Can you feel the love, tonight?

di SellyLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colpo di fulmine (Kowalski/Doris) ***
Capitolo 2: *** Gelosia ( Julien/Marlene; Skipper/Marlene ) ***
Capitolo 3: *** Tradimento (Skipper/Marlene; Julien/Marlene; Skipper/Julien) ***



Capitolo 1
*** Colpo di fulmine (Kowalski/Doris) ***


Titolo: Can you feel the love, tonight?
Autore: SellyLuna
Prompt: Colpo di fulmine
Fandom: I pinguini di Madagascar
Rating: verde
Avvertimenti: Probabile OOC.
Eventuali note dell’autore: Ed eccoci qui. C: Questa è la mia prima raccolta ed è la mia prima challenge. Questa raccolta, infatti, nasce proprio grazie alla challenge a cui partecipa e cioè “Challenge in Love” indetta da _Marlene_ sul forum di efp.  
Ho voluto iniziare dal prompt “Colpo di fulmine” e la coppia più adatta per rappresentarlo mi sembrava la Kowalski/Doris. È la prima che scrivo, spero che l’OOC, in caso fosse presente, non sia troppo fastidioso. O.o Inoltre, spero che questo loro probabile primo incontro possa essere verosimile.
A voi il giudizio! C:
Buona lettura! ^_^

 
 
CAN YOU FEEL THE LOVE, TONIGHT? 
 
 


Colpo di fulmine.

Kowalski si ricordava perfettamente il giorno in cui la vide per la prima volta. Era un martedì, quella sera ci sarebbe stata la luna piena e, da qualche parte nel mondo, si poteva assistere al passaggio di una stella cometa, un evento più unico che raro.
Tuttavia il suo evento speciale era stato la fortuna di incontrare lei, quella dea del mare. Era un incanto, non aveva mai visto nulla di più bello e mirabile.
La sua parte razionale e scientifica non condivideva affatto i pensieri troppo enfatici e pieni di sentimento che aveva formulato per una sconosciuta, per quanto potesse essere realmente affascinante.
Ma, in quel frangente, Kowalski ignorò il raziocinio e si rifugiò nei suoi sentimenti, si affidò a quella parte della sua personalità a cui non dava mai ascolto e che non credeva nemmeno di possedere, arrivando a seguirne i consigli che lo avrebbero portato a compiere follie per amore.
Ne era certo: si era innamorato veramente. Il suo non era un sentimento effimero come una semplice cotta giovanile e quindi passeggera; sapeva che l’avrebbe amata per tutta la vita e che, se non fosse stato ricambiato, ne avrebbe sofferto enormemente.
Da scienziato qual era non credeva nel potere dell’amore, tuttavia aveva tutte le prove per poter affermare di essere stato vittima di Cupido e delle sue infallibili frecce. Era stregato dalla bellezza di quella splendida creatura.
Ma è semplicemente un delfino e tu sai benissimo che non c’è futuro alcuno per voi: è scientificamente provato.
La ragione riuscì a far capolino nella sua mente incantata e, cattiva, gli sbatté in faccia la verità, cercando di convincerlo.
Ma Kowalski decise di non ascoltare la voce della propria coscienza e, titubante, si avvicinò alla femmina che gli aveva rapito il cuore e a cui aveva già, segretamente, promesso amore eterno.
<< Ciao! >> lo saluto lei non appena lo vide approcciarsi. << Come ti chiami?>> chiese, curiosa e gioviale. 
<< C-ciao! M- mi c-chiamo Ko-Ko-Kowalski. >> le rispose, balbettando.
Si meravigliò; non aveva mai avuto problemi di balbuzie, aveva sempre espresso le sue tesi in modo impeccabile, utilizzando “paroloni” come li definiva Soldato, padroneggiava particolarmente bene la lingua e il linguaggio scientifico e tecnico.
Non si seppe spiegare perché davanti a lei non riusciva a formulare frasi sensate e intere, senza singhiozzi.
Era talmente estasiato che doveva proprio avere un’espressione da imbecille; si immaginava con il becco leggermente aperto – sperò di non avere la lingua di fuori come capitava spesso a Rico, sarebbe stato troppo imbarazzante – e i suoi occhi che fissavano il dolce muso della delfina catturando ogni suo movimento e cambio d’espressione; era più forte di lui, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
<< Ok Ko-Ko-Kowalski. È un piacere conoscerti. >> gli disse, sorridendo.
<< Lo sai? Sei davvero buffo. >> Sembrava divertita.
Kowalski non afferrò il significato profondo della frase, altrimenti avrebbe intuito come sarebbe andata a finire.
Rispose a tale affermazione con un sorriso tirato.
Calò il silenzio tra loro; Kowalski, stranamente, era a corto di parole, rimase immobile a fissarla.
Doveva esserle sembrato un tale imbranato, tutto sommato divertente, perché le sue espressioni avevano procurato in lei attimi di riso, ma poi sguardi confusi.
<< Si è fatto tardi. È meglio che vada. >> si congedò lei, in modo cordiale.
Stava per voltarsi e tuffarsi nel profondo blu, quando la voce del pinguino la fermò.
<< Aspetta! Non mi hai detto il tuo nome! >>
<< Doris. Mi chiamo Doris. >> gli disse, facendo l’occhiolino. << Addio. >> e si lasciò accogliere dalle profondità marine.
<< Doris. >> ripeté, gustandone il suono.
Sperò che quello non fosse un vero addio, desiderava incontrarla di nuovo per poter esternarle i suoi sentimenti.



