Il Segreto della Famiglia Colonna

di Morgan__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 Capitolo-Incontro ***
Capitolo 3: *** 2 Capitolo-Fuga ***
Capitolo 4: *** 3 Capitolo-Saluti ***
Capitolo 5: *** 4 Capitolo-Mezze Verità ***
Capitolo 6: *** 5 Capitolo-Nuovi Incontri ***
Capitolo 7: *** 6 Capitolo-Fiducia ***
Capitolo 8: *** 7 Capitolo-Vecchi amici ***
Capitolo 9: *** 8 Capitolo-Ritrovarsi ***
Capitolo 10: *** 9 Capitolo-Tempo ***
Capitolo 11: *** 10 Capitolo-Ragione ***
Capitolo 12: *** 11 Capitolo-I debiti del Senatore ***
Capitolo 13: *** 12 Capitolo-Vendetta ***
Capitolo 14: *** 13 Capitolo-Il Segreto della Famiglia Colonna ***
Capitolo 15: *** 14 Capitolo-Colpa e Assoluzione ***
Capitolo 16: *** 15 Capitolo-Di Amici ed Amanti ***
Capitolo 17: *** 16 Capitolo-Di Iniziazioni e Matrimoni ***
Capitolo 18: *** 17 Capitolo-Momenti Impressi ***
Capitolo 19: *** 18 Capitolo-Speranze ***
Capitolo 20: *** 19 Capitolo-Vita e Morte ***
Capitolo 21: *** 20 Capitolo-Patto di Sangue ***
Capitolo 22: *** 21 Capitolo-L'unica Soluzione ***
Capitolo 23: *** 22 Capitolo-Di nuovo Insieme ***
Capitolo 24: *** 23 Capitolo-Gli Irriducibili ***
Capitolo 25: *** 24 Capitolo-Soledad ***
Capitolo 26: *** 25 Capitolo-Fine e Principio ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il Segreto
Della Famiglia Colonna



Prologo





Roma Giugno
Anno Domini 1499



-Dimmi dove si trova il Frutto,vecchio,o uccido tua moglie!-esclamò per l'ennesima volta il Capitano puntando gli occhi sull'uomo di fronte a se che con occhi sgranati dal timore lo fissava mentre continuava a puntare la punta del suo pugnale alla gola dell'amata moglie.
-Non so di cosa state parlando,Capitano.-ripeté l'uomo mantenendo un tono fermo nonostante la grande paura che potesse succedere qualcosa alla sua famiglia. La servitù era stata completamente sterminata senza nessuno riguardo dai soldati del papa che,nel pieno della notte,avevano fatto irruzione nella sua dimora.
Ancora,nell'angolo della stanza,giacevano i corpi ormai privi di vita delle cameriere che erano state costrette a indicare la via per la camera padronale. Non appena erano entrati all'interno della stanza occupata dal grande letto a baldacchino,i soldati le avevano uccise.
-Non sono stupido,vecchio. So benissimo che hai il Frutto che Cesare Borgia ci ha ordinato di prendere!Cos'è? Amate così poco vostra moglie da lasciarla morire senza provare a salvarla?-chiese beffardo il Capitano.
-Augusto...-mormorò la donna osservando il marito con le lacrime agli occhi.
Il marito la guardò disperato per poi riportare l'attenzione sul Capitano dei Borgia-Vi prego,lasci andare mia moglie. Non so dov'è questo manufatto di cui parlate!-esclamò.
-Bene,l'hai voluto tu.-sentenziò l'uomo prima di affondare la lama nella tenera carne della gola della donna che si accasciò a terra in fin di vita.
-Ottavia!-urlò l'uomo prima di alzarsi dalla sedia sulla quale era stato costretto a sedersi.
-Stai dove sei,vecchio,o ammazzo anche te!-esclamò il Capitano puntando il pugnale sulla sua prossima vittima. L'unico abitante della casa ad essere rimasto in vita.-Ora,dimmi dov'è il Frutto una volta per tutte,e forse ti risparmierò la vita.-concluse.
-Avete ucciso mia moglie...-mormorò il padrone di casa fissando il corpo della donna riverso ai suoi piedi in una pozza di sangue che sempre più si allargava.
-Si,e se non mi dici quello che voglio farai la sua stessa fine.-
-Non mi interessa...ormai avete ucciso tutti quanti,non ho più motivo di mentirvi.-mormorò il padrone di casa in una specie di stato confusionale.
-Bene,a quanto pare inizi a ragionare,vecchio. Allora,dov'è?-
-Poni fine alla sua esistenza. Fa quello che io non sono riuscito a fare. Se cadesse nelle mani sbagliate,potrebbero esservi delle conseguenze tragiche. Questo mi disse mio padre prima che morisse. Ma in tutti questi anni non sono mai riuscito a distruggere quel manufatto potente. Mi dispiace,Capitano,ma al momento il frutto che tanto cercate,e per cui avete ucciso tante persone,non si trova qui.-
-Dov'è?-chiese impaziente l'uomo,continuando a puntare il suo pugnale ancora insanguinato.
Il padrone di casa rise,di una risata isterica.-Siete davvero uno sciocco se credete che ve lo dirò. Non sarò riuscito a distruggerlo,ma sapere che ora è in buone mani,lontano da qui,mi rende sereno.-
-Che cosa avete intenzione di fare?-chiese il Capitano,abbassando leggermente la mira. L'agitazione lo aveva fatto ritornare al tono formale.
-In casi come questi mi è sempre stato insegnato una cosa,Capitano. La morte,è l'unico rimedio. Tenere al sicuro il frutto e non farne parola con nessuno,anche a costo della propria vita.-mormorò mentre estraeva un piccolo pugnale finemente lavorato da sotto il cuscino dell'enorme letto a baldacchino.
-Non ci provare vecchio!-urlò il Capitano avvicinandosi al padrone di casa,ma prima che potesse fermarlo,con una sola pugnalata,l'uomo si uccise.
-Dannazione...-imprecò l'uomo osservando la camicia da notte del padrone di casa inzupparsi di sangue che si spargeva velocemente dalla gola tagliata.
-Capitano!-urlò una guardia entrando nella stanza padronale.
-Che cosa?-chiese bruscamente con gli occhi ancora puntati sull'unica persona che poteva rivelargli l'ubicazione del manufatto che Cesare Borgia voleva a tutti i costi.
Portami quel Frutto,o morirai.
Il Capitano inghiottì a vuoto ricordando l'ordine severo che aveva ricevuto quel tardo pomeriggio nelle stanze papali.
-Non riusciamo a trovare la figlia.-rivelò il soldato.
-Come?!-
-L'abbiamo cercata in tutte le stanze,ma non siamo riusciti a trovarla. Però...-iniziò lasciando la frase in sospeso.
-Cosa?Parla soldato!-
Il soldato senza dire niente scomparve oltre la porta per poi tornare dopo qualche secondo trascinando dietro di se un ragazzo della servitù-Lui sa qualcosa.-spiegò il soldato fissando il proprio Capitano.
-Ebbene...-invitò il ragazzo a parlare.
-L-La figlia d-del p-padrone...è partita q-qualche settimana fa.-balbetto il ragazzo sudando freddo.
-Per dove?-
-E' s-stata mandata i-in u-un convento,n-nelle campagne s-senesi.-
-In quale convento?-
-N-non s-so dirvi,C-Capitano...v-vi p-prego,n-non mi u-uccidete...-supplicò il ragazzo fissandolo sgomento.
Il Capitano lanciò un'occhiata significativa al soldato che subito fece un accenno affermativo prima di alzare di peso il ragazzo e di strascinarlo fuori dalla stanza,sotto le sue grida di suppliche.
Il Capitano tornò a fissare i corpi dei padroni di casa.
Il manufatto non si trovava lì in quel momento,e nemmeno la figlia. Questo voleva dire una sola cosa. Doveva partire subito per la Repubblica di Siena.



***




Qualche giorno dopo
Nei pressi di Siena.

Cara Giulia, è con immenso dolore che vi annuncio la morte improvvisa dei vostri amatissimi genitori.
In giro non se ne parla,ma tutti sanno per mano di chi sono morti i vostri genitori,solo hanno paura di dirlo ad alta voce. In questi giorni i drappelli dei soldati dei Borgia sono aumentati nelle vie per zittire i cittadini. Tutti tacciono e si fanno scivolare addosso questo scempio fino a quando tutto non sarà dimenticato. Ho sentito dire che un contingente è partito per la Repubblica di Siena...ho paura che stiano venendo da voi,bambina mia.
Spero che,appena avrete finito di leggere questa lettera,prendiate tutto quello che avete e scappiate dal convento.
Non so perché i Borgia ce l'abbiano così tanto con la vostra famiglia,ma spero tanto che voi riusciate a sopravvivere.
Sperando che questa lettera non venga intercettata dai messaggeri dei Borgia,vi saluto e vi ricordo che vi voglio tanto bene.
In caso tornaste a Roma,sappiate che la mia porta è sempre aperta.

Anna.



Rilessi per la centesima volta la lettera.
Non potevo crederci. Era impossibile. Non volevo crederci,la mia mente lo rifiutava.
I miei genitori erano...morti.
Quella consapevolezza mi investì come una tormenta gelida di una solitudine incredibile.
Mai,come in quel momento,mi ero sentita sola al mondo. Pensavo che ormai le mie sventure fossero finite,e invece ora mi ritrovavo orfana di entrambi i genitori. Prima mio fratello,e ora loro.
Mi asciugai con stizza le guance piene di lacrime. Ero triste,ma anche arrabbiata con me stessa per aver permesso una cosa del genere. Non sarei dovuta andarmene da Roma,sarei dovuta rimanere. Avrei dovuto fare di testa mia e invece mi ero ritrovata a seguire gli ordini perentori di mio padre.
Devi andare da tua zia,la badessa del convento,e portare con te il Frutto.
Ricordavo a memoria quel giorno,quando fui costretta ad andarmene da Roma per portare quel maledetto manufatto in un altro luogo sicuro.
Perché,avevo chiesto.
Ormai il Frutto non è più sicuro qui a Roma. Non so come ma Cesare Borgia ne è venuto a sapere e ora se ne vuole impossessare a tutti i costi.
Allora diamoglielo,no?Avevo esclamato esasperata. Non avevo alcuna intenzione di andarmene.
Tu non capisci,figliola. Se questo frutto cadesse nelle mani di una persona come Cesare Borgia...
Lo fermai a metà della frase chiedendogli,stizzita,che cosa avesse di così importante quel manufatto. Allora lui,fissandomi seriamente negli occhi,mi disse:
Questo Frutto non ha sicuramente un'origine umana. Non so di che cosa sia composto e nemmeno da dove provenga. So solo che la nostra famiglia lo tiene in custodia,al segreto,fin dalle sue origini. Tu sai da chi discendiamo,vero,Giulia?
Gli risposi di si,gli risposi che noi discendiamo dai grandi Imperatori romani.
Fin da bambina ti parlo della gloriosa storia della nostra famiglia. Tu sai che Roma venne fondata da Romolo,dopo la morte del gemello Remo,e sai che,secondo la leggenda,Romolo e Remo non solo sono figli del dio pagano Marte,ma anche del principe troiano Enea,che scappato da Troia approdò su queste terre per poi fondare la città di Lavinium. Ebbene,secondo quanto tramandato dalla nostra famiglia,Enea portò con se da Troia,questo antico e potente frutto che gli fu affidato da sua madre,la dea pagana Venere,perché lo portasse lontano dalle mani degli Achei e del loro re Agamennone. Secondo quanto dice la leggenda Troia grazie a quel manufatto per secoli aveva resistito agli attacchi dei nemici. In seguito al matrimonio tra Enea e Lavinia,figlia di Latino,il manufatto venne custodito di padre i figlio,passò per le mani del grande Gaio Giulio Cesare,del grande Imperatore Ottaviano,passato alla storia con il titolo di Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi. Noi abbiamo il dovere e il diritto di custodire questo manufatto,fino alla morte. Non deve più accadere che venga alle mani di persone dalla mentalità deviata...è già successo troppe volte. Purtroppo non è passato solo per le mani di Imperatori che hanno fatto grande la storia di Roma,ma anche nelle mani di Imperatori che l'hanno oltraggiata come Caligola.
Mi avvicinai alla piccola finestrella che dava sull'orto ben coltivato. Dovevo smetterla di ricordare,altrimenti mi sarei fatta solo del male.
Ma su una cosa ero decisa. Se prima non mi interessava affatto sapere in quali mani si trovava quel maledetto manufatto,ora sarei morta piuttosto che rivelarlo ad anima viva.Dovevo fare in modo che fosse al sicuro per sempre,altrimenti la morte dei miei genitori non sarebbe valsa a niente.
Anche se fossero venuti qui,i soldati di Cesare Borgia non avrebbero trovato niente.
Potevano anche rivoltare l'intero convento dalle sue fondamenta,nulla sarebbe cambiato. Il manufatto non si trovava lì,l'avevo nascosto prima di partire per il viaggio in un luogo sicuro,in cui andavo fin da bambina con mio padre.
Potevano anche torturarmi o farmi quello che volevano,io non avrei detto niente.
-Non potete entrare!Qui nessuno può entrare!Tanto meno se siete armati fino ai denti!-urlò la custode del convento.
Mai avrei immaginato che avrebbero fatto così in fretta.
Mi avvicinai al piccolo tavolo,posto accanto al letto,dove ancora vi era posata la lettera che mi aveva inviato la mia balia.
La bruciai.
Poi,con grande calma,mi misi a sedere sul letto e attesi. Non avrei provato a scappare,sarebbe stato inutile.
Chiusi gli occhi e regolai il respiro.
Finalmente ci siamo!
Sentì urlare nella mia testa. Cavolo,stava succedendo di nuovo.
Prendere il frutto e ucciderla. Semplice e pulito.
Scossi la testa. Quello non era il momento più adatto per leggere nella mente. Ogni volta ne uscivo con le energie prosciugate dallo sforzo mentale. Ormai era da parecchio tempo che non mi succedeva,ormai pensavo che fosse del tutto scomparso. Era una cosa involontaria che mi accadeva fin da quando ero bambina.
Tutto ancora a causa di quel maledetto frutto. Lo odio.
La porta della mia cella venne spalancata con il frastuono incredibile della porta che sbatteva violentemente contro il muro.
Non mi voltai verso gli arrivati e continuai a fissare davanti a me. Dopo qualche secondo vidi davanti a me delle gambe ricoperte da schinieri di un qualche metallo resistenze.
Allora,alzai il volto.
-Giulia Colonna*?-mi venne chiesto con tono duro e autoritario.
-Si. E voi chi siete,se mi è permesso chiederlo?-chiesi in tono leggermente beffardo. Stavo sorridendo davanti alla morte,lo sapevo,e non me ne importava. Ripensandoci ora,quel giorno fui molto,molto,sconsiderata.
-Vengo in nome di Cesare Borgia.-spiegò solamente.
Rimasi per qualche secondo in silenzio e poi ripresi-e cosa vuole il Duca Valentino da me?-chiesi innocentemente.
-Vuole il Frutto.-andò subito al sodo.
-Non so di che cosa stiate parlando.-dissi sottovoce.
-Anche vostro padre ripeteva la stessa cosa,prima che lo uccidessi.-affermò il Capitano. Alzai di scatto il viso per guardare negli occhi l'assassino dei miei genitori. No,non assassino,il carnefice. L'assassino era un altro.
-Potete uccidermi,ma le cose non cambieranno. Non so di quale Frutto state parlando. Viva o morta,quindi,non vi fa alcuna differenza.-lo provocai. In quel momento la mia collera e la mia disperazione mi facevano vedere tutto in modo altamente distorto. Se fossi stata più ragionevole in quel momento,tutto si sarebbe svolto in un'altra maniera sicuramente.
-Sentite,se tenete alla vostra vita,a differenza di quel disgraziato di vostro padre,vi conviene parlare. A meno che non preferiate parlare sotto le maniere forti. A voi la scelta,Giulia Colonna.-
Stava cercando di mettermi sotto pressione. Ma io non cedetti.
-Allora,penso proprio,che dovrete passare alle maniere forti.-
L'avevo già detto che in quell'occasione fui molto sconsiderata no?
Ci furono attimi di silenzio pesante. La tensione si poteva quasi toccare in quella piccola cella.
-Bene. Andiamo allora.-disse il Capitano prima di afferrarmi per un braccio e trascinarmi fuori dalla cella. Appena uscì vidi mia zia che continuava a urlare contro le guardie ribadendo che quello era un posto di Dio,e che quindi le armi erano severamente proibite. Appena mi vide trascinata via a forza dal Capitano i suoi occhi si puntarono su di me e si mascherarono di paura.
-Dove la state portando?!-urlò cercando di raggiungermi.
-La portiamo al cospetto di Cesare Borgia. Voglio vedere se dopo ha ancora il fegato di fare la furba!-esclamò il Capitano.
-No!Non prenderete anche mia nipote come avete fatto con mio fratello!Lasciatela subito andare!-urlò mia zia disperata.
-Non vi preoccupate zia!Andrà tutto bene!-tentai di rassicurarla,ma sapevo perfettamente che era tutto inutile. Non sapevo se sarei sopravvissuta.
Solo in quel momento mi accorsi dell'errore che avevo fatto. Solo un miracolo avrebbe salvato la mia vita.



Angolo Autrice:

Ehm,ehm...è la prima volta che scrivo una storia su Assassin's Creed,quindi è anche la prima volta che mi trovo in questa sezione<.<
Che posso dire...spero che questo piccolo prologo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Il primo capitolo è già scritto e in fase di revisione. Diciamo che la trama più o meno so qual'è quindi,tralasciando la scuola e vari impegni del genere,dovrei riuscire ad aggiornare abbastanza in fretta. Ci saranno sicuramente brevi periodi in cui non mi farò sentire,ma comunque mi sono messa in testa che questa storia la voglio finire u.u. Quindi arriverò al suo finale u.u
Comunque,tornando alla storia,vi volevo spiegare l'asterisco al cognome Colonna:
I Colonna erano un'Antica famiglia patrizia romana,fu una delle famiglie più potenti e influenti nell'Europa Medioevale. Ho deciso di prendere questo cognome soprattutto per un fatto:secondo la tradizione la famiglia Colonna sarebbe discendente direttamente dalla Gens Julia,quindi anche dalla Gens Romilia e conseguentemente dal Enea,figlio di Achinse e della dea Venere. È stato proprio un invito a nozze per me,visto che fin da subito avevo intenzione di portare l'origine del frutto che la mia protagonista custodisce nelle radici della cultura romana. Anche per il fatto poi che se Atena e Giunone,dee pagane,in Assassin fanno parte del popolo che è venuto prima,di conseguenza anche Venere deve far parte della stessa famigliola no?Non so se mi sono spiegata bene xD! Comunque Giulia Colonna ovviamente è un personaggio creato da me e se mai ci fosse stata davvero un'appartenente a questa famiglia con lo stesso nome,sappiate che la cosa è del tutto casuale u.u
Bene,sperando di poter ricevere qualche commento,anche quelli negativi sono ben accetti se costruttivi,per ora vi lascio^^.
Bye.
Morgan

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Capitolo 2
*** 1 Capitolo-Incontro ***


1

Roma
Febbraio
Aanno Domini 1500




I polmoni mi facevano male,come quando correvo da bambina per i campi intorno alla villa di campagna della mia famiglia,e la testa mi girava dandomi anche una leggera sensazione di nausea allo stomaco.
La pelle del viso,immerso a forza nell'acqua gelida,mi faceva male,come se fosse attraversato da migliaia di aghi fini e appuntiti.
Trattenevo il respiro,per evitare che l'acqua mi entrasse dal naso o dalla bocca,da almeno un minuto buono. Negli ultimi tempi avevo imparato a accumulare aria per lunghi minuti,quindi,rispetto alle prime esperienze,riuscivo a resistere meglio.
La prima volta che fui sottoposta a quella tortura per poco non affogai. Fortuna che le guardie non appena si erano accorte che stavo per morire mi avevano tirata fuori. Ma di certo non l'avevano fatto per bontà d'animo.
Sentì una strattonata di capelli e in pochi secondi la mia testa riemerse dalla tinozza d'acqua gelida.
-Dov'è il Frutto?-mi chiese la voce impaziente e dura di Cesare Borgia.
-Non-lo-so!-risposi io come d'abitudine.
E di nuovo giù al suo cenno della testa.
Da quando ero arrivata a Castel Sant'Angelo,il Valentino aveva partecipato a tutte le mie sedute per costringermi a parlare. Solo ultimamente Cesare non si era fatto vedere per alcune settimane e questa era la prima volta dopo un mese che si rifaceva vivo. Oltre a quella tortura mi sottoponevano a una serie di frustate almeno una volta ogni due settimane,la mia schiena era attraversata da ferite più o meno profonde. Qualcuna si era già cicatrizzata mentre altre erano più fresche. Altre ancora ogni tanto mi si riaprivano. Fortunatamente mi veniva garantito un medico che faceva il minimo,ma almeno evitava che si infettassero.
Alcuni giorni mi facevano addirittura saltare i pasti,lasciandomi a digiuno.
Di nuovo riemersi dall'acqua e non appena scossi leggermente la testa per cercare di togliermi le ciocche di capelli bagnate che mi si erano attaccate al viso,fissai negli occhi il mio peggior nemico.
-Non volete ancora parlare,mia cara?-mi chiese con uno dei suoi soliti sorrisi sulle labbra.
-Potete anche tagliarmi la lingua,l'effetto sarebbe lo stesso.-risposi tra i denti fissandolo con odio.
Lo vidi accentuare il sorriso,per poi avvicinarsi a me e ad inginocchiarsi alla mia altezza.
Mi prese il mento tra le mani e me lo fece alzare a forza per guardarlo negli occhi. Avvicinò il suo viso al mio e io d'istinto mi ritirai.
-Non dovete avere paura di me.-
-La mia non è paura,Borgia. La mia è repulsione verso una creatura malvagia e perversa.-mormorai.
-Così mi offendete,mia cara. Lo sapete che l'ultima persona che ha osato offendermi è finita sul patibolo?-mi chiese serafico.
-Meglio la morte che continuare con questa messinscena. Tanto sarà sempre la stessa cosa. Non so di quale Frutto state parlando,e se lo sapessi non ve lo direi.-conclusi avvicinando il mio viso al suo inconsapevolmente.
-Sapete,mi state convincendo. È da sei mesi che tento di farvi parlare,ma voi niente. Però...siete ormai l'unica Colonna in vita,quindi l'unica che deve sapere per forza dove si trova il Frutto che io tanto voglio.-
-Allora continuate pure a fare come volete. Per me è indifferente.-affermai con orgoglio.
Anche in uno stato come quello io dovevo,e volevo,mantenere la mia dignità. La dignità della famiglia Colonna.
Rimanemmo per dei secondi in silenzio,a fissarci negli occhi.
Poi tutto accadde in una frazione di secondo. La sua bocca si impose sulla mia.
Rimasi per qualche secondo paralizzata dalla sorpresa,poi iniziai a dimenarmi per farlo staccare da me,e ci riuscii.
Le sue labbra ripresero la piega di quel suo sorriso sinistro. Il suo bacio,pensai con ribrezzo,era un suo modo di imporsi sulla mia psiche,per farmi capire,anche in quel modo,che io ero alla sua mercé.
Allora,mi venne d'istinto,gli sputai sul viso facendogli sparire quel suo dannato ghigno e in compenso ricevetti un suo schiaffo così forte che mi fece voltare la testa e mi spaccò il labbro.
-Frustatela!-ordinò perentorio prima di uscire dalla sala per lasciarmi ai miei due aguzzini che mi fecero alzare in malo modo dal pavimento su cui ero inginocchiata.


Sentivo delle voci di sottofondo,ma mi sembravano troppo lontane per capire a chi appartenessero. Ero ancora in stato di dormiveglia,il mio corpo era tutto intorpidito dal sonno. A quanto pare durante le frustate ero svenuta,di nuovo.
Cercai di aprire leggermente gli occhi e di riordinare la mente.
La schiena mi bruciava come se fosse percorsa da carboni ardenti,ma sentivo distintamente che il busto era stato fasciato da garze sterilizzate,quindi il medico doveva essere già passato mentre ero ancora addormentata.
Ora che avevo ripreso i sensi capii distintamente di trovarmi stesa sul mio letto di cella in pancia in giù.
-Come è stato il viaggio a Roma,eri nella carrozza privata di Cesare!-
-Sei patetica Lucrezia.-rispose una voce femminile. Ero sicura di averla già sentita da qualche parte.
Sentii un leggero tonfo.
-Di che ti ha parlato?Dei suoi piani per Napoli?Ti sono piaciuti?-dalla sua voce direi che fosse proprio arrabbiata e gelosa marcia della nuova arrivata.
-Non me ne ricordo.-sentii rispondere.
-Forse ricorderai questo!-
Sentii la donna urlare. Doveva essere stata colpita con qualcosa.
-Cosi impari ad alzare la cresta!-poi sentii dei passi. Lucrezia stava uscendo dalla cella adiacente alla mia.-Rinchiudila e portami la chiave.-la sentii ordinare,poi di nuovo dei passi che mano a mano si fecero più lontani. Se n'era andata.
Mi rimisi a pensare alla voce della donna che in quel momento si trovava nella cella adiacente alla mia.
Ero sicurissima di averla già sentita da qualche parte,ma dove?
Di certo non a Roma,o per lo meno non me ne ricordavo,e nemmeno al convento o nei dintorni di Siena.
Forse mi sbagliavo,forse in realtà quella voce non l'avevo mai sentita da nessuna parte.
Eppure il dubbio mi rimaneva.
Decisi di lasciar stare e di riposarmi ancora un po' quando all'improvviso mi ritorno in mente un ricordo di qualche anno prima,quando andai alla corte degli Sforza,a Milano. Anche allora sentii la stessa voce,la voce della Contessa Caterina Sforza,figlia di Galeazzo Maria Sforza,Duca di Milano.
Ricordavo quando la vidi per la prima volta,fiera nel suo comportamento e regale nei suoi movimenti. Subito provai un moto di stima nei suoi confronti e durante la mia permanenza alla corte divenimmo amiche.
Mi alzai,facendo attenzione a non farmi del male,dal letto per poi avvicinarmi alle grate del cancello della cella,per vedere se ci fossero delle guardie a portata d'orecchio che ci potessero sentir parlare.
Vidi due guardia all'altra estremità della stanza;troppo lontane per sentirci.
Ritornai a letto e mi sdraiai su un fianco rivolta verso il muro. Non dovevo sprecare troppe energie.
-Caterina!-bisbigliai a voce abbastanza alta,in modo che solo lei mi potesse sentire.
Dannazione,parlare anche a così bassa voce mi dava delle piccole fitte di dolore.
Non sentii alcuna risposta,così riprovai-Caterina!-
Stavolta alzai un po' di più la voce.
-...chi è?-mi sentii rispondere con voce circospetta.
Sospirai di sollievo non appena mi rispose.
-Caterina,sono Giulia Colonna.-risposi con lo stesso tono di prima.
Non ricevetti alcuna risposta per diversi secondi,tanto che temetti che non mi avesse sentita.
-Che cosa ci fate qui?-mi chiese all'improvviso sorpresa.
-Voi cosa ci fate qui?-chiesi in risposta con una nota di ironia.
-Seriamente,Giulia. Cosa fate in una cella di Castel Sant'Angelo? Coma mai i vostri genitori hanno permesso che foste rinchiusa qui dentro?-mi chiese in una volta sola.
Rimasi sorpresa da quell'ultima domanda. Davvero che non sapesse niente della mia famiglia?Insomma,erano passati sei mesi,ormai la notizia doveva essere giunta fino a Milano e in tutta la Romagna!
-Non lo sapete?-
-Cosa?-mi chiese confusa.
-I miei genitori sono morti,e anche mio fratello.-spiegai abbassando un po' il tono e chiudendo gli occhi.
Altri secondi di silenzio.
-Mi dispiace...quando è successo?-la sua voce sembrava sinceramente dispiaciuta.
-Sei mesi fa circa...è da allora che io sono qui.-
-Perché vi hanno arresta?-
Non risposi. Per quanto mi potessi fidare di Caterina Sforza,forse il peso che portavo non poteva essere rivelato nemmeno a lei. Come l'avrebbe presa se le avessi detto che i Borgia mi stavano torturando ormai da sei mesi per un manufatto dai poteri incredibili?Che grazie a quel manufatto io riuscivo a leggere nella mente delle persone? Mi avrebbe presa per pazza.
Perché non risponde?
Dannazione!Ecco che ricominciava!Mi tappai le orecchie con le mani in un moto di auto-protezione. Non sarebbe cambiato nulla,ma se non altro quel gesto mi dava conforto.
-Giulia?-
-Non posso dirvelo.-risposi. Mi passai le dita della mano destra sul viso e in quel momento notai che le lacrime stavano solcando le mie guance. Mi arrabbiai con me stessa. Mi ero ripromessa che non mi sarei mai rimessa a piangere. Forse era per il fatto che sapevo,o per lo meno credevo,che entro poco sarei morta. E il dolore ormai era diventato troppo forte anche se cercavo di nasconderlo,per farmi vedere forte dai miei nemici,che ogni giorno mi schernivano e mi torturavano come il peggior malfattore di tutto lo Stato Pontefice.
Perché non mi vuole rispondere?Che cosa ha fatto di così grave da essere arrestata?Come mai la sua famiglia è stata uccisa?
Le continue domande di Caterina mi stavano martellando la testa. Entro poco avrei avuto un'emicrania incredibile,come sempre. Però non potevo chiederle di smetterla,avrebbe capito che qualcosa non andava.
-Se non mi volete dire niente,va bene,non vi preoccupate.-disse dopo un po'. Si era arresa per fortuna. Sospirai di sollievo.
-Grazie.-risposi.
All'improvviso sentii dei rumori strani provenire dall'altra parte della stanza.
Sentii un suono strozzato e poi un tonfo,come se qualcosa di pesante fosse cascato per terra. Tentai di alzarmi dal letto ma la schiena non me lo permise. Ero totalmente ricoperta di dolori. Non potevo nemmeno fare un lieve movimento della schiena che subito una fitta dolorosa si espandeva per tutto il mio corpo. Decisi che era meglio stare ferma in ascolto.
-Ezio,tu cosa ci fai qui?-percepii nella voce di Caterina una nota sorpresa.
A quanto pare la contessa non si era aspettata che il nuovo arrivato avrebbe fatto la sua comparsa. Come avesse fatto ad eludere le guardie non lo sapevo,ma se era arrivato fino a qui voleva dire che,chiunque fosse questo Ezio,era stato molto silenzioso e molto bravo.
-Una visitina dal sarto.-sentì rispondere da una voce maschile profonda e ironica.
Aveva anche il senso dell'umorismo. Allargai le labbra in un piccolo sorriso.
Il primo dopo sei mesi.
-Se mi salvi farai solo infuriare Cesare.-sentì controbattere.
-Per fortuna non è qui. Per caso,non c'è una seconda chiave?-
-La guardia l'ha data a Lucrezia,quindi,temo di no.-
-Sai dove si trovi?-
-Le sue stanze sono in cima al castello.-
-D'accordo resta qui,fai conto di avere già la chiave!-
-Aspetta!-esclamò all'improvviso Caterina.
-Cosa?-
-Nella cella accanto alla mia c'è una mia cara amica,potresti guardare in che condizioni si trova?-chiese allo sconosciuto.
-Caterina...-iniziò l'uomo prima di venire interrotto di nuovo dalla contessa.
-Ezio,ti prego. Vai a vedere in che condizioni è.-gli chiese in tono di supplica.
Sentii l'uomo sospirare arrendevole-E va bene.-
Poi ascoltai i suoi passi farsi sempre più vicini alla mia cella. Tentai di alzare il capo per vedere l'identità dell'uomo che si era fermato davanti alla mia cella,ma tutto quello che vidi fu una sagoma completamente vestita di bianco con una fascia rossa alla vita e ricoperta dall'armatura. Tentai di vedere il volto ma era celato da un cappuccio bianco che ricordava molto la testa di un'aquila.
Subito capii di chi si trattava.
Era un Assassino.
Negli ultimi tempi,prima di andarmene da Roma,quelle poche volte che i miei mi permettevano di andare al mercato,sentivo i popolani parlare di una figura misteriosa,avvolta di bianco,che stava facendo strage di ricchi nobili. Inoltre ne avevo sentito parlare anche dai nobili romani durante le feste mondane. Tutti quelli che parlavano di lui lo descrivevano come un uomo privo di morale,che uccideva i nobili solo per il proprio profitto. Tutti avevano paura dell'Assassino.
Inoltre qualche giorno fa avevo sentito da alcune guardie che un Assassino aveva tentato di uccidere lo Spagnolo nella Cappella Sistina.
-Madonna,mi sentite?-lo sentii chiedere all'improvviso dopo vari secondi di silenzio assoluto che a me parvero ore.
-Si.-
-Come state?-
-Una meraviglia...-risposi sarcastica.
Lo sentii trattenere il respiro per una frazione di secondo per poi intravedere,da sotto il cappuccio,le sue labbra che si allargavano in un sorriso divertito mentre incrociava le braccia al petto.
-Che cosa c'è di così divertente?-chiesi accigliata.
-Avete il coraggio di scherzare anche in un momento del genere,Madonna,mi sorprendete.-rispose mantenendo quel suo sorriso.
-Di certo mettersi a piangere e a brontolare non cambia le cose,Signore.-risposi scorbutica.
Va bene,io e lui non avremmo avuto mai un buon rapporto,già lo so;pensai.
-Davvero,Madonna,in che condizioni siete?-mi chiese stavolta seriamente.
Notai il suo cambiamento d'umore,così risposi altrettanto sincera:-Non sto per niente bene,in più credo di avere anche un po' di febbre.-spiegai.
-Ho capito.-rispose prima di scomparire dalla mia vista. Appoggiai la testa sul braccio,in attesa di capire quello che sarebbe successo.
-Non sta bene,Caterina. Mi dispiace ma per ora posso far evadere solamente te.-lo sentii affermare convinto.
Chiusi gli occhi. Per un momento avevo sperato di poter...
-Ezio...-sentì la protesta di Caterina morire sul nascere.
-Niente ma,Caterina. Prima di tutto devo portarti fuori di qui prima che loro abbiano l'opportunità di torturarti. Lo sai com'è no? Non compromettere la confraternita.-lo sentii spiegare enigmatico alle mie orecchie.
-E va bene. Ma promettimi,Ezio,che tornerai per liberare anche lei.-la sentii replicare seriamente.
-Va bene. Ora vado.-mormorò prima di uscire dalla sala nel massimo silenzio.
Passarono dei secondi in completo silenzio. La tensione,che si era creata non appena l'Assassino se n'era andato,era davvero insopportabile per me. Sentivo come se i segreti che portavamo entrambe,più o meno importanti,stessero gravando sulle nostre spalle e sulle nostre teste come macigni pesanti. Quei segreti mi impedivano di parlare,di pronunciare una singola sillaba da quanto erano soffocanti.
-Caterina...-la chiamai dopo diversi minuti.
-Ditemi...-
-Come fate a conoscere un Assassino?-le chiesi semplicemente,senza giri di parole.
Non sentii alcuna risposta da parte sua. Questo doveva essere uno dei suoi segreti.
-Ne ho sentito parlare dal popolo e dai nobili romani. Quell'uomo uccide le persone,Caterina. Come fate a fidarvi di lui?-le chiesi. Ma subito dopo mi sentii una stupida visto che io stessa se avessi potuto avrei ucciso con le mie stesse mani il Valentino.
-Lui non uccide persone innocenti,Giulia. Lui aiuta le persone in difficoltà,le aiuta a liberarsi da coloro che li vogliono soggiogare con il proprio potere. Se sapeste la verità,cambiereste idea.-la sentii rispondere in un sussurro,che sentii ugualmente.
-Allora ditemela. La verità.-replicai.
-Non posso dirvela.-rispose dopo un po'.
Sospirai rassegnata. Tanto sapevo già come sarebbe andata a finire. Non appena loro sarebbero scappati,quella che sarebbe stata accusata per averli aiutati sarei stata io. E allora sarei stata torturata fino alla morte.
All'improvviso un'immagine mi attraversò la testa. No,non era un'immagine. Era un ricordo.
Chiusi gli occhi immediatamente lasciando che esso si impossessasse del mio essere. Non volevo vedere cose che non dovevo ma opporre resistenza era del tutto inutile visto che mi causava solo un senso di nausea e un mal di testa continuo. Era raro che oltre ai pensieri,dalla mente delle altre persone,potessi prendere,involontariamente,anche dei ricordi. In quei momenti era come se stessi sognando ad occhi aperti,c'ero con il corpo ma non con la mente.

-No,Caterina. Non posso chiederti di sacrificare i tuoi figli.-era la stessa voce dell'Assassino, solo sembrava più giovane. Mi guardai attorno e capii che ci trovavamo su uno dei torrioni delle mura della città di Forlì. Il cielo era ricoperto di nuvole che promettevano pioggia e la città era completamente deserta.
Ritornai con l'attenzione su Caterina,che per la prima volta la vidi sconvolta, e sull'Assassino.
Nonostante portasse una tenuta diversa da quella che aveva quando lo vidi oltre le grate della cella,ero sicura che fosse Ezio.
-Nessuno sta sacrificando niente. Vai e riportameli Ezio.-
-Si,hai la mia parola.-disse prima di prendere un sacchetto di velluto tendente al rosso con rifiniture d'oro,dalla forma sferica,e porgerlo alla contessa
-La Mela deve restare nella cittadella. Tenetela al sicuro.-
Non guardai dove si stava dirigendo Ezio perché la mia attenzione era del tutto concentrata sul quello che Caterina stava tenendo in mano.
Non seppi perché...ma la sensazione che mi pervase assomigliava molto alla stessa sensazione che provavo quando mi trovavo accanto al frutto.

All'improvviso mi risvegliai del tutto. Alzai leggermente la testa e mi guardai attorno ritrovando le solite mura della mia cella. Che strano...era come se il ricordo mi avesse gettato fuori contro la mia volontà. Era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere,di solito mi accorgevo quando un ricordo stava per finire perché iniziavo a vedere tutto in modo sfuocato,ma questa volta l'ultima immagine che avevo visto era ben nitida,quindi il ricordo doveva continuare. E invece ero stata buttata fuori. Come se non fossi desiderata.
Ripensai all'oggetto che teneva Caterina tra le mani. Che fosse anche quello un manufatto simile a quello che custodiva la mia famiglia? La sensazione di soggezione era la stessa.
-Se io vi dicessi la mia verità,voi fareste altrettanto?-le chiesi all'improvviso.
Ma non sentii alcuna risposta. Così,con le mille domande che mi attraversavano la testa, restai in silenzio anche io.


Sentii dei passi avvicinarsi. L'Assassino doveva essere tornato.
-Salute,Lucrezia. Mi sei mancata.-
Rimasi in silenzio a sentirli parlare.
-Vai a farti fottere,puttana!-
Davvero fine.
-E' sempre un piacere. Portala qui,prendo io la chiave.-la sentii ordinare-Che classe!-disse ironica.
-Guardie,guardie!-sentii urlare da Lucrezia,per poi sentire un rumore metallico e Caterina intimarle di stare un po' zitta.
-Puoi camminare?-sentii chiedere dall'Assassino.
-No...-sentii rispondere dalla contessa prima di ascoltare dei passi strascicati avvicinarsi alla mia cella. Sollevai il capo.
-Giulia?-
Era Caterina. Notai che portava una sottoveste tutta lacerata e sembrava provata dalle ultime vicende che doveva aver subito.
-Si?-
-Torneremo a prendervi,ve lo prometto.-la sua voce era convinta. Sapeva tanto di promessa.
-Va bene.-risposi non del tutto convinta.
-Avete la mia parola.-sentii affermare dall'Assassino. Lo guardai,tentando di avere un contatto con i suoi occhi celati dal cappuccio. Speravo di vedere nei suoi occhi la convinzione che aveva la sua voce. Avrei voluto essere sicura e convinta di quello che mi stavano dicendo.
Ma nemmeno sapevo se sarei sopravvissuta abbastanza per vedere l'alba di domani.
-...andate,prima che arrivino le guardie.-mormorai ritornando ad appoggiare il capo sul braccio.
-Dovremo uscire dalla porta principale.-sentii affermare l'Assassino poco prima che i loro passi si facessero lontani. Ero di nuovo sola.
Con questa sensazione di solitudine mi coprii,con la coperta lacera,fino alle spalle. E intanto le lacrime avevano ripreso il loro cammino.



Angolo Autrice:

Allora,da dove cominciare?
Prima di tutto vi ringrazio per il benvenuto in questa sezione^^!Sono proprio contenta di aver iniziato a scrivere sugli Assassini**!
Poi,passando al capitolo. Che dire...mi piace e allo stesso tempo non ne sono del tutto soddisfatta. Ho paura di aver affrettato le cose mettendo di già il fatto che Giulia,in casi rari,riesca anche a rivivere dei ricordi;però allo stesso tempo avevo bisogno di un qualcosa per cui Giulia potesse fidarsi di nuovo di qualcuno. Quindi farle vedere che anche gli Assassini sono a conoscenza dei frutti(anche se lei ancora non è certa) forse la potrebbe aiutare nei prossimi capitoli a fidarsi un po' di più di loro. Dovevo trovare uno sblocco che la favorisse. Anche se non volevo rivelarlo così in fretta. Ma ormai è fatta. E rivedere il capitolo mi avrebbe resa ancora più indecisa<.<
Poi,non so se lo sapete,molto probabilmente si,ma per sicurezza faccio chiarezza sul come mai ho nominato Cesare Borgia come il Valentino:in seguito al suo matrimonio con Carlotta d'Albret,Cesare ottenne il titolo di Duca del Valentinois,da qui Duca di Valentino o il Valentino.
Poi,magari vi è sfuggito che ho scritto che Giulia Colonna è l'ultima della sua famiglia,ma,come avrete letto nel prologo,in vita c'è anche la zia. In realtà sua zia è sorellastra del padre di Giulia,quindi,nonostante sia stata riconosciuta dalla famiglia,non è mai venuta a sapere dell'esistenza del frutto,anche perché il segreto rimaneva di padre in figlio. Augusto ha deciso di volontà propria di dirlo anche alla figlia.
Vi volevo fare una domanda,visto che Assassin's creed lo conosco da pochissimo tempo.
C'è più di una mela vero?mi pare di aver letto da qualche parte che i frutti dell'Eden a forma di sfera fossero quattro o qualcosa del genere. Non vorrei dire una cavolata,ma mi pare che anche nel due durante i file da sbloccare vi sia diverse volte la mela con sotto numeri diversi di identificazione. Se mi date la risposta mi fate un favore<.< Poi...non mi sembra che debba dire altro a proposito del capitolo,quindi posso passare ai vostri commenti:
Enio: Grazie del benvenuto^^!Allora,sperando di spiegarmi al meglio,rispondo alle tue domande u.u Giulia intendeva carnefice nel senso colui che esegue l'uccisione e l'assassino colui che da l'ordine e quindi il diretto responsabile. Lei non vuole vendicarsi del Capitano,che è una semplice marionetta,ma di Cesare. No,a quei tempi Ezio non era ancora a Roma,infatti se riguardi all'inizio del prologo,i fatti si svolgono a Giugno,molto prima che Ezio arrivi a Roma,e cioè a dicembre,se non mi sbaglio. In più la risposta l'hai anche durante questo capitolo quando scrivo che Giulia lo riconosce attraverso quello che ha sentito dal popolo e dai nobili. Penso che anche prima che arrivasse a Roma,Ezio aveva fatto parlare di se,insomma...non è che una ventina di uccisioni,anche se a distanza di anni,passano inosservate se a capo di tutto c'è sempre la stessa persona. Quindi questa è la prima volta che Giulia Colonna e Ezio Auditore si incontrano^^. Spero di essere stata abbastanza chiara^^! Ma lo sai che è stato veramente un colpo di fortuna trovare questa famiglia?Che poi se ascolti mentre giri per la città senti alcune volte i banditori che annunciano che la famiglia Colonna sta organizzando dei giochi in cui ci sono dei premi xD! Comunque ero da subito partita con il fatto che il mio frutto doveva per forza avere origine con la storia di Roma e BINGO! Ecco la bella famigliola patrizia romana!Davvero,non ho potuto resistere anche se all'inizio non ero del tutto convinta di metterci quel cognome<.< Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,alla prossima^.^
Lady_Kadar:Ringrazio anche te per il benvenuto*si inchina*. Ti ringrazio per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^!Come già scritto il fatto di aver trovato la famiglia Colonna è stato puro caso,ma ringrazio ancora il mio curiosare tra gli argomenti presenti su Wiki xD!Alla prossima!
_Zafrina_:Grazie mille per i complimenti^^!Quasi quasi mi fai arrossire *///*!Comunque,come puoi vedere,Giulia non solo riesce a leggere nella mente ma anche a rivivere i ricordi,anche se in casi rari. Purtroppo non riesce ancora a governare questo potere ma grazie a qualcuno-che conosciamo bene-più avanti imparerà u.u. Poi vi spiegherò anche come mai riesce a fare queste cose^^!Spero che questo capitolo sia piaciuto anche a te!Alla prossima^^!

Alla prossima^^.
Morgan

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Capitolo 3
*** 2 Capitolo-Fuga ***


2




-Guardie!Guardie!Dove sono finiti quegli idioti?-
A quanto pare Lucrezia si era risvegliata. Erano passate circa due ore da quando l'Assassino e Caterina erano riusciti ad evadere da Castel Sant'Angelo e d'allora ero rimasta distesa sul mio lettino nel più completo silenzio. Nessuna guardia si era fatta ancora viva e Lucrezia,fino a qualche secondo fa,se ne stava svenuta nella cella accanto alla mia.
Durante l'evasione avevo sentito distintamente dei frastuoni davvero rumorosi,come se a dei barili pieni di polvere da sparo fosse stata accesa la miccia. Credo che facesse tutto parte del piano.
-Guardie!Guardie!-
Feci una smorfia infastidita a causa delle sue continue urla. La testa continuava a farmi male,anzi il dolore era aumentato,e in più iniziavo a sentire freddo,chiaro sentore che la febbre era salita. Anche questa non ci volevo. All'improvviso dei passi affrettati si fecero sempre più vicini,fino a quando non raggiunsero la sala.
-Finalmente!Apritemi la cella idioti!-esclamò infastidita la donna.
Sentii la chiave girare nella toppa e poi il cancello di grate aprirsi con un cigolio fastidioso.
-Avete preso l'Assassino e quella puttana?-
-No,signora. Ci sono scappati.-mormorò una delle guardie con un lieve tono di timore nella voce. Se Lucrezia avesse voluto avrebbe potuto farli condannare a morte anche per un gravità minore.
-Imbecilli,non sapete fare niente!-esclamò ancora una volta prima di sentire la sua presenza di fronte alla mia cella.-Li hai aiutati tu,vero?-chiese con disprezzo.
-Non li conoscevo,quindi perché avrei dovuto?-chiesi in risposta continuando a rimanere distesa nella mia posizione.
-Non fare la furba con me,non te lo puoi permettere!-urlò rabbiosa-Apri la cella-ordinò poi alla guardia che subito eseguì il suo ordine.
Lucrezia entrò con il suo incedere orgoglioso,come se si sentisse la regina di tutti e di tutto,e si mise davanti alla mia visuale.-Dimmi dove sono finiti.-
-Ve l'ho già detto,non li conosco,quindi non lo so.-risposi per la seconda volta allo stesso modo.
-Vuoi essere torturata ancora?Se mi dici dove sono,farò in modo che le guardie non ti torturino più.-le sentii dire.
Alzai il capo e vidi sul suo viso un sorriso uguale identico a quello di Cesare. Quando lui sorrideva in quel modo voleva dire che stava dicendo una cosa ma in realtà ne avrebbe fatta un'altra. Anche se avessi detto qualcosa avrebbero continuato a torturarmi ancora.
-Nonostante la vostra gentile offerta,sono dispiaciuta nel doverla rifiutare.-risposi allora riabbassando il capo.
Intravidi il suo viso trasformarsi in una maschera d'odio.
-Bene.-iniziò prima di rivolgersi alle guardie-torturatela fino a quando non avrete avuto le informazioni che vogliamo. Potete farle quello che volete,non mi interessa. Può anche morire.-poi ritorno a me con gli occhi.-vedrai,entro l'alba di domani avrei svelato tutti i tuoi piccoli segreti per poter salvare la tua inutile vita.-
Detto questo uscì dalla cella e le guardie presero il suo posto prendendomi di peso e portandomi nella sala delle torture.



Ricevetti l'ennesimo schiaffo sul viso senza pronunciare una sillaba.
-Dicci quello che sai sull'Assassino Ezio Auditore.-ordinò per l'ennesima volta il boia che,da circa un'ora,mi stava letteralmente massacrando.
-Non...so niente.-risposi. Era la verità. Per una volta non stavo mentendo. Sapevo quello che tutti sapevano riguardo all'Assassino. Non sapevo altro. Ne dove si trovasse in quel momento,ne quale fosse il suo covo,ne chi fossero i suoi alleati. Niente.
Alzai gli occhi sul boia che continuava a fissarmi pensieroso,poi lo vidi rivolgersi ad un suo secondo-portami un focolaio e dei ferri.-ordinò.
Sgranai gli occhi all'istante.
Quel dannato mi voleva torturare con i tizzoni ardenti.
Subito iniziai a sentirmi male,la bocca dello stomaco mi si chiuse e un senso d'angoscia opprimente mi investì in preavviso del dolore che avrei provato.
-Non so niente!E' vero!-urlai all'improvviso per convincerlo.
Per la prima volta mi mostrai debole ai suoi occhi. Fortuna che Cesare non c'era,altrimenti l'avrebbe subito usata contro di me e la cosa mi avrebbe resa ancor più mortificata. Il boia non disse nulla.
Tentai di sfarmi delle catene che mi legavano i polsi dietro la schiena ma fu del tutto inutile.
Riportai di nuovo l'attenzione sul boia e gli ripetei,nella disperazione,che non sapevo niente ma quello nulla,come se non mi sentisse.
Il secondo,insieme a due guardie,rientrò nella sala portando con se un focolaio acceso e alcuni ferri acuminati.
Vidi il boia prendere uno dei ferri e metterlo sopra le fiamme del fuoco per riscaldarlo.
Rimasi in silenzio per tutto il tempo a fissare quel tizzone che sempre più diventava incandescente. Iniziai a sudare freddo e a tremare visibilmente.
Sarei morta,me lo sentivo.
Il boia,dopo un paio di minuti,tolse il tizzone dalle fiamme e si avvicinò a me portandomi davanti al viso il ferro fumante.
-Allora,ora vuoi parlare?-mi chiese avvicinando sempre più il tizzone al mio viso.
Chiusi gli occhi e voltai leggermente il capo,sentivo il calore del ferro sulla guancia.
-Glielo detto,non so niente.-mormorai in risposta mentre una lacrima solcava la mia guancia destra.
Ci furono secondi interminabili di silenzio,poi sentii uno spostamento davanti a me e la mia gonna stracciata venir alzata fino a metà coscia. Sentii il boia ordinare al suo secondo di tenermi ferma e subito due mani rude mi tennero per le spalle costringendomi a non muovere un singolo muscolo.
Poi,il dolore della mia carne che veniva marchiata. Un dolore così forte in quei mesi non l'avevo mai provato. Era indescrivibile. Subito la stanza si cosparse di odore di carne bruciata,oltre al puzzo di sudore e all'afa che si sentiva di consuetudine. Mi veniva da vomitare.
Urlai per la prima volta dopo sei mesi;urlai per il dolore,la rabbia,la disperazione.
E in fine,il buio.

Mi risvegliai nella mia cella. Pensavo che sarei morta al termine della seduta e invece,incomprensibilmente,il boia non mi aveva uccisa. Aprì leggermente gli occhi e intanto il corpo riprendeva sensibilità. Subito sentii bruciare l'interno della coscia sinistra,il punto in cui avevano usato il tizzone.
Richiusi gli occhi e mi portai una mano sulla fronte constatando da subito che ero bollente e sudavo nonostante avessi freddo. La febbre mi doveva essere salita di parecchio mentre dormivo.
Alzai un po' la schiena,facendo forza sui bracci,e nonostante il dolore che provavo mi guardai la nuova ferita.
Il medico non doveva essere ancora passato perché non era né fasciata ne in alcun modo medicata. Se avessi aspettato altre ore senza cure la ferita si sarebbe infettata procurandomi non pochi disagi.
Ricoprì le gambe con la gonna lacera e guardai oltre le grate della cella. Due guardie erano postate ai lati del cancello e altre due si trovavano dalla parte opposta della sala. Senza dubbio avevano aumentato i soldati a guardia del Castello. Avevano paura che l'Assassino tornasse per salvare anche me e,in caso la tentata fuga fosse avvenuta,avrebbero fatto di tutto per catturarlo.
Diressi lo sguardo verso la piccola finestrella che puntava al cielo. Era il tramonto. Ma non sapevo se fossero passate poche ore dalle torture oppure un'intera giornata.
Mi distesi di nuovo sul lettino e chiusi gli occhi per tentare di riaddormentarmi.
Passò circa mezz'ora,in cui purtroppo non riuscì ad assopirmi,quando iniziai a sentire dei rumori silenziosi. Erano appena percettibili,ma se ci facevi attenzione,li potevi sentire. Erano dei passi che si stavano avvicinando con grande tranquillità.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata:forse si trattava di Ezio. Forse era tornato a salvarmi. Lo sperai tanto. Ma una parte di me era ancora scettica nei confronti dell'Assassino.
Di nuovo quel suono strozzato,poi il tonfo del corpo che cadeva,e infine intravidi le guardie,che erano appostate di fronte alla mia cella,lasciare la loro postazione e dirigersi verso un punto celato alla mia vista dal muro della cella con le armi sguainate.
-Assassino!-urlò una delle guardie.
Sentii i suoni di metallo che batteva su altro metallo,altri tonfi di corpi che cadevano poi di nuovo il silenzio.
Mi alzai di nuovo sul lettino come in attesa. Appena scattai a sedere la vista mi si sfocò per un attimo e la testa iniziò a girarmi. Mi portai le punte delle dita sulla tempia e chiusi gli occhi per regolare il respiro. Quando riaprii gli occhi la vista tornò normale e la testa smise di girarmi e quando misi a fuoco incontrai la figura incappucciata di Ezio che stava trafficando con le chiavi prese sicuramente da una delle guardie.
-Siete davvero tornato?-chiesi quasi incredula. Chi glielo faceva fare di mettere a rischio la propria vita per salvarne un'altra?
-Questo vostro tono mi spezza il cuore,Madonna. Pensavate davvero che non sarei tornato?-mi chiese con tono fintamente dispiaciuto mentre entrava nella mia cella.
-Perché siete tornato?-gli chiesi. Ancora non potevo crederci.
-Mi sembrava di avervi dato la mia parola no?E io mantengo sempre la mia parola.-rispose non appena si ritrovò di fronte a me.-Allora,Madonna,volete ancora andarvene?-
-Certo.-risposi prontamente.
-Bene,allora dovrete indossare questi.-mi disse mentre appoggiava la sacca che si era portato sulle spalle fino a quel momento sul mio lettino.
-Che cosa sono?-chiesi curiosa.
-Oh,degli abiti che un Cardinale di passaggio ci ha voluto generosamente imprestare.-mi rispose sorridendo lievemente.
-Non l'avrete ucciso vero?-chiesi scioccata.
-No,l'ho solo fatto delicatamente addormentare per un po'.-
-Siete davvero...-
-Si?-
-...irrispettoso nei confronti di un pover'uomo di Chiesa!-
-Povero non direi.-
Sospirai irritata-Va bene,se mi fate la cortesia di uscire un attimo dalla cella mi potrò cambiare.-dissi alzandomi dal lettino ma subito soffocai un gemito di dolore non appena sentii una fitta provenire dall'ustione. Mi rimisi a sedere sul lettino.
-Che cosa avete?-mi chiese subito l'Assassino preoccupato. Sembrava aver perso in un attimo tutta la sua voglia di fare del sarcasmo.
-La ferita...-mormorai appoggiando la mano sulla coscia sinistra.
Subito sentii le mani dell'Assassino raggiungere i lembi della mia gonna lacera ma appena lo sentii sollevare appena gli presi i polsi con le mani per fermarlo. Quel contatto mi lascio per un attimo senza parole,soprattutto quando i nostri sguardi si incontrarono. Finalmente vidi i suoi occhi scuri e profondi. Mi ci potevo perdere senza accorgermene.
-Madonna...-lo sentii mormorare.
-Vi prego,non...-iniziai. Per la prima volta in vita mia mi sentii leggermente in imbarazzo.
-Non vi preoccupate,voglio solo guardare la ferita. Darò solo un'occhiata veloce per vedere in che condizioni è. Ve lo prometto.-Mi assicurò con la sua voce determinata.
Lo fissai per un po' indecisa sul da farsi. Ezio continuava a rimanere fermo nella posizione,attendendo il mio consenso.
Acconsentii con un leggero accenno del capo.
Alzò la gonna solo sul lato sinistro in modo da scoprire il mio corpo il meno possibile,fino a quando non arrivo alla bruciatura incisa posta sopra il ginocchio. Era lunga almeno due pollici,forse un po' di meno.
Cinque secondi e poi riabbasso la gonna. Rimanemmo in silenzio per diversi secondi a fissarci,io seduta sul lettino e lui inginocchiato davanti a me.
-E' fresca. Quando ve l'hanno fatta?-mi chiese con tono apparentemente neutrale.
-Dopo che ve ne siete andati Lucrezia mi ha fatto torturare per rivelare dove foste diretti.
Stavolta però non hanno usato solo la frusta e l'acqua per torturarmi. Hanno usato anche i tizzoni.-mormorai abbassando lo sguardo sulle mani appoggiate al grembo.
-Ascoltatemi,giù abbiamo dei cavalli ad attenderci,non appena siamo usciti dal Castello dovete salire su uno di essi e cavalcarlo come se niente fosse. Ricordate che sarete travestita da Cardinale,quindi abbassate il capo e portate l'andatura del cavallo al minimo. Così facendo non dovreste destare sospetti. Non appena siete fuori zona ritroviamoci alla Rosa in Fiore. La conoscete?-mi chiese alla fine.
Certo che conoscevo la Rosa in Fiore,era uno dei bordelli più rinomati di Roma,se non il più frequentato.
-Si.-
-Bene,aspettatemi davanti all'entrata cercando di passare inosservata. In caso vi sentiate più sicura potete chiedere alle cortigiane poste fuori dall'edificio di nascondervi mentre non ci sono ancora. Dite loro il mio nome e subito vi aiuteranno.-mi spiegò.
-Va bene. E voi?-chiesi preoccupata.
-Questa è preoccupazione.-mormorò dopo qualche secondo di silenzio ritrovando quel suo sorriso divertito.
-Prudenza.-risposi subito sulla difensiva.
-Mista a preoccupazione.-ribatté accentuando il sorriso.
-Ohhh,uscite subito.-gli ordinai con tono irritato. L'Assassino si alzò sorridendo e uscì dalla cella.
Dopo cinque minuti ero pronta. Se non fosse che gli abiti erano grossi il doppio di me. Il Cardinale a cui aveva rubato la veste doveva essere proprio corpulento. Uscii dalla cella barcollando leggermente. Non appena l'Assassino mi vide si diresse verso di me in un paio di falcate e mi prese in braccio senza preavviso stando ben attento a non prendermi nella parte della schiena martoriata dalle frustate.
-Posso camminare da sola.-mormorai in tono leggermente infastidito. In realtà mi aveva fatto piacere quella sua premura verso di me.
-Si,certo.- Intravidi di sfuggita i corpi distesi per terra delle guardie poco prima di uscire dalla sala. Distolsi subito lo sguardo.
-Se vi fa male da qualche parte ditemelo.-mormorò all'improvviso Ezio.
-Va bene.-
Scendemmo gli scalini e ci ritrovammo in un'altra sala dove vi erano altre celle. Due guardie erano prive di vita distese in un angolo della stanza. La oltrepassammo e scendemmo un'altra rampa di scale. Stavamo per introdurci nel corridoio quando l'Assassino si fermò e ripercorse un paio di passi all'indietro. Lo guardai confusa mentre mi posava per terra e lui per tutta risposta mi fece il segno di rimanere in silenzio prima di appostarsi contro il muro e osservare il corridoio. Lo vidi estrarre un pugnale da lancio dall'equipaggiamento che portava alla vita e lanciarlo. Dopo di che ritornò da me e mi riprese in braccio. Entrammo nel corridoio e intravidi due soldati distesi per terra. Scendemmo un'altra rampa di scale più lunga delle altre. Arrivammo alla fine della rampa quando Ezio si fermo di nuovo e guardò prima il corridoio alla nostra destra e poi quello alla nostra sinistra.
Sembrava indeciso.
-Che cosa succede?-
-Shh...-
Provai a mettermi in ascolto anche io,ma non percepivo niente,quando all'improvviso riuscii a sentirlo.
-Arrivano da sinistra.-dissi con sicurezza.
Vidi l'Assassino portare l'attenzione su di me. Era visibilmente confuso.
-Come...?-iniziò,ma io lo interruppi.
-Si stanno avvicinando.-
Allora l'Assassino tornò indietro facendo circa metà scala e mi rimise a terra. Ci furono alcuni secondi di silenzio,poi dal corridoio di sinistra due guardie entrarono nella nostra visuale. L'Assassino fu veloce,prese la balestra che portava alle spalle e sparò a uno dei due soldati e poi,mentre il secondo soldato si abbassava su quello colpito,Ezio caricò di nuovo la balestra e colpì una seconda volta.
Ripose la balestra sulle sue spalle e poi ritornò da me.
-Noi due dovremo parlare,Madonna.-disse mentre mi riprendeva in braccio.
Riscendemmo la rampa di scale e poi prendemmo il corridoio a destra. Arrivammo circa a metà quando Ezio mi rimise di nuovo giù. Si affacciò oltre l'arco a tutto sesto e poi sparì dalla mi vista. Dopo cinque secondi l'Assassino tornò ed entrammo in quella che era una piccola stanzetta con dei barili addossati su una delle pareti e una botola con le grate alzate.
Arrivammo al limite del pavimento e guardai in giù notando che sotto di noi vi era un cumulo di fieno. Ritornai con lo sguardo sull'Assassino ritrovandolo a fissarmi.
-State scherzando.-affermai.
-Non è così brutta come sembra,la caduta. Vedrete,non sentirete niente.-
-Giuro che se mi rompo l'osso del collo vi perseguiterò fino alla vostra morte.-minacciai.
-Mi si prospettano anni di dolce tortura allora.-rispose prima di lasciarmi cadere. Sorprendentemente l'atterraggio fu soffice. Il fieno aveva del tutto attutito la caduta. Sembrava come esser distesa su di un letto morbido. Non potei godermi la sensazione a lungo perché subito dopo sentii Ezio atterrare di schiena vicino a me. Mi voltai verso di lui e subito dopo lui fece lo stesso. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo,poi vidi l'Assassino sparire dalla mia visuale e subito dopo il suo posto venne preso dal corpo di un soldato. Trattenni il respiro per un secondo,poi usci dal cumulo di fieno e mi misi a sedere per terra.
L'Assassino si fece subito vicino a me.
-Tutto bene?-
-Si,si...-risposi portandomi una mano tra i capelli per poter togliere qualche filo di fieno che mi era rimasto incastrato tra la matassa. Accidenti,non vedevo l'ora di farmi un bel bagno caldo e di pettinarmi i capelli.
Prendemmo il corridoio che si apriva sulla sinistra. Lo percorremmo e ci trovammo in uno dei corridoi principali. Alla nostra destra si accedeva al cortile interno,davanti a noi il passaggio che ci portava al cortile esterno era chiuso. Ci avvicinammo ma non appena intravedemmo due guardie passare davanti al portone ci nascondemmo.
Venni di nuovo posata per terra.
-Torno tra poco.-mi rassicurò prima di sparire oltre la porta.
Rimasi per alcuni minuti lì,per terra,sperando che Ezio facesse in fretta e,allo stesso tempo,che nessuna guardia passasse di lì.
La saracinesca si alzò all'improvviso riaprendo il passaggio tra i cortili. Dopo qualche secondo l'Assassino tornò.
-Vi sono mancato?-
-Immensamente.-
-Anche voi.-disse prima di uscire nel cortile. Intravidi in lontananza altri corpi stesi per terra.
Ci avvicinammo ad un paio di cavalli e Ezio mi aiuto a salire su uno di essi.
-Cosa ci siamo detti allora?-mi chiese.
-Devo uscire di qui come se niente fosse. Sono un Cardinale,tengo il viso abbassato,l'andatura del cavallo deve essere da passeggio e ci dobbiamo ritrovare alla Rosa in Fiore.-ricapitolai mentre mi mettevo il cappello da Cardinale.
-Bene. Ora andate.-disse prima di dare una pacca al cavallo che subito prese il galoppo.
Appena uscii dal cortile esterno del Castello rallentai l'andatura del cavallo e abbassai il capo sperando che il cappello dalla tesa lunga e larga mi coprisse abbastanza il viso. Nonostante il dolore alla schiena rimasi composta nell'andatura e per fortuna riuscii ad oltrepassare il ponte sorvegliato dalle guardie senza che nessuno facesse particolare caso a me. Fortuna che la cappa superiore era rossa,quindi anche in caso di riapertura di qualche ferita sulla schiena il sangue sarebbe stato camuffato.
Continuai con quell'andatura per tutto il tragitto,prestando particolare attenzione mentre passavano i drappelli di soldati,fino a quando non raggiunsi,in circa dieci minuti,l'edificio della Rosa in Fiore.
Vidi due gruppi di cortigiane che davanti all'edificio cercavano,con movenze sensuali e lo sventolare di ventagli,di farsi nuovi clienti. Rimasi lì,seduta sul cavallo in attesa,per diversi minuti. Il dolore alla schiena stava diventando insopportabile e per questo dopo un po' non facevo altro che agitarmi sulla sella per trovare una posizione migliore. Non volevo scendere dal cavallo,sarei cascata subito a causa dell'indebolimento del mio corpo. Fino a quando non arrivava Ezio dovevo resistere.
Ma i minuti passavano e la preoccupazione aumentava.
E se non ce l'avesse fatta?mi chiedevo angosciata.
Ma poi all'improvviso lo vidi sui tetti degli edifici vicino alla Rosa in Fiore. Mi chiesi che cosa diavolo ci facesse sui tetti,ma subito dopo la mia attenzione venne rapita dall'agilità con cui l'Assassino si muoveva. Sembrava abituato ad arrampicarsi sui tetti oppure a scendere lungo la facciata di un palazzo afferrando cose come finestre,cornicioni e cose del genere.
Va bene,la febbre mi stava facendo delirare.
Si guardò attorno per un po',poi sembrò notarmi perché all'improvviso si diresse nella mia direzione.
-Come state?-mi chiese appena mi raggiunse.
-Sbaglio o vi ho appena visto correre sui tetti?-chiesi incredula di rimando.
-Si,beh. Per me è abitudine.-affermò.
-Buono a sapersi.-mormorai mentre scendevo da cavallo aiutata dall'Assassino. Appena mi appoggiai a terra sentii l'ennesimo capogiro e una fitta di dolore alla schiena per il cambiamento di posizione.
-Volete che vi riprenda in braccio?-
-Non sarebbe tanto normale vedere un Cardinale portato in braccio da uno strano individuo vestito di bianco dal capo ai piedi.-dissi,guardandolo con un leggero sorriso,in risposta.-però potete aiutarmi a camminare.-mormorai alla fine.
Subito l'Assassino si passo sulle spalle il mio braccio sinistro e con calma ci dirigemmo verso la Rosa in Fiore.
-Madonna,benvenuta alla Rosa in Fiore.-mi disse solennemente mentre apriva il portone. Subito venimmo accolti da una giovane donna e da una donna su cui si vedevano i primi segni del tempo.
-Ezio!-esclamò la seconda donna osservando l'Assassino e me con apprensione.
-Madre,liberate una stanza per favore.-disse subito l'Assassino.
Mi guardai attorno,la sala era davvero grande e davanti a noi si stagliava una rampa di scale in marmo,attraversate da un tappeto rosso,che si divideva poi in due e portava al piano superiore dell'edificio. Alle stanze da letto,supposi.
Intorno a me vidi divani e sedie imbottite ricoperte di velluto rosso,le pareti rosse era tappezzate con ornamenti floreali,tendaggi tendente allo stesso colore ornavano le colonne dei piccoli portici posti ai lati della sala. Sul lato sinistro della scala vi era un tavolo coperto di libri e di carte e con un candelabro dalle candele consumate. Il tutto rendeva quel luogo intimo e confortevole. Se non fosse stato un bordello avrei detto che quella fosse una delle sale di un palazzo signorile.
All'improvviso il mal di testa riprese a darmi fastidio e la vista diventava sempre più sfocata. Imprecai tra me e me portandomi una mano sulla fronte.
-Che cosa avete?-mi chiese l'altra donna che ci aveva accolti.
-Sto...sto per svenire.-mormorai,ma prima di poter far altro il buio offuscò la mia vista e persi conoscenza.
L'ultima cosa che sentii furono le braccia dell'Assassino che mi prendevano al volo prima che cascassi per terra.

