Finchè vorremo, dureremo. INSIEME.

di RossFinnigan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io, Me, Medesima ***
Capitolo 2: *** Ospedale 'Speciale' ***
Capitolo 3: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 4: *** Creatura più bella di te non l'ho mai vista ***
Capitolo 5: *** La valorosa ***
Capitolo 6: *** Un mese. ***
Capitolo 7: *** E bacio fù ***
Capitolo 8: *** Sei ossigeno per me. ***
Capitolo 9: *** Stanza Nuova, ''amica'' nuova. ***
Capitolo 10: *** Dovrai avere un bel coraggio ad amarmi. ***
Capitolo 11: *** Non c'è Viola, ci sono io. ***



Capitolo 1
*** Io, Me, Medesima ***


Era un martedì mattina qualunque, un martedì che Viola odiava con tutto il cuore per il semplice fatto che doveva rimanere sei ore di fila a scuola, odiava la scuola come odiava le pere, a lei le pere le davano il voltastomaco così quando pensava di andare a scuola le si attorcigliava la stomaco come un fazzoletto di carta. Viola era una ragazza di 15 anni, molto bella e seducente , i suoi capelli rosso fiamma le incorniciavano il volto, il suo naso piccolo e la bocca rosea la rendevano splendida, i suoi occhi erano la cosa più bella, un colore blu oltremare, profondi e pieni di vitalità e forza, era alta con un fisico perfetto, frutto dei suoi duri allenamenti in palestra per giocare a scherma.http://www.polyvore.com/viola/set?id=119122875 QUESTA E' VIOLA. Di carattere era una ragazza molto socievole e solare, semplice insomma, però tutti abbiamo dei difetti e anche lei ne aveva uno, era super arrogante quando qualcosa le andava male, si racchiudeva in se stessa, in un mondo dove solo lei, la musica la sua grande passione e la scherma che era tutta la sua vita regnavano. Ogni Martedì Viola usciva di casa alle sette e mezzo per andare a fare da sveglia alla sua migliore amica, Sonia, una ragazza di 16 anni, piena di talento musicale e anche campionessa di scherma, che era la cosa che le legava di più.http://www.polyvore.com/sonia/set?id=119123854 QUESTA E' SONIA Quel Martedì Viola si sentiva strana, stanca e aveva un dolore al braccio che si portava avanti già da qualche giorno, arrivata a casa di Sonia, suonò il citofono:
S: Chi è?
V:So sono io muoviti siamo in ritardo
S: Scendo subito

Dopo cinque minuti Sonia scese
S: Vilù, come và?
V: So, sto bene tranquilla, e solo che questo dolore non vuole andar via..non lo so.
S: Ma dai sicuramente sarà un colpo di vento..tranquilla..ci sono io ora con te
V: Ti ringrazio, ma ora niente è più schifoso che entrare a scuola.
S: Già..ma….parlando d’altro LO SAI CHE MATTIA DARA’ UN CONCERTO NEL FINE SETTIMANA? CI ANDIAMO INSIEME? TI PREGO, TI PREGOOOOOOO!
V: Non supplicarmi, non credo che verrò. Non mi và.

A Viola andava e come! Mattia era il ragazzo che piaceva a Viola ma anche a Sonia, e per paura di litigare con la sua migliore amica e di rimanere da sola, aveva deciso di non fiatare. Mattia andava con Viola e Sonia a scherma, era il più bravo del settore maschile. A Viola piaceva, ma era troppo per lei.
S: Eccoci qui, o mio dio..la proff è già in classe..ci vediamo dopo le lezioni?
V: Solito posto, solita ora, NON MANCARE!
S: Si tranquilla, ti voglio bene!
 V: Anche io..tanto.

Vilù varcò la soglia dell’aula quando all’improvviso gli sbucò davanti la bulla della scuola, che andava sfortunatamente in classe con lei. Si chiamava Amelia, era una ragazza bionda con occhi azzurri , la solita ragazza che piaceva a tutti. Antipatica e stronza non faceva altro che prendere in giro le persone.http://www.polyvore.com/amelia/set?id=119124700 QUESTA E' AMELIA
A: Attenta dove metti i piedi sfigata!
V: La prossima volta non messaggiare al cellulare sennò queste tipo di cose ti accadranno spesso.
A: Mi stai provocando?
V: No, dico solo la verità..e durante la lezione cerca di leggere sul libro che stare al cellulare, potrebbe capitare che potrei fare l’infame alla proff..
A: Basta! BASTAAAAAA! Ma tu sai chi sono io?
V: Si, un’eterna cretina.
A: Mi sfidi?
V: Vorrei ma non posso.
A: Alle tre, in pelestra, duello a scherma. Non mancare.
V: Va bene, duello sia.

Durante le ora di lezione Vilù non pensava ad altro, ma si sentiva sempre più stanca e fiacca e non capiva che le succedeva. Arrivate le tre, si incontrò con Sonia la quale gli raccontò del duello
S: Ma tu non puoi combattere in queste condizioni, ti si legge in faccia che non stai bene.
V: Si, ma stai tranquilla, ce la faccio, ce l’ho sempre fatta!
S: Mi fido..
V: Sei un tesoro.

Arrivate in spogliatoio, Vilù incominciò a levarsi i vestiti e a mettersi il costume da scherma bianco con i riportini azzurri, tuta che per lei portava fortuna. Si infilò la maschera e scese in campo. In palestra c’erano tante persone tra cui Sonia e Mattia che la sostenevano. Si misero in posizione di inizio, e cominciarono a combattere, la forza interiore di Viola uscì fuori dal suo corpo, si sentiva paonazza in viso per la felicità e la libertà che in quel preciso momento provava, ma il suo fiato rallentava, come una macchina rotta..diminuiva sempre più..finchè…bianco…solo bianco vide dai suoi occhi. Si accasciò a terrà come un piccolo uccellino abbattuto dal cacciatore, Amelia la sua rivale accorse per la prima volta in suo aiuto. 
A: Vilùù? Vilùùù? Svegliati Vilùùù, per favore! Che ti prende..
Anche gli altri si accerchiarono intorno alla loro compagna, Sonia corse piangendo verso Vilù e avvicinandosi a lei singhiozzando.
S: Vilù? Vilùù? Che ti succede..
Gli occhi degli spettatori erano tutti impauriti, spaventati, quelli di Sonia erano pieni di lacrime che non riusciva a trattenere. I professori chiamarono l’abulanza e tutti, anche Amelia era dispiaciuta. Viola udiva la sirena dell’abulanza in lontananza e di lì si accorse che tutto non andava come voleva lei.
 

Spazio Lettrice: Ciao a tutti, questa è la mia storia, scrivete cose ne pensate:) Grazie mille se vi piace.

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Capitolo 2
*** Ospedale 'Speciale' ***


Viola sentiva avvicinarsi delle persone, sentiva tante voci intorno a lei, ad un certo punto la sollevarono e la poggiarono su una barella, trascinandola nell’abulanza, che l’avrebbe portata in ospedale, ma non uno qualunque..un’ospedale speciale. Arrivata lì, Vilù aprì gli occhi e piano piano la fecero accomodare su una sedia a rotelle, impaurita chiese
V: Dove sono?Che mi è successo?.
I: Hai perso conoscenza, ti stiamo portando dentro l’ospedale.
V: Oh mio dio, e Sonia? E la partita..
I: Ora non ti preoccupare di loro, ma preoccupati della tua salute! Disse l’infermiere con uno sguardo arrogante.
V: Certo che sei l’ottimismo in persona tu eh? 

Vilù era confusa, non capiva che le era successo. Arrivata nel grande ingresso dell’ospedale ne rimase stupefatta, Vilù pensava che l’ospedale fosse un luogo con pareti bianche, senza nessun colore, triste..ma ai suoi occhi vide uno stanzone enorme con tante sedie celesti e tanti bambini che correvano felici, le pareti erano blu oltremare con piccoli riporti gialli, c’era gente che parlava con medici e infermieri che correvano avanti e dietro come pazzi, in quel momento Vilù si tranquillizzò, però voleva andare via dal quel posto, e subito. Arrivata nella stanza della dottoressa, una donna di un’età verso i quaranta si avvicinò a lei, con i suoi occhi azzurro ghiaccio, guardo Vilù
D: Tu devi essere Viola Negri.
V: Si..
D: Sono la dottoressa Lisandri, che cosa ti sei sentita?
V: Ma che ne so! Mi è solo girata la testa. 

In quel momento un’altra fitta al braccio di Vilù si fece vivo, facendola gemere per il dolore. La dottoressa vide che Vilù si toccava il braccio.
D: Da quando accusi questo dolore al braccio?
V: Ma che dolore? Non ho nulla! Voglio andare via!
D: Viola devi stare tranquilla!
I: Porta un po’ di rispetto per la dottoressa signorina! Disse l’infermiere con voce arabbiata.
V: Me ne voglio solo andare, non ce la faccio più a stare qui!
D: Ti ripeto la domanda.. da quando accusi quel dolore al braccio?
V: Macchè, da due giorni…forse tre…forse due o tre settimane..non ricordo.
D: Va bene allora dobbiamo farti esami più approfonditi. Avete chiamato i genitori?
I: Si saranno qui fra poco.
V: Se..certo. 

I: Come dici?
V: No nulla.. 

Poco dopo l’infermiere che aveva rivelato il suo nome ,Ulisse, portò Vilù nella sua stanza, la 245 del reparto di cardiologia.
I:Questa è la tua stanza, se vuoi farti un giro fai pure, più tardi verrò io ad avvisarti.
V: Va bene, grazie..
I: Di nulla, e mi raccomando..niente casini in giro.
V: Ok. 

Un’altra caratteristica di Vilù e che odiava stare ferma, così curiosa con la sua sedia rotelle andava girovagando per l’ospedale, fin quando si fermò alla soglia della porta di una stanza, li dentro c’era un bambino che dormiva, era dolcissimo e si accorse che era legato ai macchinari, Vilù lo guardò con tristezza pensava a cosa aveva passato quel bambino, dall’altra parte della stanza , nel letto c’era un ragazzo che poteva avere l’età di Vilù, aveva i capelli ricci e gli occhi scuri, ne rimase stupita dal fascino che gli provocava, ma una voce la interrupe dai suoi pensieri.
R: Che stai a guardà? Si chiede il permesso.
V: Scusami, non volevo..
R: Scusa un corno, sparisci, chi ti conosce!?
V: Ehiehiehi, calmino, non stai parlando con un pupazzo.
R: Ma sai che cazzo me ne frega, va via dalla mia stanza.
V: Non è solo la tua stanza e anche la sua e sé per questo io stavo guardando lui, non te cretino!
R: Senti, non ho voglia di litigà, vattene e non ti fà vedè in giro. Disse con un’accento romano doc.
V: Ok, tanto io con gli stronzi non ci voglio avere nulla a che fare.
R: E manco io se per questo.
V: Ma vaffanculo.
R: Vacci te. 

