i gusti della bionda in fatto di moda, perché, va bene tutto, ma le collant strappate non sono esattamente il massimo.
Adesso sono tutte e tre in balcone, a casa di Bec, sedute con la schiena contro il muro e le gambe incrociate.
Fa un caldo incredibile, a Sydney, segno che anche quest'anno l'estate sarà all'insegna del sole e del divertimento. L'anno scolastico è finito esattamente ieri e Lily sta ancora metabolizzando il fatto che Michael non sarà più all'ordine del giorno.
A distrarla dai suoi pensieri pensano le altre due, comunque.
- Perchè, non ti sei mai immaginata un Calum Hood tutto sudato? A petto nudo? - dice Bec, con la sigaretta tra le labbra - Non farmi ridere, Olly.
Olivia alza gli occhi, ma si vede chiaramente quanto quel discorso la stia divertendo.
Lily, invece, ha le gote colorate di rosso intenso e, no, non è il fard.
- Allora? - incalza Bec, con gli occhi socchiusi e un sorrisetto impertinente ad incresparle le labbra.
- Non c'è bisogno che io me lo immagini - asserisce Olivia, ridendo soddisfatta davanti all'espressione confusa di Bec.
- Avete fatto sesso?
Olivia annuisce soddisfatta. - Cristo - Bec sembra perdere anche quel po' di colore che ha in viso - Ma quando?
La bionda ridacchia, passando la sigaretta a Lily: - Vuoi un tiro?
Lei si affretta a scuotere il capo velocemente, perchè, no, non ha mai fumato e non crede nemmeno di essere capace.
- Dai, non ti fa male - la esorta Bec.
Lily afferra riluttante la sigaretta e la porta alle labbra, senza nascondere un po' di tremolio alle mani.
Aspira e, anche se aveva sperato di non fare figuracce, si strozza con il fumo e prende a tossire furiosamente.
Si aspetta forse che le due le ridano in faccia, ma Bec sorride semplicemente e: - E' sempre così, la prima volta.
- Tu hai quasi vomitato - le ricorda Olivia, poi torna a rivolgersi a Lily - Ti piace?
Lei alza le spalle e annuisce, ma effettivamente non sa ancora se le piaccia o meno: il gusto non è male, ma il bruciore in gola la infastidisce e, forse, dovrebbe fare un altro tiro per decidere.
- Con Mike? - le chiede Bec, di getto.
- Mi piace - ammette sintetica la più piccola.
- Tu piaci a lui.
Lily sorride entusiasta, perchè un po' l'aveva capito, di piacergli, ma sentirselo dire fa tutto un altro effetto.


Che a Leah Carrols sia sempre stato sul cazzo Michael Clifford è un dato di fatto, una di quelle cose assolutamente imprescindibili, tipo il classico due più due.
Non hanno mai parlato, in realtà, ma le sta tremendamente antipatico, a pelle.
E, ok, tutto questo è rinomato, ma Leah non ce la fa, a non scoppiare a piangere sulla panchina, proprio mentre Mike le passa affianco.
Sono diversi giorni che Leah non ce la fa, perché se si volta a destra o a sinsitra si trova sola, sola come probabilmente non è mai stata nella sua cazzo di vita.
Aveva una migliore amica e l'ha persa, per un ragazzo che comunque non è mai stato e mai sarà suo.
Michael le vede e, sì, teoricamente è di fretta, ma si sente quasi in dovere di fermarsi, perché probabilmente la Carrols piange per qualcosa che Ashton avrebbe dovuto fare e che non ha fatto, quindi la capisce.
La loro relazione gli puzza un po', ma la capisce lo stesso.
- E' tutto ok?
- Certo - sbotta subito lei, spostandosi bruscamente di qualche centimetro, in modo tale da non essere in contatto con il ragazzo.
- Calmati, Leah.
- Vaffanculo.
Michael alza gli occhi al cielo e si chiede perché diamine sia lì, anzichè correre verso casa di Calum per le prove, con una che oltretutto non ha alcuna intenzione di collaborare.
- Ashton ha... ha fatto qualcosa di sbagliato?
- Non c'entra Ashton.
- Ok - replica lui - Quindi non c'entra niente la vostra relazione?
Leah sbuffa, asciugandosi in fretta una lacrima con il palmo della mano: - Non so nemmeno se possa definirsi "relazione", quella cosa! Credo di farmi schifo.
Michael strabuzza gli occhi, passandosi una mano tra i capelli. E, sì, deve rifarsi una cazzo di tinta. Decisamente. - Non credi di esagerare? - le chiede, fissandosi le mani (e quei due calli dovuti alla chitarra) - Non... Tu non fai schifo, Leah! Magari è tutto partito nel modo sbagliato e... Oddio, non saprei che cosa dirti, alla fine, perché non so un cazzo della vostra storia. Ashton ci ha raccontato poco o nulla.
- Vuole partire? - esala lei, ignorando volutamente tutto il discorso di Michael.
- Così ha detto.
Mike si aspetta quasi che lei scoppi a piangere, ma Leah non si scompone minimamente: mantiene lo sguardo fisso in avanti, le labbra serrate e gli occhi socchiusi, ancora umidi.
- Non... Non ti dispiace?
- Cosa?
- Che se ne voglia andare!
Leah si volta a guardare Michael negli occhi e lo trova con le spalle ricurve, gli occhi un po' più grandi del solito e la bocca leggermente dischiusa. E' il ritratto del dispiacere, lui, e lei non se la sente più, di parlare.
Si alza, silenziosamente, gli concede un ultimo sguardo, poi se ne va.


