Chipped Fragments of Light.

di Mokusha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Every You, Every Me. ***
Capitolo 2: *** A Million Little Pieces ***
Capitolo 3: *** Running Up That Hill ***
Capitolo 4: *** Sleeping With Ghosts ***



Capitolo 1
*** Every You, Every Me. ***


Chipped Fragments of Light.



 
Everyone 
can fall for a Prince Charming,
but who’s willing to
love  
the man
behind
the monster?


I.

EVERY YOU, EVERY ME

 
in the shape of things to come, too much poison come undone.#

La mano della ragazza poggiata sulla sua guancia era così calda che avrebbe voluto che rimanesse in quella posizione per sempre. Calore. Il calore era stato una delle prime cose che lei gli aveva insegnato. Probabilmente la prima che lui avesse amato. Aveva dimenticato cosa volesse dire. Era rimasto a congelare nell’oscurità per così tanto tempo che non era più abituato al calore. Era così piacevole. Così rassicurante.
“Belle…” sospirò, chiudendo la propria mano sul polso della ragazza, le fedi d’oro brillavano all’anulare sinistro di entrambi.
“Ti ho ferita innumerevoli volte. Ho tradito la tua fiducia, ho portato così tante tenebre, così tanto dolore nel tuo cuore. Io stesso sono oscurità. Per questo è stato così difficile per me accettare il fatto che ti amassi. Non pensavo di esserne in grado. Non volevo. Ero convinto che l’amore fosse una fragilità. Che l’amarti mi avrebbe reso debole. Non è così. Mi rende più forte. Tu mi rendi più forte, Belle.”
“Oh, Rumpelstilskin…” mormorò lei, guardandolo negli occhi.
Lui lasciò che il suo sguardo scavasse nel proprio, come sempre.
Le permise di incontrare gli incancellabili demoni che si nascondevano in lui. Ogni volta che lo guardava, lei si spingeva così a fondo da causargli quasi dolore fisico, finché non arrivava alla sua anima, nel profondo del suo cuore, a quella parte di lui che sembrava essere l’unica a vedere.
“Ci sono troppe promesse che non ho mantenuto.” riprese Rumpelstilskin “Ma dovrebbero distruggermi perché infranga quella che ti ho appena fatto. Ti amo, Belle, e mi affido a te, alla tua luce, al tuo amore, eternamente.”
Belle sorrise, e lui l’attirò a sé e lei gli si strinse contro. Non era mai stata così felice in tutta la sua vita. Il suo cuore avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro, tanto era l’amore che provava per l’uomo che la stringeva con tanta tenerezza.
Suo marito, finalmente.
Si erano sposati nella piccola radura nel bosco di Storybrooke, una cerimonia intima, raccolta. Non avevano bisogno il loro amore fosse sotto gli occhi di tutti, quello che contava era che lui l’avesse finalmente accettato e le avesse permesso di avvolgerlo nel suo cuore.
Erano ancora lì, nella radura, seduti su una panchina di pietra, le candele che avevano acceso per illuminarla ardevano ancora.
Luce nell’oscurità.
Belle sospirò, si allungò sulla panchina e poggiò la testa sulle ginocchia di Rumpelstilskin. Le mani di lui si intrecciarono subito ai suoi capelli.
Quel loro toccarsi, il bisogno  di sentirsi, di percepirsi era diventato fondamentale. Lui non poteva più farne a meno. Doveva accertarsi continuamente che lei fosse lì, che fosse reale.
Il contatto fisico era un’altra delle cose che lei gli aveva trasmesso. All’inizio, il suo modo di entrare nel suo spazio, così violentemente eppure così delicatamente lo infastidiva, e non si sforzava certo di nasconderlo. Ora però ne era diventato totalmente dipendente.
“Sei stanca?” 
Lei scosse la testa.
“Voglio godermi ogni singolo istante di questa serata. Non sono ancora pronta a tornare in città. Voglio godermi la sensazione di essere tua moglie. Non riesco ancora a realizzarlo. Ti amo così tanto, Rumple. Amo ogni cosa di te. Tutti i tuoi te stesso.”
“La forza del tuo amore per me riesce sempre a sorprendermi. E non sono un uomo semplice da sorprendere.”
“Oh, lo so.” sorrise lei. “Rumple?”
“Sì?”
“Prima hai detto di avermi ferita molte volte. Forse l’hai fatto, in qualche modo, ma non mi hai mai ferita abbastanza da spezzare il mio amore. Anzi. Il contrario. Ma… Sai quel’è stata la volta peggiore?”
Lui si irrigidì. 
“Quale?” domandò in un sussurro.
Belle poteva percepire la sua tensione, il suo senso di colpa, la sua preoccupazione.
Gli prese una mano tra le sue, come a rassicurarlo.
“Quando mi hai detto che non mi credevi. Che nessuno avrebbe mai potuto amarti. Il modo in cui l’hai detto… Eri così convinto, così sicuro che non avresti mai potuto meritare amore che mi si è spezzato il cuore. Perché invece io ti amavo. E potevo percepire la tua anima così intensamente… Il tuo bisogno di amore, e milioni di motivi per amarti. Sei convinto di avermi portato dolore, ma in realtà gli anni in cui ho sofferto di più sono quelli che ho passato senza di te.”
“Quelli sono stati anche i miei. ”
“Non potrei mai affrontare una vita di cui tu non faccia parte, mai. Nel bene e nel male.”
“Non sono un uomo facile da amare, Belle.”
“Non mi sono mai piaciute le cose facili.”
Mr. Gold si chinò per baciare nuovamente sua moglie, quando un rumore lo fece trasalire.
“Rumple?” fece Belle, tirandosi su a sedere.
“Sssh,” la zittì lui. “L’hai sentito anche tu?”
“Cosa?”
“Quel rumore… Io…”
All’improvviso una smorfia di dolore gli attraversò il volto, e Rumpelstilskin crollò in ginocchio.
“Rumple!” Belle gli fu subito accanto, e gli prese il volto tra le mani. “Cosa succede?”
Lui era incapace di rispondere, il dolore che provava lo stava dilaniando.
Belle continuava ad accarezzarlo.
“Rumple, ti prego.” la sua voce era incrinata.
“Qualcuno…” tossì lui. “Qualcuno sta usando il pugnale.”
“Cosa?” domandò lei, scioccata.
“Belle… Devi andartene da qui.”
“No… No!”
“Belle, ti prego. Ti prego, non è sicuro per te.”
Le mani della ragazza continuavano ad accarezzargli il viso, mentre lui cercava di allontanarla da sé.
“Belle, potrei… Potrei farti del male.”
“Non lo farai. Io mi fido di te, Rumple…”
“Loro vogliono che io ti faccia del male.”
“Loro? Loro chi?”
“Chiunque mi stia controllando in questo momento… Belle, ti prego. Ti prego.”
Il modo in cui la supplicava era un tormento per la ragazza.
“Rumple…” calde lacrime avevano iniziato a scottarle sulle guance.
Come aveva potuto cambiare tutto così in fretta?
“Non posso oppormi, Belle, va via.”
“Non posso, io…”
“Va via!” ruggì lui.
Belle chiuse gli occhi. Lasciò che le proprie mani scivolassero via dal volto dell’uomo che amava.
“Ti amo.” bisbigliò, prima di alzarsi e correre via.

