Il Vaso di Pandora

di Cloe87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. Il Vaso di Pandora. ***
Capitolo 2: *** Turisti per caso. Nuovi guai a Karakura. ***
Capitolo 3: *** Da predatore a preda. Quando la Capa fa danni. ***
Capitolo 4: *** E allora dillo... che ti piace farti mettere sotto dalle donne! ***
Capitolo 5: *** Hai paura di me donna? Diciamo che ti ricordavo cenere! ***
Capitolo 6: *** Il coyote perde il pelo, ma non il vizio. Per convincerlo basta un materasso! ***
Capitolo 7: *** Non per tutto c'è un rimedio... o forse sì? ***
Capitolo 8: *** Sorridete, siete su scherzi a parte! O forse no? ***
Capitolo 9: *** Angeli e squali ***



Capitolo 1
*** Introduzione. Il Vaso di Pandora. ***


IL VASO DI PANDORA

 

 
Ci fu un tempo in cui la razza umana prosperava in armonia col mondo intero ed ignara dell’esistenza dell’Oscurità, in una sorta di perenne Paradiso.
Le stirpi celesti iniziarono quindi a guardare con sospetto queste nuove creature nate dall’unione dello spirito e della carne, tanto da provare invidia e volere il loro male.
Crearono  quindi degli esseri in grado di portare l’ombra nel cuore degli uomini, donandoli ai mortali racchiusi in un vaso, con la raccomandazione di non aprirlo.
L’uomo però, curioso per natura, aprì il vaso liberando il male sulla terra, cosa che lo portò sull’orlo dell’estinzione.
Gli dei allora, pentitisi di ciò che avevano fatto, decisero di donare al mondo la Speranza, la quale, dando forza all’umanità in agonia, riuscì a sigillare temporaneamente quegli esseri maligni.
Il danno però ormai era stato fatto e l’oscurità aveva intaccato irrimediabilmente il cuore umano, così come quello delle altre creature a cavallo tra i due mondi, dando origine ad una guerra senza fine, tra luci ed ombre.
La Speranza raccolse quindi attorno a se un gruppo di guerrieri, con lo scopo di risigillare quegli esseri malevoli, ogni qual volta le ombre del mondo fossero state tali da sciogliere il sigillo del Vaso di Pandora.
 

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IL MIO PRIMO ESPERIMENTO SU BLEACH, SPERANDO CHE NE VENGA FUORI QUALCOSA DI BUONO!
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO APERTO QUESTA PAGINA.
P.S.: I personaggi non sono di mia proprietà, ma di quella di Tite Kubo e la storia non è scritta a scopo di lucro.     

AVVERTENZE:  
La storia, basata sulla serie animata,  si colloca dopo la “Saga dell’esercito invasore delle 13 Brigate”, ma prima della “Saga del sostituto Shinigami scomparso”. Quindi Ichigo non ha più i suoi poteri, ma nel corso della storia si ritroverà a riottenerli in modo diverso dalla trama originale.

Alcuni nuovi personaggi potrebbero tendere allo scaricatore di porto se arrabbiati. Perdonateli. Infondo in giro c'è chi riesce a fare di peggio! ^.^

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Capitolo 2
*** Turisti per caso. Nuovi guai a Karakura. ***


AVVERTENZE

 

All’inizio potrà sembrare (togliete il “sembrare” a detta di Nnoitra e Grimmjow) che alcuni Espada possano risultare maltrattati dai nuovi arrivati (tranne Ulquiorra che sta guardando con sprezzante indifferenza tutti gli altri, mentre Stark si è appropriato del mio letto e sta ronfando della grossa), ma non temete, dovranno solo imparare a socializzare un po’ con gli imbucati e capire come funziona con la nuova minaccia, che sta per incombe su noi poveri sfigati esseri umani (“ E che palle! Sempre tutti a Karakura devono venire a rompere?” Nota di Ichigo), ma tralasciando le considerazioni del nostro caro Shinigami Sostituto, vi lascio alla lettura e corro a barricarmi dietro a Zaraki prima di venire fatta a pezzi da Grimmy e Nnoitra!

 

 

 

TURISTI PER CASO.

Nuovi guai a Karakura.

 

Una ridente cittadina giapponese piena di vita, con strade caotiche e affollate, ragazzini vocianti che uscivano da scuola e adulti indaffarati con le loro faccende da sbrigare. Tutto sommato, se si tralasciava il fatto che la suddetta città fosse una sorta di ristorante a cielo  aperto per gli  Hollow e che gli psicopompi di quella parte del mondo l’avessero presa come meta turistica… si poteva tranquillamente dire che Karakura era una città come tante altre.  

Almeno questa era l’idea che si era fatta la giovane donna dai tratti occidentali che camminava assorta tra le vie della città, dopo essersi chiusa alle spalle il cancello del lussuoso villone messo “gentilmente” a loro disposizione, grazie alla strategica mediazione (o meglio capricci petulanti) della sua “Capa”. D'altronde non si poteva certo dare tutti i torti allo sfortunato padrone di casa, se aveva avuto qualche remora a prestar loro una delle sue dimore terrene, data la combriccola strampalata e mal assortita di cui lei faceva parte. Ma infondo non c’era di che meravigliarsi. Nulla della sua “Capa” era razionale e quando si muoveva non lo faceva mai con senso logico, ma seguiva astrusi disegni che capiva solo Lei. Che poi le sue azioni nel 99% dei casi si rivelassero cazzi amari per i restanti componenti del gruppo era un dettaglio… bisognava solo farci l’abitudine!

Restava comunque il fatto che non riusciva a capire tutto l’interesse che la sua “Capa” aveva verso quel posto. Ok che ultimamente erano successi un po’ di casini in quell’area, per colpa di psicopompi decisamente troppo estrosi per i suoi gusti, ma esecuzioni, colpi di stato e casini vari della Soul Society locale non erano cose che li riguardavano. Il loro compito non era certo quello di occuparsi delle anime dei trapassati.

Inoltre la loro “Capa” aveva avuto la brillante idea di sparire lasciando solo un biglietto con scritto “Torno presto. Preparate le stanze degli ospiti” con tanto di faccine felici e cuoricini. In più oltre a Lei era sparito pure Ka e la donna sapeva bene che quando i due si davano alla macchia c’era da preoccuparsi…

Il fiume di pensieri della donna fu però interrotto dalle urla di una bambina (una bambina fantasma per la precisione) che le correva incontro inseguita da un gigantesco Hollow.

La donna sbuffò. Era da quando era arrivata che non faceva altro che vedere scene del genere e normalmente se ne fregava. Erano i meccanismi dell’aldilà. Nulla di sua competenza. Non più ormai. Inoltre l’ordine degli psicopompi era stato creato apposta per questo genere di problemi e anche se con alcune variazioni organizzative, il loro compito era uguale in tutto il mondo: aiutare il passaggio delle anime dal regno dei vivi a quello dei morti, in modo da mantenere l’equilibrio tra i due. 

Purtroppo però c’era una cosa che non aveva mai sopportato: i soprusi sui bambini, fossero essi vivi o morti. Quindi appena la bambina l’ebbe superata, si spostò in traiettoria dell’Hollow come se il tutto si fosse svolto con naturale casualità, facendo così fermare l’assalitore, che iniziò a ringhiare. La giovane donna però non si scompose e iniziò a camminare in direzione dell’Hollow come se nulla fosse. L’Hollow dopo un primo momento di sconcerto, in cui non sapeva se attaccare o arretrare, percepì il pericolo e con un sommesso ringhio se la diede a gambe levate. Un sorriso soddisfatto si accennò sulle labbra della donna, anche se la cosa non l’aveva stupita minimamente. Infatti sapeva perfettamente che più un’anima regrediva allo stato istintivo più era in grado di percepire il rischio… e lei avrebbe potuto tranquillamente passeggiare per l’Hueco Mundo e nessuno si sarebbe sognato di aggredirla.

«Guarda che sventola! Peccato che non abbia potuto vedere come ho accoppato l’Hollow che ha cercato di attaccarla! Quel dannato se l’è data a gambe non appena ha percepito la mia reiatsu! Ahahah!» l’anonimo giovane vestito di nero e munito di katana che aveva appena fatto fuori l’Hollow rideva di gusto alla sua stessa battuta. La donna aggrottò impercettibilmente le sopraciglia.

“Purtroppo gli psicopompi di questa zona non sono altrettanto svegli” pensò.

«Certo che da queste parti non è facile vedere turiste straniere. Se solo fossi in gigai ti chiederei di uscire…» rincarò la dose il tizio, iniziando a girarle attorno convinto di non essere né percepito, né visto. La donna in risposta sentì iniziare a pulsare una vena sulla tempia destra.

«… ma anche essere nella mia forma spirituale ha i suoi vantaggi…» e il ragazzo con un sorrisetto furbo passò la mano tra i capelli castani della giovane, che strinse i pugni pensando “Conta fino a dieci, conta fino a dieci…”.

«Ma che diamine fai! Guarda che non siamo qui per corre dietro alle donne umane!»

Un secondo psicopompo nipponico era sbucato da dietro un angolo ed aveva agguantato il collega per un orecchio, per poi trascinarselo dietro e svanire nel passaggio aperto per tornare alla Soul Society.

La donna appena le due figure furono sparite piantò un pugno contro un lampione facendolo cadere.

«Brutto psicopompo del cazzo! Ma come si permette?!» sibilò.

«Rihanon, da queste parti si chiamano Shinigami!»

Un bel giovane slanciato e dai capelli argentei si avvicinò alla castana con il fare di chi la sa lunga.

«Shinigami… dei della morte…  non lo trovi un po’ altisonante anche tu Lucien? In fin dei conti sono solo delle anime di umani defunti che hanno risvegliato i loro poteri spirituali ed a cui è stata data un po’ di responsabilità!» brontolò incavolata la donna.

«Se al dio dell’oltretomba del distretto Giapponese va bene così a noi cosa importa? Piuttosto evita di fare ulteriori danni. Non è prudente attirare troppo l’attenzione e io non posso sempre starti dietro per rimediare ai tuoi scatti d’ira, ogni volta che ne incontri uno un po’ troppo esuberante. D'altronde è naturale che siano le anime smarrite a temerti più che gli Shinigami… quelli hanno il culo parato, mentre gli Hollow sono ancora in attesa di sepoltura spirituale e quindi di giudizio» commentò il ragazzo per poi far tornare il lampione al suo posto con uno schiocco di dita.

«Guarda che lo so meglio di te, se per questo» rispose Riha mettendo il muso, per poi però volgere lo sguardo verso l’orizzonte, corrugando la fronte: «La senti anche tu quest’aura oscura?»

Lucien annuì con il capo: «Quindi alla fine la “Capa” ci ha visto lungo come sempre. Meglio renderci invisibili ad occhi umani, anche perché non so te, ma io non riesco ad identificare l’entità spirituale a cui quei bastardi stanno dando la caccia».

La bruna annuì e i due scattarono incuriositi in direzione delle aure maligne. Il povero diavolo incappato in quelle oscure presenze infatti non era né un umano, né  uno psicopompo, né un Hollow e la cosa a Rihanon non piaceva per nulla.

 

****

 

Nel frattempo nell’Hueco Mundo…

«Con tutta la sabbia che c’è possiamo fare un enorme castello!» una bambina dai capelli chiari e la pelle rosea, era tranquillamente seduta in mezzo al nulla dell’Hueco Mundo intenta a giocare con la sabbia, mentre Nel si rivolgeva all’affascinante uomo dall’età imprecisata che le stava a fianco.

«Non so come ringraziavi. Senza di voi non so se avrei mai potuto riottenere la mia vera forma in modo stabile» disse l’ex Espada ancora incredula per ciò che era successo.

 L’uomo e la bambina erano apparsi dal nulla senza nemmeno aprire un Garganta e, senza dare spiegazioni, la bambina aveva fatto cenno all’uomo di occuparsi di rimettere in sesto la “Pantera Azzurra”, di cui lei si era presa cura dopo lo scontro con Ichigo. Infatti Grimmjow versava in stato vegetativo per opera del colpo ricevuto a tradimento da Nnoitra. L’uomo aveva dunque sbuffato, ma si era messo all’opera, lasciando Nel di sasso, dato che gli era bastato appoggiare due dita sulla fronte dell’Espada, per farlo riemergere dallo stato di coma, mentre lei non era riuscita a fare nulla nonostante tutta la bava che gli aveva vomitato addosso. Poi la bambina aveva posato gli occhi su di lei, le aveva sorriso e aveva detto all’uomo di recuperare anche la parte del suo spirito che era fuoriuscita dal suo corpo, sempre per colpa di quel simpaticone di Nnoitra. Ed ora era li, tornata nella sua originale forma adulta ad osservare quei due strani individui, che girovagavano per la distesa sabbiosa dell’Hueco Mundo come se fossero dei turisti per caso… almeno la bambina. L’uomo era visibilmente scazzato e poco felice di essere li. Infatti le rispose mal volentieri.

«Non è me che devi ringraziare. Per quanto mi riguarda è stata una pessima idea aiutarvi, poiché non siete altro che anime instabili frutto di un esperimento piuttosto discutibile. Il tizio che ho tirato fuori dal coma ne è un esempio lampante. Mi auguro solo che non faccia troppo chiasso una volta raggiunto il mondo umano.»

Grimmjow infatti dopo essere stato salvato non aveva nemmeno ringraziato. Si era solo messo a ridere come un pazzo, costatando di essere ancora inspiegabilmente tutto intero, per poi chiedere dove si trovasse lo Shinigami dai capelli arancioni e quel bastardo del Quinto Espada. Nel gli aveva quindi detto che il su ex compagno d’armi era deceduto in battaglia e che lo Shinigami in questione era tornato “dall’altra parte”, rimanendo perplessa alla vista dell’espressione palesemente sorpresa di Grimmjow alla vista della bambina, che gli faceva “ciao” con la manina, dandogli il ben tornato. Aveva infatti avuto la strana sensazione che i due in qualche modo si conoscessero, ma non aveva avuto modo di chiedere nulla al Sesto Espada, che era già sparito nel Garganta che lui stesso aveva aperto, mentre la bambina aveva scrollato le spalle con un enigmatico “Che c’è di strano? Tutti mi conoscono!” senza però aggiungere altro.

Nel sospirò e si morse un labbro, non le piaceva essere definita un esperimento di dubbio gusto, ma purtroppo era la realtà e sul fatto che erano instabili… non poteva negare nemmeno quello. Erano Hollow dopotutto. Anime che avevano perso il loro cuore e al cui posto vi era rimasto il vuoto, che cercavano di colmare con anime altrui. Non poté quindi non chiedersi perché la bambina avesse fermato l’uomo, poco incline a far scorrazzare il Sesto Espada tra gli umani, con un “Lascia che si diverta! Poi mal che vada ci pensa Riha!”, mentre l’uomo aveva borbottato un “Questo scherzetto non lo gradirà per nulla”.

I pensieri dell’ex Espada vennero però interrotti da una manina eterea che afferrò sicura la sua.

«Il vuoto si riempie sai? E poi il tuo non è poi così vuoto… qualcuno un po’ la già riempito. Così come quello della Pantera Azzurra» e la bambina fece l’occhiolino a Nel, che la squadrò da cima a fondo. Quella bambina sembrava fosse  in grado di guardarle dentro.

D'altronde che quei due non fossero né umani, né altro, l’aveva capito. La reiatsu che l’uomo aveva esibito per riportare Grimmjow fuori dal coma, era infatti a lei totalmente sconosciuta e le suscitava un senso di assoluta superiorità e rispetto, tanto da intimidirla peggio di Aizen, mentre la bambina… sembrava non possederla affatto! 

«Posso farvi una domanda?»

L’uomo studiò Neliel e poi fece cenno di sì con il capo, immaginando dove la donna volesse andare a parare. Infondo la matrice originale di un Hollow era pur sempre un’anima umana. E gli umani, come ben sapeva, erano dannatamente curiosi.

«Che cosa siete esattamente e perché ci avete aiutato? Inoltre non so nemmeno i vostri nomi» domandò quindi l’ex Espada.

«Capisco. Curiosità lecita» commentò l’uomo per poi rispondere: «Il mio nome è Ka, ma cosa sono

non ti riguarda. Per il resto non è a me che devi chiederlo ma a Lei. E non nascondo che anche a me piacerebbe saperlo» Ka scoccò un’occhiata indagatrice in direzione della pargola, che scrollò le spalle:  

«Mi sembra ovvio! Tutti e due speravano così tanto di poter nuovamente incontrare quel ragazzo dai capelli arancioni che non ho potuto far altro che accontentarli.»

Nel arrossì impercettibilmente a quell’affermazione, ma i due non ci fecero caso e la bimba continuò le presentazioni:

«Comunque io sono Hope e con questo penso di non dover aggiungere altro» rispose la bambina, per poi alzarsi ed iniziare ad incamminarsi in direzione dei resti di Las Noces.

«A proposito non è che potresti condurci nel posto esatto in cui sono trapassati Batman e l’Antenna Parabolica?»

«Prego?» chiese confusa Neliel.

«Credo intenda dire quelli che venivano chiamati Quinta e Quarta Espada» tradusse Ka, mentre Hope tirava la manica del suddetto per farsi prendere in braccio.

«Ehm, seguitemi, vi faccio strada…» si ritrovò quindi a dire Nel presa in contropiede, mentre Ka si caricava in spalle la bambina.

Quei due erano decisamente strani, ma allo stesso tempo Nel era curiosa di vedere dove volessero andare a parare….

