La Regina di Ghiaccio di MiakaHongo (/viewuser.php?uid=77471)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sogno ***
Capitolo 2: *** Jack Frost! ***
Capitolo 3: *** Paura o Divertimento ? ***
Capitolo 4: *** Palle di Neve ***
Capitolo 5: *** Credere alle Favole ***
Capitolo 6: *** Let it go ***
Capitolo 7: *** Let Her go ***
Capitolo 8: *** La Festa ***
Capitolo 9: *** Tra Sogni e Incubi ***
Capitolo 10: *** Sciogliere un Cuore di Ghiaccio ***
Capitolo 11: *** Confessioni ***
Capitolo 12: *** La Cruda Verità ***
Capitolo 13: *** La Scelta ***
Capitolo 14: *** Nero come Pitch ***
Capitolo 15: *** Blu come Hans ***
Capitolo 16: *** Rosso come la Rabbia ***
Capitolo 17: *** Bianca come la Neve ***
Capitolo 18: *** Freddo come Frost ***
Capitolo 1 *** Il sogno ***
njelsa
Jack Frost si ritrovò
immerso in una vasta distesa di neve fresca. Intorno a lui si ergevano
gelide mura di solido ghiaccio, e fiocchi di
candida
neve scendevano impetuosi dal cielo, trasportati da un vento ghiacciato.
Normalmente sarebbe stato a suo agio in un
ambiente del genere, ma questa volta era diverso, come se quel
ghiaccio e
quella neve non fossero opera sua, il che lo faceva sentire
terribilmente a
disagio.
Finché non senti un sussurro: "Oggi
nascerà una bambina con
poteri simili ai tuoi"
Jack rimase immobile,
senza fiato, non
riusciva a credere a quello che aveva appena sentito; ma subito un
pensiero
prese il sopravvento sui tanti altri che stavano iniziando ad
affollarsi nella
sua mente: chi era stato a parlare? Intorno a lui non vedeva nessuno!
Possibile che fosse stata la luna?
Immediatamente il suo sguardo si rivolse verso
l'alto, in mezzo alla bufera riuscì a scorgere la sagoma
circolare e luminosa
della luna, la cui luce si fece sempre più accecante, fino
a costringendolo a
chiudere gli occhi.
Jack trasalì, scattò in piedi sbarrando gli
occhi, il che gli risultò
strano, dato che credeva di essere già in piedi. Si
guardò intorno, ma era in
uno scenario totalmente differente da quello in cui credeva di essere
poco fa:
si trovava ai piedi del suo albero preferito, vicino al lago ghiacciato
dove
diversi anni fa aveva salvato sua sorella.
Fu allora che capì:
quello di prima era stato solo un sogno! Eppure dentro di lui sentiva
una
forte sensazione, come se ci fosse del vero nelle parole udite nel
sogno, al
solo pensiero il suo cuore iniziò a battere forte
dall'emozione ma non capì se
fosse per paura o per gioia, infatti pensieri contrastanti iniziarono a
prendere il sopravvento su di lui:
Esisteva davvero
quella bambina?
Aveva davvero poteri simili ai suoi?
Forse avrebbe finalmente trovato qualcuno con
cui divertirsi, e che lo avrebbe davvero capito.
O forse questa bambina rappresentava una
minaccia? Come avrebbe usato i suoi poteri? Poteva interferire in
qualche modo
con i suoi e con il suo "lavoro"?
A quel pensiero una
sensazione orribile lo
pervase, come se questa bambina gli potesse togliere qualcosa che
sentiva solo
suo! Era forse...invidia?
E se con poteri
del genere cercasse di fare
del male ai suoi amici? O addirittura prendere il suo posto?
Il panico lo pervase, o
forse era meglio dire,
la paura. La paura di restare nuovamente da solo, di non essere
più
considerato speciale, o peggio, di non essere considerato affatto!
Magari i
bambini avrebbero iniziato a credere in lei! In una sottospecie di
"Regina
di Ghiaccio"! Dimenticandosi totalmente di Jack Frost, e lui sarebbe
tornato di nuovo...invisibile!
Jack si bloccò come congelato, gli sembro come
se il suo cuore per qualche istante avesse cessato di battere,
passò qualche
minuto, poi Jack scosse con decisione la testa.
"Che cavolo stai pensando Jack? Stai
facendo correre troppo la fantasia! "
disse tra sé e sé; si fermò, fece un
bel respiro, e il suo cuore ritornò
a battere in maniera normale; quindi alzò lo sguardo verso
il cielo e fissò
l'enorme, luminosa sagoma circolare della luna.
"Allora?
Eri davvero tu a parlarmi nel sogno?
" Le chiese a voce alta.
Aspettò un po' ma il silenzio fu l'unica risposta che
ricevette.
"Cioè fammi
capire, non mi parli per secoli e poi decidi di
parlarmi in sogno neanche in modo tanto chiaro?"
Ancora una volta nessuna risposta.
Jack esasperato
tirò un sospiro, poi il suo
solito sorriso beffardo tornò sul suo volto.
"Sei il solito chiacchierone a quanto
vedo! Va bene, vorrà dire che dovrò andare da
solo per vedere se esiste davvero
questa "Regina di Ghiaccio"!"
Detto ciò, alzò il bastone che portava sempre
con sé, e parlò di nuovo, ma questa volta rivolto
al vento:
"Portami da lei!"
Un forte vento lo avvolse e lui si lasciò
trasportare, sorvolando la neve, fino ad arrivare ad un villaggio:
Arendelle.
Jack si lasciò guidare dal vento, Arendelle era un paesino
grazioso e in
quel periodo era coperto di neve; decisamente uno dei suoi panorami
preferiti!
Le luci accese delle finestre delle case, illuminavano il paesaggio,
che
sovrastato dalla luna offriva uno scenario davvero incantevole.
In una visita normale, Jack si
sarebbe fermato
a ghiacciare il paesaggio, per renderlo ancora più
incantevole o a giocare con
i bambini, per farli divertire con la neve; ma era lì per un
altro scopo, e
inoltre iniziava ad avvertire una strana sensazione: più si
avvicinava alla
città e più iniziava a percepire la presenza
della bambina, come se potesse
percepire il ghiaccio che era in lei.
Si chiese se non fosse solo suggestionato dal
sogno, ma c'era un solo modo per scoprirlo: seguire quella sensazione!
E così
fece, cercando di capire in che direzione diventasse più
forte.
Ad un certo punto la percezione diventò
fortissima.
"Ci siamo dovrebbe essere davant-"
Non riuscì a finire di formulare il pensiero,
perché si ritrovò davanti ad un enorme castello;
con la bocca spalancata sgranò
gli occhi incredulo. Quando aveva scherzosamente soprannominato "Regina
di
Ghiaccio" la bambina del sogno, non si era poi allontanato troppo dalla
realtà.
Una volta ripreso iniziò ad affacciarsi alle
innumerevoli finestre del castello, nella speranza di poter scorgere la
bambina,
ma senza risultato. Finché non sentì quello che
sembrava il verso di un
neonato.
Salì in quella direzione, ed affacciandosi alla finestra da
cui aveva
sentito il rumore scorse
una donna con
in braccio una bambina , dagli occhi color del ghiaccio. Vicino c'era
anche
quello che doveva essere il padre
La madre si rivolse preoccupata al marito, che
gli dedicò un sorriso pieno di gioia.
"Caro, la bambina sembra stare bene ma è
molto fredda, sono preoccupata!"
Il sovrano cambiò subito espressione e pose
velocemente una mano sulla bambina.
"E' vero sembra fredda! Domani farò
venire il medico, ma vedrai, sono sicuro che non è niente di
grave" disse
più per tranquillizzare la moglie che per altro; sembrava
non crederci davvero
neanche lui.
"Ora riposa, mia cara" aggiunse
posandole un leggero bacio sulla
fronte.
Jack si preoccupò: in effetti era la
sensazione di freddo che lo aveva condotto fino alla bambina, e ancora
adesso
percepiva in lei la forza del ghiaccio; ma come poteva una bambina
così piccola
avere dei poteri? Era assurdo!
Fissò nuovamente la bambina, che girò la testa
verso la finestra. Sembrava fissarlo, e all'improvviso
scoppiò in una
dolcissima risata. Jack sapeva bene che probabilmente la bambina non
poteva
vederlo, ma quella risata gli scaldò il cuore, e si
sentì uno stupido ad aver
avuto paura di lei, e averla etichettata brutalmente "Regina di
Ghiaccio".
Si era dimenticato l'effetto che facevano su
di lui i sorrisi dei bambini! Ricambiò il favore e un po'
imbarazzato accennò
un saluto con la mano.
Ancora felice, ma confuso si scostò dalla
finestra, e si lasciò trascinare dal vento
ma questa volta, verso casa.
Non so chi tu sia.
Non so cosa tu sia.
Ma lo scoprirò.
Jack
decise che sarebbe tornato a far visita alla bambina, almeno, per
trovare le risposte alle sue domande.
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Bene
ragazzi questa è la prima fanfic che scrivo dopo secoli
quindi
siate buoni ! Se
leggete la fic e vi
piace commentatela! Lo so non sono una grande scrittrice ma mi fa
piacere
sapere che qualcuno è interessato a ciò che
scrivo! Se avete consigli da darmi
fatelo pure , voglio migliorare se possibile! Spero la storia vi stia
piacendo!
Cosa succederà adesso secondo voi?
Adoro Jack ed Elsa come personaggi e dovevo per forza fare una fic con
loro due ! Inoltre ritroverete anche altri personaggi di entrambi i
mondi!
Un grazie speciale a HaguChan che mi ha dato ottimi consigli per
scrivere al meglio i primi due cap!
E un grazie speciale a voi che leggete la mia storia! A prestissimo col
cap 2 !
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Capitolo 2 *** Jack Frost! ***
Cap2
Quando
Jack tornò a fare visita alla bambina,
presto, imparò anche il suo nome: Elsa.
Dopo tre anni, la piccola ebbe anche una
sorella, di nome Anna, ma con lei, il ragazzo non notò
niente di strano: nessun
potere particolare, e nessuna strana sensazione di ghiaccio.
Iniziò a pensare
di essersi sbagliato, o che forse quella bambina come tutti i
guardiani,
avrebbe avuto i suoi poteri solo in futuro, come era giusto che fosse;
ma allora
perché la luna (ammesso che fosse stata lei) gli aveva
mostrato quel sogno?
Jack si
stava incamminando nuovamente verso il castello, era da molto tempo che
non
vedeva Elsa.
In quei giorni era stato impegnato con
l'arrivo dell'inverno, ma per una volta cercò di dimenticare
i dubbi che lo
attanagliavano, e si avviò alla ricerca di Elsa, volando da
una finestra
all'altra. Finalmente la trovò, era nel salone, che giocava
con sua sorella
Anna . Entrambe ridevano di gusto, a quella scena Jack sorrise: le
trovava
adorabili!
Anna chiese alla sorella "Fa' la magia fa la magia, fa la
magia!"
Elsa iniziò a roteare
le mani formando una
piccola palla di neve, poi alzando il braccio la scagliò sul
soffitto; la palla
si dissolse in una soffice nevicata che coprì l'intera
stanza.
La sorella più piccola era felicissima, Jack
invece osservava la scena incredulo, senza fiato; come uno che crede di
star
sognando ad occhi aperti.
Come è
possibile? Come può una bambina della
sua età avere questi poteri?
Elsa poi sbatte un piede a
terra e creò un
pavimento ghiacciato; questa volta sia Anna che Jack rimasero
esterrefatti
entrambi.
Elsa sei
incredibile!
"Elsa sei bravissima! mi
sto divertendo
un mondo!" urlò di gioia Anna.
Jack sorrise, e prese quella frase come una
sfida " Non hai ancora visto niente! se si tratta di divertimento io
sono
un maestro!" disse rivolto alla piccola Anna entrando nella stanza. Ma
nessuna delle due poteva vederlo, e questo lo deluse un po'.
"Oh andiamo ma che storie vi racconta vostra
madre? Io sono Jack Frost! e ora vi farò vedere come ci si
diverte
davvero!".
Così ogni volta che Elsa creava della neve,
Jack la aiutava in modo da intensificarne l 'effetto, anche se a volte
sembrava
davvero non averne bisogno.
I tre continuarono a ridere e giocare assieme,
nonostante Jack non potesse esser visto; finché ad un certo
punto Elsa non
scivolò , colpendo per sbaglio Anna che cadde a terra. Il
cuore di Jack si gelò
assieme a quello di Elsa, che corse a soccorrere la sorella disperata.
Elsa gelò tutta la stanza, e Jack sentì il
ghiaccio in lei crescere con una forza incontrollabile, esattamente
come la sua
disperazione.
Il ragazzo si accorse di stare male; sentiva
una fitta al petto, come se potesse provare gli stessi sentimenti di
Elsa. Forse
perché la capiva più di chiunque altro in quel
momento, forse perché anche lui
si sentiva in colpa...in colpa per non aver fatto nulla, per essersi
solo
divertito, per aver permesso che il ghiaccio facesse del male a
qualcuno.
Seguì preoccupato i genitori che andarono dai
troll delle montagne, che riuscirono per fortuna a guarire Anna.
Jack si sentì sollevato, ma non del tutto.
Percepiva in Elsa un cuore di ghiaccio che diventava sempre
più forte, sempre
più freddo e gelido, dominato dalla paura e dalla
solitudine... due sentimenti
che conosceva fin troppo bene, e che avrebbe voluto nessuno provasse
mai,
specialmente Elsa.
In quei giorni fece visita quasi tutte le sere
alla bambina, ma suo malgrado, la situazione non migliorava. Anzi! Elsa
si era
isolata da tutto e da tutti, e provava disperatamente a controllare i
suoi
poteri; cosa che però le riusciva sempre meno. Jack sentiva
una stretta al
cuore nel vederla così. Tentò in tutti i modi di
far tornare il sorriso alla
bambina, quel sorriso che adorava tanto; provò a far
nevicare fuori per
spingerla ad uscire, ma per quanto Anna glielo chiedesse, Elsa sembrava
determinata a rimanere nella sua camera. Provò anche a far
nevicare nella sua
stanza, per tirarla su di morale; ma serviva solo a deprimerla di
più, perché
pensava di essere lei la responsabile, così smise di farlo,
ormai la neve non
era più divertente.
Così Jack si limitò a guardarla dalla
finestra, desideroso di poter trovare un modo di aiutarla.
Una sera, la madre entrò nella camera della bambina.
"Elsa, è ora di andare a letto che
fai?"
Elsa iniziò a singhiozzare, Jack, che
osservava la scena fuori dalla finestra, trasalì.
"E' inutile per quanto ci provi, non ci
riuscirò mai a controllarlo, è impossibile!
nessuno è come me sono un
mostro!"
La madre fisso Elsa con uno sguardo triste e
impotente, simile a quello del ragazzo.
Poi ad un tratto il viso della regina si illuminò, si
chinò verso la
bambina asciugandole dolcemente le lacrime e disse.
"Non è vero ti sbagli!"
Elsa smise di piangere e fissò la madre
dubbiosa.
"Qualcuno come te c'è!"
La bambina non capiva.
"Jack Frost!"
Jack sussultò nel sentir pronunciare il suo
nome.
"Jack Frost può gelare strade e palazzi e
può far nevicare proprio come te! anche lui ha avuto
problemi coi suoi poteri
all'inizio, ma poi con dedizione ed impegno ha imparato a controllarli!
Quindi,
se lui ce l'ha fatta ce la puoi fare anche tu!"concluse la madre.
"Davvero esiste Jack Frost? " chiese
dubbiosa la bambina.
"Ma certo! Mi ha pure salvato la vita
anni fa! Ed è lì che l ho visto!"
Jack non sapeva quanto di ciò che diceva la
regina fosse vero o inventato, ma gli occhi di Elsa si spalancarono ed
iniziarono a brillare di gioia; un sorriso si allargò sulle
sue labbra, lo
stesso che tempo fa era capace di scaldare il cuore di Jack.
"E dimmi ,dimmi come è fatto questo Jack?
Che aspetto ha?"
Al sentire il suo nome pronunciato dalla
piccola Elsa, inspiegabilmente il suo cuore gli iniziò a
battere forte.
"Be' è un bellissimo ragazzo con capelli
bianchi come la neve e occhi blu come l'oceano, e si dice che se la
mattina
trovi del ghiaccio sulla finestra, è stato Jack Frost che la
sera, ti ha fatto
visita! Ora però dormi piccolina o altrimenti il nostro
amico ti congelerà il
naso!"
La piccola Elsa si ficcò immediatamente sotto
le coperte, ridendo divertita, la madre le baciò la fronte e
le diede la
buonanotte per poi uscire dalla camera.
Jack la osservava teneramente da fuori la
finestra, fece passare il bastone sul vetro, formando piccoli fiocchi
ghiacciati. Elsa si girò all'improvviso, e guardò
nella sua direzione.
La bambina saltò sul letto, e rimase immobile,
come se avesse appena visto un fantasma.
Jack vide che Elsa lo stava fissando, non
fissava la finestra, ma guardava proprio
lui!
Quando vide i suoi piccoli occhi azzurri fissi
nei suoi blu, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata.
Non sapeva nemmeno lui come mai, ma ora Elsa
credeva in lui, poteva vederlo. Si sentì pieno di gioia,
rimase immobile per
pochi attimi, che tuttavia gli sembrarono secoli, rimanendo in silenzio
a
fissarla. Poi la bambina sussurrò: "Jack Frost!"
Il sentire il suo nome lo fece tornare alla
realtà, e come un bambino colto sul
fatto trasalì scappando via. probabilmente neanche lui
sapeva il perché , ma
sentendo in lontananza le urla gioiose di Elsa che chiamava la madre,
"Mamma ho visto Jack Frost , ho visto Jack Frost!!!" un largo sorriso
si fece strada sul suo viso, e con il cuore leggero come il vento, si
diresse verso
casa.
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Finito anche il secondo capitolo!
Dolci Elsa e
Jack U.U
Spero vi sia piaciuto ! Se potete
commentate e
ditemi i vostri pareri e consigli !
Un grazie a HaguChan che mi ha
aiutato un po'
con la punteggiatura e un grazie a tutti voi che leggete , a presto col
cap 3 !
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Capitolo 3 *** Paura o Divertimento ? ***
Cap4
Quella mattina Elsa si
svegliò, scese velocemente dal
letto e corse alla sua finestra, quando vi arrivò, il suo
cuore si riempì di
una felicità inarrestabile vedendo che essa era ricoperta di
fiocchi di neve
ghiacciati.
"Buongiorno Jack"
Disse, rivolgendosi al ghiaccio come se fosse una persona
viva.
Ed è, con la gioia nel cuore, che si impegnò
molto coi
suoi poteri quel giorno, come nei successivi.
Ma per quanto si sforzasse di miglioramenti ne vedeva ben
pochi, il che iniziava, di giorno in giorno, a deprimerla sempre
più.
Jack era stato convocato dai Guardiani per una questione
urgente, gli avevano detto che si sarebbe dovuto trovare da loro
l'indomani e
che, probabilmente, sarebbe stato impegnato per molto tempo .
Per questo stava andando il più velocemente possibile ad
Arendelle, voleva salutare Elsa prima di andare.
Arrivò però
che era tardi; era deluso all'idea di poterla
solo guardare da lontano, immaginando che stesse dormendo a quell'ora.
Però, quando si avvicinò alla finestra, si
sorprese nel
vedere che era sveglia, accovacciata in un angolo della camera.
Il suo cuore si congelò: Elsa stava singhiozzando e la
camera era completamente coperta di ghiaccio, sembrava devastata e
sovrastata
da un dolore più grande di lei.
Jack percepì quel dolore, quasi fosse palpabile...doveva
fare qualcosa!
Diede un'occhiata rapida intorno a sé, vide che la
finestra del corridoio era stata lasciata aperta, quindi vi
entrò, velocemente
si diresse verso la camera di Elsa, e, arrivato davanti alla sua porta,
bussò
dolcemente.
Elsa sussultò: Anna era sveglia a quell'ora? Possibile
che l'avesse sentita piangere?
"Sono io...Jack!"
A sentire quel nome, quella voce, Elsa aprì istintivamente
la porta e lo fece entrare, ma con immensa vergogna lo
osservò analizzare il
ghiaccio nella sua stanza, pentendosi di averlo fatto.
"Jack mi spiace ce l'ho messa tutta ma non sono
capace..."
Il ragazzo, come se nulla fosse disse
"Bene, iniziamo la lezione, fammi vedere come crei una
decorazione di ghiaccio su questo muro"
"Non posso farlo!" insistette lei "Ho
paura."
"Paura?" disse lui con aria incerta
"Sì, ho paura di sbagliare, guarda questa
stanza!" disse disperata, indicando col braccio il ghiaccio che la
ricopriva. "Oramai non lo controllo più, e ho sempre
più paura di fare del
male a tutti, anche a te!"
Jack fece un gran sospiro, si rivolse ad Elsa guardandola
negli occhi, era serio, molto più serio del solito.
"Sai Elsa, qualcuno un giorno mi disse: 'Non
c'è niente che si sposi meglio col freddo
dell'oscurità ',ecco... io
credo che non sia così!"
Fece una breve pausa per trovare le parole giuste per
spiegare cosa intendeva, poi continuò
"Se continuerai a vivere nell'oscurità, e a farti
dominare dalla paura, non riuscirai mai a controllare il ghiaccio,
perché
questo è orgoglioso e non si fa sottomettere dalla paura!"
Jack accennò un lieve sorriso.
"Non avere paura Elsa, ci sono qui io! Ci
divertiremo un mondo insieme, te lo prometto!"
"Divertirsi?" disse Elsa incredula.
"Sì, la vera essenza del ghiaccio è questa:
bellezza,
perfezione, armonia, gioia! Se ti farai trasportare da questi
sentimenti, con
esso potrai creare ciò che vuoi, perché
è in questo lo scopo della sua stessa
esistenza...Divertire!".
Jack posò affettuosamente una mano sulla testa della
piccola Elsa.
"Dovresti lasciare che il tuo cuore ti guidi un po'
Regina di Ghiaccio"
Il ragazzo sfoggiò un caldo, sincero sorriso.
Poi prese il suo bastone, lo agitò lungo la parate che
aveva chiesto ad Elsa di decorare, trasformando in un attimo il
ghiaccio in
incantevoli rose di ghiaccio.
Elsa le osservò incantata, erano stupende! Il ghiaccio
poteva davvero essere cosi bello?
Jack si rivolse ad Elsa con aria di sfida
"Bene, mancano ancora molte pareti da decorare, ti
va di farlo insieme?"
Elsa annuì, e i due iniziarono a decorare l'intera stanza
divertendosi come matti, Jack le mostrava come doveva fare e la aiutava
,
cercava di insegnarle, riusciva a rendere tutto un gioco!
Era questo che Elsa adorava di lui, la sua capacità di
farla stare bene, di dimenticare ogni paura, di poter essere davvero se
stessa
e di sentirsi speciale, proprio perché era così,
non per quello che tutti
avrebbero voluto che lei fosse. Solo lui ci riusciva! Solo lui le
scaldava il
cuore.
I due continuarono per qualche ora
finché stremati non
erano entrambi stesi per terra.
All'improvviso Jack torno serio : "Elsa c'è una cosa
che devo dirti...per un po' di tempo non credo che potrò
venire a trovarti, ci
sono delle cose molto importanti che devo fare"
Jack pronunciò queste ultime parole con una tristezza
immensa, soffriva molto anche lui all'idea di non rivedere Elsa per
chissà
quanto tempo, più di quanto avesse immaginato.
Elsa abbassò lo sguardo, sentì come se il mondo
le fosse
crollato addosso, voleva dire qualcosa ma le uniche parole che le
uscirono
furono un semplice
"Ah!"
Jack agitò delicatamente il suo bastone, con un movimento
circolare creò un palla di neve , che a poco a poco si
trasformò in ghiaccio
fino a prendere la forma di un cuore.
Lo porse ad Elsa, che si chiese cosa fosse.
"E' un cuore di ghiaccio, voglio che tu lo tenga con
te , anche quando sarò via, così ti ricorderai
che l'unico cuore di ghiaccio
che deve esserci in questa stanza, deve essere quello!"
Elsa annuì sorridendo, ma all'improvviso le tornò
un
dubbio
"E se la paura tornasse?"
Jack sorrise, alzò il bastone e con esso indicò
la
finestra.
"La vedi quella lassù nel cielo? E' la luna! Ogni
volta che mi sento solo, triste o insicuro la guardo. Non so il
perché ma il
guardarla mi ha sempre dato un senso di rassicurazione".
Elsa fissò incantata la sagoma circolare che si ergeva
luminosa oltre la finestra.
"Se hai dei dubbi, o delle paure, puoi anche parlare
con lei! Ma ti avverto..."
si avvicinò all'orecchio di Elsa e le sussurrò
"Non è una
gran chiacchierona!"
Elsa rise divertita
"Ma è una grande ascoltatrice! Sono sicuro che ci
ascolti molto attentamente, e che vegli su di noi! Se io non ci sono e
sei
triste, guardala! Molto probabilmente lo starò facendo anche
io, quindi è come
se in un certo senso fossi lì con te!"
Entrambi rimasero
lì in silenzio, a fissare la luna, desiderando che quella
notte non finisse.
Ma ad un certo punto Elsa sbadigliò, Jack la mise a letto
, spense la luce e chiuse lentamente la porta, fu allora che
sentì una sola
parola.
"Grazie, Jack"
L'indomani Jack arrivò sbadigliando nel rifugio di Nord,
tra il viaggio da Arendelle e qualche ora di sonno che si era concesso,
aveva
dormito poco, ed era lo stesso in terribile ritardo! Infatti era
praticamente
sera.
Calmoniglio gli si avvicinò:
"Oh bene, di buon ora Jack! Ora mi sento al sicuro, sapendo che se
fossi
stato in pericolo di vita, saresti arrivato in tempo per salvarmi!"
disse
il coniglio in modo cinico.
Normalmente avrebbe risposto di tono alle sue battutine
pungenti, ma Jack era troppo stanco per pensare ad una risposta
sensata, così
decise di ignorarlo, rivolgendosi direttamente a Nord.
"Cosa è successo?"
Per sua sfortuna non fu Nord a rispondere ma nuovamente
Calmoniglio.
"Cosa è successo? Te lo dico io cosa è successo!
Mentre tu te la prendevi comoda e giocavi con la neve chissà
dove, noi siamo
venuti qui, Nord ha scoperto la nascita di una nuova leggenda, e noi
guardiani
stiamo andando ad indagare per trovarla e assicurarci che non prenda la
strada
sbagliata".
"E' stata la luna a parlarti?" chiese d'impulso
Jack, un po' invidioso della probabilità che la luna avesse
parlato con Nord,
piuttosto che con lui, che la interpellava da anni senza una risposta.
"No, io sentito in mia pancia!" rispose Nord,
come se fosse la fonte più naturale e affidabile
dell'universo.
Jack rimase allibito, ma avrebbe dovuto immaginarselo
conoscendolo... "Va bene, allora andiamo!" disse, ma Nord lo
interruppe.
"Tu rimanere qua ragazzino! Qualcuno deve fare
guardia, e niente meglio di te e Dente Da Latte!"
Si avvicinò a Jack, e con aria serissima, di chi sta per
trattare una questione di vita o di morte, disse
"Devi stare molto attento, io avvertito grande
pericolo che incombe, enorme pericolo per te e per tutti noi, l'ho
sentito
chiaramente...in mia pancia!"
I suoi quattro amici uscirono, lasciandolo da solo con la
piccola fatina.
"Fantastico!
Non solo devo fare da guardia, il che significa non dormire!
Ma devo pure
stare qui con gli altri guardiani per chissà quanto tempo,
perché Nord sente
nella sua PANCIA, che un pericolo catastrofico incombe su di noi"
pensò
ironicamente tra sé Jack.
Stanco fissò il grande mappamondo nella stanza, osservando
lucine che rappresentavano i bambini che credevano in loro.
Alzò lo sguardo verso la finestra sul soffitto che
mostrava la luna, la osservò domandandosi se anche Elsa la
stesse fissando
Fu in quel momento che ebbe
un'idea.
Scattò improvvisamente in piedi , facendo saltare Dente
Da Latte, volò vicino al mappamondo e iniziò a
cercare freneticamente.
Deve essere qui da
qualche parte...
Eccola!
Il suo dito si fermò su Arendelle, per poi scorrere fino
al castello, dove era presente una lucina.
Jack avvicinò il dito ad essa molto lentamente, sfiorandola
leggermente , come per carezzarla.
"Buonanotte Elsa!"
Era la notte del giorno del suo
decimo compleanno, era
tardi, ma Elsa non riusciva a dormire.
La giornata era andata male: Anna le aveva fatto gli
auguri ed un regalo, ma lei si era rifiutata di aprirle la porta,
facendola
scoppiare in lacrime, cosa che le strinse il cuore come in una morsa.
Avrebbe voluto aprirle, ma il pensiero di poterle fare di
nuovo del male, le impediva di farlo ogni volta.
Inoltre, erano anni che continuava ad impegnarsi per non
permettere ai suoi poteri di manifestarsi, per poter diventare una
ragazza come
le altre, così da potersi sentire quella figlia e sorella
che non poteva
essere.
Ma più ci provava e più il potere del ghiaccio
diventava
forte e inarrestabile: la paura era troppo forte! Ed essere
semplicemente se
stessa, come le aveva consigliato Jack, era un rischio troppo grande,
che non
voleva correre.
Jack...al suo pensiero, lo sguardo le volò istintivamente
alla finestra non ghiacciata.
Dove sei adesso?
Osservò dall'alto il giardino, dove anni fa aveva giocato
con lui.
Provò a ricordare come si era sentita bene, così
bene
come non si sentiva da anni ormai.
Senza pensarci corse lì, ma immediatamente si
sentì sola
in un'immensa distesa di neve di una notte buia e silenziosa.
All'apparenza cercava sempre di essere fredda e
distaccata, ma dentro di se sentiva una
forte bufera di freddo e ghiaccio che aumentava sempre di
più: era l'ansia, la
disperazione...la paura.
Come avrebbe voluto qualcuno che le stesse vicino, che la
capisse veramente, che fosse come lei...aveva bisogno di lui.
Alzò lo sguardo verso il cielo e trovò la luna,
fissò
incerta la sua figura per poi urlarle
"Jack dove sei? Ho bisogno di te adesso! Ti prego luna dimmi
dov'è!"
Ma il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.
Esasperata Elsa si lasciò cadere sulle ginocchia,
affondò
le mani nella neve fresca, scoppiando in un pianto disperato.
"Ti avevo avvertita, non è mai stata di molte parole!"
A sentire quella voce alle sue spalle, il cuore di Elsa
ebbe un sussulto, si chiese se fosse solo frutto della sua
immaginazione, ma
non aspettò una conferma, si girò di scatto, e
quando lo vide corse ad
abbracciarlo il più stretto possibile, come se al mollare
della presa potesse
svanire nella neve.
Jack non si aspettava un abbraccio, e quando lo ricevette
il suo cuore, sorpreso, iniziò a battere forte.
"Sei venuto Jack! Io avevo bisogno
di te e tu sei
venuto! Hai mantenuto la tua promessa!"
I due non se ne accorsero ma c'era
un uomo che li
osservava.
Un sorriso soddisfatto solcò il suo viso.
"Bene, le cose sembrano andare per il verso giusto,
per ora!" pensò tra sé.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Capitolo
molto
lungo, mi scuso, non sapevo se rimandare l'ultimo pezzo al prossimo
capitolo,
ma mi piaceva l'idea che l'uomo misterioso comparisse a fine capitolo!
A
proposito secondo voi chi potrà mai essere?
Il discorso di Jack
a Elsa, come avrete potuto notare, è pieno di citazioni e
riferimenti: prima di
tutto la frase che Pitch rivolge a Jack nel film, e a seguire Jack
spiega che
il ghiaccio è orgoglioso e non si fa dominare dalla paura.
In un certo senso
il ghiaccio e la paura si riferiscono pure agli stessi Jack e Pitch che
li
rappresentano, infatti Jack non si è mai fatto dominare da
Pitch nonostante i
suoi continui tentativi di coinvolgimento.
Altra citazione è
la frase che dice ad Elsa per tranquillizzarla, la stessa che aveva
detto anni
fa a sua sorella.
Più avanti Jack
dice ad Elsa che "dovrebbe lasciare che il cuore la guidi un
pò"
questo è un chiaro riferimento alla frase del film di Frozen
e a ciò che farà
poi Elsa più avanti.
Dal
prossimo capitolo
vedremo Elsa crescere sempre più, cosa accadrà?
Lo scoprirete presto!
Se potete recensite
, non ho molte recensioni, ma se ne lasciate una mi rendete felice e mi
spronate a migliorare sempre più!
Grazie a tutti voi
che avete letto fino a qui, spero che continuiate a farlo e che la
storia vi
stia piacendo!
Un grazie speciale
a tutti coloro che mi stanno aiutando dandomi consigli e suggerimenti,
ho rotto
le scatole a tutti con i miei dubbi su questo capitolo XD (sono una
persona che
si fa troppi problemi per nulla XD )
Al prossimo cap!
|
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Capitolo 4 *** Palle di Neve ***
cap3
Jack si trovava a casa di Nord,
era stato convocato da lui : a
quanto pare si lamentava della poca neve , voleva che quel Natale fosse
il più
speciale di sempre, così chiese a Jack di impegnarsi per far
nevicare in quei
giorni, per rendere il paesaggio il più magico
possibile.
Normalmente la notizia avrebbe entusiasmato Jack, per una
volta avrebbe potuto congelare tutto senza che qualcuno si lamentasse!
Ma un
pensiero lo rattristò: di sicuro sarebbe stato molto
impegnato e non avrebbe
potuto far visita spesso alla piccola Elsa, proprio ora che
credeva in lui!
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce
ironica di Calmoniglio
"Cos'è quella faccia
ragazzino? Credevo ti piacesse
congelare i bambini!"
Jack non era di buon umore, e la frase pungente del
coniglio lo irritò più del solito.
"E tu cosa ci fai qui sottospecie di canguro? Non
hai, che ne so, qualche uovo sodo da colorare?"
"Io sono un CONIGLIO" replicò lui con aria
alquanto minacciosa; se c'era una cosa che non sopportava era il non
essere
identificato come tale, soprattutto se era Jack a farlo!
"Come coniglio eri più credibile quando nessuno
credeva in te! Ed eri anche più simpatico" aggiunse Jack con
un sorriso
beffardo.
Calmoniglio afferrò Jack per il collo della felpa e con
occhi simili ad una fessura, sussurrò con tono minaccioso
"Prova a ripeterlo!"
Intervenne Nord separando entrambi con le mani e col suo
solito accento russo disse
"Basta così ! Invece di litigare pensate a lavorare,
ci sono molti bambini da rendere felici!
Jack tu pensa alla neve, Calmoniglio tu vai ad aiutare
gli Yeti con i decori dei giocattoli che sono in terribile ritardo, e
gli elfi
inutile dirlo...non sono di molto aiuto"
Quest'ultima frase la sibilò con un sussurro in modo da non
essere sentito dai piccoli esseri a cui si riferiva.
I giorni successivi alla
visita di Jack , Elsa si
svegliò di buon umore , e ogni
mattina, saltellava fino alla finestra per vedere se fosse ghiacciata .
Purtroppo quella mattina , come le precedenti, non trovò
nulla sulla finestra, cosa che la fece assalire dallo sconforto.
La madre, che aveva notato questo
strano comportamento,
le chiese: "Tutto bene Elsa?"
Elsa, col viso triste , come di chi ha ricevuto un torto
disse
"Jack Frost non mi ha più fatto visita da quella
sera!"
La madre la osservò, e inevitabilmente un accenno di
sorriso le solcò il viso : trovava sua figlia tenerissima!
Quindi si accovacciò di fronte a lei , posando
affettuosamente le mani sulle sue spalle, Elsa alzò lo
sguardo fissandola negli
occhi.
" Jack Frost è molto impegnato e deve aiutare molti
bambini, come pensi che farebbe se dovesse far visita ad ognuno di loro
tutti i
giorni?"
Elsa fece il broncio, come se non volesse accettare
l'inattaccabile ragionamento proposto dalla madre.
Quindi, la regina fece scivolare le sue mani lungo le
braccia della figlia, fino a stringere delicatamente le sue.
"Vedi Elsa, a volte le persone possono non essere
con te in quel momento, ma questo non vuol dire che smettano di pensare
a te, e
se penseranno a te, ti saranno vicine per sempre!
Ora Jack non c'è, come forse delle volte i tuoi genitori
non ci saranno, ma ti proteggeremo sempre!"
Fece una breve pausa, Elsa sembrava catturata da ciò che
stava dicendo la madre, così lei continuò
"Penso, che se lo desideri davvero così tanto, lui un
giorno tornerà! E quando lo farà potrebbe trovare
la stessa bambina che ha
conosciuto quella sera, ma non credi sarebbe molto più
felice trovando una
bambina diversa, magari capace di padronare completamente i suoi
poteri?"
