Love is a mystery to be uncovered

di buffy4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La tazzina scheggiata ***
Capitolo 2: *** Affetto? ***
Capitolo 3: *** Il prezzo della Libertà ***
Capitolo 4: *** L'ombra ***
Capitolo 5: *** Skin Deep ***
Capitolo 6: *** Non rifletto il volto ma il cuore ***



Capitolo 1
*** La tazzina scheggiata ***


 
1- La tazzina scheggiata
 
Terzo risveglio nel castello oscuro. Belle si tirò su dal suo giaciglio spoglio e freddo , sentendo le ossa protestare per la posizione scomoda presa nel sonno. Si asciugò le guance ancora umide dalle lacrime della notte, mentre attendeva paziente l'arrivo del suo nuovo padrone per iniziare la sua attività anche oggi. Le manca casa. E non può fare a meno di pensare a suo padre, preoccupato per la sorte della sua unica figlia. Non può fare a meno di pensare alla sua bella, comoda camera, alla luce che arrivava dalla finestra ogni mattina, svegliandola dolcemente tra le lenzuola pulite e soffici, inondandola di buon umore per l'inizio di un nuovo giorno...almeno fino all'inizio della guerra. Da allora, c' erano stati solo risvegli carichi di preoccupazione  e tormento, di gente mandata a morire e di orchi che si facevano sempre più vicini. Belle deglutì , sentendo l'ansia tornare a quei ricordi spiacevoli. Ecco, il suo sacrificio era servito proprio a mettere fine a quella guerra assurda. Andava già meglio.
 
La porta si spalancò e Belle saltò un po' sul suo letto di fortuna, alzandosi subito e guardando Rumpelstiltskin che col suo solito sorriso beffardo le indicava di seguirlo e iniziare a svolgere i suoi doveri. Belle lo seguì lungo i corridoi e le buie scale del castello. Le incuteva un po' di paura, ma non per il suo aspetto, non per i suoi modi, quanto perchè avvertiva quel qualcosa di oscuro che lo avvolgeva strettamente e si librava attorno a lui. Non era mai stata facile a esprimere giudizi sulla gente, neanche su persone che palesemente mostrassero inclinazioni discutibili. No. Belle credeva fermamente che bisognava conoscere davvero una persona per poter dire cosa si celasse nel suo cuore. Conoscerla profondamente. E lei conosceva Rumpelstiltskin da soli tre giorni, come poteva definirlo 'cattivo' a priori? Le parve di sentire la voce di suo padre riprenderla bonariamente per la sua troppa fiducia nei confronti di chiunque, per poi ricordarle che quella 'bestia' l'aveva appena strappata alla sua famiglia. Per sempre. Ma Belle scacciò il pensiero con fastidio: lei stessa aveva deciso il proprio destino, per una buona volta. Lei aveva scelto di seguire Rumpelstiltskin e salvare il suo popolo, dimostrando finalmente di essere una donna capace di farsi valere, con coraggio e indipendenza. Poco importava se l'Oscuro l'aveva rinchiusa in un sotterraneo ed era tenuta a servirlo. Il prezzo era stato equo, per Belle. Poco importava se di notte la nostalgia l'assaliva e non riusciva a trattenere il pianto, pensando alla vita che aveva lasciato, pensando alla libertà che aveva tuttavia perduto... Lui poi, non era  crudele con lei. Certo, era troppo presto per esserne certa, e Belle faceva sempre tutto quello che chiedeva alla lettera...ma nonostante tutto, Belle aveva questa consolante speranza radicata dentro sè: non le avrebbe fatto del male. O comunque, non aveva intenzione di dargliene motivo. C'era stato già quell'episodio della tazzina, il giorno prima...sì, la tazzina che le era sventuratamente caduta di mano, mentre lui le elencava i suoi compiti da custode. Era raggelata appena aveva sentito nominare i bambini, in quel momento l'aveva davvero guardato con terrore misto a disprezzo, per poi capire che era uno scherzo. Che scherzo poco gradevole, però! E lei aveva scheggiato la tazzina. Ricordava ancora l'ansia che aveva provato mentre gli mostrava il danno appena fatto, il sollievo provato appena lui le aveva fatto capire che non era arrabbiato, e lo sguardo di lui, stupito che lei avesse creduto che l'avrebbe punita per così poco. No, non poteva definirlo una 'bestia' solo per le voci correnti sul suo conto. Lei avrebbe atteso di essere certa del suo carattere, prima di giudicarlo...dopo tutto, avrebbe passato la vita lì, tanto valeva cercare di andare d'accordo con l'unica persona che avrebbe visto d'ora in poi. 
 
"Cara, hai sentito ciò che ti ho detto?"
 
Belle si riscosse dai suoi pensieri profondi. Erano già nella grande sala principale del castello, col lungo tavolo al centro, le pesanti tende alle finestre e la ruota per filare che faceva bella mostra di sè in un angolo. Era stata talmente persa nei suoi ragionamenti, da non sentire ciò che lui le aveva chiesto. Ora la guardava con interesse, quasi cercasse di capire cosa le passava per la mente, dato che non gli prestava attenzione.
 
"No, vi chiedo scusa. Ero sovrappensiero." chinò il capo in segno di scusa, sperando che avrebbe sorvolato sulla sua disattenzione continua. Belle era sempre stata ripresa, a casa, di aver la testa sempre tra le nuvole. Dal padre, dall'insegnante, dalla balia. Tutti erano un po' scocciati dal suo lato di ragazzina che sognava di vivere le avventure lette nei suoi amati libri. 
"Ti ho chiesto di portarmi il tè, cara. Cerca di prestare più attenzione!"
 
Non sembrava particolarmente seccato, forse un po' apprensivo. Sicuramente aveva fretta di tornare al suo lavoro. Belle non perse tempo, e si mise subito all'opera per servirgli il tè. 
 
Scesa nella cucina, si affrettò a far bollire l'acqua e a sistemare il vassoio con biscotti e due tazze. Notò che c'era ancora quella scheggiata il giorno prima, e si guardò intorno per trovare un'altra tazza simile , ma nulla. Oh, bene, avrebbe dato a lui quella intatta comunque. Dopo aver preso la teiera, salì piano le scale, ancora terrorizzata dalla possibilità di perdere l'equilibrio, in quel vestito ingombrante. Arrivò nella sala e vide che lui era al filatoio. Belle si fermò un attimo a osservare il punto in cui la paglia diventava oro, per magia: era molto suggestivo. Si alzò di scatto voltandosi verso di lei, e Belle si riscosse e poggiò il vassoio sul tavolo.
 
