I petali dell'anima di Ayumu Ena (/viewuser.php?uid=533185)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio ***
Capitolo 2: *** La luce del cerchio nero ***
Capitolo 3: *** Il fiore dalle sfumature bianche ***
Capitolo 4: *** Libertà ***
Capitolo 1 *** Il risveglio ***
I
petali dell'anima
PREFAZIONE
– Il
risveglio
Il
tempo scorreva lento, mentre Margaret attendeva la sua ormai
inesorabile fine. I capelli castani erano raccolti e col viso rivolto
all'unico spiraglio di luce presente nella stanza, guardava il cielo.
Il sole splendeva alto senza alcuna nuvola intorno. Distoglieva lo
sguardo ogni qualvolta i pensieri negativi facevano breccia nella sua
mente. Sospirava e piangeva continuamente senza neanche rendersene
conto.
La
vita che conosceva presto sarebbe finita e non poteva fare niente per
impedire che ciò accadesse. I preti inquisitori ormai
avevano
deciso. Poiché era una strega, sarebbe morta come tale:
bruciata
viva sul rogo. Sapeva bene che desiderare di essere salvata era
inutile, una perdita di tempo, ma dal giorno in cui l'avevano
condannata non aveva mai smesso di sperare.
Spesso,
quando scrutava il cielo, ripensava a quarantotto ore prima mentre
passeggiava tranquilla alla ricerca di nuovi fiori da cogliere. Amava
andare in quel bosco, laddove ogni tanto trovava fiori insoliti, ma
bellissimi. Credeva che il suo comportamento non potesse nuocere a
nessuno e invece, quel giorno mentre coglieva un fiore dai petali
blu, un' uomo le gridò contro di essere una strega. Non fece
in
tempo a fermarlo che lui si era già rivolto ai preti
inquisitori. La
torturarono fino a quando stanca del male subito, confessò
il falso.
Un
rumore improvviso la costrinse a risalire in superficie, abbandonando
i suoi pensieri, riportandola alla crudele realtà.
«Pare
che la tua esecuzione sia stata anticipata.» Eccola, la voce
che
tanto odiava. Il suono meschino e violento di quelle parole la
trafisse come un coltello che penetra nella carne. «Muoviti
strega.
Spero che la tua sia una morte lenta.» I suoi occhi verdi
contornati
di grigio, la fissavano gelidi e impazienti.
Margaret
ricambiò lo sguardo caricando i suoi occhi di veleno e
intanto la
rabbia invadeva il suo cuore, procurandogli altro dolore.
«Forza
strega, è ora di morire.» La afferrò
per un braccio e la trascinò
verso l'uscita, dove una guardia l'avrebbe scortata fino alla
piazza. Il tragitto era breve e la folla di curiosi era già
presente, mancava solo lei: la protagonista dello spettacolo che
avrebbe esaltato il pubblico. Guardava le persone, nella speranza di
scorgere il dolce viso di sua madre, ma non riconobbe nessun volto
familiare. Delusa, smise di osservare la scena davanti a se, rimase
in silenzio e attese di essere legata attorno al palo. Le corde si
attorcigliavano dai piedi fino al suo petto e i polsi congiunti
dietro la schiena le provocavano un indolenzimento delle mani.
Posti
intorno al palo, pezzi di legno e gruppetti di paglia venivano in
fretta divorati dal fuoco. Le fiamme rossastre, che tanto amava da
bambina, presto sarebbero arrivate a lei. L'odore acre del fumo la
accerchiava e prepotente si insinuava fra le narici, obbligandola a
tossire.
Abbassò
lo sguardo qualche istante quando si rese conto di aver commesso un
terribile sbaglio. Le vampate di fuoco erano lì, ai suoi
piedi e
presto la paura, sconosciuta fino quel momento, penetrò in
lei,
violenta. Il sudore freddo provocatogli dalla paura, ricoprì
il suo
corpo impedendogli per qualche secondo di respirare.
Presto
il calore, inizialmente confortante, si trasformò in dolore.
Voleva
urlare, ma nessuno sarebbe accorso in suo aiuto, così rimase
in
silenzio sperando in una morte veloce.
Le
fiamme che si aggrappavano bramose alla pelle della giovane,
somigliavano a coltellate continue e quando raggiunsero il bacino,
Margaret straziata dal dolore svenne, consapevole che prima o poi
quella lenta agonia sarebbe finita. Proprio mentre Margaret chiudeva
gli occhi per l'ultima volta, il prete bisbigliava parole confuse e
agitate tenendo fra le mani un fiore.
