Vita in un quaderno

di yuzuki chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 17/02/2014 ***
Capitolo 3: *** 5/04/2014 ***
Capitolo 4: *** 20/04/14 ***
Capitolo 5: *** 4/05/14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non riusciva mai ad esprimere quello che aveva dentro. Quelle poche volte in cui ci provava veniva sempre fraintesa, finendo per provare un dolore immenso. Le amicizie, gli amori, tutte le provocava dolore. Più si affezionava ad una persona più soffriva a causa di questa. Tutti pretendevano che lei cambiasse e capisse, ma nessuno osava comportarsi nello stesso modo con lei.
Non provava neanche più a parlare con quelli che considerava amici di quello che provava, sapeva che sarebbe stato inutile, l’avrebbero solo giudicata e non avrebbero neanche provato ad aiutarla. Si sentiva esclusa da tutto e da tutti. Per questo iniziò a mascherarsi. Iniziò ad assumere un’aria allegra e spensierata quando si trovava con altri, mentre quando rimaneva in casa, prendendo tra le mani il suo quaderno, scriveva, senza remore, tutta la sua vita, le sue sensazioni, le sue passioni, i suoi amori, le sue delusioni e le sue felicità, sebbene rare.
E questo che vi sta per esser presentato è proprio il contenuto di quel registro. Gioirete e piangerete con lei? Non posso sapere se il suo stile vi coinvolgerà ma tante piccole storie insegneranno forse che prima di giudicare una persona è bene conoscerla a fondo, “che le persone più gentili sono spesso le più sole, che le persone più tristi hanno il sorriso più luminoso, che le persone più ferite si rivelano le più sagge. Tutto questo perché non vogliono vedere nessun altro soffrire allo stesso modo.”
Vi auguro di divertirvi nell’esplorare una mente umana.
Con affetto la vostra trascrittrice,
yuzuki
 

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Capitolo 2
*** 17/02/2014 ***


Nota: Scriverò questo diario in terza persona, quando sarò felice e rileggerò queste pagine voglio credere di esser rinata, e spero davvero che ciò accadrà, perché non mi rimane niente nel cuore, se non la speranza di un domani pieno di luce…
 




 
17/03/2014
La ragazza iniziò a scrivere il suo diario in questo giorno. Si sentiva strana, aveva un dolore al petto che non sapeva spiegarsi. Sperava solo di raggiungere la catarsi scrivendo, come ipotizzavano i filosofi antichi. Forse dovrebbe guardare più film o leggere più libri per raggiungere la pace. O almeno così la pensava Aristotele. Ma aveva troppo poco tempo per dedicarsi ai piaceri. Lo studio assorbiva la sua anima, e quel poco che rimaneva lo riversava nelle pagine sporche di un quaderno di 20 anni più vecchio di lei. Sfogliando velocemente le pagine poteva sentire quell’odore acre e allo stesso tempo confortante che un libro primitivo sapeva emanare. Adorava quell’odore.
Ogni tanto si fermava, contava le parole che aveva scritto, chiedendosi quante ne mancassero al dissolvimento del dolore. Ma non lo sentiva neanche affievolirsi. Era tutto inutile.
Nonostante questo continuò a scrivere, non voleva arrendersi, sebbene il male non si calmasse aveva almeno un’occasione per liberarsi di tutti i suoi pensieri, poteva raccontarli a qualcuno che non l’avrebbe mai giudicata, qualsiasi cosa avesse scritto. Eppure non riusciva ad accontentarsi di un quaderno. C’era una persona, una persona che amava profondamente, ma di cui non poteva rivelare l’identità se non al diario. Il suo nome riecheggiava spesso nella sua mente, era convinta del suo amore per lui, ma non poteva fare altro che rifiutare il sentimento. Era il suo migliore amico, l’unico oltre al diario che conosceva la sua interiorità, l’unico di cui si potesse fidare, l’unico che avesse mai amato. Si sentiva una stupida, innamorandosene rischiava di perdere la persona a cui voleva più bene al mondo. Per questo dissimulava, per questo alle volte mentiva. Per questo teneva un diario, l’unica cosa che non l’avrebbe mai tradita… O almeno così sperava…

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Capitolo 3
*** 5/04/2014 ***


