Stormed - The Winter Queen I

di heliodor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** OTTO ***
Capitolo 9: *** NOVE ***
Capitolo 10: *** DIECI ***
Capitolo 11: *** UNDICI ***
Capitolo 12: *** DODICI ***
Capitolo 13: *** TREDICI ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** QUINDICI ***



Capitolo 1
*** UNO ***


La luna si riflette su di un mare placido. All'improvviso un'onda ne increspa il riflesso. Una dozzina di sagome scure e allungate scivolano silenziose sull'acqua, seguite da una scia schiumosa.
Le barche si allineano due a due, i pescatori si lanciano le reti e le calano nell'acqua. Solo lo sciabordio delle onde contro gli scafi rompe il silenzio.
L'acqua si fa torbida nel punto in cui i pesci iniziano ad accalcarsi. Nel giro di qualche istante iniziano a saltellare fuori e dentro l'acqua.
Dalle barche più distanti giunge un mormorio, subito ripreso dai pescatori delle altre imbarcazioni.
― Più forte di cento uomini ― intona una voce roca.
― L'acqua che scava la roccia ― risponde una seconda voce da una barca vicina.
Le mani si protendono verso le reti, le afferrano. Alle prime due voci se ne sono unite altre, ma tutte recitano all'unisono.
― Il vento che consuma le montagne.
― Principi e Re si inchinano al suo passaggio.
Le mani si stringono attorno alle funi. Sorreggendosi l'un l'altro i pescatori tirano su le reti.
― Quando i venti del sud.
― Si uniscono al respiro del mare.
Tutti gli uomini si sono uniti al coro. Mani stringono, braccia tirano.
― La sua ombra sorge dalle acque.
― Per oscurare il cielo e le stelle.
Muscoli tesi, visi contratti dalla fatica. Le reti vengono sollevate, intrappolando i pesci al loro interno.
― Chi oserà fissare senza paura.
― L'occhio che scruta il mondo?
I pescatori issano le reti sulle barche, rovesciandone il contenuto sul ponte. Mani agili dividono il pescato in base alla grandezza e al tipo.
Gli uomini ai remi spingono le barche lontano. La fila ordinata si rompe, l'acqua si intorbidisce. Un'ombra vela per un attimo la luna, un guizzo di luce rischiara la notte.
Gli occhi dei pescatori puntano in quella direzione. Nello stesso momento, un rombo sommesso fa tremare l'aria.
Nel silenzio assoluto le barche si allontanano. Solo dall'ultima imbarcazione della fila, un pescatore si solleva, lo sguardo rivolto verso il punto in cui si è acceso il lampo e sussurra: ― Chi resisterà, saldo, dinanzi a colui che porta la tempesta?
 
STORMED
The Winter Queen I
 
Vista dall'alto la città è un insieme di edifici di due o tre piani color ocra. I moli del porto si protendono verso un mare azzurro, appena increspato dalla brezza leggera che spira da nord.
Su tutto domina il castello con quattro torri merlate congiunte da una cinta di mura dipinte di rosso e azzurro.
Stendardi dello stesso colore svettano su ciascuna delle torri. Soldati in uniforme verde marciano due per volta, le picche con la punta rivolta verso l'alto.
Uno dei soldati guarda a nord, dove il cielo si sta rannuvolando.
― Arriva una tempesta coi fiocchi ― dice con voce preoccupata.
Il suo compagno guarda nella stessa direzione. ― Sono solo due nuvole di passaggio. Qui al sud il tempo è sempre buono in questa stagione.
L'altro scrolla le spalle e prosegue.
***
Dalla parte opposta della città, una fila di viandanti e carri attende che le guardie li lascino passare attraverso l'unica porta che la collega con l'esterno.
Le guardie, annoiate, fanno cenno di passare ad un carro trainato da una coppia di cavalli. Appena dietro di questi, un ragazzo poco più che adolescente si fa avanti. I vestiti somigliano più a stracci di una o due misure più grandi. Sotto un cappello sdrucito si intravede una chioma di capelli neri. Un mantello marrone nasconde un corpo che appare gracile.
Le guardie gli fanno cenno di fermarsi. ― Altolà, tu. Dico a te, quello col cappello.
Il ragazzo si ferma, lo sguardo rivolto al cielo.
― Come ti chiami?
― Nadir ― risponde il ragazzo.
Una delle guardie si fa avanti. ― Motivo della visita?
Il ragazzo distoglie lo sguardo dal cielo. ― Vado a trovare un mio parente.
La guardia lo fissa con sguardo accigliato. ― Guarda che non li vogliamo i vagabondi in città. Stai attento a non metterti nei guai.
Il ragazzo annuisce e torna a guardare il cielo. ― Nessun guaio. Ve lo posso assicurare.
La guardia gli fa cenno di passare. ― Forza, su. Levati di mezzo che blocchi il passaggio.
Mentre il ragazzo supera il cancello, in lontananza si sente il rombo di un tuono.
***
La porta di legno si apre con un leggero scricchiolio. All'interno ci sono una decina di tavoli, ma solo due sono occupati. Dietro a un bancone che corre lungo il lato opposto, un uomo corpulento vestito con un grembiule macchiato sta passando uno strofinaccio avanti e indietro.
Nadir entra e si chiude la porta alle spalle. Il vento quasi gli strappa di mano la porta e qualche goccia di pioggia riesce a entrare.
L'uomo col grembiule alza appena la testa. ― Che tempaccio. Così, all'improvviso. Mai vista una cosa del genere.
Nadir avanza fino al bancone e posa un sacco color marrone tra i suoi piedi.
― Vuoi da bere? Da mangiare? Abbiamo anche delle stanze libere. Come vedi non c'è molta folla oggi.
― Da bere ― dice Nadir sedendosi su uno degli sgabelli. ― Qualcosa di dolce.
― Ho dell'ottimo nettare del sud. Produzione nostra ― risponde l'altro con un ampio sorriso.
Posa sul bancone un bicchiere e vi versa dentro del liquido ambrato. ― Da dove vieni?
― Da un regno qui vicino.
― E sei di lì?
― No ― risponde brusco.
L'uomo gli rivolge uno sguardo seccato. ― Non sei un gran chiacchierone, a quanto vedo.
Nadir lo fissa con espressione neutra. ― Dimmi cosa succede da queste parti.
L'uomo appoggia una mano sul bancone e si protende verso Nadir. ― La Regina delle Nevi. Ormai non si parla d'altro da mesi.
Nadir si porta il bicchiere alle labbra. ― Mai sentita prima.
L'uomo si ritrae sorpreso. ― Mi prendi in giro? È sulla bocca di tutti, straniero. Devi venire davvero da lontano se non sai niente di Elsa di Arendelle.
Nadir scuote la testa. ― Per quale motivo è così celebre?
Dall'esterno arriva l'eco di un tuono, seguito dal picchiettare della pioggia.
― Elsa di Arendelle è la strega delle nevi. Può congelare tutto ciò che tocca. Con un solo sguardo può gelarti il cuore e trasformarti in una statua di ghiaccio. Alcuni dicono che gliel'hanno visto fare con i propri occhi.
― Che sciocchezze. Non credo a una sola parola.
― Chiedi a chi vuoi. Tutti ti diranno la stessa cosa. Ma sta attento a cosa dici. Tante persone la temono, ma ce ne sono altrettante che l'ammirano. Attento a quello che dici. Potresti irritare molta gente.
Nadir posa il bicchiere ancora pieno. ― Come possono ammirare un mostro?
L'uomo scrolla le spalle. ― Io ti ho avvertito.
― Se volessi saperne di più a chi dovrei chiedere?
L'altro si passa una mano sul mento. ― In città c'è una persona che l'ha vista in azione.
― Ci posso parlare?
L'uomo sorride. ― Parlargli? Non credo che te lo permetterebbero, straniero. Il principe Hans è in prigione in attesa di giudizio. Nessuno lo può vedere né parlargli.
Nadir si alza e prende il sacco ai suoi piedi. ― Dove sono le prigioni?
L'uomo lo guarda con un misto di preoccupazione e stupore. ― Non hai sentito? È in prigione. Lì non fanno entrare nessuno senza un motivo. A meno che tu non voglia farti arrestare, in quel caso ti porterebbero nel castello vicino al porto.
― Grazie per l'informazione ― dice Nadir alzandosi dopo aver gettato due monete sul bancone.
L'uomo le raccoglie con un gesto rapido. ― Se ti prendono non dire che hai parlato con me.
Nadir si volta e si dirige alla porta. Quando l'apre viene investito da un vento impetuoso e da schizzi di pioggia.
All'esterno la strada è deserta. La pioggia battente confonde i profili degli edifici, ma non può nascondere quello delle torri che circondano il castello.
***
Sotto un cielo azzurro e limpido, la città di Arendelle giace aggrappata alle pareti del fiordo. La residenza reale è un quadrilatero che si protende verso il mare, protetto da torri collegate da mura.
Un'unica strada lo unisce al resto della città. Una slitta trainata da una renna la sta attraversando, diretta al castello.
Quando supera il cancello, il conducente tira a sé le redini facendola fermare vicino a uno degli ingressi.
Dal portone spalancato escono una ragazza e un pupazzo di neve.
Anna di Arendelle, vestita con un abito lungo color marrone ricamato con fiori verdi e viola si ferma davanti alla renna e le accarezza la testa al centro delle corna. L'animale la ripaga leccandole il viso e strappandole un sorriso.
― Basta Sven, mi fai il solletico ― dice la ragazza allontanando la testa della renna. ― Sei in ritardo  ― dice rivolto al ragazzo che sta scendendo dalla slitta.
Kristoff allarga le braccia. ― Ho fatto prima che potessi. ― Sopra i pantaloni di pelliccia indossa una camicia azzurra e una fascia stretta in vita color cremisi. Un berretto di pelle nasconde una folta zazzera di capelli biondi. ― Una volta o due abbiamo anche rischiato di uscire fuori pista.
Il pupazzo di neve afferra la testa della renna e l'accarezza. ― Che ti ha fatto quel cattivone di Kristoff? Dillo a Olaf, su.
La renna lecca la testa a forma di uovo di Olaf, strappandogli un gridolino.
― Traditore ― lo rimprovera Kristoff allontanando Olaf dalla renna. ― Poi ne riparliamo ― dice rivolto all'animale, che si rannicchia contro la slitta e lo osserva con sguardo triste.
― Non trattarlo così ― lo rimprovera Anna.
Kristoff rivolge gli occhi al cielo. ― Lo sapevo. Tutti contro di me.
Anna lo trascina via per un braccio. ― Abbiamo già perso abbastanza tempo. Andiamo.
― D'accordo, d'accordo ― dice Kristoff seguendola dentro il palazzo. Olaf li segue a qualche passo di distanza. ― Mi dici almeno che ci sono venuto a fare qui?
Anna ridacchia e saltella da un piede all'altro, impaziente. ― Oggi Monsieur Lafayette ti darà qualche lezione.
― Lezioni di cosa?
― Lezioni da principe.
***

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Capitolo 2
*** DUE ***


Kristoff siede al lungo tavolo della sala dei banchetti, l'espressione perplessa. Davanti a lui i domestici hanno dispiegato, a destra e sinistra, coltelli, forchette e cucchiai di tutti tipi.
Davanti a lui, in posa impettita, Lafayette lo fissa con sguardo severo. Il naso adunco arricciato in una smorfia di disgusto. Un braccio è nascosto dietro la schiena, mentre l'altro è disteso lungo il fianco. Indossa un abito da cerimonia bianco sul cui risvolto della giacca spiccano diverse spille e medaglie.
Al suo fianco Anna si tormenta le mani mentre guarda con sguardo preoccupato prima Kristoff e poi Lafayette.
Kristoff guarda Anna. ― A che serve tutto questo?
― Un vero principe ― dice con una smorfia Lafayette. ― Sa abbinare a ogni tipo di pietanza la posata giusta.
Uno dei domestici posa davanti a Kristoff un piatto colmo di minestra fumante. Al suo interno galleggiano dei pezzetti di carne bianchi e quelle che sembrano delle verdure.
― Oh, ma è una zuppa ― dice Kristoff sollevato.
Il braccio nascosto di Lafayette scatta in avanti. Nella mano stringe un frustino con la cui punta colpisce il dorso della mano di Kristoff.
― Ah ― esclama Kristoff ritraendo la mano.
― La Bouilleabaisse a base di scorfani con patate, cipolle e pomodori condita da salsa Rouille ― dice Lafayette nascondendo il braccio. ― Non è una "zuppa", monsieur. Passiamo alla prossima portata.
Kristoff lo guarda in cagnesco mentre si massaggia il dorso della mano. Anna accenna un sorriso forzato, gli occhi che scattano prima verso Lafayette e poi verso Kristoff.
I domestici portano un nuovo piatto pieno di fette di carne di tipo e forma diverse, condite con patate, carote e una verdura color ocra.
Kristoff lo guarda perplesso. ― E questo è...
Lafayette lo guarda disgustato. ― Choucroute Alsacienne condita con cipolle e crauti.
Kristoff fissa in silenzio il piatto.
― Prego, si serva pure monsieur ― lo incalza Lafayette.
Kristoff posa la mano sulla prima forchetta alla sua destra.
Lafayette fa scattare il frustino.
― Ah!
― Quella è per i frutti di mare.
― Ahia!
― Dessert.
― Ouch!
― Insalata.
Kristoff afferra l'ultima forchetta. ― Questa deve essere per forza quella giusta. Ahi!
Lafayette indica uno dei coltelli col frustino. ― Un vero principe inizia sempre impugnando prima il coltello.
Kristoff butta sul tavolo la forchetta.
Anna sorride imbarazzata all'impassibile Lafayette. ― Che ne direste di passare alla lezione di portamento?
***
Kristoff posa sull'attenti al centro della stanza. Indossa un completo bianco formato da una blusa e pantaloni militareschi e una fascia tesa di traverso dalla cinta alla spalla.
Anna lo osserva divertita mentre Lafayette lo passa in rassegna scrutandolo con sguardo altezzoso.
― Soffoco ― ansima Kristoff tirandosi il colletto.
Lafayette lo colpisce alla schiena con il frustino. ― Più dritte le spalle.
Kristoff si raddrizza.
― Pancia in dentro. Chiuda quelle gambe. Sposti il peso su quel piede. No, non quel piede, l'altro.
Olaf si stacca un braccio e colpisce Kristoff al sedere come farebbe Lafayette col frustino.
― Non ti ci mettere anche tu ― ringhia Kristoff cercando di afferrarlo.
Olaf ridacchia e scappa verso Anna, che gli rivolge uno sguardo di rimprovero.
― Passiamo all'equitazione ― dice Lafayette.
***
― Devo proprio farlo? ― si lamenta Kristoff.
Un domestico si avvicina portando per le briglie un cavallo.
― Un vero principe ― esclama Lafayette agitando il frustino nell'aria. ― È un esperto cavallerizzo, monsieur.
― Io so cavalcare una renna. Non posso saltare questa lezione? Ouch!
― Una renna non è una cavalcatura degna di un principe ― dice Lafayette agitandogli il frustino davanti al viso.
― Certo che è dura la vita del principe ― dice Kristoff sconsolato. Non appena prende le briglie, il cavallo gli rivolge un ringhio sommesso. ― Non gli sono simpatico.
Anna si avvicina e afferra la testa dell'animale, grattandogli un punto dietro le orecchie. ― Dici? È così buono.
Il cavallo sembra fare le fusa, ma non appena Kristoff cerca di accarezzarlo deve ritrarre subito la mano per non essere morso. ― Ehi.
Un domestico lo aiuta a montare in sella e un istante dopo sta trottando per il cortile del castello.
― Non sembra difficile ― esclama Kristoff sollevato. ― Potrei quasi farci l'abitudine.
― Vai Kristoff ― grida Olaf saltellando.
Kristoff impugna le briglie e riesce ad accennare una leggera cavalcata. ― È divertente ― esclama felice. ― Non lo avrei mai detto.
Anna sorride saltellando su entrambi i piedi. Kristoff le passa vicino rivolgendole un inchino. ― Milady...
― Monsieur ― dice Lafayette indispettito. ― Si ricordi che un principe ha contegno anche quando cavalca. E non perda mai il controllo della sua cavalcatura.
Kristoff si piega in avanti per accarezzare la testa del cavallo. ― Sta scherzando? Ormai io e questo zuccherino ci intendiamo alla perfezione. Vero bello?
Il cavallo si ferma all'improvviso e Kristoff viene sbalzato in avanti, atterrando sul sedere proprio davanti alle zampe dell'animale.
― Come vi dicevo ― inizia a dire Lafayette.
Anna corre ad aiutarlo, ma Kristoff rifiuta l'aiuto e si rialza da solo pulendosi i pantaloni. ― Lo so, lo so. Un vero principe non si fa mai disarcionare.
― No monsieur ― dice Lafayette impettito. ― Quello che stavo per dirle è che un vero principe si impegna in tutto quello che fa, sempre.
Kristoff allarga le braccia.
― Per oggi la lezione è finita ― annuncia Lafayette ritirandosi.
***
Rimasti soli, Anna e Kristoff siedono sotto il portico. Olaf e Sven giocano a rincorrersi nel cortile.
― Non è andata così male ― esclama la ragazza stringendosi nelle spalle e abbozzando un timido sorriso.
― Dì pure che non poteva andare peggio ― risponde Kristoff con tono affranto. ― Non sono tagliato per fare il principe. Non sono fatto per le danze, le feste, le cene di gala e tutte quelle cose lì.
Anna gli stringe il braccio e appoggia la testa sulla sua spalla. ― Sarai perfetto, vedrai. Hai solo bisogno di un po' di tempo.
Kristoff si alza di scatto. ― Ora devo proprio andare.
― Di già? Non resti a pranzo?
― Ho promesso ai ragazzi che li avrei aiutati con un carico di ghiaccio. Sai, l'inverno sta arrivando e tra poco i passi saranno ostruiti dalla neve. Gli serviranno un paio di braccia in più.
― Quanto starai via?
― Un paio di giorni al massimo.
Anna si morde il labbro inferiore. ― Non sei più obbligato a fare questo lavoro per vivere.
― Lo faccio perché mi piace, Anna. È la cosa che so fare meglio. Il ghiaccio è la mia vita.
Anna annuisce.
Kristoff l'abbraccia e la stringe al petto. ― Starò via solo un paio di giorni, promesso. Poi sarò di nuovo qui a farmi prendere a frustate da monsieur Lefevre. Chissà che non inizi a piacermi dopo un po'.
Anna ridacchia. ― Si chiama Lafayette.
― È uguale.
Kristoff aggancia il giogo di Sven alla slitta e vi monta sopra. ― Due giorni ― dice ad Anna.
Per tutta risposta lei gli stampa un bacio sulla guancia. ― Conterò i minuti. Tic toc, tic toc ― dice facendo schioccare la lingua.
***
Anna si avvicina con passi silenziosi alla porta socchiusa. Dallo spiraglio emerge una lama di luce. Si sentono delle voci provenire dall'interno.
― Dunque è così che stanno le cose? ― domanda una voce femminile.
― L'ultimo dispaccio da Weselton parla chiaro, maestà ― risponde una voce maschile. ― Quelli che erano i nostri alleati commerciali ora stanno creando un'alleanza contro di noi.
Elsa di Arendelle siede nel suo studio, sulla poltrona che fu di suo padre e di suo nonno prima di lui. Alle spalle, il dipinto velato di nero con il ritratto dei suoi genitori. L'espressione appare preoccupata, gli occhi bassi sulla scrivania coperta di fogli, pergamene e sigilli di ceralacca rossa. Il Primo Ministro di Arendelle è in piedi dalla parte opposta della scrivania.
Anna si affaccia sulla soglia. Elsa alza la testa di scatto e l'espressione muta in un sorriso tirato. ― Anna. Da quanto tempo sei lì?
― Posso entrare? Non vorrei disturbare.
― No, entra. Abbiamo finito.
Il primo ministro rivolge un inchino alla ragazza. ― Principessa.
Anna risponde con un cenno della testa.
Elsa guarda l'uomo. ― Potete andare. Vi farò sapere cosa ho deciso.
Il Primo Ministro le rivolge un inchino. ― Col vostro permesso.
Dopo che è uscito, Elsa chiude la porta dello studio.
Anna lancia un'occhiata alle carte sparse sulla scrivania. Alcune sono mappe, altre fogli zeppi di lettere minute vergate con i simboli di svariate casate. ― Ricevi un bel po' di corrispondenza a quanto pare.
Elsa prende un pacco di fogli e lo divide in due pile che sistema sulla scrivania. ― Sai che cosa sono queste? ― chiede indicando quella più bassa con la mano.
Anna scuote la testa.
― Pretendenti che chiedono la mia mano.
La sorella ridacchia. ― Così tante? Sei diventata popolare a quanto vedo.
― Ti sembra divertente? L'altra è quella dei pretendenti che chiedono la tua, di mano.
Anna si fa subito seria. ― Oh. Avrei preferito non saperlo. È strano essere tanto amate da persone che nemmeno conosciamo.
― Non ti illudere. Non è l'amore che li muove. ― Il viso di Elsa si rabbuia. ― La metà di chi ha scritto queste lettere mi teme. E l'altra metà mi odia.
― Perché dovrebbero odiarti? Non hai fatto nulla di male.
― Ma potrei. Hanno paura, Anna e li capisco. Anche io ho paura dei miei poteri.
― Ma tu hai imparato a controllarli.
― Non ha alcuna importanza. Per loro sono una minaccia. Quanto tempo ci vorrà prima che decidano di affrontarmi? ― Elsa si alza di scatto. ― Se ci fosse una guerra, se attaccassero... io sarei costretta a usare i miei poteri per difendere Arendelle. Non voglio che questo accada. Mai.
― E tu non farlo. Diremo a tutti che non userai mai i tuoi poteri.
Elsa le volta le spalle per guardare il dipinto velato dei suoi genitori. ― Non servirebbe a niente. L'unica via d'uscita sarebbe abdicare a tuo favore e scegliere l'esilio. Solo così lascerebbero in pace Arendelle.
― No Elsa ― protesta Anna. ― Non puoi andartene di nuovo. E io non voglio diventare regina al tuo posto.
Elsa china il capo. ― Noi faremo quello che è necessario fare come sovrani di Arendelle, Anna. Mamma e papà avrebbero fatto così.
Anna guarda il dipinto con occhi tristi. ― Mi mancano.
― Anche a me. E se penso che è solo colpa mia se sono morti...
Anna sgrana gli occhi. ― Non pensarlo nemmeno, Elsa ― le dice con tono di rimprovero.
La sorella scuote la testa. ― Anna, ho letto le carte. Si erano messi in viaggio per cercare qualcuno in grado di... guarirmi. Pensavano di averlo trovato, ma la tempesta li ha sorpresi.
― Tu non potevi sapere.
― Io... ― Elsa china la testa, nascondendo gli occhi con la mano.
Anna tenta di abbracciarla, ma Elsa si ritrae.
― Se almeno potessi chiedere consiglio a qualcuno più saggio ed esperto di me. Ma l'unico che potrebbe saperne abbastanza del mio potere è quel troll dal quale papà ci portò per... ― esita, scuote la testa, poi aggiunge: ― Ma non ho idea di come andarci. Non sono mai riuscita a ritrovare la mappa per raggiungerli.
Il viso di Anna si illumina. ― Gli esperti in amore ― esclama con tono gioviale.
Elsa si volta di scatto, l'espressione corrucciata. ― Gli esperti in cosa?
― Gli esperti in amore. Voglio dire, la famiglia di Kristoff. I troll che lo hanno cresciuto.
― Kristoff è stato cresciuto dai troll? Questo spiega molte cose... Quando avevi intenzione di parlarmene?
Anna si schiarisce la voce. ― Mi è del tutto passato di mente, te lo giuro. L'avrei fatto, prima o poi. Davvero.
Elsa fa il giro della scrivania. ― Puoi indicarmi la strada?
― Ti ci posso portare.
― No. Sarebbe troppo pericoloso. Dimmi solo come arrivarci.
Anna incrocia le braccia sul petto. ― Non ti lascerò andare da sola.
Elsa sospira rassegnata. ― D'accordo, non ho voglia di discutere. Verrai con me. ― Si avvia verso la porta con passo deciso. ― Partiamo subito.
― Evviva ― grida Olaf sbucando da sotto la scrivania. ― Si torna dalla famiglia di Kristoff.
Anna fa un balzo all'indietro. ― Da quanto eri nascosto lì sotto?
Olaf saltella fuori dalla stanza e segue Elsa. Anna li raggiunge di corsa.
***
Nel cortile del palazzo, un servitore porge le redini di un cavallo a Elsa. Anna è già in sella al suo, Olaf aggrappato alla schiena.
Il primo ministro si avvicina preoccupato. ― Sicure di non volere una scorta?
Elsa scuote la testa. ― Staremo fuori pochissimo. Giusto il tempo di fare una lunga passeggiata. Prima che la neve chiuda tutti i passi.
― Fate attenzione.
Elsa monta in sella e sprona il cavallo, seguita da Anna subito dietro.
Prima di uscire dal cancello, Olaf si volta a grida: ― Andiamo dagli esperti in amore.
Il primo ministro spalanca gli occhi. ― Esperti... in amore? Che avrà voluto dire?
I due servitori si stringono nelle spalle.
***
Poco fuori città, Elsa e Anna aumentano l'andatura fino al piccolo trotto. Procedendo affiancate, prendono la strada che le porta a costeggiare una macchia di alberi. Il sole è ancora alto nel cielo e la giornata è limpida.
Anna respira a pieni polmoni. ― Sai, sarebbe proprio la giornata ideale per una bella passeggiata nei boschi.
― Ne faremo molte di passeggiate, dopo. Ora concentriamoci sui troll. Hai detto di conoscere la strada.
― Certo ― esclama Anna. ― È da questa parte. ― Poi si volta perplessa. ― O dovevamo girare a sinistra appena uscite dalla città?
― Io conosco la strada ― dice Olaf agitando uno dei rametti che ha al posto delle braccia. ― È da quella parte.
― Ma è da lì che siamo appena venuti ― dice Anna.
― Davvero? Non l'avrei mai detto. Aspetta, aspetta. Ora ricordo. È da quella parte.
― Lì c'è il bosco.
Elsa emette un sospiro di rassegnazione.
***

