I fratelli Pevensie nel Distretto 12

di Friends Forever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. La Mietitura ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. Goodbye ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. L'esplosione ***



Capitolo 1
*** Prologo- ***


PROLOGO

Peter, Edmund, Lucy, Susan, Caspian, Eustace e Jill, stavano nel salotto della piccola casa, mangiando gli avanzi della cena prima e parlando di quello che stava succedendo in quel periodo.

“Insomma, avete capito, no? È impossibile, praticamente impossibile che uno di noi vada agli Hunger Games.” Peter lo ripeteva più che per sé che per gli altri in quelle settimane.

Il giorno dopo sarebbero andati alla Mietitura, per scoprire il tributo femmina e il tributo maschio della 60 Edizione degli Hunger Games.

Al Distretto 12 Lucy, Jill ed Eustace barattavano al mercato nero per procurarsi qualche cibo in più, oppure sistemavano la casa meglio che potevano. Susan e Caspian, fidanzati da non poco tempo, andavano nei boschi per cacciare e qualche volta anche Lucy, di nascosto, li seguiva.

Edmund andava a pescare nei laghi vicino al 12, accompagnato qualche volte dal loro vicino di casa Tom. Mentre Peter si era trovato un piccolo lavoro in miniera e prendeva abbastanza soldi per procurarsi un pasto al giorno.

Tutta quella frenesia per la Mietitura, fu aumentata proprio quel giorno, perché dall'ampolla di vetro, quella maschile, uscì il nome di...

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ehilà, lettrici! Non credo di essere proprio “autrice” o no? Comunque questa storia è un po' strana, lo so, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate :) Non ho nient'altro da dirvi, se non grazie per chi leggerà o metterà una piccola recensione.... cercherò di aggiornare col primo capitolo la prossima settimana!

Baci-

Friends Forever (sotto metto le foto dei protagonisti :))

Peter Pevensiehttp://img4.wikia.nocookie.net/__cb20080518032742/narnia/images/a/a8/WilliamMosely.jpg Susan Pevensiehttp://suilynn.files.wordpress.com/2012/11/susan-narnia.jpg Edmund Pevensiehttp://i3.bebo.com/047/11/mediuml/2009/07/09/17/8126492381a11193988435ml.jpg
Lucy Pevensiehttp://images4.fanpop.com/image/photos/18400000/PC-lucy-pevensie-18487851-360-249.jpg Caspian http://www.fantasymagazine.it/imgbank/ARTICOLI/benbarnes.jpg
Eustace Scrubb http://25.media.tumblr.com/tumblr_le6we3EjAn1qfxcrso1_500.png
Jill Polehttp://quizilla.teennick.com/user_images/1/18/18T/18THEN/1297371922_3626_full.jpeg

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. La Mietitura ***


Successe tutto così...

“Lu, svegliati!” Peter andava avanti e indietro per la casa, svegliando chiunque gli capitasse a tiro. Era il giorno della Mietitura e tutti sentivano che in tutto il Distretto 12 c'era una grande trepidazione e paura: mamme e papà che stringevano forte i loro figli, alcuni bambini piccoli che correvano per godersi un po' della bella giornata, anziani signori che giravano per le strade in cerca di qualcosa per cui rendersi utili.

In cucina Caspian e Susan preparavano qualcosa per la colazione, tipo pane tostato o un po' di tè. Insomma, quello che avevano in casa.

“Sue” chiamò Caspian mentre entrambi lavavano dei panni sporchi nel piccolo lavello.

“Dimmi, Caspian” rispose lei.

“Quante volte c'è il tuo nome?”

“Io venti, Peter ventiquattro, Ed sedici e Lu quattro. Eustace e Jill non lo so. Tu?” chiese la bella Susan, posando lo sguardo sul ragazzo.

“Cinquantasei.” disse lui, bisbigliando.

“Cosa?!”

“Non urlare”

“Sì, invece! Come puoi avere tutte queste nomine? Non dirmi che hai... preso nomine in più per... per noi”

“Susan, non voglio che tu ti arrabbi con me” Caspian abbraccio la fidanzata. “Voglio proteggerli. Io sono il più grande in questa casa.”

