Welcome to my silly life di millyray (/viewuser.php?uid=69746)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno - Kiss ***
Capitolo 3: *** Capitolo due - Confusion ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre - Negazione ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro - Routine ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque - Children ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei - Big trouble ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette - Noia ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Perché
quando hai quindici anni e qualcuno ti dice che tutti
ti amano, tu ci crederai e quando hai quindi anni, ti senti come se non
si
potesse capire niente, beh, conta fino a dieci, riprenditi, questa era
la vita
prima che tu sapessi chi saresti stato a quindici anni.
(Fifteen,
Taylor Swift)
24
febbraio ????
Sono
tornata ad Hogwarts già da un po’, dopo aver
trascorso le vacanze di Natale con
la mia adorata famiglia.
Pff…
adorata, se così posso chiamarla.
Francamente
non saprei come definirla, la mia famiglia. Sono tutti un branco di
bigotti
fissati col sangue puro. Quasi tutti.
Ma in fondo, è questo che comporta essere una nobile
famiglia purosangue.
Non
posso oppormi. E perché dovrei, poi?
È
bello avere fama, potere, onore, gloria. Anche a me piacerebbero,
nonostante io
abbia solo quindici anni, quando voglio veramente qualcosa trovo sempre
il modo
di ottenerlo, anche se devo passare sopra qualcun altro. Non mi faccio
scrupoli. E inizialmente ciò mi faceva paura.
Ma
poi… anche la mia famiglia è così,
perciò penso sia giusto comportarsi in
questo modo. Devo rendere onore al nome dei miei genitori.
Che io lo voglia o no.
Ci
sono tante cose che non ci piace fare, eppure siamo costretti lo stesso
a farle,
per delle circostanze, per la propria famiglia o anche
perché a volte è più
semplice così.
Non serve a niente opporsi, ci si mette addosso tanti nemici e non si
ottiene
nulla.
Si
va semplicemente avanti così e si accettano le cose per come
vengono. Forse non
è il modo migliore di vivere la vita ma, in fondo, nessuno
ha detto che la vita
sia bella o facile.
Forse
queste cose non le dovrei scrivere nemmeno qui, ma…
è bello poter parlare con
qualcuno di qualsiasi cosa.
E poi, se qualcuno dovesse leggerlo, lo crucerei a morte.
MILLY’S
SPACE
Ed
è con questo prologo che apro questa nuova fanfiction,
Welcome to my silly life, titolo
preso da un verso della canzone Fucking
perfect di Pink. E, come
avete
potuto leggere nell’introduzione, si tratta proprio del
sequel di S.Potter.
Ve lo aspettavate che sarebbe arrivato così presto? No, eh?
Ebbene, questo è
solo il prologo e posterò subito anche il primo capitolo.
Comunque,
se non avete letto S.Potter non ha importanza,
questa storia non ha molti collegamenti con l’altra,
però vi faccio comunque un
riassuntino, soprattutto per quelli che non l’hanno letta.
Allora,
S.Potter sta per Sam Potter, ovvero la sorella
minore di James Potter!! Sam, dopo aver passato circa
vent’anni a vagare in
giro per il mondo per la disperazione di aver perso il fratello e i
genitori,
decide di ritornare a Londra. Qui ritrova i vecchi amici e un vecchio
amore
ormai dimenticato. Si ricongiunge con il nipote, Harry e grazie a
strani sogni
e visioni scopre che il fratello in realtà è
vivo, tenuto prigioniero in uno
dei covi dei Mangiamorte.
Dopo averlo ritrovato, riesce a far tornare in vita anche Lily,
utilizzando un
potere molto antico che aveva ereditato da una parente lontana.
A questo punto succedono varie altre cose che portano fino alla morte
del
Signore Oscuro e, finalmente, i nostri eroi possono vivere in pace con
la
propria famiglia e i figli.
E
questa nuova storia parla proprio della nuova
generazione ^^. Avrà uno stile un po'
diverso rispetto alla precedente, con toni meno misteriori e
forse un po' più divertenti ma, purtroppo, essendo
un'appassionata di angst, qualche scena drammatica ci
sarà lo stesso.
Comunque,
se la storia di S.Potter vi ha incuriositi vi
consiglio di darci un’occhiata, non mi dispiacerebbe di certo
^^.
Se,
invece, volete seguirmi anche altrove, mettete mi
piace sulla mia pagina Facebook:
http://www.facebook.com/MillysSpace
così
scoprirete tutte le altre storie che la mia mente bacata ha partorito e
quelle
che ho in serbo.
Bene,
penso di aver finito di rompervi…
Se
il prologo vi ha incuriositi, girate pagina e andate
avanti ^^.
Baci,
baci.
M.
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Capitolo 2 *** Capitolo uno - Kiss ***
“Quindi
non sei gay”.
“Be’, no! Voglio dire… no.
Voglio dire… come lo capiamo?”
“Non lo
so nemmeno io, non mi è mai piaciuta
una
ragazza prima, ma
nemmeno un ragazzo. Ma poi ci sei tu”.
“Ti piaccio?”
“Sì”.
(Rose e Vanessa, Out
with dad)
La
luna, questo lunedì mattina sarà particolarmente
favorevole al vostro segno, vi
porterà ad aprire di più il vostro essere
interiore e a risolvere i dubbi e le
insicurezze che vi hanno sconquassato nei giorni precedenti. Riceverete
qualche
curiosa novità che all’inizio potreste non capire
o interpretare in senso
negativo, ma non abbattetevi, perché le persone che vi
stanno molto a cuore
saranno presenti per voi…
“Nico,
per favore, potresti leggere a bassa voce?
Non m’interessa il tuo oroscopo!”
Il
ragazzo che stava leggendo l’oroscopo della
Gazzetta del Profeta ammutolì di colpo e continuò
a leggere in silenzio per non
dare fastidio all’amico, torturandosi con le dita una delle
treccine che gli
era scivolata sulla spalla.
L’altro,
invece, finì di spalmare di marmellata la
sua fetta di pane e cominciò a mangiare gustandosi la
colazione, mentre la Sala
Comune si riempiva di studenti e del loro chiacchiericcio incessante.
“Uffa!
Non mi dicono mai niente sull’amore! Ma è mai
possibile?! Dovrò fare un reclamo”. Si
lamentò il ragazzo dell’oroscopo,
richiudendo rabbiosamente il giornale e mettendoselo sotto al culo
perché non gli
desse fastidio mentre finiva la colazione.
“Oh
sì, sicuramente le stelle cambieranno le loro
posizioni per favorire l’amore soltanto per te”. Lo
prese in giro l’amico
seduto accanto a lui. Ogni mattina era la stessa routine: si sedeva con
Nico al
tavolo dei Grifondoro per fare colazione e, non appena il gufo gli
portava la
sua Gazzetta del Profeta, interrompeva ciò che stava
mangiando per leggere
l’oroscopo. Peccato che dovesse sempre farlo ad alta voce,
per poi lamentarsene
ogni volta perché c’era sempre qualcosa che non
gli piaceva e anche
durante il resto della giornata
tirava in ballo queste dannate stelle. Aveva fatto
l’abbonamento al giornale
soltanto per leggere l’oroscopo e la pagina sportiva, tanto
valeva che se lo
facesse prestare da qualcun altro.
“Non
sei divertente, James”. Nico mise su un finto
broncio offeso e addentò il suo bacon.
Improvvisamente,
però, una ragazza bionda e molto
truccata attirò la sua attenzione e la seguì con
lo sguardo finché questa non
si sedette al tavolo dei Corvonero.
“Perché
mi sembra che Stacey Brown abbia le tette
ancora più grosse?” chiese incuriosito
all’amico.
James
spostò lo sguardo sulla ragazza e la osservò,
sicuro che non lo avrebbe notato, troppo impegnata a confabulare e
spettegolare
con le amiche. Ma lei era abituata ad avere gli occhi di tutti addosso,
perciò
ormai, anche se se ne accorgeva, non ci faceva più caso.
“Forse
perché si è imbottita il reggiseno?”
ipotizzò, dicendolo però come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
Il
ragazzo con i rasta assottigliò lo sguardo per
vedere meglio e alla fine dovette dare ragione all’amico.
“Ma
come fai a notare queste cose?”
“Sono
un bravo osservatore”.
No,
James non era solo un bravo osservatore e Nico
lo sapeva bene. Se gli avesse, per esempio, fatto leggere un testo
pieno di
errori di ortografia non ne avrebbe notato neanche uno, molto
probabilmente, ma
sicuramente avrebbe saputo distinguere una borsa di Prada da una di
Gucci solo
dal loro odore.
Non era certo per dire che James fosse un ragazzo stupido e
superficiale, anzi,
era anche piuttosto intelligente e non faceva fatica a studiare, ma
quando si
trattava di moda avrebbe potuto parlare per un giorno intero.
Improvvisamente,
nel posto rimasto libero davanti a
loro, comparve una ragazza dai lunghi capelli rossi che sembravano
essere
appena stati passati attraverso la corrente elettrica
anziché sotto ad una
spazzola. Pareva che avesse corso la maratona da quanto era trafelata,
era pure
rimasta senza fiato.
“Ed
eccola qui! La ragazza che ha battuto ogni
record di ritardi del mondo!” scherzò Nico,
guardando la nuova arrivata con un
sorriso divertito.
“Non
voglio sentire commenti, son già di pessimo
umore”. Lo ammonì la ragazza guardandolo storto.
Subito dopo addentò un
croissant e aprì il suo libro di Pozioni pieno di piegature,
scarabocchi e
sbavature.
“Guarda
che così lo sporchi”. La avvisò James,
notando che il libro era terribilmente vicino alla caraffa di succo di
zucca.
“E si può sapere che hai fatto ai capelli?
Sembrano diventati il nido di
qualche piccione”.
La
nuova arrivata gli fece una smorfia per quella
battutaccia e tornò a concentrarsi sul libro. Purtroppo,
però, gli doveva dar
ragione. I capelli da pazzoide ormai erano il suo segno distintivo, un
piccolo
difettuccio ereditato da suo padre e suo fratello. Solo che loro erano
maschi e
i capelli spettinati a loro stavano bene. Ma lei era una ragazza,
avrebbe
preferito una chioma più ordinata e femminile.
Figurarsi se in lei, però, ci fosse qualcosa di femminile.
Era un maschiaccio,
se ne doveva fare una ragione, addirittura più maschiaccio
di suo cugino James.
Lui era sempre perfettamente ordinato e profumato, non aveva neanche un
capello
fuori posto, la camicia sempre ben stirata e pulita, i capelli
pettinati col
gel che, anche se erano sparati in tutte le direzioni, davano comunque
l’idea
di ordine.
Lei, invece, era già tanto se la mattina appena alzata
faceva in tempo a
vestirsi e a prendere la borsa, figurarsi se aveva tempo di piastrarsi
i
capelli o truccarsi. Non che la cosa le importasse molto,
effettivamente, era
una ragazza acqua e sapone perché non le piaceva
impiastricciarsi la faccia
come faceva, ad esempio, Stacey Brown e di solito non si accorgeva
nemmeno se
abbottonava male la camicia o se aveva la cravatta storta.
Preferiva di gran lunga dormire qualche minuto in più
piuttosto che perderlo
per cercare di apparire più femminile.
Ma anche se l’avesse voluto non ci sarebbe
riuscita: non bastavano né la
sveglia né quelle casiniste delle sue compagne di stanza per
buttarla giù dal
letto.
“Sei
preoccupata per il compito di Pozioni?” le
chiese Nico ad un certo punto come se la cosa non fosse abbastanza
ovvia.
“Sì,
ho passato tutto il fine settimana
a studiare e non posso fallire questa volta”.
Gli rispose la ragazza con determinazione.
James
ridacchiò divertito. Sally non era nota per i
suoi capelli da strapazzo, ma anche per la sua poca abilità
in Pozioni, anche
questo ereditato dal fratello.
“Tranquilla,
sono sicuro che andrai bene”. cercò di
tranquillizzarla il cugino, tirando la Gazzetta del Profeta da sotto il
culo
dell’amico per spulciare le pagine di spettacolo.
