Welcome to my silly life

di millyray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno - Kiss ***
Capitolo 3: *** Capitolo due - Confusion ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre - Negazione ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro - Routine ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque - Children ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei - Big trouble ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette - Noia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Perché quando hai quindici anni e qualcuno ti dice che tutti ti amano, tu ci crederai e quando hai quindi anni, ti senti come se non si potesse capire niente, beh, conta fino a dieci, riprenditi, questa era la vita prima che tu sapessi chi saresti stato a quindici anni.

(Fifteen, Taylor Swift)

24 febbraio ????

Sono tornata ad Hogwarts già da un po’, dopo aver trascorso le vacanze di Natale con la mia adorata famiglia.

Pff… adorata, se così posso chiamarla.

Francamente non saprei come definirla, la mia famiglia. Sono tutti un branco di bigotti fissati col sangue puro. Quasi tutti.
Ma in fondo, è questo che comporta essere una nobile famiglia purosangue.

Non posso oppormi. E perché dovrei, poi?

È bello avere fama, potere, onore, gloria. Anche a me piacerebbero, nonostante io abbia solo quindici anni, quando voglio veramente qualcosa trovo sempre il modo di ottenerlo, anche se devo passare sopra qualcun altro. Non mi faccio scrupoli. E inizialmente ciò mi faceva paura.

Ma poi… anche la mia famiglia è così, perciò penso sia giusto comportarsi in questo modo. Devo rendere onore al nome dei miei genitori.
Che io lo voglia o no.

Ci sono tante cose che non ci piace fare, eppure siamo costretti lo stesso a farle, per delle circostanze, per la propria famiglia o anche perché a volte è più semplice così.
Non serve a niente opporsi, ci si mette addosso tanti nemici e non si ottiene nulla.

Si va semplicemente avanti così e si accettano le cose per come vengono. Forse non è il modo migliore di vivere la vita ma, in fondo, nessuno ha detto che la vita sia bella o facile.

Forse queste cose non le dovrei scrivere nemmeno qui, ma… è bello poter parlare con qualcuno di qualsiasi cosa.

E poi, se qualcuno dovesse leggerlo, lo crucerei a morte.

 

MILLY’S SPACE

Ed è con questo prologo che apro questa nuova fanfiction, Welcome to my silly life, titolo preso da un verso della canzone Fucking perfect di Pink. E, come avete potuto leggere nell’introduzione, si tratta proprio del sequel di S.Potter.
Ve lo aspettavate che sarebbe arrivato così presto? No, eh? Ebbene, questo è solo il prologo e posterò subito anche il primo capitolo.

Comunque, se non avete letto S.Potter non ha importanza, questa storia non ha molti collegamenti con l’altra, però vi faccio comunque un riassuntino, soprattutto per quelli che non l’hanno letta.

Allora, S.Potter sta per Sam Potter, ovvero la sorella minore di James Potter!! Sam, dopo aver passato circa vent’anni a vagare in giro per il mondo per la disperazione di aver perso il fratello e i genitori, decide di ritornare a Londra. Qui ritrova i vecchi amici e un vecchio amore ormai dimenticato. Si ricongiunge con il nipote, Harry e grazie a strani sogni e visioni scopre che il fratello in realtà è vivo, tenuto prigioniero in uno dei covi dei Mangiamorte.
Dopo averlo ritrovato, riesce a far tornare in vita anche Lily, utilizzando un potere molto antico che aveva ereditato da una parente lontana.
A questo punto succedono varie altre cose che portano fino alla morte del Signore Oscuro e, finalmente, i nostri eroi possono vivere in pace con la propria famiglia e i figli.

E questa nuova storia parla proprio della nuova generazione ^^.  Avrà  uno stile un po' diverso rispetto alla precedente, con toni meno misteriori e  forse un po' più divertenti ma, purtroppo, essendo  un'appassionata di angst, qualche scena drammatica ci sarà lo stesso.

Comunque, se la storia di S.Potter vi ha incuriositi vi consiglio di darci un’occhiata, non mi dispiacerebbe di certo ^^.

Se, invece, volete seguirmi anche altrove, mettete mi piace sulla mia pagina Facebook: http://www.facebook.com/MillysSpace così scoprirete tutte le altre storie che la mia mente bacata ha partorito e quelle che ho in serbo.

Bene, penso di aver finito di rompervi…

Se il prologo vi ha incuriositi, girate pagina e andate avanti ^^.

Baci, baci.

M.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno - Kiss ***


“Quindi non sei gay”.
          “Be’, no! Voglio dire… no.                                                                                                       Voglio dire… come lo capiamo?”
                                 “Non lo so nemmeno io, non mi è mai piaciuta                                                                         una ragazza prima, ma nemmeno un ragazzo. Ma poi ci sei tu”.
“Ti piaccio?”
“Sì”.
 (Rose e Vanessa, Out with dad)

La luna, questo lunedì mattina sarà particolarmente favorevole al vostro segno, vi porterà ad aprire di più il vostro essere interiore e a risolvere i dubbi e le insicurezze che vi hanno sconquassato nei giorni precedenti. Riceverete qualche curiosa novità che all’inizio potreste non capire o interpretare in senso negativo, ma non abbattetevi, perché le persone che vi stanno molto a cuore saranno presenti per voi…

“Nico, per favore, potresti leggere a bassa voce? Non m’interessa il tuo oroscopo!”

Il ragazzo che stava leggendo l’oroscopo della Gazzetta del Profeta ammutolì di colpo e continuò a leggere in silenzio per non dare fastidio all’amico, torturandosi con le dita una delle treccine che gli era scivolata sulla spalla.

L’altro, invece, finì di spalmare di marmellata la sua fetta di pane e cominciò a mangiare gustandosi la colazione, mentre la Sala Comune si riempiva di studenti e del loro chiacchiericcio incessante.

“Uffa! Non mi dicono mai niente sull’amore! Ma è mai possibile?! Dovrò fare un reclamo”. Si lamentò il ragazzo dell’oroscopo, richiudendo rabbiosamente il giornale e mettendoselo sotto al culo perché non gli desse fastidio mentre finiva la colazione.

“Oh sì, sicuramente le stelle cambieranno le loro posizioni per favorire l’amore soltanto per te”. Lo prese in giro l’amico seduto accanto a lui. Ogni mattina era la stessa routine: si sedeva con Nico al tavolo dei Grifondoro per fare colazione e, non appena il gufo gli portava la sua Gazzetta del Profeta, interrompeva ciò che stava mangiando per leggere l’oroscopo. Peccato che dovesse sempre farlo ad alta voce, per poi lamentarsene ogni volta perché c’era sempre qualcosa che non gli piaceva  e anche durante il resto della giornata tirava in ballo queste dannate stelle. Aveva fatto l’abbonamento al giornale soltanto per leggere l’oroscopo e la pagina sportiva, tanto valeva che se lo facesse prestare da qualcun altro.

“Non sei divertente, James”. Nico mise su un finto broncio offeso e addentò il suo bacon.

Improvvisamente, però, una ragazza bionda e molto truccata attirò la sua attenzione e la seguì con lo sguardo finché questa non si sedette al tavolo dei Corvonero.

“Perché mi sembra che Stacey Brown abbia le tette ancora più grosse?” chiese incuriosito all’amico.

James spostò lo sguardo sulla ragazza e la osservò, sicuro che non lo avrebbe notato, troppo impegnata a confabulare e spettegolare con le amiche. Ma lei era abituata ad avere gli occhi di tutti addosso, perciò ormai, anche se se ne accorgeva, non ci faceva più caso.

“Forse perché si è imbottita il reggiseno?” ipotizzò, dicendolo però come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il ragazzo con i rasta assottigliò lo sguardo per vedere meglio e alla fine dovette dare ragione all’amico.

“Ma come fai a notare queste cose?”

“Sono un bravo osservatore”.

No, James non era solo un bravo osservatore e Nico lo sapeva bene. Se gli avesse, per esempio, fatto leggere un testo pieno di errori di ortografia non ne avrebbe notato neanche uno, molto probabilmente, ma sicuramente avrebbe saputo distinguere una borsa di Prada da una di Gucci solo dal loro odore.
Non era certo per dire che James fosse un ragazzo stupido e superficiale, anzi, era anche piuttosto intelligente e non faceva fatica a studiare, ma quando si trattava di moda avrebbe potuto parlare per un giorno intero.

Improvvisamente, nel posto rimasto libero davanti a loro, comparve una ragazza dai lunghi capelli rossi che sembravano essere appena stati passati attraverso la corrente elettrica anziché sotto ad una spazzola. Pareva che avesse corso la maratona da quanto era trafelata, era pure rimasta senza fiato.

“Ed eccola qui! La ragazza che ha battuto ogni record di ritardi del mondo!” scherzò Nico, guardando la nuova arrivata con un sorriso divertito.

“Non voglio sentire commenti, son già di pessimo umore”. Lo ammonì la ragazza guardandolo storto. Subito dopo addentò un croissant e aprì il suo libro di Pozioni pieno di piegature, scarabocchi e sbavature.

“Guarda che così lo sporchi”. La avvisò James, notando che il libro era terribilmente vicino alla caraffa di succo di zucca. “E si può sapere che hai fatto ai capelli? Sembrano diventati il nido di qualche piccione”.

La nuova arrivata gli fece una smorfia per quella battutaccia e tornò a concentrarsi sul libro. Purtroppo, però, gli doveva dar ragione. I capelli da pazzoide ormai erano il suo segno distintivo, un piccolo difettuccio ereditato da suo padre e suo fratello. Solo che loro erano maschi e i capelli spettinati a loro stavano bene. Ma lei era una ragazza, avrebbe preferito una chioma più ordinata e femminile.
Figurarsi se in lei, però, ci fosse qualcosa di femminile. Era un maschiaccio, se ne doveva fare una ragione, addirittura più maschiaccio di suo cugino James. Lui era sempre perfettamente ordinato e profumato, non aveva neanche un capello fuori posto, la camicia sempre ben stirata e pulita, i capelli pettinati col gel che, anche se erano sparati in tutte le direzioni, davano comunque l’idea di ordine.
Lei, invece, era già tanto se la mattina appena alzata faceva in tempo a vestirsi e a prendere la borsa, figurarsi se aveva tempo di piastrarsi i capelli o truccarsi. Non che la cosa le importasse molto, effettivamente, era una ragazza acqua e sapone perché non le piaceva impiastricciarsi la faccia come faceva, ad esempio, Stacey Brown e di solito non si accorgeva nemmeno se abbottonava male la camicia o se aveva la cravatta storta.
Preferiva di gran lunga dormire qualche minuto in più piuttosto che perderlo per cercare di apparire più femminile.  Ma anche se l’avesse voluto non ci sarebbe riuscita: non bastavano né la sveglia né quelle casiniste delle sue compagne di stanza per buttarla giù dal letto.

“Sei preoccupata per il compito di Pozioni?” le chiese Nico ad un certo punto come se la cosa non fosse abbastanza ovvia.

“Sì, ho passato tutto il fine settimana  a studiare e non posso fallire questa volta”. Gli rispose la ragazza con determinazione.

James ridacchiò divertito. Sally non era nota per i suoi capelli da strapazzo, ma anche per la sua poca abilità in Pozioni, anche questo ereditato dal fratello.

“Tranquilla, sono sicuro che andrai bene”. cercò di tranquillizzarla il cugino, tirando la Gazzetta del Profeta da sotto il culo dell’amico per spulciare le pagine di spettacolo.

