Nihon ni shimei -Sisters in Japan- di LadyKo e Brucy (/viewuser.php?uid=53603)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Certe donne.. e i loro segreti ***
Capitolo 2: *** Che si spalanchino le porte degli inferi! ***
Capitolo 3: *** Oche e mucche non vanno d'accordo! ***
Capitolo 4: *** Gli shock sono sempre dietro l'angolo! ***
Capitolo 5: *** L'ultimo dango ***
Capitolo 6: *** Il tempo di bruciare ***
Capitolo 7: *** Omake- la prova delle storie del terrore! ***
Capitolo 8: *** Toglietemi tutto ma non il mio Bayles! ***
Capitolo 9: *** Molesti ficcanaso e maialini in fuga ***
Capitolo 10: *** Istinti omicidi e travestiti insistenti ***
Capitolo 1 *** Certe donne.. e i loro segreti ***
1° CAPITOLO
Verde= Elettra Alfano
Viola= Vittoria Galieti
Tokyo.
Giappone.
Stanza imprecisata
d’un imprecisato appartamento nel quartiere d’Ikebukuro.
Ore 5 e 44.
Quella cos’è?
Esisterà un campionato per la grandezza delle
zanzare?
Guardo con occhio clinico l’insetto immobile
al soffitto, svaccata sul letto alla Homer.
Dando uno sguardo all’orologio noto che sono
ancora le cinque e mezza passate.. neanche l’alba…
Ma è una zanzara?
Continuo a chiedermi cosa possa essere quello
schifoso essere attaccato al soffitto che ora inizia a muoversi
sospettosamente.
Ma quanto è grosso?
Inizio a sentirmi leggermente in pericolo
mentre quell’oggetto non identificato scende lentamente e si fa sempre più
vicino.
Oddio quanto è grosso!
Mi schiaccio nel letto quasi fossi un lenzuolo
io stessa
Ovviamente io non ho il terrore di animali più
piccoli di me, figurarsi, però mi fanno altamente schifo e questo in modo
particolare. Tra l'altro si sta facendo sempre più vicino..
Orrendamente vicino..
-Sis..- riesco a sibilare, mentre quel coso
si avvicina sempre più e sempre più mostruosamente grosso.
È più grosso delle mie pantofole!
Assolutamente NON è una zanzara!!!
-SISTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRRRRR!!!- urlo impazzita, vedendo
che l’essere mi sta raggiungendo.
Un tonfo, come di qualcuno che è caduto dal
letto, e un forte boato, che mi ricorda molto una corsa quasi frenetica di un
bisonte, precede l’entrata trionfale, si fa per dire, e spettinata della mia
coinquilina che esprime senza tanti convenevoli tutta la sua confusione nel vedermi così atterrita e nell'avermi sentito gracchiare.
-
Aiutami!-
le ordino con tono disperato, rimanendo con lo sguardo sull’insetto.
Alzando il capo lo intercetta anche lei e
rimane impalata. Spalanca occhi e bocca e inizia a sbiancare. In effetti non è
stata una cosa intelligente cercare il suo aiuto e un sospetto si fa largo in
me.
Pensandoci bene, ci sono tre cose che lei
potrebbe fare:
a) prendere la prima cosa
che le capiti fra le mani e lanciarla, incurante se a beccarsela in pieno sarà
il nemico o la sottoscritta;
b) rimanere immobile per
poi svenire e cadere a terra come un sacco di patate;
c) correre via e
lasciarmi da sola in balia degli eventi.
Chissà perché ma ho il presentimento che
preferisca la terza opzione.. ma come per anticiparmi e per smentirmi vedo che
la sua pelle si colora di una tonalità tendente al verde, quasi quanto la mia,
e si affloscia a terra senza dare segni vitali.
Mi faccio coraggio e torno a osservare
l’insetto, se così si può chiamare una zanzara grossa quanto uno scorpione, e
cerco di pensare a sangue freddo.
Neurone ti prego inventa qualcosa!
Intimo al mio stesso cervello di trovare una
strategia per salvarmi, senza però avere risposta. Arrivo perfino a minacciarlo
, ma invano visto che continua a non dare segnali vitali proprio come la mia
cara coinquilina che sembra essere diventata tutt'uno con il pavimento.
Oddio adesso mi mangia!!!
Chiudo gli occhi e spero che la mia sia una
fine veloce e indolore, quando, dopo attimi di puro terrore, mi accorgo che non
sta succedendo nulla e spinta da non so quale folle slancio di coraggio
socchiudo un occhio per poi spalancare pure anche l’altro ed iniziare a
guardarmi intorno.
Sono già morta?
Continuo a cercare qualsiasi indizio che possa
farmi capire cosa sia successo, cominciando a pensare che forse sia avvenuto un
miracolo senza che io me ne sia resa conto.
Non ci credo.. sono salva..
-
Pensavo
di morire.- bofonchio con un sibilo impercettibile, riprendendo a respirare, e,
finalmente in salvo, mi volto a guardare il corpo inerme della mia coinquilina,
che ancora non ha notato che il mostro ha lasciato la stanza e che quindi il
pericolo è passato.
Sarà viva?
Striscio barcollante avvicinandomi a lei,
visto che l'ansia fa fatica a scemare, e raggiunta la sister mi abbasso per
smuoverla leggermente con un dito, fino a quando i suoi occhi non si spalancano
terrorizzati per fissarsi nei miei perplessi.
-
L’hai
ucciso?- domanda con voce d’oltretomba.
-
Come
avrei potuto?! Se n’è andato da solo.- rispondo mentre lei inizia a riprendere
colore e a respirare normalmente. Ci alziamo e restiamo a guardarci nelle palle
degli occhi per cinque minuti buoni, nel silenzio più profondo.
-
Che
ore sono?-
-
Le
sei.- dico, guardando la sveglia per poi tornare a guardarla negli occhi, quasi
soddisfatta di riuscire a comprendere i suoi stessi pensieri.
-
Buonanotte!-
diciamo all’unisono, mentre lei esce dalla stanza e io mi riaccoccolo tra le
lenzuola. Mi giro a pancia in giù, e con la testa sotto il cuscino. Mi tasto
più volte per cercare il lenzuolo ma non lo trovo.
Lascio perdere la caccia al tesoro e cerco di
trovare la posizione adatta ordinandomi di prendere sonno e scivolare fra le
braccia di Morfeo, senza avere ,purtroppo, concreti risultati.
Sbuffo spazientita, pensando alla mia
coinquilina e invidiandola.
Sicuramente lei si è addormentata appena
toccato il letto, anzi scommetto che mentre camminava già stava ronfando. Posso
anche aggiungere di sentirla russare.. no, forse così esagero, però posso
facilmente immaginare come se la stia dormendo bene.
Mondo crudele.
Alzo il busto mettendomi seduta con
l’intenzione di andare in cucina e ingurgitare qualche sonnifero, ma ritorno
sdraiata immediatamente visto che la mia immensa pigrizia mi intima di non
muovere neanche un muscolo.
Le do ascolto perché in fondo non ho una forza
di volontà molto grande e che, decisamente, se provocata, non può che cadere in
tentazione.
Certo che questi ragionamenti sono
proprio adatti di mattina presto.
Ringraziando che i mei pensieri rimarranno
solo ed esclusivamente nella mia testa, mi decido ad alzarmi anche se tutto il
mio essere grida di non volerlo.
Purtroppo però ho troppo caldo e, dicendo
addio a un’ipotetica e vana speranza di poter ancora dormire, accendo il
ventilatore attaccato al lampadario che inizia a muoversi portando con sé tutto
il rumore che è in grado di provocare.
Non è che poi faccia così tanto caldo, il
problema sono esclusivamente io.
Siamo solo a metà aprile, ma essendo io una di
quelle creature rare che soffrono spasmodicamente il calore in generale, e
appena la temperatura supera un tot di gradi ecco che inizio a sentire calare la
pressione, sempre che sia possibile visto che l'ho già molto bassa, diciamo
sotto le scarpe.. o anche definitivamente tre metri sotto terra, dove prima o
poi finirò di certo.
Esisterà un modo per guarire da questa
strana e stupida malattia?
Osservo il mio abbigliamento e, se prima avrei
indossato pantaloni pesanti e maglietta a maniche lunghe, adesso non posso che
adattarmi con dei pantaloni alle caviglie e maglia a mezze maniche.
Se penso poi a come mi sentirò a giugno.. per
non parlare di luglio e agosto, dove ci saranno sicuro quaranta gradi
all’ombra.. negli ambiti del clima non abbiamo fatto un buon affare a
trasferirci in questo posto.
Meglio qui che altrove comunque.
Concordo con me stessa pensando che questa
terra può anche rifiutarsi di accettarmi, ma non passerà mai per il neurone del
mio omino del cervello l’idea di tornare da dove provengo, anzi da dove
proveniamo io e la sis.
Appena in piedi mi stiracchio per bene,
sentendo le ossa scricchiolare più del dovuto, ma evitando di farmi domande a proposito.
Meglio starne fuori.
Mi avvicino alla finestra spalancata e coperta
dalle tapparelle e, in un gesto affranto, tiro leggermente su la corda per far
entrare uno spicchio di luce. Mi blocco subito, visto che appena sveglia sono
facilmente irritabile. Detesto la luce negli occhi di prima mattina e sono già
infastidita dal fatto di non esser riuscita a recuperare il sonno perduto.
Sospiro rassegnata.
Questa giornata deve ancora iniziare e già mi
sembra insostenibile.
Facendomi forza e coraggio decido di andare in
bagno, visto che la mia vescica non credo riuscirà a trattenersi ancora per
molto.
Seduta sulla tavoletta del
water, mi ritrovo pochi secondi dopo con la testa che ciondola sbattendo contro
la parete.
Che faccia.
Mentre mi guardo allo specchio, strizzando gli
occhi dalla stanchezza, non riesco a trattenere un gemito straziato
nell’osservare quello che vedo, ossia un vero e proprio cadavere ambulante.
Esco dal bagno e ritorno in camera, attenta a
non fare il minimo rumore per non svegliare la nee-san. Chiusa la porta mi ci
appoggio con le spalle, sospirando per l’ennesima volta e insultandomi
mentalmente.
Questa giornata sarà mooolto lunga.
Mi gratto la testa, spettinandomi ancor più la
massa incolta di capelli che troneggia sul mio capo. Mi ributto poi sul letto,
faccia al cuscino con l’intento di soffocarmi e finalmente suicidarmi, ma tempo
due secondi e mi sono già spostata, riprendendo a respirare e mandandomi a quel
paese da sola.
Con una strana ansia mi volto a guardare la
finestra da dove ovviamente sarà uscito l’enorme insetto di prima, e ghigno
sadica pensando che alla fine abbiamo avuto noi la meglio su di lui.
Ti sta bene schifosa sanguisuga!
Non so come faccio a non vergognarmi di questi
pensieri indecorosi, ma forse vivere con me stessa per diciannove anni mi ha
fatto abituare a cose del genere.
Mentre rimugino sulla mia vergognosa esistenza
prendo in mano la mia sveglia, che punto solamente durante la settimana. Di
domenica non la uso mai.
E ci mancherebbe!
Osservando il piccolo Mokona in miniatura
rimango incantata dal suo colore scuro e dalla sua perla blu, da cui poi ho
sempre difficoltà a spostare lo sguardo.
Passano i minuti, e capricciosamente sprofondo
in un dormiveglia che sembra più la più tipica delle mie catalessi in cui cado
ogni volta che qualcuno inizia a parlarmi di qualcosa di difficile e
sostanzioso, oltre che noioso.
Passa un tempo interminabile, e quando mi ritrovo per terra, con la
guancia premuta sulla sveglia decido che magari sarà il caso di alzarsi una
volta per tutte.
Mi tiro su in piedi, ripoggio la sveglia al suo posto, ma faccio la
cosa più sbagliata che potrei fare in questo momento, capace di mandare
all'aria i miei profondi intenti.
Con la coda dell'occhio osservo il letto sfatto.. le lenzuola
stropicciate e buttate a terra, il cuscino completamente schiacciato verso la
spalliera.. una scena troppo invitante.
E infatti mi ricaccio a letto aggrappandomi al cuscino, e
rannicchiandomi più che posso mandando a quel paese i buoni propositi
dell'alzarsi definitivamente ecc.
Ma buonanotte, altroché!
Altra stanza dello
stesso imprecisato appartamento.
Ore 14 e 23.
Chi aveva osato disturbare il mio sonno?
Avevo alzato un sopracciglio, profondamente e irrimediabilmente
stizzita, per guardare i raggi del sole filtrati appositamente dalle persiane
per interrompere il mio sonno, a mo’ di sasso dal peso piuma di una tonnellata
o due.
But… Just a moment… avevo dormito?
Solita domanda che mi pongo da rincoglionita, quale sono, quando
il giorno mi si apre davanti agli occhi con le sue mirabolanti meraviglie.
Mi ero ricordata perfettamente l’ultimo bicchiere di sakè
ingurgitato prima di cadere tra le braccia di Morfeo, come se l’avessi bevuto
esattamente un battito di ciglio prima.
Nel mezzo… il nulla.
M’ero stiracchiata dal torpore, che il mio cadaverico modo di
dormire lascia addosso ogni volta che mi sveglio, aspettando che lo
scricchiolio delle ossa mi avvertisse che le articolazioni erano tornate in
funzione, e poi mi ero alzata.
Avevo sbadigliato ancora, ma mi era sembrato quasi che lo
sbadiglio fosse provenuto dal letto che ancora mi chiamava.
Avevo socchiuso la porta e aspettato che il flusso degli eventi
facesse il suo decorso, attendendo che una figura a me ben nota facesse la sua
apparizione dalla porta che mi si era parata davanti.
La nostra telepatia non dorme mai.
Poi, tutt’ad un tratto, ho sentito qualche ostacolo nella
trasmissione.
Ed ora sto qui a chiedermi, senza troppo impegno, cosa sia il
dolore che sento sul fianco destro e cosa sia quella specie di astronave nera e
ronzante che giace senza vita sul lampadario al neon che illumina il corridoio.
Ma tutto quello che riesco a pensare… è “cazzo.. davvero non
lo voglio sapere”.
E probabilmente è anche meglio che ringrazi il fatto di non
ricordarmelo.
Decido di rinunciare.
Ave al diritto inviolabile della privacy.
Dopo i soliti minuti di analisi dettagliata di quanto sia bella
la vita, il rito finisce e senza una parola mi dirigo in cucina per preparare
la colazione, mentre so per certo che la mia coinquilina si sarà infilata in
bagno… ed anche nel cesso probabilmente.
Sono le due e mezza del pomeriggio.. constato con un occhiata
all’orologio della cucina. Può avere senso fare colazione adesso?
L’ultima cosa che mi va di fare adesso è avere dei dubbi. Sgrunt.
Metto su la teiera con l’acqua, poi afferro gli infusi dal
cassetto e do una breve occhiata alle due tazze che svettano impazienti di
essere scelte sul ripiano sopra la mia testa. Quel che si suol dire l’imbarazzo
della scelta, dato che le altre quattro giacciono ancora in toccate ed
intoccabili sul lavello.
Puzzano anche un po’ di alcool.
Ma che ci posso fare se il sakè bevuto dalla mia adorata tazza
diventa più buono?
Dopo quest’attimo di smarrimento finisco di preparare gli infusi,
verso il liquido nelle tazze, ed estraggo i miei biscotti preferiti dal ripiano
basso.
Cazzo… sembro un robot! Sono proprio lontani i bei tempi in cui
non sapevo nemmeno come era fatta una teiera…
Dopo un tempo che, sinceramente, non riesco ad identificare, vedo
la mia sister trascinarsi dal bagno verso di me.
Guarda, rinfrancata, la sua adorata tazza di Slam Dunk, che non
riesco ancora a comprendere, dopo due anni di convivenza buoni, cosa cavolo ci
trovi di così bello.
Do uno sguardo alla mia. È una tipica tazza giapponese, di quelle
di ceramica laccata e striata coi cerchi concentrici, con un dipinto un grosso
ideogramma disegnato a mano, almeno secondo il furbone che me l’ha venduta, che
significa “Buongiorno”.
Cazzo quanto sono masochista. Fra un po’ vedrò gli ideogrammi
salutarmi alla fermata della metro o farmi la danza usando come veli le pagine
del libro di letteratura orientale.
La mia Sis ha fatto il suo ingresso esattamente un secondo prima
che riesca a spaccarmi la scatola cranica sul lavello. Non che sperassi in un
suo salvataggio, sia chiaro. Quelli che siamo in questo momento non si possono
definire neanche esseri umani.
Elettra Alfano, ventun'anni portati non molto bene, non ama affatto
vedere la luce del giorno. Diciamo che non ama vedere la luce in generale.
Spero per lei che non esista il paradiso, lo spero vivamente.
-Mhm.-
-Hn.-
-Mh.-
-Hugh!-
Non oso chiederle del cadavere che si avvia gioiosamente alla
composizione sul lampadario del nostro corridoio, e ci sediamo simultaneamente.
Addento un biscotto grande e croccante, e lo mastico con grande rumore.
Non siamo in Giappone da poi molto tempo, ma ho avuto tempo
d’imparare che, decisamente, le abitudini giapponesi in fatto di colazione sono
parecchio discutibili, dal nostro punto di vista. Quei pesci piccoli, perfidi e
pieni di spine non li sopporterei a prescindere, poi.
-Ho sonno.- bofonchio.
-Dillo a me.- risponde, involontariamente senza mettermi subito
davanti alla dura realtà dei fatti. Che poi non dovrebbe essere poi tanto
dura.. almeno rispetto ad altri giorni.
-Fa caldo?-
-Molto, molto caldo-
-Sai che giorno è oggi.. vero?-
Mi viene il dubbio che, tutt’ad un tratto, le possa essere
cresciuto il pomo d’Adamo, ma in realtà sta solo cercando di deglutire un pezzo
di biscotto particolarmente grande senza raschiarsi la gola a sangue.
-Shimei no Nichiyoubi-
-Esattamente…- sorrido, in modo parecchio convincente -…che
tradotto sarebbe?-
-Sisters’ Sunday-
-La ricordi la nostra lingua madre vero?-
-La domenica delle sorelle-
-Bingo!-
E so che non rifiuterai di farti un giro per le vie della
capitale con me per festeggiare l’evento… vorrei aggiungere, ma penso di essere
già stata abbastanza chiara.
Io, Vittoria Galieti, ventun'anni portati con tutta la fatica del
caso, credo di non aver mai capito veramente il modo in cui siamo finite in
questo paese senza perderci prima.
Sarebbe stato molto più facile da credere, ma tanto che ci siamo
ringraziamo di essere qui, e lo facciamo ogni due domeniche.
Si, lavoro di domenica. Anzi, soprattutto di domenica.
In fondo, nessuna delle due aveva mai sperato che il Giappone
sarebbe stato un grosso e gigantesco fumetto dove vivere spensierate tra onde
energetiche e bei ragazzi da shounen manga a gogo.
Oddio.. forse un po’ in gioventù lo pensavo.
-Si esce di casa alle cinque meno dieci.. non un minuto di meno,
non uno di più-
Annuncio. Sis annuisce senza troppi convenevoli, terminando il
suo ultimo sorso di tè, e abbandonando la tazza subito dopo per andarsi a
stravaccare sul divano.
E come sempre non posso non chiedermi se davvero abbia capito cosa
le stessi dicendo.. o meglio, se davvero abbia capito che le stessi parlando..
lasciamo stare.
-Muovi il culo che fanno one piece-
Se ci fosse una multa per abbandono di stoviglie da lavare, credo
che sia io che lei avremmo da pagare il quadruplo dell’intero debito pubblico
del nostro bel paese.
La tazza mi riserva uno sguardo implorante ed un persistente
olezzo di alcol.
-Volo-
E a mai più rivederci.
Quartiere di
Shibuya.
Ore 17 e 13
È inebriante.
Siamo belle, giovani e con un segreto da nascondere.
Il nostro passato è sconosciuto a chiunque posso scorgere a
migliaia e migliaia di chilometri. O yeah.. mi sento al meglio di me stessa.
Respiro l’aria del Giappone a pieni polmoni, accogliendola con
tutte e due le braccia. Finalmente mi trovo nel posto dove sarei
dovuta nascere fin dall’inizio prima che in cielo facessero quello stupido
errore burocratico, facendomi nascere in Italia.
Finalmente sono dove dovrei essere.
Finalmente sono a casa.
Finalmente sono libera!
-Potresti smetterla di sbattermi quel braccio addosso per
piacere?-
Mi rendo conto solo in questo momento di aver attirato
l’attenzione di più di qualche passante. Solo per aver fatto un po’ di para
para dance in pieno centro del quartiere Shibuya? Suvvia.. non sapevo che i
giapponesi potessero essere tanto bacchettoni!
-Che avete da guardare voi?-
Insomma, so di avere dei bellissimi ricci castani che qui neanche
osano di sognare, ma un po’ di contegno voglio dire! Non si fissa la gente in
questo modo! Devo proprio sempre insegnare tutto io?
La gente dei dintorni si dilegua senza troppo sbattimento.
-Bene bene, dicevamo?-
-Orihime.. secondo te ucciderla con un colpo di Bazooka sarebbe
troppo poco?-
Orihime Himitsu, ventun'anni, collega sul lavoro e nemica giurata
della mia convivente e sorella acquisita. Il tema della sua imminente morte è
parecchio inflazionato nei nostri discorsi, ma fa sempre bene al cuore
parlarne. Un po’ meno averci a che fare, temo.
-Na.. troppo poco crudele, troppo costoso-
-Già, lo immaginavo.. impiccarla a testa giù e torturarla
lentamente?-
-Appagante, ma pieno di problemi logistici.. ti mancherebbe il
posto e il tempo, temo-
-Ho sempre tempo per fare del male.. specialmente a
quella là-
-Lo so lo so- e non è difficile da immaginare.
Considero la nostra situazione corrente, mentre mi avvio
all’entrata della nostra fumetteria di fiducia, rischiando quasi di far cadere
una gigantografia in cartone di Goku sulla sua nuvola speedy.. ma quanto era
più carino da piccolo?
Ma traballa leggermente, tornando al suo posto, e torno a ponderare.
Naturalmente in Giappone si sta molto meglio che in Italia, su
questo ho pochi ma veramente pochi dubbi. Peccato di non aver immaginato che le
persone potessero essere così dannatamente appiccicose da queste parti!
Sospiro affranta, guardando affascinata un bambolotto di Edward
Elric che mi fissa come se gli avessi appena detto che è più basso del nano più
basso del mondo.
Edward Elric, onnipresente e senza età, mio personaggio virtuale
preferito, capelli biondi, occhi dorati e faccino a cui è impossibile
resistere, con persistenti paranoie da bassa statura. Ma con questo, dall’alto
del mio metro e settantacinque, riesco a conviverci più che bene.
-E Taro?-
Taroemon Arai, ventidue anni, mio collega di lavoro, figlio del mio
datore di lavoro, mia piaga e mio schiavetto
personale.. tutto ciò senza che nessuno gliel’abbia mai chiesto, per giunta.
Considerando ciò che succederà domani, m’immagino già per filo e
per segno i suoi piagnistei.
-Come pensi che la prenderà il tuo Doraemon personale?-
Evito di appuntarle il fatto che lui preferisce di gran lunga
essere chiamato solo Taro, dato che in ogni caso non penso se ne ricorderebbe
così a lungo.
-Non lo so-
-Se vuoi puoi chiederlo direttamente a lui-
Taroemon Arai, ventidue anni…ah no, tutto questo l’ho già detto.
Taro mi sta proprio davanti, in questo momento, spostando lo
sguardo da me ad Edward, che solo adesso mi rendo conto di aver afferrato con
ben poca grazia per vezzeggiarlo violentemente. Più che prevedibile direi. E
lui ci guarda con quella faccia da cane bastonato sul suo bellissimo viso
proporzionato e un po’ femmineo e da sotto i fini capelli tinti di castano, con
i bellissimi occhi antracite che sembrano dire ‘Perché ogni tanto non mi ami
come ami lui?”.
Meglio per lui non conoscere la risposta.
-Ciao Doraemon!- lo saluta la Sis, mentre io e Edward siamo ancora imbambolati (lui ci riesce molto meglio di me, essendo una bambola per
propria natura).
-Chiamami solo Taro- sorride, a disagio, visto che nonostante si
conoscano da un po’ e nonostante le abbia già fatto presente di come
chiamarlo, lei continua a usare quel nomignolo.. presumo lo faccia apposta..
anche se non si potrebbe mai dire, e magari semplicemente se ne scorda.
Che dire di Doraemon? Ehm.. Taro? Probabilmente è l’essere umano
più alto del Giappone. Questo ragazzo ha mandato in frantumi tutti i miei
stereotipi secondo cui gli orientali riescono ad essere alti solo nei fumetti
(e pure là ogni tanto qualche difficoltà ce l’hanno di solito). Per creare
qualunque tipo di costruzione alta del Sol levante gli architetti s’ispirano a
Taroemon Arai. Ok, forse non del tutto.
Un metro e novantacinque di tutto rispetto, insomma.
Cosa che non gli ha impedito di soffrire della ‘maledizione di
Doraemon’. Essere associato da tutta la vita ad un grosso gatto blu col naso
rosso a palla, a causa del proprio nome, non deve esser stata una gran cosa per
la sua virilità.
Ma di certo non è da me che avrà pietà.
-Salve, Vittoria san. Il tuo giapponese è sempre più perfetto!-
-Grazie ma.. tuo padre non ti ha tenuto a lavoro oggi?-
Padre di Taroemon Arai è Kuma Arai, cinquantatré anni portati con parecchi
chili di troppo (su per giù un centinaio), vedovo, amante del cibo, dell’atto
di cucinare il cibo, dell’atto di mangiare il cibo, degli orsetti (in onore del
suo nome che significa appunto ‘orso’), dei grembiulini da donnina del
focolare, e della combinazione di queste due ultime cose. E, cosa più
importante, proprietario dell’agenzia di guide turistiche in cui lavoro. Indi
per cui non dovrei neanche trattare male suo figlio, credo. Ma la tentazione è
troppo forte.
-Sono scappato.. volevo vederti, Vittoria san-
-Tanto lo sai meglio di me che di giorni liberi ne ho pochi..-
comincio, un po’ stizzita, evitando di sbattergli in faccia la dura realtà
dicendogli direttamente che la sua presenza evoca in me soltanto la fatica del
lavoro -.. avresti potuto rivedermi tranquillamente domani pomeriggio! Sai, ho
un turno di guida alla torre di Tokyo-
-Si lo so, Vittoria san..- evita di farmi capire che ha
probabilmente girato tutte le fumetterie nei pressi del mio indirizzo con un
altro sorriso.. tentativo vano -… ma io volevo DAVVERO vederti-
Il ghigno che si stende sulla mia faccia deve essere
assolutamente affascinante per Taro, ed altrettanto assolutamente terrificante
per occhi non innamorati. Taro, tra le altre cose, è forse anche la persona più
indecisa ed assurdamente manipolabile sulla faccia della terra. Come potrei
fermarmi dall’approfittarne?
-Togliti quell’espressione dalla faccia.. conosco
quell'espressione-
Sibila Sis, avvicinandosi a me con fare cospiratore.
-Quale espressione, oh mia Sis?-
-Quella espressione con puro ghigno malefico che hai proprio in
questo momento-
-Ah.. parli di questa?- dico, guardandola negli occhi
–Tranquilla, lascia fare a me-
Ok, forse non dovrei sfruttare il figlio del mio capo solo perché
si è innamorato di me a prima vista e fa tutto quello che gli dico senza
battere ciglio. Non è molto corretto approfittarsi di chi non è in possesso di
piene facoltà mentali.. come se poi dipendesse dal soggetto. Un'infatuazione su
soggetti come Taro ha degli effetti molto tendenti al maniaco- ossessivo-
compulsivo. Ed è una cosa di cui devo tenere conto.
-Taroooooo.. mi fai fare cavalluccio?-
Grido, in modo parecchio riconoscibile.
Lui sorride, con uno di quei sorrisi con una fila di denti
bianchi e scintillanti che trasmettono la gioia pura e candida di un angioletto
senza macchia.
Poverino, devo dire che mi fa pena.
Vedo la Sis rinunciare ad una conversazione di senso compiuto con
me, mentre mi lancio a peso morto sulle spalle abbassate prontamente da Taro,
dirigendosi verso un poster di Sanzo, sexy, biondo, ammiccante bonzo dalla
pistola facile, con l’interessamento negli occhi grigi ora un po’ più luminosi.
-Fa un po’ come ti pare- la sento bofonchiare.
Io continuo a strillare come un ossessa –Cavalluccio,
cavalluccio!- in italiano.
Per fortuna che gliel’avevo già spiegato che non sapevo come si
diceva in giapponese, altrimenti la sua schiena non avrebbe mai potuto
accogliermi in tempo!
-Su Taro chaaaaan! Fammi fare il giro di Tokyo!!!-
… su questo non sembra essere molto d’accordo.
Stanza imprecisata di
un imprecisato appartamento del quartiere d’Ikebukuro… ancora.
Ore 20e 31
-
Ahumm..-
gorgoglio felice quando il mio corpo sente la comodità e la morbidezza del
divano sotto di sé e miei muscoli finalmente si stendono per la stanchezza.
-
Non
mi dirai che sei stanca.- esordisce Vittoria alle mie spalle, mentre io le
rispondo mormorando qualche verso incomprensibile persino per me . Evito, però,
di risponderle in modo appropriato, visto che ritengo la risposta troppo ovvia
da poterla anche solo citare.
Mentre lei si è fatta il giro di Tokyo, anche se non abbiamo visto
proprio tutta Tokyo.. diciamo un po’ tutti i posti dove poterci far offrire
qualcosa da Doraemon.. dicevo, mentre lei si è fatta Tokyo in spalla a quel
demente, io ho dovuto camminare con le mie sole gambe ed è un'esperienza che
non consiglierei neanche al mio acerrimo nemico.
No aspetta, se avesse le stesse conseguenze per Orihime a lei lo
consiglierei volentieri.
Cioè ho dovuto CAMMINARE per un'intera giornata. E per la maggior
parte del tempo sotto il sole.. no, dico SOTTO IL SOLE! Ma stiamo scherzando??
-
Io
ti odio.-
-
Da
quando di grazia?- chiede Vittoria distrattamente, mentre la sento armeggiare
con qualcosa, ma sono troppo sfinita per poter alzare la faccia dal cuscino del
divano per osservare cosa stia facendo.
E in sto momento non mi frega proprio.
-
Da
quando mi hai costretto a girare sotto il sole per un'intera giornata.-
-
Tendo
a ricordarti che dato che volevi sempre ostinatamente metterti a sedere, tra
l'altro per poter anche mangiare o bere qualcosa ad ogni bar che incontravamo,
e ovviamente facendotelo offrire da Taro, alla fine non abbiamo visto neanche
la metà della metà di Shibuya.-
-
Cosa
pretendi? Lo sai meglio di me che se potessi fingere di non utilizzare le gambe
andrei in giro con la carrozzella piuttosto che a piedi. E per quanto riguarda
il tuo caro Doraemon, bè mi sembrava il minimo. Nello Shimei no Nichiyoubi lui
non c’entrava niente, doveva pagare penitenza tsk!- dico, prima di alzare
lentamente la testa e osservare finalmente che cosa sta facendo la sis da
quando siamo arrivati. Rimango perplessa quando la vedo armeggiare coi
sacchetti pieni di oggetti promozionali che ci hanno regalato per le compere di
oggi, sempre pagate da Taro.
-
Su
questo hai ragione, e comunque non è "il mio caro Doraemon", intesi?-
-
Ehm..
vuoi una mano?- azzardo quando la vedo incartarsi con le scatole di pasticcini
e gli spiedini.
-
Mi
sembra il minimo!
Prepara l'occorrente per stasera. Ricordi cosa abbiamo
deciso di fare vero?- alza lo sguardo, per incontrare il mio che rimane sempre
perplesso ma non lo da troppo a vedere.
-
Certamente.-
rispondo con convinzione, mentre lei annuisce e si rimette al lavoro.
O cacchio, cos'è che dobbiamo fare stasera? Dai, omino, per favore
cerca di ricordare! Se glielo chiedo ora mi sbrana viva e addio spiedini!
Il mio cervello si rifiuta sempre di collaborare e, ovviamente,
stavolta non vuole fare l'eccezione quindi mi ritrovo ancora immobile sul
divano non sapendo assolutamente cosa dovrei fare.
-
Perché
te ne stai lì impalata?-
-
Ehm..-
-
Non
sarà che non ti ricordi per niente cosa facciamo stasera e mi hai mentito solo
per non dovermelo dire, vero?- alza un sopracciglio, assumendo un'espressione
esasperata visto che, e presumo bene, di certo non riesce proprio a sopportare
questo mio continuo dimenticare le cose.
-
Ma
cosa dici mai? Certo che lo ricordo! Stavo solo osservandoti lavorare, e devo ammettere che sei
davvero una brava casalinga!-
-
L’ultima
cosa che dovevi fare era darmi della casalinga sai?- sibila stizzita,
guardandomi negli occhi come cercando di leggermi nei meandri più profondi
dell’anima… come se ce ne fosse bisogno.
-
Fila
subito a preparare i dvd! Stasera si fa l'anime night, razza di sbadata che non
sei altro!- mi sibila ancora, incazzata, visto che le è rimasto un dito
incastrato nel fiocco di una confezione, e immagino pure che ci sia anche lo
scotch a tenerglielo attaccato.
-
Vado.-
dico alzandomi e sparendo in camera più veloce di Flash.
Mentre sono intenta a fare la conta per decidere che cosa guardare
stasera inizio a pensare a una cosa che in tutta questa giornata non mi era
ancora venuta in mente.
Quasi commossa per essermelo ricordato, torno in salotto carica di
dvd di Saiyuki e trovo la stanza vuota, ma in compenso sento del rumore
provenire dalla cucina. Poso la roba sul tavolino vicino il divano e raggiungo
Vittoria, che trovo intenta a papparsi qualche spiedino mentre prepara il suo
piatto e il mio.
-
Fatto?-
mi chiede, senza neanche alzare lo sguardo. Noto con piacere che della bava le
scende dalle labbra, segno di avere l'acquolina in bocca, e me ne rallegro
visto che anche a me sta scendendo. A volte la nostra sintonia è quasi
scioccante.
-
Ya,
comunque prima di arrivare in salotto vedi di non scafarti tutti gli spiedini.
Vorrei mangiare qualcosa anche io se non ti dispiace.-
-
Che
cosa ti lamenti che hai mangiato come un maiale tutto il giorno?- mi chiede con
un'espressione che in un anime prevederebbe la gocciolina sul capo.
-
Che
c’entra? Quello l'ho fatto soprattutto per svuotare il portafoglio al demente.-
-
Sì
certo come no. Prendi da bere va.-
Sedute a terra sul tappeto, dei cuscini sotto il sedere, un
piatto di spiedini ciascuna sulle gambe, una bottiglia di chinotto ai nostri
piedi, e Saiyuki in tv.
Questa si che è vita.
-
Sis,
di solito non sono io che mi dimentico le cose importanti?- accenno quando sono
finiti i primi episodi, mentre lei è intenta a cambiare dvd.
-
Veramente
lo siamo entrambe.-
-
Sì,
però.. mi sono ricordata una cosa, che però tu avresti dovuto ricordarmi di essermi dimenticata
visto che riguarda soprattutto te.-
-
Potresti
parlare in modo che anche io riesca a seguire ciò che dici?-
-
Sis,
domani non è il tuo primo giorno di uni?- chiedo con tono leggermente incerto,
mentre la vedo bloccarsi col telecomando a mezz'aria e sbarrare leggermente gli
occhi.
-
E
cacchio se è vero!-
-
Avevo
ragione allora?! Mi sono ricordata di una cosa e tu no?! Non ci credo!! Ah,
stavolta la sbadata sei tu eh?- mi elogio esultante, visto che non capita molto
spesso una cosa del genere, ma non sentendo risposta dalla sua parte mi giro e la vedo ancora imbambolata col telecomando in mano e la stessa espressione di
prima.
Forse davvero non si ricordava di dover ricominciare la scuola..
-
Sis?-
la richiamo, mentre le tolgo il telecomando di mano, e le sventolo il braccio
davanti la faccia ma vedendo di non avere successo opto per un metodo più
concreto.
-
Che
cazzo stai facendo?!- sbotta all'improvviso fermando la mia mano, intenzionata a colpiprle la guancia,
e guardandomi stralunata.
-
Non
ti svegliavi.- alzo le spalle, mentre ritorno seduta e lei mi imita.
-
Stavo
solo pensando.. cioè domani ricomincia la scuola.. quindi non accadrà più la
cosa del "tu lavori e io dormo" che mi piaceva tanto..- inizia a
farfugliare, mentre io alzo un sopracciglio leggermente stizzita visto che a me
invece la cosa non piaceva affatto. - E visto che la scuola ricomincia non
potrà più succedere "tu lavori e io dormo" ma succederà "tu
lavori e io mi sveglio più tardi"..- continua, mentre inizia a prendermi
il comune tic all'occhio che solitamente mi prende quando inizio a sentirmi
irritata davvero. - Poi pensavo che domani conoscerò altre persone, e visto che
sono come te di certo potrai immaginare come mi sentirò.. sì insomma, tu sei
così musona e intrattabile con le persone che preferisci ignorarle e tenerti
tutto dentro, però io sono più influenzabile..- dice, alzando una mano a
tirarsi i capelli indietro, mentre il mio tic all'occhio si fa sempre più
insistente. - Cioè non che io sia molto diversa da te, in questo siamo davvero
simili, però io dovrò starci a contatto con queste persone… per studiare, non
come te che sei obbligata dai soldi.. a me non paga nessuno, quindi potrei
decisamente comportarmi più liberamente, però se incontro gente appiccicosa
come tu hai incontrato Orihime che faccio? Tu stai zitta per i soldi, ma io?-
s'interrompe per riprendere fiato, mentre io inizio a giocare col telecomando tanto per tenermi impegnata e cercare di calmare la mia irritazione, e di
conseguenza il tic. - Poi immagina se mi becco i prof più bastardi e a cui poi
starò pure sulle palle… dio non ci voglio andareee!- conclude piagnucolando,
mentre io sfinita da questo suo sproloquio di cui tra l'altro mi sono persa
mezza parte, visto che ha parlato troppo veloce per i miei canoni, e ancora
decisamente irritata le sbatto leggermente il telecomando in testa, facendola
lamentare offesa e contrariata.
-
Che
cazzo fai? Ma sei scema?!-
-
Mi
hai decisamente insultato più volte, se non te ne sei accorta. Comunque,
sorvolando questo, e valutando ciò che hai detto posso concludere che: sei
un'idiota.-
-
E
da cosa lo deduci questo?- incrocia le braccia, non contenta dell'insulto.
-
Dal
fatto che hai detto tante di quelle stronzate che nemmeno io, in tutta la mia
esistenza, sono riuscita a dire. In più hai pure invertito i ruoli, e la cosa
non mi piace.-
-
Di
che ruoli parli?-
-
La
pessimista sono io, ricordi?-
-
Ah
quello.. si è vero, però anche a me capitano momenti no, giusto?-
-
Certo,
ma devono capitare per cose giuste e non derivare da cose stupide come l'inizio
della scuola.-
-
Sis,
mi spieghi perché parli come se sapessi tutto dalla vita?- mi chiede, con
l'espressione da goccia sul capo, mentre io tossisco evitando di rispondere.
-
E
poi queste cose, se davvero le pensi, ti verranno in mente domani appena prima
di entrare all'uni quindi perché pensarci adesso?-
-
Non
hai proprio tatto, eh?-
-
Già
già.- concordo, mentre lei scuote il capo rassegnata. - Comunque per adesso
guardiamoci i cartoni, poi ci sbronziamo e vedrai che domani non avrai tempo di
pensare a ste cose perché, che ne so, magari starai facendo tardi e sarai più
concentrata ad arrivare in orario piuttosto che pensare a cosa ci farai lì.
Andata?- ghigno sentendomi soddisfatta di me stessa, visto che una soluzione
migliore di questa non avrei potuto trovarla, mentre Vittoria continua a
guardarmi come se davanti avesse una persona gravemente malata di mente.
-
Sbaglio
o stai cercando di scialacquare il discorso?-
-
Non
sbagli.- continuo a ghignare, mentre lei mi tira il telecomando in faccia,
beccandomi in piena fronte, e sbuffando mi ordina di avviare il dvd.
Decisamente me lo sono meritato.. però adesso possiamo continuare a
guardare Saiyuki.
SPAZIO AUTRICI!
Lady Ko’: Salve a tutti! Noi siamo Lady Kokatorimon…
Brucy: E Brucy o eyesice o come preferite! Hola a voi!!
Lady Ko’: Sigh sigh.. erano anni che progettavamo questa fic! Non posso crede
che siamo riuscite a pubblicare il primo capitolooooooooo *piange*
Brucy: Non dovevi dirlo.. così mi fai.. così mi fai.. buuuuuuuuuuuuu
Lady Ko’: *Ignora* comunque, passando alle PRECISAZIONI
SERIE, precisiamo che ci impegneremo a rendere verosimili i
particolari riguardanti il Giappone, ma dato le nostre scarse risorse potranno
esserci delle incongruenze o degli errori, e di questo ci scusiamo
anticipatamente *inchino*
Brucy: Buuuu.. *inchino* zi comunque.. mi sento male.. ho le pulsazioni T.T
non piacerà a nessuno quello che scrivo io… e finiranno per chiedere solo di
te… e io finirò nella zona oscura del dimenticatoio…
buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
Lady Ko’: *continua ad ignorare* io considero un po’ questa fic come
realizzatrice dei nostri sogni, in tutti i sensi XD infatti parecchie scene
provengono da nostri sogni! Gran metodo lo so XD
Brucy: *stufa di essere ignorata si fa crescere corna e coda e con una
forchetta infilza il sedere della socia* Sì in effetti dobbiamo quasi tutto ai
nostri sogni, quindi direi sia il caso di ringraziare il caro Morfeo *applaude
al dio*
Lady Ko’: Ma sicuramente anche ai nostri sogni come desideri! Ho sempre
desiderato di essere corteggiata super insistentemente *sbava*
Brucy: a me veramente basterebbe anche solo averceli tutti vicino questi
carissimi personaggi manga/anime così da sbav.. così da poterci sbrodolare
sopra.. però di certo non mi dispiacerebbe averci a che fare in quel
senso *çççççç*
Lady Ko’: va buo, evitiamo di tirarla troppo per le lunghe U-U come da
tradizione fai tu i saluti finali *dorme sugli allori*
Brucy: oddio.. non puoi chiedermi cose simili.. sono incapace O_O cioè non è
che ci voglia la laurea per fare i saluti, questo lo so, però.. T_T va bene, ci
posso provare U.U coff coff.. Ebbene.. se potete commentate ç___ç però grazie
lo stesso a chi ha avuto la forza, o il coraggio, di leggere questo capitolo
ç___ç ..
Minna
arigatoo *inchino*
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Capitolo 2 *** Che si spalanchino le porte degli inferi! ***
POV ELETTRA
Ore
10 e 36
Università imperiale
di Tokyo ( Todai)
-Oh.. minchia-
Non credo di aver strabuzzato tanto gli occhi in tutta la mia
vita, né probabilmente di essere sembrata tanto idiota… ok, forse l’ultima è
una considerazione un po’ troppo ottimista. Mi riporto davanti alla faccia
l’inutile guida del Giappone che mi sono portata appresso, soltanto per darmi
l’impressione di essere una stupida turista capitata per sbaglio davanti alla
forse più prestigiosa università del Sol Levante, e confronto la foto con la
pura e semplice realtà che mi ritrovo davanti.
<< Il campus principale, Hongo, occupa l'ex
proprietà della famiglia Maeda, signori feudali nell' era Edo del dominio Kaga.
Il luogo più conosciuto dell'Università, l'Akamon (cancello rosso) è una testimonianza
di quell'era… * >>
Me ne frego se tutti passanti nel raggio di un chilometro mi
hanno sentito declamare una guida turistica ad alta voce. Mi sta cadendo la
mascella per terra.. ho altre preoccupazioni per la testa in questo momento.
Ho davanti un cancello rosso. Quel cancello
rosso. Ed improvvisamente la consapevolezza di essere un piccolo essere
insignificante nell’immensità dell’universo (o dell’università, in questo caso)
mi piomba addosso come una palla di cannone.
La mia preparazione è insufficiente.
Il mio giapponese è inascoltabile.
Mi puzza l’alito e sono vestita da schifo.
Cazzo.. devo assolutamente fuggire in Alaska.
Rimango impalata in mezzo al marciapiede, senza riuscire a
trovare il coraggio d’imboccare la mia strada una volta per tutte. E rendendomi
anche conto del fatto che non ho la minima idea di che lingua si parli in
Alaska.. ma constato l’esatto momento dopo che quella non era affatto un idea
da tenere in considerazione. Ho già abbastanza brividi adesso da poterne far
avanzare per tutta la mia intera esistenza.
<< Il simbolo dell'Università è la foglia di ginkgo, a
causa della grande abbondanza di alberi in tutta l'area… * >>
Cazzo.. non posso esserci allergica… non posso esserci allergica…
-Etchiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu- si.. ci sono allergica.
Mi asciugo il naso con un fazzoletto già sporco, dato che non ne
ho uno nuovo, e senza stare a ponderare oltre sulla mia sfiga decido finalmente
di buttarmi.. e percorrere almeno la distanza di un metro da dove mi trovo.
Ecco, non è stato poi molto difficile, il cancello dell’inferno sembra essere
molto meno infernale di come lo vedevo un metro fa… se… ma a chi voglio darla a
bere?
Avrei voglia di rannicchiarmi come una mocciosa qui a fare
cerchietti, forse potrebbe anche essere terapeutico da un certo punto di vista,
ma tutti i miei futuri compagni di studio mi hanno già guardata abbastanza male
per oggi. Neanche il loro probabile pensare che io sia una psicopatica fa parte
della mia lista delle priorità, però.
Innanzitutto presumo di dover trovare il coraggio di attraversare
il cancello, anche perché qualcuno, probabilmente un professore, mi dovrebbe
venire a prendere davanti all’auditorium per portarmi a fare un giro del
campus, e non dovrei fargli perdere tempo. Peccato che i miei piedi sembrino
amare particolarmente questo bel selciato stile giapponese su cui sto ferma
come un allocca. La frase “L’akamon è la bocca dell’inferno.. l’akamon è la
bocca dell’inferno..” si ripete nella mia testa senza darmi tregua. E sento che
non sopravvivrò. Me lo sento.. me lo sento cazzo.
Ho assoluto bisogno di yaoi.. assoluto bisogno di yaoi.. ehi voi
due laggiù! Se vi faceste una bella scopata qui davanti sarebbe proprio un
toccasana per i miei nervi tesi!
Sposto una foglia di ginkgo dalla spalla prima di esibirmi in un
altro starnuto epocale.
Oh my god.
Non è una foglia.
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah-
-Ehi ehi calma! Non ho cattive intenzioni!-
Mi volto, non molto convinta, trovandomi davanti un piccolo
omino. Probabilmente se me lo fossi trovato tra i piedi per strada di lui
sarebbero rimaste solo ossa scomposte.. anche se, non so perché, la sua figura
mi mette una strana agitazione.
-È lei la Signorina Vittoria Galieti?- il suo cercare di
parlare la mia lingua, senza risultati apprezzabili, mi fa sentire alquanto un
idiota, ma preferisco soprassedere e annuisco con entrambe le mani contratte
sul ventre, in un breve inchino.
-Hajimemashite, boku ha Yukinaga Nabe desu (Piacere, io sono
Yukinaga Nabe)- comincia, dopo aver finito in poco tempo il suo
vocabolario italiano -.. il tuo professore di Letteratura occidentale, se avrai
piacere di frequentare il mio corso-
Il professor Nabe mi pare una persona, se davvero si può dire una
persona… un pochino eccentrica. Non arriverà più su delle mie ginocchia, ed
eppure, dalle misure del busto e degli arti, non mi sembra nano di nascita. Un
trauma gli avrà bloccato la crescita? ..ma come diavolo avrà fatto a toccarmi
la spalla prima?
Preferisco non indagare oltre.
Preferisco non chiedergli direttamente, tra le altre cose,
neanche che cosa c’entri quella specie di foulard arancione col panciotto blu
elettrico che racchiude una pancia non indifferente, e che lo fa sembrare un
uovo di pasqua con le gambe, fasciate da strategici pantaloni che richiamano il
colore del foulard. Il suo viso assurdamente tondo è tagliato a metà dalla
bocca, da una meninge all’altra, che rende il suo sorriso una specie di
divaricazione completa della testa.
-Piacere, Professor Nabe.. mi scusi per averla costretta a scomodarsi
per me-
-Non si preoccupi! Avevo immaginato che per lei trovare
l’auditorium sarebbe stato particolarmente difficoltoso, cosi ho pensato di
venirle incontro per evitare inutili problemi- non posso inchinarmi ai suoi
piedi e venerarlo già dal primo giorno.. vero?
-Arigatou gozaimashita! (grazie per ciò che ha fatto per me)-
-Prego, prego. Mi vorrei congratulare con lei! Sa, è la prima
volta che vengono organizzati dei gemellaggi a lunga scadenza con l’Italia.. il
suo giapponese è veramente molto buono-
Evito di gongolare con troppa evidenza, e ringrazio, mentre ci
addentriamo nell’edificio. Quest’uomo parla ad una velocità disumana, non mi da
neanche il tempo di rispondergli, e saltella facendo una specie di rumore
simile ad un “boing boing” quando cammina, ma più o meno riesco a stare dietro
sia al suo passo che alla sua lingua. Il campus sembra immerso in un autunno
eterno… così mi dice l’istinto. Le foglie vorticano nell’aria in spirali
perfette, posandosi con grazia sulle spalle e sulla testa delle persone. Va
bene che devo trattenere il respiro per non soffocare, ma è tutto molto
affascinante, così sorrido estasiata senza neanche più dare molto peso alle
parole di Nabe sensei (professor Nabe).
-So che il compito di farle da guida spettava a me, ma devo aver
fatto confusione con i giorni e così in questo momento devo assolutamente
recarmi a lezione.. le dispiace?-
Ho perso tutto il resto del discorso, e mi volto verso di lui con
l’incomprensione negli occhi. –Mi scusi?-
-Le ho chiesto se le dispiace cambiare guida…- da uno sguardo in
lontananza -… no, non credo proprio che le dispiacerà- poi comincia a
sbracciarsi agitando le mani verso non so dove, finché non mi accorgo che si
sta rivolgendo a un gruppo di ragazzi poco lontano da noi.
-Sumeragi kun, puoi venire qui un attimo?- urla, e due ragazzi si
staccano dal resto del gruppo, composto perlopiù da ragazze. Quelli che ci
vengono incontro erano gli unici maschi della comitiva lì riunita, e al resto
delle presenti la cosa non sembra andare molto a genio. Sospiro, chiedendomi
per quale motivo, se il professore ha chiamato una persona sola, da noi se ne
stanno dirigendo due.
Le due persone che mi ritrovo davanti sono… del tutto identiche.
Stessi bellissimi occhi a mandorla, un po’ più grandi di quelli della
media, stessi lucentissimi capelli neri, stesso bellissimo volto mozzafiato. Se
non fosse che uno ha più l’aria di uno studente modello e l’altro del teppista,
penserei di aver davanti due cloni della stessa persona.
-Le presento Ikku Sumeragi…- sorriso a trentadue denti.
-… e Ikki Sumeragi- ringhio da scimmia urlatrice.
-Piacere- mormoro, imbambolata, allungando la mano… e lasciandola
sospesa nel vuoto.
-Sumeragi kun! Non avevo chiesto la tua presenza!-
-Ma Nabe sensei! Non abbiamo capito a quale di noi due lei si
stesse riferendo- borbotta il teppista, prima di rivolgermi una fila di denti
candidi. Non ci vuole poi molto per capire che sono gemelli, ma il loro modo di
vestire è diametralmente diverso.
Ikki ha i capelli lunghi, ora che ci faccio caso, e legati in una
coda dietro la nuca, mentre Ikku li ha più corti e sparpagliati sulla testa.
Ikki sembra una specie di motociclista in lutto, nero dalla testa ai piedi, e
Ikku ha invece semplici jeans con una camicia a quadri verdi.
E sono più alti di me. Chi diavolo mi aveva detto che i
giapponesi sono bassi?
-Non faccia il finto tonto! Lo sa perfettamente a chi mi
riferivo!-
-Lo scusi, Nabe sensei.. Ikki non disturberà Galieti san oltre,
dato che deve andare a lezione-
-Dannato Ikku! Fatti gli affari tuoi-
Nabe li guarda con sospetto, bofonchiando qualche parola che non
capisco (devo ancora informarmi bene in fatto di bestemmie e parolacce in
giapponese), poi si avvicina al teppista, esortandolo a chinarsi su di lui.
-Ascoltami bene, Sumeragi..- comincia, puntandogli un dito
diritto sul naso.
-Mi dica, Nabe sensei-
-Lei è controllato..- dice -… STRETTAMENTE controllato-
Non si scompone, e i due rimangono a guardarsi l’un l’altro per
un tempo indefinito, con Ikki sempre col sorriso sulle labbra carnose, senza
dire un bel niente.
Yukinaga Nabe toglie le tende con un breve ticchettare dei
mocassini, simile ad un tango argentino, prima d’inchinarsi verso di me,
salutarmi sorridente, ed allontanarsi silenziosamente.
-Bene..- comincia lo studente modello.
-.. mi sa che dovremo rifare le presentazioni…- dice,
imbarazzato.
Mi porge la mano, ignorando la mia che sta ancora sospesa in
aria.
-Io sono Ikku, Medicina..- indica se stesso -… e lui è mio
fratello gemello Ikki, legge- sinceramente avrei pensato che fosse il
contrario.
-Vittoria, lettere-
-Kami sama (Oddio), ma che peccato.. - mormora Ikki.
-Io sarò la tua guida per il campus al posto di Nabe sensei- lo
interrompe Ikku, rivolto a me, mentre il fratello gli fa una lunga linguaccia
che lo bersaglia di saliva da tutte le parti. Nonché una guida non sia
sufficiente, ma non è che una in più mi darebbe dispiacere. Sorrido, con questa
flebile speranza nel cuore, annuendo.
-E l’altro fratello farà da supporto- “yeeeeeeesssssssssss”
Ikku lo guarda, rassegnato. –Fa un po’ come ti pare- sventaglia
una mano verso di lui.
-Lo farò fratellino..- mi fissa -… lo farò-
un espressione inquietante si dipinge sul bel volto.
-.. molto volentieri-
Il giro è stato quanto di più stressante potessi immaginare.
Con Ikki mi sembrava di avere lo sguardo di un serial killer che
adocchia la sua vittima tutto il tempo, e Ikku è una specie di birillo
continuamente buttato giù da una palla da bowling immaginaria. Chi diceva che i
giapponesi sono persone composte? La mia vita è stata una vita piena di bugie,
a quanto pare. Butto giù l’ennesimo sbuffo d’aria, mentre Ikki mi si avvinghia
addosso come una ventosa, e Ikku inciampa per l’ennesima volta in un ramo
finendo faccia a terra.. malgrado la sua solerzia nel non ricambiare gli
sguardi famelici della quasi totalità degli esseri umani di sesso femminile che
incontriamo sulla strada. Ricambia soltanto me che cerco di non guardarlo in
faccia neanche per sbaglio, dato che altrimenti andrei nella modalità ‘dire
qualcosa a tutti i costi anche se è una cazzata abnorme’.
E le mie cazzate sanno essere veramente abnormi.
-Bene.. e come ultimo della lista abbiamo l’auditorium Yasuda, in
cui si svolgono ogni anno tra i più importanti congressi del paese e.. mi sta
ascoltando Vittoria san?-
-Non lo vedi che vorrebbe mettere la testa sotto terra pur di non
starti più a sentire!- totalmente falso –Basta con questo giro del cavolo! Sei
d’accordo con me, Vittoria chan?- e da dove se l’è presa adesso tutta questa
confidenza?