In lacrime, si precipitò al Granny’s.
“Belle!” esclamò Emma.
“Lui… Lui…” i singhiozzi spezzavano le parole della ragazza.
David si alzò e la aiutò a sedersi.
“Belle, tesoro calmati.” cercò di rassicurarla Mary Margaret. “Cos’è successo?”
“Rumpelstilskin.” singhiozzò la ragazza. “Qualcuno ha rubato il pugnale del Signore Oscuro, e lo sta controllando. Gli hanno ordinato di uccidermi.”


***



“Bene, bene, bene.”
Una figura incapucciata si avvicinò a Rumpelstilskin, che era ancora in ginocchio, le unghie affondate nel terreno.
Gli sembrava di essere divorato dalle fiamme.
“Chi sei?” sputò rabbioso.
L’incappucciato lo ignorò.
“Devo dire che è stata una scenetta deliziosa. Non avrei mai pensato di vedere l’Oscuro innamorarsi. Il tuo amore per Belle…”
“Non osare! Non osare nominarla”
“…E’ strabiliante. Ti rende davvero più forte.”
La figura si inginocchiò di fronte all’uomo, continuando a rigirarsi il pugnale tra le mani.
“Potrebbe essere un problema.”
“Taci!”
“Sei convinto di averla ferita, non è vero? Credi di poter cambiare grazie a lei e per lei. Ma nel profondo di te stesso sai perfettamente che non potrà mai accadere. L’hai fatta soffrire, e soffrirà ancora. Oh, se soffrirà. Ma tutto il male che le hai fatto finora, è nulla in confronto a quello che proverà dopo questo.”
E un abisso di sofferenza e oscurità lo inghiottì.


***

 
Belle, seduta al tavolo, tremante, stringeva tra le mani una tazza di the caldo, stava cercando di calmarsi e di raccontare com’erano andate le cose. All’improvviso, urlò,
Il suo grido era intriso di sofferenza, dolore puro. Emma e David scattarono in piedi.
“Belle?”
La ragazza non riusciva a sentire nulla, se non quel dolore che si sprigionava dalla parte sinistra del suo petto.
Non la faceva respirare. Non la faceva pensare. Poteva solo urlare, e urlare.
Si portò le mani al petto, continuando a gridare. Ricominciò a piangere, e prese ad invocarlo.
Tutti, nel locale erano paralizzati.
Regina si avvicinò alla ragazza.
“Belle, Belle. Guardami.”
Quando incrociò lo sguardo della ragazza sussultò.
“Regina, cosa diavolo sta succedendo?” domandò Emma.
“E’ il suo cuore.” sussurrò Regina, incredula.
“E’ il suo cuore.” ripetè. “Si sta spezzando.”
“Cosa significa?”
“Significa” spiegò la donna “Che Rumpelstilskin è morto.




Note:
#: Placebo, Every you, every me.



Ma ciao, Oncers!
Allora, è la prima Fan Fiction che posto in questa senzione, e naturalmente non poteva che essere Rumbelle.
Semplicemente, li adoro. Sono la personificazione dell'amore, secondo me, e a quanto pare non sono destinati ad avere vita facile, nemmeno in questa Fan Fiction ;)
Devo dire che non sono molto convinta di questo inizio, ma d'altra parte, raramente sono soddisfatta di ciò che scrivo, quindi lascio a voi il giudizio.
Qualsiasi cosa pensiate della storia, avrei piacere che me lo faceste sapere.
Spero di riuscire ad aggiornare in tempi brevi, ed è probabile che lo faccia, visto che la mia passione per questa serie tv rasenta l'ossessione più pura, e adesso che ho finito la terza stagione sono in totale crisi d'astinenza.
Un abbraccio!
Mokusha.

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Capitolo 2
*** A Million Little Pieces ***


II.

A MILLION LITTLE PIECES


all my dreaming torn in pieces now (*)

 

Belle tentò di aprire gli occhi. Le luci troppo forti dell’ospedale le davano fastidio. Una parte di lei la stava supplicando di non svegliarsi, di tornare a sprofondare nel profondo oblio che l’aveva colta quando le forze l’avevano finalmente abbandonata al Granny’s.
Sapeva che se si fosse svegliata, avrebbe trovato ad attenderla una realtà che l’avrebbe devastata, e sarebbe tornata preda di quel dolore straziante che l’avrebbe fatta impazzire.
Non voleva svegliarsi. Non voleva che tutta quella sofferenza le piombasse addosso di nuovo. Si sentiva debole, e stanca. La speranza che le aveva sempre permesso di affrontare tutto faceva fatica a farsi strada tra le macerie del suo cuore spezzato.
Letteralmente.
Ma la voce del dottor Whale era insistente, e voleva a tutti i costi strapparla al suo sonno.
Belle cedette, e aprì gli occhi.
La sensazione di vuoto la investì ancora prima che potesse mettere a fuoco la sagoma del dottore, chino su di lei.
Vuoto, in filosofia, significava la totale mancanza di qualsiasi materia. Come poteva l’assenza di tutto essere così dolorosa?
La ragazza sbatté le palpebre, e deglutì. Non osava parlare. Non osava muoversi. Riusciva a malapena a respirare senza che il dolore la possedesse.
“Belle.” fece l’uomo “Come ti senti?”
Non rispose. Poteva percepire la spaccatura nel suo petto pulsare e urlare.
“Viktor, ti ho portato gli esami che mi avevi chiesto… Oh, miss French è sveglia.”
Belle sollevò lo sguardo di scatto verso la sconosciuta che era entrata nella stanza.
Socchiuse gli occhi, provò a cercare nella sua memoria una figura che corrispondesse alla donna dai lunghi capelli rossi che le stava davanti, senza però riuscire ad identificarla.
Mrs. Gold.” riuscì a bisbigliare.
“Prego?” domandò la rossa.
“Il mio nome.” tentò di spiegare Belle “E’ mrs. Gold.”
“Belle” la chiamò il dottore “Cosa ricordi?”
La ragazza lo fissò. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Tutto.” rispose, con voce rotta.
“Belle, mi dispiace tantissimo, ma devo chiederti di essere più precisa.”
La giovane sospirò.
“Sono andata da Granny’s per chiedere aiuto. All’improvviso qualcosa ha iniziato a bruciare dentro di me. Faceva così male. E ho sentito quello che ha detto Regina. Mio marito è morto.” sussurò la ragazza. “Lui è morto e il mio cuore si è spezzato.”
“Belle…” fece l’uomo “Mi dispiace così tanto.”
Lei scosse la testa.
“Voglio andare a casa.”
“Sei sicura? Non credo che…”
“Puoi curarmi?”
“No.” ammise Whale dopo un momento. “Non posso farlo.”
“Allora” disse Belle “Voglio andare a casa.”
Il medico si strinse nelle spalle e sospirò. “Okay.” acconsentì “Megan preparerà le carte per la tua dimissione.” spiegò accennando alla sconosciuta “Quando saranno pronte, Ruby ti accompagnerà a casa."
***
 

“Chi diavolo è quella?” domandò Emma a Hook, alludendo alla stangona rossa che era appena uscita dalla stanza di Belle.
Killian la guardò distrattamente.
“Non il mio tipo.” rispose “Preferisco le bionde, Swan.”
Emma sospirò e sollevò gli occhi al cielo.
“Potresti prendere le cose sul serio una buona volta?”
“Io sono sempre serissimo.”
“Hook…”
“Swan…”
“Quella è Megan.” la voce di Whale li sorprese “La mia fidanzata.”
Entrambi si voltarono verso di lui.
“La tua che cosa?”
Fidanzata. Venite nel mio studio.”