Qualche
ora dopo l'esecuzione, una donna dai capelli castani si risvegliava
all'interno di un castello.
I petali dell'anima
è
distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Angolo
Autrice
Buon
pomeriggio a tutti carissimi lettori,
Lo
ammetto la prefazione è corta ma infondo è solo
l'inizio. Ho deciso
di dividere la storia in due o tre capitoletti, proprio
perché essa
è nata come un racconto e non come una storia
“lunga” - se così
vogliamo chiamamarla. Il racconto in sé infatti
verrà pubblicato da
una casa editrice on-line in un' antologia di racconti, appunto, e
sarà disponile gratuitamente. Ovviamente rispetto a quello
che verrà
pubblicata dagli editori, questa è meno ricca, ovvero alcune
cose
dovrò modificarle e ampliarle. Ma se sarete interessati vi
manderò
il link – più avanti, quando finalmente
avrò terminato le
correzioni – dove leggere il racconto
“finale”.
Per
ora ringrazio anticipatamente chi recensirà o anche solo
leggerà la
storia!
Ok,
detto questo spero di non avervi annoiato e vi lascio. Au revoir!
Un
abbraccio
Helen
Ward
|
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Capitolo 2 *** La luce del cerchio nero ***
I
petali dell'anima
CAPITOLO
UNO
- La
luce del cerchio nero
Era
il compleanno del piccolo Samuel e come ogni anno la famiglia Faes,
festeggiava quel particolare giorno portando il piccoletto in
campeggio.
Quella
mattina, Samuel convinse il fratello diciottenne a festeggiare il suo
ottavo compleanno insieme, così Raphael prese le sue cose e
con
scarso entusiasmo salì in macchina, dove il padre era al
posto di
guida e la madre al suo fianco.
«Mamma,
mamma! Hai visto, il fratellone viene con noi.»
«Sei
felice, tesoro? »
«Sì,
mamma.»
«Ora
allacciati la cintura. Siamo pronti per partire.»
Il
bimbo annuì entusiasta.
«Vale
anche per te Raphael.» Nessuna risposta uscì dalla
bocca del
ragazzo. «Hai sentito quello che ho detto?»
«Sì,
sì, ora la metto» rispose scocciato.
Osservava
fuori dal finestrino nonostante Samuel continuava a parlagli ormai da
un quarto d'ora. Volse lo sguardo verso di lui e solo in quel momento
ricordò il compleanno del fratello.
«Comunque...
Auguri peste» disse con poco entusiasmo, scompigliandogli ci
capelli.
«Grazie
fratellone. Dopo giochi a palla con me?»
«Devo
studiare, forse dopo pranzo, se ne ho voglia.»
«Evviva!»
«Ho
detto forse, non sicuramente.»
L'entusiasmo
del bambino si spense per un attimo, ma poi si dedicò al
piccolo
robot che teneva fra le mani.
Il
giovane riprese a osservare il panorama che si stagliava oltre il
vetro, ma quando la noia ebbe la meglio si apprestò ad
ascoltare la
conversazione dei genitori.
«Come
mai i Butlers non sono venuti con noi quest'anno?»
«La
figlia Lilian se è ammalata proprio ieri, così
l'altra sera mi
hanno avvisato.»
«Per
questo Samuel ha insistito tanto per Rapahel. Ora capisco.»
«Con
Raphael faremo prima a montare le tende» constatò
il padre.
Oh,
fantastico pensò
il figlio senza proferire parola.
«Siamo
arrivati?» chiese impaziente la dolce e flebile voce del
fratellino.
«Tra
un po'» rispose il padre.
«E
quanto manca?»
«Circa
mezz'ora, Samuel.»
«E
quanto dura mezz'ora?»
«Se
dormi il tempo passa più in fretta» disse Raphael
infastidito dalle
continue domande del fratello.
«Davvero?
Allora proverò a dormire, così quando mi
sveglierò saremo
arrivati.»
«Bravo
dormi.»
Come
promesso dal padre dopo trenta minuti di macchina arrivarono alla
meta desiderata.
«Svegliati
Samuel. Siamo arrivati.» Il padre lo scosse gentilmente, ma
gli
occhi del bambino rimasero chiusi.