 

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Capitolo 2
*** Gelosia ( Julien/Marlene; Skipper/Marlene ) ***



Titolo: Can you feel the love, tonight?
Autore: SellyLuna
Prompt: Gelosia
Fandom: I pinguini di Madagascar
Rating: verde
Avvertimenti: What if? Probabile OOC – messo sempre per sicurezza, tuttavia mi auguro sempre che quell ‘OOC – tanto o poco che sia – non sia troppo fastidioso. È forse chiedere troppo? :D 
Eventuali note dell’autore: Bene che dire? Finalmente vede la luce il secondo capitolo della raccolta. ^_^
C’ho messo un po’ di tempo, perché all’inizio pensavo di scrivere per un altro prompt, ma la fic che avevo scritto sforava troppo, per cui ho dovuto cambiare un po’ i programmi.
Così, ho deciso di ripiegare su un altro prompt. Ed eccomi qui con Gelosia. In realtà, prima di questa versione ne avevo scritta un’altra, ma non mi ispirava e così l’ho riscritto. Ed è uscito questo.
Avviso tutti i lettori che io non amo molto la SkiLene – almeno non nel contesto originario, ma posso accettarla in una AU human , sì lo so sono tutta strana. XD – spero possiate perdonarmi. C:
Quindi, non sono sicura di aver fatto un buon lavoro, nonostante l’impegno. ;) Inoltre, nella mia fic ci sono solo accenni della SkiLene e per giunta, il tutto è visto solamente dalla parte di Skipper. Marlene non ha avuto modo di confrontarsi con questa situazione e dire la sua, troppo presa com’è dal suo fidanzamento con Julien. ;)
Spero non vi disturbino anche gli accenni alla JuLene: io adoro questa coppia. :3
E bon, penso di aver detto tutto.
Se voleste lasciare un commento, mi fareste felice. ^_^ Non mordo mica! C:
Intanto vi auguro una buona lettura! ^_^

 
 
 

CAN YOU FEEL THE LOVE, TONIGHT? 
 
 
 