"Ecco a voi" offrì a Rumpelstiltskin la tazza non scheggiata, ma lui non sembrava interessato a prenderla. Anzi, fissava l'altra tazza. Belle ripoggiò la tazza piena sul vassoio e prese quella che pareva interessarlo di più.
"Mi dispiace ancora, è rischioso utilizzarla. Ma non ne ho trovata una simile." 
"Non ce n'è bisogno. Prenderò quella, grazie cara."
La stupì. Arrivò lui stesso vicino a lei,prendendo la teiera e versandosi il tè nella tazza scheggiata. Dopo di chè fece un inchino distinto e sparì nella solita nube viola.
 
Belle rimase ancora un paio di minuti ferma, a fissare la tazza intatta e  piena di tè che lui aveva rifiutato. Per la tazza con il bordo spezzato. Sì, pensò mentre si accingeva a raccogliere il tutto e tornare in cucina, Rumpelstiltskin sarebbe stato proprio un bel mistero da scoprire.


NdA: Ciao a tutti! E' il mio primo esperimento di fanfiction su Once Upon a Time, e ovviamente non può non essere proprio su questi due miei adorati personaggi! La mancanza si fa sentire, e allora devo trovare un modo per non pensare che devo aspettare tutta l'estate per la terza serie! Avevo anche iniziato a tradurre una fanfic, 'Only a Rose', ma per il momento lascerò da parte quel progetto, e mi dedicherò a queste one shot di mia mano. Ho voglia di scatenare la fantasia! Forse questo capitolo risulterà un po' pesante, ma è l'inizio, e Belle si sta facendo le sue idee :) Ho intenzione di fare un POV ciascuno, finchè ci riesco, e farvi vedere alcuni momenti mancanti che spero accorcino l'attesa fino l'inizio della serie! Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)

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Capitolo 2
*** Affetto? ***


2- Affetto?

Avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio che questa ragazza gli avrebbe creato solo guai. Sin da quando l'aveva vista per la prima volta, spiando
all'interno del suo castello prima di fare la sua apparizione teatrale. Lei tentava di confortare il padre, il libro stretto al petto, splendente nel 
suo abito dorato. L'espressione risoluta, attenta, e la caparbietà di farsi valere anche in una stanza del consiglio, piena di soli uomini. 
Avrebbe dovuto capire che non sarebbe stato semplice convivere con lei. La giornata di oggi era stata alquanto irritante: uno scomodo 
viaggio verso una fitta foresta, uno sgradevole incontro con uno sceriffo villano e la ricerca di un ladro , praticamente inconcludente. Eppure,
di questa giornata , Rumpelstiltskin non poteva fare a meno di ricordare anche le parole della sua compagna d'avventura, il fuoco che le 
brillava negli occhi mentre cercava di fargli capire che 'non si può sapere quello che c'è nel cuore di una persona, finchè non si conosce 
davvero'
. E gliel'aveva dimostrato bene, fidandosi di lui , che poteva essere migliore di quello che sembrava, fidandosi che non avrebbe mai
lasciato un bambino orfano di padre... No, come avrebbe potuto? E ora, mentre fissava la mano di lei poggiata sul suo braccio, mentre 
guardava si suoi occhi danzare di gioia per il dono della biblioteca, non poteva non pensare al suo Baelfire. Bae. L'unica, lontana, altra 
persona che si fosse tanto avvicinata a lui da Oscuro, che non aveva avuto paura di guardarlo negli occhi, di toccarlo, di urlargli contro. 
Questa ragazza le ricordava tanto il figlio perduto e non poteva negare di inziare a provare un certo...cosa? 

"Non siete quello che credevo. E ne sono felice."

Gli sorrise. Rumpelstiltskin sentì improvvisamente sensazioni che lo avevano abbandonato da tempo. Coinvolgimento, calore umano...
affetto. Ripensò alle sue braccia avvolte attorno al suo collo, prima, nella foresta, quando aveva risparmiato il ladro. Lei era morbida e calda 
tra le sue braccia. Viva. Era lì, con un mostro, una bestia, eppure faceva la coraggiosa, lo contrastava e adesso...sorrideva. Cosa passava 
per la testa a questa strana ragazza? Si riscosse ferocemente da questi pensieri frivoli, tornando a guardarla con più serietà.

"Non saprei cara...ma se ti fidi del tuo giudizio... Beh, tempo di riposare. La polvere domani non si leverà da sola!"

Lei scostò la mano dalla sua, e Rumpelstiltskin si sentì mancante. Scosse la testa tornando a gesticolare come suo solito, come lo faceva 
sentire sicuro di sè.

"Buonanotte... Belle."

Il suo nome scivolò strano dalla sua lingua. Lo disse con quella solita vocina stridula con cui cercava di camuffare il fatto che la sua 
presenza lì, lo stava confondendo. Lo stava facendo sentire più umano. Ma l'Oscuro Signore sapeva chi era realmente. Conosceva tutte le
cose terribili che aveva fatto. Lei no. Lei gli sorrideva. Lei lo credeva capace di buone azioni e di buon cuore...ma lui aveva ...semplicemente
dimenticato come si compivano buone azioni. Aveva dimenticato come essere un uomo. Era un mostro. 

"Buonanotte Rumpelstiltskin"
Gli sorrise ancora e dopo un cenno del capo si voltò per raggiungere il sotterraneo.
Già, era un mostro. Ma lei lo trattava come un uomo. 
Sospirò. 
Avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio che questa ragazza gli avrebbe creato solo guai.

NdA: molto breve , lo so! Sono contenta che il primo sia piaciuto, ringrazio tutti quelli che hanno letto, chi ha recensito (apprezzatissime le
recensioni :)) e chi ha messo la storia tra le preferite! Grazie! :) Per me è più difficile dar voce ai pensieri di Rumpel, quindi sono curiosa e
ansiosa di sapere cosa pensate di questo mio secondo 'esperimento'. Cercherò di migliorarmi, dopotutto c'è ancora tempo e ho in mente
tanti bei momenti da raccontarvi! Allora, a presto e fatemi sapere!

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Capitolo 3
*** Il prezzo della Libertà ***


3- Il prezzo della libertà
Il sole filtrava dalle foglie del grande albero , donandogli una giusta luce per leggere e sonnecchiare un po', appoggiata alla corteccia solida con le gambe distese davanti a lei. Belle si regalava un meritato riposo, dopo aver finito presto tutte le sue faccende della giornata: il bel tempo, l'aveva spronata a lavorare più velocemente, in modo da potersi avventurare in giardino dopo una settimana di pioggia incessante, che aveva lasciato umida l'erba su cui sedeva...ma non le importava, era troppo contenta di poter indugiare un po' in quella parvenza di libertà.
 