«Ehi
peste. Guarda che se non ti svegli torniamo a casa.» Raphael
appoggiò un mano sulla spalla del fratello e lo
destò in malo modo,
così da fargli aprire i suoi limpidi occhi verdi.
«Eh?
Cosa? Siamo arrivati?» chiese sorpreso Smuel.
«Sì,
peste.»
«Io
non mi chiamo peste! Il mio nome è Samuel!»
«Sì,
certo, come ti pare... peste!»
Samuel
scese di scatto dalla macchina, chiuse la mano a pugno e
cercò di
colpire il fratello, che prontamente lo bloccò afferrandogli
il
polso.
Montarono
velocemente le tende e attesero impazienti l'ora di pranzo.
Intorno
a loro il leggero venticello primaverile muoveva delicatamente i
piccoli fili d'erba che si estendevano per tutta la radura. La
primavera finalmente era arrivata e le cupe giornate grige autunnali
erano sempre meno frequenti. Le nuvole si diradavano e lasciavano
spazio ad un cielo limpido e azzurro. Il sole riscaldava la pelle
della famiglia Faes in maniera piacevole e non afosa, opprimente come
era solito accadere durante l'estate.
Finito
di pranzare, il padre di Raphael e Samuel prese il computer e si
appresto a verificare le notizie del giorno: 15 marzo 2015. Lesse con
attenzione gli articoli e uno in particolare lo colpì.
Quella notte
sarebbe avvenuta un eclissi totale della luna. Entusiasta della
notizia lo raccontò alla famiglia e il piccolo ne rimase
colpito.
«Voglio
vedere l'eclissi e...»
«Sempre
che non ti addormenti prima» lo interruppe Raphael.
«Riuscirò
a vederla.»
«Vedremo.»
La
sera arrivò svelta e insieme al sole anche la luce
svanì. Come
previsto dal fratello maggiore, passate le dieci, Samuel si
addormentò e diversamente dal solito anche Raphael lo
raggiunse. Passarono diverse ore in cui i due fratelli dormirono
beatamente fino
a quando Samuel cominciò a contorcersi nel sonno e
all'improvviso
scattò a sedere, sospirò rumorosamente e
aprì gli occhi. Uscito
dalla tenda alzò lo sguardo al cielo e mentre ammirava
incantato
quell'enorme cerchio nero contornato da un' intensa luce bianca,
pensò fosse la cosa più bella che avesse mai
visto in tutta la sua
vita. La luce bianca appariva accecante se vista da vicino, ma a
Samuel gli ricordava tanto un suo sogno. Rimase immobile a
contemplare la bellezza, secondo lui straordinaria, di quel fenomeno
atmosferico e solo dopo alcuni minuti si accorse di un ombra accanto
a se.
Si
girò spaventato all'idea che qualcuno lo osservasse, quando
si girò
si accorse di essersi sbagliato. Nessuno lo osservava, davanti a lui
si ergeva un enorme castello grigio.
Samuel
aveva sempre desiderato visitare una fortezza, ma l'occasione non si
era mai presentata. Lo scrutò strabiliato ancora qualche
istante poi
inesorabili passi lo condussero verso l'entrata. Poi un rumore
proveniente dalla tenda lo costrinse a distogliere lo sguardo. Il
fratello maggiore si era svegliato e appena lo vide urlò il
suo
nome.
«Torna
qui. Subito.»
«Ma
voglio vedere com'è il castello.»
«Taci
e torna indietro.»
«No.
Io voglio entrare.» Furono le ultime parole che il fratello
udì
prima di vederlo scomparire dietro l'immenso portone nero.
Raphael
prese una torcia dal suo zaino e corse verso l'ingresso di quel
edificio grigio, apparso dal nulla. Entrò lentamente, ancora
confuso
e disorientato. Le domande vorticavano nella mente, ma nessuna
risposta sembrava soddisfarlo.
«Siete
davvero voi, William?» Una voce curiosa proveniente da un
angolo
remoto della fortezza distrasse il ragazzo. Raphael si
affrettò ad
accendere la torcia. Illuminò lo spazio vuoto davanti a se,
ma non
vide nessuno. «Sono qui.» Rischiarò il
buio alla sua destra e si
trovò davanti al suo interlocutore.
«Con
chi parli?»
«Con
voi, William.»
«Io
non sono William e non ti conosco.»
