Speed Date

di black_eyes
(/viewuser.php?uid=79522)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Ed eccomi tornata con un'altra ROBA.
E' composta di 2 capitoli, quindi non è molto doloroso il tutto, purtroppo non è betata, so sorry.
(Il personaggio Zoe Zyth è una mia creazione, e se volete potete pensare che lei sia il grillo parlante di Bas.)
Spero comunque vi garbi questa COSA qui e ... buona lettura!



Sebastian si svegliò sentendo la voce del comandante parlare, si sfregò le palpebre per poi indossare i suoi occhiali; fissò fuori dal finestrino dell'aereo, vide il sole freddo di fine Aprile dietro alle nuvole e sorrise, New York, finalmente, erano passati oramai cinque anni da cui era lontano dall'America, e adesso ci stava per tornare.

Un po' perchè sua cugina lo aveva ricattato, e un po' perchè gli mancava stare assieme all'unica sua parente con cui non aveva mai litigato e che lo aveva aiutato quando era nel pieno della sua crisi.

Chiuse gli occhi ripensando al giorno della sua fuga, lei era stata l'unica che lo aveva coperto, che gli aveva assicurato un modo per costruirsi una vita nuova.

Deglutì pensando che avevano la stessa età, solo che lei aveva avuto il coraggio da dargli l'opportunità di vivere e non sopravvivere.

Gli aveva regalato la vita che aveva sempre voluto. A Parigi.

 

Appena uscì dal gate notò una ragazza fissarlo, indossava un paio di jeans neri e un semplice maglioncino verde, i capelli mossi erano raccolti in uno chignon disordinato, gli occhi di un blu elettrico lo squadravano da capo a piedi.

“Alla buon'ora Smythe” lo rimproverò appena le si avvicinò “stavo mettendo le radici.” Ghignò.

“Ciao Zoe” Sebastian lasciò andare la valigia ai propri piedi e la abbracciò sollevandola da terra, scatenando un paio di urla molto poco femminili “anche tu mi sei mancata.”

“Coglione mettimi giù!” Sibilò la morettina scalciando per aria i piedi “sei un idiota.”

“Sono tuo cugino” Sebastian alzò le spalle sorridendole.

La ragazza strinse le labbra per qualche secondo prima di gettarsi sulla sua valigia “vieni, c'è il mio appartamento che ti aspetta.” Ridacchiò prima di prenderlo per un braccio.

“Allora Zoe, dimmi come va qui a New York.” Sospirò il ragazzo dagli occhi verdi sedendosi sul taxi vicino a sua cugina.

“Ma niente, il solito. Gente che muore, gente che perde il lavoro, io che non riesco a tenermi stretto un ragazzo per più di mezz'ora … però il lavoro sì, a meno che non mordo i miei collaboratori. O per essere più specifici … uno solo. Un deficiente.”

Sebastian rise scuotendo il capo “devi smetterla, hai 25 anni. Una signorina rispettabile non può continuare a saltare di letto in letto” La rimproverò.

Zoe si voltò ghignando verso di lui. “Oh Bas caro … ma io non sono una signorina rispettabile. Sono tua cugina, nel mio sangue scorre il sangue degli Smythe" rise “e comunque … miseria Seb! Non è colpa mia se sono allergica ai rapporti fissi di coppia!” Notò che il tassista stava prestando un po' troppa attenzione alla loro conversazione “e lei si faccia i cazzi suoi” sibilò rivolgendosi al conducente “insomma, io voglio solo … ok, ad alcuni ragazzi farebbe piacere creare una famiglia. A me no.”

“Ok, tranquilla Zoe … io volevo solo …” sbattè le palpebre Smythe alzando i palmi delle mani.

“Un par di palle Bas! Tu sei tornato qui da Parigi, tu non hai dovuto affrontare i parenti che continuavano a dire 'ma quando ti sposi? Ma quando fai un figlio? Ma il ragazzo?' e io …” si prese la testa fra le mani “io sono rimasta sola, tu eri lontano, Francis e Adam erano lontani” si coprì gli occhi nascondendosi alla vista di suo cugino.

“E adesso io sono qui. Avevo capito che c'era qualcosa che non andava. Dalla tua telefonata isterica mi era parso che avevi dei problemi.”

“Stronzo.” Sbuffò la ragazza posando la testa contro la spalla di suo cugino “comunque a te come va? Il ragazzo?” Gli chiese fissandolo nelle iridi smeraldine.

“Ehm … quale tra i tanti? Quello del martedì, del giovedì o del week-end?” Disse facendosi pensieroso. “Era una battuta” disse notando che Zoe lo fissava con il sopracciglio alzato “avrai pure il sangue degli Smythe ma non hai per niente il mio senso dell'umorismo.” Sospirò scuotendo il capo.

Zoe scoppiò in una fragorosa risata scuotendo il capo “quanto mi eri mancato Seb” gli lasciò un bacio sulla guancia coperta di barba “stasera ti porto in un posto.”

“Niente strip club femminili per favore, anzi, niente strip club, abbiamo un bel po' di tempo per cacciare.” Sogghignò mordendosi il labbro inferiore.

Zoe aggrottò la fronte “cosa? Starai qui a NY con me per un bel pò? E come fai per il lavoro?” Gli chiese piegando il capo verso di lui.

“Diciamo che mi sono preso una vacanza,” sorrise mostrandole il biglietto di ritorno sventolandoglielo sotto al naso “e in più sono qui per aiutare lo studio gemellato a quello per cui lavoro.” Alzò le spalle “magari diventerò il più bravo.”

“Sì certo. Contaci francesino.” Ridacchiò Zoe scuotendo il capo “comunque come preferisci per questa sera, se non vuoi divertirti io non posso obbligarti.”

“Brava scricciola.” Le diede un buffetto sul naso “mai dirmi ciò che devo fare.”

Sua cugina alzò gli occhi al cielo scendendo dal taxi che si era fermato “va bene, nonnino. Ma io riesco a farti fare ciò che voglio.” E pagando il taxi prese la valigia di Sebastian. Aspettò che quest'ultimo scese dall'auto per poi salire alcune rampe di scale che li portarono in un piccolo loft.

“Ti sei sistemata alla perfezione Zoe, complimenti.” Il ragazzo si guardò attorno, le pareti azzurre, il tavolino, il televisore e la penisola collegata alla cucina era tutto lì davanti a lui.

Minimale ed essenziale, come sua cugina, semplice, ma pur sempre esigente.

“Grazie” gli sorrise “comunque ho saputo dai tuoi che sei il più grande avvocato divorzista di tutta Parigi.” La voce della morettina gli arrivò dal piccolo balcone che dava su un panorama mozzafiato. Central Park durante il tramonto. Nonostante tutto era romantica e dolce anche lei. Quando le si avvicinò gli porse una sigaretta “i miei complimenti.” Disse accendendole.

Sebastian fece un mezzo inchino a quelle parole “troppo gentile. E tu? Non so che lavoro fai … mi hai detto che hai alcuni collaboratori e che ci litighi con tutti, sopratutto con uno” inarcò un sopracciglio curioso “ti piace per caso?”

Zoe scosse il capo alzando gli occhi al cielo “leggi troppi romanzi Smythe … comunque lavoro ad una testata giornalistica, un mensile.” Alzò le spalle “è un buon lavoro che mi permette di fare ciò che mi piace, scrivere e cercare di verità nascoste. Sono una delle poche donne a quel giornale che scrive di omicidi e politica invece di moda e quant'altro.” Sorrise scuotendo la cenere dalla sigaretta e aspirandone una boccata “quel tizio non mi piace. È uno sbruffone che crede sempre di aver ragione lui, e non è neanche il figlio del proprietario … però ha quel comportamento da stronzo che …” Ringhiò stringendo una mano a pugno.

“E' te al maschile. Hai sudato per avere quel lavoro, tu quando vuoi fare una cosa la fai e raramente ascolti chi ti sta attorno” rise Sebastian abbracciandola “quanto lo vorrei conoscere.”

“Fidati. Non vuoi.” Rispose Zoe poggiando la testa contro al petto dell'altro. “Dai Bas, vai nella tua stanza.” Sospirò districandosi dall'abbraccio “è quella più vicina al bagno. Sistemati, prendi i tuoi tempi, ma stasera si esce e si va dove decido io.”

 

Quella sera fu costretto a vestirsi con un paio di jeans attillati e una camicia bianca, che si chiese perchè non poteva indossare una semplice maglietta colorata per andare a quegli incontri.

Sua cugina lo aveva obbligato a rasarsi e a togliere gli occhiali per mettere un paio di lenti a contatto, e il tutto per dei fottuti Speed Date.

“Ma dico io … perchè?” sibilò fissandola storto “e tu saresti una che si stanca delle relazioni … e perchè siamo qui?”

“Per prendere in giro i tipi che cercando disperatamente la loro anima gemella.” Zoe fece un faccino dolce congiungendo le mani neanche fosse una cherubina. “E anche perchè a questi incontri trovo qualcuno con cui fare sesso.” Spiegò scrocchiandosi le dita ed entrando nel piccolo ristorante.

“Quanto ti odio” sussurrò Sebastian seguendola e ascoltando le 'regole' dell'incontro.

Bisognava prendere un numerino, qualche foglietto, sedersi ai tavoli e aspettare persone interessanti con cui parlare per un massimo di 5 minuti, per poi dover lui girare fra i tavoli e incontrare persone intriganti.

Ma da come progrediva la serata, a lui questi incontri facevano solo cadere il morale a terra.

Ok c'erano bei ragazzi, le ragazze andavano da lui affamate, ma nessuno era il suo tipo; anche perchè Sebastian appena si avvicinava una ragazza chiariva subito la sua preferenza sessuale.

E sua cugina invece si divertiva in un modo che lui non poteva neanche immaginare.

Infatti notò che Zoe era seduta ad un tavolino con un bicchiere di Martini dry davanti e un sorriso sghembo sul volto, ascoltava le chiacchiere dei ragazzi, annuiva, ma con un'unica frase li faceva fuggire a gambe levate.

Tranne con un ragazzo, l'ultimo, che rimase fisso davanti a lei, ordinando due birre e facendo niente altro che ignorarla, per tutta la durata del tempo a sua disposizione.

E da come reagiva Zoe, essere ignorata non era una cosa a cui lei andava a genio.

Scrollò il capo e distolse lo sguardo quando un morettino si sedette di fronte a lui.

“Ti prego dammi un attimo di tregua salvandomi la vita, anche se sei etero fammi stare qui 5 minuti per riprendere fiato e poi me ne vado. Comunque piacere Blaine Anderson.”

Smythe sorrise e gli porse la mano “Sebastian Smythe. Piacere mio di conoscerti. Com'è che ti devo salvare la vita?” Gli chiese mordendosi il labbro inferiore.

“Sono stato portato qui dalla mia coinquilina. Vuole che a tutti i costi trovi qualcuno, anche se in realtà sto bene così.” Lo fissò solo in quel momento e rimase per qualche secondo a bocca dischiusa rimanendo incantato dalle sfumature delle iridi dell'altro. “E tu sei qui per …”

“Perchè mia cugina ha voluto divertirsi. Le basta poco, non è tanto normale.” Scosse il capo Bas ridacchiando “ma le voglio bene.”

“Ok, trovato qualche ragazza interessante? Sempre che tu non sia già impegnato.” Blaine si mise una mano sulla fronte “quanto sono imbranato.” Sibilò. “Parlo troppo vero?” Chiese arrossendo lievemente “e divento ancor più scemo di quello che sono nella vita di tutti i giorni a parlare con i ragazzi belli ...” Strinse le labbra in una linea sottile “e ancora,” alzò gli occhi al cielo. “Ecco perchè odio questi posti.” Spiegò fissandolo.

Sebastian ridacchiò “sei simpatico.” Si inumidì il labbro inferiore “comunque no. Non ho trovato nessun ragazzo appetibile e non sono fidanzato con nessuno. Sono un gay single.” Gli fece l'occhiolino.

