A Little Bit Pregnant

di AymlerShaunCampbell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Casa Charming era affollata più che mai e continuava ad arrivare gente.
Perché dobbiamo tenere qui il consiglio cittadino e non in comune??? pensò Snow serpeggiando tra gli amici e offrendo tartine a destra e a manca in attesa degli ospiti più attesi.
La morettina lanciò uno sguardo preoccupato al marito, seduto al bancone della cucina ed intento a consolare per l'ennesima volta un Hook piangente, abbracciandolo impacciato.
Hook..
Da quando erano tornati da Neverland il pirata si comportava in modo strano, piangendo disperatamente per il più insignificante degli eventi e mangiando i cibi più assurdi in quantità mostruose, facendole quasi rimpiangere l'appetito titanico di Emma ed Henry.
Da qualche giorno era ospite non troppo gradito di casa Charming, dato che ogni volta che metteva piede sulla Jolly Rodger rimetteva come se non esistesse un domani ed era stato sorpreso più di una volta ad asciugarsi maldestramente le lacrime con l'uncino, con il rischio di tener presto fede al cliché piratesco della benda sull'occhio. Inoltre, il fascinoso corsaro sembrava trarre conforto solo dalla presenza di David, il quale veniva pedinato, abbracciato e preso per mano senza sosta, con grande disagio di entrambi i coniugi Charming.
Snow desiderò fortemente che questa situazione cambiasse presto, durante la sua permanenza oltre a tampinare il marito Hook si era messo in testa di sostituirla nelle mansioni di casa con scarsi risultati, tra i quali colorare di rosa diversi capi di Emma e David e causare un paio di incendi, prontamente sventati.
L'aria in casa era sempre più tesa, con David sempre più imbarazzato, Snow sempre più stressata ed Emma semplicemente furente. L'unico felice della situazione sembrava essere Henry, il quale veniva coccolato e riverito di continuo da un Hook sorprendentemente materno.
Non comprendendo le ragioni di questo mutamento, Hook era stato sottoposto ad ogni genere di visite ed esami da parte di Whale e Doc, che sembravano non concordare in nulla.
Visti gli scarsi risultati erano stati tentati rimedi di magia, buona o malvagia che fosse, e per l'occasione Gold, Regina e Blue avevano persino unito le forze, decisi ad evitare l'ennesima maledizione su Storybrooke. Dopo ore di discussioni, lampi di vari colori, imprecazioni e qualche occhio nero, i tre erano giunti a risultati diversi se non opposti, nessuno dei quali aveva portato ad una soluzione.
Seguendo una sensazione, la fata aveva allora deciso di unire magia e scienza sottoponendo il pirata ad alcuni specifici esami finora intentati facendosi aiutare dal Dr.Whale. La giornata era stata faticosa a causa della scarsa cooperazione del paziente ed alle incessanti avances del dottore, apparentemente incurante del voto di celibato fatto dalle fate.
Nonostante ciò qualche risultato doveva essere emerso, dato che la fata aveva convocato d'urgenza un consiglio cittadino a casa Charming per discutere della situazione.
Svuotato anche il terzo cabaret di tartine, Snow spostò lo sguardo sugli invitati, cercando di fare mente locale su quanti ancora dovessero arrivare.
Regina e Gold sedevano ai lati opposti del divano fortunatamente distratti l'una da Henry e l'altro da Belle.
Emma parlava animatamente con Granny, Geppetto ed Archie, Tink era circondata dai nani e sembrava nel bel mezzo di un comizio politico, Leroy e Nova erano semplicemente in un angolo a farsi gli occhi dolci come solito. Neal aveva invece declinato l'invito senza troppi complimenti, blaterando di essere contrario alla magia e sparendo con la scusa di un poco credibile impegno.
Il filo dei pensieri di Snow venne spezzato dalla voce di Ruby, che strillava appena fuori dalla porta.
“Seriamente??? Ci avete messo una settimana intera??? Vi sarebbe bastato farli annusare a me e l'avrei capito subito, perché non vengo mai coinvolta in queste cose!!!”
La porta si aprì zittendo ogni conversazione in corso e Blue, il Dr.Whale e Ruby fecero il loro ingresso in casa Charming.

Ruby e Whale salutarono con un cenno del capo e si posizionarono in un angolo, in attesa che la fata spiegasse a tutti la bizzarra situazione.
Tutta l'attenzione era su di lei e Blue sospirò, come dire una cosa del genere.. Il suo sguardo volò immediatamente verso Hook, insolitamente impaurito, che stringeva la mano di David, poi si spostò sull'amica Snow. La fata sospirò nuovamente ed iniziò a parlare:
“Abbiamo ragione di pensare che Hook sia stato maledetto, ma la maledizione potrebbe avere effetti collaterali su tutti noi.”
Tutti gli occhi si spostarono in un istante da Blue al divano dove sedevano Regina e Gold, che esclamarono in coro “Io non c'entro!” con il medesimo tono disgustato.
“Calma! Non sappiamo ancora chi ci sia dietro a tutto questo, ma ci sembra improbabile che sia colpa loro, stavolta. La maledizione è.. bizzarra. E non in linea con il loro.. stile.” affermò ad alta voce la fata.
“E di cosa si tratta?” gridò Granny dal fondo della stanza, mentre Ruby e Whale facevano del loro meglio per trattenere le risate, attirando su di se sguardi curiosi e stupiti dai presenti.
Blue lanciò uno sguardo di scusa a Snow, poi si avvicinò ad Hook, prese la mano ed offrì al pirata il suo sguardo più dolce ed il suo sorriso più sincero.
“Sono arrivati i risultati delle analisi, vero? Non posso credere di essere al centro di una maledizione.. che sta succedendo???” chiese Hook con voce tremante e gli occhi velati di lacrime.
“Killian.. sei incinto.” disse la suora in un soffio poi, guardando l'uomo al fianco di Hook, continuò in tono greve “L'altro genitore è.. È David, ne siamo certi.”
Per pochi istanti, la stanza fu avvolta nella quiete più totale.
Un tonfo secco ruppe improvvisamente la quiete: Mary Margaret era caduta stile sacco di patate, trascinando con se il vassoio delle tartine. Granny spostò di prepotenza i nani e le fate accorse per accudire Snow urlando “Allontanatevi, e fatela respirare!”, mentre Geppetto teneva sollevate le gambe di Snow per far riprendere correttamente la circolazione sanguigna.
Ruby e Whale, non più costretti al silenzio, scoppiarono a ridere fragorosamente, incuranti degli sguardi di rimprovero di Blue e Granny.
David sembrava essersi pietrificato ed era da diversi minuti a bocca aperta, troppo sconvolto per curarsi della moglie svenuta, dell'uomo al suo fianco o in generale del caos che regnava sovrano in casa sua.
Nova volò verso il pirata e scansando di malagrazia una Blue esterrefatta, abbracciò Killian poi squittì entusiasta “Congratulazioniiiiiii!!!”
Il pirata scoppiò nuovamente a piangere, non si sa se di gioia o di sconforto, consolato dalle fate.
Henry sedeva tra la madre ed il nonno, indeciso su cosa chiedere e a chi.
Regina e Gold si limitarono a scuotere la testa inorriditi e Belle, semplicemente, non sapeva cosa dire.
Emma e Leroy, scambiato uno sguardo d'intesa, si diressero verso la cabina dei liquori per un meritato goccetto, la situazione lo richiedeva.

“Com'è potuto succedere?” chiese Mary Margaret con un fil di voce, una volta ripresa conoscenza.
Le risate ed il caos si spensero, le bottiglie vennero rimesse nell'armadietto (non senza un certo disappunto) e tutti gli occhi si spostarono prima su Snow, poi su Hook e David, infine su Blue, la quale si rivolse al pirata.
“Non sappiamo come sia potuto succedere..” la fata chiuse gli occhi tentando di ricacciare indietro la nausea “Mentre eravate a Neverland per caso tu e David avete.. Ehm.. Vi siete avvicinati.. Fisicamente.. Più del solito?”
Il pirata sembrò rifletterci un momento “Beh.. una notte avevamo esagerato col Rhum, non stavamo in piedi, quindi abbiamo condiviso una branda ma per il resto..” Hook si coprì la bocca con l'uncino e guardò sorpreso il cavaliere seduto al suo fianco “Nel sonno.. noi..???”
“DAVID! Come hai potuto!” urlò Mary Margaret dal suo angolo di pavimento, mentre innumerevoli sguardi di disapprovazione iniziarono a trafiggere un David balbettante.
“Ma.. Io non.. non..” cercò di difendersi senza successo il cavaliere.
“Congratulazioni David, devi proprio infilare la tua spada in ogni fodero vuoto che trovi? Bell'esempio che dai a tuo nipote!” sbottò schifata Regina, alzandosi per uscire.
Gold annuì finalmente d'accordo con la nemica ed ex allieva e si alzò anch'egli dal divano prendendo sotto braccio la fidanzata.
Mentre si dirigevano verso l'uscita Emma, recuperato un po' di senso pratico, si rivolse a Blue: “Cosa si fa ora?”
Tutti guardarono speranzosi la fata.
“Suggerisco che Killian continui la sua gravidanza in casa Charming..” iniziò la fata.
“Assolutamente NO!” urlò nuovamente Snow dal pavimento, mentre artigliando le braccia di Geppetto e Granny si tirava su di forza.
“Dicevo, suggerisco che Killian continui la sua gravidanza in casa Charming..” la fata si costrinse ad ignorare l'amica “Mentre noi indagheremo sulla maledizione” poi, rivolgendosi a tutta la stanza “Avrò bisogno dell'aiuto di ognuno di voi, tenetevi a disposizione.”
La fata si rivolse ad Emma “Domani passerò dalla stazione di polizia per stendere un piano d'azione insieme” sorrise alla principessa ed aggiunse preoccupata “I tuoi e Killian..”
“Ci penso io, nel caso avessi bisogno ti chiamo.” sorrise Emma.
Nel frattempo, tanto per dare ragione alla biondina, David e Hook si erano alzati in piedi e stavano litigando sonoramente tra loro e con Snow.
Gold fu il primo a dirigersi verso l'uscita e rivolgendosi ad Eolo con un tono iroso disse:
“Domani passo dalla farmacia, fammi trovare un test di gravidanza, con l'aria che c'è in giro non si sa mai!”
“Facciamo due!” sorrise Belle, mentre il fidanzato assumeva un elegante color gorgonzola.
Il nano si limitò ad annuire terrorizzato, starnutì e scomparve oltre la porta.
Mentre l'oscuro signore si riprendeva sulla soglia ed il resto della truppa si spostava verso l'uscita la tenera vocina dell'innocenza si fece largo tra i presenti.
“Ma se Hook è un uomo.. il bambino da dove esce?” chiese Henry con candore.
Nella stanza scese il gelo.

Dopo quella che sembrava un'eternità, avvenne un fenomeno tanto affascinante quanto raro, il triplo svenimento carpiato sincronizzato all'indietro: Hook, David e Snow crollarono sul pavimento contemporaneamente.
Gli ospiti decisero che quello era il momento perfetto per tornare a casa e prima ancora che Emma ed Henry potessero protestare si ritrovarono soli con tre creature in stato d'incoscienza.
“Henry..” balbettò Emma mentre tentava di sollevare Hook per spostarlo sul divano “Non so bene come funzioni con le gravidanze magiche ma suppongo verrà fatto un parto cesareo.. cioè si taglia la pelle della pancia della mam.. del paziente per far uscire il bambino.”
Henry la guardò perplesso.
“Beh.. immagino che sia l'unico modo.. ma perché iniziamo con Hook e non con nonno e nonna?” chiese il petulante marmocchio.
“Perché lui è incinto e poi più tardi si svegliano i nonni più tardi ricominciano a litigare, ora aiutami a mettergli i piedi sul divano!”

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Capitolo 2
*** 2 ***


Da brava stordita quale sono, avevo dimenticato di mettere il disclaimer nel capitolo 1.. Comunque, ispirazione permettendo cercherò di aggiornare una volta a settimana.
Approfitto per ringraziare Lulubellula per l'ispirazione (questa follia è in parte colpa sua) e per le nostre conversazioni assurde. Se non avete ancora letto nessuna sua storia vergognatevi, pentitevi e provvedete subito! Ringrazio anche Sara e Marty per il tifo/supporto morale.
Buona lettura! :)

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Emma si trascinò fuori dalla stanza con l'aspetto di un brutto cadavere, con la piena consapevolezza che la giornata appena iniziata si preannunciava perfino più lunga della precedente.
La sera prima i tre svenuti si erano ripresi quel tanto che bastava per litigare per ore ed ore, tempo durante il quale Emma aveva dapprima tentato di calmarli poi, una volta gettata la spugna, aveva continuato le sue faccende scongelando la cena per se e per Henry, mettendo a letto il bambino, lavando i piatti e tentando inutilmente di dormire.Irata e decisa a farsi rispettare, era scesa in mutande e canotta in cucina, urlando ai genitori ed a Hook che chiunque avesse osato privare lei e suo figlio del sonno sarebbe stato rispedito a Neverland a calci nel sedere, dopodiché aveva girato le spalle ai genitori esterrefatti ed era tornata in camera sua imprecando.
Naturalmente, questo non aveva certo placato gli animi delle tre creature, ma almeno avevano avuto l'accortezza di abbassare il volume.“Buongiorno, Emma!” tre voci squillanti accolsero l'ingresso della biondina in cucina, facendole rimpiangere di non essere rimasta a letto. La bionda ricambiò con un grugnito.
A quanto pare durante la notte avevano litigato tanto da mettere da parte le differenze ed i dissapori ed ora erano in piena modalità stucchevole, il che era anche peggio. Che orrore, pensò Emma con una smorfia.
“Ciao ma'!” sorrise Henry dal suo sgabello.
“Buongiorno, Henry” disse Emma ricambiando il sorriso del figlio. Gli adulti stavano facendo colazione, ma di fronte al bambino non c'erano ne piatti ne tazze.
“Henry voleva aspettare te prima di cominciare, ho provato a convincerlo ma..” Snow aveva seguito lo sguardo della figlia e tentava di scusarsi.
Emma la sapeva più lunga e si limitò a sorridere alla furbizia del figlio, strizzandogli l'occhio.
“Fa niente mamma, tanto facciamo colazione da Granny! Buona giornata!” disse dirigendosi verso l'uscita, con Henry al seguito.
“Aspetta, vengo con te!” esordì David, subito bloccato dallo sguardo serio della figlia, che si era girata verso i tre appoggiati al bancone.
“Finché non avremo risolto questa situazione ho bisogno che tu stia qui a prenderti cura di Hook e del bambino, pa'.” disse Emma “In stazione posso cavarmela da sola, ed è meglio che mamma continui con il suo lavoro a scuola, le farà bene tenere la testa impegnata.” continuò rivolgendosi a Snow, che sembrava sull'orlo di un altro svenimento.
“Emma ha ragione David, devi prenderti le tue responsabilità!” dissero in coro Hook e Mary Margaret, mentre David li guardava sospirando.
“Capisco. Emma, sei sicura che te la caverai da sol..” David si voltò verso la figlia giusto in tempo per vedere la porta che si chiudeva.
“Beh, vado anche io.. fate i bravi!” sorrise Mary Margaret, afferrando il cappotto.
Dopo il lungo litigio del giorno precedente la moretta aveva chiarito ad entrambi i ragazzi che avrebbe supportato il pirata ed il marito per amore di quest'ultimo, ma non ne avrebbe diviso l'affetto con nessun altro, bambino o non bambino. Hook aveva dapprima protestato, poi urlato, poi pianto ed infine si era arreso alla forza del vero amore, comunque felice di avere una famiglia intera a sostenerlo durante la bizzarra gravidanza, mentre David, una volta calmati moglie e pirata, aveva dichiarato l'impegno di essere un buon padre ed un buon marito.. separatamente.
Lo spinoso argomento del concepimento era stato opportunamente accantonato in attesa di maggiori notizie da parte di Blue.
Mary Margaret lanciò un ultimo sguardo ai due uomini, scosse la testa e chiusa la porta si incamminò verso la scuola della cittadina più bizzarra di tutto il Maine.

L'inconfondibile rumore dei tacchi si fece largo nella stazione di polizia, strappando dai propri pensieri la snella figura curva sulla scrivania.
“Buongiorno signora sindaco, a cosa devo il piacere?” esordì entusiasta la sceriffo, felice dell'inaspettata pausa dalle noiose scartoffie. L'entusiasmo si tramutò immediatamente in stupore ed approvazione mentre gli occhi della bionda si dilatavano a dismisura, divorando l'intera figura di Regina, la quale oggi sfoggiava un completo decisamente più succinto del solito.
“Sceriffo. Come mai così allegra, è l'euforia per il lieto evento?” miagolò serafica la sindachessa, sedendosi elegantemente sulla scrivania.
“In verità si, ho sempre desiderato un fratellino o una sorellina, ma come tutto in questa città non poteva accadere in modo normale e a quanto pare sarò presto imparentata con un pirata.” rispose onestamente Emma, gli occhi che scivolavano senza ritegno sulle gambe della sindachessa.
“E i piccioncini come stanno?” chiese Regina, constatando con irritazione che, come al solito, la Swan era distratta.
“Per piccioncini intendi Snow e David, David e Hook o Hook e Snow?” chiese Emma, gli occhi sempre incollati alle gambe di Regina.
“Tutte e tre le coppie.” affermò Regina confusa, seguendo lo sguardo della bionda e rendendosi conto di colpo.
“Bene.. Sono così stucchevoli che non mi stupirei se si uccidessero prima di cena.“ rispose Emma quasi balbettando.
“Sarebbe un peccato..” rispose Regina con ironia.
Emma si limitò a lanciarle un'occhiataccia, poi continuò a fissarne le gambe sempre senza ritegno.
“Sceriffo..” attaccò Regina guardandola sprezzante, ma non senza un pizzico di orgoglio.
Emma non rispose.
“Signorina Swan..”
Emma continuava a non rispondere, completamente in trance.
“Emma!”
“Si! Che c'è???” rispose Emma risvegliandosi di scatto dall'imbambolamento.
“Innanzitutto smettila di guardarmi le gambe, è inappropriato!” la rimbeccò.
“Come presentarsi in minigonna e sedersi sulla scrivania dello sceriffo?” rispose Blue, che aveva osservato schifata la scena.
“Non è una minigonna!” squittirono in coro Regina ed Emma, mentre la fata roteava gli occhi chiedendosi perché queste due dovessero sempre flirtare in pubblico, in sfregio alla povera Snow ed alla pubblica decenza.
“Che ci fa lei qui?” chiese ad Emma un'irritatissima Regina.
“Credo sia qui per la gravidanza/maledizione di Hook, dobbiamo elaborare un piano.” rispose Emma, costringendosi a non abbassare lo sguardo su panorami ben più interessanti.
“Io sono qui!” strillò la fata, già spazientita dalle interazioni tra le due.
“Più che altro..” continuò Blue spostando lo sguardo su Regina “..cosa ci fai TU qui?”
I fanali verdi di Emma traslocarono dalla fata alla strega con vivo interesse.
“Beh..” disse Regina arrossendo “Cose burocratiche e municipali, ovviamente!” e gesticolò con fin troppa enfasi verso le scartoffie impilate sulla scrivania, guardando speranzosa la sceriffa e sparafleshandola con un sorriso da mille watt. Emma, folgorata da tanto fascino ed essendo troppo distratta dalle gambe della sindachessa annuì con entusiasmo, pur non avendo capito nulla.
Blue sospirò guardando le due, e cercò di riportare l'attenzione sul problema del pirata incinto.
“Dunque..” esordì la fata “Dovremmo innanzitutto ricercare su tutti i libri di magia di Storybrooke per capire se in passato sono state già lanciate maledizioni di questo tipo, e se si quando, perché, su chi e se sono state usate contromisure. Ci serviranno anche tutti gli incantesimi di vario livello che esistono in merito, per capire contro cosa stiamo combattendo. Regina, sei dei nostri?” chiese Blue.
“Naturalmente. Se questo problema si espande siamo tutti in.. pericolo.” annuì lei.
Già. Specie se passi tanto tempo appiccicata alla nostra principessa.. pensò la fata.
“Ottimo. Ho già messo al lavoro le mie fatine e anche Gold e Belle hanno già dato la loro disponibilità. O meglio.. Belle si è messa a disposizione, Gold invece..”
“Ha tentato di strappare un accordo!” risposero in coro sceriffo e sindachessa.
“Come prevedibile. Fortunatamente Belle l'ha convinto.” annuì Blue, poi spostò la sua attenzione su Emma: “Tu Emma dovrai stilare un rapporto dettagliato delle vostre vicende a Neverland, dato che molto probabilmente la maledizione è partita da li. Sarebbe anche utile che intervistassi tutto l'equipaggio, bambini sperduti compresi, per avere un quadro più completo.” concluse la fata.
“Mi sembra ottimo. Credo potrebbe aiutare anche trascrivere una lista dei pasti fatti e di eventuali piante ed animali con cui siamo venuti a contatto.” disse pensosa la bionda, mentre Blue e Regina annuirono compiaciute.
“Tuttavia..” proseguì Emma guardando speranzosa Regina “Questo ENORME carico di lavoro potrebbe rallentare la compilazione delle pratiche..”
“Sono certa che il nostro efficientissimo Sceriffo sarà in grado di svolgere entrambi gli incarichi nei tempi previsti.” rispose gelida lei. Blue si schiarì la gola.
“Dato che non sappiamo se la maledizione è limitata ad Hook, Eolo ha gentilmente fornito dei test di gravidanza per chiunque sia stato a Neverland.” disse Blue con nonchalanche depositando una sacchetto della farmacia sulla scrivania.
Emma e Regina la guardarono come se avesse fatto apparire un elefante giallo nel bel mezzo della stanza.
“Nel sacchetto ci sono i test per voi due, Snow e David e ovviamente Henry” continuò Blue “Gli altri hanno già ottenuto i propri”.
“Henry è solo un bambino!” risposero sgomente le due co-genitrici.
“Ne sono consapevole, ma data la natura magica del.. problema meglio non tralasciare nulla. Siete inoltre attese nello studio di Whale questo pomeriggio dopo il lavoro per un prelievo di sangue, Doc farà le analisi e ci farà sapere i risultati il prima possibile.”
“Non concordo nella scelta del medico, se dobbiamo evitare un'epidemia di gente incinta Whale è l'ultima persona alla quale avvicinarsi!” disse Emma dando di gomito alla sindachessa, che le rispose mostrando i denti perfetti. La fata osservò lo scambio roteando gli occhi.
“Dobbiamo portare Henry?” sospirarono Emma e Regina.
Un'altra frase in coro e vomito! Pensò Blue “No, Whale sta andando a scuola per i prelievi a lui ed a Snow, poi passerà da casa per quello di David e visitare il.. gestante. Ah, dimenticavo! Data la natura delicata del problema Archie si è reso disponibile per sedute di terapia individuale e di gruppo in casa Charmings, credo siano.. altamente necessarie.” disse guardando Emma, che le sorrise grata, mentre Regina ringraziava il cielo (e i suoi poteri) per la sua enorme e quieta magione.
“Credo sia tutto” concluse Blue “Propongo di vederci qui tra una settimana con gli altri per comparare i risultati, vi farò sapere per l'ora.”
“Come mai non nella sala comunale?” indagò Regina.
“Un incontro ufficiale del consiglio di guerra attirerebbe troppo l'attenzione. Per ora suppongo sia meglio limitare la notizia della maledizione quanto più possibile, almeno finché non avremo risposte da dare al popolo..” disse la fata guardando Regina, quasi a scusarsi.
“Ed eviterebbe inutili ed insensate rivolte.” annuì Regina, capendo subito dove voleva andare a parare la fata.
“E come lo giustifichiamo Hook incinto???” chiese Emma sollevando un sopracciglio.
Temo che finché non avremo di meglio dovremo limitare la curiosità della gente.. con risposte evasive.” disse imbarazzata Blue.
“Mentire!” rispose Emma storcendo il naso, poi con un tono speranzoso chiese: “Ma non potremmo fare qualcosa di più informale.. tipo da Granny?”
Le due more la fissarono senza proferire parola, si scambiarono uno sguardo e Blue si girò verso la porta “Sindaco. Sceriffo.” salutò, e scomparve oltre la soglia, in un elegante svolazzare di mantella.
“Sceriffo, credo che la stazione di polizia sia l'ambiente ideale per questo genere di incontro” rimbeccò Regina.
“Ma da Granny c'è da mangiare!” protestò Emma.
Blue chiuse la porta dietro di se, lasciando le due a litiflirtare come loro solito.

™˜—–™˜—–™˜—Whale era appena uscito dalla porta dopo una lunga visita ed il prelievo. Hook stava guardando un'atroce telenovela sudamericana piangendo come un disperato, mentre David rassettava la casa tentando di far mente locale sul fatto che sarebbe diventato padre. Di nuovo. Da un pirata.
Il biondo cavaliere sospirò togliendosi il grembiule a fiori e si sedette a fianco del pirata, che gli appoggiò la testa sulla spalla.
“Che guardi?” chiese il principe, imbarazzato da tanta intimità.
“Anche le ortensie piangono”
“Eh?”
“È una telenovela ambientata in Ecuador, si chiama così” rispose Hook, felice dell'interessamento, e proseguì “ sono arrivati al punto in cui Marisol e Lola vanno da Diego per chiedergli notizie del matrimonio, ma lui non vuole dirgli che l'amica Pilar, che loro credono morta ma non lo è, è in realtà stata rapita dal perfido Gutierrez.”
“Aaah, capisco.. E come mai la stiamo guardando in spagnolo?” chiese David, cercando senza successo di associare ogni personaggio al proprio nome.
“Perché tradotta non si trova, purtroppo!” sospirò sconsolato il pirata con fare drammatico.
“Mi domando come mai..” mormorò David, fortunatamente non udito da Hook.
“Davidino caro, non è che potresti preparare uno spuntino intanto che guardo la tv?” chiese Hook facendo gli occhi dolci.
“Ma certo, è quasi ora di pranzo!” esclamò David, felice di non dover più fingere interesse per lo sceneggiato e di liberarsi dai tentacoli di Hook “Cosa vorresti mangiare?”
“Gelato alla fragola e vaniglia! E patatine fritte.. con lo sciroppo sopra! E anche della soda!” sorrise Hook, mentre David lo guardava schifato.
“Beh.. ok, immagino.. chiamo Ruby e ci faccio portare tutto qui, purtroppo le patatine fritte non le abbiamo..” rispose il principe.
“Ottimo!” sorrise Hook, riportando l'attenzione verso la tv e scoppiando inevitabilmente a piangere.

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Capitolo 3
*** 3 ***


“Buongiorno!” esordì la maestra salutando gli alunni, che le risposero con decisamente meno entusiasmo, considerando che era la prima ora.
Henry iniziò a disporre diligentemente penne, astuccio e quaderni sul banco, in attesa dell'inizio della lezione. Era stata una settimana intensa ed abituarsi alla nuova situazione non era facile, con il piccolo appartamento affollato da un'altra persona ancora, i nonni che litigavano di continuo e Hook che, se lasciato solo per più di cinque minuti, rischiava di dar fuoco alla casa o di rompere qualcosa. Questa nuova realtà aveva però anche i suoi lati positivi: Hook si comportava come una terza mamma, riempiendolo di attenzioni e complimenti ed aiutandolo a fare i compiti, seppur con pessimi risultati. Dopo i compiti, nonno David lo portava spesso fuori, insegnandogli a cavalcare e a tirare di scherma mentre nonna Mary Margaret gli aveva insegnato come fare i muffin al cioccolato e i biscotti allo zenzero, dei quali Hook sembrava non essere mai stanco ed era perfino arrivato a minacciare Emma di picchiarla quando l'aveva sorpresa a frugare nella sua scorta.
Inoltre, Emma lo aveva portato quasi tutte le sere a cena da Regina con la scusa di fuggire dal caos di casa Charmings e, con sorpresa di entrambi, Regina aveva sempre invitato anche Emma ad unirsi a loro, deliziandola con le sue famose lasagne ed altre superbe pietanze incluso il rotolino di mele, stavolta senza veleno.
Il piccolo si scosse dai suoi pensieri e girò timidamente il viso verso Gracie, che gli sorrise facendolo arrossire.
Quanto è carina.. pensò Henry, arrossendo ancora di più e riportando gli occhi sul foglio bianco.
“Bene ragazzi, oggi vorrei che ognuno di voi disegnasse su un foglio il proprio albero genealogico, come gli esempi che abbiamo visto la volta scorsa, d'accordo?” la voce della maestra riportò Henry e gli altri alunni alla realtà.
“Henry.. tu questo compito lo salti, ora cerco qualcosa da farti fare” continuò la maestra, ma venne interrotta da un coro di proteste.
“Ma.. come mai non posso fare il compito come tutti gli altri? Non è giusto!” si lagnò Henry, mentre i compagni strillavano il proprio consenso.
“Ma ragazzi.. l'albero genealogico di Henry è troppo complicato.. ci metterebbe dieci volte tanto!” tentò di spiegare la maestra.
“Beh, ci sono famiglie più numerose delle altre, avremo tutti dei tempi diversi!” disse una vocina dal fondo dell'aula.
Una manina si alzò in mezzo al caos e la maestra sbatté il righello sulla cattedra per riportare l'ordine. Una volta guadagnato il silenzio fece cenno alla piccola di parlare.
“Non potremmo fare tutti assieme l'albero di Henry? È il più complicato ma anche il più divertente, poi almeno metà classe è imparentata con lui quindi ognuno può dare il suo contributo..” disse timidamente Gracie, poi sorrise ad Henry, che nel frattempo era diventato bordeaux.
Un coro entusiasta si levò dall'aula intera.
“D'accordo, d'accordo. Prendete le penne ed unite i banchi, ci servirà molto spazio..” sorrise preoccupata la maestra.

La stazione di polizia era di nuovo affollata dal concilio di guerra, ogni sedia disponibile era stata occupata e si attendeva frementi l'arrivo di Blue. Oltre al concilio, erano stati invitati altri membri della comunità su ordine della fata, ma i motivi non erano ancora stati resi noti e tutti gli ospiti erano agitati. Hook era seduto su una sedia di fronte a Nova, che stava lavorando a maglia usando l'uncino del pirata come fermo per il gomitolo e nel frattempo spettegolavano. Mary Margaret si era presto unita al gruppo seguita all'istante da Ruby e Whale, mentre David discuteva con Fredrik e Katryn in un angolo della sala. Granny e Geppetto si scambiavano ricette mentre Pinocchio dormiva in braccio al padre.
Henry e Gracie erano seduti sulla scrivania di Emma e cercavano di fare chiarezza nell'albero genealogico di Henry, che come prevedibile non era ancora stato completato.
“Quindi tuo nonno da parte di padre è stato l'amante di tua nonna materna lato Regina (che però è la tua mamma ma anche la matrigna di tua nonna Snow), ma prima era sposato con l'amante dell'amante di tuo nonno materno lato Emma?” tentò Gracie.
“Si.. O almeno credo!” rispose confuso il ragazzino, cancellando per l'ennesima volta i nomi e le righe scritte sul foglio.
Emma e Regina, come prevedibile, stavano litigando. La bionda minacciava di arrestare Regina per oltraggio a pubblico ufficiale, mentre quest'ultima brandiva una scarpa col tacco e vaneggiava di pratiche non consegnate. Gold era appoggiato ad una parete, stranamente calmo, e stringeva tra le braccia una sorridente Belle. Archie, in disparte, consultava un catalogo di auto sportive.
Finalmente Blue fece il suo ingresso nella stazione di polizia e tutti si ammassarono verso il centro della stanza per ascoltare le novità.
“Salve a tutti” esordì la fata “Come sapete Storybrooke è nuovamente vittima di una maledizione..”
Molti occhi si spostarono verso Regina e Gold.
“Ebbasta, non siamo stati noi!” risposero in coro.
Gli occhi sospettosi tornarono verso la fata.
“Ebbene si, non sono stati loro. E la maledizione è quasi sicuramente estesa a tutta Storybrooke. Dalle ricerche è emerso che anche chi non è stato a Neverland può esserne.. afflitto. È inoltre stato appurato che tutte le gravidanze sospette di essere legate alla maledizione si sono sviluppate tra coppie che hanno condiviso uno o più momenti di intimità.” Lo sguardo eloquente della fata si spostò verso David e Hook, impegnati a soccorrere Mary Margaret, che nel frattempo era svenuta di nuovo.
Regina sghignazzò sommessamente, aggiudicandosi uno sguardo accusatorio dalla fata turchina.
Pensa a qualche contraccettivo magico per te e la principessa, invece di ridere! pensò acida Blue.
Dal suo angolo, Granny estese il palmo verso Leroy, sussurrando con tono saccente “Te l'avevo detto che quei due avevano una tresca!”
Leroy depositò diverse banconote nella mano della vegliarda, imprecando.
Schiarendosi la gola la fata riguadagnò l'attenzione della folla e proseguì: “Dai dati statistici è risultato un sostanzioso e sospetto incremento delle gravidanze, sicuramente legate alla maledizione. Da quelle tradizionali..” la fata fece un cenno a Gold, che ancora stringeva Belle tra le braccia, ed entrambi sorrisero raggianti. Dal fondo della stanza una vocina urlò “Congratulazioni nonno!”, mentre Ruby si avvicinò alla coppia e abbracciò Belle.
“Dicevamo..” proseguì la fata “Oltre alle gravidanze tradizionali, che hanno subito un incremento al di fuori delle statistiche, ci sono ben altre tre gravidanze in cui il gestante è un maschio, motivo per cui queste coppie sono state invitate a far parte del concilio di guerra, essendo coinvolte.”
La stanza intera trattenne il fiato mentre la fata tornava a parlare: “I nuovi gestanti sono..”
“Sean..” il biondino sorrise timidamente insieme alla fidanzata, che teneva in braccio la piccola Alexandra, mentre la stanza esplodeva in un applauso.
“Fredrik..” la stanza eruppe in un altro applauso mentre Kathryn e Fredrik ringraziavano tutti per il sostegno e l'entusiasmo.
“..E Spencer!” concluse Blue, mentre nella sala calò il silenzio più totale e tutti gli occhi fissarono il burbero ex sovrano, che aveva assunto un vivo color Borgogna e sembrava sul punto di fare una strage.
“E chi è l'altro genitore?” chiese Eolo tra uno starnuto e l'altro, ponendo la domanda che tutti volevano fare.
“Il padre è.. Jefferson.” disse Blue, osservando il cappellaio matto che nel frattempo aveva affiancato il compagno abbracciandolo, un po' per affetto e un po' per evitare che uccidesse qualcuno.
La notizia venne accolta con vari svenimenti, applausi, cori da stadio e persino una piccola ola.
Il trio Hook – Nova – Mary Margaret (finalmente rinvenuta) rimase a bocca aperta.
Ripresosi dallo shock iniziale Henry appoggiò delicatamente la mano sulla spalla della ragazzina e le disse un sommesso “Congratulazioni!”, sorridendo con tutti i denti che aveva. Gracie gli si gettò addosso abbracciandolo e squittendo un entusiasta “Grazie!”, mentre un Henry color porpora ricambiava l'abbraccio sforzandosi di non perdere i sensi come la nonna.
Emma era crollata al suolo tenendosi la pancia e ridendo fino alle lacrime. Regina nel ridere quasi si strozzò col proprio whiskey, improvvisamente apparso durante la riunione in un elegante bicchiere. Si pulì elegantemente con un tovagliolo, anch'esso apparso dal nulla, poi batté delicatamente il bicchiere contro la gamba di Emma, che nel frattempo si era rimessa in piedi.
“Me ne serve un altro, dolcezza!” esordì Regina, già palesemente sbronza.
“In arrivo!” le rispose Emma, sbronza anche lei, inciampando ad ogni passo ed allungando la mano verso l'archivio convertito in mobile bar.
Diversi occhi ruotarono all'ennesimo scambio “affettuoso” della coppia, Spencer compreso, anche se data la situazione non ritenne conveniente commentare.
Granny si limitò a rivolgere nuovamente il palmo aperto a Leroy, che vi depositò un altra manciata di dollari imprecando sonoramente, presto seguito da Whale, che scosse la testa sconsolato.
“Per ora non ci sono altre novità, ma speriamo di averne per il prossimo concilio di guerra! Consiglio a tutti di fare un test di gravidanza per precauzione, vi ricordo inoltre che il Dr.Hopper è disponibile per eventuali sedute di sostegno.” concluse la fata.
Eolo ed Archie si scambiarono un sonoro cinque prima di uscire insieme agli altri e sgomberare il commissariato.
Sul pavimento, a smaltire una sbornia di proporzioni epiche, rimasero solo la bionda Sceriffa e l'elegante Sindachessa, abbracciate.

Casa Charmings era stranamente quieta per quell'ora del tardo pomeriggio, ma Mary Margaret era ancora a scuola a correggere compiti, Emma era in commissariato ed Henry da Regina.
I due uomini di casa stavano l'uno preparando la cena e l'altro rassettando in attesa del resto della famiglia, discutendo come solito.
“Sai David, dovresti davvero vendere il tuo pick-up.” esordì Hook, lucidandosi l'uncino col detergente per l'argenteria.
“Scherzi vero??? È la mia macchina!” rispose offeso David.
“Ma David, pensa al bambino! Non è a norma di legge per un seggiolino, e poi è vecchio ed in cattive condizioni! Dovremmo prendere un minivan..” continuò imperterrito il pirata, appoggiando il panno ed aprendo la dispensa “Dov'è che teniamo il tonno?”
“Secondo ripiano a destra. Se io devo vendere il furgone tu vendi la Jolly Rodger, che cosa ce ne facciamo di una nave?” rispose il principe affettando una cipolla.
“Suvvia, non essere sciocco, come ci andiamo al mare? Ai bambini fa bene lo iodio e farebbe bene anche a te, ultimamente sei così pallido.. La Jolly Rodger è un'ottima casa per le vacanze e possiamo gettare l'ancora ovunque. Ma non c'era della Nutella in frigo?” lo rimbeccò Hook, aprendo la scatoletta e cercando un cucchiaio.
“Quella che hai aperto ieri è in frigorifero. Ma ce l'abbiamo anche qui il mare!” rispose schifato David, allungando il barattolo al pirata e facendo scivolare i pezzetti di cipolla in una padella.
“David, siamo nel MAINE! Ti sembra che possiamo far fare il bagno al piccolo in un'acqua così fredda?” bofonchiò il pirata tra un boccone e l'altro.
“Per il pick-up ci penserò ma non garantisco nulla. E smettila di strafogarti Killian, è quasi ora di cena!” concesse il principe brandendo un cucchiaio.
“Ma ho fame adesso!” piagnucolò lui.
La porta si aprì interrompendo il battibecco tra i due e il resto della famiglia Charmings, con aggiunta di Regina e Gracie, fece il suo ingresso in casa.
“Salve! Giusto in tempo per la cena!” salutò David, poi fece un cenno del capo a Regina.
“Ciao!” salutò Hook, col viso sporco di Nutella e pezzi di tonno.
“Ciao a voi!” rispose Emma “Ho pensato di chiamare anche Regina per ricambiare l'ospitalità degli ultimi giorni, e Gracie..” Emma guardò la bambina sorridendo dolcemente.
“Papà e Spencer hanno discusso anche oggi e Spencer piangeva, quindi papà mi ha dato il permesso di cenare con Henry, visto che dobbiamo anche finire un compito.” rispose cortesemente la bambina, mente Henry la guardava con gli occhi da cucciolo.
“Ottimo, accomodatevi pure che è quasi pronto!” disse il principe baciando la moglie, mentre quest'ultima finiva di apparecchiare la tavola.
“Bambini, lavatevi le mani! Killian, anche tu e lavati anche la faccia!” dissero in coro Emma e Regina mentre si sedevano l'una di fianco all'altra.
“Sono carini, vero?” chiese Mary Margaret una volta usciti i piccoli, preparando mentalmente il matrimonio del nipote.
“Tanto. Ma prima che diventi ufficialmente la sua ragazza dobbiamo sapere se è la ragazza adatta a lui” disse Emma pensosa.
“Dovresti interrogarla.” disse Regina spianandosi il tovagliolo sulle gambe mezze nude.
“Mi domando se si sono accorti di piacersi.“ si chiese David facendo le porzioni ed allungando i piatti alle commensali.
“Secondo me si.” sorrise Emma pensando ai due bambini che arrossivano ad ogni frase pronunciata dall'altro.
“Non è detto” disse Mary Margaret “A volte non ci si rende conto di amare qualcuno nonostante se ne siano resi conto tutti gli altri..” proseguì rivolgendo uno sguardo eloquente alla figlia ed alla donna al suo fianco, che come prevedibile non colsero l'allusione.
“Mani pulite!” squittì Henry uscendo dal bagno seguito da Hook e Gracie. Si accomodarono a tavola e, per una volta tanto, per qualche ora almeno, sarebbero sembrati una famiglia normale.
Normale per Storybrooke.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Una gelida e insistente pioggerella continuava ad accarezzare i vetri di casa Charmings nel pigro incedere del sabato mattina. Una manina si sporse verso l'interruttore per illuminare meglio la cucina, dato che le nubi scure avevano deciso di nascondere il sole.
Oggi niente parco pensò triste il piccolo Henry guardando fuori dalla finestra, poi volse lo sguardo all'orologio appeso alla parete.
6.45.. Solitamente a quell'ora Regina gli stava preparando i pancakes nell'enorme cucina di Villa Mills, ma oggi tutti gli adulti sembravano essere impegnati ed erano usciti prestissimo.
Le voci sulla maledizione stavano piano piano trapelando ed Emma aveva dovuto richiamare David in servizio per aiutarla a rispondere alle telefonate sempre più strane della variopinta popolazione di Storybrooke, mentre Mary Margaret doveva occuparsi delle vaccinazioni al rifugio di animali e Regina era sommersa nelle pratiche dato che ben un terzo del personale del municipio era finito in maternità.
Inoltre, col procedere della gravidanza Hook era sempre più isterico in presenza di Charming e i due discutevano di continuo, spesso coinvolgendo Mary Margaret, e in casa l'atmosfera si faceva sempre più pesante.
ll giorno prima era stato deciso che Henry rimanesse in casa Charmings a fare da babysitter a Hook, dato che il pirata era ben più inaffidabile del ragazzino.
Le madri di Henry avevano inizialmente protestato all'idea di lasciare il figlio col corsaro, ma Hook sembrava diventare curiosamente responsabile in presenza del ragazzino ed era da ben una settimana che nulla, in casa Charmings o altrove, era stato dato alle fiamme.
Un imprecazione soffocata fece girare il ragazzino verso il soggiorno, Hook si era svegliato da poco e come ogni mattina aveva tentato di grattarsi con l'uncino appena indossato, facendosi male.
“Buongiorno nonno!” ridacchiò Henry “Cosa c'è per colazione?”
“Henry! Quante volte te lo devo dire di chiamarmi zio? Sono tropo giovane e affascinante per essere nonno!” rispose indispettito ma sorridente il pirata, massaggiandosi una chiappa.
Hook aprì dispensa e frigorifero ed aiutato da Henry iniziò a frugare tra gli scaffali, purtroppo senza risultato.
“Che ne dici se andassimo da Granny?” chiese speranzoso il pirata.
“Ok!” si affrettò a dire Henry. La cucina di Hook stava lentamente migliorando, ma la sua idea di buon abbinamento di sapori lasciava ancora parecchio a desiderare, quindi poter mangiare cose diverse quelle che andavano a lui era una necessità. Inoltre fare colazione da Granny con Hook significava poter mangiare qualsiasi cosa volesse senza rimproveri.
I due si infilarono sciarpe e cappotti e, afferrati chiavi, i soldi per la colazione e un ombrello, sparirono tra le ombre di Storybrooke.
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Erano quasi le 21 di martedì sera e non aveva ancora smesso di piovere da sabato mattina.
Emma sospirò guardando fuori dalla finestra pensando che anche oggi sarebbe tornata troppo tardi a casa, fradicia e stanca come tutti i giorni da qualche tempo a questa parte. David era uscito un'ora prima per fare spese e prendere Henry dall'allenamento, dovevano ancora terminare le pratiche delle settimane scorse e ad Emma era toccato il carico maggiore, anche con la città nel caos qualcuno doveva pur vegliare sul bambino e sul pirata e Mary Margaret era ormai allo stremo delle forze, anche se cercava di non darlo a vedere.
Affondò le mani nei boccoli biondi pensando a casa Charming, la situazione peggiorava sempre più rapidamente. Negli ultimi giorni si era sentita con Blue, Regina e Gold più del solito, dal lento progredire delle ricerche era evidente che le gravidanze magiche si erano sviluppate solo tra coppie innamorate e questa notizia aveva colpito duramente casa Charmings. Mary Margaret e David avevano iniziato ad allontanarsi e dal giorno prima David dormiva sul divano-letto con Hook. I litigi tra i tre erano sempre più frequenti ed aggravati dalle crisi isteriche del pirata, il tutto davanti al piccolo Henry, che appariva ogni giorno più turbato.
Non è l'ambiente ideale per un bambino.. pensò amaramente Emma, rimpiangendo di non poter passare più tempo con il figlio. Con mezzo municipio a casa e la stazione di polizia tempestata di telefonate Emma e Regina rientravano nelle rispettive case praticamente solo per lavarsi e dormire, così Henry era spesso a casa con Hook o in giro con Mary Margaret, che trovava ogni scusa possibile per allontanarsi da casa Charmings. A volte Nova veniva a trovarli portando un briciolo di leggerezza, ma era un sollievo temporaneo, appena uscita la fata a casa Charmings tornavano a regnare l'odio ed il gelo.
Mi piace se ti muovi, mi piace se ti muovi, mi piace se ti muovi, e alloraaaaa.. Muovi!
L'irritante voce di Re Julian esplose nella stanza grigia distogliendo lo sceriffo da ogni triste pensiero, mentre la bionda afferrava il telefonino dal mucchio di scartoffie.
“Sceriffo Swan.” rispose senza troppo entusiasmo.
“Emma, hey.” la voce di David era stanca ma con una nota di preoccupazione che non sfuggì alla figlia.
“Tutto bene Da.. papà?” Emma ancora faticava a chiamare lui e Mary Margaret con i nomignoli da genitori.
“Si, solo un altro litigio.. È già finito comunque. Volevo avvisarti che Henry ha fatto i compiti, ha mangiato e Mary Margaret l'ha messo a letto poco fa, gli manchi..” disse David.
E anche oggi non ci siamo visti.. perdonami piccolo pensò Emma “Grazie, saluta anche Hook e la mamma. Notte pa'.”
“Emma..” continuò David, incerto.
“Si?”
“Non fare tardi.” concluse David.
Emma rimase a guardare il telefonino per qualche istante, poi attivò il trasferimento di chiamata dal telefono dell'ufficio. Era in piedi dalle 4.30, in tutta la giornata aveva mangiato mezzo panino portato da Ruby, aveva parlato al telefono con Henry per due minuti scarsi e la testa cominciava a dolerle.. per oggi poteva bastare.
Afferrò la giacca di pelle e si diresse verso l'uscita, spegnendo le luci man mano e, chiusa a chiave la stazione di polizia, si diresse verso il diner di Granny rabbrividendo nella pioggia battente.
La luce del locale che colava da porta e finestre illuminando il marciapiede lucido di pioggia prometteva caldo e buon cibo, che erano esattamente quello di cui la donna aveva bisogno.
Regina fece il suo ingresso poco prima delle 22 in un diner semi deserto e in un atto istintivo volse il viso alla sua sinistra, perdendosi d'improvviso in uno sguardo di un verde imbarazzante. Rimasero a guardarsi per diversi secondi, molti più di quanto entrambe avrebbero mai ammesso. “Buonasera Regina, cosa le porto?” la voce di Ruby ruppe l'incanto e riportò la mente del sindaco al problema più pressante, il cibo. Regina avrebbe volentieri ripreso la cameriera con qualche scusa ma era troppo stanca anche per litigare, quindi si limitò a ordinare la cena.
“Penso che mi siederò in quel tavolo laggiù” disse la sindachessa facendo un cenno con la testa in direzione del tavolo di Emma.”
Ruby aggrottò le sopracciglia, poi sorrise.
“Da quando..” chiese Regina allontanandosi leggermente dal bancone “..permettete al nostro sceriffo di ubriacarsi?”
Alla sindachessa non erano sfuggite la liquidità dello sguardo dello sceriffo, ne la bottiglia semivuota sul suo tavolo.
“Da quando è adulta. Non sono sua madre e comunque meglio qui che al Rabbit Hole, dove al massimo le danno due noccioline. È il terzo hamburger che le porto.” rispose secca la cameriera.
“Oh.” a questo Regina non aveva pensato.
“Sono sua amica e non sono stupida.” sorrise timidamente la cameriera, rendendosi conto del tono di scusa di Regina. Con un altro sorriso sparì in cucina.
Emma aveva osservato il battibecco da lontano con crescente curiosità, ma non si aspettava certo che Regina si sedesse al suo tavolo di fronte a lei.
“Henry sta bene ed è a letto, ce l'ha messo Mary Margaret.” rispose Emma, prima ancora che Regina proferisse parola. La mora annuì senza dire nulla, in attesa che la bionda continuasse.
Emma la guardò, notando gli occhi leggermente cerchiati sotto il trucco perfetto. L'alcool iniziava a scorrerle nelle vene e non aveva per nulla voglia di litigare, ma non sembrava che l'altra avesse intenzioni ostili. Le sorrise stancamente ed afferrò un'altra manciata di patatine.
“Perché stai bevendo, Emma?” il tono di Regina era.. preoccupato. Possibile? Forse si. In fondo lei era l'autorità della città, una sua sottoposta e la madre biologica di Henry, era normale che la mora si preoccupasse, no?
Forse era il tono, forse era la stanchezza della giornata, forse l'alcool, ma qualcosa in Emma si spezzò, mentre le lacrime iniziavano a cadere copiose come la pioggia oltre la finestra.
“Perché bevo??? Pensaci, Regina! Sono figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro, che ha messo incinta Capitan Uncino! Vivo in un loft con i tre idioti che continuano a litigare, ignari del male che stanno facendo a nostro figlio che, per la cronaca, entrambe vediamo a stento. Hook continua a mangiare tutti i miei biscotti e a bruciare tende e tegami. C'è un'epidemia di uomini incinti, uno su tutti Re Giorgio che è stato messo incinta dal Cappellaio Matto. Continuano ad arrivare telefonate su telefonate per chiedere informazioni su una maledizione di cui non sappiamo nulla, oltre alle solite chiamate del piffero per cani che scappano e gatti bloccati sugli alberi. Non dormo decentemente da giorni e gli unici pasti completi che faccio sono qui da Granny. Inoltre Blue mi sta col fiato sul collo per monitorare i progressi e io sono indietro con le tue pratiche! Ecco perché bevo!“ singhiozzò la bionda.
Regina se ne rese conto solo a cose fatte. Senza dire una parola era scivolata nella panca al fianco di Emma e la teneva tra le braccia facendo scorrere le dita tra i boccoli biondi e tentando di calmarla, mentre lo sceriffo la stringeva tanto forte da farle male, mugugnando frasi incomprensibili tra un singhiozzo e l'altro.
“Ehm.. torno più tardi?” balbettò Ruby, sentendosi imbarazzata per la prima volta in vita sua.
“No, lascia pure i piatti sul tavolo, grazie Ruby.” le rispose Regina senza scollare il suo sguardo da Emma. La cameriera girò i tacchi e sparì alla velocità della luce. Era un pettegolezzo che sua nonna, al momento in cucina, non voleva sicuramente perdersi.
Una volta calmata la bionda, la cena proseguì in tranquillità e in un clima quasi famigliare. Le due donne sedevano fianco a fianco parlando del figlio e della bizzarra maledizione. A volte, Emma tentava di rubare qualche patatina dal piatto di Regina, che la rimproverava ma senza fermarla. La bottiglia giaceva dimenticata in un angolo del tavolo.
I pochi avventori gettavano qualche occhiata alle due tentando di non farsi notare, mentre una curiosa cameriera le osservava con aria sognante, viso tra le mani, dal bancone.
“Credi che ci metteranno molto a rendersene conto?” chiese Ruby rivolgendosi alla nonna.
“Non ne ho idea..” sospirò Granny.
Poco dopo le due donne si alzarono per pagare, salutarono ed uscirono dal diner.
Camminavano silenziosamente l'una di fianco all'altra, stringendosi rispettivamente in giacca e cappotto. La notte era fredda, ma fortunatamente la pioggia era terminata. La luna faceva timidamente capolino al di la delle nubi nere.
Il rumore dei tacchi di Regina si propagava per le strade deserte, mentre entrambe si dirigevano verso le proprie autovetture. Erano quasi al parcheggio, quando un boato squarciò il silenzio. Si girarono. Dietro di loro, parzialmente avvolto da una nube viola, era apparso un orco.

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L'idea di attirarlo verso una parte più isolata della città era stata di Emma, anche se l'orco non era esattamente silenzioso.
Maledizione, domani triplicheranno le telefonate! Pensò Emma correndo, Regina che svolazzava dietro di lei, toccando terra a malapena. La bionda l'aveva afferrata per un braccio ed era partita con scatto da centometrista, seguita dall'orco urlante.
Per seminarlo, Emma aveva scartato un paio di volte, ma l'orco era costantemente dietro di loro.
Erano ormai alla fine della strada, dove le case lasciavano spazio ai capannoni, e la strada terminava con una recinzione metallica, troppo alta per essere scavalcata con facilità.
Emma si girò su se stessa, frapponendosi tra Regina e l'orco a mo' di scudo. Impugnò rapidamente la pistola e sparò tre colpi in sequenza, colpendo l'orco al viso. Il bestione si fermò confuso, scrollò la testa e ringhiò in direzione delle due donne.
“Smettila di sparare a tutte le creature magiche che incontri!” strillò Regina, sporgendo il braccio da dietro la bionda ed alzando il palmo della mano verso l'orco per lanciare una palla di fuoco.
D'improvviso, un turbine viola apparve alla loro sinistra distraendo assalite ed assalitore.
La punta di una freccia attraversò fulminea le nubi magiche, sibilò nell'aria fredda e trafisse con facilità l'occhio destro dell'orco, che si accasciò al suolo con un gemito.
Emma e Regina guardavano esterrefatte il grosso corpo steso di fronte a loro, senza capire.
“È morto..” disse Regina con un fil di voce.
“Si.. credo di si..” rispose Emma.
Emma ripose l'arma e fece un passo avanti per consentire a Regina di spostarsi da contro la rete, entrambe le donne si volsero nella direzione da cui era partita la freccia.
Dalle nubi violacee che si dissipavano apparvero Aurora e Mulan, ancora con l'arco in mano.

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“Che ci fate qui?” esclamò Emma con gioia, correndo ad abbracciare le amiche, che ricambiarono con calore.
“Non ne ho idea.. Un momento eravamo nella foresta seguendo un orco per abbatterlo, l'istante dopo ci siamo trovate qui, con l'orco che seguiva voi..” disse Mulan riponendo l'arco e guardando alle spalle di Emma.
“Perché sei con lei???” chiese spaventata Aurora addocchiando Regina.
Emma si girò e volse lo sguardo verso Regina, che si era tenuta rispettosamente a distanza e le guardava preoccupate. Sicuramente sapevano chi era, e questo non era un buon segno.
“Regina, loro sono Aurora e Mulan. Mulan, Aurora, Regina la conoscete già immagino.. È con me perché.. è complicato. Lasciate che avvisi del vostro arrivo poi vi spiego.” disse Emma, poi prese in mano il cellulare e compose un numero.
“Ruby? Si lo so che ore sono, ma ho bisogno urgente. Riesci a venire alla fine di Regals Street, dove ci sono i capannoni?” disse Emma al telefono, allontanandosi leggermente dalle tre donne.
“Ma che fa, parla in una scatola?” chiese sottovoce Aurora a Mulan.
“L'orco deve averla colpita alla testa, meglio medicarla.” rispose la soldatessa.
“È un telefono, una specie di comunicatore.” disse Regina alle due, che si girarono nuovamente verso l'ex sovrana, adocchiandola dubbiose. Mulan si spostò fisicamente di fronte ad Aurora e chiese con tono deciso “Chi ci dice che non ci menti?”
“Non vi sta mentendo, è un comunicatore. Ora, intanto che aspettiamo un passaggio verso un posto sicuro, lasciate che vi spieghi..” disse Emma, tornando verso di loro.
Ruby arrivò mentre Emma stava velocemente riepilogando le varie maledizioni alle due, che guardavano lei e Regina sbigottite. Il rumore di freni fece voltare le quattro, mentre la nuova arrivata spostava lo sguardo da una parte all'altra della scena che le si parava di fronte.
Due perfette sconosciute provenienti sicuramente dalla Foresta Incantata la guardavano curiose, Emma aveva la fondina slacciata e gli stivali sporchi di fango, Regina aveva il cappotto ugualmente sporco, una calza smagliata e le mancava una scarpa. Sul fondo troneggiava il cadavere di un gigantesco orco.
Dopo le presentazioni e le spiegazioni di rito, fu deciso che Aurora e Mulan dormissero in una delle stanze da Granny, in attesa del consiglio di guerra dell'indomani.
“Quindi questo è un carro di ferro?” chiese Mulan poco convinta, guardando l'auto di Ruby.
“Certo, e lo userò per portarvi nella mia locanda, immagino sarete stanche..” disse la cameriera, poi si rivolse verso le due donne dietro di loro “Regina, dovresti..” continuò guardando Regina, che abbassò lo sguardo verso le proprie mani. Nel palmo aperto ancora ardeva una debole fiammella.
“Oh.” disse Regina, imbarazzata di essersi dimenticata una cosa simile.
Emma prese la mano tra le sue e, guardandola negli occhi, soffiò via la fiammella, spegnendola.
Le tre donne di fronte a loro si scambiarono uno sguardo eloquente, salirono nell'auto e partirono.
Regina si riprese dall'imbarazzo e tolse di scatto la mano dalla presa di Emma, spostando lo sguardo verso la macchina.
“Non potevamo farci dare un passaggio?” chiese Regina tossicchiando.
Emma abbassò le mani, sorrise malefica e puntò i suoi laser verdi negli occhi della bruna.
“No, noi dobbiamo portare l'orco in centrale.” disse con calma la bionda.
“Noi COSA??? Sta scherzando, vero signorina Swan? EMMA!” strillò Regina, sgomenta.

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Capitolo 5
*** 5 ***


 

Dimenticavo! In questa versione di OUAT, come avete potuto notare, Pan non si è scambiato con Henry, in più mi sono permessa di rimettere alcuni personaggi che nella storia erano spariti. 
Buona lettura!

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Blue stava cercando di mantenere l'ordine nel caos della stazione di polizia, ma sembrava impossibile. Tutti parlavano su tutti e, come se non bastasse, due tra le persone chiave del consiglio dovevano ancora arrivare, con ben 45 minuti di ritardo.
Finalmente la porta si aprì, ed Emma e Regina fecero il loro ingresso, non proprio trionfale, trascinandosi stancamente in mezzo alla folla, che si divise per farle passare.
Le due si avvicinarono ad Henry senza salutare nessuno, troppo stanche anche per parlare, mentre il bambino le stringeva entrambe con vigore, contento di riavere le sue mamme.
L'intera stanza si scambiò uno sguardo preoccupato nel constatare le condizioni delle due.
Entrambe avevano gli occhi rossi, un colorito malsano, erano fradice e coperte di fango e polvere, con i vestiti strappati, coperte di tagli e lividi un po' ovunque. Regina aveva le calze smagliate e una sola scarpa, mentre Emma aveva foglie e rami impigliate nei capelli.
“Dunque..” attaccò Blue, attirando su di se l'attenzione del pubblico “Come vedete dalle condizioni dei nostri Sindaco e Sceriffo, abbiamo un nuovo problema. Ci sono portali magici che si aprono casualmente verso Storybrooke, portanto casualmente umani e creature nella nostra cittadina, come avete potuto notare dall'orco morto nel cortile..”
“È tutta colpa della strega!” urlò Spencer da un angolo, subito placcato dal fidanzato.
“Zittisciti, caprone! Ti pare che avrei passato la notte a inseguire orchi, chimere e idre se avessi lanciato io la maledizione???” rispose stizzita Regina, accasciandosi nuovamente su una sedia di fianco al figlio. La mora si massaggiò le tempie, mentre la stanza tornava ad essere invasa dal caos.
“Calmi! Calmi! Regina non c'entra nulla, lei e lo sceriffo Swan hanno passato la notte scorsa e tutto oggi ad assicurarsi che le creature spuntate dai portali non facessero danni!” esclamò Blue, e la sala improvvisamente si zittì. Com'era possibile che la perfida strega avesse fatto una cosa simile per il popolo di Storybrooke? Nessuno si aspettava mai nulla di buono da lei.
“I portali hanno fortunatamente portato anche un paio di amiche, che si sono impegnate ad aiutarci come potranno, Aurora supporterà Belle nella ricerca e Mulan si è resa disponibile per la caccia alle creature.” proseguì Blue indicando le due, vestite con gli abiti prestati da Emma, Ruby e Mary Margaret. Le due sorrisero alla folla, che ricambiò con un sommesso coro di “ciao”.
“Per alleggerire il lavoro di municipio e commissariato” proseguì la fata “è stato istituito un call center gestito dalle fate, che insieme a me a turno si recheranno in giro per Storybrooke per proteggere gli edifici con barriere magiche, inizieremo dopo il consiglio con questa stazione di polizia, il municipio, le scuole e l'ospedale, proseguiremo da domani con le abitazioni private e le attività commerciali. I nani si occuperanno del servizio di ronda per evitare che le creature di altri mondi creino problemi ed aiuteranno sceriffo e vice nella gestione della città fino ad emergenza inoltrata, sono già stati organizzati turni per tutte queste attività. Ricordo a tutti che il Dr.Hopper è disponibile per qualsiasi supporto psicologico, Doc ed il Dr.Whale per il supporto medico e che nella farmacia di Eolo c'è lo sconto del 20% sui test di gravidanza. Per contenere il panico abbiamo deciso di affidare a Sidney Glass un articolo settimanale che riporti le decisioni del consiglio, un aggiornamento sulla situazione gravidanze e portali e ricordi a tutti il numero del call center.” rivolse un sorriso al reporter, che annuì educatamente.
La folla mormorò commenti alla decisione del consiglio, contenere il panico era essenziale ma non si era ancora parlato dei problemi più pressanti. La fata sospirò, era giunto il momento di affrontare la parte difficile del consiglio.
“Sono state concluse le ricerche su Neverland” disse Blue gettando uno sguardo allo sceriffo stremato “ma purtroppo non è emerso nessun indizio che porti a pensare che la maledizione venga da li. Le ricerche sui testi magici sono tutt'ora in corso, data la mole e la quantità dei testi ci vorranno almeno altre tre settimane prima di terminare”
Un mormorio di disappunto si levò dalla stanza.
“Ancora non è stata fatta chiarezza sulle gravidanze magiche omogenitoriali e non, l'unico dato che è emerso al momento è che tutti i nascituri sono frutto del vero amore.”
Tutti gli occhi si spostarono sul trio Hook/Snow/Charming. Snow si sentiva avvampare e aveva la bocca secca.. mai in vita sua si era sentita tanto nauseata, Blue la guardò preoccupata, avrebbe voluto confortarla ma sapeva di dover aspettare la fine del consiglio. Hook e Charming invece si limitavano a guardarsi i piedi, incerti su cosa dire. La stanza si animò di mille mormorii.
“Per quanto concerne il problema dei portali..” sospirò Blue, mentre la stanza tornava silenziosa “Non abbiamo ancora abbastanza elementi per capire, tuttavia sarete informati durante il prossimo consiglio. Non siamo certi di chi o cosa abbia causato il problema.” concluse greve la fata.
Gli occhi si spostarono prevedibilmente verso Gold e Regina.
“Dateci un taglio!” sbuffò Gold, mentre Belle gli arruffava i capelli, amorevole. L'ex sovrana si sospirò, era troppo stanca anche per litigare.
Tutti iniziarono a discutere animatamente, ma era stata una settimana interminabile per tutto il nucleo del consiglio e Blue aveva premura di concludere l'incontro-
“Se qualcuno di voi volesse offrirsi volontario per la ricerca sui testi magici, la caccia alle creature oppure il supporto con le pratiche è il benvenuto. La seduta è tolta, alla prossima settimana.“ disse Blue rivolgendo uno sguardo pungente alla folla e zittendola del tutto.
“Ehm.. Prima che usciate vorrei fare una richiesta ai cacciatori!” intervenne Snow dal suo angolo “Se catturate una chimera me la portate? Voglio farci lo stufato!”
La folla la guardò compatendola e si sparse fuori dal commissariato.

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Nella stanza rimasero solo Blue, Hook e i Charmings, Emma, Regina ed Henry.
La fata mise una mano sulla spalla dell'amica, la prese da parte e disse sottovoce “Non temere Snow, credo che la vostra.. situazione faccia eccezione, ci impegneremo al massimo per trovare la causa.”
“Non so Blue.. Hook è simpatico e so che David mi ama ma.. tutta questa faccenda è veramente pesante..” sospirò Mary Margaret guardando il marito, che cercava di strappare un enorme barattolo di Nutella dalle mani (anzi, dalla mano) del pirata. Tanto per cambiare stavano litigando.
Il suo sguardo si volse poi verso la figlia, la stanchezza delle scorse ore era evidente.
“Andrà tutto bene” tentò di rincuorarla la fata “e se per caso ti avanzasse dello stufato di chimera sarò lieta di acquistarlo, ne vado matta!” proseguì, ignara del fatto che suddetto stufato piacesse solo a lei e a Snow.
L'amica le sorrise “Ma certo! E non pensarci neanche a pagarmi, ne avrai quanto ne vuoi ovviamente gratis!”.
Le due si avvicinarono al resto del gruppo e Regina si alzò faticosamente dalla panca guardandole.
“Mi è sembrato di capire che stasera e domani David sarà in servizio al posto di Emma, per darle il tempo di riposare?” chiese Regina rivolgendosi a Blue.
“Esattamente. E da domani ci saranno anche i nani, che si occuperanno anche del turno di notte, in modo che ci siano almeno un Charming e un nano ogni giorno.” rispose cortesemente la fata, non capendo dove la mora volesse andare a parare.
“Ottimo.” Regina si girò verso Snow “Allora accompagno Henry ed Emma a casa vostra a fare le borse, passeranno la notte da me.”
Emma alzò un sopracciglio, sorpresa. Hook e David smisero per un attimo di strattonare il vaso di Nutella, Blue la guardò senza parlare.
“Non vedo perché debbano dormire da te Regina, siamo perfettamente in grado di..” tentò Snow, sorpresa quanto la figlia.
“I vostri continui litigi sono comprensibili ma non sono cose che un bambino dovrebbe ascoltare, inoltre il nostro sceriffo ha bisogno di vero riposo e non di essere svegliata da urla e schiamazzi.” rispose freddamente Regina, senza abbassare lo sguardo.
“Regina ha ragione, Mary Marg.. ma'. Abbiamo tutti bisogno di riposo e sappiamo entrambe che in casa nostra è impossibile, poi in questo modo potete dormire tutti e tre in un letto. Ed è quasi una settimana che ne io ne Regina riusciamo a stare con Henry, non va bene.” disse Emma alzandosi a sua volta, seguita da Henry.
Finalmente un po' di tempo con le mie mamme! sorrise il ragazzino. Stare a casa coi nonni e zio Killian era divertente ma gli mancavano Emma e Regina.
“Credo.. credo che vada bene. Ti chiamiamo domani nel tardo pomeriggio per eventuali novità.” disse Snow. Forse un po' di spazio avrebbe fatto bene a tutti.
Conclusi i saluti di rito il gruppo si divise, ognuno immerso nei propri pensieri.