“La fai facile tu che ti basta poco per capire le cose”.

“Io mi preoccuperei di più di arrivare in orario”.

 

Nico e James erano sdraiati sul pavimento della stanza di quest’ultimo, uno con le ginocchia piegate per farci stare le lunghe gambe e l’altro con i piedi poggiati sul letto che lo facevano stare in una posizione un po’ scomoda, ma lui sembrava non badarci. Le teste una vicina all’altra, quasi guancia contro guancia e i reciproci capelli che si confondevano in un groviglio di ciocche, i rasta castani di Nico con i fili neri e setosi di James.

Stavano lì a poltrire da ormai mezz’ora, tanto che, parlando di sciocchezze varie e pettegolezzi, ormai avevano esaurito tutti gli argomenti e da ben cinque minuti erano calati in un silenzio un po’ annoiato, forse presto si sarebbero pure addormentati, anche se in realtà avrebbero dovuto studiare Incantesimi, come avevano progettato quando si erano trovati insieme quel pomeriggio.

“Ma secondo te…”. Sbottò improvvisamente Nico, interrompendo il silenzio. “…com’è baciare una ragazza?”

L’altro attese un attimo prima di rispondere, forse per pensarci un po’ su.

“Non lo so, non ne ho mai baciata una”.

“Nemmeno io. Ma avrai mai pensato a come potrebbe essere, no?”

“No… non lo so. Non credo. Sinceramente, non m’interessa molto. Non mi è mai piaciuta una ragazza, non particolarmente, almeno”.

“Be’, neanche a me. Però prima o poi dovrà succedere, no? Insomma, un giorno troveremo una ragazza e lei vorrà che la baciamo”.

“Quando succederà lo farai”. Concluse James, non capendo dove Nico volesse andare a parare con quel discorso. Era la prima volta, che lui si ricordasse almeno, che parlavano di ragazze in questo senso. Infatti, nonostante avessero già quindici anni, non erano molto interessati ai discorsi come sesso, ragazze e cose del genere, come tutti i loro coetanei. Infatti, per questo si definivano dei ragazzi particolari ed era anche per questo che andavano molto d’accordo, ma soprattutto, per questo si piacevano l’un l’altro ancora di più, in senso amichevole ovviamente.

Ovviamente.

“Ma se poi scoprissi di non esserne capace? Insomma… non so come si bacia”. Confessò alla fine Nico, come se si trattasse di qualcosa di grave.

“Non ci sono delle regole per baciare, lo fai e basta, ti lasci trasportare dal momento. È una cosa istintiva, credo”.

“Ma se poi facessi una brutta figura?”

Sembrava che Nico trovasse importante questo discorso e che lo preoccupasse veramente e James non riusciva a spiegarsi come, improvvisamente, possa essere successo.
Insomma, fino a quel momento erano stati completamente disinteressati all’argomento ragazze, più che altro perché si erano sempre bastati loro due e avevano paura che un impegno con una ragazza potesse rompere la bolla perfetta nella quale vivevano.

“Se vuoi possiamo provare”. Gli propose, allora, l’amico, soltanto per tranquillizzarlo un po’.

“Qui? Adesso?” chiese l’altro con tono stupito.

“Sì!”

James abbassò le gambe e si alzò rimanendo seduto per terra. Non capiva, però, perché l’amico fosse così stupito della sua proposta. Se si preoccupava tanto di non essere capace di dare un bacio, allora non c’era niente di male se faceva qualche prova e chi di meglio se non il migliore amico per fare questo?

Quando si ritrovarono tutti e due seduti a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altro, rimasero un attimo a fissarsi negli occhi, quelli caldi e nocciola di James in quelli verdi e profondi di Nico, come se anche questo facesse parte dell’esercizio. Ma forse, nelle loro romantiche e fantasiose menti, effettivamente era così.
Alla fine, senza neanche sapere esattamente che cosa stavano facendo, cominciarono ad avvicinarsi pian piano, finché le loro labbra non si scontrarono in un piccolo ed innocente bacio, quasi avessero paura di rompersi l’un l’altro.

Si staccarono, rimanendo sempre coi visi a poca distanza e si guardarono di nuovo negli occhi. Attorno a loro un silenzio assoluto, neanche una mosca si sentiva volare.

“Questa cosa mi sembra molto… gay”.  Sussurrò Nico, leggermente imbarazzato.

“Anche a me… però… mi piace”.

E questa volta fu James a prendere l’iniziativa, unendo di nuovo le loro labbra, in un bacio ancora senza lingua, che non pretendeva niente, un semplice gioco di bocche che però provocò ad entrambi brividi lungo la schiena.

Fecero appena in tempo a separarsi una seconda volta che la porta venne improvvisamente spalancata.

James e Nico per poco non saltarono fin sul soffitto. Si voltarono verso la porta e, rossi in viso, rimasero a fissare il pavimento come due bimbi colti in flagrante a rubare biscotti.

“Ehm… ho interrotto qualcosa?”

 

 

MILLY’S SPACE

Ecco, come promesso anche il primo capitolo.

Non mi dilungo in troppe chiacchiere, vorrei solo precisare che per la scena del bacio tra Nico e James mi sono ispirata al telefilm Out with dad (di cui la citazione all’inizio). È un telefilm molto interessante, se vi interessa potete trovarlo su youtube.

Mi raccomando, lasciatemi taaaaaaaaante recensioni per farmi sapere se la storia può continuare o se è meglio che rinunci ^^.

Un bacio ^^.

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Capitolo 3
*** Capitolo due - Confusion ***


“Noi siamo così perfette”.
“Immacolate”.

(Sam e Corey, S.Darko)

“Alex! Che ci fai qui?!” esclamò James guardandola male. Sentiva improvvisamente caldo, troppo caldo e desiderava tanto che il terreno si aprisse e lo risucchiasse dentro.
Non sapeva bene se gli desse più fastidio il fatto che lui e Nico fossero stati interrotti oppure che erano stati quasi beccati a baciarsi.

Nico si rialzò dal pavimento con un colpo di reni e cominciò a balbettare frasi sconnesse e senza senso.

“Ragazzi, se volete vi lascio soli così…”. Continuò Alex, guardando i due ragazzi con le sopracciglia inarcate.

“NO!” sbottò Nico con un po’ troppa veemenza. Così deglutì e cercò di calmare un attimo il battito cardiaco. “No, non serve. Io… stavo andando. Sì, devo andare, ho… un mucchio di cose da fare”.

Raccolse velocemente le sue cose e, senza neanche riporre i libri in borsa, si avviò alla porta, passando accanto ad Alex e sussurrando un flebile “Ciao”.

James, allora, cominciò a raccogliere gli appunti che erano sparsi sul pavimento, anche se quel tentativo di mettere un po’ d’ordine serviva solo per coprire il fatto che fosse terribilmente imbarazzato e che non voleva guardare la sorella.

Alex andò a sedersi sul letto vuoto e ordinato del fratello e lo osservò curiosa.

“Sono venuta solo per chiederti se avevi fatto quel tema di Trasfigurazione”.

“Tieni!”

Il ragazzo glielo porse senza neanche guardarla e continuò a sistemare altri fogli.

La ragazza lo guardò ancora più stranita. Di solito, quando chiedeva al fratello i suoi compiti era sempre per copiarli e lui lo sapeva, infatti ogni volta cercava di non darglieli e di convincerla che era meglio farseli da sé, ma ovviamente, con le sue continue insistenze, cedeva sempre, un po’ perché si stancava di sentirla supplicarlo e un po’ perché le voleva troppo bene per non aiutarla.
Questa volta, invece, era stato fin troppo collaborativo.

“Grazie”.

Rimasero ancora qualche secondo in silenzio, poi Alex, stanca di tutto quel mistero, sbottò.

“Senti, c’è qualcosa che non va per caso?”

“No, perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?”

Quella risposta non la rese per niente soddisfatta, infatti capì subito che James le stava nascondendo qualcosa, aveva risposto troppo velocemente e con un tono che chiaramente dissimulava.

“Avevate delle facce strane tu e Nico quando sono entrata, credo proprio di aver interrotto qualcosa”.

Il ragazzo, allora, lasciò perdere gli appunti che cercava di mettere in ordine e si voltò verso la sorella che lo stava guardando dall’alto della sua postazione con i suoi penetranti occhi color ghiaccio.
James sospirò. Era impossibile nascondere qualcosa ad Alex, se ne accorgeva sempre e detestava quando qualcuno le teneva nascosti dei segreti.

“Niente, è solo che…”. Spostò lo sguardo alla finestra, dove alcuni gufi stavano volando in tondo. “Io e Nico stavamo… studiando e… lui, lui doveva dirmi qualcosa di importante quando sei entrata tu. Così non c’è riuscito e credo che glielo chiederò dopo, che cosa voleva dirmi”.  Le sorrise il più innocentemente possibile, cercando di mostrarsi rilassato anche se, non capiva nemmeno lui il perché, c’era qualcosa che un po’ lo tormentava e non era il fatto che stava mentendo alla sorella. O meglio, sì anche quello, di solito a lei diceva tutto, come anche ai suoi migliori amici, e non aveva paura che lo giudicassero o criticassero, però… non capiva nemmeno lui che cosa in quel momento gli impedisse di dire la verità ad Alex.

“Tutto qui?”

“Sì”.

“Ah, ok allora”.

Convinta che le avesse detto la verità, Alex si distese sul letto senza neanche preoccuparsi di togliere le scarpe.

James, allora, si alzò dal pavimento e si mise anche lui sul letto accanto alla sorella che si spostò per fargli spazio.

“Non dovresti tornare nei tuoi cupi e freddi dormitori di Serpeverde?” le chiese, portando le braccia dietro la testa.

“Ho voglia di passare un po’ di tempo col mio fratellino”. Rispose lei, voltandosi su un fianco per poterlo guardare. “E poi non mi dispiace avere intorno un po’ di colori caldi”. Aggiunse, alludendo ai colori della casa di Grifondoro.

James le sorrise e la attirò a sé circondandole le spalle con un braccio, mentre lei gli poggiò una mano sul petto.

“Non vedo l’ora che quest’anno scolastico finisca, mi sto veramente esaurendo”. Disse lui, tanto per parlare di qualcosa.

“A chi lo dici. L’anno dei GUFO è uno dei più difficili, non oso pensare ai MAGO. Però dai, mancano ancora tre mesi”. Lo incoraggiò lei, disegnando ghirigori sulla camicia della divisa del fratello.

Rimasero abbracciati così fino all’ora di cena, parlando del più e del meno. Nessuno venne a disturbarli, come se tutti avessero voluto concederli quell’intimità che ad entrambi piaceva. Amavano stare in mezzo alla gente e ai loro amici, certo, ma amavano anche stare da soli insieme, abbracciati in un letto a confidarsi  segreti o ridere delle cose più stupide.

Non litigavano quasi mai, nemmeno da piccoli avevano mai bisticciato per i giocattoli, nonostante fossero l’uno l’opposto dell’altro. Certo, di aspetto erano quasi identici, essendo gemelli: stessi lineamenti delicati del viso, stessi capelli neri e persino quasi la stessa corporatura sottile e snella. Un bell’aspetto, insomma, non si poteva certo dire che non fossero i sogni erotici della maggior parte dei ragazzi e delle ragazze di Hogwarts.