***

 

Ruby aiutò Belle ad entrare in casa. La giovane si appoggiò al muro, tentando di riprendere fiato. Ogni passo, ogni parola, ogni respiro, le costava una fatica devastante.
Si guardò attorno.
Lei non aveva mai avuto una casa tutta sua a Storybrooke. Da quando era stata liberata dal manicomio e la maledizione era stata spezzata era andata subito a vivere con lui.
Non avevano nemmeno preso in considerazione l’idea di vivere separati.
La presenza di Rumpelstilskin era ovunque in quella villa, e Belle si sentiva mancare.
Nuove lacrime spuntarono dagli occhi blu della ragazza.
“Oh, Belle.” disse Ruby abbracciandola.
“Io… Io non ce la faccio.”
“Ce la farai invece. Sei forte.”
Belle scosse violentemente la testa.
“No. Non senza di lui. Non finchè lui non tornerà.”
Ruby si sentiva morire a vedere l’amica in quello stato, e ogni cosa che le passava per la mente le sembrava troppo stupida, fredda o insensata da dire. Così si limitò a stringere l’amica ancora più forte, sperando di poter lenire almeno un po’ il suo dolore.
Belle si divincolò e raggiunse il tavolo da pranzo. La tazzina sbeccata era lì, Rumple aveva voluto spostarla dal negozio, preferiva tenerla a casa, diceva.
La prese e se la rigirò tra le mani.
“Lui deve tornare, Ruby.” singhiozzò “Non può essere.. Non può essere morto. Io.. Non potrei essere qui. Non potrei sopravvivergli.”
L’amica sentì un nodo di lacrime salirle alla gola, e i propri occhi inumidirsi.
Belle crollò in ginocchio, il suo corpo tremava a causa dei singulti che si sforzava di trattenere.
“Mi ha mentito.” singhiozzò. “Mi ha mentito.”
“Oh, povera piccola” sospirò Ruby, stringendola. “Chi ti ha mentito?”
“Rumple” pianse la ragazza “Aveva detto che si affidava a me. “
“Ma lo ha fatto.” disse l’amica “Ti ha sposata.”
“Non è questo.” spiegò l’altra. “Guarda nella mia borsa.”
Ruby ubbidì. Non riuscì a nascondere una smorfia d’orrore quando prese in mano il pugnale.
“Ma… Se ce l’hai tu allora…”
Belle scosse la testa.
“No.” singhiozzò “ Quello è un falso. Credevo di averlo. In realtà non l’ho mai avuto.”
Alla bella cameriera del Granny’s non fu difficile capire che l’amica non si riferiva solo al pugnale.
Belle scoppiò a piangere disperatamente, rinunciando a trattenersi.
Quel cuore spezzato era troppo doloroso. Non c’erano medicine, non c’erano pillole, non c’era magia che potessero ripararlo e liberarla da quell’orrore.
Continuava a rigirarsi quella tazzina sbeccata tra le mani.
E’ solo una tazza 
Solo una tazza.
Solo una tazza.
Solounatazza
Belle la scagliò contro il muro, con tutta la sua disperazione
Solounatazza esplose in frantumi.
Era esattamente così che si sentiva Belle.
Distrutta in un milione di piccoli pezzi.


***


“Fammi capire.” disse Emma, scioccata. “Hai conosciuto questa tizia ad una conferenza sulla scienza a Boston, tre giorni fa e l’hai portata qui?”
“Sono venuto appena mi avete chiamato.”
“ Si, ma con lei?”
Emma si stava trattenendo dal mettere le mani addosso a Whale.
“Come è potuto passarti per la mente di portare una sconosciuta a Storybrooke?”
“Non è una sconosciuta… Lei sa.”
“Lei sa? Lei sa… Cosa?”
“Tutto.”
“Tutto?” ripeté la bionda, sempre più incredula.
“Sì. Gliel’ho raccontato io. Io la amo, Emma.”
“La conosci da tre giorni, Whale!”
“E questo cosa dovrebbe significare? David si è innamorato di Mary Margaret quando lei lo aveva appena derubato dell’anello nuziale della sua futura moglie e tu mi stai giudicando perché mi sono innamorato di una collega?”
Emma lo fissò.
“Non ti sto giudicando” sospirò “Ma sai i rischi che comporta portare un estraneo a Storybrooke… Con quello che è appena successo, tra l’altro…”
“Lei non è una persona qualunque, Emma. Quello che provo per Megan è… reale. Puoi fidarti di lei, Emma. Te lo assicuro.”
La donna lo studiò attentamente.
Non c’erano dubbi, sembrava sincero. Completamente sincero.
Era notte inoltrata, l’alba non avrebbe tardato ad arrivare e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Le aspettavano dei giorni difficili, inoltre doveva andare a casa ed informare Henry che suo nonno era morto.
Emma aveva perso il conto delle volte in cui aveva dovuto sconvolgere la sicurezza di suo figlio, che in quella città sembrava essere il più forte di tutti.
“Okay.” cedette, infine “Ma stai attento.”

***

 
“Mettetelo sul lettino e procedete come vi ho ordinato.”
I due tirapiedi issarono il corpo di Mr. Gold sulla lettica, gli bloccarono i polsi, e cominciarono a collegarlo agli elettrodi.
All’improvviso il petto dell’uomo si sollevò, inarcò la schiena e spalancò gli occhi.
Provò a muoversi e si rese conto di essere imprigionato. Non ci mise molto a capire che le polsiere che lo bloccavano a quel letto erano incantate.
“Fermo, fermo Rumpelstilskin.” la voce proveniva dalla stessa figura incappucciata che l’aveva assalito nel bosco.
“Chi sei?
“Non così in fretta tesoro.”
“Cosa mi hai fatto?” ringhiò.
“A te ancora niente.” puntualizzò “In compenso non posso dire che la tua mogliettina se la stia passando bene.”
Rumple diede uno strattone alle polsiere, che sembravano serrarsi ancora di più.
“Scoprire che l’hai ingannata di nuovo le ha… spezzato il cuore.”
Belle …” sussurrò l’uomo.
“Non preoccuparti, non verrà a cercarti. Ti credono tutti morto. Nessuno verrà. Rimarrai qui. E quando avrò finito con te, saremo solo noi due. Sempre.”
“Sempre che io non ti uccida prima.”
“Oh, Rumpelstilskin … Quanta ambizione … Per un codardo come te.”
“Chi sei? Chi sono queste persone?”
“Loro?” domandò, accennando appena ai due uomini che stavano trafficando con il marchingegno a cui era collegato. “Solo un paio di miserabili che si sono offerti di aiutarmi con questo congegno che mi ha prestato un amico … Si chiama elettroshock. Ne hai mai sentito parlare?”
Mr, Gold tentò di mascherare il panico che si stava facendo strada dentro di lui.
“Non avere paura.” continuò la voce, melliflua. “Non voglio farti del male. Voglio solo guarirti. Da Belle. Dal tuo amore per lei. Ti restituirò te stesso, Rumplestilskin.”
“Dannazione!” gridò l’uomo “Chi sei tu?”
Lentamente, il cappuccio che la nascondeva scivolò via. Il manto di capelli rossi corse libero ad accarezzarle la vita.
Rumplestilskin spalancò gli occhi.