Angolo Autrice:

Sera a tutti^^!Si,ho aggiornato ancora,visto che il capitolo m'è uscito fuori da solo!Speriamo che sia sempre così è non mi venga l'improvviso blocco dello scrittore<.<
Comunque,avrete notato la citazione da Prince of Persia vero?Non ho potuto resistere xD!Se ci riesco ne voglio mettere anche un'altra nei prossimi capitoli*_*!Tutto dipende dalla situazione u.u
Via,siccome ho poco tempo e poco da dire passo subito al commento di Lady_Kadar^^
Innanzi tutto ti ringrazio per aver commentato ancora una volta e per i complimenti^^. Poi passando al potere di Giulia presto verremo a sapere da dove proviene e la vedremo mentre tenta di imparare a padroneggiarlo u.u
Passando ai frutti io mi ricordo anche di una spada....ma di altro per ora niente,ho provato a riguardare anche se il fatto che la mela è più di una ma non riesco a trovare quello che voglio<.< dovrei rifare il gioco per vedere<.<. Comunque ti ringrazio^^.
No,come hai visto Lucrezia non spiffera niente visto che era il catalessi nella cella accanto alla sua xD!
Sperando che anche questo capitolo ti piaccia,ti aspetto al prossimo chap. Che non so quando riuscirò ad aggiornalo

Ringrazio coloro che leggono emettono tra i preferiti e i seguiti la storia. Grazie*si inchina*.
Bye,
Morgan.

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Capitolo 4
*** 3 Capitolo-Saluti ***


3




E
ra il giorno del mio quattordicesimo compleanno. Quel giorno ero di una felicità incontenibile. Finalmente avrei incontrato l'uomo che sarebbe diventato mio marito da lì a qualche mese. Ormai avevo raggiunto l'età per poter concepire figli,quindi da lì a poco sarei diventata moglie e,forse,anche madre.
Non l'avevo mai conosciuto prima,l'avevo visto solo in un ritratto. Di certo non era una bellezza e nemmeno il tipo di uomo ideale in cui sin da piccola avevo sperato,ma mi avrebbe garantito una famiglia e un futuro appagante e sicuro. Era tutto quello che desideravo in fondo.
Sin dalla mattina ero come una trottola vagante,non riuscivo a stare ferma un secondo,dovevo per forza muovermi altrimenti,ne ero sicurissima,sarei diventata pazza per via dell'agitazione mischiata con la preoccupazione che qualcosa non andasse bene durante l'incontro. Anna,quella povera donna,mi ripeteva di calmarmi o avrei finito con lo sgualcire il vestito nuovo di broccato a forza di alzarmi e risedermi continuamente sulla mia poltrona preferita, posta davanti al camino della mia camera da letto.
Ogni volta le rispondevo che non potevo stare ferma anche se ci provavo e lei,nel vedermi fare avanti e indietro per tutto il perimetro della camera,rispondeva con un sospiro di rassegnazione per poi ritornare al suo ricamo.
Mio fratello,quando mi vide in quello stato,iniziò a ridere del mio comportamento e a fare qualche battutina a cui io,subito,rispondevo per le rime. La sua presenza invece di tranquillizzarmi come al solito,quella volta servì soltanto per rendermi ancora più agitata.
Lui non poteva capire,ovviamente. Era un uomo e già sposato da diversi anni. Era totalmente diverso!
Quel giorno la mia vita sarebbe cambiata. Me lo sentivo.
Ma nulla andò come previsto.
Appena il Marchese,un uomo di venti anni più grande di me e leggermente corpulento,entrò in casa nostra e mi vide,lo vidi distintamente rabbrividire non appena incrociò i miei occhi.
Aveva subito cambiato l'espressione del viso che,da gentile e tutta raffinata,era diventata una smorfia di orrore nei miei riguardi.
Lo sentii dire,senza nessun rispetto nei miei confronti,che nel ritratto che aveva i miei occhi non erano quelli del demonio.Dopo di ché,indignato dalla farsa,aveva preteso che il matrimonio venisse annullato e un risarcimento in fiorini per il danno subito.
Per me,quella,fu una vera disgrazia.
Corsi in camera mia in un fiume di lacrime e per diversi giorni non volli vedere nessuno,nemmeno mio fratello,la persona a cui ero attaccata di più al mondo.
Oltre la porta della mia camera sentivo la voce di mia madre e mio padre ripetermi che non mi dovevo preoccupare,che poteva esserci sempre un altro matrimonio e che ero ancora giovane e quindi ero ancora piena di prospettive. Sicuramente altri uomini si sarebbero presentati per chiedere la mia mano. Ma io non ci volevo credere. Quel rifiuto aveva inciso molto sulla mia psiche e mi ripetevo che nessuno si sarebbe presentato a causa dell'affronto di quel rifiuto che avevo dovuto subire.
Anna,ogni giorno,mi portava un vassoio pieno di cibo,sia a mezzo dì sia la sera,ma non serviva a niente perché,né io né il mio stomaco,volevamo mangiare. Rimanevo a digiuno e solo in casi rari mangiavo qualcosina.
Non volli guardarmi allo specchio per molti giorni,quasi un mese se ricordo bene. A ripensarci fui molto stupida. Non dovevo vergognarmi del mio viso. Sopratutto dei miei occhi.
Viola.
Esatto. Era per questo che il Marchese se n'era andato. I miei occhi,fin dalla nascita,erano di un intenso viola.
Non sapevo perché avessi le iridi di quel colore così particolare. I miei,quando lo chiedevo le prime volte,sviavano sempre il discorso fino a quando smisi io stessa di porre certe domande.
Quando uscivo di casa gli altri mi guardavano in modo strano e timoroso ma,essendo una Colonna,non osavano dire certe frasi in mia presenza. Solo nell'infanzia c'era stato qualche episodio isolato in cui qualche bambino mi faceva dei dispetti chiamandomi figlia del demonio,ma a parte questo posso dire che la mia vita è stata abbastanza normale. Quelli che mi incontravano facevano semplicemente finta di niente.
Quel giorno,però,fu il giorno in cui il mio cuore iniziò a incrinarsi.



Mi sentivo la testa pesante e il corpo completamente intorpidito,tanto da non riuscire a muovere un muscolo. Stavo male. Malissimo.
Il mal di testa mi martellava le tempie;mai un mal di testa del genere mi aveva dato tanto dolore come quello che provavo in quel momento. Mi sembrava di essere come un pesce fuori dall'acqua.
Cercai di guardarmi attorno,per capire dove mi trovavo,ma la testa ad ogni minimo spostamento iniziava a martellarmi peggio di prima,perciò restai nella posizione in cui mi ero svegliata.
Guardai sopra di me e vidi un lampadario ornamentale,dalle proporzioni abbastanza grandi,dalla fattura pregevole e un soffitto pulito,diverso da quello a cui mi ero abituata negli ultimi sei mesi.
In un primo momento non capii dove mi trovavo,ma poi il ricordo dell'Assassino e della mia liberazione mi riportò in mente che,prima di svenire,mi ero rifugiata nel bordello più rinomato di tutta Roma. La Rosa in Fiore. Richiusi gli occhi,ancora incredula di quello che mi stava accadendo.
Non ci potevo credere:non ero più rinchiusa in una maledetta cella di Castel Sant'Angelo. Non avrei dovuto più subire le angherie e gli scherni delle guardie che non perdevano mai l'occasione di dirmi quello che pensavano. Ultimamente,poi,tra di loro avevano preso a chiamarmi la puttana del demonio. Sorrisi dentro di me,nel sapere che tutto era finito.
-Si è svegliata...-i miei pensieri vennero interrotti dal mormorio proveniente da un punto indistinto vicino al letto su cui ero distesa con le coltri tirate fin sotto il mento. Era una voce maschile.
La sua voce.
Sentii un peso gravare sul materasso alla mia sinistra e una mano fresca si appoggiò delicatamente sulla mia fronte-Ha ancora la febbre alta,ma rispetto a quando l'hai portata qui è migliorata.-a parlare questa volta era la voce era di una donna abbastanza anziana. Aveva un che di materno. Mi sentii bene dentro.
-Capisco. Claudia,quando hai finito qui vieni giù.-
-Va bene.- Sentii dei passi e la porta della camera chiudersi alle spalle dell'Assassino. Per la prima volta avevo sentito la sua voce fredda e distaccata. Sembrava arrabbiato. Non potevo dire che da parte della donna la cosa fosse stata diversa.
-Quando la smetterete con questo comportamento? Siete fratello e sorella.-si lamentò la donna ancora seduta accanto a me.
-Ha iniziato lui,madre.-fu la risposta secca della donna che,a quanto avevo sentito,si chiamava Claudia.
Sentii solamente un sospiro rassegnato in risposta.
Non potei sentire il resto del dialogo perché ricaddi tra le braccia di Morfeo.


Quando mi risvegliai di nuovo i raggi del sole,che trapassavano le imposte della finestra,mi illuminavano a spicchi il viso.
Mi portai una mano sopra gli occhi per coprirli da quella fastidiosa luce che faceva contrasto con l'ombra che dominava la stanza. Constatai di non avere quasi più la febbre.
Mi guardai attorno e subito mi resi conto di essere sola nella grande camera da letto.
Sul comodino alla mia sinistra c'era ancora la piccola bacinella d'acqua con immerso un panno pulito e un candelabro dalle candele spente e quasi del tutto consumate.
Ora che la testa non mi dava più alcun fastidio mi potei guardare meglio attorno.
Il grande letto a baldacchino,dalle coperte di velluto rosso, su cui riposavo era accostato alla parete opposta alla porta,sia a sinistra che a destra del letto vi era un comodino in legno pregiato con dei candelabri d'argento lucidati alla perfezione,la finestra,con le tende in broccato tirate ai lati,da cui passavano i raggi,era sulla parete a sinistra della stanza e davanti ad essa vi erano una poltrona imbottita e un tavolino circolare ornato da un vaso di fuori. Sulla mia destra la parete era ricoperta da un arazzo che raffigurava una battuta di caccia. Si poteva dire che quella stanza fosse spartana però era molto ben curata nei minimi dettagli. Non vi era qualcosa fuori posto.
Mi appoggiai meglio contro i cuscini stando ben attenta alla schiena. Sentivo distintamente la ferita della coscia,così come il busto,completamente bendata in una stretta decisa ma non oppressiva.
Continuai a guardarmi attorno per vari minuti in un silenzio religioso,ma poi alcune domande iniziarono a ronzarmi per la testa.
Mi chiedevo soprattutto cosa avrei fatto da quel momento in poi. Non sapevo dove andare,se fossi uscita da quell'edificio molto probabilmente sarei stata riconosciuta subito dalle guardie e se mi avessero arrestata di nuovo sarei morta sicuramente.
Non sapevo nemmeno cosa avesse intenzione di fare l'Assassino nei miei riguardi.
All'improvviso i miei pensieri si interruppero non appena sentii la porta aprirsi e la giovane donna che mi aveva accolto alla Rosa in Fiore entrare nella stanza.
-Oh!Finalmente vi siete svegliata!-esclamò sorridendo. Portava tra le mani un vassoio con del cibo. Cibo,il solo pensiero fece reagire il mio stomaco che da mesi si era abituato al misero tozzo di pane secco e al poco cibo che mi davano per tenermi in vita-Sapevo che vi sareste ridestata entro poco così vi ho fatto preparare del cibo.-
-Grazie,Madonna Claudia.-risposi ricordando che l'Assassino l'aveva chiamata così,ma per esserne certa le chiesi se effettivamente quello fosse il suo nome.
-Si,ma potete chiamarmi solo Claudia.-rispose sempre sorridendo.
La prima volta che l'avevo vista mi sembrava una donna rigida e fredda,ma forse era a causa della presenza dell'Assassino. Ora,invece,sembrava completamente diversa. Era gentile e disponibile.
Le sorrisi.
-Solo se voi mi chiamate Giulia.-risposi.
-Come volete,Giulia.-disse ricambiando il mio sorriso e posando il vassoio sul comodino prendendo nella mano libera la bacinella d'acqua.
-Quanti giorni sono passati da quando sono qui?-chiesi all'improvviso. Avevo completamente perso la cognizione del tempo.
-Sono passati quasi tre giorni. Avete dormito continuamente,vi siete svegliata solo ieri pomeriggio per un momento,ma poi vi siete riaddormentata quasi subito.-rispose la donna mentre versava nel bicchiere un infuso di erbe che poi mi porse-bevete,è un rimedio contro la febbre,questa ve la farà passare del tutto.-
-Grazie-risposi prendendole il bicchiere. Non aveva un sapere cattivissimo.
-Caterina mi ha chiesto di dirvi che stasera vi farà visita prima di partire.-disse all'improvviso Claudia,mentre accendeva le candele del candelabro posto sul comodino.
-Partire?-domandai. Per un attimo mi sentii male,era l'unica persona,tra quei sconosciuti,che conoscevo da tempo e un viso amico mi avrebbe aiutata a rapportarmi meglio con quelle persone.
-Si,ha detto che ormai qui a Roma non serve più,quindi ha deciso di ritirarsi.-mi spiegò la sorella dell'Assassino.
-Capisco.-risposi con tono vagamente deluso.
-Spero che...nonostante l'assenza di Caterina voi riusciate a fidarvi di noi.-mi confidò la donna congiungendo le mani al grembo non appena ebbe acceso anche l'ultima candela.
Cercai di mostrare uno dei miei sorrisi migliori perché,infondo,speravo anche io di potermi fidare di loro e di instaurare un rapporto.
-Lo spero anche io,Claudia. Davvero.-risposi.
La vidi sorridere ed annuire lievemente con il capo-Vi serve qualcosa?Qualche altro guanciale?-mi chiese mentre si dirigeva verso la finestra e apriva un po' le imposte per far passare un po' più di luce.
-No,grazie.-dissi mentre la guardavo dare una sistemata ai fiori. Guardandola mi ritornò in mente quello che avevo sentito ieri mentre stavo per riaddormentarmi e la mia maledetta curiosità non mi fece mordere la lingua prima del tempo.
-Voi e vostro fratello avete per caso litigato?-chiesi improvvisamente a bruciapelo.
Dannazione,quella stessa mia dannata curiosità aveva costretto mio padre a rivelarmi dell'esistenza del frutto quando ero solo una ragazzina. Ora invece rischiavo di incrinare un'amicizia sul nascere.
-Perché me lo domandate?-mi chiese all'improvviso dopo qualche secondo di silenzio. Non sembrava arrabbiata,affatto,solo sorpresa di quella mia improvvisa domanda.
-Vi ho sentito ieri prima di riaddormentarmi. Non volevo,davvero,ma...-lasciai in sospeso la frase continuando a guardarla.
La vidi sorridere scuotendo leggermente la testa:- Non vi preoccupate,non occorre che vi scusiate. L'avreste notato comunque prima o poi. Non è che abbiamo proprio litigato. È che
Ezio continua a volermi proteggere senza lasciarmi fare qualcosa per poterlo aiutare. Ha il terrore di far correre dei pericoli a me o a nostra madre. Ma quando mi si è mostrata l'opportunità l'ho colta al volo senza il consenso di mio fratello. E quindi ora fa il sostenuto per farmi capire di aver sbagliato nella scelta di gestire un bordello.-concluse con un'alzata di spalle.
-Perché ha il terrore che voi e vostra madre corriate dei pericoli?-
-Terrore?-mi chiese confusa.
-Perché ha tanto paura?Insomma non credo che sia facile collegare la Rosa in Fiore a vostro fratello.-spiegai.
Claudia rimase in silenzio per diversi secondi,ormai pensavo che non mi rispondesse più quando all'improvviso prese parola.
-Da quando nostro padre e i nostri fratelli sono morti,Ezio si è sentito più che responsabile di me e nostra madre. Per questo,quando c'è ne siamo andati da Monteriggioni,la nostra vecchia casa,ci aveva detto di andare a Firenze,dove saremmo state al sicuro. Ma io e mia madre abbiamo deciso di fare come volevamo per una volta. Così siamo venute qui,a Roma.-concluse avvicinandosi ai piedi del letto.
-Capisco...mi dispiace per vostro padre e i vostri fratelli.-mormorai in risposta senza andare troppo oltre. Non volevo dar dispiacere alla donna ricordando il passato. Capivo cosa provava.
-Ormai sono passati tanti anni. Ho solo imparato a convivere con questa realtà.-rispose dopo un po' sorridendo.
-Ora torno giù. In caso vogliate qualcosa vi basterà chiedere,saremo a vostra disposizione. Buon riposo.-concluse prima di uscire dalla stanza.


Stavo sfogliando il libro che mi aveva portato Claudia qualche ora prima per passare un po' il tempo,quando sentii bussare alla porta.
Chiusi il libro chiedendomi chi fosse e rimasi in silenzio per alcuni secondi indecisa se rispondere oppure no.
E se era l'Assassino? Che cosa poteva volere? Di certo non era Claudia,lei sarebbe entrata senza bussare alla porta. Nessun altro sapevo che mi trovavo in quella stanza.
-Giulia?Siete sveglia?-era Caterina Sforza.
-Si!Potete entrare.-risposi subito,non appena sentii la sua voce. Quando entrò nella stanza mi sembrò di rivederla per la prima volta. In quei pochi giorni in cui c'eravamo separate aveva ripreso del tutto il suo vigore e colorito.
I capelli erano legati nel solito chignon perfetto e indossava un abito di broccato viola con la sottoveste rosso bordeaux. Era ritornata la Caterina Sforza che avevo conosciuto.
-Vedo che vi state riprendendo...-iniziò sorridendomi non appena si accostò al letto.
-Si,la febbre ormai è passata e le ferite stanno guarendo piano piano.-risposi con un lieve accenno di un sorriso.
-Mi fa piacere.-
-Ho sentito che ve ne andrete a Firenze.-mormorai iniziando a giocare con il bordo di una delle pagine del libro che tenevo ancora tra le mani. Non avevo mai amato i giri di parole,così andai subito al nocciolo della questione.
-Ormai non servo più qui a Roma,dal momento che ho perduto Forlì e le altre mie terre. Ho deciso di andare con i miei figli a Firenze.-confermò.
Rimasi in silenzio,non sapendo bene che cosa dire.
-Se volete potete venire anche voi.-mi propose dopo un po'.
Alzai il capo per osservarla e rimasi per qualche secondo in silenzio a pensare a quella opportunità. Per un momento pensai di andarmene davvero da Roma,ma poi ci ripensai. Non avrebbe funzionato. E poi dovevo pensare al frutto. No,non me ne potevo andare da Roma.
-Mi piacerebbe molto,Caterina,davvero...ma temo che ora come ora non sia possibile. Se mi spostassi rischierei di essere riconosciuta e poi non sono nelle condizioni adatte per affrontare un viaggio.-risposi con rammarico.
-Già,non ci pensavo.-commentò la Contessa.-beh,se non altro so che qui sarete in buone mani.-disse prima di avvicinarmi al mio lato del letto e di prendere le mie mani nelle sue.
-Credetemi quando vi dico di fidarvi di loro. Gli ho affidato la vita dei miei figli e gli affiderei volentieri anche la mia.-
-Credo in voi,Caterina,quindi proverò a fidarmi.-dissi convinta notando la sua totale fiducia verso l'Assassino e gli altri. Se aveva così tanta fiducia in loro forse potevo davvero fidarmi anche io.
Non ho mai dubitato del giudizio di Caterina,era difficile che commettesse degli errori.
-Bene.-disse sorridendo prima di lasciare le mie mani.
-Quando partirete?-le chiesi.
-Domani mattina all'alba,quando ci sarà il cambio di guardia così darò meno nell'occhio.-
-Vi rivedrò un giorno?-chiesi sperando in una risposta positiva.
-Forse si,forse no. Chissà cosa ci riserverà il destino.-mormorò sorridendo.-Va bene,vi lascio riposare. Ero passata solo per salutarvi e augurarvi buona fortuna.-disse riavvicinandosi e abbracciandomi lievemente facendo attenzione a non farmi male.
-Mi mancherete,amica mia.-mi mormorò all'orecchio.
-Anche voi.-risposi. Ancora poco e mi sarei rimessa a piangere,dannazione.
Ci staccammo e prima che la Contessa si chiudesse la porta alle spalle si girò e con un ultimo sorriso mi disse-Addio.-
Quella fu l'ultima volta che vidi Caterina Sforza.


Il profumo dei capelli puliti mi ridestarono dal mio sonno.
Mi ero addormentata mentre Madonna Maria mi pettinava i miei lunghi e mossi capelli neri che,finalmente,dopo mesi erano tornarti puliti e lucenti come una volta. Madonna Maria aveva avuto molta pazienza a sfarmi tutti i nodi che mi si erano creati in quei mesi,in cui non avevo avuto la possibilità di curare il mio aspetto. Ora,invece,il mio corpo era pulito e profumato e i capelli erano tornati morbidi e setosi.
All'inizio quando mi avevano proposto di fare un bagno pensavo che fosse ancora troppo presto a causa delle ferite e,nonostante la voglia,ero incerta sul da farsi,ma Madonna Maria mi aveva assicurata che,con un po' d'attenzione,non sarebbe successo nulla.
Quindi,finalmente,potei farmi un bagno decente,cambiare le bende che portavo da una giornata e pettinare i miei capelli crespi.
Mi stiracchiai un po',per riprendere sensibilità del corpo,e aprii leggermente gli occhi notando che la luce filtrava dalle imposte della finestra.
Doveva essere già giorno.
Mi alzai un po',facendo forza sui bracci,e mi accostai contro i cuscini con un sospiro di soddisfazione. Non mi sentivo così bene da mesi.
Fu allora che notai la presenza dell'Assassino nella mia camera.
Stava seduto sulla poltrona con le braccia appoggiate sui ginocchi e il capo chino nascosto completamente dal cappuccio,la balestra,che di solito portava sulle spalle,era appoggiata sul tavolo accanto a un vassoio di cibo quasi del tutto vuoto. Lì per lì,non vedendolo muoversi,pensai che si fosse addormentato in quella scomoda posizione,ma non appena feci un minimo cenno di movimento lo vidi alzare di scatto la testa e fissarmi da sotto il cappuccio.
Ancora una volta intravidi solamente il suo mento deciso e le sue labbra piene attraversate,sulla destra,da una sottile cicatrice.
-Finalmente vi siete svegliata,Madonna.-mormorò rimanendo fermo in quella posizione.
-Da quanto siete qui?-chiesi di rimando.
-Da circa mezz'ora,forse una decina di minuti in più.-
-Caterina?-
-E' partita all'alba.-
-Che cosa volete?-chiesi finalmente,ben sapendo già la risposta che mi avrebbe dato.
-Come già detto,Madonna,io e voi dobbiamo parlare.-




Angolo Autrice:

Buonasera a tutti!Sono di fretta,quindi non mi prolungherò nei discorsi!
Prima di tutto volevo scusarmi per il capitolo così corto ma è un capitolo di transizione,avrei potuto continuare con il discorso tra Ezio e Giulia,ma,siccome sono cattiva xD,vi ho lasciato sul più bello.
Giulia rivelerà i suoi segreti oppure no?Bella domanda xD!
Si,avete letto bene,Giulia ha gli occhi viola,capirete poi.
È collegato con il fatto che possa leggere nella mente. Per ora non vi rivelo altro u.u
Mi scuso anche in caso di errori di ortografia e simili,ma l'ho riguardato una sola volta,prometto che appena posso ridò un'occhiata!
Passiamo ai commenti:
Lady_Kadar: Ciao!Grazie ancora dei complimenti^//^ ! Comunque passando al capitolo precedente,lo so,il salvataggio è completamente uguale ma non mi è venuto niente di meglio sinceramente <.< Mi fa piacere,però,che ti piaccia di più il mio personaggio xD!Sono felice di sapere di aver lasciato Ezio così com'è,nelle mie storie infatti sto molto attenta nel cercare di non cambiare il carattere dei personaggi. Ogni volta mi chiedo cosa farei se fossi quello o quell'altro personaggio,quindi cerco di entrare nella sua mentalità xD
Per il resto,sono contenta che la storia di appassioni sempre di più e spero che anche questo capitolo ti piaccia^^.
_Zafrina_:No,non sbagli xD c'è una puzza incredibile di AuditorexColonna xD che poi ora che mi ci fai pensare non suona male Giulia Auditore! Eheheh!Grazie mille per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^
Enio:eheheh xD!Grazie per i complimenti e mi fa piacere che tu AMI Giulia!Davvero sarebbe la prima volta che vorresti vedere nascere qualcosa tra Ezio e qualcun'altra senza provare “gelosia”?Mi fa piacere^^!Allora,Giulia in realtà ha ventinove anni,quasi trenta. Solo che ancora non ho avuto l'occasione per dirlo<.< Non volevo farla troppo giovane nei confronti di Ezio,però nemmeno troppo vicina a lui con l'età,quindi mi son detta che undici anni di differenza ci potevano stare. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^!
Archangel:prima di tutto benvenuta^^!Grazie per i complimenti. L'ironia di Ezio non muore mai xD!Comunque spero che la tua curiosità sia stata soddisfatta parzialmente. Se non altro ho detto come sono i suoi occhi e i suoi capelli xD! Forse nel prossimo capitolo ve la potrò descrivere completamente. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!^^

Ringrazio coloro che l'hanno letto e messa tra le preferite,ecc.
Bye,
Morgan.

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Capitolo 5
*** 4 Capitolo-Mezze Verità ***


4




-Come già detto,Madonna,io e voi dobbiamo parlare.-
Mi aspettavo quella risposta. Dopotutto lo sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare le sue domande. Era prevedibile,infondo avrei fatto lo stesso al suo posto:avrei voluto sapere come mai una componente di una famiglia importante come i Colonna era stata rinchiusa a Castel Sant'Angelo.
Solo pensavo,speravo,che il momento non sarebbe giunto così presto. Avevo paura di quello che mi avrebbe chiesto e di quello che avrei risposto,non volevo rivelare i miei più profondi segreti ad un perfetto sconosciuto.
Nonostante cercassi di dare un'immagine posata di me stessa all'Assassino,dentro di me iniziai ad agitarmi a causa della preoccupazione e della tensione causata dall'attesa. Aspettai che lui iniziasse a parlare,a chiedermi qualcosa,nel silenzio più assoluto della stanza. Nessuno dei due fiatava,Ezio sembrava addirittura ritornato nel suo mondo popolato di pensieri a me sconosciuti. Dall'agitazione avevo preso a martoriare il bordo della coperta con le dita. In quel momento desiderai tantissimo poter leggergli dentro. Peccato che non sapessi farlo.
Purtroppo il mio “potere” era incontrollabile per me,veniva quando gli pareva e non quando ne avevo bisogno.
-Come mai siete stata tenuta prigioniera?-la sua domanda arrivò all'improvviso,come un fulmine a ciel sereno.
Chiusi gli occhi,imponendomi di rimanere calma. Decisi che avrei risposto a tutte le domande che mi avrebbe fatto,ma che non avrei detto tutta la verità. Non l'avrei nascosta del tutto all'Assassino...avrei solamente omesso qualche particolare.
-Dopo che i miei genitori vennero uccisi sei mesi fa un Capitano dei Borgia venne nella Repubblica di Siena per uccidermi. Poi però decise di portarmi a Roma,al cospetto di Cesare.-risposi mantenendo un tono di voce abbastanza tranquillo e modulato.
-Come mai i vostri genitori sono stati uccisi e perché volevano uccidere anche voi?-mi chiese senza darmi il tempo di respirare.
-Non saprei.-mentii riabbassando il capo,in modo che l'Assassino non notasse la mia bugia.
-Non mentitemi,Madonna.-disse dopo un po'-Io vi voglio aiutare,ma se non mi dite tutto non posso farlo.-
-Come fate a sapere se ho mentito?-chiesi in modo brusco rialzando il capo. L'avevo fatto di nuovo. Appena mi sentivo scoperta ed indifesa mi proteggevo rispondendo in modo sgarbato e richiudendomi a riccio protetta da una corazza immaginaria di aculei pronti a ferire in caso di pericolo.
-E' una reazione naturale dell'essere umano mentire per difendersi. E voi vi state difendendo contro una persona che non è,e sarà mai,vostra nemica.-rispose allargando leggermente le braccia. Le sue labbra,nello stesso momento,si erano aperte in un accenno di sorriso.
-E' anche vero,Messere,che appena può l'essere umano è disposto a tradirti se in gioco c'è qualcosa che può giovare per il suo tornaconto.-risposi amaramente.
-Siete stata tradita da qualcuno?-lo sentii chiedere dopo qualche secondo. Il suo tono di voce era cambiato. Si era fatto più profondo e nella sua voce avevo sentito della comprensione.
-Perché devo rispondere solo io alle domande?-chiesi in tono leggermente infastidito. Anche io volevo sapere qualcosa sul suo conto,visto e considerato che per ora lui era la sola mia ancora di salvezza.-Facciamo così,io rispondo a una vostra domanda solo se voi rispondete ad una mia.-proposi.
L'Assassino rimase per qualche secondo in silenzio a considerare la proposta che gli avevo appena offerto,poi,all'improvviso,rialzò il capo e con un sorriso disse:-'Sta bene.-
-Chi incomincia?-chiesi,impaziente di fare le mie domande.
-Prima le signore.-rispose con un cenno del capo.
-Bene. Che cosa avete intenzione di fare con me?-chiesi. Meglio andare per gradi,se gli avessi chiesto subito della mela avrei perso la mia possibilità di sapere quello che volevo davvero. Non che non mi interessasse della mia sorte,ma in quel momento mi premeva di più sapere se esisteva un altro manufatto uguale,o per lo meno simile,al frutto che la mia famiglia custodiva.
-Se voi vorrete potrete rimanere a Roma sotto la protezione mia e degli altri Assassini. Altrimenti potrete andare dove volete,i miei adepti vi scorteranno fino al luogo dove vi nasconderete.-rispose.
Feci un cenno del capo. Non pensai nemmeno ad un possibile luogo in cui mi sarei potuta nascondere. Avevo già deciso che sarei rimasta a Roma fino a quando il frutto fosse rimasto lì,nel suo nascondiglio segreto:quindi avrei dovuto convivere,da quel momento in poi,in stretto contatto con gli Assassini. Quella considerazione mi rese inspiegabilmente serena,ma qualcosa,dentro di me,continuava a dirmi di non dare la totale fiducia a loro.
-Ora tocca a me.-riportai l'attenzione su di lui-Siete stata tradita da qualcuno?-mi chiese di nuovo.
-Non io. Mio fratello.-risposi in un filo di voce.
Ritornò il silenzio nella stanza.
All'improvviso la trama della coperta aveva ottenuto la mia totale attenzione. Tutto per non guardare Ezio che,in quel momento,mi stava osservando attentamente. Potevo sentire distintamente i suoi occhi sondarmi l'anima,come in ricerca di chissà che cosa.
-Fate la vostra domanda.-disse dopo un po' l'Assassino.
Feci un sospiro sconsolato prima di ripensare alle domande che gli volevo porre,ma poi volli comprendere come mai avevo sentito quel tono comprensivo di poco prima.
-Voi? Siete stato tradito?-gli chiesi sperando che mi rispondesse. Ero sicura,però,che non l'avrebbe fatto. Cose troppo personali per essere dette ad una sconosciuta,mi dissi.
-Se non volete fa lo stesso. Passerò ad un'altra domanda.-aggiunsi dopo poco,notando che lui non rispondeva.
-No. Vi ho appena detto di fidarvi di me per potervi aiutare...e di certo la fiducia non deve venire da una sola parte. So che Claudia vi ha parlato della morte di nostro padre e dei nostri fratelli.-ad un mio accenno affermativo riprese-Mio padre era amico del gonfaloniere di giustizia di Firenze:Uberto Alberti. La sera della sua cattura venne portato,insieme ai miei fratelli,al palazzo della Signoria. Quando lo raggiunsi,dopo aver portato mia madre e mia sorella al sicuro, mi disse di andare nel suo studio e di trovare la stanza segreta dove teneva i documenti importanti e tutto il resto. Quella notte scoprii che mio padre non era solo un banchiere,come fino ad allora pensavo,ma che era anche un Assassino. Quella notte io stesso divenni un Assassino. Avevo soli diciassette anni.-si interruppe e lo sentii sbuffare in un sorriso scuotendo leggermente il capo prima di riprendere- Andai,come mi aveva detto mio padre,dal gonfaloniere e gli detti i documenti che provavano l'innocenza della mia famiglia. Ma Uberto Alberti ci tradì e il mattino seguente mio padre e i miei fratelli vennero giustiziati. Allora non lo sapevo,ma dietro a tutto questo c'era lo Spagnolo.-concluse alzando il capo nella mia direzione.
Per la prima volta mi sentii veramente vicina a lui,avevamo avuto lo stesso passato e capivo quello che aveva provato. Perdere la propria famiglia era una di quelle cose che non auguravo proprio a nessuno,nemmeno al mio peggior nemico.
-Fate la vostra domanda.-mormorai dopo un po' accennando ad un sorriso per tentare di smorzare un po' la situazione.
Lo vidi sorridermi di rimando prima di farmi la domanda:-Sapete chi è il traditore di vostro fratello?-
-Non sapevo chi fosse,non sapevo nemmeno che mio fratello fosse stato tradito. Me lo ha detto Cesare durante una seduta di tortura. Era uno dei migliori amici di mio fratello. Oggi è uno dei più fedeli servitori dei Borgia.-risposi con tono aspro. Se solo ripensavo a quella feccia mi venivano i nervi a fior di pelle.
-Capisco.-mormorò con un accenno del capo.
-Le persone che avete ucciso in questi anni,facevano parte della congiura contro la vostra famiglia?-gli chiesi incuriosita. Meglio lasciar da parte il mio odio e il mio proposito di vendetta per il momento.
-Si. Ma non gli ho uccisi solo per quello. Dovete sapere che l'Ordine dei Templari esiste ancora oggi e lo stesso Spagnolo ne è a capo. Noi Assassini esistiamo per far in modo che i Templari non si impadroniscano del potere,mezzo per il quale renderebbero schiavi gli uomini. Quindi si,ho ucciso quegli uomini per vendetta,ma anche per salvare dalla schiavitù molte vite.-mi rispose solennemente e in modo del tutto sincero. Sembrava che ammettesse le proprie colpe di cui,però,non era affatto pentito.
-Perché vi hanno arrestata,dopo la morte dei vostri genitori?-mi chiese dopo poco.
-Non lo so proprio.-mentii di nuovo. Tra tutte le cose che gli potevo dire,quella del frutto doveva rimanere assolutamente segreta. Ancora non ero certa che questa mela fosse un qualcosa di simile,se non uguale,al mio frutto.
-Va bene,non vi obbligherò a dire la verità,per ora. Vi porrò un'altra domanda.-disse ben capendo che avrei continuato a mantenere il mio segreto.-Ditemi,con sincerità,come avete fatto a capire da che parte stavano arrivando le guardie mentre stavamo uscendo da Castel Sant'Angelo.-
-Intuito.-risposi subito,senza pensarci.
Mi accorsi troppo tardi che il modo con cui avevo dato la risposta faceva capire perfettamente che avevo detto un'altra bugia.
-Davvero?-mi chiese scettico l'Assassino.-Madonna,io stesso non li ho sentiti arrivare,cosa alquanto strana,e ora voi mi dite che è stato tutto grazie al vostro intuito?-
-Esattamente.-risposi alzando il capo in segno di sfida.
Lo vidi abbassare il capo e scuotere leggermente il capo. Mi irritai quando capii che stava sorridendo divertito da chissà che cosa. Anche se cercava di nasconderlo da sotto il cappuccio l'avevo intravisto distintamente. Certo,è normale sorridere come uno stupido mentre si affronta un discorso serio no? Normalissimo. Ahhh...avrei voluto alzarmi e dargli un bel pugno in faccia e togliergli quel dannato sorriso irritante!
-Che cosa c'è di così tanto divertente? È mai possibile che io vi faccia sempre sorridere?-chiesi con malcelato sdegno.
-Perdonatemi,Madonna. Ma non sapete proprio mentire.-disse dopo un po' mentre riprendeva fiato. Lo guardai male non appena rialzò il capo e i nostri occhi,nonostante i suoi fossero celati dal cappuccio,ritrovarono contatto.-Magari con le guardie e con Cesare sarete riuscita a mentire facilmente,ma con me,davvero,siete una pessima attrice.-concluse mostrandomi,finalmente,il suo sorriso canzonatorio.
-Grazie per il complimento,Messere.-mormorai irritata incrociando le braccia sotto il seno e sentendo le guance andarmi in fiamme.
-Non ve la prendete,Madonna.-disse mentre si alzava dalla poltrona su cui,fino ad allora,era rimasto seduto.-Mi dispiace,ma ora devo lasciarvi. Ho cose importanti da fare che richiedono la mia attenzione.-disse prima di esibirsi in un accennato inchino,per poi avviarsi verso la porta della stanza.
-Assassino.-lo chiamai mentre riportavo le braccia distese sopra le coperte.
Voltò solo leggermente il capo.
-Per quanto riguarda su cosa fare d'ora in avanti,ho già deciso...rimango a Roma.-
-Come desiderate.-mormorò,poi si chiuse la porta della camera alle spalle con un leggero tonfo.
Dannazione,pensai,m'ero dimenticata di chiedergli della Mela.


***


Era passata circa una settimana dall'ultima volta che avevo visto l'Assassino e,d'allora,non si era più fatto vivo. Madonna Maria mi aveva detto che Ezio era fuori Roma per qualche giorno a fare non so bene cosa. L'unica cosa che ho saputo era che era partito per una qualche missione.
Se non altro potevo ripensare in santa pace a tutte quello di cui avevamo parlato. Sinceramente non avrei mai pensato che mi avrebbe rivelato di già così tanto della sua vita,né tanto meno che io,nonostante tutto,fossi così accondiscendente nel raccontare la mia. Anche se per metà.
In compenso Claudia e Madonna Maria facevano a turni per tenermi compagnia nelle mie lunghe giornate di guarigione.
La febbre era completamente passata e mi risentivo di nuovo in ottima forma. L'ultima volta che Madonna Maria aveva cambiato i bendaggi aveva esclamato soddisfatta che le cicatrici sulla schiena si erano quasi tutte cicatrizzate e che,continuando così,con un po' di fortuna non sarebbe rimasto quasi nessun segno a deturpare la mia pelle. Con la ferita alla coscia la questione era un po' più complicata,ma anche quella era in via di guarigione.
Il momento critico,pensai con soddisfazione,era passato.
Negli ultimi due giorni avevo ripreso a camminare e insieme a Claudia giravo un po' per tutto l'edificio della Rosa in Fiore. Ovviamente uscivo dalla mia camera quando c'erano pochissimi clienti di cui,fortunatamente,l'attenzione era tutta per le cortigiane. Perciò non si accorgevano nemmeno della mia presenza.
Stavo sistemando i miei capelli ribelli in uno stretto chignon,o almeno ci provavo,quando la porta della camera si spalancò e la figura di Claudia apparve nella stanza. Teneva in mano un pacco incartato dalle dimensioni abbastanza grandi e aveva un sorriso che le illuminava il volto.
-Buongiorno Giulia!Ho un regalo per voi!-esclamò mentre posava il pacco sul letto.
-Per me?.-chiesi incuriosita alzandomi dalla toilette e lasciando perdere,momentaneamente,i miei capelli.
-Si. Io e mia madre l'abbiamo fatto confezionare apposta per voi. Spero che le misure siano giuste. Più o meno dovremmo avere le stesse.-mormorò studiandomi un attimo.
Mi imbarazzai leggermente sotto il suo sguardo.
-Si,penso che più o meno le misure siano giuste.-affermò la donna sorridendomi contenta.
Le sorrisi di rimando.
-Avanti,apritelo!-mi incitò-spero tanto che vi piaccia.-
Scartai la carta da pacchi in cui era incartato il regalo e subito capii di che cosa si trattasse.
Era un vestito di pregevole fattura.
Il tessuto di broccato era di un bellissimo color malva mentre i nastri che si intrecciavano per tutto il vestito erano in grigio perla.
Lo alzai fissandolo con occhi incantati. Era davvero bellissimo.
-Vi piace?-mi sentii chiedere. Lì per lì non risposi:ero davvero stupefatta.
-E' bellissimo.-mormorai prima di voltarmi verso di lei e abbracciarla con slancio.-Grazie.-dissi.
Molto probabilmente la lasciai un po' frastornata da quel mio improvviso abbraccio,ma non passò che qualche secondo prima di sentire la mia stretta ricambiata.
Quando sciolsi l'abbraccio le sorrisi ringraziandola.
-Non mi dovete ringraziare,è stato un piacere. Ah!-esclamò all'improvviso-Mi sono dimenticata di dirvi che il regalo è anche da parte di mio fratello.-
-Davvero?-chiesi mentre tornavo a guardare il vestito. Sapere che anche l'Assassino aveva partecipato al regalo mi fece davvero piacere,anche se non mi spiegavo il perché.
-Volete che vi aiuti ad indossarlo?-mi chiese Claudia riportandomi con i piedi per terra.
-Si,grazie.-risposi con ancora i pensieri tra le nuvole.
Dopo circa mezz'ora ero quasi del tutto pronta,mancavano solo i capelli da sistemare.
Mi misi davanti al lungo specchio che tre giorni prima era stato portato nella stanza insieme alla piccola toilette e mi guardai.
L'abito mi stava a pennello:la scollatura squadrata non era molto profonda e si intravedeva qualche centimetro della sottoveste bianca. Le maniche dell'abito erano trattenute al bustino con i nastri che erano stati accuratamente legati e ogni tanto qualche parte della sottoveste fuoriusciva a sbuffo. Le maniche,osservai solo in quel momento,terminavano con una trama di pizzo complicata dello stesso tono del grigio dei nastri. Portai le mani ad accarezzare il broccato della lunga e ampia gonna che sul dietro finiva con un piccolo strascico. Mi guardai il volto notando,soddisfatta,che le guance e le labbra piene e ben disegnate avevano ripreso il loro colore roseo che nei mesi precedenti avevo perso.
Sorrisi a me stessa. Mi sentivo come rinata.
-State davvero bene.-commentò Claudia,da dietro le mie spalle-Ora i capelli.-disse con un accenno del capo,prima di avviarsi verso la toilette.
La raggiunsi e mi misi a sedere lasciandomi alle sue cure.
-Sapete,stamane avevo intenzione di portavi a passeggiare un po' per il quartiere. Un po' di aria dopo una settimana rinchiusa qui dentro vi farà bene.-spiegò Claudia mentre mi pettinava.
-Non sarà pericoloso?-chiesi insicura.
-Non vi preoccupate,se faremo attenzione nessuno ci noterà. Ci metteremo dei mantelli e ci copriremo il capo,così,oltre a non rivelare la nostra identità,nasconderemo anche i vostri occhi,in modo che la gente non vi riconosca.-spiegò sicura.
-Voi non avete paura dei miei occhi?-chiesi allora.
Era da quando ero arrivata in quel posto che nessuno mi faceva domanda o commenti sullo strano colore dei miei occhi. Nemmeno mi guardavano come facevano tutte le altre persone che avevo conosciuto fino ad allora.
-No,perché dovrei aver paura?-mi chiese corrucciando leggermente le sopracciglia.-Io non giudico le persone solo in base al colore dei loro occhi o per altre cose del genere. E poi non siete la prima persona che conosco con gli occhi viola.-concluse con un'alzata di spalle.
-Davvero?-chiesi sbalordita. Mai,in tutta la mia vita,avevo sentito parlare di un'altra persona con il mio stesso colore degli occhi.
-Si.-
-Come si chiama?-chiesi incuriosita. Avrei tanto voluto conoscerla questa persona.
-Nessuno sa il suo vero nome,però si fa chiamare la Volpe. Penso che lo incontrerai molto presto. È un Assassino.-rispose Claudia mentre iniziava ad intrecciarmi i capelli.
Rimasi in silenzio fino a quando i miei capelli non furono intrecciati e acconciati perfettamente sotto le mani svelte e precise di Claudia.
Quando ebbe finito mi alzai e entrambe uscimmo dalla camera. Non appena raggiungemmo il piano terra prendemmo i mantelli che erano stati appoggiati su uno dei divanetti posti vicino al bancone pieno,come sempre,di pergamene e libri con su scritte colonne e colonne di numeri e nomi.
Salutammo Madonna Maria e uscimmo dalla Rosa in Fiore;subito i raggi del sole mattutino ci colpirono riscaldandoci.
Non appena i cappucci furono sollevati sui nostri capi,Claudia mi prese a braccetto e,con un sorriso stampato sui nostri volti, iniziammo a incamminarci per le vie di Roma.


Stavamo passeggiando per le bancarelle del mercato popolare che,come ogni Giovedì,si spostava in una delle piazze vicine alla Rosa in Fiore.
Era da circa due ore e mezza che camminavamo e avevamo deciso di fare ritorno,visto e considerato,oltretutto,che iniziava a fare anche abbastanza freddo. Il vento aveva iniziato ad alzarsi e,molto probabilmente,avrebbe portato pioggia.
Camminare fuori mi aveva fatto bene,infatti mi sentivo molto meglio.
Per tutto il tempo mi guardai attorno felice come una bambina. Non avrei mai pensato di poter rivedere la mia Roma. Purtroppo,per ovvie ragioni,quando vi avevo fatto ritorno sei mesi prima non avevo avuto occasione di vedere molto della città.
Essere di nuovo lì,viva,per me era come un miracolo.
Durante tutto il tragitto io e Claudia avevamo parlato del più e del meno. Mi aveva raccontato qualche episodio divertente avvenuto alla Rosa in Fiore,ad esempio di quando una volta era scoppiata una rissa fra due gruppi di nobili completamente ubriachi. Una scena da non perdere,aveva commentato scoppiando in una risata divertita al ricordo.
Io le avevo raccontato,invece,qualche aneddoto particolarmente felice della mia vita di prima.
Ormai mi ero quasi completamente sciolta con Claudia che,più di tutti,in quegli ultimi giorni mi era stata vicina. Iniziava ad instaurarsi una forte amicizia fra noi due,lo sentivo. Certo,anche Madonna Maria mi era stata molto vicina,ma di certo non potevo paragonarla ad un'amica. In lei rivedevo la figura materna che in quei mesi mi era mancata da morire. Quando ero con lei ogni tanto mi sembrava di rivedere mia madre e la cosa mi rendeva davvero,davvero felice.
Nonostante il nostro continuo chiacchierare non appena sentivo la presenza di qualche guardia mi irrigidivo come una statua e parlavo per monosillabi. Claudia mi aveva raccomandata di fare come se niente fosse,ma era più forte di me.
Stavamo per imboccare una delle vie secondarie che ci avrebbero portato prima alla Rosa in Fiore quando un gruppo di persone comparve all'improvviso da dietro l'angolo investendoci.
Qualcuno,per farsi spazio,mi dette un spinta facendomi perdere l'equilibrio e per poco non caddi a terra. Grazie al cielo Claudia mi afferrò per il braccio al volo,evitandomi la rovinosa caduta.
Alzai il capo per ringraziarla quando i miei occhi intravidero un drappello di cinque guardie che,sempre più,si stavano avvicinando pericolosamente a noi.
Mi prese il panico.
Un improvvisa brezza gelida mi investii e sentii il vento passarmi fra i capelli intrecciati.
Allora capii il motivo dell'avvicinarsi delle guardie:il cappuccio si era abbassato sulle spalle. Devono aver notato i miei occhi,pensai.
-Claudia...-chiamai con voce strozzata.
Non appena la chiamai sentii la sua mano farsi più stretta intorno al mio braccio. Doveva averli notati solo in quel momento.
-Che cosa facciamo?-chiesi disperata.
-Correte.-
-Cosa?-
-Correte,ora!-ordinò prima di lasciarmi andare e voltarsi dalla parte opposta rispetto alle guardie.
Corremmo per le viuzze di Roma non sapendo bene dove stessimo andando. Ero talmente occupata nel tenere gli occhi sulla strada che,di certo,non mi preoccupare di riconoscere gli edifici che sorpassavo.
Dopo un po' arrivammo ad un bivio e ci fermammo. Ci guardammo indietro in contemporanea per vedere di quanto distanziavamo le guardie:non erano molto lontane.
-State bene?-mi chiese Claudia velocemente e con un po' di fiato corto.
-Si,si...-risposi riprendendo fiato.
-Dobbiamo dividerci,così avremo più possibilità di seminarli. Io prendo questa strada.-disse indicando al strada a destra.-Ve la sentite?-mi chiese preoccupata guardandomi.
-Si,ce la posso fare.-affermai decisa.
-Bene,ci rivedremo alla Rosa in Fiore non appena le avremo seminate.-disse prima di guardarsi di nuovo dietro.
-Va bene.-
Ci guardammo per qualche secondo e con un accenno del capo ci dividemmo. Non ci dicemmo nient'altro,sicure che ci saremmo riviste. Doveva essere così.
Corsi,corsi con tutto il fiato che avevo in corpo. Mi guardai indietro una sola volta notando che tre guardie mi stavano dietro.
Continuai a correre cercando di non inciampare sulle gonne che,per forza,avevo dovuto leggermente sollevare.
Presi diverse vie girandomi prima a sinistra e poi a destra,fino a quando non mi ritrovai in un vicolo ceco. Sgomenta guardai il muro di fronte a me maledicendolo. Mi voltai non appena sentii i passi affrettati delle guardie avvicinarsi. Qualche secondo e anche loro entrarono nel vicolo.
-Colonna!Finalmente vi siete rifatta viva!Cesare sarà molto contento di riavervi come sua ospite!-esclamò una delle guardie avvicinandosi pericolosamente.
Mi guardai attorno con disperazione per trovare una possibile via di fuga,quando i miei occhi la trovarono. Sul muro alla mia destra vi era appoggiata una scala che portava al tetto dell'edificio. Quella era la mia possibilità di fuga.
Subito,senza nemmeno pensarci un secondo,mi diressi verso di essa e iniziai a salire.
-Colonna,non ci sfuggirai!-urlò un'altra guardia prima di salire seguita dalle altre due.
Non appena arrivai in cima mi guardai velocemente attorno notando qualche arciere che camminava tranquillo su qualche tetto distante a quello dove ero io. Fortunatamente non mi avevano avvistata,così riafferrai le gonne e ripresi a correre lungo il tetto. Sentivo dietro di me i passi delle guardie che mi rincorrevano e che ogni tanto mi urlavano di fermarmi. Ancora non riuscivo a crederci a quello che stavo facendo.
Mentre correvo mi accorsi,dopo un po',di riuscire a saltare agilmente da un tetto all'altro. Non ero io che mi impegnavo nel prendere bene le misure,o nel prendere bene la spinta, era come se il mio corpo reagisse spontaneamente. Sapeva da sé quello che doveva fare.
Fino a quando non mi ritrovai al limite del mio percorso. Lì mi dovetti fermare. Sotto di me le persone percorrevano la strada ignare della mia presenza sul tetto. Guardai la distanza che c'era tra le due sporgenze dei tetti e calcolai che,sfortunatamente,vie erano almeno tre metri di distanza. Era impossibile da saltare senza farsi male.
Mi voltai indietro sgomenta notando che le guardie si facevano sempre più vicine. Ora mi avrebbero catturata,ne ero certa. Quella distanza era troppo per me. Non sarei riuscita a saltarla senza rompermi una gamba o qualcos'altro.
Ritornai con gli occhi sull'altro tetto sperando che mi venisse qualcosa in mente,ma più i secondi passavano e più la disperazione aumentava lasciando nella mia mente solo lo spazio per pensieri affranti. Sono morta,pensai.
All'improvviso un grido d'aquila si elevò nel cielo. Alzai lo sguardo e notai l'enorme volatile volare sopra i tetti. Sembrava quasi che fosse lì per assistermi nella morte.
Dei suoni strozzati e dei tonfi pesanti mi fecero sussultare violentemente. Mi voltai con uno scatto veloce e davanti alla mia vista si pararono tre figure bianche che erano ancora addossati contro i corpi delle guardie che,fino a qualche secondo fa,mi rincorrevano.
Riconobbi nella figura centrale l'Assassino che,ancora una volta,mi aveva salvato la vita.
Li vidi ritirare le lame celate e poi alzarsi,quasi in contemporanea,dai corpi ormai privi di vita.
Notai uno dei due sconosciuti portare una mano al petto e inchinare leggermente il capo prima di sparire,insieme all'altro,nel nulla.
Riportai l'attenzione sui corpi delle guardie e solo quando sentii una mano posarsi lievemente sulla mia spalla mi riscossi,notando solo in quel momento che l'Assassino mi si era fatto vicino.
-State bene?-mi chiese preoccupato,notando che ancora non riuscivo a riprendermi del tutto.
Ero salva. Ancora una volta ero stata salvata. Avevo voglia di piangere.
-O-ora mi riprendo...-mormorai tremando leggermente. Chiusi gli occhi per riprendere fiato quando ripensai a Claudia. C'eravamo separate e non sapevo se era riuscita a fuggire. Se così non fosse stato...-Claudia?-chiesi allora in un misto di speranza e preoccupazione.
-Sta bene,sta tornando alla Rosa in Fiore. Non vi preoccupate,è insieme ad altri Assassini.-rispose.
-Meno male.-mormorai in un sospiro di sollievo.
-Dobbiamo scendere da qui.-disse l'Assassino con tono urgente. Alzai il capo e notai che degli arcieri avevano avvistato i corpi e si stavano avvicinando. Mi guardai attorno ma non vidi alcun modo per scendere.
-Come?-chiesi.
-Salta.-rispose accennando alla strada,più precisamente verso un carro riempito di fogliame.
-Volete proprio che mi faccia male? Con un salto del genere ci rimetto come minimo un braccio.-dissi irritata. Non era il momento per lamentarsi,va bene,ma nemmeno per scherzare.
-Le vostre risposte irritate e ironiche mi sono mancate,Madonna, e nonostante mi piaccia discutere con voi non mi sembra il momento più adatto per conversare.-iniziò l'Assassino mentre mi afferrava la mano e mi portava al limite del tetto-quindi decidete voi:o vi buttate da sola,o lo facciamo insieme.-propose.
Rimasi in silenzio a guardare il vuoto sotto di me. Va bene,lo ammetto,ero terrorizzata.
-Non abbiamo tutto il tempo,Madonna. Volete che mi butti insieme a voi?-mi chiese,ma io non lo stavo ascoltando troppo occupata ad osservare la distanza tra me e la strada sottostante. Ci saranno stati almeno due piani e mezzo,forse tre.
-Chi tace acconsente.-lo sentii dire prima di afferrarmi per il braccio e stringermi al petto. Sentii le mie palpebre spalancarsi dallo stupore e il viso andarmi in fiamme.
Facemmo mezzo giro su noi stessi e poi l'Assassino si butto trascinandomi con se.
Il volo durò nemmeno tre secondi che già eravamo sommersi dalle foglie.




Angolo Autrice:

Buonasera a tutti! Scusate il ritardo ma la scuola mi sta davvero,davvero,uccidendo<.Comunque passando al capitolo:finalmente Giulia e Ezio hanno parlato...anche se,ancora,molte cose sono state lasciate in sospeso. Ho deciso che per ora è troppo presto per far rivelare a Giulia tutti i suoi segreti,quindi ha raccontato una parte di verità. Mi sa che per sapere le cose,Ezio,dovrà sudare sette camice xD! O avere una fortuna sfacciata u.u
Vi posso dire che dal prossimo capitolo le cose inizieranno a smuoversi,soprattutto alla fine. Vi lascio a fare congetture su congetture xD!
Passando alle frasi tra le parentesi,come avrete capito sono i pensieri della Giulia del futuro,per così dire. Forse,ogni tanto,ne metterò altri. Penso che il finale di questo capitolo,cioè la rincorsa sui tetti,sia un altro punto fondamentale del capitolo perché Giulia comprende di riuscire a fare quello che aveva visto fare a Ezio. Questa nuova consapevolezza credo che l'aiuterà. Chissà.
Comunque,passando ai commenti:
Lady_Kadar:Eh,magari fosse così facile<.Mi fa molto,molto,piacere che quello che leggi ti sembra di viverlo...è proprio quello che voglio quando scrivo^^! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento^^!Ci vediamo al prossimo^^!
_Zafrina_:Ehehe,l'ho già detto che sono cattiva no?xD! Si,beh,volevo che tra i due ci fossero alcuni anni di differenza,ma ne troppo pochi ne tantissimi,quindi alla fine ho optato per 11 anni di differenza. Mi sembra ragionevole xD. Sai una cosa? M'ero completamente dimenticata che anche la Volpe avesse gli occhi viola xD!Ti ringrazio per avermelo ricordato,almeno così ho potuto spiegare il perché non fossero spaventati a causa dei suoi occhi xD!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!Ci sentiamo al prossimo^^!
Enio:Lo so,non era niente di speciale il capitolo precedente e anche questo non è un granché,ma siccome sono cattiva vi ho rilasciato di nuovo nel bel mezzo della scena xD! Chissà come saranno atterrati Ezio e Giulia? Okay,basta fare la maniaca xD!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto^^!Ci vediamo al prossimo^^!
Archangel:Si,lo so,e ne vado fiera*sorriso smagliante* xD! Comunque,gli occhi viola,come già detto sono collegati al suo “potere”,quindi un perché ce l'hanno u.u Per saperne di più,però,dovrete aspettare! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!Al prossimo!
KisaminaCosplay:-.- ma quali esclusive? D'ora in poi terrò la bocca chiusa con te,così non ti potrai più vantare. E cambierò tutte le cose che ti ho detto,a partire dal frutto+__+! Scherzo xD!lo lascio così com'è,anche perché ricrearne un altro sarebbe troppo per me,visto che mi ci sono scervellata per una settimana<.< Comunque ti ringrazio dei complimenti,e spero di non rivederci al prossimo capitolo xD!

Ringrazio coloro che continuano a seguire la mia storia,chi la legge,chi la mette tra i preferiti,ecc. Vi ringrazio!
Bye,
Morgan.

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Capitolo 6
*** 5 Capitolo-Nuovi Incontri ***


Dedico questo capitolo a Claudia e a Giada.



5



Per tutto il brevissimo volo ero rimasta avvinghiata al corpo dell'Assassino,senza muovere un muscolo. Avevo una paura folle che anche se avessi mosso un solo dito avrei perso la presa salda con cui artigliavo il torace di Ezio.
In quel momento non pensavo ad altro,solo al fatto che non dovevo lasciare la presa. E così rimasi anche quando raggiungemmo il carretto stracolmo di foglie.
Continuai a tenere gli occhi serrati per qualche secondo,fino a quando non sentii l'alito caldo dell'Assassino accarezzarmi la guancia destra. Allora li aprii e girai di scatto il capo. Sgranai gli occhi quando compresi di ritrovarmi ad un soffio dal suo viso.
Nell'ombra,percorsa a tratti da qualche lieve spicchio di luce,intravidi i lineamenti del suo volto.
Le sue labbra percorse dalla cicatrice,il velo di barba che gli percorreva il mento fino alla mascella,il naso dritto,e gli occhi che,leggermente illuminanti dalla fievole luce,rivelavano il loro verde che di solito era celato dal cappuccio bianco.
Riabbassai piano piano lo sguardo e i miei occhi si posarono sulle sue labbra così dannatamente vicine.
Rimasi per qualche secondo come in trance. Avevo quasi paura di muovermi.
Il tempo era come se si fosse fermato.
-Giulia...-vidi le labbra dell'Assassino aprirsi a quel sussurro.
Subito,come scottata da quelle labbra che nemmeno mi aveva sfiorata,spostai lo sguardo riportandolo ai suoi occhi.
Solo allora sentii che quasi tutto il mio corpo era appoggiato su quello dell'Assassino.
Le nostre gambe erano leggermente intrecciate e le mie mani erano ancora avvinghiate alle vesti di Ezio.
Sentii di nuovo le guance andarmi in fiamme mentre mollavo la presa e alzavo leggermente il busto facendo leva sulle mani che avevo appoggiato sul legno del carretto,ai lati del capo dell'Assassino.
Dovevo porre distanze tra me e lui per non ricadere in quello stato. Dove il tempo si fermava e io provavo il desiderio di rimanere in quella posizione.
Mentre mi sollevavo alcune foglie caddero placidamente sull'Assassino e,involontariamente,i miei occhi tornarono ancora una volta sulle quella dannata bocca.
Giulia...
Il ricordo del mio nome pronunciato in un sussurro percorse tutto il mio corpo facendomi sentire ancor più a disagio.
Deglutii a vuoto.
-F-forse è meglio uscire...-mormorai con voce non del tutto stabile.
-Si.-rispose Ezio dopo qualche secondo di puro silenzio.
Stavo per alzarmi ulteriormente quando l'Assassino mi fermò dicendomi che sarebbe uscito per primo lui.
Annui leggermente per poi assecondare i suoi movimenti. Per qualche secondo le nostre posizioni si invertirono e poi l'Assassino uscì dal carretto.
Rimasi qualche secondo in quella posizione,aspettando un qualche segnale da parte di Ezio. Il cuore batteva all'impazzata nel mio petto,quasi volesse uscire.
-Venite fuori.-al suo ordine mi alzai in ginocchio e,non appena riemersi dalle coltri di foglie,scesi dal carretto con il suo aiuto.
Non appena appoggiai i piedi a terra mi guardai attorno e,notando che nessuna guardia era nei paraggi,mi risollevai il cappuccio.
Dopo di che,non sapendo bene cosa fare,osservai l'Assassino per capire le sue intenzioni.
Lo vidi lanciare un'occhiata sui tetti per poi riabbassare il capo e portare la sua attenzione su di me. Ci guardammo per qualche secondo e poi,con un cenno del capo,mi indicò la direzione da prendere.
Restammo in silenzio per tutto il cammino di ritorno. Io non fiatavo per quel senso di disagio che mi aveva attanagliato da quando eravamo usciti dal carretto.
Ripensare a quello che era successo...no,era meglio non ripensarci.
Lanciai una veloce occhiata all'Assassino per cercare di carpire un qualcosa. Qualsiasi cosa.
Ma quello che riuscii a vedere su quel volto,per metà celato,fece accrescere ulteriormente il mio disagio.
Il suo volto era una maschera di indifferenza. Era talmente serio che per un attimo ebbi addirittura la sensazione che fosse arrabbiato. Con chi,non l'avrei saputo dire. Abbassai il capo e iniziai a fissare i movimenti dei miei piedi che,uno dopo l'altro,si superavano.
Cercai di svuotare la mente e di ripetermi dentro di me che quello che era appena accaduto non era nulla. Nulla sarebbe cambiato. Tutto avrebbe ripreso il suo normale cammino.
Quando all'improvviso sentii la mano dell'Assassino appoggiarsi alla mia schiena e spingermi delicatamente verso di se,ritornai con i piedi per terra.
Stavo per essere sommersa,un'altra volta,da un gruppo di persone.
Portai lo sguardo a Ezio e in un mormorio lo ringraziai ricevendo in risposta solo un cenno del capo.
Era ancora arrabbiato.
Con un sospiro sconsolato ripresi a camminare.
Percorremmo il resto del cammino senza che nessuno dei due pronunciasse una sillaba.
Mi guardai attorno per distrarmi e notai che eravamo di nuovo sulla via per la Rosa in Fiore. Ancora una decina di minuti e l'avremmo raggiunta.
All'improvviso sentii la presenza dell'Assassino farsi più vicina e ne capii il motivo quasi subito:un drappello di guardie e una guardia a cavallo si stavano avvicinando.
Cercai,ancora una volta,di mantenere la calma e con grande disinvoltura riuscimmo a sorpassarle senza problemi.
Riportai l'attenzione su Ezio e mi decisi,trovando il coraggio nemmeno io so da dove,a rompere il silenzio che si era creato tra di noi.
-Ma vestito a quel modo non attirate mai l'attenzione delle guardie?-chiesi con neutralità. Non volevo far capire che ero ancora a disagio.
-Così come?-mi chiese con tono altrettanto impassibile.
-Armato dal capo ai piedi.-
-So ben mischiarmi con il popolo ormai.-rispose l'Assassino con un'alzata di spalle.
-Capisco.-
Con quella mia ultima risposta ritornò il silenzio su di noi,ma finalmente,dopo qualche secondo,intravidi da lontano la facciata del bordello. Ancora poco e quella tortura sarebbe terminata.
Raggiungemmo l'edificio e non appena entrammo dentro venni travolta dalla figura di
Claudia che mi tenne stretta in un forte abbraccio che io ricambiai prontamente.
-Per fortuna state bene!Non sapete come sono stata in ansia per tutto questo tempo!-esclamò Claudia aumentando la stretta dell'abbraccio.
Tutto il senso di disagio che avevo provato fino a quel momento scomparve,o meglio,lo rinchiusi in un cassetto temporaneamente,e un senso di sollievo mi fece sorridere felice.
Sciogliemmo l'abbraccio dopo qualche secondo e subito dopo Madonna Maria mi circondò in un leggero e veloce abbraccio.
-Sono davvero sollevata che siate ritornata sana e salva.-disse in un sorriso rassicurante.
Feci un leggero accenno con il capo,come per ringraziarla di quella sua preoccupazione,e poi mi voltai verso l'Assassino sperando che,visto che ora avevamo raggiunto la nostra destinazione senza problemi,qualcosa fosse cambiato. Magari,pensai,era teso solo perché non eravamo ancora in un posto sicuro. Ma mi dovetti ricredere.
-Niccolò?-chiese Ezio lanciando un'occhiata a Claudia,senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
-Se n'è già andato. Aveva da fare.-
-Capisco.-mormorò prima di voltarsi verso il portone per uscire di nuovo.
-Ezio...-pronunciai il suo nome ancor prima di pensarlo. M'era uscito spontaneo e non ero riuscita a fermarlo in tempo. Se solo avessi potuto tornare indietro,di certo,non l'avrei chiamato per nome. Non in un momento simile,quando sentivo che la tensione tra noi due era quasi tagliente.
L'Assassino si fermò e mi guardò da sopra la spalla.
-Per quello che è successo prima...-mormorai,imbarazzandomi leggermente,un po' per il suo comportamento,un po' perché non eravamo soli. Ma volevo sapere,subito,quello che pensava,prima di non rivederlo per giornate intere.
-Non vi preoccupate,Madonna. È già tutto dimenticato.-rispose prima di chiudersi il portone dell'edificio alle spalle.
Non sapevo se sentirmi sollevata o delusa dalla sua risposta.



***



Quando per la quinta volta mi ritrovai a leggere la stessa frase decisi,con un sospiro di frustrazione,di chiudere il libro.
Quella mattina,come avevo preso a fare ultimamente,ero scesa da basso e m'ero messa a sedere sul divano vicino al bancone con tutta la buona intenzione di mettermi a leggere qualcosa per liberarmi un po' la mente dalle continue domande che mi ponevo inconsciamente di continuo.
Domande del tipo: perché all'improvviso Ezio aveva preso a comportarsi in quel modo,come mai mi sentivo in qualche modo infastidita dal suo comportamento,e come mai non mi avesse dato una qualche buona spiegazione.
Insomma,mi meritavo una qualche ragione sul perché del suo stramaledetto comportamento nei miei riguardi!
Era insopportabile,mi dissi. Lui e tutto ciò che lo riguardasse di persona.
Sbuffai infastidita.
-Perché state cercando di spezzare in due quel libro?-
Alzai di scatto lo sguardo su Claudia che,con le braccia incrociate al petto,mi fissava con sguardo divertito.
Abbassai il volto notando solo in quel momento che,effettivamente,avevo stretto quel povero libro in una morsa letale. Fortuna che la copertina era rigida,quindi tutta la mia forza non sarebbe servita a niente.
Se solo ci fosse stato il collo di un certo Assassino sotto le mie mani. L'effetto sarebbe stato migliore,credo.
-Come fate a sopportarlo?-chiesi in risposta lasciando perdere il libro.
-Chi?-
-Vostro fratello.-
-Ahhh...anni di addestramento. Non è un tipo facile,vero?-mi chiese sedendosi accanto a me.
-Per niente. Riuscissi a capire la metà delle cose che gli passano per la testa. Forse le cose andrebbero meglio-mormorai irritata.
La sentii ridere debolmente-Non vi preoccupate,col tempo vi ci abituerete.-mi rassicurò.
-Credete?-le chiesi scettica.
Lei,per tutta risposta,sollevò semplicemente le spalle. Sbuffai rassegnata.
Abbassai di nuovo gli occhi sul libro che tenevo tra le mani. Accarezzai lievemente la copertina rigida rivestita.
-Claudia,posso farvi una domanda?-le chiesi di punto in bianco.
-Certo.-
-Sapete usare le armi?-le chiesi voltandomi verso di lei e trovandola visibilmente confusa.
-Diciamo che me la cavo. Perché?-
-Stavo pensando di prendere qualche lezione di autodifesa. In caso ricapitasse qualcosa simile a quello che è capitato tre giorni fa,vorrei sapere anche difendermi da sola. Per carità,non voglio diventare una maestra nell'uccidere,non è questo il mio intento. Vorrei solo imparare qualche mossa per difendermi da sola. Insomma...non ci sarà sempre Ezio o qualche altro Assassino a difendermi.-conclusi riabbassando lo sguardo sul libro.
-Non ci trovo nulla di male in questo.-
-Allora mi insegnerete qualche mossa?-le chiesi speranzosa,voltandomi verso di lei.
-Mi dispiace. Non credo di essere la persona più adatta per darvi qualche lezione. E poi io devo rimanere qui a controllare le ragazze e tutto il resto.-disse con un tono sinceramente dispiaciuto.
-Non fa niente...me lo ero immaginato.-mormorai,già rassegnata.
-Però,se non vi costa tanto,potreste chiedere a mio fratello.-mi propose in cambio.
In risposta ricevette una mia occhiata insofferente.
-Lo so che,ora come ora,non siete proprio in ottimi rapporti. L'ho capito l'altro giorno. Ma se proprio volete imparare qualcosa e molto meglio se chiedete direttamente a Ezio.-concluse,cercando di convincermi.
Sospirai affranta. Cercando di trovare qualcosa di positivo in tutto questo,mi dissi che almeno gli avrei potuto chiedere il perché di quella sua improvvisa freddezza nei miei confronti.
-E va bene.-mormorai rassegnata-Dove lo posso trovare?-le chiesi. Prima si faceva questa cosa,meglio era. Ci sarei andata il più presto possibile. Anche quella sera stessa.
-Lo puoi trovare dai ladri. Chiedi della taverna La Volpe Addormentata.-
-Dai ladri?-chiesi sorpresa. Gli Assassini,oltre ad avere dalla loro le cortigiane,avevano anche i ladri?
-Si,beh. Mio fratello si è fatto degli amici da quando è venuto a Roma.-
-Va bene. Non scendiamo nei particolari.-mormorai prima di riprendere.-Stasera,secondo voi,lo trovo alla taverna?-
-Sicuramente. Avendo una stanza anche là,quando ha delle missioni per quelle parti si ferma alla taverna.-spiegò.
Molto probabilmente,pensai,l'Assassino aveva diversi luoghi sparsi per Roma in cui rifugiarsi. Uno era il bordello,un altro una taverna popolata di ladri...non mi sarei sorpresa se avesse dalla sua anche i mercenari o cose del genere.
-E questa taverna,dove la trovo?-
-Nel distretto del foro.-
-Va bene. Allora stasera andrò là...e vedremo cosa riesco a concludere.-
-Siete sicura di volerci andare stanotte. Forse è meglio domani mattina,quando non c'è nessuno,a parte i ladri.-mi consigliò.
Forse aveva ragione. Avrei dovuto aspettare un po' di più,ma l'attesa non sarebbe stata tanto lunga da logorarmi.
-Va bene. Allora ci andrò domani mattina presto.-conclusi.