“Ma non importa” ora Susan aveva gli occhi pieni di lacrime. “Ci dobbiamo proteggere a vicenda, Caspian, così non... e se tu...”

Prima di riuscire a scoppiare in un pianto isterico, gli altri tre fratelli con Eustace e Jill entrarono in cucina per prendere posto a tavola e iniziare a mangiare. Caspian e Susan erano ancora abbracciati, e quando si lasciarono videro con orrore che tutti i presenti avevano gli occhi gonfi.

“Ragazzi” cominciò Caspian. “Staremo uniti qualunque cosa succeda. Non dobbiamo farci abbattere da una stupida Mietitura. Supereremo il tutto anche quest'anno.”

“Facile a dirsi” brontolò Eustace. “Ma non a farsi.”

“Non ti preoccupare Scrubb, staremo tutti insieme” s'intromise Jill, facendo suscitare un minuscolo sorriso ad Eustace per averlo chiamato per cognome.

“E poi... sempre se succederà...” mormorò Edmund.

“Ed, non ci pensare nemmeno” disse Peter a voce alta. Il fratello minore chiuse la bocca all'istante.

Passarono gli ultimi minuti della colazione a guardarsi, magari tenendosi la mano o facendo scappare qualche lacrima, ma poi furono pronti per andare in Piazza.

Uscirono di casa con dei cappotti di lana, l'inverno era terribile. Non nevicava ancora, ma le nuvole davano segno di stare all'erta. La Piazza era tutta piena e il palco era già stato allestito: mancava solo Effie Trinket e alcune famiglie del Giacimento.

“Ci vediamo dopo, promesso.” disse Caspian, posizionandosi dalla parte dei maschi con Edmund, Peter e Eustace. Mentre Susan, Lucy e Jill andarono dalla parte delle femmine.

Dopo il solito, noioso e petulante, discorso d'inizio Hunger Games, Effie decise di estrarre il nome del tributo femmina.

Susan teneva forte le mani sudate e tramanti di Lucy e Jill. Caspian era a braccia incrociate, Peter si dondolava sui piedi ed Edmund non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Mentre Eustace continuava a girare la testa da un lato all'altro, per cercare il conforto che non riuscì a trovare.

Effie corse all'ampolla di vetro con i nomi femminili. C'erano almeno duemila bigliettini. Ne estrasse uno canticchiando, e poi arrivando al microfono.

I battiti del cuore più forti. Meno regolari. Più agitazione, paura, terrore, ansia...

“Il tributo femmina... di questa Edizione degli Hunger Games.... sarà... Jenne Jo!”

Cuori leggeri, battiti regolari, meno paura, meno terrore, meno ansia. Le tre si scambiarono uno sguardo con Caspian, Peter, Edmund ed Eustace. Sorrisero appena. Né Susan, né Lucy, né Jill sarebbero andati agli Hunger Games. Ma ora bisognava vedere quale tributo maschio ci sarebbe andato. Questa Jenne camminò paurosa e timida, piangendo, sul palco, vicino ad Effie. Si scambiarono un paio di parole, poi la presentatrice proseguì.

Andò con lo stesso passo da giraffa goffa verso l'ampolla con i nomi maschili e, tra i tanti, estrasse un bigliettino.

I battiti del cuore più forti. Meno regolari. Più agitazione, paura, terrore, ansia...

“Il tributo maschio... di questa Edizione degli Hunger Games... sarà... Edmund Pevensie!”

Ancora più terrore, più paura, più incredulità, più ansia, più sconfitta.

Edmund Pevensie sarebbe andato agli Hunger Games. Sarebbe toccato a lui.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salveeee! Capitolo primo, il primo e autentico capitolo di questa storia!!!! Wooooo!!! (?) Ok, pazzia a parte, vi piace? Voglio più recensioni, daii.. vi prego... Beh, ringrazio giulietta smiley per aver recensito il prologo! Grazie cara :):)

Ebbene sì, Edmund andrà agli Hunger Games... come se la caverà?