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Capitolo 3
*** Da predatore a preda. Quando la Capa fa danni. ***


DA PREDATORE A PREDA


Quando la “Capa” fa danni!

 

Nonostante le pessime condizioni in cui era stato ridotto, l’ultima cosa in cui Grimmjow aveva sperato, prima di ricevere il colpo a tradimento di Nnoitra, era di poter riavere la rivincita su quel fottuto Shinigami dai capelli arancioni, meglio conosciuto a Karakura con il nome di Ichigo Kurosaki. Poi erano arrivati la mazzata del, si fa per dire, compagno d’armi, il dolore e il buio. Un buio assordante che trovava pace solo grazie ad una vocina tanto petulante quanto folle e fastidiosa, che gli sussurrava di continuare a sperare di non morire, per poter incrociare ancora una volta le loro spade, nonostante sapesse perfettamente che di speranza c’è n’era ben poca.

Ma come tutti sanno, la speranza è sempre l’ultima a morire ed è una gran rompi balle, quindi quando inspiegabilmente una strana luce spirituale aveva rotto il suo buio, Grimmjow vi si era aggrappato con tutte le sue forze e si era ritrovato tra le sabbie dell’Hueco Mundo, sotto gli occhi di una tipa dai capelli verdi (che se non ricordava male doveva chiamarsi Neliel o roba simile), uno strano uomo con gli occhi da rapace, che lo scrutava scettico (e che senza difficoltà aveva identificato come qualcuno con cui era meglio non scherzare) ed infine una bambina che sembrava talmente debole ad quasi non avere una reiatsu (come avrebbe detto Ulquiorra: “Spazzatura”); non fosse che il suo saluto l’aveva fatto sussultare. La voce di quella marmocchia gli era infatti dannatamente familiare, ma non si ricordava né quando, né dove l’avesse sentita…

Comunque, anche se la Sesta Espada non sapeva darsi un motivo, sembrava che gli dei avessero voluto dargli una seconda opportunità, e lui non era certo tipo da farsela sfuggire. Infatti dopo aver costatato di essere miracolosamente in ottima forma, non aveva perso tempo ed aveva aperto un Garganta per il mondo umano. Tutte le sue domane infondo potevano aspettare… la sua preda no! Poi, una volta dimostrata a tutti la sua superiorità su Kurosaki, ballando sul suo cadavere, sarebbe tornato con calma ad Hueco Mundo ed avrebbe appeso ad un muro quei due per ottenere delle risposte ai suoi quesiti; tipo chi diamine fossero e cosa volessero da lui, tanto da prendersi la briga di rimetterlo in pista.

Perché Grimmjow non era proprio uno stupido e sapeva bene che nessuno faceva niente per niente. Aizen-sama in materia aveva fatto scuola ad Hueco Mundo. Ed infatti gli Espada erano finiti tutti al macello.

Certo era che il povero Sesto Espada tutto si aspettava tranne di trasformarsi, nel giro di cinque minuti, da predatore a preda una volta giunto a Karakura.

«Dannazione!» imprecò infatti Grimmjow tenendosi premuta una mano sul fianco sul quale spiccava una profonda ferita sgorgante sangue, mentre cercava di allontanarsi da quei due “cosi” (l’Espada non aveva trovato termine migliore per definirli) che l’avevano assalito appena uscito dal Garganta. L’Arrancar numero sei riusciva a malapena a metterli a fuoco, nonostante fosse lui stesso un’entità spirituale. Ne sentiva le voci, così come gli artigli affilati che gli si erano conficcati in profondità nella carne, ma per il resto quello che poteva vedere erano solo due ammassi di ombre oscure.

«Che delizia amico mio! Oggi pasteggeremo con distruzione e frustrazione!» commentò una delle due entità, mentre l’altra ridacchiava aggiungendo:

«Peccato che di lui non resterà molto, dopo che ci saremo saziati. Ma d'altronde è questo il brutto di pasteggiare con i sentimenti oscuri delle anime umane trapassate. I vivi sono decisamente più resistenti e riescono a fornirci più pasti prima di perire!»

«Questo perché i vivi sono dotati anche di un corpo, mentre i morti solo di anima, ma questo è talmente carico di sete di vendetta che ci ingrasserà per bene.» concluse il compare per poi afferrare fulmineo il collo dell’Espada, senza che quest’ultimo avesse il tempo di reagire.

«Rilassati. In un attimo sarà tutto finito!» e detto questo l’essere iniziò letteralmente ad assorbire i sentimenti oscuri di cui l’Espada era costituito.

Grimmjow poté così costatare che man mano che l’essere si nutriva del suo desiderio di distruzione, esso assumeva dei contorni più definiti ed umanoidi, così come di essere totalmente in balia di quel “coso” senza via di scampo. Si ritrovò quindi nuovamente a pensare con frustrazione ad una zazzera arancione prima di perdere i sensi, mentre due figure giungevano in suo soccorso.

 

******

Rihanon aggrottò delusa le sopracciglia mentre osservava le due entità maligne estinguersi nel crepitare dalle sue fiamme nere. Non aveva nemmeno dovuto sfoderare le sue spade da quanto i suoi avversari erano scarsi  e la cosa l’aveva seccata. Dopo l’incontro con quello Shinigami sfacciato, avrebbe voluto avere sottomano un avversario degno di tale nome, per potersi sfogare un po’. Invece picche. Nulla di più che normale amministrazione.

«Certo che ultimamente i nostri simpatici amici si stanno facendo sempre più audaci! Attaccare così apertamente un’anima umana è cosa alquanto singolare. Normalmente preferiscono tattiche più subdole»

La voce di Lucien la richiamò al presente.

«Con l’aura distruttiva che emanava è più che normale che l’abbiano aggredito. Se fossero riusciti ad assorbire i suoi istinti avrebbero fatto un terno all’otto» commentò in risposta la donna, volgendo il suo sguardo al giovane dai capelli azzurri che giaceva, privo di sensi, ai piedi dell’argenteo.

«A proposito, secondo te… che cos’è esattamente?» chiese Lucien indicando incuriosito il Sesto Espada.

Rihanon si avvicinò al corpo inerte di Grimmjow per esaminarlo. Si ritrovò quindi a costatare il vistoso buco da Hollow situato sull’addome del giovane, così come il pezzo di maschera attacca al viso e la katana ancora appesa al suo fianco, che non aveva avuto il tempo di rilasciare. E la cosa non le piacque per nulla.

«Allora?» la incalzò il giovane.

«Ti ricordi che qualche tempo fa era girata voce di uno psicopompo orientale un po’ troppo ambizioso, che aveva cercato di abbattere la barriera tra Shinigami ed Hollow in modo da creare un essere superiore?» gli chiese quindi Riha.

«Sì, vagamente»

«Ebbene, ho la sensazione che quest’anima sia l’esito di alcuni esperimenti al riguardo»

«Ma gli Shinigami non avevano fatto piazza pulita?»

«Così si diceva» rispose la donna, per poi dargli le spalle e fare per andarsene.

«Ehi, aspetta! Non vorrai mica lasciarlo qui! Non passerebbe la notte!» sbottò Lucien.

Grimmjow versava infatti in condizioni critiche, non solo per la ferita al fianco con conseguente copiosa emorragia, ma anche per il danno subito direttamente dalla sua reiatsu.

Riha buttò nuovamente l’occhio sul corpo dell’Espada, per poi però fare nuovamente per andarsene.

«Prenderci cura dei trapassati non è di nostra competenza. Il nostro l’abbiamo già fatto»

«Peccato che io avverta l’aura di Ka aleggiare su di lui. Non dirmi che non l’hai notato» la riprese Lucien con un sorriso sornione.

Riha sbuffò. Era proprio per quello che avrebbe voluto lasciarlo dov’era. Aveva infatti un brutto presentimento, e non era del tutto sicura di voler sapere se fosse esatto, ma evitò di rendere partecipe il suo “collega” dei suoi pensieri. Si limitò quindi a dire:

«Fa come ti pare. Io in braccio non lo porto.»


 

***

 

 

Nel frattempo, in quello che restava di Las Noces…

“Pessima idea. Questa è stata una pessima idea. Riha andrà su tutte le furie. Devo solo ringraziare me stesso di essere immortale!” Ka osservava con comprensiva preoccupazione il ghigno sadico che Nnoitra stava riservando in direzione di Nel, che in risposta non lo degnava nemmeno di uno sguardo. Poi l’uomo spostò sconcertato lo sguardo sul resto della comitiva:

Una biondona con il viso mezzo coperto che lo squadrava guardinga (per la quale almeno non aveva dovuto sfacchinare, dato che era già in salute quando l’avevano incrocia a Las Noces*) ed infine lui: Ulquiorra Schiffer, il motivo originale di quella gitarella ad Hueco Mondo, che si era trasformata in una sorta d’operazione di beneficenza, in cui Ka si era trovato a giocare a puzzle con frammenti microscopici di reiatsu, sparsi per la sabbia dell’Hueco Mundo, solo perché la “Capa” aveva percepito le loro flebili speranze espresse prima di morire; costatando così anche come il dio dell’oltre tomba del distretto nipponico (meglio conosciuto in zona con il termine di Re Spirito) fosse un gran fancazzista. Infatti, piuttosto che prendersi il grattacapo di decidere il luogo di collocazione di quelle anime umane defunte che, per colpa di Aizen, non erano più né carne, né pesce, aveva preferito lavarsene le mani e trattarli come gli altrettanto scomodi Shinigami trapassati: lasciandoli quindi diventare parte integrante del luogo in cui erano deceduti. Ringraziò comunque nuovamente se stesso per il fatto che almeno l’Acquario per i Pesci (ergo Aaroniero Arruruerie) e lo Scienziato Pazzo dal sesso incerto (ovvero Aporro) in vita fossero stati piuttosto cattivelli, finendo così, come da manuale, all’Inferno** (e quindi non più raggiungibili dalla “Capa”), mentre l’Incredibile Uomo Zucca (noto ai più come Zommari) e il Mille Piedi Gigante (al secolo Yammy) erano trapassati senza una speranza nell’animo, ma solo con l’odio nei confronti dei loro assalitori. Altrimenti Rihanon chi l’avrebbe sentita con quegli esseri che scorrazzavano a briglia sciolta.

 Fortunatamente almeno per il Quarto Espada Riha non si sarebbe lamentata, nonostante fosse diventato una sorta di mezzo hollow***. Il problema stava però nel capire se lui si ricordasse o meno qualcosa...

«Per caso avete del succo di frutta?» la voce di Hope ruppe il pesante silenzio fatto di sguardi indagatori che era calato nella ex sala delle riunioni, dove la bambina sedeva sorridente al posto che una volta era stato di Aizen.

«No. Qui non si trova nulla del genere» rispose Harribel seccata, per poi chiedere spazientita:

«Allora, che cosa volete? Ci deve pur essere un motivo se avete riportato in vita parte dei miei ex compagni»

Hope piegò perplessa la testa di lato:

«Perché questa domanda? Non è a noi che devi chiederlo. Poi di riunirci qui l’hai chiesto tu, mica io!»

«E a chi dovremmo chiederlo allora?» sbottò alterato Nnoitra serrando la mano sull’asta della sua arma.

«A voi stessi, mi sembra ovvio!» trillò la bambina, la cui risposta non piacque per nulla al Quinto Espada, che si alzò minaccioso dalla sua postazione: «Smettila di prenderci per il culo, marmocchia, o ti stacco la testa dal collo!»

Ka portò istintivamente la mano al tatuaggio sul suo polso sinistro rappresentante l'ankh****, ma Hope lo fermò, per poi guardare seria Nnoitra:

«Non vi sto prendendo in giro» gli occhi di Hope lasciarono per un attimo trasparire un’insolita severità per l’età che dimostrava.  

«Potresti spiegarti meglio?» chiese quindi sospettosa Harribel, incrociando le braccia.

«Molto semplice, avete fatto tutto voi. Io ho solo risposto alla vostra chiamata.» scrollò le spalle la bambina, tornando quindi allegra e spensierata.

«E quando ti avrei chiamata?» sbottò Nnoitra sempre più alterato in quanto si sentiva palesemente deriso.

«Ti posso garantire che in punto di morte tu mi hai chiamato. Mi hai chiamato perché prima di esalare il tuo ultimo respiro, in fondo alla tua anima, hai sperato» gli sorrise la pargola, puntando però gli occhi in direzione di Nel, che la ricambiò interrogativa, mentre sul viso di Nnoitra spariva di botto il suo ghigno sghembo.

«Che c’è, hai perso la lingua?» lo punzecchiò quindi subdola Hope, ma il Quinto Espada si limitò a sbuffare e a risedersi al suo posto.

«Comunque lo stesso vale anche per gli altri, e non venite a dirmi che gli Hollow non sono in grado di farlo perché sapete perfettamente che è una cavolata. Altrimenti non divorereste anime altrui con la speranza di riempire il vuoto della vostra» concluse quindi la bambina rivolgendosi ai restanti Espada presenti.

«Hai detto di chiamarti Hope… speranza… giusto?» chiese assorto Ulquiorra rivolgendosi più a se stesso che alla bambina. Il Quarto Espada si era infatti ritirato nei suoi pensieri da quanto era iniziata quella riunione improvvisata, indetta da Harribel per far luce sugli avvenimenti appena accaduti.

«Wow! Sai l’inglese! Siamo poliglotti!» commentò la pargola facendo l’ok in direzione del Quarto Espada, per poi aggiungere:« Al dire il vero, anticamente venivo chiamata Elpis, ma Hope mi piace di più… è più moderno ed internazionale!»

«Elpis... Capisco.» commentò quindi Ulquiorra per poi uscire dalla stanza con le mani in tasca, aggiungendo solo un: «Vogliate scusarmi, ma ho una faccenda in sospeso da sbrigare» cosa che fece assumere un’espressione molto happy alla bambina.

«Ehi! Aspetta!» cercò invece di fermarlo Ka, ma Hope nuovamente lo bloccò.

«Lascialo andare»

«Ma…»

«Non preoccuparti, intanto credo che lo rivedremo presto e poi noi abbiamo ancora un paio di cosette da fare. Tipo occuparci di Willy il Coyote e del Nonno di Heidi» disse Hope.

Ka protestò: «Cosa!? Le loro anime si sono mischiate alla città di Karakura! È un lavoraccio!»

La bambina però sorrise e gli sussurrò mentalmente un “Confido nelle tue capacità e nella tua speranza di rimediare in parte all’errore che fu commesso. E poi chi meglio di uno della tua stirpe sa fare i miracoli?

Ka non poté far altro che incassare il colpo ed annuire, mentre Hope si alzava rivolgendosi agli Espada rimasti: «Allora, che volete fare? Venite con noi nel mondo dei vivi a provare ad afferrare le speranze che mi hanno portata qui o preferite rimanere a costruire castelli di sabbia in questo deserto vuoto?»

 

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NOTE

*Il fatto che Harribel non fosse morta l’ho preso da quello che viene riportato su Wikipedia. Idem per Grimmjow.

** Il fatto che i due Espada siano finiti agli inferi è menzionato in uno degli episodi dell’amine.

***La definizione di “mezzo hollow” che ho usato per Ulqui è legata alla trama della storia e si capirà in seguito (Per il pipistrellone della compagnia ho infatti in mente grandi cose ^.^!  "Chiamami ancora così e sei morta!" Nota di Ulqui)

****L'ankh (☥), conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita.

 

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

Ecco qui il secondo capitolo in cui rivediamo alcuni nostri vecchi cari Espada tornare (si fa per dire) in vita e, mentre Ulquiorra guarda tutti con totale apatia e superiorità, Nnoita si sta prendendo pure gli arretrati da Nel, che lo sta pestando con un mattarello… spero solo abbia cura di ripulire il pavimento dalle gocce di sangue, mentre io inizio a pensare che il Quinto Espada sia leggermente masochista…)

Purtroppo chi sperava di rivedere Aporro e la Supposta vivente dovrà perdonare me e prendersela con Dante, che ha scritto sulla porta d’ingresso all’inferno “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. (Aaroniero dalla disperazione sta cercando di raggiungere il mare buttandosi nel water, ma purtroppo non ci passa, mentre Aporro sta cercando di vivisezionare il mio peluche di Mokona… a quanto pare è desideroso di provare dolorose sofferenze…)

Per quanto riguarda Yammy e Zommari… scusate ma anche Hope e Ka hanno dei limiti… e poi Riha avrebbe ucciso anche me se doveva occuparsi pure di loro… Grimmjow sarà già un bel gatto da pelare per lei ^.^! (“Sono una pantera! Una P-a-n-t-e-r-a! Non un cazzo di gatto! Un po’ di rispetto già che in questo capitolo ci faccio una figura di merda!” Nota di Grimmjow)

Un ringraziamento particolare a Espada_Numero_11 e Nuala_Chez ^.^!

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Capitolo 4
*** E allora dillo... che ti piace farti mettere sotto dalle donne! ***


E ALLORA DILLO… 

Che ti piace farti mettere sotto dalle donne!

 

 

L’aria fresca di Karakura accolse la comitiva appena uscita dal Garganta.

«Bene, vediamo quanto ci metteranno gli Shinigami a piombarci addosso. Non vedo l’ora di gustarmi le loro facce quando ci rivedranno!» commentò Nnoitra passandosi la lingua sulle labbra.

«Non credo che vi capteranno tanto facilmente, almeno che non siate voi ad attirare la loro attenzione facendo chiasso» commentò tranquillamente Hope.

«In che senso?» domandò Harribel decisamente sospettosa.