L'avessi mai fatto.
Quella notte avevo dormito poco e niente. La mia mente non faceva altro che propormi varie scene di come sarebbe andato l'incontro con l'Assassino. La maggior parte di esse si concludeva con Ezio che mi diceva,con tono freddo,che non mi avrebbe insegnato un bel niente e io che me ne andavo via sull'orlo di una crisi isterica. Non tanto per il rifiuto,quanto per il suo modo di dirmelo. Si,perché in tutte le scene la mia ben poca immaginazione mi riproduceva la figura dell'Assassino che,con cipiglio severo e braccia incrociate,mi dava sempre una brusca risposta negativa.
E tutte le volte finivo col prendere a pugni qualche povero guanciale o cuscino oppure a girarmi e rigirarmi nell'enorme letto.
Va bene. Dovevo rimanere calma,altrimenti rischiavo di fare una strage.
-Scusate.-iniziai rivolgendomi ad un gruppo di persone che stavano andando nella direzione opposta alla mia-Sapreste dirmi quanto manca ancora per La Volpe Addormentata?-chiesi stringendo tra le mani le briglie del cavallo dal quale ero scesa qualche minuto prima per sgranchirmi un po' le gambe.
-Dovete andare sempre dritto per altri trecento metri.-mi disse un vecchietto indicandomi la via per poi voltarsi nuovamente verso di me. Iniziò a fissarmi con attenzione. Abbassai il capo per nascondere ancor di più il viso sotto il cappuccio.
-Non credo,però,che sia un posto adatto a voi,Madonna. È pieno di ladri.-spiegò,dopo avermi studiata per bene.
Grazie,ne sono già al corrente,pensai dentro di me.
-La ringrazio per l'indicazione.-risposi inchinando leggermente il capo prima di riprendere a camminare.
Se non altro,mancava ormai pochissimo a questa taverna.
Dopo una decina di minuti la strada iniziò a salire lievemente fino ad arrivare ai piedi dell'enorme taverna dei ladri. La guardai stupefatta. Credevo che fosse un posto piccolo e invece mi ritrovai davanti ad un edificio imponente. Era alto quanto un palazzo di tre piani,se non di più.
Intorno alla taverna,come se fosse il corpo centrale di un distretto,vi erano diverse botteghe già aperte nonostante fosse ancora mattina presto.
Dopo l'incontro con l'Assassino avrei fatto un giretto tra le botteghe,mi dissi,ora dovevo pensare solo al discorso da fare per convincere Ezio a farmi da maestro in qualche mossa di autodifesa.
Salii i gradini e,dopo aver chiuso gli occhi e aver ripetuto la frase sii persuasiva,bussai alla porta.
Nessuno rispose.
Bussai di nuovo.
Ancora niente.
Bussai un'altra volta. Forse non c'erano. Oppure non erano ancora svegli. Oppure...
Allora aprirono.
Da dietro la porta,lasciata per metà ancora chiusa,fece capolino una faccia sconosciuta.
-Che cosa volete? Siamo chiusi. Passate più tardi.-rispose in modo sgarbato l'uomo che,dopo averlo squadrato da capo ai piedi,reputai essere uno dei ladri.
-Sto cercando Ezio.-risposi semplicemente.
Rimase in silenzio per qualche secondo,come a valutare la mia risposta.
-Mi ha detto sua sorella Claudia che l'avrei trovato qui.-dissi,per cercare di convincerlo ulteriormente.
-Chi siete?-chiese allora quello.
-Un'amica.-risposi solamente. Fidarsi è bene,ma non fidarsi è meglio.
-Aspettate.-disse prima di richiudere di nuovo la porta.
Aspettai per qualche secondo prima che la porta si riaprisse di nuovo. Stavolta il ladro non era lo stesso di prima.
-Vi ha detto Claudia di questo posto?-mi chiese senza giri di parole.
-Si.-
Mi fissò con attenzione. Poi però mi fece,con un accenno,il segno di entrare.
La sala nella quale entrai era piena di tavoli con panche,sulle quali erano seduti diversi ladri che stavano ancora facendo colazione. Dall'altra parte della sala c'era un balcone dal quale,pensai,dirigevano e osservavano attentamente tutta la sala e sui muri,in rientranze scavate a intervalli regolari,vi erano stati posizionati dei barili di vino.
-Aspettate qui.-mi ordinò il ladro prima di sparire oltre il passaggio,vicino al bancone,che portava ad un'altra stanza.
Mi guardai attorno,notando solo in quel momento,che la maggior parte dei ladri presenti mi fissavano con curiosità. Abbassai,di riflesso,ancora di più il capo per nascondermi ai loro sguardi.
Dopo qualche secondo il ladro ricomparve e mi fece un altro cenno con il capo. Avevo via libera.
Non appena mi avvicinai iniziai a sentire la voce di Ezio che discuteva animatamente con un altro uomo.
-Senti,ti dico di aspettare ancora un po' prima di dare del traditore a qualcuno.-sentii affermare dall'Assassino con tono grave.
Ero incappata in una discussione abbastanza importante. Una discussione che,molto probabilmente,non dovevo sentire.
-Quanto ancora dobbiamo aspettare allora? Le prove ci sono,Ezio,ed è il momento di svelare il verdetto finale.-la voce dell'altro uomo era irritata e spazientita.
-Dammele queste prove,allora,e poi ne riparleremo.-
-Basta,è uguale. È inutile parlare con chi non ti ascolta.-
-Volpe!-
Un uomo uscì dalla stanza.
Anche lui,come l'Assassino,teneva il cappuccio abbassato in modo da celare metà volto. A differenza del vestito tipicamente bianco di Ezio,il suo vestiario,con tanto di mantello,era composto prevalentemente dal giallo e marrone.
Dopo qualche secondo,come accortosi della mia presenza,alzò lo sguardo su di me. Sgranai gli occhi dallo stupore e un po',lo devo ammettere,anche per l'incredulità.
Viola contro viola.
In quel momento mi ricordai di quello che mi aveva detto Claudia e della persona che aveva già conosciuto con il colore particolare delle iridi.
La Volpe.
Perché non m'è lo ero ricordato prima? Almeno sarei stata più preparata a ritrovarmi di fronte due occhi perfettamente uguali ai miei. Se non altro,notai,non fui l'unica a rimanere stupita. Infatti la Volpe era rimasto,per una frazione di secondo,con lo sguardo perso nel vuoto prima di ritornare padrone di se stesso.
Mentre mi si avvicinava,con disinvoltura,notai per un attimo che aveva abbassato le palpebre,fino a ridurre gli occhi a due piccole fessure,come se volesse studiarmi attentamente.
Come se fossi qualcosa di nuovo e in qualche modo strano per lui.
Beh,mi dissi,non ha tutti i torti nel fare quella faccia. Anche io,molto probabilmente,avrei fatto qualcosa di molto simile.
Se non altro non mi guardava con il timore impresso negli occhi.
-Madonna...-sentirmi chiamare da Ezio mi fece ridestare interrompendo il contatto visivo con la Volpe.
-Ah...vi dovrei parlare. In privato possibilmente.-dissi portando l'attenzione sull'Assassino. Mi chiesi,lì per lì,quanto tempo fosse rimasto a guardarci.
-Ezio,non mi presenti la tua amica?-chiese la Volpe rivolgendosi all'Assassino con un sorriso alquanto malizioso.
L'Assassino sospirò prima di fare le presentazioni:-Volpe,Madonna Giulia Colonna...Madonna,la Volpe.-
-Colonna...-mormorò allora l'uomo.-Ho saputo di quello che è successo alla vostra famiglia,le mie condoglianze.-affermò con un leggero inchino.
-Vi ringrazio.-
-Mi è stato riferito che rimarrete a Roma sotto la protezione di noi Assassini,ne sono onorato.-disse prima di inchinare leggermente il capo,come in segno di ringraziamento,poi lanciò una veloce occhiata significativa all'Assassino,per poi riportare l'attenzione su di me-Se ora mi volete scusare,ho delle faccende da sbrigare. Sappiate che sarete sempre la benvenuta alla taverna La Volpe Addormentata.-concluse prima di fare un ultimo inchino ed avviarsi verso l'uscita della sala.
Non appena si chiuse la porta alle spalle l'Assassino concentrò tutta la sua attenzione su di me. Potevo sentire il suo sguardo trapassarmi tutto il corpo,sembrava quasi capace di afferrarmi l'anima.
-Venite di là con me.-disse,in modo diretto,accennando verso la sala da cui prima era uscito la Volpe.
Non appena entrammo nella saletta l'Assassino si sedette su una panca del tavolo posizionato vicino al passaggio e,con un cenno della mano,mi invitò a fare altrettanto.
Mi guardai velocemente attorno notando che la saletta doveva essere adibita a magazzino:tutt'intorno c'erano grossi barili per il vino ammucchiati lungo il muro.
-Allora,di che cosa mi volevate parlare?-
Mi abbassai il cappuccio sulle spalle e rimasi per qualche secondo in silenzio. Era il momento,non dovevo mostrare esitazioni altrimenti non avrebbe accettato alcuna richiesta da parte mia.
-Vorrei che mi insegnaste a usare le armi.-dissi tutto d'un fiato.
-Che cosa?-mi chiese Ezio con stupore malcelato. Potevo vedere distintamente,anche da sotto il cappuccio bianco,che aveva sgranato gli occhi dallo stupore. Se non altro l'effetto sorpresa c'era stato.
-Si,insomma,vorrei imparare a difendermi da sola.-tentai di spiegare iniziando a torturarmi le dita delle mani sotto il tavolo.
-Per questo ci siamo noi,non importa che impariate a usare le armi.-
-Ma io voglio imparare a difendermi. Non ci sarete sempre voi Assassini a proteggermi! Non potete stare sempre dietro a me,ecco perché voglio imparare qualcosa. Mi bastano le mosse base,non chiedo molto.-non lo detti a vedere, ma quella era una supplica ben nascosta.
-Non saprei...-mormorò dopo un po' Ezio,abbassando lo sguardo sulle proprie mani incrociate sul tavolo.
-Vi prego,non vi ruberò molto tempo. Mi basta anche una lezione alla settimana da un'ora. Oppure quando siete libero.-
Lo sentii sospirare,sembrava molto,molto indeciso sul da farsi. Per diversi secondi rimase così,con il capo chino indeciso su quale decisione prendere. All'improvviso un ladro comparve alle mie spalle facendo ridestare Ezio.
-Messere,alcuni dei Cento Occhi ci stanno dando delle grane...-
-Arrivo subito...-rispose l'Assassino prima di alzarsi.
-Aspettate!-dissi afferrandogli il polso sinistro. Prima che se ne andasse volevo che almeno mi disse una risposta.
Ma non appena lo toccai un forte senso di nausea mi oppresse. La stanza iniziò a girarmi attorno procurandomi un forte mal di testa e uno stridio continuo alle orecchie. Subito mi portai le mani alle tempie e serrai gli occhi dal dolore. Iniziai a fare dei profondi respiri per cercare di cancellare il dolore ma era tutto inutile. Più i secondi passavano,più il dolore aumentava.
-Che cosa avete?-mi sentii chiedere dall'Assassino che subito mi si era fatto vicino preoccupato dalla mia reazione-Mi sentite?-
Ma ormai non potevo più rispondere,perché un ricordo,un suo ricordo,si stava impossessando del mio essere e allora,come le altre volte,mi ritrovai a sognare ad occhi aperti.



-Salute,Profeta. È un bene che tu sia giunto. Vediamola,per renderti grazie.-sentii pronunciare da una voce femminile. Mi voltai verso di essa e vidi davanti a me Ezio e di fronte a lui una donna sospesa nell'aria che protendeva verso di lui la mano destra. Con stupore constatai che non era corporea.
Mi guardai velocemente attorno notando una sala scura circolare con strani segni luminosi cosparsi sulle pareti e sul pavimento.
Dove diavolo ero finita?
L'Assassino si avvicinò alla donna porgendole un manufatto circolare composto in modo molto particolare.
Intuì subito di cosa si trattasse. Era la Mela.
Non appena il manufatto si trovò sotto la mano della donna esso si illuminò per qualche secondo. La donna riabbasso la mano e allora riprese parola:-Dobbiamo parlare.-
-Chi sei?-sentii chiedere da Ezio.
-Ho molti nomi.-iniziò la donna.-quando morì era Minerva,prima Merva e Mera e così via. E anche gli altri:Giunone,un tempo chiamata Uni,e Giove,un tempo chiamato Tinia.-
-Voi siete,gli dei?-chiese con stupore l'Assassino.
La donna rise.
-No,non dei. Siamo solo venuti...prima.-
La scena sfocò all'improvviso e,come se il tempo avesse fatto un salto,mi ritrovai ad un altro punto del discorso.
-Le nostre parole non sono rivolte a te.-disse la donna seria prima di voltarsi verso un punto indistinto. Non mi vedeva,ne ero certa. Allora a chi si stava rivolgendo?
-Ma che stai dicendo?Non c'è nessun altro qui.-disse l'Assassino guardandosi attorno.
-Basta! Non intendo parlare con te,bensì attraverso di te. Tu sei il Profeta,la tua parte l'hai fatta. Tu sei il suo tramite,ma ti prego:taci!Lasciaci comunicare.-concluse la donna.
Un'altra volta la scena sfocò. Mi ritrovai di nuovo ad un altro punto del dialogo.
La donna era scomparsa ma la sua voce persisteva nella sala:-Fai in fretta,il tempo stringe. Stai in guardia contro la croce. Saranno molti i tuoi nemici.-
La donna,Minerva,ricomparve.
-E' finita,il messaggio è recapitato. Ora lasceremo questo mondo,tutti noi. Non possiamo fare di più. Il resto è in mano tua,Desmond.-concluse la donna prima di sparire di nuovo.
La scena sfocò ancora una volta e un forte senso di nausea mi pervase. Il ricordo stava per finire

.



Mi ritrovai di nuovo nel magazzino della taverna.
Iniziai a respirare a pieni polmoni,come se fossi stata in apnea per delle ore. Mi guardai attorno per rassicurarmi di riessere di nuovo nel presente e che il ricordo fosse terminato.
Di tutte le cose che avevo visto fino ad allora quello,per me,era stato davvero troppo.
Insomma,com'era possibile che avevo appena visto la dea Minerva?
E che cosa significava che Ezio fosse il Profeta? E di che cosa intendeva con lo stare attenti alla croce? E che cosa doveva essere fatta in fretta? Ma più di tutti,chi era questo Desmond?
-Non ci credo,è impossibile.-mormorai tra di me. Ormai ero abituata a certe cose,ma credere a cose come l'esistenza di dei pagani per me era davvero impossibile.
-Che cosa è successo?-mi chiese Ezio stringendomi per le spalle e scuotendomi leggermente.
Lo guardai e,facendomi coraggio,mi alzai dalla panca,pronta ad andarmene dalla taverna al più presto possibile. Dovevo rimanere sola per riordinare la mente e assimilare bene quello che avevo appena visto.
-N-niente. Non vi preoccupate...sarà meglio che ora me ne vada,riprenderemo il discorso un'altra volta.-dissi in un sussurro prima di avviarmi verso l'altra sala.
-Giulia...-iniziò prima di prendermi per un braccio e voltarmi verso di lui-Che-cosa-è-successo?-mi chiese scandendo per bene ogni parola della domanda.
-Non vi preoccupate,Messere. Sto bene e,con il vostro permesso,me ne vorrei tornare alla Rosa in Fiore.-risposi tra i denti. Stavo perdendo leggermente la pazienza. La situazione mi stava sfuggendo di mano e la cosa mi metteva in agitazione.
-Voi non uscirete da qui fino a quando non mi rivelate cosa vi è preso!-esclamò l'Assassino. Sembrava che anche lui non fosse più tanto calmo.
-Non è successo niente.-
-Da come vi siete comportata prima io non direi esattamente che non è successo niente. Sembravate svenire da un momento all'altro. Voglio la verità,Madonna,ora.-disse con voce dura.
Lo guardai con irritazione mentre il mio silenzio si prolungava riempiendo tutto il magazzino.
-Se pensate che il vostro silenzio servi a qualcosa vi sbagliate di grosso.-disse prima di sorpassarmi e fermarsi all'entrata dell'altra sala-Ora devo andare,ma per il mio ritorno voglio che voi vi siate decisa a dirmi quello che dovete. Non tentate di scappare,non ci riuscireste. I ladri faranno la guardia al magazzino. A dopo.-concluse. Dopo qualche secondo la porta d'entrata si chiuse alle sue spalle.
Tentai subito di avanzare nell'altra sala ma,come mi aveva detto l'Assassino,subito uno dei ladri si parò davanti a me impedendomi di passare.
-Fatemi passare,per favore.-mormorai tra i denti.
-Mi dispiace,Madonna,ma Messer Ezio ci ha ordinato di non farvi uscire da qui.-rispose quello incrociando le braccia al petto.
Sbuffai irritata prima di voltarmi e rimettermi a sedere sulla panca.
Iniziai a battere le dita sul tavolo mentre i miei pensieri mi tormentavano. Avrei dovuto stare più attenta,dannazione. Era la prima volta che mi capitava una cosa del genere:di solito dopo aver vissuto un ricordo non mi sentivo mai così male. Chissà come mai?
Sospirai di frustrazione. Ormai avevo capito che eluderlo non sarebbe servito a niente. Dopo quella mia scenata di certo non si sarebbe accontentato di una scusa qualunque e quindi tanto valeva dirgli la verità a quel punto. Sapevo perfettamente che avrei commesso un errore e che,molto probabilmente,dopo la mia rivelazione mi avrebbe guardata come un fenomeno da baraccone,ma che ci potevo fare? Tanto prima o poi lo avrebbe scoperto lo stesso,ne ero certa.
Passai le successive due ore a logorarmi con quei pensieri. Una parte di me era molto restia a rivelare un fatto così segreto,ma dall'altra parte che cosa ci potevo fare? L'Assassino non mi avrebbe mollata fino a quando non gli avessi detto la verità.
-Allora,Madonna,vi siete decisa?-mi chiese la voce di Ezio non appena la sua figura entrò nel magazzino.
Rimasi in silenzio mentre l'Assassino si sedeva sulla panca dall'altra parte del tavolo. Ci ritrovammo faccia a faccia.
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
-Io...ho visto delle cose...-iniziai prima di riaprire gli occhi e riportare lo sguardo su Ezio-Io...ho visto...voi,Minerva,e la Mela.-




Angolo Autrice:

Buon pomeriggio a tutti^^!
Si,lo so,avevo promesso di aggiornare entro ieri ma ci sono state delle complicazioni quindi aggiorno con un giorno di ritardo <.<
Però spero che il capitolo vi sia piaciuto!A mio parere è un capitolo abbastanza importante per tutta la storia,quindi ci tengo particolarmente.
Non ho il tempo di rispondere a tutti i vostri commenti,visto che tra poco devo tornare a studiare,ma voglio che sappiate che vi ringrazio moltissimo per il tempo che spendete nel leggere questa mia storia e nel darmi i vostri pareri!
Ovviamente ringrazio anche coloro che leggono e basta e anche chi mette la mia storia tra le preferite,ricordate o seguite.
Vi ringrazio di cuore^^.
Sperando che il prossimo aggiornamento sia più rapido di questo,ci sentiamo nel prossimo capitolo,dove,prometto,risponderò ad ognuno dei vostri commenti,se ci saranno xD!
Per ora è tutto,bye.
Morgan.

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Capitolo 7
*** 6 Capitolo-Fiducia ***


Dedico questo capitolo a...te.
Che,nonostante tutto,sei sempre con me.
Ti voglio bene.
Ricordatelo,sempre.




6



-Io...io ho visto delle cose-iniziai prima di riaprire gli occhi e riportare lo sguardo su Ezio-Io...ho visto...voi,Minerva e la Mela.-
Ecco. L'avevo detto.
Lo guardai in silenzio aspettando una sua reazione. Reazione che si attardava a mostrarsi.
Non una mossa,non un cambiamento di posizione,nemmeno un leggero sospiro. Era come se si fosse bloccato nella sua posizione.
O mio Dio,pensai,l'ho schioccato. Ora penserà davvero che sono un fenomeno da baraccone. Meglio se me ne stavo in silenzio. Promemoria per la prossima volta Giulia:continua a mentire.
Nonostante la fiducia che avevo iniziato a riporre in Ezio e negli altri forse era stato troppo presto per rivelare qualcosa su di me. Insomma,il particolare che avevo appena svelato era abbastanza pesante da digerire.
Tremai al solo pensiero della possibilità che,andando avanti così,avrei dovuto rivelare anche tutto il resto.
-Era meglio se continuavo a mentire...-dissi prima di rendermene conto.
Subito alzai lo sguardo sull'Assassino per vedere se aveva ascoltato quello che mi era appena sfuggito,ma ancora una volta notai che non si era mosso.
Sospirai.
-Sentite...fate finta che non vi abbia detto niente.-dissi prima di alzarmi dalla panca e dargli le spalle.
-Aspettate.-disse con tono autoritario.
Mi voltai verso di lui con il cuore che mi batteva a mille. Anche lui si era alzato dalla panca e ora mi fissava da sotto il cappuccio.
-Non vi credo pazza o qualcosa di simile...sto solo cercando di capire come sia possibile una cosa del genere. Quando dite che avete visto me,Minerva e la Mela,che cosa intendete di preciso?-mi chiese.
Lo guardai sorpresa da quello che mi aveva appena detto. Lui stava cercando di capire una cosa che per gli altri sarebbe stato solo un difetto bizzarro della mia mente. Un difetto che mi avrebbe etichettata come pazza o peggio.
Già per il solo fatto dei miei occhi non ero ben vista dalla nobiltà romana. Ero semplicemente tollerata per via del mio nome.
Mi rimisi a sedere,ben capendo che quello che stavamo per affrontare sarebbe stato davvero importante per entrambi.
Voltai indietro il capo intravedendo i ladri che si intrattenevano ai tavoli nell'altra sala.
Nessuno sembrava preoccuparsi di quello che stava succedendo nel magazzino,ma non mi sentivo lo stesso sicura.
-Non vi preoccupate,tutto quello che diremo rimarrà qui.-mi promise Ezio.
-Non siete...spaventato?-chiesi con tono leggermente diffidente. Mi sembrava tutto troppo semplice-bello-per essere vero.
-Non direi esattamente spaventato...diciamo che,se quello che mi dite è vero,dovrò cercare di convivere anche con questo fatto per quando incredibile e impossibile possa essere.-
Lo guardai con attenzione cercando di capire quello che stava pensando. Provai addirittura a concentrarmi per vedere se succedeva qualcosa.
Niente.
Vuoto totale.
Nemmeno uno straccio di pensiero.
-Volete continuare a fissarmi o vi decidete a dirmi qualcosa?-mi chiese all'improvviso facendomi leggermente sussultare.
Mi morsi il labbro per non farmi sfuggire una qualche parola poco signorile quando lo vidi sollevare gli angoli della bocca.
Spazientita iniziai a parlare.
-Io ho rivissuto un vostro ricordo,se così si può dire. Ho visto voi all'interno di una sala circolare buia con delle strane scritte luminose che percorrevano il pavimento e le pareti. Davanti a voi c'era una donna incorporea e sospesa nell'aria che ha detto di chiamarsi Minerva. Ho visto che tenevate in mano un oggetto sferico che non appena è entrato in contatto con la mano della donna si è illuminato. Poi avete parlato,ma purtroppo ho potuto assistere a stracci del dialogo.-spiegai velocemente,quasi senza pensare a quello che stavo dicendo. In un'altra occasione mi sarei morsa la lingua fino a far uscire il sangue piuttosto che rivelare cose del genere.
-Cosa avete ascoltato del dialogo?-
-Poco e nulla. Ho sentito che vi chiamava Profeta e che lei,insieme agli altri dei,non erano dei, ma erano semplicemente venuti prima.-mi interruppi per qualche secondo ritornando con lo sguardo su di lui. L'Assassino dopo la veloce occhiata che ci scambiammo mi fece il cenno di continuare e così ripresi.-Non so come mai,ma all'improvviso la donna ha iniziato a guardare nella mia direzione. Però ero sicura che non mi stesse guardando perché io quando rivivo i ricordi non posso interferire,sono come un fantasma e quindi non vengo mai vista e nemmeno percepita. Credetemi,lo so. Poi l'ultima cosa che ho sentito è stato una specie di avvertimento per un certo Desmond.-conclusi velocemente.
Rimanemmo nel silenzio completo,interrotto solo dagli schiamazzi proveniente dalla sala adiacente,per almeno un paio di minuti.
Alzai gli occhi dalle mani congiunte in grembo per poter osservare Ezio. Posso dire fermamente che,in tutta la mia vita,non mi sentii tanto in ansia come in quel momento. Avrei tanto voluto alzarmi da quella panca e scappare a gambe levate oppure,se avessi avuto padronanza del tempo,avrei tanto voluto riavvolgerlo indietro.
-Vi credo.-affermò all'improvviso.
-Davvero?-chiesi stupidamente.
-Si. Sapete particolari che non ho rivelato mai a nessuno. Però vi voglio fare alcune domande.-
-Dite.-mormorai un po' diffidente e un po' incuriosita.
-Come mai avete chiamato il manufatto la Mela? Non mi sembra di avervene mai parlato e a quanto ricordo durante il dialogo con Minerva non ci siamo mai riferiti al manufatto con quel nome.-
Chiusi gli occhi imprecando mentalmente senza il minimo rimorso.
Avevo appena fatto un errore colossale. Avrei voluto sbattere la testa contro il muro per la mia negligenza.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai l'Assassino che mi osservava attendendo una mia risposta.
-Ehm...-mormorai iniziando a martoriarmi le dita delle mani.-Io...io ho rivissuto anche un ricordo di Caterina.-mormorai in tono quasi colpevole.
-Quando?-
-Quando eravamo a Castel Sant'Angelo.-
-E che cosa avete visto?-
-Eravate a Forlì,voi e Caterina, e ho visto che le stavate dando il manufatto.-
-Capisco. Ma vi succede spesso?-mi chiese con tono leggermente incuriosito.
-No. Per fortuna.-risposi sinceramente. Era vero,certe volte facevano comodo i miei poteri,e se fossi riuscita a manovrarli meglio sarebbe stato bellissimo,ma non era che impazzissi molto per loro. Soprattutto perché erano incontrollabili.
-Come mai riuscite a...vedere?-mi chiese,ponendo come prima un tono particolare nell'ultima parola.
-Non lo so.-risposi convinta.-È vero!-aggiunsi non appena notai l'occhiata che mi lanciò.
-Non so perché...ma mi riesce difficile credervi.-mormorò con tono divertito.
-Guardate che non sto mentendo. Non ho mai capito come riesco a fare questa cosa.-
Così come le altre.
-Mmm...va bene.-
-Che cos'è la Mela?-chiesi dopo qualche secondo di silenzio. Finalmente avrei saputo qualcosa di più.
-Avrete capitolo che non è un manufatto qualunque.-iniziò osservandomi di nuovo e,non appena feci un accenno del capo,continuò-Non so quale sia la sua origine,anche se di certo non è umano. I materiali con cui è fatto non dovrebbero esistere. L'unica cosa che sappiamo è che ha incredibili poteri...ad esempio Rodrigo riuscì a immobilizzare il mio corpo.-
-Ci sono altri manufatti del genere?-chiesi sempre più incuriosita. Se c'era la Mela e il mio frutto poteva anche essere che ce ne fossero degli altri no?
-Penso di si. Ad esempio il Bastone Pastorale del Papa era un altro Frutto dell'Eden.-
-Che fine ha fatto?-
-Come dire...è sparito sotto la Cappella Sistina.-
-State scherzando?-chiesi incredula appoggiando le mani sul tavolo e avvicinandomi lievemente verso di lui.
-No. Sotto la Cappella Sistina era collocata la Cripta,il luogo che avete visto nel ricordo. In pratica si è aperto una varco nel pavimento e il Bastone ha iniziato a calare all'interno fino a quando il pavimento non si è richiuso sopra di esso. Ho provato a salvarlo ma non ci sono riuscito. Dopotutto credo che avesse ragione mio zio.-
-Che cosa disse?-chiesi. Claudia mi aveva parlato di Mario Auditore,il fratello di loro padre,Assassino anche lui. Mi aveva raccontato che all'inizio lo trovava rozzo e leggermente maleducato,ma poi con il passare del tempo aveva completamente cambiato idea. Sorrise quando disse che aveva sempre la battuta pronta e che molte volte finivano per battibeccare,soprattutto quando lei era ancora molto giovane.
-Meglio nelle mani della Terra,che nelle mani dell'uomo.-mormorò.
-Aveva proprio ragione.-mormorai in risposta.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo,fino a quando Ezio non riprese a parlare:-Ora non potrai più sottrarti agli Assassini.-
-Perché?-chiesi confusa.
-Perché ora sai una cosa che deve rimanere segreta. Se gli uomini,al di fuori dei Templari,venissero a sapere dei Frutti scoppierebbe una guerra.-spiegò.
-Guardate che io non l'avrei detto a nessuno.-risposi leggermente offesa.
-Lo so.-
-Come fate a saperlo?-
-Avete tanti segreti,Giulia Colonna. Forse troppi. E se siete riuscita a tenerli tali fino ad ora sono sicuro che riuscirete a fare altrettanto anche con la Mela.-disse con il suo solito sorriso.-Ritornando a quello per cui siete venuta...-iniziò.
Già,è vero. Ero venuta per quelle lezioni di autodifesa. Con tutto quel parlare di Frutti e di dei me n'ero completamente dimenticata.
-Ci ho pensato e ho deciso che vi darò qualche lezione. Ovviamente se vorrete che sia io il vostro maestro dovrete accettare gli orari e i giorni che vi dico,che non avranno la solita frequenza visto che sono abbastanza impegnato con le missioni.-
-Va bene.-risposi prontamente.
-Ne ero sicuro.-disse piegando l'angolo destro della bocca verso l'alto. Sentii la bocca dello stomaco chiudersi.
-Ah. Avete detto che non riuscite a controllare questo vostro potere vero?-
-...si.-
-Bene. Allora ci alleneremo anche su quello.-disse perentorio.
Di certo in quel momento non saltai di gioia.
-Perché?-
-Di certo se avessi un potere del genere vorrei saperlo usare bene e quando voglio io,mi darebbe fastidio che venisse e se ne andasse quando gli pare.-
Beh...su questo aveva ragione. Lo dovetti ammettere. Anche perché ogni volta provavo sempre dolore,magari se avessi imparato a usarlo il dolore sarebbe sparito.
-Va bene. Proviamoci.-
-Bene. Allora il nostro primo allenamento avverrà domani mattina. Fatevi trovare pronta per le nove.-



***



La mattina seguente,appena mi svegliai,notai un vestito bianco steso sulla poltrona della mia camera. Incuriosita mi alzai dal letto e mi diressi verso di esso.
Non appena fui abbastanza vicina compresi che quell'abito era molto simile a quello che avevo visto addosso agli adepti Assassini:un paio di pantaloni,una casacca provvista di cappuccio e un paio di stivali comodi. Il bianco dell'abito non era limpido come quello di Ezio,ma era più un bianco sporco quasi tendente al grigio chiaro.
Inoltre notai subito che gli abiti non erano da uomo,ma da donna. Molto probabilmente,supposi,non c'erano solo uomini tra gli adepti.
Accarezzai lievemente il tessuto dell'abito e dopo qualche istante iniziai a cambiarmi velocemente. Volevo fare il più presto possibile.
Non appena mi infilai anche gli stivali mi diressi allo specchio. I pantaloni mi stavano aderenti,dandomi in questo modo la possibilità di muovermi liberamente,mentre la casacca mi stava un po' più grande senza però esagerare.
Soddisfatta dell'insieme che riproduceva il mio riflesso decisi di legarmi i capelli in una lunga treccia. Dopo essermi data un'ultima controllata uscii dalla stanza chiedendomi come mai Claudia non fosse ancora venuta a svegliarmi.
Sperai di non essere in ritardo.
Non appena scesi la rampa di scale centrale mi voltai verso il bancone dei conti e subito notai la presenza dell'Assassino che,in quel momento,stava discutendo a bassa voce con la madre e la sorella.
Non appena mi avvicinai abbastanza per rendere palese la mia presenza la discussione si fermò bruscamente e tutti e tre si voltarono verso di me.
-Buongiorno Giulia!-esclamò subito Claudia sorridendomi.-E' della taglia giusta l'abito?-
-Buongiorno a voi.-risposi estendendo l'augurio anche a Madonna Maria e all'Assassino. Madonna Maria rispose con un accenno del capo mentre l'Assassino rimase in silenzio continuando a fissarmi da sotto il cappuccio.
-Si,è tutto apposto.-risposi alla domanda di Claudia rivolgendo lo sguardo verso di lei,ma sentivo distintamente che Ezio non mi aveva ancora tolto gli occhi di dosso.
Mi sentii a disagio da quel suo continuo fissarmi.
-Siete sicura?La casacca mi sembra un po' troppo grande per voi.-disse Claudia prima di rivolgersi al fratello-Te l'avevo detto.-concluse.
Ezio fece un'alzata di spalle prima di rispondere-Non è niente di esagerato,quindi non le darà fastidio durante l'allenamento. In caso contrario provvederò a darle un altro cambio.-concluse.
Dovetti ammettere,dentro di me,che se aveva scelto lui le taglie degli abiti che indossavo,aveva occhio. C'eravamo visti poche volte,in confronto al tempo trascorso con Claudia e Madonna Maria,eppure era già riuscito ad individuare le taglie del mio corpo. Mi chiesi,con un punta di fastidio,se gli serviva poco tempo per individuare anche le taglie delle altre donne. Ma non appena me lo chiesi mi detti della stupida perché la risposta era evidente.
Si,lo sapeva fare. Non ci voleva un genio per capire che ci sapeva fare con le donne.
-Quando volete Madonna.-la voce dell'Assassino ancora una volta mi ridestò dai miei pensieri.
Senza proferire parola salutai velocemente le due donne per poi uscire seguita da Ezio che,non appena uscimmo dall'edificio,emise un lungo fischio di richiamo. Subito dopo si iniziò a sentire il rumore di zoccoli che precedettero la figura di uno stallone nero dai riflessi blu-verdastri.
Non appena il cavallo si fermò davanti a noi Ezio montò con agilità sulla sella per poi porgermi la mano che afferrai prontamente.
Prima di partire vidi l'Assassino abbassarsi lievemente verso una delle sacche che erano appese ai fianchi del cavallo per poi rialzarsi e porgermi un fagotto. Dall'aroma compresi subito che si trattava di cibo.
-Intanto fate colazione. È meglio allenarsi dopo aver messo qualcosa sotto i denti.-spiegò prima di riafferrare saldamente le redini del cavallo per poi spronarlo a partire ad un'andatura lenta per permettermi di mangiare senza rischiare di cadere.
Passammo i venti minuti successivi nel completo silenzio.
Ormai eravamo usciti dai centri abitati e stavamo percorrendo l'aperta campagna. Ogni tanto le guardie a cavallo e i drappelli ci passavano accanto senza però notarci minimamente e solo in qualche occasione Ezio aveva rallentato l'andatura del cavallo,ma solo per prudenza. Non c'era un vero rischio.
-Dove stiamo andando?-chiesi incuriosita mentre osservavo i campi arati che ci circondavano.
Era da tanto che non cavalcavo per i campi senza preoccuparmi di essere scoperta. Invece ora avevo perfino quasi paura ad uscire dalla Rosa in Fiore.
-Alla Caserma di d'Alviano.-rispose prontamente l'Assassino.
-Mai sentita.-risposi dopo un po' ripensando a quel nome.
-La Caserma di d'Alviano è collegata agli Assassini in quanto il suo proprietario,Bartolomeo d'Alviano,è un Assassino.-spiegò Ezio mentre continuava a fissare la strada attentamente,soprattutto in vicinanza di soldati.
-E perché stiamo andando proprio alla Caserma?-
-Perché quello è il posto migliore per allenarsi. C'è lo spazio apposta.-rispose.
-Come avete intenzione di aiutarmi con quella cosa?-chiesi dopo un po' incuriosita.
-Proverò prima di tutto a farvi trovare il modo per concentrarvi adeguatamente per poter usare la vostra capacità. Avete detto che non siete in grado di controllarla,quindi prima di tutto dobbiamo lavorare sulla concentrazione e su altri metodi per rendervi possibile accedere a questa vostra capacità volontariamente. Poi vedremo.-spiegò l'Assassino.
-Va bene.-mormorai in risposta.-Posso farvi una domanda?-aggiunsi.
-Dite.-
-E' da qualche giorno che sto pensando di andare a far visita alla mia vecchia balia. Sicuramente sarà preoccupata per me visto che in questi mesi non sono riuscita a contattarla.-spiegai,sperando che mi desse il via libera.
Ormai sapevo che se volevo fare qualcosa dovevo chiedere consiglio ad Ezio,l'avevo intuito fin quasi da subito.
Quando ero sicura di non essere vista,nelle poche volte che l'avevo incontrato,avevo perfettamente capito che l'Assassino era il mentore non ufficiale della Confraternita. Era a lui che le cortigiane si appellavano quando c'era qualche problema,sicure che l'Assassino lo avrebbe risolto. E non avevo nessuno problema nell'intuire che anche tra i ladri fosse così.
-Sta bene. Basta che vi accompagni qualcuno. Quando ci volevate andare?-chiese.
-Il più presto possibile. Anche oggi.-risposi prontamente.
Volevo rivedere Anna e Diego,suo figlio.
Io e Diego eravamo amici d'infanzia,in pratica ero cresciuta con la sua presenza costante nella mia vita,nonostante avessimo circa otto anni di differenza.
-Sta bene. Allora dopo aver finito l'allenamento andremo dalla vostra balia.-concluse Ezio.
-Davvero?-chiesi stupita. Non mi aspettavo di andarci quel giorno stesso.
-Si.-
-Grazie!-risposi sorridendo felice.
-Di niente,Madonna.-rispose l'Assassino voltando leggermente il capo verso di me facendomi intravedere un suo sorriso di sfuggita.


Quando arrivammo alla Caserma di d'Alviano non mi meravigliai più di tanto dell'imponente edificio in pietra chiara che si stagliava,circondato da mura di cinta,sopra una lieve collinetta.
La Caserma si trovava a poca distanza dal Colosseo,vicina ad una delle Torri dei Borgia che,notai,era sprovvista del tettuccio di legno e degli stendardi che avevo intravisto sulle altre torri durante il mio rientro forzato a Roma.
-Come mai la Torre dei Borgia non ha più stendardi?-chiesi mentre Ezio usciva dalla strada percorsa dai popolani per risalire la collinetta ed entrare nel cortile della Caserma.
-Quella Torre non è più dei Borgia,quindi non hanno più potere in questo distretto.-rispose l'Assassino dopo essere entrati nel cortile.
-E come è successo?-chiesi. Però avevo già intuito la risposta.
-Ho ucciso il Capitano e fatto esplodere la Torre. Dopo di che è stata ristrutturata per poter essere usata da noi.-rispose l'Assassino mentre smontava da cavallo.
Mi porse nuovamente la mano,quella mano che aveva ucciso tante persone.
Se mia madre avesse saputo che vivevo in stretto contatto con degli assassini mi avrebbe sicuramente sgridata e rinchiusa nella mia stanza buttando via la chiava. Forse sarebbe arrivata addirittura a ripudiarmi come figlia.
Il ricordo della mia famiglia mi fece mancare il respiro per un secondo e,in quell'attimo,presa dal panico,afferrai saldamente la mano di Ezio ritrovando subito un po' di tranquillità. Era come se la mia mente si fosse svuotata dei ricordi dolorosi che ancora mi tormentavano la notte. Non era raro che durante il sonno mi risvegliassi con il fiato corto e il viso rigato di lacrime.
Smontai da cavallo con l'ausilio dell'Assassino e non appena rimisi i piedi per terra sentii le gambe cedermi a causa dell'indolenzimento.
Riafferrai saldamente il braccio di Ezio per riuscire a rimanere in piedi ricevendo in cambio uno sguardo incuriosito da parte sua.
-Le gambe...-iniziai subito-mi si sono addormentate.-spiegai.
-Tutto bene?-mi chiese dopo qualche secondo l'Assassino.
-Si. Sono pronta ora.-mormorai prima di staccarmi dal suo braccio e seguirlo.
Il cortile che circondava l'edificio era enorme:in alcuni spiazzi c'erano dei manichini per l'addestramento,e in altri le vasche di pietra piene d'acqua da cui i cavalli si abbeveravano. Alcuni edifici erano dislocati dal corpo centrale ed erano costruiti a ridosso delle mura.
Un gruppo di persone,che compresi subito essere davvero dei mercenari-fatto di cui non mi meravigliai affatto visto che in qualche modo l'avevo già previsto-,salutarono Ezio con alzate di mano amichevoli nella sua direzione.
L'Assassino ricambiò il saluto mentre procedeva verso la porta principale dell'edificio. Bussò per annunciarsi e dopo qualche secondo l'aprì facendomi passare per prima.
Non appena entrai nella sala sentii il fracasso che proveniva da chissà dove. Mi guardai attorno per capire l'origine di tutto quel chiasso,quando notai delle scale portare ad un piano inferiore. Era da lì che proveniva tutto quel baccano.
Guardai confusa l'Assassino che subito mi spiegò a cosa era dovuto tutto quel vociare:-Combattimenti.-aveva risposto semplicemente.
Mi guardai attorno per studiare la stanza:il fuoco nel camino era acceso e le lingue di fuoco si innalzavano verso la cappa ornata con un blasone che riproduceva due spade incrociate,il tavolo,cosparso di foglio e libri,si trovava di fronte al camino e di fianco alla ringhiera delle scale.
Non potei osservare altro della stanza perché una donna risalì le scale.
Era più bassa di me di almeno cinque centimetri buoni,se non di più. Aveva una corporatura slanciata nel suo abito,corti capelli castano scuro,con qualche ciocca più chiara,gli occhi della stessa tonalità dei capelli e le labbra piene. Mi chiesi subito chi fosse.
-Ezio.-lo salutò la donna non appena ci raggiunse.
-Madonna.-rispose l'Assassino con un accenno del capo.-Bartolomeo?-chiese.
-E' giù ad assistere ad un combattimento.-rispose la donna prima di portare l'attenzione su di me. Mi studiò per qualche secondo prima di spostare lo sguardo nuovamente su Ezio:-Chi è la nostra ospite?-chiese infine.
-Madonna Giulia Colonna.-rispose allora l'Assassino.
-Piacere di conoscerla,-disse la donna inchinando il capo nella mia direzione.-è da giorni che tra gli Assassini si parla di voi.-rivelò la donna dal nome ancora sconosciuto.
Guardai confusa la donna per poi riportare lo sguardo sull'Assassino attendendo una qualche risposta,ma,come già diverse volte aveva fatto,Ezio mi rispose semplicemente con un'alzata di spalle.
Che razza di risposta,pensai.
-Madonna Giulia,vi presento Pantasilea d'Alviano:la moglie di Bartolomeo.-riprese l'Assassino come se niente fosse successo.
-Pantasilea!-
Quell'urlo improvviso mi fece sussultare leggermente. Vidi la donna sorridere lievemente alla mia reazione per poi spostare lo sguardo verso le scale da dove,in quel momento,stava salendo un uomo che,a prima occhiata,definii enorme.
Avrà avuto circa cinquantacinque anni,forse qualcuno di più,portava i capelli scuri cortissimi e un paio di baffi gli rendevano il viso ancora più austero di quanto già non fosse grazie alle rughe profonde che gli attraversavano il viso.
-Ezio!-esclamò gioioso non appena intravide l'Assassino-Cosa ti porta qui?-gli chiese per poi accorgersi anche della mia presenza-E vedo che hai portato anche un'ospite!-
-Bartolomeo,ti presento Madonna Giulia Colonna.-annunciò Ezio con un tono di voce diverso rispetto a prima. Sembrava quasi...teso.
-Colonna...le mie condoglianze per la perdita che avete subito. Io,vostro padre e vostro fratello non la vedevamo allo stesso modo in molte questioni e questo ha causato della tensione tra le nostre famiglie,ma rispettavo molto entrambi. Non avrei mai voluto che finissero a quel modo.-concluse.
Non avevo mai saputo della tensione che c'era tra la mia famiglia e quella d'Alviano,ma non me ne sorpresi più di tanto perché sia mio padre che mio fratello mi tenevano quasi sempre all'oscuro di tutto. Solo sotto costrizione rivelavano qualcosa,come era successo con il frutto.
Infatti solo dopo varie insistenze si erano convinti a mostrarmelo,infrangendo una delle regole della famiglia:il frutto doveva essere tramandato solo dal padre al figlio maschio.
La leggenda intorno all'origine della mia famiglia mi veniva raccontata fino a quando ero in fasce,ma io l'avevo sempre presa come una leggenda,una fiaba. Poi però quando i miei poteri avevano iniziato a manifestarsi e avevo iniziato a chiedere ai miei genitori,soprattutto a mio padre,come riuscissi a farlo,loro non mi avevano risposto. M'accorgevo dei comportamenti strani di mio padre e di mio fratello,così avevo ricominciato a tartassarli verso i miei quattordici,quindi anni.
Ora che ci penso era stato proprio il rifiuto del Marchese appena mi aveva vista,a convincermi ad insistere sul voler sapere la verità sulla mia famiglia.
Molto probabilmente non c'entrava niente,mi ero detta,ma il fatto che io avessi quegli strani poteri e che nella mia famiglia veniva tramandato che un manufatto magico veniva custodito di padre i figlio mi aveva un po' incuriosita e avevo incominciato seriamente a pensare che tra le due cose c'era un collegamento. Anche perché nelle leggende c'era sempre un fondo di verità,come amava dire sempre la mia balia Anna.
E per quel manufatto la mia famiglia,tutta quanta,era stata uccisa.
Per mesi m'ero domandata come fosse morta visto che Anna nella sua lettera non ne faceva cenno. Forse l'uomo che mi stava di fronte lo sapeva.
-Messere d'Alviano,vorrei farvi una domanda.-mormorai dopo interminabili secondi di silenzio e pensieri.
-Ditemi pure,Madonna.-
-I...I miei genitori,loro...come sono morti?-chiesi con tono incrinato dal dolore che ancora mi perseguitava.
-Non lo avete saputo?.-al mio accenno di dissenso riprese.-A quanto so un drappello di soldati ha fatto irruzione nella casa nel cuore della notte. Ha ucciso tutta la servitù e vostra madre.-rispose.
-E mio padre?-chiesi tremando dentro. Non aveva parlato di mio padre.
Bartolomeo guardò prima sua moglie e poi l'Assassino alle mie spalle e,infine,ritornò su di me:-La Volpe mi ha riferito che una sua spia gli ha detto che vostro padre si è...-lasciò in sospeso la frase,ma non serviva che continuasse perché avevo perfettamente capito.
Mio padre si era suicidato.
Subito ne compresi il motivo:non voleva dire una parola sul Frutto.
La morte è l'unico rimedio.
Quante volte mi ero sentita ripetere questa frase?
E io,per salvare il Frutto,avevo resistito a sei mesi di torture e insulti.
Aspetta un attimo,pensai ritornando al presente. L'uomo aveva detto che a riferirgli ciò era stato la Volpe. Questo voleva dire una sola cosa.
Mi voltai verso Ezio furiosa:-Voi lo sapevate!-
L'Assassino sembrava indeciso su come comportarsi perché per diversi secondi se ne rimase in silenzio e immobile mentre la mia vista si offuscava a causa delle lacrime di rabbia.
-Non dovete piangere.-più che un ordine sembrava tanto una richiesta celata.
-Non sto piangendo!-dissi con voce stridula.-Ditemi,lo sapevate?-gli chiesi nuovamente.
-Si.-rispose lui allora.
-E non me lo avete mai detto!-urlai arrabbiata con l'Assassino,con le lacrime e con il mondo intero.
Sapevo di essere poco signorile in quel momento,ma non me ne importava. Dovevo sfogare ancora tutta la frustrazione che avevo provato in quei mesi.
-Giulia...io l'ho fatto per non farvi soffrire ulteriormente. Dovete credermi.-rispose alla mia accusa mantenendo un contegno che io di certo in quel momento non avevo.
Questa volta il mio nome pronunciato dalle sue labbra mi fece infuriare ancora di più.
-Vi odio!-urlai senza nemmeno pensarci,stringendo i pugni delle mani fino quasi a conficcare le unghie nella carne.
Mi morsi il labbro mentre due lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance.
In quel momento la folla di sotto acclamò festosa la conclusione di un combattimento.



Angolo Autrice:
Buongiorno a tutte!
Alla fine l'aggiornamento è arrivato!Evviva,ancora non ci credo çOç!
Comunque,passando al capitolo. All'inizio avevo pensato di non stopparlo così,ma di continuare ancora per un bel po',però poi ho pensato che sarebbe venuto un capitolone lunghissimo e quindi ho deciso di fermarmi qui,anche perché con quell'ultima sentenza da parte di Giulia vi voglio mettere un po' sulle spine xD!Sono sadica no? L'avevo già detto u.u
Chissà cosa accadrà nel prossimo capitolo<.< insomma,ora come ora Giulia è molto delusa dal comportamento di Ezio,e vediamo come il nostro Assassino si toglierà dai guai!
Comunque,non so cos'altro dire quindi passiamo ai commenti:
BumBj:Che dirti?xD!Mentre tu correvi leggiadra e rischiavi il collasso quando io ho sentito nel DLC uscito a marzo che il nostro Assassino doveva recuperare dei quadri da Francesco Colonna rischiai lo strozzamento xD! Comunque u.u Torniamo seri(si,come no-.-) Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento!E' stata dura ma alla fine sono riuscita ad aggiornare. E' solo che non so quando sarà il prossimo aggiornamento!!!E pensare che il capitolo in origine doveva essere molto più lungo,ma visto che sono sadica ho conclusi il capitolo così. E ora dovrete aspettare per vedere quello che succederà. Sperando in un aggiornamento meno lento per il prossimo capitolo(ne dubito)ti saluto!
KisaminaCosplay:Con te non ci parlo nemmeno u.u tanto si fa a scuola quindi che vuoi xD!
esosm:e chi non la invidierebbe?! Lo sai una cosa,sono ancora moltissimo indecisa se rendere Giulia un'Assassina oppure no. Devo vedere come mi gira. Comunque mi fa piacere che ti piaccia come stia uscendo fuori il mio personaggio!E grazie per i complimenti che sono sempre ben accetti!(anche le critiche costruttive neh!)Lo so,c'ho messo quasi due mesi interi,ma il tempo era poco. Ti aspetto al prossimo capitolo sperando che l'aggiornamento sia più veloce!
LadyKadar:Si!era quello che volevo!Infatti quando scrivo voglio che il lettore si immedesimi nel personaggio. Non ti preoccupare del ritardo xD!Sul passato misterioso della Volpe,chissà. Forse si,forse no.xD Non lo so ancora. Non so perché ma ho sempre pensato che se Giulia avesse visto quello che è successo dentro la Cripta ne sarebbe rimasta incredula. Forse è per le troppe cose soprannaturali che avvengono nella sua vita e avrà pensato”No,un'altra no!” xD!Spero che il discorso all'inizio del capitolo ti abbia soddisfatta...dai,se non altro almeno uno dei suoi segreti glielo ha rivelato,anche se ha ancora una volta taciuto sul resto,ma che ci vogliamo fare,se faccio scoprire gli altarini tutti subito dopo che divertimento c'è?
Ci vediamo al prossimo capitolo,sperando,ancora una volta che non sia troppo in ritardo l'aggiornamento...anche se ho paura che fino alla fine della scuola non sarà così...insomma...capitemi,ho l'esame quest'anno!çOç!

Per ora è tutto,spero di leggere i vostri commenti anche per questo capitolo^^.
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento.
Bye,
Morgan.

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Capitolo 8
*** 7 Capitolo-Vecchi amici ***


Ringrazio moran92 per la dritta sullo spagnolo! Grazie!



7



Dopo quel mio sfogo ero uscita. Se rimanevo ancora per qualche secondo in quella sala avrei finito col rompere qualcosa o avrei,molto più probabilmente,continuato ad inveire contro Ezio.
Mi guardai attorno per cercare di calmare un po' i pensieri che erano tutti,rigorosamente,rivolti contro quello stupido di un Assassino. Se solo avessi potuto sarei tornata dentro e lo avrei preso a schiaffi,ma non avrei fatto una buona impressione con i coniugi d'Alviano e non volevo dare un'ulteriore brutta impressione di me stessa più di quanto non avessi già fatto.
Fortunatamente trovai ben presto l'oggetto su cui sfogare la mia rabbia:il manichino degli allenamenti.
Mi diressi a passo spedito verso il manichino mentre nella mia testa esso prendeva le sembianze di Ezio Auditore da Firenze.
-Dannato...-
Un pugno.
-Stupido...-
Secondo pugno.
-Assassino...-
Terzo pugno.
-Spero che caschi da un tetto uno di questi giorni!-esclamai prendendolo definitivamente a pugni sul petto di legno senza sosta.
-Ehm...Madonna Giulia?-
Mi gelai all'istante con ancora il pugno alzato a mezz'aria. No,non ci volevo credere.
Mi voltai lentamente verso Pantasilea d'Alviano che,notando il mio sfogo,mi guardava con un'occhiata divertita.
Deglutii a vuoto. Perché non riesco mai a mantenere la calma come mi diceva sempre di fare mio padre?,pensai.
-Io...-mormorai abbassando all'istante il pugno e fissando un qualche punto indistinto del cortile. Tutto pur di non dover guardare in viso la donna. Mi sarei sentita solo ulteriormente in imbarazzo.-Mi scuso per il mio comportamento.-mormorai tutto d'un fiato.
-Non vi dovete preoccupare,è comprensibile.-iniziò la donna avvicinandosi.-Spero solo che riuscirete a perdonare Messer Ezio.-concluse non appena mi fu davanti.
Sorrisi tristemente scuotendo leggermente la testa:-Non penso di riuscirci. Non ora. Vorrei ma... non lo so. Messer Ezio mi ha delusa,quindi non so se riuscirei a dirgli che l'ho perdonato per il suo comportamento. Forse tra qualche giorno,a mente fredda,potrei comprendere le sue ragioni. Ma non ora. Mi dispiace.-conclusi con un sospiro di rassegnazione.
-Comprendo il vostro turbamento.-mormorò Pantasilea prima di affiancarmi e prendermi a braccetto per ricondurmi,docilmente,verso la Caserma.-Se non vorrete iniziare il vostro addestramento oggi potremmo sempre ricevervi un altro giorno:sareste sempre i benvenuti!-continuò mentre ci avvicinavamo sempre più alla Caserma,sempre di più all'Assassino.
-No,no. Voglio iniziare oggi. Almeno sfogherò un po' tutta la rabbia che ho addosso.-risposi decisa.
Sentii Pantasilea ridere sommessamente:-Questo è lo spirito giusto,Madonna.- Le sorrisi per poi ritornare seria non appena rientrammo nella Caserma,sicura di dovermi ritrovare faccia a faccia con l'Assassino. Stranamente,però,non era più nella sala. Mi chiesi dove fosse. Sentii anche che nella sala sottostante non c'erano più il continuo vociare che c'era prima.
-Madonna Giulia...-iniziò Bartolomeo non appena ci vide rientrare.
-Non dovete dire niente,Messere. Sono sicura che fra qualche giorno riuscirò a perdonarlo,ma non ora.-risposi prontamente cercando di tranquillizzarlo.
-Va bene. Se volete Ezio vi attende di sotto nella sala dei combattimenti.-disse accennando alle scale.
-Vi ringrazio.-risposi inchinando leggermente il capo e,dopo aver lanciato un'occhiata nella direzione di Pantasilea che mi rispose con un accenno del capo,mi diressi verso la rampa di scale e iniziai a scendere.




***




Non appena scesi gli ultimi scalini intravidi al centro della circolare sala da combattimento la figura di Ezio che mi dava le spalle.
Ero certa che mi avesse sentito:insomma,non ero proprio stata una piuma nello scendere le scale,anzi, come se fossi ancora una bambina avevo di proposito fatto molto rumore per far capire all'Assassino che ero ancora molto arrabbiata con lui. Ma nonostante tutto volevo mostrarmi come una persona matura,quindi non avrei iniziato a fissarlo male e non avrei fatto un voto del silenzio.
Continuai a fissare le sue spalle e dopo un profondo respiro annunciai:-Sono pronta a cominciare il mio addestramento,Maestro.-calcai l'ultima parola con un tono quasi sarcastico.
-Bene,allieva,mettetevi in posizione di difesa.-ordinò Ezio duramente.
Bene,sembrava di malumore,quello che mi ci voleva.
Lo fissai irritata dal fatto che ancora non si voltasse verso di me,per poi fare quello che mi aveva ordinato.
Mi misi in posizione di difesa con le gambe leggermente divaricate e le braccia davanti al petto per proteggermi il viso e il petto.
Aspettai la sua prossima mossa.
Finalmente,dopo interminabili secondi di silenzio,Ezio si voltò nella mia direzione e,senza dire una parola,mi si avvicinò per poi girarmi attorno studiandomi lentamente.
Mi fece uno sgambetto senza dirmi niente e per poco non persi l'equilibrio. Lo guardai male e per risposta mi dette una pacca sulla coscia:-Stringete i muscoli,altrimenti cadrete con facilità alla prima spinta.-spiegò,mantenendo un tono cupo e non lasciandomi vedere il suo volto.
Dette anche una leggera spinta al braccio destro proteso in avanti che si spostò leggermente dalla posizione iniziale.-Anche qui,stringete i muscoli,altrimenti perderete l'arma in cinque secondi.-continuò prima di distanziarsi da me di qualche metro,ritrovandoci di fronte l'uno all'altra.-Qui avremo un bel po' di lavoro da fare,allieva. Siete pronta?-
-Si.-risposi decisa.
-Ditemi,sapete cos'è questo?-domandò prendendo da uno dei foderi allacciati alla vita una piccola lama lunga e affilata. Mi ero aspettata di iniziare subito dalle spade,ma a quanto pare prima avremmo lavorato sulle armi piccole.
-Una lama.-
-Si,questo lo sappiamo. Ma che tipo di arma è?-chiese.
Sbaglio o mi stava prendendo in giro?
-E' un'arma piccola.-
-Uno stiletto per la precisione.-disse prima di riavvicinarsi per porgermi l'arma.
La presi e osservai per bene la lama sottile e affilata. Se solo fossi stata brava a quest'ora avrei saputo dove sarebbe andata a finire l'arma,ma era meglio se lasciavo perdere i miei istinti omicidi verso l'Assassino.
-Bene,vedo che ci state già facendo amicizia. Spero solo di non ritrovarmelo ficcato in qualche parte del mio corpo.-borbottò tra se l'Assassino indietreggiando di qualche passo estraendo a sua volta un'altra lama corta. Questa volta la lama era larga.
-Questo è un semplice coltello da macellaio.-mi spiegò mentre si metteva in posizione di difesa.-Ora...provate ad attaccarmi.-concluse.
Rimanemmo entrambi in posizione di difesa per qualche secondo senza mai distaccare l'attenzione dall'avversario.
Poi,quando decisi che l'attesa era finita,attaccai con tutta la rabbia repressa che avevo dentro di me. Mica mi ero dimenticata quello che era accaduto minuti prima,anche se mi ero ripromessa di stare calma. Di certo,poi,il comportamento di Ezio non mi aiutava.
Provai un primo affondo ma l'Assassino lo schivò con grande maestria per poi tornare nuovamente in posizione di difesa. Provai un secondo,un terzo,e diversi altri,ma tutti si risolvevano sempre allo stesso modo senza riuscire nemmeno a toccarlo. Con un urlo di frustrazione provai ancora una volta a colpirlo ma allora l'Assassino rispose facendo volare la mia arma con un semplice movimento del polso e in pochi secondi mi ritrovai con la schiena contro il suo petto e la sua lama al collo.
-Lezione numero uno,allieva: mai attaccare per rabbia. Perderete la concentrazione.-lo sentii sussurrare al mio orecchio.
Fremetti al suono della sua voce e al suo respiro così vicini a me.
La rabbia dentro di me esplose.
Provai a dargli una testata e a pestargli un piede nello stesso momento con il risultato che la sua presa si fece più stretta intorno a me,tanto da impedirmi ogni possibile movimento. Provai allora a sbalzarmi in avanti per cercare di riuscire a fargli perdere la presa,e in effetti l'Assassino mi lasciò andare.
Non persi tempo e velocemente ripresi la mia arma per poi rimettermi in posizione di difesa.
Ezio allora,inspiegabilmente,rimise la sua arma nel fodero e,portandosi le mani ai fianchi con un sospiro di rassegnazione,attese la mia mossa.
-Perché avete rinfoderato la vostra arma?-chiesi diffidente e confusa. Non capivo bene cosa avesse intenzione di fare.
-Siete furiosa,Madonna,e non mi serve un allieva accecata dall'ira,ma una lucida. Quindi,se volete sfogare il vostro malcontento fatelo pure,basta che poi non continuiate a essere arrabbiata perché altrimenti non arriveremo da nessuna parte.-concluse l'Assassino.
Fu allora,vedendolo in quella posa e ascoltando le sue parole,che,presa da un moto di frustrazione,rabbia e quant'altro,mollai la presa sulla lama e mi avvicinai a passo spedito verso Ezio.
Mi fermai davanti a lui,a un soffio di distanza,e lo fissai negli occhi. In un primo momento avevo avuto l'intenzione di ripetere la scena con il manichino,prendendolo a pugni e a schiaffi,ma non sarebbe servito a niente. Cercai invece,ancora una volta, di capire cosa pensasse in quel momento,cercai addirittura a concentrarmi di nuovo,ma il mio potere,tanto per cambiare, non mi era di nessun aiuto.
-Maledizione.-imprecai in un sussurro.
Cercai nuovamente,con la mente,a raggiungere una qualche specie di connessione con l'Assassino,ma ancora una volta fallii. Il mio dannato potere era solo una beffa,veniva,come sempre,quando ne aveva voglia,senza preoccuparsi del mio volere.
Arrabbiata con me stessa e con il mondo intero,soprattutto con l'uomo che avevo di fronte,lo afferrai per un braccio premendo con forza le dita sui muscoli,cercando vanamente di recargli un po' di dolore,ma lui non fece nemmeno una smorfia infastidita e questo fatto non fece altro che aumentare la mia rabbia. Premetti ulteriormente le dita con maggiore forza.
-Avete presente la rabbia che provo in questo momento,si?-chiesi all'improvviso.
-Si.-
-Se potessi vi ucciderei in questo preciso istante.-mormorai abbassando il capo.
Ricevetti in risposta il silenzio.
-Ma ho fatto un patto con me stessa mentre ero rinchiusa a Castel Sant'Angelo.-continuai mantenendo lo sguardo basso- Mi ero ripromessa che se avessi mai tolto una vita,l'avrei tolta al traditore della mia famiglia.-conclusi mollando leggermente la presa dal suo braccio.
-Capisco.-rispose semplicemente alla fine Ezio.
Allora alzai lo sguardo e incontrai nuovamente i suoi occhi:-Lo so.-
Fu allora che,improvvisamente,la stanza iniziò a girarmi attorno e il solito mal di testa e senso di nausea mi oppresse.
Stavo per essere,di nuovo,risucchiata in un ricordo dell'Assassino.
Mollai la presa d'istinto e indietreggiai di qualche passo cercando di fare dei respiri profondi per quietare il mal di testa,ma tutto era inutile. Chiusi gli occhi per cercare di concentrarmi meglio sulla respirazione. Se non altro,stavolta,sembrava che riuscissi a controllare meglio il mio corpo.
-Sta succedendo di nuovo,vero?-mi chiese Ezio sorreggendomi per le braccia,come se temesse che da un secondo all'altro sarei caduta per terra.
Gli risposi semplicemente con un accenno affermativo del capo continuando a mantenere gli occhi chiusi,mentre appoggiavo le mani sui suoi antibracci,come se fossero la mia ancora di salvezza.
Poi,come sempre,mi ritrovai a rivivere un ricordo non mio.



Mi ritrovai all'interno di un salotto nobile.
Le pareti,rivestite di legno pregiato alla base e tappezzate di tessuto ,erano ricoperte da quadri d'artista,mentre il pavimento di pietra liscia e lavorata era ricoperto da qualche tappeto finemente ricamato.
Dalle finestre proveniva la luce solare che riscaldava la stanza e la illuminava. Si trattava sicuramente di una casa nobiliare. Dopo aver fatto,come sempre,una prima veloce osservazione della stanza
mi concentrai sulle persone che in quel momento la occupavano.

Mi voltai alla mia destra e riconobbi subito la donna che in quel momento stava ricamando. Era Madonna Maria,però molto più giovane di come l'avevo conosciuta io.
La vidi lanciare una rapida occhiata verso gli altri occupanti del salotto prima di riprendere il suo lavoro.
Dopo averla osservata per qualche altro secondo portai la mia attenzione agli altri due occupanti.
Uno,nonostante fosse molto più giovane,praticamente ancora un ragazzino,e non portasse ancora la divisa immacolata d'Assassino,lo riconobbi subito come Ezio;l'altro,pensai tra me,doveva essere suo fratello maggiore.
In quel momento si stavano sfidando ad una partita a scacchi.
All'improvviso la mia attenzione venne catturata da un uomo che entrò nella sala e si avvicinò a Madonna Maria. Capii subito che si trattava del padre dell'Assassino.
-Amore mio...-sentii mormorare Madonna Maria prima di scambiare un bacio affettuoso con il marito. La vista iniziò ad offuscarmi,ma stavolta non c'entrava niente con la fine del ricordo. La vista mi si era offuscata a causa delle lacrime che premevano di uscire. Provai compassione per Madonna Maria. Non solo aveva dovuto sopportare la morte del marito,ma anche quella dei figli. Ho sempre sentito dire che sopravvivere a un figlio è la cosa peggiore che possa succedere a una madre.
Feci un profondo respiro per cercare di calmarmi e di riprendere il controllo.
Continuai a osservare la coppia che,con un sorriso sulle labbra,osservava i loro figli maggiori contendersi la vittoria della partita.
-Ezio impara in fretta. Ti somiglia molto- mormorò dopo poco la donna.
Sorrisi leggermente a quelle parole prima di decidere di riportare l'attenzione sui fratelli,che,senza dar cenno di essersi accorti dell'entrata del padre,continuavano la loro partita.
Mi avvicinai lentamente al tavolo dove erano seduti e mi misi alle spalle di Ezio che,una mossa dopo l'altra,teneva testa al fratello maggiore.
Osservai Federico Auditore,e quando lo vidi sorridere in direzione del fratello mi ritrovai a constatare che lui e Ezio avevano proprio lo stesso sorriso. Vidi Federico prendere il suo bicchiere d'acqua mentre continuava ad osservare il fratello con un'occhiata divertita attendendo la sua prossima mossa.
Sentii Ezio esitare,per poi far cadere una delle pedine con una semplice mossa.
-Ezio...-alla voce del padre i fratelli si voltarono in contemporanea nella sua direzione e io con loro,-non dimenticare:devi sempre pensare in anticipo. Non aspettare la mossa del tuo avversario. Anticipalo e coglilo di sorpresa.-concluse.
Allora i fratelli si alzarono e il primo a farsi avanti fu Ezio:-Come state padre?-chiese abbracciandolo.
-Bene,figliolo.-rispose l'uomo.-E tu?-
-Benissimo.-rispose il ragazzo sciogliendo l'abbraccio.
-Padre.-lo salutò Federico.
-Fatti abbracciare.-disse l'uomo rivolgendosi al maggiore.
Vidi di sfuggita Madonna Maria sorridere felice prima di ritornare ancora una volta al suo ricamo.
All'improvviso mi sentii trascinare via dal ricordo,come se qualcosa volesse portare la mia attenzione altrove. Percepii altri ricordi molto lievemente,ma sentii la sensazione che questi ricordi si susseguissero velocemente,come l'acqua in prossimità di una cascata.
All'improvviso riuscii a riprendere di nuovo del tutto coscienza.
Mi ritrovai all'interno di un edificio,non sapevo bene se considerarla una casa,anche se,guardandomi attorno vidi un paio di poltrone rivestite di tessuto pregiato davanti ad un camino acceso. Il fuoco riscaldava la stanza costruita con pietra bianca e decorata con qualche arazzo completamente in rosso con l'insegna degli Assassini.
Stavo osservando la stanza quando di fronte a me comparve l'Assassino.
Lo vidi dirigersi verso il camino con il cappuccio abbassato notando che teneva ancora i capelli castano scuro lunghi fino alle spalle e legati come nel ricordo di prima.
Essendo ormai abituata a vederlo con il capo celato dal cappuccio mi fece ancora una volta uno strano effetto vederlo senza.
Ma proprio in quel momento,mentre continuavo ad osservare l'Assassino, i miei pensieri furono interrotti da un urlo infantile.
Sgranai gli occhi dalla sorpresa accorgendomi solo in quel momento quello che stava tenendo tra le braccia Ezio. Era un neonato di pochi mesi.
Vidi l'Assassino sollevare il neonato e portarselo più vicino, facendogli appoggiare il capo ancora fragile sulla spalla.
Quella visuale mi fece sentire strana. Non avrei mai pensato che Ezio fosse padre,anche se l'età per diventarlo ormai ce l'aveva.
-Hai solo poco più di due mesi e già mi fai impazzire come tua madre!-esclamò l'Assassino cercando di calmare il pianto del neonato.
-Guarda che ti sento!-esclamò una voce femminile fuori campo. Sembrava provenire dalla stanza adiacente.
Sentii l'Assassino ridere per poi vederlo dirigersi nella stanza adiacente,dove c'era la donna che doveva essere sua moglie.
La vista mi si annebbiò nuovamente e un leggero sentore di nausea mi percorse il corpo. Il ricordo era finito.