Vilù si allontanò velocemente dalla stanza, non aveva mai incontrato un ragazzo così stronzo e arrogante come quello li..ne rimase sconcertata. Però l’aveva colpita..si sentiva strana. Mentre scorrazzava con la sua sedia rotelle in corridoio andò a sbattere contro un ragazzo..
R: Oh Dio, scusa. Stai bene? 
Il ragazzo era pelato, era senza un gamba, ma aveva il suo fascino, aveva gli occhi marroni, gli occhi di un leone, e un sorriso stupendo come pochi.
V: Si sto bene..

SPAZIO LETTRICE: Questa è la seconda parte, spero vi piaccia!
Ma chi sarà mai quel ragazzo? Sarà stata una casualità essersi scontrati.?

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Capitolo 3
*** Nuove conoscenze ***


R: Sicura?
V: Si tranquillo..
R: Devi controllare meglio la sedia rotelle.
V: Va bene..grazie.
R: Prima volta che la usi?
V: Si, in effetti non ci so fare molto ahaha
Scoppiai in una risata, e anche lui. 
Era bellissimo, ma di certo.. non era il suo tipo.
R: In che reparto stai?
V: Cardiologia..
R: Mm…capito..problemi al cuore?
V: In verità non lo so, dovrei fare degli analisi..
R: Ah ecco, ma che ti è successo..sempre se si può sapere..
V: Sono svenuta durante una partita di scherma.
R: Ah, giochi a scherma?
V: Si, da molto tempo.. E mise su un sorriso leggero, pieno di felicità.

R: Allora sei una spadaccinaa! Disse facendo il gesto di uno che impugna la spada.
Incominciarono a ridere come due matti, c’era sintonia tra loro.
R: Hai conosciuto qualcuno?
V: Primo ho incrociato un ragazzo,  sta nella stanza 233, insieme al bambino in coma..
R: Ah, Davide..vabbè con chi non conosce è fatto così.
V: Ah, benissimo, allora non andremo mai d’accordo.
R: Come mai dici così?
V: A quanto pare è una testa dura come mè.

R: Perché tu sei una testa dura? Disse ridendo.
V: Si, lo sono, e molto anche.
R: Allora siete uguali!
 Disse ridendo.
V: Non è che la cosa mi vada molto a genio, mah..vabbene. Una curiosità, qualè il tuo nome?
R: Oddio, che scortese, io sono Leone ma per te facciamo Leo.
V: Io sono Viola, ma chiamami Vilù. Piacere di conoscerti.
L: Anche per me Vilù. Io ora vado, ci si vede in giro.

Nemmeno il tempo di andarsene che subito Vilù domandò
V: Senti Leo, sono una tipa molto amichevole, mi sento sola e persa qui..hai qualche amica da farmi conoscere..così giusto per non rimanere sola..
L: Certo, ti presento il mio gruppo se vuoi
V: Oh, figo! Va bene..
L: Vieni con me, tra poco ci troviamo nella stanza di Rocco il bambino in coma.

Con le sedie a rotelle, Leo e Vilù si diressero verso la stanza di Rocco, qui ad attenderli c’erano altri ragazzi. Uno era pelato come Leo, forse aveva il suo stesso problema, anche a lui mancava una gamba, poi c’era un ragazzo con una gamba ingessata, capelli marroni e occhi neri, sembravano due olive, e aveva l’aria di un simpaticone, vicino a Rocco, il bambino che dormiva c’era una ragazza, aveva i capelli ramati e lunghi, era bellissima, aveva gli occhi un po’ infossati e un sorriso perfetto. Era tutta perfetta per Viola. Appena varcata la soglia della stanza, Violà sbuffò, Leo la prese per un braccio
L: Perché sbuffi?
V: Oddio, di nuovo quello stronzo..
L: Tranquilla, all’apparenza è così.

Leo metteva molta allegria a tutti e con un sorriso contagioso
L: Buongiooorno ragazzi
R: Leaderrr, alla buon ora come sempre

RAGAZZO4: Ciao Leo. Disse con un’accento Napoletano. Subito Viola scoppiò in una risata.
RAGAZZA: Ciao Leone, dormito bene?
RAGAZZO1: Ciao Leo, come và?
L: Sto bene ragazzi, volevo presentarvi una ragazza, resterà qui per un po’.
V: Ciao a tutti, mi chiamo Viola, ma chiamatemi Vilù.
 Il sorriso di Viola era appena accennato sul volto.
VA: Ciao Io sono Valentino, ma per te facciamo Vale. Piacere di conoscerti.
C: Ehi, io sono Cristina, ma per te facciamo Cris. Ma quanto sei bella.

Cris guardava Viola con una certa ammirazione, che a Viola piaceva molto.
V: Oddio, grazie, anche tu, sei bellissima.
C: Macchè ahah. 
Sorrise.
T: sono Toni, piacere di conoscerti Vilù.
Il ragazzo stronzo mi guardò con aria provocatoria.
D: e così, ti chiami Viola, che nome strano..mi fai pensare alle melanzane.
V: Senti sarai te melanzana, DAVIDE.
D: Chi cazzo te ha detto il mio nome.?
T: No, Vilù, lui non è una malenzana, la madre lo chiama FUNGHETTO.
 Disse ridendo.
Tutti scoppiarono a ridere, anche Viola.
V: Allora ciao funghetto ahahhahahhaa. Viola non rideva così da tempo, per un attimo si era sentita davvero felice.
D: Fanculo Toni.
T: Non c’è di che Davide.
L: Vabbè, noi siamo il gruppo dei braccialetti rossi Viola, Il sono il Leader, Vale è il Vice, Cris è la ragazza, Rocco L’imprescindibile, Toni Il Furbo e infine Davide Il Bello.
V: Che di bello non ha un cazzo.

Tutti scoppiarono a ridere. Davide la guardò con disprezzo.
D: Senti chi parla, sei appena arrivata e ti permetti di prendermi per il culo. Ma chi cazzo sei.
V: Tu hai cominciato, mi hai aggredito senza che stessi facendo nulla.
L: Ragazzi, perché non fate pace, avanti..
D: Vabbè và, tanto ormai..
V: Ci sto, a patto che non mi tratti più di merda, come hai fatto prima.
D: Ok, va bene.
 Sorrise.
 Si diedero la mano,il sorriso di Davide fece sciogliere il cuore di Vilù, che non dava a vederlo, però in quel momento i suoi occhi diventarono lucidi, tanto da farli diventare di color blu lucente, Davide la guardò e rimase incantato dai suoi occhi. Viola arrossì e lasciò la mano di Davide. Dalla porta sbuco Ulisse
I: Viola ti stavo cercando dobbiamo andare a fare gli esami giù..
Il sorriso di Viola si spense, facendole cambiare il suo sguardo che diventò all’improvviso cupo e triste..uscì dalla porta e Ulisse la portò giù per gli analisi, ma prima disse
V: Leo..promettimi che ci vedremo dopo
L: Certo, a dopo. 
Gli rivoltse un sorriso di incoraggiamento.
 
SPAZIO LETTRICE: Ecco la terza parte..
Come starà Vilù? E con Leo? Si rivedrà dopo?
Scrivetemi le vostre recensioni e fatemi sapere se vi è piaciuta la storia.
Un' abbraccio!<3

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Capitolo 4
*** Creatura più bella di te non l'ho mai vista ***


Mentre Viola veniva portata giù per gli esami dall’infermiere Ulisse, pensava a tutte le cose che sarebbero cambiate se gli esiti fossero stati brutti,  arrivò nel laboratorio dove doveva sottoporsi ad un prelievo e i suoi pensieri svanirono, la stanza era grande, con due materassi bianchi, e le pareti però erano ornate da calendari e disegni di animali e fotografie di bambini, Vilù diventò di un colore tra il verde e il bianco, sembrava forte, ma quando si parlava di aghi,si agitava e urlava come una matta. In quell’istante Ulisse gli chiese
U: Sali sul materasso, dobbiamo farti il prelievo!
V: C’è né davvero bisogno?
U: Si, vogliamo assicurarci che tutti i tuoi valori siano regolari.
V: Ulisse..
U: Dimmi.
V: E se io non volessi fare sto prelievo.? 
Domandò impaurita.
U: Allora vuol dire che non sei forte abbastanza.
V:Se..io sono forte. Sono un’uragano, una tempesta con tanto di fulmini e saette
U: Allora se sei come dici tu, non avrai mica paura di un aghetto piccolo!
V: Beh. L’apparenza inganna.
U: Che vuoi dire con questo?
V: Ho paura degli aghi ok? Ma non dirlo a nessuno ti prego, me ne vergogno.
U: Non bisogna vergognarsi delle proprie paure, perché sono quelle che ci fortificano, anche io come te avevo paura degli aghi, ma dopo aver fatto un prelievo mi è passata, ed ora eccomi qui a farli ai pazienti.
V: Fa male?
U: Non fa male, e come il pizzico di una zanzara..ma tu non ne hai mai fatto uno scusa?
V: No, proprio perché avevo paura mi rifiutavo di farli.
U: Vuoi sapere un segreto?
V: Spara.
U: Pensa ai fiori, ad un prato fiorito, pieno di tantissimi tipi di fiori, che siano tulipani, girasoli. E vedrai che non sentirai nulla.
V: Va bene, ci provo ma se mi sento male urlo.
U: Ok. 
Disse ridendo.
Vilù si sedette sul quel materassino bianco, si stese, era freddo ma allo stesso tempo comodo, Ulisse intanto le mise il laccio emostatico, e dopo aver finito di mettere tutto in ordine gli toccò varie zone del braccio per trovarli la vena, Vilù si rilassava al quel tocco e Ulisse disse
U: Ok, ora pensa solo ai fiori ok? Se ti senti male dimmelo.
V: Va bene.

Vilù chiuse gli occhi e immaginò di trovarsi in un campo di fiori, di tutti i tipi. Ma non era sola..c’era un ragazzo in lontananza ma non capiva chi fosse, Vilù lo vedeva avvicinarsi sempre più, fin quando  lo vide arrivare, era Davide, non aveva la solita tuta grigia, era vestito di bianco, come i gelatai, e anche lei, aveva un vestito bianco e i suoi capelli erano raccolti in un chignon con una treccia ben fatta..aveva il suo braccialetto portafortuna, regalato dalla mamma, al primo anno di nascita, era d’argento con un cuore.  http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119304546&.locale=it (QUESTA E’ VIOLA E ANCHE IL POSTO DOVE SI TROVA )Davide la guardava fissa negli occhi! La guardava con uno sguardo di desiderio, fin quando non vide che le sue labbra si stavano posando sulle sue e boom, riaprì gli occhi, e vide solo Ulisse, che li sorrideva
U: Abbiamo finito, visto? Non è stato difficile! E sei stata bravissima.
Viola rideva. Mentre scendeva, disse a Ulisse, con uno sguardo di complicità
V: Se ti dico una cosa, e vero che non la dici a nessuno? Neanche a Leo e agli altri
U: Giurin Giurello.
V: Mano sul cuore.
U: Mano sul cuore.
V: Mentre mi facevi il prelievo ho immaginato una cosa..
U: Cosa?
V: Beh, non è una cosa..era una persona.
U: Davide?
V: Come lo hai capito? Si vede così tanto?
U: No, ma se parli di lui con qualcuno c’è qualcosa in te che rigenera.
V: Rigenera come il mio cuore allora..
U: E’ l’amore..
V: Tu credi?
U: Si, quando sei innamorato, ogni cosa ti sembra la persona amata, ogni gesto, ogni parola e sempre rivolta a lei o lui. Non pensi ad altro, solo a quella persona.
V: Sono fottuta allora.
U: Non puoi dirlo.
V: E perché? Lui mi odia, e io lo amo ma lo odio allo stesso tempo.

