Il gioco di Draco

di The Fire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come il gioco ha inizio ***
Capitolo 2: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 3: *** La casa di carta ***
Capitolo 4: *** Mi presento: sono Draco Malfoy ***
Capitolo 5: *** Una realtà scomoda ***
Capitolo 6: *** Questione di prospettiva. ***



Capitolo 1
*** Come il gioco ha inizio ***


Hermione se ne andava in giro per un quartiere malfamato con il suo bel vestito rosso. Era stata una stupida ad indossare quel grazioso abito e andarsene tranquillamente in giro per quelle strade che non promettevano nulla di buono, ma non poteva fare altrimenti; infatti, si era dovuta vestire così per la festa di Ron che si sarebbe svolta nella sua stessa casa Babbana. Solo pensare a Ron le procurava una gradevole sensazione alla bocca dello stomaco, perché proprio di quel mago impacciato, la cui ambizione massima era quella di riempirsi lo stomaco ogni giornata si era andata a innamorare. Mentre questi pensieri le scorrevano in testa si accorse di una cosa: c'erano tre uomini dietro di lei che sicuramente la stavano seguendo. Non era una stupida e quegli uomini le stavano dietro già da più di dieci minuti, non si stava sbagliando. Si arrabbio con se stessa per essere venuta lì con l'idea di comprare uno stupido gioco che movimentasse la serata, e non doveva essere un gioco comune, ma un gioco speciale per un giorno speciale. Era tutta colpa del suo fottutissimo orgoglio grifondoro il motivo per cui si trovava in quella situazione: nessuno doveva vedere che lei, l'organizzattissima Hermione Granger, si stava inventando qualcosa, per la festa del suo ragazzo, all'ultimo minuto. E dove andare se non in un quartiere malfamato dove nessuno dei suoi amici l'avrebbe mai vista? Ora però non era il momento di rimuginare, doveva pensare a qualcosa e in fretta, perché se i tre individui le volevano fare realmente del male probabilmente non avrebbe fatto in tempo a tirare fuori la bacchetta rinchiusa nel fondo della borsetta con incantesimo estensivo. Sarebbe finita violentata e gettata vicino a qualche cassonetto, pensò. Già l'ottimismo non era il suo forte. Aumentò il passo ma senza correre, voleva sembrare calma anche se dentro stava scoppiando. Aveva elaborato un piano, si sarebbe intrufolata nel primo negozio aperto, una volta dentro sarebbe stata al sicuro. Aveva svoltato un altro angolo e di negozi aperti neanche l'ombra, mentre i passi continuavano incessanti dietro di lei. Ad un certo punto si accorse di essere giunta in un vicolo cieco, dove spiccava però un murales di una porta, la cosa strana era che sembrava così vera... Sentì il rumore dei loro passi in modo sempre più distinto, il cuore le battè all'impazzata, e capì di non avere altra scelta di correre verso quella che sembrava una porta ma non poteva esserlo, o si? Spinse in quel murales e.....

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Capitolo 2
*** Uno strano incontro ***


Hermione spinse il murales e si aprí un varco. La sua razionalitá le suggeriva che questo era impossibile, ma ora non poteva permettersi il lusso di pensare, doveva solo oltrepassare quella strana entrata. La porta/murales si chiuse con un tonfo dietro di lei, e finalmente la ragazza si concesse un respiro di sollievo. Davanti a lei si ergeva una vera e propria porta affiancata da un cartello su cui erano incise le seguenti parole: "Questi giochi vi porteranno in un altro mondo. " Pensó che quello era proprio uno strano cartello, insomma, quale persona potrebbe essere talmente egocentrica da affermare che i propri giochi coinvolgessero i giocatori a tal punto da catapultarli in un altro mondo? Lei non lo sapeva e sicuramente non le importava, visto che aveva raggiunto il posto tanto desiderato: un negozio di giochi. Peró c'era qualcosa che non quadrava, perché aveva una brutta sensazione riguardo a quel posto? Hermione si meraviglió di se stessa, insomma quello era solo uno stupido negozio, non c'era niente di cui aver paura, no? Con questi pensieri la ragazza oltrepassó l'entrata, annunciata dal tintinnio acuto di un campanello. Incominció ad osservare gli oggetti di quella stanza, che erano per lo piú antichi e bizzarri. C'erano giochi di tutti i tipi e di tutte le forme, molti dei quali non aveva mai visto, nemmeno nel mondo magico. Furono tante le cose che la colpirono, come ad esempio una scacchiera triangolare. Mentre guardava quell'oggetto e si era sorpresa a pensare che nemmeno Ron , per quanto fosse bravo a scacchi, avrebbe saputo destreggiarsi in una scacchiera del genere. I suoi pensieri furono interrotti non appena si accorse di una figura dietro al bancone: era un ragazzo dai capelli di un sorprende rosso fuoco, e quei due occhi che la guardavano, erano di un verde dalle mille sfumature, senbravano racchiudere un'intera foresta. Continuò a guardarlo finché non si accorse di avere la bocca aperta, probabilmente le stava colando anche la bavetta, decise così, di darsi un ritegno. Il ragazzo le si avvicino e con tono ironico, quasi come se la stesse prendendo in giro, le chiese: - stai cercando un gioco?-. Lei alzò un soppracciglio e gli rispose: -Veramente ero venuta in un negozio di giochi per una piazza-. Lui le regaló un sorriso carico di arroganza, e lei non poté fare a meno di pensare che conosceva bene sia quel suo sorriso che la sua voce. Lei gli chiese se avesse un gioco da fare in gruppo che fosse originale e divertente. Lui le fece segno di seguirlo e le mostró molti giochi, nessuno dei quali corrispondeva a quello che voleva. Il ragazzo le fece vedere perfino dei giochi da fare in coppia, quando lei le aveva espressamente chiesto un gioco che si potesse fare in gruppo. Insomma forse quel ragazzo, oltre che avere gli occhi con dentro la foresta aveva anche un cervello da babbuino, tanto per restare in tema. Forse, invece, il ragazzo stava semplicemente cercando di farla irritare. Beh, se era questo il suo intento, ci era perfettamente riuscito. Hermione, ormai stufa, disse: - credo che tu non abbia quello che cerco-. Detto questo la ragazza fece segno di andarsene, ma le parole di lui la bloccarono: -Tu vuoi un gioco unico, che ti insegni molte cose, che sveli segreti...- Lei annuí distrattamente e lui le portó una scatole bianca. Era solo una scatola ne era consapevole, ma lei ne era inevitabilmente ed inspiegabilmente attratta. Finí quindi per comprare quel misterioso oggetto. Una volta pagato si diresse verso l'entrata del negozio, quando il ragazzo le disse : - Ci vediamo alle nove- Certo che quel tipo aveva proprio uno strano modo di salutare. Con questo pensiero lasció la stanza e si diresse verso il murales, inconsapevole che tre uomini la stavano ancora aspettando.