Morgana.”





Note: (*) Placebo, A Million Little Pieces




Eccomi!
Allora, prima di tutto volevo ringraziarvi tantissimo.
La vostra accoglienza è stata adorabile, ho ricevuto parole gentilissime, e il vostro gradimento ha superato le mie più rosee aspettative. Questo mi fa davvero piacere, quindi ringrazio tantissimo tutti, in particolare chi mi ha recensito, e aggiunto alle storie preferite/seguite.
Siete troppo buoni, mannaggia a voi ç_ç
Però io sono stata veloce no?
Abbiamo scoperto chi si è impadronito del pugnale dell'Oscuro e ha gettato i Rumbelle nella disperazione più pura strappandoli violentemente alla loro felicità meritata e tanto agognata  
Ehm, resta da vedere come e perchè.
Ho voluto introdurre un personaggio che non c'è in OUAT, nel tentativo (probabilmente malriuscito) di rendere la storia un pelo più originale.
Sì, Morgana è proprio quella Morgana, arrivata in tutta la sua malvagità da Camelot, di sicuro non per spargere dolcezza, amore, arcobaleni, unicorni e vendere zucchero filato alla sagra di paese.
Personaggio che probabilmente vi ricorderà molto Zelena, ma insomma, staremo a vedere come si svilupperà. (Non lo so nemmeno io, ehm..)
E'  tutto per oggi, miei cari...
Vi abbraccio e a presto!

Mokusha







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Capitolo 3
*** Running Up That Hill ***


III

RUNNING UP THAT HILL


let me steal this moment from you now (*)


Camelot, molti anni fa.

Morgana risaliva la collina che portava al castello di Merlino, suo fratello, stingendo il cestino pieno di erbe curative che l’aveva mandata a raccogliere, per preparare un’altra delle sue pozioni.
La ragazza aveva indugiato a lungo prima di fare ritorno a casa, crogiolandosi nel torpore di quella calda serata d’estate.
Morgana era molto più giovane del fratello, nata da una relazione illegittima della madre con uno dei cavalieri del regno. Tuttavia, il padre di Merlino amava la moglie così strenuamente che non aveva avuto la forza di ripudiarla, e aveva riconosciuto la bambina come propria.
Quando il suo amante era caduto in battaglia, però, la donna aveva annegato il proprio dolore in una boccetta di veleno, lasciando la figlia ancora in fasce. Poco tempo dopo, anche il marito era stato colto dalla morte, e Merlino, già uomo, aveva accolto la sorella al proprio castello e l’aveva cresciuta assieme alla figlia, Ginevra.
Purtroppo, però, la vergogna che affliggeva il sangue di Morgana non aveva tardato a manifestarsi: la relazione libertina della madre era costata un caro prezzo alla ragazza, che si era presto rivelata essere l’unica della sua famiglia a non avere poteri magici.
Nonostante la sua diversità, però non l’aveva mai percepita come un peso, e non aveva mai dato troppa importanza ad essere l’unica normale in una famiglia di maghi e streghe, proprio perché la sua normalità la rendeva speciale.
Morgana aveva ereditato dalla madre il carattere ribelle ed intraprendente, uno spirito libero che amava l’aria aperta e le avventure, curiosa ed indomabile.
Solo una persona era riuscita ad arrivare alla parte più dolce del suo cuore: Arthur, il giovane cavaliere allievo di suo fratello.
 Si era scoperta capace di un amore devastante, che la divorava e la teneva in vita al tempo stesso. Non aveva mai amato niente e nessuno come amava Arthur, che la ricambiava a sua volta.
Spesso si era trovata a confidarsi con Ginevra, la persona di cui si fidava di più al mondo, che aveva sempre trattato, e che l’aveva sempre considerata, a sua volta, come una sorella.
Per questo rimase pietrificata davanti alla scena che le si prospettò una volta entrata nel salone principale.
Il cestino le scivolò via dal braccio. Il tonfo sul pavimento non fu abbastanza forte da richiamare l’attenzione dei due giovani, troppo impegnati a baciarsi come se fosse stato l’ultimo giorno delle loro vite.
Morgana si sentiva paralizzata, svuotata, dilaniata.
La sua mente si rifiutava di dare un senso a quello che i suoi occhi vedevano.
Se ne stava lì, incapace di muoversi, o di distogliere lo sguardo. Poteva solo rimanere a fissarli mentre il suo cuore andava in briciole.
Un singhiozzo sommesso le sfuggì dalle labbra.
Ginevra si staccò bruscamente da Arthur, e si voltò verso di lei.
“Morgana…” sussurrò con aria vagamente colpevole. “Io… Posso spiegarti!”
Fece per raggiungerla, ma il ragazzo le bloccò un polso.
“No.” sentenziò “Non c’è niente da spiegare, Ginevra. E’ ora che capisca che un re non potrebbe mai amare una bastarda.”
La freddezza con cui pronunciò quelle parole fu come uno schiaffo in pieno viso.
Morgana sentiva le lacrime scorrerle sulle guance, la sua umiliazione, la sua frustrazione, la sua fragilità erano lì, in bella vista davanti a tutti.
Per la prima volta in vista sua si stava sentendo indegna, emarginata, sporca.
Corse fuori dal palazzo, ignorando i richiami di Ginevra.
Prese il suo cavallo dalle scuderie, e partì al galoppo, verso la Foresta Incantata.
In realtà, Morgana, un talento speciale lo aveva: non era potente come i suoi familiari, ma nel suo piccolo, il destino le aveva fatto il dono della veggenza: le sue visioni non erano un miscuglio indistinto di immagini dal significato ambiguo, ma erano chiare e precise, distinte, in grado di prevedere anche il più piccolo cambiamento.
Era stato così che aveva visto Arthur arrivare, ma nelle ultime settimane era stata talmente impegnata a vivere il presente tanto intensamente da non voler dar peso al futuro.
L’amore che la legava al futuro re di Camelot era talmente radicato in lei che aveva dato per scontato il fatto di passare il resto della vita assieme a lui.
Ora tutto quello che riteneva certo le era stato portato via: era come se una voragine si fosse aperta sotto i suoi piedi, e l’avesse trascinata in una voragine di tormento.
Mai nella sua vita si era sentita tanto inferiore.
E mentre galoppava verso il Castello Oscuro, giurò a sé stessa che non avrebbe mai più permesso a nessuno di umiliarla.