Ma di carattere erano completamente opposti. Lei, orgogliosa e astuta, ambiziosa e furba, se voleva qualcosa sapeva sempre come ottenerlo, anche se questo significava passare sopra a qualcun altro, sapeva di piacere agli altri per il suo aspetto e di questo se ne approfittava, già a quattordici anni aveva perso la verginità, è finita spesso nell’ufficio della preside per i guai che combinava e non era per niente ligia al dovere e alle regole. Le piacevano i ragazzi, la vita trasgressiva e il sesso.
Si poteva dire che la parte malandrina dei suoi genitori l’avesse ereditata lei.
Lui, invece… be’, lui un po’ meno. Non infrangeva spesso le regole e non perché fosse un ragazzo esageratamente disciplinato ed educato, ma semplicemente perché non trovava il motivo di farlo. Pensava che ci si potesse divertire anche senza disobbedire e poi, non gli piaceva molto cacciarsi nei guai. Era intelligente e gentile con gli altri, fedele e altruista, allegro e sempre ottimista anche se un po’ timido, non gli piaceva stare al centro dell’attenzione. Gli piacevano i vestiti e la moda, la musica e il cinema.
No, chiaramente non aveva niente dell’arroganza e dell’orgoglio dei suoi genitori, se non fosse stato così simile al padre avrebbe potuto pensare di essere stato adottato.

Insomma, Alexis e James erano come l’acqua e il fuoco. Lei Serpeverde, lui Grifondoro.

Eppure, erano uniti come nessuno, si amavano moltissimo e ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro.

Non erano semplicemente fratelli, ma anche migliori amici.

“Senti, che ne dici se ora andiamo a cena? Io sto iniziando ad  avere un po’ di fame”. Propose Alex ad un certo punto, massaggiandosi la pancia per mettere più enfasi alla frase.

“D’accordo. Anche perché, se continuiamo a stare su questo letto, ci mettiamo le radici”.

Fratello e sorella si alzarono, anche se un po’ svogliatamente e, attraversata la Sala Comune a braccetto, raggiunsero in poco tempo la Sala Grande. Qui, purtroppo, si dovettero separare perché Alex doveva raggiungere i suoi compagni al tavolo dei Serpeverde e James, invece, mangiava a quello dei Grifondoro.
In realtà, però, non era raro che uno dei due decidesse di sacrificarsi e andare a mangiare insieme al fratello e per lo più era la ragazza che si univa ai rosso oro anziché il contrario. I Serpeverde storcevano troppo il naso se vedevano un Grifondoro tra di loro. Infatti, nonostante fossero passati parecchi anni e nonostante gli insegnanti e la preside cercassero di stimolare l’unione e la fratellanza tra tutte quante le case, c’erano ancora parecchie discordie tra i discepoli di Salazar e quelli di Godric.
Però Alex e James erano fratelli e non potevano certo separarsi solo per una differenza di colori.

“Ciao, Jamie!”

“Ciao, Vicky!”

Victoire Weasley, primogenita di Bill e Fleur, tredici anni, Grifondoro e, nonostante la sua giovane età, bella come una bambola di porcellana. Capelli biondi come il grano, occhi azzurri da cerbiatta, pelle diafana e labbra morbide. Tutto ciò che aveva la madre in aspetto lo aveva preso anche la figlia.
Accanto a lei sedeva Ted Lupin,  suo inseparabile amico di infanzia. Si poteva quasi dire che Ted e Vicky fossero amici tanto quanto lo erano James e Nico, anche se avevano un anno di differenza.  Forse qualcuno pensava addirittura che avessero una specie di relazione,  perché era strano vedere un maschio e una femmina amici così intimi.
Ma per Ted Vicky era come una sorellina da proteggere e per lei Teddy era come il fratello maggiore a cui affidarsi quando ne aveva bisogno.

Niente di più, niente di meno. 

“Nico dov’è?” chiese Ted, guardando James da sotto la frangia biondiccia. Teddy adorava usufruire dei suoi poteri da Metamorfomagus, così ogni volta lo si trovava con qualche strano colore di capelli. Aveva in sé sia tratti della madre che del padre: intelligente come lui ed imbranato come lei, dolce e gentile come lui e coraggioso e testardo come lei, gli occhi castani di lei e i lineamenti del viso di lui. Era un mix perfetto, sembrava che avessero messo Remus e Dora in un frullatore e che ne fosse uscito lui.

“Non lo so”. Rispose James alla domanda di Lupin, scrollando le spalle.

Vicky lo guardò stranita. James e Nico erano inseparabili, a volte andavano pure in bagno insieme come fanno le ragazze. Era strano non vederli insieme, ma anche se non lo erano, James non rimaneva mai da solo: se non c’era Nico, allora c’era Alex con lui, oppure Sally.
Che poi James non sapesse dov’era Nico era ancora più strano.

Effettivamente, il ragazzo, da quando era rimasto con la sorella, non aveva pensato all’amico per un po’. Adesso che glielo avevano ricordato, però, sentì uno strano rimescolio nello stomaco e gli tornò subito alla mente il bacio che si erano scambiati in camera.
Forse non era stata una buona idea voler fare quella prova.

 

 

MILLY’S SPACE

E rieccomi anche con questa ficcy… bene, qua vi ho fatto una piccola descrizione del rapporto tra Alex e James (vi aspettavate che uno dei figli di Sam e Sirius fosse Serpeverde? ^^) e sono comparsi anche due nuovi personaggi.
O almeno per dire. Insomma, Teddy e Vicky ormai sono storici ^^.

Hmmm, bisogna dire che quel bacio ha fatto smuovere qualcosa al nostro piccolo James. Ma Nico che cosa ne penserà?
Mi sa che dovrete attendere il prossimo capitolo…

Intanto, non appena avrò trovato un prestavolto anche per Teddy, metterò le foto dei personaggi sulla mia pagina Facebook : ) spero ci darete un’occhiata.

E la citazione all’inizio del capitolo… be’, credo che per quelli che hanno letto S.Potter non sia nuova ^^.

Bene dai, ora posso lasciarvi.

Ma voi lasciatemi qualche recensione, mi raccomando, altrimenti io smetto di aggiornare. Insomma, se non so cosa ne pensate non mi stimolate molto ad andare avanti.
Potete pure dire che vi fa schifo : )

Un bacione,

Milly.

 

FEDE15498: sembra che io abbia scelto il titolo giusto allora : ) eh sì, l’ho pubblicata abbastanza presto perché avevo già alcuni capitoli pronti e mi piace un sacco come storia (anche per le idee che mi son venute in mente). Ti piace lo yaoi? Bene, crescerai sana, chica xD ebbene… abbiamo scoperto chi ha interrotto quei due. E meno male che è stata solo la sorella ^^ un bacione, M.

PUFFOLA_LILY: allora, come al solito grazie per i tuoi complimenti. Comunque sì, James ha una sorella gemella che è comparsa proprio qui. Ma… un’altra bimba? O.O non mi pare di aver mai parlato di una terza figlia di Sam e Sirius, ma se l’ho fatto o magari ho scritto qualcosa che è stato frainteso ti chiedo scusa.
Comunque chissà, magari James non è veramente gay ^^.
Spero di risentirti, alla prossima.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre - Negazione ***


Ho complicato le nostre vite
innamorandomi di lui,
ho complicato le nostre vite
ora sto perdendo la mia unica amica.

(Loves me not, t.A.T.u)

James entrò nella grande biblioteca di Hogwarts e si fermò in mezzo ad osservare l’ambiente. Tutti i tavoli posti tra uno scaffale e l’altro erano occupati da qualcuno. Sulla sinistra, ad un tavolo sotto la finestra, c’era Nico, chino su un libro di Erbologia e con i rasta raccolti in una lunga coda di cavallo, mentre dall’altra parte stava seduta Sally a gambe incrociate, anche lei impegnata a studiare qualcosa.

James non amava molto le biblioteche e non perché non gli piacessero i libri, ma solo perché l’atmosfera all’interno di esse gli sembrava piuttosto pesante. Tutti concentrati sui libri e nello studio, con delle espressioni così serie da fare paura paura e quando qualcuno entra si girano sempre a guardarlo male e lo squadrano dalla testa ai piedi.
Quindi, per studiare, preferiva la comodità della Sala Comune o della sua stanza, ma quel giorno non gli andava di stare da solo.

Pensò di andare a sedersi insieme a Nico, visto che di solito studiavano sempre insieme, ma alla fine deviò verso il tavolo della cugina.

“Posso farti compagnia?” le chiese, a bassa voce per non disturbare. Lei, semplicemente, spostò i libri che aveva sparsi sul tavolo e gli fece posto.
James tirò fuori il libro di Trasfigurazione e si mise a leggere, anche se non ne aveva molta voglia.

Sally, dopo un po’, alzò il capo dai suoi compiti e spostò lo sguardo dal cugino a Nico seduto poco distante da loro ma che non sembrava averli nemmeno notati.

“Perché Nico è seduto là?” chiese, allora, sussurrando per farsi udire solo da James.

Il moro lanciò un’occhiata all’amico.

“Forse perché gli piace stare seduto lì?” rispose come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. Effettivamente un po’ lo era, visto che Nico si metteva sempre su quel tavolo, proprio per poter guardare il panorama fuori dalla finestra.

“Intendevo perché tu non sei insieme a lui?” insisté Sally, avendo capito che c’era qualcosa che non andava. Anche l’altra sera a cena non si erano seduti vicini: James era nel solito posto del tavolo, ma Nico era seduto a parecchia distanza da lui e anche durante le lezioni si erano evitati parecchio. E chi sapeva quanto era forte la loro amicizia capiva subito se c’era qualcosa che non andava.

“Perché dovrei stare sempre insieme a lui? Volevo passare un po’ di tempo con la mia cugina preferita. Ti dispiace?”

“Certo che no!” esclamò la ragazza, a voce un po’ troppo alta. Ma capì subito che il cugino stava cercando di cambiare argomento. “Mi fa piacere che tu voglia stare con me, solo che tu e Nico non siete in grado di stare nella stessa stanza e fare finta di non conoscervi. Sei più attaccato a lui che a tua sorella”.

James sospirò. Ormai era fregato, non c’era modo di nascondere qualcosa ai suoi amici. O lui era un pessimo bugiardo o loro lo conoscevano troppo bene. E Sally non era una che desisteva facilmente.

“Credo di aver fatto qualcosa che lo ha turbato l’altra sera”. Rispose alla fine, con espressione mogia, quella che faceva sempre tenerezza a tutti e che il ragazzo assumeva ogni volta che sapeva di aver sbagliato qualcosa o quando era giù di morale.  

“Be’, allora vai da lui e chiedigli scusa. Siete migliori amici, sono certa che dimenticherà in fretta”. La ragazza gli mostrò uno dei suoi soliti sorrisi che le gonfiavano ancora di più le guance paffute, evidenziandole delle tenere fossette. James non poté non rispondere con un altro sorriso e, cogliendo il suo suggerimento, si alzò e andò da Nico.

“Ciao!” lo salutò non appena gli fu accanto. Nico non ricambiò, ma si scostò leggermente con la sedia per fargli spazio. Il moro deglutì nervoso. A quanto pareva la situazione era più grave di ciò che aveva pensato.

Ma perché se la prende così tanto?

“Senti, mi dispiace per ieri sera. Tutto quello studio e anche la noia mi avevano fritto il cervello. Non so cosa mi sia successo, ho esagerato un po’”. Continuò, allora, a poca distanza dal viso dell’amico.