In realtà, le cose al castello erano migliorate, dall'evento di Robin Hood, e il conseguente dono della biblioteca. Rumpelstiltskin aveva iniziato ad essere più tollerante verso lei, a trattarla con modi meno irrisori, a chiacchierare ogni tanto, piacevolmente, davanti a una tazza di the... rigorosamente nella sua tazza scheggiata. Belle era stata sincera e sicura nel dirgli che vedeva del buono in lui. Lei lo guardava davvero, e vedeva un uomo dietro i lineamenti duri, dietro le sue risatine sprezzanti e i toni striduli. Lo guardava mentre filava, come se non riempisse almeno 5 ceste d'oro al giorno, e gliene servisse sempre di più... Osservava il suo sguardo perso,, e i suoi pensieri sembravano far rumore mentre gli passavano per la mente, scanditi dai cigolii della ruota del filatoio... L'aveva visto apparentemente arrossire -era difficile da dire, dato il colore della sua pelle- o comunque imbarazzarsi, quando le aveva detto che avrebbe trovato dei vestiti nuovi e puliti nella sua 'camera' quella sera. Doveva essere sembrata ridicola ancora nel suo vestito dorato ormai sgualcito, più di una settimana dopo il suo arrivo al castello. 
 
Si lisciò la gonna del vestito rosa pallido che indossava oggi. Era molto semplice, il corpetto aveva una tonalità leggermente più scura e le fasciava perfettamente la forma, concludendosi con una modesta scollatura e le spalline leggermente a sbuffo. Le piaceva, come tutti gli altri, e sopratutto era molto comodo per i suoi lavori, ma anche per trastulli come quello di oggi. Anche a casa di suo padre, Belle era stata costretta dalle formalità a indossare abiti che le si addicessero, ma sin da bambina era stata sempre impaziente di cambiarsi per andare incontro alle sue avventure in maniera adeguata... Anche se le sue avventure si erano sempre svolte all'interno del giardino del castello. Ma aveva sempre sognato di poter, un giorno, viaggiare in terre lontane, vedere posti meravigliosi...proprio come i personaggi nei suoi libri. Belle aveva sempre sognato la libertà. E adesso, cosa era cambiato? Un altro castello, un altro giardino...meno formalità, ma sempre ordini da eseguire. Belle sospirò, tornando a concentrarsi sulla lettura. Ricordò che seguendo Rumpelstiltskin aveva salvato il suo popolo...  Non avrebbe mai vissuto avventure mozzafiato, non avrebbe mai visto il mondo... Ma poteva ancora concedersi quel poco di libertà che provava quando sentiva il sole sulla pelle, l'erba e la natura avvolgerla tutta con la sua bellezze e freschezza. Chiuse gli occhi, immaginando di seguire Gulliver in quelle terre abitate da piccoli uomini...anche lui era stato inizialmente imprigionato, proprio come lei....
 
Riaprì gli occhi solo quando la pioggia era già battente. Quanto tempo aveva dormito? E quanto velocemente era cambiato il cielo? Ora si stagliava scuro sopra di lei, le nuvole coprivano il bel sole che le aveva parlato di libertà, e fulmini e tuoni si susseguivano sempre con più frequenza e forza. Belle era già fradicia, ormai le foglie dell'albero non le offrivano alcun riparo dall'acqua prepotente. Si alzò di fretta iniziando a correre verso l'entrata della cucina , ma si voltò di scatto quando si sentì troppo leggera, nonostante l'acqua che impregnava il vestito: il libro le era sicuramente scivolato dal grembo nel sonno....ed eccolo lì, quasi totalmente fradicio, ma per fortuna chiuso, sull'erba. Senza pensarci un secondo di più si fiondò a recuperarlo, mentre i capelli le cadevano disordinatamente davanti agli occhi: aveva perso anche il nastro rosa che li legava. Dannazione, era stata troppo frettolosa a gioire per il bel tempo tornato. Il vestito le si appiccicava addosso, mentre correva, impedendogli un uso accorto delle gambe e infatti dopo pochi secondi si ritrovò con la faccia a pochi centimetri dall'erba bagnata. Boccheggiò per il dolore che sentì subito alla caviglia, che si era incagliata in una radice superficiale di un albero. La tirò via, sentendo ancora più dolore e iniziando a darsi della stupida per essere tornata indietro per riprendere un libro... Cercò di rimandare il più possibile indietro i capelli, ma si accorse di non avere comunque molta visibilità a causa della pioggia sempre più insistente. Si rialzò piano tentando di ignorare il dolore pungente per orientarsi e tornare indietro, chiudersi dentro e non uscire finchè non fosse arrivata l' estate. Le avventure iniziavano già a starle un po' strette: forse non si sarebbe subito trovata ad affrontarle bene! Lo scroscio della pioggia le aveva impedito di sentire la voce che l'aveva più volte chiamata, quindi si spaventò a morte quando Rumpelstiltskin la trattenne per le braccia, impedendole di cadere per lo spavento o l'instabilità della gamba ferita. Sentì il lieve movimento della magia e si ritrovò a guardare il familiare lungo tavolo della sala del castello. Tirò un sospiro di sollievo, e sentì tutto in una volta il freddo che le penetrava le ossa , insieme alle calde mani di Rumpelstitskin che ancora la reggevano da dietro.
 
"Belle" 
 
Il suo nome scivolava ancora strano e poco spesso dalla sua bocca, al posto del solito, impersonale 'cara' . Belle appoggiò tutto il suo peso su una sola gamba e verso lui, mentre la aiutava a camminare e sedersi sulla sedia più vicina. Perse il tocco delle sue mani non appena la lasciò per posizionarsi di fronte a lei, e si sentì tutto a un tratto imbarazzata di essere completamente fradicia, col vestito aderente per l'acqua , mentre lui la osservava ... Curioso? Preoccupato?
 
"Cosa ci facevi lì fuori?"
 
Il tono era a metà strada tra il rimprovero e la premura, e Belle abbassò gli occhi, passando le mani sui capelli per sistemarli al meglio dietro le orecchie.
 
"Stavo...stavo leggendo. C'era un bel sole, finalmente! Devo essermi addormentata, non ho notato la pioggia finchè era troppo tardi..."
"Ma stavi tornando indietro...perchè?"
 
Già, inutile tentare di tenere nascosta la sua totale mancanza di buonsenso, oramai. 
"Avevo dimenticato un libro."
 