«Ka vi ha schermati. La vostra reiatsu è quindi percepibile soltanto da noi. Di conseguenza sta a voi decidere se attirare o meno la loro attenzione con le vostre azioni» rispose la bambina.

«E questa cortesia a cosa è dovuta?» chiese di conseguenza guardinga l’Espada bionda.

«Non è una cortesia. Semplicemente non abbiamo voglia di avere grane con la Soul Society locale. Abbiamo cose più importanti da fare che stare a discutere con gli Shinigami».

«Quindi possiamo andare dove vogliamo?» domandò esterrefatta Nel.

 «Per quel che mi riguarda siete liberi di fare quello che volete» scrollò le spalle la bambina, per poi lanciare un mazzo di chiavi in direzione di Harribel che le prese al volo, esternando una certa sorpresa.

«Bei riflessi!» le disse quindi Hope facendole l’Ok, per poi aggiungere: «Comunque quelle sono le chiavi di casa nostra qui a Karakura. È la villa più grande della città. Non potete sbagliare. Se volete potete tranquillamente stabilirvi lì. Dite solo che vi manda la “Capa” e nessuno obbietterà più di tanto. Evitate solo di far arrabbiare Riha e non avrete problemi. Lucien al massimo farà il cascamorto con le signorine, ma tendenzialmente è innocuo. Per quanto invece riguarda Aster evitate di toccare il suo armadio e soprattutto la sua scarpiera o saranno dolori» e detto questo lei e Ka si allontanano lasciando da solo il gruppo degli Espada.

Harribel si ritrovò quindi a rigirarsi tra le mani le chiavi appena ricevute mormorando un: «Quei due è meglio tenerli d’occhio. Sono strani.»

Nel dal canto suo aveva invece già captato la reiatsu di Ichigo dall’altra parte della città, per poi però distogliere lo sguardo da quella direzione e rivolgerlo a Nnoitra, che se la stava già svignando con un ghigno preoccupante sul volto.

Nel imprecò mentalmente. Quell’animale a quanto pare non era cambiato di una virgola. Diede quindi a malincuore un’ultima occhiata in direzione dell’aura di Kurosaki, per poi decidere di seguire Nnoitra per evitare che facesse troppi danni. D’altronde fidarsi dei nuovi venuti era bene… ma non fidarsi era meglio. Aizen infatti era stato d’esempio. Inoltre, anche se avevano lasciato loro libertà d’azione, questo non toglieva l’eventualità che, in caso di “chiasso”, avrebbero potuto tranquillamente rispedirli da dove erano venuti e quel Ka sembrava proprio non aspettare altro… 

 

*****

 

«Quindi, ricapitolando: la Sesta e l’ex Terza Espada si sono fiondati qui con la speranza d’incontrare nuovamente quel ragazzo di nome Ichigo Kurosaki, la Quinta per seguire la ex Terza e la bionda per tenerci sott’occhio perché non si fida di tutta questa carità?» riassunse Ka aggrottando le sopracciglia.

Hope annuì: «Già, infatti sono stata attirata da Nel e Grimmjow proprio perché hanno sperato di poter rivedere quello Shinigami, mentre Nnoitra di potersi nuovamente scontrare con Nel, dimostrandole così la sua superiorità e farsi finalmente notare, anche se non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura»

«Strano modo di attirare l’attenzione di una donna» commentò sarcastico Ka.

«Nel suo stato attuale non è che ci si possa aspettare fiori e cioccolatini» commentò la bambina.

«Sei sicura di aver fatto bene a lasciarli soli? Avverto infatti che l’aura di Nnoitra si sta dirigendo verso il centro abitato» osservò il biondo.

«Vero, ma credo che tu avverta anche che da quelle parti c’è Aster e chissà che con l’aiuto giusto, la nostra parabola satellitare non possa migliorare e magari darci anche una mano» sorrise la bambina. Ka assunse invece uno sguardo scettico. Aster a suo dire non era infatti esattamente la persona giusta per placare degli spiriti agitati, ma evitò di replicare, per poi chiedere:

«E questi due per cui sto per farmi un mazzo tanto?»

«Due? Al dire il vero sono tre. La Prima Espada infatti la si può considerare doppia!» affermò raggiante Hope, cosa che non piacque a Ka, ma d'altronde con la “Capa” era così; ti incastrava chiedendoti un favore da nulla e poi ti ritrovavi a farti il culo quadro.

«Comunque, se devo essere sincera, in punto di morte il primo Espada non ha sperato nulla. Anzi, era piuttosto sereno» aggiunse Hope.

«E quindi come avrebbe fatto a chiamarti?» domandò Ka.

«L’ha fatto la ragazzina che da lui ha avuto origine. È stata lei che ha sperato per entrambi» spiegò la pargola.

«E la Seconda Espada? Il potere di Baraggan è pericoloso per questo mondo»

«Ha sperato di ritornare ad essere il re dell’Hueco Mundo. Per questo non mi preoccupo e anzi… penso che sarà il primo a decidere di entrare tra le nostre fila, appena gli spiegheremo la situazione. Il sigillo infatti sta cedendo sempre di più e tu sai bene cosa significa: che se non riusciremo nuovamente a rinchiuderli nel vaso, non esisterà più nulla, Hueco Mundo compreso, e un re senza regno non ha ragione di esistere»

«E Ulquiorra? Perché l’hai lasciato andare? Rihanon si è unita a noi proprio per poterlo ritrovare»

«Credi che non lo rammenti? So perfettamente cos’ha spinto Riha ad entrare tra le nostre fila, ma  so anche che cos’ha spinto Ulquiorra ad invocarmi e infatti spero proprio che ci porti da lei.» rispose Hope con una serietà che strideva con i suoi lineamenti di bambina.

«Da lei?» domandò quindi confuso Ka.

«Sì; da colei che potrebbe essere la chiave della nostra vittoria, come della nostra disfatta. Perché come avrai sicuramente notato, in questi secoli ho perso di potere, mentre quello dei nostri nemici si è rafforzato. Quindi ho urgentemente bisogno di una fonte consistente di nutrimento o non so se sarò in grado di darvi il potere necessario per la battaglia che è alle porte.»

 

****

 

Intanto, sulle rive erbose del fiume che attraversava Karakura, una ragazza bionda che non aveva nulla da invidiare a Rangiku, se ne stava beatamente sdraiata al sole, dopo un’intensa e soddisfacente sessione di shopping con carta di credito non sua. Carta per la quale aveva comunque dovuto sudare sette camicie.  Infatti il legittimo proprietario della villa in cui alloggiavano a scrocco, non era stato facile da sedurre, ma alla fine ci era riuscita e la carta di credito era finita in suo possesso. Però la ragione per cui una divinità del calibro di Susanoo* avesse acquistato una villa gigantesca a Karakura non era riuscita a scoprirlo, ma era comunque convinta si trattasse di una donna, motivazione tra l’altro piuttosto comune tra gli dei quando decidevano di villeggiare tra gli umani per periodi più o meno lunghi (parandosi però dietro a scuse decisamente poco probabili tipo “la pace nel mondo” o roba simile).

Quindi quando Nnoitra arrivò, trovò la sua vittima profondamente assorta in macchinose strategie per riuscire a farsi bellamente i cazzi del dio nipponico delle tempeste.

Il Quinto Espada si passò soddisfatto la lingua tatuata sulle labbra sottili per poi sfoderare il suo ghigno sadico. Aveva decisamente individuato una bella preda sostanziosa. La reiatsu di quella donna era infatti decisamente appetitosa. In più bisognava anche dire che era un bel panorama e, come si sa, anche nel cibo l’occhio vuole la sua parte!

L’Espada si avvicinò quindi alla giovane alzando la sua arma con l’intenzione di mozzarle il capo, pensando di non essere  visto. Grave errore.

La bionda infatti l’aveva visto più che bene e prima che Nnoitra potesse calare la falce (?**) l’aveva afferrato ad una caviglia, facendolo cadere all’indietro; dimostrando così una notevole forza, nonostante il fisico da pornostar. L’Espada cercò quindi di rialzarsi, ma invano.

«Ma che diavolo… erba!?» sbottò quindi tra il sorpreso e l’irato Nnoitra, capendo di non potersi più muovere a causa del suddetto vegetale che gli si era aggrovigliato attorno a braccia e gambe.

«Sì, erba. Perché quella faccia sorpresa? Un singolo germoglio è in grado di far sgretolare il cemento, quindi figuriamoci se un intero prato non è capace a tenerti fermo! Mia sottovalutare la forza della natura, per quando insignificante possa sembrare!»

Nnoitra si ritrovò così ad osservare la donna che, con la mano sul fianco, lo ammoniva con il dito, mentre sul suo viso si dipingeva uno ghigno sadico ed uno sguardo decisamente malizioso. Nnoitra capì in quel momento come dovevano sentirsi le sue vittime prima del trapasso.

«Beh… perché quella faccia? Prima ci provi e poi ti tiri indietro?» commentò sorniona la bionda, notando la faccia sconvolta dell’Espada, mentre con sfacciata disinvoltura si sedeva con fare seducente a cavalcioni del suo ventre.

«E chi ci ha mai provato! Io volevo impossessarmi della tua anima!» sbottò a quel punto l’Espada, ferito nel suo orgoglio di sadico assassino, per essere stato etichettato come un marpione da quattro soldi.

«Anima dici? Allora ti sei disturbato per nulla. Perche vedi… io non ho un’anima! Comunque era sufficiente offrirmi da bere per attaccare bottone, sai? Con le donne non ci sai proprio fare!» ridacchiò la bionda appoggiando i gomiti sui pettorali del Quinto Espada, che si ritrovò così ad un palmo di naso dalla faccia di lei. Nessuno aveva mai osato umiliarlo in quel modo. Nemmeno Nel, quando ancora era la Terza Espada, si era mai presa gioco di lui, nonostante lo riempisse di legnate dalla mattina alla sera per farlo stare a cuccia. E la cosa lo faceva incazzare. Odiava non venir preso seriamente come avversario e quella stronza con il suo atteggiamento non stava soltanto dimostrando questo, ma lo stava palesemente prendendo per il culo, senza che lui potesse reagire.

«E l’aura che ho percepito poco fa?» sibilò quindi Nnoitra, tentando nuovamente invano di liberarsi.

«Uno specchietto per le allodole, mio caro! E tu ci sei cascato come un fesso! Ti va solo bene che non sei uno di quelli a cui do la caccia, nonostante l’alone di disperazione che ti circonda. Infatti sei troppo corporeo, anche se sei chiaramente un’entità spirituale. Però non mi sembri nemmeno un normale Hollow o uno Shinigami… quindi cosa saresti di preciso?» Domandò la donna ritornando a sedere a cavalcioni su Nnoitra per poterlo osservare meglio.

«Io sono un Espada; il Quinto Espada! Quindi levati di dosso!» ringhiò il moro.

«Espada…» mormorò quindi pensierosa la bionda: «Mai sentito nominare! Comunque sai che non sei proprio malaccio?» disse con fare malizioso la ragazza, mentre con un dito accarezzava lasciva i pettorali lasciati scoperti dalla divisa bianca dell’Arrancar, che s’irrigidì al contatto.

«Se solo non ti vestissi così male, ci avrei potuto fare un pensierino. Carnevale è passato da un pezzo, sai?»

«Stronza! Io ti ammazzo!» sibilò Nnoitra cercando di liberarsi con tutte le sue forze, ma niente.

«La vedo dura. Perché anche se mi sembri una sorta di anima geneticamente modificata, la tua matrice mi sembra comunque umana. Quindi io ti sono superiore per natura. Non ti servirebbe a nulla nemmeno quella stramba arma che ti sei portato dietro» gli sorrise la bionda accarezzando con il dito la punta affilata del naso dell’Espada. Nnoitra strinse i pugni, senza poter far altro.  Quella donna si stava palesemente divertendo alle sue spalle. Gli dei solo sapevano quanta voglia aveva di conficcarle Santa Teresa nel petto, ma purtroppo la bionda aveva avuto premura di sistemarla a distanza di sicurezza.

«Non dire stronzate. Se non sei umana, cosa sei? Nemmeno tu mi sembri un Hollow o uno Shinigami»

 La ragazza si ravvivò i capelli con noncuranza: «Infatti sono una Driade.»

«Driade… mai sentita nominare»  gli occhi di Nnoitra si erano assottigliati ancora di più di quello che erano già normalmente.

«Beh, allora fatti un giro su Wikipedia» lo canzonò la bionda, per poi però avvicinare il suo viso al collo dell’Espada.

«Che fai!» fu quindi la conseguente protesta di un Nnoitra sempre più sconvolto, al notare che la Driade lo stava annusando.

«Toglimi una curiosità… perché hai addosso l’odore di Ka?» la giovane lo guardava decisamente sospettosa.

«E chi diamine è sto Ka?» sbottò il Quinto Espada, ormai rassegnatosi a fare da sedia.

«Non prendermi per il culo, ragazzo! Per avere addosso l’odore dell’anima di Ka devi essere stato a contatto ravvicinato con lui e molto a lungo…» la Driade lo guardò decisamente storto.

«Ehi! Che diavolo stai insinuando?» protestò il moro, per poi ritrovarsi nuovamente il viso della bionda a pochi centimetri dal naso, con un preoccupante scintillio di puro odio negli occhi.

«Non dirmi che te lo sei fatto!» il soffio della Driade gli fece accapponare la pelle.

«Ma che cazzo dici!!!» sbraitò Nnoitra.

«Se prima avevo una mezza idea di lasciarti andare vivo sulle tue gambe, ora te lo puoi scordare! Nessuno si porta a letto il dio con cui ci provo da secoli e poi la passa liscia!!!» sibilò la bionda per poi afferrare il collo dell’Espada…

 

****


Molte cose si era immaginata Nel sullo scenario che si sarebbe trovata davanti una volta raggiunto Nnoitra (che purtroppo aveva costatato essere diventato decisamente più veloce di lei) e tutte si riassumevano in due parole: morte e disperazione. Rimase quindi visibilmente sorpresa nel trovare il Quinto Espada a terra, che cercava invano di liberarsi da una biondona mozzafiato che, seduta a cavalcioni su di lui, stava tentando di strangolarlo.

In compenso Nnoitra non era mai stato così contento di vedere Neliel in vita sua.

«Nel… dillelo anche tu che non sono omosessuale!»

Uno scintillio di pura vendetta si accese negli occhi della ex Terta Espada: «A dire il vero non saprei… a Las Noces giravano certe voci su di te e Tesla...»

«Odio le donne» sibilò quindi Nnoitra, prima di perdere definitivamente i sensi per la mancanza d’ossigeno.

 

 

NOTE

*Susanoo è una divinità scintoista delle tempeste, dell’uragano e del terremoto e dal carattere piuttosto violento ed irascibile.

** Si può definire falce quell’affare che adopera?

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Capitolo 5
*** Hai paura di me donna? Diciamo che ti ricordavo cenere! ***


HAI PAURA DI ME DONNA?

Diciamo che ti ricordavo cenere!


Ulquiorra Schiffer arrivò nel mondo umano senza dare troppo nell’occhio e nascondendo subito la sua reiatsu, in modo da destare meno attenzioni possibili. Non aveva certo deciso di lasciare l’Hueco Mundo con l’intenzione di attaccare briga con il primo Shinigami di turno, ma per un obbiettivo preciso: capire

Capire se quel cuore, che aveva ipotizzato potesse essere nella sua mano, potesse essere veramente suo o se il tutto fosse stato solo un’errata supposizione. La mano di quella femmina, che si allungava ad afferrare invano la sua, nonostante fosse stato il suo carceriere, l’aveva colpito più della lama di quell’umano che era giunto a salvarla; quel Kurosaki per cui però non poteva neanche negare il suo interesse. Era infatti determinato anche a capire come fosse riuscito ad abbattere in modo naturale i muri tra Uomo, Shinigami e Hollow, mentre Aizen-sama era dovuto ricorrere ad una gemma dai poteri oscuri, senza però farcela del tutto. Infatti anche se Ulquiorra impugnava una katana ed aveva aspetto umano, rimaneva comunque ancora un Hollow in tutto e per tutto, anche se per via del suo carattere riusciva a mantenere a freno meglio degli altri la sua sete di anime altrui. D’altronde aveva capito da tempo che a nulla serviva farlo. Il suo vuoto rimaneva sempre lì, poco sotto l’attaccatura del collo, ma il calore che il gesto di quella femmina gli aveva trasmesso, lo sentiva ancora infondo all’anima, tanto da smuovere in lui una vocina flebile come quella di un bambino. Una vocina a cui era riuscito a dare il nome di Speranza, una volta ritrovatosi a fissare il volto allegro e spensierato di Hope nella desolazione dell’Hueco Mundo e aveva compreso ciò che era successo: la speranza l’aveva salvato; e quella speranza portava il nome di Orihime Inoue.

Il Quarto Espada quindi, dopo aver velocemente individuato la potente e cristallina reiatsu della femmina in questione, nel giro di pochi istanti l’aveva già portata nel suo campo visivo, per poi sbarrarle la strada atterrando con eleganza di fronte a lei sul marciapiede.


***


Quella mattina Orihime si era alzata presto per sbrigare la faccende domestiche e, dopo le lezioni scolastiche, si era recata al negozietto di alimentari del quartiere per acquistare il necessario per la settimana e tutto si sarebbe aspettata, tornando a casa, tranne di trovarsi la strada sbarrata da un giovane ragazzo con due famigliari ed inespressivi occhi verdi.

