Come d'incanto

di ShawnArms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio giorno perfetto ***
Capitolo 2: *** Desideri e anelli ***
Capitolo 3: *** Believe ***
Capitolo 4: *** Voglie ***
Capitolo 5: *** Sospetti ***
Capitolo 6: *** Ooops? ***
Capitolo 7: *** The courage of women ***
Capitolo 8: *** Le sembianze delle apparenze ***
Capitolo 9: *** Il matrimonio del mio migliore amico ***
Capitolo 10: *** Gli asini volano ***
Capitolo 11: *** Missione "Fare il genitore" ***
Capitolo 12: *** Getting Caught ***



Capitolo 1
*** Il mio giorno perfetto ***


La ragazza con i capelli castani era raggomitolata sotto le coperte, ancora troppo intontita per uscire dal letto.

Sua madre, la stava chiamando a squarciagola da cinque minuti e cominciava a spazientirsi. Dopo un po' il padre tuonò dal soggiorno:

-TESORO ... ALZATI IMMEDIATAMENTE O TI ALZO IO!

Hermione non poté più ignorare i suoi genitori, così, di malavoglia si alzò con gli occhi impastati, cercò con le dita le ciabatte e se le infilò. Volendo evitare di sbattere contro il muro, allargò le braccia e si diresse con passo incerto verso lo specchio.

Ci mise un po' a mettere a fuoco ma, quando lo fece, una smorfia inorridita le uscì naturale: aveva il segno del cuscino sulla guancia, gli occhi impastati e i capelli in uno stato alquanto poco dignitoso.

Sbuffando sonoramente, raggiunse la porta e la aprì di scatto: un dolce profumo di colazione le solleticò il naso invogliandola a scendere.

La signora Granger era in cucina e, per non sporcarsi, teneva i capelli color miele raccolti da una bandana rossa. Stava facendo le frittelle sciroppate, il piatto preferito di Hermione.

Mrs. Granger indossava un leggero abito scozzese e un grembiule di cotone pieno di macchie di cioccolato, sugo e succo. Anche se si era appena alzata, si era già truccata con gusto: un filo d'ombretto, un po' di eye-liner e un leggero tocco di fard.

Quando Hermione entrò nella piccola cucina, sua madre, lasciò la padella sul fuoco e le andò in contro. L'alito le profumava di caffè e biscotti.

-Agitata?-

-Emh ... un pelino...- mormorò la ragazza con un sorriso.

Mrs. Granger le stampò un buffetto sulla fronte, come faceva da quando la figlia era bambina. Tornò poi ai fornelli, tolse la padella dal fuoco e rovesciò le frittelle su un piatto.

Dopo aver divorato la colazione, Hermione andò nell'accogliente salotto per dare il buon giorno al padre.

Questo stava leggendo il giornale e, come al solito, gli occhiali che in teoria avrebbe dovuto portare giacevano abbandonati sul tavolino.

Il signor Granger aveva gli stessi capelli della figlia, riccioluti e castani. Aveva occhi dalle iridi blu elettrico che però la figlia non aveva ereditato.

Un suo segno distintivo erano i sottili baffetti che teneva rigorosamente in ordine da quando era ragazzo.

Poggiata sul tavolino di vetro vicino alla lampada di ottone che illuminava il soggiorno, c'era una fotografia abbastanza recente che ritraeva Hermione insieme al suo ragazzo. Lui la faceva volteggiare tenendola tra le braccia, i capelli di lei raccolti in una morbida coda.

Mr. Granger posò il giornale e gli occhiali. Si alzo e abbracciò la figlia.

- Sei ancora in tempo per tirarti indietro. - mormorò speranzoso.

- Neanche sotto tortura.

- Hermione tesoro, è meglio che cominci a preparati. La macchina sarà qui tra poco. - annunciò sua madre dalla cucina.

Agitata Hermione, si fiondò in camera sua. Dalla foga, rischiò di calpestare Grattastinchi che si era accoccolato davanti alla porta della camera della padrona.

Con mani tremanti aprì la serratura dell'armadio bianco vicino alla sua scrivania. Le giunture cigolarono quando la ragazza fece scorrere le ante che da due mesi la separavano dall'oggetto dei suoi sogni.

Un abito bianco spiccava in mezzo agli indumenti babbani.

***

- Dove cavolo hai messo l'abito? - urlò il ragazzo con i capelli neri alla sua migliore amica.

- Stai tranquillo è qui ... - sbottò lei irritata.

- Ti puoi girare per favore?

Ginny si voltò aspettando che l'altro s'infilasse l'abito da cerimonia. Quel giorno Harry era davvero intrattabile.

Aveva urlato per un'ora a causa del minuscolo foro che aveva trovato sul collo della sua camicia bianca, solo Ron era riuscito a calmarlo urlando più forte di lui.

- PER LE MUTANDE DI MERLINO, USA UN INCANTESIMO! SEI UN MAGO O NO?- urlò esasperato.

Quella sua reazione ammutolì Harry all'istante.

- Ecco sono pronto

- Wow Harry ... stai benissimo - la ragazza abbassò lo sguardo: ci sarebbe dovuta essere lei all'altare, naturalmente era felicissima per Hermione, ma ...

In quel momento Molly Weasley entrò nella camera di Ginny per annunciare che era ora di andare.

Quando Harry mise il piede sull'ultimo gradino, fu accolto da uno scrosciante applauso. L'intera famiglia Weasley, pigiata nel piccolo salotto, si era radunata per fare una sorpresa a Harry.

- Silenzio per favore!- esclamò il sempre più stempiato signor Weasley. Tutti nella sala ammutolirono

- Harry, oggi è per te un giorno molto speciale. Sono sicuro che se i tuoi genitori fossero qui, sarebbero veramente fieri di te.

Una lacrima solcò il viso della signora Weasley.

- È quindi un immenso piacere annunciarti che il numero dodici di Grimmauld Place è stato predisposto per accogliere i novelli sposi.

Harry abbracciò il signor Weasley e rise, immaginando il ritratto della signora Black totalmente rimesso a nuovo.

***

Hermione, che era già sul luogo della cerimonia, corse a vedere il camerino che le avevano riservato: era grande e luminoso, con le pareti dipinte di bianco.

La cerimonia avrebbe avuto luogo all'ombra delle lunghe fronde di un salice piangente, il ricevimento invece si sarebbe poi svolto in una cascina poco distante.

In cuor suo, la ragazza sperò che dopo mesi di estenuanti preparativi, tutto andasse per il meglio.

Sulla scelta dell'abbigliamento per gli invitati c'erano state parecchie discussioni accese.

- No, no, no! Non permetterò che al mio matrimonio magico ci si siano presone vestite in abiti babbani. - Harry stava spasmodicamente stringendo un panino nella mano.

- Santo cielo! Ma che t'importa? Se non sbaglio anche tu sei mezzo babbano e quindi, a rigor di logica, mi pare giusto che tutti si vestano come ogni babbano con un poco di sale in zucca si presenterebbe a un matrimonio!

Dopo qualche altra battuta, la ragazza aveva finalmente zittito il fidanzato, il quale però aspettava il momento giusto per vendicarsi.

Mentre aspettava l'arrivo della parrucchiera, andò a rimirare ancora una volta il suo abito:

Madama McClan le aveva cucito uno splendido abito in stile impero. Il vestito le ricadeva morbido sui fianchi, per poi restringersi sotto il seno. La ragazza aveva optato per un modello senza spalline, cosicché potesse lasciare sciolti i capelli.

L'unica cosa che si era concessa era un cerchietto di brillantini, che aveva l'importantissimo scopo di tenerle indietro i ciuffi.

Il trucco era semplice e raffinato: un ombretto antracite le risaltava gli occhi e un delicato rossetto color pesca.

Quando alla fine sua madre la vide non poté far altro che scoppiare a piangere.

- Oh Hermione, sei davvero bellissima

- Ti prego ma', non farmi piangere. Mi si scoglie il mascara- sussurrò lei con un sorriso.

Il signor Granger, con indosso un elegante completo celeste, la condusse fuori. Si sentiva il profumo dei fiori portati dal vento.

Quando la ragazza giunse ai piedi del salice un sorriso le illuminò il volto: era tutto perfetto, il palchetto circondato da tende bianche, le rose bianche che diffondevano il loro inebriante profumo e sì, perfino un agitato ragazzo dai capelli scuri e scompigliati.

Gli invitati si alzarono in piedi mentre una musica, la cui provenienza si rivelò poi Fanny, cominciava a intonare dolci note.

Hermione avanzò lungo la navata. Molti visi familiari le sorridevano: la famiglia Weasley, sua madre, molte sue amiche, la professoressa McGranitt ...

Raggiunse Harry vicino all'altare e non poté far a meno di notare l'emozionato viso rosso di Ron e Ginny, radiosa, in mano il cuscinetto delle fedi. Suo padre la consegnò a Harry, che le rivolse un timido sorriso. I suoi occhi invece, brillavano.

Il prete fece sedere gli invitati, richiamò il silenzio e iniziò la funzione.

-Vuoi tu Harry James Potter, prendere Hermione Jean Granger come tua legittima sposa?

-Lo voglio. - le infilò la fede

Hermione sorrise.

- E vuoi tu Hermione Jean Granger prendere Harry James Potter come tuo sposo?

- Lo voglio. - lei ripeté il gesto.

- Vi dichiaro ufficialmente marito e moglie. Signor Potter, può baciare la sposa.

Harry strinse la ragazza, la guardò negli occhi castani e poi si cambiarono un lungo bacio, che sembrò protrarsi per secoli. Hermione,stretta nell'abbraccio del marito, pensò:

-Questo sì che è un giorno perfetto!

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Capitolo 2
*** Desideri e anelli ***


L’euforia che genera il matrimonio può condurre a fare mosse avventate. Ronald Weasley, ovviamente, ne stava per provare le conseguenze.

Dalla fine della scuola Ron e Luna Lovegood erano diventati sempre più amici. La bionda trovava divertente il modo di fare del rosso e la sua naturale mancanza di tatto. Lui invece era stato ammaliato dalla facilità con cui lei incantava gli sconosciuti, raccontando di animali di cui nessuno avesse mai provato l’esistenza.

Quando uscivano insieme, molte persone li guardavano male. Luna era solita mettersi ai lobi bizzarri orecchini, fatti di altrettanti strani oggetti. I suoi preferiti erano formati da lamine d’oro intrecciate da cui pendevano foglie d’ulivo fresche.

Nell’insieme però era molto carina. Gli sgargianti vestiti che indossava erano di ottima fattura. Molly Weasley, che gliene aveva fabbricati molti, le faceva spesso i complimenti.

La donna all’inizio non aveva approvato la loro stretta amicizia, ma poi vedendo come la ragazza riuscisse a far sembrare il figlio minore meno imbranato si era arresa all’evidenza: quei due erano fatti l’uno per l’altra.

Ron era tutto il giorno che vagava per Diagon Alley. Era agitato e svariate goccioline di sudore gli scendevano lungo il viso macchiato di lentiggini. Era pronto? Cosa gli avrebbe risposto?

Erano le cinque del pomeriggio e alle sette aveva un appuntamento con Luna. Anche se il sole stava calando velocemente picchiava ancora inesorabile sulla schiena del giovane.

Poca gente passeggiava davanti alle vetrine, alcune coppie e un paio di famiglie con bambini piccoli. Lentamente, la strada acciottolata che terminava davanti alla Gringott, si stava tingendo di arancione.

La maglietta di Ron era tutta sudata e mandava un tanfo incredibile. Come se tutto ciò non fosse già abbastanza, un rumoroso languore, ricordò al ragazzo che, l’unica cosa che aveva mangiato, era stato un “microscopico” panino di sua madre.

Miseriaccia, dov’è quello stupido negozio?

Il rosso guardò l’orologio ammaccato che aveva sul polso sinistro: le sei meno dieci. Velocizzò il passo.

Era appena passato davanti al negozio di Olivander quando …

Il ragazzo biondo si massaggiò il capo. Ron si rialzò da terra.

- Sono mortificato … non ti ho visto … aspetta un attimo! Tu … che cosa ci fai qui? –Ron riuscì a riconoscere con chi si era appena scontrato.

- Sì sono io Lenticchia e perché sono qui, non t’interessa. Dov’è lo sfregiato? – Draco Malfoy si spolverò i pantaloni.

- È in viaggio di nozze, lo sai benissimo. – brontolò seccato.

- Ah già, è vero. – sghignazzò l’altro sprezzante - Beh Weasley, ora devo andare. Ti consiglio di andare da un oculista, mi sa che non ci vedi troppo bene.

Un oculasta? Ma che diavolo è?

Dopo aver mandato al diavolo Malfoy, Ron si avviò in una viuzza laterale. Le case erano talmente alte che il sole riusciva a trapelare a stento. Ciò giustificava il pessimo stato dell’intonaco delle case e l’orrenda puzza di muffa che aleggiava nell’aria.

Finalmente il ragazzo trovò il negozio che per tutto il giorno aveva cercato. Una logora insegna di legno recitava: “Da Danny; La bottega dei gioielli”.

Pessima rima.

Da fuori il negozio era insignificante :le polverose vetrine lasciavano intravedere i gioielli esposti, vecchi cartelli scritti a mano informavano i clienti degli sconti in corso.

I muri erano di semplici mattoni marroni che stavano cominciando a sgretolarsi. La porta che conduceva all’interno era scrostata e il legno era tutto tarlato.

Ron entrò facendo scampanellare la porta. Una fioca luce illuminava il piccolo negozio.

Un grande bancone circolare col ripiano superiore rivestito di vetro graffiato girava tutto il negozio. Qua e la, alcune vetrinette mostravano gioielli di ogni tipo: bracciali, collane e anelli.

Il ragazzo andò al balcone. Sembrava che non ci fosse anima viva. Un piccolo campanello d’argento annerito era posto vicino alla cassa. Ron lo suonò. Il limpido trillo echeggiò per qualche secondo nel negozio vuoto.

Dopo poco, una giovane strega apparve davanti al ragazzo che, spaventato, aveva imprecato sonoramente.

- Benvenuto nel nostro negozio. Qui troverà gioielli di ogni tipo e fattura. Non si lasci sfuggire la nostra offerta speciale: sconto del dieci percento ogni venti articoli acquistati. – recitò a memoria la ragazza. Sembrava parecchio annoiata.

Aveva dei lisci capelli castani che le arrivavano alla vita, lunghe unghie pitturate con un brillante smalto rosso e grandi e tempestosi occhi grigi.

Dalle orecchie le pendevano due eleganti orecchini di perle di fiume.

- Emh grazie ma cercavo solo un anello – mormorò Ron imbarazzato.

- Per quale occasione: matrimonio, fidanzamento, compleanno?

- Seconda opzione – le orecchie gli si colorarono di rosso

- Ecco questi sono i modelli disponibili - la ragazza era più interessata.

E adesso come faccio a decidere?