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Capitolo 3
*** TRE ***


Nadir avvicina il viso alle sbarre, le osserva con interesse, quindi appoggia la mano su una di esse e la scuote con decisione, producendo un rumore metallico.
L'unico occupante della cella è disteso su una branda, ma al primo rumore scatta in piedi, guardingo. Indossa una specie di uniforme sgualcita. I capelli sono arruffati e le basette non sono più curate come una volta. ― E tu chi sei? Come hai fatto a entrare?
― Il principe Hans? ― domanda Nadir con voce calma. Fuori, dall'unica finestra della cella, un riquadro scavato nella pietra, giungono i rumori del violento temporale che si è abbattuto sulla città.
― Tutti sanno chi sono ― risponde l'altro guardandolo con sospetto.
― Hai una nave qui al porto?
Hans annuisce. ― Sì, ho una nave. E allora?
― Ti propongo un accordo. Portami con la tua nave ad Arendelle, dalla Regina Elsa e in cambio potrai andartene dove ti pare.
― C'è un problema ― dice Hans indicando le sbarre. ― Io non posso uscire.
Nadir gli mostra una chiave. ― Ora sì.
***
Hans e Nadir percorrono un corridoio di pietra. Ai due lati giacciono le guardie della prigione.
Hans si avvicina a una di esse. ― Sono svenute. Hai fatto tu questo macello?
― Ti assicuro che io non c'entro niente ― risponde Nadir calmo.
Hans prende la spada a una delle guardie e se la lega in vita. ― Ora mi sento più a mio agio.
Fuori dalla prigione infuria il temporale. Le strade sono deserte, tranne per loro due. A fianco del portone due guardie giacciono prive di sensi.
Hans indica con la mano una nave a due alberi ancorata a un molo vicino. ― È quella lì. Ma è bene che tu sappia che sono stato esiliato da Arendelle. Non oso pensare a cosa potrebbe farmi Elsa se scoprisse che sono tornato.
― Credimi se ti dico che quello sarà l'ultimo dei suoi problemi.
Due guardie sorvegliano la nave e, nonostante il temporale, sono al loro posto. Non appena vedono avvicinarsi Nadir in compagnia del principe Hans, puntano le picche contro i due.
― Fermi ― grida una delle guardie. ― Non potete avvicinarvi oltre. Questa nave è sequestrata.
Hans si irrigidisce, ma Nadir avanza.
A pochi passi dalla punta della lancia, la guardia fa per avvicinarsi. Un'onda si solleva e lo investe in pieno, trascinandolo via. L'altra guardia si volta di scatto, un attimo prima che una seconda onda lo colpisca, spingendolo con violenza contro lo scafo della nave per poi rimbalzare sul molo di pietra.
Nadir si avvicina all'uomo svenuto, poi guarda compiaciuto l'altra guardia che, a nuoto, è riuscita a raggiungere una scaletta lì vicino.
― Giusto in tempo ― esclama Hans.
I due salgono sulla nave e Hans ritira la passerella.
― Sei capace di governarla da solo?
Hans si mette al timone. ― Noi delle isole del sud siamo provetti marinai e io sono un ufficiale di marina, o almeno lo ero. ― Lancia una rapida occhiata al cielo coperto di nubi. ― Sicuro di voler uscire in mare con questo tempaccio?
― Preferiresti rimanere qui?
Hans scuote la testa. ― Per niente.
La nave lascia il molo e si allontana dalla città. Vista da lontano la tempesta appare come un gigante che si è adagiato sopra le abitazioni con l'intenzione di schiacciarle.
― Mettiti comodo ― dice Hans. ― Ci vogliono almeno tre giorni per raggiungere Arendelle.
Gli occhi di Nadir vagano lungo l'orizzonte. Il vento si alza gonfiando le vele e tendendole fino al limite. La nave guadagna velocità. ― E con questo vento?
Hans guarda sbigottito le vele. ― Molto di meno.
Nadir annuisce soddisfatto.
***
La slitta si arresta davanti a un gruppo di uomini al lavoro su di un blocco di ghiaccio. Kristoff estrae l'accetta legata in vita da una corda e la soppesa compiaciuto nella mano.
Uno degli uomini alza la testa e lo saluta. ― Guardate chi è arrivato.
― Oh, guarda. Il Mastro Consegnatore del Ghiaccio si degna di venire tra noi.
― Come mai da queste parti, ragazzo? ― gli chiede il più anziano del gruppo, un omaccione con folti baffi rossicci e guance paffute.
Kristoff li saluta imbarazzato. ― Sono venuto a darvi una mano.
― Non ti dovevi disturbare, davvero. Ora sei una persona importante. Non li devi fare certi lavori ― dice un altro con tono provocatorio.
Kristoff afferra un blocco di ghiaccio e lo divide in due con un solo colpo. ― Il ghiaccio è la mia vita.
L'altro prende un blocco spesso il doppio di quello tagliato da Kristoff e lo separa con un solo colpo. ― A me invece sembra che stando a corte tu ti sia rammollito. Ho sentito che prendi lezioni per diventare un vero damerino.
Kristoff mette due blocchi uno sopra l'altro e con un solo colpo li spezza in due. ― Chi te l'ha detto?
― Circolano delle voci.
Il più anziano dei tagliaghiaccio brontola qualcosa. ― Smettila di provocare, Karl. Kristoff è venuto a darci una mano perché è un amico.
Kristoff continua a lavorare con gli altri finché un primo carico non riempie la slitta.
― Direi che per oggi può bastare ― dice l'anziano. ― Tutti a casa e ci si rivede domattina.
Kristoff torna alla slitta, dove Sven sta leccando uno dei blocchi appena caricati. ― Togli quella lingua di là, bello.
― "Ma a me piace il ghiaccio" ― dice Kristoff al posto della renna.
― Ti darò una carota. Tutta per te ― dice tirando fuori l'ortaggio da un sacco sul sedile.
Sven, felice, accetta l'omaggio.
― Andiamo a casa ora.
Sven guarda in direzione di Arendelle. Da quel punto si intravede parte del fiordo, anche se il castello è nascosto da un promontorio di roccia.
― No, non lì. Al nostro vecchio rifugio.
Sven lo guarda con espressione triste.
― Non fare quella faccia. Al rifugio ci attende un bel pagliericcio caldo e tante carote. Vedrai, sarà bello come ai vecchi tempi.
La slitta si avvia lungo il sentiero. Kristoff si volta un istante prima che le montagne nascondano il fiordo alla sua vista.
***
Elsa e Anna attraversano la valle dei Troll al piccolo trotto.
― Sono già stata qui ― dice Elsa guardandosi attorno.
Un sasso rotola davanti al cavallo di Anna, fermandosi a qualche passo di distanza. La pietra si trasforma in un essere dalla pelle grigia e un ciuffo di foglie verdi che sovrasta il capo. Al collo porta legata una collana fatta di pietre rosse che luccicano.
― Guardate. È tornata Anna ― esclama l'essere con tono gioviale.
D'istinto Anna smonta da cavallo e abbraccia la creatura. Altri massi rotolano attorno a loro, trasformandosi in altrettanti esseri dalla pelle grigia. Qualche istante dopo la ragazza è circondata da troll festanti.
― Sei più bella dell'ultima volta che ci siamo visti.
Anna arrossisce. ― Grazie. Anche voi siete più... belli.
― E hai anche messo su qualche chilo.
― Aspetta, che?
Elsa ridacchia davanti all'espressione contrariata della sorella.
Olaf si unisce a due troll che saltano e rotolano.
― Come vanno le cose con Kristoff?
Anna si stringe nelle spalle. ― Bene ― dice con tono incerto.
Il troll mette le mani nei fianchi e la scruta con sguardo inquisitorio. ― Non sembri molto convinta, cara. Se c'è qualcosa che non va' a noi puoi dirlo.
Elsa salta a terra e si schiarisce la voce.
I troll si azzittiscono e la fissano incuriositi.
― La regina ― esclama uno.
― Quale onore ― grida un altro.
― Vorrei parlare con Granpapà, se è possibile ― dice Elsa.
I troll si dividono e una roccia più grande delle altre rotola fino a Elsa e Anna. La pietra si trasforma in un troll dai grandi occhi saggi e una collana più ricca di tutte le altre.
― Elsa ― esclama Granpapà. ― Che piacere rivederti.
― Il piacere è mio, Granpapà ― risponde lei abbassandosi.
― È bello rivedere anche te, Anna. Sapevo che ce l'avresti fatta.
Anna sorride. ― Lo devo solo a te.
― Hai imparato a controllare i tuoi poteri, a quanto vedo ― dice Granpapà sfiorando le mani di Elsa.
― È stato difficile.
― Credo che tu sia qui per chiedermi un consiglio.
Elsa annuisce. ― Per anni mi sono chiesta da dove venissero i miei poteri e se ci fossero altri come me.
Granpapà scuote la testa. ― Purtroppo non posso esserti d'aiuto su questo. Tu sei la prima persona con questo dono che incontro.
― Speravo che tu potessi aiutarmi.
― Cos'è che ti preoccupa?
Elsa sospira. ― I nostri vicini hanno paura. Temono che io possa far loro del male.
― La paura ― dice Granpapà triste. ― Genera solo incubi. Tu non devi temere ciò che sei.
― Ho a cuore solo i miei cari e il mio popolo. Sarei disposta a tutto pur di proteggerli. Anche a rinunciare ai miei poteri.
Granpapà le stringe le mani. ― Attenta a quello che desideri, Elsa.
Il viso di Elsa si illumina. ― Vuoi dire che c'è un modo? Puoi liberarmi di questa maledizione?
― Elsa, la tua non è una maledizione. Se lo fosse avrei potuto fare qualcosa, ma tu sei nata con questi poteri. Sono un dono.
― Un dono che mi ha causato solo guai fin da quando sono nata.
Granpapà chiude gli occhi per meditare, poi li riapre. ― C'è un luogo non troppo lontano da questa valle. Noi lo chiamiamo il Cuore dell'Inverno. La leggenda vuole che una strega delle nevi che voleva rinunciare ai suoi poteri per amore, vi si recò per gettare il suo cuore nell'abisso.
― Dove si trova?
― Ti indicherò la strada. Vorrei accompagnarti, ma ci è vietato andare in quel luogo. Su di esso aleggia un'antica maledizione.
― Non sarà pericoloso? ― chiede Anna avvicinandosi.
― Tu resterai qui ― dice Elsa tornando al cavallo.
― No, no, no, no, no ― dice Anna seguendola. ― Non se ne parla proprio.
Elsa sospira rassegnata. ― Mi sentirei più tranquilla sapendoti al sicuro.
― Stare con te mi fa sentire al sicuro.
― E allora andiamo.
Granpapà si avvicina ad Anna. ― Veglia su tua sorella.
― Lo farò.
Anna raccoglie Olaf e monta in sella.
Le due ragazze si allontanano al galoppo salutate dai troll.
― State attente ― dice Granpapà guardandole allontanarsi.
***
― Mai visto un vento simile ― esclama Hans reggendo il timone con entrambe le mani.
― Vedrai cose anche più incredibili ― risponde Nadir senza staccare gli occhi dall'orizzonte.
― Non dopo quello che ho passato ad Arendelle. Niente ormai può stupirmi.
― Parlami della regina Elsa ― dice Nadir.
― Elsa? Oh, è bellissima. Donna affascinante. Gelida, anche. Mortale come ghiaccio affilato.
― È pericolosa come dicono?
― Molto di più. Io volevo fermarla, per il bene di tutti è ovvio, ma lei è riuscita a farmi passare per quello cattivo. Mi ha accusato di tradimento e mi ha esiliato.
Nadir gli rivolge un'occhiata perplessa. ― È per questo che i tuoi fratelli ti hanno messo in prigione?
― Loro non l'hanno mai vista in azione. Non possono sapere. Nemmeno tu puoi.
Nadir annuisce e torna a fissare l'orizzonte. ― Io spero che sia forte come dici. Se non lo fosse, sarebbe un grosso problema.
Hans si volta e guarda preoccupato la tempesta che sembra incombere su di loro. Nuvole nere cariche di pioggia aleggiano sopra un mare agitato. In lontananza si scorgono due lampi in rapida successione.
― Se non sapessi che è assurdo, direi che quella tempesta ci sta seguendo. È lì da quando abbiamo lasciato le Isole del Sud.
Un'onda più alta delle altre investe la nave spazzando il ponte.
― Quello che non capisco ― dice Hans. ― È perché tu abbia scelto proprio me per portarti ad Arendelle.
― Hai una nave. E sei l'unico che ha accettato. Tutti gli altri capitani a cui l'ho chiesto erano terrorizzati all'idea di andare ad Arendelle.
― Non avevo molta scelta.
― Nessuno di noi è padrone del suo destino.

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


Anna ed Elsa percorrono un sentiero che si snoda tra montagne coperte di neve. Dal suolo si leva una foschia che avvolge le zampe dei cavalli e nasconde i particolari del terreno. A tratti la strada si stringe e si trasforma in una gola che sembra volersi chiudere su di loro.
Anna rabbrividisce. ― Che luogo tetro. Ci credo che i troll non vengono mai qui.
― Ti stai pentendo di avermi seguita?
Anna gonfia il petto e si mette una mano nel fianco. ― Assolutamente, no.
Elsa ride nascondendosi la bocca con la mano. ― Come pensavo.
Un fiocco di neve fluttua nell'aria. Olaf lo segue con espressione stupita. ― Nevica ― esclama felice.
Elsa guarda in alto. ― La prima nevicata dell'inverno.
Anna rabbrividisce e si stringe nella mantellina di lana.
Arrivate all'orlo di un precipizio, sono costrette a fermarsi. Anna si sporge con cautela, le pareti di roccia a strapiombo scendono per un centinaio di metri, terminando in una valle dove scorre un fiume.
― Questo sì che è un guaio ― dice Anna saltando giù dal cavallo.
Ora la neve cade più copiosa.
Anna segue con lo sguardo il profilo delle rocce. ― Speriamo ci sia un modo di scendere e risalire, altrimenti dovremo fare un giro più lungo per...
Dall'alto giunge un gridolino di gioia e la voce di Olaf. ― Ciao Anna. Ci vediamo dall'altra parte.
Anna alza la testa di scatto. Tra le due pareti del precipizio c'è ora un ponte di ghiaccio e sopra di esso Elsa e Olaf che lo stanno attraversando.
― Se non ti sbrighi a venire ti lascio lì ― grida Elsa.
Anna corre al cavallo e salta in sella. ― Aspettatemi ― grida raggiungendoli.
Arrivati al lato opposto del ponte, la gola si apre a formare una pianura rocciosa piatta e monotona. Pochi ciuffi d'erba punteggiano la spianata dandole un aspetto triste e desolato.
Sparsi in giro si intravedono i resti di alcuni edifici. Mura spezzate, la base di una colonna, il tracciato di quella che doveva essere una casa o un tempio.
Elsa e Anna attraversano le rovine in silenzio, fatta eccezione per il rumore degli zoccoli.
― Chissà che ha costruito questo posto ― dice Anna passando davanti a ciò che resta di una parete. Sulla superficie consumata dal tempo di intravedono i segni di un alfabeto runico.
― Chiunque sia stato ― sussurra Elsa. ― È scomparso da molto tempo.
Al termine della spianata si apre un pozzo di forma circolare così ampio che, stando sul suo bordo, Anna ed Elsa sembrano due insetti. Al centro di questo, una colonna che sembra fatta di ghiaccio emerge dalle profondità del pozzo, sostenendo un tempio circolare sormontato da una cupola. Il tempio luccica sotto i raggi del sole, come se fosse fatto di cristallo.
Anna ed Elsa lo fissano affascinate.
― Somiglia al tuo palazzo di ghiaccio ― mormora Anna smontando dalla sella.
Gli occhi di Elsa corrono alle guglie che si innalzano dalla cupola e ai complicati segni geometrici che attraversano le pareti.
Il lato del tempio rivolto verso l'orlo del precipizio presenta delle fenditure verticali che lo fanno sembrare un cancello.
Elsa tende un braccio e una passerella di ghiaccio si forma tra il punto in cui si trovano e il tempio, collegandoli.
Anna fa per avviarsi, ma la sorella le poggia una mano sul braccio, costringendola a fermarsi.
― Sento che devo andare da sola ― dice con tono dolce, ma fermo.
― Ma io...
― Ti prego, Anna. Aspettami qui con Olaf. Non ci metterò molto.
Riluttante, Anna si fa da parte.
Elsa attraversa il ponte e raggiunge il cancello del tempio. Dopo un istante di esitazione, ne sfiora la superficie con la mano.
Il cancello si apre verso l'interno.
Elsa si volta e le fa cenno di attendere. Anna si morde il labbro inferiore.
Elsa varca la soglia ed è come se venisse inghiottita dall'oscurità oltre di essa. Un attimo dopo, il cancello si richiude alle sue spalle con un tonfo che fa sobbalzare Anna.
***
L'ascia di Kristoff spezza in due il blocco di ghiaccio. Due uomini ne afferrano uno ciascuno e li issano sulla slitta.
Lì vicino una piramide di blocchi di ghiaccio è in attesa di venire caricata sulla slitta di Kristoff.
― Direi che per quest'anno abbiamo finito ― dice il più anziano.
Dal gruppo di montanari si alza un coro di approvazione. Le voci vengono coperte dal rombo di un tuono.
Kristoff alza la testa di scatto. Da quel punto si può vedere il mare. All'orizzonte si vedono nuvole nere cariche di pioggia.
― È una bella tempesta ― dice uno dei montanari.
― E punta dritta verso Arendelle.
Kristoff fissa la tempesta con disappunto. ― Non vi sembra strana una tempesta così del tutto fuori stagione?
Uno dei montanari scrolla le spalle. ― Ormai non mi stupisco più di niente.
― Ehi, guardate lì ― grida uno dei montanari indicando il mare. ― Quelli devono essere proprio pazzi per uscire con questo tempaccio.
Kristoff guarda nella direzione indicata e scorge la nave che fende le onde alte due o tre metri.
― Se cercano dei guai, li hanno trovati. No, aspettate. Si dirigono verso il fiordo. Forse ce la fanno a scampare alla tempesta.
La nave punta dritta verso Arendelle.
Kristoff sale su una roccia per guardare meglio. Da quella distanza riesce a vedere solo un paio di insegne e la bandiera issata sull'albero maestro. ― Qualcuno di voi sa da dove viene? ― chiede ai montanari.
Il più anziano fa una smorfia. ― Mio cugino fa il marinaio e l'ho visto spesso su una di quelle navi. Direi che viene da fuori. Isole del Sud, se non sbaglio. Solo loro hanno le navi con quella particolare forma.
― Isole del Sud? E che cosa ci viene a fare qui? ― domanda Kristoff.
― Forse si sono persi.
Kristoff corre alla slitta mentre gli altri si preparano a caricare il ghiaccio. ― Andiamo Sven ― dice alla renna.
― Ma dove vai? Dobbiamo finire di caricare il ghiaccio ― dice Karl allargando le braccia.
― Faccio un salto in città. Non ci metterò molto. Torno a prendervi più tardi, lo prometto ― grida Kristoff mentre si allontana.
― Ma...
― Più svelto, Sven. Più svelto ― grida alla renna facendo schioccare le redini.
***
Hans manovra la nave per farla accostare al molo. Il vento forte rende complicata la manovra, ma riesce comunque ad avvicinarsi senza danneggiare lo scafo.
Nadir guarda il molo di pietra ai loro piedi.
Hans tende la passerella e lo invita a scendere. ― Dopo di voi, milord.
Nadir scende a terra. Due funzionari del porto si avvicinano richiamati dalla presenza della nave attraccata al molo.
― Fermi ― grida uno di essi. ― Dovete dichiarare la vostra provenienza e il motivo della visita.
Nadir li ignora e prosegue nella direzione che stava seguendo. ― Voglio vedere la regina ― dice passando davanti ai due uomini.
Dietro di lui, Hans cerca di nascondere il viso per non farsi riconoscere.
― Voi siete atteso dalla regina? In questo caso le guardie vi scorteranno fino al castello.
― Non c'è bisogno che vi disturbiate ― dice Nadir. ― Indicatemi solo la strada e al resto penserò io.
I due funzionari si scambiano un'occhiata perplessa. Uno dei due sta squadrando Hans, il viso nascosto dal colletto dell'uniforme.
― Voi siete...
Hans sfodera il suo sorriso migliore. ― Vi assicuro che vi sbagliate.
― Non mi sbaglio affatto ― esclama il funzionario. ― Voi siete quel traditore delle Isole del Sud. Guardie. Guardie, presto. ― grida rivolto a due soldati che stazionano alla fine del molo.
Hans guarda Nadir e si stringe nelle spalle. ― Ti avevo detto che non ero molto popolare da queste parti.
― E io ti ho detto che non hai nulla da temere stando in mia compagnia.
Le guardie accorrono, le picche pronte a colpire.
― Arrestatelo ― urla uno dei funzionari indicando Hans.
Il principe appoggia la mano sulla spada, ma prima che possa sguainarla un'onda si solleva e investe la prima guardia, trascinandola via.
I due funzionari guardano sgomenti il soldato che precipita in acqua.
L'altra guardia getta via la picca ed estrae la balestra, il dardo già pronto a scoccare. Punta l'arma verso Nadir e lascia partire il colpo.
La freccia viaggia veloce verso il ragazzo, ma un vento impetuoso la devia dalla sua traiettoria facendola piantare nello scafo della nave.
Hans osserva la scena perplesso.
I due funzionari si fanno da parte. ― È un sortilegio ― grida uno dei due.
Altre guardie, attirate dalle urla e dal frastuono, stanno accorrendo insieme alle persone che si trovano nei dintorni.
― Attento ― grida Hans a Nadir indicando i soldati che stanno arrivando.
― Non volevo che si arrivasse a tanto ― dice Nadir. Un attimo dopo, una delle barche attraccate ai moli si solleva nell'aria spinta dal basso da un'onda gigantesca.
Le guardie e tutti quelli che si trovano nei dintorni guardano terrorizzati il vascello che incombe sopra di loro.
― Via. Andatevene ― grida Nadir.
La nave si schianta sul molo un attimo dopo che guardie e curiosi si sono ritirati verso l'interno. L'onda prosegue per alcuni metri investendo tutto ciò che trova sulla sua strada. I banchi di un negozio di frutta e verdura e un paio di carretti vengono trascinati via insieme alle mercanzie.
Nadir fa cenno ad Hans di raggiungerlo. ― Andiamo. La regina ci aspetta.
Hans lo segue sulla banchina, ora deserta fatta eccezione per il relitto della barca schiantatasi poco prima.
Occhi spaventati li seguono mentre attraversano il ponte che collega il palazzo di Arendelle al porto.
Dalla parte opposta del ponte, i domestici e le guardie si affannano a chiudere i cancelli.
― Ci chiudono fuori ― grida Hans.
Un'onda si alza sommergendo il ponte ma evitando di investire sia Hans che Nadir. Come animata da una propria volontà, l'onda si abbatte sul cancello, sfondandolo. Quelli che vi si trovano dietro vengono spinti via dalla forza d'urto dell'acqua, che dilaga all'interno del cortile.
― Elsa si arrabbierà parecchio ― dice Hans ghignando.
― Lo spero ― risponde Nadir.
Superato il cancello fanno il loro ingresso nel cortile del palazzo sotto gli occhi di domestici e guardie.
Ad attenderli c'è solo il Primo Ministro. ― Voi chi siete? Come osate presentarvi in questo modo?
Nadir si ferma al centro del cortile. ― Voglio parlare con la regina Elsa.
Il Primo Ministro si schiarisce la voce. ― In questo momento la Regina è assente. Se avete qualcosa da riferirle potete dire a me. Vi devo chiedere di andare via fino a quando non sarà tornata.
― Sta mentendo ― sibila Hans. ― Minaccialo di fare a pezzi la reggia se non ti dirà dov'è Elsa.
Nadir gli lancia un'occhiataccia. ― Non ho chiesto il tuo consiglio. ― Poi si rivolge al Primo Ministro. ― Se la regina Elsa è assente, aspetterò qui il suo ritorno. Non voglio fare del male a nessuno, ma è davvero importante che mi incontri. In caso contrario, Arendelle correrà un grave rischio.