La
giovane donna dai capelli marroni e dagli occhi azzurri sorrise
ruotando leggermente il volto verso destra.
«Siete
il solito stolto di quel tempo. Scommetto che è stata una
vostra
idea imprigionarmi qui dentro. Ma non preoccupatevi, so come uscire
da questo posto e voi siete capitato nel momento più
opportuno. Dopo
tanto tempo, otterrò quello che ho sempre
desiderato.»
«Io
sono Raphael, non conosco nessun William.»
«Non
riesco a spiegarmi il perché delle vostre azioni. Sapevate
che ero
imprigionata qui, eppure siete entrato lo stesso.»
Raphael
continuava a non capire i discorsi della donna e intanto si chiedeva
chi fosse questo William di cui parlava.
Gli
occhi azzurri di lei continuavano a osservarlo e solo quando il
ragazzo non riuscì più a sopportare il suo
sguardo indagatore,
venne attirato da un' angosciante verità. Davanti a lui la
luce
della torcia ricadeva sull'esile corpo di lei, ma nessun ombra
strisciava al suolo.
Con
la mente offuscata dai dubbi e dalle molteplici incomprensioni,
ruotò
il corpo e si mise a correre. Era veloce, le gambe si muovevano
svelte e i passi rimbombavano all'interno del corridoio.
«Samuel»
chiamò il fratello sperando in una risposta.
«Samuel.» Ancora
silenzio. «Samuel, dove sei?» urlò
più forte il ragazzo.
«Eccomi.»
Dietro
di lui il bambino teneva per mano la donna, che compiaciuta
sorrideva.
«Vi
spaventate con poco, solo per un' ombra non vista»
scherzò
freddamente.
«Samuel
vieni qua. Subito.» Gli occhi terrorizzati e severi del
fratello
costrinsero Samuel ad avvicinarsi velocemente. «E tu, cosa
sei?»
«Siete
davvero un incosciente. Io non faccio mai domande di cui non voglio
sapere la risposta. Per cui Signor William, siete sicuro della vostra
domanda?»
«Te
lo ripeto un' ultima volta. Io non sono William, il mio nome
è
Raphael Faes e tu cosa sei?»
«Aspettate
qui, tornerò presto.» Un nuovo ghigno comparve sul
volto della
donna che sparì per qualche istante e ritornò
passati un paio di
minuti. «Se volete delle risposte, leggete questo
libro.»
I petali dell'anima
è
distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Angolo
Autrice
Buon
pomeriggio popolo di Efp,
Eccolo
il Capitolo uno de “I petali dell'anima”.
Ebbene come avrete notato la donna dà del voi
quando si rivolge a Raphael, ma perchè parla in questo
modo... strano? Scommetto che saranno molte le domande che in questo
momento vi frullano per testa, ma ahimé dovrete aspettare il
prossimo capitolo per le risposte, io non posso dirvi nulla!
Colgo l'occasione per
ringraziare le due persone che hanno inserito la mia storia tra le
preferite: Lilith Nicole e meme_97. Ma un grazie va anche a Hyrie,
che ha inserito la storia tra le seguite. In più –
e poi ho finito
– un grazie veramente speciale va a Terens (♥),
che molto gentilmente mi farà una specie di
“copertina” – se
così vogliamo chiamarla – del racconto.
Bene,
detto questo spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Come
sempre sarei felice di sapere cosa ne pensate e se ho fatto qualche
errore!
Un
abbraccio
Helen
Ward
|
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Capitolo 3 *** Il fiore dalle sfumature bianche ***
I
petali dell'anima
CAPITOLO
DUE – Il fiore dalle sfumature bianche
Contemplò
la copertina e quando alzò lo sguardo, nessuno occupava
più lo
spazio davanti a lui.
Raphael
prese per mano suo fratello minore e corse verso la porta da cui
erano entrati, convinto che presto si sarebbe usciti da quel posto
assurdo. Appoggiò le due mani sul legno ruvido e secco e
spinse con
tutte le sue forze. Il portone non si apriva.
«Hai
visto che bel disegno fratellone?» disse Samuel illuminando
l'ingresso.
L'
immagine incisa nel legno raffigurava un sole intento a sorgere, e
ancora una volta Raphael non ne capiva il senso.
«Perfetto,
siamo bloccati qui dentro!» Calciò la porta di
legno, spaventando
il fratello al suo fianco.