“La
fai facile tu che ti basta poco per capire le
cose”.
“Io
mi preoccuperei di più di arrivare in orario”.
Nico
e James erano sdraiati sul pavimento della
stanza di quest’ultimo, uno con le ginocchia piegate per
farci stare le lunghe
gambe e l’altro con i piedi poggiati sul letto che lo
facevano stare in una
posizione un po’ scomoda, ma lui sembrava non badarci. Le
teste una vicina
all’altra, quasi guancia contro guancia e i reciproci capelli
che si
confondevano in un groviglio di ciocche, i rasta castani di Nico con i
fili
neri e setosi di James.
Stavano
lì a poltrire da ormai mezz’ora, tanto che,
parlando di sciocchezze varie e pettegolezzi, ormai avevano esaurito
tutti gli
argomenti e da ben cinque minuti erano calati in un silenzio un
po’ annoiato,
forse presto si sarebbero pure addormentati, anche se in
realtà avrebbero
dovuto studiare Incantesimi, come avevano progettato quando si erano
trovati
insieme quel pomeriggio.
“Ma
secondo te…”. Sbottò improvvisamente
Nico,
interrompendo il silenzio.
“…com’è baciare una
ragazza?”
L’altro
attese un attimo prima di rispondere, forse
per pensarci un po’ su.
“Non
lo so, non ne ho mai baciata una”.
“Nemmeno
io. Ma avrai mai pensato a come potrebbe
essere, no?”
“No…
non lo so. Non credo. Sinceramente, non
m’interessa molto. Non mi è mai piaciuta una
ragazza, non particolarmente,
almeno”.
“Be’,
neanche a me. Però prima o poi dovrà
succedere, no? Insomma, un giorno troveremo una ragazza e lei
vorrà che la
baciamo”.
“Quando
succederà lo farai”. Concluse James, non
capendo dove Nico volesse andare a parare con quel discorso. Era la
prima
volta, che lui si ricordasse almeno, che parlavano di ragazze in questo
senso.
Infatti, nonostante avessero già quindici anni, non erano
molto interessati ai
discorsi come sesso, ragazze e cose del genere, come tutti i loro
coetanei.
Infatti, per questo si definivano dei ragazzi particolari
ed era anche per questo che andavano molto
d’accordo,
ma soprattutto, per questo si piacevano l’un
l’altro ancora di più, in senso
amichevole ovviamente.
Ovviamente.
“Ma
se poi scoprissi di non esserne capace? Insomma…
non so come si bacia”. Confessò alla fine Nico,
come se si trattasse di
qualcosa di grave.
“Non
ci sono delle regole per baciare, lo fai e
basta, ti lasci trasportare dal momento. È una cosa
istintiva, credo”.
“Ma
se poi facessi una brutta figura?”
Sembrava
che Nico trovasse importante questo
discorso e che lo preoccupasse veramente e James non riusciva a
spiegarsi come,
improvvisamente, possa essere successo.
Insomma, fino a quel momento erano stati completamente disinteressati
all’argomento ragazze, più che altro
perché si erano sempre bastati loro due e
avevano paura che un impegno con una ragazza potesse rompere la bolla
perfetta
nella quale vivevano.
“Se
vuoi possiamo provare”. Gli propose, allora,
l’amico, soltanto per tranquillizzarlo un po’.
“Qui?
Adesso?” chiese l’altro con tono stupito.
“Sì!”
James
abbassò le gambe e si alzò rimanendo seduto
per terra. Non capiva, però, perché
l’amico fosse così stupito della sua
proposta. Se si preoccupava tanto di non essere capace di dare un
bacio, allora
non c’era niente di male se faceva qualche prova e chi di
meglio se non il
migliore amico per fare questo?
Quando
si ritrovarono tutti e due seduti a gambe
incrociate, l’uno di fronte all’altro, rimasero un
attimo a fissarsi negli
occhi, quelli caldi e nocciola di James in quelli verdi e profondi di
Nico,
come se anche questo facesse parte dell’esercizio. Ma forse,
nelle loro
romantiche e fantasiose menti, effettivamente era così.
Alla fine, senza neanche sapere esattamente che cosa stavano facendo,
cominciarono ad avvicinarsi pian piano, finché le loro
labbra non si
scontrarono in un piccolo ed innocente bacio, quasi avessero paura di
rompersi
l’un l’altro.
Si
staccarono, rimanendo sempre coi visi a poca
distanza e si guardarono di nuovo negli occhi. Attorno a loro un
silenzio
assoluto, neanche una mosca si sentiva volare.
“Questa
cosa mi sembra molto… gay”.
Sussurrò Nico, leggermente imbarazzato.
“Anche
a me… però… mi piace”.
E
questa volta fu James a prendere l’iniziativa,
unendo di nuovo le loro labbra, in un bacio ancora senza lingua, che
non
pretendeva niente, un semplice gioco di bocche che però
provocò ad entrambi
brividi lungo la schiena.
Fecero
appena in tempo a separarsi una seconda volta
che la porta venne improvvisamente spalancata.
James
e Nico per poco non saltarono fin sul soffitto.
Si voltarono verso la porta e, rossi in viso, rimasero a fissare il
pavimento
come due bimbi colti in flagrante a rubare biscotti.
“Ehm…
ho interrotto
qualcosa?”
MILLY’S
SPACE
Ecco,
come promesso anche il primo capitolo.
Non
mi dilungo in troppe chiacchiere, vorrei solo
precisare che per la scena del bacio tra Nico e James mi sono ispirata
al
telefilm Out with dad (di cui la citazione all’inizio).
È un telefilm molto
interessante, se vi interessa potete trovarlo su youtube.
Mi
raccomando, lasciatemi taaaaaaaaante recensioni per
farmi sapere se la storia può continuare o se è
meglio che rinunci ^^.
Un
bacio ^^.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo due - Confusion ***
“Noi
siamo così perfette”.
“Immacolate”.
(Sam
e Corey, S.Darko)
“Alex!
Che ci fai qui?!” esclamò James guardandola
male. Sentiva improvvisamente caldo, troppo caldo e desiderava tanto
che il
terreno si aprisse e lo risucchiasse dentro.
Non sapeva bene se gli desse più fastidio il fatto che lui e
Nico fossero stati
interrotti oppure che erano stati quasi beccati a baciarsi.
Nico
si rialzò dal pavimento con un colpo di reni e
cominciò a balbettare frasi sconnesse e senza senso.
“Ragazzi,
se volete vi lascio soli così…”.
Continuò
Alex, guardando i due ragazzi con le sopracciglia inarcate.
“NO!”
sbottò Nico con un po’ troppa veemenza.
Così deglutì
e cercò di calmare un attimo il battito cardiaco.
“No, non serve. Io… stavo
andando. Sì, devo andare, ho… un mucchio di cose
da fare”.
Raccolse
velocemente le sue cose e, senza neanche
riporre i libri in borsa, si avviò alla porta, passando
accanto ad Alex e
sussurrando un flebile “Ciao”.
James,
allora, cominciò a raccogliere gli appunti
che erano sparsi sul pavimento, anche se quel tentativo di mettere un
po’
d’ordine serviva solo per coprire il fatto che fosse
terribilmente imbarazzato
e che non voleva guardare la sorella.
Alex
andò a sedersi sul letto vuoto e ordinato del
fratello e lo osservò curiosa.
“Sono
venuta solo per chiederti se avevi fatto quel
tema di Trasfigurazione”.
“Tieni!”
Il
ragazzo glielo porse senza neanche guardarla e
continuò a sistemare altri fogli.
La
ragazza lo guardò ancora più stranita. Di solito,
quando chiedeva al fratello i suoi compiti era sempre per copiarli e
lui lo
sapeva, infatti ogni volta cercava di non darglieli e di convincerla
che era
meglio farseli da sé, ma ovviamente, con le sue continue
insistenze, cedeva
sempre, un po’ perché si stancava di sentirla
supplicarlo e un po’ perché le
voleva troppo bene per non aiutarla.
Questa volta, invece, era stato fin troppo collaborativo.
“Grazie”.
Rimasero
ancora qualche secondo in silenzio, poi
Alex, stanca di tutto quel mistero, sbottò.
“Senti,
c’è qualcosa che non va per caso?”
“No,
perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?”
Quella
risposta non la rese per niente soddisfatta,
infatti capì subito che James le stava nascondendo qualcosa,
aveva risposto
troppo velocemente e con un tono che chiaramente dissimulava.
“Avevate
delle facce strane tu e Nico quando sono
entrata, credo proprio di aver interrotto qualcosa”.
Il
ragazzo, allora, lasciò perdere gli appunti che
cercava di mettere in ordine e si voltò verso la sorella che
lo stava guardando
dall’alto della sua postazione con i suoi penetranti occhi
color ghiaccio.
James sospirò. Era impossibile nascondere qualcosa ad Alex,
se ne accorgeva
sempre e detestava quando qualcuno le teneva nascosti dei segreti.
“Niente,
è solo che…”. Spostò lo
sguardo alla
finestra, dove alcuni gufi stavano volando in tondo. “Io e
Nico stavamo…
studiando e… lui, lui doveva dirmi qualcosa di importante
quando sei entrata
tu. Così non c’è riuscito e credo che
glielo chiederò dopo, che cosa voleva
dirmi”. Le
sorrise il più innocentemente
possibile, cercando di mostrarsi rilassato anche se, non capiva nemmeno
lui il
perché, c’era qualcosa che un po’ lo
tormentava e non era il fatto che stava
mentendo alla sorella. O meglio, sì anche quello, di solito
a lei diceva tutto,
come anche ai suoi migliori amici, e non aveva paura che lo
giudicassero o
criticassero, però… non capiva nemmeno lui che
cosa in quel momento gli impedisse
di dire la verità ad Alex.
“Tutto
qui?”
“Sì”.
“Ah,
ok allora”.
Convinta
che le avesse detto la verità, Alex si
distese sul letto senza neanche preoccuparsi di togliere le scarpe.
James,
allora, si alzò dal pavimento e si mise anche
lui sul letto accanto alla sorella che si spostò per fargli
spazio.
“Non
dovresti tornare nei tuoi cupi e freddi
dormitori di Serpeverde?” le chiese, portando le braccia
dietro la testa.
“Ho
voglia di passare un po’ di tempo col mio
fratellino”. Rispose lei, voltandosi su un fianco per poterlo
guardare. “E poi
non mi dispiace avere intorno un po’ di colori
caldi”. Aggiunse, alludendo ai
colori della casa di Grifondoro.
James
le sorrise e la attirò a sé circondandole le
spalle con un braccio, mentre lei gli poggiò una mano sul
petto.
“Non
vedo l’ora che quest’anno scolastico finisca, mi
sto veramente esaurendo”. Disse lui, tanto per parlare di
qualcosa.
“A
chi lo dici. L’anno dei GUFO è uno dei
più
difficili, non oso pensare ai MAGO. Però dai, mancano ancora
tre mesi”. Lo
incoraggiò lei, disegnando ghirigori sulla camicia della
divisa del fratello.
Rimasero
abbracciati così fino all’ora di cena,
parlando del più e del meno. Nessuno venne a disturbarli,
come se tutti
avessero voluto concederli quell’intimità che ad
entrambi piaceva. Amavano
stare in mezzo alla gente e ai loro amici, certo, ma amavano anche
stare da
soli insieme, abbracciati in un letto a confidarsi segreti
o ridere delle cose più stupide.
Non
litigavano quasi mai, nemmeno da piccoli avevano
mai bisticciato per i giocattoli, nonostante fossero l’uno
l’opposto
dell’altro. Certo, di aspetto erano quasi identici, essendo
gemelli: stessi
lineamenti delicati del viso, stessi capelli neri e persino quasi la
stessa
corporatura sottile e snella. Un bell’aspetto, insomma, non
si poteva certo
dire che non fossero i sogni erotici della maggior parte dei ragazzi e
delle
ragazze di Hogwarts.