La borsa della spesa le cadde istintivamente di mano per la sorpresa, mentre sconvolta farfugliò un:«Ul… Ulquiorra!?»

«Hai paura di me, donna?» fu la conseguente domanda del Quarto Espada di fronte al palese stato confusionale della ragazza.

Orihime in risposta svenne.

Fortuna che Ulquiorra aveva i riflessi pronti e riuscì ad afferrarla prima che sbattesse la testa sul marciapiede.

«Non riesco proprio a capirti donna. Quando avresti dovuto aver paura di me, mi guardavi con compassione ed ora invece che sono qui solo per capire, svieni» si ritrovò quindi a mormorare l’Espada osservando la ragazza priva di sensi tra le sue braccia.


***


Nel frattempo, in una delle stanze del villone di Karakura, Grimmjow stava lentamente riaprendo gli occhi.

«Ehilà! Ben svegliato Grande Puffo! Comunque fossi stato in te avrei dormito ancora un po’»

Una squillante voce maschile gli trapassò il cranio come un martello pneumatico, mentre a fatica metteva a fuoco un strano giovane dai capelli argentati e gli iridi di un azzurro talmente chiaro da sembrare quasi bianco.

«Ma che cazz…» mugugnò quindi Grimmjow cercando di mettersi a sedere, finendo così solo per provocarsi una dolorosa fitta al fianco.

«Ehi, ehi, ehi! Calma ragazzo! Con la ferita e la debole reiatsu che ti ritrovi, al momento è meglio se non ti agiti!» disse quindi lo strano tipo, afferrando prontamente l’Espada per costringerlo a tornare sdraiato.

«Non riesco proprio a capire perché ti dai così da fare per quest’anima smarrita» disse però una voce femminile proveniente dal corridoio e ben presto Grimmjow si ritrovò ad osservare la giovane donna dai lunghi capelli castani, che stava entrando nella camera. Appena i loro sguardi s’incrociarono, un brivido gelido percorse senza motivo apparente la schiena dell’Espada paralizzandolo completamente. Le sue membra erano infatti state invase da un terrore sordo. Una sensazione istintiva di pericolo che però Grimmjow non riusciva a spiegarsi, dato che nulla di quella figura incuteva timore. Infatti quella che si trovava di fronte a lui, non sembrava altro che una normale femmina umana. Al contrario il ragazzo era palesemente un essere dalla natura a lui estranea, nonostante non gli trasmettesse alcuna sensazione d’inquietudine.           

«Riha, ti ricordo che era nei miei doveri assistere le anime» rispose infatti il giovane.

«Sì, ma quelle dei vivi e non quelle dei morti» commentò piccata la donna.

«Scusami allora se sto facendo il lavoro che dovevi fare tu!» ribatté a sua volta l’argenteo.

Riha sbuffò: «Quante volte devo ripeterti che gli Hollow non sono mai sati il mio lavoro, ma quello degli psicopompi!»

«Quanto sei fiscale! Alla fine sempre di anime umane si parla, no?»  

«Non sono la stessa cosa!»

«Ehi voi due, ma di che state parlando? E soprattutto dove mi trovo e chi diamine siete!?» sbottò a quel punto Grimmjow, stufo di essere ignorato, ritrovandosi quindi con gli occhi d’entrambi puntati addosso.

«Oh! Giusto! Non ci siamo ancora presentati! Chiedo venia per la mia mancanza d’educazione, ma rimedio subito. Il mio nome è Lucien e come già avrai capito, non sono umano, ma una sorta d’entità angelica,  mentre la simpatica signorina qui presente si chiama Rihanon ed è, a dispetto delle apparenze, una creatura infernale» spiegò l’argenteo con un lieve inchino, per poi aggiungere alla vista dei lineamenti tesi dell’Arrancar un: «Quindi se in sua presenza te la fai inconsciamente sotto, vuol solo dire che il tuo istinto funziona alla perfezione, data la tua natura di Hollow, ma siccome non presta più servizio agli inferi da secoli, puoi rilassarti»

«Questo però non toglie che, se ci darai noie, io possa comunque farti personalmente bruciare tra le fiamme infernali. Per il resto ti trovi in una villa a Karakura gentilmente prestataci dal dio nipponico delle tempeste. Quindi evita di provocare qualsiasi danno alla struttura se hai un briciolo di buon senso» sottolineò però Riha, rivolgendo a Grimmjow uno sguardo decisamente poco amichevole.

«Tranquilla, non ho la minima intenzione di rimanere qui. Ho un conto in sospeso da saldare con un fottuto Shinigami» le rispose di conseguenza l’Espada rivolgendo alla donna lo stesso sguardo assassino, per poi cercare di alzarsi, ma venne nuovamente bloccato dal ragazzo.

«Nelle tue condizioni non vai da nessuna parte. Mi dispiace, ma dovrai stare a letto ancora per un po’, dato che la miss simpatia qui presente mi ha tassativamente vietato di curarti con la mia reiatsu» disse l’argenteo per poi scoccare uno sguardo di disapprovazione nei confronti della “collega”.

«Lucien, ti ho già spiegato che non è prudente lasciarlo scorrazzare liberamente tra i vivi, senza contare che appena metterà piede fuori di qui, c’è un’alta probabilità che venga nuovamente attaccato, data l’aura distruttiva che emana» disse Riha.

«Allora vedi che ti preoccupi anche tu per lui?» la sfotté Lucien.

«Non dire sciocchezze! Semplicemente se un’Ombra riuscisse ad assorbirlo sarebbe una vera seccatura!» sbottò Rihanon.

«Ombre? Sarebbero quei bastardi che mi hanno aggredito?» chiese a quel punto l’Espada lasciandosi sfuggire una sorta di ringhio, rammentando il suo arrivo a Karakura.

«Esattamente» gli rispose Lucien.

«E cosa diamine sarebbero di preciso?» domandò di conseguenza Grimmjow assottigliando gli occhi, mentre si annotava mentalmente il nome di quegli esseri con l’intenzione di restituir loro il favore il prima possibile.

«Le Ombre sono entità spiritiche che nascono e si nutrono dei sentimenti oscuri degli esseri umani. Quindi ora potrai comprendere come tu per loro sia un banchetto prelibato, così come spero abbi capito che sono totalmente fuori dalla tua portata. Infatti se non fossimo intervenuti a pararti le chiappe, di te ora non rimarrebbe nemmeno il ricordo. Quindi evita colpi di testa se ti è cara la pelle; altrimenti a farti fuori ci penserò io, prima che lo facciano loro» gli disse la donna e a Grimmjow non ci volle molto per capire che non stava scherzando. Inoltre anche il ragazzo non aveva tutti i torti: nelle sue condizioni non avrebbe fatto certo molta strada, dato che faceva fatica perfino a respirare. In più se quello che gli stavano dicendo era vero, questo voleva dire che, nonostante le apparenze, i suoi “salvatori” erano molto più forti di quello che sembravano, dato che avevano fatto fuori due esseri che lui a malapena era riuscito a vedere. La Sesta Espada comprese quindi al volo che se voleva uscirne vivo, doveva mantenere la calma e non farsi trasportare dal suo carattere impulsivo. Doveva fare buon viso e cattivo gioco, aspettando il momento propizio per levarseli di torno.

Le sue congetture vennero però interrotte dalla percezione di alcune auree a lui famigliari.

“Ma cosa diamine sta succedendo? Nnoitra non era morto?” si ritrovò quindi a pensare il Sesto Espada, mentre una voce sconosciuta e proveniente dall’esterno sbraitava a pieni polmoni un:

«QUEL BASTARDO DEVE AVER FATTO UN’ORGIA SENZA DIRMELO! QUESTA È LA VOLTA BUONA CHE GLI FACCIO IL CULO QUADRO E NON ME NE FREGA NULLA SE È UN DIO!» per poi aggiungere un: «Ehi tu, biondina, che diavolo ci fai con le nostre chiavi di casa? Non sari mica una ladra!»

«Che rottura… Aster è già di ritorno e non è sola» fu il conseguente commento di Riha, mentre aggrottava la fronte notando una certa somiglianza tra le reiatsu in compagnia della “collega” e quella dell’Espada in convalescenza nella stanza.

«Già! Minchia che gnocche!» fu infatti il commento poco aulico di Lucien che si era affacciato alla finestra per vedere i nuovi venuti, per poi aggiungere un: «Certo che poteva anche dirlo che andava a comprare un’antenna parabolica! Le avrei detto di prendere anche un televisore di ultima generazione!»

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Capitolo 6
*** Il coyote perde il pelo, ma non il vizio. Per convincerlo basta un materasso! ***


IL COYOTE PERDE IL PELO, MA NON IL VIZIO

 

Per convincerlo basta un materasso!

 

Quando Stark riaprì gli occhi e si ritrovò ad osservare il tramonto e le case di una moderna cittadina giapponese, non poté fare a meno di esclamare un incredulo:

«Diamine se la Soul Society assomiglia a Karakura!»

«Questo perché è Karakura, idiota!» La voce di Lilynette inginocchiata al suo fianco sul tetto di uno degli edifici,  lo fece riprendere di soprassalto dallo stato semi incosciente in cui versava.

« Lilynette non urlare! Ho un mal di testa cane!!!»  mugugnò di conseguenza il Primo Espada, per poi realizzare che c’era qualcosa che non andava.

«Ehi, Lilynette, ma noi non eravamo morti?»

Stark infatti si ricordava di averci lasciato le penne insieme alla sua fraccion contro uno dei capitani del Gotei 13, ed era anche sicuro di non averlo sognato, nonostante si sentisse come se si fosse appena sparato un cannone da paura.

«Sì,  ma loro ci hanno fatti tornare in vita insieme a Baraggan » gli rispose la ragazzina abbassando la voce, mentre rivolgeva il suo sguardo alle spalle dell’Espada. Stark girò quindi la testa e la sua attenzione venne subito catturata da una bambina dai capelli chiarissimi, che stava parlando fitto con il Secondo Espada, ed un uomo biondo con un’espressione più stavolta della sua.

«Chi sono?»

«Per quello che ho capito, l’uomo è una sorta di divinità straniera e il suo nome è Ka, mentre la bambina ha detto di essere la personificazione della Speranza e si fa chiamare Hope» spiegò Lilynette.

«E come mai ci hanno resuscitato?» chiese perplesso Stark.

Lilynette a quella domanda distolse imbarazzata lo sguardo: «Perché li ho chiamati io»

Il Primo Espada alzò incredulo un sopraciglio:

«E da quando saresti in grado di evocare gli dei?»

«Non ho invocato proprio nessuno! Scemo!» sbottò Lilynette per poi però stringersi nelle spalle: «Semplicemente sono stati attirati qui perché prima di morire ho sperato che un giorno anche noi avremmo potuto essere felici. Almeno questo è quello che mi ha spiegato Hope»

«Ah!» Fu il commento piatto dell’Espada, che tornò a fissare il cielo scazzato.

«Cazzo Stark, siamo vivi! Potresti almeno essere un po’ più contento!» esclamò  a quel punto Lilynette di fronte all’espressione non esattamente entusiasta dell’Espada.

«Già, che fortuna. La solitudine dell’Hueco Mundo ci aspetta! Almeno prima era un po’ come dormire; non si sentiva e non  si vedeva nulla» commentò amaramente Stark.

«Sei proprio uno stronzo ingrato! La prossima volta mi preoccuperò solo per me, e se tu crepi cavoli tuoi!» sbraitò quindi Lilynette incazzata come una biscia.

«Ehi, voi due, vorreste fare meno casino? Ho mal di testa anch’io, che credete!» la voce cadaverica di Ka bloccò il diverbio sul nascere.

«È Stark che mi fa infuriare. Mi sono preoccupata per lui e nemmeno mi ringrazia!» brontolò di conseguenza la fraccion, mettendo il broncio.

«Strano. Mi era sembrato che la reiatsu del Primo Espada non abbia fatto chissà quale resistenza al richiamo di Ka, o sbaglio?» la considerazione di Hope, che nel frattempo si era unita al gruppo insieme a Baraggan, aveva attirato l’attenzione di Stark, che la guardò perplesso.

«Non sbagli. L’aura di Stark non si è opposta minimamente al mio intervento di recupero. A quanto pare l’inconscio della tua anima la pensa diversamente, Primo Espada» fu difatti il commento di Ka, fra uno sbadiglio e l’altro.

«Comunque non mi sembra il caso di essere così depressi! Ok che l’Hueco Mundo fa schifo, ma infondo la decisione se tornarci o meno aspetta solo a te» disse Hope facendogli l’occhiolino.

«E Aizen? Che fine ha fatto?» domandò però cupo il Primo Espada.

«Quel bastardo si è fatto prima pestare da Kurosaki e poi è stato imprigionato da Kisuke Urahara

 Ora sta scontando la sua reclusione nella Soul Society. Almeno questo è quello che mi ha detto la bambina» gli rispose accigliato Baraggan, indicando con un cenno del capo Hope.

«Già! Quindi ora il signor Baraggan è nuovamente il re dell’Hueco Mundo! E a proposito di questo, che ne dite di seguirmi per scambiare due parole davanti ad una bella tazza di tè?» rispose la pargola rivolgendosi al Secondo Espada.

Baraggan al solo sentire il nome della bevanda aggrottò minaccioso le sopracciglia, cosa che divertì la bambina:

«Mamma mia che truce! Quello Shinigami non deve proprio avervi lasciato un bel ricordo! Comunque se preferite del caffè o dell’aranciata basta dirlo! Ma a parte gli scherzi, desidererei mettervi al corrente di alcune questioni legate al vostro regno»

Lo sguardo ed il tono serio che Hope usò per l'ultima parte del discorso, fecero capire al Secondo Espada che c’era qualcosa di grosso in ballo. D’altronde che la pargola non fosse una bambina normale, era chiaro come il sole.

«Di che si tratta?»

«Non qui, seguitemi» rispose Hope, per poi rivolgersi a Stark e Lilynette: «E voi che volete fare? Venite con noi?»

Lilynette si rivolse speranzosa a Strak

«Perché no? Intanto che abbiamo da perdere?»

Il Primo Espada scoccò uno sguardo scettico alla sua fraccion:

 «Ti ricordo che anche l’ultima volta avevamo detto la stessa cosa e poi ci abbiamo lasciato le penne»

«Tranquillo Stark. Nessuno ti chiederà nulla. Semplicemente abbiamo diverse stanze vuote e dai vostri discorsi non mi sembravate molto entusiasti di tornare subito nell’Hueco Mundo, quindi se volte potete fermarvi per un po’  a casa nostra…. in una delle camere abbiamo un letto a baldacchino con un materasso che è un portento!» lo informò la pargola con un sorriso sornione.

«Beh, nel caso… facci strada!» fu la conseguente risposta di Stark, che aveva drizzato le orecchie alle parole “letto” e “materasso”, mentre si alzava pigramente massaggiandosi la schiena.

 

****

«Quante volte devo ripetervelo che non sono una ladra e che non stavo cercando di intrufolarmi nella villa. È stata la bambina a darmi le chiavi» disse esasperata Harribel per l’ennesima volta.

«Sì, è proprio come ha detto lei!» confermò quindi Hope per poi chiedere: «Posso avere del succo di frutta?» cosa che le venne servita da un Ka decisamente distrutto.

«Ok. Appurato che la bionda non è una ladra, possiamo passare ad altri argomenti» e detto questo Aster puntò gli occhi su Ka, che sbuffò pensando “Ma cosa ho fatti di male per meritarmi questo”, dato che era ben conscio di dove la Driade stesse per andare a parare.

Infatti Aster iniziò a sbraitare un: «Ka, lo sai che sei un bastardo? Passi la tipa dai capelli verdi che effettivamente è gnocca, così come il figo scazzato che ti sei portato dietro e quello stallone  in convalescenza nell’altra stanza, ma ti sei pure ingroppato una sorta di cucchiaio gigante ed un vecchio bavoso! Quindi solo con me fai il prezioso, porca miseria!»

Poco da dire sul fatto che il Secondo Espada non prese bene la parte riguardante “l’ingroppare” e il “vecchio bavoso”:

«Come osi rivolgerti a me, il re dell’Hueco Mundo, in questo modo, insulsa femmina!» fu infatti la risposta irata di Baraggan, cosa a cui la bionda commentò con un: «Ah! Allora sei ricco!» per poi tornare nuovamente a rivolgersi a Ka: «E sia, ti abbono anche lui solo perché ha il grano, ma cacchio! Come hai potuto sbatterti uno che si veste così male, quando a me dai sempre picche!»

E detto questo la Driade  diede un calcio ad una sorta di mummia ottenuta con fili d’erba, facendola rotolare ai piedi del biondo.

 «In che lingua devo dirti che non sono omosessuale? E liberami strega!» fu la conseguente protesta del bozzolo.

«E tu chiudi la bocca o ti infilo quella tua arma assurda dove dico io!»

