To you, I give

di Feriket
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Note della traduttrice: Salve! Innanzitutto grazie per aver aperto questa fic. L'originale lo trovate qui.
Sfrutto queste noticine introduttive per fare alcuni avvertimenti sulla storia. Ciò che state per leggere non è affatto banale. E' una storia fondamentalmente angst e in quanto tale vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima riga. E' composta da soli tre capitoli di media lunghezza, quindi -università permettendo- non dovrei tardare troppo negli aggiornamenti (almeno spero). Mi sembra doveroso avvisarvi che in questa fic muore più volte un personaggio principale, Levi. Ben 5 volte, in effetti, ed ogni volta è straziante. Indi per cui, lettori dal cuore tenero, siete stati avvisati. Ciononostante, per le tematiche trattate e soprattuto per la delicatezza e lo spettro d'emozioni (mai banale) con cui vengono presentate, vi consiglio sul serio di andare fino in fondo alla storia. Del resto non avrei perso tempo a tradurla, se non fosse stata niente di che, no? :) Ah, un'ultima cosa: le ambientazioni ricalcano un po' inception, quindi sono spesso molto allusive e sfumate. Ma il bello sta proprio qui! Tutto avrà senso, alla fine, non temete!
Beh, buona lettura!





 

Capitolo 1





“Vorrei che noi due invecchiassimo insieme.”

 

***

 

E' un'esperienza surreale essere separato dal suo corpo. Giace lì, insanguinato e immobile. Hanji si mette subito all'opera, precipitandosi al suo fianco per controllargli battito. Deglutisce, il sudore le imperla la fronte e pesanti respiri le appannano gli occhiali. Strofina una mano sporca su di essi per schiarirsi la visuale prima di premere un orecchio sul suo petto, cercando il battito.

Non è troppo tardi. Levi riesce a sentire un invisibile richiamo verso il suo corpo, una forza che sta tentando di irretire la sua anima. Levi non sa come faccia a saperlo, ma ha ancora qualche minuto prima che sia troppo tardi per ritornare e che la sua anima si disintegri nel nulla.

Una serie di urla familiari alla sua sinistra e Levi distoglie lo sguardo dal proprio corpo, guardando il denso vapore confondersi con la carne e le ossa. Ancora urla, e Levi non riesce a sentirle molto bene, come se fosse sott'acqua - ogni suono attutito e stagnante, ma appena vede i volti terrorizzati degli amici di Eren sente un lancinante contorcersi in ogni parte della sua anima senza forma. Levi riesce appena a riconoscere la figura nel vapore che si sta sollevando, ma vede, baluginante alla luce del sole, lo scintillio della superficie cristallina penetrare la nebbia.

Eren, pensa Levi, e sa cosa deve fare.

 

 

***

 

Questa è una storia e comincia con la fine di Levi. Tuttavia, non è strettamente la storia di Levi, lo è tanto quanto quella di Eren.

E così comincia la storia, con Eren che torna a casa dalla caccia.

Non nevica, qui, non molto, ma Eren riesce comunque a sentire il gelo intorpidirlo, filtrando attraverso i due strati di vestiti. Si maledice silenziosamente per non aver ascoltato Levi e non aver portato un altro cappotto con sé, ma, fortunatamente, riesce ad individuare la loro modesta capanna in lontananza, una spirale di fumo che si alza dal camino. Eren sorride e cammina più velocemente, adesso che sa che Levi è sveglio, attento a mantenere salda la presa sull'oca nella sua mano sinistra e sull'arco nella destra.

“Non capisco perché tu debba fare trambusto di prima mattina.” la voce smorzata di Levi raggiunge Eren mentre lui saltella sul portico, diventando più chiara quando Eren apre la porta. Come previsto, Levi sta vuotando con un mestolo lo stufato, ancora sul fuoco, dentro due scodelle, che dispone sul tavolo. “Beh, non stare lì impalato, chiudi la porta se non vuoi che moriamo tutti e due congelati”

Eren obbedisce e poggia l'oca sul tavolo, quando Levi gli dice in tono arrabbiato, “L'ho appena pulito, il tavolo!”

“Buon giorno anche a te,” ride sommessamente Eren e attraversa la stanza per mettere via l'arco e le frecce, togliendosi i guanti e gettandoli sopra al cassettone, tutto ciò mentre Levi borbotta con stizza mentre prende l'oca dalla tavola. Nel frattempo che Levi si tiene occupato appendendo l'oca sul lavabo, Eren decide di sfidare il freddo e lavarsi le mani con la pompa idraulica fuori, quando Levi lo ferma, “C'è dell'acqua nel lavandino accanto al caminetto.”

Eren emette un suono d'apprezzamento prima di individuarla e ritira le mani dal lavabo con uno scatto non appena Levi dice, “E' davvero calda, però, aggiungi dell'acqua fredda se non vuoi bruciarti.”

“Come è stata la tua mattinata?” chiede Eren mentre agguanta la brocca dal tavolo e versa un po' d'acqua fredda nel lavabo.

“Mi sono alzato, ho cacato, cucinato, che altro?” dice Levi mentre pulisce il tavolo con uno straccio. Eren non sa neanche perché se ne preoccupi, perché Levi passerà comunque lo straccio anche dopo aver finito di mangiare, ma ha imparato a non fargli troppe domande quando si tratta di pulire.

Eren si lava le mani e le asciuga agitandole. Levi scuote la testa. “C'è un asciugamano accanto al lavabo per un motivo.”

“In questo modo è più veloce,” dice Eren prima di sedersi a tavola, aspettando che Levi si lavi le mani e lo raggiunga (usando in maniera appropriata la tovaglia, ovviamente).

“Lo dici solo per farmi arrabbiare,” dice Levi mentre prende posto di fronte ad Eren. “Adesso mangia, prima che si freddi.”

Sono patate, ancora, ma Eren si consola col fatto che mangeranno carne oggi, se Levi ha il tempo di spennare l'oca.

“Sta cominciando a far freddo.” Eren rabbrividisce, grato per lo stufato che lo sta scaldando lentamente.

“Almeno non c'è neve,” borbotta Levi.

“La neve è piacevole,” dice Eren. “Ti ricordi quella volta che c'è stato un lampo e siamo rimasti bloccati in quella capanna nel bel mezzo del nulla?”

“Sì,” dice Levi, voce greve, ed Eren guarda negli occhi scuri, indecifrabili di Levi. Deglutisce, ricordando la capanna abbandonata, vecchie, fredde ceneri e cibo mezzo mangiato ad ammuffire, piatti e scodelle sporchi, una tazza d'acqua piena a metà e resa torbida dal tempo, residui di persone che abitavano lì ma che dovettero abbandonare tutto in fretta. Entrambi sapevano cosa era successo dopo. Levi aveva emesso un pesante sospiro, togliendosi l'attrezzatura e deponendola con un rumore sordo sul pavimento. “Dobbiamo stare all'erta. Comunque dubito che possano muoversi molto con questa tempesta, quindi abbiamo un po' di tempo.”

“Scusa,” dice Levi, probabilmente percependo il disagio di Eren. Poi, “Era piacevole solo per te, perché stavi provando ad entrare nei miei pantaloni.”

Eren fa un largo sorriso al ricordo, dimenticando l'inquietudine. “E' piaciuto anche a te,” dice, la voce bassa e dura. Gli fa scorrere lentamente il piede sulla gamba, apprezzando il lieve tremito che percorre il corpo di Levi di conseguenza.

Levi lo scrolla via. “I tuoi stivali sono sporchi.”

Il sorriso di Eren non svanisce perché dopo la colazione si ricorda di togliersi gli stivali prima di rotolare nel letto insieme a Levi; il calore dei loro corpi che si incastrano gli fa dimenticare tutto il torpore del gelo all'esterno.

“Spero che nevichi,” gli sussurra Eren nella spalla. Pensa di rannicchiarsi contro di lui, nudo, coperto solo dai loro mantelli, i loro vestiti bagnati stesi ad asciugare. Era un bel ricordo.

“Non nevicherà,” dice Levi ed Eren riesce a visualizzare la sua faccia accigliata al pensiero di un Eren che lascia impronte di neve sciolta nella capanna.

“Devi solo crederci,” dice Eren. “Accadrà.”

Levi allora si scosta e si volta a guardarlo. “Quindi nevicherà solo perché tu lo desideri?”

“Sì.”

Eren non riesce ad interpretare l'espressione di Levi, in quel momento. E' un miscuglio di qualcosa di triste e di qualcos'altro vicino alla pietà.

Eren lo odia.

“Non farlo.” La voce di Eren si sta spezzando, e lui si sente come se stesse svanendo. L'immagine di Levi sbava ai margini, ed è solo quando Levi afferra saldamente la sua mano che la sua vista comincia a rimettersi a fuoco. Eren si ricorda che Levi è qui con lui, adesso, al sicuro e vivo.

“Parliamo di qualcos'altro,” dice Eren, continuando a sentirsi scosso.

“Sì,” annuisce Levi, gentile. “D'accordo.”

Finiscono per non parlare del tutto.

 

***

 

Levi finalmente spenna l'oca con una bacinella d'acqua calda.

La cena è deliziosa.

 

***

 

Nevica.

 

***

 

Levi odia la neve con tutto se stesso non solo per i vestiti bagnati e gli stivali bagnati e le impronte di neve sciolta e il fango dentro casa, ma anche perché non sopporta il freddo. Ad Eren piace il cambio di stagioni, comunque, e soprattutto gli piace trascinare Levi in lunghe passeggiate. Levi brontola un sacco, ma ci va se Eren lo punzecchia abbastanza.

“E' meraviglioso,” dice Eren, guardando la distesa di terra coperta di bianco, le sagome scure degli alberi e dei rami sporgere con orgoglio dalla neve, un ruscello che si congela lentamente in ghiaccio lucido come uno specchio.

“Fa freddo” è tutto ciò che Levi ha da dire. “E per te tutto è meraviglioso.” Da' uno strattone al filo del mantello e stringe il nodo, come se questo potesse ripararlo meglio dal freddo. Non lo fa, ovviamente, perché anche quando Levi sta seduto di fronte al caminetto dentro la loro casa, avvolto in tre strati di vestiti, e mentre sorseggia la sua zuppa calda, fa comunque troppo freddo.

“Per te, ogni stagione è fredda,” gli fa notare Eren. “Anche la primavera.”

“L'estate non è fredda,” dice Levi. “Mi piace, l'estate.”

“L'estate è ridicolmente calda,” Eren lo guarda, notando che la pelle di Levi sta diventando sempre più abbronzata di anno in anno. “Non posso credere che tu voglia ancora dormire con le lenzuola quando il calore mi scioglie via la pelle.” Rende difficile raggomitolarsi con Levi, perché Eren non vuole il lenzuolo, ma Levi si ci avvolge dentro a bozzolo. “A te piace l'estate solo perché ti da' la scusa per farti più bagni.”

“L'estate è bellissima,” concorda Levi con nessun altro se non se stesso. “Che c'è di così bello nell'inverno, ad ogni modo?”

“E' tranquillo,” dice Eren. “Tutto è addormentato e calmo.”

“O morto,” dice Levi, asciutto, calciando via un ramo senza foglie. Atterra di fronte a loro con un soffice tonfo.

“Ti piace menzionare spesso la morte,” dice Eren.

“Diversamente da te,” sospira Levi, il suo respiro si gonfia in nuvolette bianche di fronte a lui. “Quand'è che impari a spennare una maledetta oca, comunque? Sei l'unico a voler la carne.”

Eren lo ignora e spera che Levi continui a svolgere le faccende che gli piacciono meno per sempre. “E' strano, se ci pensi.”
“Pensi a cosa?”

“Che gli esseri viventi debbano uccidere altri esseri viventi per sopravvivere.” Eren non ci ha mai veramente riflettuto. Lo accetta e basta.

“Se sei contrario all'idea, potresti sempre smettere di mangiare carne.” dice Levi, schernendolo quando lui scuote la testa.

“Ho detto che sia strano, non che io sia contrario,” dice Eren.

Levi lo guarda, le sue labbra in una piega severa. “La morte è una necessità.”

“Lo è davvero?” chiede Eren. Un falco si è appollaiato su un ramo, in lontananza. Un movimento nella neve a pochi passi di distanza.

Un coniglio.

“Non lo so,” dice Levi. “Non c'è una ragione evidente per ogni cosa, ma, a volte, le cose succedono e basta e noi dobbiamo accettarle. Entrambi lo sappiamo bene dalle nostre esperienze personali.”

Poi, non appena il falco comincia la picchiata, Levi continua, “Ok, abbiamo camminato abbastanza. Torniamo indietro.”

“Siamo appena usciti fuori,” dice Eren. “Riesco ancora a vedere casa nostra, da qui.” Gesticola verso la direzione generale della loro casa.

Levi si volta. “Io non vedo niente.”

Le parole rotolano fuori dalla bocca di Eren prima che possa fermarle, gli anni passati a vivere con Levi hanno sciolto la sua lingua. “Sei troppo basso.”