-Uff.. sei sempre così indelicato, Nii chan (fratellino o
fratello minore)-
-Sarò anche indelicato, ma tu non hai proprio occhio per le
esigenze di una ragazza, Nii san! (fratellone o fratello maggiore)-
Certo, ho assoluto bisogno di avere una piattola attaccata al
culo per sentirmi veramente donna. Potrò riuscire ad esprimere la mia opinione
prima della fine del mondo o devo ricacciare indietro il fiato all’infinito? È
un uomo o una macchinetta questo diavolo di ragazzo?
-E così tu sei il fratello maggiore?- chiedo, interrompendo il
momento.
-Già..- più che prevedibile -.. e lui è il mio piccolo
fratellino-
-Ehi! Non mi chiamare piccolo e ascoltami quando parlo
dannazione!-
Lo ignoro –Sembri molto più maturo di lui, infatti-
Lo ignora anche lui –Si, in effetti Ikki kun è una persona che perde
facilmente la pazienza!- sento l’idillio che ci avvolge e ci tiene divisi dal
mondo esterno.
-Ehi voi! La volete smettere d’ignorarmi?!
-Si in effetti c’ho fatto caso..- rispondo con prudenza.
-Ma anche se fa così è un bravo ragazzo! Bisogna solo saperlo
prendere dal verso giusto!- oh mamma, questo ragazzo risplende o sono io che ci
vedo male per la sbronza di ieri sera e la lunga sessione di vomito sul ciglio
del cesso?
-Già, in fondo avete gli stessi geni..- mormoro.
-Come?-
-No no niente d’importante..!-
-Ehi volete starmi a sentire!!!- ci giriamo simultaneamente verso
Ikki.
Sinceramente mi ero completamente dimenticata di lui!
-Si?-
Ikki sorride, come se non fosse mai stato ignorato, anche se una
lunga goccia di sudore gli scende dalla tempia e il suo fiato è un po’
pesante.. ma quanto ha urlato fino ad ora questo qui? Ad ogni modo si avvicina
al fratello, mettendogli un braccio intorno alle spalle, e chinandosi faccia a
faccia sopra di me. Quasi mi tocca il naso con il suo.
-Allora fratello.. che te ne sembra?-
-A che ti riferisci?-
Lo guardo senza capire, e lui continua a fissarmi senza neanche
rivolgermi la parola.
-Lo sai di che parlo! Questa è una buona occasione per vedere chi
di noi due è il migliore-
-Che stupidaggine-
-Non è una stupidaggine..- ribatte -… secondo me è perfetta-
-Perfetta per cosa?- chiedo, chinando un attimo la testa nel
tentativo di allontanarla dalla sua. –Di che diavolo state parlando?-
Non mi risponde, e ritira indietro il suo peso dal mio,
rivolgendosi di nuovo al fratello.
-Non capisco che bisogno hai sempre di gareggiare con me, Nii
chan-
-Come se dovessi spiegartelo, Nii san-
Ikki sorride, Ikku lo guarda tranquillo senza scomporsi
minimamente.
E io mi sento vagamente in pericolo, anche se non ne comprendo la
ragione. Alla fine Ikku prende in mano la situazione, coprendo la figura di
Ikki dalla mia vista, e tendendomi una mano.
-Perdonalo, Vittoria san.. e spero che il giro sia stato di tuo
gradimento-
-Lo è stato- dico senza pensarci due volte, e Ikku mi sorride
come nessuno mi ha mai sorriso in tutta la mia intera vita, poi s’inchina e
s’incammina trascinandosi dietro il fratellino che sbraita e scalcia.
-Ci rivediamo! VITTORIA CHAAAAAN!- urla, ed è la mia tempia a
produrre una lunga goccia di sudore. E rimango immobile al mio posto, guardando
i loro profili allontanarsi all’orizzonte, fieri e dritti verso il sole di
mezzogiorno.
O almeno finchè Ikku non inciampa nell’ennesimo ramo di ginkgo.
Ore 10 e 55..
Bar Caffetteria "Rainbow Flame".
Sono consapevole di avere iniziato da poco a lavorare qui.
Sono consapevole che non dovrei lamentarmi più di tanto visto che
il capo mi lascia tutta la libertà possibile.
Sono consapevole che visto il mio curriculum lui abbia fatto
davvero uno sforzo nel prendermi.
Sono consapevole e me ne rendo conto benissimo.
Ma porca troia, con tutte le persone che vivono qui proprio sti qui
dovevano capitarmi come colleghi?!
Inveisco mentalmente alla mia solita dose di sfortuna che non manca
mai di farsi sentire, mentre servo un tavolo con il mio solito sorriso finto e
strafinto che più finto non si può.
Ogni volta che mi preparo la solita espressione allegra da mostrare
ai clienti, non so come faccia né perché lo faccia, ecco che sento ridacchiare
quel ficcanaso di Eikichi, nonostante sia lui quello più pieno di lavoro tra
tutti e quindi non dovrebbe neanche accorgersi della mia esistenza.
Eikichi Mizutani, ventidue anni, di origini americane, perfetto in
tutto, dall'indole forte e drasticamente positiva. L'esatto contrario di me
potrei dire, visto che a differenza sua, gentilezza, positività, perfezione
ecc. sono virtù che non ho mai posseduto in vita mia.
È un professionista in fatto di ficcare il naso, e mi sono sempre
detta che come barista è sprecato e che invece dovrebbe darsi all'investigazione
privata o magari al giornalismo.
Ogni volta trova un modo per incastrarmi e costringermi a
partecipare a una sua conversazione, in più trova anche il modo di introdurre
domande che non centrino nulla col discorso che hanno lo scopo di scoprire
qualcosa di più sul mio conto.
Sinceramente non ho mai sopportato questo tipo di cose, in quanto
se una persona ti risponde di non voler parlare di sé la storia deve finire lì,
non che continui a chiedere e chiedere senza mai darti un limite.
-Mi scusi, c'è mica un bagno?- mi chiede una cliente, mentre
appoggio le tazze colme di caffè sul suo tavolo.
-Guardi, quella porta laggiù.- indico allungando il braccio, e dopo
essere stata ringraziata mi allontano per andare a prendere altre ordinazioni.
-Salve, di cosa avete
bisogno?- faccio, giunta al tavolo dei nuovi arrivati e non facendo neppure
caso alle loro facce, intenta come sono a fissare il blocchetto fra le mie
mani.
-Intanto del tuo numero!- esclama qualcuno, facendomi alzare il
capo perplessa e allibita. Eh?
-Scusa?- faccio confusa, visto che l'emicrania mi sta facendo
perdere la cognizione della realtà e non vorrei aver capito male.
-Non ci provare, tanto non ti caga!- lo deride l’altro ragazzo,
sedutogli davanti mentre io capisco di non aver frainteso per niente la
situazione.
-Avete deciso cosa ordinare?- chiedo con una punta di fastidio mal
celata nella voce.
-Ecco, l’hai fatta arrabbiare!- scoppia a ridere il primo che mi ha
rivolto la parola, seguito dall’altro. Ok, mi sento presa in giro abbastanza da
non volerne più sapere e non ho nessuna intenzione di restarmene ferma a
guardare mentre questi mi sfottono ben sapendo che non posso rispondere come
vorrei o perderei definitivamente il posto.
Il cliente avrà sempre ragione, ma IO ho più ragione di tutti.
-Scusate.- esordisco, dileguandomi e avvicinandomi, con molto
sforzo, a quell'oca dell'altra mia collega, che ha appena finito di servire un
tavolo. –Himitsu san, vai a servire quel tavolo.-
-Cos'è, ti metti a impartire ordini ora?- s’indispettisce guardandomi
dall'alto in basso, come sempre, con quei suoi occhi tanto carini da sembrarmi
merda pura, ma quando il suo sguardo cade sul tavolo in questione i suoi occhi
s'illuminano e un sorriso da gatta morta le si apre in volto, provocandomi un
desiderio impellente di scappare al cesso e vomitare più possibile.
Orihime Himitsu, diciannove anni, seguace della moda come un
credente che segue i comandamenti della Bibbia, sbava appena vede un ragazzo,
ha una voce capace di sfondarti il cranio, ce l'ha con me perché sbava dietro
Eikichi e lui sembra più preso da me che da lei.
Se per Eikichi ho usato ficcanaso come termine per definirlo,
Orihime non può che essere chiamata oca.
Sì, ovviamente mi dispiace dover paragonare quel povero pennuto a
questa tizia che, se davvero dovessi lasciarmi andare, potrei definire con
termini molto meno gentili e molto tanto più volgari.
Di lei si potrebbe dire di tutto e di più.
Che è la mia spina nel fianco, o nel culo come si preferisce; che
ogni volta che non la trovo nei paraggi o vedo che si fa male mi sento come se
mi fossi appena fatta una dose di eroina, sparata direttamente in endovena.
Ma siccome non mi dilungo mai su una persona che di certo avrebbero
fatto meglio a non inventare, sia per il bene della comunità sia per il mio di
bene, possiamo dire per certo che: se mai ha posseduto un cervello io non me ne
sono ancora accorta, e se ne possiede uno devono sicuramente averglielo
impiantato per sbaglio.
-Come mai le hai lasciato quel tavolo? Non ti garbavano i ragazzi?-
chiede sorridendo Eikichi, mentre sta finendo di preparare un cappuccino senza
però neanche guardarlo.
Garbavano? Ma dove vivi?! Parli come mia nonna adesso??
Non faccio però in tempo a rispondere che si sposta per preparare
dei toast, e quando mi giro per vedere se servire altri clienti ecco che mi si
para davanti la ragazza che ha vinto il premio mondiale di Miss Oca 2009, e
inevitabilmente le mie labbra sfornano una smorfia che lei non sembra proprio
apprezzare.
-Di cosa parlavate voi due?- domanda, incrociando le braccia, e
squadrandomi presuntuosa mentre io roteo gli occhi esasperata visto che ormai
lavorare a contatto con certe persone mi sta facendo davvero male alla salute.
-Fatti nostri.- rispondo, ben sapendo che così invece di zittirla
alimento la sua rabbia.
C'è bisogno di dire che non mi fai minimamente paura?
-Tanto lo sai meglio di me che gli interessi solo perché sei qui da
poco. Vedrai come perderà interesse quando capirà quanto noiosa puoi essere.-
freccia con la sua voce intrisa di invidia e risentimento, mentre la mia mano
scatta e riesco a malapena a fermare il pungo che vorrei tirarle da quando l'ho
conosciuta.
-Fai una bella cosa eh? Vai in bagno, metti la testa di cazzo che
hai nel cesso e tira la catena. Magari riesci a capire una volta per tutte se
sei una merda o chissà che altro!- sibilo a voce bassa, così che mi possa
sentire solo lei, e mi affretto a prendere uno dei vassoi pronti sul bancone
precipitandomi a servire e poi andare a prendere le ordinazioni della
famigliola che è appena giunta.
Cerco di trattenermi dallo sgozzare i due bambini che hanno preso a
farmi le linguacce, mentre la loro madre adorata è intenta a elencarmi la roba
che vorrebbe.
-Tenete.- dico, quando ritorno con le loro ordinazioni.
Sollevata dal fatto che non mi dovrò più avvicinare a questo
tavolo, riprendo il vassoio tra le mani, ma non faccio in tempo a fare altro
che il mio volto viene colpito da un getto d’acqua, no aspetta dall'odore
sembra succo di frutta, che mi fa sbattere gli occhi basita.
Avanti, lo sai che devi
farcela. Cerca di resistere alla tentazione di ucciderli seduta stante, e non
guardare le loro espressioni trionfanti e derisorie! Magari stanno ridendo per
qualcos’altro. Anche se hanno iniziato ad additarti non significa che l’abbiamo
fatto apposta. Non vorrai farti cacciare dal capo per aver disturbato i
clienti, e non vorrai andare in galera per colpa di un incidente di poco conto
come questo vero?.. Vero??!
Non rispondo neanche al mio omino del cervello, mentre sento la
madre dei due delinquenti scusarsi e rimproverarli. Riesco a malapena a dirle
di non preoccuparsi prima di scappare a chiudermi nel cesso, dove finalmente
sono libera di sfogare la mia ira prendendo a calci il muro per non so quanto
tempo.
Quando sento tornare la ragione do uno guardo allo specchio e un
gemito divertito dal nervoso mi scappa di bocca, mentre osservo la mia
espressione facciale simile a quella di un killer pronto a uccidere la sua
vittima.
Dopo qualche secondo decido di uscire ma prima di guardare
l'orologio e controllare quanto mi manca perché finisca il mio turno chiudo gli
occhi e sospiro.
Omino del cervello è vero che tu sei in grado di farmi usare la
magia, e che quindi con essa riuscirò a far velocizzare il tempo? Facciamo che
chiudo gli occhi, mi concentro, e quando li riaprirò sarà già ora di tornare a
casa, ok?
Apro gli occhi dopo qualche secondo e riguardo l’orologio gemendo
poi dalla disperazione e dalla stanchezza.
A quanto pare non sono ancora in grado di fare numeri simili.
Faccio un respiro profondo e
mi reco all’ennesimo tavolo, non più vuoto, e cerco di stamparmi un’aria
socievole anche se non sono sicura del risultato.
Tra un tavolo e l’altro giunge, finalmente e per la mia somma
gioia, la fine del mio turno e camminando quasi un metro da terra, o sotto
terra, volo nello spogliatoio a togliermi questa orrenda divisa. Prendo la mia
roba e fuggo in pochi secondi dal locale, ignorando le facce spaventate che
lascio al mio passaggio.
Quando sono fuori ad inspirare aria diversa, e forse meno pulita,
quasi mi metto a ballare per consolazione.
Evita di farlo visto che sei in strada e non mi pare il caso di
attirare l’attenzione di tutti. Poi che stai aspettando? Di scioglierti al sole
stile “L’urlo” di Munch?
D'accordo con il mio omino, anche se giorno dopo giorno sta
diventando sempre più irrispettoso nei miei confronti, decido di muovermi e
quando sono sulla mia carretta preferita metto in moto e mi dirigo verso casa,
dove potrò riposare prima di dover riprendere a lavorare.
Quando sarò padrona del mondo prometto
che abolirò il lavoro, lo giuro su me stessa!
Ore 16 e 48
Pressi della Torre
di Tokyo.
Sbadiglio.
-Yaaaaawwn… bene signori… in questo momento ci troviamo davanti
alla famosa torre di Tokyo, o di Toto. Alta 333 m, 3 metri in più della famosa torre parigina e ad essa ispirata, fu completata nel 1958 ed è uno
dei più importanti… yaaaaaawn… esempi di architettura moder… yaaaawn..-
Cosa hai da guardare storto dannata vecchia? E chi cavolo te li
ha dati i soldi per andartene dal paesello? Io c’ho ancora da sgobbare per
arrivare alla pensione sai?!
-… architettura moderna. Con il modernissimo ascens… yaaaaaawn…
ore è possibile raggiungere il primo e il secondo piano, arrivando ad
un'altezza da cui è possibile ammirare tutta la città e scorgere la baia e il
mare…-
Scruto gli allegri turisti davanti a me. Poi dicono che sono i
giapponesi a sembrare strani quando fanno i villeggianti eh? Tutto quello che
mi viene da dire al momento è proprio, viva l’Italia… oh yeah. Ma per il
momento, mi basta che non lo dicano loro. Hanno già urlato abbastanza per oggi.
-Yaaaaaawn.. nonostante il popolo giapponese sia spesso oggetto
di critica per la sua "mania" di copiare, molti esperti architetti
hanno voluto evidenziare che quando i nipponici "riproducono"
qualcosa, lo fanno sempre rendendo migliore la copia dell'originale. Almeno
sotto il profilo tecnico-
Oh, sono fiera di me stessa. Ora ci vorrebbe davvero un
bell’inchino di congedo e un calcio nelle palle per ognuno. Perché ho il vago
sospetto che anche alla vecchia non manchino di certo. È ancora lì che mi
guarda di sbieco quasi fossi un verme strisciante. Ma kami sama.
Ricorda che i soldi ti servono… ricorda che i soldi ti servono se
non vuoi ritornartene al paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano
comari rompi coglioni come quella. E io so bene che ne troverei parecchie.
Ma ho tanto l’impressione di star diventando un fenomeno da
baraccone bello e buono. E questo mi piace ben poco.
-Bene signori, per oggi la visita è finita. Potete anche visitare
i dintorni e la torre come preferite fino alla riunione. V’informo che sotto la
torre potrete trovare un piano interrato, con sala giochi e varie attrazioni.
L’appuntamento per il rientro in albergo è fissato per le 17 e 30 alla stazione
che abbiamo visitato poco fa. Buon divertimento-
E spero di non dovervi rivedere mai più maledetti bastardi!
Stringo i denti in un sorriso tirato sino allo spasmo,
chiedendomi anche come io abbia fatto a non slogarmi la mascella già in due
giorni di onorato servizio alla patria, con ancora la bandierina punta nel
centro di un largo pallino rosso nella mano, come la perfetta idiota che quei
bastardi evidentemente pensino che io sia. Ma perché mandare a quel paese il
cliente non è compreso nella prestazione porca paletta?
Mi siedo sulla bassa recinzione di pietra di un aiuola troppo
perfetta per essere un prodotto umano, riprendendo fiato per la sfacchinata che
mi è toccata fare, e aspettando la folla di baka si disperda. Ma che cazzo si
erano bevuti per pensare di farsi da Ueno a Chiyoda tutto di seguito?
Quelli mi sa che si erano portati dietro una botte di vino
novello dal paesello tanto per gradire, e io che ne devo subire le conseguenze.
Altro sbadiglio.
Allento la presa del foulard rosso sul collo, che la divisa da
lavoro m’impone di portare anche quando il buon sole giapponese spacca le
pietre come un
maestro di jujitsu, e apro la camicia bianca e la cravatta con un
movimento fluido per impedirmi di sciogliermi, di liquefarmi, di finire in una
fogna da effluvio maleodorante.
In tale momento, percepisco un ombra su di me. O kami sama, che
vuole adesso questo idiota?
-Vittoria chan?- oddio, ma perché nessuno organizza un genocidio
degli idioti? Io di certo sarei la prima che si fa avanti per questa giusta
causa.
-Mi dica signor Mandrilli, che posso fare per lei?-
Rispondo, evitando di sottolineare il fatto che avesse sbagliato
l’onorifico, il fatto che avrei preferito mi avesse chiamato per cognome per
tenere la giusta distanza, il fatto che quando mi voglio riposare non voglio avere
volti umani davanti agli occhi per evitare di rigettare gli onigiri del
pomeriggio.
Che non erano neanche niente male, per giunta.
Il baka alza un sopracciglio, facendolo tentennare quasi,
pensando forse di star facendo colpo col suo fascino caliente da italiano di
mondo.
O beh, in realtà quello che mi trovo davanti non è altro che un
ragazzo della mia età e delle mie parti, e già per questo mi fa anche solo
ribrezzo l’idea di avere a che fare con lui, con grossi bermuda gialli e una
maglietta della nazionale che risale probabilmente ai mondiali dell’82, ma che
smentisce quest’idea su due piedi per la scritta “Toi”, che presumo sia a
significare “Totti” con la mancanza di qualche lettera.
Tanto basta a farmelo etichettare come elemento da fuggire come la
peste bubbonica o la sars o la mucca pazza o la febbre dei polli.
-C’è che potresti farmi compagnia, che ne dici, Vittoria chan?-
Respiro. Respiro e respiro. Evidentemente questo decelerato non
ha ancora bene in testa con chi ha a che fare. Respiro… respiro… respiro.
Direi che è il momento di farglielo capire.
Mi alzo, lentamente.
-Allora… vuoi sapere cosa ne dico?- annuisce.
-Be.. io ne dico… questo-
E vai, ci siamo tolti un coglione di torno e ne abbiamo
guadagnata una.
Il mondo non sarà un posto migliore ma almeno mi sono risparmiata
un carico di stress non indifferente. Segnare mentalmente: devo castrare la
gente più spesso.
-E primo: io non sono Vittoria chan, ma Galieti sama per te.
Secondo: sono fuori servizio adesso quindi non sono tenuta a
vedere la tua faccia oltre.
Terzo: piuttosto che andare da una qualunque parte con un
elemento come te preferirei che mi praticassero l’infibulazione, soprattutto se
porta una maglietta del genere-
Mi guarda stralunata, pronunciando un ‘puttana’ tra i denti.
Oh che carino, scappa con la coda tra le gambe.
-E se provi a farmi licenziare andrò a dire un po’ in giro che mi
hai fatto delle avance poco cortesi. Che non sarebbe poi tanto falso no?-
Ricorda che i soldi ti servono se non vuoi ritornartene al
paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano comari rompi coglioni
come quella.. e come questo.
‘Puttana’ ripete.
-Usurantokachi. E ringrazia che in giapponese non ho imparato
altri insulti più pesanti- direi che sono stata anche un amore guarda!
Sputa per terra, tanto per darsi un po’ di quella dignità che il
mio perfetto calcio nelle parti basse gli ha fatto perdere.
-Puttana, me la pagherai-
-Ah, e per la cronaca, io sono della Lazio-
Mi siedo, dopo essermi pulita per bene la gonna nera da
tailleur. E dopo avergli rivolto uno dei miei dolcissimi sorrisi zuccherosi. Il
sole picchia davvero forte.. oggi.
-Vi stava importunando.. Vittoria san?-
Non posso credere a quel che sento, non ci posso credere. Ma come
fa questo ragazzo a marinare il lavoro così tanto senza che il padre non gliele
suoni di santa ragione? Alzo la testa che tenevo incassata tra le braccia
posate sulle ginocchia.. e devo alzarla di parecchio. Taro è di fronte a me in
tutta la sua sconsiderata altezza, in un luogo in cui non dovrebbe essere
affatto.
-Che diavolo ci fai qui tu?- se mi ridice che voleva DAVVERO
vedermi do di matto.
-Avevo un momento libero-
-Sai che tuo padre non ha affatto polso?- ignora il mio commento,
continuando a chinare la testa in un sorriso troppo pesante per i suoi
lineamenti delicati, e mi porge la mano, sottintendendo probabilmente che
tornerà all’agenzia con me, a chissà quale ora della sera.
- Potremo trovare un piano interrato, con sala giochi e varie
attrazioni.. no?-
Mi cita.. odio essere citata. Sospiro, pensando che è proprio
senza speranza, e mi convinco che ogni tanto anche io posso stare con una
persona senza doverla sfruttare e spremerla come un limone.
-E così oggi ha cominciato i corsi alla Todai?- strabuzzo gli
occhi, afferrando il significato delle sue parole soltanto quando ci siamo già
addentrati nel piano terra della torre. L’ha veramente detto lui o è la mia
mente che ha cominciato a pensare con la sua voce?
-E tu come diavolo fai a saperlo?- la sua è l’espressione di
qualcuno che è stato preso in castagna, ma si limita a scuotersi un po’ le
tasche e a tirarne fuori un post-it, di quelli viola che uso io all’agenzia per
potermi ricordare i turni e tutto ciò che abbia bisogno di ricordare. Di solito
sono tutti attaccati alla mia lavagnetta personale, dato che non ho mai un
pennarello che non sia indelebile per scriverci sopra quello che mi serve. Lo
leggo scettica: “Lunedì prossimo= primo giorno Todai. Vicchan”
Oh cazzo. Eppure sono un fenomeno nel tenere nascoste le cose,
dannazione!
-Mi è capitato sott’occhio per sbaglio- se, ci credono tutti.
-Si, capisco-
Maledetta me, maledetta me, maledetta me!
Sarà in grado di scoprire dove si trova la Todai? Mi chiedo.
Senza rendermi conto che, se l’ho trovata io, pure un ceco
stitico saprebbe trovarla.
Maledetta me.. maledetta me…MALEDETTA ME!!!
Agenzia di viaggi
“Kuma on the road”
Ore 18e 39
-Vittoriaaaaaaaaaaaaaaaa chan!-
Ecco.. se non muoio adesso per soffocamento allora vuol dire che
sono immortale.
-Kuma san per piacere! Mi sta soffocando!- niente, non mi sta mai
a sentire. Poi odora talmente tanto di pancetta bruciata che potrei pensare che
si sia bruciata la sua di pancia. Non ho nemmeno voglia di chiedere su quale
meraviglia culinaria stesse armeggiando nel cucinino (del tutto inutile) del
suo ufficio.
-Ho bisogno del tuo aiuto Vittoria chan! Devi dirmi assolutamente
quante uova vanno nella carbonara!- ma quante volte glielo dovrò dire che non
so neanche fare un cazzo di sugo?
-Non lo so Kuma saaaan! Ti prego lasciami prima di distruggermi
l’apparato respiratorio, ti prego!- dopo avermi sballottato per un po’ mi posa
a terra, e mi guarda negli occhi con due grossi lacrimoni sulle guance e una
supplica soffocante in punta di labbra. Kuma Arai vive per il cibo e per i
viaggi.. ma molto più per il cibo. La sua pancia sembra conservare ancora un
po’ di tutti gli svariati cibi del mondo che è riuscito a gustare, e
probabilmente è proprio così. E non ho idea del perché creda che io sia una
maga della cucina italiana soltanto per il fatto che sono italiana.. cosa
assolutamente e completamente falsa. Ad ogni modo non riesco mai ad essere
troppo brusca con lui, anche se a volte se lo merita, e anche se conosco i suoi
punti deboli.
Il suo grembiule rosa preferito riportante la scritta “Kuma is
better” (in un particolare miscuglio d’inglese e giapponese che starebbe a
significare “Orso è meglio”), e di conseguenza il suo cuore e tutta la sua
intera anima, è sempre a portata di mano per essere misteriosamente bruciato,
strappato o disintegrato. Ma non credo che avrei mai il coraggio di fargli una
cosa simile.
-Davvero non lo sai?-
-No no, non ne ho idea-
-Ne sei sicura?- occhioni immensi mode- on. Quest’uomo legge
troppi manga.. ma a parte questo stavolta non mi salverò, se non avrò inventato
qualcosa prima che la mia capacità di emettere suoni venga meno.
-Si-
-Assolutamente e completamente sicura?-
-Quattro uova e mezzo per tre persone- numeri buttati del tutto a
casaccio.
-Ti voglio bene Vicchaaaaan- mi strizza per alcuni secondi, per
poi dileguarsi nel suo ufficio come una specie di grossa palla saltellante.
Mi guardo intorno con circospezione, per evitare che dopo il
padre non subisca anche l’attacco ventosa del figlio, poi mi dirigo alla mia
scrivania per rilassarmi un po’ con un buon manga yaoi, dato che nessun maschio
ha toccato in modo equivocabile un altro maschio nell’intero arco della mia
giornata, e per controllare il telefono negli ultimi venti minuti del mio turno
lavorativo.
Sono proprio al momento in cui finalmente due bei ragazzi si
stanno per gettare sopra ad un letto per fare azioni vietate ai minori e ai
deboli di cuore che sento un leggero tonfo provenire da davanti a me. Alzo lo
sguardo un po’ scocciata.
Taro è proprio davanti a me, che sorride sornione come avesse
compiuto una grande impresa, e come se s’aspettasse di avere immense
rivelazioni dalla sua cotta del momento.. che poi sarei io.
-Allora?- chiede.
-Allora cosa?-
-Com’è andata alla Todai?-
Ci penso sopra, ma la conclusione che non sono affari suoi mi
sembra quella più vera tra le tante.. o fors’anche l’unica.
-Niente di che, dato che sono una studentessa diciamo ‘speciale’
mi hanno fatto fare un giro dell’università per ambientarmi.. comincio le
lezioni soltanto domani-
Fa un “mh mh” smorzato, tenendosi la testa con le mani a coppa,
continuando a tirare la bocca da una parte all’altra della faccia come un
idiota.
-E… hai conosciuto qualcuno?-
-Un professore-
Silenzio.
Lui mi guarda. Io cerco di concentrami su gemiti tesi e sensuali
con cui io non ho niente a che fare, che leggo soltanto scritti. Lui seguita a
guardarmi.
-Che diavolo hai da fissarmi?-
-E… sarebbe questo professore che ti ha fatto da guida?-
-No.. due studenti… tali fratelli Sumeragi.. il prof aveva da
fare.. ma che ti frega scusa?-
Scatta all’indietro a molla, e comincia a sbracciarsi per negare
il suo interessamento, poi arrossisce, poi diventa vagamente viola, poi la sua
testa gli dice di fuggire il più lontano possibile da me ed in lacrime. E tutto
ciò in meno di mezza frazione di secondo.
-Ma dove diavolo sarà andata a finire la tempra dei Samurai?-
Mi chiedo soprappensiero.
Ed essendoci abituata mi ributto nella lettura.
*Da Wikipedia.
SPAZIO AUTRICI!
Brucy:
E rieccoci tornate direttamente dall'oltretomba solo per voi!
Lady Ko': ..io dal terribile inferno senza internet e senza yaoi spinto non
sono ancora tornata -.-
Brucy:
Vogliamo parlare di che tipo d'inferno mi aspetta tra.. diciamo.. tipo due
settimane? T_T
Lady Ko': Ognuno ha la sua croce U.U e comunque.. commentate porca l'anatra
all'arancia! Mica siam qui a far la ceretta ai procioni!
Brucy:
Sappi che mi sono appena immaginata due procioni farsi la ceretta a vicenda non
ti dico dove.. e ti assicuro che non è stato un bello spettacolo.. cooomunque,
ha ragione lei! Certo, non promettiamo di essere gentili anche ricevendo
insulti, però un commentino piccino-picciò non fa male a nessuno! E su!! *_*
<- sguardo da cucciolo di cane abbandonato in una scatola con su scritto
"adottatemi"
Lady Ko': A.A.A. Cercasi il senso della mia vita!! Voglio interneeeeet!
Comunque, se proprio non volete commentare si accettano anche donazioni
consistenti in materiale hard yaoi, zozo
Brucy:
Se c'erano remote possibilità di poter ricevere altri commenti con questa
richiesta le hai appena mandate in fumo.. e smettila d'inserire il yaoi ovunque
-.-
Lady Ko': Aderite all'iniziativa "salva una yaoista" mandando
doujinshi o immagini di ogni tipo all'indirizzo shultz@hotmail.it con il titolo
"per ciccia" e avrete compiuto una buona azione e illuminato la
giornata di una povera yaoista allo sbando! *tanto non mi darà retta nessuno..
ueeeee*
Brucy:
Non ti do retta io figurarsi loro U.U
Lady Ko': Taci brutta traditrice ingrata! -.- ah.. se sono di Tokyo babilon o
Hana-kimi vi amerò per sempre!
Brucy:
Ma la finisci? -___- Già è tanto che ci leggano la storia, e che magari ce la
commentino.. lo vuoi capire che nessuno si spingerebbe a tanto?
Lady Ko': *capricc*
Brucy:
Visto che la demenza ha preso possesso della mia socia, direi di passare a
rispondere ai commenti che alcuni di voi si sono decisi di fare, per la nostra
immensa gioia e commozione *_*
Lady Ko': Giusto che non siamo qui a pettinar le giraffe! Ma rispondi tu che
io internet non ce l'ho e i commenti non li ricordo.. Bye Bye!
Brucy:
Come vorrei avercela a portata di mano così da poterle tirare il collo ogni
volta che posso -.- Comunque tanti saluti dalle scrittrici, alla prossima!
Ethlinn:
Oh.. troppo buona -///- Ti ringrazio a nome anche della sis! Sei stata la prima
a commentare e non ti dico quanto le nostre bocche si siano spalancate a leggere!
Davvero, ti ringraziamo tantissimo! Poi.. vorrei aggiungere che.. sono sempre
convinta di essere incapace a scrivere e sapere che ti piace anche cosa e come
scrivo io, non solo la sis, mi ha fatto proprio piacere! Grassie!! ^///^
Fofolina: Inizio col dire che, sì è decisamente meglio non sapere cosa fosse
quell'orrido essere. La salute viene prima di tutto U.U Vittoria ringrazia per
i complimenti, e concordiamo sul fatto che sti uomini vadano solo sfruttati per
il nostro tornaconto! XD Riguardo al consiglio approviamo, e scusiamo la
svista. Ce ne eravamo scordate U///U Bene, il nuovo capitolo è stato pubblicato
quindi ci aspettiamo un altro tuo commento grazie! ^_^
Rinoagirl89: Questa è la prima volta che veniamo definite affiatate, e non ci
dispiace affatto! Più che altro, scrivendo assieme, evidenziamo di avere le
stesse opinioni quasi su tutto U-U Comunque grassie di aver commentato, mi
raccomando ci aspettiamo che continui a farlo eh!
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Capitolo 3 *** Oche e mucche non vanno d'accordo! ***
Ore 8
Ore 8.50
Imprecisata via del
quartiere Ikebukuro
- Alfano-san, lo sa che è veramente incredibile? Questa è la prima
volta che mi trovo a dover recuperare un futuro dipendente persosi cercando di
raggiungere il discount!- mi annuncia la donna al volante della Panda con cui è
venuta a prendermi, e che ha detto di chiamarsi Yuuna Matsu-qualcosa.
- Mi dispiace, stia certa che non succederà più una cosa simile.-
mi scuso leggermente in imbarazzo, visto che la situazione è veramente
vergognosa, a detta mia.
Cioè ma come si fa, dico io, a perdersi nel quartiere dove ho preso
casa da un mese e forse più?
Mi sono fatta indicare la via per telefono. Per sicurezza, poi, mi
sono portata anche una mappa visto che in fondo, col mio senso
dell'orientamento alla *Ryoga, sarebbe potuto andare qualcosa storto.. e
infatti è andato tutto decisamente storto.
Ho imbucato la strada sbagliata, ho superato un semaforo che non
avrei dovuto nemmeno incontrare, e quando ho chiesto a un passante dove caspita
ero finita quello mi ha detto che mi trovavo dalla parte opposta di dove sarei
voluta essere.
Visto che ero in ritardo mostruoso mi sono convinta a rinunciare
alla mia dignità per qualche minuto e ho chiamato sul lavoro, chiedendo se
magari qualcuno sarebbe potuto venirmi a prendere.
Tra l'altro, quando mi sono trovata davanti la Matsu-qualcosa mi aspettavo di essere sgridata, insultata o altro, e invece mi ha trattato
davvero gentilmente, chiedendomi se stessi bene e non mi fosse capitato nulla
di male mentre l'aspettavo.
E speriamo di non venire licenziata per questa mia fantastica
cazzata.. cioè non ci ho ancora preso lavoro che già mi smarrono così.. cristo
tutte a me..
- Ma figurati! Non c'è nulla da doversi scusare! È normale perdersi
per una persona che non conosce ancora bene il quartiere, e in fondo è da poco
che sei qui no?- si volta a guardarmi, mentre alzo un sopracciglio chiedendomi
come faccia a saperlo. - Ah, scusa non ti ho chiesto neanche se va bene se ti
do del tu!-
- Mi dia tranquillamente del tu, non c'è problema.-
- A proposito, quando arriveremo verrai presentata a tutti i tuoi
colleghi, ma vedrai che andrà tutto bene quindi stai pure tranquilla e non
agitarti ok?-
E perché queste raccomandazioni? Merda, era meglio che non mi
avesse detto niente.. ora sono più agitata di prima porca troia!
Quando arriviamo vedo che rallenta e con una manovra, che
Schumacher se la potrebbe solo sognare, parcheggia perfettamente a lato del
negozio. Scendiamo dal veicolo e la seguo entrare dalla porta principale, anche
se il cartellino dice che è ancora chiuso.
Non c'è nessuno.. dove sono tutti? Mica mi aspettavo un rave-party
per celebrare il mio arrivo, ma non trovare neanche uno straccio di persona è
decisamente deprimente..
- BENVENUTA!!!- sento poi gridare alle mie spalle, e quando mi giro
quasi rimango a bocca aperta per lo sconvolto.
Davanti a me ci sono precisamente sei persone, di cui tre ragazze
vestite con una divisa che ricordo di aver visto da qualche parte in un manga,
un uomo vestito con un costume da mucca, e un signore striminzito con un
bastone e dei baffi alla messicana.
Oh cazzo..
- Hugh..- mi sento scappare questo gemito, ma sembra che nessuno ci
abbia fatto caso visto che il vecchio coi baffi si fa avanti sempre sorridendo,
fino a raggiungermi e porgermi la mano.
- Piacere di conoscerti, Alfano-san. Posso darti del tu?- chiede,
mentre io annuisco col capo visto che non riesco a dire nemmeno una parola da
quanto sono scioccata. - Bene, ti do il benvenuto in questo piccolo discount.
Siamo lieti di conoscerti e speriamo che anche tu sarai lieta di fare la nostra
conoscenza.- finisce poi, arricciandosi i baffi e spostandosi leggermente per
lasciarmi la visuale libera, mentre i restanti del gruppo avanzano di un passo.
- Diamo il via alle presentazioni, dunque.- annuncia la Matsu-qualcosa, mentre i tizi si posizionano in riga, quasi fossero militari. - Partendo da
destra abbiamo: Tsubame Kitano, addetta alla cassa; Kon Kikuchi, addetto al
reparto carne; Kukaku Chiba e Shizuka Watanabe, addette alla cassa; Ren
Fukasaku, addetto agli scaffali.-
- Piacere di conoscerti, Alfano-san.- s'inchinano all'unisono,
mentre dopo qualche secondo imbambolata, realizzo che forse dovrei dire
qualcosa anziché restare a guardarli come se davanti a me ci fossero dei
pazzoidi scappati da qualche manicomio sconosciuto.
- Piacere di conoscervi, e grazie della vostra accoglienza. Spero
che la mia presenza non vi darà alcun fastidio.- m'inchino frettolosamente, e
quando mi rialzo li vedo tutti sorridenti e ridacchianti.
- A proposito, io sono diciamo la socia di Goro, e mi occupo delle
faccende burocratiche. Se hai qualche problema rivolgiti pure ai tuoi colleghi
o vieni direttamente da me che così lo risolviamo subito, ok? Bene, ragazzi è
giunto il momento di metterci al lavoro. Per favore, Kukaku, puoi farle vedere
dove potersi cambiare? Grazie, buon lavoro a tutti!- conclude battendo le mani
un paio di volte, e andandosene con affianco il proprietario mentre i restanti
del gruppo si posizionano al proprio posto.
- Vieni, ti faccio vedere lo spogliatoio.- mi sorride la suddetta
ragazza, mentre mi prende per il braccio e mi trascina verso una porta, che
spalanca con forza, e dove mi spinge leggermente per farmici entrare.
Aspetta un secondo.. cambiare? Ho capito bene?! Perché dovrei
cambiarmi??
- Ehm, scusi un secondo ma.. devo cambiarmi o ho sentito male?-
chiedo mentre la vedo intenta a cercare dentro uno scatolone quasi più grosso
di lei.
- Hai capito bene, invece. Ecco, questa è la divisa che noi ragazze
siamo obbligate a mettere. Non è fantastica?- annuncia, mentre mi mostra il
vestito che, appunto, ricordo di aver già visto in un manga di cui però mi
sfugge il nome. Il vestito comprende un grembiule bianco merlettato, una maglia
maniche corte nera a sbuffo e una gonna a falze nera.
Accidenti, ma dove l'ho già vista?
- Devo.. metterla per forza?-
- Non ti piace?- mi chiede con due occhi enormi sbarluccicosi, e
sono sicura in questo momento di avere l'espressione da goccia sul capo perché
decisamente non mi aspettavo avesse davvero il coraggio di chiedermelo.
- Non è che non mi piace.. è che non credo mi sentirò a mio agio in
un vestito simile.-
- Non preoccuparti! Bella come sei puoi permetterti anche
d'indossare un sacco dell'immondizia che tanto rimarrai sempre bella!- mi
sorride sinistramente, mentre un brivido mi corre su per la schiena.
Evito di chiedermi perché abbia scelto proprio il sacco
dell'immondizia per fare l'esempio e, rassegnata al mio destino, mi costringo a
indossare quel vestito assurdo e in cui m'incastrerò di certo vista la mia pancia
abnorme e mie fianchi super larghi.
Oh cazzo.. non viene giù..
Inizio a sudare freddo quando realizzo di essermi incastrata nel
vestito. Le braccia sono riuscita ad infilarle ma adesso la testa non passa..
non sarà che ho invertito le cose, e prima andava infilata, per l'appunto, la
testa?
E te pareva..
- Vuoi una mano, cara?- sento dire alle mie spalle, molto vicino le
mie spalle, e riconosco la voce di Kukaku o come altro si chiami.
Oh merda.. ma è rimasta tutto il tempo a guardare mentre mi spogliavo?
Merdissima, che figura di cacca..
- Ehm, sì in effetti la gradirei.- dico, sentendomi senza altra via
d'uscita, e in pochi secondi lei riesce a liberarmi dall'intruglio in cui mi
ero cacciata e adesso che mi posso finalmente guardare noto che non mi sta
proprio male..
A parte quei tre o cinque quintali di grasso un po’ qui un po’ là,
ma per il resto sembro minimamente decente..
- Ma come ti sta bene! Fantastica! Stai benissimo cara! Sembri
perfetta per indossare vestiti del genere, oh che invidia! Magari mi stesse
bene come a te!- dice senza neanche prendere fiato, mentre la osservo come se
fosse impazzita visto che ritengo tutto ciò che sta dicendo completamente
inverosimile.
No ma dico.. è magra, è bella, è bionda, ha gli occhi azzurri, e in
più sembra avere una personalità molto aperta e pronta al confronto.. positiva
insomma.. e mi viene a dire che si sente invidiosa? Di me?? Ma non scherziamo
avanti!
- Sarà il caso di andare, le ho fatto perdere già troppo tempo.-
- Oh, suvvia, dammi del tu! Chiamami pure per nome, e se non ti
spiace vorrei farlo anche io con te!- mi fa l'occhiolino e un altro brivido
freddo mi percorre la schiena.
Perché ho la netta sensazione che ci sia qualcosa di strano.. di
sbagliato in lei?
Mentre passiamo davanti al reparto carne vedo il macellaio, non
ricordo il nome, affilare dei coltelli con ancora addosso il costume da mucca
che gli ho visto quando poco prima si sono presentati tutti.
- Elettra-chan?- mi chiama, resasi conto che mi sono fermata e
fermatasi di conseguenza anche lei.
- Lui.. ehm.. ma lui non si cambia?- indico col capo il suddetto
travestito, mentre sentendosi osservato lui alza lo sguardo su di noi e ci
saluta muovendo in aria un coltello che sembra quasi più grosso del mio
braccio.
- Oh no, quella è la sua divisa. Devi sapere che sul suo curriculum
ha precisamente scritto che come divisa da lavoro lui è deciso a indossare quel
costume, se necessario indossare una divisa ovviamente. Per questo suo vizio ha
perso molti lavori, ma il capo, quando ha letto quella postilla, è partito in
quarta e ha accettato con spirito l'idea. In fondo, non è carino con quel
musetto da mucca e quella campanella attaccata al collo?- finisce di
raccontare, poggiandosi una mano sulla guancia a mo di adorazione, mentre
istintivamente io faccio un passo indietro.. quasi sentendomi minacciata da
qualcosa.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, ma non
capisco cosa..
- A proposito, dai pure del tu a tutti e Kon chiamalo pure KK.
Soprannome riferito alle iniziali del suo nome e del suo cognome.. non è una
cosa davvero dolce?- aggiunge, riprendendo la sua posizione da adorazione
mentre sento la sensazione di pericolo aumentare a dismisura.
KK.. sì credo che questo riuscirò facilmente a ricordarlo.. chissà
se lo ha scelto anche perché ha un bel suono pronunciato in inglese.. non male
come idea..
Quando il negozio viene finalmente aperto i clienti iniziano ad
arrivare un dopo l'altro, anche se non in misura esagerata. Ovviamente un
piccolo supersconto all'angolo di una via non avrà poi così tanti clienti..
però se il capo si può permettere di prendere addirittura sette impiegati,
inclusa me, gli affari non andranno poi così male.
- Oh, ma lei deve essere una nuova impiegata vero?- sento dire
all'improvviso alle mie spalle, mentre sono intenta ad aggiungere prodotti
negli scaffali del reparto detersivi.
- Ehm, sì. Piacere di conoscerla.- mi costringo a sorridere come
mio solito, mentre faccio un mezzo inchino e ritorno al lavoro, sperando che mi
lasci stare e se ne vada.
Speranza vana.
- Ho sentito bene? State dicendo che l'hanno appena presa? Che cosa
meravigliosa! E sembra davvero una persona così gentile. Mi raccomando, ce la
metta tutta eh!- s'intromette una signora poco più avanti, che era intenta a
scegliere quale dentifricio comprare, e che adesso sembra invece attratta dalla
sottoscritta.
Gentile? Io? Ma sono malate per caso?
- E sembra anche molto riservata. Dica, signorina, ha preso impiego
qui definitivamente o part-time?- si aggiunge alla discussione un vecchietto
che stava guardando la carta igienica.
Ma che cazzo frega a te?!
- Ehm..-
- Suvvia, signori, non stiate troppo addosso a questa povera
ragazza! L'abbiamo appena assunta, e se la riempite di attenzioni finisce che
si licenzia in tronco!- sento dire dalla Matsu-qualcosa, che ci raggiunge e mi
mette una mano sulla spalla, a mo di protezione.
E detto questo i signori chiedono scusa e si dileguano, anche se
vedo che ogni tanto si girano a guardarmi sorridendo e salutarmi con una mano.
Ecco che torna la goccia sul capo.. o devo dire il nuvolone?
- Grazie.- ringrazio, anche se non capisco come possa essere
successo tutto questo. Sì, insomma, da quando i clienti fanno tutte queste
moine ai nuovi impiegati?
- Figurati, e se succede di nuovo dì pure di non poter oziare e che
devi continuare a lavorare. Non che dia fastidio la cosa, però non mi sembrava
carino come ti avevano circondato.- mi fa l'occhiolino prima di girarsi e
raggiungere le casse, forse per controllare l'andamento.
Mentre sono intenta a passare davanti al reparto carne, di nuovo,
sento qualcuno osservarmi insistentemente e quando mi volto becco KK che mi
fissa intensamente.. molto intensamente..
- Bisogno di qualcosa?-
- Oh, quanto sei gentile. Comunque no, niente per adesso.-
Sbaglio o quel "per adesso" lo ha detto con tono quasi
soddisfatto?
E mentre sono ancora impalata a guardarlo vedo che mi saluta con
una mano e ritorna ad affettare la carne con sguardo famelico.. divertito..
sognante..
Sbarro gli occhi poi quando mi accorgo che la coda finta da mucca
si sta muovendo.. si muove come quella di un gatto quando è felice..
Mi giro spiazzata a guardare la ragazza che mi ha aiutato a
vestirmi, Kukaku o come caspita si chiami, quasi come se lei rappresentasse
l'unica ancora di salvezza, ma appena la scorgo noto che.. il seno destro è
completamente spostato verso il centro.. cioè sembra che abbia una tetta al
centro del petto.. e quando si abbassa una calza, che a quanto pare sembra
darle fastidio, riesco a intravedere della peluria molto folta..
Oh cazzo..
Ore 10 e 48
Interno
dell’Università imperiale di Tokyo
-Allora allora.. corso di “Storia della
letteratura giapponese”, tenuto dalla Professoressa Yuriko Maekawa.. aula.. che
cacchio ho scritto qua?-
Il mio camminare, di solito, non è soltanto
camminare. Sono specializzata nel leggere, scrivere messaggi col cellulare,
respirare, contrarre i muscoli e addirittura guardare dove sto andando in ben
poche frazioni di secondo… che sono addirittura le stesse per tutte le azioni
sopra citate. Ma qui c’è il rischio di provocare un effetto domino su corpi
innocenti mettendo soltanto un piede in modo sbagliato. Non ci terrei, davvero.
Ma non ho la benché minima idea di dove sto
andando, e tutti quelli a cui l’ho chiesto mi hanno guardata come una specie di
grossa cacca spalmata sul pavimento, e sono andati avanti per la loro strada
senza troppi scrupoli di coscienza. Davvero grazie tante.
Questo posto non è immenso. Di più. E gli
studenti non sono così tanti che si potrebbe pensare di essere nel luogo in cui
un multimiliardario sta gettando le proprie sostanze alla folla per seguire
l’illuminazione del divino Buddha. Di più.
Qui si distribuisce cultura, conoscenza,
l’assennatezza degli esseri umani del futuro Giappone, patria del migliore
stile fumettistico del mondo… ed il che mi mette anche più ansia di quanta già
non ne avrei normalmente.
Faccio per girare l’angolo e finalmente la
porta dell’aula giusta mi si para davanti sotto un fascio di luce divino, dato
che il suo ritrovamento non può dirsi che miracoloso.
Vorrei fermarmi da un lato della
“carreggiata” prima che l’ennesima ondata di studenti esagitati mi rompa una
gamba, ma vado a sbattere addosso a qualcuno prima di poter realizzare
l’intento.. sarebbe dovuto succedere prima o poi.
Alzo la testa per scusarmi, ma gli occhi che
mi ritrovo davanti sembrano molto più interessati di quanto quelli di una
sconosciuta dovrebbero essere. Una ragazza con capelli a caschetto, tinti
sporadicamente di rosa, mi fissa fin troppo insistentemente.
-Ci conosciamo?- le chiedo, anche se la
risposta è più che scontata.
-E tu quindi saresti l’Italiana?- Non
pensavo di essere già famosa!
-Il più delle volte cerco di dimenticarmelo
ma si, quella è la mia nazionalità.. perché?-
Non risponde subito alla mia domanda, e sì
appoggia al muro mentre la folla ci passa a lato come un autotreno pronto a
travolgere qualunque cosa si ritrovi davanti al suo passaggio, e mi sorride in
modo obliquo.
-Se ti stai chiedendo se sei famosa sì, sei
famosa.. ma non per i motivi che pensi tu-
-Non stavo pensando proprio a nessun motivo
per cui dovrei essere famosa- cerco di sembrare indifferente.. ma devo dire che
l’idea di essere famosa non mi dispiace affatto! Magari, forse, una flebile
speranza di avere successo dopo anni e anni di triste anonimato.. insomma.. essere
l’idolo degli uomini non sarebbe poi tanto male.
-Che cavolo sarebbe quel sorrisetto?-
-Sorrisetto? Non capisco proprio di cosa tu
stia parlando amica mia!-
Con un'espressione scettica piega una gamba
sul ginocchio dell’altra, addossando tutto il fianco al muro in una di quelle
posizioni da servizio fotografico. L’ “amica mia” non deve esserle andato
molto a genio. Si riavvia un ciuffo di capelli un po’ neri un po’ rosa
shocking, come preparandosi ad un lungo discorso, ma poi continua soltanto a
guardarmi.
-Non so te ma io avrei lezione, ti
spiacerebbe arrivare al punto?-
-Nabe sensei ha dato l’incarico di farti da
guida ad Ikku Sumeragi..-
-Vedo che sei informata..-
-Ed Ikki si è aggregato a voi senza alcuna
ragione apparente-
-Non avrà avuto nient’altro da fare- butto a
caso. Lei mi spara addosso un chilo di saliva, poi attacca a ridere in un modo
tanto odioso che le sputerei in bocca, se solo avessi una mira migliore di
quella che ho.
-Che c’è da ridere?-
-Non vorrei darti vane speranze di essere
anche minimamente considerata, ma raramente Ikki Sumeragi non sa che fare. Di
solito lo sa sempre molto bene-
-Non capisco- si esprime come se nascondesse
un grosso segreto che io non so, e la cosa m’irrita parecchio. Con quella sua
faccia da cazzo, poi, il risultato è ancora peggiore.
-Non importa che tu capisca..- dice,
alzandosi, con le braccia conserte -… ma voglio darti soltanto un avvertimento.
Non ti serve sapere come mi chiamo, né chi sono…-
-..Come se me ne importasse qualche cosa-
Un vena, stranamente le comincia a pulsare
sulla tempia –Ma t’assicuro che prima o poi, dolente o nolente, il mio nome
giungerà alle tue orecchie. Ed allora non potrai non interessartene, siinne
certa-
-Mi trema la punta dei peli, guarda. Non ho
ancora ben capito che diavolo vuoi da me, né tanto meno quale pazzo furioso ti
ha fatto quei capelli.. ma se mi lasciassi andare a lezione te ne sarei davvero
ma davvero grata- ma tutti i soggetti più pericolosi devono toccare a me?
Alza le braccia come un criminale
acchiappato dal poliziotto, e mi lascia un varco verso la porta dell’aula da
cui passare. Io le faccio un inchino sarcastico e sto attenta ad eventuali
sgambetti, ma riesco a giungere alla mia lezione senza altri danni fisici o
psicologici.
Alla cattedra c’è una donna in tailleur
nero, forse sui quarant’anni o giù di lì, con lunghi capelli neri che le
giungono fino alla vita, legati alle punte da un laccio bianco legato in un
fiocchetto. È abbastanza bella, mi ricorda una di quelle sacerdotesse
scintoiste che si vedono spesso nei manga, padrone di grandi poteri magici e
spirituali. La cosa m’ispira parecchio, perciò mi diventa già simpatica senza
neanche parlarci.
-Noguchi san, qual buon vento la porta alla
mia lezione?- ma sta parlando a me?
Mi guardo intorno senza capire, dato che si
sta rivolgendo dalla mia parte, ma l’unica altra persona che trovo nel mio
raggio di azione è Miss faccia da cazzo, che sembra avermi seguita
silenziosamente.
-Che diavolo ci fai qui?- le chiedo
voltandomi verso di lei, ma lei non degna di un minimo di attenzione né me né
la professoressa che le ha rivolto una parola, e rispondendo con breve inchino
di cortesia va a sedersi sugli spalti. La prof guarda la scena digrignando un
attimo i denti, poi si rivolge a me. Ma perché il mondo un momento mi sorride
un momento mi fa la faccia da cazzo?
-Lei deve essere la studentessa Italiana..-
annuisco.
Oh, questa sì che è la dimostrazione
dell’ospitalità giapponese!
-Molto piacere, Yuriko Maekawa, docente di
Storia della letteratura giapponese-
-Vittoria Galieti, piacere di conoscerla-
m’inchino anch’io per cortesia, e magari per fare buona impressione ed
ingraziarmela. Poi tento di andarmi a sedere, ma Maekawa sensei mi blocca. Ma
come diavolo avrà fatto a spostarsi così velocemente se eravamo a forse quindici
metri di distanza l’una dall’altra? Non ho il tempo di chiedermelo che i suoi
occhi nerissimi m’inchiodano sul posto, e rimango ferma come una statua e
aspettando una sua mossa.
-Vittoria san..- comincia.
-Mi… mi.. mi dica-
Estrae un o- fuda, mi pare si chiami così,
uno di quei talismani tipo adesivo che si usano per tenere lontani gli spiriti
maligni, e me lo attacca addosso. Non credo di aver guardato fissamente una
persona con sguardo interrogativo per più tempo di adesso, ma lei non accenna a
dare spiegazioni sia al fatto che un presunto talismano scaccia demoni penzoli
sulla mia giacca, sia al fatto che stia tenendo due dita della mano destra
alzate davanti al mio naso, come in una tecnica ninja.
-Che.. che sta facendo?-
-Devi stare attenta…-
-A che cosa?-
Non risponde subito, e abbassa la testa di
scatto. Altrettanto velocemente avvicina il volto al mio, in modo da rischiare
di farmi prendere un infarto seduta stante. Non emetto urla, fortunatamente, ma
ora il mio fiato è così pesante che le sue sopracciglia fanno la ola sotto lo
spostamento d’aria.
-Devi stare attentaaaaa..- ripete, con molta
più enfasi.
-Le.. le sarei grata se concludesse il
concetto, sensei-
Con mio grande disappunto la professoressa
scuote la testa, mi sorride in modo non poco sinistro, e con un inchino che mi
sa molto di presa in giro si va a sedere sulla cattedra. Probabilmente la mia
testa sta emettendo fumo in questo momento, ma decido di non dannarmi
inutilmente. Peccato che, non appena mi volto, mi diventi subito chiaro che non
farlo mi sarà comunque impossibile.