Ma
di carattere erano completamente opposti. Lei,
orgogliosa e astuta, ambiziosa e furba, se voleva qualcosa sapeva
sempre come
ottenerlo, anche se questo significava passare sopra a qualcun altro,
sapeva di
piacere agli altri per il suo aspetto e di questo se ne approfittava,
già a
quattordici anni aveva perso la verginità, è
finita spesso nell’ufficio della
preside per i guai che combinava e non era per niente ligia al dovere e
alle
regole. Le piacevano i ragazzi, la vita trasgressiva e il sesso.
Si poteva dire che la parte malandrina dei suoi genitori
l’avesse ereditata
lei.
Lui, invece… be’, lui un po’ meno. Non
infrangeva spesso le regole e non perché
fosse un ragazzo esageratamente disciplinato ed educato, ma
semplicemente
perché non trovava il motivo di farlo. Pensava che ci si
potesse divertire
anche senza disobbedire e poi, non gli piaceva molto cacciarsi nei
guai. Era
intelligente e gentile con gli altri, fedele e altruista, allegro e
sempre
ottimista anche se un po’ timido, non gli piaceva stare al
centro
dell’attenzione. Gli piacevano i vestiti e la moda, la musica
e il cinema.
No, chiaramente non aveva niente dell’arroganza e
dell’orgoglio dei suoi
genitori, se non fosse stato così simile al padre avrebbe
potuto pensare di
essere stato adottato.
Insomma,
Alexis e James erano come l’acqua e il
fuoco. Lei Serpeverde, lui Grifondoro.
Eppure,
erano uniti come nessuno, si amavano
moltissimo e ci sarebbero sempre stati l’uno per
l’altro.
Non
erano semplicemente fratelli, ma anche migliori
amici.
“Senti,
che ne dici se ora andiamo a cena? Io sto
iniziando ad avere
un po’ di fame”.
Propose Alex ad un certo punto, massaggiandosi la pancia per mettere
più enfasi
alla frase.
“D’accordo.
Anche perché, se continuiamo a stare su
questo letto, ci mettiamo le radici”.
Fratello
e sorella si alzarono, anche se un po’
svogliatamente e, attraversata la Sala Comune a braccetto, raggiunsero
in poco
tempo la Sala Grande. Qui, purtroppo, si dovettero separare
perché Alex doveva
raggiungere i suoi compagni al tavolo dei Serpeverde e James, invece,
mangiava
a quello dei Grifondoro.
In realtà, però, non era raro che uno dei due
decidesse di sacrificarsi e
andare a mangiare insieme al fratello e per lo più era la
ragazza che si univa
ai rosso oro anziché il contrario. I Serpeverde storcevano
troppo il naso se
vedevano un Grifondoro tra di loro. Infatti, nonostante fossero passati
parecchi anni e nonostante gli insegnanti e la preside cercassero di
stimolare
l’unione e la fratellanza tra tutte quante le case,
c’erano ancora parecchie
discordie tra i discepoli di Salazar e quelli di Godric.
Però Alex e James erano fratelli e non potevano certo
separarsi solo per una
differenza di colori.
“Ciao,
Jamie!”
“Ciao,
Vicky!”
Victoire
Weasley, primogenita di Bill e Fleur,
tredici anni, Grifondoro e, nonostante la sua giovane età,
bella come una
bambola di porcellana. Capelli biondi come il grano, occhi azzurri da
cerbiatta, pelle diafana e labbra morbide. Tutto ciò che
aveva la madre in
aspetto lo aveva preso anche la figlia.
Accanto a lei sedeva Ted Lupin, suo
inseparabile amico di infanzia. Si poteva quasi dire che Ted e Vicky
fossero
amici tanto quanto lo erano James e Nico, anche se avevano un anno di
differenza. Forse
qualcuno pensava
addirittura che avessero una specie di relazione, perché
era strano vedere un maschio e una
femmina amici così intimi.
Ma per Ted Vicky era come una sorellina da proteggere e per lei Teddy
era come
il fratello maggiore a cui affidarsi quando ne aveva bisogno.
Niente
di più, niente di meno.
“Nico
dov’è?” chiese Ted, guardando James da
sotto
la frangia biondiccia. Teddy adorava usufruire dei suoi poteri da
Metamorfomagus, così ogni volta lo si trovava con qualche
strano colore di
capelli. Aveva in sé sia tratti della madre che del padre:
intelligente come
lui ed imbranato come lei, dolce e gentile come lui e coraggioso e
testardo
come lei, gli occhi castani di lei e i lineamenti del viso di lui. Era
un mix
perfetto, sembrava che avessero messo Remus e Dora in un frullatore e
che ne
fosse uscito lui.
“Non
lo so”. Rispose James alla domanda di Lupin,
scrollando le spalle.
Vicky
lo guardò stranita. James e Nico erano
inseparabili, a volte andavano pure in bagno insieme come fanno le
ragazze. Era
strano non vederli insieme, ma anche se non lo erano, James non
rimaneva mai da
solo: se non c’era Nico, allora c’era Alex con lui,
oppure Sally.
Che poi James non sapesse dov’era Nico era ancora
più strano.
Effettivamente,
il
ragazzo, da quando era rimasto con la sorella, non aveva pensato
all’amico per
un po’. Adesso che glielo avevano ricordato, però,
sentì uno strano rimescolio
nello stomaco e gli tornò subito alla mente il bacio che si
erano scambiati in
camera.
Forse non era stata una buona idea voler fare quella prova.
MILLY’S
SPACE
E
rieccomi anche con questa ficcy… bene, qua vi ho fatto
una piccola descrizione del rapporto tra Alex e James (vi aspettavate
che uno
dei figli di Sam e Sirius fosse Serpeverde? ^^) e sono comparsi anche
due nuovi
personaggi.
O almeno per dire. Insomma, Teddy e Vicky ormai sono storici ^^.
Hmmm,
bisogna dire che quel bacio ha fatto smuovere
qualcosa al nostro piccolo James. Ma Nico che cosa ne
penserà?
Mi sa che dovrete attendere il prossimo capitolo…
Intanto,
non appena avrò trovato un prestavolto anche per
Teddy, metterò le foto dei personaggi sulla mia pagina
Facebook : ) spero ci
darete un’occhiata.
E
la citazione all’inizio del capitolo…
be’, credo che
per quelli che hanno letto S.Potter non sia nuova ^^.
Bene
dai, ora posso lasciarvi.
Ma
voi lasciatemi qualche recensione, mi raccomando,
altrimenti io smetto di aggiornare. Insomma, se non so cosa ne pensate
non mi
stimolate molto ad andare avanti.
Potete pure dire che vi fa schifo : )
Un
bacione,
Milly.
FEDE15498:
sembra che io abbia scelto il titolo giusto allora : ) eh
sì, l’ho pubblicata
abbastanza presto perché avevo già alcuni
capitoli pronti e mi piace un sacco
come storia (anche per le idee che mi son venute in mente). Ti piace lo
yaoi?
Bene, crescerai sana, chica xD ebbene… abbiamo scoperto chi
ha interrotto quei
due. E meno male che è stata solo la sorella ^^ un bacione,
M.
PUFFOLA_LILY:
allora, come al solito grazie per i tuoi complimenti. Comunque
sì, James ha una
sorella gemella che è comparsa proprio qui. Ma…
un’altra bimba? O.O non mi pare
di aver mai parlato di una terza figlia di Sam e Sirius, ma se
l’ho fatto o
magari ho scritto qualcosa che è stato frainteso ti chiedo
scusa.
Comunque chissà, magari James non è veramente gay
^^.
Spero di risentirti, alla prossima.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo tre - Negazione ***
Ho
complicato le nostre vite
innamorandomi di lui,
ho complicato le nostre vite
ora sto perdendo la mia unica amica.
(Loves me not, t.A.T.u)
James
entrò nella grande biblioteca di Hogwarts e si
fermò in mezzo ad osservare l’ambiente. Tutti i
tavoli posti tra uno scaffale e
l’altro erano occupati da qualcuno. Sulla sinistra, ad un
tavolo sotto la
finestra, c’era Nico, chino su un libro di Erbologia e con i
rasta raccolti in
una lunga coda di cavallo, mentre dall’altra parte stava
seduta Sally a gambe
incrociate, anche lei impegnata a studiare qualcosa.
James
non amava molto le biblioteche e non perché
non gli piacessero i libri, ma solo perché
l’atmosfera all’interno di esse gli
sembrava piuttosto pesante. Tutti concentrati sui libri e nello studio,
con
delle espressioni così serie da fare paura paura e quando
qualcuno entra si
girano sempre a guardarlo male e lo squadrano dalla testa ai piedi.
Quindi, per studiare, preferiva la comodità della Sala
Comune o della sua
stanza, ma quel giorno non gli andava di stare da solo.
Pensò
di andare a sedersi insieme a Nico, visto che
di solito studiavano sempre insieme, ma alla fine deviò
verso il tavolo della
cugina.
“Posso
farti compagnia?” le chiese, a bassa voce per
non disturbare. Lei, semplicemente, spostò i libri che aveva
sparsi sul tavolo
e gli fece posto.
James tirò fuori il libro di Trasfigurazione e si mise a
leggere, anche se non
ne aveva molta voglia.
Sally,
dopo un po’, alzò il capo dai suoi compiti e
spostò lo sguardo dal cugino a Nico seduto poco distante da
loro ma che non
sembrava averli nemmeno notati.
“Perché
Nico è seduto là?” chiese, allora,
sussurrando per farsi udire solo da James.
Il
moro lanciò un’occhiata all’amico.
“Forse
perché gli piace stare seduto lì?”
rispose
come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
Effettivamente un po’ lo era,
visto che Nico si metteva sempre su quel tavolo, proprio per poter
guardare il
panorama fuori dalla finestra.
“Intendevo
perché tu non sei insieme a lui?”
insisté
Sally, avendo capito che c’era qualcosa che non andava. Anche
l’altra sera a
cena non si erano seduti vicini: James era nel solito posto del tavolo,
ma Nico
era seduto a parecchia distanza da lui e anche durante le lezioni si
erano
evitati parecchio. E chi sapeva quanto era forte la loro amicizia
capiva subito
se c’era qualcosa che non andava.
“Perché
dovrei stare sempre insieme a lui? Volevo
passare un po’ di tempo con la mia cugina preferita. Ti
dispiace?”
“Certo
che no!” esclamò la ragazza, a voce un
po’
troppo alta. Ma capì subito che il cugino stava cercando di
cambiare argomento.
“Mi fa piacere che tu voglia stare con me, solo che tu e Nico
non siete in
grado di stare nella stessa stanza e fare finta di non conoscervi. Sei
più
attaccato a lui che a tua sorella”.
James
sospirò. Ormai era fregato, non c’era modo di
nascondere qualcosa ai suoi amici. O lui era un pessimo bugiardo o loro
lo
conoscevano troppo bene. E Sally non era una che desisteva facilmente.
“Credo
di aver fatto qualcosa che lo ha turbato
l’altra sera”. Rispose alla fine, con espressione
mogia, quella che faceva
sempre tenerezza a tutti e che il ragazzo assumeva ogni volta che
sapeva di
aver sbagliato qualcosa o quando era giù di morale.
“Be’,
allora vai da lui e chiedigli scusa. Siete
migliori amici, sono certa che dimenticherà in
fretta”. La ragazza gli mostrò
uno dei suoi soliti sorrisi che le gonfiavano ancora di più
le guance paffute,
evidenziandole delle tenere fossette. James non poté non
rispondere con un
altro sorriso e, cogliendo il suo suggerimento, si alzò e
andò da Nico.
“Ciao!”
lo salutò non appena gli fu accanto. Nico
non ricambiò, ma si scostò leggermente con la
sedia per fargli spazio. Il moro
deglutì nervoso. A quanto pareva la situazione era
più grave di ciò che aveva
pensato.
Ma
perché se la prende così tanto?
“Senti,
mi dispiace per ieri sera. Tutto quello
studio e anche la noia mi avevano fritto il cervello. Non so cosa mi
sia
successo, ho esagerato un po’”.