Ka si passò una mano sulla faccia imprecando contro la sfiga che gli si era francobollata addosso il giorno in cui quella Driade ninfomane si era unita al loro gruppo con la sola speranza di farselo. Per poi osservare depresso il salotto dove erano stati fatti accomodare gli Espada ed i suoi compagni per le presentazioni. E bisognava dire che la tensione si tagliava con il coltello. Aster infatti oltre a lui, guardava con astio Nnoitra, che si era tassativamente rifiutata di liberare dal bozzolo in cui l’aveva rinchiuso (e da cui spuntava solo una sorta di cucchiaio bianco). Lucien dal canto suo, stava sbavando in direzione di Nelilel e Harribel, che in risposta lo guardavano storto, mentre Baraggan sbuffava spazientito in attesa di sapere il motivo per cui Hope l’avesse trattenuto li. Infine l’unico tranquillo (anche troppo) era Stark, che si era stravaccato in una delle poltrone, limitandosi soltanto a lanciare qualche sguardo di sottecchi a Lilynette (che si stava rimpinzando di biscotti al cioccolato, che erano stati messi su un tavolo a disposizione di tutti). A rendere il tutto più opprimente c’era la cappa mortifera che aleggiava intorno a Rihanon, che si era appostata in un angolo, con la schiena appoggiata ad un muro, le braccia conserte e l’espressione di un doberman incazzato. Fortunatamente però la demone aveva comunque avuto premura di mantenere la sua aura al minimo sindacale, probabilmente con l’unico scopo di non spaventare troppo la giovanissima fraccion del Primo Espada (nonostante si vedesse lontano un  miglio che era furiosa). Grimmjow invece, date le sue condizioni di salute, era stato lasciato riposare nella stanza in cui era stato ospitato. Ka quindi sospirò per poi rivolgersi ad Aster con la speranza di fugare ogni dubbio e potersi così ritirare nelle sue stanze:

«Aster, il motivo per cui la maggior parte di loro riporta tracce della mia reiatsu, non dipende dal fatto che abbiamo fatto un’orgia, ma semplicemente perché ho ricomposto la loro anima su richiesta di Hope. Tutto qui. Quindi capirai anche che io sia piuttosto stanco e non abbia voglia di discutere»

«Quindi mi giuri che tra te e il tipo che si chiama Nnoitra non è successo nulla?» chiese Aster guardandolo di sottecchi.

«Lo giuro» rispose Ka portandosi la mano al cuore, per poi aggiungere: «Quindi ora potresti farmi la cortesia di slegarlo e di smettere di urlare cose senza senso?»

Aster, anche se con una certa riluttanza acconsentì, e finalmente il Quinto Espada poté nuovamente tornare a muoversi.

«Giuro che questo affronto me lo pagherai caro» ringhiò quindi Nnoitra, ottenendo però soltanto uno sguardo scettico di Aster.

«Seeee, come no!» fu  infatti  il conseguente commento della Driade.

«Bene. Dato che ora è tutto a posto, direi che posso anche ritirarmi» disse quindi Ka con uno sbadiglio.

«Tutto a posto un corno! E con loro che facciamo!?» fu però la protesta di Rihanon, il cui fremito della sua aura, per quanto fulmineo, non sfuggì a Stark, che si girò nella sua direzione, finendo così per incrociare lo sguardo poco rassicurante della donna.

«Li accompagnate alle loro stanze, mi sembra ovvio, no? D'altronde ormai è tardi ed è stata una giornata pesante per tutti ed io devo ancora fare una chiacchierata con il signor Baraggan. Ka ci faresti compagnia?» rispose quindi Hope, mentre il dio imprecò mentalmente, vedendo nuovamente sfumare la possibilità di ritirarsi nella sua stanza e lasciare quell’assurda situazione fuori dalla porta (e possibilmente in mani altrui).

«E cosa ti fa pensare che abbiamo l’intenzione di fermarci?» fu la conseguente domanda di Harribel.

«Il semplice fatto che mi abbiate seguito e che per ora non abbiate altri posti dove andare, tolti i resti di Las Noces. Comunque la nostra è solo una cortese offerta, e non abbiamo mai obbligato nessuno a stare in nostra compagnia, se non è gradita» disse la pargola, per poi però aggiungere: «Peccato per la vasca idromassaggio, penso ti sarebbe piaciuta»

 «Già, abbiamo una Jacuzzi che è una figata! Venite signorine, faccio strada! E se avete bisogno di qualcuno che vi lavi la schiena, non fate complimenti! Ogni vostro desiderio è un ordine!» e detto questo Lucien si accaparrò Harribel e Neliel, prima che potessero protestare, mentre Baraggan seguì Hope e Ka in un ambiente più riservato. 

Rihanon rimase quindi sola nel salotto insieme ai restanti Espada e ad Aster, che però se la svignò con la scusa che doveva ridare la carta di credito al legittimo proprietario. La demone si ritrovò quindi a dover fare gli onori di casa, anche se decisamente controvoglia:

«Bene, allora vi faccio vedere le stanze degli “ospiti”, dato che Hope ci tiene tanto, ma vi consiglio caldamente di non darci noie e di perseguire la sana filosofia del “chi si fa gli affari suoi campa 100 anni” o potreste farvi male» li avvisò la demone.

«A quanto pare voi femmine cercate sempre rogne, eh?» fu il conseguente commento sarcastico di Nnoitra, cosa che gli fece guadagnare un’occhiata di fuoco, mentre il suo sorriso sghembo svaniva di fronte alla reiatsu infernale, che la donna gli lasciò velocemente intendere, per poi tornare a mascherala non appena si accorse che Lilynette la stava fissando incuriosita.

«Spiacente di deluderti, ma penso che ora abbi capito che il mio era solo un consiglio per il vostro bene» gli rispose quindi Rihanon, e detto questo la demone uscì dalla sala senza aggiungere altro.

«Ehi, Lilynette, ma in che gabbia di matti siamo finiti?» fu il commento di Stark, alzandosi pigramente dalla poltrona.

«Non lo so! Ma sicuramente qui non corri il rischio di polverizzare nessuno con la tua reiatsu , ed in più la bionda di nome Aster ti trova pure figo! Perché non ci fai un pensierino?»

Stark sorvolò la domanda impertinente della sua fraccion, ma sul fatto che li nessuno avrebbe risentito della sua potente aura, non poteva darle torto. Aveva infatti perfettamente intuito che si trovava di fronte a creature ben diverse dall’essere Hollow, Shinigami o umani.  Si soffermò quindi ad osservare la giovane donna ,che li stava accompagnando  in giro per la villa. Nonostante i lineamenti dolci del viso, il solo fatto di camminarle accanto gli dava un senso d’inquietudine, così come anche lui non aveva potuto ignorare l’istintivo senso di pericolo che gli aveva percorso la schiena non appena Riha aveva fatto trapelare un minimo della sua natura. Al contrario Lilynette sembrava invece piuttosto incuriosita dalla demone.  D'altronde la giovanissima fraccion era stata l’unica alla quale la donna avesse rivolto uno sguardo amichevole, mentre per quello che riguardava gli altri non aveva certo nascosto la sua irritazione, ma se non altro il mega letto a baldacchino non era una balla e Stark fu ben lieto di poterne usufruire. 

 

****

 

Nel frattempo, in un minuscolo appartamento alla periferia di Karakura, Orihime riapriva gli occhi ritrovandosi nella sua piccola stanza, con la convinzione di aver appena fatto uno strano sogno; un sogno nel quale aveva incontrato Ulquiorra Schiffer. Era quindi svenuta per la sorpresa ed era stata riportata al suo alloggio da quest’ultimo.

«Finalmente hai ripreso i sensi, donna»

Una  famigliare voce maschile la face però sobbalzare mentre i suoi occhi incrociavano nuovamente quelli verde brillante del suo ex carceriere, lasciandola interdetta. Possibile che stesse ancora sognando? Eppure non poteva essere altrimenti. Ulquiorra Schiffer si era dissolto in cenere proprio davanti ai suoi occhi sul tetto di Las Noces, quindi non poteva essere seriamente di fronte a lei.

Inoue si passò nervosamente una mano tra i capelli ramati, per poi scoppiare in una risatina isterica. O era un sogno o stava uscendo di senno, poco ma sicuro.

«Stai bene, donna?» chiese quindi l’Espada leggermente confuso dalla strana reazione della ragazza, per poi ritrarsi d’istinto con un: «Che fai?!» quando la mano di Orihime si protese verso di lui per toccarlo.

«Sto sognando vero?Tu non puoi essere reale!» domandò quindi la ragazza in una sorta di trans, più a se stessa che all’Espada, mentre si alzava dal letto su cui era stata deposta, per avvicinarsi ad Ulquiorra, che cercò nuovamente di sottrarsi al contatto, ma invano. Inoue riuscì infatti a sfiorare una delle guancie di quel volto diafano e rigato da finte lacrime verdi; sgranando gli occhi incredula. Quello che stava toccando infatti era decisamente troppo corporeo per essere frutto della sua immaginazione!

Orihime capì quindi finalmente che quello che stava davanti ai suoi occhi ( e al quale stava accarezzando il viso) era proprio il vero Ulquiorra.

La ragazza iniziò quindi ad assumere tutte le sfumature del rosso non appena realizzò che cosa aveva appena fatto ed Ulquiorra ebbe appena il tempo di tapparle la bocca prima che cacciasse un urlo.

«Non sono qui per farti del male. Quindi non gridare» le disse impassibile e lapidario l’Espada e ad Orihime non restò altro da fare che annuire con il capo. Ulquiorra non appena vide che la ragazza si era un po’ calmata, la lasciò libera dalla sua presa. Un silenzio teso calò nella stanza. Fu Inoue a romperlo per prima:

«Mi ricordo che eri diventato polvere»

«Vero»

«Allora com’è possibile?»

«La storia è lunga. Siediti.»

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Capitolo 7
*** Non per tutto c'è un rimedio... o forse sì? ***


Non per tutto c’è un rimedio…

 

O forse si?


Era ormai l’alba quando Rihanon atterrò con grazia sul tetto della villa in cui alloggiava a Karakura. Uno dei momenti migliori, insieme al vespro, per l’apertura del passaggio che univa il mondo umano agli Inferi.

«Ehi, Riha, avevi nostalgia di casa?»

La voce di Lucien, che l’aveva raggiunta sul tetto, la fece sbuffare, mentre le sue affusolate ali nere e le scaglie ossee che le ricoprivano parte del corpo, svanivano per lasciare il posto al suo ormai consueto aspetto umano, sotto i sigilli dell’ Alfa e dell’Omega.

«Non dire assurdità. Ero solo andata a chiedere un paio di cose»

«Peccato però che abbi fatto un viaggio a vuoto, non è così?»

Lo sguardo irritato che Lucien ricevette in risposta, gli bastò per capire che aveva ragione.

«Ma in fin dei conti dovevi aspettartelo. Se le loro speranze hanno raggiunto Hope, vuol dire che non erano destinati all’Inferno e che quindi tu non li puoi toccare. Quindi mettiti l’anima in pace ed accontentati di sapere che Baraggan ha deciso di tornare a Las Noces per riprendersi il suo trono, nonostante Hope gli abbia accennato del rischio che sta per correre l’Hueco Muondo. Comunque non capisco perché tu debba essere così scontrosa con i nostri ospiti, a me non dispiacciono»

«Per te sarà anche divertente sbavare dietro alle sottane di quelle due Espada, ma vorrei ricordarti che è proprio per il rischio che corrono gli Hollow, che è stata una follia ricomporli!» gli rispose la donna, per poi scendere dal tetto con l’intenzione di scambiare due parole con la “Capa”, che trovò in cucina, intenta a fare colazione con latte e biscotti.

 

«Ciao, Riha, dormito bene? Hai due occhiaie…» fu il commento di Hope, quando vide la demone, che aveva palesemente passato la notte in bianco.

«Diciamo che c’è un problema da risolvere, ma che a quanto pare vedo solo io» rispose Riha sedendosi di fronte alla pargola.

«Caffè? Ka te ne ha lasciato un po’» fu la conseguente domanda di Hope, mentre le indicava la caffettiera ancora fumante.

«Non sviare l’argomento, corrompendomi con il caffè!» replicò Riha (servendosi però una generosa tazzina).

Hope emise quindi un sospiro rassegnato costatando che la donna non avrebbe mollato il discorso tanto facilmente:

«Parli degli Espada, vero?»

«E di chi altri? È stata una follia rimetterli in pista!»

«Forse si e forse no. Chi lo sa?»

«Per cortesia Hope, non è il momento di giocare! Penso infatti che ti sia perfettamente accorta che, con l’aura negativa che emanano, siano un pranzo di nozze per Loro. E come ha dimostrato il tipo che si chiama Grimmjow, non sono nemmeno in grado di difendersi!»

Hope scrollò le spalle con fare innocente: «Vero. Per Loro sono un pasto prelibato, così come il vuoto non permette attualmente agli Espada di difendersi nemmeno da delle semplici Ombre, ma se è questo che ti preoccupa, potresti sempre aiutarli a colmare il buco della loro anima, in modo che possano arrangiarsi da soli contro i nostri avversari»

Riha si ritrovò a guardare la pargola sconvolta:

«Cosa!?»

«Toh guarda! Lucien ha rimesso in sesto la Pantera Azzurra che se la sta già svignando! Poteva almeno passare a salutare!»  commentò però la pargola avvertendo la reiatsu di Grimmjow che lasciava l’abitazione.

«Dannazione a quell’idiota di un Hollow e a Lucien che non capisce mai quando parlo!» imprecò quindi Riha scattando verso la porta.

Hope sorrise soddisfatta; d'altronde è risaputo che can che abbaia non morde!

 

***

Solita colazione servita da Yuzu, soliti insulti mattutini di Karin e solita scenetta idiota di Isshin; insomma un inizio giornata come tanti altri per Ichigo, che s’incamminava verso la scuola.

Dopo la sconfitta di Aizen era tutto tornato alla normalità o quasi. Infatti i suoi  poteri erano scomparsi insieme alla capacità di vedere i fantasmi e quindi non poteva più fregiarsi del titolo di Sostituto Shinigami e da punta di forza del suo gruppo di amici, era passato ad esser l’anello debole della catena e la cosa, nonostante lui cercasse di non darlo a vedere, gli pesava. Ma ormai il dado era stato lanciato e, anche se non era pentito della decisione presa, non poteva far a meno di osservare con rammarico Ishida sgusciare dall’aula con le scuse più assurde, non appena percepiva la presenza di un Hollow nei paraggi.

Ichigo emise un sospiro rassegnato tirando un calcio ad una pietra, per poi però aggrottare le sopracciglia e decidere di scacciare quei pensieri. Non era da lui crogiolarsi nella malinconia. Doveva essere forte, ora più di prima, sia per se stesso, che per i suoi amici preoccupati per lui.

Si diede quindi dello stupido e sistemandosi meglio la cartella sulle spalle, si affrettò a raggiungere la scuola, ignaro del pericolo che incombeva sulla sua testa…

Difatti non appena Rihanon  individuò Grimmjow  si ritrovò di fronte ad un terzo motivo per il quale ritenere che aver portato nel mondo dei vivi i loro “ospiti”, era stata una grande cazzata. D'altronde era risaputo che gli Hollow si cibavano di anime umane. Quindi in fondo non c’era da stupirsi più di tanto nel trovare l’Espada che stava per saltare addosso ad un giovane dai capelli arancioni, urlando un “Finalmente a noi due, Shinigami!”.

Riha si soffermò quindi a squadrare il ragazzo assalito, giungendo però solo alla conclusione che Grimmjow avesse preso lucciole per lanterne e che se quello era uno Shinigami lei era Hello Kitty, dato che era palese che non fosse nemmeno in grado di vederlo.

Decise quindi d’intervenire prima che succedesse l’irreparabile, anche se sull’idea di riportare alla villa il corpo dilaniato del giovane, ci aveva fatto un pensierino. Almeno così tutti avrebbero finalmente capito che gli Espada non erano simpatici animaletti da compagnia, ma entità spirituali da non lasciare scorrazzare con leggerezza tra i vivi, ma fortunatamente per Ichigo, Riha non era così stronza e difatti Grimmjow si ritrovò presto bloccato a terra per opera della demone.

«Tu? Che ci fai qui?» fu il conseguente commento tra l’irato ed il sorpreso dell’Espada, ritrovandosi di fronte a Riha che lo osservava severa.

«Mi sembrava di essere stata chiara quando ti ho detto che se avessi creato problemi mi sarei occupata personalmente di te»

Grimmjow digrignò i denti minaccioso.

«È stato il tuo amico a dirmi che poevo fare quello che volevo, dopo avermi curato le ferite»

«Spiacente, ma quello che dice Lucien non mi interessa. Quindi sappi che non ho alcuna intenzione di lasciarti ammazzare normali esseri umani senza intervenire!»

«Ma questo non è un normale essere umano! È uno Shinigami! Quidni mollami è sparisci!» ringhiò il Sesto Espada, cosa che finì solo per far aumentare maggiormente la stretta di Rhihanon, che sbottò:

«Ma se non riesce nemmeno a vederci, come diavolo fa ad essere uno Shinigami?»

Infatti Ichigo, nonostante tutto il tranbusto e la voce non proprio pacata di Grimmjow, aveva continuato tranquillamente la sua strada, ignaro di tutto.

«Non dire assurdità! Sto bastardo starà soltanto facendo finta!» disse quindi l’Espada incazzato, per poi sbraitare rivolto al suo rivale un: «Finiscila di prendermi per il culo, facendo finta di non vedermi e combatti!»

Ma nonostante Grimmjow l’avesse urlato a squarciagola, l’ex Sostituto Shinigami non si voltò nemmeno una volta, per poi svoltare l’angolo della via, sparendo così alla loro vista.

«Mi dispiace, ma credo tu abbia sbagliato persona. Inoltre dovresti sapere che gli Shinigami normalmente diventino tali dopo morti e quel ragazzo era palesemente ancora vivo» disse quindi la demone.