Riaprii gli occhi molto lentamente e la prima cosa che vidi furono gli occhi dell'Assassino. Lessi curiosità e una leggera preoccupazione.
Restammo così,con le mie mani intorno ai suoi avambracci e le sue sulle mie spalle,per diversi secondi senza proferire parola. Io perché avevo ancora ben in mente l'ultimo ricordo vissuto. Ezio...padre. Non vi volevo ancora credere.
-Allora?Che cosa avete visto?-mi chiese con curiosità dopo un po',mantenendo la presa salda sulle mie spalle.
-Io...io...-non riuscivo a parlare. Ero troppo scombussolata. Più di quando avevo dovuto fare i conti con l'esistenza di divinità pagane.
-Tutto bene? Vi sentite ancora male? Volete sedervi?-mi chiese rapidamente l'Assassino. Feci semplicemente un accenno affermativo con il capo e,senza nemmeno accorgermene,mi ritrovai seduta ad uno dei tavoli accostati ai muri della sala.
-Tenete.-
Scossi leggermente il capo per cercare di calmare un po' la mia mente che,come sempre,si riempiva di domande. Ezio era sposato? Aveva una moglie da cui tornare? Aveva dei figli? Oppure li aveva,però aveva dovuto subire anche la loro perdita?
Ahhhh,pensai,smettila di farti domande che non dovrebbero interessarti.
-Giulia?-mi sentii chiamare.
Alzai il capo osservando l'occhiata preoccupata dell'Assassino e il bicchiere d'acqua che mi porgeva.
-Grazie.-mormorai prendendo il bicchiere con un cenno del capo. Involontariamente le nostre dita si sfiorarono e per poco non rischiai di far cadere il bicchiere. Fortunatamente solo qualche goccia d'acqua mi cadde sul vestito,evitandomi di fare una figura da stupida.
-Va tutto bene?-mi chiese l'Assassino ancora una volta.
-Si,si.-risposi prima di bere un lungo sorso d'acqua.
L'Assassino mi osservò attentamente-mettendomi ancora più agitazione addosso-fino a quando anche l'ultima goccia d'acqua si riversò nella mia gola e,non appena posai il bicchiere sul tavolo,mi domando nuovamente che cosa avessi visto.
-Ehm...-mi schiarii la voce,sperando di prendere tempo. Tutto quello che volevo fare in quel momento non era spiegare ciò che avevo visto,ma fargli domande personali alle quali a buon ragione aveva tutto il diritto di non rispondermi.-Ho visto un ricordo famigliare. Voi e vostro fratello Federico stavate giocando a scacchi,mentre vostra madre era occupata nel ricamo. Ad un certo punto è entrato vostro padre e avete parlato,ma non sono riuscita a sentire tutto il discorso perché poi il ricordo si è interrotto.-mormorai dopo qualche secondo. Fosse stato per me avrei chiuso la discussione lì.
-E poi?-mi chiese dopo qualche secondo. Sembrava sicuro che non avessi rivissuto solo quel ricordo. Forse aveva intuito come mi sentivo in quel momento e voleva sapere quale ricordo aveva suscitato in me tale conseguenza. In quel momento mi tornò in mente l'Assassino mentre cullava il neonato e non seppi il perché,lì per lì,ma una profonda tristezza iniziò a logorarmi.
-Gli altri ricordi mi sono stati sfuggevoli. Mi dispiace.-risposi sbrigativamente ricevendo in cambio un'occhiata significativa da parte dell'Assassino.
-Mi dispiace.-ripetei cercando di convincerlo.
L'Assassino allora sospirò e scosse il capo con rassegnazione. Aveva capito ancora una volta che stavo mentendo,ma ancora una volta decise di non calcare la mano.
-Quando arriverà il giorno in cui vi fiderete di me?-mi chiese con rassegnazione.
Spero molto presto,pensai,anzi,ci stiamo andando dannatamente vicino.
-Va bene. Per oggi finiamo qui. Sarete stanca dopo quello che è successo,quindi riprenderemo i nostri allenamenti un altro giorno.-disse l'Assassino mentre mi porgeva la mano per aiutarmi ad alzarmi in caso avessi avuto un capogiro dovuto a quello che mi era appena accaduto. Gli avevo detto che c'era anche quella possibilità.
-Posso farvi una domanda?-chiesi. Sapevo che non erano affari miei,ma non ci potevo fare niente. Dovevo chiedergli se aveva moglie e figli.
-Ditemi.-
Sentii il mio cuore iniziare a battere furiosamente nel petto e,all'ultimo momento,decisi di fare un passo indietro ponendogli un'altra domanda:-Perché non mi avete detto di mio padre?-
Mi aveva già spiegato il perché,ma volevo parlarne meglio con lui. E un po' volevo anche salvare la situazione in cui mi stavo per cacciare,cioè in un probabile silenzio imbarazzante.
-So cosa avete passato. Un conto è sapere che i vostri famigliari sono stati uccisi,un conto è sapere che vostro padre si è tolto la vita deliberatamente. Anche se,comunque,quella notte sarebbe morto lo stesso. Io pensavo davvero al vostro bene.-spiegò nuovamente l'Assassino.
Sospirai.
-E io vi ringrazio per questo. Ma,Ezio,-iniziai chiamandolo per nome,-io non sono più una bambina e posso sopportare il dolore. Ho sopportato la morte di mio fratello,di sua moglie e dei miei nipoti un anno fa,e ho sopportato la morte dei miei genitori sei mesi fa. E ho sopportato il dolore di sapere che sono stata tollerata dalla nobiltà romana per tutta la mia vita solo grazie al mio cognome. Potevate dirmelo,non sono fatta di cristallo,non mi spezzo facilmente.-spiegai continuando a guardarlo negli occhi per fargli capire anche con essi che quello che dicevo era vero.
-Ora lo so.-disse accennando a un sorriso.-spero che possiate perdonarmi.-
-Ora come ora se ci ripenso mi sento delusa dal vostro comportamento,ma sono sicura che tra qualche giorno riuscirò a perdonarvi.-risposi.-So bene che siete abituato a fare delle scelte importanti,che molte persone contano su di voi per risolvere situazioni difficili,quindi posso capire che se avete preso una decisione del genere lo avete fatto convinto che sarebbe stato meglio per me...ma la prossima volta vi prego di dirmi la verità. Anche se fa male.-conclusi.
-Va bene.-
Lo ringraziai con un cenno del capo per poi afferrare la mano che mi aveva nuovamente offerto per alzarmi.
-Allora,ve la sentite di andare a trovare la vostra balia?-mi chiese mentre salivamo i gradini della scala che portava al piano superiore.
-Si,sto bene. Però prima dovremo tornare alla Rosa in Fiore. Ho comprato un regalo per Anna qualche giorno fa per quando l'avrei rivista,ma visto che non mi aspettavo di andarci oggi stesso ho lasciato il regalo in camera mia.-spiegai.
-'Sta bene.-disse semplicemente l'Assassino prima di ritrovarci nella sala d'entrata. Trovammo Messere d'Alviano intento a fissare il fuoco che ancora scoppiettava nel camino. Sembrava teso come la corda di un violino. Aveva le mani dietro la schiena e l'indice della mano destra non faceva che picchiettare sul dorso dell'altra mano.
Non appena si accorse della nostra presenza,e del fatto che entrambi eravamo incolumi,tirò un sospiro di sollievo.
Starà pensando che fortunatamente non l'ho ucciso,pensai con un sorrisetto sulle labbra.
Lanciai un'occhiata all'Assassino e lui di rimando si voltò verso di me per poi alzare un sopracciglio notando la mia espressione.
-Bartolomeo,io e Madonna Giulia torniamo alla Rosa in Fiore. Per oggi finiamo qui. In caso ti servisse aiuto sai come fare.-disse l'Assassino ritornando con l'attenzione sul condottiero,prima di salutarlo con un cenno del capo e uscire dalla porta principale.
-E' stato un piacere conoscervi,Messere.-dissi poco dopo inchinando il capo.
-Anche per me Madonna.-rispose l'uomo ricambiando il cenno del capo.
Dopo di ché uscii anche io e mi diressi verso l'Assassino che intanto era montato in sella e in quel momento stava conversando con Madonna d'Alviano.
-...allora rimaniamo così.-stava concludendo di dire l'Assassino.
Vidi la donna fare un accenno affermativo con il capo per poi voltarsi nella mia direzione.
-Spero di potervi rincontrare presto.-disse prima di avvolgermi in un abbraccio. Non me lo aspettavo,ma lo ricambiai subito.
-Lo spero anche io.-risposi sciogliendo l'abbraccio,prima di salire in groppa al destriero con l'ausilio di Ezio.
-Tenetevi forte.-disse l'Assassino prima di afferrare le redini e partire al galoppo.



Quando raggiungemmo la Rosa in Fiore era già passato mezzo dì da almeno qualche ora. Il sole splendeva sopra i tetti della città e solo qualche nuvole copriva la volta celeste.
Non appena arrivammo di fronte all'edificio scendemmo dal cavallo e subito un gruppetto di cortigiane si avvicinarono a noi.
-Messere Ezio!Da quanto tempo!Perché non venite più a farci visita? Venite solo per trovare vostra madre e la padrona.-disse una di loro afferrando la sua mano destra e portandosela al petto.
Lo avevo praticamente circondato lasciandomi in disparte.
-Ha ragione! Ci mancate tanto Messere!-esclamò un'altra passandogli un dito con fare sensuale sul petto disegnando qualche ghirigoro immaginario.
Le altre risposero a quelle esclamazioni con espressioni tristi,con tanto di labbra imbronciate,e con qualche lamento.
-Mi dispiace,ma ultimamente sono stato davvero occupato.-rispose l'Assassino a quei lamenti civettuoli.
-Quando tornerete a farci visita?-chiese ancora una volta un'altra di loro.
Mai,pensai. Subito dopo mi detti della stupida.
-Non saprei...-
-Vi prego Messere,vogliamo che ritorni!-
Oh Signore!Resta calma Giulia,mi dissi anche se in quel momento avrei voluto afferrare l'Assassino per il polso e trascinarlo via.
-E va bene...appena posso vi farò visita.-cedette alla fine l'Assassino con un sospiro divertito.
Brutto...
I miei pensieri vennero interrotti dai gridolini eccitati delle cortigiane che subito dopo tornarono alla loro postazione.
Ezio le guardò un'ultima volta mentre io fissavo la sua testa incappucciata che ancora era rivolta in direzione delle cortigiane.
Non appena notò il mio sguardo,che in quel momento avrebbe potuto uccidere,mi fece la domanda più stupida che mi potesse fare:-Qualcosa non va?- Come se non bastasse sulle sue labbra era tornato il solito sorriso e la sua occhiata era divertita.
-Che domande...-borbottai prima di dirigermi verso la porta principale e aprirla senza aspettare l'Assassino.
Non appena entrai nella sala d'ingresso mi guardai attorno alla ricerca di Claudia e di Madonna Maria.
Le poche cortigiane già sveglie erano a sedere sui divanetti e chiacchieravano allegramente tra di loro emettendo qualche risatina divertita ogni tanto.
Non appena entrò anche l'Assassino gli lanciarono qualche occhiata prima di riprendere a parlare tra di loro.
Ma con quante donne è stato? Mi chiesi sbalordita. Da come si comportavano tutte sembrava che l'Assassino fosse un libertino senza speranza!
Mi dissi nuovamente di rimanere calma e di non uccidere né l'uomo che in quel momento era alle mie spalle,né le cortigiane che popolavano quell'edificio,ma per loro fortuna i miei pensieri omicidi furono bloccati dalla comparsa di Claudia che in quel momento stava scendendo le scale.
Ancora non si era accorta della nostra presenza quando,sceso l'ultimo scalino,per poco non andò a sbattere contro di me.
-Oh,siete qui...-mormorò sorridendo cordiale,prima di lanciare un'occhiata al fratello.
Non seppi perché,ma sentii che la mia amica in quel momento era molto,molto,tesa.
-Fratello...-mormorò salutandolo.
Va bene,qui la situazione sta diventando strana,pensai guardando sia la mia amica sia l'Assassino che,in quel momento,fissava con gli occhi ridotti in due fessure la sorella.
-Tutto bene Claudia?-chiese dopo qualche secondo.
-Sisi,tutto bene.-rispose prontamente la donna. Ah,pensai,ha risposto troppo velocemente. Nasconde qualcosa.
-Allora perché sei così agitata?-le chiese l'Assassino di rimando.
-Io non sono affatto agitata.-enunciò la donna prima di alzare il capo e dirigersi verso il banco contabile.-Hai bisogno di qualcosa?-chiese infine prima di aprire uno dei libri contabili.
Vidi l'Assassino avvicinarsi alla sorella e abbassandosi leggermente le mormorò:-Tu non me la racconti giusta.-
-Maestro.-mormorò una voce maschile sconosciuta alle nostre spalle.
Mi voltai verso il proprietario e vidi che l'uomo che aveva chiamato l'Assassino era uno degli adepti. Aveva diverse parti di armatura sul vestito bianco sporco,e una spada gli pendeva al fianco sinistro.
-Che cosa c'è?-chiese Ezio voltandosi nella sua direzione.
-Messere Macchiavelli vi cercava. Ha detto che c'è una cosa urgente di cui vi deve parlare.-lo informò con un inchino formale.
Osservai attentamente l'adepto,quando incrociai il suo volto. Sgranai gli occhi dalla sorpresa.
-Diego!-esclamai stupita. Non ci potevo credere.
Lui mi guardò dapprima con diffidenza così,ricordandomi solo in quel momento che avevo il capo celato dal cappuccio,lo abbassai per rivelare la mia identità.
A quel punto anche i suoi occhi,di un castano chiaro dalle pagliuzze dorate,sgranarono dalla sorpresa.
-Giulia?!Sei tu?-mi chiese incredulo.
-Da quanto tempo!-esclamai abbracciandolo con trasporto. Era da mesi che non lo rivedevo,da quando ero partita per la Repubblica di Siena,e mi era mancato tantissimo.
Non ho passato un giorno della mia vita senza la sua presenza,quindi era stata dura all'inizio. Era il mio unico vero amico. Non saprei cosa avrei fatto senza di lui che mi consolava quando ero ancora una bambina,o quando ero un'adolescente. Lui era lì quando iniziai a capire cosa pensava veramente la nobiltà romana di me,quando i bambini mi prendevano in giro,persino quando mi ero rinchiusa in camera mia dopo il rifiuto del Marchese. Era grazie anche a lui se alla fine ero uscita dalla depressione.
-Dios mìo!Usted es salvo!Pensamos que habìa muerto!-esclamò Diego nella sua lingua paterna.-Che cosa ci fai qui?-mi chiese infine tornando a parlare in italiano.
-Tu cosa ci fai qui?!-gli chiesi sciogliendo l'abbraccio per guardarlo in viso-Da quando vuoi diventare un Assassino?-gli chiesi scioccata.
-Da quando Messere Ezio mi ha salvato la vita. E tu invece?-mi chiese di rimando.
-Oh,io non voglio diventare un'Assassina. È solo un camuffamento.-gli spiegai velocemente prima di essere interrotti da un borbottio proveniente dall'Assassino.
Ci voltammo entrambi verso di loro che,in quel momento,ci stavano osservando con confusione e curiosità.
-Vi conoscete?-chiese infine Claudia.
-Praticamente lo conosco da quando sono nata.-risposi con un sorriso.
-Sono il figlio della sua balia.-spiegò Diego in modo più esaudiente.
-Capisco.-mormorò l'Assassino.-Quindi non vi dispiacerà accompagnarla voi da vostra madre?-
Lanciai un'occhiata confusa all'Assassino. Nonostante il tono fosse stato neutro,avevo sentito un pizzico di irritazione. Non me lo ero immaginata. Che fosse geloso?
-Volevi andare a trovare mia madre?-mi chiese allora Diego riportando l'attenzione su di me.
-Si.-risposi continuando a guardare l'Assassino,-però prima devo salire in camera mia a prendere il regalo che le ho comprato qualche giorno fa.-dissi infine voltandomi verso di lui.
-Allora ti aspetto qui.-
-Va bene.-risposi prima di dirigermi verso la rampa centrale di scale,senza prima aver lanciato un'altra occhiata in direzione dell'Assassino.
Andai velocemente in camera per prendere il regalo che avevo comprato qualche giorno prima e quando ritornai giù notai che Ezio se n'era già andato senza dirmi una parola.




Angolo Autrice

Ben ritrovate tesore! Come va? Io tutto bene. L'esame è finito da ormai un mese e sono passata!!! Mi sento libera come il vento ora!
Comunque,bando alle ciance e parliamo del capitolo u.u
Per prima cosa vi informo di una cosa che mi sono dimenticata di scrivere nel precedente capitolo: se vi ricordate nel capitolo d'Alviano dice che lui e i famigliari di Giulia non la vedevano allo stesso modo in diverse questioni ed è per questo che c'erano stati diversi dissidi tra le due famiglie. Beh,anche storicamente queste due famiglie hanno avuto diversi scontri.
Non mi ricordo dove l'ho letto,credo su Wikipedia.
Poi,passando a questo capitolo volevo un po' spiegarvi il comportamento di Giulia in caso non capiate come mai,nonostante sia delusa del comportamento di Ezio,continui a parlare con lui.
Giulia è delusa dalla decisione di Ezio e infatti all'inizio è arrabbiata con lui(parlo di quando gli dice che vorrebbe ucciderlo),ma non servirebbe a niente non parlargli affatto o continuare a essere arrabbiata a morte con lui. E poi,come scritto nel capitolo,Giulia comprende il perché abbia deciso per lei. Ha già capito che Ezio è il punto fermo degli Assassini e dei loro alleati,quindi per lui è normale prendere decisioni. È delusa solo dal fatto che abbia preso decisioni(sbagliate) anche per lei. Tutto qui. Quindi,tranquille,non farà scemenze. Lo perdonerà.
Poi,abbiamo un nuovo personaggio! Diego. Il migliore amico di Giulia. Come avrete capito è italo-spagnolo. Non ho resistito xD. Qualcuno di origini spagnole ce lo dovevo mettere perché,secondo me,fa figo xD.
Vedremo quello che succederà ora. u.u
Il primo ricordo è ripreso dal primo episodio della trilogia Assassin's creed:Lineage,mentre per il secondo....non mi esprimo u.u
Poi...mmmmmh...Ah,si! Ora me medesima,ovvero Morgan__,è anche su faccialibro!!! Lì potrete trovare le news dei capitoli che sto scrivendo,preview,i miei scleri ecc xD Se andate sulla mia pagina vedrete il bottone di fb.
Mettete mi piace,mi raccomando^.^!
Ora,passiamo ai commenti!
BumBj: Io l'avevo detto u.u Tenervi sulle spine è il mio passatempo preferito xD Comunque,spero che il capitolo ti abbia soddisfatta! Dai,non gli è andata così male all'Assassino! Poteva andare peggio u.u Fortuna è finita la scuola,quindi dovrei riuscire ad aggiornare con maggiore frequenza. Dimmi che cosa ne pensi,neh! Bacioni!
Toshira_Chan: Una nuova seguace! Benvenuta^^! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il capitolo precedente u.u Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Eh,Ezio,come è già stato detto,ha fatto quella scelta pensando che fosse meglio per Giulia,ma anche lui è un essere umano,quindi fa scelte sbagliate anche lui. Spero di ritrovarti a commentare anche questo capitolo^^!Bacioni!
esosm: Spero che le tue preoccupazioni con questo capitolo si siano dissipate. Giulia è delusa,per quanto riguarda questa cosa,ma non ne da una totale colpa a Ezio. Lo capisce,ecco perché sarà capace di perdonarlo. Per quanto riguarda la questione Assassina,ora come ora sono più propensa per il no,ma forse chissà...magari quando sarà il momento cambierò idea! Ovviamente se non diventa un'Assassina ci sarà un altro fatto che compenserà la cosa. Io sono molto per,se questo non c'è all'ora ci mettiamo quest'altro. Ti ringrazio per la comprensione ç___ç! Ma finalmente ora è tutto finito quindi dovrei riuscire a aggiornare più velocemente! Spero di sentirti anche in questo capitolo!!!Bacioni!
Taide: Innanzi tutto benvenuta! Sono felice che ti piaccia la storia della mia fanfiction! Posso dire che è il mio gioiello! Anche se non ha un grosso seguito è quella a cui tengo di più u.u Quando scrivo cerco sempre di far rimanere il personaggio come è stato ideato,cerco di tenerlo il più originale possibile,e sono contenta che la mia Giulia ti piaccia^^! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Bacioni!

Bene,direi che per ora è tutto! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento...ora come ora ho un po' paura che non vi piaccia <.< Bho,forse perché è da tre mesi e passa che non aggiorno e non vorrei avervi rifilato un capitolo che non vi piace <.<
Al prossimo capitolo.
Baci,Morgan.

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Capitolo 9
*** 8 Capitolo-Ritrovarsi ***


8



Il comportamento di Ezio mi aveva leggermente confusa.
Come mai se n'era andato senza dirmi niente? Va bene che non doveva per forza dirmi quello che faceva ogni secondo della giornata,ma non mi sarebbe dispiaciuto affatto se mi avesse salutato prima di andarsene. Invece niente,era sparito senza una parola. La cosa mi dava leggermente fastidio,e in più non capivo per niente il suo comportamento.
Per un momento avevo anche seriamente preso in considerazione il fatto che gli avesse dato fastidio in qualche modo l'intimità che c'era tra me e Diego,ma,anche se,lo ammetto,da piccola avevo avuto una cotta per lui,ormai era completamente acqua passata. Per me Diego era come un fratello maggiore,non l'avrei mai potuto vedere come un uomo con cui stare.
No,sarebbe stato troppo strano.
-...mia madre sarà felice di sapere che sei sana e salva. L'avevo avvertita che eri sotto la protezione degli Assassini da quando sei stata liberata,ma vederti in carne e ossa la farà stare più tranquilla. È stato molto in pensiero per te in questi mesi.-concluse Diego facendomi riportare con i piedi per terra. Decisi che avrei ripensato a quello che era successo in un altro momento.
-Dimmi...sono stati duri quei mesi,non è vero?-mormorò Diego osservandomi con un velo di tristezza nel viso.
-Non sono stati di certo una passeggiata,ma ho resistito meglio che potevo.-risposi osservandomi attorno,ben attenta a quello che mi circondava.
Stavamo attraversando una piazzetta circondata da dimore nobili,e con qualche bancarella qui e là. Le persone ci camminavano attorno senza mostrare la minima attenzione nei nostri riguardi,nonostante indossassimo le divise degli Adepti con tanto di cappuccio che ci celava il capo.
-Non stiamo andando nella direzione giusta.-mormorai poco dopo lanciandogli un'occhiata confusa. Da quello che mi ricordavo per andare a casa di Anna non avevo mai percorso quel tragitto.
-Da quando sono diventato un adepto dell'Ordine ho deciso di far vivere mia madre in un posto più vicino alla base principale. Per comodità e anche per sicurezza. In caso succedesse qualcosa la vorrei vicina e in un quartiere fuori dal potere dei Borgia.-spiegò Diego.
-Base principale?-chiesi confusa.
-Si,la base principale degli Assassini qui a Roma.-iniziò Diego,per poi continuare senza che avessi il tempo di chiedere alcunché-ma non chiedermi dove si trovi o altro. Non posso dirtelo sia per sicurezza dell'Ordine,sia per la tua stessa sicurezza. Non l'ho rivelato nemmeno a mia madre. In caso Messer Ezio decidesse di rivelarti il nascondiglio sarà lui stesso a dirtelo.-concluse risoluto.
Aveva preso molto seriamente la cosa,a quanto vedevo,e andava bene così.
-Va bene. Non ti porrò alcuna domanda.-acconsentii. Quando Diego diceva una cosa era quella,quindi era inutile insistere.
Lo vidi voltarsi e sorridere riconoscente per poi chiedermi entro quando dovevo tornare alla Rosa in Fiore.
-Non lo so,penso entro il tramonto comunque. Abbiamo tutto il pomeriggio da passare insieme!-esclamai felice. Trascorrere un po' di ore con le persone che conoscevo da una vita mi avrebbe fatto bene. Ne ero sicura.
All'improvviso,vedendo che eravamo nel quartiere dove era situato Palazzo Colonna,la dimora della mia famiglia,mi chiesi se fosse stato possibile vederlo. Sapevo che era impossibile entrarci,me lo immaginavo,ma almeno da lontano volevo vedere la casa nella quale ero nata e cresciuta,e nella quale i miei genitori erano morti.
-Credi che sia possibile avvicinarsi a casa mia?-chiesi,sperando in una risposta positiva da parte sua.
Stavolta mi guardò con rammarico:-Mi dispiace Giulia,ma non credo sia possibile. Il palazzo è sorvegliato dai soldati di Cesare che non fanno avvicinare nessuno. Se poi ti notassero sarebbe un guaio.-disse.
Lo sapevo,pensai con un sospiro.
-Fa niente.-
Restammo in silenzio per qualche secondo,entrambi immersi nei nostri pensieri quando all'improvviso lo sentii darmi un pizzicotto alla mano.
-Ahi!- mi voltai verso di lui mentre mi massaggiavo il punto leso:-Ma che ti prende all'improvviso?-chiesi confusa.
-Un fiorino per i tuoi pensieri-mormorò in risposta con un sorriso.
Lo stesso sorriso che faceva cadere nella sua trappola un sacco di donzelle,ma di cui,fortunatamente,io ormai ero immune.
-Se mi dovessi dare davvero un fiorino per i miei pensieri sarebbe troppo poco visto che in questo periodo ne sono sommersa.-dissi infastidita,visto che in quel momento m'era tornato in mente quello che avevo visto nei ricordi di Ezio. E non volevo ricordarlo. Per niente.
-Oh,andiamo! Mi hai sempre detto tutto!-esclamò Diego alzando gli occhi al cielo.
-Non sempre,e non tutto!-esclamai puntandogli un dito addosso.
-Cabeza dura!Nunca vas a cambiar!Chica!-esclamò in spagnolo.
-Guarda che ti capisco,estupido!-esclamai di rimando,fingendomi irritata.
Diego si voltò verso di me abbassando le palpebre. Lo guardai di rimando senza abbassare gli occhi. Quella era un sfida all'ultimo sguardo,come si faceva quando eravamo più giovani, quando uno dei due voleva avere ragione su qualcosa.
All'improvviso scoppiò a ridere e passò un braccio intorno alle spalle attirandomi al suo petto:-Ben tornata a casa,Giulia!-annunciò contento,mentre continuavamo il nostro percorso.
Si,mi sentivo finalmente a casa.


Dopo circa mezz'ora arrivammo sull'isola Tiberina. Le strade erano percorse da popolani che chiacchieravano tra di loro,e le botteghe,stranamente,erano tutte aperte. Sapevo che nei quartieri sotto il dominio dei Borgia le botteghe non potevano vendere e che quindi erano tutte chiuse. Pensai che sicuramente era opera dell'Assassino. Diego mi aveva detto che aveva spostato sua madre vicino alla base principale,e in un quartiere fuori dal controllo dei Borgia,quindi di conseguenza le bottega dovevano aver riaperto.
Ripensando a questa fantomatica base,pensai iniziando a guardarmi in giro nella speranza di poter scoprire qualcosa a proposito.
-Che stai cercando?-mi chiese Diego incuriosito.
-La vostra base segreta.-gli risposi semplicemente con un'alzata di spalle.
Lo sentii ridere sotto i baffi per poi rispondere:-Stai certa che non la troverai. Solo gli Assassini e gli Adepti sanno dove cercare.-
-Ci ho provato,se non altro.-risposi allora.
All'improvviso ci fermammo davanti ad un portone di un edificio alto almeno tre piani.
-Capolinea.-disse Diego prima di aprire il portone ed invitarmi ad entrare.
Appena entrai all'interno della casa abbassai il cappuccio e mi guardai attorno.
Dopo una veloce occhiata capii che eravamo all'interno di un piccolo salotto: il fuoco di una camino posto a destra della sala dalle pareti chiare scoppiettava nel suo focolare,due poltrone rivestite di tessuto erano state poste davanti a esso,mentre al centro della sala vi era un tavolo già apparecchiato per il pranzo.
Sentii il rumore di stoviglie,accompagnato dall'odore del pranzo che stava ancora cuocendo,dalla stanza adiacente al salotto che subito compresi essere la cucina. Cappelletti alla cortigiana,quelli erano sicuramente cappelletti alla cortigiana. Mi brontolò lo stomaco a causa della fame che si fece all'improvviso presente.
-Diego? Sei tu?-sentii quasi urlare dalla cucina.
-Si,madre. Ho portato anche una ospite!-esclamò Diego lanciandomi un'occhiata divertita.
Molto probabilmente già si immaginava come avrebbe reagito sua madre non appena mi avrebbe visto.
-Dovevi dirmelo prima che avevamo un ospite,non so se ho fatto abbastanza cappellini per un'altra persona!-esclamò di rimando la donna. Per tutta risposta Diego si abbassò il cappuccio,rivelando i suoi capelli neri come la pece che risaltavano ancor di più la sua carnagione olivastra,e mi fece cenno di seguirlo.
La cucina era una piccola stanza provvista di un tavolo da lavoro sui cui,in quel momento, oltre a qualche tegame,era posato un mortaio e dei mazzetti di verdure,un piccolo camino su cui far cuocere il cibo nella pentola appesa al ferro, e infine alla sua destra vi era sospeso un sacco di paglia in cui vi erano infilati vari coltelli,mentre alla sua sinistra qualche pezzo di carne da far stagionare.
-Chi è la nostra ospite?-chiese Anna non appena Diego entrò in cucina,mentre controllava il fuoco sotto la pentola.
Diego non rispose e si voltò a guardarmi,come per dirmi di rispondere al posto suo.
-Sono io,Anna. Sono Giulia.-dissi allora.
La donna alzò il capo e si voltò verso di me. Non appena mi vide sgranò gli occhi,che subito si riempirono di lacrime,e si portò una mano alla bocca.
-Non ci posso credere...-mormorò a bassa voce rimanendo ferma nella sua posizione.
Ci fu un momento di silenzio,in cui tutti e tre rimanemmo fermi,poi venni investita dall'abbraccio della donna.
-Dio ti ringrazio! Dio ti ringrazio!-esclamò la donna prima di sciogliere l'abbraccio per osservarmi dal capo ai piedi,come per assicurarsi che fossi davvero io.
-Bambina mia,ho pregato così tanto che voi tornaste sana e salva!-esclamò riabbracciandomi di nuovo con una stretta più decisa.
-Mi siete mancata anche voi,Anna.-risposi ricambiando il suo gesto affettuoso.
Ero felice.
-Dobbiamo festeggiare!-esclamò la donna non appena sciolse l'abbraccio. Si diresse rapidamente verso il fondo della stanza e prese dei pezzi di carne già trattati:-Vi preparerò il vostro piatto preferito! Bisogna festeggiare!-ripeté prima di rimettersi a cucinare con un sorriso pieno di gioia. Iniziò pure a canticchiare.
-Abbiamo tante cose di cui parlare,bambina mia. Ma dopo,quando saremo a tavola.-disse la donna lanciando una rapida occhiata nella nostra direzione-Diego,apparecchia anche per Giulia.-concluse mentre tagliava in piccoli pezzi la carne.
-Si,madre.-le rispose prima di farmi cenno di andare in salotto-Andiamo di là.- Aiutai Diego ad apparecchiare anche per me e poi,mentre si aspettava che il pranzo fosse pronto,ci mettemmo a sedere sulle due poltrone e iniziammo a parlare tra di noi.
-La trovo bene.-dissi lanciando un'occhiata alla porta che portava in cucina.
-Si,anche se ultimamente ha qualche problema di salute. Ma il dottore dice che è normale,per la sua età,quindi più di tanto non mi preoccupa.-
-In effetti l'ho vista un po' più pallida del solito.-risposi.
Anna aveva all'incirca una sessantina d'anni,quindi era normale che avesse i primi problemi di salute che il tempo portava con se.
Nonostante questo era una donna abbastanza in carne e con una vitalità da far invidia.
-Scommetto che ancora si lamenta perché non le hai dato dei nipotini.-dissi divertita e per tutta risposta ricevetti uno sbuffo infastidito e una scrollata di spalle.
-Che ti devo dire. Quando arriveranno,arriveranno. Perché affrettare le cose?-mi chiese.
-Perché hai quasi quarant'anni. Di solito gli uomini alla tua età hanno già dei figli.-gli risposi.
Subito mi ritornò in mente,ancora una volta,quel maledetto ricordo.
Perché doveva sempre tornarmi in mente? Perché?
-Già ci si mette mia madre,per favore Giulia,non cominciare pure tu!-disse Diego con tono insofferente.
-Va bene,va bene. Chiudiamo qui l'argomento.-
Anche perché ricordare quello che era successo solo un paio di ore prima mi aveva reso di malumore. Ma ancora una volta accantonai quel pensiero,per riprenderlo al più tardi quella sera.
-Dimmi,com'è la vita di un Adepto?-chiesi all'improvviso,tanto per distrarmi dai pensieri che altrimenti mi avrebbero sommersa.
-Sfiancante. Ci alleniamo ogni giorno e almeno una volta ogni due settimane ci mandano a fare missioni in giro per l'Italia,o per l'Europa. Due settimana fa,ad esempio,sono andato a Colonia.-
-Non deve essere un vita facile.-
-No,per niente. Ma che ci posso fare,se serve per liberare Roma dai Borgia,ben venga.-rispose con un'alzata di spalle.-Mi chiedo come andrà a finire.-
-Cosa?-chiesi confusa.
-Tutta questa storia.-rispose.
Ci guardammo per qualche secondo in silenzio. Nessuno dei due sapeva come tutta quella storia sarebbe finita,se i Borgia avrebbero avuto la loro disfatta,o se Roma fosse mai stata liberata. Avevamo solo la speranza che qualcosa sarebbe cambiato.
-Il pranzo è pronto!-esclamò all'improvviso Anna. Io e Diego ci alzammo e ci avviammo in cucina per aiutare la donna a portare il pranzo in tavola.
Non parlammo più dei Borgia,dell'Ordine o di altre cose del genere.
Parlammo del più e del meno,chiacchierammo di quello che capitava alla giornata,dei ricordi che ci riguardavano,e di quello che avremmo fatto insieme nei giorni a seguire.
Non c'era spazio per le preoccupazioni,non in quella casa.
Il pomeriggio passò velocemente,e la sera si fece avanti con l'inizio del tramontare del sole.
Mentre le prime luci di Roma si accendevano io dovetti,a malincuore,prendere congedo dalla mia vecchia balia.
-E' stato bello rivedervi,mia cara.-disse la donna prendendomi le mani tra le sue.-Promettetemi che mi verrete a trovare spesso. Non esitate a venire da me se avete problemi,sapete che di me vi potete fidare.-disse la donna prima di sollevare una mano per accarezzarmi la guancia .
-Vi ringrazio,Anna.-risposi con un sorriso prima di prendere il pacchetto che,fino a quel momento,avevo nascosto nella tasca della veste,-prima di andare,vi ho portato un regalo.-
-Non dovevate!-esclamò la donna scuotendo il capo.
-Accettatelo.-dissi porgendole il pacchetto incartato.
La donna sospirò e prese il regalo che le porgevo:-E va bene.-mormorò.
Aprì il pacchetto rivelando una statuetta in terracotta dell'arcangelo Michele che trafigge il drago. Sapevo che Anna era particolarmente devota a quella figura,per cui appena l'avevo visto in una bancarella avevo pensato subito a lei e l'avevo comprato.
-Grazie. È davvero bello.-disse prima di riabbracciarmi.
Risposi all'abbraccio con un sorriso.
Dopodiché ci salutammo e,insieme a Diego,mi diressi verso la Rosa in Fiore.


-Allora...ci vediamo uno di questi giorni.-disse Diego,non appena ci ritrovammo davanti all'edificio della Casa del piacere.
-Sicuramente.-risposi con un sorriso fermandomi di fronte a lui.
Ci abbracciamo.
-Vedi di non combinare guai,mentre non ci sono.-mi raccomandò Diego scherzando.
-E tu vedi di non ritornare a casa con qualche frattura. Fai attenzione,che poi chi la sente tua madre.-risposi di rimando con un sorriso.
Sciogliemmo l'abbraccio e,dopo un cenno di saluto,mi diressi verso il portone della Casa.
All'ultimo mi voltai e gli chiesi,di getto,una delle domande che mi ponevo dalla morte dei miei:-Diego,i miei genitori,hanno avuto una degna sepoltura?-
Aspettai la risposta nel silenzio. Diego non disse una parola,anzi,mi guardava come se,in quel momento,decidesse cosa rivelarmi. Poi,finalmente,si decise a parlare:-Sono riuscito a recuperare i corpi prima che le guardie li gettassero nel Tevere. Sono sepolti accanto a tuo fratello e alla sua famiglia.-.
Rimasi leggermente sconcertata dalla risposta e ringraziai il cielo che Diego avesse prelevato i corpi dei miei genitori prima che le guardie li facessero sparire.
-Grazie,Diego,davvero.-mormorai in risposta.
-Era un dovere,verso di te e verso tuo padre.-disse allora Diego con un sorriso triste,per poi voltarsi e andarsene. Dopo averlo visto sparire dietro l'angolo della strada entrai nella Casa e subito notai che alcune cortigiane stavano già lavorando. Certi uomini venivano all'apertura della Casa e vi stavano fino all'alba del giorno dopo.
Fortunatamente mi ero rimessa il cappuccio quindi nessuno poteva scoprire la mia identità.
Andai verso Claudia che in quel momento stava parlando con una delle ragazze e non appena mi notò si voltò nella mia direzione e mi accolse con un sorriso.
-Vi siete divertita oggi?-
-E' stato bello passare del tempo con loro.-risposi accennando un sorriso.
-Avete cenato?-
-No,non ancora. Vostra madre?-chiesi guardandomi in giro,non notando la sua presenza.
-Si sentiva stanca,così si è congedata prima del solito.-rispose Claudia. Anche se non lo dava a vedere,si sentiva che era leggermente preoccupata.
-Si riprenderà,vedrete.-la rassicurai.
-Lo spero. Volete che vi faccia portare la cena in camera vostra? Vi vedo leggermente spossata.-
-Si,grazie. Ho proprio bisogno di riposarmi,sono successe tante cose oggi.-le dissi con un sorriso stanco.
-Allora andate pure a riposarvi,Giulia. Vi farò servire la cena entro mezz'ora.-disse accompagnandomi fino all'inizio della scala centrale.
Iniziai a salire fino a quando non mi bloccai nel bel mezzo della scalinata. Mi voltai verso Claudia che ancora si trovava ai piedi della scalinata e le chiesi:-Ezio ha dei figli?-
Era stato più forte di me. Era tutto il pomeriggio che ci pensavo,nonostante avessi cercato in tutti i modi di distrarmi,ma ogni tanto quel pensiero molesto ritornava alla carica.
La donna mi fissò corrucciando le sopracciglia per poi scuotere la testa:-No...no,che io sappia.-rispose poco dopo.-Come mai?-
-Semplice curiosità.-risposi evasiva prima di riprendere velocemente a percorrere la scalinata.
Non appena mi chiusi in camera mi gettai sul letto e iniziai a pensare.
Se Ezio non aveva figli,e quindi,molto probabilmente,nemmeno una moglie,come mai avevo vissuto quel ricordo che,nella realtà,non esisteva?



***



Era passata più di una settimana da quando ero andata a far visita alla mia vecchia balia e da allora non avevo né rivisto Ezio,né Diego.
Passavo le mie giornate alla Rosa in Fiore e uscivo solamente se ero accompagnata da qualcuno. Molte volte Claudia mi accompagnava a fare una passeggiata al calar del sole,prima che la Casa venisse aperta,ben sapendo che le guardie in quel momento della giornata facevano il cambio e che quindi c'erano meno possibilità che venissimo scoperte.
Molte volte le dicevo che non doveva per forza accompagnarmi da qualche parte,e che era meglio se rimaneva alla Rosa in Fiore prima che aprisse,ma lei ogni volta mi ripeteva,con un sorriso sulle labbra,che non dovevo preoccuparmi e che c'era sempre sua madre a guardare le ragazze.
Invece la notte,quando ero in camera e non riuscivo a dormire,provavo a concentrarmi per cercare di rilevare qualche pensiero. Fortunatamente la mia camera non era vicina a quelle in cui le cortigiane “lavoravano”,quindi non sentivo alcun rumore.
Nonostante il mal di testa che mi veniva ogni volta,in due occasione ero riuscita a percepire qualche pensiero. Pensieri futili,di alcun valore,ma erano stati una vittoria per me,anche se in compenso avevo ricevuto un'emicrania con i fiocchi. Almeno,se non altro,sotto il mio ordine il mio potere aveva cominciato a funzionare.
Non vedevo l'ora di rincontrare Ezio per parlarne con lui. Ero curiosa di sapere come avrebbe reagito,anche se,molto probabilmente,mi avrebbe semplicemente detto “brava,continuate così”. Non mi potevo certo aspettare chissà quale reazione. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto.
All'improvviso la mia mente iniziò a fantasticare.
Immaginai di essere nella sala dei combattimenti della Caserma di d'Alviano con l'Assassino. Lo vidi mentre alzava una mano per sfiorarmi lentamente la guancia destra con le nocche. Quasi lo sentii spostare la mano sotto il mio mento e posare il pollice sul mio labbro inferiore.
“Sono fiero di te,Giulia” diceva nella mia mente con un tono da brivido alla pronuncia del mio nome.
Mi riscuotei dai miei pensieri,ritrovandomi seduta su uno dei divani rivestiti dell'ingresso della Rosa in Fiore. Avevo la mano destra sulla guancia che,nella mia fantasia,Ezio aveva sfiorato,mentre l'altra era sopra il libro che tenevo in grembo e che stavo leggendo fino a cinque minuti prima.
Staccai la mano di scatto,non appena compresi che dovevo sembrare una stupida,e la guardai,quasi con orrore,quasi con tristezza. Se solo...
Ahhhh,basta Giulia,Ezio non è nulla per te,e non deve esserlo!
Allora perché desideravo vederlo in quel momento? Dannazione!
-Tutto bene,Giulia?-mi chiese Claudia avvicinandosi e guardandomi preoccupata. In quel momento dovevo sembrare davvero arrabbiata,e lo ero. Con me stessa,con Ezio e con le mie emozioni che non volevano rimanere buone.
Sapevo che se continuavo così sarebbe finita male,lo sapevo,ma non potevo farci nulla. Anche se mi dicevo di non pensare a certe cose,eccole che quelle tornavano senza chiederti il permesso.
Dannazione.
-Ho bisogno di uscire un attimo. Non mi allontano,state tranquilla. Rimango sotto al portico.-le dissi di fretta uscendo. Le avrei spiegato poi il mio comportamento.
Certo,non le avrei detto tutta la verità,ma avrei fatto in modo di farle capire che non ero arrabbiata e che mi serviva solo un po' di aria.
Si,come no,ribollivo in quel momento.
Non appena arrivai al limite del portico appoggiai le mani sul petto e iniziai a fare respiri profondi.
Non sono agitata,pensai,sono tranquilla.
Riaprii gli occhi lasciando andare un sospiro e osservai il sole morente sparire oltre i tetti delle case.
Abbassai lo sguardo sull'acqua che scorreva sotto il portico,lasciandomi trasportare dal suo tranquillo scorrere.
Avrei voluto essere come quell'acqua,libera di andare dove volevo e di far scorrere via i miei pensieri più tristi.
-Trovo affascinante l'acqua sotto la luce del tramonto.-
Sussultai a quella voce che non riconobbi e che si era,silenziosamente,avvicinata a me.
Mi voltai,cautamente,verso il proprietario della voce e mi ritrovai di fronte l'uomo che giorni prima mi aveva incuriosito:la Volpe.
Rimasi a guardarlo in silenzio,senza salutarlo come era educazione fare. Ancora una volta mi rispecchiai nei gemelli dei miei occhi e mi chiesi cosa ci facesse lì.
-Buonasera,Modonna.-disse avvicinandosi fino a quando non lo ritrovai di fianco a me ad osservare il fiume sottostante.
-Buonasera a voi,Volpe.-dissi,allora,portando le mani incrociate sul marmo della balaustra.-Cosa vi porta da queste parti?-
-Affari.-rispose vago l'uomo.
Restammo in silenzio per un po'. Lo vidi continuare a fissare l'acqua senza preoccuparsi di dire qualcosa,come se non fossi lì presente con lui. Osservai il suo profilo,quando ero sicura che non mi notasse, e ancora una volta la mia attenzione si catalizzò sull'iride del suo occhio.
Come mai anche lui ha gli occhi viola?,mi chiesi.
-Scommetto che siete curiosa di sapere come mai anche i miei occhi hanno il vostro colore.-annunciò all'improvviso l'uomo,facendomi quasi sussultare.
Lo vidi voltarsi verso di me e lanciarmi uno strano sorriso da sotto il cappuccio.
-Ehm...si.-risposi poco convinta.
Stare con quell'uomo mi dava una sensazione di suggestione,quasi come quando ero di fronte al frutto. L'avevo capito subito che era un tipo abile e dalla mente calcolatrice.
Bisognava stare attenti con lui.
-Certa gente dice che i miei occhi hanno questo colore perché sono in grado di vedere attraverso i muri.- disse lanciandomi un'occhiata e quando vide che non davo cenno a dare una risposta continuò- E' una menzogna,ma chi sono io per dire in giro che non è vero? Non ho interesse nello smentire tale diceria,quindi lascio che continui a girare e alla gente di crederci. Altri dicono che è opera del male. Ma la verità e che ci sono nato e basta. Non ho mai fatto caso a quello che dicevano di me. So che anche voi avete sofferto certe situazioni analoghe.-concluse voltandosi nella mia direzione.
-Si,ma ho sempre cercato di non dare peso a quello che diceva la gente. I miei lo ripetevano sempre,così come mio fratello. Non sempre ci riuscivo però-
-Siete stata fortunata ad avere avuto una famiglia che vi proteggesse.-
Voltai il capo verso di lui e dopo qualche secondo di esitazione gli chiesi:-E voi?-
Lo vidi abbassare il capo e appoggiare anche lui i bracci sulla balaustra:-Non ho mai conosciuto mio padre e mia madre...bé mia madre ha avuto sempre da fare per potersi occupare di me. Morì quando avevo dodici anni;allora iniziai a rubare.-concluse con una scrollata di spalle.
-Deve essere stata una vita dura.-mormorai tornando ad osservare il fiume.
-C'è di peggio,Madonna. Ve lo assicuro.-disse prima di voltarsi e fare qualche passo indietro,verso l'edificio,-ora devo andare,tra poco si apre la taverna e le guardie dei Borgia attendono di essere derubate dei loro fiorini dai miei ladri. Arrivederci.-disse con un inchino,-è stato un piacere parlare con voi. Spero ci siano altre occasioni.-concluse prima di allontanarsi.
Lo osservai fino a quando non sparì dalla mia visuale,poi,alzando gli occhi sulla Rosa in Fiore,con un sospiro decisi che era l'ora di ritornare dentro.



***



Altri due giorni erano passati.
Sospirai osservando la finestra dalla quale la luce lunare entrava illuminando leggermente la camera da letto.
Me ne stavo seduta con le gambe incrociate sopra le coltri disordinate. Non riuscivo a dormire,tanto per cambiare. Ogni volta che chiudevo gli occhi la mia mente iniziava a viaggiare. Ed era una cosa che non volevo. Non volevo iniziare a pensare. Non potevo.
Sospirai di nuovo per poi far passare una mano tra i capelli ribelli in modo che non mi coprissero il volto.
Quella notte non avevo voglia di concentrarmi e cercare di afferrare qualche pensiero così me ne stavo lì,seduta sul letto,a guardare la luce lunare illuminare la stanza,senza pensare a nulla.
La verità era che,dopo tutti quei giorni di lontananza,volevo vedere l'Assassino e questo pensiero non mi faceva dormire bene. Non fare la stupida Giulia,pensai subito dopo,non sei niente per lui,come lui non è niente per te. Rassegnati,è così che deve andare.
La mia parte razionale aveva ragione.
Non poteva piacermi Ezio.
Era un uomo incomprensibile,un momento prima sorrideva,l'attimo dopo era arrabbiato;che poi nemmeno comprendevo con chi ce l'avesse in quei momenti. Non sapevo mai se era arrabbiato con me o con qualcun altro. Sta di fatto che con me cambiava umore facilmente.
E poi se avessimo avuto una storia avrei dovuto raccontargli del frutto e della verità sulla mia famiglia. Bella complicazione.
E poi lui uccideva le persone,mi dissi cercando di auto-convincermi.
Chi volevo prendere in giro?,pensai con una smorfia infastidita. Nonostante tutto quello che avevo appena elencato nella mia mente continuavo a sentire per l'Assassino quello che sentivo cinque minuti prima.
Il problema era che non sapevo bene che nome dare a quello che provavo.
Di sicuro mi piaceva.
Speriamo solo che sia una cosa passeggera,altrimenti sono nei guai,pensai.
Con un sospiro mi alzai dal letto per sgranchirmi un po' le gambe che iniziavano ad addormentarsi.
Presi la vestaglia da camera che era il doppio di me e la infilai sopra la camicia da notte.
Mentre chiudevo i lacci sul petto guardai fuori dalla finestra il cielo notturno che iniziava a rischiararsi con l'approssimarsi dell'alba. Dovevano essere più o meno le sei di mattina. Forse le sei e mezza.
Uscii dalla camera,sicura che in quel momento non girovagasse nessuno per i corridoi della Casa.
Non appena chiusi lentamente la porta alle mie spalle sentii solo il silenzio lungo il corridoio.
Molto probabilmente i clienti stavano ancora dormendo nelle stanze affittate con le cortigiane che aveva pagato per quella notte.
Sicura di me iniziai ad incamminarmi,incurante del fatto che fossi a piedi nudi.
Mi stavo sempre più avvicinando alla rampa di scale che portava all'ingresso della Casa quando sentii delle risatine femminili e qualche sospiro.
-Tornate a farci visita quando volete,Messere.-
-Vi aspetteremo con impazienza!-esclamò un'altra.
Alzai il sopracciglio notando che c'era più di una donna. L'uomo che quella sera era stato con loro doveva essersi divertito molto.
-Siete stato davvero bravo,Messere. Spero di potervi rivedere al più presto!-
Altre risatine.
Addirittura tre? Deve essere davvero ricco per potersele permettere!,pensai.
Mi ritrovai di fronte al primo scalino della rampa,pronta a scendere,quando lo vidi.
Ezio arrivava dall'altra parte della scalinata e in quel momento stava finendo di agganciarsi lo spallaccio.
Sgranai gli occhi e persi un battito.
Mi sentii soffocare,lo stomaco chiudersi e un senso di nausea opprimermi.
Era lui...era lui l'uomo che si era aveva appena lasciato la camera che aveva condiviso con le cortigiane.
L'Assassino alzò all'improvviso il capo e si accorse della mia presenza.
Rimanemmo a fissarci nel più completo silenzio senza che nessuno dei due dicesse una parola.




Angolo Autrice

Ehm...si. Non uccidetemi,vi prego! Vi posso dire che a tutto c'è un perché! Ve lo assicuro! Vi prego non mi odiate <.< ! Vi posso ricordare che anche con Cristina Ezio faceva lo stesso? Eppure l'ha amata per ventidue anni!!! Vi prego non uccidetemi!!! E poi teniamo da conto di una cosa,loro mica stanno insieme(anche se a questo provvederò al più presto <3),quindi Ezio non si sente in qualche modo costretto a non fare quello che vuole. Ma anche a questo provvederò u.u
Okay,ho finito di implorare u.u
So che in questo momento molto probabilmente desiderate la mia morte,ma presto si risolverà tutto u.u Ve lo garantisco. Abbiate fede in me.
Passando ad altro: stessa cosa del precedente capitolo per quanto riguarda le frasi in spagnolo,se le ho scritte male fatemelo sapere e le correggo,grazie <3
Poi,poi,poi...abbiamo scoperto qualcosa sulla Volpe. Io,personalmente,mi immagino che abbia vissuto così,e siccome non sappiamo niente sulla sua vita,così ho scritto u.u
Ehm...sinceramente oltre a implorarvi di non uccidere né me,né Ezio non so che dirvi,quindi passo ai commenti:
moran92: Grazie per la dritta sullo spagnolo,e se vedi errori anche qui,fammelo sapere,grazie^^. Mi fa piacere che ti piaccia la mia storia! Fammi sapere di cosa pensi di questo capitolo,se vuoi. Ci vediamo al prossimo chap. Bacioni.
_Bj: Mi siete mancate anche voi,tesore <3 Ricambio l'abbraccio <3 Eh,su questo fantomatico ricordo riguardante Ezio,ne sapremo più avanti. Non vi voglio rivelare nulla. Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto. E Diego,bé Diego è Diego! E non vi ho ancora rivelato tutto su di lui! Aspetto una recensione anche a questo capitolo,né! Bacioni.
Satiel:Bevenuta!Mi fa piacere che ti sia piaciuta la mia storia e il capitolo precedente^^. No,tranquilla. Ezio non ha avuto figli con Caterina u.u Più di così non mi esprimo sul ricordo u.u Spero di sentirti ancora con questo capitolo^^. Bacioni.
Taide:Visto che alla fine sono riuscita ad aggiornare? XD! E questo capitolo l'ho aggiornato prima del solito! Comunque,passando al capitolo precedente:anche a me è piaciuto molto Lineage,e quel ricordo l'ho dovuto mettere per forza u.u Sul secondo ricordo,come già detto non dico niente. Sarà una sorpresa al momento giusto. Sappi solo che ora Giulia è molto confusa perché è sicura di aver vissuto un ricordo che in realtà non esiste,e questo le sembra molto strano. Eh,scommetto che questa parte con le cortigiane non ti sia piaciuta...ma a tutto c'è un perché,come ho già detto u.u Spero di sentirti anche in questo capitolo<3. Bacioni.
Skydragon:Ho corretto alcune cose,ma altre non sono riuscita a trovarle. E non so che nome mettere al posto di toilette TAT. Comunque,passando oltre u.u Ezio nel precedente capitolo si comportava in modo severo perché era arrabbiato con se stesso per quello che era appena successo u.u Non sarà sempre così però,te lo assicuro di nuovo u.u spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento^^. Bacioni.
chemical_sara: Mi aspetto che d'ora in poi tu mi lasci un commento ai capitoli u.u No,dai scherzo. Lasciali quando vuoi <3 Comunque ti do la benvenuta anche qui! Mi fa piacere che la storia ti piaccia così tanto da fare uno strappo alla tua regola <3 Sono contenta che ti piaccia la mia Giulia, e che la vedi bene con Ezio. Spero che tu non faccia riti sacrificali sulla mia persona dopo aver letto il pezzo finale. Non vorrei morire ora,altrimenti non saprete come andrà a finire u.u Si l'esame è andato bene:sono passata con 72 e tanto mi basta xD! Aspetto di sapere cosa pensi di questo capitolo! Bacioni.

Penso che per questo capitolo risponderò alle recensioni con il nuovo sistema. Tanto per provare,se mi piace lo userò anche per i prossimi,sennò tornerò a quello vecchio u.u

Per ora è tutto,
Bazi,
Morgan.

p.s:Ancora una volta vi ricordo che anche io ora ho la mia pagina su fb,con news e altro sulle storie che sto scrivendo <3

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Capitolo 10
*** 9 Capitolo-Tempo ***


9



Avrei voluto morire in quel momento.
Almeno mi sarei risparmiata il dolore che martellava il mio petto. Era talmente forte e angosciante che mi poteva perforare il cuore.
Percepii quasi vagamente che avevo iniziato a respirare velocemente,alla ricerca d'aria. In quel momento mi sentivo soffocare,come quando ero imprigionata a Castel Sant'Angelo.
Rimasi ferma nella mia posizione mentre osservavo l'Assassino finire di aggiustarsi la parte dell'armatura senza mai lasciare il mio sguardo. Iniziai a provare un certo imbarazzo,non volevo che mi guardasse. Nonostante non volessi ricambiare il suo sguardo,non potevo fare altro che rimanere incatenata al suo volto.
Sentii in lontananza qualche risatina. Vidi Ezio voltarsi nella direzione delle cortigiane che ancora temporeggiavano fuori dalla camera e ordinare loro di ritornare dentro.
Non appena rincontrai il suo sguardo mi riscossi e presi un profondo respiro,decisa a riprendere un po' di contegno. Non gli avrei permesso di vedere che,in quel momento,ero molto scossa da quello che avevo appena assistito.
Non lo avrei permesso per nulla al mondo.
Iniziai a scendere gli scalini,come se niente fosse,mantenendo lo sguardo alto,senza però incrociare la figura dell'Assassino. Non volevo vederlo,o,molto più semplicemente,non potevo.
Ero a metà scalinata quando mi sentii afferrare per il braccio,ma subito con uno strattone gli feci mollare la presa. Qualunque cosa volesse dirmi,qualunque scusa volesse rifilarmi,non mi interessava. Era libero di fare quello che voleva,io non ero nessuno.
E allora perché faceva così male? Perché mi doveva piacere proprio lui?
-Giulia...-mi sentii chiamare,sentendo una nota paziente nella sua voce. Come se fossi una bambina,come se fossi quella nel torto.
No,sbagliavo io. Nessuno era nel giusto e nessuno era nel torto in quella situazione,perché non vi era alcuna situazione. Non era mio marito,tanto meno il mio fidanzato.
Non eravamo niente,quindi non mi doveva spiegare niente,mi ripetevo. Continuavo a sentirmi soffocare.
-Giulia...-mi richiamò.
-Non dovete dirmi niente. Non vi preoccupate,Messere. È già tutto dimenticato.-dissi riutilizzando le parole che aveva detto lui stesso tempo prima.
-Allora perché sembrate arrabbiata?-mi chiese allora con tono impaziente afferrandomi per la spalla destra e facendomi voltare verso di lui.
Fortuna che fino a quel momento ero riuscita a trattenermi,altrimenti avrebbe visto il mio viso solcato di lacrime,e allora non avrei più retto.
-Io non sono arrabbiata,Messere. Perché dovrei esserlo?-chiesi formale,cercando di tenere il tono di voce ben modulato.
-Siamo tornati al formalismo ora.-mormorò lasciandomi andare.
-Non siamo mai stati molto intimi,Messere. Ora,se non avete nient'altro da dirmi,preferirei rimanere sola.-conclusi prima di voltarmi e finire di scendere gli ultimi scalini. Speravo tanto,a quel punto,che l'Assassino uscisse dalla Casa senza dire una parola. Se avesse continuato a cercare di parlare con me non sapevo come avrei potuto reagire. In quel momento non ero molto razionale.
Non appena scesi l'ultimo scalino mi girai verso il bancone per appoggiarmi con le mani sopra il tavolo e prendere un altro respiro abbassando il capo.
Per me quello era un congedo. Non sapevo però se Ezio l'avesse capito.
Lo sentii scendere gli scalini,ma invece di prendere la porta e uscire si fermò alle mie spalle senza emettere una parola.
Io non volevo parlare,ma il silenzio si stava facendo pesante.
Chiusi gli occhi per cercare di calmare il battito del mio cuore,che continuava a battere
come un forsennato nel mio petto.
Sapevo che non sarei dovuto venire. Non ho di certo migliorato la situazione.
Aprii gli occhi di scatto. No,non me lo ero immaginato. Ero appena riuscita a sentire un pensiero di Ezio.
Da tanto speravo di poter sentire qualche suo pensiero,ma sinceramente quello non era il momento più adatto. Di certo non volevo che accadesse in un momento simile. Se avessi percepito suoi pensieri in un altro momento sarebbe stato meglio.
Richiusi gli occhi e presi un lungo respiro. Nonostante tutto cercai nuovamente di concentrarmi nel percepire qualcos'altro. Non avevo mai voluto sbirciare nei pensieri altrui,ma con Ezio era un'altra cosa. Con lui mi veniva voglia di sapere in ogni momento quello che pensava. Non era una cosa bella da fare,lo sapevo,ma con lui non riuscivo a trattenermi. Già diverse volte avevo tentato di proposito di leggergli nel pensiero,cosa che con altre persone non mi era mai successa.
Attesi qualche secondo,ma stavolta non riuscii a sentire niente.
Va bene,la situazione era al solito. Non mi arrabbiai più di tanto,le mie furiose energie erano già in completo fermento.
-Andatevene,non desidero parlare con voi al momento.-mormorai continuando a fissare le insenature del legno del bancone. Non avrei alzato lo sguardo per guardarlo,anche se una piccola parte irrazionale della mia mente lo voleva. Ma sapevo che se lo avessi guardato in quel momento avrei solamente aumentato il mio dolore.
Non sentii niente in risposta,ne una parola ne il rumore dei suoi passi che si allontanavano.
Non capiva che volevo rimanere sola per poter piangermi addosso? Per poter maledire la mia stupidità,il mio sentimento che,già sul nascere,mi faceva dannatamente male? Per poter semplicemente versare lacrime in solitudine? Perché non mi lasciava in pace? Perché?
Alzai gli occhi al cielo come per pregare quel Dio che aveva deciso di abbandonarmi già da tempo.
Una lacrima scese.
All'improvviso mi sentii afferrare per le spalle dalle mani dell'Assassino e sotto il loro comando feci un mezzo giro su me stessa. Sentii il mio viso avvolto da quelle stesse mani che mi avevano costretta a voltarmi verso la fonte del mio dolore.
-Giulia...sono spiacente per quello che avete visto.-
Dalla sua voce non riuscivo a capire che cosa passasse nella sua mente in quel momento.
Poteva pensare di tutto e io,come al solito,non lo avrei saputo,e questa cosa mi faceva venire voglia di urlare.
-Non mi servono le vostre scuse,Ezio. Voglio essere lasciata in pace!-esclamai allora facendo traboccare un po' di quella rabbia e tristezza che mi stava consumando.
-Non posso.-rispose semplicemente ricevendo in risposta da parte mia un'occhiataccia che avrebbe potuto fulminarlo seduta stante.
Dal tono con cui mi aveva risposto sembrava quasi che quelle due parole gli fossero uscite con un grande sforzo di volontà. Non ne capivo il motivo però.
-Perché non potete lasciarmi in pace? Prima fate quello che volete e poi mi venite a dire che vi dispiace! Voi non mi dovete nulla,Ezio,proprio nulla.-mormorai irritata.
Quasi nemmeno sapevo cosa stessi dicendo,molto probabilmente le mie parole erano guidate dai contrastanti sentimenti che mi laceravano in quel momento.
Allontanai di scatto il viso dalle sue mani,come se mi avessero scottato la pelle. Ma,in realtà,la ferita era più profonda. Mi stava bruciando dall'interno.
-Perché mi sembra che vi debba delle spiegazioni?-proruppe all'improvviso l'Assassino con irritazione,rivolgendosi più a se stesso che a me.
Bene,ora era anche lui amareggiato per quello che stava accadendo.
-Non lo so e non mi interessa. Tenetevi i vostri dubbi per voi,io di certo non li voglio sentire in questo momento. Ora,se non vi dispiace,mi ritiro. Spero di potervi rivedere al più tardi possibile.-conclusi sbrigativa lanciandogli un'ultima occhiata accusatoria prima di salire velocemente gli scalini e correre fino alla mia stanza.
Non appena mi chiusi la porta alle spalle mi lasciai scivolare fino a terra.
Portai lo sguardo sull'alba che stava rischiarando il cielo oltre la finestra della camera quando le prime lacrime iniziarono a scendere silenziose.
Perché devo sopportare tutto questo?



***



G
ennaio
Anno Domini1501


Erano passati ben nove mesi da quell'episodio.
D'allora avevo visto Ezio solo un paio di volte-le nostre lezioni,in seguito a quella notte,si erano bruscamente interrotte-,e in quelle poche volte che ci eravamo incontrati ci eravamo comportati come se niente fosse successo.
Eravamo cortesi tra di noi,ci salutavamo come era consono fare,e,ogni tanto,poteva capitare che gli chiedessi come stesse o viceversa.
Ma nulla di più.
E questo mi faceva stare tremendamente male perché sentivo,dentro di me,che non potevamo essere più lontani di come lo eravamo stati in quei mesi.
Certo,Ezio,anche prima che accadesse quello che è accaduto,spesso era via,ma almeno sapevo che tra noi era tutto apposto. Che avevamo un rapporto piacevole.
Ora invece lo sentivo più lontano che mai. Quasi uno sconosciuto.
Ovviamente all'inizio facevo finta che non mi importasse di quello che faceva,ero arrabbiata con lui-e anche delusa-,quindi non volevo dare a intendere che nonostante tutto mi preoccupassi ancora,né tanto meno volevo che Claudia o Madonna Maria si preoccupassero per me. Cercavo di essere sempre spensierata. Era così che avrebbe dovuto essere.
Ma non sempre,ahimè,riuscivo nel mio intento.
Ogni volta che sentivo di non riuscire più a resistere mi rintanavo in camera e davo sfogo ai miei sentimenti,sia che dovessi piangere,sia che dovessi sfogare la mia rabbia. Poi tutto tornava come prima. Apparentemente.
La verità era che ora non mi importava più di quello che era successo nove mesi prima,anche se la cosa in realtà mi lasciava ancora l'amaro in bocca,volevo solo che tra me e Ezio ritornasse tutto come prima.
Magari,un giorno...
Volevo che tornasse e che ci mettessimo a parlare del più e del meno;magari gli avrei anche chiesto come si era svolta la missione appena conclusa.
Soprattutto volevo rivedere quel suo sorriso irritante.
Sospirai sconsolata osservando la strada trafficata al di là della finestra.
-Giulia,mi hai sentito?-
La voce di Diego mi riportò al presente.
Mi voltai verso di lui e sorrisi senza farci caso.
In compenso in quei mesi avevo passato parecchio tempo con Diego,per quanto le sue missioni potessero permettercelo,e questo mi aveva riportato diverse volte con la mente al passato.
Lo osservai nella sua nuova divisa,uguale a quella di Ezio.
Diego era appena diventato un Assassino. A quanto mi aveva detto c'era stata una specie di cerimonia al loro covo segreto presenziata da Ezio circa una settimana prima.
Ovviamente io Ezio non l'avevo visto in quei giorni,Diego mi aveva detto che era ripartito subito per andare a distruggere un'altra delle armi da guerra di Leonardo da Vinci,amico di Ezio e della Confraternita che in quei mesi lavorava forzatamente al servizio dei Borgia.
Sapere che l'Assassino non si era fatto vedere nonostante fosse in città giorni prima aveva aggravato il peso che sentivo al petto.
Stavo male,non c'era più motivo di mentire. E più questa situazione andava avanti più peggiorava.
Se solo avessi avuto il coraggio di parlargli avrei potuto cercare di migliorare la situazione,ma ogni volta che lo vedevo era serio e la sua presenza non si prolungava più del necessario alla Rosa in Fiore. Il tempo di dare qualche ordine a Claudia o discutere con lei o Madonna Maria su questioni riguardanti la Confraternita che subito spariva,senza che avessi il tempo di chiedergli di parlare.
Avevo la spiacevole sensazione che mi evitasse.
-Ancora quel sorriso.-mormorò Diego riportandomi nuovamente con la mente al presente.
-Di cosa parli?-chiesi facendo finta di non capire mentre spostavo lo sguardo sul salotto della casa di Anna. Non era la prima volta che mi diceva qualcosa del genere,era già da un po' di mesi che si era accorto che qualcosa non andava e mi chiedeva sempre quale fosse il problema o se mi poteva aiutare in qualche modo,ma io ripetevo sempre che non avevo niente,solo un po' di stanchezza.
Ma era una bugia,e anche Diego lo sapeva.
-Giulia,io voglio solo aiutarti.-disse Diego incrociando le braccia sul tavolino degli scacchi,facendosi un po' di posto spostando alcune pedine.
La partita poteva dirsi conclusa. Anche se,distratta com'ero,non era mai realmente cominciata.
-E io,Diego,ti ripeto che non ho niente di preoccupante. Se avessi un problema te lo direi,lo sai.-mormorai in risposta provando a convincerlo.
Lo vidi fissarmi per qualche secondo,come per cercare di capire quello che pensavo davvero.
-Bugiarda.-concluse alla fine,-ti conosco troppo bene.-
Sbuffai spazientita.
-Senti,non mi vuoi dire qual'è il problema? Bene,non ti costringo. Ma almeno dimmi cosa possiamo fare per non fartici pensare! È da mesi che tento di farti distrarre dai tuoi pensieri,ma alla fine della giornata ai sempre il solito sguardo triste e questo non mi va bene!-esclamò spazientito prima di alzarsi e iniziare a camminare per la sala.
-Diego,cerca di calmarti ora.-sospirai chiudendo gli occhi per poi riportarli alla strada fuori dalla finestra.
Non volevo rivelare niente a Diego. L'ultima cosa che mi ci voleva era il mio migliore amico che andava dritto da Ezio per avere la sua testa. Con la sua più che probabile sconfitta.
Per quando Diego possa essere migliorato in quei mesi-ed era migliorato parecchio a quanto avevo visto-ero sicura che Ezio,se non in forza,in astuzia ed esperienza lo superava alla grande.
-Andiamo a fare una passeggiata:ho voglia di camminare.-annunciai all'improvviso alzandomi dalla sedia per poi dirigermi verso di lui.
Diego si fermò fissandomi per qualche secondo,poi,con un altro sospiro di rassegnazione,accettò di buon grado e dopo qualche minuto uscimmo di casa. Sapevo perfettamente che lui avrebbe preferito parlare,cosa che io volevo assolutamente evitare,quindi quella passeggiata serviva ad entrambi per sgomberare un po' la testa da pensieri inopportuni.
Camminammo per diverso tempo,fino a quando non ci ritrovammo nei pressi del Foro di Traiano.
Quella parte della città mi era molto famigliare e mi riportava alla mente tanti ricordi.
Da bambina mio padre,insieme a mio fratello,mi aveva portata diverse volte in quel luogo e ogni volta ci fermavamo di fronte alla Colonna Traiana,fatta erigere dall'Imperatore Traiano per celebrare la conquista della Dacia.
Quando ci fermavamo di fronte ad essa,mio padre iniziava a raccontare con orgoglio la storia di famiglia. Degli Imperatori Romani che avevano governato Roma nell'età Imperiale e della loro discendenza che proseguiva con la mia famiglia.
Non sapevo quanto ci fosse di vero nelle storie che mi raccontava mio padre,ma sapevo che un fondo di verità c'era. L'avevo sempre saputo.
Osservai per l'ennesima volta la Colonna maestosa ricoperta di fregi riportanti le battaglie vittoriose dell'Imperatore.
-Il frutto...-iniziai,voltandomi verso Diego che mi fissò con un improvvisa occhiata seria.
-E' al sicuro. Non l'hanno trovato. Non ci sono andati nemmeno vicino.-mi rispose con un accenno del capo prima di voltarsi nuovamente ad osservare la Colonna,per poi guardarsi attorno con diffidenza.
Al momento di andarmene mi ero rivolta a Diego,la persona di cui mi fidavo di più al mondo,per chiedergli di custodire il frutto mentre io non c'ero. Avevamo deciso,di comune accordo,di lasciare il frutto a Roma,in un posto tanto sicuro quanto visibile.
Sapevo perfettamente che non avrei dovuto rivelargli l'esistenza del frutto della mia famiglia,era una cosa proibita,il segreto della mia famiglia doveva rimanere tale,ma non potevo non confidarmi con qualcuno.
E dopo la morte dei miei genitori fui ancora più contenta della decisione che avevo preso.
Almeno sapevo che il frutto,nonostante fosse ancora a Roma,era in buone mani.
Forse avrei dovuto chiedergli prima se c'era stato qualche cambiamento per quanto riguardava quella situazione,ma quelle poche volte che riuscivo a stare con Diego passavamo il tempo parlando di altro. In vita mia avevo sempre cercato di non pensare all'esistenza del frutto,e c'ero riuscita la maggior parte delle volte,e ora la cosa non era cambiata.
Anche se ora sapevo che era importante la sicurezza del frutto,volevo continuare a fare finta che il manufatto non esistesse.
Aveva solo portato sciagura nella mia vita.
Forse ero egoista-decisamente si-,ma non avrei cambiato il mio pensiero.
-Bene.-risposi poco dopo prima di lanciare un'ultima occhiata alla Colonna e sorpassarla.
Più stavo lontana dal frutto,meglio era.