“Oh, quindi tu sei … ok, e … ehm … wow.” Blaine balbettò questa frase divenendo rosso come un peperone “posso farti una domanda indiscreta?”

“Certo killer” ghignò il francesino leccandosi il labbro inferiore con fare predatore.

“Come mai sei qui? Insomma, ok che tua cugina ti ha portato qui ma … come mai proprio qui? Ci sono altri posti più interessanti e … meno stupidi.” Ridacchiò il moretto agitando una mano in aria.

“Diciamo che in questi anni non sono stato a NY, e mia cugina sa essere molto convincente quando vuole, ergo sempre.” Gli sorrise “tu vieni spesso?” Si inumidì le labbra maliziosamente. “Intendo qui, a questi Speed Date.”

Blaine deglutì arrossendo “solo quando mi obbligano, non mi piace fare queste … cose.” Lo fissò mordendosi l'interno guancia “tu hai detto che non sei di qui … e di dove? Per sapere …”

“Francia, killer. Ho vissuto a Parigi per quasi tutta la mia vita. Ci sono nato, ci ho vissuto fino a 10 anni, poi mi sono trasferito qui fino al compimento dei miei 18 anni con i miei genitori e poi sono scappato nuovamente per essere libero.” Sebastian sorrise amaramente “ma non è libertà se ti manca qualcosa. Non ti senti pienamente completo o realizzato, in un certo senso.”

Blaine annuì a quelle parole. “La libertà non è niente se non ti senti bene con te stesso. Puoi fuggire da chiunque, dal tuo passato, dal tuo presente, ma non puoi fuggire da te stesso; dal tuo futuro.”

Smythe stava per dire altro, magari qualcosa di filosofico sulla vita e sulle cose importanti, quando una voce richiamò l'attenzione di tutti.

“Serata terminata. Grazie a tutti per essere venuti.” Ripetè una voce femminile ponendo fine all'interessante chiacchierata che si stava svolgendo.

Ci furono rumori di sedie spostate, risate e di bicchieri poggiati sui tavoli in legno. Il moretto stava per alzarsi quando il francese lo bloccò sul posto.

“Possiamo incontrarci ancora? Magari se mi passi il tuo numero possiamo … parlare e magari metterci d'accordo per una colazione …” Lo fermò Sebastian prendendolo per un polso.

Blaine annuì timidamente “certo” e lasciò cadere sul tavolino di fronte a sé un biglietto con un numero impresso sopra “grazie per la chiacchierata e … buona serata Sebashian.”

“Buona serata a te Killer.” E lo vide allontanarsi e uscire da quel posto.

Rimase un paio di minuti seduto lì, a fissare la sedia da cui si era allontanato il moretto sexy dall'aria da bravo ragazzo. E si era divertito a chiacchierare con lui, gli piaceva il tono della sua voce quando diceva il suo nome. Senza rendersene conto stava sorridendo.

Per un ragazzo. Conosciuto grazie a un'idea di Zoe. Sua cugina.

Avrebbe dovuto ringraziarla. Ma non era quello il giorno!

Poco dopo sentì dei passi avvicinarsi alle sue spalle “E quindi, il mio cuginetto francese ha fatto colpo.” Una voce gongolante gli arrivò all'orecchio “chi era quel figo che si è allontanato da qui?” Gli chiese Zoe sedendosi di fronte a lui. Sebastian in quel momento nascose il foglietto all'interno della tasca dei jeans, non voleva mostrarglielo, quella donna sapeva essere stronza e capace di fargli fare qualunque cosa.

Anche chiamare il moretto per dirgli di uscire, o fare un incontro a tre.

Sì, Zoe era ampiamente capace di fare ciò.

Sebastian scosse il capo facendo andare via quei pensieri. “Un moretto veramente sexy dal nome di Blaine.” Si inumidì il labbro inferiore sogghignando “anche il suo nome è sexy e poi ha una pronuncia veramente hot.” Sogghignò finendo il suo drink e mettendosi una mano nella tasca dei jeans, come per assicurarsi che il suo numero era ancora lì.

“Scommetto che il suo viso da studentello timido è super hot. Erro?” Gli chiese la moretta scrocchiandosi il collo e fissando la mano di Sebastian fissa sulla tasca dei pantaloni. “Devo dire che a te la serata è andata bene.” Indicò i suoi jeans “ti ha già dato il suo numero?”

“E come hai fatto a saperlo?” Smythe alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto “Non posso tenerti nascosto nulla” serrò la mandibola “comunque sì. Ci risentiremo. Forse.”

Zoe sorrise appoggiando le braccia sul tavolo “così quel morettino ti piace …”

“Non posso saperlo dal primo incontro, però è un bravo ragazzo e a me i ragazzi con la faccia da santarellini … mi intriga molto.” Gli nacque spontaneamente un sorriso dolce sulle labbra.

“Allora Bas, io me ne torno a casa” Zoe si alzò dalla sedia mascherando uno sbadiglio “non so cosa vuoi fare tu, ma io ho avuto una giornata abbastanza stressante.” Alzò le spalle come per chiudere il discorso.

“Ok, e invece dimmi tu del TUO di moretto. Vi ho visti.” Sussurrò Sebastian facendola fermare in mezzo alla sala “lui non ti ha parlato, tu non hai avuto modo di farlo scappare via, ma in compenso lui ti ha offerto una birra. Senza nulla in cambio.” La vide serrare i pugni “cosa c'è? Hai trovato pane per i tuoi denti?”

“No. È solo il mio collaboratore.” Zoe sputò quella parola fuori dalle labbra “Un tipo cretino come non so cosa che … vuole decidere lui cosa fare, quando, dove e come … e io lo mando a cagare ogni volta che apre bocca.” Si voltò verso suo cugino “torniamo a casa.”

“A patto che mi racconti TUTTO mia cara Zoella.”

“Non chiamarmi con quel nome Sebastian Andrew Smythe!” Sibilò la morettina puntandogli un dito contro.

Sebastian strinse le labbra in una smorfia. Se lo chiamava con il suo nome completo voleva solo dire una cosa, era molto incazzata.

“Sai che lo odio” Rabbrividì. “comunque mentre torniamo a casa ti racconto la mia vita degli ultimi anni ...” Continuò Zoe come se non avesse detto nulla.

“Devo prepararmi al peggio?” Chiese Sebastian preoccupato.

Zoe scosse il capo “no.” Alzò le spalle camminando di fretta “perchè può essere riassunta in una sola frase 'mi sono innamorata di uno sposato, senza saperlo. Ci siamo lasciati. Mi ha licenziato. Ho trovato un nuovo lavoro dove litigo ogni fottuto giorno con il mio collaboratore maschio.' Una tragedia in poche parole” spiegò la ragazza aprendo il portone quando arrivarono davanti alla palazzina dove abitava “Uno schifo di vita.” Sorrise amaramente entrando nell'appartamento “E tu? A parte tutto come va?” Gli chiese uscendo sul piccolo balcone e facendo penzolare le gambe, strette da un paio di jeans, nel vuoto

“Parigi non è la stessa senza te che fissi i culi dei ragazzi” Sebastian si sedette accanto a lei accendendo una sigaretta per sé e una per sua cugina “il sesso è appagante, ma manca qualcosa.”

“L'amore?” Zoe aspirò una boccata di nicotina fissando le stelle “che cazzata madornale. Prima di lasciarsi cadere nelle braccia di qualcuno, prima di fasi amare da un terzo, bisogna prima amare sé stessi.” Scosse la cenere della sigaretta verso il basso “e tu? Ti ami Bas?” Lo fissò da sotto la frangia castana “ti saluto, vado a letto. A domani. Buona notte.” E lasciandogli un dolce bacio sulla tempia si alzò per andarsi a coricare.

E invece Sebastian rimase lì, con le gambe sospese nel vuoto e la sigaretta che si stava consumando lentamente fra le sue dita.

Si amava? Questo non lo sapeva, non si era mai fatto questa domanda, o meglio, non si era mai voluto soffermare su queste cose nella sua vita.

In effetti i suoi giorni erano tutti uguali, lavoro, pub, sesso, casa, lavoro. Un continuo altalenante di emozioni che lo riempivano e lo facevano sentire meno solo, ma solo per un breve periodo.

Quando era al lavoro non aveva tempo di pensare a sé stesso; essendo un avvocato divorzista doveva pensare solamente ai clienti e ad alcuni accordi da prendere con gli altri avvocati.

Quando era al suo solito pub beveva, un po' per dimenticare un po' per affogare i pensieri che avrebbero potuto comparire davanti a lui.

E il sesso, quello era la migliore arma che utilizzava per e contro sé stesso. Non doveva pensare a nulla quando baciava, mordeva, leccava e prendeva quel piacere effimero di una notte sola; ma quando tornava nel suo appartamento e si toglieva l'odore di colonia, alcool e sesso dalla pelle rimaneva solo.

Forse Sebastian non si amava, ma non voleva neanche che la sua vita fosse regolarizzata, controllata, da un'altra persona che non fosse lui.

Da ragazzo aveva sempre pensato che amare significasse annullarsi per qualcun altro, qualcuno che avrebbe preso il controllo della sua vita, che la sua felicità, stanchezza, infelicità e voglia di vivere fosse del tutto legata all'altra persona.

Aveva fatto molti pensieri al riguardo, ma quando era vicino a cambiare idea, a pensare che la sua vita potesse essere qualcosa di più della ricerca fittizia della felicità, ecco che cambiava direzione, che fuggiva da sé stesso ubriacandosi e lasciandosi cullare nell'oblio del sesso di una notte.

Smythe scosse il capo gettando la sigaretta, oramai spenta, verso il marciapiede.

Avrebbe potuto cambiare, ma per chi?

La sua mano corse involontariamente alla tasca dei jeans, il numero telefonico del moretto era lì, come a ricordargli che era stato vero.

La chiacchierata, il sorriso del ricciolino, e quella luce nei suoi occhi che gli avevano fatto desiderare che il tempo a loro disposizione non finisse mai.

Si alzò dal pavimento e andò verso la camera che gli aveva riservato sua cugina, era piccola, un letto, un comodino e un paio di armadi, niente di così spettacolare o importante, ma era intimo e sopratutto familiare.

E in un certo senso, quando si coricò a letto, si sentì a casa finalmente, un posto dove poteva essere sé stesso e anche dove qualcuno lo aspettava. Invece il suo appartamento a Parigi era tutto il contrario, sfarzoso, perfetto, ma purtroppo non vi era nessuno ad aspettarlo; lui a Parigi era solo.

 

Una mattina Sebastian, che era seduto da solo al tavolo in cucina, sospirò, era da un paio di giorni che fissava quel biglietto, il numero di Blaine era lì sopra, impresso nero su bianco.

Avrebbe dovuto chiamarlo, magari per invitarlo a bere qualcosa o anche per qualunque altra cosa.

Tutto pur di rivederlo e parlargli assieme, ma era alquanto improbabile dato che aveva paura.

Lui. Sebastian Smythe. Aveva paura.

Si prese la testa tra le mani e gemette sconsolato.

“Bas” lo richiamò la moretta entrando in cucina con i capelli scombinati, la maglietta mezza indossata e le scarpe slacciate “ehy” lo riprese vedendolo in quello stato “che c'è?”

“Il numero, il ragazzo, non so che fare …” spiegò senza alzare il viso dal tavolo.

Zoe si sedette accanto a lui sistemandosi la maglietta e passandosi una mano fra i capelli per ordinarli alla meno che peggio “cioè, tu mi stai dicendo che sei così” e lo indicò sogghignando puntandogli un dito contro “per un ragazzo. Per QUEL moretto.” Scosse il capo, ridendo “che avevi intenzione di fare con lui?”