Una miriade di anelli erano adagiati sul bancone: d’oro, d’argento, di platino. Alcuni erano molto elaborati: delicate incisioni davano un tocco di classe al monile; altri invece erano semplici cerchietti.

Il suo sguardo fu catturato da un bellissimo modello: d’argento con tanti piccoli cristalli incastonati sopra. Gli bastò uno sguardo per capire che era proprio quello che cercava. Era semplice ma romantico.

- Ottima scelta. Sono settanta galeoni. Paga adesso o glielo metto in conto? Nel secondo caso il denaro sarà poi prelevato dalla sua camera blindata.

- Me lo metta in conto grazie.

Mi ci vorrà una settimana di stipendio per pagarlo!

Ron uscì dal negozio e si smaterializzò, sperando di far cadere la dolce Luna tra le sue braccia.

***

Harry era seduto su gradini del bungalow che avevano affittato. Le onde che s’infrangevano sulla risacca spezzavano il rilassante silenzio che lo circondava.

Mentre teneva i piedi sotto la sabbia calda il sole tramontava pacifico dietro l’altro promontorio a Est. Era la loro prima vacanza da marito e moglie e se la stavano godendo un sacco.

Durante il giorno stava sdraiato con la moglie sotto il sole ad abbronzarsi, la quale aveva assunto un bel colorito uniforme. Harry per scherzare aveva iniziato a chiamarla “Gianduiotta”, soprannome che le piaceva molto.

Un altro passatempo era fare lunghe passeggiate sulla spiaggia, ammirando i riflessi del sole sull’acqua cristallina e ascoltando gli acuti richiami dei gabbiani, che comunicavano da una scogliera all’altra.

Harry, suo malgrado, non aveva mai fatto snorkeling, così Hermione l’aveva obbligato a infilarsi maschera e boccaglio per vedere i pesci dai mille colori che nuotavano pacifici poco sotto di loro o, quei pochi temerari che si divertivano a entrare e uscire dalla fluttuante chioma della ragazza.

I due adoravano l’Italia e le sue bellissime città d’arte; Venezia, Roma, Firenze e Torino gli avevano tolto il fiato. I neo sposini avevano poi scelto la Sardegna come meta finale della vacanza.

Quel viaggio di nozze sarebbe dovuto essere all’insegna del riposo, infatti, le bacchette dei due maghi giacevano abbandonate in fondo alla valigia.

Gli c’erano voluti parecchi spicci per prenotare tutto; il volo di andata e ritorno aveva gravato sul conto di entrambi i ragazzi.

Durante il viaggio di andata Harry era stato incollato al sedile: aveva una paura tremenda degli aerei. Quando decollavano, le nocche del ragazzo diventavano bianche a causa della tremenda pressione che con le mani esercitava sui braccioli del comodo sedile.

Hermione si era preoccupata quando Harry all’atterraggio era di colpo sbiancato. Mentre la voce del capitano invitava tutti a scendere lui aveva preso la moglie per la mano, facendola voltare sorpresa

- Fammi questo piccolo favore: al ritorno schiantami! Non sopporterei un altro volo così. – aveva chiesto lui supplicante.

- Per te questo e altro amore – con un bacio aveva lo aveva rassicurato.

Mancavano pochi giorni alla partenza e finalmente anche Harry era riuscito ad abbronzarsi un po’, smettendo di essere pallido come al solito.

Quella sera Hermione era turbata, un idea folle nella testa. Era pronta? Forse era troppo presto, avrebbe magari dovuto aspettare qualche anno.

La ragazza stava preparando la cena con l’immane quantità di pesce pescata da Harry, che aveva messo gli ami in una grotta semi sommersa poco lontano dalla spiaggia.

Quando il ragazzo rientrò in casa, lei stava affettando una grossa orata.

Il giovane le si avvicinò e delicatamente le cinse i fianchi con le braccia e cominciò a darle baci sulla guancia, i capelli di Harry le ostruivano la visuale del suo operato.

-Smettila! Ma sai com’è, con il cespuglio che ti ostini a chiamare capelli, non rischio assolutamente di tagliarmi, no no. – rise lei.

- Uffa! Quand’è che la finirai di fare battutacce sulla mia bellissima chioma?

- Quando la farai vedere a un barbiere

Venti minuti dopo si sedettero al piccolo tavolo della cucina, Hermione che rispondeva a monosillabi agli insistenti tentativi di attaccare discorso.

Come faccio a chiederglielo?

- Che bella giornata oggi! Ce la siamo goduta, non trovi?- cominciò lui incoraggiante.

- Mhmh … - rispose lei senza staccare gli occhi dal piatto.

- Senti, stavo pensando di andare a fare una passeggiata domani … ti va?

La ragazza fece un cenno di assenso, poi appoggiò la forchetta che tintinnò a contatto con la ceramica.

- Che cos’hai oggi? Non parli nemmeno.

La ragazza sorrise al marito che la guardava pensieroso. Non voleva ancora affrontare il discorso, non a tavola, poiché era sicura che Harry sarebbe caduto dalla sedia.

Quella sera a letto non riusciva a dormire, il vento che si era alzato dopo cena sferzava con forza le finestre di legno della casetta.

Basta devo dirglielo. Non ce la faccio più!

Hermione svegliò il ragazzo che russava sonoramente al suo fianco con una carezza. Harry si girò verso la moglie, gli occhi verdi ancora impastati di sonno.

- Hey amore. Perché mi hai svegliato? – le chiese mezzo indormento.

- Ecco …. È da un po’ che ci penso. Siamo sposati, abbiamo una bella casa, lavoriamo … - cominciò lei incerta.

- Gianduiotta mia, stringi o ti ritroverai a parlare con la mia schiena

- Ci ho pensato e credo di voler allargare la nostra famiglia. Magari non subito, però … vorrei tanto avere un figlio. Un piccolo te o una mini me.

- Oh Hermione – le disse lui emozionato.

- Ecco lo sapevo. Sto correndo troppo. – gli occhi di lei s’inumidirono.

Il ragazzo la zittì con un bacio.

- Cucciola, mi hai fatto la domanda più bella del mondo. Come potrei non volerlo?

I due si abbracciarono a lungo, Harry che piangeva in silenzio, la testa appoggiata alla spalla della ragazza. Era vero, tutto vero e già s’immaginava il suo piccolino che gattonava per la casa, loro che lo ascoltavano pronunciare la sua prima parola.

Con questi pensieri felici si addormentò vicino alla moglie, sapendo che prima o poi qualcuno avrebbe riempito di vagiti assordanti la sua nottata.

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Capitolo 3
*** Believe ***


Era il momento di sapere la verità. Come avrebbe reagito?

Male di sicuro, sono un completo disastro.

Ron si era appena materializzato in un vicolo di fianco al ristorante, le luci del locale illuminavano il piccolo marciapiede che costeggiava la strada.

Era una nottata bellissima: ogni tanto una piccola onda che increspava il mare color cobalto dissipava il riflesso della luna e delle innumerevoli stelle che avevano da poco fatto capolino.

Il ragazzo si avvicinò al piccolo ristorante dal cui interno veniva un modesto chiacchierio. Una mano scattò nei capelli rossi del giovane, gli occhi azzurri cercavano la ragazza.

Dai, non è difficile da trovare. Hai mai visto qualcuna con una chioma come sua?

Non c'era da nessuna parte: ogni tanto qualcuno coglieva il suo sguardo e lo guardava male. Senza preavviso qualcuno gli toccò con delicatezza la spalla; Ron sussultò.

- Mi stavi cercando? - una ragazza con voce sognante gli fece una carezza sulla guancia.

- No, aspettavo Mago Merlino - ironizzò lui- chi vuoi che stessi aspettando?

- Stasera siamo spiritosi. Hey sei sudato, cosa ti è successo?

Ron si limitò a scuotere la testa, i capelli rossi che gli svolazzavano ribelli vicino alle orecchie. Luna stinse il rosso in un forte abbraccio:

- Sono contenta che tu mi abbia scelto come spalla per il tuo appuntamento, non vedo l'ora di conoscere chi ti ha stregato. - gli sussurrò facendolo rabbrividire.

Brava tesoro, hai abboccato. Dopotutto servono a qualcosa quegli show che mi capita di vedere su MTV.

La ragazza lo prese sottobraccio e poco dopo, si ritrovarono seduti a un tavolo. Il locale era molto carino: una quarantina di tavoli erano disposti in cinque file ordinate, un enorme lampadario illuminava il salone. Un vecchio jukebox impolverato era sistemato in un angolo e alcuni ragazzini si stavano dilettando a capirne il funzionamento.

I tavoli erano apparecchiati con una candida tovaglia di lino bianco, alcuni piatti di ceramica bordati d'oro e scintillanti bicchieri di cristallo, due menù vermigli erano posati sotto la bottiglia di champagne.

Ogni volta che un cameriere entrava o usciva dalla cucina, un profumo idilliaco faceva girare la testa a tutti i presenti.

La ragazza era vestita elegantemente: un morbido abito color crema le scendeva delicatamente lungo i fianchi, i capelli lungi erano stati raccolti in un morbido nodo sopra la testa e dai lobi le pendevano due insoliti orecchini. Insoliti per lei. Due normalissimi cerchi di bronzo.

Luna se li era messi per fare bella figura e per incantare Ron, lo sapeva bene anche lei che spesso le persone non apprezzavano il suo solito abbigliamento.

Voleva tanto diventare la sua ragazza ma lui non aveva ancora preso in considerazione l'argomento.

Ron sbrigati a inchinarti o potresti finire male!

Sotto la tovaglia, le sue lunghe gambe erano accavallate e i preziosi sandali col tacco slanciavano i suoi piccoli piedi.

- Emh Ron, a che ora sarebbe dovuta venire questa ragazza? Mi sta venendo una certa fame - chiese lei con indifferenza.

- Tra poco sarà qui, non ti preoccupare.

Al ragazzo tremavano le mani dalle lunghe dita : quanto ancora sarebbe durata la sua farsa?

Ti prego resisti ancora un po', devo prima trovare il coraggio.

Alle otto e mezza Ron si fece avanti, e per l'ansia, una goccia di sudore gli inumidì la maglietta. La ragazza di fronte a lui stava smangiucchiando svogliatamente un pezzetto di pane, lo sguardo perso nel vuoto.

- Luna, ti devo confessare una cosa. - disse lui esitante. Lei si spostò una ciocca di capelli.

- Spara, sono tutta orecchie.

Forse ci siamo

Un bel respiro.

- Stasera non doveva venire nessuna ragazza - doveva scegliere attentamente le parole con cui esprimersi.

- Ah no? E per quale motivo siamo qui allora? - lei si drizzò sulla sedia, molto interessata.

- Ecco vedi ... ci conosciamo da tanto tempo, abbiamo passato momenti belli e brutti. Forse non mi rivolgerai più la parola dopo di quello che sto per dirti.

- Dove vuoi arrivare? ...

- Luna ... - Ron si alzò e s'inginocchiò davanti alla ragazza. Molte persone, incuriosite si voltarono. - vuoi essere la mia ragazza? - pronunciò quelle ultime parole sottovoce.

Evviva! Oh per la barba di merlino, è tutto vero, non sto sognando!

Si mise una mano nei jeans, afferrò la piccola scatoletta di velluto blu che aveva premuto per ore contro la sua coscia, e finalmente, la diede alla ragazza.

Luna lo aprì lentamente facendo scintillare l'anello illuminato dalla luce del lampadario. I suoi occhi grigi si riempirono di calde lacrime.

- No, per favore non piangere! Ho sbagliato, scusa. - il ragazzo si rattristò.

- Ma che vai farneticando stupido idiota! Lo voglio con tutto il cuore. - Luna s'infilò l'anello al dito e con uno slancio si appoggiò sulle labbra dell'altro.

Un bacio lungo e desiderato da molto, con un sorriso prepotente che si allargava sulle labbra di entrambi. Le mani del rosso le cinsero la vita mentre uno scrosciante applauso si levò dai tavoli vicini.

Senza nemmeno cenare, uscirono dal ristorante e si materializzarono a casa di Ron, corsero in camera e ansanti, cominciarono a spogliarsi.

Lei, sensualmente si buttò sul letto, Ron la raggiunse. Si abbracciarono a lungo, le mani dei due rapide e delicate.

Ron cominciò a baciare la ragazza; i muscoli sottocutanei si tendevano al solo sfiorare del ragazzo.

Piano piano Ron scese lungo i fianchi della ragazza, per poi risalire. Le cosce sode e lisce, i fianchi arrotondati e il seno profumato.

- Mi devo ricredere, tu si che sai come toccare qualcuno, sia fuori sia dentro - disse lei ridendo dolcemente.

Quella fu una notte indimenticabile e nessuno dei due poteva, una volta addormentati, sapere che dentro il ventre della ragazza qualcosa di incredibilmente speciale aveva appena iniziato a esistere.

***

- Quindi? Che cosa dice? Oh dai piccola non sto più nella pelle! Sei incinta? Dimmi di sì. - un ragazzo incredibilmente eccitato stava bussando alla porta del bagno, dove poco prima era entrata sua moglie.

Era su di giri dal momento in cui la giovane donna era andata in farmacia.

- Mi dispiace, non è positivo neanche 'sta volta - Hermione singhiozzava seduta sul water.

- Hai controllato bene quanto ci vuole?

- Certo ... - un singhiozzo più forte degli altri.

Era da mesi che ci provavano ma ancora nessuna pancia si era gonfiata. Il medico aveva detto che era a causa dello stress.

- Non si preoccupi signorina Granger, lei è perfettamente in grado di procreare, l'unico consiglio che posso dare a lei e a vostro marito è: rilassatevi.

Questo era quello che un ginecologo aveva risposto a due agitati e ultra stressati neo sposini.

Harry entrò e andò dalla ragazza; I capelli mossi le ricadevano sul viso, gli occhi castani erano bagnati di lacrime per il test negativo appoggiato vicino al lavandino.

Il ragazzo scostò i capelli dal viso della moglie, sorrise e si sedette per guardarla in faccia.

- Se questo bambino ...

- O bambina - lo corresse piatta.

- Comunque, se questo bambino non vuole arrivare, significa che deve essere davvero unico e pretende di essere concepito in modo speciale. - un ghigno gli increspò le labbra

- Uffa, ma tu pensi solo al sesso - sbuffò lei.

Il ragazzo si alzò e strinse la moglie in un abbraccio, che però tenne le braccia aderenti al corpo.

- Vedrai, alla fine ce la faremo. - Harry stava facendo di tutto per tirare su il morale a una depressa e sconsolata Hermione.

- Ti amo - disse gettandogli le braccia al collo.

- Lo so

I due uscirono dal bagno e andarono in cucina per preparare la cena.

Hermione, suo malgrado, non si era accorta di quello che c'era scritto sulla confezione : " Questo test richiede sette minuti".

Infatti, da qualche parte vicino al lavandino, una sottile linea viola si aggiungeva a quella già presente sul display di un test apparentemente negativo.