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Regina, troppo stanca per cucinare, aveva ordinato la cena da Ruby mentre tornavano a casa con la macchina dello sceriffo. Henry guardava con curiosità le madri, stranamente quiete, mentre il maggiolino sobbalzava sulle strade di Storybrooke direzione Villa Mills.
“Non litigate perché siete stanche o sono i sensi di colpa?” chiese il piccolo, curioso.
“Sensi di colpa?” chiesero le due donne, guardando il figlio attraverso lo specchietto retrovisore.
Che strano quando parlano assieme! pensò Henry sorridendo.
“Nel senso che i nonni e Hook litigano sempre, sarebbe brutto se litigaste anche voi adesso, anche se litigate sempre, vero?” chiese il bambino. Entrambe le donne alzarono gli occhi al cielo. Quel ragazzino era fin troppo sveglio.
“Vedi Henry..” iniziò Emma dopo un breve sguardo a Regina “a volte gli adulti non vanno d'accordo su alcune cose e discutono, ma non vuol dire che non si vogliano bene..”
“Quindi tu e la mamma vi volete bene?” chiese speranzoso Henry, mentre Emma deglutiva rumorosamente, improvvisamente senza parole. Le due donne si scambiarono un'altra occhiata.
“Beh.. sia io che la signorina Swan ti vogliamo molto bene..” disse evasiva Regina.
“Si, ma voi vi volete bene? Dico tra voi?” lo sguardo si spostava da una mamma all'altra, mentre entrambe setacciavano la propria materia grigia alla disperata ricerca di una risposta appropriata.
Fortunatamente per le due il maggiolino si fermò in quel momento di fronte all'enorme casa Mills, togliendo temporaneamente le genitrici dall'impaccio.
“Guarda Henry! Siamo a casa!” esordirono Regina ed Emma con fin troppo entusiasmo, la prima quasi trascinando il figlio verso l'ingresso, mentre la seconda afferrava i pesanti borsoni seguendo i due a breve distanza.
Appena entrati Henry fu autorizzato a giocare ai videogiochi, mentre le madri si dirigevano di sopra.
“Questo è il bagno degli ospiti, in quel cassetto trovi asciugamani e tutto il resto” disse Regina dall'alto del suo tacco.
“E questo dove lo posso buttare?” chiese Emma togliendosi un ramo dai capelli.
“Nella parte posteriore del cortile ho un'area per il compost, se dopo vuoi..” la mora non fece in tempo a finire la frase che la bionda aveva aperto la finestra e scagliato via il ramo, ovviamente nella parte sbagliata del prato, e richiuso la finestra.
“La solita elegantona, vedo..” la rimbeccò acida Regina.
“Quante storie per un rametto..” sbuffò Emma, lanciando uno stivale infangato in direzione del wc.
Regina la osservò togliersi l'altro stivale e la giacca e decise di rinunciare a risponderle nuovamente, non era in grado di continuare un altro battibecco con la bionda prima di essersi lavata e rifocillata. Abbassò la maniglia e fece per andarsene, si girò nuovamente verso Emma e rimase a bocca spalancata nel vedere due natiche sode e una cascata di boccoli biondi scomparire dietro il vetro della doccia.
“Bene, uhm io.. vado a farmi la doccia, ci vediamo più tardi al piano di sotto” balbettò, prima di chiudere la porta e zoppicare verso il suo bagno.
Regina era immersa nella vasca da neanche cinque minuti quando suonò il campanello per la terza volta. Maledizione. Quando Henry si attaccava alla playstation si isolava completamente dal mondo intero. Afferrò un asciugamano imprecando, ci si avvolse e si fiondò giù per le scale all'urlo di “Arrivo!” ed aprì la porta a Ruby, che dopo averle allungato le borsine con la cena la fissò sorridendo come un'ebete. Regina aggrottò le sopracciglia mentre contava i soldi e si rese conto che gli occhi della cameriera fissavano un punto alle sue spalle e si girò. Dietro di lei, completamente fradicia e vestita di sole ciabatte infradito, stava arrivando la Swan, brandendo il portafogli.
“Aspetta Regina, faccio io!” disse allegra Emma, ficcando un mucchietto di banconote umidicce nelle mani dell'amica, che continuava a sorridere come una cretina radiografando ogni curva della bionda. Regina si sarebbe molto arrabbiata con la cameriera, se non fosse che stava facendo la stessa identica cosa.
“Beh, torno al diner.. scusate dell'interruzione!” disse Ruby strizzando l'occhio e girò i tacchi sparendo verso il vialetto.
“Fa un freddo cane in questa casa!” strillò Emma correndo nuovamente verso il bagno e scuotendo Regina da pensieri decisamente vietati ai minori.
“Se ha freddo si copra, Signorina Swan!” le urlò dietro la mora, mentre osservava con stizza le pozze d'acqua sul pavimento.

Trenta minuti dopo Henry, Emma e Regina erano seduti nella sontuosa sala pranzo di Regina, divorando con gusto le pietanze portate da Ruby.
“Che cos'è successo oggi coi portali? Non ci ho capito molto..” chiese Henry, eccitato all'idea di parlare di vere avventure con le madri.
“Oh, nulla di speciale, ho abbattuto un orco..” disse Emma scrollando le spalle e gesticolando con un cosciotto di pollo fritto in mano.
“Intendi quello che Mulan ha abbattuto al posto tuo con una freccia dopo che tu gli hai sparato?” la rimbeccò perfida Regina mentre sminuzzava una carota al burro.
“Ma'! Hai sparato ad un orco??? Non si spara agli orchi, me l'ha detto la nonna! E neanche ai draghi!” squittì sgomento Henry, affogando un pezzo di hamburger nella salsa tartara.
“La smettiamo con sta storia del drago??? E comunque alla fine il drago è morto e anche l'orco, l'importante è quello” disse la bionda alzando gli occhi al cielo “Poi non sono io quella che ha cercato di stordire una chimera colpendola con un tacco!” continuò Emma guardando di sbieco la mora, che le rese uno sguardo stizzito.
“Per la cronaca, la chimera mi aveva bloccato un polso non consentendomi di lanciare magia, cosa che non sarebbe successa se una certa persona avesse colpito la chimera alla testa invece di strillare come una pazza e sparare!” la rimproverò Regina, continuando a tagliare maniacalmente le carotine.
“Oh, scusami, chi è che ha lanciato una palla di fuoco ad un cm dal mio orecchio nel combattere l'idra???” si lagnò Emma sollevando una ciocca bruciacchiata ed afferrando un altro cosciotto.
“Preferivi forse farti sbranare da una delle sue teste? Dovresti seriamente lasciar perdere le armi da fuoco e farti insegnare dall'idiota senior a combattere con una spada. Lo proporrò al prossimo consiglio cittadino come corso di aggiornamento.” annuì Regina, seria.
Lo sguardo di Henry passava da una madre all'altra, divertito. Anche in casa Charmings stavano sicuramente discutendo, ma di certo non era così interessante. Discussioni o no, era bello riavere le mamme in casa. Entrambe. Assieme.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Snow ed Emma, con occhiaie da panda e colorito verdognolo, stavano sorseggiando caffè bollente sedute al bancone della cucina. Per madre e figlia era stata una lunga giornata di una lunga settimana. Solo poche ore prima entrambe erano state coinvolte nell'ennesimo litigio con Charming e Hook, ormai la situazione a casa era insostenibile ed entrambe tentavano di passare fuori casa più tempo possibile. Il problema dei portali non era ancora stato risolto e nonostante gli incantesimi di protezione su tutti gli edifici della città le strade rimanevano poco sicure, con creature più o meno indisturbate per Storybrooke, tanto che Snow aveva preso l'abitudine di portarsi arco e frecce per il tragitto casa-scuola e abbattendo con pazienza ogni nemico, mentre Emma come prevedibile investiva o sparava senza troppi complimenti a ogni non umanoide che incontrava.
Il fatto che fossero le 4 e 35 del mattino sicuramente non era d'aiuto.
“'ltro 'ucchero?” bofonchiò Biancaneve afferrando un barattolo e versando metà del contenuto dentro la tazza.
“Gnh.” rispose Emma scuotendo la testa.
Perché sono qui? Si stava tanto bene da Regina.. Playstation, bagno personale, niente zuppa di chimera.. pensò Emma, mentre la mente volava a lenzuola dal delicato profumo di mele.
“Come mai già in piedi?” sorrise Hook avvicinandosi alle due, poi si grattò il fondoschiena boxerato con l'uncino e imprecò. Le due donne lo salutarono con un grugnito poi tornarono a sorseggiare caffè immerse nei propri pensieri.
Il corsaro esaminò la dispensa dubbioso Ma dove avrà nascosto la Nutella stavolta?
“Eccola! Ti troverò, ti troverò sempre!” esultò il pirata sbaciucchiando l'agognato barattolo e saltellando contento per tutta la casa, mentre le due donne lo guardavano con sufficienza.
“Com'è che sono incinto io e state male voi?” ridacchiò il pirata, poi si piegò in due e rimise l'anima e buona parte della cena sul parquet.
Un secchio di ferro, un flacone di detergente e uno scopettone volarono in direzione del pirata in rapida successione, colpendolo in faccia e facendolo cadere a terra, mentre senza batter ciglio le due donne si diressero al piano di sopra per sbrigare le faccende mattutine.
All'urlo di “Zuppa di chimera!” dalle scale scese correndo David in mutande brandendo la spada, tentò di scartare moglie e figlia che salivano, si girò di scatto urlando un “Buongiorno!”, si rigirò, colpì il muro con la spalla, mancò tre scalini e cadde rovinosamente sul pavimento, a pochi centimetri da una pozza nauseabonda e sospetta. Fortunatamente per David e per il parquet, la spada volò lontano e si conficcò nel divano.
“David, il divano!” due voci femminili lo rimbeccarono dal primo piano.
“Chimere.. zuppa.. pericolo..” balbettò confuso il principe, tentando di sollevarsi.
“Aspetta tesoro, lascia che ti dia una mano.” sorrise il pirata allungando l'uncino, mentre il principe lo guardava senza capire.
“Chimera?” il biondo si tirò su traballante, raccolse la spada e la mise nel portaombrelli, osservò la confusione in cui versava la cucina e riportò lo sguardo sul corsaro, sperando in qualche chiarimento.
“No, colazione. Però se vuoi è avanzata un po' di zuppa” rispose Hook “lascia solo che mi occupi di questo pasticcio, prima.” e si mise a pulire canticchiando un'odiosa canzoncina pop.
Dal piano di sopra scese dapprima Snow, sistemandosi la faretra sul cappotto, poi Emma con Henry mezzo addormentato in braccio, la cartella del piccolo nell'altro. Snow sparì al di fuori della soglia senza una parola, con gran dispiacere dei due uomini.
“Hey! Dove andate a quest'ora? Sono a malapena le cinque! Ed Henry deve fare colazione!” protestò David mescolando gli avanzi di zuppa, che spandeva pericolosi fumi verdi.
“Lo porto da Regina prima della scuola, facciamo colazione li!” rispose Emma, sistemandosi la cartella di Henry su una spalla e sistemando la spada nella cintura accanto alla pistola.
“Ma Henry ha i calzini spaiati! Sono di due colori diversi!” strillò sconvolto il principe.
“Tranquillo pa', la sua maestra è daltonica..” rispose la bionda afferrando le chiavi del maggiolino e chiudendo rumorosamente la porta dietro di se. David sospirò.
Che problema hanno le donne di questa casa???
Nel pomeriggio avrebbe tentato di parlare con moglie e figlia, non potevano andare avanti così in eterno. Ma ora aveva problemi più urgenti: Hook si era messo a piangere.

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A quell'ora del primo pomeriggio, il diner di Granny era solitamente semi deserto, la nutrita combriccola di lavoratori che si fermavano per il pranzo rifocillata da almeno un'ora.
Il pallido sole del Maine sbirciava all'interno delle vetrate dell'accogliente locale, dove un'annoiatissima Ruby si limava per l'ennesima volta le unghie scarlatte.
Ogni bicchiere, piatto e posata del locale era stato lavato, asciugato e riposto, ogni tavolo e bancone pulito e lucidato e i ben quattro clienti del diner serviti da tempo.
Ruby sbuffò. Aveva già fatto la litigata del pomeriggio con Granny, che leggeva un giornale sportivo placidamente appollaiata dietro la cassa e con Whale di turno in ospedale la giornata si prospettava monotona.
Non c'è neanche un orco da abbattere o qualche nemico da sgranocchiare, che noia! pensò la bruna, poi la sua mente registrò, seppur in maniera inconscia, una distrazione.
Prima ancora che il campanello della porta suonasse, la mora aveva già rivolto sguardo e sorriso verso l'ingresso, l'udito e l'olfatto lupeschi all'erta nel percepire l'amica. Rivolgendole un sorriso di rimando, Emma si trascinò stancamente verso il bancone, salutando Granny con un cenno del capo.
“Hey! Stai da schifo!” esclamò la cameriera, ridacchiando.
“Buongiorno a te! So che è tardi per il pranzo e presto per la cena, ma ho fame!” sorrise Emma, l'amica riusciva sempre a farle passare il malumore.
“Il solito? O preferisci una bella zuppa di chimera?” punzecchiò Ruby, subito interrotta da un grugnito alle sue spalle. Le due giovani scoppiarono a ridere.
Da quando questi portali random avevano iniziato a vomitare creature più o meno letali in giro per la città Snow aveva cercato di convincere tutti i locali di Storybrooke, Granny's compreso, a servire la “squisitissima” zuppa di chimera ai suoi clienti. Inspiegabilmente, nessuno aveva accettato, con grande rammarico della morettina.
“Il giorno in cui servirò quella bestiaccia puzzolente ai miei clienti sarà quando Gold smetterà di fare affari, Whale di importunare le suore e Ruby farà voto di castità!” tuonò la vecchia, sparendo in cucina per preparare l'hamburger di Emma. Le due giovani sorrisero, l'età non aveva minimamente intaccato il carattere focoso dell'anziana lupa.
“Quindi.. che mi dici? Giornata pesante?” chiese curiosa la cameriera, volgendo nuovamente lo sguardo verso l'amica.
“Pesantissima. Oggi tre orchi stavano distruggendo il parcheggio della farmacia ed Eolo ha pensato bene di tentare di cacciarli brandendo uno scopettone. Io e Mulan siamo arrivate appena in tempo!” disse la bionda alzando gli occhi al cielo, mentre la mora scoppiava nuovamente a ridere.
“E come va con le frecce? So che non sono proiettili ma..” sorrise Ruby allungandole il piatto appena arrivato dalla cucina.
“Spiritosa! Comunque bene, Snow mi sta dando qualche lezione di arco, anche se continuo a trovarmi meglio con la balestra. Comunque, salta fuori che Eolo è allergico anche agli orchi, quindi dopo averli abbattuti abbiamo dovuto portare Eolo all'ospedale per un controllo. A proposito! Whale ti saluta!” disse Emma strizzando l'occhio all'amica, che arrossì leggermente.
“Ottimo.. Mulan l'ho vista prima, a pranzato con Aurora poi è tornata di pattuglia con David, mai un attimo libero eh?” disse la mora all'amica.
“E Aurora come se la cava, qui?” chiese Emma addentando il panino e, volgendo lo sguardo verso la principessa, che caracollava impacciata verso un tavolo con un vassoio stracolmo.
“Qualche bicchiere rotto ma niente di grave, si da da fare ed è cortese con tutti. Sia io che Granny siamo molto contente, essendo una reale credevamo ci mettesse più tempo ad ambientarsi.” sorrise Ruby, guardando l'amica e collega che nel frattempo aveva depositato i piatti di fronte ai legittimi clienti senza rovesciare nulla e si era accomiatata con un inchino.
Per ricambiare l'ospitalità ricevuta dalle due lupe, Mulan versava regolarmente la quota settimanale per la stanza che lei ed Aurora occupavano, mentre la principessa si era offerta di servire ai tavoli a titolo gratuito.
“Emma!” sorrise Aurora, trotterellando verso il bancone ed abbracciando l'amica “Come va? Sembri stanca..” continuò timidamente sistemandosi per l'ennesima volta la gonna cortissima.
Come avrà fatto Ruby a convincere Aurora ad usare la sua uniforme? Devo indagare con Mulan appena la vedo.. si chiese Emma.
“Tutto bene, giornata pesante.” spiegò la bionda, senza scomporsi.
“Come sta Henry? I tuoi e Hook?” chiese Aurora.
“Al solito, direi. Il clima però è abbastanza pesante, ultimamente porto spesso Henry da Regina, almeno lui sta tranquillo e vede più spesso sua madre” rispose Emma scrollando le spalle, visibilmente a disagio. Ruby aggrottò impercettibilmente le sopracciglia. Da tempo l'amica Snow era tesa e nervosa, ma la situazione non sembrava avere soluzione e la cosa non le piaceva per niente. Scrollando le spalle allontanò i pensieri negativi dalla mente e si girò verso lo sceriffo.
“Dovresti andarci anche tu da Regina, magari un bel piatto di lasagne e una bella doccia rilassante ti rimetterebbero in sesto, per non parlare della compagnia..” stuzzicò Ruby sorridendo perfida, ma Emma non sembrò colgliere l'insinuazione, concentrata a strafogarsi di hamburger.
“Magari, guarda. Non ho mai dormito così bene come a casa di Regina! Se mi fa trovare pasti caldi tutti i giorni potrei quasi abituarmi. Inoltre possiamo passare entrambe del tempo con Henry e lui ha li quasi tutta la sua roba..” disse sospirando la bionda, mentre le due cameriere si scambiarono uno sguardo d'intesa. Pur essendo di un candore quasi commovente, durante la permanenza al Granny's la principessa aveva iniziato ad apprezzare la fine arte del gossip ed a percepire le affinità amorose dei vari clienti del diner, guidata dall'esperta amica e mentore Ruby.
Inoltre l'episodio della doccia le era stato raccontato nei minimi dettagli da suddetta Ruby
“Parli del diavolo..” mormorò Ruby sorridendo e le tre si girarono verso la porta, dalla quale stava facendo il suo ingresso trionfale nientemeno che il sindaco.
“Ciao Regina!” sorrise Emma, gli occhi incollati al corpo sinuoso della bruna. Regina si limitò ad afferrarle un braccio senza dire parola e, girati i tacchi, la scalzò dallo sgabello e prese a trascinarla verso l'esterno.
“Signorina Swan, riunione urgente a casa di Gold. Adesso.” fu l'unica spiegazione.
Mentre trascinava la Swan verso l'uscita, la voce di Donna Summer esplosero nel diner e le note di Hot Stuff, sparate ad un volume imbarazzante, si fecero largo nella sala. Diverse paia d'occhi si rivolsero verso Ruby, che stava estraendo il cellulare dalla tasca del grembiule.
“Vicktor, ciao!” sorrise la cameriera, incurante degli sguardi “Certo che sono libera alle nove! Certo, a dopo!”.
Regina levò gli occhi al cielo mentre Emma ridacchiava e riprese la sua marcia inesorabile.
Protestando contro la bruna, Emma si rivolse alle amiche “Tenetemi da parte gli avanzi!” urlò lanciando venti dollari verso il bancone.
“Sarà fatto! Ciao Emma, ciao Regina!” sorrise Ruby, mentre la timida Aurora salutava con un debole cenno della mano. Ruby si girò verso Aurora con un sorriso che alla giovane non piacque per niente.
“Beh, e di te e Mulan che mi dici?” chiese la lupa. Le guance di Aurora si tinsero di un rosso vermiglio.

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Capitolo 7
*** 7 ***


 

Altra parte molto SwanQueen! E con la solita stupidità. Se vi piace avere un sottofondo musicale quando leggete  vi consiglio caldamente la versione dei Black Ingvars di Gimme Gimme Gimme, buona parte dei capitoli precedenti è stata scritta grazie a questa canzone :)
Buona lettura!
Aym

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Regina stava stringendo talmente forte la mano di Emma che la bionda si chiese se il rumore che si spandeva nelle orecchie fosse lo scricchiolio delle sue ossa o semplicemente il cuore che le martellava in petto. La mora, solitamente non avvezza a contatti tanto intimi, le aveva afferrato la mano appena varcata la soglia della casa di Gold e la morsa delle dita intrecciate alle sue stava diventando dolorosa, ciononostante Emma non se la sentiva di lasciarla andare, non quando quel semplice e inaspettato gesto le scatenava sensazioni tanto piacevoli.
Da diversi minuti le due stavano in piedi poco oltre la porta dell'Oscuro Signore, gli occhi che saltavano da un oggetto all'altro senza sosta. Gold le osservava con un sorriso perfido crogiolandosi nel disagio delle due donne, mentre Belle guardava con dolcezza le mani giunte delle due, permettendosi di sperare Che si siano finalmente rese conto..?
In effetti, lo stupore di Regina ed Emma era del tutto legittimo. Gli eleganti mobili, così come il parquet, i tappeti ricercati e quasi tutte le altre possibili superfici d'appoggio erano coperte da giocattoli e da oggetti per infanti. La dimora più elegante di tutta Storybrooke (dopo quella di Regina, ovviamente) si era trasformata di colpo in un enorme nursery.
L'arrivo di Blue scosse le due donne, che si scostarono dall'ingresso per farla passare, sempre con le mani giunte. La fata si chiuse la porta alle spalle, salutò tutti con un cenno del capo, lanciò uno sguardo disgustato alle due donne mano nella mano e deglutì rumorosamente nel constatare lo stato della casa. Ma cosa accidenti..?!
“Avete..rinnovato. Carino.” balbettò cortesemente Blue, rivolta agli ospiti.
Belle arrossì, per nulla a suo agio in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie per neonati, mentre Gold sorrise con dolcezza, sconcertando le tre nuove arrivate. Con un ampio gesto del braccio fece strada verso il salotto, dove le aspettava un vassoio con tazzine e un ampio bricco di tè fumante. Emma si accasciò su un'enorme poltrona, mentre Regina, le dita sempre intrecciate a quelle della bionda, si accomodò al suo fianco sul bracciolo, le gambe accavallate e la postura regale di sempre.
“Rumple, sei impazzito?” chiese Regina indicando il pavimento coperto di giocattoli. Distrattamente allungò la mano verso la tazzina offertale da Emma.
“Dev'essere tutto pronto per quando arriverà il bambino. O la bambina. Non lo sappiamo ancora.” rispose secco Gold, la donna non si ricordava forse cosa volesse dire avere un piccolo in casa?
“E tu come stai, cara?” chiese cortesemente Blue a Belle, tentando disperatamente di ignorare le due donne alla sua destra. La ragazza sorrise accarezzandosi la pancia appena sporgente.
“Per ora tutto bene, qualche nausea e un po' di stanchezza ma mi sento in forma.” disse la giovane, gli occhi del compagno che la scrutavano con affetto.
Visibilmente a disagio in mezzo a tanta dolcezza e decisa ad uscire il prima possibile da quel paese dei balocchi per poppanti, Blue batté le mani, pronta ad affrontare l'argomento che li aveva portati a vedersi.
“Torniamo all'ordine del giorno. Prima Gold mi ha chiamata perché a quanto pare ci sono novità sul problema dei portali, è così?” chiese la fata.
“Certo” disse Gold appoggiando la tazzina sul tavolino “Ho trovato un incantesimo che potrebbe bloccare temporaneamente i portali, una sorta di barriera che impedisce di aprirsi.”
Le donne mormorarono soddisfatte, finalmente la città avrebbe avuto un po' di pace.
“Tuttavia” continuò serio l'uomo “La soluzione è temporanea, anche unendo i poteri miei, di Regina e Blue guadagneremo al massimo tre o quattro mesi, è un incantesimo piuttosto instabile e bloccare l'accesso da altri mondi non è per nulla semplice.”
Le donne tacquero. Qualche mese era poco, ma era pur sempre meglio di nulla.
“C'è un problema. L'incantesimo che ho io è incompleto.” lo sguardo dell'uomo si spostò verso l'ex allieva “Però sono certo che tu avrai un duplicato, ricordo distintamente di averlo visto in uno dei libri di tua madre. Ti scriverò cosa cercare, prima disattiviamo i portali prima saremo al sicuro. Sono stanco di orchi e chimere davanti casa.”
Regina si limitò ad annuire, tentando di rimanere concentrata. Superato lo shock iniziale la mora si era resa conto di essere mano nella mano con Emma ma non se la sentiva ancora di lasciarla andare, si sentiva curiosamente a suo agio e incredibilmente rilassata, anche se distratta. La Swan le stava massaggiando la mano col pollice, una dolce carezza a cui la sindachessa non intendeva rinunciare presto. Guardò con astio Blue, che a dispetto di ogni sforzo stava fissando palesemente schifata le due donne sulla poltrona.
Come si permette? pensò Regina, senza distogliere lo sguardo dalla fata.
Con un sorriso malefico si sporse verso la bionda e le scostò una ciocca di capelli dal viso con la mano libera, stando bene attenta a sfiorarle l'orecchio durante il procedimento.
La Swan, rossa come una fragola matura, quasi si strozzò con i biscottini che si stava sbafando.
Tossendo e pulendosi la bocca col dorso della mano Emma tentò di riguadagnare una certa compostezza.
Non la guardare, non la guardare, non la guardare..” pensò la bionda, sentendo lo sguardo della mora bollirle sottopelle.
A quel punto le era evidente che Regina era ben conscia di essere mano nella mano con lei, cosa che le fu confermata quando la mora iniziò a ricambiare le attenzioni specchiando le carezze con il pollice ricevute dalla bionda.
Blue distolse lo sguardo di colpo, mentre Gold volgeva gli occhi al cielo e Belle si copriva la bocca con la mano, soffocando una risatina deliziata.
Cara Blue, se speri di vincere contro Regina e dividere queste due..” pensò sorridendo.
Gold si schiarì la voce, riportando l'attenzione su di se.
“C'è un'altra cosa. Non so ancora quale sia la causa di queste maledizioni ma credo siano slegate. E ho una teoria sulla maledizione delle gravidanze.”
L'uomo si guardò attorno constatando di avere la completa attenzione delle presenti quindi proseguì “Credo che sia una maledizione che agisce sul Vero Amore. E credo che l'obbiettivo finale di questa sia Regina.”
“Che verso fa la mucca? Mooooo!”
L'atmosfera tesa venne interrotta improvvisamente da Emma, che si era messa un giocattolo parlante sulle ginocchia e con la mano libera stava schiacciando tasti a caso.
Tre paia d'occhi la fulminarono e Belle ridacchiò. La Swan appoggiò il giocattolo per terra sbuffando, e tutti riportarono l'attenzione su Gold.
“Dicevo.. Credo che la maledizione fosse stata lanciata su Snow e Charming per forzare una gravidanza, probabilmente su David anziché su Snow, ma il fatto che fossimo in procinto di attraversare il portale abbia in qualche modo interferito, così da portare la maledizione a Storybrooke e ingravidare Hook anziché David.”
“La tua teoria potrebbe avere senso, ma perché coinvolgere i Charmings?” chiese Blue, improvvisamente a disagio. Questa storia le piaceva sempre meno.
“Il mettere incinto David anziché Snow avrebbe creato non pochi problemi alla coppia, e il fatto che la famiglia Charmings si espanda avrebbe irritato Regina.” disse Gold.
“Ma chi può architettare una cosa simile per creare problemi sia ai miei che a Regina?” chiese Emma, confusa.
“L'unica che vorrebbe ed è in grado di farlo. Una maledizione simile abbisogna di un potere enorme, e il fatto che la maledizione abbia attraversato il portale con noi mi spinge a pensare che la fautrice di tutto questo sia a Storybrooke, altrimenti la maledizione sarebbe stata spezzata.” concluse Gold, stringendo a se la fidanzata.
“Questo significa che..” Emma non voleva crederci.
“Mia madre è viva. Ed è a Storybrooke.” concluse Regina, terrea.

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Una buona mezz'ora più tardi Blue, Emma e Regina si alzarono dalle rispettive sedute, ognuna immersa nei propri pensieri. L'unica cosa che confortava Blue è che con il bambino in arrivo anche il Signore Oscuro avrebbe lottato fino alla fine contro questa nuova minaccia.
Le tre si trovavano sulla soglia, Emma continuava a stringere la mano di Regina, che era insolitamente silenziosa. La voce di Blue la riportò alla realtà.
“Faremo rapporto di quanto detto al resto del consiglio di guerra, anche se per ora eviterei di dire che il bambino è di Snow e David, la situazione è già abbastanza complicata.”
La fata si rivolse ad Emma e Regina “Le nostre priorità ora sono trovare Cora e chiudere i portali. Parleremo di come organizzarci per trovare Cora alla riunione, ma iniziate subito le ricerche del libro.”
Emma e Regina annuirono, poi Emma si girò verso la giovane bibliotecaria, sorridendo cortese.
“Sai, dovresti davvero venire da Granny una di queste sere, in questo periodo abbiamo tutte bisogno di svago e ci farebbe piacere se fossi dei nostri, Snow, Tink e Ruby chiedono continuamente di te. E Mulan e Aurora sono adorabili, sono certa che le troveresti simpatiche.”
Belle sorrise e sospirò, guardando il compagno. Da quando aveva saputo di essere padre Gold era entrato in modalità ultra protettiva e non le faceva più fare nulla. Stare in casa era stato bello per le prime due ore, ma leggere non le bastava, voleva avere una vita sociale.
“Sarebbe fantastico!” sorrise Belle, in attesa dell'inevitabile commento del compagno.
“Non se ne parla nemmeno! È incinta! E se succede qualcosa?” esclamò Gold, oltraggiato.
Regina alzò gli occhi al cielo. Avrebbe volentieri stilato un esaustivo elenco di tutto quello che sarebbe potuto succedere a Belle anche se non fosse stata incinta, ma Emma la fermò appena in tempo, strizzandole dolcemente la mano.
“E cosa deve succedere? Gold, è incinta, non malata!” sospirò Emma.
“E se quando esce di casa venisse aggredita da un troll?” controbatté Gold, testardo.
Stavolta fu Blue ad alzare gli occhi al cielo.
“Ma se ci hai dato il riferimento dell'incantesimo tu stesso! E poi ci sono continue pattuglie e Belle ha vissuto per parecchio tempo nella Foresta Incantata..” esclamò Blue, spazientita.
E con te.. aggiunse mentalmente.
“Se sei tanto preoccupato degli orchi posso passarla a prendere io con Snow, io ho la pistola e mia madre è un'ottima arciera.” sbottò Emma. Com'era possibile essere tanto ottusi?
“Non si spara agli orchi!” strillarono in coro Blue, Gold e Regina, rimproverando la bionda. Emma alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“E comunque non mi fido. E se da Granny esplode la friggitrice? E se rimanete bloccate da una tormenta di neve? E se Ruby si trasforma in lupo anche senza la luna piena? E i pancakes sono avvelenati?” balbettò paonazzo Gold. Gli occhi di Belle erano incollati alle sue scarpe. Amava Rumple più di ogni altra cosa, ma era stanca di essere sua prigioniera, passando le sue giornate tra casa e negozio. Se solo si fosse sciolto un po'..
Le tre ospiti si scambiarono un rapido sguardo, e l'accordo fu sigillato.
In questo genere di battaglie occorreva mettere da parte l'orgoglio ogni antico dissapore.
In questo genere di battaglie si era alleate e basta, l'obbiettivo chiaro e comune.
In questo genere di battaglie si smetteva di essere Emma, Regina o Blue.
In questo genere di battaglie si era donne, l'obbiettivo chiaro e comune. Gold.
Le tre sorrisero impercettibilmente a Belle, poi diedero il via alle danze.
“Sai, ho letto che tenere la moglie troppo tempo in casa può fare male al bambino. Anche il piccolo sta bene ascoltando le chiacchiere dal pancione.”
“Inoltre fare quattro passi all'aria fresca giova moltissimo alla salute di madre e pargolo.”
“Senza contare che è scientificamente provato che passare 3-4 ore al giorno di svago e socializzazione riduce i rischi della gravidanza.”
“Ed è noto che tutta la popolazione di Storybrooke si rifocilli almeno una volta a settimana nel diner di Granny, vuoi forse privare la tua compagna e il vostro bambino di questa tradizione?”
“Oh, dimenticate le belle storie che racconta Granny di quando era giovane, i bambini le adorano!”
“Poi si dice che la voce di Archie sia quasi ipnotica per i piccoli, aiuterebbe sicuramente a scalciare di meno!”
“Ma vogliamo parlare del mare? È importante passeggiare sul lungomare di Storybrooke, con lo iodio e tutte le altre cose sane che ci sono nell'aria!”
“Non scordiamoci la biblioteca. Lavorare finché se la sente fa bene all'umore della mamma e, di conseguenza, anche al piccolo.”
“Sarebbe bello anche visitare il convento, la domenica le fate si esibiscono col coro e la musica è una manna per grandi e piccini.”
“A proposito di musica! Anche i nani cantano, una passeggiata vicino alle miniere all'orario giusto e si possono ascoltare motivetti orecchiabili.”
Mentre Belle soffocava a stento le risate, Rumple si sentiva stordito, stanco e in qualche modo raggirato. Che le tre donne sarebbero potute andare avanti per ore gli era ormai chiaro, e davanti a cotanta forza, Gold non poté che chinare il capo, sconfitto.
“D'accordo! Ma non più di tre ore al giorno!” concesse l'uomo.
Le quattro donne si guardarono soddisfatte e dopo aver abbracciato Belle e salutato Gold, le tre donne uscirono dalla dimora dell'Oscuro Signore.

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L'inusuale trio si era da poco incamminato verso il parcheggio, quando un rumore catturò la loro attenzione.
Thud. Thud. Thud.
Un cassonetto a diversi metri da loro traballava visibilmente, cozzando con i cassonetti vicini.
Emma, ancora con le dita intrecciate con quelle di Regina, si mise davanti alle due donne con fare protettivo, estraendo la pistola con la mano libera. Regina aveva materializzato una palla di fuoco dal palmo libero e la puntava minacciosamente al cassonetto. Blue, bacchetta alla mano, le seguiva a breve distanza.
Thud. Thud. Thud.
Armi pronte e sensi all'erta, le tre si avvicinarono di qualche passo al cassonetto, per poi fermarsi di colpo, sorprese ed imbarazzate.
Oltre al clangore metallico ora si udivano distintamente gli ansiti e i grugniti di due creature, grandi a giudicare dai versi animaleschi, inconfondibilmente impegnate nella riproduzione.
“E se fossero orchi?” sussurrò Blue.
“Che stanno..?” disse sottovoce Emma, guardando dapprima la fata poi il cassonetto con aria orripilata.
“Suvvia signorina Swan, come crede che si riproducano gli orchi? In questo non sono certo diversi da noi.” bisbigliò Regina, con fare pratico.
“E devono riprodursi proprio qui a Storybrooke?” anche sottovoce, il tono oltraggiato della Swan trasudava disgusto.
Un ululato ferino e il dissiparsi dei versi le informò che le creature avevano concluso le proprie attività.
Prima le due more potessero impedire gesti avventati ad Emma, la Swan gridò “Chi va là!” in direzione delle creature.
Due risate decisamente familiari si levarono da dietro il cassonetto e, con gran sorpresa del trio, un affannatissimo Whale uscì dall'ombra sistemandosi i pantaloni seguito da Ruby, che tentava di rimettere i seni in una maglietta decisamente troppo stretta.
“Buongiorno..” sorrise Whale. Ma perché queste arpie devono sempre essere tra i piedi? Si chiese il medico. Blue guardò i due amanti con disprezzo e Regina levò gli occhi al cielo.
“Whale, Ruby! Temo dovrò farvi una multa per atti osceni in luogo pubblico. Di nuovo.” sospirò Emma, staccando finalmente la mano da quella di Regina e prendendo biro e blocchetto.
Né alla fata né ai due amanti sfuggì il grugnito di disapprovazione di Regina al mancato contatto fisico con la bionda. La lupa sorrise al Sindaco strizzando l'occhio.
“Sono certa che possiamo metterci d'accordo.. Che ne dici di un mese di pranzi gratis?” flirtò la lupa guardando lo sceriffo, mentre la fata e la strega la guardavano con malcelato astio, causato da due motivi ben diversi tra loro. La punta della biro si staccò dal foglio e gli occhi verdi della bionda saettarono verso quelli gialli della lupa.
“Un mese?” chiese Emma, interessata.
“Sceriffo Swan! Ma scherziamo? Questa è corruzione bella e buona!” si sdegnò Regina, portandosi una mano al petto con un gesto teatrale. Blue annuì approvando la lavata di capo.
“Signora sindaco, le ricordo che gli scontrini dei pasti in orario lavorativo mi vengono parzialmente rimborsati con l'apposito fondo comunale. Di certo sarebbe un risparmio per il municipio.” le ricordò Emma sorridendo.
“Oh, è vero. Proceda pure.” disse Regina, annuendo.
“Andata, ma facciamo un mese e mezzo.” disse Emma a Ruby, che le sorrise. Il blocchetto e la penna sparirono nuovamente nel cinturone dello sceriffo.
Il dottore si accomiatò dalle le tre donne con un cenno del capo e, presa sottobraccio la cameriera, si allontanarono verso il centro.
“Ma.. Ma.. È un reato!” sbottò sgomenta Blue.
“No mia cara, è budget.” rispose fredda Regina, riafferrando la mano di Emma. Non sapeva perché e nemmeno le importava, ma le piaceva quel piccolo contatto. E ora che l'aveva provato lo esigeva.
Quello che sembrava il principio di una faticosa discussione venne troncato dalle note di Macho Man, che strillavano dai pantaloni dello sceriffo. La bionda pescò il telefono dalla tasca ed accettò la chiamata.
“Si Leroy, dimmi.” Le due more alzarono nuovamente gli occhi al cielo. Possibile che la bionda non possedesse una sola suoneria seria?
“Parla con calma, non capisco. Un tizio che cercava di abbattere una balena albina nella zona del porto, dici?” la Swan tentava di calmare l'agitatissimo nano, mentre le altre due donne tentavano di capire qualcosa.
Dal tono concitato della bionda era evidente che si trattasse di un'emergenza.
“L'avete interrogato? Ah, bene. E come ha detto di chiamarsi?” continuò Emma.
Il tono divenne improvvisamente iroso.
"Leroy! Ma come ti permetti?!” urlò la bionda all'interlocutore, le more la guardavano confuse.
“Oh..” disse Emma, calmandosi di colpo “Hacab con l'H! Pensavo ce l'avessi con me.. Si. Si, con Regina. E c'è anche Blue. Si, cinque minuti.”
La bionda concluse la chiamata e si girò verso le due donne.
Dobbiamo andare al porto. A quanto pare i portali di terra portano orchi e chimere mentre i portali di mare portano balene e vecchi.”
Le due la guardarono senza capire. Emma sospirò poi si diresse verso l'auto senza ulteriori spiegazioni, trascinando Regina. Blue accelerò il passo.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Altra domenica altro giro! Si ringrazia Tarja per i consigli musicali e in generale tutte voi per il supporto e le recensioni.
Buona lettura!
Aym

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“Silenzio!” sbraitò Blue massaggiandosi le tempie. L'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno in quel momento era un consiglio di guerra straordinario, ma la popolazione doveva essere avvisata.
Il fatto che un trio d'orchi si fosse materializzato ad inizio riunione nel cortile della stazione di polizia proprio mentre gli ospiti stavano arrivando non aveva di certo calmato gli animi.
Fortunatamente i tre orchi giacevano li dov'erano apparsi, colpiti da una folla inferocita ed impaziente che non aveva esitato ad abbatterli senza troppi complimenti. Del più grosso dei tre era rimasto un mucchietto di frattaglie carbonizzate, uno era praticamente diventato un puntaspilli, a giudicare dal quantitativo imbarazzante di frecce, dardi e proiettili che l'avevano steso mentre sul terzo erano ben visibili segni di graffi lupeschi e l'impronta di un tacco.
Cittadini terrorizzati ed arrabbiati, come se non bastasse avere Cora a piede libero in città.. aveva pensato Blue.
Gettò l'occhio verso Glass che scriveva in fondo alla sala, poi si costrinse a procedere. Questa parvenza di democrazia e gli aggiornamenti pilotati di Glass aiutavano a tenere sotto controllo i cittadini e permettevano a lei ed al bizzarro team di affrontare i vari pericoli che in questo periodo sembravano non finire mai.
Il boato si affievolì pian piano e Blue ricominciò il discorso, informando i presenti di aver trovato una soluzione temporanea per bloccare i portali e del fatto che Cora Mills si trovasse, viva ed al momento nascosta, in città. La notizia zittì definitivamente la sala.
Una soluzione per trovarla e neutralizzarla non era ancora stata trovata, inoltre non era il caso di condividere i piani con il rischio che la strega ne venisse a conoscenza. Al momento ogni proposta per eliminare la minaccia era stata tristemente bocciata.
“Ora, per quanto riguarda la maledizione delle gravidanze..” Blue gettò un'occhiata all'amica Snow, vedendola irrigidirsi. Sospirò. Col senno di poi l'avrebbe perdonata e capita, ma ora era necessario omettere parte della verità Mi dispiace, amica mia..
“Abbiamo motivo di credere che non sia dovuto al fatto che i due partner abbiano avuto contatti intimi..” proseguì la fata, senza staccare gli occhi dalla sua protetta. Il sollievo di Snow fu breve “..abbiamo invece la conferma che i due devono dividere il Vero Amore.”
La fata lasciò che la notizia si diffondesse nell'aria e si preparò mentalmente al tonfo dell'amica che sveniva, ma non lo udì. Si sentì invece, distintamente, il sonoro ceffone che Snow mollò al marito, prima di uscire dalla stazione di polizia. Nessuno disse nulla o tentò di fermarla, erano tutti troppo scossi.
Blue fece cenno ad Emma, ancora turbata dalla reazione della madre, di avvicinarsi al microfono. La fata era più che lieta di lasciare alla salvatrice il comando ed andò ad accomodarsi tra le consorelle.
“Anche se i motivi ci sono ancora oscuri” iniziò la bionda “Sappiamo che almeno la maledizione delle gravidanze è stata lanciata da Cora. So che per molti di voi questa è una splendida occasione per mettere su famiglia, ma non dimenticate che Cora non ha avuto intenzioni benevole finora ed è necessario fermarla.”
Un mormorio di assenso si levò dalla folla.
“La ricerca sugli incantesimi sta dando i suoi frutti e stiamo elaborando una contromaledizione, anche se ci vorrà tempo. Nel mentre, io e Regina ci occuperemo della chiusura dei portali. Prima di uscire per cortesia prendete qualche volantino e distribuitelo agli altri cittadini, ci servono informazioni da chiunque possa aver visto Cora, ma mi raccomando non affrontatela!” disse Emma, seria. Pescando un foglietto dalla tasca si girò un momento verso la sua famiglia, osservandoli stancamente. David e Hook si guardavano di sottecchi, imbarazzati, mentre Henry era tra le braccia di una Regina terrea ed apatica. Emma abbozzò un sorriso, ma nemmeno l'allegria della bionda sembrò migliorare l'umore della mora.
Emma sospirò ed estratto il foglietto dalla tasca si accinse a terminare il consiglio.
“Il consiglio è terminato, prima di andare vi ricordiamo che questo meeting è stato sponsorizzato da Dr Archie Hopper studio di consulenza psicologica e dalla Farmacia Eolo et. Ci.” la bionda sollevò un sopracciglio nella direzione di Blue, che si limitò a sollevare le spalle.
“Vi ricordo inoltre che per qualsiasi segnalazione potete rivolgervi al call center delle fate.”
Nessuno commentò e la stanza si svuotò rapidamente. Le domande erano tante ma le notizie anche di più e tutti si sentivano stanchi e confusi.
“Vado a vedere come sta tua madre.” si accomiatò Blue poggiando delicatamente la mano sulla spalla della Sceriffa, che sorrise debolmente “Credo che.. anche a qualcun altro potrebbe far piacere la tua comprensione”, disse indicando Regina con un cenno del capo, poi uscì.
La stazione di polizia era ritornata nel silenzio, Henry che si rifiutava di lasciare le braccia di Regina, non l'aveva mai vista così e si sentiva pervaso dalla tristezza.
Emma mandò rapidamente un messaggio alla madre per darle il proprio supporto, poi si avvicinò alla sua famiglia.
Famiglia.. che strana sensazione. È questo che si prova ad averne una? Pensò la bionda.
Ultimamente sentiva molto più in famiglia con Regina ed Henry che non con i suoi genitori. Sospirò.
“Ora che.. che si fa?” chiese debolmente Henry, guardando speranzoso la mamma bionda.
“Quello che facciamo di solito quando c'è un problema“ rispose Emma chinandosi verso i due “Uniamo le forze e lo risolviamo!”
Madre e figlio scivolarono dolcemente tra le braccia della bionda, stringendola forte.

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Nonostante il pericolo imminente, i litigi e la confusione della giornata, la serata era stata stupenda.
Il cibo squisito, come sempre. Henry si era comportato in maniera impeccabile, facendo i compiti mentre Emma e Regina lanciavano un incantesimo di protezione su Villa Mills, poi aiutando le due a sparecchiare dopo cena. Le madri gli avevano perfino concesso di chiamare Grace per augurarle la buonanotte, evitando accuratamente di farsi passare Spencer, che anche da gravido non perdeva occasione di infastidire il prossimo.
Il piccolo era poi stato mandato a letto e due premurose madri gli avevano rimboccato le coperte e letto una storia. Dato che di favole ne vivevano già abbastanza, le due genitrici avevano deciso di comune accordo che da quel momento in avanti avrebbero letto al piccolo dei libri di avventura, che non fossero infarciti da storie di amici e parenti.
“Giuro che se leggo un'altra storia su mia madre vomito!” aveva detto la bionda.
“Siamo in due, mia cara.” aveva risposto la mora, annuendo.
La bionda aveva allora estratto dalla borsa di Henry alcuni libri che aveva portato con se, nella speranza che la mora approvasse la scelta. Contrariamente a quanto si aspettava Emma, Regina era sembrata sorpresa ed aveva acconsentito. Fu così che Emma e Regina, sedute sul letto di Henry, si trovarono ad ascoltare il figlio che leggeva ad entrambe le gesta di Frodo & Co.
“Quindi tecnicamente è un nano.” disse Regina, convinta di avere finalmente capito.
“Ma no mamma, è un hobbit. È basso come un nano ma in più ha i piedi giganti. E nasce come gli umani, non dalle uova come i nani.” sospirò Henry.
“Aspetta un momento, i nani escono dalle uova?” chiese Emma, esterrefatta.
“Signorina Swan, dopo tutto questo tempo si dovrebbe essere fatta una discreta cultura sulla Foresta Incantata, possibile che non abbia un minimo di curiosità per la sua terra natia?” sbuffò irritata Regina, tentando nel contempo di immaginarsi Leroy con i piedi enormi.
“Perché dovrei chiedere ai miei come nascono i nani? Credevo fosse scontato!” borbottò la Swan.
“Mamma ha ragione Ma', dovresti studiare di più. Così sapresti anche come abbattere i nemici senza pistola, come fanno i nonni e Mulan.” annuì Henry, passando alla pagina successiva.
“E basta con sta storia del drago!” disse Emma alzando gli occhi al cielo. Henry e Regina si scambiarono un'occhiata divertita e ridacchiarono.
“Mamma, ma chi le depone le uova di nano?” chiese d'improvviso Henry.
Le due madri si guardarono con la complicità che solo una coppia di genitori può avere.
Emma sfilò delicatamente il libro dalle mani di Henry, vi mise il segnalibro ed appoggiò il tomo sul comodino, mentre Regina rimboccava le coperte del figlio.
“È ora che tu dorma, è tardi.” dissero in coro le due mamme, baciando il bambino sulla fronte.
Henry sbuffò. Quando quelle due si mettevano d'accordo non c'era nulla da fare, e poi aveva sonno. Peccato però. Avrebbe tanto voluto sapere chi deponeva le uova dei nani e soprattutto se Frodo avrebbe accettato la proposta di Gandalf di andare a Gran Burrone.

La porta della stanza di Henry si era appena chiusa, le due donne erano scese al piano di sotto e si stavano accomiatando di malavoglia.
“Posso offrirti del sidro prima che te ne vada?” chiese Regina.
Cielo, sembro una scolaretta! Regina Mills, cos'è quel tono sommesso? Datti un contegno, è solo Emma Swan!
“Ma come, la sindachessa che incita la sceriffa all'alcolismo?” scherzò Emma fingendosi oltraggiata e portandosi una mano al petto con gesto teatrale.
“Signorina Swan, le ho offerto un bicchiere di sidro, non una botte!” sorrise Regina sollevando gli occhi al cielo.
“Signorina Swan? Non eravamo passate a darci del tu?” disse Emma scuotendo la testa e seguendo la Mills in salotto.
“Bene.. Emma. Se non ti dovessi reggere in piedi dopo un intero bicchiere di sidro la stanza degli ospiti è a disposizione. Non sia mai che il nostro sceriffo esca ubriaca dalla casa del sindaco e si metta alla guida.” la mora sorrise malefica sbirciando la Swan da sopra una spalla mentre preparava i due bicchieri. Notò con piacere che la bionda era arrossita.
Perché deve sempre fare così.. un momento prima è un ghiacciolo e l'attimo dopo è.. pensò la Swan, accettando il bicchiere offertole e sedendosi di fronte alla bruna.
Chissà cosa pensa in quella testolina bionda.. Perché non voglio che se ne vada? Regina la guardava di sottecchi sorseggiando il suo sidro.
Le due bevvero in silenzio i loro sidri, scambiandosi qualche timida occhiata e distogliendo immediatamente lo sguardo, l'atmosfera resasi inspiegabilmente pesante. Poi Emma si decise a rompere il silenzio.
“Regina.. la troveremo.” disse sporgendosi in avanti eposando una mano su quella della mora. Sorprendentemente, quest'ultima non solo non si ritrasse, ma mosse delicatamente la mano quel tanto che bastava per intrecciare le dita con le sue. Sorrise tristemente alla bionda.
“E come?” sospirò Regina.
“Sicuramente vorrà gustarsi lo spettacolo del caos che ha creato. Con il salto del portale ha involontariamente creato più danni di quanti avesse preventivato. E vorrà vederti. E vedere Henry.” disse Emma, per nulla contenta all'idea.
“Non possiamo permetterglielo, è pericolosa!” Regina quasi strillò, il solitamente ferreo autocontrollo sparito in un istante all'idea che il figlio potesse essere in pericolo.
“Glielo impedirò. Non ho intenzione di darle occasione di fare male ad Henry. O a te.” disse Emma, il tono serio ed insindacabile.
Regina la guardò di nuovo, un sentimento quasi dimenticato che le avvolgeva lentamente il cuore. Scosse la testa, non era il momento di pensare a queste cose.
“E cosa conti di fare? Quando la troviamo, intendo.” chiese Regina, tentando di schiodare gli occhi da quelli della bionda.
“Penserò a qualcosa. Penseremo a qualcosa. Domani dopo aver neutralizzato i portali dobbiamo elaborare un piano con Blue e Gold, ricordi?” disse Emma. Regina annuì sorridendo flebilmente senza staccare gli occhi da quelli di Emma, le dita sempre intrecciate alle sue.
“La fermeremo, Regina. Dovessimo lanciarle tutti gli incantesimi di tutti i libri di Storybrooke. Dovessi usare tutti gli artigli di Ruby, i dardi di Granny, le frecce di Snow.” continuò la bionda “Dovessi usare tutti i proiettili della mia pistola.” aggiunse poi strizzando l'occhio alla bruna, che scoppiò a ridere.
“Le giuro, signorina Swan, se la vedo ancora sparare ad un orco..”
“Emma! Mi chiamo Emma!”
“Emma. Non osare sparare ad altre creature magiche, mia madre inclusa. Usa la tua magia, piuttosto.” sorrise Regina.
“Non credo sia ancora affidabile..” disse Emma imbarazzata “Però potremmo usare la nostra magia.. si insomma, f-fare m-magia assieme.” continuò balbettando e guardandosi i piedi.
Regina arrossì di nuovo.
“Certo, c-credo.. mi sembra un'ottima idea.” balbettò di rimando.
“Blue suggeriva di prenderla prigioniera.. E di non coinvolgere Snow nella cattura, visti i precedenti.” sussurrò Emma, l'argomento delicato la metteva decisamente a disagio.
“Mi duole concordare con quell'irritante bigotta turchina ma credo abbia ragione. Anche se dubitò che mia madre si farà prendere da viva.” rispose fredda Regina.
“Faremo comunque il possibile perché non si faccia male nessuno. E dobbiamo ancora capire come ha fatto a sopravvivere con quello che è successo al suo cuore..” Emma strinse la mano della sindachessa e prese a carezzarne distrattamente il dorso con il pollice.
Regina si schiarì la gola, paonazza.
“Appena sistemato il problema dei portali penseremo a capire anche a questo. Snow non si è nemmeno ricordata di questa cosa..” disse Regina, cercando di non soccombere all'effetto che le carezze della bionda stavano avendo su di lei.
“La notizia di David e Hook l'ha sconvolta più di tutto, non credo ci abbia pensato, ancora.” sospirò Emma.
“Mi spiace che tu abbia dovuto mentirle..” rispose sinceramente Regina.
“Hook è troppo fragile ora per sapere che il bambino non è suo e se dovesse succedere qualcosa al piccolo Snow e David ne morirebbero, per ora è meglio così. E non potevamo certo tacere la causa scatenante della maledizione agli altri...” disse Emma, scivolando nella propria mente. Regina la lasciò pensare, ritrovandosi anch'essa a vagare tra i propri pensieri.
Le elucubrazioni delle due vennero interrotti dagli urli di una capra.
“BAAAAAAAAAAAH. BAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.”
Ci fu un altro breve momento di silenzio, poi Regina scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con la mano libera.
“Signorina Sw.. Emma. Devi farti riconoscere sempre, eh?” la rimbeccò bonariamente, continuando a ridere. Emma le rivolse uno sguardo fintamente offeso poi sfilò la mano da quella di Regina e riportò l'attenzione sul cellulare e il suo viso s'incupì mentre leggeva il messaggio appena ricevuto.
Regina poteva avvertire la tensione e lo stress che avevano nuovamente invaso la mente della bionda.
“Devo.. Devo andare.” disse Emma, alzandosi. Poi mostrò a Regina il cellulare. Un messaggio, semplice e tombale, da parte di Snow.
Dobbiamo parlare. Torna a casa.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Bentrovate! Altro settimana altro capitolo!
Continuate con queste recensioni e riuscirete a farmi arrossire! :)

Buona lettura,
Aym

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Emma si pentì di aver risposto al messaggio della madre nel momento stesso in cui entrò in casa Charmings. Dire che l'atmosfera era pesante sarebbe stato un eufemismo.
David e Hook sedevano al bancone della cucina, tristi e muti, con Snow di fronte che li osservava con uno sguardo gelido.
Appena Emma chiuse la porta dietro di se la madre si girò verso di lei, rivolgendole un sorriso stanco.
“Ah, eccoti. Scusa del disturbo, ma volevo che ci fossi anche tu, ho preso una decisione.” disse Snow accomodandosi su uno sgabello e facendo segno alla figlia di fare lo stesso.
“Una.. decisione?” chiese dubbiosa Emma, spostando lo sguardo sul padre e l'amico, che ancora tenevano gli occhi bassi e non dicevano una parola.
“Si. Su questa situazione. Prima di tutto, Emma, so che non ci hai detto tutto all'incontro di oggi.” Il tono era dolce, materno. Ma gli occhi di Snow tradivano mille altre emozioni.
“Mary Mar.. Ma'. Sai che non..” sospirò Emma. Non poteva dire tutto, non ancora.
La madre alzò una mano per interromperla.
“So che non puoi ancora dirci nulla e che essendo coinvolta non sarei mai obbiettiva, ma finché non saprò tutta la verità e la situazione sarà risolta ho bisogno di stare da sola. Vi sto chiedendo di lasciare l'appartamento, almeno per un po'.” concluse Snow.
Come prevedibile, la cucina piombò immediatamente nel caos.
“Amore! Ma che stai dicendo? Noi dobbiamo stare assieme!”
“Ma io sono incinto!”
“Quindi io ed Henry..”
“Basta così!” disse Snow, spazientita “Ho bisogno di stare da sola e fino a prova contraria questo è il mio appartamento. Vi sto chiedendo spazio, spero capiate. O pensate davvero che mi piaccia l'idea di allontanare mio marito, mia figlia, mio nipote e un caro amico in dolce attesa?”
I tre rimasero in silenzio per un tempo apparentemente interminabile, poi fu David a scuotersi per primo.
“Noi capiamo amore, ma.. non ti sembra un po' troppo?” chiese Charming avvicinandosi alla moglie e tenendole le mani.
“David..” sospirò Snow, senza tuttavia allontanarsi dall'amato.
“Sai che ti amo e che il nostro è Vero Amore, voglio bene a Killian ma nel mio cuore ci sei sempre e solo tu. Sono certa che ci sia una spiegazione plausibile a tutto questo.” disse David.
A queste parole, il pirata sembrò un po' deluso, ma non disse nulla.
“Lo so, caro, anche io ti amo.” disse Snow dolcemente, carezzando il viso del marito, rigato di lacrime.
“Ma ora ho bisogno di spazio. E di tempo per pensare, sola. Questo non cambia quello che provo per te.” continuò Snow “Per tutti voi.” disse poi rivolgendosi agli altri, sorridendo debolmente.
Emma ricambiò il sorriso.
“Io e Killian potremmo andare a stare sulla Jolly Rodger, dato che le nausee si sono attenuate. Che ne dici, K?” chiese David.
“Mi sembra un'ottima idea! In effetti era da un po' che ci stavo pensando..” borbottò Hook.
Snow annuì in segno di approvazione, poi si rivolse alla figlia.
“Tu ed Henry?” chiese poi.
“Henry può stare da Regina, dopotutto ha la sua camera e sarebbero entrambi felici di passare più tempo assieme. Io qualcosa troverò, al massimo c'è sempre qualche stanza libera da Granny.” disse Emma, posando una mano sulla spalla della madre. Snow le sorrise.
“Questo però non vuol dire che non dobbiamo vederci più, vero?” chiese preoccupato David.
“Certo che no! Potremmo vederci dopo il lavoro.. ogni tanto. Ho solo bisogno di prendervi a piccole dosi, non ho certo intenzione di perdervi!” sorrise rassicurante Snow, abbracciando il marito piangente.
“Noi potremmo vederci ogni tanto, Nova mi sta insegnando a lavorare a maglia con una mano sola e mi ha detto che anche tu sei brava con ago e filo..” tentò Hook.
“Ma certo! So che Blue tiene corsi di cucito la domenica pomeriggio prima del tè, possiamo vederci la e lavorare a maglia assieme.” concesse Snow.
“Allora è deciso. Direi di partire subito, amore facci sapere tu quando possiamo vederci, non vogliamo invadere i tuoi spazi.” disse timidamente David, guardando la moglie con occhi liquidi.
“Si, non temere.” sussurrò lei, stringendolo a se.
Col cuore appena più leggero e la testa tra le nuvole, un pirata, un principe e una sceriffa si incamminarono verso le proprie stanze per fare i bagagli.

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Ci voleva solo la mia fortuna! Pensò Emma davanti alla porta del Granny's.
Ovviamente, l'orario di chiusura era passato da un pezzo, quindi ora la Swan si trovava alla mercé del freddo del Maine, in una città invasa da orchi, chimere ed altre creature affini, con un maggiolino straripante bagagli di Henry (e qualcuno suo), di notte, senza un posto dove dormire. Fantastico.
Ruby, ovviamente, era già uscita dal Rabbit Hole e non rispondeva al cellulare, probabilmente impegnata in qualche attività da camera con il fortunato del giorno.
Di certo non posso svegliare Granny, come minimo mi pianta un dardo in fronte se solo oso.
Allora che fare? Dormire in macchina come ai vecchi tempi?
Poi un'idea tanto assurda da essere sensata le attraversò il cervello.
Perché no? Al massimo si sarebbe trovata con la giacca in fiamme, cosa fastidiosa ma che le avrebbe almeno consentito di scaldarsi un po'.
Rientrò sul maggiolino, girò la chiave nel quadro e si diresse verso la propria meta, sperando per il meglio.

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La notte era particolarmente calma e fredda in mezzo alla foresta, la strada deserta.
Un lampo, un bagliore blu.
Un incalzante ritmo latino.
Lo scudo magico a protezione della città sfrigolò, si espanse, poi un'auto ed il suo occupante apparirono all'interno dei confini di Storybrooke, spandendo nella quieta foresta le voci e gli strumenti dei Gipsy King.
Neal a malapena notò il passaggio, occupato a consumare una tarda cena canticchiando qualche parola tra un morso e l'altro.
Storybrooke.. casa dolce casa.
Nelle settimane precedenti era tornato a New York con l'intento di chiarirsi le idee e, non appena era stata convocata un'assemblea d'emergenza, aveva colto la palla al balzo per sfuggire da qualsiasi catastrofe fosse in arrivo in paese.
Beh, la città è ancora in piedi, non dev'essere così grave pensò intravedendo le prime luci della periferia filtrare tra gli alberi.
Aveva evitato accuratamente di rispondere alle chiamate di Emma e suo padre, oltre che a quelle di Henry. Dopo Neverland aveva decisamente bisogno di una vacanza, gli dispiaceva essere scappato ma non credeva avrebbe potuto affrontare altro, per un po'.
Aveva riavuto di colpo Emma e suo padre dopo anni, scoperto di avere un figlio che era poi stato rapito dal suo stesso aguzzino, era quasi morto, aveva ritrovato il suo mentore e patrigno col quale divideva l'interesse per la bionda sceriffa, era tornato brevemente in patria ed usato la magia per tornare da una famiglia che conosceva a malapena. Decisamente troppo per Bae.
Inoltre, per quanto cercasse di non pensarci, Tamara era ancora una ferita aperta, mentre Emma.. Emma era un gran punto interrogativo.
Si scrollò i pensieri e i resti dell'hot dog di dosso tornando a concentrarsi sulla guida.
“Djobi, djoba..” bofonchiò tamburellando con le dita sul volante, poi un rapido movimento alla sua destra lo costrinse a girare il viso di scatto ed i suoi occhi si dilatarono a dismisura.
“Ma cosa..!” disse imprecando ad alta voce e scartando di lato.
Cosa diamine è successo, qui?
Dagli alberi un orco era apparso e gli stava correndo incontro, mentre Neal tentava disperatamente di evitare la collisione contro le piante oltre la corsia opposta.
Diamine! Non li ricordavo così veloci! Pensò pestando sull'acceleratore e tenendo d'occhio l'enorme creatura dallo specchietto retrovisore.
Una familiare nebbiolina violacea si spanse dietro l'orco, che annusando l'aria si bloccò di colpo e si girò su se stesso, giusto in tempo per essere trafitto in un occhio da una spada ed accasciarsi al suolo.
Neal accostò a bordo strada e s'incamminò verso la figura che aveva abbattuto l'orco, attualmente impegnata nell'estrarre la propria spada dal cranio orchesco.
Man mano che si avvicinava la figura gli sembrava sempre più familiare, rendendo Neal sempre più confuso.
Il giovane cavaliere stava pulendo la lama sugli abiti dell'orco, poi notando l'uomo che si avvicinava gli rivolse un sorriso.
“Che ci fai qui? E soprattutto, dove siamo?”
“Filippo?”

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Regina stava sorseggiando il quarto bicchiere di sidro e scorreva le carte posate sulla scrivania. Se non riusciva a dormire avrebbe lavorato o almeno era stata quella l'idea quando, dopo mezz'ora passata a rigirarsi nel letto, Regina si era recata nello studio sbuffando.
Aveva montagne di pratiche da sbrigare, una notte insonne davanti, eppure non un solo foglio era stato scalfito dalla sua penna, che continuava a traslocare freneticamente dalle dita della mora alla scrivania e viceversa.
Da quando la Swan era tornata dagli idioti si sentiva stranamente vuota e la cosa la irritava oltremodo. Che avrebbe dovuto fare, rimanere? Non era certo un'amica, anche se dopo Neverland.. Regina affondò la testa tra le mani, sospirando. Nemmeno il piacevole stordimento dato dal sidro le aveva liberato la testa dai pensieri, forse era tempo di concedersi un quinto bicchiere.
Il distinto squillo del campanello la riportò al di fuori dei suoi pensieri.
Chi osa? Non è possibile che ci sia ancora qualcuno tanto pazzo da disturbarmi a quest'ora della notte, con Henry in casa, poi! Pensò affrettandosi giù dalle scale.
Con la mano alzata e una sfera infuocata pronta al lancio Regina aprì la porta poi si bloccò, esterrefatta. Sulla soglia la Swan le sorrideva al centro di quella che sembrava tutta la roba sua e di Henry.
Non mi ha ancora visto ed è già pronta ad uccidermi, non è stata una gran pensata. Però morire ora.. ne sarebbe valsa la pena. Pensò la Swan, divorando con gli occhi la sindachessa, che era avvolta da una semplice veste di seta, corta e stretta quanto bastava per farle perdere il senno.
“L'accoglieresti una profuga?” disse Emma, sorridendo come un'ebete.
Regina fece sparire la palla infuocata poi arrossì nel notare lo sguardo della bionda. Senza troppe cerimonie le fece cenno di entrare e sparì in direzione dello studio, mentre Emma aggrottava le sopracciglia, non avendo capito se questa era una cosa positiva o no.
“Con ghiaccio o senza?” chiese la mora dall'altra stanza.
“Liscio!” sorrise Emma, trascinando i bagagli nell'ingresso e chiudendo la porta dietro di se.

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Quando Neal e Filippo arrivarono da Granny, la notte stava gradualmente lasciando il posto al giorno e i due erano stremati.
Dopo i saluti di rito avevano caricato il cadavere dell'orco sull'auto, operazione che aveva richiesto tutta la forza di cui erano capaci e diverso tempo. Una volta caricata la carcassa, convincere Filippo a salire sulla macchina aveva richiesto ancora più tempo, dato che l'amico non si fidava molto del “carro di ferro” facendo procedere Neal alla stessa velocità di un carrozza a cavalli perché aveva paura. L'unico modo di calmarlo era stato riaccendere l'autoradio e far partire i Gipsy Kings, che con i loro ritmi tribali avevano conquistato il giovane principe, consentendo a Neal di procedere a più di 25 km/h.
A circa metà strada erano stati fermati da una ronda notturna di nani, che li avevano liberati dal fardello dell'orco morto e ragguagliati sugli ultimi avvenimenti. A quel punto i due erano completamente storditi dalla fatica e dalle notizie e non volevano altro che affittare una stanza al Granny's B&B, salutare le ragazze e concedersi un meritato riposo.
La macchina si fermò nel parcheggio antistante al B&B e i due si prepararono ai saluti di rito.
“Siamo arrivati?” sorrise stancamente Filippo.
“Si. Ti mancano, vero?” sorrise Neal, di rimando.
“Non immagini quanto. Vorrei anche sapere come procede la gravidanza, ormai sono passate settimane..” pensò Filippo ad alta voce.
L'amico si limitò a sorridergli e gli mostrò nuovamente come aprire la portiera.
I loro tacchi non avevano nemmeno toccato l'asfalto del parcheggio che un dardo si conficcò nel cofano dell'auto di Neal. Filippo stava già mettendo mano alla spalla quando l'amico lo fermò.
“Granny, ma che ca..?!” urlò in direzione della figura parzialmente oscurata che li guardava ostile dalla balaustra. L'anziana lupa si sporse, mostrandosi sotto la luce dei lampioni e del giorno nascente. Pur essendo in veste da camera, pantofole e scialle, quando Granny Lucas aveva in mano una balestra erano cavoli amari per tutti.
“Giovanotto, linguaggio! E spegnete quella maledetta musica, vi sembra l'ora di disturbare?” disse Granny seccamente.
Neal si sporse velocemente all'interno dell'abitacolo spegnendo l'autoradio.
Filippo era al suo fianco e guardava incuriosito l'anziana guerriera e l'amico, senza capire. Lo sguardo saettò alle spalle di Granny e il sorriso si allargò a dismisura.
“Filippo!” urlarono in coro Aurora e Mulan, correndo verso il giovane.
Granny si spostò di lato per lasciarle passare ed osservò sorridendo i quattro giovani scambiarsi i saluti. Aurora era praticamente volata in braccio al suo Filippo ed il ragazzo la strinse a se con vigore, poi si staccò lentamente dalla compagna sorridendo e le appoggiò una mano sul ventre, che mostrava i primi segni evidenti della gravidanza.
Il sorriso di Granny si spense nel vedere la reazione della cinesina al bacio tra Aurora e Filippo. Come potevano essere tutti così ciechi? La giovane era persa per l'amica, ma per rispetto della coppia probabilmente sarebbe morta dentro piuttosto che ammettere i propri sentimenti. Sospirò.
Filippo si rivolse a Granny chinando il capo.
“Cortese locandiera, chiedo venia per la tarda ora. È possibile avere due stanze per dei viaggiatori stanchi?” chiese. Granny sorrise di rimando al ragazzo ed abbassò la balestra.
“Finalmente un giovanotto educato!” lanciando un'occhiataccia a Neal, poi riportò l'attenzione su Filippo “Ma certo. Accomodati pure nella stanza di Aurora, se mi seguite prendo le chiavi delle stanze per Neal e Mulan. I quattro la seguirono all'interno del B&B e Filippo allungò un borsello di monete in direzione dell'anziana padrona, ma Neal lo fermò con un gesto ed allungò a Granny la carta di credito.
“Per stavolta faccio io, non preoccuparti.” sorrise Neal, poi una volta data la buonanotte a tutti si avviò verso la propria stanza per riposare.
Mulan era appena tornata dalla stanza che attualmente divideva con Aurora portando con se un fagotto con i propri averi ed i vestiti moderni che aveva acquistato col primo stipendio da agente di polizia.
La coppia si congedò da Granny e Mulan e si diresse verso la propria stanza.
“Vieni caro, ti mostro come si usa la doccia.” disse dolcemente Aurora, le dita intrecciate a quelle del compagno.
“Che cos'è una doccia?” chiese incuriosito Filippo, mentre con la compagna sparivano in direzione delle scale.
“Ti ho messo nella stanza in direzione opposta a quella di Aurora e Filippo, spero non sia un problema.” disse Granny, scuotendo Mulan dai propri pensieri. Nelle settimane precedenti aveva preso a cuore le due ragazze e vedere Mulan in questo stato la rendeva triste.
“No, affatto!” tentò di sorridere Mulan, grata di quel pensiero. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di sentire Aurora dare il bentornato a Filippo. Diede la buonanotte a Granny e si avviò verso la sua stanza.
Granny sospirò mentre tornava a letto, anche se per una mezz'ora soltanto.
Ho idea che la nostra guerriera si sia meritata una doppia razione di pancackes, a colazione pensò.