Continuò, allora, a poca distanza dal viso
dell’amico.
“Sì,
hai un po’ esagerato”. Disse alla fine Nico.
Sembrava essersi completamente dimenticato che anche lui aveva
accettato di
provare quel bacio e che, quindi, non aveva molto da prendersela.
“Senti, ma tu
non sei gay, vero?”
James
sgranò gli occhi a quella domanda.
“Perché
dovrei essere gay?”
“Be’,
perché mi hai baciato”.
“Se
bacio un maschio non significa che io sia
necessariamente gay. E poi, tu sei il mio migliore amico”. Il
moro stava
iniziando ad adirarsi un po’, Madame Pince gli
lanciò un’occhiataccia di
avvertimento.
“Se
tu lo fossi non potremmo più essere amici, mia
madre ne uscirebbe di testa”.
“Da
quando ti importa di ciò che pensa tua madre?”
“Certo
che m’importa. E’ mia madre”.
Sembrava
che la discussione stesse diventando sempre
più ostica, almeno per James e ciò non gli
piaceva affatto. Non capiva tutte
queste seghe mentali dell’amico. Si era trattato solo di un
dannatissimo e
stupidissimo bacio.
“Quindi,
non sei gay?” insisté allora Nico, vedendo
che l’altro non diceva più niente.
“No,
non lo sono”.
Davvero
non lo sei?
S…sì, davvero.
“Ma
io ti piaccio?”
“Sì”.
Il
ragazzo coi rasta assunse una strana espressione.
“Intendo,
ti piaccio piaccio?”
James
corrugò le sopracciglia non capendo il senso
di quella domanda.
“Nico,
sei il mio migliore amico, è ovvio che mi
piaci, in tutti i sensi. Ma adesso, smettiamola per favore. Facciamo
finta che
non sia successo niente”.
Già,
fare finta di niente era sempre una delle
soluzioni migliori quando non si voleva ammettere qualcosa di difficile
da accettare.
“Amici
come prima?” James allungò il pugno in
direzione dell’amico, aspettando che questi gli desse il
proprio.
L’altro
sembrò esitare un attimo, ma poi mostrò un
sorriso e batté il proprio pugno contro quello del moro.
“D’accordo”.
“Ora
possiamo andare da un’altra parte? Altrimenti
Madame Pince mi butta fuori a calci”.
I
due amici si alzarono dalla sedia un po’
pigramente e si diressero all’uscita, abbracciati e
dimentichi di tutte le
discordie e incomprensioni.
Come se non fosse successo niente.
Sally,
dall’altra parte, li guardò uscire,
osservando la figura sottile e snella del cugino. Se non avesse
insistito
affinché andasse a chiarire con Nico, molto probabilmente
lui sarebbe stato
ancora seduto al suo tavolo.
Ad annoiarsi e sbuffare.
Così,
almeno, lo aveva aiutato e aveva fatto una
buona azione, aveva aiutato una delle persone a cui voleva
più bene.
Lui era solo suo cugino e anche suo amico, niente di più.
Ma
tu vorresti che fosse qualcosa di più.
No, non è vero.
Scacciò
via tutti i pensieri dalla testa e tornò a
prestare attenzione ai libri, scostando una ciocca dei folti capelli
rossicci
dalla fronte.
Alex
si alzò dal letto e, ancora in mutande e
reggiseno, uscì sul terrazzo che la Stanza delle
Necessità le aveva messo a
disposizione, per accendersi una sigaretta, non badando al freddo. Il
suo corpo
poteva sopportare di peggio.
“Fare
sesso con te, Alexis, mi tira sempre su di
morale”. Le disse la voce di Caleb, rimasto completamente
nudo a rotolarsi tra
le coperte.
La
ragazza non rispose niente, nemmeno un grazie,
come se il complimento non l’avesse neanche sfiorata. Rimase
appoggiata al
muretto a tirare boccate di fumo e osservare il cielo.
Di
complimenti del genere ne aveva già sentiti un
bel po’, Caleb non era certo il primo né
l’unico che si portava a letto. Era
soltanto il più frequente e doveva considerarsi fortunato
soltanto per questo,
visto che Alexis non si concedeva mai più di una volta alla
stessa persona, a
meno che questa non l’avesse colpita in qualche maniera.
E Caleb, appunto, era uno di questi.
Facevano parte della stessa Casa ed erano dello stesso anno, quindi,
spesso si
incrociavano, si scambiavano quattro parole sulle lezioni e cose del
genere, a
volte in classe si sedevano allo stesso tavolo, ma tutto qui. Non erano
certo
amici, soltanto compagni di letto.
Questo
lei l’aveva messo in chiaro fin da subito.
Potevano diventare intimi soltanto a letto, potevano scoparsi chi altri
volevano perché la loro non era certo una relazione,
né tanto meno erano
innamorati e per il resto potevano vivere le loro vite come cavolo
volevano.
Quindi,
a quindici anni, si era già portata a letto
un sacco di ragazzi. A quattordici anni aveva iniziato e non era
più riuscita a
smettere. Sapeva che si stava creando la reputazione della troia nella
scuola,
ma non le importava un fico secco di quello che pensavano gli altri.
Il sesso le piaceva, allora perché non praticarlo come
hobby?
Finita
la sigaretta, rientrò nella stanza e, senza
neanche guardare il ragazzo, cominciò a rivestirsi.
Aveva un mucchio di cose da fare, doveva ancora finire i compiti e
scrivere una
lettera ai genitori.
“Sei
una ragazza particolare, sai Alex?” disse di
nuovo Caleb che sembrava in vena di chiacchiere. Ma la ragazza no, a
quanto
pareva, visto che non gli rispose nemmeno stavolta.
Sapeva
benissimo di essere una ragazza particolare,
non credeva nel vero amore come tutte le altre sue coetanee e nemmeno
aspettava
il suo principe azzurro. Diceva sempre che non si sarebbe mai
innamorata,
l’amore era una cosa per deboli e lei non era assolutamente
debole.
L’amore
non esisteva per lei. D’altronde, che
cos’era l’amore? Soltanto un inutile fonte di
sofferenze e lacrime affogate nel
cuscino.
Sicura
che l’amore non ti abbia mai colpita?
Sì, sicura.
Arrivata
alla porta,
lanciò un’occhiata dura al ragazzo nel letto con i
suoi occhi di ghiaccio e
uscì silenziosa come un gatto.
MILLY’S
SPACE
Eccomi qui con
un nuovo aggiornamento
: )
Allora, qui
stiamo iniziando a
conoscere un po’ di più questi ragazzi. Sembra che
James e Nico si siano
chiariti ma siamo sicuri che questo rimarrà un caso isolato?
E la voce della
coscienza non rende le cose facili, a nessuno dei protagonisti ^^.
Voi cosa ne
pensate di tutto questo?
È
inutile che vi dica di lasciarmi
qualche commento per farmi sapere, ormai dovreste sapere che ogni tipo
di
recensione è ben apprezzata.
E…
prima di dimenticarmene: la citazione
all’inizio della storia è tratta da una canzone
delle t.A.T.u, il mio gruppo
preferito : ) Vi consiglio di ascoltarle, sono molto brave.
Inoltre, oltre
alle recensioni, date
un’occhiatina alla mia pagina Facebook http://www.facebook.com/MillysSpace.
I
commenti potrete anche
lasciarmeli lì, oltre che avere informazioni su altre mie
storielle.
Bene, mi
sembra di aver detto tutto.
Vi lascio e
buona serata.
Un bacio,
M.
P.S. per le
foto mi sa che dovrete aspettare ancora un pochetto. Sorry.
PUFFOLA_LILY:
tesoooraaaa!! Mi dispiace per il fraintendimento D: è stata
colpa mia, avrò
letto male, come sempre ^^. E’ che a
volte ho il cervello fuso. Va be’, pazienza,
l’importante è capirsi alla fine.
Comunque…
lo vorresti gay James? Hmm, non sei l’unica. Be’,
chissà… ma
bisognerà vedere la reazione di papà Sirius ^^. E
Alex… be’, Alex non è proprio
una ribelle, ma… diciamo che forse ha ereditato la parte
più bruttina del
carattere del padre. Eh capita ^^. E no, Vicky e
Teddy non stanno insieme. In fondo,
sono ancora piccolini per pensare a queste cose.
Ti mando un bacione e
spero di risentirti. A presto, M.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo quattro - Routine ***
“Professore,
ci tenevo a dirle che lei è veramente una merda”.
(Luca,
Notte prima degli esami).
Gli
studenti del quinto anno di Grifondoro e
Corvonero raggiunsero la capanna di Hagrid e si fermarono proprio
lì davanti in
attesa del guardiacaccia che, stranamente, non era ancora arrivato.
Alcuni ragazzi presero a guardarsi attorno, fermandosi di
più ad osservare la
Foresta Proibita, dove molti di loro avrebbero voluto addentrarsi
soltanto per
provare il brivido del pericolo di quello che avrebbero potuto
incontrare.
Altri, invece, rimasero semplicemente lì nel prato a
chiacchierare tra loro
come, appunto, stavano facendo James e Nico.
Improvvisamente,
però, i due ragazzi vennero
raggiunti da Sally che aveva appena raccolto i capelli in una coda
perché non
le facessero troppo caldo, anche se era già abbastanza
sudata.
“Ciao,
Sally!” la salutò il cugino con un sorriso.
“Ciao,
ragazzi! Di che parlavate?”
“Oh
niente, discutevamo di un manga che vorremmo
comprare”. Le rispose Nico, tornando a rivolgersi
all’amico.
Sally rimase lì, ma non si intromise nel discorso. Quando
James e Nico
parlavano di manga c’era poco da intromettersi, dopotutto,
quei due si
immedesimavano così tanto nel discorso che non
c’era verso di distrarli. E poi
lei di manga non sapeva un cippo, era un argomento che le andava
persino peggio
di Pozioni. Una volta i due ragazzi le avevano mostrato alcuni manga,
ma non
aveva mai capito come si dovessero leggere. Però era rimasta
piuttosto
affascinata dai disegni, le figure le piacevano un sacco.
“Bene,
ragazzi! Siete tutti qui!” esclamò,
improvvisamente, il vocione grosso di Hagrid e tutti quanti chiusero
immediatamente le bocche. “Oggi ho una bella chicca per
voi”.
Gli
studenti rabbrividirono leggermente; di solito,
quando Hagrid iniziava la lezione con quella frase, significava che
c’era da
preoccuparsi un po’, perché mostrava sempre loro
animali un po’ pericolosi.
Fino ad ora nessuno si era fatto male, ma non c’era mai da
stare tranquilli.
Il
guardiacaccia tornò trascinando per la corda un
grosso animale legato per il collo. Aveva il classico aspetto di un
cavallo,
forse un po’ rachitico, ma due enormi ali attaccate ai lati e
il manto color
cioccolato.
“Questo
qui, ragazzi, è un Ippogrifo!” spiegò
il
Mezzogigante alla folla di ragazzi che lo guardavano increduli.
L’ultima volta
che aveva portato un Ippogrifo a lezione era stato quasi una ventina di
anni fa
e non era andata granché bene. Adesso, però,
aveva deciso di rischiare di
nuovo.
James
e Sally, invece, non appena sentirono la
parola Ippogrifo, si guardarono l’un l’altro e si
sorrisero complici. Avevano
già sentito parlare di questi animali, precisamente dal
padre del ragazzo e dal
fratello di lei.
“Gli
Ippogrifi sono animali molto orgogliosi”.
Continuò Hagrid. “Non dovete offenderli
né insultarli in alcuna maniera perché
loro capiscono e possono farvi anche molto male. Ma, per il resto, sono
animali
molto buoni e tranquilli”.
Nessuno
disse niente, restarono semplicemente a
guardare l’animale, chi meravigliato, chi incantato e chi
indifferente. Forse
qualcuno anche un po’ schifato.
E visto che nessuno parlava né poneva domande,
l’insegnante continuò. “Adesso
vi farò avvicinare uno ad uno, ma prima di farlo, dovete
fargli un inchino. Se
anche lui vi risponde, allora potrete accarezzarlo. Chi vuole essere il
primo?”