* * *


Rumplestilskin non potè fare a meno di sorprendersi, quando udì gli insistenti colpi al portone.
Non capitava molto spesso che qualcuno si presentasse spontaneamente alla sua dimora, osando violare la fortezza di solitudine del Signore Oscuro.
Fissò la ragazzina dai capelli rossi che si trovava alla sua porta.
“Ti sei persa, mia cara?” trillò.
Lei scosse la testa, fissandolo, spavalda.
“ Sono Morgana di Camelot. Sono qui per fare un accordo con voi.” sentenziò.
L’oscuro ridacchiò sguaiatamente.
“Un accordo, eh? E che genere di accordo vorreste propormi?”
La ragazza entrò nel castello, e Rumplestilskin indietreggiò, curioso. Pensò che di sicuro il carattere non le mancasse, ma continuava ad osservarla, vigile e attento, pronto a cogliere il minimo barlume di debolezza o fragilità.
“Avete problemi di cuore, mia cara?” continuò ad indagare “Posso prpararvi qualche filtro, se è questo che desiderate.”
“No.” disse Morgana “Voglio di più”.
“Di più, mia cara?”
“Voglio che mi diate la magia” sentenziò. “La magia oscura.”
Rumple sussultò appena.
“Potete farlo?”
“Quello che mi state chiedendo, cara” rispose “Ha un prezzo. Un prezzo molto alto.”
“Sono disposta a pagare il necessario.” replicò, sicura.
Sosteneva lo sguardo del Signore Oscuro senza il minimo cedimento.
“Anzi.” disse “Lasciate che vi faccia un regalo. In cambio mi aspetto che esaudiate la mia richiesta.”
Si avvicinò piano a Rumplestilskin. Gli poggiò le mani sul viso e chiuse gli occhi. Le immagini non tardarono ad arrivare.
“Avete un piano.” sussurrò Morgana “Una veggente, un’altra veggente, che conoscete già, vi dirà come metterlo in atto. Vi… Vi donerà i suoi poteri, cosicché possiate vederlo da voi. Qualcuno… Qualcuno sta per entrare nella vostra vita. Queste stanze… Stanno per essere inondate di luce!” Morgana ansimava, tremante, mentre Rumplestilskin non osava muoversi. “ Vi verrà restituito qualcosa che avete perso molto tempo fa. Qualcosa a cui avete rinunciato. Qualcosa che non pensate di meritare.”
“Basta! Basta!” urlò l’Oscuro scrollandola “Chiudete la bocca!”
Morgana spalancò gli occhi, e si ritrasse da lui.
“Come faccio a sapere che non mi state mentendo?” domandò con impeto, tenendole stretto il mento in una mano.
“Incantate la magia che state per darmi. Se vi ho mentito, che mi uccidano all’istante.”
Rumple sogghignò.
“Siete brava, negli affari, cara. Ve lo chiederò un ultima volta. Siete sicura che la magia oscura sia quello che volete davvero?”
Lei annuì.
“Sì.”
“Stringetemi la mano, allora.”
La giovane afferrò la mano che lui le porgeva.
Un fascio di luce viola si sprigionò da quell’unione. Morgana poteva sentire i poteri riempirle le vene, percepiva la magia, il potere, nascere in lei, insidiarsi nelle crepe del suo cuore ferito, riparandolo, facendolo smettere di sanguinare così dolorosamente.
Nuovi sentimenti si fecero strada in lei, spazzando via il suo amore per Arthur.
Rumplestilskin continuava a fissarla negli occhi, vide l’anima della ragazza scivolarle via, facendo posto ad oscurità, che non avrebbe fatto altro che portare altra oscurità.
Quando il processo fu finito, le lasciò la mano.
“Siete sopravvissuta.” trillò, compiaciuto.
La giovane strega gli sorrise, beffarda.
“Qual è il mio prezzo?”
“Oh, mia cara, non è qualcosa che possiate darmi subito. Lo pagherete con il tempo. Vi ho letto negli occhi il vostro cuore spezzato non appena vi ho vista alla mia porta. Avete fatto una scelta coraggiosa, ma stupida. Adesso nessuno potrà mai amarvi, cara. Avete firmato la vostra condanna all’infelicità. E adesso coraggio, fuori di qui.”

Storybrooke, oggi.

Mr.Gold ansimava, straziato dall’agonia che l’ennesima scarica elettrica gli aveva provocato.
“Le urla di dolore… Non immagini il piacere che mi provochino, Rumplestilskin.”
“Oh, Morgaine…” tossì lui “Ti sei ridotta molto peggio di quanto mi aspettassi.”
La strega schioccò le dita, e subito uno dei tirapiedi azionò nuovamente l’elettroshock. Il corpo dell’uomo fu colto da nuovi spasmi
“Non osare chiamarmi così” sibilò “Ho ottenuto quello che ho voluto. Quando sono tornata a Camelot li ho maledetti, e sono tutti morti, infelici, proprio come desideravo. E tu. Guardati. Hai messo in salvo la tua Belle. Non oso nemmeno immaginare la sofferenza fisica che deve averti provocato resistere al pugnale.”
“Lei” ansimò Gold “E’ la mia luce. La luce che tu mi avevi preannunciato.”
Morgana gli si avvicinò, gli accarezzò una guancia con un dito.
“E sarò sempre io a portartela via.”
Rumplestilskin trovò la forza di ridere beffardo.
“Non puoi farlo.”
“Si che posso. Ti provocherò così tanto dolore, così tanta sofferenza, che finirai per dimenticarla. Sai, il mio nuovo fidanzato, il dr. Frankenstein, mi ha insegnato delle teniche… Interessanti.”
“E io che credevo di averti reso la più potente strega oscura” disse lui “Invece fai bere filtri d’amore agli scienziati e usi i loro giochetti per compiere la tua vendetta.
Lingue di fuoco d’ira fiammeggiavano negli occhi della strega.
“Se usassi anche solo la più piccola parte della mia magia su di te in questo stato, ti ucciderei. Io invece voglio che tu soffra. Voglio portarti via tutto quello che tu hai portato via a me.”
“Che sarebbe?”
Morgana esitò. Un impercettibile barlume di cedimento attraversò l’espressione dura del suo volto.
“La capacità di amare” sputò poi, velenosa. “E di essere amata.”
Gold rise debolmente.
“Oh, Morgaine. Io non ho fatto nulla. Te ne sei privata da sola.”
La donna si infuriò. Schioccò nuovamente le dita, e l’elettricità scosse per l’ennesima volta le viscere dell‘uomo.
“So che stai pensando a lei.” affermò “E’ esattamente quello che mi aspetto che tu faccia. E’ proprio quello che voglio che tu faccia. Aggrappati a lei, al suo volto, alla sua voce, mentre il dolore ti farà impazzire. La tua mente imparerà presto ad associare la sua immagine alla sofferenza, e il tuo cuore la rifiuterà. Ti ruberò ogni singolo momento felice di cui tu abbia memoria. Tornerai ad essere schiavo delle tue debolezze, ma potente. Ricomincerai ad amare il potere, Rumplestilskin, te lo prometto.”
Si rivolse poi ai due scagnozzi: “Continuate finché non torno. E badate bene che non perda i sensi, voglio che si goda ogni istante di agonia.”
Il rumore dei tacchi della donna si fece sempre più lontano ed indistinto alle orecchie di Gold.
Roteò gli occhi, invocandola.