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


― Anna. Svegliati, Anna ― dice Olaf toccando il viso della ragazza.
Anna, la testa appoggiata a un masso, si stiracchia e sbadiglia.
― Che ore sono? ― chiede sbattendo le palpebre, la voce impastata dal sonno.
Olaf guarda il cielo. ― Non lo so, non ho un orologio. Forse dovevo portarne uno con me.
Anna si rialza. ― Lascia stare, è tardi. ― Guarda il tempio con sguardo accigliato. ― Elsa non è ancora tornata.
Olaf trotterella fino al ponte di ghiaccio. ― Credi che dovremmo entrare?
Anna esita. ― Elsa ci ha detto di restare fuori.
I due si scambiano un'occhiata, quindi attraversano il ponte di corsa fermandosi solo davanti all'ingresso.
Anna appoggia la mano e prova a spingere il cancello verso l'interno, ma questo oppone resistenza.
― Non si apre.
― Forse devi tirare.
Le dita di Anna scivolano sulla superficie. ― Niente.
― Ragioniamo ― dice Olaf. ― Proviamo a usare la testa.
Anna si appoggia con tutto il suo peso contro il cancello e prova a spingere, ma tutto ciò che ottiene è di scivolare sul ghiaccio e picchiare con la testa sulla porta.
― Ouch.
― Non dicevo in quel modo.
Gli occhi di Anna notano una serratura. ― Forse non serve tutta la testa, ma solo un pezzo.
Con un gesto veloce afferra il naso del pupazzo di neve e lo tira via.
Olaf emette un grido di stupore.
― Tranquillo, te lo restituisco subito.
Anna infila la punta della carota nella serratura. Dopo qualche tentativo qualcosa scatta all'interno e il cancello si apre.
Mentre Olaf mette a posto il naso, Anna supera la soglia del tempio. A dispetto delle pareti trasparenti, l'interno è immerso nella penombra. Al centro del pavimento si apre un foro circolare ampio cinque o sei metri. Elsa giace riversa al suolo vicino al bordo del foro.
Davanti a lei, sospesa nel vuoto, una pietra simile a un diamante emette dei luccichii che si riflettono sulle pareti di ghiaccio.
Sottili fili di luce bianca opalescente si muovono dal corpo di Elsa alla pietra, come se ne fossero risucchiati.
Quando l'ultimo filamento ha lasciato il corpo della regina, la pietra si illumina di una luce bianca.
― Elsa ― grida Anna correndo dalla sorella.
La gemma precipita nel vuoto, sparendo nelle tenebre.
Anna le solleva la testa e la stringe a sé. ― Elsa. Rispondi, per favore.
La regina emette qualche parola confusa e apre gli occhi, che vagano alla cieca finché non incontrano quelli della sorella
― Anna ― sussurra Elsa con un filo di voce.
― Stai bene?
― Credo di sì. Aiutami.
Anna la sostiene, ma Elsa fa fatica a stare in piedi da sola.
― Cos'è successo?
― Non lo so. Ricordo solo che mi sono avvicinata al precipizio e poi sono svenuta.
Aiutata da Olaf, Anna porta la sorella all'esterno del tempio, dove ha ripreso a nevicare con forza.
Elsa si stringe a lei e rabbrividisce. ― Ho freddo ― singhiozza.
Anna porta la sorella fino a ciò che rimane di un arco di pietra, sotto il quale la neve non riesce a raggiungerle e l'aiuta a sedersi.
― Torno subito ― dice Anna correndo ai cavalli. Quando torna ha un paio di coperte di lana che usa per coprire la sorella.
Elsa rabbrividisce. ― Dobbiamo tornare ad Arendelle prima che la nevicata chiuda tutti i passi ― dice battendo i denti per il freddo.
Anna indica il cielo. ― Tra poco sarà buio. Andremo via domani.
― No. Subito.
― Elsa, non sei in condizioni di...
― Invece sì ― dice Elsa tentando di alzarsi. Le gambe non la reggono e ricade all'indietro battendo la schiena contro la roccia.
Anna le risistema le coperte addosso. ― Passeremo la notte qui e domani partiremo.
― Anna ― sussurra Elsa con gli occhi chiusi. ― Mi spiace di averti trascinata qui.
Anna le sorride. ― Ho scelto io di venire.
― Dovevo impedirtelo. Sono la sorella maggiore.
Elsa chiude gli occhi e per un attimo sembra addormentarsi, poi li riapre di scatto. ― Anna ― dice con voce sgomenta.
― Elsa. Che succede?
― Anna. Io ho freddo ― dice allarmata. ― Ho freddo, capisci? ― Ripete a voce più alta.
Anna la guarda con espressione accigliata.
― Non ho mai avuto freddo in vita mia, Anna. ― Elsa sorride. ― Ha funzionato. Non so come, ma ha funzionato. Ho perso i miei poteri. Sono libera.
***
La slitta sfila per Arendelle tra la folla impaurita.
― Ferma Sven ― dice tirando le redini. Kristoff individua due guardie e ne richiama l'attenzione. ― Che sta succedendo qui?
Una delle guardie indica il palazzo. ― Non lo so. Sembra che una nave si sia schiantata sul molo. Sta succedendo qualcosa al palazzo ma è tutto molto confuso.
― Dovete proteggere la Regina.
― Ci sono soldati anche lì.
Kristoff lo ignora. ― Vai Sven. Veloce amico mio.
I due attraversano il ponte che collega il palazzo con la terraferma. Kristoff osserva preoccupato il cancello divelto dai cardini.
Quando fa il suo ingresso nel cortile, vi trova i domestici e il Primo Ministro intenti a parlare.
― Kristoff ― grida l'uomo. ― Meno male che sei tornato.
Kristoff salta giù dalla slitta ancor prima che si sia fermata. ― Cosa succede? ― chiede allarmato. ― Anna e la regina stanno bene?
Prima di avere una risposta, dal palazzo escono due uomini.
― Oh, ecco il tizio di cui ti stavo parlando. Lui sa di certo dove si trova la regina. Sai, sono diventati piuttosto intimi ultimamente.
Kristoff sgrana gli occhi alla vista di Hans. ― Tu ― grida puntandogli contro il braccio. ― Hai un bel coraggio a farti rivedere da queste parti.
― E tu hai un bel coraggio ad andare in giro con quel naso, montanaro ― risponde Hans con un ghigno.
― Mi chiamo Kristoff risponde con tono esaperato.
― È uguale ― dice Hans scrollando le spalle.
Nadir fa cenno a Hans di farsi da parte. ― Se sai dove si trova la regina, ti consiglio di dirmelo ― dice rivolto al nuovo arrivato.
― Non so dove sia, ma anche se lo sapessi, non te lo direi ― risponde Kristoff a muso duro.
― Non ti conviene parlargli con quel tono ― dice Hans.
― Hai ragione. Basta parlare. ― Kristoff fa per avventarsi contro i due, ma un vento apparso dal nulla lo investe e lo scaraventa all'indietro, facendolo rotolare a qualche metro di distanza. A quella vista il Primo Ministro e i domestici si allontanano spaventati.
― E dire che ti avevo avvertito ― dice Hans mentre Kristoff si rialza a fatica.
― Chi sei? Cosa vuoi? ― chiede Kristoff pulendosi i pantaloni.
― Mi chiamo Nadir. E voglio incontrare la regina Elsa. Se tu sei suo amico, trovala e portala qui. Subito.
― Come ti ho detto ― dice Hans con tono supponente. ― Questo selvaggio conosce molto bene sia la regina che la principessa. Lui sa di sicuro dove si trovano.
― Ti ho detto che non so niente ― dice Kristoff a denti stretti. ― Ma posso andare a cercarle. Mi serve del tempo.
Nadir osserva il cielo che si va rannuvolando. Ormai la tempesta incombe su Arendelle. ― Hai due giorni. Allo scadere del secondo, se la regina Elsa non sarà qui, Arendelle verrà distrutta.
Kristoff annuisce e si rivolge al Primo Ministro. ― Ho bisogno del cavallo più veloce che avete.
― Lo avrai.
― Due cavalli ― dice Nadir. ― Tu lo accompagnerai ― aggiunge rivolto a Hans.
Hans lo guarda sorpreso. ― Aspetta, che? Non erano questi gli accordi. Lo hai dimenticato? Io ti portavo ad Arendelle e tu mi lasciavi libero.
― L'accordo era che tu mi portavi dalla regina Elsa e poi saresti stato libero di andartene. Portami la regina e potrai andare per la tua strada. Hai due giorni.
Nadir rientra nel palazzo lasciando i presenti e fissarlo sbigottiti.
Quando i domestici tornano con due cavalli sellati, Hans sceglie il suo per primo. ― Grazie per avermi messo in questo guaio, montanaro ― dice montando in sella con un gesto agile dopo aver rifiutato l'aiuto di un domestico.
Kristoff ci riesce solo al secondo tentativo, dopo aver mancato la presa ed essere scivolato sulla schiena dell'animale. ― Lo hai portato tu qui. Devi dirmi tutto quello che sai.
― Ti dirò quello che voglio dirti ― risponde Hans con tono sprezzante.
Kristoff guarda il Primo Ministro. ― Qualche idea su dove possano essere andate Anna e la regina?
L'uomo si stringe nelle spalle. ― Hanno detto solo che uscivano per una gita, senza aggiungere altro.
― Dannazione.
― Un momento. Ora che ci penso, il pupazzo di neve ha detto qualcosa a proposito di alcuni esperti in amore.
Il viso di Kristoff si illumina. ― Sicuro che abbia proprio detto esperti in amore?
L'uomo annuisce.
― Forse c'è una speranza.
Kristoff si avvicina alla slitta e libera Sven. ― Vai amico, trova un posto sicuro sulle montagne e restaci.
La renna gli rivolge un'occhiata triste. ― Non posso portarti con me. Non stavolta. Ora vai.
Hans lo guarda con disgusto. ― Ci parli solo con quell'animale, vero?
Kristoff sbuffa. I due a cavallo lasciano il palazzo di Arendelle.
***
Rimasto solo, Nadir rientra nel palazzo e si avvicina al trono di Elsa, un semplice scranno di legno con lo schienale rialzato e sormontato da un giglio intagliato nel legno.
Nadir osserva per qualche istante la bandiera che riproduce il giglio stilizzato di Arendelle in campo verde e viola, quindi infila una mano in tasca e ne tira fuori uno straccio. I suoi occhi seguono il contorno del ricamo dorato di un giglio in campo verde e viola.
Fuori dal palazzo scrosci di pioggia si abbattono su Arendelle, mentre le nuvole grigie si distendono sul fiordo come un sudario. Lampi seguiti dal rombo sommesso dei tuoni si accendono sul mare agitato.
Nadir si siede al fianco del trono, le gambe raccolte contro il petto, gli occhi socchiusi che fissano il soffitto.

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Capitolo 6
*** SEI ***


Due cavalieri lanciati al galoppo percorrono una strada che si snoda tra colline e rocce. La neve continua a cadere ma la via principale è ancora libera.
― Vuoi dirmi dove stiamo andando? ― grida Hans, le mani aggrappate alle briglie del cavallo.
― Dalla mia famiglia ― risponde Kristoff a denti stretti.
― Ti sembra questo il momento adatto per andare a trovare i tuoi?
Kristoff non risponde, gli occhi fissi sulla strada.
È quasi buio quando raggiungono la valle. Qui la neve non riesce a compattarsi per via del caldo disperso dalle fumarole.
I due rallentano l'andatura fino a un più moderato trotto.
― Che razza di posto è questo? È qui che voi montanari vi rintanate quando viene l'inverno?
Una roccia prende vita e rotola davanti al cavallo di Kristoff, facendolo sollevare sulle zampe posteriori.
― Buono bello, buono ― grida Kristoff cercando di tenere a bada l'animale.
Hans gli afferra le redini e le strattona. ― È così che devi fare.
L'animale si calma. ― Grazie ― dice Kristoff a denti stretti.
― Di niente ― risponde Hans con un ghigno. L'espressione scompare quando realizza che attorno a loro degli esseri dalla pelle grigia come la roccia formano un cerchio. Il primo istinto è mettere la mano sull'elsa della spada. ― E questi che cosa sono?
― Sono la mia famiglia ― dice Kristoff smontando da cavallo.
***
― Granpapà ― dice Kristoff vedendo rotolare il re dei troll. ― Devo sapere dove sono Elsa e Anna.
Il troll lo guarda addolorato. ― Sono venute qui oggi, ma hanno proseguito verso nord.
― Perché si sono dirette proprio lì?
― C'è un luogo che Elsa vuole raggiungere.
― Che genere di luogo?
― Un luogo proibito a noi troll.
― Proibito?
I troll si stringono attorno ad Hans, che li guarda a metà tra il meravigliato e il disgustato. ― Così voi siete la famiglia del montanaro.
― Si chiama Kristoff ― dice uno dei troll più piccoli con tono ostile.
― La tua faccia non mi piace ― dice un altro troll.
Hans ghigna. ― Il sentimento è reciproco. Ora, se volete farmi passare...
― Tenetelo lì ― grida Kristoff tornando al cavallo.
I troll si stringono attorno a Hans. ― Non erano questi i patti, montanaro. Io devo venire con te, ricordi?
Kristoff monta in sella. ― Ti lascio qui giusto il tempo di recuperare Elsa e Anna. Quando tutto sarà finito tornerò a prenderti. Con una scorta di soldati.
― Come pensi di cavartela lì fuori tutto da solo?
― Io sono un montanaro, ricordi? Conosco queste montagne, i passi, i sentieri e tutti i pericoli.
― E Nadir? Come pensi che reagirà vedendoti tornare senza di me?
― Dirò che te ne sei andato per la tua strada. Se ti conosce abbastanza saprà di cosa sei capace.
Kristoff fa per voltarsi e andarsene, ma Hans grida: ― Aspetta! Tu hai bisogno di me. Lo sai bene che è pericoloso andare da solo. Io non sarò un esperto montanaro come te, ma so usare la spada e so combattere. Tu invece a malapena sai cavalcare. Che succederebbe se ti trovassi in pericolo e avessi bisogno di una mano?
Kristoff digrigna i denti e tira le briglie del cavallo, facendolo arrestare.
***
Hans e Kristoff si lanciano al galoppo lungo un sentiero appena visibile. La strada si infila tra alberi già carichi di neve. Il buio rende appena distinguibili i particolari.
― Hai fatto la scelta giusta ― dice Hans.
― Spero per te di non dovermene pentire.
― Sai, in un certo senso ti ammiro.
Kristoff sgrana gli occhi. ― Aspetta, che?
Hans ride. ― Sì, hai sentito bene. Ti ammiro. Hai provato a fare il mio gioco, in un certo senso. È stato un buon tentativo, il tuo. Ma devi ancora farne di strada per essere davvero bravo.
Kristoff scuote la testa. I suoi occhi sono attratti da qualcosa tra gli alberi. ― Fermiamoci qui ― dice rallentando la corsa del cavallo.
― Ci fermiamo? Pensavo andassimo subito dalle ragazze.
― È buio, non c'è luna e la strada è dissestata. Non voglio rischiare di azzoppare i cavalli e restare a piedi. Ci fermiamo per qualche ora in questa radura e aspettiamo che sorga il sole ― spiega Kristoff guidandolo verso uno spiazzo privo di alberi.
L'erba è ricoperta di un sottile strato di neve che viene smosso dal passaggio degli zoccoli.
Appena sceso da cavallo Kristoff prende delle coperte e le srotola.
Hans si stringe nella mantellina rabbrividendo. ― Buona idea. Si gela ― dice tendendo una mano.
― Sono per i cavalli ― risponde Kristoff coprendo uno degli animali.
― E noi come ci proteggiamo dal freddo?
Kristoff indica gli alberi. ― Accendiamo un bel fuoco.
***
Olaf lascia cadere davanti ad Anna rametti e ciocchi di legno.
― Ben fatto Olaf ― dice Anna piazzando i legni davanti a Elsa. La regina giace avvolta in una mantellina. Solo il viso è scoperto, gli occhi che non si staccano dalla sorella minore.
Anna prende uno stecchetto e dopo averlo messo in verticale sulla pira inizia a sfregarlo con entrambe le mani.
Pochi istanti dopo dalla pira si alza un filo di fumo. Anna smette di sfregare il rametto e soffia sul fumo. Una fiamma divampa, subito alimentata da un paio di rametti che la ragazza getta sul fuoco.
― Ce l'ho fatta ― esclama Anna più sorpresa che felice. ― Mai successo.
Olaf osserva le fiamme con occhi rapiti. ― Caldo ― sussurra.
― Tu stanne lontano ― dice Anna spingendolo da parte con delicatezza.
― Quando hai imparato ad accendere il fuoco in quel modo? ― domanda Elsa.
Anna si siede di fianco alla sorella. ― Mi ha insegnato Kristoff.
Elsa sorride. ― Quel ragazzo è pieno di risorse.
Anna ridacchia. ― Sì.
― Le cose tra voi due...
― Vanno bene. Sì. Certo. Bene. Potrebbero andare meglio, ma va bene lo stesso. ― Anna nasconde il viso tra le mani. ― A volte vorrei che non si sentisse così a disagio.
― Te lo ha detto lui?
― Non è un tipo che parla molto.
― E pensi che le lezioni da principe servano a farlo sciogliere un poco?
― Voglio solo aiutarlo.
― O forse vuoi cambiarlo?
― No ― protesta Anna. ― Non voglio che cambi. Voglio solo che stia bene... con me. Noi, insomma.
Elsa si morde il labbro inferiore. ― Se il problema sono io, sappi che Kristoff mi piace così com'è, finché piace a te. Ma se tu pensi che non sia... adeguato, dovresti parlargli con sincerità.
Anna sospira e scuote la testa.
Olaf guarda in alto, affascinato. ― Guardate ― dice sgattaiolando fuori. ― Il cielo si è svegliato.
In alto, scie di luce viola e blu illuminano la notte.
***
Kristoff, gli occhi rivolti verso l'alto, sussurra: ― Si è svegliato il cielo.
Accanto a lui, la schiena appoggiata a un albero, Hans si stringe in una mantellina. ― Scusa?
Kristoff distoglie lo sguardo. ― L'aurora boreale ― dice indicando il cielo.
― Spettacolo affascinante ― dice Hans con tono annoiato. ― Dalle mie parti non si vede spesso.
― Che posto è... quello dove vivi? ― chiede Kristoff dopo qualche secondo di esitazione.
Hans scrolla le spalle. ― Piuttosto noioso, per essere sinceri. Abbiamo tante isole, ma la maggior parte è così piccola che nessuno ci abita. E sono quasi tutte aride. Noi viviamo di pesca e commercio. La vita è dura. Direi che è l'opposto di Arendelle.
Kristoff si lascia sfuggire un mezzo sorriso. ― Sì, certo. Dura. Tu sei un principe.
― Quando sei l'ultimo di tredici fratelli è come non esserlo.
― Ma sei ricco. Puoi avere tutto quello che vuoi.
― Possiedo solo gli abiti che indosso. Una volta avevo anche un cavallo e una nave. Bei tempi.
― Per questo volevi Arendelle?
Il sorriso di Hans si trasforma in un ghigno. ― La volevo, sì. E adesso è tua.
Kristoff lo guarda sorpreso. ― Mia?
― Andiamo. Elsa non troverà mai qualcuno degno di sposarla, perciò saranno i tuoi figli ― tuoi e di Anna ― a ereditare la corona.
― Hai detto una cosa orribile. E ingiusta.
― Ma vera. Immagino che tu e la principessina abbiate già stabilito la data delle nozze, giusto?
Kristoff fa per rispondergli, ma poi scuote la testa e si volta dal lato opposto.
― No? Niente nozze? Le cose non vanno bene tra di voi?
― Non sono affari tuoi.
Hans ride. ― No davvero, ma penso di sapere qual è il problema. Vedi, lei ha scelto te perché è rimasta delusa da me. Se le cose fossero andate come avevo pianificato, a quest'ora saremmo già marito e moglie. E lei sarebbe... discretamente felice. Invece ha dovuto ripiegare su di te. Tu sei la seconda scelta. Il premio di consolazione.
Kristoff si volta di scatto, gli occhi lucidi. ― Ne hai ancora per molto? Sai, mancano poche ore all'alba e vorrei risposare.
― Perdonami, non volevo urtare i tuoi sentimenti. So che ci tieni molto alla principessina.
Kristoff torna a voltarsi. ― Tu non sai proprio niente.
― Certo ― dice Hans ironico. ― Buonanotte anche a te.
***
La neve appoggiata su un ramo si stacca e precipita verso il basso colpendo Kristoff al viso. Il ragazzo si sveglia di soprassalto. Si guarda attorno. Il sole è appena sorto all'orizzonte. La neve sta cadendo di nuovo.
Quando guarda in direzione di Arendelle, nota che sul fiordo si addensano nuvole grigie cariche di pioggia.
Voltandosi alla sua destra, nota che il posto occupato da Hans è vuoto.
― Dannazione ― impreca alzandosi di scatto.
Non fa in tempo a guardarsi in giro che Hans compare da dietro un albero. Si sta abbottonando la giacca sotto la mantellina.
― Dove eri finito? ― domanda Kristoff.
Hans indica gli alberi alle sue spalle. ― Mi scappava e sono andato a farla lì dietro. Pensavi che me ne fossi andato via lasciandoti qui da solo?
Kristoff annuisce. ― Per un attimo l'ho sperato.