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Un sole piuttosto malaticcio faceva capolino dalle nubi grigiastre che si contendevano il cielo del Maine, mentre diversi km sotto di loro due figure infagottate nei rispettivi cappotti camminavano a passo spedito cimitero deserto, in direzione delle cripte.
“È sicura che abbiano bisogno di aiuto? Mi era sembrato di capire che ci avrebbero contattato una volta recuperato l'incantesimo.” chiese Gold, tentando di stare al passo con la fata.
“Regina mi ha avvisato che stamattina sarebbe andata alla cripta di famiglia per recuperare l'incantesimo che dicevi, sono certa che apprezzerà dell'aiuto extra.” rispose secca la suora, senza rallentare.
E soprattutto potrò tenervi d'occhio entrambi contemporaneamente pensò.
La cripta dei Mills si trovava verso il fondo, leggermente in disparte in mezzo a pochi alberi. L'insolito duo si avvicinò all'ingresso e la fata si fermò per far riprendere fiato all'Oscuro Signore, che respirava affannosamente. Blue tenne rispettosamente gli occhi bassi per non imbarazzare ulteriormente il mago, poi una serie di tonfi e le voci ansanti di Emma e Regina attirarono l'attenzione di Blue e Gold verso la porta chiusa, congelandoli sul posto.
“Signorina Swan, la smetta di spingere per un attimo e provi a tirare.”
“Mi chiamo Emma! Ed eravamo d'accordo che sarei stata io a spingere.”
“Bene, allora spinga! Ha finito di spogliarsi?”
“Devo essere comoda e tutta questa roba mi impaccia nei movimenti. Non dovresti toglierti qualcosa anche tu, tipo i tacchi?”
“Non ci penso nemmeno! E ora spingi!”
Un urlo e un tonfo interruppero temporaneamente la discussione.
“Maledizione Regina! Ti sei fatta male? Ho usato troppa forza?”
“Sono abituata alla sua scarsa grazia, non si preoccupi. E ora la smetta di temporeggiare e spinga, non abbiamo tutta la giornata!”
“Senti, se non hai voglia di farlo ora basta dirlo.”
“Non dica sciocchezze. E metta qui quella mano. Non è possibile che le debba spiegare ogni cosa!”
“Smettila, so benissimo dove mettere le mani. Tu piuttosto, tirati su, da qui non riesco bene.”
“Così?”
“Si, meglio. Se alzo da questa parte?”
“Ottimo, continui così! Non sapevo fosse ambidestra..”
“Sono piena di sorprese!”
“La smetta di vantarsi, si ricordi che ha un lavoro da fare.”
“Tu pensa ad abbassare la testa, dobbiamo fare assieme.”
“Sta insinuando che non faccio la mia parte?”
“No, ma vorrei meno chiacchiere e più azione.”
Il ritmo regolare di qualcosa che veniva sbattuto più e più volte nella cripta si mescolò alle voci sempre più affannate delle due.
“È sicura che debba andare tutto in una volta? Non sarebbe meglio gradualmente?” chiese Regina con un fil di voce.
“Avevamo detto tutto? E che tutto sia! Ecco, un'ultima spinta, ci siamo quasi..”
“Asp..”
Un secondo ed un terzo urlo, seguiti da un tonfo ed un breve silenzio, interruppero nuovamente le due.
“Ecco, ora girati. Voglio provare una cosa.”
“Cosa sta facendo? Tolga quel piede da li!”
“Quante storie, almeno proviamo, no?”
“Non così!”
“Un ultimo tentativo, dobbiamo vagliare ogni opzione.”
“La fa facile lei, perché non ci scambiamo di posto?”
“No grazie, sto bene sopra.”
“Lo vede? Lo vede? Lei propone nuove posizioni e devo essere sempre d'accordo, le propongo io e non le va bene! Le sembra giusto?”
“Quante storie, vieni qui e prova tu, vedrai che non è male come pensi, anzi.”
“Aspetti, ma la gamba devo girarla da quale parte?”
“Non ha importanza, ora mi giro, però farmi spazio.”
“È sicura? Non vorrei farle male..”
“Vuoi provare questa cosa o no?”
“Certo che si, ora silenzio e si pieghi!”
Una serie di tonfi in rapida successione alternati dalle urla della Swan fecero temere l'imminente crollo della cripta.
“Le sto facendo male? Vuole che smetta?”
“No, fammi solo aggrappare a qualcosa mentre..” le parole della Swan vennero inghiottite da altri tonfi.
Gold stringeva il bastone da passeggio tanto da farsi venire le nocche bianche, mentre Blue deglutiva a fatica. Nessuno dei due guardava l'altro negli occhi, le gote arrossate dall'imbarazzo.
Un ultimo grido dall'interno della cripta e i due svennero sul selciato dopodiché la porta si aprì, rivelando Emma e Regina che spingevano fuori il libro più grande e pesante che si fosse mai visto.
La Swan si appoggiò all'enorme tomo per riprendere fiato poi notò le due figure stese di fronte all'ingresso.
“Beh?” chiese girandosi verso Regina, che si limitò a scrollare le spalle.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Buongiorno! Dato che domani sarò via fino a tardi mi sono permessa di postare in anticipo il capitolo settimanale, ma non abituatevi troppo bene! :P
Stavolta niente suonerie stupide, ma spero di farmi presto perdonare.
Buona lettura!
Aym

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Granny Lucas aveva aperto il locale al pubblico da ben 2 minuti e di sua nipote ancora nessuna traccia.
Ah, cuccioli.. pensò Granny sbuffando mentre girava il chiavistello della dispensa per rifornire la cucina in previsione delle colazioni. Appena entrata ogni suo senso lupesco e non entrò in allarme.
Sangue.. Ruby..
Appoggiò i contenitori per terra e si addentrò tra gli scaffali in direzione della gabbia che Ruby a volte utilizzava durante le notti di luna piena. Non le serviva vedere per capire, ormai il suo olfatto ed il suo udito avevano svolto tutto il lavoro necessario, quindi si fermò uno scaffale prima della gabbia, irritata.
“Quante ve l'ho detto di non giocare nella dispensa? Non è igienico! E non voglio rompiate nulla!” ringhiò Granny, prima di girare i tacchi e tornare al lavoro.
“Ci scusi!” risposero due voci all'unisono, ma l'anziana decise di ignorarli mentre riempiva le ceste con gli ingredienti che era venuta a cercare. Tuttavia la paternale non era ancora finita.
“Ruby, il tuo turno è iniziato da cinque minuti e lei, dottore, non ha un ospedale dove lavorare?” concluse, poi uscì sbattendo la porta.
Qualche metro indietro, incatenato al muro, il biondo dottor Frankenstein sbuffò. La giovane lupa gli rivolse un sorriso a mo' di scusa ed appoggiata la frusta si avvicinò al biondino per liberarlo dalle catene. Un lampo di giallo negli occhi di lei, breve ma inequivocabile, gli confermò che le attività della sera precedente avrebbero presto avuto un seguito.
Mentre lei armeggiava con i lucchetti Viktor approfittò della poca distanza per rubarle un bacio, poi con le mani finalmente libere la strinse a se.
Il convento non riceveva sue visite da settimane, con gran sollievo di Blue ed enorme rammarico delle consorelle. Ma che poteva farci? Quella ragazza era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Si staccò da lei, non senza un certo dispiacere, ed appoggiò la fronte alla sua senza smettere di sorridere. Lei gli concesse un ultimo bacio poi scivolò via dalla sua presa rassicurante per indossare l'uniforme da lavoro e passandogli i suoi indumenti.
“A che ora inizi il tuo turno?” chiese Ruby infilando una scarpa.
Viktor guardò l'orologio aggiustandosi la cravatta con la mano libera.
“Ho ancora mezz'ora.” sorrise alla mora, che nel frattempo lo aveva preso per mano e lo stava trascinando verso l'uscita della dispensa. Ruby si girò verso il dottore mostrando un sorriso luminoso.
“Ottimo, cosa vuoi per colazione?” chiese.

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Regina ed Emma, ancora stanche dalle fatiche mattutine alla cripta dei Mills, avevano fatto da poco il loro ingresso al Granny's con Henry al seguito.
Il piccolo vide ad un tavolo in disparte Grace con il padre ed il compagno di quest'ultimo, quindi rivolse alle madri uno sguardo speranzoso.
“Vai pure..” sorrisero Emma e Regina, mentre il bambino trotterellava felice verso la bambina ed i suoi genitori.
Ruby si avvicinò alle due e dopo averle salutate iniziò a trascrivere le ordinazioni. Entrambe le donne studiarono la lupa, non del tutto convinte.
“Devo dedurre che hai trascinato il Dottor F. nel tuo dungeon un'altra volta?” Chiese Emma sogghignando. La lupa le rivolse un sorriso serafico e si preparò a rispondere, quando una vocetta alle sue spalle la interruppe.
“Ruby, hai un dungeon? Tipo quelli delle favole dove si tengono i draghi?” chiese Henry riaccomodandosi al tavolo e guardando la cameriera con occhi curiosi.
“Una specie, lo uso per i giochi di ruolo.” rispose Ruby senza pensarci, mentre Emma e Regina la fulminavano con lo sguardo. Regina stava per evocare una palla di fuoco quando sentì le dita di Emma artigliarle il polso da sotto il tavolo, per bloccarla.
“Giochi di Ruolo.. tipo Dungeons&Dragons?” chiese Henry.
Gli occhi delle due madri si spostarono verso Ruby scagliando silenziose minacce di morte.
“Ehr.. più o meno.” sorrise Ruby, le gote che si coloravano sempre di più.
L'attenzione di Henry si spostò verso Regina.
“Di solito i dungeons li hanno i cattivi ed i reali, mamma ne hai uno anche tu?” chiese Henry, mentre Emma e Ruby si sporgevano verso Regina e quest'ultima deglutiva con forza.
“Beh.. una specie.. ma non lo uso quasi mai!” balbettò la sindachessa.
Il bambino sembrò soddisfatto dalla risposta e sorridendo piazzò la sua ordinazione, poi s'immerse nella lettura di un fumetto, gettando saltuariamente qualche sguardo al tavolo di Grace.
Ruby approfittò del momento per volare verso la cucina, prima che le due cogliessero l'occasione per sgridarla.
“Quindi hai un dungeon, interessante..” sorrise malefica la Swan, bisbigliando all'orecchio di Regina. La mora quasi sputò il caffè mentre Emma scoppiava a ridere. Regina le rivolse uno sguardo stizzito pulendosi le labbra vermiglie con un fazzolettino, poi gli angoli della bocca si piegarono in un sorrisetto malvagio, mentre la spina dorsale di Emma veniva attraversata da un brivido gelido e bollente al contempo.
“Non la facevo amante dei giochi di ruolo, signorina Swan.. Buono a sapersi.” sorrise Regina, gli occhi puntati in quelli di Emma. La bionda deglutì rumorosamente, mentre Ruby tornava al tavolo con le ordinazioni.
“Mi piacciono.. mi piacciono.” bisbigliò Emma, paonazza.
Appena avvistati i piatti stracolmi Henry chiuse il fumetto e si avventò sulla colazione, rivolgendo alle mamme ed a Ruby un sorriso impiastricciato di sciroppo d'acero.
Le tre scoppiarono a ridere.
Prima che Ruby tornasse nuovamente in cucina Emma catturò la sua attenzione.
“Ruby!” disse la bionda ad alta voce.
“Dimmi.” sorrise lei.
“Avete una stanza libera? Avrei bisogno di un posto dove stare per qualche tempo..” chiese Emma tra una forchettata e l'altra.
“Tua madre mi ha telefonato stamattina, ma temo che..” rispose Ruby, subito interrotta da Regina.
“Non sarà necessario, signorina Lucas.” disse Regina, poi si girò verso Emma “Puoi stare da me finché desideri.” sorrise infine.
Emma e Ruby la guardavano a bocca aperta dallo stupore, mentre Henry esplose in un gridolino esaltato e volò in braccio a Regina per un abbraccio mozzafiato.
“Grande! Emma di di si, di di si, di di siiiiiiiii!” continuò il piccolo rimbalzando sulla sedia e guardando la bionda con occhi da cucciolo.
“Beh.. se non sono di disturbo.. volentieri.” rispose Emma, la testa che le girava.
A casa con Henry e Regina? Tutti i giorni? Quasi le veniva da piangere.
“Nessun problema per noi” intervenne Ruby “Anche perché ultimamente il B&B è molto affollato..”
Poi ragguagliò l'allegra famigliola sugli avvenimenti della nottata.

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Hook si stava rimirando davanti allo specchio, guardando scettico il proprio riflesso.
“Tesoro, ti sembro ingrassato?” chiese.
“Ma no, si inizia a vedere il pancino da gravidanza ma è una rotondità perfetta!” rispose Nova, entusiasta.
Contrariamente alle previsioni, il trasferimento sulla Jolly Rodger stava facendo un gran bene alla coppia Charming/Hook, che oltre ad avere finalmente ognuno la sua stanza, si trovavano senza donne irritabili tra i piedi ed avevano guadagnato Leroy e Nova come vicini di casa.
La fata, stanca dei continui rimproveri, aveva deciso di trasferirsi dall'amato, che era stato più che felice di accoglierla in quella che definiva “la nostra barca”.
Al momento, Leroy e David si trovavano in giro di pattuglia, quindi Nova, la nuova migliore amica di Hook, aveva ricevuto il compito di accompagnarlo al corso pre-parto.
Hook era al sesto cambio d'abito quando la fata gli fece riacquistare un po' di autostima ed il pirata si decise finalmente ad uscire di casa con lei. Si buttò sulle spalle un giaccone e, trovate le chiavi, iniziò ad urlare “Vi troverò, vi troverò sempre!”. Nova gli sorrise divertita e s'incamminarono verso il centro corsi.
“Hey, tutto bene?” chiese Killian, notando che l'amica era un po' verdognola.
“Si.. credo. È da qualche giorno che non mi sento molto in forma, ma non credo sia niente di grave.” rispose Nova, sorridendo all'amico.
“Sei già stata dal medico?” insistette Killian, preoccupato.
“Non ancora, non voglio rivolgermi a Dotto perché Leroy si agiterebbe per nulla..” sospirò lei.
“Ok. Ma se per te va bene dopo il corso passiamo dall'ospedale e chiediamo di Whale. Così ti fai visitare e Leroy non ne saprà nulla, d'accordo?” sorrise Killian.
“Affare fatto! Piuttosto.. avete poi risolto la faccenda delle pulizie?” disse Nova.
“Non ancora.. ci servirebbe una governante. Sia io che David siamo negati per le faccende di casa, ma non abbiamo abbastanza liquidi per permetterci un aiuto.” disse pensoso Hook.
“Non essere triste.. vedrai che troverete qualcosa. Ed ora andiamo mammina, che il corso sta per cominciare!” lo punzecchiò Nova. Killian rise.

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Parzialmente nascosta tra le fronde di un albero in cima ad una altura, Cora Mills osservava la piccola cittadina di Storybrooke, Maine, estendersi sotto i suoi occhi.
Direzionò il binocolo verso il pirata osservando con disappunto il pancione che premeva leggermente contro la stoffa dei suoi abiti. In quei giorni aveva avuto modo di constatare l'epidemia di gravidanze che aveva involontariamente scatenato e che sembrava aver afflitto Storybrooke, colpendo in egual misura donne e uomini, fuorché la vittima da lei designata. Spostò il potente ausilio oculare verso il centro della città nel tentativo di carpire quante più informazioni possibili.
Snow stava accogliendo il nipote e una graziosa biondina nel cortile della scuola.
L'idiota e Leroy stavano scappando da una feroce idra mentre pochi km più avanti Mulan e Flippo combattevano contro un trio d'orchi.
Dalle parti del Granny's l'arzilla padrona stava urlando per l'ennesima volta alla nipote, impegnata in quella che sembrava un'intensa conversazione con qualcuno.
Il rosso psicologo del paese stava congedando un paziente ed il suo compagno, confortandoli.
In un negozio del centro il farmacista stava lucidando una vistosa auto sportiva nel parcheggio.
A fianco, un falegname caricava gli attrezzi sul furgone, salutando Gold e Belle che passavano in quel momento.
Nel cortile dell'ospedale un dottorino biondo e decisamente carino sospirava concludendo una telefonata.
Appena fuori dalla stazione di polizia, la Swan e sua figlia stavano, tanto per cambiare, litigando.
Alzò gli occhi al cielo. Quanto tempo ci avrebbero messo, quelle due?
Distrattamente fulminò con un taser l'ennesimo orco che le era comparso alle spalle ed aggrottò le sopracciglia. Aveva teoria ben precisa sul come mai ci fossero portali random pronti a vomitare creature di ogni genere in città, ma non voleva pensarci, in quel momento.
Se ciò che pensava si fosse rivelato giusto, la situazione era ben più grave del previsto.
“Maledizione!” sbuffò.
Era proprio il caso di dirlo.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Il sole stava sorgendo da qualche minuto quando Regina notò con fastidio l'apparizione dell'ennesimo orco a pochi metri dal proprio giardino. La bruna lo guardò con astio sorseggiando il suo caffè bollente, mentre la bestiaccia si girava verso di lei ringhiando.
Giuro che se un'altra di quelle creature immonde mi calpesta le azalee..
Prima ancora che l'orco si schiantasse contro la barriera a protezione di casa Mills, una freccia gli trafisse un occhio, facendolo cadere di lato. La freccia venne prontamente seguita da Mulan in divisa che, dopo essersi assicurata dell'effettiva morte della bestia, aveva estratto la freccia, chiamato i nani per la rimozione della carcassa, salutato Regina con un rispettoso cenno del capo ed era sparita ad arco sguainato alla ricerca di altre cose da uccidere.
Regina si massaggiò le tempie e buttò distrattamente un'aspirina nel bicchiere d'acqua appoggiato a fianco del lavandino.
Ancora poche ore.. pensò sospirando. Da quando Baelfire era tornato insieme in città insieme a quell'insulso Filippo, il suo umore era andato peggiorando. Fortunatamente per lei, sia Henry che Emma non avevano reagito molto bene alla fuga temporanea del giovane, concedendogli solo qualche breve telefonata e rifugiandosi entrambi tra le braccia di Regina. La mora sorrise dolcemente, ma una volta posato nuovamente lo sguardo sulla strada il sorriso sparì.
E ci sono ancora queste stupide cose in giro.. pensò guardando la carcassa d'orco che giaceva per strada.
Era passata più di una settimana dall'acquisizione dell'incantesimo per chiudere temporaneamente i portali ed ancora non si era riuscito a far nulla. Molti degli ingredienti che si pensava sarebbero stati necessari erano stati raccolti, ma il libro era in una lingua sconosciuta e Gold aveva proibito a Belle di dedicare più di due ore al giorno per la traduzione del faticoso incantesimo. Inoltre Blue aveva insistito che l'enorme tomo rimanesse sotto la custodia delle fate, rallentando ulteriormente i lavori.
Stupida libellula malfidata! Pensò stringendo la tazza tra le mani. Poi la mente volò ai giorni precedenti ed alla lunga discesa che aveva fatto il suo umore.
L'ultima riunione del concilio era stata disastrosa, con il bollettino delle gravidanze che si allargava a dismisura, rischiando di mettere in ginocchio gli uffici pubblici e le attività commerciali della cittadina. La nuova ondata di abitanti, umani, catapultati in città insieme alle bestie, aveva si fornito nuova forza lavoro, ma anche nuove bocche da sfamare.
La notizia di Cora in libertà era stato un brutto colpo per tutti. Purtroppo o per fortuna, della strega non si avevano ancora notizie, anche se tutto questo silenzio non era per nulla confortante.
Mi domando dove tu sia.. La barriera sulla casa terrà lontana anche te ma non possiamo evitarci per sempre. Come mai sei di nuovo qui? Regina buttò giù un sorso di acqua aspirinata storcendo il naso. Le bollicine le avevano sempre dato fastidio.
In cima a tutto questo disastro, il fatto che non si fosse ancora riusciti a chiudere i portali non aveva fatto altro che inasprire ulteriormente gli animi dei cittadini e a nulla erano valsi le confortanti parole di Blue o gli articoli rassicuranti di Sidney. Era stato allora che Snow, la timida e spenta Snow degli ultimi giorni, aveva preso in pugno la situazione, con grande stupore di tutti.
Ora ascoltatemi bene!” aveva detto sbattendo le mani sul tavolo. La folla si era girata verso di lei.
Stanno tutti facendo il possibile, e se volete che questa storia finisca alla svelta dovete smetterla di criticare e darvi da fare anche voi!” aveva continuato imperterrita la mora, zittendo tutti.
In settimana verrà risolto temporaneamente il problema dei portali e stiamo continuando le ricerche per Cora e la maledizione delle gravidanze. Ora, per quanto Cora sia pericolosa questa maledizione ha dato modo a molti cittadini di trovare una felicità altrimenti irraggiungibile.” aveva detto guardando l'ex sovrano Re Giorgio ed il compagno, per poi spostarsi su una coppia che da anni risultava sterile e che invece ora era composta da ben due gestanti, sia mamma che papà.
I quattro avevano sorriso timidamente, in effetti era stata una gran bella sorpresa.
La mora, sorridendo di rimando, aveva continuato “Quindi continueremo a fare tutti il nostro lavoro e a supportare chi si sta occupando di risolvere le maledizioni: la stazione di polizia, il call center delle fate, il team dei nani, l'ospedale e.. Gold e Regina. Tutti uniti ce la faremo!” aveva concluso, sorridendo all'ex matrigna. Dopo qualche secondo di indecisione, la folla era esplosa in un boato di applausi.
Regina sorrise senza accorgersene. Nonostante l'odio maturato negli anni, si riteneva comunque fiera della figliastra, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Un grugnito ormai familiare alle sue spalle riportò il sorriso sulle sue labbra e la fece girare.
“Buongiorno Emma!” sorrise raggiante la mora, allungando una tazza di caffè fumante in direzione della longilinea figura stiracchiante, che l'accettò con un sorriso e caracollò verso il bancone della cucina, dove già l'attendevano dei pancakes fumanti.
Ti prego, non ricordarti mai di indossare un pigiama! Pensò Regina mordendosi un labbro, gli occhi che scivolavano sulle forme seminude della Swan.
Come ogni mattina, la bionda si era presentata in cucina vestita solo di canotta e slip, con buona pace degli ormoni di Regina.
“Orco?” bofonchiò Emma con un cenno del capo verso la finestra.
“Uh? Oh si, Mulan l'ha abbattuto poco fa, a breve dovrebbero passare a buttarlo via.” rispose Regina, girandosi nuovamente verso il lavello per sciacquare tazza e bicchiere.
Le sue mani si allungarono verso spugna e detersivo poi si bloccarono a mezz'aria.
Un corpo bollente e poco vestito le si era appiccicato alla schiena, bloccandola contro il lavello.
Una mano le si era appoggiata sulla vita, mentre l'altra aveva aperto uno sportello in alto e stava frugando tra le scaffalature.
“Lo sai che di sciroppo d'acero ne prendo il doppio.” sussurrò una voce profonda e mezza addormentata a pochi millimetri dall'orecchio della bruna, scagliando brividi in ogni direzione.
Regina cercò invano una risposta, ma tutto quello a cui riusciva a pensare era la Swan, premuta a mo' di adesivo contro di lei. Annaspò.
Emma chiuse lo sportello ed appoggiò il contenitore dello sciroppo a bordo del lavello, rendendosi conto solo in quel momento della situazione.
Si allontanò leggermente dalla bruna e le appoggiò anche l'altra mano sulla vita, il respiro che si faceva più rado. Quando Regina si girò tra le sue braccia le sembrò che il tempo si fosse fermato.
Occhi bassi, guance arrossate e respiro affannoso, nessuna delle due aveva il coraggio di sollevare lo sguardo e dare risposta alle mille domande che da mesi e mesi affollavano la mente di entrambe.
Troppa la paura, troppe le scottature passate, troppo il tempo vissuto da sole.
Troppi i trascorsi, l'astio tra le famiglie, troppo di tutto.
Troppa forse anche la speranza che non fosse ancora tardi.
D'improvviso, due giade verdissime si sciolsero dentro due pozze di cioccolato, perdendocisi dentro. Un silenzio quasi infinito, le palpebre che lentamente, all'unisono, si chiudono. Le labbra che si avvicinano pericolosamente..
“Mammeeeee! Dov'è il mio zaino?” strillò una voce dal corridoio, distogliendole dalla momentanea trance. Le due si staccarono l'una dall'altra a disagio, poi si girarono verso la porta.
“Henry, non urlare!” risposero due voci in coro.

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L'epicentro del gossip di Storybrooke si trovava attualmente al supermercato, tra gli sguardi curiosi dei concittadini.
“David! David fermati!” annaspò Hook, le braccia colme di buste di gelatine.
Il principe si fermò stizzito e osservò il compagno riversare i dolciumi nel carrello già pieno. Il pirata gli rivolse uno sguardo cuccioloso.
“Suvvia David, non puoi essere ancora arrabbiato, è stato un incidente! Cosa ne sapevo che l'uncino si sarebbe incastrato nella lavatrice rompendola?” si lagnò il pirata.
“Ti avevo detto di stare lontano dalle apparecchiature elettroniche! Ma tu mi hai forse ascoltato? Noooo, Killian sa tutto! Killian che ha rotto la lavatrice e la lavastoviglie lavandoci l'uncino, usato la piastra di Emma per stirare le camice, il phon di Snow per asciugarsi i piedi..” borbottò il principe, sbattendo cose a caso nel carrello.
Killian fece finta di non sentirlo e sparì dietro alcuni scaffali.
“Killian, dove stai andando?” chiese preoccupato David.
“Tranquillo, controllavo solo che.. SI! Ti troverò, ti troverò sempre!” sorrise il pirata, riemergendo da uno scaffale con un enorme barattolo di nutella. David affondò il viso tra le mani. Senza la moglie che lo guidava nei delicati compiti domestici e totalmente alla mercé dell'esuberante pirata, David si sentiva perso.
I due continuarono per un po' il loro zigzagare confuso tra i reparti, facendo piangere bambini e tamponando anziani. Il carrello era ormai al limite delle proprie capacità e scricchiolava in modo sinistro. Finalmente, dopo ore passate a riempire e svuotare il carrello, erano giunti alle casse con una pseudo spesa ed attendevano pazienti il loro turno nella lunga fila.
“Ah, per le faccende domestiche non preoccuparti, ci penserà Spugna.” esordì il pirata dal nulla.
“E con che soldi lo paghiamo? Tu sei disoccupato e lo stipendio da vice sceriffo me lo sto bruciando con le ferie..” chiese preoccupato David.
“Non ho detto che l'ho assunto caro, diciamo che è in debito con me e per ripagarmi si occuperà della Jolly Rodger per tutta la durata della gravidanza.. GRATIS! Non è geniale?” sorrise Hook.
“Che genere di debito?” chiese David, sospettoso.
“Debito di gioco. Diciamo che dopo averlo ammorbidito con del Rum l'ho sfidato a carte per qualche partita e ovviamente ha perso” il sorriso del pirata divenne ancora più smagliante.
“Killian! Hai barato!” rispose sgomento David.
“Certo che ho barato, ma l'ho fatto per il nostro bene e quello del bambino! Sono un pirata David, non una suora!” sbottò Hook.
“Hey!” li riprese offesa una fata, che era in fila davanti a loro.
Ci scusi..” risposero imbarazzati i due, guardandosi i piedi.

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Quella stessa mattina, nell'ufficio del Dr. Whale, tre persone molto agitate attendevano tremanti l'esito degli esami. Nova e Leroy, del tutto ignari, si tenevano per mano. Quale pericolosa malattia aveva colpito la dolce Nova? Tutti i rimedi della nonna usati si erano rivelati inutili.
Blue aveva una mezza idea di cosa si potesse trattare e, dopo aver scoperto i due a confabulare, aveva insistito per accompagnarli da Whale. La fatina pasticciona aveva smesso di fare la suora, ma era pur sempre una di loro.
Il dottore tornò in ufficio seguito da Doc, e Leroy li guardò confusi.
Prima che potesse scusarsi col fratello, questo lo zittì “Leroy, so perché l'hai fatto, sappi che non sono offeso. Ma non aver paura di rivolgerti a me quando hai bisogno, ok? Vogliamo tutti bene a te e Nova.” sorrise, poi lasciò che il collega desse la notizia alla nuora.
“Dunque, sono stati fatti tutti gli esami del caso..” attaccò Whale, subito zittito dalla madre superiora “Avanti Whale, taglia corto e dacci il responso!”
Viktor la ignorò e si appoggiò alla scrivania sorridendo alla fatina ed al nano.
“Congratulazioni Nova, sei incinta!” sorrise, Doc dietro di lui era raggiante.
Nova e Leroy si guardarono adoranti e si tuffarono l'una nelle braccia dell'altro, piangendo di gioia.
Un tonfo alla loro sinistra li fece staccare: Blue era svenuta.
Whale e Doc si avventarono su di lei di malagrazia, schiaffeggiandola per rianimarla.
“Spostati nano, ci penso io!”
“Spostati tu, ciarlatano!”
“A chi hai dato del ciarlatano? Hai avuto la tua laurea da un piccone!”
“E allora? Tu trafugavi cadaveri!”
“Smettetela di colpirmi, idioti! Sono sveglia!” strillò Blue, massaggiandosi le guance e rimettendosi a sedere, mentre i due dottori si posizionavano il più possibile a distanza l'uno dall'altro.
“Abbiamo una sola domanda..” iniziò timidamente Nova, le mani strette a quelle del compagno “Come ho fatto a rimanere incinta?”
Whale alzò un sopracciglio.
“Beh, immagino che avendo una relazione stabile e monogama e vivendo assieme non abbiate utilizzato protezioni, prima di fare sesso. Entrambi siete in salute ed in età fertile, è logico aspettarsi che prima o poi sarebbe capitato un bambino.” sorrise gentilmente Whale, una strana sensazione di disagio che gli serpeggiava lungo la spina dorsale. Blue e Doc guardavano la coppia senza fiatare, pervasi dalla stessa sensazione di disagio. C'era qualcosa di sbagliato, una grave inesattezza in tutto ciò.
“Cosa vuol dire fare sesso?” chiesero Nova e Leroy in coro.
La stanza sprofondò nel silenzio.
“Beh.. il modo in cui.. si fanno.. i bambini?” balbettò Doc, sorpreso dall'ingenuità del fratello e della compagna.
Mi state dicendo che in tutte queste settimane non vi siete mai nemmeno sfiorati? Se non fosse che parliamo di una delle mie ragazze griderei al miracolo, ma Nova.. pensò Blue terrorizzata.
“Ma i bambini non nascono solo dal vero amore, come con questa maledizione che fa fare bambini anche ai maschi?” chiese ingenuamente Nova.
“E poi i nani nascono dalle uova..” aggiunse dubbioso Leroy.
“Beh, ora siamo tutti umani e poi no.. Il vero amore da solo non porta bambini, e il sesso si usa anche per divertirsi, per cementare un rapporto di coppia..” balbettò Doc, sempre più bordeaux “Se non l'avete mai fatto allora questo bimbo è un dono della maledizione.” concluse con un fil di voce.
Questa maledizione delle gravidanze va fermata subito! pensò Blue, sull'orlo di una crisi isterica.
Whale pescò il telefonino dalla tasca del camice e iniziò a comporre un numero.
“Non temete, io e Doc risponderemo ad ogni domanda sulla gravidanza e per il resto.. conosco la persona perfetta per spiegarvi tutto ciò che dovete sapere sull'argomento.” sorrise Whale, attendendo che l'interlocutore rispondesse. A Blue quel sorrisino odioso non piaceva per niente.
“Beh, io insisto per accompagnarli! Non posso abbandonare una delle mie ragazze, specie in queste condizioni!” disse Blue, autoritaria.
“Ottimo..” il sorriso di Whale si allargò a dismisura.
Dall'altro capo del telefono una voce rispose, Whale salutò e, senza staccare gli occhi da Blue, parlò con l'interlocutore misterioso.
“Ruby tesoro, a che ora finisci stasera? Ho un grosso favore da chiederti..” sorrise Whale.
Un secondo tonfo fece girare i neo genitori ed il nano dottore: Blue era svenuta di nuovo.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Grazie a tutte per le recensioni! Un grazie particolare a Delia per l'entusiasmo :)
Questo capitolo è interamente SwanQueen, per cui cercherò di postare a breve anche il capitolo successivo con gli altri personaggi, sarà un bel po' più lungo del solito :)

Buona buona lettura!
Aym

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Le parole erano state tradotte in un linguaggio più comprensibile, gli ingredienti raccolti, Henry spedito dalla nonna, la giornata di ferie presa, Blue e Gold avvisati: Era giunto il momento di lanciare l'incantesimo per bloccare almeno temporaneamente l'apertura dei portali.
Peccato che l'aiutante di Regina fosse decisamente di poco aiuto.
“Signorina Swan! Stia attenta! Vuole forse danneggiare il nostro unico occhio di tritone? E la smetta di spiegazzare le ali di pipistrello! Capisco che al di la di alette di pollo e cosciotti di maiale non ha mai maneggiato parti di bestie, ma io starei cercando di salvare questa dannata cittadina!” sbottò Regina, impedendo all'ennesima ampolla di schiantarsi per terra.
“Finché non mi tocca maneggiare l'ano di qualcosa va tutto bene..” borbottò la Swan, poggiando altre cose sospette sul bancone della cucina. Una bestiola zamputa tentò la fuga ma Emma, ripresasi dallo stupore iniziale, la spiaccicò con un pugno sul piano da lavoro, spargendo sangue e frattaglie ovunque.
“Potrebbe smetterla di uccidere i miei ingredienti?” disse Regina leggendo da un foglio e spezzettando delle foglie maleodoranti dentro un calderone.
“È stato lu..le.. quella cosa a scappare!” disse indicando le frattaglie. Regina alzò gli occhi al cielo, raccolse i rimasugli e li gettò nel calderone insieme al resto.
“Certo, come no..” rispose la mora distrattamente “Ora passami quel piede.”
Emma girò intorno senza capire, poi intravide sul bancone stracolmo un enorme piedone, parzialmente nascosto tra piante ed ampolle varie.
“Di cos'è questo piede?” chiese Emma tentando di toccarlo il meno possibile e gettando l'appendice puzzolente nel calderone.
“Di orco! Perché credi che me ne sia fatta tenere da parte alcuni, per farci una zuppa? Non son mica tua madre!”
“Hey, smettila di offendere Mary Margaret. Snow. Mia madre!”

Dopo l'aggiunta di un ultimo ingrediente, dal calderone iniziò a spandersi un maleodorante fumo violaceo, che usciva dalle finestre aperte.
“Presto, passami il foglio dell'incantesimo!” urlò Regina rivolta alla Swan, che le allungò prontamente ciò che aveva chiesto.
Le mani di Regina si alzarono verso l'alto, i palmi si illuminarono ed il foglio iniziò a fluttuare e brillare sopra il calderone parzialmente nascosto dal fumo.
Con una voce che non sembrava nemmeno la sua, Regina recitò una formula oscura.
Il fumo si fece più denso, il foglio diventò nero e le scritte luminescenti uscirono da esso avvolgendo la colonna di fumo, interrotte qua e la da fulmini. Il vento sbatteva gli sportelli della cucina e faceva cozzare gli utensili uno contro l'altro, in una macabra cacofonia.
Emma, in disparte, aveva la sensazione che qualcosa non andasse, ma Regina continuava imperterrita la tua nenia oscura, i palmi volti al cielo ed il calderone fumante davanti a sé.
Un leggero tremolio delle ginocchia ed uno spasmo a lato di un occhio confermarono ad Emma cosa non andava: Regina non aveva abbastanza energia per completare l'incantesimo, non da sola.
Senza pensarci due volte si mise dietro di lei, fece scivolare le braccia sotto quelle di lei e le cinse i polsi con le mani, poi tentò di svuotare la mente come lei le aveva insegnato.
Emma? Riesco a sentirti..
Sono qui. Ma ora concentrati, so che ci siamo quasi.
Un ultimo, devastante tuono, e il fumo sparì del tutto oltre alla finestra, si spanse fino a diventare un'enorme nuvola, si compresse poi esplose avvolgendo tutta la città.
L'esplosione catapultò all'indietro le due lungo il pavimento della cucina, dove giacquero inermi per diversi minuti.

“Emma?” chiese Regina riprendendosi dal frastuono e tirandosi a sedere facendo leva sulle mani.
Il silenzio innaturale ed il corpo immobile dietro e sotto di lei le ricordò chi aveva attutito la caduta ed impedito di soccombere all'incantesimo. Si girò di scatto e si sdraiò accanto al corpo della bionda, ancora ad occhi chiusi e che sembra va non respirare.
“EMMA!” urlò Regina, strattonando la Swan.
“Ghh..” bofonchiò questa, scostandosi i capelli dal viso e mettendosi a sedere aiutata dalla mora.
“Ce l'hai fatta?” sorrise debolmente Emma, guardando Regina.
“No.. noi ce l'abbiamo fatta.” sorrise Regina buttandosi tra le braccia di Emma, che la strinse a se imbarazzata ma felice.
Passarono diversi minuti strette l'una all'altra, senza parlare, poi le note di Time After Time riempirono la cucina e Regina si scostò dolcemente dalla bionda per farla rispondere al telefono, chiedendo per chi fosse quella dolce melodia.
“Ciao Sn..Ma! Si, si, siamo vive. Si, ha funzionato. No, non ho fatto esplodere nulla.”
Emma alzò gli occhi al cielo mentre Regina ridacchiava.
“Si, si Regina è qui. No, non credo abbia voglia di parlare. Si tutto a posto.. Più tardi, certo.. Si, ora vado. Ciao, ciao, ciao!” Emma concluse la telefonata sbuffando, ma il telefono tornò a squillare nuovamente.
Hey, hey hey hey, hey stoopid!
“Fammi indovinare, Baelfire?” chiese Regina levando lo sguardo al cielo. Emma le rispose con un distratto cenno del polso, come a sminuire la situazione.
“Cosa vuoi? Cos.. No, non devi venire a controllare, stiamo bene. Si, Henry è da mia madre. No, non abbiamo bisogno di niente. Piuttosto, avvisa tuo padre che l'incantesimo è riuscito. No Neal, non è il momento. Sono esausta. No, Henry e io ceniamo a casa.. si, volevo dire da Regina. E ora se non ti dispiace, io e Regina andiamo a letto, abbiamo ancora qualche ora prima di andare a prendere Henry.” la Swan concluse la chiamata senza nemmeno rendersi conto dell'effetto che le sue parole avevano fatto a Neal e Regina, il primo sconvolto dal rinnovato legame tra le due donne, che sembrava andare ben oltre l'amicizia, la seconda deliziata dal suono della parola “casa”.
Naturalmente, appena conclusa la conversazione il telefono si rianimò.
I'm blue, da ba dee da ba daa..
“Signorina Swan, stiamo scherzando!?” la rimbeccò Regina
“Non sapevo che canzone mettere, mi sembrava appropriata..” si scusò Emma, trafficando col touch screen per rispondere.
“Pronto? Si, incantesimo fatto. Si, entrambe intere, ma abbiamo dovuto usare entrambe la magia. Cosa vuol dire lo sapevo? Sapevi che Regina non sarebbe stata sufficiente e non mi hai detto nulla? Rischiava di morire! No, io non.. No. No Blue, non è il momento. Parleremo al prossimo concilio.” la Swan, furiosa, concluse la telefonata quasi stritolando il telefono.
Regina prese la mano libera tra le sue e tentò di confortarla.
“Emma.. non essere arrabbiata, io sto bene. Con questi incantesimi potenti non si può sapere prima se l'energia sarà sufficiente..” disse Regina, cercando di calmarla.
“No Regina, stiamo parlando della tua salute!” disse Emma, con foga. La bruna la guardò con le lacrime agli occhi e le volò nuovamente tra le braccia. Emma la strinse senza dire nulla, persa nella dolce debolezza dell'altra.
“Sai che non lascerò che ti succeda qualcosa di male, vero?” chiese Emma, le labbra ed il naso immersi nei capelli di Regina per memorizzarne il delicato profumo di mela. La mora rispose con un cenno del capo contro la spalla della bionda.
..Where the fire burns and their hands now rise, to the crystal sky for the warrior's pride..
Regina sbuffò nuovamente. Ci mancava solo l'idiota.
“Si pa', dimmi.. Si, tutto a posto. No, stanche ma bene. Si grazie, avvisa gli altri. Si, la mamma ha chiamato. No, in casa di Regina non c'è della nutella, perché? No, non mi ricordo a che ora chiude il supermercato.. Senti ora vado a riposare, ok? Avvisa Mulan e Filippo che da stasera torniamo a fare turni normali. Si, congeda anche i nani, niente più carcasse da spostare. Si, avvisa anche le suore.. Papà! Ho sonno! Si si, ciao ciao ciao.”
La Swan concluse la chiamata con un sospiro.
“Ora manca solo che telefoni Ruby..” disse ad alta voce Emma, sorridendo a Regina.
“E a lei che suoneria hai messo? She Wolf di Shakira? Man Eater di Nelly Furtado?” la punzecchiò Regina.
“Non proprio..” rispose vaga la Swan.
Hey there Little Red Riding Hood, you sure are looking good..
“Ecco, appunto..” disse Emma, poi rispose al cellulare.
“Scelta.. interessante.” commentò Regina, sottovoce.
“Hey Ru..”
“Beh, che avete combinato tu e belle gambe?”
“Cosa?”
“Senti, non sono cieca, mezz'ora fa si è vista una nuvolona scura uscire da casa di Regina, potreste evitare di lanciare l'ennesima maledizione sulla città mentre fate i vostri giochini?”
“Non stavamo giocando!” strillò Emma, spazientita. Regina, fulminea, le strappò il cellulare dalle mani.
“Hey!” protestò Emma.
“Mi ascolti bene signorina Lucas, sono stanca e non ho tempo da perdere ne voglia di giustificarmi con lei. Comunque, per sua informazione, abbiamo appena bloccato i portali per rendere sicura la MIA città e, se non le dispiace, ora andremmo anche a letto!” ringhiò Regina, prima di chiudere la chiamata e riconsegnare il telefono alla Swan sbuffando. Emma la guardò con un sorriso ebete.
“Beh?”
“No, nulla..” è che sei bellissima quando ti arrabbi.
Yo ho ho and a bottle of rum..
“E adesso cosa vuole Killian?” si domandò ad alta voce Emma, stizzita da tutte queste interruzioni.
“Pronto?”
“Ciao ciccina, hai mica visto tuo padre, per caso? È finita la nutella..”
Emma concluse la chiamata senza nemmeno rispondere al pirata. Aveva appena spento il cellulare quando squillò quello di Regina.
..I look at you looking at me, now I know why they say the best things are free..
“Ciao Henry!” sorrise Regina.
“Ciao mamma! Ha detto nonna che è tutto a posto, niente più portali?”
“Si piccolo, almeno per un po'.”
“E.. Emma ha fatto esplodere qualcosa?”
Regina scoppiò a ridere.
“Hey!” disse Emma aggrottando le sopracciglia, mentre aiutava Regina ad alzarsi dal pavimento.
“Ma no tesoro, ce la siamo cavata entrambe e senza danni. Prima di cena ti passiamo a prendere, ok?”
“Ok, a dopo!”
Regina si appoggiò alla parete, esausta, poi spense il cellulare anche lei. La Swan la guardava da dietro le palpebre semichiuse, le iridi di un verde annacquato che trasudava stanchezza.
“Bene Emma, direi che ci siamo meritate un paio d'ore di riposo, che dici?” disse Regina avviandosi verso la propria camera, Emma che la seguiva a ruota.
“Mi sembra un'ottima idea. Non so tu, ma io sono morta.”
“Dei cadaveri che ho visto sei decisamente la più in forma!” sorrise Regina da dietro una spalla. Emma arrossì.
“Senti.. è un problema se mi fai compagnia?” chiese Regina con voce tremante.
“Nel..Nel tuo letto?” balbettò la Swan sgranando gli occhi.
“Si.. Quando sono molto stanca soffro di incubi, ma se la cosa ti mette a disagio..”
“NO! No, certo.. Insomma si! Cioè.. Si ok, ehm.. dormiamo assieme.”
Senza accorgersene erano già sul letto di Regina, entrambe ammutolite ed indecise sul da farsi.
La prima a scuotersi fu Emma, che si sdraiò di lato volgendo il viso a Regina, facendo segno con la mano di sdraiarsi. Regina si accoccolò al suo fianco, dapprima timidamente, poi stringendola a sé, Emma che d'istinto le cingeva la vita con un braccio protettivo.
“Emma..”
“Si?”
“Mi dirai mai che suoneria hai messo per quando ti chiamo io?”
“Non ci penso neanche!”
“Tanto lo scoprirò comunque.” sorrise Regina, assonnata.
La stanchezza dell'ora precedente, il morbido materasso di Regina ed il senso di sicurezza che entrambe instillavano all'altra ebbero la meglio sulle due donne, che scivolarono inesorabilmente verso un sonno senza sogni.

Erano passate almeno 4 ore da quando le due si erano recate al piano di sopra per riposare ed ora, un po' più in forze, stavano scendendo in cucina.
“Bene, ora delle pulizie!” esclamò Regina battendo le mani. Riempì le braccia della Swan di spugne, disinfettanti e detersivi, con sgomento della bionda.
“E cosa dovrei farci con questa roba?” chiese Emma, sospettosa.
“Ma pulire, ovviamente! Quando torno questa cucina e soprattutto questo bancone devono brillare ed essere privi di qualsiasi ingrediente magico o batterio. E si ricordi che controllo!” disse Regina, iniziando a risistemare gli oggetti inutilizzati o avanzati nelle rispettive scatole.
“E tu dove vai?” chiese Emma, infilandosi i guanti con rassegnazione.
“Vado a rimettere questa roba nella cripta e ridare a Gold quello che ci ha prestato, per ora non ci servono più. Di ritorno passo a prendere Henry da Snow e lo porto a casa.”
Mentre la Swan continuava a strofinare e pulire, la Mills raccolse tutto il necessario in due scatoloni e si avviò verso l'auto.
“Vuoi una mano?” chiese Emma, notando le dimensioni degli scatoloni.
“Non temere, sono più leggeri di quanto tu pensi.” sorrise Regina, quasi sorpresa dalla cavalleria della Swan.
“Oh, Emma?”
“Si?”
“Stasera pizza, ti va bene?”
Il sorriso della Swan illuminò la stanza.

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Nel caso voleste ascoltarvi le canzoni che mi hanno ispirato le suonerie stupide di Emma & Co finora:
Cellulare di Emma
suoneria generica: Mi Piace Se Ti muovi (colonna sonora di Madagascar)
suoneria Leroy: Macho Man dei Village People – capitolo 7
suoneria Snow: Time After Time di Cindy Lauper
suoneria Neal: Hey Stoopid di Alice Cooper
suoneria Blue: Blue degli Eiffel 65
suoneria David: Warrior's Pride dei Rhapsody
suoneria Hook: Fifteen Men (bottle of rum)
suoneria Ruby: Little Red Riding Hood dei The Meteors
messaggi: urlo di capra (cercate sul tubo Goats Screaming Like Humans, non ve ne pentirete!) - capitolo 8
Cellulare di Regina
suoneria Henry: Angel Of Mine di Monica
Cellulare di Ruby
suoneria Whale: Hot Stuff di Donna Summer – capitolo 6
Canzone autoradio Neal
Djobi Djoba dei Gipsy Kings – capitolo 9

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Capitolo 13
*** 13 ***


Buongiorno! Come promesso ecco il nuovo capitolo, è un po' più lungo dei precedenti ma tra qualche giorno parto per le vacanze e dovrete portare pazienza per un paio di settimane :)
Buona lettura!
Aym

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Ruby si stava gustando la corsetta giornaliera approfittando del cambio turno al Granny's quando si sentì chiamare.
“Ciao Ruby!”
La mora rallentò il passo, si girò verso le voci e si fermò, momentaneamente interdetta.
Questa cosa diventa ogni giorno più strana pensò avvicinandosi al gruppetto di gestanti seduto sulle panchine.
“Hey ragazzi, che si dice?” sorrise la mora.
“Solite cose! Sai per caso a che ora apre il supermercato? David si è di nuovo dimenticato di comprare la nutella.” sospirò Killian, tentando di sistemarsi l'eyeliner tenendo lo specchietto con l'uncino.
“Credo alle 15..” disse Ruby, cercando di non ridere.
Poi i sensi scattarono all'erta e la mora si ritrovò a ringhiare, Spencer si stava avvicinando a lei e la cosa non le piaceva per niente. L'ultima volta che i due erano stati faccia a faccia l'uomo stava guidando una folla pronta a linciarla. L'ex sovrano non sembrò accorgersi del pericolo ed allungò una mano verso i capelli della mora, carezzando affascinato una lunga ciocca. Ruby sollevò un sopracciglio, indecisa sul da farsi.
“Oddio, hai dei capelli morbidissimi! Che balsamo usi?” chiese Albert, con gli occhi cucciolosi.
Ok. QUESTO è inquietante. Ma che cavolo?
Ruby balbettò il nome di qualche prodotto e scansò con gentilezza l'uomo, volgendo la sua attenzione verso il ragazzo in carrozzina qualche metro più indietro.
“Sean! Che hai combinato?” chiese Ruby, carezzando il viso della piccola Alexandra, che giocava quieta in grembo al papà.
“È colpa di Ashley! Ha nascosto tutte le caramelle in un vano del soffitto! Come faccio senza orsetti gommosi? Ad ogni modo, ho cercato di prenderle, la scala non era stabile e..” con la mano si indicò la gamba ingessata, sorridendo.
Ruby annuì preoccupata.
Come se Ash non avesse già abbastanza problemi con un marito incinto e una neonata..
“Hey Ru..” una figura non meglio identificata stava rimettendo l'anima in un cespuglio poco lontano.
“Hey Fred!” salutò lei, sospirando.
Devo organizzare una serata per le ragazze. Questa maledizione sta andando oltre ogni limite!
“Signori, gli altri sono arrivati. Se volete possiamo incominciare la nostra seduta settimanale.” sorrise Archie, aprendo la porta del suo studio. I ragazzi si accomiatarono salutando educatamente e dirigendosi verso lo psicologo, che la salutò a sua volta prima di scomparire nuovamente all'interno dell'edificio.
Grata per questa interruzione Ruby controllò l'orologio da polso e decise che era giunto il momento di tornare a casa e concedersi uno snack e una doccia. Prima di riprendere il lavoro aveva un appuntamento importante. Si passò la lingua sui canini acuminati pregustando ciò che l'aspettava e mosse le lunghe gambe in direzione di casa.

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Mulan aveva appena terminato la lezione di guida con David e si sentiva stranamente bene. E poi, quando era in auto, non doveva pensare ad Aurora. Nonostante anche Filippo fosse entrato a far parte del corpo di polizia cittadino come lei, David aveva fatto in modo che avessero meno turni possibili in comune e la cinesina ne era grata. Inoltre il biondo principe la stava istruendo con entusiasmo alle pratiche moderne di polizia, la giovane sembrava portata per il lavoro anche grazie al passato da militare e se fosse rimasta a Storybrooke anche dopo le maledizioni David sarebbe stato lieto di averla ancora in dipartimento.
La mora gli lanciò le chiavi dell'auto e si sistemò la cravatta. Quell'uniforme era davvero bella.
Dato che il commissariato andava espandendosi, per identificare meglio le forze dell'ordine il consiglio comunale e quello di guerra avevano ordinato d'urgenza delle uniformi per tutti gli agenti.
Qualche fata malignava che la sindachessa avesse insistito più di tutti gli altri per vedere la sceriffa in uniforme ma Mulan non amava molto i pettegolezzi.
“Come sono andata?” chiese rispettosamente la mora al suo superiore.
“Molto bene! Un po' meno aggressiva con l'acceleratore e direi che ci siamo!” sorrise David.
“Grazie capo.” sorrise Mulan, chinando educatamente la testa.
“Te l'ho già detto, puoi chiamarmi David. E a meno che non sia durante lo svolgimento di una pattuglia o simili puoi chiamare anche Emma per nome, sai che le fa piacere.” disse David, sempre sorridendo. Avere nuovi agenti in commissariato da formare e con cui fare amicizia lo rendeva orgoglioso del lavoro che svolgeva. E lo aiutava a non pensare all'assurda situazione familiare che stava vivendo.
Mentre entravano nella stazione di polizia il cellulare di David iniziò a spandere le note di He's A Pirate nell'aria.
“Ciao Killian, dimmi.”
“David! Come sta andando il turno?”
“Bene direi, da quando sono spariti i portali siamo tornati ai ritmi normali, sto formando le nuove reclute. Come state tu ed il piccolo?”
“Bene, oggi non ho vomitato neanche una volta! Però ho fame. A che ora finisci?”
“Tra un'oretta, perché? Non mi dire che devo di nuovo fare la spesa..” sospirò il biondo. La cinesina sorrise dalla sua scrivania.
“No nulla.. è che mi manchi..” dall'altra parte della linea il pirata scoppiò a piangere.
“Killian, non piangere su.. Posso farmi perdonare portandoti fuori a cena? Potremmo andare in quel posto in riva al mare dove fanno gli spiedini di pesce..” tentò di calmarlo David.
“Spiedini! Posso avere anche il dolce?” strillò Killian, entusiasta.
“Ma certo! Sarò a casa verso le sei e mezzo, uscito da qui ho delle commissioni da fare..”
Ci fu silenzio per qualche secondo, poi il pirata si riprese.
“David.. puoi dirmelo quando vai da lei. È comunque tua moglie..” disse triste il pirata.
“Lo so.. è che sei così sensibile ultimamente..” disse David in un soffio.
“Si, ma non sono stupido e non voglio creare problemi. Salutami Snow. Oh, e David?”
“Si?”
“Esigo doppia razione di spiedini!” concluse Killian terminando la chiamata. David Sorrise.
Il biondo si girò poi verso Mulan.
“Hey, oggi non tocca a te portare le pratiche firmate in municipio?” chiese cortesemente.
“Si, stavo appunto sistemando le cartelle. Non capisco perché lo sceriff.. Emma mi abbia delegato per questa volta, di solito non vede l'ora di andare da Regina..” rispose dubbiosa Mulan.
“Non ne ho idea, tra l'altro mi sembra che da quando convivono siano molto più rilassate, anche se non hanno ancora ammesso la loro relazione ne a me ne a Snow..” sospirò David.
“Magari hanno paura di dirvelo, visti i trascorsi..” rispose educatamente Mulan.
“Beh, è vero che non corre buon sangue tra noi e Regina, ma hanno già un figlio assieme ed è evidente che tengono l'una all'altra, se Emma è felice.. lo sono anche io.” disse David, serio.
Mulan gli sorrise poi si alzò dalla scrivani e si avviò verso il suo appuntamento ufficiale.

“Vorrei che i miei fossero così comprensivi, sai, quando sarà il momento di portare una persona importante a casa..” disse timidamente la cinesina. David si alzò a sua volta ed appoggiò una mano sulla spalla della giovane.
“I tuoi hanno ogni ragione di essere orgogliosi di te, non temere.” sorrise David, poi la spinse verso l'uscita.
“Forza ora. Non vorrai far irritare il sindaco, vero?”

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Alle 15.30 esatte il campanello di Ruby suonò come previsto e la mora aprì la porta a Nova, Leroy e Blue, facendoli accomodare in casa.
I due piccioncini sembravano quasi a proprio agio. Dopotutto Whale si era occupato di tutto l'aspetto tecnico della faccenda, spiegando in modo scientifico come funzionava la riproduzione umana, ovviamente di nascosto da Blue, inspiegabilmente convinta che Whale avesse delegato interamente la spiegazione alla cameriera. Avendo a cuore i due adorabili tontoloni e nutrendo una malcelata antipatia per la madre superiora, aveva fatto in modo che Ruby si occupasse solo della parte divertente.
La lupa sorrise nel constatare la sfumatura verdognola di Blue.
Una volta depositate tazze di tè fumante di fronte a tutti gli ospiti, Ruby rivolse a tutti il più dolce dei sorrisi e incominciò a parlare.
“Bene, dato che sapete già come funziona il sesso tra esseri umani dopo aver parlato con il Dr.Whale lasciate che vi spieghi la parte divertente..”
Whale ha già spiegato COSA? E quindi questa sottospecie di prostituta deve spiegare a Nova e Leroy non perché ma come.. Sono stata ingannata! Pensò Blue, terrea, artigliando i braccioli della poltrona per non perdere conoscenza.
Nonostante gli argomenti decisamente piccanti Blue riuscì a non perdere i sensi per le ben due ore e mezza in cui Ruby illuminò i due ignari amanti con quello che sembrava un corso esteso di kamasutra.
Come può anche solo sapere cose del genere? Aspetta, non voglio saperlo.. Signore fa che questo supplizio termini presto.. pensava Blue, che durante le spiegazioni era passata dal verde mal di mare al rosso peperone.
Ruby, dal canto suo, stava facendo del suo meglio per essere il più professionale possibile, rispondendo con pazienza e gentilezza alle infinite domande dei due piccioncini.
Alle 18.10 l'allarme dell'orologio di Ruby iniziò a suonare, la mora lo spense rapidamente e si rivolse nuovamente ai suoi ospiti.
“Bene, direi che possiamo concludere qui, anche perché a breve inizia il turno e se non mi presento puntuale mia nonna potrebbe scuoiarmi e usare la mia pelle come tappeto davanti al camino.” sorrise Ruby.
I tre si alzarono dalle sedie, Blue tremando un po'.
“Naturalmente, se aveste altre domande siete i benvenuti.” disse Ruby alla coppia, che arrossì per la centesima volta e le sorrise di rimando.
Nova e Leroy la ringraziarono profusamente e dopo aver salutato lei e Blue si avviarono verso casa, decisi a sperimentare tutto ciò che la giovane lupa aveva insegnato loro.
Blue le rivolse un veloce cenno di saluto e tentò di affrettarsi verso la porta, ma una mano dalle dita snelle le artigliò il polso e la costrinse a girarsi.
“Signorina Lucas..” balbettò la fata, confusa ed impaurita. La mora la tirò a se, fronte a fronte.
“Ascoltami bene. Non mi interessa quali siano le tue convinzioni personali e morali, smettila di giudicare tutti di continuo. Tutti hanno diritto di essere felici, che ti piaccia oppure no.” ringhiò Ruby, gli occhi improvvisamente gialli. La fata deglutì rumorosamente.
“Cosa stai cercando di dirmi, Ruby?” balbettò nuovamente Blue.
“Di non giudicare ne mettere i bastoni tra le ruote a me. Ne alle mie amiche. È tutto.” concluse la giovane, lasciando il polso dell'altra. Poi allargò le narici annusando l'aria e sorrise, ma l'altra era ancora troppo impaurita e confusa per accorgersene.
Senti senti.. a quanto pare la lezioncina di prima non ha fatto effetto solo sui due piccioncini pensò Ruby, avvertendo un'improvvisa ondata di feromoni.
Blue si massaggiò il polso e dopo un altro cenno di saluto scomparì rapidamente dietro la porta.
Ruby scosse la testa, divertita, poi si buttò addosso l'uniforme e volò in direzione del diner. Quella fata maledetta era riuscita a farla arrivare in ritardo.
“Disgraziata! Il tuo turno è cominciato da 3 minuti e 35 secondi!” l'apostrofò Granny appena varcata la soglia.
“Nonna dai! Stavolta non è colpa mia! E poi guarda, porta pazienza qualche ora e ti assicuro che avremo almeno due clienti molto affamati che ci verranno a trovare. Soldi sicuri!” la mora si fermò un attimo per allacciarsi il grembiule e sorrise a se stessa “Anzi.. tre clienti!” concluse con un sogghigno, poi saettò tra i tavoli per prendere il primo ordine della serata.
Granny Lucas alzò un sopracciglio, dubbiosa, poi tornò in cucina.

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Vedere Spugna che dimenava le chiappe sulle note di In The Navy dei Village People mentre puliva il ponte della Jolly Rodger stava facendo tornare la nausea a Hook, ma fortunatamente per il pirata (e per il ponte) Killian distolse subito lo sguardo.
Il giovane si massaggiò il pancione appena accennato ed appoggiò il televisore portatile di fianco alla sdraio. Dato che per quel pomeriggio non erano previste né terapie né esami era deciso a gustarsi la rara giornata di sole strafogandosi di patatine e nutella mentre si guardava le repliche di Anche le Ortensie Piangono.
Dopo essersi assicurato telefonicamente che il padre di suo figlio fosse ancora vivo gettò il telefono su un cuscino ed impugnò il telecomando, quando una voce lo distrasse.
“Disturbo?”
Killian si girò verso uno dei nuovi acquisti di Storybrooke e gli sorrise. Prima che lui e David si trasferissero sulla Jolly Rodger l'arrivo del famoso capitano era stata per giorni il gossip del distretto portuale. Il fatto che il capitano avesse cortesemente rifiutato un alloggio al Granny's chiedendo in cambio una nave scassata aveva accresciuto ulteriormente la sua fama nella zona.
“Certo che no. Prego, si accomodi.” sorrise Killian, facendo cenno con l'uncino all'uomo di salire. Il visitatore si issò a fatica sull'imbarcazione, salutò Spugna con un cenno della testa e tese la mano a Hook.
“So che ci siamo già visti in giro per il quartiere ma vorrei presentarmi ufficialmente. Sono il capitano Achab.” disse cortesemente l'uomo.
“Capitano Killian Jones al suo servizio.” rispose il pirata, accettando la mano tesa e stringendola con vigore.
“Cosa posso fare per lei?” chiese Hook allungando al collega un bicchiere di rum.
“Lei non beve?” chiese stupito Achab, notando che Hook si stava versando del tè freddo.
“Mi creda, le farei volentieri compagnia ma temo di dover rimanere astemio ancora per qualche mese.” sorrise Killian massaggiandosi la pancia.
“Oh giusto, la maledizione.” disse Achab, poi si girò verso Spugna alzando il bicchiere.
“Congratulazioni!” disse sorridendo ad entrambi. Spugna diventò bordeaux e continuò a sculettare pulendo il ponte.
“Oh no, lui è la colf. David, il padre del bambino, è al lavoro in questo momento.” rise Killian, divertito dalla faccia schifata di Spugna.
“Tornando a noi..” attaccò Hook incuriosito, sporgendosi verso il visitatore.
“Tornando a noi. Mi chiedevo se le potesse interessare un lavoro. Immagino che con il piccolo in arrivo rimarrà per un bel po' ancorato qui a Storybrooke ed io avrei proprio bisogno di qualcuno che ne capisca di navi.” disse Achab posando il bicchiere sul tavolino.
“La ascolto.” disse il pirata, facendo segno al collega di continuare.
“Grazie all'aiuto del sindaco Mills sono riuscito a recuperare la mia Pequod..” disse indicando il mezzo relitto parcheggiato alla fine del molo “Ma grazie a quel maledetto cetaceo che è stato portato con me dai portali la mia nave ha bisogno di riparazioni. Per poter pagare l'affitto della banchina sto lavorando per quel principe pescivendolo, quell'Eric.. comunque, sono disposto a darle parte del mio stipendio per mettere a punto i miei strumenti di navigazione. Naturalmente date le sue condizioni e il suo rango non ho intenzione di chiederle lavori più faticosi.” concluse il capitano.
“Mi sembra una proposta interessante. Con il bambino in arrivo più soldi ci sono in casa meglio è. Avrei tuttavia una domanda, se posso permettermi. Che cos'ha intenzione di fare una volta restaurata la nave? Nonostante le sue condizioni è già abitabile e non credo che il sindaco Mills o lo sceriffo gradirebbero se lei fosse una minaccia per un nuovo membro della comunità..” disse Killian facendo un cenno con la testa in direzione del mare. Poco prima della linea dell'orizzonte, un enorme balena bianca navigava tranquilla.
“Ne lei ne le autorità avete di che preoccuparvi. Ho intenzione di tornare a navigare si, ma stavolta per pescare pesci decisamente più piccoli. Eric sta pensando di ingrandire il business e la Pequod farebbe comodo ad entrambi.” rispose Achab alzandosi in piedi.
Si massaggiò la gamba finta e guardando l'uncino di Killian si chiese come mai gli uomini di mare finivano irrimediabilmente per avere qualche pezzo in meno.
Il mare da, il mare prende pensò scrollando le spalle mentre Hook lo guardava incuriosito.
“Riflettevo. Balena bianca.” disse poi Achab picchiettando le nocche sulla protesi.
“Coccodrillo.” disse di rimando Hook, sollevando l'uncino.
“In mare?” chiese confuso Achab aggrottando le sopracciglia.
“È una lunga storia..” sorrise Killian.
“Bene. Abbiamo un accordo, allora?” chiese Achab preparandosi a scendere sul molo.
“Dipende. Di che cifra parliamo?” chiese il pirata, sorridendo.

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Regina stava tenendo d'occhio il municipio dalla torre dell'orologio con il binocolo sottratto ad un Hook non proprio consenziente. Nei pochi momenti liberi dal lavoro si recava nell'ufficio che Belle le aveva cortesemente predisposto per studiare i molti libri che ancora la separavano dallo spezzare la maledizione delle gravidanze, anche se oggi si trovava li per questioni personali.
La mora sentì la porta aprirsi e chiudersi alle sue spalle e sorrise internamente.
Con lentezza studiata chiuse il binocolo, lo appoggiò sulla scrivania e prese un respiro profondo, tentando di prepararsi allo spettacolo che l'aspettava.
Se mi giro di scatto potrei anche morire.. pensò Regina, poi si voltò e per un pelo le ginocchia non le cedettero. Dubitava che si sarebbe mai abituata a tutto questo.
Davanti a lei, stranamente in rispettoso silenzio, c'era Emma, avvolta in una delle uniformi che Regina aveva particolarmente insistito ad acquistare.
I capelli raccolti in una coda di cavallo e gli occhiali da sole non facevano che rendere la visione ancora più mozzafiato per la mora.
Se continua a guardarmi così salto la scrivania e l'attacco al muro, altro che le multe di Ruby e Whale! Pensò Emma togliendosi gli occhiali e sorridendo alla mora, sperando di non avere il viso completamente bordeaux.
“Regina..” salutò.
“Emma..” rispose Regina, sforzandosi di guardare la bionda negli occhi. Emma, da parte sua, non si poneva minimamente il problema e i suoi bulbi oculari sembravano pronti a tuffarsi nella scollatura della Mills da un momento all'altro.
Regina tossì rumorosamente un paio di volte, portando temporaneamente l'attenzione della bionda sul suo viso.
“Come procede il piano?” chiese Regina appoggiandosi alla scrivania e migliorando nettamente la visuale della Swan.
“Come da programma. Mi sono presa il turno di pattuglia e David ha appena terminato di fare lezione di guida a Mulan. Tra poco dovrebbe andare verso il tuo ufficio per consegnare le pratiche.” rispose la Swan, gli occhi da lemure che tentavano, senza successo, di sollevarsi di qualche centimetro.
“Ottimo. Non possiamo permetterci di avere un agente a terra, non crede anche lei, sceriffo?” sorrise felinamente Regina.
“Certo che no..” balbettò Emma.
“Io ho solo da perderci in questa faccenda finché la maledizione non verrà spezzata, ma meglio un colloquio o due in più che due persone infelici.”
“Ma sei sicura che funzionerà?” chiese la Swan, la bocca che rifiutava di chiudersi del tutto.
“Certo che funzionerà. Credimi, per intrighi e complotti ho un certo talento..” concluse Regina strizzando l'occhio alla bionda, poi si girò e tornò alla finestra aprendo il binocolo.
Mentre puntava verso la finestra aperta sull'ufficio della sua segretaria la Swan le si avvicinò e cingendole la vita appoggiò la guancia alla sua per poter vedere dal binocolo lo svolgersi del loro piano.
È così vicina.. basterebbe che ci girassimo appena e.. pensarono contemporaneamente Emma e Regina, sentendo le guance diventare paonazze.
I pensieri delle due si dissolsero appena notarono la porta dell'ufficio municipale aprirsi.
Diversi metri oltre la torre, in un altro edificio, Mulan fece il suo ingresso parzialmente nascosta dalle scartoffie.
“Buongiorno, sono l'agente Fa. Lo sceriffo Swan mi ha mandato qui per la consegna delle pratiche.” disse educatamente Mulan da dietro la pila di fogli e cartelline.
L'ultimo acquisto del municipio osservò incuriosita l'agente misteriosa. Dato che ben tre segretarie erano rimaste incinta in meno di un mese, Regina aveva messo come prerequisito per il lavoro che la candidata fosse single e non avesse ancora trovato il vero amore, in barba ai diritti sindacali e di privacy. Pocahontas, arrivata da poco in città con uno dei portali, aveva subito colto l'occasione di guadagno e Regina, notata la professionalità e la voglia di imparare della giovane, era stata lieta di assumerla, sperando che fosse la scelta definitiva.
Nelle settimane precedenti aveva sempre avuto a che fare solo con Emma dal dipartimento e ancora non conosceva bene la città, quindi ogni nuovo avventore del municipio era fonte di curiosità.
“Le appoggi pure sulla mia scrivania. Purtroppo il sindaco Mills ha avuto un impegno e non può riceverla, ma mi ha detto che consegnerà le pratiche firmate direttamente allo sceriffo Swan appena possibile.” rispose Pocahontas facendo spazio per il mucchio di carte.
Mulan fece un paio di passi avanti, si sporse verso la scrivania e vi depositò il carico, cercando di non far crollare l'alta pila.
Si rialzò e fu come se un fulmine le avesse squarciato il petto. Due stupendi occhi a mandorla con le iridi color cioccolato, di poco diversi dai suoi, la guardavano dall'altro lato del mobile.
Pocahontas dal lato suo non si capacitava di come avesse fatto a non notare prima la bellissima poliziotta che aveva davanti.
Nella torre dell'orologio due donne, strette l'una all'altra, assistevano alla scena sorridendo. Cupido, in confronto a loro, era un povero dilettante.
Regina abbassò leggermente il binocolo per commentare con Emma il successo del loro piano quando si rese improvvisamente conto che la mano della bionda era ancora appoggiata sulla sua vita stringendola a sé. Si rese anche conto di quanto vicini fossero i loro visi, il fiato bollente della Swan che le carezzava la guancia e d'istinto si girò impercettibilmente verso la bionda, sfiorandole il naso con il proprio.
Lo sguardo saettò dalle labbra della bionda, dischiuse, agli occhi verdissimi, che brillavano di mille pagliuzze dorate e di qualcosa che Regina aveva timore di non meritare.
Emma si sporse inconsapevolmente verso la mora e le loro labbra erano separate da un millimetro appena, quando il telefono di Emma iniziò a suonare uno degli assurdi motivetti, catapultando le due ai lati opposti della stanza, come se una granata fosse esplosa tra loro.
“Killian, per l'ultima volta, non te la compro la nutella!” strillò la Swan al telefono.
Regina, passeggiando nervosamente per la stanza, tentava di raccogliere i propri pensieri e di capire cosa diamine era quasi appena successo.
“Cosa cavolo ne so io di quanti dobloni d'oro sono duecento dollari?” sbraitò nuovamente Emma, poi allungò il cellulare a Regina, che la guardò senza capire.
“Come te la cavi in matematica?” chiese Emma, paonazza di rabbia e di imbarazzo.