In
un momento successivo, quando finalmente si calmò, si
ricordò del
libro che diversi minuti prima la strana donna gli aveva dato
«o
forse no. Dammi il libro Samuel.»
Sfogliò
frettolosamente le pagine, alla ricerca di un' immagine simile. Verso
la fine del volume trovò quello che cercava. I disegni erano
due,
nel primo il sole sorgeva, nel secondo il sole tramontava e in fondo
alla pagina comparivano solo poche righe.
La
luce del sole risveglia il domani
l'ombra
del sole esce
e
cede il posto la luna
L'ombra
del sole. Se il sole sorge a Est... E la porta d'ingresso si trova a
Est, allora vuol dire che l'uscita si trova dove il sole tramonta,
Ovest. Pensò
Raphael.
«Seguimi
Samuel, so dov'è l'uscita.»
L'euforia
momentanea scomparve, quando la voce fredda e umida della donna
risuonò fra le membra del castello.
«William,
noto che avete capito in fretta dove si trova l'uscita. Ma non vi
permetterò di andarvene.»
«Che
cosa vuoi da noi?»
«É
solo te che voglio, William. Il tuo fratellino è
così...
adorabile.» Rise isterica.
«Fratellone,
perché la signora ti chiama William?»
«Non
lo so.»
«Siete
bravo a mentire. Dopotutto voi mi avete condannata, voi avete fatto
credete a tutti che io fossi una strega.»
«Io...
cosa?»
Lo
sguardo incredulo e sbalordito del ragazzo fece oscillare le
convinzioni della donna, che dovette ricredersi su chi lui fosse.
Nonostante tutto un' idea le balenò in testa e decise di
continuare
il suo gioco.
«Non
perderò più tempo con voi, sono stanca e l' unico
mio desiderio è
uscire da questo posto. Per cui, sappiate che ogni passo verso la
porta Ovest sarà un passo verso la morte.»
«Fratellone,
io... io non voglio morire.» Una lacrima calda e salata
rigò il
volto del bambino, che prontamente si strofinò gli occhi.
«L'
hai sentita prima, lei ce l'ha con me, non con te.»
«Ma...
ma lei ha detto voi... quindi tutti e due moriremo.»
«Non
preoccuparti Samuel, è solo il suo modo di esprimersi. Da
del voi,
ma si rivolge solo a me.»
«Quindi
tu morirai?» Le lacrime scesero svelte e formarono piccoli
cerchi
bagnati al suolo. Raphael lo abbracciò e lo strinse forte a
se.
«Non
succederà. Ora smettila di piangere.»
«Va
bene. Cosa significa dare del voi, Raphael?»
«Te
lo spiegherò un' altra volta. Questo non è il
momento per fare
domande simili.»
Prese
per mano il fratello di otto anni e cominciò a dirigersi
verso
Ovest. Di tanto in tanto osservava il libro, riposto fra le mani del
fratello minore, chiedendosi se realmente voleva delle risposte o se
era meglio rimanere all'oscuro di tutto. Come se non bastasse, la
copertina richiamava uno strano simbolo. Un cerchio con all'interno
una pianta, che Raphael non seppe riconoscere, poi al fianco erano
poste una croce e una spada. Infine all'esterno del cerchio una
scritta ne seguiva le linee: EXCURCE DOMINE ET JUDICA CAUSAM TUAM
PSALM.
Non
sapeva il significato di quelle parole, ma la simbologia appena vista
non gli era estranea e supponeva che quel libro riguardasse il
Tribunale dell'Inquisizione.
Al
sua sinistra il fratello sbadigliava continuamente e solo quando il
maggiore se ne accorse, si fermarono dentro una stanza e finalmente
Raphael cominciò a sfogliare il libro.
Le
pagine scorrevano lentamente sotto lo sguardo assorto del giovane. I
suoi occhi increduli incuriosirono il bambino che invece di riposare,
lo osservarono.
«Non
è possibile!» borbottò Raphael.
«Che
cosa, fratellone?» Ma il ragazzo non lo degnò di
uno sguardo e
continuò a leggere. Samuel prese la camicia del fratello e
cominciò
a tirarla ripetendo: «Perché hai detto che non
è possibile? Che
cosa non è possibile? Me lo dici?»
«Taci.
Non vedi che sto leggendo» disse con tono arrogante e
infastidito.