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Capitolo 7
*** SETTE ***


Ripresi i cavalli, Kristoff e Hans percorrono un sentiero che costeggia la montagna. Sotto di loro si apre uno strapiombo di alcune decine di metri, ma la strada è abbastanza larga da consentire il passaggio dei due cavalieri affiancati.
― Riguardo a ieri sera ― inizia a dire Hans.
Kristoff volge gli occhi al cielo, esasperato. ― No ti prego, basta. Lasciami in pace con questa storia.
― Volevo solo scusarmi.
Kristoff gli lancia un'occhiataccia.
Hans si stringe nelle spalle. ― Dico sul serio. Sono stato scortese e inopportuno. In fondo non ho niente contro di te, anzi mi sei simpatico e vorrei aiutarti, se possibile.
― Aiutarmi? Tu?
― Potrei darti qualche consiglio utile.
― Su cosa?
― Per esempio, su come comportarti con Anna. Vedi, lei ha solo bisogno di qualcuno che l'ascolti, che le dica quello che vuole sentirsi dire.
― Mi stai dicendo di ingannarla? Bel consiglio il tuo.
― Ingannarla? No. Renderla felice e soddisfatta? Sì. Non desidera altro che questo. Un uomo che l'ascolti e che le dica che tutto va' bene.
― Anche quando le cose vanno male?
― Soprattutto quando vanno male. Vedi, il segreto è...
Kristoff gli fa cenno con la mano di fermarsi. ― Zitto un secondo.
Hans lo guarda indispettito. ― No, no, devi sentire quello che...
― Zitto. Sul serio.
Hans tace mentre Kristoff si tende all'ascolto.
― Lo senti?
In sottofondo si sente una specie di rombo sommesso.
― Che cos'é?
Kristoff alza la testa di scatto. Sopra di loro, una parte della neve che ricopre la montagna sta scivolando verso il basso. ― Una valanga ― grida dando di sprone al cavallo.
I due si lanciano al galoppo lungo il costone della montagna. Sopra di loro la valanga travolge e ingoia alberi e rocce trascinandole nella sua corsa verso valle.
Kristoff si gira per un istante ed emette un grido disperato. La valanga ha già raggiunto il costone e lo sta spazzando.
Un attimo dopo viene travolto dalla neve. In un istante viene strappato via dalla cavalcatura e trascinato per diversi metri oltre il costone di roccia, precipitando di sotto.
***
Il manto nevoso ricopre in modo uniforme la piana. Una mano inguantata sbuca dalla neve, seguita un istante dopo dall'altra. Quindi dal foro aperto spunta la testa di Kristoff. Il primo istinto è tossire e sputare neve, quindi prendere un bel respiro e guardarsi attorno.
La neve ha ricoperto gli alberi quasi fino alla cima, ma ha anche attutito la caduta lungo il precipizio. A fatica Kristoff riesce a uscire dalla neve e guadagnare una zona di terreno solido.
Esausto, si lascia cadere a terra respirando a fatica.
Si sente una voce flebile provenire da qualche parte. ― Aiuto.
Kristoff alza la testa di scatto.
― Kristoff ― grida la voce, ora più forte.
Aggrappato a una roccia con entrambe le mani, Hans lotta per non cadere di sotto. Duecento metri più in basso lo attendono rocce affilate e nessuno strato di neve in grado di attutire la caduta.
Kristoff raggiunge il bordo del precipizio e si sporge per guardare.
Hans solleva la testa e grida: ― Kristoff. Aiutami.
― Ora te lo ricordi il mio nome ― gli urla di rimando Kristoff sparendo oltre il bordo del burrone.
― No ― grida Hans disperato. ― Non te ne andare.
Una mano perde la presa sulla roccia, lasciando Hans per qualche istante in bilico sul precipizio.
Una corda gli scivola di fianco. Dall'alto, Kristoff grida: ― Afferrala che ti tiro su.
Hans si aggrappa alla corda e aiutato da Kristoff riesce a tornare di sopra. Disteso per terra, guarda il ragazzo e ghigna. ― Per un attimo ho pensato che te ne fossi andato. A parti invertite, forse l'avrei fatto.
― Io non sono te ― risponde Kristoff a muso duro.
Hans si rialza e si pulisce i pantaloni. ― E ora che facciamo?
― I cavalli sono scappati. Dobbiamo proseguire a piedi.
― Ci metteremo molto di più.
― Hai un'idea migliore?
Hans scuote la testa. ― Sei tu l'esperto. Fai strada.
***
Hans e Kristoff si fermano davanti al burrone che divide in due la gola. I loro occhi sono attratti dal ponte di ghiaccio scintillante che unisce le due sponde.
― Scommetto che Elsa è passata di qui ― dice Hans avvicinandosi al ponte.
Kristoff sfiora con le dita la superficie del corrimano. ― È perfetto.
― Come tutto ciò che crea la strega delle nevi.
― Non è una strega.
Hans scrolla le spalle.
I due attraversano il ponte e si addentrano nella valle desolata.
***
Anna si stiracchia, avvolta dalle coperte. Accanto a lei Olaf la veglia in silenzio. Un raggio di sole colpisce il volto della ragazza che apre gli occhi e si guarda attorno sorpresa. ― Ma quanto ho dormito? ― si domanda saltando in piedi.
Rannicchiata nelle coperte, Elsa emette uno sbuffo di condensa prima di alzarsi a sua volta.
Fuori dal rifugio una densa nebbia è calata sulle rovine, nascondendone i dettagli.
― Non si vede niente ― dice Olaf deluso.
 ― Elsa ― esclama Anna vedendo la sorella barcollare fuori dal rifugio improvvisato. Corre da lei per sostenerla, ma la regina rifiuta l'aiuto e si raddrizza.
― Sto bene ― dice accennando un debole sorriso. ― Le forze mi stanno tornando.
― Preparo i cavalli ― dice Anna avvicinandosi agli animali legati lì vicino. ― Non vedo l'ora di tornare a casa. Non ne posso più di questo posto.
― È sempre bello tornare a casa ― dice Olaf. ― Soprattutto se a casa c'è qualcuno che ti aspetta.
Anna gli sorride. Un'ombra che si muove nella nebbia attrae il suo sguardo.
― Anna ― grida una voce che sembra provenire dalla stessa direzione.
― Regina Elsa.
Anna, gli occhi sgranati, guarda la sorella, il cui sguardo è puntato nella stessa direzione. ― Vado a controllare ― dice muovendosi verso l'ombra.
― Resta dove ti posso vedere ― esclama Elsa tendendo un braccio verso la sorella.
Anna le fa cenno di aspettare.
L'ombra si avvicina, prende la forma di un essere umano. Due braccia e due gambe attaccate a un tronco.
― Principessa Anna.
― Kristoff? ― grida Anna con voce incerta.
La nebbia l'ha ormai avvolta, cancellando i particolari del terreno.
― Anna ― esclama l'ombra.
Anna corre nella stessa direzione. ― Kristoff?
Quando la raggiunge, il primo istinto è di aggrapparsi a lui. Braccia la stringono, sostenendola.
― Che cosa ci fai qui? ― chiede Anna. Quando i suoi occhi si sollevano e incontrano quelli di Hans, la sue labbra si spalancano per la sorpresa.
― Salve principessa ― dice Hans sorridendo.
Anna sviene tra le sue braccia.
Kristoff sopraggiunge in quel momento. ― Che cosa le hai fatto?
Hans, la ragazza ancora tra le braccia, si stringe nelle spalle. ― So che l'apparenza può ingannare, ma ti assicuro che...
Kristoff quasi gliela strappa dalle mani. ― Dalla a me.
Hans ubbidisce e fa un passo indietro.
Elsa, aggrappata al muro in rovina, sgrana gli occhi quando vede la sorella portata in braccio da Kristoff. ― Anna ― esclama mentre cerca di andare da lei, ma le gambe cedono sotto il suo peso. I suoi occhi si spalancano quando vede Hans avanzare un passo dietro a Kristoff. ― Tu. Che cosa ci fai qui?
Hans le rivolge un profondo inchino. ― Regina Elsa. È un piacere rivedervi.
Elsa gli lancia un'occhiata rabbiosa e guarda Kristoff, che nel frattempo ha adagiato Anna e le ha messo delle coperte sotto la testa per farla respirare meglio. ― Kristoff. Che significa tutto questo? Perché lo hai portato qui?
― Sono stato costretto, maestà.
― Da chi?
― Da un uomo molto potente e pericoloso che desidera incontrarti ― dice Hans.
― Di chi parli?
― Tu occupati di Anna ― dice Hans a Kristoff. ― Nel frattempo io spiego alla regina come stanno le cose.
Kristoff accarezza il viso di Anna, che in quel momento emette un debole lamento e apre gli occhi.
― Kristoff ― sussurra Anna. ― Per fortuna sei qui.
Lui le rivolge un debole sorriso. ― Tranquilla Anna. Va tutto bene.
― Per un attimo mi era sembrato di vedere Hans.
― Hans? ― esclama Olaf. ― No, questo è Kristoff. Hans è quello lì ― dice indicandolo con un braccio.
― Sta zitto ― dice Kristoff allontanandolo con la mano.
Anna solleva la testa e i suoi occhi hanno una fugace visione di Hans ed Elsa che parlano tra loro. ― Allora non stavo sognando ― dice la ragazza portandosi una mano al viso.
Kristoff le accarezza la fronte. ― No, ma sta tranquilla. Ci sono qua io.
― Perché?
― È una lunga storia.
Kristoff l'aiuta a rialzarsi. Nel frattempo Elsa e Hans hanno smesso di parlare e si sono avvicinati.
― Come stai? ― domanda Elsa alla sorella.
― Meglio ― risponde lei prima di cercare di avventarsi su Hans.
Kristoff la trattiene a stento. ― Ferma. Aspetta.
― Lasciami. Non ti ricordi quello che ci ha fatto?
― Anna ― dice Elsa con tono calmo. ― Non è qui per farci del male.
Anna si arrende, ma non smette di guardare Hans in cagnesco.
― Nadir è davvero così pericoloso? ― chiede Elsa rivolgendosi a Kristoff.
Il ragazzo annuisce. ― Ha un qualche tipo di potere. E non credo che riesca a controllarlo completamente.
― La minaccia è seria ― dice Hans.
― Non ho chiesto il tuo parere ― dice Elsa. La regina chiude gli occhi per qualche istante, si concentra, poi li riapre e dice: ― Hans e io andremo ad Arendelle. Voi due ― aggiunge rivolgendosi ad Anna. ― Resterete qui. Quando avrò risolto la questione con Nadir, manderò qualcuno a prendervi.
― Voglio venire con te ― protesta Anna.
― Abbiamo solo due cavalli e io non posso viaggiare da sola su queste strade ― dice Elsa con voce calma.
― Allora portami con te.
― È pericoloso.
― Ma io...
― Per una volta ― Elsa alza la voce. ― Vuoi starmi a sentire?
Gli occhi di Anna diventano lucidi, le labbra si serrano.
A voce più bassa, Elsa aggiunge. ― Voglio che tu stia qui. E che ci resti, se le cose dovessero andare male. Kristoff, l'affido a te. Non deludermi.
― Non lo farò.
Hans porta i due cavalli e porge le briglie a Elsa. Aiutata da Kristoff Elsa monta in sella.
Anna prende la mano della sorella e la stringe con la sua. ―Stai attenta.
Elsa le accarezza la testa.
Hans si esibisce in un inchino. ― Ci rivediamo ad Arendelle, amici ― dice con un mezzo ghigno.
Kristoff e Anna guardano i due andare via al galoppo, ma quando lui le passa un braccio attorno al fianco, lei si ritrae, allontanandosi.

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Capitolo 8
*** OTTO ***


― Perché l'hai portato qui? ― dice Anna incrociando le braccia sul petto. ― Non ti perdonerò mai.
― Sono stato costretto ― dice Kristoff stringendosi nelle spalle.
Anna gli rivolge un'occhiataccia. ― Ha cercato di ucciderci. E ora Elsa è da sola con lui.
― Ma lei sa difendersi. Hans non può farle niente, a meno che non voglia diventare una statua di ghiaccio.
Anna si porta le mani al viso. ― Ghiaccio ― esclama disperata. ― Oh, no ― si nasconde il viso con le mani. ― No, no, no.
Kristoff la guarda allarmato. ― Vuoi dirmi che sta succedendo?
― Elsa non ha più i suoi poteri.
― Aspetta... che?
― Non può più congelare le cose ― dice Anna andando avanti e indietro.
Kristoff si lascia cadere a terra. ― Ma come è possibile? Come ha fatto a... Lei può farlo?
Anna indica il tempio sospeso sul baratro. ― È andata lì dentro e non so cosa sia successo di preciso, lo sai com'è fatta Elsa, deve fare sempre tutto da sola, ma quando sono entrata ho visto una pietra che assorbiva qualcosa dal suo corpo ― dice tutto d'un fiato.
Kristoff la fissa incredulo.
Anna si copre il viso con una mano e sospira rassegnata. ― Sembra incredibile anche a me, ma è così che è andata.
Kristoff si rialza. ― D'accordo, ho capito. Se in qualche modo Elsa ha messo i suoi poteri in quella pietra, forse se gliela riportiamo riuscirà a riprenderli, no?
Il viso di Anna si illumina. ― Giusto ― esclama. ― Dobbiamo solo riportarle la pietra e lei riavrà i suoi poteri.
― Prendiamo la pietra e corriamo da lei. Forse facciamo ancora in tempo a...
Anna si morde un labbro.
― Tu hai la pietra, vero?
Anna scuote la testa.
― Ma sai dove si trova.
Anna si stringe nelle spalle e abbozza un sorriso imbarazzato. ― Il fatto è che è caduta lì dentro prima che potessi prenderla ― dice indicando il pozzo alle sue spalle.
Kristoff si sporge con cautela oltre il bordo. I suoi occhi incontrano solo il buio per decine e decine di metri. ― Quanto è profondo?
― Ecco... ― dice lei esitando. ― Tecnicamente, stando a quanto detto da Granpapà, si tratta di un abisso senza fondo.
***
― Chissà se è davvero senza fondo ― dice Olaf sporgendosi.
― Se fossi in te mi toglierei di lì ― dice Kristoff srotolando una corda. ― A meno che tu non voglia scoprire se è davvero senza fondo.
Olaf fa un salto indietro e si allontana.
― Che cosa facciamo? ― chiede Anna.
Kristoff continua a srotolare la corda. ― Mi calo lungo la parete e recupero la pietra.
― Ma non sai quanto è profondo.
― Lo scoprirò molto presto.
― Vengo con te ― dice lei afferrando un capo della corda.
Kristoff glielo strappa di mano. ― Tu non hai mai scalato una parete così ripida, Anna.
― Imparerò.
― Ti ucciderai.
― No.
― Sì.
― Ehi ― grida Olaf. ― Qui c'è una scala.
Poco sotto il bordo del pozzo, una scala a chiocciola scende verso l'oscurità. I gradini sembrano infissi nella roccia e luccicano sotto i raggi del sole.
― Che fortuna ― esclama Anna calandosi. ― Bravo Olaf.
― Aspetta ― dice Kristoff. ― Non sappiamo se porta fino in fondo.
― Lo scopriremo ― dice Anna determinata.  ― Ehi. È ghiaccio ― esclama mettendo un piede sui gradini.
Kristoff la raggiunge. ― L'ha fatta Elsa?
― No ― risponde Anna. ― Doveva essere già qui quando siamo arrivate.
Fin dove si riesce a vedere la scala procede verso il basso. Un corrimano di ghiaccio corre lungo la parte esterna, proteggendoli da cadute accidentali.
I tre iniziano la discesa.
***
Anna indica dei segni sulla roccia simili alle lettere di un alfabeto runico. ― Che lingua è?
Kristoff passa una mano sui segni. ― Non lo so. Se Granpapà fosse qui forse te lo saprebbe dire.
I due proseguono.
― Sa molte cose? ― Chiede Anna.
― È saggio. ― Kristoff sorride. ― Ma è anche un gran testardo. Come tutti i troll.
Anna sospira. ― Mi sono sempre chiesta come facesse a conoscermi.
― Cosa?
― La prima volta che l'ho incontrato. Granpapà sapeva il mio nome, ma non l'avevo mai incontrato prima di allora.
― Per via dell'incidente.
Anna lo fissa con espressione accigliata.
― Da piccola. Non ricordi?
Anna scuote la testa.
― I tuoi genitori ti portarono da Granpapà per guarirti. Elsa ti aveva ferita. Lo ricordo bene perché fu quello il giorno in cui i troll mi adottarono. Pensavo lo sapessi.
― Elsa non mi ha mai ferita, a parte quando... ― il suo viso si illumina. ― Il bacio del troll ― dice toccandosi i capelli.
Kristoff la guarda sorpreso. ― Granpapà ti ha dato un bacio?
― Deve essere stato poco dopo quell'evento che Elsa ha cominciato a evitarmi.
― Lei non ti ha detto niente?
― Non parla volentieri di quello che è accaduto prima della nostra... riconciliazione. ― L'espressione di Anna diventa triste. ― Ora capisco.  Mi ha evitato per tutti quegli anni... perché aveva paura di ferirmi di nuovo. E mamma e papà sono partiti per quel viaggio non per curare lei... ma per proteggere me. ― Anna si ferma sullo scalino, la mano che stringe il corrimano. ― È stata tutta colpa mia. La crisi di Elsa, la loro morte, gli anni passati in isolamento.
― Anna...
― È così ― dice la ragazza, gli occhi lucidi. ― E io che ho sempre dato la colpa a lei. Sono proprio una stupida.
― Eri solo una bambina ― dice Kristoff con tono dolce.
La scala trema come percorsa da un brivido profondo. I due si aggrappano al corrimano. Sui gradini appaiono delle crepe che si diffondono su tutta la superficie, seguite da uno scricchiolio.
― Che succede? ― chiede Anna allarmata.
― Sta cedendo ― dice Kristoff guardando in alto. In quel momento un lastrone di ghiaccio cade dall'alto sfiorandoli.
― Gran brutto segno ― dice Anna guardando i detriti sparire nel buio.
― Corri. Svelta ― dice Kristoff spingendola con le mani.
Dietro di loro i gradini di ghiaccio si staccano dal muro di roccia e si sgretolano, precipitando verso il basso.
Un gradino colpisce il corrimano spaccandolo in mille pezzi. Kristoff fa appena in tempo a scansarsi per non essere investito dalle schegge. Dietro di lui Olaf è in ritardo.
Il gradino sotto il pupazzo di neve si crepa con un rumore sinistro. Kristoff lo afferra per il ciuffo sulla testa prima che precipiti e lo scaraventa in avanti.
Olaf vola sopra la testa di Anna che si abbassa un attimo prima di essere colpita.
― Uh grazie ― esclama Olaf prima che il gradino sul quale è atterrato si sgretoli facendolo cadere nel vuoto.
― Olaf! ― Anna si lancia in avanti per afferrarlo, ma manca la presa.
― Tranquilli amici, è senza fondooo ― grida Olaf mentre precipita.
Anna si ferma all'improvviso. Davanti a lei un pezzo di scalinata crolla portandosi dietro. Kristoff la urta e per poco non la fa finire di sotto.
― Fine della corsa ― esclama Anna.
― Saltiamo ― dice Kristoff sollevandola per la vita e lanciandola oltre il baratro.
Anna grida per la sorpresa e vola per qualche metro atterrando sul pezzo di scalinata ancora intatto. Quando si volta, vede Kristoff salire di un paio di gradini per prendere la rincorsa.
Dietro di lui il crollo lo ha quasi raggiunto.
Kristoff si lancia in avanti e salta nel momento esatto in cui l'ultimo gradino si dissolve sotto i suoi piedi. Per un attimo rimane come sospeso nel vuoto, le braccia protese in avanti.
― Kristoff ― grida Anna tendendo una mano verso di lui.
Kristoff atterra sull'ultimo gradino disponibile, ma lo slancio lo fa precipitare su Anna, che non riesce a frenarne la corsa.
I due iniziano a scivolare sui gradini senza riuscire ad afferrare un appiglio per rallentare la corsa.
― Ouch.
― Ah.
― Ohi.
― Ahia.
Raggiunto l'ultimo gradino, Kristoff rotola lungo il pavimento e Anna gli precipita addosso schiacciandogli l'addome con il suo posteriore.
I due restano a terra per alcuni secondi in cui si sente solo il loro respiro.
― Almeno l'atterraggio è stato morbido ― dice Anna rialzandosi a fatica.
― Non per me ― dice Kristoff restando a terra.
Anna solleva la testa di scatto. ― Olaf!
Il pupazzo di neve è a qualche passo di distanza, il corpo spiaccicato sul pavimento. Solo la testa e il naso sono riconoscibili come tali. ― Non è senza fondo ― esclama con tono contrariato.
Mentre Kristoff si rimette in piedi dolorante, Anna aiuta Olaf a ricomporsi.
― Come stai? ― domanda Kristoff avvicinandosi.
Olaf, con il corpo di nuovo integro, agita i rametti che ha al posto delle braccia. ― Bene. È bello sapere che ti preoccupi per me.
― Non dicevo a te ― dice Kristoff porgendo la mano ad Anna.
Olaf assume un'espressione delusa.
Anna si rialza da sola. ― Sto bene ― dice in tono distaccato.
Kristoff guarda in alto. ― E adesso? Come facciamo a tornare di sopra?
― Prima pensiamo a trovare la pietra ― dice Anna guardandosi attorno.
Il fondo del pozzo è un cilindro di roccia con otto aperture circolari. Il chiarore emesso da alcune rocce che corrono lungo le pareti è l'unica fonte di luce.
Kristoff vi passa la mano sopra, affascinato. ― Mai visto nulla di simile in vita mia. Queste rocce sono luminose.
Anna e Olaf intanto controllano il pavimento. ― Aiutaci invece di startene lì imbambolato.
Kristoff si scuote e controlla il pavimento.
― Strano ― dice Anna perplessa. ― Avrei giurato che fosse caduta qui.
Kristoff si piazza al centro del pavimento e guarda in alto. ― Il tempio è più o meno sopra di noi, giusto? ― Visto dal basso l'orlo del pozzo è un cerchio appena visibile.
― Giusto.
Kristoff afferra Olaf e gli strappa la carota che ha al posto del naso.
Il pupazzo emette un gridolino di sorpresa e si massaggia il viso. ― Il mio naso ― esclama.
― È solo un prestito ― dice Kristoff piazzandosi sotto il tempio. ― Te lo ridò subito.
Anna lo osserva incuriosita.
Kristoff mette la carota a terra. ― Dovrebbe essere caduta più o meno qui ― dice rivolto ad Anna.
La ragazza annuisce.
La carota inizia a rotolare verso la parte esterna del pavimento, fa una curva e poi si dirige verso una delle aperture circolari.
Olaf la insegue infilandosi nell'apertura.
― Da quella parte. ― Kristoff indica la direzione presa dalla carota.
― Come sapevi che il pavimento era in discesa?
Kristoff fa spallucce. ― Ho tirato a indovinare.
Anna lo segue con lo sguardo, un mezzo sorriso stampato sulle labbra.

