Harry Potter e il Principe Purosangue

di Herm_Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO XI ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO XII ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO XV ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO XVI ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO XIX ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Harry Potter e il Principe Purosangue

Capitolo 1

Harry udì la voce acuta strillare e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la bacchetta di Draco .
<< Avada Kedavra! >>
<< Expelliarmus! >>
Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto, scura contro l’alba, roteare come la testa di Nagini  contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l’infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all’indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l’alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.
Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l’esultanza dei presenti lacerarono l’aria. L’ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione. Ron lo afferrò per le spalle e iniziò a scuoterlo: << Harry! Harry, svegliati! >>.
Harry non capiva cosa stesse succedendo al suo amico.
Ron continuava a chiamarlo: << Avanti, Harry! Svegliati! >>.
Aprì gli occhi e si ritrovò nella camera del suo migliore amico, alla Tana. La stanza era tutta arancione, le pareti erano tappezzate di poster dei Cannoni di Chuddley, la sua squadra di Quidditch preferita. In un angolo c’era una pila di fumetti di Le avventure di Martin Miggs, il Babbano matto, accanto a delle carte Autorimescolanti e delle Gobbiglie. Fuori dalla finestra si vedevano degli gnomi che infestavano allegramente il giardino.
Era tutto un incubo. A volte gli capitava di sognare alcuni momenti della battaglia, anche se non era certo come quando entrava nella mente di Voldemort.
<< Finalmente! Forza, vestiti e vieni a fare colazione. Io ti aspetto di sotto.>>
Harry ricordò che era il primo settembre, e che finalmente sarebbe tornato ad Hogwarts per finire la scuola insieme a tutti gli altri. Aveva passato le vacanze dai Weasley, ed erano state magnifiche, anche se ora era tutto diverso. Bill e Fleur si erano trasferiti a Villa Conchiglia e Percy, sebbene avesse fatto pace con i genitori, non era più tornato a vivere alla Tana. Charlie era tornato in Romania, così rimanevano solo i signori Weasley, Ron, Ginny e George. Dopo la morte del gemello non era più stato lo stesso. Nessuno lo era più stato. Molly aveva insistito tanto perché non rimanesse solo, così George era tornato a vivere alla Tana, lasciando il suo appartamento sopra ai Tiri Vispi Weasley. Aveva accettato soprattutto per farle piacere, e perché, visto che aveva continuato a piangere di nascosto per mesi, pensava che avesse bisogno di un po’ di compagnia. Se prima i due gemelli erano l’anima della festa, ora George sorrideva di rado ed era spesso assente. La perdita di Fred era stata un duro colpo per tutti. Alcune morti non si possono superare.
Harry ripensò a tutti quelli che avevano perso la vita a causa di Voldemort: i suoi genitori, Cedric, Malocchio, Sirius, Dobby, Silente, Colin, Fred, Remus, Thonks, Piton… ormai aveva perso il conto.
 
Al piano di sotto, la signora Weasley era a i fornelli, mentre il signor Weasley, a capotavola, leggeva La Gazzetta Del Profeta. A quanto pareva, un babbano aveva assistito alla materializzazione di un mago di nome Theodore Garroway, ed era corso in città terrorizzato. Ovviamente era stato prontamente obliviato, ma Garroway avrebbe dovuto ripetere l’esame di smaterializzazione. Nel posto accanto, Ron si stava abbuffando come al solito, George aveva lo sguardo perso da qualche parte nel suo piatto e Ginny chiacchierava con Hermione, ripassando alcune materie. Dopo aver restituito la memoria ai genitori, Hermione aveva voluto passare le vacanze con loro, per poi raggiungere gli amici solo l’ultima settimana: <> lo salutarono tutti a parte Ron, che era troppo impegnato con le sue frittelle per poter emettere più di un grugnito. Harry si andò a sedere accanto a Ginny. Dopo la guerra, visto che Voldemort non era più un pericolo, lui si era fatto coraggio e le aveva chiesto di tornare insieme. Altrettanto bene non era andata fra Ron ed Hermione che, dopo appena due settimane, si erano accorti che fra loro non poteva funzionare, e così avevano deciso di rimanere amici.
Harry si girò verso la culla appoggiata vicino a lui, sul tavolo. Il visino di un bambino dai capelli arancioni spuntava da una copertina azzurra. Teddy rise, quando lo riconobbe. In qualità di padrino, Harry non avrebbe voluto lasciarlo, ma la signora Weasley aveva detto che non poteva assolutamente prepararsi per i M.A.G.O. in modo decente, e allo stesso tempo prendersi cura di un bambino piccolo.
<< Non preoccuparti, Harry caro. Me ne occuperò io. Ho esperienza per queste cose.>>
Harry aveva deciso che la signora Weasley aveva ragione, e che probabilmente non c’era nessuno più esperto di lei in fatto di bambini. Così aveva accettato, sapendo di lasciarlo in buone mani.
Finita la colazione, presero i bauli, Leo, Grattastinchi e Arnold la puffola e si prepararono ad andare. Edvige gli mancava da morire. Era stata una compagna fedele per così tanti anni… Si disse che doveva smetterla di pensare al passato e godersi il ritorno ad Hogwarts, la sua vera casa.
Si smaterializzarono tutti insieme vicino a King’s Cross e si diressero verso i binari 9 e 10. I ragazzi del “trio d’oro”- così li chiamava la Gazzetta del Profeta - si guardarono: quella sarebbe stata l’ultima volta che attraversavano quel binario per salire sul treno. Erano arrivati al loro ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria che li aveva ospitati e protetti per otto anni. Sospirarono e, insieme, attraversarono il binario nove e tre quarti.
 


Questa la mia prima fanfiction che pubblico, e di solito non mostro a nessuno quello che scrivo, quindi spero di non fare schifo XD . Scherzi a parte, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!!
p.s. la parte del sogno di Harry è tratto da " Harry Potter e i Doni della Morte"

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo 2

Il binario era come al solito pieno di studenti con i loro bauli e animali, e di genitori che salutavano i figli. Hermione, Ron, Harry e Ginny salutarono i coniugi Weasley e George,  che sembrava distratto.
“George, ci sei?” Chiese Ginny.
“Cosa?” Appunto.
Le ragazze lo abbracciarono. Ginny e i gemelli erano già molto legati, ma l’amicizia fra George ed Hermione si era rafforzata in modo impressionante durante l’estate.
“Scrivici tutti i giorni, mi raccomando.”
“lo farò, Herm.”
“Non stiamo scherzando. Se non ci scrivi ti mandiamo una strillettera!”
“Neanch’io sto scherzando, Ginny. Ho detto che lo farò.”
Si avvicinarono anche Ron ed Harry.
“Tieni duro, fratello. Quando sarà finita la scuola verremo ad aiutarti con i Tiri Vispi.”
“Grazie, ma non ce n’è bisogno. Tu ed Harry dovrete frequentare l’accademia, se volete diventare Auror. Io e Lee Jordan ce la caveremo.”
“Verremo a trovarti lo stesso, puoi contarci.” Disse Harry. Il treno fischiò.
“Forza, ragazzi! E’ ora di salire sul treno!” Ricordò loro Molly. “Mi raccomando, cercate di non cacciarvi di nuovo nei guai.” Disse indugiando con lo sguardo su Harry. “Oh, e naturalmente mangiate tanto, cari. Siete giovani e avete bisogno di crescere.”
Hermione pensò che a Ron non servisse quest’ultima raccomandazione, dato che era difficile trovarlo senza appetito. Inoltre, non riusciva proprio ad immaginarsi un anno ad Hogwarts senza che Voldemort o i suoi seguaci spuntassero fuori a dar problemi. Cosa avrebbero passato il loro tempo libero?
Fece una carezza a Teddy, che le sorrise dalle braccia di Molly, e salì sul treno in cerca di uno scompartimento libero insieme agli altri. Non appena entrarono, ragazzi di tutte le età iniziarono a sussurrare fra loro fissandoli e indicandoli spudoratamente. Harry ormai era abituato a tutto ciò, ma gli altri erano più imbarazzati che mai. Solo Ron sembrava esserne compiaciuto. Districandosi dall’ingorgo di ragazzini del primo anno che bloccava il passaggio, Hermione lasciò Harry e Ginny con Luna e Neville e si diresse con Ron alla carrozza dei Prefetti, dove trovò un Malfoy impegnato a sistemare le sue valige. Era strano che fosse da solo, e non con la solita schiera di Serpeverde al seguito. Non appena li vide, mollò i bagagli così com’erano e uscì di fretta, non dando loro il tempo di aprire bocca.
“Ma quello non era…?”
“Malferret? Si, era lui.” Disse Hermione sporgendosi dalla porta, per vedere dove fosse andato. Trovando la solita calca di ragazzini, che la fissava come se fosse un animale da circo, rientrò subito.
“Secondo te dove stava andando?”
“A chiamare i suoi schiavetti, probabilmente. I Serpeverde sono troppo codardi per affrontare qualcosa da soli.”
Hermione si mordicchiò il labbro, meditabonda.
“Non ci starai pensando sul serio? Forza, usciamo.”
Dopo il solito giro di perlustrazione, tornarono dagli amici, riuscendo a malapena ad entrare nello scompartimento per la folla che vi si era radunata davanti. Ron si sedette accanto ad Harry, ed Hermione nel posto di fronte, mentre ascoltavano gli altri che chiacchieravano, mangiando gli zuccotti di zucca che Harry aveva preso dal carrello.
“La professoressa Sprite mi ha inviato un gufo quest’estate. Vuole che la aiuti a risistemare le serre. Non è fantastico?” disse Neville entusiasta.
“Si, è davvero fantastico passare ore a sistemare piante viscide e puzzolenti!”
Ron si beccò uno sguardo minaccioso da parte di Hermione.
“Non starlo a sentire. Era naturale che scegliesse te: sei bravissimo in Erbologia!” Neville diventò rosso.
“Bè… anche tu sei molto brava, Hermione.”
“E’ una cosa diversa. La tua è una passione, si vede che ci metti il cuore.”
“Oh… ehm… grazie mille!” E, se possibile, arrossì ancora di più.
Il viaggio passò in fretta, fra chiacchiere, pettegolezzi e partite a spara schiocco.
Una volta scesi dall’Hogwarts Express, sentirono una voce familiare: “Primo anno! Primo anno da questa parte! Oh, ma guarda chi abbiamo qui!”
Si girarono e videro l’imponente mole di Hagrid, che aveva ancora il compito di scortare quelli del primo anno alle barche.
“Hagrid!” i ragazzi gli corsero incontro. “Come stai?” chiese Harry mentre veniva stritolato in un abbraccio.
“Oh, non c’è male. Voi come ve la passate? Neville, che mi dici di tua nonna?”
“Ecco… È molto entusiasta di quello che scrive la Gazzetta del Profeta.”
“Sicuro, tutta quella roba del capo degli Auror che dice quanto siete stati eroici… sono contento che Kingsley è diventato ministro. Forse avrà più cervello di Caramell.”
“Anche mio padre ha scritto un articolo sul Cavillo.” disse Luna. “Era subito dopo quello sui flizzi argentati.”
Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno seppe cosa dire, poi Hagrid si riebbe: “Ehm… si, un articolo davvero interessante… Comunque penso che ora è meglio se andate, sennò vi perdete lo Smistamento!”
 Lo salutarono e si diressero verso le carrozze, trainate, come al solito, dai therstral. Dopo la battaglia, tutti quelli che avevano combattuto riuscivano a vederli. Solo Harry e Luna ci avevano fatto l’abitudine ormai, e si scambiarono un’occhiata complice mentre osservavano gli altri che li indicavano a bocca aperta.
Salirono su una carrozza, ed Hermione notò subito il ragazzo dai capelli biondissimi che stava prendendo posto nella carrozza dietro la loro.
“Malfoy!” lo indicò agli altri.
“Giusto! Non vi abbiamo ancora raccontato cosa abbiamo visto sull’Hogwarts Express!...” mentre Ron raccontava del loro incontro ravvicinato col Serpeverde, Hermione lo osservò con calma. Era circondato dai soliti Serpeverde: Zabini, Nott, la Parkinson e Goyle… solo che aveva qualcosa di diverso. Era più rigido del solito e teneva lo sguardo basso, quasi a disagio, come se sapesse quello che Ron, e probabilmente altre persone, dicevano di lui.
“Non ci credo! Come ha potuto far rivedere qui la sua faccia dopo tutto quello che hanno fatto i suoi genitori?” Harry lo fissava furioso.
“Ho sentito dire che sono stati rinchiusi ad Azkaban.” disse Luna con la sua solita aria sognante.
“Solo il padre.” precisò Neville. “Ma la madre è costantemente controllata dagli Auror.”
Ad Hermione dispiaceva per Malfoy: doveva essere terribile essere nella sua condizione. La carrozza si fermò, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Tirò un sospiro di sollievo e scese, osservando entusiasta la maestosità del Castello: finalmente di nuovo ad Hogwarts!

 

Sì, sono ancora viva e no, nessun Mangiamorte ha ancora sterminato la mia famiglia, quindi sono di novo qui con un altro capitolo! Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto un triliardo di compiti. Fortunatamente, le vacanze stanno per iniziare, quindi non dovrebbe accadere più. RECENSITE NUMEROSI!
Baci, Herm.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo 3


Il castello era stato ricostruito esattamente com’era prima, quasi come se niente fosse successo. Entrarono tutti in sala grande e si sedettero, osservando gli ansiosi e spaventati bambini del primo anno che attendevano di essere smistati. Il cappello parlante disse come al solito la sua filastrocca e la professoressa Mc Granitt chiamò gli alunni uno alla volta.
Hermione notò che i ragazzi smistati a Serpeverde quell’anno erano pochissimi.
“Secondo voi perché le Serpi sono così poche?” Seamus diede voce ai suoi pensieri.
“È colpa della guerra.” Disse Hermione. “Dopo Voldemort, nessuno vuole essere smistato a Serpeverde. La casa di Salazar è diventata simbolo di malvagità.”
Come se l’appartenenza a una casa potesse decidere se un mago diventerà malvagio o meno. Ma il cappello parlante rispetta le tue scelte e l’unico risultato è quello di dimezzare le probabilità per il Serpeverde di vincere le Coppa delle Case. Tanto di guadagnato per Grifondoro.
Hermione osservò l’ultimo bambino, un ragazzino magro dai capelli castani, mentre gli veniva messo il cappello in testa.
“Serpeverde!”
Uno dei pochi.
Si andò a sedere al suo tavolo, proprio vicino a Draco Malfoy, che sembrava … sollevato? Mentre i suoi compagni discutevano sulle possibili strategie per guadagnare punti, e compensare così la mancanza di nuovi membri, lui era l’unico che se ne stava in disparte, con un ghigno sulle labbra. Chissà a cosa stava pensando?
Draco dovette accorgersi che qualcuno lo stava osservando, perché si girò verso Hermione, che distolse subito lo sguardo: anche se non sapeva bene il perché, non voleva farsi sorprendere mentre fissava Malfoy.
In quel momento si alzò la preside, per fare il suo discorso di inizio anno. Dopo la morte di Silente, Minerva Mc Granitt aveva preso il suo posto come preside, dimostrando di avere coraggio e determinazione: non per niente era una ex Grifondoro. Il nuovo vicepreside sarebbe stato il professor Vitious, che ricevette un applauso particolarmente fragoroso da parte dei Corvonero. Dopo aver presentato il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, un ex Auror dalla corporatura robusta e pieno di cicatrici di nome Artemis Breadford, la preside diede inizio al banchetto.
Fecero un’ottima cena: evidentemente gli elfi avevano voluto festeggiare la sconfitta di Voldemort preparando ogni ben di dio. Hermione mangiò un tacchino ripieno che era la fine del mondo, come si vedeva anche dal fatto che Ron stava ingurgitando tutto più velocemente del solito. Terminata la cena, la Mc Granitt chiese di nuovo il silenzio, diede le solite comunicazioni per cui Gazza insisteva tanto e congedò gli studenti. Hermione andò in contro a quelli del primo anno, per compiere i suoi doveri da Prefetto e scortarli alla sala comune. La nuova parola d’ordine le era stata consegnata in un piccolo foglio di pergamena.
 
Silente.
 
Non appena Hermione lesse il messaggio, la pergamena bruciò senza scottarle le dita, impedendo a chiunque altro di leggere.
Anche se non lo dava a vedere, la Mc Granitt soffriva molto per la morte di uno dei più grandi maghi dell’ultimo secolo, oltre al fatto che dopo tanti anni si era abituata alla sua presenza, e sapeva che Hogwarts non sarebbe più stata la stessa. Questo comunque non le  impediva di svolgere il suo ruolo di preside al meglio: stava dando tutta se stessa perché i suoi studenti potessero diventare degli ottimi maghi, a dispetto di tutti i guai che Voldemort aveva causato.
La sala Comune era rimasta la stessa: le pareti erano tappezzate di drappi e arazzi che avevano i familiari colori della Casa, mentre il pavimento era ricoperto da un tappeto rosso e oro. Si era appena seduta su una delle comode poltrone davanti al camino, con Grattastinchi che le faceva le fusa sulle gambe, quando sentì un gufo picchiare alla finestra. Dean lo fece entrare e quello si posò proprio sul bracciolo della sua poltrona, tendendo la zampa. Hermione prese la lettera, diede al gufo qualcosa da mangiare e iniziò a leggere. Riconobbe subito lo stemma di Hogwarts.
 