Offeso
dalla reazione scontrosa del ragazzo, Samuel si allontanò a
passi
leggeri così da non farsi scoprire. Camminava rasente al
muro di
pietra e con la mano sinistra sfiorava la superficie muovendo le
manina su e giù, come se volesse disegnare molteplici onde.
«Samuel.»
La voce della donna che gli era sembrata sempre fredda e inquieta,
ora pareva cristallina e soave, tanto da indurlo a palare con lei.
«Posso
sapere come ti chiami?» chiese a bassa voce e con lo sguardo
chino.
«Mi
chiamo Margaret. Ma ditemi piccolo Samuel, vi piacciono i
fiori?»
«Oh
si, mi piacciono tanto i fiori!» Un sorriso
illuminò il volto del
bimbo.
«Allora,»
infilò la mano nella tasca della veste bianca e estrasse un
fiore
blu «prendete questo e portatelo a vostro fratello, sono
sicura che
gli piacerà.»
Afferrò
il gambo spesso e corse verso il fratello, mentre dietro di lui
Margaret spariva.
Quando
entrò nella stanza suo fratello sembrava non essersi accorto
minimamente della sua essenza così lo chiamò.
«Ehi,
cosa ci fai lì? Cos'è quel fiore che hai in
mano?»
Per
qualche istante lo sguardo di Raphael si fece assente e l'unica cosa
che i suoi occhi riflettevano era il blu intenso dei suoi petali che
sfumavano verso l'interno, in un candido bianco.
Ancora
una volta si ridestò dai suoi pensieri e sfogliò
il testo a ritroso
e quando riprese la facciata raffigurante il fiore, lo
confrontò con
quello reale. Lesse velocemente le righe incise sul gambo, disegnato,
del fiore.
Se
al fiore strapperai ciò che di più bello ha
allora
la fine l'anima troverà
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Angolo
Autrice
Ciao
a tutti,
In
questo penultimo capitolo – ebbene sì il prossimo
sarà l'ultimo
ahimè – si cominciano a capire alcune cose o
almeno spero di
averle fatte capire.
Finalmente
il fiore blu dalla candide sfumature bianche si ripresenta e al
prossimo capitolo ci sarà un finale inaspettato o almeno per
me lo è
stato quando ho terminato di scrivere il racconto! Pensavo –
inizialmente – di finirlo in un altro modo, ma poi il
racconto ha
preso una piega diversa. E nonostante tutto a me piace, spero valga
lo stesso per voi.
Come
sempre grazie a chi recensirà o leggerà solamente.
Un
abbraccio
Helen
Ward
|
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Capitolo 4 *** Libertà ***
I
petali dell'anima
CAPITOLO
TRE - Libertà
Raphael
era quasi sicuro che l'anima di cui parlava il libro era la donna che
continuava a chiamarlo erroneamente William.
… ciò
che di più bello ha. Raphael
continuava a ripetere la frase nella sua mente.
Poi
la soluzione all'enigma arrivò.
I petali...
Pensò
il giovane.
«Vieni,
Samuel. Usciamo da questo posto» disse sorridendo al fratello
e
prendendolo per mano. «Tieni stretto quel fiore, mi
raccomando.»
Corsero
nuovamente verso Ovest e cercarono la porta d'uscita.
Quando
la trovarono vicino alla porta un tavolo con sopra un fiore blu,
uguale a quello che teneva fra le mani il piccolo Samuel, sorprese il
giovane.
«Oh,
eccovi finalmente. Vi stavo aspettando, Raphael.»
Per
la prima volta da quando l'avevano incontrata, Margaret aveva
chiamato il ragazzo con il suo vero nome. «Cosa vuoi
ancora?»
«Leggo
nei vostri occhi una strana... come dire, emozione? Sono sicura che
vi starete chiedendo come mai vi ho chiamata solo ora col vostro
nome, dico bene, Raphael?» disse sardonica Margaret.
«Continui
ad ignorare la mia domanda.»
«Cosa
voglio, mi chiedete?» sorrise beffarda, sicura di se.
«Eppure
credevo di aver già risposto a una domanda simile. Sono
imprigionata
qui dentro da ormai cento anni e l'unico modo che ho per andarmene
è
uccidervi, Raphael. In più voi siete così simile
a lui: stessa
voce, stessi occhi, stessi lineamenti. Peccato che non lo abbiate
visto, le differenze fra voi e lui sono così poche e sottili
che
quasi non si notano. Proprio per questo uccidervi sarà
più
divertente. »
«Sempre
che non sia io ad ucciderti.»