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Capitolo 9
*** NOVE ***


La corsa della carota termina contro la base di una colonna di ghiaccio. Olaf la raggiunge, si china per raccoglierla e la rimette al suo posto.
― Ora va' meglio ― dice soddisfatto, prima di alzare la testa e guardarsi attorno meravigliato.
Dietro di lui, Kristoff e Anna emergono da un'apertura circolare. Entrambi si guardano attorno con la stessa espressione di Olaf.
― Questo è... wow ― dice Anna con gli occhi spalancati.
Davanti a loro si estende un enorme spazio vuoto, fatta eccezione per numerose file di colonne di ghiaccio che sostengono un soffitto alto un centinaio di metri.
All'estremità opposta della sala vi è un altare di ghiaccio, sulla cui cima, dopo una scalinata alta una ventina di metri, sorge la statua, anch'essa di ghiaccio, di una donna.
Le colonne sodo disposte in modo da formare una lunga navata che dal punto in cui si trovano Anna, Kristoff e Olaf porta direttamente alla statua.
A intervalli regolari, tra due colonne, si ergono statue di ghiaccio che raffigurano cavalieri in armatura pronti a sferrare un attacco, lupi con i denti snudati, orsi con gli artigli protesi in avanti e altre creature dalla forma indefinibile.
Kristoff passa accanto a una statua che somiglia a un troll, fatta eccezione per i denti lunghi e affilati che mostra in una specie di ringhio.
― Questo posto è inquietante ― dice Anna toccando un lupo di ghiaccio.
― Chissà chi ha creato tutto questo ― dice Kristoff guardando un gigantesco ragno di ghiaccio che sembra aggrappato con le zampe a una colonna.
I due raggiungono la scalinata mentre Olaf inizia a gironzolare lì attorno.
― Non ti allontanare ― dice Anna prima di mettere il piede sul gradino più basso.
Lei e Kristoff raggiungono la cima della scalinata. Vista da vicino la statua della donna rivela nuovi particolari, come il delicato vestito che indossa, i capelli lunghi e fluenti che le coprono le spalle e gli occhi rivolti verso il fondo della sala.
Tolto l'altare, è poco più alta di Anna e ha le sue stesse proporzioni.
― È bellissima ― dice Kristoff affascinato.
Anna gli lancia un'occhiataccia.
― Intendevo da un punto di vista artistico. Lo sai che adoro il ghiaccio.
Anna sfiora la superficie della statua con la mano. ― È così triste ― dice fissando gli occhi della ragazza.
Lo sguardo di Kristoff è attratto da un luccichio proveniente dalla base della statua. Lì una pietra di forma rotonda giace tra i piedi della ragazza.
Kristoff si china per raccoglierla e la mostra ad Anna. ― È questa la pietra?
Anna la prende tra le mani e la osserva. ― Sì.
La pietra emette un chiarore biancastro, come se qualcosa si muovesse al suo interno.
― Sembra un diamante, ma è freddo come il ghiaccio ― dice Kristoff avvolgendo la pietra in un fazzoletto.
― Come avrà fatto ad arrivare fin qui? ― si chiede Anna mentre scendono i gradini.
***
I tre ritornano nella camera principale del pozzo.
― Cerchiamo il modo di uscire ― dice Kristoff indicando uno dei condotti circolari.
Dal condotto che porta alla sala delle colonne proviene un ticchettio.
Anna si volta di scatto. ― Hai sentito?
― Cosa?
Sulla parete del condotto appare un'ombra. Un corpo tozzo e rotondo con otto zampe che raschiano il ghiaccio.
Olaf, Anna e Kristoff osservano con occhi spalancati l'ombra che diventa sempre più grande mano a mano che il ticchettio diventa più forte, fino a diventare grande quanto il condotto stesso.
Poi d'un tratto appare un essere poco più grande di una mano, simile a un ragno. Ha un corpo rotondo da cui fuoriescono otto zampe che riflettono la luce.
Kristoff emette un sospiro di sollievo.
Anna guarda disgustata l'essere che si muove a scatti sul pavimento, come se stesse cercando qualcosa. ― E quello che cosa è?
― Direi che è un... ― inizia a dire Kristoff.
Il ragno si ferma, sembra esaminare il terreno, poi punta due zampette verso di loro.
Il ragno raggiunge Kristoff e gli tocca la punta degli stivali con due zampe.
Anna si ritrae. ― Ti ha morso?
― No ― dice Kristoff abbassandosi per raccogliere l'essere.
Il ragno osserva la mano inguantata e dopo un attimo di esitazione vi salta sopra.
Kristoff lo solleva all'altezza degli occhi per guardarlo meglio. ― Sembra fatto di ghiaccio.
L'essere emette un suono spiacevole sfregando tra loro le zampe.
― Lo possiamo tenere? Lo possiamo tenere? ― chiede Olaf agitando le braccia.
― No ― esclama Anna.
Kristoff la guarda di sbieco. ― Ti fanno impressione i ragni?
― Certo che no ― risponde lei sdegnata.
Kristoff avvicina il ragno al viso della ragazza. ― Guarda, ti vuole dare un bacio.
D'istinto Anna colpisce la mano di Kristoff facendo saltare il ragno. La creatura atterra sulle zampe e corre via veloce.
― L'hai spaventato ― dice Kristoff deluso mentre il ragno si infila nel condotto da cui è venuto.
Anna indica le altre uscite. ― Da che parte andiamo?
Sulle pareti del condotto in cui si è infilato il ragno si staglia di nuovo la stessa ombra.
Kristoff fa spallucce. ― Non lo so. Tiriamo a sorte?
L'ombra si allarga, ma stavolta al posto del piccolo ragno, dal passaggio emerge la sua versione gigantesca. Lo stesso corpo e otto zampe, ma alte cinque metri, che si fanno strada attraverso il condotto.
― Non ho monetine con me ― dice Anna frugandosi le tasche.
Il mostro si avvicina ai tre, ancora voltati di spalle.
― Hai sentito? È lo stesso rumore di prima ― dice Kristoff.
― È la tua immaginazione.
― No, ti dico che... ― quando Kristoff si volta, il ragno incombe sopra di loro. Due grandi zampe affilate sono sollevate in alto, pronte ad attaccare.
Kristoff spinge Anna da parte un attimo prima che una delle zampe la colpisca, quindi si butta dal lato opposto per evitare che l'altra zampa colpisca lui.
― Che ti prende? ― dice Anna rialzandosi. Quando i suoi occhi individuano la creatura, riesce solo a spalancare la bocca. ― Kristoff! ― grida terrorizzata.
Il ragno solleva le zampe, ma Kristoff estrae il piccone legato alla cintura e lo colpisce nella parte sottostante del corpo.
― Scappa Anna ― grida alla ragazza ancora immobile.
Olaf trascina via Anna mentre il ragno si confronta con Kristoff. I due si infilano di corsa in una delle uscite.
Kristoff rotola su se stesso per evitare l'attacco del ragno. Le zampe della creatura scivolano sul pavimento ghiacciato.
Kristoff si rialza e si infila nello stesso passaggio in cui sono spariti Olaf e Anna. Dietro di lui, il ragno ritrova l'equilibrio e si lancia all'inseguimento.
Correndo a perdifiato Kristoff perde l'equilibrio e scivola lungo il condotto sbattendo contro le pareti di ghiaccio.
La scivolata continua per diverse decine di metri, fino a quando il condotto termina in un'ampia grotta.
La corsa di Kristoff si arresta di colpo contro qualcosa di morbido.
― Ahi ― grida una voce.
― Scusa ― dice Kristoff notando Anna schiacciata tra lui e la parete di ghiaccio. ― Atterraggio morbido.
― Non per me. Almeno l'hai seminato?
Kristoff si rialza e poi aiuta Anna. ― Credo di sì. ― Guarda in alto. ― Forse.
Kristoff, Anna e Olaf raggiungono l'entrata di una nuova galleria che affonda nelle viscere della terra.
Kristoff lancia un'occhiata all'interno. ― Chissà dove porta.
― Io lì non ci entro ― dice Anna puntando i piedi.
Dietro di loro si sente il ticchettio sommesso dei passi del ragno.
― Ripensandoci, non è una cattiva idea ― dice Anna infilandosi per prima nella galleria.
***
I tre raggiungono il fondo della galleria, ostruito da un cumulo di neve e ghiaccio che non lascia intravedere nessun passaggio.
― Fine della corsa ― dice Kristoff.
Anna appoggia le mani sul muro e spinge. ― Aiutami ― sbuffa.
― È inutile ― dice Kristoff dopo alcuni tentativi. ― È troppo pesante.
Anna prende il piccone dalla cintura di Kristoff e lo pianta nella parete con un colpo secco.
― Che stai facendo? ― chiede Kristoff strappandole di mano il piccone. ― Ci farai crollare addosso la galleria.
La parete si muove, si intravede uno spiraglio.
― Visto? Ha funzionato ― esclama felice Anna riprendendosi il piccone.
Invece di crollare, il cumulo si solleva in aria davanti agli occhi stupiti di Anna e Kristoff. Un attimo dopo si trasformai in un golem dal corpo massiccio, la testa tozza e braccia in grado di afferrarli e stritolarli. La testa sfiora il soffitto della galleria, tre o quattro metri più in alto. Le orbite vuote fissano Anna con rabbia.
La ragazza restituisce il piccone a Kristoff.
― Non fate una mossa ― sussurra Olaf senza staccare gli occhi di dosso al golem. ― Se state fermi non vi vede.
Anna e Kristoff si voltano di scatto e corrono nella direzione dalla quale sono venuti.
― Ciao ― dice Olaf con tono gioviale. ― Ti ricordi di me? Io sono...
Il golem lancia un urlo che fa tremare le pareti della caverna.
***
― Di qui, svelta ― grida Kristoff trascinando Anna per la mano.
Usciti dalla galleria, si ritrovano di fronte al ragno gigante, le zampe anteriori già pronte per colpire.
Kristoff spinge Anna di lato per evitare l'attacco del mostro.
Olaf emerge dalla galleria correndo. ― È dietro di me ragazzi ― grida col fiatone. Quando si accorge che il ragno è proprio sopra di lui, esclama: ― Ora sì che si mette male.
In quel momento sopraggiunge il golem. Il ragno si disinteressa di Anna e Kristoff e si lancia contro il mostro.
Il golem gli afferra una zampa e lo solleva per aria, scaraventandolo contro la parete di roccia opposta. Il mostro rotola verso Anna e Kristoff che si buttano di lato per evitare di essere travolti.
Il ragno si rialza e dopo aver sollevato le zampe anteriori si lancia contro il golem. I due mostri lottano avvinghiati finché il golem non solleva il ragno dopo averlo afferrato per il corpo e lo fa volare per una ventina di metri.
Il mostro atterra sulla schiena, ma quando si rialza fa dietrofront e risale la parete aiutandosi con le zampe.
Un attimo dopo sparisce in una galleria qualche decina di metri più in alto.
Anna e Kristoff guardano il golem che si allontana zoppicando, dopo che nella lotta ha perso una delle gambe.

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Capitolo 10
*** DIECI ***


Il golem si accascia dopo pochi passi, la schiena appoggiata alla parete di roccia.
Anna e Kristoff, ancora accucciati, si scambiano un'occhiata.
― E ora che facciamo? ― chiede la ragazza.
Per tutta risposta, Olaf si avvicina al golem.
― No ― dice Anna tentando di afferrarlo. ― Così lo farai solo arrabbiare.
Kristoff la ferma. ― Aspetta. Vediamo cosa succede.
Olaf si piazza davanti al golem. ― Ciao ― dice con voce allegra, il braccio sollevato in segno di saluto.
Il golem alza la testa ed emette un grugnito sommesso.
― Io sono Olaf e amo i caldi abbracci ― dice il pupazzo di neve allargando le braccia.
Grugnito.
Olaf guarda l'arto menomato del golem. ― Quel brutto ragnaccio ti ha fatto male?
Il golem annuisce ed emette un grugnito triste.
Olaf si avvicina e accarezza il braccio del golem, che si ritrae di scatto. ― Siamo amici. Non vogliamo farti del male.
La fessura che il golem ha al posto della bocca si piega all'insù in un sorriso appena abbozzato.
Kristoff si avvicina a piccoli passi. ― Hai visto?
Anna lo tira per un braccio. ― No. È un pupazzo cattivo.
La bocca del golem si piega all'ingiù, gli occhi diventano tristi.
Kristoff si avvicina al mostro e gli poggia una mano sul braccio. ― Vieni, Anna. Non ti fa niente.
Olaf prende Anna per la mano. ― Dovete fare la pace.
Anna indietreggia di un passo. ― Non ci penso proprio.
― Andiamo ― la esorta Kristoff. ― Dai la mano al mostrone.
Anna incrocia le braccia e si volta dalla parte opposta. ― Ci ha fatto precipitare di sotto.
― Tu gli avevi tirato una palla di neve ― risponde Kristoff.
― Dopo che lui ci aveva buttato fuori.
― Stava solo eseguendo gli ordini di tua sorella, ma ora non ha più importanza, no? Siamo tutti dalla stessa parte.
Anna si gira, l'espressione severa. I suoi occhi si inteneriscono quando vede l'espressione affranta del golem. ― Oh, e va bene. Facciamo la pace con il pupazzone.
― Non chiamarlo così ― dice Kristoff. ― Potrebbe offendersi.
Anna si avvicina al golem e gli accarezza il braccio. Poi guarda l'arto mancante. ― Secondo te lo possiamo aggiustare? ― chiede rivolto a Kristoff.
Il ragazzo si stringe nelle spalle. ― Non lo so.
― Sei tu l'esperto di ghiaccio.
Il viso di Kristoff si illumina.
***
Kristoff taglia un pezzo di ghiaccio con il piccone. ― Vediamo se è della tua misura ― dice trascinandolo sul pavimento.
Anna e Olaf hanno ammonticchiato della neve vicino alla gamba del golem, che li osserva incuriosito.
Kristoff taglia il pezzo di ghiaccio in modo che somigli alla gamba ancora integra del golem, mentre Anna e Olaf lo ricoprono di neve.
Il golem si appoggia sul nuovo arto facendo aderire alla parte tagliata.
Kristoff l'osserva soddisfatto. ― Come ti sta?
Il golem solleva la gamba, accenna qualche passo, quindi si mette a gironzolare per la sala seguito da Olaf.
― Ben fatto, ragazzo del ghiaccio ― dice Anna dando a Kristoff una pacca sulla spalla.
― Grazie principessa ― risponde lui con un inchino plateale.
I due si fissano per un istante, poi scoppiano a ridere.
Olaf e il golem tornano verso di loro. Il gigante di ghiaccio afferra Kristoff e Anna e li stringe al petto. ― Amici ― dice con voce cavernosa.
I due ragazzi, il viso schiacciato contro il petto del golem, accennano un debole sorriso.
― D'accordo, siamo amici ― dice Kristoff liberandosi dall'abbraccio. ― Adesso però pensiamo a come uscire di qui.
― Io so come ― dice il golem rimettendoli giù.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata perplessa.
Il golem si avvicina alla parete di fondo, nella quale si aprono tre passaggi di forma circolare e ne sceglie uno senza esitare.
Kristoff si stringe nelle spalle. ― Che abbiamo da perdere?
― Andiamo ― esclama Olaf seguendo il golem oltre l'apertura.
***
Elsa e Hans, lanciati al galoppo, raggiungono il ponte di ghiaccio.
Sopra di loro il cielo è coperto da nubi livide. Le prime gocce di pioggia stanno cadendo e hanno già bagnato i loro vestiti e reso la strada simile a un pantano.
Hans guarda il cielo preoccupato. ― Direi che questa è opera di Nadir.
Mentre attraversano il ponte al piccolo trotto, Elsa lo affianca.
― Devi dirmi tutto quello che sai su di lui.
― In verità non so molto ― dice Hans stringendosi nelle spalle. ― Però puoi vedere quali sono i suoi poteri.
― Che cosa vuole da me?
― Non so cosa voglia da te, ma so che vuole te. Non è un tipo di molte parole. Come te, d'altronde. Tutti quelli come voi sono piuttosto taciturni, a quanto pare.
― Come noi?
Hans indica il cielo. ― Quelli che hanno il vostro dono.
Elsa si guarda le mani. ― Non è un dono. Non l'ho mai considerato tale.
― Se lo avessi io...
A metà ponte, una crepa si apre all'altezza del corrimano, spaccandone in due una sezione. I due cavalieri non se ne accorgono e passano avanti.
― Posso immaginare l'uso che ne faresti ― dice Elsa con tono sprezzante.
Hans le rivolge un ghigno. ― Davvero? Come puoi saperlo?
― Lo so e basta.
― Cos'hai intenzione di fare con Nadir?
― Secondo te cosa dovrei fare con lui?
― Fermarlo. Con ogni mezzo possibile.
Elsa scuote la testa. ― Non gli farò del male.
― Neanche quando distruggerà Arendelle, il tuo regno?
Elsa si morde il labbro. ― Non succederà.
― Ma se accadesse? Se nonostante tutti i tuoi sforzi non riuscissi a fermarlo?
― Non lo farò ― esclama Elsa.
Hans sfiora l'elsa della spada. ― Se non lo farai tu, ci penserò io.
Elsa lo guarda con disgusto. ― Immagino che per te distruggere una vita sia una cosa di poco conto, ma io la penso diversamente.
Hans ride. ― Basterà che tu lo tenga impegnato per qualche secondo e io penserò al resto.
― Così tu saresti l'eroe che ha salvato Arendelle.
― Qualcuno deve pur sporcarsi le mani. Tu salverai il tuo regno e io riacquisterò il mio status. ― Hans le porge la mano. ― Affare fatto?
Elsa fissa la mano. Sono quasi al termine del ponte, quando un fulmine esplode poco distante da loro spaccando in due un albero.
La chioma in fiamme precipita al suolo con un fragore assordante.
Gli occhi di Elsa fissano prima l'albero ridotto in cenere e poi la mano tesa di Hans.
***
Nadir siede alla base del trono, le gambe raccolte contro il petto e il viso nascosto tra le mani. Un fulmine rompe il silenzio illuminando la sala del trono attraverso le ampie vetrate.
Nadir solleva la testa di scatto, si alza e si allontana dal trono facendo qualche passo in direzione della parete opposta.
Qui sono appesi numerosi dipinti. Alcuni ritraggono scene di vita quotidiana, pastori che portano il gregge al pascolo, nobili che danzano in un'ampia sala accompagnati da musicisti in livrea, una cavallerizza che sprona la sua cavalcatura, una città vista da una collina.
Un quadro che ritrae dei pescatori sulle loro barche intenti a gettare le reti in mare sembra prendere vita per qualche istante.
I marinai sollevano le reti e fanno ritorno a un isola che fino a quel momento era solo sullo sfondo. Sopra di loro il cielo è pieno di nuvole.
Un ragazzino vestito di stracci attende sulla spiaggia, sullo sfondo si intravede un villaggio fatto di capanne di legno e un pontile cui le barche dei pescatori stanno attraccando. Una dozzina di ragazzini gli girano intorno cantando una nenia.
― Cattivo. Cattivo ― gridano al suo indirizzo.
Uno dei pescatori, fisico imponente e barba lunga e folta, guarda preoccupato il mare. ― Oggi abbiamo perso altre due barche. La tempesta è arrivata all'improvviso e se li è portati via.
Un'anziana dai capelli lunghi e bianchi si avvicina all'uomo. ― Te l'avevo detto che avrebbe portato una maledizione su di noi ― dice con voce gracchiante. ― Devi cacciarlo via. È cattivo. Ributtalo in acqua, restituiscilo ai demoni del mare. È quello il suo posto.
― Il mare l'ha portato in dono ― dice il pescatore con sguardo duro. ― Solo il mare può riprenderselo.
― Allora portalo via lontano ― dice la vecchia con tono acido.
L'uomo si avvicina al ragazzo in lacrime. I bambini scappano via alla sua vista. ― Perché lo hai fatto?
― Io non volevo ― dice il ragazzino tra le lacrime.
L'uomo lo solleva per il braccio e lo trascina via. ― Ora vieni con me.
La vecchia gli sbarra il passo. ― Dove lo porti?
― In un posto sicuro. Lì non vi darà più problemi.
La scena sfuma, sostituita da un'altra isola. Il cielo è plumbeo sopra l'unica capanna che si affaccia sulla spiaggia. Nelle vicinanze c'è una sola barca arenata sulla battigia. L'uomo imponente ora ha la barba grigia, gli occhi sono stanchi e tristi. Guarda l'orizzonte dove si addensano nubi cariche di pioggia.
― Il vento si sta alzando ― dice buttando nella barca le reti.
Il ragazzo vestito di cenci è cresciuto di qualche centimetro, lo guarda spingere la barca in mare e poi saltarci sopra. La barca si allontana e sparisce nella pioggia fitta che ora si abbatte sull'isola.
Il ragazzo siede in riva al mare, le gambe raccolte contro il petto, la testa appoggiata sulle ginocchia. Le onde si infrangono contro la battigia.
Quando alza la testa di scatto, i suoi occhi corrono alla barca arenata sulla spiaggia. Sul fianco vi è un lungo e profondo squarcio e si intravedono un remo spezzato e delle reti strappate.
Gli occhi di Nadir sono attratti dal dipinto di un tre alberi che veleggia tra le onde di un mare placido.
All'improvviso il mare prende vita, nubi appaiono all'orizzonte e le onde si increspano attorno al veliero.
In pochi secondi la nave si ritrova in un mare in tempesta, in balia di onde alte il doppio dei suoi alberi.
In lontananza si vede il profilo di un'isola. Sulla battigia un ragazzo, ora cresciuto fino a diventare un uomo, guarda la nave con occhi sgranati e colmi di lacrime. Dietro di lui si intravede una capanna di legno.
― Andate via ― grida all'indirizzo dell'imbarcazione.
Un'onda gigantesca spazza il ponte della nave. Da quella distanza la voce del ragazzo si perde nell'ululato del vento.
― È pericoloso stare qui.
Le onde circondano la nave, la sballottano avanti e indietro. Un gigantesco muro d'acqua sommerge l'imbarcazione nell'attimo in cui due fulmini balenano sullo sfondo.
Il ragazzo trattiene il fiato. La nave non riemerge dall'acqua.
La scena cambia ancora.
Il ragazzo si trascina sulla battigia, il mare ora è più calmo, la tempesta sembra aver perso parte della sua forza, ma il vento spira ancora forte verso l'isola.
Una lancia di salvataggio è andata ad arenarsi poco lontano. Il ragazzo la raggiunge di corsa. L'imbarcazione è vuota, fatta eccezione per uno stendardo che è rimasto attaccato a uno dei remi.
Sul tessuto è stato ricamato un giglio dorato in campo verde e viola.
***
Il ragazzo spinge la barca in acqua e vi salta dentro. Due remi scendono in acqua. La barca si allontana dall'isola, che piano piano diventa una macchia sull'orizzonte. Sopra di essa la tempesta sembra ristagnare.
Il ragazzo guarda in quella direzione, sopra di lui il cielo è sereno. È un attimo. Il vento si alza e inizia a spirare verso la barca. Le nuvole che sovrastano l'isola si spostano nella stessa direzione.