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Capitolo 3
*** La casa di carta ***


Hermione oltrepassò il murales convinta che ormai, dopo tutto il tempo passato in quello strano negozio, i tre individui che l’avevano seguita se ne fossero andati.
Fece qualche passo e quello che vide le fece raggelare il sangue: i tre uomini erano ancora lì in fondo alla via.
Fortunatamente per lei in quel momento le davano le spalle, ma la domanda rimaneva: con tutto il tempo passato nel negozio, com’era possibile che loro fossero ancora lì ad aspettarla?
Possibile che il tempo in quel negozio si fosse fermato?
Si diede della stupida al solo pensiero, insomma andava contro ogni logica, come poteva anche solo pensare una cosa del genere?
Hermione capì subito di dover rimandare quel dialogo con se stessa a più tardi, in quel momento doveva solo pensare a svignarsela  di lì senza fare il minimo rumore.
Perché sebbene i tre loschi tipi, laggiù in fondo, la stessero cercando alla fine della via senza uscita, se avessero sentito dei rumori si sarebbero di certo voltati vedendola; e a quel punto sarebbe stata la fine.
Incominciò a camminare, piano piano,verso il bivio che congiungeva quella stramaledetta via alla strada principale.
Per completare l’opera il pavimento era pieno di vetri e pezzi di cemento, che una volta appartenevano alla strada.
-Perfetto-  pensò – sentendosi un’elefantessa che cercava di fare a slalom tra i birilli-.
Con questi pensieri continuò ad avanzare finché non mise un piede su un vetro che la fece scivolare.
Ovviamente quando il suo culo cadde maestosamente per terra fece un altrettanto maestoso tonfo che fece girare tutti e tre i simpatici personaggi verso di lei.
Mentre lei si alzava dolorosamente i tre l’avevano già raggiunta e sfoggiavano un ghigno che non prometteva nulla di buono.
Senza pensarci lei fece per lanciare la scatola ad uno di loro, ma questi quando la videro assunsero un’espressione terrorizzata e scapparono via.
Hermione rimase un attimo interdetta non capendo cos’era appena successo.
Possibile che i tre tipi si fossero spaventati per una scatola bianca?
Quella scatola che stava per portare alla festa per Ron aveva qualcosa di pericoloso?
-Oddio, la festa, Ron- pensò nello stesso momento.
Era tardissimo!
Si mise a cercare la  bacchetta nella borsa, che sembrava contenere di tutto.
Dopo buoni minuti di ricerca finalmente la trovò e si smaterializzò dentro la sua casa babbana.
Senti un buon odore proveniente dalla cucina e si diresse verso di essa, dove trovò Ginny e Luna alle prese con i fornelli.
Quando la sentirono le ragazze si voltarono e Ginny la fulminò con lo sguardo e le disse:
-Hermione Jane Granger  dove diavolo ti eri cacciata?!- , - E poi, per la barba di Merlino, sei tornata a casa rotolando?-
- Guarda come hai ridotto il tuo splendido vestito!- disse ancora Ginny con un tono lamentoso.
Hermione abbassò lo sguardo sul suo vestito e dovette ammettere che era in uno stato pietoso, sporco e con piccoli strappi qua e là.
La bruna sentì subito di dover inventare una scusa per com’era ridotto il suo abito e disse sorridendo : - Sono semplicemente inciampata-
Ginny alzò un sopracciglio e disse: - Ma per chi mi hai preso? Per quel Babbuino di mio fratello? Comunque ora vai a cambiarti, a raccontarmi tutto ci penserai dopo-.
Hermione sospirò, sapendo che con quella furba di una rossa non aveva scampo, e si avviò verso camera sua.
Mentre stava salendo sentì Luna domandare a Ginny: - Secondo te Hermione è inciampata a causa dei nargilli?-.
Quella ragazza non sarebbe mai cambiata.
Entrò in camera sua e si diresse verso l’armadio: optò per un top rosso e dei pantaloncini neri.
Una volta cambiata passò al trucco mettendosi del rossetto rosso, dell’ombretto color carne e del mascara.
Infine si sistemò i capelli in uno chignon e imprigionò fra di essi un fermaglio con una rosa rossa.
Ecco era pronta, si ammirò allo specchio e pensò di essere carina, mentre un’altra persona l’avrebbe definita bellissima.
Fece per scendere quando si ricordò della scatola e pensò di portarla giù e metterla in uno scaffale in salotto, non aveva voglia di giocarci, quell’oggetto le trasmetteva una brutta sensazione.
Stava per mettere la scatola nello scaffale  in salotto, quando qualcuno suonò alla porta e presa dall’emozione mollò la scatola su un tavolo in bella vista.
Corse ad aprire la porta ma invece di Ron trovò Harry, che abbracciò ugualmente felice.
Harry disse in tono malizioso : -aspettavi un’altra persona?-.
La ragazza scosse la testa, la rossa aveva una brutta influenza su di lui.
Intanto il ragazzo si era accomodato in salotto dove trovò anche Luna e Ginny che nel frattempo avevano finito di cucinare.
Harry diede un bacio alla sua ragazza e non appena si stacco, notò la scatola bianca e chiese: - E quella cos’è? -.
Ginny disse: - Non so, l’ha portata Hermione-.
A quel punto Hermione precisò: - quella scatola è solo un gioco -.