Gelosia
 
Era una giornata come tante altre. I pinguini si trovavano all’interno della loro base in un raro momento di pausa da missioni pericolose e lo stavano impiegando giocando a carte. Spesso, quando avevano voglia di passare del tempo insieme in maniera tranquilla, ricorrevano al mazzo di carte. Erano soliti variare i giochi e anche ad aggiungerci un po’ di pepe per rendere le partite più intriganti e adrenaliniche.
Quel pomeriggio di fine maggio, i quattro pinguini erano riuniti intorno al tavolo centrale nel vivo di una partita a carte. Stavano attendendo la mossa di Soldato, che iniziava a sentirsi a disagio troppo al centro dell’attenzione, e dalla fronte gli scivolarono delle gocce imperlate di sudore a causa della troppa concentrazione del momento.
La tensione venne smorzata quando irruppe nella stanza Marlene con il suo tipico:
<< Ehi, ragazzi! >>
Si era annunciata con tono particolarmente gioioso, come se non vedesse l’ora di condividere con qualcuno una bella novità. E da chi altri poteva andare se non dai suoi amici e vicini pinguini?
Tre paia di occhi si dirottarono sulla sua figura, nelle espressioni delle quali si potevano riconoscere genuina curiosità e una di severo rimprovero, mentre il quarto era intento a dare una sbirciatina alla mano del vicino.
Per quanto non gli dispiacesse che Marlene facesse loro visita, Skipper non poteva tollerare l’espansività e la nonchalance dell’amica lontra che l’autorizzava a varcare il perimetro ed entrare, così, nella tana. Quante altre volte doveva ripeterle che non era una cosa saggia, in quanto potevano trovarsi nel bel mezzo di una pianificazione di una missione top secret oppure durante la verifica delle funzionalità delle invenzioni di Kowalski, che puntualmente finivano per esplodere?
<< Ho, forse, interrotto qualcosa? >> chiese, quasi preoccupata, mentre otteneva anche l’attenzione di Rico.
Skipper stava per rendere noto il suo disappunto, ma Marlene lo precedette:
<< Sì, lo so. Non sarei dovuta entrare così. Hai ragione. >> sbuffò, irritata dalla paranoia dell’amico.
<< Come mai sei così entusiasta? >> s’intromise nella conversazione Soldato, curioso di sapere cosa rendesse felice la lontra.
<< Ho una bella notizia. >> disse Marlene sorridendo.
<< Fammi indovinare: c’è forse un nuovo arrivato allo zoo e tu vuoi organizzare una festa per dargli il benvenuto? E magari poi si scopre che è una spia mandata dal Dottor Blowhole? >> ipotizzò Skipper con tono annoiato.
Marlene scosse la testa, negando.
<< Allora vuoi dire che si terrà a New York il Congresso della Scienza? >> chiese, speranzoso, Kowalski, già immaginando di potersi intrufolare e seguirne gli accesi dibattiti.
Anche questa volta Marlene riuscì a negare, ma senza poter illustrare il reale motivo.
<< Allora, vuoi dire che lo zoo ha acquistato un Unicorno? Che bello! >>  gli occhi di Soldato brillarono dalla gioia, immaginando una tale situazione, mentre i suoi compagni gli lanciarono sguardi torvi, che non vennero notati dal giovane pinguino, troppo preso a fantasticare.
Marlene distrusse l’ennesima speranza.
<< Kaboom? >> si sentì in dovere di dire la sua anche Rico, sebbene si aspettasse un’ ulteriore  negazione da parte di Marlene.
Ed fu proprio quello che accadde. Nonostante fosse pronto a ricevere una risposta negativa alle sue aspettative, la delusione serpeggiò all’interno della sua pancia e si ritrovò a soffiare fuori un << Oh… >> dispiaciuto.
Marlene, tuttavia, non parve notare i frantumi dei sogni degli amici ai loro piedi e finalmente sganciò la notizia bomba:
<< Mi sono fidanzata! Non è fantastico? >>
La sua euforia non contagiò, come sperava, gli altri occupanti del quartier generale, che per lo più la guardavano allibiti e stralunati. L’unico che accennava ad un timido sorriso era Soldato, sempre avvezzo a simpatizzare con i sentimenti degli altri.
<< Tu cosa? >> esclamò Skipper, traducendo in parole la domanda che era stampata sui loro musi.
<< Perché ti sembra così strano, scusa? >> ribadì, offesa, Marlene.
<< Strano? Ma no, no. Non è strano. Solo… >> si difese Skipper, protendendo le pinne innanzi a sé << Solo che… >> non sapeva come continuare la frase. Buttò un occhio a Kowalski, inviandogli una muta richiesta d’aiuto.
<< Beh… Skipper non intendeva questo. È una novità, tutto qui. E, appunto perché è una novità inaspettata – oserei dire -, facciamo fatica a metabolizzarla. >> spiegò saggiamente Kowalski. Le sue parole riuscirono a calmare Marlene e lo scienziato riuscì a salvare il proprio leader da uno scomodo impiccio.
Skipper lanciò uno sguardo di ringraziamento all’inventore, senza farsi notare da Marlene.
<< E chi è il fortunato? >> volle sapere Soldato.
Marlene si attendeva la fatidica domanda, si era preparata in mille modi per dare la risposta, tuttavia entrò ugualmente in panico, per un millesimo di secondo.
Si calmò, chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Riaprì gli occhi e trovò ad osservarla quattro espressioni curiose e trepidanti.
<< Julien. >> il nome le uscì flebilmente dalle labbra, perché, più di tutte, paventava la reazione di Skipper: sapeva che non sarebbe stato un bello spettacolo.
I presenti ammutolirono. Calò un silenzio tombale, in cui non si sentiva nessun rumore, si faceva addirittura fatica a sentire i respiri che emettevano.
<< CHE COSA? Ho capito bene? >>
Skipper era shoccato, incredulo. Ma che accidenti era successo al mondo: com’era possibile che non si fosse accorto del cambiamento?
Faticava a credere a ciò che aveva appena udito.
<< Credo di sì. >> rispose, un po’ incerta, Marlene. << Io e Julien siamo fidanzati. >> rettificò, questa volta a voce alta e sicura, prevenendo scomode e future incomprensioni.
L’incredulità non aveva ancora lasciato il muso di Skipper, che non sapeva più come articolare il proprio pensiero. Come poteva convincere Marlene che stava facendo un errore madornale? E poi perché Julien? Come era possibile tutto ciò?
Il primo che si riprese dal momentaneo sconcerto fu Soldato che, gioviale, augurò felici congratulazioni all’ amica per il nuovo e saldo legame che si era formato.
Marlene accettò di buon grado gli auguri di Soldato. Ma prima di andarsene, osservò gli altri tre pinguini con un’aria un po’ confusa, come se si attendesse delle parole anche da parte loro.
Tuttavia, nessuno dei tre riuscì a formulare una frase di senso compiuto, ancora in balìa dello stupore, che annebbiava le loro menti.
Intervenne Soldato a rasserenare l’atmosfera.
<< Anche loro sono molto contenti per te, di questa bella notizia. >> le sorrise dolcemente il giovane pinguino.
Come poteva non credere alle sue parole se erano accompagnate da un sorriso così adorabile e dolce? Era riuscito a rassicurarla.
Dopo un ultimo e veloce saluto, Marlene uscì con un abile salto dalla base dei pinguini.
Soldato si lasciò scappare un sospiro sollevato; aveva avuto il timore che Marlene non gli credesse, che scoprisse la falsità delle sue parole. Si sentì un poco amareggiato; non gli piaceva mentire con gli amici, ma l’aveva fatto a fine di bene, altrimenti sarebbe scoppiata l’apocalisse.
Guardò i suoi compagni, che poco a poco si riprendevano dalla meraviglia e tornarono quelli di sempre.
<< Partita! Partita! >> esultò Rico, con la sua voce gracchiante.
 
Passarono i giorni e Skipper sembrava aver elaborato la notizia, addirittura talmente bene – secondo Soldato - che sembrava impossibile. Infatti, il giovane pinguino si trovava spesso ad osservare il proprio comandante, senza farsi notare, con sguardo preoccupato, come se si aspettasse che da lì a poco potesse scoppiare. Non aveva più fatto cenno della faccenda e secondo il soldato semplice non era affatto un buon segno.
Soldato aveva espresso le sue preoccupazioni a Kowalski, chiedendo un suo parere, ma lo scienziato non la vedeva nel suo stesso modo. Non credeva che ci fosse molto da preoccuparsi; era molto tranquillo e ottimista, sebbene ogni tanto anche lui accennasse nella direzione del capitano sguardi indagatori. Ma non ne faceva un dramma.
Soldato parve rincuorato dalle parole fiduciose dell’inventore e si allontanò più sereno. Tuttavia, non era pienamente d’accordo con Kowalski, ma seguì il suo consiglio, rimpicciolendo le sue prospettive negative e ostruendo le orecchie all’ascolto delle sue paure infondate.
Da parte propria, Skipper si era accorto dei sospetti dei suoi uomini e l’essere controllato e quasi esaminato come un esperimento malriuscito lo infastidirono.
Ma lasciò correre, chiuse un occhio, facendo finta di non aver notato il comportamento dei due pinguini nei suoi confronti, in particolare nei momenti in cui erano sicuri di non essere visti dal superiore.
Non riusciva a capire la loro reazione: che cosa si aspettavano che facesse per renderli così ansiosi e agitati?
Credevano che la notizia della relazione di Marlene potesse causargli davvero e seriamente delle ricadute, che potesse ostacolarlo nella sua condotta e nel suo raziocinio?
Lo credevano, davvero, messo così male, così sentimentale e condizionabile dai vari sentimenti?
Lui era il capitano della squadra, un robot d’acciaio, non si faceva piegare da niente e nessuno.
Doveva ammettere che la cosa un po’ lo pizzicasse; non era assolutamente d’accordo con la scelta di Marlene, ma in fondo si trattava della sua vita e, benché fossero amici, non aveva nessun diritto per intromettersi in una decisione così importante. E se lei ci teneva davvero a sprecarla con un tipo come Coda ad Anelli, che fosse libera di farlo.
Era certo che la lontra non sarebbe resistita a tutte le baggianate e le stramberie del lemure: non era conosciuta come un tipo paziente.
Probabilmente la loro storia non avrebbe lasciato il porto, sarebbe durata poco e tutto sarebbe tornato come sempre, come doveva essere. Bastava aspettare solo un po’ di tempo.
E Skipper non attendeva altro che il momento propizio per rinfacciare a Marlene il suo errore, a sbatterle sul muso quelle quattro parole che adorava pronunciare, quando se ne presentava l’occasione e non si tirava di certo indietro: << Te l’avevo detto! >>
Sorrise fiducioso e pago di aver ragione.
 