La reazione è immediata. Levi scatta per fronteggiarlo con una familiare espressione irritata ed Eren realizza che la reazione di Levi alle battute sulla sua altezza è diventata sempre più estrema col tempo passato a vivere insieme. Eren fa un passo indietro da Levi e alza le mani in segno di resa. “Voglio dire...”

Eren deve attingere a tutte le sue abilità dei tempi in cui combatteva i titani per balzare in piedi e voltare il proprio corpo, quando una palla di neve lo sorpassa sfrecciando ad una velocità vertiginosa.

“Stavo scherzando,” dice Eren, il sangue che gli pulsa rumorosamente nelle orecchie per l'eccitamento, perché è passato del tempo – un anno, in effetti – da quando hanno fatto la loro ultima battaglia con le palle di neve. Sente la familiare scarica di adrenalina fino ai alle punte dei piedi, e balza alla sua sinistra mentre un'altra palla sfreccia oltre e si frantuma contro l'albero che gli sta proprio dietro.

“Reagirò,” lo avverte Eren, sapendo che Levi odia avere neve addosso e volendolo avvisare.

Un'altra palla di neve sfreccia oltre.

“Te la sei cercata,” dice Eren mentre schiva un altro assalto e si nasconde dietro ad un albero. Una piccola sbirciata per individuare la posizione di Levi gli fa guadagnare un altro attacco, granelli bianchi che esplodono contro la sua faccia mentre la palla sbatte contro il ramo vicino al suo viso, ed Eren scatta di nuovo dietro la sua copertura.

L'offensiva con le palle di neve di Levi è tanto potente e veloce quanto lo erano tra le sue mani le lame che squarciavano la carne, nota Eren, divertito, prima di raccogliere la neve in una palla, individuando un albero a circa un paio di piedi di distanza. Non è veloce quanto Levi, ma ha buon occhio e sa in che modo a Levi piaccia attaccare, dopo così tanti anni passati a combattere al suo fianco e ancora di più a vivere con lui.

Funzionerà, pensa.

Eren si precipita, con uno scatto, individuando velocemente la posizione di Levi e lanciando la palla di neve. Raggiunge l'altro albero proprio mentre un'altra palla si fionda contro di lui, colpendolo dritto nella schiena, e appena sente il lieve tonfo sa di non aver colpito Levi, non con un tiro lungo.

Dannazione.

“So di averti preso, Eren,” chiama Levi. “Conosci le regole. Ho colpito per primo quindi spetta a me scegliere. Torniamo a casa.”

“Siamo appena usciti fuori,” si lamenta Eren, non volendo proprio tornare a casa dato che sta passando una bella giornata con Levi, fuori. La sua voce profonda suona strana, adesso, quando si lamenta, e non è così efficace come la sua voce da adolescente, ma riesce ancora a far incrociare le braccia di Levi d'irritazione.

“Siamo 'appena usciti' da diverse ore, ormai,” dice Levi.

Ad Eren viene in mente un'idea e raccoglie un po' di neve nei palmi, e, con grande riluttanza, ficca le mani dentro le tasche. Levi lo rimprovererà per essersi bagnato di proposito i vestiti, di nuovo, ma pazienza, sarà divertente.

“Non è giusto,” dice Eren mentre sbuca da dietro l'albero. Levi sta guardando con impazienza nella direzione della loro casa, non notando lo sguardo malefico di Eren. Eren ne è felice. Gli è stato detto che ha una faccia da pocker terribile. “Ci sono tre stagioni 'fredde' e tu puoi lamentartene per tre su quattro, ogni anno. Io ne ho solo una.”

“Beh, se volevi più opportunità di lamentarti, avresti dovuto unirti alla Guarnigione e svolgere incarichi amministrativi,” dice Levi, voltandosi, infine. “Quei vecchi stronzi non fanno altro che lamentarsi e spetteg--” Aggrotta comunque le sopracciglia mentre guarda Eren, e lui sa che deve fare in fretta. “Che stai---”

Levi è veloce e gli anni non in servizio non hanno contribuito a rallentarlo. Eren ha il vantaggio di essere più giovane, tuttavia, quindi cattura Levi proprio quando lui comincia a correre.

“Eren, brutto--” Levi si ribella alla sua stretta, ma Eren è più forte e più grosso di lui, adesso, quindi la resistenza è inutile. Levi ficca il suo gomito nello stomaco di Eren e lui ansima all'improvviso dolore che gli esplode nello stomaco, ma la sua stretta sulle spalle di Levi rimane ferma.

“Eren, faresti meglio a non--” Comincia Levi, ma è troppo tardi perché Eren da' uno strattone al mantello di Levi e spinge la palla di neve giù nei vestiti. “Eren, brutto stronzetto!”

Eren balza via da Levi, ridendo quando Levi si muove a scatti, furiosamente, strattonando disperatamente il retro della sua maglietta, cercando di tirar fuori tutta la neve. La sua risata continua per circa un minuto, prima che sia placcato sulla neve da Levi, il tutto mentre Levi urla sopra le sue risate, “Piccolo pezzo di merda!”

La risata di Eren si calma in un ampio sorriso, e lo tira giù per un bacio, solo per essere spinto via. “No, non baciarmi, adesso.”

“Non mi perdonerai?”

“No.”

 

***

 

(Eren riceve sia il perdono che il bacio di Levi, dopo.)

(Ci sono alcuni benefici, a vivere questo tipo di vita.)

 

***

 

“Ehy, Levi?”

“Sì?”

“Il falco ha catturato il coniglio?”

“Non ricordo.”

“Ok.”

 

***

 

Sia Eren che Levi ricordavano la quinta morte di Levi meglio delle altre.

L'autunno cadeva intorno a loro in una pioggia di secche foglie cremisi, che scricchiolavano sotto i loro stivali, ed Eren inseguiva Levi mentre Levi andava avanti.

“Aspetta,” urlò Eren. Un intenso raggio di sole gli bruciò gli occhi mentre la foresta lasciò il posto ad una schiarita. Eren si mise una mano sulla fronte per schermarsi gli occhi dalla luce ed ecco che Levi stava lì, sul margine dello strapiombo. Il cuore di Eren ruggì come un tuono nel suo petto, perché sapeva cosa Levi voleva fare.

“Aspetta.”

Eren guardò la curva della schiena di Levi mentre la luce autunnale lo inondava, luccicando ai margini, linee dorate che rimbalzavano sui suoi capelli e tralasciavano la sua scura giacca invernale. Un'altra occhiata e la sua giacca non c'era più, la luce del sole carezzava il mantello verde svolazzante con quella familiare coppia di ali.

“Riesci a vederlo, Eren?” Disse Levi mentre Eren gli si mise a fianco. “Quel che c'è oltre lo strapiombo?”

“Altri alberi?” Disse Eren, esitante, non sapendo bene dove Levi volesse arrivare. Altre foreste si estendevano sotto di loro, allungandosi verso i confini dell'orizzonte, a perdita d'occhio. Guardò Levi e capì che quella non era la risposta che voleva, quindi si corresse. “Altri fottuti alberi.”

Levi lo sbeffeggiò, divertito, ma si riprese subito dall'ilarità. “Non è questo quel che vedo io.”

“Cosa vedi tu, allora?”

Levi fece cenno verso la foresta sottostante. “Vedo pesanti nuvole grigie.”

Eren aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se Levi le vedesse davvero o se fosse un'altra metafora che lui non capiva.

“Vedo i confini di questo mondo,” continuò Levi. “E le nuvole sono così fitte che non riesco a vedere il nulla al di là. E' come quella volta in cui mi hai portato in paese, l'altro giorno. Non vedo nulla a parte--”

Quando Levi non continuò, Eren lo esortò gentilmente. “A parte cosa?”

Levi si voltò a guardarlo, afflitto, e in qualche modo Eren capì, ma non voleva crederci.

“Questo mondo non è mio,” Disse Levi. “E quando me ne ricordo, ricordo anche--”

“Questo mondo è tuo,” Disse Eren fermamente. “Nostro.”

“Non è reale, Eren.”
“No.”

Levi allora afferrò la mano di Eren. “Riesci a vederle, le nuvole.” E Levi aveva ragione, poteva, la foresta sotto di loro si fondeva col grigiore, fumo scuro che saliva dalla cima degli alberi. “Perché questo mondo è dentro la tua testa. La realtà è fuori di qui.”

Levi indicò il cielo blu, dove il sole diventava sempre più grande, la luce dorata che si muoveva a spirale sopra di loro. Eren riusciva a sentire le voci in lontananza, familiari, che un tempo conosceva, chiamarlo, e deglutì. Sapeva cosa lo aspettava al di là della luce dorata.

“Ma tu,” Disse Eren, le parole ricaddero in gola, pesanti come pietre. “Tu non sarai più lì, se io ritorno, vero?”

“No,” Disse Levi, lasciando la mano di Eren. La pelle di Eren divenne fredda laddove il calore di Levi lo aveva abbandonato. “Il mio tempo là fuori è scaduto.”

“Ma sei qui.”

“E' il mio lavoro,” disse Levi, strattonandogli il mantello sulle spalle, ed Eren realizzò che anche lui stava indossando l'uniforme della Legione Esplorativa, ancora una volta. “Devo proteggerti, ricordi? E questo--” Mise la mano destra sul cuore in un saluto ed Eren ricordò di non aver mai visto Levi fare il saluto a nessuno, in vita sua. “Questo è il mio ultimo gesto come Caporale.”
“Se vado, cosa succederà a te, qui?” Chiese Eren.

“Non lo so,” ammise Levi. Guardò le nuvole grigie sottostanti, avanzando lentamente fino al margine dello strapiombo. “Ma tu non riuscirai a svegliarti senza prima lasciarmi andare, Eren.”

“Caporale.”
“Eren, tu devi ritornare. Devi lasciarmi morire.”

“Aspetta--” Eren allora si ricordò quel che un tempo sapeva. Sapeva che se fosse tornato, Levi non ci sarebbe stato più ed era colpa sua se Levi era---

“Ascolta i miei ordini,” Disse Levi con gli occhi socchiusi. “Lasciami morire. Ritorna e continua a combattere. Continua a vivere.”

“Non posso,” Disse Eren, sapendo che era vero. Non poteva accettarlo e non l'avrebbe fatto. Non aveva mai avuto la possibilità di dire a Levi che lo voleva al suo fianco. Il rimpianto gli bruciò le viscere, tutte le cose che avrebbe dovuto fare, tutte le parole che avrebbe dovuto dire, ma se fosse tornato i suoi sentimenti non sarebbero importati più, perché non li aveva mai mostrati a Levi, quando Levi era vivo. “Vorrei che noi due invecchiassimo insieme.”

“Non possiamo,” Disse Levi. “E' troppo tardi per me.”

“Possiamo, in questo mondo!” Poi, come ricordando che aveva bisogno di restare calmo, Eren abbassò la voce, facendo lentamente un passo in avanti e allungando una mano verso Levi. “Se non riuscirò più a rivederti, allora voglio almeno passare del tempo con te qui.”

Levi sembrò prendere in considerazione le parole di Eren per una frazione di secondo, ma parlò senza esitazione. “Tu continuerai a vivere, anche se dovessi forzarti a lasciarmi andare.”

Levi saltò.

 

***

 

“Non ha funzionato,” disse Levi col respiro instabile. Diede la schiena ad Eren ed Eren riusciva a vedere la stanchezza appesantirgli le spalle.

“Mi dispiace,” Disse Eren, sapendo già che dopo la morte di Levi il tempo si sarebbe resettato per loro ancora una volta. Non lo disse ad alta voce, comunque, scegliendo piuttosto di aspettare le parole contrariate di Levi.

Ma Levi era silenzioso. Eren guardò il lieve movimento del corpo di Levi ogni volta che inspirava o espirava. Era così reale che non avrebbe detto non appartenesse a questo mondo. Il vento ululante faceva sbattere la loro porta d'ingresso e le finestre, tremando sul tetto soprastante. Qualche minuto dopo, gocce di pioggia cominciarono a tamburellare sopra di loro ed Eren notò con orgoglio che avevano fatto un buon lavoro con la riparazione del tetto, perché non filtrava più.

“Il tetto ha smesso di gocciolare,” Disse Eren, rompendo il silenzio tra di loro.

Levi non disse nulla per un bel po', quindi quando parlò la sua voce quasi spaventò Eren. “Non è male, come riparazione.”

“Siamo una bella squadra,” Disse Eren, aspettando col fiato sospeso la risposta di Levi. Mosse avanti e indietro le dita sotto il lenzuolo che gli arrivava poco sotto la vita, la stoffa che frusciava leggermente al movimento dei suoi piedi.

Levi si voltò a guardare Eren, scivolando più vicino a lui e tirandosi addosso il lenzuolo a coprire entrambi. La pioggia tambureggiò più forte sul tetto, e il gelo autunnale strisciò dentro casa, ma Levi affondò le ginocchia contro le cosce di Eren. Teneva caldo.

“Lo siamo,” Ammise Levi e chiuse gli occhi. Sembrava esausto.

Si addormentarono entrambi al suono rassicurante della pioggia soprastante. Eren si svegliò per una manata che Levi gli diede in faccia per sbaglio, nel sonno, e Levi fu svegliato dal grattare delle unghie lunghe di Eren sui suoi piedi quando intrecciavano le loro gambe insieme.