“Sì, hai un po’ esagerato”. Disse alla fine Nico. Sembrava essersi completamente dimenticato che anche lui aveva accettato di provare quel bacio e che, quindi, non aveva molto da prendersela. “Senti, ma tu non sei gay, vero?”

James sgranò gli occhi a quella domanda. “Perché dovrei essere gay?”

“Be’, perché mi hai baciato”.

“Se bacio un maschio non significa che io sia necessariamente gay. E poi, tu sei il mio migliore amico”. Il moro stava iniziando ad adirarsi un po’, Madame Pince gli lanciò un’occhiataccia di avvertimento.

“Se tu lo fossi non potremmo più essere amici, mia madre ne uscirebbe di testa”.

“Da quando ti importa di ciò che pensa tua madre?”

“Certo che m’importa. E’ mia madre”.

Sembrava che la discussione stesse diventando sempre più ostica, almeno per James e ciò non gli piaceva affatto. Non capiva tutte queste seghe mentali dell’amico. Si era trattato solo di un dannatissimo e stupidissimo bacio.

“Quindi, non sei gay?” insisté allora Nico, vedendo che l’altro non diceva più niente.

“No, non lo sono”.

Davvero non lo sei?
S…sì, davvero.  

“Ma io ti piaccio?”

“Sì”.

Il ragazzo coi rasta assunse una strana espressione.

“Intendo, ti piaccio piaccio?”

James corrugò le sopracciglia non capendo il senso di quella domanda.

“Nico, sei il mio migliore amico, è ovvio che mi piaci, in tutti i sensi. Ma adesso, smettiamola per favore. Facciamo finta che non sia successo niente”.

Già, fare finta di niente era sempre una delle soluzioni migliori quando non si voleva ammettere qualcosa di difficile da accettare.

“Amici come prima?” James allungò il pugno in direzione dell’amico, aspettando che questi gli desse il proprio.

L’altro sembrò esitare un attimo, ma poi mostrò un sorriso e batté il proprio pugno contro quello del moro. “D’accordo”.

“Ora possiamo andare da un’altra parte? Altrimenti Madame Pince mi butta fuori a calci”.

I due amici si alzarono dalla sedia un po’ pigramente e si diressero all’uscita, abbracciati e dimentichi di tutte le discordie e incomprensioni.
Come se non fosse successo niente.

Sally, dall’altra parte, li guardò uscire, osservando la figura sottile e snella del cugino. Se non avesse insistito affinché andasse a chiarire con Nico, molto probabilmente lui sarebbe stato ancora seduto al suo tavolo.
Ad annoiarsi e sbuffare.

Così, almeno, lo aveva aiutato e aveva fatto una buona azione, aveva aiutato una delle persone a cui voleva più bene.
Lui era solo suo cugino e anche suo amico, niente di più.

Ma tu vorresti che fosse qualcosa di più.
No, non è vero.

Scacciò via tutti i pensieri dalla testa e tornò a prestare attenzione ai libri, scostando una ciocca dei folti capelli rossicci dalla fronte.

 

Alex si alzò dal letto e, ancora in mutande e reggiseno, uscì sul terrazzo che la Stanza delle Necessità le aveva messo a disposizione, per accendersi una sigaretta, non badando al freddo. Il suo corpo poteva sopportare di peggio.

“Fare sesso con te, Alexis, mi tira sempre su di morale”. Le disse la voce di Caleb, rimasto completamente nudo a rotolarsi tra le coperte.

La ragazza non rispose niente, nemmeno un grazie, come se il complimento non l’avesse neanche sfiorata. Rimase appoggiata al muretto a tirare boccate di fumo e osservare il cielo.

Di complimenti del genere ne aveva già sentiti un bel po’, Caleb non era certo il primo né l’unico che si portava a letto. Era soltanto il più frequente e doveva considerarsi fortunato soltanto per questo, visto che Alexis non si concedeva mai più di una volta alla stessa persona, a meno che questa non l’avesse colpita in qualche maniera.
E Caleb, appunto, era uno di questi.
Facevano parte della stessa Casa ed erano dello stesso anno, quindi, spesso si incrociavano, si scambiavano quattro parole sulle lezioni e cose del genere, a volte in classe si sedevano allo stesso tavolo, ma tutto qui. Non erano certo amici, soltanto compagni di letto.

Questo lei l’aveva messo in chiaro fin da subito. Potevano diventare intimi soltanto a letto, potevano scoparsi chi altri volevano perché la loro non era certo una relazione, né tanto meno erano innamorati e per il resto potevano vivere le loro vite come cavolo volevano.

Quindi, a quindici anni, si era già portata a letto un sacco di ragazzi. A quattordici anni aveva iniziato e non era più riuscita a smettere. Sapeva che si stava creando la reputazione della troia nella scuola, ma non le importava un fico secco di quello che pensavano gli altri.
Il sesso le piaceva, allora perché non praticarlo come hobby?

Finita la sigaretta, rientrò nella stanza e, senza neanche guardare il ragazzo, cominciò a rivestirsi.
Aveva un mucchio di cose da fare, doveva ancora finire i compiti e scrivere una lettera ai genitori.

“Sei una ragazza particolare, sai Alex?” disse di nuovo Caleb che sembrava in vena di chiacchiere. Ma la ragazza no, a quanto pareva, visto che non gli rispose nemmeno stavolta.

Sapeva benissimo di essere una ragazza particolare, non credeva nel vero amore come tutte le altre sue coetanee e nemmeno aspettava il suo principe azzurro. Diceva sempre che non si sarebbe mai innamorata, l’amore era una cosa per deboli e lei non era assolutamente debole.

L’amore non esisteva per lei. D’altronde, che cos’era l’amore? Soltanto un inutile fonte di sofferenze e lacrime affogate nel cuscino.

Sicura che l’amore non ti abbia mai colpita?
Sì, sicura.

Arrivata alla porta, lanciò un’occhiata dura al ragazzo nel letto con i suoi occhi di ghiaccio e uscì silenziosa come un gatto.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi qui con un nuovo aggiornamento : )

Allora, qui stiamo iniziando a conoscere un po’ di più questi ragazzi. Sembra che James e Nico si siano chiariti ma siamo sicuri che questo rimarrà un caso isolato? E la voce della coscienza non rende le cose facili, a nessuno dei protagonisti  ^^.

Voi cosa ne pensate di tutto questo?

È inutile che vi dica di lasciarmi qualche commento per farmi sapere, ormai dovreste sapere che ogni tipo di recensione è ben apprezzata.

E… prima di dimenticarmene: la citazione all’inizio della storia è tratta da una canzone delle t.A.T.u, il mio gruppo preferito : ) Vi consiglio di ascoltarle, sono molto brave.

Inoltre, oltre alle recensioni, date un’occhiatina alla mia pagina Facebook http://www.facebook.com/MillysSpace. I commenti potrete anche lasciarmeli lì, oltre che avere informazioni su altre mie storielle.

Bene, mi sembra di aver detto tutto.

Vi lascio e buona serata.

Un bacio,

M.

P.S. per le foto mi sa che dovrete aspettare ancora un pochetto. Sorry.

PUFFOLA_LILY: tesoooraaaa!! Mi dispiace per il fraintendimento D: è stata colpa mia, avrò letto male, come sempre ^^.  E’ che a volte ho il cervello fuso. Va be’, pazienza, l’importante è capirsi alla fine.
Comunque… lo vorresti gay James? Hmm, non sei l’unica. Be’, chissà… ma bisognerà vedere la reazione di papà Sirius ^^. E Alex… be’, Alex non è proprio una ribelle, ma… diciamo che forse ha ereditato la parte più bruttina del carattere del padre. Eh  capita ^^.  E no, Vicky e Teddy non stanno insieme. In fondo, sono ancora piccolini per pensare a queste cose.
Ti mando un bacione e spero di risentirti. A presto, M.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro - Routine ***


“Professore, ci tenevo a dirle che lei è veramente una merda”.

(Luca, Notte prima degli esami).

Gli studenti del quinto anno di Grifondoro e Corvonero raggiunsero la capanna di Hagrid e si fermarono proprio lì davanti in attesa del guardiacaccia che, stranamente, non era ancora arrivato.
Alcuni ragazzi presero a guardarsi attorno, fermandosi di più ad osservare la Foresta Proibita, dove molti di loro avrebbero voluto addentrarsi soltanto per provare il brivido del pericolo di quello che avrebbero potuto incontrare. Altri, invece, rimasero semplicemente lì nel prato a chiacchierare tra loro come, appunto, stavano facendo James e Nico.

Improvvisamente, però, i due ragazzi vennero raggiunti da Sally che aveva appena raccolto i capelli in una coda perché non le facessero troppo caldo, anche se era già abbastanza sudata.

“Ciao, Sally!” la salutò il cugino con un sorriso.

“Ciao, ragazzi! Di che parlavate?”

“Oh niente, discutevamo di un manga che vorremmo comprare”. Le rispose Nico, tornando a rivolgersi all’amico.
Sally rimase lì, ma non si intromise nel discorso. Quando James e Nico parlavano di manga c’era poco da intromettersi, dopotutto, quei due si immedesimavano così tanto nel discorso che non c’era verso di distrarli. E poi lei di manga non sapeva un cippo, era un argomento che le andava persino peggio di Pozioni. Una volta i due ragazzi le avevano mostrato alcuni manga, ma non aveva mai capito come si dovessero leggere. Però era rimasta piuttosto affascinata dai disegni, le figure le piacevano un sacco.

“Bene, ragazzi! Siete tutti qui!” esclamò, improvvisamente, il vocione grosso di Hagrid e tutti quanti chiusero immediatamente le bocche. “Oggi ho una bella chicca per voi”.

Gli studenti rabbrividirono leggermente; di solito, quando Hagrid iniziava la lezione con quella frase, significava che c’era da preoccuparsi un po’, perché mostrava sempre loro animali un po’ pericolosi. Fino ad ora nessuno si era fatto male, ma non c’era mai da stare tranquilli.

Il guardiacaccia tornò trascinando per la corda un grosso animale legato per il collo. Aveva il classico aspetto di un cavallo, forse un po’ rachitico, ma due enormi ali attaccate ai lati e il manto color cioccolato.

“Questo qui, ragazzi, è un Ippogrifo!” spiegò il Mezzogigante alla folla di ragazzi che lo guardavano increduli. L’ultima volta che aveva portato un Ippogrifo a lezione era stato quasi una ventina di anni fa e non era andata granché bene. Adesso, però, aveva deciso di rischiare di nuovo. 

James e Sally, invece, non appena sentirono la parola Ippogrifo, si guardarono l’un l’altro e si sorrisero complici. Avevano già sentito parlare di questi animali, precisamente dal padre del ragazzo e dal fratello di lei.

“Gli Ippogrifi sono animali molto orgogliosi”. Continuò Hagrid. “Non dovete offenderli né insultarli in alcuna maniera perché loro capiscono e possono farvi anche molto male. Ma, per il resto, sono animali molto buoni e tranquilli”.

Nessuno disse niente, restarono semplicemente a guardare l’animale, chi meravigliato, chi incantato e chi indifferente. Forse qualcuno anche un po’ schifato.
E visto che nessuno parlava né poneva domande, l’insegnante continuò. “Adesso vi farò avvicinare uno ad uno, ma prima di farlo, dovete fargli un inchino. Se anche lui vi risponde, allora potrete accarezzarlo. Chi vuole essere il primo?”