Ashton è al Full Stop, seduto nel tavolino accanto alla finestra che dà sulla strada, con una bottiglia di birra tedesca davanti e un sacco di dubbi.
Agatha arriva perfettamente puntuale, alle sedici precise, vestita con un adorabile vestito verde acqua che le fascia perfettamente il fisico esile, senza però lasciar intravedere troppo.
Ad Ashton, però, le cose adorabili non sono mai piaciute.
Gli sorride allegra, prima di sedersi sullo sgabello di fronte al suo.
- Come va? - chiede lui, con una smorfia strana dipinta sul viso al posto del solito sorriso.
- Diciamo bene, credo che la scuola mi mancherà! - gli risponde - Tu?
- Così.
Agatha gli sorride e allunga le mani sul tavolo. Ordina un tè freddo (rigorosamente al limone) e poi tace, in attesa che sia Ashton a rompere il ghiaccio.
Così è, infatti: - Volevo... Solamente sistemare la situazione.
- Quale situazione, scusa?
Ashton si chiede come sia possibile trovare così irritante una persona tanto bella, ma preferisce non darsi risposta.
- Io e te. E Leah, anche.
- Non credo ci sia nulla da sistemare, ormai - mormora lei, con il suo solito, smagliante sorriso - Stai con Leah Carrols e io me ne sono fatta una ragione.
- Non sto con Leah - asserisce Ashton - Io e lei siamo più...
- Quel genere di amici che vanno a letto insieme, sì, immaginavo - Agatha sorride comprensiva, Ashton preferisce stare zitto e incassare il colpo, 'ché detta così fa già abbastanza pena.
- Cambiando discorso, cosa hai intenzione di fare, finita la scuola?
- Non credo di rimanere a Sydney.
Agatha sembra realmente colpita, tanto che spalanca la bocca e sgrana i suoi occhioni azzurri: - Veramente? Ma... C'è la tua vita qui! Tutta la tua vita!
Ashton si limita ad alzare le spalle. Non si sente bene, da troppo tempo ormai è come se vivesse costantemente sotto tono, come se non ci fosse nulla di realmente stimolante nella sua vita. Impegnarsi in qualsiasi cosa gli risulta difficile e, no, non ha intenzione di passare altro tempo a fissare il soffitto della sua merda di cameretta. Non ha intenzione nemmeno di andare alle prove, che cominceranno esattamente tra dieci minuti, perché i 5 Seconds of Summer gli hanno dato tanto, troppo, e non se la sente di portare avanti per altri dieci giorni un sogno destinato a finire.
- Mancherai moltissimo a Luke - mormora Agatha - Mi parlava spesso di te!
- Tu e Luke siete stati insieme due anni fa.
- Mi parlava comunque di te.
Ashton annuisce.
Non andrà nemmeno domani alle prove.