Che senso ha scrivere in terza persona? In realtà sono io, sono io quella sbagliata. Ho iniziato a scrivere un diario e per mesi l’ho abbandonato in un angolo della mia coscienza, convinta che fosse solo una cosa inutile e senza ragioni di esistenza. Eppure ora mi ritrovo a scrivere, di nuovo. Il motivo? Una litigate, l’ennesima, con lui. Il ragazzo che amo e che non posso amare. E continua a ferirmi, continuo a ferirmi. Cosa vorrei? Che tutto sparisse, vorrei rimanere sola, le parole altrui rimbalzano nella mia testa senza trovare sbocco, il cuore batte e piange a tempo, la mente vaga tra parole di cui non posso cogliere il significato. E sono proprio queste, le parole, che rovinano le nostre relazioni. Non sarebbe più semplice comunicare unicamente attraverso i battiti del nostro cuore? Non sarebbe più semplice ascoltare unicamente i nostri sentimenti? Eppure viviamo ormai in una società che non ci consente di farlo, viviamo sommersi da parole vuote e senza senso, ci uccidiamo tra di noi perché non ci capiamo. Ognuno parla infatti una sua lingua personale che rimane complessa e irraggiungibile a molti. Eppure io mi illudevo che lui potesse capirla, che potesse capirmi. Non è forse questo ciò in cui consiste l’amore? La ricerca di qualcuno che possa comprenderti veramente, la ricerca di una ragione per cui vivere, la ricerca di una ragione per cui morire. E ora ho già esaurito i miei pensieri, nonostante dentro di me arda un fuoco freddo ed incolmabile. Questa, questa è la debolezza delle parole, questa è la finzione delle parole. In quanti leggendo si riconosceranno in ciò? Tanti, molti? Eppure non sarà tutto che una mera illusione, per quanto si cerchi di includere in dei caratteri la propria interiorità essa non potrà mai esser rivelata. In molti penseranno che tutto ciò che è stato scritto fino a qui non è altro che una storia, un semplice racconto inventato. Nemmeno io riuscirei a riconoscermi in queste parole se lette in un momento diverso da questo. Tutto cambia, il tempo passa e distrugge tutto, non bastano le tombe, non bastano le poesie, tutto in questo mondo è materia, tutto in questo mondo è destinato alla distruzione. La stessa distruzione è destinata a scomparire. E poi, cosa avverrà successivamente? Non si sa, la nostra conoscenza concepisce unicamente la scomparsa, non la ricomparsa. È un fattore molto triste, ma è parte di noi, è la nostra intergrità a causare questo “problema”. Tutto ciò che trovate in questa pagina da cosa ha avuto inizio? Dalla fine, dalla fine di una storia, la più grande storia d’amicizia e d’amore che abbia mai conosciuto. Eppure anche questa fine ha un termine che però causa unicamente la demolizione totale di noi, non la nascita di qualcosa di nuovo. Questo infatti è il solo caso in cui si possa ammettere l’esistenza di un “per sempre”.

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Capitolo 4
*** 20/04/14 ***


Ebbene oggi è Pasqua. Il giorno in cui miliardi di messaggi di auguri percorrono le linee telefoniche. Nella nostra società possiamo dire che sia praticamente uguale al Natale, o alla fine dell’anno. I religiosi devono si contano ormai con le dita di una mano. Eppure ci piace celebrare queste feste, alcuni di noi percepiscono un’aura diversa nell’aria, altri colgono l’occasione per avere una scusa per scrivere alla persona innamorata. Altri invece guardano con indifferenza quella che si presenta essere una giornata uggiosa.
Io inglobo tutte queste filosofie e faccio fatica a capirne le modalità. E come sempre lascio che il flusso di coscienza batta sulla tastiera i tasti delle corrispettive lettere, in modo da creare parole. Il motivo? In realtà non lo conosco, forse è tutto per lui.
Se per sbaglio qualcuno leggerà queste parole mi penserà come un’adolescente stupida e sciocca, e molto probabilmente avrà ragione.
Ma posso dire in mia difesa che questi possono essere riconosciuti come gli anni dei sentimenti, quasi un’epoca romantica traslata nella vita di un uomo. Si possono avere 14 o 18 anni ma ciò che facciamo è tutto improntato sulla ricerca di qualcuno con cui condividere le nostre esperienze, dolce e tristi che siano, consciamente o inconsciamente. Ed è quanto non troviamo nessuno che ci capisce che ci richiudiamo in noi stessi, sperando di vivere da soli, si di un’isola deserta.
Ed è quello che ora ho, solo che su quell’isola io una persona la farei entrare. Lui, nient’altro che lui. Mi chiedo se si può essere così stupidi… La persona che più volte ti ha ferito, la persona che tutt’ora reca sul cuore ferite sulle precedenti cicatrici.
Eppure mi chiedo, come mai è proprio lui la persona che più mi ha fatto male?
La risposta è semplice. È perché è una delle poche persone di cui mi importa qualcosa. Pensando a lui incorro in quella che potrebbe essere la definizione di amore. Ripenso a quando circa un anno fa mi aveva fatto conoscere la luce, la vera luce, quella del sole, non quella delle lampadine. In quel periodo pensavo che tra noi sarebbe potuta nascere la più bella storia d’amore di sempre. Ma era solo un’illusione. Oggi mi ritrovo a fissare lo schermo del cellulare, in attesa che si illumini, ma questo avviene raramente. Ripenso alla gioie passate in sua compagnia e inevitabilmente sento una strana sensazione al cuore… Tristezza? Malinconia? Non lo so, so solo che è un dolore non ben mascherato quello che si sviluppa dentro di me.
Le lacrime infatti tendono facilmente a salire agli occhi e d’altra parte risulta complesso non farle cadere in giù. Forza di gravità? No, non c’entra niente. Questa non è altro che mancanza di forza d’animo. Questo non è altro che la rappresentazione del vuoto che ho dentro.