“Non ti sei tagliato le unghie?” Gemette Levi. “E' disgustoso.”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Note della traduttrice: Buona Pasqua e grazie di cuore a tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate, sia io che l'autrice ne siamo felicissime! A proposito, le ho già tradotto ed inviato i commenti al primo capitolo qualche giorno fa, ma non so se lei abbia intenzione di rispondere. Nel caso in cui lo faccia, tradurrò per voi quel che avrebbe da dirvi!
Volevo poi anche scusarmi per l'enorme lasso di tempo che ho lasciato intercorrere tra questi due capitoli, ma davvero non pensavo che l'università potesse prendermi tutte queste energie e questo tempo. Tra lezioni che finiscono sul tardo pomeriggio ed esami difficili da preparare, è un periodo un po' difficile. Vi chiedo un po' di pazienza. Il prossimo capitolo, quello finale, è lungo il doppio di questo, quindi non so entro quanto tempo riuscirò a tradurlo. Ma vi assicuro che ce la metterò tutta per non far passare mesi! Il numero di persone che segue la storia già dal primo capitolo mi da l'entusiasmo necessario per farcela :)
Ps: In questo capitolo sono presenti alcuni punti con traduzioni non letterali perché ho cercato quanto più possibile di rendere il concetto in un italiano scorrevole. Tuttavia è possibilissimo che ci siano pezzi poco fluidi. Già qualcuno aveva detto qualcosa del genere nelle recensioni al cap 1. Quindi vi prego di segnalarmi queste parti, qualora le trovaste, e di dirmi come secondo voi potrebbero rendere meglio. Sono aperta a qualsiasi tipo di commento, purché costruttivo! :)
Buona lettura!





 

Capitolo 2


 

Levi dice che qui il tempo scorre più velocemente, ma Eren non lo percepisce.

“E' come un sogno,” dice Levi. “Un attimo è autunno e quello dopo è inverno.” Aggiunge altra legna nel caminetto ed Eren lo osserva, sorseggiando la sua tazza di tè caldo con un po' di miele rimasto, che hanno comprato quando faceva ancora abbastanza caldo per poter visitare il paese.

Eren non percepisce il tempo allo stesso modo in cui percepisce il tempo Levi. Per Eren, sembra un'infinità. Sicuro. Certo. Forse è come ha detto Levi, che questo mondo è suo, ma Eren vuole credere che anche Levi gli appartenga.

“A me non sembra veloce,” dice Eren.

“E' perché sei ancora vivo,” dice Levi sbrigativamente ed Eren sente la tazza tremare tra le sue mani. Levi si volta a guardarlo, esitante, congelato sul posto, aspettando la turbolenza.

Tutto è tranquillo. Eren è calmo.

Lo sa.

“Lo sei anche tu,” dice Eren e nel suo cuore sa che è vero.

Levi non dice niente, dapprima. Va verso il tavolo e si siede di fronte ad Eren, mescolando il suo tè con un cucchiaio. Non lo assaggia.

“Cosa dice?” dice Eren.

Levi lo guarda. “Io non credo nel fatto che le foglie di tè possano prevedere il futuro.”

“Però lo capisci, cosa dicono?”

Levi guarda la tazza. Il tè probabilmente è freddo, adesso, quindi non lo berrà.

Eren aspetta pazientemente il verdetto di Levi.

“Dice che vivrò.”

 

***

 

(Entrambi lo sanno ma non lo dicono.)

(Il futuro è la speranza di Eren.)

 

***

 

Una delle cose migliori di vivere con Levi è l'apprendere che a Levi piaccia lavorare a maglia, anche se odia ammetterlo perché Eren sferruzza meglio di lui e lo prenderebbe in giro. Nonostante Eren sia più abile, lascia il lavoro a maglia a Levi perché i movimenti ripetitivi lo annoiano e Levi ha bisogno di attività meccaniche per rilassarsi. Levi sferruzza qualsiasi cosa – maglioni, sciarpe, guanti- e la maggior parte delle quali sono per Eren. Tuttavia questo significa che Eren deve andare a prendere il filo ogni volta che va in paese, e lui ci prova, a comprarne in grandi quantità per risparmiare viaggi.

Eren odia andare in paese. Levi non può andare con lui ed ad Eren non piace affrontare le facce grigie senza forma dei cittadini, da solo. Ciononostante, ci va ogni due settimane perché ci sono delle provviste da fare, e sono scorte che non possono ottenere dall'area intorno a casa loro.

Nonostante tutti gli inconvenienti, comunque, ad Eren piace stendersi sul letto e guardare Levi sferruzzare, rude, con mani segnate dalle cicatrici che si muovono rapidamente con i ferri, la luce dorata della lampada ad olio vicino al letto che brilla sulla testa di Levi, sulle pagliuzze di capelli grigi.

Eren lo raggiunge e tira uno di quei capelli grigi. Il pallido filo balugina alla luce.

“Cosa?” Ringhia Levi irritato, le sue dita vanno a tentoni per un attimo prima di riprendere il loro slancio.

“Stai diventando vecchio,” dice Eren.

“Complimenti per averlo notato, finalmente,” dice Levi. Gli da una ginocchiata nella coscia ed Eren sobbalza per la sorpresa. “Adesso lasciami finire.”

“A cosa stai lavorando?” Chiede Eren.

“Ad un maglione.”

“Sai, sarebbe carino se mi facessi delle nuove calze,” borbotta Eren nel suo cuscino, pensando a quanto caldi sarebbero i suoi piedi. Levi ne aveva fatti per lui un paio molto carino, una volta, ma hanno dei buchi sulle dita, adesso.

“E quelli vecchi ti sarebbero durati se tu ti fossi tagliato le unghie, a dire il vero,” ribatte Levi.

Eren allora rimane zitto. Non vuole tagliarsi le unghie, per adesso.

Mentre guarda Levi lavorare, non può fare a meno di pensare agli altri segni dell'età che sfiniscono il corpo di Levi. Le ossa e i muscoli di Levi hanno cominciato a dolergli più spesso, adesso, ed Eren deve aiutarlo a massaggiarli con un unguento ogni giorno. Le sue ferite si rimarginano più lentamente, negli ultimi tempi, e sebbene lui sia veloce quanto lo era in gioventù, mette più sotto sforzo il suo corpo, rispetto a prima.

“Neanche tu sei così giovane,” mormora Levi come sapendo a cosa stesse pensando Eren. Non solleva i suoi occhi dai ferri quindi non vede Eren aggrottare le sopracciglia mentre si guarda le sue stesse mani rugose. Eren se le passa sul viso, sentendo le rughe irregolari ai lati degli occhi.

“Hai più capelli grigi di me,” dice Levi quasi allegramente.

“Tu sei più grasso di me,” dice Eren severamente, senza essere realmente severo. E' qualcosa che fanno--- ricordarsi a vicenda quanto sono vecchi.

“Non sono grasso!”

Eren ridacchia soltanto, guardando il rotolo di filo saltare in cima alle coperte ad ogni rapido movimento delle mani di Levi. Tende le braccia per dare un colpetto alla palla, e quella saltella su una gamba di Levi.

E' tranquilla, questa vita. Eren ricorda che prima di stare lì, non ha mai avuto l'opportunità di vedere un Levi che non si inquieta ogni volta che tiene d'occhio Eren. Eren non lo rimprovera, perché sa di non saper controllare la sua trasformazione bene come dovrebbe e c'è sempre la possibilità che Levi debba ucciderlo senza fare domande.

“E' divertente che le nostre posizioni siano invertite, adesso,” dice Eren. “Sono io a tenerti d'occhio.”

Levi si interrompe, abbassando le mani e i ferri in grembo. Guarda Eren. “Ma in ogni caso, non morirò qui proprio adesso, giusto?”

“No,” concorda Eren. Questo è qualcosa che Levi non può controllare, in ogni caso. “Invecchieremo insieme.”

“Lo faremo,” dice Levi, allungando una mano per stringere quella di Eren. La ritrae velocemente, imbarazzato, perché non è ancora abituato ai semplici gesti d'affetto. E' qualcosa di cui Eren si è accorto quando sono stati insieme i primi due anni. Non lo fa mai notare, aspettando pazientemente che Levi cominci a sentirsi suo agio, da solo.

Hanno molti anni alle spalle e ne avranno molti altri in futuro, ma Eren sa che un giorno questo finirà. Non sa come si senta a riguardo. Dato che aumentano le cose che impara su Levi, negli anni, non pensa di poterlo abbandonare.

“Stai di nuovo pensando a qualcosa di stupido, non è vero?” dice Levi, come se capisse Eren dal suo solo silenzio.

“No.” Eren guarda le loro ombre soffuse accalcarsi contro la parete di fondo.

“Vai a dormire,” ordina Levi.

Eren chiude gli occhi, rannicchiandosi contro al fianco di Levi. Il corpo di Levi è quasi del tutto rigido e scomodo per stringerglisi contro, ma è caldo.

Sono passati molti anni, ma Eren cade in un sonno pacifico, sapendo che la maggior parte di questi anni, sogno o no, li ha passati con Levi al suo fianco.

 

***

 

(La fine è sempre la morte.)

(Eren vuole che questa storia continui all'infinito perché non vuole vederla finire con la morte di Levi.)

 

***

 

Eren sa che, anche se a Levi piace ricordargli che il suo metabolismo sta rallentando, grazie all'età, il suo corpo è in realtà in perfetta forma. Oltretutto, se Levi decide di parlare ancora del suo peso, Eren gli ricorderà gentilmente della sua incombente perdita di capelli.

“Stiamo diventando tristi vecchietti,” dice col fiato grosso Eren, mentre corre lentamente accanto a Levi. Stanno di nuovo percorrendo il solito sentiero in salita ed è un altro promemoria del fatto che, in effetti, non sta diventando grasso, perché riesce ancora ad accompagnare Levi nelle sue ridicole corse mattutine.

O questo o entrambi stanno diventando più lenti di prima. Ad Eren piace pensarla diversamente.

Un sottile strato di nebbia ghiacciata piega gli alberi e il suono degli uccellini cinguettanti calma la tensione del corpo di Eren fino a quando la voce pungente di Levi attraversa l'aria mattutina ed Eren giurerebbe che Levi faccia fuggire per lo spavento tutti gli uccelli.

“Non so di che diavolo stai parlando,” scatta Levi. “Tutto il grasso con cui ti ingozzi ogni giorno deve averti smussato il cervello.”

“Che cazzo ti prende, di mattina?” Dice Eren. “E' appena l'alba e hai già la luna storta.”

E' una bella giornata e l'aria è fresca.

Levi risponde andando avanti più velocemente ed Eren non può mettersi al passo con lui perché il sentiero si restringe fino ad essere percorribile da una sola persona. Solo dopo un buon quarto di miglio il sentiero si riallarga ed Eren raggiunge il fianco di Levi, quindi. “Che ho fatto?”

Levi guarda Eren. “Ho trovato l'origine del nostro problema coi moscerini della frutta, stamattina.”

“Oh,” dice Eren, capendo immediatamente perché Levi è arrabbiato. “Te l'avrei detto, prima o poi.” Più o meno. Eren si era dimenticato che qualche settimana prima aveva mangiato furtivamente alcune bacche a letto, quando Levi era profondamente addormentato, e dal momento che faceva troppo freddo per uscire, le aveva nascoste sotto il letto, dietro i vestiti invernali arrotolati che Levi aveva legato saldamente con corde e logore, vecchie coperte che non usavano più. Il giorno dopo se ne era completamente dimenticato e, ovviamente, non ne avrebbe fatto parola con Levi anche se se ne fosse ricordato, perché Levi aveva una rigida regola sul 'niente cibo a letto'.

Questa settimana, Eren è stato salutato dalla divertente vista di un Levi che correva inutilmente dietro alle mosche con uno straccio, e avrebbe riso se non fosse stata colpa sua, in primo luogo.

“Confidavo nel fatto che pulissi tutto,” dice in tono arrabbiato Levi, nello stesso momento in cui Eren dice, “Prometto di non mangiare più a letto.”

“Che cosa?”

Rendendosi conto dell'errore, Eren spera che Levi non lo abbia sentito. “Cosa?”

“Hai detto che hai mangiato a letto?” ringhia Levi, suonando pericolosamente arrabbiato, e dal momento che Eren tiene molto alla sua vita, prova a cambiare argomento.

“TI sfido a correre di nuovo verso casa!” Urla Eren prima di precipitarsi avanti.

Ne viene fuori che il motivo per cui Eren riesce a star dietro a Levi nelle sue corse mattutine è perché Levi rallenta per lui. Questo diventa ovvio quando Levi si rimette immediatamente in pari sulla sua visuale, nonostante Levi sia a tre miglia buone di distanza da lui.

E' Eren ad affrontare il problema delle mosche, alla fine. Una boccia di succo di limone e sapone dopo, riesce ad uccidere tutti i moscerini che ronzavano dentro casa loro negli ultimi giorni.

Levi controlla i progressi di Eren e dice “Non male.”

 

***

 

“Stai ingrassando,” dice Levi quando Eren strattona il maglione fatto ai ferri sulla sua testa.