NdA: Ma weeeeeeeee!
Cosa abbiamo scoperto in questo capitolo! Ma Agatha e Luke sono stati insieme! Nel 2011, già ahahah
E Michael quanto è carino? Lui però pensa che Leah stia male per Ashton, non ci prende proprio!
Baaaah, non so assolutamente che cosa dire, se non che tra poco questa ff sarà finita. L'altro giorno mi sono fermata a pensare che tra poco dovrò cliccare su "Completa" e, boh, no. Ma ok.
Momento spam, comunque: io e quelle due pazze di Seidimattina e SheevaQuinn abbiamo pubblicato una os a sei mani (A SEI MANI), Miami safari. Se passaste ci fareste un sacco felici :)
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 23
*** 2013 ***




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ventitrè

2013








Calum cammina veloce, con le cuffiette nelle orecchie, Eminem a palla e una voglia incredibile di prendere a calci qualsiasi cosa.
Sulla sua clavicola c'è tatuato un 2012 in cifre romane, il 2013 sta per finire (mancano esattamente tre giorni) e il 2014 lo spaventa come non mai.
Fa un caldo che non si può minimamente immaginare, a Sydney, e Olivia non gli risponde ai messaggi da almeno un'ora, ma non è questo il problema, adesso, perché Ashton l'ha chiamato e Ashton non lo chiama mai. Arriva a casa Irwin che "The Real Slim Shady" è appena finita, così spegne la musica e suona il campanello.
Gli apre Lauren, che ha il solito, classico sorriso dipinto sul viso e: - Ash è in camera sua - lo informa.
- Ok.
Ed è vero, Calum trova Ashton steso sul letto, in mezzo a una marea di vestiti (tutti neri). C'è un trolley rosso accanto alla porta, ma decide di ignorarlo volutamente.
- Cosa cazzo stai facendo?
- Parto.
- Quando la pianterai con 'sta stronzata?
Ashton si alza a sedere e fissa truce quello che è uno dei suoi migliori amici.
- Ho scritto una nuova canzone - lo informa Calum, sfilandosi le Vans nere e buttandole in un angolo della stanza.
Ashton si limita ad osservare il tutto, senza dire una sola parola. Non ha alcuna voglia di fermarsi a pensare a tutte le piccole cose che gli mancheranno, come la snervante mania di Calum di comportarsi da padrone a casa d'altri, ma Sydney gli va stretta, capito?
- Si chiama Long Way Home e... - comincia il moro, ma è costretto ad interrompersi, perché qualcosa non va nello sguardo del batterista - Ashton?
- Dimmi.
E Calum è impulsivo, di brutto, è totalmente privo di tatto, è sincero. Ed è distrutto, ma se ne rende conto solamente ora.
- Ci vuoi lasciare da soli.
- Ma che cazzo dici? - gli chiede Ashton, con un sorriso che più tirato di così non potrebbe.
- Mi hai sentito - ribatte Calum - Non farmelo ripetere, testa di cazzo.
Ashton batte una paio di volte la mano sul letto, facendo segno al minore di sedersi accanto. Calum obbedisce e, non appena tocca il materasso morbido, sente il braccio di Ashton cingergli le spalle.
- Non vorrei partire - gli spiega, con la voce che trema un po' - Sono più le volte che ci ripenso che quelle in cui dico "Sì, merda, parto e spacco il mondo", perché tu mi conosci e, va beh, lo sai come sono. Ma sbaglio sempre e sbaglio tutto e, non so, ma voglio partire, stavolta non voglio fare il codardo e rimanere a Sydney perché ho paura anche della mia cazzo di ombra.
Calum vorrebbe dire qualcosa, che sia possibilmente intelligente e non banale, ma gli riesce solo di annuire con un "Ok" sussurrato a mezza voce, con gli occhi rivolti alle punte dei piedi.
Ashton gli batte una pacca sulla spalla e: - Parto il due gennaio, comunque.