A tutti i Prefetti,
questi sono i nuovi orari delle ronde serali. Confido che li rispettiate e che facciate bene il vostro dovere.

Ossequi,
Minerva Mc Granitt
 
Hermione prese il foglio con gli orari e constatò che la prima ronda spettava a lei e… Malfoy!
- Per le mutande di Merlino! – pensò. – Che gli è saltato in testa alla Mc Granitt? La ronda con Malferret? Giuro che al primo passo falso lo schianto! –
Uscì dalla Sala Comune irritata, pensando che forse la professoressa aveva dato fondo le scorte di sherry della Cooman, mentre faceva quegli orari.
 
“Malfoy.”
“Granger.”
Granger. Come mai non l’aveva chiamata Mezzosangue? Malfoy era strano, molto strano.
“Granger, muoviti! Non voglio metterci tutta la notte, ho di meglio da fare.”
Non troppo strano, in effetti.
“Tranquillo, Malfoy, preferirei baciare uno schiopodo, piuttosto che passare la notte con te.”
Dopo che Malfoy ebbe risposto con un molto espressivo: “Mphf”, iniziarono la ronda. Dopo un po’, il silenzio divenne fastidioso, così Malfoy pensò bene di interromperlo.
“Allora, Granger, come va con Lenticchia e lo Sfregiato?”
Hermione decise di non rispondere, nella speranza che lui desistesse, e che la ronda finisse in fretta.
Il fantastico trio d’oro.” disse scimmiottando il tono entusiasta dei giornalisti del Profeta.“Che nome ridicolo. Io preferisco chiamarvi Il trio degli sfigati.”
“Smettila.” disse lei a denti stretti, non riuscendo più a trattenersi.
“Oh, scusami tanto. Forse preferivi Il trio dei ritardati? Si, in effetti suona meglio.” ghignò lui.
“Piantala, Malfoy!”
Hermione aveva estratto la bacchetta e gliela stava puntando al petto. Era davvero furiosa. I capelli crespi le si erano gonfiati, e fissava Malfoy con sguardo fiero: sembrava una leonessa. Malfoy, invece, sembrava una statua di ghiaccio dallo sguardo tagliente. Non si ritrasse, ne provò a contrattaccare.
Poi Hermione ricordò che una volta li aveva salvati e che c’era una cosa che si era ripromessa di chiedergli, una volta tornata ad Hogwarts, così lasciò che la curiosità prendesse il posto della rabbia.
“Perché non hai detto niente?”
Il furetto le lanciò un’occhiata confusa.
“Cosa vuoi dire?”
“Quando i Ghermidori ci hanno catturato e portati a casa tua. Sapevi che era Harry, eppure non hai detto niente... Perché?”
Dopo alcuni secondi di silenzio, Malfoy si decise a rispondere.
 “Perché io non sono un assassino.” Sembrava impassibile: l’unico segno della tensione che provava erano le spalle rigide e la mascella contratta. Hermione capiva cosa voleva dire: molti, ad Hogwarts, credevano che Silente fosse morto per colpa sua. Per di più, svelare chi erano, quella sera, sarebbe stato come condannarli a morte. Abbassò la bacchetta.
“Non ho mai detto questo. So benissimo che non sei stato tu ad uccidere Silente e so anche che non avevi scelta, che sei stato costretto a diventare...” esitò a finire la frase, abbastanza da permettere a Malfoy di trarre le conclusioni sbagliate.
“Cosa, un Mangiamorte? Ti fa talmente schifo da non volerlo neanche dire? Ti faccio schifo, Granger?”
Era a metà fra un ghigno ed un’espressione di disgusto, più verso se stesso che altro. Odiava parlare di quell’argomento. Hermione voleva dirgli che si sbagliava, che lo capiva, ma venne interrotta.
“All’inizio lo volevo anch’io.” disse guardando per terra. “Volevo diventare un Mangiamorte, ed essere rispettato e temuto da tutti. Come mio padre. Quando mi fu affidato il mio primo compito... mi sentii importante: il Signore Oscuro si fidava di me, e delle mie capacità... Decisi che avrei agito da solo: mia madre non voleva che lo facessi, ma io non ne vedevo il motivo.”
Era strano notare come parlasse del ‘compito’ senza mai dire quale fosse, quasi come se ciò potesse renderlo meno spaventoso.
“Poi capii: il Signore Oscuro voleva che morissi. Voleva punire mio padre. Avrei voluto rifiutarmi, ma ormai non avevo scelta.”
Fu scosso da un brivido. Prese un respiro profondo, come per raccogliere la forza per continuare a parlare. Sembrava così fragile in quel momento, che ad Hermione venne voglia di abbracciarlo, di dirgli che andava tutto bene, ma rimase ferma. Malfoy la guardò negli occhi mentre diceva: “Se non avessi ucciso Silente, lui avrebbe ucciso me e i miei genitori.”
Hermione lo osservò: era parecchio tempo che non lo vedeva da vicino, e le sembrò sciupato, stanco. Teneva lo sguardo basso, i capelli, come al solito perfettamente pettinati all’indietro, esaltavano ancora di più i lineamenti del suo volto magro e sottile. Non era più il Malfoy di un tempo, quello che disprezzava i nati babbani e si credeva migliore degli altri. Era cambiato.
Purtroppo, Malfoy interpretò male il suo silenzio.
“Ma perché ne sto parlando con te? Tanto non cambierà niente. Continua pure ad odiarmi, io me ne vado.”
“Aspetta!”
Si girò di nuovo verso di lei, con un sopracciglio alzato.
“Non è vero che ti odio.”
 Malfoy si era come bloccato. Credeva che tutti ad Hogwarts lo odiassero per quello che avevano fatto lui e i suoi genitori e non pensava di trovare comprensione proprio nella ragazza che li aveva combattuti in prima linea.
Hermione era felice, più per aver provocato una reazione che per la reazione in sé: sembrava un pesce fuor d’acqua. Se lo rivide nello scompartimento dei Prefetti, sull’Hogwarts Express, e non riuscì a trattenere un’altra domanda.
“Perché sei scappato, sul treno?”
“Tu e Lenticchia siete gli eroi del Mondo Magico, ed io un Mangiamorte. Non mi andava di essere umiliato ancora.” La maschera di ghiaccio si stava incrinando, e dietro Hermione riusciva a scorgere dei sentimenti: rabbia, orgoglio, pentimento. Malfoy se ne accorse e puntò lo sguardo sul pavimento.
“Non sapevo che un traditore del suo sangue e una Mezzosangue potessero umiliare un Malfoy.”
Lui alzò di nuovo la testa e puntò il suo sguardo in quello di Hermione.
“Dopo che ho visto Bellatrix torturarti, ho perso ogni fiducia nello stato di sangue.”
Hermione non ci stava capendo più niente. Malfoy si stava aprendo con lei, e, incredibile ma vero, lei non sapeva cosa dire. Lui le aveva confessato cose che non si sarebbe mai aspettata. Quella sera, scoprì che Malfoy era capace di provare sentimenti, ma che li nascondeva agli altri. Negli anni passati, aveva conosciuto persone a cui sembrava fantastico vivere come lui, ricco e circondato da tirapiedi che pendevano dalle sue labbra, ma ora capiva che non era altro che un ragazzo solo.
“Se l’interrogatorio è finito, io me ne torno al dormitorio.” disse lui bruscamente, interrompendo i pensieri di Hermione. Malfoy girò i tacchi e andò nei sotterranei, arrabbiato, e forse pentito di essersi esposto troppo.
 


Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno recensito la storia, oltre a quelli che l'hanno messa tra i preferiti/seguiti. Ho cercato di seguire i vostri consigli e spero di aver fatto un buon lavoro u.u
Leggete e recensite numerosi!!!

Herm 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo 4

La sala grande era gremita di studenti che chiacchieravano allegramente delle vacanze, del Quidditch, del programma scolastico... Tutti sembravano felici di essere tornati ad Hogwarts. Al tavolo di Grifondoro, Ron stava trangugiando la sua colazione sotto lo sguardo disgustato di Ginny e degli altri.
“Guarda che nessuno ti porta via il piatto.”
“Fla mamma ha deffo che dobfiamo mansciare.” disse senza smettere di masticare.
“Si, ma cerca di lasciare qualcosa anche per gli altri!” Hermione era appena arrivata.
“Ciao Herm!” la salutarono insieme. Ginny le fece segno di sedersi accanto a lei. In quel momento, centinaia di gufi entrarono in Sala Grande, facendo un gran baccano mentre depositavano i loro pacchi davanti ai destinatari. Leo lasciò una lettera davanti a Ron, mentre Hermione apriva la sua copia della Gazzetta del Profeta.
“È di George.” Disse Ron mentre l’apriva. Ginny gliela strappò di mano prima che potesse leggerla.
“Ehi!”
“Dice che è tutto a posto, e che ieri sera Teddy ha cambiato colore degli occhi per la prima volta.” Disse sorridendo a Harry, che si era sporto in avanti per leggere. Ginny tornò a scorrere la lettera: “A quanto pare mamma lo sta viziando… ehm… Ron? Dice che ha accidentalmente distrutto metà della tua collezione di fumetti…”
“Per le mutande di Merlino! Sono via da neanche un giorno e già mi ha distrutto la camera!”
“Non essere esagerato.” Disse Harry. “Sono solo dei fumetti!”
“Solo? Era la collezione completa! Hai idea di quanto ci ho messo per trovarli tutti?” Prese un’altra fetta di torta al cioccolato, gli diede un morso e la puntò minaccioso contro Harry mentre diceva: “È fortunato ad effere il tuo figlioccio, altrimenti io…”
“Piantatela voi due! Abbiamo cose più importanti di cui parlare!” Li interruppe Ginny, per poi rivolgersi ad Hermione, intrecciando le mani davanti a sé in modo inquietante.
“Com’è andata la ronda con Malfoy?”
Harry sputò il succo di zucca, mentre Ron per poco non si strozzava con la sua torta.
“Hai fatto la ronda con Malfoy?!?” Esclamarono insieme. Mezza tavolata si girò verso di loro.
“Shhh! Parlate piano! Si, la Mc Granitt ci ha messo in coppia. Ma tu come fai a saperlo?” Disse servendosi anche lei del succo di zucca.
“Me l’ha detto Demelza, che l’ha saputo da Calì, che ha sentito da Lavanda che le è stato riferito da Dean che…”
“Lascia perdere queste stupidaggini! Ti ha fatto qualcosa?” Ron sembrava aver trovato un argomento abbastanza serio da abbandonare momentaneamente la sua colazione. “Giuro che se ha osato torcerti un solo capello io...”
“Tu cosa, Ronald Weasley?”
“Io… ehm…”
“So badare a me stessa senza il bisogno di una balia, grazie tante.” Continuò Hermione. “Inoltre, che motivo avrebbe Malfoy per farmi del male? Non credete che abbia già abbastanza problemi?”
“Ah, ora lo difendi?” disse Ron.
“Non lo sto difendendo. Sto semplicemente analizzando la situazione. Malfoy ha un genitore ad Azkaban e l’altro sotto stretta sorveglianza. Per non parlare di certe persone, qui a scuola, che di sicuro non gli rendono la vita più facile.”
Ron fece finta di non aver colto l’allusione a se stesso e tornò a concentrarsi sulla sua torta.
“Sarà, ma non mi fido.”
“Ehm... che lezione abbiamo ora?” Fu il tentativo di Harry di distrarre gli amici da Malfoy.
“Dunque, vediamo... Oh, no! Pozioni con Serpeverde!”
Tentativo fallito.
 
“State buoni, ragazzi, state buoni!” Lumacorno li richiamò all’ordine.
“Dunque... quest’anno, in preparazione ai M.A.G.O., studieremo una pozione particolarmente complicata: la Pozione Polisucco!” Un mormorio di panico si diffuse nell’aula. “Vi prego, ragazzi, vi prego! Come molti di voi sapranno, questa pozione richiede notevole abilità e precisione assoluta. È per questo che, per facilitarvi il compito, ho deciso di dividervi in coppie.”
Il professore prese un foglio dalla cattedra, frugando tra libri pesanti e boccette che emettevano strani fumi colorati.
“Vediamo un po’... le coppie saranno:
 
Zabini – Greengrass
Thomas – Finnigan
Goyle – Paciock
Potter – Parkinson
Weasley – Smith
Granger – Malfoy …”
 
Hermione smise di ascoltare, Harry e Ron si guardarono allarmati.
- Non è possibile! I professori si sono andati fuori di testa e hanno fatto un accordo per farmi impazzire. Non posso essere di nuovo in coppia con Malfoy, ora Lumacorno dirà che è tutto uno scherzo. -
Ma l’unica cosa che disse Lumacorno fu: “Potete iniziare, ragazzi.”
Ogni studente si spostò vicino al proprio compagno di studi.
“Bene, Granger, a quanto ne so tu e i tuoi amichetti avete già fatto questa pozione, quindi datti da fare e non farmi fare brutte figure.” Disse Malfoy mentre posava la sua borsa nel posto accanto al suo. Incredibile come quel ghigno fosse sempre sul suo volto. Si comportava come se la sera prima non fosse successo niente, a parte il fatto che era stato meno antipatico. Evidentemente aveva capito che non c’era motivo di arrabbiarsi tanto, e che non avrebbe potuto tenersi sempre tutto per sé. Stava provando a fidarsi.
“Per tua informazione, Malfoy, non intendo fare tutto il lavoro da sola, quindi, a meno che tu non voglia ritrovarti con una T in pozioni, mi aiuterai.”
“Uff, e va bene, piccola guastafeste. Passami l’elenco degli ingredienti. Ma quanti sono?” Disse guardando la pergamena chilometrica.
“Con tutti questi ingredienti ci vorrà un bel po’ di tempo a prepararla.”
“Circa un mese.”
“Un mese? Per Morgana, dimmi che stai scherzando!”
“Nessuno scherzo Malfoy.” Disse accendendo il fuoco con un colpo di bacchetta.
“Ma è scandaloso! All’esame non ci chiederanno di preparare la Polisucco, mica abbiamo un mese di tempo! Non puoi pensare sul serio che sprecherò un mese dietro a una pozione inutile.”
È inutile, Malfoy: il lavoro sarà diviso equamente. E ora passami la pelle di Girilacco, prima che ti trasformi in un furetto.”

 

*Imperio!*
RECENSITE!

Herm

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo 5

Due settimane dopo, i ragazzi continuavano ad occuparsi della Polisucco. Harry, Ron, Hermione e gli altri entrarono in Sala Grande per la cena e si sedettero al tavolo del Grifondoro.
“Lumacorno è impazzito del tutto. E’ l’unica spiegazione possibile.”
“Harry, è inutile che lo dici ogni volta che torniamo da pozioni. Lamentarsi non servirà a nulla, tanto vale applicarsi e fare il compito meglio che puoi.”
“Per te è facile, Hermione! Tu l’hai già fatta, sei avvantaggiata. Io e Neville non abbiamo speranze, soprattutto adesso che il libro del Principe è andato distrutto.”
“Ehi, guarda che anch’io sono messo male.”
“Chiudi il becco, Ron! Sei fortunato che ti è capitata Evelyn!”
“A proposito, ti sta fissando.” Intervenne Ginny.
Ron si girò verso la ragazza. Aveva dei lunghi capelli neri che portava sciolti, in modo da far risaltare i suoi occhi di un azzurro intenso. Evelyn lo salutò, agitando la mano e sorridendo. Lui deglutì e rispose impacciato.
Seamus la guardò ed espresse i pensieri di Ron: “E’ carina.”
“Ed ha una O in quasi tutte le materie.” Disse Hermione: il cervello prima di tutto.
“Cosa mi dici della Parkinson?” cambiò discorso Ginny, visto lo sguardo da ‘smettetela subito’ del fratello.
“Non la sopporto! E’ una dei pochi Serpeverde incapaci a Pozioni e non fa altro che vantarsi della purezza del suo sangue. A proposito Hermione, ti odia. Credo che sia gelosa del suo ‘Dracuccio’.”
“Davvero? E il suo Dracuccio è geloso di lei?”
Ginny, come al solito, era affamata di pettegolezzi.
“Ehm… no, non credo. Non ha mai detto niente.”
Hermione storse il naso: perché Ginny doveva essere sempre così pettegola?
“Uhm, interessante…” Ginny la scrutò a lungo.
“E come ti trovi, con Malfoy come compagno di studio?”
“Abbastanza bene.”
Istintivamente, portò gli occhi su Malfoy, dall’altra parte della Sala. Stava parlando con Zabini e Nott, e non si accorse di essere osservato. In realtà si trovava molto bene a studiare col furetto: nonostante le proteste all’inizio, si era rivelato molto abile in pozioni e si capivano al volo. Secondo Hermione, era davvero il compagno ideale. Si accorse che gli altri intorno a lei si erano come bloccati e la fissavano allibiti. Solo  Ginny aveva uno strano sorrisetto.
“Bè? Che c’è?”
“Herm, devi lavorare fianco a fianco col furetto e dici che va... abbastanza bene? TI SEI BEVUTA IL CERVELLO?”
“Non ti permettere, Ronald Weasley! Malfoy è un abile pozionista!”
“Ma... ma...” le orecchie di Ron stavano raggiungendo la stessa sfumatura di rosso dei suoi capelli. “Ma per Merlino, vuoi ragionare? Come puoi difendere una persona che bada solo allo stato di sangue?”
“Lui è cambiato, Ron! Devi capire una buona volta che so badare a me stessa!”
Gli studenti lì vicino li fissavano, sussurrando sfacciatamente, senza neanche tentare di nascondersi. Vista la situazione irritante, Hermione prese qualcosa da mangiare e si alzò da tavola.
“È meglio che vada a fare la ronda.”
Uscì dalla Sala Grande, con i capelli ancora più gonfi e indomabili del solito che ondeggiavano dietro di lei per la rabbia.
 