“Mi sta,” dice Eren. Gli sta anche largo, quindi non capisce da dove Levi stia traendo le sue conclusioni.

“Dovresti smetterla di mangiare il grasso della carne,” Levi tira un'estremità del maglione finché raggiunge la vita dei pantaloni di Eren.

“Ma è così buono,” si lamenta Eren e quando Levi gli lancia un'occhiata, Eren concorda sul mangiare la metà del grasso animale che mangia di solito.

 

 

***

 

La volta successiva in cui mangiano carne, Levi toglie scrupolosamente le parti grasse, il bastardo.

 

***

 

La quarta morte di Levi fu terrificante. Erano fuori, nei boschi, l'estate che vibrava intorno a loro di calore e insetti, il sudore che appiccicava i loro vestiti alla pelle.

Eren la odiava. Levi la amava.

“Ho rinunciato a fartelo accettare,” disse Levi ed Eren deglutì il calore e la paura premonitrice nella sua gola. La sensazione persistente di inesattezza nei recessi della sua mente divenne più forte e la terra sotto i suoi piedi cominciò a tremare. “Ma tu devi ricordare.”

Non ricordare, Eren riusciva a sentire una voce disperata gridare. Non farlo.

“Vorrei che noi due invecchiassimo insieme,” disse Eren, la voce impastata di dolore. Gli insetti ronzavano intorno a loro. “Perché vuoi così tanto lasciarmi?”

“Non ti voglio lasciare,” Levi fermò il passo, girandosi per incontrare gli occhi di Eren, ed era difficile mantenere contatto visivo con lui quando Eren riusciva a vedere la disperazione nei suoi occhi, la perdita, il lutto, il rimpianto, il silenzioso “Non voglio morire proprio adesso.” “Ma ovviamente non posso; è il mio fottuto lavoro badare a te. La tua stretta sulle spade e la tua postura richiedono ancora allenamento e tu non riesci ancora ad uccidere un titano da solo per salvarti la vita---” Levi si interruppe nella sua filippica, forse realizzando che più ci rimuginava, più riluttante sarebbe stato ad andare. “Ma entrambi sappiamo cosa è successo e io non ho molto tempo a disposizione--”

“Ma sei qui,” scattò Eren. “Sei con me e sei vivo, adesso. E' abbastanza.”

“Eren, non sono---” cominciò Levi, ma si fermò quando la terra sotto i loro piedi cominciò a incrinarsi.

Non dirlo.

“Che mi dici dei tuoi amici, Eren?” Tirò fuori l'asso nella manica, facendogli pressione, ed Eren prese un profondo respiro. “Sai che hanno bisogno di te.”

Nei recessi della sua mente, Eren cominciò a ricordare, luminosi capelli biondi e occhi blu come l'oceano che si erano promessi di vedere insieme, capelli scuri che cadevano sulla sciarpa rossa che aveva segnato l'inizio della loro amicizia, e le loro voci, che urlavano al di là del mondo rotante, “Eren! Eren!” ma Eren non poteva voltarsi verso di loro perché di fronte a lui--- “Eren, lascialo andare. Lui è---”

“Basta,” Eren indietreggiò da Levi, gli occhi chiusi stretti come se i ricordi potessero dissiparsi una volta che avesse aperto gli occhi di nuovo. Non lo fecero.

“Eren---”

No.

Il terreno si ruppe in due, ingoiando per intero Levi, e il mondo andò in pezzi, frantumandosi in pezzi di vetro.

 

 

***

 

 

Eren è più eccitato di Levi per l'innalzamento di temperatura perché la fine della primavera significa bacche. Levi ha bisogno della primavera perché l'inverno è gelido. La primavera è fresca ma è tollerabile. Primavera significa anche che pianteranno verdura dopo che la neve si sarà sciolta e Levi ricorderà ad Eren chi è più bravo con l'arco, non appena andranno a caccia insieme.

Eren pensa che Levi sia più bravo di lui ad uccidere cose, in generale, ma non esprime questo pensiero privo di tatto ad alta voce.

Primavera significa che cipollotti, ravanelli, patate fresche con la buccia sottile come un foglio di carta e cose verdi che Eren non riconosce saranno mescolate nella pentola insieme alla carne, con un po' di limone, e verranno bollite fin quando la carne sarà tenera e le spezie si mescoleranno insieme. E' in primavera che Eren testa sul serio la pazienza di Levi.

“E' pronto?” chiede Eren, scuotendo le gambe per l'eccitamento. Hanno catturato un bel coniglio, oggi, e ad Eren piacciono molto i cipollotti nello stufato.

“No,” dice Levi, senza neanche alzare lo sguardo da quel che sta facendo. Sistema con attenzione gli archi uno alla volta sul tavolo, con l'impennaggio che sporge dal bordo per controllare che sia dritto. Levi è abituato all'ossessione di Eren per i cipollotti e la carne tenera che si scioglie in bocca, quindi le sue risposte sono automatiche. Il tavolo trema leggermente perché Eren sta scuotendo le gambe e tamburellando le dita, ma Levi ignora il suo personale fastidio per finire il suo compito in pace.

“E adesso?” chiede Eren.

“No.” Soddisfatto dal fatto che le frecce siano dritte, Levi comincia a controllare che non abbiano crepe.

“Adesso?” Ormai Eren ha perso interesse nello stufato in sé ed è più interessato alla prospettiva di ottenere l'attenzione di Levi.

Levi neanche gli risponde. Individua una lunga, sottile crepa che va dal centro dell'arco alla punta e lo mette da parte, spostandosi all'altro. Se finisce questo, può controllare l'arco prima dell'ora di pranzo e forse fare qualche tiro per esercitarsi, nel pomeriggio.

Eren nota il cipiglio sul viso di Levi e decide di interrompere il suo obiettivo di infastidire Levi, per oggi. “Che cosa che che non va?”

“Voglio uscire per esercitarmi a tirare,” dice Levi. “Ma mi sono dimenticato di fare il bucato, stamattina, e i vestiti non asciugheranno se non li appendo fuori adesso.”

“Lo farò io,” dice Eren, e quando Levi lo guarda scettico, aggrotta le sopracciglia. “Ne sono capace! Quando ero nella tua squadra mi affibbiavi sempre lavori ordinari come questo, in ogni caso.”

“Ma non il bucato,” dice Levi. “Le cose sembrano diventare più sporche, dopo che provi a stenderle. E per la cronaca, tutti devono fare lavori ordinari, non solo tu, quindi smettila di lamentarti.” Eren sa dall'espressione di Levi che sta vincendo e non è sorpreso quando alla fine Levi sospira, “Suppongo che tu possa occuparti del bucato, per oggi.”

“Non ti stai dimenticando qualcosa?” Eren allunga il braccio sul tavolo per prendere uno degli archi, ma Levi scaccia via la sua mano. “Oww.”

“Non sto dimenticando niente,” dice Levi, mettendo a posto tutte le frecce. “Sono anche i tuoi vestiti. Se li sporchi allora ti scuoierai da solo la tua roba.”

Eren pensa alle rapide mani di Levi mentre faceva un piccolo taglio sul retro del collo. Levi poi immergeva le dita e le estraeva, la pelle che si separava dal retro della testa e giù dalle zampe posteriori come tessuto stracciato. Le budella erano state rimosse precedentemente, subito dopo che avevano catturato il coniglio, tramite una stretta soffocante che Levi aveva usato per rimuovere lentamente le interiora dal corpo. In questo modo la carne sarebbe durata un po' più a lungo, anche se non importava, dato che l'avrebbero mangiata oggi.

Eren era stato a guardare mentre Levi maneggiava l'animale senza vita. Tenne lo sguardo fisso sugli occhi calmi e morti fin quando Levi non gli recise la testa.

“Farò in modo che il bucato rimanga pulito,” promette Eren e Levi annuisce.

“Probabilmente è pronto,” Levi indica la pentola.

“Ho capito.” Eren si alza in piedi per spegnere il fuoco, entusiasta al profumo che gli assale il naso, persino più forte e invitante di prima.

Lo stufato di coniglio è delizioso.

 

***

 

 

(Eren pensa, ma non lo dice a Levi, che anche se quella volta il falco non avesse catturato il coniglio, il coniglio sarebbe comunque morto per qualcos'altro.)

(Eren stesso potrebbe averlo ucciso. Gli piace lo stufato di coniglio.)

 

***

 

Levi è elegante con l'arco allo stesso modo in cui lo era con le sue spade.

Eren ama stare a guardarlo.

Levi non si accorge di Eren una volta che si posiziona nella familiare posa aperta, i suoi piedi ad una spalla di distanza l'uno dall'altro e il suo piede anteriore posizionato davanti all'obiettivo. Levi mantiene salda la mano che regge l'arco e controlla dove vuole fare pressione con la stretta sull'arco anche se Eren sa che che Levi l'ha imparata a memoria. Nonostante Levi sia famoso per cacciarsi sempre in situazioni pericolose senza esitazione, Eren osserva che è sempre attento durante i preparativi.

Inoltre, anche se Levi non lo ammetterà e dirà cose del tipo “Fa troppo freddo, cazzo” Eren sa che gli piace stare all'aperto.

Levi ritrae l'arco, lo allinea con mani salde, controlla la linea visiva.

Thud.

Vicino al centro, ma non abbastanza.

C'è una grazia tranquilla nei movimenti di Levi con l'arco, se Eren dovesse paragonarlo a Levi con le sue spade. Il Levi qui presente non deve uccidere nulla--- caccia raramente e di solito lascia questo lavoro ad Eren--- quindi non c'è alcuna fretta a sforzargli i suoi muscoli, nessuna ansia a tirargli rughe sul viso, nessuno sguardo ossessionato nei suoi occhi. C'è solo Levi e il suo arco e l'obiettivo di fronte a lui, e nient'altro.

Eren osserva la luce pomeridiana inondare la figura di Levi. Le lenzuola bianche che ha appeso ondeggiano per un secondo, impedendogli momentaneamente la vista di Levi.

Thud.

Eren tira le lenzuola via dalla sua visuale.

Levi colpisce esattamente nel centro, questa volta.

Eren sorride e continua ad appendere il resto del loro bucato.

E' tranquilla, questa vita.

 

***

 

 

Le giornate sono calde ma le sere sono gelide e Levi ricorda questo dato di fatto ad Eren ogni giorno fino a quando finisce la primavera. Eren gli avrebbe allora fatto notare che è più calda dell'inverno, o forse Levi avrebbe preferito che tornasse adesso l'inverno, e questo sembra calmare le lamentele di Levi di un paio di gradi. Raggiungono il compromesso di lasciare la coperta invernale, di lana, e questo sembra soddisfare Levi, anche se contribuisce poco a diminuire i suoi borbottii.

Ad Eren manca l'inverno, ma l'odore di legna bruciata di mattina rimane anche in primavera e lui da il benvenuto ai nuovi profumi della vita che prorompono sulle colline con l'erba verde e fiori a colori vivaci.

Durante la prima primavera che hanno vissuto insieme, Eren aveva preso un bouquet di fiori per Levi. Non era andata bene.

“Perché?” Aveva chiesto Levi, guardandolo scettico mentre Eren gli porgeva il mazzo di fiori, freschi di campo; il profumo di vita ancora indugiava alle estremità degli steli spezzati dove Eren li aveva strappati alle loro radici.

“Cosa, non ti piacciono?” Eren aggrottò le sopracciglia. “E' un regalo.”

“Che me ne faccio di fiori morti?” Disse Levi. Li prese comunque perché Eren aveva detto che erano un regalo, eppure...

“Non sono ancora morti,” Fece notare Eren. I fiori colorati stavano ancora in piedi orgogliosamente, allungando i loro petali in un saluto. Bastava un bicchiere d'acqua e sarebbero rimasti vivi, anche se solo per poco.

“Moriranno,” sospirò Levi.

“Ma non ancora,” disse Eren, testardo.

Levi non disse nulla. Guardò silenziosamente i fiori come se non sapesse cosa farne.

“Li metterò in un bicchiere d'acqua,” disse Eren. “Se cambieremo l'acqua di tanto in tanto, non moriranno.”

“Fin quando il tempo non se li riprenderà,” fece notare Levi. Sembrava malinconico. Sembrava che volesse dire “Come me.”

“Ma dureranno comunque per un po' di tempo,” disse Eren.

Levi non insisté oltre.

Eren trovò un bicchiere d'acqua alto per i fiori. Lo mise sul tavolo accanto al letto, vicino alla finestra.

A Levi non importava.

Giorni dopo, quando Eren si era dimenticato le riserve di Levi riguardo i fiori, Levi si voltò verso di lui e disse.

“Grazie.”

 

***

 

(I fiori sopravvivono.)