Nei giorni a seguire, Skipper dovette ricredersi, o almeno contrattare il suo pronostico, poiché Marlene, almeno fino a quel momento, era ancora felicemente fidanzata con re Julien.
Non era ammissibile; non voleva accettare il fatto di aver sbagliato. Non aveva preso in considerazione la possibilità che i due potessero realmente formare una bella coppia e andare d’accordo. Era l’unico ad essere cieco, a non accorgersene, a non riuscire a scorgere il filo invisibile che li teneva uniti, mentre tutti gli altri animali dello zoo se ne erano accorti già da un bel pezzo; le sue orecchie avevano captato qui e là qualche commento entusiasta. Addirittura Joey, il canguro, che non amava le smancerie di nessun tipo, si era trovato d’accordo nel sostenere che i due mammiferi stessero bene insieme. Se ne fosse davvero convinto o se stesse solo al gioco, poco importava, di una cosa era certo: lo aveva detto con la certezza – da tanto sperata e agognata – di non avere più tra i piedi Coda ad Anelli. In fondo se, ora, era fidanzato non avrebbe più gironzolato nei vari habitat disturbando gli altri con i suoi scherzi, a volte, un po’ pesanti, ma si sarebbe preso cura della sua signora e ne avrebbe avute, di cose da fare per accontentarla.
Il suo cervello stava andando in fumo: non riusciva a trovare una ragione a tutto questo. Non ne veniva fuori.
Era da giorni – e anche notti – che si arrovellava intorno a questo problema, ma la soluzione sembrava lontana anni luce; brancolava nel buio più totale.
Così, dopo tre notti insonni e numerose tazze di caffè, si decise a enunciare il dilemma ai suoi uomini:
<< Che cosa ci troverà Marlene in Coda ad Anelli, proprio non capisco. >> disse con finta leggerezza come se stesse discutendo del tempo.
Sembrava molto sconsolato, afflitto.
Kowalski e Soldato drizzarono le antenne e si fecero, tutto d’un tratto, attenti ai discorsi del comandante.
<< Marlene è una tipa in gamba e Coda ad Anelli non può essere il suo tipo, no? È troppo sciocco. È la stessa situazione che si era creata con Fred, lo scoiattolo. >> continuò a esporre la questione. << Ed eravamo tutti d’accordo che non poteva funzionare. >>
E allora, cosa c’era di diverso questa volta? Aveva intuito che la volta prima aveva fatto un piacere a Kowalski, illudendolo che la sua adorata scienza avesse scovato la sua anima gemella ed era stata al gioco; forse, a forza di fingere che Fred avesse avuto qualcosa di particolare che
l’attraesse, alla fine se ne era convinta. Tuttavia, non era bastato; lei aveva deciso di lasciarlo, perché, infine, si erano rivelati troppo incompatibili.
<< Non sono sicuro che sia proprio la stessa situazione. >> specificò, Kowalski, con fare puntiglioso, ma a bassa voce come se temesse che il superiore lo sentisse.
<< Uh? >> Skipper parve riscuotersi dal filo dei propri pensieri e, incuriosito, voltò il muso in direzione dello scienziato per offrirgli la sua completa attenzione. << Cosa intendi, Kowalski? >>
Perché non imparava a starsene zitto? Maledetto lui e il suo voler sempre avere l’ultima parola!
<< Credo che questa volta si tratti di una cosa seria. >> Kowalski racimolò il coraggio per rispondere al proprio superiore << E inoltre Julien è un filino più intelligente di Fred. Si parla sempre di un valore infinitesimale, grazie al quale il re dei lemuri può essere considerato superiore allo scoiattolo. Di poco, vorrei sottolineare. >> concluse la sua analisi scientifica.
Era indeciso se enumerare un ulteriore motivo, ma desistette, scuotendo energicamente la testa: non era il caso di allarmare ulteriormente il comandante.
<< Se lo dici tu. Io non ci vedo tutta ‘sta differenza. >> commentò, pensieroso, Skipper.
Non riusciva proprio a capacitarsene. Perché non sopportava l’idea che il nuovo compagno di Marlene fosse quello sciocco di un lemure?
Sospirò, affranto, come se si auspicasse di liberarsi così di un fardello enorme, di anni e anni, di generazioni e generazioni di dolori e sofferenze.
<< Kowalski, dimmi una cosa: >>  Skipper richiamò all’ordine l’inventore << cos’è che non va in me? >>
<< Signore? >> domandò chiarificazioni Kowalski.
<< Perché sono l’unico ad essere contrariato da questa situazione, mentre tutti ne sono felici? Cosa c’è di sbagliato, in me? >> i suoi occhi erano sbarrati dalla disperazione; iniziava a dubitare della propria sanità mentale e di tutti i principi che lo avevano reso il comandante che era. E, se si era permesso di presentarsi più vulnerabile, confidando alla sua squadra i dubbi e i timori che lo turbavano, allora significava che la questione era seria e lo stesso Skipper ne aveva riconosciuto la gravità.
Soldato guardò con attenzione e con un misto di timore e perplessità Kowalski: che cosa avrebbe risposto al comandante? Gli avrebbe rivelato quello che, ormai, era palese ai loro occhi oppure gli avrebbe indorato ancora la pillola?
Kowalski sentiva sulle sue esili spalle tutta la responsabilità del momento e della scelta che si apprestava a fare, da cui dipendeva il corso degli eventi futuri.
Per quanto gli costasse farlo, era necessario aprire gli occhi a Skipper.
<< Non c’è nulla di sbagliato. >> lo consolò Kowalski. << Forse vorresti essere al posto di Julien. Non è così? >> indagò, titubante, lo scienziato.
Skipper lo guardò attonito: ma come gli venivano certe idee?
<<  Io… cosa? >> era shoccato da un’eventualità simile. << Ma certo che no! Ma come ti viene in mente una cosa del genere? >> 
Kowalski si ammutolì; il suo piano geniale era sfumato e preferì ripiegare ad una più sicura ritirata.
Soldato, vedendo come si stava volgendo la situazione, decise di intervenire.
<< Ma Skipper >> richiamò il comandante con la sua dolce vocetta << tu non sopporti l’idea che Marlene e Julien siano fidanzati: l’hai detto tu stesso. E questo significa solo una cosa. >> fece una pausa ad affetto << Tu, in fondo, conosci già la risposta. >>
Skipper lo guardò, senza capire; non stava seguendo il filo del suo ragionamento.
Allora Soldato dette finalmente un nome a quello strano turbamento che provava da giorni.
<< Skipper, tu sei geloso. >>
Non poteva essere vero! Lui, geloso? Di Coda ad Anelli?
Faticava a credere che le cose stessero così, che gli procurasse fastidio la visione di Marlene e Julien insieme, perché in realtà voleva trovarsi lui al fianco della lontra.
Era stupito dalla rivelazione. Per quanto una parte della sua mente facesse fatica ad accettare questa scoperta, riconosceva che era una spiegazione logica e plausibile, sebbene non fosse convinto che quello che provava per Marlene fosse amore – era del tutto diverso da quel sentimento impetuoso che aveva sentito per Mrs Kitka – o, quanto meno, diverso dall’amore che conosceva lui – o che credeva di conoscere.
In ogni caso, ora, ne aveva di tempo per indagare i propri sentimenti e disperarsi per un amore non corrisposto.