“Uscire, conoscerlo” Sebastian alzò il capo fissando sua cugina “o è meglio dire, uscire con lui per divertirmi come facevo anni fa?” Domandò.

La moretta alzò gli occhi al cielo “devi dire cosa vuoi fare veramente. Non sei più un ragazzino di 17 anni che esce per scopare e farsi scopare” alzò le spalle “dimmi la verità, ti piace.”

“Zoe, il fatto è che non lo so neanche io … è carino, intriga, ha un comportamento particolare che … non so neanche spiegartelo.” Si prese nuovamente la testa fra le mani.

“Somigli tanto ad un adolescente alla sua prima cotta” gongolò Zoe vedendolo arrossire fino alle orecchie. Gli carezzò i capelli scompigliati. “Ok, dammi il tuo telefono e il numero del moretto. Ti do una mano io francesino.” E dicendo questo compose il numero scrivendo un paio di frasi, infine, sogghignando, ridiede a suo cugino il cellulare. “Secondo me ti richiamerà tra poco.” E facendogli l'occhiolino prese un pacchetto di sigarette, alzandosi dalla sedia, “io vado al lavoro.” Disse avviandosi verso la porta, “Dio dammi la pazienza che se mi dai la forza lo ammazzo.” Sibilò aprendola per poi uscire, chiudendosela alle spalle.

Sebastian ridacchiò scuotendo il capo, anche se poco dopo sbiancò. Blaine lo stava chiamando.

“Pronto?” Rispose senza tentennamento alcuno “ehy ciao Blaine. Sì, ehm … sono Sebastian, il ragazzo dello Speed Date.” Spiegò. “Ti ricordi di me?” Chiese in tono quasi supplicante.

Supplicare? Lui? Chiuse gli occhi rendendosi conto che si stava rammollendo. Ma gli occhi di quel ricciolino, la sua voce, il ricordo del loro incontro allo Speed-Date gli fece comparire un dolce sorriso sulle labbra.

Ciao Bash! Certo che mi ricordo di te” Lo sentì dire felice. “Come stai?” Gli chiese.

“Io benissimo! Comunque io volevo solo …” iniziò a balbettare “ti va di uscire con me?”

Sì Sebashian, mi va, molto volentieri. Quando vorresti?” La sua voce era un bisbiglio ora.

“Stasera ti va Killer? Andiamo al pub sulla 25esima, ho sentito belle recensioni sul posto.” Deglutì inumidendosi il labbro inferiore.

Sarebbe perfetto.” Lo sentì dire con voce tremante.

“Ok, allora … a stasera Killer.” E riattaccò la chiamata. “Ok” sospirò sbarrando gli occhi “ho un appuntamento.” Si portò le mani dietro al collo, “oh cazzo.”

In quel momento si pentì di aver voluto uscire proprio quella sera stessa, riprese in mano il cellulare e compose un numero che mai avrebbe usato, se non in casi disperati.

“Zoe. Aiuto.” Disse passandosi una mano sulla fronte “non dire nulla. Non ridere. Ho bisogno di un consiglio.” Spiegò alla veloce. “Stasera ho l'appuntamento con il moretto sexy.”

Idiota” ridacchiò la moretta “comunque sono in metro. Tra poco arrivo in ufficio, ti richiamo io.”

“NONONONO” la fermò urlando Sebastian “tu mi aiuti adesso. Sei tu che hai mandato quel messaggio e ...”

“E sei stato tu a invitarlo fuori questa sera. Quindi il deficiente sei tu.” Tagliò corto la ragazza.

“Zoe Charlotte Zyth” ringhiò Sebastian “ti prego. Ti sto supplicando.” Sentì dei rumori in sottofondo di trambusto. “Per favore Zoe, un consiglio solo. Come devo comportarmi?”

Sentì la ragazza ridere e il brusio calmarsi “sii te stesso” la sentì maledire qualcuno “se quella sera ti ha dato il suo numero vuol dire che hai fatto colpo. E se hai fatto colpo significa che gli sei piaciuto.” Sebastian la immaginò sorridere “Ti lascio. Sono arrivata al lavoro, c'è la bestia qui vicino a me.” Sentì una voce maschile accanto a lei “sì parlo di te coglione, quindi sta zitto o ti eviro” Zoe ringhiò cercando di coprire la cornetta “ciao Bas, ci vediamo stasera.” E la chiamata si interruppe.

Essere sé stesso, certo, facile da dire. Pensò allontanando il cellulare da sé e appoggiando la fronte contro il bordo del tavolo.

Era fottuto, non sapeva più come comportarsi decentemente per andare ad un normale appuntamento con un altro ragazzo.

 

Quella sera Sebastian indossò un normalissimo paio di jeans e una camicia scura. Non era male, pensò fissandosi allo specchio, per niente, annuì sistemandosi il ciuffo, ma aveva l'impressione che non era abbastanza, non per quella sera.

“E così ti sei imbellettato su alla perfezione.” Si voltò e vide sua cugina appoggiata allo stipite della sua camera “aperitivo, cena e dopocena o con il moretto vai a bere solo qualcosa?” Gli chiese alzando le braccia al cielo e scrocchiandosi la schiena.

“Berrò qualcosina” si chiuse i bottoni della camicia e allacciò anche quelli dei polsini “è il mio primo appuntamento vero.” Disse voltandosi per fissarla negli occhi.

Zoe gli si avvicinò e gli slacciò i primi due bottoni “così stai meglio” gli spiegò “e comunque Bas non devi preoccuparti. Andrà bene.” Gli sorrise “e adesso vai o farai tardi.”

Sebastian indossò il suo giubbino di pelle e uscì per andare al suo appuntamento con Blaine.

Non si era mai sentito così in ansia, un po' perchè era il suo primo appuntamento vero dopo anni; di solito infatti lui usciva, trovava qualcuno con cui bere e poi ci scopava assieme, e un po' perchè si rese conto che quel ragazzo era intrigante, ci aveva parlato due volte, eppure il suo tono di voce, gli argomenti di cui parlava erano come miele per lui.

Arrivò al punto d'incontro senza che ci avesse pensato alla strada, immerso com'era nei suoi pensieri non notò un ragazzo avvicinarglisi.

“Buonasera” Sebastian alzò il volto per vedere da dove proveniva quella voce. “Ciao Sebashian.”

“Ciao Blaine.” Gli sorrise avvicinandosi “come stai? Entriamo?”

Blaine rise annuendo “andata.”

Appena furono dentro al bar, si sedettero nell'angolo più lontano dall'entrata, un tavolo per due, dei salatini mentre aspettavano e diversi segreti raccontati vicino a una piccola lampada da tavolo.

Sebastian quella sera chiacchierò, bevve più di una birra e conobbe meglio il moretto.

“E comunque anche io mi sono trasferito, qui a NY, qualche anno fa.” Spiegò Blaine inumidendosi il labbro inferiore “volevo cambiare la mia vita, studiare, inseguire i miei sogni, e magari diventare una stella;” si mordicchiò il labbro inferiore “ma invece sono uno studioso e bibliotecario.” Rise.

“Non mi hai detto da dove vieni però. Sono curioso di sapere chi ha avuto il piacere di conoscere gli albori di questo topolino da biblioteca super sexy.” Ridacchiò Smythe ordinando altre due birre.

“Sono certo che tu non voglia saperlo” scosse il capo il ricciolino “è un posto dimenticato da dio e abitato da persone omofobe.” Si coprì gli occhi con una mano “Lima.” Disse quasi in un sussurro.

Sebastian spalancò la bocca. “Mi stai dicendo che vieni da Lima?” Gli chiese bevendo un sorso di birra fresca “Ohio? Quella Lima?” Rise “io ho vissuto a Westerville per qualche anno, ma poi, come sai, il resto della mia vita l'ho passata in Francia.” Alzò le spalle appoggiando la birra sul tavolo e inumidendosi le labbra.

“Eri felice lì? Intendo a Parigi, mi hai detto che sei scappato di qui per tornare al tuo paese Natale, ma eri, e sei, felice in Francia?” Domandò Blaine alzando le spalle fissandolo.

“A Parigi sto meglio che qui a NY o a Westerville, di sicuro non ci sono persone che mi intimano di fare cose che non voglio, non sono obbligato a vivere in un modo che non è il mio.” Spiegò semplicemente “tu qui sei felice? Hai una vita felice?” Domandò piegando la testa di lato.

“Diciamo di sì” Blaine alzò le spalle “ho un lavoro che mi piace, vivo in un appartamento con una coinquilina un po' matta, ma ehy, è la vita che ho deciso per me.”

“Ma sei felice Blaine?” Sebastian passò un dito sul bordo della bottiglia “È questo che ti sto chiedendo, una vita felice non è sinonimo di libertà.” Una luce di malinconia gli oscurò le iridi smeraldine.

Blaine alzò le spalle. “Appunto, sono libero come te, ma la felicità completa non sono riuscito ancora a trovarla. O è la felicità che mi snobba.” Un sorriso triste gli comparve sul volto “scusami, sono qui che parlo di quanto la mai vita faccia schifo e non ti chiedo nulla di come sia in realtà la Francia.”

“Non devi scusarti Killer, la Francia è … viola e rossa. Viola come la lavanda e rossa come il sesso e il peccato che si respira nelle sue vie. Il romanticismo lo si può trovare ovunque, ma Parigi è la città del divertimento, della passione, di sentimenti duri che ti entrano in corpo e fanno fatica poi a uscirti dal cuore.” Sebastian si morse il labbro inferiore “Parigi fa rinascere in un certo senso, se vuoi ritrovare te stesso basta che tu vada a Parigi.”

“Mi piacerebbe venire Bash. Tanto.” Sospirò Blaine mordendo il labbro inferiore umido di saliva.

Sebastian a quelle parole strinse le gambe assieme, la voce del moretto, il modo in cui aveva pronunciato il suo nome e … venire … quella parola.

Deglutì annuendo “dovresti davvero andarci. Fa bene al cuore e all'anima” sorrise “e poi anche il corpo avrà i suoi miglioramenti. Se possiamo chiamarli così.”

“Ma a Parigi non fa sempre freddo?” Chiese Blaine, inclinando il capo.

Per Sebastian quegli occhi dolci, e il fatto che non aveva capito i doppi sensi che aveva detto, fu meglio di un buon bicchiere di Courvousier. Quell'innocenza era così sexy!

“Sì ma …” Smythe si morsicò il labbro inferiore fissando il moretto sorridere “la vita migliora lì. È semplice, il profumo, le canzoni che si sentono e …”

“Il sesso.” Sogghignò Blaine inumidendosi il labbro inferiore “aiutano molto a essere più elastici. Dico solo che mi piacerebbe vivere sulla mia pelle Parigi.” Alzò le spalle “ma, tipo che non riuscirò mai a vederla con i miei occhi e sentirla con il mio cuore.”

Il silenzio scese sul tavolo. Un silenzio carico di parole che avrebbero voluto uscire dalle labbra del francesino, ma che questo era troppo impegnato a comportarsi bene e che, invece, avrebbe dovuto essere solo sé stesso, quindi seguire i propri istinti.

Blaine si alzò dal tavolo improvvisamente “è tardi. Domani lavoro e … è stato un piacere parlarti ancora.” Gli sorrise dolcemente “davvero.”

“Ti va se sabato prendiamo un caffè assieme?” Gli chiese Sebastian alzandosi anche lui dalle sedia.

“Molto volentieri.” Annuì il moretto “anche se … questo sabato non posso.” Si morsicò il labbro inferiore “ti va settimana prossima?” Gli chiese esitante.

Il ragazzo dagli occhi verdi annuì “non preoccuparti. Settimana prossima sarà perfetto.”

Blaine sorrise inumidendosi il labbro inferiore “e comunque la serata per noi non è ancora terminata.”

Sebastian gli si avvicinò e gli mise un braccio attorno alla vita “allora lascia che ti accompagni a casa dopo averti offerto un'ultima birra.” Gli sussurrò in un orecchio.