“Belle.”






Eccomi qua!
Io invece di filare ossessivamente la paglia in oro, sforno camitoli di dubbia qualità uno dopo l'altro, così puramente a caso (?).
Che poi, oggi sono andata a dare ripetizioni di inglese ad una ragazzina e in ogni singolo esercizio c'erano scozzesi di nome Bob. Possibile? ç_ç
"Feed the madness and it feeds on you!"
Si, okay, ciao ossessione, ti voglio tanto bene anche io, permettimi di tornare in me stessa giusto il tempo di ringraziare le meravigliose personcine che recensiscono la storia, che l'hanno aggiunta alle seguite/preferite e anche quelle anime che leggono in silenzio e magari si trattengono dal mandarmi a pettinare le giraffe. :')

Riguardo al capitolo: non so cos'ho fatto.
Mitologicamente (?) parlando, le origini di Morgana sono molto vaghe, ognuno ce la spaccia come figlia/zia/parente/nipote di chi più gli piace. In questo caso é sorellastra di Merlino. (Un po' zoccola, Ginevra, eh?)
Ah, un'altra cosa: questa Fan Fiction prevede che Zelena non sia mai (ancora) arrivata a Storybrooke, e nemmeno Pan.
Potrebbe essere un post Neverland senza scambio di corpi Pan/Henry, ecco.
Okay? Okay.
Giusto perchè siete voi, e siete così buoni con me, vi do una piccola anticipazione sul prossimo capitolo: saraà un flashback rumbelliano ambientato al castello Oscuro, che nella mia testa mi fa tanto implodere e poi magari quando lo scrivo viene una merda.
Okay, la smetto di sproloquiare a sproposito, e vi lascio in pace.
Un abbraccione - one - one e alla prossima :)

Mokusha

 

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Capitolo 4
*** Sleeping With Ghosts ***


IV

SLEEPING WITH GHOSTS


soulmate, dry your eyes, ‘cause soulmates never die (*)

 

Belle si rigirò tra le lenzuola. Si allungò automaticamente verso il lato del letto vuoto, come era solita fare ogni mattina, certa di trovare lui ad accoglierla. Istintivamente le braccia della ragazza avvolsero il cuscino di Mr. Gold, e lei sorrise.
Una smorfia le increspò l’espressione quando la luce del mattino le colpì il viso. Si era dimenticata di chiudere le tende. Non se ne ricordava mai, di solito era lui a farlo.
Aprì gli occhi, e subito il sorriso le scomparve dal volto quando si ritrovò nella solitudine di quel letto vuoto.
Le lenzuola erano ancora impregnate profumo di lui, la sua presenza era percettibile ovunque in quella casa. Belle guardò l’orologio, tentando di ignorare l’oppressione che le stringeva il petto, quel dolore sordo che si acuiva quando meno se l’aspettava, che non le lasciava un attimo di respiro.
Era presto, troppo presto.
Aveva perso la condizione del tempo, da quando era tornata a casa. Le ore le erano scivolate addosso, confuse ed indistinte. Era la prima mattina che si svegliava da sola, se non si contava quella in ospedale.
Stare in quella casa le era insopportabile, doveva uscire e fare qualcosa a tutti i costi. Non osava permettersi di starsene con le mani in mano, non osava sfiorare l’idea di fermarsi a pensare a quello che era accaduto, alla vita che la aspettava.
Se solo se lo fosse concessa, se si fosse permessa il lusso di riflettere avrebbe dovuto scendere a patti con la realtà.
E scendere a patti con la realtà voleva dire accettarla, e lei non ne aveva intenzione.
Si rifiutava di accettare il fatto di essere rimasta da sola, si rifiutava di accettare di vivere in una realtà di cui lui non faceva parte, non voleva rendersi conto che non sarebbe tornato, mai più.
Non aveva intenzione neanche di immaginare di trascorrere le sue giornate, tutte le sue giornate, come una persona a metà: mutilata, incompleta.
Belle era sempre stata una ragazza coraggiosa, ma il suo coraggio nasceva dalla sua indistruttibile speranza, e segreta consapevolezza, che avrebbe passato la sua vita con Rumplestilskin. Non importa quante volte sarebbero stati costretti a separarsi, lo avrebbe sempre aspettato, senza vacillare mai, nemmeno per un secondo, e lui, alla fine sarebbe sempre tornato da lei.
Erano anime gemelle. Stare insieme era il loro destino.
Ma adesso Rumple se n’era andato, se n’era andato per sempre.
Non c’era più.
A Belle sembrava impossibile essere tanto forte da continuare ad esistere.
A cosa si sarebbe aggrappata? In cosa avrebbe sperato?
Quell’amore per cui aveva tanto lottato le era stato strappato dalle mani con così tanta violenza, che adesso si sentiva vacillare ad ogni respiro.
Le sembrava di essere quasi avvolta da una fitta nebbia ovattata, finché percorreva le strade di Storybrooke ancora deserte. Aveva pensato di andarsi a rifugiare in libreria, nella speranza di farsi assorbire da qualche lettura che l’avrebbe distratta almeno un po’, invece, senza volerlo, si era ritrovata al banco dei pegni.
Si fermò all'entrata, ripensando a quando l'aveva vista per la prima volta, in quel mondo. L'incredulità nei suoi occhi, il modo in cui l'aveva toccata per accertarsi che fosse reale, che fosse lì davvero. L'abbraccio in cui l'aveva stretta.
Sospirò.
Il negozio era ancora in penombra, la polvere aveva già cominciato a posarsi sui mobili e sugli oggetti.
Belle pensò che a lui non sarebbe piaciuto per niente.
Trovò uno straccio e cominciò a spolverare, in silenzio, continuando fedelmente ad illudersi che prima o poi l’avrebbe visto entrare, e allora le avrebbe tolto lo straccio dalle mani, dicendole: “Cosa stai facendo, mia cara? Non ho mica bisogno di una cameriera”, contraddicendo la sicurezza che aveva ostentato tanti anni prima, quando l’aveva portata al Castello Oscuro per farne la propria governante, vantandosi del fatto che l’amore non era ciò che cercava.
“Oh, Rumple…” sussurrò Belle, incerta. “ Ti sei portato via tutta la mia forza. Tutte le mie speranze. I miei sogni.” continuò, allungandosi per appoggiare un soprammobile su una delle mensole. “ Com’è la morte, Rumple?” chiese. La sua voce riecheggiò nel negozio vuoto. Belle sospirò ancora, prese il soprammobile successivo e cominciò a pulirlo. “ Sai, c’è questa domanda che mi sfinisce. Cosa si sente quando si muore, Rumple?” La ragazza strinse gli occhi e continuò a spolverare.
“ Ti sei accorto di morire? Spero di no. Spero che tu abbia potuto essere felice, nei tuoi ultimi momenti. Che tu abbia potuto pensare al fatto che finalmente eravamo marito e moglie. A quanto eravamo stati felici e contenti in quella radura, ad un passo dal lieto fine. Spero che tu non ti sia accorto che mi stavi lasciando.”
Belle si appoggiò contro il muro, aveva cominciato a tremare.
“Oh, Rumple… Mi hai lasciata qui da sola, con tutto quest’amore nel mio cuore spezzato, e nient'altro. Non ho nemmeno una tazza scheggiata…”
Le sfuggì un singhiozzo.