 


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Note della traduttrice: Quasi non ci credo, sono davvero riuscita a finire questa traduzione! Neanche io ci speravo più. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno deciso di seguire questa storia e ancora di più coloro che hanno recensito. Traduco sempre i vostri commenti all'autrice e sia a lei che a me fa davvero piacere riceverli!
Ci tengo a precisare che anche in questo capitolo ci sono alcune frasi che non sono tradotte proprio letteralmente, per dovere di resa italiana. Tuttavia ci sono alcuni passaggi di cui non sono sicurissima neanche io, quindi, se doveste notare anche solo un piccolo dettaglio fuori posto, non esitate a correggermi! Detto questo, vi lascio alla lettura.
Preparate i fazzoletti!
La traduttrice

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

 

 

Questo è il mondo di Eren e non c'è nient'altro che pace.

Ma, a volte (ogni notte), Eren cade in una variante dello stesso sogno.

Il sogno comincia in modi diversi. A volte comincia con Eren e Levi che vanno a caccia insieme; a volte comincia con loro che cavalcano, mangiano un pasto, appendono il bucato, e stanno sdraiati a letto... Non importa dove il sogno cominci perché porta sempre allo stesso punto. Non importa dove siano, cosa facciano, quanto siano felici, tranquilli, quanto sia ordinario, Eren sentirà sempre quel senso di timore premere nei recessi della sua mente, quel piccolo avviso di star dimenticando qualcosa.

E' troppo felice, qualsiasi cosa sia. Troppo tranquillo. Troppo ordinario. Quieto, in apparenza, come la superficie di un laghetto. Quieto come la neve che viene spolverata senza alcun suono sui campi.

Il plop di una foglia che cade rompendo la superficie del laghetto in cerchi di onde, che inondano la mente di Eren di ricordi.

Il soffice thump di un coniglio della neve, ed Eren sobbalza in direzione del suono, mira fermamente e lancia. La freccia colpisce l'obiettivo, ed è impossibile, ma Eren giurerebbe di poter sentire il suono della carne perforata e quel senso di timore da una scossa al suo corpo, intorpidendo i suoi arti di paura.

“Caporale,” rantola Eren ed eccolo lì, Levi, rosso che sboccia sulla sua uniforme, scuri petali insanguinati che si spandono sul suo mantello verde.

Eren lo sa.

L'ha saputo per tutto il tempo.

Eren fa scorrere le dita sul sangue sul viso di Levi. Occhi senza vita gli ricambiano lo sguardo, accusatori, ed Eren sa che non è Levi che deve morire.

La voce di Levi è nella testa di Eren anche se il suo cadavere sta diventando freddo. Ti dovevo proteggere. Tu...

“Non ho bisogno di protezione,” Eren dice al cadavere. “Non ho bisogno che tu mi tenga d'occhio.” Il pensiero è lì prima che possa fermarlo. Se tu non mi avessi dovuto proteggere...

L'accusa negli occhi senza vita rimane e loro si girano per guardarlo. Eren riesce a vedere il suo stesso riflesso sulle cornee vitree. Una risata dalle labbra fredde di morte, piccoli puntini di sangue sputacchiati dalla bocca. Sembrano ghiaccio quando colpiscono la pelle delle mani di Eren.

Bugie. Tu mi vuoi al tuo fianco.

Eren deglutisce. La verità gli ricade in gola, pesante come macigni.

Sapevi che non avresti saputo controllare i tuoi stessi demoni. Avevi bisogno di me.

“Non volevo che questo accadesse,” dice Eren. “Dico davvero. Io---”

Lui vuole sentirsi al sicuro. Levi lo fa sentire al sicuro. Vuole credere che Levi possa proteggerlo. Vuole---

Fare affidamento su qualcun altro? Perché tu sei troppo debole per cavartela da solo?

Questa verità lo colpisce più forte di qualunque colpo fisico.
 

 

***

 

(I fiori che Eren ha preso per Levi continuano a fiorire.)

(Sono posati accanto al letto, luminosi e vivaci e bellissimi.)

 

 

***

 

 

La terza volta in cui Levi morì fu in primavera. Annegò quando saltò nelle rapide per cercare di salvare Eren.

Quando il loro tempo si resettò ed Eren si svegliò, Levi era accigliato. “Te l'ho detto che provare a remare in barca quando non sai neanche nuotare è una brutta idea.”

Eren era troppo occupato a sentirsi sollevato per il fatto che Levi fosse ancora al suo fianco per ascoltare davvero la sua ramanzina, ed era anche una ramanzina molto lunga. Finì con qualcosa del tipo, “Ma certo che questo patetico moccioso non mi ascolta più adesso che non sono più il suo superiore,” a cui Eren protestò con un, “Sì che ti ascolto,” e continuarono a litigare.

 

***

 

 

L'idea gli viene un altro mattino quando Eren guarda Levi massaggiarsi un dolore nella zona lombare. Levi lo fa sempre più spesso, ultimamente, ed Eren si chiede se Levi abbia raggiunto quel punto in cui ha raggiunto l'età. “No,” dice la voce di Levi dentro la sua testa, ma Eren si trova a sputar fuori.

“Dovremmo prendere un cane.”

Levi si interrompe. “Perché?”

“Allevare un cane sarà divertente,” dice Eren, ricordando di quando rincorreva i cani del quartiere, quando era piccolo.

“Assolutamente no.” Levi scuote la testa. “Non ci inventeremo dei modi di portare sporcizia dentro casa.” Aggrotta le sopracciglia a quel pensiero e, sembrandone davvero infastidito, scuote di nuovo la testa per buona misura.

“Farà sembrare tutto meno solitario.” Eren non è molto bravo a convincere le persone, ma ci prova. Vivere con Levi è stato fantastico, ma a volte, pur essendo loro due, c'è troppa tranquillità.

A volte entrambi non hanno niente da dirsi e tutto ciò che rimane è l'ululare del vento fuori e il debole rantolo delle vetrine mentre Levi le chiude. A volte anche meno.

“Tu sei solo?” chiede Levi.

Eren ci pensa per un momento. “No. Tu?”

“No.” Levi toglie il bollitore dal fuoco e comincia a versare acqua calda dentro una teiera. Si alza del vapore dalla teiera ed Eren comincia a sentire l'odore dello specifico aroma delle foglie di tè preferite di Levi. “Ma c'è troppa tranquillità, a volte,” ammette Levi.

Entrambi non fanno accenno al fatto che sentono intensamente la mancanza della litigiosità della mensa militare nelle ore dei pasti, il rumoroso chiacchiericcio che riecheggia nelle sale, il clangore metallico che fa vibrare i muri, a volte, proveniente dalle strutture di ricerca, le urla dai campi d'addestramento. Perché con questi ricordi arrivano quelli di cui non sentono così tanto la mancanza.

Levi sembra stia provando a decidersi su cosa odi di più---il silenzio o la sporcizia--- ed Eren attende ansiosamente il suo verdetto. Levi contrae le labbra ed Eren ha la sensazione di aver vinto e poi Levi si massaggia ancora una volta la zona lombare. Eren sa cosa stia pensando Levi adesso, quindi aggiunge velocemente.

“So che siamo troppo vecchi per correre dietro a un cane, ma ci sono un sacco di cani vecchi in paese, abbandonati dalle loro precedenti famiglie. Non si muovono velocemente come quelli più giovani e sono un po' più educati.”

“Quel che non capisco.” Levi versa del tè in una tazza. La alza in direzione di Eren, ma Eren scuote la testa, così la prende per sé. “E' perché dovrei volere un altro cane quando c'è un cucciolo fastidioso di cui mi devo prendere cura 24 ore su 24, 7 giorni su 7.”

“Ringrazia che io sappia usare il vasino,” dice Eren.

“Oh, lo faccio,” dice Levi. “Altrimenti tu saresti rimasto a dormire fuori per molto tempo.”

Levi sembra pensieroso per un attimo, mentre prende un sorso di tè. Eren riconosce quello sguardo, ricordandosi di Levi che si incurvava su blocchi di documenti strategici e mappe. Si chiede cosa abbia Levi da pensare così seriamente.

“Che c'è?” Chiede Eren.

“Un cane è un grosso impegno,” dice Levi. “Sei sicuro volertelo prendere?” Non sembra che Levi volesse dire quello, ma Eren fa finta di niente, sapendo che Levi alla fine arriverà a quel che vuole veramente dirgli.

“Sì. Non è che stia facendo molto qui, comunque.”

Levi volta la tazza in modo che il manico sia rivolto al lato opposto, ma la regge piantando le dita attorno ai bordi, senza far caso al manico. Un altro sorso e poi guarda Eren, meditativo, ed Eren raddrizza le spalle, in attesa delle sue prossime parole.

“La vita di un animale è più breve di quella umana, Eren,” dice Levi lentamente. “E ad un cane vecchio non resteranno che un paio d'anni.”

Eren sa a cosa Levi stia arrivando. Ma Eren sa che niente dura per sempre. “Andrà bene.” Allo sguardo scettico di Levi, aggiunge. “Posso farcela.”

“Se ne sei sicuro.” Annuisce Levi.

“Quindi.” Eren tamburella le dita sul tavolo. “Prenderemo un cane?”

“Sì,” dice Levi, col suo solito tono molto paziente. “Ne prenderemo uno.”

 

 

***

 

 

Ogni mattina, Eren si sveglia mentre Levi si prende cura del giardino di fronte. Mentre guarda il curvarsi della schiena di Levi, pensa che sarebbe molto più interessante avere un cane che corre in giro e che infastidisce Levi mentre lavora.

Eren lo vuole davvero, un cane.
 

 

***

 


Levi una volta chiede ad Eren se davvero lui possa creare qualsiasi cosa in questo mondo, se vuole, e la risposta è quasi. A volte c'è qualcosa di grande e incredibile che vorrebbe costruire, ma poi si ricorda debolmente della sua impossibilità nella vita reale ed Eren non è più capace di costruirlo, non importa quanto si ripeta di essere nel suo mondo interiore, adesso, e che ogni cosa sia fattibile.

“C'è qualcosa che vorresti che io creassi, in particolare?” Chiede Eren. Per Levi, ci proverà. L'estate danza sulle colline con luminosi prati verdi e caldo insopportabile ed Eren lo sta soffrendo, ricoperto di sudore, ma Levi insiste che questo è esattamente il tempo perfetto.

Levi mette ad asciugare tutti i piatti bagnati su una tovaglia, pensando che forse potrebbero semplicemente costruire uno scaffale, per quello. Rimugina sulle parole di Eren per un momento. Poi, “Un ruscello.”

“Che tipo di ruscello?” sembra ingannevolmente semplice ma è segretamente impegnativo. Comunque, è possibile. Eren si ricorda di una parte intricata di foresta dove non ci sono sentieri da esplorare e pensa che può piazzarlo lì, un ruscello che si apra un varco nel bosco.

“Semplicemente un ruscello con l'acqua,” dice Levi, suonando irritato dal fatto che Eren voglia qualcosa di più complesso da lui. Levi non sembra essere troppo interessato nei dettagli delle cose che non riguardino la pulizia.

“Un ruscello?” Chiede Eren, chiedendosi perché Levi voglia proprio quello.

“Sì.”

“E non vuoi nessun tipo particolare di ruscello?”

“Se è sta diventando una cosa stupidamente complicata, lascia perdere.”

“No no, ho capito. Un ruscello.” Eren prova a delineare l'idea nella sua mente. Un ruscello. Sarebbe carino. Perché non ci ha pensato prima?

“Non pensare troppo intensamente; ti fonderà il cervello,” mormora Levi.

“Pensare non è neanche il tuo punto forte,” gli fa notare Eren.

“Un idiota non è abbastanza in questo mondo.” Levi scuote la testa. “Devi proprio aggiungerne un altro.”

E' uno dei giri di parole di Levi per dire 'grazie per aver creato questo mondo per noi due,' ma Eren lo accetta.

Eren non crea da zero tutto quel che c'è in questo mondo. Ogni sua parte è un pezzo speciale della sua vita, un frammento di ricordo del suo passato. La loro casa, in particolare, è un misto della casa della sua infanzia e una delle sue preferite di quando viaggiavano con i Corpi di Ricognizione.

Quindi, per creare questo ruscello, Eren sa cosa fare.

Escono una mattina d'estate. Eren insiste sull'andarci presto, prima che prenda piede la calura della tarda mattinata e lui sia troppo occupato a soffrirla per poter davvero godersi il frutto del suo lavoro. Conduce Levi per il sentiero familiare, poi giù per un altro che prima era un vicolo cieco, una parte della foresta che gli era preclusa fino ad ora.

“Ma da questa parte è--” comincia Levi ed Eren lo interrompe.

“E' tutto ok, fidati di me.”

Levi si zittisce ed Eren capisce che l'ha sentito-il suono dell'acqua corrente in lontananza. Il suono si fa sempre più forte man mano che si avvicinano al ruscello e, a fianco a Eren, Levi sta fremendo silenziosamente d'eccitazione.

Prima che Eren possa dirlo, Levi chiude gli occhi e lascia che Eren lo guidi, lo supera e prosegue avanti da solo. Eren lo lascia fare, affascinato nel vederne Levi così entusiasta.

Ma anche Eren trattiene il respiro non appena il sentiero si apre sull'acqua che zampilla giù da una bassa cupola di rami e fogliame.

“Non male,” dice Levi, piano.