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Capitolo 11
*** UNDICI ***


La parete di ghiaccio si sbriciola in mille pezzi. Il golem passa attraverso l'apertura seguito da Olaf.
I due danno un'occhiata in giro, poi il pupazzo di neve si volta e fa un cenno in direzione di Anna e Kristoff in attesa.
― Venite ― dice Olaf.
Il gruppo si lascia alle spalle un corridoio scavato nella roccia per entrare in un ambiente più vasto. Sulle loro teste si erge una cupola di ghiaccio alta duecento metri, sostenuta da colonne altre trenta e spesse cinque.
Passandovi vicino persino il golem sembra un nano al cospetto di tanta grandezza.
Una luce tenue filtra attraverso le pareti di ghiaccio della cupola.
― È meraviglioso ― dice Anna con espressione incantata. ― Mi domando chi abbia creato tutto questo.
― Già che c'era poteva anche metterci una scala ― dice Kristoff.
― Forse non gli andava di uscire ― dice Olaf trotterellando al fianco del golem.
― Anna ― dice Kristoff mentre attraversano la base della cupola. ― Sei ancora arrabbiata con me?
La ragazza scuote la testa. ― No. Anche se dovrei esserlo. Elsa è con Hans e non può difendersi. Se lui lo sapesse...
― Non le accadrà niente. Elsa è forte, con o senza i suoi poteri.
Anna abbozza un timido sorriso.
― A proposito di Hans ― riprende Kristoff dopo qualche secondo di silenzio. ― Mi sono sempre chiesto se... ecco... se lui non si fosse dimostrato il bugiardo che è... tu...
― Cosa?
Kristoff allarga le braccia. ― Insomma... le cose tra voi due andavano alla grande, no? Voglio dire, prima di tutto il resto.
Anna lo fissa in silenzio.
― Dai, non guardarmi in quel modo. Tu lo volevi sposare. Lui era perfetto per te.
― Certo. Ma questo era prima di sapere che razza di viscido e bugiardo...
― Quello che voglio dire ― la interrompe lui. ― È che sei rimasta delusa dal suo comportamento.
― Ci puoi giurare ― risponde Anna. ― Delusa e arrabbiata.
― E quindi sono arrivato io ― dice Kristoff abbassando la voce.
Anna solleva le sopracciglia. ― Credi di essere un... ripiego?
Stavolta è Kristoff a guardarla in silenzio.
― Io sono Anna di Arendelle ― risponde lei con tono imperioso, il mento alto e il portamento fiero. ― Non mi accontento del primo che passa, né di un ripiego.
― Ma tu vuoi qualcuno che sappia andare a cavallo, che sieda composto a tavola, che sappia ballare e... ― Kristoff allarga le braccia. ― Io non saprò mai fare nessuna di queste cose abbastanza bene. Tu ed io apparteniamo a due mondi diversi.
Anna lo fissa negli occhi. ― E questo che vuol dire?
Kristoff sta per rispondere, quando Olaf irrompe dicendo: ― Erik ha trovato qualcosa.
Il golem è fermo davanti a una nuova apertura circolare, l'espressione incerta. Guarda all'interno del pozzo, immerso nella semioscurità, senza osare avanzare di un passo.
― Erik? ― domanda Anna sorpresa.
― Sì ― risponde Olaf. Poi a bassa voce aggiunge: ― Non gli piace essere chiamato pupazzone, così ho deciso di chiamarlo Erik.
― È un nome stupido ― protesta Kristoff.
― Io lo trovo adorabile ― esclama Anna sorridendo. ― È davvero bello.
― Grazie ― dice Olaf. ― Tu si che ne capisci di pupazzi di neve, non come certe persone...
― Guarda che ti sento ― dice Kristoff alle loro spalle.
Anna si ferma davanti all'entrata della caverna. ― È lì che non vuoi entrare? ― domanda al golem.
― È un posto brutto ― dice il golem. ― Ci sono ombre cattive.
― Faremo attenzione alle ombre ― dice Kristoff inoltrandosi per primo nella galleria.
Anna lo segue dopo un attimo di esitazione, seguita da Olaf che fa segno al golem di avanzare. ―Vieni. Ci sono qua io.
Il mostro emette un brontolio sommesso e li segue.
Dopo una decina di metri la galleria si allarga fino a consentire il passaggio di più persone affiancate. Le pareti sono coperte da lastre di ghiaccio. Anna fissa affascinata la sua versione dalla testa enorme e il corpo schiacciato. Al pannello successivo l'immagine si trasforma come se fosse stata spalmata su una superficie piatta e schiacciata da un peso enorme.
― Specchi deformanti ― sussurra Kristoff. ― Li ho visti a una fiera, una volta.
Anna passa davanti a una versione di sé stessa con il viso allungato e il corpo attorcigliato come quello di un serpente. ― Meraviglioso ― dice osservando il suo profilo riflesso in una lastra crepata dal tempo. Mille occhi sembrano fissarla.
All'improvviso, uno di quegli occhi si trasforma in una versione più giovane di lei.
Anna osserva una ragazzina dai capelli rossi legati in due piccole trecce correre su e giù per le sale vuote di un castello.
La ragazzina passa davanti a una porta chiusa, sembra esitare, poi prosegue e scende di corsa una scala a chiocciola.
La porta si apre e dallo spiraglio appaiono due occhi e un viso incorniciato da capelli biondo platino.
La scena cambia. La ragazzina dai capelli rossi è in compagnia di due adulti, uno dei quali siede su di un trono di legno e indossa abiti da cerimonia. L'altro, una donna, indossa abiti lunghi e vaporosi. I capelli sono neri e lunghi e sormontati da una corona che sembra fatta di ghiaccio.
― Perché Elsa non può giocare con me? ― domanda la ragazzina con tono infantile.
― La principessa è malata ― risponde l'uomo con tono gentile. ― Deve riposare.
― Ma era malata anche ieri. E il giorno prima ― risponde la ragazzina.
― È malata ― ribadisce l'uomo.
La donna si sporge verso di lei. ― Elsa è cattiva ― dice in una sorta di sibilo. ― Tutti sono cattivi.
― No ― protesta la ragazzina. ― Non è vero.
La donna annuisce. Sul suo viso appare un sorriso simile a un ghigno. ― È così. Un giorno lo scoprirai.
Un altro cambio di scena.
La ragazzina dai capelli rossi ora è una giovane donna dal fisico slanciato. Due lunghe trecce le scendono fino alle spalle.
Sta camminando lungo la battigia di una spiaggia, le onde di un mare agitato che sembrano volersi spingere fino all'entroterra.
Il cielo è carico di nubi, l'orizzonte ogni tanto si accende per via di un lampo.
A qualche metro di distanza, una ragazza dai capelli color platino siede con le gambe raccolte contro il petto e la testa appoggiata alle ginocchia. Il corpo è squassato dai singhiozzi.
Accanto a lei, una vecchia dai capelli neri e lunghi le punta contro l'indice. ― Sei cattiva ― dice con voce gracchiante. ― Tutti quelli come te sono cattivi.
― Lasciala stare ― grida la ragazza dai capelli rossi.
La vecchia solleva la testa e le rivolge un ghigno. Poi con un braccio scheletrico indica il mare. ― Guarda tu stessa.
Al largo una nave sfida le onde alte come montagne. Un lampo squarcia l'aria illuminando l'imbarcazione. Stendardi verdi e viola si agitano nel vento.
Un'onda più alta delle altre ingoia la nave, trascinandola a fondo.
― Ti prego, no ― grida la ragazza dai capelli rossi entrando in acqua. ― Salvali ― dice rivolta alla ragazza dai capelli color platino.
La ragazza alza la testa, gli occhi pieni di lacrime. Il suo volto è quello di Elsa. ― Mi dispiace Anna. È tutta colpa mia.
Anna apre gli occhi, il mare, la vecchia e tutto il resto spariscono, sostituiti dal suo viso riflesso in una lastra di ghiaccio.
Kristoff le cinge il fianco con un braccio. ― Anna ― Esclama. ― Torna in te.
Anna guarda di sotto. Ai suoi piedi si apre un baratro profondo diversi metri, dal cui fondo spuntano aculei di ghiaccio alti due o tre metri.
La ragazza si ritrae all'indietro, Kristoff che la sostiene. ― Sei al sicuro ― dice il ragazzo con tono rassicurante. ― Non sono reali. Ci stavo cascando anche io, ma Olaf mi ha salvato.
Il pupazzo sorride.
Anna abbraccia Kristoff, gli occhi pieni di lacrime. ― Ho visto come sono morti i miei genitori. È stato orribile.
― Chiunque abbia creato questo posto ― dice Kristoff sporgendosi con cautela per guardare gli spuntoni di ghiaccio. ― Non voleva seccatori.
― Andiamo via ― dice Anna decisa. ― Torniamo a casa. Ne ho abbastanza.
***
Fuori è quasi buio e nuvole grigie cariche di pioggia coprono il sole che sta tramontando. La caverna sorge alla base della montagna. Le braccia del golem liberano il passaggio dalla neve che si è accumulata.
Kristoff e Anna escono all'aperto tenendosi per mano, seguiti da Olaf. Il primo istinto è guardare il cielo.
― Sbaglio o il tempo sta peggiorando?
― Elsa rimetterà le cose a posto ― dice Anna, ma la voce è incerta, tremante.
Iniziano a cadere le prime gocce di pioggia e il vento si alza scompigliando abiti e capelli.
― Con questo tempo e senza cavalli ― dice Kristoff. ― Non ce la faremo mai a raggiungere Elsa prima che arrivi ad Arendelle.
Il golem grugnisce e si inginocchia. ― Vi porto io. Sono veloce ― dice con voce cavernosa.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata perplessa.
Olaf dal canto suo salta in groppa al golem, fissandosi a uno spuntone di ghiaccio con le braccia. ― Sarà divertente.
―  Che abbiamo da perdere? ― La ragazza salta sulla schiena del golem.
Kristoff la imita. Appena il tempo di afferrare un pezzo di ghiaccio che spunta dalla schiena del golem che il gigante si mette in moto.
Aggrappati alla schiena del golem, Kristoff e Anna non osano guardare gli alberi e le rocce che sfilano veloci ai lati.
Arrivati a una discesa il golem esegue un salto di decine di metri.
Mentre si librano nel cielo, Kristoff alza la testa e grida: ― Voglio scendere!
― Scherzi? ― grida Anna felice. ― È troppo divertente.
Il golem atterra sulle zampe sollevando spruzzi di neve fresca che investono Kristoff e Anna.
Anna ride, Kristoff sputacchia neve.
***
Hans tira le redini del cavallo, arrestando la sua corsa davanti alle guardie armate di picca e balestra.
― Fermo ― grida uno dei soldati. ― Per il vostro bene, non potete andare oltre.
― Fateci passare ― esclama Hans stizzito.
Dietro di lui, Elsa rallenta e si ferma al suo fianco.
― Maestà ― dice una delle guardie inchinandosi, subito imitata dall'altra.
― Cosa ci fate qui? ― domanda Elsa.
― Proteggiamo la popolazione ― risponde la guardia.
Solo allora Elsa e Hans notano che lì vicino, nascosti nel folto della vegetazione, ci sono centinaia di persone accampate insieme a carri e cavalli.
― Maestà ― esclama il Primo Ministro emergendo dal folto della vegetazione. ― Siete tornata per fortuna. E non siete sola ― aggiunge rivolgendo un'occhiata a Hans. ― Arrestatelo.
Elsa alza un braccio per fermare le guardie. ― Il principe Hans è con me. Deve accompagnarmi ad Arendelle.
― Arendelle? ― esclama sorpreso il Primo Ministro. ― Maestà, è pericoloso andare in città. Il centro della tempesta è lì.
― Avete fatto un ottimo lavoro portando qui la popolazione ― dice Elsa guardando in direzione del fiordo. ― Tenetela al sicuro finché non avrò risolto la questione. Ora lasciateci passare.
Le guardie si scambiano un'occhiata perplessa e si fanno da parte.
Elsa e Hans ripartono al galoppo, accompagnati dallo sguardo preoccupato del Primo Ministro.

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Capitolo 12
*** DODICI ***


Kristoff si sporge dal sopra la spalla del golem. ― Siamo arrivati al ponte di ghiaccio.
Il golem si ferma davanti al ponte, lo sguardo che vaga incerto lungo la passerella di ghiaccio tesa tra le due sponde.
L'acqua scorre copiosa inzuppando i vestiti di Kristoff e Anna. Olaf salta giù e prende per mano il golem, che resiste.
― Andiamo, su. Lo ha fatto Elsa. Non è pericoloso. ― dice il pupazzo di neve.
Il golem emette un brontolio triste e si mette in cammino. Poco dopo stanno attraversando il ponte al piccolo trotto.
― Di questo passo arriveremo ad Arendelle domani ― dice Kristoff guardando il cielo.
Anna si sporge per guardare di sotto, dove il fiume ha rotto gli argini e l'acqua ha invaso la valle sottostante. ― Piove sempre di più.
Un tuono esplode sopra di loro facendoli trasalire. Il vento prende a spirare così forte che il ponte inizia a oscillare e ondeggiare.
― È normale che faccia così? ― domanda Anna.
― No ― dice Kristoff guardandosi attorno preoccupato.
Giunti a metà del ponte il vento è così forte che il golem deve reggersi al corrimano per non essere trascinato via.
― Datti una mossa pupazzone ― dice Kristoff battendo la mano sulla spalla del golem.
― Non gli piace essere chiamato ― dice Olaf prima che un tuono copra la sua voce. ― Pupazzone.
Dietro di loro, nel punto in cui un lampo ha colpito il ponte, una crepa inizia ad allargarsi e ramificarsi.
Anna guarda la crepa allargarsi sotto i loro piedi. ― Più svelto Erik, più svelto ― grida.
Il golem si volta a vede il ponte piegarsi e spezzarsi sotto la sferza violenta del vento, quindi inizia a correre verso il lato opposto.
Alle sue spalle il ponte si piega prima di spezzarsi. Grandi lastre di ghiaccio precipitano di sotto schiantandosi nell'acqua per essere trascinati via dai mulinelli formati dalla rapide.
Anna si volta e spalanca gli occhi davanti al ghiaccio che si sbriciola sotto i loro piedi. L'altro capo del ponte dista ancora un quarto della lunghezza. ― Non ce la faremo mai ― grida la ragazza aggrappandosi alla schiena del golem.
Il gigante di ghiaccio afferra Kristoff, Anna e Olaf e accelera un attimo prima che il precipizio si apra sotto i suoi piedi, quindi spicca un salto nel momento in cui il ghiaccio si sgretola.
Per un attimo resta sospeso nel vuoto, poi inizia a precipitare verso il fiume.
Anna, Kristoff e Olaf gridano.
Il golem li lancia verso il lato opposto del ponte. I tre volano attraverso il precipizio. Kristoff raggiunge per primo uno sperone di roccia che sporge oltre il baratro e vi si aggrappa con una mano, mentre con l'altra regge Anna, che a sua volta ha afferrato Olaf.
Il golem precipita verso il fiume sottostante. ― Fai il bravo ― esclama con voce cavernosa prima di essere ingoiato dalle acque turbinanti.
― Devo andare da lui ― piagnucola Olaf, il braccio teso verso l'acqua come in un disperato tentativo di afferrare il golem. ― Ha bisogno di me.
― Vedrai che se la caverà ― dice Anna trattenendolo.
La mano di Kristoff perde la presa per un attimo, ma riesce ad aggrapparsi a un altro spuntone di roccia.
― Oh, no. No, no, no ― esclama Kristoff quando anche questo pezzo di roccia comincia a sgretolarsi.
Un attimo prima di perdere la presa, il muso di un animale appare da sopra lo sperone e scatta fulmineo verso il basso. I denti di Sven si chiudono attorno al braccio di Kristoff, afferrando il tessuto della casacca, nel momento in cui i tre restano sospesi nel vuoto.
― Sven ― grida Kristoff felice.
La renna punta le zampe e solleva i tre amici oltre il baratro.
Kristoff, Anna e Olaf abbracciano la renna, che li ricambia facendo le fusa e leccando la testa del pupazzo di neve.
― Come hai fatto a trovarci? ― chiede Kristoff.
La renna emette un guaito sommesso e compie due giri su se stesso, il muso schiacciato sul terreno per annusarlo.
Un tuono esplode nelle loro vicinanze.
― Andiamo ad Arendelle ― grida Anna indicando il sentiero.
Il vento è così forte da piegare gli alberi fin quasi a strapparli dalle radici. Una folata di vento strappa un ramo e lo la fa precipitare poco lontano.
― Dobbiamo aspettare che la tempesta si calmi prima di proseguire ― dice Kristoff prendendola per il braccio. ― Troviamo un posto per ripararci.
― Dove?
Kristoff si guarda attorno. ― C'è una grotta, qui vicino. Però non so se è una buona idea.
― Perché?
Kristoff emette un sospiro affranto. ― Lo vedrai tu stessa.
***
Hans fa cenno a Elsa di fermarsi.
― Cosa c'è adesso? ― chiede la regina.
Hans indica il cielo. ― È quasi buio e il tempo sta peggiorando. Fermiamoci e aspettiamo che si calmi.
― Arendelle è vicina ― dice Elsa guardando il sentiero.
Un fulmine si abbatte poco distante. Il cavallo di Elsa si impenna, lei perde la presa sulle redini e viene sbalzata dalla sella cadendo sulla schiena.
Quando riapre gli occhi, Elsa è distesa sotto una roccia, la mantellina di Hans che la copre.
Lui è lì accanto, seduto a gambe incrociate, la schiena appoggiata alla stessa roccia.
Elsa emette un debole lamento e si tocca la testa.
― Sempre convinta di non voler usare la forza con Nadir?
― Se posso farne a meno...
― Sta distruggendo il tuo regno.
― Una volta anche io ho rischiato di farlo.
― Tu non volevi...
― Forse nemmeno lui lo vuole.
Hans mette le braccia dietro la testa e chiude gli occhi. ― Ho passato abbastanza tempo con quel tizio. Sa quello che vuole. E lo sta facendo. Ricorda le mie parole quando lo affronterai.
Elsa fissa in silenzio la pioggia che cade a scrosci.
***
Kristoff, Anna e Olaf cavalcano Sven sotto la pioggia. La renna annaspa lungo il sentiero trasformato in un pantano dalla pioggia battente.
Kristoff indica un punto alla loro destra. ― Lì, Sven. Ho visto qualcosa.
Kristoff smonta dalla renna con un balzo e si mette a cercare tra l'erba folta. Dopo qualche secondo lancia un grido di gioia. ― Sì. Lo sapevo che c'era. Granpapà non si sbaglia mai.
Anna si avvicina e Kristoff le indica una roccia che spunta dalla vegetazione. Sulla superficie qualcuno ha tracciato una spirale. ― Che cos'è?
― Un segnale troll.
― È una specie di indicazione?
Kristoff si pulisce i pantaloni. ― Significa più che altro: state lontani.
― Oh ― dice Anna sorpresa.
― L'entrata dovrebbe essere qui attorno ― dice Kristoff voltandosi. Gli occhi corrono lungo la parete di roccia che li sovrasta. ― Lì ― dice indicando una macchia di vegetazione coperta da una spolverata di neve e ghiaccio. ― Aiutami, Anna.
I due sgombrano la vegetazione e scoprono l'entrata di una grotta.
― Andiamo ― dice Kristoff invitandoli a seguirlo.
***
Il gruppo si ferma davanti a una porta di legno ricavata da tronchi d'albero legati tra loro in modo grossolano.
― È questa ― dice Kristoff osservando la porta.
Anna si guarda attorno. ― Chi abita in un posto simile?
― Uno che non vuole essere disturbato ― risponde Kristoff.
― Bussiamo? ― domanda Olaf.
Sven emette un guaito sommesso.
Kristoff bussa con cautela.
Passano i secondi senza che niente accada.
― Nessuna risposta ― dice Kristoff deluso.
― La storia della mia vita ― dice Anna con una smorfia.
Kristoff bussa di nuovo, stavolta con più decisione.
Dall'altra parte si sente un rumore sommesso. ― Chi siete? Che volete? ― domanda una voce dal tono burbero.
Kristoff si schiarisce la voce. ― Siamo amici.
― Io non ho amici.
― Sono Kristoff.
Dall'altra parte arriva un grugnito. ― Sei il figlioccio di Bulda?
― Sì ― esclama Kristoff trionfante. ― Proprio io.
― Vai via ― risponde la voce. ― Non voglio vedere nessuno.
― Ehi ― esclama Anna. ― Non puoi trattarci così. Gli ospiti sono sacri.
― Voi siete solo degli scocciatori ― risponde la voce.
Kristoff mette l'indice sulle labbra. ― Per favore, lascia che gli parli io ― dice a bassa voce. ― È un tipo piuttosto permaloso.
Anna incrocia le braccia sul petto. ― Come vuoi ― dice con tono superiore.
― Senti ― dice Kristoff con tono conciliante. ― Fuori sta diluviando e siamo appena tornati dal Cuore dell'Inverno. Ci serve un riparo.
― Da dove hai detto che venite? ― domanda la voce con tono interessato.
― Dal... Cuore dell'Inverno ― risponde Kristoff incerto.
La porta si apre di scatto. Dietro di essa appare la figura rotonda di un troll. Grandi orecchie, naso a patata e occhi attenti. ― Cosa ci siete andati a fare in un posto simile?
― È una lunga storia ― dice Kristoff sollevato. ― Te la racconto se ci fai entrare.