Belle tossì leggermente, passandosi le mani sulle braccia per darsi calore. Rumpelstiltskin , come riscossosi, fece un gesto frettoloso con la mano destra, e subito la magia avvolse Belle che si ritrovò nuovamente asciutta; anche i capelli seppur ancora senza nastro, erano meno ribelli. Come se non bastasse le poggiò sulle spalle un mantello comparso da chi sa dove, per tenerla più calda. Belle alzò finalmente gli occhi per incontrare i suoi, ma lui era impegnato a inginocchiarsi per controllare la sua caviglia dolorante. Belle vide che non aveva più le scarpe, adagiate però a terra, vicino alla sedia. La caviglia aveva un taglio apparentamente poco profondo, ma era coperta di sangue e leggermente gonfia... Rumpelstiltskin aveva un espressione assorta, mentre alzò gli occhi per guardarla.
 
"Posso...?"
 
Belle annuì lievemente, stringendosi più intorno il caldo mantello , sobbalzando solo un po' quando lui prese in mano il suo piede avvicinandolo al suo sguardo, scostando di poco il tessuto della gonna. Il suo tocco era gentile, e Belle si sentì stranamente sicura, protetta , come non si sentiva da molto tempo.
 
Dopo un'attenta occhiata, Rumpelstiltskin passò l'altra mano sulla ferita, che dopo pochi secondi scomparì del tutto sotto l'ennesima magia. Belle era sempre stata abbastanza scettica su tutto ciò che riguardava pratiche magiche o fattucchiere... Ma da quando aveva conosciuto Rumpelstiltskin, i suoi parametri di giudizio erano lievemente cambiati; la faceva impazzire a volte, comparendo e scomparendo a suo piacimento e facendole prendere grandi o piccoli spaventi...ma la magia era una parte di lui. Conoscere Rumpelstiltskin voleva dire conoscere anche la sua magia. Anche se non avrebbe mai pensato di conoscerla così da vicino, e tanta in una sola volta. Fu grata del dolore che la abbandonò subito, e lui riaccompagnò piano, intento, il suo piede a terra per poi aiutarla a infilarsi nuovamente le scarpe. Si alzò poi, incontrando ancora il suo sguardo e Belle arrossì , mentre il cuore le batteva veloce nel petto. Colpa di tutte le emozioni della giornata, probabilmente.
 
"Il clima non è mai molto stabile, su queste montagne...magari la prossima volta di appisolarti sotto un albero potresti chiedermi informazioni su eventuali acquazzoni...si?"
 
Le porse una mano che lei afferrò saldamente , ancora incerta sulla caviglia magicamente guarita, e si alzò piano, quasi come se non volesse che lui ritirasse anche la mano da lei, e non avesse più una scusa per toccarlo. Oh, cosa le prendeva adesso? Sicuramente la mancanza di contatto umano iniziava a farsi sentire dopo quasi un mese...era normale, giusto?
 
"Si... Grazie, Rumpelstiltskin. Mi dispiace avervi distratto dal vostro lavoro. Non succederà più."
"Non...non ha importanza." 
 
La guardava con occhi sgranati come se avesse detto qualcosa di molto più grave che un semplice ringraziamento e delle scuse. Annuì brevemente comunque e ripristinò la sua espressione di sempre.
 
"Ero venuto a cercarti per il the. Ti andrebbe ancora?"
 
Anche lei si riscosse dalle interpretazione sul suo padrone, e gli sorrise annuendo e cercando di non pensare più all'albero, al libro, alla pioggia , alla libertà...o al suo tocco.

 
Poche ore dopo, Belle si ritirò per la notte, nella cella che aveva reso il più possibile accogliente. Oramai Rumpelstiltskin non veniva più a rinchiuderla dentro, e lei non poteva che essergliene grata. Si sentiva un po' meno prigioniera, e un po' più degna di fiducia: non sarebbe mai tornata indietro sulla sua parola. La sua libertà era stata proprio la sua scelta.
Seguire Rumpelstitskin. Salvare il regno. Semplice.
Il flusso di pensieri fu nuovamente interrotto non appena Belle vide due nuovi oggetti sul piccolo tavolo che si era portata lì, trovato in una delle tante stanze polverose del castello. 
 
Lì, al centro e in bella mostra c'erano il libro sui viaggi di Gulliver e il suo nastro rosa, entrambi come nuovi. 

..............

Grazie a tutte per le recensioni. e grazie anche a chi legge in silenzio! Perdonate e segnalate eventuali errori, è tardi, ma stasera mi sono fatta ispirare dalla pioggia improvvisa! :P spero vi piaccia! A presto!

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Capitolo 4
*** L'ombra ***


(Le frasi tra ** ** sono tratte dal libro. Più note a fine capitolo.)
 
4- L'ombra 
 
Rumpelstiltskin filava come quasi ogni sera. Era stata una lunga giornata... Cercare di convinere Regina che non sarebbe mai stata amata dal popolo, come Biancaneve ,aveva richiesto pazienza e strategia. Ma tutto era già scritto. Ogni giorno, il districato intrigo del futuro si liberava di un nodo, facendo un po' più di chiarezza. Ogni giorno era di un passo più vicino al suo Baelfire. Solo dopo averlo trovato, avrebbe potuto darsi pace...e nel suo cuore ormai oscurato, sperava che il suo bambino potesse perdonarlo per tutto. 

Il cigolìo della ruota lo rilassava totalmente, e si godeva il silenzio del castello oscuro come ogni notte... Da quando aveva portato lì Belle, la solitudine era un bene un po' più raro, circoscritto alle ore che passava nella sua stanza da lavoro, a lei proibita, e a momenti come questo. Belle sembrava aver accolto a braccia aperte il suo destino. Lavorava con costanza e con cura, gli serviva i pasti e sopratuttto gliene ricordava quando era troppo impegnato nei suoi incantesimi. A volte condividevano la tavola, sopratutto quando lui non era di umore eccessivamente nero, e ultimamente succedeva un po' più spesso. Ma , nonostante lei fosse sempre allegra e sorridente, a volte vedeva quell'ombra nei suoi begli occhi azzurri...un'ombra che conosceva fin troppo bene. La mancanza. Era anche in quei momenti che Rumpelstiltskin si pentiva di averla trascinata via dalla sua famiglia, dai suoi affetti... In quei momenti riconosceva di essere un mostro, nonostante lei lo trattasse con gentilezza. Cos'altro poteva fare? Era qui, sola, e lui era la sua unica compagnia. Ovviamente lo cercava soltanto per evitare la solitudine...e Rumpelstiltskin riusciva a capirla, perchè era impossibile che qualcuno si affezzionasse a lui davvero, per qualsiasi altra ragione. 