***

-Giulia...-
Qualcuno mi stava chiamando.
Mormorai in risposta qualcosa di incomprensibile mentre mi rigiravo nel letto,cercando maggior calore sotto le coperte.
Anche se eravamo agli inizi di Maggio la sera faceva ancora fresco,quindi le coperte andavano ancora più che bene.
-Giulia,svegliatevi.-
Sentii di nuovo quel richiamo prevenire da una voce femminile.
Mentre continuavo a tenere gli occhi chiusi mormorai qualcosa del tipo “ancora cinque minuti”. Avevo troppo sonno per alzarmi e augurare un felice buongiorno al mondo.
-Giulia,si tratta di vostro fratello...-quella frase fece scattare la mia mente,svegliandomi all'improvviso.
Mi alzai di scatto dal letto cercando di mettere a fuoco la figura di Anna che,con la candela che reggeva in mano,illuminava la stanza ancora inoltrata nel buio della notte.
-Cos'è successo?-chiesi impaziente.
La donna mi fissò e aprì la bocca per rispondermi,per poi richiuderla chiudendo gli occhi.
-Anna?!-esclamai,iniziando a sentire la bocca dello stomaco chiudersi.
La donna riaprì gli occhi e mi fissò dritto in volto prima di abbassare il proprio sguardo e mormorare tristemente quella che sarebbe stata l'inizio della mia disgrazia:-Mi dispiace,cara,è successa una tragedia...-.
Subito mi alzai dal letto mentre chiedevo dove fossero i miei.
-Sono da basso,nel salotto privato.- Senza nemmeno darmi il tempo di infilarmi una vestaglia da camera,uscii dalla mia stanza e iniziai a correre.
Scesi gli scalini a due a due fino a quando non mi ritrovai all'ingresso della casa per poi svoltare a sinistra e avviarmi velocemente lungo il corridoio costeggiato da sale.
Mano a mano che mi avvicinavo al salotto sentii delle voci e i pianti di mia madre.
Era successo qualcosa di grave,e in cuor mio sapevo cosa era successo,solo non volevo ancora crederci.
Non appena entrai in salotto,la prima cosa che vidi,fu mia madre che,consolata da Madonna Francesca,una sua amica che in quei giorni era nostra ospite in casa nostra,piangeva disperata,portandosi una mano al viso,mentre l'altra si reggeva al braccio di Madonna Francesca come se fosse stata un'ancora di salvezza.
Notai una boccetta contenente sali. Mia madre era svenuta,cosa sconcertante visto che non era mai stata un tipo facile ai mancamenti.
Non appena notò la mia presenza Madonna Francesca mi rivolse uno sguardo triste scuotendo leggermente il capo.
Allora mi voltai verso mio padre che,in quel momento,stava discutendo con un uomo sui quarant'anni.
Quell'uomo era Ippolito Mazza,uno dei migliori amici di mio fratello.
Non appena gli uomini si voltarono nella mia direzione,interrompendo il loro discorso,mio padre mi guardò prima con cipiglio severo,poi,gradualmente,il suo voltò cambiò diventando una maschera di sofferenza. Abbasso il capo scuotendolo prima di nascondere gli occhi con una mano.
L'amico di mio fratello mi lanciò un'occhiata indecifrabile per poi distogliere lo sguardo.
-Che cosa succede,padre?-chiesi col cuore in gola.
Non volevo sentire la cruda verità. Ma il dubbio faceva male.
-Giulia...tuo fratello,lui...-iniziò mio padre cercando di mantenere un contegno,anche se era prossimo a cedere alla disperazione. Fece un profondo sospiro e poi mi disse la verità che non avrei voluto sentire,-Ippolito ha trovato Ettore e Amelia morti...-concluse prima di riportare la mano al viso ed appoggiarsi al tavolino tondo posto al centro del salotto per potersi reggere a un sostegno.
Non avevo mai visto mio padre fragile come in quel momento.
E vederlo a quel modo non fece che aumentare la mia disperazione.
-No,no,no...-inizia a mormorare come una litania. All'improvviso un pensiero mi folgorò:-I bambini?!-chiesi quasi urlando.
Alla mia domanda il pianto di mia madre si fece ancora più disperato.
Anche loro erano...andati.
A quel punto non ressi più.
Crollai a terra sulle mi ginocchia,lo sguardo perso nel vuoto.
Rimasi gelata in quella posizione per secondi,minuti,ore,non me ne resi conto. Sapevo solo che all'improvviso iniziai a piangere disperatamente portando le mani a coprirmi il viso fino a quando non sentii delle braccia circondarmi.
Alzai il capo e intravidi il volto di Anna,anch'esso rigato di lacrime.
Mi strinsi al suo abbraccio continuando a piangere come una bambina.
Mio fratello era morto.
Amelia era morta.
Claudio,Enea e Silvia erano morti.
Non ci potevo credere,eppure dovevo affrontare quella realtà. Dovevo,per forza.
Non ci si può sottrarre alla realtà,per quanto essa faccia male.
Allora non avevo la minima idea di quello che mi sarebbe capitato da lì a sei mesi.


Mi svegliai di soprassalto rizzandomi a sedere.
Avevo il respiro corto e iniziai freneticamente a guardarmi attorno,per essere sicura che quello che avevo appena sognato fosse solo un ricordo di quasi due anni prima,e non il presente.
Appena riconobbi le mura di quella che era diventata la mia camera da letto circa dieci mesi prima sospirai di sollievo.
Era solo il passato. Solo il passato.
Chiusi gli occhi portandomi una mano al petto,come per frenare il cuore che continuava a battere all'impazzata.
Per un momento avevo temuto di essere rimasta intrappolata nel passato,o qualcosa del genere.
Mi misi in ascolto dei rumori della Casa per cercare di rassicurarmi ulteriormente.
Sentii dei passi,qualche risatina,qualche saluto di commiato. Anche un paio di imprecazioni poco signorili.
Si,ero alla Rosa in Fiore,non c'erano dubbi.
Riaprii gli occhi con un sorriso teso.
Ero davvero una stupida,ma avevo bisogno di rassicurazioni...rassicurazioni che ultimamente non avevo.
Mi stesi nuovamente abbracciando il guanciale.
Rimasi con gli occhi aperti per diversi minuti continuando ad ascoltare i rumori della Casa. Sentirli mi tranquillizzava,quasi mi cullavano,facendomi riportare lentamente tra le braccia di Morfeo.
Come farò a ripagare il mio debito stavolta?
Corrucciai le sopracciglia a quel pensiero non mio e,istantaneamente,iniziai a pensare a diverse cose.
Ultimamente avevo scoperto che se pensavo intensamente ad altro riuscivo a sopprimere i pensieri che percepivo dagli altri.
Nei mesi precedenti,grazie anche all'aiuto di Diego che,quando poteva,mi dava una mano con i miei allenamenti,ero riuscita a padroneggiare abbastanza bene uno dei miei talenti:quello di carpire i segreti altrui.
Dopo la separazione da Ezio avevo deciso,dopo qualche titubanza,di riprendere i miei allenamenti da sola,se non quelli di autodifesa,almeno quelli per padroneggiare il mio potere.
In seguito si era unito anche Diego.
I primi tempi era stato difficile,praticamente alla fine dei primi allenamenti non avevo alcun risultato che potessi dire soddisfacente. In cambio però avevo delle emicranie pazzesche.
Ripensando ai mesi precedenti,e alla mia vita in generale,mi ero accorta di un fatto: riuscivo a sentire i pensieri altrui o ad entrare nei ricordi solo quando ero soggetta a forte emozioni.
Cosi avevo iniziato a lavorare su questo.
Avevo iniziato a cercare una sorta di collegamento che mi permettesse di afferrare i pensieri altrui,mantenendo le emozioni stabili.
Avevo compreso,con il passare dei giorni,che trovavo la calma soprattutto quando me ne stavo in camera mia da sola,magari mentre ero sdraiata sul letto senza pensare a niente. Solo per riposare,sgombra da ogni preoccupazione.
Ecco perché mi ritrovai,praticamente ogni giorno,in quella situazione.
Cercavo di concentrarmi,mentre mi ritrovavo seduta in camera da letto con le gambe incrociate, oppure mentre vi ero sdraiata sopra,chiudendo gli occhi e ascoltando ogni rumore che produceva la Casa.
In quel modo trovavo la calma che mi serviva per concentrarmi.
Dopo diversi giorni che ripetevo quell'operazione iniziai a sentire qualche sporadica parola proveniente da diversi pensieri.
Entusiasta di quel piccolissimo,quanto significante,progresso,ne parlai un giorno con Diego,che decise di aiutarmi nei miei allenamenti nel tempo libero tra una missione a l'altra.
Iniziammo così ad allenarci insieme.
Mano a mano che i giorni procedevano,lentamente sentivo che le cose stavano migliorando.
Ora riuscivo a sentire più volte frammenti di pensieri altrui durante l'allenamento,cosa che all'inizio,ovviamente,non accadeva.
Diego mi consigliò di esercitarmi con più costanza nel cercare di carpire,anche solo frammenti,del pensiero di un'unica persona.
Per questo ci volle più tempo.
Ogni giorno cercavo di “afferrare” la parola di un pensiero,se così si può dire,e di incanalarmi su quel collegamento.
Riuscii nell'impresa solo dopo circa un mese e mezzo. Forse qualcosa di più.
Io e Diego discutemmo su questo mio potere diverse volte per cercare di comprenderlo.
Era meglio capire con cosa avevo a che fare,oltre che cercare di padroneggiarlo.
Dopo varie discussioni eravamo arrivati alla conclusione che tra la mia mente e la mente altrui si creava una sorta di legame mentale,che mi permetteva di sentire i pensieri di una data persona.
Ora che in qualche modo avevo capito cosa succedeva mentre cercavo di afferrare i pensieri altrui,sentivo forte di me la certezza che sarei riuscita a fare pace con questa parte del mio potere.
Quando iniziai a creare diversi contatti,dopo diversi mesi di costante allenamento,iniziai a capire il metodo più semplice che potevo utilizzare per avere facile accesso con i canali che avevo creato in quei mesi.
Infatti con mia sorpresa avevo notato che quando ricercavo contatto con menti che avevo già “visitato”,il legame era semplice da formare. Questo molto probabilmente accadeva perché il legame nato prima tra me e tale persona era in qualche modo rimasto. Magari era sopito,ma c'era.
Ovviamente alcune volte mi capitava ancora di afferrare pensieri non voluti,come era capitato prima,ma di recente avevo capito che per interrompere tale legame non voluto in quel preciso momento,dovevo semplicemente pensare ad altro. In questo modo il canale aperto all'improvviso si chiudeva immediatamente,soppresso dai miei pensieri.
Se avessi usato l'altro metodo,è cioè cercare la calma per poi incanalarmi in quel legame per interromperlo,avrei impiegato troppo tempo,soprattutto come in quel caso.
La mente da cui avevo afferrato quel pensiero non era una mente con cui avevo creato un qualche legame. Questo avrebbe reso la cosa ancora più lunga.
Ora,dopo tutti quei mesi di allenamento,riuscivo ad creare un legame abbastanza facilmente.
Certo,alcune volte avevo ancora dei problemi,ma niente in confronto a quello che succedeva prima.
Ora se volevo sentire un pensiero,cosa difficile,sapevo quello che dovevo fare.
Avevo cercato di lavorare anche su l'altra parte del mio potere,ma la questione era stata più difficile e dopo circa tre mesi avevo deciso di rinunciare.
Non avevo risolto il problema nel complesso,ma una buona parte di sicuro. E di questo ne andavo fiera.
Se solo Ezio lo avesse saputo.
Sospirai affranta.
Per la mia mente ogni momento era buono per pensarci,con mio disappunto.
Non era tanto la sua lontananza a darmi fastidio,non quella fisica,era la lontananza abissale del nostro rapporto che mi faceva pensare. Che mi faceva provare tristezza,rabbia,frustrazione e tutti gli altri sentimenti che in quei mesi non mi avevano lasciata in pace.
Chiusi gli occhi stringendomi ulteriormente al guanciale.
Spero che questa situazione cambi al più presto,fu il mio ultimo pensiero prima di riaddormentarmi.




Angolo Autrice:

Buonsalve a tutte!
Si,lo so. Non accade niente di eclatante nemmeno in questo capitolo,ma,hey,non si può avere tutto subito. Pazientate il prossimo capitolo. Avremo una bella rivelazione. Si,si.
Ma prima del prossimo capitolo vi voglio parlare di questo.
Allora:ho deciso di intitolare questo capitolo “Tempo” non solo per lo stacco temporale che abbiamo(passano ben nove mesi come avete potuto vedere),ma anche per il piccolo flahback,e per l'attesa che in questo periodo non lascia in pace Giulia.
Come potete vedere non è più arrabbiata con Ezio,magari se ci ripensa le prende ancora la rabbia xD,ma ora come ora le preme di più tornare a parlare con lui e a riavere il rapporto che avevano prima e che invece ora sente di non avere più,con suo rammarico.
Comunque,tornando al capitolo,penso che questo sia davvero,davvero importante,perché dà qualche indizio su alcune cose che vedremo in futuro. Per ora non dico altro.
Passando al prossimo capitolo,abbiamo già un titolo:”Ragione”.
Eh,si. Verrà spiegata la ragione per cui Ezio si è comportato in quel modo. Vi do pure un'anticipazione.

“Feci l'ultima cosa che avrei dovuto fare.
La più stupida,molto probabilmente.
Sicuramente la più impulsiva che avessi fatto in vita mia.
Lo baciai.”

Eheh,chissà cosa accadrà nel prossimo capitolo! Per non parlare dei prossimi! Si entra nel vivo della storia,mie care! Pronte?!
Sperando che questo capitolo vi sia piaciuto,
Bye,
Morgan.

P.s:d'ora in poi risponderò con il nuovo metodo,ho scoperto che mi si confà u.u.

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Capitolo 11
*** 10 Capitolo-Ragione ***


10



Roma
Fine Marzo
Anno Domini 1502



La primavera stava ormai prendendo il sopravvento sulla città Eterna.
Gli ultimi sprazzi d'inverno stavano via via scemando,l'aria iniziava ad essere più calda e confortevole,e le giornate ricominciavano ad allungarsi.
Eravamo quasi alla fine di Marzo dell'Anno Domini 1502 e nella città di Roma la popolazione continuava a vivere come meglio poteva.
Nell'ultimo anno il potere dei Borgia si era ulteriormente consolidato e il Valentino si apprestava ad occupare i ducati di Urbino e Camerino dopo aver ottenuto l'intera Romagna sotto il suo controllo. Negli ultimi mesi i possedimenti dei Savelli e dei Caetani erano stati confiscati così come i pochissimi possedimenti che erano rimasti a nome della mia famiglia e che non erano ancora finiti nelle mani del papato e dei Borgia. Fu un'altra pugnalata al mio cuore e al mio orgoglio.
Se non altro anche gli Orsini,famiglia rivale dei Colonna,non se la passavano tanto meglio.
Insomma,oramai i Borgia sembravano inarrestabili.
Ma mentre il loro potere cresceva sempre di più,nella città Eterna e nel resto degli Stati Italiani gli Assassini continuavano con il loro operato.
Qui a Roma quasi tutte le torri di vedetta dei Borgia erano state smantellate ed erano diventate sedi degli Assassini,grazie alle quali riuscivano ad avere una visuale migliore del quartiere da proteggere,le botteghe riaprivano mano a mano che i giorni passavano e nei visi delle persone,nonostante la povertà che ancora li affliggeva,si poteva ricominciare a vedere una sorta di speranza.
Negli ultimi mesi avevo cominciato a dare una mano con la gestione della Rosa in Fiore:quando era necessario aiutavo Claudia nell'amministrazione contabile della Casa o Madonna Maria nell'assicurarsi che tutto fosse al proprio posto. Inoltre,quando si creava qualche situazione delicata,cercavo di dare una mano come meglio potevo.
Lo ammetto,all'inizio avevo avuto qualche difficoltà,soprattutto per quanto riguardava la parte amministrativa,ma piano piano avevo iniziato a capirci qualcosa e a rendermi utile.
Fortunatamente,grazie a mio padre che voleva il meglio per me e mio fratello,sapevo già leggere e scrivere,e tra le cose che avevo studiato,anche se non bene quanto le materie umanistiche,c'erano state anche l'aritmetica e la geometria.
Tutto piuttosto che starmene con le mani in mano e con la mente libera di pensare,così,come ultimamente accadeva ogni fine mese,mi ritrovavo insieme a Claudia a fare un controllo generale dei conti.
-Non riesco a capire come riuscite a tenere tutto in ordine.-sbottai all'improvviso con tono spazientito mentre ricontrollavo per l'ennesima volta che tutto quadrasse. Avevo sempre paura che qualcosa mi sfuggisse.
Lanciai un'occhiata esasperata ai libri contabili aperti davanti a noi e ai fogli pieni di numeri e calcoli fatti e rifatti. Il bilancio di fine mese,come sempre,era una vera condanna.
C'erano da contare i fiorini che la Casa aveva guadagnato e da contare quello che andava alle cortigiane,quello che andava agli architetti in caso di riparazioni o di ristrutturazione,o quello da spendere in nuova mobilia.
-Dopo vent'anni passati ad amministrare un borgo impari ad appuntare tutto e fare in modo che i conti tornino. A proposito,vi ringrazio per l'aiuto.-disse Claudia alzando il capo e rivolgendomi un sorriso.
-Figuratevi. Sono sempre disponibile per dare una mano.-risposi ricambiando il sorriso prima di riportare l'attenzione sul foglio su cui avevo stilato numeri su numeri negli ultimi trenta minuti,-va bene,dovrebbe essere tutto a posto.-dissi prima di passare il foglio a Claudia che dopo una veloce occhiata lo depose in uno dei registri insieme ai fogli che stava ricontrollando.
-Direi che per oggi abbiamo finito.-concluse prima di chiudere il registro con un sorriso soddisfatto.-Anche questo mese la Rosa in Fiore ha superato se stessa!-esclamò orgogliosa.
Mi alzai dalla mia poltrona e mi massaggiai il collo provato dalle ore passate chine sui registri.
Sospirai di sollievo non appena sentii i muscoli rilassarsi e voltai leggermente il capo nella direzione della scale per distendere bene il collo quando incontrai Madonna Maria,che stava scendendo la scalinata proprio in quel momento.
-Buongiorno.-la salutai con un cenno del capo.
-Buongiorno cara.-rispose la donna con un sorriso stanco sul volto.
-Come vi sentite oggi,madre?-chiese Claudia aiutandola a scendere gli ultimi scalini.
-Meglio,ma ormai gli anni iniziano a farsi sentire mia cara.-rispose con un sorriso caldo posando velocemente la mano destra sulla guancia della figlia.
Ultimamente Madonna Maria si stancava facilmente e c'erano stati dei momenti in cui aveva fatto preoccupare seriamente,ma ogni volta lei sorrideva dicendoci di non perdere tempo a preoccuparci e di occuparci delle ragazze,della Casa o di qualche altra cosa.
-Avevo intenzione di fare una passeggiata,volete unirvi?-riprese dopo qualche secondo rivolgendosi nella nostra direzione.
-Magari più tardi,finiamo di mettere in ordine i libri contabili e siamo pronte.-rispose Claudia indicando il bancone ancora in disordine.
-Allora vi aspetto sul retro.-concluse Madonna Maria prima di uscire dalla Casa.
Non appena la sua figura scomparì dietro la porta mi voltai verso Claudia che aveva seguito la madre con uno sguardo apprensivo fino all'uscita.
-Starà bene.-le mormorai accarezzandole il braccio.
La vidi voltarsi facendomi un sorriso incerto.
-Mettiamoci al lavoro,almeno finiremo prima.-mormorò in risposta prima di voltarsi e iniziare a impilare i libri più piccoli.
Mi voltai per aiutarla quando sentii la porta aprirsi nuovamente.
Io e Claudia ci voltammo incuriosite:era troppo presto perché un cliente si facesse già vedere.
Infatti quelli che erano appena entrati alla Rosa in Fiore non erano dei clienti,bensì degli Assassini.
Riconobbi subito uno dei due in Diego,mentre il secondo,di poco più basso del mio amico,mi era sconosciuto.
-E' un piacere rivedervi.-esordì Diego muovendosi nella nostra direzione.
Mi abbracciò mormorando il mio nome per poi guardarmi con un sorriso malandrino sul volto:-Spero tu non abbia combinato nulla di troppo stupido in questo mese,niña.-
-Ahhh...smettila!-esclamai in risposta con un sorriso trattenuto a stento.
Sentii Diego ridacchiare prima di voltarsi verso Claudia che,da quando gli Assassini erano entrati,aveva seguito la scena in silenzio e con un sorriso sulle labbra. Un sorriso felice.
Il mio amico tornò all'improvviso serio e con un inchino salutò anche la padrona della Casa.
Quando si sciolse dall'inchino notai lo sguardo che i due si scambiarono. Per un attimo mi apparve uno sguardo davvero intenso,che valeva più di mille parole.
Che loro...no,impossibile.
Cercai di scuotermi dai miei pensieri e incrociai la figura del secondo Assassino che,fino a quel momento,era rimasto in disparte senza dire una parola. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza.
Non aveva la stessa divisa di Diego,quindi non doveva essere ancora diventato un Assassino,ma era diversa rispetto a quella degli altri Adepti della Confraternita che avevo visto fino ad allora. Mi chiesi,inoltre,come mai stesse totalmente in silenzio. Gli altri pochi Adepti che avevo conosciuto fino ad allora,a differenza sua,erano più loquaci. Lo trovai subito interessante.
-Ah!-riprese all'improvviso Diego voltandosi nella direzione del suo compagno d'armi,-vi presento Francesco Vecellio.-
L'Adepto si inchinò nella nostra direzione senza dare cenno di voler pronunciare ancora una sola sillaba. Risposi al suo saluto continuando a guardarlo incuriosita,ma cercando di rimanere nei miei spazi per non dargli fastidio.
-Ezio mi ha parlato di voi,dice che siete davvero un ottimo allievo.-disse Claudia rivolgendogli un sorriso.
Vidi l'Adepto scambiare uno sguardo con Diego prima di rispondere:-Ho avuto e ho un ottimo maestro.-rispose con un cenno del capo.
Notai uno strano tono nella sua risposta.
-Madonna Claudia,-iniziò Diego dopo qualche secondo attirando l'attenzione di entrambe,-eravamo venuti per portarle un messaggio da vostro fratello. Sta tornando dalla sua ultima missione e vorrebbe che venisse preparato un incontro non appena rientra in città,tra due o tre giorni.-concluse.
Quella notizia,ancora una volta,mi chiuse la bocca dello stomaco,come accadeva ogni qual volta che avevo notizie sue,ma decisi di non pensarci e andare avanti.
-Va bene,andate ad informare anche la Volpe e Bartolomeo. Scommetto che Niccolò ne è già a conoscenza,comunque passate anche da lui.-disse Claudia con un accenno affermativo del capo.
-Sarà fatto.-mormorò Diego prima di salutarci con un inchino ed uscire dall'edificio,seguito dall'Adepto.
Lo avrei rivisto al più tardi quello stesso giorno o al massimo il giorno seguente. In quel momento doveva essere impegnato con la Confraternita visto che era appena rientrato dalla Serenissima.
-Chi era quel ragazzo?-chiesi a Claudia quando ritornammo ad occuparci dei registri.
A quella mia domanda si fermò e di conseguenza feci lo stesso guardandola con aria confusa.
Claudia mi guardò per qualche secondo rimanendo in silenzio. Aprì la bocca,ma poi la richiuse spostando lo sguardo.
Infine,con un sospiro,chiuse gli occhi e iniziò a parlare:-Francesco Vecellio è nato nella Confraternita,come me e mio fratello. Fin da bambino venne addestrato da uno dei nostri Assassini:Perotto Calderon. Un buon Assassino,uno degno di fiducia,ecco perché gli venne affidato il compito di infiltrarsi tra le file dei Borgia circa cinque anni fa. L'Ordine sapeva che poteva fidarsi. Purtroppo ha avuto la sciagura di innamorarsi di Lucrezia Borgia.-a quella rivelazione la guardai allibita,-si,esatto. I due iniziarono una relazione che si concluse con la nascita di loro figlio. Il problema era che il bambino nacque gravemente malato,così,dopo essere riuscito a scappare dalla prigione in cui era stato rinchiuso da Cesare,Perotto rapì il bambino e si diresse ad Agnedello,il luogo in cui si nascondeva uno dei Frutti custoditi dall'Ordine in grado di guarire le persone da qualsiasi malattia. Lo rubò per guarire suo figlio,ma per avere il manufatto uccise diversi fratelli. Venne condannato a morte dal consiglio dell'Ordine non solo per aver ucciso dei fratelli,ma soprattutto per aver messo a rischio uno dei Frutti. Francesco tentò di salvarlo,ma non ci riuscì. Venne giustiziato sotto i suoi occhi. Da allora non parla molto,si sente ancora in colpa per quello che è successo a Perotto-concluse Claudia abbassando il capo sul libro che stava riponendo prima di iniziare a parlare.
-E il neonato?-chiesi dopo qualche secondo di silenzio.
-A quanto so Perotto riuscì a salvare suo figlio,ma dopo la sua morte i Borgia se lo ripresero. Oggi è conosciuto come il figlio di Cesare,Giovanni Borgia.-
-Povero bambino.-mormorai. Per un attimo mi chiesi cosa provasse Lucrezia nel sentire suo figlio chiamarla zia invece di madre. Nel vederlo crescere senza poter ricoprire il ruolo che dovrebbe essere suo. Probabilmente,anche se Lucrezia era figlia di suo padre,provava un certo dolore per tutta quella situazione. Non ne ero sicura,Lucrezia non mi aveva dato una buona impressione nel periodo in cui ero stata rinchiusa,la trovavo troppo simile al fratello,ma quel bambino era pur sempre suo figlio e credevo impossibile che non provasse niente per quello che le era accaduto.
-E il frutto?-ripresi ricordandomi di quello che aveva detto Claudia,-avevate detto che lo rubò per guarire suo figlio.-spiegai. Se il manufatto non era tornato in mano degli Assassini poteva essere in mano a chiunque,molto probabilmente in quelle dei Borgia.
-Perotto lo restituì,rimase sempre ad Agnedello.-
Mi stupii leggermente da quella risposta.
-Lo restituì?-ripetei.
-Si.-
-Ma allora...-la frase rimase in sospeso ad un cenno di Claudia.
-No,Giulia. So bene quello che stavate per dire,che avremmo dovuto lasciarlo in vita. Non era possibile. Non solo aveva ucciso dei fratelli,dei membri dell'Ordine,ma aveva messo a rischio uno dei Frutti e questo è equivalso ad alto tradimento. Non c'era via d'uscita,l'Ordine è stato costretto a giustiziarlo. E Perotto lo sapevo bene,ecco perché lo aveva accettato.-spiegò con sguardo duro.
-Non capisco...-
-Secondo Francesco alla fine si era quasi arreso. Perotto sapeva già che il consiglio lo avrebbe fatto giustiziare non appena aveva rubato il Frutto. Ne era consapevole e,come ti ho già detto,lo accettò. Ad ogni azione,c'è una sua conseguenza.-concluse finendo di impilare i libri e metterli in ordine.
-Mi dispiace.-mormorai scusandomi. Non facevo parte dell'Ordine,quindi non avevo la facoltà di ficcanasare o criticare le scelte fatte all'interno di esso.
-Non preoccupatevi,avete esposto le vostre idee e in parte sono d'accordo con voi. Ma,Giulia,l'Ordine degli Assassini si basa su tre principi e uno di essi è quello di non compromettere mai la Confraternita. Perotto lo aveva fatto,quindi era un atto dovuto,di certo non ha fatto piacere perdere uno dei nostri.-concluse prima di prendere un profondo respiro e distendere le labbra in un sorriso,-ora,lasciamo perdere questo argomento e sbrighiamoci a riordinare,così andiamo a fare una passeggiata con mia madre.-disse prima di riprendere a ordinare la confusione sul tavolo,partendo stavolta dai fogli.
-A proposito...-iniziò poco dopo,-quando avete intenzione di parlare con mio fratello?-chiese.
Sospirai frustrata a quella domanda. Claudia sapeva quello che era successo tra me e suo fratello e quello che provavo. Mi aveva convinta a parlarle dopo avermi detto che aveva capito perfettamente la situazione che si era venuta a creare tra noi due,e si era detta preoccupata della cosa,soprattutto per me.
-Lasciamo perdere che è meglio. Sapete che mi evita.-dissi continuando imperterrita a impilare libri e a riordinare fogli.
-Davvero,Giulia,non vi dovete preoccupare. Prima o poi riuscirete a parlargli.-mi rassicurò Claudia decisa.
-Se lo dite voi,ma lo credo impossibile visto che non riesco mai a parlarci come si deve. Non capisco il suo comportamento.-mormorai cercando,ancora una volta,di trovare una sola ragione alla distanza che ancora persisteva tra me e l'Assassino.
-Se conosco abbastanza mio fratello posso dirvi che con voi non si comporta come con le altre donne che incontra,anzi.-
-Non vedo come questo possa aiutarmi...-risposi infastidita. Non volevo affatto sapere come si comportava con le altre,anche se in realtà lo sapevo già da tempo.
-E invece è un bene.-
-Continuo a non capire.-
-Vuol dire che ci tiene a voi,davvero.- Avrei voluto crederle facilmente,ma mi risultava difficile.
Sospirai rassegnata e iniziai a pensare,quando mi tornò in mente l'occhiata che si erano rivolti Claudia e Diego. Allora aprii il viso in un sorriso e le chiesi:-E voi? Avete niente da dirmi?-
Vidi distintamente Claudia tintinnare un attimo per poi riprendere il controllo e rispondermi prontamente:-Niente di interessante. Almeno,non su quell'orizzonte.-disse sbrigativa.
Ahah,certo.
-Andiamo,prima che mia madre si chieda dove siamo finite.-disse poco dopo prima di voltarsi e dirigersi a passo spedito verso la porta principale sotto il mio sguardo divertito.



***



Erano passati diversi giorni da quando avevo rivisto Diego e conosciuto Francesco Vecellio.
Da quando avevo conosciuto l'allievo di Ezio avevo ripensato diverse volte a quello che mi aveva raccontato Claudia.
Rimanevo dell'opinione che l'Ordine avesse esagerato,infondo Perotto voleva solamente salvare il figlio,ma tenevo per me questi pensieri per evitare di finire a discutere su cose che non mi riguardavano. O almeno era quello che continuavo a impormi,altrimenti avrei detto esattamente quello che pensavo,come era mio solito fare.
Ahhh,figlia mia,quando imparerai a tenere per te i tuoi pensieri nei momenti meno opportuni?,mi chiedeva sempre mio padre con un sorriso sul volto.
Già,una cosa che in fondo non avevo ancora imparato a fare.
Le prime gocce di pioggia iniziarono a scendere,distraendomi dai miei pensieri.
Quel pomeriggio ero uscita per fare una passeggiata tra le bancarelle del quartiere,ma non appena ero uscita dalla Rosa in Fiore avevo notato la massa di nuvole cariche di pioggia che si stava addensando sulla città.
Madonna Maria mi aveva consigliato di rimanere,per evitare che prendessi la pioggia,ma l'avevo rassicurata dicendole che sarei rimasta nei paraggi e che mi sarei coperta con il mantello.
Abbassai ancor di più il cappuccio sul capo e iniziai leggermente a correre insieme agli altri popolani in cerca di un riparo improvviso,visto che la pioggia stava cadendo sempre più fitta. Avrei aspettato fino a quando non fosse calata abbastanza per poter ritornare alla Rosa in Fiore.
Osservai i proprietari delle bancarelle mentre cercavano di coprire la mercanzia con dei teli prima di mettersi anche loro al riparo.
Lanciai un'occhiata veloce al cielo da sotto il cornicione del palazzo in cui mi ero riparata insieme ad altra gente,sperando che la pioggia calasse in fretta,per poi osservare velocemente la via da prendere per ritornare alla Casa del piacere. Non ce l'avrei fatta,constatai,se fossi andata ora mi sarei presa tutta la pioggia e mi sarei ammalata sicuramente. Riportai lo sguardo sulla gente intorno a me. Una fila di persone stava affiancata ai palazzi che circondavano la piazza in cui mi trovavo poco prima che iniziasse a piovere,riparati dai loro cornicioni sporgenti,lanciando chi occhiate al cielo,chi alle bancarelle,sperando che i teli reggessero al vento che piano piano stava iniziando a salire.
Allora lo vidi.
Non ci volli credere in un primo momento.
Non sembrava lui.
Era davvero cambiato,molto,ma questo non mi impedì di riconoscerlo all'istante,nonostante il suo viso fosse quasi totalmente celato dal cappuccio del suo mantello di tessuto pregiato.
Afferrai il pugnale che mi ero portata dietro,agganciato alla cintura della gonna,un po' per rassicurarmi che ci fosse un po' perché avrei voluto affondarglielo nel petto.
Non sembrava si fosse accorto della mia presenza e,quindi,per un attimo mi sfiorò il pensiero di attraversare la piazza e pugnalarlo dritto al cuore.
Impugnai bene il manico del pugnale e lo estrassi dal fodero,facendo comunque in modo che rimanesse invisibile tra le pieghe del mantello.
Non vedevo altro se non lui,e la mia voglia di ucciderlo crebbe tanto che ne potevo rimanere soffocata.
Avanzai di un passo,quando una mano mi afferrò per la spalla e mi costrinse a fermarmi.
-Non so cosa avete in sospeso con quell'uomo,ma non vi consiglio di compiere un delitto nel bel mezzo di una piazza gremita di persone e con due drappelli di soldati. Non sarebbe proficuo,non vi pare?-
Lanciai un'occhiata ai soldati che stavano riparati sotto al cornicione di un palazzo non lontano da dove mi ero riparati io,per poi voltarmi verso la voce che in quei mesi mi era diventata famigliare.
-Forse avete ragione,Volpe. Per un attimo la vendetta mi ha offuscato la mente e non mi ha fatto ragionare.-mormorai riponendo il pugnale nel suo fodero.
Aspettammo in silenzio che la pioggia calasse,fino a quando non divenne leggera e la gente riprese a correre in direzione delle proprie case.
Vidi l'uomo lasciare il suo riparo e oltrepassare la piazza incrociando uno dei due drappelli di soldati che sorvegliavano la zona. Lo vidi ricambiare i loro saluti per poi sparire dietro l'angolo di una strada secondaria.
-Posso chiedervi chi era?-mi chiese la Volpe non appena la figura sparì dalla nostra visuale.
Mi voltai a guardarlo per poi riportare lo sguardo sulla strada che aveva imboccato l'uomo:- Ippolito Mazza.-
-E cosa ha fatto per meritare la morte?-
Rimasi in silenzio mentre serravo le mani in pugni,tanto da far diventare le nocche bianche.
-Ha ucciso la mia famiglia.-



Ritornammo alla Rosa in Fiore che la pioggia aveva ripreso a calare in modo prepotente.
Io e Volpe avevamo preso una via secondaria,così ci ritrovammo nella parte posteriore dell'edificio. Subito raggiungemmo il portico e io,a differenza dell'Assassino che sembrava non aver corso per l'ultimo tratto del ritorno,iniziai a respirare a pieni polmoni per riprendere fiato.
Oltretutto mentre correvamo il vento si era levato ulteriormente,quindi il cappuccio si era abbassato scoprendomi i capelli con il risultato finale che l'acconciatura che avevo fatto quella mattina,seppur semplice,mi si era del tutto sfatta e i capelli erano bagnati fino alla radice.
Peggio di così non mi poteva andare.
-Giulia! Volpe!-sentii la voce di Claudia richiamarci sorpresa.
Mi voltai verso di lei ritrovandomi davanti agli occhi,oltre alla sua figura,anche quella di Ezio.
Avevo detto che peggio di così non mi poteva andare? Beh,sbagliavo.
-Che cosa ci fate fuori?-mi chiese Claudia venendomi incontro,-prenderete un malanno.-mi rimproverò,ma l'ascoltai a malapena perché ero rimasta ad osservare l'Assassino che continuava a restare in disparte.
Sentii la Volpe rispondere al mio posto,ma non ascoltai nemmeno una parola.
-Venite,Giulia. Dovete entrare ed asciugarvi.-mi disse Claudia appoggiandomi una mano sul braccio sinistro. Quel tocco mi riportò con i piedi per terra.
-Io vado.-disse all'improvviso Ezio,facendo un cenno con il capo nella nostra direzione,per poi avviarsi nella direzione opposta alla nostra.
-Aspettate!-esclamai all'improvviso.
Lo vidi fermarsi,ma non si voltò.
-Vorrei parlarvi.-dissi semplicemente.
Rimanemmo così per qualche secondo,come immortalati nel marmo. Mentre continuavo ad osservare l'Assassino Claudia teneva ancora la mano appoggiata al mio braccio e dietro di noi la Volpe osservava il tutto in silenzio.
-Quando avete finito,-iniziò poco dopo Claudia,-venite dentro,mi raccomando. Non state fuori a lungo.-concluse stringendo lievemente la presa sul mio braccio.
La guardai e vidi sul suo volto un sorriso di incoraggiamento. Feci un cenno col capo e alla mia silenziosa risposta la vidi voltarsi verso la Volpe:-Volpe,andiamo. Ti invito a bere qualcosa.-
Dopo qualche secondo io e Ezio eravamo rimasti soli.
Finalmente potevamo parlare. O almeno lo sperai.
-Ezio...-iniziai un po' titubante. Non sapevo nemmeno da dove cominciare.
-Non ho molto tempo. Se dovete dirmi qualcosa,Madonna,ditemela.-mormorò l'Assassino con tono incolore.
Corrucciai le sopracciglia e l'osservai irritata.
Erano mesi che desideravo che quella conversazione avvenisse,che quel momento giungesse,ed era passato così tanto tempo che quasi non ci avevo più sperato.
Lui stava sempre via e quando era a Roma faceva di tutto per evitarmi e ora,ora mi voleva liquidare così alla svelta?
No,non credo proprio.
Va bene,si,mi stavo leggermente alterando. Ma in quei mesi avevo sopportato anche fin troppo.
Così,in preda ad una moltitudine di sentimenti che si erano come sprigionati in un solo istante-dall'odio più profondo all'amore incondizionato che continuavo a provare nonostante tutto-mi diressi a passo spedito verso la figura dell'Assassino,ritrovandomi di fronte a lui.
E feci l'ultima cosa che avrei dovuto fare.
La più stupida,molto probabilmente.
Sicuramente la più impulsiva che avessi fatto in vita mia.
Lo baciai.
Il mio non era un bacio vero,era un semplice sfiorarsi di labbra. Come un battito di ali. Ma in quel bacio ci misi tutti i sentimenti che provavo in quel momento.
Chiusi gli occhi per poter assaporare meglio le sue labbra, quasi mi sembrò di riuscire a sentire l'increspatura lieve della sua cicatrice.
Dopo vari secondi riaprii gli occhi e non appena sfiorai un'ultima volta la sua bocca lo guardai,sperando che qualcosa si fosse smosso in lui,ma nel suo sguardo tutto era tranquillo,come se non fosse accaduto nulla.
Mi sentii delusa e umiliata.
Abbassai il capo e cercai di trattenere le lacrime che mi pizzicavano gli occhi nel tentativo di uscire,ma non me lo permisi. Non avrei pianto ancora. Soprattutto non davanti a lui.
-Ho capito...-mormorai,-...fate finta che non sia accaduto nulla. Io farò altrettanto.-cercai con tutte le forze di mantenere un tono normale e non incrinato dall'amarezza per quel ennesimo rifiuto da parte sua.
Mi spostai di lato per lasciarlo passare,ma l'Assassino non si mosse.
Allora decisi che mi sarei ritirata io,così mossi un passo verso l'entrata sul retro della Rosa in Fiore,quando mi sentii afferrare saldamente per il braccio.
-Che cos...?-ma non riuscii a finire la frase perché,questa volta,furono le mie labbra ad essere sfiorate da quelle di Ezio.
Sentii la sua mano destra inguantata dal cuoio accarezzarmi la guancia,mentre la mano sinistra mi afferrava gentilmente i capelli bagnati alla base della nuca.
Quello che in un primo istante sembrò un bacio del tutto simile al mio,un semplice sfiorarsi di labbra,si fece mano a mano sempre più profondo.
Sentii all'improvviso la sua lingua blandirmi gentilmente il labbro inferiore in una muta richiesta. Allora socchiusi leggermente le labbra,per permettergli di approfondire il bacio.
Non era la prima volta che mi baciavo con qualcuno,ma quello fu sicuramente il bacio più significativo di tutta la mia vita.
Il rumore della pioggia,che intanto era diminuita nuovamente riducendosi in un lieve suono di sottofondo,mi cullava mentre appoggiavo le dita della mano sinistra sul suo avambraccio destro armato e portavo la mano destra a calargli il cappuccio per poter accarezzargli i capelli.
Avrei voluto che quell'istante non finisse mai.
Restammo così per vari secondi,per secoli,fino a quando Ezio non si staccò da me e sfiorò la fronte con la mia.
-Voi non capite,Giulia,non capite...-lo sentii mormorare.
-Allora aiutatemi a capire...perché,ora come ora,sono più confusa che mai.-mormorai in risposta mordendomi il labbro inferiore e facendo scendere le dita,che fino a quel momento avevano accarezzato i suoi capelli,sulla guancia,pizzicandomi leggermente con la barba.
-Quello che è successo quella notte...-lo vidi chiudere gli occhi e sospirare,-finché si tratta di...divertirsi va bene,Giulia. Ma non con voi,non con voi. Con voi non si tratterrebbe solo di quello,con voi sarebbe qualcosa di più,e questo non posso permettermelo.-
-State dicendo che...?-lasciai la domanda in sospeso con il cuore in gola. Le lacrime iniziarono di nuovo a pizzicarmi gli occhi per poter uscire. Forse potevo ancora sperare...
-Sto dicendo,Giulia,che già ho perso la donna che ho amato per ben ventidue anni. Se dovessi dare ascolto a quello che ho qui dentro,-disse prendendomi la mano che fino a quel momento sfiorava la sua guancia per portarsela al petto,all'altezza del cuore,-ho paura che un giorno o l'altro mi pentirò di aver provato di nuovo certi sentimenti. Non voglio perdere anche voi,potrei conviverci,ma il rimorso per non essere riuscito a difendere anche voi me lo porterei fino alla tomba. E io non voglio seppellire un'altra volta la donna che amo. Ecco perché mi sono rifiutato di parlarvi in questi mesi,ecco perché ho fatto di tutto per allontanarvi. Forse sono egoista,ma e meglio per entrambi,soprattutto per voi e per la vostra sicurezza.-
-Ma...-
-No,Giulia. Guardatemi,-iniziò staccandosi da me e alzando leggermente le braccia,-ogni giorno rischio la morte,che vita potrei darvi? Se un giorno non dovessi tornare,che cosa fareste?-
Non seppi cosa rispondere,così,quando se ne andò,non lo fermai.




Angolo Autrice:
Ehm,si.
Ad un giorno dall'uscita di AC:Revelations,posto il decimo,che poi sarebbe l'undicesimo,capitolo! Si insomma,mi sembrava giusto pubblicare prima di perdermi nei meandri del nuovo capitolo u.u Anche perché molto probabilmente,dopo la fine di tutto,mi deprimerò per la fine della storia di Ezio e prima di riprendere in mano la storia credo che passerà un po' di tempo xD! Ma si insomma,poi siete abituate ai miei silenzi di un paio di mesi,no?
Coooomunque,che dire di questo capitolo?
Come avete visto ho fatto fare un altro salto temporale,ma siamo quasi vicini alla “svolta”,se così la vogliamo chiamare. Come avrete notato ho introdotto anche il personaggio Francesco Vecellio,presente in Project Legacy. Ho trovato interessanti le storie raccontate in questa applicazione,infatti mi sa che farò qualche accenno ad alcune di esse. Inoltre ultimamente pensavo di fare una raccolta di Missing Moment con il punto di vista di vari personaggi. Visto che in questa storia il punto di vista è solo quello di Giulia magari per approfondire meglio qualche particolare sarebbe interessante vedere la storia anche dal punto di vista di qualche altro personaggio.
Per il resto lascio a voi la parola!
Vi aspetto al prossimo capitolo!
Buon Assassin's creed Revelations a tutte!
Bye,
Morgan

P.s:Ringrazio sinceramente le persone che hanno messo la storia tra le preferite,le seguite e le ricordate!Grazie!

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Capitolo 12
*** 11 Capitolo-I debiti del Senatore ***


11




Roma
Fine Giugno
Anno Domini 1503



Anche quell'anno l'estate,come sempre, aveva ormai preso il suo posto sulla città di Roma.
La gente cercava di rinfrescarsi come meglio poteva sulla riva dei fiumi che percorrevano la città e anche alla Rosa in Fiore si cercava di rendere la permanenza dei clienti il più piacevole possibile.
Ultimamente mi ritiravo sempre meno nelle mie stanze all'apertura della Casa e,anche se all'inizio avevo temuto che qualcuno mi potesse riconoscere,avevo preso l'abitudine di passare le prime ore della serata-quando ancora gli atteggiamenti all'interno della Casa non erano troppo spinti-a parlare con Claudia o Madonna Maria o,in alternativa,a deliziarmi con qualche lettura.
All'inizio gli uomini mi avevano osservata chi con sguardo curioso,chi con lo sguardo lascivo che veniva rivolto alle cortigiane,ma ogni volta che tale cosa accadeva gli uomini distoglievano lo sguardo nel notare che,da parte mia,venivano del tutto ignorati. Alcuni avevano addirittura provato con qualche approccio,ma erano stati sempre allontanati o dai miei modi bruschi o dalle occhiate di Claudia.
Insomma,ormai ero diventata una figura famigliare della Rosa in Fiore e per ora sembrava che nessuno mi avesse riconosciuta;anche perché non li facevo mai avvicinare tanto da permettere loro di notare le caratteristiche del mio viso,come ad esempio i miei occhi.
Negli ultimi tempi avevo notato che la presenza di Madonna Maria si era fatta un po' più frequente,segno di una ripresa della sua salute e questo non poteva che farmi piacere. Ma come avevo notato il ritorno della presenza della madre di Ezio e di Claudia così avevo notato che quest'ultima almeno una volta ogni tre o quattro giorni spariva per alcune ore.
All'inizio avevo pensato che dovesse fare delle semplici commissioni,ma per certe cose avrebbe chiesto al ragazzino che ultimamente ricopriva la carica di tuttofare nella Casa;mi era addirittura passata per la testa la possibilità che si appartasse da qualche parte con Diego-esatto,ero ancora convinta che tra i due ci fosse qualcosa-,ma di lui non avevo visto nemmeno l'ombra in quei giorni,quindi alla fine avevo concluso che doveva centrare la Confraternita.
Forse qualcosa si stava muovendo.
Ultimamente inoltre,ritornando a Diego,avevo notato che non era più venuto a farmi visita alla Rosa in Fiore. Ero andata anche da Anna per sapere se sapesse qualcosa,ma mi aveva detto semplicemente,lamentandosi,che ultimamente era sempre in missione.
Di Ezio non ne parliamo.
-Dovrei smettere di venire in questo posto!-esclamò all'improvviso un uomo,distogliendomi dai miei pensieri. Lo vidi alzare le mani al cielo mentre scendeva la rampa centrale delle scale,-andrò in rovina continuando di questo passo!-concluse scuotendo il capo con fare amareggiato.
Il Senatore Egidio Troche ultimamente si lamentava spesso dei suoi problemi quando veniva alla Rosa in Fiore. Se ne stava seduto su uno dei divani bevendo vino in abbondanza e circondandosi di almeno due o tre cortigiane. Già era un uomo che si lamentava spesso e volentieri delle sue disgrazie quando era sobrio,quando poi ci aggiungeva anche una buona dose di vino la sua parlantina diventava quasi insopportabile. Le ragazze cercavano di rallegrarlo,e lui per un po' ci stava,ma poi-come se riprendesse un po' di lucidità- si metteva a sospirare mesto e riprendeva in mano un bicchiere di vino speziato borbottando sui debiti da pagare e sul fatto che non dovesse spendere quel poco che gli rimaneva in donne e altre cose del genere. Peccato che per ora la sua volontà si fosse fermata alle parole perché,puntualmente,la sera dopo era di fronte alla porta della Rosa in Fiore.
Claudia mi aveva confidato che,per tenerselo buono-un cliente era pur sempre un cliente,aveva detto-,aveva già quasi del tutto dimezzato il prezzo usuale per i servizi di cui si serviva il Senatore.
Vidi l'uomo prendere dalla cinta un sacchetto di cuoio leggermente consumato e,con un occhiata triste e riluttante,lasciarlo sul bancone di fronte a Claudia,che in quel momento stava controllando qualche documento.
-Questa è l'ultima volta che mi vedete nella vostra Casa,Madonna!-esclamò il Senatore alzandosi un tutta la sua altezza e allargando le spalle coperte dalla pelliccia,sperando in qualche modo di essere più convincente.
Claudia sollevò lo sguardo dai documenti con un sorriso sulle labbra e,non appena il Senatore spalancò la porta,lo salutò:-A domani sera,Senatore.-
-Siete convinta che tornerà? Stavolta sembrava davvero convinto.-dissi alzandomi dal divano.
-Mia cara,lui è sempre convinto di quello che dice,ma ogni volta finisce allo stesso modo.-rispose scrollando le spalle mentre sul suo volto albergava ancora il sorriso divertito che aveva rivolto al Senatore.
-Perché ve lo tenete tanto stretto?-chiesi incuriosita. A quanto sapevo il Senatore era la prima persona a cui veniva offerto un trattamento favorevole sotto il punto di vista finanziario.
-E' logico,è un nostro cliente. Uno dei più abituali.-risposte vagamente.
-Claudia...ditemi la verità.-dissi seriamente.
Lei mi guardò per qualche secondo per poi ritornare con gli occhi sui documenti:-Potrebbe servirci.-rispose semplicemente.
Capii subito a cosa si riferisse.
-E come?-chiesi incuriosita,ma la mia domanda non ebbe risposta perché in quel momento la figura di un Assassino interruppe la nostra conversazione. Non appena riconobbi Ezio mi chiusi in un silenzio tombale.
Era da quando era avvenuto quel discorso che non ci eravamo rivisti.
Ezio quell'ultimo anno aveva fatto di tutto e di più per evitarmi. Non aveva più messo piede nella Rosa in Fiore e,a quanto avevo saputo da Claudia,si era tenuto il più occupato possibile tra le missioni e l'addestramento dei suoi Adepti. Insomma,non si era dato nemmeno il tempo per respirare.
Per un attimo mi ritornò in mente il nostro bacio.
Sapendo di essere arrossita a quel ricordo distolsi lo sguardo concentrandomi intensamente sulla composizione di fiori estivi che ornava il bancone.
-Che cosa vuoi?-chiese Claudia,con voce ferma.
-Avevi accennato a un Senatore...-rispose Ezio.
Per un attimo sentii il suo sguardo su di me,ma,così come quella sensazione iniziò,sparì in un secondo.
-E' appena uscito. E comunque puoi trovarlo al Campidoglio,non hai bisogno di me.-
Vidi con la coda dell'occhio Claudia incrociare le braccia al petto. Non mi ero dimenticata del fatto che tra loro due ci fosse del disaccordo.
Claudia mi aveva spiegato che suo fratello era in collera con lei da quando aveva preso la gestione della Rosa in Fiore. C'era stato un litigio tra di loro e da allora facevano di tutto per non parlarsi.
-Una volta ucciso il Banchiere,voi ragazze dovrete riprendervi il suo denaro.-
Non sentii la risposta di Claudia,perché la mia mente si era fermata al Banchiere.
Sapevo che dove c'era il Banchiere c'era anche lui.
Ippolito Mazza.
-Vengo con voi.-dissi riportando lo sguardo su loro due.
Entrambi mi guardarono confusi per qualche secondo.
-Non credo di aver capito bene...-disse Ezio dopo qualche secondo.
-Vengo con voi.-ripetei,più convinta.
-Perché dovreste?-chiese Ezio,mentre Claudia continuava a fissarmi.
-Avete detto che dovete uccidere il Banchiere,vi servirà qualche aiuto,no? Bene,vengo con voi.-ribadii ben sapendo che la mia scusa non campava ne in cielo ne in terra.
-Non credo proprio.-negò allora l'Assassino scuotendo il capo.
-Non mi serve il vostro permesso per fare quello che voglio,non siete mio padre.-dissi,cercando di mantenere la voce calma.
-No,ma siete sotto la mia protezione. Perché dovreste seguirmi,poi? Non vi ho mai sentita esprimere il desiderio di venire con me nelle mie missioni. Cos'ha il Banchiere di così interessante per voi?-
-Non è il Banchiere che mi interessa ma il suo braccio destro:Ippolito Mazza. Dove c'è il Banchiere c'è anche lui.-spiegai,tanto sapevo che sarebbe riuscito lo stesso a farmi dire la verità,in un modo o nell'altro.
Mi ricordai di quando mi fece praticamente sequestrare dai ladri affinché non me ne andassi dalla Volpe Addormentata mentre lui era in missione contro i Cento Occhi.
Ezio mi fissò corrucciando le sopracciglia,cercando di capire il motivo del mio interesse,e, quando lo vidi socchiudere gli occhi,capii che aveva lo aveva afferrato.
-No.-
-Non potete farmi questo.-dissi chiudendo le mani in pugni stretti e serrati. Non era giusto,non era per niente giusto.
-Mi potreste rendere partecipe del vostro dialogo?-chiese all'improvviso Claudia.
-Ippolito Mazza è l'uomo che ha tradito la sua famiglia.-le spiegò Ezio.
Allora Claudia si voltò a guardarmi con un'espressione triste e di comprensione:-Giulia...-iniziò,ma io non la feci finire.
-No,Claudia. Io ho bisogno che lui muoia.-dissi.
-La vendetta non vi ridarà la vostra famiglia.-mi ammonì l'Assassino.
-Io non la chiamo solo vendetta,-iniziai rivolgendomi a Ezio,-la chiamo anche giustizia!-esclamai,-Voi dovreste capire quello che sto dicendo.-conclusi.
-Lo capisco,ma sta di fatto che non posso farvi correre dei pericoli.-concluse incrociando le braccia al petto.
-Anche senza il vostro permesso io vi seguirò fino a quando non mi condurrete dal Banchiere e da quel traditore.-minacciai.
Allora l'Assassino abbassò le braccia e mi guardò con cipiglio severo:-Non costringetemi a rinchiudervi in camera vostra per farvi rimanere qui.-
-Troverei un modo per uscire e seguirvi lo stesso. Non mi fermerete,l'unico modo sarebbe uccidermi.-
-Giulia,non credo che dovreste immischiarvi in queste cose. È pericoloso.-cercò di dissuadermi Claudia.
La guardai negli occhi:-Io,-iniziai per poi spostare lo sguardo sull'Assassino,-verrò con voi.-ripetei nuovamente.
Vidi l'occhiata che si scambiarono per poi tornare a guardarmi.
Allora Ezio sospirò e scuotendo il capo iniziò a parlare:-Vi voglio sempre sotto i miei occhi,non allontanatevi per nessuna ragione al mondo a meno che non sia io a dirvelo. Farete tutto ciò che vi ordinerò di fare. Non accetto compromessi,se volete la vostra vendetta o come la chiamate voi giustizia,dovrete averla seguendo le mie regole,ci siamo capiti?-chiese infine con tono duro.
-Si.-risposi esultando dentro di me.
All'improvviso l'Assassino mi punto un dito contro e,con gli occhi socchiusi in due fessure,mi disse:-Sappiate che non approvo per niente tutto questo. Fatevi trovare pronta quando ve lo dirò io.-poi,senza più dire una parola,uscì dalla Rosa in Fiore.



***



Era passato circa un mese da quando mi ero fatta promettere da Ezio che avrei potuto seguirlo nella missione che riguardava il Banchiere,ma ancora non si era rifatto vivo.
Non avevo saputo più nulla da quel giorno,tanto da temere che Ezio non mi avesse dato ascolto e avesse già concluso il tutto ponendo fine alla vita del Banchiere,ma quando l'avevo chiesto a Claudia lei mi aveva giurato che Ezio non aveva ancora avvicinato il Senatore e che era solo questione di giorni.
Quindi non mi restava che aspettare.
-Giulia?-
Mi voltai,distogliendo l'attenzione sulla lettura con cui mi stavo intrattenendo da circa un'ora e mezza,sentendomi chiamare dalla voce di Claudia.
Il sole stava calando lentamente e la Rosa in Fiore aveva aperto le sue porte,così,per passare un po' il tempo mentre Claudia si occupava di gestire le ragazze,come ogni sera,mi ero seduta su uno dei divanetti che costeggiavano la sala d'ingresso e avevo ripreso a leggere l'Eneide da dove l'avevo interrotta la sera prima.
-Ditemi.-dissi chiudendo il libro e posandolo accanto a me.
-Mi dovreste fare un favore;mia madre è a letto che si sente poco bene e io devo rimanere qui a controllare la situazione,non so a chi altro rivolgermi.-
-Ditemi cosa devo fare,sarò lieta di aiutarvi.-mi alzai dal divano e la raggiunsi. La vidi prendere una lettera sigillata dal bancone per poi porgermela.
Non appena la presi notai il sigillo:era lo stemma del Valentino.
La guardai confusa chiedendo,in una muta domanda,qualche spiegazione.
-Questa lettera deve essere recapitata a Macchiavelli,ha il sigillo di Cesare per fare in modo che non venga aperta dalle guardie o da chiunque altro non sia Niccolò. Manderei un Adepto della Confraternita ma sono tutti in missione o sono con Ezio in questo momento,quindi non so a chi altro dare questa missiva.-mi spiegò Claudia.
-Va bene,ditemi solo come devo fare per far recapitare questa lettera.-dissi mentre nascondevo la missiva all'interno della manica dell'abito che indossavo quel giorno.
-Ci sarà uno dei nostri uomini sotto copertura nei pressi del Ponte Sant'Angelo,ci eravamo accordati di incontrarci in prossimità del ponte per il tramonto. Sarà vestito come uno dei corrieri dei Borgia,quindi dovreste riconoscerlo abbastanza facilmente.-
-Scusate,-iniziai confusa,-ma se devo passare la missiva ad uno dei nostri uomini,perché porta il sigillo del Valentino?-
-Perché le missive prima di essere recapitate al destinatario vengono esaminate,tranne quelle della famiglia Borgia. Se le guardie vedono il sigillo di Cesare non oseranno mai di aprire una sua missiva.-mi spiegò Claudia.
-Capisco. Bene,se è tutto,allora vado.-conclusi prima di dirigermi verso le scale per andare in camera mia a prendere il mantello.
-Fate attenzione,Giulia. La prudenza non è mai troppa.-la sentii dire con tono lievemente preoccupato. Comprendevo la sua leggera riluttanza nell'avermi assegnato quella missione,sarebbe potuto succedermi qualcosa,ma era bello rendermi utile alla Confraternita anche se con un gesto piccolo e insignificante.
-Non vi preoccupate Claudia,farò attenzione.-le assicurai prima di salire le scale.