Ikki mi saluta sorridente facendomi segno di
avvicinarmi da un posto della seconda fila, come dalla cartolina di un novello
sposo in viaggio di nozze, e Ikku, da vicino a lui, fa lo stesso, col suo
sorriso da buddha illuminato (ma come fa quella specie di fascio di luce divino
a non smettere mai di stargli addosso?). E come se non bastasse Miss faccia da
cazzo è proprio avvinghiata all’ultimo soggetto nominato, e mi squadra con un
vago ghigno di ostentata superiorità che non mi piace affatto. Ci sono altre
due ragazze vicino a lei, che da come mi fissano reputo non debbano avere buone
intenzioni verso di me.
Andiamo bene.
So che non dovrei, ma ignoro i probabili
guai che mi deriveranno da questa scelta, e mi vado a sedere proprio vicino a
Ikki, il quale sembra prendere l’avvenimento con immensa gioia.
-Vicchaaaaan! Hai visto? Te l’avevo detto
che ci saremmo rivisti!-
-Che ci fate qua voi due? Questa lezione non
dovrebbe interessarvi!- noto giustamente.
-Io sono qui perché non ho niente da fare-
risponde subito Ikku.. e figurarsi che l’avevo identificato come uno studente
modello!
-Io invece sono uno studente di Lettere
proprio come te, amore mio-
Ignoro l’appellativo che non gli ho mai dato
il permesso d’usare –Ma non eri a Legge tu?-
Il suo ghigno, non so perché, mi mette
inquietudine.
-Avevo voglia di cambiare-
Tralascio liberamente di considerare
l’eccessiva sollecitudine del cambiamento, e ancor di più il fatto che, tra
tante facoltà, tutt’ad un tratto gli sia venuta voglia di frequentare proprio
quella che frequento io.
-E tu Rosellina? Non ti facevo una
letterata, dalla faccia e dai capelli- non capisce la prima parte della
domanda, dato che la dico in italiano, ma sembra aver capito il tono più che
bene. Miss Faccia da Cazzo mi scruta per un paio di secondi, come cercando di
polverizzarmi una volta per tutte.
-Te l’avevo detto che prima o poi avresti
sentito parlare ancora di me-
-Già mi ricordo, sento ancora i brividi
addosso-
Non so chi tra noi due appaia più malefica,
in questo momento.
-Oh scusate, non vi ho ancora presentate..!-
se, come se me ne importasse.
-Vicchan, questa è Sayoko Noguchi, promessa
sposa di Ikku…-
-NII CHAN! Non è assolutamente vero!-
Lo ignora completamente –Tanto lo sa anche
lui che prima o poi si sposeranno.. i nostri genitori non aspettano altro!-
Mi sussurra all’orecchio, mentre trattengo
il moto di dispiacere che mi è partito senza che neanche avessi voce in
capitolo. Non vedo come un ragazzo angelico come quello possa stare con una faccia
da cazzo come quella.. è inconcepibile!
-Le altre due sono Mamiko Okimoto..- una
ragazza, dal tipico stile “Ganguro” che la obbliga ad avere la pelle
abbronzantissima (come dice appunto il termine “faccia nera”), che la fa
assomigliare al risultato di una diarrea -…E Rinako Usui- una bambina di cinque
anni si truccherebbe con colori meno sgargianti dei suoi! Sembra una Barbie
fabbricata male. Sayoko, Mamiko e Rinako, abbiamo fatto le tre dell’ave Maria?
Sembrano le tipiche Gals da motto “Girls power!”. Ecco, giusto se proclamassero
quel tipo di motto potrebbero starmi un minimo simpatiche.
Ad ogni modo, entrambe quelle che sembrano
le tirapiedi di Sayoko, mi guardano come fossi il loro peggior nemico, ed il
che non m’incoraggia ad essere lieta della loro presenza.
-Vedo che Maekawa sensei ha già provveduto a
valutare la tua aura- nota Ikki.
-Ti riferisci al fuda?-
-Dovevo aspettarmi che fossi informata..-
che ha da sbellicarsi così? -.. sai che molto probabilmente hai addosso un
demone o qualcosa di simile?-
-Ne avevo una vaga idea- magari il demone
sei proprio tu, avrei voluto rispondere.
-Maekawa sensei è una sacerdotessa
scintoista, e vive in un tempio. Si dice abbia notevoli poteri spirituali e che
sia in grado di vedere gli spettri e scacciarli- s’intromette Ikku, liberandosi
miracolosamente dalla presa mortale di Sayoko. I miei occhi probabilmente hanno
cominciato a luccicare.
-Ho sempre voluto essere una Miko!- esclamo
come una bambina obesa a cui si è parlato del suo piatto preferito.
-Peccato..- interviene Ikki.
-Peccato cosa?-
La sua faccia assume quell’espressione
inquietante che gli ho visto l’ultima volta, quando parlava con suo fratello e
io non capivo neanche una parola di quello che dicevano, ed il problema non era
affatto la lingua. Questo qui sta tramando qualcosa alle mie spalle.
-Le Miko di solito sono vergini-
Lo sapevo, ma detto di lui, non so perché,
mi fa rimanere di ghiaccio.
Solo in questo momento noto che la
professoressa si è avvicinata a noi, e che mi sta fissando con la sua espressione
enigmatica e che ho idea di non essere in grado di comprendere in ogni caso. Si
avvicina al mio orecchio.
-Ti avevo detto di stare attenta alle
tentazioni.. Vittoria san-
Evito di appuntarle il fatto che non me
l’aveva detto, anche perché dubito di aver riacquistato la capacità di produrre
suoni ascoltabili o anche solo comprensibili.
Rimango solo a guardarla mentre inizia a
dire qualcosa sull’era Meiji che non arriva alle mie orecchie, e promettendo a
me stessa di sedermi il più lontano possibile da loro… la prossima volta.
Ore 19.03
Imprecisato
appartamento nel quartiere Ikebukuro
Una vita.. mi è rimasta solo una vita.. devo farcela.. devo
assolutamente farcela..
C'è in ballo tutto.. non posso assolutamente arrendermi.. devo
trovare il coraggio, il potere di farcela.. devo assolutamente vivere..
Che la forza sia con me! FORZA E ONORE!!
Destra, sinistra, in mezzo, in alto al centro, in mezzo, a destra..
- Muoviti porca troia! Dai che.. no, no aspetta! Aspetta cazzo!!-
- GAME OVER- annuncia la voce programmata del gioco a cui sto
giocando da un'ora e mezza, e da cui non mi sono staccata un secondo.. in
effetti dovrei anche andare al cesso ma è troppo ipnotizzante cacchio..
- MA TI VENISSE QUALCOSA PORCO CANE! POSSIBILE CHE DEVO SEMPRE
PERDERE CONTRO UN FOTTUTO ROBOT DI MERDA????-
- Ma sei ancora lì a giocare alle palline colorate?!- sento dire
alle mie spalle e, dopo aver fatto un salto che mi ha permesso di andare a
salutare tutti i santi e ritornare poi a terra, mi volto leggermente basita a
guardare Vittoria percorrere il salotto e raggiungermi frettolosamente, con
sguardo che non sembra promettere proprio nulla di buono.. anche perché di
solito, quando torniamo dalla spesa, abbiamo sempre l'espressione scazzata, e
raramente così ringhiosa come ce l'ha lei in questo momento.. - Spero per te
che la cena sia già pronta o mi sa che non potrai più giocare alla play con le
braccine spezzate, tu che dici?-
- Ehm.. bentornata eh..- sibilo leggermente, mentre un gocciolone
mi cade sul capo e realizzo di essere nei guai visto che mi sono letteralmente
dimenticata della cena. E ciò può significare solo una cosa: pericolo
imminente.
Sì perché quando si tratta di mangiare, sia io che lei, ed ecco che
torna impellente la nostra carissima sintonia, diventiamo assurdamente
incontrollabili e fameliche, tanto che potremmo mangiarci a vicenda nelle rare
occasioni in cui manchiamo un pasto.. oddio, ora non esageriamo.. io ad esempio
credo proprio di non essere molto buona da mangiare, anzi sono certa di essere
indigesta quindi oltre a portare avvelenamento verrei anche scaricata subito al
cesso..
Che schifo che faccio..
- Ti rendi conto che si tratta solamente di prendere qualcosa dal
frigo e metterlo a scongelare nel microonde?! Ci riesco pure io, accidenti!-
- Me ne sono dimenticata.. bè dai, lo faccio adesso che tanto
quanto vuoi che ci metta a scongelare?- mi alzo sospirando, senza però farmi
beccare visto che se lo sapesse mi morderebbe una mano.. come minimo direi.
- HO FAMEEEEEEEEEE!!!!-
- Ho capito, va bene vado!- rinuncio ad ogni via di fuga, e mi
dirigo in cucina dove metto a scongelare della pizza senza neanche guardare la
scadenza, anche se sarebbe sempre meglio farlo visto che sono certa che in
frigo ci possa essere roba scaduta ormai da mesi. - Assomigli sempre di più a
*Goku, sai? Formereste una coppia perfetta insieme.-
- Davvero?- sbatte gli occhi estasiata e sbavante, dimenticandosi
all'istante del problema "fame", mentre io ghigno sadica visto che
ormai conosciamo entrambe i nostri punti deboli e basta parlare di qualche bel
maschione animato che dimentichiamo subito tutto, pure chi siamo.
- Certamente! Avete gli stessi gusti in fatto di cibo, e in più
siete pozzi senza fondo. Più perfetti di così!-
- Dah..- sbava in venerazione di chissà quale immagine sfornata
dalla sua mente malata, cioè volevo dire, dalla sua mente molto aperta.
Dopo una manciata di minuti le pizze sono pronte, anche se
ovviamente avrei fatto a meno del pollice bruciacchiato, ma senza indugiare
porto i piatti in salotto, svegliando la sis dal suo trance sbrodoloso e
dicendole poi di andare a prendere i dvd, mentre io mi occupo delle bibite.
Quando siamo finalmente stravaccate sul divano, e col telecomando a
portata di mano, decidiamo di vuotare il sacco e di raccontarci l'andamento
della giornata.
- Che intendi per qualcosa di rosa non bene identificato?- la
interrompo.
- Non vorrei dilungarmi troppo su di lei, ma un'insignificante
parassita di nome Sayoko, il cognome non me lo ricordo, è apparso
all'improvviso mentre cercavo di arrivare alla lezione di letteratura
giapponese. A proposito, lo sai che la prof è una miko?! Porca trota non ci
credevo quando me lo hanno detto! sono andata in brodo di giuggiole!!-
- Fiquo.- approvo col capo, mentre ingurgito un pezzo enorme di
pizza, facendo un casino assurdo, e quasi strozzandomici visto che mi è andato
il formaggio di traverso.
- Fiquissimo, altroché! Comunque dicevo.. questa deficiente ha i
capelli rosa.. e quando mi ha parlato sembrava di stare in un manga.. hai
presente quando la protagonista incontra colei che poi avrà il ruolo di sua
rivale? Ecco, questo è quello che è successo. Non ho capito un fico secco di
quello che diceva, anche perché l'ascoltavo solo per farle un favore.-
- E te pareva.. quindi non sai neanche perché le stai sulle palle?-
- Veramente un'idea me la sono fatta.. ci sono due gemelli, tra
l'altro sembrano pure loro usciti da un manga per quanto siano perfetti
fisicamente, che mi hanno fatto da guida per la scuola. Anche in questo caso
non ho capito molto, ma mi è sembrato stessero tramando qualcosa alle mie
spalle quindi forse visto che a lei piace uno dei due..- lascia in sospeso la
frase, e non c'è bisogno di continuare perché non ci vuole una mente geniale
per capire il seguito.
- Ripeto: e te pareva.. con tutte le persone su cui potevano
sfogarsi la noia, proprio te hanno scelto. Forse perché sei nuova.-
- Probabile.. ah poi il prof che avrebbe dovuto farmi da guida, ma
che ha scialacquato la cosa ai gemelli, indovina cosa sembra!- mi fa poi,
mentre mi verso da bere visto che mi è venuta una sete tremenda e tra l'altro
mi sono bruciata la lingua.. ridaglie..
- Non saprei, che cosa?-
- Un kappa!- mi dice con tono soddisfatto ed esultante, quasi
avesse scoperto la cura per tutti i mali del mondo, e io faccio a tempo a mettere
giù il bicchiere prima di versarmi il contenuto addosso.
- A cosa?-
- A un kappa! Dovresti vederlo, è troppo forte! Tra l'altro pure
nano, quindi si potrebbe benissimo nascondere come un vero e rispettoso kappa!-
dice con gli occhi accesi di gioia, mentre mi schiaffo una mano sulla faccia
cercando di stare calma e di capirci qualcosa.. ah, ma aspetta.. per kappa
intende.. ora ricordo perfettamente: quello strano demone della mitologia
giapponese, delle dimensioni di un moccioso, a metà tra rana, scimmia e
tartaruga a causa del guscio sulla schiena..
- Lieta della tua avvincente scoperta. Svolgerai delle indagini a
riguardo o lascerai quel povero nano-kappa che fa il prof al suo destino
d'insegnante?-
- Vedremo!- dice, con sempre lo sguardo acceso ora pieno di follia.
Non c'è mai fine al peggio.
- Bè, fammi sapere quando avrai deciso cosa fare.-
- Tu invece? Com'è andata al lavoro? Oggi iniziavi al discount,
no?- chiede poi, ripresasi dalla sua piccola pazzia, ritornando a mangiare con
gusto e di buona lena.
- Diciamo che sarebbe potuta andare meglio.. diciamo che mi sono
persa per strada e mi sono fatta venire a prendere da un dipendente, che poi ho
scoperto che fa la vice del capo..- inizio, mentre lei si copre la bocca
cercando di non ridermi in faccia, anche se lo so che tra poco lo farà comunque
e senza neanche un po’ di riguardo.. del resto lo sto per fare anch'io, in
effetti. - Mi hanno fatto un sacco di domande sull'Italia, sul perché fossi
venuta qua, su come mi trovassi, se avessi avuto problemi, la famiglia ecc.. Mi
hanno davvero tartassato, e ogni volta che avevo un secondo libero ecco che ne
spuntava qualcuno di loro con domande assurde e che poi non centravano neanche
con la mia nazionalità! Ah e poi mi hanno fatto indossare una divisa assurda..
tutta merletti e pieghe.. di quelle da cameriera.. ma più come bambolina..-
continuo mentre la sento ridacchiare in silenzio, con le spalle tremanti e il
viso rivolto verso il basso per non evidenziare il suo stato attuale.. anche
perché abbiamo la sfortuna di avere delle espressioni facciali veramente
abnormi quando ridiamo senza controllo. - Poi c'è anche un travestito sai?-
- Un travestito?- alza un sopracciglio, mentre realizzo che forse
ora non mi stia neanche davvero ascoltando, interessata com'è a gustarsi la
pizza.. e strozzarcisi anche visto che devo tirarle qualche sberla sulla
schiena perché non mi muoia soffocata.
- Sì.. all'inizio mi sembrava completamente normale, voce, viso e
tutto il resto. Apparentemente sembrava davvero una ragazza.. ma poi ho notato
alcuni dettagli, nel corso della mattinata, che evidenziavano troppo la sua
vera natura. Ho capito che porta la parrucca in quanto le si spostavano i
capelli come succede a quelli che portano il riportino quando c'è vento.. si
muoveva sempre! Poi più volte ho notato che aveva i peli sulle gambe e, anche
se solitamente ce li hanno tutti, le donne si depilano sempre e non li lasciano
mai così lunghi e in bella vista.-
- Wow.- dice appena, sempre troppo interessata alla pizza ma
iniziando ad ascoltare finalmente ciò le che sto dicendo.
- Senti un po’.. ma se tu ti travestissi, ad esempio, da pantera..
riusciresti a muovere la coda come fanno i gatti?-
- Nel senso all'insù?- mi chiede, sembrando finalmente interessata
completamente al mio discorso, guardandomi come se fossi impazzita.
In effetti, una domanda simile non è propriamente da considerare
tanto normale.
- Sì.-
- Certo che no.. anche se magari esistono costumi con pezzi che si
muovono da soli, che ne sai? Comunque perché?-
- Oh no, niente.. dovrò però controllare..-
- Eh?- fa lei, mentre si versa da bere e continua a guardarmi non
capendo.
- Ah poi mi stavo dimenticando che..- m'interrompo un secondo,
mentre la vedo versarsi da bere, e quando poi si porta il bicchiere alla bocca
concludo sadica sapendo cosa succederà tra qualche secondo. - C'è il macellaio
che porta un costume da mucca.-
Quasi non si strozza per lo sconvolto e si sputa tutto il chinotto
addosso, non prendendosi neanche la briga di girarsi ed evitare di macchiarsi.
Prosegue battendosi il pugno sul petto per riprendere a respirare normalmente e
quando si sente pronta per parlare si gira con un'aria completamente sconvolta
e si avvicina quasi a un centimetro dal mio naso, sputacchiandomi tutta.
- Hai.. hai detto.. da mucca?- chiede mentre neanche un secondo
dopo inizia a ridacchiare, e quando annuisco col capo la vedo scoppiare a
ridere a gran voce, per poi venir presa dagli spasmi per il troppo ridere..
Se continua così finirò pure io a gracchiare come lei e la
situazione potrebbe sfuggirci decisamente di mano..
Mi schiaffo una mano sulla bocca per impedirmi di ridere anche se
già mi sento tremare le spalle, e quando però le vedo le lacrime agli occhi per
il troppo ridere capisco che davvero non ce la sta facendo proprio più.
Non guardarla non guardarla non guardarla.. ricorda che se inizi a
ridere pure tu non la smetti più… non guardarla.. e non guardarla ho detto!!
- Oh cazzoooo… una muccaaaaaaaa… nooooooo…..-
- Dai cazzo.. mi sono dovuta nascondere in magazzino per poter
ridere liberamente.. se fai così.. mi fai… cazzo!- e finisce come presumevo
sarebbe finita, con me che prendo a testate il cuscino del divano, ridendo e
gracchiando come un'oca, mentre lei continua a rotolarsi sul pavimento, urlando
alla Tarzan cose insensate su carne e vestiti a macchie.
Quando finalmente riusciamo a riprendere il controllo di noi stesse
ecco che risentiamo della nostra follia, tenendoci pancia e guance per il
dolore.. mi fanno male pure i denti cazzo.
- Cristo.. non ho mai riso così tanto in vita mia.. non respiro
più.. oddio..-
- Già.. sto morendo.. mi fa male ovunque.. cazzo..-
- Ma.. dove cacchio.. sei finita.. a lavorare?- chiede poi,
ricominciando a singhiozzare, mentre io mi schiaffo ancora una volta una mano
sulla bocca imponendomi di non ricominciare a ridere.
Non di nuovo cazzo!
- Non chiedermelo.. e smettila di ridere cazzo!-
- Non ce la faccio.. è più forte di me.. voglio conoscerloooo…-
riesce a dire con un filo di voce, prima di riprendere a ridere provocando
anche a me l'attacco di risate.
- Oh merda..- sbotto terrorizzata.
- C-Cosa c'è ora?-
- Mi.. mi sto pisciando addossoooooooo!!!!- urlo, prima di alzarmi
e scappare in bagno, ciondolando piegata visto che sto ancora ridendo, mentre
sono sicura di essermi lasciata alle spalle una Vittoria morta e defunta dalle
risate.
Pace all'anima sua.. e sia benedetto ogni cesso del mondo.
*Ryoga Hibiki: personaggio dell'anime/manga "Ranma ½"
*Son Goku: personaggio dell'anime/manga "Saiyuki - La leggenda
del demone dell'Illusione"
SPAZIO AUTRICI:
Bene, dato che la Sis è partita io, Lady Kokatorimon, mi ritrovo
qua sola soletta a fare le note finali… anche se in realtà uno straccio di
internet ogni tanto da là giù ce l’avrebbe pure lei, ma l’altra volta ha tenuto
la baracca lei, stavolta lo faccio io XD
Che dire, ho letto X1999 (non so se qualcuna delle lettrici/
lettori abbia mai fatto altrettanto), e mi sono innamorata di Subaru (stile
tranvata super iper mega colossale!), e guarda te.. di cognome fa Sumeragi! Non
sarà mica il destino che avessi dato lo stesso cognome poco prima a due miei
personaggi? U-U
Ma passando a cose serie, vorrei scusarmi per eventuali assurdità
riguardo l’università: dato che io sono ancora al liceo non ho bene in testa
come funzioni, per esempio credo sia impossibile ottenere un appartamento per
sole due persone di cui una non è nemmeno studentessa dell’università. E poi so
anche che, a 21 anni, è impossibile parlare un giapponese così elaborato.
Daremo naturalmente una spiegazione in merito, ma non so quanto potrà essere
convincente. Personalmente a me importa di queste incongruenze, ma l’importante
alla fine è divertirsi no?XD
Bene, rispondiamo ai commenti va!
Ethlinn: Dici che Ikki è più bello né? XD mah, potremmo anche fare un
sondaggio alla fin fine, o forse i nostri sogni di gloria sono troppo esosi U-U
Le avances sono la parte più inverosimile della storia, almeno per quanto mi
riguarda! XDXD spero che continuerai a seguirci! Owari.
Fofolina: Ikki riscuote consensi! O_O oddio, tutto ciò mi gasa notevolmente
*incomincia una danza ben poco seria* ed ora ti ci metti pure con le frasi
cult! XD e di casi di soffocamento, col caro vecchio Kuma, in questa fic ce
saranno davvero parecchi! Grazie del commento, ha fatto davvero bene ai nostri
cuoricini.
Rinoagirl89: Il cero è servito ancora prima che tu lo accendessi! XD comunque sono
contenta che il pezzo da “ansia da università” ti sia sembrato verosimile,
visto che io l’università so ancora a malapena come è fatta! XD grazie del
commento, Lu chan XD
Kimi:
Ovvio… chi è che preferirebbe un uomo ad uno zerbino? Voglio dire, è pura e
cristallina follia! XD contenta che ti sia piaciuta! Aspettiamo altri tuoi
commenti.
Slice: L’abbiamo
scritta in due, quindi è più giusto dire che “l’abbiamo scritta bene”. Grazie
del commento anche a te!
Arrivederci
a tutti e commentate!
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Capitolo 4 *** Gli shock sono sempre dietro l'angolo! ***
Ore 10 e 22
Ore 10 e 22
Imprecisata zona
all’aperto dell’Università imperiale di Tokyo
<< La maggior parte delle descrizioni descrive i kappa come
umanoidi delle dimensioni di bambini, sebbene i loro corpi siano più simili a
quelli delle scimmie o a quelli delle rane piuttosto che a quelli degli esseri
umani. Alcune descrizioni dicono che le loro facce sono gorillesche , mentre
secondo altre hanno un viso con un becco simile a quello delle tartarughe.
Generalmente i disegni mostrano i kappa con spessi gusci simili a quelli di una
tartaruga …*>>
Prima o poi dovrò togliermi proprio il vizio di leggere ad alta
voce ed in pubblico.. magari in Giappone è anche vietato per legge e a me non
l’ha ancora detto nessuno, vacci te a capire qualcosa. Da come mi guardano i
passanti nel raggio di qualche centinaio di chilometri potrebbe anche essere
che qualcuno stia pensando di rivolgersi alla autorità competenti per farmi
sgomberare l’area.
Il sospetto non mi fa desistere dal mio incallito vizio di
declamare qualunque cosa io legga come fossi un messaggero di sentenze di morte
del medioevo.
Sospiro, chiedendomi per quale motivo tutt’ad un tratto mi sia
venuto l’incontrollabile bisogno d’informarmi su Kappa, sacerdotesse
scintoiste, e demoni tentatori di qualunque mitologia mi possa venire alla
mente. A che dovrebbe servirmi?
Una risatina nervosa mi scuote il corpo.. convincermi di cose di
cui non sono affatto convinta non è proprio il mio forte, e stiracchio le gambe
con un mugugno che vorrebbe dire tante cose ma che alla fine non ne dice
nessuna. Mi scricchiolano un po’ le ossa per la leggera umidità, ma si sta
abbastanza bene, e le foglie di Ginkgo fanno dell’orizzonte che ho davanti una
specie di grande quadro ad acquerelli, con la peculiarità di ritrarre soggetti
capaci di muoversi e camminare come normali esseri umani. La mia mente fin
troppo fantasiosa, che era già partita per la tangente, viene riportata alla
realtà da un ombra che mi sovrasta, e mi spinge ad alzare la testa.
Ikku cerca di sorridermi, non riuscendoci molto bene a causa di
un lecca lecca che tiene in bilico sulle labbra.
-Studi?-
-Se così si può dire- rispondo, sperando comunque che se ne vada
il prima possibile, dato che la sua presenza mi fa tendere i nervi come le
corde di un violino.
Ma si siede accanto a me sul muretto che cinge un'aiuola,
aggraziato, dando un'occhiata al mio libro con interesse, avvolto nella sua
solita luce divina che lo fa scintillare come una grossa sfera da discoteca la
sera di capodanno.
-Kappa eh?- ridacchia.
-Ci trovi qualcosa di strano?-
Non mi risponde, scoppiando a ridere da un momento all’altro,
facendo molto più rumore molesto di quanto non ne abbia mai fatto io in tutta
la mia vita, declamando guide turistiche e libri di mitologia ad alta voce. Ma
nessuno lo accusa con lo sguardo né lo guarda male. Devo sentirmi bistrattata o
che altro?
-No no! Assolutamente!-
-Allora che c’è che ti fa tanto ridere?-
Cerca di asciugarsi gli occhi, poi m’indica col dito l’immagine
di un kappa, probabilmente raffigurato su qualche antica pergamena o qualcosa
di simile, che sorride maligno in obbiettivo.
-Non ti pare che assomigli a Nabe sensei?-
La mia bocca si spalanca –E te ne sei accorto solo adesso?-
Lui scuote la testa, e sono io che scoppio a ridergli in faccia,
stavolta.
-Ma come può essere che non ti sia mai venuto in mente?-
-Non lo so! SMETTILA DI RIDERE SUBITO!-
Però,quando punta i piedi come un moccioso non so se definirlo
più ridicolo o più puccioso di quello che è di solito!
-Ehi ehi, Vicchan, perché non fai ridere anche me?-
Mi riprendo, e saluto distrattamente Ikki che si è seduto alla
mia sinistra, e si è chinato dal basso del mio ventre verso la mia faccia, per
scrutarne meglio l’orribile rossore sulla pelle troppo pallida. Ma, a parte la
filosofia Ganguro, che non posso che schifare con tutta me stessa, qui sono
tutt’altro che fuori moda! Che incredibile luogo che è il Giappone!
-Kappa.. Nabe sensei.. mai accorto… uhauhauhauhauha- è tutto
quello che riesco a rispondergli, e nella mia lingua madre per giunta, ed indi
per cui non ci capisce niente.
-E parla una lingua comprensibile!-
-Un paio di anni fa avrei potuto dire la stessa cosa a te!-
E dire che, insieme al russo e l’arabo, il giapponese è una delle
lingue incomprensibili per antonomasia in Italia! La cosa mi suona un po’ strana,
e riattacco a ridere come un'idiota per tutt’altro motivo di quello per cui
ridevo prima.
Quando finalmente la smetto, e mi accorgo di essere letteralmente
circondata da due dei più mirabili esempi di bellezza orientale, aspiro l’aria
a mo d’aspirapolvere, rimanendo poi ferma e immobile con una mano sulla bocca,
cercando di occupare meno spazio possibile e di risultare, magari, pure
invisibile. Tutti i miei sforzi si rivelano vani.
-E così Sayoko, se potesse, già ti spererebbe a vista, eh?-
chiede, quando gli sembra più opportuno interrompere il silenzio imbarazzato
che proveniva da me.. ma è anche più facile pensare che il momento sia stato
scelto del tutto a caso.
-Bah..- ci penso un attimo -.. la vedo molto meglio a mandare le
sue tirapiedi, munite di bastoni e armi bianche in genere, ad aspettarmi sotto
casa per una bella accoglienza, e immagino anche che lei gradirebbe parecchio
godersi lo spettacolo dall’alto della sua altezzosa testa di cazzo.. sarebbe
molto più in linea col suo personaggio-
I due ponderano un attimo sulle mie considerazioni del tutto
fuori dal mondo reale, poi annuiscono simultaneamente –Non hai affatto torto!-
sbottano in coro.
-Certo! Io li conosco i miei polli!- non comprendono il mio modo
di dire, ma continuando ad annuire come fossero programmati per farlo, e senza
ancora sapere che la sottoscritta non si è ancora liberata del tutto della
propria, personale immagine del Giappone come di un gigantesco manga pieno di
bei ragazzi e avventure da scoprire.
Devo dire che è più forte di me.
-Rinako e Mamiko sono sinceramente assurde..- comincia Ikki
rubando il lecca lecca dalla bocca del fratello, con suo palese sdegno -… non
mi sono neanche mai chiesto se potrebbero esistere separate l’una dall’altra o
da Sayoko senza vagare smarrite e senza meta-
-Mamiko verrebbe scambiata per un panda al contrario e portata di
forza allo zoo, nella sezione degli animali rari..- infatti anch’io mi chiedo
come faccia ad essere scura su tutto il volto tranne che intorno agli occhi..
si tiene gli occhiali mentre fa la lampada? -… mentre Rinako finirebbe a
ballare la samba al carnevale di Rio de Janeiro!- Spara Ikku all’improvviso,
con una serietà tale che si sarebbe potuto pensare che gliel’avesse chiesto un
professore ad un esame orale. Ora è così intento a gustarsi il suo lecca lecca
miracolosamente recuperato, cioè, io sono così intenta a guardarlo gustarsi il
suo lecca lecca, che neanche ci rendiamo conto che il discorso non poteva
filare più di così.
-Vero vero- consideriamo tutti e tre in coro, con la stessa
serietà.
-Però, fratellone, potresti anche diventare il marito di un
prossimo esponente della Yakuza (Mafia giapponese).. Sayoko ci starebbe
perfettamente, te lo dico per esperienza-
-Ti ho detto mille volte che io non sposerò Sayoko, fratellino-
risponde, succhiando tranquillamente come se la conversazione non riguardasse
nessuno dei due minimamente.
-Lei non la pensa allo stesso modo..- dice, muovendo la testa in
su e in giù senza apparente motivo -… Tra l’altro, Vicchan, sai che Ikku
avrebbe potuto fare la nostra stessa facoltà?- una nota di fastidio risulta
chiara dal tono.
-Non parlare di ‘vostra’ facoltà quando ci sei soltanto da due
giorni appena-
Ikki ignora completamente l’interferenza -.. Il fatto è stato
piuttosto traumatico-
-Di che diavolo state parlando?- chiedo, con un senso di deja vu
piuttosto forte.
I due si guardano nel campo visivo che non riesco ad occupare,
fissandosi per comprendere i pensieri dell’altro senza parole, con la gran
fortuna di una coppia di gemelli. Io volto la testa da una faccia all’altra
quasi fino a snodarmela dal collo, aspettando una spiegazione che puntualmente
non arriva, e sento il fastidio crescere in me livello per livello.
-Se avete dei segreti da nascondere nei miei confronti potete
anche girare al largo per quel che mi riguarda!- strillo, stizzita, alzandomi
in piedi di scatto in mezzo a loro, e puntando le mani sui fianchi in una
posizione che spero sembri abbastanza autoritaria.
Ma i loro sguardi sono fin troppo tranquilli.. e divertiti.
-Di che stavate parlando?!-
-Buongiorno, Sayokooo chan-
-Che cazzo c’entra quella adesso?!- ma penso di non impiegarci
molto per capirlo, dato che un ombra incombe dietro di me come cercando
d’inghiottirmi.
-Buongiorno anche a te.. Galieti san-
Seguendo un fruscio di carta famigliare, mi volto, e Miss Faccia
da Cazzo mi si presenta davanti in tutta la sua inutile esistenza. Ma noto
immediatamente che ha qualcosa in mano, che guarda con vago interesse.
-“Sis & Sis, Holland 2008”- legge, con un po’ di difficoltà.
-Siete veramente carine, insieme- mi porge la foto, che riconosco
immediatamente essere quella che ci facemmo scattare da un vecchio contadino,
sullo sfondo dei mulini a vento: ci troviamo spalla a spalla, con le teste
reclinate l’una verso l’altra, e la nostra incapacità genetica di sorridere che
ci fa tenere un broncio piuttosto ridicolo.
-Cazzo.. ridammela immediatamente… - Gliela strappo dalle mani,
mentre lei alza le braccia per rassicurarmi di non star facendo nulla di
sospetto, anche se la sua espressione dice esattamente il contrario. -… come
hai fatto a prenderla?-
Di solito è ben nascosta nella mia agenda!
-Era caduta- fa spallucce.
-La prossima volta rispetta la privacy degli altri, idiota-
Mi volto indietro, ritrovandomi due sguardi scintillanti che mi
ricordano subito altra rabbia repressa, e pesto i piedi a terra per il
nervosismo. Me ne voglio andare.
Ignoro completamente i segreti di cui, improvvisamente, voglio
venire a conoscenza, e i loro sorrisi sulle facce da schiaffi che sembrano
scolpiti nel marmo di Carrara con la più alta arte assoluta.
Ho perso tutto il mio autocontrollo.
Mi chino sull’orecchio d’Ikku –Attento.. anche io potrei non
starci poi tanto male alla Yakuza- sibilo, prima di pestare di nuovo i piedi a
terra per il puro gusto di farlo, ed averlo guardato sgranare gli occhi.
Supero Sayoko senza degnarmi di salutare nessuno.
Ore 12.15
Entrata
dell'Università Imperiale di Tokyo
-Porca di quella grandissima puttana..- sbotto senza fiato, con la
mascella ormai che mi arriva ai piedi e gli occhi sbarrati che sembrano due
palloni da basket decisamente troppo gonfi.
Davanti a me si estende in tutta la sua magnificenza un enorme
cancello rosso.
È come se l'avessero creato così proprio con lo scopo di far
sentire coloro che ci si fermano davanti delle persone, anzi, degli esseri
totalmente insignificanti.
Come non la invidio alla sis.. fortuna che io all'uni ho scelto di
non andare..
Però osservandolo meglio, io che non sono studio in questo posto,
non mi sento poi così depressa. E infatti questo cancello mi ha dato sensazione
di potenza solo a prima vista, perché ora che lo guardo meglio non mi sento
assolutamente male.
Ci manca l'avviso "attenti al cane" però.
Alzando le spalle indifferente decido di oltrepassarlo, visto che
non posso passare tutta la giornata davanti a un cancello e, tra l'altro, la
carissima e dolcissima Vittoria mi ha gentilmente chiesto di portarle il
libro di letteratura e presumo che a lei debba servire davvero o non mi avrebbe
di certo chiamato sul lavoro.
Anche se, per la prima volta in tutta la mia vita, ho odiato
davvero un libro e non il suo contenuto.. cioè ma ci ho messo più di un'ora per
trovarlo! E sì che pure io, all'epoca, i libri di scuola li tenevo tanto per
fare però almeno io dove li lasciavo rimanevano a marcire!
Mentre pondero sul fatto che tra me e la sis c'è questo diverso
atteggiamento nei confronti dei libri scolastici, mi guardo in giro per capire
come orientarmi in questo posto assurdo.
Oh cazzo.. in che aula ha detto che aveva lezione?.. porca troia
cerca di ricordartelo Elettra!.. forse.. sì forse… dai che forse.. no.. niente
da fare..
Mi tiro un pugno in testa da sola visto che a quanto pare non mi
ricordo proprio in che aula aveva detto che si sarebbe trovata a quest'ora.
Decido quindi di mandarle un messaggio e farmi dire dove si trova, ma non
faccio neanche in tempo a tirare fuori il cellulare che qualcuno mi sfiora la
spalla, e come reazione istintiva mi ritrovo a indietreggiare e girarmi nello
stesso istante.
Rimango interdetta quando mi trovo davanti tre ragazze, una più
inguardabile dell'altra. Quella poi che mi ha toccato ha pure i capelli
completamente rosa.. no dico, rosa.. e di quel rosa che mi fa proprio venire la
nausea.
Ora vomito..
-Serve aiuto?- mi chiede, con voce dannatamente irritante, mentre
sorride in modo fin troppo servile. Non so perché ma qualcosa mi dice di stare
all'erta, e infatti ho le difese ben alzate.
Mai sottovalutare l'istinto!
Comunque mi sembra di averla già vista da qualche parte.. no
aspetta, magari non di persona.. mi ricorda qualcuno ma non riesco proprio a
capire chi potrebbe essere..
Questa mania di dimenticare tutto sta diventando leggermente
problematica.
-Sì, potresti essermi utile in effetti. Sai per caso l'aula dove si
sta tenendo la lezione di.. ehm.. cioè dove si usa questo libro?- dico, tirando
fuori l'oggetto interessato mentre vedo nel suo sguardo uno strano scintillio..
che non mi promette nulla di buono.. ma forse sono io che sono troppo
paranoica.
In fondo non mi conosce neanche, perché dovrei sentirmi in
pericolo? Poi cosa potrebbe farmi? Sembra tanto il tipo che piange per
un'unghia spezzata!
-Ah sì certo! Vieni, ti faccio strada!- annuncia, mentre le si
allunga il sorriso sulla faccia e inizia a camminare, con accanto le due
ragazze che non hanno ancora aperto bocca e che non sembrano volersi
allontanare da lei. -Chi stai cercando precisamente?-
-Vittoria Galieti, ma non penso che tu la conosca.- dico, mentre
alzo un sopracciglio quando, al nominare il nome della sis, le due tipe
silenziose si girano a guardarmi confuse.
-Oh sì, infatti. Non la conosco, e non mi sembra di averla mai
vista in giro.- risponde, con un tono di voce strano, quasi felino. Alla sua
risposta poi noto le due voltarsi a guardarla per poi sfoggiare un sorriso
divertito.
C'è qualcosa che mi sfugge..
Quando arriviamo a destinazione mi chiede di rimanere un attimo
fuori, mentre lei bussa e annuncia la classe della mia presenza. Mentre esce mi
fa cenno di entrare, ma appena fatto un passo oltre la porta mi accorgo che
l'aula è completamente vuota.
Non faccio in tempo a girarmi che sento la porta chiudersi di
botto, e qualcosa girare nella serratura. Scommetto infatti che hanno usato una
forcina o simile.. pure le ladre bazzicano sto posto, grandioso.
-Mi sono dimenticata di presentarmi. Io sono Sayoko Noguchi,
piacere di conoscerti, amica di Galieti san.-
Sayoko Sayoko Sayoko.. capelli rosa… ma certo!
-Adesso mi ricordo da chi ti ho sentita nominare.-
-Ah sì? Galieti san si è presa il disturbo di raccontarti chi sono?
Quale onore!-
-Se devo essere sincera non mi aspettavo un comportamento così
infantile, ma a quanto pare è stata fin troppo buona nel descriverti.- freccio,
mentre sento qualcosa sbattere contro la porta, e un ringhio sommesso.
1 a 0 per me.
-In ogni caso, spero che la nostra accoglienza sia di tuo
gradimento. Quest'aula è utilizzata solo per le conferenze e quest'oggi non ne
sono state programmate, quindi buon divertimento, mia cara. E salutami Galieti
san.. quando e se riuscirai ad uscire da qui ovviamente.- conclude ridendo
sguaiatamente, mentre io mi schiaffo una mano sulla faccia scuotendo il capo
rassegnata.
Possibile che anche gli idioti che non c'entrano niente con me
debbano per forza farmi perdere la pazienza?
Sbarro però gli occhi quando realizzo dove davvero mi trovo.
Sono costretta infatti a chiudere più volte gli occhi, con il
panico che inizia a farsi sentire.
Le pareti, i banchi, le tende.. l'intera stanza è completamente
bianca.
Cazzo.
Nonostante abbia gli occhi coperti dalle mani sento le gambe farsi
a gelatina, facendomi cadere a terra senza poter fare nulla per evitarlo.
Non posso credere di dover vivere ancora un'esperienza simile..
sono in Giappone porca puttana! Non può ripetersi pure qui!
La sensazione di qualcosa che trema.. qualcosa d'instabile..
qualcosa che da un momento all'altro si romperà in mille pezzi.
Questa sensazione.. così vecchia.. eppure così familiare..
Non di nuovo.. non qui..
Succede tutto a rallentatore.
Il mio corpo che si muove da solo, la mia mente totalmente assente.
Quella sensazione.. come quando compi qualcosa di sbagliato,
d'irreparabile.. ti macchi di una colpa che non avresti mai voluto compiere..
eppure senti quel brivido, quel fremito.. l'eccitazione di aver appena commesso
qualcosa d'imperdonabile.. e la consapevolezza che se tornassi indietro lo
rifaresti.. e con più soddisfazione di prima.
Consapevolezza che mi fa sentire ancora più miserabile di quanto
posso davvero essere.
Rumori, suoni.. non li sento neanche più.. non capisco più niente.
Il vuoto mi risucchia.. è come se avesse allargato le braccia per
circondarmi e stringermi a sé, quasi in modo protettivo.
Chi sono, dove mi trovo, perché sono qui, cosa stavo facendo, cosa
sto facendo.
Domande di cui non capisco la consistenza.. di cui non capisco
l'essenza.
Le risposte non mi interessano neanche, non le voglio neppure
sentire.
Ma in tutto questo vuoto, nel freddo di tutta questa illusione i
miei occhi si fermano su qualcuno.
C'è qualcuno.
Lo vedo, lo sento.
Percepisco questo qualcuno più vicino di chiunque altro.. sembra
quasi che mi stia osservando allo specchio.. un riflesso distorto in tutta
questa follia.
È una figura.. una sagoma.. non riesco a distinguerla bene.
Sta facendo qualcosa, non capisco cosa.
Sembra in difficoltà, ma non mi sento minimamente desiderosa di
aiutarlo.
Che si arrangi.
Qualcosa però cambia.
Qualcosa mi sta tirando, mi sta assorbendo e non ho la forza di
oppormi.
Sono tornata?
Sbatto gli occhi, e quest'azione involontaria mi fa capire di
essere tornata finalmente in me.. e senza indugiare oltre torno a farmi le
dovute domande.
Sono Elettra Alfano; mi trovo, anzi, mi trovavo in una stanza
chiusa completamente bianca.. adesso sono nel corridoio; sono venuta in questo
posto per dare un libro a Vittoria, la sis; e.. cosa stavo facendo?
Realizzo di avere in mano una sedia, e quando mi guardo alle spalle
non posso che rimanere basita di fronte a un'aula scolastica completamente
devastata.
Banchi a terra, sedie frantumate, tende strappate, la cattedra
capovolta vicino la finestra.
Guardo poi la porta che sembra aver ricevuto un colpo durissimo per
venire aperta, e infatti la maniglia è completamente distrutta.
Involontariamente il mio sguardo si abbassa sulla sedia che tengo
ancora in mano, e un pensiero per nulla positivo si fa strada in me.. un'altra
consapevolezza, e stavolta più concreta.
Sono stata io.
Sono stata io a fare tutto questo.. sono stata io.
Poso la sedia accanto alla porta, ma quando provo a fare un passo
per riuscire ad allontanarmi le gambe non mi reggono e cado a terra senza poter
fare nulla per evitarlo.
Quando abbasso lo sguardo per darmi un'occhiata realizzo che il
casino che ho fatto non ha solo danneggiato la stanza, ma anche il mio corpo.
Insieme alla ragione sento infatti tornare tutti i sensi, e
all'improvviso torno a sentire tutto. E mi trovo costretta a trattenere il
fiato quando sento ogni singolo osso del mio corpo dolorante.
Grazie al cazzo, guarda come mi sono ridotta.
Osservandomi con attenzione noto graffi e tagli ovunque, lividi che
ben presto diventeranno delle macchie abnormi, i vestiti strappati..
Cazzo.
Quando sento però dei passi che a poco a poco sembrano avvicinarsi
e dirigersi da questa parte del corridoio, il desiderio di voler scappare e
sparire immediatamente da qui fa passare in secondo piano le mie sofferenze.
Non voglio che mi vedano così.. non devono vedermi..
Cerco di alzarmi il più velocemente possibile ma non riesco neanche
a mettermi seduta, e costretta dalla situazione inizio a strisciare per terra
ma so con certezza che non farò molta strada e che alla fine verrò comunque
scoperta.
Non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che vedo delle persone,
delle ragazze, venire nella mia direzione e quando si accorgono di me è troppo
tardi per poter organizzare una fuga alternativa.
-Oh Kami sama!- esordiscono, coprendosi la bocca, bloccandosi
appena realizzano come sono ridotta.
-Non avvicinatevi!- sibilo, mentre mi posiziono meglio e appoggio
le spalle al muro.
Che si fottano tutti.. ormai mi hanno visto.. fanculo.. vaffanculo
tutto!
-Che diavolo è successo qui?- sento dire alla mia sinistra, e
sforzandomi non poco sposto lo sguardo su dei ragazzi che si sono immobilizzati
davanti la porta dell'aula che ho distrutto. Alcuni di loro sono però più
interessati alla mia presenza, e infatti continuano a fissarmi senza però
aprire bocca o accennare a muoversi.
Come cazzo la risolvo la situazione adesso?
Ma quasi come se mi avesse sentito, scorgo
qualcuno di mia conoscenza farsi largo tra i pochi che stanno assistendo alla
mia orribile performance, e quando mi raggiunge io sono finalmente riuscita a
rialzarmi in piedi, pronta ad affrontare qualsiasi sua reazione.
-Elettra..- mi chiama appena, e dopo aver
osservato accuratamente le mie ferite e distrattamente l'aula alle mie spalle
vedo i suoi occhi accendersi di comprensione mista a qualcosa, fastidio direi.
-Sto bene.- dico, per evitare
qualsiasi domanda che potrebbe peggiorare ancora la situazione, nonostante le
mie condizioni ben visibili e il respiro affrettato dicano tutt'altro in
proposito.
Ci squadriamo per un secondo che mi pare
infinito, io ansimante e con sguardo vuoto, tu calma e con sguardo
indifferente.
-Ti senti meglio almeno?- mi chiede, dopo un
po’, mentre coloro che ci circondano osservano la scena senza capirci nulla,
presumo.
-Per niente.-
-Possibile che una stanza simile ti faccia
davvero questo effetto?- domanda, mentre stringo i denti sentendomi davvero
umiliata per essere stata colta sia da lei che da estranei in una situazione
come questa.
-Fottiti.-
-Appena posso vedrò di farlo, ora cosa vuoi
fare?-
-Tu che dici?- le sibilo, realizzando di aver
smesso di ansimare ma di non aver ripreso completamente le forze.
-Va bene, d'accordo, però guido io!-
risponde, voltandosi e incamminandosi con me che striscio alle sue spalle, e
nonostante io sia davvero frustrata da questa cazzo di situazione non posso che
sentirmi leggermente in debito con lei, per avermi tolto dai guai.
Vedrò di trovare un modo per sdebitarmi,
anche se a differenza mia lei non ha questo tipo di debolezze.. o meglio, forse
le avrà ma di certo non è sfigata quanto me, quindi è sicuro che in situazioni
simili non si verrà mai a trovare.
Ma se si aspetta che le dica grazie si sbaglia di grosso.
Ore 13 e 47
Imprecisato locale
McDonald del quartiere Shibuya
Osservo la Sis ringhiare, in modo poco umano, ad un bambino di su
per giù cinque o sei anni che guardava stralunato una ferita ancora sanguinante
sotto la guancia destra, avvertendomi involontariamente del suo ritorno
dall’oblio del water. I suoi vestiti, fortunatamente, non sono così distrutti
da attirare più interesse di quanto non ne attiri già la sua espressione, che
tutto ha della maschera di un predatore ferito. Spero che il suo toast e il suo
cheeseburger gigante possano riportarla nella specie umana senza troppi
ripensamenti, o qua mi tocca comprare il collare e pure la museruola.
Si siede davanti a me, afferrando il panino con una mano sola e
prendendone un morso tanto grande che per un attimo penso non possa passare
attraverso il suo apparato digerente senza ingolfarlo. Io rimango con la mia
crocchetta di pollo in mano per qualche minuto, soppesando la situazione.
-Hai disinfettato bene tutte le ferite?- chiedo, per puro spirito
di responsabilità che neanche dovrei avere. Ma tanto che ci sono, un po’ di
colpa me la sento anch’io, sai com’è.
-Non credere di essere una croce rossina così brava-
-Mai pensata una cosa simile..- rispondo, gustando ad occhi
chiusi un sorso di coca cola che mi scende giù per la gola riarsa -… scusa
tanto se mi sento un pochino chiamata in causa se una MIA compagna di
università ti ha messo in una situazione particolarmente umiliante-
-Il grado di umiliazione aumenta ogni volta che me ne fai
ricordare-
-Il lato oscuro della comunicazione, facci l’abitudine… anche se
per noi ogni contatto umano è un buco nero senza via d’uscita-
-Ma quanto sei poetica- constata con vile sarcasmo, scolandosi
mezzo bicchiere di tè al limone in una sola volta, sgocciolando copiosamente
sul tavolo sotto i suoi gomiti.
-Grazie, anche se non è di questo che stavamo parlando-
-Non lo fare-
Alzo un sopracciglio, richiudendo le palpebre subito dopo per
evitare di guardarla negli occhi, continuando a mordicchiare una patatina
grondante di salsa agrodolce con un rapimento che non riesco interamente a
nascondere.
-Intendi spezzarle entrambe le braccia e usarle come mazze per
intraprendere una brillante carriera di golfista?-
-Esattamente quello-
-No, non credo che lo farò.. il golf mi sembra un bel po’ noioso-
Sospira, forse un po’ esasperata dal mio tono un tantino troppo
teatrale per una conversazione ad un tavolo cosparso di rimasugli di ketchup e
maionese in un normale Mc Donald, e mi guarda, le sue guance assumono forme
tondeggianti mentre tritura con lena un morso di cheeseburger e uno di toast in
una sola volta.
-Non serve che fai la dura sai?-
-No, a quello ci pensi tu infatti-
M’interrompe portando il palmo unto della mano a pochi centimetri
della mia faccia.
-Quello che intendevo è..- deglutisce rumorosamente, per poi
continuare con aria infastidita quasi, che evidenzia quanto non vorrebbe essere
lei a doverlo dire -… non penso che si vedrebbe molto di buon occhio un tuo
coinvolgimento in un pestaggio, in un'università di quel livello-
-E sai quanto cazzo me ne frega?- la mia espressione deve essere
particolarmente scettica, dato che non credo di aver sentito la Sis parlare assennatamente da parecchio tempo a questa parte, non pensavo neanche che il
concetto di “rispetto delle regole” potesse figurare nel suo dizionario
personale.
-Niente..- annuisco, prima che continui a parlare -… ma non mi
sembra una cosa saggia da fare- conclude, finendo il liquido nel bicchiere con
un lungo e protratto rumore di aspirazione.
-Non avrei mai pensato di sentire parole simili uscire dalla tua
bocca-
-Neppure io, e non penso me le sentirai più dire. Comunque
dev'essere opera di questo toast.. mi ha proprio rimesso al mondo-
-Ci credo, l’ho pagato io..- mi rabbuio all’improvviso: niente al
mondo può rendermi più scazzata del sapere di aver speso soldi per qualcun
altro e non per me stessa -… va bene che mi sento in colpa, ma avresti anche
potuto evitare di ordinare tutto il ristorante per sfogare la tua frustrazione
repressa. Dal casino che hai provocato ho pensato che non avresti avuto più
niente da sfogare per tutto il resto della tua vita-
Sorride con un'aria che lei deve aver reputato furba, masticando
in modo accentuato e fissandomi occhi negli occhi come se quello che sta
mangiando fosse ciò che di più buono nell’universo possa esistere.
-Se qui hanno soltanto due cheeseburger, quattro toast, un
secchio di patatine per cinquanta persone, e un'autocisterna di tè allora sì
che il Giappone è in piena crisi economica-
-Ah ah ah, simpatica..- sibilo, staccando appena le labbra dalla
cannuccia -… se ordini ancora qualcosa con l’intenzione di farlo pagare a me ti
giuro che un braccio lo spezzo anche a te- sottolineo parecchio eloquentemente,
con ben scolpita in mente l’immagine del mio portafoglio a forma di Mokona
completamente vuoto, anche se poi qualcosa dentro dovrebbe comunque ancora
esserci.. o almeno lo spero.
-E io che speravo in un trattamento di favore… - si posa un
braccio con il palmo rivolto in alto, in una posa che vorrebbe essere
drammatica -… anche se sinceramente poco mi serve-
-Ovviamente no- rido.
-Ad ogni modo, te lo ripeto: non farlo-
-E perché non dovrei?-
Per aggiungere tensione al momento della verità afferra quello
che è stato il suo primo bicchiere di tè, dei quattro che si è scolata durante
tutto il pasto, ormai del tutto vuoto, stringendolo nella mano fino a farne una
pallina di qualche millimetro di diametro, forse anche di meno.
-Perché questa è la fine che vorrei farle fare, IO-
-Tu e non io, afferrato…- noto, sarcasticamente -.. anche se
farlo col bicchiere pieno sarebbe stato molto più d’effetto…- ridacchio -… ma,
ad ogni modo, evita di dire cazzate responsabili quando le tue vere motivazioni
sono assolutamente palesi-
-Cazzate responsabili?-
-Oddio.. mi cacceranno dall’università a calci in culo!- la mia
posa drammatica è molto più efficace della sua, anche se la sua faccia imbronciata
vorrebbe a tutti i costi negarlo.
-Scusa tanto se mi sentirei un tantino chiamata in causa, se
succedesse-
-Quando dico di smettere con le cazzate responsabili, intendo
definitivamente-
Le impedisco di ribattere togliendole il vassoio da sotto i
gomiti, segno inequivocabile che la manciata di patatine che sta masticando
saranno le ultime, e ponendo fine al pranzo. Mi rivolge un grugnito animalesco,
anche se non capisco a quale animale dovrebbe appartenere, al quale replico con
un sorriso che dire diabolico è poco: il tempo dei silenzi tesi e della pena
inutile è passato da un bel pezzo, esattamente come quello in cui il mio
portafoglio era florido e pieno. La cosa non sembra andarle molto a genio, dal
modo in cui schizzi di ketchup si proiettano dalle patatine che ha in bocca
mentre borbotta qualcosa sul volere un altro cheeseburger, che sicuramente non
avrà da me.
-Qualunque cosa tu stia dicendo, la risposta è NO. E ora alza il
culo se vuoi farti il viaggio in macchina invece che sulle tue gambe, vorrei andare
a studiare prima della fine del mondo-
-Un po’ di delicatezza? Ti ricordo che ho subito un forte shock-
Frugo nelle tasche, poi le rivolgo la bocca del mio Mokona
portafoglio –Questo è uno shock-
Alza le braccia, come presa con le mani nel sacco o con le mani
sul collo di qualcuno che aveva sempre voluto mandare all’altro mondo, con un
ghigno tutt’altro che colpevole. Il mio tentativo di lasciarla indietro in
tutti i modi mentre camminiamo ha un che di fin troppo infantile.
SPAZIO AUTRICI!
Brucy:
SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! T______________T
Lady: *dorme*
Brucy:
SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! *_______________*
Lady: ma scrivere qualcosa di più creativo no?U-U *dorme ancora*
Brucy:
Senti chi parla -.-
Lady: SUBARU CHAN AMAMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! *_*
Brucy:
Non mi dai altra scelta allora.. ZORO SPOSAMIIIIIIIIIIIIIIII!!! *ç*
Lady: quando l’ho detto io era creativo.. ma tu l’hai spudoratamente
copiato!U-U *torna a dormire russando MOLTO rumorosa e facendo sogni erotici su
Subaru*
Brucy:
Non vedo dove sia il problema, mi hai costretto tu *le tira un calcio cercando
di svegliarla*
Lady: Si vai Seishiro.. stupralo… Subaru chan… hihihihihihihihihi *ride in
modo malefico nel sonno immaginando cose sconce*
Brucy:
Se non vuoi che ti dia fuoco svegliati subito *minaccia sibilando con una
tanica di benzina in mano e lo sguardo omicida negli occhi*
Lady: Seishiro… Subaru… fuoco della passione… hihihihihihihihihi *continua
a ridere in modo malefico infischiandosene*
Brucy:
Mi sono stancata di fingermi quella seria della situazione, quando hai finito
avvisami *torna dai suoi manga e dal suo adorato Kurogane*
Lady: *Si sveglia improvvisamente* Che cosa stai ancora lì a cincischiare?