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Cora sbatté le palpebre più volte. Era morta? Era viva? Cosa diamine era successo?
Un momento prima stava osservando Storybrooke dal suo nascondiglio dopo che, giorni prima, una nube di oscura magia era uscita dalla casa di sua figlia, era volata in cielo ed era esplosa sopra la città, chiudendo di colpo tutti i portali aperti.
Oh, allora ha trovato almeno una soluzione temporanea aveva pensato.
Poi un boato alle sue spalle l'aveva fatta girare e si era trovata faccia a faccia con l'ennesimo orco, sicuramente arrivato con un portale precedente.
Lei aveva impugnato il taser, ma la bestia era stata più veloce. L'aveva gettata a terra con un colpo vigoroso, strappandole di mano il taser e facendola sanguinare.
Lei aveva alzato le mani in un ultimo tentativo di difesa sapendo che, senza la sua magia, sarebbe stato tutto inutile.
Aveva chiuso gli occhi, pronta a sentire le mascelle dell'orco serrarsi contro le sue carni e dilaniarle, punirla finalmente per i crimini che aveva commesso.
Aveva atteso.
Poi un sibilo e un tonfo, entrambi vicinissimi a lei.
Così aveva riaperto gli occhi, poi li aveva richiusi, poi riaperti. Non aveva senso.
L'orco giaceva a meno di un metro da lei, morto con una freccia conficcata nel cranio, l'angolazione perfetta per trapassargli un occhio.
Ma chi..? Si tirò su a sedere, togliendosi la terra dai vestiti. Non sapeva se la testa le girasse per la confusione o per il sangue che ancora le sgorgava dalla fronte.
Poi un fruscio la riportò alla realtà e la strega volse lo sguardo verso la fonte del rumore. In piedi a pochi metri da lei, cuffie alle orecchie, faretra piena ed arco pronto, c'era nientemeno che Snow.
La mora si avvicinò rimettendosi l'arco sulle spalle, si tolse le cuffie e, chinandosi verso di lei, le tese una mano.
“C'è una baita, poco lontano. Una volta in casa sistemeremo quella ferita. Ora andiamo, tra poco i nani saranno qui e non devono trovarti. Poi mi spiegherai come mai sei viva, perché hai il tuo cuore ma non la tua magia e sopratutto cosa diamine hai combinato.”
Cora non poté fare altro che annuire accettando la mano offerta.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Bentrovat*!
Peccato che le vacanze non durino di più ;)
Ecco un capitolo fresco fresco per voi, buona lettura!
Aym
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Sidney Glass stava editando un articolo nella quiete di casa propria quando suonò il campanello.
Ma chi può essere? Pensò Glass grattandosi la testa. Si era preso una mezza giornata per sistemare alcuni lavori e non aspettava certo visitatori.
Aprì la porta e si trovò davanti Blue, paonazza in viso e con una luce negli occhi che non le aveva mai visto prima.
“Blue! Prego, si accomodi..” disse Glass confuso, facendo spazio alla nuova arrivata. La mora entrò senza dire una parola e si tolse il cappotto, appoggiandolo su una sedia.
“Non l'aspettavo prima di giovedì per il bollettino settimanale, è forse successo qualcosa?” chiese preoccupato il giornalista riempiendo il bollitore per il tè.
Una mano dalle dita affusolate si appoggiò sulla sua e gli tolse gentilmente il bollitore di mano, appoggiandolo a fianco del lavello.
Glass si girò confuso e stava per porre una domanda quando la fata lo tirò a sé senza troppi complimenti ed incollò le labbra alle sue.
Sidney non provò nemmeno ad opporsi ed appoggiò le mani sulla vita di Blue sorpreso ma per nulla dispiaciuto, mentre il bacio si faceva sempre più appassionato.
Cosa diavolo sta succedendo? È un'altra maledizione? È impazzita?
Smise di porsi domande quando sentì le mani di Blue armeggiare con la sua cintura.

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Regina si aggirava per casa passando nervosamente da una pentola all'altra, con la speranza che le varie pietanze che ingombravano i fornelli accesi potessero darle le risposte che cercava.
Erano passati giorni dal quasi bacio con Emma e, come sempre da qualche mese a questa parte, entrambe avevano preferito ignorare totalmente l'accaduto, anche se ogni giorno diventava più difficile.
E se me lo fossi immaginata? Non posso rovinare tutto per una sensazione, non posso fare questo ad Emma ed Henry. Da quando abitiamo assieme l'atmosfera è così rilassata ed Henry sembra così felice! Poi la salvatrice e la regina cattiva, che idea assurda..
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un scheggia umana che si catapultò verso di lei togliendole il fiato.
“Mammaaaa!” strillò Henry sorridendo con tutti i denti che aveva, poi sciolse l'abbraccio e annusò l'aria densa di deliziosi profumi.
“Ciao tesoro!” rispose Regina riprendendo fiato e sorridendo al figlio.
“Mamma, ma hai fatto da mangiare per un esercito!” disse il piccolo, saltellando felice.
Regina gli scompigliò i capelli e lo guardò scomparire oltre la cucina.
“Henry, non correre!” rimproverò la bruna dalla cucina, la sua voce che si univa a quella di Emma in un unico coro. La bionda fece il suo ingresso in cucina in uniforme, privando temporaneamente il sindaco di qualsiasi capacità cognitiva.
“Buonasera! Chi hai invitato a cena?” chiese la Swan annusando l'aria, sul volto la stessa espressione estasiata di Henry poco prima.
“Siamo solo noi tre, come al solito. Ho pensato di preparare qualcosa di speciale e quello che avanza pensavo di congelarlo, cosa che non è scontata vedendo il tuo appetito e quello di Henry..” scherzò Regina, gli occhi che tornavano sulle pentole per controllare la cottura dei cibi.
“Spiritosa!” disse Emma rivolgendole un finto sguardo minaccioso e sciogliendo il nodo della cravatta dell'uniforme, inconsapevole degli occhi di Regina incollati su di lei.
“Oh, quasi dimenticavo!” esordì Regina scuotendosi da pensieri altamente inappropriati ed allungando alla bionda una busta di carta dal bancone. La bionda prese la busta aggrottando la fronte e l'aprì, le gemme verdi che si dilatavano a dismisura dallo stupore.
“Ma queste sono..” balbettò Emma, la gola improvvisamente stretta in una morsa di commozione.
“..Le chiavi di casa. Dato che starai qui è più pratico se puoi entrare ed uscire quando vuoi, giusto?” sorrise Regina, sorpresa e sopraffatta dalla commozione di Emma. La bionda le sorrise con gli occhi lucidi e un sorriso tanto caldo da sciogliere un ghiacciaio.
“Questi invece sono tuoi.” disse la bionda allungando un rotolo di banconote verso Regina.
La mora alzò un sopracciglio.
“E questi?” chiese, immaginando già dove voleva andare a parare la bionda e con il rifiuto pronto sulle labbra.
“Sono i soldi per la spesa, l'affitto, le bollette e qualcosina per le spese di Henry. E non azzardarti a rifiutare, non credere che non conosca quella faccia!” disse la bionda con aria decisa, mettendo banconote nella mano del sindaco e chiudendone le dita attorno al rotolo con la propria mano.
Regina non provò neanche a protestare, i pensieri tutti rivolti alla mano ancora avvolta alla sua.
“Ogni mese di permanenza qui ho intenzione di pagare la mia quota e metà di quella di Henry, oltre ad aiutare nelle faccende di casa. Quindi fai in modo di prepararmi una lista senza brontolare!” rise nervosamente Emma, conscia della sua mano ancora stretta attorno a quella della mora.
“Ma non..” provò a balbettare Regina. L'indice di Emma si posò sulle sue labbra zittendola all'istante.
“Niente proteste! E poi, sindaco Mills..” disse la bionda con tono serafico “..quando mai le ho dato ascolto?”
“Mai! Lei non mi da mai ascolto, sceriffo!” le sorrise Regina di rimando poi gettò una rapida occhiata oltre la bionda e si divincolò dolcemente dalla presa di Emma per controllare le pentole.
D'istinto la bionda si girò verso l'ingresso della cucina e sorrise al figlio che saltellava nella loro direzione.
“Beh, è pronto?” chiese Henry sorridendo.
Le due donne alzarono gli occhi al cielo e scoppiarono a ridere.

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Hook stava guardando l'ennesima puntata di Anche Le Ortensie Piangono spaparanzato sul divano quando David, carico di buste, salì sulla Jolly Rodger e caracollò verso la cambusa.
“Sera!” salutò il biondo poi, non sentendo risposta, si girò verso il compagno di disavventure che agitava l'uncino a mo' di saluto, gli occhi incollati al teleschermo e la mano che pescava in un enorme sacchetto di patatine.
“Certo che potresti anche darmi una mano..” protestò David.
Hook si guardò l'uncino e scoppiò a piangere.
“No! Killian, io non intendevo..” disse il biondo quasi scagliando la spesa addosso ad uno Spugna sbuffante e correndo ad abbracciare il pirata.
“David, a volte sei così insensibile..” piagnucolò Hook asciugandosi le lacrime con la mano buona. Il compagno lo stringeva a sé dispiaciuto.
“Scusami, non volevo intendere quello..” disse imbarazzato il cavaliere.
“Ma piuttosto!” disse il pirata con entusiasmo alzandosi di scatto e scaraventando il povero David sul pavimento.
“Che?” chiese il biondo rialzandosi in piedi e massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
Si guardò attorno e constatò che Killian era sparito, stava per chiamarlo quando il pirata tornò con alcune borse di abiti appese all'uncino. Il biondo lo guardò aggrottano le sopracciglia.
“Ho fatto shopping dato che tutti i vestiti mi stanno diventando stretti. Che dici?” chiese allegramente il moro estraendo alcuni capi dalle borse.
David tentò invano di sorridere, ma le sue labbra erano decise a non piegarsi davanti a cotale scempio. Killian si stava lisciando sulla pancia sempre più prominente la camicia hawaiana più brutta che David avesse mai visto.
Ma è legale vendere vestiti così orrendi?
Deciso a non offendere il compagno, il biondo borbottò qualche frase incomprensibile annuendo con vigore, sperando che il pirata non notasse la sua espressione disgustata.
Killian stava per chiedere qualcosa al compagno quando un'improvvisa fitta lo bloccò e lo fece piegare leggermente su sé stesso, gli occhi sbarrati e velati di lacrime. Tutti i vestiti caddero sul pavimento.
“Killian! Cosa succede?” chiese preoccupato David, catapultandosi verso il compagno.
“Calcio..” balbettò il pirata, ancora sotto shock.
“C'è una partita, stasera?” chiese confuso il biondo.
Un uncino volteggiò minaccioso in direzione del volto di David, che lo deviò all'ultimo.
“Killian, sei impazzito? Vuoi forse cavarmi un occhio?” strillò il biondo.
“Un monco e un orbo, che bella coppia..” commentò Spugna passando di li.
Un mocassino e uno stivale volarono in direzione dello sguattero, che si dileguò all'istante. Per nulla turbati, i due tornarono a guardarsi negli occhi.
“Un calcio del bambino David, un calcio del nostro bambino!” quasi urlò Killian, poi scivolò sul divano tenendo la mano sulla pancia, le lacrime che sgorgavano sulle gote.
Una mano rassicurante si posò sulla sua ed il pirata alzò lo sguardo per incontrare quello del compagno.
David, piangente anche lui, gli stava sorridendo.

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L'ora di cena sia avvicinava ma a Snow la fame era passata del tutto.
Non solo aveva dovuto disdire l'appuntamento con David, ma aveva appena ascoltato la storia più assurda che avesse mai sentito. Ciò che la turbava di più era che, conoscendo le parti coinvolte, tutto questo aveva dannatamente senso.
“Fammi capire bene..” attaccò Snow, camminando nervosamente avanti e indietro, mentre Cora la guardava divertita sgranocchiando gli snack che la mora le aveva dato per rifocillarsi.
“Tu sei viva perché Henry ha trovato il tuo cuore prima di me, ha pianto vedendolo e le sue lacrime ti hanno protetta dal maleficio facendoti risvegliare dopo la sepoltura in un punto non ben precisato dei boschi di Storybrooke, col tuo cuore purificato e una visione di ciò che è successo.” disse la morettina guardando la donna, che annuì masticando rumorosamente una barretta di cioccolato.
“Hai vagato per un po' poi volevi tornare da Henry per ringraziarlo, ma lui era stato rapito quindi ti sei unita di nascosto al nostro viaggio per Neverland, ma li ti sei dovuta nascondere dai Bambini Sperduti..” proseguì, mentre Cora continuava a mangiare allegramente e le fece segno di continuare.
“Spiandoci nella foresta ti sei resa conto che dovevi ripagare i tuoi debiti dando a tua figlia il suo lieto fine lanciando una maledizione che l'avrebbe aiutata a rimanere incinta del suo vero amore, che secondo te sarebbe Emma..” continuò Snow, in volto un espressione sempre più esasperata.
“Ma sei riuscita a lanciare l'incantesimo solo una volta tornati a bordo della Jolly Rodger, che però stava già attraversando il portale, quindi la maledizione è stata modificata spargendosi per tutta Storybrooke e facendo rimanere incinto per primo Hook, che in realtà sta crescendo il figlio mio e di David..” concluse infine la mora, scivolando su una sedia priva di forze.
“Esatto!” commentò Cora aprendo un pacchetto di fonzies.
“E questa maledizione unita al salto del portale ti avrebbe privato di quasi tutta la tua magia, a cui tu però hai voluto rinunciare del tutto in segno di buona volontà sottraendo il bracciale anti magia dal negozio di Gold ed indossandolo una volta al sicuro..” sbuffò Snow, incredula.
“Certo che si, dove credi che l'abbia preso, ad un concerto rock?” chiese Cora stizzita, agitando il polso avvolto dalla banda nera.
“Tutto questo non ha senso!” sbottò Snow alzandosi in piedi di botto.
“Hai forse una spiegazione migliore, mia cara?” chiese Cora alzando un sopracciglio.
La bocca di Mary Margaret si aprì e richiuse più volte, senza che un solo suono fuoriuscisse da essa. Sospirò.
“Quello di cui veramente non mi capacito è ciò che mi hai detto sui portali.. sei davvero sicura che non sia un altro dei tuoi pasticci ma dovuto alla faccenda che mi dicevi?” chiese scettica Snow.
“Assolutamente certa. Ora.. Hai intenzione di aiutarmi a sistemare tutto questo oppure no?” chiese Cora guardandola negli occhi.
“Sappi che ti sto aiutando solo perché tengo ad Emma e Regina, rivoglio mio figlio e mio marito e soprattutto sono stanca di tutti questi casini! Non ho certo intenzione di farti un favore.” disse decisa Snow.
Cora alzò gli occhi al cielo.
“Ma prima” disse Snow guardando preoccupata fuori dalla finestra “Dobbiamo farti andare via da qui. La ronda ricomincerà tra poco e non possono trovarti.”
“E dove suggerisci di nascondermi, sentiamo.” sbuffò l'ex strega.
“Nell'ultimo posto dove qualcuno verrebbe a cercarti. Nel mio appartamento.”

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Regina non sapeva bene come erano finite in quelle condizioni ma, come al solito quando c'era di mezzo la Swan, la situazione era degenerata.
Ricordava vagamente di aver messo a letto Henry ed averlo ascoltato blaterare di hobbit ed anelli e maghi insieme ad Emma, poi il piccolo si era addormentato e lei e la Swan erano scese nello studio per un sorso di sidro.
Dev'essere stato un po' più di un sorso.. pensò la mora prendendo atto del fatto che la bottiglia di sidro a lato del tavolino era molto più vuota di quanto fosse qualche ora prima e, soprattutto, prendendo atto che la sua camicia giaceva dimenticata accanto a lei sul pavimento, insieme alla giacca, ai suoi famigerati tacchi e buona parte dei vestiti della Swan.
Guardò dapprima la bionda seminuda davanti a lei, che seduta a gambe incrociate sul pavimento studiava la propria mano con la medesima intensità in cui si studia un testo scolastico alla vigilia di un esame. Il fatto che indossasse solo slip, reggiseno e ben un calzino sembrava non turbarla minimamente.
Regina bevve ogni goccia di quella splendida visione pregustando la vittoria e si leccò le labbra guardando il promettente poker d'assi che aveva tra le mani.
Ti rimane un solo calzino mia cara Emma.. poi mi bastano due mani fortunate.. sorrise tra sé e sé la mora.
Emma trattenne a stento un imprecazione e si fece violenza per non guardare lo splendido décolleté di fronte a lei, l'ultima cosa che le serviva era distrarsi ulteriormente.
Che accidenti di carte.. pensò sconsolata Emma, gettando un'occhiata fugace al calzino dai colori improbabili che ancora fasciava il suo piede sinistro, ultimo baluardo di una dignità ormai persa.
Regina stava per abbassare le carte sul tavolino e dichiarare l'ennesima vittoria quando suonò il campanello.
“Salvata dalla provvidenza signorina Swan, ma non creda di cavarsela ancora per molto!” disse Regina, portando le proprie carte con sé.
“Donna di malafede!” la rimbeccò Emma dallo studio.
Chi osava scocciare a quell'ora del venerdì sera?
Senza considerare il proprio stato di parziale nudità, la mora aprì la porta e si ritrovò davanti Snow.
“Buonasera, posso aiutarti?” chiese Regina, con naturalezza ed un filo di irritazione nella voce.
Snow deglutì vedendo Regina mezza svestita e per un attimo dimenticò il motivo della propria visita.
Avrei dovuto telefonare prima, dopotutto è tardi.. pensò la giovane, sentendosi improvvisamente stupida.
“Snow..” chiese nuovamente Regina, sempre più scocciata. Ma quell'irritante ragazzina non aveva forse un marito da riconquistare ed una casa propria a cui tornare?
“Oh già, il motivo della visita.. tieni!” disse Snow, allungando una borsa verso la mora.
Regina aprì la borsa e vi trovò dentro un tostapane. Sollevò lo sguardo verso Snow ed inarcò un sopracciglio.
“È.. È per Emma. Quando è nervosa si rilassa solo rompendo il tostapane, ho pensato che avrebbe fatto comodo averne uno di scorta nel caso.. Si insomma..” balbettò Snow.
“Oh, mi sembra un pensiero molto gentile..” disse stupita Regina.
Gina, vieni qui, non abbiamo ancora finito di giocare e io ho freddo!” si lagnò la Swan da dentro lo studio.
Snow diventò immediatamente paonazza, mentre Regina sembrò non notarlo nemmeno e si girò verso lo studio.
“Arrivo, tua madre ti ha portato un regalo!” urlò alla bionda.
“Oh, che bello! Aspetta mamma, vengo a salutarti!” urlò Emma di rimando.
“NO! Non.. Non serve! Ci vediamo domani a pranzo da Granny's, è tardi e.. e devo andare!” balbettò Mary Margaret prima di girare i tacchi e sparire alla velocità della luce.
Non voleva nemmeno immaginare in che condizioni fosse in quel momento Emma.. Che Cora si fosse sbagliata?
“Oh.. ok!” urlò nuovamente Emma, ignara del fatto che sua madre stesse già sgommando in direzione di casa. Regina aggrottò le sopracciglia poi scrollò le spalle e chiuse la porta.
Si recò in cucina per appoggiare il tostapane e aveva appena girato i tacchi per tornare ad umiliare la bionda, quando il campanello suonò nuovamente.
E ora chi diavolo è? Pensò stizzita mentre apriva la porta.
Stavolta si trovò di fronte Neal con un mazzo di fiori in mano.
“Baelfire..” salutò Regina, fredda come un ghiacciaio.
“Regina!” quasi urlò il giovane, poi abbassò lo sguardo verso i propri piedi.
Ma non ce l'ha una vestaglia? Va beh che a casa propria uno gira come gli pare, ma che cavolo.. penso Neal, imbarazzato.
“Henry è andato a dormire da ormai tre ore, se si degnasse di telefonare prima magari potremmo organizzare un incontro ad un orario consono ad un bambino di undici anni..” disse Regina, squadrando il giovane dalla testa ai piedi.
“No, io.. io sono qui per Emma.” balbettò Neal, agitando debolmente il mazzo di fiori.
Prima che Regina potesse suggerire a Neal dove infilarsi i fiori, Emma apparve alle sue spalle, bottiglia di sidro in una mano e carte infilate tra un'anca e gli slip.
“Neal, che diavolo ci fai qui?” ringhiò Emma.
Neal rimase a bocca aperta. Cosa stava succedendo? Come mai erano svestite? Già era abbastanza strano che Emma fosse andata ad abitare dalla regina cattiva, ma tutto questo non aveva senso. Il giovane boccheggiò alla ricerca di una risposta, con somma delizia di Regina, che lo osservava con un sogghigno.
“Io.. Ecco da quando sono tornato non abbiamo mai veramente parlato e.. tu ed Henry mi mancate molto e.. Questi sono per te!” disse quasi lanciando i fiori in faccia ad Emma. Emma afferrò i fiori e li gettò sul prato, stizzita.
“Sparisci per settimane, non ti fai vivo poi torni qui e speri che sia tutto come prima? Non ti sei chiesto perché sia io che Henry ignoriamo quasi tutte le tue chiamate?”
Neal provò a rispondere ma la bionda era ben lontana dall'aver concluso la sua ramanzina.
“Non mi interessa se sei triste e non so cosa tu ti sia messo in testa, ma te ne sei nuovamente andato quando più avevo bisogno di te. E non solo, te ne sei andato da Henry! Sei un irresponsabile, parleremo con te quando avremo voglia di farlo e credimi, quel giorno non è ancora vicino!” ruggì la bionda.
Neal aprì la bocca ma non sapeva che dire. Aveva sperato che con Hook fuori uso loro due avrebbero potuto.. ma così era tutto sbagliato. Non avrebbe dovuto fuggire. Chinò il capo in segno di sconfitta e si avviò verso l'auto gettando un'ultima occhiata alle due.
“Buona serata Baelfire, torni ad un orario più appropriato. O ancora meglio, non torni affatto.” salutò Regina.
Le due donne guardarono il giovane allontanarsi da Villa Mills con la coda tra le gambe.
Emma chiuse la porta alle sue spalle e prima che Regina potesse rinsavire del tutto e fuggire nella sua stanza le prese con dolcezza il polso, girandola delicatamente verso di se. Due pozze di cioccolato guardavano Emma terrorizzate e speranzose al contempo.
“Regina, a proposito di quel giorno alla torre dell'orologio..” attaccò la bionda, la voce che tremava.
Un lampo bluastro oltre la porta, per strada, le interruppe nuovamente, poi un sinistro gorgoglio risuonò per Miffin Street.
Un'enorme idra spalancò le fauci gemelle e ruggì di nuovo, poi le teste si girarono verso l'abitazione illuminata.
A quanto pareva, l'incantesimo di blocco dei portali aveva già esaurito il proprio effetto.
“Merda!” esclamarono le due in coro, poi si precipitarono in strada a combattere la bestia.

 

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Capitolo 15
*** 15 ***


Da oggi si ritorna al solito ritmo, un capitolo ogni sabato/domenica.
Buona lettura!

Aym
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La stazione di polizia si stava lentamente riempiendo con i membri del concilio più alcuni ospiti pronti a dare una mano, ma l'atmosfera era stranamente quieta.
Le tazze di caffè superavano di gran numero le persone eppure non sembravano essere sufficienti, tanto che Ruby e Granny si erano presentate con taniche piene.
In effetti, la mattinata era stata parecchio impegnativa e nessuno aveva dormito granché la sera prima, fatto testimoniato dalle vistose occhiaie che decoravano i visi di tutti i presenti.
Una pletora di idre, troll, chimere ed altre pericolose bestie, ancora più grandi ed aggressive, avevano invaso nella notte la città, scatenando il panico tra la popolazione. Il commissariato, così come il convento, il municipio ed il giornale di Sidney erano stati tempestati di telefonate.
Blue entrò nella stazione di polizia seguita da Tinkerbell e dalle consorelle, ognuna con una tazza di caffè in mano. Le fate salutarono cortesemente i presenti e circondarono Nova per le congratulazioni di rito.
La fata sistemò i fogli sulla scrivania dello sceriffo e si guardò attorno. C'erano tutti, era ora di iniziare.
Per motivi di sicurezza era stato deciso di ripristinare il concilio originale con la sola aggiunta di alcuni elementi fondamentali in questa situazione ma di escludere i gestanti ed altri comuni cittadini, per evitare di seminare il panico e decidere con rapidità ogni cosa.
Con un rumoroso colpo di tosse guadagnò l'attenzione dei presenti ed iniziò quello che si preannunciava uno dei consigli più pesanti degli ultimi tempi.
“Membri del concilio! Come avete potuto notare, nonostante la complessità e gli sforzi per ottenere l'incantesimo, quest'ultimo ha purtroppo esaurito il suo effetto. Le cause e conseguenze di questo annoso problema sono state verificate nottetempo da Belle e Gold..” la fata rivolse uno sguardo apprensivo alla coppia, che annuì “..sembra che i portali assorbano un quantitativo enorme di magia, ben più di quanto inizialmente previsto, rendendo l'incantesimo di blocco un'impresa molto faticosa.” lo sguardo di Blue volò verso la sindachessa, che sedeva al solito posto seduta sulla scrivania della Swan.
Nonostante il pericolo era pronta per sacrificarsi per la città, va preso atto che ha fegato.. pensò la fata.
Snow, dal fondo della sala, deglutì.
Allora Cora non mentiva riguardo ai suoi poteri ed al portale..
“E unendo la magia di Emma con quella di Regina?” chiese Granny, gli occhi dei presenti che si spostavano prima su di lei poi nuovamente sulla fata.
“Emma mi ha già aiutata con questo incantesimo, altrimenti non sarei nemmeno stata in grado di concluderlo.. e sarei sopravvissuta a fatica.” disse Regina, cercando di mantenere un tono neutro e cortese. L'intera sala si zittì, contemplando il peso di quell'affermazione.
“E la polvere di fata?” chiese Leroy, speranzoso. Blue si limitò a scuotere la testa, abbattuta.
“Oltre all'esorbitante quantitativo di magia necessario, al pericolo che esso comporta a chi lo evoca e alla breve durata, Belle e Gold hanno scoperto un altro grave problema..” disse la fata, lo sguardo che volava da una persona all'altra, cercando invano il coraggio per dire una cosa simile.
Gold la tolse dall'impiccio. Per quanto poco desiderasse rimanere a braccetto con il resto della cittadinanza, questo problema affliggeva tutti e da tutti andava affrontato.
“Ogni volta che si riaprono i portali dopo un blocco, le creature che vengono portate qui sono più temibili e aggressive, oltre che in maggior numero. Ripetere l'incantesimo significherebbe non solo mettere nuovamente a repentaglio l'incolumità di Emma e Regina, ma anche di peggiorare ulteriormente la nostra situazione.” disse Gold, freddo.
“E come faremo a proteggerci?” chiese Eolo tra uno starnuto e l'altro.
“In accordo con municipio e polizia abbiamo stilato una lista di precauzioni, che Sidney comunicherà al resto della cittadinanza tramite bollettino facendo seguito ad ogni riunione settimanale del concilio, salvo urgenze.” disse la fata, poi sospirò “La lista delle precauzioni è sul foglio che vi è stato distribuito, occorre una votazione immediata. Chi è d'accordo?” chiese infine.
Dopo una breve lettura, le mani di tutti i presenti si alzarono.
“Molto bene.” disse Blue, poi sospirò.
“In quanto al resto dei punti in questione..” disse la fata, sentendosi addosso gli occhi di tutti “Nonostante il prezioso aiuto di Belle, Aurora e gli altri volontari della biblioteca, ancora non siamo stati in grado di determinare alcun metodo per fermare le maledizioni. Abbiamo tuttavia la quasi certezza che le maledizioni siano slegate tra loro e che quella dei portali sia un effetto collaterale di altro. Almeno per la maledizione delle gravidanze crediamo che la cattura di Cora Mills possa rivelarsi decisiva per l'annullamento.” proseguì.
Dal suo angolo, Snow si sentiva la gola improvvisamente stretta.
Sono molto più avanti di quanto immaginassi.. devo dirlo a Cora! Pensò la mora, gettando un'occhiata fugace al marito, che ascoltava Blue con attenzione.
“Com'è la situazione gravidanze?” s'informò Granny, non senza un certo interesse. Con l'aumento delle (e dei) gestanti, il diner lavorava a pieno regime, con somma gioia della proprietaria.
Se solo Ruby non spendesse tutta la paga in multe per atti osceni in luogo pubblico.. pensò sospirando l'anziana lupa.
“Attualmente siamo a 21 gravidanze in coppie omogenitoriali, più altre 6 coppie sterili o astinenti e le gravidanze 'classiche' sono aumentate del 25% rispetto alla norma.” disse Whale, consultando il rapporto che aveva stilato per l'occasione.
27 gravidanze magiche certe più il resto? Ma è un'epidemia! Pensò Blue esterrefatta. Sapeva che i dati erano in aumento ma non immaginava di così tanto.
“Notizie di Cora?” chiese Doc.
Snow e Regina, per due motivi ben diversi, ascoltavano con attenzione.
“Una squadra ha trovato carte di caramelle e snack in una baracca in mezzo alla foresta, ma potrebbe anche essere un campeggiatore..” rispose Blue.
“Ma gli snack deve averli comprati da qualche parte.. se è così c'è qualcuno che l'aiuta!” esclamò preoccupato Whale, il resto dei partecipanti che si guardavano attorno sconfortati.
Merda! Pensò Snow. La situazione precipitava di minuto in minuto.
“Per verificare questa ed altre cose utilizzeremo il fiuto di Ruby.” rispose Blue, rassicurante.
“Si, ma non durante i suoi turni!” tuonò Granny, mentre la suora alzava gli occhi al cielo.
“E neanche durante i miei!” sorrise Whale, facendo ridere tutto il concilio ad esclusione delle suore.
A ri-merda! Pensò Snow.
“Possiamo andare?” chiese Leroy, ansioso di riprendere le attività ludiche con la propria compagna.
“C'è un ultimo punto..” attaccò Blue, guardando verso Regina che, inaspettatamente, le sorrise.
Allora se ne è ricordata.. pensò stupita la sindachessa.
“Questa situazione, oltre allo spezzamento della maledizione originaria, sta attaccando duramente le finanze della città e delle sue attività commerciali. Siamo attualmente isolati dal resto della terra, ma si prospetta il fatto di aprire la città ai turisti per rimpinguare le casse cittadine.” continuò la bruna, mentre la sala ascoltava con attenzione “non appena terminata questa emergenza sarà necessario un concilio dedicato per discutere del budget e di questa possibilità, Regina fornirà tutti i dati, documenti e l'aiuto necessario.” disse infine la fata.
“Bene.. direi che per ora è tutto. Comunicatemi qualsiasi novità, in caso contrario ci vediamo la settimana prossima per il nuovo concilio.” concluse Blue. Leroy e Nova sparirono oltre la soglia prima che la fata avesse terminato la frase.
Ruby si accostò a Snow e, presa l'amica per un braccio, la trascinò in disparte per parlarle.
“Mi spieghi che hai?” bisbigliò Ruby, preoccupata.
“Intendi a parte che l'amante di mio marito è incinto?” sussurrò Snow, sperando che l'amica desistesse presto.
“Non intendevo questo e lo sai. Ultimamente sei ancora più distante e distratta.. hai per caso un'amante?” chiese Ruby sottovoce, mentre gli occhi della morettina si dilatavano a dismisura.
“No! Io.. No! Ruby, come ti viene in mente?!” chiese Snow, sforzandosi di non gridare.
“Te lo chiedo perché hai un odore diverso..” bisbigliò la lupa, scuotendo le spalle.
No! Non può aver fiutato Cora, tutto questo è male! Pensò Snow sempre più allarmata.
“No, certo che no.. ho.. ho solo cambiato profumo. È solo che tutta questa situazione mi stressa tanto, tutto qui.” mentì Snow.
La lupa la guardò senza troppa convinzione ma decise di lasciar perdere per il momento. L'amica era testarda e quando era così agitata era impossibile estorcerle informazioni.
Dall'altra parte della sala David si avvicinò a Mulan che era rientrata da poco e, vedendo il concilio ancora in corso, si era silenziosamente messa alla propria scrivania a smaltire le pratiche.
“Hey, che è successo? Cosa ti ha fatto questo?” chiese preoccupato David.
La cinesina era coperta di graffi in viso e sulle braccia.
“Ah nulla, Meeko stanotte è stato inseguito da una chimera mentre rovistava nei rifiuti, quando ho cercato di prenderlo in braccio era terrorizzato e mi ha graffiata.
“Meeko?” chiese David, senza capire “Oh, giusto! Il procione della tua ragazza!” rispose con un sorriso, mentre la cinesina arrossiva da capo a piedi.
“Beh noi.. per ora usciamo ecco, non.. non è nulla di ufficiale..” balbettò, paonazza.
“Hey, qualsiasi cosa siate sono felice per voi!” sorrise il biondo.
Se solo la mia bambina fosse così sveglia.. Hanno già un figlio assieme, cos'altro aspettano? pensò David.
Mentre la stazione di polizia si svuotava e tutti tornavano ai propri compiti Blue stava raccogliendo i fogli, cercando di tenere gli occhi fissi sull'obbiettivo ed ignorare lo sguardo avvolgente del giornalista che, deciso ad attenderla, stava temporeggiando maldestramente.
Regina, impegnata nell'ennesimo litiflirt con la Swan, gettò distrattamente lo sguardo verso la suora, impegnata a sistemarsi la sciarpa.
Ultimamente Blue è strana. Pensò Regina La sciarpa con questo caldo assurdo, poi.. Hey, ma quello è.. UN SUCCHIOTTO?
La sindachessa guardò lo scambio di sguardi tra la fata ed il genio, la bocca aperta a formare una O perfetta.
“Regina, smettila di ignorarmi!” si lagnò Emma di fronte a lei, tentando di riportare su di sé l'attenzione della mora.

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Emma si stava chiedendo, ormai da una mezz'ora buona, quale fosse il demone che l'aveva posseduta e convinta a baciare Hook a Neverland, senza contare la pazienza immane che doveva avere suo padre per viverci assieme.
Durante il tragitto Jolly Rodger – ospedale il pirata non aveva fatto altro che infastidire lei e Regina con mille domande, tanto che la bionda aveva dovuto impedire alla mora di polverizzarlo più di una volta.
Regina, paziente come al solito, camminava avanti e indietro nella sala d'aspetto, consumando tacchi e piastrelle ad un ritmo allarmante.
“Spiegami di nuovo perché siamo qui..” chiese la mora pinzandosi il naso.
“Perché oggi mio padre è di turno e non mi fido a lasciare Killian da solo” disse Emma indicando con un cenno del capo il pirata, che tentava di sfogliare le brochure dell'ambulatorio abbracciato ad un sacchetto di patatine.
“E io sono qui perché..?” insistette Regina.
“Perché se avessi dovuto accompagnarlo da sola mi avrebbero ricoverato per esaurimento nervoso.” sospirò Emma affondando il viso tra le mani. Non era certo quello il modo in cui avrebbe voluto spendere le poche ore libere.
“Quanto ci vuole ancora? Ho una città da dirigere!” sbuffò Regina, ricominciando la passeggiata.
“Emma, tuo padre manca sempre nelle occasioni importanti, era così assenteista anche con te?” chiese Killian buttando il sacchetto ormai vuoto.
“Solo nei primi ventotto anni..” rispose Emma, alzando gli occhi al cielo.
“Non posso credere che tu abbia saltato tutti gli esami precedenti Jones, sei un irresponsabile!” sbottò Regina.
“Ma.. Ma io.. Stavo abbastanza bene, David non aveva tempo ed io..” Killian scoppiò a piangere.
Emma si sedette al suo fianco e lo abbracciò, guardando male Regina.
“Su, su.. sono certa che il piccolo sta bene, però se devi fare altri esami avvisa e vedrai che qualcuno ti accompagna, ok? E i controlli vanno fatti anche se stai bene.” lo confortò Emma.
“Sono in formissima!” disse Killian con entusiasmo, poi si girò verso una pianta di plastica e vomitò dentro il vaso.
Dopo quella che sembrava un'eternità, lo studio di Whale finalmente si aprì.
Il biondo dottore si sporse dalla porta sorridendo e invitò il trio ad entrare.
“Scusatemi, ero.. in pausa pranzo.” sorrise Whale.
“Ciao Ruby!” salutarono in coro Emma e Killian rivolti ad un paio di natiche pallide che scomparivano dalla finestra. Regina alzò gli occhi al cielo.
“Bene Killian, come ti senti?” chiese cortesemente il medico preparando gli strumenti.
“Bene direi.” sorrise il pirata.
“Ottimo! Prego, togliti la camicia ed accomodati sul lettino.” sorrise Whale, mentre il pirata appoggiava sulla sedia la camicia più brutta che Viktor avesse mai visto.
Le due donne, indecise sul da farsi, si erano messe a distanza dal lettino.
“Avvicinatevi pure.” sorrise Whale cospargendo il pancione di Killian con una bizzarra gelatina.
“Tienimi l'uncino, vuoi?” chiese il pirata a Regina, guardandola impaurito.
La mora sbuffò e tenne Hook per l'uncino con fare confortante, Emma a pochi centimetri da lei.
Whale aveva appena acceso il monitor facendo scorrere lo strumento sul pancione di Hook, poi si girò verso il pirata e sorrise.
“Killian, quello che stai vedendo è il tuo bambino.” disse Whale con entusiasmo indicando lo schermo. Hook lo guardò confuso.
“Io non ci capisco nulla..” si lagnò il pirata.
“Allora, questa è la testa, questo è il corpo..” rispose pazientemente il biondo, indicando sullo schermo varie macchie scure.
“Quindi quello è un piede?” chiese Hook, poco convinto.
“No, quella è una mano.” sorrise Whale.
“Sono tutti così grandi i feti a questo stadio?” chiese preoccupata Emma. Era passato molto tempo da quando aveva avuto Henry ma aveva la sensazione che qualcosa non andasse. Regina guardava il monitor, perplessa anche lei.
“Certo! È per questo che stai mettendo su peso Killian.” disse il medico, il volto rivolto verso lo schermo “E anche il fatto che ti sia cresciuto un utero per consentire la gravidanza aggiunge peso al tuo corpo, ma vedrai che non appena avrai partorito svanirà e presto tornerai in forma!” continuò Whale, rimembrando le continue telefonate del pirata in proposito.
“Quindi.. sono ingrassato perché ho un utero?” chiese Killian guardano lo schermo.
“Beh.. si, anche.” rispose Whale aggrottando le sopracciglia.
“Quindi le donne magre non hanno l'utero?” chiese nuovamente il corsaro, mentre i tre nella stanza alzavano gli occhi al cielo.
Devo chiamare Glass e fornirgli una breve spiegazione delle gravidanze magiche da mettere sul giornale, è la centesima domanda idiota in merito, questa settimana! Pensò stizzito il biondo dottorino.
“No, tutte le donne hanno l'utero.. Facciamo così, prima che tu torni a casa ti do un libro da leggere e se ancora avrai domande sono a disposizione, ok?” sorrise Whale.
“Uh.. Ok.” annuì Killian.
“Ora.. vuoi sapere il sesso del nascituro?” chiese il biondo.
“Si!” quasi strillarono Killian, Emma e Regina in coro. Whale li guardò sollevando un sopracciglio.
“È una femmina!” sorrise Whale.
Emma e Regina sorrisero di rimando ed abbracciarono Killian, che era scoppiato a piangere dalla gioia.
Dopo aver asciugato le lacrime di Killian, il medico aveva fatto i prelievi di rito, recuperato un libro per bambini sulla gravidanza da far leggere al corsaro ed aveva spedito il trio fuori dallo studio.
Emma ha ragione, non dovrebbe essere così grande, non ancora.. pensò preoccupato Whale.
Recuperato il cellulare dal cassetto della scrivania il biondo compose il numero ed attese che il suo interlocutore rispondesse.
“Cosa vuole?” chiese sgarbatamente Blue.
Sperava di avere il pomeriggio libero per dedicarsi al suo nuovo illecito passatempo con Glass quando Whale li aveva interrotti.
“È sempre così cortese con chi la chiama al telefono o devo sentirmi speciale?”
“Si senta come le pare. Come ha avuto questo numero?” chiese la fata, tentando di distogliere lo sguardo dal giornalista che si stava spogliando davanti a lei.
“L'ho salvato dopo il trentesimo sms di minacce ed insulti che mi ha mandato. Ultimamente non mi scrive più.. non le manco nemmeno un po'?” sorrise Whale, crogiolandosi nell'irritazione della fata.
“La smetta di fare lo stupido e arrivi al punto!” sbottò Blue spazientita, due braccia d'ebano che la stringevano.
“Non si preoccupi, non ho intenzione di disturbarla a lungo, come va con Glass?”
La suora si bloccò, terrorizzata. Come faceva Whale a sapere..?
“È che mi servirebbe il suo numero..” continuò Whale, dopo aver atteso per diversi secondi una risposta.
“E cosa le fa pensare che io abbia il suo telefono?” chiese Blue, improvvisamente sospettosa ed agitata. Appoggiò un dito sulle labbra del suo amante per zittire eventuali saluti compromettenti.
“Il bollettino da mettere sul giornale?” chiese spazientito Whale.
Oh giusto, il bollettino.. pensò Blue, sollevata.
“E come mai ha bisogno?” ricominciò Blue, mentre un uomo piuttosto impaziente la tempestava di baci. Non avrà delle mire sul mio Sidney, vero? Pensò sconcertata Blue.
“È che continuano tutti a farmi delle domande cretine su queste gravidanze, magari un articolo dedicato che spieghi a grandi linee come funziona potrebbe evitarmi tanti fastidi e rassicurare la cittadinanza.” disse Whale.
“M-mi sembra un'o-ottima idea.” balbettò Blue, mentre le labbra di Glass si chiudevano attorno al suo collo. Due mani spuntate dal nulla la stavano spogliando e palpeggiando senza troppi complimenti.
“M-mi dia un pa-paio d'ore e le mando un m-messaggio!” quasi urlò, poi chiuse la comunicazione.
“Pronto?” chiese Whale ad una linea muta.
Sbuffò.
Certo che quella suora era davvero antipatica.
Le ci vorrebbe un uomo pensò il dottore.

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Di certo, il clima del Maine non era il più consigliabile. Dopo giorni di pioggia e freddo era finalmente arrivato il caldo. Ed era un caldo umido e fastidioso, di quelli che ti fanno sudare al minimo movimento ed incollare i vestiti alla pelle.
Nemmeno un filo d'aria entrava dall'oblò, solo il pungente profumo del mare.
David e Hook avevano rinunciato a pigiama e maglietta ma erano ancora accaldati e si erano girati e rigirati nei propri letti tutta notte, il refrigerio un lontano miraggio.
Nonostante il caldo, la stanchezza aveva infine avuto la meglio sui due uomini, almeno fino ad ora.
Il biondo aveva il corpo imperlato di sudore e da qualche minuto aveva la sensazione di doversi svegliare. Non era una brutta sensazione, anzi.
Alla fine la curiosità ebbe la meglio sul sonno e due occhi chiari si schiusero verso la cabina fiocamente illuminata dalla luna.
Si rese improvvisamente conto che: era ancora notte, non era solo nel letto e che, soprattutto, c'era qualcosa di rigido che premeva delicatamente sul suo petto.
Si alzò debolmente sui gomiti e si guardò il petto ancora assonnato e confuso.
Un uncino carezzava dolcemente la sue pelle, scivolando in basso verso l'addome per poi risalire e riscendere ancora, in un moto quasi ipnotico.
Il pirata, sdraiato su un fianco col viso appoggiato sulla mano, lo guardava sorridente.
“Ben svegliato..” miagolò Killian.
“Ma cosa..” bofonchiò David guardandosi di nuovo il petto, mentre il cervello ancora in fase REM si rifiutava di collaborare.
L'uncino si spostò sul viso del biondo carezzandone la mascella, poi con una leggera pressione sul mento lo fece voltare verso il pirata.
“C'è freddo..” disse Killian, facendo il broncio.
Ma David, ancora tra le braccia di Morfeo, non sembrava cogliere.
“Killian, faranno quaranta gradi..” bofonchiò nuovamente il principe, poi la comprensione lo folgorò ed i suoi occhi si dilatarono in preda al panico.
Eppure, Whale li aveva avvertiti.
Il periodo era anche quello giusto.. ma Killian aveva riso e David aveva scosso le spalle, come se quella fosse una cosa assurda.
Eppure, dal modo in cui l'uncino gli carezzava la pelle e da come sorrideva il pirata era tutto tremendamente vero. E stava accadendo adesso.
..Si potrebbe verificare un aumento di desiderio dovuto agli ormoni.. aveva detto Whale.
Ma no, lui non lo aveva ascoltato. Deglutì.
David guardò il pirata, che aveva preso a tempestargli le spalle di teneri baci, l'uncino che continuava il suo lento vagare sul corpo del biondo.
Questa cosa mi sta sfuggendo di mano.. pensò David, mille pensieri che gli martellavano in testa come una folla impazzita.
“Perché non dividiamo una cuccetta in due? Ho gli incubi..” sussurrò il pirata, mordicchiandogli l'orecchio.
“I-io non c-credo che..” balbettò David, la gola improvvisamente secca.
Inalò rumorosamente una sorsata d'aria, mentre il pirata riprendeva d'assalto il suo collo.
Si sentiva la testa leggera e pesantissima nel contempo, voleva resistere ma le labbra e l'uncino del pirata gli stavano rapidamente togliendo lucidità.
Snow! Pensò all'improvviso. Non poteva farle questo.
Si mise a sedere e, con entrambe le mani sulle spalle del pirata, lo allontanò dal suo corpo.
“Killian, fermati.. lo sai che non posso. Snow..” disse David, sperando che la voce non gli tremasse.
“Snow, ma certo.” sbuffò il pirata, alzandosi dal letto del biondo.
Poi sorrise e si chinò verso David guardandolo negli occhi, il viso a pochi millimetri dal suo.
“Sappi che c'è qualcuno che non è d'accordo con te..” sogghignò il pirata facendo scorrere l'uncino appena sotto l'ombelico del biondo, poi si rialzò, si girò in modo teatrale e si diresse verso la sua cuccetta sculettando.
David abbassò lo sguardo e notò con estremo imbarazzo la tenda comparsa nei propri boxer
Corpo traditore! Come hai potuto? Pensò stendendosi nuovamente nel letto, le guance rosse di vergogna.
“Prima o poi cederai, mio caro David..” disse Killian dal suo letto, facendo arrossire ancora di più il principe.
Il biondo si girò verso la parete coprendosi le orecchie, mentre il letto nella parte opposta della cabina iniziava a cigolare.
Sarebbe stata una lunga nottata.


 

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Capitolo 16
*** 16 ***


 

Buongiorno e buona settimana!
Ecco un nuovo capitolo, viste le richieste direi che è arrivato il momento di leggere almeno uno degli articoli di Sidney, che dite? :)
Buona lettura!
Aym

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La copia del Mirror, ancora calda di stampa, era appena stata depositata sulla scrivania di Regina da un'efficientissima Pocahontas, che era poi rapidamente tornata al suo posto a sbrigare l'incessante marea di pratiche.
Regina guardò distrattamente fuori dalla finestra, osservando pensierosa un'enorme chimera accasciarsi al suolo con un tonfo. La sceriffa, che aveva appena iniziato il turno, stava estraendo la spada dal cuore della belva mentre con l'altra mano sganciava la radio dal cinturone per avvisare il servizio di rimozione belve.
Se avessimo soldi e personale a sufficienza ci vorrebbe una discarica dedicata, non è bello inquinare le campagne.. pensò Regina, poi sorrise alla bionda che l'aveva vista.
Emma le strizzò l'occhio dalla strada e, dopo essersi assicurata che la sindachessa fosse arrossita, rimise la spada nel fodero alla schiena e tornò verso l'auto di pattuglia per continuare la pattuglia giornaliera.
Regina sorrise alla figura che si allontanava in strada, pregustando il momento in cui entrambe avrebbero finalmente terminato la giornata lavorativa e si sarebbero potute concedere il meritato riposo ed una bella cena in famiglia. Sospirò poi guardò l'orologio.
Le 7.20.. ma si, posso dare una sbirciatina almeno al bollettino settimanale.. pensò la mora artigliando la tazza di caffè presa al Granny's e spiegò il giornale sulla scrivania, scorrendo le pagine fino all'articolo che le interessava.

Bollettino Maledizioni, di Sidney Glass.
Cari lettori, come avrete potuto constatare, l'incantesimo di blocco dei portali ha esaurito il suo effetto, portando una nuova ondata di creature nella nostra cittadina.

A fronte della complessità dell'incantesimo, delle gravi conseguenze incontrate nel lanciarlo e della scarsa durata dello stesso, il Concilio ha decretato che non ripeterà il sortilegio.
Per garantire la sicurezza della cittadinanza sono state decretate pertanto le seguenti misure di sicurezza, aventi effetto immediato e che verranno revocate a maledizioni estinte:

  • È fatto divieto di affrontare le bestie da soli ed in ogni caso è vietato avvicinarsi se minorenni.
  • In caso di abbattimento è necessario contattare il servizio di smaltimento bestie per lo sgombero delle carcasse.
  • È richiesta maggiore prudenza sulle strade, a causa di possibili mostri in carreggiata.
  • Dalle 22 alle 07 è attivo il coprifuoco. È consentita la circolazione a gruppi formati da almeno tre adulti armati. I minorenni devono essere accompagnati da almeno un adulto armato. Si consiglia tuttavia la sosta in luoghi chiusi.
  • È vietato praticare le arti magiche se senza esperienza e se minorenni.
  • È vietato vagare per la foresta, da soli o in gruppo.
  • È obbligatorio segnalare una gravidanza magica.

In caso di mancata osservanza di queste norme è prevista una sanzione variabile dai 50 ai 600 $.
Al fine di far fronte a questa emergenza è in corso il potenziamento delle forze dell'ordine con nuovi agenti e nuove armi. In dettaglio, ogni agente di polizia porterà almeno un'arma bianca oltre alla pistola ed altre armi d'ordinanza.
Lo sceriffo Swan commenta: “Le armi da fuoco sono inutili contro questo genere di minacce, ritornare ad un approccio più classico è sicuramente d'aiuto.”
Sono ancora in corso le ricerche di Cora Mills, La fuggitiva è pericolosa e dotata di magia, si sconsiglia pertanto qualsiasi approccio. La polizia ha rivelato che non si esclude che la strega sia aiutata da qualcuno.

Chiunque avvistasse una bestia o Cora Mills o entrambe e/o avesse informazioni in merito è pregato di contattare immediatamente le autorità.
Le autorità stanno ancora vagliando eventuali cause scatenanti di entrambe le maledizioni.
Il numero dei gestanti è in costante aumento, attualmente tutti i futuri genitori ed i feti risultano essere in buona salute. Le autorità sanitarie cittadine concordano nel dire che ad oggi non ci sono motivi di allarme per chi fosse colpito da maledizione ed escludono effetti collaterali a parte la gravidanza.
Ogni gravidanza sospetta viene costantemente monitorata e seguita con particolare attenzione.” conferma il Dr. Whale.

Storybrooke ha bisogno di voi!

  • La biblioteca, il municipio ed il servizio comunale Smaltimento Bestie sono alla ricerca di volontari.
  • Sono inoltre aperte le iscrizioni per il programma “giovane guardiano” della Polizia di Storybrooke: si ricercano candidati ambo sessi, oltre il sedicesimo anno d'età ed esperti nell'uso di almeno un'arma da taglio o da lancio, per supporto pomeridiano alle autorità locali. È gradita la conoscenza dell'equitazione. Non è necessaria l'appartenenza ad una famiglia reale.

Storybrooke per il sociale

  • Il Comune di Storybrooke organizza corsi di tiro con l'arco, scherma medievale e difesa personale. Le lezioni avranno inizio la settimana prossima e si terranno il martedì e giovedì alle ore 6 nell'area cortiliva delle scuole elementari.
  • L'Ospedale di Storybrooke mette a disposizione per tutti i futuri mammi un check-up completo di esami medici e magici, oltre ad un supporto psicologico presso lo studio associato Hopper.
  • Per tutta la durata delle maledizioni, la miniera sarà aperta al pubblico con orario ridotto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12.
  • Hai un orco morto in giardino e non sai cosa farne? Riciclalo! Il servizio comunale Smaltimento Bestie è a tua disposizione! Per informazioni rivolgersi alla Farmacia Clarke, telefono 8455-084550.

Per emergenze magiche e maggiori informazioni su corsi ed attività rivolgersi al call center del convento, numero verde telefono 2455-024550.

Pubblicità

  • Hai appena scoperto di essere incinto e non sai come comunicarlo al tuo partner? Studio Dr. Hopper, ti aiutiamo ad affrontare ogni situazione.
  • La tua casa non ti sembra abbastanza sicura? Rafforza il tuo incantesimo di protezione domestico, contatta subito la tua fata di fiducia!
  • Il nipote del cugino della moglie di tuo zio di terzo grado è rimasto incinto? Congratulati con lui, dillo con i fiori! Da Moe French fiori per qualsiasi messaggio, da “tesoro, partorirò io il nostro primogenito” a “mi dispiace di aver attaccato il tuo reame”.
  • Farmacia Clarke, solo per questa settima sconti del 25% su test di gravidanza ed articoli per l'infanzia.
  • Sei appena arrivato da un portale e non sai dove stare? Da Granny's Bed & Breakfast trovi tutto ciò che ti serve. La locanda moderna per i viaggiatori di ogni mondo.

La mora chiuse il giornale sbuffando e lo ripose su una sedia, avvicinò a sé il portatile acceso e controllò l'ordine del giorno infilandosi gli occhiali.
Chissà cosa vuole Emma per cena.. pensò Regina con un sospiro, prima di entrare completamente in modalità sindachessa.

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L'unico negozio di abiti per neo mamme e bambini di tutta Storybrooke era, come tutti i giorni da qualche tempo a questa parte, stracolmo di gente. La proprietaria e le commesse correvano da una parte all'altra come matte, tentando di soddisfare ogni richiesta.
Hook e David, galvanizzati dagli aggiornamenti sulla gravidanza, stavano rovistando in uno scaffale alla ricerca di tutine e vestitini.
“Che te ne pare?” chiese Hook mostrando un grazioso vestitino tutto pizzi e merletti.
“Bello, mettilo nel carrello!” sorrise David, poi sollevò una tutina rosa tempestata di graziosi orsetti, in attesa di approvazione.
“Mi piace! Però aspetta, non possiamo comprarle solo cose rosa, lilla e viola. E se non le piacessero quei colori? E se fosse lesbica?” chiese Killian, improvvisamente preoccupato.
“Hai ragione, non possiamo certo imporle una cosa del genere! Presto, al reparto maschietti!” disse David girando il carrello. Hook lo seguì con le braccia piene di roba.
Killian stava confrontando dubbioso due salopette assolutamente identiche quando David riemerse da dietro uno scaffale.
“Che ne dici?” sorrise il biondo. Tra le mani aveva il più piccolo giubbotto da motociclista che si fosse mai visto. Hook si portò mano e uncino sulle guance.
“Oh David, ma è stupendo!” disse il pirata, commosso.
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto! E vedrai, piacerà anche a lei!” disse il cavaliere strizzando l'occhio e mettendo il giubbottino nel carrello stracolmo. La piccola non era ancora arrivata al mondo ma aveva già abiti a sufficienza per i primi tre anni d'età.
“Ora andiamo alla cassa, dobbiamo ancora passare da Geppetto per i disegni della culla e comprare il libro dei nomi.” disse Hook piegando una camicina arcobaleno.
“Ma Killian, non costerebbe meno comprarla da IKEA?” chiese David.
“Certo che si, ma non possiamo uscire da Storybrooke fino a maledizioni spezzate e poi tua nuora nonchè sindaco ha insistito sul fatto di aiutare le attività locali, ricordi?” chiese Killian, iniziando a depositare abitino dopo abitino sulla cassa, assistito da una pazientissima commessa.

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Col senno di poi, Henry avrebbe sicuramente potuto affermare che nessuna delle spiegazioni che gli avevano fornito i bambini più grandi o nonno David erano vagamente paragonabili alla realtà. Certo, avrebbe chiesto anche a papà, ma dopo che se ne era andato di nuovo, lasciando città e famiglia in mezzo al caos, non aveva tanta voglia di parlarci, tantomeno chiedergli consiglio.
E poi diciamoci la verità, non è che Neal fosse un esperto in fatto di donne. Aveva abbandonato Wendy per andare a Neverland, poi Emma (incinta e in prigione, nientemeno) ed infine stava per sposarsi con Tamara, una pazza assassina.
Ma ora la mente di Henry era decisamente altrove.
Dopo un faticoso pomeriggio a scuola era riuscito finalmente a convincere Grace a seguirlo dietro la scuola e le aveva confessato i suoi sentimenti. Nonostante il panico che lo attanagliava la reazione di Grace l'aveva lasciato a bocca aperta e la ragazzina, rossa come un peperone, aveva risposto con un timido “Anch'io.”
Il sorriso di Henry aveva cancellato ogni timidezza ed il ragazzino, ritrovato improvvisamente il coraggio, aveva preso le mani della biondina tra le sue e l'aveva baciata.
I due, illuminati da un lampione nella penombra del pomeriggio che faceva posto alla sera, passavano dal constatare quanto fosse bello un bacio al panico più totale.
E ora che faccio? Devo fare qualcosa? E si spaventa e non mi vuole più baciare? Pensarono entrambi, abbracciandosi timidamente.
Uno schiocco e una luce che sfarfalla per poi scomparire li fecero staccare, ancora paonazzi.
“Credi che sia stato..?” chiese Grace, gli occhioni spalancati.
“..Il bacio del Vero Amore? C-credo.. credo di si.” balbettò Henry, confuso.
Grace si coprì la bocca con le mani, improvvisamente terrorizzata. Henry capì al volo e venne preso dal panico anche lui.
“Grace!” una voce chiamò dal cortile anteriore.
“È mio papà, devo andare.. Ma come facciamo per sapere se..” chiese preoccupata Grace, riaggiustandosi la cartella sulle spalle.
“Chiedi se domani dopo scuola puoi fare i compiti con me. Digli che mia nonna verrà a prenderci e ti riporterà a casa. Mentre lei è fuori per le lezioni di tiro con l'arco chiederemo informazioni.” rispose Henry, fingendo una sicurezza che non gli apparteneva.
“Ma Henry, finché non siamo sicuri non possiamo dire di questa cosa a nessuno!” chiese preoccupata Grace.
“Non temere, so esattamente a chi chiedere aiuto!” sorrise debolmente Henry, poi le rubò un bacio e la prese per mano. “Andiamo ora, non vorrei che i tuoi papà o le mie mamme si arrabbiassero.”
I due sparirono verso l'ingresso della scuola.
Pochi secondi dopo, Pinocchio emerse dal lato opposto dell'istituto correndo e constatò con sorpresa e sollievo che nel cortile posteriore non c'era nessuno a parte lui.
Si guardò attorno sospettoso e nascose la fionda in tasca.
Eppure mi sembrava di aver sentito delle voci pensò grattandosi la testa.
Si avvicinò alla recinzione, raccolse un sasso infilandolo rapidamente nelle tasche ed alzò lo sguardo verso il lampione danneggiato, guardando preoccupato quello che rimaneva della lampadina.
Tutta colpa di quel gattaccio dispettoso e ruba-merendine! Pensò il rosso con astio.
“Non credere che sia finita qui!” gridò rivolto ad un albero.
“Vedremo signor Pinocchio, vedremo..” sorrise beffardo il felino, dondolando gli stivali dal ramo su cui stava comodamente appollaiato a sgranocchiare una merenda non sua.
“Pinocchio, dove sei?” chiese la familiare voce di Geppetto.
“Arrivo!” gridò il bambino di rimando. Rivolse un ultimo, astioso sguardo al micio poi corse verso l'ingresso della scuola.

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La fiducia che Snow aveva riposto in Cora era quasi commovente. Ma, dopotutto, dovevano pur mangiare. Era quello che si rispondeva Snow ogni volta che usciva di casa per recarsi al lavoro o tenere i corsi di tiro con l'arco.
Ma, almeno per ora, l'ex strega si era dimostrata donna di parola, comportandosi con correttezza, mantenendosi nascosta al resto della città ed aiutando perfino in casa.
Com'è che Cora è il problema minore? Si chiese Snow armeggiando con la serratura dell'appartamento.
In effetti il problema più grave attualmente era tenere marito, figlia e nipote da casa sua, ormai stava per esaurire le scuse.
La morettina rientrò in casa ed appoggiò le borse della spesa sul bancone della cucina.
“Buon pomeriggio. Novità?” chiese Cora alzando il naso da alcune fotocopie.
“Buon pomeriggio. Non ancora..” rispose triste Snow “Tu, invece?” chiese poi speranzosa a Cora.
“Sembra che le mie supposizioni si siano rivelate esatte, guarda qui!” disse la donna, porgendo a Snow il plico di fogli.
La giovane lesse con attenzione, soffermandosi sulle parti evidenziate.
“Questo complica ulteriormente le cose..” sospirò.
“Già..” rispose flebilmente Cora.
“E.. per la maledizione delle gravidanze hai trovato qualcosa?”
“Credo che la soluzione di cui abbiamo parlato ieri possa risolvere entrambi i problemi.”
“E se non dovesse funzionare?”
“In tal caso.. non so cos'altro fare. Io sono senza poteri e anche riavendoli non sono in grado di fermare tutto questo, neanche unendo le forze con Rumple, Regina e tutte le fate assieme.”
“Maledizione.. allora quella è l'unica strada.”
“Così sembrerebbe. Ma come facciamo?”
“Come hai detto tu da sole non possiamo farcela..”
“..E quindi?”
“E quindi, qui ci serve aiuto, tanto aiuto. Una task force vera e propria.” concluse Snow, l'antico fuoco della decisione che le ardeva negli occhi.
Afferrò il cellulare dalla borsa ed iniziò freneticamente ad aggiungere numeri al gruppo di Whatsapp che aveva appena creato.
Cora Mills la guardava fiduciosa, anche se non ci aveva capito un tubo.