Poche settimane dopo ...

Harry e Hermione erano al supermercato. Lui era molto agitato e un peso gravava sul suo stomaco; accidenti alla sua stupida vescica, non sarebbe mai dovuto tornare in bagno.

Altro che fortuna, come gli aveva detto il suo migliore amico, quello era un bel problema. Hermione gli stava raccontando quello che le sue amiche le avevano detto.

La sua testa pero, era tra le candide nuvole che quella mattina avevano coperto il cielo.

Inizio Flash-Back

- Gianduiotta mi scuseresti un attimo? Mi sta scoppiando la vescica.

- Vai, prima che io debba asciugare la pozza.

Harry corse in bagno e poco dopo un grande sollievo lo invase. Per puro caso il suo sguardo fu catturato dalla scatola che Hermione aveva frettolosamente aperto, curioso, la prese e iniziò a rigirarsela tra le mani.

Mentre stava leggendo le raccapriccianti scritte in piccolo su un lato, notò che all'interno c'erano ancora le istruzioni, che, una volta lette, lo fecero quasi cadere nel cesso.

Due linee. DUE LINEE.

Cazzoooo!! È positivo. Oh mio dio, diventerò papààààààà!!!

Evidentemente quella distratta non le aveva nemmeno letto quelle sacrosante istruzioni. : sette maledetti minuti, non i soliti cinque.

Quando però tornò in cucina, il panico lo invase.

Che faccio? Glielo dico? Sarei il primo marito che dice alla moglie di essere incinta, devo chiedere a Ron.

Quando glielo disse l'altro cacciò un' urlo tremendo; non ci poteva credere, nemmeno dopo aver ascoltato il racconto dell'amico.

- Harry, ti rendi conto della sorpresa che puoi farle? Sarebbe una scena da immortalare! - esclamò Ron saltellando da un piede all'altro.

- Spiritoso

Harry aveva deciso di starsene zitto, di aspettare che Hermione prendesse un altro test che scoprisse da sola la verità. Ovviamente non era andata così, Hermione non era più andata in farmacia, aveva deciso che quell'argomento sarebbe passato in secondo piano.

Ed eccolo lì insieme ad Hermione, rinchiuso in un negozio di Zara. La ragazza si stava provando un paio di pantaloni.

- Che strano! Di solito la S mi va bene. Che abbiano cambiato modo di numerare le taglie? - gli chiese perplessa.

Merda, adesso si farà delle domande. Non ti preoccupare Harry, annuisci con noncuranza.

- Molto probabile - rispose lui convinto.

- Chiedo a una commessa ...

Nooooooo!!!!

- Ma no non è necessario- sprofondò nel panico più totale ma era troppo tardi.

- Scusi! Adesso mi stavo provando i vostri pantaloni e volevo chiederle se avete cambiato il sistema di numerazione della taglie.

- No, sono ancora quelle di prima. Non vorrei essere sgarbata ma non è che ha messo su qualche etto?

- Eh sì, dev'essere proprio così - rispose Hermione imbarazzata.

Harry sapeva che in quel periodo la moglie stava seguendo una dieta dimagrante quindi era logicamente impossibile che fosse ingrassata.

- Ma cosa mi sta succedendo? Faccio la dieta e ingrasso. Sono orribile.- la ragazza cominciò a singhiozzare.

Il guaio è fatto, devo dirglielo.

- Tesoro, non sei grassa perché la dieta funziona al contrario, ma perché ... - Harry prese un bel respiro, lei lo fissava con il fiato sospeso - perché sei incinta!

Silenzio: la ragazza aveva le labbra che formavano una "o" perfetta e tutto sullo suo viso mostrava un incredibile e crescente stupore. Dopo pochi istanti, una valanga di emozioni si riversò addosso a uno sfortunato, e rassegnato, ragazzo con i capelli corvini

- Oh mio dio, sono incinta! Non è possibile. Da quanto e soprattutto, COME LO SAI? - esclamò lei sconvolta.

- Lo so da quando hai fatto l'ultimo test. - cominciò a spiegarle com'era successo.

- E tu non me l'hai detto? Stupido idiota! - rabbia - ed io che non me ne sono accorta! Adesso sarò obbligata a comprare vestiti premaman! - rassegnazione

- Sono già una pessima madre! Non mi sono nemmeno accorta che porto in grembo nostro figlio! - tristezza e poi ... - Sono incinta! Avremo un figlio! O una bellissima figlia! - felicità.

La ragazza si gettò tra le braccia di Harry e cominciò a piangere per un motivo imprecisato.

Maledetti ormoni! Che cosa avete fatto a Hermione!

 

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Capitolo 4
*** Voglie ***


Il ragazzo stava correndo per Hogsmeade, una leggera pioggia aveva iniziato a cadere fin da quella mattina.

Il sole era da giorni che non si faceva vedere e pur essendo Luglio faceva un freddo cane. Molti meteorologi avevano costatato che era da più di cinquant'anni che non si verificava un'estate del genere.

Harry si era beccato la sua bella dose di sfortuna: aveva dimenticato l'ombrello a casa e quando era arrivato, materializzandosi, nella piazzetta di Hogsmeade la pioggia gli aveva bagnato tutti gli abiti, i capelli neri gli si erano appiccicati alla fronte.

Hermione, che aveva reagito sorprendentemente bene al fatto che fosse stato il marito ad averle comunicato di essere in dolce attesa, aveva cominciato a farsi trattare da principessa e voleva ogni giorno un dolce diverso e, come ogni donna incinta, cambiava umore ogni dieci secondi: un vero disastro per suo marito.

- Harry! Questa mattina ho visto un programma di cucina e mi è venuta voglia di mangiare dei cioccolatini con cocco gratinato! Non è che me li prenderesti?- chiese lei adorante.

- Herm sei incinta di un mese, puoi ancora uscire di casa! – rispose lui, stufo delle continue richieste.

- Come osi! Sai cosa mi potrebbe capitare in questo stato? Potrei ammalarmi e il bambino ne risentirebbe!

- Sono tutte paturnie che ti sei fatta tu!

- Sì, hai ragione! In queste settimane non ho fatto altro che piangere. Come puoi amarmi ancora? Sono una moglie e mamma terribile! – disse lei piagnucolando.

- No dai non fare così. È del tutto normale avere molti stati umorali diversi. Io ti amo follemente e poi, per tutte le bacchette magiche, non sei una pessima mamma! – Harry si avvicinò alla ragazza e la abbracciò forte.

Lui posò una mano sul ventre ancora piatto della ragazza, lo accarezzò e poi baciò Hermione.

- Poiché siamo in vena di dolcezze: quand'è che mi vai a prendere i cioccolatini? – sussurrò lei.

Eh che caspita, ma questa è una congiura!

Harry entrò a Mielandia, il cappuccio fradicio in testa. Il negozio era vuoto, apparte lui e una famiglia con due bambini.

Sugli scaffali di legno erano esposti un sacco di dolci: Api Frizzole che si libravano magicamente in aria, giganteschi barattoli di vetro contenenti tantissime Gelatine Tuttigusti+1, piccoli pacchettini di Gomme Bolle Bollenti incartati con stagnola dai colori dell'arcobaleno ...

La parte sinistra del negozio era invece dedicata ai dolciumi più strani e rivoltanti, come ad esempio gli scarafaggi a grappolo, che una volta Harry aveva dovuto mangiare per scommessa.

Nel negozio ogni cosa era impregnata di zucchero e anche la proprietaria sembrava essersi spruzzata un profumo al sapore di Big Bubble.

Harry si avvicinò grondante d'acqua all'appiccicoso bancone, dove la signora Douglas stava leggendo una rivista di gossip.

- Salve. – la strega alzò lo sguardo da una pagina raffigurante le immagini del matrimonio di un V.I.W.

- Oh buongiorno signor Potter. Qual buon vento vi mena?

- Mia moglie mi ha chiesto di prenderle alcune scatole di cioccolatini con cocco gratinato. Ne ha in negozio o sono un dolce babbano impossibile da trovare nel mondo magico?

- Non si preoccupi! A Mielandia è impossibile che non ci sia un dolce, aspetti un attimo. – la donna andò nel magazzino a cercare i cioccolatini.

Uno dei bambini, che si accorse della presenza di Harry, spalancò la bocca e cominciò a tirare la manica della madre, una donna bionda sulla trentina.

- Mamma! Mamma! Guarda, c'è Harry Potter. È davvero lui, ha la cicatrice e tutto il resto! – il diretto interessato si appiattì la frangetta e si girò verso il bancone.

- Ma cosa dici! Non vedi che è solo un ragazzo con i capelli neri? E poi lo sai, è maleducato indicare una persona col dito. – il bimbo abbassò il braccio deluso.

L'ho scampata bella! Non mi sono mai piaciuti gli autografi.

Poco dopo la padrona del negozio tornò da Harry; in mano due scatolette bianche.

- Ecco a lei! Ho fatto fatica a trovarli, era da parecchio tempo che qualcuno non me li chiedeva, sono cinquanta zellini. – il ragazzo pagò e uscì velocemente dal negozio.

Per fortuna aveva appena smesso di piovere e un timido sole stava a poco a poco uscendo dalle nuvole grigie.

Quando Harry tornò a Grimmauld Place, la moglie era nella camera che una volta era appartenuta a Sirius.

Le pareti erano state imbiancate con diverse mani di pittura bianca e gli stipiti delle vecchie porte erano stati rivestiti di foglie d'oro.

Il vecchio letto di Sirius era stato rimpiazzato da un morbido letto matrimoniale d'inverno ricoperto da un caldo piumone giallo, in un angolo una piccola culla color limone fatta di legno chiaro aspettava di essere riempita; un lampadario d'ottone pendeva da soffitto.

Hermione era vicino all'armadio a muro e si stava scattando una foto allo specchio.

- Ma che diamine stai facendo? – chiese Harry incuriosito.

- Ho deciso che mi farò una foto ogni giorno, così alla fine si vedrà come il nostro bambino è cresciuto in nove mesi! – la ragazza era entusiasta, l'altro un po' meno.

Il servizio fotografico ci mancava!

Per non suscitare le ire della moglie, il ragazzo si limitò a sorridere accondiscendente. Hermione stava cominciando a incicciottirsi: il seno aveva preso una taglia e i fianchi erano decisamente più rotondi.

Harry adorava che la sua donna stesse diventando più formosa, ogni giorno che passava diventava sempre più bella e radiosa.

- Sai cosa ti ho portato?

- Non ne ho la più strapallida idea – disse lei voltandosi.

- I tuoi cioccolati con il cocco gratinato! – Harry si aspettò una reazione entusiasta.

- Non per fare la guastafeste, ma ... non ho più fame. – una mortificata Hermione si stese sul letto.

Cosaaaa? Mi hai obbligato a uscire di casa con la pioggia, sono andato fino a Hogsmeade per trovare questi maledetti dolci e tu mi dici che non hai fame?Mannaggia a te.

- Basta che però li mangi prima o poi!- bofonchiò il moro.

- Mhmh ... senti oggi sono molto stanca e non mi va di cucinare ... potresti farlo tu e dopo puoi portarmi il vassoio in camera? – la ragazza si sistemò un cuscino dietro la testa e, prese il libro che aveva sul comodino: " Il bello dell'essere madri: guida pratica ai nove mesi."

- Come desidera vostra altezza! – Harry s'inchinò e Hermione scoppiò a ridere.

Mentre il marito scendeva le scale borbottando la riccia sorrise.

Potrei scrivere un libro per aiutare tutte le ragazze nella mia situazione e potrei intitolarlo: " I vantaggi della gravidanza ovvero come piegare i propri mariti contro il loro volere".

 

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Capitolo 5
*** Sospetti ***


La ragazza stava camminando tranquilla con la testa tra le nuvole, il sole splendeva e i suoi capelli biondi scintillavano.

Luna indossava un leggero abito di stoffa bianca con i risvolti delle maniche tinti di blu, una bandana a quadretti che faceva si che i ciuffi dei capelli non svolazzassero ribelli e delle semplici ballerine di vernice erano calzate dai suoi piccoli piedi.

Come al solito dai suoi lobi pendevano bizzarri orecchini, questa volta fatti con tappi di sughero.

Londra era animata in quel periodo e non era raro vedere i turisti che si scattavano dei selfie davanti ai monumenti. In mezzo alla folla Luna stava attenta a tutti gli occhi a mandorla che le sfrecciavano di fianco, ai ragazzi con un morbido basco in testa e agli scorci di conversazioni pronunciate in un dialetto incomprensibile:

-È ghiri a putia p'accattari i cacuacciuli ma unn'aiu picciuli, mi rui tu? 
-Te, pigghia, e nsiammula i cacuacciuli accatta puru reci milinciani ca rumani l'è fari ammuttunati.

La città aveva fatto spazio a un sacco di culture diverse e questo affascinava molti inglesi che avevano troppa paura per prendere un aereo, come ad esempio un certo ragazzo di sua conoscenza.

Dopo un po' la ragazza arrivò a destinazione: la casa del suo fidanzato. L'abitazione era molto modesta: una camera, uno spazioso soggiorno, una cucina e due bagni.

Pur essendo in periferia, l'architetto che l'aveva costruita aveva ripreso uno stile mediterraneo: muri con mattoni a vista, un patio di legno e un fazzoletto di giardino che circondava la casa.

L'interno, seppur non eccessivamente grande, era arredato con inestimabile cura: in soggiorno c'era un divano a tre posti con lo schienale di vimini intrecciati, una sedia a dondolo era posta vicina al caminetto di pietra con le mensole di legno chiaro.

Su di esse c'erano un sacco di foto dei due ragazzi: al mare, a cena dai Weasley e nella cornice più grande c'era la foto che si erano fatti il giorno del loro fidanzamento, Luna con le lacrime di gioia e le mani davanti alla bocca, Ron inginocchiato davanti a lei mentre le infilava l'anello al dito.

Alle pareti, dipinte di un color zabaione, erano appesi un sacco di quadri fatti da Luna. Alcuni erano semplicemente ... orripilanti, altri invece, dipinti con molta cura, rappresentavano nature morte o paesaggi.

Alle finestre di ferro battuto erano state appese lunghe tende di cotone bianco che d'inverno rendevano più luminosa la casa.

La cucina era composta da un ripiano che di solito usavano per tagliare le verdure, i fornelli sopra al piccolo forno, la lavastoviglie e il lavandino di marmo. Un frigorifero Smeg, messo vicino alla porta stonava con l'ambiente circostante perché l'acciaio con cui era fatto era stato dipinto di azzurro.

Un piccolo tavolo di legno di faggio con le sedie abbinate era posto vicino alla portafinestra che dava sul piccolo ma rigoglioso giardino.

Una scala a chiocciola conduceva al piano superiore e di conseguenza alla zona notte. La camera dei due era stata arredata dalla madre di Ron. Un grande letto matrimoniale con la testiera di ferro era stato rivestito con una sgargiante trapunta rossa; l'armadio a muro con le ante di betulla era vicino al tavolino da toeletta della ragazza.