«Ti dico che non ho sbagliato persona! Quello era Ichigo Kurosaki e, anche se non so come abbia fatto a diventarci, ti giuro che è uno Shinigami in grado di usare all’occorrenza anche una strana maschera da Hollow e con il quale ho combattuto diverse volte» ribadì però fermo nelle sue convinzioni l’Espada.

Rihanon aggrottò le sopracciglia pensierosa. Quel nome non le suonava nuovo. Aveva infatti sentito girare alcune voci su un giovane che era riuscito ad abbattere le barriere tra vivi, shinigami ed Hollow, con metodi più o meno naturali, ed il fatto che l’Espada non avesse la minima intenzione di smuoversi dalla sua posizione, fece decidere alla demone di fare un tentativo di capire se quel ragazzo potesse essere proprio quello che aveva preso a calci quello psicopompo megalomene di nome Aizen. Poi, mal che fosse andata, avrebbe comunque sempre potuto cancellare la memoria del giovane, come se nulla fosse successo. Sciolse di conseguenza l’incantesimo d’invisibilità che l’avvolgeva e raggiunse Ichigo fermandolo per la strada, trascinandosi dietro l’Espada:

«Ehm, scusami, tu sei per caso Ichigo Kurosaki?»

Il giovane la osservò sorpreso, annuendo con il capo:

«Ci conosciamo?»

«No, ma forse abbiamo…» Riha si bloccò un attimo per cercare la parole adatte: «… diciamo un conoscente in comune che sostiene che tu sia uno Shinigami. Il nome Grimmjow ti dice niente?»

Ad Ichigo per poco non prese un infarto:

«Gr.. Grimmjow? E tu come fai a conoscerlo? Sei una Shinigami per caso?»

«No. Diciamo solo che sono una sorta d’esperta d’occultismo che è incappata in lui per pura sfiga, e si dà il caso che l’ex Espada in questione sia piuttosto incavolato, siccome nonostante stia cercando in tutti i modi di farsi notare da te, tu non mi sembri in grado di vederlo» rispose Riha, cercando di evitare di far trapelare la sua irritazione per essere stata paragonata ad uno psicopompo.

«È.. è qui?» fu quidi la domanda spaesata di Kuruosaki, che iniziò a gurdarsi attorno decisamente preoccupato.

Rihanon annui: «Sì, ma puoi stare tranquillo. L’ho messo a cuccia. Sono pratica di teste calde. Quindi è vero che sei uno Shinigami?»

Ichigo si passò teso una mano tra i capelli: «Ero. Dopo aver combattutto contro Aizen ho perso i miei poteri e ora non sono altro che un normale studente delle superiori e vorrei rimanere tale se non vi dispiace. Mi scuso quindi con Grimmjow per non poter mantenere la promessa di combattere con lui, ogni voltra che ne avrebbe avuto voglia. Ora con permesso, ma dovrei andare. Sono già in ritardo alle lezioni» e detto questo Ichigo fece un lieve inchino per poi voltar loro le spalle e correre via, mentre Grimmjow incredulo cadeva in ginocchio demoralizzato. Era come se un enorme macigno gli fosse appena caduto addosso.

«Non può essere… non può avermi fatto questo! Se non ha più i suoi poteri non ha senso battermi con lui!»

Riha scoccò quindi uno sgurado stupito all’Espada la cui espressione era passata dall’esaltata all’abbattuta. Grimmjow infatti dopo aver appreso da Nel come si erano svolti gli eventi contro Aizen, si aspettava un avversario ancora più forte e non uno che non riusciva nemmeno a vederlo. La voce di Rihanon però lo riscosse dallo stato catatonico in cui era caduto per la cocente delusione.

«Non fare quella faccia da cane a cui hanno appena rubato l’osso, perché non è proprio il caso»

«Tu non capisci, lui era la mia preda! Il mio avversario! Pur di scontrarmi con lui ho sfidato più volte l’autorità di Aizen e mi sono precipiatao qui appena ho potuto, e per cosa? Per venire a scoprire che quell’idiota ha perso i suoi poteri!» sbraitò Grimmjow in preda all’ira.

Rihanon lo guardò decisamente seccata, per poi lasciarsi sfuggire una frase di cui si sarebbe pentita amaramente:

«Guarda che stai facendo una scenata per nulla. I poteri di uno Shinigami derivano infatti dalle facoltà naturali dell’anima umana, che normalmente vengono risvegliate più facilmente dopo la morte, in quanto lo spirito non è più vincolato dal corpo. Quindi una perdita totale dei poteri si potrebbe verificare solo in presenza della morte dell’anima, ma dato che quella umana è immortale, in quanto creata ad immagine e somiglianza degli dei, è inseatto parlare di perdita e sarebbe più corretto definire il fenomeno come un ritorno allo stato latente.»

«Quindi?» domandò Grimmjow i cui occhi si erano illuminati di un certo interesse.

«Quindi da quello che ho potuto appurare esaminado la sua reiatsu, molto probabilmente quel ragazzo deve aver sfruttato un po’ troppo i suoi poteri e di conseguenza la sua anima ha subito un trauma ed ora ha bisogno di riposo; un po’ come una batteria scarica che ha bisogno di tempo per ricaricarsi e tornare a funzionare come prima» spiegò Rihanon.

«E quanto tempo ci vorrà?» chiese ansioso l’Espada.

«E chi lo sa? Può darsi mesi, anni, oppure una vita intera. Tutto dipenderà dalla sua forza di volontà e dal suo desiderio o meno di tornare come prima»

«Beh, se le cose stanno così, potrei quasi prendere in considerazione l’idea di accettare l’ospitalità della marmocchia, in modo da tenere d’occhio Kurosaki. Intanto io di tempo ne ho per aspettare» commentò quindi Grimmjow più rilassato all’idea che prima o poi avrebbe potuto combattere nuovamnete con Ichigo.

«Ehi, no, aspetta! Discutiamone!» fu quindi la risposta allarmata di Riha, ma ormai il danno era stato fatto e la demone non potè far altro che mordersi la lingua per non essersi fatta i cazzi suoi, mentre Grimmjow le trotterellava dietro con le mani intasca fino alla villa.

Purtroppo però Grimmjow non aveva preventivato che pedinare un Kurosaki incapace perfino di percepirlo, e con un demone femmina facilmente irritabile alle calcagna, non fosse esattamente divertente, senza contare che non aveva nemmeno avuto ancora l’occasione di attaccar briga con Nnoitra, per restituirgli il favore del colpo a tradimento, dato che il Quinto Espada era già occupato a cercare di pareggiare i vecchi conti in sospeso cone Nel e soprattutto a evitare di prendersele dalla tipa bionda di nome Aster, che lo aveva decisamente preso di punta.

Insomma per il povero Sesto Espada, il soggiorno a Karakura si stava trasformando in una noia mortale.

Hope quindi lo trovò svaccato su un ramo di un albero del giardino a fissare il vuoto, con la faccia più scazzata di quella di Stark.

«Ehi, perché quel muso lungo?» domandò curiosa la bambina.

«Non sono affari tuoi, marmocchia» fu però la risposta secca dell’Espada.

«Peccato. Perché scommetto che Ka, essendo un dio, avrebbe potuto aiutarti ad incontrare quel ragazzo dai capelli arancioni che non ti può vedere» trillò quindi con innocenza Hope, per poi saltellare via, ma la voce di Grimmjow la fermò:

«Aspetta, ripeti!»

Hope sorrise: «Seguimi»

Fu così che Ka si ritrvò ben presto un Grimmjow decisamente scettico intento ad osservare una Hope che puntava i piedi nel suo studio.

«Insomma Ka, perché non puoi? Se la Pantera Azzurra avesse un corpo non avrebbe problemi a parlare con il suo amico dai capelli rancioni!»

La divinità si massaggiò la fronte esasperato: «Proprio perché sono un dio non posso! Infatti in quanto tale non posso lasciare che s’infrangano le bariere che la mia stirpe ha creato nella notte dei tempi, per dividere il regno dei vivi da quello dei morti, o sarebbe il caos! Inoltre vorrei ricordarti che gli dei dell’oltre tomba non sono tutti menefreghisti come quello del distretto giapponese. Ade infatti è piuttosto geloso del suo ruolo e non apprezzerebbe di certo se io mi mettesi ad invadere il suo campo d’azione. Ciò che è succeso con Asclepio ne è un esempio e scommetto che se provassi a fare una cosa del genere, Riha non ci penserebbe due volte a riferirglielo e dato che mia madre è Atena, una delle dee garanti della giustizia del distretto occidentale, finirei nei guai! Inoltre io non sono propriamente un dio dell’otretomba, nonstante sia nipote di Osiride. Quindi un conto è ricomporre delle anime, un altro è quello di farle resuscitare nel vero senso della parola! In più in questa parte del mondo a fare casini ci pensano già gli Shinigami, di conseguenza non mi sembra il caso di metterci anche del nostro!»

«Ma io lo voglio! Lo voglio! Lo vogliò!» iniziò a frignare Hope, tanto che persino Grimmjow fu costretto a tapparsi le orecchie.

A Ka quindi non restò altro da fare che correre ai riapri: «Dai, non fare così, che una soluzione la troviamo! Non sarà proprio un corpo vero, ma so che gli Shinigami usano una sorta di contenitore fittizizio per alcune missioni sulla terra. Se non ricordo male quell’arnese dovrebbe chiamarsi gigai»

«Davvero? E sai dove trovarlo?» domandò Hope, mentre Grimmjow drizzava le orecchie.

«Diciamo che il proprietario di questa villa dovrebbe conoscere un tizio che li vende di contrabbando» e detto questo, Ka inoltrò la chiamata: «Ehilà, Susanoo, tutto bene? Eh… no, tranquillo la casa è ancora tutta intera, ti chiamavo semplicemente per chiederti se potevi darmi l’indirizzo di quel tipo che ti spaccia le foto senza veli di quella Shinigami di colore, perché avrei un lavoretto da commissionargli…. Sì, Kisuke Urahara, proprio lui! Garzie mille, mi hai appena salvato i timpani» e detto questo Ka riagganciò, per poi scribacchaire un indirizzo su un foglio che lanciò a Grimmjow.

«Tieni, e buona fortuna»

Il Sesnto Espada lo gurdò come si gurda un cretino.

«Ti ricordo che fino all’altro giorno ce le siamo date con gli Shinigami, senza contare che siamo nemici naturali. Quindi non vedo perché uno di loro dovrebbe vendermi un gigai di contrabbando!» puntualizzò infatti Grimmjow.

«Oh, ma di questo non ti devi preoccupare, perché Ka farà da garante, non è vero?» cinquettò bastarda Hope, per poi aggiungere nella mente del dio un “Infondo è colpa della tua stirpe e del suo peccato se esistono gli Hollow”.

A Ka non rimase quindi altro che imprecare contro il giorno in cui le stirpi divine avevano avuto la pessima idea di “regalare” quel dannato vaso agli uomini, per poi avviarsi verso la porta, con al seguito un Grimmjow sempre più scettico e sconcertato.

XXXXXXXXXXXXXXXXX

BUONE FESTE A TUTTI!!!^.^

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Capitolo 8
*** Sorridete, siete su scherzi a parte! O forse no? ***


SORRIDETE, SIETE SU SCHERZI A PARTE!

O forse no?

 

Era ormai tardo pomeriggio e Kisuke Urahara si apprestava a sorseggiare il suo tè in compagnia del fidato Tessai, quando la porta del suo negozio venne parzialmente aperta da un uomo.

«Spiacenti, ma oggi è giorno di chiusura. Ripassate domani» disse quindi il caramellaio, sventolando il suo ventaglio.

«Io invece credo che per oggi farete un’eccezione, dato che sono qui su indicazione di Susanoo» disse però un’autoritaria voce maschile, la cui reiatsu, decisamente non umana, faceva intendere che l’uomo in questione era qualcuno piuttosto importante. Kisuke alzò quindi un po’ sorpreso il bordo del cappello, per liberarsi la visuale, ritrovandosi così ad osservare un bell’uomo dai tratti occidentali e con gli occhi di un falco.

«Quindi anche voi sareste un dio?»

«Esattamente e sono qui per chiedervi un favore un po’ particolare…»

 «Allora sono spiacente, ma devo informarvi che le foto di Yoruichi senza veli le ho finite e dovrete attendere la ristampa. Il venerabile Susanoo è passato ieri a fare scorta.»

«Guardi che non sono qui per le foto di quella Shinigami» fu però la risposta seccata di Ka.

«Ah!» fu il conseguente commento sorpreso di Urahara, sul cui volto però comparve presto un sorrisetto da intenditore: «Aspettate, ho capito… volete quelle di Rangiku Matsumoto! Però per quelle dovete darmi il tempo di contattare Hisagi…»

«A dire il vero sarei qui per acquistare un gigai» lo bloccò la divinità.

«Un gigai? E da quando gli dei hanno bisogno di un gigai?» domandò quindi sbalordito Kisuke.

«Infatti non è per me, ma per lui» e detto questo Ka spalancò completamente la porta, lasciando così vedere ai presenti un’appariscente zazzera blù ed un ghigno ferino.

«Grimmjow?» esclamò quindi incredulo Kisuke, mentre a Tessai cadde la tazza di mano.

«In persona! Allora, dov’è il mio corpo finto?»


***


Orihime quella mattina era veramente stanca e si era alzata decisamente contro voglia, ma le lezioni non aspettavano certo lei e quindi le era toccato prepararsi per uscire.

Erano stati giorni decisamente stancanti e soprattutto strani quelli in cui era incappata, dopo che Ulquiorra era piombato all’improvviso nuovamente nella sua vita. Inoltre l’Espada le aveva raccontato una strana storia in cui Elpis, una sorta di personificazione della Speranza, l’aveva ricomposto insieme ad altri Espada, attratta dalle loro speranze espresse prima di morire. E siccome quella di Ulquiorra era stata quella di capire meglio i sentimenti umani, per i quali aveva iniziato a nutrire un po’ d’interesse dopo le vicende di Las Noces; Orihime se lo era ritrovato tra i piedi e la cosa non era stata esattamente una passeggiata. Infatti, tolto che non era più reclusa in una camera bianca, il comportamento dell’Espada non era cambiato molto da quando era il suo carceriere. Ed avere un tizio, tra l’altro piuttosto inquietante, che per la maggior parte del tempo ti fissava in silenzio e ti rispondeva a monosillabi, non era proprio il massimo. Senza contare che data la sua ampia gamma di espressioni, era pressoché impossibile capire cosa gli passasse per la testa, e siccome era un Espada a briglia sciolta nel mondo umano, la cosa era piuttosto preoccupante, così come sapere che la seguiva come fosse la sua ombra. Fortunatamente l’Espada aveva almeno avuto la premura di non installarsi in casa della ragazza, lascandole così la sua intimità.

«Ehilà, Inoue, tutto bene?» la voce di Ichigo la fece voltare sul marciapiede  di fronte alla scuola.

«Sì, certo. Grazie per l’interessamento, Kurosaki-kun!» le sorrise lei, ma il ragazzo le si avvicinò aggrottando la fronte poco convinto, facendola così arrossire.

«Sicura? Ti trovo decisamente stanca ultimamente. Non mi starai nascondendo qualcosa per caso?»

Il cuore della ragazza perse un battito. Possibile che sapesse che Ulquiorra era tornato in “vita” insieme ad altri Espada e che l’aveva presa come cavia per le sue riflessioni sul mondo umano? (facendole così capire come si dovessero sentire gli animali presi in esame nei documentari). No, la cosa non era possibile. Ulquiorra le aveva infatti detto che molto probabilmente gli dei che l’avevano ricomposto, lo avevano anche in qualche modo reso non percepibile agli Shinigami, dato che nessuno degli psicopompi nei paraggi si era minimamente accorto della sua presenza, cosa alquanto strana data l’entità della reiatsu dell’Espada. Quindi Ulquoirra aveva ipotizzato che ci fosse stato la zampino di Hope e Ka. E tenendo conto che Ichigo non aveva più i suoi poteri era da escludere che avesse potuto anche lontanamente pensare ad una cosa del genere. Orihime decise quindi di mantenere il silenzio riguardo l’argomento e, anche se non amava molto dire le bugie, preferì far buon viso e cattivo gioco, per non farlo preoccupare. Anche perché ultimamente aveva notato che anche Kurosaki era più crucciato del solito, nonostante dicesse a tutti che non c’era nulla che non andasse.

«Ma no, figurati! Semplicemente tra lo studio e il mio nuovo lavoretto part-time ho un mucchio di cose da fare!»

«Ricordati che se hai bisogno di qualsiasi cosa io, Sado ed Ishida ci siamo! Altrimenti a cosa servono gli amici?» le disse quindi Ichigo, poggiandole una mano sulla spalla comprensivo.

«Grazie, Kurosaki-kun» riuscì quindi solo a farfugliare Inoue arrossendo come un pomodoro, mentre il tornado di Keigo si abbatteva su di loro, venendo però prontamente messo cuccia da un cazzotto di Kurosaki.

«Quante volte dovrai prenderti un pugno in faccia da Ichigo, prima di capire di darti una regolata, e Keigo?» domandò quindi Mizuiro, arrivato insieme al compagno di classe esuberante, continuando a smanettare con il cellulare, mentre Keigo si rintanava in un angolo a commiserarsi. Finito quindi di mandare il messaggino, Mizuiro si rivolse a Kurosaki e Orihime:

«L’avete saputa la novità?»

«Quale novità?» chiese perplesso Ichigo.

«Che da oggi dovremmo avere dei nuovi compagni di classe stranieri e anche una nuova insegnante d’inglese, perché la precedente è stata trasferta in un altro istituto.»