Tutti
quanti si tirarono indietro e ad Hagrid parve
di avere un dejavù, così sorrise fra
sé e sé.
“Sally?”
chiamò e la ragazza immediatamente
sobbalzò. “Vuoi provare tu per prima?”
La
rossina si guardò intorno un po’ confusa, non
capendo perché il guardiacaccia avesse scelto proprio lei.
Siccome, però, non voleva fare una brutta figura tirandosi
indietro, cominciò
ad avvicinarsi.
“Aspetta!
Prima devi fare l’inchino”.
Sally
si fermò nel bel mezzo del percorso e,
guardando l’animale, abbassò il capo piegando
leggermente la schiena. Le
sembrava una situazione assurda e ridicola, ma se era quello che
bisognava
fare…
Anche
l’Ippogrifo le fece l’inchino e quello fu il
segnale per dirle che si poteva avvicinare. Hagrid
l’accompagnò fino
all’animale e lei prese ad accarezzarlo con cautela,
già più tranquilla. Era
proprio bello, aveva una bella pelliccia morbida, oltre che un bel
colore.
“Ti
va di farci un giro?” le chiese,
improvvisamente, il Mezzogigante. Lei spalancò gli occhi, ma
non fece in tempo
a rispondere niente che l’uomo l’aveva afferrata da
sotto le ascelle e l’aveva sollevata
di peso senza fare alcuna fatica. “Sai, anche tuo fratello ci
era volato
sopra”. Le sussurrò all’orecchio, per
poi dare una pacca sul sedere
dell’animale facendogli spiccare il volo.
Tutto
d’un colpo Sally si ritrovò in aria senza
neanche sapere come e, per lo spavento, tirò un urlo e si
accasciò sulla groppa
dell’animale, temendo di cadere. Dopo un po’,
però, acquistata più sicurezza e
notando che l’Ippogrifo sembrava piuttosto sicuro di
sé e che sapeva dove
portarla, si rimise dritta e cominciò a godersi il volo,
osservando il cielo
azzurro e guardando come le cose sulla terra si facevano sempre
più piccole.
In fondo, era un po’ come volare su una scopa.
Non
rimase in volo per molto tempo, dopo poco
l’animale atterrò di nuovo accanto ad Hagrid e
l’uomo aiutò la ragazza a
scendere, così lei si riunì ai suoi compagni,
ancora sorridente e col cuore che
le batteva a mille, per l’adrenalina e l’emozione.
La
lezione poté proseguire e quasi tutti gli altri
ragazzi si inchinarono e si avvicinarono all’Ippogrifo, ma
nessuno ebbe il
coraggio di farci un giro.
Quando le due ore di Cura delle Creature Magiche fu terminata, gli
studenti
ritornarono al castello soddisfatti, discutendo della lezione a cui
avevano
appena assistito, una delle poche lezioni interessanti e divertenti di
Hagrid.
Di solito gli Schipodi Sparacoda o i Vermicelli non riuscivano a
catturarli
così tanto.
Nell’ora
dopo il pranzo, Grifondoro aveva lezione di
Trasfigurazione con Serpeverde e qualcuno, già
nell’ora precedente, aveva iniziato
a preparare le cartucce da sparare contro i compagni
dell’altra casata.
Nico
e James si sedettero su due banchi a metà fila,
raggiunti subito da Alexis che si accomodò di fronte a loro.
Anche Sally
arrivò, una delle ultime, come sempre e, notando che
l’unico posto libero era
proprio accanto alla Serpeverde si sedette lì con un sorriso
soddisfatto.
Non capitava spesso che riuscisse a sedersi accanto ai suoi amici.
Salutò
la cugina allegramente, ma questa ricambiò
solo con un cenno della testa.
Siccome l’insegnante non era ancora arrivato, la rossina
decise di
approfittarne per chiacchierare.
“Sai
che ho volato su un Ippogrifo alla lezione di
Hagrid?” disse rivolta alla cugina, un po’ troppo
entusiasticamente.
“Bene”.
le rispose l’altra completamente
disinteressata, senza neanche guardarla.
Sally,
così, si sentì smorzare tutto
l’entusiasmo e
rimase a guardare un po’ delusa l’altra ragazza che
sfogliava il suo libro,
fregandosene altamente della rossina che le stava accanto.
La Grifondoro credette anche di aver detto qualcosa di stupido e,
perciò, si
imbarazzò leggermente. Effettivamente, però,
inconsapevolmente, voleva attirare
un po’ l’attenzione della mora, apparire
più figa davanti ai
suoi occhi.
A volte, aveva come l’impressione di stare antipatica ad
Alexis o, addirittura,
che questa la considerasse noiosa e sfigata.
Improvvisamente,
però, si riscosse. Queste
supposizioni erano stupide, non dovevano nemmeno passarle per la testa.
Alex
era semplicemente fatta così, era disinteressata a qualsiasi
cosa le si
dicesse. L’unica persona di cui sembrava importarle era suo
fratello.
Si credeva così superiore a tutto e tutti.
Quel
tardo pomeriggio, finite tutte le lezioni, Nico
e James avevano deciso di andare a trovare Hagrid e Sally si era
aggregata a
loro piuttosto volentieri, quando glielo avevano chiesto. Erano
riusciti a
tirarsi dietro anche una Alexis piuttosto riluttante che, alla fine, li
aveva
seguiti soltanto per fare un piacere al fratello. A metà
strada, poi, avevano
incontrato anche Teddy e Vicky che, visto che non avevano niente di
meglio da
fare, avevano deciso di unirsi pure loro.
E
così, una processione di sei ragazzi stava
marciando verso la capanna del Mezzogigante, James davanti a tutti che
saltellava allegramente e Nico dietro che rideva a crepapelle, ancora
nessuno
aveva capito per cosa, forse per la camminata strana
dell’amico.
Non
appena bussarono, Thor cominciò a latrare e
graffiare alla porta, come se avesse capito che si trattava di un
amico.
Hagrid
aprì loro la porta e li accolse con un
sorriso. Subito dopo, li fece accomodare e preparò loro un
tè con i suoi famosi
biscotti che, però, nessuno osò assaggiare.
E
così passarono quel paio di ore che li separava
dalla cena, chiacchierando e ridendo allegramente insieme al loro
insegnante
preferito. Hagrid chiese loro notizie sui genitori e come se la
passavano e
raccontò addirittura qualche aneddoto sui tempi in cui
andavano a scuola loro,
mentre i ragazzi vollero sapere quale creatura magica avrebbe portato
nella
prossima lezione.
Si
congedarono soltanto
quando fu ora di cena, ovvero anche l’ora in cui scadeva il
coprifuoco.
MILLY’S
SPACE
Ed
eccomi con un nuovo aggiornamento… eh, in questa
giornata piovosa non c’è molto altro da
fare… a parte studiare, ma la mia
voglia di studiare oggi sembra essere andata in vacanza… ad
ottobre -.-‘’
Va
be’, non sto a rompervi troppo : )
Qui
vi presento uno stralcio della routine dei ragazzi,
niente di particolare ma vorrei sapere che cosa ne pensiate ^^
Quindi
sono molto gradite le recensioni : ) scrivere due
parole non vi farà cadere le dita ^^.
Bene,
vi lascio…
Alla
prossima, bacioni,
M.
PUFFOLA_LILY:
carissima!!! Eh anche io sono sempre piena di impegni, non ti
preoccupare : )
coooomunque, sembra che tu ti sia già fatta qualche
idea… mah, posso solo dirti
che… io sa già tutto ^^ ehehehehe ^^ e vedrai,
vedrai quante belle sorprese ti
riserverò : ) *risata malefica*.
Be’, tu
continua a seguirmi e scoprirai tutto. Un bacio, M.
FEDE15498:
sembra che l’idea di James gaio piaccia a tutti ^^.
Ehehe… be’, si vedrà. Se continuerai
a seguirmi ti verrà rivelato tutto.
E non ti preoccupare, anche io mi dimentico sempre metà
delle cose che devo
fare…
Un bacione, M.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo cinque - Children ***
“…perchè
ci impegniamo tanto con l'amore
se poi alla fine non
dura mai”.
(Mine,
T. Swift)
Non
appena un gufo becchettò rumorosamente contro la
finestra della cucina, Sam si alzò da tavola e
andò ad aprire.
“Tesoro,
è una lettera da Hogwarts. È il gufo di
Alex e Jamie!” esclamò la donna in direzione del
marito, ma senza voltarsi.
Liberò il volatile del piccolo rotolo di pergamena e questi
volò subito dentro,
andando ad appoggiarsi sul tavolo, in mezzo alla colazione, dove Sirius
gli
diede qualche briciola di pane e gli arruffò le penne color
corteccia.
“L’ha
scritta Alex e come al solito non si è
sprecata” aggiunse ancora Sam, tornando a sedersi davanti al
marito.
“Ah
be’, lo sai com’è nostra
figlia”. Le rispose
l’uomo con un sorriso dolce.
La
moglie lesse ad alta voce le poche parole messe
in croce che la figlia aveva mandato loro, in una scrittura anche
piuttosto
frettolosa.
Ciao
mamma, ciao papà,
qui tutto bene, io e James stiamo bene. Le lezioni sono noiose come
sempre e
anche tutto il resto è noioso.
Statemi bene,
Alex.
P.S.
James vi saluta.
Sirius
ridacchiò. “Be’, è gentile
comunque”.
“Mi
chiedo però perché non ce l’abbia
mandata James,
la lettera” fece Sam aggrottando le sopracciglia.
Infatti di solito era sempre il figlio a scrivere ai genitori,
allegando i
saluti della sorella e lui almeno raccontava qualche particolare o
dettaglio in
più, riempiendo al minimo una pagina intera di pergamena.
Raramente Alex scriveva loro e non perché non gliene
importasse niente, ma
semplicemente perché si dimenticava o non ne aveva voglia.
“Sarà
stato impegnato a combinare qualche guaio”
cercò di tranquillizzarla il marito, gli occhi che gli
brillavano nel provare
ad immaginarsi gli scherzi che si inventava il figlio, traendo spunto
da quelli
che faceva lui quando aveva la sua età.
Sam,
però, gli lanciò un’occhiataccia
malevola.
“Guarda che il nostro James non è come te, sempre
a combinare casini e a far
incazzare i professori”.
“E
lasciami sognare un po’!” protestò
l’altro,
facendo sbuffare la moglie.
“Dovresti
essere contento che tuo figlio rispetti le
regole e non sia un ribelle” gli fece notare lei, alzandosi
di nuovo per
prendersi altro caffè.
“Be’,
un po’ di ribellione fa bene. E poi nemmeno tu
eri una santa”.
“No,
ma io almeno il buonsenso l’ho ritrovato”.
Sirius
divorò l’ultimo pezzo di pane tostato e
decise di non rispondere; non gli andava di litigare con Sam anche se
poi i
loro litigi finivano sempre col risolversi a letto. Anche se per
quello, non
avevano per forza bisogno di bisticciare.
“Va
be’. Le rispondi tu? Io devo andare al lavoro”
concluse infine, alzandosi pigramente dalla sedia.
“D’accordo”.
L’uomo
si rassettò un attimo i vestiti e si legò i
capelli in un piccolo codino. Erano diventati leggermente brizzolati ma
comunque avevano mantenuto il loro colore scuro e la loro morbidezza.
Nonostante avesse superato la quarantina, Sirius rimaneva sempre un
bell’uomo,
faceva ancora sospirare qualche donna che lo incrociava e pure alcune
colleghe
più giovani.
Andò
all’attaccapanni dietro la porta d’ingresso a
prendere la giacca e poi ritornò a dare un bacio alla
moglie.
“Stai
attento, mi raccomando” lo avvisò lei,
sistemandogli il colletto.
Sirius
le sorrise teneramente e le spostò una ciocca
dei capelli lunghi dietro l’orecchio.
Infine, imboccò la porta d’uscita, mentre Sam lo
seguiva con lo sguardo.