Allora Harry tutto contento, chissà per quale motivo disse: -Perfetto ci potremmo giocare stasera-.
Hermione stava per obbiettare ma fu interrotta dal campanello e si affrettò ad aprire la porta.
Alla soglia trovò un Neville sorridente che la salutò ed entrò in casa.
Tutti sapevano che Neville era innamorato di Luna, ma che era troppo timido per dichiararsi; mentre  Hermione  non sapeva se Luna lo ricambiasse, anche se in molti lo sospettavano, d’altra parte quando mai si capiva cosa passasse per la testa a quella ragazza?
In quel preciso momento il campanello suonò ed altri non potevano essere che Ron.
Aprì la porta e il festeggiato le apparve davanti, indossava una camicia e dei pantaloni attillati, ma la cosa che colpì di più Hermione, come sempre, fu il suo dolce sorriso, rivolto solo a lei.
Ron baciò Hermione e la ragazza pensò che Ron fosse perfetto: era una sicurezza e la faceva sentire speciale.
-Sei stupenda- le sussurrò Ron all’orecchio, e lei non poté fare a meno di arrossire.
Proprio in quel momento Ginny urlò: - Ragazzi è pronto da mangiare!-.
Così tutta la magia si ruppe quando Ron urlò: - Evvai si mangia!-.
Hermione scosse la testa e seguì Ron a tavola.
Mangiarono in armonia e una volta finito sparecchiarono.
A quel punto Harry disse: - Perché non giochiamo al gioco che ha comprato Hermione? -.
Ad  Hermione scese un brivido lungo la schiena, mentre gli altri incuranti del suo stato d’animo,  incominciarono ad armeggiare con la scatola.
Dopo poco scoprirono che più che un gioco, il contenuto della scatola sembrava una casa delle bambole smontata.
La bruna tirò un sospiro di sollievo, forse quello non era nemmeno un gioco, ma una casa per le bambole, insomma si era fatta fregare, meglio così dopotutto.
Ginny però tirò fuori le istruzioni ed annunciò a tutti che quello era un gioco.
Il gioco consisteva nel raggiungere l’ultimo piano della casa, tramite pedine, nella casa avrebbero affrontato i loro incubi; in più bisognava fare attenzione al rettile e all’uomo ombra che avrebbe cercato di ostacolarli.
Hermione osservò la pedina dell’uomo ombra e perse un battito quando si accorse che era identica al venditore di giochi.
Gli amici, vedendola fare una strana smorfia, le chiesero cosa fosse successo e lei rispose: - Quella pedina è identica al ragazzo che mi ha venduto il gioco-.
Ginny disse: - Stai tranquilla esistono dei fissati che si fanno raffigurare in quello che vendono-.
Hermione annuì, insomma doveva essere per forza così giusto?
Montarono la casa, ed anche se Hermione si sentiva ancora strana non disse nulla per non rovinare la festa.
Una volta montata la casa, i giocatori dovettero disegnare il loro volti sulle pedine; dopo di che dovettero disegnare su un cartoncino la rappresentazione della loro peggiore paura, senza però mostrarlo agli altri.
Hermione si bloccò un attimo, la sua peggiore paura era legata alla sua infanzia ed hai suoi veri genitori, non quelli adottivi.
Però questa paura ora era offuscata anche se infestava nitidamente le sue notti.
L’unica cosa che si ricordava chiaramente era una specie di soffitta dove entrava poca luce.
La disegnò e consegnò a Ginny il foglio girato.
La rossa sistemò i fogli spargendoli per la casa di carta e poi disse con voce solenne:  - ora è il momento del giuramento-.
Hermione la guardò interrogativa e Ginny aggiunse: - Il gioco dice che bisogna giurare sulla runa Uruz che il gioco è reale e che quello che succede nel gioco accade davvero-.
- NO, io non giuro- Disse subito Hermione
-E dai  Mione è solo un gioco Babbano, e poi la runa Uruz non esiste, cosa vuoi che succeda!- provò Ron.
Hermione  si rassegnò e quando venne il suo turno giurò.
-Ora ognuno di noi deve prendere una di queste carte e leggerla- annunciò Ginny mostrando un pacchetto di carte.
Il primo fu Ron che lesse: - si sentiranno dei passi al terzo piano-.
- Questa casa, però, non ha un terzo piano- disse piano Neville.
Ad un certo punto si sentirono dei passi che sembravano provenire dal tetto, Luna fece un balzo.
-Tranquilli, saranno gli scoiattoli, prendiamo un’altra carta- disse Harry ansioso.
Neville girò un’altra carta e lesse: - Ne le porte, ne le finestre si apriranno -.
Ron scatto in piedi borbottando che era ridicolo, ma quando provò ad aprire la porta non si aprì e lo stesso accadde con le finestre.
Harry era sconcertato, Luna si guardava in giro come un coniglio in trappola; mentre Neville, come in trans, prendeva un’altra carta.
A quel punto Hermione urlò: - No, Neville! Se non le leggi non si avverano! -.
Neville, però, non l’ascoltò e lesse: - L’orologio segna le nove -.
A quel punto un orologio invisibile incomincio a rintoccare : -Don , Don, Don, Don, Don-.
-Che succede?- urlò Ginny spaventata.
-Don, Don, Don-
-Non è possibile- sussurrò Harry.
-Don-
A quell’ultimo rintocco tutti si accasciarono a terra svenuti, mentre  l’orologio della sala segnava le nove.
 