“Niente birra, andiamo a casa mia. Subito.” Disse Blaine appoggiandosi alla sua spalla. “Per favore Sebashian.” Disse terminando la frase con un sorriso languido.

Il francesino annuì e cingendogli la vita con un braccio lo portò fuori dal bar; assieme poi andarono all'appartamento del moretto che appena arrivò alla porta vi si appoggiò sopra sorridendogli.

“Mi sono divertito stasera con te, e spero che per te sia stato lo stesso, poi è ovvio che se invece per te …” Ma Blaine venne zittito dalle labbra di Sebastian che vi si posarono sopra dolcemente.

Un bacio a stampo, leggero, dolce, che poco a poco divenne più languido e umido.

Ma che però venne fermato subito dal francesino che si allontanò seppur di malavoglia da quelle labbra così piene e perfette.

“Buonanotte Blaine, anche per me questa serata è stata perfetta.” Gli disse sorridendogli, e sfiorandogli il labbro inferiore un'ultima volta se ne andò verso il proprio appartamento.

 

Sebastian tornò all'appartamento di sua cugina con un sorriso da orecchio a orecchio.

Serata fantastica, aveva bevuto poco, almeno rispetto alle sue normali serate alcoliche, aveva baciato il moretto ed era riuscito a prendere un altro appuntamento.

E questa volta di mattina. La settimana dopo, quindi avrebbe potuto studiare come comportarsi.

Ripensò al bacio, le sue labbra rosse e piene avevano un sapore particolare, non era solo alcool, ma qualcosa di unico che gli dava assuefazione. Avrebbe voluto divorarlo, o magari morirci su quelle labbra, ma purtroppo non poteva.

Non poteva andare a letto con quel moretto la prima serata, non quella volta, voleva fare le cose per bene; sorrise alzando il capo al cielo, si sentiva bene con quel Blaine Anderson.

Aprì la porta e appena entrò in casa si trovò davanti una scena tra il comico e il dolce.

Zoe lo stava aspettando sulla poltroncina, le gambe raccolte sotto al corpo, la testa appoggiata alle braccia incrociate e il cellulare stretto nella sua mano destra.

“Zoe” la chiamò scuotendola dolcemente. “Alzati da qui e vai a letto.”

Per risposta ricevette solo un mugugno indistinto. Sospirando Bas se la caricò in braccio e la portò nella sua camera. Le sfilò il cellulare e dandole il bacio della buona notte le rimboccò il lenzuolo.

La morettina si stiracchiò aggrottando la fronte “Bas” borbottò stropicciandosi un occhio “sei già tornato?” Si inumidì le labbra “com'è andata?” Gli chiese.

Sebastian le sfiorò il naso “te lo racconto domani francesina, dormi che è tardi.” E dandole un ultimo bacio in fronte la lasciò sola.

Appena si chiuse la porta della propria camera alle spalle, tirò un sospiro di sollievo, ripensando a quel bacio sentì un formicolio al basso ventre; quella serata si era rivelata più che perfetta.

 

Passarono un paio di giorni, Sebastian andò per la prima volta allo studio di avvocati a NY iniziando il suo periodo lavorativo, e da subito venne sommerso da richieste.

Al lavoro comunque si trovava bene, i suoi collaboratori, come si ostinava a chiamarli Zoe, erano affidabili e ligi alle proprie pratiche, chiunque si teneva stretto i propri clienti e ogni avvocato in quello studio aveva la palle cubiche per terminare e vincere le cause che si portavano dietro.

“Smythe!” lo chiamò il capo dello studio una mattinata mentre il francesino stava studiando un caso su un paio di pratiche “la signora Florant vorrebbe andare incontro alle richieste di suo marito. Ergo domani pomeriggio andrai assieme a lei a parlarne con il suo ex marito e avvocato a ruota.”

Sebastian alzò il capo dai faldoni e si tolse gli occhiali “perfetto. Sto scrivendo i vari beni immobili che entrambi dovrebbero possedere. Magari sarà più facile concordare la divisione dei beni” spiegò semplicemente rimettendosi gli occhiali “comunque per domani sarò puntuale.” E annuendo tornò al suo lavoro.

I giorni passavano lenti, di tanto in tanto sentiva ancora il morettino sexy, ma non erano ancora riusciti ad accordarsi per l'uscita, Sebastian ci aveva quasi perso la speranza, quando, una serata ricevette una telefonata da Blaine.

“Pronto?” Rispose il francesino chiudendo la porta della propria camera, tenendo così fuori sua cugina che sbuffò mandandolo al diavolo.

Buonasera Sebastian” la voce dolce del moretto gli arrivò alle orecchie come miele. “Ti va di vederci domani mattina? Sai … per la famosa colazione rimandata.” Balbettò.

Sebastian ridacchiò “ Ehy killer! Sì, certo! Domani sarebbe perfetto. Ci troviamo davanti al bar della quinta?” Sorrise quando affermò il tutto “allora ci vediamo domani Blaine.”

Appena la chiamata terminò Sebastian si lasciò cadere sul proprio letto, un appuntamento, e questa volta sapeva che aveva abbastanza tempo a disposizione per prepararsi al meglio.

A Smythe, in quei giorni, sembrò quasi di poterci vivere per sempre in quella città, ovvio, avrebbe sentito la mancanza di Parigi e della sua passione, ma New York aveva quel qualcosa in più.

Per esempio un moretto molto basso dagli occhi luminosi che aveva conosciuto per sbaglio.

E Zoe irruppe nella sua camera spezzando l'atmosfera felice.

“Perfetto. Sei un grande avvocato qui a NY, parli alla meraviglia quando sei di fronte a un giudice, attacchi e sai difenderti dalle accuse dei deficienti, ma non sei capace di fare un discorso corretto a un moretto che ti piace.” Lo stuzzicò sedendosi a terra, di fronte a lui “e non ci hai parlato neanche a quattrocchi, solo per telefono, e balbetti ugualmente.” Sogghignando lo fissò dal basso verso l'alto e si morse l'interno della guancia quando lo vide arrossire e coprirsi gli occhi con una mano.

“Non è vero. Sono tutte stronzate.” Disse scuotendosi “io non balbetto e comunque domani ho un appuntamento con lui. Di mattina, faremo colazione assieme.” Si passò una mano fra i capelli scombinandoseli ancor di più “secondo te come mi dovrò comportare?”

Zoe alzò gli occhi al cielo sedendosi accanto a lui “prima di tutto, lasciami dire che tu sei un po' sordo d'orecchi. Seconda cosa, come ti ho già detto se quel Blaine ti ha dato un'altra opportunità significa che ha visto qualcosa in te che lo ha colpito.” Gli sorrise dolcemente “quindi tu non devi fare altro che lasciarti andare.” Alzò le spalle “e niente altro.”

“E se volessi baciarlo di nuovo?” Le chiese alzandosi dal letto e girando per la stanza.

“Che cazzo vorresti rifare? Bacio? Tu? Quando cazzo è successo?” Zoe spalancò gli occhi puntandogli contro l'indice.

“Ehm, sì, quando sono uscito con Blaine, al pub, a bere, un bacio. E mi è piaciuto.” Si massaggiò il collo alzando il volto verso il soffitto “quindi tu dici che dovrei essere me stesso. Le mie solite battute, il mio solito comportamento da francesino e la mia solita voglia di ...”

“No” Zoe pose fine a quella sequenza di parole senza senso “non quel te stesso.” Gli prese il volto fra le mani, “non essere il Sebastian coglione che è partito da qui. Sii il Sebastian fantastico che sei diventato.” Gli diede un buffetto sul naso “sei maturato, sono io quella che deve essere la bambina tra noi due.” Lo fece sorridere. “E ora dimmi tutto sul tuo morettino sexy dato che non abbiamo avuto molto tempo.”

“Blaine è … assolutamente perfetto. Simpatico, dolce, ha un paio di occhi che ammaliano e ha una voce veramente sexy e il suo corpo …” Sorrise scuotendo il capo “ti ho già detto una volta tutto questo, ma lui è davvero così. Quando siamo andati a bere quel drink, lui non è solo bello fuori è anche intelligente e sa cosa vuole. Ha un faccino da innocente, ma” si prese la testa fra le mani.

“Avete fatto seriamente quei discorsi? Sesso al primo appuntamento? Sebastian Smythe lo sai che non si fa!” La morettina alzò le braccia al cielo “lo sai che bisogna aspettare almeno 3 giorni prima di parlarne.” Spiegò ridacchiando. “Quindi quel ragazzo ti piace seriamente” restando seduta sul letto di suo cugino accavallò le gambe “che faresti per lui?” Gli chiese fissandolo duramente.

“Non … io non lo so … cioè …” cercò di parlare ma fallendo miseramente per i balbettii che gli uscirono dalle labbra “sarebbe da sogno starci assieme, ma lo sai anche tu che io non sono fatto per legarmi a qualcuno. Non sono …”

“Quello che stai dicendo sono cazzate. Lo sai questo, vero? Lo sai che questi tuoi pensieri da vittima non ti faranno arrivare da nessuna parte?” Si alzò per avvicinarglisi “quindi riprenditi il cervello e le poche palle che ti rimangono, fatti bello per domani e cerca di pensare come l'adulto che sei!” Sibilò fissandolo “o che dovresti essere” puntualizzò minacciandolo per poi uscire dalla sua stanza.


E il primo capitolo è finito!
Ecco la lunghezza del prossimo è come questa ... soooo ... grazie di essere rimasti a leggere, grazie di non essere scappati e se lascerete una minima frase di commento/recensione/qualunque cosa vogliate sia GRAZIE.
Anche per dirmi i vari orrori che ho saltato o piccoli consigli. Scrivete che mi fa piacere ricevere commenti!
Alla prossima! (che probabilmente avverrà quando mi tornerà la linea di internet)
GRAZIE ANCORA!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Ed eccoci qui con il secondo e ultimo capitolo!
Grazie per chi legge e per chi commenterà se avrà voglia!
Buona lettura
(Non è betata, so, sorry  per le obrobriate che leggerete)


 

La mattina seguente Sebastian indossò una t-shirt, un paio di jeans aderenti, una giacca che gli arrivava alle ginocchia per coprirlo dall'aria fredda e uscì per andare al punto d'incontro accordato assieme al moretto; non dovette aspettare molto che il ricciolino comparve davanti ai suoi occhi con una sciarpa rossa a coprirgli metà del volto.

“Buongiorno” biascicò da sotto la sciarpa “come stai?” Gli chiese indicandogli con un cenno del capo la porta del bar “entriamo per stare un po' di più al caldo?”

“Buongiorno Killer” e prendendolo a braccetto lo scortò all'interno della caffetteria.

Appena si sedettero il ragazzo dagli occhi verdi ordinò due cappuccini con una spolverata di cannella sopra.

“Allora, Blaine Anderson, cosa fai nella vita a parte essere perfetto?” Chiese Sebastian leccandosi il labbro superiore per togliersi la panna rimasta.

Il moretto rise scuotendo il capo “perfetto? Io? No, affatto.” Sorrise abbassando lo sguardo verso la propria tazza “io sono solo un bibliotecario, amo la vita tra i libri, anche se so che c'è qualcosa di meglio per me.” Alzò le spalle “ma né a Lima né qui sono riuscito a trovarlo.”

Sebastian aggrottò la fronte bevendo il suo cappuccino “e cosa cerchi? Cosa credi sia meglio per te?” Gli chiese pulendosi le mani nel tovagliolo.

“Non lo so Bas, sento il bisogno che qualcosa di nuovo riempia la mia routine. Ma sono tutte sciocchezze.” Lo fissò deglutendo.

“E io sono qualcosa di nuovo? Potrei esserlo?” Sebastian sorrise inumidendosi il labbro inferiore, prese la tazza e finì il cappuccio “nel senso, nella tua vita potrei essere quel qualcosa di nuovo che non sei riuscito a trovare da nessun'altra parte?”