C'era poi un piccolo balcone dava sul campetto da calcio che molti ragazzini di quel quartiere usavano per le partite.

Avevano nominato Luna e Ron i loro tifosi ufficiali perché appena il ragazzo sentiva le risate dei bambini trascinava la fidanzata sul balcone, la faceva sedere su una sedia di plastica verde e cominciava a tifare per una delle due squadre.

- Dai Luis, corri! Occhio che Jeff ti vuole placcare. Girati e passa la palla!! – urlava a squarciagola, oppure:

- Fallo!! Datemi un fischietto, non è corretto! L'ha fatto apposta, se fossi l'arbitro ... - a quel punto l'arbitro ufficiale si girava e cominciava a gridargli di smetterla.

I bambini, che c'erano abituati, si sedevano nell'erba e guardavano divertiti la scena.

La ragazza suonò il campanello e poco dopo, una chioma rossa spuntò dalla porta d'ingresso.

Ron corse verso la fidanzata, la abbracciò e la fece volteggiare tenendola per la vita. Quando la rimise giù lei era sbiancata ma sorrideva.

- Perché l'hai fatto? Lo sai che dopo mi gira la testa e ci vedo doppio. – scherzò lei barcollando un po'.

Il ragazzo la baciò e tenendosi per mano entrarono in casa.

- Hey amore! Oggi ti ho preparato un manicaretto con i fiocchi.- disse Ron sorridendo.

- Ah sì? Cosa?

- Annusa un po' qui dentro – Ron porse una pentola alla ragazza, lei curiosa inspirò un po' di profumo e per poco non vomitò all'istante.

- Emh ... che cos'è?

- Salmone affumicato, ti piace? – chiese lui speranzoso

- Scusami un attimo ... devo andare in bagno- Luna corse velocemente al piano di sopra, lasciando in salotto un ragazzo con i capelli rossi visibilmente confuso.

***

Pov di Luna

Ma che schifo! È da mezzo millennio che non vomito e proprio ora era necessario espellere la mia misera colazione? Povero Ron secondo me c'è rimasto davvero di merda. Oh no, altro conato ...

Sciacquio*

Dopo essermi asciugata la bocca, mi misi a sedere e a riflettere.

Ho mangiato qualcosa di avariato? Naaaah. Mi è sempre piaciuto il pesce affumicato, non è che sono diventata intollerante al salmone da un momento all'altro? Domanda idiota.

Dopo essere rimasta assorta nei miei pensieri profondi, mi alzai. Avevo le gambe doloranti e sembravano sul punto di cedere.

Sentii la voce di Ron che mi chiamava dal piano di sotto, sembrava spaventato.

- Ehyyyyy! Tutto bene? Hai bisogno di aiuto o ce la fai a scendere le scale?

- Stai tranquillo, ci vuole altro per mettere KO una Corvonero! – urlai io di rimando.

Sì, come no!

Scesi le scale con molta attenzione, e, mettendo un piede davanti all'altro arrivai incolume in salotto. Durante la mia assenza Ron aveva preparato la tavola e mi aveva servito quel maledetto salmone affumicato. Con un finto sorriso mi avvicinai al mio ragazzo.

- Ma che cosa ti è successo? – mi chiese lui con gli occhi azzurri che mi scrutavano.

- Emh ... nulla tesoro! A quanto pare mio padre non ha letto la scadenza sul cartone del latte.

- Sì ... ok – rispose lui per nulla soddisfatto della mia spiegazione.

Non gustai per niente quel delizioso pesce che Ron, ero sicura, avesse scongelato. Il mio stomaco (o intestino?) si rifiutava categoricamente di essere riempito, così spiluccai un po' tenuta sotto osservazione da due iridi di un azzurro stupefacente.

Dopo pranzo mi sedetti subito sul divano con la testa tra le braccia. Dovevo avere un aspetto davvero buffo: provate a immaginare una ragazza di ventidue anni con i capelli biondi e oltremodo lunghi sparsi disordinatamente sulle spalle e sul viso, il vestito di cotone tutto spiegazzato e tutta rannicchiata, così da sembrare un uovo formato extra-large.

Poco dopo Ron entrò in salotto e sentii il suo sguardo sulla nuca. Appoggiò qualcosa non so dove, al momento il mio campo visivo si estendeva fino alle mie gambe che avevo incrociato così da lasciare che i miei penzolassero dal divano, ma dal rumore mi sembrò uno straccio bagnato.

Lo sentii avvicinarsi e inginocchiarsi davanti a me. Alzai la testa quel poco da permettere a Ron di vedere i miei occhi.

- Ti va un caffè? Di solito mi tira su di morale- chiese lui dolcemente.

- Ok, ma prima devi districarmi – una volta che mi fui alzata, seguii Ron in cucina. Non sapevo cosa avrebbe comportato bere quell'insulsa tazza di caffè.

***

Pov di Ron

Mi si stringe il cuore a vederla così. È come se di colpo una malattia a me sconosciuta la avesse resa debole e triste. Vorrei davvero aiutarla ma non so come e se non si apre, non so davvero cosa fare.

Un po' sconfortato mi accinsi a preparare il caffè. Luna aveva la testa appoggiata sul tavolo e le palpebre si erano chiuse sui suoi bellissimi occhi grigi. Per poco non mi scottai quando uno sbuffo di vapore uscì dalla macchinetta.

Stramaledetti aggeggi babbani!

Dietro di me Luna fece un grugnito che se ben interpretato poteva assomigliare a una risata.

Evviva sa ancora ridere! Non sono del tutto spacciato.

Mi avvicinai al tavolo tenendo le due tazzine bollenti per il piccolo manico. Posai quella di Luna poco lontano da suo viso e prima di sedermi le scoccai un leggero bacio sui capelli.

Cominciai a fissarla da sopra il bordo della tazzina e cercai di interpretare la sua mimica facciale: le labbra erano contratte, una delle sue lunghe mani era posata sul suo stomaco e i suoi occhi erano spenti. Il mio cervello dedusse che potesse essere in fase pre-mestruale.

- Luna, hai bisogno di un analgesico per farti passare il dolore che di solito hai in quella specifica, settimana?

Lei mi scoccò un'occhiata perplessa poi arricciando le labbra sospirò sonoramente.

- Non sono in quella parte del mese ed è da un po' ... - i suoi occhi scintillarono e poi sbiancò.

- Tesoro, tutto a posto? – chiesi preoccupato.

- Sì ... sto bene grazie – non sembrava molto convinta. Non riuscii a capire come mai fosse preoccupata.

Cosa s'è improvvisamente ricordata? Un impegno che aveva di cui si è dimenticata? No, non credo proprio.

Finalmente si portò la tazzina alle labbra e bevve un sorsino del mio strabiliante caffè Hag. In pochi secondi vidi la faccia della mia ragazza assumere un sacco di tonalità diverse: sbiancò ulteriormente, poi avvampò e infine assunse un colorito verdognolo.

Mi accorsi che c'era qualcosa che non andava. Poco dopo si alzò traballante e cercò di dirmi qualcosa. La presi al volo, prima che la sua fronte andasse a sbattere contro lo spigolo del tavolo.

Sembrava svenuta e non reagiva. Le sue labbra erano violacee e sentivo a stento il battito del cuore. Senza stare a mettere a posto nulla, afferrai il cellulare e mi smaterializzai immediatamente.

Stavo andando al San Mungo.

***

Mi materializzai nella sala d'attesa del San Mungo, con il cuore da qualche parte sotto la lingua.

Luna non sembrava stare meglio così la presi in braccio e mi diressi verso la ragazza che stava allo sportello delle accettazioni. La biondina in questione stava ruminando una cicca con evidente piacere e le sue dita dalle lunghe unghie rosse picchiettavano freneticamente sulla tastiera.

Quando mi vide, alzò per poco lo sguardo e poi tornò alla sua precedente occupazione. Se ne stava altamente fregando.

- Non vorrei disturbarla ma la mia ragazza sta male e non so cos'abbia. Può dirmi, dove devo andare o è troppo occupata?

La ragazza mi guardò, incenerendomi, e girò lo schermo del PC a cui stava lavorando. Vidi che aveva già inserito tutti i dati di Luna.

- So benissimo chi siete. Come accidenti potrei non conoscervi? Voi siete Ronald Bilius Weasley e la sua ragazza è Luna Lovegood. – mi disse acida. Tornando calma chiamò un ragazzo sulla ventina vestito di verde vicino a una donna che aveva il naso e la bocca sulla schiena.

- Jack! Potresti portare il signor Weasley e l'incosciente signorina Lovegood in corsia? Grazie – disse senza aspettare la risposta. Ovviamente tornò a scrivere.

Il giovane tirocinante ci fece un cenno impaziente e ci condusse in un reparto dedicato a qualche scrittore dal nome impronunciabile. Girammo a destra poi a sinistra poi di nuovo a destra e via dicendo.

A un certo punto ci fece entrare in una stanza con due paia di letti con le lenzuola bianche. Una finestra diffondeva una luce fioca nell'ambiente e nell'aria aleggiava uno schifoso odore di disinfettante.

Misi Luna sul letto e cominciai ad accarezzarle il viso. Dopo qualche minuto entrò nella stanza una donna graziosa, non molto alta ma truccata splendidamente. Aveva i capelli castani e gli occhi azzurri.

Sotto il camice riuscivo a intravedere una gonna lunga fino al ginocchio e un'elegante camicia di cotone.

La donna mi si avvicinò e, con gentilezza, mi chiese di spostarmi. Ero incantato dalla sua voce melodiosa.

Sulla camicia c'era appuntato il cartellino di riconoscimento. Il nome era bello come l'aspetto: Camilla.

Camilla aprì gli occhi di Luna, le sentì il battito con uno strano oggetto che non riconobbi e fece poi apparire una flebo che attaccò alla mano di Luna.

Dopo essersi assicurata che il liquido dentro il sacchetto di plastica scendesse correttamente si girò verso di me e cominciò a spiegarmi quello che le era successo.

- Vede signor Weasley, pensiamo che la sua ragazza possa aver avuto un calo di pressione o di zuccheri. Faremo ulteriori bacchettesami per sapere come sta, non si preoccupi, è in mani davvero magiche! – la donna mi sorrise.

Speriamo che "magiche" sia nel vero senso della parola e che non usino altre diavolerie simili ai punti di sutura che hanno provato su mio padre!

Ci vollero all'incirca dieci minuti prima che Luna schiudesse gli occhi. Era stanca e sembrava che avesse appena finito di correre perché aveva la fronte piena di goccioline di sudore.

- Cosa mi è successo? Per quanto sono stata priva di sensi?- mi flebilmente.

- Non ti preoccupare, probabilmente hai solo avuto un calo di pressione – le stampai un bacio sulla fronte – sei rimasta incosciente per una mezzoretta ma tra poco starai meglio.

Luna sbirciò il liquido che scorreva nei tubicini e poi mi sorrise. Nel frattempo un mago con la barba nera entrò nella stanza con una cartella sotto il braccio.

Mi strinse la mano e si presentò come il medimago Gabriel Treatment. Il dottor Treatment si accostò a Luna e la salutò.

- Signorina Lovegood, adesso le farò qualche veloce esame per accertarmi delle sue effettive condizioni. Pochi secondi e avrò finito. – spiegò lui.

Luna annuì debolmente e il medimago, una volta estratta la bacchetta, la passò sul suo corpo, come se volesse radiografarla.

Pochi millesimi dopo una pergamena si materializzò nelle sue mani. Treatment la lesse e un sorriso increspò le sue labbra.

- Congratulazioni! Voi ...

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Capitolo 6
*** Ooops? ***


 Aspetta un attimo! Quindi vuoi dirmi che ...?

- Ehm ... già ... – Harry avvampò e si sedette su una sedia vicino al tavolo della cucina.

- Mi spieghi come cavolo hai fatto a dimenticartene? – Hermione picchiò il pugno sul tavolo con una tale violenza che un bicchiere versò tutto il suo contenuto sul ripiano graffiato.

- Dovevi fare solo una cosa ... dire alla mia famiglia che aspetto un figlio!! Io ero all'ospedale per farmi fare degli esami di controllo e tu ... tu ... in quattro ore non hai fatto altro che guardare Titanic!

Ok, quella adesso mi uccide.

Adesso lo uccido.

Harry era molto dispiaciuto per l'accaduto, se ne era completamente dimenticato e poi davano Titanic sul digitale quindi ... niente Pay Pal. Tutto gratis, meglio approfittarne.

- Te-tesoro ... ca-calmati ... - il ragazzo inspirò lentamente e un po' del suo colorito originario riaffiorò sulla pelle. Cautamente si alzò e si avvicinò alla moglie in preda a una crisi di nervi – possiamo sempre telefonargli o-ora ...

Hermione, ancora arrabbiata, abbassò lo sguardo e si accorse che Harry gli porgeva il cellulare con la mano tremante. Non aveva mai visto suo marito barcollare a suo cospetto, a quanto pare la rabbia produceva un odore che solo i maschi potevano sentire.

L'immagine di un ragazzo con i capelli neri spettinati, balbettante e tremante gli scaldò il cuore.

Dentro di sé la ragazza rise di gusto ma si lasciò sfuggire solo un controllato sbuffo.

- Ok buono a nulla, dammi qua ... - la ragazza prese il cellulare dalle mani di Harry e mentre componeva il numero dei suoi genitori un sorriso increspò le sue labbra.

Ecco perché l'ho sposato ... sa farsi perdonare con lo sguardo da cucciolo ferito.

Sua madre rispose al terzo squillo:

Pronto?- chiese la donna stancamente

- Ciao mamma ...

- Oh Hermina mia! Come stai? È da troppo tempo che non ti fai sentire. Il tuo amico moro ti vizia abbastanza? – scherzò alzando la voce di un'ottava

Oh no, quel soprannome no ...

- Si mamma sto alla grande e mi spiace, ma ho avuto molti impegni. Volevo parl...

- Ti saluta tuo padre. Al momento è fuori a giocare a polo.

- Magnifico ... - rispose la ragazza con un entusiasmo prettamente ironico.

- Di cosa volevi parlarmi patatina mia?

Hermione mise in viva voce e scoccò uno sguardo eloquente a Harry. Lui alzò una mano e fece il conto alla rovescia: 3,2,1 ...

SIAMO INCINTI!! – esclamarono entrambi a pieni polmoni

Silenzio...

- Mamma tutto ok? Sei ancora lì? – chiese la ragazza preoccupata.

- OH MIO DIO!!! DIVENTERO' NONNA!!! MI VIENE DA PIANGERE ... CHE NOTIZIA MERAVIGLIOSA. Complimenti ragazzi, sarete ottimi genitori, ne sono assolutamente sicura.

I due si diedero un leggero bacio sulle labbra mentre la donna ricominciava.

- Ma ditemi ... da quanto lo sapete? Pochi minuti immagino.

Merda.