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. Goodbye ***




-Goodbye-
 


“Non… non è possibile.” Disse Lucy in un bisbiglio, sporgendosi tra la folla. Susan la prese subito per il braccio e la tirò indietro, sussurrandogli all’orecchio “Ormai è fatta”.
Edmund camminò traballante verso il palco, dove Effie Trinket allungava la mano invitandolo a salire quei tre miseri scalini.
Primo scalino, la realtà si fa più vera.
Secondo scalino, andò agli Hunger Games.
Terzo scalino, non ho speranze.
“Caro, caro, carissimo Edmund! Come stai? Tutto bene?” gli chiese Effie, dandogli un buffetto sulla guancia.
Giuro che adesso ti arriva un pugno dritto in faccia, asina giuliva. Secondo te io sto bene in questo momento? Solo perché tu sei una di Capitol City, certo., pensò Edmund, stringendo i pugni dentro le tasche dei pantaloni. Comunque annuì, facendo capire che stava benissimo.
In realtà piccole lacrime gli scivolarono sul viso. Peter era trattenuto a stento da Caspian ed Eustace. Invece le due sorelle e Jill piangevano già a dirotto, pensando alla brutta sorte che, probabilmente, sarebbe toccata al povero Edmund.
“Adesso tutti e due subito dentro al Palazzo di Giustizia! Dopo la vostra famiglia o i vostri amici potranno venire a salutarvi!” Effie spinse i due tributi dentro il grande Palazzo, ognuno in una stanza separata.
Edmund, appena dentro nella sua, prese a dare calci al piccolo mobiletto di legno, che conteneva foto di tributi vincitori maschi. Non so fare niente, niente di niente. Perderò, lo so. Contro quei maledetti Favoriti non vincerò mai. Quella voce petulante e fastidiosa si ripeteva continuamente nel suo cervello, e scene orribili di ragazzi decapitati o feriti gli trapassavano gli occhi. Non sapeva proprio cosa pensare, se non… aspettare.
Aspettare che i suoi fratelli si decidessero ad aprire quella maledetta porta per dirgli addio;
aspettare di entrare in Arena;
aspettare di vivere due ore per poi essere catturato in una semplice trappola;
aspettare che qualche Favorito venga ad ucciderlo con qualsiasi arma.
Così sarebbe stata la sua fine. Non avrebbe più rivisto la faccia di Peter. Il suo fratello maggiore, che gli aveva sempre insegnato di tutto. Le loro litigate erano sempre servite a qualcosa. Quei suoi capelli biondi, quegli occhi azzurri che ricordavano il mondo infinito.
E Susan. La sua sorella Susan. Cos’avrebbe fatto senza di lei? Non avrebbe più sentito la sua dolce voce, il suo carattere preciso e generoso. I suoi capelli castani lunghi, dove ci affondava sempre il viso per piangere. Le sue mani calde, che quando te le stringeva ti sentivi veramente protetto.
E quella piccola, coraggiosa e gioiosa Lucy. La sua unica sorella minore. Avrebbe voluto essere lui il grande. Invece gli era capitata una via di mezzo, per via delle età. Ma sentire la risata di quella bambina, anche solo vedere il suo sorriso… Edmund era felice.
E poi c’era Caspian. Era come un fratello per lui. Ricordava il loro primo incontro. Subito non si fidava molto di Caspian, subito quasi lo ignorava. Non voleva nemmeno che stesse con Susan. Ma poi si rese conto che senza di lui non sarebbero stati niente.