Andò al secondo piano, dove lei e Malfoy si erano dati appuntamento, e si accorse di essere in anticipo. Decise di attendere lì ed iniziò a mordicchiarsi il labbro, meditabonda. Ma che le era preso? Arrabbiarsi così per Malfoy! Era lei la pazza, non Lumacorno! Però lui sembrava davvero cambiato e lei non poteva tollerare chi giudica le persone senza prima conoscerle.
Fra un pensiero e l’altro, il tempo passava ed era arrivata l’ora dell’appuntamento.
“Ehi, Granger, andiamo?”
“Oh, ciao Malfoy.” Disse distratta. “Si, andiamo.”
Cercò di ricomporsi e iniziarono a perlustrare i corridoi, parlando della pozione come al solito. Se anche Malfoy aveva sentito la sua discussione, non ne dava segno.
“... e poi bisogna aggiungere le mosche crisopa e girare sette volte a destra …”
“Sbagliato: bisogna girare sette volte a sinistra e poi aggiungere … Hai sentito?” Malfoy si era fermato.
Dall’aula che avevano appena oltrepassato, arrivavano strani rumori. Si avvicinarono e sentirono una risata inconfondibile.
“È Pix. Lasciamolo stare se non vogliamo guai. Comunque sono assolutamente sicura che sia sette volte a destra e credo di avere ragione, visto che...”
“Attenta!”
Pix era uscito dall’aula ed aveva iniziato a tirare oggetti contro di loro. Malfoy le si lanciò addosso, spingendola di lato per evitare che una sedia la colpisse. Si ritrovarono entrambi a terra, l’uno sopra all’altra.
Restarono così per alcuni secondi, guardandosi in silenzio. La tensione era palpabile. Erano come chiusi in una cupola di vetro, separati dal resto del mondo, ognuno rapito dall’insolito contatto con l’altro. Hermione si rese conto che gli occhi di Draco erano grigi. Grigi e bellissimi: non se ne era mai accorta…
“M-Malfoy...”
Lui parve svegliarsi all’improvviso, borbottò qualcosa di incomprensibile e si alzò in fretta. Ma era troppo tardi: Pix aveva visto tutto.
“Hihihihi! Notizia dell’ultima ora! Malfoy e Granger annunciano il fidanzamento! Hihihihi!”. Fuggì via prima che potessero fermarlo, gridando la ‘notizia ‘ per tutta la scuola. Hermione arrossì e si alzò in piedi.
“Stupido poltergeist.” Commentò Draco. “Stai bene?”
“S-si...” Era ancora confusa dalla situazione di prima.
“Bene. Direi che per stasera basta così.” Finse uno sbadiglio. “Sono molto stanco, credo che andrò a letto. Ci vediamo, Granger.”
Se ne andò a passo svelto, come se stesse di nuovo scappando, senza neanche aspettare la risposta di Hermione, che si ritrovò a sussurrare al vuoto: “Ciao...”

 

Ringrazio chi mi ha recensito e chi ha messo la storia fra i seguiti/ preferiti/ ricordati.
Visto che le minacce hanno funzionato con lo scorso capitolo
, recensite o libererò gli ibridi *muahahahahahaha!*
La vostra squilibrata Herm <3

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Capitolo 6

“E’ tutta colpa tua, Malferret!”
“Sei un’insopportabile so-tutto-io!”
Hermione e Draco stavano litigando in mezzo al corridoio del secondo piano, mentre una folla di curiosi si stava radunando intorno a loro.
“E tu sei solo un arrogante furetto pieno di sé!”
“Fammi un favore, Granger, vai a chiuderti in biblioteca. Non ho tempo per le tue sciocchezze!”
“Neanche per idea! Ti comporti come se fossi migliore degli altri, ma non lo sei affatto!”
“Io sono migliore  degli altri, sudicia Mezzosangue!”
Fu come ricevere una botta in testa. Alla fine, Malfoy aveva ripreso a chiamarla Mezzosangue, dopo tutti quei discorsi che le aveva fatto su quanto avesse cambiato idea sullo stato di sangue. Era rimasto il solito razzista. Iniziarono a pizzicarle gli occhi per la rabbia e la delusione, e parlò senza pensare.
“Stupido Mangiamorte!”
Draco non poteva crederci: lei sapeva quanto si fosse pentito di essere diventato un seguace del Signore Oscuro, eppure lo considerava ancora feccia. Aveva detto che non lo odiava… Era una bugiarda… Si infuriò e le scagliò un incantesimo.
Stupeficium!
Petrificus Totalus!”
Hermione lo pietrificò, mandando l’incantesimo avversario ad infrangersi sul muro.
“Cosa sta succedendo qui?”
La professoressa Mc Granitt era stata attirata dal baccano. Liberò Malfoy mentre la folla si disperdeva immediatamente. Alcuni finsero di passare di lì per caso, altri si dileguarono.
“Granger! Malfoy! Mi meraviglio di voi! Siete Prefetti e dovreste dare il buon esempio, non attaccarvi in mezzo ai corridoi come due babbuini che si litigano un casco di banane!” La professoressa era fuori di sé per l’indignazione. “Siete in punizione, tutti e due! Nel mio ufficio alla fine delle lezioni. E ora andate in infermeria a farvi controllare, muovetevi!”
I due si incamminarono insieme, guardandosi in modo ostile e tenendosi ad un metro di distanza l’uno dall’altra. Girarono l’angolo e si ritrovarono in un corridoio vuoto. Controllarono che nessuno stesse per arrivare, e scoppiarono a ridere tutti e due.
“Ahahahahahah! Hai visto le loro facce? Ci guardavano come se fossimo due Sfingi!” Disse Malfoy tenendosi la pancia.
Era la prima volta che Hermione lo sentiva ridere spontaneamente, e pensò che avrebbe dovuto farlo più spesso… Improvvisamente si fermò e iniziò a guardarla come se avesse voluto dirle qualcosa, ma senza sapere come fare: capì che  il primo passo avrebbe dovuto farlo lei.
“Mi dispiace di averti chiamato Mangiamorte.”
Malfoy sorrise, sollevato.
“No, è stata colpa mia. Non avrei dovuto chiamarti Mezzosangue. Non avrei dovuto neanche lanciarti quello schiantesimo. Io…”
“No, no,  hai fatto bene. Ora nessuno penserà che stavamo fingendo. Era necessario.”
“Già, altrimenti quella palla al piede di Pix avrebbe sparso la voce che stiamo insieme. Te lo immagini? ‘Il Mangiamorte e l’eroina del mondo magico’. Ridicolo, no?”
“Già, ridicolo…  Però dovevamo stare più attenti: ora siamo in punizione.” Hermione fece una smorfia.
Lui si scrollò le spalle: “Bah, ne è valsa la pena.”
Di nuovo silenzio.
“Comunque hai una pessima mira.”
“Cosa?”
“Oh, andiamo. Non mi avresti schiantata neanche se mi fossi piazzata davanti alla tua bacchetta!”
“L’ho fatto di proposito. Se avessi veramente voluto farti del male, a quest’ora saresti ricoverata al San Mungo.”
“Si, come no, e  il cielo è viola e fatto di porcospini.”
“Tu, brutta insolente…”
Malfoy attaccò a farle il solletico, uno dei suo punti deboli, mentre lei iniziava a dimenarsi.
“Ahahahahah! Basta! Basta!”
“Solo se ti arrendi e dici che…”
Venne interrotto da una bacchetta puntata alla gola: Hermione era riuscita a sfilarla dalla divisa senza che se ne accorgesse, ed ora lo costringeva, spalle al muro, ad alzare le mani.
“Questo mai.”
Lui ghignò: “Sai, Granger, non sei così male, dopotutto.”
“Neanche tu, Malfoy.”
“Blaise mi sta aspettando. Secondo te posso andare senza avere paura che mi spunti una coda da macaco?”
“Certo che si. Preferisco di gran lunga le orecchie da gatto.” Aggiunse, vedendo che aveva abbassato le mani.
Lui rise sommessamente, poi iniziò a camminare. Arrivato in fondo al corridoio, si girò e le fece l’occhiolino: “Ci vediamo in punizione!”
 
Era arrivata l’ora di pranzo ed Hermione era stata travolta dall’uragano Ginny, che l’aveva costretta a sedersi fra lei e Neville al tavolo del Grifondoro.
“Hermione! Mi devi una spiegazione! Perché non mi hai detto che stai con Malfoy? E’ vero che avete litigato? Calì ha detto che Hanna le ha raccontato che Lavanda ha visto che l’hai schiantato! È vero che la Vector vi ha dato sei mesi di punizione?”
Come al solito le voci avevano distorto la situazione. “Ne parla tutta la scuola. Lo sapevo che ti sbagliavi, che non è cambiato! E’ rimasto il solito Purosangue con la puzza sotto il naso figlio di un Mangiamorte...”
“Ginny, calmati! Non è andata così!”
“Io ho sentito che la Mc Granitt vi ha espulso, ma non lo farebbe mai, vero?”
Era stato Neville a parlare. Si era girata per rispondergli, ma in quel momento si accorse che aveva i capelli tutti bruciacchiati.
“Oh mio dio, ma che ti è successo?”
Lui si portò istintivamente una mano sulla testa e fece una smorfia.
“È tutta colpa di quella maledetta ignis incensus. È una nuova pianta che ho travasato insieme alla professoressa Sprite. Madama Chips dice che preparerà un rimedio.”
Ginny le tirò la manica: “Ehi, non penserai mica di lasciarmi così? Voglio sapere com’è andata.”
Hermione le spiegò con molta pazienza cos’era successo, omettendo ovviamente le imbarazzanti sensazioni che aveva provato durante la ronda.
“Ti prego, non dirlo a nessuno, o tutto quello che abbiamo fatto diventerà inutile!”
“Ok, ok, come vuoi... però non sono ancora convinta.”
“Oh, grazie Ginny!”
L’abbracciò, fingendo di non aver sentito la seconda frase, e si alzò da tavola.
“E adesso dove stai andando?”
“In biblioteca, non ho ancora ripassato Aritmanzia.”
“Ma non hai pranzato! E poi la sai a memoria.” Disse Neville.
“Non preoccupatevi, mangerò stasera.”  Disse uscendo dalla Sala Grande a passo di marcia.
 
La Mc Granitt aveva fermato i ragazzi ancora prima che oltrepassassero il Gargouille, che vegliava sull’entrata dell’ufficio del preside, conducendoli invece in una stanza di un corridoio fuori uso e polveroso. E’ per questo che ora Hermione e Malfoy si trovavano lì, a fissare la pila di pergamene ammassate sulla scrivania.
“Queste carte documentano tutti gli studenti di Hogwarts degli ultimi trent’anni.” Spiegava la professoressa. “Il vostro compito è riordinarle e catalogarle per anno e ordine alfabetico.”
I volti dei due ragazzi erano qualcosa fra la disperazione e lo sgomento. Un sorrisetto divertito comparve sulle labbra della professoressa, mente diceva: “Buon lavoro, ragazzi.” E usciva dalla stanza.
Continuarono a guardare la montagna per un minuto buono, sperando che sparisse da sola. Quando capirono che non sarebbe successo, decisero di mettersi all’opera.
“Bene, Granger. Prima iniziamo, prima finiamo.”
Hermione annuì e posò la borsa.
Avevano iniziato il lavoro in un silenzio innaturale, e lo stomaco di Hermione si fece sentire, facendola arrossire.
Malfoy rise sotto i baffi.
“Che hai da ridere?”
“Niente. Come mai così tanta fame?”
“Non ho pranzato per ripassare Aritmanzia.”
Si aspettava che l’avrebbe presa in giro per la sua secchionaggine, invece lui si alzò, estrasse la bacchetta e appellò una scatola di cioccocalderoni.
“Tieni.” Disse porgendole la scatola.
Hermione ringraziò sconcertata e ripresero a lavorare.
“Sono davvero ottimi! Dove li hai presi?”
Malfoy continuò a guardare le pergamene: “Me li ha inviati mia madre.”
Evidentemente gli Auror avevano giudicato la scatola di dolci innocua. Malfoy cambiò discorso.
“Ti piace molto Aritmanzia?”
“E’ una materia molto interessante, la mia preferita.”
“Davvero? Io preferisco Pozioni…”
Trascorsero l’intero pomeriggio tra piacevoli chiacchiere, cioccocalderoni e scartoffie, finché, dopo ore, non finirono di catalogare e impilare.
“ … E questo è l’ultimo! Finalmente è finita.” Malfoy posò l’ultimo fascicolo insieme agli altri.”
“Già, ci è voluta un’eternità… a proposito, sai che ore sono?”
“Vediamo… per Morgana, è già l’ora di cena! Siamo stati qui tutto il pomeriggio.”
“Bè, c’era da aspettarselo, vista montagna di carta che ci ha lasciato la Mc Granitt.”
“Hai ragione, è solo che… non so… sembrava meno tempo.”
“Sì, è vero.”
“Tutto sommato… è stato un pomeriggio piacevole, Granger.”
“Anche per me, Malfoy. Dovremmo farci mettere in punizione più spesso.”
“Mi inventerò qualcosa. Ora andiamo, prima che Weasley si mangi anche i tavoli.”
Contrariamente a quanto Malfoy si aspettava, ad Hermione prese un attacco di risa talmente forte da essere contagioso. Ridendo insieme come due pazzi, si incamminarono verso la Sala Grande.
 

Dite la verità, pensavate che avessero litigato sul serio, eh?

Si, sono di nuovo qua!
Scusate il ritardo ma sono appena tornata da un campo scuola di teatro...
Ringrazio ancora chi segue la storia e mi scuso con CloveRavenclaw se non ho risposto alla recensione ma l'ho vista solo ora. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta :)

Recensite
, please!

Mizpah.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Capitolo 7

La Pozione Polisucco era quasi finita, e Draco ed Hermione si trovavano nei sotterranei per ultimarla. A causa dei vapori dei calderoni, i capelli di Hermione si erano gonfiati a dismisura, dandole un aspetto selvaggio e le guance e le labbra le si erano arrossate. La stanza era diventata caldissima ed entrambi si erano tirati su le maniche della divisa, nel tentativo di trovare un po’ di sollievo.
Fu allora che Malfoy si accorse della scritta sul braccio di Hermione: Mezzosangue. Non riusciva a non fissare quella parola che ora odiava, ma che in passato aveva usato con tanta leggerezza. Ricordava ancora il momento in cui sua zia aveva iniziato ad inciderne le lettere sulla sua pelle, il modo in cui l’aveva torturata, lei che si contorceva sotto il peso di Bellatrix, per cercare di liberarsi… Gli echi delle sue grida risuonavano ancora nella sua testa.
“Malfoy, va tutto bene?”
Lui la guardò, come stupito, e riprese a lavorare senza dire una parola per alcuni minuti.
“Vedo che ti è rimasta la cicatrice.”
Hermione si guardò istintivamente il braccio: “Già. Ogni tanto mi dà un po’ di prurito, ma a parte questo non mi dà fastidio: è il simbolo di ciò che sono. Sono una Mezzosangue, sono fiera di esserlo e mi sono procurata questa cicatrice in guerra, combattendo per quello in cui credo.”
“Siete stati molto coraggiosi. Io non ho saputo fare altro che obbedire, mentre venivo marchiato e tutto il resto. Ho lasciato che gli altri andassero in prima fila. Io... ho avuto troppa paura.”
“Ne ho avuta anch’io. Ne abbiamo avuta tutti, non devi farti una colpa per questo.”
Malfoy smise di nuovo di badare alla pozione e prese un lungo respiro.
“È diverso... Tu ti saresti ribellata e ce l’avresti fatta. Io non ci ho nemmeno provato: sono solo un codardo.”
Hermione non poteva dirgli di no: ciò che Malfoy aveva detto era vero, lei avrebbe combattuto, avrebbe trovato un modo... non si sarebbe fermata davanti a niente pur di salvare se stessa e i suoi genitori. In fondo, era esattamente ciò che aveva fatto, anche se nessuno aveva tentato di marchiarla... Osservò allora il  Marchio Nero, ora visibile sul braccio nudo del ragazzo.
“Non se ne va via?”
“No, non c’è modo di toglierlo.”
“Perché allora non lo copri con una fasciatura, o qualcosa di simile?”
“Per lo stesso motivo per cui tu non nascondi la tua cicatrice. Non vado fiero di quello che ho fatto, ma non voglio e non posso nasconderlo. Io sono andato in guerra e non combattendo mi sono procurato questo marchio.”
Hermione venne inspiegabilmente presa dall’impulso di toccare il Marchio. Malfoy la fissava attentamente, mentre lei allungava una mano ed appoggiava delicatamente le dita sul teschio, per poi scendere verso la testa del serpente.
“È come un normale tatuaggio.” Disse con un po’ di meraviglia: neanche lei sapeva cosa si aspettasse, ma visto così sembrava un disegno così normale … Un po’ tetro, forse, ma tutta la malvagità che normalmente associava a quella figura era svanita.
“Ha smesso di bruciare da quando il Signore Oscuro è morto.”
Stava succedendo di nuovo. C’erano sempre questi strani momenti di tensione fra loro, questi silenzi pieni qualcosa in cui ognuno si rendeva conto dell’altro, in cui si sentivano vicini. Era come se il tempo e lo spazio si dilatassero intorno a loro. In quei momenti, Hermione si accorgeva della particolarità dei suoi occhi, di come raccontassero una storia quasi oscura, ancora tutta da scoprire. Draco, invece, scopriva tutta l’incredibile forza ed energia che potevano esserci dentro una persona così minuta...
Uno strano gorgoglio interruppe il loro stato di “trance”, accompagnato da un odore che avrebbe fatto svenire un troll di montagna.
“Per Salazar, la pozione!”
Hermione abbassò velocemente il fuoco mentre col mestolo faceva sette giri a destra e uno a sinistra, intanto Malfoy aggiungeva foglie di erba fondente sminuzzate. Molte rimestate dopo, finalmente riuscirono a stabilizzarla e poterono sedersi di nuovo, anche se esausti.
Malfoy allentò il cravattino della divisa: “Altri dieci secondi e avremmo dovuto buttare tutto”
“Si, sarebbe stata davvero una bella sorpresa.”
“Bene, direi che dobbiamo solo aggiungere altre Mosche Crisopa fra ventiquattro ore. Io ho gli allenamenti di Quidditch, puoi pensarci tu?”
Lei storse il naso: odiava quello stupido sport.
“Si, certo.”
“Qual è il problema?”
“Nessuno.”
“Mentire è il mio lavoro, non il tuo, Granger. Perché non puoi venire domani?”
“Non c’entra con la pozione. E’ solo che non mi piace il Quidditch.”
La guardò come se gli avesse detto che la Cooman e Fiorenzo erano appena passati a braccetto.
“Cosa? Ma sei pazza?”
“E’ solo che non mi piace volare e quindi …”
“E’ perché finora hai volato solo con lo Sfregiato. Vedrai che quando avrai volato con un vero campione non potrai più farne a meno!”
“Ma …”
“Niente ma, Granger!” Malfoy si alzò per la foga. “Ti darò lezioni di volo e cambierai idea sul Quidditch. Questo è quanto.”
“Ma io non …”
“Promettimi che lo farai.” 
Il tono di Malfoy era cambiato. Si era avvicinato di un passo e la guardava come se la sua risposta fosse la cosa più importante del mondo. Hermione non riusciva ad aprire bocca.
“Promettilo!”
Per un momento pensò di replicare ancora, di inventare una scusa, poi capì che ogni tentativo sarebbe stato inutile.
“Ok, ok. Lo prometto!” Disse rassegnata.
Il volto di Malfoy tornò vivace, ed iniziò a parlare a raffica, mentre prendeva velocemente le sue cose e si avviava verso la porta.
“Bene! Ti farò sapere quando sarà la prima lezione. Ci vediamo a Pozioni, Granger!”
Scappò via veloce, prima che Hermione potesse cambiare idea.
“Per le mutande di Merlino, in che guaio mi sono cacciata?”
 