 

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Capitolo 3
*** Tradimento (Skipper/Marlene; Julien/Marlene; Skipper/Julien) ***


Titolo: Can you feel the love, tonight?
Autore: SellyLuna
Prompt: Tradimento
Fandom: I pinguini di Madagascar
Rating: verde
Avvertimenti: Presunto OOC, what if? Lieve – lievissimo – slash
Eventuali note dell’autore: Ed eccomi a quota tre: un vero traguardo! XD
Che posso dire? È tutto un malinteso. u.u Penso sia capitato a tutti di essere convinti di sapere come stanno le cose e poi scoprire che non era affatto come si pensava. La vita à anche questo. Ed è quello che accade a Marlene, in questa shot. ;)
Non sono sicura che sia corretto mettere l’avvertimento di slash – seppur lieve. Come già detto, è tutto un malinteso; è semplicemente una situazione imbarazzante e, sfortuna delle sfortune, proprio in quel momento arriva una terza persona.
Povero Skippy! :D
So che non sembra ma comprendo il suo dolore, dall’altra parte devo ammettere che vedere e immaginare Skipper in difficoltà è estremamente divertente. Mi rendo conto che ancora una volta suoni male, ma la mia allegria nasconde anche molto affetto. Non sono assolutamente una brutta persona, come sembrerebbe dalle mie parole, eh! Il mio non è un ridere malignamente delle sventure degli altri… O.O
Spero che questa shot possa soddisfare il prompt, non so ma a me non convince moltissimo.
Sì, è meglio che vada a nascondermi insieme a Skipper!
Diventeremo latitanti. u.u Adios amigos y amigas!

..
.
Ah già, prima di sparire, vi auguro buona lettura! ^_^

 
 
 
CAN YOU FEEL THE LOVE, TONIGHT? 
 
 
 