Era
stata fortunata ad aver trovato un uomo come
Sirius. Tanti anni fa non lo avrebbe mai detto, ma era veramente un
uomo
fantastico. Sempre gentile, sempre fedele, era un bravo padre e cercava
di non
far mai mancare niente ai loro figli, la trattava sempre con dolcezza
anche
quando lei aveva le sue crisi isteriche dovute alle mestruazioni, le
ripeteva
spesso che era bella anche se aveva delle profonde occhiaie o i capelli
spettinati.
Ma,
d’altronde, pure lei si era conservata bene
nonostante fossero passati parecchi anni.
E,
soprattutto, il loro amore era ancora forte,
proprio come lo era anni fa. Anzi, col tempo si era rafforzato ancora
di più.
Harry
sbuffò pesantemente quando notò quante altre
scartoffie aveva ancora da compilare.
Aveva fatto parecchi turni di notte in quelle settimane e quasi sempre
era
dovuto andare in spedizione, anche ad arrestare dei semplici ladruncoli
o dei
vandali. Il
risultato era che era
rimasto parecchio indietro con le carte.
Ogni
Auror, quando andava in missione, doveva sempre
compilare dei fogli scrivendo dove era andato, a che ora, chi ha
denunciato il
crimine, chi l’aveva commesso e cose del genere. Anche se si
trattava di cose
banali.
Per
parecchie volte non li aveva compilati così, ora
che aveva un momento libero, si trovava costretto a farlo. Erano cose
noiosissime, si trattava di semplice burocrazia, ma il capo degli Auror
lo
esigeva e a loro toccava farlo se non volevano beccarsi una strigliata.
Controllò
l’orologio constatando che erano soltanto
le dieci di mattina e allungò le gambe sotto al tavolo per
stiracchiarsi un
po’. Nel frattempo, lanciò un’occhiata a
Ron che se ne stava seduto alla
scrivania di fronte alla sua.
Il rosso, stravaccato sulla sedia, aveva appoggiato la testa allo
schienale e
tentava di far stare una matita in equilibrio sulla propria fronte.
Harry
ridacchiò.
“Stai
cercando di sviluppare qualche potere mentale
o stai imitando tuo figlio?” gli chiese divertito.
“E’
che mi annoio”. Sospirò l’altro.
“Non ho niente
da fare”.
“Perché
non mi aiuti a riempire queste carte?” gli
propose, allora, l’amico.
Ron
guardò un attimo quello che stava facendo
l’altro e rabbrividì vedendo quel plico di carte
che stringeva tra le mani.
“Preferisco
rimanere qui a fissare il soffitto”.
Harry
non gli rispose. Si alzò dalla sedia per
andare ad aprire la finestra e lasciare che un po’
d’aria fresca entrasse nella
stanza. Poi si guardò un attimo attorno. Erano in sette in
quell’ufficio ma,
grazie ad un incantesimo allargante, riuscivano a starci bene tutti
quanti,
ciascuno con la propria scrivania.
In quel momento, però, non c’era nessuno, a parte
lui e Ron.
Lanciò un’occhiata a quella disordinata e piena di
oggetti di Wilkins, a quella
pulita e ordinata di Peterson e a
quella
tutta colorata di Robbins.
Gli
venne da sorridere guardando quest’ultima. Mark
Robbins, non appena aveva visto la scrivania di quercia scura che gli
era stata
data, aveva storto il naso dicendo che era troppo cupa e triste per i
suoi
gusti.
Così,
con un colpo di bacchetta l’aveva colorata
tutta di azzurro e ci aveva disegnato strani ghirigori e scarabocchi
intrecciati che diceva essere dei simboli onirici di alcune leggende o
cose del
genere.
Gli Auror più anziani l’avevano preso in giro di
brutto per questo, lo vedevano
come uno stupido ragazzino che aveva voglia di giocare a fare
l’eroe
combattendo i malvagi, credendo di essere qualche strano personaggio di
un
libro di fantascienza.
Ma alla fine si erano dovuti ricredere: nonostante la sua
età, Mark aveva
dimostrato di essere un grande combattente e soprattutto leale e
coraggioso.
Harry era andato spesso in missione con lui e doveva ammettere che
andavano
piuttosto d’accordo.
In poco tempo era riuscito a guadagnarsi il rispetto di tutti e avevano
smesso
di prenderlo in giro. Non che lui si fosse mai lamentato per questo,
sapeva
rispondere a tono. Era uno che non si lasciava piegare da niente. Era
sempre
allegro e ottimista.
Ora, però, girava voce che fosse gay perché
qualcuno l’aveva visto in giro in
atteggiamenti molto intimi con un ragazzo.
Personalmente
ad Harry non importava nulla e nemmeno
alla maggioranza dei loro colleghi.
“Ehi,
stasera per caso sei libero?” gli chiese ad un
tratto Ron, distraendolo dai suoi pensieri.
“No,
devo stare a casa con Ginny e aiutarla con i
bambini, soprattutto col piccolo James. Lei non riesce a stare dietro
sia a lui
che ad Albus”.
“Capito.
Be’, peccato, volevo uscire un po’, sai,
come ai vecchi tempi”.
Harry
gli sorrise dispiaciuto. “Però anche tu
dovresti stare con Hermione. Anche voi avete avuto un bambino da
poco”.
I
due amici, infatti, avevano avuto un figlio nello
stesso anno, la figlia di Ron ed Hermione, però, era nata
qualche mese prima
rispetto al secondo genito di Harry e Ginny.
Nessuno si sarebbe dimenticato la faccia di Ron quando si era ritrovato
quella
piccola creaturina fra le braccia, era diventato tutto rosso,
più dei suoi
capelli. Ma stravedeva per lei, era il suo tesoro,
com’è giusto che ogni figlia
lo sia per il proprio padre.
“E’
che Hermione è
diventata ancora più isterica da quando abbiamo avuto
Rosie”. Si lamentò il
ragazzo.
MILLY’S
SPACE
Quanto
ci ho messo ad aggiornare questa storia?? Lo so,
non ditemelo… non ci sono punizioni degne per me. E il bello
è che ce l’avevo
anche pronto.
Va be’, dai, meglio tardi che mai ^^
Così,
eccomi qua, dopo qualche disastroso giro in
macchina (non ho investito nessuno per fortuna), tutta per voi ^^ che
ne dite
di questo capitolo? Non succede granché, ma volevo inserire
anche qualche scena
dei nostri vecchi eroi.
Vi
specifico solo alcune piccole note: non ho idea se gli
Auror debbano compilare qualche carta dopo ogni missione, quindi questa
è una
mia invenzione, così come gli Auror che vengono citati, sono
personaggi che
appartengono a me e non è detto che rimangano solo delle
comparse, almeno non
tutti ^^.
Detto
questo vi saluto ma voi lasciatemi qualche
recensione, anche per minacciarmi di morte per questo prolungato
ritardo oppure
per dirmi che la storia vi fa schifo, non c’è
problema ^^
E
non dimenticatevi di fare una visitina nella mia pagina
facebook
(http://www.facebook.com/),
dove
spero di riuscire a mettere presto delle foto dei personaggi.
Un
bacione,
M.
PUFFOLA_LILY:
ehi, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto : ) per
quanto
riguarda Alex, be’, scoprirai presto che è una
ragazza un po’ particolare, ha
delle idee sulla vita tutte sue. E anche sull’amore ^^ Un
bacione, Milly.
FEDE15498:
eh, neanche qui succede niente di eclatante, ma diciamo che questa
storia non è
incentrata su guerre o cose simili. O meglio, di guerre ce ne saranno,
ma di
tutt’altro tipo. Sì, James e Nico sono Otaku,
diciamo che i miei amici mi
stanno influenzando parecchio e inserisco manga ovunque, anche se a me
non
piacciono ^^ Alex è una ragazza un po’
particolare, lo vedrai e Hagrid, è
Hagrid, lo adoro anche io ^^ Spero di risentirti, un bacione. Milly.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo sei - Big trouble ***
NOTA
DI INIZIO CAPITOLO: attenzione, questo capitolo è
leggermente pornografico XD
“Dentro
qualche cosa urla e canta:
è ancora calda, nella mutanda!”
(10 piegamenti, T.Ferro)
I
Grifondoro rientrarono dal campo di Quidditch
stanchi e sudati.
Avevano appena affrontato un altro estenuante allenamento e
desideravano
soltanto buttarsi su un letto e farsi una bella dormita.
Il loro capitano li faceva allenare fino allo sfinimento, con vento,
pioggia o
neve, non importava. Almeno la prossima vittoria sembrava assicurata.
James
si buttò su una panchina, con indosso solo i
boxer, e chiuse un attimo gli occhi appoggiando la testa sul muro
dietro.
Ma chi glielo aveva fatto fare di entrare nella squadra?
Ah, giusto, suo padre. Gli occhi gli brillavano sempre quando diceva
che gli
sarebbe piaciuto veder giocare almeno uno dei suoi figli e lui non
voleva
dargli questa delusione. Così l’anno scorso aveva
deciso di provarci e
l’avevano fatto entrare nella squadra.
E poi non se la cavava male, soltanto che gli veniva una scaga tremenda
ogni
volta che vedeva un bolide venirgli incontro. Ma almeno
si era fatto un po’ di muscoli
lanciando la pluffa.
I
suoi compagni di squadra stavano facendo un
chiasso terribile, così decise di cambiarsi anche lui; non era una buona idea
addormentarsi lì.
Quando,
però, riaprì gli occhi per poco non gli
venne un colpo. I suoi compagni di squadra erano quasi tutti nudi, nudi
nel
vero senso della parola, così come mamma li aveva fatti.
Essendo tutti maschi
di certo non si preoccupavano di nascondere le loro parti intime e
nemmeno
James si vergognava di queste cose o si preoccupava della pudicizia, da
piccolo
con sua sorella stava anche nudo e lo faceva liberamente anche adesso,
però…
però, c’è qualcosa che non andava nelle
sue parti basse, sentiva qualcosa
premere contro i suoi boxer e non era un buon segno.
Abbassò lo sguardo vedendo ciò che sospettava: un
rigonfiamento lì dove in quel
momento non ci doveva essere.
Si
voltò in direzione del muro e cominciò a
rivestirsi in fretta e furia, prima che i suoi amici notassero
qualcosa. Indossò
i jeans e la felpa, cercando di abbassarla il più possibile.
Ma stava
diventando sempre più fastidioso.
Afferrò la sua borsa e si diresse alla porta.
“James!”
lo chiamò qualcuno da dietro, ma lui era
già troppo lontano.
Era
arrivato nel suo dormitorio praticamente di
corsa.
Per fortuna che la stanza era vuota.
Si spogliò in fretta e si infilò nella doccia,
chiudendo le tendine. Lasciò
scorrere l’acqua regolandola un po’ e
aspettò di essere completamente bagnato. Poi
se lo prese in mano e cominciò a masturbarsi, senza riuscire
a togliersi dalla
testa l’immagine dei corpi nudi dei suoi compagni di squadra.
Ma
che gli stava succedendo?
Che diamine gli stava succedendo?
Alcune
lacrime cominciarono a scendergli lungo le
guance, mischiandosi all’acqua della doccia. Quando
finalmente venne, si pulì
la mano e continuò a lavarsi.
Prima di uscire dalla doccia, una volta finito, si asciugò
le lacrime e cercò
di calmarsi, di scordarsi quello che era appena successo.
Ritornò
nella stanza ancora con i capelli bagnati,
ma proprio in quel momento arrivò anche Nico, probabilmente
di ritorno dagli
spogliatoi.
“Ehi,
James. Sei scappato prima. Ti avevo chiamato,
ma…”, cominciò l’amico,
poggiando la sua borsa sul letto.
“Ah
sì? Scusa, è solo che… dovevo fare una
cosa”.
“Ma
stai bene?” gli chiese Nico, accorgendosi che
l’altro
non lo stava guardando e che aveva le guance un po’ arrossate.
“Sì,
sì, sto bene… sono solo un po’
stanco”.
“Già,
gli allenamenti sono duri, però ne vale la
pena. Il Quidditch è uno sport magnifico”.