«Siete
davvero uno stolto. Ancora non avete capito che vi ho solo ingannato,
illuso, come del resto il vostro antenato ha fatto con me. Sapete da
una parte mi dispiace che questo destino tocchi a voi, in fondo non
siete come lui, eccetto l'aspetto ovviamente. Ma non
cambierò idea,
ho soppresso la pietà, in occasione di questo
momento.»
«Strapperò
i petali del fiore se proverai ad uccidermi.» Prese in malo
modo il
fiore dalla mani del fratello e strinse il gambo nella mano destra.
«Devo
proprio spiegarvi tutto Raphael?» disse sospirando scocciata
l'anima
davanti a lui. «Credevate davvero che avrei dato a vostro
fratello
il fiore a cui sono legata. Sciocco!» Prese fra le mani il
fiore
poggiato sul tavolino e lo osservò. «Questo
è il vero fiore che il
libro ti ha mostrato e che presto diventerà il
tuo.»
Raphael
continuava a illuminarla con la torcia e quando la giovane donna
cominciò a camminare verso di lui, un manto scuro che
iniziava dalle
gambe cominciò ad estendersi al suolo. Quando ormai lei fu
vicina la
sua ombra era ormai completa. Distratto dal quel fenomeno tanto
assurdo, non riuscì a fermare le mani di Margaret che,
violente,
afferrarono la gola del giovane.
«La...
La tua ombra...» disse respirando a fatica.
«Vedo
che non avete letto quasi nulla del libro che vi ho prestato.»
«Sei...
sei... solo... un' anima. Come puoi essere... materiale?»
Ormai la
voce di Raphael si spegneva spegnendo insieme alla sua forza di
volontà.
«Posso
diventare un figura corporea solo per pochi minuti, ma basteranno per
uccidervi.»
Ben
presto, Samuel stanco di quello scenario corse verso la donna e le
morsicò il braccio sinistro. Accortasi del bambino lo spinse
via e
lui cadde a terra svenuto.
«Non...
non dovevi... toccarlo» sputò fra i denti Raphael.
«Oh,
non preoccupatevi, uscita da qui, mi prenderò cura di
lui.»
Per
quanto Raphael lo desiderasse, non riusciva a liberarsi dalla presa
ferrea di Margaret. Si maledisse per essere stato troppo avventato e
per non aver letto abbastanza approfonditamente quel libro, ma il
tempo non era dalla sua parte.
Chiuse
gli occhi, ormai sfinito e dolorante. Margaret ritrasse le mani e
proprio mentre Raphael stava per accasciarsi al suolo, lo
afferrò
per la maglia impedendogli di cadere e lo avvicinò a se,
stringendogli, nuovamente, il collo con l'avambraccio. Posò
la mano
libera sula guancia destra del giovane e mosse rapidamente la mano
nel senso opposto. Quando l'osso si spezzò, Margaret
abbandonò al
suolo il corpo inerme del ragazzo.
Sorrise
maligna, poggiò il suo fiore accanto al cadavere e
finalmente
ottenne ciò che voleva. Aveva finalmente un nuovo corpo e
dopo aver
raccolto il corpicino del suo fratello acquisito, si diresse fuori
verso il mondo che l'aspettava, mentre all'interno del castello
un'anima distinta si risvegliava.
I petali dell'anima
è
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Internazionale.
Angolo
Autrice
Buon
pomeriggio mondo di Efp,
Sono
ritornata e questa volta porto a termine questa storia a cui tengo
molte e che sto ancora revisionando.
Be'...
che dire? Non è assolutamente un lieto fine, ma quando ho
cominciato
a scrivere sapevo e sentivo che doveva finire così, con la
“morte”
di Raphael la vittoria di Margaret, che finalmente ha ottenuto
ciò
che desiderava da tanto tempo: una nuova vita.
Spero
che questa storia vi sia piaciuto almeno un pochino.
Ovviamente
ringrazio tutti quelli che hanno inserito “I petali
dell'anima”
tra le seguite, preferite e ricordate. In più ringrazio chi
ha
recensito o anche solo letto questa storia.
Detto
questo, mi dileguo sperando di non avervi annoiato, come sempre.
Un
abbraccio
Helen
Ward
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