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Il trio Swan-Mills era, come ogni pausa pranzo da qualche settimana, nel diner di Granny's.
I vantaggi erano evidenti per tutti. Henry passava del tempo con entrambe le madri nonostante le costanti emergenze, Regina usufruiva dei buoni pranzo comunali già pagati e non utilizzati dalla moltitudine di impiegate gravide, Emma si gustava un buon pasto anche se sotto la supervisione di Regina e Granny aveva tre clienti fissi ogni giorno lavorativo. Inoltre, almeno una volta a settimana, David e Mary Margaret si univano ai tre.
Ruby aveva depositato davanti ad Henry un piatto delizioso da qualche minuto ma il piccolo sembrava distratto e sbocconcellava di malavoglia il succulento arrosto e verdurine.
“Tesoro, perché non dici alle mamme cosa c'è che non va?” chiese Regina preoccupata.
“Non è niente..” sospirò Henry con aria greve.
Regina rivolse uno sguardo implorante a Emma.
“Henry.. te lo chiediamo perché ti vogliamo bene.. È per caso successo qualcosa con Grace?” chiese Emma. Henry arrossì da capo a piedi ed abbassò lo sguardo.
Colpito ed affondato.. pensò Emma. Regina tentava di raccogliere le idee per indagare senza essere pressante.
“Io.. ecco forse ho fatto qualcosa che non va..” balbettò Henry, visibilmente a disagio. Le madri gli sorrisero comprensive.
“Henry, non so cosa tu abbia fatto ma è evidente che Grace ti vuole molto bene. Sono certa che se ammetti le tue colpe con lei e ti scusi ti perdonerà.” disse Regina.
“Davvero?” chiese speranzoso il ragazzino.
“Certo! E se c'è possibilità di rimediare fai tutto ciò che è in tuo potere per farlo, ok?” offrì Emma prima di avventarsi su un petto di pollo marinato.
Devo ammettere che questo cibo sano non è male.. pensò la bionda masticando.
“E.. e se non ci fosse rimedio? Se è una situazione da affrontare e basta?” chiese Henry.
“In tal caso affrontala. Con lei.” disse Regina appoggiando una mano su quella del figlio.
“Tua madre ha ragione. Affronta le tue paure, non ne fuggire. È sempre peggio se scappi, credimi.” disse Emma strizzando l'occhio al ragazzino.
Henry e Regina sorrisero.
“Se non sbaglio devi vederla dopo pranzo, giusto? È l'occasione perfetta per dimostrarle di che pasta sei fatto!” aggiunse la Swan sorridendo. Henry annuì con forza.
“Ora da bravo, finisci quel piatto prima che si freddi.” disse Regina prima di gustarsi una forchettata di insalata.
“Oh, e mangia anche le verdure!” aggiunse Emma tra un boccone e l'altro.
“Da che pulpito, Signorina Swan!” scherzò Regina dando di gomito ad Emma.
“Hey, sto mangiando anche l'insalata, vedi?” rispose fintamente offesa la Swan agitando la forchetta e rischiando di ungersi la bella uniforme.
Henry e Regina scossero la testa divertiti e ripresero a mangiare, cullati dal fischiettare di Ruby dentro il diner e dal dolce suono di Mulan che abbatteva un orco in strada.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Altra settimana altro capitolo.. buona lettura!
Aym

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Il campanello di casa Glass suonò più volte prima che qualcuno si degnasse di rispondere.
Devono avere proprio bisogno.. pensò Blue, infilandosi una vestaglia e spiando l'ingresso dalla camera da letto. Non poteva certo farsi beccare da qualche cittadino li ed in quelle condizioni.
Sidney si infilò i pantaloni della tuta ed aprì la porta ad un trafelatissimo Henry, seguito da Grace.
“Henry! Signorina Grace! A cosa devo questa visita?” chiese Sid sorpreso.
I bambini appoggiarono le cartelle su una sedia e si accomodarono sul divano.
“Stiamo cercando Blue, in convento ci han detto che l'avremmo trovata qui e abbiamo bisogno urgentissimissimo!” disse Henry tutto d'un fiato.
Glass li guardava inebetito, senza sapere cosa dire.
“Si, e poi forse ci può aiutare anche lei, ma non scriva niente sul suo giornale..” aggiunse preoccupata Grace.
Come fanno a sapere di me e Sidney? Si chiese la fata Oh giusto, avevo detto alle ragazze che sarei andata a controllare dei nuovi articoli.. si ricordò poi.
La madre superiora fece il suo ingresso in salotto e rivolse uno sguardo rassicurante ai due bambini.
“Buongiorno piccini, cosa posso fare per voi?” chiese lei.
“Perché è in vestaglia?” chiesero dubbiosi i due. Blue e Glass divennero paonazzi.
“P..perché c'è caldo?” offrì Glass. I due non gli credettero nemmeno per un secondo, ma al momento avevano cose ben più importanti da chiedere.
“Ok.. io, noi siamo qui perché.. eravamo nel cortile dietro alla scuola e.. ecconoicisiamobaciati!” disse Henry senza respirare.
“Ehm.. congratulazioni. Ma continuo a non capire il problema, e non credo di essere la persona più adatta con cui parlarne..” rispose cortesemente Blue accomodandosi su una sedia. Le stava già girando la testa.
Dai fornelli Glass ridacchiò, subito ripreso da un'occhiataccia della suora.
“È stato un bacio del Vero Amore!” strillò Grace, paonazza.
“Si si, con tanto di schiocco e luce che va via!” aggiunse Henry.
Sid e Blue si guardavano confusi.
“Il bacio del Vero Amore è leggermente diverso, almeno da quello che mi hanno raccontato. Avete detto nel cortile posteriore della scuola? E avete sentito uno schiocco?” chiese Blue, iniziando a mettere assieme i pezzi.
“Si!” risposero in coro i bambini.
“E avete paura di una gravidanza magica, è corretto?” chiese Glass, depositando quattro tazze di tè e un piattino carico di biscotti sul tavolino. I bambini si guardarono i piedi, mentre i due adulti sorridevano comprensivi.
“Prima di tutto, dubito sia stato il bacio del Vero Amore, siete ancora troppo piccoli. Ieri un lampione dietro la scuola è stato danneggiato, da qui il botto e la luce che va via.” sorrise Blue.
“Oh..” disse Grace intingendo un biscotto nel tè, un po' delusa.
“Ma.. ma con me ha funzionato!” balbettò Henry. La fata lo guardò senza capire.
“Si, intendo quando Emma mi ha baciato sulla fronte e ha spezzato la maledizione di mamma.” proseguì il piccolo.
“Ma è diverso, per i bambini è diverso. Quello era amore tra madre e figlio, ha funzionato perché ora sei ancora piccolo. Quando sarai più grande subentrerà l'amore romantico, quello in grado di spezzare qualsiasi maledizione, anche le più grandi e potenti.” disse Blue, poi si bloccò. Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima? Appena i bambini avessero levato le tende doveva parlare con Belle, era l'unica abbastanza informata per aiutarla.
“Ma come fai a non sapere com'è il bacio del Vero Amore se ne hai già ricevuto uno?” bisbigliò Grace.
“Ero morto, me l'hanno detto dopo!” sussurrò Henry.
“Se prima eri morto e ora sei vivo sei tipo uno zombie?” chiese la biondina, allarmata.
“Non lo so.. Non è che ti ho contagiata, vero?” chiese il bambino, grattandosi la testolina.
“Mia cara, Henry non è uno zombie e tu non sei stata contagiata, così come non sei incinta.” disse Blue tentando di non ridere.
“No?” chiesero i due piccini, speranzosi.
“Certo che no. Come per il bacio romantico del Vero Amore, anche per le gravidanze magiche siete troppo giovani. Anche guardando i casi che ci sono capitati vi confermo che non ci sono gravidanze magiche sotto i 17 anni.” sorrise Glass.
“Quindi possiamo baciarci?” chiese Henry, diventando immediatamente bordeaux. Blue si sforzò di non svenire. Ma quanto è diretto questo ragazzino? Pensò.
“Certo.” sorrise Sidney, divertito dall'imbarazzo dei due bambini ed ancora di più da quello della compagna.
“Anche se siamo parenti?” chiese Grace.
“In che senso?” chiesero il giornalista e la suora in coro.
Grace si alzò dal divano, aprì il tubo da disegni che portava agganciato alla cartella e ne estrasse un corposo rotolo. Henry ed i due adulti fecero spazio sul tavolo e la biondina stese suddetto rotolo mostrando un complesso ed intricatissimo albero genealogico.
“Vedete?” chiese la bambina puntando il dito su alcuni nomi e seguendone le linee che li legavano l'uno all'altro “Qui si vede chiaramente che sono la sorella del nonno di Henry!”
“Capisco..” disse Sidney grattandosi la testa interessato.
“Non condividendo nessun sangue in comune ed essendoci una linea di parentela così blanda potete baciarvi quanto vi pare.” sorrise il giornalista. Blue stava per obbiettare ma il moro la fulminò con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Henry! Hai sentito?” sorrise raggiante Grace, poi si buttò tra le braccia di Henry e lo baciò.
Mi sta baciando! Lei! Davanti a gente! Pensò Henry, i neuroni completamente in tilt.
Poi Blue svenne ed i due piccini si staccarono.
“Bene, c-credo sia ora di andare..” disse imbarazzato Henry prima di alzarsi ed aiutare Grace a richiudere il rotolo.
“Ragazzi, credete sia possibile avere quel foglio in prestito per qualche giorno? Vorrei fotocopiarlo e magari metterlo sul giornale, un giorno..” chiese Glass aiutando Blue a tirarsi su da terra.
I due bambini annuirono e Grace allungò il tubo verso il giornalista.
“Henry, credi sia possibile avere in prestito anche il tuo libro?” chiese Blue.
“Certo, nessun problema!” sorrise lui, estraendo il tomo dalla cartella.
Dopo aver accettato senza troppi complimenti qualche biscotto per il viaggio e salutato i due adulti, Henry e Grace si erano messi a correre verso la scuola.
Sidney, chiusa la porta, si girò verso il salotto.
“Blue, che te ne fai del libro di Henry?” chiese. Ma Blue non gli rispose, era già sparita in un turbine di polvere fatata portando con sé il libro.

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Whale aveva fotocopiato, riletto, evidenziato ed ordinato ogni analisi inerente ai parti magici, consultato ogni libro in suo possesso e rifatto i calcoli più volte.
Eppure il risultato era lo stesso. Si rigirò tra le mani l'ecografia fatta ad Hook qualche giorno prima.
Merda! Pensò, poi compose nuovamente il numero della tanto odiata fata.
“Pronto?” rispose Blue, il tono stranamente cortese.
Sarà ubriaca? Si chiese Whale.
“Si, buonasera, perdoni se la disturbo.. Volevo avvertirla che ho rifatto tutti i controlli del caso e debbo purtroppo confermarle i miei sospetti.” disse il biondo, contrito.
“Temevo avesse chiamato per questo. Gli interessati sono già a conoscenza delle sue scoperte?” chiese la fata, accarezzando distrattamente i corti capelli dell'uomo assopito al suo fianco.
“No, ho fatto in modo di seguire personalmente ogni caso e le due infermiere che mi assistono sono già state informate della massima riservatezza di queste informazioni.”
“Ottimo. Prosegua le ricerche che le mancano e stili un rapporto. Presenterà i risultati al prossimo concilio poi provvederemo ad informare assieme tutti gli interessati. Ci serve tempo per un piano d'azione e la situazione è troppo delicata per scatenare il panico. Mi raccomando, si ricordi di fornirmi una tempistica più fedele possibile.” disse Blue.
“Certamente. Ci sono novità sulle maledizioni? Al momento non sono state registrate nuove gravidanze sospette ma in settimana sono arrivati un paio di feriti a causa degli orchi ed un ragazzo morso da un'idra.” chiese il medico.
“Potrei aver trovato le cause scatenanti della maledizione dei portali, ma prima di fornirvi qualcosa di concreto debbo verificare con la signorina French che i miei sospetti siano fondati.”
“D'accordo.. Avrà il suo rapporto a breve.”
“Ottimo. Come stanno i feriti?”
“Un po' ammaccati ma bene, sono stati tutti dimessi nel giro di poche ore.”
“Buono a sapersi. Ora devo lasciarla, ci sentiamo prossimamente.”
“D'accordo, buona serata.”
“Ah, Dottor Whale?”
“Si?”
“Per stasera basta così, è tardi. Vada a casa e si riposi.” disse Blue prima di concludere la chiamata.
Ma che diavolo? È appena stata.. gentile? Pensò Viktor sgomento.
Poi impilò i documenti, ripose tutto nell'armadietto, chiuse a chiave ed afferrata la giacca si diresse verso l'uscita dell'ospedale. A breve una certa cameriera molto carina avrebbe finito il proprio turno ed era giunta l'ora di concedersi una cenetta romantica e prendere qualche multa per oltraggio al pudore.

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Emma Swan non avrebbe mai pensato che andare in gioielleria sarebbe stato tanto complicato.
Un orco, un'idra ed un'altra bestiaccia di cui non conosceva nemmeno la specie l'avevano bloccata in un angolo buio ed uscirne quasi incolume si era rivelata un'impresa decisamente ardua.
Sono davvero più grandi e feroci.. pensò la Swan massaggiandosi la spalla. L'orco l'aveva scagliata a terra con violenza ed a pochi centimetri dalle fauci dell'idra, che aveva abbattuto per puro miracolo. Guardò preoccupata le tre carcasse e si spostò di lato per far passare Leroy con il furgone, mentre Happy abbassava il pianale.
“Ragazzi, sapete che roba è quella?” chiese Emma indicando la bestia misteriosa. I due si strinsero nelle spalle.
La bionda puntò il cellulare verso la carcassa e scattata una fotografia la inviò a Belle, sicuramente lei avrebbe avuto qualche risposta. Lasciò i ragazzi al proprio lavoro, recuperò il plico dall'auto di pattuglia e suonò il campanello della gioielleria.
Una volta entrata l'ex sovrano le sorrise entusiasta.
“Buongiorno Sceriffo! È finalmente venuta a prendere gli anelli? Mi è arrivato giusto ieri un catalogo con delle deliziose fascette con due simboli di Venere intrecciati. Un po' cliché se vuole, ma sempre modernissimi.” sorrise l'uomo un tempo conosciuto come Re Mida.
“Di che anelli parla?” chiese confusa la Swan.
“Ciao Emma! Sei qui per gli anelli?” chiese Fred uscendo dal magazzino. Iniziato il periodo di maternità aveva iniziato a passare i pomeriggi a rassettare il negozio del suocero, ormai avanti con gli anni.
“Fred! Ti trovo in formissima, come stai? E di che anelli parli?” chiese sempre più confusa la Swan.
“Benissimo, sia io che il piccolo.” sorrise il giovane massaggiandosi la pancia.
“Quindi non è qui per gli anelli di fidanzamento, sceriffo?” chiese pensieroso Mida.
“Anelli di fidanzamento? Ma io non sono fidanzata!” disse la Swan. Non ci stava capendo nulla.
“Oh. Pensavo che dato che convivete da più di un mese lei e il sindaco Mills aveste deciso di ufficializzare la cosa..” si scusò sorridente Mida.
“Oh. OH. Io e Regina.. No! No no no, noi.. lei mi sta ospitando finché la situazione in casa dei miei non migliora, noi non stiamo.. no..” balbettò la Swan, sempre più bordeaux.
Certo, come no.. pensarono Fred e Mida alzando gli occhi al cielo.
“Emma! A cosa dobbiamo questa visita?” chiese cortesemente Kathryn, uscendo dal magazzino con le braccia colme di scatoloni.
“A dire il vero cercavo proprio te. L'ufficio del sindaco ha ricevuto questi documenti stamattina, li ha vidimati e devo consegnarteli.” sorrise Emma porgendo il plico alla bionda.
“Oh, il divorzio da David è finalmente effettivo!” sorrise Kathryn.
“Oh, finalmente! Questo vuol dire che potete organizzare il matrimonio!” disse Mida battendo le mani con gioia. Fred e Kathryn si abbracciarono e la bionda appoggiò amorevolmente una mano sul pancione di lui.
“Sa, non vedevamo l'ora che arrivassero queste carte. Non mi fraintenda, David è un bravo ragazzo, ma l'amore..” sorrise Mida.
“Si figuri, nessuna offesa.” rispose Emma con un sorriso.
“E poi sa, il nostro Fredrik è davvero un ragazzo d'oro!” disse Mida. I tre si girarono e lo fulminarono con lo sguardo.
“Papà!” lo rimproverò Kathryn.
“Ma è un modo di dire..” disse imbarazzato Mida, abbassando lo sguardo.

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Che cosa pacchiana.. pensò Geppetto dando le ultime rifiniture alla culla. Ma d'altronde, i clienti erano clienti, ed andavano accontentati. E poi David aveva pagato in anticipo.
Geppetto si girò verso le voci che provenivano dall'esterno del negozio, il figlio stava accogliendo un paio di clienti.
Parli del diavolo.. pensò l'anziano falegname mentre Charming e Hook facevano il proprio ingresso in bottega.
“Buongiorno!” lo salutarono in coro.
“Buongiorno a voi! Sarete lieti di sapere che è pronta.” disse Geppetto, mettendosi di lato e permettendo ai due di vedere il frutto di tanto lavoro. Dietro di lui, assemblata in tanti listelli di legno chiaro, una culla a forma di nave, che ricordava vagamente la Jolly Rodger faceva la sua bella figura e luceva della vernice applicata da poco.
“Oh mio dio, è bellissima!” squittì Hook deliziato, poi abbracciò Geppetto.
Il falegname, imbarazzato, ricambiò l'abbraccio.
“È davvero stupenda Geppetto, hai fatto un ottimo lavoro!” sorrise David, poi si avvicinò alla culla per osservarla meglio. Era davvero di ottima fattura.
“Sono certo che le piacerà tantissimo!” esclamò Hook. Era una culla meravigliosa.
“Quando possiamo portarla a casa?” chiese il biondo.
“La vernice deve asciugare ancora qualche ora, se per voi va bene ve la consegno domani mattina.” sorrise il vecchio.
“Ottimo!” rispose David prima di congedarsi.
“Geppetto, lei si occupa anche di protesi, vero?” chiese Hook.
“Certamente, perché?” chiese Geppetto.
“Vorrei una mano di legno. Voglio poter stringere mia figlia senza farle del male..” disse imbarazzato Killian. David lo guardò adorante.

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Convincerle tutte non era stato facile, specie senza spiegazioni. Riportare la calma dopo che avevano visto Cora era stata un'impresa, con Ruby che già fuori dalla porta aveva fiutato un potenziale pericolo ed era entrata ringhiando. Spiegare tutta la faccenda, poi, quella era stata una fatica degna d'Ercole.
Eppure erano li, orecchie aperte e cervelli che lavoravano a pieno regime, cercando di elaborare la valanga di informazioni che le aveva travolte. Cora non si era fatta illusioni, Snow nemmeno. Se questo incontro fosse andato in vacca, il loro piano avrebbe fatto la stessa fine, seguito da ogni loro speranza.
Eppure eccole li.
Ruby e Mulan, chiamate perché migliori amiche di Emma.
Kathryn e Tinkerbell, chiamate perché migliori amiche di Regina.
E Belle, perché in una faccenda così delicata le sue conoscenze e l'accesso ad ogni libro della città erano indispensabili.
“Io ti posso anche credere Cora, ma ti rendi conto che tutto questo è..” attaccò Ruby.
“Improbabile?” disse Snow.
“Mortalmente pericoloso?” disse Mulan.
“Assurdo?” disse Kathryn.
“Eccitante!” disse Belle, con entusiasmo. Le altre si girarono verso di lei e la giovane abbassò lo sguardo.
“Si beh insomma, da un punto di vista puramente accademico..” disse Belle, imbarazzata.
“Questo e molto altro.” sorrise Cora, comprensiva.
“Quindi, voi sostenete che l'unico modo di spezzare le maledizioni sia farle baciare? E nessun bacetto a stampo, stiamo parlando del bacio del Vero Amore.. Un bacio per cui le due devono essere consapevoli dei propri sentimenti e di quello che prova l'altra.” disse Tink, dubbiosa.
“Già.” risposero Cora e Snow.
“Facciamo prima a far saltare in aria Storybrooke con tutti i portali..” disse Kathryn buttando giù la terza vodka.
“Abbatterò orchi per il resto della mia esistenza..” disse Mulan sconsolata, affondando il viso tra le mani.
“Suvvia ragazze, non siate così pessimiste..” le rimproverò Cora.
“Infatti. Ormai è palese che c'è qualcosa tra loro, non so se il Vero Amore ma sicuramente c'è del tenero!” disse Snow.
“Stiamo parlando di Emma e Regina..” disse Ruby “Con tutto il rispetto, ma le vostre figlie non brillano esattamente di acume per queste cose.” proseguì la lupa. Le altre annuirono.
“Non me ne parlare.. Persino David se ne è reso conto. David, il mio David, capite?” disse Snow con enfasi.
“E poi c'è la storia del tatuaggio..” aggiunse Snow rivolta a Tink.
“Si, ma di quello non dobbiamo preoccuparci. Il Vero Amore può essere più di uno, e Regina è fuggita dall'uomo del tatuaggio, che era il suo Vero Amore ma solo in quel tempo e in quel luogo, come Daniel lo è stato prima di lui.” rispose la fata.
“Ha senso. E coincide con quello che abbiamo scoperto sul perché ci siano i portali.” annuì Cora.
“Quindi che facciamo? Se aspettiamo che si sveglino quelle due facciamo notte!” disse Kathryn, cinica.
“Ma almeno una delle due ha ammesso l'attrazione per l'altra, con qualcuna di voi?” chiese Cora, preoccupata.
Le ragazze scossero la testa.
“Oh, quelle due!” disse Snow, alzando gli occhi al cielo. “Insomma, io sono sua madre e tu eri tecnicamente morta, ma almeno con le amiche..” proseguì esasperata.
“Ok, il primo passo è far ammettere alle ragazze l'attrazione reciproca, poi da li potremo stabilire un piano d'azione. Siamo tutte d'accordo?” chiese Cora.
“Mi sembra ottimo. Servirebbe una serata tra ragazze, Mulan e Ruby si occuperanno di Emma, Kathryn e Tink di Regina.” annuì Snow.
Ruby e Kat si guardarono.
“Ci servirà dell'alcool. Tanto, tanto alcool.” disse la bionda. La lupa annuì.
“Io posso chiamare Emma nel mio appartamento, mentre Kathryn e Tink possono portare Regina al Rabbit Hole.” disse pensierosa Ruby.
“Come mai non andate al Rabbit Hole anche voi?” chiese Cora.
“Perché se si vedono addio confessioni, e poi Tink abita ancora in convento e Katrhyn ha Fred incinto a casa.” disse pratica la lupacchiotta “Oh, e servirete anche voi!” proseguì Ruby, indicando Snow e Belle.
“Noi?” risposero le due in coro.
“Si. Tu Snow con noi, e tu, Belle, con Tink e Kat.” sorrise Ruby.
“Ma io sono sua madre, non so se..” disse dubbiosa Snow.
“E io e Regina non è che abbiamo dei buoni trascorsi..” aggiunse Belle.
“Donne, qui abbiamo bisogno di tutta la potenza di fuoco che riusciamo a mettere assieme, niente quisquilie!” disse Kat, decisa. Cora, Tink e Mulan annuirono.
“Cora, credo dovremmo coinvolgere anche la madre sup.. Blue in questo piano.” disse Belle rivolta alla donna.
Le ragazze la guardarono sgomente.
“French, ti è dato di volta il cervello?” chiese Ruby, con gli occhi spalancati.
“Belle, sei ubriaca!” dissero Tink e Kat buttando giù l'ottavo shottino.
Mulan semplicemente si massaggiò le tempie. Poteva essere di turno ad abbattere bestiacce, a spupazzarsi il figlio appena nato di Aurora e Filippo o ancora meglio a casa sua a coccolare la fidanzata e invece no, aveva accettato l'invito della mamma della sua migliore amica ed ora si trovava in questa situazione assurda..
“Quella bigotta turchina? Bella idea! Come peggiorare una situazione già catastrofica di suo..” disse Cora.
“No, no ragazze, ascoltatemi.. Blue è venuta da me in gran segreto e mi ha chiesto di indagare su una certa cosa..” disse Belle, poi rivelò al gruppo i progressi di Blue.
Le donne l'ascoltarono rapite. Era perfetto. Oppure una sfortuna incredibile.
“Quindi è praticamente al nostro stesso punto?” chiese Snow per conferma.
“Così sembrerebbe.” annuì Belle.
“A questo punto non ci resta che coinvolgerla. Anche perché nasconderle il nostro piano complicherebbe ulteriormente le cose.” disse Kathryn.
“Ho una sola domanda..” esordì Mulan. Le ragazze si voltarono verso di lei.
“Che fine faranno i bimbi concepiti dalla maledizione e le persone portate qui dai portali se le maledizioni si spezzano?” chiese.
Nella stanza calò il silenzio.
“Beh.. ci sto già studiando su. Blue non mi ha parlato solo della maledizione dei portali quando è venuta l'altra volta..” disse Belle “anche il tuo ragazzo ha fatto delle scoperte importanti.” aggiunse poi, rivolta verso Ruby.
Le ragazze si sporsero verso la bibliotecaria, mentre questa proseguiva il suo racconto.
“Beh, sono.. tante informazioni..” balbettò Snow, senza fiato. Le girava la testa.
“A questo punto coinvolgiamo anche Viktor, almeno avremo informazioni rapide sui suoi studi e domani io e lui potremmo andare a parlare con Blue e portarla da te.” disse Ruby rivolta a Snow.
“Dunque, ricapitolando..” disse Cora battendo le mani sul tavolo per richiamare l'attenzione “Il dottorino e la lupa vanno a prendere la fata, la portano qui e io e Snow la convinciamo. Tu Tink approfitterai della tua vicinanza con Blue per tenerla d'occhio, nel caso decida di remarci contro. Belle proseguirà le sue ricerche segrete per conto nostro e in settimana organizzeremo le due uscite per l'interrogatorio alle due rintronate. Domande?” chiese l'ex strega.
Kat alzò la mano.
“Si?” chiese Cora.
“Avreste mica dell'altra vodka?”

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Ovviamente non poteva andare come previsto. Ovviamente no.
Emma e Regina si erano finalmente ritagliate ben quindici minuti nel mezzo della caotica giornata lavorativa per parlare. Giunte a quel punto era palese che avrebbero dovuto parlare.
Il fatto che si stesse sviluppando qualcosa tra loro era ormai ovvio ad entrambe, il problema è che pur dividendo lo stesso indirizzo non riuscivano mai ad avere tempo di discutere degli affari propri.
Tra lavoro, parenti, cittadini, figlio e creature magiche non sembrava esistere un solo secondo da potersi dedicare. La sera erano talmente provate che dopo un meritato bicchiere di sidro finivano per parlare di tutt'altro poi si buttavano a letto, esauste, per poi ricominciare quel ridicolo circo la mattina successiva.
Eppure, come tutte le volte, si erano illuse.
Emma, diretta come solito, le aveva chiesto qualche minuto del suo tempo per parlarle. Regina si aspettava le solite noiose faccende di paese, ma quando aveva fermato l'auto nel parcheggio dove avevano appuntamento e l'aveva guardata negli occhi sapeva che avrebbero parlato di loro.
Le aveva sorriso, Emma aveva sorriso di rimando.
La tensione ancora presente ma più flebile, come una nebbiolina che le avvolgeva senza però privarle dell'ossigeno.
Regina si era avvicinata e l'aveva guardata, gli occhi così colmi di speranza che Emma aveva quasi pensato di mostrarle quello che provava più che dirglielo, la tentazione di baciarla più forte che mai. Aveva preso le mani della mora e tirata dolcemente a sé, quel viso meraviglioso ad un soffio dal suo.
Poi, ovviamente, era successo qualcosa.
Un qualcosa di terribile e alto più di tre metri, tre metri di pietra.
Un qualcosa che vedendole si era girato e aveva annunciato la propria presenza con un verso talmente terrificante da far gelare il sangue, il portale che crepitava richiudendosi dietro la bestia.
Poi aveva abbassato la testa ed era partito alla carica.
Emma non aveva subito capito cosa succedeva, tanto persa negli occhi di Regina.
Ma quando il viso della mora si era trasformato in una maschera di terrore si era girata, appena in tempo per vedere la terribile creatura che apriva la bocca e urlava prima di caricarle.
La bionda si girò d'istinto verso il pericolo, mettendo mano a spada e pistola contemporaneamente, pronta ad attaccare.
La mano di Regina, tremante, artigliò la spalla di Emma.
“No.. Solo magia.” la voce della mora era meno di un sussurro, Emma non l'aveva mai vista tanto terrorizzata.
Regina alzò una mano in direzione del mostro e si concentrò, per una cosa simile serviva quanto potere potesse richiamare.
Emma, ancora davanti a lei a mo' di scudo, guardava inebetita la bestia, sempre più vicina. Sentiva le vibrazioni della magia di Regina fluttuarle attorno e fluire nel corpo dietro di lei.
Se gliene serve così tanta quella cosa dev'essere.. pensò la bionda, improvvisamente spaventata.
Il mostro era sempre più vicino e l'impatto era ormai inevitabile.
La creatura si preparò a sfoderare un poderoso pugno, alzando le braccia sopra la propria testa.
Emma gettò spada e pistola, afferrò di scatto la mora e la gettò a terra, pregando ogni divinità conosciuta che, qualsiasi cosa fosse successa, il suo corpo fosse uno scudo sufficiente per salvare Regina.
Come se qualcuno avesse pasticciato con il Tempo stesso, i secondi si dilatarono fino a sembrare minuti e tutto accadde con immediata lentezza.
Regina stava cadendo all'indietro, il corpo della Swan premuto contro il suo, una mano a proteggerle la testa e l'altra stretta alla camicia in un disperato abbraccio.
La mora convogliò tutta l'energia accumulata e qualche decimo di secondo prima di toccare il terreno scagliò una sfera di pura energia verso la bestia.
Il tonfo di due corpi che cadevano a terra coprì in parte il rumore del colpo che trasformò l'immensa creatura in acqua.
Prima che potessero rendersi conto di essere ancora vive, Emma e Regina vennero travolte da una potente onda.
“Cosa accidenti era quello?” chiese la Swan tossendo.
Non capiva perché i suoi vestiti e quelli della sindachessa fossero improvvisamente fradici come se avessero nuotato nell'oceano.
“Gh--g--golem!” disse la mora, girando il viso sull'asfalto a sputare acqua salata.
Emma, ancora sdraiata su di lei, si sentiva le ginocchia troppo deboli per alzarsi. Inoltre, una mano tremante le artigliava la schiena stringendola istintivamente al corpo sotto il suo.
“Regina, tutto bene?” chiese Emma rialzandosi ed aiutando la mora a rialzarsi a sua volta.
Raccolse le armi e non ricevendo risposta guardò Regina alzando un sopracciglio.
“Si, credo..” la mora abbassò lo sguardo, ma una mano le prese dolcemente il mento e le sollevò il viso ad incontrare gli occhi verdi della bionda.
“Regina.. dimmi.” il tono della bionda era dolce ma deciso.
“Io.. quelle cose sono il peggio del peggio.” sospirò Regina.
“Hai usato molta magia per una creatura sola..” constatò Emma.
“Come ho già detto, sono il peggio del peggio. Dobbiamo subito avvertire gli altri, con i golem non si scherza.” disse la mora, salendo sull'auto di pattuglia di Emma.
“Oh..ok.” disse Emma “Ma non sarebbe meglio se prima ci asciugassi magicamente?” chiese poi mettendosi alla guida.
“Non c'è tempo, possiamo usare gli asciugamani che avete in centrale. E poi ho promesso ad Henry che avrei usato la magia solo per difesa e per insegnare a te.” disse Regina, gli occhi che si rifiutavano di staccarsi dal corpo della bionda.
Indubbiamente, anche il modo in cui la divisa fradicia aderiva perfettamente al corpo della bionda aveva giocato un ruolo fondamentale nella decisione della mora.
Emma, dal canto suo, doveva far leva su tutta la sua forza di volontà per tenere gli occhi incollati alla strada. La seta della camicia di Regina, già sottilissima di suo, era ora poco più di un velo.
Eppure, nonostante questo piacevole risvolto, si ritrovavano con l'ennesima catastrofe sulle spalle e nemmeno stavolta erano riuscite a parlare.
Maledetta tentazione. Maledetti mostri. Maledetto tempo. Maledette maledizioni! Pensarono entrambe mentre volavano verso la centrale.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Buona settimana!
Dal prossimo capitolo ci potrebbe essere qualche ritardo, ci stiamo avvicinando alla parte conclusiva e devono ancora succedere un sacco di cose! Per farmi perdonare l'attesa compenserò con capitoli più lunghi.
Buona lettura,
Aym

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Il barista si grattò la pelata, fece un bel respiro, si sistemò il farfallino ed uscì nella terrazza riparata dagli ombrelloni da sole per prendere le ordinazioni del più bizzarro gruppo di mamme che avesse mai visto.
Il capitano della brigata (era proprio il caso di dirlo) lo salutò agitando l'uncino dall'auto di pattuglia del compagno, che era visibilmente ansioso di essere da tutt'altra parte.
“A che ora devo venirti a prendere?” chiese David guardando preoccupato la pletora di mammi che affollava il bar.
“Non temere tesorino, mi porta Fred più tardi in macchina, alle due devo andare da Achab per sistemare gli strumenti.” sorrise il pirata.
Una volta sceso dall'auto si sporse nell'abitacolo, diede un bacio sulla guancia a David e si diresse verso gli amici. David sgommò senza voltarsi, lieto di iniziare il turno.
“Ma ciaoooooo!!!” diversi mammi salutarono Hook con entusiasmo, mentre quest'ultimo si accasciava su una sedia in vimini.
“Ciao cari! Jafar per me un gelato alla nutella e patatine fritte, grazie!” disse Killian con gesto teatrale. L'ex gran visir si diresse in cucina imprecando.
“Abbiamo un debole per le uniformi, eh?” scherzò Sean disegnando distrattamente sul gesso.
“Spiritoso!” sorrise Killian togliendosi gli occhiali da diva.
“Allora? Come sei messo con le nausee?” Fred si sporse in avanti lisciandosi l'abito a fiori. Dato che nessun abito taglia forte da uomo sembrava essere di suo gradimento, il giovane cavaliere aveva deciso di svaligiare il reparto premaman del centro commerciale, facendo man bassa di abitini estivi. Le vesti fiorate, in abbinamento con le sempre presenti timberland del giovane, avevano avuto come effetto finale “Ace Ventura”, con buona pace della fidanzata Kathryn.
“Stanno migliorando, per fortuna! Dev'essere il cambio di dieta, ultimamente mangio molto più sano!” sorrise Killian affondando le patatine nel gelato. Sean gli faceva compagnia ingurgitando orsetti gommosi a cucchiaiate.
“Oddio Fred, adoro il tuo vestito!” esordì una voce alle loro spalle. I tre si girarono con un sorriso.
“Albert!” squittirono in coro, mentre l'ex monarca si accomodava al loro tavolo.
“Jafar, per me una pizza al cioccolato, un frullato grande alla fragola, un piattino di arachidi e un succo all'arancia, grazie.” strillò allegramente Spencer, mentre il cameriere tornava in cucina chiedendosi perché i clienti più assurdi toccassero sempre a lui.
“Fa caldo oggi, ti sei messo la crema solare?” chiese Sean toccando la pelata di Albert per controllare.
“Si, Jeff me l'ha messa prima di colazione.” sorrise l'uomo. Poi, senza motivazioni apparenti, si mise a piangere. I tre lo ignorarono.
“Allora..” chiese Fred con fare cospiratorio “novità sui pupi?”.
Le prime ecografie erano state fatte e buona parte dei gestanti aveva già avuto il proprio responso.
“Io ho una femmina!” sorrise Hook orgoglioso.
“Davvero? Allora siamo in due!” sorrise gioioso Sean “Alexandra avrà presto una sorellina!”
“Noi invece aspettiamo un maschietto!” disse Fred massaggiandosi la pancia.
“E tu, Albert?” chiesero i tre, con fare pettegolo. L'avvocato si asciugò le lacrime.
“Maschietto, anzi.. maschietti! Grace avrà due fratellini!” esultò l'ex sovrano.
“Congratulazioni!” i tre alzarono i bicchieri per brindare.
“Ragazzi, ma a voi Whale ha lasciato l'ecografia?” chiese improvvisamente Killian. Avrebbe voluto attaccare la prima fotografia di sua figlia al frigorifero ma il dottorino aveva addotto mille scuse per non consegnargliela e non capiva il perché.
“No..” risposero in coro gli altri.
“Secondo me è perché sono gravidanze magiche, prima devono analizzare tutto. Vedrai che appena Blue da il permesso avremo le nostre ecografie!” sorrise Albert, poi si mise a piangere di nuovo.
Sean scrollò le spalle.
“Parlando di cose serie..” disse il biondino estraendo un libro dal borsello “Voi avete già deciso i nomi?”.
I quattro uomini si sporsero verso il tavolini discutendo per buona parte della mattinata su quali fossero i nomi ideali per i propri eredi.
Jafar, tra un biscottino a Iago e una lavata ai bicchieri osservava sospirando i mammi. Che strano posto, questa Storybrooke.

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“Ricordami di nuovo perché stiamo andando in convento?” chiese Whale parcheggiando l'auto.
“Perché arrivati a questo punto Blue ci serve. E credimi, ne farei volentieri a meno, se potessi.” rispose Ruby facendosi vento con una multa. Come se non bastassero le maledizioni, l'estate aveva travolto Storybrooke portando un'afa insolita e fastidiosa.
I due scesero dall'auto e si diressero verso l'ingresso a passo spedito. Alcune fate stavano lavorando il giardino e guardavano Ruby con astio.
“Dovevi proprio fartele tutte?” bisbigliò la lupa, visibilmente a disagio.
“Potrei chiederti la stessa cosa sui clienti del Rabbit Hole.. E poi sono con te ora, no?” la punzecchiò Whale cingendole le spalle con un braccio. Nonostante il caldo la mora si strinse al compagno.
“Certo che questo posto da i brividi anche di giorno..” commentò il medico, poi aprì la porta e fece segno alla compagna di entrare.
“Oddio, sembra la vodafone!” sussurrò Ruby vedendo la sala principale dal corridoio. Diversi banchi erano stati affiancati l'uno all'altro e diverse fate, dotate di cuffia, microfono e computer, smistavano diligentemente le telefonate dirette a comune e commissariato. Whale annuì preoccupato.
“Eccovi, finalmente!” li accolse Tink uscendo dal call center e passando cuffia e microfono ad una consorella. La bionda spiccava tra le fate per gli abiti casual, in netto contrasto con le tonache delle altre.
“Tinkerbell, suora in incognito!” scherzò Whale con un sorriso. Le due donne levarono gli occhi al cielo.
“Spiritoso! Andiamo, Blue vi aspetta.” disse la biondina girandosi verso la parte privata del convento, presto seguita dai due giovani.
I tre camminarono in silenzio per qualche minuto poi si fermarono davanti ad un'imponente porta di legno.
“Questo è il suo studio. Le ho detto che avete novità sulle maledizioni ma che dovete parlarle in privato, per il resto dovrete cavarvela da soli.” sussurrò la biondina, poi bussò tre volte e, senza attendere risposta, scomparve nel corridoio.
“Avanti.” la voce di Blue, severa come al solito, li invitò ad oltrepassare la soglia.
Un ultimo sguardo, un cenno d'intesa e i due aprirono la porta ed entrarono nello studio di Blue chiudendosi la porta alle spalle.
Senza attendere ulteriori inviti, i due si accomodarono sulle sedie di fronte alla fata, che li guardava preoccupata mentre parlava al telefono.
La fata fece loro cenno di attendere mentre concludeva la telefonata.
“Mary, non essere sciocca! Cora a casa di Snow? Non è possibile! Dev'essere un altro mitomane! Se ti arrivano altre segnalazioni del genere sii cortese ma chiudi al più presto, non abbiamo tempo da perdere!” strillò irritata la fata al telefono, poi concluse la chiamata. I suoi ospiti erano sbiancati di colpo.
Tink non ha voluto darmi dettagli e questi due si presentano addirittura qui e con queste facce serie, la cosa non promette nulla di buono.. pensò Blue.
“A cosa devo questa visita? E di giorno, poi..” chiese Blue non senza un certo astio rivolta a Whale. Il dottorino ignorò il tono sarcastico e posò una mano su quella di Ruby, che stava per mettersi a ringhiare.
“Abbiamo novità sulle maledizioni e crediamo che lei possa essere d'aiuto per risolvere questa faccenda in maniera.. non ufficiale.” disse il biondo.
“Di nascosto dal concilio, vorrà dire.” rispose la fata con malcelato disgusto.
“Risparmiaci la paternale. Non stai forse nascondendo a Hook che la bambina non è sua, per non parlare della vera natura delle maledizioni?” ringhiò Ruby.
“Come avete..” tentò di rispondere la fata ma venne zittita da un cenno di Whale.
“Abbiamo parlato con Belle, anche se alcuni erano arrivati alle sue conclusioni molto prima. Diciamo che parte del concilio più alcuni elementi esterni ci stanno già aiutando a risolvere la situazione. Data la natura delicata di queste informazioni dobbiamo tenere separati il concilio ufficiale da quello ufficioso ed abbiamo bisogno del suo aiuto, Blue.” disse Whale.
Blue si pinzò il naso tra le dita, pensierosa.
“Immagino che questo.. concilio ufficioso abbia ricevuto anche i risultati delle sue scoperte sulle gravidanze.” disse la fata con un fil di voce. In che guaio si stava cacciando?
“Non tutte. Ho fornito i risultati preliminari ma il resto lo lascerei a discrezione del concilio ufficiale, anche per questo ci serve il suo aiuto.” disse il medico accennando ad un sorriso. Blue sorrise debolmente, la testa immersa in mille scenari.
“Se questo può portare allo scioglimento delle maledizioni immagino di non avere altra scelta..” disse Blue.
Ruby e Whale si alzarono in piedi, la fata li guardò senza capire.
“Ora, se vuole seguirci, dobbiamo accompagnarla alla sede del concilio segreto, è importante che ascolti il resto della storia e ne comprenda i dettagli. Venga, Tinkerbell ci aspetta in auto e gli altri sono già in sede che attendono solo noi.” sorrise Whale.
“Quindi anche verdolina ne fa parte.. Non capisco perché non possiamo parlare qui.” rispose irata Blue.
Seguirvi? Certo, e magari mi sveglio in un fosso senza organi! Pensò Blue.
Stupida libellula azzurrognola malfidata! Pensarono Ruby e Whale.
“Perché dobbiamo coinvolgere meno persone possibili ed un convento pieno di fate non è esattamente il luogo idoneo.” disse Ruby, tenendo le mani sui fianchi.
“E se mi rifiutassi?” chiese testardamente la suora.
“Beh..” rispose il biondo con un sorriso maligno “Potremmo informare la cittadinanza che la cara madre superiora ha una tresca con il capo redattore del quotidiano locale..”.
Blue diventò paonazza.
“Ma come osate? Sono solo calunnie!” balbettò la fata in preda all'ira.
“Calunnie un corno. Ricordati che hai a che fare con l'olfatto di un lupo, senza contare che tu e Glass non siete esattamente discreti come vi piace pensare..” sorrise Ruby mostrando i canini acuminati.
“E come pensate di 'informare la cittadinanza' di questi pettegolezzi? Scrivendo un articolo su giornale?” sogghignò Blue, convinta di averli in pugno.
“Tramite il mezzo di informazione più rapido ed efficace della città. Il diner di mia nonna.” sorrise Ruby, strizzando l'occhio. Blue impallidì.
“D'accordo, andiamo..” rispose stizzita la fata, afferrando la borsa e catapultandosi fuori dallo studio seguita da Ruby e Whale.
“Oh, un'ultima cosa..” disse Whale seguendo le due more verso l'esterno.
“Cosa c'è ora?” chiese Blue con un fil di voce. Questa giornata infernale sembrava non avere una fine.
“Oltre ad alcuni cittadini di sua conoscenza, per questo concilio segreto abbiamo un.. consulente esterno. Ci sta aiutando con gli aspetti tecnici delle maledizioni.” disse Whale, serio.
“E chi sarebbe?” chiese Blue, sospettosa.
“Una persona che non ti piacerà per niente.” sorrise Ruby, poi i tre salirono in auto con Tinkerbell e sparirono nel placido traffico di Storybrooke, tra gli sguardi sorpresi delle fate.

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Certo che era proprio una bella mattinata. Il sole irradiava ogni angolo della cittadina, gli uccellini cinguettavano allegri e due troll grugnivano uno contro l'altro da qualche parte nella foresta.
Dev'essere stagione di accoppiamenti pensò il rosso, allegro.
Perché non approfittare della splendida mattina libera prima degli appuntamenti pomeridiani?
Archie caricò sulle spalle armi e zainetto da viaggio, si lisciò la maglietta dei Police ed i calzoncini corti ed afferrati chiavi e guinzaglio aprì la porta verso un'altra luminosa giornata.
“Pongo, andiamo!” chiamò il dottore, presto seguito dall'esuberante quadrupede.
I due stavano correndo da ormai mezz'ora nel bel mezzo del bosco quando un'imponente chimera si parò davanti a loro ringhiando con ogni testa.
Archie sorrise e, fermato Pongo dall'attaccare con un ordine secco, afferrò la balestra dalla custodia che aveva alla schiena e scoccò il primo dardo. Una delle teste ringhiò per poi ritrarsi, senza vita, contro il proprio collo.
La chimera caricò il mite dottore, mentre quest'ultimo ricaricava e con fredda precisione freddò una dopo l'altra tutte le teste. La bestia si accasciò al suolo con un tonfo, mentre Pongo scodinzolava felice.
Archie sfilò con calma il machete dalla cintura e staccò parte di una zampa dalla carcassa ormai immobile e la gettò verso l'amico a quattro zampe, che l'afferrò con gioia e si mise quieto in un angolo a rosicchiare l'inaspettato spuntino.
“Non strafogarti, Pongo!” sorrise il rosso. Il cane guaì e continuò beato a mangiare.
L'ex Grillo Parlante depositò con calma lo zainetto a terra, lo aprì ed estrasse con calma i sacchetti da freezer, le etichette ed il pennarello indelebile, ordinandoli con cura davanti a sé. Si girò verso la carcassa facendo dondolare il machete con indifferenza.
“Bene. Vediamo di fare le porzioni per la zuppa di Snow.” disse ad alta voce, poi iniziò il lungo e meticoloso lavoro che lo avrebbe impegnato per buona parte della mattinata.

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Un Henry lavato, vestito e colazionato, era stato consegnato ad un raggiante nonno David per il trasporto a scuola pochi minuti prima.
L'intero ufficio comunale era chiuso questa mattina per l'annuale manutenzione degli impianti e lo sceriffo Swan aveva il turno pomeridiano.
L'occasione perfetta per parlare con un po' di privacy.
Oppure no.
La situazione di ormai perenne emergenza aveva convinto le due donne a portarsi il lavoro a casa in attesa di sbrigare il resto nei rispettivi uffici.
Regina sorrise sentendo l'ormai familiare musica metal spandersi dal bagno degli ospiti nel resto della casa coprendo il rumore dell'acqua, poi appoggiò il foglio che aveva in mano, afferrò il cellulare e si diresse in cucina per un secondo giro di caffè.
Se queste maledizioni non verranno annullate alla svelta uno di questi giorni mi ritroverò con talmente tanta caffeina in corpo da uccidere un'idra usando solo una forchetta pensò la mora osservando il liquido scuro scivolare nella tazza mentre con una mano rispondeva distrattamente alle mail.
Gli occhi si posarono sul cellulare di Emma, il quale giaceva solo ed abbandonato sul bancone della cucina.
E se..? Ma si! Ora o mai più.. Pensò Regina afferrando il proprio cellulare e compose il numero della bionda. Doveva sapere.
Il telefono vibrò, si accese e la familiare voce di Alice Cooper uscì dalle piccole casse dell'apparecchio.

Your cruel device
Your blood, like ice
One look, could kill
My pain, your thrill

I want to love you but I better not touch (don't touch)
I want to hold you, but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much (too much)
I want to taste you but your lips are venomous poison
You're poison, running through my veins
Poison
I don't want to break these chains

Un sorriso compiaciuto si formò sulle labbra scarlatte della bruna. Si aspettava un qualche motivetto stupido, invece la bionda aveva messo come sua suoneria una canzone decisamente.. particolare.
“Mi sembrava.. appropriata. Sia per come sei tu che per quello che penso.” disse una voce alle sue spalle, fermandole temporaneamente il cuore.
Regina chiuse la chiamata e si girò lentamente verso la bionda, quasi con timore. Un timido sorriso accolse il suo sguardo poi Emma abbassò il capo, le guance paonazze.
“Ero curiosa..” si giustificò Regina, abbassando a sua volta lo sguardo. Vedere Emma così le scaldava il cuore e confondeva. Tentò di ignorare il fatto che la bionda era anche in accappatoio, un ridicolo velo che separava buona parte dei suoi sogni dai suoi occhi e dalle sue carezze.
Basterebbe tirare dolcemente un lembo della cintura, solo un pochino.. pensò Regina, gli occhi che bucavano il cotone della veste come i chiodi mordono l'intonaco fresco.
Emma prese un respiro profondo tentando di placare il rossore sulle proprie guance poi sollevò dolcemente il mento di Regina con una mano, in modo che gli occhi della mora guardassero nei suoi.
“Prima o poi dovremo parlare di tutto questo..” la voce di Emma era quasi un sussurro, ma Regina la sentì comunque. Non c'era bisogno di specificare, gli occhi dicevano tutto ciò che mancava.
Regina sorrise sostenendo a fatica lo sguardo.
“Potremmo parlarne ora..” sorrise timidamente la mora.
“Potremmo, si. Ma dobbiamo lavorare..” sospirò Emma, senza staccare gli occhi da Regina. L'indice della mano destra ancora sosteneva il mento di Regina, mentre il pollice carezzava distrattamente la pelle a pochi millimetri dalle labbra della mora.
“Dobbiamo sempre lavorare. Non ti sembra strano che ogni volta che tentiamo di parlare dell'attrazione che proviamo l'una per l'altra succede qualcosa di assurdo, ultimo ma non ultimo un golem?” chiese Regina, la tentazione di tirare la bionda a sé e baciarla che si faceva sempre più forte.
“Quindi ammetti che ti piaccio almeno un po'?” sorrise la bionda, avvicinandosi pericolosamente a Regina.
“Dipende, tu ammetti che ti piaccio?” rispose la mora con aria di sfida, inclinando leggermente il viso verso le carezze della Swan.
“Come se non lo sapessi. Certo che mi piaci, e anche un bel po'. E.. non ce la faccio più a fingere che non sia così, sai? Per rispondere alla domanda di prima.. Non credo che nulla si possa definire normale, siamo a Storybrooke!” sorrise debolmente Emma, gli occhi che si abbassavano inconsapevolmente verso le labbra della mora.
“Anche tu mi piaci, Emma. Tanto da esserne preoccupata.” disse Regina, lo sguardo seguì quello di Emma poi si spostò verso le labbra della bionda. Le due donne, senza accorgersene, si avvicinarono l'una all'altra.
“Preoccupata?” chiese Emma, senza distogliere lo sguardo.
“Si, e dovresti esserlo anche tu.” distogliere lo sguardo era ormai impossibile.
“Intendi per Henry? Per i miei? Per noi stesse ed i nostri trascorsi?” chiese la bionda, il pollice che si avvicinava lentamente a carezzare la piccola cicatrice
, perfetta imperfezione sulle labbra scarlatte della mora. Quando il pollice venne a contatto con la pelle morbida, a Regina mancò il fiato. Bastava così poco..
“Per tutto quello che hai detto.” rispose la mora con un fil di voce.
“Non sei stanca di avere paura? Io lo sono. Sono stanca di fare contenti solo gli altri.” disse Emma, avvicinandosi ancora di più alla mora, i corpi a pochi centimetri l'uno dall'altro.
“Si, lo sono.” disse Regina, poi socchiuse gli occhi e tirò a sé la bionda.
Emma si chinò verso di lei, le labbra schiuse in un dolce sorriso.
Poi il campanello suonò.
“Oh che diavolo, stiamo scherzando, vero?!” sbottò Regina, per nulla intenzionata a lasciar andare la Swan. Emma affondò il viso nei capelli della mora inalandone il profumo e scoppiò a ridere.
Sciolse di malavoglia l'abbraccio, carezzò la guancia di Regina e depositò un casto bacetto sulla guancia opposta. Regina fece il broncio e la Swan scoppiò nuovamente a ridere mentre il campanello suonava una seconda volta.
“Oh, non fare quel faccino!” rise la bionda girandosi verso l'ingresso.
“Sarà meglio che chiunque è alla porta sia in punto di morte!” disse Regina ad alta voce, la Swan scosse la testa ed aprì la porta trovandosi di fronte un Leroy vestito di tutto punto.
“Beh, cosa ti guardi?” salutò il nano, rivolto a Regina. La mora, in attesa dietro Emma, lo squadrò da capo a piedi con astio, rifiutando di rivolgergli la parola.
“Leroy, buongiorno. Cosa ci fai qui?” salutò Emma. Il nano salutò con un cenno del capo e mise due fogli in mano alla bionda.
“Beh?” chiese Emma, guardandoli senza capire.
“Sono la domanda di assunzione per il commissariato e l'attestato di frequenza degli Alcolisti Anonimi. Sono sobrio praticamente da mesi e con il bimbo in arrivo mi serve un lavoro serio. So che vi servono altri agenti.” disse Leroy, non senza un certo orgoglio.
“Tutto ciò è splendido Leroy, ma non potevi consegnare tutto a mio padre?” chiese Emma.
“Lo sceriffo sei tu.” rispose l'uomo, poi riprese a guardarsi in cagnesco con Regina.
“Sono certa che mio padre sarà ugualmente felice di visionare la tua domanda e farti un colloquio in attesa che io decida. Ora, se mi vuoi scusare..” disse Emma, cercando di levarselo dai piedi. Era seminuda, vagamente eccitata e a tanto così dal baciare Regina, l'ultima cosa che le interessava era fare un colloquio di lavoro al nano.
Una nube di denso fumo viola apparve e turbinò in strada, mente i fulmini crepitavano avvisando l'apertura di un portale e una grossa chimera appariva sull'asfalto.
“Ti farò vedere di che pasta sono fatto, capo!” disse Leroy, poi afferrò l'inseparabile piccone dal pick-up e si scagliò verso la bestia.
“Storybrooke, eh?” chiese Regina, rassegnata.
“Già.. Storybrooke.” rispose Emma, osservando il nano abbattere a picconate l'ennesimo pericolo.

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La porta di casa White si era appena chiusa alle spalle di Blue e la fata aveva già voglia di urlare. In un angolo, parzialmente nascosta tra le ragazze, Cora le sorrideva beffarda.
Dev'essere un incubo.. Si, ora mi sveglierò ed andrà tutto bene.. pensò la fata accasciandosi su una poltrona. Prima che il suo fondoschiena toccasse la morbida imbottitura, una tazza di tè bollente le venne depositata di fronte.
“Grazie, cara..” disse Blue a Snow con un fil di voce “Ora vi spiace spiegarmi cosa diamine sta succedendo?” proseguì indicando Cora con un cenno della testa. La donna si sedette di fronte a lei, presto imitata dagli altri ospiti.
“Lascia che ti spieghi..” attaccò l'ex strega.
Nell'ora che seguì Blue si sforzò di non perdere conoscenza, la marea di informazioni che minacciava di affogarla ogni istante.
“Quindi.. i miei sospetti erano fondati.” sospirò la fata.
Si sentiva stranamente sollevata nel conoscere le motivazioni dietro a questo immenso pasticcio, ancora di più che sapere che Cora era attualmente innocua.
La faccenda, però, era ben lontana dall'essere risolta. Le maledizioni andavano fermate il prima possibile e la soluzione.. beh, quella avrebbe richiesto uno sforzo enorme.
“Si, è corretto.” annuì Cora.
“La vostra soluzione mi sembra una buona idea, devo ammettere che ci avevo pensato io stessa. Ma.. come facciamo con le ragazze?” chiese Blue massaggiandosi le tempie. Portò alle labbra la terza tazza di tè del pomeriggio, sperando invano che il liquido caldo sciogliesse dubbi e preoccupazioni.
“Quindi sei d'accordo con il nostro piano?” chiesero sorprese Cora e Snow. Le sopracciglia dei presenti si sollevarono all'unisono.
“Non vedo altra soluzione.” rispose cortesemente la fata appoggiando la tazza sul proprio piattino.
“Inoltre” proseguì “L'amore è l'unica forza abbastanza potente da risolvere questo pasticcio. Se anche l'amore fallisce..” la fata rabbrividì. Se questo assurdo, disperato piano avesse fallito, si sarebbero presentati tempi bui per Storybrooke. Il silenzio calò come una pesante coperta su tutta la stanza.
“Per rispondere alla tua domanda, abbiamo pensato di organizzare due serate tra ragazze per far ammettere ad Emma e Regina l'attrazione reciproca. Una volta capito quali sentimenti le legano potremo agire di conseguenza.” disse Cora. Blue si limitò ad annuire.
“E per i bambini concepiti dalla maledizione?” chiese Kathryn dal suo angolo.
“Sia quelli che le persone portate dai portali rimarranno qui a Storybrooke anche una volta spezzate le maledizioni.” sorrise Belle agitando un quaderno per gli appunti “Ho appena completato la ricerca in merito. Il piccolo appartamento esplose in un uno scroscio di applausi.
Cora batté le mani sul tavolo riportando la calma e si rivolse alla fata.
“Che dirai al consiglio?” chiese l'ex strega, preoccupata.
“Riferiremo a loro ed ai cittadini le novità di Belle e che una soluzione è in corso di sviluppo. Ci sono.. novità non esattamente esaltanti e la popolazione ha bisogno di essere tranquillizzata.” sospirò Blue.
“Intendi i problemi con le gravidanze.” disse Kathryn, senza staccare gli occhi da Blue. La mora annuì.
“Non c'è motivo di preoccuparsi. Ho già stilato un piano d'azione che verrà presentato al concilio e il personale addetto è stato avvisato.” sorrise confortante Whale.
“Quindi.. non ci sono rischi per i.. le.. i gestanti?” chiese nuovamente Kathryn, preoccupata per il suo Fredrik.
“No.” sorrise Whale. Con le efficienti ricerche di Belle e l'aiuto di Blue e delle proprie infermiere erano pronti ad agire da subito.
“Che si fa con Hook?” chiese Tink, facendo piombare la stanza nel silenzio.
Blue guardò Snow e Cora poi si rivolse nuovamente agli altri.
“Me ne occuperò personalmente se serve, ma credo sia meglio attendere il parto.” sussurrò. Era una decisione dolorosa ma andava presa, come dire al giovane pirata una cosa simile?
“Cosa diciamo ad Emma e Regina? Vorranno sicuramente sapere a che soluzione state lavorando..” chiese pratica Mulan.
“Di questo mi occupo io, ho già un'idea. Ma per mandarla avanti ho bisogno del tuo aiuto.” disse Blue fissando lo sguardo su Belle, che annuì.
“Bene, direi di comportarci come al solito e dopodomani al concilio i presenti reciteranno le proprie parti come da programma. Entro fine settimana Ruby e Kathryn porteranno fuori le ragazze e indagheremo su come procedere. Propongo di vederci dopo l'uscita per fare il punto della situazione.“ concluse Snow tra l'approvazione generale. Whale e le ragazze si prepararono ad uscire.
“Ho solo un'ultima domanda..” disse Cora. Tutti gli occhi si volsero verso l'ex strega.
“Che ne farete di me?” chiese.
Nessuno osò fiatare. Nessuno ci aveva pensato.
“Ad un certo punto dovrai essere consegnata alle autorità per un giusto processo..” disse Blue chinando il capo.
“Non intendevo quello, so di dovermi consegnare ed essere giustiziata.” disse Cora, decisa, senza levare lo sguardo da Blue.
“Verrai giustiziata solo se verrà ritenuto opportuno. Ricorda che hai rinunciato spontaneamente alla tua magia e quando questa storia sarà finita faremo in modo che si sappiano le intenzioni che hanno portato alla maledizione e che hai fatto tutto il necessario per spezzarla. Non ho intenzione di commettere lo stesso errore che ho fatto con Regina.” disse Snow, d'un fiato “Tornando a noi.. cosa intendevi?” chiese poi.
“Non posso stare a casa tua.. Non puoi evitare la tua famiglia per sempre.” disse Cora, le parole di Snow che le annebbiavano la testa.
“Ma io..” provò a controbattere Snow.
“Cora ha ragione.” la bloccò Blue “Dev'essere spostata in un luogo sicuro fino alla consegna, non possiamo permetterci che la trovino.”
“Possiamo tenerla noi.” disse Ruby. Tutti si voltarono verso la lupa.
“Si insomma, ora che i primi viaggiatori si sono sistemati in città abbiamo alcune camere libere e tanto Granny ha già fiutato la sua presenza.. Ho dovuto rivelarle buona parte dei nostri piani.” disse Ruby abbassando lo sguardo “credevate davvero di fare fessa mia nonna?” chiese poi con un sorriso. Kat e Tink scoppiarono a ridere, presto seguite da Snow, Whale e Mulan.
“Mi sembra un'ottima idea. E avere Granny Lucas dalla nostra parte può solo essere un vantaggio.” annuì Blue con un sorriso, poi si volse verso Snow.
“Direi che è tutto?” chiese alla morettina, che annuì.
“Bene, verrò a prenderti domani sera appena calata la sera, fatti trovare pronta!” sorrise Ruby, poi uscì dall'appartamento seguita dagli altri ospiti.
Una volta chiusa la porta rimasero solo Snow, Blue e Cora.
“Dopo il processo, se dovessi essere giustiziata..” attaccò l'ex strega.
Snow e Blue tentarono di rassicurarla, ma Cora le zittì con un gesto perentorio della mano.
“Voglio chiedere scusa a Regina. Che mi perdoni o no è il minimo che posso fare.” disse Cora.
“D'accordo.” annuirono Snow e Blue.
“Se la maledizione dei portali non dovesse sciogliersi insieme all'altra.. Saremo costretti a chiedere a Rumple e Regina un'altra maledizione. Questo posto diventa ogni giorno più pericoloso..” disse Blue guardando il pavimento. La notizia del golem non si era ancora sparsa per la città ma le tre donne, per un motivo o per l'altro, sapevano. Blue ci aveva pensato e ripensato, la soluzione era orribile ma se il resto falliva..
“Se il bacio del Vero Amore spezzasse questa nuova maledizione e solo questa, saremmo punto e a capo..” sospirò Blue
“E le altre coppie?” chiese Snow.
“Le maledizioni con cui abbiamo a che fare sono troppo potenti, richiedono che il bacio sia tra due innamorati dotati entrambi di magia.. Questo ci lascia solo Emma e Regina come via di fuga.” disse Blue.
“Speriamo che il nostro piano funzioni, allora. Sorella.. siamo con l'acqua alla gola, vero?” chiese Cora, allungando la borsa alla fata.
“Si Cora.. temo di si.”

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Capitolo 19
*** 19 ***


Come promesso ecco un capitolo più lungo dei precedenti, come anticipato per i prossimi ci vorrà un po' più di pazienza.
Buona lettura!
Aym

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Blup.
Blup.
Blup blup.
Le bollicine dentro al bicchiere si staccavano dalla pastiglia ormai minuscola e fluttuavano verso l'alto per poi scoppiare una volta raggiunta la superficie.
“Hai intenzione anche di berla quell'acqua o pensavi di guardarla e basta?” chiese Regina sprofondando nella scomoda sedia. Allungò una mano verso il gigantesco bicchiere di polistirolo e bevve una generosa sorsata di caffè.
Speriamo che si muovano, ho bisogno di andare a casa e dormire. Ne abbiamo bisogno entrambe. Pensò Regina guardando Emma, la bionda aveva gli occhi rossi e cerchiati, la stanchezza era evidente.
Emma le rivolse un grugnito incomprensibile, alzò il viso dalla scrivania e bevve l'acqua storcendo il naso.
“Dove sono gli altri?” bofonchiò la bionda sperando che il mal di testa scomparisse all'istante. Aveva fame, sonno, male a tutto e bisogno di una doccia bollente. Non desiderava altro che mettersi alle spalle la faticosa giornata ma il consiglio straordinario avrebbe occupato lei e Regina per un'altra ora almeno.
Maledizione, siamo in piedi dalle 6, è possibile mettersi a letto prima di mezzanotte? È un miracolo se riusciremo a cenare prima delle 22, e che cavolo! Pensò la sceriffa, sconsolata.
“Non ne ho idea, sono tutti in ritardo, a quanto pare..” disse la mora irritata guardando l'orologio. Ormai erano le 21 passate e nella stazione di polizia c'erano solo lei e la Swan.
Se solo non fossi così stanca.. Abbiamo un discorso da finire ma non ne ho le forze ed Emma nemmeno, poi se incominciamo a parlare ora sicuro qualche babbeo arriva e ci interrompe come al solito.. pensò la mora estraendo i piedi doloranti dagli immancabili tacchi e massaggiandoli.
Finalmente la porta si aprì e Blue, Snow e David fecero il loro ingresso nella stazione di polizia, presto seguiti da Dotto, Gold, Belle, Ruby, Whale e Sidney.
“Buonasera.” sibilò Regina rimettendosi le scarpe controvoglia. Gli ospiti salutarono educatamente le due donne e si sparpagliarono per l'ufficio.
“E gli altri?” li accolse Emma, mentre tutti prendevano posto sulle scomode sedie della stazione.
“Le ragazze e i nani sono in convento, per accelerare ulteriormente le decisioni credo sia meglio avere un solo rappresentante per categoria, io e Dotto ragguaglieremo i nostri gruppi appena finito il concilio.” rispose Blue rivolgendo un sorriso stanco a Sidney e sistemando i fogli sulla scrivania. Il giornalista le rispose sorridendo di rimando.
“Geppetto?” chiese Regina guardandosi attorno.
“Ha delegato me. Con tutte queste camerette da costruire ha lavoro a sufficienza per i prossimi dieci anni.. Appena possibile assumerà un apprendista o due e tornerà in consiglio, ma al momento è murato di lavoro e Pinocchio è solo un bambino.” rispose cortesemente Blue.
Snow e David salutarono la figlia abbracciandola e baciandola affettuosamente.
“Papà! Ci siamo visti solo due ore fa!” protestò Emma pulendosi la guancia con la manica. Regina la guardava divertita.
“Tesoro appena finita questo concilio mettiti a letto, hai un'aria terribile!” le disse preoccupata Snow.
“Henry come sta?” chiese Regina rivolta a David. Il ragazzino era stato affidato ad Hook per la serata.
“Sta bene, ha fatto i compiti da Snow oggi pomeriggio, me l'ha portato dopo la lezione di tiro con l'arco e Spugna gli ha preparato il tortino di verdure con la ricetta che gli hai dato. Killian ha noleggiato il DVD di Cattivissimo Me 2 e dopo il film vanno a nanna.” sorrise il biondo. Gli sarebbe tanto piaciuto vedere il cartone con il compagno ed il nipotino, anche se i tre sapevano ormai a memoria ogni battuta.
Minions.. Che idea geniale. Perché non ci ho pensato anche io? Meditò Regina.
Emma e Regina si scambiarono uno sguardo sorridendo all'idea di Henry stravaccato sul divano accanto al pirata a guardare il cartone animato. La scelta era ormai scontata: Henry aveva una vera e propria fissazione per quella storia, sostenendo che Gru e Regina avessero in comune più di quanto pensassero, essendo entrambi cattivi redenti. Regina non era assolutamente d'accordo e, nonostante il paragone in fondo la lusingasse, sosteneva (peraltro a ragione) di avere decisamente più classe e capelli del protagonista. Emma, dal canto suo, era perdutamente innamorata dei Minions e non perdeva occasione di imitarli, facendo ridere Henry e Regina.
Blue e Snow le guardarono e si morsero il labbro per non urlare. Come si poteva essere tanto cieche? Più guardavano le due interagire più le ipotesi di Cora Mills prendevano significato.
Sbuffarono.
“A proposito di cena.. cos'è quello?” chiese Emma incuriosita. Nell'aria si stava spandendo un profumino delizioso.
Ruby, entrata per ultima, aveva depositato una pesante cassetta di plastica su una delle scrivanie vuote e ne stava estraendo sacchetti di plastica, contenitori di polistirolo e bottigliette d'acqua.
“Sono da parte di Granny. Dato che il concilio si svolge così tardi e siamo tutti stanchi tanto vale mangiare mentre parliamo, no? Così poi possiamo riposarci tutti, ne abbiamo bisogno.” sorrise la lupacchiotta distribuendo le vettovaglie.
“Gratis?” chiese stupefatto Dotto. L'anziana lupa era decisamente portata per gli affari e una mossa simile giungeva inaspettata.
“Certo. Quando si parla di affari mia nonna è implacabile, ma questo non vuol dire che non sia disposta a fare la propria parte per la comunità.” sorrise Ruby.
Dall'altro lato della stanza Snow sorrise. Aveva avuto modo di conoscere l'anziana lupa più degli altri durante la sua permanenza con Ruby e sapeva che sotto la scorza dura, la donna nascondeva un cuore grande.
“In tal caso ringrazia tua nonna da parte nostra, è un pensiero molto gentile.” sorrise Blue.
La fata appoggiò i fogli sulla scrivania, aprì una bottiglietta d'acqua e si schiarì la voce.
“Dunque.. siamo tutti stanchi quindi direi di essere il più coincisi possibile.” disse. L'intera sala, tra un morso e l'altro, annuì.
“Primo punto, la cattura di Cora Mills. Io, Leroy e Ruby siamo stati alla baracca nel bosco e Ruby ha utilizzato il suo fiuto ma le tracce non corrispondono a quelle di Cora. Al momento non abbiamo altre piste.” proseguì la fata.
Snow si fece violenza per non sorridere alle due complici. Regina sbuffò sconsolata, subito confortata da Emma, che le massaggiò una spalla. Ruby annuì senza distogliere lo sguardo dalla propria bistecca.
“Secondo punto, lo stato delle maledizioni. Le ricerche sono ancora in corso e ci sono diverse ipotesi al vaglio ma finché non abbiamo prove certe ritengo sia meglio non illudere inutilmente la cittadinanza.” disse la fata. Il concilio mangiante annuì.
“Belle ha inoltre scoperto che per il discorso dello spezzamento delle maledizioni possiamo stare tranquilli, tutte le persone portate qui dai portali ed i bambini concepiti magicamente non corrono il rischio di scomparire.“ La fata prese un boccone dalla propria piadina e continuò.
“Non si sono registrati aumenti delle gravidanze questa settimana ma dobbiamo discutere di alcune scoperte importanti fatte da Whale. La situazione portali sta purtroppo peggiorando. Abbiamo cinque nuovi visitatori da altri reami di cui ci stiamo prendendo cura e il numero e pericolosità delle creature è cresciuto esponenzialmente, il che ci porta ai punti tre e quattro..” sospirò la mora. Il concilio mangiava in silenzio, ascoltandola con attenzione.
“Terzo punto, le creature. Oltre all'aumento di numero, dimensioni ed aggressività abbiamo un nuovo problema di cui immagino sarete già tutti al corrente..” disse Blue.
“I golem.” disse Gold con un filo di irritazione. Aveva anche lui gli occhi arrossati e l'aria stanca. Appoggiò protettivamente una mano sul pancione della compagna, che intrecciò le dita con le sue, sistemandogli affettuosamente i capelli con l'altra mano.
È ora di spedirlo dal barbiere, sembra un barbone.. pensò Belle.
“Esattamente. Dal loro arrivo hanno già distrutto un'automobile, divelto parte di una staccionata e rovinato l'asfalto in più punti. Per non parlare dei feriti..” proseguì la fata, sempre più seria.
Snow si sistemò sulla sedia, visibilmente a disagio.
“Ci sono stati dei feriti? Come stanno?” chiese la morettina, preoccupata.
“Si, sia Dotto che Whale hanno avuto in cura queste persone, fortunatamente si tratta di ferite superficiali ed i pazienti sono stati dimessi dopo poco, ma non c'è da stare allegri.” rispose Blue. Le maledizioni andavano annullate il prima possibile, con qualsiasi mezzo necessario.
“Inoltre, come già saprete, l'unico modo di combattere i golem è tramite l'utilizzo di magia. Il che restringe il campo a Emma, Regina e Rumple.” proseguì la fata. I tre in questione annuirono stancamente.
“E voi fate?” chiese Dotto preoccupato. Solo tre persone per un'emergenza del genere?
Blue scosse la testa.
“Cosa diciamo ai cittadini?” chiese Glass prendendo appunti e cercando con scarso successo di distogliere lo sguardo dalle forme di Blue, avvolta nella tonaca estiva.
Dal loro angolino nella scrivania dello sceriffo, Emma e Regina sogghignavano compiaciute, scambiandosi sguardi perfidi e ridacchiando come due quindicenni.
Voto di castità un bell'accidenti! Pensarono entrambe. Blue si girò senza capire e le fulminò con lo sguardo. Da un'altra sedia Ruby tirò su col naso tentando di sopprimere una risata.
La fata si schiarì la voce.
“Eviterei di fare i nomi di Emma, Regina e Rumple, hanno già fin troppo lavoro e hanno dato la disponibilità ad affrontare quelle creature demoniache a qualsiasi ora. Enfatizza la pericolosità dei golem e l'assoluta necessità di NON affrontarli, ci penseranno le mie ragazze a smistare le chiamate. Per i problemi di prima direi di proseguire sulla linea del 'lavori in corso'. Non voglio creare il panico fornendo informazioni incomplete. Sono certa che troverai le parole giuste, Sidney.” sorrise Blue strizzando l'occhio.
Per poco Snow non si strangolò con l'insalata di pollo.
Blue non ha veramente fatto l'occhiolino a Sidney.. Allora quello che diceva Ruby.. è vero! Ma è una suora! Pensò la morettina, allibita.
“Si, mi hanno detto che è molto bravo con la lingua..” bisbigliò Whale, dando di gomito alla lupa.
Ruby, Emma e Regina scoppiarono a ridere come matte, mentre Blue le guardava malissimo, continuando a non capire.
“Bambini, smettetela!” rimproverò David lanciando un contenitore vuoto in testa a Whale, che lo schivò ridacchiando e tentò di ricomporsi.
“Tornando a noi..” disse Blue, paonazza per aver finalmente capito l'allusione “Il Dr.Whale ha riscontrato delle anomalie negli esami a cui sono stati sottoposti i gestanti ed i rispettivi feti..” disse seria.
Nella stanza calò il silenzio.
Whale si alzò in piedi ed iniziò a consultare i fogli che aveva portato. Il resto del concilio lo guardava con apprensione.
“Io, Dotto ed alcuni collaboratori abbiamo fatto tutti i test di rito e ci siamo anche confrontati con Belle per il lato magico della faccenda..” disse il dottorino “..a quanto pare tutti i feti generati dalla maledizione si sviluppano molto più rapidamente del previsto.. Non ci sono rischi né per il gestante né per i piccoli, ma nasceranno tutti prima del previsto, seppure perfettamente sani.” concluse con un sospiro.
“Quanto velocemente?” chiese Snow.
“Secondo le nostre previsioni ci sono tra i due e i tre mesi in meno.” disse il Viktor scorrendo le pagine del rapporto che aveva stilato “Hook che è il primo dovrebbe partorire tra circa due settimane.” disse poi rivolgendosi a David. Il principe sbiadì.
“Due settimane? Ma è presto!” protestò Charming. Non era sicuro che tutta quella rapidità fosse un bene.
Sidney alzò nuovamente la penna chiedendo la parola.
“Cosa posso riferire?” chiese il moro.
“Direi.. tutto. La popolazione deve sapere. Chiarisci bene che non ci sono rischi né per i piccoli né per i gestanti. Whale e Doc hanno già allestito una squadra d'emergenza e riservato una sala operatoria. Whale ha stilato un resoconto da mettere nel giornale, se potesse servire.” disse Blue, tutta sorrisi. Diversi occhi si levarono al cielo.
Sidney chinò il capo in segno di gratitudine e per nascondere l'imbarazzo.
Ma quanto manca alla fine del meeting? Magari prima che ritorni in convento.. pensò il giornalista con un sorriso di sbieco.
“Domani Doc e Whale provvederanno ad informare tutti i gestanti di questa nuova situazione, oltre a prepararli per il taglio cesareo e fornirli di latte in polvere e tutto il resto.” concluse Blue raccogliendo i fogli e gettando i rifiuti della cena nel cestino.
“Un momento.. che si fa per la sagra?” intervenne Snow.
“La sagra.. con tutti questi casini me ne ero dimenticato..” borbottò David.
Blue e Regina si guardarono per un lungo istante, poi chinarono il capo in un impercettibile cenno d'intesa.
“Beh, direi che rimane tutto come da programma. I cittadini hanno bisogno di distrarsi e la sagra di Storybrooke è l'occasione perfetta, tanto più che se annullassimo tutto all'ultimo minuto potremmo causare una rivolta.” disse Blue.
“In effetti.. poi tutti si stanno dando da fare per i preparativi..” disse Snow ad alta voce. La fata annuì.
“Ottimo. Emergenze a parte ci rivediamo la settimana prossima per discutere del resto. Direi che possiamo salutarci qui.” sorrise Blue congedando il concilio. Un coro di 'grazie per la cena' si levò verso Ruby, che sorrise.
Belle e Gold furono i primi ad accomiatarsi. Il Signore Oscuro sembrava reduce da un investimento da tir ed aveva decisamente bisogno di un pisolino.
Whale, Ruby e Dotto li seguirono poco dopo, i due medici impegnati in un'animata discussione sui parti. Sidney salutò Blue con fin troppo entusiasmo e dopo averle sussurrato qualcosa all'orecchio scomparve nell'afosa oscurità.
“Snow. David. Una parola?” chiese Blue sistemandosi la borsa sulla spalla. Aveva un'ultima faccenda da sistemare, poi si sarebbe finalmente tuffata tra le braccia dell'aitante giornalista, che l'attendeva in auto poco lontano. La mora sorrise al pensiero.
“Si tratta della bambina, vero?” chiese Snow, preoccupata. David le teneva la mano, terreo.
“La bambina sta bene. Ma come sapete gli esami hanno confermato che la piccola è vostra. Il parto è imminente e credo sia giunto il momento di parlare con Killian..” disse la fata. Qualche metro più indietro, Emma e Regina ascoltavano con attenzione mentre pulivano gli avanzi della cena.
“Non credi che sia meglio aspettare il parto?” chiese David aggrottando le sopracciglia.
“David.. Già è abbastanza vergognoso aver atteso così tanto.. Come credi che possa reagire se gliela portiamo via appena avuta?” intervenne Snow. Blue si limitò ad annuire.
“D'accordo. Gli parlerò io domani stesso.” disse il biondo. Le due donne lo guardarono perplesse.
“Da solo? David, non credi che..” tentò Snow, ma il marito le sorrise debolmente.
“Snow, è una mia responsabilità. Poi credo che se fossi tu a parlargli si peggiorerebbe inutilmente la situazione.” concluse il biondo. Le due donne non poterono fare a meno di annuire.
“E sia. Facci sapere se hai bisogno di supporto.” sorrise Blue, poi si diresse verso l'esterno seguita dalla coppia.
I tre rivolsero un saluto ad Emma e Regina. Uscendo, Snow e Blue non poterono fare a meno di notare gli sguardi che le due si lanciavano di sfuggita, convinte di essere già sole. La fata e la principessa si sorrisero con aria complice, poi si congedarono ad alta voce.
Che l'operazione abbia inizio! Pensò Snow, poi tirò fuori il cellulare dalla borsa e compose velocemente un messaggio, riponendo l'apparecchio prima che il marito se ne accorgesse.
Meno male che Sidney ha parcheggiato dall'altra parte! Pensò Blue guardando Snow e Charming dirigersi verso il furgoncino rosso di quest'ultimo. Sentendo le notifiche di whatsapp la fata sorrise. Era cominciata.
“Amore, ma Blue ha whatsapp? Mi è sembrato di sentire la suoneria..” chiese David girando la chiave nel quadro.
“Ma figurati, ti sarai confuso.” la morettina sorrise nell'oscurità.
Un furgoncino rosso si immise lentamente nella strada deserta di Storybrooke.
Qualche metro indietro, appena fuori dalla stazione di polizia, due cellulari bipparono all'unisono, distraendo le proprietarie da una ben più interessante gara di sguardi.
Ma che palle.. sbuffò Emma, chiudendo a chiave il commissariato. Estrasse il cellulare dalla tasca e vide un messaggio di Ruby.
-Prepara il fegato Swan, domani pizza e birra a casa mia. Mulan porta le carte!-
Regina fece riemergere il proprio telefono dalle profondità abissali della propria borsetta, lo sbloccò e vi trovò un messaggio di Kathryn.
-Domani Rabbit Hole, è da una vita che non ci vediamo e mi sto dimenticando com'è fatto un bicchiere di brandy. Sappi che non accetto un no come risposta. Tink è già delle nostre e se non vieni ha promesso di prenderti a bacchettate da qui alla Foresta Incantata.-
La mora alzò lo sguardo dal cellulare e si ritrovò davanti una sorridente Emma.
“Dici che è un problema se Henry sta da David e Hook anche domani?” chiese la bionda.
Regina scosse la testa sorridendo, poi prese la Swan sottobraccio e si diressero verso l'auto di Regina.
In lontananza, il gorgoglio di un'idra ruppe il silenzio della notte.
Si, abbiamo decisamente bisogno di una buona bevuta. Pensarono le due donne.