Rispondi a sti commenti no! U-U *torna a dormire*
Brucy:
Non prendo ordini da nessuno, tsé *continua a sbavare su Tsubasa*
Lady: L’ultima volta era sola ed abbandonata in mezzo alle intemperie della
vita… e ti rifiuti di negarmi un favore tanto piccolo quale cominciare a
rispondere ai commenti? Me misera *Subaruuuuuuu… dhaaaaa…*
Ethlinn: Ma guarda che farsi film mentali è una cosa che va fatta almeno
dieci volte al giorno XD anche tu a fare pubblicità occulta?? E soprattutto nei
commenti della nostra fic??! Vedo che anche tu hai capito tutto dalla vita U.U
Per quanto riguarda l'università, siccome l'ha scelta Sis mi sembra scontato
dire che è sia un laboratorio sullo studio del paranormale che dell'insanità
mentale *me se ne frega di ciò che dirà Lady al riguardo* Comunque grazie del
commento, ci fa piacere che continuerai a leggerci, soprattutto perché abbiamo
qualcuno da uccidere in meno XD
Rinoagirl89: Per quanto riguarda Miss faccia da cazzo stai tranquilla, ancora non
si è deciso per quale mano, ma prima o poi perirà *_* Comunque non sei l'unica
a sbavare pensando di voler vivere un'esperienza simile a quella delle
protagoniste.. dhaaa…
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Capitolo 5 *** L'ultimo dango ***
Ore 18
Ore 9.45
Sconosciuta libreria
di un'imprecisata via d'Ikebukuro
Quella è una macchia.
Osservo con aria terribilmente apatica, e molto forzata, quella
strana incisione sul muro che, da un quarto d'ora a questa parte circa, ha
attirato tutta la mia, poca e quasi inesistente, attenzione.
Sì è una macchia.
Constato poi affermativamente con me stessa che decisamente è una
macchia, anche se mi è davvero difficile capire come si possa essere formata in
un punto così alto e proprio in modo da prendere la forma di una chiocciola.
-Yaaawn…- sbadiglio senza neanche provare a darmi un contegno,
attirandomi lo sguardo irritato della vecchia che si è fermata a spiare le
copertine dei libri proprio vicino a me. La ignoro, visto che poteva pure
scegliersi un altro punto del negozio anziché avvicinarsi a dove sto vegetando
da mezzora io, e finalmente giungo a pormi l'illuminante domanda che mi sarei
dovuta porre molto, ma decisamente tanto tempo fa.
Perché non sono svaccata nel mio letto a sbavare sul Mokona-Timer?
Impegnandomi, facendomi anche insultare pesantemente dai miei
stessi neuroni che a quest'ora ancora non sanno neppure chi sono o da dove
vengono, posso quasi immaginare Gerry Scotti sedutomi di fronte, in attesa
della risposta che, se giusta, mi potrebbe far vincere il sudato milione, ma
ovviamente i secondi scorrerebbero e io continuerei a guardarlo nelle sue palle
enormi degli occhi, a farmi filmini su quanto possa essere rotondo e
abbronzato, senza riuscire a dargli una risposta decente.
Sì, perché mi sfugge davvero il motivo per il quale non mi stia
rotolando nel letto tirando testate alla spalliera, coccolandomi la sveglia a
forma di Mokona, con suo silenzioso disappunto al riguardo.
Un minuto prima facevo quasi le fusa visto che, nonostante avessi
dormito solo per qualche ora, stare sul letto in panciolle rappresenta davvero
l'azione migliore che un essere umano possa compiere.
Un minuto dopo venivo presa quasi a scarpate dalla sis a cui,
all'improvviso e senza dare spiegazioni in proposito, era venuta un'insensata
voglia di uscire e andare per negozi, in particolare librerie, e che, per un
sempre insensato motivo, voleva essere accompagnata dalla sottoscritta. Certo,
si sarebbe comunque dovuta alzare per prepararsi per l'uni ma che bisogno c'era
di svegliare pure me??
E come poteva non finire con lei che gironzola per il negozio con
aria sognante, correndo da un libro a un altro, e io che vegeto con aria quasi
lugubre davanti un muro che dire sporco è davvero, credetemi, un blando
eufemismo?
-Sei inguardabile-
Con sforzo che definirei quasi inumano riesco a voltare leggermente
il capo alla mia sinistra dove scorgo, anche se in modo molto indefinito, la
figura della sis con in mano un libro intenta, però, a guardare me infastidita
anziché sfogliarlo come dovrebbe.
La sua voce tanto dolce quanto un pugno nello stomaco mi arriva
lontana e ovattata alle orecchie, risvegliandomi dall'ennesimo trance in cui,
probabilmente, sono caduta da un buon lasso di tempo.. di abbastanza minuti da
infastidirla almeno.
-Eh?- chiedo, con voce d'oltretomba, mentre mi strofino gli occhi
visto che se ancora sto in piedi e non sono svenuta è solo per puro istinto di
sopravvivenza.
Se penso che adesso sarei potuta stare tra le lenzuola a godermi il
silenzio profondo della casa, anziché farmi ringhiare contro dalla vecchietta
di turno infastidita dalla mia sola presenza mi viene male.. sigh
-Sto dicendo che sei inguardabile. Ripigliati un po’, per favore-
ripete con tono irritato, guardandomi pungente. A quanto pare l'idea di alzarsi
presto non ha avuto conseguenze positive neppure su di lei, anche se, a
differenza mia, lei non ha bisogno di reggersi a un sostegno per tenersi in
piedi.. o meglio, pure lei ne avrebbe bisogno ma non di certo quanto me. Riesco
facilmente a immaginarlo in quanto non sono l'unica, in questo negozio, a
barcollare apaticamente e sbattere gli occhi velocemente per evitare che si
chiudano una volta per tutte e che non si riaprano più.. non che mi
dispiacerebbe eh, però non mi sembra una buona idea soprattutto viste le strane
intenzioni omicide che provoca la mia esistenza nella mia coinquilina e alla
vecchietta che, ecchepalle!, non la finisce un secondo di guardarmi storto da
quando le ho sbadigliato in faccia.
-Senti chi parla- strascico tra i denti ogni lettera che riesco a
pronunciare, mentre la vedo alzare un sopracciglio leggermente perplessa e con
l'incomprensione nello sguardo. E in effetti posso capirla, povera anima pia,
visto che quello che sto dicendo dev'essere davvero difficile da comprendere..
non lo capisco neppure io, se è per questo.
-Io almeno evito di grugnire, o meglio, russare in luogo pubblico.
Siamo in una libreria, se non te ne fossi accorta-
-Certo che me ne sono accorta- rispondo con tono stridulo, sempre
strascicando le parole, mentre mi guardo attorno con aria sognante visto che
pile e pile di libri mi circondano in tutto il loro splendore. Con la mia mente
malata mi perdo nel mio ennesimo trance fantasioso, non accorgendomi del suo
sguardo che si sta facendo sempre più torvo ogni secondo che passa.
Che figata sarebbe se potessi rimpicciolire quanto un puffo, magari
indossando il vestito di *Gin e avere le ali oppure il potere di fare salti di
qualsiasi lunghezza.. saltellerei felice come una pasqua.. se poi mettendo
piede su un libro fantasy venissi inghiottita e diventassi il protagonista
della storia.. dhaa
-La smetti di sbavare?-
Vengo riportata alla realtà dalla, sempre dolce quanto una spranga
sul piede, voce della sis.
Rettifico: vengo riportata alla realtà dalla, sempre delicata
quanto un pugno sui denti, gomitata della sis, che mi mozza il fiato per un
attimo visto che mi ha colto totalmente impreparata. Ma non perché sia
diventata all'improvviso wonderwoman, sia chiaro.
Il fatto è che appena sveglia sono intoccabile. Mi faccio male
facilmente, e potrei addirittura rimetterci le penne se non stessi attenta ai
pericoli che incombono in casa, quali spigoli e compagnia bella, i quali fra
l'altro non ne manco uno e ogni volta che esco di casa sembro aver partecipato
a un incontro di wrestling visti tutti i lividi che potrei mostrare.
A dire la verità, la mattina anche un pizzicotto rischierebbe di
mandarmi all'altro mondo, ma in fondo questi sono solo dettagli...credo
-Senti ma non potevamo venirci un altro giorno, magari anche di
pomeriggio?-
-No-
-Perché?- chiedo infastidita da questo rifiuto totale e schietto,
mentre lei finge di ignorarmi e il suo inusuale tic all'occhio mette in moto la
mia povera memoria con lo scopo di rendermi nota la causa di questo strano e
insensato comportamento.
Vagamente riesco a ricordare l'estrema lotta di ieri sera per
l'ultimo dei dango rimasto e sul fatto che entrambe lo volevamo intero, con
tutti i suoi pezzi, senza il minimo desiderio di volerlo dividere a metà. E la
vincitrice ovviamente sono stata io, in quanto mentre eravamo intente a tirare
il piatto le ho viscidamente schiacciato un piede e, confidando sulle mie
capacità da brava ladra quale sono, ho trafugato il dango e me lo sono infilato
quasi tutto in bocca.
Appena se n'è accorta, prima ha sgranato gli occhi sorpresa, poi
delusa dall'aver perso la sua opportunità di potersi scafare il dango più buono
che io abbia mai assaggiato, infine disgustata visto che mi stavo quasi
soffocando pur di mangiarmelo tutto io.
Brucia ancora la sconfitta?
-Zitta che mi distrai- risponde con tono vago,
mentre io m'impunto a fissarla col mio solito sguardo petulante, e quando non
ne può più chiude di botto il libro di cui stava, o meglio, cercava di leggere
l'introduzione e si volta a guardarmi torva. -Ce la stai mettendo tutta a farmi
innervosire o cosa?!-
-Colpa tua che te la prendi per un dango- le
rinfaccio mentre scorgo nei suoi occhi il fastidio crescere a dismisura, e
quindi capisco pure di averci preso in pieno sulla causa della sua insensata,
ora non più, irritazione.
-Senti..- inizia, decisa a dire qualcosa di
serio, ma s'interrompe, forse capendo che anche provandoci in questo momento io
non riuscirei a seguire il filo del discorso, neppure sforzandomi, e si
schiaffa una mano sul viso per voltarsi poi a guardarmi con aria terribilmente
stanca. -D'accordo, non avrei dovuto costringerti a venire, ma ormai è andata
no?-
-Se lo dici tu-
-Poi non ho voglia di sprecare tempo a
litigare con te-
-Per un dango questo e altro- cerco di
ghignare come mio solito, visto il mio abitudinario vizio di rigirare sempre
più volte possibile il dito nella piaga, ma quello che mi esce deve di certo
essere una smorfia orribile e, di conseguenza, inguardabile perché la vedo
aggrottare le sopracciglia quasi interdetta.
-Certo che sì. Ma lo avrai già bello che
digerito, quindi non c'è bisogno di tirarla ancora per le lunghe-
-Vorrà dire che la prossima volta l'ultimo dei
dango toccherà a te.. forse-
-Tsè, ride bene chi ride ultimo-
E detto questo ci allontaniamo l'una
dall'altra, cioè più precisamente è lei che s'allontana visto che io non ho
intenzione di muovermi da qui. Fra l'altro ormai è diventata una questione di
principio visto che la vecchietta di prima non ha smesso un secondo di
adocchiare lo scaffale di libri dove sto vegetando da quando sono entrata nel
negozio. Quando però sento la sis chiamarmi per uscire incrocio lo sguardo con
la vecchiarda, quasi mi sembra di trovarmi in una di quelle scene dei film
western dove i duellanti stanno per estrarre le pistole, ma visto che a lungo andare
potrei finire per diventare parte dell'allenamento fingo d'inchinarmi al suo
cospetto, per farle capire che le lascio il posto, e finalmente raggiungo
l'uscita, dopo ovviamente essermi gustata il suo gemito infastidito e la sua
smorfia contrariata.
-Trovato qualcosa d'interessante?- chiede sis
tanto per fare, con nemmeno un segno di curiosità nella voce, e con lo stesso
tono rispondo negativamente, senza neanche rigirarle la domanda. A cosa
servirebbe poi? Quando si comprerà qualcosa lo verrò comunque a sapere, quindi
perché interessarsi prima del tempo?
-Sappi che se ti aspetti che ti paghi da
mangiare solo perché ti ho svegliato contro il tuo consenso ti sbagli di
grosso- mi annuncia quando raggiungiamo il bar in fondo alla strada, e io
annuisco tanto per darle soddisfazione, visto che non mi era passato neanche
lontanamente di pensare una cosa simile.
Diciamo che in questo momento mi è
difficile pensare in generale..
-L'altra volta hai insistito tu ad offrirmi il
pranzo, tendo a ricordartelo-
-E io ti puntualizzo che non ci sarà una
prossima volta- incrocia le braccia, fissandomi perentoria mentre io appoggio
il gomito sul tavolino, e la testa sulla mano guardandola indifferente.
-Infatti non verrei a chiedertelo per nulla al
mondo. Sai che non sopporto essere in debito con qualcuno-
-Mai dire mai-
-Hn-
-Comunque ho notato che stai tornando dal
regno di Morfeo molto più velocemente del solito. Qualche motivazione
particolare per caso?-
-Eh?- chiedo con tono perplesso, visto che
intenta com'ero a contare gli spiccioli del portafoglio per pagarmi la
colazione non l'ho minimamente ascoltata. E se già fatico a seguirla
normalmente, figurarsi quando sto facendo dell'altro..
-Ecco appunto.. lascia stare va-
-La smetti di trattarmi da deficiente?- sbotto
leggermente contrariata, mentre cerco di esprimere il mio attuale irritamento
anche con i lineamenti facciali, senza molto successo visto che lei non sembra
notare nessun cambiamento in proposito.
Oggi comunicazione zero tondo eh?
-Non ti sto trattando da deficiente, solo non
ho voglia di ripetere le cose-
-Colpa mia se mi parli quando sono già
impegnata a fare altro?-
-A fare che?- alza un sopracciglio interdetta,
visto che non si era minimamente accorta di quello che stavo facendo mentre mi
chiedeva quello che mi ha chiesto e che io non ho capito.
-In ogni caso dovresti ben sapere a che
livello stanno le mie capacità mentali e motorie, appena sveglia-
-Sotto, ma molto, tanto, estremamente sotto
dello zero infinito?- accenna a un sogghigno divertito, e forse anche perfido,
mentre io cerco di imitarla senza però riuscirci. -Elettra, mi spieghi cosa
stai facendo?- mi chiede poi, osservandomi perplessa schiacciarmi la faccia con
le mani, e con le dita muovere i lineamenti a forza pur di forzare un ghigno ma
a quanto pare ne sta uscendo qualcosa di terribile, visto il suo sguardo farsi
sempre più basito.
-Oggi non vado molto d'accordo con la mia
faccia-
-E?- mi spinge a continuare, anche se posso
immaginare quanto non le debba fregare più molto in questo momento visto che,
nel frattempo, i nostri cappuccini e le nostre brioches ci hanno finalmente
raggiunte. Il suo gettarsi con aria famelica sulla brioche farcita di
cioccolato me lo evidenzia senza lasciarmi dubitare oltre.
-Volevo vedere se con qualche aiuto esterno la
mia faccia avrebbe potuto sfornare qualcosa.. ma a quanto pare non ho avuto
buoni risultati-
-Decisamente no- la sento rispondere
vagamente, ma ormai non la sto neanche più ascoltando. Siamo letteralmente
partite tutte due per la tangente, in quanto la nutella ha un effetto davvero
devastante e sublime su di noi.. tanto da costringere il nostro cervello, e in
particolare i nostri Omini del cervello, a perdere la concezione della realtà e
tuffarsi in fantasie irresistibilmente dolci e peccaminose.
.. nutella.. dhaa…
*Gin = Gintoki Sakata, protagonista
dell'anime/manga "Gintama"
Ore 10 e 28
Dintorni
dell’Università imperiale di Tokyo
-Io avrei un dubbio- dice la Sis,
solennemente.
-Esponi pure- rispondo solennemente.
-Hai presente che io non studio, vero?-
Annuisco. –Perfettamente-
-E che, se anche fosse, in ogni caso
non lo farei di certo qui?-
Scuoto la testa in su e in giù un
paio di volte. –Assolutamente cristallino-
-E che, per l'appunto, piuttosto
preferirei farmi sparare in bocca?-
Annuisco ancora più energicamente.
–Ho tutto ben presente-
-Quindi non è minimamente errato
chiedermi cosa io ci faccia qui perché, davvero, che diavolo ci faccio io qui?-
Ho pensato molto alla faccenda,
seriamente. Non c’entra il fatto che abbia osato sottrarmi il dango più bello e
più grosso che c’era tra quelli disponibili, o tra quelli mai creati da quando
la pietanza è stata inventata, non lo so, e che avevo strategicamente lasciato
per ultimo. Ho tanti di quei pretesti da tirar fuori da far impallidire il mio
maggior debitore, ma al momento non me ne viene nemmeno uno decente.
Ad ogni modo, seduta sulle mie
bianche lenzuola ancora calde, ho pensato bene a Miss faccia da Cazzo, e ho
ponderato bene sulle cazzate responsabili della Sis. E, per quanto potessero
essere aliene alla mente che le aveva partorite, mi sono accorta che un senso
l’avevano. Insomma, già è un evento straordinario il fatto che mi sia stata
data l’occasione di venire in Giappone, non potrei mai permettermi di farmi
cacciare a calci in culo per rissa o aggressione aggravata. E, tra i tanti
appigli che la mia mente è riuscita a considerare, l’unico tanto resistente da
poter trattenere il mio lato oscuro, alla fine, era Sis. Ma la Sis non è mai
stata molto incline a far le cose senza sapere il motivo per cui le dovrebbe
fare.
Problematica, problematica ragazza.
Prendo aria. –Allora, hai presente
Raika?-
Probabilmente, conoscendola, starà
pensando al protagonista di qualche manga yaoi troppo spinto per lei.
-… può darsi- ecco, non se lo
ricorda.
-Hai presente il fatto che io
rispetto il principio del rispetto della vita umana, vero?-
-Sono contenta che tu ‘rispetti il
rispetto’…- fa finta di pensarci -… ma dov’è che dovresti arrivare?-
-E ricordi Raika? La mia seconda
personalità, quella che il rispetto della vita umana non sa neanche
lontanamente che cosa sia?-
I dati riemergono dalla poco capiente
banca dati della sua memoria. –Vagamente-
-Ecco, se oggi mi ritrovassi davanti
Miss Faccia da Cazzo, Raika verrebbe molto probabilmente a farmi una visitina-
termino, allungandomi le dita per il nervosismo.
-E quindi?- chiede, ancora piuttosto
scettica e restia a valutare il pericolo.
-E quindi, come tu mi avevi già
responsabilmente ricordato, picchiare a sangue o staccare un braccio ad una
compagna di università non mi migliorerebbe la reputazione-
Rotea gli occhi, senza ancora aver
capito niente. –E quindi?- ripete, a voce leggermente più alta. -Dovrei
picchiare e pestare al posto tuo?-
-No! Cioè…- cazzo, è proprio
difficile da spiegare. -… se vedi qualcosa, qualunque cosa di strano in me
afferrami, bloccami, e portami via il più lontano possibile da qui con tutti i
mezzi, anche picchiandomi se necessario-
-E quindi, dovrei picchiare te?-
-NO!- devo proprio fare pace con il
mio cervello, non andiamo mai d’accordo-… bè.. se proprio non ci sono altre
alternative-
Concludo, ma dubito che abbia
realmente compreso l’entità del pericolo, o almeno non sembra guardando le sue
palpebre calanti e l’espressione che non so se definire assorta o completamente
da demente.
-E non potresti chiederlo a uno dei
tuoi gemelli?-
Grugnisco per l’uso dell’aggettivo
possessivo: in che cavolo di modo dovrebbero essere miei quei due? Non voglio
animaletti troppo impegnativi da accudire nel mio giardino personale, al
momento. Ma mi limito solo a questo.
-Non riesco a parlare così
liberamente del fatto che la sorella gemella cattiva che non ho mai avuto abiti
dentro di me, almeno non a chicchessia- e non so se interpreterà l’affermazione
come una dichiarazione della mia fiducia, o come una riscossione dei vecchi
debiti. Sinceramente me ne importa poco e niente.
Non ha il tempo di ribattere, dato
che una mano si appoggia sulla mia spalla, e forse anche sulla sua. E, come in
un colpo di scena che non colpisce proprio più nessuno, ci ritroviamo davanti
Ikki e Ikku.
-Di che stavate parlando?- chiede
Ikki, stringendomi la spalla destra, con gli occhi che gli brillano della
solita luce sinistra. Un pensiero molesto mi attraversa la testa.
-Ma come diavolo fate a trovarmi
tutte le cavolo di mattine voi?- chiedo, sospettosa, con un braccio sul fianco
teso e un'espressione inquisitrice.
-È il potere del mio amore, my
beloved love!- risponde Ikki, e Ikku annuisce con forza, con quella sua faccia
che non riuscirebbe a tenere nascosto un delitto neanche se l’avesse già
dimenticato. Ma preferisco lasciar perdere.
Poi mi ricordo di avere delle cavolo
d’incombenze sociali, di cui farei molto volentieri a meno, e afferro Sis con
tutte e due le mani, usandola come uno scudo a protezione della mia persona. A
quanto pare è ancora troppo rincoglionita per reagire, e a momenti mi cade
addosso di schiena.
-Sumeragi san..- come diavolo faccio
a rivolgermi a tutti e due ed essere rispettosa allo stesso tempo? –Vi presento
Elettra Alfano san, mia coinquilina, compatriota, sorella acquisita, complice
in azioni illegali e/o criminali… e non so che altro ancora-
Nonostante non avesse mai avuto
desiderio di fare la conoscenza di nessuno, di questo posso essere abbastanza
sicura, la mano di Sis è la prima a tendersi verso di loro, e a rimaner sospesa
nel vuoto.. no, non ha perso all'improvviso le poche facoltà mentali di cui
dispone. Più semplicemente sono io a tenerle il braccio disteso. A forza.
Meglio prendere il toro per le corna,
no?
Sorrido, e tutto quello che fa lei è
voltarsi lentamente, come se farlo più velocemente potesse provocarle la
rottura delle ossa o dei tendini della spalla, e fulminarmi col più inquietante
sguardo assassino mai visto su volto umano.
-Piacere- risponde Ikku, con
l’atteggiamento di un moccioso dell’asilo a cui viene presentata una nuova
amichetta con cui giocherà a far castelli di sabbia, digrignando gli
abbaglianti denti bianchi e scompigliandosi i capelli già disordinati in un
gesto del tutto inutile, ma assolutamente affascinante. Ikki sorride ancora,
squadrandola da capo a piedi con una sola occhiata, che quasi potrebbe essere
ai raggi X.
-Piacere…- sbotta poi, afferrando la
mano di Sis ancora sospesa nel vuoto. -… Ikki Sumeragi al suo servizio- ma
perché questo dannato ragazzo deve sempre sorridere in questo modo
terrificante?
Ma, almeno, Sis sembra rinunciare
momentaneamente ai piani di morte che aveva cominciato ad escogitare per me, e
sorride a sua volta, altrettanto terrificante, come se la sapesse lunga. Poi si
stacca dalle mie braccia, che ancora la tenevano lontana dal suolo e le
impedivano di cadere a sacco di patate, e ricambia la stretta.
-Per quanto ne so io, i tuoi servizi
dovrebbero già essere prenotati per qualcun altro…- chi? Mica io? Naaaa! Ma
quanto è suggestivamente artistica quella cacca di cane che pende sull’orlo
della fogna? -… ma piacere- conclude con tono palesemente derisorio.
Ikki guarda Sis, Sis guarda Ikki. Ed
improvvisamente lo sento, con quella mia sensibilità che comincia a strillare
solo nei momenti meno opportuni. Campi magnetici contrari, auree ostili, e
l’immagine di un cane e di un gatto che si azzannano a sangue o fanno i
bisognini uno sopra all’altro… chissà perché poi.
Anche se come arma offensiva sarebbe
parecchio strategica.
-I miei servizi sono aperti a tutti,
mia cara- però, non sarebbe affatto male se concedesse i suoi servizi ad un
altro bel pezzo di ragazzo come lui mentre io sono ad assistere con patatine e
pop corn a volontà…ecco, sono partita con biglietto di sola andata per il mondo
parallelo delle fantasie omo- erotiche, e non penso che tornerò molto presto.
… fantasie omo- erotiche… dhaa…
-Ah davvero?- sento vagamente dire
dalla Sis, mentre si china minacciosamente su Ikki. Wow, sembrano avermi
aspettato per continuare. –Spiacente ma non sono interessata-
M’immagino mentre mi siedo
comodamente sulla testa d’Ikku, che ora sembra più una riproduzione di statua
greca da arredamento, lì fermo e imbambolato con la dentatura in mostra come il
fotogramma fermo di un film alla “tutti insieme appassionatamente”, mentre
continuo a spolverare pop corn lì da dove avevo smesso, e assistendo alla più
epica battaglia di frecciatine bastarde dall’invenzione della comunicazione
verbale. O forse lo sto facendo davvero, boh.
-Non ti fai catturare dal fascino
dell’oriente?- chop chop.. questa è proprio pessima.. chop chop. Vai sister!
Distruggilo! Disintegralo! Fallo nero! Stupraloooooooo!
-Oh beh, finché continui a
sbattermelo in faccia in questo modo non credo proprio.- ed è uno a zero! Uno a
zero signori e signore! -E poi quando ci si prende un impegno bisogna portarlo
a termine…- oh, ma che carina quell’ape spiaccicata e spappolata sul vetro
dell’aula al pian terreno! -..no?-
-Assolutamente d’accordo…- ora perché
guarda me? -… porto sempre a termine i miei impegni…- oddio, Siiisss! Perché
non l’hai ancora stuprato come si deveeeee? -.. ovviamente-
Da comodamente seduta sulla testa
d’Ikku, non so ancora se in modo immaginario o se ci stessi davvero, sento
l’impulso irresistibile di raggomitolarmi dietro le sue lunghe gambe forti e
solenni.
-Voglio proprio vedere- ma lei da che
diavolo di parte sta?
Sto cercando ancora di valutare la
bellezza della cacca di cane di prima, quando vedo lei, e stringo un
po’ troppo l’appiglio a cui mi sono aggrappata.
-Ahia- sento da Ikku, a cui ho
probabilmente disintegrato un polpaccio.
Oh no, Miss Faccia da Cazzo a ore
dodici, e la Sis è impegnata in un guerra di frecciatine, e lei non se ne va
mai prima di aver finito la guerra. Oddio, ci uccideremo.. io ucciderò lei… se
proprio le cose vanno male lei mi ferirà un pochino. Merda, merda, merda. Si,
avvicina, ha puntato proprio me.
“Calmati… tu rispetti la vita umana… tu
rispetti la vita… tu rispetti la vita umana… non ti farai cacciare a calci nel
sedere… tu rispetti la vita umana…”
Niente… cazzo d’inutile Mandra
buddista!
-Vittoria san?- oddio.
-Si?- rispondo, alla faccia
gigantesca che ha improvvisamente occupato tutto il mio campo visivo. -… dimmi
pure.. I… Ikku san-
-Io devo proprio andare a lezione
adesso.. ti va di accompagnarmi?-
-I.. io..- devo proprio tutti
interrompermi quando balbetto? E perché mi faccio tutte queste domande? La
dannata vita non è mai dannatamente chiara, dannazione. Non mi da neanche modo
di rispondere che mi trascina via, per quanto cerchi di puntare i piedi e scalciare
come una mocciosa.
Ikki e la Sis non se ne accorgono
nemmeno, e Faccia da Cazzo sembra odiarmi ancora di più di quanto mi odiava
prima –e ce ne vuole proprio per odiarmi di più di così-
Uffa.. mica vorrà giocare a fare
castelli di sabbia?
Uff.
Ore 18.00
Negozio di alimentari
"Kichigai discount"
Possibile che sia davvero difficile da
capire cosa io stia pensando in questo preciso istante? Eppure la mia
espressione facciale dovrebbe essere diventata più comprensibile vista l'ora.
-.. sì perché poi, sa come sono gli uomini,
non sono mai soddisfatti di ciò che viene loro servito, e finchè hanno voce
trovano sempre il motivo per poterti criticare!- continua a bofonchiare la
vecchietta maniaca, che ogni giorno e alla stessa ora si fa sempre trovare qui,
pronta a descrivermi tutti i dettagli della sua vita, a quanto dice lei,
movimentata e peccaminosa nonostante sia palese cosa io ne pensi al riguardo.
Due palle.. no aspetta, due palloni
belli grossi direi.. che tra l'altro germogliano ad ogni secondo che passa..
Mentre sono concentrata a ordinare le scatole
di mais per poter formare una piramide alta almeno un metro, anche se ancora
devo capire a che cosa serva.. probabilmente è solo l'ennesima trovata della
socia del capo, di cui non ricordo mai il nome, volta a rendere più
"originale" il locale, vallo a capire.. quella donna se ne inventa
sempre una, e ovviamente a chi altri è se non alla sottoscritta chiede di
eseguire compiti simili così, fra una scatoletta e l'altra, che riesca a farmi
saltare i nervi e non solo quelli??
-.. comunque alla fine ho preso il mestolo e
gliene ho dette quattro, zittendolo come si deve e costringendolo pure a lavare
i piatti! È finita l'era dove la donna serviva solo ad accudire casa e far da
mangiare, no?- s'interrompe, mentre io sto per finire il capolavoro di tutta la
mia vita, o per essere precisi, di tutto questo pomeriggio.. in effetti è da
troppo che sto qui, chissà che ore sono.
-Alfano san?- mi sento richiamare con tono
perplesso e in attesa, e quando mi volto a guardare la vecchiarda, e sbattendo
gli occhi all'unisono con lei mi accorgo finalmente che teoricamente mi stava
parlando, che teoricamente avrei dovuto ascoltarla e sempre teoricamente avrei
dovuto rispondere alla sua domanda.. che tra l'altro, ovviamente, non so
neanche quale sia..
-Ehm, ha ragione lei, signora- concordo
annuendo col capo, senza neanche sapere a cosa io stia effettivamente dando
ragione, mentre la donna si stampa un sorrisone in faccia come se la sapesse
lunga, quasi come se avesse previsto la cosa già da prima.
Non mi dire che ha finalmente capito
che non la stavo minimamente cagando.. davvero svegli questi giapponesi,
complimenti.
-Oh povera me, si è fatto davvero tardi e io
che pensavo fossero solo le cinque!- annuncia dopo aver guardato l'orologio
allacciatole al polso, che tra l'altro io non indosserei mai visto il suo
colore pallidamente rosa e i disegnini a forma di fiorellini celesti. -Sarà
meglio che mi avvii. È stato davvero un piacere parlare con lei. Ha davvero una
pazienza infinita per volermi ascoltare senza mandarmi via. Buona serata,
Alfano san-
-Anche a lei, signora- saluto distrattamente,
mentre cerco di trattenermi dallo smuovere il naso in una smorfia e sospirare
dal sollievo per essermela finalmente tolta dalle balle, riuscendoci a malapena
visto che, appena la vedo girarsi, faccio entrambe le cose contemporaneamente e
con estrema soddisfazione.
"Pazienza per volerla
ascoltare"? E quando mai le avrei chiesto di sfracellarmi le palle con le
sue storie assurde, che tra l'altro non ascolto neanche lontanamente?!
Sì, decisamente questi giapponesi sono
mooolto svegli.. si si
-Finalmente ho finito!- esulto leggermente,
dopo aver posizionato l'ultima scatoletta a concludere l'enorme, per così dire,
piramide di scatolette di mais. Mi stento quasi commossa, visto che per una
volta sono riuscita a concludere qualcosa senza fare casini, ma soprattutto
senza attentare alla mia stessa incolumità.
-Elettra chan fermalo!!- sento dire alle mie
spalle, e con un orrendo presentimento mi volto quasi a rallentatore, e quando
vedo..
E che cacchio sarebbe quello?!
Rimango basita quando davanti a me si presenta
una sottospecie di cane che sembra aver affrontato la terza guerra mondiale in
prima fila.
Le zampe anteriori sono fasciate da delle
bende che coprono quasi del tutto delle stecche, che serviranno probabilmente
per far riuscire a camminare l'animale anche senza poggiare a terra i palmi.
Una strana benda, con un cuore giallo disegnatoci sopra, copre interamente
l'occhio destro, mentre un'altra fasciatura gli circonda l'orecchio.
Mentre sono intenta a trovargli una razza di
appartenenza, non realizzo in tempo che l'inarrestabile animale si sta
dirigendo a tutto gas verso di me, o meglio, più precisamente verso la piramide
che ho costruito con tanta fatica e che mi ha preso tutto il pomeriggio. Quando
lo capisco è infatti già troppo tardi.
Nuooooooooooo!!!
A bocca aperta guardo il frutto del mio sudore
distruggersi completamente, senza poterlo evitare in alcun modo. Una
scatoletta, rotolando, mi ha appena sfiorato un piede, quasi a volermi
confortare, e osservando gli occhi a forma di mais disegnatici sopra sembra
quasi che mi stia fissando compatendomi.
Due ore.. ci avrò messo più di due ore
a fare sta merda di piramide e adesso arriva lui.. sto sgorbio inguardabile..
ma io.. ma io lo ammazzo!
Quando vedo la bestia voltarsi e arrancare
verso di me, scodinzolante e felice come un uovo di pasqua, incosciente
dell'atrocità appena commessa, sento scorrermi nel sangue quell'istinto
omicida, che la sis probabilmente chiamerebbe Ranka, che rare volte si riesce a
risvegliare completamente in me.
-Chiki! Brutto cattivo, guarda cos'hai
fatto!!- lo rimprovera il mio collega degli scaffali, raggiungendoci e
guardando desolato il disastro appena compiuto.
-Il cane è tuo?- chiedo, con il tic all'occhio
che sembra essermi impazzito del tutto, mentre l'animale inizia a gironzolarmi
attorno scodinzolando gioioso.
-Sì, l'ho chiamato Chiki! Non è un amore?!-
domanda con sguardo quasi da pazzoide, mentre prende la bestiola in braccio e
me l'avvicina a un centimetro dal naso, non sapendo che da un momento all'altro
glielo potrei squartare il suo Chiki amore bello!
-Perché si trova qui? E in Giappone non li
vendono i collari?!-
-Oh ma io non gli potrei mai mettere un
collare, né una museruola! Penso proprio che quelli siano oggetti da mettere al
bando! Non trovi anche tu che sia immorale legare questi poveri animaletti?- mi
domanda, sempre tenendo il canino a mezz'aria, facendomi innervosire ancora di
più nel sentirmelo a distanza così ravvicinata.
-Tu.. Tu.. Ma lo sai quanto ci ho messo a fare
la piramide?!- pesto i piedi sbottando infine senza controllare neanche di
avere il tono di voce basso, e infatti lui non si aspettava di certo di
sentirmi gracchiare con voce stridula, tanto che è pure saltato qualche passo
indietro per lo spavento.
Roteo gli occhi, pestando ancora i piedi, per
poi accoccolarmi in un angolino, sentendo quasi la nuvoletta nera della sfiga,
amica intima mia e di *Nami, apparirmi sul capo, pesandomi addosso in tutta la
sua magnificenza.
-S-Su dai, non fare così andiamo. Rimetto
apposto tutto io, stai tranquilla!- sento dire, mentre una mano mi si poggia
sulla spalla quasi per conforto.
-Mi ci ero pure affezionata alle scatolette!!-
-Semmai te ne regalo qualcuna uno di sti
giorni ok?-
-Stai cercando di comprarmi con del mais, per
caso?- mi volto con lo sguardo assatanato, mentre lui indietreggia sforzandosi
di sorridere visto che non devo essere proprio un bello spettacolo in questo
momento.. sì, vabbè, non che normalmente io lo sia, però ammetto che quando
fingo questo comportamento infantile sono sempre solita assumere un'espressione
che definire inquietantemente satanica sarebbe poco.
-M-Ma no, figurati-
-Metti apposto tu e mi compri del mais?-
-Quanto ne vuoi, sì-
-Allora ok- mi rialzo riprendendo la mia
solita aria indifferente, mentre lui mi guarda un pelino inquietato e dopo
averlo salutato con un cenno del capo mi dirigo a tutta velocità verso lo
spogliatoio, visto che per oggi il mio turno finalmente è finito.
Quando esco, vestita di nuovo normalmente,
ritrovo il poveraccio dove l'ho lasciato minuti fa, e quando si accorge di me
mi saluta con un sorriso forzato e irrequieto mentre, appena gli do le spalle,
un ghigno sadico e soddisfatto mi si apre in volto.
Davvero svegli, sì.
Ore 18.45
Imprecisato angolo di
un'imprecisata via d'Ikebukuro
Ed eccomi qui, totalmente spaesata e incerta
su cosa fare, e dove andare.
Qualcuno mi avrà anche scambiato per un palo
della luce o qualcosa di simile, visto che me ne sto imbambolata accanto a un
semaforo da più di un quarto d'ora circa.
Il problema è semplicemente lo stesso che mi
asfissia da quando ero piccola, forse anche quando stavo nella panza di mia
madre: il senso dell'orientamento. Devo però ammettere che è anche sbagliato
definirlo problema in quanto, lo sarebbe se io avessi mai avuto un briciolo di
orientamento in tutta la mia inutile e cinica esistenza.. e ovviamente no, non
ce l'ho mai avuto.
Maledetta me e al mio mancato senso
dell'orientamento.. maledetto quel vecchio grassone che mi ha detto la strada
senza neanche parlare chiaro.. e maledetta quella carretta della mia moto che
mi deve sempre lasciare a terra ogni volta che ne ho davvero bisogno!!
E mentre continuo a deprimermi su cosa fare e
dove andare la gente continua a passare e a fissarmi come se in testa avessi
due antennine verdi e al posto di essere bianca come una morta fossi sul
verdognolo andante al pari di Shrek.
Ancora qualche secondo d'incertezza e alla
fine, dopo un'interessante ambarabaccicciccocco, di vitale importanza in questo
tipo di situazioni, decido di prendere la via a sinistra. Inizio ad avere
qualche dubbio sull'aver sbagliato strada però quando inizio a non incontrare
più nessuno dopo aver svoltato l'angolo.. e per nessuno intendo neanche un
misero pulcioso gatto che di solito compare in queste scene tragicomiche, quasi
a voler rendere ancora più patetica la situazione in cui si è venuto a trovare
il protagonista. Ma io, ovviamente, dall'alto della mia innegabile esperienza non
mi farò minimamente scoraggiare da certi dettagli che, dannazione, in certe
occasioni sì che sono importanti.
No io affronterò questa cosa come una sfida
personale, a pieno petto.
Morirò sperduta tra le vie giapponesi,
me lo sento… mi ritroveranno sepolta da qualche parte e sapranno chi sono solo
grazie ai dati sulla patente..
Non finisco però di deprimermi decentemente
che all'improvviso vedo la luce.. cioè volevo dire, vedo l'enorme ma allo
stesso anonima insegna della fumetteria che sto cercando con tanto ardore da
quando sono uscita dal discount.
Allungando il passo raggiungo il negozio
camminando a un metro da terra per la commozione, e quasi non mi metto a
ballare la danza dei criceti* quando sento il campanellino, posto sulla porta,
suonare al mio ingresso.
Rimango poi a bocca aperta, o meglio, con la
mandibola che tocca terra quando leggo le super-offerte che ci sono su poster e
gadget vari.
Ma questo è il paradiso!
Mentre mi scende la bava alla bocca mi
avvicino a mo di sanguisuga ai poster "prendi tre paghi uno", e mi
abbasso così tanto sullo scatolone che tra un po’ ci finisco dentro.
.. black lagoon.. bleach.. gintama..
saiyuki.. one piece.. xxxholic… dhaaa.. li voglio tutti.. tutti..
TUTTIIIIIIIII!!!!!
-Scusi, vorrei prendere dei poster- annuncio
alla cassa, mentre il tizio che mi guarda s'inquieta un po’ visto il mio
sguardo da pazzoide.
-Me li mostri pure- dice, mentre annuisco e
frettolosamente ritorno dallo scatolone. Quando mi raggiunge gliene indico
quasi la metà, e ghigno soddisfatta nel vederlo impacciato visto che sembro
essere la prima a fare un acquisto così spropositato.
-Shuuhei! Vieni a darmi una mano, muoviti!- lo
sento chiamare qualcuno, e dopo qualche secondo un ragazzo dai capelli rossi ci
raggiunge.
Che hai da fissare?
Alzo un sopracciglio, lasciando da parte
l'idillio-poster per qualche secondo, per ricambiare il suo sguardo con aria
infastidita, visto che mi sta guardando come se avessi appena detto che sua
madre in realtà è un uomo.
Questo qui mi ricorda quel gemello che
mi ha presentato la sis.. quel Sumegi, Sameragi o come cazzo si chiama.. tra
l'altro dovrò escogitare una vendetta degna della sottoscritta visto che quella
stronza se n'è andata lasciandomi in balia del cazzone. E pensare che per
togliermelo di torno mi sono dovuta abbassare al suo livello accidenti!
Mentre ripenso a ciò che è successo oggi
all'uni il ragazzo nel frattempo ritorna in sé all'ennesimo richiamo del
collega, e io torno alla realtà iniziando a fremere quando vedo tutti i poster
arrotolati in un sacchetto. Pago il tutto e frettolosamente saluto mentre esco
dal negozio, e quando sono fuori non posso che lasciarmi andare e sospirare
quasi facendo le fusa.
I miei poster.. tutti miei.. sono tutti
miei..
Attenta a non sbrodolarci davvero sopra,
inizio a pensare a come potrei metterli in camera, visto che ce l'ho già bella
che piena, e non posso fare a meno che gongolare come Gollum, in quanto non mi
capita quasi mai di acquistare così tanti poster tutti in una volta.
-Ehi tu, aspetta un secondo!!- sento urlare
alle mie spalle, ma quasi non ci faccio caso finchè qualcosa mi tira il bordo
della maglia e mi fa quasi cadere all'indietro.
Dopo aver ripreso stabilità col terreno mi
volto irritata per incrociare lo sguardo scuro del ragazzo di prima, che
continuava a fissarmi come un celebroleso.
-Qualsiasi cosa sia successa, non sono stata
io- puntualizzo, mettendomi sulla difensiva come mio solito, mentre lui
ridacchia scuotendo poi il capo distrattamente.
-Tranquilla, non ti ho rincorso per questo-
dice divertito, mettendosi una mano su un fianco, mentre io alzo un
sopracciglio perplessa.
-Quindi?-
-Anata ga daisukii!-
Oh merda.. che cacchio significa questo
adesso?! Sapevo che avrei dovuto stare attenta ai corsi anziché ascoltarmi la
musica, accidenti a me, però cazzeggiavo solo quando la lezione riguardava
argomenti che non m'interessavano.. che cacchio può aver detto questo qui?? Ah,
che frustrazione!!
-Ehm.. scusa ma non so ancora bene il
giapponese, ti spiacerebbe dirmelo in inglese?- chiedo mentre si allarga il
sorriso sul suo volto, facendomi involontariamente stringere i pugni
infastidita.
-I mean, I like you!- dice, per poi avanzare
fino arrivarmi a un centimetro dalla faccia.
-Che caz..- balbetto indietreggiando
istintivamente, senza neppure accorgermi di aver parlato italiano, mentre lui
ridacchia divertito, facendomi inavvertitamente salire l'irritazione. -Tu non
sei normale, fatti curare!-
-Aspetta, non andartene! Non mi sono ancora
presentato!- dice con tono quasi irrequieto, mentre mi prende per un braccio
bloccando la mia fuga improvvisata, visto che gli avevo dato le spalle con
l'intento di scappare lontano e mettere più distanza possibile tra me e lui.
-Non mi frega del tuo nome! Lasciami andare,
idiota!-
-Ehi, calma, non voglio farti niente!- annuncia,
lasciandomi andare, e quando mi volto lo fisso negli occhi gelida.
-Farò finta che tutto questo non sia accaduto,
quindi sarà meglio per te tornare a lavorare anziché darmi fastidio-
-Sennò che mi fai? Mi devasti come hai fatto
con quell'aula alla Todai?- ghigna incrociando le braccia, mentre io socchiudo
gli occhi rimanendo indifferente al riguardo, nonostante non mi faccia alcun
piacere sapere che uno sconosciuto sia a conoscenza dell'accaduto. -Vederti
quel giorno è stato come una manna dal cielo, un colpo di fulmine in piena
regola! E oggi che ti ho rivista non volevo perdere l'occasione di presentarmi,
mi spiace quindi di averti dato un'impressione diversa-
-Come ti chiami?-
-Shuuhei Takishima, piacere di..-
-Ora che ti sei presentato spero ti senta soddisfatto,
perché mi hai già fatto perdere abbastanza tempo, perciò addio!- lo interrompo
con tono acido, per poi dargli le spalle e iniziare a incamminarmi.
-Forse è meglio che ti avverti che questo tuo
modo di fare mi spinge a volerci provare ancora di più-
-Provare cosa?! E poi sai che mi frega! Non
sai neanche come mi chiamo e non lo saprai mai, stanne certo!-
-Vedremo- riesco a sentirgli dire quasi con
tono soddisfatto, prima di svoltare l'angolo e pestare poi i piedi pesantemente
irritata.
Cristo, capitano tutte a me! Prima quel
cretino di un gemello mal riuscito, che se non era per il rispetto del
rispetto.. vabbè quello di cui parlava la sis, gli avrei tirato i capelli e un
calcio dritto a castrarlo e fargli togliere quell'aria da figo che si tira tanto!
Poi, come se non bastasse, mi si è ripresentata davanti quella puttana di una
rosellina a cui non ho tirato il collo sempre facendo appello alla cosa del
rispetto e ora questo qua! Non solo mi avrebbe visto in un momento critico, ma
si sarebbe anche innamorato di me?? Un colpo di fulmine?!
Ma che s'impicchino lui e il colpo di
fulmine!
*Danza dei criceti= vedere http://www.unknown.it/materiale/titipa/tititipa.html
per
capire XD
*Nami = personaggio dell'anime/manga "One
Piece"
SPAZIO AUTRICI:
Lady Ko’: Bene, in questo momento sono
totalmente presa dalla puntata di Junjou romantica che si sta allegramente
caricando, quindi non mi verrà sicuramente nulla di sensato da dire… tu hai qualcosa
di sensato da dire Sis?
Brucy: Poni dei quesiti veramente scontati U.U
Lady Ko’: Quindi la risposta è “Ovviamente
sì! Non aspettavo altro!”… prego esperta a lei la parola U-U *dorme sugli
allori*
Brucy: Anche la nostra sintonia non è poi così impeccabile
eh?
Lady Ko’: Tu dici? Uhe… voi quattro gatti
di lettori che commentano e comunicano con noi in qualche arcana maniera, avete
visto che esce Twilight? XD *discorso campato alla minchia*
Brucy: Io ho pure prenotato per poter trovare posto
proprio il 21 *_*
Lady Ko’: Io forse se son fortunata riesco
ad andarci sabato sera! U-U anche se ho l’impressione che dovrò urlare qualcosa
tipo “Oh mio Edward! CHE COSA T’HANNO FATTO?!” urlando come una comare in
menopausa §_§ *triste*
Brucy: Se rimango delusa chiedo di rimborsarmi pure il
biglietto, e ovviamente non mancherò a criticare… assolutamente non mancherò
*voce minacciosa*
Lady Ko’: Indubbiamente l’attore non è
minimamente all’altezza delle mie sfrenate fantasie! U-U ma per criticare prima
bisogna vedere *saggezza mode on*
Brucy: Film o non film l'attore è quello, e a me non
piace… anche se non c'è un possibile Edward in questo mondo *sigh*
Lady Ko’: La sua bellezza non è di questo
mondo! U-U Bene, passiamo ai commenti!
Ethlinn: Linn, stavamo pensando di avanzare una richiesta
di santificazione per te, che ne dici? XD i tuoi commenti afferrano esattamente
il senso più recondito nella nostra opera! §_§ *piange* grazie dal più profondo
della mia anima! *eh sì, Sayoko è proprio il modello di persona che merita
atroce dolore! XD*
Rinoagirl89: *fa patpat* non ti preoccupare
Senpai, già il tuo sforzarti nello scrivere un commento è per noi motivo
d’indicibile gioia, quindi puoi scriverci tutte le minchiate che ti pare, pure
gli elementi chimici ci vanno bene! *oh forse no! XD* grazie del supporto!
*inchino*
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Capitolo 6 *** Il tempo di bruciare ***
Ore 13
Ore 10 e 11
Punto imprecisato
della metropolitana di Tokyo
Come si dice di solito? “Donne e motori, gioie e dolori”?
Ma se ne andasse a cagare chiunque l’abbia mai detto.
Io e la mia macchina non possiamo stare l’una senza l’altra senza
che una nuvoletta nera e pronta a far temporale si cominci ad addensare sopra
la mia testa. Io e la mia compagna fedele, io e la mia socia inseparabile, io e
la mia adorata Mini viola susina (non prugna.. assolutamente non prugna!). Una
donna e lo strumento che le permette di non ammazzarsi sopra i suoi piedi o
sopra una squallida metro.
Io e la mia macchina. Non ci può essere accoppiata più vincente.
E come volevasi dimostrare, non tutti gli strumenti sono
altrettanto efficienti.
Mi volto al mio fianco, con la faccia più assurdamente esasperata
che il mio repertorio possa offrire, e trovo seduto al mio fianco il mio
marcantonio personale a scodinzolare come un cane all’ora dei croccantini.
E tutto questo perché sono lontana dalla mia macchina.
Tutto questo perché Kuma Arai possiede uno spiccato talento
recitativo. In ogni caso, mi sto portando dietro un peso inutile, e non ho
neanche il coraggio di scaricarlo. Che dolce animo da caga sotto che mi
ritrovo.
-Ehm.. Taro san?-
-Si, Vittoria san?- non so come esprimere il concetto in modo
delicato senza far polpette del suo piccolo, fragile cuore innamorato seduta
stante. Io non sono mai stata innamorata di nessuno e nessuno è mai stato
innamorato di me, non ho esperienza nel campo e stavo anche tanto bene come
stavo, tanto piacere. Se vi calpesto per strada mentre vado particolarmente di
fretta non guardatemi male, è tutta colpa della mia incapacità genetica di
avere cura di qualcosa, ma basta soltanto farci l’abitudine. Anche se, per
quanto riguarda Taro, dubito che possa rischiare di essere calpestato da me.
-So che in tutta probabilità sarà impossibile fartelo capire
senza sembrare brusca, giusto un tantino, ma…- deglutisco -…io avrei bisogno
dei miei spazi sai?-
Da appiccicato a me, quasi fino a sembrare un koala aggrappato al
sedile, improvvisa un lungo salto pseudo mortale all’indietro, muovendo
contemporaneamente la testa in avanti e in dietro in un inchino di scusa. Una
signora, della discreta folla di passeggeri, con tutta l’aria della casalinga
cinquantenne disperata, lo fissa senza sapere se rimproverarlo di esserle
venuto addosso, o se chiedergli di ravvivare la sua triste vita con un po’ di
dolcezza. Se la fila scuotendo la testa, staccando gli occhi dal fondoschiena
di Taro solo quando le porte le si chiudono in faccia, dopo la sua discesa.
-Scusami…- dice, asciugandosi il viso non so per quale motivo
-…ma non mi pareva il caso di lasciar andare da sola una bella ragazza come te,
girano brutti ceffi! Pronti a prenderti, rapirti, chiedere un riscatto per il
tuo rapimento, picchiarti, menomarti, chiedere un riscatto per un tuo braccio,
stuprarti, sfigurarti…-
-Si si, ho afferrato il concetto..- ma vuole mandarmela o cosa?
-… sono una piccola, dolce, indifesa ragazza nel bel mezzo di una grande,
crudele metropoli senza scrupoli… a questo ero già arrivata-
-E poi mio padre mi ha buttato fuori dall’agenzia- ah, ecco come
stanno le cose veramente. Lo dice ridendo, ma lo vedo arrossire un po’ per
l’imbarazzo, ricordarlo non deve farlo sentire molto virile.
-Come procedono i suoi esperimenti con il pesto, a proposito?-
anche se poi, stamattina, ha chiamato a casa in lacrime come se l’apocalisse
fosse stata imminente, facendomi correre all’agenzia col cuore in gola, per poi
scoprire che non riusciva a ricordarsi se ci andava o no la besciamella sulla
lasagna ai funghi. E, come se non bastasse, suo figlio mi si è attaccato
addosso come una piattola, offrendomi di accompagnarmi all’università, dato che
la macchina l’aveva presa Sis, dato che la sua moto aveva qualche problema, ed io
ero venuta con la metro. Tutto il mondo, a quanto pareva, era improvvisamente
desideroso di provocarmi immenso dolore tutto in una volta.
-Affatto bene…- risponde, sconsolato -…dato che non sapeva che
formaggio metterci ha provato con il tofu fuso. Una cosa assolutamente
orribile-
Annuisco, comprensiva. –Ma ha mai pensato di provare con un libro
di ricette, o magari con internet? Sono fonti d’informazione molto, ma molto,
più attendibili di me-
Approva con un ripetuto movimento della testa, preso dal suo stesso
dramma, evitandosi di rispondere con quel che entrambi sappiamo fin troppo
bene, e ci accorgiamo di essere finalmente arrivati. La strada fino
all’università è breve.
Interrompe il suo racconto del “Cous cous del terrore”, per
squadrare il solito cancello rosso che ha tutta l’aria di poter essere
l’entrata degli inferi. Non sembra molto stupito, o almeno non come me quando
lo vidi la prima volta.
-Infernale eh?- lui mi guarda, come se non avesse capito.
-Intendo il cancello- lo indico, nel modo più maleducato
possibile.
-Tu dici?-
-Lo dico, lo dico- ride, neanche avessi detto un'assurdità,
pensando forse che, a quanto pare, ho molto più bisogno di essere protetta di
quanto avesse pensato. Non da stupratori, non da maniaci, non da scippatori,
non da assassini senza scrupoli, ma da grossi cancelli rossi sulla bocca
dell’oltretomba. Piuttosto curioso.
-Vittoria san, è soltanto un cancello!-
-No..- replico, con decisione.
-Ce ne sono di simili in tutto il Giappone!-
-Tsè, manchi di gusto artistico- lo lascio indietro, ma so
perfettamente che mi seguirà.
Anche se sarebbe meglio per entrambi che non lo facesse. Se solo
non fosse così assurdamente imponente, lo prenderei a calci nel suo bel
sederino fino a farlo tornare a casa dal suo paparino con la coda tra le gambe.
Ecco appunto. Mi potrei disciogliere di punto in bianco e
dileguarmi nello scarico fognario più vicino? Cerco di voltarmi, di
dimenticarmi anche come mi chiamo se possibile, ma una mano si posa su una
spalla, e una sull’altra. Questa cosa non mi piace affatto.
-Vittoria san?-
-Vittoria chan?-
Non mi rimane che cercarmi una via di fuga, oppure di fare
Suppuku con la mina di una matita, o con l’antenna del cellulare. Porca troia,
il cellulare non ce l’ha nemmeno un'antenna!
-Buongiorno, Sumeragi san- e da quando in qua io m’inchino
davanti ad un porco maniaco?
Rivolgo il più terribile degli sguardi omicidi ad Ikki, che fa
dondolare senza motivo il sottile codino di capelli neri tra il pollice e
l’indice, col suo solito sorriso da chi trama qualcosa d’illegale, o
pornografico, o anche tutte e due le cose insieme.