U: E’ un’amore speciale allora. Continua a coltivarlo se ci riesci, e vedrai che tutto andrà per il meglio, devi accettare i suoi difetti, ed è lì che conoscerai anche i suoi pregi.
V: Grazie, seguirò ciò che mi hai detto. Sei un’amico.
U: Ma di nulla, lo sai che puoi confidarti con me per qualsiasi cosa.

Vilù, ritrovò  in Ulisse, un’amico con cui confidarsi, era felicissima, e balzò sulla sedia e se ne andò da quella stanza, con un sorriso glaciale. Mentre tornava in camera, si ricordò che doveva incontrarsi con Leo. Dopo essere salita al piano di sopra, passò dalla stanza di Davide e Rocco, in quel momento, cedette alla tentazione di entrare, vide Davide che dormiva, Vilù si avvicinò piano piano, lo guardò intensamente,  era bellissimo, il ricciolo marrone gli cadeva sulla fronte,  e le sue labbra erano socchiuse, l’intento di baciarlo era forte, ma Viola si trattenne da quel magnifico desiderio. Per non andarsene senza aver fatto o detto nulla, Vilù si avvicinò all’orecchio di Davide e gli mormorò
V: Creatura più bella di te non l’ho mai vista.
E in quel preciso istante, casualemente passava anche Leo, che vide tutta la scena, e con aria scoraggiata andò in camera sua, senza chiamare Vilù.
Vilù se né andò dalla stanza di Davide con un sorriso di chi sperava in qualcosa, voleva raccontare quello che aveva fatto a Leo, ma appena entrò nell’atrio si mise in un angolo ad aspettare Leo. Passarono cinque..poi dieci..poi venti minuti, di Leo nessuna traccia. L’aveva lasciata da sola, aveva rotto la promessa, Vilù si precipitò veloce in camera sua, con le lacrime che le sfioravano il viso..
   

SPAZIO LETTRICE: BuonSalve, questa è la quarta parte della storia, continuate a recensire, vi voglio bene, un caloro abbraccio!<3

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Capitolo 5
*** La valorosa ***


Arrivò in lacrime in camera, ma ad attenderla dentro alla stanza c’era Sonia, che l’aspettava con ansia. Prima di entrare vilù si asciugò con la sua felpa grigia, http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119341829&.locale=it (Stile Viola) entrò dentro la stanza e Sonia con un sorriso gigantesco e gli occhi lucidi di felicità la riabbracciò come non aveva mai fatto. Sonia era sempre splendida, aveva una gonna a fiori, e sopra un top giallo limone , sopra aveva un giubbotto di jeans, e come scarpe dei stivali con il  tacco,di colore marroni di pelle http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119342633&.locale=it (Stile Sonia)
S: Oddio, mi sei mancata da morire! Anche se è da poco che sei qui.
V: Anche tu mi manchi tanto, davvero. Voglio andare via di qui, sparire.
S: Ti capisco, non è facile vivere qui, hai fatto amicizia con qualcuno almeno?
V:Si, ho fatto amicizia con un gruppo di ragazzi, tra cui uno in particolare.
S: Ah si? Il nome?
V: Da..

In quel momento Davide varcò la soglia della porta
D: Ciao ragazza che si fa rispettare dalle lumache
V: Ciao coglione che si fa chiamare come un’ortaggio.
D: Leo vuole che stasera ci vediamo tutti nella mia stanza, non mancare, deve dirti una cosa importante.
V: Va bene, ci sarò.

Sonia la guardò con aria sospettosa
S:E’ quello?
V: Si, ma lasciamo perdere. Mi odia.
S: Mm..e da poco che vi conoscete..non puoi ancora dirlo.
V: Lo so, ma è come se avesse occupato il mio cuore.
S: E’ il primo sintomo.
V: Con lui mi sento felice, ho le farfalle nello stomaco quando lo vedo, quando apre bocca..e quando si avvicina a me, mi manca il respiro..non riesco ad emettere manco un suono..
S: Sei cotta, è normale..fai passare un po’ di tempo..e muoviti a tornare a casa, ti aspettano tutti..
V: Approposito, con Mattia? Come và..
S: Nessuna novità..insomma è da stamattina che sei qui, mica da un’anno, come vuoi che vada?. Sempre lo stesso Vilù..
V: Va bene. Sarò di ritorno tra poco spero..
S: Lo spero anche io.
Sonia abbracciò Vilù, ma non fù un’abbraccio qualunque, era un’abbraccio di speranza e di affetto, che Sonia dimostrava di rado nei suoi confronti, Vilù ne fù molto contenta. La mamma di Viola, era una donna bellissima, con i capelli lunghissimi e di un colore miele/oro, aveva degli occhi chiari.Si vestiva sempre molto elegante, li piaceva indossare sempre un vestito elegante, i tacchi e un giubotto lungo. http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119343108&.locale=it (Mamma di Viola)
S: Tesoro, io vado, è tardi. Ci sentiamo.
V: Va bene, buona serata.
S: Cerca di dormire, ti voglio bene.
S: Anche io So, tanto.

Sonia, uscì dalla stanza. Erano le otto di sera, dei suoi genitori nessuna traccia, Viola lo sapeva che non si sarebbero presentati, erano troppo occupati a fare gli affari loro. Era arrabbiata con loro. Però la sua rabbia fu placata da una voce
Mamma: Tesoro, oh mio dio come stai? Ti senti bene?
Nonostante tutto, Vilù era molto legata alla sua mamma, e di arrabbiarsi con lei non ci riusciva proprio.
V: Si mamma sto bene, tranquilla. Sono solo un po’ stanca, ho bisogno di dormire.
Mamma: Va bene amore, se vuoi resto un po’ con te qui..
V: Ma no mamma, sarai impegnata domani e meglio che tu vada..
Mamma: Ho disdito un po’ di appuntamenti, tu vieni prima di tutto, lo sai..
V: E papà?
Mamma: Papà lavora, non può lasciare, a lui dispiace tanto..domani sarà qui da te..

Sua madre l’abbracciò fortissimo, Vilù voleva piangere, ma lei era forte, e non piangeva mai..
Dott: Scusi, lei è la madre di Vilù?
Mamma: Si, sono io..
Dott: Buonasera, io sono la Dottoressa Lisandri, sto seguendo il caso di sua figlia..potrebbe venire fuori, le devo parlare.
Mamma: Si, vengo subito. Tesoro aspetta qui, e sta tranquilla..
V: Va bene mamma.

La madre la baciò sulla fronte. Vilù si sentiva un po’ più confortata.
Mamma: Che cos’ha?..
Dott: Dovremo fare degli esami più approfonditi..
Mamma: Ma cosa avete scoperto?..
Dott: Pensiamo che sia qualcosa riguardante un tumore..
Mamma: Ma…ma…ma come? Mia figlia fa sport!  E’ stata sempre molto attiva..
Dott: Il cuore non centra..si tratta di qualcosa di più serio..
Mamma: E che tipo di esami farà..
Dotto: Un’esame per il midollo..dovrà trattenersi qui..gli esami saranno molti..
Mamma: Va bene..grazie dell’aiuto.
Dott: Si figuri, buona notte.
Mamma: Anche a lei, buonanotte.

La madre ritornò in stanza con un’aria felice
Mamma: Tesoro, sembra che dovrai stare qui..
V: Stai scherzando? Io voglio andar via..
Mamma: Vilù ascoltami ti prego..
V: NO, NON VOGLIO ASCOLTARE NESSUNO! VATTENE VIA, VOGLIO STARE DA SOLA. TI PREGO, LASCIAMI IN PACE.
M: Va bene, ma domani ne riparliamo.
V: Si certo..
M: Buonanotte fiorellino mio.
V: Ciao mamma..

Viola, in quel momento era spaventata, pensava alle cose più terribili, ma poi per far svanire quei pensieri, pensò di incontrarsi con i suoi amici, comportandosì però da stronza con Leo, che non aveva mantenuta la sua promessa di incontrarsi quel pomeriggio.Andò con gran velocità in camera, c’erano tutti, entrò.
C: Ehi Sòò. Cris le sorrise, Vilù contraccambiò.
Vale: Ciao, ben arrivata.
T: Ciao Vilùù, che piacere vederti.
D: Ciao coglioncella.
V: Dio Mio, tu non la smetterai mai..

Davide rise..
L: Ciao Vilù..
Vilù non rispose, girò lo sguardo, come se Leo non esistesse. A lei le bugie non piacevano, e per questo era molto arrabbiata.
L: Vilù, vogliamo che diventi una di noi..
D: VOGLIAMO? EHI, QUA STO PURE IO.! E IO NON VOGLIO!
L: E sta un po’ zitto. Chi è il Leader?
D: Sei tu..
L: Allora si decide a votazione, la maggioranza vince. Chi vuole Vilù nel gruppo?

Tutti alzarono la mano, tranne Davide, che scocciato, si arrese e l’alzò anche lui.
Vale: Mmm…tu potresti essere la ‘Valorosa’
L: Valorosa?..
Vale: Si sai, come le guerriere, lei non si arrende mai..è una tipa tosta.
L: Si si potrebbe fare.
V: Per me va bene. Vilù rispose con un gran sorriso.
L: Allora sei un braccialetto rosso. Cosi sia detto, così sia fatto, così sia scritto.

E tutti quanti alzarono le braccia con addosso i braccialetti e anche Viola, e urlarono tutti insieme: WATANKA!
L: Va bene ragazzi, io vado a dormire, Viola dopo puoi passare dalla mia stanza..devo parlarti.
V: Ok. Rispose fredda.

Viola, aspettò che gli altri andassero via dalla stanza, rimasero lei e Davide, da soli
V: Allora Davide..
D: Sai qualcuno mi ha mormorato una cosa oggi pomeriggio..
V: Ah..cosa?
D: Boh, era qualcosa sulla perfezione, era la voce di una ragazza.
V: Bene, sono contenta per te.
D: Guarda che non sono scemo..
V: Che vuoi dire? Che sono stata io? Perché non è così.
D: Allora me lo sono immaginato?
V: Probabilmente l’avrai sognato.