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Un'esile figurina era appena scesa dal furgoncino di David e si era subito catapultata tra le braccia di Hook.
“Heylà, Henry! Che piacere averti da noi anche oggi!” sorrise il pirata, raccogliendo lo zainetto del nipote e seguendolo all'interno della Jolly Rodger.
David sospirò.
Era stata una buona idea tenere Henry proprio quella sera? Avrebbe dovuto parlare a Killian e c'era così tanto da discutere. Quando era tornato a casa la sera prima era troppo stanco per affrontare l'argomento e la giornata l'aveva visto di turno, lasciandogli solo la sera per parlare. Il biondo scosse la testa e salì a bordo della nave. Lo attendeva una lunga serata.
“Cosa c'è per cena?” chiese Henry a Spugna. Il pirata gli sorrise poi rivolse uno sguardo a David. C'era decisamente qualcosa che non andava.
“Insalata di mare e branzino al forno. Che ne dici se ti aiuto a fare i compiti sul ponte poi cuciniamo assieme?” chiese Spugna. Henry rivolse uno sguardo preoccupato al nonno.
“Si.. mi sembra.. mi sembra una buona idea.” disse il ragazzino, poi si rimise lo zaino sulle spalle e seguì il pirata all'esterno.
Hook attese che la porta si chiudesse poi guardò il compagno.
“David, che succede? È da stamattina che sei serio..” chiese il pirata carezzandosi istintivamente il pancione. Non gli erano sfuggiti gli sguardi preoccupati di Henry e Spugna, ne l'aria corrucciata di David.
Il biondo gli fece segno di accomodarsi sul divano accanto a lui.
“Siediti per cortesia. È arrivato il momento di fare due chiacchiere..” disse serio.
Per una mezz'ora buona il pirata ascoltò senza fiatare la vera natura ed i tempi ristretti della propria gravidanza, oltre alle decisioni che altri avevano preso per lui.
In quegli attimi che sembravano infiniti le mani di David non lasciarono mai le sue.

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Lo squillo del campanello risuonò nel piccolo appartamento annunciando alle occupanti l'arrivo dell'ospite più atteso. Ed anche di Emma.
Ruby si fiondò verso la porta, aprì alla bionda salutandola con un sorriso e le strappò le pizze di mano.
“È sempre bello sentirsi attesi..” disse scherzosamente la Swan chiudendosi la porta alle spalle ed appollaiandosi su di una sedia il più vicino possibile al cibo. La bionda salutò con un cenno del capo le altre ragazze.
“Ciao Emma!” l'accolsero Snow e Mulan, oltre ad Ashley, Ariel e Pocahontas, arruolate all'ultimo minuto dall'esuberante Ruby. Dopotutto la Swan era un osso duro e serviva tutta la potenza di fuoco possibile.
In realtà a Ruby non sarebbe dispiaciuto invitare anche Blue.. Era maledettamente curiosa di vedere cosa sarebbe successo dopo qualche giro di alcolici. Ma quella sera l'obbiettivo era un altro e non c'era tempo da perdere.
“Ah, iniziamo così subito?” ridacchiò la Swan osservando Ruby che riempiva degli shottini di vodka. La lupa sorrise senza dire nulla.
“Prima si beve e meglio è!” disse Snow arraffando un bicchiere e bevendoselo all'alpina. Le ragazze risero di gusto e si appropriarono dei rispettivi shottini.
“Mamma!” esclamò Emma, fintamente sgomenta. La morettina levò gli occhi al cielo sbuffando, scatenando altre risate.
“Beh Emma, qualche novità? Intendo in campo sentimentale..” chiese Ashley con nonchalance appropriandosi di una fettona di pizza grondante formaggio.
“Mah, ora come ora nulla. Più che altro c'è una persona che mi interessa, ma è un po' presto per parlarne..” mugugnò pensosa la Swan tra un morso e l'altro.
Non poteva certo dire loro di Regina, no?
Ma forse, solo forse, poteva stare sul vago e farsi consigliare.. Si, avrebbe decisamente fatto così.
“Ecco, diciamo che le cose tra noi sono molto complicate..” proseguì Emma buttando giù un sorso di birra.
Le ragazze si sporsero istintivamente verso Emma: la missione era ufficialmente cominciata.

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“Mi spiegate cosa ci facciamo in questa bettola e soprattutto perché dobbiamo entrarci all'ora di cena?” disse Regina storcendo il naso. Belle volse gli occhi al cielo.
Tink e Kat la spinsero dentro al Rabbit Hole ridendo. Quella donna era veramente impossibile!
“Silenzio tu!” la rimproverò Kathryn “Non puoi rilassarti per una volta in vita tua?” proseguì la bionda trascinando le amiche verso un tavolo apparecchiato in disparte.
Le quattro si accomodarono e Regina cercò con lo sguardo un menù che non c'era.
“Beh?” chiese spazientita la mora con un gesto teatrale della mano.
“Beh cosa?” chiese Tink senza capire.
“Beh il menù! Se volessi ordinare qualcosa?” chiese Regina, non comprendendo come si potesse ignorare l'ovvio.
“Oh, ma non ci servono i menù! Ho chiamato ieri per prenotare cena e cocktails!” sorrise Kathryn.
“Vorrei evitare di cenare con pistacchi e noccioline..” Regina alzò gli occhi al cielo.
“Non temere, per il cibo ho dato disposizioni io.” sorrise Belle. La sindachessa le sorrise di rimando.
“Già, ma io ho pensato all'alcool!” sorrise Tinkerbell “ovviamente ci sono anche gli analcolici per mammina” proseguì poi indicando Belle con un cenno del capo.
Prima che Regina potesse lamentarsi un cameriere depositò sul tavolo quattro cocktails colorati ed un enorme vassoio di antipasti dall'aspetto delizioso.
Regina alzò un sopracciglio, impressionata.
“Ok. Come hai fatto ad avere queste delizie in un posto simile?” chiese a Kathryn. La bionda scrollò le spalle.
“Ah no. Io ho solo telefonato, per queste meraviglie devi ringraziare le ragazze.” disse lei.
“Essere stata Lacey ha i suoi vantaggi.. E Rumple potrebbe aver accidentalmente minacciato di morte il proprietario del locale..” disse Belle servendosi una tartina e tirando a sé il bicchiere diverso dagli altri.
Le ragazze sorrisero guardando la morettina che aveva domato nientemeno che il Signore Oscuro.
“Oh, e Tink qui a quanto pare esce con il nuovo cuoco del locale..” disse Kat dando di gomito alla fatina e rischiando di farle rovesciare il bicchiere pieno.
“Midas, piantala!” strillò la fatina. Le ragazze ridacchiarono.
“Nuovo cuoco eh? Vogliamo i dettagli..” sorrise perfida Regina sporgendosi interessata verso l'amica.
Gossip! Ora si che si ragiona! Pensò la mora.
“Più tardi, magari..” rispose vaga la fatina bionda strizzando l'occhio.
“Piuttosto.. Tu hai qualche novità?” chiese Kat a Regina con un sorriso che alla mora non piacque per nulla. Tink e Belle si sporsero a loro volta verso la sindachessa.
Sento odore di trappola.. pensò allarmata la Mills, pensando rapidamente a come rispondere alle amiche senza far scoprire le proprie mire su una certa sceriffa bionda.

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“Quindi il tre lo riporto qui sotto, vedi?”
“Ok.. Qui?”
“Esatto! Vedi? Non era difficile!”
“Beh, insomma.. La matematica non è il mio forte.”
“Almeno hai capito qualcosa di quello che ti ho spiegato?”
“...No.”
“Aaaah, Spugna! Tu non ti applichi!” protestò Henry. Dopo aver finito i compiti aveva provato ad istruire il pirata, ma l'impresa si era rivelata tutt'altro che semplice.
Il corsaro domestico gettò lo sguardo oltre l'oblò del salotto, sembrava proprio che il capitano ed il principe avessero finito di parlare.
“Che ne dici se ora pensiamo alla cena? Tu hai finito i compiti ed il sole sta calando.” sorrise il barbuto.
“Ok.. raccolgo i libri e vengo in cambusa. Come ti sembrano?” chiese il ragazzino osservando preoccupato i due uomini all'interno della nave.
“Seri. Fin troppo seri. Ma uno stomaco pieno rallegra tutti, che dici?” sorrise Spugna.
“Giusto! Andiamo a preparare la cena!” rispose Henry.
Il pirata scomparve oltre la porta, mentre il ragazzino guardava il nonno acquisito piangere calde lacrime. Qualcosa gli diceva che la cena stavolta non avrebbe fatto il miracolo.

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“Killian.. di qualcosa..” implorò David.
Aveva finito di parlare da diversi minuti eppure il moro non aveva ancora detto nulla. Le mano di Hook non si era mai staccata dalle sue, ma il pirata si rifiutava di guardarlo negli occhi.
Silenziosamente, prima una poi una cascata, le lacrime iniziarono a rigare il volto del moro, cadendo senza pietà sui jeans e sulla pancia prominente di quest'ultimo.
“Che facciamo? Che farò io?” chiese Killian, gli occhi celesti velati di lacrime.
David lo strinse a se e lasciò che il moro affondasse il viso nell'incavo del collo.
“Non ne ho idea Killian.. non ne ho idea.” rispose il biondo.

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“Ma che diavolo c'è qui dentro?” strillò Snow tossendo, poi allontanò il bicchiere come se contenesse veleno. Le ragazze risero di gusto.
“È una ricetta tradizionale delle mie parti, si fa con cortecce d'albero ed erbe varie.” sorrise Pocahontas versandosi un altro giro del potente liquore casalingo.
Mulan mi aveva avvisato che le sue amiche erano delle spugne ma cavoli, siamo quasi alla terza bottiglia! Meno male che ne ho portate un po' sorrise tra sé e sé.
“A me piace!” strillarono in coro Emma, Ruby e Mulan tracannando l'ennesimo bicchierino.
“Ok, torniamo alle cose serie..” rise Ashley cacciandosi in bocca una manciata di arachidi e controllando le carte. Un breve sguardo verso Ariel informò l'amica che era ora di riprendere, per l'ennesima volta, a punzecchiare Emma per ottenere informazioni.
“Dicevi che questa 'persona' per cui nutri un blando interesse ti completa?” chiese la sirena ad Emma.
“S-si.. Blando. Ecco.. Lei.. Cioè lei la persona, ecco.. Non abbiamo tanto in comune, però siamo così diverse da completarci. Beh una cosa l'abbiamo in comune.. U-una persona speciale che amiamo entrambe.. Ma non in quel senso eh, gli vogliamo tanto bene..“ rispose la Swan strascicando le parole. Lei e il duo Ruby-Mulan si erano scolate due bottiglie del liquore di Pocahontas e metà delle birre praticamente da sole, l'alcool iniziava a farsi sentire.
“Continua pure! Ah, io passo!” sorrise Ruby appoggiando nuovamente le carte sul tavolo e agguantando il primo bicchiere a portata di mano.
“Hey, quello è mio!” protestò Mulan. Pocahontas strappò il bicchierino ormai vuoto dalle mani di Ruby e ci versò dell'altro liquore.
Che carina, le versa l'alcool come fa Regina con me pensò Emma, poi si rese conto che le amiche attendevano ancora la sua risposta.
“Oh.. si., giusto. Questa persona, dicevo.. Lei è così sofisticata, veste sempre benissimo. È bellissima.. Poi ha questo senso dell'umorismo così adorabilmente malvagio, capite?” rispose la bionda “Ah, vedo.” disse poi.
Ma com'è che ho delle carte buone solo se non c'è Regina a spogliarsi? Pensò Emma masticando un pezzo ormai freddo di pizza.
Le ragazze sorrisero. Ormai era evidente che parlava di Regina, anche se non erano ancora riuscite a farle confessare l'identità della 'persona' ne a farle ammettere appieno i propri sentimenti.
“Quindi qual'è il problema?” tentò Mulan con le ultime briciole di lucidità che le rimanevano. Snow annuì la propria approvazione.
“Beh, è complicato..” sbuffò Emma sconsolata.
Approfittando di un momento di distrazione delle ragazze tirò fuori il cellulare dalla tasca e si concentrò per mandare un messaggio.
Ruby spiò il messaggio e sorrise tanto da farsi male alle guance. La sceriffa era cotta come un arrostino, il punto però era un altro. Ne era al corrente?

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Regina afferrò il cellulare e un sorriso si espanse sul suo viso.
-Sono ubriaca. Sicuramente lo sei anche tu. Mi manchi- Emma
“Chi è che ti scrive, la persona misteriosa che ci dicevi?” chiese Tink con nonchalance alla mora mentre si sporgeva per leggere.
Kathryn, nel frattempo, stava riempiendo il bicchiere di Regina con l'ennesimo giro di brandy.
“Ma nulla, solo un messaggio della Swan..” disse vaga la mora, pigiando il touch screen del cellulare con insistenza.
-Si, lo sono. E mi manchi anche tu.- Regina premette invio e rimise il cellulare nella borsa, ignara degli sguardi che le amiche si stavano scambiando. Guardò perplessa il proprio bicchiere ed aggrottò le sopracciglia.
Ma non era vuoto? Bah. Pensò mentre tracannava il liquido, sotto lo sguardo deliziato di Kat.
“Dicevi di questa persona, è molto semplice?” sorrise Belle sorseggiando un succo di frutta.
“Si, ma in senso buono. Quando vuole si veste elegante, semplicemente non è il suo stile. Ed è schietta, schietta in un modo a cui non sono abituata.. E adora Henry! Cosa potrei chiedere di meglio?” disse Regina con occhi sognanti.
“E per E.. per questa persona tu provi qualcosa di concreto o non ce ne staresti parlando, immagino..” chiese Tink. Le amiche si sporsero sul tavolo in attesa della risposta.
“Io..” Regina affondò il viso tra le mani, sperando che oltre il suo tavolo tutti gli occhi fossero rivolti altrove per non vedere le sue lacrime. Belle le appoggiò una mano sulla schiena.
“Ti piace davvero tanto, eh?” sorrise Tink prendendo una delle mani di Regina tra le sue. A Kat si strinse la gola. Non aveva mai visto l'amica in quello stato.
“E..Era dai tempi di Daniel che non mi sentivo così.. Ma è tutto così complicato..”
“So che non vuoi rivelare l'identità di questa persona, ma ti va di parlarci dei motivi?” chiese Belle porgendo un fazzolettino a Regina.
“C-ci provo..” sorrise debolmente la mora.

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La cena si era svolta in fretta e senza la solita cordialità, Spugna ed Henry erano nelle rispettive cuccette ormai da qualche ora nel vago tentativo di dormire e non pensare al clima di gelo che si era creato in pochissimo tempo sulla nave.
Perché il mio capitano non può essere felice, una volta tanto? Cosa diamine è successo? Riguarda la bambina, me lo sento.. pensò Spugna.
Vorrei tanto sapere cos'è successo a nonno Killian, sembra quasi ammalato.. pensò Henry.
David, comprensibilmente cacciato dalla stanza matrimoniale da Hook e confinato nella stanzetta di Henry nella cuccetta inferiore, tentava invano di chiudere gli occhi da ore.
Mi spiace Killian, tengo a te e lo sai, ma la bambina è mia e di Snow.. pensò David aggrottando le sopracciglia.
A pochi metri di distanza, il capitano Killian Jones si girava e rigirava nel proprio letto, la mano premuta sul pancione.
Troverò un modo per tenerti con me piccolina, non ti porteranno via! Pensò piangendo.
Alla fine la stanchezza ebbe la meglio sui quattro ed essi scivolarono in un sonno profondo e senza sogni.

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Dopo ore di alcool, pizza, salatini, partite a carte e chiacchiere, le ragazze avevano concluso che Emma era molto, molto attratta da Regina (di cui però non aveva ancora fatto il nome), lo ammetteva anche a se stessa, ma per paura delle ripercussioni che potevano esserci a causa dei loro ruoli non aveva ancora avuto il coraggio di farsi avanti. La vera natura dell'attrazione non era stata svelata, ma le scoperte della serata erano sicuramente un passo avanti.
“Bene, direi che è ora di andare..” disse Ashley consultando l'orologio, che segnava le 3.35 “Ho lasciato solo Sean e alle 4 si sveglia sempre per rubare gli orsetti gommosi dal barattolo, vorrei evitare di dovergli far cambiare il gesso per l'ottava volta!” sorrise la biondina.
Snow e Ariel si alzarono insieme a lei.
“Si, è ora che andiamo tutte. Meno male che domani è domenica..” disse Snow gettando un'occhiata preoccupata a Pocahontas, che stava aiutando un'ubriachissima Mulan a rimettersi in piedi.
“Amore, sei ubriaca..” sorrise la mora, stringendo a sé la compagna e pescando dalla borsa le chiavi dell'auto della cinesina.
“Guidi tu, vero?” le chiese Ariel preoccupata, mentre aiutava la Swan ad alzarsi dal divano.
“Certo che guida lei! Mulan non può guidare, Mulan è ubriaca!” sorrise Mulan. Poi la cinesina prese una banana dal porta-frutta e fece finta di comporre un numero.
“Tesoro, cosa diamine stai facendo?” chiese Pocahontas aggrottando le sopracciglia.
“Chiamo la polizia!” sorrise la cinesina tenendo la banana premuta contro la guancia.
“Sei tu la polizia!” rise Ruby.
“Si, pronto? Sono lo sceriffo.” disse Emma, che nel frattempo aveva afferrato un altra banana e fingeva di parlare con Mulan.
“Smettetela voi due! E appoggiate quelle banane dov'erano, ricordatevi che siamo a casa di Ruby.. chissà cosa ci ha combinato!” sorrise Ariel.
“Hey!” protestò la lupa, togliendosi una scarpa e lanciandola verso l'amica. La sirena schivò per un pelo e si mise a ridere insieme alle altre.
“Bene, io accompagno Emma, buonanotte ragazze!” disse Snow trascinando un'Emma salutante verso l'uscita.
“E chi porta a casa me?” piagnucolò Ruby.
“Ma tu sei già a casa!” rise Ashley portandosi il palmo di una mano contro la fronte.
“Oh già, é vero!” sorrise la lupa.
Le ragazze chiusero la porta appena in tempo da non vedere la lupa che si spogliava completamente e barcollava verso il proprio letto.

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Belle guardò preoccupata le tre amiche, ubriache perse, che ballavano sul tavolo e si chiese se non era il caso di fermarle.
Dopo tutto la serata era quasi al termine: avevano già ottenuto tutte le informazioni che servivano e sinceramente lei era stanca. Era incinta, eccheccavolo! E il suo uomo, che avrebbe dovuto riposare, era sicuramente sveglio ad attenderla. Non le piaceva lasciare Gold da solo in quelle condizioni, tanto più che con buona parte del dipartimento a casa ed Emma e Regina vergognosamente ubriache, l'unico rimasto a poter affrontare criminali, creature ed eventuali golem era Rumple.
Dopo essersi asciugata le lacrime, Regina aveva ammesso che i sentimenti per la persona misteriosa (seppure il soggetto fosse ormai evidente, il nome di Emma Swan non era mai sfuggito dalle sue labbra) erano molto più di una banale attrazione. La mora aveva ammesso che le difficoltà maggiori erano date dai trascorsi tra le due e dai propri ruoli. Regina vedeva questo ostacolo come insormontabile, senza contare che ogni volta che le due provavano ad aprirsi l'una all'altra succedeva qualcosa. Su questo punto si poteva decisamente lavorare.
Coraggio piccola, tra poco andiamo a casa.. Pensò la bibliotecaria posandosi la mano sul pancino, poi si girò verso le amiche e batté le mani per attirare l'attenzione. Le tre si bloccarono a metà di una mal riuscita lap dance, con grande disappunto del pubblico.
“Ragazze forza, è ora di andare! Andiamo alla macchina che vi porto a casa, è tardi.” sorrise Belle tendendo una mano a Kat per aiutarla a scendere.
Un coro di disapprovazione si levò dalla folla.
Mentre Belle tirava Tink per le braccia tentando di non farsela cadere addosso, girò il viso verso il pubblico.
“Vi consiglio vivamente di cancellare le foto e i video che avete fatto prima che a Regina Mills passi la sbronza..” disse la morettina con fare vagamente minaccioso.
Diversi indici si mossero rapidamente sugli schermi di cellulari e tablets per cancellare le prove. L'ultima cosa di cui aveva bisogno Storybrooke era una ex regina cattiva arrabbiata. Dopotutto avevano già due maledizioni a cui pensare.

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La macchina di Mary Margaret si fermò davanti a villa Mills e la morettina si girò verso la figlia sorridendo.
“Emma, tesoro, siamo arrivate..” disse.
La bionda bofonchiò qualche parola incomprensibile poi si gettò tra le braccia della madre.
“E-Emma?” chiese Snow sorpresa, mentre cercava di confortare la figlia.
“Io ci provo a resistere, ma non ce la faccio più! Voglio provarci, voglio vedere se può funzionare. So che può funzionare!” disse la bionda singhiozzando.
“Non ne posso più, ogni volta che cerco di parlarle succede qualcosa!” proseguì con stizza.
Snow non poté fare altro che stringerla forte e stare ad ascoltare. Era il primo confronto cuore a cuore che aveva con sua figlia da quando la prima maledizione era stata spezzata e le faceva un po' male pensare che a Emma servisse una quantità industriale d'alcool per poterle parlare così, anche se sapeva che la bionda aveva gravi difficoltà a fidarsi di chicchessia.
“Io.. io la amo? Non lo so, ma so che quello che provo per lei è forte. E so che tu e papà non lo accetterete mai, che la città non lo accetterà mai, forse nemmeno Henry lo accetterà mai, avete tutti così paura che torni cattiva.. Ma io ho bisogno di lei. Voglio essere felice e so che se lo merita anche lei.” la bionda vomitava una parola dietro l'altra, incessantemente e senza respirare. Si accorse solo a cose fatte che era evidente il soggetto delle sue attenzioni.
Emma si allontanò leggermente da Snow senza sciogliere l'abbraccio ed alzò gli occhi verso il viso della madre, con timore di cosa potesse trovarci. Rimase sorpresa nel constatare che Snow, ora in lacrime anche lei, la guardava sorridendo.
La mora ridacchiò dell'espressione confusa della figlia e la tirò nuovamente a sé.
“Piccola mia, non hai nulla da temere. Io e tuo padre lo sappiamo già da tempo e credo che Henry abbia già qualche sospetto. Di certo è molto diverso da quello che ci aspettavamo per te, ma se Re.. questa persona ti fa felice perché trattenerti? Non farlo per noi, perché è la tua felicità che ci rende felici.” sorrise la mora carezzando la schiena della figlia.
La bionda sorrise contro la spalla della madre e questa attese pazientemente che Emma smettesse di singhiozzare.
“Quindi credi che io possa.. che noi possiamo..?” chiese timidamente Emma asciugandosi gli occhi.
“Non sarò certo io ad impedirti di trovare il vero amore.” sorrise Snow.
Emma le si gettò nuovamente addosso bofonchiando un sommesso 'grazie mamma', poi scese dall'auto e barcollò incerta verso la porta di casa.
“Sicura di non aver bisogno di una mano?” chiese Snow.
“No, c-ce la faccio!” sorrise Emma.
Mentre l'auto di Mary Margaret Blanchard proseguiva con cautela verso casa, Emma barcollava incerta al secondo piano di villa Mills dopo essere uscita dal bagno.
Mannaggia a queste porte tutte uguali! Pensò entrando nella prima porta alla sua destra e constatando con soddisfazione che il letto matrimoniale era li dove doveva essere. Non aveva certo voglia di passare tutta la notte sul pavimento dello sgabuzzino o nella vasca da bagno!
Si spogliò frettolosamente gettando stivali e abiti sul pavimento poi si infilò sotto le coperte, troppo stanca per mettere un pigiama.
Era talmente stanca e ubriaca da non rendersi conto della persona che dormiva a pochi centimetri da lei.
Avvertendo il letto abbassarsi leggermente alla sua sinistra Regina si stiracchiò nel dormiveglia, troppo bisognosa di riposo per svegliarsi davvero.
Istintivamente si girò verso la nuova occupante del letto e la tirò a sé, possessiva.
La Swan, già lievemente russante, strinse la mora tra le sue braccia.

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Capitolo 20
*** 20 ***


Miracolosamente ancora puntuale, ecco un nuovo capitolo! Non abituatevi troppo bene, però! ;)
Buona lettura,
Aym

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Un elegante sospiro si levò dalla massa di coperte.
Sapeva che era decisamente al di fuori della sua portata, ma se avesse potuto avrebbe disintegrato il sole.
Non per sempre, solo per dieci minuti, quindici.. forse mezz'ora.
Mezz'ora, si, poi avrebbe rimesso tutto a posto.
Ma in quel momento odiava quel fastidioso raggio luminoso con tutte le sue forze. Lo odiava più di Biancaneve.
Quel fastidioso raggio di sole che con tutta l'arroganza possibile le si era piantato in un occhio e si rifiutava di posizionarsi altrove. Ma come osava?
Mannaggia a Kat e Tink! Ho la testa che mi scoppia.. pensò Regina scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
La mora si bloccò con la mano ancora tra i capelli, rendendosi conto in quel momento di non essere sola nel letto. Una figura alta e snella dormiva al suo fianco, il corpo avvinghiato al suo.
Come aveva fatto a non accorgersene prima? Ah già, il mal di testa.
Chiuse gli occhi e si girò lentamente verso il corpo bollente appiccicato al suo tentando di limitare il contatto, improvvisamente conscia della propria nudità. Quando riaprì gli occhi trattenne a stento un gemito. Il viso di Emma Swan, incorniciato da una colata di riccioli color del grano, le si presentò davanti agli occhi. Con le palpebre chiuse che fremevano leggermente e un dolce sorriso sulle labbra la bionda era più bella che mai.
Regina azzardò uno sguardo al corpo di Emma. Era completamente nuda. Istintivamente, la bionda la strinse ancora più a sé, mentre Regina si mordeva un labbro pregando con tutte le sue forze che il cuore non le esplodesse.
Era tra le braccia di Emma Swan, nuda. Ed Emma si stava svegliando.
Osservò in preda al panico gli occhi verdi della bionda schiudersi lentamente al sole del mattino e prima che la Swan si svegliasse del tutto Regina ricambiò l'abbraccio, affondò il viso nell'incavo della spalla di Emma e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
Non aveva idea di cosa fosse successo né di cosa dire ad Emma, questa situazione la spiazzava completamente. Era presto, troppo presto.. A malapena avevano parlato, com'era finita tra le braccia di Emma? L'alcool aveva sicuramente avuto un ruolo di spicco in tutto ciò, ma la cosa non la tranquillizzava minimamente.
Curiosità e terrore iniziarono a lottare furiosamente nella testa della mora avvertendo gli impercettibili movimenti della bionda che si svegliava.
Gli occhi di Emma si schiusero con estrema lentezza e tentarono testardamente di mettere a fuoco l'ambiente circostante oltre la patina di sonnolenza che ancora li ricopriva..
D-dove sono? Questa non è la mia stanza.. pensò la bionda aggrottando le sopracciglia.
Il suo sguardo vagò sul mobilio a lei estraneo e la sua mente registrò la confusione che regnava sovrana. La camera, elegante e minimale, dava l'idea di essere solitamente in ordine, ma il sole che colava dalla grande finestra raccontava una storia diversa.
Ovunque posasse lo sguardo c'erano vestiti gettati alla rinfusa. Era evidente che era stata una serata movimentata.
Quello che la turbò e non poco furono gli abiti di qualcun'altra mischiati ai suoi.
Ma chi..? si chiese, confusa e preoccupata.
Analizzò meglio i vestiti sparsi in ogni dove.
Jeans, suoi.
Stivali, anche quelli suoi.
Camicia di seta. Decisamente non sua.
Boxer da donna. Suoi.
Scarpa col tacco. Rossa. Bellissima, perfetta. Ma chi..?
Regina? Si chiese Emma, improvvisamente ansiosa. Non era possibile.
La gradevole sensazione di tepore era talmente naturale che non se ne era nemmeno resa conto, come se fosse una cosa scontata, tanto quanto il respirare.
Eppure aveva Regina tra le braccia, a quanto pareva da prima che si svegliasse.
Il viso di Emma si girò su un lato e la bionda si trovò naso a naso con la mora.
Una mano pallida volò a coprire la bocca di Emma nel disperato tentativo di soffocare un gemito sorpreso.
Non può essere vero. Non posso aver.. pensò la bionda terrorizzata. Una cosa del genere cambiava tutto. Doveva andarsene prima che Regina si svegliasse, nella vaga speranza che la mora, come lei, non si ricordasse nulla della notte precedente.
Istintivamente, la mano si allungò verso il viso di Regina a scostare una ciocca ribelle dietro l'orecchio, per poi tornare a carezzare una guancia.
La mora si fece violenza per rimanere immobile, anche se il suo istinto le urlava di prendere il viso della bionda tra le sue mani e baciarla fino a consumarsi le labbra.
Emma osservò per un istante la stupenda creatura che dormiva al suo fianco, poi sciolse di malavoglia l'abbraccio e scivolò fuori dalle coperte, raccogliendo i propri abiti e dileguandosi oltre la porta.
Presa dalla fretta, non si accorse dei due cerchi color cioccolato, perfettamente svegli, che la osservavano andare via.

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Se non fosse stato per l'emergenza maledizioni col cavolo che Granny avrebbe concesso il giorno di ferie. La domenica mattina col diner pieno, poi!
Convincere la nonna non era stato semplice, ma il quantitativo esorbitante di caffè e cibo richiesto dalla riunione mattutina, tutto pagato dalle varie partecipanti su insistenza delle stesse, aveva presto convinto la vegliarda a concedere alla nipote un po' di libertà.
Il fatto che oltre alle ordinazioni Granny avesse nascosto nella cassa qualche dolcetto extra per le ragazze era un fatto di cui Ruby ancora non era a conoscenza e che la vecchia non avrebbe ammesso mai, dando probabilmente la colpa a qualcuno della cucina per l'errore.
Ruby parcheggiò l'auto di fronte a casa di Snow e, caricate le provviste, si diresse verso il piccolo appartamento, bussando con un piede. Lo spioncino della porta si aprì e richiuse.
“Parola d'ordine!” una voce stanca e roca le rispose dall'interno.
“Ho portato la colazione!” sorrise la lupa. La porta si aprì all'istante e Snow, in canotta e pantaloni del pigiama, le fece segno di entrare.
La lupa salutò le ragazze ed iniziò a distribuire caffè e cibarie a destra e a manca, constatando che mancava gente.
“E le altre?” chiese allungando un piatto di uova e pancetta e un bicchierone di decaffeinato a Belle, che le sorrise.
“Ariel e Ashley avevano impegni, Pocahontas ha accompagnato Mulan poi doveva andare via anche lei.” disse la mora assaltando il piatto.
“A proposito, Mulan dov'è?” chiese Snow guardandosi attorno mentre si tagliava un pezzo di pancake.
“Credo stia facendo amicizia con il tuo wc..” disse Blue addocchiando con un sorriso maligno un'enorme fetta di torta.
“Ottimo dopo le do il cambio..” bofonchiò Tink, con un sospetto colorito verdognolo.
“Oh povere care, vado a preparare dell'altra tisana, allora!” disse Cora alzandosi dalla sedia per riempire il bollitore.
“Ma è viva?” chiese Ruby a Snow, indicando Kathryn.
La bionda al suo fianco sedeva immobile con il viso parzialmente nascosto da due enormi occhialoni da diva anni '50.
“Smettetela di parlare. Smettetela di respirare. Smettetela di masticare. Smettetela di fare rumore!” disse la bionda tenendosi la testa.
Ruby rise e si alzò nuovamente in piedi afferrando un sacchettino di carta.
“Cosa sono?” chiese Snow curiosa.
“Aspirine, me le ha lasciate ieri Viktor, immaginava che stamattina avremmo dovuto tutte smaltire una sbornia colossale!” sorrise Ruby.
Presto ogni ragazza, compresa Mulan che era tornata barcollando dal bagno, aveva un bicchiere di acqua aspirinata in mano.
“Bene ragazze, facciamo il punto della situazione. Lato Regina?” chiese Blue girandosi verso Belle.
“Regina non ha mai fatto il nome di Emma eppure ha parlato di lei tutta sera. Ha ammesso che c'è qualcosa di forte tra di loro ma è terrorizzata dai trascorsi con lei e con il resto della città, per non parlare dei ruoli che hanno rispettivamente.. E a quanto pare non riescono mai a parlare di quello che provano, tra lavoro, questioni cittadine e maledizioni c'è sempre qualcuno o qualcosa che le interrompe!” disse la bibliotecaria. Kat e Tink annuirono in silenzio, troppo stanche e svarionate per parlare.
“Ma sono le stesse cose che ha detto Emma!” esordì Mulan con entusiasmo, poi si accasciò nuovamente sul divano.
“A parte la storia delle interruzioni..” disse pensosa Ruby.
“Non è del tutto esatto..” disse Snow, poi raccontò alle ragazze lo sfogo di Emma della sera precedente. Si sentiva male a tradire così la fiducia della figlia, ma era un'informazione importante che avrebbe potuto aiutare sia lei che Regina.
“Ma questa è una notizia meravigliosa!” sorrise Cora battendo le mani. Certo, le due non avevano pronunciato la parola con la 'A', ma erano consce dei propri sentimenti.
“Si, ma ora che si fa?” Chiese Tink afferrando un'altra aspirina.
“Semplice. Si crea la situazione perfetta per farle baciare, o almeno parlare di quello che provano l'una per l'altra.” disse Blue.
“E come pensi di fare?” chiese Kat buttando giù uno yogurt all'alpina come se fosse uno shot.
“Beh, ricordate tutte che tra pochi giorni c'è la sagra di paese, vero?” sorrise la suora.
“Certo!” risposero in coro le ragazze, sempre più interessate.
“Ecco cosa faremo..” proseguì la fata.
Le ragazze si sporsero in avanti per ascoltare il piano ignare del fatto che, ad un paio di km da li, i loro due obbiettivi dormivano placidamente strette l'una all'altra in attesa di un imbarazzante risveglio.

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“Sicuro che non vuoi parlarne?” chiese il biondo stiracchiandosi sul divano.
“No.” rispose Hook, gelido.
“Dove vai?” chiese David vedendo Killian che si infilava una maglietta.
“Fuori.”
“Fuori dove?”
“Fuori fuori.”
“Si, ma dove?”
“Sono affari miei.”
“No, hai in grembo mia figlia. Importa anche a me.” rispose il biondo alzandosi in piedi.
Il moro si girò di scatto, furente.
“È in me che cresce! Credi che non me ne importi nulla? Non sono un forno!” urlò il pirata.
“Non ho detto questo..” protestò debolmente David. Una reazione del genere se la aspettava il giorno prima, ma in quella domenica mattina apparentemente tranquilla si ritrovava improvvisamente spiazzato.
“Puoi girarci attorno finché vuoi. La bambina la sto portando io e per te non sono altro che un contenitore. Credi che partorirò, vedrò mia figlia portata via e non me ne importerà nulla?” urlò nuovamente il moro tenendosi la pancia.
“Non è tua figlia!” urlò di rimando David, avvicinandosi pericolosamente al moro.
Un lampo metallico, un istante solo, poi sangue.
David si piegò in due premendosi il volto sanguinante tra le mani.
Gocce gemelle color rubino colavano sul pavimento di legno dal volto di Charming e dall'uncino di Killian.
Un taglio dalla guancia alla fronte, interrotto da un occhio miracolosamente incolume, decoravano il viso di David.
“Non osare mai più parlarmi così.” il tono non ammetteva repliche eppure il biondo, sconvolto, voleva tentare di rimediare.
“Cerca di capirmi Killian, ci hanno già portato via Emma, io e Snow non possiamo.. non di nuovo..”
“Non si tratta di questo! Cosa accidenti devo fare per avere una famiglia tutta mia? Prima mi portate via Bae, poi Henry, ora la bambina.. Ma cosa credete, che abbia il cuore di ferro?” urlò il pirata piangendo.
“Killian, non fare così..”
“Vattene.”
“Cosa?” chiese confuso David pulendosi la ferita con uno strofinaccio ed osservando il fluido rosso invadere a poco a poco le fibre candide.
“Dopo il turno di oggi raccogli le tue cose e vattene. Mi presenterò in ospedale il giorno indicato da Whale, poi tu e la tua cara mogliettina avrete la vostra secondogenita, ma prima di allora non voglio più vederti.”
“Henry..” balbettò il biondo.
“Quando torni dal lavoro prendi il ragazzo e portalo dalle sue madri. Non deve vedere tutto questo.” disse il pirata girandosi di spalle. D'improvviso la nave sembrava essersi rimpicciolita e gli mancava l'aria. Si diresse verso l'esterno.
“Ok. Tu.. Tu.. Starai bene?” chiese il biondo.
“Ho Spugna con me e se ho bisogno posso sempre chiamare Emma.” concluse il pirata, poi si girò e sparì verso il ponte illuminato dal sole.

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Due mani pallide strette a pugno sbatterono insistentemente sulla porta di casa Gold.
“Aprite, in nome della legge!” urlò Emma.
Un Gold mezzo addormentato aprì l'uscio in pigiama e vestaglia. Due occhi cerchiati di nero la fissarono con malcelato astio.
“A cosa devo l'onore?” chiese l'uomo con stizza, mentre Emma entrava senza troppi complimenti.
La bionda spostò i giocattoli sul pavimento e si accasciò sulla poltrona poggiando i piedi stivalati sul tavolino.
Ma come si permette? Se non avessi così sonno la ucciderei! Pensò Gold sbuffando ed accomodandosi di fronte a lei.
“Mi serve una pozione della memoria. Adesso.” disse la bionda.
“E non può chiederla al nostro caro sindaco? L'ultima volta che ho controllato Regina era perfettamente in grado di preparare una cosa tanto semplice e se non ricordo male convivete!” disse il Signore Oscuro pinzandosi il naso, poi tornò ad osservare la Swan.
“Avrei piacere di non coinvolgerla in questa cosa, è una cosa personale.” disse Emma senza incrociare il suo sguardo.
“E la pozione le serve perché..?” chiese l'uomo, irritato.
“Per ricordarmi una cosa.” rispose evasiva Emma, guardandosi i piedi.
“Senta sceriffo, se ha di nuovo perso le chiavi di casa non le serve una pozione della memoria ma un cervello nuovo!” disse l'uomo con stizza.
“Non è per quello, è una cosa importante!” strillò Emma arrossendo da capo a piedi.
Interessante.. pensò Gold osservando il comportamento della bionda.
“Come ben sa ogni favore ha un prezzo..” disse l'uomo col solito sorrisetto di sbieco.
“Non avevo dubbi. Cosa le serve?” chiese Emma sospirando.
“Informazioni.” sorrise Gold.
“Che genere di informazioni?” chiese Emma sospettosa. Gold sembrava sapere sempre ogni cosa che succedeva in città, non era certo una risposta che si aspettava.
“Oh, una cosa semplice. Vorrei sapere cosa si deve ricordare che non può chiedere a Regina. E niente bugie, me ne accorgerei.” sorrise l'uomo.
Emma imprecò mentalmente. Gold era l'unico oltre a Regina a poter preparare quel genere di pozione. Sospirò.
Vuoi la verità? L'avrai! Pensò la bionda digrignando i denti.
“Credo di aver fatto una cosa che potrebbe aver ferito i sentimenti di Regina e se così è stato devo scusarmi con lei e parlarle. Ma prima devo capire cosa è successo, perché io non me lo ricordo.“ disse Emma. Il sorriso di Gold si contrasse.
Ma così non ho capito niente! Pensò l'uomo con ira.
“Capisco..” rispose Gold tentando di celare il disappunto.
L'uomo si sporse verso di lei e le strappò un capello, poi si alzò dalla poltrona.
“Ahia! Ma che ca..volo?!” disse Emma massaggiandosi la testa.
“Non faccia la bambina. Seppur con metodi decisamente discutibili ha comunque abbattuto un drago!” la voce di Gold le rispose da un'altra stanza.
“E basta con sta storia del drago!” disse Emma levando gli occhi al cielo.
Gold tornò nella stanza mescolando un liquido fluorescente dentro un'ampolla di vetro, poi tappò il contenitore e lo tese alla bionda.
“Magari la prossima volta eviti di scolarsi un'intera distilleria.” suggerì l'uomo con un sorriso.
La bionda gli strappò l'ampolla di mano sbuffando, se la cacciò in borsa ed uscì di casa senza salutare.
“È sempre un piacere avere a che fare con lei, sceriffo..” disse Gold ad una porta ormai chiusa.
Guardò l'orologio a pendolo e sorrise. Presto Belle sarebbe tornata a casa dalla colazione con le amiche. Data l'ora non c'era motivo per cui non potesse fare colazione anche lui.
Una volta preparato il tè si sedette al tavolo della cucina sbocconcellando un toast, la mente che vagava libera.
Soprattutto, si chiedeva come avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio le informazioni (seppur vaghe e sommarie) ricevute dalla Swan, magari per far irritare la cara Regina. Il tutto, sperava, di nascosto dalla sua compagna.
Questa storia della pozione per la perdita della memoria da sbronza però non è una brutta idea, potrei crearne per tutta Storybrooke e fare un sacco di soldi! Devo accordarmi con Eolo per la vendita esclusiva e brevettarla prima che ci pensi Regina. Pensò l'uomo sorseggiando il liquido bollente.

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Emma aveva appena poggiato i piedi sulla scrivania quando la porta della stazione di polizia si aprì. La donna diresse lo sguardo verso l'ingresso in attesa dell'ennesima emergenza.
“Vedrai che è un'altra gatta da pelare!” disse Leroy aggiustandosi il cinturone in vita.
“Come minimo..” bofonchiò Mulan da dietro un mucchio di pratiche.
“Su, un po' di ottimismo!” disse David lanciando le chiavi dell'auto di pattuglia a Filippo.
Poi la stanza sprofondò nel silenzio.
In mezzo a loro, scortata da una preoccupatissima Blue, era arrivata Cora Mills.
Emma si mise lentamente in piede e con un gesto della mano bloccò spade e pistole che i suoi agenti stavano estraendo.
“Lei si.. si è consegnata. Ha chiesto di essere portata qui..” disse Blue abbassando lo sguardo “Io.. io credo che sia innocua.” balbettò poi. Era un piano folle ma poteva funzionare.
“Balle!” Gridò Leroy dalla sua postazione, la mano sull'elsa della spada.
“Un momento..” disse Emma aggrottando le sopracciglia.
Si avvicinò a Cora e le sollevò lentamente un braccio, rivelando il bracciale blocca-poteri.
Emma sollevò lo sguardo verso la donna, lasciando delicatamente l'arto.
“L'ho sottratto a Gold, o meglio ripreso. Lo indosso come segno di buona fede.” disse Cora.
Leroy sbuffò, subito zittito da un cenno di Emma.
“Questo bracciale blocca i poteri di chi lo indossa, è stato usato anche su Regina e ne posso confermare l'efficacia.” la bionda si voltò nuovamente verso Cora “questo non significa che ci fidiamo di te.” disse poi.
“Saggio. Fa strada lei?” chiese la strega.
Emma aprì la porta di una cella ed attese che la donna entrasse nella sua nuova abitazione per poi chiudere a chiave.
La stazione rimase in silenzio per qualche istante, poi la Mills, spazientita, sbuffò in direzione di Emma.
“Beh?” chiese Cora accomodandosi sulla branda.
“Beh cosa?” chiese Emma di rimando, le mani sui fianchi.
“Non mi chiedete cosa è successo?” disse la mora, irritata.
Emma sistemò una sedia davanti alla cella e si accomodò.
“Avanti, racconta.” spronò la bionda, irritata anche lei.
È proprio sua madre! Si presenta qui come se fosse in visita di piacere e poi si arrabbia anche! Pensò stizzita Emma.
Cora Mills, omettendo ovviamente qualche particolare, spiegò a grandi linee come si fosse creata la maledizione delle gravidanze. A fine spiegazione tutta la centrale, Blue compresa, aveva sentito il bisogno di sedersi.
“Tutto ciò è assurdo. Tutto questo casino per dare un figlio a Regina?!” sbottò Emma incredula.
“Ho privato mia figlia di tutto ciò che aveva nel cuore. L'unica cosa che le ha restituito in parte un lieto fine è stato Henry. Un altro bambino sarebbe una manna dal cielo, io ho solo.. forzato un po' le cose.” disse Cora scrollando le spalle.
“Forzato un po' le cose? Hai creato una maledizione che mette incinta chiunque si scambi un bacio!” strillò Filippo, oltraggiato. Emma lo interruppe con un gesto.
“E non ti è saltato in mente di chiedere prima di appioppare a Regina un bambino dal nulla?” chiese Emma pinzandosi il naso e tentando di evitare l'ennesimo mal di testa. Di quel passo avrebbe finito tutta la scorta di moment che Regina le aveva portato a casa dalla farmacia qualche giorno prima.
“Certo, e secondo te come avrei potuto fare? Apparire davanti a lei? 'Ciao Regina, sono tua madre dal regno dei morti. So che mi odi ma tuo figlio mi ha accidentalmente riportato in vita, quindi pensavo di ringraziarlo regalandogli un fratellino o una sorellina, con la speranza che un neonato possa cancellare il fatto che ti ho rovinato la vita facendo cose del tipo manipolarti per tutta la vita ed uccidere il tuo ragazzo'. Certo, ha perfettamente senso! ” disse Cora spazientita. Certo che quella irritante e testarda probabile futura nuora era veramente figlia di Charming e sua moglie!
Emma affondò il viso tra le mani.
Si, è decisamente sua madre. Testarda ed arrogante uguale! Pensò.
“E.. per i portali non hai scoperto nulla?” chiese Mulan incuriosita.
“Di quelli non so nulla. Sono abbastanza sicura che non c'entrino con la mia maledizione. Secondo le ricerche che sto facendo..” disse Cora.
“Quali ricerche?” la testa di Emma si sollevò.
“Ecco.. durante la latitanza ho studiato possibili cause ed effetti di entrambe le maledizioni..” disse Cora tentando di non guardare Blue.
“Studiato su cosa?” chiese Emma incrociando le braccia.
“Potrei aver accidentalmente sottratto qualche libro alla signorina French..” sorrise Cora, per nulla dispiaciuta.
Ecco perché non trovava nulla.. pensò Emma.
“Al momento temo di non esservi utile, non ho trovato granché.” disse la Mills.
“Oh, ma lo sarai. Esigo sapere come hai creato la maledizione, cosa hai usato, quanto tempo ci hai messo.. non credere che sia finita, Cora. Tu ci hai messo in questo casino e tu ci aiuterai ad uscirne!” disse la bionda guardandola negli occhi. La mora si limitò ad annuire.
“Bene” disse Emma alzandosi e rimettendo a posto la sedia “Faremo a turni per la sorveglianza e condurremo altri interrogatori. Per il momento siete tutti congedati. Alle pattuglie, forza!” disse Emma al suo team. Gli agenti uscirono a fare il proprio dovere, ad eccezione di Leroy ed Emma, che erano di servizio in stazione.
“Vado da Glass per la buona notizia, vorrà sicuramente preparare un comunicato stampa per i cittadini.” Blue ne approfittò per congedarsi e sparì oltre la soglia.
“Avrei due richieste” chiese quietamente Cora dalla sua cella. Emma sollevò il volto dalle pratiche.
“Sarebbe a dire?” chiese la sceriffa.
“La prima è che vorrei parlare con mia figlia. So che vorrà interrogarmi anche lei ma vorrei prima scusarmi per quello che ho fatto.” disse Cora abbassando lo sguardo. Sembrava seriamente contrita. Che le lacrime di Henry avessero davvero fatto la magia?
“E la seconda?” chiese la Swan.
“Vorrei un televisore. So seguendo il trono di spade e non vorrei rimanere indietro!” disse timidamente Cora, facendo scoppiare a ridere la sceriffa.
“Direi che è fattibile. Abbiamo giusto un vecchio televisore con lettore DVD nello sgabuzzino e Leroy è fissato con quella serie, ha tutti gli episodi.” disse Emma sorridendo.
La strega e il nano si scambiarono un lungo sguardo d'intesa, poi annuirono impercettibilmente.
“Scommetto che il tuo preferito è Tyrion” punzecchiò la strega.
“Ovvio, lui è IL nano!” disse orgogliosamente Leroy, poi sparì nei meandri della stazione di polizia alla ricerca del televisore.
Una volta che Leroy fu sparito nello sgabuzzino Emma aprì la cella e si avvicinò a Cora, entrando di prepotenza nel suo spazio personale.
“Prova a farle ancora del male e sarò io a strappare il cuore a te. È chiaro?” sibilò la bionda.
Cora annuì, affascinata e spaventata per la prima volta in vita sua. Emma Swan era l'unica persona che aveva incontrato ad amare ed odiare con la medesima intensità di Regina.
Il suono delle sbarre che tornavano a chiudersi la scosse da ulteriori pensieri.

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Il ritorno a casa era andato bene, Henry era da David e Hook e Regina era ancora in municipio, sicuramente a fare straordinari per assimilare la notizia della resa di Cora.
Non avrebbe avuto il coraggio di guardarla negli occhi in quel momento.

Non ancora.
Non prima di sapere.
Sospirò appoggiandosi di schiena al bancone della cucina, rigirandosi nella mano la piccola ampolla.
Forza Swan, vediamo in quale pasticcio ti sei cacciata stavolta pensò la bionda stappando l'ampolla.
“Pozione della memoria. Fammi indovinare.. Gold?” chiese Regina alle sue spalle.
Merda! Per poco l'ampolla non le cadde di mano.
La bionda si girò, il rossore sulle guance immediatamente lavato via dalla sorpresa.
La mora, con un timido sorriso, agitò un'ampolla identica a quella della Swan.
“Quindi anche tu non ricordi nulla di ieri notte?” chiese Emma, guardandola negli occhi. Avrebbe dovuto sentirsi a disagio ma gli occhi di Regina erano come magneti da cui non si riusciva a staccare.
“Ricordo di essere stata accompagnata a casa ed essermi messa a letto, poi più nulla.” rispose Regina attraversando quei pochi metri e poggiandosi sul bancone.
“Esattamente come me..” disse la bionda guardando le due ampolle, ora vicine.
“Assieme?” chiese Regina afferrando nuovamente la propria pozione e portandosela alla bocca.
“Ok” rispose Emma sollevando il piccolo contenitore.
Uno sguardo, un istante.
Due donne, l'una di fronte all'altra, separate da un bancone.
Occhi che si specchiavano in altri occhi.
Timore, speranza, altre mille cose che non avevano un nome.
Le due pozioni vennero mandate giù d'un sorso, come gli shottini che avevano causato tutto questo.
Qualche istante, i ricordi che tornano senza tornare affatto, perché non ci sono ricordi da evocare, se non un dolce ed inconscio abbraccio tra due istinti più forti di mille parole.
Le due donne si guardarono confuse.
“Che significa?” chiese Emma più a sé stessa che a Regina, le sopracciglia ancora aggrottate.
“Significa che non è successo nulla di quello che pensavamo.” rispose la mora afferrando i contenitori vuoti e gettandoli nel bidone del vetro.
Emma studiò la strega con curiosità ed apprensione.
Lo sguardo ai piedi, le spalle a spiovente, il viso leggermente piegato verso il basso.
Una postura insolita per la donna mora, solitamente piena di carica.
La bionda girò attorno al bancone ed afferrato dolcemente il mento della bruna tra indice e pollice lo sollevò in modo che la guardasse negli occhi.
Regina ricambiò lo sguardo senza parlare, centinaia di emozioni che le danzavano in testa e nel cuore.
Poi quegli occhi si sciolsero in lei e ad Emma mancò improvvisamente la parola.
“Come ti senti?” chiese Regina, sperando che il tremolio alla voce non si notasse.
“Un po' delusa e un po' sollevata.” rispose Emma, senza staccare gli occhi dai suoi.
La mora piegò la testa di lato, in attesa.
“Delusa perché lo vorrei. Sollevata perché.. non ora, non così.” proseguì la bionda “Ha senso?” chiese poi, sollevando la mano dal viso della mora e lasciandola cadere su un fianco.
“Si, è come mi sento anche io. Ma è presto, troppo presto Emma.” disse la mora, poi prese le mani della Swan tra le sue.
“Lo vorrei, credimi, lo vorrei. Ma prima dobbiamo parlare.” sorrise la mora abbassando lo sguardo.
Quando è così timida è ancora più bella. È così raro vederla così.. pensò la bionda senza riuscire a trattenere un sorriso. Intrecciò le dita a quelle di Regina.
“Allora parliamo..” la voce della bionda era un sospiro a metà tra una minaccia ed una promessa.
Prima ancora che la mora aprisse bocca il rumore delle chiavi che giravano nella serratura fecero staccare le due donne, che sospirarono.
Naturalmente.. pensò Emma.
“Mammeeeeee! Sono a casa!” urlò Henry gettando lo zaino per terra e raccogliendolo qualche secondo dopo vedendo lo sguardo omicida di Regina. Entrò in cucina.
Emma si avvicinò al ragazzino ed aggrottò le sopracciglia.
“Che succede?” chiese.
Regina le era a fianco e guardava il figlio preoccupata. Era evidente che qualcosa lo turbava.
Lo sguardo di Henry danzò da una madre all'altra indeciso, poi abbassò lo sguardo e si accinse a parlare.
Tanto quando vedranno la faccia del nonno lo capiranno, anzi Emma l'ha già visto oggi e il nonno non mi ha detto nulla.. pensò il ragazzino mordendosi il labbro.
“È per quello che è successo stamattina sulla Jolly Rodger?” chiese Emma. Henry annuì.
“Che cosa è successo?” chiese Regina, allarmata.
“David ha detto a Hook la verità sulla bambina, hanno litigato e lui l'ha colpito ferendolo. È una brutta ferita, potrebbe lasciare la cicatrice.” disse Emma abbracciando Henry.
Regina si portò una mano alla bocca.
“Non si saranno picchiati di fronte a te, spero!” esclamò la mora unendosi all'abbraccio di Emma.
“No, non c'ero quando è successo. Ma non voglio vederli litigare..” disse il ragazzo.
I tre sciolsero l'abbraccio.
“Ma che gli ha detto il nonno di tanto grave per scatenare tutto questo?” chiese Henry.
Regina sospirò.
“Perché non fai una doccia e ti cambi? È quasi ora di cena. Potremmo andare tutti e tre da Granny e parlare con calma tra un boccone e l'altro.” sorrise Emma.
“Mi sembra un'ottima idea.” annuì Regina.
Henry annuì con foga e corse verso la sua stanza.
“Henry! Non correre!” urlarono in coro le madri.
E anche per sta volta niente chiarimenti con Emma.. pensò la mora dirigendosi fuori dalla stanza.
“Quando faremo l'amore voglio ricordarmi ogni istante e voglio che te ne ricordi anche tu.” disse la bionda, di getto. Regina si bloccò sulla soglia, congelata. Appoggiò una mano sullo stipite per sostegno morale ancor prima che fisico.
Poi si riprese, sollevò un sopracciglio, volse il viso verso la bionda e sorrise di sbieco.
“Quando?” chiese sorridendo.
“I-intendevo dire s-se..” balbettò la bionda, gli occhi dilatati.
Regina si limitò a sorridere, si girò nuovamente ed uscì dalla cucina ancheggiando con la sua camminata felina.
La bionda, paonazza ed imbarazzata, sembrò essere colta da un'illuminazione. Il tono che aveva usato Regina..!
“A-aspetta, tu non intendevi quando nel senso di 'quand'è che succederà?', vero???” chiese Emma, accorgendosi troppo tardi che stava parlando ad una cucina vuota.
“Regina? Reginaaaaaa!!!”
La mora, qualche metro più in la, sorrise beffarda.

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Capitolo 21
*** 21 ***


Bentrovat*!
In ritardo ma ecco un nuovo capitolo, ci avviciniamo sempre di più alla fine.. ;)
Buona lettura e a presto!
Aym

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“Tesoro..”
“Si?”
“Ho malissimo ai piedi.”
“Di già? Amore ma siamo appena usciti di casa!” protestò Jefferson guardando il compagno.
“Ma io ho male ai piedi!” piagnucolò l'avvocato facendo il broncio. Il moro levò gli occhi al cielo.
“Tieni papone!” sorrise Grace allungando un paio di crocs di un giallo imbarazzante all'ex monarca.
Padre e figlia attesero pazientemente che Albert si cambiasse le calzature.
Se continua così tra un po' servirà una carriola per portare in giro la pancia. Meno male che tra poco partorisce.. Pensò Jefferson preoccupato osservando l'enorme pancione.
“Oh, decisamente meglio!” sorrise Spencer rimettendosi in piedi.
La bambina si avvicinò al patrigno ed appoggiò la fronte alla pancione.
“Andiamo alla fiera, contenti? Fate i bravi però, altrimenti i papà si arrabbiano!” disse la biondina, mentre i padri la osservavano sorridendo dolcemente.
L'ex cappellaio matto prese per mano la figlia ed il compagno ed i tre si incamminarono verso quello che si preannunciava un pomeriggio pieno di divertimento.

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“Nonno?”
“Si Henry?”
“Sai per caso cosa deve fare ma' oggi? È uscita di casa dicendo cose irripetibili sulla madre superiora e la mamma aveva la faccia di qualcuno che vuole lanciare un'altra maledizione..”
Snow represse un sorriso.
“Non ne ho idea caro, ho sentito Emma al telefono ieri sera e mi sembrava alterata, ma non ci ho capito granché..” rispose David grattandosi la testa “Tu tesoro ne sai
qualcosa?” chiese poi rivolto alla moglie.

“Non saprei, non mi ha detto nulla..” mentì Snow. Nonno e nipote si scrollarono nelle spalle.
“Quando arriva Grace posso staccarmi?” chiese nervosamente Henry.
“Certo, ma prima facciamo un giro noi tre. E magari troviamo una delle tue mamme e capiamo in che guaio si è cacciata Blue.” sorrise Snow.
Mentre moglie e nipote si dirigevano verso uno stand di giocoleria, lo sguardo di David fu catturato da una figura ormai familiare che entrava in quel momento nell'area della sagra.
Il biondo, d'istinto, alzò la mano per salutarlo, ma gli occhi di Killian lo oltrepassarono come se non esistesse e il moro si girò verso il fedele amico Spugna, prima di sparire nella folla.
Il biondo abbassò la mano ed il volto, sconfitto.
“Caro.. non puoi forzare le cose. So che per te è semplicemente una complicazione, ma prova a pensare a cosa sta passando lui in questo momento..” disse Snow sottovoce carezzando la spalla del marito.
“Lo so, vorrei solo.. Poter fare qualcosa.” ribatté il biondo.
“Ora non è il momento e lo sai.. Senti perché non ne parli con Archie? Forse la sua saggezza potrà esserti di aiuto.” rispose la moretta, gettando uno sguardo verso il nipote, apparentemente incantato davanti ad un mangiafuoco.
“Archie non apre prima di lunedì..” rispose debolmente David. La moglie gli sorrise.
“A dire la verità ha uno stand anche lui qui in fiera, consigli ad offerta libera. Perché non vai a trovarlo subito prima che arrivi tutta la città? Tu ti sfoghi e senti che ha da dirti, in più aiutiamo la città a rimettersi in piedi.” disse Snow, sempre pratica.
“Ottimo!” sorrise il biondo “Oh, ma aspetta.. tu ed Henry?” aggiunse poi guardando il nipote.
“In questa città è impossibile non trovare almeno una delle mie amiche, inoltre ho intravisto Grace con i suoi e vedrai che prima o poi fugge da lei!” rispose la moretta strizzandogli l'occhio.
David sorrise, allungò qualche banconota al nipote e sparì tra la gente di Storybrooke.
“Nonna, ho visto che è arrivata Grace..” disse Henry guardandosi le scarpe.
“Vai pure tesoro. Ma ricordati di salutare tuo padre e le tue madri, quando li trovi. Oh, e fatti vedere anche da me o dal nonno, ogni tanto!” strillò Snow ad un Henry ormai lontano.
“Si nonna..” urlò Henry prima di allungare il passo verso la biondina.
Qui ci sono fin troppi parenti! Pensò il ragazzino.