Merda.

- Non esattamente ... vedi mamma ... sono incinta di due mesi – la giovane abbassò lo sguardo sul pancino che cominciava appena a vedersi.

- Ah ... ma chi se ne frega! Avrete un figlio, questa è la cosa più importante. Senti piccola mia, adesso devo andare ma non ti preoccupare, tuo padre vorrà di sicuro telefonarti al suo ritorno. A presto e ancora congratulazioni! – fine della chiamata.

Harry guardò la moglie che fissava con sguardo assente lo schermo del telefono. La luce bianca del display faceva assomigliare il viso di Hermione a quello di un fantasma.

La ragazza posò delicatamente il telefono e si girò verso il ragazzo moro che la guardava sorridendo.

- Bhe ... - iniziò lui- è andata meglio di quanto pensassimo no?

La ragazza strinse il marito in un abbraccio che sembrò durare un'eternità: in effetti, sua madre aveva davvero reagito come Hermione aveva sperato.

***

- Signorina Lovegood, adesso le farò qualche veloce esame per accertarmi delle sue effettive condizioni. Pochi secondi e avrò finito. – spiegò lui.

Luna annuì debolmente e il medimago, una volta estratta la bacchetta, la passò sul suo corpo, come se volesse radiografarla.

Pochi millesimi dopo una pergamena si materializzò nelle sue mani. Treatment la lesse e un sorriso increspò le sue labbra.

- Congratulazioni! Voi avrete un bambino! – il medimago sorrise aspettandosi che i due ragazzi urlassero in preda alla felicità.

Luna e Ron erano senza parole. Loro, genitori? No, no, no, non poteva essere. Erano stati attenti a parte ...

Ron sbiancò e improvvisamente si ricordò di quella notte. Quindi Luna era incinta da ... da ...

- Ehm ehm – Treatment cercò vanamente di sciogliere la trance in qui i due ragazzi erano caduti – non siete contenti? Avrete un figlio. Questo è un grandissimo giorno ... dovete festeggiare!

- Questo bambino non era programmato vero Luna? – chiese il ragazzo più a se stesso che alla sua ragazza.

Luna stava piangendo, le lacrime come piccoli cristalli luccicati le rigavano le guance.

-No, non era previsto ma ... lo voglio tenere, lo sento dentro di me e ... non posso pensare di lasciarlo andare. Voglio vederlo crescere e dargli un nome. – la ragazza fece scattare una mano che andò ad appoggiarsi sul suo ventre, come se volesse proteggere ancora di più quella piccola vita che aveva da poco iniziato a esistere.

- Non ti preoccupare, la mamma ti proteggerà, qualunque cosa accada. – sussurrò Luna.

Il medimago si commosse e per evitare che i due neo genitori lo vedessero con gli occhi lucidi si congedò con la scusa che si era ricordato di dover rimuovere le ali a una bambina di dieci anni.

Ron fissò Treatment uscire di corsa ma non gli sfuggirono i suoi occhi lucidi. Un sorriso di compassione fece capolino sulle sue labbra.

Luna lo chiamò con voce flebile. Il ragazzo si avvicinò alla bionda.

- Ehi paparino, come ti senti?

- Uno schifo ma sono contento e al contempo preoccupato. Pensi che ci dovremmo sposare? Sarebbe troppo affrettato? Io non so Luna, ho ... - Ron aveva cominciato a balbettare.

- Hey aspetta ... il problema più grosso adesso è dirlo ai tuoi genitori – rise lei.

Ecco appunto.

 

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Capitolo 7
*** The courage of women ***


Molly era in cucina e stava cucinando, come qualsiasi altro giorno. Aveva sui fornelli due pentole piene di polenta, tre calderoni di stufato e una teglia di lasagne in forno.

Quella mattina insieme alla posta, si erano presentati per un motivo indeterminato i suoi figli maggiori: Bill con Fleur e la piccola Victoire, Charlie, Percy e i suoi occhiali cerchiati di corno, George con Angelina e Fred jr.

Ancora non sapeva quello che da lì a poco sarebbe successo.

- Ti prego George! Almeno tu, spiegami per quale motivo siete tutti qui. – implorò la donna mentre affettava le patate.

- Ma dai! Non sei contenta che la tua progenie maschile sia venuta a farti visita?

- Oh sì ... sono estasiata – sbuffò Molly

- Dai mamma, puoi aspettare ancora un po'- aggiunse Charlie che intanto si esaminava i guanti di pelle di drago.

Per tutta risposta lei grugnì.

Poco dopo le fiamme del camino si tinsero di un verde brillante e Fleur prese in braccio la figlia, seduta davanti al camino, evitando per un pelo che fosse schiacciata dal peso di qualcuno che caracollava fuori dal focolare.

Era Ginny che proprio all'ultimo secondo si era distratta e aveva quasi sbagliato camino.

Quando riprese l'equilibrio, si fissò con apprensione i capelli rossi, tutti pieni di fuliggine.

- Tu ha quasi travolto Victoire! Ginny devi stare più attonta – disse Fleur ansimando.

La ragazza si scusò con un'alzata di spalle e si spostò proprio nel momento in cui, con più grazia compariva Hermione.

Nelle ultime settimane aveva preso peso e adesso era difficile non notare il ventre sporgente.

- Oh Hermione! Ma sei impazzita? Nelle tue condizioni, usare la polvere volante. Che incosciente che è quel pazzo di tuo marito! – Molly corse dalla ragazza e l'abbracciò forte.

- Stai tranquilla, non sono ancora così grossa da incastrarmi nella canna fumaria. – sussurrò lei, stretta nell'abbraccio trita costole.

- Stavate parlando di me per caso? – chiese Harry,appena apparso alle spalle della moglie, fingendosi offeso.

- Ma no Harry caro. Dicevo solo che sarebbe stata più sicura una materializzazione congiunta ... - balbettò Molly – Ma chi altro deve arrivare?

Il piccolo salotto della Tana era stipato di persone e altre cianfrusaglie magiche: la donna dubitava seriamente che ci sarebbe stato qualcun altro.

Nel frattempo due ragazzi comparvero nell'erba secca che circondava La Tana. I capelli rossi di lui erano agitati dal vento e la ragazza al suo fianco si era appena avvolta di più nella sciarpa decorata con le conchiglie.

Fu Luna la prima a rompere il silenzio.

- Sei pronto?

No.

- Sì

Come si faceva a essere pronti per una cosa del genere? Nessuno se lo aspettava , come invece nel caso di Harry e Hermione. Loro si erano sposati e gli erano stati vicini quando avevano tentato senza successo.

Lui invece aveva fatto un'emerita cazzata. Non si era preoccupato di ciò che sarebbe potuto succedere. Solo adesso si era reso conto del guaio in cui si erano cacciati.

Tenendosi per mano arrivarono davanti alla porta e prendendo un bel respiro bussarono.

***

Qualche mese prima

Il ragazzo stava camminando per Diagon Alley e teneva gli occhi fissi sulla strada.

Era stato difficile superare la morte di suo padre e, sua madre, era da allora sprofondata in una profonda depressione.

A casa nulla era più lo stesso e anche lui si sentiva diverso. La corazza che in quegli anni lo aveva sempre protetto si era dissolta.

Era rimasto solo e anche quelli che a Hogwarts gli erano stati alle calcagna, come cuccioli indifesi, avevano cominciato a trattarlo come tutti gli altri: un ex Mangiamorte, un assassino, un bugiardo, un traditore.

E Draco, nel profondo, sapeva che facevano bene. I suoi pensieri furono interrotti quando qualcuno gli finì addosso.

Il ragazzo si massaggiò un punto dolorante appena sopra la fronte. La persona con cui aveva avuto una spiacevole collisione, un individuo con dei capelli rossi molto famigliari, si rialzò da terra.

- Sono mortificato ... non ti ho visto ... aspetta un attimo! Tu ... che cosa ci fai qui? –Ron riuscì a riconoscere chi aveva davanti.

- Sì sono io Lenticchia e perché sono qui, non t'interessa. Dov'è lo sfregiato? – rispose lui

- È in viaggio di nozze, lo sai benissimo. – brontolò seccato.

- Ah già è vero. – sghignazzò Draco - Bhe Weasley ora devo andare. Ti consiglio di andare da un oculista, mi sa che non ci vedi troppo bene.

- Va al diavolo Malfoy! – disse lui dopo essersi chiesto cosa mai potesse essere un oculasta.

- Sì e poi ti mando una cartolina.

Ron corse via e l'altro riprese la sua camminata. Dopo l'ora passata camminando avanti e indietro per la via, decise di fermarsi alla gelateria di Florian Fortebraccio.

Si sedette a un tavolino e per il nervoso si mise le mani nei capelli.

Possibile che non ci sia nessuno con cui passare queste schifose giornate?

Proprio in quel momento qualcuno seduto davanti a lui, si schiarì la voce, costringendolo ad alzare la testa verso la fonte del suono.

Seduta al tavolo di fronte c'era una delle tante persone a lui sgradite che non avrebbe voluto vedere in quel momento.

- Che vuoi ragazza Weasley? – chiese lui acido.

- Più che altro ho visto la tua faccia e non voglio, quando ti troveranno morto stecchito, essere accusata di omicidio.

Draco fu messo a tacere all'istante. Come aveva fatto a capire che era a pezzi? Lentamente un ghigno compiaciuto comparve sul viso della ragazza che si rese conto di essere la prima persona capace di ciò.

Ginny spinse indietro la sedia, si alzò, andò vicino a Draco e incrociò le braccia piene di lentiggini.

Era ancora compiaciuta ma, dopo aver visto quello che i suoi occhi e i suoi modi bruschi volevano nascondere fallendo miseramente, tornò subito seria.

- Ti ricordo a Hogwarts. Eri sempre sicuro di te e le poche volte che ti ho visto turbato non eri neanche lontanamente simile a ora – si avvicinò ulteriormente e lo guardò bene.

A prima vista sembrava normale ma sotto gli occhi c'erano delle ombre scure, postumi di molte notti insonni. La pelle era tirata sul viso magro e gli occhi erano spenti, come quelli dei cadaveri.

Si chiese da quanto tempo avesse smesso di mangiare.

I capelli biondi, una volta impomatati e aderenti alla testa, adesso sparavano in molte direzioni.

Draco si sistemò un ciuffo ribelle dietro le orecchie e Ginny si accorse che le mani dalle lunghe dita tremavano.

- Mi spieghi cos'hai?

- E perché dovrei dirtelo Weasley? – il ragazzo provò a sembrare spavaldo ma il risultato fu che alle orecchie di Ginny il suo tono risultò spaventato.

- Ok, ti lascio qui da solo, così almeno potrai lamentarti come pare e ti piace della tua vita schifosa. – ribatté lei piccata.

Se ne stava andando ma il ragazzo la prese per un polso.

- Ti rendi conto che sono così disperato da accettare la tua proposta? – Ginny sorrise e gli si sedette davanti.

- Ok adesso raccontami cosa diavolo è successo per farti crollare così.

Per tutto il tempo, la ragazza rimase in silenzio, gli occhi bassi.

Draco le fu grato per questo, era meno doloroso dire tutto d'un fiato piuttosto che fermarsi per spiegare.

Quando Draco concluse, Ginny lo guardò e si accorse che anche se aveva le palpebre quasi del tutto abbassate, alcune lacrime gli stavano rigando le guance.

- Ecco, ora sai tutto – disse lui – immagino che ora sembrerò un idiota totale.

- Ma che cavolo di problema avete voi Malfoy? – sbottò lei – avete qualcosa che vi impedisce di provare qualsiasi genere di emozione?

Draco alzò lo sguardo e capì perché lui, fin dalla nascita, era sempre stato un Serpeverde. I Grifondoro erano coraggiosi e le emozioni intense che provavano gli davano quella voglia di mettersi in gioco che a ogni studente verde e argento faceva ribrezzo.

-Probabilmente sì – le rispose lui talmente piano che Ginny non riuscì a sentire.

Dopo un po' si salutarono e Draco, sollevato come non si sentiva da mesi, disse:

- Bhe, grazie di tutto Ginny – e non si accorse di quello che aveva appena detto.

- Come scusa? – lei invece aveva capito.

- Ti ho ringraziato, nel caso non te ne fossi accorta – il ragazzo cominciò ad arrabbiarsi.

- No non quello ... – cominciò lei – il fatto è che mi hai chiamato per nome.

Draco divenne purpureo – Ecco io ... insomma ...

E corse via.

***

Molly, sentendo bussare andò alla porta e non fu sorpresa di trovare Ron e Luna davanti all'uscio.

George, vedendo entrare il fratello minore, esclamò soddisfatto:

- Bene, direi che ci siamo tutti! Possiamo iniziare.

- Cos'è che dovete iniziare? – chiese Molly sospettosa.

Il ragazzo rise e non le rispose ma, con un gesto abbastanza eloquente, indicò i due nuovi arrivati.

Luna vide Ron che indietreggiava e lo fermò, prima che potesse fare dietro-front.

- Che cosa dovete dirmi?- la donna lo sapeva, anche se non voleva crederci. Lo leggeva negli occhi apprensivi di Luna e l'aveva capito quando gli aveva visti.

- Mamma, io e Luna aspettiamo un bambino – Molly perse ogni traccia del colore che fino a poco prima arrossava sul viso – non siamo sposati e che anche se non era programmato diventare genitori, vogliamo tenerlo.

Nessuno parlò. Si sentiva solo il crepitare del fuoco e il leggero gorgogliare del sugo sui fornelli.

Ron guardò sua madre e vide che stava piangendo. Sapeva che l'aveva delusa e che non l'avrebbe perdonato molto facilmente. Molly però fece una cosa che sorprese tutte le persone nella stanza: sorrise debolmente.

- Ronald, oggi mi hai molto delusa e penso che tu lo sappia. – si asciugò velocemente una lacrima – ma ormai il guaio è fatto e non c'è alcun modo di rimediare. Spero solo che sappiate che cosa comporti tutto ciò: notti insonni, sveglia a ore improbabili ma soprattutto una grande responsabilità. E una grandissima felicità.

Ron fece un passo avanti e abbracciò sua madre. In un angolo Ginny era inquieta, e continuava ad arricciarsi i capelli.

Sapeva che doveva dirglielo, ora o mai più, prima che lo venissero a scoprire da soli. La ragazza fece un passo avanti e si schiarì un paio di volte la voce, attirando su di sé innumerevoli occhi.

- Visto che siamo in vena di confessioni ...

- Ti prego, non dirci che sei incinta anche tu – la interruppe Harry.

- Ma no ... il fatto è che ... - la voce le tremò e la giovane Grifondoro perse tutto il coraggio che aveva.

- Muoviti o mando Percy a prendere il Veritaserum! – tagliò corto Charlie.

- ... sto uscendo con Draco Malfoy

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Capitolo 8
*** Le sembianze delle apparenze ***


E silenzio fu.