Per parlare di Eustace, poi. Il suo rompi scatole, antipatico, noioso, pauroso e scontroso cugino. Non avrebbe più sentito la sua voce lamentarsi, i suoi occhi lampeggiare di invidia, ma anche i loro abbracci pieni d’affetto che si scambiavano dopo una litigata. Non si sarebbero mai più presi in giro.
Jill. Jill Pole. La carissima amica di suo cugino, che poi diventò pure lei una persona molto importante. I suoi discorsi spesso insensati, la sua curiosità che non finiva mai… gli sarebbe mancata pure lei, che all’inizio non aveva molta confidenza.
All’improvviso si rese conto che senza di loro la sua vita non sarebbe mai stata una vita felice. Erano la sua famiglia e lui non voleva perderla, come ovviamente loro non volevano perdere Edmund. Come avrebbe potuto dirgli che sarebbe morto dopo un paio d’ore? O magari anche all’inizio dei Giochi, proprio nel bagno di sangue?
In quel momento, pieno di interrogativi e calci al mobiletto di legno, la porta si spalancò. Il ragazzo seppe subito chi erano, ma non riuscì a vedere i loro volti, perché venne travolto da una miriade di abbracci tutti attaccati, che lo fece perfino rotolare sul pavimento.
“Oh, calma, calma” gli venne da dire, mentre una sagoma sfocata lo stringeva. “Calma un corno, cugino”  rispose quello.
Ah, ecco chi era. Eustace.
“Fratellino, non puoi andare, ma perché proprio tu?” chiese Lucy, abbracciandolo di nuovo.
“Io non lo so” disse Edmund.
“Abbiamo poco tempo per dirti le cose essenziali, Ed” prese parola Peter. “Ne ho parlato con Caspian due secondi fa”
Edmund vide che tutti avevano gli occhi rossi e gonfi, pieni di lacrime. Come lui, del resto.
“Allora quali…” deglutì “…quali sono le cose essenziali?”
“Sai pescare” cominciò il fratello maggiore. “E qualche volta ti ho anche insegnato a catturare gli animali e… anche colpirli con l’arco e le frecce. E poi tutti quei combattimenti con le spade… eri un portento. Edmund, devi nasconderti dai Favoriti, allenati bene quando andate al Centro d’Addestramento prima che inizino i Giochi. Tu puoi farcela, sei forte.”
“Peter, lo dici solo per tranquillizzarmi.” Disse Edmund.
“Non è vero, Peter ha ragione.” S’intromise Susan.
“E se lo dice Susan…” bisbiglio Caspian “Vuol dire che è giusto”
“Dai Edmund, non preoccuparti. Vedrai che andrà tutto bene. Tu credi che i vincitori degli altri Hunger Games non abbiano avuto paura?” domandò Jill.
“Basta, lo sanno tutti che io non ho possibilità.”
“Non è vero!” urlò Eustace.
“Tempo scaduto, fuori” il Pacificatore entrò, cercando di spingere fuori tutti tranne Edmund. Ma non ascoltarono, perché si catapultarono di nuovo ad abbracciarlo.
Tra gli abbracci Edmund si sentì dire più volte “vincerai”, oppure “te la caverai”, ma lui pensava ancora il contrario.
“Addio!” urlò, quando la porta si chiuse, lasciandolo solo in quella piccola stanza. Avrebbe voluto urlare e sfogare tutta la sua rabbia, ma dalla bocca non gli uscì neanche un verso.
Tutto quello che riusciva a fare in quel momento era piangere.