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“Mi spiegate chi ACCIDENTI sta mettendo questa orribile musica techno? Non è stato autorizzato!” strillò Blue agitando ferocemente un plico di fogli, in piena crisi di nervi. Mannaggia a lei quando si era presa in carico l'organizzazione della sagra.
“Non ne abbiamo idea, madre superiora..” rispose terrorizzata una fatina novizia, rendendosi conto troppo tardi che le sue consorelle erano sparite lasciandola da sola con Blue.
Da uno stand a pochi metri di distanza due enormi casse spettinavano ritmicamente la pletora di teenagers e bambini entusiasti e danzanti mentre un ometto scarno e non particolarmente avvenente si contorceva dietro la consolle urlando 'Muovi!' e 'Su le mani!' ad intervalli regolari. Un ragazzino piccolo di statura e dagli occhi enormi correva avanti e indietro sistemando strumenti.
“CHI È QUESTO PAZZO? VOGLIO SAPERE CHI È!” strillò nuovamente Blue.
“Ehm.. la lista dice 'Julian Catta, stand discoteca'.” balbettò la novizia.
“Stand discoteca? E chi l'ha autorizzato?” chiese sgomenta la fata turchina scorrendo tra i fogli.
“Lei, madre superiora..” le interruppe una voce. Le due fate si girarono.
Un ometto tarchiato con i capelli brizzolati allungò cortesemente il permesso firmato a Blue.
“E lei è..?” chiese la madre superiora spiegando i fogli.
“Maurice. Maurice Catta.” disse l'uomo con un inchino.
“Oh, Sig. Catta anche lei? È per caso fratello del Sig. Catta che sta mettendo i dischi?” chiese timidamente la novizia, mentre Blue la fulminava con lo sguardo. La fatina novizia decise di ignorarla.
“Cugino. Sono il cugino.” sospirò l'uomo, che non sembrava per nulla contento della parentela.
La novizia sorrise comprensiva osservando il dj che al momento sembrava in preda ad un attacco epilettico.
Che curioso modo di danzare.. pensò la fatina.
Blue esaminò con cura il foglio, sorpresa di trovarci la propria firma.
Ma quando ho firmato una cosa simile? Io non me lo ricordo! Pensò la fata, poi la memoria tornò ad un pomeriggio arroventato in casa Glass e ad una telefonata in un momento decisamente inopportuno.
Ora ricordo, era quel cretino fastidioso che non mi mollava più al telefono, mentre io e Sid stavamo.. si, devo avergli detto di chiamare in convento per togliermelo dai piedi.. Ricordò Blue arrossendo.
“Mi rinfreschi solo la memoria, gli accordi non li avete presi con me personalmente, è corretto?” chiese Blue, iniziando a ricomporre i pezzi. Aveva firmato alcuni permessi di cui non si era occupata personalmente, indubbiamente il foglio che aveva tra le mani era uno di questi.
“No, così a memoria direi di aver parlato con la consorella Tinkerbell.” disse l'uomo.
Maledetta verdognola, questa me la paga! Pensò irata la fata, poi la memoria tornò nuovamente a Glass e la suora arrossì.
“Bene, bene.. mi perdoni, sa, con tutte questi stand..” balbettò Blue paonazza, mentre la novizia e Maurice la osservavano con curiosità.
“Blue! Cosa accidenti..!” una voce impetuosa e molto irata scosse la turchina da pensieri impuri ed i tre si girarono verso la nuova arrivata.
Una volta individuata la sorgente di tanta furia l'uomo e la novizia scomparvero d'incanto, grati al fato di non essere, almeno per una volta, bersaglio d'astio altrui.
Maledizione, è arrivata veloce come un fulmine! Pensò Blue soddisfatta di sé stessa.
“Signor sindaco, cosa posso fare per lei?” sorrise Blue, preparandosi psicologicamente alla valanga di ingiurie che le sarebbero inevitabilmente piovute addosso.
Sarà meglio che questo piano funzioni alla svelta o ci ritroveremo con un'altra maledizione, come minimo! Pensò la fata.
“Non faccia la finta tonta! Si può sapere che cosa le è saltato in mente?!” sibilò la Mills cacciandole un plico di fogli in faccia.
“Non capisco di cosa parli..” disse Blue con calma, fingendo di leggere l'elenco alla ricerca di una risposta.
“Parlo dello stand 27!” ringhiò Regina, furente.
“Stand 27, stand 27.. Ah si, lo stand dei baci!” la suora proseguì facendo la finta tonta e scorrendo con l'indice fino al punto incriminato “Che problema c'è?” chiese poi guardando il sindaco negli occhi con fare affabile.
“Emma Swan! Emma Swan! Ecco qual'è il problema! Lei ha assegnato lo sceriffo Swan allo stand dei baci!” quasi urlò Regina.
“Si, è corretto.” sorrise candidamente Blue. Questo piano era decisamente piacevole da eseguire.
“Emma Swan! Ma si rende conto?!” proseguì imperterrita Regina.
“E qual'è il problema?” chiese la fata aggrottando le sopracciglia.
Il sindaco si bloccò, boccheggiando alla ricerca di una scusa plausibile. Blue, da suo conto, ebbe l'accortezza di non riderle in faccia.
“B..beh, ecco.. lo sceriffo Swan ha un figlio. Mio figlio! Nostro figlio! Che esempio diamo al nostro bambino?” balbettò Regina.
“Ma è solo qualche bacio.. Suvvia, non sia così pudica.. e glielo dice una suora! E poi è per beneficenza, il bambino capirà, è un ragazzo, ormai.” sorrise Blue.
“Qualche bacio a mezza città! Ma ha visto che fila c'è in attesa dell'apertura?” replicò Regina, paonazza.
In effetti la notizia che la Swan avrebbe concesso un bacio a chiunque avesse fatto una donazione aveva smosso un consistente numero di single, decisi più che mai a sostenere la causa benefica.. qualunque essa fosse. L'ordinata ed eterogenea marmaglia in attesa che la piccola baracca aprisse era guidata da Neal Cassidy che, sbarbato di fresco e stranamente vestito elegante, si stava sprayando da mezz'ora la lingua con un deodorante al mentolo.
Tu.. tu sarai il primo a subire la mia ira e soffrirai più di tutti! Pensò Regina stringendo gli occhi con odio.
“Ottimo, è una buona notizia per le donazioni! Pensi, le casse del comune saranno parzialmente rimpinguate dal contributo dei nostri volenterosi concittadini!” sorrise angelica Blue.
Se la Swan ha attirato così tanta gente mi chiedo quanta ne possa attirare Ruby. Devo chiedere alla signorina Lucas se il prossimo anno sarebbe disposta a darci una mano.. pensò Blue.
Ma stiamo scherzando? Questa bigotta turchina fino all'altro ieri vomitava solo al vedere una coppia felice e ora che si diverte con Sidney crede di avere il diritto di svendere la mia Emma a mezza città?! Pensò Regina, schifata.
“Questa cosa non è igienica!” strillò la Mills agitando i pugni.
“Senta, non vedo cosa ci sia di male a..” proseguì imperterrita la fata.
Regina Mills entrò di prepotenza nello spazio personale della suora interrompendo il monologo e la fulminò con lo sguardo.
“Mi ascolti bene. La Swan non è la persona adatta e lei la rimuoverà all'istante da questo incarico. Trovi qualcun altro per questa compravendita di carne!” sibilò Regina.
Blue fece istintivamente un passo indietro.
Gelosa è gelosa, non c'è dubbio.. pensò la fata deglutendo.
“Ma chi potrei..? Così, all'ultimo minuto..” balbettò la suora.
“Potremmo chiedere a Glass. È sempre così cortese e disposto ad aiutare..” sorrise Regina con un lampo maligno negli occhi.
Il viso di Blue divenne di un curioso miscuglio di verde schifo e rosso vergogna.
“C-credo.. Credo che il Sig. Glass sia diversamente impegnato.. Ma non si preoccupi, troverò immediatamente un sostituto.” balbettò la suora.
“Bene, lo faccia. Io intanto vado a salvare la Swan da questa mandria di bifolchi.” disse Regina, poi sparì a passo svelto verso la baracca ancora chiusa.
Blue sospirò sollevata per lo scampato pericolo, poi afferrò il telefono ed avvisò via whatsapp le altre cospiratrici.
-operazione SwanQueen iniziata!-
La suora fece un cenno all'uomo che stava sistemando le ultime decorazioni allo stand delle suore ed attese che si avvicinasse.
“Ha presente quel favore di cui le avevo parlato?” chiese Blue, melliflua.
“Si?” chiese Gongolo.

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Il banco farmacia era ancora un mortorio, ma per Eolo non era un problema, stava comunque parlando di affari.
“Quindi dici che può funzionare?” chiese Gold, interessato. Belle, in un angolo, aveva l'aria di si stava annoiando a morte.
“Certo, ma io non ne farei più di sei a persona, in modo che sembri un'offerta speciale. Così ce la possiamo giocare sul prezzo, capisci?” disse Eolo con un sorriso entusiasta.
Gold annuì prendendo appunti su un foglio.
“In quanto alle percentuali non si potrebbe alzare un po' la mia quota? Tipo parificarla?” chiese speranzoso il nano.
“Beh vedi, io mi occuperei della preparazione e dell'imbottigliamento, tu devi solo farti consegnare un capello dal cliente e pensare alla rivendita.. E avresti l'esclusiva! E poi parliamoci chiaro, strappare un 30-70 al Signore Oscuro mi sembra un ottimo affare..” disse Tremotino guardando il nano negli occhi. Ad Eolo non sfuggì la neanche tanto velata minaccia.
“O-ok..” balbettò. Dopotutto ci avrebbe comunque fatto un bel guadagno.
“Ottimo, ora parliamo di marketing. Dobbiamo vendere bene questo prodotto, potremmo addirittura mettere dei cartelli di fronte al Rabbit Hole!” pensò a voce alta Gold, con gli occhi luccicanti.
“Per la pubblicità pensavo a qualcosa del tipo 'Credevi di esserti portato a casa Ingrid ma ti risvegli con Hagrid? Ricorda la serata e ripara i tuoi errori, con la pozione anti-sbronza!'” disse Eolo agitando le braccia.
“Ma è perfetto!” esultò Gold abbracciando il nano e quasi estirpandolo dal suo stand. Belle affondò il viso tra le mani.
“Tesoro, la bambina si sta agitando, forse sarebbe meglio se continuassimo a girare..” tentò la donna. Se sentiva ancora parlare di queste pozioni anti-sbronza la nausea sarebbe venuta a lei.
“Oh, ma certo! Andiamo subito cicci picci! Eolo lunedì definiamo bene i dettagli, ma mi piace lo slogan!” urlò Gold, poi afferrò la compagna sotto braccio e sparì in mezzo alla folla.
Chissà se esiste una pozione anti-rincoglionimento pensò il nano farmacista appoggiando il viso tra le mani.

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“Ho già voglia di andarmene..” sospirò Hook carezzandosi il pancione.
“Suvvia capitano, siamo appena arrivati..” disse preoccupato Spugna. Non gli era sfuggito lo sgraziato tentativo di David di salutare il suo capitano, né il brusco cambio d'umore che ne era conseguito.
“Lo vedrò ovunque e sarò costretto a parlarci. Non ne ho la minima voglia.” sbuffò Hook.
“Non se ci teniamo impegnati! Ecco, per esempio, potremmo partire dallo stand della veggente!” sorrise speranzoso Spugna indicando un grazioso stand decorato con drappi viola.
“Come se il mio futuro potesse migliorare..” il pirata scrollò le spalle.
“Suvvia, non sia tragico capitano, non si sa mai cosa può accadere!” sorrise il mozzo trascinando il riluttante pirata verso l'entrata e scostando una tenda.
“Prego, entrate ed accomodatevi.” una voce calda come il velluto li accolse dall'oscurità.
I due uomini strinsero gli occhi per vedere meglio nella flebile luce interna ed individuarono un'affascinante donna mora dagli occhi verdi come giada che sedeva pazientemente ad un tavolino.
Spugna spinse Hook verso il pouf posto di fronte al tavolo tondo e dopo aver depositato una manciata di dollari su di un piatto d'argento si accomodò a sua volta su alcuni cuscini poco più indietro.
“Il mio capitano vorrebbe farsi predire il futuro.” disse cortesemente.
“Posso offrirvi del tè?” chiese educatamente un bambino apparso da dietro una tenda. Non poteva avere più di otto anni. I lineamenti, chiaramente gitani, erano di poco dissimili a quelli della giovane veggente.
La mano del pirata si portò istintivamente sul pancione, poi salutò cortesemente chinando leggermente la testa e sorrise.
“Sarebbe molto cortese da parte tua, grazie..?” sorrise Killian.
“Liam.” sorrise di rimando il ragazzino.
"Liam. È un bellissimo nome.” disse Killian, un tono malinconico nella voce.
“Era il nome di un suo caro.. fratello?” chiese la donna. Hook si girò verso di lei ed annuì.
Il bambino verificò che anche Spugna volesse da bere e sparì nuovamente dietro la tenda.
“Possiamo cominciare, capitano Jones?” chiese la donna allungando la mano verso il giovane corsaro, che vi depositò la propria inarcando un sopracciglio, sorpreso.
“Sa sempre tutto dei suoi clienti?” chiese il moro, incuriosito e lievemente a disagio.
“Tutto no.. a meno che i clienti non siano molto famosi in città.” sorrise guardando il pancione del giovane. Hook incassò elegantemente il colpo e sforzò un sorriso.
“Immagino che sappia anche che la piccola non è mia..” disse tristemente il pirata.
“Non di sangue, no, ma vedo che lei farà parte della vita della bambina, anche se ora non ci crede.” rispose la mora concentrandosi sulla mano del pirata.
“Lui me la porterà via, lo ha già messo in chiaro.” commentò scetticamente il corsaro.
“Non sia così negativo capitano, qualcosa mi dice che il Sig. Nolan avrà presto le idee più chiare su cosa sia meglio per la vostra bambina.” sorrise incoraggiante la mora.
“Mah, speriamo. Mi piacerebbe tanto vederla crescere..” sospirò Killian.
Liam tornò con tre tazze di tè fumanti e dopo averle depositate davanti ai rispettivi proprietari si sedette educatamente di fianco a Spugna guardandolo affascinato.
“Si?” Chiese il mozzo sorridendo. Il piccolo allungò una mano sul viso dell'uomo e accarezzò la barba soffice.
“Tu sei Spugna, vero? Credevo assomigliassi a Lucio Dalla!” disse il bambino.
I tre adulti scoppiarono a ridere sonoramente.
“Quello era il film!” sorrise Hook strizzando l'occhio al bambino, che ricambiò con un sorriso a trentadue denti.
“Scusatelo, è molto curioso..” disse la mora leggermente imbarazzata.
“Si figuri!” Hook e Spugna scrollarono le spalle sorridendo poi bevvero.
“Lievemente speziato, mi piace.” sorrise il corsaro appoggiando la tazza e rimettendo la mano sul tavolo in attesa che la veggente proseguisse.
“Il futuro è nebuloso e non da dettagli chiari, ma vedo molta felicità per gli anni a venire.” disse la donna riprendendo la mano di Killian tra le sue.
“Neanche un dettaglio piccolo piccolo?” chiese speranzoso il pirata. La mora si concentrò.
“Vedo una famiglia. Complessa, numerosa, piena di amici inaspettati e caotica. Ma felice.” sorrise la mora. Killian sorrise di rimando.
“E la nave? Sa dirmi qualcosa sulla nave?” chiese il moro poi. Spugna levò gli occhi al cielo. Il capitano amava quella nave quanto una persona.
“La vedo navigare con la pioggia e con il sole, in calma ed in tempesta, ma mai da sola.” proseguì la giovane strizzando gli occhi verdi in piena concentrazione.
“Una flotta?” chiese sorpreso il moro.
“Si, è corretto. Una piccola flotta.” disse la veggente, poi lasciò andare la mano del giovane, che la ritrasse riluttante.
“Vuole che le legga anche l'uncino?” sorrise la mora, notando l'espressione leggermente delusa del giovane.
“Sarei proprio curioso di sapere cosa riesce a leggerci!” rise il pirata, porgendo scherzosamente l'uncino. La mora lo prese senza batter ciglio e rigirò delicatamente la protesi tra le mani, ammirandone la lucentezza.
“Beh, intanto vedo che è di ottima fattura.” rispose la ragazza facendo l'occhiolino. Killian rise di cuore.
“Sa, non è carino che lei sappia tutto di me e io di lei non sappia nulla..” aggiunse il moro sporgendosi verso la donna, un sorriso di sbieco sulle labbra.
Certo che è veramente bella.. pensò Hook.
“Esmeralda. E dammi del tu, per favore.” sorrise la mora di rimando, il rossore sulle guance invisibile nella fioca luce.
Spugna osservò con curiosità lo scambio di sguardi e sorrise a sua volta.

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Che palle! Pensò Ruby attraversando la fiera Non basta dover traslocare mezzo diner per cucinare in sagra e dover risistemare tutto dopo, ora mi toccano anche le commissioni.. Meno male che Viktor stasera mi viene a prendere..
La brunetta allungò il passo. L'ultima cosa che le serviva era far alterare sua nonna.
Salutò alcuni passanti e si mise in fila per il banco farmacia, pensando con sollievo che quasi tutte le attività avevano dovuto traslocare i loro averi in sagra.
“Ma secondo lei se aggiungo della polvere di fata posso ritenermi al sicuro dalla maledizione delle gravidanze?” chiese il cliente davanti a lei agitando una scatola di preservativi.
Davanti a certe domande Eolo faceva davvero fatica a rimanere professionale.
“Non credo, ma se riesce a convincere la madre superiora a benedirle quelli mi faccia sapere!” sorrise il farmacista strizzando l'occhio a Ruby, che si morse il labbro per non ridere.
Ha! Questa la vorrei proprio vedere! Pensò la lupacchiotta mentre il ragazzo di fronte a lei sbuffava sconsolato pagando il conto.
“Ruby, che posso fare per te?” sorrise il farmacista. La giovane ricambiò il sorriso ed allungò le ricette di sua nonna.
Eolo consultò le ricette ed il labbro inferiore iniziò a tremargli. Non era possibile. Non poteva succedere.
“Eolo?” chiese preoccupata Ruby. Il farmacista non rispose, iniziò silenziosamente a piangere, uscì dal suo stand, si inginocchiò davanti alla giovane ed le abbracciò una gamba.
“Non puoi, è presto! Tu mi manderai in fallimento!” pianse il nano, stringendo l'esterrefatta ragazza.
“Eolo, ma che stai dicendo?” chiese Ruby, imbarazzata e confusa. Una piccola folla si stava assembrando per osservare la curiosa scena.
“Non ti rendi conto? Se smetti di darti da fare tu avrò comprato cinquantasei diversi tipi di preservativi per niente! E tutto quel lubrificante, buttato! Ma non ci pensi a me?” pianse il nano.
“Eolo, si può sapere che accidenti ti è preso?” chiese la giovane cercando di scollarsi il nano di dosso.
“Non puoi andare in menopausa!” urlò Eolo agitando le ricette di Ruby.
“COSA?! Ruby! Ma sei impazzita?” strillò una voce dietro di lei.
Ellis? Ci mancava solo il proprietario del sexy shop.. pensò la ragazza levando gli occhi al cielo.
L'uomo si inginocchiò a fianco del nano e le abbracciò l'altra gamba.
“Ragazzi, non avete capito..” disse Ruby, ma una nuova ondata di singhiozzi la interruppe.
“Non puoi essere in menopausa, a chi venderò tutti i nuovi giocattoli che ho comprato?!” pianse l'uomo.
“Ragazzi..” tentò nuovamente la lupacchiotta.
“Non ci sono abbastanza abitanti in questa città per compensare il mancato guadagno!” pianse Ellis.
“Come manterrò la mia auto nuova?” lo seguì a ruota Eolo.
“RAGAZZI!” disse Ruby alzando la voce “Le medicine non sono per me, sono ricette di mia nonna!” sbuffò poi. Due paia d'occhi speranzosi si alzarono verso di lei.
“Quindi non sei in menopausa?” chiese Eolo con voce tremante.
“Ma no idioti, ho venticinque anni!” protestò Ruby portandosi una mano in viso.
I due si alzarono in piedi asciugandosi le lacrime e liberando finalmente la brunetta dalla morsa.
“Ma.. e quando ci andrai come faremo?” chiese preoccupato Ellis, pronto ad inginocchiarsi di nuovo.
“Beh.. Ci sono tanti altri adulti qui a Storybrooke, poi tutti i bambini nati ora prima o poi diventeranno adolescenti ed avranno bisogno dei vostri servizi..” rispose la giovane aggrottando le sopracciglia.
“E che faremo nel frattempo?” chiese Eolo con le mani sui fianchi.
“Nel frattempo tu venderai i prodotti per mamme, mammi e bambini..” la giovane si girò poi verso Ellis “E tu aiuterai un sacco di genitori stressati a stare meglio.” sorrise Ruby.
“Poi potrebbe esserci qualche nuova maledizione a breve, pensate quanto stress porterebbe in città!” aggiunse la lupacchiotta, decisa a levarseli dai piedi.
I due uomini annuirono convinti e si diedero il cinque mentre la folla si disperdeva. Ellis tornò fischiettando al suo stand.
“Posso avere le medicine di mia nonna, ora?” chiese Ruby guardando l'orologio. Come al solito si sarebbe sorbita la ramanzina di Granny.

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Emma Swan bestemmiò mentalmente più e più volte cercando di raccogliere il coraggio per aprire la finestrella che dava sulla fila sempre più corposa di pretendenti.
Maledetta Blue e le sue idee di guano! Dovevo dar retta a Regina e farle incenerire quella dannata fatina! Ma poi tutta sta gente non ha niente da fare? Pensò la bionda.
“Lascia pur chiusa la finestra mia cara, non devi più farlo.” disse Regina entrando dalla porta sul retro e socchiudendo l'uscio.
“Devo forse arrestarti per omicidio?” sorrise raggiante la Swan girandosi.
“Non ancora, e poi se avessi ucciso il coleottero turchese non troveresti di certo prove.” sorrise di rimando la mora strizzando l'occhio.
“Nemmeno se ti perquisissi?” chiese Emma, gli occhi che scivolavano senza ritegno sulle forme della sindachessa. Labbra vermiglie si schiusero rivelando denti bianchissimi.
“Chissà. Se ti ci mettessi d'impegno..” sussurrò la mora avvicinandosi, poi si bloccò mentre la bionda si levava di scatto jeans e maglietta.
“E-Emma, che fai?” balbettò Regina, interdetta. Un conto era flirtare, un conto era.. quello.
Ma non dovevamo parlare, prima? Non che io mi lamenti, anzi.. pensò la mora mangiandosi con gli occhi la bionda.
Emma si girò sorridendo e si chinò con studiata lentezza verso il borsone che aveva portato con sé, ne estrasse l'uniforme ed iniziò a rivestirsi. Regina la guardava basita, indecisa se tirare un sospiro di sollievo o strangolarla.
“Ritorno in servizio prima che Blue cambi idea, con tutta la gente concentrata qui in sagra non possiamo permetterci sia sceriffo che vice sceriffo in ferie, ti pare?” chiese la bionda sistemandosi i capelli in una coda di cavallo a completare l'opera.
“Giusto, giusto..” disse Regina senza mai spostare gli occhi da lei.
Lo sceriffo fuori servizio, ecco che scusa dovevo usare! Certo che questa uniforme è davvero aderente.. pensò la sindachessa, paonazza.
“Più che altro, come facciamo con la folla qui fuori? Non saranno per niente contenti!” scherzò Emma sistemandosi il cinturone d'ordinanza.
“Blue sta portando la tua sostituzione.“ disse Regina facendo un cenno con la testa verso la porta socchiusa nell'esatto istante in cui Blue ed un'altra persona si avvicinavano al retro alla baracca. Emma guardò fuori ed alzò le sopracciglia.
“Stai scherzando, vero?” sorrise la bionda “Dimmi che possiamo rimanere almeno a vedere la faccia di Neal!” disse poi.
“Certo che possiamo!” rise la mora.

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“Guarda Henry, lo scivolo!” disse entusiasta Grace indicando due enormi tubi chiusi che facevano scivolare i ragazzini in una piscina di palline colorate.
“Andiamo!” il ragazzino la prese per mano e corsero verso la fila di bambini in fila per la giostra.
“Hey August!” salutarono i due riconoscendo la familiare chioma fulva.
“Ciao ragazzi!” rispose Pinocchio “anche voi allo scivolo?”
“Si, ne approfittiamo ora prima che inizino i giochi!” sorrise Grace.
“Ma tu sei di servizio?” chiese Henry notando la maglietta col logo del negozio di Geppetto.
“Non me ne parlare, papà mi ha concesso mezz'ora di libertà poi devo tornare al banco, oggi vendiamo i casalinghi in legno e papà sta ancora prendendo gli ordini per le camerette dei bambini.” sospirò il rosso.
“Almeno qualcuno ci guadagna da questa maledizione!” rise Henry dando di gomito all'amico.
“Noi? Si, gli affari sono aumentati, ma.. hai visto l'auto nuova che si è presso Eolo?” disse Pinocchio con aria sognante mentre proseguivano lentamente in fila.
“E come si fa a non notarla? Rossa fiammante! E che motore!” rispose entusiasta il morettino.
Grace levò gli occhi al cielo.
Vi prego, non mettetevi a parlare di motori, che noia.. pensò.
“Ragazzi, ma non vi sembra che il tizio dello scivolo sia un po' tonto?” sussurrò poi. I due ragazzi guardarono l'enorme giostraio ed annuirono. Non aveva esattamente l'espressione sveglia.
Qualche metro più avanti l'anziana proprietaria della giostra, una donna tutta grinze, stava sgridando malamente il ragazzo percuotendolo con un ventaglio.
“L'altra leva Kronk, l'altra leva!” urlò.
“Eppure mi sembra di averlo già visto..” sussurrò Henry grattandosi la testa.

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Non era la prima volta che il biondo si trovava sdraiato sul lettino di Archie, ma non poteva fare a meno di sentirsi a disagio, e non erano i rumori della fiera al di fuori delle fragili pareti a farlo sentire così. Aveva parlato, pianto, urlato, spiegato. E gli sembrava di non avere ancora risolto nulla.
“A cosa credi sia dovuta questa tua diffidenza verso la famiglia?” chiese Archie di punto in bianco. David si alzò a sedere di scatto, spiazzato.
“In che senso?”
“Beh, da quello che mi hai detto risulta evidente che hai il timore di costruire qualcosa di duraturo al di fuori del tuo rapporto con Snow” disse il rosso consultando gli appunti “ad esempio il tuo rifiuto di Re Giorgio..”
“Non è il mio vero padre!” strillò istericamente il biondo.
“Il tuo matrimonio fallito con Kathryn..” proseguì imperterrito il dottore.
“Ero già sposato con un'altra!” ribatté il principe, agitato.
“Il tuo voler portare via la bambina ad Hook..” continuò il rosso.
“Non è sua figlia!” urlò il principe alzandosi in piedi.
“Per quanto ti sembri inaccettabile è anche figlia sua e lo sai anche tu, David. Capisco che le menzogne di tua madre sul tuo gemello, l'essere stato gettato nelle grinfie di Re Giorgio e l'aver quasi perso Emma per la maledizione ti abbiano indurito, ma ogni volta che ti si presenta l'occasione di costruire qualcosa tu lo rifiuti. Solo Snow è riuscita a far breccia in questo tuo scudo.”
“Ma Emma ed Henry..” tentò di difendersi David, poco convinto delle sue stesse parole.
“Emma ed Henry si sono presentati a te e Snow come un'unità familiare già costruita e si sono aggiunti a te e tua moglie.” rispose il rosso. Il biondo abbassò il capo, abbattuto.
“E quindi? Come posso fare a cambiare questa cosa?” chiese poi, rimettendosi a sedere.
“Cerca di aprire il tuo cuore alle persone che stai lasciando fuori, anche se in minima parte sono passate per la tua vita e dovrebbero rimanerci, se ti arrabbi così è evidente che tieni a loro.”
“Anche se hanno già famiglie formate?”
“Certo. Prendi ad esempio il tuo divorzio da Kathryn. Firmare le carte per il divorzio ed accettarla come tua ex moglie è stato il primo passo per rimettere a posto non solo i tuoi errori ma anche quelli degli altri. E poi non esiste un numero massimo ai membri di una famiglia, si parte da due e la crescita è solo un naturale passo avanti.” sorrise il rosso.
“Firmare.. Un naturale passo avanti.. ma certo! Ora so cosa fare!” strillò il biondo con entusiasmo, si alzò in piedi, gettò una manciata di banconote e scomparve oltre la soglia.
Il rosso raccolse le banconote grattandosi la testa, confuso.

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Dotto, in mezzo alla fila, non capiva come mai la fila procedesse così spedita e ci fossero tante defezioni.
Bacia così male la Swan? Si chiese. Sperava di no, aveva intenzione di fare una generosa donazione e gli sarebbe spiaciuto rimanere deluso.
Il tizio in fila davanti a lui si spostò imprecando ed uscì dalla fila e il medico capì finalmente il motivo di tanto trambusto.
“Gongolo?” chiese sgomento guardandolo il ragazzo che si sporgeva oltre la finestra della baracca.
“Ciao!” salutò il fratello agitando una mano “Bacetto?”

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Snow sbirciò con la coda dell'occhio Henry, qualche metro più a destra, intento a parlare con Grace.
Quanto sono carini! Pensò la mora sorridendo, poi riportò l'attenzione verso la gara. Mulan, arruolata a forza nonostante fosse di servizio, era nettamente in vantaggio.
“Stai sbavando..” rise poi, notando Pocahontas, a bocca spalancata, che osservava la compagna scalare senza problemi l'albero della cuccagna, toccarne la sommità e discendere rapidamente mentre gli avversari ancora stavano salendo.
“S-si..” rispose Pocahontas chiudendo le labbra ma senza staccare gli occhi da Mulan.
La cinesina atterrò con un'elegante capriola, ritirò il premio e si avvicinò alle due amiche.
“Hey!” salutò accogliendo la compagna tra le braccia e sorridendo a Snow “Hai visto il mio capo?” chiese poi.
“Ho provato a spedirla da Regina anche prima ma l'hanno chiamata per abbattere un paio di chimere poco dopo che siete tornate dalla pattuglia e Regina è stata sequestrata da una pletora di vecchiette che vogliono sapere di chi è quel gatto parlante che gira nei paraggi della scuola elementare. Sembra che nonostante i nostri sforzi Blue abbia rischiato la morte per nulla, non abbiamo fatto i conti con tutti i problemi di questa città. Di questo passo rimarremo maledetti per sempre e quelle due non saranno mai felici.” sospirò Snow, triste.
“Su, non fare così. Oggi c'è la sagra ed era prevedibile un po' di confusione, vedrai che troveremo il modo!” la cinesina le sorrise e le strizzò un braccio, comprensiva.
“Non essere triste, intanto godiamoci la sagra. Finché non chiamano Mulan per un'altra emergenza perché non andiamo a vedere le gare di tiro con l'arco dei ragazzi? So quanto vi piaccia questo sport e mi è stato detto che ci sono un paio di soggetti decisamente bravi.” sorrise Pocahontas infilando la mortadella-premio nella borsa e spingendo le due verso l'area di tiro.
“Parli della ragazzina coi capelli rossi, l'ho vista, è davvero impressionante!” sorrise Mulan appoggiandosi alla staccionata ed osservando gli arcieri. Indicò con la testa una nube di riccioli fulvi che spiccava tra la fila di teenagers intenti ad osservare la gara in attesa del proprio turno.
La ragazzina, in jeans sfilacciati, maglietta dei Clash e converse che avevano visto giorni migliori stava parlando con un'amica, quando notò le tre e salutò con entusiasmo Snow, che ricambiò il saluto con un sorriso ed un cenno del capo.
“È una tua allieva o ricordo male?” chiese Pocahontas.
“Merida. Si, è la prima del mio corso.” rispose Snow con orgoglio.
Qualche metro più avanti, Merida ed altri tre ragazzi si prepararono a tirare.
“E capisco perché!” commentò Mulan con un fischio di approvazione, mentre la ragazzina infilava un centro dopo l'altro.
La piccola arrossì allo scroscio di applausi che accompagnò la fine del suo turno e si rimise in fila lasciando il posto agli altri arcieri.
“Se continua così sarebbe un ottimo agente di polizia.” annuì Mulan. Era dai tempi dell'esercito che non vedeva qualcuno tanto disciplinato.
“Snow! Hai un minuto? Avrei bisogno di parlarti..” la voce di David fece girare le tre donne.
“Di che cosa si tratta tesoro?” sorrise Snow.
“Credo di aver trovato una soluzione e Albert è disposto ad aiutarci, ma devi essere d'accordo anche tu..” disse timidamente il biondo.

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La sagra si stava per concludere e Regina non era riuscita ancora ad avere un secondo per parlare con la bionda. Inspiegabilmente, sia Blue che Snow, note impiccione, non l'avevano quasi disturbata e sembravano sempre pronte a dirle dove trovare la Swan. Nonostante i loro sforzi, tuttavia, Emma aveva passato buona parte del pomeriggio a combattere le creature che erano apparse all'interno della fiera e sembrava che ogni abitante di Storybrooke sentisse il bisogno di scusarsi personalmente con lei, dopo aver sentito di cos'era stata capace sua madre.
Domani devo parlarle assolutamente, non posso evitarla per sempre.. pensò la mora salutando con un gesto della mano l'amica Kathryn, intenta a trascinare via il fidanzato dallo stand dello zucchero filato.
Da quando si vede con la biondina nemmeno Henry mi calcola più pensò la mora, ripensando al saluto volante che il figlio le aveva rivolto prima di tornare a casa un'ora prima.
Una mano le artigliò un braccio e la trascinò dietro una baracca, scuotendola di colpo dai suoi pensieri.
“Ma che diamine..” sbottò Regina pronta a difendersi, poi si ritrovò faccia a faccia con Emma e sorrise.
“Non riesco mai a parlarti per due secondi..” si scusò la bionda, tirandola a sé. Regina le portò le braccia al collo e sorridendo.
“Che dici di fare quella famosa chiacchierata?” chiese Regina sbattendo le lunghe ciglia. Emma le carezzò una guancia.
“Sarebbe stupendo.” sorrise la bionda.
“Alpha tre a sceriffo, mi senti?” gracchiò la radio. Le due donne imprecarono.
“Forte e chiaro, sarà meglio che sia importante.” disse seccamente Emma rispondendo alla radio, Regina ancora stretta a sé.
“Si sta lentamente aprendo un portale in parcheggio, molto grande. È meglio che vieni subito a vedere. Regina è li con te?” chiese Mulan.
“Si, sono qui.” disse Regina strappando di mano la radio ad Emma.
“Servite entrambe, subito! Teletrasportatevi se possibile, questo portale promette guai e non siamo ancora riusciti a trovare Gold!.” disse Mulan, l'urgenza evidente nella sua voce.
“Arriviamo subito.” concluse Regina, poi strinse forte Emma a sé e le due sparirono in un vortice di fumo viola.

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Trentadue dollari per baciare un nano, non ho parole! Pensò amareggiato Neal, calciando un sasso. Quella era decisamente la sua giornata sfortunata.
Aveva bruciato la sua ultima possibilità di riconquistare Emma, che sembrava sempre impegnata a combattere creature random o appiccicata a Regina Mills.
Henry era totalmente preso dalla fidanzatina e l'aveva salutato a stento.
Perfino suo padre sembrava troppo occupato a fare amicizia con gli altri cittadini per ordine di Belle per dargli retta, era arrivato addirittura a tornare a casa senza dirgli nulla, quasi un'ora prima.
Le gambe lo portarono istintivamente verso uno degli stand della birra ed il giovane guardò l'orologio. Il buio avanzava lentamente e la folla del pomeriggio aveva da tempo iniziato a diminuire.
Ma si, una birretta prima che chiudano, via.. pensò il giovane accomodandosi al bancone. A quanto pareva era l'ultimo cliente.
“Cosa ti servo? Ti avviso che abbiamo finito quasi tutto.” una voce femminile lo scosse dai suoi pensieri e Neal si ritrovò faccia a faccia con una bella ragazza dall'aspetto mediorientale.
“Quello che vuoi tesoro, l'importante è che ci sia dell'alcool, dentro!” sorrise il giovane, rinvigorito davanti a quell'inaspettata sorpresa.
“Sono Neal, tu come ti chiami?” chiese poi.
“Jasmine.” la barista gli strizzò l'occhio allungando una ciotola di noccioline, poi iniziò a spinare una birra chiara.
“Hey Neal!” disse ad alta voce un trafelatissimo David “Hai per caso visto Hook?” chiese poi.
“Hey David! L'ho visto di sfuggito prima, si è avviato a casa circa un quarto d'ora fa.” disse il moro allungando la mano verso la ciotola, mentre Jasmine gli depositava davanti una pinta.
Un urlo roco squarciò la quiete della sera facendo girare di scatto i tre verso il parcheggio.
“Golem!” urlò una persona fuggendo in direzione opposta.

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Erano ormai diversi minuti che Emma e Regina combattevano con i tre Golem che erano apparsi dall'enorme portale. La folla, a rispettosa distanza, osservava nel panico.
Le due si presero per mano e si concentrarono, convogliando un flusso di energia verso le bestie che correvano verso di loro, facendone sbriciolare due.
Il più grosso dei tre scartò di lato evitando la distruzione, poi si girò di scatto e con un pugno scagliò Regina diversi metri più indietro. La mora cadde rovinosamente di schiena con un gemito, mentre la bionda rotolava su un fianco, ancora sgomenta.
“Regina!” urlò Emma, mentre la mora si metteva faticosamente a sedere, sanguinante ed ansante.
“Sto bene!” urlò la mora di rimando, anche se non si sentiva bene per nulla.
Il mostro ruggì e, non vedendo più la mora come una minaccia, si girò verso la bionda ringhiando.
No, no, no.. Emma non è pronta per affrontarne uno da sola! Pensò la mora nel panico.
Il gomito del mostro precipitò verso il viso della bionda, pronto a ridurre in poltiglia quel fastidioso esserino, ma Emma fu più rapida e rotolando verso sinistra scivolò sull'asfalto appena in tempo per vedere il braccio di pietra che si sfracellava sulla strada lasciandovi un cratere.
Regina la guardava a bocca spalancata, troppo terrorizzata anche per urlare.
Aveva appena visto il corpo di Emma scomparire sotto, anzi, dietro quell'enorme braccio di pietra e per un attimo il cuore le si era contratto nel petto, rifiutandosi di battere.
Usare la magia, adesso, era impensabile. Prima di tutto lei era troppo stanca.
Il gigante era troppo rapido e lui ed Emma troppo vicini per smaterializzarlo. Se si fosse sbagliata.. non voleva pensarci.
Le sfere infuocate sarebbero state inutili contro quel corpo di pietra ed ugualmente mortali per Emma, in caso di errore.
La bionda era scivolata sotto il mostro poi dietro di lui, mentre quest'ultimo estraeva il braccio dall'asfalto e si girava rumorosamente verso la sceriffa.
Emma lo guardò con aria di sfida. L'avrebbe tenuto lontano da Regina, a qualsiasi costo.
Il mostro si chinò verso di lei, le ginocchia piegate ed i pugni appoggiati sulla strada, quasi a studiare l'avversaria.
Emma si tastò il fianco, imprecando. Oltre alle costole doloranti non c'era nulla, la sua pistola giaceva probabilmente schiacciata sotto qualcuna delle auto sbriciolate. Il golem ruggì ferocemente, facendo vibrare i vetri delle abitazioni circostanti e facendo rabbrividire le due donne che ancora si ostinavano a combatterlo.
Emma si girò verso Regina nello stesso istante in cui il golem si alzava in piedi e piegava i gomiti portando i pesanti pugni dietro la propria testa, pronto ad attaccare.
Per un istante infinito tutto sparì e nel vuoto cosmico rimasero solo Emma e Regina, sole ma insieme in mezzo al nulla, l'universo troppo insignificante per comparire in quel momento.
“Regina, fuggi ora! Prenditi cura di Henry!” urlò la bionda, risoluta, poi tornò a guardare il golem, pronta all'inevitabile.
A Regina il cuore sembrò esplodere del tutto.
Non poteva farlo.
Non lo stava facendo.
Oppure si.
Emma si stava sacrificando.
Non poteva permetterlo.
Non poteva perderla, non ora. Non dopo Henry, non dopo Neverland, non dopo tutto quello che avevano passato.
Con un gesto del polso richiamò a sé l'unico oggetto che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi. Era la loro ultima speranza.
La spada di David si materializzò nella mano destra di Emma, che guardò la mano come se non le appartenesse.
Da pochi metri a lato, o forse da milione di anni luce oltre lei, la voce di Regina le invase le orecchie e la mente.
“Usa la magia Emma, è l'unico modo! Credi in te stessa!” urlò la mora, mentre due colonne di granito cadevano in picchiata verso la bionda.
Emma si staccò da terra volando incontro al gigante di pietra, la spada sguainata che veniva avvolta da fiamme azzurre.
Fu un secondo, ma durò un'eternità, almeno per Regina.
Era come guardare un incidente in slow motion. Surreale, raccapricciante. Vero.
La lama di Emma, avvolta dall'essenza più pura della magia, trapassò l'enorme corpo di pietra come fosse burro e la bionda volò oltre il gigante diviso a metà, atterrando con un ginocchio sull'asfalto, scivolando in avanti per qualche metro e fermando l'accelerazione con il palmo della mano libera contro la strada.
Le due metà di quello che era stato un gigantesco golem si schiantarono al suolo, oscurando temporaneamente la donna.
Poi la pietra si trasformò in sabbia e la sabbia turbinò vorticosamente attorno ad Emma per poi svanire.
Le ginocchia di Regina cedettero e si accorse di essere a terra solo a cose fatte, le lacrime che sgorgavano libere sulle sue gote ed il sollievo che le invadeva il cuore.
Emma, ancora inginocchiata e con la spada fiammeggiante in mano si girò verso la mora e sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
Era il sorriso più arrogante che Regina avesse mai visto.
La mora rise mentre piangeva.
Avrebbe voluto prenderla a schiaffi.
Avrebbe voluto urlarle contro tutte le emozioni che avevano flagellato il suo cuore nell'ultima mezz'ora.
Avrebbe voluto afferrarla per il bavero dell'odiata giacca di pelle rossa che la bionda si ostinava a mettere perfino sulla divisa e sbatterla per terra.
Avrebbe voluto volarle addosso e baciarla fino a consumarle le labbra.
Perché mai prima d'ora si era resa conto di quanto la bionda contasse per lei. E non era solo per il ruolo che ricopriva nella vita di Henry, qui si trattava di loro due e basta.
E Regina sapeva, ora con certezza, che avrebbe fatto di tutto perché Emma Swan fosse sua, alla fine.
Nonostante i ruoli, nonostante Henry, Snow, Blue, tutta Storybrooke. Nonostante tutto.
Mentre pensava tutto questo, mentre Emma e gli altri correvano verso di lei, Regina perse i sensi.

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Spugna e Hook si erano ormai lasciati alle spalle le luci ed il caos della sera e si stavano incamminando verso il porto nella sera stranamente fresca.
“Lo sapevo che avrei dovuto portarmi un giacchino.” brontolò Spugna sfregandosi le braccia.
“Si, in effetti c'è freschino.” rispose Hook,
“Tutto ok capitano? Mi sembri un po' scombussolato..” chiese preoccupato Spugna.
“Insomma.. Dev'essere stato l'hot dog che ho mangiato, non mi sento molto in forma.” rispose il moro massaggiandosi il pancione, poi sorrise.
“Che c'é?” chiese Spugna girandosi, poi la vide.
A pochi metri di distanza Esmeralda stava calciando la ruota di una vecchia automobile stracolma di roba. Liam la osservava indeciso se ridere o piangere.
“Stupido bidone!” disse la giovane agitando i pugni.
“Non parte?” chiese Hook sorridendo.
“Killian!” sorrise la mora girandosi. Il suo umore era migliorato di colpo.
I due uomini si avvicinarono all'auto poi Hook si piegò in due tenendosi la pancia, che aveva iniziato a gocciolare come per incanto. Il giovane cadde in ginocchio.
“Hook!” urlò Spugna chinandosi al suo fianco e stringendolo.
“Credo.. Credo che mi si siano rotte le acque!” balbettò il pirata.
“Mamma, cosa succede?” chiese allarmato Liam.
“Sta per partorire, dobbiamo portarlo all'ospedale immediatamente!” disse Esmeralda chinandosi anch'essa a fianco del giovane.
Dal fondo della strada Whale aveva visto la scena e stava correndo verso i quattro, seguito a ruota da Ruby.
“Che sta succedendo?” chiese il medico inginocchiandosi davanti a Hook. Il ragazzo era ansante e visibilmente in preda al dolore.
“Sta nascendo!” disse Spugna.
“La mia auto non parte, dobbiamo portarlo al pronto soccorso, come facciamo?” chiese Esmeralda.
“Usiamo la mia!” disse Ruby.
“Non c'è tempo! Dobbiamo far uscire il bambino subito!” disse Whale.
“Il diner!” disse Ruby, poi i quattro adulti fecero alzare il pirata e si diressero a passo svelto verso il Granny's, seguiti da Liam.

 

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Capitolo 22
*** 22 ***


Heylà! In ritardo mostruoso ma ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Siamo ormai agli sgoccioli e la fine di questa avventura si avvicina.
Lavoro, vita ed impegni vari mi tengono spesso lontana dalla tastiera ultimamente, ma chissà che qualche recensione in più non aiuti a velocizzarmi.. ;)

Buona lettura,
Aym

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“Stai chiamando?” chiese Whale mentre lui e Spugna stendevano Hook per terra.
“Si, si, sta suonando.. Pronto?!” Esmeralda si allontanò di qualche metro per comunicare con il team per le gravidanze magiche e richiedere un'ambulanza. Dalla parte opposta Ruby stava chiamando tutti i numeri che le erano stati indicati. Liam guardava la scena preoccupato. Killian, fradicio di sudore e bianco come un cencio si contorceva in preda al dolore.
“Come ti chiami, giovanotto?” chiese Whale arrotolando la propria giacca ed infilandola sotto la testa di Hook.
“L-Liam..” rispose il ragazzino, tenendosi a rispettosa distanza.
“Ho bisogno che ci aiuti, te la senti di farlo?” chiese il medico. Il bambino annuì con un cenno del capo, mentre Esmeralda tornava ad avvicinarsi a Killian.
“Tra quanto arriveranno?” chiese preoccupato Spugna.
“10 minuti per l'ambulanza.” rispose Esmeralda, mordendosi il labbro.
“Sarà troppo tardi, dobbiamo iniziare noi. Spugna, ho bisogno che ti metta dietro a Killian e che gli tenga le mani, oltre a tenerlo a terra, è importante. Appena torna Ruby ho bisogno che lei e Liam ci portino acqua calda e teli puliti dalla cucina.” disse Whale “Mi serve la mia borsa degli strumenti, è nera, è nel bagagliaio della mercedes grigia parcheggiata qui fuori.” disse poi ad Esmeralda lanciandole le chiavi dell'auto. La mora sparì alla velocità della luce.
Ruby tornò in quell'istante e si inginocchiò di fianco a Killian, ormai delirante.
“Non possiamo teletrasportarlo in ospedale?” chiese Spugna. Ruby scosse la testa.
“Hai avvisato Snow e Charming?” chiese Whale tirandosi su le maniche della camicia e provando a mano la temperatura di Jones. Stava bollendo.
“Stanno già andando in ospedale. C'è stato un attacco dei Golem alla sagra, Regina è ferita ed Emma è quasi senza forze.” disse Ruby osservando preoccupata Killian. La porta del diner si aprì e richiuse dietro Esmeralda, che depositò la borsa a fianco di Whale.
“Gold?” chiese Spugna spostando un ciuffo di capelli fradici dalla fronte del capitano.
“Con le altre ko è stato chiamato per combattere i Golem, ne sono apparsi altri due ed è l'unico che può affrontarli.
“Mi servono dell'acqua da fargli bere per gli antidolorifici, poi acqua bollente, teli e qualcosa da stendere per terra sotto a Killian.” disse il biondo aprendo la borsa ed estraendo i guanti in lattice.
“Ci sono dei teli di plastica in dispensa dietro al secondo scaffale” disse Ruby “io metto su l'acqua per i teli e faccio portare a Liam un bicchiere per Killian.” disse poi prendendo il ragazzino per mano ed accompagnandolo in cucina.
“S-Spugna?” chiese Hook con voce tremante.
“Sono qui, capitano.” rispose l'amico, sorridendo.
“Sta nascendo ora? Non può nascere ora, noi siamo..” blaterò il pirata guardandosi nervosamente attorno. Si sentì sollevare e ridepositare a terra su qualcosa di plastica. Esmeralda gli fu subito accanto.
“Siamo al Granny's.” sorrise la mora tenendogli una mano.
“Ospedale?” chiese il moro con gli occhi velati di panico.
“Non c'è tempo. La tua bambina nascerà qui, Killian.” rispose la voce del medico da qualche parte al suo fianco. Sentì una pastiglia che premeva contro le sue labbra seguita da acqua fresca, deglutì a fatica e si sentì immediatamente intontito. Le voci degli altri scomparvero lentamente nell'oblio insieme al dolore.

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“Come sta?” chiese Emma a Doc camminando nervosamente avanti e indietro.
“Sta bene, ha qualche frattura ma nulla di grave, abbiamo medicato ogni ferita, ora deve solo riposare. Le abbiamo dato qualcosa per aiutarla a dormire.” disse il nano, sorridendo rassicurante.
“E la testa?” chiese la bionda mordendosi il labbro.
“Le lastre non indicano nulla di preoccupante, avrà un bel bernoccolo ma niente di più.” rispose nuovamente il nano.
“Ma'!” Henry fece il suo ingresso in reparto seguito dai nonni e corse ad abbracciare la madre.
“Come sta Regina?” chiese Snow abbracciando la figlia.
“Sta bene, ha qualche frattura ma sta bene. Deve solo riposare.” rispose la bionda rivolgendo un debole sorriso a Henry, che si sedette di fianco a lei.
“E tu? Emma! Stai sanguinando!” Snow le rivolse uno sguardo preoccupato. La bionda si guardò la camicia dell'uniforme, dalla quale si stava spandendo una macchia scura.
“Venga sceriffo, deve farsi medicare anche lei.” disse Doc aiutando la Swan a rimettersi in piedi.
“Henry, vai da tua madre e veglia su di lei finché non torno, Doc mi rattoppa un po' poi sono da voi.” disse la bionda spavaldamente facendo l'occhiolino. Il ragazzo le rivolse un sorriso preoccupato poi si avviò verso la stanza di Regina accompagnato da Snow e da un'infermiera.
“Come facciamo coi Golem?” chiese Emma mentre Doc e Charming la portavano verso una saletta.
“Tua madre ha già avvisato Gold, sarà in reperibilità finché non vi riprendete. Ho dato ordine a Mulan e Blue di coordinarsi per eventuali emergenze, oggi e domani rimarrò qui.” sorrise Charmings, poi si girò di spalle mentre Emma si sfilava l'uniforme per farsi medicare.
“Papà.. non c'è bisogno che tu stia qui..” disse la bionda levando gli occhi al cielo. Poi imprecò sonoramente quando il disinfettante venne a contatto con le ferite aperte.
“Starei qui comunque. Ruby ha chiamato mentre eravamo in auto, Hook sta partorendo.” disse il biondo con un filo di tensione nella voce.
“Adesso?! Che aspetti? Va in sala parto da lui!” disse Emma gesticolando animatamente. Doc le afferrò delicatamente le braccia e le spinse verso il basso sbuffando.
“Non sono qui in ospedale, non avrebbero fatto in tempo. Whale sta facendo nascere tua sorella al Granny's.” disse Charmings grattandosi la testa.
Emma tentò invano qualcosa da dire, poi ci rinunciò. Era una situazione troppo assurda.

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Quando Eugenia Lucas aprì le porte del Granny's, pronta ad arrabbiarsi con la nipote per non aver chiuso a chiave, ogni protesta le morì in gola.
Killian Jones giaceva in stato di incoscienza su un telo di plastica, il volto e le spalle leggermente sollevati ed appoggiati sulle ginocchia di Spugna, che gli teneva le mani. Una giovane mora, intravista ore prima alla fiera, si assicurava che il respiro del pirata rimanesse regolare mediante un respiratore portatile.
Ruby ed un bambino che non gli era familiare facevano la spola tra sala e cucina per portare strumenti sterilizzati, teli puliti ed acqua bollente.
Ma la visione che più la mise a disagio era il Dr.Whale inginocchiato a fianco di Killian, la camicia macchiata di sangue e le mani immerse nel ventre del pirata.
“Ma.. E l'ospedale?” chiese l'anziana avvicinandosi al gruppo con aria apprensiva. La nipote scosse la testa allungando un telo con degli strumenti verso il biondo, che ne afferrò uno e continuò a tagliare.
“Maledizione!” imprecò lui.
“Che succede?” chiesero preoccupati Spugna ed Esmeralda.
“L'anestetico che gli ho dato non è sufficiente e si sveglierà presto.. In più senza strumenti adeguati sono praticamente cieco, come se non bastasse Killian sta perdendo troppo sangue.. Ma dove diavolo è l'ambulanza!” si adirò Viktor, continuando a tagliare strato su strato nel tentativo di liberare la bambina.
Eugenia Lucas si infilò i guanti di lattice senza fiatare e prese posto di fronte al medico afferrando una cannuccia ed una pompa dal telo teso da Ruby. La lupacchiotta la guardò sorpresa mentre il medico sorrideva.
“Dove devo aspirare?” chiese l'anziana senza perdersi d'animo. Nella Foresta Incantata aveva fatto nascere una trentina di ragazzini e si rifiutava di starsene con le mani in mano mentre la secondogenita di Biancaneve ed il pirata lottavano per la propria sopravvivenza.
“Qui a destra.. esatto!” sorrise Whale, il viso imperlato di sudore. Una manina si avvicinò al suo viso e gli deterse la fronte con un telo. Esmeralda rivolse un sorriso incoraggiante al figlio, senza smettere di pompare aria nei polmoni di Killian.
“La vedo!” gridò Whale tagliando con cura l'ultimo strato di tessuto. Liquido e sangue si sparsero per tutto il telo mentre il biondo gettava velocemente il bisturi in una pentola piena d'acqua ed estraeva una bambina sporca ed urlante.
“Ruby, dai subito un telo a Viktor!” gridò Granny. La nipote non se lo fece ripetere due volte ed avvolse la creaturina nel telo, prendendola in braccio.
Afferrando un nuovo bisturi Whale recise il cordone ombelicale e con lo stetoscopio si assicurò che padre e figlia avessero battito e respiro regolari.
“Ruby, tieni al caldo la piccola ed usa altri teli e l'acqua tiepida per pulirla.” disse il biondo, mentre Liam passava diligentemente tutto quello che serviva alla lupacchiotta.
“E lui?” chiese Granny osservando preoccupata il pirata che iniziava a svegliarsi.
“Non possiamo ricucirlo prima di aver pulito tutto, è troppo rischioso. Ma dov'è quella maledetta ambulanza!” gridò poi.
Nello stesso istante tre paramedici irruppero nel Granny's e dopo lo shock iniziale coprirono Killian alla bene e meglio, lo issarono su di una barella ed attaccarono il giovane ad anestesia e sacca da trasfusione, guidati dalle precise direttive di Whale. Un ultimo paramedico prese in cura la bambina e la depositò in una culla. Padre e figlia vennero poi caricati sull'ambulanza, pronti per partire.
“Vi raggiungo a breve.” disse Viktor rivolto ai colleghi, poi si girò verso Spugna “sali con loro e appena arrivi avvisa David e Snow poi verifica con loro come sta il Capitano, ok? Doc e il suo team vi stanno aspettando.” disse il biondo.
Il giovane barbuto fece un segno di approvazione col capo e salì sul mezzo, che partì a razzo verso l'ospedale.
Il biondo si levò i guanti insanguinati, li depositò nella pentola, chiuse gli occhi e si concesse un sospiro di sollievo. La bambina era viva. Killian era vivo. Un abbraccio da levare il fiato lo distolse dai suoi pensieri e, prima che potesse proferire parola, le labbra di Ruby si incollarono alle sue.
“Ruby, sono sudato, sporco di sangue e mi sento una schifezza.” sorrise stancamente il biondino.
“Eppure non sei mai stato così bello, per me!” sorrise di rimando la mora, allentando la presa sull'uomo e scostandogli una corta ciocca di capelli dalla fronte.
“Congratulazioni Dr. Frankenstein. Sembra che lei sia davvero in grado di creare la vita.” lo punzecchiò Granny. Liam ed Esmeralda sorrisero.
“Eugenia..” tentò Viktor improvvisamente imbarazzato indicando con il braccio il macello rimasto a terra. Granny si scrollò nelle spalle.
“Sono certa che io e Ruby ripuliremo questo pasticcio in breve e metteremo i suoi strumenti da parte, mia nipote glieli riporterà il prima possibile. Oh, ovviamente la pentola con le robe insanguinate dentro se la tiene lei!” sorrise l'arzilla vecchietta. Ruby levò gli occhi al cielo.
“Vi aiuto a pulire. Prima finiamo prima potremo andare a trovare Killian.” disse timidamente Esmeralda. Nonna e nipote si guardarono con sguardo complice.
Viktor sorrise alle tre donne e si chinò verso il bambino scarmigliandogli i capelli.
“Sei stato molto bravo, Liam. Sei decisamente uno dei più coraggiosi di Storybrooke, vanne fiero!” sorrise il medico. Il bambino sorrise e, con grande sorpresa di tutti, si gettò tra le braccia di Vicktor.
Terminato l'abbraccio il bambino corse verso le donne, galvanizzato dai complimenti e deciso ad aiutare fino in fondo.
Il dottorino afferrò giacca, borsa e le chiavi dell'auto poi si rivolse ad Esmeralda.
“Ti chiamo un carro attrezzi?” chiese.
“No, lo chiamo io dall'ospedale..” sorrise timida la mora.
Viktor annuì e dopo aver salutato con un cenno del capo si avviò verso l'esterno.
“Hai intenzione di tenerglielo nascosto ancora per molto?” chiese Granny, bloccando il medico sui suoi passi.
“Lo so già nonna, solo non me lo ha ancora detto..” sorrise nervosamente Ruby.
Esmeralda e Liam, mocio e secchio alla mano, li guardavano senza capire.
Viktor si girò lentamente, le gote vermiglie.
“Ma come..” balbettò.
“Olfatto di lupo, ricordi?” sorrise Ruby toccandosi il naso. Granny attendeva paziente dietro di lei, le mani appoggiate sui fianchi.
Il biondo si fece coraggio, si avvicinò alla giovane, le prese le mani tra le sue e la guardò negli occhi.
“Ruby.. sono incinto.” sorrise poi. La mora sorrise di rimando e gli si gettò tra le braccia.
“Lo so amore, lo so..” bisbigliò estatica la lupacchiotta. Una lacrima solitaria scivolò tra le rughe di uno dei volti più conosciuti di Storybrooke e sfiorò una dentiera.
Maledetti giovani e le loro storie commoventi! Pensò Granny levando l'oltraggiosa prova di bontà con il pollice.
“Vai a fare il dottore, ora. Quando torni a casa parliamo con calma.” sorrise Ruby spedendo il compagno verso l'ingresso. Il biondo sorrise tra le lacrime ed affrettò il passo.
“Mamma, ma questo essere incinti è contagioso?” bisbigliò Liam, comprensibilmente preoccupato.
Le tre donne scoppiarono a ridere.

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Henry aveva insistito più volte che Emma si prendesse una pausa e che avrebbe tranquillamente potuto saltare scuola al mattino, dopotutto lui non era ferito, ma Emma era stata irremovibile.
“Henry, rimarrò io con tua madre. Ho già avvisato tuo padre, starai con lui a casa di Belle e Gold per stanotte e domani dopo scuola ti verrà a prendere la nonna. Regina deve riposare almeno fino a domani pomeriggio, Killian è appena uscito dalla sala operatoria e la bambina deve ancora terminare tutti i controlli. Sia io che i nonni rimarremo qui fino a tardi e tu devi ancora cenare!” disse paziente Emma. Il tono era irremovibile.
Prima che Henry potesse sbuffare Neal fece capolino dal corridoio.
“Forza giovanotto, andiamo a casa. Passiamo a salutare i nonni e la zietta poi via a casa, Belle ha fatto le polpette!.” sorrise il giovane.
“O..ok. Ciao ma'! Non ti strapazzare.” disse il ragazzino dandole un bacio sulla guancia, poi si girò verso la madre adottiva, che dormiva tranquilla. Si abbassò con cautela e le diede un bacio sulla fronte, le sorrise poi si girò verso il padre e i due scomparvero oltre la soglia lasciando le due donne da sole.
La mano di Emma volò d'istinto sulla guancia della mora.
“Tu lo sai vero che non amo questo genere di scherzi? Vedi di riprenderti alla svelta, già mi mancano le tue frecciatine e poi io e te abbiamo ancora una faccenda in sospeso..”
Un indice affusolato sfiorò labbra vermiglie e la Swan si disse che se oggi fosse morta per mano del golem ne sarebbe decisamente valsa la pena.
La porta si aprì e Whale, col suo solito sorriso, fece il suo ingresso nella stanza richiudendo la porta dietro di sé.
“Sceriffo, ha un aspetto orribile!” sorrise il biondo avvicinandosi a Regina. Emma levò gli occhi al cielo.
“Anche lei non è che sia tanto avvenente, oggi. All'obitorio non c'era il solito mortorio?” chiese la bionda adocchiando la camicia sporca di sangue.
“Molto spiritosa. Le ricordo che ho fatto nascere sua sorella poche ore fa in un Diner.” rise il medico tastando il polso di Regina ed annotando alcuni dati sulla cartellina.
“Inoltre non dovrebbe prendersela troppo con un uomo nelle mie condizioni!” disse il biondo strizzandole l'occhio prima di riportare l'attenzione sulla sua paziente.
Ad Emma ci volle qualche secondo per registrare la notizia.
“Congratulazioni! E.. grazie.” sorrise la bionda, gli occhi velati di lacrime.
Il dottorino si sentì abbracciare da dietro e sorrise. A quanto pareva oggi era la giornata degli abbracci inaspettati.
“Vai a trovare Killian e tua sorella. Intanto finisco di visitare Regina e faccio preparare una brandina per te.” disse il biondo.
La Swan si avviò verso la porta, appoggiò la mano sulla maniglia e girò il volto verso il biondo.
“Whale.”
“Si?”
“Sarai un ottimo padre.”

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“Tesoro, sei sicura che vada bene anche a te?” chiese David alla moglie.
“Ma certo. Hai sempre desiderato una famiglia numerosa e questa è l'occasione perfetta per fare la cosa giusta. Senza contare che la piccola avrà tutto l'amore possibile.” sorrise la moretta mentre dava il biberon alla piccola.
David Nolan si alzò in piedi e si toccò la nuova cicatrice che aveva in volto, deciso più che mai. Abbracciò la moglie da dietro, gli occhi incollati sulla bimba che la donna stringeva tra le braccia.
“Papà ha fatto tanti sbagli ma è ora di mettere tutto a posto. Sarai fiera di me, vedrai. E appena papà Killian si sveglia andremo a dargli il buongiorno e sentiremo cosa ne pensa della nostra idea, che dici?” chiese dolcemente il biondo.
“E gli chiederemo anche come vuole chiamarti.” sorrise Snow.
La neonata gorgogliò beata e si rimise a dormire.

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Tre caffè e due panini dopo Emma Swan iniziava a sentirsi vagamente meglio.
Aveva ancora addosso la divisa lacera e sporca di sangue e polvere, le batteva forte la testa ed aveva un disperato bisogno di lavarsi e dormire, ma sapeva che l'aspettava un'altra notte insonne.
Dopo aver cullato un po' la sorellina prima che le infermiere la mettessero a nanna ed aver parlato coi suoi era andata a trovare Killian.
Al di fuori della stanza Spugna, Ruby e Granny stavano chiacchierando con una donna ed un bambino mai visti prima.
“Emma!” sorrise la lupa correndo ad abbracciare l'amica. La Swan ricambiò l'abbraccio con cautela, conscia delle ferite ancora doloranti.
“Ruby! Congratulazioni!” sorrise la bionda. La lupa arrossì.
“Deduco che hai parlato con Vik..” balbettò poi. Nonostante la giornata d'inferno, la Swan scoppiò a ridere.
“Certo” annuì la bionda “e mi è stato anche detto che se Killian e mia sorella stanno bene è anche grazie a voi.” sorrise poi. La lupa annuì.
“E deduco che questa ragazza e suo figlio sono i preziosi aiutanti di cui mi ha parlato Whale?” chiese Emma rivolgendosi ad Esmeralda. La mora annuì, leggermente in imbarazzo.
“Emma Swan.” disse la bionda tendendo la mano.
“Esmeralda Dupont” rispose la mora ricambiando la stretta “E questo è Liam”.
“Piacere di conoscerti, Liam. Sei stato davvero bravo.” sorrise Emma chinandosi verso il bambino e scompigliandogli i capelli. Il bambino arrossì da capo a piedi.
“Come sta?” chiese poi Emma rivolta a Spugna.
“Bene, lo hanno ripulito e ricucito. Ora è sotto sedativi, dormirà fino domani.” rispose il mozzo.
“Allora è meglio che andiate tutti a riposare, ne avete bisogno. Io passerò la notte qui per vegliare Regina, terrò d'occhio anche Killian per voi.” disse Emma. Gli altri annuirono.
“Torneremo domani dopo pranzo, Esmeralda passo a prenderti io. Immagino che la tua auto sarà fuori uso per un paio di giorni ancora.” disse Spugna.
“Tu come stai? Sento odore di sangue.” chiese Granny, schietta come solito.
“Ammaccata ma bene.” sorrise stancamente la Swan.
“Regina?” chiese Granny.
“Più ammaccata di me ma intera, fortunatamente. Domani pomeriggio dovrebbero già dimetterla.” sorrise la bionda. Il gruppo si accomiatò dalla bionda ed Emma entrò nella stanza di Killian.
Come Regina, il pirata era stato medicato e sedato, ed ora dormiva beato. Emma si sedette a fianco del letto e gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte.
Domani la vedrai per la prima volta ma tu crederai che sia l'ultima.. Vorrei poterti risparmiare tutta questa sofferenza ma non so come fare. Avrebbe potuto funzionare tra noi, sai? Sei dolce quando vuoi, ma nel mio cuore c'è solo Regina e l'hai capito prima di Neal, forse anche prima di me.. pensò la Swan sospirando. La luce della luna che filtrava nel buio della stanza ed il debole ronzio dei macchinari per qualche minuto sembrarono avvolgere il pirata addormentato e la sceriffa pensierosa.
Emma si alzò dalla sedia ed uscì nella luce del corridoio, chiudendo delicatamente la porta dietro di sé. Si avviò nuovamente verso la stanza di Regina ma si bloccò poco prima della sala ristoro, attirata da due voci familiari che confabulavano quasi sussurrando.
Spinta più dalla noia che dalla curiosità, la bionda si appoggiò al muro che nascondeva parzialmente la saletta dal corridoio e tese le orecchie.
“Credi che dovremmo dirglielo?”
“No, non credo sia una buona idea. Meglio proseguire col piano originale.”
“Non abbiamo più tempo ormai, hai visto cosa è successo oggi.”
“Credi che non me ne sia resa conto? Ma non c'è altra strada da percorrere, se Emma e Regina venissero a sapere del piano potrebbe andare tutto a rotoli..”
“Cosa suggerisci?”
“Beh, potremmo creare altre occasioni. Forse la fiera non era il posto adatto, ma credimi se ti dico che ce la possiamo fare! Abbi fede, amica mia.”
“La fede non mi manca, ma il tempo si. Domani Regina verrà dimessa e da quello che ha detto Doc dovrà stare a riposo almeno una settimana. Dobbiamo sbrigarci, prima che qualcuno ci intralci di nuovo.”
“Una settimana.. Niente ufficio. A casa. È un'occasione perfetta. Certo, sarà difficile organizzare tutto, ma possiamo provare!”
Emma aggrottò le sopracciglia. Di che diavolo stavano parlando Blue e sua madre?
Vogliono agire prima che Regina torni in ufficio.. non vorranno farla dimettere approfittando della sua debolezza, vero? Pensò allarmata la Swan. Doveva fare qualcosa.
Si allontanò senza un suono e sparì silenziosamente oltre il corridoio.
Era quasi giunta alla stanza di Regina quando quasi sbatté contro Whale, che stava andando a casa.
“Swan! Proprio te cercavo!” disse il medico.
“Ancora qui? Pensavo fossi volato a casa di Ruby a riposare.” sorrise Emma.
“Tra pochissimo vado, ma volevo prima confermarti che Regina sta bene. Rifaremo i controlli domani ma direi che nel pomeriggio potrai portarla a casa.” disse Whale. Emma gli sorrise.
“Hai visto Killian e la bambina? E soprattutto, hai mangiato?” chiese poi il biondo.
“Si, mamma!” rispose Emma levando gli occhi al cielo. Whale rise.
“Ottimo, cerca anche di riposare. Ti direi che non serve che tu rimanga qui ma conosco già la tua testardaggine.” sorrise il medico, poi i due si scambiarono la buonanotte ed Emma entrò nella stanza di Regina.
Emma si sfilò stancamente gli stivali e la cintura d'ordinanza appoggiando il tutto ad una sedia, poi si sdraiò sulla brandina a fianco della mora, ipnotizzata dal respiro ritmico e lento di lei.
No, non aveva tempo di dormire. Qualsiasi cosa stessero confabulando Snow e Blue non avrebbero sottratto il potere a Regina, non così. Non dopo tutto quello che aveva fatto per loro.
Emma Swan estrasse il cellulare dalla tasca e mentre caricava la ricerca di ciò che le serviva sfilò dal cinturone il taccuino d'ordinanza, impugnò una penna e si preparò ad una notte insonne.