 
Tradimento
 
Un urlo richiamò i pinguini all’azione, che svelti raggiunsero il luogo da cui provenne quel suono agghiacciante.
In men che non si dica si ritrovarono all’interno della tana di Marlene in formazione d’attacco, pronti ad intervenire contro un possibile intruso; i loro sguardi volgevano rapidi da una parte all’altra dell’ambiente alla ricerca di indizi che segnalassero la presenza di sgradevoli estranei.
Dopo un’attenta analisi e il riscontro che nessuno aveva varcato il perimetro, si rilassarono e volsero la loro completa attenzione a Marlene, che stava fissando intensamente, occhi sbarrati, un punto ben definito della stanza.
I pinguini la osservarono in attesa di una spiegazione, ma la lontra non sembrava molto propensa a soddisfare molto presto la loro curiosità, ancora intenta a fissare la parete dinnanzi a sé; i pinguini si lanciarono fra loro occhiate vagamente preoccupate.
<< Marlene, va tutto bene? >> la richiamò al presente, con tono lievemente incerto, Skipper.
Al suono della sua voce, Marlene si ridestò e puntò i suoi occhi sui nuovi arrivati.
Stava per rispondere, quando una nuova voce si elevò prepotentemente nel suo habitat.
<< Cos’è tutto questo baccano? Non si può nemmeno fare un regale sonnellino in pace! >> disse, contrariato, il nuovo venuto.
Re Julien si osservò intorno con fare annoiato, attendendo che qualcuno fra i presenti gli rivelasse la causa di quell’infelice imprevisto; non vedeva l’ora di potersi ricongiungere al suo morbido cuscino e riprendere il sogno che aveva bruscamente, per cause di forza maggiore, interrotto.
Dietro di lui spiccavano due espressioni altrettanto curiose, ma silenti.
Skipper sospirò, infastidito dalla presenza del lemure. Aveva lo sgradevole sospetto che Coda ad Anelli avrebbe, sicuramente, complicato la situazione, avrebbe rallentato le indagini e lui non lo sopportava. Il re dei lemuri aveva una predisposizione innata nell’intricare le situazioni, anche le più semplici.
Lo ignorò, concentrando occhi e mente sulla lontra e il suo problema.
<< Allora, cosa è successo? >> chiese, pratico, il pinguino, rivolgendosi a Marlene.
<< La mia chitarra spagnola. Non c‘è più! >> esclamò lei, allarmata.
Dalla disperazione sempre più crescente, iniziò a camminare avanti e indietro, velocemente, mentre commentava, sussurrando, tutta la sua incredulità.
Al solo guardare il suo vorticoso andirivieni gli procurava fastidiosi capogiri alla testa, per cui Skipper deviò il suo sguardo e lo posò sulla parete, ora spoglia della chitarra, dove solitamente era appoggiata, in bella mostra.
<< Ma Marlene, sei sicura che non ci sia qui? Hai guardato bene? >> si premurò di domandare, con cortesia, Soldato.
Prima di saltare alle conclusioni più nefaste, era meglio essere sicuri e dare un’occhiata in più non era un male, dopotutto.
<< Sì! >> esclamò, decisa, la lontra. Aveva rivoltato l’intera stanza e l’aveva battuta palmo a palmo; aveva rovistato in ogni angolo, ma non aveva trovato la sua adorata chitarra.
Quindi, la conclusione era una sola: qualcuno gliela aveva rubata.
<< Quindi, tu stai dicendo che è stata rubata? >> s’informò Skipper.
<< Sì, mi pare ovvio! >> s’indignò Marlene.
<< Ma chi vorrebbe una chitarra? >> indagò il pinguino più giovane.
<< Quello che mi domando io è il perché mi avete rovinato il sonno per una scemenza del genere! >> esclamò, irritato, il catta.
Marlene gli regalò uno sguardo iroso e con furia gli si avventò contro.
<<  Tu credi che sia una scemenza? Come osi? >>
La sua rabbia era quasi palpabile nell’aria.
<< Come ti sentiresti se dicessi la stessa cosa verso tutti i tuoi riti e le tue credenze? Se offendessi, che so, i tuoi cari Spiriti del Cielo, mh? >> continuò la sua sfuriata.
L’irruenza della lontra mise al suo posto Julien, che si era fatto piccolo piccolo, spaventato dal tono duro con cui gli aveva urlato contro tutta la sua collera.
Anche gli altri la osservarono sorpresi e impauriti; si appuntarono mentalmente di non farla arrabbiare troppo o lei non avrebbe avuto molti problemi a metterli k.o.: sapeva come farsi rispettare.
<< Ok, ok. Ho capito. Stai calma, ora! >> piagnucolò il re dei lemuri, ponendo fra lui e la lontra le zampe in segno di resa.
Alla fine dello sfogo, Marlene lo guardò soddisfatta e si rasserenò, tornando gentile e gioviale come sempre, seppur preoccupata.
<< Bene, inizieremo a indagare. È un lavoro per noi. Su ragazzi, andiamo! >> il leader richiamò i suoi uomini.
<< Eh no! Aspetta! >> s’intromise Julien << Chi ti dice che è compito vostro? >>
Skipper, già pronto ad andarsene, si fermò bruscamente e voltò il muso in direzione del lemure. Era accigliato, perché l’esordio del catta non preannunciava nulla di buono: era sicuro dove volesse parare; voleva avere lui il comando delle operazioni, sbarazzandosi, così, di loro. Ma, da solo, Julien non avrebbe concluso niente, sapeva quanto lui che quel genere di cose era il loro pane quotidiano, sapevano come muoversi e come risolvere il tutto.
Quello che lo turbava di più era la possibile proposta che avrebbe potuto fare il re dei lemuri, caldamente consigliata da Maurice, e cioè quella di collaborare. E lui non ci teneva proprio; ne aveva avuto abbastanza di lavorare assieme a quella testa vuota di Coda ad Anelli!
<< Nessuno lo dice, ma è così e basta. >> concluse, con tocco secco, il capo dei pinguini.
<< Non sono d’accordo. In quanto vostro re, è mio il dovere di risolvere i problemi dei miei sudditi. Quindi aspetta a me, questo caso. >> enunciò, con convinzione, Julien.
<< Ah sì? E saresti in grado di condurre un’operazione simile? >> domandò scettico, un sopracciglio alzato, il leader dei pinguini.
<< Ma che domande! Certo che sì! >> Julien si gonfiò, pavoneggiandosi. Maurice lo guardò perplesso, scuotendo la testa, sconsolato.
Quante menzogne si inventava il suo re? Sapeva bene di non essere abile quanto i pinguini nel risolvere i problemi altrui: allora perché si ostinava tanto a voler partecipare, a mettersi sempre in mezzo? Non comprendeva questo suo modo di fare, tuttavia non poteva far altro che appoggiare il lemure, altrimenti Julien non avrebbe saputo come arrangiarsi: aveva bisogno del suo aiuto e della sua esperienza.
<< Non farmi ridere, lemure! >> controbatté Skipper << Tu non sapresti dove sbattere la testa. >>
Julien lo guardò, offeso. Come si permetteva di giudicarlo così negativamente, quel pinguino fetente? Come osava credersi migliore del re? Era estremamente arrogante: nessuno si era mai rivolto a lui in tale maniera. Si meritava una bella lezione: gliela avrebbe fatta vedere e aveva già qualche bella idea per rimettere al proprio posto quell’irascibile di un uccello non volante!
Se lui si fosse rivelato più bravo nel suo campo, giungendo prima alla soluzione del caso, sarebbe stato sicuramente uno smacco per l’orgoglioso pinguino; era sicuro che ne avrebbe risentito.
Sogghignò, vendicativo.
<< Ti sfido, dunque! >>
I presenti lo guardarono, interrogativi. Era difficile comprendere che cosa passasse per la testa di re Julien ed era proprio questa caratteristica che lo rendeva imprevedibile; lo avevano appurato già da tempo e ci avevano, ormai, fatto il callo.
Tuttavia, ogni volta che se ne usciva con una proposta delle sue sconcertava tutti – ma questo capitava, più o meno, ogni volta che apriva bocca!
Anche in quell’occasione non fu da meno, la sua fama era stata custodita e confermata: le sue parole avevano scaturito stupore e tutti si domandavano se fosse il momento adatto per porgere una sfida, seria o frivola che fosse.
<< Mi stai dicendo che riusciresti a trovare il ladro prima di me? >> domandò con tono divertito Skipper.
L’altro annuì con decisione, prima che i loro occhi si incatenassero per continuare quel dibattito, fatto solo di sguardi di sfida.
Era una lotta impegnativa che vedeva entrambe le parti in gara attive e desiderose di avere la meglio sull’altro; se si aguzzava la vista, era possibile intravedere l’elettricità negativa che si lanciavano contro i due rivali: la tensione era alle stelle.
<< Ok, molto bene. La sceneggiata è finita. Ora, potete concentrarvi sul vero problema e scoprire quanto prima che fine abbia fatto la mia chitarra? >>
Con la sua richiesta precisa, Marlene riuscì a smorzare l’attimo intenso creatosi, che aveva eccitato Rico, già preparato ad assistere ad un incontro di box; adorava le risse e i combattimenti in genere e quello si prospettava un match interessante.
<< Non mi importa come lavoriate: se insieme o ognuno per conto proprio oppure se decideste di continuare la sfida. Basta che portiate risultati. Intesi? >>  li richiamò all’ordine, con tono grave, Marlene. Aveva atteso abbastanza e, più tempo passava, peggio sarebbe stato. Ora, era il momento di agire.
<< Bene, potete andare! >> li congedò. I pinguini e i lemuri accolsero il suo consiglio e si allontanarono, prendendo direzioni differenti.
 