«Cosa? Io non ne sapevo nulla! E perché non me l’hai detto prima? Io sono tuo amico!» iniziò di conseguenza a piagnucolare Keigo, per poi tornare a commiserarsi in un angolo, mentre l’attenzione di Mizuiro, di Ichigo e di Inoue venne attirata da un nugolo di ragazzine starnazzanti, le cui voci vennero presto sovrastate da un:

«Non so manco cosa sia un cellulare e voi volete che vi dia il numero? Ma levatevi dai piedi e fatemi passare!» mentre una zazzera blu si faceva largo tra le ragazze che gli offrivano il pranzo.

«Ma che cazzo vogliono queste oche da me? Non hanno nemmeno un’anima decente e pretendono che io pasteggi con loro. Ma per chi mi hanno preso? Mica sono Yammi che ingurgita qualsiasi cosa gli capiti a tiro!» tuonò infatti il povero Espada, mentre Kurosaki sbiancava di botto:

«Gri…Grimmjow?»

Un sorriso sghembo da serial Killer comparve sul volto dell’interessato, non appena i loro sguardi s’incrociarono:

«Kurosaki Ichigo…» ghignò infatti l’Espada facendo scrocchiare le nocche delle mani e all’ex sostituto Shinigami non restò altro da fare che darsela a gambe.

«Ehi, dannato, dove diavolo credi di andare? Non mi sono di certo abbassato ad indossare un gigai per giocare ad acchiapparello!» ringhiò quindi Grimmjow partendo all’inseguimento, venendo però sorpassato da una scheggia verde, che saltò addosso a Kurosaki, urlando:

«ITZIGO!!!!»

 L’ex sostituto Shinigami si ritrovò quindi la faccia immersa tra due enormi e soffici meloni.

«Ne…Nel?» riuscì soltanto a bofonchiare Ichigo, cercando di divincolarsi dalla morsa dell’ex Terza Espada per respirare.

«Itzigo non ti devi preoccupare! Ci penso io a proteggerti da quegli animali, ora che hai perso i poteri!» lo rassicurò la ragazza, stringendo ulteriormente la presa, guardando torva verso Grimmjow.

«Ehm… Neliel-san… lo stai soffocando!» le fece quindi notare Orihime e finalmente Neliel si accorse della sfumatura tendente al bluastro di Kurosaki.

«Oh… scusa Itzigo!» disse mortificata la ragazza, allentando la presa, senza però mollare l’osso, cosa che fece emettere un sospiro rassegnato ad Orihime.

«Sei disgustosa da quanto sei umana, Neliel» la voce di Nnoitra fece calare il silenzio tra i presenti, che si ritrovarono ad osservare una pertica dai capelli scuri, mentre Nel sibilava un “Fatti i fatti tuoi” e Kurosaki si stropicciava gli occhi incredulo. Forse era un incubo e doveva solo svegliarsi.

«Diamine se è alto! E anche la ragazza e il tamarro dai capelli azzurri non sono sicuramente di queste parti. Dici che siano loro i nostri nuovi compagni stranieri?» domandò quindi Mizuiro incuriosito, mentre Keigo riapriva i rubinetti piagnucolando un “Ma perché Ichigo non ci presenta mai nessuno, se conosce così tanta gente? Non ci vuole più bene?”.

Nel quindi decise di rompere l’imbarazzante silenzio e le occhiate indagatrici, facendo le presentazioni: «Lo spilungone dai capelli neri si chiama Nnoitra ed è mio cugino, io invece mi chiamo Neliel, mentre il ragazzo dai capelli azzurri è mio fratello e si chiama…»

«GRIMMJOW, VUOI ABBOTTONARTI QUELLA DANNATA CAMICIA? GUARDA CHE SE FINISCI IN PRESIDENZA STA SERA TE LE PRENDI!» una voce di donna irruppe nel gruppo e il suddetto Espada venne centrato in testa da un registro di classe.

«Tho, guarda! È arrivata la mia adorata sorellina!» fu il commento palesemente ironico di Nnoitra, che ricevette in risposta da Rihanon uno sguardo inceneritore. La demone infatti non era di cattivo umore; di più!

Nulla da dire sul fatto che Ichigo osservò tutta la scena a dir poco sbalordito; sia per il fatto che Nnoita fosse “vivo” (dato che si ricordava fosse stato fatto fuori da Zaraki dopo uno scontro epico), poi per il fatto che fossero tutti in gigai ed in divisa scolastica ed infine… da quando quei tre erano imparentati? Inoltre quella donna alta e dai capelli scuri e con il viso più crucciato del suo, l’aveva già vista da qualche parte e difatti, dopo un primo momento di smarrimento, Ichigo esclamò sconvolto un:

«Ma lei è quell’esperta d’occultismo!!!»

Rihanon scrutò il giovane dai capelli arancioni per poi dire: «Non so di cosa tu stia parlando. Comunque io sarò la vostra nuova insegnante d’inglese. Quindi ci vediamo in classe… Kurosaki!» per poi dare le spalle al gruppetto di “studenti” e avviarsi verso l’ingresso della scuola aggiungendo solo un “Muovetevi, la campanella sta per suonare”.

«Ehm, scusa… Nnoitra, giusto?»

L’attenzione del Quinto Espada venne attirata da Mizuiro.

«Che vuoi, pivello?»

«Quella è tua sorella, giusto?»

«Così pare» confermò Nnoitra con poco entusiasmo.

«Allora non è che potrei avere il suo numero? Sai, mi servirebbero delle ripetizioni d’inglese…»

Nnoitra guardò il ragazzino con la stessa faccia di chi ha di fronte un idiota.

«Tu sei completamente fuori! Da quella è meglio stare alla larga, fidati!» fu infatti il suo commento, mentre insieme agli altri si avviava verso i cancelli dell’istituto, mentre Keigo tartassava Orihime e Ichigo sul come e quando avessero conosciuto i loro nuovi compagni stranieri, ricavandone però solo una risatina isterica da parte di Inoue ed un secondo cazzotto da Kurosaki, che si accostò a Grimmjow, prendendolo da parte:

«Che diavolo è questa storia? Esigo delle spiegazioni!»

Il Sesto Espada fece spallucce, mettendosi le mani in tasca.

«Io voglio la rivincita Kurosaki, quindi ti terrò d’occhio fin quando non avrai recuperato i tuoi poteri, per il resto è a quella stronza e ai suoi amichetti che devi chiedere cosa frulla per la testa. Io ne sto solo approfittando»

Ichigo quindi non poté far altro di annotarsi di andare al più presto a scambiare due chiacchiere con la nuova “maestra d’inglese”.


***


Nel frattempo, nascosto tra le fronde di uno degli alberi che davano sul cortile della scuola, Ulquiorra aveva osservato tutta la scena disgustato. A quanto pare i suoi ex compagni erano caduti proprio in basso, per decidere di ridursi ad indossare un finto corpo umano. Ma se era risaputo che Neliel fosse sempre stata un’Espada alquanto strana, così come che la fissazione di Grimmjow per quello Shinigami, rasentasse quasi il ridicolo, per quanto riguardava Nnoitra, non riusciva proprio a capacitarsi. Comunque non erano cose che lo riguardavano, quindi lasciò presto cadere il suo interesse per l’argomento, passando a riflette su altro.

Aveva infatti deciso di seguire a scuola Orihime per verificare se i suoi sospetti, sul fatto che la sua aura fosse stata in qualche modo “schermata”, fossero veri. E dal suo esperimento aveva ottenuto risposta positiva, dato che nemmeno elementi del calibro di Ishida e Sado, si erano accorti della sua presenza, nonostante non avesse fatto nulla per nascondere la sua reiatsu. Inoltre era rimasto piuttosto incuriosito dalla reazione di Orihime di fronte a quel Kurosaki. Non che il Quarto Espada non si fosse mai accorto di una certa predilezione della ragazza nei confronti di quello Shinigami, ma non riusciva a comprendere il motivo per il quale davanti a lui andasse completamente in panne, nonostante avesse dimostrato una lodevole fermezza e forza d’animo durante il suo “soggiorno” a Las Noces. Inoue infatti non la si poteva certamente definire debole sul fronte psicologico. Eppure con quel ragazzo si sbriciolava come pasta frolla, così come non aveva potuto non notare anche un cambiamento d’espressione della ragazza, anche se lieve, quando Nel era saltata addosso ad Ichigo.

Bisognava inoltre aggiungere quella donna che si era presentata come “la nuova maestra d’inglese”. Quei lineamenti dolci, ma severi allo stesso tempo e quegli occhi di brace, gli ricordavano qualcosa… qualcosa e qualcuno a cui non riusciva però a dare un nome, ma che gli aveva fatto attorcigliare le viscere.

Ulquiorra slacciò il collo della sua divisa, per poi massaggiarsi il foro da Hollow, che gli doleva in un modo tremendo e non riusciva a capirne il perché.

“Forse perché quella donna fa parte di un passato che non ricordi, ma che vorresti riavere? E questo ti fa male?” le disse la vocina di una bambina infondo alla sua anima. Voce a cui l’Espada aveva ormai imparato a dare un nome: Elpis.

D'altronde anche con quella bambina e con quell’uomo di nome Ka, aveva avuto la stessa sensazione, anche se non così forte e dolorosa come alla vista di quella femmina. Era stato come se fosse stato trafitto al… cuore? No.  Non poteva essere. Gli Hollow il cuore non l’avevano e lui più degli altri doveva esserne consapevole, dato che rappresentava la morte per nichilismo.

“Chissà se è veramente così, o se la tua maschera da Hollow altro non è che una protezione verso quella vita che reputi “spazzatura” solo per comodità? Altrimenti perché trasformarti in Hollow e cercare d’evolverti? Perche diventare Vasto Lord ed infine Espada se l’esistenza altro non è che un viaggio senza meta?  Se la vita non ha senso, perché allora cercare di sopravvivere a tutti costi, invece di lasciarsi trasportare dalla corrente? Infondo potevi sempre non afferrare la mia mano e rimanere cenere.” Trillò però di nuovo Elpis in fondo alla sua anima.

Ulquiorra chiuse gli occhi immergendosi in quei quesiti assurdi, che continuavano a martellarlo da quando Inoue prima, e Hope e Ka poi, avevano incrociato la sua strada.

La risata di Elpis riecheggiò squillante e divertita nella sua mente, dandogli uno starno senso di déjà vu.

Decise quindi di allontanarsi da lì per svuotare la mente congestionata, mentre un’insistente pioggerellina iniziava a cadere su tutta Karakura.

Così quando Orihime rincasò da scuola, trovò il Quarto Espada seduto sui gradini della rampa di scale esterne che portavano al suo appartamento, con lo sguardo perso all’orizzonte, bagnato fradicio ed intento a massaggiarsi la base del collo.

Inoue si chiese quindi se anche gli Hollow si potessero ammalare come gli Shinigami.

«Hai qualcosa da dirmi, donna?» le domandò Ulquiorra, senza distogliere lo sguardo dal cielo plumbeo ed Orihime arrossì. L’Espada doveva infatti essersi accorto che lei lo stava osservando.

«Beh… ecco… sei fradicio» 

Ulquiorra a quell’osservazione girò il capo verso la ragazza pronunciando un laconico: «Piove» facendo sentire Inoue una perfetta idiota. Dopo di ché cadde nuovamente un silenzio imbarazzante, che venne nuovamente rotto da Orihime.

«Hai mal di gola?»

 Ulquiorra la osservò in silenzio senza capire e la ragazza si affrettò a spiegarsi:

«Si, insomma, stando sotto la pioggia c’è il rischio di ammalarsi; anche se forse un Espada non corre questo pericolo»

«Non ne ho idea. Nell’Hueco Mundo non esiste la pioggia»

«Allora forse ti converrebbe fare un bagno caldo e indossare dei vestiti asciutti» lo raccomandò Orihime.

«E dove li trovo, donna?»

Inoue emise un sospiro rassegnato sperando di non doversi pentire dell’offerta che stava per fare all’Espada, ma in fondo gli faceva troppa pena vederlo in quella condizione, anche se sapeva bene che quell’aspetto malinconico era solo un’illusione data dalle finte lacrime verdi che gli rigavano il volto bianco.

«Dovrei avere ancora dei vestiti di mio fratello che dovrebbero andarti bene e per il bagno ti posso  imprestare il mio»

«Se non disturbo…»

«Ma figurati!»

Ulquiorra scoccò uno sguardo poco convinto ad Orihime e al suo sorriso incerto. Inoue infatti non era molto brava a nascondere i suoi pensieri e se da un lato non se la sentiva di fare la bastarda e lasciarlo sotto la pioggia, dall’altro stava pregando di non star facendo una cazzata.

«Veramente, non mi sei di peso!» cercò di essere più convincente Inoue, ripetendosi mentalmente che infondo non poteva esserci di peggio di aver per casa Rangiku.

Ulquiorra le rivolse ancora uno sguardo per nulla convinto, ma si decise ad alzarsi. Infondo aver l’occasione di potersi fare un bagno caldo non gli dispiaceva per nulla.

«D’accordo, donna»

Orihime infilò quindi le chiavi nella toppa ed entrò nel suo appartamento.

 

****

 

Nel frattempo, dall’altra parte di Karakura, Rihanon s’immerse fino al mento nelle vasca da bagno, dopo aver chiuso la porta a chiave.

Era stata una giornata decisamente stressante. Fare da balia a tre Espada in gigai non era infatti una passeggiata, soprattutto perché, tolta Nel, gli altri due erano degli attaccabrighe senza speranza. In più, oltre a tenere d’occhio quei casinisti, doveva anche svolgere le sue mansioni d’insegnante e rimanere allerta per scongiurare eventuali pericoli. In più a loro si era aggiunto anche quel ragazzino dai capelli arancioni in cerca di spiegazioni, che lei aveva liquidato con un asciutto “Se vuoi continuare a rimanere un normale studente delle superiori, evita di farti e fare domande”. Peccato che quel Kurosaki non era della stessa opinione. Insomma, come sempre, la “Capa” aveva messo in atto le sue brillanti idee con l’aiuto di Ka, per poi rifilare a lei la patata bollente.

Infatti non appena si era sparsa la voce della trovata del gigai per poter far incontrare Grimmjow con il suo amichetto Shinigami, anche Neliel aveva battuto i piedi per avere lo stesso trattamento, mentre Nnoitra ne aveva approfittato per trovare un escamotage per levarsi Aster di torno almeno per qualche ora, e tapinare Nel cercando ogni scusa per scontrarsi con lei.  

Inoltre quella sorta di contrabbandiere/caramellaio con il cappello non era stato stupido e, anche se aveva saggiamente accettato di esaudire la richiesta di un dio, aveva comunque patteggiato la garanzia che i tre Hollow fossero tenuti costantemente sott’occhio. Ed ecco fatto; lei era stata spedita a fare da insegnante d’inglese in quella scuola per sorvegliare i suoi adorati “parenti”. Fanculo alla “Capa” e alla sua idea di giocare alla famigliola del Mulino Bianco inventando parentele surreali con gli Espada. In più Ka se n’era lavato le mani con la scusa che lei era la più adatta al ruolo, siccome Lucien era già stato mandato in missione ed ecco qui: lei si era trovata con due cugini ed un fratello nuovi di zecca a cui badare. Senza contare che il dover stare a stretto contatto con dei ragazzini le riportava alla mente dolorosi ricordi… d'altronde lui aveva all’incirca quell’età quando l’aveva lasciata…

“Ci mancava solo questo in un momento così delicato” pensò quindi la demone spostando lo sguardo verso la finestra rigata dalla pioggia battente. Infatti se Lucien era stato mandato ad isolare l’Hueco Mundo, questo voleva soltanto dire una cosa: la rottura del Sigillo di Pandora era vicino ed il fatto di avere quegli Espada tra i piedi non era un bene. Si chiese quindi nuovamente per quale assurdo motivo Hope aveva deciso di portarseli dietro.

“… se è questo che ti preoccupa potresti sempre aiutarli a colmare il buco della loro anima, in modo che possano arrangiarsi da soli contro i nostri avversari….”

Il ricordo della risposta che Hope le aveva dato la colpì come una mazzata sui denti. Che la “Capa” sperasse seriamente in una cosa del genere? Infondo che avessero bisogno di rinforzi era un dato di fatto, ma perché proprio degli Hollow?

“Dovresti sapere bene che chi riesce a risalire da un baratro, evita di caderci un’altra volta” le suggerì una voce di bambina in fondo all’animo.

Rihanon sospirò passandosi una mano tra i capelli bagnati. Anche se Hope la faceva facile, ciò che le aveva indirettamente chiesto non lo era minimamente, dato che il fatto di voler riempire il vuoto non era una cosa che poteva dipendere da lei, ma soltanto da loro.

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Capitolo 9
*** Angeli e squali ***


ANGELI E SQUALI

 

Se vuoi sopravvivere, pensa alla jacuzzi!

 

Era decisamente una situazione strana quella in cui si trovava, soprattutto se ripensava al periodo di prigionia passato a Las Noces, quando lui era il suo tetro guardiano. Eppure ora era seduto di fronte a lei, intento ad asciugarsi i capelli non coperti dai resti della maschera da Hollow, con addosso una vecchia t-short rossa e dei pantaloni neri. Se non fosse stato per quella sorta di mezzo elmo che aveva in testa ed il foro che la maglietta lasciava scoperto, il tutto sarebbe potuto passare come una normale scena di vita domestica. Peccato che quello che stava di fronte ad Inuoe non era un normale ragazzo della sua età, ma un Espada, cosa che rendeva il tutto a dir poco surreale.