“Potresti.” Blaine arrossì annuendo e mettendo le mani sul bordo del tavolo. “Ma io so di essere troppo semplice per uno come te. Io sono ordinario.” Alzò le spalle e bevve il suo cappuccino.

Il francesino alzò gli occhi al cielo sospirando, poi puntò lo sguardo verso il ricciolino “Lo sai Blaine?” Sebastian si sporse verso l'altro moretto, “se tu credi di essere ordinario, io dico che ti sbagli.” Prese un piccolo morso della sua brioches “diciamo che per me tu sei tutto fuorchè semplice.” Gli fece l'occhiolino “comunque, se mi lasci essere sincero, tu hai troppa poca autostima di te stesso, per non dire che non ne hai affatto. Ti sottovaluti troppo Blaine.” Lo fissò mordendosi il labbro inferiore vedendo il ricciolino abbassare il capo e fissandosi le mani attorno alla tazza. “E voglio farti capire quanto tu sia fantastico, gentile, dolce, in poche parole particolare. E quanto queste qualità, molto rare da trovare in un unico ragazzo, mi intrighino.” Sorrise notando le guance di Blaine imporporarsi. “E il fatto che tu mi piaccia mi facilita le cose.” L'ultima frase la sussurrò.

Smythe si morsicò un labbro, lo conosceva da poco, gli aveva parlato un paio di volte in tutto, eppure sapeva che erano giuste le parole che gli erano appena uscite dalle labbra.

“Cosa?” Blaine spalancò gli occhi appoggiandosi contro lo schienale della sedia “ma, non mi conosci neanche.” Alzò le spalle “come puoi sapere che io sono …”

“Perfetto?” Sebastian sogghignò “semplice. Lo sei.” Si sporse verso di lui “ascolta, facciamo un patto.” Si inumidì il labbro inferiore “tu ed io usciamo per un appuntamento vero e proprio, magari usciremo più volte, in questo modo ci conosceremo meglio.” Sorrise fissandolo con un sopracciglio alzato “come tu vorresti, giusto?” Blaine annuì, “come nelle migliori storie d'amore” continuò ghignando vedendolo arrossire “ci avevo preso in pieno” sospirò “sei come uno studentello timido dall'aria fottutamente sexy.” Si leccò le labbra in maniera languida “devi essere una bomba a letto. Il sesso con te immagino sia fantastico.” Ghignò.

Blaine deglutì arrossendo “no, io non … cioè … usciamo, conosciamoci meglio, ma … il sesso, no, io … ehm.” Balbettò fissandosi le mani e abbassando il capo.

“Ma, cosa? Ehy Blaine” gli prese una mano “a me non serve conoscere una persona dopo una serie infinita di appuntamenti, io so subito com'è una persona, e tu Blaine Anderson, sei speciale.” Si morsicò il labbro inferiore “speciale per me.” Sussurrò sperando che non l'avesse sentito. Non voleva ricadere nei sentimenti, voleva rinnegare il suo passato. Scosse le spalle.

Il moretto lo fissò dolcemente “ok, quindi … ” deglutì “ti va se usciamo ancora?” Gli chiese tentennante.

Sebastian rise alzando il volto al cielo. “Certo, Blaine.” Gli rispose scandendo il suo nome lentamente “quando vuoi tu, il giorno che preferisci e il luogo.” Spiegò congiungendo le lunghe dita curate sul bordo del tavolo. “Anche domani andrà bene.” Sorrise languido.

“Ok” balbettò il morettino “io … ok … ehm … io domani sono impegnato, ma ti va bene mercoledì sera?” Gli chiese martoriandosi le unghie.

“A me va bene, dopotutto non sarà la nostra unica e ultima uscita. No?”

Blaine annuì “giusto. Quindi … mercoledì? Però ehm … mi farai sapere tu dove e l'ora?”

“Andata” e gli strinse la mano con un sorriso furbesco in volto.

 

Quando il francesino entrò nell'appartamento di sua cugina, trovò Zoe sulla poltroncina mentre leggeva un libro, non fece in tempo a chiudersi la porta alle spalle che la morettina alzò gli occhi su di lui.

“Allora? Com'è andato l'incontro?” Gli chiese chiudendo il libro e sistemandosi meglio sui cuscini.

“Ho un appuntamento. Di nuovo.” Sorrise saltellando sul posto “una cena con Blaine!” Urlò abbracciandola e alzandola dalla poltroncina “e adesso cosa farò?”

“CRETINO!” sibilò Zoe cercando di liberarsi “mettimi giù e spiegami” appena mise i piedi a terra incrociò le braccia al petto “ok, andiamo in cucina” quando entrambi si sedettero al tavolo Zoe gli puntò un dito contro “e ora, dimmi tutto!” Disse con una luce maliziosa negli occhi.

“Siamo usciti, abbiamo parlato, e Blaine è assolutamente perfetto. Ha una voce dolce e densa come il miele, che è balsamica e ti entra fin dentro al cuore, o al cervello.”

“E nel tuo caso fino all'uccello.” Sogghignò Zoe andando a prendere un paio di birre e posandole sul tavolo di fronte al francesino, “continua.”

“Ecco, sì, anche lì” rise Sebastian “e mi ha detto che ama la sua vita, è un bibliotecario, ma che cerca qualcosa di più.” Alzò le spalle sorridendo “mi ha rivelato che si sente ordinario, ma non lo è! Anzi! Lui è particolare, perfetto e …”

“E ti piace.” Terminò la frase la morettina bevendo un sorso di birra “perchè vuoi uscire con lui? Da quando ti conosco, so che odi gli appuntamenti … perchè sei cambiato?”

Sebastian la fissò corrugando le sopracciglia “io non sono cambiato, non del tutto, e comunque esco con Blaine perchè lui è il tipo da commedie romantiche che spera in un finale da favola.” Smythe alzò le spalle sorseggiando la sua birra fresca.

“E il moretto sexy sa che tu sei il lupo cattivo?” Ghignò sua cugina.

“Zoe, oramai sono diventato adulto, diciamo che il ragazzo mi sta interessando, e voglio conoscerlo seriamente.” Sorrise stringendo le mani attorno alla bottiglia “sì, Blaine mi piace.”

“Ok, a quando la cena? Che vuoi fare?” Gli chiese cambiando argomento.

“Mercoledì sera, decido io dove e l'ora … e non so cosa cazzo fare per sorprenderlo.” Si passò una mano fra i capelli corti “quanto sono scemo” sibilò posando il capo sul tavolo.

Zoe sospirò scuotendo il capo e si mise le mani nei capelli, il francesino alzò la testa “non fare cazzate, non strafare” disse la morettina “e per favore, ti scongiuro, ti supplico, mostra a Blaine il vero te.” Sorrise dolcemente. “Tutto molto semplice se usi il cervello alto” e così dicendo premette l'indice sulla fronte di suo cugino. “E comunque sì, sei scemo.” Ridacchiò terminando la propria birra.

“Quindi mi stai dicendo di parlargli del mio periodo da nerd? Dei miei telefilm preferiti, e dei libri che ho amato da ragazzo? Perchè non posso essere il figo perfetto?” Le chiese.

Zoe alzò gli occhi al cielo “perchè tu non sei perfetto. E comunque se magari fai sapere a Blaine di quando eri un dolce ragazzino che amava starsene in camera a leggere e vedere telefilm … poi è ovvio che sei cambiato a causa di quel coglione, ma ehy … è la vita.” Gli prese le mani “Bas, ascoltami.” Si morse l'interno guancia “a te Blaine piace, giusto? Quindi perchè non mostrargli il tuo passato? Magari così facendo scoprirai più cose su di lui, e il fatto che hai un anno di tempo per conoscerlo è a tuo favore. No?” Alzò le spalle mordendosi il labbro inferiore.

“Zoe, tu che faresti se fossi nei miei panni?” Sebastian si alzò dalla sedia prendendo le bottiglie vuote e gettandole via. “Ti apriresti a un tipo qualunque? Dirgli il perchè sei scappato da NY, di come la vita a Parigi non ti soddisfi per la mancanza di qualcosa … o qualcuno?” Chiese dando la schiena a sua cugina e appoggiando le mani sul ripiano della cucina.

“Io gli direi la verità, ma solo se mi piace.” Gli sussurrò abbracciandolo “Sebastian ascolta.” Lo fece girare verso di sé e gli sfiorò il volto “cerca di vivere nel presente e lascia il passato dov'è. Non puoi negarti di amare solo per uno stronzo.” Sorrise dolcemente prendendolo per mano. “Ok?”

Sebastian annuì stringendo a sé sua cugina “Grazie, che farei senza di te mostriciattolo?”

“Ovviamente avresti una vita più monotona razza di francese impomatato che non sei altro.” Rise Zoe lasciandosi abbracciare.

“Quindi mi aiuterai?” Le chiese fissandola dall'alto. “A … ricominciare.”

“Solo se me lo fai conoscere” Zoe sogghignò allontanandosi “voglio vedere quel gran bel culo che si ritrova.” Ridacchiò incrociando le braccia al petto. “Dopotutto anche io sono umana.”

“No. Tu sei un mostro.” La indicò Sebastian scuotendo il capo “sei incredibile e …” sospirò sedendosi e alzando gli occhi al cielo “e va bene! Quando faremo un'altra uscita, te lo presenterò.”

“Fantastico.” Zoe ghignò prima di andare a prendere il giubbino “io esco, devo fare un paio di commissioni. Ci vediamo quando torno.” E lasciandogli un bacio veloce sulla tempia uscì di casa.

 

Il mercoledì sera arrivò e Sebastian uscì assieme a Blaine, una cena, in un vero ristorante, il tutto ovviamente scelto e prenotato dal francesino.

“Sebastian … ehm … perchè siamo qui?” Balbettò il moretto vedendo dove erano arrivati. “Avevi detto una cena informale e …” Indicò l'ampia facciata del ristorante.

“E siamo qui, in questo ristorante perchè l'ho deciso io.” Lo spinse dolcemente all'interno delle porte in cristallo “goditi questa serata.” Gli sussurrò languidamente in un orecchio. “Diciamo che così avremo un'opportunità per conoscerci.” E ponendogli una mano sul fianco, lo scortò al loro tavolo riservato. “Allora, che mi dici?” Gli chiese fissandolo maliziosamente.

Blaine deglutì alzando le spalle “dico solo, che questo posto mi sembra troppo lussuoso e importante per uno come me.” Si guadò attorno notando chiunque vestito in modo elegante e raffinato “cioè, guardami!” Spalancò le braccia.

Sebastian ridacchiò porgendogli un menù “ti sto osservando perfettamente e lasciami dire che trovo che quei pantaloni neri ti fasciano il culo in modo straordinario.” Ammiccò languidamente “ed è la pura verità.” Sfogliò il proprio menù e dopo aver scelto lo mise da parte “ascolta Blaine, questa serata è per noi due. Se stasera ho scelto un posto così è perchè so che tu ne vali la pena, che te lo meriti.” Sorrise candidamente “allora. Quali sono i tuoi interessi?”

“Cosa?” Domandò Blaine balbettando “ahm, io … ahm, leggo, vivo il mio lavoro molto tranquillamente e sono a NY da qualche anno, ho un mio appartamento, ci abito, in affitto, con la mia coinquilina, dato che sono due anni che sono single.” A quel punto la sua voce si spense “sono stato lasciato.” Fissò Sebastian mordendosi un labbro “ok, cambiamo argomento dato che sono una pessima persona.”

“No fermo. Mi stai dicendo che un tipo ti ha mollato di sua spontanea volontà? Stava male. Molto, se ha preso una decisione così … stupida!” Il francesino scosse il capo fermamente.