Nonostante nessuno stesse dicendo alcunché, le parole di Ginny risuonavano ancora nelle orecchie dei presenti.

Sto uscendo con Draco Malfoy. Sto uscendo con Draco Malfoy.

Poco alla volta, diverse espressioni si dipinsero sui visi rivolti verso la ragazza. Il trio era a dir poco schifato e Ron sembrava sul punto di vomitare.

Luna si limitò a scuotere la testa facendo svolazzare i capelli biondi. George era trattenuto per le braccia da Percy e Angelina, entrambi apparentemente senza parole.

Charlie sembrava stranamente interessato a esaminarsi le punte degli stivali di cuoio che rimandavano i bagliori del fuoco. Fleur, spaesata , si era attaccata al braccio di Bill e continuava a strattonargli la camicia.

-Amour! Chi è questo Drego Malfoy? – lui non la ascoltava e con uno sguardo di ghiaccio la fece smettere.

L'unica persona che in quella stanza ingombra non si era sbilanciata, era Molly, che guardava la figlia come se non riuscisse a vederla.

La ragazza cominciò a innervosirsi: neanche avesse rivelato che allevava draghi in soffitta! Quando la donna si rivolse a Ginny, non usò né giri di parole né particolari intercalari.

- Perché? – fu l'unica cosa che riuscì a dire.

- Prima che Ron svenga dovrei mettere in chiaro alcune cose – tentò lei – Draco non è il mio ragazzo ... Ok?

La morsa di tensione che fino a poco prima aveva oppresso il salotto si allentò un poco.

- È solo una relazione amichevole. Non c'è nulla sotto, né amore né altro. Immagino che una domanda vi frulli nella testa: come fai a essere anche solo sua amica dopo tutti i guai che la sua famiglia, e non solo, ha provocato?

- Caspita, sei una Legilimens davvero niente male! – disse George ironico. Aveva smesso di dimenarsi ma era ancora incatenato al fratello maggiore e alla moglie, timorosi di un possibile Ginnicidio.

Ginny sbuffò esasperata, riprese fiato, e continuò:


-Non è da molto che ci frequentiamo, solo un paio di mesi. Voi non avete idea di come sia ridotto! – nessuno se ne accorse ma la voce della Grifondoro vacillò per un attimo – da quando suo padre è morto, sua madre è caduta in depressione e sta per andarsene. Draco ha smesso di mangiare, di dormire e di vivere. Ho solo avuto compassione, visto che poco tempo fa eravamo noi a essere nella sua situazione ... giusto? O avete già dimenticato il dolore dopo la morte di Fred?

Ginny aveva colpito in pieno. Nessuno però le rivolse la parola quando venne il momento di congedarsi.

- Penso che tu abbia fatto un gesto molto bello – Ginny stava lavando i piatti e quando sentì la voce di sua madre, per poco non ne fece cadere uno.

- Cosa?

Molly le posò una mano sulla spalla e la costrinse a girarsi. I suoi occhi castani erano fermi e non sembrava arrabbiata.

- Posso immaginare come si senta il giovane Malf ... emh ... Draco – si corresse – in questo momento so per certa che ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a ritrovare la voglia di andare avanti. Ha bisogno di te Ginny.

La donna le tolse i guanti e la abbracciò. Le scostò lentamente i capelli e, prima di allontanarsi, con un piccolo sorriso disse:

- Vai da lui e donagli più affetto possibile – Ginny rimase un attimo interdetta e mentre guardava sua madre salire le scale riuscì a vedere una donna che non avrebbe mai superato la prematura morte di suo figlio.

Mai, neanche si fosse Obliviata.

***

Erano ore che stava osservando il soffitto, con un'intensità tale da farlo crollare.

E forse sarebbe stato meglio così, morire subito e non dover più sopportare il peso della vita.

Un mucchio di piccoli coriandoli gialli giaceva sparso sul parquet ai piedi del letto su cui era sdraiato Draco.

I chiari capelli biondi, di solito ordinati, erano sparsi sul cuscino e sembravano quelli di uno scienziato pazzo appena uscito dal laboratorio.

Era da anni che non metteva piede in camera sua e, anche se ci aveva vissuto per ben diciassette anni, si sentiva sbagliato, come se si trovasse in casa d'altri.

La stanza era quasi sistemata come l'aveva lasciata l'ultima volta: sulla scrivania di legno scuro era appoggiato il suo baule di cuoio, da cui uscivano alcune sue vecchie divise da Quidditch.

Dappertutto dominavano il verde e il nero: di color vomito (a parere di Draco) erano dipinte le pareti, scuro era invece il parquet.

Il copriletto su cui era sdraiato era di stoffa nera e le cuciture erano fatte di fili argentati.

L'unica cosa, o meglio, l'unico, che stonava in quel quadretto, era proprio lui: scalzo, con indosso jeans talmente lisi che in corrispondenza del ginocchio c'era uno strappo di dieci centimetri.

Quella mattina non aveva badato a che maglietta mettersi e, adesso, ne indossava una di un grigio anonimo.

E quella maglietta rispecchiava in pieno il suo umore. Quasi non udì il "Pop" della materializzazione di Ginny. Non ascoltò nemmeno quello che disse dopo.

-Non mi aspettavo di trovarti qui! Ho suonato per dieci minuti al campanello del tuo appartamento e adesso capisco perché ... - vide che il ragazzo non rispondeva- Hey! Mi stai ascoltando? Draco?

Ginny si avvicinò e si stupì quando notò che Draco aveva gli occhi arrossati. Preoccupata, gli si sedette vicino e per la prima volta lui sembrò notarla.

- Oh ... ciao – sbatté le palpebre più volte come se non riuscisse a metterla a fuoco – Il fatto è che stamattina ho ricevuto una telefonata e sono dovuto venire qui. Pensavo di tornare entro poche ore ma ... ma ...

- Si?

Qualcosa passò negli occhi del ragazzo, incupendoli. Inaspettatamente, Draco si alzò e andò verso la porta di legno scuro.

Per un attimo Ginny pensò che se ne volesse andare ma, si accorse che aveva appoggiato una mano sullo stipite lucido, dando l'impressione di dover riacquistare l'equilibrio.

- È morta ... sta notte ... si è suicidata – Draco si accasciò contro al muro, le braccia lungo i fianchi.

La ragazza perse un battito, sapeva di chi stava parlando, ma non ci poteva credere.

- Chi?

- Mia madre, e prima di uccidersi ha lasciato un biglietto – il suo sguardo si spostò dalla ragazza ai pezzi di carta sul pavimento, per poi tornare a concentrarsi nel vuoto– diceva che avrebbe finalmente raggiunto Lucius.

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Capitolo 9
*** Il matrimonio del mio migliore amico ***


*Pov di Harry*

Penso che se me lo avessero detto non ci avrei mai creduto. Ma ovviamente mi sarei sbagliato alla grande.

A quanto pare Ron si è finalmente svegliato ed è diventato un uomo. No, ma che accidenti sto dicendo? Ron rimarrà per sempre quel bambino che dieci anni fa fu smistato in Grifondoro insieme a me.

Se dovessi riassumere questi anni passati assieme starei a raccontare per ore, per giorni forse. Ron, testa rossa bacata che non sei altro! Sei il fratello che non ho mai avuto, il mio compagno di ca ... scusate ragazze, di cavolate, quello che resta sveglio fino a mezzanotte per finire uno stupido compito che hai rimandato all'ultimo.

Sei la prima persona di cui io conservo un ricordo materialmente felice. Saresti stato a casa mia tutte le estati se ... sì, se i miei genitori si fossero smaterializzati in tempo. Ma chissà dove sarei ora?

Potrei essere nelle file di Serpeverde, magari ti avrei preso in giro per anni, magari ... magari sarei diventato il migliore amico di Malfoy. Anche se mi si accappona la pelle al solo pensiero. Scusa Ginny.

In definitiva posso dire che tu, Ronald Bilius Weasley, sei il miglior idiota che io abbia mai conosciuto.

***

Quando Harry finì il suo discorso da testimone ci furono alcuni istanti di silenzio poi come per magia, uno scrosciante applauso si levò dalle persone davanti a lui.

Anche se sperò con tutto il cuore di non farsi vedere, Ron fu beccato da Harry con la testa tra le mani che piangeva in silenzio. Nessuno poi avrebbe potuto dire se le lacrime fossero per l'emozione o perché il suo migliore amico l'aveva definito un idiota davanti a duecento persone.

Dopo altri discorsi inframmezzati da risate, luccichii d'occhi o colpi di tosse per sdrammatizzare, la sposa fece la sua entrata.

Accidenti, accidentaccio. Mi stanno fissando tutti! Oh no, è perché sono incinta di sei mesi? Sì di sicuro.

La prima cosa che Ron notò fu la gonna di pizzo invecchiato: seguiva le forme di Luna come se fosse una seconda pelle. Saliva stretta e poi si allargava in corrispondenza dell'erede Weasley.

L'abito aveva il corpetto morbido e un nastro di raso passava sotto il seno della ragazza. I lunghi capelli biondi erano stati raccolti in una complicata treccia, decorata con fiori freschi, che le pendeva sulla schiena.

A quanto pare i gusti della ragazza avevano avuto la meglio nella scelta degli orecchini: dalle piccole orecchie le pendevano due grappoli d'uva fresca.

Ma la vera bellezza era negli occhi della ragazza: c'era voglia di vivere, impazienza e una grandissima felicità.

Quando la ragazza raggiunse il promesso sposo, Xenophilius, vestito con una famigliare veste gialla, fece l'occhiolino a Ron e gli stinse la mano.

Finalmente la cerimonia ebbe inizio e da qualche parte un'orchestra di archi cominciò a intonare una melodia soffusa.

L'officiante, che assomigliava in modo assolutamente casuale a Neville, declamò con enfasi le solite frasi del caso e poi, chiese ai due sposini di recitare le promesse.

Quasi contemporaneamente accaddero due cose alquanto bizzarre: Ron sbiancò di colpo, come se si fosse reso conto di essersi dimenticato qualcosa e, tutte le persone, si alzarono o si voltarono, a seconda, per capire la provenienza di un urlo.

Non ci si mise molto a individuarne la fonte: Hermione era in piedi, una mano sulla bocca e l'altra appoggiata sul ventre. Poco sotto una macchia si era allargata sul vestito chiaro.

- Le si sono rotte le acque!! Fate largo alla nonna!! – Molly si era alzata e stava correndo verso la ragazza, ancora sotto shock.

***

*P.O.V. di Hermione*

Lo sapevo che qualcosa quel giorno sarebbe andato storto, ma non avrei mai potuto immaginare che, dopo nove mesi, mio figlio (o figlia) avrebbe repentinamente deciso di nascere.

Vidi Molly raccogliere alcune borse per poi, venire verso di me.

- Tesoro mio, saluta chi devi salutare, acciuffa tuo marito e vai al San Mungo: c'è già una stanza prenotata a tuo nome.

Lì per lì rimasi senza parole: quella donna non avrebbe mai finito di stupirmi.

- Ma Ron, Luna, Ginny e ... sì, mi rincresce ma sì, Draco?

-Non ti preoccupare, una volta finito qui arriviamo pure noi, ok?- sulle sue labbra si formò un sorriso ansioso.

Le feci un rapido cenno di assenso, presi un alquanto imbambolato Harry per la mano e agguantai le borse di stoffa che Molly mi tendeva.

Prima di compiere la mezza giravolta, salutai con lo sguardo Ginny, rossa per l'emozione.

In un vorticoso attimo ci ritrovammo nell'accettazione dell'ospedale. Quella sera c'era parecchio movimento e ci mettemmo un buon quarto d'ora, durante il quale le fitte andavano aumentando, a trovare un medimago disposto ad ascoltarci.

I seguenti dieci minuti li passai in una grande stanza dipinta di bianco con alcune infermiere che mi applicavano sensori per il battito cardiaco, targhette di riconoscimento e, infine, facevano una rapida bacchetto grafia al bambino (o all'eventuale bambina).

Sì, avevo obbligato Harry ad aspettare il parto per conoscere il sesso del piccolo, anche se non me lo perdonerà mai.

- Se è femmina come la chiamiamo? – aveva detto lui con la testa sepolta tra le braccia

- Vorrei darle un nome elegante, magari preso da qualche libro famoso.

- Mhhh, che ne dici di ... di ... Helena?

Lo disse e me la figurai, Helena, che passava i pomeriggi a leggere con me nel salotto, alla soffusa luce di una lampada. Harry intuì la mia approvazione quando scorse le scintille nei miei occhi.

-Direi che Helena è aggiudicato, poi come secondo nome?

-Lily? – chiesi io dolcemente.

Qualcosa passò rapidamente negli occhi di Harry. Rimase in silenzio per un po' poi sorridendo disse:

- Io non me la vedo una Lily con i capelli neri, quindi pensavo a Sophia.

Helena Sophia Potter. Raffinato e femminile, perfetto.

- E se è maschio? – chiesi io, che volevo assolutamente una femmina. Quel cocciuto invece, pensava già ai trofei che il figlio avrebbe fatto vincere ai Grifondoro, perché anche di quello era assolutamente sicuro.

- Ah, su questo non ho alcun dubbio, Jonathan James Potter! E farò incidere il suo nome sulla scopa.

Al solo ricordo mi scappò una risata. Una delle infermiere mi ammonì bruscamente:

- Se continua a ridere così, nasceranno in corridoio!

Per un momento rimasi interdetta: nasceranno? Mi convinsi di aver sentito male, a causa del rumore del sobbalzo delle ruote della barella, che prendeva dentro nello sconnesso pavimento di piastrelle, su cui mi avevano fatto sdraiare.

Le pareti della sala parto erano di un azzurro smunto assai triste. Quando mi fecero scendere per farmi sdraiare sul lettino per il parto, scorsi dei famigliari e al momento molto ansiosi, occhi verdi.

Harry si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.

- Sono pronto per conoscere Jonathan! – sussurrò vicino al mio orecchio

- No ti sbagli, devi preparare la culla rosa, Helena sta arrivando – sorrisi io.

Un irritato colpetto di tosse del Dottor Duerre, il mio ginecologo, interrusse il nostro dialogo.

- Bene signorina Granger quando si sente pronta cominci a spingere più forte che può.

Anche se al corso pre-parto mi avevano assicurato che non avrei sentito nulla, nulla fu proprio quello che non sentii.

***

Harry avrebbe voluto tapparsi le orecchie ma sarebbe sembrato alquanto scortese. Nel suo piccolo si rallegrò di non essere al posto di Hermione, che in quel momento stava urlando come un'ossessa.

Intuendo i suoi pensieri, un'ostetrica grassoccia gli lanciò un'occhiata tremenda. Sembrava volesse dirgli: "Spero che tu, nella prossima vita, nasca provvisto di utero!".

Il dott. Duerre si rivolse a Harry:

- Signor Potter, vedo la testa! Con le prossime spinte dovrebbe essere fuori, vada a prendere la forbice che tra poco deve tagliare il cordone ombelicale!