Skipper aveva perlustrato tutto lo zoo e aveva riletto, più e più volte, gli identikit degli abitanti di Central Park, ma, dalle informazioni che aveva ricavato, nessuno di loro pareva interessato ad una chitarra spagnola o ne traeva beneficio da un tiro mancino come quello.
Forse, aveva trascurato qualcosa? Oppure doveva allargare i suoi orizzonti? Poteva essere il ritorno di Archie, quel mascalzone che si era finto paladino dei valori di umanità e solidarietà al fine di accaparrarsi più comfort possibili? Se così fosse stato, che interesse poteva trarre dallo strumento di Marlene?
Tutte le sue congetture portavano ad un vicolo cieco e, di conseguenza, doveva riformulare nuove ipotesi: era un processo stancante, alla lunga. Amava le sfide, ma il non concretizzare risultati lo irritava e lo snervava non poco.
Entrò nello Zoovenirs – luogo dove erano stipati tutti i tipi di merchandise  e teatro delle riunioni -, sovrappensiero.
Si meravigliò, quando si accorse che c’era già qualcuno all’interno della stanza: era convinto che fosse vuota. Il suo stupore aumentò, quando riconobbe Coda ad Anelli: per quale motivo si trovava lì? Era leggermente curioso.
Da buon militare qual era, mascherò la sua curiosità e si concentrò su quello che doveva fare, andando dritto per la sua strada.
Intanto anche Julien si accorse della sua presenza e osservò i suoi movimenti, in silenzio. Lo studiava con molta attenzione, forse era una delle poche volte – se non l’unica – in cui re Julien prestava concentrazione e si sforzava nell’intento: voleva carpire i segreti del rivale; voleva farsi un’idea di come fosse messo con le indagini e capire se lui fosse sulla strada giusta.
Era troppo lontano per catturare i dettagli che gli avrebbero permesso di comprendere la situazione e inoltre, Skipper era di spalle; era in una posizione sfavorevole per i suoi scopi.
Stava ponderando sul da farsi: gli si avvicinava di soppiatto oppure faceva come al suo solito, approcciandosi a lui con nonchalance e chiedendogli, con finto interesse, come stavano andando le sue indagini?
Non poteva perdersi in speculazioni inutili: doveva agire ora o mai più; non avrebbe ottenuto più un’occasione d’oro come quella.
Decise di comportarsi come al suo solito, era quello che sapeva fare meglio, dopotutto.
Rovistò in uno scatolone lì vicino, ne estrasse uno yoyo – adorava quello strano marchingegno, sebbene non fosse proprio un esperto nel maneggiarlo –, che gli avrebbe dato un certo tono.
Silenziosamente, raggiunse la schiena di Skipper e, solo quando lo aveva affiancato, parlò.
<< Allora, come stanno andando le ricerche? >> esordì il lemure, mentre srotolava lo yoyo. << Sai, chiedevo, così per sapere! >> volle precisare, poi.
Skipper fu colto dallo spavento, sentendo la voce, così prossima,  del lemure riempire l’aria; era talmente assorto che non l’aveva percepito avvicinarglisi. Anche in quest’occasione fu lesto a camuffare la sua sorpresa e rimase concentrato nel suo operato, non degnandolo neppure di uno sguardo.
<< Dal tuo silenzio, devo dedurne che non sai che pesci pigliare. >> tirò a indovinare Julien, mentre tentava di far risalire lo yoyo, strattonando, con scarsi successi, il filo.
Il pinguino, finalmente, si girò verso di lui e strabuzzò gli occhi; il lemure non seppe dire se per l’imbarazzo di essere stato colto in flagrante oppure per la velata offesa che era nascosta nelle sue parole.
In quell’istante aveva cose più importanti da fare, non poteva indagare le presunte sensazioni di Skipper: la sua priorità era quella di far funzionare quello stramaledetto yoyo, che era una sola volta yo. Perché, accidenti, con lui non andava come doveva e come la sua scatola prometteva: dove erano le meraviglie e le prodezze che era in grado di compiere, poste in essere in quel piccolino e innocuo oggetto?
Che rabbia! Quei maledetti venditori sapevano mentire bene pur di vendere; tramutavano menzogne in verità eclatanti e affascinanti.
A forza di tirare l’esile filo verso di sé, produsse l’effetto opposto: si ritrovò lo yoyo più lontano. Come si permetteva, quel minuscolo prodotto, di prendersi gioco del re dei lemuri?
Il filo, a terra, si avviluppava in percorsi intricati, formando qui e là asole che sarebbero potute diventare trappole. E fu proprio in mezzo ad una di esse che il lemure ficcò il piede, si sbilanciò e cadde rovinosamente sul pinguino.
Era una posizione compromettente: si ritrovarono l’uno sull’altro. Era già imbarazzante di per sé, ma Skipper si consolò convincendosi che non c’erano altri testimoni oculari che avrebbero potuto tramandare ai posteri la sua umiliazione; l’unico ed effettivo problema era ricattare il silenzio del reale rompiscatole e non sarebbe stata cosa facile. L’ultimo passo verso la pace interiore, infine, sarebbe stato quello di dimenticare il più velocemente possibile lo scomodo imprevisto.
Ma, in definitiva, era cosa da poco, no?
<< Ehi ragazzi! >> chiamò una voce femminile. << Volevo dirvi che ho ritrovato la chitarra. >>
Marlene marciò spedita all’interno della stanza e, bruscamente, si paralizzò, una volta che ebbe messo a fuoco la scena di uno Skipper sottomesso da Re Julien.
Non credeva ai suoi occhi, non poteva essere vero. Si strofinò un paio di volte gli occhi, ma quella visione non scomparve. Era tutto così dannatamente e incredibilmente reale.
Era shoccata e qualcosa nel suo cuore si spezzò.
Si voltò di scatto e abbandonò quel luogo di corsa.
<< Marlene! >> le urlò dietro Skipper << Non è come sembra! >>
 