Vilù gli rivolse un sorriso stupendo, Davide ne rimase allibito, e per la prima volta sentiva il suo cuore ardere come il fuoco, diventargli rosso come non mai. Si rese subito conto di ciò che provava per Viola, ma non voleva dirglielo. Intanto Vilù uscì dalla stanza, con aria spensierata, recandosi alla stanza di Leo. Arrivata lì, Leo la guardò con aria felice.
L: Allora sei venuta, pensavo mi avessi lasciato da solo.
V: L’avrei fatto, ma sono fin troppo buona. Che devi dirmi?
L: Ti prego, voglio scusarmi, non volevo abbandonarti, ma ho dovuto fare una tac e ci ho impiegato un po’ di tempo, mi dispiace..
V: Ah, non lo sapevo, va bene, mi scuso anche io per essermi comportata come una stronza.
L: Non fa nulla, si vede che hai un lato buono in fondo.
V: Io? Ma che dici!
L: E ci risiamo! Disse ridendo.
V: Leo..
L: Cosa?
V: Ma tu che cos’ hai?..chiese cuoriosa.
L: Tumore alla tibia, e al polmone.. per questo mi hanno aputato una gamba, il tumore era così grosso che me l’hanno dovuta levare, e ho un piccolo tumore al polmone che spero si risolva.
V: Mi dispiace, ma quanto tempo sei qui?
L: Tantissimo! Un’anno quasi.
V: Ah, ecco spiegato il ‘’Leader’’.

Leo rise, guardò Vilù e chiese.
L: Hai un migliore amico?
V: No, mai avuto.
L: Ora ce l’hai. Leo la guardò felice.

Vilù era contenta di sapere di avere una figura maschile su cui contare, a scuola era molto ben vista dai ragazzi, ma come una tipa da fidanzarsi, no come amica.
V: Vabbene, Leo io vado. Buonanotte a voi due.
L&Vale: Buonanotte anche a te.

Vilù ritornò nella sua stanza, si mise nel suo letto, e cercò di riposare, allontando finalmente i sogni brutti..quando ad un certo punto, incominciò a sognare..
 

SPAZIO LETTRICE: QUESTA E’ LA QUINTA PARTE! VI E’ PICIUTA?
SPERO DI SI! COSA AVRA’ SOGNATO VILU’?
VI ABBRACCIO CALOROSAMENTE! CIAOO!

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Capitolo 6
*** Un mese. ***


Si trovava nel cortile della sua scuola, c’era Sonia con lei. Vilù indossava una gonna sul celeste chiaro, e un top tutto floreale, con una giacca di jeans, e ovviamente delle ballerine in coordinato, i suoi capelli erano rossi come non mai, http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119400738&.locale=it (STILE VIOLA) Sonia invece indossava un vestitino floreale, con tanto di stivaletti color marrone chiaro, i suoi capelli biondi la rendeva strepitosa, come sempre http://www.polyvore.com/cgi/set?id=119401294&.locale=it (STILE SONIA). In cortile c’era Davide, che parlava con i suoi amici, rideva e mi guardava, come la stava prendendo in giro in quel momento. Viola si sentiva umiliata e corse in aula. Ma poi..poi cambiò luogo, si trovava nel prato dove si era trovata precedentemente, ripetendo sempre la stessa scena di Davide, che la raggiungeva, ma questa volta, riuscì a far combaciare le loro labbra, facendo scaturire in Viola un qualcosa di incredibile. Si svegliò al’improvviso da quel sogno un po’ confuso, ma sentiva dentro di sé il bisogno di recarsi da lui, e dirgli che gli piaceva, ma non poteva, non sapeva se fosse vero amore, era comunque passato un giorno dalla loro conoscenza. Il mattino dopo, si sveglio è trovo Leo, che le sorrideva
L: Buongiorno dormigliona. Dormito bene?
V: Certo, esclamò con un sorriso
L: Bene così, allora io vado, ho molte cose da fare.
V: Va bene, ci si vede in giro.

Viola finì la sua colazione in un lampo, quando Ulisse passò dalla sua stanza
U: Viola, dobbiamo fare qualche esame questa settimana, tieniti occupata e non prendere impegni.
V: Ok, va bene.

 
 
Passarono quattro settimane, e Viola faceva sempre le stesse cose. Si svegliava alle otto del mattino, faceva la sua colazione con cereali e latte caldo, dopo si vestiva e andava a fare sempre qualche esame, oppure per passare il tempo, rimaneva in camera a sfogliare libri o fumetti, ascoltava la musica, tanta musica. Il suo genere preferito era il Rock, insomma..Beatles, Nirvana, Linkin Park, questo genere qui. Vilù cantava benissimo, ma aveva la ‘’paura da palco scenico’’.Esibirsi di fronte ad un pubblico era l’ultima cosa che voleva fare. Erano stati giorni difficili lì dentro, a volta si vedeva con i braccialetti, ma nulla di più. Quelle quattro settimane coincidevano ad un mese, un mese che era lì, senza aver fatto nulla, senza aver capito ancora cosa ci facesse lì, un mese che andava dietro a Davide. Il lunedì mattina, del primo Maggio, il sole fuori dalla sua stanza penetrava all’interno, portando un po’ di luminosità in più alla sua camera, ma anche al suo cuore. Maggio era il suo mese preferito, anche perché una settimana dopo l’inizio del mese avrebbe compiuto sedici anni, si alzò di buon ora, alle otto come sempre, quando una voce la spaventò
S: TESOROOOO! Oddio, come stai? Scusa se non vengo mai a trovarti..ma sai la scuola, e tutti gli impegni..
V: Mi hai spaventata So, sto bene, come sempre.
S: E’ questo l’importante, senti voglio conoscere il tuo gruppo, giusto perché mi và di fare nuove conoscenze..ti và di presentarmeli?
V: Ok, va bene, alle dieci ci vediamo da Rocco e Davide

Sonia e Vilù, rimasero a parlare per molto tempo, del più e del meno. Arrivate le dieci, Sonia l’avvertì.
S: Dobbiamo andare dai tuoi amici, dai forza.
V: Va bene, calmati andiamo.
Disse ridendo.
Arrivarono per prime alla stanza di Rocco e Davide, ma Davide ancora dormiva. Vilù lo andò a svegliare
V: Davide alzati, devo presentarti una persona.
D: Ma che cazzo vuoi melazana..
Davide fece una smorfia e con gli occhi ancora assonati guardò Sonia
D: Piacere Davide, e tu sei la Sonia di cui sento parlare spesso.
S: Si, sono io, e tu sei Davide, Viola mi ha parlato tanto..ops..

Viola, diede una gomitata a Sonia, diventò rossa in viso, e Davide la guardò un po’ confusa
D: Vilù ti parla di me?
S: No, scusa ho sbagliato..cioè..ehm..volevo dire..
V: Forse è meglio che stai zitta So.
S: Ok. Va bene.
.Sonia si toccò la testa.
Arrivarono gli altri, e quando Toni entrò, rimase di stucco, e così anche Sonia.
L: Ciao Vilù!
V: Salve ragazzi, questa è la mia migliore amica Sonia.

Insieme: Piacere.
Toni: Ciao. Era rosso come un peperone in volto, non aveva mai visto nulla di più bello, gli luccicavano gli occhi, e dentro di si, accade qualcosa di aspettato.
S: Ciao, mi ha detto Vilù che sei molto simpatico.
T: Si, così dicono. Disse con un’accento napoletano, Sonia scoppiò a ridere. Ne rimase incantata dalla sua bellezza e dalla sua simpatia.
S: Sapete, io verrò a trovare Vilù tutti i giorni, quindi ci vedremo sempre. Disse con un gran sorriso
Toni sorrise, e Sonia contraccambiò. Entrambi non facevano altro che guardarsi mentre gli altri parlavano.Arrivata sera, Ulisse entrò nella stanza
U: Vilù..per favore puoi venire con me..è urgente.
V: Ok, mi spaventi..

Ulisse la portò nella sua stanza.
U: Abbiamo capito qualè il tuo problema Vilù..
V: Cosa ho? Mormorò.

Vilù non riusciva a parlare, si sentiva preoccupata per se stessa, aveva un mogone alla gola che non le permetteva di parlare.
U: Leucemia Vilù..
In quel preciso istante, Vilù vide tutto il mondo cadergli addosso, vedeva tutto bianco e nero, come nei film d’epoca. Le sembrava un’incubo, e voleva svegliarsi velocemente, ma capì che era la realtà, e lei era malata di leucemia..
 

SPAZIO LETTORE: EHILA’, QUESTA E’ LA SESTA PARTE, LA PIU’ DOLOROSA PER LA PROTAGONISTA..COSA FARA’ ORA? COME GLI DIRA’ TUTTO AI SUOI AMICI, A SONIA, A DAVIDE..RECENSITE, VI ABBRACCIO FORTE!<3

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Capitolo 7
*** E bacio fù ***


Vilù scioccata da quella notizia, non disse parola, Ulisse la guardava rattristato
U: Non mi dici nulla?
Vilù era forte, fin troppo, racchiudeva in se stessa, tutte le emozioni, tutte le paure, e sapeva benissimo, che un giorno, sarebbe scoppiata, ma non sapeva ne come, ne quando. Lei doveva essere forte per tutti, per la sua famiglia, per la sua migliore amica..per Davide, oh si..c’era Davide nei suoi pensieri, e detestava l’idea che lui potesse vederla soffrire.
V: No, nessuno, ora sono stanca Ulisse, vado a dormire.
U: Va bene, buonanotte.
V: Buonanotte..

Passò un nottata infernale, si rigirava con un’arrosto, alla ricerca di tranquillità, ancora non credeva di essere malata, non credeva alle parole di Ulisse, le sembrava di essere risucchiata in un buco nero..ma non era così. Doveva farsene una ragione. Si addormentò tardi quella sera, ma con una lacrima che stranamente le toccava il volto. Il mattino dopo si alzò, guardò fuori dalla finestra il sole, e il cielo blu, senza una nuvola. Maggio era arrivato, gli alberi diventavano pienissimi di foglie, i fiori sbocciavano, e le giornate erano più lunghe, e tra due giorni c’era il compleanno di Vilù. Di solito, quando non era ancora in ospedale, Vilù adorava festeggiare i suoi compleanni, con i suoi amici a ingozzarsi di big hamburger, e cibo del Mc Donalds, ma questa volta non era come desiderava trascorrere la giornata. Era brutto stare rinchiusa in un’ospedale senza vedere nessuno, le mancava perfino Amelia, che dal giorno dell’incidente a scherma non si era fatta vedere. Qualcuno interruppe i suoi pensieri
Dott: Viola, dobbiamo dirti una cosa, posso.
La dottoressa Lisandri era seria quel giorno, era triste in volto, il chè non portava buone notizie, ma Vilù ce la poteva fare, lei forse lo sapeva, o forse no.
V: Si, mi dica..
Dott: Sai cosa è il tumore al fegato vero?
V: Si, so cosa è.
Dott: Tu non sei svenuta per un problema al cuore, ma hai avuto come uno sciok, che ti ha provocato perdita di coscienza, il dolore al braccio che sentivi è un livido che ti sei procurata sicuramente giocando. Ma ciò che c’è d’importante ora, è guarire..e solo un metodo c’è.
V: Quale..
Dott: ChemioTerapia.