Spazio autore
Ciaooooooooo, non uccidetemi per favore!
So di essere stata imperdonabile ma non accadrà più promesso! (o per lo meno avviserò)
All’inizio non ho potuto continuare la storia a causa della scuola e di kick boxing ( il mio sport), poi quando la scuola finalmente è finita me ne sono, ehm dimenticata.
Scusate ancora, comunque mi piacerebbe sapere se vi è piaciuto questo capitolo più lungo (sempre per farmi perdonare).
A presto, Raffaella
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Mi presento: sono Draco Malfoy ***


Hermione aprì gli occhi e si ritrovò distesa su un pavimento freddo e sconosciuto in un’ampia stanza ben diversa da quella di casa sua.

-Se questo è uno scherzo, allora è di pessimo gusto -  pensò.

Mentre si alzava si accorse che gli altri erano ancora stesi sul pavimento, chi più lontano e chi più vicino a lei.

Accanto a lei giaceva Ron, da cui lei si precipitò, incominciando a scuoterlo.

Ron,  piano piano, aprì gli occhi incontrando quelli ambrati e pieni di preoccupazione di lei.

-Miseriaccia Hermione, che è successo?- le chiese lui, e lei gli rispose: -Non lo so, ma vorrei tanto saperlo-.

Intanto anche gli altri si stavano alzando, alternando le espressioni da prima stupite a poi quasi terrorizzate.

Alla fine Harry chiese quello che tutti stavano pensando: -Dove diavolo siamo?-

Nessuno seppe rispondere e questo non fece che aumentare il nervosismo generale.

Ad un certo punto si sentì la voce di Ginny, che diceva con un tono insicuro: -Questi mobili sono identici a quelli che ho posizionato nella casa di carta-.

Ron che era il più nervoso di tutti la apostrofò:  -Non dire sciocchezze, come sarebbe possibile?-

-Certo che è possibile! Qualcuno ci sta facendo uno scherzo, per questo i mobili sono identici!- Disse Harry, guardando male Ron.

-E chi mai ci farebbe uno scherzo del genere?- disse Luna parlando per la prima volta.

-Ovvio- disse Hermione -Chi non altri, se non i gemelli?-

- E perché mai?- chiese  Neville sbuffando .    –Non so, forse per vendicarsi di non essere stati invitati alla festa- rispose la bruna.

- Proprio per questo non li ho invitati- disse Ron arrabbiato –Volevo una serata tranquilla-.

- Beh, mi dispiace per te, ma temo proprio che questo sarà impossibile- disse qualcuno, in un angolo buio della stanza, con voce suadente.

- Chi diavolo sei? Fatti vedere!-  disse Harry.

-Vedo che non sei cambiato, sempre precipitoso, Potter – continuò il ragazzo misterioso.

Il ragazzo iniziò ad avanzare con passo elegante e tutti trattennero il respiro.

Presto per loro fu possibile distinguere la figura, e se per tutti non significò nulla per Hermione fu uno shock: quello era il venditore di giochi ed ora se ne stava bellamente davanti a loro.

-Non capisco!- disse Harry – Io non ti conosco!-.

- O si che mi conosci- rispose lui – Solo che sei troppo fermo alle apparenze-.

-Perché vedi, l’aspetto può nascondere, ma non può cambiare chi si è veramente- continuò il giovane, che con una mossa fulminea della mano svelò il suo vero aspetto.