Castel Sant'Angelo si stagliava contro il cielo colorato del tramonto.
L'ultima volta che avevo visto quell'imponente edificio,un tempo mausoleo di uno degli Imperatori Romani più importanti della storia quale era stato Adriano,stavo fuggendo in groppa ad un cavallo indossando vesti cardinalizie.
Erano passati circa tre anni da quell'evento,da quando,per la prima volta,avevo incontrato Ezio ed ero entrata in contatto con la Confraternita degli Assassini.
Mi guardai attorno,sorvolando sui brutti ricordi che aveva risvegliato quel luogo,per individuare quanti drappelli di guardie stavano perlustrano la zona e,alla fine,contai due drappelli di guardie da quattro e almeno altre otto guardie in servizio lungo il ponte.
Stavo correndo un pericolo,lo sapevo,ma cercavo di pensare che il tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Mi guardai nuovamente attorno per vedere se individuavo l'uomo infiltrato tra i corrieri dei Borgia.
Dopo svariati minuti di perlustrazione lo individuai. Se ne stava in disparte e continuava a guardarsi attorno con sospetto ed anche con una certa impazienza.
Mi avvicinai lentamente verso di lui per non destare sospetti e quando l'uomo mi notò mi fissò con diffidenza squadrandomi dalla testa ai piedi senza il minimo rispetto e con mio grande disappunto.
-Buonasera,Messere.-lo salutai con un cenno del capo.
-Siete in ritardo.-commentò semplicemente senza ricambiare il mio saluto di cortesia,-datemi la missiva.- Corrucciai le sopracciglia a quella mancanza di garbo. Non solo era scortese,ma dava pure ordini.
Mi chiesi come facesse a sapere che avevo io la lettera che doveva essere recapitata a Macchiavelli. Insomma,non ero vestita come un Assassino o come un Adepto,portavo una veste e un mantello comune.
-Di quale missiva state parlando?-chiesi allora,sospettosa. Per quanto ne potevo sapere quello poteva essere benissimo un uomo che i Borgia avevano sostituito con il nostro infiltrato non appena avevano scoperto di questo incontro.
-Non ho tempo da perdere,Madonna. Sto parlando della missiva indirizzata a Messer Macchiavelli. Io e Madonna Claudia ci siamo accordati di incontrarci al Ponte Sant'Angelo al tramonto di questo dì.-spiegò con fare sbrigativo,prima di lanciare un'occhiata diffidente verso un drappello di soldati che si erano avvicinati un po' troppo.
-Non so di che cosa stiate parlando,signore. Volevo solo qualche informazione.- Come aveva detto prima Claudia,la prudenza non è mai troppa.
-So chi siete,Madonna. Non avete pensato che se non fossi uno dei vostri avrei già chiamato le guardie informandoli di aver trovato Giulia Colonna?-mi chiese con fare quasi canzonatorio,-ora:la missiva.-concluse porgendo la mano destra.
Trattenendo a malapena la mia irritazione presi la lettera e gliela porsi,dopo di che,senza nemmeno un cenno di saluto,l'uomo sparì.
Sbuffai in modo poco signorile guardandolo sparire tra la folla di cardinali e nobili che percorreva Ponte Sant'Angelo.
Mi voltai,pronta a tornare alla Rosa in Fiore,quando incrociai da lontano la figura di Francesco Vecellio. Ormai riconoscevo le sue vesti.
Mi avvicinai osservandolo.
Se ne stava in disparte,all'ombra del sole calante,mentre con sguardo perso osservava Castel Sant'Angelo.
Quando mi vide mi fece un cenno di saluto con il capo,per poi osservarmi in silenzio mentre mi fermavo al suo fianco.
-Buonasera,Messer Vecellio.-lo salutai.
Lo avevo visto pochissime volte dal nostro primo incontro,avvenuto un anno prima,così,come imponeva la buona educazione-che ultimamente avevo lasciato un po' da parte-continuavo a rivolgermi a lui con tono formale.
-Francesco,chiamatemi solo Francesco. Odio le formalità.-disse mentre riportava lo sguardo sull'edificio che si stagliava davanti a noi e che,mano a mano che la luce del sole si affievoliva,diventava sempre più scuro.
-Va bene,Francesco.-dissi solamente,prima di seguire il suo sguardo,chiedendomi cosa trovasse di tanto interessante nel vecchio mausoleo di Adriano.
All'improvviso riportai l'attenzione su di lui,ricordandomi chi abitasse a Castel Sant'Angelo insieme alla famiglia Borgia.
-Siete qui per Giovanni,vero?-chiesi di getto.
Francesco si voltò di scatto verso di me osservandomi con cipiglio severo prima di voltarsi ed allontanarsi senza dire una parola.
Lo seguii cercando di raggiungerlo il più presto possibile senza mettermi a correre.
-Scusatemi,non dovevo farvi quella domanda.-dissi non appena lo raggiunsi.
L'Assassino continuò a camminare nel silenzio ignorando le mie parole. Alzai gli occhi al cielo maledicendomi e chiedendomi perché non imparassi a stare zitta.
-Mi dispiace davvero,-tentai di nuovo,-non volevo farvi quella domanda personale...è che per certe cose non riesco a trattenermi! Mio padre mi ripeteva sempre che...-
-Non c'è nessun motivo per continuare a scusarvi,-mi interruppe all'improvviso fermandosi per poi guardarmi,-davvero.-concluse.
Rimasi in silenzio per qualche secondo osservandolo.
Da quando l'avevo incontrato la prima volta avevo visto sul suo volto un velo di rammarico e tristezza permanente,che non voleva saperne di andarsene.
Forse la questione di Perotto gli gravava sulle spalle più di quanto potessi immaginare.
-E' che vorrei aiutarvi.-dissi senza pensarci.
Mi guardò confuso in un primo momento,poi,capendo a cosa mi riferissi,si voltò:-Non ho bisogno del vostro aiuto.-.
Detto questo riprese il suo cammino,ma non riuscì a fare due passi che subito lo presi per il braccio trattenendolo.
-Invece io credo di si,Francesco. So che state soffrendo per il vostro Maestro e anche per quel bambino.-
-Meglio che stia con sua... madre.-disse trattenendo a stento una smorfia a quella parola,-
Io non saprei che cosa farmene di lui.-concluse con tono duro.
Lo guardai allibita. Non potevo credere a quello che aveva detto.
-Voi lo odiate?-chiesi incredula.
A quella mia domanda mi lanciò un'occhiata quasi risentita.
-No,non lo odio.- rispose poco dopo.
-Non si direbbe.-
Francesco si fermò di nuovo,questa volta sospirando mestamente:-Non odio Giovanni,-ripeté nuovamente,questa volta guardandomi in viso,-non potrei mai odiare il figlio del mio Maestro,nonostante lo abbia condannato a morte,però...-
-Però?-lo incoraggiai.
-Però,-iniziò facendo un sospiro,-...non lo so.-concluse scuotendo il capo.
Notando che ero rimasta in silenzio Francesco si voltò a guardarmi.
-Che cosa provereste se doveste vederlo?-chiesi allora.
Francesco sembrò pensare molto attentamente alla mia domanda.
-Molto probabilmente non riuscirei nemmeno a guardarlo.-rispose alla fine.
-Perché?-
-Perché guardarlo mi ricorderebbe il tradimento dell'uomo che consideravo come un padre. Se lo guardassi ho paura di quello che potrei vedere nei suoi occhi,ho il timore di vedere la morte di Perotto ogni volta che guardassi il figlio. Non credo che riuscirei a sopportarlo.-concluse.
-Oppure in quel bambino potreste ritrovare un legame che credevate spezzato per sempre con il vostro Maestro. Ritrovare quel legame potrebbe riportare la serenità nella vostra vita. Non ignorate l'ultima possibilità che avete per poter riavere la vostra vostra famiglia. E non negate la possibilità di far sapere la verità a quel bambino. Non fatelo,Francesco. Almeno voi siete ancora in tempo.-conclusi prima di voltarmi e riprendere il cammino. In silenzio ritornammo alla Rosa in Fiore e,davanti al portone principale,Francesco mi porse una lettera:-Diego ha saputo che avete chiesto di lui,così vi manda questa lettera per tranquillizzarvi.-mi spiegò.
Guardai la lettera con un sospiro di sollievo appena trattenuto e lo ringraziai con un sorriso.
Pronta ad entrare venni bloccata dalla sua voce.
-Madonna Giulia.-
-Si?-chiesi voltandomi.
-Vi ringrazio.-
-Per cosa?-chiesi confusa.
-Per quello che mi avete detto. Grazie.-
Gli lanciai un ultimo sorriso di congedo prima di entrare nella Casa,ma non appena il mio sguardo incontrò la figura di Ezio il sorriso mi morì sulle labbra.
-Preparatevi,Giulia.-iniziò Ezio guardandomi da sotto il cappuccio con le braccia incrociate al petto,-Andiamo a conoscere il Banchiere.-



Così mezz'ora dopo stavo finendo di prepararmi.
Claudia mi aveva consigliato di cambiarmi d'abito perché in caso di pericolo la gonna voluminosa mi sarebbe stata d'intralcio,quindi ora mi ritrovavo in camera mia a sistemarmi la divisa d'Adepto che Ezio mi aveva consegnato tempo prima.
Mi feci velocemente uno chignon semplice e mi detti un'occhiata veloce allo specchio.
Va bene,mi dissi,non ero al mio meglio,ma almeno lo scopo ultimo era stato ampiamente raggiunto. Più comoda di così non potevo stare.
Quando scesi da basso trovai solamente Claudia che se ne stava ferma alla fine della scalinata. Non appena mi vide mi lanciò un occhiata preoccupata.
-Non dovreste.-mi disse non appena scesi l'ultimo scalino. -Ormai non torno indietro.-risposi risoluta.
Sopportai la sua ennesima occhiata preoccupata fino a quando non riprese parola:-Vi aspetta fuori.-disse prima di abbracciarmi.
Non appena sciogliemmo l'abbraccio mi ricordò ancora una volta di fare attenzione e di seguire sempre suo fratello,dopo di ché mi lasciò uscire.
Non appena misi piede sulla piazzola notai che il sole era ormai calato e che,piano piano,la sera stava scendendo.
Non appena individuai la figura di Ezio mi avvicinai e non appena l'Assassino notò la mia presenza mi ricordò ancora una volta che dovevo seguire tutto quello che mi avrebbe ordinato.
Quando ci si mettevano gli Auditore erano davvero insistenti!
-Farò tutto quello che mi direte,basta che mi portiate dal Banchiere.-risposi conciliante.
Lui non disse niente in risposta,ma mi lanciò ancora una volta un'occhiata ammonitrice che forse in un altro momento mi avrebbe fatto desistere,ma non quella notte.
Quella notte avrei avuto la mia vendetta.
Sentii Ezio richiamare il cavallo e dopo qualche secondo uno stallone bianco tutto corazzato e bordato di rosso si fece spazio tra la gente.
Rimasi quasi a bocca aperta.
-Ma è...?-iniziai.
-Si.-rispose semplicemente l'Assassino prima di montare a cavallo per poi issarmi dietro di se.
Non avevo mai provato quella posizione,di solito fin da piccola cavalcavo all'amazzone,ma non mi dette più di tanto fastidio,anzi,notai di potermi muovere meglio.
Ezio fece partire la cavalcatura al galoppo e nel completo silenzio ci avviammo.
Percorremmo il tragitto fino al Campidoglio senza dire una parola:io per paura di dire qualcosa di sbagliato e di far arrabbiare ulteriormente Ezio,lui forse perché semplicemente non voleva parlare con me.
Ma non mi soffermai sul motivo del nostro silenzio troppo a lungo perché il sapere che presto sarei riuscita a fare giustizia per la mia famiglia mi occupava del tutto la mente.
Finalmente avrei scoperto perché uno dei migliori amici di mio fratello ci avesse traditi e forse anche perché il Valentino sapesse del frutto custodito dalla mia famiglia.
Era solo questione di tempo. Quella sera avrei avuto tutte le risposte.
Non appena l'Assassino fece fermare il cavallo ai piedi del colle mi aiutò a smontare per poi scendere anche lui.
-In caso di pericolo,-iniziò non appena mise piede per terra,-state indietro e cercate di confondervi tra la folla,ma statemi sempre vicina in modo che vi possa vedere anche in caso di scontro.-
-Va bene.-
-Andiamo.-
Salimmo il colle del Campidoglio e ci ritrovammo nella piazza in cui vi erano riuniti il Senato,il Palazzo dei Conservatori ed altri edifici in cui le più importanti famiglie di Roma si riunivano per discutere.
Sorpassammo un drappello di guardie posto all'inizio della piazza e subito iniziai a cercare il Senatore.
All'improvviso Ezio mi appoggiò una mano sulla schiena e mi fece segno di procedere.
Lo seguii fino a quando non intravidi Egidio Troche circondato da tre guardie che,a un primo sguardo,sembrava che lo ricattassero.
Ezio mi fece segno di stare indietro mentre lui continuò ad avvicinarsi.
-Basta con le ciance!-sentii esclamare da una delle guardie.
Mi avvicinai di poco per poter sentire meglio,sempre restando ad una distanza di sicurezza.
-Pagate il debito!-
-Fate un eccezione per un pover'uomo!-pregò il Senatore.
-No! Il Banchiere ci ha mandato a riscuotere!-
Ad un accenno di una delle guardie le altre due circondarono il vecchio Senatore e lo afferrarono per le braccia.
-Avrò il suo denaro molto presto!-
-E' troppo tardi!-
Ad un altro accenno la guardia che era rimasta con le mani libere iniziò a colpire il Senatore che,senza potersi proteggere in alcun modo,incassò malamente i pugni che subiva.
Allora vidi Ezio entrare in azione e,mentre io mi confondevo ancor di più tra il gruppo di persone che si erano fermate per assistere alla vicenda,vidi l'Assassino uccidere le guardie con movimenti agili e colpi decisi di spada.
In pochi secondi tutto si era concluso.
-Un buon samaritano a Roma! Credevo fossero tutti estinti!-esclamò il Senatore non appena Ezio gli si avvicinò.
Capendo che la situazione si era ormai calmata mi avvicinai anch'io.
-Senatore Egidio Troche.-iniziò Ezio.
-Non dovrò del denaro anche a voi? Vero?-chiese preoccupato l'uomo,alzando leggermente le mani come a proteggersi.
-Sto cercando il Banchiere di Cesare.-spiegò l'Assassino.
-Eh! Cesare Borgia...e voi sareste?-
-Un amico di famiglia.-mentì Ezio.
Il Senatore stava per rispondere quando notò la mia presenza.
Mi osservò per qualche secondo incuriosito per poi sgranare gli occhi:-Ma voi siete...-iniziò sorpreso.
-Senatore...-lo richiamò Ezio per riavere l'attenzione.
Il Senatore mi lanciò un'occhiata incuriosita un'ultima volta e poi con un sospiro riprese a parlare:- Cesare ultimamente ha molti amici,purtroppo io non sono fra questi.-
-Posso pagarvi.-
-Ma che meraviglia! Sconfigge le guardie e mi da anche del denaro! Dove siete stato per tutta la mia vita?!-esclamò il Senatore con fare cinico.
-Sarà meglio allontanarci.-disse all'improvviso Ezio notando il drappello di guardie che avevo avvistato da qualche secondo avvicinarsi.
-So dove possiamo andare.-disse il Senatore facendoci il segno di seguirlo.



Percorremmo il tragitto fino al luogo di destinazione tenendo un basso profilo:infatti quando le guardie erano troppo vicine Ezio aveva richiamato i suoi Assassini invece di ingaggiare uno scontro in prima persona. Era meglio così se volevamo arrivare a destinazione senza troppi problemi.
Durante il percorso Egidio non aveva fatto altro che parlare,ammettendo che,essendo membro di un Senato ormai inutile,aveva iniziato a scommettere,a bere e andare a donne,lasciandosi dietro di se debiti su debiti.
Quando poi Ezio aveva detto al Senatore che,a quanto pareva,qualcuno lo voleva morto,e non a causa dei suoi debiti,il Senatore aveva rivelato che aveva saputo da suo fratello,il ciambellano del Papa,i piani di Cesare per la Romagna e che lui,a sua volta,aveva avvertito all'ambasciatore di Venezia per avvisarlo e che molto probabilmente una delle sue missive doveva essere stata intercettata.
Mi chiesi come facesse ad essere ancora vivo.
-Maledette missive!-esclamò il Senatore non appena ci ritrovammo di fronte ad un cancello in ferro battuto di una casa nobiliare,-non avrei mai dovuto spedirle all'ambasciatore!Adesso Cesare mi ucciderà! Benvenuti a casa di mio fratello Francesco,grazie a Dio non è qui!-esclamò invitandoci ad entrare,-non ci parliamo da quando ha saputo delle lettere!-
Ezio mi fece cenno di entrare per prima,dopo di ché si chiuse il cancello alle proprie spalle. Egidio mi osservò ancora una volta mentre io facevo finta di osservare il giardino interno,tanto per cercare di sviare la sua attenzione da me.
-Che cos'è che volevate?-chiese all'improvviso il Senatore riportando l'attenzione su Ezio.
-Il Banchiere di Cesare.-
-Giusto! Devo presentarmi con il denaro...-mormorò il Senatore,-il problema è che non ne ho!-esclamò spalancando le braccia con rassegnazione.
-Vedrete il Banchiere?Dove?-chiese impaziente Ezio.
Finii di osservare il giardino riportando l'attenzione su di loro.
-Lo saprò quando sarò lì!Io vado in uno dei tre luoghi...e i suoi amici mi portano da lui.-spiegò Egidio.
-Vi porterò il denaro che gli dovete.-
-Sul serio? Dovete smetterla però...così mi date delle speranze!-esclamò sbalordito l'uomo.
-Voi restate qui.-mi ordinò Ezio prima chiudersi ancora una volta il cancello di ferro battuto alle spalle ed avviarsi per provvedere al denaro che serviva al Senatore.
Quando rimanemmo soli Egidio riprese ad osservarmi.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo fino a quando lui non riprese a parlare:-Io vi conosco...-mormorò pensieroso.
-Non credo.-dissi continuando ad ignorare il suo sguardo.
-Ma certo che vi conosco...vi ho già vista. Certi occhi non si dimenticano,Madonna. Solo non ricordo dove vi ho già incontrata.-
Possibile che avessi già incontrato il Senatore Egidio Troche prima della mia partenza da Roma senza ricordarmene?
-Per caso siete...-iniziò,ma venne interrotto dal cigolio del cancello che si apriva nuovamente.
Ci voltammo entrambi verso l'Assassino che,ora,teneva in mano un sacchetto di velluto pieno di monete.
Non appena lo lanciò al Senatore,quest'ultimo,lo prese al volo con occhi meravigliati.
-Non posso credere che facciate davvero questo.-
-Ad una condizione.-lo avvertì l'Assassino.
-Ahhh,lo sapevo!-
-Tenete d'occhio i politici in città. Voglio che riferiate a Maria della Rosa in Fiore quali sono quelli che stanno aiutando i Borgia.-
-E poi? Li farete scomparire?-chiese il Senatore prima di voltarsi verso i due forzieri che avevo già notato prima appoggiati sulle panchine di pietra.
Mise il denaro appena ricevuto da Ezio in un forziere dopo di che prese un altro piccolo sacchetto e lo mise nel forziere accanto:-Anche se quel figlio di un cane mi odia,è pur sempre mio fratello!-esclamò prima di chiudere entrambi i forzieri.-'Sta bene. Andiamo!- esclamò prima di prendere uno dei due forzieri ed avviarsi verso il cancello.
-Vi seguiremo fino al Banchiere.-disse Ezio facendomi cenno di precederlo.
Non sapevo ancora come avrei fatto o quello che sarebbe accaduto,ma di una cosa ero certa: finalmente,quella sera, avrei vendicato la mia famiglia.




Angolo Autrice:
Buona sera a tutte e felice anno nuovo,anche se con otto giorni di ritardo xD!
Coooomunque! Alla fine ce l'ho fatta ad aggiornare e anche prima del previsto!
Ora entriamo nel vivo della storia gente! Nei prossimi capitoli verranno rivelate varie cose,ad esempio come il Valentino sia venuto a conoscenza del frutto della famiglia Colonna,del segreto che si cela dietro i poteri di Giulia,e altre cose del genere...pazientate,mancano pochi capitoli.
Passando a questo capitolo:vi volevo parlare del mio Francesco Vecellio.
Già lo avevamo conosciuto nel precedente,ma avevo dato pochi indizi sul suo carattere.
Io,fin dall'inizio,l'ho visto come un ragazzo profondamente segnato dal “tradimento” di Perotto,e in seguito ai fatti accaduti secondo me Francesco si è chiuso in se stesso,diventando molto taciturno e quasi asociale,occupato solo nel migliorare le proprie abilità come Assassino.
In più mi sono chiesta cosa avrebbe provato Francesco di fronte a Giovanni. Il mio Francesco,come già detto,non odia il bambino che ha,in pratica,condannato a morte Perotto,ma i suoi sentimenti sono molto contrastanti perché se da una parte vorrebbe vedere Giovanni,dall'altra vorrebbe non averci niente a che fare(un po' come Ezio con Giulia).
Quindi,Giulia,capendo quello che prova,cerca di spronarlo nel non tagliare del tutto i ponti con la sua vecchia vita e di prendere con se Giovanni,bambino che Giulia intende come ultimo membro della famiglia di Francesco visto che,in pratica,l'unico padre che quest'ultimo abbia mai conosciuto era proprio Perotto.
Questo è il mio Francesco Vecellio e spero che vi piaccia.
Sapremo in seguito cosa succederà tra Francesco e Giovanni(anche se,chi ha seguito PL,lo sa già)
Passando al resto,definirei questo capitolo quasi di passaggio,ma non del tutto.
Spero comunque che vi sia piaciuto^^.
Al prossimo capitolo,
bazi,
Morgan.

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Capitolo 13
*** 12 Capitolo-Vendetta ***


12




Roma
1 Agosto Anno Domini 1503



-Cercate di stargli dietro senza farvi notare,io vi seguirò dai tetti.-mi disse Ezio non appena uscimmo dalla proprietà del fratello del Senatore.
Gli risposi con un cenno del capo e,dopo avermi lanciato un'ultima occhiata molto significativa,si voltò e si diresse verso una scala che portava al tetto di uno degli edifici che costeggiavano la piazzola di fronte alla casa di Francesco Troche.
Lo osservai sparire sopra il tetto per poi riportare l'attenzione sul Senatore che,imperterrito,si faceva strada tra la folla tenendo ben saldo il forziere con i soldi che doveva ridare al Banchiere.
Facendomi coraggio per quello che dovevo affrontare da lì a poco,iniziai a seguirlo mantenendo una distanza ragionevole,ma senza perderlo di vista.
Lo seguimmo fino al punto di arrivo e,quando lo vidi addentrarsi in un cortile interno sorvegliato da guardie,mi fermai a qualche metro di distanza in attesa di rivederlo comparire.
Alzai gli occhi ai tetti per vedere se si vedesse Ezio,ma l'Assassino doveva essersi fermato da un'altra parte dell'edificio per ascoltare la conversazione che stava avvenendo in quel momento tra il Senatore e le guardie al servizio del Banchiere.
Quando,dopo vari secondi, rividi Egidio insieme alle guardie mi mescolai tra la folla e,dopo essermi accertata che non mi avessero notato,iniziai a seguirli. Sentii qualche parola della loro conversazione,ma erano troppo lontani perché riuscissi a sentire quello che stavano dicendo. Da parte mia non volevo avvicinarmi troppo col rischio di incorrere in pericoli inutili.
All'improvviso la mia concentrazione venne meno quando notai di sfuggita l'ombra dell'Assassino saltare da un tetto all'altro.
Guardai in alto,ma Ezio era già scomparso nuovamente.
Riportai nuovamente l'attenzione sul Senatore e sulle guardie e,quando notai che si stavano fermando,mi affrettai a confondermi tra la folla della piazza che stavamo percorrendo.
Feci appena in tempo prima di vedere la guardia voltarsi sospettosa.
Mentre osservavo le due guardie osservare la folla attentamente,sentii il mio cuore correre all'impazzata.
Non dovevano notarmi,non poteva accadere.
Quando li vidi voltarsi e riprendere il cammino sospirai di sollievo.
Lontano sentii delle campane suonare.
Contai fino a venti rintocchi. Presto sarebbe calata la notte.
All'improvviso dietro di me sentii un forte rumore. Come se qualcosa si fosse appena schiantato a terra.
Mi voltai per vedere cosa fosse e vidi che una tegola del tetto si era spezzata in mille pezzi a qualche metro da me.
Alzai lo sguardo per capire cosa fosse successo quando vidi l'Assassino trascinare una delle guardie esanime poste sui tetti della città.
Non appena Ezio notò che lo stavo osservando mi fece cenno di continuare a seguire il Senatore,così ripresi il mio cammino non prima di avergli lanciato un'ultima occhiata un po' preoccupata.
Camminammo per un'altra decina di minuti,facendo attenzione nel mimetizzarmi bene tra la folla,fino a quando non raggiungemmo la piazza del Pantheon.
L'imponente edificio costruito durante il periodo imperiale della Roma Antica si stagliava in tutta la sua magnificenza sulla piazza,sotto le sfumature calde del sole calante.
Quella vista per un attimo mi emozionò.
Sulla pavimentazione della piazza dei tappeti finemente lavorati erano stati stesi,come per onorare l'edificio,mentre foglie di un caldo rosso venivano trasportate dal leggero vento che abbracciava la piazza.
Mi riscuotei dai pensieri dicendomi che quello non era il momento più adatto per soffermarsi sulla quella splendida vista.
Riportai lo sguardo sul Senatore che,in quel momento,stava entrando nel pronao seguito dalle guardie.
Alzai ancora una volta lo sguardo,curiosa di sapere dove fosse finito Ezio.
Lo vidi in piedi al limitare di uno dei tetti,concentrato su quello che succedeva all'interno del pronao.
Riabbassai lo sguardo e riportai anche io l'attenzione su quello che stava accadendo.
Quando vidi una delle guardie estrarre la spada mi avvicinai di qualche passo preoccupata,ma non appena vidi il Senatore consegnare lo scrigno e la guardia riabbassare la spada mi fermai sollevata.
Vidi uno degli uomini,dall'armatura completa dedussi che fosse un Capitano o qualcosa del genere,entrare all'interno del Pantheon con lo scrigno,mentre le altre guardie trattenevano il Senatore.
Quando rialzai lo sguardo su Ezio per cercare di capire in qualche modo come procedere,non lo vidi.
Guardai sui tetti dei vari edifici che circondavano la piazza,ma dell'Assassino nessuna traccia,fino a quando non notai una figura bianca scalare la cupola del Pantheon. Lo osservai mentre scalava con agilità i gradoni della cupola fino a raggiungere l'apertura del tetto dell'edificio.
In un secondo sparì all'interno del Pantheon.
Mi avvicinai ulteriormente e,non appena un gruppo di persone mi sorpassò,mi intrufolai tra di loro.
Non appena mi avvicinai al pronao sentii Egidio dire alle guardie che,avendo portato i soldi,poteva essere lasciato andare e le guardie rispondergli che,fino a quando il soldi non fossero stati contati,lui non se ne sarebbe andato.
Vidi il Senatore guardarsi attorno,come se cercasse una via di scampo e,quando mi notò,mi lanciò un occhiata preoccupata.
Per un attimo mi sembrò che mi facesse un gesto impercettibile con la testa invitandomi ad allontanarmi.
Lo guardai confusa per quel suo gesto,chiedendomi se non me lo fossi solo immaginato. Il Senatore riportò lo sguardo davanti a se e ricominciò a parlare.
Continuai a camminare con il gruppo in cui mi ero mimetizzata,fino ad allontanarmi dall'edificio e ritornare dall'altra parte della piazza.
Lasciai il gruppo e mi rimisi in disparte attendendo che Ezio uscisse dal Pantheon.
Mentre osservavo Egidio mi chiesi,ancora una volta,perché mi avesse invitato ad allontanarmi dall'edificio. Sembrava preoccupato che venissi scoperta. Per un attimo mi era addirittura parso più preoccupato per il fatto che fossi stata così vicina a lui e alle guardie che della sua situazione delicata.
Non appena vidi la guardia che era entrata con lo scrigno ritornare nel pronao lasciai perdere i miei ragionamenti per riprenderli,magari,in un altro momento.
Osservai da lontano il breve discorso che avvenne nel gruppo,senza sentire una sola parola,preoccupata nel notare che di Ezio non c'era nessuna traccia.
Non appena il Senatore venne liberato lo vidi dirigersi,a grandi falcate,verso di me.
Non appena mi raggiunse si voltò verso i soldati che lo avevano trattenuto fino a quel momento e,non appena si fu accertato che non gli prestavano più attenzione,si voltò verso di me.
-Dov'è Ezio?-chiesi subito preoccupata.
-Spero che il vostro amico sappia quello che sta facendo,Madonna.-disse il Senatore ignorando la mia domanda.
-Prego?-chiesi confusa.
-Ha preso il posto del Capitano. E' uscito con lo scrigno e sta andando dal Banchiere con le guardie.-mi spiegò Egidio lanciando un'occhiata nella direzione presa da Ezio.-Vi conviene affrettarvi se non volete perderlo,Madonna Giulia.-concluse.
Sgranai gli occhi sentendolo nominare il mio nome.
Quando il Senatore si rivolse a me eruppe in una risata bassa:-Vi avevo detto che i vostri occhi non si scordano facilmente,Madonna Colonna.-rispose al mio sguardo sconvolto.
-Vi prego...-iniziai,ma venni fermata da un suo cenno.
-Non vi preoccupate. Il vostro amico mi ha aiutato con i miei debiti,non potrei ripagarlo denunciandovi ai Borgia. Non sarebbe onorevole.-disse enfatizzando le sue parole con un cenno sicuro del capo.-Addio,Madonna. Ringraziate il vostro amico da parte mia,quando tutta questa storia sarà finita.-
-Lo farò. Addio,Senatore.-risposi al suo inchino con un cenno del capo. Non appena il Senatore sparì tra la folla riportai l'attenzione sulla piazza cercando Ezio.
Sospirai notando che avevo perso le tracce dell'Assassino.
Dopo un attimo di panico puro,chiusi gli occhi cercando di rintracciarlo attraverso i suoi pensieri.
Dove diavolo è finita?
Il bello del poter leggere nella mente delle persone erano i canali di collegamento.
Grazie ad essi riuscivo a capire dove si trovavano le persone con cui ero collegata,quindi non mi ci volle molto per individuare il percorso che aveva fatto l'Assassino.
Così,mantenendo aperto il canale tra me e Ezio,lo seguii attraverso i suoi pensieri. Era come se un filo di Arianna mi stesse facendo percorrere lo stesso percorso dell'Assassino,portandomi da lui.
Non mi ci volle molto per riaverlo sotto gli occhi.
Stava raggiungendo Ponte Sisto con il seguito di guardie.
Li seguii fino a quando il gruppetto si fermò dinnanzi a due guardie,di cui,una delle due,era un armadio in armatura talmente era grosso.
-Datemi il forziere Luigi,lo devo portare al Banchiere.-iniziò l'altra guardia. Eziò consegnò il forziere per poi essere invitato dall'armadio in armatura a seguire la guardia con lo scrigno.
Sentii di sfuggita le altre guardie che chiedevano di poter entrare anche loro perché la mia attenzione venne catturata da un'altra guardia che correva a per di fiato.
-Luigi è stato ucciso. Abbiamo trovato il cadavere al Pantheon.-disse non appena raggiunse i suoi colleghi.
Imprecai in modo molto,ma molto,poco signorile. Diego sarebbe stato fiero di me se mi avesse sentito in quel momento. Anna un po' meno.
E ora?
-Luigi? Ma è appena entrato!-esclamò sorpreso l'armadio in armatura.
Diavolo.
Ora si che erano guai!
Non appena le guardie si diressero nella direzione presa da Ezio a gran velocità non persi tempo e le seguii.
Continuai a sorvegliare il canale di collegamento tra me e Ezio e non appena individuai la sua presenza nei dintorni lo raggiunsi.
Non appena entrai nel piccolo cortile interno in cui l'Assassino si era fermato notai che si era già cambiato d'abito e stava conversando con alcune delle ragazze di Claudia.
-Di a Claudia che il Banchiere è qui.-lo sentii dire ad una delle cortigiane.
Non appena mi notò non perse tempo e mi chiese con un'occhiata irritata dove mi fossi cacciata.
-Vi ho perso di vista per un secondo lo ammetto,mi dispiace.-replicai velocemente chiudendo il discorso,-hanno trovato il corpo della guardia al Pantheon,sanno che siete qui.-lo avvisai.
L'Assassino mi lanciò un'ultima occhiata per poi rivolgersi nuovamente alla cortigiana con cui stava parlando quando ero arrivata.
-Vai da Claudia.-le disse con un cenno del capo.
La cortigiana sparì mentre le altre due aspettavano in attesa che Ezio dicesse loro cosa fare.
-Cosa facciamo ora?-chiesi impaziente.
-Il Banchiere si trova ad...una festa. Quindi ci saranno guardie ovunque.-iniziò Ezio facendosi poi pensieroso,-mi chiedo se riuscirete a non farvi scoprire. Non avete l'abilità di un Assassino nel confondervi con le persone. Stasera un minimo sbaglio potrebbe rivelare la vostra presenza.-continuò osservandomi attentamente.
Mi sentii punta sul vivo dalle sue parole.
Va bene che non avevo ricevuto un addestramento da Assassino,ma non ero completamente imbranata. Insomma,mi era sembrato di andare bene lungo il tragitto fino al Pantheon.
-Allora come volete fare,Maestro?-chiesi,incrociando le braccia al petto,con tono di sfida.
L'Assassino mi fissò per qualche secondo prima di spostare lo sguardo sulle ragazze che ancora attendevano e che,in quel momento,stavano osservando la scena con un sorrisino divertito sulle labbra.
All'idea di star dando spettacolo davanti a quelle due donne mi irritai ancora di più.
Vidi l'Assassino riportare di nuovo lo sguardo su di me per poi spostarlo nuovamente sulle due cortigiane.
Oh,no...
-Forse...-iniziò,ma io fermai la sua proposta sul nascere.
-No,non esiste. Scordatevelo.-
-Almeno fatemi finire di parlare.-commentò semplicemente Ezio a quel mio rifiuto.
-Non serve parlare. La vostra proposta è scartata su tutti i fronti!-esclamai cercando di trattenere l'irritazione quando notai il sorriso malandrino che si dipinse sulle sue labbra.
Per un attimo trattenni il fiato.
Era da tempo che non vedevo uno dei suoi sorrisi divertiti.
-Va bene,va bene. Faremo in un altro modo. Andate.-disse rivolgendosi alle cortigiane che,dopo averci lanciato un'ultima occhiata divertita,sparirono lasciandoci soli.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo ad osservarci.
-Devo accertarmi che,quello che vedrete stasera,non vi farà sconvolgere a tal punto da far saltare la vostra copertura.-iniziò osservandomi con ancora un'aria divertita sul volto.
-Di cosa state parlando?-chiesi confusa,lasciando che le braccia tornassero a distendersi lungo i fianchi.
-Si,insomma...la festa a cui partecipa stasera il Banchiere non sarà uno di quei ricevimenti a cui siete stata abituata,Giulia. Vedrete cose che forse potrebbero sconvolgervi. Anche se abitando alla Rosa in Fiore da un paio d'anni dovreste aver visto alcune cose.-continuò l'Assassino sotto il mio sguardo ancora più confuso.
-Dove volete arrivare?-chiesi ancora una volta.
-Non è ben educato parlare di certe cose con le giovani donne di buona famiglia,ma non so in che altro modo anticiparvi a quello che potreste assistere stasera.-mormorò Ezio quasi a se stesso.
-Volete dirmi di cosa stiamo parlando,Ezio?-chiesi mettendo più enfasi nella domanda allargando le braccia disperata da quel suo tentennare nel darmi una risposta.
-Sapete cos'è un'orgia,Madonna?-chiese finalmente l'Assassino.
-Un...un'orgia?-chiesi confusa.
-No,dalla vostra domanda e dalla vostra espressione direi che non lo sapete.-sentenziò
Ezio con un sospiro sconsolato.-Va bene,sentite,se vedete le persone in atteggiamenti decisamente intimi,non soffermatevi a guardarli,ma andate avanti come se niente fosse. Ci siamo intesi?-mi chiese.
Arrossii alla sua risposta capendo finalmente,almeno in parte,che cosa fosse un'orgia.
-Decisamente intimi,quanto?-chiesi a bassa voce.
-Oltre la decenza.-rispose prontamente Ezio.-Dovevo rinchiuderla in camera...lo sapevo.-lo sentii mormorare a se stesso.
-No!-esclamai al suo pensiero espresso ad alta voce,-va bene,se vedo cose...che vanno oltre la decenza farò finta di non averle viste e andrò avanti. Ora sbrighiamoci.-conclusi prima di voltarmi.
Venni fermata da Ezio che,senza una parola,mi agganciò uno stiletto alla vita.
-Dirò alle ragazze di seguirti,in modo da essere sempre al sicuro anche in caso andasse qualcosa storto.-mormorò non appena ebbe finito di agganciarmi la cintura.
Rimanemmo a fissarci in silenzio per qualche secondo fino a quando non mi decisi a parlare.-Inoltre ci sono diversi Assassini appostati sugli edifici,ci copriranno le spalle in caso di pericolo.-
-Ricordate quando mi chiedeste che cosa avrei fatto in caso non foste tornato?-chiesi dopo averlo fissato in silenzio mentre finiva di agganciare la fibbia.
-Ogni singola parola.-mormorò.
Appoggiai la mano destra sulla sua guancia ispida e lo invitai a guardarmi negli occhi.
-Non so cosa farei il caso non tornaste,non posso saperlo. Posso sapere quello che posso fare adesso,e cioè seguirvi fino a quando avrò la più la forza per camminare.-dissi riversando in quelle parole tutto il mio cuore.
Ezio riabbassò lo sguardo a quelle parole e mi afferrò la mano appoggiata alla sua guancia stringendola.
Dopo cinque secondo sciolse la stretta e senza una parola uscì dal piccolo cortile interno.
Con un sospiro lo seguii.



Compresi quello che mi disse Ezio non appena entrammo,confondendoci tra le cortigiane,all'interno della festa indetta dal Banchiere.
Ogni volta che voltavo il capo da qualche parte vedevo uomini e donne quasi completamente svestiti che si intrattenevano tra di loro e ogni tanto sentivo alcuni di essi invitare le cortigiane,con parole volgari,ad unirsi a loro.
E più si saliva il colle dove si trovava il centro del baccanale più gli atteggiamenti diventavano spinti.
Se mia madre avesse potuto vedermi in quel momento mi avrebbe uccisa con le sue mani.
Rimasi sconvolta di fronte ad un gruppo di uomini,di varia età,che stavano palpando in modo molto volgare due giovani ragazze che,ogni tanto,emettevano risatine e gemiti di piacere.
-Non guardate.-mi ricordo l'Assassino.
Alle sue parole ripresi a guardare di fronte a me cercando di cancellare dalla mente quello che avevo appena visto.
Rabbrividì al solo pensiero di ritrovarmi in una situazione del genere.
-State tremando.-
-No.-dissi tra i denti.
Sentii da parte sua uno sbuffo divertito.
Per tutto il tragitto Ezio non aveva perso d'occhio la guardia papale che stava portando lo scrigno al Banchiere,ma al contempo l'avevo visto lanciare occhiate in giro,per vedere se tutto era sotto controllo.
Finalmente raggiungemmo il punto d'incontro tra la guardia e il bersaglio di Ezio.
Non appena vidi il Banchiere lo riconobbi.
Era Juan il Maggiore,cugino di Cesare.
L'avevo visto qualche volta durante la mia prigionia a Castel Sant'Angelo.
La sua mole importante era libera dagli abiti cardinalizi, esposta senza la minima vergogna da parte del Cardinale.
Il Banchiere portava il capello porpora sul capo,mentre intorno alla vita aveva drappeggiato del velluto rosso fermato dalla testa di un ariete in avorio sul davanti. Una collana lunga gli ornava il petto e ai piedi portava le pantofole coordinate con il resto del vestiario,se così poteva definirsi.
Vidi la guardia papale porgere lo scrigno alla guardia che accompagnava il Banchiere.
Quest'ultimo,prima di congedare la guardia papale,afferrò la mano della cortigiana che aveva seguito la nostra guida fino al punto di incontro. Vidi da lontano la cortigiana civettare con il Banchiere che,con sguardo lascivo,scrutava il corpo della donna.
Una guardia arrivò all'improvviso richiamando l'attenzione del Cardinale che,insieme alla cortigiana,spari oltre la fila di guardie che,sull'attenti,osservavano la zona.
L'Assassino fece un cenno e tre cortigiane si diressero verso la guardia che aveva appena posato lo scrigno su un tavolo poco lontano da dove ci trovavamo.
Vidi la cortigiana bionda afferrare la mani della guardia e distrarla mentre le altre due si prendevano il forziere e sparivano tra la folla senza farsi vedere.
Non appena Ezio ebbe la via libera pagò un nuovo gruppo di cortigiane che stazionavano vicino a noi per poi dirigerci verso la fila di guardie che,non appena notarono le ragazze,vennero distratte.
Con sole due cortigiane rimaste del gruppo proseguimmo il cammino fino a quando anche loro non distrassero una coppia di guardie posta lungo il tragitto.
Allora io e Ezio ci confondemmo in un gruppo. Continuammo a camminare fino a quando un'altra fila di guardie non ostruì il passaggio.
Il Banchiere passò oltre insieme alla cortigiana di poco prima mentre io e Ezio dovemmo fermarci.
-Ora che facciamo?-chiesi mentre osservavo il Banchiere sparire dietro l'angolo di un edificio.
Ezio non rispose alla mia domanda,ma continuò ad osservarsi in giro in cerca di un'altra strada da fare.
Non appena la individuò mi fece cenno di seguirlo.
Passammo dietro ad una casa diroccata e ci ritrovammo di fronte alle rovine di un antico tempio di cui rimanevano solo le colonne e la base.
Di fronte ad esso un edificio si stagliava imponente.
Individuai subito Cesare Borgia affiancato da suo padre,Papa Alessandro VI e da altre guardie.
Di fronte a loro c'era il Cardinale che,insieme agli altri partecipanti di quella serata,attendeva il discorso di Cesare,da poco rientrato dalla Romagna.
Mi guardai attorno,mentre insieme ad Ezio mi confondevo tra la folla,in cerca di Ippolito e quando lo individuai a poca distanza dal Banchiere dovetti fare violenza su me stessa per non affondargli l'arma che mi aveva consegnato l'Assassino nella schiena.
Quando Ezio notò la mia inquietudine mi disse di aspettare fino a quando la folla non fosse tornata a disperdersi e che se avessi colpito ora avrei attirato l'attenzione in un secondo senza via di scampo.
-Quale miglior modo di festeggiare le mie vittorie,che unirsi in una fratellanza virile!-iniziò all'improvviso Cesare riportando la mia attenzione su di lui. Come volevo Ippolito morto,così volevo che Cesare marcisse sotto terra,-Presto,ci ritroveremo qui,per celebrare la nascita dell'Italia unita!Allora la baldoria durerà quaranta giorni e quaranta notti! Che la festa abbia inizio!-esclamò infine spalancando le braccia con entusiasmo.
Vidi Cesare voltarsi verso il padre non appena ebbe concluso il suo discorso e fatto iniziare i veri festeggiamenti.
Li vidi discutere tra di loro. Lo Spagnolo non sembrava contento quella sera,anzi,stava guardando il figlio con aperto rimprovero.
Forse qualcosa si stava inclinando nella famiglia papale.
Mi avvicinai senza farmi notare per poter cercare di carpire qualcosa,magari avrei sentito qualcosa di interessante da poter poi riferire a Ezio.
-Se il vostro geniale Comandate in capo dice che è possibile perché non ve ne rallegrate?-sentii domandare da Cesare,mentre con sguardo annoiato osservava gli invitati senza degnare di un'occhiata il suo veneratissimo padre.
-Rischi di rovinare il delicato equilibrio che abbiamo conquistato con tanta fatica.-lo ammonì lo Spagnolo.
Allora Cesare si voltò ad osservarlo:-Apprezzo ciò che avete fatto per me,ma l'esercito è mio,quindi sono io che decido.-dopo di che voltò la schiena alla festa,- Non siate cupo...divertitevi.-
Detto questo il Valentino sparì all'interno dell'edificio,seguito da suo padre.
Interessante,a quanto pare quello che avevo intuito non era poi così lontano dalla verità.
Ezio mi afferrò delicatamente il braccio destro per farmi riportare l'attenzione su di se o su quello che ci circondava. La mia attenzione era stata talmente assorbita dal discorso appena avvenuto tra lo Spagnolo e Cesare che mi ero dimenticata di trovarmi lì per un motivo ben diverso dal vedere la famiglia Borgia azzannarsi la coda.
-Cercate di non farvi uccidere. Fate in modo che nessuno vi veda mentre vi intrattenete con Ippolito. In caso qualche guardia vi noti nascondetevi in qualche gruppo o sedetevi su qualche panchina,ritorneranno ai loro doveri. In caso non riusciate a levarveli di torno chiedete servizio alle cortigiane,con loro andrete sul sicuro. Essendo inesperta vi consiglio di essere molto discreta,quindi niente avventatezze. So che è difficile,ma ci dovete provare. Io mi devo occupare del Banchiere quindi per un po' non vi potrò aiutare. Fate la massima attenzione.-concluse enfatizzando i suoi consigli con un ultima stretta più accentuata sul braccio per poi lasciarmi e mescolarsi tra i gruppi di nobili che si stavano dando alla baldoria.
Gli lanciai un'ultima occhiata prima di riportare l'attenzione su Ippolito che in un secondo fu nuovamente sotto il mio sguardo.
Come aveva detto Ezio,andare direttamente da lui sarebbe stato un suicidio ed un metodo troppo diretto.
Pensai a diversi modi con cui poter agire fino a quando non conclusi che l'unico metodo sicuro era quello di farlo allontanare.
Mi voltai verso un gruppo di cortigiane che stavano cercando un signore con cui intrattenersi per la serata e mi diressi verso di loro. Pagai due delle ragazze perché portassero in disparte Ippolito.
Non appena le due cortigiane si avvicinarono al traditore con fare sensuale e civettuolo,questi si scusò con i signori con cui stava parlando e le seguì.
Lanciai un'ultima occhiata al tempio in rovina ed alle persone che si stavano dando da fare con i festeggiamenti;infine individuai Ezio che,pazientemente,stava aspettando seduto su una delle panchine il momento giusto per agire.
Pregai velocemente perché tutto andasse bene,poi seguii Ippolito.



Le cortigiane fecero un ottimo lavoro,dovetti ammetterlo.
Senza che si accorgesse di niente,il traditore fu portato in un vicolo isolato,completamente deserto. Avrei potuto commettere di tutto in quel vicolo e nessuno lo avrebbe notato.
Osservai disgustata Ippolito che accarezzava lascivamente le curve sensuali del seno di una delle due ragazze,mentre queste,come se niente fosse,continuavano a sorridergli.
Non appena notai una delle sue mani scivolare verso il basso,mi dissi che era l'ora di intervenire.
-Grazie,ragazze. Potete andare.-dissi rivelando la mia presenza.
Le due cortigiane si staccarono all'improvviso dall'uomo e,senza il minimo dispiacere,se ne andarono velocemente lasciandoci soli.
Ippolito mi osservò irritato dall'interruzione:-Chi diavolo siete?-sbottò all'improvviso.
Sorrisi a quella sua domanda,rispondendo dentro di me che ero la donna che l'avrebbe mandato all'inferno da lì a poco.
Sapevo che stavo per commettere un crimine condannato dalla Chiesa e dalla moralità,ma la fede mi aveva abbandonato da tempo e la mia morale mi imponeva di fare quello che avrei fatto.
Avrei preso la sua vita.
Mi avvicinai,uscendo dall'oscurità che fino ad allora mi aveva avvolta.
Non appena il traditore notò la mia veste sbiancò in un istante.
-Assassino.-mormorò tremante.
-No,ma presto lo sarò.-risposi continuando ad avanzare.
Lo vidi indietreggiare terrorizzato e guardarsi attorno in cerca d'aiuto o di una via d'uscita.
Era tutto inutile,non sarebbe scappato.
-E' da molto che non ci vediamo,Ippolito.-dissi all'improvviso cercando di mantenermi calma.
Avevo delle domande da porgli prima di passare ai fatti.
Inoltre volevo farlo vergognare per quello che aveva fatto,fargli pentire delle sue azioni. Volevo che,prima della sua morte,si pentisse amaramente di quello che aveva fatto alla mia famiglia.
In quel momento non mi interessava il fatto che poi me ne potessi pentire. Contava il presente.
E il presente mi ricordava che quel traditore aveva fatto ammazzare mio fratello,mia cognata,i miei nipoti,i miei genitori e,per ultimo,mi aveva fatto rinchiudere per mesi.
-Non vi conosco!-esclamò prima di sussultare quando le spalle si scontrarono con il muro di una casa. Intanto,con lo sguardo,continuava freneticamente a cercare una via di fuga.
Abbassai il cappuccio rivelando la mia identità:-Oh,io invece credo di si.-
Non appena mi riconobbe Ippolito riprese colorito e smise di restare attaccato con le spalle al muro. Mi guardò come se fossi tornata dall'aldilà per qualche secondo,per poi scoppiare a ridere.
-Non ci trovo niente di divertente.-mormorai irritata dal suo improvviso scoppio di ilarità.
-Oh,si invece! Cosa pensate di fare,piccola Giulia? Uccidermi nel bel mezzo di una festa con cinquanta guardie che girano nei dintorni?-mi chiese canzonatorio.
-Esattamente,ma prima voglio delle risposte da voi.-risposi sorvolando sul suo tono.
Dovetti ancora una volta resistere al desiderio di ucciderlo e farla finita.
-Andatevene,prima che sia troppo tardi.-mi consigliò Ippolito prima di lisciarsi le pieghe dell'abito pregiato che indossava quella notte,come se volesse comparire impeccabile anche di fronte alla Morte che non poteva vedere.
Non era bello,ma aveva ancora il fascino che anni prima faceva cadere più di una donna ai suoi piedi. Lui e mio fratello,in gioventù,gareggiavano sul numero di donne che subivano il loro fascino e più di una volta,a quanto avevo sentito dire da Ettore,mio fratello riusciva a superarlo per poco.
-Stasera voi morirete Ippolito,-ribadii decisa,ritornando con la mente al presente,-ma prima voglio sapere delle cose da voi.-
-Chiedetemi,dunque.-acconsentì finendo di lisciarsi il vestito.
Non sembrava accorgersi che da lì a poco avrebbe smesso di vivere. Pensava che non avrei fatto quello che avevo appena ribadito. Si sbagliava di grosso.
-Come avete fatto a sapere del frutto custodito dalla mia famiglia?-
-Volete davvero saperlo?-chiese osservandomi con fare annoiato.
-Si.-
Allora Ippolito si aprì in un sorriso perfido:-Me lo ha detto vostro fratello.-
Rimasi congelata a quella rivelazione.
-No.-mormorai.
-Libera di non credermi.-disse l'uomo scrollando le spalle.
-No,no. Non vi credo!-esclamai arrabbiata per le sue menzogne.
Mio fratello non poteva averlo rivelato. Era proibito!
Io l'avevo detto a Diego,è vero,ma lo avevo fatto solo dopo la morte di Ettore e quando avevo capito che ormai la situazione si faceva troppo pesante perché potessi tenermi tutto.
Quando Ettore era ancora vivo nessuno pensava che la famiglia Colonna nascondesse un segreto del genere! No,non poteva essere.
-Delusa?-chiese continuando a mantenere un sorriso perfido sul viso.
-No! NO!-urlai nella sua direzione prima di avventarmi su di lui per afferrarli il viso con le mani,-dimmi la verità!-esclamai.
-Ve l'ho detta! Lasciatemi!-sentii urlare Ippolito. Ma il suono della sua voce si stava già facendo ovattato.
-Dimmela!-esclamai un'ultima volta prima di cadere nello stato di torpore in cui cadevo ogni volta che rivivevo ricordi altrui.



-Altro vino! Voglio altro vino!-
Riaprii gli occhi,che avevo chiuso non appena avevo sentito di star per cadere nello stato di dormiveglia,e,guardandomi in giro,notai di trovarmi in una delle taverne poco fuori il distretto del centro.
Intorno a me i clienti della taverna,per lo più nobili,stavano brindando alla salute ed intrattenendosi con delle donne.
Le candele bruciavano sui candelabri fissati al soffitto ed illuminavano,in modo poco efficacie, la sala centrale.
Mi guardai attorno in cerca di non so cosa,ma quando vicino a me sentii la voce di mio fratello mi voltai con il cuore in gola. Mai avrei pensato di poterlo risentir parlare.
Lo vidi con Ippolito seduto ad uno dei tavoli centrali. I due stavano chiacchierando.
Mi avvicinai per poter sentir meglio quello di cui stavano discutendo.
Sul loro tavolo delle carte da gioco erano sparse un po' da tutte le parti,segno che avevano smesso da poco di giocare,mentre una caraffa di vino aspettava di essere riempita dall'oste e rimessa in circolazione per essere nuovamente svuotata.
Osservai Ettore che,con fare stanco,si stava scompigliando i capelli scuri e ribelli come i miei,segno che era frustrato o in pensiero.
L'osservai attentamente e notai che era ubriaco.
Spostai la mia attenzione su Ippolito che,a differenza di mio fratello,sembrava del tutto lucido e lo stava guardando con un'occhiata infastidita.
Sentii all'improvviso mio fratello borbottare qualcosa.
Non capii cosa stesse dicendo,quindi mi avvicinai ulteriormente a lui,cosa che fece anche quel traditore. -...maledetto affare...- Sentii ad un certo punto.
-Che cosa?-chiese Ippolito confuso.
Improvvisamente l'idea di quello che poteva essere successo mi fece chiudere lo stomaco,e sapere che lo stavo per vivere mi fece sentir male.
-Lascia perdere...vaneggio...-mormorò Ettore prima di mettersi a bere nuovamente,-maledetto frutto...-lo sentii sussurrare infine.
Mi sentii morire.
Ippolito aveva ragione.
Anche se del tutto incosciente,era stato mio fratello a rivelargli il segreto della mia famiglia.
Mio fratello aveva sempre avuto problemi sotto questo punto di vista,le poche volte che era ubriaco non aveva più freni e poteva dire di tutto.
Quella notte era successo esattamente quello.
Non potei vedere l'espressione di Ippolito né sentire la sua domanda successiva a quella rivelazione perché,poco dopo,l'immagine davanti a me sfocò,fino a quando non mi ritrovai all'interno di una stanza finemente arredata.
Mi guardai nuovamente attorno per capire in qualche modo dove mi trovassi,e quando vidi uno stendardo con il sigillo del Papa Alessandro VI posto ad ornare il camino imponente di marmo capì di trovarmi negli appartamenti del Palazzo Apostolico.
All'improvviso Cesare apparì nella stanza e ordinò alle guardie in servizio di far entrare l'ospite
Mi si fermò per un secondo il respiro. Mi ricordai poi,con un sospiro di sollievo,che non mi poteva vedere essendo io uno spettatore esterno non presente in quel tempo,quindi del tutto invisibile.
Ippolito entrò poco dopo.
-Allora,di che cosa mi volevate parlare?-chiese con fare annoiato il Valentino versandosi da bere.
-Vi ringrazio per avermi ricevuto subito,Duca Valentino.-elogiò Ippolito inchinandosi. Il Valentino esordì una smorfia infastidita di fronte a quel gesto.
-Si si. Non ho molto tempo,quindi vi conviene dirmi quello che avete da dire e andarvene.-disse liquidando l'elogio di Ippolito senza essere ricambiato.
-Sono venuto a conoscenza di un segreto riguardante la famiglia Colonna.-
Il Valentino sembrò subito interessato a quello che disse il traditore. -Che tipo di segreto?-
-Un segreto che va al di fuori del...comune. Ho saputo che Vostra Grazia è alla ricerca di un cosiddetto frutto dell'Eden.-mormorò Ippolito.
-Come lo sapete?-chiese Cesare guardandolo con diffidenza.
-Ho sentito voci,tutto qui. In effetti è di questo che si tratta il segreto scoperto.-rispose Ippolito cercando di non offendere ulteriormente il Valentino.
-Parlate chiaro.-
-La famiglia Colonna nasconde uno dei frutti.-rivelò Ippolito con gran soddisfazione.
Il Valentino rimase in silenzio per qualche secondo osservandolo attentamente,come se stesse decidendo se quello che il traditore aveva appena rivelato fosse vero oppure no.
-Ne siete sicuro?-chiese all'improvviso.
-Certamente.-
A quel punto Cesare si aprì in un sorriso calcolatore:-Sapete cosa succede a chi mi mente,non è vero?-chiese.
-Certo.-mormorò Ippolito sbiancando all'improvviso.
-Molto bene,Ippolito Mazza. Se quello che dite è vero,sarete largamente ricompensato.-
Non riuscii a sentire altro del discorso perché,ancora una volta,la vista mi si sfocò all'improvviso e, quando riaprii gli occhi,mi ritrovai di fronte ad un'altra scena.
Mi si gelò il sangue.
Mi trovavo in quella che doveva essere la camera padronale della residenza di mio fratello.
Sul letto a baldacchino disfatto un corpo femminile riverso in giù giaceva privo di vita.
I lunghi capelli biondi mi rivelarono subito l'identità.
Amelia.
Mio fratello,con ancora addosso la camicia da notte,era circondato da tre guardie davanti al baldacchino su cui giaceva ancora caldo il corpo privo di vita di mia cognata,mentre di fronte a lui un uomo vestito di scuro continuava a fargli domande.
Ippolito,intanto,se ne stava in disparte ad osservare la scena.
-Ditemi dove si trova il frutto,Colonna.-ordinò l'uomo. Anche se di spalle,quell'uomo aveva un'aria famigliare,quei capelli scuri e quella postura,quel modo di porsi,l'avevo già visto. Ero sicura di averlo già visto.
-Per l'ennesima volta,non so di cosa stiate parlando!-urlò mio fratello cercando di far mollare la presa delle guardie che lo stavano trattenendo.
-Abbiamo dovuto uccidere vostra moglie,Colonna,non vorrei spingermi ad uccidere anche i vostri figli.-mormorò l'uomo avvicinandosi ulteriormente a mio fratello.
La sua voce l'avevo già sentita.
-Toccate i miei figli e siete morto.-ringhiò tra i denti Ettore.
-Non vorremmo prendercela con i vostri bambini,davvero Colonna,ma se non ci dite dove si trova il frutto della vostra famiglia,saremo costretti ad usarli contro di voi.-.
-Ippolito,perché lo avete fatto?-chiese all'improvviso mio fratello,puntando i suoi caldi occhi castani su Ippolito.
-Secondo voi come mai? Ditegli del frutto,Ettore,o i vostri figli non avranno scampo per davvero.-gli rispose Ippolito affiancando l'uomo che volse leggermente lo sguardo nella sua direzione.
Quel poco che intravidi del suo viso mi rivelò la sua identità. Era Micheletto Corella,il sicario personale di Cesare.
-Vi credevo un amico.-mormorò Ettore lasciando trapelare la delusione sul suo volto. -Avete riposto male la vostra fiducia,tutto qui.-
-Non ho tempo da perdere,-interruppe Micheletto,facendo riportare l'attenzione mia e di Ettore su di lui,-ditemi del frutto.-ordinò.
-Padre?-
A quella domanda sentì lo stomaco contrarsi in una morsa dolorosa.
Mi voltai ritrovandomi di fronte le piccole figure dei miei nipoti.
No. Non doveva succedere.
-T-tornate in camera vostra. Enea,porta tuo fratello e tua sorella in camera vostra.-ordinò mio fratello,cercando di non far notare la propria paura alle guardie e,soprattutto,ai suoi figli.
-Cos'ha la mamma?-chiese Silvia,la più piccola.
-Sta...sta riposando. Tornate in camera vostra,subito.-ordinò nuovamente Ettore.
-Fate come dice vostro padre.-ordinò Micheletto,ma quando Silvia ed Claudio scoppiarono a piangere ordinò a delle guardie di occuparsi di loro.
Così i tre bambini vennero spintonati da due delle guardie fuori dalla stanza padronale.
I pianti di Silvia ed Claudio piano piano si affievolirono facendo calare il silenzio tombale nella stanza.
-Che voi siate dannato!-esclamò all'improvviso Ettore cercando nuovamente di liberarsi delle tre guardie che lo stavano trattenendo.
-Per l'ultima volta,Colonna,-iniziò Micheletto,sguainando la spada per poi puntarla alla gola di mio fratello,-dove si trova il frutto.-
Ettore abbassò lo sguardo sulla punta della spada per poi risollevarlo sul sicario di Cesare.
-Che io sia dannato se so di che cosa stiate parlando.-mormorò poco dopo.
Non riuscii a credere all'enorme coraggio che stava avendo mio fratello in quel momento. Amelia era morta ed i suoi figli erano in pericolo,eppure aveva ancora la forza di mentire.
-Sta mentendo.-sentenziò Ippolito,-gli ho sentito parlare di un frutto dell'Eden!-esclamò.
-Vi crediamo,ma è lui che deve rivelarci dove si trova.-mormorò Micheletto continuando a mantenere l'attenzione su mio fratello.
All'improvviso una guardia irruppe nella stanza.
-Parla.-ordinò Micheletto,senza spostare l'attenzione su Ettore.
La guardia lanciò un'occhiata a mio fratello e sentendo che non pronunciava una parola gli venne nuovamente ordinato di parlare.
-La bambina...-iniziò quello sbiancando leggermente.
-Cosa avete fatto a mia figlia?-chiese in un ruggito Ettore mentre con uno spintone si liberava di una delle guardie che subito cercò di riafferrarlo.
La punta della spada di Micheletto fermò ogni altra sua protesta.
-Cosa è accaduto?-.
-E' svenuta all'improvviso e non si riprende.-rispose la guardia.
-Silvia...-invocò mio fratello,-devo andare da lei! E' malata,senza le sue cure morirà!-concluse disperato.
-Portatela insieme ai suoi fratelli nella loro camera,decideremo poi cosa fare.-ordinò Micheletto prima di riportare l'attenzione su Ettore,-E ora,torniamo a noi.-
Mio fratello guardò Micheletto con astio prima di riprendere a dibattersi.
Dette una testata alla guardia alle sue spalle e un sinistro a quella che lo tratteneva per il braccio destro.
Era pronto a colpire anche l'altra guardia quando questa sguainò all'improvviso la sua arma e l'affondò nello stomaco di mio fratello.
Vidi i suoi occhi sgranarsi dallo stupore,mentre,piano piano,scivolava per terra.
Sentii indistintamente Micheletto imprecare in spagnolo portandosi una mano tra i capelli, prima di uccidere la guardia con un solo colpo di spada.
Non distinsi bene quello che accadde dopo,perché i miei occhi rimasero puntati sul corpo di mio fratello e sulla ferita che aveva iniziato a sanguinare copiosamente.
All'improvviso Ippolito si inginocchiò accanto a lui.
-Dimmi del frutto,Ettore!-esclamò scuotendolo.
Vidi mio fratello aprirsi in un sorriso:-Mai.-mormorò mentre un rivolo di sangue gli scendeva lungo il mento,-Sappi una cosa Ippolito...-iniziò poco dopo tra un respiro e l'altro,-anche se stanotte mi avete tradito,avete tradito me e la mia famiglia,sappiate che qualcuno verrà a vendicarsi. Magari non un Colonna,ma qualcuno verrà ad uccidervi prima o poi. Finirete all'Inferno,Ippolito...ed io...ed io sarò lì ad aspettarti.-
-Come pensate di vendicarvi?-chiese Ippolito osservandolo beffardo.-Tra qualche secondo sarete morto,nessuno saprà la verità.-
Il viso di mio fratello si piego in una smorfia di dolore,prima di riprendere il suo sorriso:-In un modo o l'altro i fatti avvenuti questa notte verranno vendicati...non vi ho mai detto di quello che si dice della mia famiglia,Ippolito?-chiese mio fratello. Sembrava che si stesse facendo beffe di lui,anche in punto di morte.
-No.-
-I Colonna l'hanno inventata la vendetta. Non preoccuparti,quindi,prima o poi io avrò la mia.-
Dopo di che,spirò.
Le immagini si fecero offuscate nuovamente,ma questa volta il senso di nausea mi disse che quello era l'ultimo ricordo che avevo vissuto.
Chiusi gli occhi,mentre una lacrima scendeva solitaria sulla mia guancia.



Piano piano ripresi coscienza di quello che mi circondava.
Il senso di nausea mi dava ancora fastidio ed una leggera emicrania iniziava a farsi sentire.
Riaprii gli occhi e di fronte a me trovai il viso sconvolto di Ippolito.
-Che cosa avete appena fatto?-mi chiese con gli occhi sgranati.
-Mio fratello aveva ragione.-mormorai in risposta alla sua domanda.
-Che cosa avete detto?-chiese Ippolito sbianchendo ancora di più se era possibile.
-I Colonna l'hanno inventata la vendetta.-risposi. -C-come...come fate a saperlo?-mi chiese iniziando a balbettare leggermente.
-Non vi deve interessare come abbia fatto,vi deve interessare che questi sono i vostri ultimi istanti di vita.-mormorai staccandomi da lui che,nonostante tutto,rimase immobile come una statua per qualche secondo.
All'improvviso scattò in avanti prendendomi leggermente alla sprovvista,ma con una mossa agile di cui mi stupì io stessa lo schivai per poi andargli alle spalle.
Afferrai la lama che mi aveva dato Ezio e afferrando Ippolito per le spalle gli portai l'arma al collo.
Lui si gelò nuovamente.
Fortunatamente Ippolito non si era mai distinto nel coraggio.
-Non fatelo,abbiate pietà Giulia!-esclamò disperato.
-Chi vi ha detto di poter utilizzare il mio nome di battesimo?-gli chiesi duramente,mentre assicuravo la presa sul manico della lama,-L'unica pietà che vi dovrei mostrare e la stessa che avete mostrato a mio fratello e alla sua famiglia.-mormorai.
-Farò qualsiasi cosa,ma vi prego,risparmiatemi!-
-Io non voglio niente da voi,traditore. Una sola cosa mi interessa...la vostra vita.-
-Guardie!Guardie!-
Smorzai la sue urla disperate con un affondo deciso della lama.
Non sapevo nemmeno dove avessi preso il coraggio per farlo,ma quando il calore liquido del sangue iniziò a scorrermi lungo la mano e il polso,compresi pienamente quello che avevo appena fatto.
Lo avevo ucciso. O per lo meno stava per morire.
Lasciai il suo corpo che piano piano si accasciò ai miei piedi.
Avevo sempre pensato che vedere il suo cadavere mi avrebbe riempito di gioia,o di orgoglio,ma in quel momento non provai niente.
Ero come svuotata da tutte le emozioni.
Vuota. Completamente.
Ero talmente presa dalle mie riflessioni che non mi accorsi delle guardie che si erano accorte di quello che avevo appena compiuto. Non le sentii avvicinarsi alle mie spalle,pronte a tramortirmi. Quando me ne accorsi,era già troppo tardi.
Le due guardie mi afferrarono per le braccia,ma io ero talmente scombussolata che in un primo momento non reagì in alcun modo.
Quando iniziai a comprendere che dovevo andarmene al più presto possibile o sarei stata nuovamente imprigionata alla mercé di Cesare,inizia a dimenarmi.
L'arma datami da Ezio era nascosta sotto il corpo ormai privo di vita di Ippolito,quindi non sarei mai riuscita a recuperarla.
Cercai in tutti i modi di scrollarmi di dosso le due guardie fino a quando non le sentii mollare la presa improvvisamente.
Mi voltai di scatto posizionandomi in difesa,ma quando vidi Ezio sospirai di sollievo.
-Andatevene,subito!-mi ordinò senza indugi.
-E voi?-
-Cercherò di distrarre le guardie. Voi trovate un posto sicuro,io vi raggiungerò!-esclamò infine prima di avviarsi.
-Come farete?-gli chiesi confusa.
-Vi troverò,-ribadì Ezio,-ora andate!-ordinò nuovamente,prima di sparire dietro l'angolo dell'edificio,mentre intorno a me iniziai a sentire i richiami delle guardie che gridavano all'Assassino.
Lanciando ultima occhiata al corpo di Ippolito mi allontanai dall'area.



Corsi a perdifiato per le stradine secondarie di Roma per almeno una decina di minuti,fino a quando non mi fermai per riprendere fiato.
Guardandomi attorno notai di aver appena raggiunto una piccola piazzola che faceva da centro comunicante con varie vie.
Mi avvicinai al pozzo solitario centrale e mi appoggiai ad esso.
Presi un lungo respiro alzando lo sguardo al cielo.
Chiusi gli occhi.
In un secondo tutte le immagini dei ricordi appena vissuti mi scorsero davanti agli occhi a grande velocità.
La taverna,l'incontro tra Cesare e Ippolito,la morte di mio fratello.
Lasciai andare il respiro con un lamento sommesso.
Mi trattenni dal versare lacrime.
Non era tempo di piangere la morte dei miei cari. Quel tempo era finito da molto ormai.
-Vi ho vendicati...vi ho vendicati.-mormorai al cielo costellato di stelle.
Mi voltai verso il pozzo e mi ci appoggiai con le braccia spalancate.
Fortunatamente era talmente profondo da non riuscirne a vedere la fine.
Non volevo vedermi in quel momento.
Non solo per l'aspetto trasandato che dovevo avere,ma anche perché avevo paura di vedere quello che la mia immagine rifletteva.
All'improvviso una domanda si fece avanti nella mia testa.
Che fossi diventata come loro? Una semplice assassina?
Per quanto giustificato avevo comunque appena compiuto un reato. Se avessi ancora avuto fede in quel momento mi sarei logorata al pensiero delle porte dell'Inferno che mi attendevano.
No,pensai,non dovevo pensarla sotto questo punto di vista,per quanto possa essere veritiero.
Ippolito mi aveva distrutto la vita,meritava la fine che ha fatto.
Ma allora perché il rimorso aveva bussato alla mia porta?
Sospirai affranta cercando di scacciare quei pensieri nefasti,quando all'improvviso mi sentii afferrare per un braccio.
Senza pensarci reagì preparando un pugno da sferrare alla guardia che mi doveva aver trovato,ma il mio colpo venne fermato in tempo.
Mi sentii circondare il polso e allora mi bloccai.
Sospirai nuovamente di sollievo quando mi ritrovai di fronte lo sguardo di Ezio.
Cercai di scusarmi,ma le mie parole vennero interrotte dall'Assassino che,senza darmi il tempo di reagire in alcun modo,mi prese il volto tra le mani e mi chiuse la bocca con la sua.
Rimasi allibita,completamente immobile dalla sorpresa.
Quel bacio fu molto diverso dal primo che ci scambiammo un anno prima. Mentre il primo bacio era stato lento,misurato,quasi tenero-come se stesse maneggiando qualcosa di estremamente delicato-,questo era forte,quasi prepotente,e,senza dubbio,passionale. Era questo il termine che avevo imparato dalle cortigiane in quei mesi,quando si riferivano ad un tipo di bacio dettato dall'istinto puro. E quello,senz'altro,era uno di quelli. Per quanto fossi poco avvezza a certe cose,in quei ultimi mesi avevo visto abbastanza da capire diverse cose.
Smisi di pensare e mi lasciai trasportare da quel bacio e dalle emozioni che stava suscitando in me.
Non mi importava più di nulla.
Non volevo più sentirmi preoccupata.
Quella notte,sotto il cielo stellato di agosto,c'eravamo solo io e lui.
Nessun altro.
All'improvviso,così come era iniziato,il bacio finì.
-Che io sia dannato se vi rilascio fare una cosa del genere.-mormorò non appena si staccò dalle mie labbra,continuando comunque a circondarmi il volto con le sue mani.-Sapete quello che ho provato quando all'improvviso siete sparita dal nulla? Rischiavo di far saltare la missione.-mi rimproverò.
-Scusate...-mormorai in risposta. Non sapevo bene che cosa dire.
-Non vi lascerò mai più fare cose del genere,Giulia. La prossima volta vi faccio davvero rinchiudere nella vostra stanza,ma sorvegliata da almeno una squadra di Assassini.-minacciò.
-Non ci sarà una prossima volta,ve lo prometto.-
Lo sentii sospirare rassegnato. Scosse leggermente la testa.
-E va bene.-mormorò infine,facendo scivolare via le sue mani dal mio volto per intrecciarle con le mie per poi alzarle tra di noi.
Lo guardai confusa.
-Mi arrendo.-riprese Ezio ritornando a guardarmi.
-Credo di non capire-
-Come voi non posso sapere cosa succederà in caso io morissi anzitempo,ma so quello che posso fare ora. Posso continuare a vivere seguendo quello che provo in questo momento...non posso sapere nemmeno cosa succederà in futuro,ma almeno non avrò rimpianti. Non ci saranno i “se” o i “ma”-concluse osservando le nostre mani intrecciate.
Mi aprii in un sorriso spontaneo alle sue parole:-Mi rendete felice.-
-Potreste pentirvene. La vostra vita con me non sarà facile.-mormorò corrucciando leggermente le sopracciglia.
-Sarò con voi. Sempre.-gli dissi.
-Sempre.-ripeté Ezio per poi posare un bacio sulle nostre dita congiunte,come a suggellare quella promessa.
Per la prima volta,dopo tanto tempo,mi sentii davvero felice.