A Olivia piace da morire stare seduta ad osservare semplicemente Luke che dipinge. Inizialmente a lui dava un po' fastidio la costante presenza di qualcuno dietro le spalle, ma ci ha fatto l'abitudine e quasi gli piace portare con sè la bionda: ha occhio, gli passa le bombolette e talvolta gli fa delle belle foto, il che non guasta mai.
- Manca meno di un mese al compleanno di Calum - le fa notare, dopo averle chiesto la bomboletta del blu.
Olivia annuisce e: - Fa diciotto anni, lo stronzo.
- Non so minimamente che cosa regalargli.
- Una stecca di sigarette andrà bene - ridacchia Olivia, accorgendosi improvvisamente di avere voglia di fumare - Anzi, una fornitura annuale di tabacco.
Luke ride, scuote la testa e giocherella con il piercing, concentrato per dare gli ultimi tocchi al suo pezzo.
- Michael aveva pensato di regalargli l'intera discografia dei Green Day, ma...
- Ma ci ho pensato prima io - conclude Olivia per lui, con un sorrisetto compiaciuto.
- Esatto.
A Luke, Olivia, piace moltissimo.
La trova intelligente, matura, divertente ed è fortemente convinto che nessuna al mondo potrebbe mai meritarsi Calum Hood più di lei.
Che poi gli viene anche da ridere, ma Luke è uno che adora fantasticare su ogni futuro anche solo lontanamente probabile e ora ha immaginato Olivia e Calum nella loro casetta di campagna, con un paio di bambini dai capelli biondi e gli occhi a mandorla, un cane (perché Calum un cane deve averlo) e un sacco di cd sparsi per tutta la casa.
- Cos'hai da sorridere, Hemmo?
- Niente - le fa l'occhiolino - Però sono contento che tu e Cal stiate insieme.
- Mh - sorride anche Olivia, infilando le mani nelle tasche dei jeans larghi che sta indossando - Secondo te è una cazzata pensare di tatuarsi una frase?
Luke poggia la bomboletta del bianco e fa qualche passo indietro per osservare il disegno per intero. Ha un'espressione concentrata che Bec adorerebbe e Olivia non può fare a meno di sorridere un pochino.
- Che frase? - le chiede, senza comunque staccare gli occhi dal muro.
- I feel you burning under my skin.


E' il 30 dicembre, sono appena passate le quindici e non ha mai fatto così tanto caldo, secondo Bec. Lily non sa se darle ragione o meno, nel dubbio ridacchia.
Stanno camminando tenendosi a braccetto, dirette al supermercato più vicino a casa di Michael, che le segue con un sorriso che non accenna proprio ad andarsene.
Domani sera festeggeranno tutti insieme il capodanno, a casa Clifford, e loro tre sono stati incaricati dalla banda di fare la spesa. Quella alcolica, soprattutto.
- Perché avete lasciato la musica a Calum? - chiede Bec, precedendo gli altri due per i corridoi - Non ho voglia di sentire Green Day e i cazzo di Clash tutta la sera!
- Oh, Rebecca, Rebecca... - esordisce Mike, buttando tre cartoni di succo alla pera nel carrello.
- Non chiamarmi Rebecca, santo cielo! - sbotta lei, per tutta risposta - E, secondo me, ne bastano due di cartoni!
- Dici?
Lei annuisce con convinzione: - Dopo quattro chupiti siamo già tutti abbastanza fuori da dimenticarci del succo.
Michael ride apertamente e riporta a posto una confezione di succo.
Lily osserva la scena in silenzio, sorridendo contenta: è scorretto dire che questo sarà il primo capodanno che festeggia, mentre è molto meglio dire che sarà il primo capodanno che festeggerà degnamente.
- Sono contento che tu abbia deciso di venire - le confessa Michael, avvicinandosi piano.
Bec è avanti un paio di metri, intenta a cercare il pacco di patatine più conveniente.
- Non potevo restare a casa - replica lei, cercando immediatamente i suoi occhi - Non... Non dopo tutto quello che è successo in questi ultimi mesi.
- Sei stata una delle sorprese migliori del 2013.
- Anche tu, Mike.
Lui sorride, fissa un po' le punte dei suoi stivaletti neri e si chiede come sia possibile che uno come lui, con i jeans a righe bianche e nere, i capelli di colori improponibili (o psichedelici, come dice Luke) e gli orecchini possa essere stato una sorpresa nella felicemente banale vita di Lily McGillan.
In realtà, è il momento perfetto per scambiarsi il primo bacio che, cazzo, aspettano entrambi da un sacco di tempo, ma si sente Bec urlacchiare dal fondo della corsia.
- Oddio! Queste costano soltanto... - si interrompe bruscamente, abbassando le braccia, per fissare i due con una strana espressione sul volto - Ho interrotto qualcosa?
Michael tossicchia, Lily si affretta a smentire, tutta agitata.
- Oh, bene! Perché ho trovato queste patatine in offerta e, ti giuro, Mike, che ti preparo una cena fantastica per domani!
- Il tuo lato da figlia di un proprietario di pub sta uscendo?
- Potrebbe anche essere.
Michael scoppia a ridere e abbraccia Bec di riflesso. Lily si gode la scena, spostando in continuazione il peso da una gamba all'altra.
Ok che Michael è stato una bella sorpresa, ok che è stato la più bella sorpresa, ma in un bacio prima di essere ufficialmente nel 2014 Lily continua a sperarci.