La piccola Elsa fissò la madre e con aria incerta disse
"Non voglio deluderlo!", ed era vero! Non voleva deludere lui come
non voleva deludere le persone a cui voleva bene, il problema stava nel
fatto che
non era così sicura di potercela fare.
La Regina sorrise e con aria piena di iniziativa disse
"Bene, allora non lo deluderemo! Ci impegneremo al massimo e lasceremo
Jack Frost congelato dallo stupore!"
Quelle ultime parole fecero ridere Elsa, e più determinata
che mai disse:
"Sono pronta!"
Erano passati due giorni dalla notte di Natale e Jack
decise di concedersi un po' di meritato riposo per andare a trovare
Elsa.
Era emozionato all'idea di rivederla e di poter giocare
un po' con lei , così appena intravisto da lontano il
castello iniziò a correre
impaziente.
Ad un tratto però, la vista di due persone che uscivano
dal castello, attirò la sua attenzione: c'era un bambino dai capelli
castani, accompagnato da
un uomo che non aveva mai visto prima.
L'uomo disse al bambino con aria a dir poco indignata e
furiosa
"E' inaccettabile, davvero inaccettabile! Facciamo
tutta questa strada per venire fin qui e ci viene negata la visita alla
principessa!"
Il bambino con ribrezzo sentenziò
"Deve essere solo una bambina snob e viziata quella
Elsa!"
L'uomo lo rimproverò
"Non dire così, quella bambina è la futura regina
di
Arendelle, e se la sposerai, un giorno tutto questo sarà tuo!
Ma sono cose che capirai meglio da grande!"
Il bambino contrariato incrociò le braccia sbuffando.
L'atteggiamento di quel ragazzino fece andare Jack su
tutte le furie: Come poteva quel bambino parlare in quel modo di Elsa
non
conoscendola nemmeno? Sposarla poi? Non se ne parlava di certo! Neanche
tra
altri 300 anni avrebbe permesso ad un bambino arrogante come quello, di
sposare
Elsa!
Dovette fare una forte lotta con se stesso per resistere
alla tentazione di ghiacciargli il suolo su cui camminava,di lanciargli
addosso
una palla di neve ...o una VALANGA di neve!
Decise di limitarsi a fargli una linguaccia da lontano,
per poi voltarsi e volare verso la finestra di Elsa.
La piccola era seduta sul letto, fissando pensierosa un
punto vuoto della stanza.
Jack sorrise nel rivederla, e bussò leggermente alla sua
finestra.
"Ciao mia piccola Regina di Ghiaccio!"
Elsa sussultò, ma appena visto Jack il suo volto si
illuminò di gioia.
"Jack sei tu? Sei venuto a trovarmi?" urlò
correndo alla finestra.
"Ti va di venire fuori ?"
A quella domanda il volto di Elsa tornò cupo
"Ma io non posso uscire, non voglio fare del male a
nessuno e poi, non ho fatto nessun progresso con i miei poteri...ti ho
sicuramente deluso!"
Jack scosse la testa per poi sfoggiare uno dei suoi
sorrisi spavaldi
"Bé allora che ne dici di farne qualcuno
insieme?"
Tese la mano ad Elsa per invitarla ad uscire.
"E' tardi, fuori non c'è nessuno, saremo solo io e
te!" aggiunse per rassicurarla ulteriormente.
Elsa sorrise, ed emozionata corse a raggiungere Jack,
stando attenta però a non farsi vedere o sentire dai suoi
familiari.
Uscendo fuori, sentì sprofondare i suoi piedi nella neve
fresca e ispirò soavemente l'aria invernale: era da tanto
che non lo faceva, si
sentì libera e felice.
Jack le arrivò davanti con il suo bastone sulle spalle, e
le chiese.
"Bene, ora devi dirmi chi era quel bambino che ho
visto uscire poco fa dal castello!"
"Dovrebbe essere il principe Hans"
Abbassò lo sguardo cupa per poi aggiungere:
"Era venuto fino a qui per conoscermi, ma io mi sono
rifiutata di vederlo!"
Jack si chinò verso la piccola Elsa, e con un sussurro le
disse
"Be vuoi sapere la verità?"
Elsa alzò il viso e lo guardò negli occhi
attendendo
curiosa.
"Non ti sei persa nulla...ho visto quell'Hans ed è
solo un piccolo pallone gonfiato!"
Elsa non poté fare a meno di lasciarsi scappare una
risatina.
"No dico sul serio, aveva una faccia buffissima, sembrava
un piccolo demonietto imbronciato, vedendola non potevi fare a meno di
prenderlo a schiaffi!"
Divertita Elsa disse: "Non, è possibile!"
"Non mi credi? Bene, giudica tu stessa!"
Jack si alzò, fece roteare il bastone intorno un cumulo
di neve, formando a poco a poco una miniatura del piccolo Hans, solo
con una
faccia da snob buffissima e le orecchie a punta.
Elsa non riuscì a trattenere le risate.
"Visto? Non ti fa venire la voglia di schiaffargli
una bella palla di neve in faccia? Anzi perché non lo
facciamo?"
Jack tese la mano verso Elsa.
"Dammi la mano, la creeremo insieme e poi gliela
lanciamo dritta in faccia!"
Disse divertito, ma Elsa aveva smesso di ridere, e portò
le mani al petto preoccupata.
"NO! Non voglio farti del male!"
Jack assunse volontariamente una faccia offesa.
"Credi davvero di potermi fare del male col
ghiaccio? Io sono molto più freddo, guarda!"
Allungò ulteriormente la mano verso Elsa, che titubante
avvicinò lentamente la sua, fino a sfiorare quella di Jack:
era vero! Era
fredda come il ghiaccio.
Così Elsa mise la mano sulla sua , e insieme iniziarono a
creare una sfera di neve.
"Brava, così Elsa!"
Il potere incerto di Elsa fu mitigato da quello di Jack e
insieme formarono una perfetta palla di neve, Elsa era entusiasta di
aver
creato quello che desiderava per una volta!
Quindi Jack si avvicinò divertito ad Elsa , e con un
bisbiglio (come se l'Hans di neve potesse sentirlo) le disse
all'orecchio.
"Mi raccomando mira dritta al viso, non rispondo di
me se vedo ancora quella faccia arrogante!"
Elsa sorrise, e con tutta la sua
forza lanciò la palla di
neve dritta sul naso di Hans, cancellandolo, e colando,la neve
allungò pure la
sua bocca, donandogli un'aria stralunata.
I due si guardarono e scoppiarono entrambi in una sonora
risata.
"Vorrei che potesse essere sempre così, vorrei saper
governare i miei poteri!"
Disse malinconica Elsa, con un tono che fece rabbrividire
persino Jack.
Ci fu' un minuto di silenzio nel quale si udiva solamente
il rumore del vento, poi all'improvviso Jack parlò
"Bé, vorrà dire che la prossima volta che
verrò, ti
aiuterò ad imparare a controllarli!"
Elsa lo fissò emozionata.
"Davvero?"
"Si! Non so di preciso quando potrò venire, ma
appena possibile sarò qui e ti aiuterò! Tu mi
devi solo promettere che in mia
assenza farai la brava e ce la metterai tutta a migliorare ok?"
La bambina annuì.
"Ti prometto Elsa, che io ci sarò sempre quando
avrai bisogno di me!"
Quelle parole sciolsero il cuore di Elsa, che per la
prima volta sentì che aveva trovato qualcuno capace di
comprenderla, poi però
le vennero in mente le parole della madre di qualche giorno prima e gli
chiese
speranzosa.
"Quando non ci sei mi penserai?"
Un dolcissimo sorriso si fece strada sul volto di Jack.
"Non passa giorno che io non ti pensi Elsa!"
-------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci qui alla
fine del cap3! E' uscito un po' lunghino!
OK lo ammetto...la
parte su Hans è stata una mia piccola vendetta personale
verso di lui XD ,
nel film ,quando si scoprono le
sue vere intenzioni, rimasi allibita, davvero non me lo aspettavo !
In realtà non
sapevo se mettere questo pezzo o se passare direttamente al successivo,
ma
rileggendolo mi ha fatto ridere troppo quindi l'ho tenuto!
All'inizio c'è un
pezzo con Calmoniglio, adoro il rapporto conflittuale che
c'è tra lui e Jack
nel film , così ho tentato di riproporlo!
Inutile parlare di
Jack e Elsa...loro due sono dolcissimi!
Spero vi sia
piaciuto il capitolo! Se potete scrivetemi le vostre impressioni! Sono
ben
accetti anche suggerimenti o consigli!
Grazie come sempre
a tutti voi che continuate a leggere!
Al
prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Credere alle Favole ***
Cap5
Elsa aveva ormai sedici
anni.
Era chiusa nella sua stanza
e fissava la finestra, più precisamente la luna oltre di
essa.
Si chiese se pure Jack la stesse guardando...non lo
vedeva da sei anni ormai.
In quel tempo, ogni tanto, al suo risveglio aveva trovato
la finestra ghiacciata, cosa che le aveva dato la forza di andare
avanti e di
continuare a tentare.
Ma tutto ciò non le bastava più ormai.
Aveva escluso dalla sua vita sua sorella Anna, in modo da
non poterle più fare del male, le porte del castello erano
chiuse da anni, e le
uniche persone che vedeva erano i propri genitori. Ma leggeva nei loro
occhi la
sofferenza che essa stessa arrecava loro.
Cercava in tutti i modi di controllare e nascondere i
propri poteri, "Celarlo, domarlo, non mostrarlo!",
come
le ripetevano i suoi genitori.
Ma per quanto si sforzasse, sentiva solo il ghiaccio in
lei crescere sempre di più.
Il re e la regina erano usciti con Anna per sbrigare una
commissione, preoccupati le avevano chiesto se preferiva che uno di
loro
restasse, ma lei aveva detto che non c'era nessun problema.
Ovviamente era una bugia: odiava stare da sola, ma non
voleva che i suoi genitori dovessero rinunciare ad altro per lei.
Questi pensieri non fecero altro che buttarla giù, quindi
decise di recarsi nella biblioteca del castello per scegliere un libro,
leggere
l'avrebbe distratta un po'.
Uscì dalla camera, iniziò a camminare per i
corridoi a
testa alta, assumendo l'aria più regale che poteva.
Se qualcuno della servitù l'avesse vista voleva sembrare
una vera principessa, proprio come le continuavano ad insegnare i suoi
genitori; anche se non c'erano in quel momento, non voleva deluderli!
Entrò nella sala richiudendo la porta alle sue spalle, si
avvicinò alla libreria e con gli occhi iniziò a
scorrere i titoli dei libri.
Ad un tratto il suo sguardo si fermò inevitabilmente su
uno di essi.
Jack Frost! C'era un libro che si chiamava come lui.
Il suo cuore iniziò a
battere emozionato, prese il libro
tra le mani, lo aprì, iniziando a leggere la prima frase.
"Jack Frost è un personaggio di fantasia..."
Il suo cuore si fermò.
Non riuscì a leggere il seguito, perché il libro
le era
scivolato dalle mani, il suono di questo sul legno del pavimento
echeggiò
nell'enorme stanza vuota.
Non poteva
crederci, Jack Frost era solo una leggenda?
Ma lei lo aveva
visto, conosciuto!
Possibile che fosse
solo un sogno o che se lo fosse immaginato?
Forse era solo il
frutto di una delle sue involontarie creazioni di ghiaccio.
Poteva così tanto
il suo potere?
Non riusciva a trovare una spiegazione plausibile.
L'unica persona con cui riusciva ad essere se stessa,
l'unica che potesse capirla, non esisteva: era questa l'unica
realtà che continuava a ripetersi
nella sua mente.
Si sentì come se le fosse stata tolta una parte di se
stessa, dove prima c'era la speranza ora restava un vuoto, colmato
solamente
dal dolore e dal ghiaccio, che ricopriva oramai l'intera stanza.
In quegli anni Jack aveva cercato
assieme ai guardiani la
nuova leggenda, ma senza risultato.
Inoltre, in qualche modo, la notizia dell'arrivo di
questa era riuscita a trapelare, scaturendo continue lotte tra i
guardiani e i
nemici della luna, per chi riuscisse a trovarla per prima.
Avevano combattuto diverse battaglie, ma niente ai
livelli di Pitch, niente di particolarmente catastrofico.
Iniziò a pensare che Nord doveva essersi sbagliato questa
volta, ma lui ripeteva di continuare ad avere quella strana sensazione.
Quella sera era esausto, aveva passato la mattinata con i
guardiani e il pomeriggio a far divertire i bambini con la neve.
La fata Dentolina gli si avvicinò.
"Jack ti vedo troppo stanco, dormi pure stanotte,
farò io la guardia, tranquillo!"
Jack la ringraziò, non aveva le forze di rinunciare alla
sua generosa offerta, così andò a dormire.
Quella sera, Jack era troppo stanco per notare che una
luce sul mappamondo si era spenta.
Era la luce di Elsa.
"Dovete proprio andare?" chiese
Elsa ai suoi genitori.
Dovevano partire per un
viaggio importante, e lei era preoccupata all'idea di rimanere sola.
"Andrà tutto per il meglio Elsa" tentò di
rassicurarla il padre.
Elsa li salutò e li fissò andar via, non sapendo
che
quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti.
Infatti quel giorno, il re e la regina di Arendelle,
morirono in un terribile naufragio durante una tempesta.
Quando ricevette la notizia, Anna fu devastata dal dolore. L'unica
persona che avrebbe voluto avere vicina era dietro quella porta, e non
le
apriva da più di dieci anni!
Stava per bussare, ma per un attimo esitò.
Se c'era un momento nella vita in
cui le avrebbe aperto
di certo era quello! Condividevano lo stesso dolore.
E se non le avesse
aperto?
Tremò all'idea della verità.
Se non le avesse
aperto ora, non lo avrebbe fatto mai più.
Col dolore nel cuore bussò, temendo di conoscere
già la
risposta.
E infatti nessuno le aprì.
Disperata, le chiese perché non voleva più stare
con lei.
Nel silenzio lancinante di un'ennesima assenza di
risposta, si appoggiò alla porta e si lasciò
scivolare fino a terra,
abbandonandosi ad un pianto sconsolato.
Dall'altra parte della porta Elsa era distrutta. Sentire
quelle parole della sorella, sentire il dolore che provava, non faceva
altro
che aumentare il suo.
Come avrebbe voluto aprirle, abbracciarla e stringerla
forte a sé, ma non le poteva aprire, non doveva. In quel
momento avrebbe potuto
congelare qualsiasi cosa.
Oramai lo sapeva, non le avrebbe potuto aprire mai più.
Era accovacciata a terra con la schiena appoggiata alla
porta, stava malissimo, il suo cuore era trafitto come da mille lame di
ghiaccio, lo stesso che ormai ricopriva inarrestabile l'intera stanza,
come il
dolore lancinante che provava.
Era disperata, non sapeva che fare. Avrebbe fatto
qualsiasi cosa per un minimo di conforto, qualsiasi conforto.
In un baleno ebbe un'idea: alzò freneticamente lo
sguardo, cercando disperatamente la figura della luna oltre la
finestra. Nonostante tutto, il vederla era l'unica cosa che ancora le
dava un senso di
rassicurazione.
Così la cercò ardentemente, scandagliando ogni
singolo
angolo del cielo, ma non trovò nulla.
Quella era una notte senza luna.
Fu allora che se ne rese conto: i suoi genitori non
c'erano più, non avrebbe mai più avuto un
rapporto con sua sorella, Jack era
solo una leggenda, e adesso anche la luna l'aveva abbandonata.
Fu allora che se ne rese conto...
Era sola.
Il suo viso iniziò a rigarsi di fredde lacrime, era
circondata da una distesa di gelido ghiaccio, ma non sentiva freddo,
non
sentiva più niente. Sentiva solo un'enorme incolmabile vuoto
dentro.
Ad un tratto i suoi occhi lucidi intravidero vicino a lei
un luccichio, si asciugò le lacrime per vedere cosa fosse.
Allungò il braccio per prenderlo; era il cuore di
ghiaccio che le aveva regalato Jack, probabilmente era caduto da dove
lo aveva
riposto.
Un'incredibile senso di malinconia si impadronì di lei, e
con la mano tremante lo strinse fortissimo, quasi a farle male. Poi
alzò il
braccio, lo bloccò in aria per qualche secondo, ma poi lo
scaraventò verso il
pavimento con tutta la forza e la rabbia che sentiva dentro.
Il rumore del ghiaccio che si frantumava in mille pezzi
echeggiò nel suo stesso elemento che ricopriva la stanza.
Jack aveva ragione, c'era il posto per un solo cuore di
ghiaccio in quella stanza.
Il suo.
Jack si svegliò di soprassalto , ansimava, sentiva
l'angoscia che gli mozzava il respiro.
Cercò di calmarsi, ma fu inutile.
Una moltitudine di sentimenti iniziò a trafiggere il suo
cuore come mille lame di ghiaccio: tristezza, disperazione, ansia,
solitudine,
malinconia, devastazione.
ma fu una cosa a fargli più male di tutte: la consapevolezza
che quei sentimenti non erano i suoi... erano quelli di Elsa!
Sentì le lacrime che
gli rigavano il viso, Elsa, Elsa
stava male, così male.
Portò una mano al petto e la strinse forte su di esso.
Avrebbe voluto essere lì con lei, correre immediatamente
da lei, ma una cosa lo frenò.
Guardò accanto a lui, poco distante c'era Dentolina: era
ferita! Non era grave, ma non era in grado di combattere quella sera,
se
l'avesse lasciata sola e i nemici della luna l' avessero attaccata,
sarebbe
stata la sua fine; non poteva rischiare così tanto.
Si sentì impotente, Elsa aveva bisogno di lui, ma Jack
non era lì.
Incrociò le braccia e le strinse forte al petto,
alzò lo
sguardo verso l'alto, in un cielo senza luna.
Per la prima volta Jack Frost aveva freddo.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci
alla fine
del cap 5.
Inutile negarlo lo
scrivere questo capitolo mi ha commossa D: ( si sono l'unica che si
commuove
alle cose che essa stessa scrive XD...io non le posso scrivere queste
cose XD )
, ma nella parte della morte dei genitori, i sentimenti che Elsa prova
, la
disperazione di essere completamente sola, ecco mi è
dispiaciuto troppo per
lei.
Mi è piaciuta molto
la parte della morte dei genitori nel film , come Anna bussa alla sua
porta e
come Elsa non gli può aprire anche se volesse...quel pezzo
aveva una
drammaticità assurda e volevo dargli più spazio
nella mia fic per analizzare a
fondo cosa avessero pensato/provato in quel momento.
Spero di esserci
riuscita!
Nell'ultima parte i
sentimenti di Elsa sono così forti che Jack riesce a
percepirli pure da
lontano.
Ho ripetuto
volutamente alcune sensazioni per ricalcare il fatto che sentisse
proprio ciò
che sentiva Elsa.
Alla fine il freddo
che sente non è un freddo fisico ma interno.
Stranamente
mi ha
davvero soddisfatta questo capitolo, mi piace anche l'idea che quel
giorno così
doloroso fosse un giorno senza luna, e sia Jack che Elsa la cercano in
cielo
senza riuscire ad avere il suo conforto.
Che dire
del resto?
Elsa non crede più a Jack, e adesso?
Cosa
succederà?
Grazie a tutti che
continuate a leggere e recensire la mia fic e a tutti quelli che mi
stanno
supportando con opinioni e consigli!
Vi prometto che il
prossimo cap sarà più allegro! Ed Elsa
sarà ormai grande :D
Intanto distribuisco
questi per i pochi deboli di cuore come me * distribuisce fazzolettini * XD
|
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Capitolo 6 *** Let it go ***
cap 6
Passarono altri tre anni.
Le minacce e il lavoro con i guardiani sembrava essere
finalmente finito.
Anche se non avevano ancora trovato l'ipotetica nuova
leggenda, essendo cessati i conflitti, Nord aveva fatto tornare tutti
ai propri
compiti: se avessero notato qualcosa di strano glielo avrebbero dovuto
riferire.
Jack stava quindi volando velocemente ad Arendelle, più
si avvicinava alla città e più il suo cuore
batteva emozionato. Non poteva
crederci, avrebbe rivisto Elsa dopo tutto quel tempo!
Chissà come era diventata...adesso doveva avere
praticamente la sua età! Bé, o almeno quella che
era la sua età da più di
trecento anni!
Che faccia avrebbe
fatto nel rivederlo?
Avrebbero potuto
divertirsi insieme come un tempo!
Avrebbe potuto
rivedere quel sorriso.
All'improvviso però un dubbio si impadronì di lui.
Sarebbe stata
felice di rivederlo?
Sentì improvvisamente una stretta al cuore: ricordava
ancora le sensazioni di Elsa che aveva provato quella notte.
Si chiese se fosse arrabbiata con lui: non c'era stato
quando lei ne aveva bisogno.
Scrollò la testa come per cacciare via quei pensieri. Non
aveva importanza, anche a costo di farsi odiare l'avrebbe rivista,
voleva sapere
come stava, doveva rivederla...voleva rivederla.
Arrivato al castello si fiondò alla finestra, si sentiva
agitato come non mai.
"Calmati Jack
è solo Elsa!" ripeté tra sé
per calmarsi, tirò un sospiro, per poi
affacciarsi alla finestra sfoggiando il miglior sorriso che riusciva a
fare, ma
si sorprese nel vedere che la stanza era vuota.
Stava per andare ad affacciarsi alle altre finestre,
quando notò una cosa che incredibilmente non aveva notato
per la fretta: il
cortile era totalmente ghiacciato, compresa la fontana. Alzando lo
sguardo notò
che in effetti la neve e il ghiaccio erano ormai ovunque.
Ma la cosa che lo colpì di più fu che non era
opera sua!
"Elsa?"
Potevano essere
cresciuti così tanto i suoi poteri?
E dove era lei
adesso?
Notò che il cortile era pieno di gente, così si
avvicinò.
Vide una ragazza su un cavallo bianco, cercava di calmare
la folla.
"La regina Elsa non è un mostro! E non voleva fare
nulla di tutto questo, ne sono sicura! Credetemi, è mia
sorella".
"Sorella?"
"Anna!" urlò lui, felice di rivederla."Ehi,
hai detto regina? Elsa è diventata regina?"
Si sforzò di immaginarsela, ma rise al pensiero di Elsa
con una corona e uno scettro in mano.
Ovviamente Anna non poteva né vederlo né
sentirlo,
quindi, come se lui non avesse parlato, si rivolse ad un ragazzo. Era
alto e
impettito, coi capelli castano rossicci e indossava un'elegante divisa
bianca.
A guardarlo chiunque avrebbe detto che era un bravo
ragazzo, probabilmente anche di un certo rango, allora
perché Jack non poteva
fare a meno di immaginarselo con le orecchie a punta?
"Hans, io vado a cercare mia sorella sulle
montagne"
Quello era Hans? Non poteva
crederci! Ora capì perché se
lo immaginava in quel modo, non dimenticava mai il viso di un bambino,
e quello
non era altro che la versione adulta di quel piccolo demonietto!
"Vengo con te!" disse Hans rivolto ad Anna, ma
lei lo frenò.
"No! tu devi restare qui, devi regnare su Arendelle
in mia assenza!"
Sconvolto Jack si rivolse ad Anna.
"Anna, no seriamente, mica vorrai lasciare il regno
a questo TIPO? "
"Stai attenta" disse Hans rivolto alla ragazza.
"Tranquillo, sistemerò tutto e al mio ritorno
penseremo al matrimonio".
Jack era allibito, aveva davvero sentito quella parola?
"Anna ma ti è dato di volta il cervello?"
Quasi offeso di non essere stato preso in considerazione,
alzò la voce, come se urlando lo avesse potuto vedere. "Non
puoi sposare
questo pallone gonfiato, è arrogante,è demoniaco,
lui è cattivo, CATTIVO!".
In realtà Jack non aveva effettivamente le basi per
sapere se lo fosse veramente, ma a pelle non lo sopportava, ricordava
ancora i
commenti odiosi che aveva rivolto ad Elsa.
Anna galoppò verso la montagna col suo cavallo, quando fu
ormai lontana un sorriso, che Jack subito etichettò come
malefico, si dipinse
sul volto di Hans. Si avvicinò ad un uomo basso, con baffi e
capelli bianchi,
per poi sussurragli qualcosa in modo che nessuno sentisse, ma Jack era
così
vicino che poté ascoltare tutto.
"Bene mio caro duca, ora che Anna e Elsa sono fuori
gioco, finalmente potrò governare su Arendelle!"
Al sentire quelle parole Jack andò su tutte le furie, poi
guardò sopra la testa di Hans e un sorriso divertito
illuminò il suo volto.
"Hans, ti avevo sottovalutato! Una palla di neve non
è nulla in confronto a ciò che ti meriti"
Jack usò il suo bastone sull'albero dietro di Hans, la
neve su di esso iniziò ad aumentare di volume, l'eccessivo
peso la fece infine
cadere a valanga sul povero Hans, che si trovò letteralmente
ricoperto di neve.
Jack rise a crepapelle, avrebbe passato l'intera giornata
a fare dispetti a quel demonietto, ma aveva una cosa più
importante da fare.
Doveva trovare Elsa.
Elsa camminava verso la cima della montagna.
Era questo che la circondava adesso: una vasta distesa di
montagne, ricoperte solo dal bianco bagliore della neve fresca. Da
chilometri
ormai non si scorgeva traccia di altri esseri umani.
Era un vero e proprio regno di solitudine, un regno di
cui lei si sentiva da sempre la regina.
Il vento soffiava impetuoso, come la vorticosa tempesta
che sentiva dentro di sé e che ormai non riusciva
più a trattenere. Per tutti
questi anni ci aveva provato invano.
Aveva tentato di fare come le avevano detto: aveva
provato a tenere il ghiaccio dentro di sé e a lasciare tutti
fuori. Nessuno
doveva sapere. Doveva essere la brava, normale ragazza che tutti
avrebbero
voluto.
Nessuno doveva sapere.
Ma ora tutti sapevano.
Era strano, era stata etichettata "mostro",
tutti la odiavano e avevano scoperto chi era veramente. Avrebbe dovuto
stare
male, ma non provava niente di tutto questo. Sentiva come se un'enorme
peso le
fosse stato tolto dal cuore, un peso che portava da troppi anni ormai.
Non doveva più nascondersi.
Al solo pensiero sentì l'eccitazione salire dentro di
lei. Fissò l'ultimo guanto che le era rimasto, quello che
usava per evitare di
congelare tutto.
Lo sfilò e lo gettò in aria, lasciando che il
vento lo
trasportasse, e che con esso trasportasse via anche tutte le sue paure.
Lasciò, che la tempesta
che tratteneva dentro da anni,
potesse fluire liberamente.
Sentì il suo cuore più leggero.
Si sentiva finalmente LIBERA.
Agitò una mano, provò a creare qualcosa e dei
fiocchi di
neve si materializzarono tra le sue mani: erano bellissimi, perfetti,
come il
ghiaccio stesso, che nonostante tutto aveva sempre amato.
Perché non si può
odiare la propria stessa identità, per quanto questa
risultasse sbagliata agli
occhi di tutti.
Lasciò che il suo cuore la guidasse, lasciò
fluire il ghiaccio
dentro di sé, che ormai, in assenza di paura, sentiva di
poter padroneggiare
completamente. Iniziò a creare intorno a sé
bellissime opere di neve e di
ghiaccio.
Era stupendo, si sentiva felice! Non le importava più
cosa avrebbero pensato gli altri, non vedeva più il suo
potere come un difetto,
ma come una virtù, e non l'avrebbe mai più
trattenuta dentro di sé.
Da oggi in poi sarebbe stata semplicemente se stessa.
Non se ne accorse, ma stava sorridendo, come non faceva
da tempo, perché era felice, felice come non mai.
Si girò un attimo indietro, vide in lontananza Arendelle.
Rise al pensiero di come sembrasse piccola da lassù, di come
sembrassero
piccoli oramai i problemi che l'avevano dilaniata per anni.
La paura non l'avrebbe mai più dominata, perché
lei era
ghiaccio, e il ghiaccio è orgoglioso, non si fa dominare
dalla paura.
Si rigirò, con lo sguardo verso la montagna, ora era
tempo di guardare solo avanti.
C'era solo una cosa che la separava dalla vetta:
un'enorme crepaccio. Ma non l'avrebbe fermata, nulla poteva farlo
ormai: creò
un lungo ponte di neve, che al suo passaggio si trasformò in
solido ghiaccio.
Niente era più giusto o sbagliato, non c'erano regole
lì.
Ogni suo pensiero si cristallizzava in solida realtà.
Così
lo fece, creò un'enorme castello di ghiaccio.
Prese la corona sulla sua testa e la scaraventò per
terra, non era più la regina di Arendelle, quello faceva
ormai parte del
passato. La neve adesso era il suo regno, e lei ne era la regina
incontrastata.
Si sciolse i capelli, lasciandoli liberi in una lunga
treccia laterale. Creò su di sé, uno splendido
abito azzurro derivato dal
ghiaccio stesso.
La perfetta ragazza normale non c'era più.
Lei era Elsa, la Regina di Ghiaccio.
Jack si fece trasportare a lungo dal gelido vento tra le
montagne innevate, ma non riuscì a scorgere nulla, o meglio
nessuno.
Poi, ad un tratto, vide una specie di bagliore: era la
luce del sole dell'alba che si rifrangeva contro qualcosa.
Si avvicinò per vedere cosa fosse e, scoprendolo, rimase
letteralmente a bocca aperta.
Davanti ai suoi occhi si ergeva un vero e proprio
castello di ghiaccio.
Non solo i poteri di Elsa erano cresciuti oltre ogni sua
immaginazione, ma a quanto pare ora sapeva anche controllarli.
"Un castello
di ghiaccio... beh dovevo aspettarmelo da una Regina di Ghiaccio!" pensò
ironico tra sé.
Si avvicinò all'entrata: l'enorme portone di ghiaccio era
chiuso, ma non c'era ghiaccio che lui non potesse governare facilmente.
Così lo
aprì lentamente e, per non far rumore, lo lasciò
socchiuso.
L'interno era bello quasi più dell'esterno: la luce del
sole si rifrangeva sul ghiaccio creando delle stupende sfumature di
colore,
lampadari, finestre, tutto era fatto di finissimo ghiaccio.
Osservò l'enorme scalinata che si trovava davanti a lui,
la percorse verticalmente con lo sguardo, per vedere dove andasse a
finire.
Fu lì che la vide: era bella, fiera, forte e sicura, come
la vera essenza del ghiaccio stesso. Indossava un magnifico abito
azzurro che
sembrava intessuto anch'esso dal ghiaccio.
Era Elsa, ed era stupenda.
Il suo cuore si fermò,
come lui stesso del resto: era
rimasto immobile a contemplare la sua figura.
Quando Elsa iniziò a scendere i gradini, ad ogni passo
che lei percorreva verso di lui, Jack sentiva il suo cuore pulsare di
un
battito sempre più forte.
Lo sguardo di lei era fiero e orgoglioso, e con i suoi
occhi di ghiaccio guardava dritto davanti a sé...verso di
lui! Non sapeva il
perché ma quello sguardo lo mise a disagio.
Cosa stava pensando
lei in quel momento?
Cosa avrebbe dovuto
fare lui?
Cosa le avrebbe
dovuto dire?
Sentì che qualsiasi parola avesse pronunciato in quel
momento, gli sarebbe uscita ridicola o balbettante. Ma si fece coraggio
e
decise di provare comunque a pronunciare qualche parola.
Così, cercando di assumere
il topo più normale e disinvolto possibile, disse: "Elsa!
Ecco io..."
Non riuscì a continuare.
Elsa era sempre più vicina e il suo cuore batteva ormai
così forte che pensò quasi che potesse
esplodergli in petto.
Erano sempre più vicini.
Sempre più vicini.
Troppo vicini.
Il suo cuore cessò di battere.
Elsa passò attraverso di lui e in quel momento Jack
sentì
una stretta al cuore, come se fosse stato trapassato da una lama
invisibile.
Elsa non poteva vederlo.
Elsa non credeva più in lui.
La consapevolezza di quella fredda verità lo sconvolse, e
gli fece molto più male di quanto non avrebbe mai potuto
immaginare.
Ma cosa credeva?
Elsa era ormai
adulta, era ovvio che non credesse più in lui.
Tantissimi bambini
crescendo non avevano più creduto in lui, ormai ci aveva
fatto l'abitudine.
Allora perché si
sentiva così male?
Forse perché in tutto quel tempo non aveva aspettato
altro che rivederla, poterle essere di nuovo d'aiuto, poter essere
ancora una
volta la causa di quel sorriso che gli scaldava il cuore.
Ad un tratto qualcuno entrò nel castello: era Anna!
Era entrata dalla porta che Jack aveva lasciato
socchiusa. Corse dalla sorella e provò disperatamente a
convincerla a tornare a
casa con lei.
Sembrava quasi esserci riuscita, quando Elsa la colpì
involontariamente un'altra volta, come molti anni fa.
A quel punto Elsa capì che non c'era più un
futuro
possibile per loro due, anche sua sorella doveva arrendersi a
quell'innegabile
verità. Così creo un golem di ghiaccio, cacciando
letteralmente via Anna dal
castello.
Jack era rimasto immobile nella posizione di prima, come
uno spettatore invisibile e impotente osservò la scena.
Era questo ormai
per Elsa?
Il solo pensiero lo distruggeva.
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Eccoci finalmente
al sesto capitolo! In realtà doveva contenere anche altri
eventi, ma essendo
venuto troppo lungo ho deciso di divederlo in due capitoli.
Allora partiamo
dalla parte con Hans, mi fa ridere Jack che lo offende e parla con Anna
nonostante non possano vederlo. L'ispirazione mi è venuta
dalla mia nipotina di
3 anni che ha visto frozen con me una volta e poi lo abbiamo rivisto
una
seconda: la seconda volta vedendo Hans che cantava con Anna non faceva
altro
che urlarle " No non puoi sposarlo lui è cattivo
CATTIVOOOOOO" e
continuava così come se Anna potesse sentirla! Mi ha
ricordato molto Jack che è
appunto invisibile ad Anna.
La seconda parte
invece tratta una parte che adoro del film , ovvero la parte in cui
Elsa canta
"Let it go", ho cercato di trascrivere quello che penso che lei
provasse in quel momento riferendomi principalmente alle parole della
canzone
inglese. Perchè nonostante la canzone italiana sia bella,
perde molto a
significato rispetto a quella inglese, infatti inizialmente ascoltando
solo
quella italiana mi chiedevo come mai avesse vinto l'oscar, ma sentendo
quella
inglese ho capito.
Sentendo solo quella
italiana sembrerebbe che Elsa fugge solo perché è
stata etichettata come mostro
e perché non vuole fare del male a nessuno, quindi si
reclude in un castello di
ghiaccio. Io credo che non sia solo questo, ascoltando la versione
inglese, si
sente come tutto ciò in un certo senso rappresenti per Elsa
anche una
liberazione, il poter essere finalmente se stessa. O almeno io la ho
interpretata
così, spero vi sia piaciuta come l ho resa, ditemi pure la
vostra se volete.
Comunque se non
avete ascoltato la versione inglese (leggendo attentamente il testo) vi
consiglio di farlo.
Resta il fatto che
questa canzone per me è una droga è da una
settimana che non riesco a smettere
di ascoltarla XD.
Passiamo
all'ultima
parte, la più dolorosa *sniff* povero Jack, lo scoprire che
Elsa non crede più
in lui è stato un brutto colpo ! Dai Jackino ci sono io che
credo in te U.U
Ma
cosa succederà
adesso? Lo scoprirete prestissimo col prossimo capitolo( che
posterò a breve
perchè l'ho praticamente già scritto)
|
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Capitolo 7 *** Let Her go ***
cap 7
Elsa guardò fuori dalla
finestra sua sorella che andava
via.
Non l'avrebbe mai più rivista, per il suo bene era meglio
così...continuava a ripeterselo nella sua testa, per non
cedere alla tentazione
di inseguirla. Quella sarebbe stata per sempre la sua solitaria dimora
di
ghiaccio.
Un'enorme tristezza la assalì e con sguardo distrutto
osservò la figura di Anna che spariva all'orizzonte.
Quella scena sbloccò Jack, il vederla di nuovo sofferente
gli strinse il cuore.
In quel momento Jack avrebbe dato
qualsiasi cosa per
essere visibile, anche solo per pochi istanti. Per poterle parlare,
poterla
consolare, poterla stringere forte e assicurarle che tutto sarebbe
andato bene,
che insieme avrebbero trovato una soluzione.
Così lo fece lo stesso, le si avvicinò, la cinse
con le
braccia e simulò un abbraccio. Poi le sussurrò in
un orecchio
"Perdonami Elsa, ti avevo promesso che ci sarei
sempre stato, ma non l'ho fatto! Quando tu avevi più bisogno
di me, io non c'ero".
In quel momento sentì di meritarsi di essere diventato
invisibile.
"Vorrei solo essere l'unico a soffrire adesso, non è
giusto che tu soffra ancora".
I successivi avvenimenti si susseguirono in modo molto
rapido.