Allora si che tutti rimasero di sasso, quel ragazzo era Draco Malfoy!

Nessuno si era ripreso, erano ancora tutti ammutoliti dopo quella strana apparizione, così Draco ne approfittò dicendo con un sorriso sarcastico:  - Che maleducato, stavo

dimenticando i convenevoli, benvenuti nel mio Gioco!-.

-  Scusa Malfoy ma ci deve essere un equivoco, noi non volevamo fare questo gioco, in questo modo - intervenne Luna.

- Nessun equivoco - disse Draco - Voi  avete giurato che questo gioco era reale e bla bla bla, sulla runa Uruz vi ricordate?-.

- Ma noi non credevamo che il gioco divenisse veramente reale, insomma non sapevamo nemmeno che questa runa esistesse- lo interruppe Harry.

- Male Potter - disse Draco con un tono canzonatorio -Non si gioca con quello che non si conosce!-

-Ma..- fece per protestare Neville, ma fu subito interrotto da Malfoy: - Niente ma, avete giurato e ora giocate! Se siete qui ora è solo a causa della vostra stupidità-.

-Tu non ci puoi costringere!- disse Ginny.

- Oh, qui ti sbagli- ghignò Draco – All’ultimo piano di questa casa c’è una porta aperta che vi riporterà a casa,  peccato che se non l’avrete oltrepassata entro 8 ore, la porta si richiuderà per sempre imprigionandovi qui -.  

Tutti lo guardarono con sguardi d’odio, tranne Hermione che sembrava assente.

- E ora che facciamo.. – disse Neville,  parlando più che altro a se stesso.

- Semplice giocate, o vincete o perdete- disse il biondo
-
Ma tu che interessi hai a fare questo?- disse Ron infuriato  - Che cosa vuoi?-.

A quel punto Draco sorrise, non un ghigno, ma un sorriso vero:  -Io voglio Hermione,  Hermione Jean Granger-.
 
 
 
Spazio Autore

Ciao, ahahahahahaha prima sparisco per mesi e poi pubblico due capitoli di seguito, sono piena di contraddizioni eh?

Comunque, questo capitolo è breve ma decisivo per la storia, quindi spero che lo abbiate apprezzato e che mi scriviate cosa ne pensate!

A presto, Raffaella

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Capitolo 5
*** Una realtà scomoda ***


Ron  guardò infuriato, prima Draco e poi Hermione, e disse digrignando i denti: - Spero che tu stia scherzando-.

Il proprietario del gioco, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla riccia, gli rispose con un tono ironico: - Tutti qui dentro si sono accorti che non sto scherzando, ma tu non sei mai stato molto acuto, eh Weasley?

Allora il rosso gli si lanciò contro infuriato, ma a metà strada si bloccò e assunse un espressione terrorizzata, Draco sogghignò.

-Via andate via, non vi avvicinate!- Urlò Ron, che sembrava aver perso la ragione.

Hermione vide il suo ragazzo, nel panico totale, lottare contro degli essere invisibili, e decise di accorrere in suo aiuto.

Non fece in tempo ad avvicinarsi troppo, che Ron emise un altro urlò: -No, non ti avvicinare Mione o prenderanno anche te! - , Hermione incurante continuò ad avvicinarsi, - Non osate sfiorarla, state lontano da lei, insetti schifosi! – continuò un balbettante Ron.

Hermione capì, in quel momento, che Ron stava vedendo dei ragni intorno a lui; con questo si spiegava perché fosse così terrorizzato: lui aveva sempre avuto paura dei ragni, fin da bambino.

Rimaneva però una grande incognita: Esistevano veramente quelle creature intorno a lui? E se si, come mai le vedeva solo Ron?
In quel momento Harry sbraitò in direzione di Draco: - Che cosa gli hai fatto?-.

-Vedete- disse Draco – In questo mondo ci sono un sacco di realtà scomode, io stesso sono una realtà scomoda, quello che gli ho fatto non lo potete sapere, perché fa parte di un qualcosa che il Ministero preferisce nascondere, sapete per far dormire a tutti sogni più tranquilli- finì la frase facendo un amaro sorriso.

Tutti si scambiarono sguardi interrogativi, non capendo ancora il significato delle sue parole.

-Vi basti sapere, per ora, che in questa notte scoprirete molte cose, e che la verità, una volta raggiunta è irrimediabilmente forte- disse il biondo –Forte come un vento che spazza via tutte le tue convinzioni- aggiunse il biondo forse più per se stesso.

In quel momento un vento fortissimo raggiunse tutta la sala ed Hermione chiuse gli occhi.

Quando li riaprì si rese conto di essere rimasta da sola, da sola insieme a lui.
 

Hermione si sentiva disorientata e scossa, ma ovviamente, non volendo far trapelare questi sentimenti, assunse davanti al ragazzo uno sguardo fiero.

Questo comportamento della ragazza fece sorgere un sorriso spontaneo nel viso del biondo, che pensò: - Non sei cambiata affatto, Hermione -.

I due rimasero a fissarsi per un po’, quando Draco interruppe il silenzio dicendo: - Il mondo è ingiusto, non è vero, Hermione?-.

Hermione lo guardò con stupore, non si aspettava proprio che il Serpeverde se ne uscisse con una frase del genere.