-Cos'è oggi questa cortesia?-
-Cortesia? Non capisco davvero di che cosa tu stia parlando!-
-Ah, pazienza! Mi piaci anche così- se, e io sono nata l’altro
ieri guarda!
Scuote la testa, rimettendo il codino al suo posto, esattamente
allineato al collo sottile, e noto solo in questo momento che manca qualcuno o
qualcosa.
-E Ikku san?-
-È stato trattenuto e non ha potuto appostarsi, cioè volevo
dire…- sta sudando mica freddo? -… non è potuto venire a porgerti i suoi saluti
mattutini- sorriso a centocinquanta denti.
-Non me la racconti giusta..- borbotto -… hai ucciso tuo fratello
e nascosto il suo cadavere da qualche parte? Un po’ mi dispiacerebbe, sembrava
una di quelle persone che da’ un grande apporto alla società-
-Ma come sei crudele, Vicchan!- ma mi sa che un pochino ci ho
preso, dato che il suo sudore sembra parecchio persistente. Poi,
improvvisamente, mi ricordo di avere ancora una grossa piattola pronta ad
attaccarsi a me, e tanto meno decisa a staccarsi molto facilmente. Piattola
più, piattola meno… ci sarà un tombino in cui calarsi senza farsi male?
-E lui chi sarebbe?- e, tanto per il gusto di rendere più
socialmente asfissiante la situazione, Taro non è logisticamente in grado di
passare inosservato. Porco dio porco e pure la madonna *!
-Taroemon Arai, ventidue anni, figlio di Kuma
Arai, proprietario dell’agenzia di viaggi “Kuma on the road”, in cui lavoro, e
che in un insolito miscuglio d’inglese e giapponese significa “Orso sulla strada”.
È alto un metro e novanta, altezza considerevole, e ti conviene non stuzzicarlo
troppo perché, se solo volesse.. ma di solito non lo vuole, potrebbe ridurti in
una poltiglia molliccia e poco riconoscibile. È mio collega di lavoro e si
occupa…-
-La vuoi smettere di parlare a macchinetta! Mi stai assordando!-
ghigno.
Tutto frutto di lunghi esercizi di dizione e resoconti
dettagliati su monumenti storici, sparati a palla davanti ad una folla di
turisti scazzati di cui, spesso e volentieri, la metà è stata portata in
Giappone da un otaku entusiasta e saltellante contro la loro volontà. Il tutto
per far loro dimenticare di essere al mondo, e far finire la visita in fretta.
La mia capacità polmonare ne è uscita quadruplicata.
-Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, io me ne andrei
in classe…-
-Ferma qui tu-
Prima che potessi attuare finalmente il mio piano di fuga, la
bella mano affusolata e bianca di Ikki mi ha già afferrato saldamente.
Deglutisco, percependo il pericolo con il mio intuito che non ha proprio niente
di femminile.
-Si, dimmi Ikki san- sorriso a centocinquantuno denti.
-Chi sarebbe questo qui, Vicchan?-
-Te l’ho già detto, Ikki san-
Tutt’ad un tratto smette d’analizzarmi come fossi un pezzo raro,
e scruta Taro da capo a piedi con quella sua occhiata a raggi laser che ti può
far sentire nudo e vulnerabile, poi si avvicina, e lo annusa. Dopo lunghi
momenti d’indagine impegnata, in cui Taro non spiccica parola, come ha fatto
fin dall’inizio, Ikki si tende all’indietro.
-Piacere, Taro san- ma le parole e il modo in cui sono state
dette non vanno per niente a braccetto. Gli porge la mano, e la stringe con
forza sufficiente per tutti e due.
-Piacere mio- balbetta. Non mi pareva neanche di ricordare che
sapesse parlare.
-Allora, che cosa studi?-
-Niente-
-Io e Vittoria san frequentiamo la stessa facoltà…- e che cacchio
dovrebbe c’entrare?
-Capisco-
-Proprio un caso eh?-
-Caso sto cavolo- cerco d’interromperli, ma il fatto
che non capiscano la mia lingua rende poco incisiva l’obiezione, e guardo la
faccia angelica di Taro contrarsi. Non sta capendo nulla di quel che sta
succedendo. Tipico di lui.
Un po’ mi fa pena.
-E lei, quando può, si siede sempre vicino a me…-
-Veramente il più delle volte non mi accorgo neanche della tua
presenza-
-Capisco- replica Taro, condiscendente, ignorandomi.
Il momento prima tutti mi amano, e il secondo dopo neanche fanno
caso alla mia esistenza. Che il mondo mi considerasse almeno quel poco era
soltanto una bella illusione. Blutto mondo cludele.
-E mi guarda tutto il tempo, non stacca gli occhi neanche per un
secondo…-
-Veramente io cercherei di seguire la lezione, hai presente? Le
università servono a questo, ad arricchire il proprio bagaglio culturale-
-… e mi chiama ogni due secondi! “Ikki chan! Ikki chan!”-
-Ma che diavolo ti sei fumato?-
Non mi sente per niente -Poi appoggia la testa sulla mia spalla…-
-Se non la smetti di sparare cazzate ti stacco il gingillo e lo
butto in una fogna-
Il termine “gingillo” non è interpretato al giusto modo -… mi
guarda…-
-La vuoi smettere?-
-…Io la guardo…-
-Zitto!-
-… ci guardiamo…-
-Taci!-
-E… allora…-
-BASTAAAAAAAAA!-
Cazzo, avrò la faccia tutta rossa! Io lo uccido, io lo ammazzo,
lo faccio entrare nel coro delle voci bianche dell’oltretomba. Maledetto
idiota!
-Si può sapere cosa cazzo stavi dicendo?-
-La verità- sorride come una specie di antagonista malefico.
Taro è rimasto imbambolato, con lo sguardo puntato all’orizzonte
e le pupille sbiancate. Avrà creduto ad ogni sua singola parola e a proprio
nessuna delle mie. Tipico di lui. A volte mi chiedo se ami me o tutto ciò che
mi contraddice.
Per lui, probabilmente, il pesto si fa ancora con il tofu fuso.
-Non capisco perché avrebbe dovuto interessarti…- inizio, con
noncuranza -… ma sappi che non era vero. Ad Ikki san piace sparare cazzate
senza motivo-
Anche se un motivo c’era, e non mi piace per niente.
-Non erano cazzate!-
-Se non stai zitto ti castro!-
-Capisco, capisco- la sua voce sfuggiva ancora alla mia memoria
-.. non me la sono presa- se , e io sono nata l’altro ieri.
Vederlo così mi fa sentire strana. La sua schiena è sempre un po’
curva, data la sua altezza è abbastanza normale, ma ora mi appare piccolo
piccolo, come se all’improvviso si fosse arrotolato su sé stesso per scomparire
davanti ai nostri occhi e non farsi più vedere da nessuno. Poi, essere gentile
con lui mi viene un po’ difficile, più propriamente essere gentile con chiunque
mi viene difficile, ma mi avvicino a lui, e gli accarezzo la testa. Per un
cagnolino fedele come lui dovrebbe andare bene.
I jeans sulle gambe spropositatamente lunghe e solide, si tendono
mentre si china alla mia altezza, e le mie dita scompigliano un po’ i capelli
castani.
-Noi andiamo a lezione- sorrido, e lui mi ricambia. Ikki sbuffa,
come se tutto ciò lo annoiasse, ed è proprio così. Ma lo ignoro: occhio per
occhio, dente per dente.
-Ci vediamo all’agenzia!- al momento mi sfugge anche il motivo
per cui mi stia trascinando dietro Ikki, e anche a quale cavolo di lezione
dovrei andare.
Avevamo anche un altro po’ di tempo, dannazione.
La mia tendenza a fuggire, al momento, mi fa più rabbia che
schifo.
*Mi scuso con chi è credente, ma purtroppo la bestemmia fa parte
del mio personaggio XD
Ore 13.02
Stanza imprecisata
d’un imprecisato appartamento d’Ikebukuro
-Oh porco mondo!- sbotto senza neanche fare caso a ciò che dico,
mentre la mia voce si disperde nella stanza e invade la casa, sovrastando la
musica a palla che mi sto ascoltando da quando ho avuto la forza di alzarmi
definitivamente in piedi e che non ha smesso un secondo di allietare le mie
orecchie, e immagino assordare quelle dei vicini.
Strano che non abbiano ancora buttato giù la porta in effetti..
mhà, valli a capire
Continuo a tenere spalancati occhi e bocca, in un'espressione
pressoché terrificante, nonostante inizi a sentire l'esigenza di sbattere le
palpebre, mentre sullo schermo del portatile, poggiatomi sulle gambe piegate,
danno mostra di sé le immagini che ieri sera la sis mi ha consigliato di
guardare appena potevo.
Mi ha detto di darci un'occhiata, se ne avevo voglia.. e altro che
voglia!
Qua si parla di costrizione, di obbligo, di senso del dovere e
rispetto per se stessi!!!
E mentre il mio Omino del cervello si perde nelle sue
fantasticherie, io continuo a perdere litri e litri di bava osservando cosa
questo sito di immagini yaoi ha da offrire ad una povera insane-girl
come me.
Le mani poggiate sul tatami, le gambe molli e la schiena piegata a
novanta. Le iridi scure, profonde e lacrimanti di *Sasuke ricambiano il mio
sguardo appannate dal desiderio, mentre il suo carissimo e bellissimo onii sama
gli è quasi sdraiato addosso, con una mano a carezzargli o stringergli i
capelli e l'altra qualcos'altro nascosto purtroppo dalla posizione.
Nell'immagine seguente si vede benissimo e dettagliatamente cosa
le mani di *Itachi stiano toccando.
Tra l'altro non lascia spazio alla fantasia il modo in cui lui
stesso è disegnato.
Ripiegato sul fratellino, che comunque indossa ancora il suo kimono
ormai aperto quasi del tutto, completamente nudo, con il petto muscoloso in
bella mostra e i capelli liscissimi lasciati sciolti. La testa piegata
all'indietro, il volto quasi sofferente e allo stesso tempo impaziente di
raggiungere l'amplesso rivolto verso l'alto.
L'immagine successiva poi mi fa definitivamente secca.
Cazzo
Mezzora dopo sto ancora sbavandoci sopra e devo davvero farmi
forza, facendomi tra l'altro bestemmiare dai miei neuroni russi non contenti
della mia decisione, per riuscire a staccare gli occhi dallo schermo e
riprendere un po’ del mio autocontrollo, e visto che la tentazione di ritornaci
a sbrodolare davanti è veramente forte decido di mettere in stand-by così da
impedirmelo momentaneamente.
Che razza di masochista
Dando uno sguardo all'orologio e sentendo un lieve brontolio, per
non dire ruggito solito di un leone lasciato a digiuno da mesi, provenire dal
mio stomaco decido che sia giunta ora di mandar giù qualcosa, e con sempre i
Linkin Park a tutto volume raggiungo la cucina, dove però mi pianto davanti al
frigo per una buona manciata di minuti.
Contando il fatto che se mi metto a cucinare faccio esplodere
l'intero Giappone, tanto che passerei alla storia come l'erede di Bin Laden, le
uniche opzioni possibili sono gli onigiri.. ne è rimasto qualcuno al tonno e al
salmone quindi decisamente vada per i Sake.
Dopo aver preso l'occorrente torno in camera e prima di riaccendere
il pc faccio un lungo sospiro come per farmi forza.
Mi raccomando, accendi, salvi le doujinshi e poi chiudi il sito..
no devi chiuderlo.. chiudilo.. sai cosa signifi-HO DETTO CHIUDILO!! VUOI
SBAVARE ANCHE SUL PRANZO O COSA??! VUOI STROZZARTI COL CIBO MENTRE SBAVI SU
QUEI FIGONI DA PAURA??! E NON RISPONDERE DI SI! QUA LA COSA E' SERIA E SI FA COME DICO IO! NIENTE MA! CHIUDI QUEL SITO E FAI DELL'ALTRO!!.. che
tanto poi ci ritorniamo dopo, quindi poche storie su!
Oggi il mio Omino del Cervello sembra più convincente del solito..
potrebbe fare quasi paura, sì…
Comunque, mentre addento l'onigiri più grosso che c'era, e che a
stento riesco ad infilarmi in bocca, il mio sguardo ricade su un pezzo di carta
che ho volutamente appeso alla parete, assieme a tutti i poster, disegni e
altre cazzate meno importanti che mi tappezzano la camera.
Un pezzo di carta che mi ha decisamente fatto sentire un microbo
insignificante al solo riceverlo, figurarsi poi leggerlo.
Mi alzo per prenderlo e stando attenta a non strapparlo lo stacco
dalla puntina che lo teneva appeso al muro, per poi tornare seduta e, con la
voglia assurda di farmi apparire una vanga in mano e sotterrarmi da sola,
rileggo la lettera di auguri scrittami dalla sis per il mio diciottesimo
compleanno. Parola dopo parola il mio imbarazzo aumenta a dismisura, oltre che
alla frustrazione.
Quella volta mi sono veramente sentita una fallita.. lei era
riuscita a fare una cosa che io non avrei mai potuto fare..
Sei patetica, sappilo
E mentre ringrazio il mio Omino di avermelo ricordato, evidenziato
e sottolineato senza neanche un po’ di riguardo, nonostante non ce ne fosse
alcun bisogno visto che ne sono pienamente consapevole, finisco l'onigiri quasi
strozzandomici.
Mi chiedo con che coraggio si sia messa a scrivere una cosa
simile.. per non parlare poi di cosa le ho scritto io in risposta..
L'imbarazzo aumenta nel ricordare me alle prese con quel foglio di
carta che avrebbe rappresentato la lettera di risposta, o meglio, di auguri.
Ricordo ancora quanto tempo ci ho passato sopra, sia a maledirlo, a fissarlo
torva come a sperare che sparisse con la forza del pensiero, sia a pensare cosa
scriverci e alla fine, dopo essermi pienamente rotta le palle, ho preso quello
della sis e ho scopiazzato più o meno tutto.
Che vergogna senza fine
Finisco di mangiare con sottofondo Shadow of the day e solo il non
voler sporcare lo schermo del pc dei miei sputacchi m'impedisce d'intonare il
ritornello, ma quando parte la canzone seguente un mezzo ghigno mi si apre in
volto.
Time to burn.. sì è questa..
I The Rasmus invadono la casa, facendo di sicuro impazzire i
vicini, che nonostante tutto sto casino non hanno ancora chiamato nessuno.
Molto sospetto
Inconsciamente il mio sguardo ricade ancora sulla lettera della
sis, e senza neanche volerlo la mia mente ritorna alla prima volta che abbiamo
messo piede in territorio nipponico.. la prima volta che ne abbiamo respirato
l'aria..
Il primo giorno di vera e pura libertà
17 Marzo 2011
Ore 17.01
Aeroporto di Tokyo,
Giappone
Eravamo appena atterrati e dopo dodici dannatissime ore di volo il
mio aspetto era passato da leggermente cadaverico a morto che cammina, e
cercavo di non stramazzare al suolo dopo aver passato la nottata completamente
e orrendamente in bianco.
Non che fossi rimasta sveglia per paura di volare, figurarsi.
Ci ero già salita su un aereo, tra l'altro controvoglia, con la
tentazione di approfittare dell'alta quota per gettarmi nel vuoto e porre fine
alla mia miserabile esistenza. Sì, decisamente il viaggio per la Polonia dove, a destinazione, mi avrebbero accolto quel bastardo di mio fratello e consorte è
stata una delle esperienze più brutte della mia vita. E ciò non era
riconducibile ovviamente al volo in aereo, sia chiaro.
In ogni caso ciò che più in quel momento mi aveva dato fastidio,
per non dire scazzo assoluto tanto che avrei voluto poter brandire una
qualsiasi arma letale e fargliela pagare, era sapere che la mia carissima e, le
fosse venuto un accidenti brutta stronza che non era altro!, adorabilissima sis
aveva dormito benissimo, comodissima fra l'altro, probabilmente sognando
colline innevate e i nani della Loacker, alla facciazza mia.
Col sedile piegato al massimo, che tanto dietro di noi non era
seduto nessuno, un cuscinetto sotto la nuca comprato all'aeroporto di Roma, la
mascherina sugli occhi, i tappi per le orecchie e il sorrisino beato per
contornare il tutto.
Per non parlare poi di come russava.. non credo che l'avrebbe presa
bene se le avessi detto che per farla smettere l'avevo pigliata pesantemente, e
con piena soddisfazione tra l'altro, a pugni.. no, decisamente non l'avrebbe
presa bene per niente..
Messe a confronto, poi, di certo non ci azzeccavamo nulla l'una con
l'altra.
Io mora dagli occhi metallizzati, lei bruna dagli occhi castani.
Alte più o meno uguali, io piatta come una tavola e lei col davanzale in bella
vista. E come se non bastasse, in quel momento facevamo un contrasto
terribilmente più assurdo di quanto non lo facessimo già normalmente.
A differenza mia che, appunto, sembravo essere affetta da chissà
che malattia infettiva, lei mostrava tutto il suo splendore, fresca e riposata
come una rosa dopo aver dormito per quasi tutto il viaggio.. le hostess poi che
avevano creduto più volte che fosse morta visto che, quando non russava,
sembrava neanche respirare..
In ogni caso entrambe non eravamo ancora preparate a quello che
stavamo vivendo.. cioè, insomma, eravamo appena sbarcate nella terra dei nostri
sogni e non ne sembravamo neanche minimamente toccate.
Errore madornale perché appena ci trovammo davanti l'uscita
dell'aereo, entrambe prendemmo finalmente nota della situazione.. e a quel
punto fu la fine.
Occhi sbarrati come se avessimo appena visto la *Minekura venirci
incontro tutta sorridente, mandibola che toccava terra tanto che ci sarebbe
potuto entrare un bambino intero in bocca tanto era spalancata. Di pallore non
c'era neanche a parlarne, visto che se lei sembrava avvicinarsi al verdognolo
io stavo diventando bluastra.
Le hostess che erano addette a salutare i passeggeri di sicuro ci
saranno rimaste secche nel vederci in quello stato, e posso azzardare che se in
seguito sarebbero iniziati a spuntare loro capelli bianchi nonostante la loro
giovane età.. sì, sarebbe stato solo a causa nostra e dello spettacolo che
stavamo gratuitamente mostrando.
Che poi avremmo dovuto darci un contegno.
Insomma, si trattava di sbarcare FISICAMENTE, quindi non solo nei
nostri sogni e nelle nostre più rosee e allucinogene illusioni, in Giappone!
La prima impressione era quella che contava eh!!
Ma purtroppo, in quel preciso istante, chiederci un minimo di
controllo sarebbe stato decisamente esagerato.
Senza neanche sapere come, dopo un buon quarto d'ora, ci
riprendemmo, svegliandoci con la carcassa parallela a terra, con le hostess a
reggerci per le braccia terrorizzate per la nostra incolumità, indecise su cosa
fare e impreparate per situazioni simili.
Poverette.. fossi stata in loro avrei fatto finta di niente e me ne
sarei andata.
Quando finalmente trovammo la forza di reggerci in piedi e scendere
il primo gradino della scaletta ecco che riprendemmo finalmente le nostre vere
sembianze.. o almeno questo valse per me.
Se io facevo fatica a crederci, con la mia solita difficoltà a
convivere con emozioni tanto forti che, invece di rendermi più espansiva, mi
facevano chiudere più in me stessa, la mia sis non era di certo della stessa
opinione. Mandò fin da subito a quel paese la maschera indifferente che aveva
sempre tenuto in Italia per accogliere con entusiasmo la nuova se stessa di
natura nipponica.
Provai molta invidia nel sentire quanto riuscisse a esprimere la
sua euforia senza nessuno sforzo, ma anziché maledirla, come avrei fatto tempo
prima, mi limitai a sogghignare appena, sperando, insolitamente ottimista, che
prima o poi anche per me sarebbe arrivato il momento per poter esprimere la mia
felicità per il cambio nazione.
Che poi non si trattava solo di cambiare nazione, ed era questo che
mi bloccava.. ero come paralizzata, come se il mio sangue stesse circolando al
contrario.. non riesco a spiegarmelo neppure ora come davvero mi potessi
sentire.. però non avevo mai provato nulla di simile prima di allora.
Scendere quei gradini, mettere piede a terra, respirare.. furono
azioni che reputai per la prima volta seriamente importanti.. ricche di
significato, intrise di sentimento.
Stavo davvero male, ma a quanto pareva la sis non aveva intenzione
di calmarsi neanche un secondo e infatti, inconsciamente, mi diede una pacca
sulla schiena forse per capire se davvero tutto ciò che ci stava accadendo era
reale e non frutto della sua immaginazione, prendendomi così alla sprovvista mi
fece quasi sdraiare sul tapis roulant dove ci eravamo fermate ad
aspettare le nostre valige.
-Ops- mormorò, con un tono che palesava un totale disinteresse sul
gesto che aveva appena compiuto e sulla possibilità di avermi potuto far male,
e rimessami in piedi incrociai le braccia per dedicare qualche minuto per
osservarla attentamente.
Si era appoggiata mollemente al nastro trasportatore dove sarebbero
dovuti uscire a breve, si sperava, i nostri bagagli. Le braccia distese e le
dita incrociate, girava i pollici freneticamente. Le gambe accavallate, un
piede che picchiava a terra ripetutamente.
Per non parlare poi della faccia..
Mio dio quella era tutto un programma e mi ero pure sprecata a
scattarle una foto col cellulare tanto era assurda.
Gli occhi castani solitamente appannati dal sonno scintillavano
accesi da chissà quante emozioni mischiate tutte assieme. Le sopracciglia
arcuate tanto da sembrare quasi disegnate. E poi la bocca come chicca finale.
Mai visto un sorriso così abbagliante come quello che si era
stampata in faccia ormai da quando eravamo scese dall'aereo e che,
probabilmente, non si sarebbe cancellata dal volto tanto presto.
Mettere "sorriso abbagliante" e lei nello stesso discorso
era come inserire me e il sole nella stessa frase.. allucinogeno, insomma.
-Stai pensando quello che sto pensando io vero?- disse, finalmente
pronunciando una frase completa, mentre aspettavamo fuori dall'aeroporto il
taxi che ci avrebbe portate a quella che, da quel giorno in avanti, avremmo
potuto chiamare "casa" con tutti i suoi significati affini.
-Mi preoccuperei del contrario, sis- riuscii a biascicare sentendo
la voce tremare leggermente, e se se ne accorse anche lei non lo dette
minimamente a vedere, continuando a sorridere a settantacinque denti virgola
due.
-Non riesco a controllarmi.. se non si sbrigano a portarci a casa
mi metto a urlare qui davanti a tutti- mi annunciò, facendomi capire che, in
quel momento, sarebbe stata capace di quello e altro ancora, e non potei che
darle ragione visto che, nonostante la mia lentezza, iniziavo pure io a sentire
l'euforia crescere.. e di certo la nostra scenata nessuno l'avrebbe gradita, e
capita, oltre noi.
-Non mi provocare, per favore-
Quando finalmente ci fummo sedute sul taxi, a cui tra l'altro
avevamo fatto notare di aver tardato di dieci minuti, e beccandoci la prima
occhiata scazzata da un giapponese, evvai!!, sentii i nervi distendersi
leggermente e riuscii a stamparmi un mezzo ghigno in volto che finalmente
evidenziasse cosa stessi pensando in quel preciso istante.
-Calmati- mi suggerì Vittoria, anche se lei non era di certo nella
condizione di consigliarlo a me o a qualcun altro. Se il tassista non si
sbrigava ad arrivare a destinazione ci saremmo messe a urlare in macchina, e
non credo l'avrebbe presa tanto bene.
Forse però, prendendoci per pazze, non ci avrebbe fatto pagare il
viaggio.. avremmo almeno dovuto provarci, miseria..
Credo che il signor tassista si aspettasse la mancia, vista la
faccia che aveva fatto contando i soldi precisi che gli avevamo schiaffato in
mano, ma in fondo, se normalmente non gliel'avremmo comunque data, nelle
condizioni in cui ci trovavamo, elargire mance a destra e a manca era l'ultimo
dei nostri problemi.
-Non mi sento bene- balbettai osservando ad occhi sbarrati
l'abitazione che imponente ci stava di fronte, e che ai miei occhi sembrava
quasi prendersi gioco di noi, sbellicandosi per il fatto che di lì a poco
saremmo potute svenire entrambe sul marciapiede.
Nel mio caso si poteva parlare più precisamente di morte istantanea
da infarto.. la probabilità di svenire era ormai stata sorpassata bellamente.
-Io sì invece- riuscì a ironizzare la sis, e quando ci voltammo a
guardarci finimmo per deglutire all'unisono, per poi sospirare e reggerci a
vicenda visto che, oltre a doverci trascinare le valige, cercavamo di
impedirci, a noi stesse e all'altra, di non stramazzare al suolo.
Quando ci chiudemmo la porta dell'appartamento alle spalle il dado
era ormai bello che tratto.
-Cazzo- biascicammo senza nemmeno sentirci. Ormai i nostri Omini
del Cervello erano partiti definitivamente per la tangenziale, per le Hawaii,
per Marte o posti affini, ed eravamo pienamente sicure che non sarebbero
tornati tanto presto, e di sicuro non per un motivo tanto futile come farci
riprendere il controllo della situazione.
Altrettanto sicure eravamo del fatto che ancora pochi secondi e
avremmo iniziato ad urlare come due pazze folgorate, che i vicini avrebbero
chiamato la polizia, che a sua volta avrebbe chiamato la Neuro, che a sua volta avrebbe chiamato un esorcista che al vederci si sarebbe affogato da
solo nell'Acqua Santa pur di non avere niente a che fare con due casi persi e
senza speranza come noi.. confortante davvero.
-Oh-mio-dio.. Oh-porca-puttana.. Oh-porco-mondo..
Oh-santo-di-quel-dio-cristo..- iniziò a porconare la sis, non reggendo più la
tensione, l'euforia, l'agitazione e tutto ciò che aveva continuato a trattenere
con sforzo fino a quel momento.
Io invece rimanevo immobile, osservando un punto a caso del
pavimento nonostante non lo vedessi nemmeno. Mi sentivo come svuotata di tutto,
e non riuscivo a capire cosa avrei dovuto pensare, dire o fare.
Il mio pallore di certo aveva iniziato a peggiorare, diventando
sempre più smorto, più esangue, nonostante non mi sarei potuta capacitare di
poter diventare più bianca di quel che già non fossi di natura. Ma forse non
stavo diventando più pallida.
Magari, più semplicemente, stavo prendendo chissà che colore. Verde,
viola, blu, giallo.. ormai poi che importanza poteva avere se stavo lentamente
schiattando senza neanche accorgermene?
-Sis.. mio dio sis.. ti prego dimmi che è vero.. dimmi che è tutto
vero.. dimmi che non è tutto un sogno, che è tutto reale, che se mi metto a
urlare i vicini ci insulteranno in giapponese, che se mi affacciassi alla
finestra al posto di quelle catapecchie che stanno a Lanuvio vedrei altre case,
abitate da giapponesi e da neanche un italiano, da neanche una persona che mi
conosce.. dimmi che non me lo sto sognando.. cazzo!!! Se provi a dirmi che me
lo sto sognando, che sei un sogno, che tra un po’ mi risveglierò nel letto
della mia vecchia camera giuro che ti ammazzo! Vengo a Genova e giuro che ti
tiro il collo capito? Mi hai sentito?!?- s'interruppe voltandosi finalmente
verso di me, con il fiato corto, le pupille dilatate, lo sguardo assatanato e
l'espressione di chi era pronto per fare un massacro di massa, o semplicemente
pronto per uccidere la propria coinquilina che sarebbe comunque schiattata da
sé da un momento all'altro.
Forse si era leggermente sfogata, o forse no, ma le ci volle poco
per capire che non l'avevo minimamente ascoltata in quanto ero scivolata a
terra non sentendomi più le gambe e avevo iniziato mimetizzarmi col pavimento e
il muro.
Mi fu subito vicino e, forse non sapendo cosa fare, iniziò a
chiamarmi per poi, dopo essersi rotta decisamente le palle, prendermi
leggermente a schiaffi per farmi riprendere.
Non c'è neanche bisogno di precisare che "leggermente" si
trasformò in "violentemente" dopo neppure due secondi vero?
Sì, perché alla terza pizza che ricevetti il mio spirito, da dove
se ne fosse andato in vacanza, tornò frettolosamente indietro facendomi
riprendere momentaneamente i sensi e fermarle il braccio in tempo prima che mi
potesse ancora gonfiare la faccia con l'ennesima sberla.
-Che cazzo ti prende all'improvviso?! Ti pare che ti possa sentir
male proprio ora che siamo finalmente in Giappone?!? Non puoi prenderti la
briga di sentirti male! Non prima almeno che mi sia sentita male io.. oddio..-
mi disse a un centimetro dal volto, guardandomi dritta nelle palle degli occhi
con aria angosciata, per poi accucciarsi al mio fianco e sdraiarsi per terra,
col viso che lentamente stava diventando del mio stesso colorito.. sempre che
di colorito si potesse parlare.
-Dobbiamo rendercene conto..-
-.. o qua finisce che schiattiamo prima di poter esultare davvero-
concluse al mio posto visto mi era andata di traverso la saliva.
I seguenti minuti li passammo in religioso silenzio, dove l'unico
rumore che si poteva captare erano i nostri respiri esageratamente accelerati,
e un latrato di un miserabile cane che aveva avuto voglia di interrompere quel
momento così cruciale per la nostra esistenza.
Evitiamo poi di dire che, dall'alto della mia intelligenza e visto
lo stato in cui mi trovavo, ero pure riuscita a domandarmi come mai il cane non
avesse abbaiato in giapponese.. si meglio evitare di precisarlo va..
-Siamo in Giappone- iniziò lei, dopo un tempo infinito e con voce
d'oltretomba.
-Non siamo in Italia- continuai io con lo stesso tono.
-Siamo a casa-
-La nostra casa-
-Ed è tutto reale- concludemmo all'unisono, dopo altri attimi di
silenzio, con voce vibrante d'emozione e allo stesso tempo incredula. Sentivo
le palpebre leggermente umide, e non riuscii neanche a stupirmi di voler
scoppiare a piangere dalla felicità.
Non ci sarei comunque riuscita, però il solo fatto di desiderarlo
mi riempiva di commozione.
-Forse devo andare in bagno- sbottò all'improvviso, forse con
l'intenzione di smorzare l'agitazione, e facendomi voltare verso di lei. E fu a
quel punto che pure io mi ricordai di avere un corpo, o una carcassa che dir si
voglia, e che quello stesso corpo aveva un estremo e impellente bisogno di
svuotarsi la vescica in quella splendida e fantastica invenzione che non era
altri che il water.
Purtroppo però sapevo benissimo che non avrei avuto la forza di
alzarmi, né di reggermi in piedi fino a infilarmi dritta nel cesso.
-Si fotta la vescica- me ne uscii sibilando, facendo ridacchiare
appena la sis che cercava di tirarsi in piedi, cosa che io neanche mi sognavo
di provare.
-Sai una cosa?- iniziò con tono insolito, strano e molto sospetto.
-Hn?-
-Per battezzare la casa ci sbronzeremo.. ma per il cesso ci
dovremmo pisciare, no?- aggiunse, tirandosi seduta e voltandosi finalmente a
guardarmi in faccia.
Gli occhi tornati appannati ma stranamente non dal sonno, il mezzo
ghigno che le si stava aprendo in volto. Fu come essere risvegliata da una
secchiata d'acqua, e quando anche sul mio viso fece mostra di sé un ghigno che
non prometteva nulla di buono entrambe capimmo lo stato attuale delle cose.
-Prima io!!- esclamammo all'unisono, alzandoci con forza che poco
prima saremmo riuscite soltanto a sognarcela, e prendendoci a spallate, gomitate,
atterrandoci a vicenda entrambe scappammo in direzione bagno, dove finimmo per
darcele solo per scegliere chi avrebbe dovuto urinare prima.
Ma in fondo, se ci avessimo pensato meglio.. c'era pur sempre il
bidè.
*Kazuya Minekura = Autrice del manga/anime "Saiyuki - La
leggenda del demone dell'Illusione"
**Sasuke e Itachi Uchiha = personaggi del manga/anime
"Naruto"
Ore 13 e 21
Esterno
dell’Università imperiale di Tokyo
-Bene-
-Bene cosa?- mi chiede Ikki, dato che sembra proprio che per lui
si stiano per aprire le porte della Santa Inquisizione. Lo afferro, mentre lui,
come al solito, è impegnato in una manovra parecchio pericolosa che vede
coinvolto il mio fondoschiena, esattamente pochi secondi dopo che siamo usciti
dall’aula e fuggiti dalla lezione.
Mi guarda perplesso, dato che è da quella patetica scenetta con
Taro che non gli rivolgo minimamente la parola. Che poi, in realtà, io la
parola non gliela rivolgo mai comunque.
-È proprio ora di dare qualche spiegazione-
-Spiegazione?-
-Sì, spiegazione-
–Non capisco di cosa stai parlando- Si gratta una tempia.
-Ah.. forse ti riferisci ad Ikku! Farlo ruzzolare giù dalle scale
stamattina è stato davvero troppo semplice! Ha fatto tutto da solo.. non è
colpa mia!- sghignazza.
Se fossimo stati un poco più in confidenza, o almeno se lo fossi
stata anche un tantino di meno di quanto vorrebbe essere lui con me, in questo
momento l’avrei già tramortito a legnate. Sospiro.
-Se cercassi un attimo di ricordare, probabilmente ti verrebbe in
mente che io sono arrabbiata, con te e tuo fratello-
-Wow, due al prezzo di uno.. fico no?-
-Non prendermi per il culo!- strillo, e dato che stiamo
continuando a camminare le persone che incrociamo cominciano a guardarmi un
tantino male. Qui sì che il silenzio è davvero d’oro. –Non mi frega
assolutamente niente della tua considerazione né di quella di tuo fratello, ma
se vuoi proprio che ti abbia intorno non voglio che mi sbandieriate in faccia
segreti di cui non volete che venga a conoscenza-
Non incontro i suoi occhi, dato che se non guardo sempre davanti
a me quando cammino rischierei di spaccarmi il femore tutte le volte che mi
muovo sulle mie gambe, ma sento provenire da lui un insolito silenzio. Non
pensavo neanche che fosse in grado di chiuderla la bocca.
-E non voglio neanche la considerazione di quella Sayoko o come
diavolo si chiama… e penso che neanche Elettra la voglia-
-Che c’entra la tua coinquilina?- mi rendo conto che, in effetti,
la versione ufficiale dei fatti che circola sulle bocche pettegole
dell’università non contempla la colpevolezza di Miss Faccia da Cazzo. Un vago
senso d’ingiustizia mi assale.
-Non è importante..- liquido prontamente la faccenda -… ma non
voglio passare dei guai. E se quella Sayoko mi odia tanto sono problemi suoi
ma.. so che c’è qualcosa che non so. Quindi o me lo spiegate o prima o poi la
picchierò talmente tanto che non la riconoscerà neanche più sua madre-
Inaspettatamente, attacca a ridere come un matto –Come se
importasse qualcosa a qualcuno!- ma che ha tanto da ridere? –Probabilmente
importerebbe soltanto a quelle lecca piedi di Okimoto e Usui!-
-O magari quelle poverine aspettano solo che la loro regina venga
spodestata… anche se sinceramente ci si farebbe poco con delle suddite come
quelle-
-Io non ci spererei troppo!- continua, ridendo imperterrito. Poi,
in modo tanto improvviso da spaventarmi, ritorna serio, e guarda il corridoio
affollato come fosse vuoto e illuminato da tenere luci soffuse ad acquerello.
-Non è un segreto. Mi diverte il fatto che tu lo consideri in
questo modo-
-Ah davvero?- domanda retorica.
-Oh, non è di dominio pubblico.. peggio ancora-
-E perché io non lo so allora?-
-Forse perché, se io e Ikku non cercassimo d’interagire con te,
ti dimenticheresti anche come si articolano le parole e le frasi di senso
compiuto?- oh, allora non è tanto stupido come sembra. Annuisco solo
mentalmente, e seguito a fissarlo minacciosamente.
-Oh, scusami se non sono particolarmente loquace-
-Beh, se lo fossi stata probabilmente l’avresti già saputo.. ma
va bene lo stesso-
Conclude, come se si appropinquasse a concedermi un grande onore,
mentre finalmente stiamo per arrivare all’uscita più vicina, ma lui si ferma, e
ci fa accostare ad un angolo che potrebbe essere buio e pieno di ragnatele, con
un po’ più di fantasia. La faccenda deve essere davvero lunga.
-La cosa è semplice: Sayoko vorrebbe sposare Ikku.. e fare altre
cose con lui che non sto qui a dirti perché perderemmo soltanto tempo-
-Ho capito Sumeragi, ho capito. Va avanti-
Sorride e deglutisce –In breve..- ma quanto cavolo ci mette ad
elaborare un cavolo di concetto? –La madre di Sayoko, ricca imprenditrice nel
campo della ristorazione, proprietaria di una catena di ristoranti…-
-… wow…-
Ignora il mio commento -… è cliente assidua di nostro padre,
avvocato, e si conoscono fin dai tempi del liceo…-
-…wow wow…- qui andiamo sul genere beautiful!
M’ignora ancora -…Io, Ikku e Sayoko quindi ci conosciamo fin da
bambini e, anche se non è mai stato dichiarato ufficialmente, Sayoko è sempre
stata convinta di essere destinata a sposare uno di noi due…-
-…E dato che tu sei una specie di teppista, lei ha scelto Ikku-
-Perspicace- considera sarcasticamente, ma a quanto pare ci ho
proprio preso.
-E quindi? Io che c’entro?-
Non risponde subito, ma mi fissa assottigliando gli occhi, come
se si aspettasse che ci arrivi da sola, ma le speranze sono vane. Dopo un paio
d’incitamenti a far camminare la mia fantasia, mi ritrovo definitivamente a non
averci capito niente.
-Non ho avuto nessuna magica intuizione, mi scuso- annuncio.
-Ma veramente non…- deglutisce -… non te ne sei accorta?-
-Di cosa?- Ikki sembra improvvisamente sul punto di mettermi
davanti una lavagnetta e spiegarmelo tramite rappresentazione grafica,
altrimenti detti disegnini. È davvero così difficile da spiegare?
-Se mi facessi capire forse potrei ritornarmene a casa mia…-
Ma sembra solo più allibito di prima –Ma sei ottusa o cosa?!-
-Grazie del complimento..- sospiro, cedendo finalmente alla
tentazione di dargli il tanto sospirato cazzotto in testa.. non è poi tanto
intimo come pensavo. -… ma me lo spieghi sì o no?-
-Davvero non lo sai?-
-No-
-Sicura?-
-Sì-
-Ne sei assolutamente certa?-
-Assolutamente sì-
Finalmente sembra sul punto di dirmelo. Mi tendo ad ascoltarlo.
-Kanojo wa kimi ni yakimochi wo yaiteiru*-
Forse ho capito male. Forse stamattina s’è fatto troppe canne.
Forse il mio vocabolario giapponese è ancora poco forbito. Forse c’era troppo
rumore e lui s’è confuso e ha sbagliato ad esprimere il concetto. Forse non ho
mai veramente compreso cosa significhi la parola “yakimochi*”..
un'arma a canna mozza con cui Miss faccia da Cazzo vorrebbe disintegrarmi?
Meglio far ritorno dal mio personale mondo insensato.
-Eh?-
-Eh cosa?-
-Devi spiegarti meglio che non ho capito-
-Che diavolo devo spiegarti ancora?- chiede, posando un fianco
sull’altro muro dell’angolo accanto a me, quando per tutto il tempo mi aveva
coperto con l’ombra del suo corpo, tenendo le braccia tese e posate sul muro
con in mezzo la mia testa.
-È gelosa? Cioè, non lo so ancora tanto bene il giapponese…-
Si gratta la testa, ponderando la possibilità che io non conosca
bene il termine in lingua, e cerca quindi di spiegarlo in un altro modo -…beh..
diciamo che pensa che tu voglia fare con Ikku quel che vorrebbe fare lei-
-Ovvero?-
Qui ci vuole veramente il disegnino allora –SESSO! SESSO! SESSO!-
urla esasperato.
Fisso il pavimento, assimilando le parole per un attimo. E
l’immagine del bel Ikku Sumeragi mi appare alla mente, in tutto il suo
splendore divino.
-Beh… non che non mi dispiacerebbe..- no, proprio per niente -..
ma diciamo che non è esattamente il mio obbiettivo primario- concludo. -Oh..
però il termine lo sapevo, allora-
-Contento per te…- giubila sarcastico lui.
-Comunque.. è proprio una gran cazzata- mi stacco dal muro, quasi
scappando verso l’uscita, anche se vorrei sapere ancora qualcosa, ma è come se
fossi già convinta del fatto che otterrei solo altre cazzate. È molto
probabilmente è proprio così.
-Ehi aspettami!- ma perché mi deve sempre stare appresso?
Ma stavolta passa proprio il limite. E lo fa anche la mia sfiga,
che non fa che superare sé stessa ogni santo giorno. Strillo indignata quando
Ikki mi avvolge con le braccia per la vita, senza un apparente motivo, quando
siamo a pochi metri dopo l’uscita, e una miriade d’impiccioni possono godersi
per bene lo spettacolo.
-Che cazzo stai facendo?-
-Ti abbraccio-
-Questo lo vedo cazzo! Lasciami immediatamente!-
Ma non mi ascolta minimamente, e seguito a cercare di
scrollarmelo di dosso senza successo. Lo maledico in tutte le lingue che
conosco, ma la sua testa si accuccia, come un dannato uccello nel nido, sulla
mia spalla destra. Siamo sicuri che è di me e Ikku che bisognerebbe essere
gelosi?
Sento qualcuno tra i passanti ridacchiare.
-Se non mi lasci ti castro in pubblico-
-Non avresti mai il coraggio-
-Tu credi?-
-Lo credo-
Rispetto della vita umana… rispetto della vita umana… rispetto
della vita umana…
Ma io voglio solo menomarlo a vita mica ucciderlo!
Mi preparo ad esibirmi in un calcio volante, rotante, super mega
devastante alla Chuck Norris, ma avverto all’improvviso che più nessuno mi sta
abbracciando, e che Ikki giace per terra a qualche metro da me come se vi fosse
stato gettato dal raggio di dieci chilometri.
Rivolgo lo sguardo al mio salvatore.
-Ta.. Taro?-
Taroemon Arai svetta davanti a me in tutta la sua sconsiderata
altezza, ansimandomi addosso tutta l’aria dei suoi polmoni. Mi sorride, con il
viso inondato di sudore.
-Ci rivediamo.. Vi.. Vittoria san…-
-Che ci fai tu qui?- gli chiedo, mezza sconvolta sia fuori che
dentro, e accorgendomi di essere caduta anch’io. Sul sedere. E che al momento
fa anche un male cane.
-Ti aspettavo, Vittoria san- semplice, diretto e conciso.
Vorrei poterlo ringraziare e realizzare l’altro vecchio proposito
di fuggire in Alaska o in un posto altrettanto adatto per una fuga ad alto
rischio, una volta nella vita, ma Ikki non è proprio una persona che si
arrende così facilmente.
Lo vedo fronteggiare Taro, faccia a faccia. O per meglio dire,
petto a faccia.
-Che cavolo vuoi spilungone?-
Ora, se conosco bene Taro, dovrebbe incominciare a balbettare,
poi a diventare di un colorito a metà tra il viola e il blu notte, gli
tremerebbero le gambe provocando uno tsunami in Indonesia che rimarrebbe sui
giornali per due o tre settimane, e poi fuggirebbe a gambe levate dal suo
paparino a farsi coccolare perché il mondo è crudele e bastardo.
Dove diavolo sono i miei pop corn in questo momento di grande
tensione fisica e psicologica? Ci manca solo che mi perdo due baldi giovani che
si battono per me.. se Taro non se la dà a gambe prima.
-Non te l’ha insegnato nessuno che non s’importunano le ragazze?-
frase fatta, ma almeno non ha sputacchiato in giro e non ha spezzettato le
parole parlando.
-E non te l’ha insegnato nessuno che non si devono dare giudizi
senza sapere le cose?-
-Io so tutto quello che devo sapere…- ed ecco il colpo di scena
-… teppistello-
Oddio, ma sa davvero che cos’è un teppista o la sua mente è
troppo pura per saperlo? Forse sta ricordando i vecchi ricordi d’infanzia, di
quando i poveri bambini che lui vedeva dal metro di altezza di vantaggio, che
sembra avere su tutto e tutti, lo prendevano in giro e gli tiravano la sabbia
in faccia e compagnia bella. Proprio un'infanzia difficile e dolorosa.. chop
chop.
-Oh, abbiamo qui l’eroe…- sibila Ikki -…chi diavolo dovresti
essere tu?-
-Taroemon Arai!-
Ikki ride, avvicinandosi a Taro ancheggiando leggermente, e
fissandolo come se volesse mandarlo via soltanto guardandolo male, ed in genere
anche io avrei pensato che sarebbe bastato, ma a quanto pare ci sbagliavamo.
Taro resiste.. e dei miei pop corn nemmeno l’ombra.
-Oh, e che vorresti farmi, sconfiggermi e portare via la bella
principessa tra le tue braccia?- devo dire che è molto bravo a minacciare, chop
chop -.. eh, Doraemon?-
Taro sgrana gli occhi e stringe le mani, ancora tenute in una
guardia alta, ancora in attesa di un vero e proprio scontro leale. Razza
d’illuso moccioso.
Oh, come se ne sapessi davvero qualche cosa dell’idea di lealtà
di Ikki Sumeragi.
-Tirerai fuori dalla tasca uno dei tuoi Chuski* per battermi?
Eh?-
Comincia a spintonarlo con un dito puntato sull’ampio petto,
facendolo dondolare come una di quelle bambole che facendole cadere sai che si
rialzeranno sempre, non so per quale congegno. Ma Taro non ne vuole sapere né
di cadere né di ritirarsi. Sono stupita.
Improvvisamente il suo volto cambia, ed è sconvolgente come se
prima fosse stato una maschera, ed io non me ne fossi mai accorta. Abbassa la
fronte, ma sento che non è né per l’imminente resa, né per l’imminente fuga, e
non riesco più a vedere i suoi occhi. Che diventano una benda nera che gli
oscura lo sguardo torvo.
Rabbrividisco, senza capirne il motivo.
-Stai zitto teppistello del cazzo…- sibila, con lo stesso tono
appena udito –Mi sono veramente rotto le palle di stare a sentire le tue
merdose cazzate! Ti permetti di mettere le mani addosso ad una ragazza senza il
suo permesso e vorresti pure fare il grande uomo? Ma non farmi ridere…-
Oddio, devo riprendere a respirare. Allibita, guardo le spalle di
Ikki tremare, e i suoi occhi assottigliarsi mentre, nonostante tutto, rimane
fermo ed impalato davanti al nemico come se niente l’avesse toccato, con una
mano sul fianco e una gamba tesa.. pronta a colpire.
-Ti crea problemi, stronzetto?-
-Parecchi, idiota! Gradirei se cercassi di stare lontano dalla
mia futura moglie il più possibile, se non vuoi che ti sfracelli il cranio
contro un palo della luce!-
-Fu.. futura moglie?- nessuno dei due mi sente balbettare –non
sarebbe un granché dignitoso- ma questa mi giunge proprio nuova!
-Dai, accomodati! Io non aspetto altro che di ricambiarti il
favore.. se mai ci potrai riuscire- perché diavolo tutti si devono sempre
dimenticare di me? Cerco di attirare la loro attenzione, ma niente, sono troppo
occupati a irradiare il loro testosterone nella biosfera per starmi a sentire.
Sento un'inconfondibile rabbia salirmi dentro.
-Ci puoi contare, coglione-
-Ti aspetto, idiota-
Nonostante sia ancora mezza allibita per l’aver scoperto che il
vocabolario delle volgarità di Taro è molto più fornito del mio, questa
situazione comincia veramente a starmi sulle palle. Batto il piede a terra, e
sono quasi certa di averla fatta tremare.
Detesto non essere ascoltata quando parlo.
-SMETTETELA PORCO DIO PORCO!-
Ikki mi guarda, col culo per terra, ancora stordito di quanto lo
ricordassi prima, tenendosi la guancia destra per il gancio che gli ho dato, e
che ho cercato di rendere il più potente possibile. E pure lui comincia a
balbettare.. cos’è, gira mica un virus del balbettamento nei dintorni? Gli giro
le spalle velocemente, e mi dirigo verso Taro che ha riacquistato il suo solito
sguardo, e che se non fosse stato in pubblico avrebbe potuto cominciare a
frignare come una femminuccia.
-Lascia perdere quella testa di cazzo, reprimi la tua Raika
interiore e andiamocene da qui..- gli dico a pochi centimetri dalla faccia -..
SUBITO!-
Non gli do il tempo di rispondere, e con una forza che neanche
sapevo di avere, comincio a trascinarlo via, senza avere nessuna protesta dal
suo corpo che mi striscia dietro a sacco di patate.
-E non credere di essere meno testa di cazzo di lui…- sussurro,
ma perfettamente consapevole di essere ascoltata per il leggero tremore del
braccio per cui l’ho sgraziatamente afferrato -.. avrai anche tu la tua parte,
mio caro-
Da quando, poi, i miei passi fanno chop chop?
*Lei è gelosa di te.
*Gelosia.
*Chuski= quegli strani oggetti provenienti dal futuro che
Doraemon tira fuori dalla sua tasca.
SPAZIO AUTRICI
Brucy: E rieccoci tornare con un nuovo capitolo.. sis ma si deve proprio
fare questo dialoghetto ogni fine cap?
Lady Ko’: Sì è la tradizione, lo stiamo facendo pure se devo ancora studiare
mezzo inglese per la verifica di domani e lavare i miei bislunghi capelli… si
ribalterebbe il mondo se non lo facessimo!
Brucy: Convinta te -.-
Lady Ko’: Va be sbrighiamoci che non stiamo qua a fare fitness con le
marmotte! Sis, rispondi ai commenti e sottolinea quanto, dopo la visione delle
prime tre puntate di Host club, sia lieta che i Sumeragi’s bros siano stati
paragonati a quegli altri due… topoloni… *elettrocardiogramma piatto*
Brucy: SeSe -.-
Elly Chan: Innanzitutto ringraziamo che qualche pillola di troppo
di abbia illuminato d'immenso e ti abbia fatto accorgere della nostra fic.
Quindi grazie a te e alla pillola *inchino* Comunque cambiamo colore appunto
per far capire chi sia a scrivere, perché in alternativa ci sarebbe stato da
scrivere "POV ELETTRA/VITTORIA" ogni volta, e sinceramente né io né
la sis abbiamo voglia di scriverlo, fra l'altro non ci piacerebbe neanche fare
una cosa simile. Per quanto riguarda i tuoi commenti sui pers, testuali parole
di sis " dopo la visione delle prime tre puntate di Host club, sono lieta
che i Sumeragi’s bros siano stati paragonati a quegli altri due… topoloni…
*elettrocardiogramma piatto*", e io aggiungo che Elettra ringrazia di non
essere quindi l'unica a non avere un senso dell'orientamento. Continua a
seguirci e commentare e te ne saremmo eternamente grate *altro inchino*
Rinoagirl89: Non puoi neanche immaginarti cosa ci sia sotto riguardo
le relazioni fra i nostri protagonisti, ma neanche lontanamente guarda HiHiHi
Spiegami comunque cosa non ti convince del nuovo arrivato, perché non capisco
cosa tu voglia dire o.O Infine posso diti con certezza che la vecchia è
esattamente la stessa di Ranma, che abbiamo pure denunciato alla polizia ma che
sembra apparire dal nulla quando uno meno se lo aspetti. Ma la prenderemo, stai
tranquilla XDXD
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Capitolo 7 *** Omake- la prova delle storie del terrore! ***
*WARNING*
*WARNING*
Lady
e Brucy vi informano che ciò vi apprestate a leggere è altamente nocivo per
chiunque possieda un cervello, e per chiunque si ritenga sano di mente. Per
coloro invece che sono affetti da malattie celebrali non sarebbe sconsigliata
un'accurata visita psichiatrica.
Fine
trasmissione.
I sei personaggi seduti ad un piccolo tavolino di legno stile
giapponese, con delle tazze di tè fumanti davanti alla faccia, s’inchinano
cortesemente al pubblico.
Lady, vestita di giacca, cravatta e cappello stile jazz a falde
larghe, afferra un microfono a carbone anni trenta, posizionandosi sopra il
tavolino.
-Bene lettori e lettrici! Benvenuti al primo strabiliante omake di
NIHON NI SHIMEI! Io sono Lady Ko’, che nella fic interpreta Vittoria!-
-E io sono Brucy, alias Elettra-
-Cari lettori e Lettrici buonasera, e benvenuti al primo insensato
quanto inutile estratto speciale di Nihon ni shimei, anche detti omake…-
-Già, molto inutile- coro dei personaggi.
Sguardo poco gentile di Lady –Zitti o vi facciamo schiattare tutti-
Tutti tacciono.
-Ma passiamo subito a presentare gli ospiti della serata, qui con
noi abbiamo, dal lato sinistro, il ragazzo che veste sempre di pelle nera
strappata, dalla lingua più biforcuta di un serpente a sonagli affamato, la cui
unica occupazione giornaliera è stare attaccato al mio culo come un koala al
suo ramo…-
-Se.. ti piacerebbe… se non fossi costretto per copione…-
-È qui con noi… IKKI SUMERAGIIII!-
Ikki si riscuote dalla sua missione di ostruire il più possibile le
vie respiratorie di Taro per porgere i propri saluti al pubblico, con
un'inopportuna rosa rossa in bocca.
-Ragazze sono vostro! Prendetemi, amatemi, possedetemi,
spupazzatemi come e quanto volete alla modica cifra di ***** yen (la cifra era
troppo alta perché potessi lasciare che vi rovinaste gli occhi), tutti i
giorni, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Contattatemi al mio call center…-
-Si si playboy abbiamo capito.. forse del mio culo non te ne
interessa poi molto!-
-Vedo che hai capito..- sorride alzando la maglia in modo osceno.
-Rimetti a posto Tobi, che continuiamo su!-
-Ma quale Tobi! Il mio compagno di tante battaglie si chiama
Pochi!-
(estendiamo un velo pietoso)
Lo ignora –Al lato sinistro andiamo colui che può vedere la luna e
le stelle di giorno senza ubriacarsi, colui che è già tanto se riesce a
morsicarsi la lingua per dire soggetto, verbo e complemento.. e.. siccome ho la
fantasia di un criceto rincoglionito.. ecco a voi.. TAROEMON ARAI!-
Breve inchino di Taro.
-Eccheppalle Sis, ma perché devo presentarli io?-
Sis s’ingozza di Dango –Eh?-
-Ok, sono stata ufficialmente abbandonata al mio destino…-
-Ti ricordo che l’iniziativa delle presentazioni è stata tua!-
ribatte Sis sputacchiando pezzi di Dango da tutte le parti.
-Ed è stata tua l’iniziativa degli Omake!-
Sis dorme sugli allori, cosa che di solito fa Lady.
-E sti altri due sono quella specie di masochista che fa la corte a
Elettra e il buddha vivente fratello del maniaco amico del pene… to, i nostri
personaggi non saranno un pochino stereotipati?-
-Problemi esistenziali Sis, Problemi esistenziali- ultimo slancio
d’interessamento di Brucy.
Stranamente Shuuhei, dopo un breve momento di ribellione, si
attacca al tavolo come se lo amasse alla follia –Bene, dato che sti Omake sono
sfiancanti da scrivere io direi di arrivare subito al punto della faccenda e
poi andarcene tutti a casa propria-
-Non farli proprio no eh?- obiezione respinta.