Erano nei sotterranei, nell’aula di Pozioni. Tutte le coppie avevano consegnato la loro fiala di Polisucco e attendevano che Lumacorno desse loro il voto.
“In generale ve la siete cavata abbastanza bene, solo in pochi non avete raggiunto la sufficienza …” disse soffermando lo sguardo su Goyle e Neville. “Ad ogni modo, soltanto una coppia è riuscita ad ottenere una pozione perfetta: signorina Granger, signor Malfoy… complimenti! Vi siete guadagnati una bella E!” Disse gioviale come al solito.
I due esultarono insieme sotto lo sguardo scettico dei Grifondoro e dei Serpeverde: nessuna delle due fazioni si fidava ancora dell’altra, ed entrambe non vedevano di buon occhio l’accoppiata Granger - Malfoy. Oltre a questo, ovviamente, c’era anche una bella dose di invidia.
“Gli altri dovranno fare un tema di quaranta centimetri sugli usi e gli ingredienti della Pozione Polisucco, il tutto per la prossima settimana. Potete andare, la lezione è finita.”
I ragazzi si affrettarono ad andarsene, unendo all’invidia una serie di maledizioni per la coppia che era riuscita a sfuggire al compito. Mentre raccoglievano le loro cose, Malfoy le si avvicinò per parlare.
“Bel lavoro, Granger! Dovremmo fare coppia più spesso. Comunque non pensare che mi sia dimenticato delle nostre lezioni di volo, ti mando un gufo appena mi libero dagli allenamenti.”
“Fai pure con comodo, Malfoy.”
“Non ci contare.” Disse ghignando. Non appena uscì, le si avvicinarono Ron ed Harry, con espressione accigliata.
“Che voleva Malferret?” disse Ron bruscamente.
“E’ il mio compagno di pozioni, Ronald, e abbiamo appena preso una E. Cosa pensi che volesse?”
“Non lo so, dimmelo tu.”
“Voleva congratularsi con me.”
Non poteva certo dire loro delle lezioni di volo: avrebbero sicuramente dato in escandescenze. E poi aveva detto la verità: Malfoy si era davvero congratulato. Naturalmente, questo non fermò Ron.
“Malfoy che si congratula? E da quando?”
“E’ una cosa normale, lo faresti anche tu in una situazione del genere.” Disse alzando gli occhi al cielo, esasperata dalla testardaggine dell’amico.
“Ma Hermione …”
“Ron ed io volevamo solo chiederti se puoi darci una mano con pozioni.” Intervenne Harry. Odiava quando i suoi due migliori amici litigavano, anche se ciò non significava che avesse creduto ad Hermione: era assolutamente convinto che Malfoy stesse tramando qualcosa, altrimenti non si spiegava quel suo atteggiamento nei suoi confronti. Era anche sicuro che lei gli stesse tenendo nascosto qualcosa, glielo leggeva in faccia… Tuttavia, per il momento, decise di lasciar perdere.
Hermione sospirò.
“Certo che vi aiuterò. Ora però andiamo, o faremo tardi a lezione.”

 

Buonsalve (?) gente!
Qui c'è ilnuovo capitolo, spero vi piaccia. Mi scuso per il capitolo precedente ma ho copiato il testo due volte XD
Comunque dovrei averlo sistemato.
Grazie per l'attenzione buona giornata a tutti!

_Herm_

P.S. Se recensite non mi offendo u.u

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Capitolo 8

Sebbene fosse ormai autunno inoltrato, quella mattina il sole splendeva alto nel cielo. Raggi caldi entravano dalla finestra della stanza da Prefetto di Hermione, riscaldando piacevolmente l’ambiente e svegliandola. Si stava stiracchiando, compiaciuta per quel gradito risveglio, quando la pace fu interrotta da un insistente picchiettare sul vetro. Andò alla finestra e vide uno splendido gufo reale aspettare pazientemente che lo facesse entrare. Non appena aprì, quello entrò e si posò con grazia sul suo baule, tendendo elegantemente la zampa. Vi era legata una pergamena ben arrotolata, che profumava di cacao e menta. Hermione si chiese da dove arrivasse quel profumo tanto buono, che in qualche modo le sembrava familiare. Quando la prese, il gufo uscì immediatamente, senza neanche chiedere una ricompensa: era molto ben addestrato. Nella pergamena vi erano solo poche parole, scritte in una grafia sottile ed elegante:

Ti aspetto all’ingresso dopo le lezioni. Metti abiti comodi.
D.L.M.


Quel Malfoy! Non le aveva neanche chiesto se avesse altri impegni, o se dovesse finire i compiti. Sembrava che tutto dovesse girare intorno a lui!
Comunque aveva già finito i compiti di tutta la settimana, e sicuramente non aveva altro di meglio da fare, quindi decise che ci sarebbe andata.
 
Era arrivata la fine delle lezioni ed Hermione era letteralmente distrutta. Non ricordava di aver mai avuto una giornata scolastica così pesante, si sentiva il cervello in pappa. Per di più, le avevano assegnato un’infinità di compiti. Dannati M.A.G.O. Decise che sarebbe andata all’appuntamento solo per inventare una scusa e rifugiarsi in camera, così andò all’ingresso ad aspettare Malfoy. Dopo pochi minuti, lo vide apparire, raggiante nella sua divisa da Quidditch verde e argento.
“Ehi, Granger! Pronta per volare?”
“Beh, ecco…” Malfoy non si era fermato un attimo, costringendola a parlare mentre andavano verso il campo da Quidditch. Doveva fare in fretta. “In realtà ci sarebbe un problema.”
“Ah si? E quale?” Replicò, sempre senza fermarsi.
Pensa, Hermione, pensa!
“Io non ho una scopa.”
“È una fortuna che io abbia questa.” Disse mostrando la sua preziosa Nimbus 2001.
“Ma… Ehm… Non ci serviranno due scope?”
“Fidati, per oggi basterà la mia.”
“Ok… Ma oggi non doveva allenarsi il Grifondoro?” Ricordò di aver sentito Harry e Ron che ne parlavano a pranzo.
“Bah! Quegli incapaci possono allenarsi quanto vogliono. Tanto vinceremo noi.”
Il solito sbruffone.
“Beh, comunque gli servirà il campo, quindi non possiamo… Ma questa non è la strada per il campo da Quidditch!” Hermione si fermò all’istante. Era talmente occupata a inventare scuse che non si era accorta che stavano andando dalla parte opposta.
Malfoy si voltò: “E chi ha mai detto che stessimo andando lì?”
“Ma io credevo che…”
“Per le mutande di Merlino, vuoi smetterla di lamentarti?”
Hermione non ebbe altra scelta che seguirlo in silenzio e rassegnarsi: avrebbe davvero preso lezioni di volo da Mr. Io-so-volare-e-voi-no.
Quando si accorse che si avvicinavano alla Foresta Proibita, però, non riuscì più a trattenersi.
“Malfoy! Non dovremmo essere qui!” Sussurrò per la paura di farsi sentire, anche se era improbabile che qualcuno andasse da quelle parti.
Malfoy, invece, non si faceva problemi.
“Per l’ultima volta, Granger, sta’ zitta e seguimi!”
Camminarono ancora per parecchi minuti, addentrandosi nella foresta e seguendo tracce e sentieri che solo Malfoy poteva vedere. Da come si muoveva, sembrava che andasse lì tutti i giorni.
Finalmente, Malfoy si fermò.
“Ecco, siamo arrivati.”
Hermione guardò perplessa la parete di roccia ricoperta di muschio che Malfoy fissava entusiasta.
“Malfoy…”
“Si?”
“Dì un po’, cos’hai bevuto al posto del succo di zucca, stamattina?”
Lui rise divertito, poi si incamminò a passo sicuro verso la parete. Vedendo che Hermione non lo stava seguendo, si girò e le porse la mano, stavolta più serio.
“Ti fidi di me?”
L’ultima cosa che si sarebbe aspettata era una domanda del genere. Si fidava di Malfoy? Non ci aveva mai pensato.
“Ecco … Io credo … Si.”
Lui sorrise. Fece un sorriso meraviglioso, che arrivava fino agli occhi.
“E allora fidati e basta.”
Afferrò cautamente la mano di Malfoy, lui la strinse e iniziò a correre verso la parete di roccia, trascinandosela dietro. Hermione urlò a squarciagola.
 
“Ora puoi aprire gli occhi.”
Non si erano schiantati. Hermione si accorse di stare stringendo Malfoy. Aveva un odore buonissimo… cacao e menta! Ecco dove aveva sentito quell’odore. Sciolse l’abbraccio velocemente, imbarazzata.
“Scusa io… credevo che ci saremmo schiantati e…”
“Non fa niente. Davvero.”
Hermione si girò e rimase incantata dalla bellezza del paesaggio. Si trovavano in un bellissimo prato fiorito, della grandezza di un campo da Quidditch e delimitato da una coltre di alberi. Lì dentro sembrava ancora primavera: tutte le foglie erano verdi e luminose, e si sentiva il canto degli uccelli. Vide perfino uno scoiattolo, che saltava velocemente da un ramo all’altro di un albero. In quel luogo sembrava impossibile essere infelici o stanchi. Tutto era pervaso da una carica elettrica così… magica. Se Hermione avesse dovuto descrivere la magia, probabilmente avrebbe descritto quel posto. Era incredibile che tutto ciò fosse all’interno della tetra Foresta Proibita.
“È bellissimo.” Disse con voce sognante, come per non disturbare l’atmosfera.
“L’ho trovato al primo anno, quando io, lo Sfregiato e Lenticchia siamo venuti nella foresta per punizione.” Guardava fisso davanti a sé, come perso nei ricordi.
“È stato il mio posto segreto per tutto questo tempo. Ci venivo a giocare a Quidditch, per allenarmi, scaricare la tensione e tutto il resto. Non l’ho mai detto a nessuno. Fino ad oggi.”
La guardava in modo strano, la faceva quasi sentire a disagio.
“Quindi… solo noi sappiamo dell’esistenza di questo posto?”
“Esatto.”
Hermione era confusa. Dopotutto, si erano odiati per tanto tempo e ora le stava mostrando un posto così meraviglioso. Capì che lui usava il Quidditch come valvola di sfogo, così come lei usava lo studio. Sin da piccola aveva sempre sognato un posto tutto suo, dove poter stare in pace. Malfoy ce l’aveva e lo stava mostrando a lei.
“Perché proprio io?” Espresse il suo pensiero ad alta voce, senza neanche accorgersene.
Malfoy fece spallucce.
“È l’ultimo anno: con qualcuno dovevo condividerlo prima o poi. Forza, prendi la scopa e fai un giro: voglio vedere come voli.”
Hermione prese la Nimbus ed esplorò quell’angolo di paradiso: dall’alto era ancora più bello. Dopo qualche minuto, fece un atterraggio da manuale proprio accanto a Malfoy.
“Non te la cavi male.”
“Ho detto che non mi piace volare, non che non sapessi farlo.”
“Ovviamente. Coraggio, fammi spazio.” Disse salendo sulla scopa dietro di lei.
“Che cavolo stai facendo?”
“Visto che te la cavi già bene, voglio insegnarti qualche tecnica particolare. Io starò qui dietro, così non rischieremo di cadere.”
Hermione si sentiva terribilmente a disagio con Malfoy così vicino, ma si accorse che non poteva farci niente, così spiccò il volo.
 
Dopo qualche ora erano ancora al punto si partenza: anche se Hermione conosceva le tecniche di base, si era dimostrata un vero disastro con tutto il resto. Malfoy si stava ammattendo per insegnarle non si sa quale manovra, che lei puntualmente falliva. Avevano rischiato di cadere parecchie volte, ma Malfoy era sempre riuscito a salvarli in qualche modo. Era davvero bravo!
“Ok, proviamo un’altra volta. Ecco così… ci sei quasi… ora inclinati leggermente a destra… Leggermente ho detto!”
Stavano per cadere, ma riuscì a ristabilizzare il volo.
“Ti faccio vedere.”
Malfoy la avvolse con le braccia e afferrò il manico di scopa, dopo di che eseguì una manovra pulita ed elegante. Doveva ammettere che con Malfoy era tutta un’altra storia! Harry e Ron l’avevano sempre derisa per la sua goffaggine nel volo, invece lui ci stava mettendo molta pazienza. Si era anche abituata a quel contatto fisico straordinario: sentirlo dietro la schiena le dava un certo senso di sicurezza.
“Ok, ora prova di nuovo tu.”
Non appena Hermione afferrò il manico della scopa, quella ricominciò a traballare e a sbandare. Perse il controllo, ma questa volta Malfoy non riuscì a fare nulla.
“Aaaaaaahhhhh!”
Si schiantarono a terra entrambi. Per fortuna non erano così in alto, e l’erba aveva attutito la caduta, quindi non si erano fatti niente.
“Granger, stai bene?”
“Si, tutto a posto. Tu?”
Alzò la testa e vide che Malfoy stava a stento trattenendo una risata. Alla fine non ce la fece più e scoppiò a ridere.
“Si può sapere che hai?”
“Sei tutta sporca di terra! Ahahahah!”
Hermione lo guardò: era coperto di foglie e terriccio e aveva i capelli tutti scompigliati. Non osava neanche immaginare lo stato dei suoi.
“Come se tu fossi messo meglio!”
Lui si guardò le mani e i vestiti e dovette darle ragione. Poi si alzò e le tese la mano per aiutarla. Per la seconda volta quel giorno, Hermione la afferrò e Malfoy la tirò su. Si ritrovò praticamente abbracciata a lui.
“Hai una foglia tra i capelli.” Disse. Questa volta, però, non la stava prendendo in giro. Anzi, delicatamente, la prese e la gettò via.
Hermione si perse in quegli occhi chiari così misteriosi, così particolari, così vicini...
Era una sua impressione o erano sempre più vicini? Malfoy riportò la mano fra i suoi capelli e scese fino alla guancia, accarezzandola...
Si stava avvicinando sempre di più, lentamente e con incertezza. Hermione riusciva di nuovo a sentire quel buonissimo odore di cacao mischiato alla menta, che ormai associava a lui...