 

Ciao a tutti! Ecco qui il secondo capitolo! Che ne pensate? Soddisfa le vostre aspettative?
In questo capitolo ho lasciato che Edmund sfogasse la propria rabbia su tutto pensando alla sua famiglia, a quello che sarebbe successo una volta in Arena. Insomma, vi è piaciuto? Ho chiamato questo capitolo proprio "Goodbye", perché Edmund pensa proprio di lasciare i suoi fratelli e i suoi amici... ma succederà? Edmund tornerà, come dicono Peter, Susan, Lucy, Caspian, Eustace e Jill? Avranno ragione? Io spero di sì, ma non anticipo nulla! E adesso... via ai commenti!!!!!!!

P.s. Naturalmente ringrazio da morire chi recensisce, vi voglio beneee!!!!!!!
Friends Forever

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. L'esplosione ***


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Capitolo 3. L'esplosione
 
Dopo essere stati prelevati e portati con insistenza a Capitol City, Cinna lo stilista di Jenne Jo e Portia, la stilista di Edmund Pevensie, erano indaffaratissimi per scegliere un vestito per la parata dei tributi.
Edmund rimaneva per la metà del tempo nella sua stanza, soprattutto dopo aver conosciuto Haymitch il suo mentore e ad avere un rapporto più stretto con Effie Trinket: gli stavano antipatici entrambi. Uno più dell’altro.
Non era possibile fare un dialogo semplice con Edmund. La maggior parte delle volte rispondeva con un cenno del capo e andava via.
Qualcuno bussò alla porta della camera del giovane. Lui, che era seduto sul davanzale della finestra per guardare fuori, disse un leggero “avanti”.
Jenne entrò traballante, per andare poi a sedersi su una sedia vicino ad Edmund.
“Non ti arrenderai, vero?” chiese lei, gli occhi pieni di speranza.
“Oh… non lo so… veramente, io… so che non ce la posso fare, però devo proteggerti.” rispose lui.
“Proteggermi?”
“Beh…” Edmund non sapeva cosa dire. Jenne era piccolina, non poteva assolutamente abbandonarla. Almeno doveva provare a tenerla nascosta.
“Grazie, Edmund” Jenne sorrise a malapena.
“Chiamami Ed” disse il ragazzo.
“La parata dei tributi inizia tra un’ora! Dobbiamo recarci subito nella grande piazza, forza” Effie gridava fuori dalla porta.
Edmund e Jenne andarono da lei e durante il viaggio nessuno fiatò. A un certo punto, mentre erano quasi arrivati, Cinna e Portia spiegarono i loro costumi.
“Allora, Edmund” iniziò Portia. “Il tuo vestito consiste in un paio di pantaloni colore del carbone e una giacca aperta dai colori abbastanza vivaci. Voglio un po’ risaltare la speranza.”
Edmund annuì semplicemente. Non gli importava del vestito. Se fosse stato per lui, ci sarebbe andato anche con un sacco della spazzatura.
“Siamo arrivati!” strillò Effie, con Haymitch al suo fianco, che beveva grosse sorsate dalla bottiglia.
Era affollatissima la piazza di Capitol City. Gremita di persone dai più strambi vestiti e dalle più vivaci acconciature, alcune persone avevano dei cani al guinzaglio che avevano il pelo tinto di rosa. Bambini che correvano avanti e indietro per cercare di vedere per primi i tributi. E soprattutto il Presidente Snow, in bella vista, con gli occhi che emanavano scintille di odio e i capelli unti e bianchi. La solita rosa bianca nel bavero. Il sorriso falso che cercava di convincere gli altri ad essere buono.
Caesar Flickerman e Claudius Templesmith commentavano i vari carri che passavano con i tributi sopra, e i cameramen mandavano tutto in diretta.
Iniziò il carro del Distretto 1, seguito dal 2 e dal 3. Edmund e Jenne non ebbero avuto modo di vederlo, perché non erano ancora partiti.
Quello del Distretto 4 erano un ragazzo con un tridente e una rete da pesca in mano, mentre la ragazza aveva dei lunghi capelli con una coda da sirena.
Il Distretto 5 e 6 non erano nulla di speciale, anche se il pubblico applaudì e urlò di gioia ugualmente.
Il Distretto 7 era un tantino ridicolo. Lo stilista era probabilmente andato via di testa. Gli aveva fatto mettere come costume un tronco d’albero e i capelli tinti di verde dalle più svariante sfumature.
Il Distretto 8, 9 e 10 erano composti da tributi dai visi tristi e appassiti. Il Distretto 11 era stato abbastanza creativo. Tutti e due dalla pelle scura, tutti e due grandi e robusti, anche se poveri.
Poi venne il turno di Edmund e Jenne. Si presero per mano, non per fare scena ma per darsi conforto. Il ragazzo non immaginava la paura della dodicenne in quel posto sconosciuto, ma anche lui ne aveva molta. Ma non doveva mostrarla o in Arena sarebbe diventato il primo bersaglio. Così sorrise. Ce la mise tutta e sorrise.
Sfilavano al chiuso e l’aria era soffocante. La gente gridava, ma meno di prima. Il Distretto 12 non era per niente famoso, perciò era normale.
 