Tutti quanti si tirarono indietro e ad Hagrid parve di avere un dejavù, così sorrise fra sé e sé.

“Sally?” chiamò e la ragazza immediatamente sobbalzò. “Vuoi provare tu per prima?”

La rossina si guardò intorno un po’ confusa, non capendo perché il guardiacaccia avesse scelto proprio lei.
Siccome, però, non voleva fare una brutta figura tirandosi indietro, cominciò ad avvicinarsi.

“Aspetta! Prima devi fare l’inchino”.

Sally si fermò nel bel mezzo del percorso e, guardando l’animale, abbassò il capo piegando leggermente la schiena. Le sembrava una situazione assurda e ridicola, ma se era quello che bisognava fare…

Anche l’Ippogrifo le fece l’inchino e quello fu il segnale per dirle che si poteva avvicinare. Hagrid l’accompagnò fino all’animale e lei prese ad accarezzarlo con cautela, già più tranquilla. Era proprio bello, aveva una bella pelliccia morbida, oltre che un bel colore.

“Ti va di farci un giro?” le chiese, improvvisamente, il Mezzogigante. Lei spalancò gli occhi, ma non fece in tempo a rispondere niente che l’uomo l’aveva afferrata da sotto le ascelle e l’aveva sollevata di peso senza fare alcuna fatica. “Sai, anche tuo fratello ci era volato sopra”. Le sussurrò all’orecchio, per poi dare una pacca sul sedere dell’animale facendogli spiccare il volo. 

Tutto d’un colpo Sally si ritrovò in aria senza neanche sapere come e, per lo spavento, tirò un urlo e si accasciò sulla groppa dell’animale, temendo di cadere. Dopo un po’, però, acquistata più sicurezza e notando che l’Ippogrifo sembrava piuttosto sicuro di sé e che sapeva dove portarla, si rimise dritta e cominciò a godersi il volo, osservando il cielo azzurro e guardando come le cose sulla terra si facevano sempre più piccole.
In fondo, era un po’ come volare su una scopa.

Non rimase in volo per molto tempo, dopo poco l’animale atterrò di nuovo accanto ad Hagrid e l’uomo aiutò la ragazza a scendere, così lei si riunì ai suoi compagni, ancora sorridente e col cuore che le batteva a mille, per l’adrenalina e l’emozione.

La lezione poté proseguire e quasi tutti gli altri ragazzi si inchinarono e si avvicinarono all’Ippogrifo, ma nessuno ebbe il coraggio di farci un giro.
Quando le due ore di Cura delle Creature Magiche fu terminata, gli studenti ritornarono al castello soddisfatti, discutendo della lezione a cui avevano appena assistito, una delle poche lezioni interessanti e divertenti di Hagrid.
Di solito gli Schipodi Sparacoda o i Vermicelli non riuscivano a catturarli così tanto.

 

 

Nell’ora dopo il pranzo, Grifondoro aveva lezione di Trasfigurazione con Serpeverde e qualcuno, già nell’ora precedente, aveva iniziato a preparare le cartucce da sparare contro i compagni dell’altra casata.

Nico e James si sedettero su due banchi a metà fila, raggiunti subito da Alexis che si accomodò di fronte a loro. Anche Sally arrivò, una delle ultime, come sempre e, notando che l’unico posto libero era proprio accanto alla Serpeverde si sedette lì con un sorriso soddisfatto.
Non capitava spesso che riuscisse a sedersi accanto ai suoi amici.

Salutò la cugina allegramente, ma questa ricambiò solo con un cenno della testa.
Siccome l’insegnante non era ancora arrivato, la rossina decise di approfittarne per chiacchierare.

“Sai che ho volato su un Ippogrifo alla lezione di Hagrid?” disse rivolta alla cugina, un po’ troppo entusiasticamente.

“Bene”. le rispose l’altra completamente disinteressata, senza neanche guardarla.

Sally, così, si sentì smorzare tutto l’entusiasmo e rimase a guardare un po’ delusa l’altra ragazza che sfogliava il suo libro, fregandosene altamente della rossina che le stava accanto.
La Grifondoro credette anche di aver detto qualcosa di stupido e, perciò, si imbarazzò leggermente. Effettivamente, però, inconsapevolmente, voleva attirare un po’ l’attenzione della mora, apparire più figa davanti ai suoi occhi.
A volte, aveva come l’impressione di stare antipatica ad Alexis o, addirittura, che questa la considerasse noiosa e sfigata.

Improvvisamente, però, si riscosse. Queste supposizioni erano stupide, non dovevano nemmeno passarle per la testa. Alex era semplicemente fatta così, era disinteressata a qualsiasi cosa le si dicesse. L’unica persona di cui sembrava importarle era suo fratello.
Si credeva così superiore a tutto e tutti.

 

 

Quel tardo pomeriggio, finite tutte le lezioni, Nico e James avevano deciso di andare a trovare Hagrid e Sally si era aggregata a loro piuttosto volentieri, quando glielo avevano chiesto. Erano riusciti a tirarsi dietro anche una Alexis piuttosto riluttante che, alla fine, li aveva seguiti soltanto per fare un piacere al fratello. A metà strada, poi, avevano incontrato anche Teddy e Vicky che, visto che non avevano niente di meglio da fare, avevano deciso di unirsi pure loro.

E così, una processione di sei ragazzi stava marciando verso la capanna del Mezzogigante, James davanti a tutti che saltellava allegramente e Nico dietro che rideva a crepapelle, ancora nessuno aveva capito per cosa, forse per la camminata strana dell’amico.

Non appena bussarono, Thor cominciò a latrare e graffiare alla porta, come se avesse capito che si trattava di un amico.

Hagrid aprì loro la porta e li accolse con un sorriso. Subito dopo, li fece accomodare e preparò loro un tè con i suoi famosi biscotti che, però, nessuno osò assaggiare.

E così passarono quel paio di ore che li separava dalla cena, chiacchierando e ridendo allegramente insieme al loro insegnante preferito. Hagrid chiese loro notizie sui genitori e come se la passavano e raccontò addirittura qualche aneddoto sui tempi in cui andavano a scuola loro, mentre i ragazzi vollero sapere quale creatura magica avrebbe portato nella prossima lezione.

Si congedarono soltanto quando fu ora di cena, ovvero anche l’ora in cui scadeva il coprifuoco. 

 

 

MILLY’S SPACE

Ed eccomi con un nuovo aggiornamento… eh, in questa giornata piovosa non c’è molto altro da fare… a parte studiare, ma la mia voglia di studiare oggi sembra essere andata in vacanza… ad ottobre -.-‘’

Va be’, non sto a rompervi troppo : )

Qui vi presento uno stralcio della routine dei ragazzi, niente di particolare ma vorrei sapere che cosa ne pensiate ^^

Quindi sono molto gradite le recensioni : ) scrivere due parole non vi farà cadere le dita ^^.

Bene, vi lascio…

Alla prossima, bacioni,

M.

PUFFOLA_LILY: carissima!!! Eh anche io sono sempre piena di impegni, non ti preoccupare : ) coooomunque, sembra che tu ti sia già fatta qualche idea… mah, posso solo dirti che… io sa già tutto ^^ ehehehehe ^^ e vedrai, vedrai quante belle sorprese ti riserverò : ) *risata malefica*.  Be’, tu continua a seguirmi e scoprirai tutto. Un bacio, M.

FEDE15498: sembra che l’idea di James gaio piaccia a tutti ^^. Ehehe… be’, si vedrà. Se continuerai a seguirmi ti verrà rivelato tutto.
E non ti preoccupare, anche io mi dimentico sempre metà delle cose che devo fare…
Un bacione, M.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque - Children ***


“…perchè ci impegniamo tanto con l'amore 
se poi alla fine non dura mai”.

(Mine, T. Swift)

Non appena un gufo becchettò rumorosamente contro la finestra della cucina, Sam si alzò da tavola e andò ad aprire.

“Tesoro, è una lettera da Hogwarts. È il gufo di Alex e Jamie!” esclamò la donna in direzione del marito, ma senza voltarsi. Liberò il volatile del piccolo rotolo di pergamena e questi volò subito dentro, andando ad appoggiarsi sul tavolo, in mezzo alla colazione, dove Sirius gli diede qualche briciola di pane e gli arruffò le penne color corteccia.

“L’ha scritta Alex e come al solito non si è sprecata” aggiunse ancora Sam, tornando a sedersi davanti al marito.

“Ah be’, lo sai com’è nostra figlia”. Le rispose l’uomo con un sorriso dolce.

La moglie lesse ad alta voce le poche parole messe in croce che la figlia aveva mandato loro, in una scrittura anche piuttosto frettolosa.

Ciao mamma, ciao papà,
qui tutto bene, io e James stiamo bene. Le lezioni sono noiose come sempre e anche tutto il resto è noioso.
Statemi bene,
Alex.

P.S. James vi saluta.

Sirius ridacchiò. “Be’, è gentile comunque”.

“Mi chiedo però perché non ce l’abbia mandata James, la lettera” fece Sam aggrottando le sopracciglia.
Infatti di solito era sempre il figlio a scrivere ai genitori, allegando i saluti della sorella e lui almeno raccontava qualche particolare o dettaglio in più, riempiendo al minimo una pagina intera di pergamena.
Raramente Alex scriveva loro e non perché non gliene importasse niente, ma semplicemente perché si dimenticava o non ne aveva voglia.

“Sarà stato impegnato a combinare qualche guaio” cercò di tranquillizzarla il marito, gli occhi che gli brillavano nel provare ad immaginarsi gli scherzi che si inventava il figlio, traendo spunto da quelli che faceva lui quando aveva la sua età.

Sam, però, gli lanciò un’occhiataccia malevola. “Guarda che il nostro James non è come te, sempre a combinare casini e a far incazzare i professori”.

“E lasciami sognare un po’!” protestò l’altro, facendo sbuffare la moglie.

“Dovresti essere contento che tuo figlio rispetti le regole e non sia un ribelle” gli fece notare lei, alzandosi di nuovo per prendersi altro caffè.

“Be’, un po’ di ribellione fa bene. E poi nemmeno tu eri una santa”.

“No, ma io almeno il buonsenso l’ho ritrovato”.

Sirius divorò l’ultimo pezzo di pane tostato e decise di non rispondere; non gli andava di litigare con Sam anche se poi i loro litigi finivano sempre col risolversi a letto. Anche se per quello, non avevano per forza bisogno di bisticciare.

“Va be’. Le rispondi tu? Io devo andare al lavoro” concluse infine, alzandosi pigramente dalla sedia.

“D’accordo”.

L’uomo si rassettò un attimo i vestiti e si legò i capelli in un piccolo codino. Erano diventati leggermente brizzolati ma comunque avevano mantenuto il loro colore scuro e la loro morbidezza.
Nonostante avesse superato la quarantina, Sirius rimaneva sempre un bell’uomo, faceva ancora sospirare qualche donna che lo incrociava e pure alcune colleghe più giovani.

Andò all’attaccapanni dietro la porta d’ingresso a prendere la giacca e poi ritornò a dare un bacio alla moglie.

“Stai attento, mi raccomando” lo avvisò lei, sistemandogli il colletto. 

Sirius le sorrise teneramente e le spostò una ciocca dei capelli lunghi dietro l’orecchio.
Infine, imboccò la porta d’uscita, mentre Sam lo seguiva con lo sguardo.