“Avevamo visioni diverse nello stare assieme. All'inizio quando non gli mandavo nessun messaggio si lamentava, poi quando cercavo di essere presente in tutti i modi non gli andavo bene e ...” alzò le mani davanti al proprio volto “e basta. Non parliamo di queste cose. Non mi va.”

Poco dopo arrivò una cameriera a cui Sebastian comunicò le loro ordinazioni.
“Blaine,” lo richiamò dolcemente “non volevo farti ricordare quel tizio, decisamente strambo, non era mai contento. Scusa la franchezza.” Lo vide abbassare il volto verso la tovaglia e stringere le mani a pugno “ma so quanto fa male essere rifiutati o mollati. Non sei l'unico.” Alzò le spalle.

“Cioè? Anche tu?” Chiese Blaine spalancando gli occhi e fissando il francesino.

“Sì” rispose sospirando “molti anni fa. Avevo appena finito gli studi e mi ero innamorato, neanche un'estate è durata, ma ci sono stato molto male. È grazie a mia cugina che ho ricominciato a respirare, mi ha dato un'opportunità per vivere la vita come desideravo io, e non come i miei genitori volevano per me.” Dallo sguardo corrucciato di Blaine capì che non aveva reso bene l'idea di ciò che era successo “quando sono stato mollato ero una specie di guscio vuoto, e Zoe vedendomi così mi ha regalato il suo biglietto per Parigi. Doveva lei andare in Francia, ma ha preferito dare a me la possibilità di vivere, di tornare a respirare sul serio e a rimettermi in sesto.”

“Ti vuole bene tua cugina.” Sorrise Blaine.

“È l'unica tra tutti i miei parenti con cui ho un vero rapporto di amicizia. C'è anche mio cugino Adam, ma non è la stessa cosa. Lei è unica.” Scrollò le spalle il giovane uomo. “Anche se è impossibile tenerla sotto controllo, più cerchi di cambiarla, più lei fa di testa sua. Lei ti fa credere che la puoi ammansire, ma in realtà stai solo peggiorando il suo modo di vivere.” Sorrise “cose orribili sono accadute quando eravamo dei ragazzini. Molto brutte.”

Blaine si spaventò leggermente “che ha fatto?” Chiese rapito.

“Sua madre la voleva perfetta al suo secondo matrimonio e Zoe si è presentata in chiesa con una canottiera bianca semi trasparente e pantaloncini corti in jeans. E in più quel giorno, si è tagliata i capelli e se li è tinti di blu. Orribile.” Sebastian si coprì gli occhi con una mano “quel giorno è stato orribile e mia cugina ha riso per settimane. È una brutta persona.”

“Ma ti vuole bene e ti ha ceduto la possibilità di vivere al meglio.”

Sebastian annuì “è una stronza dall'animo dolce.” Lo fissò “però parliamo di noi due adesso.” Disse maliziosamente fissandolo nelle iridi caramellate.

“Comunque!” Sorrise Blaine vedendo i loro ordini arrivare “parlami dei tuoi interessi.”

“Vuoi i miei interessi di adesso o vuoi i miei vecchi interessi?” Chiese Sebastian versando il vino rosso nei loro bicchieri e iniziando a cenare.

Blaine ridacchiò scuotendo il capo “i tuoi veri interessi. Voglio sapere di te.” Sorrise “il vero te.”

Il francesino rimase basito “vuoi davvero conoscermi?” Al suo cenno affermativo sorrise “ero un nerd. Ma non di quelli piccoli e insignificanti. Vivevo praticamente di telefilm, supereroi e fantascienza.” Arrossì alzando gli occhi al cielo “e vorrei sapere perchè ti sto dicendo ciò.”

“Ci stiamo conoscendo. E comunque ti capisco, almeno, io non ero un nerd patentato ma ho vissuto l'adolescenza sommerso dai libri; praticamente non avevo vita sociale, ma ehy! Ho coltivato fin da sempre il mio attuale lavoro.” Fece ridere Sebastian che scosse il capo a quella affermazione. “E non ti ho detto la cosa peggiore di me e del mio passato!” Disse alzando un indice al cielo.

“Adesso sono curioso, dimmi tutto. Desidero sapere le peggio cose” ridacchiò Smythe.

Blaine si prese la testa fra le mani “ero un patito di papillon, li indossavo sempre, su qualunque cosa, magliette, canottiere, uniformi. Oddio e una volta mi sono vestito da supereroe,” abbassò lo sguardo verso il proprio piatto “sai a scuola, per i voti, quell'anno ho dato il peggio di me.” Rise ricordando quei momenti “e la cosa peggiore fu la mia mania per il gel. Odiavo i miei capelli ricci, mi sentivo molto 'Medusa la vendetta', e quando dico che lo mettevo sempre, che stavo lì a pettinarmi, a sistemarmi alla perfezione le ciocche, voglio proprio precisare SEMPRE. Ero malato di gel, ne tenevo un tubetto nell'armadietto della scuola, uno nella borsa dei libri e non ti dico quante scatole a casa.” Si nascose il volto fra le mani “quanto mi pento.” Sospirò mesto.

“Fu un periodo molto difficile, sia per me che per te,” esclamò il francesino facendogli togliere le mani dal viso “che però fortunatamente è tutto finito.” Bas piegò le labbra in un sorriso sghembo fissandolo “mi piacciono i tuoi ricci, mi danno una sensazione di … dolcezza.” E dicendo questo abbassò il capo tornando al proprio piatto.

Blaine arrossì completamente e iniziò ad assaggiare ciò che aveva nel piatto, “comunque” disse pulendosi la bocca e deglutendo “hai ancora magliette e giornalini dei tuoi tempi da nerd?” Il moretto gli chiese ridendo per poi tornare a mangiare, “chiunque ha dei ricordi, e tu?” Gli chiese pulendosi un angolo della bocca per poi bere un sorso di vino.

“Io li ho fatti gettare via, non ne ho più.” Sorrise Sebastian bevendo un sorso di acqua “forse qualcosina l'ho ancora qui dentro” sussurrò puntandosi un indice contro la tempia “oramai sono un avvocato. Sono diventato grande.”

“Tutti bambini crescono. Tutti tranne uno.” Recitò Blaine finendo la propria cena.

“James Matthew Barrie.” Il ragazzo francese sorrise “Peter Pan. Anche io leggevo i libri, e so cose molto macabre riguardo ad alcuni di loro.”

“Non mi dire” sussurrò Blaine incrociando le braccia sul tavolo “esponi anche a me le cose macabre che tu credi di conoscere.” Sorrise.

“La Sirenetta, scritta da un gay per il suo amante. Peter Pan, uccideva i bambini che diventavano grandi. Il Brutto Anattrocolo parla di un gay preso per il culo dai suoi coetanei.” Iniziò ad elencare Sebastian allontanando il piatto vuoto da sé. “Ah sì, il principe azzurro non ha nome perchè è il viagra. Tutte le donne accontentate da un unico colore.” Ridacchiò Sebastian sentendo uno strano calore alla bocca dello stomaco; e non era colpa dell'acool ingerito.

Il ricciolino annuì versandosi un bicchiere di acqua “questa mi era sfuggita, comunque lo sai che Biancaneve e i 7 nani sono invece i 7 stati di chi utilizza droghe?” continuò Blaine ghignando, iniziò a lasciarsi andare. Si trovava bene con quel ragazzo.

Smythe rise di cuore versando altro vino nei bicchieri.

Quella sera passò fin troppo velocemente, risero, parlarono, ordinarono altre bottiglie di vino e si confidarono conoscendosi sempre più.

Quando fu ora di lasciare il ristorante Sebastian prese Blaine per un fianco e pagando il conto lo scortò all'esterno.

“Mi sono trovato bene con te” sussurrò Blaine posando la testa contro al suo braccio e lasciandosi cullare dal suo calore “grazie.”

Sebastian strinse la presa e sorrise “grazie a te Killer. Ti va di venire a casa mia?” Gli chiese fermandosi in mezzo alla strada.

“Sempre che non sia di disturbo” alzò il volto per lasciargli un bacio a stampo sul collo.

Il francesino deglutì, quelle labbra erano così morbide e calde, avrebbe voluto sentirle su di sé ancora per un po' di tempo, magari morirci su quelle labbra sarebbe stato perfetto.

Perfetto come lui, quel moretto dalla voce sexy e dolce come il miele, con quei capelli ricci, scuri lasciati liberi al vento, con quelle iridi di vari colori, dal caramello al verde chiaro, brillavano da tanto erano particolari, potevi caderci dentro, nuotare e sperare di affogarci per non emergerci più, e la perfezione erano le sue labbra, morbide al tatto, piene ed erano come calamite verso le proprie.

Quel ragazzo aveva in sé il paradiso e l'inferno.

“Non ti avrei invitato se disturbassi.” Rispose tornando con i piedi per terra.

Quando arrivarono al condominio dove Zoe abitava, il francesino, stringendo la mano a Blaine lo accompagnò al piano dove vi era l'appartamento, Sebastian aprì la porta e gli sorrise.

“Tranquillo, non c'è nessuno, siamo solo noi due, e poi appena torna Zoe te la presento. Come ti ho spiegato è un po' stronza, ma ha un cuore d'oro.” Gli baciò dolcemente l'angolo del labbro e poi entrò portandosi dietro il moretto.

Ma non fece in tempo a chiudere gli occhi che vide sua cugina, mezza nuda, sul divano, con un ragazzo appiccicatole addosso.

“Per la miseria Zoe!” Urlò Sebastian voltandosi verso Blaine per coprirsi gli occhi e coprire il moretto da quella visione. “Copriti!”

Zoe sbuffò togliendosi di dosso l'altro ragazzo e indossò la maglietta e i pantaloncini che erano a terra. “Ok, scusa, credevo eri abbastanza maturo da vedermi con qualcuno.”

Sebastian si voltò verso la ragazza vedendola abbastanza in ordine, capelli scarmigliati, labbra rosse per i baci e collo marchiato da morsi.

Solo in quel momento la ragazza dagli occhi blu notò Blaine “Oh ehy! Ciao!” Sorrise sistemandosi alla meno peggio i capelli. “Tu devi essere l'amico di mio cugino. Piacere di conoscerti.” Gli disse stringendogli la mano. “Essì, sei proprio molto sexy. Un ragazzino basso, corpo niente male, e se mi è concesso dirlo, quella tua arietta da scolaretto timido è super hot.” Ghignò lasciandogli andare la mano. Si voltò verso il ragazzo con cui era sul divano “e con te abbiamo finito. Ci si vede, forse. Salutami tuo fratello.” E lo fece uscire dall'appartamento. “Allora! Chi vuole un caffè?” Domandò radiosa.

“Lei è mia cugina. Zoe Zyth.” Tentennò Sebastian facendo scorrere lo sguardo tra il moretto e la ragazza, “volevo fartela conoscere in modo adeguato ma … hai conosciuto lei in tutto il suo splendore di stronza francese.”

Blaine spalancò gli occhi e cercò di dire qualcosa, anche se dalle sue labbra non uscì molto.

“Un ragazzo silenzioso. Bas, te lo sei scelto con cura. Almeno usa la bocca in maniera utile.” Disse la morettina iniziando a preparare il caffè.

Sebastian si coprì gli occhi con una mano e si chiese il perchè avesse voluto rovinare quella serata partita così bene.

“In realtà, Zoe, so parlare bene, e non credo che tu abbia il permesso di giudicare la vita che tuo cugino conduce. E ovviamente, se Sebastian va a letto con qualcuno, a te non dovrebbe interessare.”

I due francesi si voltarono simultaneamente verso il moretto che deglutì.

“Cuginetto, se tu scarterai questo morettino, me lo prendo io.” Ghignò Zoe “mi sa tenere testa.”

“Per adesso lui è mio e adesso fila via che voglio avere privacy.” Ringhiò Smythe avvicinandosi al moretto e arpionandogli un fianco sollevandogli la camicia.