Il cigolìo si fermò non appena Rumpelstiltskin sentì in lontananza un tonfo, proveniente dalle scale. Scattò in piedi. Il castello era protetto, ma non si poteva mai conoscere totalmente la magia, o se qualcuno era tanto potente da contrastarla.
Ma le scale erano tranquille, niente era fuori posto. Gli sembrò di aver solo immaginato tutto, finchè non sentì una folata di un riconoscibile profumo...forse la sua custode era sonnambula?

Si diresse dove sapeva di trovarla spesso nel tempo libero, la biblioteca. Da quando gliel'aveva mostrata qualcosa era cambiato tra loro...lei aveva iniziato a stargli più intorno, senza alcun timore. E lui aveva iniziato a godere della sua compagnia, delle sue chiacchiere su qualunque cosa, del suo modo di canticchiare mentre puliva il castello, o della familiarità nel prendere il tè con lei...mai avrebbe pensato di affezzionarsi a Belle, eppure era cosciente che stava accadendo ogni giorno di più....e aveva come la sensazione che non avrebbe portato a nulla di buono.

Lei era in biblioteca, infatti. La vista lo fece quasi ridere: accucciata su una delle poltrone,con una spessa coperta a proteggerla dagli spifferi di aria fredda , i capelli legati in una semplice coda appoggiati su una spalla, e un libro in mano ma gli occhi pesanti dal sonno.

"Cara, soffri per caso di uno strano tipo di insonnia?"

Lei balzò sulla poltrona, lasciando cadere il libro per terra e allentando la presa sulla coperta che scivolò da un lato, mostrando il tessuto della semplice camicia da notte bianca che indossava. Prontamente lei tornò a coprirsi guardandolo con sollievo. Era solo Rumpelstiltskin. E lei era davvero una strana ragazza.
 
"Mi dispiace, non vi avevo sentito arrivare. No, io...si. Si, non riuscivo a dormire."
 
Aveva l'aria stanca. Voleva sicuramente dormire, e Rumpelstiltskin poteva solo immaginare cosa glielo impedisse. Forse il fatto che abiti in questo castello sperduto come tua custode, quando avrebbe potuto continuare a fare la principessa nel castello di suo padre?Rumpelstiltskin si avvicinò alla poltrona, per poi chinarsi e prendere il libro che le era caduto, riconoscendo il titolo. Doveva sicuramente averlo letto, nei vari anni della sua lunga esistenza.
 
"Jane Eyre , eh? Ragazza particolare." Si, una strana ragazza anche lei, pensò Rumpelstiltskin tra sè.
 
"Coraggiosa." Belle prese il libro che le porgeva, ringraziandolo con un cenno del capo. I suoi occhi blu brillavano come sempre quando parlava di avventure e storie che la appassionavano.
 
"Nonostante tutto ciò che ha passato...non ha avuto paura di mettersi in gioco. Di amare un uomo complicato...di tornare da lui."
 
Già. Rumpelstiltskin ricordava vagamente la storia...Il ricco signor Rochester e la sua moglie matta di cui nessuno sapeva nulla...e poi l'arrivo dell'istitutrice della figlia e la nascita di un amore tra due persone molto diverse, fino alla sventata tragedia finale in cui lui perdeva parzialmente la vista. Ma lei torna , dopotutto, da lui.
 
**E il signor Rochester era sempre brutto ai miei occhi? No; la gratitudine, e molti sentimenti analoghi, tutti piacevoli e caldi, facevano del suo viso l'oggetto che più amavo vedere; la sua presenza, in una stanza, illuminava più del fuoco più ardente.**

"Rumpelstiltskin?"

Lui si riscosse. Doveva essersi calato troppo nei suoi pensieri, si accorse che lei lo guardava con aria preoccupata.
 
"Si cara?" 

"Vi ho chiesto se l'avete letto. E' molto bello."

Rumpelstiltskin cercò di rimettere su la sua consueta maschera di noncuranza, cosa che risultava sempre più difficile in presenza di Belle.

"Mmh, può darsi. Chi lo sa quanti libri avrò letto, vecchio come sono, eh?"

Lei rise. Ormai lo faceva spesso, mentre lui parlava. Anche se diceva cose banali, il più delle volte per scacciare via le strane sensazioni che provava verso di lei in alcuni momenti...ma lei sembrava...leggerlo. Come fosse uno dei suoi libri. E ciò lo spaventava e lo affascinava allo stesso tempo.
 
La lieve risata si trasformò quasi subito in uno sbadiglio, e Rumpelstiltskin ricordò che era piena notte, e anche se lui non sentiva il bisogno di dormire, sicuramente lei non poteva restare sveglia ancora per molto.

"Sembri davvero stanca. Sicuramente il sonno arriverà se vai a letto."

Le porse una mano, con l'intenzione di aiutarla ad alzarsi, ma lei lo guardò braccata, balbettando ancora qualcosa sul non aver sonno, ma subito rendendosi conto che la scusa era fragile. Rumpelstiltskin si accigliò, facendo cadere la mano di nuovo lungo il fianco, mentre lei abbassò la testa guardandosi le mani che stringevano la coperta, raccogliendo i suoi pensieri.

"Non riesco a dormire bene lì...ho...ho scoperto che qui è diverso. E' più caldo. Più confortevole...mi sento bene qui."
 
Alzò finalmente gli occhi per guardarlo, e Rumpelstiltskin la vide di nuovo: quell'ombra che si stagliava in quel mare di blu. La nostalgia, che si placava quando era circondata da cose che amava. Effettivamente una cella in un sotterraneo non offriva certo un bel clima per sentirsi confortevoli e a proprio agio.

**Avete freddo perché siete sola: nessun contatto accende il fuoco che è in voi.**
 

"Vieni Belle."
 
Le porse di nuovo la mano, che questa volte lei prese docilmente seguendolo lungo le scale e i corridoi, reggendo strettamente con l'altra la coperta e il libro insieme, attenta a non farli cadere. Si fermò davanti a una porta di mogano abbastanza grande, che aprì, lasciando, a malincuore, la mano di Belle e facendole cenno di entrare dentro. La stanza era spaziosa, ariosa, le pareti erano di un bel rosa antico e la finestra, incorniciata da pesanti tende color crema, aveva una bella vista sul giardino. C'era una poltrona accanto ad essa . Un letto, un vero letto, faceva bella mostra di sè al centro della stanza, e dall'altro lato vi erano anche un armadio e una specchiera. Belle era incantata mentre si guardava intorno, il sonno ormai dimenticato.

"Forse qui starai più comoda..."

"E' per me, davvero?"
 
Lei si voltò a guardarlo, l'espressione ancora meravigliata, come se non meritasse niente del genere. Di sicuro non meritava il posto in cui aveva dormito fin ora. Tutto questo tempo.
 
"Non dirmi che preferisci tornare nel tuo amato sotterraneo cara. Ti sei forse affezionata?"
 