Angolo Autrice:

Buonasera a tutte ragazze,come va? Io tutto bene!Ieri mattina ho avuto l'esame di teoria per la patente e sono passata! Oh,yeah!Oggi inizio le guide...ho una paura matta di fare qualche cavolata appena metto il piede sull'acceleratore xD
Comunque,bando alle ciance e parliamo seriamente!
Devo dire che questo capitolo è il più lungo che ho scritto fin'ora ed ho cercato di darvi un capitolo eccellente in quanto capitolo di svolta. Ci ho provato e spero di essere riuscita nel mio intento.
Non è stato faticoso stendere questo capitolo,ma è talmente importante per me che lo sono andata a riguardare più volte,cercando di migliorarlo sempre. Alcune volte addirittura mi dicevo “Basta,lo pubblico”,ma poi mi fermavo e lo chiudevo dicendomi che ci avrei ripensato il giorno dopo. E ora sono qui,sotto al vostro giudizio,sperando che esso sia positivo!
Il prossimo capitolo,come già anticipato sulla mia pagina di FB,si intitolerà “Il Segreto della Famiglia Colonna”...già questo dovrebbe dirvi qualcosa!
Per ora non mi dilungo troppo...se su questo sono stata indecisa per diversi giorni non voglio pensare al prossimo xD
Comunque...non so che altro dire,quindi ora vi lascio,sperando di non avervi fatto perdere tempo con questo mio capitolo.
Ah,si...qualcuna di voi sa come si chiama l'edificio che si staglia sul colle dov'è c'è stato il baccanale del Banchiere? Io l'ho cercato ma non sono riuscita a sapere come si chiama,se mi rispondeste ve ne sarei grata,almeno completo il capitolo ;) Grazie!
Infine voglio ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite,le ricordate e le seguite!Grazie mille!
Alla prossima,
bazi,
Morgan

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Capitolo 14
*** 13 Capitolo-Il Segreto della Famiglia Colonna ***


13




Ancora non ci potevo credere.
Era da tanto tempo che aspettavo la sensazione di libertà che mi pervase in quel momento;la libertà di poter amare senza timore.
E,finalmente,quella libertà era anche mia.
Avrei voluto gridare fino ad esaurire la voce,oppure correre a piedi nudi su di una distesa d'erba fino a quando la stanchezza non mi avrebbe impedito di continuare.
In quel momento ero convinta di poter fare qualsiasi cosa.
Sentivo che era così.
Alzai il volto lentamente e non appena incrociai il suo sguardo sorrisi.
Ezio ebbe appena il tempo di ricambiare il sorriso che subito sentimmo nelle vicinanze le voci delle guardie che ancora ci stavano cercando.
-Dobbiamo allontanarci.-mormorò l'Assassino prima di emettere un fischio di richiamo.
Poco dopo il cavallo corazzato comparve da dietro una stradina e si avvicinò trotterellando.
Dopo essere montato velocemente Ezio si voltò verso di me e,porgendomi la mano con un sorriso malandrino sul volto,mi chiese con galanteria di salire in sella.
Non appena mi misi comoda alle sue spalle mi consigliò di reggermi bene,e subito dopo spronò il cavallo al galoppo.
Mi strinsi maggiormente alle cinghie della sua corazza quando spronò ulteriormente il cavallo e in pochi minuti uscimmo dal centro abitato ritrovandoci nell'aperta campagna.
-Dove stiamo andando?-chiesi poco dopo.
-In un posto sicuro.-rispose semplicemente Ezio mentre,notando un drappello di guardie,deviava il percorso prendendo una strada alternativa a quella che stavamo percorrendo.
Non appena seminammo le guardie e sentii il suo corpo rilassarsi sotto l'armatura,appoggiai il capo sulla sua schiena e mi misi,in silenzio,ad osservare la campagna.
Ogni tanto intravedevo antiche rovine di templi romani,altre volte semplici colonne che,per pura fortuna,si stagliavano ancora verso il cielo.
Non so come mai,ma quelle rovine mi riportarono alla mente il frutto dell'eden.
Gliene dovrei parlare,pensai mentre mi stringevo di più a lui.
Appena sentii una sua mano posarsi sulle mie l'afferrai decisa e intrecciai le nostre dita.
-Ezio...-iniziai quasi senza voce.
-Parleremo. Dopo.-mi interruppe l'Assassino,-siamo quasi arrivati.-
Alzai leggermente il capo e notai,in lontananza,le mura Aureliane e,dietro di esse,la Trinità dei Monti.
Quando Ezio iniziò a far rallentare il destriero intravidi una donna ferma di fronte ad una casa. Sembrava che attendesse il nostro arrivo.
Il cavallo iniziò a rallentare e nel giro di qualche secondo si fermò di fronte alla donna.
-Scusate il ritardo Madonna,-iniziò Ezio prima di smontare,-abbiamo avuto qualche contrattempo.-concluse lanciandomi un'occhiata significativa per poi aiutarmi a scendere.
-Di certo non mi aspettavo che sareste arrivati in orario,-iniziò la donna sorridendoci,-piacere di conoscervi.-concluse rivolgendosi a me.
-Piacere mio Madonna...-
-Margherita.-si presentò la donna,-e voi dovete essere Madonna Giulia.-constatò.
-Si.-risposi semplicemente,senza domandare come facesse a sapere il mio nome.
-Seguitemi.-ci invitò poco dopo voltandosi e iniziando a salire una piccola scalinata.
Mentre la seguimmo Ezio mi si avvicinò:-Margherita è una nostra amica. Tre anni fa mi curò da una grave ferita.-mi spiegò.
-Allora dovrò ringraziarla due volte.-mormorai osservandola.
-Dovresti.-disse con un sorriso.
Quando ci accorgemmo entrambi che mi si era rivolto senza il tono formale che fino ad allora aveva usato rimanemmo in silenzio per qualche secondo.
All'improvviso gli presi la mano e la strinsi.
-Secondo te siamo davvero al sicuro?-chiesi,come se niente fosse.
-Si,-rispose poco dopo,-e comunque ci sono alcuni Assassini che sono sempre pronti ad intervenire ad un mio cenno. Aspetteremo un paio d'ore,poi faremo ritorno alla Rosa in Fiore.-concluse mentre entravamo all'interno della modesta casa.
Mi guardai attorno e notai che l'abitazione conteneva mobilia abbastanza curata,anche se ben poca. Un letto era addossato al muro in fondo alla stanza,un camino di medie dimensioni era situato sulla parete sinistra e di fronte ad esso vi erano un paio di sedie e sgabelli in legno.
-Accomodatevi pure,vi ho preparato qualcosa di caldo.-ci invitò Margherita,facendoci strada.
Ezio si abbassò il cappuccio e con un accenno di ringraziamento si avviò verso il camino.
Lo seguii e mi sedetti sulla sedia rimasta libera.
Seguii con lo sguardo Margherita che stava versando da bere in due bicchieri d'ottone per poi porgerceli con un sorriso caldo sulle labbra.
-Grazie.-mormorai prendendo il bicchiere.
Sentii mormorare un ringraziamento anche da Ezio e poi calò il silenzio.
Lo osservai per qualche secondo.
Ora che le cose tra di noi erano cambiate non sapevo più come comportarmi.
Avrei dovuto continuare a rivolgermi a lui come avevo sempre fatto? Oppure potevo iniziare a chiamarlo in un altro modo? Non mi ero mai ritrovata in una situazione del genere,quindi non sapevo proprio come comportarmi.
-...Giulia?-
La voce di Ezio mi riportò con i piedi per terra.
-Si?-
-Tutto bene?-
-Sisi...tutto bene.-risposi con un sorriso,cercando di non far notare la mia agitazione.
-Se vuoi parlarmi di quello che è successo stanotte...io sono qui. Non è mai facile,soprattutto la prima volta.-disse appoggiando il suo bicchiere sullo sgabello ai suoi piedi.
Ci misi qualche secondo per capire che parlava di Ippolito.
-Non serve parlarne. Ormai è fatta.-risposi spostando lo sguardo sulle braci del camino.
-Ricordo...-iniziò dopo qualche secondo Ezio,-che dopo aver ucciso Uberto Alberti mi sentii completamente vuoto,non provavo soddisfazione o altro. Mi sentii abbracciare da un forte senso di pace. Una pace in cui tutti i miei sensi venivano azzerati.-
-Come la morte.-mormorai.
-Già...come la morte.-ripeté nel silenzio della casa.
-E poi?-chiesi dopo qualche secondo,riportando lo sguardo su di lui.
-E poi mi ritornò in mente l'immagine di mio padre e dei miei fratelli con il cappio attorno al collo,e in quel momento capii che quello che avevo fatto lo dovevo a loro.-
-Potevi sempre rivolgerti ad un tribunale.-mormorai.
-E a quale?-domando voltandosi verso di me,-Come minimo la giuria sarebbe stata composta da Templari o loro simpatizzanti...magari sarebbero riusciti pure a condannarmi a morte. Anzi,è sicuro che sarebbe stato così.-
A quella sua risposta rimasi in silenzio e riportai lo sguardo sulle braci del fuoco che si stava sempre più spegnendo.
All'improvviso un forte senso di spossatezza iniziò a impossessarsi di me.
Sentii gli occhi iniziare a chiudersi,ma cercai lo stesso di non cedere.
Tutti gli eventi di quella giornata mi dovevano aver affaticato fisicamente e mentalmente più di quanto avessi pensato.
-Dormi,Giulia. Ti sveglierò io quando dovremo ripartire.-mi disse Ezio con un sorriso.
-No,sto bene.-cercai di protestare.
-Fai come ti dico per una volta.-continuò alzandosi e porgendomi una mano.
L'afferrai e lo seguii fino al letto sul quale mi fece stendere per poi sedersi al mio fianco.
Ci guardammo per qualche secondo in silenzio.
-Cosa succederà ora?-gli chiesi.
-Parli in generale?-mi chiese con un sorrisetto divertito.
-Anche.-risposi ricambiando il suo sorriso.
-Ora che abbiamo eliminato i fondi di Cesare non ci resta che mettere fuori gioco un altro dei suoi generali che potrebbe darci problemi.-
-Chi?-
-Octavien de Valois.-
-In che modo potrebbe darvi dei problemi?-
-Comanda le truppe francesi di Cesare. Insieme alle truppe papali forma un notevole esercito e questo non è certo a favore nostro.-
-Quindi eliminando il generale,elimini metà del problema.-conclusi.
-Esatto.-
-E per quanto riguarda...noi?-chiesi quasi titubante.
-Ormai sai cosa provo per te.-mormorò Ezio.
Mi alzai a sedere avvicinandomi di più a lui:-Sai che vorrei restare al tuo fianco,in tutto ciò che fai.-
-Fallo,allora.-disse,prima di sfiorare le sue labbra con le mie,-Ora riposati un po',ti richiamerò tra circa un'ora.-concluse prima di darmi un leggero bacio sulla fronte ed alzarsi.
Qualche secondo dopo mi addormentai.



Un mare di fuoco investe la città.
Le alte mura sono sovrastate.
Il nemico si sta espandendo all'interno delle mura,presto arriveranno al palazzo e al Sacro Tempio.
“Salva il Frutto.”



Mi svegliai di scatto e,mettendomi a sedere,mi guardai attorno per essere sicura di non essere ancora circondata dalle fiamme del mio sogno. Quando incontrai lo sguardo di Margherita che mi si avvicinava preoccupata ricordai degli eventi accaduti prima che mi addormentassi e del luogo in cui mi trovavo.
-State bene?-chiese.
-Si,tutto bene.-rispondo cercando di calmare il respiro,-dov'è Ezio?-chiesi non vedendolo in casa.
-E' uscito,sta sellando il cavallo.-disse mentre mi alzavo dal letto,- Vi stavo per svegliare,è l'ora che andiate.-
Mi diressi insieme a lei verso la porta. Quando uscimmo di casa vidi Ezio che stava sistemando la nuova sella. La corazza a placche era sparita.
-Così passeremo inosservati.-spiegò Ezio non appena ci avvicinammo,-vi ringrazio per l'ospitalità Margherita.-disse poi inchinando il capo nella sua direzione.
-Quando è possibile fare qualcosa contate pure su di me.-rispose la donna con un sorriso.
Mi avvicinai a Ezio,che intanto stava montando sul cavallo,e ringraziai anche io la donna.
Non appena salii in sella l'Assassino mi avvertì di reggermi con forza perché avremmo fatto una bella galoppata fino alla Rosa in Fiore.
Dopo un ultimo saluto a donna Margherita partimmo.



Appena arrivammo alla Casa del piacere capimmo che qualcosa non andava.
Di fronte al portone due delle ragazze che ci avevano accompagnato quella notte stavano piangendo. Le vidi abbracciarsi mentre una delle due sussurrava qualcosa all'altra.
-Dove sono Claudia e mia madre?-chiese Ezio non appena smontò da cavallo.
-Eravamo tornate col denaro. Ci hanno seguite.-spiegò la bionda mentre l'altra cercava di riprendersi.
-No...-mormorai smontando a mia volta dal cavallo senza l'ausilio di Ezio che,senza esitazione, si precipitò al portone non appena sentì quello che era accaduto.
Lo seguii e quello che vidi non appena Ezio aprì il portone d'entrata mi stupì.
I corpi delle guardie erano riversi a terra mentre Claudia,incolume,si voltò verso di noi tenendo ben ferma l'impugnatura del suo stiletto.
-Ebbene?-chiese non appena ci notò.
-Mia sorella sa come si impugna un coltello.-commentò Ezio.
-E sono pronta a rifarlo se serve.-disse Claudia maneggiando con abilità il pugnale.
-Parli come una vera Auditore.-
A quel commento Claudia sorrise.
Non potei vederlo,perché ero alle sue spalle,ma sono sicura che anche Ezio stesse sorridendo.
-Finalmente siete tornati in voi.-disse Madonna Maria facendosi avanti,-alla buon'ora dico io!-esclamò contenta.
Andai ad abbracciare Claudia mentre Ezio si avvicinò a Madonna Maria per chiedere dei soldi del Banchiere.
-Com'è andata?-chiese non appena sciogliemmo l'abbraccio.
Guardai Ezio che,senza accorgersi di essere osservato,stava continuando a parlare con la madre.
-Bene. Decisamente.-risposi con un sorriso.
Vidi Claudia lanciare una veloce occhiata al fratello per poi riprendere a parlare:-Direi che a questo punto possiamo darci del tu.-disse.
-Ne sarei felice.-
-Bene,Giulia. Benvenuta in famiglia.-disse sorridendo.
All'improvviso tutto fu interrotto dal portone che si aprì all'improvviso andando a sbattere contro la parete.
-Claudia!-urlò una voce maschile.
Non appena riconobbi la voce mi voltai sorpresa.
Diego.
Lo vidi abbassare lo sguardo sui corpi delle guardie per poi rialzarlo notando la mia presenza e quella di Ezio. Per un attimo ebbi l'impressione che fosse sbiancato incrociando lo sguardo dell'Assassino.
Lanciò una veloce occhiata a Claudia per poi,nell'assoluto silenzio,richiudere la porta ed avvicinarsi di qualche passo.
-Ho sentito dire che le ragazze erano state seguite da alcune guardie.-spiegò rivolgendosi a Ezio mentre cercava di nascondere il volto sotto al cappuccio.
-Capisco. Ti devi essere molto preoccupato quando l'hai saputo.-rispose Ezio osservandolo attentamente.
-Si. E' vostra sorella.-
Sembrava che volesse aggiungere qualcosa,ma poi si fermò.
Vidi Ezio avvicinarsi a Diego fino a ritrovarsi l'uno di fronte all'altro.
-Non importa che continui a mentire,Diego,so bene che hai una storia con mia sorella.-disse all'improvviso.
-Davvero?-chiesi rivolgendomi a Claudia che,senza rispondermi,si fece avanti mettendosi tra Diego e suo fratello.
-Come l'hai saputo?-chiese.
-Dai ladri. Tempo fa notai che ti comportavi in modo strano,come se stessi nascondendo qualcosa. O qualcuno.-concluse guardando Diego.
-Da quanto lo sapete?-chiese il mio migliore amico.
-Da abbastanza.-
-E non avete mai detto niente?-domandò stupito.
-Perché avrei dovuto?-disse Ezio dopo qualche secondo di silenzio,-siete un buon Assassino,ma soprattutto un brav'uomo. E poi mia sorella di certo non è il tipo da chiedere il permesso.-concluse Ezio con tono divertito.
-Su questo hai ragione,fratello.-disse Claudia con un sorriso,incrociando le braccia al petto.
-Quindi ho il vostro permesso...-mormorò Diego.
-Per quel che vale,si.-
-Allora voi avete il mio.-disse di rimando.
-Per cosa?-
-Per poter stare con Giulia.-
Vidi Ezio abbassare il capo e notai le sue spalle scuotersi leggermente,come se stesse soffocando una risata.
-E' inutile dire che se farai soffrire mia sorella non la passerai liscia,giusto?-chiese infine.
-E' inutile dire che lo stesso discorso vale anche per voi.-rispose Diego.
-Bene.-affermò Ezio sollevando la mano.
-Bene.-ripeté il mio amico stringendogliela.
-Perché tutto questo mi sembra così poco romantico?-chiesi avvicinandomi ai tre.
-In effetti hai ragione. Sono uomini,che ci vuoi fare?-commentò Claudia con un sorriso sulle labbra.
-Va bene,-disse Ezio con un sospiro,-chiama qualcuno per far sparire i corpi.-disse rivolgendosi a Diego senza dar nota di aver sentito i nostri commenti,-Claudia,occupati dei soldi del Banchiere.-
Vidi Claudia spostare lo sguardo su Diego per scambiare un'occhiata con lui.
-Va bene.-disse poco dopo allontanandosi.
Ci salutò anche Diego dicendo che avrebbe provveduto al più presto alle guardie che ancora stavano riverse sul pavimento.
-Domani mattina svegliati di buon'ora,ti porto con me.-disse Ezio,una volta rimasti soli.
-Dove andiamo?-chiesi.
-E' una sorpresa.-disse per poi prendermi la mano e baciarmi il dorso,-Buonanotte,Madonna.-concluse con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Lo vidi uscire e,con un sorriso sereno,raggiunsi Claudia.



***



-Stiamo andando verso l'isola Tiberina o sbaglio?-chiesi mentre stavamo raggiungendo Ponte Fabricio.
-Non sbagli.-
-E cosa c'è sull'isola Tiberina?-chiesi incuriosita.
-Porta pazienza.-disse Ezio voltando leggermente il capo.
Cercai in tutti i modi di capire dove volesse portarmi Ezio,ma sinceramente sull'isola Tiberina non c'era niente che potesse farmi pensare ad un luogo speciale.
Questo fino a quando non mi tornò in mente il discorso fatto con Diego tempo prima.
Sorrisi.
-Credo di aver capito.-mormorai.
-Cosa?-
-Non te lo dico.-
Sentii Ezio sospirare:-Va bene,non dire niente.-
Poco dopo ci fermammo di fronte ad un'abitazione a più piani. Davanti ad essa,oltre la strada trafficata da persone,vi era un piccolissimo cortile in cui riposavano una paio di cavalli. Per il resto l'abitazione era circondata da altri edifici abitati;a nessuno sarebbe mai venuto in mente che quello fosse il covo degli Assassini.
Ezio smontò di cavallo e dopo di ché mi aiutò a fare altrettanto. Dopo aver portato il destriero all'interno del piccolo cortile mi condusse verso l'entrata che rientrava leggermente all'interno dell'edificio.
Scendemmo qualche scalino e ci ritrovammo di fronte al portone.
-Una volta entrata qui,non potrai più cambiare idea.-disse Ezio posando la mano sulla maniglia.
-E' da tempo che niente mi farebbe cambiare idea.-dissi sicura appoggiando la mano sopra la sua.
Ezio sorrise ed insieme aprimmo la porta.
-Benvenuta nel covo degli Assassini.-disse entrando.
Di fronte a me si aprì una scalinata in discesa.
Mentre scendevamo gli scalini avevo il cuore che mi batteva a mille.
Mi guardai attorno con meraviglia e curiosità. Quella era la base in cui operavano gli Assassini.
Era una cosa incredibile.
Sceso l'ultimo scalino mi ritrovai in una sala drappeggiata di stendardi rossi con il simbolo della Confraternita.
In alcuni punti la pietra bianca delle pareti era rivestita di tessuto,mentre su altre pareti alcuni arazzi erano appesi facendo bella mostra di se. Candelabri d'ottone illuminavano la sala,aiutati dai candelabri appesi al soffitto.
Dalla sala principale si aprivano altre stanze che da dove mi ero fermata riuscivo a scorgere appena.
Notai alla mia sinistra una piccola libreria ed un tavolo disseminato di carte topografiche di Roma ed altri fogli dal contenuto cifrato,accanto alla libreria vi era una piccola scrivania sui cui erano impilati diversi libri,mentre altri erano ancora aperti,come se aspettassero che il lettore riprendesse la sua lettura da dove aveva interrotto.
In fondo,alla destra della sala,un enorme bancone riportava altre carte topografiche,stavolta però erano di altre zone d'Italia e del continente,dietro ad esso un'altra libreria occupava la parete.
Abbassai lo sguardo e notai diversi tappeti rossi stesi in direzione delle diverse sale.
Quando rialzai il capo ebbi come la sensazione di aver già visto quel luogo. Il che era improbabile,visto che non c'ero mai stata.
-...Cesare ha già tentato di eliminarla,ora è troppo importante per lasciarla uccidere dai suoi vecchi compagni.-
Sia io che Ezio ci voltammo all'unisono verso la voce maschile che aveva parlato.
Dopo un secondo nella sala comparve un uomo vestito con abiti pregiati accompagnato da un Assassino che riconobbi subito in Francesco. Non appena ci notò ci salutò con un cenno del capo,per poi riportare l'attenzione sull'uomo.
Osservai attentamente lo sconosciuto,studiando i suoi tratti austeri. Lo sguardo scuro profondo ed intelligente era il tratto più caratteristico della sua figura.
-Va bene,Mentore. La seguirò insieme ad Enu.-disse Francesco con un cenno del capo,-...per quanto riguarda quella cosa...-riprese poco dopo,-ho il vostro permesso?-chiese infine.
-Si. Fai ciò che devi.-affermò l'uomo. Francesco dopo averci fatto un ultimo cenno del capo sparì lasciandoci soli.
-Non mi aspettavo di vederti qui.-disse l'uomo poco dopo,rivolgendosi ad Ezio.
-Posso dire lo stesso di te. Come mai non sei a Castel Sant'Angelo?-chiese l'Assassino.
-Cesare,dopo quello che è accaduto ieri sera,è troppo occupato a cercare ancora una volta il favore del padre per preoccuparsi della mia presenza. Continuando così Cesare non troverà più appoggio nemmeno in lui,-rispose quello,prima di voltarsi verso di me,-deduco che voi siate Madonna Giulia.-
-E voi sareste...?-chiesi incuriosita.
-Niccolò Machiavelli,al vostro servizio.-disse inchinandosi leggermente.
-Avete problemi con la cortigiana?-chiese Ezio dopo qualche secondo.
-Cesare ha già provato ad eliminarla più di una volta e la ragazza non ci ha ancora rivelato tutti gli agenti templari,quindi ci preoccupiamo che non corra rischi inutili.-rispose Niccolò.
-Chi è questa cortigiana?-domandai.
-Fiora Cavazza. Fino a qualche tempo fa lavorava per Cesare,ma dopo un piccolo incidente ha deciso di spostare la sua fiducia,se così la vogliamo chiamare,altrove. A noi,nella fattispecie.-mi spiegò Ezio.
-Interessante.-commentai.
-Chi manca ancora alla lista?-chiese Ezio riportando l'attenzione su Niccolò.
-Un uomo chiamato Lupo. A quanto ci ha detto la ragazza è stato addestrato per assomigliare in tutto e per tutto a noi Assassini. Dovrebbe occuparsi di lui una di queste notti.-spiegò Niccolò avvicinandosi al tavolo ricoperto dalle cartine topografiche di Roma per afferrare una lettera dal sigillo ormai spezzato. Dopo di ché si voltò verso di noi.
-C'è dell'altro,non è vero?-chiese Ezio dopo qualche secondo di silenzio.
-L'altro giorno mi è stata passata questa lettera firmata da una persona che vuole offrirci il suo...aiuto.-spiegò Niccolò.
-Chi?-
-Il Cardinale Giuliano della Rovere.-
-Tempismo perfetto.-commentò sarcastico Ezio.
-A quanto c'è scritto nella lettera è da un po' che il Cardinale ci osserva. Sa chi siamo e quello che facciamo.-disse Niccolò passando la lettera in questione a Ezio.
-Mi chiedo come mai si sia fatto avanti ora.-si chiese Ezio con fare pensieroso.
-Sa che ieri sera il Banchiere è morto su nostra iniziativa,e a questo punto si chiede se questo non sia l'atteso inizio dell'atto finale della famiglia Borgia. Sai che da quando lo Spagnolo era un Cardinale,della Rovere ha cercato in tutti i modi di metterlo in difficoltà. Ha scritto che per un finale soddisfacente e rapido è disposto a darci il suo aiuto insieme alla sua benedizione.-concluse Niccolò incrociando le braccia.
-La sua benedizione non ci serve,ma il suo aiuto può rivelarsi utile.-commentò Ezio ridandogli la lettera.
-Un'ultima cosa,-continuò l'Assassino,mentre riponeva al sicuro la lettera tra le sue vesti,-Bartolomeo continua ad avere problemi con le truppe francesi. Dovresti andare alla Caserma il più presto possibile per risolvere la situazione.-concluse.
-Sta bene.-
-Bene. Ora torno a Castel Sant'Angelo. In caso di bisogno sai come contattarmi.-disse prima di spostare l'attenzione su di me,-è stato un piacere Madonna.-
Dopo di ché anche lui spari sotto lo sguardo attento di Ezio.
-Qualche problema?-chiesi poco dopo.
-Niente di preoccupante.-rispose voltandosi verso di me.
-Sai che puoi fidarti di me.-gli dissi notando una certa incertezza nella sua voce.
Dopo qualche secondo di silenzio si risolse a parlare:-Volpe pensa che Niccolò ci stia tradendo.-
-Come mai?-chiesi confusa.
-In questi ultimi anni si è avvicinato alla famiglia Borgia,lavora per loro e,va bene,la sua posizione si è fatta al quanto ambigua,ma non penso che ci stia tradendo. O almeno lo spero.-concluse con un sospiro.
-Non mi ha dato l'impressione di un traditore.-commentai.
-Una sola occhiata e già hai deciso se è un traditore oppure no?-mi chiese con un sorriso divertito.
-Non ho detto questo,ho detto che non mi ha dato l'impressione.-ribadì con tono fintamente irritato.
Lo sentii ridere divertito e,dopo avermi posato un veloce bacio sulle labbra,mi invitò a vedere il resto del Covo.



Qualche ora dopo ci ritrovammo nei pressi del Colosseo.
Il sole calante rendeva suggestiva la visione dell'immenso anfiteatro Flavio,segno di potere dell'imperatore Vespasiano e della sua famiglia.
Avevo passato le ore precedenti a conoscere ogni sala del Covo degli Assassini da cima in fondo e a fare anche la conoscenza di qualche nuovo Adepto.
Ezio mi aveva raccontato le tradizione della loro Confraternita,come ad esempio la storia della lama celata,l'arma identificativa degli Assassini.
Mi aveva raccontato che quando portò la polsiera di suo padre da Leonardo da Vinci per farla aggiustare,il suo amico gli disse che,per far funzionare correttamente l'arma,doveva amputargli l'anulare sinistro.
A quella rivelazione dovetti aver fatto una smorfia disgustata perché Ezio sorrise mostrandomi la mano in questione ancora del tutto intera,per poi rassicurarmi che quell'usanza non era più praticata all'interno della Confraternita.
Gli chiesi come mai una volta quella barbarie fosse usanza e lui mi spiegò che doveva essere una specie di atto di fede nei confronti degli Assassini e del loro credo.
Poi mi parlò di un certo Altair e del suo codice e di come era arrivato fino alle sue mani. Rimasi affascinata dal suo racconto.
Ma più Ezio mi rivelava cose sugli Assassini,più sentivo in me il peso del mio segreto.
Ormai non era solo una questione di ricambiare il favore,per così dire,ma era una cosa che volevo fare perché,a quel punto,mi fidavo ciecamente di lui.
-Ezio...-iniziai con un sussurro flebile.
Il rumore degli zoccoli del cavallo sembrava andare a tempo con il mio cuore che batteva all'impazzata.
Il momento della verità era arrivato.
-Si?-chiese volgendo leggermente il capo verso di me.
Lo strinsi forte e appoggiai il capo sulla schiena per poi mormorargli di portarmi alla Colonna Traiana.
-Come mai vuoi andare lì?-mi chiese.
-Perché devo dirti alcune cose.-risposi prima di chiudermi in un silenzio quasi tombale.
-Va bene.-disse prima di far partire al galoppo il destriero che aveva rubato da poco ad una guardia papale.
Mezz'ora dopo circa ci trovammo nei pressi della Colonna.
Non appena la vedemmo ergersi maestosa sulla piazza mi sentii mancare il respiro.
Sentii il cavallo sotto di me rallentare l'andatura fino a fermarsi del tutto. Ora la Colonna incombeva su di noi e io mi sentii quasi schiacciata dal suo peso.
Mi feci aiutare a scendere da cavallo per poi rimanere impalata a fissare la Colonna.
Sentivo Ezio accanto a me che,senza dire una parola,aspettava che fossi io a parlare.
-Sai la storia della mia famiglia?-gli chiesi poco dopo,continuando ad osservare i fregi della Colonna.
-So che siete stati una delle famiglie più potenti ed influenti di Roma sin dai secoli passati.-lo sentii rispondere. Sorrisi.
-Mio padre mi diceva sempre che il nostro cognome deriva proprio dalla Colonna Traiana,-iniziai per poi voltarmi verso di lui,-la mia famiglia discende dalla gens Iulia che a sua volta discende dalla gens Rominia e conseguentemente da Enea figlio della dea Venere. Così,almeno,vuole la leggenda.-dissi,riportando lo sguardo sulla Colonna,-mio padre mi raccontò che quando la città di Ilio bruciò sotto la mano achea,la dea Venere fece fuggire Enea insieme ad un Frutto dell'Eden.-rivelai.
Vidi Ezio spostare di scatto lo sguardo su di me.
-Già. Hai capito bene.-mormorai,-il frutto che,per secoli,aveva protetto Ilio venne salvato da Enea e portato fin qui. Una volta approdato Enea sposò Lavinia,figlia del capo dei Latini,e da allora il Frutto dell'Eden passò di padre in figlio. Passò per le mani dei gemelli Romolo e Remo,per quelle di Giulio Cesare,Ottaviano,e degli altri imperatori romani. Per diversi secoli non si seppe più niente del Frutto,si dice che Nerone,l'ultimo della gens Iulia,lo avesse nascosto fino a quando,inspiegabilmente,non venne alle mani dell'imperatore Traiano. Dopo di ché il frutto passò a noi tornando in famiglia.-conclusi.
-E,il frutto,lo hai ancora?-mi chiese dopo secondi di puro silenzio.
Mi voltai a guardarlo mentre sentivo le lacrime salirmi:-Si,e vorrei che non fosse così. É stato la rovina della mia famiglia.-dissi mentre una lacrima solitaria mi solcava la guancia.
Con stizza me l'asciugai con il dorso della mano per poi dirgli di aspettarmi dov'era.
Mi avvicinai alla porta bassa situata alla base della Colonna.
Presi la chiave che,ultimamente,mi portavo sempre indietro e con un movimento deciso la infilai nella serratura per poi girare.
Presi un respiro profondo ed entrai all'interno.
Guardai in alto e quasi mi persi nell'osservare la lunga scala a chioccola.
Scuotei leggermente il capo e,velocemente,afferrai il piccolo scrigno ben nascosto all'occhio di tutti.
Uscii velocemente da quell'angusto luogo e respirai a pieni polmoni.
Fu allora che sentii per la prima volta la voce del Frutto.

Ascolta. Osserva.

Scuotei il capo confusa,ma la voce non se ne andò.
Anzi,si fece più forte.



Toccami e ascolta la verità!



Senza che me ne accorgessi il mio corpo prese a muoversi.
Mi vidi aprire il piccolo scrigno e disfare il fagotto in cui era involto il Frutto dell'Eden.
Dopo anni rividi il il manufatto custodito dalla mia famiglia:la Corona d'Alloro Imperiale.
Mano a mano che avvicinavo le dita sentivo la sua voce farsi più potente.
Sentii in lontananza Ezio che mi diceva di non ascoltare il Frutto.
Ma una volta toccato,fu troppo tardi.



Non appena ripresi coscienza sentii delle urla femminili.
Riaprii gli occhi di scatto e iniziai ad osservarmi attorno per capire dove fossi finita.
Nella stanza da letto in cui ero capitata un paio di donne stavano attorno ad un letto matrimoniale.
Mi avvicinai un po' per capire meglio cosa stesse accadendo e,quando incontrai lo sguardo della donna stesa sul letto,gelai.
Era mia madre.
La guardai meglio e notai solo allora il pancione enorme e la voce della donna di fronte a lei che le diceva di spingere.
Capii all'istante che stavo assistendo ad un parto.
-Spinga!-
Sentii mia madre urlare.
-Sto spingendo!-
-Niente...non scende,continuando così moriranno.-sentii mormorare da una delle donne che stavano assistendo al parto.
-Io posso anche morire,ma fate nascere il mio bambino!-urlò mia madre rivolgendosi alle due donne.
-Che cosa facciamo?-chiese la più giovane delle due.
-Chiama il padrone e chiedigli cosa dobbiamo fare. Lei o il figlio.-ordinò la più anziana mantenendo la sua postazione di fronte al letto.
Un secondo e l'altra sparì dalla stanza mentre mia madre riprese a gridare.
Dopo pochi secondi vidi entrare mio padre.
Subito notai che tra le mani stringeva il Frutto che risplendeva leggermente.
-Uscite.-ordinò alle donne.
-Ma,padrone...-iniziò la donna anziana.
-Uscite.-ripeté mio padre.
Le donne fecero come fu loro ordinato e in pochi secondi nella stanza rimanemmo noi tre.
-Che cosa hai intenzione di fare?-chiese mia madre.
-Salvarvi,amore mio. Entrambi.-rispose mio padre avvicinandosi.
-Cos'è quello?-chiese mia madre osservando il Frutto.
-La nostra salvezza.-rispose mio padre prima di rivolgersi al Frutto,-ti prego,-iniziò-salva mia moglie e mio figlio! Salvali!-
Non accadde niente.
Sentii solo mia madre emettere un altro urlo di dolore per poi mormorare:-N-non riesco a...respirare.-
-Ti prego! Salvali!-urlò mio padre disperato.
Allora la stanza venne illuminata da un fascio di luce accecante.
Mi coprii il volto e quando riabbassai le mani di fronte a me si parò una figura femminile incorporea.
Dalle vesti fluttuanti capii subito che quella di fronte a me doveva essere un qualcosa,o meglio,un qualcuno di simile a Minerva.
-Chi siete?-sentii chiedere da mio padre che osservava stupito la figura appena apparsa all'interno della stanza.
-Prima di morire il mio nome era Venere. Prima ancora mi chiamavano Afrodite,e ancor prima Turan.-
Rispose la donna.
-V-Venere?-chiese mio padre incredulo.
-Esatto. Ma non è per questo che sono qui. Sai che è proibito usare il Frutto per salvare vite che non dovrebbero sopravvivere.-disse Venere.
Mi spostai leggermente per avere una migliore visuale della dea.
I lunghi capelli biondi fluttuavano nell'aria,così come le vesti di un tenue color lavanda.
-Non posso lasciar morire mia moglie e mio figlio senza tentar nulla!-esclamò mio padre.
-Il Frutto è una benedizione,ma anche una maledizione. Esso chiederà qualcosa in cambio.-disse la figura incorporea.
-Tutto quello che vuoi!-
-A decidere non sono io,ma il Frutto. Se di tua moglie e di tua figlia salvi la vita,la tua famiglia porterai alla rovina.-
-N-non capisco.-mormorò confuso mio padre.
-Perseguitata verrà tua figlia, e decimata sarà la tua famiglia. Ascolta attentamente le mie parole,sangue del mio sangue,se tu il Frutto userai,la maledizione sulla tua famiglia porterai. Per sempre tua figlia verrà marchiata per il tuo atto e tua moglie rimpiangerà quel che tu hai fatto. Ricorda le mie parole e pentiti della tua decisione.-
-Non c'è un'alternativa?-chiese mio padre con le lacrime agli occhi.
Vidi la dea sorridere con fare materno.
-Sai qual'è l'alternativa,ma non la userai. L'avvertimento mio è stato recapitato,ora non posso far altro che piangere sul vostro destino amaro.-concluse la donna,prima di sparire.
L'ultima cosa che vidi fu il Frutto illuminarsi all'improvviso per inglobare mia madre nella sua luce e poi,una volta spentasi,sentire le urla infantili di un neonato.
Vidi mio padre,ancora scosso,prendere in braccio il neonato e coccolarlo con un sorriso sulle labbra.
Sentii mia madre gemere per poi aprire gli occhi e chiedere con voce flebile che cosa fosse successo.
-Niente,amore mio.-mormorò mio padre prima di farle vedere il neonato.-Guardala,mia amata,non è bellissima la nostra Giulia?-lo sentii chiedere mantenendo il sorriso sulle labbra,mentre i suoi occhi rivelavano tutta la sua preoccupazione.
L'ultima cosa che vidi fu mia madre prendermi tra le sue braccia.




Angolo Autrice:
Eccomi qui ad aggiornare.
Che dire? Non sono del tutto soddisfatta di questo capitolo,ma penso che non lo sarò mai,visto che è il capitolo più importante della storia fino a questo momento.
Mi ripeterò sempre che potevo fare di meglio,che il capitolo è una vera schifezza e così via.
Passando ad altro:finalmente sappiamo come mai Giulia è dotata dei suoi poteri.
Io la vedo così: come Ezio ha l'occhio dell'Aquila,dote della prima civilizzazione,Giulia ha la dote di poter interagire con le menti altrui,dote che,se non fosse stato per il frutto dell'eden,non avrebbe sviluppato. Quindi diciamo che la dote di Giulia è come quella di Ezio,un souvenir della prima civilizzazione.
Passando ai Frutti dell'Eden: per chi ha fatto PL avrà letto che Giovanni(il bambino di Lucrezia),una volta guarito con l'aiuto della Sindone è rimasto in qualche modo cambiato da tale cosa in quanto vive “mentalmente alterato” come c'è scritto sulla wiki di AC. Quindi diciamo che accade una cosa simile anche Giulia. È come se entrambi ne fossero un po' contagiati. Non so se mi sono spiegata bene.
Passando ad un altro aspetto devo dire che per il fatto “chiederà qualcosa in cambio”,l'ho ripreso da Full Metal Alchemist,nel senso:il Frutto dell'Eden non è ne buono ne cattivo,il suo potere può compiere azioni buone o cattive solo in base all'indole del possessore,ma di base il mio Frutto dell'Eden chiederà sempre qualcosa in cambio per azioni,per così dire,forzate. In questo caso salvare la vita a una bambina che quel giorno dovevano morire.
Risultato? Il Frutto ha salvato Giulia,ma,come ha detto Venere,l'ha marchiata(occhi viola) e,se non fosse stata una Colonna,secondo me non avrebbero ritardato a imputarla come strega e fatta giustiziare.
Passando a Venere:la dea,prima di morire insieme a quelli della sua stirpe,fece in modo che un frammento di se rimanesse all'interno del frutto che Enea avrebbe poi salvato,in modo da poter essere presente nel caso in cui i suoi discendenti avessero avuto bisogno di lei.
Insomma,fece qualcosa di simile a quello che ha fatto 16.
Una volta palesatasi,però,non avrà più modo di farsi rivedere dai suoi discendenti,gli unici che riescono a vederla(infatti quando comparve nella stanza gli unici che sono riusciti a vederla sono Giulia e suo padre),perché anche l'ultimo frammento di se avrà completamente esaurito l'energia a disposizione.
Per il resto non so cosa aggiungere.
Le cose iniziano a girare,Fiora ha quasi eliminato tutti gli agenti templari e presto cercherà di rubare la mela a Cesare, e Giuliano della Rovere si è fatto avanti nel momento decisivo.
Cosa accadrà ora?
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
Bazi,
Morgan

p.s:So che a quel tempo era preferibile la sopravvivenza del figlio,piuttosto che della madre,ma voi sorvolate ;)

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Capitolo 15
*** 14 Capitolo-Colpa e Assoluzione ***


14




-Giulia?!-
Fu la voce di Ezio la prima cosa che sentii non appena ripresi conoscenza.
Aprii gli occhi per poi richiuderli di scatto sotto i raggi del sole che per un attimo mi accecarono.
-Giulia? Mi senti?-
Lentamente riaprii gli occhi e solo allora mi accorsi di essere sostenuta dalle braccia dell'Assassino che,con sguardo preoccupato,mi osservava.
Quando incontrai il suo sguardo spiegai leggermente le labbra in un sorriso.
-Che cosa è successo?-mi chiese,con evidente preoccupazione.
A quella domanda il mio sorriso si spense.
Sai che è proibito usare il Frutto per salvare vite che non dovrebbero sopravvivere.
Le parole di Venere mi ritornarono in mente in modo quasi assordante. Ed insieme alle sue parola ricordai il ricordo che avevo appena vissuto:il momento della mia nascita.
Il momento che ha condannato la mia famiglia.
Se di tua moglie e di tua figlia salvi la vita,la tua famiglia porterai alla rovina.
-E' colpa mia.-mormorai.
-Di cosa stai parlando?-mi chiese confuso l'Assassino.
-Sono stata io...io ho ucciso la mia famiglia.-mormorai affondando il viso nel petto di Ezio e aggrappandomi a lui afferrando i baveri del suo abito con le mani,-è solo colpa mia.-
-Di cosa stai parlando?-mi chiese nuovamente,circondandomi con le sue braccia,-Giulia?-mi chiamò in un sussurro.
-Li ho uccisi io...io.-mormorai semplicemente.
-Ti riporto al Covo.-
La voce di Ezio pareva arrivare da lontano. L'unica cosa che sentivo erano i miei sussulti soffocati tra le pieghe dell'abito immacolato di Ezio.
Come una bambola di pezza governata dai fili di un burattinaio mi feci guidare fino al cavallo e,senza nemmeno accorgermene,mi ritrovai in sella al destriero.
Sentii l'Assassino salire alle mie spalle e,con sguardo perso,osservai le sue mani afferrare le redini per poi partire al galoppo senza che mi reggessi a qualcosa per sostenermi. Notandolo
Ezio mi circondò la vita con un braccio per tenermi ben salda sulla sella. In risposta al suo gesto appoggiai il capo sulla sua spalla e inclinai leggermente il viso verso il suo collo.
Lo sentii mormorare con fare rassicurante che tutto andava bene.
Avrei voluto rispondergli che non era vero,niente stava andando per il verso giusto,ma decisi di tacere e di continuare ad osservare il paesaggio che scorreva di fronte a noi.
Arrivammo al Covo dopo svariati minuti e in un attimo mi ritrovai all'interno dell'edificio.
Non appena arrivammo alla sala principale Ezio fece un cenno agli Assassini presenti che,nel giro di pochi secondi,sparirono.
Rimasti soli mi guidò verso una poltrona sulla quale mi fece sedere.
Lo vidi prendere una sedia e,dopo qualche secondo,me lo ritrovai seduto di fronte a me.
-Non mi chiedere se sto bene.-gli dissi dopo secondi di silenzio passati ad osservarmi.
-Non avevo intenzione di chiedertelo. Mi sembra evidente che non stai bene.-mi rispose,-vuoi dirmi quello che è successo? Ho sentito il Frutto. Che cosa dovevi ascoltare?-mi chiese.
-Dov'è?-chiesi di rimando.
Ezio mi rispose con un cenno del capo,indicando qualcosa dietro di me.
Mi voltai e vidi sul tavolo il piccolo scrigno,in cui era stato conservato il Frutto della mia famiglia per tanti anni,chiuso.
Quando mi rivoltai verso di lui e incrociai il suo sguardo sospirai affranta.
-Mi ha fatto vedere il momento della mia nascita. Mia madre stava male,aveva complicazioni. A quanto dicevano le levatrici che si occupavano di lei,non riuscivo a scendere e questo metteva a rischio la mia vita e quella di mia madre. Aveva urlato loro che non le importava di morire,voleva che mi salvassero.-mi fermai un attimo per prendere un respiro profondo e continuai,-All'improvviso è entrato mio padre nella stanza e ha fatto uscire le due donne. Tra le mani aveva la Corona. Si è avvicinato a mia madre che gli chiedeva cosa fosse. “La nostra salvezza” ha risposto. Dopo di che ha iniziato a chiedere al frutto di salvarci,ma non succedeva niente. All'improvviso nella stanza è apparsa Venere. Era incorporea come Minerva e aveva lo stesso tipo di abiti,quindi penso che fosse una di quelli venuti prima. Ha detto...-mi fermai,incapace di continuare.
Sentii Ezio afferrarmi le mani e avvolgerle nelle sue:-Va bene così,non devi costringerti.-mi disse.
A quelle sue parole alzai lo sguardo sul suo volto e,dopo un attimo,scuotei il capo.
-Devo dirtelo,una volta per tutte. Ti dirò tutto. Niente più segreti.-iniziai facendomi decisa,-disse che se mio padre ci avesse salvate,la mia famiglia sarebbe stata decimata. Mio padre chiese se c'era un'alternativa e lei gli rispose che c'era,ma che non l'avrebbe presa;poco dopo sparì dichiarando che avrebbe pianto per il nostro destino. Dopodiché il Frutto avvolse me e mia madre in una luce abbagliante. Una volta spentasi la stanza venne pervasa da urla infantili. Ero io.-
-Giulia...-iniziò,ma io lo bloccai subito.
-Aspetta...non ho finito. Ti ricordi quando mi chiedesti se sapevo come mai avevo il mio potere? Io ti dissi di no.-ad un suo cenno affermativo continuai,-ora lo so. Il Frutto ha chiesto qualcosa in cambio della mia vita. In cambio della mia vita sono stata marchiata da questi occhi che,sin da piccola,mi hanno resa oggetto di malelingue e pregiudizi. Di paura. Inoltre,inspiegabilmente,il Frutto mi ha dato questi poteri.-conclusi.
-Poteri?-mi chiese confuso.
-Si. Mi dispiace non avertelo detto prima,ma io sono in grado di leggere anche nella mente altrui,oltre a rivivere ricordi.-dissi abbassando gli occhi sulle nostre mani.
-Leggere...nel senso che sai quello che penso in questo momento?-mi chiese.
-Potrei,se volessi. In questi anni in cui ci siamo allontanati mi sono esercitata anche grazie a Diego. Ora riesco a leggere facilmente nella mente altrui,così come riesco a bloccarne il flusso di pensieri.-spiegai.
-E la parte dei ricordi? L'hai sviluppata?-
-Non tanto. È più complicato.-
-Quindi,ricapitolando,al momento della tua nascita tu e tua madre eravate in fin di vita. Tuo padre con l'aiuto del Frutto della tua famiglia vi ha salvato,ma in cambio il Frutto ha voluto qualcosa. Tu hai ricevuto i tuoi occhi viola e il dono di poter leggere nella mente e di poter rivivere i ricordi di altri.-
-Io non l'ho mai considerato come un dono. Piuttosto come una maledizione.-commentai,-mi faceva sentire diversa.-
-Alcune volte è meglio essere diversi.-
-Non sempre. Se fai parte della nobiltà,in cui tutti ti osservano e ti criticano,non è un bene passare per diverso. Non lo è mai stato.-
-Ora sei con noi. Sei con me. Nessuno ti giudicherà per quello che sei.-disse convinto Ezio.
-Lo so.-risposi con un timido sorriso.
-E comunque capisco quello che intendi. L'essere diverso.-disse poco dopo.
-Come?-chiesi confusa.
-Anche io ho una dote nascosta. Un senso ulteriore,se così vogliamo chiamarlo.-disse con un sorriso.
-Senso ulteriore?-chiesi incuriosita.
-Si. Diciamo che riesco a capire chi mi è nemico e chi è un alleato ancor prima di conoscere il suo nome. Inoltre riesco a vedere ed individuare cose che non salta all'occhio di una persona comune.-spiegò.
-E come fai?-chiesi sempre più interessata.
-Quando mi concentro la mia mente percepisce le persone avvolte da auree luminose. Se le auree sono rosse sono nemici,se sono blu sono mie alleate. Se sono di un giallo dorato sono le mie prede o comunque le persone che mi interessano in quel dato momento. È un po' difficile da comprendere,ecco perché non ne faccio parola con nessuno. Gli unici che lo sanno sono mia madre,mia sorella,Nicolò,Leonardo,Volpe e Bartolomeo e qualche altro membro della Confraternita che conosco da tempo. Preferisco che questo piccolo particolare non venga fuori.-
-Mi dispiace non averti detto tutto. Avrei voluto,ma dovevo essere sicura. Mi è sempre stato ribadito che era proibito parlare del Frutto all'infuori della famiglia. L'unica persona che lo sa,oltre a te,è Diego. Quando me ne andai da Roma sotto l'ordine di mio padre per portare il Frutto al sicuro,fuori dalla portata di Cesare,gli dissi tutto e gli chiesi di sorvegliarlo. Cesare ha sempre cercato la Corona,senza mai sapere di averla sotto gli occhi.-dissi,cercando di fargli capire le mie ragioni. Avevo paura che la fiducia che aveva riposto in me si fosse spenta.
-Non te ne faccio una colpa,Giulia. So bene che mantenere il segreto dell'esistenza di manufatti potenti e misteriosi come i Frutti dell'Eden è importante. E hai fatto bene. Già i Borgia hanno nelle proprie mani la Mela,se dovessero possedere anche la Corona,complicherebbe ulteriormente le cose.-mi tranquillizzò.
-Come mai la Mela è in mano loro?-chiesi preoccupata.
-L'hanno presa tre anni or sono,quando assediarono Monteriggioni. Da allora cerchiamo di recuperarla,ma non ci siamo ancora riusciti.-mi spiegò scuotendo il capo rassegnato,-ritornando a noi;hai detto che il Frutto ha chiesto qualcosa in cambio della tua vita,è per quella di tua madre?-
A quella domanda corrucciai le sopracciglia confusa.
In effetti se il Frutto in cambio della mia vita mi aveva segnata in qualche modo doveva essere successo qualcosa di simile anche a mia madre.
Non sapevo cosa rispondere a Ezio,perché se mia madre era rimasta in qualche modo segnata io non ne sapevo niente. Non me ne aveva mai parlato,nemmeno accennato in tutti quegli anni,molto probabilmente per continuare a mantenere il segreto sulla mia nascita.
Per non parlare di mio padre. Nemmeno da parte sua era mai uscita una singola parola sull'accaduto.
Ancora una volta mi ritornarono in mente le conversazione che avevo avuto con i miei,alle mie continue domande sui poteri che avevo,sui miei occhi. Mai,mai avevo ricevuto una risposta alle mie domande.
-Non so che dirti. I miei non ne hanno mai parlato,quindi anche se mia madre fosse stata segnata da questo evento non me lo ha mai detto.-risposi pensierosa.
All'improvviso la tristezza e la spossatezza che mi avevano invaso prima ritornarono pensando ai miei genitori.
Avevo sempre ritenuto il Frutto la disgrazia della mia famiglia,ma ora mi rendevo conto che l'unica disgrazia che aveva colpito i miei famigliari e le persone che amavo ero solo io.
Io ero stata la disgrazia della mia famiglia.
Io.
-Ehi...-mormorò Ezio alzando la mano per accarezzarmi la guancia,-dimmi cosa ti turba.-
-I miei genitori,mio fratello,Amelia,i miei nipoti...sono morti per causa mia.-mormorai sconfortata.
-Non sentirti in colpa per una cosa che non hai commesso.-
-Hai sentito quello che ti ho detto...se il Frutto non mi avesse salvata,ora la mia famiglia sarebbe viva.-gli dissi,cercando di allontanare la sua mano.
A quel mio gesto Ezio mi afferrò il volto con entrambe le mani:-Giulia non devi sentirti in colpa. Tuo padre sapeva quello che stava facendo,Venere lo aveva avvertito. Sono sicuro che se gli ricapitasse l'occasione rifarebbe esattamente ciò che ha fatto. Ti salverebbe nuovamente la vita. Perché tu eri sua figlia,Giulia,e sono sicuro che lui ti amasse più della sua stessa vita. Così come tua madre,l'hai sentita no? Non le importava di morire,l'importante era che tu fossi salva. Entrambi ti amavano,Giulia,così come tuo fratello,sua moglie e i tuoi nipoti. Per questo,Giulia,devi vivere anche per loro. Perché se tu continuerai a vivere,anche loro vivranno. Qui,-disse sfiorando la mia fronte,-ma soprattutto qui.-continuò abbassando la mano per appoggiarla con delicatezza all'altezza del cuore,continuando a fissarmi negli occhi.
-Si,-mormorai poco dopo continuando a guardarlo,-si.-ripetei abbassando il capo per portare la mano destra sopra la sua che ancora rimaneva appoggiata sul mio petto.
Si,avrei continuato a vivere anche per loro.




***



Creusa,svegliati!-
L'uomo scuoté il corpo femminile della donna che,ancora addormentata,cercava di scostarsi dalla pressione delle mani di lui.
-Creusa!-la chiamò nuovamente.
Il lieve gemito della donna eruppe dalle sue labbra,segno che finalmente si era svegliata.
-Che cosa succede,mio sposo?-chiese la donna socchiudendo gli occhi e voltandosi verso la figura dell'uomo seduto al suo fianco.
-Prendi nostro figlio Ascanio e andatevene.-ordinò l'uomo prima di alzarsi dal letto.
-Di cosa stai parlando?-chiese confusa la donna,ora del tutto sveglia.
-Il nemico ci attaccherà stanotte. Dobbiamo fare in fretta.-spiegò l'uomo senza guardarla,occupato nel prendere le poche provviste necessarie per il viaggio che avrebbe portato sua moglie e suo figlio il più lontano possibile dalla città che,da lì a qualche ora,sarebbe stata presa d'assedio.
-Ma cosa stai dicendo? Il nemico se n'è andato,ormai. Abbiamo visto le navi abbandonare la nostra costa poche ore fa!-esclamò la donna convinta delle sue parole.
-Tu dici? Io non credo proprio. Sono venuti fin qui dalla Grecia,secondo te il nostro nemico se ne andrà senza aver riportato la vittoria? Fai come ti dico,donna,prendi nostro figlio e andatevene.-ribadì l'uomo.
-Cosa ti fa credere che non sia finita?-chiese Creusa.
-Ettore.-rispose semplicemente l'uomo.
-Mio fratello è morto.-rispose la donna.
-Mi è parso in sogno è mi ha avvisato dell'imminente attacco degli Achei.-
-Ne sei sicuro?-chiese allora la donna.
-Si.-
-E tu che farai?-chiese allora preoccupata,alzandosi dal letto per avvicinarsi al marito.
-Proteggerò la mia città. Tu vai da mio padre e aspettami al Palazzo Reale...se entro le prossime ore non tornerò fuggite.-ordinò l'uomo prima di afferrare la sua spada e il suo scudo.
-Enea...-lo richiamò la voce della moglie,-fai attenzione.-
-Come sempre.-rispose l'uomo prima di sparire dalla stanza.




Mi svegliai all'improvviso.
Appena presi coscienza del mio corpo mi stiracchiai lentamente,affondando maggiormente la testa nel guanciale.
Sospirai con sollievo aprendo lentamente gli occhi.
La prima cosa che vidi fu una rosa posata sul comodino di fianco al letto sul quale mi ero addormentata ore prima.
Mi alzai a sedere e afferrai delicatamente il fiore osservandone il bel colore rosso vermiglio. Accarezzai i petali con un sorriso,sorprendendomi della loro incredibile delicatezza.
Guardai la lettera che era stata piegata sotto la rosa.
Posai il fiore sul grembo e afferrai la lettera.
L'apri e osservai la calligrafia maschile. Non era quasi illeggibile come quella di mio padre o di mio fratello;si notava benissimo che la lettera era stata scritta da un uomo,ma aveva una calligrafia elegante.




Mia cara,spero che il tuo risveglio sia stato dei migliori.
Ricorda che sei ancora all'interno del Covo,quindi qui sei al sicuro.
Ho una missione che non posso rimandare,Bartolomeo ha bisogno del mio aiuto contro le truppe francesi che,in questi giorni,stanno prendendo d'assedio la sua Caserma con l'aiuto della Guardia Papale. Spero di concludere al più presto e di poter ritornare da te.
Tuo,
Ezio.




Rilessi una seconda volta la lettera,soffermandomi sulle parole che più mi avevano colpito. Mi coprii il viso con una mano,per celare il sorriso felice che mi distendeva le labbra.
Una volta aver finito di rileggere nuovamente la lettera mi guardai attorno.
Non l'avrei mai detto,ma il Covo non comprendeva solo il grande magazzino,ma anche tutto il resto dell'edificio.
Quando Ezio mi aveva rivelato che l'edificio era della famiglia Orsini non ero riuscita a trattenere la smorfia di disappunto.
Ezio mi aveva chiesto cosa mi turbava e quando io gli avevo risposto con il semplice nome degli Orsini,lui aveva ridacchiato appena prima di affermare che non dovevo preoccuparmi,raramente avrei visto un componente di suddetta famiglia varcare la porta del Covo.
L'unico che era a conoscenza del luogo in famiglia Orsini era Fabio Orsini che,controvoglia,lavorava sotto il Valentino. Era stato lui ad adoperarsi perché gli Assassini avessero un Covo nella città Eterna tre anni prima.
Ne fui sollevata.
Il mio rancore verso la famiglia Orsini non era dovuto all'antica rivalità tra la mia famiglia e loro. Era una cosa più privata.
Alcuni componenti degli Orsini avevano fatto girare voce che praticassi la stregoneria e questo mi aveva procurato qualche problema,niente che mio padre non fosse riuscito a risolvere facendo tacere la gente che,sotto queste false informazioni,aveva iniziato a sparlare alle mie spalle. Ma la cosa mi aveva comunque dato fastidio.
Se una cosa del genere non fosse avvenuta molto probabilmente non avrei minimamente preso in considerazione la famiglia Orsini.
Con questi pensieri mi alzai e mi risistemai le vesti.
Andai di fronte allo specchio della toletta e mi aggiustai i capelli velocemente.
Appena mi resi presentabile ripresi la lettera e me la infilai tra le vesti,al sicuro.
Dopodiché guardai la rosa e l'afferrai.
Inspirai il suo profumo.
Sorrisi nuovamente e uscii dalla stanza.
Percorsi lentamente la lunga scalinata che mi avrebbe riportata al magazzino.
Appena mi ritrovai nella sala principale mi guardai attorno,notando la presenza di qualche Assassino.
Appena mi notarono mi fecero un cenno di saluto per poi riprendere quello che stavano facendo poco prima;chi a parlare,chi a leggere un qualche libro,chi a studiare carte topografiche.
Mi diressi verso la Sala d'Iniziazione,come l'aveva chiamata Ezio.
Era la stanza che più di tutte mi aveva affascinata.
Gli stendardi degli Assassini erano da tutte le parti,i tappeti rossi stessi sulla pietra del pavimento ed in fondo alla lunga sala,in mezzo a due colonne portanti,stava il braciere con cui veniva compiuto il rito di iniziazione di un Assassino.
Il braciere,mi aveva raccontato Ezio,restava sempre acceso,come a simboleggiare il continuo operare nell'ombra degli Assassini.
Nulla è reale,tutto è lecito.
Mi tornò in mente questa frase,osservando la sala.
Ezio mi aveva detto che essa era il loro credo.
-Piacere di rincontrarvi,Giulia.-
La voce famigliare mi ridestò dai miei pensieri.
Mi voltai con un sorriso,trovandomi di fronte Volpe.
-Il piacere è mio,Volpe. Come state?-chiesi.
Volpe,mesi prima,mi aveva rivelato il suo vero nome,ma ormai io lo conoscevo come Volpe,quindi avevo continuato a chiamarlo con questo soprannome.
-Come al solito. E voi? Ho sentito quello che è successo. Vi faccio le mie più sentite felicitazioni.-commentò l'uomo.
Arrossii a quella frase.
-Grazie.-risposi in un sussurro,-Comunque sto bene. Cosa vi porta da queste parti?-chiesi.
-Ezio prima di andare da Bartolomeo è passato da me. Mi ha chiesto se potevo farvi un po' di compagnia mentre attendevate il suo ritorno.-spiegò Volpe,unendo le mani dietro la schiena.
-Capisco.-commentai,-pensate che la situazione di Bartolomeo sia pericolosa?-chiesi preoccupata,tornando a fissare il braciere ardente.
-Non pericolosa...preoccupante,direi. Anche se Bartolomeo continua a dire di avere tutto sotto controllo. Il problema di quell'uomo è la troppa fiducia in se stesso.-disse.
-Anche voi peccate in tale senso.-risposi guardandolo con un sorriso.
-Avete ragione.-rispose lui,ricambiando.
-Una volta eliminato il generale cosa avete intenzione di fare?-
-Se tutto è a nostro favore il prossimo bersaglio saranno i Borgia.-
Sentendo il nome dei Borgia mi ritornò in mente la situazione complicata che implicava Nicolò Machiavelli. E del fatto che Volpe sospettasse di lui.
-Ho saputo che sospettate di Machiavelli.-dissi dopo qualche secondo di silenzio.
A quelle mie parole Volpe mi guardò. Non so dire che cosa gli passasse per la testa in quel momento,il suo viso era completamente indecifrabile.
-Deduco che lo abbiate saputo da Ezio.-mormorò infine.
-Glielo chiesto io.-dissi subito cercando di discolpare Ezio.
-Si.-dichiarò prima di emettere un sospiro rassegnato,-la verità è che,anche se a malincuore,vedo sempre più cose che mi fanno sospettare di lui. E prima o poi temo che si arriverà ad un punto di non ritorno.-
-Non sempre quello che si vede corrisponde al vero.-
-Spero che abbiate ragione.-disse abbassando il capo.
In silenzio risalimmo la scalinata e ci ritrovammo nella sala principale.
Appena vidi lo scrigno contenente la Corona mi diressi verso di esso. Ezio lo aveva lasciato sul tavolo ricoperto di cartine topografiche.
Appoggiai le mani sopra il legno pregiato dello scrigno,indecisa se aprirlo oppure no.
-La prima volta che ne vidi uno non potei crederci.-commentò Volpe da dietro le mie spalle.
-Oggetto alquanto interessante,effettivamente.-dissi continuando a fissare lo scrigno. Ancora sentivo il richiamo del Frutto,anche se con minore enfasi.
-Ezio mi ha detto quello che avete fatto al banchetto del Banchiere.-disse Volpe.
Quella frase mi fece voltare verso di lui:-Sto bene,davvero. Ho fatto quello che dovevo.-dissi decisa.
Volpe mi osservò in silenzio per qualche secondo,poi riprese a parlare.
-Non dovete sentirvi in colpa per la morte di Ippolito Mazza. Era una persona vile,un traditore,un assassino. Nessuno rimpiangerà la sua dipartita. Anche perché ormai aveva i giorni contati.-
-Che intendete?-chiesi confusa.
-Cesare lo avrebbe fatto uccidere nei prossimi giorni. Ormai,diciamo,gli era più di intralcio che d'aiuto.-spiegò.
-In che senso?-
-Nel senso che Cesare ha iniziato a sospettare che stesse vendendo i suoi piani per Siena,Pisa e Lucca al nemico.-spiegò Volpe con un'alzata di spalle.
-Quindi si stava scavando la fossa da solo.-commentai lanciando una lunga occhiata allo scrigno. Ancora continuavo a sentire la sua presenza nella sala.
-Esatto,quindi,Giulia,non sentitevene in colpa.-ripeté.
-Non mi sento in colpa.-
-Si invece,solo non volete ammetterlo. Avete comunque tolto una vita,e questo,specialmente la prima volta,può tormentare una persona.-
-Ezio era preoccupato per me,vero? Per questo vi ha chiesto di parlarmi.-gli chiesi con un sospiro.
-Sa che abbiamo legato in questi anni,quindi voleva che anche io vi parlassi di quello che è successo. E di quello che avete visto.-affermò Volpe.
In quel momento entrò all'interno della sala uno dei ladri di Volpe che,se non ricordo male,si chiamava Claudio.
-I francesi hanno rapito Pantasilea. Ora Ezio,Bartolomeo e i suoi mercenari stanno andando alla base dei francesi per liberarla.-disse rivolgendosi a Volpe.
-Bene. Continuate a seguirli e in caso di bisogno aiutateli.-ordinò Volpe con un cenno del capo.
Pochi secondi dopo il ladro sparì così come era arrivato.
-Speriamo che vada tutto bene.-mormorai.
-Non vi preoccupate. Andrà tutto per il meglio.-mi rassicurò Volpe,-Che ne dite di andare a passeggiare un po'?-chiese accennando con un braccio verso l'uscita del Covo.
Risposi con un accenno del capo e,dopo qualche secondo,ci avviammo verso l'uscita.



Trascorsi il resto della giornata con Volpe.
Passeggiamo per l'isola Tiberina parlando del più e del meno,fino a quando non ci ritrovammo di nuovo di fronte all'entrata del Covo. Ormai era quasi scesa la sera.
-Devo tornare alla Volpe Addormentata.-annunciò Volpe,prima di salutarmi con un leggero inchino,-e ricordate che non dovete sentirvi in colpa per quello che è successo.-concluse con un accenno di sorriso sulle labbra.
-Va bene.-dissi,ricambiano il suo sorriso. Parlarne anche con Volpe mi aveva aiutato ulteriormente ad esorcizzare l'atto che avevo compiuto.
Volpe si voltò,ma prima che sparisse dalla mia vista lo richiamai e,appena voltò il capo,lo ringraziai per quello che aveva fatto per me.
-E' stato un piacere.-rispose con un cenno del capo,dopo di ché sparì.
Rientrai all'interno del Covo e,non appena entrai nella sala principale,vidi alla mia sinistra Ezio seduto sulla poltrona che si stava medicando una ferita al fianco sinistro.
Di fronte a lui,sul tavolo accostato al muro che solitamente era sempre pieno di libri,vi erano vari strumenti per disinfettare,saturare e pulire una ferita.
Ai suoi piedi vidi la corazza e gli spallacci.
Realizzando quello che stavo vedendo mi precipitai da lui.
-Stai bene?-chiesi preoccupata,inginocchiandomi.
-Mai stato meglio.-rispose soffocando un lamento mentre,con cura,si stava disinfettando la ferita che,pulita dal sangue,mostrava un taglio abbastanza profondo. Sicuramente doveva essere saturata.
-Com'è successo?-chiesi.
-Una lama mancata per un soffio.-rispose premendo sopra la ferita con il panno. Il sangue continuava ad uscire,anche se in minime quantità.
-Dobbiamo saturarla.-dissi alzandomi e afferrando,sul tavolo,l'ago e il filo.
-Aspetta.-disse Ezio prima di afferrare una bottiglia e iniziare a bere. Dopo qualche secondo si staccò e,dando un'ultima occhiata alla ferita per controllare il sangue,si voltò verso di me e mi disse:-non devi farlo per forza.-
-Non è la prima ferita che saturo una ferita. Con un fratello maggiore e tre nipoti ho sempre trovato da fare.-dissi convinta.
-Va bene.-
Allora tolse la mano ed il panno dalla ferita,pulendola un poco,e dopodiché riprese sottomano il collo della bottiglia da cui aveva bevuto poco prima:-Sono pronto.-
Guardando in basso cercai di non pensare ai muscoli sviluppati delle braccia e del petto.
Cercai di non pensare ai suoi addominali che,in parte,riuscivo a scorgere. Cercai di non pensare al resto che vi era di sotto.
Mi inginocchiai nuovamente e,prendendo un bel respiro,eseguii il primo punto.
Mi fermai un momento per osservare Ezio che,guardandomi intensamente,non aveva pronunciato una sillaba,né emesso un lamento.
Chissà quante volte aveva dovuto eseguire quell'operazione da solo,con l'aiuto di Claudia o Madonna Maria.
Scuotendomi dai miei pensieri ripresi il mio lavoro.
Eseguì un altro punto,ed un altro ancora,fino a quando non arrivai all'altro capo della ferita.
Annodai il filo e,con un paio di forbici,lo tagliai.
Appena conclusa l'operazione sentii Ezio sospirare di sollievo ed io mi rilassai,accorgendomi solo in quel momento che,per tutto il tempo in cui avevo saturato la ferita,avevo tenuto i muscoli delle spalle tesi e adesso le articolazioni delle dita mi facevano male da quanto avevo tenuto l'ago con forza.
Osservai il mio operato e mi ritenni soddisfatta.
Allora mi permisi di osservare,con fare discreto,il petto e il braccio scoperto dalle vesti bianche.
Varie cicatrici striavano la pelle altrimenti perfetta.
Riuscivo distintamente a vederle essendo le lievi striature più chiare della pelle di Ezio.
Risalii con lo sguardo e mi soffermai su una cicatrice circolare abbastanza larga.
La sfiorai con le dita senza accorgermene e quando me ne resi conto feci per ritirarle,ma la mano di Ezio me lo impedì imprigionando la mia e facendomela appoggiare nuovamente su di essa.
-Come te la sei fatta?-chiesi alzando gli occhi sul suo sguardo.
-Degli archibugieri. Durante l'assedio di Monteriggioni. Mi hanno sparato nello stesso momento in cui Cesare ha ucciso Mario.-mormorò.
Rimasi in silenzio,continuando ad osservarlo negli occhi,per poi,piano piano,avvicinarmi al suo viso per sfiorare lentamente le sue labbra con le mie.
Vi rimasi per qualche secondo,ad occhi chiusi.
Non sentii alcun movimento da parte di Ezio.
Mi staccai da lui preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato,ma quando incrociai il suo sguardo notai il suo sorriso malandrino sulle labbra.
Corrucciai le sopracciglia non capendo il motivo di quel sorriso,ma quando mi fece cenno con il dito di riavvicinarmi a lui compresi.
Voleva che fossi io a controllare quel bacio. Voleva che fossi io a darlo e non a riceverlo.
Allora mi avvicinai di nuovo,appoggiando le mani sulle sue cosce per sostenermi.
Sfiorai nuovamente le sue labbra con le mie per qualche secondo e poi,come fece lui al nostro primo bacio,iniziai a sfiorare il suo labbro inferiore con la lingua.
Dopo qualche secondo Ezio si decise ad aprire le sue labbra per darmi l'accesso ed approfondire il bacio.
Con il cuore che mi batteva forte tentennai per qualche secondo e poi,facendomi forza,incontrai la sua lingua con la mia.
Non sapevo bene cosa fare ed Ezio,capendolo,mi aiutò prendendo il controllo del bacio che da un timido tentativo divenne,piano piano,sempre più profondo e passionale.
Sentivo i miei respiri farsi sempre più corti e sentii a malapena le sue mani circondarmi la vita.
Mi sentii completamente persa in quel bacio,tanto da dimenticare di respirare,e solo quando Ezio si staccò dalle mie labbra presi un respiro profondo.
Ero pronta a riprendere da dove avevamo interrotto,ma all'improvviso Ezio iniziò a baciarmi sulla guancia,mentre con le mani,che avevano lasciato i miei fianchi,mi stava disfacendo la treccia con cui avevo legato i capelli.
Una volta che i capelli furono liberi Ezio vi passò le dita,fino a quando,improvvisamente,appoggiò la mano alla base della nuca e mi fece inclinare leggermente di lato.
E mentre tutto questo accadeva,le sue labbra e la sua lingua,avevano continuato il loro percorso che era sceso lungo il collo.
Tutto questo per me era nuovo,mai nessuno aveva osato andare oltre il bacio casto,ma cercai lo stesso di stare tranquilla e lasciarmi andare.
Affondai le dita della mia mano tra i suoi capelli,mentre la sua mano sinistra riscendeva lungo la mia schiena fino a posarsi poco sopra il mio fondo schiena.
Sentivo la sua lingua accarezzarmi la pelle e le sue labbra posarvi dei leggeri baci,mentre la sua mano sinistra risaliva e riscendeva lungo la mia schiena con fare lento.
Ormai ero completamente rilassata da quelle attenzioni che,quando all'improvviso Ezio si stacco da me,sentii come un senso di vuoto.
-Mi dispiace...mi ero ripromesso di andare piano con te.-mormorò.
-Non devi scusarti.-lo rassicurai.
Rimanemmo in silenzio per vari secondi,fino a quando Ezio non riprese a parlare:-Dammi una mano a rivestirmi. Devo incontrare una persona.-
-Chi?-
-Sono sicuro che ti piacerà.-rispose con un sorriso.
Sbuffai fintamente indispettita da quella risposta enigmatica per poi alzarmi ed osservarlo mentre si richiudeva le vesti bianche,nascondendo nuovamente il suo corpo.
-Passami la corazza.-mormorò una volta alzatosi anche lui. Presi la corazza pesante e lo aiutai nell'indossarla per poi chiudere le cinghie di lato.
Dopo di ché fu la volta degli spallacci che,con qualche difficoltà,riuscii infine a chiuderli. Infine gli passai l'avambraccio finemente decorato con all'interno la lama celata.
Una volta celato il volto sotto il cappuccio,ci dirigemmo verso l'uscita del Covo e,nel giro di pochi secondi,ci ritrovammo per la strada ancora affollata sotto il chiarore della luna.