Gli occhi di Vilù diventarono rossi, ma non poteva piangere, doveva dimostrare di essere un soldatino.In quel preciso istante, passarono i suoi amici, passò anche Davide, che la guardava con aria felice. Vilù rivolse lo sguardo verso di loro, non poteva dirglielo, non poteva dare altri problemi. Arrivò all’improvviso sua madre, piangendo, entrò in camera e strinse Vilù così forte quasi da soffocarla.
Mamma: Ma come è possibile.?
V: Mamma puoi chiudere la porta per favore!
Fuori c’erano i suoi amici, che la guardavano con aria interrogativa, guardandosi l’un altro sapendo che c’era qualcosa che non andava.La dottoressa Lisandri intanto parlava
Dott: Non glielo so spiegare, so solo che è successo..e mi dispiace..
Mamma: Ma cosa dovrà fare ora..
Dott: Si dovrà sottoporre a cicli di chemio per far si che il tumore diminuisca..poi si vedrà.

La madre di Vilù ancora non ci credeva a ciò che avrebbe dovuto affrontare la figlia, era arabbiata, impaurita e sola. Il marito l’aveva lasciata, ed era rimasta da sola in casa, senza nessuno che l’aiutasse
Dott: Vilù inziamo Lunedì, mi raccomando..riposa..
V: Va bene..
M: Grazie dottoressa.
V: Si figuri.

La dottoressa uscì dalla sua stanza, Leo e gli altri rimasero fuori, fino a quando appena uscita la dottoressa si precipitarono in camera, chiedendo a Vilù cosa fosse successo
L: Beh allora? Che succede Vilùù?
V: Io non voglio spaventarvi..vi prego..
L: Vilù per favore..
V: Non è nulla Leo..
L: Vogliamo aiutarti Vilù.
V: IO NON HO BISOGNO DI AIUTO, ME LA SONO SEMPRE CAVATA DA SOLA, NON MI SERVE NESSUNO, NESSUNO PUO’ AIUTARMI, SONO DA SOLA!
Disse con aria arabbiata, era sul punto di piangere ma si trattenne.
L: Ma per favore spiegaci almeno!
V: HO UN TUMORE LEO! UN TUMORE AL FEGATO! DEVO FARE LA CHEMIO LUNEDI’
. Vilù non riuscì a trattenere le lacrime, che le bagnavano il volto. I suoi occhi si fecero piccoli e rossi. Leo e gli altri ne rimasero increduli, Davide era furibondo, tra sé e sé si chiedeva perché fosse successo proprio a lei, che non se lo meritava.
D: Leo puoi lasciarci da soli?
L : Certo, ci vediamo più tardi..andiamo ragazzi.

Tutti si salutarono, Davide e Vilù rimasero da soli in stanza, Vilù diventò rossa in viso e Davide pian piano si avvicinava a lei. Ne era incantato dal suo sguardo, dai suoi occhi, dalle sue labbra, dalla sua voce. DA LEI.Vilù lo guardava
V: Cosa devi dirmi?..
D: Solo che mi dispiace, e voglio esserti vicino..
V: Grazie.
Mormorò con un filo di voce, mentre le sue lacrime scendevano lente.Davide gli si avvicinò, e gli toccò il volto, era bellissima anche mentre piangeva.
D: Ora ci sono io, e vedrai che tutto passerà veloce, come il vento.
Le loro labbra si incontrarono, e bacio fù. Vilù si staccò di colpo.
V: Ma che cazzo fai?
D: Io?  Tu sei stata..beh cioè..
V: Cioè un corno, esci fuori subito!
Cacciò via Davide ma non sapeva perché..si sentiva in colpa di averlo fatto, ma dentro di sé era felicissima, perché aveva capito che i suoi sentimenti erano contraccambiati, e ciò la rendeva più sollevata e accettata come una ragazza e non solo come un’atleta. Si sentiva fiera, ma non riusciva a controllare i suoi intrepidi sentimenti..

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Capitolo 8
*** Sei ossigeno per me. ***


Quel bacio inaspettato da Davide, rimase impresso nella mente di Vilù per tutto il giorno, quella scena, le loro labbra che si incrociavano come catene. Dopo pranzo, dopo essersi calmata andò da Cris, che forse era l’unica che poteva farla calmare e rispondere a tutte le domande che le circolavano nella sua mente. Arrivata alla mensa, non c’era nessuno, tranne Cris, con i suoi lunghissimi capelli color miele, era seduta rannicchiata sulla sedia con la testa sopra le ginocchia, il suo viso era pallido e triste, e il suo piatto di pasta, la carne alla brace era ancora lì, pieno, lontano dai suoi occhi. Vilù si avvicinò al suo tavolo.
V: Cris, perché non mangi..dai è buonissima questo pranzo, meglio di quello che mangio io è sicuramente! Cris scoppiò in una risata.
C: Non mi và..Guardava disgustata il piatto di pasta
V: Ma dai, è buonissimo..e poi ti fa bene mangiare..
C: Non lo so..ho paura di risentirmi male, di risentirmi grassa..insomma è tanto tempo che sono qui..e non riesco a mangiare per paura di riapparire quella che ero prima.
V: Com’eri prima?
C: Beh, ero un po’ pienotta..tutti mi prendevano in giro..e così ho cominciato a non mangiare più..a vomitare quel poco che mangiavo..fino a quando mi hanno portata qui..e ancora nulla, non riesco a sbloccarmi.
V: Se vuoi, puoi..devi solo volerlo fare..io penso che tu un po’ voglia guarire no?
C: Certo, tutto pur di uscire di qui.
V: Allora provaci. Devi essere forte, per me e per i braccialetti ma anche per TE, soprattutto.

Cris, inforchettò un po’ di pasta, e cominciò pian piano a masticarla, fino ad ingoiare la prima forchettata. Ne era rimasta incredula, non sapeva cosa le fosse successo. Era contenta, e cominciò a dare la seconda, la terza, sembrava affamata per quanto mangiasse, fino a finire il piatto, il tutto senza sentirsi male.
C: Oh..ho finito..non lo so come ho fatto, ma ho finito. Disse con un mogone alla gola, voleva piangere, ma non ci riusciva.
V: Forse avevi bisogno di qualcuno che ti motivasse.
C: Avevi ragione, credo di aver trovato qualcuna con cui farmi forza e sfogarmi sai?
V: Interessante, chi?
Disse Vilù sorridendo.
C: Tu Vilù, insomma, mi sei sempre piaciuta come amica, sei una brava ragazza e adoro la tua versatilità la tua dolcezza, il tuo modo di approcciarti alla gente. Vilù la fermò e con le lacrime agli occhi l’abbracciò, scoppiarono in un pianto d’emozione, Vilù si sentiva orgogliosa di aver reso felice un’amica, e Cris..beh Cris..aveva dato segni di guargione finalmente.
V: Cris, però devo parlarti, sono venuta per delle risposte..
C: Su cosa..
V: Davide.
C: Ah, beh..andiamo in camera, forse lì saremo più al sicuro.
V: Va bene.
Dopo aver finito di mangiare, Cris e Vilù si avviarono verso la stanza di Cris. Quando entrarono, Vilù ne rimase allibita dal suo fascino. Non era come le altre stanze, era piena di quadri, di disegni, di peluche. Era stupenda, colorata.
C: Allora, che è successo? Disse Cris mentre si sedeva sul suo letto.
V: Mi ha come dire..ehm..oddio che vergogna.
C: Baciata?
V: Si, si proprio quello, ommiodio, oh gesù..
C: E’ un semplice bacio, cosa c’è di male?
V: Ehm..era il primo Cris..non avevo mai baciato nessuno.
C: Come mai? Sei così bella, piena di simpatia, sei adorabile..
V: Non so come sembro..insomma..tutti a scuola mi vedono come una schermista, una guerriera, non come un’adolescente in preda ai suoi sbalzi d’umore, al primo amore, alle prima amicizie..c’è solo una persona che mi vede così, è solo Sofia, lei mi conosce bene.
C: Mi sembra logico, è la tua migliore amica Vilù..
V: Si, è fantastica..
disse mormorando un sorriso.
C: E beh, parlando del bacio, che è successo dopo.
V: Si è ritrovato con un’impronta digitale di cinque dita..indovina di chi.
C: Vilù..Cris scoppiò a ridere. Perché lo hai respinto?
V: Non lo so..ecco perché sono qui. Non sono riuscita a controllarmi in quel momento e presa dal panico gli ho dato uno schiaffo, l’ho trattato male, come sempre..e non so come fare.
C: Dai..non l’hai fatto apposta..ma ora pensiamo a rimediare..
V: Come pensi che possa rimediare? Insomma l’ho trattato malissimo! E ora come faccio a farmi perdonare?
Vilù incominciò ad agitarsi.
C: Devi trovare il coraggio di chiedergli scusa.
V: Ma io sono coraggiosa, insomma combatto con una spada, sono arrogante con tutti quelli che mi prendono in giro, con tutti quelli che non mi sono simpatici..sono coraggiosa, sono quel tipo di persona che non ha rimpianti per ciò che fa.
C: Non devi essere arrogante, devi solo aver coraggio.
V: Forse è quello che realmente mi manca..
Vilù si rattristò.
C: Arriverà il momento in cui cambierai. Ne sono convinta.
V: Lo spero, e grazie, grazie mille, sei un’amica.
C: Ma di nulla, oh guarda, ora devo andare con gli altri, vieni con noi?
V: No, sono stanca e vorrei riposare.
C: D’accordo, a dopo.