-Il motivo per cui ci siamo riuniti qui stasera è…-
-È?-
-…è….-
-È?-
-… è…-
-… raccontare storie del terrore-
-Banale-
-Stupido-
-Idiota-
-Non avevate nient’altro da fare che scriver ste cazzate?-
-EHI VOI! Non vi sentiate in diritto di dire quello che vi pare
solo perché non mi va di scrivere chi dice cosa eh! Sono sempre la scrittrice
io qui!-
-UNA scrittrice-
-Fondamentale appunto, Sis-
Lady si assesta la giacca dello smoking con la sua invidiabile,
irraggiungibile, inesplicabile, incommensurabile eleganza, per poi accingersi a
cominciare a far sul serio dopo tante minchiate… anche perché è stata
interrotta proprio mentre si faceva di yaoi…
Mai interrompere Lady quando si sta facendo di yaoi.
-Bene, prima che Sasuke si scopi Naruto finiamo sta cavolata…-
-Sis, è una doujinshi… non credo rispetti la cronologia temporale…-
Brucy evita un calcio volante, rotante, super mega devastante di
Lady.
-Raccontate una storia del terrore- semplice, diretto e conciso.
-Che tipo di storia del terrore?- domanda inutile dello spilungone
Taro.
-Oh, ma allora non ti sfugge niente-
-Una storia che mette paura- interviene Sis, annuendo mentre
inghiotte una serie di dieci dango extra- large in meno di un millesimo di
secondo.
-Taro? Ikku? Dove scappate?-
La voce dolce ed ovattata della divina Lady interrompe
l’improvvisata fuga dei due sfortunati ragazzi, precedentemente impegnati a
strisciare sul pavimento in modo molto poco virile verso la più vicina via
d’uscita.
-Io ho paura Lady san!- velo pietoso sull’uscita neanche
lontanamente virile di Taro.
-Io andavo un attimo al bagno- come si fa a non credere a cotanta
santità?
-Bene, Bobby, Johnny, picchiate lo spilungone a sangue e
procuratevi un saio da Padre pio-
-E chi sono Bobby e Johnny?!-
-Le mie guardie del corpo personali, ovvio!-
Comincia ad esserci un'inflazione di veli pietosi, in questa fic.
-Bene, allora comincio io- interviene Ikki con in testa un grosso
gocciolone, che ritiene probabilmente di poter concludere la faccenda in fretta
per poi fuggire a gambe levate.
Povero illuso.
-C’era una volta…-
-Non è una favola- coretto generale.
Nell’ignoranza generale di questa obbiezione intelligente, ci addentriamo
nelle atmosfere oniriche della mente perversa d’Ikki Sumeragi, a causa delle
tendenze filo- psichiatriche della Lady che ama particolarmente “farsi” delle
pippe mentali dei suoi personaggi, nonché torturarli neanche fossero condannati
nell’era dell’Inquisizione…
Ok va bene che la si smetta… che si diceva?
C’era, c’era una volta…
Un giovane, ordinario, comunissimo impiegato giapponese di
venticinque anni di circa un metro e novanta, single, sottopagato, depresso,
frustrato, mezzo balbuziente e con problemi di stitichezza acuti, camminava
saltellando allegramente tornando dal suo appagante lavoro di leccatore di
francobolli, intonando una gioiosa canzoncina.
-Scrittrici… non vorrei sembrarvi come dire… cinico, ma questo
inizio fa veramente cagare-
-Oltre ad essere particolarmente insensato… con tutti i problemi
che ha saltella cantando?!-
Commentano spassionatamente Ikki e Brucy da studio.
-Ma sei tu che stai raccontando la storia idiota!-
-Ma sei tu che la scrivi- ribatte saggiamente l’attuale narratore
annuendo brevemente con la testa alla Lady un poco alterata.
-Non guardare me! Ha scritto tutto lei..- conviene Sis, bevendo una
tazza di tè misteriosa che non si ha idea da dove sia venuta fuori tutt’ad un
tratto.
-ZITTI E TU CONTINUA STA CAZZO DI STORIA!-
Per allietare la sua serata, oltre ad esser naturalmente passato
dal suo personale rivenditore di caramelle gommose, aver dato un'occhiata a
qualche libro di gnoseologia in una libreria vicino al suo ufficio, ed essersi
rifornito di latte alla fragola al suo discount di fiducia, aveva pensato di
comprare una scatola di dango dal chiosco di una dolce vecchietta incontrata
sulla strada del ritorno.
-Le caramelle gommose son canne-
-I libri di gnoseologia son manga sconci…-
-…manga sconci yaoi-
-Il latte alla fragola è una citazione da Gintama-
-E la vecchietta è un demone antropofago venuto fuori dalle fogne
sotterranee della tetra Tokyo-
-Scusate se interrompo i vostri commenti così competenti…-
Il gruppo di commentatori non richiesti si volta verso Lady, con
ampi sorrisi sulle facce da schiaffi.
-Dicci cara Lady-
-La smettereste di svelare tutti i miei altarini?-
-Non è colpa nostra se sei una ragazza frustrata-
-Pervertita-
-Con poca fantasia-
-E particolarmente tendente al proprio lato oscuro- commentano e
annuiscono tutti insieme in una sincronia pressoché perfetta delle teste
ciondolanti.
-E a cui soprattutto non va di scrivere chi dice cosa-
La Lady medita il suicidio, dato che nessuno
comprende le sue ragionate metafore esistenziali.
Sigh.. sigh sob.
Dopo il suo consueto turno giornaliero di trentatré ore
consecutive, il giovane uomo si sentiva affamato, e decise quindi, una volta
fermatosi sotto la luce di un lampione, di assaggiare uno dei dango prima di
cena. L’uomo, il cui nome era Taroemon Arai, afferrò la scatola con quanta più
decisione gli fosse possibile.
-La grande rivelazione-
-Nessuno aveva assolutamente idea di chi fosse il misterioso
personaggio-
-Un assoluto massimo esempio di narrativa della suspense, ho ancora
i brividi-
-Perdonatemi se vi sembro inopportuna… ma da quando i miei
personaggi sono così sarcastici?-
-E da quando io sarei un tuo personaggio, Cara Sis?-
-Quisquilie, cara Sis, quisquilie-
-Certo potresti anche sforzarti di mettere qualche descrizione tra
una battuta e l’altra-
-Che narratrice di bassa lega-
-Davvero orribile-
La Lady prepara il cappio per il suicidio.
Aveva uno strano presentimento addosso, che gli faceva tremare le
dita mentre alzava lentamente il coperchio della scatola. Ci sarebbero dovuti
essere sei dango ma dalla forma piuttosto strana, che quasi sembravano
guardarlo con i pezzetti d’alga come occhi penetranti. Ma quando ebbe contato
con più attenzione, s’accorse che ce n’erano solamente cinque.
Dallo studio del pubblico parlante una gelida brezza di tramontana
spira sulle teste dei presenti.
-Per quale arcana ragione quei dango hanno le nostre facce?- Chiede
la Sis un pochino perplessa, fissando la propria deliziosa pallina di polpo
con insolita perizia.
-Non è un'idea originale?-
La Lady brandisce il bazooka regalatole felicemente
da Bin Laden per il suo quinto compleanno (ancora ben provvisto di fiocchetto e
carta a fiorellini)
-Originalissimissima- concordano fin troppo velocemente.
-Scusate l’interruzione… ma perché devo essere io il protagonista
del racconto? E soprattutto.. come diavolo faccio a lavorare trentatré ore al
giorno?-
Con brevi sguardi d’intesa, i presenti convengono che è un tantino
troppo tardi per chiedersi certe cose. Il ‘Piccolo’ Taro viene ignorato.
Tanto per cambiare.
Pensando che la vecchietta avesse evidentemente commesso un errore,
vista la sua probabile demenza senile avanzata, Taro decise di passarci sopra,
quando improvvisamente venne colpito da uno strano presentimento…
Aveva recentemente saputo dal suo migliore amico una strana storia
su dei dango maledetti, ma aveva dapprima pensato che fosse una sciocchezza. In
ogni caso la sua mano aveva già richiuso la scatola senza che nemmeno se ne
fosse reso conto.
-Che noia-
-Che barba-
-Che barba-
-Che noia-
-Cortesemente, vi potreste fottere?-
-Lo faremmo volentieri, Lady san- coretto sarcastico generale.
-È Ikki che racconta… che volete da me?-
-Ma sei tu che scrivi- commenta l’ignorato narratore con un breve
su e giù della testa.
-Peccato che non bisognerebbe dirlo-
-Direi che in generale non si pensi più alle cavolate che escono
dalla tua mente, Sis-
-E com’è che tu non sei più la rompi palle complessata che sei di
solito?-
-Forse perché in questo momento sono un tuo personaggio?-
Lady si trattiene dall’infliggersi il colpo finale.
Era proprio un idiota a spaventarsi tanto per una storia tanto
stupida. Il giovane Taroemon si fece coraggio e riaprì di nuovo la scatola ma…
stavolta ce n’erano solamente quattro. Con un brivido che gli scendeva giù per
la schiena, richiuse di nuovo la scatola, pensando di aver contato male
precedentemente. Forse era semplicemente molto stanco.
Prendendo fiato, s’accinse a prendere il suo meritato spuntino… ma
stavolta trovò solamente tre dango. Tenendola aperta si guardò intorno nelle
tenebre della sera inoltrata, e quasi gli parve il verso potente di un gufo dal
ramo di un albero, il lungo e sommesso ululato di un lupo feroce, il fruscio
delle foglie dei folti alberi dei dintorni…
Tutto stava a formare un oscuro presagio di morte…
Chop .. chop..
-Wowow-
chop…chop…
-Com'è che di palo in frasca la storia s’è fatta seria?-
chop… chop…
-“Seria” è ‘na chiacchiera-
Chop…chop…
-Con lo smog che ci sta a Tokyo sai che bella fine che han fatto i
gufi e i folti alberi?-
Chop… chop…
-E i lupi? Si stava guardando un documentario mentre scriveva sta
roba?-
Chop… chop…
-Or vi ringrazio gentile pubblico parlante, il vostro allegro
sgranocchiare m’è rigenerante-
Una serie di punti interrogativi appare sulle teste dei presenti,
impegnati ognuno con una busta extra large di pop corn rubate dalla dispensa
della Lady a sua insaputa, dato che non hanno capito assolutamente niente di
quel che ha detto.
-Eh?-
La Lady sente avvicinarsi la propria morte.
-Niente.. lasciamo stare…-
(Nessuno s’è accorto della rima.. sigh)
Taroemon deglutì.
Non poteva essere vero.
In alcun modo non poteva esserlo.
Attese di far appello al proprio autocontrollo poi aprì di nuovo la
scatola.
Due dango.
Che quella storia sui dango maledetti fosse vera?
Non potendo fare a meno di pensarci, incominciò a tremare
convulsamente.
Avrebbe forse dovuto abbandonare il suo agognato pasto e correre al
riparo dall’imminente pericolo?
No, non avrebbe mai compiuto un azione di siffatta viltà.
Taroemon Arai non si sarebbe mai abbassato a compiere una tale
sconsideratezza. Forse quei dango avrebbero potuto smettere di perseguitare
lui, e comunque portare la loro minaccia al resto della povera popolazione
innocente.
Non poteva lasciare a piede libero un arma di tale potere
distruttivo.
Avrebbe affrontato il pericolo.
Nella scatola rimaneva un solo dango.
-C’è qualcosa di sbagliato in questo racconto-
-Convengo-
-Convengo-
-Convengo-
-Ed evitaci i tuoi vaneggiamenti suicidi… tanto lo sappiamo che non
lo fai-
-ZITTI!!!-
Terrorizzato, la scatola gli cadde dalle mani.
Lasciando aperto il coperchio… e…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH-
Momento di silenzio.
-Johnny?-
-Bobby?-
-Okay.. mi sono giocata le guardie del corpo per un racconto di
paura-
L’atmosfera generale è indefinibile. I due marcantoni stile
buttafuori da discoteca giacciono moribondi sul pavimento, manco avessero
subito uno shock da trauma permanente. Il resto dei presenti conserva un'aria
indifferente.
-Va be… tanto lo sapevamo tutti come finiva questo racconto-
annuncia Ikki sospirando.
-Co.. come lo sapevate?-
-Chi è che non lo conosce, Sis?-
-Io non lo so… come finisce?- intervento naturalmente inutile di
Taro.
-Ma non ci credo!-
-Ehi… mi dite come finisce?-
-Ovvio Sis.. sono tutti felicemente giapponesi qui-
-Vi preeeeeego.. voglio solo sapere come finisce!-
-Ma nooooooooooooo! Ma io mi ci sono impegnata!-
-Me lo dite?!-
-Patpat-
-Sigh sigh-
-Bene, passiamo al prossimo racconto-
-DITEMELOOOOOOOOOOO!-
Taro viene tramortito con una trave della porta del bagno.
Dopo che lo spilungone viene portato via in barella, con
destinazione finale reparto rianimazione dell'ospedale più vicino, i cinque
personaggi rimasti riprendono a sorseggiare in silenzio la propria tazza di tè
fumante, anche se a quest'ora non dovrebbe più esserlo, anzi, ma questi sono
solo dettagli insignificanti a cui voi non farete caso perché così dico io.
Il silenzio carezza le orecchie dei presenti con la sua dolce
melodia, e tutti possono finalmente concedersi qualche attimo di pura quiete.
…
-Ehm, Sis, hai intenzione di continuare o no questo capitolo?-
rompe il silenzio Lady, che osserva Brucy con un sopracciglio alzato, molto
alzato, almeno di due o tre centimetri.
-Ma veramente non è che io ne abbia poi..- Brucy s'interrompe
osservando curiosamente il cartello che gentilmente ha alzato per lei Lady con
su scritto "SE CONTINUI LA FRASE TI CHIUDO IN UNA STANZA PIENA DI
BAMBINI". -Cioè, volevo dire, sì, credo sia una buona idea continuare.
Prima si inizia prima si finisce-
-Questa te la potevi risparmiare-
-Fai silenzio, insignificante creatura-
-Ma come osi rivolgerti in questo modo all'immaaanso e sublime
Ikki, colui che da senso alle vostre storie!! Se non ci fossi io di certo..-
Ikki s'interrompe, decidendo anche di non aprire più bocca, dopo aver osservato
terrorizzato il cartello che ha gentilmente alzato per lui Brucy con su scritto
"FINISCI LA FRASE E TI AFFOGO NELL'ACIDO".
-Autrice, non credi di essere stata troppo dura?-
-Mi sono anche trattenuta, a dire il vero-
-Se noi autrici non vi teniamo sotto controllo potrebbe anche
venirvi in mente di ribellarvi al nostro volere, e questo ci darebbe molto
fastidio-
-Il vostro controllo?-
-Molto fastidio?-
-Sì sì-
-E da quando saremmo sotto il vostro controllo?-
-Ma tu non avevi deciso che saresti stato zitto?-
-Sì ma questo non m'impedisce di dire la mia quando mi pare e
piace!-
-Su questo avrei miei dubbi-
-Idem-
-Fratello, non è che loro abbiano poi tutti i torti-
-Ma tu da che parte stai??-
-Ehm..- Ikku osserva gli occhioni sbarluccicosi di Lady, attivati
per irretirlo, e quelli omicidi di Brucy, attivati per minacciarlo, per poi
rivelare al gemello la sua decisione finale. -Dalla loro-
-Ma brutto infame!!-
-Bene, se non ci sono altre questioni io passerei la parola a
quella specie di masochista che mi fa la corte-
-Guarda che io ho un nome sai?!-
-Ah sì?-
-Certo che sì!! Me lo hai anche scelto tu, dannazione!!-
-Sis?-
Lady s'ingozza di dorayaki -Eh?-
Brucy guarda intensamente Sis, Sis risponde con uno sguardo ancora
più intenso.
-Me ne dai uno?-
Crollo al terreno dei presenti, con aggiunta dei cameraman e degli
addetti alle impalcature.
-Quali impalcature?-
-Che?-
-Hai scritto gli addetti alle impalcature. Quali impalcature?-
-Fa più scena, cara Sis. Fa più scena-
Lady guarda leggermente perplessa Brucy, pensa sul da farsi mentre
s'infila un altro dorayaki in gola, per poi prendere la sua decisione. -Hai
ragione fa più scena-
Altro crollo generale.
-Ora basta tergiversare che siamo qui per lavorare non per fare la
pedicure ai mammut!-
-O a fare fitness con le marmotte!-
-O a ballare il cancan con gli alligatori!-
-O a contare i peli delle scimmie!-
-O a rubare dorayaki alla povera gente che se li è guadagnati con
il frutto del proprio sudore!-
-Ma se li hai trafugati dal frigo di Taro-
-Toglierli da quel frigo è frutto del mio sudore. Non puoi nemmeno
lontanamente immaginare cosa ci ho trovato dentro-
-Grazie ma non lo voglio sapere, e comunque visto che non sono tuoi
non vedo perché dovresti avanzare diritti sulla proprietà-
-Autrici..-
-Non è che hai tutti i torti, dici che non posso farlo? Neanche su
cosa altrui?-
-Proprio l'altro giorno la prof di diritto ha parlato di qualcosa a
questo proposito.. non che ci abbia capito molto.. sì, ok non stavo ascoltando,
però sono sicura che non lo puoi fare. Fidati del mio istinto-
-Autrici!!-
-Bhà, in fondo non li ho pagati quindi in effetti non dovrei
comportarmi come se fossero miei-
-Veramente puoi farlo senza problemi, basta che però accetti di
dividerli con me-
-AUTRICI!!-
-COSA??- Lady e Brucy si voltano a guardare, con sguardo scazzato,
i presenti, il pubblico, i cameraman e gli addetti alle impalcature.
-Ancora sti addetti alle impalcature?!-
-Zitto, e dicci immediatamente il motivo che ti ha spinto a
interrompere la nostra importantissima conversazione. Prega che sia importante-
-Potreste finirla di cincischiare e arrivare al sodo?-
-Cosa ti fa pensare che questo non lo sia?-
-La vostra discussione sul cibo rubato da frigo altrui non può
essere il sodo!-
-Sì perché di sodo ci dev'essere per forza dell'altro!-
-Ikku da te questa non me l'aspettavo!- Lady guarda contrariata
Ikku, che sbarra gli occhi incredulo.
-Ma non sono stato io a dirlo!-
-Ah no?-
-Se Brucy si decidesse a scrivere ogni tanto chi dice cosa saremmo
tutti più contenti-
-Non l'ha fatto Lady, perché dovrei disturbarmi io?- Brucy guarda
Ikki con sufficienza.
-Perché forse si capirebbe qualcosa ogni tanto?-
-Ma cosa vuoi capire tu! Se ogni tanto al posto dei giornalini
porno leggessi qualche libro allora sì che capiresti di più!-
-Ma stai zitto tu che fino a ieri mi chiedevi il numero uscito
questo mese!-
-Scusa ma se leggi i giornalini porno perché mi fai la corte?-
-E a me lo chiedi?! Lo hai deciso tu, mica io!-
-Sis, l'ho deciso io che mi fa la corte?-
Brucy guarda Lady, Lady guarda Brucy -Bò-
-Ecco appunto!-
-Appunto cosa?!-
-Appunto! Diamo la linea alla pubblicità!-
-Sis?-
-Eh?-
-Non c'è la pubblicità-
-Non c'è la pubblicità?-
-Non c'è mai stata la pubblicità-
-Oh-
-Quindi se proseguissi..-
-A fare che?-
-Brucy guardami- Lady la prende per le spalle nell'esatto momento
in cui un miserabile dorayaki le sta andando di traverso -Per cosa siamo qua
noi oggi?-
-Coff Coff..-
-Siamo qui per la gara delle storie dell'orrore!!-
-Guarda che.. coff.. lo sapevo-
-Sì come no, avanti prosegui con la scena. E smettila di sputarmi
addosso!!-
-Pardon, comunque è giunto il momento della seconda storia che vi
verrà narrata da.. da.. dal masochista che mi fa la corte-
-SHUUHEI!!! Mi chiamo Shuuhei!!- sbatte i piedi per terra
osservando Brucy, che a sua volta sbatte gli occhi con aria accigliata.
-Guarda che lo sapevo-
-E allora perché continui a chiamarlo così?-
-Fa più scena, signori miei. Più scena-
-Sì, come no. Lasciamo stare, iniziamo va-
Prima che quell’edificio diventasse un hotel era una residenza
privata, in vecchio stile occidentale, di quando andava di moda l'atmosfera
ottocentesca, con i murales a coprire tutta la facciata, i lati e il retro.
Tuttavia, per quanto le si contassero, mancava una stanza al terzo piano.
Il secondo piano, che si estendeva sulla stessa superficie, era
suddiviso in sei stanze, eppure al terzo ne risultavano solamente cinque.
-Come inizio stavolta non è male-
-Con questo che vorresti insinuare?-
-Che in due riuscite almeno a fare qualcosa-
-Se vuoi arrivare alla fine del racconto sano e soprattutto vivo ti
conviene non fare più commenti simili-
Ikki, osservando attentamente gli sguardi omicidi delle due
convincenti autrici, decide, molto ragionevolmente, di chiudersi la bocca e
ascoltare in silenzio il seguito della storia.
Tutti coloro che vi pernottavano facevano sempre gli stessi
discorsi, oltre allo spettegolare sugli inciuci dei camerieri e delle
scappatelle della moglie del direttore. Avevano l'impressione che vi fosse
un'altra stanza accanto a quella dove trascorrevano la notte. La loro era la
stanza posta all'estremità del palazzo, ma nonostante ciò, osservando dalla
finestra, si poteva notare che il muro si estendeva per un bel pezzo.
-Sis, potevi almeno evitare di sputtanare così il direttore-
-Ho ritenuto il fatto molto importante per la storia-
-E a cosa dovrebbe..- Ikki s'interrompe ricevendo per la seconda
volta lo sguardo omicida delle due sempre più convincenti autrici, e decide
ancora di chiudersi la bocca votandosi al silenzio meditativo.
-Possiamo andare avanti o dovete aggiungere altro?-
-Abbassa la cresta tu, che se non fosse per me non staresti neppure
qui-
-Se ti aspetti che ti ringrazi per questo ti sbagli di grosso-
Brucy imbraccia un fucile di precisione e lo avvicina al viso di
Shuuhei -Dicevi?-
-Che ti sono grato immensamente per questo tuo onorevole gesto-
-Così va meglio, forse dovresti metterci un po’ più di entusiasmo e
magari qualche elogio in più sul mio conto-
-Ora chiedi troppo da lui-
-Forse hai ragione-
-Sis, abbassi l'arma prima di infilarla nell'occhio di qualcuno,
preferibilmente non il mio?-
-Se proprio devo-
Poi giunse quella notte.
Oltre il muro divisorio della stanza occupata, quella parete oltre
la quale chiunque avrebbe giurato ci fosse un'altra stanza, si udì uno strano
rumore.
Uno scricchiolio, come il rumore di qualcosa che graffiava.
Colui che lo udì per primo non ci dette grande importanza, ma il
mattino seguente, parlandone con le altre persone, dopo aver ovviamente
scommesso sulle torture a cui avrebbe sottoposto il direttore la moglie se avesse
scoperto i suoi tradimenti, venne alla luce che tutti avevano sentito lo stesso
rumore. Un rumore di qualcosa che graffiava.
Quel rumore continuò a propagarsi ogni notte, finchè qualcuno non
si stancò e andò a reclamare alla reception. Il direttore, sobbalzando, disse
che non poteva essere vero, affermando che chiunque dormisse in quella stanza,
di notte, sentiva quei graffi.
Disse che, oltre la stanza occupata, pare che ne esistesse
un'altra, ma quando aveva acquistato la locanda dal proprietario precedente,
aveva trovato al suo posto un corridoio murato.
-Com'è che in sala nessuno sta masticando pop- corn o risucchiando
coca cola?-
-Noi lo stiamo facendo- coretto delle autrici, che oltre di pop-
corn, si stanno anche facendo di panini farciti di Nutella.
-Mi sarei stupito del contrario, in effetti-
-Comunque intendevo perché non volasse una mosca fra il pubblico..
fino cinque secondi fa ognuno si faceva gli affari propri-
-Veramente quello che non prestava attenzione eri tu- lo riprendono
gli spettatori, con sguardi accigliati e contrariati.
-Se lo dite voi..-
Visto che i reclami da parte dei clienti non accennavano a
diminuire, il direttore decise di abbattere la parete per verificare cosa vi
fosse oltre, quindi interpellò dei muratori. Anche i clienti decisero di
prolungare di una notte il soggiorno per poter vedere cosa vi fosse oltre la
parete, anche se in realtà avrebbero preferito vedere anche come il direttore
si sarebbe vendicato della moglie.
-Ma la smetti di sputtanare il direttore?! Poverino, avrà pure lui
diritto alla privacy!-
-Visto che sono l'autrice decido io a chi concedere tale diritto, e
il direttore non compare fra questi-
-Basta, io mi ribello!-
-Non puoi perché ti abbiamo inventato noi-
-E quindi?-
-Quindi non vedo come tu possa ribellarti al volere delle tue
creatrici-
-E cosa vi fa pensare che..- terzo sguardo omicida delle due, ormai
professioniste nel convincere il prossimo, autrici. Ikki torna in silenzio,
ponderando su un eventuale taglio della lingua o cucitura delle labbra.
-Quando hai deciso sappi che noi siamo specializzate anche in
questo tipo di mansioni, e ovviamente in cambio di un corrispettivo-
-Chissà perché la cosa non mi stupisce-
-Zitto tu, e continua il racconto-
Il giorno seguente vennero i muratori e sfondarono la parete. Come
previsto il corridoio continuava, e vi era una stanza attigua a quella occupata
dai clienti, del tutto simile alle altre.
Tuttavia, la porta era priva di maniglia, ed era completamente
sigillata da pannelli di legno, comprati all'Ikea, quelli resistenti a
qualsiasi catastrofe naturale e che hanno il libretto d'istruzioni in tutte le
lingue tranne quella locale, e che ovviamente costano alla modica cifra del
doppio del vostro stipendio quindi, signori miei, che cosa state aspettando? Correte
all'Ikea e non perdetevi le offerte del mese!!
-Sis, mi spieghi che cacchio c'entra l'Ikea con il racconto?-
-Fa più scena, Sis. Più scena-
-Se non la finisci di ripetere sta frase ti chiudo in quella
stanza!!-
-NO!!! Tutto ma non quella stanza!!!-
-E allora non dire più quella frase-
-Giurin giurello!-
-E dopo questo sdegnoso spettacolino, posso finalmente annunciare
che la storia si sta avviando alla sua conclusione, che sollievo-
-Come se fossi tu a scrivere-
-E poi come si fa a lavorare con qualcuno che ti mastica
direttamente nelle orecchie??-
-Di chi stai parlando?- chiedono all'unisono le autrici,
trangugiando marshmallow farciti di cioccolato e ricoperti di caramello.
-No, il caramello no!-
-Va bene, correggo. Farciti di cioccolato e ricoperti di Nutella-
-Ora va meglio-
-Ovviamente-
-Ma non avete un po’ di ritegno?-
-Sei tu quello senza ritegno! Smettila di infastidirci!-
Ikki medita il suicidio, e Lady lo avvicina per fargli pat-pat,
memore di essere stata al suo posto qualche paragrafo più in su.
Persino gli spiragli erano cementati, in modo che non si potesse
aprire per nessun motivo.
Spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta, e
all'interno videro..
-Sis, sbaglio o mi stai copiando il finale?-
-La struttura del finale-
-Ok, la struttura-
-Sì, non sbagli-
-Non ti vergogni neppure a confermarlo?-
-Quisquilie, andiamo avanti-
Dicevamo, spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta, e
all'interno videro..
-Uno zombie!-
-Una mummia!-
-Jack lo squartatore!-
-Il coniglio assassino!!-
Silenzio in sala.
I presenti, i cameraman e gli addetti alle impalcature si voltano a
guardare Ikku, che sentendosi osservato s'ingobbisce e inizia a fare cerchietti
sul pavimento col dito.
-Ma Ikki mi ha sempre detto che esisteva!-
Il silenzio impervia.
I presenti, i cameraman e gli addetti alle impalcature si voltano a
guardare Ikki, che prende a dare testate a un muro per la disperazione.
Ripeto, e spero per voi che questa sia l'ultima volta. Spinti dalla
curiosità i muratori sfondarono la porta, e all'interno videro dei caratteri
vergati in rosso, che riportavano ripetutamente la stessa frase:
"Direttore, sei proprio un cornuto".
Il silenzio sussiste sui presenti.
-Che schifezza di storia-
-Come osi, microbo?? Vogliamo parlare di quella che hai deciso di
raccontare tu e che non ti sei neppure degnato di finire per la troppa fifa?-
-Non ti rispondo nemmeno-
-Non sei degno di assumere questo atteggiamento nei confronti di un
tuo superiore-
-Giusto!-
-Ma quale superiore?!-
-Poverino, non riesce neanche a realizzare di esserci inferiore-
-Già, in fondo gli esemplari come lui sono i più penosi-
-La smettete di parlare come se non fossi presente?-
-Concordo, fanno una pena assurda-
-Soprattutto quando gli rendi noto qualcosa che non si sarebbero
mai aspettati-
-Pronto???-
-E poi diciamocelo, anche se lo hai inventato avresti almeno potuto
farlo più intelligente-
-Ce l'ho messa tutta ma questo è quello che sono riuscita a fare-
-SILENZIOOOOOOOOOOOOOO!!-
Il silenzio persiste insistentemente sull'intera sala.
Cameraman, addetti alle impalcature e il pubblico guardano Ikki con
aria perplessa. Due conosciutissimi sguardi, invece, adocchiano il suddetto
esemplare di sesso maschile con aria per nulla amichevole.
Due minuti dopo il poveraccio viene portato via in barella con
destinazione finale il letto vicino a quello di Taroemon nel reparto
rianimazione dell'ospedale più vicino.
Ora, la domanda che si pongono tutti è una sola.
Chi sarà il prossimo?
A voi il beneficio del dubbio.
SPAZIO
AUTRICI
Brucy: Visto che abbiamo parlato per tutto il capitolo
saremo brevi e concise, giusto Freud?
Lady: Con piacere, Dottor Jekyll e Mister Hyde U-U
*trangugia tè verde stile bonzo*
Brucy: Non capisco perché questi soprannomi v.v Comunque
per chi non lo sapesse l'omake è un capitolo, una scena o quel che volete che
non c'entra assolutamente ai fini della storia.. e spero ve ne siate accorti XD
Lady: delle robe che, detto in senso puramente pratico,
sono schifosamente difficili da concepire in modo decente U-U comunque devo
rispondere io ai commenti, n’est pas?
Brucy: Credo di sì non ricordo ma vadi pure V.V
Elly chan: *porge aspirina in ritardo* massalve, o novella
masochista commentatrice! xD sono altresì lieta che tu abbia apprezzato
quell’umile capitolo nonché questa umile fic. T’informiamo che hai guadagnato
un punto nell’iniziativa “santifichiamo il commentatore”! se commenterai
assiduamente riceverai direttamente a casa tua un santino con la tua faccia
(che grazie alla nostra telepatia naturalmente conosciamo già!) e una un
certificato di santificazione! xD va buo, alla prossima e grazie ancora! *fine*
Joanie: Joanie saaaan, benvenuta su efp su cui t’ho
trascinato praticamente a forza! xD che dire, sappi che ti voglio bene! xD
mmmmhhh… tu dici che Taro ha trovato il coraggio di farsi valere? E che ci
voleva, bastava premere i tasti giusti e far uscire la suo lato oscuro! *O*
infinite grazie per il commento, ed aspettati una statua a tua immagine e
somiglianza a breve! xD owari.
Rinoagirl89:
Senpaaaaaaiiiiiii! *abbraccia*
hai riso? Hai riso? Ma davvero, davvero, davvero, DAVVERO hai riso?! E andiamo
*danza della vittoria* va buo, questo è l’importante aldilà della mia follia!
xD grazie come al solito per il commento, a te stiamo costruendo un santuario
dove pregare la tua infinita indulgenza! Bye.
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Capitolo 8 *** Toglietemi tutto ma non il mio Bayles! ***
Ore
Ore 7.50
Bar Caffetteria
"Rainbow Flame"
Non capisco come sia riuscita ad arrivare fin qui senza andarmi a
schiantare contro qualcosa visto che oggi sembro avere i riflessi più
atrofizzati del solito.
È come se avessi i muscoli indolenziti e stanchissimi, e non posso
fare altro che chiedermi cosa possa avermi ridotto in questo stato, perché deve
pur esserci una qualche spiegazione in proposito.
Rielaborando i ricordi riguardanti la giornata di ieri cerco con
attenzione una possibile soluzione a questo caso al pari di quelli risolti da
*Conan, e perdendomi in questa caccia al tesoro rischio quasi di tirare una
testata contro l'armadietto mentre mi sto cambiando ed evito di il tentato
suicidio solo per miracolo.. e solo grazie al fatto di essere caduta a terra
dopo essere inciampata nei miei stessi vestiti.
La culata del secolo, evvai!
Ignorando il dolore fastidioso a quella mongolfiera che ho al posto
del sedere continuo a pensare a un possibile chiarimento riguardo il mio essere
cadaverica più del solito.
Non che mi interessi poi molto, ecco, però se morissi a causa di
questa mia inspiegabile situazione vorrei almeno passare all'aldilà sapendone
il motivo.
Saranno state tutte le schifezze che mi sono scafata ieri
pomeriggio? Che i dolci riescano a rallentare i miei sensi e che possano
rientrare nelle cose che potrebbero portarmi alla morte istantanea?.. naaa,
impossibile. È scientificamente provato che l'unico male che potrebbero
causarmi cioccolato e famiglia sia l'aumento di peso, e quindi di grasso.. e che
se anche fossero davvero letali, per me, allora non potrei desiderare morte
migliore. Comunque.. che i Dorayaki fossero scaduti? In effetti avevano un
gusto insolito, però visto che ci ho bevuto assieme il crodino non ci ho fatto
tanto caso.. no, impossibile. Anche se fossero scaduti non potrebbero mai fare
del male.. al massimo un'indigestione, mica il rallentamento delle capacità
motorie e mentali eh! Ultima possibilità sarebbe il bayles.. ma lo escludo a
priori, è decisamente impossibile che averlo bevuto mi abbia potuto far male..
che poi quanto me ne sono scolata? Una bottiglia mi sembra, e cosa vuoi che
sia? Ormai va giù come acqua.. anzi la percentuale di liquidi che mi
rappresenta non è costituita più per l'80% di acqua, ma almeno per la metà di
puro alcol, fra cui bayles, per l'appunto.
Esco dallo spogliatoio scrollando il capo, concludendo la mia
analisi visto che so già in anticipo che non mi porterà da nessuna parte e che
quindi non riuscirò a capire il perché.. se continua così lo chiederò alla sis.
Sempre che non mi ammazzi prima di vederla, ovviamente.
-Già pronta, Alfano san?- sento chiedere alla mia sinistra dalla
voce che ormai ho imparato a odiare a priori, con un tono tanto aspro che
sembrerebbe essersi mangiata una cassa intera di limoni per colazione. Quando
mi volto trovo Orihime guardarmi arcigna intenta ad apparecchiare un tavolo
dopo averlo lucidato fino farlo splendere.
No, aspetta.. questo è quello che ti aspettavi di vedere come prova
di essere ancora viva e di non stare ancora dormendo.
Un tono di voce amichevole, quasi dolce. Un'espressione rilassata,
un sorriso tanto stucchevole da dare il voltastomaco e uno sguardo quasi
adorante.
Questo è quello che mi si para di fronte.
Ricapitoliamo: mi sono alzata con il mal di testa, tanto per
cambiare; ho sbattuto contro tutti gli spigoli che potevo incontrare da camera
mia fino in bagno, dove ho rischiato di finire sdraiata nella vasca, e di
conseguenza di rimanerci secca definitivamente; mi sono fatta del tè rischiando
di mandare a fuoco, oltre i miei vestiti e il mio dito indice, l'intero
palazzo; ho rischiato d'investire cinque vecchietti, due bambini, tre mamme col
passeggino e un cane, se non si conta il quasi incidente dove mi stavo per
stampare contro un semaforo; sono arrivata al lavoro puntuale, mezza sana e due
quarti salva; e mi sono quasi ammazzata mentre mi mettevo la divisa.
Non ho dimenticato nulla? No, non mi sembra.
Allora perché quella demente della mia collega, che se non fosse
per la necessità di non perdere questo lavoro l'avrei già appesa al lampadario
per i capelli, mi sta sorridendo come se fossimo da sempre state migliori
amiche?
Sono morta, nessuno mi ha avvertito e questo è l'inferno.. Satana
si poteva scegliere un corpo migliore però, non lo facevo così privo di gusto.
-Alfano san, ti senti bene? Non mi sembri in gran forma, vuoi
sederti?- dice il Diavolo con vocetta spocchiosa, avvicinandosi con
espressione.. preoccupata?
-Hai per caso ammazzato qualcuno e stai cercando di incastrarmi,
per caso?- riesco a dire, trovando quel poco di voce rimastami, mentre la vedo
sgranare gli occhi incredula e perplessa alla mia prima sparata del giorno.
D'accordo, forse mischiare alcol e tranquillanti non è stata una
buona idea..
-Ma cosa dici?! Devi stare davvero male per dire cose simili,
avanti siediti che ti prendo dell'acqua così magari ti calmi e ti riprendi-
aggiunge riprendendo il controllo di sé e spingendomi verso una sedia, dove
prendo posto e la osservo mentre va a prendere un bicchiere per riempirlo poi
d'acqua e porgermelo dopo avermi raggiunta.
Guardo lei e poi il bicchiere. Guardo il bicchiere e poi guardo
lei.
-Che ci hai messo dentro?-
-Acqua?- ironizza, non riuscendo a trattenersi e guardandomi
palesemente basita da questo mio comportamento assurdo e, in effetti, stavolta,
non posso darle torto in proposito. Mi sto davvero comportando in modo
insensato.. ma cazzo, lei sta facendo la gentile!! E lo sta facendo con me!!
Se mi avesse detto di essere il Diavolo, Dio, l'arcangelo Gabriele
o Elvis Presley mi sarei sconvolta di meno! Anzi, neanche mi sarei sorpresa! Mi
sarei limitata a chiederle un autografo e di parlarmi dell'aldilà!
-Non sono io quella che ha qualcosa che non va, Himitsu san-
-Chi altri dovrebbe allora?- alza un sopracciglio, mentre incrocio
le braccia e assumo un'aria di sufficienza, sennonché disgustata, ignorando il
bicchiere che continua a porgermi col braccio alzato a mezz'aria.
-O sei ubriaca o ti sei buttata giù qualche pasta di troppo, sennò
non saprei come altro spiegarmi questa tua improvvisa, come definirla?,
gentilezza, chiamiamola così-
-E se magari mi fossi accorta di essere sempre stata poco cordiale
nei tuoi confronti e avessi deciso di cambiare?- risponde lei, mentre alla sua
proposta il mio sopracciglio s'inarca, o schizza che dir si voglia,
pericolosamente.
-Inventatene un'altra, forse riesci a convincermi-
-Buongiorno ragazze!- veniamo interrotte da una voce maschile a noi
ben familiare, e quando mi volto, in sincrono con la cretina, scorgo Eikichi
che con qualche passo ci raggiunge illuminando l'intero locale con il suo
sorriso tanto smagliante che se non se lo toglie subito dalla faccia provvedo
io personalmente a farglielo sparire.
-Buongiorno Eikichi!- lo saluta Satana, poggiando finalmente il
bicchiere sul tavolo così da non dover rimanere imbalsamata anche davanti a
lui, mentre io mi limito a un cenno col capo che lo fa sorridere anche di più.
Continua così e ti faccio cadere i denti.
-Che succede?- domanda adocchiando il bicchiere per poi tornare a
guardarci allegro ma moderato. -Litigate già di prima mattina?-
-Affatto! Alfano san non stava bene così le avevo portato
dell'acqua, ma si rifiuta di bere-
-Non ti senti bene?- chiede perdendo il sorriso e guardandomi
serio, mentre riesco a scorgere dell'invidia e della frustrazione nello sguardo
di Orihime, che non perde comunque la calma e si fa avanti, avvicinandomi il
bicchiere intimandomi di bere.
-Se anche stessi male della semplice acqua non mi risolverebbe il
problema.-
-Allora stai male davvero!-
-Non ho detto questo- guardo, palesemente irritata, la mia collega,
di cui continuo a non comprendere questo suo improvviso comportamento, che ho
il presentimento che mi perseguiterà per tutta la mattinata.
Speriamo di no o mi dovrò chiudere nel cesso per evitare di finire
sul giornale per aggressione a civile, con tanto di morso alla capoccia e
stritolamento del collo della suddetta vittima.
-Se non ti senti bene dovresti tornare a casa, non ha senso
lavorare se non si è nel pieno delle forze- esclama Eikichi, sorridendomi forse
per rabbonirmi e farmi fare quello che vuole lui.
Tu ordini io eseguo, facile.. certo, nei tuoi sogni magari.
-La mia salute è affar mio. Non ho bisogno della balia- dico,
mettendo fine a questa conversazione. Non aveva neanche senso iniziarla e per
come sia proseguita mi chiedo cosa diavolo si siano bevuti entrambi.. magari si
sono sniffati del vinavil a colazione.
La mattinata era iniziata per niente bene, e se questo l'avrei
dovuto prendere come un avvertimento.. che si fottano tutti i segni del destino
e tutte le cazzate affini al riguardo!
Se avessi saputo che avrei dovuto sopportare un Eikichi più
asfissiante del solito e, cosa più impossibile da digerire, una Orihime
appiccicosa come una sanguisuga altro che venire al lavoro! A saperlo non mi
sarei alzata dal letto neanche per pisciare, porca troia!
Lascia pure a me quel tavolo, Alfano san.
Sembra pesante, Alfano san, dallo pure a me che lo porto io.
Vuoi riposarti, Alfano san?
Tieni, Alfano san, vedrai che dopo aver bevuto del tè fresco ti
sentirai più in forma.
Posso strozzarti, Alfano san?
No, purtroppo quest'ultima richiesta non me l'hanno ancora fatta, e
visto come sta proseguendo la cosa non credo abbiano l'intenzione di farmela.
Peccato davvero perché sarebbe stata la prima a cui avrei risposto
CERTO CHE PUOI! COS'ASPETTAVI A CHIEDERMELO?! VEDI DI SBRIGARTI IMBECILLE!!
Sì perché se a questa avrei risposto con tutta la mia enfasi, a
tutte le moine che mi hanno fatto finora ho risposto nel migliore dei casi con
un ringhio, mentre nel peggiore volavano coltelli quando nessuno guardava.
All'ennesima frase pronunciata con tono civettuolo e serafico
decido, visto che tanto il mio turno è finito, di farmi spiegare per bene la
situazione dalla piattola o qui finisce che ci esco pazza.
Tolgo dalle mani della mia collega il vassoio su cui vi erano delle
ordinazioni, la prendo per la maglia e con tutta l'irritazione possibile me la
trascino nello spogliatoio, dove la faccio sbattere poco delicatamente contro
il muro.
-Ma che diavolo fai?!-
-Sei tu a dovermelo dire! Spiegami subito il perché della
pagliacciata che ti vede fare l'amica del cuore con la sottoscritta, a cui hai
ben reso noto quanto ti stia sulle palle e quanto vorresti che sparisca, tra
l'altro ben sapendo che il sentimento è totalmente ricambiato! Fuori il fiato!-
incrocio le braccia, dopo aver sibilato tanto acidamente da poter essere
paragonata ad una vipera, mentre lei continua a guardarmi incredula e senza
dare la minima impressione di voler aprire bocca.
Socchiudo le palpebre, osservandola freddamente e intimandole con
lo sguardo di sputare il rospo, e quando capisce che il passo dal fissarla al
ringhiarle contro potrebbe essere più breve di quanto si pensi ecco che
finalmente prende parola.
-Infastidita, Alfano san? Cosa c'è, nel mio maturo e superiore comportamento,
che ti ha fatto irritare tanto?- domanda allusiva, mentre si appoggia meglio
contro il muro e mi fissa sorridendo.
-Taglia corto, non ho tutto il giorno-
-Ah sì? E cosa avresti di tanto importante da fare da avere così
fretta? Un bambino da investire, magari. Che dici? Ci ho azzeccato?- continua,
mantenendo la stessa espressione e lo stesso tono, che comunque non mi
scalfiscono minimamente.
-Non vedo perché ti dovrebbe interessare-
-Infatti non m'interessa. Quello che fai e tutto quello che ti riguarda
non me ne può fregare un emerito cazzo, detta senza mezzi termini- annuncia,
assumendo un'espressione seccata e perdendo il sorriso, mentre mi sento
inconsciamente esibire il solito mio ghigno sadico e perfido, soddisfatta che
finalmente stia ritornando la solita scassa-cazzi di sempre.
-Quindi?-
-Quindi, tesoro bello, nonostante mi senta disgustata al solo
pensiero di doverlo fare, d'ora in poi mi fingerò tua amica fidata, oltre che
tua collega, e in questo modo attirerò l'attenzione di Eikichi, che finalmente
si dimenticherà della tua misera esistenza e si deciderà una volta per tutte a
darmi le dovute attenzioni-
Sto sognando.. ditemi che sto sognando.. per favore.. se non è un
incubo mi ammazzo..
-Stai.. dicendo che quello spettacolino da quattro soldi lo
continuerai finchè lui non si degnerà di flirtare con te?- chiedo, assumendo
un'espressione totalmente schifata e incredula al tempo stesso. Si stacca dal
muro e si avvicina fermandosi a un passo da me, forse pensando che sarei
indietreggiata ma sbagliandosi di grosso, e mi osserva con aria divertita oltre
che altezzosa.
-Non mi sprecherei a starti vicino solo perché flirti con me-
-Se è per una scopata perché non gli offri dei soldi? O forse ci
hai già provato ma non te l'ha voluto dare.. devi sentirti molto frustrata
sessualmente allora- dico, prima di ricevere una sberla che mi fa voltare
appena il capo, nonostante avessi potuto evitarla facilmente ma che non ho
evitato volontariamente, e senza smettere di ghignare mi rivolto a guardarla
dritta negli occhi, che mi fissano feriti e oltraggiati. -Non so cosa sia la
compassione, ma ti assicuro che se sapessi provarla in questo momento non me ne
faresti neanche un po’-
Ore 13.52
Imprecisato locale
McDonald del quartiere Shibuya
Nonostante stia sbavando sul vassoio visto che non ci vedo più
dalla fame, lo sguardo serafico e divertito del tipo che dovrebbe servirmi mi
risveglia dal mio trance facendomi notare che mi sono imbambolata a guardare i
vari tipi di menù e che ancora devo, effettivamente, ordinare.
Evito anche di dire che grazie a me la fila non si è raddoppiata,
ma anzi triplicata.. sì, troppo scontato, in effetti
Dopo aver scioccato i tre mocciosi alle mie spalle visto tutta la
roba che ho ordinato, e aver fatto commuovere dalla gioia l'addetto al servizio
perché è grazie a me, anche se forse sto esagerando, che il locale tira avanti
perché ogni volta che vengo chiedo tutto e di più, torno al tavolo dove mi
aspetta una sis intenta a leggere qualcosa su un libro che non sono ancora
riuscita a capire di che cosa si tratti.
-Quel libro ti attrae più del cibo?- chiedo, mentre la osservo
curvata e presa completamente da ciò che sta scritto su quelle pagine.
-Hai ragione- dice, mentre alzo un sopracciglio non capendo perché
mi abbia risposto così.
-Non dovresti andare a ordinare anche tu? Non hai fame?-
-Decisamente concordo- annuisce distrattamente col capo, mentre mi
inizia a prendere il tic all'occhio quando comprendo forse cosa stia realmente
accadendo, ovvero che non mi stia minimamente cagando e che queste siano
risposte automatiche già preparate all'evenienza.
-Oh guarda, se non stessi attenta potrei accidentalmente tirarti
l'insalata in faccia.. magari centrandoti l'occhio e facendotelo nero come i
panda, che dici?-
-Sì, lo penso anche io- risponde, senza accorgersi del mio ghigno
perfido e senza minimamente, presumo, immaginare a cosa abbia appena dato il
consenso.
-Non dire che non ti avevo avvisato- annuncio prima di riempire il
cucchiaino dello yogurt con i cetriolini e prendere la mira.
-Ma che cazzo..?!- esclama con tono sorpreso, mentre si massaggia
la fronte per poi fissarmi arcigna con il cetriolo colpevole in mano. -Che
diavolo significa?!-
-Forma e colore mi ricordano.. sì, decisamente assomiglia a un
cetriolo. A te invece cosa sembra?- chiedo, mentre sul mio volto si allarga il
mio familiare ghigno divertito e beccandomi un'occhiata infuocata da parte sua
che, a quanto pare, non sembra proprio aver gradito lo scherzo.
-Ah ah ah, credi di essere spiritosa?! Perché diavolo me l'hai tirato?!
Avresti potuto beccarmi l'occhio, lo sai?-
-Ma va?- esclamo con tono falsamente sorpreso, mentre lei continua
a fissarmi con aria severa. -E chi ti dice che te l'abbia tirato io? Siamo
attorniati da mocciosi, se non te ne fossi accorta-
-Dai tuoi precedenti ringhi me ne sono accorta eccome. E comunque
non avrebbero avuto motivo per tirarmi i cetrioli!-
-E da quando delle spine del fianco come loro farebbero cose
sensate?- sbatto gli occhi, fingendomi come in attesa di una risposta che
potrebbe chiarirmi il senso della vita, ma lei non sembra proprio sopportare
questo mio sguardo, tanto che mi ritira addosso il cetriolo- assassino, che
evito facilmente inclinando il capo e facendola irritare maggiormente.
-Allora? C'era davvero bisogno di tirarmi della roba addosso?-
incrocia le braccia, mentre io sorseggio il tè con aria distratta.
-Mi andava di farlo e l'ho fatto- sogghigno mentre inizio a
gustarmi il pranzo tanto agognato, mentre lei mi fissa leggermente basita. -A
proposito, cara la mia studiosa, se non ti sbrighi finisce che tra un'ora sarai
ancora a fare la fila per poterti pappare qualcosa-
Dopo essermi gustata la sua faccia sconvolta a quella notizia non
faccio neanche in tempo a finire il cheeseburger che me la ritrovo di nuovo
davanti, col fiato corto, i capelli tutti all'insù e il vassoio pieno. Con il
sopracciglio alzato mi volto verso la lunga fila che avrebbe dovuto esserci dal
bancone, ma quello che scorgo sono una ventina di persone che si stanno
reggendo in piedi, sostenendosi con il vicino, e che stanno adocchiando il
nostro tavolo con furia omicida.
Rettifico: stanno adocchiando in particolare la sis con furia
omicida.
-Fare la fila è una cosa che davvero non sopporto- sbotta quasi
leggendomi nel pensiero, e senza neanche farci caso annuisco concordando con
lei.
-Ora mi dici cos'ha di tanto interessante quel libro?-
-Intervista col vampiro ti dice niente?- sogghigna mentre io mi
blocco un secondo con il braccio a mezz'aria, per poi annuire ancora per darle
consenso.
-Il titolo la dice tutta. A quanto siamo adesso?-
-Questa è la ventesima volta nel mese che lo rileggo- si accomoda
meglio sul divanetto, mentre mi guarda appena con aria compiaciuta per poi
azzannare finalmente il suo agognato toast.
-Buon per te-
-Ebbene? Qual è il problema oggi?-
-Problema?- inarco un sopracciglio, e abbassando lo sguardo sul
cibo per nasconderle il tic che mi ha ripreso l'occhio.
Dannate reazioni nevrotiche.
-Sì, problema. Qualcosa ti turba o non avresti cercato di stamparti
contro la vetrina di quella cartoleria tentando il suicidio- annuncia con aria
quasi seria, mentre non posso non ghignare divertita ripensando alla faccia
sconvolta dalla paura che aveva fatto la padrona del negozio vedendomi farle
"ciao ciao" sulla moto a un centimetro dal suo naso.
-Chi ti dice che non abbia perso il controllo? Potrei non averlo
fatto apposta-
-Sì, e io mi chiamo Napoleone. Siamo seri, per favore-
-Avrei voluto evitare di parlarne.. più precisamente di pensarci
visto che ricordandomene mi risale l'irritazione e il disgusto-
-Che è successo?- chiede con tono quasi interessato, mentre si
scola la coca in un sorso.
-Cosa penseresti se ti dicessi che Orihime mi ha trattato come se
fossi la sua amica del cuore?-
-Che hai bevuto troppo e hai bisogno di dormire. Che c’entra questo
col tuo problema?-
-C'entra perché oggi Orihime mi ha davvero trattato come se
fossi la sua amica del cuore- annuncio, inarcando un angolo della bocca
vedendola sputare la patatina che aveva iniziato a masticare e guardarmi
incredula.
-Non ci credo neanche se lo vedo!-
-Dovrai crederci invece, anche se poi sono riuscita a scoprire il
perché del suo atteggiamento-
-Ebbene?-
-Si fingerà mia amica devota per attirare l'attenzione di
quell'altro demente-
-Possibile che tutti quelli che ti circondino abbiano le noccioline
al posto del cervello?-
-Se stai insinuando che pure io le abbia ti sbagli.. posso provare
scientificamente di avere l'Omino nel cervello, proprio come ce l'hai tu, se
ricordi bene- dico, mentre incrocio le braccia sul tavolo dopo aver finalmente
finito di mangiare, sentendomi appunto deliziosamente sazia.
-Non insinuavo nulla di simile.. ma mi sembra che tu abbia preso la
notizia più che bene.. sì, insomma non sembra neanche che ti abbia toccato..-
inizia, mentre al sentirla e al ricordarmi veramente bene in che situazione mi
trovo ecco che sento impellente il desiderio di uccidermi. -..minimamente-
conclude incerta, visto come ho iniziato a prendere a testate il tavolo,
attirando l'attenzione di quelli seduti vicino a noi, ma ignorandoli bellamente
continuo a sbattere la testa sulla dura superficie, finchè un calcio non molto
delicato mi prende in pieno lo stinco sinistro, facendomi ringhiare contrariata
e alzare lo sguardo indispettita.
-Che cacchio fai?-
-Posso comprendere che non ti vada giù la cosa, ma preferirei non
tentassi il suicidio davanti ai miei occhi, se possibile-
-Fanculo-
-Grazie, anche a te. A ogni modo vedrai che riuscirai a scamparla
anche stavolta-
-Mi sembra più ovvio, anche perché se dovrò trafugare il suo corpo
mi aspetto la tua piena collaborazione-
-Consideralo fatto-
*Conan Edogawa/Shinichi Kudo = protagonista del manga/anime
"Detective Conan"
Ore 15 e 04
Piazza di fronte
alla Stazione di Shibuya
-Mi ascolti?-
Bau..
-Ehi! Dico a te!-
Bau..
-Gradirei che mi ascoltassi…-
Bau…
-STAMMI A SENTIRE DANNAZIONE!-
-Bau?-
Mi volto verso la Sis, che mi fissa con il viso scuro e
un'espressione veramente poco amichevole, ansimando e sputacchiando come una
specie di lama incazzato. Che diavolo avrei combinato stavolta?
-Dimmi- rispondo, senza capire cosa ci sia da agitarsi tanto.
-Ti vuoi decidere a scendere da lì? La gente nei dintorni penserà
che sei una specie di psicopatica!- mi esibisco nell’espressione più innocente
del mondo, dilatando gli occhi in un modo che al di fuori di un manga non può
esistere, e cercando di farli luccicare di una luce che sia abbagliante ed
eloquente più di un diamante.
-E non è quello che sono?-
-Scendi immediatamente da lì!- strilla, col tono che usa di
solito quando la metto di fronte ad una verità che vorrebbe, ma che non può
confutare. E, se necessario, anche quando sa che non le darei retta neanche se
riuscisse a sbattermi in faccia un grosso pesce maleodorante per farmi scappare
a gambe levate.. Bleah, che brutto pensiero.