“Belle…”
Si voltò di scatto. La porta del negozio era aperta, ed Emma la fissava, titubante.
Sia asciugò il viso e tentò di sorriderle.
“Oh, ciao Emma.”
“Scusami, ho visto la porta aperta e ho pensato di controllare. Non pensavo di trovarti qui…”
Belle si strinse nelle spalle. “Non era in programma” spiegò “Ma mi sono ritrovata qui dentro senza accorgermene. Volevo… Volevo evitare la sua… assenza, eppure non sono riuscita a farne a meno.”
Il dolore della ragazza era talmente palpabile che Emma avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte, ma l’espansività non era proprio da lei, e non voleva che si ritrovassero entrambe a piangere sul pavimento di quel negozio.
“Mi dispiace moltissimo.” si limitò a dire “ Mr. Gold non era esattamente la mia persona preferita, ma…”
“Oh, non ti scusare Emma. So che non stava simpatico a molti qui in città. Ma lui… Non era quello che dava a vedere. Io conosco il suo cuore. So che è buono.”
Emma annuì.
“ Belle, sono molto spiacente, ma ho bisogno di farti qualche domanda. Devo avviare l’indagine, voglio capire chi è coinvolto in questa storia.”
“Okay” rispose “ Ti dispiace se ne parliamo in libreria?”
“Non c’è problema” fece Emma. “Ti aspetto fuori”
“Chiudo qui e ti raggiungo…"
 "Oh,” la interruppe la bionda, frugando nella propria borsa “ Ho riparato questa. Ruby me l’ha portata ieri. Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere riaverla.”
Gli occhi di Belle si riempirono di lacrime, mentre gettava le braccia al collo dello sceriffo, tenendo tra le mani la sua tazzina sbeccata.

***


Sapeva che quello che stava vedendo non era reale.
Prima di tutto, non stava soffrendo. Il dolore non gli aveva dato tregua da quando l’avevano trascinato in quella soffitta, inchiodato a quel lettino e straziato il corpo una scarica elettrica dopo l’altra.
E poi non si trovava nemmeno a Storybrooke, ma nel suo Castello Oscuro, quindi non poteva essere la realtà.
Belle entrò trafelata nel salone, con il vassoio in mano e il sorriso sulle labbra.
Da quando la ragazza si era ambientata al castello, e aveva smesso di passare le sue giornate a piangere, Rumplestilskin aveva faticato non poco ad abituarsi al suo carattere frizzante e allo stesso tempo così  dolce.
“A cosa devo tutta questa allegria, cara?”
Il sorriso sul volto di Belle si allargò.
“Oggi è il primo giorno di primavera” spiegò, cominciando a versare il the “ A casa, ogni primo giorno di primavera era una gioia. Al castello si organizzava sempre una festa per celebrarlo, e piantavamo le rose in giardino. Rose di tutti i tipi, bianche, gialle, rosse, rosa… A maggio quando fiorivano erano uno spettacolo. Il loro profumo era così buono e… Ops!”  si interruppe bruscamente.
Si era persa nel suo racconto talmente tanto che non si era accorta che il the era traboccato.
“Attenta!” la riprese Rumplestilskin “Solo perché vi lascio sproloquiare non significa che possiate essere maldestra”
Belle si strinse nelle spalle, mesta, e sorrise.
L’Oscuro pensò che quel sorriso fosse semplicemente adorabile, e non era l’unica sfaccettatura della ragazza che potesse definirsi così, ma non l’avrebbe mai ammesso, dopotutto lui era una bestia, e nessun mostro si lascia incantare dal sorriso di una ragazza, non importa quanto luminoso.
“Scusate” si affrettò a dire Belle “Ma non fate troppe storie, è solo un po’ di the versato, non è il caso che vi imbronciate così.”
“Io non sono imbronciato cara, e devo ricordarvi che siete stata voi  a fare una tragedia per una tazzina scheggiata?”
“Per forza!” esclamò Belle “Temevo mi avreste uccisa!”
“Oh, mia cara, non mi sarei mai preso un disturbo così grande per qualcosa di così poco valore. E ditemi, adesso non temete più per la vostra vita?”
Belle rise.
“Certo che no, non mi fareste del male”
“Come potete esserne così sicura?”
“Beh, ho imparato a conoscervi. E c’è del buono in voi. Non che lo mostriate spesso, ma io so che c’è”
“Siete proprio una sognatrice, mia cara.”
“E che c’è di male nell’esserlo?”
“Nulla, fino a quando non si scopre l’altra faccia della medaglia: i sogni infranti. Quelli, mia cara, sono molto pericolosi.”
“E voi ne avete molti?”
“Di cosa, tesoro?”
“Di sogni infranti.”
“Più di quanti possa contarne.”
“E quindi avete smesso di sognare? E’ per questo che vi comportate così, ed allontanate tutti?”
“Oh, no tesoro, al contrario. Non ho mai smesso.”
Belle lo guardò, sorpresa. Quando finì di servirgli il the era turbata. Rumplestilskin la confondeva, con i suoi cambiamenti d’umore e la sua abilità nel giocare con le parole. Percepiva così tanto dolore in lui. Un dolore struggente, profondo, che aveva bisogno di essere curato.
Era convinta che lui fosse un uomo che aveva solo bisogno di essere compreso, e soprattutto amato. L’assenza di amore nella sua vita era abissale tanto quanto il bisogno che ne aveva.
“Cosa succede mia cara, vi siete morsa la lingua?”
Lei scosse la testa.
“Stavo solo pensando. E poi credevo che le mie chiacchiere vi annoiassero.”
“Ti sbagli di nuovo, tesoro. Potrei aver fatto l’abitudine al vostro uso improprio ed esagerato delle parole, e alla vostra discutibile passione per le conversazioni. A cosa stavate pensando? Alle vostre rose?”
“No... Ad altro.”
“Vi mancano le vostre abitudini?”
Belle lo guardò, non sapendo cosa rispondere.
“Non mi trovo male, qui.” disse infine.
“Ma vi manca casa vostra?”
Belle si strinse nelle spalle.
“Facciamo così” proferì l’Oscuro “Visto che si presuppone che dobbiate fermarvi qui a lungo, perché non andate al mercato a comprare delle rose da piantare in giardino?”
La ragazza spalancò gli occhi, stupita.
“Oh, cara, non guardatemi con gli occhioni del povero Bambi, per favore.”
“Al mercato?” chiese “In città? Da sola?”
“Ma certo che andrete da sola, non sono mica la vostra balia, credo possiate sbrigare una commissione così semplice, o mi sbaglio?”
“Ma…”
“Vedete? Dicevate di conoscermi, eppure continuo a sorprendervi. Non mi conoscete affatto, mia cara.”
“Va… Va bene.” balbettò “Sarò di ritorno prima del buio.”
“Se fossi in voi, tesoro” l’avvertì Rumplestilskin “Non tornerei affatto.”