Si sentì un tonfo sordo: il ragazzo si era afflosciato contro il muro. Il medico buttò gli occhi al cielo.

- Mentre qualcuno lo fa rinvenire, potete passarmi le forbici?

La donna grassoccia si avvicinò a Harry e lo schiaffeggiò un po'. Quello però, non sembrava intenzionato a risvegliarsi prima della fine del parto.

Nella stanza si diffuse un pianto acuto. Il ginecologo sorridendo, si avvicinò a Hermione:

- Signora Granger, ho l'immenso piacere di presentarle sua figlia Helena Sophia Potter.

L'uomo le posò il fagottino in braccio: la piccola aveva un ciuffetto di ricci capelli castani e, quando percepì il calore materno, decise di aprire gli occhi.

Quelli di Harry.

In quel momento Hermione, che per mesi si era preoccupata di non possedere il senso materno, sentì il dovere di proteggere quella cosina indifesa. Helena guardò curiosa il viso sudato della madre. La ragazza le accarezzò la testolina, la bimba sorrise mestamente e si addormentò.

Un'ostetrica con i capelli rossi le tolse delicatamente la piccola dalle braccia, con un colpo di bacchetta la pulì e poi le infilò un morbido pigiamino giallo.

Hermione si stava per rilassare quando, a un tratto, sentì un'altra fortissima fitta. Con sgomento si rese conto che: prima aveva sentito bene e, soprattutto, il parto non era finito.

Il dottor Duerre rimase un attimo interdetto, poi, si rimise davanti a Hermione pronto a ricevere il secondo.

- Come prima signora Granger! Spinga, respiri, spinga!

Alle ore 21:30, dopo dieci minuti di travaglio, il secondogenito Potter venne al mondo.

Potter senior rinvenne solo quando sentì un pianto infastidito e sonnolento: Jonathan era assai scontento della posizione in cui era.

Duerre lo stava tenendo per i piedi. Quando infatti lo aveva tirato fuori,stava dormendo e, per svegliarlo, aveva dovuto dargli una piccola sculacciata.

Il sottoscritto, ovviamente, non aveva per nulla gradito il trattamento che gli era stato riservato.

Jonathan era l'esatto opposto della sorella: nervoso, biondo e con gli occhi di Hermione. Provarono a calmarlo ma non ottennero alcun risultato, anzi, sembrò quasi che il pianto di Jonathan si fosse amplificato. Harry, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, si fece avanti timidamente e chiese:

- Posso provare a tenerlo in braccio?

Il bambino gli fu consegnato con cautela e come d'incanto, quello si calmò. Harry non aveva mai visto nulla di più bello.

Il piccolo lo fissava imbronciato ma sembrava che volesse imitare l'espressione incredula del padre: sgranava gli occhi e faceva piccoli gorgheggi con la bocca, come se anche lui stesse ridendo dell'espressione del padre.

Il ragazzo sollevò una mano e passo il pollice sulla fronte del figlio: quello, riconoscendo il tocco che per mesi aveva sentito attraverso la pancia della madre, abbozzò un sorriso e si agitò contento tra le braccia di Harry.

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Capitolo 10
*** Gli asini volano ***


Gli asini volano


Quando Harry, trafelato, entró nella camera, Hermione era sul letto e teneva i gemelli tra le braccia. Sembrava che il parto l'avesse stremata ma i suoi occhi, lucidi e vivi, tradivano una felicitá inesprimibile con i numeri e le parole.

Essere mamma: non è un sentimento che si apprende, ti investe di colpo quando tieni in braccio per la prima volta tuo figlio e inizi ad amarlo. Non è un amore paragonabile a quello che si prova per un marito, ne quello che si prova per un genitore. È taltemente tanto e forte che si potrebbe quasi pensare che il cuore non ce la faccia a sopportarlo.

Hermione fece passare un dito sulla guancia di Helena, che sorrise nel sonno. Quella bambina, pur essendo venuta al mondo da poche ore, aveva giá avuto modo di farsi voler bene da tutti, non piangeva mai e mangiava sempre alle ore giuste in quantitá corrette.

Harry per scherzare aveva detto che era giá una "So Tutto Io", commento che aveva fatto scoccare un'occhiataccia a Hermione.

Jonathan invece sembrava l'esatta nemesi di Helena, nervoso a tutte le ore e con tutti. Per farlo mangiare l'unica cosa da fare era dargli il latte con il biberon visto che non ne voleva sapere di attaccarsi al seno della madre, e ció sembrava dispiacere molto a Hermione.

Tuttavia, quando il piccolo veniva messo nella culla con sua sorella, sembrava calmarsi immediatamente. Era una cosa normale avevano detto i medici: i gemelli sono sempre l'uno l'opposto dell'altro, eppure si completano perfettamente, come due pezzi di un puzzle.

Harry si appoggiò al letto per guardare i due piccoli fagotti, ancora incapace di realizzare che fossero davvero suoi. Jonathan James infatti sembrava più figlio di Draco.

A quel pensiero si fece sfuggire un colpo di tosse per richiamare l'attenzione della moglie impegnata a fare smorfie a Helena, che nel frattempo si era svegliata e stava emettendo gorgoglii felici.

Hermione alzò un sopracciglio e fissò Harry in attesa che dicesse qualcosa.

- Si?
- Emh. So che ha bisogno di riposo e che devi riprenderti ma qui fuori c'è una mandria di persone agitate che vuole vedere i due mostricciattoli ...

Hermione lo fissò infuriata, facendolo rabbrividire.

- STAVO SCHERZANDO. Comunque, per te è un problema se li faccio entrare o potrei pentirmene per il resto della mia vita? - chiese tormentandosi il colletto della maglietta sgualcita che indossava.

- Falli pure entrare ma tu, caro - disse calcando il termine - tu te ne stai fuori in castigo a rimuginare su quello che hai detto. - gli rivolse uno sguardo di sufficienza anche se in realtà, internamente, se la stava ridendo.

Il ragazzo fece per alzarsi ma poi un pensiero gli attraversò la mente.

- Devo davvero starmente fuori con Draco Malfaculo mentre gli altri si spupazzano i miei figli? No è giusto però - rivolse uno sguardo implorante alla riccia.

- Non chiamarlo così e poi, povero Draco, perchè negargli il piacere di vedere i suoi nipoti? È loro zio d'altronde.

La mascella di Harry toccò terra, gli occhi spalancati dall'orrore. Non poteva davvero avergli detto così. Non vedendo nessun cenno da parte di Hermione sul cambiare idea, uscì dalla stanza con la coda tra le gambe.

Appena si chiuse la porta alle spalle, fu subito raggiunto da Molly, che stava impazientemente saltellando da un piede all'altro.

- Quindi? Possiamo entrare a vederli?

Il ragazzo annuì debolmente e si fece da parte appiattendosi al muro, facendo si che l'allargata famiglia Weasley potesse passare. Solo il proprietario di una testa bionda fissava la camera con sguardo apprensivo. Draco si stava dondolando sulle suole delle scarpe, indeciso sul da farsi.

Harry lo guardò con aspettativa.

- Bhe, che aspetti? Un invito formale? Sono i tuoi nipoti, vai. - fece un cennò con la testa in direzione della camera.

- C-cosa? P-posso?

Il ragazzo non gli rispose, si limitò ad annuire allargando le braccia. Quello di Draco fu un sorriso che Harry non gli aveva mai visto fare, senza alcuna traccia di scherno o malizia.

Harry pensò che sarebbe risultato a tutti meno antipatico se avesse sempre fatto vedere questa parte di se stesso.

Ma forse era solo perchè aveva perso i genitori in un breve lasso di tempo l'uno dall'altro. Forse era una cosa temporanea.

Il ragazzo biondo gli passò davanti con passo strascicato, le mani che stringevano le maniche del maglione grigio che indossava, inusuale per lui.

E poi scomparve oltre la porta, venendo risucchiato dalle accecanti luci al led.

***

Pov di Ginny

(Flashback)

Months Before (per capirci tra l'incontro dei Dranny *lol* e la confessione del fatto che stessero uscendo insieme)

La ragazza era seduta proprio a quel tavolino, aspettando proprio quel ragazzo. Scarabocchiò alcune parole su un foglietto di carta che poi lanciò in aria e incendiò con un colpo di bacchetta.

- Sei ancora una piromane vedo - disse lui sedendole davanti.

Ginny alzò lo sguardo sorridendogli divertita.

- Mi è sempre piaciuto incendiare cose, magari potrei provare a dar fuoco ai tuoi capelli. Sembrano invitanti

Draco rabbrividì impercettibilmente e appoggiò il mento sulla mano. I suoi capelli erano troppo preziosi.

- No grazie passo il turno. Comunque, per cosa mi hai chiamato? Lo sai che non è bene che ci vedano insieme, non ancora almeno - le sua labbra si piegarono verso il basso in un sorriso triste.

La rossa allungò un braccio attraverso lo stretto tavolo, poggiando una mano sulla guancia dell'altro. Gli fece una carezza, sorridendo quando vide i suoi occhi chiudersi al suo tocco delicato, per poi afferrargli la mano dalle lunghe dita affusolate.

- Era questo ciò di cui ti volevo parlare, penso sia venuto il momento di dirlo ai miei. - chiuse gli occhi aspettando la sicura sfuriata che però, con suo sommo stupore, non arrivò.

Alzò lo sguardo verso di lui e vide che stava fissando tristemente il cellulare. Gli chiese quale fosse il problema ma lui non disse nulla, si limitò a scuotere la testa.

- Tranquilla, tutto bene. - inspirò lentamente - puoi dirglielo, sono stufo di tenere nascosta la nostra relazione. Ho bisogno di te.

Ginny fu quasi tentata di alzarsi e di andare a dargli un leggero bacio sulla guancia ma si fermó, un improvvisa idea le era appena passata per la mente.

- Sai cosa Draco? Potrei non dirgli tutto tutto, escludere ad esempio il fatto che stiamo insieme e dirgli solo che ci stiamo frequentando. Sai com'è, George mi chiederebbe i dettagli di bhe, lo sai benissimo di cosa ... - lasciò la frase sospesa a mezz'aria.

Malfoy sfoderò il suo solito ghigno strafottente e incrociò le braccia sul tavolo.

- Oh bhe, a lui potresti dirlo, avrebbe solo da imparare dal professionista che sono.

Ginny lo fissò scioccata.

- Sei semplicemente disgustoso Malfoy.
- Ho preso dalla migliore stirpe di purosangue cara Weasley.

La ragazza gli puntò la bacchetta alla fronte, un sorrisino malefico che prometteva guai, stampato sulla sua faccia.

- Un altro insulto e ti affatturo. Lo giuro sulla scopa di mio fratello! - rise mentre si alzava dalla sedia dirigendosi verso di lui.

Lo fece girare, mettendogli le mani sulle spalle, i loro visi a pochi centimetri di distanza.

- Ancora non capisco come tu sia ancora vivo. Ti avrei giá ammazzato in circostanze normali - inarcò le sopracciglia.

Draco si rilasso sulla sedia, guardandola con la testa inclinata.

- Forse è perchè mi ami - disse sorridendole a mezza bocca.
- Giá, forse. - gli lasciò un bacio veloce prima di correre via lungo la strada acciottolata e svanendo con un "Pop" a malapena udibile appena superato Olivander.

Draco la fissò fino alla sua smaterializzazione, girandosi poi a guardare con aria assente i fiori nel bicchierino davanto a se.

Dio, mi ha proprio fregato.

(Fine Flashback)

La ragazza si girò quando udì la porta cigolare, tanto che sembrò stesse proprio ad annunciare l'ingresso di un imbarazzatissimo ragazzo smilzo che fissava la scena con gli occhi spalancati. Nessuno si era accorto di lui.

Ginny lo raggiunse e lo afferrò per un braccio, trascinandolo verso il letto. Si accorse però che stava opponendo resistenza puntando i talloni a terra.

Si giró verso di lui, le mani appoggiate sui fianchi.

- Si può sapere che hai? - gli chiese metá ridendo metà un po' preoccupata.

Draco si guardò intorno a disagio, con una mano si massaggiava il retro del collo.

- Bhe io non sono abituato a questo genere di cose, sai come siamo fatti no ... sono fatti i purosangue. Non c'è spazio per le relazioni tra le persone, i matrimoni sono combinati e i figli sono animali da allevare, nulla di più. - concluse stringendosi tra le spalle.

Ginny lo guardò intenerita e lo consolò.

- Bhe noi Weasley siamo decisamente una famiglia prolifera quindi ci saranno un sacco si situazioni del genere negli anni a venire. Che ne dici di provare ad iniziare ad abituarti?

Il ragazzo la guardò senza capire ma, quando la vide fischiare e richiamare l'attenzione di tutti, avrebbe voluto nascondersi sotto una roccia.

- EHHY. In questa stanza c'è una persona che non ha ancora preso in braccio i suoi nipoti ed ora è il suo turno! Dov'è Soph? Lei è la più tranquilla e sará più facile dargliela da tenere in braccio.

Hermione sorrise a Draco e mise la piccola tra le braccia dell'amica, sistemandole poi meglio il ciuccio e il pigiamino.

- Basta che non la fai cadere Malfoy! - urlò maliziosamente George, appoggiato al muro.

Draco gli scoccò uno sguardo carico di astio ma gli sorrise, sorprendendo quasi tutti. Ginny gli si avvicinò, facendogli vedere come tenerla.

- Ecco ... sì, la mano li sotto e la testa ... bravissimo, proprio cosi ! Okay ci siamo. Adesso è tutta per te - la ragazza baciò la testa della bambina e si allontanò lentamente, facendo segno agli altri di non fissarlo.

Percy sbuffò infastidito ma venne subito zittito da Molly, che osservava la scena con la coda dell'occhio mentre era china a parlare con Hermione.

Draco sorrise e iniziò a cullare Helena che lo fissava con gli occhietti verdi spalancati e curiosi. Il ragazzo le sorrise di rimando, allungando una mano e facendo si che il suo indice venisse stretto nella piccolo pugnetto della neonata.

- Woah, sei proprio forzuta eh piccolina? - non aveva mai avuto l'occasione di tenere in braccio un bambino così piccolo e un pochino si commosse, una lacrima gli solcò il viso.

Un sorriso sincero gli ammorbidiva la altrimenti curva austera delle labbra, conferendogli dopo tempo un'aria felice. Stava per asciugarsi la lacrima con il bordo della manica del maglione quando George gli si a avvicinò per sussurrargli qualcosa all'orecchio.

- Wow, gli asini volano. Non avrei mai creduto che avrei mai visto piangere un Malfoy.

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Capitolo 11
*** Missione "Fare il genitore" ***


Lunedì, ore 01:50am

Harry si rigirò nel letto, inquieto. Stava facendo un brutto sogno e non riusciva a svegliarsi: si trovava in una stanza senza uscite o finestre, l'unico suono udibile quello di un'assordante sirena fatta suonare senza interruzione.