“Sì,
è vero”. James non si accorgeva nemmeno di
quello che stava dicendo. Si era vestito, aveva messo a posto la roba
da
Quidditch, aveva sistemato il letto e tutto pur di non guardare
l’amico.
Nico nel frattempo si era buttato sul letto e aveva iniziato a leggere
un
manga.
Vicoire
si trovava nell’aula di Erbologia ad
annaffiare alcune piante. Si trattava di un tipo particolare di fiore
che cresceva
solo se riceveva tanta acqua e poteva diventare alto anche alcuni
metri. Per ora
era spuntato fuori solo un corto stelo verde con alcune foglie e il
professor
Paciock, di Erbologia, aveva affidato ai suoi studenti del terzo anno
il
compito di annaffiarlo tutti i giorni, a turni.
Quel giorno toccava alla giovane Weasley. La grifoncina non era una
gran
appassionata di Erbologia, però svolgeva i suoi compiti
cercando di fare del
suo meglio e l’insegnante aveva detto che quel compito
avrebbe pesato sul loro
voto finale.
“Ciao,
Vicky!” la salutò qualcuno dalla porta. La ragazza si
voltò incontrando gli occhi
castani e il sorriso dolce di Ted. Indossava ancora la divisa
scolastica,
nonostante le lezioni fossero già finite, e quel giorno
aveva i capelli di un
bel blu cobalto.
“Ciao,
Ted!” ricambiò lei, facendo ondeggiare la sua
lunga chioma bionda. Continuò però ad annaffiare
le piante, con molta calma. Il
ragazzo la raggiunse e si sedette sul tavolo dietro di lei.
“Il
professor Paciock vi fa lavorare parecchio?”
“Abbastanza,
però si vede che la sua professione gli
piace”.
“E
tu, hai mai pensato che cosa fare da grande?” le
chiese il ragazzo.
“E’
ancora presto per pensarci e comunque non ne ho
la minima idea. E tu?”
“Mi
piacerebbe curare gli animali”.
“Sì,
secondo me saresti bravo. E poi ti piacciono”. La
ragazza mise giù l’annaffiatoio e si
asciugò le mani sui pantaloni. “Bene, ora
possiamo andare”, concluse.
Ted
scese dal tavolo e porse un braccio all’amica
come un vero cavaliere. Lei infilò sotto il proprio e
insieme si diressero
verso il corridoio.
Alex
aveva abbandonato la biblioteca da qualche
minuto ma teneva ancora alcuni libri sottobraccio. Non sapeva proprio
come
avrebbe superato i G.U.F.O quell’anno, la sua voglia di
studiare era pari a
zero, per non dire di meno.
Andò
in cortile, sperando di rilassarsi un po’ nell’aria
fresca. Novembre era alle porte ma non faceva ancora particolarmente
freddo. Le
foglie, comunque, avevano già iniziato a tingersi di rosso e
giallo e a
staccarsi degli alberi finendo per terra dove, sotto i piedi di qualche
passante, venivano schiacciate o alle volte raccolte.
“Alex!”
la chiamò qualcuno. La ragazza si voltò
verso la voce e subito vide Caleb che le correva incontro. Lei rimase
ferma lì,
ma emise un sospiro di frustrazione. Non aveva molta voglia di parlare
in quel
momento.
“Ciao, tesoro”, la salutò il ragazzo
quando l’ebbe raggiunta.
“Ciao”,
ricambiò lei di malavoglia, alzando gli
occhi al cielo. Detestava quando la chiamavano tesoro
e glielo aveva ripetuto mille volte. Certe volte i ragazzi
erano così sordi. O forse cocciuti.
“Come
stai?” le chiese lui.
“Bene,
tu?”
“Tutto
bene”.
Alex
lo guardò intimandogli con lo sguardo di dire
quello che voleva, ma lui se ne rimase semplicemente zitto. Anzi, le
spostò una
ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.
“Che
cosa ti serve, Caleb?” gli chiese lei allora.
“Niente”,
rispose lui scrollando le spalle. “Volevo
solo salutarti. È vietato?”
“Non
ho voglia di fare sesso adesso se è questo che
vuoi”.
“Infatti
non era questo che volevo”.
“Ah
no?”
“Possibile
che tu pensi sempre al sesso?” si
spazientì il ragazzo.
“Guarda
che sei tu quello che ci pensi”.
“Be’,
in questo momento non ci stavo proprio
pensando”.
“Sicuro?”
“Ok,
forse un po’”, ammise infine Caleb.
“Comunque
non era mia intenzione chiederti di farlo. Ho mille altre ragazze, non
solo te”.
“Bene,
allora vai da loro. Non ho voglia di parlare
con te ora”.
“Ma
perché sei sempre così acida? E va bene,
ciao”. Non
le lasciò il tempo di dire niente che corse via, di nuovo
dentro al castello.
Alex
proseguì per la sua strada chiedendosi se fosse
stata un po’ scorbutica con Caleb. Scosse la testa e decise
di lasciar perdere.
Ma che le fregava, dopotutto non erano amici, solo compagni di letto.
Poteva
trattarlo come voleva.
Sally
prese il libro che le serviva da uno scaffale
e tornò a sedersi al suo tavolo. La biblioteca non era molto
affollata
quel giorno e
Madame Pince non doveva
intimare ogni due minuti a qualcuno di fare silenzio.
Lanciò
un’occhiata agli altri tavoli. Tutti gli
altri erano seduti in gruppetti, chi studiando in silenzio scambiandosi
qualche
chiacchiera ogni tanto e chi aiutandosi a vicenda nel fare i compiti.
Lei era l’unica
seduta sola soletta.
Studiava meglio da sola, si diceva, così nessuno la poteva
distrarre. Però ogni
tanto un po’ di compagnia le sarebbe piaciuta. Ma sembrava
che nessuno volesse
stare con lei, nemmeno le sue compagne di stanza. Be’, le sue
compagne di
stanza in ogni caso erano antipatiche, nemmeno lei le voleva
frequentare. Per quanto
riguardava gli altri studenti di Hogwarts non li conosceva
granché, sebbene
fosse lì da quasi cinque anni ormai. C’erano i
suoi cugini, Alex e James, però,
ma Alex era troppo scorbutica e di poche parole, di sicuro non una
buona
compagnia con cui passare del tempo e con James… con James
era strano. Le
piaceva stare con lui, anche semplicemente per fare i compiti,
però non avevano
molte cose di cui parlare non avendo quasi niente in comune. E poi lui
se ne
stava quasi sempre con Nico a parlare dei manga. Una volta lei ci aveva
anche
provato a leggerne uno, ma veramente, non riusciva nemmeno a capire da
che
parte leggerlo.
Il che le dispiaceva.
E poi c’erano Ted e Vicky. Ma Vicky le stava antipatica,
anche se la povera
ragazzina non le aveva fatto niente. Era così, a pelle.
Sarà per colpa di quel
suo visino di porcellana, per quegli occhi azzurri come il ghiaccio e i
capelli
lisci e biondi, quasi dorati. A soli tredici anni poteva dire di essere
la più
bella della scuola. Mentre Sally, accanto a lei, si sentiva goffa e
impacciata.
La
ragazza sbuffò e provò a riconcentrarsi sul tema
di Trasfigurazione.
James
era salito fino alla Guferia e si era seduto
su uno scalino, vicino alla finestra. La stanza era vuota in quel
momento, be’,
fatta eccezione per i gufi.
Pensò di scrivere
una lettera ai
genitori, ma non aveva né carta né penna. Magari
a loro avrebbe potuto
raccontare quello che gli era successo quel giorno e che non riusciva a
scordarsi. Forse avrebbe saputo dirgli cosa gli stava succedendo.
Ma no, ma no! Cosa gli saltava in testa? Certo che non poteva dirlo ai
suoi. Non
voleva dirlo neanche a se stesso. Perché
un’ipotesi se l’era fatta, ma era
troppo terrificante per accettarla.
Si
passò una mano sul viso e cercò di pensare a
qualcos’altro. Forse se si distraeva in qualche modo tutta
quella brutta storia
se ne sarebbe andata dalla sua mente.
MILLY’S
SPACE
Salve
gente!
Ok, tiratemi pure i pomodori e tutti i broccoli che volete. Lo so, sono
enormemente in ritardo ma la scuola mi ha veramente portato via un
sacco di tempo
e sfibrata come non mai. Ma adesso che è finita finalmente
posso concentrarmi
sulle cose che mi piacciono.
E’ anche vergognoso che io mi presenti, dopo tanto tempo, con
un capitolo così corto
però questo è quello che la mia mente ha
partorito. In realtà, con questa
fanfic mi sono addentrata dentro un campo abbastanza ostico
perché non ci
saranno avventure, guerre o tutte quelle cose che abbiamo visto in
Harry
Potter, per cui sarà tutto un po’ più
tranquillo, ma non per questo
meno emozionante. Le vite dei
protagonisti non saranno certo prive di difficoltà e ho
già in mente un bel po’
di cosucce ^^.
Ma non vi anticipo niente.
Sulla
mia pagina Facebook
(https://www.facebook.com/MillysSpace)
entro
breve posterò le foto di James, Alex, Sally e Co per cui, se
volete vederle,
buttateci un’occhiata ogni tanto.
Grazie
dell’attenzione e buona serata a tutti,
Milly.
FEDE15498:
sì, credo che Hermione post parto non sia proprio
fantastica. Come ogni donna
dopotutto. Piaciuto questo capitolo? Che ne pensi? Fammi sapere. Baci.
PUFFOLA_LILY:
ammirarmi? Ma figurati, zia Row è molto più brava
di me u.u Anzi, il paragone
nemmeno esiste. Coooomunque… eccomi qua con questo capitolo,
in ritardo come
sempre ma meglio tardi che mai, no? Spero ti sia piaciuto. Un bacione.
P.S.
ho visto che stai seguendo la fic di Torchwood. Devo
dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, non me
l’aspettavo. Ma ti dirò
tutto quando l’avrò aggiornata, spero presto.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo sette - Noia ***
“If you’ve ever feel like
you’re nothing,
you are fuckin’ perfect to me”.
(Fuckin’ perfect, Pink)
Ok,
forse doveva mettersi a studiare seriamente,
questa volta. Di sicuro non le avrebbe fatto male. Ma proprio non le
andava di
alzarsi dal suo letto, era così caldo e comodo e lei non
desiderava altro che
sprofondarci dentro.
Ma che importava a lei dei libri? C’erano altre cose ben
più importanti. In
fondo, aveva quindici anni. Se non si godeva la vita adesso, quando
avrebbe
potuto farlo?
Sbuffò
frustrata. Certo, da un lato c’era la sua
parte ribelle, ma dall’altro c’era quella maledetta
e fastidiosa vocina della
coscienza che le doveva sempre rompere le palle nei momenti meno
opportuni.
Forse non sarebbe morta se avesse dato un’occhiata al libro
di Storia della
Magia.
Lo afferrò quasi violentemente dal comodino e lo
aprì alla pagina dell’ultimo
argomento che avevano affrontato. Ma quanto noiosa era quella materia?
E il
professor Ruf non la rendevo certo più emozionante.
Riuscì
a studiare solo per una ventina di minuti,
quando la porta della sua stanza si spalancò come colpita da
una detonazione.
Alex fece un mezzo salto sul letto, ma si rassicurò subito
nel vedere che era
solo la sua compagna di stanza Karen e non un terrorista venuto a
rapirla. A
quanto pare qualcuno doveva averla fatta innervosire, vista la
condizione dei
suoi capelli e l’espressione furiosa che le ornava il viso.
Mancava solo il
fumo dalle orecchie e la scena sarebbe stata perfetta.
La mora la osservò camminare avanti e indietro per la
stanza, mettere in ordine
le sue magliette sparsi sul letto e poi lanciarle contro il muro,
riprenderle
dal pavimento e rimetterle in ordine, buttare qualche oggetto alla
rinfusa nel
baule, sbatterlo violentemente e infine sedersi sul letto con le gambe
incrociate
e le mani sul volto.