***

 
“Invece è tornata, non è vero?”
Mr. Gold spalancò gli occhi fece vagare lo sguardo nella soffitta spoglia e polverosa di Morgana.
Una donna vestita di nero se ne stava seduta in un angolo, e gli sorrideva beffarda, senza la minima traccia di umanità negli occhi. A dire la verità c’era molto poco di umano, nella sua pelle verde e lo sguardo glaciale.
“Zelena” sbuffò Rumple “Che piacevole sorpresa.”
“Non perdi mai il tuo sarcasmo, eh Rumplestilkin? Nemmeno dopo tutta questa sofferenza non riesci ad avere l’umiltà di abbandonarti a chi ti tiene in pugno.”
“Sopravvivenza cara, semplice sopravvivenza. Niente emozioni. Sono quelle che ti hanno rovinata, sai?”
Zelena rise.
Niente emozioni? Vuoi scherzare? Vuoi convincermi che non ti stavi aggrappando alle emozioni dei ricordi della tua bella?”
“Vattene, Zelena.”
Invece di allontanarsi, lei gli si avvicinò, iniziando ad accarezzarlo.
“Non posso andarmene Rumple, perché non sono veramente qui.”
“Che cosa?”
“Sono un’allucinazione. Sono nella tua testa, mi hai invocato tu.”
“Non sono stato io. Non saprei cosa farmene di te.”
“Non posso dire che questo sia il mio posto ideale, Rumplestilskin, ma ammetto che vale la pena di adattarsi, se posso vederti soffrire. Comunque, se non mi hai invocato tu, è stato il tuo subconscio a farlo. Cosa vuoi evitare di ricordare, Rumple? Cos’hai fatto a Belle quand’è tornata?”
“Stai zitta!”
“Perché lei è tornata,  vero?”
“Zitta!”
“Oh, Rumplestilskin, eri così attento a non lasciarti incastrare dall’amore. E’ a causa della tua paura dell’amore che mi hai rifiutata, non è vero? Avevi timore che mi innamorassi di te. A quel punto saresti stato il mio sacrificio, giusto?”
“Io ti ucciderò, strega, hai la mia parola.”
“Non puoi, mio caro, sono nella tua testa. Stai cominciando ad impazzire, non è così? Ancora qualche piccolo trucco e sarai pronto. Morgana ne sarà soddisfatta.”
“Cosa ne sai, tu?”
“Te lo ripeto, Rumple. Sono nella tua testa. Vedo tutto quello che vedi, so tutto quello che sai.”
“Vattene!”
“Non posso, hai bisogno di me. Per questo sono qui. Tu mi vuoi.”
“No, io non ti voglio. Non ti ho mai voluta!”
“Non avere paura di spezzarmi il cuore, Rumplestilskin, anche se mi avessi voluta non avresti mai potuto avermi. Non ti avrei mai amato, Rumple. Chi potrebbe mai amare te?”
“Zitta, zitta! Lei mi ama! Belle mi ama!”
La risata di Zelena stridette di nuovo.
“Oh.” fece “Allora è per questo che l’hai mandata via.”
Ecco cos’era successo. Ecco cosa rifiutava di ricordare.
Belle si era infilata la sua mantella verde, e si era incamminata verso la città, con il suo cestino sotto al braccio.
E lui l’aveva aspettata. Era rimasto affacciato alla finestra tutto il giorno, e quando l’aveva vista tornare il suo cuore aveva avuto un sussulto.
E aveva provato qualcosa che aveva stentato a riconoscere: gioia.
Era tornata, con decine di rose da piantare, ed il sorriso sulle labbra.
“Bene mia cara, ma non illudetevi che occuparvi del roseto potrà distrarvi dalle vostre faccende.” l’aveva avvertita.
“Non preoccupatevi signore, troverò il tempo per fare tutto.”
“Sarà meglio, tesoro.”
Poi gli aveva posato la mano su una spalla e si era seduta vicino all’arcolaio.
E Rumplestilskin ricordava solo di aver sentito le labbra della giovane sulle proprie, e di non aver avuto il potere di opporsi.. Aveva sentito come se un macigno gli fosse scivolato via dal cuore. Come se fosse stato spogliato dal peso di un’armatura pesantissima.
Ogni maledizione può essere spezzata.” aveva mormorato la ragazza.
A quelle parole, qualcosa era scattato dentro di lui. Si era scostato bruscamente da lei, tornando ad ingabbiare tutti i sentimenti che l’avevano sopraffatto.

“Non avresti mai dovuto innamorarti di lei, Rumple.” sibilò Zelena, maligna.

“Basta!” aveva urlato a Belle, scrollandola “Smettetela!”
“Perché non mi credete?” aveva chiesto lei scrollandola.
“Perché nessuno, nessuno potrebbe mai amarmi!
E l’aveva cacciata via.

“Mandala via, Rumple.” la voce di Zelena era suadente “L’hai già fatto. Puoi farlo di nuovo.”
“Oh, Belle…” bisbigliò Mr.Gold.
“Mandala via.”
Era tutto troppo doloroso. Il ricordo di quando l’aveva cacciata, la furia che l’aveva colto subito dopo, la mancanza, la nostalgia, il dolore che aveva provato quando l’aveva creduta morta.
“Mandala via.”
Rumplestilskin gridò, mentre strappava via Belle dalla sua mente, e dal suo cuore.

Aveva dimenticato di ricordare di quando, il mattino dopo averla cacciata dal Castello Oscuro, aveva piantato le rose in giardino, incantandole affinché potessero rimanere sempre fiorite, anche durante il più gelido degli inverni
.


Note capitolo precedente (*) Placebo, Running Up That Hill
Note (*) Placebo, Sleeping With Ghosts


Miei cari!
Vista l'ora infausta in cui sto pubblicando perdonatemi per evntuali incongruenze filo-logico-linguistiche (?)
Ecco qui il capitolo, ovvero l'undicesima piaga d'Egitto.
Cosa ne penso? Non lo so. Ditemelo voi, cosa ne dovrei pensare?
Rumple ha amabilmente perso ufficialmente il senno, e non mi pare cosa buona ne tantomento giusta.
Lato positivo di tutto ciò? Almeno Belle ha di nuovo la sua tazzina sbeccata.
Dovrei aprire quel famoso salone di bellezza per giraffe? Certo che sì.

Ad ogni modo, grazie a chi trova sempre parole tanto gentili per recensire questa storia, siete il mio pane quotidiano (?)
Grazie anche a chi continua ad aggiungerla tra le preferite/seguite.
Lettori silenziosi! Grazie anche a voi, so che ci siete, vi vedo, anche se vi nascondete, prometto che non mordo ;)
Mando un abbraccione a tutti, perchè sono taaanto affettuosa.
A presto!
Mokusha




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