Visto che Hermione non rispondeva il ragazzo continuò con tono ironico: - Io sono sempre vissuto nell’illusione, l’illusione di essere perfetto,di seguire dei principi giusti, di avere una famiglia unita.. -.

La riccia si sentì confusa, non capiva dove volesse andare a parare il biondo.

Intanto il ragazzo riprese a parlare: - Poi un bel giorno, successe un qualcosa, qualcosa che sconvolse la mia vita, vidi in un attimo tutti i miei punti fermi andare in fumo; persino adesso ci sono pochissime questioni del quale sono sicuro, sai quale l’unica realtà per la quale non ho nessun dubbio, Hermione? L’amore che provo per te -.

Hermione si riscosse e l’apostrofò: - L’amore che provi per me? Ti prego non farmi ridere, dopo anni e anni di insulti vuoi farmi credere di provare per me un sentimento tanto forte? E poi com’è che mi chiami Hermione, fino a poco tempo fa, non preferivi forse chiamarmi Sporca Mezzosangue, o mi sbaglio? -.

Draco le sorrise allegramente, il cambio d’umore del ragazzo disarmò la Grifondoro.

-Adesso ti racconterò una storia- disse lui.

-C’era una volta un ragazzo dai genitori Purosangue, che se ne andava in giro a sventolare la sua superiorità rispetto ai Mezzosangue ogni volta che poteva, questo ragazzo era convinto che fosse  il suo stato di sangue a determinare chi era, insomma, per lui era ovvio che se fosse nato Mezzosangue sarebbe stato sicuramente meno talentuoso, meno intelligente,  meno tutto.   
                                                                                                                           
C’era solo una cosa, o forse meglio dire una persona che intaccava questa sua teoria perfetta, una ragazzina che gli teneva testa per intelligenza, ma che in qualche modo era migliore di lui.                              

Il ragazzo non si spiegava la cosa, com’era possibile che una ragazzina Mezzosangue fosse migliore di lui?                                                                                                          

Poco tempo dopo il ragazzo giunse alla conclusione che la ragazza fosse solo un eccezione, si proprio così, l’eccezione che conferma la regola.                

Proprio per questo il “Purosangue” incominciò ad osservare la Mezzosangue come un qualcosa di raro, che certo andava disprezzato, ma che era unico nel suo genere.                                                                                                                                                                                                                            

Più la osservava, più si rendeva conto di quanto lei fosse speciale, sempre pronta ad aiutare chi aveva bisogno, così buona e gentile, ma  quando serviva era la prima a tirar fuori una forza e un’audacia decisamente disarmante; in poche parole lei era tutto quello che lui non aveva il coraggio di essere.        

Da quei giorni passò molto tempo e il ragazzo continuava a provare quella sorta di “ammirazione” che non voleva classificare in nient’altro.                     

In quegli anni successero tante cose, eventi negativi continuarono ad accadere, e le distanze tra il ragazzo e la ragazza aumentarono, fino a che, a separarli non sorse come un muro invalicabile; un muro formato da pregiudizi,  angosce, terrore, codardie e falsità. 

Finalmente il periodo buio finì ed iniziò una nuova era, dove però, non c’era spazio per il ragazzo e la sua famiglia.                                                                

Il padre del ragazzo era molto malato, ed un giorno in punto di morte l’uomo confessò al figlio : - Io non sono il tuo vero padre-.                                          

Il ragazzo era sconvolto dal dolore, un po’ per la morte di quello che aveva sempre creduto suo padre, un po’ per la notizia appena appresa.                      

Molto tempo dopo quando il dolore diede spazio alla lucidità il ragazzo pensò: -Quindi molto probabilmente io non sono un Purosangue, eppure questo non cambia ciò che sono, perché sono sempre io?                                                                                                                                                               

Non dovrei essere così, probabilmente sono un mezzosangue, ma io non sono diverso da mia madre o mio “padre”, non sono diverso da tutti i Purosangue che ho frequentato, e se
davvero lo fossi, se effettivamente fossi inferiore a tutte le persone che mi sono sempre state intorno, perché non lo hanno mai notato?                                                                                                                                                                                                                    

Possibile che tutto quello in cui ho sempre creduto sia solo una convenzione della società in cui vivo?                                                                                                                              

Possibile che Mezzosangue e Purosangue siano solo due misere parole prive di significato? -.

Finito di raccontare la storia e i pensieri del ragazzo, Draco lanciò uno sguardo significativo ad Hermione e le disse: -Come avrai già capito quel ragazzo ero io-.    

La riccia annuì e gli chiese con voce insicura: - Draco chi è il tuo vero padre? -.

-Il mio vero padre si chiama Dylan ed è un Uomo Ombra- Le rispose il biondo, impaziente di vedere la sua reazione.

La ragazza assunse un’aria sorpresa, uomini ombra? Esistevano solo nella mitologia, sicuramente se fossero esistiti realmente lei ne sarebbe stata a conoscenza.

Draco le rivolse un sorriso canzonatorio e concluse: - Non sapevi della loro esistenza vero? Deve essere difficile per te ammetterlo, sono sicuro però che hai letto qualcosa al riguardo, su qualche libro di Mitologia, giusto?-.