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Capitolo 13
*** TREDICI ***


Il troll li porta all'interno della caverna. Sven sceglie un angolo e si accuccia, le zampe ripiegate sotto il corpo. Anna e Kristoff devono piegare la testa in avanti per non urtare il soffitto. Olaf trotterella al loro fianco. Lungo le pareti ci sono mensole straripanti di sculture in legno che raffigurano renne, orsi, lupi e altri animali, arazzi intessuti con muschio e foglie di alberi e un paio di pietre decorate con simboli runici. Al soffitto sono appese pietre che irradiano una tenue luce che va dal rosso al blu, passando per il viola e il verde.
― Che posto carino ― dice Anna guardandosi attorno stupita. ― Ho sempre sognato un rifugio così.
Olaf si avvicina a una grossa pietra rotonda piazzata in un angolo. ― Ciao ― dice rivolgendosi al masso. ― Voi dovete essere gli abitanti di questa caverna. Io sono Olaf e...
― Quella è una pietra ― dice Kristoff passandogli accanto.
Olaf abbassa il braccio e procede oltre.
― Dimmi perché siete andati al Cuore dell'Inverno e cosa avete visto ― dice il troll con tono urgente.
Kristoff guarda Anna.
La ragazza sospira. ― Elsa voleva perdere i poteri, così siamo andati da Granpapà e lui ci ha mandati al Cuore dell'Inverno.
― Quella testa di muschio ― dice il troll battendo il piede sul pavimento. ― Deve essere proprio impazzito per mandarvi lì da soli.
― Granpapà ci disse che ai troll era proibito andarci― dice Anna stringendosi nella spalle.
― Lo è per una buona ragione ― brontola il troll. ― Spero che abbiate lasciato tutto dov'era. Ditemi che non avete portato via niente.
Kristoff e Anna si scambiano un'occhiata, poi il ragazzo infila una mano nella tasca e tira fuori la gemma raccolta sul fondo dell'abisso. ― In verità abbiamo portato con noi questa ― dice porgendola al troll.
L'essere sgrana gli occhi e allontana la mano con un gesto stizzito. ― Pazzi ― grida. ― Vi rendete conto di ciò che avete fatto? No, non potete ― aggiunge scuotendo la testa sconsolato. ― Dovete riportarla subito indietro, prima che sia troppo tardi.
― No, no, no, no, no ― dice Anna scuotendo la testa. ― Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto? Non se ne parla nemmeno. Lì dentro ci sono i poteri di mia sorella.
― Tu sai qualcosa di questa pietra? ― gli chiede Kristoff.
Il troll gliela porge. ― Più di quanto vorrei. Questo è un cuore di ghiaccio ed è protetto da un potente incantesimo.
Il viso di Anna si illumina. ― Un cuore di ghiaccio?
Il troll annuisce. ― C'è un'antica leggenda legata al Cuore dell'Inverno. Una strega dei ghiacci amava un uomo, ma non poteva toccarlo a causa dei suoi poteri. Così decise di sigillarli in un cuore di ghiaccio. Gettò la gemma in un pozzo profondissimo e tornò da lui.
― Che storia romantica ― dice Anna con sguardo sognante.
― C'è dell'altro ― riprende il troll. ― Quando tornò a casa, la strega scoprì che nel frattempo l'uomo che amava era partito alla sua ricerca, credendo che lei se ne fosse andata per sempre. La strega lo attese per molto tempo, ma invano. L'uomo non tornò mai più da lei. Vinta dal dolore per la perdita dei poteri e dell'unico che avesse mai amato, tornò al Cuore dell'Inverno e lì vi rimase piangendo lacrime di ghiaccio fino alla fine dei suoi giorni.
Anna e Olaf si asciugano le lacrime e tirano su col naso.
― Parlavi di un incantesimo ― dice Kristoff dopo un lungo silenzio.
Il troll chiude gli occhi per qualche secondo, poi li riapre. ― I poteri di tua sorella sono ancora lì, ma solo un atto di vero amore può spezzare il ghiaccio che li contiene.
Il viso di Anna si illumina. ― Un atto di vero amore, certo. Come ho fatto a non pensarci prima? Questo risolve tutto.
Il troll la guarda di traverso. ― Forse non hai capito...
Anna prende la pietra e la poggia per terra. ― Io amo mia sorella, quindi riuscirò a spezzare questo cuore. Kristoff ― dice solenne allungando la mano. ― Passami il piccone.
Kristoff sfila dalla cintura lo strumento e glielo passa. ― Sei sicura di quello che fai?
― Certo. Sono un esperta in cuori di ghiaccio ― risponde lei concentrata. Anna solleva il piccone sopra la testa, chiude gli occhi e lo cala sulla pietra. Il colpo rimbomba nella caverna. ― Ce l'ho fatta, vero? L'ho ridotta in mille pezzi? ― chiede con gli occhi serrati. Quando li riapre, vede che il cuore di ghiaccio è ancora intatto. ― Aspetta, che?
Kristoff scrolla le spalle. ― Forse non l'hai colpita abbastanza forte.
Anna solleva di nuovo il piccone e colpisce la pietra con la punta, ma non accade niente. Al secondo tentativo, perde l'equilibrio e sfiora i piedi di Kristoff.
― Stai attenta.
Anna ridacchia. ― Ops. Forse è il piccone ― dice gettandolo via. Si guarda attorno, sceglie un masso e lo solleva con entrambe le mani.
Il troll si nasconde il viso con la mano e scuote la testa.
― Vacci piano ― dice Kristoff.
― Scusa, ma devo spezzare questo cuore di ghiaccio ― dice Anna scaraventando il masso nel punto in cui si trova la pietra.
La roccia si crepa e si frantuma, sbriciolandosi in mille pezzi. Il cuore di ghiaccio è ancora lì sotto. Intero.
Anna lo guarda delusa. ― Non può essere. ― Prende la pietra e la scaraventa contro la parete. La gemma rimbalza e colpisce alla testa il troll, che si alza infuriato.
― La vuoi smettere, dannata ragazzina? ― urla prendendo la gemma.
Anna, col fiatone, guarda Kristoff. ― Ero sicura che avrebbe funzionato. Dov'è che sbaglio?
Il ragazzo allarga le braccia.
― Un atto d'amore ― dice il troll. ― È un gesto disinteressato che deve essere compiuto in un momento preciso. Non basta che tu dica di amare tua sorella.
― Cosa devo fare allora? ― chiede Anna disperata.
― Quando sarà il momento, lo saprai ― risponde il troll ridando la gemma a Kristoff. ― Potete restare qui finché il temporale non si calma, non un minuto di più ― aggiunge rotolando via nella parte più interna e oscura della caverna.
***
― Ero sicura che avrebbe funzionato ― dice Anna con aria depressa.
― Senti ― dice Kristoff preparando un giaciglio con delle foglie secche raccattate lì attorno. ― Seguiamo il piano originale. Portiamo il cuore di ghiaccio a Elsa. Lei saprà come fare per riprendersi i suoi poteri.
Anna annuisce. ― Non ci ha neanche detto il suo nome ― dice rannicchiandosi sulle foglie.
― Si chiama Brick ― dice Kristoff.
― Perché si comporta così? Gli altri troll sono piuttosto socievoli.
― Dì pure che sono invadenti ― dice Kristoff con un mezzo sorriso. ― Lui e Granpapà hanno litigato e non si parlano più. È da allora che Brick vive isolato in questa grotta.
― Lo ha cacciato?
― Da quel che so, è sempre stato un tipo piuttosto solitario. Ed eccentrico.
― E tu come facevi a conoscerlo?
― Non l'avevo mai visto prima di oggi. Mi hanno sempre detto di non disturbarlo. E così ho fatto.
― Ma come si può vivere isolati per così tanto tempo?
― Tu ed Elsa...
― Non è la stessa cosa. Noi siamo sorelle.
― Anche Brick e Granpapà lo sono. E hanno anche una testa dura come la pietra ― Dice colpendosi la tempia con la punta dell'indice. ― Impossibile farli ragionare. Ora riposiamoci qualche ora prima di ripartire.
***
Anna si sveglia di soprassalto. In piedi davanti a lei Brick sta battendo un piede sul pavimento. ― È già ora di andare? ― chiede con voce impastata dal sonno.
Kristoff, in piedi, le fa cenno di sì con la testa. ― Piove molto di meno rispetto a qualche ora fa. E sta albeggiando. Almeno credo.
Brick posa per terra due tazze piene di un liquido verde e denso. ― Per voi ― dice voltandosi.
Anna sorride e afferra una delle tazze. ― Grazie.
― Anche se siete degli scocciatori ― dice Brick sedendosi poco lontano con una tazza in mano. ― Non ho dimenticato le regole dell'ospitalità.
Anna osserva la tazza, l'annusa e fa una smorfia di disgusto. ― Che cos'è?
Kristoff sorseggia un po' di liquido. ― Infuso di licheni e muschio.
― Bleah.
― È buono. Dopo che ci hai fatto l'abitudine. ― Poi, a voce più bassa, aggiunge: ― Sarebbe scortese non berne almeno un sorso.
Anna manda giù qualche sorso a occhi chiusi. ― Sa di erba tritata.
― I troll ci mettono dentro anche gusci di lumaca e zampe di rana.
La ragazza si porta una mano alla bocca, le guance che si gonfiano.
Kristoff ridacchia e manda giù un altro sorso della brodaglia verde.
Brick rotola verso di loro. ― Dovete andare. Adesso ― dice perentorio.
Anna si alza e gli tende la mano. ― Grazie di tutto, Brick.
Il troll risponde con un brontolio.
Kristoff scrolla le spalle e si da un colpetto alla testa.
Mentre gli altri si avviano all'uscita, Anna si ferma e torna indietro.
Kristoff tenta di fermarla. ― Anna.
― Io non so perché tu e Granpapà abbiate litigato ― dice la ragazza a Brick. ― Ma so che evitandovi non risolverete i vostri problemi.
Brick le rivolge le spalle. ― Sei anche un'esperta di troll oltre che di cuori di ghiaccio? ― dice con tono sarcastico.
― No ― risponde Anna con voce ferma. ― Ma sono un'esperta di porte chiuse ― dice indicando l'uscita della grotta. ― E so che non hanno mai risolto niente. Elsa e io siamo state separate per tanti anni, senza sapere che avevamo bisogno l'una dell'altra. E sai qual è stato il momento più bello? Quando ci siamo ritrovate.
Brick le rivolge un'occhiata torva. ― Vattene via ragazzina. Ora.
Kristoff prende Anna per un braccio e la trascina fuori. ― Cosa volevi fare?
― Dare una mano.
― Cerchiamo di risolvere un problema per volta ― dice Kristoff indicando il cielo carico di nuvole.
― Giusto ― risponde Anna con tono convinto. ― Che facciamo ora?
Kristoff indica Sven. ― Corriamo da Elsa.
***
Hans ed Elsa entrano al galoppo in una città deserta. Sopra di loro il cielo è grigio, lampi si accendono in lontananza seguiti da un sommesso brontolio. L'aria è scossa da un leggero vento che spira dal mare. Onde alte due metri si infrangono sui moli spazzandoli per tutta la loro lunghezza.
Elsa osserva angosciata Arendelle. ― Non immaginavo che la situazione fosse così brutta.
― A quanto pare il nostro amico si è dato parecchio da fare ― dice Hans indicando il castello.
Proprio sopra di esso le nuvole formano un anello più denso e scuro rispetto alle altre.
I due proseguono al galoppo fino al ponte che collega il castello alla terraferma. Hans la precede oltre i cancelli divelti dalla furia del vento e si ferma solo quando raggiunge il cortile interno.
Ad attenderli vi è Nadir, gli occhi rivolti al cielo.
Quando Elsa fa il suo ingresso a cavallo, i suoi occhi non riescono a staccarsi dall'anello di nubi che vortica sulle loro teste.
Nadir abbassa la testa. Sul suo viso appare un sorriso forzato.
― Come vedi ― dice Hans indicando Elsa. ― Ho mantenuto la mia parola. Ti presento la regina di Arendelle.
Nadir non si muove. Sopra di loro due lampi attraversano le nubi. ― Elsa ― esclama con voce tremante. ― Sei arrivata appena in tempo. Ho fatto un lungo viaggio per incontrarti.
Elsa smonta da cavallo e si avvicina di qualche passo. ― Sei stato tu a fare questo, Nadir? Se sì, ti prego di farlo smettere.
Nadir solleva gli occhi al cielo. Nello stesso momento il vento si alza e diventa impetuoso. ― Elsa, tu sei l'unica che può farlo.

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Capitolo 14
*** QUATTORDICI ***


Kristoff lancia Sven al galoppo lungo il sentiero. Aggrappato alla sua schiena, le trecce che svolazzano nel vento, Anna tiene la faccia incollata alla spalla. Infine Olaf è aggrappato al fianco di Anna, il corpo che salta e ricade a ogni sobbalzo della renna.
― Vai bello, vai ― lo incita Kristoff.
― Più veloce Sven! ― grida Anna.
― Se Lafayette ti vedesse ti prenderebbe a frustate ― urla Kristoff di rimando.
Sven si arresta di botto. Kristoff resta in sella solo perché ha le mani salde sulle corna della renna.
― Che ti prende ora?
Sven lancia un guaito in direzione di Arendelle, che da quel punto è visibile attraverso le chiome degli alberi agitate dal vento.
Le nubi si sono addensate fino a formare un anello che ruota sulla città.
― Brutto segno ― mormora Kristoff.
― Elsa è in pericolo, dobbiamo sbrigarci.
― Hai ragione ― dice Kristoff puntando agli alberi. In quel punto il bosco è fitto e non c'è traccia di un sentiero. ― Prenderemo la scorciatoia.
― Non ci passiamo lì in mezzo.
― Sven e io lo facciamo sempre. Vero? ― Kristoff accarezza il collo della renna, che lancia un guaito. ― "Certo amico" ― aggiunge parlando al posto della renna. ― Però, se non te la senti di venire... ― dice ad Anna con tono serio.
Anna gli da un buffetto sulla spalla. ― Non dirai sul serio, spero. Mia sorella ha bisogno di me. Ora.
Kristoff sorride. ― È per questo che ti amo ― dice prima di lanciare Sven al galoppo.
Anna arrossisce. ― Mi ami? Voglio dire... non me l'avevi mai detto. Cioè, sapevo che era così, ma...
La sua voce viene soffocata nel momento in cui entrano nel bosco.
***
Un'onda più alta delle altre si forma all'imboccatura del fiordo, attraversa la baia e si infrange contro le mura del castello, scavalcandole.
L'acqua si riversa nel cortile. Elsa guarda con apprensione il cielo, dove il vortice di nubi si sta allargando fino a inglobare tutta la città.
Il vento soffia così forte che il suo ululato li costringe a gridare, ma lì, nel'occhio del ciclone, l'aria è piatta e immobile.
― È stato un viaggio così lungo ― dice Nadir. ― Per tutta la vita ho desiderato trovare qualcuno come te, che potesse darmi delle risposte.
― Io...
― Tu mi devi aiutare, Elsa. Fermami.
― Avanti Elsa ― grida Hans. ― Fa' come ti dice, prima che distrugga tutto.
Elsa si guarda le mani e scuote la testa. ― Non posso ― esclama disperata.
***
Un fulmine cade a poca distanza da Sven. Un albero si spezza in due e precipita di traverso sulla strada. La renna salta oltre l'ostacolo, solo per trovarsi di fronte un muro di fuoco che gli sbarra la strada.
Invece di rallentare la renna accelera e si getta verso le fiamme e le supera con un salto.
Kristoff si guarda alle spalle. ― Quanto hai imparato a farlo? ― chiede alla renna.
Sven emette un guaito sommesso.
Il bosco termina all'improvviso in un sentiero pavimentato con lastre di pietra. Gli zoccoli della renna risuonano sul selciato mentre sopra di loro si scatena la tempesta di fulmini.
― Il tempo sta peggiorando ― grida Anna.
― Davvero? Non l'avevo notato ― risponde Kristoff.
― Non c'è bisogno di essere sarcastici ― risponde lei seccata. ― A proposito di prima...
― Cosa?
― Anche io dovrei dirti che...
― Me lo dirai dopo ― grida Kristoff indicando qualcosa davanti a loro.
Dal punto in cui si trovano si vedono Arendelle, il porto e il fiordo. Onde alte cinque metri si infrangono sul molo.
Sopra la città si è formata una tromba d'aria con al centro il cortile del castello. Tutto ciò che il gigantesco mulinello investe viene sradicato via e trascinato dalla forza del vento.
Una chiesa con il campanile viene sollevata in aria insieme a decine di abitazioni, negozi, carri e imbarcazioni.
Una nave all'ancora si rovescia sul ponte che collega il castello con la terraferma e lo spezza in due facendo crollare i resti in acqua, quindi la nave viene catturata dalla tromba d'aria e trascinata via insieme al resto.
― Elsa ― esclama Anna.
Kristoff accarezza il collo di Sven. ― Andiamo bello.
La renna si lancia al galoppo verso la città.
***
Hans si sposta di lato rispetto a Nadir ed estrae la spada.
― Io non so come fare ― dice Elsa guardando preoccupata le nuvole.
― Elsa, ti prego ― la implora Nadir.
Hans si porta alle spalle di Nadir e solleva la spada, pronto a colpire. ― Avanti, Elsa. È questo il momento ― grida. ― Usa i tuoi poteri per immobilizzarlo e io farò il resto.
Una folata di vento improvvisa investe Hans e lo scaraventa a metri di distanza. L'uomo rotola su se stesso e batte la testa. La spada scivola via lontana.
Nadir sospira rassegnato. ― Mi difende. Si nutre di me. E io non voglio che succeda.
― È il tuo potere ― dice Elsa con voce calma. ― Sei tu che hai il controllo.
― Non l'ho mai controllato ― esclama Nadir. ― Ho cercato a lungo qualcuno come te. Che mi insegnasse, che mi mostrasse la strada. Devi dirmi come ci riesci. O sarà la fine.
Sopra le loro teste la tempesta si allarga, estendendosi verso l'entroterra e il mare.
***
Sven entra in città al galoppo. Aggrappati alla sua schiena, Kristoff, Anna e Olaf guardano il cielo. Nel turbine che si è formato sopra Arendelle volteggiano i resti di abitazioni divelte dalle fondamenta, negozi, ogni sorta di suppellettile, carri da trasporto, barche e altro ancora.
La strada principale che porta al ponte è sgombra di detriti. Kristoff, gli occhi socchiusi per il vento che gli schiaffeggia il viso, esclama: ― Non ti fermare Sven.
La renna emette un guaito deciso e si lancia al galoppo tra gli edifici. Sopra di loro la tromba d'aria si abbassa.
― Albero! Albero! ― grida Anna.
Un albero precipita a qualche metro di distanza, ma Sven scarta di lato e lo evita prima di essere colpito.
Un edificio si abbatte sopra il tetto di un palazzo, mandandolo in frantumi. Una pioggia di tegole e assi di legno invade la strada un attimo dopo che Sven ci è passato di corsa.
― Piovono case ― esclama Olaf. ― È normale che ad Arendelle piovano case? ― si chiede con espressione accigliata. ― Non ne avevo mai sentito parlare prima d'ora. E voi?
― Sta zitto ― gridano Kristoff e Anna all'unisono dopo essersi voltati.
Quando Anna si gira, sgrana gli occhi.
― Casa! Casa! ― grida Anna.
― Casa? ― esclama sorpreso Kristoff prima di voltarsi e impallidire.
Trascinato dal vento, un edificio di due piani sta rotolando verso di loro seminando in giro travi grandi come alberi e ogni genere di scheggia.
Kristoff afferra le corna di Sven e le piega a sinistra. La renna esegue una deviazione, finendo in una via laterale.
Mentre si lanciano a tutta velocità lungo i vicoli, muri e finestre esplodono sotto la pressione del vento, lanciando contro di loro migliaia di schegge.
Un edificio sormontato da un campanile crolla davanti a loro nel frastuono di campane che suonano all'impazzata.
Sven guaisce e si lancia verso la torre che sta crollando. Un attimo prima che atterri sopra di loro, si schianta sulla facciata di un edificio vicino, creando un arco che resiste giusto il tempo di farli passare sotto di esso prima di sgretolarsi.
Anna si toglie dalla faccia un vestito che nella confusione deve essere volato via da uno degli edifici. ― Che magnifico ricamo ― esclama deliziata prima che il vento glielo strappi di mano.
Sven si riporta sulla strada principale, che ora appare di nuovo sgombra di ostacoli. Gli occhi di Anna e Kristoff sono puntati verso il castello e non si accorgono dell'ombra che si allunga sopra di loro.
Un attimo dopo, preceduta dallo schianto di enormi travi di legno, appare la sagoma di un vascello a tre alberi che, capovolto, si abbatte sul punto in cui si trovano.
Kristoff e Anna gridano e abbassano la testa mentre Sven, incurante del pericolo, entra in una falla aperta lungo il fianco della nave.
La renna attraversa il ponte rovesciato della nave saltando da un'asse all'altra mentre attorno a loro piovono schegge e travi di legno.
La nave si disintegra sotto il suo stesso peso un attimo dopo che Sven è saltato fuori da uno dei boccaporti.
Anna si volta con gli occhi sgranati ed esclama: ― Ci è piovuta addosso una nave. Non ci posso credere.
― A me capita sempre ― dice Kristoff imbronciato.
― Per me è un'esperienza nuova.
Sven si ferma di botto puntando le zampe in avanti e rischiando di disarcionare i suoi passeggeri.
Kristoff smonta con un balzo e indica il ponte distrutto. ― Fine della corsa ― dice correndo verso il baratro.
La forza del vento aumenta mano a mano che si avvicina, ritrovandosi ad arrancare per fare pochi centimetri.
Dietro di lui, Anna fatica ancora di più ed è costretta a fermarsi.
― Non riusciremo mai a passare ― grida per farsi sentire. ― Sven. Portali al sicuro.
― Devo andare da Elsa ― grida Anna. ― Lei mi sta aspettando.
Il vento aumenta ancora e li trascina via. Kristoff si aggrappa a una colonna di pietra che sostiene uno dei pali per l'illuminazione. Con l'altra mano tiene Anna, che si stringe a lui.
Sven e Olaf vengono trascinati via dalla furia del vento. La renna afferra il pupazzo e si allontana di corsa.
Kristoff prende la corda e la lega attorno al palo, quindi passa uno due capi attorno alla vita di Anna, assicurandola.
― Kristoff ― grida Anna. Il vento è così forte che la sua voce è appena udibile.
Una folata improvvisa li solleva da terra. Anna non viene trascinata via solo perché è attaccata alla corda.
Kristoff si mantiene con entrambe le mani strette attorno al palo, il vento che gli scompiglia i capelli. ― Cerca di resistere.
***
― Nadir, ti prego ― dice Elsa con tono supplicante. ― Devi fermare tutto questo.
― Non si ferma mai ― grida lui. ― Ho provato a scappare, ma lui mi segue ovunque. E cresce ogni giorno di più.
Elsa si avvicina di qualche passo, gli tende le mani. ― Sono sicura che dentro di te hai la forza per controllarlo.
― Non ti avvicinare ― grida Nadir allontanandosi. Un fulmine si abbatte su una torre, mandandola in frantumi. ― È per il tuo bene.
Elsa si ritrae.
― Dimmi come hai fatto ― la implora Nadir.
Elsa si morde il labbro inferiore. ― Con l'amore ― risponde.
Nadir la guarda, incredulo. ― L'amore?
― L'amore ― ripete lei. ― È quello l'unico modo che ho trovato.
Nadir si guarda le mani. ― Ma... come posso, io? Come?
― Pensa alle persone che ami. A quelle che ti hanno amato.
Nadir scuote la testa. ― Io non posso amare nessuno, Elsa. Né posso essere amato.
― Ti sbagli. Tutti possiamo amare ed essere amati.
― Non io...
― Se tu volessi...
― No ― grida Nadir. Un fulmine squarcia il cielo. Il mare si gonfia e si solleva formando un'onda alta dieci metri. Per un attimo rimane sospesa davanti al castello, poi si ritrae. ― Non posso. Non dopo quello che ho fatto. Non dopo le sofferenze che ho causato.
― Qualunque cosa tu abbia fatto...
― Io ― grida Nadir toccandosi il petto. ― Ho scatenato la tempesta che ha ucciso i tuoi genitori.
Elsa lo fissa stupita, la bocca che si muove ma che non emette alcun suono.
Nadir estrae un pezzo di stoffa. ― È tutto ciò che il mare ha restituito, insieme a una barca che mi ha permesso di mettermi in viaggio e di trovarti. È un segno del destino, Elsa, che sia proprio tu a... ― Il vento glielo strappa di mano e lo trasporta fino a Elsa, i cui occhi notano il giglio dorato ricamato sui colori verde e viola.
― Non volevo farlo ― dice Nadir con voce più calma. ― Ma è successo.
Elsa cade in ginocchio, le mani che la sorreggono a stento, il capo chino. Le lacrime le rigano le guance.
― Per quello che ho fatto, merito di essere distrutto ― dice Nadir con voce roca. ― E devi essere tu a farlo.
Elsa rialza la testa. ― Non ne ho la forza.
Nadir chiude gli occhi e china la testa. ― Allora tutto è perduto.
Dietro di lui, il mare si ritira.
***
Il vento strappa le pietre che formano il selciato trasformandole in proiettili.
Il palo a cui sono aggrappati Anna e Kristoff inizia a piegarsi e scricchiolare.
― Kristoff ― grida Anna con orrore quando vede il metallo piegarsi. ― È questo il momento. Dammi il cuore di ghiaccio.
Kristoff prende la gemma ancora avvolta nel fazzoletto, ma il vento gliela strappa di mano facendola rotolare via lungo il ponte.
― No ― grida Anna cercando di afferrarla.
― Anna ― esclama lui con voce calma. ― Ricordi la tua visione, nel Cuore dell'Inverno? Anche io ho visto qualcosa.
― Cosa?
― Ho visto te, Anna. ― Kristoff stacca una mano dal palo. ― Eri felice. E per me è l'unica cosa che conta davvero.
Anna spalanca gli occhi.
Kristoff stacca l'altra mano e perde la presa. Il vento lo afferra e lo trascina via. Anna cerca di afferrarlo, le dita si chiudono sulla casacca ma non riesce a trattenerlo.
Kristoff prende il piccone legato in vita. Mentre il vento lo trascina via facendolo rotolare sul selciato, usa l'altra mano per afferrare il Cuore di Ghiaccio.
Anna cerca di liberarsi dalla corda che la tiene legata. Il suo grido viene soffocato da un rombo assordante.
Il mare davanti al fiordo si sta sollevando nel cielo rivaleggiando in altezza con le montagne che circondano Arendelle.
Kristoff guarda in alto. Il vento si calma per un istante. Lui solleva la mano che regge il piccone e con la punta colpisce la gemma.
In quel momento il vento aumenta d'intensità, solleva Kristoff e lo scaraventa contro il pavimento del ponte, per poi trascinarlo via come una bambola di pezza. Un bagliore accecante si sprigiona dalla gemma. Il Cuore di Ghiaccio finisce in mille pezzi mentre l'energia che racchiudeva si divide in sottili filamenti di luce che si protendono attraverso il ponte distrutto, superano il cancello divelto dal vento e il cortile del castello di Arendelle, per raggiungere Elsa, in ginocchio di fronte al muro d'acqua che si solleva sempre di più.
L'energia circonda Elsa, la trapassa, si immerge in lei sostenendola.
Elsa si rialza, gli occhi rivolti all'onda che si solleva sempre di più e i pugni chiusi in attesa dell'impatto. Il muro che circonda il castello crolla sotto la pressione dell'acqua, sgretolandosi in mille pezzi.
Il muro d'acqua ha ormai superato in altezza la cima delle montagne che circondano il fiordo e ha iniziato una lenta discesa, come una mano gigantesca che sta per abbattersi su Arendelle.
Anna scioglie la corda che la tiene legata e aiutandosi con le mani riesce a raggiungere Kristoff, che nel frattempo è finito all'altra estremità del ponte.
Quando volta la testa, i suoi occhi incrociano l'enorme onda che sta per sommergerli. Il suo primo istinto è di buttarsi sopra Kristoff come a volerlo proteggere, gli occhi chiusi.
Elsa solleva le braccia e le punta verso la base dell'onda. L'energia sprigionata dai palmi delle mani raggiunge l'acqua e la trasforma in ghiaccio.
L'onda ruggisce come un animale ferito, l'acqua preme sulla barriera di ghiaccio piegandola e spezzandola in più punti.
Elsa, i capelli scompigliati dal vento e l'espressione concentrata, dirige la sua energia verso il corpo stesso dell'onda. Il pavimento del cortile si spezza, esplode in mille pezzi che la sfiorano. Lei stessa sembra piegarsi sotto quella pressione enorme, le braccia sollevate al cielo e gli occhi chiusi in attesa dell'impatto.
Quando li riapre, l'onda sovrasta tutta Arendelle, un arco gigantesco che copre il fiordo, ma ora è un immenso blocco di ghiaccio grande quanto una montagna che lancia bagliori cristallini.
Con un ultimo sforzo, Elsa allarga le braccia e la montagna si dissolve in milioni di cristalli di ghiaccio che ricadono in mare.
Infine si inginocchia, esausta.