Vilù uscì abbracciando Cris, ritornò in camera e come sorpresa trovò un uomo
V: Papà! Gli occhi di Vilù si riempirono di lacrime, lo abbracciò forte, quasi come soffocarlo. L’uomo, che era molto altò con una corporatura snella, abbracciò piangendo la figlia, che non vedeva da tanto tempo.
P: Come ti senti, come stai?
V: Papà sono sempre stanca, non voglio stare qui, voglio tornare a casa! Stare con la mamma, stare con te..
P: Ritornerai, più guerriera di prima!
A quelle parole Vilù ne rimase delusa. Si sdraiò sul suo letto.
V: Papà posso chiederti una cosa?
P: Dimmi.
V: Secondo te, sono bella?
P: Ma certo tesoro, tu sei la più bella.
V: E allora perché tutti mi vedono come un maschio, come una guerriera?
P: Perché lo dimostri, il tuo carattere forte e deciso ti fa mostrare agli altri così, ma non lo sei, sei dolce, tenera e bellissima. Devi essere sicura tu si esserlo davvero.
V: Grazie Papà ora mi sento più ragazza.
Disse ridendo.
Quel pomeriggio il padre rimase fino a tardi a chiacchierare con la figlia, del più e del meno. Avevano un rapporto speciale, si capivano al volo. Arrivata la sera Vilù si fece coraggio, e salutando il padre, andò in camera di Rocco e Davide, con molta vergogna, entrò nella stanza, Davide la guardò con disprezzo.
V: Oddio, non saprei cosa dire..
D: Non devi dirmi nulla, puoi andartene, oppure darmi uno schiaffo se ti senti più realizzata.
Disse con una certa rabbia.
V: Per favore, fammi spiegare..
D: Oh, ho detto che non devi dirmi nulla, vattene via dalla stanza! Ora, vai a letto.
V: Sei proprio stronzo eh?
D: Almeno non alzo le mani.
V: Ma vaffanculo.
D: Vacci te, e stammi bene. Addio.
V: NON VOGLIO AVERE PIU’ NIENTE A CHE FARE CON TE, IO..IO..FAI SCHIFO
! Vilù urlò con gran fiato quelle parole con le lacrime che le scendevano come cascate. Ulrò così tanto che alcuni vicini del reparto si lamentarono delle urla.
D: Ciao.
Vilù scappò in lacrime, arrivata in camera sua, si appoggiò su un lato della stanza, rannicchiata tra sé e sé singhiozzando e piangendo come non aveva mai fatto. Era una Domenica sera, una Domenica da cancellare.
Arrivato il mattina, Vilù si ritrovò magicamente sul suo letto, accanto a lei c’era Sonia, che la guardava con aria preoccupata.
S: Buongiorno dormigliona.
V: Oddio, ma..da quanto sei qui?
S: Da tanto, gli infermieri ti hanno trovato stesa su un angolo, pensavano che ti fossi sentita male, ma quando si sono accorti che stavi solo dormendo ti hanno stesa sul letto.
V: Ah, va bene.

Vilù era tristissima, era Lunedì, il giorno della chemio, il giorno che avrebbe segnato un suo cambiamento morale. Alle nove in punto, finita la colazione, Cris entrò nella sua stanza.
C:Allora?, pronta?
V: Non lo so. Ho molti pensieri in testa. Non mi sento bene.
C: Come è andata con Davide?
V: Non mi và di parlarne, anzi fa na cosa! Non parlami più di Davide, o di amore, perché l’amore non serve ad un’accipicchia di nulla! Ti fa stare solo male!

A quelle parole Cris e Sonia rimasero sbalordite, non  sapevano che dire, rimasero zitte, immobili.
C: Va bene, ma buona fortuna, dopo ti vengo a fare un po’ di compagnia se vuoi. Disse con un sorriso.
V: Va bene, grazie.
S: Adesso io vado, buona fortuna, e se c’è qualche problema chiamami.
V: Certo. Ti voglio bene.
S: Anche io, lo sai. 
Baciò Vilù sulla fronte, e corse via velocemente.
Vilù in quel momento, aveva solo in mente la scena di Davide, gli era rimasto impresso i suoi occhi, pieni di delusione e amarezza. Ma una voce interruppe i suoi pensieri.
D: Viola, è arrivato il momento! Sei prona?
Viola in fondo è stata sempre pronta e ora come ora lo era più che mai! Pronta a combattere, ma senza spada, solo con se stessa.
V: Si. Sono pronta. Gli infermieri la fecero accomodare sulla sedia a rotelle, la portavano nel reparto di Oncologia, ma mentre attraversava il corridoio, vide Davide, affacciato alla sua porta, Vilù gli rivolse uno sguardo di dolore, e Davide la guardò con dispiacere. Arrivata in oncologia Vilù notò sulla parete un grande Leone.
V: Wow, chi ha fatto quel Leone, è bellissimo!
U: Prova ad indovinare.
V: Oddio, sono stati i braccialetti?
U: Proprio loro.

Ne rimase affascinata. Entrò in una stanza grigia, piena di persone, pelate, con bandane in testa, adulti, bambini, anziani, che stavano seduti su delle poltrone particolari, con delle flebo che sembravano essere le chemioterapie. Si soffermò su una bambina, stava male, vomitiva ogni due minuti. Vilù si spaventò, ne rimase impaurita, ma come al solito, anche se gli cadeva un lacrima, si fece forza e si sedette sulla sua poltrona dura e di un color celeste sbiandito. L’infermiera, una ragazza bionda, dall’animo gentile chiese
I: Tutto bene Viola?
V: Sisi, sto bene, grazie.
I: Va bene, ora sta ferma devo farti la dose di Chemio.
V: Okay..in quel momento arrivò Cris.
C: Eccomi, sono in ritardo.?
V: No, devo ancora iniziare.
C: Va bene..
V: Cris..ho paura.
Gli occhi di Vilù si fecero lucidi e pieni di lacrime.
C: Devi stare tranquilla..ti insegnerò un gioco.
L’infermiera gli punto l’ago sul braccio, e due secondi dopo Vilù si sentì pizzicare, era l’ago, il tubo si riempì di un liquido trasparente.
V: Quante ne devo fare?
I: Quattro Vilù.

Il liquido intanto penetrava nelle sue vene, scendeva come un razzo, Vilù cominciava a non sentirsi bene, sudava, e si sentiva male.
C: Vilù come ti senti?
Non era più in grado di parlare, si sentiva troppo male, i suoi occhi si fecero pieni di lacrime, e con una forza riuscì a prendere un secchio, vomitò, tanto, fino a chiudere gli occhi. Cris le teneva la mano.
C: Puoi farcela Vilù..forza!
Passarono due ore, Cris era ancora vicino a lei, Vilù si era addormentata, era stremata ed era ancora alla seconda busta di chemio. Il suo alito dava di medicinali, si sentiva un saporaccio dentro di se, e ne fece la faccia disgustata, quando all’improvviso ecco di nuovo, rimise di nuovo. Cris l’abbracciò forte.
C: Butta tutto fuori, coraggio.
In quell’istante, Vilù aprì gli occhi e piano piano si rivolse verso Cris
V: E comunque se vuoi proprio saperlo..disse con voce sottile..Davide mi ha trattata di merda. In quel preciso istante, Davide entrò in quella stanza.
D: Cris puoi lasciarci soli,ti prego.
C: Va beh, ma dopo ritorno!
D: Ok, ma ora cazzo, voglio stare solo con lei, grazie.
C: Calmati, me ne vado.

Vilù lo guardò furibonda.
D: Sono stato troppo stronzo ieri.
V: In effetti.
D: Non volevo trattarti così. Ero solo arabbiato e triste..ho pensato che non ti piacessi, per questo me la sono preso.

V: Certo, come se non mi piaci! Ma hai visto come ti guardavo? Hai visto i miei occhi? Sono pieni di te cretino! Non faccio altro che vedere la tua stupida faccia ovunque! Mi piaci, troppo! Non so come fare a togliermi il tuo sguardo, il tuo sorriso dalla mia testa. Sei veleno per me, ma un veleno che mi piace. Le sue guance erano bagnate dalle lacrime, in quel momento, Davide rimase sopreso da quelle parole
D:E io? Cosa dovrei dire?Io sono uno stronzo, sono arrogante, e pure, mi sono innamorato di una che è peggio di me. Mi è stato troppo difficile non pensarti, siamo simili, e per questo mi sei piaciuta. Tu per me non sei veleno. Per me se l’ossigeno che mi tiene in vita, la tempesta che travolge il mio cuore. Ecco ciò che sei. E penso ti basti.
Dopo quelle parole, Viola sorrise e d’impulso
V: Guarda che il mio alito sa di medicine e merda.
D: Non me ne fotte nulla!

Si baciarono, fu un bacio che durò pochi minuti ma per Vilù durò un’eternità! Si sentiva protetta tra le sue labbra, tra i suoi abbracci. Non ne poteva fare a meno, la facevano sentire ragazza, si sentiva amata più di prima! Davide quella mattina rimase con lei tutto il tempo a giocare, a farli forza, ad abbracciarla e a coccolarla quando serviva. Arrivò all’ultima busta. Vilù si risentì male. Davide le tenette la testa.
D: Avanti amore mio, coraggio! E finita, e quasi finita.
Vilù stremata, lo guardò intensamente poi chiuse gli occhi, e Davide insieme a lei.  SPAZIO AUTORE: SCUSATE L'ASSENZA, MA LE FESTE DI PASQUA MI HANNO TENUTA OCCUPATA, QUESTO E' L'OTTAVO CAPITOLO, L'HO FATTO PIU' LUNGO PER FARVI UN REGALO DI PASQUA:)<3 SPERO VI PIACCIA, RECENSITE QUANTO VOLETE, VI VOGLIO BENE

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Capitolo 9
*** Stanza Nuova, ''amica'' nuova. ***