Lei sorrise di nuovo alla sua ironia. Rumpelstiltskin si rese conto che adorava vederla sorridere. 
Lei,per la seconda volta da quando si conoscevano, gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo.
Rumpelstiltskin si rese conto che adorava anche i suoi abbracci. 
Per il resto di quella notte, l'ombra rimase molto lontana dai loro occhi.

 
**La compagnia di Edward non mi stanca mai: lui non si stanca mai della mia, cosi come non ci stanchiamo delle pulsazioni del cuore che batte nei nostri petti.**
 
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Ebbene... capitolo arduo, davvero! Avevo intenzione di mettere a confronto queste due storie che amo tanto, ma non so se ci sono pienamente riuscita...sicuramente mi aspettavo di riuscire un po' meglio! Il libro, è appunto Jane Eyre, di Charlotte Bronte, di cui ho riportato alcune frasi per rispecchiare questi momenti tra Rumpel e Belle..ho subito sentito un'analogia tra le loro storie...aspetto i vostri commenti, positivi o negativi che siano! ^_^ Rumpel è difficile da decifrare per me! Sto cercando di farlo gradualmente, ma , ahimè, la mano scivola sempre un po'! Vi avviso che la prossima storia sarà probabilmente divisa in due parti, una dal punto di vista di Belle e una dal punto di vista di Rumpel. Ci sarà molta avventura ma anche molta 'paura'. Preparatevi per un po' di azione! Io non vedo l'ora! :D a presto!
 

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Capitolo 5
*** Skin Deep ***


5. Skin Deep

Il castello era silenzioso, come spesso accadeva. Eppure in questa giornata, Belle si sentiva particolarmente sola… di solito i suoi compiti da governante le impedivano di rattristarsi per buona parte del tempo , ma niente stavolta sembrava darle pace: non spolverare gli oggetti più strani del castello, non cercare stanze nuove da esplorare e riordinare, non tentare di staccare altre tende inchiodate. Oggi non ci sarebbe stato nessuno a salvarla da una brutta caduta dalla scala. Oh, era forse questo il più grande problema? Rumpelstiltskin aveva lasciato il castello la sera prima, con le sue mille raccomandazioni e limitazioni durante la sua assenza…assenza che ora più che mai Belle sentiva come opprimente. I primi tempi al castello, utilizzava queste giornate per dedicarsi un po’ di più a se stessa, per leggere tanti meravigliosi libri…ma adesso era cresciuta più affezionata al suo padrone, e questo, immaginava, non poteva portare a nulla di buono. Giorni fa, quando l’aveva afferrata prima di colpire il pavimento, era stata travolta da sentimenti mai provati prima…le sue braccia che la reggevano con delicatezza, la sua espressione persa e confusa da quel contatto un po’ nuovo, e il suo viso che pareva brillare alla luce del sole…

Oh Belle, cosa ti prende?

Appoggiò le mani sul lungo tavolo della sala , cercando di respirare correttamente e tornare in sé. Gettò un’occhiata al filatoio, poi distolse immediatamente lo sguardo. Doveva pensare ad altro.
Il telo che copriva un mobile in un angolo attirò subito la sua attenzione: la forma era lunga e sottile, e immaginava fosse uno specchio. Tutti gli specchi erano coperti nel castello oscuro. Si era sempre chiesta il perché di questa bizzarra usanza del padrone, ma lui era sempre stato evasivo al riguardo, evitando la domanda o dandole una delle sue spiegazioni ridicole e spiritose…ma Belle sapeva che doveva esserci qualcosa di più… Belle, sapeva che ogni cosa in quel castello aveva un significato apparente e uno nascosto in profondità. Ogni oggetto, ogni stranezza, rappresentava una parte di Rumpelstiltskin che era a lei ancora incomprensibile. A volte, non sapeva come spiegare certi suoi atteggiamenti affettuosi, meno irrisori del solito…la protettività nei suoi confronti…la tristezza del suo viso in alcune particolari giornate, in cui la evitava persino all’ora del tè. Belle avrebbe tanto voluto conoscere quest’uomo, la sua storia , il suo passato. Ma poche volte lui si lasciava andare a confidenze. Belle amava raccontare aneddoti sulla sua infanzia al castello, ma quando cercava di estirpare qualche informazione sulla vita privata del suo padrone, non otteneva mai risultati soddisfacenti…

Stizzita, e annoiata dalla piega che stava prendendo il giorno, si avvicinò piano allo specchio coperto, decisa a dare una sbirciatina. Da quanto tempo non si specchiava correttamente? Cercare di acconciare i capelli guardando il vetro delle finestre era impresa piuttosto ardua. Oggi Rumpelstiltskin non c’era, e al suo ritorno non si sarebbe neanche accorto di ciò che stava per fare. Di certo, non poteva far male a nessuno, no?
Era a metà strada , quando sentì due mani afferrarle la vita, tirandola indietro. Gettò un grido allarmata, e si voltò di scatto, solo per tirare un sospiro di sollievo quando capì di essere tra le braccia di Rumpelstiltskin. La sensazione era particolarmente gradevole, anche se l’aveva spaventata a morte!

“Non potreste fare un po’ più di rumore al rientro a casa?”

Lui la guardò con occhi dubbiosi, per poi piegare le labbra in un mezzo sorriso : “Penso di poter fare ciò che voglio nel mio castello, cara! Cosa stavi combinando con quel vecchio specchio? Quante volte ti ho detto di non scoprirne neanche uno?”

“Niente. Io…mi annoiavo. Non avrei fatto niente di male. Cosa può mai fare uno specchio??”

“Oh cara…non ci intendiamo dunque. Gli specchi sono molto pericolosi per me quanto per te. Ti ordino di non provare mai più a scoprirne uno, o temo che ci saranno conseguenze…poco piacevoli, ci siamo?”

Belle deglutì. La sua voce accanto all’orecchio aveva qualcosa di temibile e emozionante al tempo stesso. E non erano mai stati così vicini tanto a lungo. Per quanto fosse riuscita a vedere la parte buona di lui, sapeva ancora che l’oscurità era presente nel suo cuore.

“D’accordo.”
“Molto bene cara. Ti sono mancato?”

Di nuovo la sua voce acquistò quell’ironia e quel ghigno insopportabile. Belle scosse la testa, voltandosi a guardarlo meglio.
“In realtà, sì!”

Lui allargò gli occhi, confuso, e subito Belle si pentì di aver parlato tanto sinceramente. Girò lo sguardo davanti a sé, osservando ancora lo specchio coperto, schiarendosi la voce.
“Voglio dire…quando sono sola…sento di più la mancanza della mia famiglia…”

Le parve di sentire maggior presa delle sue mani sui fianchi, e Rumpelstiltskin accostò di più il volto verso il suo…

“Conosco la sensazione, cara.”