NdA: Are we wasting tiiiiiiiime
Yes, sto ascoltando Close as strangers, ed è la millesima volta, ma ok.
Che dire, mh, siamo arrivate alla fine. Io non ci credo ancora, ma questo è veramente l'ultimo capitolo! Penso che sia abbastanza intuibile di cosa tratterà l'epilogo ahahah niente, mi piaceva pensare che il 2013 finisse e con esso finissero un po' anche i 5 Seconds of Summer. Detta così sembra quasi che mi piaccia far partire Ashton, ma, boh, era così che doveva andare :)
Ashton a Sydney non ha più quello che cerca, nemmeno la band gli sembra un motivo abbastanza importante per rimanere, perché qui non esistono cover e non esiste Louis Tomlinson che li nota, gli altri vorranno andare all'università e non c'è spazio per i sogni di Ashton in mezzo a tutto.
Poi, che altro dire, Luke e Olivia. Io adoro la loro amicizia e finalmente scopriamo che tatuaggio vorrebbe farsi Olivia ahahah immagino che metà di voi si siano dimenticate di questa circostanza, in mezzo a tutto quello che è successo, tra probabili gravidanze e Freya che fa la mongola.
Spero che non reputiate banale la mia scelta, dato che quella frase ha un significato enorme innanzitutto per me (e chi mi conosce veramente bene, qui starà sorridendo immagino) e anche per Olivia.
Infine. Lily e Michael. Lo so che volevate un bacio, maaa ehm ahahahah dovrete aspettare ancora eheh
Ok ho scritto un papiro, ma il fatto è che vorrei che Young blood non finisse. Adesso fuggo, se no scrivo altre ottantaquattro righe di nota.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 24
*** Epilogo ***




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epilogo








Sono esattamente le ventritrè, quando Luke fa cenno agli altri di seguirlo.
Michael sorride e, passato un braccio intorno alle spalle di Lily, segue il suo biondo amico all'esterno. Con loro ci sono Calum e Olivia, Bec Lewis, Ashton e Leah Carrols.
Non è esattamente il genere di serata alla quale i 5 Seconds of Summer sono abituati, anzi. Sono ancora tutti abbastanza sobri, ma Ashton è stato chiaro, con le sue richieste.
Olivia ha in borsa qualche superalcolico, Leah ha l'erba e, sì, manca un'ora al 2014, quindi si dirigono il più silenziosamente possibile in spiaggia, che dista nemmeno dieci minuti da casa di Michael.


Ashton e Luke hanno appena finito di accendere il fuoco e Bec sorride maliziosa, anche se ora come ora vorrebbe soltanto piangere, per tutta la felicità che minaccia di farle scoppiare il petto da un momento all'altro.
Non le sembra vero, di essere lì, sulla spiaggia, a festeggiare il capodanno con persone che fino a settembre nemmeno conosceva.
Luke le si siede accanto, lasciando che Bec appoggi la sua testa sulla sua spalla. Le loro mani si cercano, immediatamente, ed è francamente strano come la mora si stia lasciando andare così tanto con qualcuno.
A Bec piace tutto ciò che l'aiuta ad evitare di pensare, tutto quello che è in grado di sballarla, metterla al tappeto, distruggerla, perché, sostanzialmente, per quanto continui a ripetere che la sua vita le piace, non è assolutamente così.
Ama Luke Hemmings, comunque, ne è certa. Uno di 'sti giorni glielo dice.


Calum dà un bacio sulla tempia di Olivia, tornando poi a sorridere, fissando il fuoco allegro che si agita davanti ai suoi occhi.
A casa ha un quaderno dalla copertina marrone dove ha annotato centinaia di frasi, di idee, di semplici parole, con tutti i rispettivi accordi. Non ha mai smesso di scrivere canzoni, e anche se la maggior parte di esse non avrà mai il coraggio di farle sentire a nessuno, va bene così.
Non riesce a pensare ad altro che alle sue canzoni, a Olivia che è appoggiata blandamente sul suo petto, al fatto che vorrebbe tanto buttare giù qualche frase, ora come ora.
Calum è impulsivo, cazzo, è impaziente, ma si sente leggermente diverso, da settembre. E, sì, l'aveva detto: stavolta un altro tatuaggio lo fa veramente.