Era stata fortunata ad aver trovato un uomo come Sirius. Tanti anni fa non lo avrebbe mai detto, ma era veramente un uomo fantastico. Sempre gentile, sempre fedele, era un bravo padre e cercava di non far mai mancare niente ai loro figli, la trattava sempre con dolcezza anche quando lei aveva le sue crisi isteriche dovute alle mestruazioni, le ripeteva spesso che era bella anche se aveva delle profonde occhiaie o i capelli spettinati.

Ma, d’altronde, pure lei si era conservata bene nonostante fossero passati parecchi anni.

E, soprattutto, il loro amore era ancora forte, proprio come lo era anni fa. Anzi, col tempo si era rafforzato ancora di più.

 

Harry sbuffò pesantemente quando notò quante altre scartoffie aveva ancora da compilare.
Aveva fatto parecchi turni di notte in quelle settimane e quasi sempre era dovuto andare in spedizione, anche ad arrestare dei semplici ladruncoli o dei vandali.  Il risultato era che era rimasto parecchio indietro con le carte.

Ogni Auror, quando andava in missione, doveva sempre compilare dei fogli scrivendo dove era andato, a che ora, chi ha denunciato il crimine, chi l’aveva commesso e cose del genere. Anche se si trattava di cose banali.

Per parecchie volte non li aveva compilati così, ora che aveva un momento libero, si trovava costretto a farlo. Erano cose noiosissime, si trattava di semplice burocrazia, ma il capo degli Auror lo esigeva e a loro toccava farlo se non volevano beccarsi una strigliata.

Controllò l’orologio constatando che erano soltanto le dieci di mattina e allungò le gambe sotto al tavolo per stiracchiarsi un po’. Nel frattempo, lanciò un’occhiata a Ron che se ne stava seduto alla scrivania di fronte alla sua.
Il rosso, stravaccato sulla sedia, aveva appoggiato la testa allo schienale e tentava di far stare una matita in equilibrio sulla propria fronte.

Harry ridacchiò.

“Stai cercando di sviluppare qualche potere mentale o stai imitando tuo figlio?” gli chiese divertito.

“E’ che mi annoio”. Sospirò l’altro. “Non ho niente da fare”.

“Perché non mi aiuti a riempire queste carte?” gli propose, allora, l’amico.

Ron guardò un attimo quello che stava facendo l’altro e rabbrividì vedendo quel plico di carte che stringeva tra le mani.

“Preferisco rimanere qui a fissare il soffitto”.

Harry non gli rispose. Si alzò dalla sedia per andare ad aprire la finestra e lasciare che un po’ d’aria fresca entrasse nella stanza. Poi si guardò un attimo attorno. Erano in sette in quell’ufficio ma, grazie ad un incantesimo allargante, riuscivano a starci bene tutti quanti, ciascuno con la propria scrivania.
In quel momento, però, non c’era nessuno, a parte lui e Ron.
Lanciò un’occhiata a quella disordinata e piena di oggetti di Wilkins, a quella pulita e ordinata di Peterson e  a quella tutta colorata di Robbins.

Gli venne da sorridere guardando quest’ultima. Mark Robbins, non appena aveva visto la scrivania di quercia scura che gli era stata data, aveva storto il naso dicendo che era troppo cupa e triste per i suoi gusti.

Così, con un colpo di bacchetta l’aveva colorata tutta di azzurro e ci aveva disegnato strani ghirigori e scarabocchi intrecciati che diceva essere dei simboli onirici di alcune leggende o cose del genere.
Gli Auror più anziani l’avevano preso in giro di brutto per questo, lo vedevano come uno stupido ragazzino che aveva voglia di giocare a fare l’eroe combattendo i malvagi, credendo di essere qualche strano personaggio di un libro di fantascienza.
Ma alla fine si erano dovuti ricredere: nonostante la sua età, Mark aveva dimostrato di essere un grande combattente e soprattutto leale e coraggioso. Harry era andato spesso in missione con lui e doveva ammettere che andavano piuttosto d’accordo.
In poco tempo era riuscito a guadagnarsi il rispetto di tutti e avevano smesso di prenderlo in giro. Non che lui si fosse mai lamentato per questo, sapeva rispondere a tono. Era uno che non si lasciava piegare da niente. Era sempre allegro e ottimista.
Ora, però, girava voce che fosse gay perché qualcuno l’aveva visto in giro in atteggiamenti molto intimi con un ragazzo.

Personalmente ad Harry non importava nulla e nemmeno alla maggioranza dei loro colleghi.

“Ehi, stasera per caso sei libero?” gli chiese ad un tratto Ron, distraendolo dai suoi pensieri.

“No, devo stare a casa con Ginny e aiutarla con i bambini, soprattutto col piccolo James. Lei non riesce a stare dietro sia a lui che ad Albus”.

“Capito. Be’, peccato, volevo uscire un po’, sai, come ai vecchi tempi”.

Harry gli sorrise dispiaciuto. “Però anche tu dovresti stare con Hermione. Anche voi avete avuto un bambino da poco”.

I due amici, infatti, avevano avuto un figlio nello stesso anno, la figlia di Ron ed Hermione, però, era nata qualche mese prima rispetto al secondo genito di Harry e Ginny.
Nessuno si sarebbe dimenticato la faccia di Ron quando si era ritrovato quella piccola creaturina fra le braccia, era diventato tutto rosso, più dei suoi capelli. Ma stravedeva per lei, era il suo tesoro, com’è giusto che ogni figlia lo sia per il proprio padre.

“E’ che Hermione è diventata ancora più isterica da quando abbiamo avuto Rosie”. Si lamentò il ragazzo.

 

 

MILLY’S SPACE

Quanto ci ho messo ad aggiornare questa storia?? Lo so, non ditemelo… non ci sono punizioni degne per me. E il bello è che ce l’avevo anche pronto.
Va be’, dai, meglio tardi che mai ^^

Così, eccomi qua, dopo qualche disastroso giro in macchina (non ho investito nessuno per fortuna), tutta per voi ^^ che ne dite di questo capitolo? Non succede granché, ma volevo inserire anche qualche scena dei nostri vecchi eroi.

Vi specifico solo alcune piccole note: non ho idea se gli Auror debbano compilare qualche carta dopo ogni missione, quindi questa è una mia invenzione, così come gli Auror che vengono citati, sono personaggi che appartengono a me e non è detto che rimangano solo delle comparse, almeno non tutti ^^.

Detto questo vi saluto ma voi lasciatemi qualche recensione, anche per minacciarmi di morte per questo prolungato ritardo oppure per dirmi che la storia vi fa schifo, non c’è problema ^^

E non dimenticatevi di fare una visitina nella mia pagina facebook (http://www.facebook.com/), dove spero di riuscire a mettere presto delle foto dei personaggi.

Un bacione,

M.

PUFFOLA_LILY: ehi, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto : ) per quanto riguarda Alex, be’, scoprirai presto che è una ragazza un po’ particolare, ha delle idee sulla vita tutte sue. E anche sull’amore ^^ Un bacione, Milly.

FEDE15498: eh, neanche qui succede niente di eclatante, ma diciamo che questa storia non è incentrata su guerre o cose simili. O meglio, di guerre ce ne saranno, ma di tutt’altro tipo. Sì, James e Nico sono Otaku, diciamo che i miei amici mi stanno influenzando parecchio e inserisco manga ovunque, anche se a me non piacciono ^^ Alex è una ragazza un po’ particolare, lo vedrai e Hagrid, è Hagrid, lo adoro anche io ^^ Spero di risentirti, un bacione. Milly.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei - Big trouble ***


NOTA DI INIZIO CAPITOLO: attenzione, questo capitolo è leggermente pornografico XD

“Dentro qualche cosa urla e canta:
è ancora calda, nella mutanda!”

(10 piegamenti, T.Ferro)

I Grifondoro rientrarono dal campo di Quidditch stanchi e sudati.
Avevano appena affrontato un altro estenuante allenamento e desideravano soltanto buttarsi su un letto e farsi una bella dormita.
Il loro capitano li faceva allenare fino allo sfinimento, con vento, pioggia o neve, non importava. Almeno la prossima vittoria sembrava assicurata.

James si buttò su una panchina, con indosso solo i boxer, e chiuse un attimo gli occhi appoggiando la testa sul muro dietro.
Ma chi glielo aveva fatto fare di entrare nella squadra?
Ah, giusto, suo padre. Gli occhi gli brillavano sempre quando diceva che gli sarebbe piaciuto veder giocare almeno uno dei suoi figli e lui non voleva dargli questa delusione. Così l’anno scorso aveva deciso di provarci e l’avevano fatto entrare nella squadra.
E poi non se la cavava male, soltanto che gli veniva una scaga tremenda ogni volta che vedeva un bolide venirgli incontro. Ma  almeno si era fatto un po’ di muscoli lanciando la pluffa.

I suoi compagni di squadra stavano facendo un chiasso terribile, così decise di cambiarsi anche lui;  non era una buona idea addormentarsi lì.

Quando, però, riaprì gli occhi per poco non gli venne un colpo. I suoi compagni di squadra erano quasi tutti nudi, nudi nel vero senso della parola, così come mamma li aveva fatti. Essendo tutti maschi di certo non si preoccupavano di nascondere le loro parti intime e nemmeno James si vergognava di queste cose o si preoccupava della pudicizia, da piccolo con sua sorella stava anche nudo e lo faceva liberamente anche adesso, però… però, c’è qualcosa che non andava nelle sue parti basse, sentiva qualcosa premere contro i suoi boxer e non era un buon segno.
Abbassò lo sguardo vedendo ciò che sospettava: un rigonfiamento lì dove in quel momento non ci doveva essere.

Si voltò in direzione del muro e cominciò a rivestirsi in fretta e furia, prima che i suoi amici notassero qualcosa. Indossò i jeans e la felpa, cercando di abbassarla il più possibile. Ma stava diventando sempre più fastidioso.
Afferrò la sua borsa e si diresse alla porta.

“James!” lo chiamò qualcuno da dietro, ma lui era già troppo lontano.

 

Era arrivato nel suo dormitorio praticamente di corsa.
Per fortuna che la stanza era vuota.
Si spogliò in fretta e si infilò nella doccia, chiudendo le tendine. Lasciò scorrere l’acqua regolandola un po’ e aspettò di essere completamente bagnato. Poi se lo prese in mano e cominciò a masturbarsi, senza riuscire a togliersi dalla testa l’immagine dei corpi nudi dei suoi compagni di squadra.

Ma che gli stava succedendo?
Che diamine gli stava succedendo?

Alcune lacrime cominciarono a scendergli lungo le guance, mischiandosi all’acqua della doccia. Quando finalmente venne, si pulì la mano e continuò a lavarsi.
Prima di uscire dalla doccia, una volta finito, si asciugò le lacrime e cercò di calmarsi, di scordarsi quello che era appena successo.

Ritornò nella stanza ancora con i capelli bagnati, ma proprio in quel momento arrivò anche Nico, probabilmente di ritorno dagli spogliatoi.

“Ehi, James. Sei scappato prima. Ti avevo chiamato, ma…”, cominciò l’amico, poggiando la sua borsa sul letto.

“Ah sì? Scusa, è solo che… dovevo fare una cosa”.

“Ma stai bene?” gli chiese Nico, accorgendosi che l’altro non lo stava guardando e che aveva le guance un po’ arrossate.

“Sì, sì, sto bene… sono solo un po’ stanco”.

“Già, gli allenamenti sono duri, però ne vale la pena. Il Quidditch è uno sport magnifico”.