Hans si rivelò per quello che era veramente: a quanto
pare Jack aveva avuto ragione su di lui. Fece imprigionare Elsa: il suo
scopo
era quello di ucciderla e di lasciar morire congelata Anna, in modo da
impadronirsi del trono di Arendelle.
Elsa aveva le mani incatenate, fissò la finestra della
prigione nella quale era stata segregata. Fuori c'era un'indomabile
tempesta,
Anna era lì da qualche parte...doveva trovare assolutamente
il modo di uscire
per aiutarla.
Provò a richiamare il potere del ghiaccio, ma con le mani
incatenate non
riusciva ad usarlo.
Guardò disperatamente verso il cielo, la luna non era
visibile in quella bufera, ma comunque le chiese con tutta se stessa:
"Ti
prego, aiutami! Devo uscire di qui, fa' che il mio potere funzioni!"
Jack aveva seguito da lontano Hans e appena vista quella
scena, corse a soccorrerla: Ghiacciò le pareti della stanza
e le catene che la
tenevano imprigionata, liberandola.
Jack fu felice di esserle potuto
finalmente essere di
aiuto, anche se lei pensava di avercela fatta da sola.
Elsa corse fuori, iniziò a cercare disperatamente Anna,
ma riusciva a vedere poco in mezzo a quella tempesta.
Jack provò a seguirla, ma anche lui la perse di vista li
fuori.
Ad un tratto Elsa sentì una presenza alle sue spalle,
speranzosa si girò subito, ma non era Anna.
Era Hans.
Gli chiese dove fosse sua sorella.
"Elsa, l'hanno trovata fredda come il ghiaccio, le
hai gelato il cuore, è colpa tua..."
No, non poteva essere vero, non poteva stare per dire ciò
che pensava.
"E' colpa tua se Anna è morta!"
E invece lo disse. A quelle parole Elsa non sentì
più le
gambe, si lasciò cadere a terra con un urlo disperato.
Sentì un dolore immenso al cuore, ed un enorme senso di
colpa, forse avevano ragione tutti, era solo un mostro. Avrebbe dato la
sua
stessa vita in quel momento per riavere di quella di sua sorella, se
fosse
stato possibile. Era colpa sua, e ci era andata di mezzo Anna che non
centrava
nulla, che non voleva altro che il conforto di una sorella normale, e
che per
anni non si era mai arresa, nonostante i suoi rifiuti.
Hans approfittò del momento di debolezza di Elsa,
impugnò
la spada e la alzò verso di lei.
Anna era ormai quasi totalmente congelata, chiamava
disperatamente Kristoff, il ragazzo per cui aveva scoperto di provare
veramente qualcosa. Era l'unico che poteva salvarla: solo un gesto
d'amore
poteva sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Ad un tratto finalmente lo vide, stava per correre verso
di lui quando sentì un rumore di spada sguainata: si
voltò e vide Hans che
stava per colpire sua sorella. Non poteva permetterlo! Anche se sapeva
che
quella era probabilmente la sua ultima possibilità,
voltò le spalle a Kristoff
e corse verso Elsa, gettandosi davanti a lei. L'impatto della spada di
Hans
contro Anna, ridusse in frantumi l'arma.
In quel momento Anna sentì il suo cuore diventare
totalmente di ghiaccio.
Jack riuscì a scorgere finalmente Anna e Elsa, ma come
molti anni fa, era troppo tardi.
Sentita la voce della sorella, Elsa si alzò subito, ma
ormai Anna era solo una statua di ghiaccio: il suo cuore era stato
totalmente
congelato.
La abbracciò e iniziò a piangere disperata.
Era colpa sua, aveva cercato di evitare in tutti i modi
di farle del male, ma non ci era riuscita.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederla in vita e
felice.
Fu allora che successe. Quell'unico gesto di amore tra
sorelle sciolse un cuore di ghiaccio, anzi due: quello di Anna e quello
di
Elsa.
Anna tornò in sé e Elsa la abbracciò
fortissimo.
Elsa capì finalmente:
c'era un'altra cosa che da anni
aveva trattenuto dentro di se oltre il ghiaccio...era l'amore! lo aveva
nascosto per non farle del male, ottenendo però il risultato
opposto.
Si lasciò guidare dalla forza di questo sentimento. Ora
poteva farlo, e quindi lo fece: sciolse tutto il ghiaccio e la neve
perenne che
aveva involontariamente portato su Arendelle.
Hans era ancora lì, Kristoff era infuriato nero e
sembrava volesse dargli una lezione, ma Anna lo fermò. Fu
lei ad avanzare verso
di lui.
"Anna? Non è possibile, il tuo cuore era diventato di
ghiaccio!" disse Hans ancora incredulo.
"Qui l'unico cuore di ghiaccio mio caro è il
TUO!" disse lei, e con grande soddisfazione tirò un pugno
dritto in faccia
ad Hans, che cadde in acqua.
Jack non riuscì a trattenere le risate.
"Anna sei il mio mito lo giuro! Se solo fossi stato
visibile per lui, lo avrei fatto io! Ora sei l'Anna che riconosco!"
Anna tornò dalla sorella e le due si scambiarono
nuovamente un dolcissimo abbraccio.
Jack osservò commosso quella scena.
Elsa, la sua Elsa, era cresciuta, aveva combattuto contro
le sue paure più profonde: adesso era capace di domarle, di
essere se stessa e
di aprire il suo cuore agli altri.
Vide il sorriso sul viso di Elsa, quello stupendo sorriso
che gli scaldava il cuore.
Ma la cosa che riempì di più il suo cuore di
gioia era il
vederla finalmente felice.
Era davvero contento per lei!
Ma allora perché si
sentiva così?
Felice e triste allo stesso tempo.
Da una parte un po' gli dispiaceva di non essere stato
lui a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, non era stato lui la causa
di quel
sorriso e di quella felicità.
Elsa non poteva vederlo, non poteva salutarla, non poteva
dirle quanto fosse felice per lei.
Elsa non aveva più bisogno di lui.
Una tristezza immensa si impadronì del suo cuore.
Era così che si
sentivano le persone, quando vedevano crescere qualcuno a cui tenevano,
per poi
rendersi conto che questo oramai, era capace di essere felice anche
senza di
loro?
Perché a volte le
persone non hanno più bisogno di te, ma tu ne hai ancora di
loro.
Gli venne quasi da piangere, ma non lo fece.
Prese il suo bastone e lo agitò sulla sua mano libera,
creando un perfetto fiocco di neve ghiacciato e vi soffiò
sopra delicatamente. Il
fiocco di neve volò fino ad Elsa, più
precisamente sul suo naso.
Elsa sentì gelarle il naso, una sensazione
fortissima la
costrinse a girarsi: la sensazione di una presenza. Di un qualcosa di
bello,
che era appartenuta al passato, ma che aveva sempre sentito
lì accanto a lei.
Improvvisamente sentì una tristezza immensa, le veniva
quasi da piangere.
Jack vide Elsa voltarsi e guardare verso di lui, sapeva
che non poteva vederlo, ma gli piacque credere che non fosse
così.
Malinconico, abbozzò un sorriso, alzò il braccio
e in
modo imbarazzato accennò un saluto: proprio come aveva fatto
la prima volta che
l'aveva vista.
"Addio Regina di Ghiaccio"
Un uomo da
lontano li osservava, lo stesso dell'altra
volta. Ma questa volta era furioso, i suoi occhi erano una fessura e la
tempia
sulla fronte gli pulsava freneticamente: sembrava quasi stesse per
esplodere
dalla rabbia.
"Quella ragazzina, non doveva sciogliere lei il
cuore di ghiaccio di Elsa!"
Nervoso, fece avanti e indietro sul posto, poi fissò Elsa
da lontano.
"Goditi questa felicità Elsa...ma non sarai felice
per sempre! Prima o poi il tuo cuore tornerà ad essere di
ghiaccio, e quando
accadrà, questa volta interverrò personalmente
per far sì che le cose vadano
come devono".
------------------------------------------------------------------------------------------------------
Allora questo
capitolo chiude gli eventi di frozen, dal prossimo si passa agli eventi
post
frozen :D
Avendo
alla fine separato i due
capitoli , ho deciso di mettere due titoli collegati: uno si chiama Let
it go (riferito a Elsa) e l'altro Let Her go (riferito a Jack)
Premetto
che ho
cercato di rispettare il più possibile gli eventi e i
personaggi del film,
perché io penso che così dovrebbe essere una
fanfic, cioè dovrebbe rispettare
il più possibile personaggi e eventi senza stravolgerli. Il
che è un compito
molto difficile, spero di esserci riuscita.
Passiamo
alla prima
parte: Elsa è imprigionata e Jack riesce a liberarla! Questo
pezzo, come quello
in cui jack apre la porta del castello di elsa (da cui
entrerà Anna) l'ho messo
perché mi sembrava possibile che potesse essere stato Jack a
farlo.
La
parte in cui
Elsa cerca Anna nella bufera e invece trova Hans mi è
piaciuta molto nel film, nella
fic inizialmente volevo saltarla, ma poi ho capito che dentro di me non
ce la
facevo a saltare questo pezzo così l ho messo XD Lo stesso
vale per il pugno ad
Hans...poverino solo vendette per lui in questa fic XD
Passiamo invece
alla parte più commovente: il finale! Jack da il suo addio
ad Elsa e lo fa
nello stesso modo in cui l'aveva salutata la prima volta *sniff* , Elsa
si gira
e sente la sua presenza e i suoi sentimenti, proprio come lui aveva
potuto fare
qualche capitolo fa.
Jack inoltre le gela il naso, questo inconsiamente riporta
Elsa al passato, perchè la madre le aveva detto che Jack
Frost gelava il naso delle persone.
Una
frase che adoro
è questa "Perché a volte le persone non hanno
più bisogno di te, ma tu ne
hai ancora di loro" è una cosa che penso da sempre...per me
non si
dovrebbero mai abbandonare le persone o lasciarle perdere,
perché anche se tu
magari non hai più bisogno di loro, magari sono invece loro
ad aver bisogno di
te ...ed è questa la vera amicizia o amore per me(ovviamente
senza un motivo
valido intendo).
Pure per la
famiglia per me dovrebbe essere così: sono molto contraria
alla cultura secondo
la quale i genitori dovrebbero crescere i loro figli , ma una volta
indipendenti ciao , sono adulti e devono avere una loro vita e basta.
Non si
smette mai di essere un figlio , una madre o un padre, come non si
smette mai
di essere un amico o un fidanzato/a , se quelli che si provano sono
sentimenti
veri.
Ok chiudiamo la
parentesi filosofica che premetto era solo la mia personale opinione.
E
infine...ancora quell'uomo!
chi sarà mai e perché non voleva che fosse Anna a
sciogliere il cuore di
ghiaccio di Elsa? Quali saranno i suoi piani?
Se volete postate
pure le vostre ipotesi XD
Grazie
a tutti coloro
che hanno letto e recensito fino a qui ! Al prossimo capitolo!
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Capitolo 8 *** La Festa ***
Cap 8
Elsa stava leggendo un libro nella
sua camera, quando il
rumore di qualcuno che bussava alla porta la distrasse.
"Elsa posso entrare? Sono io!"
Elsa sorrise riconoscendo quella voce.
"Certo che puoi entrare, lo sai che non devi più
chiedermi il permesso ormai!"
Anna aprì la porta della stanza.
"Sì scusa, l'abitudine!"
Elsa la vide entrare, sembrava avere un'aria raggiante.
Aveva un sorriso sornione stampato
sul viso.
Avanzò velocemente verso di lei e appena si trovò
di
fronte ad Elsa, iniziò a saltellare euforica. Sembrava quasi
che se non avesse
parlato in quel momento, sarebbe potuta esplodere.
"Ho una notizia da darti!"
"Bene, parla pure!" disse Elsa.
Anna aprì immediatamente la bocca, ma per un attimo si
fermò esitante. Lei era molto entusiasta della notizia, ma
se sua sorella non
lo fosse stata? Anzi probabilmente non lo sarebbe stata.
La sua espressione cambiò e con un po' di incertezza
iniziò a parlare.
"Allora, ecco...io e Kristoff...cioè Kristoff si
è...cioè Kristoff ha chiesto a me ...di sposarlo!
Volevamo avere la tua
approvazione per il matrimonio" pronunciò quest'ultima frase
tutta di un
fiato, per paura dell'effetto che potesse conseguire.
Elsa sgranò gli occhi sorpresa.
Anna preoccupata iniziò a parlare a raffica: "No,
ecco, lo so che ci conosciamo da solo da pochi mesi, ma io non...lui mi
piace
veramente! Io gli piaccio veramente! O almeno credo...cioè
ne sono sicura, non
è che io non ne sia sicura, ma.."
Elsa rise, sapeva di dover frenare la sorella, oppure
avrebbe potuto continuare per ore. Assunse volontariamente
un'espressione seria
e fredda.
"Basta così Anna! Se le cose stanno in questo modo,
la mia risposta può essere una sola..."
Anna rimase a bocca aperta, fissò Elsa attentamente, come
se dalla sua risposta potesse determinare la sua stessa vita.
"...Si!" disse Elsa, abbandonandosi ad un
sincero sorriso.
"Elsa, lo so che non posso sposare un uomo che
conosco da così poco, ma Kristoff non è come
Hans, lui è...ehi aspetta! Hai
detto si?"
La fissò incredula.
Elsa scoppiò in una dolcissima risata.
"Preferivi che dicessi no?" chiese ironica.
Poi continuò: "Ho conosciuto Kristoff e sembra
amarti davvero, ma soprattutto ti rende felice! E, per fortuna, direi
che non
ha proprio nulla da spartire con quel galletto di Hans!"
Anna guardò la sorella negli occhi con una
felicità
immensa.
"Grazie" urlò, gettandosi letteralmente tra le
sue braccia, per poi stringerla forte in un tenero abbraccio.
Però ad un tratto, Anna si raddrizzò, slegandosi
dall'abbraccio della sorella e disse: "Ho un'altra notizia da darti!"
Elsa la ascoltò attentamente.
"Kristoff mi ha fatto una sorpresa! Sta costruendo
una casa per noi due sulle colline, è lì che
andremo ad abitare dopo il
matrimonio. Sai, dice che il castello lo metterebbe troppo a disagio."
Elsa rimase immobile, come ghiacciata.
Doveva essere felice per Anna, ormai sarebbe diventata
una moglie, ed era giusto che andasse a vivere con suo marito e che si
costruisse una sua famiglia.
Allora perché stava così male? Un orribile
sensazione le
strinse il cuore.
Notando la strana espressione della sorella, Anna le
chiese
"Elsa, c'è qualcosa che non va?"
Non ricevendo risposta aggiunse: "Bè in effetti il
mio posto è qui al castello, penso che dovrei..."
Elsa scosse la testa, come per cacciare via quella strana
sensazione che si stava insinuando in lei: voleva solo la
felicità per sua
sorella, ed era solo quello che contava.
"No, il tuo posto è con Kristoff! Ero solo sorpresa,
tutto qui.
Sono davvero felice per te sorellina!"
Le due si scambiarono un sorriso, poi Anna ebbe un'altra
illuminazione.
"Ehi, stasera ci sarà la festa al castello! Potrei
cogliere l'occasione per dare la buona notizia a Krisrtoff!"
"Kristoff verrà alla festa da ballo al castello e
diventerà principe?" Chiese Elsa dubbiosa.
Le due sorelle si scambiarono uno sguardo complice e
entrambe scoppiarono a ridere, immaginandosi Kristoff serio e impettito
con
divisa e spada.
"Aspetta!" disse Anna euforica "Stasera
verranno molti principi e re da tutti i regni, no?"
"Si" confessò Elsa, non capendo il perché di
tanta esuberanza.
"Bé, oggi anche tu potresti trovare il tuo
lui!" disse Anna con aria sognante, portando le braccia al petto.
"Ah, pensa! Potremmo organizzare un matrimonio a quattro, sarebbe
stupendo! Dovrei solo chiedere a Kristoff se per lui va bene, ma non
credo che
avrà nulla in contrario...o forse si? Non so, ma io penso..."
Elsa interruppe quel fiume di parole della sorella.
"Anna, anche se stasera trovassi quello giusto, non
lo sposerei nel giro di nemmeno due settimane non credi?"
Entrambe risero nuovamente, Anna sapeva che Elsa non era
decisamente il tipo da fare una cosa simile. A differenza sua, che in
passato
era disposta a sposare un uomo conosciuto quella sera stessa.
"Vado a parlare con Kristoff, devo ancora dirgli di
stasera e convincerlo ad indossare qualcosa di elegante...
sarà una VERA
impresa! A stasera!"
"A stasera sorellina!" le disse sorridente
Elsa.
La sera
della festa, Elsa arrivò a serata già iniziata.
Aveva perso tempo a prepararsi, inoltre era agitata:
sapeva che il suo dovere da regina era di trovare un buon partito da
sposare e
avere in futuro degli eredi. Ma lei era diversa da sua sorella, non
riusciva a
lasciarsi trasportare dalle emozioni: per piacerle davvero qualcuno
avrebbe
dovuto conoscerlo a fondo, essere sicura di piacergli per quello che
è, e
ricambiarlo nello stesso modo. Solo così avrebbe potuto dire
di essere davvero
innamorata.
Nella sala, appena notarono la sua presenza, un uomo
corse ad annunciarla.
"Ecco a voi la regina di Arendelle"
Tutti nella sala si fermarono, si girarono verso di lei
accennando un inchino, subito Elsa rispose facendo un gesto con la mano
per
incitarli a continuare a divertirsi.
"Elsa!"
Si sentì chiamare e vide sua sorella arrivare di corsa.
"Sei in ritardo, strano non è da te!" poi le
sussurrò "Non è che ci hai ripensato vero?"
"No, tranquilla è tutto appost-"
Non riuscì a continuare, il suo sguardo si era fermato
sulla figura accanto ad Anna. Mise la mano davanti alla bocca per
trattenere le
risate: quello che fece quasi fatica ad identificare come Kristoff,
aveva i
capelli pettinati all'indietro, un abito elegante (chiaramente non suo)
e
un'aria di chi vorrebbe essere da qualsiasi altra parte nell'universo.
Era come
vedere un gorilla vestito da ballerina di danza classica.
Non ce la fece più a trattenersi, si lasciò
scappare una
risata.
Kristoff indispettito le disse: "Ah bene! Io vengo
qui, accettando di vestirmi così, per ringraziarti e tu mi
ridi in
faccia?"
Poi, scherzoso, si rivolse ad Anna "Ti avevo detto
che ero ridicolo vestito così!"
"Per me stai benissimo!" disse dolcemente Anna,
stampandogli un leggero bacio sulla guancia.
"Ah Elsa, lì c'è il principe Elias! Non l'ho
conosciuto di persona, ma sembra essere un bel
ragazzo...perché non vai a
conoscerlo?" disse Anna facendole l'occhiolino.
Prima che Elsa potesse rispondere, Anna la spinse nella
sua direzione.
Elsa si fermò ad osservarlo: era biondo, con gli occhi
azzurri ed una scintillante divisa color acquamarina.
"Bene, gli
manca solo il cavallo bianco e siamo apposto! Direi che questo
è persino più
sospetto di Hans!" pensò ironicamente tra
sé.
Dovette però ammettere che esteticamente non era male,
così
decise di dargli almeno una possibilità.
Stava per andare da lui, quando un ragazzo la frenò: era
smilzo, coi capelli ricci e rossi, sembrava altamente imbarazzato.
"R-regina Elsa" goffamente si inchinò
"S-sarei onorato se poteste concedermi qualche minuto del vostro
tempo"
"Non c'è bisogno di essere così formali, ditemi
pure!" disse lei, sperando di smorzare la tensione, ma con scarso
risultato dato che il ragazzo divenne paonazzo.
"S-siete sicura di voler parlare con me?"
"Non dovrei?"
"Bé, essendo uno dei fratelli di Hans, pensavo che
non mi volevate nemmeno rivolgere la parola"
Ok, sapeva che screditare qualcuno solo perché fosse il
fratello di Hans non era giusto. Ma l'idea che quel ragazzo fosse
imparentato
con lui le faceva venire la nausea.
Si sforzò comunque di non pensarci e di essere gentile e
formale.
"Lasciamo stare quella vicenda...cosa volevate
dirmi?"
Imbarazzato, il ragazzo rispose: "Ecco, voi siete
una regina, ed io un principe...è mio dovere invitarvi a
ballare, credo!"
Elsa lo fissò indispettita.
"Non credo che voi DOBBIATE...se non volete!"
"B-bè ma disonorerei la mia famiglia e voi, se non
lo facessi: è mio dovere cercare una buona moglie ed
ottenere un regno, essendo
io il dodicesimo in linea di successione"
"Credetemi, mi disonorereste di più se lo faceste solo
per dovere"
"M-ma io...cosa dirò alla mia famiglia?"
Il ragazzo fissò terrorizzato quelli che dovevano essere
i suoi genitori. Erano poco lontano e fissavano speranzosi il figlio
che
parlava con la regina di Arendelle.
Lei gli mise una mano sulla spalla ma, al tocco di Elsa,
lui sussultò e spaventato fece un passo indietro.
"Oh scusatemi vi ho fatta arrabbiare?" chiese
con tono terrorizzato.
Elsa lo fissò perplessa.
"Certo che no! Volevo solo dirvi di dire ai vostri
genitori che nonostante io fossi onorata dal vostro invito, ho dovuto
rifiutare, perché ne avevo già ricevuto uno da un
altro principe. Così non
avranno nulla da ridire!"
"G-grazie regina!"
Abbozzò un inchino imbarazzato e corse dai genitori.
Elsa iniziò forse a comprendere come mai Hans fosse
venuto su così, quella famiglia aveva un'aria tutt'altro che
rassicurante.
In cuor suo sperò vivamente che i restanti undici
fratelli fossero già impegnati, conoscerne due le era
decisamente bastato.
Osservò
le ragazze nella sala, molte di loro erano felici
e si lasciavano corteggiare senza farsi troppi problemi. A volte odiava
la sua
razionalità, a volte avrebbe voluto essere più
come loro.
Rassegnata decise di provare a parlare con il principe
Elias, sperando che le cose potessero andare meglio, quindi si
avvicinò a lui.
"Voi siete il principe Elias, giusto?"
Il ragazzo si girò, un fiero sorriso si dipinse sulla sua
faccia. Prese la mano di Elsa e la avvicinò al suo volto,
simulando un'elegante
baciamano.
"Regina di Arendelle..."
"Bé, devo
ammettere che ha stile!" pensò Elsa tra
sé.
"...sapevo che sareste venuta da me, prima o
poi"
Sperando di aver frainteso, Elsa gli chiese:
"Perdonatemi, cosa intendete dire?"
Con aria di superiorità il ragazzo disse: "Tutte lo
fanno prima o poi: vengono da me e implorano un appuntamento"
Doveva immaginarselo, sarebbe stato troppo bello per
essere vero! Elsa era sdegnata e con voce gelida si limitò a
dire: "Vedo
che mi conoscete davvero poco, se pensate che io sia il tipo da
implorare!"
Sprezzante il ragazzo le rispose.
"Su, andiamo è inutile che mentiate a voi stessa!
Siete venuta da me perché sono un principe e pure molto
bello, sposandomi
potreste avere quello che sognano tutte: un regno ancora più
vasto, un
matrimonio, un uomo stupendo al vostro fianco e un giorno anche dei
figli!"
"Sbagliavo su di voi, non è che mi conoscete
poco...non mi conoscete affatto!" disse Elsa, cercando di mantenere la
sua
proverbiale calma.
"Non fate la preziosa, confesso che siete attraente
e inoltre siete una regina! Accetto di concedervi l'onore di un
appuntamento!"
"Se vi concedessi un tale onore, temo che non avrei
più la dignità di guardarmi allo specchio!
Quindi, con rammarico, vi dico che
rifiuto la vostra offerta"
Elsa pensava che non ci fosse qualcuno di più detestabile
di Hans: si sbagliava! Almeno Hans aveva la decenza di far finta di
essere
gentile!
Il principe non sembrò prenderla bene, il suo volto
sicuro di sé si trasformò in un'espressione seria
e colma d'ira.
"VOI rifiutate ME?...VOI? E' assurdo! Hanno ragione
tutti, siete solo una regina snob che si crede chissà chi"
Ora Elsa stava davvero iniziando a perdere la pazienza,
iniziò ad alzare il tono di voce.
"Il mio popolo e tutti i presenti mi amano e mi
trattano con rispetto, siete solo voi qui, caro mio, che la pensate in
questo
modo!"
Il principe scoppiò in una forte risata.
"Amarvi? Direi più che hanno paura di voi!"
Elsa lo fissò interdetta.
"Oh andiamo, credete davvero che le persone vi
amino? Non basta creare una pista di pattinaggio dal nulla o far
divertire i
bambini con la neve! Pensate che il trattato che avete fatto approvare
l'altro
giorno sia stata una scelta unanime?"
"Certo! Hanno votato tutti i membri del consiglio
reale!"
"Siete un'illusa! Mio padre fa' parte del consiglio
e la maggior parte di essi erano contrari all'approvazione del
trattato, ma
quando hanno visto che voi tenevate così tanto alla sua
approvazione, hanno
votato a favore, per paura di una ritorsione"
Elsa non poteva credere alle sue parole, non voleva. Il
suo cuore iniziò a battere agitato.
"Non ci credo, è assurdo!"
"Davvero lo credete tanto assurdo? La verità è
che
dentro di loro hanno tutti paura di voi! Come biasimarli del resto? E'
lecito
aver paure di una donna, che da un momento all'altro, potrebbe
congelarli o
congelare un intero paese"
Il cuore di Elsa iniziò a battere sempre più
forte, come
l'ansia dentro di sé che ormai cresceva incontrollata.
Avrebbe solo voluto che quello stupido principe smettesse
di parlare.
"Non credo che troverete facilmente marito... a meno
che non ci sia qualcuno talmente disperato da accaparrarsi un simile
rischio
ogni giorno, pur di ottenere uno stupido regno! Mi spiace mia cara
regina,
avreste dovuto accettare la mia offerta, era più che
generosa"
Elsa sentì d'un tratto mancarle la
terra sotto i piedi, la testa stava per
esploderle e l'ansia faceva battere ormai il suo cuore all'impazzata.
Si guardò intorno, c'era molta gente che la stava
fissando, avevano notato il suo stato d'animo.
Fu allora che lo notò, negli occhi di tutti leggeva
un'unica espressione: la PAURA.
Il fratello di Hans sembrava
agitatissimo e con un filo
di voce le chiese: "Tutto bene regina Elsa?"
Tutto bene? Niente poteva andare peggio di così,
probabilmente.
Alla sua mancata risposta, molti iniziarono ad indietreggiare
spaventati, come se Elsa avesse potuto congelare tutto e tutti da un
momento
all'altro. In quel momento lo avrebbe fatto davvero, ma
volontariamente, solo
per cancellare quelle espressioni dalla sua vista e dal suo cuore.
Un uomo nel panico cercò di dirle "Mia regina, state
calma, è tutto apposto! Non vi agitate, vi prego!"
Cercò di raccogliere tutta la poca calma e forze che le
erano rimaste, assumendo l'espressione più seria e distinta
che riuscì a fare.
Anche se ormai dentro di lei una tempesta imperversava.
"Tranquilli, continuate pure, io mi ritiro nella mia
stanza, perdonatemi ma temo di non sentirmi bene"
Così si voltò e corse il più
velocemente possibile verso
la sua stanza, lontana da tutto e da tutti, non desiderava altro in
quel
momento.
Finalmente vi arrivò, chiuse la porta dietro di
sé e si
lasciò cadere dietro di essa.
Qualcuno bussò alla porta.
"Elsa sono io...Anna! Posso entrare? Cos'è successo?
Ti ho vista correre via!"
"Sto bene Anna, solo un po' di mal di testa, ti
prego torna di là e scusati con gli ospiti da parte mia!"
"Va bene Elsa..." disse Anna con tono insicuro,
per poi tonare alla festa.
Elsa non voleva vedere nemmeno lei, probabilmente a causa
delle terribili idee che le stavano affollando la mente.
Portò le mani sulla testa e le strinse forte su di essa
affondando le dita tra i capelli. Tentò di scacciar via quei
pensieri, ma si
facevano sempre più forti nella sua testa e ognuno di questi
era come una
pugnalata al cuore.
Più ci pensava e più quelle detestabili parole
sembravano
avere senso.
Le sembrava di averli ancora davanti, nei loro sguardi
aveva letto il loro timore, la loro paura.
Ormai aveva
imparato a controllare i suoi poteri.
Li aveva sempre
usati solo per farli divertire.
Lei li trovava un
dono stupendo, che non avrebbe mai usato per fare del male!
Come potevano non
capirlo?
Ma effettivamente,
come avrebbero mai potuto non aver paura di una persona con simili
poteri?
Persona...era
quello il termine con cui poteva definirsi?
O forse era meglio
dire...MOSTRO?
Era questo che
sembrava agli occhi di tutti?
Forse era quello
che era sempre stata.
Decise di guardare in faccia alla realtà: nessuno l'avrebbe
mai amata per quello che era. Si sentì un'idiota ad averlo
solo potuto
immaginare.
Sentì il cuore pieno di dolore, l'unica persona che
l'amava veramente era sua sorella.
Perché non l'aveva
fatta entrare?
Se c'era una persona che poteva farla stare meglio questa
era lei!
Si alzò in piedi, stava per aprire la porta per andarla a
chiamare, quando improvvisamente si ricordò di una cosa.
Presto Anna sarebbe
andata a vivere con Kristoff sulle colline.
Le tornò quella sensazione di stretta al cuore e di
vuoto, provata quella mattina stessa.
Si era abituata così tanto negli ultimi mesi ad averla
vicina, ad avere sempre il suo sostegno.
Era buffo, per anni Anna aveva elemosinato la sua
compagnia, sperando che Elsa le aprisse la porta, ed ora era Elsa ad
avere un
disperato bisogno di lei.
Le colline erano lontane. Di certo sarebbero venuti a
trovarla di tanto in tanto...ma quando? Una, due volte l'anno? Durante
le
feste?
Da due sorelle che potevano vedersi finalmente tutti i
giorni, sarebbero diventate come due lontane conoscenti?
Anna non aveva pensato a lei?
Non aveva pensato che sarebbe rimasta sola?
Forse vedendola esternamente sempre forte e sicura, non
si era resa conto che anche Elsa aveva bisogno di lei.
Eppure era convinta che Anna potesse capirla veramente.
Contava davvero così poco per lei?
Come avrebbe voluto che Anna rimanesse al castello con
Kristoff.
Gelò a quell'orribile pensiero. In quel momento Elsa si
sentì davvero quel mostro che tutti vedevano in lei.
Era davvero diventata così egoista?
Amava sua sorella e voleva solo la sua felicità, a
qualunque costo. Non le avrebbe mai chiesto di rimanere, anche se
questo
significava rimanere sola...anche se significava soffrire.
Sofferenza.
Era questo che sentiva ormai: sofferenza e dolore che le
stringevano il cuore. Si sentiva di nuovo sola, si sentiva di nuovo
diversa da
tutto e da tutti.
Sentiva il suo cuore come se fosse di ghiaccio.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci al
cap8!
Allora tanto per cambiare doveva inizialmente contenere altri 2 eventi,
ma poi
mi sono fatta prendere la mano e quindi i restanti 2 li
avrete nel
prossimo capitolo! (ma perché le cose che nella mia testa
sono brevi, a
scriverle diventano lunghe? XD )
Posso solo dirvi
che avrete qualche rivelazione U.U
Più
scrivo questa
fic e più mi accorgo del perché adoro tanto il
personaggio di Elsa, ed il
motivo è semplice...siamo molto simili caratterialmente!
Entrambe sembriamo fredde
e distaccate esteticamente , ma dentro abbiamo un cuore tenero, e tanti
dilemmi
interiori...e poi siamo RAZIONALI XD
Ma torniamo al
capitolo: si lo ammetto, sono riuscita a creare un personaggio
più detestabile
di Hans...Elias! XD
il suo battibecco con Elsa lo adoro XD
Solo io anche nella
vita reale incontro solo ragazzi così? Il pezzo con il
fratello di Hans l ho
ispirato proprio ad una mia esperienza con un ragazzo che ci siamo
presi una
cosa da bere al bar, lui mi precede sicuro alla cassa, io cosi penso
"Ma
che carino, vuole pagare lui addirittura? O__O " e lui si volta verso
di
me e dice"Pensi che DOVREI offrire io secondo te?" io cosi *faccia
alla Elsa* "No non credo proprio che DOVRESTI, io pago il mio!" vado
e pago il mio LOL XD
Elsa si chiede se Anna capisca che anche lei ha bisogno di sua sorella,
perchè anche se all'apparenza fredda e sicura di
sè,
anche lei ha molto bisogno di affetto! Non posso che condividere questa
sensazione che molte volte mi è capitato di provare, anche
in
amicizia.
Per
quanto riguarda
gli altri eventi del capitolo bè... io l ho pensato nel film
alla fine, cioè si
sarebbero davvero tutti fidati così tanto di una regina con
simili poteri? O molti
avrebbero avuto paura? Inoltre alla fine Elsa scopre che l unica
persona che
credeva l avrebbe amata per sempre, si allontanerà da lei.
Quindi resta nella
solitudine e disperazione e il suo cuore torna ad essere di ghiaccio.
Che accadrà adesso?
Lo scoprirete nel
prossimo capitolo! Se potete recensite e ditemi che ne pensate di
questo
capitolo!
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Capitolo 9 *** Tra Sogni e Incubi ***
Cap 9
Era tardi, ma Jack era ancora
sveglio: stava osservando
la luna. Fissandola si chiese se anche Elsa lo stesse facendo.
Sapeva che doveva smettere di pensare a lei, ma
stranamente non ci riusciva.
Si chiese se fosse ancora felice e cosa avesse fatto da quel
giorno. Ma ormai Elsa era grande, non credeva più in lui,
sarebbe cresciuta e
avrebbe avuto una vita sua.
Doveva accettare quella verità, lo sapeva. Quindi
cercò
di scacciare via tutti i pensieri che la riguardavano e di andare a
dormire.
Ma quando ci riuscì,
d'un tratto si trovò nello stesso
luogo del sogno di anni fa.
Era circondato sempre dal ghiaccio, ma questa volta ce n'era
molto di più, enormi stalagmiti gli si ergevano intorno. Una
fortissima bufera
di fredda neve imperversava su di lui.
Di nuovo quella sensazione...come se quel ghiaccio non
fosse il suo.
E se fosse quello
di Elsa?
Allora perché provava quelle orribili sensazioni? Sentiva
angoscia, paura e questa volta molto più forti di prima.
Alzò il braccio sul viso per cercare di scorgere la luna
in mezzo alla bufera. Fu sorpreso quando non la trovò in
alto nel cielo, ma era
fissa all'orizzonte, proprio di fronte a lui ed era molto
più grande del
solito.
Ma ci fu qualcos'altro che attirò la sua attenzione,
cercò di socchiudere gli occhi per essere sicuro di non
essersi sbagliato. Ma
non si era sbagliato! Davanti all'enorme luna riuscì a
scorgere l'ombra di un
uomo.
Possibile che
quello fosse l'uomo della luna?
Al solo pensiero il suo cuore iniziò a battere
emozionato, quindi provò ad avvicinarsi a lui, ma la
tempesta era così forte
che gli impediva di fare anche solo un passo.
Se anche di fronte a lui ci fosse stato un uomo, ne
poteva scorgere solo la figura, perché la luce della luna
alle sue spalle la
rendeva totalmente in ombra.
Jack sussultò quando sentì quell'uomo parlare.
"Jack, devi sbrigarti! Il cuore di Elsa è di nuovo
di ghiaccio e questa volta se non interverrai, lo resterà
per sempre"
Il cuore di Jack sussultò al sentire quelle parole, nel
panico iniziò a dire: "Ma io cosa posso fare? Elsa non crede
più in
me!"
"Tu la conosci meglio di chiunque altro Jack...credi
davvero che non ci sia un modo per far sì che creda di nuovo
in te?"
Jack aprì la bocca come per parlare, ma non ne
uscì nessun
suono, la luce della luna si fece fortissima, fino a diventare
accecante:
quando si svegliò, Jack si ritrovò nello stesso
luogo dove si era addormentato.
Sentiva ancora il cuore battergli forte, alzò lo sguardo
e fissò la luna incredulo.
Davvero l'uomo
della luna gli aveva parlato?
Davvero Elsa stava
di nuovo male?
Cosa voleva dire
che solo lui poteva aiutarla?
E soprattutto, in
che modo poteva farle credere ancora in lui?
"Un po' più di chiarezza no eh?" chiese alla
luna, non aspettandosi questa volta una risposta.
Iniziò a camminare avanti e indietro senza sosta, poi ad
un tratto, ricordò le parole del sogno: "Tu
la conosci meglio di chiunque altro"
Era vero.
Lui sapeva come si sentiva Elsa quando stava giù, lo
sapeva perché erano tremendamente simili, perché
lui stesso aveva provato quei
sentimenti troppe volte ormai.
Ma come poteva
farglielo capire?
Continuò a rifletterci andando avanti e indietro,
finché
ad un tratto non si fermò. Il suo viso si
illuminò in un ampio sorriso: aveva
avuto un'idea.