«C’è qualcosa che non va, donna?»

Orihime fu riscossa dalla voce profonda e atona dell’Espada.

«No, perché?» si affrettò a dire la ragazza.

Ulquiorra smise quindi di guardare la pioggia che batteva insistente sui vetri, per volgere i suoi occhi inespressivi verso Inoue.

«Da come mi fissi sembra che non abbi mai visto nessuno asciugarsi i capelli»

Inoue si ritrovò ad assumere tutte le sfumature di rosso esistenti. Possibile che a quello non sfuggiva proprio nulla? Poi infondo era normale che trovasse la cosa strana. Mica capitava tutti giorni di avere un Espada in casa! Ma Inoue preferì sviare il discorso con un:

«Mi stavo solo chiedendo se avevi ancora mal di gola»

«È passato»

Il bagno caldo era infatti stato un toccasana per i suoi nervi e la mente troppo affollata. Il tepore dell’acqua (che già conosceva grazie alle innovazioni, chiamate docce, portate da Aizen a Las Noces), e il profumo inebriante di quella strana sostanza saponosa (che Orihime gli aveva spiegato chiamarsi bagnoschiuma) erano riusciti a svuotargli la mente, e con la testa sgombra da sensazioni a lui estranee, anche il suo foro aveva cessato di dolere.

“Sensazioni estranee? Ne sei proprio sicuro o te le sei solo dimenticate?” ridacchiò la vocina di Elpis in un angolino profondo della sua anima, ma fortunatamente Orihime interruppe quella voce, insieme al pesante silenzio che era calato nella stanza.

«Vuoi del tè?»

«Non mi piace il tè»

Inoue si ritrovò nuovamente ad osservare sorpresa l’Espada: «Eppre io credevo… sì insomma, a Las Noces voi Espada lo bevevate spesso con Aizen»

«Il fatto che lo bevessi non vuol dire che mi piacesse. È amaro» rispose però Ulquiorra ed Orihime si ritrovò spaesata a pensare a che cosa si potesse mai offrire ad un Espada, per poi avere il colpo di genio. Se il tè non gli piaceva perché era amaro, bastava provare con qualcosa di dolce!

La ragazza quindi si recò in cucina a prendere una bottiglia e due bicchieri, per poi posizionare il tutto davanti ad Ulquiorra.

 «Allora prova questo! Si chiama Coca-Cola e non ho mai conosciuto qualcuno a cui non piacesse»

E detto questo versò nel bicchiere destinato all’Espada un liquido marroncino pieno di bolle. Ulquiorra lo guardò con sospetto. Gli ricordava parecchio le strane pozioni che si vedevano nel laboratorio di Aporro.

«È commestibile?» domandò quindi poco convinto.

Orihime annuì con il capo, per poi servirsi una generosa porzione. Ulquiorra vedendo quindi che la ragazza beveva tranquillamente quello strano intruglio senza riportare danni, decise di assaggiarlo a sua volta, rimanendo sorpreso di trovarlo di suo gusto.

«È dolce» commentò l’Espada e ad Inoue sfuggì un sorriso. Dopotutto  forse Ulquiorra non era del tutto apatico. Qualche emozione, come la sorpresa, a quanto pare era in grado di provarla anche lui.

Comunque il lieve stupore, esternato dal giovane Espada alla “scoperta” della Coca-Cola, lasciò presto i suoi occhi, che tornarono vuoti ed inespressivi, mentre si rivolgeva ad Orihime per esporle il pensiero che gli girava per la testa da un po’:

«Sai, donna, è da quando ti ho portato a Las Noces che ho un quesito a cui non riesco a dare risposta»

«Beh, se me lo esponi, magari posso aiutarti» gli rispose Inoue abbozzando un sorriso, senza però saper bene cosa aspettarsi.

Ulquiorra spostò nuovamente lo sguardo ai vetri rigati dalla pioggia, per poi dire:

«Non comprendo come quel Kurosaki riesca ad abbattere tutte le tue difese e sicurezze, quando nemmeno Aizen-sama era riuscito a farlo. A Las Noces ti sei infatti dimostrata forte, nonostante molti avrebbero ceduto; eppure con quell’umano sei debole, donna»

«Scusami, ma l’ora è tarda e domani devo alzarmi presto. Se vuoi puoi dormire sul divano. Se hai freddo puoi trovare delle coperte nell’armadio del corridoio» sviò cortesemente l’argomento Orihime, per nulla invogliata a parlare con un Espada di certe cose. Era stata una giornata pesante per lei dal punto di vista sentimentale. L’arrivo di Neliel con il suo temperamento sicuro e battagliero, l’avevano demoralizzata, soprattutto ora che aveva finalmente campo libero, dal momento che Rukia era tornata nella Soul Society. Pensiero che faceva sentire Orihime un mostro, siccome la Shinigami era una delle sue più care amiche. Non poté quindi non pensare a quanto fosse meschina a concepire una cosa simile, dato che probabilmente anche Rukia stava soffrendo per la loro lontananza…  però le faceva così male vederli assieme, soprattutto sapendo che lei non era in grado di sostenere Ichigo come invece sapeva fare Rukia.

Lo sguardo fattosi improvvisamente malinconico e la mano stretta al petto della ragazza non sfuggì però allo sguardo attento dell’Espada:

«Hai male al cuore, donna?»

«Buonanotte Ulquiorra-san» fu la conseguente risposta di Orihime, prima di lasciare la stanza, ed Ulquiorra rimase solo ad osservare il divano che, ironia della sorte, era verde come quello di Las Noces.

 

******

 

Nel frattempo, all’interno di un Garganta…

«Se l’Hueco Mundo è in pericolo perché non ce l’avete detto?» Sbottò irritata Harribel, mentre sfrecciava nel passaggio per l’Hueco Mundo insieme a Lucien che la guardò sarcastico:

 «Perché  Baraggan è stato piuttosto chiaro sul come tira l’aria con voi: pensate solo a voi stessi e degli altri chi se ne frega»

«Io non sono così» sottolineò però l’Espada piuttosto offesa, e Lucien si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, rimpiangendo di averle parlato della missione che gli aveva commissionato la “Capa”. Tia infatti aveva assunto un atteggiamento più indisposto del solito dal momento in cui le aveva detto che si sarebbe recato a Las Noces, per sigillare i vari passaggi naturali dell’Hueco Mundo, in modo da evitare che le Ombre s’infiltrassero per cibarsi di Hollow in vista della guerra alle porte.

«D’accordo, e ti ho già chiesto scusa per questo,  ma sinceramente pensi seriamente che agli altri Espada avrebbe importato qualcosa saperlo? »

Tia rivolse lo sguardo verso il giovane uomo, che le riservava un sorriso tanto cortese quanto ironico, senza poterlo però contraddire. Da quando avevano raggiunto il mondo umano, Grimmjow e Neliel non avevano fatto altro che pensare a quel Kurosaki e Nnoitra a cercare di provocare Nel senza successo. Stark invece, come suo solito, si era rintanato nella camera messa a sua disposizione e tanti saluti. Ulquiorra poi chi l’aveva più visto?

Baraggan infine, nonostante fosse stato avvisato del pericolo imminente in quanto “re” dell’Hueco Mundo, se ne era tornato indietro fregandosene allegramente della cosa, dato che aveva fatto intendere che a lui importava soltanto riappropriarsi del suo “trono”.

« Comunque non capisco perché hai voluto seguirmi a tutti i costi» commentò però Lucien distogliendola dalle sue riflessioni.

«Le mie tre fraccion sono ancora a Las Noces. Se l’Hueco Mundo è in pericolo, non posso abbandonarle»

«Tia, il motivo per cui mi sto recando a Las Noces è proprio per evitare di coinvolgere la tua gente nel conflitto che è alle porte. Quindi non devi temere per le tue sottoposte!» cercò di rincuorala Lucien, ma con scarso risultato. Lo sguardo scettico della Espada fece infatti comprendere a Lucien che la donna non si fidava minimamente delle sue capacità.

Beh, almeno il passaggio aperto da Harribel per l’Hueco Mundo gli aveva risparmiato un sacco di energie.

Purtroppo l’ottimismo di Lucien su un tranquillo “mordi e fuggi”, in cui lui sigillava senza problemi l’Hueco Mundo e poi se ne tornava trionfante e fresco come una rosa a Karakura, si infranse nel momento stesso in cui misero piede sulla distesa sabbiosa dell’Hueco Mundo. 

«Merda» fu infatti il commento di Lucien avvertendo diverse aure oscure estranee a quelle degli Hollow che normalmente abitavano quella dimensione.

«Cosa succede?» domandò di conseguenza Tia,  notando che il suo accompagnatore aveva assunto un’espressione piuttosto seria, per poi aggrottare le sopracciglia percependo a sua volta delle reiatsu a lei estranee, che si stavano dirigendo nella loro direzione: «Che diavolo sono?»

«Ombre. A quanto pare le facoltà di Hope si sono indebolite più del previsto, se si sono infiltrate senza che se ne accorgesse.» spiegò Lucien, per poi aggiungere: «Sarà meglio che tu ti metta al sicuro, a breve ci saranno addosso»

Harribel alla richiesta dell’argenteo, si risentì notevolmente: «Non se ne parla! Se c’è da combattere io non mi tiro indietro!»

«Non voglio offenderti Harribel, ma pensi seriamente di potermi essere d’aiuto?»

«Credi che Aizen mi abbia creato solo per bellezza?»

«Non metto in dubbio che tu sia un’abile guerriera, ma il vuoto della tua anima mi preoccupa» le spiegò quindi Lucien.

«In che senso?» domandò confusa Tia.

Ma purtroppo Lucien non riuscì a darle risposta perché le Ombre li avevano raggiunti rapidamente, attirati dalla potente reiatzu di Harribel.

La Terza Espada si trovò quindi ben presto a dover sguainare Tiburon per difendersi dagli assalti famelici di strane ombre nere dalle fattezze umanoidi, riuscendo però a tener testa agli avversai senza troppa difficoltà. Quegli esseri che impensierivano così tanto Lucien non erano infatti così potenti come immaginava, quindi o lei era stata sottovalutata, o erano i loro avversari ad essere temuti più del necessario. I sui fendenti ed affondi infatti non avevano mancato un solo bersaglio e ben presto intorno alla Terza Espada si era raccolto un bel numero di corpi esanimi. L’unica cosa strana era la spossatezza che Harribel avvertiva nonostante il  combattimento fosse iniziato da poco, ma la Terza Espada decise di non farci troppo caso. Infondo era dalla caduta di Aizen che non aveva più avuto un combattimento serio. Si voltò quindi verso Lucien, orgogliosa del suo operato:

«Allora? Chi è che non sarebbe stata utile?»

Lo sguardo di Lucien però non le diede la soddisfazione sperata. Non c’era infatti sorpresa ed ammirazione, ma preoccupazione.

«Harribel, spostati immediatamente da li, la tua spada non li ha raggiunti!»

«Non dire assurdità! Non vedi i loro corpi a terra?» sbottò quindi la Terza Espada.

«Appunto…» fu però il commento di Lucien prima di sparire alla vista di Harribel, che se lo ritrovò alle spalle in meno di una frazione di secondo.

«Con permesso milady…» le bisbigliò suadente Lucien all’orecchio, per poi avvolgerla tra le sue braccia.

«Ma cos…» Tia non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stava succedendo che si ritrovò in braccio a Lucien a diversi metri di distanza dall’ammasso di corpi scuri, che si erano alzati di scatto per avventarsi  invano su di lei. La Terza Espada dovette così ammettere che il suo accompagnatore era dannatamente veloce.

«Piaciuto il mio “Passo Angelico”, principessa?» fu il conseguente commento di Lucien, che si beccò però soltanto un asciutto “Provaci di nuovo e sei morto!”, mentre si ritrovavano schiena contro schiena circondati dalle Ombre.

«Allora… dicevamo?» la canzonò Lucien, mentre materializzava degli aghi d’energia spirituale tra le mani.

«Assurdo… eppure ero sicura di averli trafitti a morte! Non dirmi che questi cosi sono immortali!» commentò Harribel respingendo per l’ennesima volta un attacco, ma senza risultato; l’Ombra colpita si era infatti rialzata senza troppa fatica nonostante l’Espada l’avesse trafitta con precisione chirurgica.

«Le Ombre no, ma i loro “Superiori” si!» commentò l’argenteo, centrando diverse Ombre con i suoi aghi, facendole dissolvere in fumo bianco.

«Cosa intendi con “i loro superiori”?» domandò quindi frustrata l’Espada che, nonostante stesse falciando nemici  dando prova della sua abilità in battaglia, non riusciva ad ucciderne neanche uno. Anzi, aveva la sensazione che quelli che colpiva si rialzassero più in forze di prima, mentre lei ad ogni fendente si sentiva sempre più stanca, nonostante la sua spada fosse in grado di raccogliere e rilasciare energia spirituale.

«Diciamo che le Ombre sono solo la punta dell’iceberg. L’eredità che i nostri nemici hanno lasciato all’umanità per corromperla  e diventare così più forti» le spiegò Lucien centrando in pieno altre Ombre dissolvendole, mentre Tia faceva sempre più fatica a tenere il ritmo. Cosa che non sfuggì a Lucien.

«Seriamente, Tia. Fatti da parte. Perché come pensavo, il tuo vuoto è d’intralcio»

«Scordatelo»

«Ma non capisci che più li colpisci con odio e sete di sangue più loro si fortificano, nutrendosi della tua oscurità?»

Harribel scoccò uno sguardo inceneritore verso Lucien.

«E allora dimmelo tu come vanno colpiti, dato che a quanto pare riesci a farli fuori!» sbottò esasperata l’Espada, parandosi da un assalto sparando un Cero, che venne però assorbito da un’Ombra che le riservò un ghigno soddisfatto per il pasto.

L’argenteo sospirò rassegnato, mentre senza difficoltà eliminava altri nemici.

«Innanzi tutto evita di servir loro l’aperitivo sparando dei Cero e poi pensa a qualcosa di bello»

Ad Harribel non poté che non sfuggire un: «Mi stai prendendo per il culo?»

«No. Loro si nutrono di sentimenti negativi, mentre quelli positivi li distruggono! Quindi quando attacchi non armare la tua spada di odio»

«E come faccio?» sbottò Harribel frustrata.

«Avrai pure qualche ricordo piacevole, no?»

Tia alzò perplessa un sopraciglio: «Sono una creatura dell’ Hueco Mundo, che razza di ricordi piacevoli credi che possa avere?»

«Effettivamente non hai tutti i torti…» commentò quindi Lucien dissolvendo altri nemici, per poi però farsi venire in mente il colpo di genio: «Harribel, ho trovato! Quando colpisci, pensa alla jacuzzi!!!»

«Ah?» fu il commento di Harribel, che iniziava seriamente a chiedersi se Lucien ci era o se lo faceva.

«Beh… dato che da quando te l’ho fatta provare, passi nella vasca idromassaggio la maggior parte del tuo tempo, devo dedurre che ti piaccia!»

«Io non passo le mie giornate in quella vasca!» puntualizzò piccata la Terza Espada.

Lucien la guardò poco convinto: «Come vuoi tu, Tia. Comunque pensa alle sensazioni che ti da l’idromassaggio mentre carichi il tuo fendente. Come inizio dovrebbe andare»

«Ho qualche dubbio che funzioni» replicò però scettica Harribel, ma nonostante le sue perplessità sulla reale utilità di tale “tecnica”, a Tia non restò altro da fare che provare a mettere in pratica i consigli dell’argenteo. D'altronde mentre lei non riusciva a combinare nulla, Lucien stava facendo un’ecatombe con i suoi aghi. Si concentrò quindi nel riportare alla mente la sensazione di relax e piacere che provava quando si immergeva nell’acqua tiepida, per poi caricare un fendente che andò a colpire in pieno petto un’Ombra, provocandole una profonda ferita dalla quale iniziò ad uscire del fumo nero.

«Visto che avevo ragione? Finalmente il tuo colpo è andato a segno!» constatò soddisfatto Lucien, mentre Harribel osservava incredula la creatura contorcersi dal dolore.

«Però l’ho solo ferito!» commentò amareggiata la Terza Espada.

«Beh, per ammazzare al primo colpo un’Ombra ci vuole ben altro che la sensazione data da un idromassaggio, ma non ti preoccupare. Ci lavoreremo non appena torneremo a Karakura» le rispose Lucien finendo l’Ombra ferita da Harribel, per poi occuparsi degli ultimi assalitori rimasti.

«Bene. A questo punto direi che è meglio recarsi a Las Noces, anche perché avverto diverso movimento da quelle parti. La reiatzu che sento crescere a dismisura non è quella di Baraggan?» commentò Lucien volgendo il suo sguardo verso i resti del palazzo di Aizen.

«Sì, credo sia andato in Resurection» constatò Harribel corrugando la fronte preoccupata, avvertendo l’aura oscura di altre Ombre insieme a quella della Seconda Espada.

«Muoviamoci» disse quindi Lucien iniziando a spostarsi velocemente in quella direzione insieme ad Harribel, mentre un brutto presentimento si faceva largo nella sua mente. Infatti le Ombre non erano così audaci da attaccare apertamente delle anime umane, così come non era così facile per loro riuscire a penetrare con facilità nell’Hueco Mundo. Di conseguenza vi era un unico motivo per cui un numero così consistente di loro si fosse infiltrato; ovvero che non erano sole, e questo significava solo una cosa: il sigillo di Pandora si era rotto.

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