“Sì, è vero”. James non si accorgeva nemmeno di quello che stava dicendo. Si era vestito, aveva messo a posto la roba da Quidditch, aveva sistemato il letto e tutto pur di non guardare l’amico.
Nico nel frattempo si era buttato sul letto e aveva iniziato a leggere un manga.

 

Vicoire si trovava nell’aula di Erbologia ad annaffiare alcune piante. Si trattava di un tipo particolare di fiore che cresceva solo se riceveva tanta acqua e poteva diventare alto anche alcuni metri. Per ora era spuntato fuori solo un corto stelo verde con alcune foglie e il professor Paciock, di Erbologia, aveva affidato ai suoi studenti del terzo anno il compito di annaffiarlo tutti i giorni, a turni.
Quel giorno toccava alla giovane Weasley. La grifoncina non era una gran appassionata di Erbologia, però svolgeva i suoi compiti cercando di fare del suo meglio e l’insegnante aveva detto che quel compito avrebbe pesato sul loro voto finale.

“Ciao, Vicky!” la salutò qualcuno dalla porta.  La ragazza si voltò incontrando gli occhi castani e il sorriso dolce di Ted. Indossava ancora la divisa scolastica, nonostante le lezioni fossero già finite, e quel giorno aveva i capelli di un bel blu cobalto.  

“Ciao, Ted!” ricambiò lei, facendo ondeggiare la sua lunga chioma bionda. Continuò però ad annaffiare le piante, con molta calma. Il ragazzo la raggiunse e si sedette sul tavolo dietro di lei.

“Il professor Paciock vi fa lavorare parecchio?”

“Abbastanza, però si vede che la sua professione gli piace”.

“E tu, hai mai pensato che cosa fare da grande?” le chiese il ragazzo.

“E’ ancora presto per pensarci e comunque non ne ho la minima idea. E tu?”

“Mi piacerebbe curare gli animali”.

“Sì, secondo me saresti bravo. E poi ti piacciono”. La ragazza mise giù l’annaffiatoio e si asciugò le mani sui pantaloni. “Bene, ora possiamo andare”, concluse.

Ted scese dal tavolo e porse un braccio all’amica come un vero cavaliere. Lei infilò sotto il proprio e insieme si diressero verso il corridoio.

 

Alex aveva abbandonato la biblioteca da qualche minuto ma teneva ancora alcuni libri sottobraccio. Non sapeva proprio come avrebbe superato i G.U.F.O quell’anno, la sua voglia di studiare era pari a zero, per non dire di meno.

Andò in cortile, sperando di rilassarsi un po’ nell’aria fresca. Novembre era alle porte ma non faceva ancora particolarmente freddo. Le foglie, comunque, avevano già iniziato a tingersi di rosso e giallo e a staccarsi degli alberi finendo per terra dove, sotto i piedi di qualche passante, venivano schiacciate o alle volte raccolte.

“Alex!” la chiamò qualcuno. La ragazza si voltò verso la voce e subito vide Caleb che le correva incontro. Lei rimase ferma lì, ma emise un sospiro di frustrazione. Non aveva molta voglia di parlare in quel momento.
“Ciao, tesoro”, la salutò il ragazzo quando l’ebbe raggiunta.

“Ciao”, ricambiò lei di malavoglia, alzando gli occhi al cielo. Detestava quando la chiamavano tesoro e glielo aveva ripetuto mille volte. Certe volte i ragazzi erano così sordi. O forse cocciuti.  

“Come stai?” le chiese lui.

“Bene, tu?”

“Tutto bene”.

Alex lo guardò intimandogli con lo sguardo di dire quello che voleva, ma lui se ne rimase semplicemente zitto. Anzi, le spostò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

“Che cosa ti serve, Caleb?” gli chiese lei allora.

“Niente”, rispose lui scrollando le spalle. “Volevo solo salutarti. È vietato?”

“Non ho voglia di fare sesso adesso se è questo che vuoi”.

“Infatti non era questo che volevo”.

“Ah no?”

“Possibile che tu pensi sempre al sesso?” si spazientì il ragazzo.

“Guarda che sei tu quello che ci pensi”.

“Be’, in questo momento non ci stavo proprio pensando”.

“Sicuro?”

“Ok, forse un po’”, ammise infine Caleb. “Comunque non era mia intenzione chiederti di farlo. Ho mille altre ragazze, non solo te”.

“Bene, allora vai da loro. Non ho voglia di parlare con te ora”.

“Ma perché sei sempre così acida? E va bene, ciao”. Non le lasciò il tempo di dire niente che corse via, di nuovo dentro al castello.

Alex proseguì per la sua strada chiedendosi se fosse stata un po’ scorbutica con Caleb. Scosse la testa e decise di lasciar perdere. Ma che le fregava, dopotutto non erano amici, solo compagni di letto. Poteva trattarlo come voleva.

 

Sally prese il libro che le serviva da uno scaffale e tornò a sedersi al suo tavolo. La biblioteca non era molto affollata quel  giorno e Madame Pince non doveva intimare ogni due minuti a qualcuno di fare silenzio.

Lanciò un’occhiata agli altri tavoli. Tutti gli altri erano seduti in gruppetti, chi studiando in silenzio scambiandosi qualche chiacchiera ogni tanto e chi aiutandosi a vicenda nel fare i compiti. Lei era l’unica seduta sola soletta.
Studiava meglio da sola, si diceva, così nessuno la poteva distrarre. Però ogni tanto un po’ di compagnia le sarebbe piaciuta. Ma sembrava che nessuno volesse stare con lei, nemmeno le sue compagne di stanza. Be’, le sue compagne di stanza in ogni caso erano antipatiche, nemmeno lei le voleva frequentare. Per quanto riguardava gli altri studenti di Hogwarts non li conosceva granché, sebbene fosse lì da quasi cinque anni ormai. C’erano i suoi cugini, Alex e James, però, ma Alex era troppo scorbutica e di poche parole, di sicuro non una buona compagnia con cui passare del tempo e con James… con James era strano. Le piaceva stare con lui, anche semplicemente per fare i compiti, però non avevano molte cose di cui parlare non avendo quasi niente in comune. E poi lui se ne stava quasi sempre con Nico a parlare dei manga. Una volta lei ci aveva anche provato a leggerne uno, ma veramente, non riusciva nemmeno a capire da che parte leggerlo.
Il che le dispiaceva.
E poi c’erano Ted e Vicky. Ma Vicky le stava antipatica, anche se la povera ragazzina non le aveva fatto niente. Era così, a pelle. Sarà per colpa di quel suo visino di porcellana, per quegli occhi azzurri come il ghiaccio e i capelli lisci e biondi, quasi dorati. A soli tredici anni poteva dire di essere la più bella della scuola. Mentre Sally, accanto a lei, si sentiva goffa e impacciata.

La ragazza sbuffò e provò a riconcentrarsi sul tema di Trasfigurazione.

 

James era salito fino alla Guferia e si era seduto su uno scalino, vicino alla finestra. La stanza era vuota in quel momento, be’, fatta eccezione per i gufi.
Pensò di  scrivere una lettera ai genitori, ma non aveva né carta né penna. Magari a loro avrebbe potuto raccontare quello che gli era successo quel giorno e che non riusciva a scordarsi. Forse avrebbe saputo dirgli cosa gli stava succedendo.
Ma no, ma no! Cosa gli saltava in testa? Certo che non poteva dirlo ai suoi. Non voleva dirlo neanche a se stesso. Perché un’ipotesi se l’era fatta, ma era troppo terrificante per accettarla.

Si passò una mano sul viso e cercò di pensare a qualcos’altro. Forse se si distraeva in qualche modo tutta quella brutta storia se ne sarebbe andata dalla sua mente.

Mah.

 

 

MILLY’S SPACE

Salve gente!
Ok, tiratemi pure i pomodori e tutti i broccoli che volete. Lo so, sono enormemente in ritardo ma la scuola mi ha veramente portato via un sacco di tempo e sfibrata come non mai. Ma adesso che è finita finalmente posso concentrarmi sulle cose che mi piacciono.
E’ anche vergognoso che io mi presenti, dopo tanto tempo, con un capitolo così corto però questo è quello che la mia mente ha partorito. In realtà, con questa fanfic mi sono addentrata dentro un campo abbastanza ostico perché non ci saranno avventure, guerre o tutte quelle cose che abbiamo visto in Harry Potter, per cui sarà tutto un po’ più tranquillo, ma non per  questo meno emozionante. Le vite dei protagonisti non saranno certo prive di difficoltà e ho già in mente un bel po’ di cosucce ^^.
Ma non vi anticipo niente.

Sulla mia pagina Facebook (https://www.facebook.com/MillysSpace) entro breve posterò le foto di James, Alex, Sally e Co per cui, se volete vederle, buttateci un’occhiata ogni tanto.

Grazie dell’attenzione e buona serata a tutti,

Milly.

FEDE15498: sì, credo che Hermione post parto non sia proprio fantastica. Come ogni donna dopotutto. Piaciuto questo capitolo? Che ne pensi? Fammi sapere. Baci.

PUFFOLA_LILY: ammirarmi? Ma figurati, zia Row è molto più brava di me u.u Anzi, il paragone nemmeno esiste. Coooomunque… eccomi qua con questo capitolo, in ritardo come sempre ma meglio tardi che mai, no? Spero ti sia piaciuto. Un bacione.

P.S. ho visto che stai seguendo la fic di Torchwood. Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, non me l’aspettavo. Ma ti dirò tutto quando l’avrò aggiornata, spero presto.  

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Capitolo 8
*** Capitolo sette - Noia ***


“If you’ve ever feel like you’re nothing,
you are fuckin’ perfect to me”.

(Fuckin’ perfect, Pink)

Ok, forse doveva mettersi a studiare seriamente, questa volta. Di sicuro non le avrebbe fatto male. Ma proprio non le andava di alzarsi dal suo letto, era così caldo e comodo e lei non desiderava altro che sprofondarci dentro.
Ma che importava a lei dei libri? C’erano altre cose ben più importanti. In fondo, aveva quindici anni. Se non si godeva la vita adesso, quando avrebbe potuto farlo?

Sbuffò frustrata. Certo, da un lato c’era la sua parte ribelle, ma dall’altro c’era quella maledetta e fastidiosa vocina della coscienza che le doveva sempre rompere le palle nei momenti meno opportuni. Forse non sarebbe morta se avesse dato un’occhiata al libro di Storia della Magia.
Lo afferrò quasi violentemente dal comodino e lo aprì alla pagina dell’ultimo argomento che avevano affrontato. Ma quanto noiosa era quella materia? E il professor Ruf non la rendevo certo più emozionante.

Riuscì a studiare solo per una ventina di minuti, quando la porta della sua stanza si spalancò come colpita da una detonazione. Alex fece un mezzo salto sul letto, ma si rassicurò subito nel vedere che era solo la sua compagna di stanza Karen e non un terrorista venuto a rapirla. A quanto pare qualcuno doveva averla fatta innervosire, vista la condizione dei suoi capelli e l’espressione furiosa che le ornava il viso. Mancava solo il fumo dalle orecchie e la scena sarebbe stata perfetta.
La mora la osservò camminare avanti e indietro per la stanza, mettere in ordine le sue magliette sparsi sul letto e poi lanciarle contro il muro, riprenderle dal pavimento e rimetterle in ordine, buttare qualche oggetto alla rinfusa nel baule, sbatterlo violentemente e infine sedersi sul letto con le gambe incrociate e le mani sul volto.