-Oh su, su, my beloved Sister!- mi chino verso di lei, nonostante
il qualche metro d’altezza in più che mi divide da lei –Io e Hachiko siamo
amici in fondo!-
-Smettila di dire cazzate e scendi subito dalla groppa di quel
dannato animale!-
-Stai diventando un attimo monotona.. sai?- faccio, con voce
acuta e cantilenante, avvinghiandomi il più possibile al corpo bronzeo e duro
della statua simbolo del quartiere di Shibuya, incurante del fatto che per me
non sia neanche più una novità, e strusciando la guancia sulle orecchie canine
il più rumorosamente possibile. Insomma, lo faccio tutte le volte che veniamo
di fronte alla stazione di Shibuya, ci dovrebbe essere abituata, ormai!
-Non sarai mica gelosa?-
-Cosa diavolo vuoi che me ne importi di quel dannato cane?!-
-A me importa!- borbotto, gonfiando le guance indignata per
l’affronto subito dal mio Hachiko, e incominciando a battere quelli che vorrei
che fossero pugnetti contro il dorso del mio quasi migliore amico. So quanto
questa sceneggiata sappia mandarla in bestia, e sghignazzo tra me e me,
soddisfatta dell’operato e della mia genialità.
-E non fare l’idiota! Vorrei solo andare in quel negozio prima
che faccia notte..-
-Hachiko, secondo te la Sis è gelosa o le importa davvero di
farsi bella per qualcuno?-
-Cos’è oggi, la giornata delle cazzate a buon mercato?-
-O magari ha solo carenza d’affetto! Vero, Hachiko? Vero che ho
ragione?!-
-Non so se te ne sei resa conto, ma ti stai rendendo ridicola…-
-Ooooh.. Hachiko, hai ragione! Pure secondo me vuole comprarsi la
biancheria sexy!-
-SMETTILA E SCENDI SUBITO PRIMA CHE TI BUTTI GIÙ IO!-
Dopo un paio di fughe rocambolesche, e dopo aver gridato al mondo
di essere la Gal numero uno di Shibuya, e di conseguenza di tutto il mondo, la Sis mi convince finalmente a farmi desistere dall’emulare le gesta di Ran Kotobuki*.
-Ciaoooo Hachi!-
-La vuoi smettere una buona volta?! Abbiamo un problema
dannazione-
-Problema?-
Con una faccia che non le avevo mai visto, una strana espressione
guardinga, mi fa cenno di guardare dietro di me, e scorgo Taro, Ikki e Ikku,
appostati dietro una cabina telefonica, e forse anche convinti di passare
inosservati, pur essendo particolarmente rumorosi. Mi chiedo come io abbia
fatto a non vederli prima.
-Che diavolo ci fanno quei tre qui?-
-Non ne ho idea.. ma ci possono dare parecchi spunti di
divertimento-
Ricambio la lieve risata diabolica che la Sis mi sussurra ancora all’orecchio mentre già ci avviamo verso il negozio che c’interessava,
osservando lo strano trio che ci ritroviamo alle calcagna: Ikki cerca in tutti
i modi di punzecchiare Taro sulla guancia con la paletta della sua coppetta di
gelato, che stoicamente resiste, lamentandosi però con strani guaiti e delle
lacrimucce agli occhi che non riesce a nascondere. Ikku li osserva sorridente e
abbagliante come al solito, come se stesse assistendo al battibecco ben poco
amichevole di due innamorati, combattendo la sua guerra contro un cerotto che
dovrebbe coprire un grosso livido alla destra della fronte, ma che continua a
cadere di continuo. Suo fratello deve esserci andato giù pesante quando l’ha
buttato giù dalle scale.. chissà quanto erano lunghe.
-Ma come avranno fatto a riunirsi quei tre? Taro e Ikku neanche
si conoscono! E figuriamoci con l’altro fratello.. l’ultima volta stavano per
ammazzarsi!-
-Beh.. da quanto posso vedere le cose non devono essere molto
cambiate tra loro-
Dice, adocchiando il modo in cui Ikki sta cercando di soffocare
il nemico con un groviglio di bende bianche, che probabilmente erano servite
per coprire qualche altra ferita di Ikku.
-Senza contare poi che Ikki ha tentato di ammazzare il fratello,
l’ultima volta…-
-Oh oh, intrighi di famiglia? Eredità scottanti?-
-Non ne ho idea..- comincio -…ma quei due nascondono qualcosa!-
-O forse tu sei paranoica-
La guardo di sbieco, come se avesse detto un’assurdità abnorme
–Si certo, e domani il sole girerà intorno alla terra e tu farai la pubblicità
dell’Euronics- e su questo, sembriamo entrambe abbastanza scettiche, mentre
cerchiamo di non sbatterci troppo addosso mentre entriamo nel negozio di abbigliamento
dove avevamo pensato di andare da parecchio tempo. Meglio non rimanere divise
contro il nemico comune.
-E da quando quelli sarebbero anche nemici miei?-
-L’ho detto ad alta voce?- cerco di deviare il discorso, e con un
respiro sconsolato la Sis comincia ad addentrarsi tra le stoffe esposte. È una
bottega molto caratteristica, ma allo stesso tempo anche abbastanza moderna,
dove gli Yukata* non costano tre o quattro stipendi mensili messi insieme, e
dove si possono trovare dei capi di uno stile molto particolare. Immediatamente
la mia attenzione è attirata da una giacca, simile a quelle degli Judoka, o
comunque ad uno Yukata molto corto, con ricamati dei fiori viola, che arriva
appena alla vita e che si chiude con una fascia cucita sotto il seno, legata
dietro la schiena come un fiocco molto simile a quello dei Kimoni tradizionali.
Me ne innamoro immediatamente.
-Che guardi?- la indico a Sis, che fissa a sua volta con perizia,
come se stesse analizzando una pezzo pregiato, per poi mostrarmi la casacca in
stile cinese con ricami vari in argento che tiene in mano. Alzo il pollice per
confermare la buona scelta.
-Ho un'idea!- ribadisce, indicandomi lo strano trio che ancora
cerca di nascondersi alla nostra vista dietro i kimoni appesi, con risultati veramente
ma veramente molto scarsi.
Non mi dice cosa intende fare, ma annuisco e decido di stare al
gioco.
Anche se penso che prima di riuscire a fare qualsiasi cosa, Taro
sarà già stato soffocato con l’Hakama* di lana che Ikki sta cercando di fargli
inghiottire.. ma quel ragazzo è rimasto nella fase orale o che cos’altro?
Mentre sono ancora ad osservarli, la Sis mi afferra un braccio.
-OH NO! ADESSO COME CAVOLO FACCIAMO?- strilla, facendo voltare
mezzo negozio verso di noi -.. NON AVREMO MAI ABBASTANZA SOLDI PER PAGARE!-
Solo quando mi ha sbattuto abbastanza volte in faccia la casacca
che vorrebbe comprare, dato che comincia a sbracciarsi come un dannato vigile
messo in mezzo alla strada a dare indicazioni, capisco dove vuole arrivare.
-HAAAAAAI RAGIONE!- quei tre ci hanno già sentito da un bel pezzo
-È PERCHÉ SPENDIAMO TUTTI I NOSTRI SOLDI IN ALCOOL E CIBO!-
La Sis mi guarda male, dato che odia sentir denigrare i suoi
bisogni primari anche quando lo si fa per una giusta causa. Le do un calcio
sullo stinco, che la fa saltellare su un piede per qualche minuto, per poi
aggrapparsi al muro con tutta l’anima delle sue unghie non troppo lunghe e
frastagliate.
-OOOOOH.. COME FARÒ ORA? COME FARÒ?!-
-NON È COLPA NOSTRA SE I NOSTRI BEI CORPI NON POSSONO STARE
SENZA ALCOOL E CIBO!- cristo, a forza di strillare mi sta facendo male la gola.
Ci facciamo segno di continuare finché i pedinatori non usciranno
fuori dal loro nascondiglio con i dovuti sensi di colpa, anche se le nostre
gole urlano vendetta senza rimorso alcuno dopo due sole altre battute. Ma a
quanto pare il piano funziona.
I tre si avvicinano a brevi passetti, con le mani conserte e gli
sguardi vaghi, cercando ancora di far credere che la loro presenza in un
negozio di abbigliamento femminile sia soltanto un puro, e dico puro caso. Ci
giriamo a guardarli ancora prima pensino di chiamarci loro.
-Oh ciao ragazzi!- li saluto io.
Loro mi guardano imbambolati, con delle particolari posizioni
delle bocche che potrebbero far credere che non possano riaprirle più, agitando
una manina verso di me tutti e tre in sincrono. Ma che carini!
-Cosa ci fate voi qui?-
Si guardano in faccia, con gli occhi ridotti a grossi punti neri
disegnati sulle loro facce, forse concordando silenziosamente che non è proprio
il caso di confessare che mi stavano seguendo senza una ragione che non fosse
il loro malsano attaccamento alla mia persona. Che il pedinamento sia illegale,
poi?
-Per puro caso!- rispondono in coro.
-Ma voi come vi conoscete?- chiede la Sis, tirando per un secondo le labbra in un sorriso diabolico verso di me -come se non le
avessi già raccontato l’”amichevole” incontro tra Ikki e Taro, tutto per filo e
per segno-.
-Storia lunga- rispondono ancora in coro, mentre uno strano
sorriso bianco ed abbagliante, che non si estende agli occhi, si diffonde come
una ola sulle loro bocche.
-Taro, mica mi avrai cercato all’università?-
Il silenzio scende su tutto il negozio, mentre i tre, come se la
loro specie di sincronia improvvisata si fosse impossessata completamente di
loro, si rigirano i pollici in grembo impauriti. Tutti i presenti nel raggio di
un chilometro sembrano avere improvvisamente le orecchie appuntite.
-Si..- confessa il reato.
Quindi, sapendo che oggi non lavoro, avrà pensato che ci fossero
il 99% delle possibilità che fossi nei paraggi di Shibuya. Potrebbe già aver
provato a casa. E, facendo due più due, i gemelli lo hanno bellamente seguito
in tutti i potenziali luoghi in cui mi sarei potuta trovare.
Reprimo il desiderio di disintegrarmi la scatola cranica contro
il muro o d’infilzarmi con quel Kanzashi* tanto carino ma per cui non ho un
soldo bucato.
Ma fortunatamente, queste sono tutte congetture che non ho il
coraggio di cercare di confermare –non oso minimamente immaginare cosa farebbe
Ikki se conoscesse il mio indirizzo-.
-Che caso!-
-Già!-
-Già!-
-Già!-
-Già!-
Potrei giurare di aver visto anche quella signora laggiù annuire
e sghignazzare.
Ma continuiamo comunque a guardarci senza un reale motivo per
farlo, loro a rigirarsi i pollici convulsamente, e noi a spiegazzare gli abiti
che (forse) potremmo non avere mai.
-Ehm.. se volete.. possiamo pagarvi noi i vestiti!-
Ikku è il primo a cadere in trappola.
-E l’alcool…- continua Ikki.
-…e il cibo- conclude Taro.
Ci guardiamo in faccia, senza alcun dubbio e soddisfatte di noi
stesse.
-CERTO CHE SI!-
Non ci stiamo a pensare due volte, buttando loro in braccio tutti
i vestiti e gli accessori possibili, compreso un kimono che potrebbe valere più
della piramide di Cheope insieme a tutti gli schiavi che l’hanno costruita.
Senza ovviamente dimenticare il Kanzashi suicida.
Gli uomini sono veramente delle creature stupide.
*Ran Kotobuki= protagonista del anime/ manga “Super gals”, che
per l’appunto in molte scene sale in groppa ad Hachiko facendoci anche
conversazione XD
*Yukata= kimono leggero per l’estate.
*Hakama= specie di pantaloni larghi.
*Kanzashi= bastoncino decorato che si usa per legare i capelli.
Ore 18.49
Angolo imprecisato nei
dintorni d'Ikebukuro
Non riesco a muovere neanche un piffero misero muscolo, e il mio cervello
sembra essersene scappato in posti migliori del mio cranio.. o magari è finito
spiaccicato sotto il mio culo dopo il volo appena fatto, chi lo sa.
Che sono viva per miracolo, che non mi riesca neanche ad alzare e
che quelli che mi girano attorno al capo sono i sette nani sono le uniche cose
certe che so.. oltre al fatto che l'imbecille che mi è venuto addosso sarà
carne morta appena riuscirò a riprendermi dalla botta.
Mentre riapro gli occhi con il solo desiderio, molto capriccioso e
impellente, di volerli richiudere ecco che mi rivedo a rallentatore la scena
che mi vede investita da un demente che invece di guardare dove andava,
probabilmente si tastava il cavallo dei pantaloni fischiando magari a qualche
figa all'altro lato della strada.
E cosa cazzo ci facevo IO a quest'ora per strada?
Semplice: tornavo a casa dopo aver comprato il bayles.
Sì, perché con tutto il casino che è successo oggi pomeriggio, con
quei tre imbecilli fra le palle, ci siamo dimenticate di comprare la bibita che
ci scoliamo io e la sis, io in particolare, e per la quale lei finisce quasi
sempre con la testa infilata a forza nel cesso.. tutto ciò perché questa
buonissima e carissima, costa un occhio della testa porco cane!, bevanda
alcolica fa ormai parte del mio essere e quindi non può farmi nulla se non
rendermi leggermente brilla, e sempre nel caso in cui ne beva in quantità
eccessive.
Devo dire, comunque, che ho una resistenza impressionante.. o
forse, più semplicemente, il mio corpo rifiuta di perdere completamente il
controllo di sé se non quando addormentato.. e questo la dice tutta in
proposito.
Tornando alla rielaborazione di quel che è successo.. porca troia
ma come cazzo è potuto succedere?
Una volta tanto che passeggiavo tranquilla senza inveire contro il
destino, tanto che quasi mi sono sentita pure traditrice nei confronti di
*Nejimon, contro le vecchiette che camminano troppo piano e contro quei cazzo
di uccelli che quando cagano sembrano sempre prendere di mira me come bersaglio
da centrare.. la sfiga poi a volte se ne inventa di quelle.. spesso mi è anche
venuto il dubbio che mi chiederebbe la bustarella per poterla convincere a
lasciarmi in pace.
Mentre sono ancora stordita e persa nei miei pensieri sento che la
cosa che iniziava a pesarmi seriamente sullo sterno sparisce all'improvviso, e
mi sento tirare frettolosamente in piedi. Alché, dall'alto della mia resistenza
e ricordando i bei tempi in cui gli altri mangiavano il pane mentre io mi
nutrivo di pugni sui denti e calci nel culo, cerco quindi di tenermi in piedi
nonostante la botta in testa che mi sono presa mi abbia stordita in modo quasi
preoccupante.
Sì perché quel che è successo è molto semplice: io che camminavo
tranquillamente, io che giravo l'angolo, io che venivo investita da una bici
che sembrava quasi avere la marcia per il turbo e sempre io che venivo
schiacciata contro il muro sia dalla bici sia dal suo autista.
E visto che siamo in tema..
Cercando di riacquistare il sangue freddo alzo lo sguardo sullo
stronzo che a breve verrà dichiarato morto, poi rinchiuso in una bara e fra tre
giorni sotterrato con essa da tre metri di terra, fango, melma e compagnia
bella.
Potrà avere al massimo quattordici o quindici anni, bruno e occhi
castani che rispondono al mio sguardo denotando angoscia, preoccupazione e qualcos'altro
che non riesco a capire.. e di cui sinceramente non me ne fotte un'emerita
pippa in questo momento.
-Non so dove cazzo tu stessi guardando e non mi frega neanche.. ma
possibile che dovevi schiantarti proprio su di me?! Se fossi andato dritto anziché
svoltare l'angolo ti saresti fatto investire da una macchina e io mi sarei
limitata a guardare la scena, tra l'altro sana e salva!- inizio a dire, senza
neanche controllare di mantenermi calma o fredda come al solito, senza neppure
fare caso alle mie parole, che escono libere e ribelli dalla mia bocca senza
prima essere passate dal reparto celebrale.
La testa mi duole, e sento prudermi la nuca, dove starò di certo
sanguinando, ma quando il mio sguardo cade involontariamente per terra, più
precisamente su una certa bottiglia che pochi minuti fa era piacevolmente
intera, mentre ora si presenta ai miei occhi come liquido versato sull'asfalto
e pezzi di vetro sparsi ovunque, il mio autocontrollo va a farsi benedire una
volta per tutte.
Rialzo lo sguardo velocemente su di lui, e senza neppure dargli il
tempo di scusarsi o altro, ignorando anche molto distrattamente il suo volto
angustiato dai rimorsi e dal senso di colpa, lo prendo per il colletto e me lo
avvicino così che mi senta bene e non si perda neanche una parola di ciò che ho
da dire.
-Guarda che cazzo hai fatto, verme che non sei altro!!- gli indicò
la bottiglia, mentre inizio a sentirmi gracchiare con voce stridula, per la
depressione delle mie stesse orecchie, e probabilmente pure le sue. -Tu tu tu!!
Tu non hai la minima idea di quello che hai appena fatto!! Non bisogna sprecare
il cibo né tanto meno l'alcool!!! Come cazzo credi di ripagarmi eh?? Perché lo
sai, vero, che non la passerai tanto liscia e che dovrai risarcirmi per bene!!
Avanti fuori il fiato!-
-Ma guarda tu il caso!- esclama una voce che non proviene dal
moccioso che ho davanti visto che, forse troppo paralizzato che possa
mangiarmelo vivo, non ha ancora aperto bocca. -Oggi è proprio il mio giorno
fortunato!-
Con una calma gelida, che fa perdere qualche anno della sua giovane
esistenza al ragazzino, mi volto alla nostra destra dove incrocio uno sguardo
scuro e profondo che mi ricambia divertito e soddisfatto. Uno sguardo che mi
sembra di aver già visto da qualche parte..
Mi ricorda qualcuno.. ma visto che al momento non sono in vena di
rimpatriate sarà meglio mandarlo a fanculo in fretta e farmi ripagare dal
marmocchio o qui finisce che non ci torno più a casa.
-Chiunque tu sia non ti azzardare ad intrometterti se ci tieni alla
vita-
-Che ti ha fatto quel povero ragazzo?-
-Non sono cazzi tuoi e vedi di sparire prima che mi arrabbi sul
serio-
-Perché sennò che mi fai?- chiede con un strano scintillio nello
sguardo e un ghigno che fa salire l'irritazione alle stelle.
Calmiamoci un secondo.. dove cazzo l'ho già sentita sta frase? E
perché questo coglione sembra parlarmi come se mi conoscesse?
-Ora basta- sibilo, lasciando finalmente andare il ragazzino che di
certo sarà in dubbio se andarsene o rimanere a prendersi le sue
responsabilità.. sì, certo e quello che se ne sta scappando in bici è il suo
sosia allora? -Ma porc..! VAFFANCULO BRUTTO BASTARDO!! PREGA DI NON INCONTRARMI
ANCORA O TI ASSICURO CHE SARA' L'ULTIMA VOLTA CHE VEDRAI LA LUCE DEL GIORNO!!- gli urlo attirandomi gli sguardi sconvolti di alcune persone che si
trovavano a camminare dall'altra parte della strada proprio in questo momento,
e che ora saranno sicuro indecise che chiamare la Neuro per farmi venire a raccattare, o chiamare il canile per farmi mettere museruola e
collare, così da impedirmi di nuocere alla quiete pubblica con la mia,
tutt'altro che delicata, ugola.
-Mamma mia! Certo che non ti fai nessuno scrupolo in pubblico eh?
Le ragazze non dovrebbero parlare così male- sento dire dal tizio che ha
contribuito, anche se involontariamente, alla codarda, seppur astuta, fuga del
bastardo.. e qui ricaccio ancora la ragione a farsi il giro del sistema solare,
perché con qualche passo lo raggiungo e stringendo i pugni lo fisso infuocata
dalla rabbia. -Qualcosa non va?- chiede, con tono tanto angelico che mi fa
ribollire il sangue nelle vene.
-Quello che non va sei solo tu, razza di stronzo che non sei altro-
gli sibilo con un tono che farebbe ghiacciare tanto quanto il vento che tira al
Polo Nord, mentre lui inarca le sopracciglia leggermente basito visto che,
magari, non si aspettava una risposta simile. -Quel piccolo figlio di puttana
mi ha investita con la bici, e nell'impatto si è rotta anche la bottiglia di
bayles che ho pagato con i miei soldi!! Ora decidi tu cosa fare: me ne compri
tu un'altra bottiglia visto che per colpa tua è riuscito a scappare o vuoi per
caso che ti spezzi le gambe?-
-Ehi calmati, se ti ha investita ti sarai fatta male, e tutto
quello a cui riesci a pensare è al farti risarcire quella bottiglia?!- mi guarda
preoccupato, fissandomi dall'alto in basso, forse cercando qualche ferita o
altro, e incredulo al fatto che io sia davvero interessata all'alcool più della
mia salute.
Che razza d'ignorante!
-Sentimi bene, non ho tutta la sera da perderci dietro! Hai deciso
cosa fare? Sappi che anche se ho perso il giro saprei ancora farmi rispettare
in una rissa, quindi decidi: ci mandiamo all'ospedale o mi ricompri da bere?-
Se non fossi stata arrabbiata, stordita, e rosa dall'umiliazione
visto come quel lombrico di un pirata della strada mi aveva bellamente sfottuta
sfuggendo alle mie ire, di certo mi sarei sentita molto soddisfatta nel vederlo
roteare gli occhi depresso, esasperato e angosciato per la sconfitta visto che
si è convinto a ricomprarmi la bottiglia e adesso siamo alla cassa dove mezzora
fa mi ero impossessata legalmente della mia bevanda alcolica preferita,
pagandola e sbavandoci sopra per tutto il tragitto.. o almeno, per tutto il
tragitto antecedente lo scontro.
Il solo ripensarci mi manda in bestia.. cazzo mi ha fatto pure un
male cane!
-Fottuto bastardo!-
-Ma se non ho fatto ancora niente!- sento dire, con tono lamentoso
e guardingo, alla mia sinistra, e quando mi volto quasi rimango sconvolta di
ritrovarmi ancora davanti il tizio che mi ha ricomprato il bayles.
-E tu che ci fai ancora qui?!-
E soprattutto che significa "ancora niente"??
-Cosa?!- esclama basito e confuso, mentre continuo a guardarlo
iniziando a sentire l'autocontrollo tornare.
-Visto che hai fatto il tuo dovere te ne puoi anche andare adesso.
Fuori dai piedi, su- annuncio, osservandolo con sufficienza, per poi allungare
il passo per cercare di distanziarlo e fargli capire concretamente che non lo
voglio più davanti, ma a quanto pare sembra duro di comprendonio visto che mi
raggiunge con qualche passo e mi rivolge un ghigno divertito.
-Come siamo acidi oggi, ti è andato di traverso un limone per
caso?-
-Ho qualcos'altro di traverso. Se non vuoi che ti spezzi davvero
qualcosa non provocare la tua buona stella più di troppo, è un consiglio d'amica-
-Se per diventare tuo amico basta comprarti dell'alcol..- inizia
con tono allusivo, quasi malizioso, mentre roteo gli occhi ignorandolo e
continuando a camminare accelerando sempre di più il passo. -.. se ti faccio
l'abbonamento mi giuri amore eterno?- conclude sghignazzando divertito,
ammiccando in modo che non mi piace e che non trovo affatto divertente.
-Vedrò di essere più concisa possibile, visto che sembra che tu sia
tanto ritardato da non capirlo bene- dico, mentre mi blocco e mi volto per fronteggiarlo
e fargli capire una volta per tutta che mi ha decisamente stancato avercelo
vicino. -Non ti voglio fra le palle. Ora ti torna e ti è più chiaro il concetto
o devo abbassarmi di livello e iniziare a insultare te, i tuoi parenti e tutta
la tua razza prima che tu capisca che non ti voglio davanti?-
-Non mi hai riconosciuto, vero?- chiede, dopo un secondo di
silenzio, sorridendomi amichevolmente, come se non gli avessi detto nulla e
fosse pure divertito, appunto, dal fatto che non lo abbia riconosciuto.
-Non ti ho mai visto prima e anche se fosse dev'essere stato un
incontro davvero insignificante, perché non mi ricordo minimamente di te-
rispondo, decidendo stavolta di usare il suo stesso tono di voce, e incrociando
le braccia mentre lui scuote il capo stavolta sornione.
-"I like you" ti ricorda qualcosa invece?-
Non ci credo.. no ti prego fa che non lo abbia detto… fa che la
botta di prima mi abbia annebbiato il cervello più di quanto non lo possa
essere normalmente.. per favore, giuro che cercherò di non insultare nessuno
per un giorno intero, ma ti scongiuro fa che non sia davvero lo stesso cretino
che me l'ha detto anche l'altra volta!!!
-Non hai detto quello che spero davvero tu non abbia detto, vero?-
domando, facendolo ridacchiare e avvicinare a un passo da me.. che indietreggio
automaticamente con le barriere difensive alte e ben piazzate in caso di
necessità.
-Accidenti, sembri proprio un gatto selvatico pronto a sbranare
l'avversario. Ma ti sembro davvero così pericoloso?-
-Ho già detto mi sembra di non avere tutto il giorno quindi, se
permetti, me ne tornerei a casa! Addio!- sbotto frettolosamente mentre gli do
le spalle e inizio quasi a correre.
-Paura?-
Maledetto.. maledetto lui e il mio schifoso orgoglio porca puttana!
-Di cosa, di grazia?- rispondo, bloccandomi all'istante, puntando i
piedi a terra quasi rischiando di finire sdraiata e con la faccia spalmata a
terra, per poi voltare appena il capo sopra la spalla e guardarlo con
sufficienza.
-Non saprei, sembrava che stessi scappando terrorizzata-
-Tra le cose che potrebbero spaventarmi di certo non compari tu.
Avanti, dì le cazzate che devi dire e finiamola qua- dico con tono rassegnato,
incrociando le braccia, restandogli comunque di spalle, così da ridurre il
desiderio di ficcargli qualcosa in bocca e quindi farlo tacere una volta per
tutte.
-Non sei molto favorevole alla conversazione eh?-
-E lo hai notato adesso?- chiedo, con tono tanto ironico da sforare
nel pesantemente sarcastico.
-Cosa devo fare perché tu non mi tratti come se fossi pronto a
sfidarti a duello?- domanda quasi ilare, mentre lo sento avvicinarsi e di
conseguenza mi rivolto col capo così da tenerlo sott'occhio e controllare che
non faccia scherzi.
-Ignorarmi e starmi alla larga. Io vado per la mia strada, tu per
la tua e siamo tutti contenti. Ora devo DAVVERO tornare a casa, quindi a mai
più rivederci.. ehm.. come avevi detto di chiamarti?-
-Shuuhei, tesoro, Shuuhei-
-Vabbè, chiunque tu sia, e non chiamarmi tesoro che mi vengono i
brividi- finisco leggermente imbarazzata visto che rasento davvero il ridicolo
quando non riesco a ricordare qualcosa.
Ricomincio a camminare soddisfatta comunque del mio operato visto
che sono riuscita a convincerlo senza neanche mettergli le mani addosso.
Certo, mi ha fatto perdere il controllo anche fin troppo, però in
fondo ero sopraffatta dall'istinto del killer.. e soprattutto dal desiderio di
mettere le mani al collo a quel piccolo bastardo!
Non faccio però in tempo neanche a svoltare l'angolo che qualcosa
mi tira la maglia, facendomi perdere l'equilibrio, e in un attimo non sento più
la terra sotto i piedi.
Porca puttana!
-Quanto cazzo aspettavi a dirmi che ti sanguinava la testa eh??-
sento ringhiare con tono preoccupato oltre che rabbioso, e velocemente capisco
che il demente non ha minimamente seguito il mio consiglio e, anzi, ha deciso
di prendermi in spalla, come se non pesassi i quintali che peso, e camminare
come se niente fosse.
Senza avermi chiesto o detto niente prima, ovviamente.
-Brutto imbecille, fammi subito scendere!!-
-Non ci penso neanche! Ora ti porto all'ospedale e.. ehi, stai
ferma cazzo!! Ahia!! Non mi tirare capelli accidenti! Smettila di muoverti o ci
sfracelliamo a terra!! Lasciami i capelli!!!-
-Mettimi giù cazzo!!- gracchio con un tono di voce che non mi
sembra di avere mai usato prima, e dopo una dura lotta riesco a farmi obbedire,
riprendendo a respirare normalmente coi piedi a terra e l'equilibrio stabile.
-Ahia!- si lamenta lui visto il calcio che gli ho tirato e che, per
la mia gioia, gli ha preso in pieno il ginocchio. Si massaggia la parte lesa
guardandomi furioso e infastidito.
-Tu sei tutta fuori!-
-Io?!- tuono freddamente, inarcando un sopracciglio indecisa se
ammazzarlo subito di botte e trafugare il suo corpo, magari infilandolo nel
primo tombino che trovo, o mantenere la calma e metterlo a tacere come so fare
solo io. -Tu sei quello pazzo! Che diavolo avevi intenzione di fare eh?
Portarmi all'ospedale?! Ma non ci vengo neanche morta! E in ogni caso, non sono
cazzi che ti riguardano!! Si tratta di un graffietto, non sto morendo
dissanguata!-
-E che ne sai? Sei specializzata in medicina o cosa?! Non puoi
sapere se è una cosa grave o meno finchè non ti farai visitare!-
-Ma allora parlo arabo cazzo!- pesto i piedi sentendomi davvero
sfinita visto che stare a discutere in genere mi sfianca da morire..
soprattutto quando l'argomento principale sono io. -Senti..- inizio, passandomi
una mano fra i capelli trattenendomi dallo sboccare di nuovo, visto che tanto
incazzarsi con questo idiota servirebbe solo ad aumentarmi la nevrosi. -In
ospedale non ci metto piede, e ti ripeto che sto bene porca miseria!-
-Allora ti accompagno a casa, perché non voglio averti sulla
coscienza se mi svieni per strada!- incrocia le braccia, serio, facendomi
venire la pelle d'oca.. cazzo, sembriamo quasi amici di vecchia data!
-Neanche ho più voglia di parlare! Fai quel che cazzo ti pare,
fottetevi tutti!- sbotto senza neanche stare a pensare a ciò che dico, dandogli
le spalle e iniziando a camminare chiudendomi in me stessa, ignorando lui, la strada
e il mondo intero.
E mentre penso a una palla da propinare alla sis, visto che non ho
la minima voglia di starle a raccontare quel che è successo e quindi di
sputtanarmi la reputazione visto che non solo è apparso l'imbecille dell'altra
volta ma mi sono anche fatta fregare da un bamboccio in bicicletta..
E parlando del bamboccio.. spero vivamente per lui che non mi
incontri una seconda volta.. o sarà costretto ad accorgersi quanto possa essere
abominevole e spietato uno spirito vendicativo come il mio.
*Nejimon = nomignolo che ho propinato a Neji Hyuuga, personaggio
del manga/anime "Naruto"
NOTE D’UN AUTRICE:
Bene,
dato che la Sis ha qualche problema con il computer io, Lady Ko’, mi ritrovo
sola soletta a fare le note finali ed a darvi un ANNUNCIO DI ESTREMA IMPORTANZA! Si comunica infatti che abbiamo deciso
di sospendere la pubblicazione fino a metà luglio, ovvero fino alla fine dei
nostri esami di maturità! Ci dispiace molto per questo, e speriamo che
quando torneremo sarete ancora disposti a seguirci e magari anche a
commentarci. Bene, passiamo ai commenti xD
Rinoagirl89: Salve senpai! Siamo contente che l’omake ti sia
piaciuto, perché ci siamo andate proprio a culo, detta in tutta sincerità! xD
personalmente non sapevo proprio se avrebbe fatto ridere o no, quindi ho tirato
un po’ un respiro di sollievo. Spero che a luglio ci sarai ancora per il nuovo
capitolo, owari!
Elly chan: Non ti preoccupare Elly cara, le madri sono una razza
strana ed assai singolare U-U in ogni caso sì, l’omake è stata una delle idee
che la mente di Sis spara quando non è impegnata a commiserare la sua
inesistente incapacità, quindi è stato decisamente inaspettato anche per me! xD
grazie mille.
|
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Capitolo 9 *** Molesti ficcanaso e maialini in fuga ***
Ore
Ore 9 e 17
Quartiere Chiyoda
-Ok, è ufficiale, la mia vita è finita-
Uno sconosciuto uomo giapponese, capelli tinti di biondo che
stridono con il completo elegante che indossa, mi guarda in maniera stralunata
mentre mi passa accanto, così come fa una ragazza pochi metri più avanti. Ma
che ci posso fare se la mia vita è finita?
-Oddio, la mia vita è finita per sempre… per sempre… per sempre…-
Sussurro, finendo in un lungo eco.
Molti dei numerosi passanti di uno straripante marciapiede di
Tokyo nell’ora di punta si voltano verso di me, indecisi se chiamare la
polizia, la neuro o aspettare magari semplicemente che s’avveri la mia
previsione. Avrebbero potuto rendere un grande servizio alla società facendolo,
ma gran parte di loro si limita a guardarmi, scuotere un attimo la testa, e
dimenticarsi di quella scena a metà tra il patetico e il drammatico che avevo
offerto loro. Magari più patetica che drammatica.
Ma scusatemi tanto se non so leggere la vostra cazzo di lingua
troppo complicata!
Continuo a camminare facendo a zigzag tra le sagome indistinte
degli altri esseri umani che mi stanno attorno, improvvisando ogni tanto un
numero da giocoliere con il tomo enorme che mi porto davanti agli occhi e il
cellulare, per evitare magari di rompere il collo a qualcuno. Quell’ideogramma
che non riuscivo a decifrare è ancora lì dove lo avevo lasciato un secondo
prima di una mia giravolta particolarmente aerodinamica, lì a ricordarmi la sua
completa incomprensibilità.
VOGLIO MORIRE!
-Prima di passare a miglior vita mi potrebbe cortesemente
ascoltare, signorina?-
Immaginandomi il bellissimo serial Killer, in giacca e cravatta e
colletto un po’ slacciato sul levigato petto, venuto finalmente a porre fine
alle mie infinite pene, mi volto.
Un ragazzo con una cresta di capelli azzurri e un piercing stile
mucca che gli va da una narice all’altra mi sta rivolgendo un sorriso da
pubblicità del dentifricio, con in mano un volantino arancione stampato a
lettere cubitali.
“PRIMO GRANDE PARTY COSPLAY!” è ciò che riesco a leggervi.
-Si terrà tra due giorni al Liquid Room-
Il Liquid room dovrebbe essere una live house, se non sbaglio.
Quel grosso edificio un po’ futuristico e pacchiano vicino la stazione di Ebisu
a cui qualche volta sono passata davanti perdendomi… questa dannata città non aiuta
affatto chi manca di senso dell’orientamento…
-È un esperimento! Tieni questi biglietti sconto! Non so se ci
sei mai andata, ma quel posto è costoso un casino! Dovresti ringraziarmi per il
gran favore che t’ho fatto dandoti questi fottuti pezzetti di carta, davvero.
Comunque ti consiglio di venirci.. sarà veramente pazzesco! Rock- live-
cosplay.. WOWOW!-
Ma che diavolo sta dicendo st’esaltato?
Accorgendomi di non aver afferrato una sola delle parole che mi
ha buttato addosso alla velocità della luce, manco fossi tornata a quando non
sapevo un emerito cavolo di giapponese, sbatto le ciglia, perplessa.
-Eh?-
-Rock… cosplay… YAHOO!-
Ma parla del sito? Mi scuoto il cranio dove i neuroni stanno a
cincischiare senza scopo come al solito, cercando di afferrare qualche vago
concetto che questo tizio cerca di comunicarmi, ma l’unico che mi riesce chiaro
è ‘cosplay’.
-Co.. co.. cosplay?-
-Yeah baby!-
-Intendi.. proprio.. quel cosplay?-
-Yeah baby, hai presente quando ci si veste da personaggi di quei
cosi chiamati manga che si fanno in questo luogo che si chiama Giappone? Ecco,
proprio quello-
Improvvisamente i miei neuroni sono pronti a vincere il nobel per
la fisica, e le mie sinapsi tornano a collegarsi l’un l’altra affinché io
riesca ad afferrare il foglio fin quasi ad accartocciarlo, e a rispondere che
sì, potrebbe davvero, ma DAVVERO interessarmi.
-Come? Dove? Quando? Perché? A che ora?-
Il ragazzo accoglie il mio entusiasmo con uno ancora maggiore,
senza stare a notare il fatto di avermi detto gran parte di quelle informazioni
solo pochi attimi prima.
-Al Liquid room, ore 9 in punto. Non mancare Baby… soprattutto se
ti vesti sexy!-
Dopo questa uscita non migliore delle precedenti, se ne va
saltellando e lanciando urla inconsulte mentre distribuisce volantini a destra
e manca, guadagnandosi l’attenzione che prima era stata catturata dalla
ragazza- con- manie- pseudo- suicide. Cos’è, avranno mica aperto le porte dei
manicomi criminali stamattina?
È il quesito che campeggia sugli sguardi di gran parte degli onesti
cittadini sani di mente nei paraggi.
Per non provocare altri danni smetto di camminare e leggere allo
stesso tempo, chiudendo il mio libro e mettendoci il volantino come segnalibro,
e giungo in poco tempo alla mia meta. Il “Kuma on the road” è chiaramente
ancora chiuso, ma una serie di poco rassicuranti nuvolette nere provengono
dallo spiraglio della finestra dello studio del capo… ma quell’uomo non ce l’ha
proprio una vita sociale?
-Ohayo, Vittoria san! Cominciata bene la giornata?- mi chiede
Taro dal sopraccitato ufficio, da cui proviene un odore molto simile a delle
esalazioni di zolfo, intento nel riordinare delle brochure in ordine alfabetico
per destinazione come se il suo naso non fosse più sulla sua faccia.
-Come al solito, l’intero quartiere mi crede una pazza furiosa-
-Ma no, Vittoria san! Sei solo un po’… eccentrica, Vittoria san-
se ripete ancora ‘Vittoria san” con quel tono condiscendente giuro che gliele
faccio mangiare quelle brochure. Gli rivolgo un'occhiata azzittante ‘made in
italy’, mentre appendo la tracolla e la giacca all’ingresso e poso il libro sul
bordo di un vaso, e soprattutto prego qualche entità astratta ed inesistente di
procurarmi una maschera antigas.
-Oh.. Nakahara Chuya- Taro sa essere supersonico, quando vuole.
Ovvero quando ci sono di mezzo io, il più delle volte. Ora sta sfogliando il
mio testo con interesse, emettendo vaghi cenni di assenso, come se tutto ciò
che gli capita sotto gli occhi gli fosse più che noto. Cosa per me parecchio
irritante.
-“ In alto oltre l'intrico dei rami,
un cielo triste, gremito di anime di bambini morti:
un battito di ciglia e proprio là, sulle distese lontane,
richiami di lana di agnello, immagini antiche di sogno”-
Recita, e riconosco la parte che ho sottolineato ieri sera, prima
di crollare cadendo giù di testa dal divano, vale a dire quella che non
riuscivo in alcun modo a decifrare… maledizione! Lo scruto, come avesse
commesso un crimine imperdonabile.
- Lo… lo stai studiando all’università?-
-Noo, figurati. Mi uccido i neuroni per sport io- dico, in modo
duro, anche se devo dire di amare quel poeta, quando lo capisco… ovvero quando
ne leggo le traduzioni.
E naturalmente il mio tono l’ha traumatizzato, ma questo ragazzo
si crede forse specie protetta? Anche se, da quella quasi- rissa davanti
all’università, ho cominciato a rivalutarlo. Abbiamo sempre evitato di
parlarne, ed entrambi siamo abbastanza soddisfatti così. Anche perché, in ogni
caso, con la seconda personalità di Taro preferirei non avere niente a che
fare.
Troppo lenta nell’uccidere, troppo lenta nel picchiare… potrebbe
fare di meglio con la stazza che si ritrova. Alla fine Taro rimane lo stesso
allocco che ho conosciuto fin dall’inizio.
Sospiro, archiviando questi pensieri mentre lui è ancora lì
sudando freddo, e cercando di sventolarmi qualcosa davanti alla faccia senza
troppa convinzione.
-Ci andrai?- Sulla mia testa dovrebbe essere apparso un grosso
punto interrogativo… di che diavolo sta parlando?
-Oh… il Liquid Room- interviene Kuma, apparendo dal nulla con un
grembiule pervaso di orsetti che stanno appesi a delle palme come scimmie,
soffiando dalla mano di suo figlio un foglio che riconosco essere il volantino
che mi hanno dato poco fa.
-Gran bel posto-
-Lo conosce?-
-Certo! Ma dammi retta piccola mia, l’O- Nest è in assoluto il
migliore- considera annuendo alle sue stesse parole con le braccia conserte,
mentre il grosso orsetto vestito da tarzan disegnato sul suo petto sembra quasi
imitarlo simultaneamente. Evito di sembrare troppo stupita del fatto che un
uomo cinquantenne s’interessi di musica e rock en roll… ma non era un fan delle
enka* lui? Che gran grattacapo.
-Ma questa è una festa cosplay, non mi pare di aver mai sentito
di feste cosplay in una live house-
-Infatti..- annuisce Taro con modo di fare assolutamente identico
a quello del padre.
-Qui dice che ci sarà anche un concorso con premio speciale per
la miglior esibizione-
Il signor Kuma, che mi si sta interessando parecchio a questa
causa, analizza il volantino con attenzione, come fosse questione di vita o di
morte.
-Da che ti vestirai Vittoria san?-
-Non lo so ancora…- borbotto, sottraendo molto poco gentilmente
il volantino dalle mani del mio capo, ed intimandogli con linguaggio non
verbale di andare a prendermi lo stipendio, dato che è il motivo per cui sono passata
così in anticipo. Ma, come per tutti i datori di lavoro, anche i più onesti, il
mio capo ama rimandare il momento dello stipendio con tutto sé stesso -… in
effetti non ho avuto ancora tempo di pensarci- sai, ne ho avuto notizia solo
cinque minuti fa.
Fa su e giù, con la testa, e quasi mi aspetto di vedere una cosa
scodinzolare dal suo sedere a destra e sinistra. Che gran fantasia che mi
ritrovo.
Rivolgo l’ennesimo sguardo eloquente a padre e a figlio, e
finalmente Kuma si decide ad andare a prendere il mio beneamato stipendio. Le
cose si svolgono come le avevo già previste: Kuma ha cercato di farmi mangiare
qualcosa di probabilmente nocivo che avrebbero dovuto essere olive ascolane…
Taro m’ha portato via in braccio credendosi forse il mio principe azzurro senza
cavallo bianco… ed ora stiamo fuggendo senza alcun motivo verso la stazione
della metro…
Che vita difficile.
L’edificio scolastico mi attira nella sua bocca dentata senza che
io lo voglia, come al solito, e vi ci ritroviamo in breve tempo. Taro non mi ha
dato nemmeno il tempo di precisare che non avevo alcun bisogno di un
accompagnatore, ma anche dicendoglielo lui si sarebbe limitato a sorridermi e
ad ignorare l’obbiezione. Camminiamo in silenzio, dato che lui sembra già
essersi abituato al fatto che la mattina preferirei tagliarmi un braccio
piuttosto che spiccicare parola, mentre cerco di ricordare a memoria qualche
verso della poesia che stavo leggendo sulla metro… tentativo del tutto inutile.
Decido di riprendere il libro e ricontrollare.
Praticamente, ora, la sua presenza serve soltanto ad evitare di
farmi sbattere contro qualche lampione o passante… servizio anch’esso del tutto
inutile.
-Taro, che stai facendo?- chiedo, con il libro posizionato
esattamente davanti alla faccia.
-Io?-
-No guarda, mio Zio in carriola…- commento in
italiano, che naturalmente lui non capisce. –… che hai tanto da guardarti
attorno?-
-Prudenza-
-Prudenza?-
-Prudenza-
-Taro kun.. hai mai considerato di essere alto quanto due normali
uomini nipponici di taglia media messi assieme?- gli faccio notare
assennatamente, anche se so che questo argomento con lui non attecchisce mai.
-Quei due non mi sembrano due normali uomini nipponici di taglia
media-
-Chi?- mi volto della direzione a cui sta guardando lui.
-Oh-oh-
Sì, decisamente questi due si sono accordati per rovinarmi la
vita nella sua piena interezza, ogni santa mattina fino al mio trapasso. Ikki e
Ikku, agitando la mano allo stesso ritmo, quasi da farmi sospettare che lo
stiano facendo deliberatamente per farmi uscire fuori di testa, mi salutano da
appoggiati quali sono ad un albero del viale, uno da un lato ed uno dall’altro
con una gamba piegata e poggiata contro il tronco allo stesso modo, coi loro
ghigni rispettivamente splendente e scintillante, e obliquo e profondamente
malefico. Ma, purtroppo, entrambi dannatamente belli.
Il tempo che impieghiamo a raggiungerli, in realtà di pochi
secondi, si dilata fino a farmi venire l’impressione che ci stiamo muovendo
alla moviola.
Ikki guarda Taro, Taro guarda Ikki.
-Nii san- inizia Ikki, con ancora la linea della bocca tirata
sulla fila di denti scintillanti e inquietanti. -Sì, Nii chan?-
Sento di star sudando freddo. Anche se non comprendo ancora
l’utilità dello stare qui impalata sul marciapiede, davanti ad un albero, senza
accennare a fare niente di sensato.
Ikki indica Taro.
-Chi è questo tizio?-
Se fossimo stati in un manga, probabilmente in questo momento mi
ritroverei parecchi chilometri sotto terra… a sbattere la testa sull’entrata
dell’inferno più profondo.
-COME CHI È?! E PER QUALE CAVOLO DI MOTIVO LO CHIEDI A LUI?-
urlo.
-Tu sei il tizio che ho incontrato quella volta a Shibuya!-
sbotta Taro.
Una vena comincia fortemente a pulsarmi, e stringo la prima cosa
che mi ritrovo in mano, che non ho idea di cosa sia, con tutte le mie forze.
-Oh ha ragione, fratellino! Quella volta che abbiamo pedinato
Vittoria san quando stava facendo compere! C’ha fatto compagnia- commenta Ikku,
manco avesse scoperto l’acqua calda o un nuovo amichetto per giocare a
nascondino.
… qualcosa proprio non va in questa conversazione…
-Oh sì! Quell’idiota che ho picchiato perché guardava troppo
Vicchan-
-Oh, tranquillo, in realtà non mi avevi fatto niente- interviene,
sempre molto anormalmente, Taro.
-Meno male, meno male- annuisce Ikku a braccia conserte, con
profonda serietà.
Ora la vena mi batte così furiosamente che la scatola cranica mi
rimbomba.
-Ma che meno male Nii san!-
-Scusate se v’interrompo…-
-Tu sei veramente troppo irascibile Nii chan! Dovresti cercare di
controllarti-
-Scuuusateeeee!-
-Ma che controllare e controllare! È facendo in quel modo che poi
ti soffiano le rag…-
-SCUSATEEEEE?!-
-Sì, Vittoria chan?- chiedono tutti e tre in coro.
-Non vorrei riportarvi alla memoria ricordi spiacevoli…-
comincio, con quanta più calma m’è possibile per non esplodere -… ma vorrei
precisare solo una piccola cosa-
-Dicci- annuiscono, sempre in coro.
-Beh, voi due, non so se vi ricordate ma..- mi rivolgo Ikki e
Taro.
-… Ieri vi siete quasi picchiati-
Silenzio. Ikki guarda Taro. Taro guarda Ikki. Ikku risplende (il
suo bagliore m’impedisce di valutare cosa stia facendo o guardando in realtà)
-Oh- si guardano.
-Oh, hai ragione Vicchan-
-Si mi ricordo, è proprio lui Vittoria san-
-CERTO CHE È LUI!-
Ma che cosa sono… tutti matti?! E per quale arcano motivo quella
che viene poi etichettata come disturbata sono sempre solo io, povera dolce
pulzella che si limita a scontrarsi con qualche passante quando cammina solo e
soltanto di solito fa di tutto tranne che guardare dove va? Dannato mondo
maschilista di merda!
Nella foga del delirio psicopatico sbatto in faccia al primo dei
tre che mi sta davanti quello che stavo stringendo nella mano per scaricare la
rabbia, che sembra svolazzare e poi posarsi sulla testa d’Ikki senza fargli,
purtroppo, poi molto male.
Svolazzare? Oh no. Oh no. Oh no.
-Cos’è questo, Vicchan?-
-Niente- cerco di sottrarglielo, ma è oramai troppo tardi.
-Un party cosplay?-
-No-
-Ma qui c’è scritto così-
-Non capisco assolutamente di cosa stai parlando-
-Non sa ancora da cosa vuole vestirsi-
Maledetto Taro!!! Un giorno mi vendicherò e morirai nel modo più
atroce, orrendo, sanguinoso, truculento, truce, brutale, aberrante che sia mai
stato ideato nell’infinità cosmica dalla genesi dei tempi… porca paletta!!!
-Ehm… io andrei a lezione-
-Ma manca ancora tanto tempo!-
-Già- concorda Taro… che della lezione non dovrebbe sapere
assolutamente niente.
-Quindi… dicci da cosa ti vesti- Ikki ha riacquistato il suo
solito modo di fare che indica il desiderio di raggiungere uno scopo ben
preciso, e a cui non rinuncerà per niente al mondo, dovesse farsi tagliare un
braccio, una gamba o gli attributi sessuali.
Ok, forse a quelli potrebbe tenerci un pochino di più.
Così decido di adottare l’unico metodo di fuga assolutamente
infallibile che conosco.
-Oh guardate… un porcellino che s’arrampica su un albero!*-
In meno di qualche secondo, la mia figura si staglia già
all’orizzonte, e quelli ancora lì come degli allocchi con le mascelle tendenti
al terreno. Spetta e spera.
Anche un maialino può correre i cento metri… quando viene
esasperato.
*Enka= Genere di musica melodrammatica popolare giapponese.
*Citazione da yattaman, precisamente "Anche un maialino sa
arrampicarsi su un albero quando viene adulato! Oink!" XD
Ore 12.27
Bar/Caffetteria
"Rainbow Flame"
-Non è possibile- esclama Vittoria, come da me precedentemente
previsto, mentre la raggiungo con il trancio di pizza, le patatine con la
maionese e la coca cola che ha ordinato. Non ci vuole molto per capire a cosa
sia riferita questa sua affermazione, ed evito volontariamente di seguire il
suo sguardo per vedere chi, o meglio, cosa l'abbia spinta ad assumere
quell'espressione disgustata quasi simile alla mia.
-Te l'avevo detto che sarebbe stato traumatico- annuncio, ghignando
indispettita visto che se non fossi la vittima della situazione non mi farei di
certo nessuno scrupolo a sbellicarmici sopra.
Ebbene sì, la mia simpaticissima collega di lavoro, che altri non
potrebbe essere che quella sottospecie di piattola a forma di Orihime, non ha
ancora deciso di smetterla con il suo spettacolino obbrobrioso che implica me e
lei amiche forever. E dal modo ingegnoso con cui riesce a mandare avanti questa
storia posso dedurne che non abbia la minima voglia di smettere molto presto.
Da manicomio..
Tra l'altro, appena la Sis ha messo piede nel locale non ha fatto
altro che tempestarla di domande, con insistente apprensione, fingendosi
totalmente interessata sui fatti che mi e le riguardano, nonostante la realtà
si possa facilmente definire di tutt'altra natura.
Qualcuno ce la rinchiuda per favore.. o lo faccio io e non vi dico
dove
-Oh mio Dio- sento sibilare dalla Sis, indignata dal modo in cui la
suddetta sanguisuga la stia salutando dall'altra parte della caffetteria,
mentre le passo affianco con le ordinazioni del tavolo davanti al suo, e non
riesco a reprimere un gemito disgustato, simile fra l'altro al suo.
-La tua amica non mi sembra essere molto entusiasta di essere qui-
sbotta Eikichi, risvegliandomi dai miei pensieri, mentre svuoto il tavolo
vicino al bancone appena liberatosi.
Invece d'interessarti a lei, perché invece non ti fai due conti e
capisci finalmente la situazione, non ti scopi quella demente così siamo tutti
felici, soprattutto io visto che ciò implicherebbe la fine di questa situazione
al limite dell'assurdo??
-E non è l'unica- mi limito a sibilargli, anche se non so proprio
cosa mi abbia trattenuto dal ringhiargli dietro tutto ciò che davvero sto
pensando.
-Come hai detto che si chiama?-
Ma che cazzo ti frega a te di come si chiama?! Dalle facce che sta
facendo posso assicurarti che non tornerà tanto presto.. sempre se tornerà,
ovviamente.
-Se proprio t'interessa chiediglielo tu!- mormoro in risposta, ma
non faccio neppure in tempo a finire la frase che mi ritrovo la faccia
orrendamente e pesantemente truccata di Orihime a due centimetri dal volto, e
senza neanche avere l'intenzione di trattenermi, un gemito disgustato mi sfugge
di bocca.
-Alfano san, hai deciso di anticipare la pausa? Ti senti stanca?
Hai bisogno di riposarti?- dice respirandomi in pieno viso, e guardandomi con
degli occhi che evidenziano in modo molto esplicito cosa ne pensino a riguardo.
Se quell'imbecille non si accorge subito della situazione giuro che
uno di sti giorni lo eviro, lo giuro!!
-Stammi lontana, Himitsu. E comunque non vedi che sono occupata?!-
la riprendo, in quanto sono impegnata a far splendere questo tavolo, e quindi
non sono con le mani in mano. Che poi lo stia lucidando da un quarto d'ora e
passa sono solo insignificanti dettagli.. totalmente insignificanti, sì.
-Perdonami, volevo solo assicurarmi che stessi bene- mi sorride con
un'aria fintamente triste, probabilmente per potersi mostrare al meglio davanti
a Eikichi che, va che roba!, ci sta guardando. Che fatto insolito, solitamente
lui si fa sempre gli affari suoi.
Pagherei perché fosse davvero così.. e pagherei anche per potermi
sfogare una volta per tutte su questa sottospecie di zecca ambulante..
-Sì come no- sibilo, decidendo poi di allontanarmi prima che le mie
mani trovino pace attorno al suo collo, e gridino commozione stringendoglielo
fino a farle scoppiare i polmoni e farla afflosciare a terra. Senza vita.
Immobile.
Dhaaa
Dovrei smetterla di sognare a occhi aperti, anche se sono sicura
che questa cosa non rimarrà solo astratta. Questo mio sogno non rimarrà un'illusione.
Prima o poi Orihime Himitsu perirà, oh sì che lo farà.
E lo farà per mano mia, MUAHAHAHAHAHAH!!
Quasi provo compassione per queste due ragazze a cui ho appena
chiesto le ordinazioni, visto che vedendo il ghigno sadico e perfido, lo
sguardo da pazza omicida, e l'espressione che supera il limite della follia che
non sono riuscita a trattenere si sono prese per mano tremanti di paura e
sgomento. Quando mi allontano le sento distrattamente singhiozzare e sospirare
sollevate che me ne sia andata, e devo davvero farmi forza per trattenermi dal
ridere, pienamente soddisfatta di me stessa.
Pensavo di aver perduto un po’ della mia verve, e invece mi ritrovo
a costatare, molto deliziata, che, dopo tutto questo tempo, mi basta poco per
traumatizzare qualcuno.
-Io mi chiedo come fai a sopportarla- esordisce Vittoria,
appoggiata di spalle al muro alla mia destra, col capo abbassato e lo sguardo
concentrato a incenerire il cane che le si è appena fermato di fronte ad
annusarle le scarpe.
Per la pausa ho deciso, per la sua e la mia somma gioia, di uscire
a prendere un po’ d'aria, di comune accordo sul fatto di volerci allontanare e
mettere più distanza possibile, nei limiti purtroppo, da quella faccia da culo
di Orihime.
-Sinceramente me lo chiedo anch'io- sospiro, chiedendo mentalmente
al mio cervello la reale risposta alla corrente domanda, ma purtroppo, a quanto
sembra, neppure lui ne è a conoscenza, quindi risulta come noi impossibilitato
a risolvere il mistero.