Camminano lungo il ruscello, seguendo il fluire verso il basso dell'acqua zampillante da grosse pietre e rami spezzati. Foglie alte tracciano i contorni del ruscello, alcune di esse sradicate impotenti dalla corrente e spazzate via a valle. Eren le guarda, ipnotizzato, e in quel momento la voce di Levi sovrasta l'aria, sollevandosi sopra il suono dell'acqua.

“Sembra proprio il ruscello del lago in cui passavamo durante le missioni a lungo termine,” dice Levi.

“E' esattamente quel ruscello,” ride Eren.

“Mi sembrava familiare.” Levi si ferma. Poi, indicando un albero che è caduto e i cui rami adesso sono incurvati in un arco sopra al ruscello. “Ci accampavamo spesso qui.”

“Già,” dice Eren. “E' un bel posto.” Tiravano fuori le pentole e le razioni di cibo dai loro zaini, ognuno proclamando di star preparando la cena. L'acqua del ruscello è fresca e chiara, è tutta acqua piovana che fuoriesce dalle montagne, quindi era utilizzata per preparare la cena e per lavarsi. Di notte, le tende venivano stese lungo la riva del ruscello, tutti facevano rumore e chiasso fino a quando veniva dato ordine di andare a dormire.

“E' bello quando piove appena,” dice Levi.

“Sì,” concorda Eren. Era in effetti la parte che preferiva di queste missioni, ascoltare il suono della pioggia che tamburellava contro la copertura delle tende. C'era una piccola falda che si apriva su una finestra trasparente, in modo che potesse guardare il circondario, ed Eren amava guardare le goccioline di pioggia rotolare verso un lato della tenda. “C'eri quando abbiamo dovuto uccidere quel serpente gigante che viveva sotto una crepa della roccia?”

“Sì. Sono stato io ad ucciderlo.”

“Oh, è vero.” Uno dei soldati sapeva cucinare i serpenti e avevano fatto una cena interessante, quel giorno.

Camminano insieme verso valle, rievocando i giorni passati nel Corpo di Ricognizione. Ci sono dei bei ricordi di cui parlano e ce ne sono di brutti di cui non parlano. Ma quelli sono gli eventi che li hanno fatti diventare quel che sono oggi e nessuno dei due rimpiange niente.

“Abbiamo seppellito Leon, qui, vero?” Chiede Eren, indicando un punto a monte, nascosto da grossi cespugli, ma Eren sa che lì troverebbero un grande cumulo contrassegnato da una disposizione circolare di pietre, se lo cercassero.

Levi segue lo sguardo di Eren. “Sì. Era un bel cane.”

“Già.”

Continuano a camminare in silenzio. “Sai, se prendiamo un cane, possiamo portarlo a passeggio al ruscello ogni giorno, come adesso.”

“Vuoi un cane per rimpiazzare Leon?”

“No,” dice Eren. “Solo... un cane che viva con noi e col quale avere nuovi ricordi, oltre quelli che abbiamo già.”

Levi non dice nient'altro. Eren si chiede se ne abbia parlato nel momento sbagliato. Levi era in effetti una delle persone a cui Leon amava stare intorno. Il cane si rifiutava di mangiare, se non vedeva Levi almeno una volta al giorno.”

“Sì,” dice Levi alla fine. “Prendiamo un cane.”

L'estate ronza intorno a loro con insetti e calura.

 

 

***

 

I capelli di Levi sono completamente grigi, adesso.

Ci sono lentiggini nere che ricoprono come pepe la sua pelle e linee di rughe che percorrono le sue mani.

 

 

***

 

 

“Cosa dovremmo dare da mangiare al cane?” Chiede Levi una sera, bruscamente.

Eren è eccitato che Levi ci stia pensando sul serio. “Carne.”

Levi guarda Eren e sospira. “Sembra che ci sarà più lavoro per me, allora.”

“E per me,” dice Eren. “Sono io a cacciare.”

“E sono io che devo fare tutto il resto,” dice Levi con cipiglio arrabbiato. “Onestamente, non ti farebbe male imparare come occuparti della roba che uccidi.”

“Non devo farlo,” sorride Eren; sapendo che le prossime parole faranno arrabbiare Levi e forse non dovrebbe dirle perché un Levi arrabbiato è un Levi spaventoso, ma Eren le dice lo stesso.

“Perché io ho te.”

 

 

***

 

 

(Levi non è così arrabbiato con lui. E' solo un po' imbarazzato.)

 

 

***

 

(Non hanno occasione di prendere un cane, perché---)

(Perché---)

 

 

***

 

 

Arriva l'autunno.

 

 

***

 

 

Levi si ammala.

Eren si ammala per primo e poi Levi viene contagiato da lui. Comunque, il sistema immunitario inumano di Eren gli è d'aiuto perché in tre giorni si riprende dalla malattia. Levi non è così fortunato. La febbre dura per sette giorni e mentre la mente di Levi rimane fredda per i primi tre, Eren la perde completamente per i quattro successivi.

Nei quattro giorni in cui Levi è costretto nel letto, Eren fa del suo meglio per farlo mangiare. Prepara il cibo a spezzatino, fin quando tutto è così soffice da sciogliersi in bocca, ma Levi insiste che non ha fame.

“Devi mangiare qualcosa,” dice Eren mentre aiuta Levi a mettersi seduto. Afferra la scodella e il cucchiaio accanto al letto. “Se non lo fai, non ti riprenderai.”

“Non ce la faccio,” dice Levi. “Il mio stomaco è come una cazzo di fornace.”

“Per favore prendi solo alcuni bocconi.” Eren si è ridotto a pregarlo, adesso, Levi non mangia da due giorni e lo sta facendo morire di preoccupazione.

Levi ha una tosse rumorosa e umida che scuote tutto il suo corpo. Il suono rimbalza sulle pareti e Eren quasi cade all'indietro quando il corpo di Levi si scaglia pesantemente in avanti ad ogni colpo di tosse. Levi si appoggia al muro una volta che sono finiti, gli occhi rossi e umidi di lacrime e calore febbrile.

“Stai bene?” Chiede Eren, scosso, spaventato dal fatto che i colpi di tosse di Levi suonino come se ci fosse qualcosa di fangoso bloccato nei suoi polmoni e che non possa uscirne.

“Sì.” Levi espira pesantemente, e allora, quando Eren alza il cucchiaio verso la sua bocca, volta via la testa. “No.”

“Devi mangiare qualcosa!” Eren sa che perderà presto il controllo se Levi non ne prenderà nemmeno un sorso. “Se non lo fai, tu--” Le parole muoiono una dopo l'altra e all'improvviso è difficile guardare Levi.

Levi all'improvviso sembra molto più sveglio di quando lo sia stato in giorni. “Dammene un po'.”

Eren ne prende una grossa cucchiaiata per lui, ma Levi riesce solo a berne metà prima di scuotere la testa. “Basta.”

“Almeno il resto del cucchiaio.”

“No, non ce la faccio.”

“Devi finirlo.”
“No.”

“Solo il resto di questo cucchiaio e ti lascerò tornare a dormire.”

Levi sprofonda di nuovo nel letto e chiude gli occhi in risposta. Sta immobile, così immobile che Eren proverebbe a scuoterlo se non fosse per il regolare alzarsi ed abbassarsi del suo petto che gli dice che è ancora vivo.

Eren stringe stretta la scodella tra le sue mani e prova a impedirsi di spaccarla contro il muro.

I fiori accanto al letto stanno appassendo.

 

 

***

 

 

(Ad Eren viene dolorosamente ricordato che l'età di Levi gli sta dando problemi ad ognuno dei suoi colpi di tosse che scuotono il loro letto in tarda nottata.)

(Eren si dice tra sé che Levi si riprenderà.)
 

 

***

 

 

Nei giorni in cui Levi si sente abbastanza bene Eren lo aiuta mentre incespicano verso il portico per prendere un po' di sole. L'autunno si sta assestando intorno a loro, spolverando la foresta d'oro e le colline di vento fresco, quindi Eren non toglie la coperta spessa a Levi, mentre stanno a guardare il sole che tramonta al di là della linea dell'orizzonte.

“Fa freddo” rabbrividisce Levi ed Eren si mette sotto la coperta con lui.

“Sì, si sta facendo freddo.”
Uno stormo di uccelli costeggia le colline prima di scomparire dietro l'erba alta. Stanno seduti lì a lungo, fin quando il rosa cipria del cielo sbiadisce in un viola scuro.

Levi è tranquillo, mentre si riposa sulla spalla di Eren. Eren riesce a sentire il calore della febbre di Levi attraverso i suoi due strati di vestiti.

“Andrò in paese a prendere delle altre medicine, domani,” dice Eren. “Sarò veloce. Va bene per te restare a casa da solo?”

“Hmmm,” biascica Levi, troppo assonnato per ascoltare davvero le parole di Eren. Lo prende per un sì. Deve farlo. Levi sta costantemente peggiorando.

Eren non sa più cosa fare, quindi continua a tenere le spalle dritte in modo che Levi possa appoggiarcisi. Levi tossisce una tosse umida ed Eren gli massaggia la schiena in modo confortante, desiderando poter fare di più.

Il giorno muore completamente, diventando notte. Eren porta Levi dentro e lo forza a prendere un altra cucchiaiata di zuppa.

 

 

***

 

 

(Ma una parte cattiva dentro Eren, la Verità, gli dice che finirà presto.)

 

 

***

 

 

Quando Eren torna una sera dal paese, trova Levi appoggiato al cuscino che guarda fuori dalla finestra aperta. Vuole chiedergli se si senta meglio, ma prima che possa farlo, Levi tossisce, e dal suono sembra che abbia dei buchi nei polmoni e non possa trattenere l'aria che sta inspirando.

Eren deglutisce e mette via su un mobile tutto quel che ha comprato.

“Come ti senti?” Chiede Eren e Levi scuote la testa.

“Siediti con me,” rantola Levi, la voce ruvida come carta vetrata.

Eren si siede.

Guardano il sole scomparire in lontananza, lasciando che il tempo scorra per secondi, minuti, ore.

“Non sto migliorando,” dice Levi lentamente. E' qualcosa che sanno entrambi da tempo. Levi si appoggia pesantemente al cuscino, sembrando più vecchio di quanto Eren non lo abbia mai visto. “E' quasi l'ora.” La rassegnazione comincia a convergere sulle spalle di Levi, tra le rughe sulla sua pelle, allacciandosi alle sue parole stanche.

“Dovresti mangiare qualcosa.” Eren si alza in piedi. “Così potrai prendere le tue medicine.”
“Eren.”

“Non devi sforzarti di mangiare tanto. Uno o due cucchiaiate andranno bene.”

“Eren.”

“Ti sentirai meglio e poi potremo fare un'altra passeggiata al ruscello prima che arrivi l'inverno,” continua Eren, sentendo che le sue parole stanno venendo fuori troppo velocemente, ma non potendole fermare. “Quel ruscello sarà così bello quando l'inverno lo congelerà.”

“Eren.”

“Ci sono ancora così tante cose che dobbiamo vedere insieme.” Eren si affretta verso la pentola che si sta raffreddando sul tavolo, con l'intenzione di riscaldare il cibo per Levi. Lo forzerà a mangiare almeno due cucchiai ad ogni costo, e poi Levi prenderà la sua medicina. “Prenderemo un cane in primavera.”

“Eren.” L'improvvisa voce tagliente di Levi lo ferma. “Smettila.”

Eren afferra la pentola e la frantuma contro al muro, e con la coda dell'occhio, vede Levi balzare sul letto per lo shock.

“Che cosa dovrei fare?” Eren adesso sa di essere prossimo alle lacrime, ma non gli importa più. “Come dovrei sistemare tutto questo?”

“Eren? Eren, vieni qui,” dice Levi debolmente, facendo un gesto verso Eren per farlo venire a sedersi accanto a lui.

Eren si avvicina. Cala la testa sul grembo di Levi e Levi disegna confortanti cerchietti sul suo cuoio capelluto con deboli, febbrili dita. “E' quasi ora.”

Eren deglutisce. “Lo so.”
“Le mie ferite sono troppe, probabilmente,” Levi dice tossendo ed Eren sa che si sta riferendo alla vita fuori da questo mondo dei sogni che Eren si è lasciato alle spalle. “La morte mi sta raggiungendo, la fuori.”

“Devi ritornare, Eren,” dice Levi gentilmente.

Eren stringe le lenzuola tra i suoi pugni e non dice nessun'altra parola. Lo sa. Hanno vissuto così in tranquillità, qui, che Eren quasi si dimentica del fatto che la vita di Levi sta abbandonando ogni energia nel tempo reale, proprio mentre stanno parlando, e adesso Levi sta per andarsene per sempre.

“Sii forte,” Levi toglie la mano dai capelli di Eren e la mette sopra i suoi pugni. “Tutti questi anni che abbiamo passato insieme erano per questo momento. Svegliati. Vivi. Combatti. Promettimi che farai queste cose.”

“E' davvero la fine?” Chiede Eren, sentendo le sue interiora diventare insensibili fino all'inesistenza.

“Sì. Adesso promettimelo.”

Quando Eren non risponde, Levi ringhia, un suono duro a causa della sua gola troppo secca. “Promettimelo. Altrimenti tutto ciò per cui sono vissuto fino ad ora sarebbe sprecato. Ci sono persone che ti stanno aspettando là fuori, Eren. Lo sai.”