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Come tutte le mattine, l'ospedale di Storybrooke fremeva di attività. Le prime luci del sole avevano da tempo scacciato le tenebre e un pirata molto felice stava sbadigliando mentre seduto nel suo letto d'ospedale dava il biberon alla sua piccola principessa, tentando di bilanciare con cura il biberon con la nuova protesi di legno che Geppetto gli aveva preparato.
“Buongiorno.” la porta si aprì ed il volto di Killian si incupì all'istante.
“David. Snow.” salutò freddamente il pirata.
Non può già essere ora, l'ho appena presa in braccio.. pensò il moro ricacciando le lacrime.
Snow allungò le braccia verso la bambina, ma Killian la guardò con astio.
“Ti prego Killian, fammi finire di allattarla. David ha una cosa importante da chiederti.” sorrise la mora prendendo dolcemente tra le braccia la figlia.
Hook mollò la presa controvoglia e si girò verso David, che si era seduto di fianco a lui.
Il biondo sorrise ed allungò un sottile plico di fogli verso il pirata, che lo guardò senza capire.
“Beh?” chiese il moro aggrottando le sopracciglia.
“Leggi!” incalzò il biondo, senza mai smettere di sorridere.
Il pirata iniziò a leggere con curiosità, gli occhi che si allargavano all'impossibile man mano che le parole prendevano significato nella sua mente. Terminò la lettura con le lacrime agli occhi e si volse verso David, che nel frattempo aveva preso in braccio la bambina e la stava cullando.
“David, ma questa..” balbettò il pirata, incredulo.
“È una richiesta di affidamento congiunto.” concluse per lui Snow, sedendosi sul letto del pirata.
“Vorremmo che tu facessi parte della sua vita tanto quanto noi. Ho sbagliato a volertela portare via Killian, ma ora ho capito e so di poter recuperare. Non voglio che tu la perda come noi abbiamo perso Emma tanto tempo fa.” sorrise David.
“Senza contare che in tre ci si gestisce meglio. Abitando in due luoghi diversi dovremo organizzarci bene per orari ed attività ma sono certa che possiamo metterci d'accordo. Io e David siamo disposti a mettere per iscritto anche la gestione punto per punto.” proseguì Snow strizzando l'occhio.
“Ma come..?” balbettò Killian prendendo in braccio la piccola e stringendola a sé.
“Ho chiesto ad Albert Spencer di preparare i documenti ieri in fiera, la nostra bambina avrà una grande famiglia e tutto l'amore di cui ha bisogno.” sorrise David allungando l'indice verso la piccola, che lo afferrò d'istinto.
“Che ne dici?” chiese Snow.
Il pirata chinò il capo lasciando che le lacrime scorressero liberamente, poi guardò David negli occhi e sorrise.
“Si. Dico di si.” disse Killian singhiozzando.
Snow e David si allungarono verso il moro e la piccola, stringendoli in un dolce abbraccio.
“Ora però ho una domanda per papà Killian.” sorrise Snow sciogliendo l'abbraccio.
“Sarebbe a dire?” chiese il pirata, curioso.
“Come la chiamerai?” chiese la mora.
“Volete.. Volete che decida io il nome?” chiese sorpreso Hook.
“Beh, l'hai portata in grembo e partorita tu, ci sembra il minimo!” disse David.
Il pirata guardò la figlia pensieroso per qualche secondo, poi sorrise.
“Hai già trovato un nome adatto?” chiese Snow, curiosa.
“Si. Cora.” sorrise Killian. I due coniugi lo guardarono sgomenti, poi sorrisero. In effetti da lei tutto aveva avuto inizio, quindi perché no?
“Cora.” sarà strano all'inizio, ma non avrei saputo trovare nome più adatto.” sorrise Snow.
“Cora Jones-Nolan.. suona bene.” approvò David.
“Ci dimettono tra un paio di giorni.. credete sia possibile buttare giù già qualche orario?” chiese Killian cullando la piccola Cora, che si era messa a piangere.
“Ma certo, ho portato carta e penna ed ho con me i fogli con gli orari miei e di David.” disse pratica Snow.
Un discreto cinguettio di uccellini distolse i tre da ulteriori pensieri e Snow si affrettò a recuperare il cellulare dalla borsa mentre i due uomini si guardavano scuotendo la testa per l'ovvia scelta di suoneria.
La mora lesse il messaggio ed aggrottò le sopracciglia.
“Che succede?” chiese David, notando l'espressione della moglie.
“È un messaggio di Emma, ha appena indetto una riunione straordinaria del concilio. Tra mezz'ora al municipio.” rispose Snow. David si grattò la testa, confuso.
“Ma non aveva passato la notte a vegliare su Regina?” chiese Killian, sorpreso.
“Si, ma quando siamo arrivati stamattina prima di venire da te l'infermiera ci ha detto che era uscita presto e che sarebbe tornata dopo pranzo, ma credevo fosse andata a riposare.” rispose Snow, pensierosa.
Che sua figlia avesse trovato un modo di spezzare le maledizioni?

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“Silenzio!” disse Emma Swan sbattendo i pugni sul tavolo. La stanza si zittì all'istante e tutti gli occhi si spostarono nuovamente verso di lei.
Molte palpebre sbatterono, indecise sul da farsi. Riaprire la bocca era una tentazione irresistibile, ma significava riportare il caos e tutti sentivano il bisogno di far depositare ciò che avevano appena letto e sentito nel fondo di mente e cuore, nel disperato tentativo di comprendere e forse, perché no, accettare.
Cora Mills appoggiò la fronte contro le sbarre della cella osservando l'assemblea.
Inizio a capire perché Regina si sia innamorata di lei. Questa donna non solo ha fegato, ma anche un cervello e un cuore fuori dall'ordinario, per architettare una cosa del genere. Mi chiedo solo quanto ci vorrà a questi caproni per capire di essere appena stati fregati e di non avere scelta. Pensò l'ex strega passando visivamente in rassegna i volti tesi della stanza. Le emozioni che agitavano l'assemblea erano molteplici. Paura, diffidenza, sorpresa, ma soprattutto orgoglio.
Orgoglio per una persona che stava dimostrando, nel bene e nel male, di essere la salvatrice che tutti volevano che fosse, anche a costo di andare contro tutti.
Blue fu la prima a scuotersi dallo shock ed alzò rispettosamente la mano per chiedere la parola. Emma le fece cenno di esprimersi liberamente.
“Ti chiedo perdono per la confusione di prima, ma comprenderai anche tu che quello che ci hai appena proposto è molto da affrontare..” disse la fata, visibilmente a disagio. Il resto dell'assemblea si limitò ad annuire timidamente.
“Se vi ho riunito qui è proprio per parlarne con voi. È una decisione che spetta all'intero concilio e che è stata rimandata da troppo tempo. La confusione era prevista.” sorrise Emma, tesa ma ferma.
I genitori la guardavano senza parlare. Avrebbero voluto abbracciare la loro bambina, quella donna straordinaria che aveva appena sfidato tutto. Ma quello era il momento di Emma, e dovevano tenersi in disparte.
Un'altra mano si alzò da un angolo della sala e tutti si prepararono al peggio. Emma, tuttavia, non sembrava per nulla spaventata e con un cenno diede la parola a Leroy.
“Sorella.. Di cose assurde ne hai fatte tante, ma questa è la più assurda di tutte!” disse il nano, poi alzò la mano e zittì qualsiasi commento prima ancora che gli altri aprissero bocca.
“Per questo credo che possa funzionare. Ci vuole un bel fegato per fare tutto quello che hai detto, ma.. io ci sto!” concluse il nano.
Con una lentezza che sembrava infinita, il barbuto si avvicinò alla scrivania di Emma, prese una penna e scorse il plico di fogli fitti di scritti fino all'ultima pagina, poi vi appose la propria firma e chinò rispettosamente il capo e tornò silenziosamente al proprio posto.
La stanza sembrò diventare ancora più muta, mentre le sopracciglia di tutte volavano in alto e le bocche si spalancavano stupite.
Emma Swan si limitò a sorridere, il cuore di dieci tonnellate più leggero.
Cora Mills sorrise a sua volta. Era fatta.
Una seconda persona si fece educatamente strada verso la sceriffa ed appose la propria firma senza proferire parola. Se Emma Swan fosse stupita del fatto che Blue avesse firmato subito dopo Leroy non lo diede a vedere.
Snow e David si scambiarono uno sguardo. Quella era la principessa che avevano sempre voluto, quella che un giorno sarebbe succeduta alla madre regnando con giustizia.
Uno dopo l'altro, i membri del concilio si avvicinarono alla scrivania e firmarono sotto il proprio nome. Era la cosa più giusta da fare.
La stazione di polizia si svuotò rapidamente, mentre Mulan guardava Emma a bocca aperta.
Gli ultimi ad uscire furono ovviamente Snow e David, che appena dispersa la folla abbracciarono la bionda.
“Siamo fieri di te” fu l'ultima cosa che Emma sentì dire dai genitori prima che questi sciogliessero l'abbraccio e scomparissero oltre la soglia. La bionda si fece violenza per non piangere.
Leroy si lisciò la divisa e guardò la sceriffa con un sorriso di sbieco, poi fece un cenno col capo in direzione di Cora.
“Credo che la signora abbia affari da sbrigare. In ospedale ce la porto io?” chiese il nano facendo tintinnare le chiavi.
Emma Swan annuì sorridendo, poi si girò verso la cinesina.
“Agente Fa, chiuda quella bocca se non vuole mangiarsi tutte le mosche della stazione, la pausa pranzo è tra un'ora!” disse la bionda strizzando l'occhio.

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Regina stava per perdere la pazienza. Il cucchiaino andava da una parte, la gelatina dall'altra.
Maledetta gelatina! Se solo avessi abbastanza magia altro che prenderti a cucchiaiate! Pensò la mora sbuffando.
La porta della stanza si aprì e Regina sperò ardentemente che fossero già le 18, ora delle dimissioni. Ma le avevano appena portato il pranzo, quindi niente Emma, mentre Henry sarebbe tornato più tardi accompagnato da Snow. Chi poteva essere? Girò faticosamente il viso verso la soglia e rimase sgomenta.
“Madre? Ma che diamine..?” balbettò confusa la mora, mentre Cora prendeva silenziosamente una sedia e si avvicinava al letto della figlia.
Dev'essere la morfina. Ma quanta me ne hanno data? Pensò Regina.
“Cercate di non uccidervi.” Leroy, in divisa, si sporse dalla porta, strizzò l'occhio e scomparve.
Le due donne levarono gli occhi al cielo.
“Scusa.” il tono era fermo ma non freddo. Regina si si girò immediatamente verso la madre.
“S-Scusa?” chiese la donna, confusa.
“Per tutto. So che le parole non basteranno mai, ma da quando mi sono consegnata non ho ancora avuto modo di scusarmi per tutto quello che ho fatto. Non sei venuta a trovarmi..”
“Credi sia stato facile per me? Il tuo ritorno, la maledizione.. È troppo, avevo bisogno di tempo.” rispose Regina distogliendo lo sguardo.
“Mi dispiace di essermi presentata qui senza avvisare, ma dovevo sapere come stavi, vederti di persona. Quando Emma è entrata in centrale stamattina e mi ha detto cos'era successo io..” per la prima volta dopo tanti, tantissimi anni, Cora Mills si mise a piangere.
Regina guardò la madre e si chiese dove fosse stato nascosto quel lato di lei tutto questo tempo. Si sporse verso la madre e la strinse a sé. Era da quando era bambina che non si abbracciavano, il contatto fu sufficiente per far piangere anche lei.
“T-ti ha dato un permesso speciale per venire qui?” perfino in quel momento la sindachessa non poté fare a meno di pensare ad Emma.
Cora Mills sorrise contro la spalla della figlia. Certo che quelle due..
Sciolse controvoglia l'abbraccio, rendendosi conto che avrebbe dovuto stringere sua figlia più spesso. Afferrò la borsa e si mise a frugarci dentro, mentre Regina la guardava incuriosita.
Cora le porse un plico di fogli e una penna sorridendo, Regina continuò a non capire.
“La tua ragazza mi ha scarcerato. Certo, sarò costretta ai lavori socialmente utili per il resto della mia esistenza e dovrò abitare con le suore ma almeno potremo vederci spesso.” sorrise Cora.
“Emma Swan non è la mia..!” gridò paonazza la giovane Mills “E poi in che senso ti ha scarcerata? Non ha l'autorità per farlo!” aggiunse poi, sempre più sconvolta.
“Certo, e degli occhi dolci che vi fate di continuo non se ne è accorto nessuno.. Perché credi abbia lanciato la maledizione?” sorrise Cora.
“Che intendi dire?” chiese Regina.
“No, nulla..” disse vaga Cora.
Maledizione, per poco non mi facevo scoprire.. pensò.
Prima che sua figlia potesse protestare le indicò i fogli.
“Sarà meglio che tu legga, dopotutto Emma è stata sveglia tutta la notte per preparare questo. E mi serve la firma del Sindaco..” sorrise Cora strizzando l'occhio.
“Ma noi..”
“Non abbiamo ancora finito di parlare, lo so. Ma oggi i miei compiti erano assicurarmi che mia figlia stesse bene e portarti questi documenti. Avremo modo di parlare non appena ti sarai rimessa in forze.” sorrise nuovamente Cora.
Regina soppesò il plico. Aveva ancora mal di testa e non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Sua madre sembrò leggerle nel pensiero e le carezzò dolcemente una guancia.
“Ti farò un riassunto. Spinta da non so bene quale bisogno Emma ha fatto quello che tu o sua madre avreste dovuto fare appena spezzata la maledizione. Ha convocato un concilio di emergenza e lo ha sistemato tenendo un rappresentante per categoria (uno per i nani, uno per gli ex reali, uno per le fate, uno per i lupi mannari, uno per le forze oscure ecc..), concilio che si occuperà delle questioni magiche che dovessero presentarsi, ovviamente a titolo gratuito ed in accordo con il comune. Nonostante le proteste ha azzerato i reati di tutti sostenendo che altrimenti avrebbero dovuto decapitare mezza città, suoi genitori compresi. Ha stabilito che a Storybrooke non vale più nessun titolo nobiliare ma che può essere ristabilito per chi decidesse di tornare nella Foresta Incantata, viaggio per il quale ha già ordinato ai nani di piantare fagioli magici.”
La donna fece una pausa, sorridendo internamente allo sguardo stupito della figlia, poi proseguì.
“Ha anche sistemato alcuni lati burocratici del comune. Scavando non so quali leggi è riuscita a farti rimanere in carica per altri cinque anni, in modo che nessuno possa contestare la tua autorità. Dopodiché ci saranno regolari elezioni per il nuovo sindaco e nel frattempo chi vuole candidarsi dovrà lavorare gratuitamente per il comune in modo da apprendere senza pesare sulle casse cittadine. Una volta rientrata l'emergenza delle maledizioni si organizzerà un doppio concilio per decidere come aprire le porte agli esterni.”
Regina la guardava sgomenta.
“Ha praticamente rivoluzionato il sistema della Foresta Incantata! A che titolo?” chiese a bocca aperta.
“Dice che in quanto salvatrice il suo compito è quello di riportare l'ordine..” sospirò Cora.
“E.. E.. gli altri sono d'accordo?” chiese nuovamente Regina. La madre le sorrise.
“L'unica firma che manca è la tua.” disse Cora dolcemente.
La donna si alzò dalla sedia e baciò la figlia sulla fronte.
“Ti lascio i fogli da leggere e firmare, senza la firma del sindaco non si va avanti. Emma verrà a prenderti quando ti dimettono.” disse Cora lisciandosi il vestito. Regina la guardava con un misto di adorazione e timore. Fece per parlare ma la madre la bloccò all'istante.
“Riposa ora, tra qualche giorno tornerò a trovarti e parleremo. Ora devo andare a visitare la mia piccola omonima.” sorrise la donna, poi si accomiatò con un cenno della mano.
Regina rimase a lungo a fissare il vuoto, sopraffatta da un turbine di emozioni, poi riportò l'attenzione sui fogli.
Sono appena le 13, tanto vale leggere tutto.. pensò.
Almeno i fogli l'avrebbero informata di quello che la sua sceriffa preferita aveva combinato e l'avrebbero aiutata a far passare le ore che la separavano dalle agognate dimissioni.

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Emma Swan non era mai stata così contenta di terminare un turno di lavoro.
Stanchezza a parte non vedeva l'ora di vedere Regina, ormai aveva preso la sua decisione e niente avrebbe potuto fermarla. Si assicurò che i turni della sera e del mattino successivo fossero coperti, si fece confermare da Leroy che Cora Mills fosse stata affidata alle cure di Blue e prima ancora che i sottoposti potessero salutarla sparì a passo svelto oltre la soglia della stazione.
Il maggiolino si era a malapena fermato in parcheggio quando la bionda ne uscì di volata, un occhio rivolto all'orologio.
Le cinque.. faccio in tempo a trovare mia sorella e Killian pensò Emma affrettandosi verso l'ingresso.
Quando fece il suo ingresso nella stanza di Killian, numerose voci l'accolsero con entusiasmo. Entrò timidamente nella stanza sorpresa di trovarvi, oltre ai suoi genitori e Spugna, anche Esmeralda e Liam. La bionda rivolse un sorriso di sbieco al pirata, che arrossì.
“Allora, come state voi due?” chiese Emma accomodandosi sul letto a fianco di Killian e prendendo la sorellina in braccio.
“Stiamo bene. I dottori dicono che ci dimetteranno presto e per i primi giorni staremo a casa con i tuoi, poi ci organizzeremo con i turni.” sorrise Killian.
“I turni?” chiese confusa Emma, mentre cullava la sorellina. Era davvero una bimba bellissima.
“Abbiamo chiesto a Killian l'affidamento congiunto e ci ha detto di si!” rispose David, raggiante. Snow, al suo fianco sorrideva a trentadue denti.
“Ma è fantastico!” esclamò la bionda, alzando il fagottino all'altezza del viso e guardandola negli occhi celesti “non è vero..?” il sorriso si spense leggermente ed Emma si guardò attorno alla ricerca di una risposta.
“Cora. Tua sorella si chiama Cora. Cora Jones-Nolan” sorrise Snow. Emma dilatò gli occhi a dismisura poi si mise a ridere.
“Avrai una vita molto interessante, Cora Jones-Nolan!” disse la bionda strizzando l'occhio alla sorella e rimettendola tra le braccia di papà Killian.
“Ora andiamo, David tornerà domattina e io dopo scuola.” disse Snow abbracciando il pirata e baciando Cora sulle guance. David la seguì a breve distanza.
“Vai tu a prendere Henry da Neal?” chiese Emma alzandosi a sua volta.
“Certo, lo porto da voi alle 20.” annuì Snow prima di uscire.
“È meglio che andiamo anche noi, ma torneremo domani a trovarti.” sorrise Esmeralda baciando il pirata sulla guancia. Killian diventò bordeaux, ma prima che potesse reagire Liam lo aveva già abbracciato sul fianco e salutava con entusiasmo lui e Cora.
Spugna ed Emma furono gli ultimi a salutarlo, poi sparirono ognuno diretto ai propri affari. Killian sorrise alla piccola Cora. Emma aveva ragione, Cora avrebbe decisamente avuto una vita interessante.
Emma Swan percorse ad ampie falcate i corridoi verso la stanza di Regina e si stupì di vedere Whale ancora in camice appena fuori dalla porta.
“Whale! Dovresti riposare!” lo rimproverò Emma.
“Anche lei sceriffo, eppure è qui..” sorrise il biondo, indicando la divisa di Emma con un cenno del capo “Ma non si preoccupi, ho un paio di giorni di ferie ed intendo sfruttarli!” disse poi.
“Molto bene. Regina?” chiese la Swan.
“Impaziente come al solito e già con i fogli di dimissioni in mano. Deve riposare qualche giorno ma tra una settimana sarà come nuova.” sorrise il medico.
“Ottimo, allora.. grazie.” disse Emma, poi entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Viktor scosse la testa sorridendo.
“Hey..” sorrise timidamente Emma. La risoluzione di prima stava lottando con la valanga di sentimenti che la stavano travolgendo da quando l'aveva vista.
Regina Mills, impeccabilmente vestita e con borsa già al braccio, teneva in mano il foglio di dimissioni ed il plico di documenti.
“Buongiorno. Com'è che il colpo alla testa è arrivato a me ma le idee folli vengono a te?” sorrise la bruna agitando il plico. Emma rise.
“Storybrooke ha bisogno di qualcuno che la gestisca come si deve, e tu sei l'unica in grado di farlo, al momento. E poi.. se sei in carica ufficialmente nessuno può attentare alla tua incolumità.” rispose Emma guardandosi i piedi. Regina si sentì sciogliere.
“E la tabula rasa?” chiese poi, conscia che anche quella mossa era stata fatta principalmente per lei.
“Sono una fan delle seconde possibilità. E poi se iniziate ad ammazzarvi tutti mi toccheranno un sacco di pratiche!” disse la bionda con fare risoluto. Questa volta fu Regina a ridere.
“Che dici, mi porti a casa?” chiese la mora alzandosi in piedi, la voce meno di un sussurro.
Emma le offrì un braccio e si caricò la borsa di Regina su una spalla.
“Hai firmato?” chiese adocchiando i fogli.
“Ovvio! Ne dubitavi?” sorrise la mora seguendola fuori dall'ospedale.
Il viaggio verso casa Mills fu stranamente quieto, le due donne totalmente avvolte nei propri pensieri e troppo provate, mentalmente e fisicamente, per dire alcunché.
Il maggiolino si fermò nell'ormai familiare vialetto di Villa Mills e le due donne entrarono quietamente in casa.
“Oh, è scarico.. Henry si è dimenticato di portare il caricabatterie.” disse Regina guardando distrattamente il cellulare, poi lo appoggiò sul mobile dell'ingresso. Avrebbe voluto accenderlo, ma al momento l'unica cosa che bramava erano un caffè bollente e una sedia.
Armeggiò distrattamente con la macchinetta mentre Emma la guardava intensamente.
“Ne vuoi una tazza anche tu?” chiese Regina, sempre di spalle. La determinazione di Emma sembrò tornare e la bionda si avvicinò alla mora, poi le appoggiò delicatamente le mani sui fianchi e la fece voltare verso di sé.
“Volentieri, ma prima voglio parlare.” disse Emma. Regina deglutì.
La bionda estrasse rapidamente il cellulare dalla tasca e lo spense, gettandolo senza troppi complimenti sul bancone della cucina. Si sganciò la radio dalla cintura e spense anche quella, lanciandola verso il cellulare.
“Che fai?” chiese Regina sorpresa. Lo sguardo di Emma era fuoco puro e la mora, quasi intimorita, arretrò di un passo andando ad appoggiarsi contro il mobile dietro di sé.
“È da mesi che voglio dirtelo e c'è sempre qualcuno o qualcosa che mi impedisce di farlo, ma oggi non mi fermeranno.”
Emma prese delicatamente le mani di Regina tra le sue e i suoi occhi si persero in quelli della mora per un infinito istante.
“Ti amo Regina Mills. Ti amo più della mia stessa vita.” disse Emma.

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La prima sensazione che provò Mulan era quella di starnutire, seguita da una leggera nausea ed un vago e diffuso disagio, poi si rese conto che le si stavano rizzando i peli delle braccia, quasi come se..
Uno sguardo a Leroy le confermò quello che temeva.
I due si affrettarono fuori dalla stazione ad armi spianate, tastandosi le tasche alla ricerca di radio e cellulari.
Dovevano chiamare i rinforzi. ORA.
Mentre il cielo scivolava dall'azzurro al blu, una miriade di enormi nuvole viola apparivano l'una dopo l'altra in vari punti di Storybrooke, avvolte da scariche statiche e pronte a vomitare golem ed altre nefandezze nelle strade della piccola cittadina del Maine.

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Capitolo 23
*** 23 ***


Bentrovat*!
Dopo lunga attesa ecco il capitolo finale! Grazie ancora per tutto l'entusiasmo e le recensioni, spero di poter tornare presto con qualcosa di nuovo.
Buona lettura,
Aym

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“Al riparo!” urlò Mulan incoccando l'ennesima freccia. Altre due frecce le sfiorarono l'orecchio destro e si sbriciolarono, senza risultato, contro l'enorme corpo di pietra.
Il golem tornò a rivolgere la propria attenzione verso le donne.
“Ci servono lo sceriffo o il sindaco, non possiamo farcela da sole!” urlò Merida, pescando dalla faretra.
“Non rispondono!” urlò di rimando Snow, una mano che componeva freneticamente i numeri e l'altra, le nocche bianche, stringeva disperatamente l'arco.
Pochi metri più in la uno schianto distolse le donne ed il mostro dalle proprie attività.
Un golem si era appena sfracellato a terra a sembrava tutt'altro che debole. I due fratelli di pietra grugnirono all'unisono.
“Presto, un'altra!” gridò Filippo facendosi lanciare una spada da Eolo. David e Filippo alzarono ed abbassarono le proprie spade sul corpo di pietra, ma l'acciaio sembrava improvvisamente diventato cristallo e le due lame si infransero in mille pezzi a contatto con il granito.
Un immenso braccio di pietra scagliò lontano i due uomini, che atterrarono con un tonfo.
“DAVID!” urlò Snow.
Il golem si rialzò da terra e si avvicinò al fratello, ruggendo furioso.
Un terzo ruggito rispose pochi metri indietro e gli umani si compattarono nuovamente.
“Serve la magia, noi non riusciremo a..” sibilò David tenendosi una costola. Mulan aiutò Filippo a rialzarsi.
Un piccone ed un dardo volarono verso l'ultimo arrivato, che li spinse lontano con il minimo sforzo.
Leroy e Granny raggiunsero correndo la scassata comitiva.
La vegliarda stava già ricaricando la balestra, mentre il nano sfilava il fucile a pompa dalla fondina tra le spalle.
“Dove diamine sono Emma, Regina e Gold?” si informò Leroy, mentre i suoi occhi scandagliavano la scena nella vuota ricerca. I suoi occhi si dilatarono, mentre altri due golem raggiungevano i fratelli. La fuga era l'unica via, ormai.
Mentre gli umani si preparavano alla fuga, da un vialetto spuntarono Neal, Gold, Blue e Cora.
Neal e Blue trascinavano un Gold che, pallido come un cencio, a malapena si reggeva in piedi.
“U-ul-ultimo..” balbettò lo stregone, mentre gli altri lo facevano passare.
Il Signore Oscuro alzò la mano verso i mostri e chiuse gli occhi.
I due nuovi arrivati esplosero in un mare di schegge e fumo viola e tutti si gettarono a terra per evitare la pioggia di pietra.
“PAPA'!” urlò Neal scuotendo il padre, ormai svenuto. Un rivolo di sangue colava dalle labbra pallide.
“Dove sono Emma e Regina?” chiese disperatamente Cora gettandosi in ginocchio di fianco all'ex mentore.
“Nessuna delle due risponde, i telefoni sono spenti!” urlò Snow, poi gli occhi si dilatarono nel vedere gli altri golem che, capita la situazione, si stavano preparando all'attacco.
Il più alto dei tre ruggì nuovamente, ma stavolta le voci di risposta furono decine e decine, apparentemente da ovunque in città. In lontananza, i versi di chimere, idre ed altre creature si unirono al coro.
Il più piccolo dei tre sembrò acquattarsi, poi partì di corsa verso Merida. La ragazzina imbracciò l'arco, conscia che non sarebbe servito a nulla.
Un ululato squarciò il tramonto.
“Ruby, no!” urlò disperata Granny, mentre una scheggia di pelo ed artigli si scagliava verso il golem impattando violentemente contro il corpo di pietra e facendolo cadere di lato.
Ruby, ancora sotto forma di lupo, gli atterrò sopra con un guaito.
Gli altri due golem si misero a correre verso gli umani, mentre Blue, posta a riparo di Gold e Cora, agitava la bacchetta senza successo.
Ogni legaccio, fune, liana, corda, catena che la bacchetta produceva sul corpo dei mostri veniva semplicemente sbriciolato in un secondo.
Dai tetti una pioggia di polvere fatata avvolgeva, senza effetti, i mostri. Le fate, guidate da Tink, continuavano a scagliare sacchetto dopo sacchetto, ma era tutto inutile.
Il golem più piccolo si scrollò la lupa di dosso e tentò di schiacciarla, ma Ruby fu più veloce.
Scartò di lato, afferrò un braccio di Merida tra i denti e si mise a correre insieme agli altri, trascinando la ragazzina con sé.
Blue, stoica, era ancora di fronte a Gold e Cora, che tentava di fargli riprendere i sensi.
“Via di li!” urlò Mulan correndo, scivolò in ginocchio di fianco a Cora e tentando di sollevare Gold.
Il primo golem li aveva ormai raggiunti.
Dietro di lui i fratelli si erano ricompattati e correvano a poca distanza. Qualche metro più indietro altri golem si unirono all'attacco, presto seguiti da idre e chimere.
Un pugno di granito si levò nel cielo e si preparò ad atterrare sull'uomo inconscio e le tre donne, che guardavano in alto terrorizzate.

_________________________________________

Regina la guardava incapace di muoversi. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quelli della bionda, il respiro le si era fermato.
Tremando, tirò leggermente Emma verso di se.
“Ti amo. Ti.. Ti amo anche io, Emma.” disse Regina. Una lacrima, solitaria prova di una diga che sta per crollare, le rigò il viso.
Se quell'istante fosse stato un rumore, sarebbe stato il leggero schiocco di una corda che si spezza dopo ore di tensione.
Sarebbe stato un bicchiere di cristallo che si sbriciola sul pavimento.
Sarebbe stato un albero che cade in una foresta silenziosa.
Sarebbe stato l'ultima goccia che cadendo dentro ad un vaso stracolmo lo fa strabordare.
La bionda spostò le mani afferrando la mora in vita e la tirò a sé con forza.
Il corpo di Regina impattò contro quello di Emma, poi due paia d'occhi si incollarono nuovamente l'uno all'altro e fermarono il tempo.
Non importava più nulla.
In quel momento, in quella cucina, esistevano solo loro.
Le labbra di Emma si fermarono ad un soffio da Regina.
Emma si sentiva morire, ma doveva sapere.
Sapere che non era uno sbaglio, che anche lei lo voleva, che stava succedendo davvero.
Regina prese il viso di Emma tra le mani e portando quelle labbra tanto agognate contro le sue la baciò.
Gli occhi si chiusero, i corpi si avvicinarono all'impossibile, le mani che afferravano stoffa e capelli e carne, col timore che se avessero lasciato la presa si sarebbero trovate i palmi pieni di sabbia e nient'altro.
Le labbra si muovevano con una lentezza esasperante, quasi con timore, per memorizzare ogni respiro, per congelare quel momento e rimanerci per sempre.
Erano talmente prese ad affogare l'una nell'altra che nessuna delle due si accorse dei raggi bianchi che sgorgavano dai loro corpi giunti, si spandevano per tutta la città e spezzavano, una volta per tutte, entrambe le maledizioni.

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I raggi candidi si spandevano rapidi in tutta la città, chiudendo portali e polverizzando golem, idre, chimere ed altre nefandezze.
Il golem che stava per schiacciare Gold si sbriciolò e le sue polveri vennero portate lontano dal vento magico.
Granny e Ruby si scambiarono uno sguardo, poi si misero ad ululare di gioia. Leroy si grattò la barba perplesso, poi sorrise. Neal, Mulan, Filippo e Merida si guardavano intorno tentando di comprendere cosa fosse successo. Cora chinò il capo, un sorriso che si spandeva lentamente sul suo volto. Ce l'avevano fatta. Quelle due ce l'avevano fatta. Snow non poté fare a meno di guardare il marito ed entrambi scoppiarono a ridere. Blue, ancora in piedi davanti a Gold, si lasciò sfuggire una lacrima.
È finita. È realmente finita. Pensò la suora, poi un lamento la fece girare. Gold si stava rimettendo seduto.
“Che.. Che è successo?” chiese Gold alzandosi a fatica, mentre Neal volava al suo fianco per aiutarlo.
“Non affaticarti Tremotino..” disse Cora aiutando anche lei.
“Succede che Emma e Regina si sono finalmente scambiate il bacio del Vero Amore.. spezzando tutte le maledizioni.” sorrise Blue tastando il polso dello stregone. Il battito era ancora debole, avrebbero dovuto portarlo in ospedale per sicurezza.
“Finalmente! Quelle maledette teste di ca..” rantolò Gold poi svenne di nuovo, stavolta tra le braccia del figlio. Cora si rimise in piedi.
“Neal, ora portiamo tuo padre e i ragazzi in ospedale, poi avviseremo tutti che le maledizioni sono state spezzate. Domani alle 10 ci sarà un incontro in comune per spiegare a tutti cosa è successo, sono invitati tutti i cittadini. Per ora riposate, ne avrete bisogno. Io, Blue e Snow veniamo a prendere Henry poi andiamo da Emma e Regina.
Il giovane annuì, si caricò il padre sulle spalle e seguì David e Mulan che sostenevano Filippo, Leroy e Granny aiutavano un'ammaccata Ruby, mentre Snow prese Merida sottobraccio e l'allegra combriccola si avviò verso l'ospedale seguita dalla fata e l'ex strega.
Il primo a vederli fu Henry, dalla finesta.
“Killian, stanno tornando!” disse tentando di non svegliare Cora.
Il pirata si girò sorridendo, rimettendo la piccola nella culla.
“Che ti avevo detto? L'amore ha sempre la meglio su tutto!” sorrise il moro, scarmigliando i capelli del ragazzino. Prima che Henry potesse protestare Esmeralda entrò di corsa nella stanza.
“Killian! Tu e Cora state bene? Oh, ciao Henry!” chiese, trafelata.
“Ma certo!” sorrise il pirata.
“Ho visto la luce bianca in tutta la città e temevo che..” balbettò. Dietro di lei Liam entrò timidamente richiudendo la porta dietro di sé.
“Non c'è nulla da temere, era un bacio del Vero Amore. Emma e Regina hanno spezzato le maledizioni.” disse Killian, raggiante. Esmeralda gli gettò le braccia al collo prima ancora che potesse realizzare cosa stava succedendo. Le labbra della mora si incollarono alle sue rubandogli temporaneamente senno ed ossigeno. Liam li guardò schifati, mentre Henry arrossiva.
“Quando ho visto la luce per un attimo ho temuto che..” disse Esmeralda appoggiando la fronte a quella del pirata. Il moro le scostò una ciocca corvina dal viso.
“È tutto finito, ora.” la rassicurò il pirata “Senti.. appena mi dimettono e mi sistemo con i turni per Cora ti andrebbe di uscire?” chiese poi.
“Si che mi va!” sorrise la mora, poi si voltò verso Liam, pensierosa.
“Liam può stare con me e i nonni, sono certo che non gli darà fastidio. Ho un sacco di giochi per due e il nonno non è così bravo come pensa, papà nemmeno. Sono certo che Liam sarà un ottimo avversario, invece!” sorrise Henry. Liam lo guardò adorante.
“Chiederemo a Snow e David tra poco, allora.” sorrise Killian stringendo a sé Esmeralda.
“E poi è meglio se per qualche giorno sto dai nonni anche io, ora che le mamme sono svegliate preferirei lasciarle sole per un po', non voglio tornare in terapia!” rispose il ragazzino, bordeaux.
Killian ed Esmeralda scoppiarono a ridere, mentre Liam li guardava perplesso.

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Emma e Regina erano ancora avvinghiate l'una all'altra, ignare dell'apocalisse a pochi metri oltre la soglia di casa.
La bionda stringeva la mora a sé con tanta forza da farle quasi male, mentre con l'altra mano le carezzava dolcemente il viso. Regina, una mano affondata tra i capelli di Emma e l'altra che artigliava la schiena della bionda, sembrava quasi volersi fondere con lei.
Non un raggio di sole, non un granello di polvere, non una molecola d'ossigeno potevano passare tra le due.
Emma carezzò le labbra di Regina con la lingua in una silenziosa richiesta, quasi timorosa di rifiuto. Regina sorrise nel bacio facendo sorridere anche la bionda e schiuse le labbra, un brivido bollente che le attraversava la schiena.
Poi un colpo di tosse le interruppe.
Le due si staccarono con dolcezza e sorridendo di cuore, gli occhi appena schiusi che si rifiutavano di girarsi verso l'interruzione.
L'interruzione tossì di nuovo, facendo girare le due donne.
“Si beh.. ora potete anche smetterla. Avete spezzato le maledizioni. Entrambe.” sorrise Cora, arruffando i capelli di Henry. Blue e Snow sorridevano accanto a loro.
Le due le guardarono ancora stordite dal bacio, aggrottando le sopracciglia.
La mano di Regina scivolò in quella di Emma, intrecciando le dita con le sue.
“Oh mio dio, voi due non vi siete accorte di nulla!” rise Snow coprendosi la bocca con una mano.
Cora alzò gli occhi al cielo, Blue le guardava sgomenta.
“Avete spezzato le maledizioni! Con il bacio del Vero Amore!” disse Henry, raggiante, poi volò tra le braccia delle madri.
Le due accolsero il ragazzino stringendolo a loro e si scambiarono uno sguardo.
Davvero loro due avevano..?
Cora tossì di nuovo.
“Regina, mia cara, perché non metti su il caffè mentre io, Blue, Snow e nostro nipote cerchiamo di far entrare in quelle vostre teste dure un po' di buonsenso?” sbuffò Cora sedendosi su uno sgabello.

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La sala del municipio non era mai stata così piena.
Nonostante fosse stato promesso un articolo esplicativo nel Mirror dell'indomani, tutti coloro che potevano erano accorsi a sentire le spiegazioni delle personalità di spicco di Storybrooke.
Molti avevano portato con sé i propri figli non sapendo a chi lasciarli ed ogni attività commerciale della città era stata chiusa per l'occasione.
Il fatto che Cora Mills fosse non solo viva e vegeta ma addirittura libera aveva sollevato non pochi timori, ma la cosa che più stupiva era che la Madre Superiora avesse deciso di parlare per prima.
“Cittadini di Storybrooke! Vi starete chiedendo perché parlo io al posto di Regina, Emma, Snow e David..” esordì Blue. Molte teste annuirono, curiose.
“Ebbene, queste maledizioni hanno coinvolto da vicino la famiglia reale, per cui mi sono presa l'incarico di coordinare il concilio di guerra in qualità di membro obbiettivo ed esterno ai fatti..” proseguì la suora.
Tra gli sguardi sempre più sorpresi dei presenti, la fata raccontò pazientemente lo svolgimento delle maledizioni, il fatto che fossero state spezzate, il coinvolgimento di Cora e del perché fosse libera, ed infine il nuovo assetto di Storybrooke.
Inizialmente sconvolta, la folla venne presto calmata dalle rassicurazioni che Cora fosse senza magia e decisa a redimersi agli occhi di tutti, che il nuovo concilio avrebbe pensato a garantire l'incolumità di tutti una volta aperta la città al mondo esterno e che i reali della Foresta Incantata avevano tutti firmato l'accordo di non belligeranza.
La notizia che chi voleva avrebbe potuto fare ritorno alla vita originaria non appena i fagioli magici fossero pronti riscosse molti consensi.
Come prevedibile, alla fine del concilio molte mani si alzarono per prendere la parola. Blue fece cenno ad una donna, in piedi con i propri bambini, di porre la propria domanda.
“Ci ha spiegato che la maledizione delle gravidanze è stata opera di Cora e ci ha detto il perché, tuttavia non ci ha detto nulla sulla maledizione dei portali. Perché è stata generata?” chiese la signora prendendo in braccio il figlio più piccolo e cullandolo.
Blue sorrise e fece cenno a Belle di avvicinarsi al microfono. Era tempo che la bibliotecaria mostrasse alla città di che pasta era fatta.
“Come già sapete la signorina French ha svolto ricerche per conto del concilio, per cui credo sia tempo che esponga personalmente tutte le utili informazioni che ci hanno aiutato a contenere la situazione in questi mesi.” disse Blue, poi lasciò la parola a Belle.
“La maledizione dei portali è stato un effetto collaterale della maledizione che ci ha portato tutti qui. Non essendosi spezzata correttamente ci ha impedito di tornare a casa l'arrivo della magia a Storybrooke, oltre il viaggio a Neverland, hanno messo a dura prova le barriere magiche finora presenti in città, dando il via a questi portali.” disse timidamente la mora, poi sorrise ad un uomo allampanato che attendeva paziente con la mano alzata, facendogli cenno di parlare.
“Come mai ora che la maledizione del Sindaco è stata correttamente spezzata non siamo tornati ai nostri mondi?” chiese l'uomo.
“Beh vedete, questa città è stata inizialmente creata con l'intento di privare tutti noi del lieto fine. Tuttavia, l'arrivo in questo mondo ci ha anche permesso di avere a portata di mano molte migliorie che nella Foresta Incantata non esistono..” rispose Belle, ma fu subito interrotta.
“La carta igienica e il gabinetto in casa!” urlò Granny.
“I preservativi ed i sex toys!” urlò di rimando Ruby.
“Le macchine sportive!” esultò Eolo tra uno starnuto e l'altro.
“Il Brico!” disse Geppetto.
“Internet!” strillarono in coro i Lost Boys.
“La doccia calda!” disse Ariel.
“Una laurea in psicologia e un cane!” sorrise Archie.
“Esattamente. Ognuno di noi si è abituato a queste comodità e con lo spezzamento della maledizione originaria abbiamo tutti costruito il nostro lieto fine qui. Per questo non siamo tornati a casa. Casa nostra, ora è qui.” annuì Belle.
Dapprima silenzioso, poi tentativo ed infine scrosciante, un sonoro applauso fece arrossire Belle da capo a piedi. La giovane chinò rispettosamente il capo e tornò al suo posto di fianco al convalescente Tremotino.
Che bel discorso la mia dolce Belle.. dovrebbe entrare in politica! Pensò con orgoglio Gold, abbarbicato alla sua flebo come un koala ad un ramo d'eucalipto.
La folla si preparò a disperdersi quando una mano si levò per ultima, richiedendo l'attenzione.
“Si?” chiese Blue, sorridendo nel riconoscere una delle allieve di tiro con l'arco di Snow.
“Sappiamo che le maledizioni sono state spezzate dal bacio del vero amore, ma immagino che per spezzarne ben due e così potenti dev'essersi trattato di un amore immenso. Chi è la coppia con cui ci dobbiamo congratulare?” chiese Merida sorridendo.
L'intera città trattenne il fiato e si concentrò sulla fata, pronta ad accogliere il succulento pettegolezzo che sicuramente avrebbe tenuto banco per i mesi a venire.
Il sorriso di Blue non poteva essere più grande.
“Direi che le congratulazioni sono d'obbligo.” rispose Blue, serafica “Emma, Regina, non siate timide, suvvia!” aggiunse poi facendo cenno alle due di avvicinarsi al podio.
Regina, completamente bordeaux, era indecisa se teletrasportarsi a casa dall'imbarazzo o se uccidere brutalmente la fata. Optò per affondare il viso nel collo di Emma, che d'istinto la strinse a sé, protettiva, rivolgendo alla folla un timido sorriso.
Se non fossero state saldamente trattenute da tendini e pelle, molte mascelle sarebbero cadute a terra.
Ci fu un attimo di silenzio, e proprio in quell'istante Blue, nemmeno troppo sottovoce, disse a Snow e Cora “Operazione Swan Queen conclusa!”. Le tre si diedero sonoramente il cinque tra l'imbarazzo generale e gli sguardi sgomenti di Emma e Regina.
L'attenzione venne presto riportata sulla coppia più speciale della città e le due arrossirono ulteriormente, sopraffatte dall'imbarazzo e dallo sgomento.
Dopo pochi, incerti secondi di silenzio, l'intera sala esplose in un roboante coro di applausi, frasi di incitamento, ululati e fischi d'approvazione.

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Epilogo
Storybrooke, 25 dicembre

“Amore sbrigati, siamo in ritardo!” disse Jasmine trascinando il fidanzato verso la porta.
“Lo so! Sei tu che hai voluto fare la doccia insieme e mi hai distratto!” rispose Neal mentre le correva dietro carico di regali.
Il campanello suonò per l'ennesima volta e la porta si aprì verso l'appartamento stracolmo di gente.
“Buon Natale!” li accolse Snow, facendoli accomodare ed abbracciandoli tanto da fermare il respiro. I due si divincolarono maldestramente dalla presa ed andarono a salutare gli altri.
“Snow, quanto deve cuocere ancora questo arrosto?” chiese Cora guardando il forno mentre si sistemava il grembiule.
“Dieci minuti ed è cotto. Gli sformati?” si informò la moretta ritornando ai fornelli. Dalla cucina si sprigionavano profumi deliziosi.
“Li ho appena tolti, devono solo raffreddare.” sorrise Cora mescolando il sugo.
“Bambini, non correte!” rimproverò David tornando dalla cantina carico di bottiglie.
Henry, Liam e Grace lo ignorarono correndo verso il televisore. Henry aveva ricevuto in dono un videogioco ed i tre non vedevano l'ora di provarlo.
“Serve una mano con i piatti, mia cara?” chiese Blue lasciando che Gold prendesse in braccio la piccola Ivy. Neal sorrise alla sorellina e si mise a farle il solletico sul pancino, con somma delizia della neonata, che rideva felice.
“Bae! Ha appena mangiato!” dissero Gold e Moe French scuotendo la testa, mentre Jasmine li guardava divertiti.
“Tesoro, li hai tu i pannolini?” chiese Hook cullando la piccola Cora, che piangeva.
“Ora li vado a prendere!” risposero Snow, David, Spugna ed Esmeralda in coro.
Killian levò gli occhi al cielo.
“Ho detto 'tesoro'” protestò. Esmeralda rise ed andò a prendere la borsa col cambio di Cora.
“Hai già dato il tuo regalo a David?” chiese Jefferson cullando Russel e Patrick.
“Non ancora, provvedo subito!” sorrise Albert baciando il compagno ed i figli.
L'ex sovrano allungò una busta al biondo principe e David gli sorrise, piangendo calde lacrime.
“È quello che penso che sia?” chiese il biondo aprendo la busta mentre sentiva il cuore riempirsi di gioia. Spencer si limitò ad annuire. Nella busta, firmato ed autorizzato da chi di dovere, c'era una richiesta di adozione approvata.
“Grazie.. papà.” pianse David stringendo a sé Albert, che sorrise. Alla fine aveva ottenuto la famiglia che tanto desiderava. Sperò che il regalo che avevano comprato a Cora senior fosse sufficiente a dimostrare la gratitudine che provava.
“Buon Natale, figliolo. Non potevo che accettare la tua richiesta.” sorrise l'avvocato.
“Ma quelle due dove sono? Il pranzo è quasi pronto!” domandò Snow, guardandosi attorno.
“Bambini, via quella playstation. Avete sentito la nonna/zia/cognata?” disse David. I ragazzini lo ignorarono nuovamente, rapiti dalle immagini colorate.
“Mammaaaaa! Dobbiamo portare subito Regina in ospedale! Le si sono rotte le acque!” urlò Emma correndo fuori dal bagno.
Tutti i visi si girarono verso di lei.
“Le accompagno io poi torno..” sbuffò David mettendosi la giacca.
“Ma.. ma come, e gli altri?” balbettò Emma, mentre Regina, con un lenzuolo avvolto a mo' di pareo sul pancione prominente, gettava la borsa per l'ospedale addosso alla fidanzata, rischiando di frantumarle uno zigomo.
“Emma, devo solo partorire e poi è Natale! Lasciali mangiare in pace!” sbuffò Regina, con il solito aplomb che la contraddistingueva. Trascinò la bionda verso l'uscita.
“Suvvia tesorino, non possiamo mica passare il giorno di Natale in ospedale, ti pare?” disse Snow portando in tavola una pentola enorme.
“Chiudete, che fa freddo!” brontolò Henry cercando di non far morire il suo personaggio.
“Henry Daniel Mills! Spegni SUBITO quel videogioco e mettiti a tavola, ho autorizzato le nonne a picchiarti, se necessario!” rimproverò Regina, poi si girò verso Cora “ti mando un messaggio appena ho fatto. Tieni acceso quel diamine di cellulare!” disse poi.
Cora borbottò frasi sconnesse sull'ostica tecnologia del mondo moderno.
I commensali si accomodarono alle proprie postazioni, mentre nella fila di carrozzine i neonati gorgogliavano tranquilli.
“Tenetemi dell'arrosto! E anche la torta!” gridò Emma prima che la porta si chiudesse del tutto.
“Non c'è dubbio, sangue del loro sangue. Nascere il giorno di Natale proprio all'ora di pranzo? Tsk. L'arroganza di Regina ed il tempismo di Emma.” brontolò Tremotino strafogandosi di sformato.
L'intera tavolata annuì.
Cora Mills sorrise tra un boccone e l'altro. Nonostante i mille imprevisti era riuscita a dare a sua figlia il lieto fine che meritava.

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Il grosso camino della villetta a schiera crepitava quieto spandendo un delizioso calore.
Francis, ormai verso l'anno, guardava incantato le fiamme rincorrersi sopra i ciocchi di legno e librarsi verso la cappa per poi svanire nel fumo nero.
“Forza giovanotto, è ora della pappa. La mamma si è fatta in quattro anche per te!” disse pazientemente Mulan avvicinando un cucchiaio alla bocca del nipote.
Il bambino si girò verso la zia e dopo averle rivolto un sorrisone mezzo sdentato spalancò le fauci verso la pappa.
Aurora e Filippo depositarono teglie e zuppiere fumanti in tavola sorridendo all'amica. Avere ben due zie disponibili ad aiutarli con il piccolo era una vera manna dal cielo.
A fianco della cucina Pocahontas tagliava pazientemente arrosto e verdure in piccoli pezzetti per consentire a Meeko di mangiarli. Il procione attendeva, non proprio pazientemente, che la sua ciotola venisse riempita. Dopo poco iniziò a battere la ciotola vuota contro il frigorifero, guardando Pocahontas con aria interrogativa.
“Insomma, dammi il tempo di finire!” rise la mora scuotendo la testa.
“Aspetta Mulan, ti do il cambio. Ora lo porto a tavola così mangiamo tutti assieme.” disse Aurora e Mulan sollevò Francis dal seggiolone mentre Aurora la seguiva con piattino e cucchiaio.
Due braccia ormai familiari la cinsero da dietro e Pocahontas le si appiccicò addosso con un sorriso.
“Sei bellissima con un bimbo in braccio.” le sussurrò all'orecchio. Mulan arrossì da capo a piedi mentre Aurora e Filippo scoppiavano a ridere.
Depositato Francis in braccio alla mamma, i quattro si misero a tavola pronti a gustarsi le pietanze che avevano preparato.
Thump thump thump.
“Credo che dovresti aprire il regalo dei tuoi prima che iniziamo a mangiare.. è già la terza volta che si muove!” disse preoccupato Filippo rivolto a Mulan. La cinesina levò gli occhi al cielo e si avvicinò al dono incriminato.
Da quando le maledizioni erano state spezzate ben pochi avevano fatto ritorno alle proprie terre d'origine, preferendo le comodità della vita moderna. In compenso, i portali creati per il trasferimento delle persone da un reame all'altro avevano aperto nuove possibilità di lavoro ed ora Storybrooke vantava il primo servizio di consegne interportali del Maine. Molti avevano già approfittato della ditta di Jefferson, la Portals Inc., per spedire e ricevere doni nel periodo natalizio.
Data la carenza di fagioli magici, le famiglie di Aurora, Filippo, Mulan e Pocahontas non avevano raggiunto i figli a Storybrooke, ma questo non aveva impedito loro di inviare tonnellate di doni, che ora erano stipati sotto l'alto albero che decorava il soggiorno.
Mulan si chinò verso un grosso scatolone avvolto che saltellava sul pavimento tamponando gli altri regali. Il pacco presentava tre grossi fori in alto su ogni lato, dai quali usciva del sospetto fumo biancastro.
Con una mano Mulan bloccò il pacco ed esaminò il bigliettino, scritto nell'elegante calligrafia di suo padre.
La pazienza è una virtù degna solo del miglior guerriero, ma a volte anche il miglior guerriero ha necessità di riposare, cosa impossibile con un costante sottofondo di lamenti. Io, mamma e nonna speriamo che tu abbia più pazienza di noi e che possa prendertene cura.
La cinesina aggrottò le sopracciglia e con un colpo di coltellino aprì lo scatolone. Un draghetto, grosso poco meno di Meeko, saltò fuori dalla prigione di cartone ed atterrò di malagrazia sul tappeto.
“Finalmente! Mi sballottate fino qui e non mi offrite nemmeno il pranzo?” chiese il drago lisciandosi i baffi.
“Mushu!” esclamò Mulan sorridendo, poi prese l'amico tra le braccia e lo strinse a sé.

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“Oddio, se non avessi partorito pochi giorni fa penserei di essere di nuovo incinto!” sbuffò Whale massaggiandosi il pancione.
“Sono contenta che il pranzo sia stato di tuo gradimento, mio caro!” sorrise Granny versandosi del limoncello.
“Nonna, vacci piano! È già il terzo bicchierino!” protestò Ruby prelevando Gerhardt dalla sua culla per dargli il biberon.
“Oh, dacci un taglio! Ho cucinato e ho sete!” rispose Granny poi guardò la nipote che nutriva il bisnipotino “Ma ancora latte?” chiese infine.
“Eh si, il nostro Gerry ha sempre una fame da lupo!” sorrise Viktor strizzando l'occhio alla compagna cingendole la vita con le braccia. Ruby ridacchiò.
“Quando credi che inizierà a trasformarsi?” chiese il biondo carezzando il neonato e facendosi acchiappare l'indice.
“Non prima della pubertà, abbiamo tempo.” rispose la mora appoggiando il corpo contro quello del compagno e lasciando che il figlio finisse di nutrirsi.
Granny li guardava con gli occhi lucidi, un po' di commozione e un po' d'alcool. Mai avrebbe immaginato che la nipote sarebbe riuscita a costruirsi una famiglia.
“Voi due non mi avete ancora detto quando vi siete dati il bacio del vero amore però, la nonna ha il diritto di sapere!” sorrise sorniona la Lucas senior. I due giovani si guardarono spiazzati.
“È stato quando eravamo al porto? Le luci..” tentò Ruby.
“Quello era il faro!” disse Granny.
“Quando l'abbiamo fatto nella piazzola di fianco alla statale! Le luci, era quello!” disse Viktor, convinto.
“Più facile che fosse un camion. Mi state dicendo che non lo ricordate?!” chiese Granny neanche troppo sorpresa. I due scossero la testa e scrollarono le spalle.
Sbuffò. Quei due erano incorreggibili.
Eugenia Lucas si versò nuovamente da bere.

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Meno male che ho deciso di delegare la gestione del pranzo di Natale alle consorelle, non mi sarei mai liberata così presto! Pensò Blue affrettando il passo nella strada deserta. La fata si strinse nel pesante cappotto, mentre batuffoli di neve turbinavano attorno a lei.
Una mano guantata si sporse a suonare il campanello e pochi secondi dopo la porta si aprì verso l'appartamento di Glass.
“Buon Natale!” disse il moro tirandola a sé e baciandola mentre chiudeva la porta con una pedata.
Blue ricambiò il bacio con trasporto poi si staccò per riprendere fiato.
“Sei stato bravo?” chiese serafica la donna guardando negli occhi il compagno. Sidney inarcò un sopracciglio ed annuì, incerto sulle intenzioni della compagna.
“Ottimo, perché ti ho portato un regalo..” miagolò la donna.
La fata fece un passo indietro e con un rapido gesto aprì il cappotto e lo fece scivolare sul pavimento. Sidney Glass spalancò occhi e bocca, deliziato e sorpreso.
Nonostante il freddo e la neve, Blue indossava solamente un babydoll rosso con bordature di pelliccia bianche e un paio di vertiginosi tacchi, sempre scarlatti. La mora estrasse un cappello natalizio dalla borsa e se lo mise in testa, sorridendo al compagno.
“Grazie, Babbo Natale!” disse Glass ad alta voce, facendo ridere Blue.
Il giornalista caricò la donna a mo' di sacco di patate ed i due sparirono nella camera da letto.

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“L'anno prossimo ti va se chiamiamo i miei e i tuoi per natale? Fa strano sentirli solo al telefono..” chiese timidamente Eric mettendo i piatti nell'acquaio.
“Io non ti basto?” chiese Ariel facendo scherzosamente il broncio. Aveva sempre amato l'attaccamento alla famiglia del fidanzato.
“Certo che si!” si affrettò a dire il moro baciandola sulla guancia e cingendole la vita “È solo che mi manca avere una casa piena.” sorrise poi. Ariel si girò tra le braccia del fidanzato e lo baciò con dolcezza.
“Sei sicuro di quello che dici, vero? Ti ricordi le mie sorelle?” sorrise la rossa. Eric scoppiò a ridere.
“Si, in effetti ci sarebbe un bel po' di confusione!” rise il moro.
“Comunque mi sembra una buona idea, potremmo chiedere che ne pensano gli altri quando telefoneremo per gli auguri di buon anno!” disse Ariel appoggiando il viso al petto di Eric, che la strinse a sé.
“Però un'idea per avere almeno un'altra persona con cui festeggiare il natale l'anno prossimo ce l'avrei..” disse Eric carezzando il ventre di Ariel.
La rossa gli rivolse un sorriso luminoso e prima che il fidanzato potesse chiederle cosa ne pensasse lo trascinò verso la camera da letto, i piatti da asciugare ormai dimenticati sul lavello.

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“Chissà perché la madre superiora ha delegato tutto a noi..” chiese Nova strizzando l'occhio alle consorelle mentre si metteva a sedere a fianco di Leroy.
“Già, chissà!” rispose serafica Tink dandole di gomito mentre la tavolata scoppiava a ridere.
Era strano da ammettere, ma l'assenza di Blue si stava facendo sentire, specialmente ora che la mensa dei poveri era stata chiusa e che consorelle e nani si potevano finalmente mettere a tavola dopo il duro lavoro. La madre superiora aveva mangiato un boccone al volo appena finito il turno, indicato a Tink dove trovare i regali per tutti poi era sparita nella neve.
“Starà bene?” chiese preoccupato Rèmy, il fidanzato di Tink, portando in tavola una casseruola fumante.
“Certo che starà bene, è andata a trovare Glass!” disse Eolo soffiandosi il naso. Il giovane cuoco arrossì, aveva sempre creduto che la storia di Blue e Glass fosse un pettegolezzo del convento.
“Dici che ha mangiato abbastanza?” chiese Leroy sollevando la figlia all'altezza del viso e sopportando di buon grado le manine che gli tiravano la barba.
“Certo che si, vero Ingrid?” chiese Nova chinandosi a baciare le guanciotte della bambina. La piccola rise e scalciò, mentre un 'aaawww!' collettivo si sollevava da nani e suore.
“Nostra nipote nuoterà nei regali!” esclamò Gongolo alzando una pinta di birra al soffitto, presto seguito da tutta la tavolata.
“Non fatemela diventare viziata!” brontolò Leroy, conscio che tra zie e zii acquisiti sarebbe stato quasi impossibile.
“Rèmy! Ma questo piatto è delizioso!” esclamò una delle consorelle complimentandosi con il quasi genero, che arrossì.
“Non per nulla la cucina del Rabbit Hole è migliorata nettamente da quando lavora li.” sorrise Tink carezzando una guancia al fidanzato.
“Anche la mensa di quest'anno è migliorata con i tuoi consigli, sappi che ora sarai di servizio tutti gli anni!” disse un'altra fatina. Il giovane cuoco annuì felice, gratis o a pagamento gli bastava cucinare e se poteva condividere la propria passione anche coi meno fortunati ne era felice.
“In Francia ho lavorato per diverso tempo nel bistrot dei miei amici Alfredo ed Auguste, spero di aver fatto un po' di esperienza!” sorrise il francesino.
“A proposito, a che ora si connettono a skype Emìle e tuo padre?” chiese Tink tagliuzzando il gustoso arrosto che aveva nel piatto.
“Minimo tra un altro paio d'ore, saranno ancora ai secondi e fidati, finché c'è qualcosa in tavola non c'è modo di schiodarli da li!” rispose Rèmy guardando l'orologio da polso.
“Rèmy, questo piatto vegetariano è delizioso! Come hai detto che si chiama?” chiese Nova tentando di tenere le manine di Ingrid lontane dal piatto.
“Ratatuille.” sorrise l'ex topino versando da bere alla fidanzata.

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“Pongo, tieni!” disse Archie lanciando in aria un cosciotto di pollo. Il pezzo di carne descrisse un'ampia curva in aria e venne prontamente afferrato dall'affamato dalmata, che si mise a rosicchiare soddisfatto.
Il rosso si pulì bocca e mani poi si spostò dalla sedia da pranzo al divano, gettando un'occhiata alle stoviglie sporche. Avrebbe rassettato più tardi.
Sfilò le pantofole ed appoggiò i piedi sul pouf, armeggiando distrattamente col telecomando alla ricerca di qualche programma interessante.
Pongo, finito di mangiare, si sdraiò di malagrazia sull'adorato proprietario, facendolo sobbalzare.
“Pongo! Non sei più un cucciolo!” lo riprese amorevolmente Archie grattandogli un'orecchio.
Gli occhi miopi del rosso esaminarono la stanza vuota e l'uomo sospirò.
“Certo che passare il natale noi due soli è un po' triste, eh Pongo?” chiese il rosso al quadrupede “Forse dovrei davvero metter su famiglia..” disse poi.
Il cane guaì il suo assenso.

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“Forza Dylan.. dì 'nonno'..” disse per l'ennesima volta Re Mida tenendo in braccio il nipotino.
Fred e Kathryn, sdraiati sul divano, levarono gli occhi al cielo.
“Papà, ha solo cinque mesi! È presto!” sbottò Kat mentre si tirava il plaid addosso. Mida la ignorò continuando a fare facce buffe per la delizia del nipote, che ridacchiava felice.
“Questo bambino è un vero gioiello!” commentò entusiasta Mida.
“Papà!” lo rimproverò la bionda.
“Vabbé, era per dire..” rispose l'ex sovrano.
“Senti, piuttosto..” chiese poi “Ma questo bambino non dorme mai? Ha mangiato e giocato tutto il giorno ed ancora non fa una piega! Mi stenderei volentieri sul divano per un'oretta anche io..”
La sua domanda cadde nel vuoto. Kat e Fred, esausti, dormivano come tronchi.
“Tu non hai proprio intenzione di dormire, eh?” chiese sospirando Re Mida.
Dylan gli rivolse un sorriso sdentato.

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Geppetto aveva osservato la scena dalla finestra e, dopo qualche attimo di esitazione, aveva preso una decisione. Camminò silenzioso fino al cortile, dove Pinocchio stava inginocchiato di fianco ad un cespuglio, gettando pezzetti di carne e verdura in mezzo alla neve.
“Avanti, fallo entrare in casa.” sorrise l'uomo guardando il figlio. Non gli era sfuggito che il piccolo aveva fatto sparire diversi avanzi per poi scomparire in giardino a fine pranzo.
“Papà?” chiese Pinocchio girandosi, sorpreso. Credeva che il padre fosse in casa a fare un pisolino ed aveva approfittato per portare il cibo sottratto in precedenza al suo nuovo amico.
Geppetto sorrise ed annuì. In fondo avere un po' di compagnia avrebbe fatto bene sia a lui che al figlio.
“Avanti August, porta il tuo amico in casa e dagli una ciotola di latte, mentre vado in cantina a prendere una cesta ed un panno per farlo riposare.” disse l'uomo aprendo la porta di casa.
Il bambino si alzò in piedi, raggiante, e corse dentro casa gettando il giaccone sull'appendiabiti.
“Andiamo!” urlò poi mentre armeggiava in cucina.
Un micio paffuto ed infreddolito sbattè gli stivali contro lo zerbino per liberarli dalla neve, poi rivolse un elegante inchino a Geppetto, togliendosi il cappello in segno di rispetto.
“La ringrazio infinitamente per la sua ospitalità!” disse il felino accomodandosi in casa e stringendo gli occhi soddisfatto per il gradevole tepore.
Geppetto chiuse la porta ed il freddo fuori da essa e carezzò il capo del gatto sorridendo.
“Dammi del tu. Oh, e guai a te se ti fai le unghie sul divano!” disse l'uomo, serio. Il gatto sorrise e si mise a fare le fusa.

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“Bene Cenerentola, ora sparecchia e poi vai a rassettare il salotto.” disse la signora bevendo avidamente un calice di vino. Il pranzo era stato meraviglioso ma fin troppo abbondante.
“Hey!” rispose Ashley, indignata. La piccola Claire, che dormiva tra le sue braccia, si mise a piangere e la madre la cullò.
“Scusami cara, forza dell'abitudine..” rispose paonazza la matrigna mentre si alzava per dare una mano in cucina.
“Lasciala perdere Ash, ormai l'Alzheimer qui galoppa!” le disse Anastasia portando in cucina gli avanzi.Il commento le fece guadagnare uno sguardo iroso dalla madre, mentre Genoveffa scoppiava a ridere.
“Amore, dov'è il ciuccio di Alex?” chiese Sean trascinando in salotto la primogenita, che seguiva il padre imbronciata.
“Eccolo. Ma che succede?” chiese Ashley chinandosi verso la bambina. La piccola incrociò le braccia e Sean levò gli occhi al cielo.
“La tua matrigna..” iniziò, conscio che quello era il secondo natale di fila che succedeva.
“Ma'! Non avrai regalato di nuovo ad Alex una scopa, vero?” chiese Anastasia. Tutti gli occhi si spostarono sulla matrigna.
“Eh vabbé, è forza dell'abitudine!” sbottò lei, mentre i grandi la guardavano scuotendo la testa.

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“Avanti, un'ultima spinta ed è fatta!” disse il medico per la seconda volta in pochi minuti.
Un urlo squarciò la quiete dei corridoi dell'ospedale ed un pianto disperato risuonò nuovamente nel reparto di ostetricia.
“Di nuovo congratulazioni!” sorrise l'infermiera posando la bambina, pulita ed infagottata, tra le braccia di Regina. L'ex sovrana cullò la piccola finché questa non si fu calmata, le lacrime di gioia e dolore che le rigavano il volto sorridente.
Il team dei sanitari lasciò le neo mamme a coccolare le gemelline e si diresse a passo spedito verso la sala infermieri.
Un bacio dolcissimo venne posato sulla sua guancia e la bruna si girò a guardare Emma, che teneva l'altra figlia.
“Sono un disastro..” sorrise Regina, conscia del proprio aspetto dopo ben due parti.
“Non è vero, sei bellissima.” disse Emma scostandole una ciocca di capelli dal viso. Regina arrossì.
“Allora, hai deciso?” chiese la mora guardando adorante le piccole dalla (poca) chioma corvina e gli occhietti celesti.
“Zoe..” disse la bionda indicando la piccola tra le sue braccia “e Audrey!” concluse poi, carezzando la neonata che dormiva cullata da Regina.
La mora sorrise, poi si voltò verso Emma ed incollò le labbra alle sue, felice come non lo era da molto tempo.

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Non appena varcata la soglia, il dottore ed i suoi vennero accolti dallo schiocco di un tappo di spumante che si librava nell'aria, mentre il più giovane del reparto distribuiva diligentemente i bicchieri di plastica per il brindisi.
Oltre al natale, quel giorno, si festeggiava l'ultima gravidanza magica.
Una dozzina di bicchieri si levarono verso il soffitto, mentre fuori dalla finestra la luna faceva capolino da un cielo ormai scuro.

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