Il ragazzo si girò dalla parte sbagliata e, non trovando il corpo di Hermione a fermarlo, cadde dal letto. Fortunatamente il colpo fu attutito dal tappetino scendiletto.

Harry si alzò dolorante e confuso, la testa che gli girava e ancora, la sirena che gli rimbombava nel cervello. Ci mise un paio di minuti a capire cosa davvero fosse quel rumore: un pianto di neonato.

Era la terza settimana passata a casa dopo essere tornati dall'ospedale ed entrambi avevano deciso di fare i turni per andare a calmare i piccoli, ogni qual volta durante la notte fosse stato necessario. Era il primo turno del giovane padre che, smaltito il sonno residuo, corse subito a vedere chi stesse piangendo e se ci fosse bisogno di cambiare dei pannolini.

Ovviamente era Jonathan la fonte del baccano, che in quel momento era rotolato sulla pancia e non riuciva a girarsi.

- Ma che pasticcione che sei JJ. Hai fame per caso? - Harry gli stuzzicò il retro del collo, facendolo ridacchiare sonoramente.

Lo prese in braccio e, ricordandosi delle lezioni pre parto, gli passò un dito sulla bocca, per vedere se aveva il riflesso del succhiare, che stava ad indicare che il bimbo aveva fame. A quanto pare però non era quello il problema.

Il ragazzo abbassò la testa e diede una rapida annusata al figlio, trattenendo una smorfia di disgusto quando sentì un odore pestinenziale provenire dal pannolino.

Per Diana che schifo.

Mise Jonathan sul fasciatoio e, dopo essersi assicurato che non potesse cadere, gli slacció la tutina e il body, notado con sollievo che niente era uscito dal pannolino.

Slacciò i lacci e, alzando le gambe del piccolo, lo rimosse per poi gettarlo nel cestino sotto il lavandino. Con un rapido movimento pulì tutto e, dopo avergliene messo uno pulito lo rimise nella culla.

Gli rimboccò le coperte e, dopo avergli baciato la testa, se ne tornò a letto, riaddormentandosi poco dopo.

Lunedì, ore 2.45 am

Un bambino affamato urlò e nello stesso momento, un giovane ragazzo dalla chioma corvina si trascinò giù dal letto, andando a sbattere contro le ante dell'armadio.

- Harry tesoro ... cosa stai facendo? - chiese Hermione assonata, svegliatasi a causa del rumore prodotto dall'urto della testa del marito contro la dura superficie di mogano.

Harry, sventolando a caso le mani nel buio le fece cenno di rimettersi a dormire.

Quando raggiunse la culla dei gemelli si lasciò sfuggire un rumoroso sbadiglio, la faccia distorta in una strana smorfia.

- Allora, chi è sta volta?

Buttò un'occhiata ai figli, notando che era Helena che lo guardava in attesa. A quanto pare il pianto le era solo servito per farsi sentire da quella lendena di suo padre.

Tutta sua madre

Il ragazzo la prese cautamente in braccio, cullandola mentre scendeva le scale per raggiungere la cucina.

Dai tempi dell'Ordine era molto cambiata e, decisamente più pulita. Un po' si rattristò pensando a Sirius, di quanto poco avessero potuto stare insieme e di quanto velocemente se ne fosse andato.

Sospirò e, facendo attenzione a non inciampare nel porta ombrelli a forma di zampa di troll, entrò in cucina. Mise Helena nel seggiolone, stando attento che la testa della piccola fosse bene eretta.

Aprì una dispensa, cercando il latte in polvere. Peccato che avesse aperto la dispensa sbagliata.

Senza accorgersi di cosa davvero avesse preso in mano il ragazzo aprì l'acqua del rubinetto. Aspettò che venisse calda e, quando fu della temperatura giusta, la mise nel biberon, aggiungendo il contenuto della scatola che aveva in mano.

Lo agitò per bene e stava quasi per darlo alla figlia, non fosse stato per la luce che si accese all'improvviso, abbagliandolo. Hermione era in piedi davanti a lui, sul volto un'espressione di divertita sconsolazione.

- Fermati idiota - gli disse agitando svogliatamente la bacchetta accesa, la luce biancastra che proiettava sfarfallò.

Harry la guardò senza capire. La ragazza, senza aprir bocca, indicò con il mento il contenitore di plastica che era rimasto appoggiato sul tavolo.

Quello della pappa per gatti.

Harry sbiancò lanciò il biberon nel lavandino, come se scottasse al contatto con le sue mani. Aveva quasi avvelenato sua figlia.

Hermione sospirò e scosse la testa, non capendo come avesse fatto a sposare quello sbadato di un ragazzo. Gli andò vicino, indecisa se schiaffeggiarlo o meno.

Optò per una via di mezzo, la lievitazione a testa in giù. Quando sentì il metallico tintinnio di un paio d'occhiali caduti a terra si impettì, assumendo un espressione seria.

- Harry James Potter - disse con la bacchetta sguainata.

- Hermione Jean Granger - rispose Harry, il cui viso stava diventando paonazzo.

- Hai involontariamente cercato di avvelenare uno dei nostri figli con della pappa di gatto, per la seconda volta in una settimana! - roteò gli occhi - ripeti con me : io, padre incosciente.

- Io p-padre incosciente

- Non capace di badare nemmeno a me stesso - la ragazza rise, l'altro mise e il broncio

- Quello che hai detto tu.

Hermione gli rivolse un'occhiata che gli fece pentire di averla sfidata. Harry recitò a memoria il resto della filastrocca.

Quando finalmente ebbe finito di darsi dello stupido, fu girato e liberato dall'incantesimo. Guardò senza commentare le moglie che finalmente, nutriva la piccola con il giusto latte.

Dopo essersi assicurati che avesse fatto il ruttino, la riportarono di sopra, rimettendola a letto. I due ragazzi, spossati a causa della notte in bianco si lasciarono cadere sul loro materasso, guardandosì negli occhi.

Hermione allungò una mano, intrecciando le dita a attorno a quelle di Harry. Lui le sorrise, facendole il baciamano, una loro vecchia abitudine.

- Signora Potter, la vedo radiosa oggi. A cosa devo questo onore? - le chiese con una voce più profonda del solito.

Lei rise di gusto.

- Ah signor Potter che piacere! Beh vede, ho avuto un'interessante conversazione con mio marito!

- E mi dica, riguardo a cosa?

La ragazza sorrise furbetta, avvicinandosi al ragazzo con la lunga frangia nera. Lo guardò dritto negli occhi.

- Oh bhe, su quanto velocemente si debba iscrivere a un corso per padri incompetenti. Non so perchè ma credo che presto, anche il signor Weasley si unirà a lui. - disse lei.

Harry la fisso imbronciato, aveva perso di nuovo. La ragazza lo baciò sul naso, prima si rigirarsi e rimettersi a dormire.

Peccato che in quell'esatto momento suonò la sveglia, quella di Harry almeno. E ciò significava che doveva andare al Ministero.

E ma che palle però.


_____


HEHEHEHE i'm back


Baci,
Jamie







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Capitolo 12
*** Getting Caught ***


La ragazza si lanciò sul letto, ridendo a crepapelle quando il suo ragazzo le si lanciò sopra, iniziando a solleticarla ovunque. I suoi capelli rossi erano sparsi sul cuscino, le iridi verdi celate sotto le palpebre strizzate all'inverosimile.

Tutto era cominciato quando Draco aveva tirato fuori l'argomento dei "capelli corti", che aveva fatto salire un sapore acido in bocca a Ginny.

- Te lo puoi anche scordare Malfoy. - aveva risposto lei piccata, accarezzandosi la chioma folta.

- Devi capire che quando sarai adulta sarà necessario che tu abbia un certo stile, elegante e ordinato. - aveva detto lui slacciandosi i primi bottoni della camicia, cosa che alla ragazza non era sfuggita. Aveva preso il fidanzato per il colletto, tirandolo a sé.

- Me li taglierò solo se riesci a prendermi - gli aveva sussurrato lei a un centimetro dal viso, spiccando poi una corsa forsennata su e giù per le scale della Tana.

La loro acchiapparella era terminata in camera di Ginny, che era dove si trovavano quando a Molly venne la brillante idea di andare a chiedere alla figlia se potesse darle una mano con il pranzo.

- Ho vinto. Ah. - tubò Draco soddisfatto intrappolando la ragazza nella sua stretta presa. Ginny gli fece la linguaccia, soffiandogli poi in faccia.

Il ragazzo mise il broncio, sapendo che la rossa odiava quella sua abitudine. Infatti Ginny, arresasi al fatto di non poter scappare dalle grinfie del ragazzo, sbuffò infastidita.

- Vieni qua idiota. Odio quando fai il broncio.

- Lo so.

Il ragazzo si appoggiò sui gomiti, andando a baciare il naso lentigginoso della Weasley più giovane. Dal canto suo Ginny, cogliendolo di sorpresa, si spostò all'ultimo, ottenendo ciò che aveva voluto sin dall'inizio. Uno dei baci impacciati di Draco, privi della loro solita focosità. Stupendi certo, ma a lungo andare stufavano, al contrario di quelli rubati, dati quando tutti erano girati e nessuno li poteva vedere.

Erano i più belli perché quando si separavano, Draco, che veniva sempre colto di sorpresa, aveva uno sguardo quasi innocente, che gli dava quell'aria un po' fanciullesca che non aveva mai avuto. Era bello per Ginny osservare come si toccava spasmodicamente le labbra con le lunghe dita e poi finiva per sorridere in modo sghembo e stupido, come un bambino quando vede appeso in salotto uno dei suoi disegni.

Contemplò la scena sorridendogli affettuosamente, anche se, per una volta, fu lei a rimanere spiazzata. Draco ghignò, anche in modo abbastanza pervertito e, senza ulteriori indugi, iniziò a lasciarle una scia di baci umidi lungo la clavicola, per poi risalire lungo il collo.

Ginny ridacchiò quando percepì che il ragazzo aveva in mente progetti che si spingevano molto più in là di un paio di baci. Arcuò la schiena quando Draco le mordicchiò il lobo dell'orecchio.

Colpo bassissimo Malfoy

La ragazza finì di sbottonargli la camicia, che si aprì rivelando il suo petto magro ma tonico, lo stomaco con addirittura l'accenno di qualche addominale.

- Ah però, da quand'è che hai trovato tempo per muovere le tue regali chiappe e andare a fare palestra? - lo sbeffeggiò lei.

Malfoy fece finta di togliersi della polvere dalle spalle, pavoneggiandosi con il nulla visto che la ragazza diceva di essere immune a quei suoi attacchi di egocentrismo. Ginny roteò gli occhi, dandogli poi un pugnetto per tastare la sua massa muscolare.

- Ahia! Di ferro - disse ironicamente massaggiandosi le nocche della mano. Probabilmente nessuno dei due si sarebbe accorto di Molly se quella non avesse emesso un urlo così potente da far tremare le finestre.

CAZZO

Fu il pensiero di entrambi i ragazzi che, per cercare di recuperare un po' di contegno, si erano frettolosamente rivestiti e seduti sul letto, le teste abbassate. Molly era indecisa se sgridarli perché avevano quasi rischiato di farla diventare nonna per un'altra volta o perché non le avevano detto NULLA del fatto che dal semplice uscire insieme come amici, avevano deciso di iniziare una storia. Peccato che la povera donna non sapesse che la loro relazione andava avanti da mesi e si erano spinti molto, molto più in là di qualche semplice bacio.

- Mamma, possiamo spiegare ... ecco ...

Molly rise, facendo spalancare gli occhi di entrambi. Non era arrabbiata con loro e, non avendo nessun pregiudizio contro il ragazzo biondo che la stava guardando stralunato, trovava solo stupido che non si fossero assicurati di non essere disturbati.

- La prossima volta vedete di chiudere la porta eh? Sarebbe potuto entrare chiunque, e non credo che tuo padre o magari Ron, avrebbero gradito lo spettacolo. - disse cercando di trattenere le risate. Era stata giovane anche lei e le era capitato più volte che suo padre la beccasse in flagrante con Arthur, facendolo uscire di casa a colpi di schiantesimi. Ginny sorrise rilassata ma poi, un dubbio le fece fare una piccola smorfia.

- Quindi non lo dirai a papà?

- Oh beh, del fatto che tu e Draco ora state insieme verrà informato immediatamente, eviterò di raccontargli di come ne sono venuta a conoscenza.

La donna uscì dalla camera, lasciando i due ragazzi con lo sguardo perso nel vuoto. Draco allungò involontariamente una mano verso la sua ragazza, che fece lo stesso. A dispetto di quanto sembrava agli occhi della gente, la loro relazione non era facile, anzi, era tutt'altro che una passeggiata.

Al ragazzo dispiaceva enormemente di non poterla portare in giro per Diagon Alley o anche solo farsi vedere insieme in pubblico, passando la giornata a fare compere come qualsiasi altra coppia normale, che d'altronde era quello che entrambi volevano, vivere la vita come faceva qualsiasi altro abitante della terra, senza essere sempre sotto la luce dei riflettori.

Il ragazzo le lasciò un veloce bacio sulla tempia e si alzò, andando a recuperare la sua giacca. Si avvicinò alla finestra, pronto per smaterializzarsi.

- Ehy - disse per richiamare l'attenzione di Ginny e quella alzò lo sguardo, gli occhi polverosi e stanchi.

Il biondo sentì una fitta al cuore. Sapeva quanto l'ex grifondoro stesse soffrendo per la situazione e Draco dal canto suo avrebbe tanto voluto fare una cosa, anche se gli sarebbe potuta costare cara.

- Ginny ascoltami - la ragazza sospirò, fissandolo con la testa appena inclinata - ti giuro che un giorno questo si sistemerà, in un modo o nell'altro. E poi beh, pensa se fosse stato mio padre a scoprirci. - disse ridacchiando appena, anche se il ricordo di suo padre gli aveva portato alla mente tanti ricordi. Alcuni belli, altri decisamente orrendi.

Ginny scosse la testa e buttò gli occhi al cielo, maledicendosì per aver scelto d'innamorarsi di un'idiota tale.

- Ti conviene sparire prima che torni mio padre, non vorrei che gli venisse in mente di usare l'Avada Kedavra per la prima volta in vita sua.

Draco alzò un sopracciglio chiaro, confuso.

- La prima volta ? - Ginny annuì, pensando che il ragazzo sapesse che suo padre era l'unico mago del Ministero a non averla mai usata.

Con un ultimo cenno di assenso muto Draco la baciò, girando poi su stesso e sparendo nel nulla con un "POP" a mala pena udibile.

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Capitolo mediocre scusate, sto attraversando il mio 7373737373esimo blocco dello scrittore. Ew.

Ah, se vi va, fate un salto sul mio account Wattpad, mi chiamo nello stesso modo e ci sono molte più storie. Scusate se ho cancellato "E se" e "Quando la mia vita si capovolse" ma non avevo più motivazione nel scriverle, mi spiace tanto.

 

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