 
 
Rieccomi qua con il secondo capitolo nel giro di pochi giorni! 
Questo capitolo è un pò più lungo e mi ha fatto penare, visto che da bravo genio l'ho accidentalmente cancellato XP
Coomunque l'ho riscritto ed ora eccolo qua! :D

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P.P. quasi dimenticavo di dirlo... RECENSITE!!! :*
 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Capitolo 9

“Hermione!”
Ginny la stava chiamando.
“Hermione, dove sei?”
Perché Ginny la stava chiamando? Lei e Draco si allontanarono di scatto l’uno dall’altra, imbarazzati per quello che stava per succedere. Hermione aveva le guance arrossate.
“Ehm… è... è meglio che vada.” Balbettò in modo sconclusionato.
“Già…” Si guardavano prudentemente negli occhi, ognuno cercando nell’altro un qualche tipo di reazione.
“Ecco io…”
“Hermione!”
La voce di Ginny si avvicinava sempre di più, ancora un po’e li avrebbe scoperti.
“Ci vediamo a lezione.” A malincuore, lo salutò frettolosamente e corse via, senza lasciargli il tempo di dire niente. Trovò Ginny al confine tra la Foresta e il parco di Hogwarts. Ma che ci faceva lì?
“Hermione!  Dove cavolo eri finita? Harry e Ron ti aspettavano ore fa! Dovevi aiutarli in pozioni.” Aggiunse poi, vedendo la faccia stupita dell’amica.
Oh, no! Se ne era completamente dimenticata. Avrebbero dovuto incontrarsi in biblioteca per studiare, e invece lei era andata a “lezione di volo” con Malfoy. Inventò velocemente una scusa che potesse giustificare la sua vicinanza alla foresta: “Ecco… Hagrid ha trovato un unicorno ferito, e mi ha chiesto di aiutarlo ad occuparsi di lui.” Disse cercando di sembrare il più naturale possibile.
“Oh, ma davvero? E da quando Hagrid si occupa di animali non mortalmente pericolosi?”
“Beh… Era ferito alla zampa e…”
“Stai mentendo.”
Hermione ammutolì. Aveva dimenticato quanto fosse difficile mentire a Ginny. Inoltre, in quel momento la sua mente era dannatamente confusa, e tutta la sua creatività era andata a giocare sotto al platano picchiatore.
“Cos’è che non vuoi dirmi?”
Ginny stava assumendo il suo tipico atteggiamento alla Molly, con le mani sui fianchi e l’espressione incorruttibile. Hermione sembrava una bambina rimproverata dalla mamma... tutto ciò era estremamente umiliante.
“Andiamo da Ron e Harry. Forse a loro dirai la verità.”
Tornarono insieme al castello, senza dirsi una parola.
 
 
“Hermione!” Appena entrata nell’atrio, Harry e Ron le corsero incontro e l’abbracciarono.
“Per fortuna stai bene!”
“Oh, andiamo! Cosa avrebbe potuto succedermi?”
Disse staccandosi dal loro abbraccio soffocante. Durante il tragitto era riuscita a riacquistare buona parte della sua sicurezza, ed era decisa a non farsi più sorprendere in quel vergognoso stato vegetativo.
“Credevamo che Malfoy…”
“Ron, ne abbiamo già parlato…”
“Si, lo sappiamo: tu sei convinta che sia cambiato e tutto il resto… e tu sai che noi non ci fidiamo di lui.” Questa volta, Harry era deciso a non lasciar perdere: voleva andare a fondo di quella faccenda una volta per tutte.
“Harry, non anche tu!”
“No, Hermione, adesso mi ascolti! Sparisci all’improvviso per un pomeriggio intero e non riusciamo a trovarti da nessuna parte, poi incontriamo la Parkinson, che dice che anche Malfoy non si trova più… cosa dovrei pensare, secondo te?”
Harry era furibondo.
“Io ero…”
“Eri con Malfoy?”
“Harry, smettila! Non puoi farmi la predica come se fossi mio padre! Si, ero con Malfoy e no, nessuno ha cercato di aggredirmi!”
“E cosa stavate facendo, di grazia?”
Hermione arrossì leggermente al pensiero di cosa stava succedendo poco prima dell’arrivo di Ginny, ma sperò che non si vedesse troppo.
“Mi stava dando lezioni di volo.”
“Cosa?” Ron e Harry la fissavano stupefatti: quella era davvero l’ultima cosa che si sarebbero aspettati.
“Ti prego, dimmi che stai scherzando.” Ron aveva ripreso la parola.
“Certo che no.”
“Ma tu hai sempre odiato volare! Sei una frana!”
“Oh, grazie mille, Ronald!”
“Sai anche tu che è vero. Quello che non capisco è perché lui. Insomma, noi abbiamo cercato un miliardo di volte di farti provare, ma non ne hai mai voluto sapere. E adesso arriva il Furetto che in quattro e quattr’otto ti porta a volare.”
“Oh, andiamo. Tu ed Harry non avete mai avuto molta pazienza con me.”
“E lui si?” Intervenne Harry, scettico.
“Si.” Hermione mantenne lo sguardo fisso sui suoi amici, come sfidandoli a contraddirla. “È stato gentile.” Disse scandendo le parole.
Passarono dieci secondi buoni in silenzio, poi scoppiarono a ridere tutti e tre.
“Ah! Questa è bella: Malfoy gentile! Harry, Ginny... preparatevi, domani pioveranno Cioccorane!”
“Non è divertente.”
Ginny intervenne in suo aiuto, reprimendo la risata.
“Andiamo ragazzi, magari Herm ha ragione.”
“Stiamo parlando del furetto platinato!”
“Silenzio, Ronald! Tu non hai mai capito niente di queste cose.”
“Quali cose?”
Già, quali cose? Che Ginny avesse intuito tutto? Impossibile, come poteva sapere...
Decise di lasciare fratello e sorella alle loro discussioni, mentre si allontanava cercando di passare inosservata e si rifugiava in camera sua. Le dispiaceva lasciare la discussione a metà, ma aveva bisogno di tempo per pensare. Chiuse la porta con un incantesimo e si sdraiò supina sul letto, allargando le braccia e lasciando che i capelli le si scompigliassero intorno alla testa.
Non riusciva a capire come era potuto succedere: Malfoy aveva cercato di baciarla! Non aveva mai pensato di... piacergli. Se pensava agli anni passati era talmente assurdo... E lei lo aveva anche lasciato fare, non si era ritratta. Significava che anche Malfoy piaceva a lei? Ripensò a quel pomeriggio, quando si erano trovati così vicini... il tempo si era come dilatato, sembrava che la magia del luogo stesse convergendo tutta nei loro sguardi. E quegli occhi... Si addormentò con questa immagine nella mente, esausta per il pomeriggio intenso.

 

So di essere intremendo ritardo, Dobby chiede umilmente perdono...
Spero che continuerete a seguire la storia comunque. Ringrazio lalla_03 per avermi fatto notare l'errore (prontamente rettificato) e tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo. Scusate ancora per il ritardo e vi chiedo ancora una volta di recensire e farmi sapere che ne pensate ^_^

P.S. C'è qualche whovian presente? Cercate di capirmi è finita l'ottava stagone e ho bisogno di conforto... XD

 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo 10

Mancavano poche settimane alle vacanze di Natale e la vicinanza delle feste si percepiva nell’aria. Dolci natalizi iniziavano a comparire per colazione nelle lunghe tavolate delle quattro case, amorevolmente preparati dagli elfi domestici.
Draco ed Hermione non avevano più parlato di ciò che era successo durante quella lezione di volo, né ne avevano fatte altre. Si evitavano il più possibile e durante le ronde parlavano a mala pena. Hermione non sapeva come interpretare questo suo comportamento. Iniziò a pensare che forse aveva cambiato idea, che non gli interessava più, che avesse provato ribrezzo a (quasi) baciare una Mezzosangue.
Ma ha iniziato lui.
Ti piace?
Certo che no, stiamo parlando di Malfoy!
E allora perché ti importa così tanto?
Mi importa e basta. In fondo ha cercato di baciarmi.
E se ti fossi immaginata tutto?
Stava davvero andando via di testa, tanto da dubitare della sua stessa memoria. Ecco perché decise di lasciar perdere, fin tanto che lo faceva anche il Furetto. Prima dimenticava questa storia, meglio era. Il filo dei suoi pensieri venne spezzato dalla Mc Granitt, che si era alzata per fare un annuncio.
“Studenti di Hogwarts, vi annuncio che, per festeggiare la definitiva caduta di Voldemort...” Un brivido passò per alcuni studenti, abituati a temere quel nome. “...il corpo insegnanti al completo ha deciso di indire un ballo, che si terrà la settimana dopo il ritorno dalle vacanze.”
Un mormorio entusiasta si diffuse tra gli studenti, soprattutto fra le ragazze, che già pensavano a quale vestito indossare, o da quale ragazzo farsi invitare. La Mc Granitt si interruppe per ottenere di nuovo il silenzio.
“Come dicevo, il ballo si terrà dopo la fine delle vacanze. Inoltre, il giorno seguente ci sarà una gita ad Hogsmeade, in modo che non dobbiate preoccuparvi per i compiti.”
Questa volta ci furono delle vere e proprie grida di felicità, soprattutto da parte degli studenti più grandi. Qualcuno lanciò persino in aria il cappello a punta. Quando però si accorsero che la professoressa non aveva ancora finito, si zittirono per la seconda volta.
“Vi prego di prestare la massima attenzione, badate che non mi ripeterò. Questo sarà un ballo fuori dall’ordinario: voi non potrete scegliervi gli accompagnatori, ma verranno estratti a sorte, così da evitare discussioni tra voi. Una volta estratto, l’accompagnatore non potrà essere cambiato.”
Questa volta, il mormorio fu di scontento e la Mc Granitt dovette alzare la voce per metterlo a tacere, pur non perdendo la sua compostezza.
“Vi prego di affrontare la situazione con maturità!” Disse con il suo miglior cipiglio severo. “Io e gli altri insegnanti abbiamo preso questa decisione a causa di certi comportamenti inaccettabili che abbiamo notato fra voi studenti. E’ arrivato il momento che impariate a conoscervi, andando oltre i pregiudizi e la rivalità fra case. Tutte le informazioni necessarie verranno appese nelle bacheche delle vostre sale comuni. Vi auguro buona lezione.”
Questa non ci voleva: avrebbe potuto capitare con chiunque, persino con Goyle, o con Mc Laggen! La situazione era disperata. Possibile che dovesse succedere tutto a lei? Involontariamente, guardò là dove non guardava da giorni: il tavolo Serpeverde. Vide una testa bionda alzarsi in mezzo allo scompiglio generale, provocato dall’annuncio, e camminare con passo spedito. La seguì con gli occhi fino all’uscita della Sala Grande, poi la perse di vista.

 

Rieccomi con un altro capitolo!! Spero vi piaccia ( anche se è un po corto) e che vi faccia venire voglia di recensire, magari solo un pochino... u.u
Auguro a tutti buon anno, anche se in ritardo, e spero che continuiate a seguire la storia. A prestoo!!

Herm

 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO XI ***


Capitolo 11

Ginny era a dir poco entusiasta. Sembrava non le importasse che non sarebbe andata al ballo con Harry, l’importante era andare al ballo. Prese subito piuma e pergamena e scrisse alla madre che, durante le vacanze, sarebbero dovuti andare tutti quanti a Diagon Halley per fare shopping.
 
…Specialmente Herm, mamma. Dobbiamo seriamente aiutarla a scegliere il vestito adatto perché il suo ragazzo…
 

“Ma che cavolo scrivi?”
“Andiamo, Herm, lo so che ti piace Malfoy. O dovrei credere alla scusa delle lezioni di volo?” Disse Ginny senza neanche alzare lo sguardo dalla lettera, bisbigliando. Harry e Ron, impegnati ad addentare della gelatina decisamente troppo traballante, non si accorsero di nulla.
“Lui non è il mio ragazzo. E poi non è vero che mi piace. Dammi qua!”
Ginny tirò via la lettera dalle grinfie dell’amica.
“Ah ah, niente da fare. Sto scrivendo alla mamma del ballo.” Ora aveva alzato la voce per rivolgersi anche agli amici. “ Volete dirle qualcosa?”
“Io vorrei dirle che hai scritto un mare di scemenze!” Disse Hermione quando i due tornarono ad occuparsi della colazione. Ma l’altra chiuse e imbustò la lettera con decisione e si alzò dicendo: “Perfetto, visto che nessuno ha niente da aggiungere, vado a spedirla.” 
 
Le vacanze di Natale, come al solito, le avrebbero passate con la famiglia Weasley. Quando Hermione arrivò alla Tana, trovò che la Molly si comportasse in modo diverso dal solito: non faceva altro che rivolgerle ampi sorrisi e occhiolini sospetti e in qualche modo sembrava più… più leggera.
“Dov’è George?” Chiese Ron d’un tratto.
“Da quando Ginny ha mandato quella dannata lettera si è chiuso in camera sua e non fa più entrare nessuno. Esce a malapena per mangiare. Merlino sa quale diavoleria sta progettando…”
La signora Weasley parlava spolverando la libreria, ma Hermione notò lo stesso il sorrisetto di soddisfazione che tentava di nascondere… Chissà cosa stava combinando George. Non vedeva l’ora di sapere cosa lo avesse finalmente fatto uscire da quello stato di ostinata tristezza, che lo aveva assorbito fino a quel momento. Era dannatamente curiosa.
Dopo aver sistemato il bagaglio, decisero di andare a fargli visita in gruppo, e cercare di scoprire cosa gli passasse per la testa. Si trovavano tutti e quattro fermi davanti alla porta chiusa, non sapendo cosa fare. Dalla stanza provenivano strane esplosioni e sfrigolii, per non parlare di altri suoni (e odori) sospetti. D’un tratto, in mezzo alla confusione generale, sentirono il rumore preoccupante di un esplosione.
“George! George esci fuori!” Gridò Ginny.
La porta si aprì di scatto ne uscì tossendo una figura completamente avvolta da una nuvola di fumo violetto, con gli occhiali da aviatore e abiti ignifughi, che chiuse velocemente la porta dietro di sé.
“Ehi, ragazzi! Come ve la passate?” Disse cercando di placare la tosse. George era completamente ricoperto di fuliggine nera, anche se odorava di arance. “Non dovreste essere a scuola?”
“Siamo in vacanza, George.”
Lui tolse (o spalmò) con le dita un po’ di fuliggine dagli occhiali e guardò il suo orologio da polso, sovrappensiero.
“Certo, si , ovviamente avete iniziato le vacanze.” Si comportava in modo frenetico, energico, come quando con il fratello progettava i Tiri Vispi Weasley.
“Si può sapere cosa stai combinando là dentro?”
Lui tolse gli occhiali e li nascose dietro la schiena, mostrando così due cerchi di pelle rosa e pulita intorno agli occhi, di nuovo accesi della luce di un tempo.
“Spiacente, sorellina, top secret. Lo saprete solo quando sarà finito.”
“Ma sono tua sorella!”
Lui fece finta di pensarci un attimo, poi decise: “Ok, solo per voi ragazzi, avrete l’opportunità di visitare il mio fantastico laboratorio al modico prezzo di mille galeoni.”
“Mille galeoni?!”
“A testa!”
Ginny borbottò qualcosa che assomigliava molto a una minaccia di scagliargli una fattura orcovolante.
“O così o niente, gente.”
“Tu sei pazzo.” Intervenne Ron.
“Grazie mille.” George si infilò di nuovo gli occhiali, come se fosse stato il primo pilota a completare il giro del globo.
“E adesso, se non avete altri commenti arguti da fare, io me ne torno al lavoro.”
Sparì di nuovo dentro una nuvola di fumo, questa volta di colore verde chiaro.
 
Pochi giorni dopo, Harry, Ron, Ginny ed Hermione si recarono a Diagon Alley per prendere il necessario per il ballo. Si sarebbero ritrovati con i signori Weasley davanti a Florean Fortebraccio entro tre ore.
“Niente prozia Tessie quest’anno.” Era la quinta volta che Ron ripeteva quella frase. “Insomma, siamo i salvatori del mondo magico! Gli occhi dell’intera scuola saranno puntati su di noi. Non è fantastico? Questa volta voglio un vestito adatto.”
L’entusiasmo di Ron decisamente non contagiava Hermione. Aveva sempre odiato essere troppo al centro dell’attenzione, la innervosiva.
Passarono gran parte del tempo da “Madama Mc Clan: abiti per tutte le occasioni”. Ginny aveva deciso di ispezionare il negozio articolo per articolo e, dopo un’ora e 196 abiti, decise per un modello blu cobalto, con la gonna che le arrivava fino al ginocchio e dettagli viola acceso che, Hermione doveva ammetterlo, le stava d’incanto.
“Ora tocca a te.” Disse decisa. Riiniziò a rovistare tra le decine di abiti quando ad Hermione ne saltò all’occhio uno, nascosto in un angolo.
“Oooh!” Fece Ginny. “Devi assolutamente provarlo.”
Detto questo la infilò nel camerino e la chiuse dentro. Quando Hermione uscì, lei era a bocca aperta.
“Sei bellissima, Herm!”
Stava indossando un abito lungo argentato, con dei cristalli che partivano dal corpetto per poi sfumare nella gonna leggera. Sembrava avvolta da una delicata nuvola color argento chiaro.
“Non pensi che sia troppo appariscente?”
“Oh, no devi assolutamente prenderlo! Sei fantastica, farai svenire il tuo accompagnatore!”
- Già, chissà chi sarà… - pensò lei.
 