Sentì sotto al proprio palmo la consistenza della sua pelle, era calda, tesa e Blaine sospirò a quel tocco; Zoe se ne accorse e si inumidì il labbro inferiore.

“Vi lascio soli” guardò l'orologio posto sul muro della cucina “cercherò qualcosa da fare fuori di qui. Quando torno spero siate a letto, o almeno la tua porta chiusa a chiave Bas.” Ridacchiò e prendendo il suo giubbino uscì. “Divertitevi” sussurrò prima di chiudersi la porta alle spalle.

“Zoe è strana, ma mi vuole bene. A modo suo.” Tentennò Sebastian martoriandosi le mani “e scusa per come si è comportata” scosse il capo sedendosi sul divano “mi ci vorranno anni di psicanalisi per far andare via quell'immagine.” Fece spazio a Blaine che si sedette in parte a lui.

“Comunque grazie. È stata una bella serata.” Il ricciolino posò la testa nell'incavo del collo dell'altro, gli sfiorò una porzione di pelle con la punta del proprio naso. “Mi sono trovato bene con te.” Gli baciò dolcemente la guancia.

Sebastian a quel punto si tirò addosso il moretto e lo baciò sulle labbra, sempre più voracemente, sempre più dipendente, era quasi intossicato da quelle labbra morbide.

Mani che vagavano sui vestiti, cercando pelle nuda a cui arpionarsi; entrambi sentirono il cavallo dei pantaloni stringere sempre più, minuto dopo minuto, bacio dopo bacio.

Si allontanarono dopo vari minuti solo per riprendere ossigeno, avevano il fato corto, le labbra rosse e piene di morsi.

Blaine deglutì spostandosi e tornando al proprio posto si sistemò la camicia che si era stropicciata sotto alle mani dell'altro.

“Bene, ora è meglio che vada. Ci vediamo.” Blaine si alzò di scatto e andò alla porta che aprì senza voltarsi a guardarlo. “Buona serata.” Sussurrò prima di scomparire nel corridoio.

Sebastian tirò indietro il capo appoggiandolo contro il poggiatesta del divano, si sfiorò le labbra sentiva ancora quelle di Blaine contro le proprie.

Poco dopo la porta si spalancò “allora cuginetto? Com'è il moretto?”

“Mi sono innamorato.” Sussurrò Sebastian alzando gli occhi verso la ragazza “mi sono innamorato di Blaine,” sorrise passandosi un pollice sul labbro inferiore.

Zoe si sedette accanto a lui “wow. Non te lo sei neanche portato a letto e dici di essertene …”

“Innamorato.” Terminò la frase il francesino. Alzò il volto verso il soffitto “faccio pena.”

Sua cugina gli mise una braccio attorno alle spalle facendogli mettere il capo sul suo grembo.

“Ascolta Bas” gli passò una mano fra i capelli “non fai pena, se ti sei innamorato è una cosa grandiosa, quel moretto poi è molto, molto bello.” Sogghignò “e ho notato che si sa difendere da solo, che è molto importante; ma lo sai Bas cosa ho visto quando eravate vicini?”

Smythe alzò la testa verso gli occhi di sua cugina “due ragazzi che si sarebbero scopati al primo angolo disponibile?” Domandò cinico.

Zoe rise accarezzandogli i capelli “no, francesino. Ho visto la chimica, un rapporto vero e intenso tra voi due. Un legame di anime e non solo di mani.” Sorrise alzando le spalle.

“Quindi anche tu pensi che sia quello giusto?” Chiese facendosi stringere tra le sue braccia.

Zoe si inumidì il labbro inferiore “solo se ci credi tu. Io non posso giudicare, lo ha detto il tuo morettino sexy.” Ghignò.

Sebastian rise “ok, e … dimmi la verità, chi era QUEL ragazzo che era qui con te?”

Zoe sospirò alzando le spalle “il fratello del mio collaboratore.” Spiegò tranquillamente, “ed è il suo gemello per essere precisi.” Disse muovendo una mano nell'aria “è più simpatico dello stronzo, ma molto più stupido. Non riesco ad avere un rapporto interessante a livello del parlare.” Sebastian si alzò di scatto e si sedette in parte a lei. “Con lui c'è molta attività e contatto fisico, ma non riesco a fare dei discorsi interessanti come con suo fratello.” Zoe alzò le spalle come spiegazione finale.

“Magari non hanno un terzo fratello che riunisce le loro caratteristiche?” Chiese malizioso Bas.

Zoe scosse il capo ridendo, si alzò dal divano e andò al frigorifero per prendere una bottiglia di acqua, “purtroppo no. Sono solo loro due, ho proprio idea di finirla con questo, è molto banale come persona.” Bevve un bicchiere di acqua “anche se le sue mani e le sua labbra sa come usarle al meglio.” Sorrise maliziosamente mordendosi il labbro inferiore.

“Risparmiami gli incubi. Ti prego.” Sebastian si coprì gli occhi con una mano.

“Quanto sei pudico. Parigi ti ha rammollito.” Un sorriso malinconico comparì sulle labbra della ragazza “mi manca l'aria di Parigi. Magari, quando vi tornerai, verrò a trovarti.” Appoggiò il bicchiere nel lavello sospirando.

“Zoe.” La chiamò Smythe “perchè mi hai dato il tuo biglietto quella volta?”

“Ne avevi più bisogno di me. E come vedi ti è servito, hai una vita fantastica, una carriera d'oro e sei rinato” spiegò sorridendo dolcemente “e io me la sono cavata. Non mi sto lamentando per l'amor del cielo, ma a volte mi viene voglia di gettare tutto all'aria.” Alzò le spalle “ma poi passa.” Fissò suo cugino e tornò a sedersi accanto a lui “e adesso raccontami tutto su quel moretto sexy.”

 

Sebastian e Blaine passarono molto più tempo assieme, si incontrarono ovunque, tra colazione nei bar, alcune sere nelle pizzerie, si conobbero sempre più, parlarono di loro, della loro infanzia e della passione di Smythe per l'arte e la musica.

“Non mi dire” sussurrò stupito Blaine “hai cantato in un gruppo? Tu?” Ridacchiò indicandolo.

“Sì, ed ero anche il capitano. Studiavo a Westerville, la Dalton. Era una meraviglia, feste, studi privati e sopratutto le gare di canto. Alcune volte ci siamo anche esibiti alle regionali e …” Venne fermato prontamente da Blaine che alzò una mano in aria.

“Aspetta … avevate una divisa?” Spalancò gli occhi.

“Sì, rossa e blu. I Warblers,” sorrise malinconicamente “Warblers una volta, Warblers sempre.”

Blaine si alzò dal tavolo scuotendo le mani a ventaglio “io mi ricordo di quella squadra lì! Anche io cantavo alle regionali, però con le New Direction, siamo stati avversari!” Si sedette nuovamente cercando di calmarsi “magari ci siamo visti ma non ce ne siamo mai accorti.”

Sebastian lo fissò poggiando il mento alla mano “improbabile, se in qualche modo io ti avessi visto, non mi sarei dimenticato di te facilmente.” Sogghignò languidamente “con quel gran bel sedere che ti ritrovi, mi è molto difficile pensare di scordarmi di te.”

Passarono un paio di mesi in cui alcune sere, quelle in cui la coinquilina di Blaine era assente, Smythe rimase a dormire perfino dal moretto.

Si trovavano bene assieme e il francesino capì che il suo cuore era perduto, il pezzo più fragile di sé, quello che ci aveva messo così tanto per tenerlo al sicuro e dietro tante barriere, era lì, nelle mani di quel fantastico moretto, e purtroppo non c'era più speranza di averlo indietro, almeno, non come quello che aveva prima.

Un pomeriggio assolato di fine agosto Sebastian e Blaine erano ai giardini pubblici, seduti sotto a un grande albero che li riparava dal caldo.

Il morettino era seduto tra le gambe del francesino, con la testa appoggiata contro al suo petto.

“Bas, se ti faccio una domanda, tu mi rispondi francamente?” Chiese il ricciolino alzando il volto.

“Certo Killer, spara.” Disse baciandogli una spalla e aspirando il suo profumo.

“Perchè sei andato via da New York?” Alzò il volto verso l'altro, e come al suo solito si ritrovò a fissare quelle labbra da divorare di baci e morsi.

Sebastian sorrise scuotendo il capo. “Il mio cuore non riusciva più a reggere il dolore di dover rimanere,” gli mise le mani fra i capelli e giocherellò con le sue ciocche “mi sentivo oppresso e in qualche modo distrutto.” Cercò di spiegare Sebastian, senza scoprirsi troppo.

Sapeva di starsi sbilanciando, e forse troppo, ma non riusciva a mentire a Blaine.

“Quindi in poche parole ti eri innamorato.” Ridacchiò Blaine baciandogli il collo sopra a un neo.

Sebastian sospirò, sia per il bacio, che per il fatto che il ricciolino aveva capito tutto.

“Sì.” Sussurrò il ragazzo dagli occhi verdi passando una mano fra i riccioli alla base del collo del moretto “è proprio così, e comunque ti ho già raccontato tutto su quella faccenda.”

Blaine si voltò verso il francesino “mi stai dicendo che è colpa di quel tipo che sei scappato via?”

Il ragazzo dagli occhi verdi annuì sfiorandogli una guancia “è passata. Si cresce, si matura, si dimentica.” Sorrise “e comunque tornando qui ho trovato di meglio.” Lo fissò prima di baciarlo dolcemente sulle labbra. “Ho trovato te.” Sussurrò prima di ghermirgliele nuovamente.

 

Quei mesi passarono veloci, Sebastian passò più tempo a casa di Blaine, trascorsero minuti, ore, giorni e notti in compagnia l'uno dell'altro; il letto del moretto in quelle notti non fu mai freddo, anche perchè la coinquilina del ricciolino si era trovata un altro alloggio.

Ogni giorno che passava, il sentimento che il francesino provava per l'altro aumentò sempre più, e per una volta nella sua vita sentiva che era contraccambiato.

Oramai non vi erano dubbi, si amavano.

Un pomeriggio Blaine andò a trovare Sebastian e invece trovò Zoe.

“Oh, ehm, ciao” le disse quando la vide aprire la porta “c'è Bas?” Chiese tentennante.

“È fuori, in ufficio. Scusa,” Gli disse mordendosi il labbro inferiore “comunque vieni dentro dai, ho un paio di domande da farti.” Si spostò di lato per farlo passare.

“Sicura che non disturbo?” allungò il collo per vedere se vi era qualche altro ospite.

Zoe rise scuotendo il capo “tranquillo, non c'è nessuno e il ragazzo dell'altra volta non lo vedrai più.” Alzò le mani in alto. “Promesso.”

Blaine sorrise ed entrò nell'appartamentino. “Ok, allora, devo dirti una cosa. Molto delicata.”

“Spara” disse la ragazza sedendosi sul divano e accavallando le gambe. Gli indicò la poltroncina e Blaine vi si sedette sopra incrociando le gambe sotto il proprio corpo.

“Amo Sebastian, lo amo con tutto me stesso e voglio capire cosa è successo quando è fuggito da qui, lo chiedo a te perchè lui non mi ha detto mai nulla di specifico e …”

“Prendi ossigeno killer.” Ridacchiò Zoe accendendosi una sigaretta “ok” si inumidì il labbro inferiore “allora, Sebastian, era un ragazzo dolce, ovviamente con sangue francese, e a 17 anni si è innamorato di uno stronzo.” Espirò il fumo dalle narici “sono rimasti assieme.” Fece schioccare la lingua contro al palato “assieme, grande parola, all'altro ragazzo non interessava nulla a parte il culo di mio cugino.” Sibilò, “comunque! Si frequentarono per qualche mese, neanche un'estate, e poi, come nelle storie più tristi è finita, e neanche tanto bene per Sebastian.” Scosse la cenere in un piattino “ne è uscito distrutto. Non mangiava, non dormiva, si stava ammalando. Al compimento del suo diciottesimo compleanno gli ho dato il mio biglietto aereo.” Alzò le spalle.