“Ma ti rendi conto?!” sbottò Karen. “Ha dato della puttana a me! Capisci? A me!”

Alex si chiese se stesse parlando a lei o solo con se stessa ma nel dubbio rimase zitta. Forse avrebbe dovuto chiedere spiegazioni e offrirsi per consolarla, ma a dire il vero non le importava un fico secco di chi avesse dato della puttana a Karen e di certo non le interessava consolarla.
In ogni caso, non dovette pensarci troppo. La ragazza si lanciò in una sequela di improperi contro quello che doveva essere il suo ragazzo, o meglio, ex ragazzo, e raccontò l’accaduto che l’aveva fatta imbestialire almeno cinque volte, ogni volta aggiungendoci un dettaglio in più. Inutile dire che Alex non l’ascoltò nemmeno con mezzo orecchio. Si limitò ad annuire e a sospirare quando la situazione pareva richiederlo.
Ma almeno aveva una buona scusa per non studiare. Altrimenti le avrebbe già tirato una ciabatta per farla stare zitta.

 

Sally, seduta comodamente sul letto del suo dormitorio, leggeva il nuovo libro di Dickens che si era comprata durante l’ultima gita ad Hogsmeade. O almeno, ci provava, visto che quelle oche delle sue compagne di stanza non avevano intenzione di starsene un attimo zitte e continuavano a ridacchiare e a spettegolare su persone e argomenti che lei non conosceva.
E nel frattempo, si provavano i loro nuovissimi e costosissimi vestitini pieni di strass e luccicchini che sembravano usciti da una palla da discoteca. Ma forse la cosa che la sconvolgeva di più di quei vestiti era l’aderenza, nonché la lunghezza decisamente… ridotta.
Ma cosa avevano le ragazze della sua età? Troppi grilli per la testa, probabilmente. Si preoccupavano solo dell’aspetto fisico e tralasciavano lo studio. Ma forse era lei che non si sapeva rilassare e che prendeva tutti gli impegni troppo sul serio.

“Oh, Sally!” esclamò Jessica, ammirandosi allo specchio. Si rigirò un paio di volte su se stessa per guardarsi da ogni angolazione e passò le dita sul bordo del nuovo vestito almeno dieci volte. Più liscio di così non poteva essere. Ma quanto era attillato poi? Lei non ci sarebbe entrata neanche volendo. “Da quanto tempo sei lì? Non ti avevo nemmeno notata”.

Era lì da prima che loro entrassero. Sally avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa ma rimase zitta, a fissare la siluette di Jessica senza in verità vederla.

“Ehi, Jessy! Ti va di provare il mio nuovo lucidalabbra?” si udì la voce di Annie dal bagno.

“Oh sì! Fa’ vedere!” Jessica la raggiunse immediatamente in bagno, sculettando sui tacchi.  Sally sospirò frustrata. Che razza di compagne di stanza le erano capitate? Non capiva se c’era qualcosa che non andava in lei o in loro.
Inizialmente aveva provato a stringere amicizia, ma quelle l’avevano trattata fin da subito come se avesse la peste e così ci aveva rinunciato. Meglio soli che male accompagnati, no?

Annie uscì dal bagno, anche lei avvolta nel suo nuovo vestito rosso, e cominciò a piegare i vestiti che lei e l’amica avevano sparso dappertutto.

“Oh, guarda!” esclamò ad un tratto, sollevando un paio di pantaloni marroni decisamente fuori moda. “Questi li indossavo anni fa quando non ero così magra. Magari a te stanno bene, Sally”, aggiunse, lanciandoli alla rossa seduta sul letto. Sally se li ritrovò sui piedi e rimase a fissarli come fossero un oggetto strano. Non capiva se quello della ragazza era un tentativo per essere gentile oppure una celata presa in giro?
Certo, non era magra come loro, ma non era nemmeno grassa. O almeno lei non pensava di esserlo.

Ma chi se ne importava? Perché dava ascolto a quelle oche di Karen e Annie?

Lasciando il libro e i pantaloni sul letto, si diresse a passo spedito fuori dalla stanza senza salutare nessuno.

 

James era annoiato quel giorno. Nico era sparito da qualche parte, non aveva idea di dove fosse andato. E non c’era nessun altro con cui passare il tempo.
Così, se ne stava appoggiato al muro del corridoio del terzo piano a osservare la gente che passava. C’era parecchio via vai di studenti e insegnanti che cercavano qualcuno o chiacchieravano tra loro. Improvvisamente si trovò davanti un gruppetto di ragazze tra le quali riconobbe Sophie, una delle ragazze più popolari della scuola, dopo Stacey. Era il sogno della maggior parte della popolazione maschile di Hogwarts portarsela a letto o quantomeno uscirci. Ma lui non capiva che cosa ci trovassero in lei. Non era niente di che. Certo, aveva delle belle gambe lunghe, i capelli biondi e gli occhi verdi ma… a lui non diceva niente. Forse era per il suo atteggiamento che si era guadagnata tutta quella popolarità, per il suo essere sempre allegra e civettuola. Ma non gli dava l’idea di essere una molto simpatica.
Ma, dopotutto, lui non ci aveva mai parlato. Forse si sbagliava.

Si staccò dal muro e si avviava ad andarsene da lì, quando una voce lo fermò.

“Signor Black!” si voltò verso la persona che lo aveva chiamato, trovandosi di fronte la preside che si dirigeva verso di lui in tutta la sua imponente altezza. James deglutì ansioso. La McGranitt gli metteva sempre una strana ansia, benché fosse sempre gentile e disponibile. “Che cosa fa qui?”

“Ehm… niente”, rispose il ragazzo guardandosi attorno. “Stavo solo… riflettevo”.

“Oh, spero allora che frutti qualcosa di utile”.

James le sorrise cordiale e cercò di svignarsela, ma quella a quanto pareva voleva assolutamente parlare con lui. “Ha notizie dei suoi genitori? Come stanno?”

Il moro rimase un po’ perplesso. “Bene. Come al solito”.

“Oh, mi fa piacere. Vorrei avere più tempo per venirli a trovare, ma questa scuola mi tiene così impegnata”.

Certo, essere imparentato con persone famose che avevano combattuto una guerra magica comportava anche che tutti ti conoscessero e che ti facessero delle domande. Lui era conosciuto ad Hogwarts solo per questo e a volte gli dava fastidio. Anzi, spesso. Fortuna però che la gente dopo un po’ si era abituata a sentire il suo nome, ma c’erano sempre quelli più ostinati che ci provavano e ti sorridevano ogni volta che ti vedevano.

La professoressa McGranitt non lo trattenne ancora a lungo. Gli fece un altro paio di domande sulla famiglia, gli raccomandò di studiare per gli esami e poi lo lasciò andare.
Al che James fu più che felice.

 

“Ehi, Vicky!” chiamò Teddy, trovando l’amica seduta sotto un albero del cortile più grande che circondava il castello. “Questo sabato si va ad Hogsmeade”.

“Già. Non vedo l’ora”.

“Ti va se… sì, insomma. Se andiamo insieme?”

A quella richiesta, gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono subito. “Sì, mi piacerebbe”,

“Voglio farti vedere un posto”.

“Che posto?”

“E’ una sorpresa. Ti piacerà”.

“Ne sono sicura”.

Qualsiasi posto le sarebbe piaciuto se ci andava con Ted. Le piaceva la compagnia di quel ragazzo, era sempre così gentile e disponibile con lei. Be’, lo era con tutti, ma con lei soprattutto. E poi era così dolce e… aveva un bellissimo sorriso.

Il ragazzo si sdraiò accanto a lei, rimanendo a fissare le fronde verdi dell’albero che li copriva. C’era una bel venticello fresco quel giorno, così non faceva nemmeno tanto caldo. Il sole illuminava la giornata e si respirava un bel profumo di primavera.
Giornate così mettevano sempre Ted di buonumore, anche se il polline ogni tanto lo faceva starnutire.

Vicky cominciò invece a raccogliere delle margherite e a intrecciarle per fare una ghirlanda. Se veniva bene l’avrebbe regalata all’amico.

 

Quando scese al piano terra, James si scontrò con la cugina che andò a sbattergli addosso sovra pensiero.

“Oh, Sally! Scusa!” esclamò il ragazzo sorpreso. “Non ti avevo vista!”

Bene, la seconda volta in una giornata. Non le serviva il mantello dell’invisibilità di suo fratello per non farsi notare.

“Non ti preoccupare. Sono stata io a venirti addosso”, rispose lei in tono gentile. Dopotutto con James non riusciva mai a prendersela e non era nel suo carattere arrabbiarsi per cose così stupide. “Dove stavi andando?”

“In Sala Grande. Magari trovo Nico”.

“Oh… non è che ti andrebbe”, Sally abbassò lo sguardo e si portò i capelli spettinati dietro l’orecchio, leggermente in imbarazzo. “Non è che ti andrebbe di fare una… passeggiata… con me?” Cercò di osservare l’espressione del ragazzo con la coda dell’occhio, temendo di aver appena fatto una figuraccia.

“Ecco… non ho molta voglia adesso. Magari un’altra volta, eh”.

“Sì, sì. Va bene”.

James la salutò frettolosamente e poi scappò verso la Sala Grande.

Non importa, ha detto la prossima volta. Si disse la ragazza. Tuttavia non riusciva a togliersi di dosso quella spiacevole sensazione che sentiva, quella sensazione di essere appena stata rifiutata. Ma che le importava? Era solo James, suo cugino. Gli aveva chiesto di venire a fare una passeggiata perché si annoiava e non c’era nessun’altro con cui potesse farlo.
Le piaceva la sua compagnia, tutto qua…

Tutto qua…

 

MILLY’S SPACE

Lo so, è una vergogna che io mi presenti dopo tutto questo tempo.

Cosa posso dire in mia discolpa? Niente… il fatto è che per questa storia attualmente non ho molta ispirazione. Le idee ci sono e mi piacciono anche, ma… sapete com’è, a volte non basta nemmeno quello. Poi la scuola mi sta succhiando tutte le energie e ora come ora è tutto un po’ difficile.

Ma va be’, non voglio tediarvi coi miei discorsi.
Spero vi ricordiate ancora di questa storia.
Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma non prometto che non ce ne saranno più ^^. Dopotutto le cose migliori si fanno sempre attendere.

Venitemi a trovare anche sulla mia pagina facebook (Milly’ Space) e se avete voglia date un’occhiata anche alle mie altre storie.

Bacioni,

M.

POTTER_92: ma certo, ti sopporto molto volentieri ^^ comunque, rispondendo alla tua domanda: ho scritto vent’anni credo per arrotondare. Sam comunque è stata in viaggio un po’ più di dieci anni, adesso non mi ricordo precisamente. Non mi sono mai messa a fare i conti, anche perché odio la matematica e i numeri ^^ spero che questo dettaglio non ti scombussoli troppo le cose.. ahaha xD un bacione e perdona il ritardo. M

FEDE15498: mi sa che questa volta i broccoli me li tiri eccome ^^ ahaha, spero ti sia piaciuto questo capitolo e spero ti ricordi ancora di me. Lol XD un bacione. M.

PUFFOLA_LILY: eh già, la scuola è terribile -.-‘’ purtroppo non c’è solo quella a rompere. Mi dispiace di non aver aggiornato prima, davvero, ma diciamo che questa storia è un po’ ostica. Spero di risentirti. Un bacione. M.

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