-Cazzo, mi ha bloccato la digestione- aggiunge con tono quasi
sofferente, e tanto per confermare le sue parole si tasta lo stomaco con una
smorfia sul viso.
-A me non solo quella-
-Sappi che non t'invidio neanche un po’.. avrò pure io le mie
sanguisughe da tenere sotto controllo, ma questa qui sarebbe da rinchiudere
alla neuro, buttare la chiave e farla saltare in aria con tutto l'edificio!-
-.. saltare in aria… dhaa…- m'incanto a guardare le nuvole che
continuano a coprire il sole con mio grande piacere, e inizio a sbavare
immaginando Orihime rinchiusa in una cella buia, senza trucco né smalto o
altro, con il viso sciupato dalla fame, il corpo coperto da lividi, tagli,
colpi di frusta.. che inizia a bruciare e urlare…
Dhaaaaa
-Forse invece ho capito come fai a sopportare la situazione-
Dhaaaaa
-.. avrei dovuto pensarci prima, in effetti-
Dhaaaaa
-.. conoscendoti poi non era così difficile da capire-
Dhaaaaa
-.. Sis?-
Dhaaaaa
-Sis??-
Dhaaaaa…
-ELETTRA!!- mi grida direttamente nell'orecchio, sfondandomi un
timpano e facendomi fare un salto da fenomeno da circo, per poi strattonarmi un
braccio e fissarmi con un certo disappunto.
Forse ha notato come non l'ascoltavo di striscio..
-Sì?- chiedo con un tono e un'espressione fintamente innocenti,
anche se dubito riuscirei mai a farmi comparire un'aureola sulla testa.. hugh,
mi viene l'orticaria solo a pensarci.
-Lasciamo perdere- scuote il capo rassegnata, con un filo di
comprensione nello sguardo visto che pianificare la morte altrui di certo
incanterebbe anche lei.
-Ehm.. stavi dicendo qualcosa?-
-Avevo preso a conversare con il signor tombino. Parlavamo di
politica, sai, le solite cose-
-Ah ah ah. Simpatica-
Ore 14.45
Negozio di alimentari
"Kichigai discount"
E quello chi cacchio sarebbe?
Il mio omino del cervello oggi sembra estremamente in sintonia con
me, e ho la strana sensazione che continuerà ad esserlo per il resto della
giornata.
Un quarto d'ora fa avremmo dovuto iniziare a lavorare, anche se il
capo non è così duro sugli orari, anzi, a volte è lui a dirci che prendersela
comoda è un nostro diritto.
Valli a capire sti messicani..
Oggi, comunque, sembra esserci una ragione precisa per questo
nostro ritardo.
Osservo distrattamente il ragazzo che scortato dalla Matsu.. ehm..
Matsutama? cavolo me l'ero scritto pure sulla mano ma prima me le sono lavate e
adesso non ci si legge un fico secco!! Comunque dicevo, il ragazzo scortato
dalla socia del capo, con la quale ci raggiunge e che a quanto pare sembra
avere del prosciutto spalmato sugli occhi.
Non è possibile che KK non gli faccia minimamente impressione, andiamo,
è vestito da mucca! Cioè non che disdegni il cosplay, anzi, ma è una muccaaaaa!
Cioè non che disdegni le mucche però… al diavolo le vacche! Possibile che i
nostri vestiti e le nostre facce non sembrano minimamente toccarlo?!
-Ragazzi vi devo presentare qualcuno- esordisce la Ma.. cioè la
socia del capo, con un grande sorrisone simile quasi a quello che ci mostra il
tipo in questione. -Lui è Akio Arai e da oggi sarà vostro collega, quindi mi
raccomando trattamelo bene, ok?- ci strizza l'occhio, quasi come da monito,
mentre il sorriso sul volto del ragazzo si allarga ancora di più.
Già non lo sopporto.. perché chiunque mi circondi o mi vuole morta
o mi rincoglionisce con sorrisi a duecento denti come quelli che fanno gli spot
dei dentifrici??
A quella rivelazione, comunque, si sono tutti avvicinati per fargli
le congratulazioni e io rimango bloccata dove sono visto che se tornassi agli
scaffali evidenzierei quanto poco sia interessata alla faccenda. Non che mi
dispiaccia, sia chiaro, però vorrei evitare di essere licenziata l'ennesima
volta per incomprensione fra colleghi, visto e considerato che i soldi mi
servono e se non me li procuro io di certo non me li regala il vicino di casa.
Fortunatamente i saluti e le presentazioni sono durati neanche
cinque minuti, e ovviamente la prima a essere tornata al suo posto sono stata
io.
-Alfano san?- sento chiedere alla mia sinistra, e spostando
distrattamente lo sguardo noto il nuovo arrivato, che inclina il capo mentre
ciocche di capelli biondo miele gli coprono la visuale, costringendolo a
spostarseli per potermi guardare senza ostacoli.
-Hn?-
-Da oggi sarò l'addetto agli scaffali, proprio come te, quindi
conto sul tuo aiuto ok?- mi chiede con il sorriso che gli va da un orecchio
all'altro, e gli occhi castani che mi fissano in maniera che personalmente
ritengo sospetta.
-Come vuoi- mi sforzo di rispondere in quanto ho a malapena
ascoltato ciò che mi ha detto, intenta a non schiacciarmi le dita con i cartoni
del latte.
-Elettra Alfano.. di dove sei?- sento chiedere dopo qualche minuto,
neanche cinque, di silenzio e non riesco a non trattenermi dal roteare gli
occhi visto che, a quanto pare, gli amanti della tranquillità sono rari qui in
Giappone.
-Italia-
-Sei italiana?! Ma dai, e che ci fai in un posto tanto lontano
quanto il Giappone?- sbotta meravigliato, mentre stringo i denti sentendo
l'irritazione salire.
È mai possibile che abbiano tutti la voglia di farsi i cazzi
altrui, e in particolar modo i miei??
-In questo momento lavoro, cosa che dovresti approprinquarti a fare
pure tu, che dici?- mi volto a guardarlo con un ghigno sadico, mentre lui
aggrotta le sopracciglia con aria mortificata.
-Scusa, non volevo insinuare nulla, solo che è veramente
incredibile che ti sia fatta un viaggio tanto lungo.-
-Già.- dico con tono asciutto, sperando che capisca che con questo
monosillabo abbia voluto mettere fine alla conversazione.
-Ma sei venuta da sola o con qualcuno? Ci sono anche i tuoi
familiari per caso?-
Rettifico: no, non ha proprio recepito il messaggio.
-Il dovere mi chiama- annuncio, indicando col capo il carrello
rimasto carico solo di sakè, che fortunatamente si trova dall'altra parte del
discount, e quindi molto lontano da lui e dalle sue stupidi e inutili domande.
Mi fermo davanti lo scaffale apposito e mi esibisco in un sospiro
di sollievo, visto che finalmente potrò continuare a lavorare senza scassapalle
intorno.
-Alfano san, che piacere rivederti anche oggi in splendida forma!-
E che cazzo, anche la vecchia maniaca no!
Ore 19 e 13
Imprecisato
appartamento del quartiere Ikebukuro
-Tu… che diavolo stai facendo?!-
Sento una voce che riconosco essere quella della Sis elevarsi dal
marasma della musica troppo alta, e mi fermo voltandomi a guardarla. Mezzo
onigiri sbuca dalla mia bocca sporca di chicchi di riso, il sedere storto
rispetto al resto del corpo e rivolto alla porta di casa aperta, una gamba
stesa all’indietro in una specie di copia di un passo di danza classica. Non è
certo la prima volta che mi trova in giro per casa impegnata in sessioni di
ballo folle e scoordinato, ma devo proprio ammettere che con questa volta mi
sono superata.
-Bentornata- la saluto, senza riacquistare una postura umana, con
ancora il palato occupato.
-Non avevo idea che volessi andare a La Scala, Sis-
-Ah ah, veramente molto divertente- posa la giacca
sull’appendiabiti dell’ingresso, mentre ancora il computer canta a tutto volume
con la stupenda voce del mio Hyde*, ignorando la vista inumana appena avuta, e
dirigendosi in cucina.
-Qualunque fosse il motivo per il quale ti stavi distruggendo una
gamba a quel modo, preferisco non venirlo a sapere- invece DEVI venirlo a
sapere, penso, ma ormai la mia voce non riesce più a raggiungerla fin là, in
mezzo a tutto il rumore che c’è, e decido di rimandare le spiegazioni a più
tardi, poiché ho il vago sospetto che lei mi debba parlare di qualcosa.
Rientra in sala da pranzo poco dopo, con due confezioni di ramen
in mano da cui fuoriescono vapori bianchi e fluttuanti, che appoggia poi sul
tavolino basso. Spengo la musica mentre lei ha cominciato già a mangiare, e mi
siedo davanti a lei.
-Come mai oggi te ne sei andata dal Rainbow senza avvertire?-
chiede masticando con gli occhi chiusi, ma intuendo che sono proprio davanti a
lei.
-Non mi sembrava esattamente un posto accogliente-
-Puoi giurarci, puoi giurarci-
-O meglio…- ingoio uno spaghetto con un lungo rumore di risucchio
-… mi sembravi troppo impegnata a reprimerti dall’uccidere per avvertirti che
me ne dovevo andare a lavoro-
-Già già-
-In realtà eri troppo impegnata per qualunque altra cosa-
-Già già…- assente con un movimento della testa che le fa
ciondolare i capelli in modo buffo -… com’è andata poi a lavoro?-
-Non so come ti possa interessare, ma niente di che-
-Oh-
-Quei due stavano per darsele di santa ragione, e manco se lo
ricordano-
-Sì sì, mi pare di ricordarmi qualcosa a riguardo- ho i miei
dubbi, anche perché pur avendoglielo raccontato ho il vago sospetto che le
informazioni le siano già scivolate via dalla mente da un bel po’ di tempo,
rendendo i miei sforzi inutili. La mia vita si sta trasformando in una specie
di soap opera di basso livello, e sembra che io non possa fare niente per
evitarlo oltre disseminare trappole negli uffici dell’agenzia per uccidere
Taro, in cui lui puntualmente inciampa senza farsi un bel niente. Le vostre
maestà Gemelli Super fighi mi sembrano troppo inarrivabili per un tentativo di
omicidio. La povera ragazza occidentale mentalmente disturbata sarebbe
sicuramente la prima indiziata… uff.
-Tu? Qualche novità?-
-Niente di che, hanno assunto un altro tizio al discount che non
sembra avere altra occupazione oltre quella di rompermi le scatole fin quando
la lingua non gli si fosse seccata, cosa che non accade mai nonostante le mie
suppliche mentali-
-Oh- commento, constatando con malinconia che le bacchette non
riescono più ad afferrare niente di commestibile oltre brodo su brodo. La Sis
mi porge un'altra confezione che accetto con gioia.
-Ma scusa… ma quei tre non s’erano pure incontrati quella volta
che ci pedinavano a Shibuya?- chiede, tornando all’argomento precedente senza
avvertire.
-Non se lo ricordavano-
-Che idioti-
-Già- anche se a dirlo è la persona più smemorata di questo
pianeta. Ma lasciamo stare.
-Oh, mi sono scordata di dirti una cosa oggi alla caffetteria-
sbotto improvvisamente, e tirando fuori il volantino dalla tasca dei jeans
glielo porgo senza troppe cerimonie. Ci mette un po’ per afferrarlo e per avere
il campo visivo libero per leggerlo, ma poi se lo mette davanti alla faccia,
scorrendolo man mano con maggiore interesse.
-Oh, ho capito-
-Già..- annuisco -… La Scala non c’entrava niente-
-Nonché avessi mai avuto dubbi a riguardo…- poi gli occhi le
cadono sull’ultima parte del foglio -… oh fottuto dio-
-Cosa?- le chiedo, bevendo un lungo sorso di coca cola.
-Con... concorso…-
-Sì, mi pare che Kuma san ci stesse leggendo qualcosa del
genere…- dico, sarcastica, evitando di farle notare che era di quello che
stavamo parlando in quel momento, ma considero di esserci già abituata al fatto
di non essere minimamente ascoltata quando parlo… o perlomeno accenno
implicitamente a qualcosa.
-Ma non ci pensare neanche, figurati se mi metto a ballare,
cantare o fare qualunque altra cosa del genere in pubblico! Se ogni tanto mi
metto a ballare un po’ dentro casa non è detto che io voglia fare il fenomeno da
baraccone…-
-SISSSS!-
-Che cosa ti urli?!
-Tite Kubo…- sembra stia per cessare di respirare -… si vince un
incontro con Tite Kubo- silenzio. Ok, forse ho soltanto sentito male… o magari
dovrei solo tentare di leggere i volantini fino in fondo quando me li danno.
-Qu… quel Tite Kubo?-
-Sì-
-Proprio… lui?-
-Autore di Bleach, sì-
-Oh porca paletta-
-Già-
Il silenzio aleggia su di noi, mentre finalmente ci guardiamo
negli occhi dall’inizio della nostra conversazione, senza bere, mangiare, e
ascoltando quello che ci diciamo veramente senza voli pindarici mentali.
Ovvero, assolutamente niente.
I nostri neuroni si stancano fin troppo velocemente di lavorare,
e arriviamo subito ad una conclusione definitiva. Non serve nemmeno annunciarla
a parole.
Annuiamo simultaneamente, mentre io mi precipito al pc sulla
cartella della musica scaricata e lei al ripiano dei cd.
-Che ne dici di Gackt*?-
-Lo ascolti solo tu-
-The Rasmus?-
-Troppo depressivi-
-Lady Sovereign?-
-Ci posso fare un pensierino…-
-Linkin park?-
-Ecco, su quelli possiamo anche ragionarci un attimo-
Nella nostra mente, ora, c’è solo un obiettivo.
*Hyde= cantante della Band giapponese “L’Arc en ciel”
*Bleach= shounen manga (manga per ragazzi) piuttosto famoso
Brucy: ecco che ritornano le donne diplomate! XD
Lady Ko’: *Lady balla in maniera disarticolata per festeggiare il
suo trionfante 100* lalalalalalalalalalalalalalalalalalala
trullallallallallallaaaaaaaa ohoh, salve popolo!
Brucy: *Brucy si rannicchia in un angolo a fare cerchietti con
un nuvolone sulla testa visto il pessimo voto che avrà preso*
Lady Ko’: SuSu, avrai un voto dignitoso anche tu *patpat* smettila
di fare la paranoica
Rompi
cavolo e parliamo di qualcosa di serio come… oh guys domani esce Harry potter
U-U
Brucy: *si raddrizza ma il nuvolone rimane sul capoccione* oh
shit è vero! Devo prenotare!! *_*
Lady Ko’: Io ci vado e basta e se non mi danno il biglietto li meno
a sangue, che problema c’è? U-U
Brucy: il problema è che questa settimana mi scordo il cinema,
quindi meglio prenotare.. in ogni caso non vedo niente di strano nel menare a
sangue qualcuno U.U
Lady Ko’: Nessuno nessuno xD e se mi gira li meno anche se me lo
danno U-U rispondi ai commenti va *dorme sugli allori*
Brucy: io non lo farei visto che potrebbero farti arrestare, e
non è il caso perdersi il film per una sciocchezza simile U.U e adesso
commenti!
Elly Chan: visto che finalmente è arrivato luglio? XD decisamente
il tuo sghignazzare ci basta e avanza, non potevamo ottenere di meglio con tua
nonna attorno U-U in ogni caso sì, è ingiusto non essere liberi di comprarsi
l'alcol desiderato solo perché qualcuno potrebbe, erroneamente, pensare ai
giovani come degli alcolizzati.. non sia mai U.U in ogni caso anche noi adesso
siamo belle che rilassate, la scuola ormai è un lontano ricordo anche se
rimarrà pur sempre un'esperienza alquanto orrida U.U mi raccomando leggi e
commenta al più presto né! XD
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Capitolo 10 *** Istinti omicidi e travestiti insistenti ***
Ore 12
Ore 12.30
Bar/Caffetteria
"Rainbow Flame"
La domanda che mi sto ponendo in questo
momento penso avrà ripercussioni sull'intero universo, le galassie affini e
anche sul mondo di Geronimo Stilton.
E il fatidico quesito non può essere
altri che: perché diavolo non l'ho uccisa?!
Ripensando al particolare comportamento di
oggi di Orihime nei miei confronti, e di conseguenza al mio nei suoi, sono
dunque giunta alla risposta.
Perché ci vuole la licenza per il porto
d'armi cretina!
Comunque, mentre sono impegnata in questo
momento di rimuginanza politicamente culturale, sto letteralmente prendendo a
testate l'armadietto dove infilo di solito le mie cose, producendo fra l'altro
un rumore davvero sinistro che rimbomba per lo spogliatoio desolato, nel quale
mi sono precipitata, e rinchiusa a doppia mandata, da almeno un quarto d'ora
circa.
Poi, proprio perché ho valutato questa
giornata come "la giornata delle vitali elucubrazioni" mi sono posta
quesiti su quesiti che riguardavano il mio carattere, la mia personalità, i
lati allucinogeni, quelli soporiferi, quelli prescritti dal medico e quelli con
le controindicazioni.
E dopo un accurato esame di coscienza sono
giunta all conclusione, come per tutte le volte che succede fra l'altro, che mi
si potrebbe definire, sotto gli effetti di una massiccia dose di eroina sparata
direttamente in endovena, una persona oltremodo tranquilla e pacifica.. nel
senso più metaforico e figurato del termine ovviamente.
Se escludiamo il mio inveire continuo contro i
vecchietti per la strada, sia sul marciapiede e sia alla guida di quella che,
se per altri potrebbe costituire un'arma di distruzione di massa, per loro
rappresenta solo un veicolo mobile con cui andare a passo non di uomo ma di
triciclo. Se mettiamo da parte il mio ringhiare contro qualsiasi soggetto di
anni inferiore a undici, che sia a piedi o al volante di una macchina è
indifferente; il mio bestemmiare contro tutti i piccioni che continuano a
bersagliarmi la moto organizzando, fra l'altro, numerose gare clandestine tra
le quali la più nota che vede il culo più veloce dei partecipanti formato
pennuti; e nonostante, in particolar modo poi, il mio cristare contro tutti
coloro con cui sono obbligata a tenere una conversazione, esclusa sis
ovviamente, e, per questo, costretta a non poterli mandare in quel posto tanto
carino chiamato fanculo, io, dall'alto della mia illustrissima persona, posso
dire con certezza che molto presto diventerò un'assassina.
Già da piccola, quando trovavo molto
costruttivo pigliare a botte chiunque mi trovassi davanti, bei tempi quelli fra
l'altro, decimando così l'asilo dove mi avevano rinchiuso i miei, ricordo che
facevo profonde riflessioni sul mio lontano futuro e sulle varie possibilità di
cosa avrei voluto fare da grande.
Proprio fra queste, guarda un po’ che caso,
soprattutto fra le prime cinque, spiccava in tutta la sua magnificenza la
possibilità di intraprendere la carriera del killer professionista.
Ricordo poi che mi ero pure convinta del fatto
che esistessero scuole specifiche al riguardo, dove poter frequentare corsi
appositi, grazie ai quali, e di ciò ero molto ottimista e ambiziosa, mi sarei
di certo diplomata col massimo dei voti.
Volando con la fantasia della piccola bambina
sognatrice quale ero, riuscivo ad aver bene impressa nella mente la visione di
una me, fisicamente e psicologicamente molto più grande, con un grosso fucile
di precisione in mano a puntare la suddetta vittima, ignara della brutta fine a
lei destinata.
Tra l'altro, al posto di contare le pecorelle
come faceva, e fa ancora adesso, tutto il genere umano, io non potevo perdere
tempo prezioso e mi ponevo dunque i quesiti che avrebbero poi specializzato le
mie competenze lavorative: a quanti bambini avrei potuto far saltare le
cervella, a quanti avrei potuto centrare il cuore e trapassarlo con un
proiettile di argento finissimo, a quanti avrei potuto aprire un buco in mezzo
agli occhi, ecc.
Sì, da bambina ero già preparata
riguardo il futuro.
Ed ora che la mia esistenza è messa a dura
prova da quell'essere strisciante, maleodorante, infettivo, trita-testicoli,
conosciuto anche come Orihime Himitsu, queste mie fantasie infantili è ormai
certo che non rimarranno più tali ancora per molto.
Sì perché io, il mio Omino del cervello e quei
quattro neuroni russi clandestini, che solitamente passano il tempo giocando a
poker e bevendosi vodka alla facciazza mia, che hanno affittato la mia scatola
cranica da qualche anno a questa parte, non abbiamo nessunissima intenzione di
sopportare oltre questo suo comportamento a dir poco orrorifico, per non dire
poi squallido e offensivo, nei nostri confronti.
Non passa neppure per l'anticamera del
cervello dell'Omino di sopportare oltre quei suoi versi spocchiosi e civettuoli
che tanto ricordano una gallina a cui le si è appena tirato il collo; quelle sue
occhiate fintamente amichevoli e interessate alla mia presenza, quei suoi
sorrisi finti, ma così finti, tanto quanto le unghie finte; quel suo modo di
starmi appiccicata al culo neanche si fosse spalmata addosso litri di
Superattak e mi avesse quindi abbracciata con l'intenzione di non volersi più
staccare da me.
Per non parlare poi di quando Eikichi
guarda verso di me e lei si precipita al mio fianco per potergli ostacolare la
visuale, provando a mettermi un braccio intorno al collo per dare acchito alla
farsa ma fermata, anche prima di poter formulare l'idea in questione,,
dall'occhiataccia glaciale offertale dalla sottoscritta solo ed esclusivamente
in suo onore.
Se solo non avessi necessità di tenermi
stretto questo impiego, se solo non tenessi ai soldi come appunto faccio ora
come sempre, se solo non dovessi costringermi a rispettare il rispetto del
qualcosa che tanto ama ripetersi la sis ogni volta che il problema in proposito
sussiste, ma soprattutto, se solo non ci fossero tutte quelle leggi a difesa
dei cittadini, nonostante la Himitsu io non la consideri mia simile figuriamoci
essere umano, un coltello piantato in gola non gliel'avrei risparmiato di
certo.
Oh, no, mai e poi mai mi permettermi di farle
uno sgarbo simile.
Giuro solennemente che prima o poi
troverò il modo di raggirare la legge! È solo questione di tempo, piattola che
non sei altro, e vedrai come riderai quando riuscirò ad averti fra le grinfie!!
Mentre sono intenta ad architettare piani per
la conquista del mondo, così che a quel punto non dovrei più preoccuparmi della
legge visto che sarei io a dettarla, mi chiudo la porta della caffetteria alle
spalle, ringraziando in eschimese il mio capo per avermi dato totale libertà
nell'organizzarmi l'orario di lavoro, e alzo a tutto volume il mio mp3 così che
il mio amato e carissimo Eminem possa finalmente urlarmi nelle orecchie che
finchè non crollerà lui continuerà a spargere *rap, con il mio più assoluto
consenso al riguardo.
Questo biondino poi, portatore fra l'altro di
un corpo da urlo e da lussuria a non finire insomma, io non so come faccia né
di che cosa si faccia, non so chi sia il suo barbiere di fiducia, e in fondo
non mi è essenziale saperlo, ma per me come lo canta lui il rap non lo canta
nessuno.
Fortunatamente c'è lui che mi allieta in
queste ombrose giornate che comprendono la mia presenza confondersi fra molte
altre.
Nonostante, infatti, io sia attaccata
sentimentalmente alla mia moto più di quanto potrebbe esserlo un gatto con il
suo Jerry* di turno, non posso non trattenermi dal maledirla mentalmente in
quanto, va che roba!, il mio caro veicolo a due ruote sembra prevedere in
anticipo le volte che al lavoro mi spacco il culo sia fisicamente che
psicologicamente, anche se ciò avviene quasi sempre a dire il vero, e mi
abbandoni al mio destino, in balia di tutti i pericoli che comporta l'essere
lasciati a piedi dalla propria moto.
Che si identificano nella possibilità
di pestare una cacca; di essere investita dal vecchietto di turno che è già
tanto se sa di avere una macchina; d'imbattermi in qualche gruppo pericoloso di
bambini intenti a giocare a palla, esempio concreto nell'ambito della
delinquenza infantile; e cosa ancora più importante, il DOVER andare a piedi.
Attraversando la strada, dopo essermi sciolta
nell'attesa che scattasse il fottuto verde del semaforo, mi ritrovo costretta a
fare uno slalom, a livello quasi olimpionico, per riuscire a raggiungere sana,
ma soprattutto viva, l'altra parte della strada, e appena ci metto piede mi
tocca fermarmi per riprendere fiato visto lo sforzo da guinnes appena compiuto.
Nel frattempo la mia maglia si dev'essere
impigliata in qualcosa in quanto la sento tirarmi all'indietro, ma neanche ho
tempo di capire cosa diavolo possa avermi raccattato per la strada che sono
costretta a voltarmi, con uno scatto assurdo, e fare un passo molto lungo
all'indietro per mettere distanza fra me e la faccia di sto deficiente, che è
lo stesso deficiente che l'altro giorno mi ha comprato il bayles e di cui,
ovviamente visto che sarebbe anche un torto alla mia natura, non ricordo
assolutamente il nome.
-Piacere di rivederti, tesoro!-
-Eh?- chiedo, con tono scazzato, visto che il
suo rivolgermi la parola mi ha costretta a togliermi la cuffia dall'orecchio
per ascoltarlo, facendomi sentire quasi traditrice nei confronti di Chester che
aveva appena preso ad intonarmi *cos'ha fatto.
-Dicevo che mi fa piacere rivederti!- ripete
con tono entusiasta e un sorriso che gli va da un orecchio all'altro, cosa che
mi inizia decisamente ad innervosire.
-Che vuoi?!- sbotto indispettita, evitando
volontariamente di ricambiare il saluto visto che non rientra fra le regole del
mio personale Galateo.
-Niente, solo che ti ho vista e ho pensato di
salutarti!-
-Pensa di meno allora- gli consiglio con aria
indifferente, mentre gli do le spalle sperando che mi imiti così che ognuno
vada per la sua strada.. se, magari.
-Certo che hai sempre la risposta pronta tu
eh!- sghignazza lui, affiancandomi mettendosi le mani in tasca e non smettendo
un secondo di fissarmi. -Comunque posso sapere dove vai di bello? Magari sono
fortunato e devi fare la mia stessa strada!-
-Ma anche no!- sbuffo contrariata, in quanto
il solo pensare di dovermi fare la strada assieme a lui mi fa venire
l'orticaria.
Fa che non debba fare la mia stessa
strada.. fa che non debba andare alla Todai…
-Io sto andando alla Todai, vai da quelle
parti?- continua, dopo aver ridacchiato divertito al mio commento per nulla
gentile.
Ma porc
-No-
-E allora dove staresti andando?-
-Fatti miei-
-Ti si deve proprio scucire le parole di bocca
eh?- scoppia a ridere, mentre a questa battuta mi volto a guardarlo con un
sopracciglio inarcato, infastidita da questo suo improvviso scoppio d'ilarità.
Sanguisughe e schizzati.. evvai, che me
li becco tutti!
Continuo comunque a camminare pregando in
aramaico che decida all'improvviso di prendere un'altra strada, visto che,
miseriaccia che sfiga!, pure io sto andando all'uni a raccattare la sis.
A dire il vero mi accontenterei anche
che si prendesse un palo in piena faccia e che stramazzasse al suolo, in fondo
non sto chiedendo mica la luna no?.. no??
Ringhio silenziosamente in quanto nessuno ha
ascoltato le mie richieste mentali, e ciò lo posso confermare in quanto,
nonostante mi sia rimessa la cuffia all'orecchio, tanto per fargli capire che
non ho intenzione di conversare "allegramente" con lui, il demente
continua ad affiancarmi senza avere la minima intenzione di scollarsi dalle
palle.
-Senti un po’ ma lo sai che ancora non mi ha
detto il tuo nome? Ogni volta che parliamo, cioè, ogni volta che io parlo e tu
stai zitta intendo- e s'interrompe ridacchiando alla sua stessa battuta, mentre
io mi limito a roteare gli occhi visto che mi ha pure costretta, per
ascoltarlo, ad abbassare il volume dell'mp3, prendendosi stavolta lui il mio
ringhio animalesco. -Dicevo, ogni volta che ci incontriamo finisci per farmi
perdere il senso del discorso! Sei molto brava a confondere gli altri eh?-
-Non sarà che, più semplicemente, sei tu che
sei affetto da qualche disordine mentale?- mi sforzo di chiedere, con una finta
nota d'interesse nella voce, facendogli arcuare le sopracciglia.
-Ah!- scoppia di nuovo a ridere, mentre io
inizio davvero decisamente ad incazzarmi sul serio visto che questo ride
troppo, oltre al fatto che continua a prestarmi attenzioni, fra l'altro non
richieste.
In fondo avrei dovuto capirlo già da
tempo.. se ci sono piattole o malati mentali nei dintorni è ormai provato
scientificamente che questi si attaccheranno alle costole della sottoscritta,
per nulla desiderosi, fra l'altro, di volermi lasciare in pace tanto presto.
*brano Till I Collapse
*brano What I've done dei Linkin, di cui
Chester è il cantante
Ore 12 e 33
Università imperiale
di Tokyo
Ok, posso affermare ufficialmente che
tutto ciò è strano. O molto più che strano. E che decisamente dovrei cominciare
a sospettare un complotto o qualcosa del genere.
Mi guardo attorno, aspettandomi un
attentato, una trappola, un attacco alle spalle, un tranello, un agguato,
un’imboscata di qualunque tipo, ma niente. Solo placidi studenti con i libri spalmati
sulla faccia ed espressioni tormentate.
Tutto completamente ordinario.
Mi accanisco un momento sulla forfora
radicata della mia testa, per poi concludere che posso finalmente tornare a
casa dopo una giornata assolutamente e completamente tranquilla. Wow. Quasi
quasi mi sento delusa.
A memoria d’uomo non c’è mai stato,
da quando frequento quest’università, un solo giorno in cui i gemelli Sumeragi
non abbiano tentato di abbordarmi, o parlarmi, o anche solamente chiamare il
mio nome a volumi stratosferici in modo che l’intero campus potesse esserne a
conoscenza contro la mia volontà. Si appostano tutte le mattine, perfino, solo
per vedere la mia faccia da deficiente indignarsi quando mi ritrovo una scena
che è sempre uguale tutte le mattine: loro appoggiati in pose plastiche da
fotomodelli su una qualunque superficie verticale, da un semplice albero alla
più importante e più suggestiva porta d’entrata della Todai, in mezzo al caos
delle povere anime in cerca di pace. A volte manca il fratello maggiore (e il
ghigno del minore sembra fare per tutti e due, per quanto possa essere
possibile), ma si limita soltanto a ripresentarsi il giorno dopo lindo e
scintillante e con una quasi- contusione cerebrale.
Quel che si dice violenta ossessione?
Non ne ho idea, ma che si uccidano pure tra loro se proprio ne hanno voglia, mi
farebbero solamente un grande favore.
Accorgendomi d’essere rimasta ferma
ed imbambolata in mezzo ad una zona di forte traffico per non so quanto tempo,
decido finalmente di tornarmene a casa e godermi il mio pomeriggio di libertà.
E soprattutto di non sputare sulla mano che m’ha nutrito di questa mattinata di
normalità e serenità.
Ma che in cambio vuole trattenermi a
vita qui dentro, a quanto pare.
Schivo soggetti ridenti e sorridenti,
notando come il cancello sia oscurato da una concentrazione di persone che
sembra parecchio difficile da superare. Sospiro, dandomi della stupida per
l’aver creduto d’essere stata graziata dalla sfortuna per chissà quale oscuro
motivo, e mi preparo a ferire pur di andarmene.
Tutti ridono, o e alcune ragazze
sospirano manco avessero avuto appena davanti agli occhi l’uomo della loro
vita. E, soprattutto, tutti non fanno assolutamente niente per cercare di
smaltire l’ingorgo, anzi, più passa il tempo più s’ammassano come un ciclone
intorno al suo occhio. Tutto ciò mi fa vivamente alterare.
Butto giù tre o quattro individui a
spallate, e finalmente riesco a respirare.
Sono proprio curiosa di vedere cosa
attraeva così tanto quegli idioti… oh cazzo.
-Vicchan eccoti! Quanto c’hai messo
ad uscire?-
Che cosa cazzo mi sono fumata? …
perché io fumo… vero?
La risposta è no, e in questo momento
non mi potrebbe essere più sgradita.
Non ci voglio credere.
-Ch… che.. che diavolo state facendo
vestiti così?!-
Quello che mi si presenta davanti è
lo scenario più assurdo che io avessi mai potuto pensare d’inserire nel quadro
della mia vita amorosa che, per un verso o per l’altro, è sempre a senso unico.
Davvero tre baldi giovani si trovano
or ora inginocchiati al mio cospetto… vestiti di cosplay di tutto punto? Certo,
avrebbero anche potuto evitare di farlo in pubblico, ma quella è un'altra
faccenda…
Non posso trattenermi dall’arrossire.
Il primo ad uscirsene con quella sua
sconveniente battuta rivelatrice è stato naturalmente Ikki, un perfetto Edward
Elric*.. se solo madre natura l’avesse fabbricato un pochino più basso, o se
avesse deciso di camminare carponi.
I suoi lunghi capelli appaiono
parecchio strani tinti di biondo, e legati in una coda alta molto più evidente
di quella che porta di solito, e che mi fa capire di non essermi mai accorta di
quanto i suoi capelli siano lunghi in realtà. La giacca e gli stretti pantaloni
neri non devono essere stati un grande problema visto il suo solito stile, ma
ciò che veramente da un tocco di classe è il cappotto rosso annodato sotto il
collo, che sembra uscito direttamente dall’anime, e le assurde lenti a contatto
dorate.
Non riesco davvero ad immaginare dove
possa esserle andate a pescare.
Al suo fianco spicca altissimo Taro,
con un completo di pantaloni e giacca blu e farfallino rosso al collo, i
capelli inaspettatamente neri invece che tinti di castano come al solito -non
che li avesse tinti di sua volontà, poi, era stata un'iniziativa del padre-
figlio di Kuma san e da allora per lui era diventata solamente un'abitudine- ma
risultava piuttosto… insolito ai miei occhi, per non parlare il grosso ciuffo
di capelli lisciati a forza davanti alla fronte. In ogni caso un bellissimo
Shinichi Kudo.
Ma il più sconvolgente era senza
dubbio l’ultimo.
Non so se riuscirò mai a staccare gli
occhi da lui, sto ponderando seriamente di staccarmeli e di attaccarli a lui a
vita. È.. è… oddio. Sanguino dal naso.
-Allora Vicchan… Vicchaaaaan… VICCHAN
MI ASCOLTI?!-
-Si?-
Ikki mi sorride, in una posa plastica
da frontespizio di pagina, come se s’aspettasse qualche cosa, ed evidentemente
non ho capito affatto cosa.
-Devi scegliere-
-Scegliere?-
-Sì, scegliere…- il suo viso esprime
i soliti intenti poco costruttivi –Il tuo personaggio preferito, Vicchan. Dicci
chi di noi l’ha indovinato-
Oddio… ma se a malapena mi so
scegliere i vestiti da mettere la mattina!
E poi in questo momento sono troppo
imbambolata per fare un pensiero coerente... ma è vero o sono così frustrata da
fare pure sogni erotici da sveglia adesso?
E sono anche così partita di testa da
sentire la voce della Sis pure quando non c’è? Ok, stavolta credo di aver
passato il limite e di aver bisogno del ricovero in manicomio, perché la mia
mente mi sta facendo vedere troppe cose che non esistono. Va bene una, vanno
bene due… ma facciamo pure tre… ma tre visioni e una voce inesistente è davvero
troppo!!!
Barcollo un attimo, mentre la voce
immaginaria si fa sempre più forte, e vedo i tre cosplayer matti, così matti
che più matti non si può, che m’incalzano tutti belli gaudi e contenti,
aspettando il verdetto.
Oh… Subaru che mi prende tra le sue
braccia… sono nel divino paradiso mangofilo degli otaku? Sono morta e passata a
miglior vita e questo è il mio premio per l’essere stata una ragazza brava,
buona e giudiziosa…?
-SIIIIIIISSSSSSSSSSSSSS!-
Cosa…?
-Oh Sis, sei tu?-
-No guarda, sono Babbo Natale- sbatto
le palpebre, perplessa.
-E quello è il mio regalo?- chiedo
ingenuamente, indicando il Subaru del divino regno mangofilo dell’aldilà, dove
spero vivamente di andare a finire, che mi sorride illuminato da una luce
divina biancastra.
-Ma di che cazzo blateri? Questo è…
come cazzo si chiamava… il più grande di quei gemelli che ti vengono dietro
insomma!-
-Ikku?-
-E che cacchio ne so io se è lui?!
Dovresti saperlo tu!-
Finalmente, tornando alla realtà, mi
rendo conto vagamente di esistere e di non essere in nessun tipo di idilliaco
mondo degli otaku, uffa. Ma LUI c’è ancora.
Ikku, in jeans, maglietta nera, un
lungo impermeabile bianco e una sigaretta spenta in bocca mi guarda, tenendo un
braccio intorno alla mia vita. I capelli sono tagliati corti e domati. A
completare il quadro ci sono un guanto nero sulla mano destra, una stella a
cinque punte disegnata sul dorso della mano sinistra scoperta e una benda
bianca che avvolge la testa, coprendo l’occhio destro.
-Oh porca paletta-
Subaru Sumeragi* è uscito dal suo
manga –dai suoi manga- per venire da me.
Oh- porca- paletta.
-Ci somiglio davvero?- ride Ikku
–Infondo è stato semplice… non ho dovuto nemmeno cambiare il cognome!- la cosa
sembra divertirlo davvero, mentre io sono ancora qui a boccheggiare come una
povera beota senza speranza.
Poi, improvvisamente, i miei piedi
fanno di nuovo forza sul terreno.
La Sis mi rivolge
un'occhiata allarmata, e m’indica col dito di guardare alla mia destra.
Taro e Ikki, in piedi dietro a Ikku
in ginocchio, mi fissano con uno strano scintillio negli occhi.
Oh- oh.
-Allora, Vittoria san, hai deciso?-
-Zitto tu spilungone! Vicchaaaaaan..
non farci stare sulle spine!-
-Vicchan-
-Vittoria san-.
-VICCHAAAAAAAAN!-
Mi stanno trapanando la testa!
Qui conviene cominciare a farsi un
bel piano di fuga, e alla svelta. Mi volgo verso la Sis, uscita non so da dove e non so manco quando, che cerca telepaticamente di comunicarmi un
piano di fuga.
Ok, forse semplicemente non c’è
campo. Riconcentriamoci e riproviamo.
Le faccio segno di contare fino a
tre.
Uno..
…due…
… tre …
-SCAPPAAAAAAA!-
*Edward Elric= protagonista del manga/ anime
Full metal alchemist
*Shinichi Kudo= protagonista del manga/
anime Detective Conan
*Subaru Sumeragi= personaggio di alcuni
manga delle clamp come X1999, Tokyo Babylon e Tsubasa reservoir chronicle (ma
Ikku è vestito come il Subaru di X1999)
Ore 13.21
Casa Alfano - Galieti
-Non è successo- ripete per l'ennesima volta
sis, che neanche mi azzardo a guardare in faccia visto che sono impegnata a
superare il livello in cui mi fermo sempre di Oddworld, rompendo quasi il
joistick tanta la forza che imprimo schiacciando i tasti.
-Siamo a quota trenta, che ne dici di
finirla?- la riprendo, visto che forse in questo momento le servirebbe il
sostegno di qualcuno… però cazzo! Questo merda di lama non vuole obbedire! Mi
esplode sempre!!
-Non può essere successo! Dimmi che non è
successo, ti prego- la sento supplicare sommessamente, quasi in un gemito
mentre io ho quasi rischiato di cadere dal divano visto quanto mi sono sporta.
-Come vuoi, non è successo ed è stato tutto
frutto della tua immaginazione-
-Davvero?- chiede con tono quasi speranzoso,
mentre io non posso non evitare di roteare gli occhi e ciò provoca la morte del
coso verde che ho per protagonista del gioco, spappolato in un burrone.
Fortuna che non ci sono limiti di vita,
sennò sai che scazzo dover ricominciare ogni volta da capo?
-No-
-Ti rendi conto.. non ci posso ancora credere…
tre fustacci come quelli che mi muoiono dietro!! A me!-
Comunque non ci avevo mai pensato ma
forse sarebbe ora di cercare su internet qualche trucco per superare almeno
questo livello... sono cinque anni che sono ferma allo stesso punto!
-Cioè stiamo parlando di me, Vittoria Galieti,
un'italiana porca miseria! Una persona assolutamente anonima che viene venerata
non da uno, non da due, ma addirittura da tre maschioni di quella portata! Due
di cui fratelli gemelli!!-
Però in fondo non ho mai trovato senso nel
farsi aiutare, anche perché in fondo è un gioco perciò bisognerebbe farcela da
soli per divertirsi davvero.
-Oddio però adesso avrò l'intera Todai al
femminile contro! Oddio quelle mi ammazzano appena mi prendono sola e in
angolo! Oh cazzo, sis che minchia faccio ora??-
Sì dai, anno più anno meno.. magari
riesco a finirlo prima dei settant'anni..
-ELETTRA MA MI STAI ASCOLTANDO??!- sbotta
all'improvviso, facendomi volare via il joistick dalle mani per lo spavento, e
cadere dal divano, visto che già mi trovavo in bilico tutta sporta in avanti.
Lentamente, ma molto lentamente, mi volto fino ad incrociare i suoi occhi
castani che in questo istante mi stanno fissando decisamente bellicosi.
-Ehm.. sì?-
-Tu.. io.. i gemelli.. Taro.. cristo ma
fottetevi tutti!- esclama poi, con tono pesantemente stanco sprofondando ancora
di più, se possibile, sulla poltrona.
Forse avrei dovuto prestarle dovuta
attenzione.. però lo sa meglio di me che più di ascoltare non posso fare,
perciò è come se stesse parlando da sola no?
E poi pensavo si stesse continuando a
lamentare senza aspettarsi nessuna risposta, che minchia ne potevo sapere che
aveva smesso di bofonchiare?!
-Devi comunque ammettere che però ci sanno
fare coi travestimenti- e neanche finisco di dirlo che cade in un trance dove,
posso facilmente immaginare, sta di certo fantasticando sul suo carissimo
Subaru formato Ikku.
-Dhaaa-
-E poi dice a me- scuoto il capo, per nulla
offesa visto che ormai siamo entrambe perdute, senza possibilità di tornare
sulla retta via.. dove fra l'altro, sinceramente io non sono mai stata.
-Ghh-
-La finisci di gorgogliare?-
-Ghh.. sì, giusto, dicevamo?- si riprende con
sforzo, anche perché molto probabilmente le deve essere venuto in mente
qualcosa, vista la strana luce appena apparsa nei suoi occhi.
-Niente, dimmi tu invece- alzo un sopracciglio
all'unisono con lei, che sicuramente ha capito che la nostra sintonia è più
viva che mai.
-Che ne dici se riguardassimo un po’ i nostri
di costumi?- ghigna perfidamente, mentre nel profondo inizio a sudare freddo,
cercando però di non darlo minimamente a vedere.
-E perché? Non sono apposto così come li
abbiamo presi?- ostento sicurezza e impassibilità, anche se sinceramente vorrei
davvero darmela a gambe levate in questo preciso momento.
-Sì ma un'altra occhiata non farà male, magari
ci viene qualche idea per migliorarli no?- allarga il ghigno da un orecchio
all'altro, mentre io socchiudo gli occhi molto irritata.
Decisamente lo sta facendo apposta.. magari si
sta vendicando perché non la stavo ascoltando o sfogando per ciò che è successo
oggi pomeriggio.
Fatto sta che adesso saprei io dove
ficcarteli quei costumi maledetti!
-Se proprio ci tieni fallo tu, io sto giocando
adesso-
-E non potresti giocare dopo? In fondo si
tratta dei costumi per il COSPLAY, mica roba da poco no?-
-Se mi verrà voglia di migliorare il mio
costume sarai la prima a saperlo-
-Ritengo questo tuo atteggiamento molto
sospetto.. c'è qualcosa che dovresti dirmi e che ancora non hai fatto, per
caso?- chiede, incrociando le braccia e fissandomi in attesa di ciò che,
appunto, potrei volerle dire.. ma che in realtà non dirò.
-No-
-Sicura?-
-Assolutamente, e poi cosa dovrei tenerti
nascosto? E ancora, se anche fosse perché pensi che dovrei venirlo a dire
proprio a te?- mi volto leggermente col capo, dopo aver messo "Pause"
e aver interrotto il gioco dopo essere morta ancora, stavolta facendo da pasto
per il cane.
-Giusta osservazione, comunque era così per
chiedere. Ognuno ha le sue verità da nascondere, dopotutto-
-Sbaglio o la stai mettendo sul piano mentale?
La finiresti di psicanalizzarmi ogni santa volta che ti pare?-
-Il lupo perde il pelo ma non il vizio.. e poi
non fa mai male discuterne, in fondo qualcuno dovrà pure avvertirti il giorno
in cui perderai il senno no?- sogghigna, dandomi le spalle e incamminandosi
verso la sua stanza, dove probabilmente inizierà ad adulare il costume e
sbavarci sopra.. e dove spero che resti per almeno tutto il pomeriggio, senza
venire a scassarmi ulteriormente e interrompere così l'avanzata del mio omino
verde, che ormai è stufo pure lui di morire in così tanti modi diversi.
-E chi ce l'ha mai avuto?- sbotto ironica,
tornando a visualizzare seriamente lo schermo e ricominciando la partita.
-Non ti gasare, c'è gente che non sa neppure
cosa sia la ragione-
-Chissà perché mi sento tirare in causa anche
per questo- ghigno io stavolta, visto che quando si tratta di autocriticarsi
penso di essere veramente specializzata ormai.
Anni di esperienza a confermare la mia tesi,
in quanto non c'è stato giorno che io non abbia dubitato di me stessa, su ogni
cosa che dovevo affrontare.
Fra l'altro io mi ritengo obiettivamente una
persona realista, in quanto vedo le cose come sono senza fiori rosa a
contornarle, e molto ansiosa, visto che ho rischiato molte volte l'infarto
nonostante avessi tutte le capacità di superare gli ostacoli che mi si paravano
di fronte.
Sì, insomma ansia da prestazione, e non mi
sembra un concetto così surreale.
Sis, però, dall'alto della sua mentalità
psicanalizzatrice mi ha sempre descritta come una persona pessimista e
paranoica.. pazzesco no?
Ricordo che i primi tempi, ogni volta che
avevo un compito, anche se avevo studiato, ero sempre convinta di prendere
insufficiente. Ricordo che ogni volta che sembrava tutto tranquillo, aspettavo
che qualcosa accadesse per rovinare quell'attimo di pace. E anche adesso sono
sempre la stessa. Soprattutto per quanto riguarda la sfiga.
Sì, insomma, me ne capita sempre una.
Si dice che i mali non vengano mai da soli..
ma io vorrei proprio sapere chi cazzo ha detto una minchiata simile. I mali
vengono da soli, accompagnati dai genitori, in coppia, in gruppo, mettendosi in
coda, pagando il ticket, prendendo il numero..
I mali vengono sempre, incondizionatamente.. e
ovviamente se non vengono soli è sempre peggio, ma ciò non significa che quando
sono soli non provochino danni. Anzi.
Io ne sono la prova vivente, e posso provare
scientificamente che alla fortuna e alla sfiga io sto proprio sul cazzo.
Non credo di aver fatto loro mai del male, e
se l'ho fatto di certo sarà successo per un qualificato motivo o perché non
potevo proprio farne a meno, ma posso assicurare giurandolo sulla mia stessa
esistenza che a queste due grandissime zoccole io sto decisamente sulle palle.
E questo la dice tutta di come sono
riuscita a tirare avanti fino adesso.. sì, pure io mi chiedo come diavolo ho
fatto ma meglio non dirlo troppo ad alta voce, vorrei evitare di morire in
questo preciso momento.. anche perché forse stavolta ci siamo, la svolta è
vicina!
-Dai cazzo! Schiaccialo porca troia!!
Ammazzalo ammazzalo!!!-
-Sis che ne dici di abbassare il tono della
voce? Anche se gli urli non può di certo sentirti-
-Gne Gne Gne, fai la sapientona adesso?- le
rispondo senza neppure spostare lo sguardo dalla tv, mentre la sento
sprofondare dall'altra parte del divano.
-Cambiando discorso, ancora non abbiamo
affrontato una conversazione seria sul cosplay e sulla possibilità di vincere
il concorso.. non ti sembra che sia il caso di farlo?-
-Ora?-
-E quando sennò?-
-Sbaglio o ti sei svegliata ingegnosa oggi? Ti
sei già dimenticata di come ti trucideranno le tue carissime compagne appena
rimetterai piede all'uni?- rincaro la dose, ben sapendo che questo argomento
potrebbe sicuramente farla zittire riguardo il concorso.
-Fottuta bastarda, non me lo ricordare! Se ci
penso mi viene voglia di buttarmi dal balcone cazzo!- sbatte un pugno sul
bracciolo del divano, mentre io sogghigno leggermente sentendomi vittoriosa.
-Ancora non ci posso proprio credere!-
-E pensare che lo hanno fatto pure convinti..
ti massacreranno proprio eh?-
-Ma vuoi per caso che il joistick te lo
spacchi fra i denti o cosa?!-
-Ah, povera sis- mi fingo addolorata, anche se
inizio a credere che questo teatrino non durerà ancora molto e che forse
l'argomento cosplay tornerà a galla prima di quanto possa immaginare.
-Scommetto che tu invece una scenetta così non
l'avresti proprio apprezzata.. al mio posto, poi, non credo ti saresti limitata
a dartela a gambe-
-Sì, in effetti le gambe le avrei segate a
loro- borbotto gelidamente divertita, anche se nessuno potrebbe mai organizzare
una cosa simile per me.
Vittoria è Vittoria, non c'è altro da
aggiungere.
È intelligente, furba, sa il fatto suo e tutte
le altre cose barbose che si possono dire sul suo conto, ma anche l'aspetto
fisico conta e fra me e lei non c'è neppure bisogno di dire chi sia più
presentabile al prossimo.
-Appunto, quindi vedi di tacere!-
-E tu non menarmela sul concorso!-
-Ah! Lo sapevo che c'era qualcosa sotto!! Lo
sapevo!! Lo hai ammesso finalmente! Ce n'è voluto ma lo hai finalmente
ammesso!! Ahah! Sono troppo un genio!- incrocia le braccia con sguardo
soddisfatto, mentre io la guardo decisamente basita visto che devo essermi
persa un passaggio, perché sinceramente non capisco di cosa diavolo stia
parlando.
-Di cosa stai parlando, se è lecito sapere?-
-Tu hai un problema- annuncia con tono serio e
fissandomi come se stessimo parlando di qualcosa di vitale importanza. Sbatto
un paio di volte gli occhi, aspettando segni di vita da parte del mio Omino, ma
a quanto pare neppure a lui funzionano bene gli ingranaggi, così rimaniamo
tutte e due a guardarci nelle palle degli occhi.
Io con l'aria da pesce lesso, e lei con
un'aria quasi professionale.
-E dimmi, Vittoria, tu te ne sei accorta solo
ora? E di uno soltanto?-
-A parte quelli di routine, che sono comunque
sempre una palla al piede, tu hai un serio problema riguardo il concorso-
Ma porc
-E quale sarebbe questo mio fantomatico
problema?-
-Questo me lo devi dire tu, carissima sis-
-Non ho nessun problema per il cosplay. È
un'esperienza che definisco un must per qualcuno, come noi, che non vi ha mai
partecipato. Poi però non ho nient'altro da dire al riguardo-
-Ecco appunto!- alza l'indice per puntarmelo
contro, e incrocio gli occhi per fissare un secondo la punta del dito, per poi
tornare a guardare Vittoria con sempre più impassibilità e meno sicurezza.
-Ti ascolti quando parli, spero-
-Sputa il rospo-
-Non mi sembra di averti eletto come mia
psicologa personale, ma quando anche io riconoscerò l'esistenza di questo
fatidico "problema" sarai la prima a cui mi rivolgerò. Ora posso
continuare a giocare o devi continuare con la tua seduta freudiana?-
-Non cercare Freud! E comunque non finisce
così, tu me l'hai menata per la fine che farò quando finirò tra le grinfie
delle mie compagne e io ho intenzione di ripagarti con la stessa moneta. Sta
sicura che scoprirò cosa c'è sotto-
-Sembra quasi una minaccia- alzo un
sopracciglio ben sapendo cosa dirà in risposta, quasi come se fossimo in un
film.
-E lo è, cara sis. E lo è-
SPAZIO AUTRICI:
Lady Ko’: Salve popolo! Come vi va la vita?
Le vostre vite hanno avuto qualche cambiamento?
Brucy: Perché le nostre decisamente U.U
Lady Ko’: io sto per entrare nel difficile
mondo universitario…
Brucy: E io sono entrata nel mondo della
disoccupazione -.-
Lady Ko’: Un cinque o sei anni (spero xD) e
ti raggiungo xD
Brucy: Un cinque o sei anni e spero di
non esserlo più -.-
Lady Ko’: uhm, anche questo è vero xD
Comunque scusate il ritardo, è colpa mia! Ho avuto un terribile blocco dello
scrittore per tutta l’estate quando avrei dovuto scrivere il grande romanzo
della mia vita come minimo -_- invece non ho concluso niente
Brucy: E per me sarebbe stato
impossibile aggiornare visto che il mio pc litiga con l'html da sempre -.-
Lady Ko’: mi riferisco anche al fatto che
tu stai avanti di quaranta capitoli rispetto a me -_- e figurati adesso che
ricomincio a studiare! Uffa…
Brucy: U-U
Lady: passiamo ai commenti va…
eleanor89: (Brucy) Quando ti avevo chiesto di
recensire mi aspettavo un commento di tre righe massimo… cavolo tu sì che sai
tirare su il morale a qualcuno! XD come vedi abbiamo aggiornato ma per ciò che
vorresti sapere dovrai aspettare ancora un po’… non ci aspettavamo ti potessi
incuriosire tanto sia della storia che dei personaggi, vedremo quindi di non
deludere le tue aspettative! Xd Per quanto riguarda il rimanerci male per le
bestemmie bè sì sei un po’ malata, non posso negarlo ma ho capito lo fossi
quando ho visto tutto quel popò di roba che hai scritto, sul serio non sai
quanto abbiamo apprezzato (e odiato visto che per risponderti me lo sto pure
rileggendo XD) e volevo precisare sull'omake che pure Lady Ko' non metteva chi
diceva cosa, quindi perché avrei dovuto farlo io? U.U Penso poi sia importante
da sottolineare che la vecchietta della biblioteca che elettra ha sfidato con
lo sguardo esiste davvero purtroppo U.O Comunque ti ringraziamo per la
recensione e mi raccomando continua a seguirci e a commentare eh! XD
Rinoagirl89: (Lady) Ciao senpai! Quanto tempo
xD riguardo alla differenziazione dei nostri stili sono rimasta sorpresa… il
mio stile è frettoloso, vissuto e ricalca il mio carattere? xD beh sì, in
realtà Vittoria dovrebbe esser stata creata a mia immagine e somiglianza… ma
naturalmente mi sono anche un po’ auto- infighita (voce del verbo infigare=
rendere figa), figurati se due esemplari di sesso maschile come quelli mi
verrebbero dietro se mi fossi descritta così come sono! Comunque il fantomatico
viaggio in Giappone avverrà prima o poi, ne va del mio onore O-O va buo,
speriamo che il capitolo ti sia piaciuto, al prossimo!
Elly chan: (Lady) Salve! Che dire, non ti
fidare molto della nostra Tokyo, non è sicuramente quella reale xD a leggere
troppi manga si finisce a fare fantasie simili, purtroppo… speriamo di non
rimanere troppo deluse quando vedremo quella vera! Grazie per i complimenti per
gli esami e per il commento, speriamo che continuerai a seguirci e a
commentarci, baci!
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