Michael stringe tra le mani la sua chitarra, quella un po' vecchia, che ha accompagnato lui, Luke e Calum fin dagli esordi, quando ancora avevano quei terribili ciuffi piastrati a coprire quei pochi brufoli sulla fronte.
Lily lo osserva sorridente, Mike lo sa: ha imparato a conoscerla, a capirla, in questi mesi.
Si conoscono dal loro primo concerto e, ok, non è tanto, ma c'è comunque qualcosa, capito? Michael è uno che queste cose le capisce, è uno che sta in silenzio, ma si guarda intorno e annota tutto, mentalmente.
Ha imparato a memoria le più piccole e stupide abitudini di Lily McGillan, si è accorto immediatamente di quando s'era schiarita i capelli e, se chiude gli occhi, sa perfettamente la posizione dei nei sul suo viso.
Sorride, neanche troppo inconsapevolmente, perché s'era perso, ma adesso lui c'è, c'è ancora. Ed è vero, cazzo, è vero che è lui, la mente dei 5 Seconds of Summer.


Leah sorride un po' imbarazzata in direzione di Ashton, mentre lui le fa un occhiolino.
Ai piedi ha le sue solite Dr Martens e, non avendo nulla di meglio da fare, si rende conto adesso che la suola si sta scollando. Forse sua madre ha ragione, dovrebbe buttarle, nonostante ci sia così dannatamente affezionata.
Le aveva comprate verdi perché di anfibi neri Sydney era piena, ma ora quel colore non fa che ricordarle Freya.
In ogni caso, pensa, potrebbe acquistarne un altro paio.
Il fatto è che si sente così tremendamente in soggezione, specialmente perché la Simmons e Hood non fanno che ridacchiare tra di loro, Bec Lewis la guarda male (ci potrebbe giurare, la guarda veramente male), Luke Hemmings non l'ha ancora calcolata e non crede nemmeno di stare simpatica alla McGillan.
Ashton le sorride in continuazione, come se si sentisse in colpa per qualcosa.
Leah decide di buttare le Dr Martens, 'ché il 2013 è un anno da dimenticare.


Luke è intento a giocare con il piercing nero che porta al labbro da quasi un anno, quando Calum spara l'ennesima battuta stupida.
Vede Olivia tirargli un piccolo schiaffo sulla coscia e non può fare a meno di tuffare il viso tra i capelli scuri di Bec. Profumano di qualcosa che lui non è ancora riuscito ad identificare, in questi mesi, ma sa per certo che gli piace, qualunque cosa sia.
Michael ridendo gli ha detto che il profumo di Bec gli piace in quanto è di Bec e, sì, forse è vero, ma Luke è così: non ha mezze misure e, no, non potrebbe mai innamorarsi di qualcuno se avesse anche solo un minimo difetto, un qualcosa a spezzare tutta l'armonia.
E la ama, cazzo, la ama sul serio, ma non ancora non gliel'ha detto. Non per orgoglio, però, perché non si tratta di quello. Prende a giocherellare con il piercing al labbro, sente Bec muoversi leggermente e, ok, forse è il momento.
- Ti amo, Bec.
Lei lo bacia.


Olivia non ce la fa più, vuole baciare Calum e vuole baciarlo come se fosse l'ultima volta che le è concesso di farlo.
Lui in questo momento le sta accarezzando la pelle un po' più abbronzata del solito della coscia, attraverso il buco enorme delle collant scure.
Non credeva fosse possibile, dopo quell'episodio del '99, a settembre, arrivare fino a , con Calum.
Olivia è incredibilmente orgogliosa, è sicura di sè, è riflessiva, ma si sente annullata di fronte agli occhi a mandorla del suo ragazzo, di fronte alla sua altezza considerevole.
Crede di aver imparato qualcosa da lui, comunque, perché non credeva che fosse possibile tenerle testa, non credeva che in qualche modo qualcuno potesse lottare così strenuamente per lei.
Quindi, sì, Calum non è stato nè il suo primo "Ti amo", nè la sua prima volta, ma è stato il primo a combattere per averla e questo vale più di ogni altra cosa.