Parlò al vento: "Vento, preparati! Si va ad
Arendelle, presto! Lo spirito dell'inverno ha molto da fare prima che
arrivi il
giorno"
Così alzò il bastone e si lasciò
trasportare dal vento.
Elsa era ancora lì, nella sua stanza, accovacciata sotto
la porta.
La sensazione di solitudine e la disperazione l'avevano
tenuta sveglia fino ad allora. Ma in quel momento si sentiva distrutta,
sfinita, quindi si abbandonò ad un sonno profondo.
D'un tratto non era più nella sua camera ma in un'enorme
salone: c'era tantissima gente, sembrava quasi un ricevimento.
In lontananza intravide delle
facce conosciute, quindi si
diresse verso di loro: erano i membri del consiglio reale.
Non sapeva il perché, ma sentiva una certa tensione e un
presentimento negativo, ma decise di non farci caso.
Accennò un leggero inchino in segno di rispetto e
salutò
i vari membri, ma nessuno di essi si girò. Continuavano a
parlare, come se lei
non ci fosse, come se fosse...invisibile!
Possibile che non
l'avessero notata?
Provò a mettersi davanti a loro e a salutarli di nuovo ma
nulla cambiò.
Trasalì quando capì che, pur non potendola
vedere,
stavano parlando di lei.
"Cosa dobbiamo fare con la regina di
Arendelle?"
"Io mi opporrò al trattato nel prossimo consiglio,
sono stufo di sottostare a ciò che vuole lei!" disse
un'altro di loro.
Uno dei re sgranò gli occhi a quella esclamazione.
"Ma sei matto? Vuoi morire congelato? O peggio, far
congelare il tuo regno?"
Gli animi di tutti iniziarono ad infervorarsi.
"Bé, non possiamo mica lasciare che decida solo lei?
Tanto vale nominarla regina del mondo intero a questo punto!"
Elsa non riuscì a non dire la sua: "Onorevoli membri
del consiglio, potete esprimere benissimo le vostre opinioni in mia
presenza, non
vi farò nulla, lo giuro!"
Nessuno la sentì, ma una regina parlò come se
avesse
potuto leggerle la mente.
"Aspettate! E se parlassimo con lei?"
Tutti scoppiarono in una spontanea risata.
"Oh,certo! Cosa vuoi che dica davanti al
consiglio?" L'uomo simulò una voce femminile e disse ironico
"Tranquilli
membri del consiglio, io non farò nulla di male, potete fare
e dire ciò che
volete" la sua voce tornò normale e con tono acido disse:
"Ma chi ti
dice che a casa tu stia al sicuro? Io ho quattro figli e una famiglia
che
adoro...e se gli facesse del male? E se attaccasse di nascosto il mio
popolo?
Potrebbe gelare i raccolti, rovinando la nostra economia e il lavoro di
onesti
cittadini...o Dio solo sa' che altro potrebbe fare!"
Il panico e la paura iniziarono a diffondersi negli occhi
di tutti e anche nel cuore di Elsa.
"Non è normale, io dico che è un MOSTRO"
Lo avevano detto...avevano detto quella parola.
Sentì una fortissima stretta al cuore, chiuse gli occhi,
portò la mani alle orecchie per evitare di sentire altro. Ma
le voci si
facevano sempre più forti, come se le rimbombassero in
testa: riuscì a
distinguerne solo alcune parole.
"...mostro"
"...temetela..."
"...dovremmo
imprigionarla!"
"...dobbiamo
fermarla..."
"...ucciderla"
Iniziò ad urlare il più forte che poteva, pur di
non
sentirli.
Ad un tratto le voci si fermarono, riaprì gli occhi:
erano tutti spariti.
"Regina di Arendelle"
Si sentì chiamare da una voce alle sue spalle, una voce
che riconobbe subito. Si voltò, già sapendo di
trovare il volto sbruffone del
principe Elias.
"Cosa vi avevo detto?" disse lui con un ghigno.
Dietro di lui c'erano una moltitudine di principi, tra
cui anche il fratello di Hans. Tutti avevano un'aria terrorizzata.
Uno di loro disse ad un'altro: "Su, parlaci tu! Non
avevi detto che ci tenevi a diventare re?"
Il ragazzo era sbiancato "E-ecco credo di averci
ripensato...infondo sono solo il terzo in linea di successione, ho
ancora delle
speranze! P-perché non ci andate voi principe Sadin?"
Tutti iniziarono a litigare per chi dovesse accaparrarsi
Elsa, ma in maniera
opposta rispetto al
normale.
Non ne poteva più, Elsa sentiva il suo cuore esplodere di
rabbia, quindi urlò.
"Potete anche smettere di litigare, tanto non sposerò
nessuno di voi, né ora né mai"
Quella frase li zittì tutti.
Elsa si voltò, dando loro le spalle, fu allora che li
notò: in fondo alla sala c'erano sua sorella e Kristoff.
Corse da loro.
"Anna, sei qui! Devi aiutarmi io..."
Non continuò perché notò che era
inutile: per sua sorella
era invisibile, infatti continuava a parlare con Kristoff come se nulla
fosse.
"Kristoff non vedo l'ora di andare a vivere con te!
Noi due da soli, in collina...è una cosa così
romantica!" disse con aria
sognante.
"Ma non hai pensato a tua sorella? Non
resterà...sola?"
Anna gli rispose con aria seccata.
"Oh andiamo...è stata sola per anni, non le darà
fastidio! Io sono stata sola per anni e non per mia scelta, implorando
inutilmente la sua compagnia, mi merito un po' di felicità
anche io! E poi ogni
tanto la andremo a trovare per farla contenta, no?"
Il cuore di Elsa si fermò.
No! Quella non era sua sorella, lei non avrebbe mai detto
una cosa tanto orribile, ne era sicura!
Ma se lo avesse
pensato?
Un fortissimo dolore
iniziò ad attanagliarle il cuore,
provava una fortissima sensazione di ansia e disperazione, si
lasciò cadere a
terra, stanca di combattere quei sentimenti.
Sentiva una disperata voglia di piangere, ma non lo
fece...sapeva che sarebbe servito a poco.
In cuor suo sapeva, che tutto ciò che aveva visto, era
quello che tutti pensavano di lei.
Chiuse gli occhi, sperando di poter essere in qualunque
altro posto.
Quando li riaprì fu sorpresa nel vedere esaudito il suo
desiderio: era in un bosco.
Era circondata da una fitta distesa di alberi, avvolta da
un buio pesto. Lo riconobbe: era il bosco di Arendelle.
Una gelida voce la rabbrividì.
"Elsa, so come ti senti...io so chi può aiutarti,
credimi! Vieni nel bosco e mi troverai!"
"Cosa dici? Chi sei?"
"Vieni Elsa...vieni nel bosco"
Elsa riaprì gli occhi e di scatto alzò
velocemente il
busto, ritrovandosi seduta nella sua camera, proprio dove si era
addormentata.
Aveva il fiatone e si sentiva sudata.
Cercò di respirare lentamente per calmarsi, ma il suo
cuore continuava a battere fortissimo a causa dell'incubo fatto, le cui
immagini erano ancora vivide nella sua mente.
Si alzò, andò istintivamente alla finestra, senza
accorgersene stava fissando il bosco di Arendelle.
Improvvisamente si
sentì pervasa dalla folle idea di
andarci.
Solo un folle, in effetti, avrebbe seguito ciò che diceva
una voce in un sogno.
Era davvero così
disperata?
Decise che l'avrebbe scoperto.
Corse giù per il castello, attenta a non svegliare
nessuno. Prese un cavallo e cavalcò nel pieno della notte
fino alla foresta.
Il bosco di Arendelle era molto fitto, quindi lasciò il
cavallo legato ad un albero e vi entrò da sola.
Improvvisamente si chiese se fosse stata una buona idea.
Era circondata solo da alti e fitti alberi e più si
addentrava nel bosco e più
questo si faceva buio e spaventoso.
"Calmati Elsa
è solo un bosco e tu sei una regina con poteri di ghiaccio,
non dovresti aver
paura di queste sciocchezze!" disse a se stessa per calmarsi.
Ma ad un tratto, le parve di sentire la voce gelida del
sogno che la chiamava: veniva dal cuore della foresta.
La voce si faceva sempre più fioca.
Elsa deglutì, poi iniziò a correre verso di essa.
Più
avanzava e più sentiva una sensazione di angoscia e di paura
crescere sempre
più forti dentro di lei, ad ogni passo il suo respiro si
faceva sempre più
affannoso e sentiva il cuore batterle fortissimo in petto.
Allora perché
continuava a seguire quella voce?
Curiosità?
Disperazione?
Non lo sapeva. Sapeva solo che non riusciva a fermarsi.
La voce si faceva sempre più forte, ormai era vicina, ma
anche il buio era sempre più intenso. Il cuore le batteva
così forte che le
sembrava quasi di non riuscire a respirare.
Aveva un disperato bisogno di rassicurazione, così
istintivamente, pur non smettendo di correre, alzò lo
sguardo verso l'alto,
alla ricerca disperata della figura della luna.
Ma le cime degli alberi erano troppo fitti e il buio
troppo profondo, quindi non riuscì a scorgere nulla, cosa
che non fece altro
che aumentare la sua sensazione di angoscia. Riportò lo
sguardo davanti a lei,
fu allora che si fermò di scatto.
Di fronte a lei c'era un uomo.
Nell'inquietante buio del bosco, riusciva a malapena a
distinguerne la figura, il cuore le batteva così forte da
sentirselo in gola.
"Calmati Elsa,
hai enormi poteri: non hai nulla da temere da un uomo qualunque,
nonostante si
trovi in un'orribile bosco spaventoso" pensò tra
sé, ma non servì a
tranquillizzarla più di tanto.
Decise comunque che, almeno esteriormente, doveva
mostrarsi sicura, quindi tese una mano davanti a sé
minacciosa: se quell'uomo
avesse fatto anche solo un passo falso, si sarebbe trovato congelato.
Assunse
un'aria seria e sicura di sé e disse: "Chi sei? E cosa vuoi
da me?"
Un ampio sorriso solcò il volto dell'uomo, che fece un
passo indietro, per poi sparire nell'ombra del bosco.
Fu allora che Elsa si sentì chiamare nuovamente dalla
voce dell'uomo, ma sentì un brivido scorrerle lungo la
schiena, quando capì che
la gelida voce veniva da dietro di lei.
"Paura! Fai bene ad averla Elsa, è la paura che ci
rende umani, lo sai?"
Il suo cuore sussultò, d'istinto si girò di
scatto,
puntando nuovamente la mano verso l'uomo misterioso.
"F-fermo o ti congelo!" involontariamente la
voce le uscì tremante.
L'uomo non sembrava affatto turbato, anzi un sorriso
soddisfatto si dipinse sul suo volto.
"Rilassati Elsa, sono qui per aiutarti! Sono qui per
sciogliere il tuo cuore di ghiaccio"
"E tu che ne sai?" gli chiese, non abbassando
il braccio.
"Oh andiamo Elsa, è inutile mentire con me, non
vorresti essere di nuovo felice? Di nuovo senza problemi o paure?"
"E sentiamo, come faresti TU a fare una cosa del genere?"
Chiese Elsa con tono ironico, come se parlasse con uno
che ha appena detto un'assurdità.
"No, Elsa hai frainteso! Non sono io quello che
scioglierà il tuo cuore di ghiaccio, ma so' chi
può farlo"
Curiosa Elsa chiese: "Chi?"
"Jack Frost!"
Al sentire quel nome il cuore di Elsa iniziò a battere
forte.
La stava prendendo
in giro?
Cos'era? Uno
stupido scherzo?
"Jack Frost è solo una leggenda!" affermò lei.
L'uomo alzò gli occhi al cielo, aspettandosi usa reazione
simile.
"E se ti dicessi che le leggende esistono?"
Jack...quel Jack
esisteva?
No, non poteva
essere.
Non lo avrebbe
fatto. Non si sarebbe illusa inutilmente.
Elsa si lasciò scappare una risata nervosa, probabilmente
quell'uomo era pazzo.
"E' solo una fiaba per bambini"
"E se ti dicessi invece, che lui è sempre stato
accanto a te? E che ti ha aiutata più di una volta?"
"Sì, come no! Penso che me ne sarei accorta se fosse
così non credi?"
"Non credo, dato che da quando hai smesso di credere
in lui, non lo hai più potuto né vedere
né sentire! Ma lui era lì, è sempre
stato lì" disse spazientito l'uomo, come se stesse spiegando
la cosa più
ovvia al mondo.
"Tu sei matto!" sentenziò Elsa. Lo disse, ma in
cuor suo era tempestata da una moltitudine di sentimenti contrastanti.
Con un ghigno l'uomo disse: "E' vero Elsa, è
assurdo! Proprio come è assurdo che una bambina nasca fredda
come il ghiaccio e
con poteri capaci di controllarlo! Sì, hai ragione, se me lo
raccontassero non
ci crederei, direi che è solo una stupida favola per
bambini, non credi?"
Elsa rimase immobile, senza parole.
Jack esisteva
davvero?
Non se lo era solo
immaginato o roba simile?
L'aveva aiutata,
era stato sempre lì a proteggerla, anche se lei non se ne
era accorta?
Dov'era adesso?
Era davvero
possibile?
Non lo sapeva, ma il suo cuore batteva oramai fortissimo
al solo pensiero che potesse essere vero.
"Riflettici bene Elsa, lui può aiutarti e lo sai. E'
l'unico che può farlo!"
L'uomo le diede le spalle e iniziò ad andarsene verso il
lato ancora più profondo e oscuro del bosco stesso.
Doveva fermarlo! Aveva ancora mille domande nella sua
testa da fargli, ma una prevalse sulle altre.
"Aspetta! Chi sei tu?"
L'uomo girò leggermente il volto indietro verso Elsa.
"Sono conosciuto in molti modi, mi chiamano con
diversi nomi, ma tu puoi chiamarmi semplicemente..."
Fece una breve pausa, Elsa era già pronta a fargli altre
domande, ma non ci riuscì.
L'unica cosa che udì da quella gelida voce, prima che
sparisse definitivamente nel buio della foresta, fu un nome.
"Pitch"
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Allora ecco Pitch!
Inutile negarlo, dopo Jack è il mio personaggio preferito
del film "Le 5
leggende". Lo trovo un personaggio fatto molto bene e molto
introspettivo,
decisamente non potevo non metterlo nella mia fic!
Adoro la parte nel
bosco, è una delle mie preferite da quando l'ho ideata nella
mia testa , mi
piace come Elsa sia spinta ad andarci, ma come allo stesso tempo la sua
paura e
angoscia aumentino più si avvicina a Pitch.
Nell'incubo
di Elsa
(creato da Pitch) si riassumono tutte le sue paure nate quella notte.
Che idea avrà avuto
Jack per far sì che Elsa creda in lui?
Elsa inizierà a
credere di nuovo a Jack?
Ma soprattutto
secondo voi qual'é il piano di Pitch? Perché
vuole che Elsa creda in Jack? E
perché vuole che lui sciolga il suo cuore di ghiaccio?
Grazie a
tutti voi
che recensite e a coloro che lo faranno, facendolo mi continuate ad
aiutare e a
spingermi a fare sempre di meglio! Spero che questo capitolo sia stato
di
vostro gradimento! Al prossimo capitolo :D
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Capitolo 10 *** Sciogliere un Cuore di Ghiaccio ***
Cap 10
Elsa era in camera sua e dormiva
nel suo letto, era
distrutta: tra gli eventi di quella sera, gli incubi e l'uomo
incontrato quella
notte, aveva avuto poco da dormire.
Sarebbe rimasta a letto per ore, se non fosse stato per
un rumore che la svegliò: era qualcuno che bussava alla sua
porta.
Raccolse tutte le sue forze per chiedere chi fosse, ma
non ci riuscì.
Aveva giusto le energie necessarie per socchiudere un
occhio e osservare la situazione. C'era luce nella stanza,ma era fioca:
era
appena l'alba.
Chi diavolo era a
quell'ora?
Non sentendo una risposta, la voce dietro la porta disse:
"Posso entrare Elsa?...sono io!"
La riconobbe, era la voce di Anna, ma cosa poteva volere
a quell'ora?
Sperò vivamente che non avesse scelto quel giorno, per
rievocare i momenti passati insieme da bambine a fare pupazzi di neve
all'alba.
Aveva a malapena la forza di risponderle.
"Anna...mhmm...entra pure! Ti ho già detto che non
devi più chiedermi il permesso, no?"
Elsa socchiuse gli occhi per vedere Anna, le ce volle un
po' per metterla a fuoco, ma quando ci riuscì,
sbarrò gli occhi.
Anna era entrata lentamente e sembrava turbata da
qualcosa. Avanzò incerta verso Elsa, aveva le mani dietro la
schiena e l'aria
di chi non sa' da dove cominciare.
Abbozzò un sorriso, chiaramente non spontaneo.
"Elsa, c-ci ho pensato bene e ecco insomma io...
credo sia presto per sposarmi... andiamo, io e Kristoff ci conosciamo
da troppo
poco, chi si sposerebbe così presto?"
Aveva decisamente l'aria di chi non credeva minimamente
in quello che diceva, il che preoccupò Elsa.
"Anna, tutto bene?"
"Certo...Elsa! Ti volevo solo dire che rimanderò il
matrimonio...insomma, tranquilla, non hai più nulla di cui
essere arrabbiata
adesso!"
Elsa sgranò gli occhi allibita.
"Anna, io non sono arrabbiata con te!"
"Sicura...nemmeno un pochino?"
Ok, c'era decisamente qualcosa che non andava e Elsa era
decisa a scoprire cosa fosse.
"Anna, cosa sta succedendo?"
"N-niente, niente di che...davvero...una cosa da
nulla insomma..."
Furono interrotte da urla che sembravano venire da fuori
e chiamare il nome di Elsa.
Immediatamente Elsa corse ad affacciarsi: c'era
moltissima gente riunita nel cortile, ma non fu questo ad attirare la
sua
attenzione, bensì la neve. C'era neve ovunque.
Sarebbe stato normale, se non fosse decisamente fuori
stagione.
Fu Anna a parlare stavolta.
"Sembra che tu abbia portato un inverno perenne su
Arendelle... di nuovo!"
Elsa fissò la scena esterrefatta.
Potevano le
sensazioni di quella notte aver scatenato involontariamente i suoi
poteri?
No! Era sicura di
poterli controllare adesso.
Inoltre osservando attentamente quella neve ebbe
un'impressione...come se quella neve non fosse "sua", come se non
fosse stata creata da lei.
"No Anna, non sono stata io questa volta!"
sentenziò alla sorella.
"Ehm...senza offesa Elsa, ma non conosco molte
persone con poteri simili..."
No, Anna non conosceva nessun'altro del genere...ma lei
si! C'era una sola persona in grado di fare tutto ciò e lei
non lo vedeva da
anni.
Si era addormentata vestita, quindi ne approfittò per
scendere così come stava: non aveva tempo per cambiarsi.
"Ehi, Elsa aspetta!"
La sorella la seguì fino al cortile, nel veder arrivare
Elsa, i cittadini iniziarono ad urlare.
"Regina Elsa, perché lo avete fatto?"
"Che cosa è successo? Ci dovete delle spiegazioni!"
Elsa fece un gesto con le braccia per zittirli, poi
parlò.
"Cittadini di Arendelle! Non sono stata io a portare
il gelo nel paese questa volta, credetemi!"
"Chi allora?" chiese uno di loro.
"Non lo so, ma lo scoprirò e porterò via il gelo
da
qui, ve lo prometto!"
Tutti iniziarono a parlare tra loro dubbiosi.
Elsa li ignorò, prese un cavallo, Anna tentò di
fermarla.
"Aspetta Elsa, vengo con te!"
"No! Tu devi restare qui e regnare su Arendelle in
mia assenza!"
Anna sgranò gli occhi.
"Io governare? No, sei tu la regina i-io non so
nemmeno da dove si parte per governare un regno, inoltre sono minorenne"
"Ti affiancherà il consigliere di corte...non
affiderei mai il regno a nessun alto...credimi!"
"Elsa sei sicura che è tutto apposto? Non è una
scusa per rinchiuderti nuovamente in un castello di ghiaccio?
perché se è così,
ti avverto che ti cercherei fino in capo la mondo"
Elsa le sorrise.
"No, tranquilla, fidati di me sorellina, appena
risolto tutto tornerò. Promesso!"
Detto questo annunciò la nomina di Anna ad alta voce, per
poi partire verso le montagne. Sapeva dove era diretta: verso la cima.
Continuò
a cavallo per un bel po', ma arrivata verso la
vetta, dovette abbandonarlo: era troppo ripido per lui.
Proseguì a piedi, fino ad arrivare allo stesso crepaccio
che, qualche mese fa, aveva interrotto il suo cammino.
Fu sorpresa nel vedere un ponte di ghiaccio su di esso.
Lo attraversò dubbiosa, ma quando arrivò alla
vetta ci fu una cosa che la stupì
ancora di più: davanti a lei si ergeva un castello di
ghiaccio, molto simile a
quello che aveva creato tempo fa.
Lo osservò senza parole, poi vide che la porta era socchiusa.
Si avvicinò ad essa e tese una mano per aprirla, ma per
un attimo esitò.
C'era davvero Jack
lì dentro?
Al solo pensiero il suo cuore iniziò a battere
emozionato.
Cosa avrebbe dovuto
dirgli?
Era davvero stato
sempre accanto a lei come aveva detto quel Pitch?
Se erano vere le
sue parole, magari sarebbe stato arrabbiato con lei per non aver
più creduto in
lui.
Non lo sapeva. Decise di aprire comunque, era troppo
forte la curiosità di rivederlo.
Entrando vide un'enorme sala fatta di ghiaccio, ma
qualcosa, o meglio qualcuno, attirò immediatamente la sua
attenzione.
Era Jack.
Rimase a fissarlo impressionata.
Si aspettava di trovare ormai un uomo, invece quello che
aveva davanti era un ragazzo, identico a come se lo ricordava: carino,
alto,
smilzo, coi capelli bianchi e gli occhi blu come il mare. Doveva avere
all'incirca quella che era ora la sua età.
Si chiese come fosse possibile.
Al vedere entrare Elsa, il cuore di Jack ebbe un
sussulto.
Era lei, era Elsa!
In quell'istante capì quanto le era mancata.
Ad un tratto lo fissò, restando immobile. Jack
pregò con
tutte le sue forze che lei questa volta potesse vederlo, non voleva
essersi
illuso di nuovo.
Dato che Elsa era rimasta lì, decise di farlo lui: le
andò incontro.
Una volta di fronte a lei si fermò fissandola. Sarebbe
bastato parlarle per capire se potesse vederlo o meno. Forse era
proprio per
questo che non ci riusciva: aveva troppa paura di conoscere la
verità.
Ma fu lei ad interrompere il silenzio.
"Jack sei proprio tu?" chiese incredula,
nonostante l'innegabile evidenza.
A sentire il suo nome nuovamente pronunciato da Elsa,
Jack si sentì al settimo cielo: non era mai stato
così felice in vita sua che
qualcuno potesse vederlo.
La fissò con un grande, spontaneo sorriso e con tono
scherzoso le disse: "Ah, bene! Quindi ora credi di nuovo in me!"
A quelle parole Elsa si sentì stranamente imbarazzata,
come una bambina troppo cresciuta che crede ancora in Babbo Natale...o
in Jack
Frost in quel caso.
"Sì...bè, solo tu potevi fare una cosa simile!"
disse lei allargando le braccia, indicando il ghiaccio che li
circondava
"Ma perché?"
Jack sorrise "E' semplice! Era l'unico modo per
farti credere di nuovo in me, e per farti capire che non sei sola, io
so
benissimo come ti senti e perché tempo fa hai fatto tutto
questo. E ora voglio
aiutarti"
"Bene, allora inizia col portare via tutta questa
neve!"
Fece finta di rifletterci su, per poi dire: "No,
sarai tu cara Elsa, a farlo!"
"Cosa? Perché? Tu puoi far scomparire in un attimo
tutta questa neve, l'hai creata tu!" protestò lei.
"Potrei certo...ma non lo farò! Il tuo cuore è di
nuovo di ghiaccio e tu sai bene qual'é l'unico modo per
scioglierlo. Quando lo avrai
fatto, riuscirai a sciogliere da sola anche tutta questa neve"
"E Arendelle e i suoi cittadini?"
"Bé, un po' di neve non ha mai fatto male a nessuno,
potranno approfittarne per divertirsi!"
"Ma è mio dovere intervenire sulla situazione,
già
sono abbastanza alterati pensando che sia stata io a fare tutto questo!"
"Bene, se ci tieni così tanto, sarai più motivata
a
fare del tuo meglio!"
"Jack, non credo che tu capisca...io sono una regina
adesso, ho dei doveri!"
"Sei tu che non capisci Elsa. Qualsiasi persona al
mondo ha innanzitutto un dovere verso se stessa: essere felice e fiera
di sé.
Solo così potrà poi rendere VERAMENTE felici gli
altri"
"Quello che dici è molto bello Jack, ma..."
Elsa abbassò lo sguardo, mostrando sul viso tutta la
tristezza che aveva dentro
"...non è più possibile come qualche mese fa,
questa volta è
impossibile!"
"Qualsiasi cosa è impossibile, finché non
proviamo
almeno a renderla possibile!"
"Ma non dipende da me!"
"Tu credi? Io penso che in parte dipenda da te. Su
guardati, da quando sei diventata così...noiosa?"
Elsa lo fissò incredula.
"NOIOSA?"
Lo aveva davvero detto? Se voleva aiutarla, stava
decisamente iniziando col piede sbagliato.
"Si dai, andiamo" La imitò:"Dovrei
fare questo...dovrei fare quello" per poi
aggiungere "Dovere,dovere,dovere...esiste pure altro nella vita!"
"Bé, non sono più una bambina adesso, sono una
regina, ho dei doveri! Ma questo non vuol dire che io non sappia
divertirmi!"
Jack si finse esterrefatto e con tono scherzoso
disse:"Oh, allora conosci ancora quella parola!"
"Guarda Jack che io so' divertirmi" puntualizzò
lei.
"Dimostralo" le rispose lui, con tono di sfida.
"Bene!"
Sentendosi offesa nell'orgoglio, accettò la sfida. Sfida,
era questa la prima cose che le venne in mente, quindi ne propose una.
"Chi arriva per primo al crepaccio vince, ok?
Pronti...VIA!"
Jack non ebbe il tempo di risponderle che lei già stava
correndo verso l'uscita del castello.
"Ehi, aspetta! Non ero pronto!"
Mentre continuava a correre, Elsa voltò leggermente la
testa verso di lui e accennò un sorriso.
"Inventatene una migliore quando arriverò per
prima!"
Jack corse anche lui fuori.
Elsa si girò per vedere a che distanza fosse Jack, si
sorprese nel vedere solo la neve. Ad un tratto sentì una
voce venire dall'alto,
alzò lo sguardo.
Era Jack! Stava volando trasportato dal vento, andava
molto veloce, probabilmente l'avrebbe superata in un baleno.
"Mi spiace, Regina di Ghiaccio, non puoi battere
Jack Frost!"
Lo fissò senza parole, guardandolo volare vicino a lei,
non sapeva nemmeno che fosse possibile una cosa simile.
"Q-questo non vale!" fu' l'unica cosa che
riuscì ad uscirle dalla bocca.
Jack le sorrise.
"Non mi pare tu abbia citato delle regole che lo
vietassero! Ci vediamo al crepaccio! Più o meno tra
un'ora...quando sarai
arrivata anche tu!" aggiunse per punzecchiarla.
Colpita nell'orgoglio, Elsa cercò di pensare velocemente
a qualcosa, e subito le venne un'idea.
Creò un'alto muro di ghiaccio davanti il percorso di
Jack: fu' costretto a fermarsi di botto e per un pelo non si
scontrò con esso.
"Sei matta? Non è valido!"
"Non mi pare di aver citato delle regole che lo
vietassero!" sottolineò con un'enorme soddisfazione.
Jack ricambiò il suo sguardo, tornò sulla neve e
creò
sotto i suoi piedi un percorso ghiacciato, in modo che, spinto dal
vento,
potesse scivolare velocemente.
Di tutta risposta Elsa creò su di sé dei pattini
di
ghiaccio e, sotto di essi, una pista ghiacciata che conduceva fino al
crepaccio.
Tutti e due continuarono il percorso, cercando di
ostacolarsi l'un l'altro con creazioni di neve e di ghiaccio. Finirono
col
cadere entrambi, mancava pochissimo al crepaccio, fecero uno scatto,
allungarono un braccio fino a toccarne il bordo, per poi urlare
all'unisono:
"Ho vinto io!"
Jack si alzò per primo e aiutò Elsa a fare
altrettanto,
si fissarono e entrambi scoppiarono a ridere.
"E' stato stupido!"
confessò Elsa sorridendo.
"No, è stato divertente!" precisò lui.
Jack la osservò ridere, era bellissima, adorava quella
risata che gli scaldava il cuore, ed era al settimo cielo per essere riuscito a farla tornare
sul viso
di Elsa.
"Ecco, questa è la vera Elsa!" sentenziò lui.
Elsa rimase a fissarlo stupita, si chiese se avesse
ragione.
In effetti in quel momento non stava pensando più a
niente, non era obbligata a essere qualcun'altro. Si sentiva bene e
basta. Fu'
allora che lo ricordò, era proprio quello il potere che Jack
aveva
sempre avuto su di lei: di farla sentire bene.
D'un tratto le sorse spontanea una domanda.
"E' vero che mi sei sempre stato accanto, anche
quando non potevo vederti?"
Jack sorrise imbarazzato, detto in quel modo sembrava
parlasse di uno stolker.
"Per alcuni anni sono stato impegnato, ma appena ho
potuto sono venuto e, anche se non potevi vedermi, ti ho aiutata...per
il poco
che potevo"
"Davvero?" chiese curiosa Elsa.
"Ricordi quando Hans ti ha imprigionata? Le catene
non potevi ghiacciarle con le mani legate...l'ho fatto io!"
Elsa lo fissò a bocca aperta.
"Pure la porta del tuo castello di ghiaccio da cui è
entrata Anna...l'ho aperta io coi miei poteri!" le sorrise "E poi...
vediamo se ti ricordi questo!"
Jack creò un perfetto fiocco di neve nella mano, poi
soffiò delicatamente su di esso, volò fino a
toccare il naso di Elsa,
gelandolo.
A quella sensazione Elsa sbarrò gli occhi: la ricordava,
la ricordava precisamente! Era stato Jack, era sempre stato
lì e quel giorno,
quelle sensazioni che aveva provato, erano le sue.
Lo fissò, Jack la stava guardando dritta negli occhi.
Quel penetrante sguardo dagli occhi blu la mise a disagio.
Improvvisamente sentì il cuore che le batteva fortissimo.
Aveva paura di essere arrossita, o che lui notasse la sua
strana sensazione, così, per togliersi da quella
imbarazzante situazione creò
molteplici fiocchi di neve con una mano e li fece posare sulla faccia
di Jack.
"Ehi!" protestò lui ridendo.
"Così sai anche tu cosa si prova!"
Jack indicò i pattini di Elsa.
"Quei pattini sembrano veri, dove li hai tirati
fuori? Non mi dirai che li hai creati dal ghiaccio!"
Elsa ridacchiò, poi con aria altezzosa disse:
"Certo! Guarda qua!"
Lasciò liberi i capelli in una lunga treccia laterale e
creò
su di sé lo stesso abito azzurro che aveva creato mesi prima.
Jack la osservò meravigliato a bocca aperta.
"Incredibile! Davvero era intessuto dal ghiaccio
come sembrava! Bé, direi che su questo hai vinto decisamente
tu!"
"Anche tu hai vinto su qualcosa...volare? Come ci
riesci?" chiese con aria affascinata.
"Vuoi vedere?" disse, porgendole la mano.
Elsa era titubante...cosa aveva in mente? Lentamente pose
la mano sulla sua.
Jack la afferrò e la tirò a sé.
"Reggiti forte!"
"C-cos...NO! Jack, non credo proprio, io non-"
Senza aspettare una sua decisione Jack la cinse a sé con
un braccio, poi col bastone evocò il vento, che
iniziò a trasportare entrambi.
Appena sollevata da terra Elsa tirò un fortissimo urlo
che echeggiò per tutte le montagne, impaurita si strinse
forte a Jack, con
entrambe le braccia al suo collo.
A quel contatto Jack sentì il cuore battergli
all'impazzata ma decise di ignorarlo. Sorrise ad Elsa ed ironico disse:
"Ehi, se urli ancora così creerai una valanga, e senza l'uso
dei tuoi
poteri!"
Elsa teneva gli occhi chiusi.
"Spiritoso! Fammi scendere!"
"Vedi ognuno di noi è tempestato da mille paure, ma
più ci facciamo governare da esse e più
sprofondiamo nell'oscurità. Devi
affrontare le tue paure a testa alta e, se non puoi vincerle, devi
ridergli
contro. Perché solo il divertimento può
sconfiggere la paura!"
Elsa, dubbiosa, sospirò lentamente.
"Elsa, non devi avere paura, ci sono io qui! Andrà
tutto bene! Apri gli occhi, fidati di me!"
Si fidava di Jack, quindi senza pensarci lo fece. Sussultò
nel vedere che erano ormai ad un'altissima quota, stringendosi ancora
più forte
a lui.
"Guarda bene Elsa, impara a trovare il bello in ogni
cosa...è davvero solo la paura che vedi?"
Elsa fissò il paesaggio: le montagne, Arendelle, la neve,
il palazzo di ghiaccio. Tutto sembrava più piccolo da
lassù e il panorama era
da mozzare il fiato.
"E' bellissimo" ammise.
"Visto! Sì sempre fiera di te stessa e credi nelle
tue capacità, potrai affrontare qualsiasi cosa. Volevi
volare? Puoi farlo, se
vuoi puoi fare tutto. Devi solo avere il coraggio di affrontare le tue
paure.
Jack afferrò una delle mani di Elsa dietro il suo collo.
"Lascia la presa, giuro che non ti succederà nulla e
che non lascerò la tua mano"
Elsa sentì il suo cuore agitatissimo: aveva una paura
tremenda,
ma si fidava di Jack. Lui voleva aiutarla, e lei voleva permettergli di
farlo.
Così, impulsivamente, mollò la presa, pentendosi
subito
di averlo fatto. Sentì il vento che la trascinava
velocemente, chiuse gli occhi
e urlò nuovamente, ma c'era qualcosa che la teneva in
equilibrio.
Era la mano di Jack.
Riaprì gli occhi e fu travolta da una miriade di
sensazioni diverse. Era sospesa in aria con le braccia tese, sotto di
lei c'era
solo il bellissimo paesaggio di prima. Era sorretta solo dal vento e
l'unica
cosa che le teneva ferma era la mano di Jack.
Improvvisamente si
sentì leggera, libera, come il vento
stesso. Stava volando ed era incredibile.
"E' fantastico!"
Jack la fissò contento, agitò il bastone e , a
poco a
poco, scese lentamente, fino a toccare di nuovo terra.
Elsa fissò Jack, le teneva ancora la mano.
Jack le sorrise e lentamente lasciò scivolare la mano
dalla sua presa.
Sembrava che Elsa stesse per dire qualcosa, ma proprio in quel momento,
qualcuno li interruppe.
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Premetto che questo
capitolo, come
questa parte della storia mi ha
messo molti dubbi: ci ho messo parecchio tempo a scriverla e mi
è venuta parecchio lunga, non sapevo se dividerla in 2 o in
3
capitoli... dopo varie consultazioni e consigli ho optato per dividerlo
in due capitoli, quindi se li ritenete troppo lunghi non date la colpa
a me, la colpa è loro *non fa nomi* XD
Vi prego di recensire e dirmi che ne pensate proprio perchè,
come detto, ho avuto molti dubbi e vorrei sapere come è
venuta
questa parte, se vi ha soddisfatti o meno! Apparte gli scherzi ditemi
anche se l'avete trovata troppo lunga e se preferite capitoli lunghi o
più corti in generale.
Passiamo al commento:
allora è tornato l'inverno perenne su Arendelle! Ma questa
volta
è colpa di Jack U.U *lo indica* (oggi mi va di
dare la
colpa agli altri XD )
Elsa e Jack si sono
rivisti finalmente! Mi piace quando Jack le
dà della noiosa e lei si offende LOL . Che carini quando si
divertono insieme *W*
La parte del volo mi piace come è venuta e mi piace come
Jack lasci lentamente la sua mano alla fine.
Chi
sarà ad averli interrotti? Si accettano scommesse! XD
Che ne pensate del metodo scelto da Jack per sciogliere il cuore di
ghiaccio di Elsa?
Grazie a
tutti coloro che continuano a leggere e recensire!
Ci vediamo presto col prossimo capitolo!
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Capitolo 11 *** Confessioni ***
Cap11
Elsa si girò verso la
piccola figura che li aveva
interrotti, la riconobbe subito.
"Olaf! Che ci fai qui?"
"Anna mi ha mandato per accertarmi che stessi bene,
è tutto apposto Elsa?"