Hermione non ci poteva credere, come poteva essere vero quello che le stava dicendo?                                                                                                  

Com’era possibile che il Mondo Magico non ne fosse a conoscenza?                                                                                                                                        

Però tutto combaciava: aveva letto che gli uomini ombra erano esseri cattivi e capricciosi, dotati di poteri enormi e di una pericolosa bellezza.                      

Draco aveva dato prova di avere tutti questi requisiti, infatti quella sera aveva fatto largo uso dei suoi poteri senza usare alcuna bacchetta, che fosse cattivo e capriccio lo sapeva benissimo, e la sua bellezza, solo un cieco non l’avrebbe notata.  

In seguito a questo ragionamento Hermione giunse ad una conclusione che la spaventò più che mai: - Questi esseri sono di una pericolosità unica, da fare invidia a Voldemort, e se davvero esistono, siamo tutti nei guai -.

Draco, capendo benissimo cosa le passasse per la testa, le regalò un sorriso pericoloso ed incomiciò ad avvicinarsi lentamente verso di lei.

Hermione indietreggiò fino a ritrovarsi con le spalle contro al muro dove lui piantò le sue breccia impedendole ogni via di fuga, ed avvicinandosi con la bocca al suo orecchio le sussurrò con tono suadente : - E’ l’ora di ritornare al gioco, sai Hermione, tu sei il personaggio principale -.

Pochi secondi dopo Hermione si trovò da sola, lui era sparito, ma non si era portato via con sé i battiti accelerati del cuore di lei, che sembravano rimbombare in quell’immensa stanza.

 

Spazio autrice

Mi dispiace immensamente del ritardo che ho avuto, ma ero in vacanza, dove pensavo di poter utilizzare lo stesso un PC, invece non ho potuto.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
Cooooomunque, questo capitolo strappa un bel po’ di rivelazioni, spero di essere stata chiara, se avete qualche dubbio non esitate a chiedere.                                                                                                                                                                                                                                                                  

Spero che mi diciate cosa ne pensate di questo capitolo.


A presto, Raffaella.                      

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Capitolo 6
*** Questione di prospettiva. ***


D’ora in avanti alternerò i POV dei personaggi, al racconto in terza persona, per rendere le cose più interessanti, poi fatemi sapere come preferite la storia.
 

POV HERMIONE :

Buio, è completamente buio, ma so di essere sola, in questa stanza rimbomberebbe persino un respiro.

Perché tutto questo? Non capisco, non capisco nemmeno il fatto di non riuscire capire, per una come me è possibile.

Non ho la situazione sotto controllo, e questo mi fa arrabbiare, non so come comportarmi, non ho letto nessun manuale su come agire in una situazione del genere.

Malfoy.

Si, Malfoy, quell’emerito idiota, come poteva farle una cosa del genere?

Dopo tutti gli anni passati a fare la gara per chi inventasse l’insulto più pungente e originale, lui se ne usciva con il fatto che l’amava.

Certo amore, come no, sicuramente quel furetto non sa cosa voglia dire AMARE, sarà solo eccitato per il suo nuovo “giocattolino”!

 Si, era ovvio che per lui, lei fosse solo un oggetto!

Oh, ma non l’avrebbe avuta vinta, lui avrebbe capito a sue spese che quando si gioca con Hermione Granger non se ne esce illesi.

Soprattutto se si gioca con il suo orgoglio e la sua dignità, perché era questo che lui stava facendo, stava aspettando che lei gli chiedesse in ginocchio di finirla con quel terribile gioco.

Beh se era questo che si aspettava, nell’attesa gli sarebbe cresciuta una barba da fare invidia a Silente!

Ora però, devo calmarmi e pensare a come raggiungere gli altri.

In quel momento una frase mi balenò in testa, improvvisa e disarmante : “ Il gioco dice che bisogna giurare sulla runa Uruz che il gioco è reale e che quello che succede nel gioco accade davvero”.

Una frase detta da Ginny poco tempo prima, che riuscì a spazzare via com’era arrivata la mia sicurezza.

Tutti loro possono farsi male, forse perfino morire ed è colpa mia.

E’ a causa mia se siamo finiti in questo sadico gioco, tutto questo è stato organizzato per me, gli altri sono qui solo perché hanno a che fare con me.

-Esci fuori stronzetto platinato, questo gioco è per me vero? Allora libera gli altri e affrontami ad armi pari, codardo!-

Dopo aver urlato questa frase con tutto il fiato che avevo in corpo, con “l’impeccabile” educazione per cui una volta ero nota, si poteva dire che tutto il mio autocontrollo fosse andato a farsi benedire!

Ancora furente, mi appoggiai al muro per aiutarmi a schiarire le idee, giusto in tempo per sentire un sonoro “click” seguito dall’apertura di un varco dietro di me.
 Precipitai nel vuoto.

Intanto qualcuno si stava divertendo immensamente.
 

POV DRACO :

Eccola li, la mia Hermione, che si guarda intorno spaesata.

Sembra pensierosa : -Sicuramente in quel cervello si stanno fiondando un sacco di domande a cui lei, ancora, non può risponde, questo la farà svalvolare- pensai sorridendo a mia stessa insaputa.

Presi del Vino elfico, lo versai in un bicchiere finemente ricamato e incominciai a bere, quando ad un certo punto la sentii urlare: - Esci fuori stronzetto platinato, questo gioco è per me vero? Allora libera gli altri e affrontami ad armi pari, codardo!-.