 

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Capitolo 5
*** 4/05/14 ***


Oggi avrei voluto scrivere qualcosa di felice. In fondo il cielo era sereno, di un azzurro inestimabile ornato di una preziosa gemma gialla lucente. Sì, assomigliava molto ad un’immensa tunica, a volte attraversata da piccole creature in volo. Il vento non era che una lieve brezza che accarezzava i capelli, i suoni che mi circondavano erano così dannatamente naturali da far sembrare il tutto un sogno. Poi venne un attimo, un attimo che rovinò tutto. La curiosità che demolisce. Io lo so, l’ho sempre saputo di non poterlo considerare unicamente un mio amico. Ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola nella mia mente assume un significato diverso da quello con il quale è stato creato. Sì, sempre lui, ogni pagina di questo quaderno parla di lui. Se lo scrivessi ogni giorno trovereste solo il suo nome. Tutto questo perché è il primo a cui penso la mattina, l’ultimo a cui penso la sera, colui a cui non smetto mai di pensare. Una ragazzina stupida, ecco cosa mi sembra di essere. Quando sono con lui sorrido sempre, senza un motivo, eppure mi sembra uno dei sorrisi più genuini che io possa regalare. Le sue braccia intorno alla mia vita, il suo profumo, tutto è dannatamente perfetto nell’abbraccio che ci regaliamo. Eppure la perfezione non esiste e niente è mai tanto doloroso come scoprirlo in questo ambito. Lui non condivide quello che provo io, io per lui non sono altro che un’oggetto da sfruttare, non in modo violento, certamente, ma se lui ha bisogno di qualcosa, solo in quel caso posso esser considerata. Ma no, no, questo non è vero, o almeno mi rifiuto anche solo di analizzare la realtà in questo modo. Ma una parte di me mi suggerisce che in effetti la situazione sia questa. E io non so cosa credere di me, di lui del mondo… È forse meglio fidarsi del cuore o della mente? E come faccio a decifrare cosa mi dice il primo? Perché è tutto dannatamente difficile. Ogni secondo che passa vorrei da una passarlo con lui, dall’altra ogni secondo che passo con lui vorrei allontanarlo da me. Si, poiché questi provocano solo altro dolore. E non voglio continuare a soffrire.
Ultimamente ho iniziato la lettura dei dolori del giovane Werther, romanzo di Goethe. Ecco, io mi sento dannatamente simile a quell’uomo, forse ci troviamo nella stessa situazione. In fondo siamo entrambi innamorati di una persona già promessa ad altri, che però invia segnali riconducibili ad un sentimento condiviso con me. Ragioniamo su ciò, ci poniamo il problema che non sia unicamente una nostra illusione, ma ci rendiamo conto come il pensare che sia un’illusione lo renda un’illusione. Giochi di parole, linguaggio non del tutto colloquiale, in fondo sto riproducendo le sue azioni. Il caso vuole che vi sia anche la stessa distanza tra le abitazioni nostre. Eppure io sono solo a metà di quel che scrive Werther e non scrivo a nessuno, se non a me stessa. Ma in fondo anche lui non avrà cercato di ragionare maggiormente le sue sensazioni scrivendo all’amico? Eppure mi sento molto distante dal finale prefissato dall’autore. Sarà per la giovine età, sarà per il mio “spirto guerrier” ma non riesco a rassegnarmi. La speranza, seppur riconosciuta fallace, mi fa luce lungo il mio percorso, mi insegna che niente è impossibile se io voglio. E io in questo momento voglio, desidero e pretendo. Pretendo un futuro felice, un futuro dove vi sia l’amore, accetto un futuro con un cambio di idee del mio cuore, in fondo le interpretazioni fallaci sono più soventi di quelle veraci. Io pretendo e io avrò, sotto questo cielo inondato ormai di stelle, io realizzerò il mio sogno e un giorno brillerò, come il caro sole.   








Nota dell'autore: Salve a tutti :) è la prima volta che mi faccio sentire in questa fic, ma mi sembrava che un eventuale mio commento potesse rovinare l'atmosfera creata ^^" Poi mi sono resa conto che in realtà non c'è alcuna atmosfera e che vorrei sapere cosa ne pensate di questa storia. Immagino in realtà che vi stiate un po' rompendo le scatole, ma ho deciso di scrivere qualcosa di completamente introspettivo e mi sembra di riuscire nel mio obiettivo^^ Comunque vi chiedo di scrivere qualche piccola recensione per darmi la possibilità di migliorare e creare una storia che sia adatta ai vostri gusti^^
Grazie mille a tutti coloro che fino ad ora hanno letto questa storia :)
Baci
~yuzuki

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