"Si Olaf, puoi pure dirle che sto bene e che non
deve preoccuparsi"
"Bene! Non vedo l'ora che ritorni il caldo!"
Jack scoppiò a ridere.
"Mi prendi in giro? Un pupazzo di neve che vuole il
CALDO?
"E tu chi saresti? Comunque...Elsa farai tornare
presto il caldo, vero?"
Jack si sorprese del fatto di poter essere visto, ma probabilmente,
essendo una creatura di Elsa, poteva vederlo proprio perché
anche lei poteva o
forse era semplicemente visibile alle creature create dal ghiaccio.
Elsa alla domanda di Olaf si intristì e rimase senza
parole. Rispose Jack per lei, sfoggiando un radiante sorriso.
"Tranquillo Olaf, Elsa ha capito qual è la causa di
questo freddo e sono sicuro che a breve troverai un caldo ancora
più caldo di
prima...sempre che tu sopravviva per vederlo!" pronunciò
l'ultima frase
con tono scherzoso e poi continuò: "La aiuterò io
e la proteggerò, dì pure
ad Anna di stare tranquilla!"
Olaf esultò.
"Vado subito a riferire ad Anna!" andando via
lo si sentiva canticchiare: "Caldo, caldo, caldo, YUPPIII!"
Elsa fissò Jack. Era davvero così sicuro che lei
ce
l'avrebbe fatta? Peccato che lei non lo fosse affatto.
Jack, notando il suo stato d'animo, disse: "Bene,
direi che è giunto il momento che tu mi racconti cosa
è successo esattamente!
Odio vedere i musi lunghi, quindi prima di tutto creiamo l'atmosfera
giusta"
Jack, con un colpo di bastone, creò dalla neve un
falò
finto, fatto di ghiaccio. Alla sua vista Elsa non poté fare
a meno di ridere.
"Cos'è questo?" chiese divertita.
"Bé, non c'è niente di meglio di raccontare
qualcosa
intorno ad un fuoco...ma nel nostro caso, ho pensato che un fuoco vero
non
fosse del tutto necessario!"
Elsa rise nuovamente.
Jack la esortò a raccontarle tutto e lei lo fece: gli
disse di Anna, del Consiglio Reale, di quella serata, di come si
sentiva vista
come una minaccia da tutti.
Jack la ascoltò attentamente, aspettò che finisse
per poi
dire: "Parla con tua sorella, dille ciò che provi, lei
capirà. Ti verrà
incontro in qualche modo ne sono sicuro, lei ti vuole davvero bene!"
"NO! Lo so che lo farebbe, ed è proprio per questo
che non lo farò. Non voglio che rinunci ad altro per me"
Amareggiata, Elsa portò una mano al petto, iniziò
a
sentire una stretta al cuore.
"Mi spiace Jack, so che vuoi aiutarmi, ma non puoi!
Nessuno può questa volta. Vorrei che potesse essere sempre
come oggi, poter
stare sempre così bene, ma questa situazione non
potrà cambiare: resterò sempre
sola e piena di dolore...è orribile, non sai come ci si
sente"
Jack posò una mano sulla sua stringendola.
"Elsa, io sono sicuro che ce la
farai invece! Se
vuoi puoi rendere ogni giorno speciale. Devi solo imparare ad
affrontare le tue
paure, come ti ho già detto. Vedi, hai detto che io non
posso capirti, ma non è
così"
Fece una pausa e le sua faccia divenne triste, Elsa
rimase immobile a fissarlo: era così abituata a vederlo
sempre allegro, che le
si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
Poteva percepire il suo dolore, era lo stesso dolore che
lei si portava dentro, un dolore nascosto, contro cui non puoi lottare.
"Tempo fa anche io avevo una sorella"
A quelle parole Elsa sentì il cuore gelarsi di tristezza,
quell' "avevo", detto in quel modo, le fece già capire molte
cose.
"La portai al lago ghiacciato per pattinare, ma
qualcosa andò storto: il ghiaccio si ruppe sotto i nostri
piedi, tentai di
salvarla... ci riuscì, ma caddi io stesso nel ghiaccio. Fu
allora che diventai
Jack Frost, una leggenda! Fu la luna a dirmelo, ma non mi disse altro.
Avevo
perso la memoria e non mi ricordavo più di lei, come non
capivo chi ero e quale
fosse il mio scopo nella vita: se ero così diverso, se
nessuno poteva vedermi,
se dovevo solo soffrire, perché esistevo? Per anni me lo
sono chiesto,
angosciato e dilaniato dal dolore e dalla solitudine. Poi, un giorno,
tutto
cambiò: conobbi i guardiani, convinsi i bambini a credere in
me, salvai molti
di loro, capì finalmente quale era il mio posto, e resi
possibile quello che
credevo non sarebbe mai potuto accadere o cambiare. Riuscì a
riottenere anche i
miei ricordi..."
Fece un'altra pausa, prima di aggiungere solo:
"...ma era troppo tardi! Non avrei mai più rivisto la mia
sorellina e da
allora non ho mai più pattinato sul ghiaccio"
Elsa percepiva dal suo sguardo il suo dolore, lo sentiva
dentro.
"Mi spiace Jack" disse con voce soffocata,
perché davvero soffriva per lui.
Jack sospirò, poi tornò a guardare Elsa negli
occhi.
"Visto Elsa? Ognuno di noi sta male o a volte può
pensare di non avere speranze, ma è solo non arrendendosi
che trova una via. Se
mi fossi arreso per mia sorella, non avrei mai aiutato i guardiani, non
avrei
mai reso felici quei bambini e probabilmente adesso la Terra sarebbe un
luogo
molto più buio"
Seguì un attimo di silenzio, improvvisamente Elsa si
sentì in colpa e abbassò gli occhi mortificata.
"Scusami per aver smesso di credere in te, ma avevo
letto uno stupido libro per bambini e pensavo che fossi stato solo
frutto della
mia immaginazione da bambina o una delle mie creazioni di ghiaccio"
"Tranquilla Elsa, è normale, di solito le persone
adulte non credono in Jack Frost!"
"Vuoi dire che i bambini che ti vedevano, quando
crescono non ti vedono più?"
Jack abbassò lo sguardo e Elsa capì che era
così. Sentì
una fortissima sensazione di tristezza e solitudine.
"Jack, mi spiace, deve essere terribile vedere
persone a cui vuoi bene crescere e sapere che non potranno
più vederti o
parlare con te, o peggio, credere che tu sia solo una favola per
bambini...come
ho fatto io"
"Oh Elsa, tranquilla, ci ho fatto l'abitudine. In
fondo prima o poi le persone crescono, e crescendo abbandonano molte
persone,
anche se visibili o comunque, muoiono. Non possiamo stare con gli altri
per
sempre, anche se lo vorremmo con tutte le nostre forze, ma possiamo
fare di
tutto affinché quelle persone siano VERAMENTE felici. Solo
così saremo con loro
per sempre, perché saremo indimenticabili"
Elsa si sentì strana, solo lui riusciva a trovare sempre
le parole giuste, anche in una situazione simile, anche se era lui
stesso a
stare male. Trovava sempre un modo per far stare meglio lei.
Cercò di cambiare discorso, sparando che questo lo
tirasse su di morale.
"Prima hai parlato dei guardiani...chi sono?"
Jack sorrise. Sul suo viso tornò la sua solita
espressione spensierata.
"Non ti ho parlato di loro? Bé, probabilmente li
conosci già, anche se sono un po' diversi da come li puoi
immaginare...sono
leggende, solo che sono diventati guardiani perché hanno
giurato di proteggere
il bene e i bambini a costo della loro stessa vita"
"Mhmm...leggende? Vuoi dire come Babbo Natale?"
"Esatto! Esiste e si chiama Nord. In realtà è
russo,
o almeno credo che lo sia... e ha tantissimi tatuaggi sulle braccia!"
Elsa storse il naso e lo fissò contrariata.
"Mi stai prendendo in giro vero?"
"No, davvero! Hai presente il coniglietto di
pasqua?"
"Quello piccolo, tenero, peloso e paffutello?"
"Ecco...dimenticalo! In realtà è alto due metri,
scontroso e con un caratteraccio!"
Elsa si mise a ridere al solo immaginarsi una cosa
simile.
"Non è possibile!"
Jack continuò a raccontarle degli altri guardiani e delle
sue avventure, si stese a terra sul ghiaccio e indicando la luna le
raccontò
anche di lei, dell'uomo nella luna e di quante volte gli avesse parlato
senza
una risposta.
Ad un tratto Elsa sbadigliò.
"Ti sto annoiando?" chiese lui.
"No, sono distrutta! Ho dormito si e no due ore
questa notte"
Si stese anche lei accanto a Jack, ma dato che il
ghiaccio era scomodo, con un gesto involontario appoggiò la
testa sulla spalla
di Jack.
Quando si accorse di averlo fatto si chiese se fosse
appropriato. Probabilmente non lo era, o forse, ancora peggio, a Jack
dava fastidio
o avrebbe potuto fraintendere. Fu tentata dall'idea di scostarsi
immediatamente, ma se lo avesse fatto avrebbe sottolineato la stranezza
di quel
gesto.
Il panico dei suoi contrastanti pensieri fu interrotto da
Jack che, abbozzando un sorriso, le disse semplicemente: "Buonanotte
Regina di Ghiaccio!"
Adorava quel modo in cui Jack la chiamava, la faceva
sentire come se lui la ritenesse importante per ciò che era
realmente. In
realtà era così che la faceva sentire ogni volta
che trascorreva del tempo con
lui, pure adesso. Si sentiva serena, senza pensieri e con il cuore
leggero e un
largo sorriso sul volto gli sussurrò: "Buona notte Jack"
Per poi cadere in un sonno profondo.
Elsa stava
ancora dormendo quando sentì qualcosa di
freddo e bagnato colpirle la faccia. Infastidita portò una
mano alla fronte per
togliersi quella roba dal viso.
Era neve.
Aprì gli occhi e vide Jack in piedi che la guardava
divertito.
"Sveglia Regina di Ghiaccio, stai già perdendo per
uno a zero!"
Elsa non capì, si alzò lentamente e vide Jack
prendere
un'altra palla di neve e scaraventargliela contro. Questa volta le
arrivò sulla
spalla.
"Due a zero, pigrona! Indubbiamente sarà una delle
partite a palle di neve più facile da vincere nella mia
vita!"
Stizzita Elsa creò due palle di neve nelle sue mani.
Prese la prima e la lanciò a Jack, che la evitò
facilmente.
"Se vuoi battermi dovrai impegnarti molto di più,
sono un espert-"
Jack non si aspettava la seconda palla di neve, che gli
arrivò dritta in faccia, facendo sfoggiare ad Elsa un
sorriso soddisfatto.
"Un esperto? Davvero? Forse dovresti perdere meno
tempo in chiacchiere: ora che sono sveglia ti ci vorrà molto
impegno per
segnare anche solo un'altro punto"
"Lo vedremo!"
Iniziarono a lanciarsi reciprocamente palle di neve, a
correre e a difendersi con altrettante creazioni di neve e di ghiaccio.
A
vederli sembravano due ragazzini che si divertivano spensieratamente
con la
neve.
Ad un tratto Jack si fermò.
"Ferma! Propongo una sfida finale per decretare il
vincitore di questa gara!"
Agitò il bastone su di un grosso cumulo di neve, che poco
a poco prese le sembianze di un ragazzo, fino a diventare una perfetta
copia di
Hans adulto, solo con le orecchie a punta.
Elsa scoppiò a ridere.
"No, non ci credo!"
"Bé, avevo ragione o no? Quello era proprio un
demonio!"
"Assolutamente!"
"Bene! Chi gli fa cadere la testa con una palla di
neve vince la gara! Pronti...via!"
Iniziarono a lanciare entrambi palle di neve contro la
povera copia di Hans, ma alla fine fu Elsa a far cadere testa.
"Ho vinto io!" esultò lei.
"Sei stata fortunata, ma alle prossime sfide ti
straccerò"
"Lo vedremo!" disse Elsa.
Continuarono per tutto il giorno a giocare e a divertirsi
con la neve. Ma a fine giornata era ancora Elsa in vantaggio, anche se
di poco.
"Puoi ancora recuperare Jack. Ho un'ultima sfida da
proporti" disse lei con tono calmo.
Jack la osservò, aveva una strana espressione, stava
macchinando qualcosa.
"Se vinci questa per oggi hai vinto tu!"
continuò lei.
"Ok" disse lui, ancora diffidente.
Elsa sbatté un piede a terra e sotto di loro comparve
un'enorme pista di ghiaccio. Poi Elsa roteò le mani in
direzione dei piedi di
Jack, formando su di essi dei pattini derivati dal ghiaccio, fece lo
stesso
anche sui suoi, poi porse una mano a Jack invitandolo a pattinare.
Jack osservò la situazione: i pattini, la pista di
pattinaggio...tutto gli ricordava quel giorno: l'ultimo giorno in cui
aveva
visto sua sorella, quella stessa sorella che non avrebbe mai
più rivisto.
Fu pervaso da un'enorme ansia e da un'indimenticabile senso
di tristezza. Non ce l'avrebbe mai fatta ad affrontare quella sfida, ne
era
consapevole.
"Elsa, io...non posso!" disse abbassando lo
sguardo.
Di tutta risposta Elsa gli tese entrambe le mani.
"Dai è facile, ti tengo io!"
"Non posso" sottolineò lui, alzando leggermente
la voce.
"Jack, andrà tutto bene, ci sono io con te! Ci
divertiremo un mondo, te lo prometto!"
A quelle parole il cuore di Jack sussultò, alzò
leggermente lo sguardo, fino ad incrociarlo con quello di Elsa.
"Non sei stato tu a dirmi di dover vincere le
proprie paure? Questa volta tocca a me aiutarti ad affrontarle"
Fu allora che Jack lo capì: quella non era una sfida.
Era strano, stava cercando da sempre di aiutare Elsa a
vincere le sue paure, non aveva mai pensato che lei avesse potuto fare
altrettanto con le sue.
Allungò lentamente le mani leggermente tremanti, fino a
stringere quelle di Elsa.
Lei lo trascinò in avanti. Jack fissò i suoi
pattini che
scivolavano sul ghiaccio, fu travolto da una miriade di ricordi: i
pattini, il
ghiaccio, sua sorella che urlava, la sua paura che si rifletteva nei
suoi
occhi.
Sentì il cuore battergli in gola, ansia, paura, tristezza,
quei sentimenti lo soffocavano sempre più. Ma ad un tratto
la voce di Elsa
interruppe quelle sensazioni.
"Jack, guarda me!"
Jack alzò di scatto lo sguardo: quando i suoi occhi
incrociarono i bellissimi occhi di ghiaccio di Elsa, lei gli sorrise
con un
sorriso pieno di dolcezza. Più che mai quella volta il suo
sorriso gli scaldò
il cuore, cancellando tutti quegli orribili pensieri, sostituendo
quelle brutte
sensazioni con altre altrettanto belle.
Non avrebbe mai più rivisto sua sorella. Lo sapeva, ed
era una cosa che si sarebbe portato dentro di lui per sempre, ma ora
era con
Elsa e stava bene. Persino pattinare con lei era possibile, sapeva
rendere tutto
speciale, anche i momenti bui.
Pattinarono a lungo sul ghiaccio, non dissero altro, ma
si fissarono con uno sguardo che valeva più di mille parole.
Quando si fermarono fu Jack a rompere quel silenzio, ma
disse solo una breve frase.
"Grazie Elsa"
Elsa gli sorrise dolcemente.
"E' tardi, torniamo al castello di ghiaccio!"
Mentre tonava Elsa pensò a quanto stava bene e a quanto
avrebbe voluto che potesse essere sempre così.
Sempre.
Fu quel pensiero ad interrompere il suo stato di
benessere.
Sempre era un tempo lungo...troppo lungo.
Avrebbe passato dei bei giorni con Jack, ma prima o poi
lui sarebbe tornato ai suoi doveri. Prima o poi sarebbe rimasta
nuovamente
sola, e sarebbero tornati anche i suoi problemi. Nessuno, nemmeno Jack,
avrebbe
mai potuto cancellarli.
Presa dallo sconforto entrò velocemente nel castello a
testa bassa, senza nemmeno dare uno sguardo a Jack.
Notando il suo stano comportamento, lui le chiese:
"Tutto bene Elsa?"
Elsa non si girò, disse solo: "Grazie Jack per tutto
quello che stai facendo per me, mi hai fatto sentire ancora felice
ma..."
"Ma?" chiese dubbioso lui.
Elsa sospirò.
"...ma dobbiamo accettare la realtà: niente di tutto
ciò cambierà quello che gli altri pensano di me o
che provano per me...e forse
hanno ragione in questo!"
"Elsa che dici?"
Elsa fissò il suo stesso riflesso nella parete di
ghiaccio del castello.
"Guardami Jack, hanno ragione! Non
sono come loro,
non sono umana: ho poteri di ghiaccio! Ma non sono nemmeno una leggenda
come
voi...allora cosa sono? Me lo sono chiesta tante volte ed ho trovato
solo una
risposta: sono un mostro. Hanno ragione ad avere paura di me, nessuno
potrà mai
amarmi per ciò che sono realmente"
Si girò guardando negli occhi Jack, come per dimostrargli
quanto fosse inattaccabile quella gelida verità.
Jack le pose entrambe le mani sulle spalle.
"Elsa tu davvero credi che le gente non ti ami solo
perché hai dei poteri? Ho conosciuto tantissime persone
normali che avevano
tantissimi amici, familiari e conoscenti, sai quanti di loro li amano
veramente? A malapena si contano sulle dita di una mano. Amare
realmente
qualcuno vuol dire conoscere veramente quella persona e amarla proprio
per
questo, anche se ha dei difetti, anche se è diversa da noi.
Elsa io ti vedo e
non sei affatto un mostro! Quello che vedo è una persona
stupenda, capace di
amare veramente molte persone, anche se le conosce poco e capace di
sacrificare
perfino se stessa pur di vederle felici. Sei una persona speciale Elsa
e se c'è
qualche stupido che la pensa diversamente, perché sa
guardare solo le
apparenze, ignoralo! Non lasciare che ti cambi, tu sei perfetta
così come
sei"
Elsa lo fissò negli occhi, non poteva crederci, non
poteva credere che esistesse qualcuno che pensasse questo di lei. E che
quel
qualcuno fosse Jack.
"Davvero lo pensi Jack?" gli chiese, con lo
sguardo di chi non potrebbe mai accettare una menzogna.
Jack le sorrise con un sorriso dolcissimo e con tono
spontaneo e sincero disse: "Certamente"
La fissò dritto negli occhi: era bellissima.
Inizialmente non capì il perché, ma
istintivamente iniziò
ad avvicinarsi sempre di più a lei.
Poi capì, fu come apprendere consapevolezza di
ciò che
provava per lei da sempre, era agitato, non era abituato a certe cose.
E se lei non avesse
voluto?
In effetti sarebbe stato saggio fermarsi, ma non ci
riuscì. Continuò quindi ad avvicinarsi, ma
lentamente: non voleva fare nulla
che lei non volesse.
Elsa vide Jack avvicinarsi sempre di più a lei, il cuore
iniziò a batterle a mille quando capì quali erano
le sue intenzioni.
Si chiese d'un tratto se fosse
appropriato. Decisamente
non lo era. Se fosse stato chiunque altro, probabilmente già
lo avrebbe
spintonato via.
Ma era Jack.
In quel momento capì che lo voleva anche lei, quindi
chiuse gli occhi e lasciò che la baciasse. Le sue labbra
erano fredde, era come
baciare un fresco fiocco di neve, ma non le dava fastidio. Le piaceva
il
freddo.
Le piaceva Jack.
Elsa ricambiò il suo bacio, Jack si sentì felice
come non
mai. Quando si staccarono Elsa si sentì al settimo cielo, ma
anche molto
imbarazzata. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi,
così si lasciò
scivolare tra le sue braccia, poggiando delicatamente la testa sul suo
petto e
stringendolo forte.
Jack ricambiò l'abbraccio, fece qualche leggero passo
indietro, fino a poggiare la schiena contro la parete di ghiaccio del
castello.
Si lasciò scivolare lungo di essa, fino a sedersi,
continuando a tenere Elsa
tra le sue braccia.
Elsa stava bene, davvero bene, in quell'abbraccio che le
era mancato per anni.
Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, si sentiva
amata, amata veramente, amata per ciò che era.
Rimasero così per un tempo indecifrabile, perché
il tempo
non aveva più importanza, niente lo aveva.
Quella notte c'erano solo loro due.
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Eccoci anche alla
fine del cap 11! Ebbene sì chi li ha interrotti non era
Pitch, ma solo Olaf (si
sono una persona crudele muahahaha XD ) complimenti a chi aveva
azzeccato XD.
Sulla parte di
storia dei cap 10-11 sono stata molto indecisa: sapevo che alla fine si
sarebbero dovuti baciare, ma volevo rendere l'arrivo a questo momento
(e il
momento stesso) il più naturale e plausibile possibile
(nonché coerente con i
loro caratteri). Ditemi voi se ci sono riuscita, ditemi se questi due
capitoli
vi hanno soddisfatti o se vi aspettavate qualcosa di diverso.
Per la storia non
pensate che è tutto finito qua! Molte cose devono ancora
accadere!
Un piccolo avviso: la prossima cosa che posterò
sarà una oneshot su Anna e Kristoff che voglio fare per un
contest! Mi farebbe piacere se la leggeste e mi faceste sapere che ne
pensate, dato che non vorrei fare figuraccie XD inoltre in un certo
senso è anche inserita temporalmente in questa fic, anche se
è una oneshot.
Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 12 *** La Cruda Verità ***
Cap12
Quella mattina Jack si
svegliò per primo.
Fissò Elsa che ancora dormiva serena tra le sue braccia.
Era bellissima, avrebbe passato ore, giorni, settimane, anche solo a
guardarla
e non si sarebbe mai annoiato.
Avrebbe passato anche l'eternità con lei.
Fu quel pensiero a fargli sussultare il cuore, sentì come
se d'un tratto qualcuno gli avesse tolto l'aria.
Eternità.
Era un tempo troppo lungo e Elsa non lo aveva. A
differenza sua, Elsa sarebbe cresciuta, invecchiata e poi... il solo
pensiero
lo fece stare malissimo.
Posò delicatamente Elsa sul pavimento, attento a non
svegliarla, si affacciò al balcone del castello di ghiaccio,
come per prendere
l'aria che sentiva mancargli e fissò il sole dell'alba.
Per la prima volta nella sua vita odiava il poter vivere
per sempre.
Elsa si svegliò, ma non volle ancora aprire gli occhi. Si
era appena ricordata ciò che era successo la notte prima, il
solo pensiero la
rendeva felicissima, ma anche tremendamente imbarazzata.
Come si sarebbe
dovuta comportare adesso?
Cosa avrebbe dovuto
dire?
Doveva far finta di
nulla?
O doveva forse
comportarsi in modo diverso?
Socchiuse gli occhi per osservare la situazione. Diede un
sospiro di sollievo nel vedere Jack già in piedi, di spalle,
affacciato al
balcone. Aveva tempo per pensare a cosa dire: alla fine optò
per qualcosa di
generico.
"Bé, a quanto pare quell'uomo nel bosco aveva
ragione!"
Jack si voltò di scatto verso di lei con aria interdetta.
"A cosa ti riferisci? E quale uomo?"
"Ho incontrato un uomo una sera nel cuore del bosco
di Arendelle, mi ha detto che eri reale e che mi avresti aiutato a
sciogliere
il mio cuore di ghiaccio. Si chiamava Pitch penso...o qualcosa del
genere"
Al sentire quel nome Jack sbiancò più del solito,
sgranò
gli occhi terrorizzato, sembrava avesse visto un fantasma.
Elsa lo fissò dubbiosa, chiedendosi se avesse detto
qualcosa di sbagliato.
"Tutto bene Jack?"
Jack rimase per qualche istante in
quella posizione, come
congelato: non poteva credere a quello che aveva appena sentito, gli ci
volle
qualche istante per metabolizzarlo. Poi finalmente si mosse,
afferrò il suo
bastone e si lasciò trasportare dal vento. L'unica cosa che
Elsa riuscì a
sentire prima che andasse via, fu: "Devo andare".
Jack
volò il più veloce che poteva, in un attimo
arrivò
al bosco di Arendelle, iniziò a passare veloce tra gli
alberi.
Pitch, era davvero
lui?
Cosa faceva ad
Arendelle?
Ma soprattutto cosa
voleva da Elsa?
Quando arrivò a quello che dava l'impressione di essere
il centro del bosco, iniziò ad urlare furioso il nome di
Pitch.
"Dove sei? Esci fuori, lo so che sei qui!"
Jack udì una gelida risata alle sue spalle, si
voltò
immediatamente e vide sbucare da dietro un albero l'inconfondibile
figura di
Pitch. Non sembrava sorpreso di vederlo.
"Jack, ti stavo aspettando, finalmente sei
arrivato!"
Jack gli puntò minaccioso il bastone contro.
"Cosa ci fai qui Pitch? Cosa vuoi da Elsa? Se
intendi farle del male io..."
"Ehi ehi ehi! Quante minacce, non pensi invece che dovresti
ringraziarmi? Senza il mio aiuto non avresti mai conosciuto Elsa e
dubito che
avrebbe ricreduto in te se io non le avessi parlato prima"
"Sei il solito bugiardo! E' stata la luna a dirmi di
Elsa in sogno, probabilmente voleva che la difendessi dalla paura...da
TE!
"
Pitch scoppiò in una fortissima risata.
"No, cioè Jack fammi capire: pensi davvero che la
luna, che per più di trecento anni non ti ha detto altro che
uno stupido nome,
d'un tratto ti sia apparsa in sogno e si sia messa a dialogare con te,
per ben
due volte addirittura? Non pensi piuttosto che potesse essere stato
qualcun'altro?
Non pensi che quello non fosse un sogno...bensì un INCUBO?"
Jack rimase letteralmente senza fiato, sgranò gli occhi
esterrefatto.
No, non poteva
essere vero.
Eppure quella
sensazione di angoscia che provava durante quei sogni, quella
sensazione che
quel ghiaccio non fosse il suo...tutto avrebbe senso.
"Vedi Jack, desideravi così tanto parlare con l'uomo
della luna, che è stato facile farti credere che fosse lui a
parlarti e non io"
"Qual'é il tuo piano diabolico Pitch?"
"Piano diabolico? Oh, Jack quante volete devo
dirtelo noi siamo uguali e io voglio solo aiutarti!"
"Prova a dire un'altra volta che siamo uguali e ti
faccio diventare un ghiacciolo!"
"Ma tu pensi davvero che abbia scelto io di essere
così? La verità Jack, è che l'uomo
della luna non differisce molto dai
fearlings, entrambi non hanno fatto altro che farci diventare delle
leggende,
ci hanno messo al mondo, ma non ci hanno detto altro, non hanno chiesto
se lo
volevamo, si divertono a vederci soffrire, a sbagliare, a domandarci
perché
esistiamo. Non dicono cosa dobbiamo fare, cosa sia giusto, per loro
siamo solo
dei burattini. La luna ha visto che ero io a farti fare quegli incubi,
ti ha
avvisato? No! Probabilmente in questo momento sta ridendo alle tue
spalle!"
Jack sentì la terra mancargli sotto i piedi, era
sconvolto, non l'aveva mai vista in questo modo, era assurdo! Ma allora
perché
tutto sembrava avere senso?
Ma c'era una cosa che lo aveva turbato ancora di più, una
cosa che non aveva mai considerato prima d'ora.
Che Pitch non avesse mai chiesto di diventare l'uomo
nero.
"La verità Jack, è che se non fosse stato per me
Elsa non l'avresti mai conosciuta"
No, Jack non riusciva ad accettare quelle parole, quelle
verità.
"Sei solo un maledettissimo bugiardo!"
"Jack, non ti sei mai chiesto se fosse strano tutto
questo?"
Jack lo guardò sbigottito, non capiva a cosa si
riferisse.
"E già, a volte vivere in eterno ti fa perdere la
cognizione del tempo vero Jack? Hai vissuto in così tante
epoche che niente
agli occhi ti sembra strano. Ma se osservi meglio capirai che questa
Arendelle
fa parte di un passato lontano, non del presente in cui vivi tu coi
tuoi
guardiani...regine, principesse, abiti, tutto riporta al passato. Un
passato
che stai vivendo solo grazie a me, in realtà la tua Elsa
è deceduta secoli fa,
dato che la luna non vi ha fatto incontrare, non l'hai potuta aiutare a
sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Ho trovato che fosse
un'ingiustizia, così eccomi
qua!"
Elsa morta? Il solo pensiero strinse il cuore di Jack in
una morsa di dolore lancinante. Sentiva la disperazione che cresceva
fortissima
in lui, ma tentò di tramutarla in rabbia, accanendosi contro
Pitch.
"Quello che dici è assurdo! Come avresti fatto a fare
una cosa simile, sentiamo!"
"Vedi Jack, da quando tu e i guardiani mi avete
segregato nelle mie stesse paure, sono stato male e ho sofferto per
molto
tempo. Ho appreso e testato su me stesso la forza distruttiva della
paura, ma
col tempo ho imparato anche il suo più grande pregio: dalle
nostre più grandi
paure nascono i nostri più grandi desideri. E' grazie a
questa consapevolezza
che ho domato la mia più grande paura, sono riuscito a
riprendermi, per molto
tempo non ho fatto che seguirti Jack, sono stato la tua stessa ombra.
Analizzavo
le tue paure, sapevo che ce le avevi, molte sono simili alle mie, ma
ricercavo
la più grande di tutte. Alla fine l'ho trovata: la paura di
non trovare mai
nessuno che possa capirti veramente, credere in te per sempre, non
lasciarti
solo, non considerarti solo una stupida favola per bambini a cui gli
adulti
ormai non credono più. Ho preso quella paura e per anni l'ho
analizzata, ho
analizzato il desiderio legato ad essa, mi ci è voluto tempo
e parecchio
dispendio di energia, ma alla fine ce l'ho fatta, da quella paura ho
creato una
polvere...questa!"
Pitch lancia un sacchetto trasparente con della polvere
nera e una minuscola boccetta con del liquido nero come la pece. Jack
li prese
in mano e li osservò dubbioso. Ma incurante Pitch
continuò il suo racconto.
"Dopo innumerevoli tentativi sono riuscito ad
usarla, e usandola su di me la polvere mi ha portato qui ad Arendelle.
Mi sono
ricordato di Elsa, secoli fa avevo sentito vivamente le sue paure,
così forti e
pure...la regina con strani poteri e un cuore di ghiaccio. Ed allora ho
capito:
la polvere era creata dalla tua più grande paura, quindi
poteva esaudire il tuo
più grande desiderio. Ho usato nuovamente la polvere e sono
tornato all'epoca
attuale, sono entrato nel tuo incubo, poi ti ho seguito, come avevo
sempre
fatto negli ultimi anni. Quando ti trascinavi nel vento verso Arendelle
è stato
facile gettarti addosso la polvere, dissolta nel vento sembra del
semplice
fumo, probabilmente nemmeno ci hai fatto caso. Il resto penso tu lo
sappia"
Jack osservò a testa bassa il sacchetto e la fiala, pensava
che tutto ciò fosse assurdo, doveva esserlo, ma aveva le
mani tremanti.
"Cos'è questa?" chiese indicando la fiala.
"Creare quella è stato davvero difficile e doloroso.
L'ho creata dall'estratto della polvere stessa, ne ho dovuta usare una
gran
quantità, oltre che anni di lavoro. Non ho più
polvere necessaria per farne
altra, quindi ti consiglio di non romperla"
"Ti ho chiesto COSA è!"
"Qual é adesso il tuo più grande desiderio
Jack?"
Jack non gli rispose, fu Pitch a farlo e Jack si sentì
strano, sembrava potesse leggergli nella mente.
"Allora, vediamo...la tua paura adesso è che Elsa
possa soffrire nuovamente, che possa tornare ad avere il cuore di
ghiaccio, che
passi il resto della sua vita nel dolore e nella disperazione. In
realtà sei
riuscito a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, ma adesso la tua paura
è
un'altra. La ami, vorresti restare con lei per sempre, ma non puoi, sai
che non
è giusto, tu resterai per sempre un ragazzino, mentre Elsa
crescerà, vorrà
avere qualcuno che le possa stare vicino sempre, qualcuno di visibile a
tutti,
che possa sposarla, donarle dei figli, regnare con lei, invecchiare
insieme a
lei. D'altro canto se l'abbandoni adesso il suo cuore
tornerà ad essere di
ghiaccio...è un bel problema non trovi?"
Pitch fece una breve pausa, per poi avvicinarsi di nuovo
a Jack, indicando la fiala che aveva in mano.
"Per tua fortuna questa può risolvere il tuo
problema, essendo stata creata dalla tua paura, può anche
esaudire il tuo più
grande desiderio. Se la bevi tonerai ad essere un mortale, potrai
vivere una
vita normale, quella vita che ti è stata tolta troppo presto"
Fu Jack stavolta a ridere di lui.
"Ok, se pensi che io creda a questa buffonata e che
per qualsiasi motivo al mondo berrei un intruglio fatto da te, ti
sbagli alla
grande!"
Pitch sbuffò, temeva una reazione simile e con il tono di
chi cerca di spiegare una cosa ad un bambino gli disse: "Io fossi in te
ci
penserei bene Jack, tornando umano potresti vivere con Elsa, renderla
davvero
felice, sciogliere per sempre il suo cuore di ghiaccio, saresti
visibile a
tutti e anche tu saresti felice"
Jack esitò un momento, poi fissò Pitch con
sguardo
interrogatorio.
"E TU cosa ci guadagni?"
"Oh Jack, pensi davvero che io si così
subdolo?"
Jack rispose con un'espressione che urlava da tutti i
pori: Sì!
Pitch ricambiò con un'espressione offesa.
"Pensi che io non sappia nulla di cosa voglia dire
voler bene a qualcuno vero? Ma non è così!"
Dopo quelle parole Pitch abbassò lo sguardo, Jack
notò
qualcosa di strano nella sua espressione, qualcosa che non si sarebbe
mai
aspettato di vedere sul volto di Pitch: ansia, paura, solitudine,
disperazione...gli stessi sentimenti che lui ormai conosceva fin troppo
bene.
"Non ricordo chi ero prima di diventare Pitch, ma
c'è una cosa che mi ricordo: una voce. Una voce femmile che
urlava il mio nome,
non ricordo chi fosse ma so solo che dovevo correre da lei, a qualsiasi
costo,
ma quello che trovai furono solo i fearlings, un dolore lancinante,
paura,
disperazione, sensazioni terrificanti si affollavano in me: tutto
sembrò durare
pochi attimi, come ore...poi nulla. Da allora sono diventato Pitch
Black, per
anni ho cercato quella voce , ma non l'ho mai trovata"
Jack fissò Pitch, iniziò a provare qualcosa per
lui...pietà? No, non era possibile, quell'uomo non se la
meritava, o almeno
così credeva. Una domanda gli venne spontanea.
"Anni fa hai rubato tutti i ricordi custoditi da
Dentolina, tra quelli c'erano sicuramente anche i tuoi, allora
perché non li
hai visti?"
"Di chiunque fosse quella voce, quella persona era
già morta da anni. A cosa sarebbe servito?" fece una breve
pausa, poi sul
suo volto tornò la sua solita espressione "Ma nel tuo caso
Jack è diverso:
tu puoi scegliere, puoi vivere con Elsa ADESSO, puoi renderla felice,
puoi
evitarle una vita intera di sofferenza!"
Jack rimase senza parole, fissò scioccato la fiala che
aveva in mano, non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare, non
sapeva cosa credere.
"Riflettici bene Jack, da questa decisione non
dipenderà solo la tua felicità, non avrai una
seconda occasione e ti avverto,
se sceglierai male condannerai Elsa e lo sai! Ti consiglio solo di
scegliere in
fretta, di polvere nel sacchetto te ne è rimasta poca!"
Pitch non disse altro, fece qualche passo indietro, fino
a sparire tra gli alberi. Jack lo fissò impotente andare
via, fissò poi
nuovamente la fiala, sapeva quale sarebbe stata la cosa giusta da fare
prima che
gli fossero venute strane idee, così la strinse nel pungo e
lo alzò, per poi
scaraventarlo con tutte le sue forze verso il basso.
Ma era troppo tardi. Non aveva aperto il pugno, non
riusciva a farlo.
Così mise il pugno nella tasca della felpa e vi
adagiò la
fiala, poi richiamò il vento e si lasciò
trasportare da esso, prese un po' di
polvere dal sacchetto e la provò a lanciare davanti a lui,
la povere si
dissolse in un fumo che lo ricoprì.
Quando il fumo di dissolse il suo cuore ebbe un sussulto
nel vedere che Pitch aveva ragione. Era indubbiamente nel suo presente
adesso:
case, strade, vetture...tutto era diverso da Arendelle. Amareggiato
volò fino
al lago di ghiaccio, il luogo dove andava per pensare.
Arrivato al
lago Jack si mise il cappuccio sulla testa:
lo faceva sempre quando si sentiva giù e quello era
decisamente uno di quei
momenti.
Involontariamente alzò lo sguardo verso la luna.