“Quindi voi…anche voi avevate una famiglia?”

Belle girò un po’ il volto per guardarlo di nuovo, e lui aveva ancora quel cipiglio triste che era solito portare quando filava alla ruota, nei suoi giorni di solitudine. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo, ma sapeva di non poter fare una mossa tanto azzardata adesso.

“E’ stato molto tempo fa”
Lui si riscosse, guardandola dritta negli occhi. Belle arrossì, distogliendo lo sguardo sperando non se ne accorgesse, e guardò un punto indefinito oltre il suo volto.

“E cosa gli  successo?”

Sentiva il suo respiro caldo sul viso. Cercò di non perdere la calma, ma l’emozione rischiava di farla crollare tra le sue braccia. E non voleva che accadesse, proprio ora che sembrava aprirsi con lei.

“E’ successo…che io sono un uomo difficile da amare.

Detto questo, Belle sentì i suoi fianchi di nuovo liberi e la sua magia dietro di lei.

Andato.

Belle aspettò tre secondi ancora prima di tirare un profondo sospiro, portando una mano al petto e sentendo il cuore battere forte. Gettò un’altra occhiata allo specchio, per poi allontanarsi definitivamente.

Una tazza di tè era sicuramente d’obbligo per cercare di calmarsi. Sicuramente Rumpelstiltskin non si sarebbe unito a lei, se per umore tenebroso, o per imbarazzo dopo questo momento, non era sicura di volerlo neanche sapere.

Mentre usciva non notò neanche il filatoio mancante…
 

......................

Salve a tutti! Eccomi tornata da voi! Quest'estate particolare mi ha portato via un bel po' di tempo per dedicarmi alla scrittura, ma adesso spero di poter recuperare prima dell'inizio della terza stagione! Manca pochissimooo! *-*  Dopo l'acquisto dei dvd della prima stagione, riguardo continuamente skin depp, e sopratutto i vari special e dietro le quinte...avevo già visto questa scena girata e poi tagliata, minuscola ma intensa, in cui Rumpel dice a Belle che è un uomo difficile da amare. Visto che sono davanti allo specchio coperto, ho immaginato il come possano essersi trovati lì in quel momento :D spero di essere riuscita a dare un senso a questa scena! Fatemi sapere cosa ne pensate, e spero a presto! ;)
 

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Capitolo 6
*** Non rifletto il volto ma il cuore ***


(Vedi fine capitolo per le note)
6. Non rifletto il volto, ma il cuore *
Il sole era già calato e la strada era buia. Rumpelstiltskin continuava a camminare con fatica, tutto il peso del corpo gravava sulla gamba buona mentre si aiutava col bastone di cui da ora in poi non avrebbe più fatto a meno. Il dolore era forte, ma niente gli avrebbe fatto cambiare idea… non sarebbe diventato come suo padre, non avrebbe abbandonato suo figlio! Morire sul campo di battaglia e abbandonare la sua famiglia non era mai stato nei suo piani. Aveva promesso alla moglie che sarebbe tornato, neanche immaginando che lei fosse incinta… avrebbe voluto esserle vicino. E invece era a miglia di distanza a combattere una guerra disperata. Tutto quello che voleva era non essere come suo padre, un codardo. E d’altra parte aveva quasi rischiato di fare il suo stesso errore: abbandonare il suo bambino. Mentre cercava di affrettare il passo, scansando rami secchi e sassi, non poteva fare a meno di sentirsi di nuovo un ragazzino, abbandonato a se stesso e cresciuto solitario in una vita di stenti. Solo la moglie l’aveva fatto sentire amato… la stessa moglie che aveva lasciato sola nel momento del bisogno, e che forse lo considerava già morto. Gli si attorcigliò lo stomaco pensando a lei…come avrebbe reagito alle sue azioni? L’avrebbe biasimato? L’avrebbe compreso? Rumpelstiltskin sa che in futuro tutti lo considereranno il codardo del villaggio. Ma il suo unico interesse è la sua famiglia. L’unica cosa che conta per lui è valere qualcosa ai loro occhi. L’unica cosa che vuole fare è stringere suo figlio al petto e rassicurarlo che non l’avrebbe mai lasciato andare. Vuole abbracciare sua moglie e chiederle perdono per tutto.

E intanto il percorso sembrava infinito, finché finalmente non scorse la familiare strada con cui iniziava il suo villaggio. Evitando di guardare o farsi vedere da qualcuno, complice la notte, raggiunse in fretta il vicino uscio della sua casa, il respiro affannato e il cuore in gola mentre chiamava a fatica il nome di sua moglie…
Spinse la porta e l’aprì facilmente. E la vide, voltata di spalle e con il suo solito vestito blu sgualcito, che risultava un po’ più brillante alla luce fioca del camino.

“Rumpel”

Si voltò verso di lui e incontrare i suoi occhi azzurri avrebbe potuto essere la ricompensa più gradita per tutte le sue pene… ma Rumpelstiltskin gettò subito gli occhi sul prezioso fagottino che teneva tra le braccia. Lì, immerso in  quella che probabilmente era la coperta migliore che si potessero permettere, stava suo figlio. Il loro bambino.
“Qual è il suo nome?”

“Baelfire”

“Un nome forte!”
Tutta la sua forza lo sembrò abbandonare definitivamente mentre si avvicinava alla sedia, e cadde sulle ginocchia abbandonando il bastone accanto a lui. Che rovinosa fine. Era uno storpio. Suo figlio avrebbe davvero avuto bisogno di questo nome forte, condannato a vivere con la vergogna di un padre agli occhi di tutti codardo…
Lei rimase in silenzio, gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, mentre lo guardava rialzarsi a fatica e sedersi correttamente nella sedia malconcia stringendo la gamba ferita e rozzamente fasciata. Rumpelstiltskin poteva solo immaginare ciò che stava pensando. Sicuramente un modo per abbandonarlo. Lo amava, certo, ma quale moglie vorrebbe vivere con uno storpio e codardo disertore della guerra degli orchi? Davvero non l’avrebbe biasimata. La sua più grande preoccupazione al momento era Baelfire. 

“Allora è vero?”
La voce della moglie parve incrinarsi, e quando Rumpel alzò lo sguardo verso di lei vide le lacrime fare capolino dai suoi begli occhi.
“Cosa?”
“Ti sei ferito da solo? Per non combattere? Per tornare a casa?”