A casa Pevensie
Non si scambiavano lunghi discorsi da quando Edmund partì per Capitol City. Susan e Caspian erano un po’ distaccati, senza aver litigato. Non si parlavano molto. Lucy era sempre con Jill, perennemente al mercato nero. Stavano sempre sedute ad ascoltare il vento che sferzava i loro capelli.
Eustace, invece, rimaneva chiuso in camera tutto il giorno, tranne per i pasti. Nessuno sapeva cosa faceva lì dentro. Probabilmente scriveva i suoi sentimenti in un diario, che poi trovarono nascosto sotto il cuscino.
Peter andava avanti e indietro dalla miniera. Lavorava duramente, forse era l’unico che dava così tanta fiducia in Edmund. Peter l’aveva visto battersi con le spade. Secondo lui sarebbe tornato, a costo di uccidere.
Quella sera erano tutti davanti alla televisione malandata che stava nella cucina. Guardavano in diretta la parata dei tributi, tutti tranne Peter, ancora in miniera. Era sera tarda e sarebbe dovuto tornare.
“Ha detto che si fermava in miniera fino a tardi, oggi” spiegò Caspian accendendo il televisore.
“Ci siamo persi il discorso di Snow. Non importa. Eccolo lì” disse Jill indicando Edmund, sul carro trainato da due cavalli neri.
“Quella povera ragazzina è la figlia del fratello del sindaco.” Lucy riconobbe Jenne, che ogni tanto vendeva con il padre al mercato nero.
A un certo punto sentirono la terra muoversi sotto i loro piedi.
“Un terremoto, usciamo” gridò Eustace. In due minuti tutti erano fuori, come il resto degli abitanti. Ma non era un terremoto, perché finì subito. Si sentì però odore di bruciato e poi udirono il passo dei Pacificatori marciare verso la miniera dall’altra parte del Distretto.
Caspian, Susan, Lucy, Eustace e Jill decisero di seguirli.
Più si avvicinavano alla miniera, più la situazione si faceva più concreta. Il fuoco ricopriva il Prato e il grande edificio malconcio, qualcuno riuscì a uscire fuori prima della grande esplosione.
Urli, scoppi. Successe tutto in poco tempo, senza che nessuno se ne accorse.
“Peter!” Susan era in singhiozzi, come gli altri con lei. Cercavano il maggiore dei Pevensie. Non lo trovavano. Non era uscito prima dell’esplosione. Non era riuscito.
Caspian si spinse in avanti per cercare di entrare nella miniera e controllare chi era rimasto all’interno, ma il Pacificatore non glielo permise.
Entrarono un paio di Pacificatori, uscendo con delle barelle con sopra gli uomini inermi.
Lucy era nel panico più totale, aggrappata al braccio di Susan. Eustace era semi-abbracciato a Jill, che cercava di sbirciare per scorgere Peter, vivo o morto che sia. A Caspian, invece, venne dato il permesso di entrare.
Dopo dieci minuti di panico uscì, tenendo qualcuno sulla spalla. Quello era Peter.
“Peter!” gridarono tutti. Caspian lo mise a terra, cercando di ascoltare il cuore. Inizialmente non si sentivano battiti.
Ma ogni tanto qualche sbuffo d’aria usciva dalla sua bocca. I Pacificatori lo portarono subito sul treno verso l’ospedale.
Lasciarono Susan, Lucy, Caspian, Eustace e Jill al Distretto 12, senza lasciarli andare con Peter.
Avrebbero dovuto aspettare notizie. E intanto erano già senza due persone: Edmund e Peter.





ANGOLO AUTRICE
Ciao, perdonate il ritardo, ma come vedete io torno sempre! Un grazie di cuore va a chi recensisce e legge, e... non andate nel panico per questo triste e ansioso capitolo! Ditemi che ne pensate, volevo dare una svolta non solo a Edmund, ma anche al Distretto 12. Povero Peter...
Beh, vi è piaciuto? Fatemi sapere, ciao!!! Baci a tutti :)
Friends Forever

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