Quella notte però, per
la prima volta, la luna non gli
diede un senso di rassicurazione, bensì sentì una
fortissima rabbia dentro.
Più ne fissava la sagoma e più sentiva quel
sentimento
crescere in lui sempre più forte, finché non
esplose urlandogli contro.
"Bé, cos'hai da guardare? Hai paura della scelta che
potrò fare? Perché allora non mi dici cosa
è giusto secondo te? Perché hai
lasciato che Pitch facesse tutto questo? Perché non mi hai
mai parlato? Perché?
DIMMELO!"
Ma ancora una volta, il silenzio
fu l'unica risposta che
ricevette.
Offeso le diede le spalle e si diresse verso la città.
Arrivò fino ad uno spiazzale, per scaricare i nervi lo
ricoprì di neve, presto
accorsero dei bambini, li osservò giocare con la neve. Di
solito era una cosa
che lo metteva di buon umore, ma non funzionò molto in
quell'occasione.
Prese dalla tasca la fiala e la fissò, osservò
poi i
passanti: tra di loro c'era una coppia che passeggiavano abbracciati,
ridevano
e scherzavano, osservavano uno dei bambini che giocava con la neve e lo
salutarono
con una mano, sembravano davvero felici. Si chiese se anche lui avesse
potuto
farlo davvero: avere una vita normale, crescere e stare al fianco di
Elsa,
poter vedere tutti i giorni quello stupendo sorriso sul suo volto,
sposarsi,
avere dei bambini, invecchiare insieme. Erano tutte cose di cui non
aveva mai
sentito veramente la mancanza prima di conoscere Elsa, eppure ora al
solo
pensiero sorrideva. Rinunciare ad una vita immortale a fronte di una
mortale al
fianco di Elsa non gli pesava affatto, anzi era un'idea che lo rendeva
felice.
Ma sapeva che in tutto ciò c'era un problema: anche se la
fiala che gli aveva donato Pitch avesse avuto davvero quell'effetto
(cosa di
cui nutriva ancora seri dubbi), di sicuro non credeva alle buone
intenzioni di
Pitch. C'era sicuramente un secondo fine in tutto questo e lui
iniziò a capire
quale: se fosse tornato umano, un guardiano e precisamente quello che
era
riuscito maggiormente a contrastare Pitch (senza il quale probabilmente
anni fa
avrebbe vinto lui) non sarebbe più esistito, il che sarebbe
stato un enorme
vantaggio per l'uomo nero. Tra l'altro, probabilmente, se i bambini
avessero
smesso di credere in Jack Frost, alcuni di loro avrebbero smesso di
credere
anche negli altri guardiani.
Fissò nuovamente i bambini che giocavano con la neve, si
chiese come sarebbe il mondo senza Jack Frost, si chiese chi li avrebbe
fatti
divertire. Certo c'erano gli altri guardiani, le altre leggende, loro
li
rendevano felici, ma passavano poco tempo con ognuno di loro. Chi
avrebbe
giocato con loro? Chi li avrebbe aiutati quando si sentivano soli? Chi
gli
avrebbe insegnato a sconfiggere la paura col divertimento, quando il
loro cuore
era freddo come il ghiaccio? Lui era l'unico che poteva farlo, lo
sapeva. I
bambini avevano bisogno di lui.
Detta così sembrava evidente quale fosse la cosa
"giusta" da fare, ma Elsa
Elsa.
Se lui avesse scelto di restare un guardiano, non poteva
di certo restare per sempre con lei. Avrebbe dovuto abbandonarla e
questo avrebbe
fatto tornare il suo cuore di ghiaccio, Elsa avrebbe sofferto ancora e
vissuto ulteriormente nel dolore e nella solitudine.
E questa
volta sarebbe stato a causa sua.
Allora cosa avrebbe
dovuto scegliere?
Per la prima volta nella sua vita, Jack sentì il suo
cuore diviso in due.
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Allora eccoci alla
fine del cap 12! Ecco un lunghissimo dialogo con Pitch, che spiega
molte cose,
se avete dubbi a riguardo chiedete, spero sia tutto chiaro e che le
rivelazioni
di questo capitolo vi siano piaciute.
Cosa importante:
quando Pitch parla di ciò che era prima di divenire Pitch
Black, per chiunque
sia interessato Pitch era il generale Kozmotis Pitcher, che venne
scelto per
fare la guardia alla prigione dove erano confinati i fearlings, ma con
gli anni
il generale iniziava a vacillare, sentiva profondamente la mancanza
della sua
unica figlia. Così i fearlings lo ingannarono, lo attirarono
imitando la voce
di sua figlia, per poi divorarne l'anima e diventare parte stessa di
esso
creando Pitch Black, cancellandogli la memoria.
Appena saputo di
questo suo triste passato non ho potuto fare a meno di avere pena per
lui e ho
dovuto inserire in qualche modo questa storia nella mia fic U.U in
quanto ho la
convinzione che in tutti i cattivi ci sia qualcosa di buono.
Tornando alla fic
secondo voi cosa farà adesso Jack? Voi cosa scegliereste al
suo posto? Cosa ne
pensate del piano di Pitch?
Spero vi sia
piaciuto il capitolo e che non vi abbia deluso, al prossimo :-D
Vi
avverto che ho pubblicato anche una oneshot su Anna e Kristoff che
ha un piccolo collegamento anche con questa fic, se vi va di leggerla e
fammi sapere che ne pensate mi fareste un gran favore(se non lo avete
già fatto), perchè è anche per un
contest inoltre
è la prima storia che scrivo in prima persona e ho bisogno
di
pareri a riguardo XD
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Capitolo 13 *** La Scelta ***
cap 13 3
Pitch aveva smesso di seguire Jack
in quei giorni, voleva
che si sentisse libero di scegliere da solo.
Ma, soprattutto, aveva qualcosa di più importante da fare: i
fearlings avevano
avvertito una forte presenza, una presenza di un qualcosa che lui stava
cercando da parecchio tempo o forse era meglio dire 'qualcuno'.
Per quello stava avanzando in quelle segrete anguste e buie, seguendo
una
sensazione di paura che percepiva sempre più forte, ma
maggiore si faceva
quella sensazione e più sentiva di avvicinarsi a quello che
stava cercando.
Ad un tratto quella sensazione si fece fortissima, sentì
disperazione e
solitudine provenire da una delle celle, così forte che era
quasi palpabile,
così forte da renderne il proprietario disposto a fare
qualsiasi cosa. Si
avvicinò e vide al suo interno un uomo dilaniato da questi
sentimenti, che
giaceva seduto per terra, con le gambe al petto e con la testa poggiata
su di
esse.
Un sorriso diabolico si insinuò sul volto di Pitch: aveva
trovato quello che
stava cercando.
Per Pitch fu uno scherzo entrare: gli bastò passare
attraverso le ombre stesse
della cella. Una volta davanti all'uomo si limitò ad un
semplice:
"Bu!"
L'uomo sussultò e nel vedere la figura scura di Pitch
sgranò gli occhi e iniziò
ad indietreggiare spaventato, per quanto gli fosse concesso
in quel
limitato spazio.
"C-chi sei? Come sei entrato? Cosa vuoi da me?"
"Te la farò semplice: hai presente la regina di Arendelle?
Bé, ecco lei
non è l'unica ad avere poteri. Io pure ne ho, ma sono
più di lei, io sono
immortale, sono una leggenda. Io rappresento la paura stessa, e come
tale
conosco ogni singola tua paura"
L'uomo sgranò gli occhi incredulo, poi la sua espressione si
rilassò, sembrava
quasi stesse per scoppiare a ridere. Ma Pitch davanti a lui
creò degli incubi,
che presero la forma delle più grandi paure dell'uomo, il
quale al solo vederli
sbiancò.
Pitch le mostrò una ad
una, dicendo: "Sei sormontato
da enormi paure: la paura di non valere nulla, di essere odiato da
tutti, di
essere considerato una nullità dalla gente, dalla tua
famiglia, la paura di non
avere più potere su niente e su nessuno, la paura di essere
confinato qui per
sempre, la paura di restare solo. Tutte queste paure si sono avverate e
ora
stanno dilaniando la tua stessa anima, ma io posso aiutarti"
L'uomo lo fissò incredulo.
"Come?"
"Posso farti uscire da qui, posso donarti parte stessa del mio
potere...con esso sarai talmente forte da poter fare qualsiasi cosa, il
mondo
intero potrà essere tuo se lo vorrai. Tutti riconosceranno
il tuo potere e il
tuo valore. Nessuno potrà fermarti"
L'uomo aggrottò lo sguardo dubbioso.
"Cosa vuoi in cambio?"
"Bé, prima di tutto, ti avverto che io proverò a
donarti parte del mio
potere, ma quando lo riceverai la paura ti stringerà in
maniera molto più forte
di quanto tu creda. Devi dominarla, solo così potrai
meritarti il suo potere,
oppure prenderà il sopravvento su di te. Per dominarlo
dovrai imparare ad usare
quel potere a modo tuo, dargli una forma nuova. Pensa ai tuoi nemici
qui, agli
ostacoli che hanno formato quelle paure, pensa a come distruggerli e
così
creerai un modo per farlo. Una volta che avrai fatto tutto
ciò, ti sottoporrò
ad una prova, se la supererai ti prometto che farò di te un
essere simile a
me"
L'uomo ci pensò: avrebbe fatto qualsiasi cosa per uscire da
quella situazione,
per non sentirsi più così, per avere
ciò che Pitch gli stava proponendo.
"Sono pronto allora"
Pitch allungò una mano verso l'uomo, il quale lo
guardò con uno sguardo perso.
"Farà male?" chiese timidamente.
Un ghigno malevolo ricoprì il volto di Pitch, dalla sua mano
partirono
innumerevoli ombre che iniziarono ad avvolgere il corpo
dell'uomo.
Pitch, con ancora il sorriso sulle labbra, con voce gelida disse: "Solo
un
pochino"
L'uomo sentì quelle
ombre, quelle paure penetrargli
dentro ed immediatamente un fortissimo dolore pervase tutto il suo
corpo e il
suo cuore. Urla straziate gli uscirono dalla bocca, avrebbe fatto
qualsiasi
cosa per porre fine a quelle paure, a quel dolore lancinante.
Poi si ricordò una cosa: ricordò tutte le persone
che gli avevano provocato
quelle paure, di come loro vivessero felici, non avevano mai provato
simili
sensazioni, un simile dolore. Fu allora che la paura che provava e il
dolore,
furono placati da un'altro sentimento: l'odio.
Fu allora che quelle ombre iniziarono a rispettarlo, fu allora che
capì come le
avrebbe controllate e usate a modo suo: le avrebbe usate per diffondere
la
paura e il gelo nel cuore delle persone e trasformarli in dolore, quel
dolore
che si portava dentro da anni ormai.
L'uomo si mise dritto in piedi e fissò negli occhi Pitch, il
quale sorrise con
un ghigno soddisfatto.
Adesso nessuno l'avrebbe più potuto fermare.
Elsa stava camminando avanti e indietro per il castello
ghiacciato: era
agitata.
Era da quasi due giorni ormai che Jack non si faceva più
vedere, si chiese dove
fosse e se gli fosse accaduto qualcosa. Si pentì di avergli
parlato dell'uomo
nel bosco.
Possibile che Jack lo conoscesse?
Ma, cosa più importante, Jack sarebbe tornato?
Fissò il ghiaccio che la circondava: fino a due giorni fa
pensava forse di
poterlo sciogliere, ma adesso non ne era più così
sicura.
E se Jack non stesse tornando proprio per ciò che
era successo due giorni fa
tra loro?
Prima che potesse darsi una risposta lo vide entrare nel
castello, gli
corse incontro.
"Jack!"
Ma notò qualcosa di strano: Jack aveva il cappuccio della
felpa sul viso,
inoltre sembrava turbato e guardava verso il basso.
"Jack...tutto bene? Dove sei stato? Cosa hai fatto?"
Non ebbe risposta a nessuna delle sue domande.
"Devo parlarti"
Il suo tono sembrava freddo e serio, cosa che fece rabbrividire Elsa.
"Dimmi"
"Prima devi farmi un favore"
Jack le pose in una mano la fiala che gli aveva dato Pitch.
"Cos'è?"
"Ti prego Elsa, scaraventala a terra"
"Ma si romperà..."
"FALLO...ti prego, fallo adesso" disse lui con voce mozzata.
Voleva che fosse lei a farlo, lui non ne aveva il coraggio.
Era la cosa giusta da fare: avrebbe desiderato più di ogni
altra cosa una vita
normale con Elsa e pensava che fosse la cosa migliore anche per lei, ma
era
solo un pensiero egoistico. La verità era che Elsa avrebbe
potuto trovare
qualcun'altro da amare e lui non poteva abbandonare il bene dei bambini
e del
mondo intero, solo per un suo stupido capriccio.
Elsa fissò la strana fiala, che conteneva quello che lei
definì 'uno strano
liquido nero', si chiese cosa fosse e perché Jack la volesse
distrutta. Non lo
aveva mai visto così.
Jack fissò Elsa alzare il braccio contenente la fiala, lei
lo scaraventò poi
verso il basso. Jack chiuse istintivamente gli occhi, ma lo
sentì chiaramente:
il rumore del vetro della fiala che si frantumava in mille pezzi, allo
stesso
modo sentiva il suo cuore frantumarsi, come oramai era frantumato il
suo più
grande desiderio.
Sapeva che era la cosa giusta da fare, ma sentì una
fortissima fitta al cuore e
dovette fare uno sforzo per non piangere: dove prima c'era una
speranza, ora
c'era solo un vuoto incolmabile.
Elsa lo fissò, percepiva quelle spiacevoli sensazioni, ma
non ne capiva il
motivo.
Jack raccolse qualcuno di quei frammenti di vetro e li mise in tasca.
"Ora puoi dirmi cosa succede?"
"Elsa, ecco io..."
Jack le diede le spalle, non aveva il coraggio di dirglielo guardandola
in
faccia: non voleva vedere la sua reazione, non voleva vedere il suo
dolore.
"...devo andare e non credo che tonerò"
Elsa sentì improvvisamente una fitta al cuore. Lo
fissò impietrita.
"Cos-COSA?"
"Non sarei mai dovuto venire
qui...tutto questo è
sbagliato"
"Ma ciò che è successo l'altra sera..."
Fu lui a continuare la frase troncandola.
"Ciò che è successo l'altra sera è
stato uno SBAGLIO"
Elsa sentì mancarle il respiro.
No, non poteva averlo detto veramente.
Sbaglio.
Come poteva essere uno sbaglio?
Era stato lui a volerlo!
Era stato lui ad averla aiutata fino ad allora.
Era stato lui ad insegnarle a non arrendersi.
Sentì di nuovo il cuore gelarle e sentì tornare
quelle orribili sensazioni.
"Jack, io credevo che tu volessi aiutarmi"
"E l'ho fatto infatti! Elsa, tu puoi sciogliere questa neve, io ne sono
sicuro. Ma non posso più aiutarti a farlo"
"Perché? Vuoi forse dirmi che hai mentito o che ti sei
sbagliato? Che non
provi nulla per me?"
"No, Elsa non è questo. Tra noi due non potrà mai
esserci un rapporto
normale: da quando sono diventato Jack Frost sono diventato un essere
immortale, può vedermi solo chi crede in me, non
crescerò, resterò sempre
così"
Elsa lo fissò incredula: sapeva che Jack aveva qualcosa di
diverso, ma
immaginarlo immortale era di certo una cosa difficile da accettare, ma
era
anche terribilmente logico.
Poi capì. Capì che non le importava veramente.
Capì che quello che contava davvero per lei era il non
perderlo.
"Chi ti dice Jack che questo a me non vada bene?"
"Elsa, andiamo... tu sei una regina, meriti una vita felice, con
accanto
un uomo che ti possa sposare, regnare con te, da cui poter avere dei
figli,
crescere insieme, invecchiare insieme. Può sembrarti bello
adesso, ma non vuoi
accanto qualcuno che resterà sempre un ragazzino, che
vorrà sempre solo
divertirsi, che nessuno può vedere, che non potrà
mai darti la vita che
desideri. Meriti di meglio Elsa, e lo avrai: non devi demordere, non
devi
lasciare che il tuo cuore torni di ghiaccio, perché io so
che lo troverai.
Troverai un essere umano che ti amerà per ciò che
sei, che ti renderà davvero
felice e che non ti farà soffrire come sto facendo io"
Elsa sentì il mondo crollarle addosso.
"Quindi, mi stai dicendo che tu ora te ne vai e per te è
come se non fosse
successo niente? Non ti importa se soffrirò? Ci tieni
così poco a me?"
Ci fu un attimo di silenzio, il che fece crescere in Elsa un forte
senso di
rabbia, quindi afferrò il braccio di Jack, costringendolo a
girarsi.
"Rispondimi Jack e fallo guardandomi in faccia!"
Con la mano libera Elsa gli tolse il cappuccio dalla testa. Si
fissarono
entrambi negli occhi, in un duplice sguardo intriso di emozioni.
Emozioni che
entrambi riuscivano a percepire l'uno dell'altra.
Elsa fissava gli occhi di Jack: erano languidi. In un attimo
sentì svanire la
rabbia che aveva provato qualche istante prima: sapeva che Jack stava
male, non
lo aveva mai visto così, leggeva in quello sguardo le stesse
orribili
sensazioni che provava lei, anche se per motivi diversi.
Jack la fissò e si sentì morire.
Sentiva Il dolore di Elsa, la delusione, la disperazione. Sentiva in
lei una
tremenda sofferenza, ed era stato lui a provocarla, aveva fatto tornare
lui
quei sentimenti che aveva promesso di eliminare.
Una promessa che non avrebbe mai più potuto mantenere.
Il vederla così lo faceva stare così male, che
dentro di sé pregò con tutte le
sue forze. Pregò che lei potesse trovare qualcuno che la
rendesse davvero
felice, che facesse tornare per sempre quello splendido sorriso sul suo
volto.
Quel qualcuno che ormai sapeva di non poter essere lui.
"Mi spiace Elsa"
Non riuscì a dire altro, ma Elsa capì a cosa si
riferisse, capì che non sarebbe
più tornato.
Sentì le lacrime iniziare a rigarle il viso, si sentiva
impotente davanti a
quella decisione, davanti a quella scelta che lui aveva preso da solo.
Qualsiasi cosa avrebbe detto non lo avrebbe mai convinto. Avrebbe
dovuto dire
addio all'unica persona che avesse mai amato o che almeno credeva di
amare.
La consapevolezza di questa terribile verità le fece venire
una grande voglia
di congelare tutto, di urlare, ma quelle che gli uscirono dalla bocca
furono
solo delle parole rabbiose e singhiozzanti.
"Bene, se per te è davvero così indifferente
allora VATTENE, non tornare
mai più"
Elsa si voltò, per poi correre via, lontano da tutto.
Lontano da Jack.
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Questo
capitolo è stato più corto, perché
è
uscito così ...non so avrei potuto aggiungere qualche evento
del prossimo
capitolo, ma penso avrebbe tolto pathos all'ultimo pezzo,
così alla fine l'ho
lasciato così XD
In compenso credo che il prossimo capitolo (per la vostra
felicità XD) sarà più
lungo perché conterrà vari eventi.
Pubblicare questo capitolo è stata una vera impresa: dovevo
farlo ieri sera ma EFP si rifiutava di farlo...probabilmente non gli
piaceva la decisione di Jack e si rifiutava di pubblicarmela XD
Tornando a noi, che ne pensate di cosa è successo? Cosa
avrà in mente Pitch?
Ma soprattutto Jack ha fatto la sua scelta...che ne pensate?
* lato da fangirl dell'autrice: "NOoooooooo Jack dovevi bere la fiala
sticavoli dei bambini e del mondo D: *
Ok non fateci caso, ogni tanto il mio lato fangirl protesta XD Jack ha
fatto la
scelta che ritiene migliore per il bene dei bambini, ma anche di Elsa.
Vedeva
il bere la fiala come un atto troppo egoistico.
E ora cosa accadrà? Davvero Jack e Elsa non si vedranno
più?
Al prossimo capitolo e un grazie speciale a tutti i recensori *W*
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Capitolo 14 *** Nero come Pitch ***
Cap 14
Jack fissò Elsa correre
via.
Rimase immobile ad osservarla: quelle parole che gli
aveva urlato contro gli fecero molto male, perché
esprimevano tutta la
sofferenza che Elsa provava, tramutata in rabbia contro di lui.
Ma forse era meglio così, forse la rabbia l'avrebbe
aiutata a dimenticare prima, a darle la forza di iniziare una nuova
vita, una
vita senza di lui.
Ciò di cui non riusciva ad essere sicuro, era se lui
sarebbe mai stato capace di dimenticarla.
Il solo pensiero che quella sarebbe stata l'ultima volta
che l'avrebbe vista, lo faceva stare malissimo. Ma lo sapeva, era
inevitabile.
Doveva farlo per il bene di Elsa.
Diede un'ultima occhiata al castello di ghiaccio, ripensò
a tutti i bei momenti passati con lei: li avrebbe conservati per sempre
nei
suoi ricordi. Poi si fece coraggio ed uscì, questa volta
diretto verso il
bosco.
Elsa
correva, non sapeva da quanto, verso dove. Correva e
basta.
L'unica cosa che le importava era andare via, lontano da
Jack, lontano da quella realtà che faceva ancora fatica ad
accettare
Senza accorgersene in poco tempo
si ritrovò in città. L'ultimo
luogo in cui voleva andare a dir la verità: infatti molti la
guardavano storto
o perché non aveva ancora fatto andare via la neve o
perché la vedevano
turbata. Non le importava nulla in quel momento, se avesse potuto li
avrebbe
fatti sparire tutti, quindi corse verso un vicolo isolato.
Quando vide finalmente che nei pressi non c'era nessuno,
si abbandonò su una panchina e iniziò a sfogare
tutte le sensazioni che aveva
trattenuto dentro fino ad allora, scoppiando in un pianto disperato.
Pianse per minuti, ore, nemmeno lei sapeva per quanto.
Perché il tempo non aveva più senso, nemmeno
quelle lacrime ce lo avevano, perché
per quanto avesse potuto piangere, le cose non sarebbero cambiate.
Jack non sarebbe tornato.
Quella speranza di una vita veramente felice al suo
fianco era solo un'illusione.
Demoralizzata, guardava
un punto fisso, non sarebbe mai stata
veramente libera e felice. Ma una voce alle sue spalle le fece
sussultare,
interrompendo quei pensieri.
"Regina Elsa, siete voi? State bene?"
Non aveva la forza, né la voglia di voltarsi, si
limitò a
dire: "Andate via vi prego!"
"Vi ho visto correre via turbata...se posso esservi
di aiuto..."
Elsa si sentì poggiare una mano sulla sua spalla, quel
contatto la sorprese: di solito la gente evitava di toccarla.
Si voltò curiosa di sapere chi fosse e fu ancora
più
sorpresa di trovare un membro del Consiglio Reale.
"Voi siete il re Dylan, delle terre del nord!"
"In persona" rispose, accennando un sorriso.
"Non avete paura di me? Dei miei poteri? Non so...che
potrei congelarvi o roba simile" chiese, riferendosi al fatto che
l'aveva
toccata senza problemi.
"Avete intenzione di farlo?"
"No"
"Allora non vedo dove sia il problema. Il fatto che
una persona possa fare qualcosa di male non vuol dire che lo
farà! Una persona
che cena con te potrebbe usare il coltello per pugnalarti, proprio
quando meno
te lo aspetti, ma questo non vuol dire che lo farà. Se
dovessi aver paura di
ciò che potrebbero fare le persone non dovrei più
frequentare nessuno, non
credete?"
Elsa non era proprio sicura che fosse la stessa cosa, ma
fu contenta nel sapere che qualcuno non aveva paura di lei o che almeno
stesse
provando a consolarla.
"Devo avervi comunque delusa, come sto deludendo
tutti. Ho cercato in tutti i modi di portare via il gelo da Arendelle,
ma
questa volta non ci sono riuscita e non so se troverò mai il
modo"
"Prima o poi lo troverete e se proprio non doveste
riuscirci...a me non dispiace il freddo! Vivo nelle terre a nord di
qui...lì
c'è quasi sempre la neve, ma se devo essere sincero mi avete
deluso per
un'altro motivo"
Elsa sgranò gli occhi.
"Quale?"
"Sono venuto al ballo l'altra sera, speravo di
potervi conoscere finalmente anche al di fuori del Consiglio, ma vi ho
vista
correre via e poi siete sparita per tutta la serata!"
Dylan iniziò a raccontarle alcuni episodi divertenti
accaduti quella sera, scaturendo in Elsa qualche lieve risata.
"Credetemi, penso proprio che sarebbe stato meglio
che avessi parlato con voi quella sera!"
"Bé, possiamo sempre rimediare...siete diretta al
castello?"
Elsa ci pensò: non voleva stare in città, ma
nemmeno
tornare al castello di ghiaccio...tornare a casa era l'unica soluzione.
"Sì"
"Allora sarei onorato se mi deste l'opportunità di
accompagnarvi! Potremmo approfittare dell'occasione per conoscerci
meglio!"
Elsa lo fisso stupita. A quanto pare Jack aveva ragione:
c'erano anche persone che forse l'avrebbero accettata per quello che
era.
Jack.
Lui non sarebbe mai più tornato e lei doveva andare
avanti, non poteva farci nulla. Fissò Dylan, si sorprese nel
chiedersi se
avesse mai potuto avere un futuro con lui.
Sembrava carino, premuroso, gentile...per certi versi
poteva essere ciò che aveva sempre cercato, per certi versi
era anche
oggettivamente migliore di Jack: era visibile a tutti, era un re,
avrebbe
governato insieme a lei, le avrebbe potuto dare un matrimonio, una
famiglia.
Però, nonostante questo, c'era qualcosa dentro di lei che
sentiva che lui non era quello giusto. Certo stava bene, ma non si
sentiva come
quando stava con Jack.
Si chiese se stando con Dylan sarebbe stata bene.
Sì.
Si chiese se stando con Dylan sarebbe stata VERAMENTE
felice.
No.
Lo conosceva da poco è vero, forse era influenzata da
ciò
che era appena successo con Jack, ma sentiva che stare con lui sarebbe
stato
come accontentarsi e lei non voleva farlo. Se non poteva avere quella
vera felicità
in cui aveva sempre creduto, che Jack le aveva mostrato, preferiva non
avere
nulla.
"Mi sento onorata dalla vostra offerta, ma vorrei
stare un po' da sola in questo momento"
"Capisco...spero avremo occasioni migliori per
conoscerci meglio"
"Sono sicura che non mancherà occasione"
Elsa lo salutò, per poi incamminarsi verso il castello.
In poco
tempo Elsa arrivò finalmente al castello.
Era distrutta: sentiva un disperato bisogno di chiudersi
in camera sua, ma appena aperta la porta sentì urlare il suo
nome.
Era Anna: alla sua vista aveva sgranato gli occhi, per
poi correrle incontro e abbracciarla fortissimo, come se non ci fosse
un
domani.
"Elsa sei proprio tu? Ero preoccupatissima, mi sei
mancata moltissimo!"
Elsa non si aspettava un'accoglienza simile, ma era
proprio ciò di cui aveva bisogno, quindi ricambiò
l'abbraccio.
"Oh Anna! Ho detto ad Olaf di dirti che stavo bene e
poi sono mancata solo pochi giorni!"
"Lo so Elsa, ma da quando ci siamo riconciliate ero
così abituata ad averti sempre accanto, che mi sei mancata
troppo!"
Elsa si sciolse dall'abraccio per guardarla in faccia, le
sorrise leggermente.
"Anche tu mi sei mancata!"
"A proposito Elsa...volevo parlarti di una cosa. In
questi giorni ci ho riflettuto molto: ho visto quanto mi sei mancata e
quanto è
orribile stare soli, non voglio che tu rimanga qui da sola. Penso che
chiederò
a Kristoff di vivere qui...potremmo sempre usare la casa che ha
costruito per
le vacanze..."
"No Anna! Io starò bene da sola, non devi
preoccuparti per me! Sposerai Kristoff ed è giusto e normale
che voi abitiate
insieme. Non voglio che tu costringa Kristoff a vivere qui o che
rinunci tu a
vivere lì, per una sciocchezza simile! Devi vivere dove
vuoi, ed essere felice,
solo così renderai felice pure me!"
Anna le sorrise.
"Ma non capisci Elsa? E' proprio questo quello che
voglio! E' quello che ho sempre voluto in realtà...non
fraintendere sono stata
supermegaultra felice della casa che Kristoff ha costruito per noi due,
ma
l'idea di separarmi di nuovo da te, dopo tutta la fatica che abbiamo
fatto per
ritrovarci, mi distruggeva. Volevo dirlo a Kristoff, ma non ne avevo il
coraggio, dopo la sorpresa e la fatica che aveva fatto! Così
sono venuta a
chiederti il permesso di vivere lì con lui, sperando che lo
avresti negato...ma
non lo hai fatto, perché sei una sorella meravigliosa! Ma in
questi giorni
senza di te ho capito quanto mi saresti mancata, quanto fosse
importante per me
la tua presenza nella mia vita, così ho deciso: gli
parlerò il prima possibile
e se dirà di sì, vivremo qui al castello dopo il
matrimonio...sempre che a te
vada bene! Si lo so, una coppia normale vorrebbe vivere da sola...ma se
é
ritenuto anormale il voler stare sempre vicino alle persone che per te
contano
davvero, allora io sono la persona più anormale che esiste!"
Disse fiera Anna, sfoggiando un potente sorriso. Ma si
rabbuiò vedendo il volto di Elsa: aveva gli occhi lucidi.
"Elsa tutto bene? Ho detto qualcosa che non
và?"
Elsa fissò Anna commossa, non poteva credere a quello che
aveva detto, ma soprattutto non poteva credere di essere stata
così stupida da
pensare che sua sorella non avesse pensato a lei. Anna la amava
veramente come
sorella, proprio come faceva lei e questa ne era la prova inconfutabile.
Perché quando vuoi davvero bene a qualcuno, non ti
importa se devi rinunciare a qualcosa per quella persona. Sei felice di
farlo,
perché il rendere quella persona felice, rende felice pure
te.
Elsa le sorrise, abbracciandola ancora più forte di
prima, sussurrandogli in un orecchio: "Anna, ti voglio bene!"
Anna sorrise, ricambiando l'abbraccio.
"Pure io!"
"Lo so"
Rimasero così per qualche istante, poi furono interrotte
dalla voce di Olaf.
"Uh che bello! Amo i caldi abbracci!"
Le due si separarono.
"Olaf! Ehi, aspetta! Hai detto caldo?" il volto
di Elsa si illuminò: "Ma certo! Anna, forse ho trovato un
modo per
sciogliere questa neve...ma devo tornare sulle montagne!"
"Bene! Allora questa volta vengo con te!"
"No Anna, é una cosa che devo fare da sola...ti
prego fidati di me!"
Anna la fissò delusa e contrariata.
"Uffi...e va bene! Ma torna presto intesi?"
"Promesso!"
Jack
si stava recando verso il bosco, ma durante il
tragitto sentì una gelida voce alle sue spalle.
"Jack, stavi forse venendo a cercarmi? Che buffa
coincidenza, ero proprio curioso di sapere cosa avevi scelto!"
Jack si voltò e vide Pitch sfoggiare uno dei suoi soliti
sorrisi diabolici.
"Bene, dato che ci tieni tanto a sapere cosa ho
scelto...eccoti servito!"
Jack prese dalla tasca i frammenti della fiala che vi
aveva riposto e li scaraventò ai piedi di Pitch.
Nel vederli Pitch sgranò gli occhi: aveva un'aria
stupita, delusa...furiosa.
"Perché Jack? Hai demolito il lavoro e la fatica di
anni! Perché devi rendere sempre tutto più
difficile? Ti avevo proposto una
soluzione ottimale...ottimale per tutti...ora non mi lasci scelta"
"Cosa intendi?"
"Ti avevo avvertito Jack. Se avessi fatto la scelta
sbagliata per Elsa sarebbe stata la fine..."
A quelle parole Jack sentì un brivido freddo scorrergli
lungo la schiena, furioso afferrò il suo bastone e lo
puntò contro Pitch
minaccioso.
"Prova solo a SFIORARE Elsa e io..."
Pitch mostrò un'espressione volutamente offesa.
"Oh Jack, credo tu abbia
frainteso...io non farò
proprio nulla..."
Un folle sorriso comparve sul volto di Pitch.
Jack stava per chiedergli qualcosa, quando sentì
improvvisamente un dolore fortissimo ai polsi e alle caviglie.
Portò immediatamente
lo sguardo su di essi, ma rimase sconvolto da quello che vide: erano
circondati
dall'oscurità, quello che sembrava essere il potere di
Pitch! C'era solo un
piccolo problema...Pitch non si era mosso.
Pitch continuò la sua frase di prima: "...perché
sarà lui a farlo!"
Jack girò la testa nella direzione dove stava guardando
Pitch, sussultò nel vedere nuovamente Hans, in sella ad un
cavallo nero.
Non era possibile
quell'uomo era un'ossessione!
Ma fu qualcos'altro a sconvolgerlo: a quanto pare l'ombra
che lo aveva immobilizzato non proveniva da Pitch, bensì da
lui. Inoltre quello
che a prima vista gli era sembrato un semplice cavallo nero, era invece
un incubo.
Hans lo fissava con uno sguardo diabolico e soddisfatto.
Non c'erano
dubbi...quello era proprio un piccolo demonio, altroché!
"Che diavolo...come è possibile Pitch?"
"Vedi Jack, non so se lo sai, ma da quando ti ho
portato qui è iniziata a girare una certa voce...si dice che
debba nascere una
nuova leggenda! Temevo che il mio averti portato qui avesse influenzato
la
cosa, che la tua presenza qui avrebbe favorito gli eventi per generare
una
nuova leggenda e che quella leggenda potesse essere Elsa.
Così vi ho tenuto
sotto controllo, di certo nessuno voleva due leggende con poteri di
ghiaccio
giusto? Ho continuato il mio piano iniziale, infondo se avesse
funzionato avrei
potuto eliminare non solo un guardiano, ma anche una potenziale
leggenda. Se
avessi bevuto quella fiala tutti saremmo stati contenti: tu avresti
avuto la
tua vita mortale, Elsa sarebbe stata felice senza un cuore di ghiaccio
e io
avrei avuto due seccature in meno! Inoltre mi sono chiesto se la nuova
leggenda
dovesse essere per forza scelta dalla Luna o se potesse essere una
scelta dai
Fearling. Così mentre facevo da balia a voi due, cercavo se
c'era qualcuno di
adatto...e alla fine l'ho trovato! Hans: la paura e la disperazione lo
dilaniavano, come il suo immenso desiderio di poter valere
qualcosa...era
perfetto! Ho dato in prestito a lui una parte dei miei poteri, li ha
usati per
ottenere un potere nuovo: il potere di trasformare la paura e la
sofferenza in
dolore...dolore fisico!"
A quelle parole, Jack sentì l'ombra che gli cingeva le mani
stringerli sempre
più, provocandogli un dolore lancinante, che lo
obbligò a mollare la presa sul suo
bastone, che cadde a terra.
"Ma come ben sai Jack, non si diventa una leggenda
dall'oggi al domani, Hans per diventare una vera leggenda deve
dimostrare ai Fearlings
di esserne degno. Pensavo che la prova adatta sarebbe stata andare da
uno dei
tuoi amici guardiani e ucciderlo...ma TU non hai voluto bere quella
fiala,
Jack. Così ora la sua prova sarà uccidere
Elsa..così, tanto per essere sicuri.
Mi chiedo che effetto farebbero i nuovi poteri di Hans sul cuore di
ghiaccio di
Elsa..."
"TU...maledetta ombra strisciante! Se farete del
male ad Elsa, ve ne pentirete amaramente! Non vi permetterò
di toccarla!"
Pitch raccolse il bastone di Jack.
Lo fissò con un ghigno
malefico, per poi lanciarlo a Hans
che lo prese al volo. Cosa che fece sciogliere le ombre che legavano
Jack, il
quale sentiva però ancora le caviglie e i polsi doloranti.
"Sono curioso di vedere come farai senza il tuo
bastone...mi chiedo chi la raggiungerà prima: se Hans a
cavallo del suo
incubo...o TU!"
Jack sentì la sua risata diabolica echeggiare per le
montagne, il che gli fece ribollire il sangue.
Doveva raggiungere Elsa per primo.
A qualunque costo.
Elsa era appena arrivata sulle montagne, ma si sentiva in
colpa: aveva mentito ad Anna: non doveva andare per forza sulle
montagne per
sciogliere quella neve, lo aveva fatto per altri motivi.
Forse lo aveva
fatto per evitare che Anna vedesse un suo eventuale ulteriore
fallimento.
Forse lo aveva
fatto per stare ancora un po' da sola.
O forse lo aveva
fatto perché, in caso fosse riuscita davvero a sciogliere
quella neve, se Jack
fosse stato ancora nei paraggi, forse sarebbe passato da lei per
congratularsi.
Lo avrebbe potuto
rivedere.