La sua voce non pareva contenere accuse per il momento, ma Rumpelstiltskin non riusciva a leggere bene i suoi occhi. Era pena quella che lei provava? Era rabbia per la situazione in cui era incastrata? Era dolore?

“Una veggente… lei… mi ha detto che sarei morto in battaglia… aveva ragione su tutto il resto! Io… io l’ho fatto per te. Sono tornato per te… per te e per- per Baelfire….”
Iniziava a scaldarsi. Tutta l’ansia che aveva provato durante il percorso si stava trasformando in rabbia… rabbia di non essere capito dall’unica persona che per lui contava. Non notò la moglie che pian piano gli si avvicinava, mentre cercava di continuare il suo discorso confuso.

“Rumpel”

“Non volevo essere come mio padre… lui mi ha abbandonato! Io non abbandonerei mai mio figlio! E per lui ho fatto questo!” urlò alzandosi e indicando la gamba malconcia “Per lui! Tutto per il ragazzo! Per salvarlo dalla stessa sorte che io ho sofferto… crescere… senza un padre!”

“Rumpel…”

La moglie cercava di avvicinarsi, guardandolo sempre più sconcertata, mentre il bambino iniziava ad agitarsi sentendo la voce disperata del padre che si difendeva. Ma Rumpel non voleva ascoltare. Non voleva pensare a cosa avrebbe fatto se lei avesse deciso di lasciarlo… di portare Baelfire con sé, dopo tutto quello a cui aveva rinunciato per tornare da loro.

“ Per favore… so che sono un codardo… e anche uno storpio… puoi andare via se vuoi. Ma ti prego… ti prego.. non portarmi via Baelfire. Non privarmi di mio figlio….”
Si piegò di nuovo sulle ginocchia, la rabbia nuovamente sostituita dal dolore sordo al petto. Afferrò la gonna della moglie, trattenendola, pregandola… non sapeva cosa fare, tanta era la stanchezza e la voglia di tenere suo figlio tra le braccia e non pensare più al peggio.

“Rumpel , ti prego, alzati! Guardami!”
La sua voce gli sembrò lontana, tanto che pensò di avere immaginato tutto. Quindi alzò prima piano la testa per guardarla, e i suoi occhi parvero dargli il comando di alzarsi in piedi. Si aiutò un po’ tenendosi dal suo braccio, attento a non disturbare il bambino che gorgogliava da dentro il suo nascondiglio caldo. Tornò  a guardare la moglie, che ancora lo guardava con un misto di incredulità e  dolore.

“ Belle… mi dispiace…”

“Tieni Baelfire”

Lo spinse indietro fino alla sedia e gli passò il figlio tra le braccia. Rumpel la guardò incredulo, prima di dedicarsi completamente al primo esame ravvicinato del bambino. Aveva la pelle di un bel rosa sano, gli occhi del suo stesso colore e il naso di Belle. Era perfetto. Una piccola manina si alzò fino a sfiorargli il naso, quasi come se volesse salutare il papà che finalmente incontrava per la prima volta.

Il cuore di Rumpelstiltskin perse un altro paio di battiti quando poco dopo sentì le braccia della moglie circondargli il collo, e le sue labbra baciargli la guancia per poi raggiungere il suo orecchio: “Ero così preoccupata….pensavo fossi morto. Pensavo che ci avessi abbandonato!”  le sue parole gli risultarono disperate, e capì che piangeva anche perché le lacrime gli bagnavano il volto e il collo.

“ Belle… sono qui. “

Distolse lo sguardo dal figlio per incontrare gli occhi della moglie, che si era inginocchiata sul pavimento per essere a fianco a lui.
“Come hai potuto pensare che ti avrei lasciato! Da giorni la gente va e viene solo per dirmi cattiverie sul tuo conto.. ti chiamano codardo…dicono che saresti dovuto morire in guerra. Io non voglio un eroe. Io voglio solo mio marito, il padre di mio figlio. Rumpel… io ti amo! Non ti abbandonerei mai!”
Le lacrime scorrevano ormai su entrambi i loro volti, mentre si scambiavano un bacio che parlava di solitudine e speranza ritrovata, di stanchezza e di gioia.
“Non avrei mai dovuto dubitare di te mo nighean donn**. Ma ora sono qui. Sono qui con voi. E non vi lascerò mai.”
Belle gli sorrise e lui fu felice di non essere più solo.

Fu proprio in quel momento che gli parve di sentire un vento gelido…
 
“Rumpelstiltskin!!”
Era finalmente tornato in sé quando si accorse che il vengo gelido altro non era che acqua congelata. Si alzò di scatto tentando di asciugare almeno gli occhi per vederci meglio, voltandosi verso l’artefice del suo risveglio. Belle tirò un sospiro di sollievo e gettò da parte il secchio d’acqua. Sembrava preoccupata.
“Non fatelo mai più!”
“Cosa cara?!”
“Farvi trovare in quello stato! Mezzo morto sul pavimento della vostra stanza degli alambicchi, con una fiala vuota di chissà quale veleno malvagio tra le mani!”
Ah giusto. La pozione. Adesso tutto era più chiaro. Aveva creduto di bere la pozione per rendersi invisibile e intrufolarsi al castello della Regina per spiare i suoi progressi… e invece si era addormentato sognando….sognando. Era ovviamente un sogno, eppure… guardando gli occhi apprensivi di Belle che gli gettava occhiate dal tavolo mentre gli preparava una tazza di tè, pensò che sarebbe stato bello se ci fosse stata lei al posto di Milah. Sarebbe stato… diverso.
Un sogno quindi… o un desiderio?
Che diavolo avrò bevuto?

 
* “Non rifletto il volto, ma il cuore” è la frase scritta sullo specchio delle brame presente nel libro di Harry Potter. Tutti i diritti alla fantastica Rowling. E’ proprio questo che mi ha ispirato questa storia, cioè che Rumpel beve per sbaglio una pozione che gli fa vedere ciò che desidera , o meglio, che avrebbe desiderato di più…
** mo nighean donn : mia bella bruna. Vi prego, concedetemelo! E’ gaelico, e ispirato dalla fantastica saga de ‘La straniera’ di Diana Gabaldon, di cui consiglio caldamente la lettura! ;) Mi pareva appropriato per i tempi di Rumpel- Milah, di certo non potrò metterlo sulla bocca di un futuro Mr Gold ! :D
 
Salve a tutti! Eccomi tornata con queste belle storie! Ora che Once è finito ( e come è finito per i nostri Rumbelle *_*) , tra un esame e l’altro spero di avere un po’ di tempo per dedicarmi a ciò che più mi piace, cioè scrivere. Certo, si tratta di riprendere un po’ la mano, ma spero di farcela al più presto ;)
Baci, e spero che vi piaccia!!

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