Una volta fuori, si rincontrarono con Harry e Ron, che avevano passato tutto il tempo nel reparto uomini.
Decisero di utilizzare il tempo rimasto per andare ai Tiri Vispi Weasley, e vedere così la grande novità lanciata da George. Il negozio era gremito di gente, troppo occupata ad osservare le strane invenzioni dei gemelli per accorgersi di loro. Notarono una grande calca davanti ad uno scaffale, così si fecero largo per vedere cosa avesse di speciale.
“ Vedo che avete trovato il prodotto del secolo!”
George gli era apparso alle spalle, sfavillante nel suo completo color magenta.
“E così sarebbe questo... cosa c’è dentro questi sacchetti?” Chiese Ginny.
George ne prese uno e con un gesto cerimonioso tirò fuori un pezzo di pergamena. I ragazzi si guardarono perplessi.
“George, detesto fartelo notare, la pergamena è già stata inventata da un pezzo.”
“Ma questo non è un normale pezzo di pergamena, mia cara Hermione. Ginny ha scritto che non potrete scegliere il vostro accompagnatore per il ballo, e che avete paura di finire con un idiota, giusto?”
“Giusto, ma non vedo come della pergamena possa risolvere…”
“Le polemiche alla fine, prego. Come stavo dicendo, questo risolverà i vostri problemi. Io e Fred pensavamo di usarla per copiare i compiti in classe, ma ho fatto qualche modifica, e ora basta scrivere il nome della persona che desiderate invitare sul retro, ovviamente con un inchiostro speciale.” Disse estraendo dal sacchetto anche una boccetta di inchiostro.
“Il nome scomparirà in pochi secondi, poi potrete scrivere il vostro nome sull’altro lato, questa volta con dell’inchiostro normale, e il gioco è fatto.”
“È un’idea balorda! Senza contare che infrangeremmo un sacco di regole!”
“Oh, come se non l’avessimo mai fatto!”
 Hermione fulminò Ron con lo sguardo.
“Io penso che sia geniale.” disse Harry. “Quanto costano?”
“Harry!” Hermione era sbalordita.
“Finalmente si parla di affari! Per te sono quattro galeoni, Potter.”
“Bene, allora ne prendo uno.” Disse facendo l’occhiolino a Ginny, che arrossì impercettibilmente.
“Ne prendo uno anch’io.” Tutti si girarono a guardare Ron.
“Per merlino! E chi è la disgraziata che vorresti invitare?” Disse George con un sorriso beffardo. Ron fece spallucce.
“Qualcuno troverò… l’importante è non finire con Eloise Midgen.” Disse afferrando un sacchetto e porgendo il denaro a George.
“Come vuoi… Hermione, sicura di non volerne uno?”
“Assolutamente no!”
“Bene, allora. Se avete finito con gli acquisti levatevi dai piedi, c’è già abbastanza confusione senza che voi vi mettiate in mezzo… Verity! Vieni nel reparto magie babbane, per favore!” Disse sparendo dietro ad un altro scaffale.
Dopo essere stati così bruscamente congedati, uscirono dal negozio. Non appena fuori, Hermione iniziò una lunga predica, dicendo quanto fosse sbagliato ciò che avevano fatto, che la Mc Granitt si fidava di loro e che, in quanto eroi del mondo magico, avrebbero dovuto dare l’esempio. Si interruppe solo quando vide un ragazzo dai capelli biondi, alto, slanciato, che andava dalla parte opposta alla loro. Camminava da solo e, se non fosse stato per Ron, che lo fissava con aria di sfida, probabilmente non si sarebbe neanche girato a guardarli.
“Ti hanno mai detto che non è carino fissare la gente, Lenticchia?” disse ghignando.
“Come mai solo, Malferret? Mammina non ti vuole più? Ah, già… non può uscire di  casa senza essere scortata dagli Auror!”
“Ron…” Hermione tentava di fermarlo, sapendo quanto Draco fosse sensibile su quell’argomento, ma lui non le diede ascolto.
“Almeno io non vivo in una capanna pericolante. Dimmi, Weasleiuccio… ce l’avete il tetto o non potete permettervi neanche quello?”
“Tu, brutto…” Entrambi portarono la mano alla veste, in cerca della bacchetta, Harry e Ginny pronti a dare manforte,  tre contro uno, ma Hermione li fermò.
“Smettetela!” Gridò.
Silenzio. Non aveva mai gridato così forte in vita sua, se non sotto cruciatus. Gli occhi dei passanti erano puntati su di lei.
Malfoy la guardò, lo sguardo apparentemente gelido. Sembrava le volesse dire qualcosa, ma poi proseguì per la sua strada e sparì.
- Non mi ha detto una parola. – pensò lei. – Dopo quello che è successo, dopo tutto questo tempo, sono ancora invisibile. –
Non avrebbe dovuto importargliene così tanto. Tempo prima, avrebbe pagato per essere ignorata da Malfoy, ed evitare le continue frecciatine sul suo stato di sangue... E allora perché sentiva quello strano vuoto all’altezza dello stomaco?


Ormai penso sia supèrfluo scusarmi per il ritardo, è chiaro che sono un caso perso... detto questo, come al solito, spero che il capitolo vi piaccia e che vi venga voglia di recensire!!

Herm

 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO XII ***


Capitolo 12

Le vacanze di Natale avevano lasciato effetti pesanti su Ron e Harry, che non facevano altro che sbadigliare scomposti. Ron aveva i capelli ancora scompigliati dal sonno e Harry… bè, lui li aveva sempre in disordine. Stava fissando il suo succo di zucca, appoggiandosi pigramente sul pugno chiuso, quando Hermione arrivò carica di libri e pergamene, già pronta per il primo giorno di lezione. Si sedette di fronte ai suoi amici e con una mano prese una fetta di dolce alle mele, mentre con l’altra sfogliava un tomo di rune antiche.
Ron, che stava soffiando sulla marmellata da almeno dieci minuti, alzò la testa per biascicare tre parole:
“Come diavolo fai?”
“Le lezioni sono ricominciate, Ronald. Devo tenermi in pari. Per di più oggi verranno decise le coppie per il ballo.”
Chiuse il libro e si sporse come per dire un segreto.
“Voi non siete nervosi?”
Come se aspettasse un segnale, la Mc Granitt si alzò per richiedere l’attenzione degli studenti e spiegare come si sarebbe svolta l’estrazione. Tutti i nomi degli studenti erano stati messi all’interno di una coppa di pietra liscia e nera, dai riflessi azzurrini. Avevano usato un incanto complicatissimo, simile a quello del Calice di Fuoco, solo che  questo avrebbe estratto due nomi alla volta, un ragazzo e una ragazza.
Gli studenti erano terribilmente tesi, tutti ansiosi e impazienti di scoprire con chi sarebbero andati al ballo.  
“E se non funzionasse?” 
Harry era ora magicamente sveglio.
“Voglio dire... ricordate il fiasco che hanno fatto Fred e George con il Calice di Fuoco? Cosa gli impedisce di fallire ancora?”
“Per la barba di Merlino, Harry! Io non voglio ritrovarmi con la barba da Silente!”
Hermione fece una smorfia: per quanto odiasse lo stupido trucchetto di George, doveva ammettere che era geniale.
“Non succederà.”
I due amici la guardarono, confusi.
“George non è stupido. Non avrebbe messo nulla in vendita al Tiri Vispi se non fosse stato assolutamente certo del suo successo. Per di più non avete notato lo sfrigolio che veniva dalla sua stanza? Solo la corteccia di salice può produrlo. E l’odore di arancia? Per non parlare del fumo viola!”
“Cosa stai cercando di dire?”
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Hermione guardò Ron.
“Che potrebbe funzionare.”
 
...
 
L’estrazione stava durando ormai da mezz’ora. Hermione aveva smesso di prestare attenzione dopo che “ Susanne Bones e Blaise Zabini!” erano stati estratti.
Altri due foglietti vennero sparati fuori dalla coppa. La Mc Granitt li afferrò al volo e lesse ad alta voce: “Luna Lovegood e Neville Paciock!”
Che strana coppia... chissà come andrà a finire. Pensò Hermione.
“Ronald Weasley e Romilda Vane!”
Hermione si voltò verso Ron.
“Romilda Vane?” Harry alzò le sopracciglia.
“Bè …” Gettò un’ occhiata a Romilda, che lo salutò entusiasta, mentre ridacchiava con le amiche.
“È carina. E poi non sapevo chi invitare, così mi sono detto: perché no?”
“Harry Potter e Ginevra Weasley!”
Harry esultò e abbracciò Ginny. Hermione stava per rimproverarli per aver trasgredito le regole per una cosa così stupida quando...
“Hermione Granger e Draco Malfoy!”
Hermione rimase impietrita.
No. Non lui. Non è possibile.
Lentamente, alzò la testa e incrociò gli occhi del furetto. La stava guardando, intensamente. Da quanto tempo era così? Da brava Grifondoro, mise da parte la paura e l’imbarazzo, e accennò un sorriso. Lui rispose con il suo solito ghigno, solo… più dolce. Sembrava quasi un sorriso.
Si accorse che Ron le stava parlando da un pezzo:
“... pergamena anche tu, così ora non ti ritroveresti con Malfoy.” Era alquanto su di giri. “Almeno questa volta so già che vai al ballo con un idiota.”
“Tu sei un Prefetto, no? Se lo chiedi alla Mc Granitt, forse … ”
“Ti ringrazio Harry, ma non penso che la Mc Granitt possa fare qualcosa. Inoltre non intendo trasgredire le regole!”
Decise di sorvolare sull’insulto di Ron, che aveva dato dell’idiota a Victor e Draco in un colpo solo. Irritata, si alzò e uscì dalla Sala Grande. Si diresse verso le scale per andare al dormitorio, ma sentì dei passi dietro di lei.
“ Granger.”
“ Malfoy. Mi stavi cercando?”
“Si. Visto che visto che siamo capitati insieme …”
“Non ho intenzione di chiedere alla Mc Granitt di cambiare accompagnatore!”
“Non credevo ci tenessi così tanto a stare con me.” Disse ghignando.
“Non dire idiozie!” Sentì uno strano calore salirle alle guance.
“Si tratta di rispettare le regole, Malfoy. Non cambierò partner solo perché siamo Prefetti.”
“Lo immaginavo. Comunque...” Senza fare una piega, fece un passo avanti, ritrovandosi tremendamente vicino ad Hermione, la voce strascicata.
“Volevo solo dirti che ti aspetto all’ingresso alle otto. Sii puntuale, Granger. Non mi piace aspettare.”
Poi le voltò le spalle e se ne andò, con il suo solito passo regolare e (pensò Hermione) elegante.
 

NUOVO CAPITOLO IN ARRIVOOO!! ORA CHE LA SCUOLA è FINITA PROMETTO CHE SARò PIU COSTANTE... COME AL SOLITO, SPERO CHE IL CAPITOLOVI PIACCIA E CHE VI FACCIA VENIRE VOGLIA DI RECENSIRE!
HERM

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Capitolo 13
*** CAPITOLO XIII ***


Capitolo 13

Il giorno dopo, Hermione era un fascio di nervi. Era nella sua stanza da Prefetto e stava facendo gli ultimi ritocchi alla sua acconciatura davanti allo specchio. Tutta Hogwarts era in fermento per il ballo. Il dormitorio di Grifondoro era pieno di ragazze che correvano in cerca di orecchini, scarpe e trucchi. Una ragazza del quarto anno, Evelyn Smith, entrò affannata nella sua stanza. Aveva un abito rosa con la gonna a palloncino fino al ginocchio, ma doveva ancora indossare le scarpe e finire di pettinarsi.
“Hermione! Hai visto un bracciale d’argento con dei brillanti?”
“No, mi dispiace.”
Evelyn si appoggiò allo stipite della porta e si passò una mano fra i capelli, guastando quei pochi boccoli che aveva già fatto.
“Oh, no! Era il mio bracciale portafortuna! Me l’hanno regalato i miei genitori, dicono che sono sempre così distratta...”
Per Merlino, ma quanto parlava quella ragazza?
“Calì Patil prima ha trovato qualcosa del genere in Sala Comune. Prova a chiedere a lei.”
Evelyn riprese l’entusiasmo ed uscì speranzosa dalla stanza.
“Grazie mille!”
Oh, quanto avrebbe voluto anche lei un bracciale portafortuna...
 
Ron, Harry e Malfoy si stavano fissando con aperta ostilità. Il Serpeverde ostentava noncuranza e superiorità, riuscendo a sembrare rilassato, elegante e sicuro di sé a un tempo, il tutto tenendo le mani in tasca. Soltanto gli occhi tradivano la sua tensione. Qualche metro più in là, Ron e Harry stavano cercando di sembrare i più minacciosi possibile. Erano all’ingresso ad aspettare le loro dame, insieme a ragazzi di altre case. Arrivate le otto, le ragazze iniziarono a scendere. Hermione era radiosa: l’abito argentato aveva sul corpetto delle decorazioni di cristalli grigio scuro che partivano dalle spalline, per poi schiarirsi e sparire nella gonna a balze morbida e sinuosa. I capelli le ricadevano in onde morbide sulle spalle e il trucco leggero le valorizzava gli occhi castani. Era elegante ma delicata. Era bellissima.
Come rapito, Malfoy dimenticò la sfida silenziosa e le andò incontro da perfetto gentiluomo, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso. Le porse il braccio e la accompagnò nella Sala Grande, oltrepassando Harry e Ron come se non esistessero e lasciandoli increduli a seguirli con lo sguardo.
In Sala Grande, i tavoli delle Case erano spariti per lascare il posto a tanti tavoli rotondi coperti da tovaglie candide. Tutta la sala sfoggiava decorazioni che cambiavano colore: erano vivaci ma al tempo stesso leggere ed eleganti e illuminavano il posto di una luce carica di magia.
Durante la cena, Hermione parlò per lo più con Evelyn, che si era seduta al loro stesso tavolo insieme al suo accompagnatore Corvonero. A quanto pareva, i suoi amici non gradivano la presenza di Malfoy. Evelyn aveva finito di farsi i boccoli ed aveva puntato alcune ciocche all’indietro. Stava davvero bene. Le raccontò di come aveva trovato il suo bracciale portafortuna, che ora portava al polso sinistro, e di come i brillanti cambiassero colore a seconda dell’umore della persona con cui si trovava. Hermione vide che erano di un color rosso fuoco, e si chiese cosa volesse dire.
La cena era ottima: gli elfi avevano davvero superato loro stessi. Il dessert era una pazzesca torta al cioccolato di ventidue piani, che pendeva pericolosamente da un lato. Il compito di tagliarla spettava al professor Vitious, armato di una semplice paletta da dolce. Dopo aver esaminato la situazione, decise di metterla da parte e sfoderare la bacchetta e, con un gesto complicato, riuscì a tagliare la torta alla panna in parti uguali e a far volare le fette di dolce davanti a ogni studente senza danni, meritandosi un applauso generale.
Finita la cena, la Mc Granitt fece sparire i tavoli per lasciare il posto alla pista da ballo. Il “Trio d’oro” aveva l’onore di aprire le danze, quindi Hermione e Draco si portarono al centro della sala insieme a Ron, Romilda, Harry e Ginny. C’erano degli strumenti su una piattaforma sopraelevata infondo alla sala, ma non si vedevano musicisti. Hermione si stava chiedendo chi li avrebbe suonati, ma, ad un gesto della preside, quelli iniziarono sorprendentemente a suonare da soli, e le tre coppie iniziarono a muoversi a ritmo di Valzer. Tutti gli occhi erano puntati su di loro. Hermione scoprì in Malfoy un ballerino niente male, e si divertì a danzare con lui. Le era sempre piaciuto ballare. Da piccola aveva frequentato una scuola di ballo babbana, poi aveva smesso una volta scoperto che era una maga e che avrebbe dovuto frequentare Hogwarts... In pochi minuti la pista era già piena e Malfoy la stava guardando con quello strano ghigno-sorriso.
“Che c’è Malfoy?” disse asciutta.
“Non sapevo fossi così brava a ballare.”
“Ci sono molte cose che non sai di me.”
Non aveva intenzione di lasciar correre quello che era successo a Diagon Alley... avrebbe almeno potuto dirle grazie!
“Già... L’eroina e il Mangiamorte: io e te formiamo davvero una bella coppia, Granger. Chissà cosa scriverebbero sul Profeta...”
La tristezza che si nascondeva dietro l’ironia di Malfoy, però, addolcì Hermione.
“Sinceramente non mi importa molto di quello che la gente pensa di me.” Rifletté. “Ne ho passate talmente tante che ormai non ci faccio più caso. Dovresti fare lo stesso.”
“Come vuoi.” Disse lui divertito mentre la faceva piroettare. La riprese per la vita e continuarono la danza.
“Sei bellissima stasera.”
Lo disse non come se fosse un complimento, ma un dato di fatto, oggettivo e inconfutabile.
“Grazie.” Hermione sentiva il calore salirle alle guance. Sperò di non essere arrossita. “Non ti sembra strano che siamo finiti di nuovo in coppia? Prima con Lumacorno e ora …”
“Credi davvero che sia successo per caso?” Disse lui ridacchiando sommessamente.
“Che vuoi dire?” Disse mentre facevano un’altra piroetta.
“Andiamo, Granger, non dirmi che non ci sei ancora arrivata.”
Hermione era confusa.
“Vieni con me.”
La prese per mano e la condusse verso il balcone. La musica arrivava attutita attraverso i vetri socchiusi, insieme al baccano di centinaia di studenti che si godevano la festa.
“Ti spiacerebbe spiegarmi?”
“Ecco …” Draco sembrava nervoso. Aveva appoggiato le mani alla balaustra e guardava lo spettacolo del parco di Hogwarts di notte, illuminato da luci magiche. “Diciamo che, durante le vacanze di Natale... ho fatto visita al negozio dei Weasley.”
“Vuoi dire che hai comprato la pergamena truccata?”
 Malfoy annuì.
“Quel giorno, a Diagon Alley... stavi andando là, vero?”
Lui annuì ancora. Sapeva bene di quale giorno stava parlando. Il giorno in cui lei lo aveva difeso dai suoi stessi amici...
“Ma perché? Perché hai invitato proprio me?”
“Io...”
Rimase in silenzio per un po’, tanto che Hermione stava iniziando a preoccuparsi. Quando parlò, lo fece talmente piano che dovette avvicinarsi, per capire qualcosa. “Non ho mai conosciuto una ragazza come te. Sei bella, intelligente, sei la strega più brillante della tua età...”
“Draco …”
Lui si voltò di scatto verso di lei.
“È la prima volta che mi chiami Draco…” disse sorridendo. Questa volta era un sorriso vero. Un meraviglioso sorriso, che arrivava fino agli occhi... “…Hermione.”
Si rivide nella Foresta Proibita, quando aveva tentato di insegnarle a volare... I loro sguardi erano come incatenati l’uno all’altro, lui la prese alla vita, incerto e titubante, come se si aspettasse di essere cacciato via. Come allora, Hermione venne avvolta dal suo caratteristico profumo di cacao, ma questa volta Ginny non arrivò interromperli... Draco la tirò a sé e la baciò, tirando un sospiro di sollievo quando lei le appoggiò le mani al collo. Rimasero così per un istante infinito, e quando separarono le labbra rimasero abbracciati, felici e sorridenti, quasi luminosi.
Improvvisamente sentirono la porta a vetri aprirsi.
“Oh.”
Erano Ron e Romilda, riconoscibile soprattutto per la sua risatina frivola. Vedendo Hermione e Malfoy così avvinghiati, Ron rimase di stucco. Si girò e se ne andò senza dire una parola, trascinandosi dietro Romilda. Hermione rimase a guardare lo spazio vuoto dal quale era scomparso.
“Ma che gli è preso a Lenticchia?”
Hermione decise che non le andava di corrergli dietro, né di arrabbiarsi con lui. Infondo, la sua vita privata non erano affari suoi, Ron non poteva mettere il muso ogni volta che lei stava con qualcuno che non fosse lui. Se lei non aveva aperto bocca quando aveva invitato un’oca come Romilda Vane, non capiva perché lui non dovesse fare lo stesso con Draco. Non poteva rovinargli di nuovo la serata, non ne aveva il diritto.
“Niente.” disse. “Gli passerà.”
“Ti va di rientrare?”
“Certo.”
Trascorsero il resto della serata a ballare, ridere e divertirsi, infischiandosene dei commenti e dei pettegolezzi degli altri. Hermione riuscì a dimenticarsi della reazione di Ron, quella sera. Finalmente, si erano trovati.