“Sì,” dice Eren piano, e Levi lo lascia andare.

Guardano le stelle luccicanti fuori dalla finestra.

 

 

***

 

 

Levi viene a mancare nel bel mezzo della notte, silenziosamente.

Eren non lo scopre fin quando si sveglia la mattina, trovando Levi, già freddo, accanto a lui. Come Eren sospettava, Levi ritorna all'ultima immagine che Eren ha di lui nella vita reale, mentre ha addosso la sua uniforme insanguinata dei Corpi di Ricognizione e le ferite della battaglia, gli occhi chiusi stretti come se fosse profondamente addormentato.

I fiori sul tavolino accanto al letto si sono seccati, sono diventati marroni e pendono da un lato del bicchiere come fiocchi.

Eren lascia che le lacrime offuschino il sogno e aspetta che il suo subconscio lo porti alla luce.

 

 

***

 

 

La seconda volta in cui Levi morì, erano inseguiti da un grosso orso selvaggio sul sottile strato di neve invernale.

Eren ce l'aveva fatta. Levi no.

Il tempo si era resettato per entrambi e quando si erano svegliati, la prima cosa che Levi aveva detto a Eren era stata: “Faremo come dico io, la prossima volta.”

 

 

***

 

 

La prima volta in cui Levi morì...

 

 

***

 

 

La Verità siede accanto ad Eren mentre aspettano la barca. File di panchine in pietra si allungano su entrambe le sponde del canale, stendendosi all'infinito. Ricordano ad Eren le chiatte che lo portarono da Shinganshina al centro della città, il giorno in cui tutto andò in pezzi.

Il sole autunnale è luminoso, oggi. Ci sono alberi alti dietro le file di panchine, foglie dorate che seccano, diventando marroni. Quando arriva il vento, piogge di foglie secche cadono addosso ad Eren e Levi. Eren pensa al raccolto autunnale che hanno perso e guarda il viso di Levi.

Levi è disteso con la testa sul grembo di Eren, gli occhi chiusi, senza polso, senza battiti nel petto, ma almeno non c'è più il sangue. Il viso di Levi sembra pacifico, come se stesse solo dormendo. La Verità è seduta dall'altra parte della panchina, la schiena rivolta verso Eren. Eren ne ha bisogno.

Si assicura che le sue mani siano ancora pulite e asciutte prima di passarle tra i capelli di Levi. Una barca arriverà presto per loro, ma solo Eren potrà salirci.

“Sono sicura che non è stato per niente doloroso, per lui,” dice una voce gentile.

Eren si volta alla sua sinistra e incontra degli occhi tranquilli e un sorriso. Lei gli ricorda qualcuno che conosce, ma la Sua faccia non gli è familiare. Però Eren la conosce, perché, come la Verità, anche Lei viaggia con lui.

“Lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio,” biascica Eren. Ripensa a come Levi ansimasse per respirare, il sangue che gocciolava fin quando non ce n'era più, e sa che deve essere stato doloroso.

Lei si sposta per sedersi sulla panchina accanto a lui. Eren La guarda con la coda dell'occhio, come lei osservi la Verità con occhi attenti e annuendo d'accettazione prima di far tornare la Sua attenzione su Eren. “Non è peggio delle cose che ha dovuto affrontare prima,” dice. “L'unica differenza adesso è che non sta più soffrendo.”

“Spero che sia così,” dice Eren, i capelli di Levi soffici e il suo cuoio capelluto freddo, sotto le sue dita.

Siedono in un silenzio amichevole. Tutto è tranquillo tranne per l'occasionale agitarsi della superficie dell'acqua a causa del vento, l'acqua che sciaborda sui lati del canale.

Una grande nave si muove fino a fermarsi di fronte a loro. La passerella di legno a lato della barca sbatte sul terreno di fronte ad Eren con un sonoro thunk. Ci sono persone dall'altra parte della passerella che lo guardano, aspettando che salga sulla barca. Il sole autunnale è proprio dietro di loro, gli brucia gli occhi, e lui non riesce a vedere bene i loro volti.

“Devo andare,” dice Eren, ma non si muove. Le sue mani non abbandonano i capelli di Levi.

“Sì,” concorda Lei.

“Devo continuare a muovermi,” continua Eren, i suoi occhi sono incollati sulle persone sulla barca, anche se non riesce a vederle bene. “Lo so.”

“Sì,” dice Lei.

“Bisogna che vada.” Eren sa che le parole stanno uscendo dalla sua bocca, ma non riesce per niente a rispecchiarcisi. Qualcuno dentro Eren sta dicendo queste cose per lui, mentre il cuore di Eren crede in qualcos'altro. Ma la voce che viene fuori è la sua voce ed Eren lo sa in un certo senso, lo capisce che deve andare anche se il suo cuore gli dice altrimenti. “Non posso.”

Lei non dice niente, dapprima, ma Eren riesce a percepire i Suoi occhi comprensivi su di sé. “Qual è il suo nome?”

Dovrebbe saperlo già, ma sta provando ad essere gentile con Eren.

“Caporale Levi,” risponde Eren.

“Deve essere difficile,” dice Lei. “Lasciarlo indietro.”

“Non lo sto lasciando indietro,” dice Eren senza neanche pensare. Assimila dopo ciò che questo implichi e prova a spiegarsi. “Io ho fatto tutto questo. Io l'ho causato. Non posso lasciarlo indietro.” Non riesce a vedere la Verità, da dove è seduto, ma riesce a percepire il freddo, spettrale cenno d'assenso dietro di sé.

Lei torna a guardare la Verità al posto di Eren. “E' così?”

“Cosa?”

“E' davvero la Verità che stai osservando?”

L'ombra di un dubbio gli attraversa la mente e poi qualcos'altro, caldo e pericoloso, si intrattiene ai confini della sua mente. Eren sa che se segue il Suo sguardo per guardare la Verità sotto una Luce differente, vedrà qualcos'altro. Vedrà quel che vuole vedere. Quindi Eren non guarda e lascia che sia Lei a guardare per lui.

“E' così?” Chiede Eren. Ma è troppo tardi per mantenere un certo equilibrio nella sua mente perché vuole già vedere qualcosa di diverso. E sta sperando. Oh, quanto sta sperando.

Se quella volta, prima che il mondo s'acquietasse in cocci di vetro che si chiudevano intorno alla sua visuale, se quella volta prima che la disperazione lo raggiungesse, se quella volta avesse deciso di vedere la situazione in una Luce diversa, cosa avrebbe visto?

“Eren,” dice Lei gentilmente, ed Eren sa che è perduto anche se non guarda la Verità. “Dammi la mano.”

Lui lo fa e lei la posiziona sul petto di Levi.

“No,” dice Eren. “Non c'è niente. Non c'è---”

“Shhhh.” Il suono viene fuori dalle Sue labbra come la nota di un flauto, il vento che fischia attraverso gli alberi. “Ascolta,” sussurra.

Eren si calma e ascolta.

Non c'è niente,” pensa, ma non crede in quelle parole. “E' tutto nella mia testa. E' quel che voglio credere.”

Ma è lì, lieve ma cresce d'intensità ad ogni secondo, nutrendosi della Speranza di Eren. Un cuore che batte sotto le dita di Eren, che martella sotto la pelle di Levi, che sta tornando calda. E' la verità che Eren voleva vedere, quella che Eren spera possa esserci quando tornerà alla realtà.

“Ma è perché io voglio che sia così,” dice Eren e, col suo dubbio, il cuore che batte sotto la sua mano s'indebolisce e la pelle di Levi comincia a diventare di nuovo fredda.

“Non lo sai, ancora,” dice Lei. “La Verità che credi di vedere,” e qui Lei si volta a guardare la Verità ed Eren segue il Suo sguardo, stavolta. “E' frutto delle tue paure, delle tue insicurezze.”

Alle Sue parole, la Verità si distorce in qualcos'altro, una nuvola di fumo nero arricciato, un fantasma di tutte le voci attorno ad Eren che rallentano il suo cuore, le parole che non vuole sentire ma con cui si tempesta ogni giorno perché--

“Perché la vera Verità è che non sai quale sarà il risultato,” continua Lei, la dolcezza sempre più salda ad ogni parola. “Ma sai che farà male se speri e poi non accade quel che vuoi, la tua colpa---”

“Basta.” Eren deglutisce il groppo che ha in gola. L'accenno di speranza è lì, caldo e pericoloso, ma lui lo schiaccia. Sa che il Caporal Levi è morto. Sa che è colpa sua che il Caporale sia morto. Queste sono Verità. Tutto il resto sono una distorsione della Luce creata dalla sua speranza che le cose fossero andate diversamente. Deve restare a galla. Deve--

“Eren---”

“Basta!” Eren si alza di scatto dalla panchina perché non vuole ascoltare più. Le bugie che la sua Speranza gli racconta non gli sono d'aiuto perché la fine sarà sempre la stessa. Non importa quanto Eren lo desideri, niente può cambiare la Morte.

Eren si rende conto troppo tardi che la testa di Levi stava riposando sul suo grembo e, nella foga di alzarsi dalla panchina, il corpo di Levi si ribalta e cade per terra. Eren balza verso Levi, maledicendosi per la sua stupidità, quando una voce familiarmente tagliente lo ferma.

“Non posso neanche morire in fottutissima pace,” si lamenta Levi mentre si da lentamente una spinta per mettersi seduto. “Non c'era bisogno che mi buttassi a terra, che cazzo.”

“Scusami,” Eren riesce a balbettare, anche se è ancora travolto dallo shock. “Pensavo-- Pensavo che tu te ne fossi andato.”

“Tutto quel che devi fare è solo prendere quella stupida barca.” Levi fa un gestaccio verso la passerella di legno che lo sta ancora aspettando. “E' così difficile?”

“Caporale.”

“Cosa?”

Eren non dice nient'altro. Si mette in ginocchio e si allunga verso Levi ma non lo tocca. Le sue mani si sollevano per un attimo e poi spiegazzano la maglia di Levi, stropicciandola sotto la sua stretta. Sotto le nocche di Eren, la pelle di Levi è calda e ha un battito regolare. Eren sa che una volta salito su quella barca, il suo battito si fermerà, il sogno finirà, ma--

“Se devi dirmi qualcosa, dillo,” dice Levi.

“Grazie,” dice Eren all'improvviso, e la ramanzina che sta per lasciare le labbra di Levi scompare. “Grazie,” ripete Eren, e poi è come se un groviglio stretto nel suo petto cominciasse a sciogliersi perché continua. “Grazie. Grazie, grazie, grazie, graz--”

“Ok, ho capito. Fermati.” le dita di Levi si avvolgono intorno ai polsi di Eren. “Per cosa?”

“Per tutto. Per avermi salvato. Per avermi insegnato. Per essere venuto qui con me anche se ti ho deluso.” La voce di Eren si spezza sulle ultime parole e le linee dure intorno agli occhi di Levi si addolciscono un po'. “Per aver accontentato me e i miei sentimenti per te anche se ero un codardo e non te ne ho mai parlato quando eri vivo.” Eren si chiede se potrà davvero ricordarsi dei loro anni insieme, lì, una volta che si sarà svegliato nel mondo reale, ma ci proverà, anche se questo dovesse ucciderlo.

Eren, non hanno senso le parole e gli atti d'affetto una volta che si muore,” aveva detto suo padre. “Che cosa dovranno farsene i morti delle cose che avrebbero dovuto ricevere quando erano ancora vivi?

“Non sei solo tu.”

La voce di Levi coglie Eren di sorpresa. “Tu non mi hai mai deluso, Eren, Non è colpa tua che io sia morto.”

Eren raggela, la pelle pungolata dalle parole di Levi.

“Non è colpa tua. E' successo. Le battaglie sono così. Le persone muoiono, in guerra, e io non sono un'eccezione alla regola.”

“Non eri nemmeno l'unico codardo, allora,” sussurra Levi mentre si china, esitante, ma è abbastanza vicino perché Eren possa vedere l'ansia che gli stira le rughe sul viso. Eren lo aspetta, ma poi cambia idea. Si muove in avanti, andandogli incontro. Le labbra di Levi sono secche, screpolate. E' più una pressione di labbra che un bacio.

Levi prende il viso di Eren tra le mani quando si separano, dita secche e ruvide sfiorano le guance di Eren. “Anche tu mi hai accontentato, in questi ultimi anni.” Allontana le sue dita, ma ad Eren rimane la pelle d'oca sui residui di quel tocco spettrale.

Sembra giusto, come se fosse mancato qualcosa per tutto il tempo e adesso quel pezzo fosse finalmente tornato al suo posto. I sentimenti che non si sono mai detti l'un l'altro quando erano insieme nella vita reale sono adesso messi a nudo di fronte a loro. Parole inespresse si librano nell'aria, dipanandosi dal luogo in cui Eren li nascondeva, nel suo cuore.