Lily si stringe nella felpa nera di Michael e sospira, contenta, ma neanche troppo.
Il fatto è che manca veramente poco, è questione di minuti e il 2014 sarà qui, ma lei e Mike ancora non sono riusciti a stare soli, nemmeno per un istante.
Avrebbe voluto baciarlo, prima della mezzanotte, o magari avrebbe anche preferito che fosse lui a prendere l'iniziativa, ma si rende conto che tutto quello in cui ha sperato nei giorni precedenti, probabilmente non avverrà.
Maledice la sua inesperienza, maledice Michael che sembra addormentato, Bec e Luke che si sono appena detti di amarsi (lei li ha sentiti perfettamente, essendo accanto a loro), Leah e Ashton che continuano a cercarsi, nonostante non stiano insieme, e pure Calum e Olivia che sono talmente innamorati da non rendersi conto di essere in mezzo alla gente.
Non capisce perché dev'essere lei, quella timorosa di farsi avanti.
Poi Michael la chiama affianco a sè e lei lo raggiunge lo stesso, con il solito sorriso innamorato in faccia, 'ché per amarsi forse non c'è bisogno di baciarsi.


Ashton controlla sul cellulare e, sì, stavolta ci siamo.
Calum accanto a lui apre la bottiglia di Jagermeister, ma prima di berne lui, la porge ad Olivia.
- 3, 2, 1! - urlacchia Luke, abbracciando stretta Bec, la quale scuote la testa e gli tira un calcio amichevole.
E' tutto un susseguirsi di auguri, poi, di abbracci, baci, sorrisi e sorsi di liquore direttamente dalla bottiglia.
Ashton è felice, ora, ma sa perfettamente che durerà poco, quindi, sì, tra poco più di ventiquattr'ore sarà dall'altra parte del mondo, a Dublino, ma forse non ha più così tanta paura.
Nessuno sa dove andrà, a parte sua madre e il suo patrigno, ma va bene così, tutto sommato.
Guarda uno per uno i volti dei suoi migliori amici ed è giusto così, penso, probabilmente sarebbe soltanto un freno per loro.
- Mi mancherai, Ash - gli confessa Bec, liberatasi da Luke per un attimo.
- Non è un addio.
- Sei un coglione, comunque - si intromette Olivia e ad Ashton viene da ridere, perché ormai entrambe sono la cazzo di fotocopia di Luke e Calum.
- Vi affido quei due deficienti - ridacchia - Non lasciateli per nessun motivo al mondo.
Olivia ride, abbassando lo sguardo.
Ashton sa che è assolutamente impossibile, ma spera di trovare le stesse persone, quando poi tornerà.
E intanto i fuochi d'artificio illuminano il cielo di Sydney.















NdA: Ok, sono qui a scrivere lo spazio autore di Young blood per l'ultima volta.
A parte che non so che cazzo dire, perché io sono una di quelle che parlano sempre, in continuazione e poi non trovano mai le parole quando servono realmente.
Niente, è dal 25 aprile che vado avanti con Young blood, tra alti e bassi, tra momenti di stallo, giorni in cui scrivevo tre capitoli di filata, sono arrivata alla fine.
Che poi, sì, chi mi conosce sa che non sono capace di mettere un punto definitivo a questa storia, a questi personaggi. Sarà che mi hanno accompagnata in uno dei periodi più difficili della mia vita, ma sono tremendamente affezionata ad Olivia, Bec, Lily, Leah, persino ad Agatha e Freya, nonostante sappiate tutte quanto mi stiano sul cazzo ahah
Poi, vabe, dei ragazzi preferisco assolutamente non parlarne, qui, perché mi lancerei a scrivere righe su righe. Il 25 aprile non sapevo assolutamente che la cosa sarebbe degenerata così, non sapevo proprio che i 5 Seconds of Summer mi avrebbero riempito la vita così tanto. E non parlo di loro, parlo di quello che consegue dall'averli conosciuti.
Quindi, ok, mi trovo a ringraziare un po' di persone :)
Ringrazio la Je, che mi è stata attaccata dall'inizio, quando entrambe dicevamo "Noooo, i 5SOS no, non voglio un'altra band da seguireeee"; ringrazio la Ceci, che anche se odia ogni personaggio (Bec soprattutto), non mi ha mai abbandonata; ringrazio la Yeli, che ha recensito ogni singolo capitolo, rendendomi felicissima, che sa tutto di me e tutto di questa storia; ringrazio infine la Fre e la Giuli, che sono diventate da un giorno all'altro una delle sorprese più belle di quest'estate fantastica, vi amo ragazze.
Bene, fuggo, ma vi avviso di tenere sott'occhio il mio profilo, perché le sorprese non sono assolutamente finite, come può testimoniare il banner qua sotto ;)
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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