Finita l’ultima busta di chemio, Vilù era stremata come lo era Davide che in quel momento si era appena svegliato dopo aver riposato insieme a lei. Vilù non era in grado di alzarsi o di muovere un muscolo, era stanca, troppo! Davide chiamò l’infermiere che doveva portarla in camera, dato che lui non poteva sforzarsi. Ulisse arrivò subito e la prese in braccio, come un gattino appena nato, lei era pallida in viso, aveva l’espressione di chi combatte ogni giorno. Arrivata in stanza, la lasciarono cadere dolcemente sul suo letto, e Davide la copri con le lenzuola bianche, candide appena cambiate, che profumavano di lavanda. Davide non andò via, si appoggiò su di lei, e per la stanchezza si addormentò di nuovo insieme a lei. In quel momento passò Leo che li vide, mano per la mano riposare insieme, sorrise e se né andò nella sua stanza. Dopo due lunghe ore Viola riaprì gli occhi e vide il viso di Davide appoggiato sul suo ventre.
V: Ehi, svegliati. Vilù sorrise, era buffo anche mentre dormiva, era bellissimo, i riccioli gli scendevano perfettamente sul volto. Davide dormiva a sonno pieno e di solito era difficile svegliarlo. Vilù si accostò piano piano senza svegliarlo, si avvicinò e gli sfiorò le labbra con le sue, fino a che lui non aprì gli occhi e contraccambiò il gesto, per Davide era stato il miglior risveglio mai ricevuto fin ora da qualcuno.
D: Scusami, ho il sonno pesante..
V: Non fa nulla, ma..sei stato qui tutto il tempo?
D: Si, sono stato con te anche in oncologia, non ricordi?
V: Vagamente..mi ricordo solo di essere stata parecchio male.
D: Si..ma Leo dice che è normale, la chemio fa questo bruttissimo effetto.
V: Già..
D: Ma come ti senti?..
V: Solo un po’ stanca, ma mi sento bene.
D: Vabbene, allora io vado.
V: Ma che ore sono?
D: Sette e mezza di sera..tra poco portano da mangiare..io ho fame.
Viola rise, anche lei aveva molta fame.
V: Ti prego..puoi farmi compagnia. Qua mi sento sempre sola, insomma non mi hanno messo nessuno in camera.
D: Perché non vieni da me, c’è anche rocco..possiamo farli un po’ di compagnia, l’ho lasciato solo..
V: Va bene.
Viola sorrise.
Alle sette e trentacinque in punto portarono la cena, pasta con la panna come primo e insalata e carne come secondo e contorno e poi una mela, a Vilù piacevano le mele, le davano un senso di sobrietà era un po’ strana come cosa, ma se le gustava proprio bene. Davide la portò sulla sedia rotelle nella stanza di Rocco e appena arrivati Leo e gli altri gli fecero una gran sorpresa, trovandosi tutti in stanza di Davide.
L: Ehi, come ti senti? Sopravissuta al primo ciclo.
V: Si, tranquillo Leo, sto bene.
C: Allora festeggiamo!
Quella sera tutti i braccialetti mangiarono insieme la cena, anche Cris con l’aiuto dei suoi amici riuscì a mangiare la frutta che sin da quel momento non aveva toccato.
Passarono giorni, e Viola cominciava a sentirsi sola, come non mai. Le mancavo i suoi amici, la scherma, la sua vita, che come diceva sempre lei era ‘’perfetta’’.Era arrivato il giorno del suo 16 compleanno, era felicissima ma triste allo stesso tempo. Si alzò presto, con molto entusiasmo si andò a sistemare per andare da Davide. I suoi genitori arrivarono prima che lei se ne andasse e con loro avevano un pacco enorme, con un fiocco giallo. Presa dalla curiosità di aprirlo, scarto la carta che ricopriva il pacco e lo apri, dentro c’era una tuta da scherma, ma non era una tuta qualunque, era quella usata alle olimpiadi dalla sua schermista preferita Valentina Vezzali, con tanto di dedica e firma. In preda alle lacrime per il meraviglioso regalo abbracciò i suoi genitori. Volò subito in camera di Davide, che appena la vide la bacio intensamente.
D: Buon compleanno.
V: Grazie, ma guarda..è il regalo dei miei genitori.
D: Cosa è?
V: E’ una tuta da scherma, ma non è una tuta qualunque, è la tuta usata alle olimpiadi da Valentina Vezzali, è il mio idolo.
D: Bellissima, sai..anche io ho un regalo..l’ho fatto comprare dai miei genitori.
V: Oh dio..cosa..Davide..
le lacrime le bagnavano il viso, era super contenta del regalo che aveva fatto.
D: Avanti, aprilo. Era una scatoletta piccola rettangolare.
Da quella scatoletta ne uscì fuori una collana, con un cuore trafitto da una freccia, gli aocchi di Vilù si fecero più lucidi di un diamante tanto che li rendeva meravigliosi agli occhi di Davide http://www.polyvore.com/cgi/set?id=120173524&.locale=it QUESTA E’ LA COLLANA. La mise subito, le stava benissimo addosso, sembrava una principessa delle fiabe, la sua preferita era Ribelle The Brave però, una piccola principessa dai capelli color rosso fuoco, una guerriera, come lei insomma. Dentro di se, forse aveva capito che qualcosa era cambiato, ma non sapeva cosa, non si sentiva più la stessa ragazza forte, ma si sentiva RAGAZZA,una ragazza forte, ma dall’animo buono.
I giorni passarono in fretta, Vilù era in chemioterapia, e sperava, quanto prima che tutto potesse finire. Fù trasferita in oncologia, nella camera 43, ma non era sola..c’era una ragazza con lei, una ragazza magra, dalla faccia sconfitta, da chi non riesce a sopportare niente, di chi si era arreso facilmente, senza manco tentare di provare a combattere. Era una ragazza dai capelli neri come la pece, i suoi occhi erano di un verde smeraldo, come le foglie di un’albero. http://lezpop.it/splendida-splendente-i-consigli-di-lezpop-per-una-chioma-sontuosamente-impeccabile/ questa è la ragazza. Entrata nella stanza, Vilù le rivolse un mezzo sorriso, la ragazza si girò dall’altra parte, con idifferenza.
U: Vilù le è Matilde, è malata come te.
V: Si vede.
U: Io ora devo andare, ti verrò a trovare spesso, te lo prometto.
V: Va bene grazie Ulisse.
Viola lo abbracciò forte, quasi da non volerlo lasciare andare.
Si stese sul suo letto, non lo sentiva suo, non sentiva quel senso di protezione che si sentiva nella sua vecchia stanza.  Vilù guardò Matilde.
V: Tu devi essere Matilde allora..
M: Si, ma sappi che ho già abbastanza ficcanaso che rompono. Non me ne serve una in più.
V: Okok, scusa eh. Volevo essere gentile.
M: Gentile? Qui nessuno è gentile, ti si rivolgono tutti con delle faccie da stronzi sorridenti, e poi sotto sotto, c’è l’inferno, la merda.
V: La pensiamo diversamente.
M: Ascolta, io non so chi tu sia, ne perché sei qui. Mi dispiace che ti ritrova qua. Ma non ho bisogno di amici.
V: Io penso che gli amici siano di grande aiuto.
M: Non è vero, la generazione di oggi, non fa altro che giudicarti, guardarti male e offenderti.
Vilù vedeva i suoi occhi diventare rossi.
V: Come non detto.
M: E per cortesia, non parlarmi.
V: Sai che ti dico? Ti sei comportata da stronza egocentrica, non sai manco la parola AMICIZIA che vuol dire. Beeeene. Infermieri ma con chi cazzo mi avete messo in camera, con un serpente? Con la strega malvagia?.
Matilde la guardò con aria di disprezzo. Fin da quel momento non si rivolsero parola. Passarono tanti, ma tanti giorni, in oncologia diventava sempre più difficile, c’erano giorni in cui Vilù piangeva per mancanza della sua vita reale, quella che viveva prima, pensava a Davide, che dal giorno della prima chemio non era più venuto a trovarla, aveva fatto altre 10 chemio e di Davide nessuna traccia, se la sbrigava da sola. C’era una domanda che turbava Vilù: il motivo perché Matilde fosse qui in oncologia.

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Capitolo 10
*** Dovrai avere un bel coraggio ad amarmi. ***


In quei giorni nella sua stanza Viola, ascoltava la musica, senza fiatare, mangiava, si annoiava e poi andava a letto. Quattro giorni che Davide era come svanito nel nulla, lasciando un vuoto incredibile nel cuore di Vilù, che ci sperava in loro, in  un lieto fine, come nelle favole. La sua nuova compagna, Matilde, era una ragazzina abbastanza strana, era taciturna e spesso piangeva tra se e se, Vilù sentiva il disperato bisogno di aiutarla, ma non voleva per paura di farla arabbiare ancora di più. C’erano giorni in cui Mati la guardava con occhi pieni di una persona che chiede aiuto, come un koala, quando viene ferito e ha bisogno d’affetto, ma poi capitavano i giorni buoi, quei periodi in cui una persona non riesce a sfogarsi con nessuno e nutre un senso di rabbia, fin quando non sprofonda nella disperazione. Quel mercoledì pomeriggio non fù così però, Viola voleva sapere perché fosse lì.
V: Mi puoi dire una cosa?
M: Una cosa, poi basta, con gente come te non voglio avere niente a che fare.
V: Ma..perchè sei qui.?
M: Non sono fatti tuoi.
Rispose aggressivamente.
V: Cazzo, io sono una domanda ti ho fatto, non ti scaldare, anche io sto male, ma di certo non me la prendo con gli altri. Sei soltanto una ragazza bisognosa di aiuto, ma che è troppo orgogliosa per averlo e per meritarselo.
M: Hai ragione tu sai? Si sono molto orgogliosa, e mi rende una persona forte.
Gli occhi di Mati si fecero lucidi come le stelle che brillano in cielo.
V: Senti non voglio essere acida e stronza con te, perché quello mi riesce bene a volte. Vorrei solo aiutarti.
In quel preciso istante Davide varcò la soglia della stanza, con aria speranzosa entrò in camera, la faccia di Vilù si fece ad un tratto spenta, delusa..quasi come se avesse visto il male dentro di se.
D: Ciao.
V: Che cerchi? Quanti giorni sono passati? QUANTI? Quanto male mi hai fatto? Lo sai come mi sento?Sai, a volte vorrei lasciarmi più andare con l’istinto, senza pensare alle conseguenze! Senza pensare a quanto male mi hai fatto per tutto questo tempo! E pensare che tu eri la mia unica via di felicità qui dentro, mi avevi promesso che non mi avresti abbandonata come fanno tutti, Io avevo solo la spietata e dolce voglia di rivedere quegli occhi e tenerli ancora un po’ con me, invece tu? Sei andato via, lasciandomi marcire nel mio silenzio più cupo.  Le guance di vilù erano bagnate da lacrime di tristezza e amarezza.
D: Sono un’emerito stronzo, ma ascoltami ti prego, non volevo lasciarti qui, ma..
M: Davide?! E tu che ci fai qui? Gli occhi di Matilde diventarono tipo a cuoricino, come se avesse visto il suo pupazzo preferito.
D:..Cristo. Ciao Mati. Come stai?
M: Mmm..bene, ma sai non è più la stessa cosa senza di te.

Il viso di Vilù erano paonazzo in viso, per la vergogna di quel momento, era stupita in quel momento dalle parole pronunciate da lei, e capì, con un lampo di genio che Davide non si era fatto vivo per un motivo, Matilde.
V: Vorrei davvero capire come vi conoscete voi due.
M: Siamo stati insieme, ci amavamo.
Davide la fermò guardandola male.
D: E acqua passata, Non ascoltarla, tu sei la mia musa, la mia gioia, il motivo per il quale ogni giorno combatto. Guardò Vilù solo come un principe guarda la sua amata principessa.
V: Ah, bene.
In quel momento entrò la dottoressa Lisandri, sembrava preoccupata.
D: Viola, vieni fuori , ti devo parlare! Viola uscì di corsa, fuori dalla stanza.
D:Viola , dopo il primo ciclo di chemio il tumore non si è  ridotto , se le cose continuano così , dopo il sesto dovremo operarti, non c’è soluzione.
 V : ma... ma come dottoressa!
Vilù voleva urlare, ma non poteva, era vuota dentro di se.. Tra quanto tempo? Chiese ormai sul precipizio della disperazione.. Quali rischi ci sono?
 D: non lo so di preciso tra quanto tempo, però i rischi ci sono , ma vedrai che tutto andrà per il meglio! Vedi..si sedette su una panchina, prese le mani di Vilù.   Tutti dovremo continuare a vivere la vita che ci hanno assegnato, passivamente, limitandoci e respirare e a guardare scorrere il tempo. Non devi mai smettere di sperare, e non devi spaventarti, limitati a goderti le tue giornate nel meglio che puoi, perché questo ti basta per star meglio.
V: Se lo dice lei. Nascondeva la paura e la tristezza in un sorriso che mascherava quello che sentiva dentro di se.
D: Dai viola dai!
Viola entrò in stanza, si sentiva morire, sentiva il mare agitarsi come le onde, che spaccano le roccie, ecco come si sentiva, tutto quello che non avrebbe voluto lasciare forse doveva farlo, era spaventata, i suoi unici ricordi erano cupi, non erano belli come il sole, ma cupi come il buio.
D: Che succede?
V: Niente. Forse mi operano. Non sono migliorata. Sto bene.
D: Io so quando non stai bene, riconosco ogni tuo singolo sguardo. Mati, puoi lasciarci soli?
M: Come vuoi.
Si avvicinò vicino al suo orecchio. Sappi che cadrai di nuovo tra le mie braccia.
D: Mai.