Qualcosa diventa chiaro nella mente di Eren. Forse è la verità. Forse no. Ma è lì e la forza torna ancora una volta in Eren, stupido coraggio. Ci sono tante altre cose che Eren vuole dire a Levi, le parole che sono vere per lui, non le crudeli batoste auto-inflitte che si mascheravano come una faccia della Verità, né la Luce curva che si mascherava da altra faccia della Verità, ma qualcos'altro. Era stato con loro tutto il tempo, dentro Eren e dentro Levi, ed era Lei, che li aveva guardati silenziosamente da un angolo e che stava adesso scomparendo nella luce del sole per tornare in quello spazio nel cuore di Eren a cui apparteneva.

“Combattila, Caporale.” Eren stringe la presa sulla maglia di Levi.

“Cosa?”

“Sali su quella barca con me,” dice Eren e sente che questa è la cosa giusta, questo è ciò che ha sempre voluto. Non solo invecchiare insieme a Levi in questo mondo, non solo che Levi sapesse i suoi sentimenti, non solo l'accettare la morte di Levi così facilmente. Non tornare sconfitto e basta, senza combattere. “Svegliati con me.”

“Quale parte del fatto che sto morendo non capisci?” dice Levi in tono arrabbiato. “Eren, sappiamo entrambi fin dall'inizio--”

“Sì, ho sentito che stai morendo,” dice Eren. “Ma non puoi semplicemente accettare che stai per morire senza neanche combattere per il tuo ultimo respiro.” E' decisamente la Speranza che sta facendo infuriare una tempesta dentro di lui, che si aggrappa disperatamente a Levi, perché si fotta l'accettare facilmente la morte, si fotta l'accettare la sconfitta, si fottano i tentativi di comprendere cosa sia una sua debolezza e cosa sia la verità, perché c'è solo una cosa che Eren sa al cento per cento ed è il fatto che non vuole che Levi muoia.

“Vuoi che combatta contro la morte,” dice Levi con un tono che implica che Eren possa aver bevuto un po' troppo, mentre Levi non stava guardando.

“Siamo entrambi dei combattenti. Non puoi dirmi che stai gettando la spugna senza neanche lottare.” Le cose stanno diventando sempre più chiare per Eren e lui realizza che non è esattamente l'invecchiare con Levi che desidera-- perché entrambi l'hanno già vissuto ed Eren sa che non è abbastanza-- ma quello che desidera davvero, sin dall'inizio, è continuare a vivere con Levi, sempre.

“Eren, tutti devono morire a un certo punto.”

“Ma tu non devi morire adesso.” Eren è pienamente consapevole che la Morte gli impedisce di raggiungere quel che desidera davvero, ma dannazione, ci proverà comunque. Preferisce morire provandoci piuttosto che non provarci nemmeno. “Sali sulla barca con me.”

“Eren, ti ho concesso anni qui, insieme,” ringhia Levi. “Pensavo che avessi capito che questo è tutto ciò che possiamo avere--”

“L'unica cosa che so per certo, grazie a questi anni, è che voglio continuare a passarne di più con te,” dice Eren. “Più anni avremo, più ne sarò sicuro. Mi stai dicendo che, dopo aver appreso cosa significa vivere felicemente, vuoi accettarlo e mollare tutto? Non vuoi combattere, per questo?”

“Eren---”

“C'è ancora così tanto che dovremmo fare insieme. Voglio ancora prendere un cane. Non abbiamo mai preso un cane.”

“Eren---”

“Caporale.” Eren sa che sta suonando sempre più come un folle. Ma si ricorda quel che ha provato quando ha visto i polmoni di Levi collassare, quando Levi era malato, le emozioni che lo trafiggevano ogni volta che doveva vedere Levi morire e non poteva farci nulla. “Per favore. Non morire senza neanche combattere.”
“E se poi morissi davvero?” Sussurra Levi. “Eh?”

Eren permette a quella cruda possibilità di venire assimilata, lanciando una monetina in aria ancora e ancora, nella sua mente. Due possibilità. Testa o Croce. Vita o morte. Cosa troveranno, una volta svegli--- non lo sa.

“Lascia che sia la realtà in cui ci sveglieremo a decidere per noi,” dice Eren.

Levi guarda alla luce che si muove a spirale alla fine della passerella di legno ed anche Eren l'osserva. Eren riesce a vederla-- la realtà del mondo in cui si risveglieranno comincia a formarsi al di là della vitrea luce dorata.

“Non è quel che pensavo di fare quando sono venuto qui,” ammette Levi.

Eren lo sa. Levi ha provato a prepararlo alla possibilità di una realtà che non voleva accettare. Levi ha dato tutto se stesso qui, in modo che Eren non debba sentire la sua mancanza quando si risveglieranno. Ma è solo quello, una possibilità. Ce ne sono tante che possono accadere e loro non le conosceranno per certo fin quando non si sveglieranno.

Levi comincia a mettersi in piedi ed Eren lo lascia andare. Levi si volta a fissare Eren. “Beh, perché stai ancora seduto come un idiota? Andiamo.”

Il viso di Eren si scioglie in un largo sorriso. La luce sta diventando troppo brillante perché possa saperlo per certo, ma immagina che per una frazione di secondo Levi gli abbia fatto un sorriso. Eren si mette in piedi e il suo sorriso se ne è andato, rimpiazzato dal lungo sguardo sofferente di Levi, quello che dice “Dannazione, vizio anche troppo questo marmocchio.”

Camminano insieme verso la passerella, il legno cigolante sotto i passi esitanti di Levi e quelli sicuri di Eren.

“Meriti di vivere,” dice Eren e Levi si volta a guardarlo ed Eren la vede anche negli occhi di Levi--- la Speranza.

“Immagino di dover stare accanto ancora un po', giusto per impedirti di fare qualcosa di stupido, di ucciderti,” brontola Levi mentre evita velocemente gli occhi di Eren. “Il tuo babysitter per tutta la mia vita. Ecco cosa mi sono ridotto a fare.”

Il cuore di Eren fa un salto quando accenna ad un impegno per tutta la vita. “Ti ripagherò quando dovrò cambiare i tuoi pannolini da vecchietto.”

“Non avrò bisogno di pannolini per cagare quando sarò sulle stampelle,” scatta Levi.

“Lo vedremo,” dice Eren con la voce più irritante che riesce a raccogliere al momento.

“Eren.”
“Che c'è?”

“Sono felice, sia a quei tempi che adesso.”

“Anche io.”

C'è un attimo di dubbio che attraversa l'essere di Eren e lo paralizza sul posto. Una serie di “e se” lampeggia nella sua mente. Lo infetta, dubbio e ansia come rampicanti che gli sussurrano che sta mentendo a se stesso, dipingendosi un'illusione di speranza perché non vuole affrontare la verità, che Levi non è più qui in questo mondo. E per un secondo, crede in quel dubbio e guarda verso Levi, chiedendosi se per tutto il tempo questo Levi sia stato uno scherzo della propria mente, un miraggio creato dalla sua volontà più remota.

Le dita di Levi toccano il dorso delle mani di Eren, esitanti, ed Eren afferra velocemente la mano di Levi prima che possa avere occasione di allontanarla. Lo spaventa, il fatto che questo sia stato tutto un prodotto della sua immaginazione e che, quando si sveglieranno, tutti questi anni che hanno passato insieme scompariranno dalla coda dell'occhio come un sogno che svanisce.

“Non importa, non è vero?” dice Levi ed Eren viene colto di sorpresa, nel suo stato d'ansia. “Quale sarà il risultato.”

Eren ha la tentazione di discutere perché sì che importa se Levi vivrà oppure no quando si sveglieranno, ma poi qualcosa lo ferma. Ci pensa. La mano di Levi è calda e pesante, nella sua.

“No, non importa.” Eren sorride.

E così camminano insieme, fianco a fianco, fino a che la luce dorata li inghiotte per intero, cuori caldi di speranza e felicità, verso l'ignoto.

 

 

***

 

 

Questa storia narra e comincia con quella che è, presumibilmente, la morte di Levi. Non è tanto la storia di Levi, quanto lo è quella di Eren. Finisce qui, insoddisfacente, tra incertezze e domande irrisolte e dettagli in sospeso, perché deve farlo, per far sì che un'altra storia cominci.

Tuttavia, per coloro a cui piace sbirciare il prossimo capitolo, incapaci di frenare la propria agitazione dal cercare spoiler, eccone uno.

Il prossimo capitolo è anche una storia e comincia con Eren che si sveglia da un sogno molto lungo. Mikasa e Armin sono al suo fianco, chiedendogli freneticamente se stia bene. Eren si sente bene, eccetto per la testa che è un po' pesante, come se avesse dormito per anni.

“Sto bene,” dice Eren, solo per fermare l'inutile agitazione di Mikasa e Armin. Il cristallo si scioglie dal corpo di Eren, affievolendosi e imperlando la sua pelle e bagnando i suoi vestiti come acqua. “Per quanto tempo ho dormito?”

Mikasa e Armin si guardano a vicenda. “Sei stato assente solo per qualche minuto,” dice Armin lentamente. “Ricordi cosa è successo?”

“Cosa è successo,” borbotta Eren tra sé e poi i ricordi gli ritornano a frotte, pezzi così fragili che fluttuano come un sogno. “Aspettate, come sta il Caporale?”

“Aspetta, Eren.” Mikasa prova a calmarlo, ma lui sobbalza sotto al suo tocco, alzandosi velocemente in piedi. La tua testa gira per un attimo e fortunatamente le braccia di Mikasa lo reggono, ma Eren ignora le insistenze dei suoi amici sul sedersi tranquillo per qualche minuto.

“Dov'è il Caporale Levi?”
Conducono Eren da lui a passi lenti, nel luogo in cui Hanji sta freneticamente facendo una rianimazione cardiopolmonare al corpo così immobile del Caporale Levi. Eren si allontana da Mikasa e Armin e cade in ginocchio al fianco di Levi.

“Come sta?” Chiede Eren, ma Hanji non lo sta ascoltando. Continua a provare a far tornare in funzione il cuore pulsante di Levi ed Eren la osserva, sentendo la speranza paralizzare in tutto e per tutto la sua mente. Stringe la mano di Levi, sentendo la sua pelle ancora calda di vita persistente. Tutti i ricordi degli anni passati vivendo nel sogno hanno abbandonato Eren, eccetto un momento, i pochi secondi prima che la luce dorata della realtà li abbia fatti svegliare, quando la mano di Levi era nella sua e Levi aveva detto “Non importa, non è vero? Quale sarà il risultato.”

“No, non importa,” sussurra Eren, ricordando il pensiero che non ha mai espresso ad alta voce. “Perché saremo insieme.”

Hanji si ferma. Poggia un orecchio sul petto di Levi, cercando il battito. Poi alza la testa per guardare Eren. Eren prende un profondo respiro per il verdetto finale che lei sta per dargli.

Hanji sorride.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali dell'autrice al capitolo:

 

Un grazie speciale a Pandera, che è stata gentilmente ad ascoltare i miei lamenti mentre incespicavo con questo capitolo. Onestamente, ho avuto difficoltà con un sacco di cose in questa fic e sono sollevata che sia finalmente completo. Ci sono ancora tante cose su cui so di aver sorvolato e se qualcuno mi chiede una spiegazione su qualsiasi cosa di questa fic, sarò felice di dargliela!
Grazie per aver seguito questa fic fin qui! Mi sono divertita a scriverla e spero che a tutti voi sia piaciuto leggerla.
Questo capitolo è pesantemente ispirato a “La Chrysalide” di Martin Leon, dal film Monsieur Lazhar. 





Messaggio finale di Feriket a tutti i lettori italiani: 

Ciao!

Mi dispiace davvero per il ritardo nel rispondere, ma ho finito l'anno scolastico solo questa settimana. Le cose si erano fatte un po' frenetiche, ma adesso che la scuola è finita, volevo ringraziarti per aver tradotto questa fic e ringraziare tutti coloro che l'hanno letta.

Questa è la fic più vicina a quel che ho nel cuore e sono davvero commossa che tu l'abbia tradotta e che ci siano persone che abbiano voluto leggerla.

Ho cominciato a scrivere questa fic a Dicembre mentre pensavo ad alcune faccende personali. Di conseguenza, ho riflettuto molto sulla lotta tra la speranza e le aspettative realistiche all'interno di una persona, e ne è risultata la fic che avete letto.

Una delle critiche principali che ho ricevuto perè stato il finale. Molte persone pensavano che avrei dovuto finire la fic in modo più ambiguo, senza il sorriso di Hanji.

Devo ammettere che stavo per concluderla senza. Tuttavia, non sarebbe un vero spoiler senza un accenno reale a quale sia il finale, no? XD

Ci penso un sacco di volte, quando siamo tentati di capovolgere un libro per scorrere verso la fine di un episodio, è perché abbiamo questa bruciante speranza dentro di noi.

E' molto simile alla speranza che spinge le persone ad andare avanti.

Grazie davvero a te per aver tradotto questa fic e a tutti coloro che l'hanno letta. Tra tutte le fic che ho scritto, questa è la mia preferita, quindi non riesco a descrivere quanto sia felice che molte persone l'abbiano apprezzata. Ero preoccupata nello scrivere questa fic perché era strana, ma sono felice di aver avuto l'opportunità di condividerla con tutti voi.

Grazie mille!!

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