Scosse la testa, come per cacciare via quel pensiero,
pensando tra sé: "No Elsa, non
devi
pensare a Jack, concentrati su Anna! Solo così potrai
sciogliere quella
neve"
Ma fu interrotta da una voce alle sue spalle che chiamava
il suo nome. Si girò per vedere chi fosse.
Non poteva crederci che fosse lui, che quella persona
fosse lì.
------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci alla fine
anche del cap 14! A quanto pare quasi tutti voi ci avevate azzeccato:
era Hans
l'uomo a cui Pitch ha prestato parte dei suoi poteri! Se c'è
qualcuno che non
aveva azzeccato ditemi a chi avevate pensato che sono curiosa U.U
Come vedete ho
introdotto un piccolo cameo su Dylan. Molti di voi si
chiederanno(giustamente)
chi è, bene è il tipo che secondo alcuni
rumors(niente di ufficiale per ora)
dovrebbe mettersi con Elsa in Frozen 2. Apparte che è un
rumor che mi sembra
poco fondato (perchè in teoria lui dovrebbe essere un re con
gli stessi poteri
di Elsa, il che mi sembra troppo banale), l'ho voluto inserire per
chiarire una
cosa: ovvero che Elsa è veramente innamorata di Jack, e
anche se in frozen 2 ci
fosse un Dylan o qualcuno di simile, Elsa non lo amerebbe allo stesso
modo.
Inoltre volevo dire che anche se ci sarà Frozen 2 (senza
Jack D: ) la mia fic
avrebbe comunque senso, perché Jack torna indietro dopo,
cambiando gli eventi.
Pitch in questo
capitolo fa un discorso bello lungo, spiegando il suo piano, se non vi
è chiaro
qualcosa chiedete! Bé una cosa è chiara: Pitch
è davvero subdolo bisogna
ammetterlo, e inizio a spaventarmi dato che i suoi dialoghi mi vengono
bene XD
Un piccolo
chiarimento sul concetto di ''amore'' espresso. Secondo me ( e anche la
disney
dato frozen U.U ) l'amore vero non è solo quello tra un uomo
e
una donna, ma
anche tra amici, sorelle , ecc. Ma è difficile da trovare,
è quello che ti fa stare
davvero bene e ti fare sforzi e sacrifici per l altro, essendo felice
di farli.
Elsa è quello che trova in sua sorella, ed è
quello che
dentro di sé vorrebbe
da un uomo al suo fianco, ecco perché non accetta l'invito
di
Dylan. Inoltre odio i luoghi comuni che dicono che è normale
sposarsi, è normale fidanzarsi, è normale avere
figli,
vivere da soli, essere indipendenti, ecc...per me l'unica cosa normale
è essere veramente felici e rendere tali anche le persone a
cui
vogliamo davvero bene e non abbandonarle mai, non il fare delle cose
solo perchè si deve o perchè si è
arrivati ad una
certa età.
Tornando a noi...
La nuova leggenda non era detto fosse scelta dalla luna...ci avevate
mai pensato?
Chi sarà stato il
primo a raggiungere Elsa?
Scusate la
descrizione un po' lunga :D
Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 15 *** Blu come Hans ***
Cap 15
Più Elsa lo guardava e
meno riusciva a capacitarsi che
lui fosse lì. Eppure era proprio lui.
Era Hans.
"Cosa diavolo ci fai tu qui?
Elsa aggrottò la fronte, poi tese una mando davanti a lei
minacciosa, in direzione di Hans. Non aspettò che lui le
rispondesse. "Aspetta!
Non mi importa. Tanto ti congelerò se non ritorni nella
cella da cui sei
venuto!"
Hans sorrise, aveva entrambe le mani dietro la schiena e un'espressione
calma e sicura di sé.
"E' così che mi accogli Elsa? E io che ero venuto
apposta per darti una notizia"
Elsa lo fissò incuriosita.
"Che genere di notizia?"
"Riguarda il tuo amico Jack Frost"
Elsa sussultò a sentire quel nome pronunciato da Hans.
Una brutta sensazione la pervase improvvisamente.
Come mai Hans lo
conosceva?
Dove era Jack
adesso?
"Ti ascolto" disse, non abbassando la mano.
"Temo non sia una bella notizia...ho conosciuto
quell'uomo...Pitch! Ecco si è scoperto che anche lui
è una leggenda e che aveva
delle orribili intenzioni, Jack ha provato ad affrontarlo ma..."
Fece una pausa.
"Ma?" lo incitò lei.
"Ecco lui è...morto!"
Per un attimo Elsa lo fissò interdetta, poi un sorriso le
solcò il volto.
"Peccato che Jack sia immortale!"
"Oh Elsa...essere immortali vuol dire non poter
crescere, non poter morire di vecchiaia, non vuol dire non poter essere
uccisi!"
"E' assurdo, una leggenda come Jack non può morire
così, da un momento all'altro!" replicò lei,
sperando con tutto il cuore
che fosse vero.
"Eppure ti dico che è così, l'ho visto con i miei
occhi...quel Pitch ha trovato il modo di farlo e lo ha ucciso!"
"Se pensi che crederò un'altra volta alle tue bugie,
ti sbagli di grosso!"
Hans mostrò un'espressione volutamente dispiaciuta.
"Mi spiace Elsa, ma è la verità, so che tenevi a
lui...capisco che tu non voglia accettarlo. Ma non dovresti starci
troppo
male...infondo non credo che tenesse veramente a te, altrimenti non
avrebbe
distrutto la fiala col liquido nero che gli aveva dato Pitch: la fiala
che gli
avrebbe permesso di diventare umano e poter vivere con te. Ha preferito
una vita
immortale da guardiano, ad una vita mortale con te"
Elsa lo guardò sbigottita
Non poteva essere
vero.
Non voleva
crederci.
"E' assurdo!" disse lei con un filo di voce.
"Elsa è la pura verità e Jack è morto.
Ne ho pure la
prova"
Mostrò ad Elsa ciò che aveva dietro la schiena:
era il
bastone di Jack.
"Questo è tutto ciò che è rimasto di
lui"
Nel vederlo il cuore di Elsa ebbe un sussulto.
No, continuava a
ripetersi che non poteva essere vero.
Hans era un
bugiardo!
Ma allora come
faceva a sapere tutte quelle cose?
Come sapeva della
fiala di Jack?
E il bastone...Jack
gliene aveva parlato quella sera vicino al fuoco. Lui non se ne
separava mai:
era parte stessa di lui e dei suoi poteri.
E se invece fosse
la verità?
Al solo pensiero Elsa sentì cederle le gambe,
portò la
mano, che prima era tesa contro Hans, al petto. Si lasciò
cadere a terra in
preda al panico e alla disperazione.
"NO!" urlò rabbiosa contro Hans "Vai via!
Sei solo un bugiardo!" aggiunse, cercando di convincere pure se stessa.
"Elsa, è la verità purtroppo. Jack era da solo
contro Pitch, le sue ombre erano troppo forti per lui...forse se ci
fossi stata
anche tu ad aiutarlo, le cose sarebbero andate diversamente...ma non
è andata
così"
Quelle parole le fecero malissimo, tentava in tutti i
modi di ripetere nella sua testa che fossero solo menzogne, ma
l'evidenza
parlava chiaro e non riusciva più a contrastarla.
Jack non ricambiava
i suoi sentimenti.
Jack non c'era più.
Ed era anche colpa
sua.
Se solo fosse
rimasta con lui...
Se non fosse stata
solo un problema per lui, come si sentiva da anni per tutti.
Era quello, che
era. Un problema. Per quanto si sforzasse non riusciva ad essere come
gli altri
la volevano, non riusciva a far altro che far del male a tutti quelli a
cui
voleva bene.
In quel momento si odiò con tutte le sue forze.
Odiò
quella realtà che non voleva accettare, che ormai stava
distruggendo il suo
cuore.
Sentì le lacrime rigarle il viso, la desolazione, la
paura e la disperazione impadronirsi di lei e il suo cuore farsi di
ghiaccio.
Hans osservò Elsa sorridendo: quello era il suo momento.
Uccidendola sarebbe potuto diventare una leggenda,
sarebbe diventato il braccio destro dell'uomo nero, sarebbe diventato:
l'uomo
blu
Blu come il sangue che gli scorreva nelle vene.
Blu come il ghiaccio nel cuore delle persone, che avrebbe
reso nero come il suo potere.
Così approfittò di quel momento di debolezza di
Elsa:
alzò il braccio, richiamando il potere delle ombre.
Poi lo scaraventò verso
il basso, colpendo con le ombre
la schiena di Elsa.
Elsa sentì quelle ombre penetrargli dentro, sentì
un
forte dolore pervadere tutto il suo corpo. Era come se tutti quegli
orribili sentimenti
che provava in quel momento e il ghiaccio che sentiva dentro di lei,
iniziassero a provocargli anche un dolore fisico.
Sentì un dolore lancinante al cuore, sentì
mancarle il
respiro, il che non fece altro che aumentare la paura e l'angoscia
provate in
quel momento. Ma più questi sentimenti crescevano e
più il dolore aumentava.
Si dimenò a terra per la sofferenza, disperata si
voltò
verso Hans: la fissava impassibile, con uno sguardo folle che non fece
altro
che aumentare la sua paura.
Involontariamente lo fissò con uno sguardo che implorava
pietà, che implorava aiuto. Ma sapeva che non ne avrebbe
avuto.
Probabilmente
nemmeno se lo meritava.
Pensò a Jack
Il suo cuore si strinse in un dolore insopportabile, che
le fece uscire un gemito straziato dalla bocca.
Sentì il respiro farsi sempre più lento e il
cuore sempre
più freddo.
Freddo come il ghiaccio.
Jack stava correndo come mai in vita sua.
Le caviglie gli dolevano tantissimo, il fiato gli si
faceva sempre più pesante, il cuore sembrava esplodergli in
petto per lo
sforzo, ma non aveva intenzione di rallentare: doveva assolutamente
raggiungere
Elsa, a qualsiasi costo.
Si guardò intorno, cercandola disperatamente, ma quello
che continuava a vedere era solo un'enorme distesa di neve e ghiaccio.
Finché, ad un tratto, non gli parve di scorgere una
figura tra le montagne. Si avvicinò il più
velocemente possibile ad essa, ma
quando riuscì a distinguerla bene, il suo cuore si
fermò di colpo.
Era Elsa.
Era Elsa, ed era distesa immobile a terra.
In un attimo scattò verso di lei, lasciandosi scivolare
sulle ginocchia vicino al suo corpo, urlando disperatamente il suo nome.
Ma non ebbe risposta.
Allungò lentamente le mani tremanti, fino a cingere il
suo viso.
Era fredda come il ghiaccio.
Delicatamente portò la sua testa sulle sue ginocchia.
"Elsa" provò a chiamarla, con un filo di voce.
Ma anche questa volta non ebbe risposta.
"Elsa, ti prego...rispondimi" implorò, con voce
mozzata.
"Elsa...non puoi farmi questo,
io..."
Non riuscì a continuare la frase, che gli era uscita
singhiozzante.
Sentì l'ansia moncargli il fiato, che ormai era lento e
pesante.
Improvvisamente sentì un glaciale tormento dentro di
sé.
Sentì la disperazione impadronirsi di lui poco a poco, come
la
paura.
Paura.
La paura che quello che aveva davanti gli occhi fosse reale.
Non poteva essere vero, non riusciva a crederci. Doveva
essere per forza un incubo...ma non lo era.
Era la realtà.
Cercò disperatamente nella sua testa qualcosa che potesse
fare, una qualsiasi cosa, perché si sentiva impazzire. Si
sentiva morire.
Ne trovò una sola.
Delicatamente la posò a terra, si chinò su di lei
e lentamente
avvicinò il suo viso al suo, fino a poggiare dolcemente le
sue labbra su quelle
di Elsa, racchiudendo in quel gesto tutto l'amore e i sentimenti che
provava
per lei in quel momento.
Pregò.
Pregò con tutte le sue forze, che quell'unico gesto
d'amore potesse sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Poi si scostò, allontanandosi leggermente dal suo viso,
fissandola speranzoso.
Ogni secondo che lei non si muoveva, era come una lenta
agonia per il suo cuore. Più il tempo passava e
più stava male.
Passò qualche minuto, che per lui furono come ore di
sofferenza. Fu allora che sentì le lacrime solcare impetuose
il suo viso.
"No..." singhiozzò, afflitto dal dolore di quella lancinante
realtà.
Si sentì come se qualcuno gli avesse strappato via una
parte di sé, la più importante, una parte che non
sarebbe più potuta tornare.
Lasciando al suo posto solo un'enorme, incolmabile,
vuoto.
Elsa infatti, non si era mossa.
Ninna
nanna,
ninna oh,
questa bimba a chi lo do?
La do all'uomo nero,
se la tiene un anno intero.
La do all'uomo blu,
che se la tiene e non me la da più.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Le strofe di questa
agghiacciante ninnananna erano quelle che mi cantava mia mamma da
piccola
quando non volevo dormire. Inutile dire che mi spaventavo a morte,
tanto da
obbligarla ogni volta ad aggiungere:"Ma la do alla sua mamma che se la
tiene e le canta una bella ninna nanna".
Dovevo pensare ad
un nome per Hans come braccio destro di Pitch, allora subito mi
è venuta in
mente questa ninnananna e l'idea dell'uomo blu...l'ho ricercata su
internet e
dopo anni cosa scopro? Che la ninnananna originale non parla di uomo
blu bensì
di Gesù...probabilmente mia madre non sapeva la strofa e si
è inventata l'uomo
blu D: ....ho così scoperto che l'uomo blu è una
mera invenzione della mia
sadica madre, quindi date la colpa a lei *la indica*, è
colpa sua che ha
creduto in lui se ora Hans rischia di diventare l'uomo blu U.U XD
Vi piacciono le
immagini di questo capitolo? Quella di Hans e quella di Jack con in
braccio
Elsa le ho fatte io ! Dato che non c'erano ho dovuto arrangiarmi XD,
farle ha
richiesto un po' di impegno, soprattutto la seconda dove Elsa aveva in
origine
occhi e bocca aperti. Che ve ne pare del risultato? Lo so non sono il
massimo
ma spero almeno abbiano reso l'idea XD
Passiamo al
capitolo: che dire Hans è un bel bugiardo, ovviamente lo fa
per far cedere
Elsa, in modo da poter usare i suoi poteri su di lei.
L'immagine del
bacio la adoro, è quella che ho pure come avatar U.U quando
l'ho messa già
avevo ideato questa scena, che personalmente mi piace.
Questo capitolo è
uscito breve, ma intenso...siete d'accordo?
Ok lo ammetto stavo
evitando l'argomento ma scrivere questo cap come al solito mi ha
commossa
*sniff sniff i miei poveri feels, la mia povera Elsina, il mio povero
Jack, questo cap è straziante D: *
Cosa succederà
adesso?
Cosa pensate del
capitolo?
Al prossimo capitolo ;-D
(é una mia impressione
o sono osservata da sguardi assassini? O.O XD )
|
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Capitolo 16 *** Rosso come la Rabbia ***
Cap 16
Jack era ancora chino su Elsa. Non
si era accorto che
alle sue spalle, poco distanti da lui, c'erano Hans e Pitch, ma quando
iniziarono a parlare, riuscì ad ascoltare le loro voci.
"Pitch hai visto? Ho fatto come mi avevi chiesto,
sono riuscito ad eliminare Elsa. Dammi ora ciò che mi
spetta: fa' di me una
leggenda!"
Pitch osservò in lontananza il corpo immobile di Elsa,
soddisfatto, un sorriso malevolo solcò il suo volto.
"Ben fatto Hans, hai preso una parte del MIO potere,
che ti ho prestato e l'hai trasformato in qualcosa di nuovo ed
altamente
distruttivo, mi ritengo molto soddisfatto del tuo risultato"
Il volto di Hans si illuminò.
"Allora farai di me una leggenda adesso?" chiese,
entusiasta di una risposta.
Pitch tese il braccio verso di lui. Hans sorrise, ma
quello che iniziò ad accadere fu molto diverso da
ciò che si era immaginato:
sentì il potere dentro di lui iniziargli a fare sempre
più male, e lentamente
abbandonarlo, in direzione della mano di Pitch.
Fu allora che udì la risposta di Pitch alla sua domanda.
"No!"
"COSA?" chiese Hans, iniziando ad accasciarsi a
terra per il dolore.
"Sai qual é il bello dei prestiti? Che vanno
RESTITUITI! Penso sia giunto il momento di ridarmi ciò che
ti ho generosamente
prestato! "
Hans sbiancò in volto, sgranando gli occhi infuriato.
"Ma...avevi promesso!"
Pitch lo fissò perplesso, come se avesse fatto
l'affermazione più stupida del mondo.
Con noncuranza disse: "Ah...non te
lo ha detto
nessuno? Io non mantengo MAI le mie promesse"
Hans lo fissò sbigottito, sentendosi improvvisamente uno
stupido. Era la prima volta che era qualcuno a tradire lui e faceva
male. Molto
male, sentì le ombre dentro di lui abbandonarlo lentamente,
come lo stavano
abbandonando le sue forze, come era ormai abbandonata la sua ultima
speranza di
poter valere qualcosa.
"Perché?" sibilò.
"Non te la prendere Hans, non é niente di
personale...vedi, diventando una leggenda saresti diventato un ottimo
braccio
destro, questo è sicuro. Ma stavi diventando troppo forte! E
se in futuro
avresti voluto tradirmi, sarebbe stato troppo pericoloso. Inoltre i
bambini
avrebbero potuto iniziare a credere in te e non più in me e
questo assolutamente
non potevo permetterlo: sotto tutti i punti di vista, questa
è stata la scelta
decisamente più sensata. Ah...ti ringrazio per aver reso per
me il mio potere
più forte e distruttivo, non ci sarei mai riuscito da solo!"
Hans ringhiò dalla rabbia, ma improvvisamente fu il
dolore a prendere il sopravvento sui di lui, facendolo urlare e
dimenare per
terra. Continuò così, finché tutto il
potere non tornò nella mano di Pitch.
Hans era distrutto, rimase a terra dolorante, incapace di
muoversi. Pitch sentì il potere tornare a lui e lo
sentì molto più forte di
prima: ora anche lui poteva infondere il dolore tramite esso. Ora
nessuno lo
avrebbe fermato.
Jack aveva ascoltato tutto passivamente, ma non aveva la
forza né di riflettere, né di reagire: era
lì immobile, davanti al corpo di
Elsa e si sentiva impotente, vuoto, inutile.
"Bene Jack, siamo solo io e te adesso! Sai, ho
bisogno di provare su qualcuno i miei nuovi poteri...potrei provarli su
di te
che dici? Magari riusciranno persino ad uccidere una
leggenda...così potrai
rivedere la tua amata Elsa"
A sentire quel nome pronunciato dalla bocca di Pitch,
Jack sentì ribollirgli il sangue nelle vene, si
alzò lentamente, strinse i
pugni con tutta la rabbia e la forza che provava, fino a fargli male,
ma non
gli importava. In quel momento avrebbe solo voluto distruggere Pitch,
farlo
soffrire in tutti i modi possibili, fargli provare quello che lui
provava
adesso, quello che aveva fatto provare ad Elsa.
Iniziò a parlare, con un tono intriso di folle rabbia.
"Tu...TU, non devi nemmeno osare pronunciare il suo
nome!"
Jack si voltò,
fissò Pitch e desiderò con tutte le sue
forze di avere il suo bastone in quel momento.
Il suo bastone.
Fu in quell'istante che lo notò: era situato a terra, poco
distante dal corpo di Hans. Probabilmente era caduto lì dopo
lo scontro con
Pitch, il quale era stato troppo impegnato dalla sua vittoria per
accorgersene.
In un attimo scattò nella sua direzione: inizialmente
Pitch sorrise, pensando che Jack stesse solamente andando verso di lui,
poi però si accorse del bastone.
Entrambi corsero verso di esso, tendendo il braccio per
afferrarlo. Fu una questione di pochi attimi, ma fu Jack a prenderlo
per primo.
Appena afferrato il bastone, usò il suo potere del
ghiaccio contro Pitch, che però si difese prontamente. Con
un'agile scatto
all'indietro Jack si allontanò da lui, ma iniziò
a colpirlo a raffica con
innumerevoli attacchi di ghiaccio, impetuosi come la rabbia che sentiva
dentro.
Nonostante la rapidità degli attacchi, Pitch
riuscì a
pararli tutti senza molti problemi.
"Oh Jack, non dovresti avercela con me, io non
centro nulla!"
"Stai ZITTO!" ringhiò lui, lanciandogli contro
altri attacchi di ghiaccio, che furono ancora una volta fermati dal
potere di
Pitch.
"Io ti ho dato una valida alternativa, sei tu che
hai scelto di non bere quella fiala...se Elsa è morta
è anche colpa TUA!"
Jack si bloccò: il solo valutare la possibilità
di
quell'alternativa, lo faceva stare malissimo.
"No!" disse, con un filo di voce.
Pitch arrivò vicino a Jack con una velocità tale,
che lui
nemmeno se ne accorse. D'un tratto se lo trovò lì
che gli girava intorno.
"Andiamo Jack, sai che non devi mentire con me. Io
conosco le tue paure, so cosa senti in questo momento: ti senti in
colpa. Forse
avresti potuto scegliere diversamente, forse avresti potuto fare a meno
di
lasciare Elsa da sola e in preda al dolore, forse avresti potuto fare
qualcosa
per salvarla, per evitarle una fine tanto tragica"
Ci fu un attimo di pausa, poi
Pitch continuò a parlare:
"Sai, non posso darti torto...probabilmente fai bene a sentirti in
colpa.
Ma puoi sempre porvi rimedio...ed io posso aiutarti!"
Jack non disse nulla, continuava solo a fissare un punto
vuoto davanti a sé. Ma si era distratto e Pitch lo sapeva,
quindi ne
approfittò: gli lanciò contro un potente attacco
oscuro, che lo fece
scaraventare violentemente a terra.
Jack, dolorante, tentò di rialzarsi velocemente, ma
qualcosa lo costrinse a terra: era la mano di Pitch, stretta sul suo
collo. Le
ombre uscirono dalla mano di Pitch, provocandogli un forte dolore alla
gola.
Strinse il pugno destro, come per usare il suo bastone
per difendersi, ma fu in quel momento che si accorse che gli era caduto
nell'impatto a pochi centimetri da lui. Allungò il braccio
per afferrarlo, ce
l'aveva quasi fatta, ma l'altra mano di Pitch gli bloccò il
polso a terra.
Jack portò l'unica mano libera al collo, tentando di
liberarsi dalla stretta di Pitch, ma appena avvicinò la mano
a quelle ombre
iniziò anche essa a fargli male. Il dolore al collo si stava
facendo
insopportabile, sentiva mancargli il respiro.
Pitch sorrise con uno sguardo folle e diabolico.
"E' finita per te Jack! E' questo ciò che ti meriti!
Anzi pensa, se avrai la fortuna di morire potresti rivedere
Elsa...é inutile
continuare ad opporre resistenza!"
Odiava ogni singola frase che usciva dalle labbra di
quell'uomo, ma in quel momento si soffermò a chiedersi se
avesse ragione. Se se
lo meritasse davvero.
Forse si meritava di morire: aveva fallito come
guardiano, facendo diventare Pitch ancora più forte.
Probabilmente adesso,
grazie a lui, era capace di tenere tranquillamente testa a tutti i
guardiani e
chissà forse pure ad ucciderli! Ma aveva fallito anche con
Elsa: aveva giurato
di aiutarla, ma non aveva fatto altro che condannarla e farla soffrire.
Sì, probabilmente si meritava di morire. Ma non
pensò di
meritarsi di rivederla.
Sentì il fiato mancargli sempre più, smise di
opporre
resistenza: non sapeva se fosse dovuto al fatto che oramai lo ritenesse
inutile
o perché avesse accettato quel destino.
Chiuse gli occhi, come consapevole che quella fosse la
sua fine. Fu strano: non provava paura, ma solo una certa
serenità.
Fu allora che si accorse di una cosa: il dolore era
cessato, non sentiva più la stretta di Pitch al suo collo.
Si chiese se fosse
morto, esitò un attimo prima di riaprire gli occhi.
Cosa avrebbe visto?
L'idea un po' lo
spaventava.
Decise comunque di riaprire gli occhi. Fu sorpreso di
trovarsi davanti nuovamente Pitch, la sua mano era ancora vicino al suo
collo,
ma era completamente congelata. Pitch la fissava con uno sguardo
scandalizzato.
"Come diavolo...?" urlò Pitch, quasi
leggendogli nella mente.
Fissò Jack, che ricambiò lo sguardo con un'aria
ancora
più perplessa della sua. Senza il suo bastone non poteva
fare una cosa simile,
o almeno così credeva. E anche se ne fosse stato capace,
sentiva come se quel
ghiaccio non fosse il suo.
Entrambi si guardarono intorno. Lo sguardo di Jack si
fermò su di una figura: sentì il cuore battergli
fortissimo in petto, sgranò
gli occhi, incapace di credere a ciò che stava fissando.
Istintivamente chiuse gli occhi e li riaprì, come per
accertarsi che non fosse un'allucinazione, ma era ancora lì.
Era Elsa.
Era in piedi davanti a loro, con il braccio teso contro
Pitch.
Come era possibile?
Lui stesso aveva
stretto tra le sue braccia il suo corpo freddo e inerte.
Forse era morto
davvero.
Forse era un sogno
o un'allucinazione.
Non gli importò molto in quel momento. Qualsiasi cosa
fosse, avrebbe voluto continuare a vederla per sempre.
Era troppo scioccato per proferire parola o per fare
qualsiasi cosa, quasi impaurito che una qualsiasi azione avesse potuto
farla
sparire. Fu Pitch a parlare al posto suo, ed era rosso di rabbia.
"TUUU? Non è possibile, tu eri MORTA!"
Elsa non rispose, si limitò a dire: "LASCIALO!"
dopodiché dal suo braccio partì un potentissimo
attacco di ghiaccio, che scaraventò
Pitch lontano da Jack.
Jack rimase immobile, ancora incredulo. Elsa, continuando
a tenere d'occhio Pitch gli disse: "Jack, il bastone! Presto!"
Il sentire di nuovo il suo nome pronunciato da Elsa, lo
sblocco: con uno scatto afferrò il suo bastone e si mise in
piedi al suo
fianco. Sentì il cuore battergli all'impazzata.
"Elsa...tu..." tentò di balbettare qualcosa, ma
lei lo interruppe: "Parleremo dopo, ora occupiamoci di lui!"
Pitch si era rialzato ed era furioso più che mai: fece
fluire le ombre sul ghiaccio che gli copriva le mani, frantumandolo in
mille
pezzi. Iniziò a parlare, con voce colma d'ira.
"Non so come tu abbia fatto, ma non mi importa! Hai
solo ritardato la tua morte...nessuno può sconfiggermi
adesso, nemmeno voi
due!"
Dalle sue mani partirono
rapidissimi attacchi oscuri,
diretti verso entrambi.
Jack ed Elsa si difesero prontamente, Elsa creò un muro
di ghiaccio, Jack ne approfittò per volare verso l'alto e
lanciare un attacco
contro Pitch, ma anche questa volta fu prontamente parato.
Fu Elsa stavolta a farsi avanti, creando un golem di
ghiaccio che attaccò Pitch con un colpo di destro, ma Pitch
lo evitò, dopodiché
contrattaccò con un'enorme sfera d'ombra, che al contatto
col golem si fuse con
esso. Il ghiaccio del golem iniziò a diventare sempre
più nero, fino a sembrare
fatto di pece, per poi frantumarsi in mille pezzi di ghiaccio nero.
Un sorriso sicuro di sé si dipinse sul volto di Pitch.
"E' tutto inutile!"
Jack tornò a terra, al fianco di Elsa e le
bisbigliò: "Così non riusciremo mai..."
Pitch distese le mani creando con l'ombra cinque copie di
se stesso, che circondarono Elsa e Jack.
"Dobbiamo attaccarlo insieme!" disse Elsa con
un filo di voce.
"Tu prendi quelli di destra, io quelli di sinistra,
identificato quello vero lo attaccheremo" le rispose Jack a bassa voce.
"Cosa avete da bisbigliare voi due? Tanto oramai la
vostra ora è giunta!" sentenziarono in coro tutti i sei
Pitch presenti.
Tutti insieme iniziarono ad attaccare i due, ma Elsa creò
un muro circolare di ghiaccio intorno ad entrambi, che li protesse: il
ghiaccio
al contatto con l'oscurità diventò nero, per poi
frantumarsi in mille pezzi,
proprio come era successo col golem.
Jack finse un attacco dal basso: i Pitch si prepararono a
difendersi, ma lui agitò il bastone verso l'alto, creando
così moltissime punte
di ghiaccio che caddero violentemente dal cielo verso i tre Pitch. Loro
tentarono una difesa, ma fu inutile: le punte li trapassarono,
facendoli
dissolvere in fumo nero.
Intanto Elsa fu attaccata dai suoi tre Pitch, questa si
gettò a terra per evitare l'attaccò, che per un
pelo non la prese in pieno. Una
volta a terra Elsa distese le braccia verso il ghiaccio, quindi
creò dal
ghiaccio sotto i loro piedi dei serpenti che si avvilupparono alle loro
gambe
con una stretta mortale, che fece dissolvere due di loro nel solito
fumo nero.
Uno solo era riuscito a liberarsi usando il suo potere
oscuro e stava correndo verso Jack.
"Jack alle tue spalle!" urlò Elsa.
Jack si voltò appena in tempo per contrattaccare, facendo
dissolvere anche l'ultimo Pitch in del fumo nero.
Elsa raggiunse Jack e i due si fissarono interdetti.
"Dov'è il vero Pitch?"
Non fecero in tempo a chiederselo, che notarono che
qualcosa aveva oscurato il sole, immediatamente guardarono verso l'alto
e
videro che era Pitch: si stava precipitando dall'alto verso di loro, in
un
attacco che sembrava potentissimo. Sapevano di non avere il tempo per
evitarlo.
"A terra!" gridò Jack e immediatamente entrambi
si gettarono a terra, Jack lo fece però tendendo il braccio
col bastone puntato
verso Pitch.
"Insieme!" disse Elsa, incrociando il suo
braccio lungo quello di Jack e tenendo il palmo teso in direzione della
punta
del suo bastone.
"ORA!" urlò Jack ed entrambi si concentrarono
per creare insieme un attacco di ghiaccio combinato. Non lo avevano mai
fatto,
ma era l'unica speranza che gli era rimasta.
Il ghiaccio creato da entrambi si fuse in un unico
potente attacco, che andò a contrastare quello oramai
imminente di Pitch.
L'impatto generò un forte rombo, che si propagò
velocemente a causa dell'eco delle montagne.
L'ombra provò a penetrare il ghiaccio, ma questa volta
non ci riuscì, fu costretta a dissolversi al passaggio di
esso, lasciando
scoperto Pitch.
L'uomo nero fu colpito in pieno petto, l'impatto fu devastante,
scaraventandolo molti metri più in là, facendogli
fare un bel volo.
Jack e Elsa si alzarono velocemente, correndo subito
verso di lui. Pitch tentò di rialzarsi, ma ci riusciva a
malapena: aveva il
petto congelato dal ghiaccio. Sdegnato provò a eliminarlo
con la sua ombra, ma
non ci riuscì.
Pitch fissò incredulo Elsa e Jack."Come é
possibile?
Perché non funziona?"
Fu Jack a rispondergli.
"Forse da soli puoi anche soggiogarci, alimentare le
nostre paure e trasformare il ghiaccio nei nostri cuori in pura
oscurità. Ma
insieme noi non abbiamo paura e acquisiamo la forza necessaria per
poterti
sconfiggere: perché i VERI sentimenti nessuno
potrà mai sconfiggerli, nemmeno
uno come te!"
Jack puntò nuovamente il bastone verso Pitch, Elsa fece
lo stesso con la sua mano, ed entrambi utilizzarono nuovamente il loro
potere,
questa volta per legare i polsi e le caviglie di Pitch con catene di
ghiaccio.
Pitch si dimenò, provando a romperle con il suo potere,
ma come prima fu inutile.
"No! Non è possibile!"
"Sei finito Pitch!" sentenziò Jack, con un
sorriso soddisfatto.
Pitch sgranò gli occhi incredulo, terrorizzato.
"E' assurdo! Jack, andiamo pensaci bene...se vuoi io
potrei aiutarti, potrei aiutare te ed Elsa...potrei..."
Non riuscì a finire la frase, perché Jack gli
creò un
bavaglio di ghiaccio sulla bocca che gli impediva di parlare.
"Direi che hai parlato a sufficienza, ne ho più che
abbastanza dei tuoi discorsi e penso che ne avrò abbastanza
diciamo...per i
prossimi 100 anni!"
Pitch mugugnò qualcosa in segno di protesta ma nessuno lo
capì. Oramai era immobilizzato, quindi Jack ed Elsa fecero
lo stesso anche con
Hans.
Una volta sistemati entrambi, Jack fisso dolcemente Elsa:
ancora non riusciva a crederci che fosse lì, era troppo
felice.
"Stai bene Elsa?" le chiese.
"Sì" confermò lei, guardandolo negli occhi.
"Ma come è possibile? Credevo che tu fossi..."
non riuscì a dirlo, ma Elsa capì a cosa si
riferisse.
Lo fissò timidamente dal basso verso l'alto, si
sentì
imbarazzata nel dargli la risposta.
"E' stato merito tuo, il tuo gesto ha sciolto il mio
cuore di ghiaccio!"
Adesso era Jack a sentirsi imbarazzato.
"C-credevo non avesse funzionato..."
"Invece ha funzionato"
Entrambi si guardarono scambiandosi un sorriso.
Era vero. Elsa aveva percepito le sensazioni che Jack
aveva provato quando l'aveva trovata 'morta', quando l'aveva baciata.
Ora
sapeva cosa provava per lei, non aveva più dubbi a riguardo.
Istintivamente Elsa si gettò tra le sue braccia,
stringendolo forte.
Jack fu inizialmente sorpreso da quell'abbraccio, ma poi,
col cuore pieno di gioia, lo ricambiò. Non c'era una cosa
che gli era mancata
di più da quando pensava che non l'avrebbe più
rivista.
Elsa si sentì serena e
felice in quell'abbraccio. Ormai
aveva risolto i suoi problemi con Anna, che aveva dimostrato di volerle
bene
più di quanto avesse mai potuto fare una qualsiasi sorella e
Jack era lì ed
aveva avuto la prova di ciò che provava per lei.
Non era mai stata un peso, per nessuno dei due. Perché
quando qualcuno ti vuole veramente bene, vuole solo vederti felice, a
qualsiasi
costo.
Lo sapeva bene, perché era ciò che lei stessa
aveva
tentato di fare molte volte per le persone che amava.
E in quel momento si sentiva davvero felice.
Fu allora che gli venne un'idea. Si sciolse
dall'abbraccio e con aria euforica disse: "Ma certo! Ora posso
farlo!"
Jack la fissò con aria interrogativa, poi nel vedere quel
sorriso stupendo sul suo viso, pensò di capire cosa
intendesse. Un sorriso
dolce e pieno di fiducia solcò il suo volto.
"Bene, allora fallo!"
Elsa fece qualche passo sulla neve, fino ad arrivare al
punto della montagna da cui si vedeva tutta Arendelle. Distese le
braccia in
avanti, in direzione della città, chiuse gli occhi e si
concentrò.
Si concentrò sulla neve, sulle sensazioni positive che
provava in quel momento, sulla felicità che gli avevano
donato Anna e Jack.
Ora sapeva di poterci riuscire.
Lentamente tutta la neve che ricopriva Arendelle iniziò a
sciogliersi o volatilizzarsi nell'aria, finché con un ultimo
decisivo gesto con
le braccia Elsa non la fece sparire tutta.
Riaprì gli occhi, emozionata dal risultato si
girò per
guardare Jack: aveva un'espressione sul volto a momenti più
euforica della sua,
ed un'enorme sorriso stampato sulla faccia.
"Elsa ce l'hai fatta! Lo sapevo che ci saresti
riuscita!"
Elsa ricambiò il sorriso.
"E' anche merito tuo Jack! Senza di te nulla di tutto
ciò sarebbe stato possibile"
"Smettila di fare la modesta! Sei stata FANTASTICA!
Sono fiero di te"
Elsa si sentì nuovamente lusingata, ma ci fu qualcosa che
rovinò quel suo stato di benessere: iniziò a
sentire una leggera stretta al
cuore, come ad un pensiero recondito che iniziava a farle di nuovo male.
Cercò di liberarsene, ma fu inutile, non poté
fare a meno
di chiederselo.
Che cosa avrebbe
fatto adesso Jack?
Certo avevano chiarito le cose, lui sicuramente provava dei sentimenti
per lei.
Ma oramai il suo
compito qui era finito.
Sarebbe andato via?
Proprio come voleva fare l'ultima volta?
E se non fosse più
tornato?
Sapeva che lui voleva andare via per permetterle di vivere
una vita normale, ma il solo pensiero che non lo avrebbe più
rivisto la
fece stare malissimo.
Portò una mano al petto, sentì improvvisamente
una
fortissima stretta al cuore, come se le ombre lasciate da Hans fossero
tornate,
assieme ai suoi dubbi a farla stare male.