“Ma
ti rendi conto?!” sbottò Karen. “Ha dato
della
puttana a me! Capisci? A me!”
Alex
si chiese se stesse parlando a lei o solo con
se stessa ma nel dubbio rimase zitta. Forse avrebbe dovuto chiedere
spiegazioni
e offrirsi per consolarla, ma a dire il vero non le importava un fico
secco di
chi avesse dato della puttana a Karen e di certo non le interessava
consolarla.
In ogni caso, non dovette pensarci troppo. La ragazza si
lanciò in una sequela
di improperi contro quello che doveva essere il suo ragazzo, o meglio,
ex
ragazzo, e raccontò l’accaduto che
l’aveva fatta imbestialire almeno cinque
volte, ogni volta aggiungendoci un dettaglio in più. Inutile
dire che Alex non
l’ascoltò nemmeno con mezzo orecchio. Si
limitò ad annuire e a sospirare quando
la situazione pareva richiederlo.
Ma almeno aveva una buona scusa per non studiare. Altrimenti le avrebbe
già
tirato una ciabatta per farla stare zitta.
Sally,
seduta comodamente sul letto del suo
dormitorio, leggeva il nuovo libro di Dickens che si era comprata
durante
l’ultima gita ad Hogsmeade. O almeno, ci provava, visto che
quelle oche delle
sue compagne di stanza non avevano intenzione di starsene un attimo
zitte e
continuavano a ridacchiare e a spettegolare su persone e argomenti che
lei non
conosceva.
E nel frattempo, si provavano i loro nuovissimi e costosissimi
vestitini pieni
di strass e luccicchini che sembravano usciti da una palla da
discoteca. Ma
forse la cosa che la sconvolgeva di più di quei vestiti era
l’aderenza, nonché
la lunghezza decisamente… ridotta.
Ma cosa avevano le ragazze della sua età? Troppi grilli per
la testa,
probabilmente. Si preoccupavano solo dell’aspetto fisico e
tralasciavano lo
studio. Ma forse era lei che non si sapeva rilassare e che prendeva
tutti gli
impegni troppo sul serio.
“Oh,
Sally!” esclamò Jessica, ammirandosi allo
specchio. Si rigirò un paio di volte su se stessa per
guardarsi da ogni
angolazione e passò le dita sul bordo del nuovo vestito
almeno dieci volte. Più
liscio di così non poteva essere. Ma quanto era attillato
poi? Lei non ci
sarebbe entrata neanche volendo. “Da quanto tempo sei
lì? Non ti avevo nemmeno
notata”.
Era
lì da prima che loro entrassero. Sally avrebbe
potuto dirle qualsiasi cosa ma rimase zitta, a fissare la siluette di
Jessica
senza in verità vederla.
“Ehi,
Jessy! Ti va di provare il mio nuovo
lucidalabbra?” si udì la voce di Annie dal bagno.
“Oh
sì! Fa’ vedere!” Jessica la raggiunse
immediatamente in bagno, sculettando sui tacchi.
Sally sospirò frustrata. Che razza di
compagne di stanza le erano capitate? Non capiva se c’era
qualcosa che non
andava in lei o in loro.
Inizialmente aveva provato a stringere amicizia, ma quelle
l’avevano trattata
fin da subito come se avesse la peste e così ci aveva
rinunciato. Meglio soli
che male accompagnati, no?
Annie
uscì dal bagno, anche lei avvolta nel suo
nuovo vestito rosso, e cominciò a piegare i vestiti che lei
e l’amica avevano
sparso dappertutto.
“Oh,
guarda!” esclamò ad un tratto, sollevando un
paio di pantaloni marroni decisamente fuori moda. “Questi li
indossavo anni fa
quando non ero così magra. Magari a te stanno bene,
Sally”, aggiunse,
lanciandoli alla rossa seduta sul letto. Sally se li ritrovò
sui piedi e rimase
a fissarli come fossero un oggetto strano. Non capiva se quello della
ragazza
era un tentativo per essere gentile oppure una celata presa in giro?
Certo, non era magra come loro, ma non era nemmeno grassa. O almeno lei
non
pensava di esserlo.
Ma
chi se ne importava? Perché dava ascolto a quelle
oche di Karen e Annie?
Lasciando
il libro e i pantaloni sul letto, si
diresse a passo spedito fuori dalla stanza senza salutare nessuno.
James
era annoiato quel giorno. Nico era sparito da
qualche parte, non aveva idea di dove fosse andato. E non
c’era nessun altro
con cui passare il tempo.
Così, se ne stava appoggiato al muro del corridoio del terzo
piano a osservare
la gente che passava. C’era parecchio via vai di studenti e
insegnanti che
cercavano qualcuno o chiacchieravano tra loro. Improvvisamente si
trovò davanti
un gruppetto di ragazze tra le quali riconobbe Sophie, una delle
ragazze più
popolari della scuola, dopo Stacey. Era il sogno della maggior parte
della
popolazione maschile di Hogwarts portarsela a letto o quantomeno
uscirci. Ma
lui non capiva che cosa ci trovassero in lei. Non era niente di che.
Certo,
aveva delle belle gambe lunghe, i capelli biondi e gli occhi verdi
ma… a lui
non diceva niente. Forse era per il suo atteggiamento che si era
guadagnata
tutta quella popolarità, per il suo essere sempre allegra e
civettuola. Ma non
gli dava l’idea di essere una molto simpatica.
Ma, dopotutto, lui non ci aveva mai parlato. Forse si sbagliava.
Si
staccò dal muro e si avviava ad andarsene da lì,
quando una voce lo fermò.
“Signor
Black!” si voltò verso la persona che lo
aveva chiamato, trovandosi di fronte la preside che si dirigeva verso
di lui in
tutta la sua imponente altezza. James deglutì ansioso. La
McGranitt gli metteva
sempre una strana ansia, benché fosse sempre gentile e
disponibile. “Che cosa
fa qui?”
“Ehm…
niente”, rispose il ragazzo guardandosi
attorno. “Stavo solo… riflettevo”.
“Oh,
spero allora che frutti qualcosa di utile”.
James
le sorrise cordiale e cercò di svignarsela, ma
quella a quanto pareva voleva assolutamente parlare con lui.
“Ha notizie dei
suoi genitori? Come stanno?”
Il
moro rimase un po’ perplesso. “Bene. Come al
solito”.
“Oh,
mi fa piacere. Vorrei avere più tempo per
venirli a trovare, ma questa scuola mi tiene così
impegnata”.
Certo,
essere imparentato con persone famose che
avevano combattuto una guerra magica comportava anche che tutti ti
conoscessero
e che ti facessero delle domande. Lui era conosciuto ad Hogwarts solo
per
questo e a volte gli dava fastidio. Anzi, spesso. Fortuna
però che la gente
dopo un po’ si era abituata a sentire il suo nome, ma
c’erano sempre quelli più
ostinati che ci provavano e ti sorridevano ogni volta che ti vedevano.
La
professoressa McGranitt non lo trattenne ancora a
lungo. Gli fece un altro paio di domande sulla famiglia, gli
raccomandò di
studiare per gli esami e poi lo lasciò andare.
Al che James fu più che felice.
“Ehi,
Vicky!” chiamò Teddy, trovando l’amica
seduta
sotto un albero del cortile più grande che circondava il
castello. “Questo
sabato si va ad Hogsmeade”.
“Già.
Non vedo l’ora”.
“Ti
va se… sì, insomma. Se andiamo insieme?”
A
quella richiesta, gli occhi azzurri della ragazza
si illuminarono subito. “Sì, mi
piacerebbe”,
“Voglio
farti vedere un posto”.
“Che
posto?”
“E’
una sorpresa. Ti piacerà”.
“Ne
sono sicura”.
Qualsiasi
posto le sarebbe piaciuto se ci andava con
Ted. Le piaceva la compagnia di quel ragazzo, era sempre
così gentile e
disponibile con lei. Be’, lo era con tutti, ma con lei
soprattutto. E poi era
così dolce e… aveva un bellissimo sorriso.
Il
ragazzo si sdraiò accanto a lei, rimanendo a
fissare le fronde verdi dell’albero che li copriva.
C’era una bel venticello
fresco quel giorno, così non faceva nemmeno tanto caldo. Il
sole illuminava la
giornata e si respirava un bel profumo di primavera.
Giornate così mettevano sempre Ted di buonumore, anche se il
polline ogni tanto
lo faceva starnutire.
Vicky
cominciò invece a raccogliere delle margherite
e a intrecciarle per fare una ghirlanda. Se veniva bene
l’avrebbe regalata
all’amico.
Quando
scese al piano terra, James si scontrò con la
cugina che andò a sbattergli addosso sovra pensiero.
“Oh,
Sally! Scusa!” esclamò il ragazzo sorpreso.
“Non ti avevo vista!”
Bene,
la seconda volta in una giornata. Non le
serviva il mantello dell’invisibilità di suo
fratello per non farsi notare.
“Non
ti preoccupare. Sono stata io a venirti
addosso”, rispose lei in tono gentile. Dopotutto con James
non riusciva mai a
prendersela e non era nel suo carattere arrabbiarsi per cose
così stupide.
“Dove stavi andando?”
“In
Sala Grande. Magari trovo Nico”.
“Oh…
non è che ti andrebbe”, Sally abbassò
lo
sguardo e si portò i capelli spettinati dietro
l’orecchio, leggermente in
imbarazzo. “Non è che ti andrebbe di fare
una… passeggiata… con me?”
Cercò di
osservare l’espressione del ragazzo con la coda
dell’occhio, temendo di aver
appena fatto una figuraccia.
“Ecco…
non ho molta voglia adesso. Magari un’altra
volta, eh”.
“Sì,
sì. Va bene”.
James
la salutò frettolosamente e poi scappò verso
la Sala Grande.
Non
importa, ha detto la prossima volta.
Si disse la ragazza.
Tuttavia non riusciva a togliersi di dosso quella spiacevole sensazione
che
sentiva, quella sensazione di essere appena stata rifiutata. Ma che le
importava? Era solo James, suo cugino. Gli aveva chiesto di venire a
fare una
passeggiata perché si annoiava e non c’era
nessun’altro con cui potesse farlo.
Le piaceva la sua compagnia, tutto qua…
MILLY’S
SPACE
Lo
so, è una vergogna che io mi presenti dopo tutto
questo tempo.
Cosa
posso dire in mia discolpa? Niente… il fatto è
che
per questa storia attualmente non ho molta ispirazione. Le idee ci sono
e mi
piacciono anche, ma… sapete com’è, a
volte non basta nemmeno quello. Poi la
scuola mi sta succhiando tutte le energie e ora come ora è
tutto un po’
difficile.
Ma
va be’, non voglio tediarvi coi miei discorsi.
Spero vi ricordiate ancora di questa storia.
Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma non prometto che non ce ne
saranno più
^^. Dopotutto le cose migliori si fanno sempre attendere.
Venitemi
a trovare anche sulla mia pagina facebook
(Milly’ Space) e se avete voglia date un’occhiata
anche alle mie altre storie.
Bacioni,
M.
POTTER_92:
ma
certo, ti sopporto molto volentieri ^^ comunque, rispondendo alla tua
domanda:
ho scritto vent’anni credo per arrotondare. Sam comunque
è stata in viaggio un
po’ più di dieci anni, adesso non mi ricordo
precisamente. Non mi sono mai
messa a fare i conti, anche perché odio la matematica e i
numeri ^^ spero che
questo dettaglio non ti scombussoli troppo le cose.. ahaha xD un
bacione e
perdona il ritardo. M
FEDE15498:
mi
sa che questa volta i broccoli me li tiri eccome ^^ ahaha, spero ti sia
piaciuto
questo capitolo e spero ti ricordi ancora di me. Lol XD un bacione. M.
PUFFOLA_LILY:
eh
già, la scuola è terribile
-.-‘’ purtroppo non c’è solo
quella a rompere. Mi dispiace
di non aver aggiornato prima, davvero, ma diciamo che questa storia
è un po’
ostica. Spero di risentirti. Un bacione. M.
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