Matilde, rise. Una risata ironica, sgradevole, come se volesse dire ‘’ritornerà’’.
D: Sai, mi sono mancati i tuo abbracci, i tuoi baci..
V: Dove cazzo stavi quando mi sentivo male, quando mi chiedevo ‘io che cazzo vivo a fare?’Ma mi sono abituata, certe cose me le aspetto.
Davide non rispose, si sentiva un mostro cattivo, che aveva lasciato la sua amata, lì, sola abbandonata. Non fiatò., però prese coraggio e
D: Quindi ora che si fa?
V: Non lo so, ora penso soltanto che tu sia la mia ancora, quella che mi salva, ma che mi trafiggie contemporaneamente. Ora voglio solo stare sotto le coperte e non pensare a domani.
D: Che succede domani?
V: Ho il secondo ciclo, dovrò assaporare di nuovo il sapore di merda, ma sarò senza di te.
D: E chi te lo dice che starai senza di me?
V: Il mio cuore, quello non mente mai.
D: Dovrai avere un bel coraggio ad amarmi.
V: Puoi dirlo forte.

Davide se né andò e Viola ritornò tra i suoi pensieri, sapeva ciò che le sarebbe atteso, e questo già le bastava per stare male. Quella notte non dormì. Troppa paura di non riuscire a superare quel dolore provocato dalla medicina, e dall’assenza del suo amato. Rassegnandosi al fatto che aveva imparato a cavarsela da sola.
 

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Capitolo 11
*** Non c'è Viola, ci sono io. ***


Arrivò veloce quella mattina, ormai era tanto tempo che stava lì e non ci faceva più caso a quanto le pesava rimanere bloccata lì, alcune volte si chiedeva perché proprio a lei tutto questo,. Viola si alzo dal suo letto allo scoccar delle otto, dentro di sé si sentiva persa ,in camera si presentò Ulisse, sempre puntuale
U: Vilù dobbiamo andare forza e coraggio.
V: Va bene, andiamo.

Arrivò nella saletta di oncologia, nella stanza le persone diminuivano e la fila stava andando via, via scomparendo. La gente era sempre accompagnata da qualcuno, parente, marito, amici, invece Viola era sola, senza nessuno che la potesse consolare. Si sedette di nuovo su quei letti che di solito a Viola non piacevano perché erano troppo scomodi. Viola era lì, a fissare il vuoto persa nei suoi pensieri come al solito. Si girò e osservò un’anziana signora che come lei aspettava il turno per entrare. Mi sorrise e le indicò il posto accanto al suo, scese immediatamente dal lettino e prese posto su quella sedia. Iniziarono un po’ a chiacchierare del più e del meno, aveva ottant’anni e il suo volto le piaceva tantissimo, le ricordava sua nonna, morta qualche anno prima, la sentiva come se la conoscesse da tempo. La guardò in un momento, e le disse
N: ti voglio dire una cosa. Sai sei una persona dolcissima. Viola rise riei, come faceva di solito quando riceveva i complimenti. Quella signora con pochi complimenti le migliorò decisamente la giornata.
N: Stai aspettando il tuo turno vero?
V: Si..è già il 2 ciclo che faccio. E sono molto stanca.
N: Si vede dal tuo volto, ma non devo preoccuparti, la chemio di fa guarire.
V: Si ma non capisco perché la vita mi fa stare male. Perché mi ha fatto passare tutto questo tempo in ospedale. Perché mi ha fatto carico di questa malattia.
N:Nella vita è così, ci sono gli alti e i bassi, capita. Non può sempre andare rose e fiori..devi vivere anche quando tutto non và come vuoi. Ora stai male, ma devi combattere, per te stessa.
V: Forse un giorno lo capirò o forse è troppo difficile da spiegare. Vorrei solo capire perché devo sopportare tutto questo.

N: Le battaglie che combattiamo fuori di noi no, quelle non dipendono solo da noi. E sono difficili da vincere. Quelle per cambiare la propria vita poi rasentano l’impossibile, a volte. Se la vita ti incastra è come finire nella rete, come i pesci … ti puoi dimenare quanto vuoi che è molto dura sciogliere i nodi che hai attorno. E resti vincente dentro e perdente fuori, oppure il contrario, dipende dalla forza che c’è in te.
L’infermiera dai lunghi capelli biondi arrivò con la busta della chemio, un brivido dietro la schiena colpì Viola in due secondi. Ma prima strinse le mani dell’anziana signora
V:Ho dimenticato come si vive.  Le lacrime le bagnavano il volto, l’anziana signora l’abbracciò forte, in quell’abbraccio c’era un messaggio di speranza e di amore.
N: Ti auguro il meglio. Tieni duro, il dolore finirà.
V:  Grazie.
Viola sorrise, si alzò. Salutò l’anziana signora e si sedette sulla solita poltrona bianca e scomoda, che emanava un’odore di tristezza, che le bruciavano gli occhi, che diventavano rossi come il fuoco.
I: Non c’è nessuno con te oggi?.
V: Perché c’è stato mai qualcuno con me?
I: Di solito vedevo un ragazzo..
V: Ah si, solo lui, poi nessun’altro.
I: Va bene..forza, ora rilassati.

Per la seconda volta si sentì pungere da quell’ago e dal tubicino un  liquido trasparente come l’acqua le attraversava il corpo. Viola cominciava a sentirsi stanca, in quel momento arrivò Davide,  che appena la vide corse da lei.
D: Puoi farcela.
Viola non riusciva a parlare, era troppo stanca, la chemio la stava distruggendo. Il dottore si avvicinò a Viola
D: Come stai?
V: Come vuole che stia?, voglio solo che tutto questo finisca presto.

Viola aveva gli occhi spenti, anche se si vedeva che aveva voglia di lottare, occhi di chi guarda il futuro da un’altra prospettiva.
Passarono tre ore, Davide stava giocando con la console portatile, a volte il suo sguardo passava a Viola, che dormiva, stremata da tutto quello che stava passando. Le sue labbra erano violacee e il suo volto era candido, di un colore bianco come la neve.Nel frattempo arrivò Matilde, il suo sorriso splendente ei suoi occhi verde smeraldo, si avvicinò alla poltrona di Viola
M: Lo sai che non sopravviverà? Disse con un’aria di soddisfazione
D: Io ci ho creduto alle tue parole, ma mi hai fregato. E non ci cascherò di nuovo nelle tue trappole. Ma poi..cosa ti ha fatto di male?
M: Mi ha portato via qualcuno che ho cercato di riprendermi.
D: E se quel qualcuno non prova niente per te?.
M: Allora cambierò per farli cambiare idea e farlo ritornare tra le mie braccia, perché è l’unica cosa che mi rende davvero felice.
Gli occhi di Mati erano quelli che per Davide significava ‘’seduzione’’, non sa come, ma riusciva a catturarti l’attenzione, erano ‘’affascinante’’ ed era una cosa che Viola non aveva. Mentre Davide guardava Mati, qualcosa dentro di lui esplodeva, era come spinto dalla tentazione di ritornare, ma doveva pensare a Viola, la ragazza che amava.
D:Sono troppo intelligente per essere sedotto da te Mati.
M: Ti conquisterò con avidità, perché so quello che ti fa sciogliere e perciò ti avrò,oh si ti avrò.
Mati sorrise, il suo sorriso era qualcosa di innarestabile, di unico, era il punto debole per Davide.
D: Non ci ricadrò.Tra sé e sé ripeteva che non doveva essere sedotto da lei, ma da Viola..ma ad un certo punto, nella sua mente si presentò l’immagine di Mati, che lo guardava e di si accorse di essere di nuovo in trappola, ma non ci fece caso.
M: Ti aspetto, quando vuoi vedermi sono in camera. Ci vediamo amore mio.
D: Non chiamarmi amore mio, per te non sono nulla.
M: Non credo!
Sorrise, Davide ne rimase allibito. Viola si svegliò e Mati era già andata via. Davide guardò Viola perplesso, quasi come se le stesse mentendo.
V: Che succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma..
D: Oh, no..sono solo un po’ stanco, niente di più.
V: Forse e meglio che vai a riposare allora..
D: NO! No, rimango qui con te. Non ti lascio da sola. L’abbracciò forte, Davide sentiva dentro di se una confusione, che non riusciva a dominare
V: Ehi, ehi..calmati, sono qui, sto bene tranquillo. Ora torniamo in stanza, non voglio stare qui..
D: Va bene andiamo.
Vilù tornò molto stanca in stanza, sembrava che l’avessero picchiata.  Davide si sedette vicino a lei..
D: Sai prima è venuta Matilde..
V: Ah, strano di solito mi tratta male.
D: Ehm..
Davide diventò bordò, era indeciso..sembrava amareggiato.
V: Oh, è venuto per te vero?..Vilù diventò acida. Che è venuta a fare? Che voleva? Vuoi andartene con lei? Fai pure, tanto sto qui comunque.
D: Viola, non ho detto che devo andare con lei, si..mi ha detto delle cose..ma non ci faccio caso tranquilla.
V: Dovrei fidarmi?.

D: Fidati, Per me stare bene, vuol dire stare insieme!
V: Io non so spiegarti cosa sia l’amore. So solo che appena mi dici ‘’devo andare”, sento un nodo alla gola e mi inizi già a mancare. Davide la baciò intensamente, quasi come se volesse rimanerci per tutta la vita, l’amava davvero, ma Matilde era ancora nei suoi pensieri.

Arrivò Ulisse con un’aria molto spensierata.
U: Viola, ti trasferiamo, starai nella stanza giù, dove stavi prima..
V: Oh, finalmente, almeno non ho più la stronza attorno.
M: Per me è un piacere che te ne vai, io devo rimanere qui, da sola.
Davide la fulminò con gli occhi, e Mati lo guardò con aria di desiderio.
D: E meglio starti alla larga.
M: Non puoi resistermi, ti aspetto alle nove, qui, puntuale.
D: Tanto non verrò.
M: Ti conosco, lo leggo nei tuoi occhi, e non c’è Viola, ci sono io.
Davide arrossì e senza salutare se ne andò. 

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