 

Nuovo capitolo!!! Recensite numerosi ;)

Herm

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***



Capitolo 14

Un paio di settimane dopo, Hogwarts aveva ripreso la sua routine e la fibrillazione, la trepidante attesa e le spropositate aspettative per quel ballo erano svaniti come un sogno in quell’unica sera, un po’ come nella favola di Cenerentola. Tutto nel castello era di nuovo come prima, forse un po’ peggio. Le lezioni ora erano più dure che mai, dato che si avvicinavano i M.A.G.O. (Magie Avanzate Grado Ottimale), gli ultimi esami da superare per completare l’istruzione a Hogwarts, i più difficili di tutti. Con questi pensieri per la testa Hermione si sedette al solito tavolo in biblioteca e tirò fuori il materiale per le sue ricerche in attesa di Draco: libri di Pozioni, Difesa Contro le Arti Oscure, pergamene, inchiostro e una penna. Non dovette aspettare molto per l’arrivo di Malfoy, che la salutò con un leggero bacio sulla guancia. C’era qualcosa di adorabile nella sua inaspettata, impacciata dolcezza, contrapposta all’eleganza dei movimenti e al portamento naturalmente nobile. Sembrava una tazza di caffè che provava ad essere una cioccolata calda. Quasi quasi si sentiva a disagio.
“Come sono andate le lezioni?”
Sì, si sentiva proprio come Cenerentola, e Draco era il suo principe. Un Principe Purosangue.
“Assurde. Oltre al tema di cinquanta centimetri di Bradford e alla ricerca sulla pelle di Girilacco di Lumacorno, devo anche tradurre un testo di Rune Antiche. Tutto questo per domani.”
“Io devo calcolare la posizione di non so quanti astri per Astronomia. Questi dannati M.A.G.O. mi faranno diventare pazzo.”
Si interruppe quando Harry e Ron si fermarono davanti a loro.
Ecco le mie sorellastre pensò con amarezza.
Ron gli lanciò un occhiata accigliatissima e scappò via. Harry sembrava che volesse dire qualcosa, ma poi ci ripensò e seguì l’amico.
“Gli sfigati ce l’hanno ancora con te?”
Sospirò: “ Ron si rifiuta di parlarmi.”
“E San Potter?”
“Non puoi smetterla di chiamarli così?”
Draco cercò di mascherare una risata con un colpo di tosse.
“Scusa, è più forte di me… Lo sfregiato che ha?”
“Draco!” cercò di rimproverarlo, ma veniva da ridere anche a lei. Draco era sempre Draco, e questo la rassicurò.
“Ahahahah! Non ci riesco. Sono talmente abituato a chiamarlo…”
“Silenzio! Questa è una biblioteca, non un pollaio!”
Madama Pince era sbucata furiosa da dietro a uno scaffale, brandendo minacciosamente un piumino per spolverare. Si scusarono e ripresero la conversazione bisbigliando.
“Harry… si rifiuta di capire.”
Harry aveva tentato di “farla ragionare”, come aveva detto lui, ma non voleva capire che Draco teneva veramente a lei, e questo le faceva male. Malfoy rimase in un silenzio di comprensione, poi le prese una mano: “Vedrai che prima o poi gli passerà. Sono i tuoi amici, non ti terranno il muso per sempre!”
Lei fece un sorriso poco convinto, lui le strinse la mano fra le sue.
“Si sistemerà tutto, vedrai. Farò di tutto perché succeda.”
Forse questa volta il principe farà anche da fata madrina…

 

Ecco qui ilo nuovo capitolo! E' un pò corto, ma non potevo fare altrimenti, spero mi perdoniate... buona lettura e BUON FERRAGOSTO A TUTTI!
Herm

 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO XV ***


Capitolo 15

 
Castello di Hogwarts, Sala Grande, ora di colazione.
Dalla finestra della Sala Grande entrò uno stormo di gufi e civette, pronti per consegnare la posta. L’edizione del mattino della Gazzetta del Profeta atterrò davanti ad Hermione, esibendo in prima pagina la notizia shockante:
 
“LUCIUS MALFOY EVASO DA AZKABAN, GLI AUROR BRANCOLANO NEL BUIO
Iniziata la caccia all’uomo per il Mangiamorte evaso nel corso della notte, Lucius Abraxas Malfoy, sebbene con scarsi risultati. Si dice che l’individuo sia mentalmente instabile...”                              
 
Hermione smise di leggere e puntò lo sguardo dall’altra parte della Sala, verso il tavolo Serpeverde. Draco stava leggendo l’articolo, la mascella serrata e gli occhi inespressivi, esercitando su di sé un autocontrollo spaventoso. Poi si alzò e uscì dalla Sala a passo svelto, mantenendo comunque il suo aplomb.
Non le aveva rivolto neanche uno sguardo...
 

Castello di Hogwarts, terzo piano, mezza notte.
Malfoy era nel corridoio del terzo piano, davanti ad un’aula in disuso. Avrebbe dovuto fare la ronda, ma aveva ricevuto un gufo da Hermione che gli chiedeva di vedersi lì quella sera, diceva che era urgente. Nel pomeriggio aveva continuamente cercato di evitarla, e ora sicuramente voleva parlargli di suo padre. Dopo averci rimuginato a lungo, aveva deciso di andare: in fondo, ora che Hermione era la sua ragazza, doveva pur abituarsi a condividere con lei i propri pensieri. Anche se in realtà non sapeva ancora come fare.
Il corridoio era silenzioso e deserto, così tanto che sembrava fosse rimasto l’unico abitante della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Tutto fu velocissimo. Il tonfo della porta spalancata dietro di lui, le mani che lo afferravano e lo trascinavano dentro, altre mani che gli impedivano di urlare. Cercò disperatamente di afferrare la bacchetta, ma era troppo tardi.
“Stupeficium!”
-----
 
Innerva!” Una voce ovattata lo fece rinvenire. Vedeva tutto sfocato e gli girava la testa. Cercò di strofinarsi gli occhi, ma si accorse che non poteva: era legato ad una sedia, probabilmente con corde magiche. Era completamente immobilizzato, e aveva uno strano sapore in bocca... Gli avevano fatto bere qualcosa.
“Ehi, Harry, è rinvenuto.”
Harry? Finalmente alzò gli occhi. La vista si era fatta più chiara e non poté non riconoscere Harry Potter e Ronald Weasley.
“Che cosa significa tutto questo, Potter!” Gridò infuriato.
“Non ti scaldare, Malfoy. Vogliamo solo farti qualche domanda.”
“E avete bisogno del Veritaserum per farlo?”
I due si scambiarono un’occhiata stupita.
“Come fai a saperlo?”
“Ho riconosciuto il sapore, stupido Potter. Non sono incapace in Pozioni come te.”
“Silenzio!” Ron puntò la luce della bacchetta contro Malfoy. “Perché passi tutto quel tempo con Hermione?”
“Abbassa quella dannata bacchetta!”
Draco aveva chiuso gli occhi, tentando di sfuggire alla luce accecante.
“Ron, che stai...”
“Zitto, Harry. L’ho visto fare in un telefilm babbano, nel telefisore di papà. C’è sempre un poliziotto cattivo.”
“E io sarei quello buono?”
“Tu non sei tagliato per fare il cattivo.”
“Per Merlino, ditemi cosa volete e fatela finita!” Malfoy stava perdendo la pazienza.
“Semplice, Malferret.” Ron gli stava di nuovo puntando addosso la bacchetta. “Vogliamo sapere che intenzioni hai con Hermione.”
Ci fu un attimo di silenzio incredulo.
“Quindi mi stai dicendo che mi avete attirato qui con un messaggio falso, mi avete schiantato, legato e fatto bere una pozione (che ancora devo capire come avete fatto preparare senza un insegnante di sostegno) solo per sapere che intenzioni ho con Hermione? Non so se congratularmi con voi per aver fatto funzionare il neurone che avete in comune o per il livello di demenza raggiunto...”
“Bando alle ciance e rispondi.”
“Noi due stiamo insieme, ora. Che intenzioni dovrei avere?”
Detestava l’idea di doversi confidare con quei due, soprattutto in quel modo. Quando ancora faceva parte dei Mangiamorte, gli avevano installato in un dente una capsula con dell’antidoto per il Veritaserum, in caso venisse catturato.
Avrebbe potuto usarla, la tentazione era grandissima, ma poi Potter e Lenticchia non si sarebbero più fidati di lui. Per il bene di Hermione, scelse di non usarla.
“Sappiamo che hai un piano e se pensi di prenderci in giro...”
“Oh, non ce n’è bisogno. Siete già una barzelletta per conto vostro.” Ghignò. Le orecchie di Ron stavano diventando di un vivido color rosso ciliegia.
“Ora basta!” Stava per scagliargli contro un maleficio, ma Harry gli si parò davanti. Decisamente non era tagliato per fare il cattivo.
“Smettila di girarci intorno, Malfoy. Perché stai con Hermione?”
Non voleva dirlo. Odiava l’idea che i suoi vecchi nemici dovessero costringerlo a dire una cosa così personale, una cosa che ancora non aveva neanche mai detto ad Hermione... ma l’effetto del Veritaserum si faceva sentire.
“Già, perché?”
Rincalzò Ron. Non poté più trattenersi.
“Perché sono innamorato di lei.”
Quasi lo urlò. Esasperato, sembrava che le parole fossero state estratte a forza dalle sue corde vocali. Harry e Ron stentavano a crederci.
“Si, sono innamorato di lei, io la amo, che ci crediate o no. E adesso levatemi queste dannate corde di dosso!”
Era arrabbiato. Odiava ciò che aveva appena fatto, sebbene fosse necessario. Ancora sotto shock, Harry e Ron sciolsero le corde con un tocco della bacchetta, senza dire una parola. Draco si alzò e masticò la capsula che aveva tra i denti, mentre si strofinava il punto in cui le corde lo avevano stretto. Finalmente se ne era liberato.
“Ma che cosa...”
“Antidoto al Veritaserum. Un regalino dei Mangiamorte.”
Si spazzolò la divisa con noncuranza. Aveva ripreso la sua maschera da superiore.
“Ma quindi tu potevi...”
“Usarlo fin dall’inizio? Ovviamente, ma poi non mi avreste più creduto. D’altronde, vi avrei detto tutto anche senza pozione. La mia bacchetta, Weasley.” Disse allungando una mano. Ron gli consegnò la bacchetta di biancospino, Draco girò sui tacchi e tornò al dormitorio come se niente fosse accaduto.
 


ECCOMI QUA CON UN NUOVO CAPITOLO! Finalmente sono riuscita a postarlo  :D
Chiedo scusa in anticipo se da ora in poi posterò raramente, ma è appena iniziata la scuola e ho millemila impegni... Spero comunque che l'attesa non vi stanchi e che continuiate a seguirmi, io farò del mio meglio! Un' ultima cosa... RECENSITE, RECENSITE, RECENSITEEEE!!
Herm_

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO XVI ***


Capitolo 16

Nel frattempo, nei sotterranei di Hogwarts.

La ragazza stava scomposta sul divano della sala comune, da sola, giocherellando con una ciocca di capelli neri, come attendendo qualcosa. Una luce verde veniva soffusa nella stanza dalle acque del Lago Nero, contrastata soltanto dal debole bagliore del fuoco, unica fonte di calore. Molti avrebbero pensato che fosse un luogo tetro, quasi da storia dell’orrore, gelido e buio, ma non lei. L’acqua le aveva sempre trasmesso un senso di pace. Le permetteva di riflettere, soprattutto quando non c’erano ragazzini rumorosi a turbare quello che sembrava un equilibrio stabile e senza confini. Come una piccola bolla tutta per lei, lontana dal mondo reale. In quel luogo, poteva apprezzare il valore del silenzio. Spesso, infatti, aspettava fino a tardi che anche l’ultimo studente di Serpeverde andasse a dormire, per poter rimanere da sola. Ecco perché nessuno, quella sera, si era insospettito vedendo che si attardava. Improvvisamente, il silenzio fu spezzato da un rumore proveniente da un punto indefinito davanti a lei, come se qualcuno stesse trascinando delle pietre. Alzò lo sguardo e vide che il camino si stava spostando di lato, aprendo un passaggio segreto.
Una figura incappucciata emerse dall’oscurità e si eresse avanti a lei, esibendo il suo impaccabile portamento, sebbene un po’ provato dalla reclusione. Lentamente, l’ombra si tolse il cappuccio, lasciando cadere una massa di lunghi capelli biondi, quasi bianchi. Aveva il volto emaciato e qualche ruga in più, ma aveva gli stessi occhi di ghiaccio. Non poté non riconoscerlo: Lucius Malfoy.
“Buonasera, signorina Parkinson.”

 
______
Ora di colazione, Sala Grande
 
Quella mattina Hermione era scesa per fare colazione da sola. Harry e Ron non ne volevano sapere di scendere; sicuramente avevano fatto tardi per giocare a scacchi, o qualcosa del genere e adesso erano stanchi morti... Un film già visto.
Si sedette al suo posto e aprì il libro di Trasfigurazione sul capitolo “Come trasfigurarsi in animali invertebrati”, quando  vide una scena che le fece gelare il sangue...
Draco. Draco che ride. Draco che ride con la Parkinson. Draco che le tiene la mano. Malfoy che si siede vicino alla Parkinson. Malfoy che non le toglie gli occhi di dosso. Malferret si avvicina... no non può essere. Non può...
“Hey, Herm! Devo raccontarti una cosa che abbiamo fatto ieri sera...”
Harry e Ron erano finalmente arrivati, ma lei non li ascoltava. Aveva lo sguardo fisso e con una mano stava accartocciando la pagina del libro di Trasfigurazione. Harry seguì il suo sguardo e lo vide: Malfoy. Quel viscido bastardo stava baciando Pansy Parkinson.
“Vieni con me.”

 
______
 
Ore 9:00, In teoria prima ora di lezioni, In pratica Casa di Hagrid.
 
Hagrid stava concimando i suoi peperoni rossi, quando vide Harry, Ron ed Hermione arrivare a passo di carica. Harry avvolgeva con un braccio Hermione, che non aveva ancora aperto bocca.
“Hagrid! Abbiamo bisogno del tuo aiuto! Ma che stai...”
Harry aveva notato il “concime” che stava usando il guardiacaccia: era viola ed emanava una strana luminescenza verde...
“Ehm, ehm. Non badare a questo...” disse nascondendo il sacco dietro la schiena con fare indifferente.“mi pare che ci sono cose più importanti adesso. Vediamo un po’...”
Li fece entrare in casa, mise su del tè e preparò quattro tazze giganti e un vassoio dei suoi biscotti rocciosi (che ovviamente rimase intatto).
“Coraggio” disse sedendosi pesantemente “ditemi cosa è successo.”
“Ecco...”
Hermione non sembrava voler parlare, quindi intervenne Harry.
“Tu sai che Hermione e Malfoy stanno insieme dal ballo e... ehm...”
“Ha baciato un'altra.” Disse Ron laconico.
 