Quasi mi strozzai, dovevo ammettere che quella ragazza riusciva sempre a sorprendermi.

C’erano delle parti di lei così chiare ed esplicite che potevo capirle con un solo sguardo, altre parti di lei, invece, erano così complesse che, quando provavo a comprenderle, mi ritrovavo come in un labirinto, e quando ero ad un solo passo dal finirlo, mi ritrovavo magicamente al punto di partenza.

Sembrava essersi calmata, si adagiò ad un muro.

Sul bel volto di lei vidi dipingersi un’espressione di sorpresa e poi cadde, nel vuoto.
 

POV HERMIONE :

Caddi su dei cuscini molto morbidi, li guardai meglio: nella fodera ero raffigurata io con l’espressione sorpresa, nel momento in cui stavo per cadere.

-Ottimo mi prende pure per il culo- pensai.

Mi alzai e osservai il corridoio in cui mi trovavo: era abbastanza illuminato grazie a delle lanterne che volteggiavano in aria, le pareti erano verdi con degli strani disegni dorati, in più,  spiccava un tappeto rosso con rifiniture argentate, questo era disteso sotto i mie piedi ed andava ad adagiarsi fino al limite del corridoio.

Era strano ma pensai che tutto questo mi doveva far venire in mente qualcosa, sciocchezze no?

Ad un certo punto le luci delle si affievolirono, fino quasi a scomparire.

In quel momento sentii dei passi che si avvicinavano, a causa della poca luce non riuscivo a capire da chi provenissero.

Mi misi all’erta, poteva succedere qualunque cosa, dopotutto quella maledetta casa racchiudeva i loro peggiori incubi.

Pensare di scappare era inutile, dietro di me il corridoio trovava la sua fine.

I passi si fecero più secchi e maggiormente udibili, il mio coraggio Grifondoro mi impedì di tremare.

Non ci credetti! Quella persona aveva dei lunghi capelli rossi, che risplendevano riflettendo la poca luce.

-Ginny-  urlai, prima di correre ad abbracciarla.

In quel momento la luce ritornò normale.

Continuai ad abbracciarla, fino a che la proprietaria del corpo, che stavo stritolando, non disse : -Si, si anche io sono contenta di vedere che stai bene, ma se continui così, penso che morirò asfissiata-.

Solo allora lasciai la rossa per assicurarmi che stesse effettivamente bene.

Aveva i capelli in disordine come non mai, il mascara che le colava da un occhio; e che dire dei vestiti, erano sgualciti e  con qualche taglio qua e la.

 Sebbene tutto questo, la sua amica, era riuscita in qualche modo a non perdere la sua abituale eleganza.

-Senti Herm- mi disse –ma da dove sei sbucata, insomma, è mezz’ora che faccio avanti e indietro in questo corridoio, e qui non esiste alcuna porta-.

Le spiegai tutto, le riferii per filo e per segno la conversazione con Malfoy, tralasciando ovviamente, il fatto che mi era venuto così vicino da farmi battere il cuore all’impazzata.

A fine spiegazione lei mi sembrò soddisfatta quanto pensierosa, finché non mormorò: -Ho sempre pensato che in lui ci fosse qualcosa di più, di quello che realmente fa trasparire-.

La guardai interrogativa e lei scosse la testa dicendo: - Comunque devi ammettere che Malfoy è diventato seriamente un gran figo!-.

Io la fissai sconcertata dicendole: -Solo tu potresti dire una cosa del genere, in momenti come questi! E poi non pensi ad Harry?.-

-Certo che penso ad Harry, ma ce li ho ancora gli occhi!- continuò la rossa, con un sorriso furbetto.

Non è possibile, perché ad ogni persona che conosco manca qualche rotella?

-E poi trovo abbastanza romantico che abbia organizzato tutto questo per te-. proseguì Ginny

Ok, è ufficiale a lei mancano tutte.

-Senti comunque, da quanto mi hai detto, siamo qui per affrontare i nostri peggiori incubi, allora perché non è ancora successo niente?-. disse la rossa, mettendo fine ai miei sproloqui mentali.

-Già, è davvero strano- dissi.

- Vorrei affrontare subito il mio incubo, almeno mi leverei il pensiero, aspettare e basta è una vera tortura- si lamentò la mia amica.

In quel momento davanti a loro si materializzò una porta, dove si poteva ben distinguere una foto di Ginny fissata al legno tramite un chiodo.

Ma la foto non era l’unico elemento che si notava in quella porta, anzi, era ben visibile una frase, scritta con quello che sembrava sangue e recitava : “Attenta a quello che desideri, piccola Weasley”.
 

SPAZIO AUTRICE
Innanzi tutto devo dire che questo capitolo è stato partorito di notte, spero che per questo non ne abbia risentito.
Poi beh, sono in ritardo come al solito, causa scuola e una sorella psicopatica a cui da noia il ticchettare del computer.
Detto questo, ho voluto fare un esperimento, cioè quello dei POV.
Che ne dite? Vi piace più così la storia, o la preferivate come prima? Oppure vi piacerebbe di più se alternassi?
Per favore, ditemi cosa ne pensate al riguardo.
Con questo credo che abbiate capito il perché del titolo, se non è così non esitate a chiedere!
A presto, Raffaella.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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