Blaine si morse l'interno della guancia. “Ti sei sacrificata per lui.” Sussurrò. “Ma perchè tu volevi andare via?” Le chiese.

“Volevo vivere la vita e non solamente lasciarmela scorrere addosso.” Gli mostrò il polso destro su cui faceva sfoggio un piccolo tatuaggio a forma di Tour Eiffel “unica cosa che mi fa ricordare le mie radici,” sorrise alla sua espressione, “sì” ridacchiò, “anche io sono francese di nascita.”

Blaine sorrise sornione. “Ma Sebastian è qui per quanto tempo? Tornerà a Parigi o …”

Zoe si morse il labbro inferiore “all'inizio aveva intenzione di rimanere qui per qualche mese, per poi tornare a Parigi, è un bravo avvocato.” Annuì orgogliosa Zoe, “infatti aveva già il biglietto di ritorno,” andò al cassetto e prese il biglietto sventolandolo in aria “ma tu hai legato il suo cuore con un filo rosso.” Ghignò spegnendo il mozzicone e buttandolo via “anche se, spero per te, che davvero l'altro capo del filo lo hai attaccato al tuo, di cuore.” Lo fissò scrutandolo a fondo.

Blaine saltò sulla poltroncina e si piegò in avanti. “Te lo giuro Zoe io …”

“Non giurare, ti credo.” Sorrise puntandogli un dito contro “solo. Non fare del male a mio cugino. Ha sofferto tanto e adesso ha trovato qualcuno a cui dare il suo cuore.” Abbassò gli occhi sulle proprie mani “ti prego, trattamelo bene.”

“Lo amo. Non ho altro da dire.” Alzò le spalle Blaine sorridendole “e comunque grazie e … appena torna Bas potresti dirgli di chiamarmi?” Si alzò dalla poltroncina e si avvicinò alla porta “io … ehm, vado, grazie delle informazioni.” E uscì dall'appartamento silenziosamente.

Quella sera Sebastian tornò da sua cugina e chiamò il moretto, poco dopo uscì dalla propria stanza e si sedette sul divano incrociando le braccia dietro alla testa.

“Zoe non ci credo!” Disse Sebastian con le lacrime agli occhi “non mi sono mai sentito così bene in vita mia.” Rise alzando le braccia al cielo.

Sua cugina scosse il capo riponendo una lettera che stava leggendo nel cassetto dove aveva lasciato il biglietto di ritorno a nome di Smythe per Parigi “sono felice per te.”

Sebastian si voltò verso la ragazza “Zoe, va tutto bene?” Le chiese prendendola per le spalle. “C'è qualcosa di cui vorresti parlare?” La fissò nelle iridi bluastre.

“Tutto ok.” Alzò le spalle “solo che mi hanno licenziata questo pomeriggio, per colpa dello stronzo.” Deglutì “il fatto che ho scritto un articolo molto meglio del suo, gli ha dato l'occasione di farmi fuori.” Prese il biglietto aereo che era nel cassetto e lo rilesse per l'ennesima volta “e il tuo biglietto” glielo mostrò cercando di schiarirsi la gola “è per settimana prossima. E come saprai non è rimborsabile.” Glielo lasciò davanti agli occhi “Bas, il tuo aereo parte settimana prossima e dovrai lasciare New York e Blaine.” Si mise le mani nei capelli. “E adesso?”

Sebastian lesse la data, poi alzò lo sguardo su sua cugina. “Io un'idea ce l'avrei.” Sorrise alzandosi e abbracciandola “una vita per una vita. Ricordi?”

“Cosa?” Urlò Zoe staccandosi da suo cugino. “Ma tu … il lavoro … e …” si pose una mano sugli occhi “diglielo. Devi dirglielo subito.”

Sebastian scosse il capo. “Prima pensiamo a te e poi lo dirò al mio ricciolino” sogghignò “andiamo francesina, la vita ti aspetta.”

Solo a quel punto Zoe rise “ma il tuo lavoro a Parigi … per non parlare dell'appartamento!”

Smythe la fece sedere. “Mi trovo bene qui, posso mandare una lettera di licenziamento e richiedere il trasferimento qui. Dopotutto sono uno dei migliori avvocati di Parigi; New York sarebbe fiera di avermi tra le sue schiere.” Ghignò “e per l'appartamento, sai, potremmo scambiarceli. Io sono avvocato, non ti faccio pagare neanche la parcella.” Vide Zoe con le lacrime agli occhi “oh mia povera piccola francese.” Rise stringendola dolcemente in un abbraccio. “Andrà tutto bene, te lo prometto.”

 

Un paio di giorni dopo Blaine andò a trovare Sebastian, appena gli venne aperta la porta si gettò fra le braccia del francesino.

“Ti sono mancato Killer?” Chiese ridendo Sebastian baciandolo dolcemente “forse non dovrei chiamarti più spesso se è questo il castigo che mi merito.” Scherzò cingendogli la vita e portandolo sul divano.

“Scemo.” Lo punzecchiò il ricciolino dandogli un buffetto sul braccio.

Ma solo in quel momento si rese conto che l'appartamento era disseminato di bagagli aperti e chiusi, vi erano anche delle borse da viaggio e piccoli sacchettini pieni di flaconi per il bagno.

Sebastian non notò lo sguardo interrogativo del suo ragazzo, e si era anche dimenticato di riporre il biglietto di ritorno per Parigi, in cucina; ma Blaine fu lesto a notare quel pezzo di carta sul tavolino di fronte a loro.

“Cos'è questo?” domandò agitato. Lesse la data, il cognome, la destinazione “tu …” lo indicò “te ne vai. Perchè?” Si alzò dal divano tremando visibilmente “hai deciso di andartene? Così? Quando me lo avresti detto? Mh?” Alzò il tono della voce, diventando sempre più isterico “io mi fidavo di te, siamo usciti, ci siamo conosciuti e,” lasciò cadere il biglietto sul divano, quasi schifato. Si mise le mani nei capelli tirandosi i ricci, “dimmi la verità! Mi hai preso in giro in tutti questi mesi?” Gli chiese con le lacrime agli occhi. Lacrime di tristezza, rabbia, delusione.

“No, Blaine, amore, lasciami spiegare!” Sebastian gli prese le mani con voce tremante “io non.”

“Zitto Sebastian!” Sibilò il moretto staccandosi dal francesino. Si allontanò da lui andando verso la porta “io … io ho bisogno di razionalizzare la cosa.” E uscì dall'appartamento senza dire altro.

“Blaine.” Sussurrò Smythe ancora con il braccio alzato in direzione della porta. Deglutì passandosi una mano fra i capelli “no, no! Cazzo, no!” Ringhiò correndo verso la porta e cercando di raggiungere il proprio ragazzo.

Ma purtroppo non riuscì a fermarlo, e nonostante avesse provato a cercarlo anche nell'appartamento dove abitava, non lo trovò da nessuna parte.

Avrebbe dovuto avvertirlo, avrebbe dovuto ascoltare Zoe. Ma non era troppo tardi, poteva ancora dirgli la verità. Poteva raccontargli tutto, anche del suo desiderio di abitare assieme, come una vera coppia.

Gli ultimi giorni passarono, ma Sebastian non riuscì a chiamare o parlare con il ricciolino, era come se Blaine non volesse più avere contatti con l'altro ragazzo.

Ma c'era ancora una possibilità, doveva esserci ancora una chance per loro due.

 

Blaine fissò il proprio cellulare dal divano su cui era seduto da tutto il pomeriggio, non aveva mai risposto, a nessuna chiamata, Sebastian aveva un biglietto per Parigi, se ne sarebbe andato, ma nel suo cuore c'era un tarlo; sentiva come se ci fosse sotto qualcosa, non ci credeva, almeno non fino in fondo, che sarebbe scappato via senza dirgli nulla.

Così andò all'appartamento, stava per suonare al campanello quando dalla porta uscì Zoe.

“Ehy.” Gli sorrise caldamente “da quanto non ci vediamo!” Lo abbracciò “come va?”

“Bene” tentennò “ma … Bas?” Si inumidì il labbro inferiore “sai dov'è? Cioè, volevo chiedergli scusa ma …” si scrocchiò le dita della mano.

“Oh, certo, me lo aveva detto … Sebastian è appena partito per andare all'aeroporto, ci sto andando anche io.” Alzò le spalle sistemandosi una sacca sulla spalla destra “lui ha preso due valigie e io il resto.” Ridacchiò.

“Grazie.” Disse correndo verso la propria auto e cercando di raggiungere l'aeroporto in tempo.

Mentre guidava si malediva, quanto mai non lo aveva chiamato prima; quanto mai non si era fatto spiegare come stavano le cose o avergli detto addio nel modo più opportuno.

Dopo essere riuscito a parcheggiare entrò di corsa in aeroporto, sapeva che era la sua ultima opportunità per salutarlo, dato che non lo avrebbe più visto, se ne sarebbe andato, lontano da lui, dal suo cuore.

Infatti di lì a poco il suo. Sì SUO. Sebastian se ne sarebbe tornato in Francia, a Parigi, come capo di uno studio di avvocati, il posto che gli spettava, e chi era lui per farlo stare a NY? Nessuno.

Si ricordò di quando aveva parlato con Zoe del filo rosso, dei suoi sentimenti per Bas. Cazzo lo amava seriamente! Amava il proprio ragazzo. Anche se oramai era il suo ex-ragazzo. E adesso lo stava per perdere.

Arrivò davanti al tabellone delle partenze, ma non riuscì a trovare il volo per Parigi. Corse al secondo gate dell'aeroporto sperando che non fosse troppo tardi.

Grazie a una gentile hostess riuscì a sapere che su quale volo vi era Smythe, ma sfortunatamente appena arrivò al gate vide l'aereo diretto per l'Europa decollare in quel preciso istante.

“No” sussurrò mettendo la mano contro al vetro che dava sulla portaerei, “no!” Urlò battendo il pugno contro la vetrata.

Si lasciò scivolare a terra, non era riuscito a fare nulla, si erano amati, ma tutto aveva remato contro di loro.

Neanche l'ultimo addio era riuscito a dirgli.

“Ehy Killer.” Si alzò voltandosi di scatto sentendo la sua voce, non poteva essere vero, “perchè ti stai struggendo?” Gli chiese sogghignando.

“Io … tu … Sebastian!” Balbettò per poi saltargli al collo. “Sei qui, non sei partito per Parigi, sei qui con me.” Sussurrò baciandogli quella porzione di pelle del collo che tanto amava.

Sebastian sospirò a quel tocco, quanto gli erano mancate quelle labbra. “Sono qui Killer, sì.” Lo tenne stretto a sé sorridendo “sono venuto a salutare Zoe.” Lo fissò negli occhi “era lei quella che partiva. Il biglietto che hai visto era per mia cugina” gli spiegò alzando le spalle “Zoe ha avuto un lavoro come caporedattrice a Parigi e io mi tengo il mio lavoro di avvocato qui a NY.” Sorrise baciandogli il dorso della mano “Ho scelto di rimanere qui a NY, con te.” Gli baciò dolcemente le labbra carnose, “e sopratutto per te.” Sussurrò sfiorandogli il naso con il proprio.

“Ti amo” sussurrò Blaine poggiando la fronte nell'incavo della spalla del suo ragazzo.

“Ti amo anche io Killer.” Disse stringendolo ancor di più a sé. “Andiamo a casa.”

Blaine gli prese la mano e uscirono dall'aeroporto assieme.


WEEEEEE! Ed è terminataaa!
Lo so, fa schifo, non sono più capace di scrivere. E per fortuna vostra per un pò tornerò nell'ombra.
Grazie di essere rimasti e di aver letto. Se vorrete lasciare un commento fate con comodo. Non mordo eh! XD

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2617680