...“Era pesante” [...] “Malfoy l’ha chiamata ‘mezzosangue’, Hagrid…”[...]“Forse è la cosa più offensiva che gli poteva venire in mente”[...] “’Mezzosangue’ è un insulto spregevole e significa un mago nato Babbano… voglio dire, da genitori non maghi. Alcuni — come la famiglia di Malfoy, per esempio — pensano di essere meglio di tutti perché sono quello che la gente chiama ‘purosangue’”. [...] “Tutti quanti noi sappiamo che non fa nessuna differenza. Prendi Neville Paciock: lui è un purosangue, eppure non riesce neanche a fare star dritto un paiolo”...


Al tempo pensava che non ci potesse essere niente di più terribile: essere insultata e discriminata per le sue origini, perché i suoi genitori non erano maghi. Ma questo era molto peggio. Avrebbe preferito che tutto questo non fosse mai successo, avrebbe preferito continuare ad essere chiamata ‘Mezzosangue’, piuttosto che essere presa in giro così. Era stata una stupida. Non aveva ascoltato le persone che le volevano bene, che avevano cercato di metterla in guardia... ma ora era tutto finito.
“Quel farabutto figlio di papà! Ha fatto l’errore più grande della sua vita. Se potessi io...”
“Non puoi fare niente Hagrid.”
Hermione aveva finalmente parlato. Non piangeva. Non aveva intenzione di piangere per qualcuno ch non la desiderava. Avrebbe dovuto capirlo prima. Tutti quei cambiamenti improvvisi... era ovvio che voleva solo giocarle un brutto scherzo. Si sentiva come svuotata della sua vitalità, era incapace di reagire. Dentro aveva solo nero, come il tè che stava bevendo.
“Devo chiedervi scusa.” Disse alzando finalmente lo sguardo. “Avrei dovuto ascoltarvi.”
“Non fa niente Herm.”
I tre amici si abbracciarono, e Hagrid li strinse in uno dei suoi migliori abbracci soffocanti.
“Scusatemi, ma devo ancora ripassare Trasfigurazione e...”
“Certo, vai pure. Non c’è problema.”
“Ma Harry non pensi che... Ahi!”
Harry aveva tirato una sgomitata a Ron... evidentemente aveva un piano.
“Oh, si certo. Noi ti raggiungeremo a lezione...” disse massaggiandosi il braccio dolente. Esibirono un sorriso di circostanza finché la porta non si chiuse.
“Si può sapere che cosa hai in mente?”
“Hai sentito Malfoy ieri sera: doveva per forza dire la verità, era sotto l’effetto della pozione. Deve essere successo qualcosa.”
“Già, forse hai ragione... pensi che dovremmo dirlo a Hermione?”
“No, per ora indaghiamo. Rischieremmo solo di farle più male.”
Hagrid li guardava confuso.
“Non so cosa state combinando, ma fate quel che potete per aiutare la piccola Hermione. Io non dirò niente.”

 

Bentornati con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia :)

n.d.a. So di aver sbagliato qualche tempo verbale nei dialoghi di Hagrid, ma la Rowling dice che non avendo finito la scuola è un pò sgrammaticato, quindi... chi sono io per contraddirla? XD

RECENSITE, RECENSITE,RECENSITE!

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO XVII ***


Capitolo 17

“Avete fatto cosa???”
“Cerca di capire, abbiamo dovuto farlo! Eravamo in pensiero e poi…”
“E poi niente, Ronald!”
Ginny iniziò a tirare addosso un cuscino addosso ad un Ron appeso a testa in giù per ogni parola che diceva.
“Non avevate il diritto di intromettervi così nella vita privata di due persone!”
“Ma lo abbiamo fatto a fin di bene!”
“Ah, si?”
Ginny fece roteare la bacchetta e una sedia di legno dall’aspetto antico iniziò a inseguire Harry.
“Avreste dovuto fidarvi di lei!”
Harry la schivò e la mandò a schiantarsi contro un muro, ma subito un’altra la seguì.
“Era di lui che non ci fidavamo.”
Iniziò a correre per la Sala Comune nel tentativo di sfuggire alla seconda sedia, ma inciampò nella piega di un tappeto e cadde miseramente.
“Già, quel lurido Serpeverde, razzista, Mangiamorte, figlio di…”
Ormai lo aveva raggiunto.
“Ma lui la ama!” disse Ron sputacchiando piume.
Harry alzò il braccio per difendersi, ma il colpo non arrivò mai… Quando riaprì gli occhi vide che la sedia si era posata a terra, inerme.
Ginny puntò risoluta la bacchetta verso Ron.
“Va avanti.”
“Quando gli abbiamo chiesto cosa volesse da Hermione lui ha detto che è innamorato di lei, e aveva bevuto il veritaserum, quindi non poteva mentire…” disse velocemente.
“E inoltre aveva in bocca una capsula con dell’antidoto.” Harry si era messo a sedere e stava pulendo gli occhiali, tirando un sospiro di sollievo. “Avrebbe potuto usarla in qualunque momento, ma lo ha fatto solo una volta libero.”
“Quindi è stato al gioco solo per convincervi della sua onestà e fare felice Hermione?”
Harry annuì.
“È quello che pensiamo.”
Lei esplose di gioia.
“ Lo sapevo! Lo sapevo che erano perfetti insieme, lo sapevo! Io l’ho sempre detto! E lui è così dolce… Qui però c’è qualcosa di losco. Una persona non può cambiare idea in una notte su una cosa così importante. Come direbbe Hermione, andiamo subito in biblioteca! Dobbiamo scoprire con che abbiamo a che fare.”
Lei e Harry stavano praticamente passando attraverso il ritratto, quando…
“Ehm, Ginny?”
“Che c’è ancora?”
“Potresti tirarmi giù adesso? Mi sta salendo il sangue al cervello…”
 
____
 
“Uff, non ne posso più. Sono giorni che controlliamo in tutte le sezioni e non c’è niente che parli di un improvviso cambiamento di sentimenti.”
Ginny chiuse con violenza l’ennesimo tomo inutile.
“È Hermione la regina della biblioteca…”disse Ron, che non ce la faceva più a tenere gli occhi aperti.
“Si ma non possiamo mica farci aiutare da lei!”
Ginny aveva ragione. Anche se cercava di non darlo a vedere, Hermione era rimasta molto delusa dall’accaduto. Ricordarglielo le avrebbe solo fatto male, e probabilmente gli avrebbe detto di smetterla di trovare scuse assurde: in fondo era meglio così.
Ma Harry sapeva che in realtà lei non era felice. Lo vedeva dagli occhi gonfi che aveva ogni mattina, e dal fatto che si rintanava in luoghi solitari per ‘studiare’ più del solito.
Arrivata l’ora di cena, Ginny li salutò, e Ron e Harry rimasero soli.
“Inizio a pensare che non troveremo niente qui.”
Ron aveva abbandonato la lettura.
“Deve esserci un modo per scoprire cosa è successo senza leggerci l’intera biblioteca.”
“Si, ma quale?”
Ron alzò le braccia al cielo.
“Magari esiste un incantesimo, o un libro che non si trova qui. Pensa un po’: Come scoprire la verità sui pettegolezzi, volume primo.”
Per Harry fu come se nella sua testa si accendesse una lampadina.
“Ron, sei un genio!”
“Perché, lo hai letto?”
“Lascia perdere il libro. Tutta questa vicenda è un pettegolezzo, giusto? Tutta questa cosa che prima Draco sta con Hermione e il giorno dopo con la Parkinson. Sicuramente ne starà parlando tutta Hogwarts.”
“Non ti seguo.”
“Chi sono i massimi esperti in pettegolezzi?”
“Le ragazze, ma…”
“E chi è la ragazza che è qui da più tempo? Quella che può infiltrarsi ovunque e venire a sapere qualunque cosa?”
Ron ci pensò un po’ su, poi assunse un espressione di disperazione.”
“Oh, no.”
“Oh, si.”
“Non lo stai dicendo sul serio.”
“Dobbiamo farlo. Per Hermione.”
“Ma perché la soluzione deve essere sempre lei?”
 


A chi si starà riferendo Ron? fatemi sapere cosa ne pensate e chi pensate che sia! Spero vi piaccia

Herm_

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Capitolo 18

Castello di Hogwarts, secondo piano, bagno delle ragazze, ora di cena.
‘Guasto’.
Era la scritta del cartello affisso sulla porta del bagno delle ragazze, ormai lì quasi perennemente.
“Deve essere un brutto momento.” Disse Ron osservando l’acqua che usciva dalla porta. “Forse è meglio tornare un altro giorno.”
“Non possiamo.” Disse Harry, cercando di mostrarsi più convinto che poteva. “Se c’è qualcuno che può aiutarci, quella è lei.”
“Detesto quella ragazza. È sempre lì a piagnucolare... fa così pena.”
Ma Harry ruppe gli indugi e aprì la porta.
Appena entrati, furono investiti da una serie indistinta di gemiti e singhiozzi disperati. La trovarono seduta accanto alla finestra, le mani sul viso, rivolta verso la notte.
“Ehm... Mirtilla? C-c’è qualcosa che non va?”
Mirtilla Malcontenta aveva sempre qualcosa che non andava. A volte a Harry sembrava di vedere la ragazzina piagnucolosa di cinquant’anni prima, che si era rifugiata in bagno perché Olive Hornby la prendeva in giro per via degli occhiali. Era come se il suo spirito si fosse fermato in quell’istante, ripetendo le stesse dinamiche in una sorta di loop temporale. Poco dopo, Mirtilla era morta, senza neanche avere il tempo di realizzare di aver visto un basilisco. Così era diventata un fantasma, e aveva iniziato a infestare il bagno delle ragazze, inconsapevole guardiana della Camera dei Segreti. Almeno finché Tom Riddle non aveva deciso di aprirla di nuovo.
Nonostante tutto, Harry le portava rispetto e le si rivolgeva con garbo. Ovviamente, non sempre la cortesia era ricambiata.
“Oh si, certo! Prendiamo in giro Mirtilla! Tanto lei è troppo stupida per sentire cosa diciamo fuori dalla porta!”
Ron divenne paonazzo: non pensava che potesse sentirlo. Mirtilla lo oltrepassò urlando, lasciandogli addosso una sgradevole sensazione di freddo umido, e fece per rientrare nel suo gabinetto.
“Aspetta! Abbiamo bisogno di te!”
Silenzio.
“ Harry Potter...”
Disse fluttuando a mezz’aria. La luna era quasi piena quella sera e i suoi raggi le passavano attraverso, creando degli strani riflessi argentati.
“Il bambino sopravvissuto ha di nuovo bisogno di me.”
Incredibilmente, i suoi occhiali da fantasma riuscivano a riflettere la luce lunare, offuscandole il volto, ma Harry distinse chiaramente un risolino divertito attraverso la luce bianca.
Forse per la prima volta, riusciva a vedere Mirtilla per quello che era: l’impronta dell’anima di un vivente, una creatura sovrannaturale, evanescente, mitica. Secondo i babbani, non sarebbe neanche dovuta esistere.
Ripensò a come gli avesse praticamente detto la soluzione dell’indovinello del Torneo Tremaghi, o a quando li aveva aiutati a trovare l’ingresso della Camera dei Segreti. Era vero: non era la prima volta che chiedeva aiuto a Mirtilla.
“Immagino che sia di nuovo una faccenda di serpenti.”
“Sai qualcosa?”
Gli occhi di Harry divennero di un verde intenso, era pronto a captare ogni singola informazione. Ovviamente alludeva a Draco.
“So che la vostra amica si è lasciata incantare da un paio di occhioni di ghiaccio dal cuore di pietra.” Disse ammiccante. Passò qualche secondo di silenzio di attesa.
“Nient’altro?”
“Non direi.”
Harry si sentì completamente scoraggiato.
“Ne sei sicura?”
“Sicurissima.” Mirtilla si girò di spalle.
“Ora devo proprio andare... nelle tubature ci sono delle strane tracce di petali di rosa e acqua di luna che danno un odore davvero piacevole...”
Petali di rosa e acqua di luna...
Il nome di questi ingredienti risvegliò qualcosa nella mente di Harry, qualcosa vecchio di anni... qualcosa che aveva letto nel libro del Principe Mezzosangue, e che non potè fare a meno di sussurrare:
Amortentia...”
“Cosa?”
“Uova di Ashwinder, peperoncino in polvere, petali di rosa e acqua di luna, Ron! Amortentia!”
Ron sbiancò. Non poteva essere vero. Harry e Ron si diedero uno sguardo di intesa.
“Dobbiamo andare. Grazie di tutto!” Disse andandosene via.
“Harry Potter!”
Harry si voltò, preoccupato.
“S-si?”
“Se mai dovessi avere ancora bisogno di aiuto...” Disse Mirtilla, facendo dei cerchi sempre più stretti intorno a lui.
“Non esitare a venire...”

 

Herm_
 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO XIX ***


CAPITOLO XIX

Castello di Hogwarts, quarto piano.

Il pomeriggio del giorno dopo, gli studenti che gironzolavano per la scuola poterono scorgere Pansy Parkinson che si aggirava, trafelata, per i corridoi. Era preoccupata, si guardava spesso intorno, come per accertarsi di non essere vista... evidentemente qualcosa – o qualcuno - la stava inseguendo... Harry si chiese che cosa – o chi - potesse angosciare la Parkinson tanto da darle quell’aria da animale braccato, quando una voce, ormai nota, si alzò sopra le altre...
“Tesoruccio mioo!” Draco errava per la scuola con aria sognante, cercando la sua amata, chiamandola a gran voce e travolgendo chiunque gli fosse d’intralcio.
“Patetico.” Fu il commento di Ginny, che osservava la scena a braccia conserte.
Ma nonostante la scena potesse sembrare quasi comica a prima vista, più la osservava, più Harry la trovava inquietante. Notò che i biondi capelli di Draco erano orrendamente spettinati, e sulla sua divisa trasandata spiccava una spilla con la scritta a caratteri cubitali ‘IO AMO PANSY’, circondata da cuoricini fucsia e lucine al led.
Tralasciò le sue riflessioni su quanto evidentemente Draco amasse le spille eccentriche, per concentrarsi su quanto spaventosa fosse in realtà quella vista, dopo un’occhiata più attenta. Malfoy non sembrava più Malfoy, ma piuttosto un involucro vuoto, animato da una forza estranea, che, di lui, aveva soltanto la forma. C’era qualcosa di soprannaturale e inquietante in quegli occhi sgranati, assenti, e in quella smania irragionevole che dominava la sua volontà. Il Draco ombroso e dai modi intriganti era scomparso, relegato da qualche parte nei recessi della sua mente. Lo sostituiva un ragazzo inconsapevolmente devastato e consumato da una passione non vera. Ricordò le parole di Lumacorno di due anni prima:
L’Amortentia non crea veramente l’amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l’amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione.” [..] “Quando avrete vissuto  a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo...”
Fino  a quel momento, Harry non aveva ancora avuto l’occasione di sperimentarne i poteri. Certo, Ron ne aveva subito gli effetti a causa di Romilda Vane, ma soltanto per qualche ora. La pozione usata su Draco doveva essere terribilmente più potente, e preparata con l’aiuto di una mano esperta.
“È terrificante.”  Disse Ron.
“ Ma è troppo potente per gestirla. La pozione le si è ritorta contro, alla fine.”
Ironia della sorte, quelle attenzioni che Pansy aveva tanto desiderato stavano finendo per soffocarla. Ma per quanto, in passato, avrebbe provato una qualcerta soddisfazione nel vedere Malferret nei guai, Harry doveva ammettere che sentiva un forte senso di pena nei suoi confronti.
“Lasciami, ho detto!”
A quanto pareva, Draco aveva scovato Pansy, che si era nascosta dietro un arazzo, e la aveva avvinghiata in una stretta asfissiante: la sensazione doveva essere tremendamente vicina a quella di essere abbracciati da una piovra.
Non senza fatica, lei riuscì a divincolarsi, estrarre a bacchetta e puntarla contro al suo persecutore con una violenza inaspettata: “Stammi lontano.”
L’espressione confusa di Malfoy si trasformò lentamente in sorpresa e incredulità, mentre realizzava il significato di quel gesto. Tuttavia, non si mosse di un millimetro, lasciando che la bacchetta gli premesse sullo sterno.
“Pansy, ma... io...”
“Mi hai stancato Malfoy. La  tua presenza sta diventando davvero soffocante...”
Draco rimaneva inerme davanti alla sua cattiveria, mentre lei non accennava ad abbassare la guardia, finché i suoi occhi non guizzarono, per poi puntarsi su qualcosa alle spalle del suo avversario.
Harry seguì il suo sguardo e inorridì. Hermione stava osservando la scena  stringendo i suoi libri, impotente, con un’ espressione preoccupantemente neutra, assente in volto. Fu allora che Draco disse qualcosa di terribile: “Ma Pansy, io... io ti amo...”

 

Dopo tanto tempo ho deciso di postare un nuovo capitolo... spero di riuscire ad essere più regolare nei miei aggiornamenti d'ora in poi (ho anche un'altra ff in cantiere). Godetevi il capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate!

Herm_

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