Marlene corse a perdifiato senza una meta precisa, per quel che ne sapeva avrebbe potuto passare due o tre volte per la stessa strada, tanto non se ne sarebbe neppure resa conto da quanto sconvolta che era.
Quando il suo corpo iniziò a dare segnali di non reggere più tutto quel movimento, si fermò per riprendere il respiro; quella fuga le aveva lasciato il fiato corto.
Si osservò intorno e constatò di trovarsi nel parco, al di fuori delle mura dello zoo. Si meravigliò di essersi allontanata così tanto, poi la sua mente fu dominata dal panico. E ora come faceva? E se diventava selvaggia?
Infine si calmò; non sarebbe successo nulla di grave, ormai era in grado di dominare se stessa e il mondo esterno non aveva più simili effetti sulla sua psiche.
Si sedette, appoggiando la schiena al tronco di un albero, mentre i suoi occhi catturavano lo splendido panorama che le si prospettava dinnanzi.
Era estasiata. Si disse che avrebbe dovuto fare più gite fuori porta per scoprire le meraviglie e i segreti del parco.
Nonostante le bellezze naturali del parco fossero riuscite a sviare la sua mente dalla sconcertante verità che aveva appreso, ben presto la relazione fra i due suoi amici tornò ad occupare i suoi pensieri.
Come aveva fatto a non accorgersene? Probabilmente i segnali del loro reciproco interesse c’erano stati, ma lei non ci aveva fatto caso oppure non li aveva riconosciuti.
Sapeva solo che, venire a conoscenza in quel modo della loro relazione, faceva un gran male. Aveva sentito una fitta al cuore e non sapeva spiegarsene il motivo. Per quanto fossero strani e avessero i loro difetti, provava per entrambi i suoi amici un profondo affetto.
Si sentì delusa e tradita, perché nessuno dei due si era preso la briga di dirle come stavano realmente le cose. Sapeva, in cuor suo, che non era solo per questo. A se stessa non poteva mentire: si aspettava che un giorno, in un futuro molto lontano, i due si sarebbero trovati a combattere per la conquista del suo amore.
Ora, però, comprese quanto questo desiderio appartenesse alla sua parte più bambina, che sarebbe presto appassita davanti alla crudele realtà della vita.
Una solitaria lacrima rigò il suo muso.
 


 

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