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Capitolo 15
*** QUINDICI ***


Elsa si rialza e guarda Nadir, svenuto vicino a ciò che resta del muro. Il mare è ancora agitato e onde enormi si infrangono contro il castello.
Elsa supera il cancello e crea una passerella di ghiaccio per collegare le due metà del ponte.
Anna è in ginocchio accanto a Kristoff, che giace immobile sul selciato. Olaf e Sven si avvicinano, gli sguardi tristi e bassi.
Quando Elsa la raggiunge, la ragazza non trattiene le lacrime.
― Oh, Anna ― dice Elsa rattristata. ― Mi dispiace. È stata tutta colpa mia.
― No, è mia ― risponde lei scuotendo la testa. ― Combino solo guai. Potrai mai perdonarmi?
― Solo se tu perdonerai me.
Elsa l'abbraccia e la stringe al petto. Anna ricambia l'abbraccio stringendola forte, poi i suoi occhi notano un movimento.
Kristoff emette un gemito sommesso, con la mano si tocca la testa.
Anna lo abbraccia, mentre Sven gli lecca il viso.
Kristoff li allontana con delicatezza. ― Così mi togliete l'aria ― dice sbattendo le palpebre.
― Sei vivo ― esclama Anna piangendo.
Kristoff si raddrizza e si massaggia la nuca. ― Lo sai che ho la testa dura.
Olaf lo colpisce sulla fronte con la mano, producendo un "toc toc" sordo. ― È proprio dura ― esclama a metà tra il meravigliato e il divertito.
― Ahia. ― Kristoff lo spinge via, poi lo riacciuffa per il collo e lo stringe a sé con dolcezza.
Anna ride e lo abbraccia ― Ti amo.
― Davvero? Io non credevo... cioè, sapevo che... ma...
Elsa si china in avanti. ― Grazie Kristoff.
― Di niente Maestà ― risponde lui indicando il cielo carico di nubi. ― Ma la tempesta non è ancora finita.
Gli occhi di Elsa corrono al castello.
Anna, Sven e Olaf aiutano Kristoff a rimettersi in piedi e insieme seguono Elsa che, con passo deciso, raggiunge il cortile.
Nadir attende inginocchiato, la testa bassa.
Elsa si china per raccogliere la spada di Hans e si avvicina al ragazzo con passi lenti.
Nadir solleva la testa. ― Lo sapevo che ci saresti riuscita ― dice con un sorriso triste. ― Ora finisci quello che hai cominciato. Vendica i tuoi genitori.
La lama d'acciaio riflette il viso di Elsa. Lei si volta per guardare Anna, che le fa un cenno con la testa, quindi solleva la spada e dopo aver preso una breve rincorsa la scaraventa in mare, dove viene inghiottita dalle onde.
Nadir tenta di dire qualcosa, ma dalla sua bocca non esce alcun suono.
― Siamo quello che siamo, Nadir ― dice Elsa abbracciando la sorella. ― E per questo motivo, noi ti perdoniamo.
Gli occhi di Nadir si riempiono di lacrime, la testa chinata in avanti, il corpo sostenuto solo dalle braccia è scosso dai singhiozzi. Alle sue spalle le onde che si infrangono contro il castello perdono forza, il mare diventa piatto e calmo.
Sopra Arendelle, le nuvole nere diventano grigie e uno spiraglio si apre facendo filtrare un timido raggio di sole, poi, sempre più veloce, la luce prende il sopravvento dissolvendo le nubi per lasciare il posto a un cielo sereno.
Kristoff, ancora sorretto da Anna, guarda in alto e abbozza un leggero sorriso. ― Hai mai visto un cielo così bello?
Anna, l'espressione felice, scuote la testa.
Tutti e tre, compresi Olaf e Sven, si stringono in un abbraccio.
Poco distante, Hans tossisce per attirare la loro attenzione. ― Senza volerlo ho sentito che parlavate di perdono e mi chiedevo, visto che tutto si è risolto per il meglio anche grazie a me, se... insomma...
Anna, Elsa e Kristoff si scambiano un'occhiata perplessa.
***
Il primo ministro guida Hans verso la passerella tesa tra la nave e il molo. ― La regina Elsa vi ha accordato il suo perdono e scriverà ai vostri fratelli chiedendo di essere clemente con voi. A patto che dimostriate di essere sinceramente pentito ― dice con tono solenne.
Hans si stringe nelle spalle.
― E che non vi facciate più vedere da queste parti fino a quel giorno.
― Di questo potete esserne certo. Ne ho abbastanza di Arendelle. ― Hans sale sulla nave e lancia un'occhiata disgustata ai marinai. ― Non c'era una nave più adeguata a un principe? ― dice voltandosi.
Il primo ministro gli rivolge un mezzo inchino. ― Vi assicuro che a bordo riceverete un trattamento adeguato al vostro... rango ― dice prima di voltare le spalle e andarsene.
Hans lo guarda con espressione accigliata.
***
Una mezza dozzina di bambini ammirano con espressione estasiata Olaf che smonta e rimonta il suo corpo strappando loro grida di gioia e applausi.
Lì vicino, Sven guarda con interesse un cesto pieno di carote, quando un'ombra si staglia su di loro.
― Cucciolo ― dice il golem di ghiaccio allungando un enorme braccio per afferrare la renna.
I bambini corrono via spaventati, ma quando vedono Olaf andare incontro al gigante e accarezzarlo, tornano indietro.
Sven tenta di sottrarsi all'abbraccio, ma il golem lo stringe al petto, cullandolo. ― Bravo cucciolo ― dice con voce cavernosa, ma dolce.
Sven gli lecca la guancia esitante, poi con gusto.
Il golem ride, imitato da Olaf e dai bambini.
***
Nadir butta lo zaino sul ponte della nave e attraversa la passerella. Sul molo, allineati da destra a sinistra, ci sono Elsa, Anna e Kristoff.
Nadir si volta e si esibisce in un leggero inchino. ― Grazie di tutto, regina Elsa. ― Poi rivolto ad Anna. ― Principessa. ― E a Kristoff. ― Montanaro.
― Mi chiamo Kristoff ― risponde lui imbronciato.
― È uguale ― dice Nadir scrollando le spalle.
― Dove andrai? ― domanda Elsa.
― Cercherò un posto dove fermarmi. Ho viaggiato così a lungo che ho scordato cosa si prova ad avere una casa.
― Ti auguro di trovare ciò che cerchi ― dice Elsa sorridendogli.
― Che il vento vi sia propizio ― dice Nadir guardando l'orizzonte. ― Perché il mio lo sarà di sicuro.
Una leggera brezza si alza e gonfia le vele. La nave inizia a muoversi con Nadir al timone che la guida lontano dal molo.
Kristoff guarda Anna e scuote la testa. ― Che tipo.
― Tutto è bene ciò che finisce bene ― dice lei sospirando.
― Tranne che per la mia slitta ― dice Kristoff indicando un mucchio di assi di legno spezzate buttate in un angolo.
Anna sorride imbarazzata. ― Ne compreremo una nuova. Quando ricostruiranno il negozio di slitte, è ovvio.
Kristoff scuote la testa con decisione. ― No.
― No? ― gli fa eco Anna con espressione sorpresa.
― Basta slitte. E basta ghiaccio. Almeno per un po'. ― la guarda negli occhi e aggiunge: ― Voglio provare a diventare il principe perfetto che hai sempre sognato. E che meriti.
Anna gli getta le braccia al collo. ― Ma tu sei già il mio principe perfetto. ― Pausa. ― Quasi perfetto. ― Altra pausa. ― Diciamo con qualche piccolo difetto da correggere.
Kristoff la cinge per i fianchi. ― Nemmeno tu sei perfetta.
Anna sorride prima che le loro labbra si tocchino delicatamente e poi con più decisione.
Quando il loro abbraccio si scioglie, notano che Elsa li osserva con espressione compiaciuta.
Olaf sopraggiunge in quel momento. ― Venite. Dobbiamo rimettere le cose a posto ― dice prendendo per mano Elsa e Anna. ― C'è un sacco di lavoro da fare.
Anna guarda con un velo di tristezza la città davanti a loro. Si intravedono uomini che lavorano sulle impalcature, gli scheletri di numerosi edifici ancora privi di mura e tetti e operai che vanno avanti e indietro trasportando assi di legno e mattoni.
Elsa le cinge le spalle con un gesto affettuoso ― Tranquilla ― le dice con tono dolce. ― Tornerà più bella di prima.
Vista dall'alto, le navi che veleggiano lontane dal porto, Arendelle sembra risplendere, sotto un cielo che non è mai stato così azzurro.
 
*
*
*
 
Titoli di coda
 
Un marinaio getta una scopa e un secchio ai piedi di Hans, seduto sul parapetto della nave intento a scrutare l'orizzonte.
― E questo cosa significa? ― chiede lanciando un'occhiata agli oggetti come se non ne avesse mai visti di simili.
Il marinaio indica il ponte. ― Significa che questa non è una gita e nessuno ti ha pagato il biglietto ― dice con voce rude.
― Ma io sono un principe ― protesta Hans.
― Sarai cibo per i pesci se non farai risplendere queste vecchie assi.
Hans sospira e prende mazza e secchio. ― Da dove comincio? ― chiede con tono rassegnato.
***
Una dozzina di piccoli troll rotolano e saltano di gioia.
― Lo zio Brick è tornato ― gridano all'unisono.
Bulda e altri troll adulti rotolano al passaggio di Brick, che li guarda con espressione incerta.
I troll si dividono lasciando un passaggio libero per Granpapà, che rotola fino a ritrovarsi di fronte a Brick.
― Hai un bel coraggio a farti rivedere da queste parti ― dice Granpapà.
Brick gli mostra un sacchetto e lo agita con la mano. ― Sono passato solo per portarti del vero infuso di muschio e licheni. Così la smetterai di bere quella schifezza verde che prepari tu.
I due si fissano con ostilità, poi i visi si rilassano e sui volti appare un sorriso. I due troll rotolano l'uno verso l'altro dandosi una testata che li fa rimbalzare indietro.
Mentre la tensione si scioglie in una risata generale, Brick e Granpapà si abbracciano.
***
Kristoff siede al lungo tavolo da pranzo, gli occhi fissi sulle posate schierate ai lati del piatto pieno di zuppa fumante, l'espressione del viso concentrata.
Anna è in piedi di fronte a lui, Lafayette al fianco della ragazza, l'espressione severa e il frustino ben visibile nella mano.
Kristoff guarda Anna, che annuisce. ― Forchetta da pesce, da carne, insalata, coltello da insalata, da carne, da pesce, cucchiaio da minestra, forchetta per frutti di mare ― dice d'un fiato indicando le posate da sinistra a destra. Poi solleva gli occhi su Lafayette e si stringe nelle spalle, le mani protese sul tavolo.
Gli occhi di Anna scattano nervosi da Lafayette a Kristoff.
Dopo qualche secondo, Lafayette emette un sospiro. ― Bene. Esatto.
Anna e Kristoff si rilassano. In quel momento il frustino di Lafayette scatta in avanti colpendo entrambe le mani del ragazzo.
Kristoff si ritrae, lo sguardo sorpreso. ― Perché? Era tutto giusto.
Lafayette arriccia il naso. ― Giusto? Monsieur, lei ha dimenticato di chiudere un bottone della sua casacca. Un vero principe siede composto a tavola.
Kristoff lo guarda in cagnesco, quindi salta sul tavolo rovesciando la zuppa e spargendo le posate dappertutto, e si avventa su Lafayette, che con una rapida mossa lo evita all'ultimo istante.
― No, no, no, no, no ― dice Anna cercando di fermarlo.
Kristoff insegue Lafayette, a sua volta inseguito da Anna.
***
Elsa entra nello studio e si avvicina al quadro che ritrae i suoi genitori. Con un gesto delicato solleva la tendina e sorride ai due visi che sembrano ricambiare quello sguardo.
Quando si volta, il pavimento dello studio si ricopre di ghiaccio. Con un gesto delle mani crea tre piccoli pupazzi di neve ai lati della stanza.
Elsa scivola sul ghiaccio eseguendo una serie di piroette. Tra l'una e l'altra, spara piccoli proiettili di ghiaccio ai pupazzi di neve, che vanno in frantumi.
L'ultimo colpo manca il bersaglio e colpisce un vaso, che cade a terra rompendosi in mille pezzi.
Una voce dall'esterno dice: ― Maestà? È tutto a posto?
Elsa guarda imbarazzata il vaso e ridacchia. ― Sì, certo. Non è niente. Sono la solita sbadata ― dice nascondendo i cocci sotto il tappeto.
Quando si volta, osserva compiaciuta i bersagli abbattuti.
***
Il sole al tramonto si riflette sulla superficie gelata del lago. Appoggiati con la schiena alla piramide di blocchi di ghiaccio, i due uomini vedono il sole calare dietro le montagne.
― Secondo me Kristoff non viene più ― dice uno dei tagliaghiaccio facendo una smorfia.
― Tranquillo ― dice l'altro mettendo le braccia dietro la testa. ― Adesso arriva.
― Se lo dici tu ― risponde il primo scrollando le spalle.
***
Statue di ghiaccio sorvegliano la sala silenziosa, immobili ai piedi di colonne che brillano sotto una luce innaturale.
La quiete è spezzata dalle zampe di ghiaccio del ragno che si trascinano sul pavimento.
Al suo passaggio le statue sembrano animarsi. Il gigante, il troll, il guerriero, il lupo e tutte le altre rabbrividiscono per poi uscire dalle loro nicchie e scendere dalle pedane.
Il ragno si ferma alla base della scalinata. Alle sue spalle le statue attendono in silenzio come soldati in riga. In cima si sente il rumore del ghiaccio che si spezza e poi dell'acqua che gocciola e scorre.
Ai piedi della pedana di ghiaccio vi è una giovane donna inginocchiata in una pozza d'acqua, i capelli neri e fluenti che le ricadono sulle spalle in ciocche umide. Le sue mani esplorano il pavimento alla ricerca di qualcosa.
― Dov'è? ― chiede con voce colma di rabbia.
Quando alza la testa, i suoi occhi sono ridotti a due fessure. ― Chi è stato? ― Ringhia mostrando i denti appuntiti come zanne. ― Chi ha preso il mio cuore?
 
FINE
 
*
*
*
 
Note finali
 
Complimenti, siete arrivate/i fino in fondo a questa avventura!
Ora che ho messo la parola fine al racconto, posso annunciarvi che ci sarà un seguito (dopotutto, il cliffhanger finale lo lascia presagire).
BURNED - A Sequel to Stormed (B:ASTS per gli amici), questo è il titolo, non vedrà la luce prima di settembre. Potrei scriverlo subito, ma ho bisogno di distrarmi con qualcosa di non-Frozen prima di ributtarmi in questo mondo. Ma non abbandono il fandom. Ho in cantiere una serie di one-shot incentrate sui singoli personaggi che faranno da ponte verso la nuova avventura.
Di tanto in tanto aggiornerò la mia pagina personale con lo status del lavori, perciò se siete interessati buttateci un occhio.
Vorrei poter scrivere più in fretta, ma io ho i miei tempi di lavoro e mi piace fare le cose per bene, curando ogni particolare. D'altronde, le mie storie le scrivo con il cuore... e poi le riscrivo con la testa :D
Ringrazio chi ha seguito fin dall'inizio questa fanfiction, chi si è aggiunto in corsa e chi lo farà dopo che sarà completa.
Ringrazio chi ha recensito, chi lo farà e chi continuerà a lurkare nell'ombra (fatevi vedere, lo so che ci siete! Mica vi mangio (forse)).
In particolare ringrazio StarFighter, che è stata presente fin dall'inizio ed è una lettrice attenta.
*si asciuga una lacrima*
Okay, quello che dovevo scrivere l'ho scritto e questa è davvero la fine.
Alla prossima!

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