Sentì un improvviso dolore, poi un forte mal di testa e
infine sentì cederle le gambe.
Per fortuna Jack riuscì a prenderla al volo prima che
cadesse a terra. Col cuore in gola le portò una mano al
polso. Tirò un sospiro
di sollievo quando capì che questa volta era solamente
svenuta.
Pensò che probabilmente si fosse stancata troppo.
------------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci al
capitolo
16! L'ho intitolato "Rosso come la rabbia" ad indicare inizialmente
la rabbia di Jack e poi quella di Pitch. Come avrete notato i nomi di
questi
ultimi capitoli sono collegati, come lo saranno anche i prossimi due.
Che dire? Pitch è
stato ancora più subdolo e ha imbrogliato anche Hans,
negandogli la possibilità
di diventare leggenda, e sfruttandolo solamente in modo da ottenere un
nuovo
potere. In realtà come detto sopra Pitch inizialmente voleva
un compagno, un
alleato, ma aveva paura di lui, che diventasse una minaccia.
Hans non sarebbe
mai diventato una vera leggenda, anche perché l'uomo blu
effettivamente non
esiste, è stato solo una sadica invenzione di mia madre XD,
mi piace l'idea che
il fatto che lei abbia in qualche modo 'creduto' in lui (lo stesso vale
per me
da piccola XD) lo abbia reso una potenziale leggenda.
Quando Jack sta per morire prova una certa
serenità, come se non pensasse piu a nulla.
Perché io credo che si muoia sereni...più che
altro mi è capitata una situazione in cui pensavo di morire
O.O (e invece non mi sono fatta un graffio XD) ma in quel momento avevo
come la certezza che sarei morta e non provavo nulla è stato
strano O.O XD
Elsa non é morta
perché Jack ha sciolto il suo cuore di ghiaccio, anche se il
suo effetto non è
stato immediato, ma più lento (bé, meglio tardi
che mai no? )
Se avete dubbi o
domande chiedete pure.
Spero il capitolo
vi sia piaciuto! Siamo ormai agli ultimi capitoli *sniff sniff D:
*
Le ombre nel cuore di Elsa non sono state eliminate del tutto e
sembrano tornare ogni volta che lei si fa sopraffare dalla paura...come
continuerà la storia? Lo scoprirete presto ;-D
|
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Capitolo 17 *** Bianca come la Neve ***
Cap 17
Elsa riaprì gli occhi
molto lentamente, si sentiva
stordita.
Le ci volle un po' per mettere a fuoco la situazione, ma
quando ci riuscì, notò di essere nella sua
stanza, sul suo letto.
Si chiese come fosse finita lì, in realtà
inizialmente
fece pure fatica a ricordare gli ultimi eventi. Le bastarono pochi
minuti però
per ricordare: la montagna, Hans, Pitch, la battaglia...Jack.
Jack.
Il solo pensare a lui le fece tornare una stretta al cuore.
Dov'era lui adesso?
Disse a se stessa di calmarsi, fece un respiro e si
guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ad un tratto però le venne in mente un'idea: la finestra!
Scese rapidamente dal letto, per poi avvicinarsi ad essa. Fu allora che
lo
vide.
Jack la stava osservando da fuori la finestra, come aveva
fatto molte volte anni fa e come stava facendo interrottamente da
quando era
svenuta. Aveva una mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla
testa, ma appena lei si avvicinò alla finestra, lo tolse.
Questa volta voleva
vederla in faccia.
Elsa posò anche lei la sua mano sul vetro, in
corrispondenza di quella di Jack, l'unica cosa che li separava era quel
vetro,
o almeno lo sperò, perché non appena vide
l'espressione di Jack, sentì una stretta
al cuore: aveva un'aria seria, malinconica...decisamente
preoccupante.
Provò
un'orribile sensazione.
Iniziò a sentire il suo
cuore che batteva agitato e le
proprie paure, assieme al dolore provocato dalle ombre di Hans,
tornare. Cercò
però di controllarle e di calmarsi.
"Come stai Regina di Ghiaccio? Tutto bene?"
chiese Jack.
"Sì" mentì lei. Non voleva farlo preoccupare,
inoltre aveva altro che le premeva capire al momento, soprattutto una
cosa per
lei adesso era di vitale importanza sapere.
"Resterai?"
"Elsa, sono qui perché voglio che tu sappia tutta la
verità"
Non aveva detto 'sì', non era un buon segno, il che
preoccupò molto Elsa.
"Ti ascolto"
"Lo so che ti sembrerà assurdo, ma é la
verità! Vedi
io vengo diciamo...da un'altra epoca, più precisamente dal
futuro. Pitch a mia
insaputa ha creato una specie di polvere capace di farmi viaggiare nel
tempo,
era tutto parte del suo diabolico piano. E' per questo che io non
dovrei
nemmeno essere qui. Lui voleva che io rimanessi qui, così
facendo avrei
rinunciato ai miei doveri come guardiano nell'epoca da cui vengo"
Jack veniva dal futuro? Questa notizia sconvolse
totalmente Elsa. Ebbe una strana sensazione nel pensare che Jack, il
suo Jack,
venisse da un epoca in cui lei oramai non c'era più.
"Bé... se hai questa polvere non potresti usarla per
andare e venire quando vuoi? Così non dovrai rinunciare ad
essere un
guardiano!"
Jack prese dalla tasca il sacchetto con la polvere che
Pitch gli aveva dato e lo mostrò ad Elsa, poi
continuò a parlare.
"Ne è rimasta poca ormai, probabilmente per un solo
viaggio. Anche se volessi, non potrei rimanere. Ma se pure ne avessi di
più non
la userei. Elsa te l'ho già detto, tu meriti di meglio!
Meriti una vita vera,
una persona normale al tuo fianco e la troverai, ne sono sicuro!"
Elsa lo fissò con sguardo languido e risentito.
"Non puoi sapere cos'é che mi renderebbe davvero
felice!"
"Elsa ti sembra così adesso, ma non é come pensi,
credimi!"
"No Jack! Tu credi che io voglia essere una regina,
che io voglia avere al mio fianco una persona che sappia regnare, che
mi sposi,
che mi doni dei figli, una famiglia. Ma non è
così. Questo è quello che tutti
si aspettano da me, non quello che mi renderebbe davvero felice. Quello
che mi
rende davvero felice non sono queste cose, quello che mi rende davvero
felice é
l'avere al mio fianco le persone a cui tengo davvero e che davvero
tengono a
me. Non puoi crescere? Non puoi sposarmi o darmi dei figli? Nessuno ti
può vedere?
Non potrai regnare al mio fianco? Non mi importa! Tu tieni davvero a me
Jack?"
Jack fu sorpreso da quelle parole e da quella domanda.
"Elsa...io tengo a te, ma non è questo il
punto..."
"E' vero Jack? E' vero quello che mi ha detto Hans? Che
quella fiala che mi hai fatto distruggere ti avrebbe reso mortale?"
Jack sussultò a quella domanda. L'espressione che fece
lui Elsa la interpretò come un sì, quindi gli
disse: "Perché non me lo hai
detto? Se tieni davvero a me perché non mi hai dato la
possibilità di
scegliere? Perché non me la dai adesso?"
Lo sguardo di Jack si rabbuiò.
"Perché non c'era altra scelta Elsa, come non c'é
ora. Non ho voluto bere quella fiala, perché non potevo
rinunciare al mio
dovere come guardiano. Che sarebbe stato della felicità di
milioni di bambini?
Che sarebbe stato di Jack Frost? Avrei messo a repentaglio anche la
vita e la
sicurezza degli altri guardiani! Non potevo rinunciare alla
felicità e al bene
di tutte quelle persone per la mia. Come non posso adesso. Non posso
rimanere
Elsa e non ho altra scelta"
A quelle parole Elsa sentì il cuore batterle agitatissimo
e il dolore dentro di lei farsi sempre più forte, sapeva
cosa intendesse: lei
stessa fin troppe volte si era sacrificata per la felicità
altrui. Iniziò a
sentire il respiro farsi più lento e gli occhi farsi lucidi.
"Ma non può essere per forza così! Ci deve essere
un'altra soluzione...e possiamo trovarla, insieme! Resta Jack, ti
prego!"
lo supplicò, stringendo la mano sul vetro, come se volesse
stringere la sua.
Sembrava sul punto di mettersi a piangere, il che fece
stare malissimo Jack, non che non stesse già
così. Si sentiva morire: ancora
una volta Elsa stava male a causa sua.
Lui stava male. Come avrebbe voluto stringerla e rimanere
sempre con lei, farla sorridere e renderla felice. Ma non poteva.
Oramai lo
sapeva, sapeva cosa era giusto fare, ma non era sicuro di riuscirci:
faceva
troppo male.
Quegli attimi di silenzio distrussero il cuore di Elsa,
lo conosceva bene ormai, conosceva quello sguardo afflitto. Sapeva che
aveva
già deciso.
"Insieme ce la faremo, ti prego credi in me!"
provò a ripetere, tentando disperatamente di convincerlo.
Come avrebbe voluto
avere delle motivazioni più valide.
Quelle parole non fecero altro che far stare peggio Jack,
che con aria afflitta disse: "Non sai come vorrei che fosse
così Elsa,
davvero!" ci fu un attimo di silenzio, poi continuò: "Sei
una persona
meravigliosa Elsa, non dimenticarlo mai, non arrenderti mai! Tu sei
forte e
sarai felice, io lo so! Resta sempre come sei, non permettere a nessuno
di
cambiarti, perché sei perfetta così come sei e lo
capiranno prima o poi"
La guardò negli occhi un'ultima volta: quegli stupendi
occhi azzurri come il ghiaccio. Non li avrebbe mai dimenticati. Non
l'avrebbe
mai dimenticata.
Gli venne spontaneo dirle una cosa, ma stranamente nessun
suono gli uscì dalla bocca.
Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa riuscì a capire
cosa aveva detto Jack, lo lesse dal labiale. Aveva detto due semplici
parole.
'Ti amo'
Ne era sicura, perché riusciva a sentire quello che lui
provava, perché era lo stesso che lei stava provando in quel
momento.
Delle lacrime iniziarono a solcare lentamente il volto di
Jack.
Oramai ne era certa: quello era un addio. Ma non riusciva
ad accettarlo, non era giusto! Oramai sentiva il fiato troppo affannato
e il
cuore in gola, l'unica cosa che riuscì a dire,
singhiozzante, fu:
"Jack..."
Lui levò lentamente la mano dal vetro. Il sentire, per
quella che sarebbe stata probabilmente l'ultima volta, il suo nome
dalla voce
di Elsa, gli strinse il cuore. Chiuse forte gli occhi, come a voler
serrare
quella voce nella sua mente per sempre.
"Jack, ASPETTA!" urlò lei, sbattendo la mano
sul vetro. Ma Jack si allontanò dalla finestra, lasciandosi
trasportare dal
vento.
No, non poteva lasciare che finisse tutto così!
Quella maledetta finestra era di quelle che non si
aprivano. Corse quindi giù per le scale, così
velocemente che a momenti ci
cadeva, con il fiato mozzato e il cuore che ormai le batteva a mille.
Arrivata
finalmente fuori urlò, con tutto il fiato che le era
rimasto, il nome di Jack.
Aspettò per qualche minuto, ma nessuno rispose, nessuno
si vedeva all'orizzonte. Jack era andato via e non sarebbe
più tornato. Il
dolore provato in quel momento fu immenso.
Copiose lacrime le solcarono il viso e scoppiò in un
pianto disperato. Abbassò lo sguardo e fu allora che lo
notò: intorno a lei si
estendeva, in un'area circolare di circa tre metri, una distesa di neve
fresca.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, non riusciva a
controllare i suoi poteri, che riflettendo la disperazione e la paura
dentro di lei,
avevano creato della fredda neve. Avrebbe dovuto togliere quella neve,
controllare i suoi sentimenti e impedire al suo cuore di tornare di
ghiaccio,
ma non ci riusciva.
Non voleva.
Non avrebbe più controllato le sue emozioni, non voleva
più fingere, non voleva più essere ciò
che volevano tutti da lei. Sentì il
cuore farsi di ghiaccio e l'ombra lasciata da Hans attanagliare sempre
di più
il suo cuore. Sentì un fortissimo dolore percorrere tutto il
suo corpo, sentì
le forze abbandonarla e le gambe cederle.
Si lasciò quindi cadere lentamente all'indietro,
trovandosi infine distesa sulla neve fresca.
Più le ombre si diffondevano in lei e più sentiva
dolore,
più sentiva mancarle il fiato, più sentiva
crescere in lei una folle paura.
La paura di morire.
Ma più cresceva la paura e più le ombre
aumentavano, facendola
agonizzare. In un atto disperato guardò in alto nel cielo,
cercando
freneticamente la figura della luna, sperando che almeno questa potesse
calmarla. Ma era ancora presto, troppo presto, per poterla vedere nel
cielo.
Si sentì sola. Disperata. In preda solo alla paura e al
dolore che continuavano a tormentarla. Sarebbe morta in un modo tanto
orribile?
Fu allora che la vide: il vento spostò leggermente le
nuvole e da dietro di esse comparve la figura della luna.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di
giorno.
Nel vederla si sentì
pervadere da uno strano senso di
calma.
Fu allora che lo capì: la luna, proprio come Jack, era
sempre stata lì. Anche quando non poteva vederla, lei c'era
e vegliava su di
lei. La fissò e istintivamente sussurrò il nome
di Jack.
Jack stava volando sopra i monti di Arendelle, prese il
sacchetto che aveva in tasca e si voltò ad osservare per
l'ultima volta il
castello di Arendelle che si ergeva in lontananza.
Fece un profondo sospiro, poi con sguardo malinconico
disse.
"Addio Regina di Ghiaccio"
Prese la polvere dal sacchetto, la lanciò su di lui e,
quando il fumo si dipanò, si trovò al suo tempo.
Sarebbe dovuto tornare a casa,
ma qualcosa dentro di lui gli impediva di farlo, fissò il
sacchetto della
polvere oramai vuoto e gli si gelò il cuore.
In quel momento lo realizzò: non avrebbe più
visto Elsa.
Sentì una lacrima scorrergli il viso e non poté
fare a
meno di singhiozzare come un bambino. Provò a ripetersi che
era la cosa giusta,
ma non ebbe molto effetto.
Senza accorgersi alzò lo sguardo verso il cielo e fu
sorpreso, nonostante fosse giorno, di vedere la figura della luna alta
nel
cielo.
Osservò la sagoma della luna, chiedendosi se anche Elsa la
stesse fissando.
Improvvisamente accadde qualcosa di strano: gli parve di
sentire la voce di Elsa chiamare il suo nome. Probabilmente era solo
frutto
della sua immaginazione, ma non gli importava: accennò un
lieve sorriso e
disse: "Elsa!"
Si sentì travolto da una miriade di sensazioni contrastanti:
sentì le lacrime solcargli il viso, la malinconia
stringergli il cuore, ma era
felice.
Poi sentì un leggero dolore, una strana serenità,
poi il
freddo.
Poi nulla.
Elsa, dopo aver sussurrato il nome di Jack guardando la
luna, ebbe un sussulto, quando le parve sentire il suo, pronunciato
dalla voce
di lui.
Jack.
In quel momento chiuse gli occhi e si soffermò a pensare
a lui. Pensò a tutti i bei momenti passati insieme: alla
prima volta che lo
aveva visto, a quando le aveva insegnato a sconfiggere la paura col
divertimento, al pupazzo di neve a forma di Hans che avevano bombardato
con le
palle di neve, a quella volta che aveva smesso di credere in lui, a
quando
aveva fatto venire un secondo inverno perenne su Arendelle, a quando
l'aveva
fatta volare, il pattinaggio, le storie vicino al fuoco di ghiaccio, il
bacio,
i litigi, gli abbracci.
Vide una vita intera passarle davanti agli occhi, fu
allora che si accorde di quante volte era stata davvero felice, ed
erano molte di più di
quanto immaginasse.
Senza accorgersene stava sorridendo.
La paura era andata via, ma le ombre erano oramai dentro
di lei e il suo cuore batteva lento, ma nonostante questo, si
sentì pervasa da
una strana sensazione di calma e di serenità. Aveva vissuto
una vita piena.
Sì, forse aveva passato dei momenti orribili e aveva
sofferto moltissimo, ma aveva trascorso anche dei momenti magnifici in
compagnia delle persone che amava davvero, che non l'avevano mai
abbandonata.
L'avevano aiutata quando ne aveva più bisogno ed era stata
davvero felice.
Quanti potevano vantare di una cosa simile?
Sentì il fiato mancarle sempre più e un leggero
dolore,
si chiese se le persone si sentissero così mentre stavano
per morire.
Certo se avesse continuato a vivere avrebbe potuto fare
molte altre cose, conoscere altre persone, essere quella regina e
quella
persona che tutti volevano. Ma se, continuando a vivere, si sarebbe
dovuta
accontentare di una mezza felicità, come facevano molti, non
le dispiaceva
l'idea di morire adesso.
Era stata VERAMENTE felice e molte volte. Questo le
bastava.
Le dispiaceva solo per Anna. Sarebbe stata malissimo e
lei lo sapeva, il solo pensiero le struggeva il cuore. Ma Anna aveva
Kristoff,
sapeva che lui si sarebbe preso cura di lei, perché teneva
veramente a lei e
forse avrebbero potuto avere quella vita insieme che si meritavano.
Il respiro le si fece sempre più pesante, ora ne era
certa: stava morendo.
Fu strano ma quella consapevolezza le portò una
sensazione di serenità, non pensò più
a nulla, sentiva solo freddo, ma non le
importava, amava il freddo.
Il freddo.
Poi nulla.
--------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci arrivati al
penultimo capitolo!
Non ci crederete
mai ma l'idea per questo capitolo mi è venuta una notte che
mi sono svegliata
alle quattro O__O
Non so perché, ma
l'idea di Elsa che moriva tra la neve fresca mi dava un senso di
tristezza ma
anche di "etereo", di affascinante e poetico...non saprei come
spiegarlo.
Comunque mi
sembrava giusto che, come Elsa nasce in un giorno con la neve, dovesse
morire
tra la neve.
Come avevo già
detto, io penso che la gente, prima di morire, oltre a vedere passare
la
propria vita davanti, senta ad un certo punto, un senso di
serenità, come se
sapessimo che quello è il nostro momento e lo accettassimo.
O almeno a me così
é capitato, come avevo già detto, una volta che
pensavo di morire (ma lo ripeto
non mi sono fatta un graffio poi XD )
Trovo molto
interessante la figura della luna, che si ripete per tutta la storia:
è come un
osservatore silente, Elsa e Jack spesso cercano un suo conforto, si
arrabbiano
se non la vedono o se non lo ricevono. Ma Elsa in questo capitolo
capisce che
la luna in realtà c'è sempre, anche se non la
vediamo, proprio come Jack o come
le persone che ci vogliono davvero bene, che non smettono mai di
esserci
vicine, perché pensano sempre a noi, al nostro bene e
vegliano su di noi.
Come sempre il
legame tra Jack e Elsa é molto forte e lui sente cosa lei
prova, anche a
distanza e riescono a sentire a vicenda le proprie voci (patatoli *W* )
Lo so questo è
probabilmente il capitolo più struggente di tutti D:
Il prossimo sarà
l'ultimo capitolo *sniff sniff* !!! Pronti al finale?
Questi ultimi
capitoli di titolo erano tutti legati tra di loro: "Nero come Pitch",
"Blu come Hans", "Rosso come la rabbia", "Bianca come
la neve" e il prossimo vi anticipo che si intitolerà "Freddo
come
Frost"
Spero vi sia
piaciuto il cap, al prossimo e ultimo (sob D:)
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Capitolo 18 *** Freddo come Frost ***
Cap 18
Erano passate quasi tre settimane
da quando Jack aveva
lasciato Elsa: aveva fatto nevicare su tutta la città,
provocando la chiusura
delle scuole per neve. Adesso i bambini si stavano divertendo nella
piazza
davanti a lui a fare pupazzi di neve, guerre di palle di neve e roba
simile.
Nonostante i loro volti felici e il loro divertimento,
che per lui era di solito più che contagioso, stavolta
nemmeno una scenario
simile riusciva a tirarlo su di morale.
Osservava il panorama intorno a lui. Tutto era freddo e gelido: freddo
come il suo cuore.
Freddo come Frost.
Era stupido, lo sapeva. Oramai erano passate quasi due
settimane e volente o nolente, non avrebbe più potuto
rivedere Elsa. Doveva smettere
di pensare a lei, ma non ci riusciva.
Non poteva fare a meno di chiedersi se fosse stata felice
da allora o se la sua presenza nella sua vita, non avesse fatto altro
che
distruggerla e farla soffrire.
Chiederselo era inutile, era consapevole del fatto che
non avrebbe mai potuto sapere come fossero andate realmente le cose, ma
avrebbe
fatto qualsiasi cosa per saperlo.
Alzò lo sguardo al cielo, fissando la luna.
"Ti prego dimmi solo se é stata felice. E' l'unica
cosa che voglio sapere!"
Ma, ancora una volta, il silenzio fu l'unica risposta che
ricevette. Amareggiato si lasciò trasportare dal vento fino
al palazzo di Nord.
Una volta arrivato lì fu sorpreso nel trovare tutti i
guardiani (tranne Sandy, che stava svolgendo fuori il suo lavoro),
seduti a un
tavolo a parlare. Non si erano ancora accorti della sua presenza. Stava
per
salutarli, quando sentì che stavano parlando di lui.
Nord, col suo immancabile accento russo, stava dicendo:
"...io avevo detto! Io non sbaglia mai! Bisogna avvertire Jack..."
Dentolina intervenne agitata.
"No! Non hai notato nelle ultime settimane come
stava giù? L'ho visto osservare i bambini divertirsi e lui
aveva invece
un'espressione tristissima, decisamente non da lui! Non so quale sia il
motivo,
ma deve essergli successo qualcosa di grave e una notizia del genere lo
distruggerebbe...dobbiamo aspettare!"
Calmoniglio sbuffò.
"Quanta agitazione per quel ragazzino, perché vi
fate tanti problemi? Al massimo glielo dico io! Non vedo l'ora di
vedere la
faccia che farà!"
Dentolina lo guardò male.
"Io non farei tanto lo spiritoso fossi in te...ci
tieni così tanto ad avere tutte le tue uova
congelate...un'altra volta?"
Calmoniglio deglutì, terrorizzato al ricordo di
quell'evento.
Jack avanzò, questa volta lo videro e improvvisamente
tutti smisero di parlare imbarazzati.
"Allora? Cos'é che dovrei sapere esattamente?"
Tutti si scambiarono delle occhiatacce terrorizzate.
"Oh, quasi dimenticavo, gli Yeti hanno sbagliato il
colore dei trenini...un'altra volta! Meglio che io vada a
controllare...potete
sempre dirglielo voi no?" disse Nord, sparendo in direzione della
fabbrica.
Dentolina arrossì, era palesemente a disagio.
"Io, ecco... Dente da Latte si è persa...meglio che
vada a cercarla! Calmoniglio eri tu che insistevi per dirglielo no?"
detto
questo volò via.
Jack fissò con sguardo indagatorio Calmoniglio, che
iniziò a sudare freddo.
"Ehm ecco io...é una bella giornata no?"
"Cosa mi state nascondendo?"
"I-io nulla!" finse di controllare l'ora, anche
se non aveva un orologio al polso. "Ma quanto si è fatto
tardi! Ho ancora
130.000 uova da dipingere...devo proprio andare!"
Detto questo batté un piede a terra, ai suoi piedi si
formò una tana di coniglio e vi si gettò dentro.
Era il suo modo di viaggiare
velocemente.
Jack provò a seguirlo, ma non fece in tempo: la tana si
era richiusa subito, lasciando solo il freddo marmo.
"Bene! Tanto non volevo saperlo!" esclamò Jack
ironico.
Oramai arreso, si diresse verso l'esterno, si fermò tra
la neve a fissare dubbioso il cielo stellato.
Fu in quel momento che sentì una voce chiamare il suo
nome alle sue spalle. Si girò d'istinto perché
quella voce gli risultava
familiare, ma quando vide di chi era rimase deluso.
"Fantastico
ora ho anche le visioni!" pensò tra
sé, assolutamente certo che quella
persona non potesse essere realmente lì.
Fece un sospiro amareggiato, chiuse gli occhi e se li
strofinò. Ma quando li riaprì quella ragazza era
ancora lì e lo fissava con
aria incerta.
Non poteva essere vero. Socchiuse gli occhi come per
mettere meglio a fuoco quella persona, ma l'esito non cambiava: davanti
a lui
continuava ad esserci la figura di Elsa che lo fissava.
Ok, ora ne era certo: era impazzito e aveva le
allucinazioni. Sospirò afflitto, dato che nessuna delle due
idee lo
entusiasmava. Ma fu proprio in quel momento che gli venne quasi un
infarto nel
sentire quella figura parlare di nuovo, proprio con la voce di Elsa.
"Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa, non sei
felice di vedermi?" ridacchiò lei.
Il cuore di Jack iniziò a battere a mille, ma
cercò di
darsi una calmata e di tornare alla realtà, mettendo insieme
una frase sensata.
"Tu non puoi essere qui!"
Elsa aprì le braccia indicando la sua stessa figura.
"Eppure eccomi qui!" elargì con un sorriso.
"E' impossibile! In quest'epoca dovresti essere
morta già da un pezzo!"
"In effetti sono morta...poco dopo che tu te ne sei
andato da Arendelle" abbassò lo sguardo "Sono state le ombre
che
aveva lasciato Hans nel mio cuore...non se ne erano andate via del
tutto!"
fece una pausa, come se il solo ricordo di quel momento le provocasse
ancora
dolore, poi alzò nuovamente lo sguardo, facendolo tornare
fiero e deciso "
Ma poi, quando ero sicura che tutto sarebbe finito...è
allora che l'ho sentita
indistintamente: una voce, la voce della luna!"
Jack sgranò gli occhi.
"La luna?"
"Sì, mi ha detto un nome: 'Regina
delle Nevi', é allora che ha fatto di me una
leggenda!
Anche se come nome devo dire che preferisco 'Regina
di Ghiaccio' " disse lei, accennando un timido sorriso a Jack.
Jack rimase a fissarla senza parole: era troppo bello per
essere vero e non voleva illudersi che fosse reale se non lo era.
"N-non è possibile! Cioè ammettiamo che quello
che
dici fosse vero...saresti diventata una leggenda nella tua epoca, non
potresti
comunque essere qui, in quest'epoca!"
"Quella sera la luna ha stretto un patto con me:
sapeva che l'unica cosa che mi angosciava era il futuro di mia sorella,
così ha
chiesto ad un guardiano...Sandy, di fare una polvere simile a quella
che aveva
fatto Pitch, questa volta derivata dal mio più grande sogno,
ovvero la
possibilità di poter stare sia con te che con mia sorella.
Ci ha messo un po'
per farla, ma è stato un bene, perché mi ha
permesso di stare vicino a mia
sorella, anche se non é stato facile farle credere in me. Ma
dopo vari
tentativi alla fine ce l'ho fatta e non crederai mai a chi mi ha dato
una mano!
Più tardi devo assolutamente raccontartelo!"
Elsa aprì una delle sue mani e mostrò un
sacchetto
trasparente con della polvere, simile a quella che Pitch aveva dato a
Jack,
solo dorata.
"Con questa polvere posso viaggiare quando voglio
tra le due epoche, proprio come hai fatto tu. Ma la luna mi ha dato una
condizione: potrò usare la polvere solo per stare vicino a
mia sorella, quindi
dovrò restituirla a Sandy quando lei sarà..."
Non riuscì a dirlo e la sua faccia si incupì, ma
Jack
capì cosa volesse dire. Nonostante l'esauriente spiegazione
Jack faticava
ancora a crederci, rimuginava nella sua mente per trovare qualcosa che
non
andasse. Ma non la trovò: aveva esaurito le scuse.
Nonostante fosse assurdo e
troppo bello per essere vero, a quanto pare Elsa era davvero
lì.
Sentì una gioia indescrivibile percorrergli tutto il
corpo, sentì gli occhi farsi umidi e gli veniva quasi da
piangere dalla gioia.
Nonostante questi sentimenti era rimasto immobile, con la bocca
spalancata e il
cuore che gli batteva all'impazzata.
Se anche quello fosse stato solo un sogno, desiderava non
svegliarsi più.
Elsa si finse offesa e con tono ironico disse:
"Bene...se proprio non sei felice di rivedermi me ne vado!"
Si voltò, ma la mano di Jack le afferrò
velocemente il
braccio, costringendola a rigirarsi verso di lui, quindi la spinse a
sé e la
strinse in un forte abbraccio.
Inizialmente Elsa si stupì di quel gesto inaspettato, ma
poi sorrise e ricambiò l'abbraccio.
Jack la strinse forte, come a voler essere sicuro che lei
fosse davvero lì, che fosse tutto reale.
"Allora é vero, sei proprio tu! Sei proprio
qui!" senza accorgersene quelle parole gli uscirono leggermente
singhiozzanti, ma questa volta per la felicità.
"Già, e a quanto pare dovrai sopportarmi per un bel
po'!"
Jack si sciolse dall'abbraccio e portò le braccia verso
l'alto, fino ad afferrare il viso di Elsa.
Lei lo osservò. Aveva gli occhi languidi, ma il suo volto
aveva un sorriso stupendo, pieno di felicità.
Lui pure la fissò negli occhi: aveva quello stupendo
sorriso stampato sul volto che lo faceva impazzire, che gli scaldava il
cuore.
Jack si avvicinò a lei e le diede un leggero bacio sulla
fronte.
Quell'unico semplice gesto, significò per Elsa
più di
mille parole. Poteva sentire dentro di lei quello che lui provava:
l'amore e la
felicità che sentiva in quel momento, nel poterla rivedere,
riabbracciare e
sapere che sarebbe rimasta lì al suo fianco per sempre. Lo
sapeva anche perché
erano gli stessi, meravigliosi sentimenti, che lei provava in quel
momento.
Poi entrambi si fissarono,
scambiandosi un dolcissimo
sorriso.
Rimasero in silenzio per qualche attimo, poi fu Elsa ad
interrompere il silenzio.
"Bene ora che siamo entrambi delle leggende con
poteri di ghiaccio dovremo dividerci i compiti! Vediamo io penso che mi
occuperò...di far nevicare!"
Jack sgranò gli occhi.
"Cosa? Non credo proprio mia cara Regina di
Ghiaccio! Questo è un compito che spetta a me da
più di 300 anni!"
Elsa ci pensò un po' su, poi lo fissò con aria di
sfida.
"Va bene...facciamo che chi arriva per primo a
quello spiazzale laggiù decide?"
"Ci sto!" disse lui, ricambiando il suo
sguardo.
Ma quando Elsa partì lui si fermò un attimo ad
osservarla, poi si voltò per un secondo indietro, volgendo
lo sguardo verso
l'alto: la luna splendeva alta nel cielo.
Con tono ironico le disse: "Io
l'ho sempre detto che
non eri una gran chiacchierona!"
Le rivolse un sorriso sincero, che gli veniva dal cuore.
"Ma sapevo che eri una grande ascoltatrice!"
aggiunse solo un'ultima parola: "Grazie"
Si voltò, per poi volare velocemente verso Elsa.
"Elsa, non crederai di poter battere così facilmente
Jack Frost vero?"
"lo vedremo! Intanto sono in vantaggio io!"
"Ancora per poco!"
I due continuarono a correre e a divertirsi insieme.
Correvano verso il loro traguardo: una nuova vita insieme.
Ancora oggi si dice
che: se durante una
nevicata, si vedono
i fiocchi di neve andare in direzioni opposte: sono Jack Frost e la
Regina
delle Nevi, che litigano ancora per chi debba far nevicare.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci
alla
conclusione della fic! Vi chiedo solo un favore: so che questo commento
é più
lungo del solito, ma chiedo a tutti se potete di leggerlo tutto,
perché é pieno
di ringraziamenti, informazioni che vorrei darvi e domande a cui mi
piacerebbe
che rispondeste.
La prima cosa che
vi chiedo, anche a chi non l'avesse mai fatto, é di
recensire e se potete di
rispondere alle seguenti domande (pensate che é l'ultimo
commento che fate su
questa fic *sigh* quindi é l'ultimo sforzo che vi chiedo per
questa fic XD )
1) Ditemi che ne
pensate di questo capitolo e del finale...vi piace ? Lo volevate
diverso? Vi ha
soddisfatto?
2)Ditemi cosa ne
pensate di tutta la fic nel suo insieme.
3) Qual'é la parte
che vi é piaciuta di più di tutta la fic? Quale
di meno? C'é qualcosa che
cambiereste o che avreste fatto diversamente?
4) Scrivete
qualsiasi altra cosa volete ovviamente :D anche se avete consigli in
generale o
per future fic.
Detto
ciò passiamo
ad analizzare questo finale: devo dire che il finale é stata
l'unica cosa di
cui ero sicura fin da subito. Avevo letto fic che finivano con Elsa che
moriva,
Jack che andava via, ecc ...tutto troppo triste per il mio cuore di
fangirl,
che esigeva un lieto fine per loro due! Dato che il personaggio di Elsa
é
ispirato alla favola "La Regina delle Nevi" mi é risultato
ovvio alla
fine, farla diventare una leggenda, più precisamente proprio
la regina delle
nevi.
Molto importante in
tutta la fic come ho già detto é la figura della
luna. E' una figura che mi ha affascinato
molto nel film, la vedo molto come una specie di divinità:
che crea le proprie
leggende, ma lascia a loro la libertà di scelta, anche di
sbagliare se
necessario. Jack si interroga più volte sul
perché non gli risponda, sul perché
non lo aiuti. Ma alla fine capisce che la luna ha sempre vegliato su di
lui, e
che quando davvero serviva il suo aiuto gliel'ha dato. E' per questo
che alla
fine la ringrazia.
I guardiani temono
a dire a Jack che c'é una nuova leggenda con i suoi stessi
poteri, pensando che
la cosa lo facesse andare su tutte le furie, non sapendo che invece lo
avrebbero reso felice XD
Questa
è
ufficialmente la prima fic che porto a compimento e sono molto
orgogliosa di
ciò! Mi spiace come nella mia vita io abbia ideato molti
progetti che si sono
conclusi solo nella mia testa, sono contenta che per questa fic sia
stato
diverso! Rido al pensiero di come la prima volta che avevo ideato
questa fic
volevo metterci di mezzo anche dragon trainer, rapunzel e altri, con
una trama
completamente diversa...ma poi alla fine ho preferito mischiare solo
Jack e
Elsa e sono più che felice di averlo fatto.
Quando scrivi una
long e la porti a termine sei soddisfatta ma anche ti dispiace: i
personaggi
diventano un po' come dei "figli" e ti dispiace abbandonarli *piange*
i miei Jack e Elsa ç___ç !
Progetti futuri: prima di tutto vi avviso che farò una
oneshot sul cap 17, visto però dal punto di vista di Anna,
quindi scoprirete
pure come sono andate le cose tra lei ed Elsa, pure nel futuro e anche
come ha
fatto Elsa a farle credere in lei e con l'aiuto di chi. Spero la
leggerete!
Se qualcuno di voi
si sta chiedendo se farò un sequel a questa fic vi dico
nì, nel senso che
un'idea di seguito ce l'avrei pure in mente, ma per farla
dovrò aspettare
Frozen 2, quindi fino ad allora non farò un seguito.
La nuova fic che
inizierò invece sarà una fic multycrossover
interattiva, più precisamente sarà un
hunger games multycrossover interattivo, dove sarete voi lettori a
scegliere
chi parteciperà al gioco (votando i 24 personaggi che
vorreste nel gioco, poi
sarà fatta un estrazione per decidere quelli effettivi) ,
influenzerete anche
varie decisioni durante la fic, potrete suggerire trappole, oppure
potrete(una
sola volta nella fic) agire come sponsor e salvare dalla morte il
vostro
personaggio preferito.
Se avete domande a
riguardo scrivetemi in privato, inoltre nel primo capitolo
pubblicherò le
regole per esteso, così capirete meglio. Farò
anche un gruppo su facebook con
info in più, se volete essere aggiunti ditemelo. Ditemi che
ne pensate di
questa folle idea e se avete intenzione di partecipare!
Spero continuerete
a seguirmi!
Ringraziamenti ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia fic,
ma in maniera
particolare coloro che l'hanno recensita, che mi hanno supportato e
aiutato con
consigli, critiche ed elogi. Perché tutto ciò mi
ha permesso di migliorare
sempre più e di portare fino alla fine questo incredibile
progetto.
Spero che la mia fic
vi sia piaciuta e che vi abbia emozionato almeno la metà di
quanto non abbia
fatto emozionare me nello scriverla, e spero vi abbia trasmesso
ciò che doveva.
Un
bacio e un
abbraccio a tutti voi lettori, grazie per avermi accompagnato in questo
viaggio
ed avermi aiutato a crescere come scrittrice (lo ammetto all'inizio
manco ero
sicura di saper scrivere XD ) e a potare a compimento la fic.
I miei Jack e Elsa
vi ringraziano.
Ciao a tutti <3
|
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