Angolo Autrice:
Salve a tutte!
Finalmente dopo tanto tempo riesco ad aggiornare!Evviva!
Allora,non ho molto da dire su questo capitolo. Non ne sono totalmente soddisfatta,ma visto che sono passati quasi due mesi ho deciso di pubblicare. Lo so,non succede niente di ché,ma è comunque interessante,secondo me,perché finalmente tra Ezio e Giulia è finito il tempo dei segreti. Un passo avanti bello grosso.
Per il resto lascio a voi. Sperando che siate in tante a commentare!
Per ora è tutto,
bazi,
Morgan.

Forza Emilia.

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Capitolo 16
*** 15 Capitolo-Di Amici ed Amanti ***


15




La luna illuminava i tetti di Roma in quella notte priva di nuvole.
Le torce accese illuminavano le vie principali della città,rischiarando il percorso per le persone che affollavano le vie e le taverne notturne aperte da poche ore.
Ezio,come mi aveva detto,mi stava portando ad incontrare una persona esterna all'Ordine degli Assassini,ma amica di essa e della sua famiglia da moltissimi anni ormai.
Avevo cercato di strappargli qualche informazione in più,ma con un semplice sorriso sghembo aveva deviato ogni mia domanda,accendendo ancor di più la mia curiosità.
-Puoi darmi almeno un piccolissimo indizio?-chiesi per l'ennesima volta,con voce esasperata.
-Fammi pensare...-iniziò Ezio alzando il capo al cielo con fare pensieroso per poi tornare a guardarmi,-no!-esclamò con un sorriso.
Per tutta risposta a quell'ennesima negazione gli detti un leggero pugno contro il braccio per poi mormorare un “cattivo”,ottenendo per tutta risposta una sua sommessa risata divertita.
-Sei davvero esasperante.-commentai,portando lo sguardo sulla gente che ci circondava.
-Senti da che pulpito viene la predica.-replicò Ezio.
Ero pronta per dirgliene due o tre quando lui mi bloccò sul tempo avvertendomi che eravamo quasi arrivati.
Mi guardai attorno e scoprii che eravamo nei pressi di Castel Sant'Angelo.
Ezio mi fece svoltare per qualche via laterale per poi fermarsi di fronte ad un portone comune e bussare due o tre volte,dopo essersi assicurato che nessuno ci avesse seguito.
-Parola d'ordine?-chiese una voce giovane da dietro la massiccia porta.
-Sono io Salaì,fammi entrare.-
-Non è questa la parola d'ordine,permesso negato messere.-
Sentii Ezio sospirare per poi abbassare il capo:-In vino veritas.-
-Parola d'ordine esatta.-commentò la voce,prima di sentire il rumore del chiavistello girare nella toppa.
Dopo pochi secondi il portone si aprì ed un giovane biondo riccioluto e con abiti di buona mano ci fece cenno di entrare.
Ezio mi fece cenno di passare per prima,ed una volta entrati entrambi chiese di un certo Leonardo.
-Dove volete che sia?.-rispose semplicemente il ragazzo con un'alzata di spalle.
-Capisco. Salaì ti presento Giulia,Giulia ti presento Salaì. Fai attenzione alla scarsella.-mi si raccomandò Ezio con un sorriso divertito,prima di oltrepassarci.
-Non state a sentire le parole di quell'uomo. Ha rubato più soldi lui in un dì che io in una settimana!-esclamò costernato,prima di presentarsi con un sorriso,-il piacere è mio,buona donna. Mi chiamo Gian Giacomo Caprotti da Oreno,ma gli amici mi chiamano Salaì.-concluse con un leggero inchino.
Risposi alla sua presentazione con un sorriso sulle labbra,decidendo all'istante che,anche se un po' particolare,quel ragazzo mi piaceva.
Mi feci guidare fino all'interno di una stanza che faceva da studio per un probabile inventore.
Modellini di strani oggetti erano posati ovunque. In fondo alla sala,appesa al soffitto,vi stava uno strano marchingegno dotato di ali. Vi erano diversi fogli appesi ai muri in cui vi erano ritratti volti,vi erano progettate macchine strane,vi erano righe e righe di annotazioni. Mi soffermai in particolare sui ritratti di quelle che doveva essere parti del corpo umano.
Notai subito che,quei disegni,avevano qualcosa di particolare. Guardai la mia mano,paragonandola ad una disegnata su uno di quei fogli,e capii,quasi all'istante,che,per disegnare quella mano,l'artista aveva fatto una cosa proibita.
Aveva studiato dei cadaveri.
-Spero che per voi non sia un problema.-sentii mormorare alle mia spalle.
Mi voltai di scatto spaventata da quella interruzione dei miei pensieri e mi ritrovai di fronte un uomo di mezz'età,con la barba incolta e un sorriso caldo sulle labbra.
Mi chiesi a che cosa si riferisse,e quando lui portò lo sguardo sui suoi studi capii che era preoccupato del mio pensiero riguardo ai suoi metodi.
-Molti trovano questa pratica sacrilega ed eretica.-
-E voi come la trovate?-chiesi in risposta.
-Magari non è la più pura delle pratiche,ma la conoscenza richiede dei sacrifici.-rispose.
-Non vi sentite in colpa?-gli chiesi.
-Non ho paura di essere dannato per l'eternità,se è questo che volete sapere. Ormai ho scoperto abbastanza per sapere che molte cose che vengono dette non sono altro che frutto della mente dell'uomo. Ma se mi chiedete semplicemente se mi sento in colpa la risposta è no.
L'uomo ha bisogno di conoscere,senza una conoscenza in continua evoluzione rimarremo per sempre esseri ignoranti e bigotti,che seguono quello che gli viene detto di fare o quello che gli viene detto di pensare. Per alcuni la conoscenza è una disgrazia,per me è un qualcosa di impareggiabile.-rispose con enfasi l'uomo,cercando di farmi comprendere il suo amore per le sue ricerche.
-Sin da bambina mi è stato detto che alcune cose sono contro natura e contro Dio,e che non dovremmo provocare la sua ira. Ma capisco il vostro piacere nel scoprire nuove cose,e quindi non vi dovete preoccupare. E comunque da tempo ho smesso di seguire quello che certe persone dicono...in fondo sono parole pronunciate da uomini.-conclusi con un sorriso,per cercare di rassicurarlo.
-Leonardo,dov'è la nuova balestra per Francesco?-chiese Ezio riapparendo all'improvviso nella stanza.-Ho cercato dove tieni i progetti conclusi,ma non l'ho trovata.-
-Oh,si! Dovrei averla messa qui da qualche parte...-mormorò iniziando a cercare all'interno di un baule accostato contro ad un muro,-Eccola! L'ho progettata in modo che sia meno d'impaccio. Inoltre Francesco mi aveva detto che la precedente alcune volte non si chiudeva bene,stavolta dovrebbe essere apposto.-disse porgendo ad Ezio una polsiera con una piccola balestra ripiegata.
-Che strana.-commentai.
-Si,bè,non se ne vedono molte in giro!-esclamò Leonardo con un sorriso divertito,-Ah,che sbadato,non mi sono nemmeno presentato. Madonna,il mio nome è Leonardo da Vinci,al vostro servizio.-concluse portandosi una mano al petto ed inchinandosi leggermente.
-Leonardo da Vinci?-chiesi incredula. Leonardo da Vinci era un vero e proprio genio. A quanto avevo sentito si dedicava a vari campi,dalla pittura alla scienza,dalle invenzioni ai trattati e tutti i più importanti nobili della penisola lo volevano alla propria corte.-Dovevi dirmelo che avrei conosciuto un personaggio del suo calibro!-esclamai incredula rivolgendomi a Ezio che,per tutta risposta,mi fece uno dei suoi irritanti sorrisetti,-è un piacere conoscervi,io sono Giulia Colonna.-risposi con un lieve inchino.
-Giulia Colonna...-ripeté Leonardo,-quella che Cesare continua a cercare. Non mi ha mai detto però come mai.-mormorò pensieroso.
-E' anche per questo che siamo qui,Leonardo. Ci serve il tuo aiuto.-disse Ezio mentre riponeva l'arma all'interno di una sacca,-Giulia,se per te non ci sono problemi vorrei parlare con Leonardo dei tuoi doni e della Corona.-
-Va bene.-dissi con un cenno affermativo. Mi fidavo ciecamente di lui,quindi mi andava bene tutto quello che avrebbe fatto.
Ezio spiegò a Leonardo del frutto dell'eden della mia famiglia,delle mie doti,della mia nascita e di tutto il resto.
Ogni tanto sentivo lo sguardo di Leonardo posarsi su di me con interesse,per poi ritornare a seguire le parole di Ezio con concentrazione.
-Dovrei vedere la Corona,per poterla studiare. Cesare mi sta costringendo a studiare la Mela,anche se non sto facendo molti progressi,potrei studiare allo stesso tempo la Corona per paragonare i due frutti.-mormorò portandosi una mano al mento,ed iniziando ad accarezzarsi la barba.
-Lavori per Cesare?-chiesi riportandolo tra noi.
-Si,ma non per mio volere. Non vi dovete preoccupare,Giulia,sono sempre stato dalla parte degli Assassini.-disse prima di riprendere a borbottare tra se e se,-per quanto riguarda i vostri poteri dovrei parlare molto approfonditamente con voi,Giulia,e se riesco potrei aiutarvi con la questione dei ricordi. Non ne avete avuti altri ultimamente,vero?-chiese.
-Esatto.-risposi.
-E questo perché avete sviluppato l'altro,molto probabilmente le due cose sono collegate a qualche modo,non sono svincolati tra di loro,quindi come avete sviluppato uno dei due,concentrandovi nel non farvi prendere dalle emozioni,così dovete aver fermato temporaneamente anche l'altro. Ma allora cos'è che vi impedisce di svilupparlo?-si chiese ad alta voce,-Ahhhhhh...devo pensarci bene nei prossimi giorni. Sempre che Cesare mi lasci del tempo per me. Hai smosso un po' le acque con l'uccisione del Barone.-concluse rivolgendosi a Ezio che,avvicinandomisi,chiese come stessero andando le cose a Castel Sant'Angelo.
-I rapporti tra Cesare e il padre si sono ulteriormente inaspriti. Il Papa accusa il figlio della situazione in cui si è cacciato e del fatto che con l'assalto a Monteriggioni di tre anni fa ha minato a quello che stava costruendo. Magari Cesare è troppo orgoglioso,ma lo Spagnolo inizia a temerti veramente. Si dice che da quando hai ucciso il banchiere se ne sta rinchiuso nei suoi appartamenti privati e fa entrare solo in pochi. Se per nascondersi o per altri motivi,questo non lo so. So solo che si è fatto portare una dose generosa di cantarella. Qui le cose sono due,o si vuole uccidere,cosa assai improbabile,o sta architettando un omicidio.-concluse.
-Mmmmm...che voglia uccidere Cesare?-chiese pensieroso Ezio.
-E' vero che non sono mai andati molto d'accordo...ma uccidere il suo stesso figlio?-chiese incredulo Leonardo.
-I Borgia sono capaci di tutto.-risposi io alla sua domanda.
In quel momento mi tornarono in mente i miei nipoti ed Ezio doveva aver notato il mio cambio di umore,perché sentii una sua mano posarsi sulla mia schiena ed iniziare a salire e scendere lentamente. Sotto il suo tocco iniziai a rilassarmi.
-Giulia,io devo assentarmi per un po',ti dispiace se ti lascio un po' in compagnia di Leonardo e Salaì?-mi chiese con gentilezza.
-Certo,ho tante cose da chiedere a maestro da Vinci.-dissi con un sorriso rivolgendomi a lui.
-Leonardo,vi prego,chiamatemi Leonardo.-disse con un sorriso caldo.
-E voi chiamatemi pure Giulia. Penso che i formalismi siano inutili tra di noi.-dissi lanciando un'occhiata a Ezio.
Avevo capito che tra Ezio e Leonardo vi era una forte amicizia,saldatasi nel corso degli anni,quindi tra me e Leonardo non doveva esserci alcun tipo di distacco formale.
-Possiamo darci anche del tu,allora.-disse Leonardo allargando leggermente le braccia.
-Ovviamente.-risposi con un sorriso.
-Bene. Mi fa piacere che siate già diventati amici.-disse Ezio prima di rivolgersi al suo amico,-se non fosse per Salaì sarei un po' geloso.-commentò prima di abbassarsi su di me per darmi un leggero bacio sulle labbra,-tornerò appena posso. Promesso.-disse a fior di labbra,prima di incamminarsi fuori dalla sala.
Una volta che Ezio scomparve dalle nostre viste mi voltai verso Leonardo e,con sguardo curioso,gli chiesi:-Salaì?-
-Ehm...ecco...-mormorò imbarazzato Leonardo,portandosi una mano ai capelli.
Capii all'istante.
-Oh...-mormorai imbarazzata da quella nuova scoperta. Ma poi mi dissi che non era tanto importante,-bè,ti si confà.-ripresi con un sorriso.
Leonardo emise una risatina divertita per poi commentare:-Bé,certe volte vorrei sbatterlo fuori dalla bottega,ma poi ritorno sempre sulle mie decisioni.-
-Già...non sai quanto ti capisco.-



Passai il resto della serata a parlare con Leonardo dei suoi studi,delle sue scoperte,dei Frutti dell'Eden,della situazione di Roma,dei miei poteri,di letteratura,di arte,di teologia e di molte altre cose.
Ascoltavo affascinata i suoi ragionamenti,lo osservavo disegnare i suoi progetti che poi cercava di spiegarmi in modo che anche io potessi comprendere le sue idee.
Parlare con lui fu davvero illuminante.
Lo sorpresi quando gli dissi degli studi che avevo compiuto sotto la guida di mio padre,dicendomi che conosceva poche donne che come me avevano studiato fin dalla tenera età. Sembrò compiaciuto di quella scoperta.
Parlammo così tanto che,quando Ezio tornò,mi sembrarono passati pochi minuti,quando invece erano trascorse più di due ore.
-Amico mio!-lo accolse Leonardo alzandosi e posando il carboncino con cui mi stava dimostrando una delle sue tecniche di pittura in modo molto approssimativo,giusto per darmi un accenno di quello che lui compiva nelle sue opere.
-Francesco ti ringrazia per la balestra nuova. Ha detto che è perfetta.-rispose Ezio al suo saluto avvicinandosi al tavolo a cui eravamo seduti io e Leonardo fino a qualche secondo prima,-che cos'è?-chiese curioso indicando lo schizzo.
-Ah,niente. Stavo mostrando a Giulia la prospettiva aerea.-spiegò Leonardo con un'alzata di spalle.
-Mi dispiace che i tuoi dipinti siano andati perduti a Monteriggioni,Leonardo. Giulia ne sarebbe rimasta colpita.-commentò Ezio,tornando ad osservare lo schizzo.
-Non preoccuparti,amico mio. Sai che tra un quadro ben fatto e uno dei miei progetti scientifici sceglierei sicuramente uno dei miei progetti.-disse Leonardo dandogli una leggera pacca sulla spalla per rincuorarlo.
-Tu dici così,ma sono sicuro che in futuro sarebbero stati molto apprezzati e ben custoditi. Ma ormai sono andati e non possiamo farci più niente.-concluse Ezio scuotendo leggermente il capo.
-Va bene così,Ezio. Davvero.-ribadì Leonardo con un accenno di sorriso.
Sentii Ezio sospirare per poi voltarsi verso di me:-E' ora di andare. Claudia ci sta aspettando.-
-E' stato un piacere Leonardo. Spero di potervi rivedere presto.-dissi con un sorriso alla sua direzione.
-Il piacere è stato mio,Giulia.-rispose con un sorriso caldo prima di abbracciarmi.
Lanciai un'occhiata a Ezio e lui sollevò gli occhi al cielo con un sorriso divertito.
Sciolto l'abbraccio uscimmo dalla casa ed incontrammo Salaì che stava rincasando.
-Dove sei stato?-gli chiese Ezio.
-Che domande,Messere. Dovreste saperlo.-rispose il ragazzo,prima di chiudersi il portone alle spalle,lasciandoci soli nella piccola via secondaria.
-Ahhhh,quel ragazzo mi farà perdere la pazienza prima o poi.-commentò Ezio.
A quelle parole sorrisi silenziosamente e,afferrandogli la mano che lui strinse prontamente,ci avviammo lungo la via.




***




-Claudia,questi dove vanno messi?-chiesi mostrandole il mazzo di rose bianche e rosse che tenevo in mano.
-Una metà al tavolino d'entrata,mentre prendi i petali dell'altra metà e cospargili sulle scale.-rispose mentre sistemava un altro mazzo di rose in un vaso posto tra due divanetti.
-Tua madre come sta?-chiesi avvicinandomi,una volta finito di sistemare i petali.-Ezio mi ha detto che ultimamente non sta tanto bene,che è peggiorata.-
Claudia sospirò a quella mia frase:-Lei dice che sta bene,ma ci siamo accorti che ha avuto una brutta ricaduta. Spero solo che si riprenda in fretta come l'ultima volta. Il problema è che non sappiamo di cosa si sia ammalata,nemmeno i medici hanno avuto una risposta. Sappiamo solo che questa malattia la sta pian piano consumando.-
-Mi dispiace.-mormorai posandole una mano sul braccio.
Un triste sorriso si dipinse sulle sue labbra. Stava per riprendere a parlare quando la porta si aprì ed Ezio fece la sua comparsa all'interno della Rosa in Fiore.
-Chi non muore si rivede fratello!-esclamò con tono divertito Claudia,celando all'istante tutta la sua tristezza e preoccupazione.
-Ho la pellaccia dura.-rispose divertito avvicinandosi.
-Tutto a posto?-chiesi,mentre Ezio mi afferrava la mano sinistra e vi posava un rapido bacio.
-Si,sono venuto per chiederti se volevi accompagnarmi dalla Volpe.-
-Come mai questa proposta?-chiesi incuriosita.
-Non eri tu che mi chiedevi di renderti più partecipe alle mie missioni?-mi chiese alzando un sopracciglio.
-Si,-dissi semplicemente,-come mai devi andare da Volpe?-chiesi,allora.
-Devo incontrarmi con Pietro Bembo,l'amante di Lucrezia. Ma mi servono le informazioni dei ladri della Volpe per poterlo trovare,ergo,andiamo alla taverna La Volpe Addormentata.-spiegò velocemente.
Lo guardai per qualche secondo,decidendo se andare con lui o meno. Non volevo diventare un peso,nel caso fosse accaduto qualche imprevisto,ma alla fine decidetti di seguirlo.
-Non ti dispiace,vero?-chiesi rivolgendomi a Claudia.
-No,vai pure. Basta che fai attenzione.-rispose sorridendomi.
L'abbracciai velocemente e poi,insieme a Ezio,uscii dalla Rosa in Fiore.
Al suo fischio un cavallo provvisto di varie sacche sui fianchi ci si avvicinò e nel giro di qualche secondo entrambi eravamo in sella.
Partimmo al galoppo e ci dirigemmo verso La Volpe Addormentata.



N
on appena intravedemmo la taverna Ezio fermò il cavallo e scese,per poi voltarsi a guardarmi.
-Cosa ti ho detto quando mi chiedesti di seguirmi?-mi chiese all'improvviso.
-Di fare tutto quello che mi avresti ordinato.-risposi prontamente.
-Dimentichi qualcosa?-mi chiese alzando un sopracciglio.
-Senza discutere.-risposi dopo qualche secondo di silenzio.
-Brava.-commentò aiutandomi a scendere.
Appena mi ritrovai con i piedi per terra venni travolta dal suo bacio e sentii le sue braccia che mi circondavano.
Ebbi appena il tempo di capire quello che stava accadendo che le sue labbra si staccarono dalle mie.
Lo guardai leggermente spaesata e non appena notai il suo sguardo divertito mi sentii andare in fiamme dall'imbarazzo e dall'irritazione.
Gli piaceva prendermi alla sprovvista.
Bè,non era detto che anche io non potessi farlo,quindi gli afferrai il viso con entrambe le mani e lo baciai.
Gli circondai il collo mentre sentivo le sue mani posarsi sulla mia schiena e iniziare a scendere. All'improvviso sentii qualcosa solleticarmi la pelle lasciata scoperta dalla scollatura dell'abito che indossavo quel giorno e quando capii cosa fosse la fonte di quella sensazione venni percorsa da un brivido lungo la schiena,che niente aveva a che fare col freddo o altro.
A quella consapevolezza mi staccai dalle sue labbra,annaspando leggermente in cerca di fiato che fino ad allora dovevo aver,involontariamente,trattenuto.
Ezio,d'altro canto,sembrava perfettamente a suo agio e,anzi,sfoggiava il suo sorriso malandrino.
-Direi uno a zero per me.-disse.
Gli lanciai un'occhiataccia e senza dire una parola mi diressi verso la taverna.
Sentii la sua lieve risata e,in quel momento,decisi che avrei avuto la rivincita. Sarei riuscita a spiazzarlo!
Come fare,però?
Sapevo perfettamente che Ezio aveva avuto diverse amanti,anche troppe per i miei gusti,e che quindi in quel campo era un professionista consumato,ma volevo giocare alla sua pari,in quella competizione che si era,silenziosamente,aperta tra di noi.
Avrei parlato con le ragazze della Rosa in Fiore.
Ma appena mi venne in mente quella frase mi dissi che era meglio lasciar perdere.
Sbuffai infastidita dalla mia ritirata,ma non potei rimuginare oltre tra i miei pensieri perché la porta della taverna si aprì sotto la mano di Ezio che mi fece cenno di entrare per prima.
Gli lanciai nuovamente un'occhiataccia e lui,per tutta risposta,alzò gli occhi al cielo e scosse la testa divertito.
Appena entrammo Volpe ci venne incontro.
-Buongiorno.-ci dette il benvenuto.
-Buongiorno a voi.-risposi con un sorriso,decisa ad ignorare Ezio.
-E' ora di fare una visitina all'amante di Lucrezia,Pietro.-disse Ezio,dopo averlo salutato con un cenno del capo.
-Ho già chiesto ai miei uomini di trovarlo.-rispose Volpe.
-Molto bene.-commentò Ezio dandogli una pacca sulla spalla,per poi rigirarsi per andare a parlare con i ladri,ma la voce di Volpe lo richiamò.
-Ezio,se posso...-lasciò in sospeso la frase.
-Cosa c'è?-chiese incuriosito.
-Qualcuno ha avvisato Rodrigo di stare lontano dal castello.-continuò Volpe dandoci le spalle.
Oh...ecco che tornava la questione Machiavelli,pensai all'istante.
-Machiavelli?-chiesi.
Per tutta risposta Volpe si voltò verso di noi e alzò leggermente le braccia.
-Ne hai le prove?-chiese di rimando Ezio.
-No.-rispose abbassando le braccia con fare deluso.
-Non dobbiamo farci dividere da semplici sospetti.-gli ricordò avvicinandosi.
All'improvviso la porta della taverna si spalancò e un ladro con il fiato corto ci informò che i Borgia avevano scoperto dove si trovavano le loro spie.
-Chi gliel'ha detto?-chiese Volpe.
-Messer Machiavelli ci aveva chiesto delle nostre ricerche su Pietro. E comunque sta arrivando un drappello di guardie.-disse il ladro.
A quella frase Ezio e la Volpe si guardarono e allora Volpe chiese:-Ezio?-
Sapevo che silenziosamente gli stava chiedendo se ora gli credesse o no.
Ma lui non rispose e si diresse verso l'uscita della taverna.
Mi affrettai a raggiungerlo,ma lui si voltò verso di me e mi disse di rimanere dentro e che sarebbe venuto a riprendermi non appena si sarebbero sistemate le cose lì fuori.
-Fai attenzione.-mormorai.
-Sempre.-rispose posandomi un lieve bacio sulle labbra,per poi uscire.
-Anche tu.-dissi a Volpe mentre mi passava accanto.
-Non preoccuparti,Giulia. Non morirò oggi.-mi disse con un sorriso rassicurante.
Passarono vari minuti in cui sentii il cozzare di spade e le urla dei caduti,poi all'improvviso si fece il silenzio.
Dopo qualche secondo Ezio entrò nella taverna,l'abito macchiato da un po' di sangue e una spada ancora impugnata nella mano.
-Andiamo,dobbiamo salvare le spie.-disse rifoderandola.
In fretta ci dirigemmo fuori dalla taverna e raggiungemmo Volpe che ci stava aspettando con due cavalli sellati.



M
ezz'ora dopo avevamo quasi tutte le informazioni necessarie per scongiurare il complotto ordito ai danni di Pietro che,quella notte,secondo il piano di Cesare doveva morire durante una rappresentazione.
Non appena sentii chi avrebbe compiuto l'assassinio mi sentii invadere dalla rabbia:Micheletto.
Ezio sapeva che cosa aveva fatto quell'uomo,glielo avevo raccontato,quindi mi disse che Micheletto avrebbe pagato e questo,in qualche modo,mi tranquillizzò. Ormai sapevo perfettamente di cosa era capace,quindi se mi assicurava che avrebbe pagato io gli avrei creduto.
Ci ritrovammo all'ultimo punto d'incontro con le spie della Volpe per ricevere le ultime informazioni.
Il ladro ci stava attendendo appoggiato alla parete di una delle case diroccate che circondavano la rovina di un vecchio tempietto che,appena ci individuò,si avvicinò.
-Dov'è Pietro?-chiese Volpe.
-Non saprei dirlo. Ma Micheletto aspetta alla porta a est delle Terme di Traiano. Ha in mente di far travestire i suoi uomini per far sembrare il tutto un incidente.-
Con un cenno della mano di Volpe il ladro si dileguò in fretta.
-Sarà lui a condurmi dall'amante di Lucrezia.-commentò Ezio.
Volpe rimase in silenzio per qualche secondo,perso tra i suoi pensieri,poi si voltò verso Ezio e disse:-Ezio,Machiavelli ci ha tradito. Vorremmo entrambi che non fosse così,ma è evidente. Adesso fa ciò che va fatto.-concluse.
-Volpe...-iniziai,ma con un cenno della mano mi fece cenno di non proseguire.
-No,Giulia.-mormorò voltandosi,-se non lo fai tu,-continuò rivolgendosi a Ezio,-lo faccio io.-concluse per poi sparire dalle nostre viste.
-Senza i ladri della Volpe,dovrò ricorrere alle mie reclute.-mormorò Ezio.
-Ezio?-lo chiamai preoccupata dalla decisione di Volpe. Dentro di me sentivo che stava per commettere una sciocchezza.
-Andrà tutto bene,Giulia. Vedrai.-
Senza più dire una parola,ognuno perso tra i suoi pensieri,ci dirigemmo,in sella ad un cavallo trovato nei paraggi,verso il luogo in cui sapevamo ci sarebbe stato Micheletto.
Non appena localizzammo il gruppo di persone,di cui faceva parte anche Cesare,ci nascondemmo dietro la parete diroccata di una casa in rovina,e aspettammo di vedere cosa sarebbe accaduto.
Insieme a Cesare e Micheletto,vi era un uomo con le mani legate e gli occhi bendati. Gli abiti pregiati mi indicava che si trattava di un nobile,o comunque di un uomo ricco.
Mi chiesi chi fosse.
-Vi prego...io non ho fatto nulla.-mormorò l'uomo legato. Non sembrava spaventato dalla situazione. O comunque,se aveva paura,non lo dava a vedere.
-Francesco Troche,amico mio.-iniziò Cesare,-ti mentirei mai? Tu hai rivelato a tuo fratello i miei piani di guerra per la Romagna,e lui ha contattato l'ambasciatore di Venezia.-
-Non è colpa mia,io sono vostro servitore e alleato.-cercò di discolparsi l'uomo. Il suo tono,seppur lieve,era deciso.
-Pretendi che ignori ciò che hai fatto solo in base alla nostra amicizia?-chiese Cesare avvicinandoglisi.
-Lo chiedo,non lo pretendo.-mormorò il fratello di Egidio.
-Se vogliamo unificare l'Italia,ogni istituzione deve finire sotto il mio controllo. E se la Chiesa non si mette in riga,non mi resterà che annientarla.-mormorò Cesare infastidito.
-Ma sapete che lavoro per voi,non per il Papa.-rispose Francesco.
-Ah!-esclamò Cesare,quasi sbeffeggiandolo,- Ne sei sicuro,Troche?-gli chiese circondandogli il volto con le mani,-ormai ho soltanto un modo per saperlo con certezza.-concluse,facendo un cenno a Micheletto.
-Volete uccidere me? Il vostro amico più fedele!-
-Naturalmente no.-rispose il Valentino lanciando un'occhiata al suo macellaio.
-Mi lasciate andare?,-chiese l'uomo,mentre Cesare si allontanava e Micheletto si metteva alle sue spalle con una corda tra le mani,-grazie Cesare,non ve ne pentire...-ma non riuscì a concludere la frase perché la corda gli circondò il collo e con la forza il macellaio di Cesare lo stava pian piano soffocando.
Una volta che il cadavere del fratello di Egidio crollò a terra Cesare ordinò alle guardie di dare e Micheletto i costumi di scena.
-Lucrezia è mia,-lo sentii dire,-e di nessun altro.-
Lo vidi voltarsi verso Micheletto e intimargli di assicurarsi che non venisse commesso alcun errore.
-Obbedisco,Cesare.-rispose semplicemente Micheletto con un cenno del capo.
-Ah,si.-riprese andandosene,-gettate il cadavere di Francesco nel Tevere.-
Una volta che Cesare scomparve Micheletto si fece portare un cavallo sul quale caricò tutti i costumi scenografici.
Lo sentii impartire qualche ordine mentre si issava sul cavallo,pronto a partire.
Osservai la sua figura. Portava gli stessi abiti scuri della notte in cui massacrò la famiglia di mio fratello. A vedere quegli abiti sentii lo stomaco attorcigliarsi e una leggera nausea si fece strada in me. Non volevo più soffermarmi sulla sua oscura figura,un uomo capace di uccidere anche un bambino se Cesare l'avesse ordinato,ma i miei occhi non volevano staccarsi da lui.
-Devo seguirlo.-mormorò Ezio alle mie spalle.
La sua voce mi fece deviare lo sguardo dall'uomo.
-Bisognerà dirlo a Egidio.-mormorai riferendomi al cadavere di Francesco,che in quel momento veniva trascinato per i piedi da una guardia.
-Giulia,ora le cose potrebbero farsi più complicate. Sei sicura di voler seguirmi?-mi chiese Ezio,afferrandomi per una spalla e facendomi voltare,-sia ben chiaro che,qualunque cosa accada,tu dovrai stare a debita distanza e non intervenire mai. Se ti vedo agire in qualche modo senza una mia parola al riguardo,giuro che ti rinchiudo in una stanza e butto via la chiave. Ho deciso che ti avrei portato con me,non che avresti partecipato alla missione come l'altra notte!-
Lo guardai per qualche secondo in silenzio:-Tu cosa vorresti?-gli chiesi infine.
-Che domande? Vorrei saperti al sicuro,ovviamente. Ma so quanto sei testarda,diamine è una delle tue doti migliori e che amo di più,quindi sarebbe inutile costringerti a fare qualcosa. Per mia sfortuna.-concluse.
Sorrisi alla sua risposta.
-Mi conosci bene.-commentai.
-Anche troppo.-rispose con un sorriso,-e va bene,-riprese poco dopo,-hai sentito dove verrà svolta la rappresentazione. Tu dirigiti direttamente al Colosseo e resta in attesa del mio arrivo.-disse prima di richiamare il cavallo che stava brucando poco lontano da noi.
Non appena il destriero si avvicinò Ezio mi aiuto a salire,dopo di che mi afferrò la mano destra voltandola verso l'alto,-ti troverò io.-mormorò,prima di darmi un lieve bacio sul polso scoperto.
Dopo di che si diresse nella direzione presa da Micheletto qualche secondo prima e,nel giro di un minuto,sparì dalla mia visuale.
Lanciai,per la prima volta dopo anni,una preghiera verso il cielo,e spronai il cavallo in direzione del Colosseo.




Angolo Autrice:
Buongiorno a tutte!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
Scusate il ritardo,ma in questi mesi sono stata davvero,davvero occupata! Spero che il prossimo aggiornamento non richieda troppo tempo XD Credo che riuscirò ad aggiornare in tempi più ragionevoli,d'ora in poi!
Allora,del capitolo in sé per sé non so che dire,solo che non sono mai totalmente soddisfatta del mio lavoro,mi dico sempre che posso fare di meglio,ma non mi sembra giusto di lasciarvi ancora senza un aggiornamento,quindi,eccolo qui. In fondo non penso di aver aggiornato una totale schifezza xD
Ho letto che in molte attendete la scena hot tra Ezio e Giulia e vi posso dire che non dovrete attendere molto ;) Certo,non voglio che facciano dirty dancing subito,però ci siamo quasi,tra qualche capitolo. Comunque nel frattempo non preoccupatevi,accadrà qualcosa su quel fronte ;) Insomma,si devono scaldare prima xD
Tornando a noi,spero che riteniate questo un capitolo buono e che vi abbia preso abbastanza da aver finito la pagina!
In ultimo,ringrazio chi mi segue e chi continuerà a seguirmi! Le lettrici silenziose,sia quelle che commentano e mettono nei preferiti,seguite,ricordate la mia storia!
Grazie!
Per ora è tutto,
bazi,
Morgan

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Capitolo 17
*** 16 Capitolo-Di Iniziazioni e Matrimoni ***


16




La notte era ormai calata sul Colosseo quando lo raggiunsi.
Smontai da cavallo guardandomi attorno,nella ricerca di un qualche drappello di guardie che ancora stavano pattugliando la zona,ma fortunatamente nessuna era in vista.
Afferrai le briglie del cavallo e,a piedi,mi avvicinai all'antico anfiteatro Flavio,mettendomi in attesa di Ezio.
Passai diversi minuti osservando il cielo stellato di quella notte e la gente del popolo che ancora percorreva le stradine che circondavano l'imponente edificio.
All'interno dell'anfiteatro iniziai a sentire delle voci parlare con enfasi e,incuriosita,mi avvicinai,ma non appena intravidi le guardie poste all'entrata più vicina indietreggiai e mi allontanai leggermente.
Meglio non portare la loro attenzione su di me.
Passai svariati minuti in attesa del ritorno di Ezio,fino a quando un uomo travestito da soldato romano mi si avvicinò.
Appena lo riconobbi scoppiai a ridere.
-Non c'è niente da ridere,chica.-sbottò Diego guardandomi con finta irritazione.
-Ma come sei vestito?-gli chiesi di rimando con ancora il sorriso sulle labbra.
-Storia lunga. Meglio lasciar perdere. Ezio mi ha detto di stare con te fin quando non entriamo in missione.-spiegò.
-Dov'è ora?-chiesi.
-Starà prelevando,gentilmente,altri costumi da scena dalle guardie che dovevano indossarle nella rappresentazione.-spiegò Diego lanciando un'occhiata al drappello di guardie che ci passò davanti senza notarci.
-Quindi le ha uccise.-mormorai.
Diego riportò l'attenzione su di me:-Siamo Assassini,Giulia. Alcune volte è necessario. Dovresti saperlo.-
Sospirai mestamente alla sua risposta e decisi di cambiare argomento:-Dove sei stato ultimamente? È da un po' che non ti vedo.-
-Oh bé,qui e là.-rispose con una scrollata di spalle,-due settimane fa sono ritornato dalla Francia,avevo un incontro con gli Assassini di Parigi. Il loro mentore è simpatico,anche se spesso e volentieri è un facile attaccabrighe...nel tempo che sono stato con lui,al di fuori della Confraternita,in tre giorni avrà scatenato cinque o sei risse. Incredibile.-ricordò con un sorriso divertito.
-Mi ricorda qualcuno da giovane.-mormorai sorridendo.
-Ah,si. Bei tempi erano quelli.-concordò Diego prima di puntare lo sguardo oltre le mie spalle,-il grande capo sta arrivando,quindi io,in silenzio,mi ritiro.-concluse Diego con un inchino esageratamente reverenziale.
-A dopo.-gli dissi sorridendo. Diego ricambiò,poi sparì all'interno del Colosseo.
Qualche secondo dopo Ezio mi raggiunse.
-Tutto bene?-mi chiese.
-Si.-
-Tu entra,io dovrò scalare il Colosseo per uccidere gli archibugi.-mormorò Ezio.
-Ma le guardie?-chiesi guardandomi dietro e notando che l'entrata che prima era sorvegliata ora era libera.
-Le entrate sono state ripulite,quindi non devi temere.-spiegò,afferrandomi la mano per poi baciarmene il palmo,-ora vai.-
Lo baciai rapidamente sulle labbra,poi sciolsi la presa della sua mano sulla mia con riluttanza e mi incamminai all'interno del Colosseo. Sentii vicino delle voci famigliari,che già avevo sentito,tra cui quella di Diego,quindi le seguii e mi ritrovai in quella che doveva essere un retroscena improvvisato.
Lì si erano radunati gli Assassini chiamati a svolgere la missione sotto la guida di Ezio.
Non appena mi vide,Diego mi fece segno di avvicinarmi.
-Questi ragazzi fanno parte della mia squadra.-spiegò Diego con un sorriso orgoglioso.
-Da quando hai una squadra?-chiesi incuriosita.
-Da quando sono ritornato da una missione che doveva essere semplice,ma che è risultata essere alquanto suicida,incolume.-spiegò con un sorriso.
-Cos'era successo?-chiesi preoccupata.
-Niente di preoccupante. Dovevo portare delle informazioni a Venezia,ma i Templari ci hanno teso una trappola. Eravamo io e Francesco e loro erano almeno una ventina,quindi capirai bene che giocavamo in svantaggio.-concluse.
-Succede spesso?-chiesi.
-No. È difficile che in Templari vengano a sapere delle nostre missioni,almeno che non vengano informati da spie dalla doppia faccia.-spiegò Diego,-comunque,ragazzi,vi presento Giulia. Giulia,loro sono Marco,Enrico e Paolo.-
Ci scambiammo cenni di saluto e poi i tre tornarono a parlare tra di loro,mentre io ripresi a parlare con Diego,quando Ezio tornò interrompendo tutti.
-Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo sbrigarci.-disse semplicemente prima di afferrare la divisa romana appoggiata sul tavolo accostato alla parete diroccata che,sino ad allora,non avevo notato.
Ezio sparì con la divisa e dopo un paio di minuti ritornò con l'armatura romana al posto delle sue vesti da Assassino.
Lo squadrai da capo ai piedi e quando ritornai al suo viso lo vidi fissarmi con un sopracciglio alzato.
-Ti piaccio?-chiese divertito.
-Ti preferisco nelle altre vesti.-risposi.
-Anche io.-concordò prima di circondarmi il viso con una mano e baciarmi a stampo sulle labbra.
Sciolto il bacio si voltò verso gli altri:-Andiamo.-
Li seguii per un tratto,dopodiché,mentre loro si univano ai teatranti,io mi mescolai con le persone che stavano assistendo alla sacra rappresentazione.
Sulla croce centrale vi era l'amante di Lucrezia,e ai suoi piedi,tra i legionari,intravidi Micheletto che,a differenza degli altri,portava il vestiario completamente in nero.
Osservai la scena,ascoltando ogni tanto la recitazione degli attori,in attesa di vedere quello che sarebbe accaduto.
Osservai Pietro mentre si abbeverava da una spugna infilzata da una lancia,per poi riprendere a recitare a gran voce.
Individuai Ezio avvicinarsi sempre di più,insieme agli altri,alla scena centrale.
Tutto sembrava normale agli occhi degli altri spettatori,ma sapevo che qualcosa stava per accadere.
Infatti,all'improvviso,Ezio uscì dal gruppo e si avvicinò rapidamente a Micheletto colpendolo con la lama celata.
Vidi il corpo di Micheletto cadere accompagnato dall'abbraccio mortale dell'Assassino.
Li vidi parlare per qualche secondo,poi vidi Ezio rialzarsi e togliersi l'elmo.
Guardai attentamente la scena,soffermandomi sul corpo di Micheletto. Sembrava ormai privo di vita. Per cercare conferma tentai di entrare nella sua testa,ma non ci riuscii. Mi sembrava di essere entrata in un immenso campo spoglio e freddo,privo di qualsiasi sentimento ed emozione. Forse la causa di ciò era la sua morte.
Ezio disse qualcosa ai suoi,che subito,con dei pugnali da lancio,fecero scendere Pietro dalla croce tagliando le corde che lo trattenevano.
Mentre gli Assassini si mettevano in posizione di difesa,Ezio prese in braccio Pietro e iniziò a incamminarsi verso l'uscita del Colosseo,coperto dagli Assassini che tenevano occupate le guardie.
Mi incamminai verso di lui,insieme agli altri spettatori che,tra le urla,fuggivano dall'anfiteatro.
Vidi dei mercenari correre verso gli Assassini per dar loro una mano,mentre Ezio
continuava il suo cammino.
Lo raggiunsi in poco tempo,visto che il peso di Pietro non gli permetteva di andare veloce come voleva,e nel giro di qualche secondo mi ritrovai al suo fianco.
-E' morto?.-chiesi in conferma,continuando a guardare di fronte a noi.
-Ho colpito un punto mortale. Se sopravvivesse sarebbe un miracolo.-disse.
-Ne sei sicuro?-chiesi guardandolo.
Lui si voltò verso di me e,con sguardo serio,mi disse:-Uccido da quando avevo diciassette anni,Giulia. Direi di essere abbastanza sicuro.-
Abbassai il capo,sentendomi in colpa della mia titubanza.
-Scusa.-mormorai.
Sentii Ezio sospirare:-Non devi. Sono solo un po' preoccupato.-rispose.
-Come mai?-
-Abbiamo già provato ad uccidere Micheletto diverse volte nel corso degli anni,ma è sempre riuscito a sopravvivere.-rispose semplicemente,senza aggiungere altro.
Ci avvicinammo alla bottega aperta di un dottore che esercitava appena fuori il Colosseo ed Ezio pose il corpo di Pietro sopra il tavolo,vicino a tutte le boccette contenenti cure.
-Lo hanno avvelenato.-disse Ezio.
-Quel pallore. Cantarella.-pronunciò con fare professionale il medico.
Guardai Pietro,che sotto le chiazze di finto sangue,era impallidito tantissimo. Se non avesse preso qualcosa al più presto sarebbe morto.
-Bevete questo.-disse porgendo a Pietro una boccetta.
-Presto!-esclamò Ezio,col timore che potesse morire.
-Dategli un momento.-mormorò il dottore,aiutando Pietro a bere un sorso della cura.
-Vado a cambiarmi,-mi mormorò sottovoce,-torno subito.-concluse rivolgendosi al dottore e a Pietro.
Mentre Ezio era via vidi il pallore di Pietro diminuire visibilmente e riprendere un po' di colorito.
Lo vidi prendere aria con profondi respiri e bere un'altra dose della cura.
-Mi sento un po' meglio.-mormorò poco dopo.
-Le sanguisughe vi guariranno del tutto.-concluse il medico con un cenno del capo.
-Non potrò mai ringraziarvi abbastan...-
-La chiave di Castel Sant'Angelo! Subito!-esclamò Ezio di ritorno,interrompendo i ringraziamenti di Pietro.
Finalmente indossava di nuovo i suoi abiti.
-Ma di cosa state parlando? Io sono solo un povero attore.-mormorò Pietro guardandolo confuso.
-Cesare sa tutto di Lucrezia e voi.-mormorò prima di sollevare la mano destra col palmo all'insù per ricevere la chiave che,con un “tenete”,Pietro gli consegnò.
Ezio si voltò verso di me,soddisfatto,ma il suo sguardo venne catturato da qualcosa oltre le mie spalle.
Mi voltai e notai un uomo con le tipiche vesti della Gilda dei ladri che,da lontano,ci stava osservando.
Lo guardai confusa,chiedendomi perché se ne stesse così a distanza ad osservarci.
-Un momento!-esclamò all'improvviso Ezio,-tu eri a villa Auditore durante l'attacco!-
Il ladro a quelle parole inizio a correre.
Con un fischio Ezio richiamò subito il cavallo e in cinque secondi ci ritrovammo in sella all'inseguimento di quell'uomo.
Lo rincorremmo per vari minuti,evitando le guardie che venivano allarmate dal fuggiasco e che cercavano di rallentarci e di ferirci con le spade.
Una volta rischiammo seriamente di cadere col cavallo,ma riuscimmo ad evitare tutte le guardie ed i pericoli.
All'improvviso Ezio afferrò un pugnale da lancio e lo lanciò verso l'uomo ferendolo alla gamba.
Il ladro cadde,dandoci tempo di raggiungerlo ed a Ezio di scendere dal cavallo per avvicinarsi a lui.
Lo afferrò per il bavero facendolo alzare:-Perché sei fuggito?-gli chiese.
-Io...-lo sentii mormorare.
Ezio gli strappò di mano la missiva che teneva l'uomo e dopo averla esaminata velocemente con tono disgustato gli disse:-Sei tu il traditore,non Machiavelli!-
Gli avvicinò la lama alla gola,attendendo una sua parola per spiegare la situazione,ma l'uomo afferrò la mano:-Lunga vita ai Borgia!-dopodiché si piantò la lama in gola.
-Diavolo!-mormorò Ezio,-avevo ragione,-disse avvicinandomisi,-devo impedire alla Volpe di uccidere Machiavelli!-
-E se fosse troppo tardi?-chiesi preoccupata mentre Ezio risaliva in sella.
-Non è troppo tardi. Non deve!.-esclamò,prima di partire al galoppo.
Velocemente ci dirigemmo all'isola Tiberina,dove sapevamo esserci sia Volpe che Niccolò.
Arrivammo giusto in tempo nella piazzetta in cui li individuammo.
Sbiancai quando individuai la Volpe che,con un'arma in mano,si stava avvicinando alle spalle di Machiavelli,pronto a colpire.
Ezio scese velocemente da cavallo e si mise di fronte a Volpe,fermandolo.
-Ho scoperto chi è il traditore!-esclamò.
-Cosa?-chiese Volpe confuso,mentre mi avvicinavo ai due.
-Uno dei nostri uomini. Era alla villa durante l'attacco. Aveva con se questa lettera.-spiegò mostrandogli la missiva.
Volpe la prese e la lesse velocemente,-Mio Dio.-mormorò capendo l'enorme errore che stava per commettere.
-Buone nuove?-chiese Machiavelli avvicinandosi.
-Più di quanto tu non creda.-mormorò Ezio.
-Ti sono di nuovo debitore,Ezio.-mormorò Volpe ancora incredulo.
-Quale debito può mai esserci tra amici che si fidano l'uno dell'altro.-commentò Ezio aprendo le braccia.
-Giusto.-concordò Volpe,-grazie per avermi portato il messaggio in tempo.-lo ringraziò con un cenno del capo,prima di voltarsi verso Machiavelli,-vieni Niccolò,è tanto che noi due non parliamo.-concluse portando una mano sulle sue spalle.
-So che alla rappresentazione al Colosseo c'è stato un fuori programma.-commentò Niccolò allontanandosi con Volpe.
-Davvero?-
-Sembra che Gesù Cristo sia...risorto con tre giorni di anticipo.-concluse divertito.
Li osservai allontanarsi con un sospiro di sollievo.
-C'è mancato poco.-mormorai,mentre la tensione scivolava via.
-Davvero poco.-concordò Ezio,-senti...per quello che riguarda Micheletto...-inizio,ma io lo fermai.
-Non preoccuparti. Anche se fosse sopravvissuto ciò che conta davvero per me è la fine di Cesare.-conclusi sicura.
Gli circondai la vita con un braccio ed appoggiai il capo sulla sua spalla.
Poco dopo sentii il suo braccio avvolgermi le spalle e le sue labbra posarsi sulla mia fronte.



Passarono diversi giorni dal fatto del Colosseo.
In quell'ultimo periodo avevo avuto poche occasioni di rivedere Ezio,ora più occupato che mai con le missioni della Confraternita e tutto il resto.
Ogni tanto andavo al Covo per vederlo,ma purtroppo ogni volta aveva pochi minuti da dedicarmi,con gli Adepti che gli chiedevano in continuazione delle direttive o gli altri capisquadra che gli chiedevano di rivedere insieme i punti cardinali di una qualche missione particolarmente complicata.
Le ultime due volte che ero andata in visita al Covo avevo intravisto di sfuggita un bambino giocare tra le sale bardate dei colori degli Assassini. Una volta lo avevo visto addirittura giocare in compagnia di Francesco.
Chiesi a Ezio chi fosse quel bambino e,semplicemente,lui mi fece un nome:-Giovanni.-
Il bambino di Perotto e Lucrezia.
Alla fine Francesco aveva fatto pace con il suo passato.
Sorrisi a quel pensiero,felice per lui e per quel bambino che non sapeva nulla di quello che era avvenuto alla sua nascita.
Ritornai con la mente al presente e di fronte ai miei occhi si aprì la sala principale della Rosa in Fiore.
Come sempre avevo divagato con i pensieri,ritrovandomi ai giorni passati con la mente.
Chissà da dove era iniziato tutto quel mio ragionamento che mi aveva portato a Giovanni e Francesco. Ah,si! Mi ero domandata se era il caso di fare qualche domanda alle ragazze della Casa.
Sorrisi notando che ancora non avevo perso la mia particolare caratteristica di iniziare con un argomento ben preciso e finire con uno totalmente diverso da quello precedente. Una cosa che mi portavo dietro sin da quando ero bambina.
Mi guardai attorno per vedere come stava andando la serata nella Casa di piacere.
Claudia stava accogliendo dei nuovi ospiti insieme ad una delle ragazze,mentre altre cortigiane stavano intrattenendo altri ospiti ai divanetti con vino ed atteggiamenti civettuoli.
Insomma,una serata come le altre.
Forse qualche ragazza libera in grado di darmi una mano c'era.
Dovevo semplicemente trovare il coraggio di farmi avanti e chiedere come fare per tentare un uomo in modo non troppo volgare.
Mi stavo chiedendo dove trovare il suddetto coraggio quando mi si avvicina una delle ragazze con cui avevo più legato in quegli anni. Venere.
-Tutto bene,mia cara?-mi chiese sedendosi accanto a me.-Ti vedo fissare lo stesso punto da dieci minuti!-esclamò divertita.
-Stavo pensando ad una cosa.-mormorai,insicura se,alla fine,rivelare le mie intenzioni.
-Parla a Venere,saprà darti tutti i consigli di cui hai bisogno.-disse convinta aggiustandosi una ciocca dei suoi morbidi capelli ramati,-Problemi con il tuo bel messere?-chiese lanciando un'occhiata.
La guardai,notando ancora una volta che il nome che le era stato dato era giusto per lei. Venere era una delle ragazze più richieste e più belle della Rosa in Fiore.
Aveva capelli ramati,occhi verde smeraldo,carnagione leggermente olivastra,fianchi larghi e seno piccolo e sodo.
Insomma,una vera bellezza.
-Se parli di problemi sentimentali,no. Va tutto bene,non potrebbe andare meglio.-risposi.
-Allora c'entra il sesso!-esclamò con un sorriso malizioso.
-Venere!-esclamai.
-Cosa? Non è così?-chiese con un'alzata di sopracciglia.
Lanciai un'occhiata nella direzione di Claudia,che ancora stava parlando con i nuovi arrivati,per poi riportare l'attenzione su Venere.
Era troppo imbarazzante chiedere certe cose a Claudia,essendo la sorella di Ezio. Mi imbarazzava addirittura chiedere di certi argomenti riguardanti in qualche modo anche suo fratello,mentre ero nella stessa stanza con lei,figuriamoci chiederle certe cose direttamente!
-Diciamo di sì.-mormorai leggermente a disagio.
-Non ti ha ancora presa?-mi chiese a bassa voce. Fui grata della sua discrezione,per quanto la domanda fosse imbarazzante.
-Venere,non è una domanda da porre.-
-Quindi non ti ha ancora presa. Si vede che è proprio innamorato. E brava Giulia,hai fatto colpo su un uomo con gli attributi!-mormorò con uno sguardo malizioso e soddisfatto.
-Tu e lui...-mormorai senza pensarci. Mi fermai in tempo prima di finire la domanda,ma ormai il danno era fatto.
-Oh no no! Sapevo che vi piacevate,quindi mi sono sempre tenuta fuori. Abbiamo collaborato ogni tanto se tu comprendi ciò che ti sto dicendo,ma mai andati oltre. Parola mia.- mi rassicurò.
Quella sua risposta mi rassicurò. Già sapevo che tra loro due in passato non c'era stato niente,anche se ogni tanto li vedevo confabulare tra di loro,ma ora che sapevo il motivo mi sentii ancor più tranquilla.
-Quindi,cosa volevi sapere? Com'è la prima volta? Molto probabilmente,anzi,è sicuro,sentirai dolore. E anche dopo,ma solo le prime volte,poi ti abitui.-mi disse con tono rassicurante.
-Quanto dolore?-chiesi senza pensarci. Ero sinceramente interessata.
Una volta,moltissimi anni prima,poco prima che il Marchese cancellasse il matrimonio,mia madre mi aveva fatto un discorso sulla parte carnale del “contratto matrimoniale”,come l'aveva chiamato lei. Mi aveva spiegato cosa succedeva la prima notte di nozze,e un po' come si era sentita lei,ma era stato un discorso piuttosto breve e conciso,quindi parlarne con Venere mi avrebbe sicuramente dato qualche nozione in più. Per quanto mi potesse servire.
-Oh,dipende. Ogni donna è diversa. Io ad esempio la prima volta ho sentito appena un lieve bruciore,mentre altre ragazze hanno sofferto parecchio. Per non parlare poi del sangue!-
-Sangue?-chiesi preoccupata. Questa parte non me ricordavo. Dovevo averla completamente rimossa.
-Esatto! Spera di versarne poco,altrimenti rimane un macello sulle lenzuola!-
Va bene,non volevo sapere altro su questo particolare,per ora:-E cosa hai provato?-chiesi,cercando di cambiare argomento.
-Ero felice. La mia prima volta è stato con un ragazzo di cui ero follemente innamorata,ricambiata per altro. Ma poi lui è stato mandato ad arruolarsi e non l'ho più rivisto. A quest'ora potevo essere sua moglie e avere una nidiata di bambini attaccata alle gonnelle.-
Notai nei suoi occhi una nostalgia mai vista prima.
Povera ragazza,pensai guardandola.
-Ti è mai capitato di innamorarti di un tuo cliente?-chiesi,cercando di riportarla al presente. Mi ero sempre chiesta se qualcuna delle ragazze che lavoravano nella casa si fosse mai innamorata di un loro cliente.
-No.-rispose,riportando lo sguardo su di me,-mi è capitato di affezionarmi in modo particolare a qualcuno,ma mai di innamorarmi. Si vede che per l'uomo della mia vita devo ancora aspettare un po'.-concluse con un'alzata di spalle.
Rimasi in silenzio ad osservarla per qualche secondo,indecisa se porre la domanda che mi girava nella testa da un po' di tempo oppure no.
-Devi chiedermi qualcosa,Giulia?-mi chiese Venere dopo vari secondi passati in silenzio ad osservarci.
-In effetti si,c'è n'è una.-tergiversai.
-Dimmi.-mi incitò.
-Cosa c'è oltre?-chiesi.
Venere rimase in silenzio per qualche secondo ad osservarmi,poi si aprì in un lieve sorriso divertito:-Oltre,cosa?-chiese.
Sentii di star arrossendo in modo piuttosto evidente,e non solo perché sentivo la mia temperatura alzarsi gradualmente per l'imbarazzo.
-Oltre l'atto.-precisai non guardandola direttamente negli occhi. Non mi piaceva essere così codarda,ma ero troppo imbarazzata. Insomma,non mi era mai capitato di chiedere a qualcuno di spiegarmi il mondo dell'eros.
La sentii ridere lievemente,per poi ricomporsi:-Tesoro mio,c'è un mondo da scoprire.-mormorò divertita.
-Spiegami.-mormorai nel tono di voce più lieve che ci fosse. Non volevo farmi sentire.
-Vedi,non c'è solo l'atto in sé che può dare piacere. Ci sono altre forme di piacere che puoi esplorare con il tuo amante.-proclamò gesticolando un po' con le mani dalle dita ingioiellate. Una delle sue caratteristiche.
-Di cosa stai parlando?-chiesi confusa. Mia madre non mi aveva mai parlato di questa cosa.
Venere mi stava per rispondere quando,lanciando un'occhiata nella direzione di Claudia la vide avvicinarsi a noi.
-Chiedi a Ezio di istruirti,sono sicura che ne sarebbe felice. E magari poi ne riparliamo-concluse con una strizzata d'occhio prima di lasciarmi sola.
Mentre Venere se ne stava andando,per avvicinarsi ai nuovi clienti entrati nella casa,Claudia si fermò di fronte a me con sguardo curioso:-Di cosa stavate parlando?-
-Ohhh...-mormorai imbarazzata da quell'improvvisa domanda,-niente d'importante. Tranquilla.-risposi vaga.
La vidi piegare le labbra in una smorfia curiosa ed alzare gli occhi al cielo:-Si,come no. Va bene,lasciamo stare. Ezio ci vuole al Covo.-concluse.
-Che succede?-
-Cerimonie di Iniziazione. Ezio ci vuole entrambe,stavolta.-spiegò.
-Come mai?-chiesi incuriosita alzandomi.
-Non saprei. Andiamo e vediamo.-



Una ventina di minuti dopo ci trovavamo all'interno del Covo della Confraternita.
Stavamo tutti attendendo l'arrivo di Ezio e Machiavelli,che erano andati a ricevere informazioni da una delle spie.
Nell'attesa di Claudia,che era stata mandata a cambiarsi appena arrivate,stavo scambiando due parole con Diego,quando Francesco fece la sua comparsa nella sala con un bambino addormentato tra le braccia.
Lasciai Diego,dicendogli che sarei tornata poco dopo,e mi avvicinai a Francesco,chiamandolo per fermarsi.
Quando l'Assassino si fermò,e si voltò verso di me,notai sul suo viso una serenità che fino a qualche tempo prima non c'era.
-Come va?-gli chiesi salutandolo.
-Giulia,è da un po' che non ci vediamo.-iniziò Francesco a bassa voce,per non svegliare il piccolo Giovanni,-tutto bene. Tu?-mi chiese.
-Va tutto a meraviglia,grazie.-dissi sorridendogli prima di posare lo sguardo sul bambino,-vedo che hai fatto pace con Perotto.-mormorai.
Francesco spostò lo sguardo sul bambino per qualche secondo,con un mezzo sorriso sulle labbra,per poi rivolgersi nuovamente a me:-Si. Ti devo ringraziare per avermi aiutato.-
-Non devi. È stata una tua decisione.-
-Si,ma tu mi hai aiutato a comprendere.-pronunciò con serietà.
-Bé,l'importante è che ora Giovanni sia tra persone che gli vogliono bene.-conclusi sorridendo.
-Se sentissi Magda non lo diresti.-
-Magda?-chiesi confusa.
-La mia compagna. È un'Assassina infiltrata tra i Borgia. Lavora al servizio di Lucrezia. Mi dice sempre che quella donna ama suo figlio. Abbiamo avuto un diverbio per via di Giovanni,io volevo portarlo via da quella famiglia,ma lei continuava a dire che portandolo via da Castel Sant'Angelo non avrebbe fatto altro che portare altro dolore nella vita di quella donna. Non so come,ma tiene a lei. Non credere che ci tradisca,questo mai,ne sono certo,ma si è affezionata alla Borgia come se fosse una sorella. Mi ha addirittura svelato che Lucrezia sa dove sia finito Giovanni,l'ha detto apertamente a Magda,ma che abbia accettato la cosa. Ha detto che così sarebbe stato salvo da suo fratello e dal suo sicario.-
-Donna interessante.-mormorai,sorpresa da tutte quelle rivelazioni.
-Per questo la amo.-concluse Francesco con un mezzo sorriso,-ora scusami,ma devo portare a letto Giovanni. Ci vediamo tra poco.-
Detto questo si allontanò silenziosamente.
Mi voltai per ritornare da Diego,ma di fronte a me mi ritrovai la figura ancora incappucciata di Ezio che,con sguardo attento,stava osservando Francesco.
-Ezio...-mormorai sorpresa.
-Mi fa piacere che Francesco abbia fatto pace con i fantasmi del suo passato.-mormorò
continuando a mantenere gli occhi fissi su un punto alle mie spalle. All'improvviso i suoi occhi si abbassarono su di me,-dovrei ringraziarti anche io per aver aiutato un mio confratello quando nessuno te l'aveva chiesto.-
-Non serve.-replicai.
-Bè,grazie.-mormorò prima di afferrarmi la mano è porvi un bacio prolungato sul dorso. Quando rialzò il capo,alle sue spalle comparve Machiavelli che,con due parole,invitò tutti i presenti a scendere nella Sala di Iniziazione.
-Che cosa accadrà?-chiesi,mentre insieme ad Ezio mi apprestavo a scendere le scale che avrebbero portato al piano sotterraneo.
-Stanotte inviteremo ufficialmente Claudia ad entrare nella Confraternita. È il momento anche per lei di prendervi parte.-
-Non era già un'Assassina?-chiesi confusa. Avevo sempre dato per scontato che anche lei facesse parte della congrega.
-No. Ho sempre cercato di non farla immischiare in faccende troppo pericolose,ma ora ho capito che è tempo anche per lei di prendere parte ad una tradizione che la mia famiglia si porta dietro da generazioni.-
-Quindi Claudia sta per ricevere il marchio.-dissi osservando l'anulare sinistro di Ezio.
-Vorresti riceverlo anche tu?-mi chiese con tono neutrale e sguardo enigmatico.
A quella domanda lo guardai sgranando gli occhi. Io...un'Assassina? Avevo davvero le capacità per diventare un membro della Confraternita?
No. Non ero adatta per diventare un'Assassina. Magari potevo aiutare,ma non avevo abbastanza sangue freddo per uccidere persone a me sconosciute.
Dopo Ippolito mi ero ripromessa di non uccidere più nessuno.
Nemmeno Cesare. Dopo il momentaneo momento di confusione in seguito all'uccisione di Ippolito avevo compreso che uccidere ancora non mi avrebbe aiutato a sentirmi meglio.
Avrebbe solo peggiorato le cose. Mi bastava solo sapere che chi mi aveva fatto del male avrebbe pagato equamente per il suo misfatto. Però era anche vero,come aveva commentato Volpe durante una della nostre discussioni,che certi elementi dovevano per forza essere eliminati per un bene superiore. In questo caso per salvaguardare il popolo dalla tirannia Templare.
-No. Non credo di volerlo.-risposi,ritornando con la mente alla domanda postami.
-Fai bene,Giulia. La vita di un Assassino è una vita di dolore e sofferenza. Non la vorrei mai per te.-commentò prima di entrare nella Sala drappeggiata di rosso.
La Cerimonia stava per cominciare.



Nella sala vi erano radunati tutti i confratelli della setta che,in silenzio,al passaggio di Nicolò e Ezio,si misero in fila,ai lati del lungo tappeto rosso che era stato steso al centro della sala.
In cima alle file degli adepti,di fronte al focolare acceso,vi erano Bartolomeo e la Volpe che attendevano l'arrivo del Mentore.
Accanto a loro Claudia attendeva il suo momento con una calma e una posatezza sorprendente. Al posto degli abiti da gentildonna,quella sera,portava una divisa molto simile a quella di Volpe,totalmente rossa con inserti bianchi.
Sembrava essere nata per quel momento.
Non appena Ezio la raggiunse le circondò le spalle con le mani ed,affettuosamente,le posò un bacio sulla fronte.
So quanto per lui fosse difficile quel momento. Esporre al pericolo Claudia gli stava costando uno sforzo,ma aveva ormai compreso che era giunto il suo momento.
Silenziosamente mi avvicinai a Volpe che,notando la mia presenza,voltò per qualche secondo il capo nella mia direzione senza dir nulla.
Lo salutai con un cenno del capo,rispettando il silenzio che era sceso nella sala.
Tutti erano in attesa della voce del loro Mentore.
Mi guardai attorno alla ricerca di Diego e lo intravidi tra i membri del suo gruppo ad osservare la scena in completo silenzio. Mi chiesi cosa pensasse della decisione di rendere Claudia un'Assassina a tutti gli effetti.
Notando il mio sguardo Diego si volse verso di me e mi fece un sorriso rassicurante:per lui andava bene.
Una volta che Ezio ebbe scambiato due parole con sua sorella si voltò e fece un cenno in direzione di Machiavelli che,in silenzio,si pose dietro al focolare e,alzando le mani,iniziò a parlare.
-Laa shay'a waqi'un moutlaq balla kouloun moumkine. La saggezza del nostro credo sta in queste parole. Agiamo nel buio per servire la luce,siamo Assassini.-dicendo l'ultima parola si porto la mano destra sul cuore,seguito da tutti gli altri.
Voltandosi verso Ezio gli lasciò continuare la Cerimonia.
-Claudia,-iniziò voltandosi verso la sorella,-noi dedichiamo la vita a proteggere la libertà degli uomini. Mario,nostro padre e nostro fratello un tempo sedevano attorno a questo fuoco,contrastando le tenebre. Ora,offro a te lo stesso onore,-dissi porgendole la mano,-unisciti a noi.-
Claudia prese la sua mano con fiducia ed Ezio la guidò verso il ferro ardente che Nicolò aveva estratto dal braciere.
In una sola smorfia di dolore,Claudia si lasciò marchiare la base dell'anulare sinistro,segno di tutti gli Assassini,in ricordo dell'antico atto di fede nel seguire i tre principi della Confraternita.
Il Rituale era concluso. Ora anche Claudia era un'Assassina.
Stavo per avvicinarmi alla mia amica,quando le parole di Niccolò mi fermarono.
-Io e te non la vediamo allo stesso modo su molte questioni.-iniziò rivolgendosi ad Ezio.
-Niccolò!-esclamò Ezio.
Oddio,pensai. Mi congelai all'istante.
-Ma sei proprio ciò di cui l'Ordine aveva bisogno. Hai guidato l'attacco contro i Templari e ricostruito la Confraternita. Ora,-iniziò rivolgendosi a tutti,-bisogna dare ad Ezio ciò che gli spetta. La guida dell'Ordine degli Assassini.-dichiarò rivolgendosi nuovamente a lui,-Ezio Auditore da Firenze,a partire da ora sei il Mentore,custode dell'Ordine e dei nostri segreti.-concluse inchinandosi di fronte a lui.
Osservai in silenzio lo scenario.
Claudia stava osservando suo fratello con sguardo sorpreso,Nicolò stava rialzando il capo ed Ezio,nel più completo silenzio,continuava a fissare quello che fino a cinque secondi prima era a capo dell'Ordine degli Assassini.
La sorpresa era dipinta su tutti gli sguardi degli Assassini.
Mi guardai attorno e pensai che nessuno sapeva della decisione improvvisa di Niccolò di nominare Ezio Mentore.
Lanciai un'occhiata a Volpe con un fare confuso e notai che il suo sguardo,a differenza di tutti gli astanti,non era sorpreso.
-Lo sapevi?-gli chiesi curiosa.
-Per nulla.-rispose mantenendo lo sguardo davanti a se.
-E come mai non sei sorpreso?-
-Intuizione.-rispose semplicemente con un sorriso.
Stavo per controbattere quando la voce di Ezio si fece sentire.
-Vorrei chiederti una cosa,prima di passarmi il testimone.-iniziò.
-Dimmi pure.-disse Niccolò con un cenno del capo.
Ezio si voltò verso di me e mi fece il segno di avvicinarmi.
Lanciai un'occhiata a Volpe che mi rispose con un'alzata di spalle,e con fare titubante mi avvicinai. Una volta afferrata la mano che Ezio mi porgeva mi voltai verso Claudia per chiedergli tacitamente cosa stava accadendo,ma nemmeno lei sapeva rispondermi.
-Con il benestare di mia sorella,sempre che sia consenziente,e di Diego,come nostri testimoni,nonché di fronte all'intera Confraternita,chiedo a te,Niccolò Machiavelli,in quanto Mentore dell'Ordine degli Assassini,di unire me,Ezio Auditure da Firenze,alla qui presente Giulia Colonna,nel vincolo del matrimonio.-
-Cosa?-chiesi sorpresa.
-Spero che questo voglia dire un si,amore mio.-commentò Ezio alla mia domanda.
Sposarmi. Ezio voleva sposarmi.
Rimasi a fissarlo a bocca aperta per qualche secondo.
-Quindi?-mi chiese con tono lievemente preoccupato. Non dovevo aver reagito come si era aspettato.
Cercai di ridarmi un contegno e mi voltai verso gli altri.
Notai sui volti di Bartolomeo e Volpe dei sorrisi compiaciuti,così come sugli sguardi degli altri Assassini. Mi voltai in direzione di Claudia che,si vedeva più che bene,traboccava di felicità abbracciata a Diego che,con un sorriso pieno di orgoglio e amore,mi fissava compiaciuto. In fine voltai lo sguardo anche su Niccolò che,con un sorriso appena accennato,attendeva la mia risposta insieme a tutti gli altri.
Con un sospiro mi decisi a riportare lo sguardo su Ezio che,quasi impaziente,attendeva la mia risposta.
Era un passo importante,mi dissi. Ma lo stavo aspettando da tempo.
-Si.-
-Si?-
-Si.-ripetei ridendo felice.
Sentii scoppiare all'improvviso gli applausi e le grida di giubilo provenire dai membri dell'Ordine.
Mi stavo per sposare!
Dopo qualche minuto nella sala ritorno il silenzio e Nicolò poté pronunciare il rituale che univa me e Ezio in matrimonio.
La cerimonia ebbe una durata breve:entrambi ci scambiammo le promesse nuziali e Diego e Claudia dovettero testimoniare l'atto di matrimonio avvenuto tra me ed Ezio.
Al momento del bacio non mi trattenni. Mi lasciai completamente avvolgere dal suo abbraccio e dal suo bacio,incurante degli altri presenti in sala.
Tremavo tutta per l'emozione,e solo il sostegno di Ezio mi permise di rimanere stabile sulle mie gambe.
Una volta sciolto l'abbraccio ed il bacio Ezio mi lasciò andare dolcemente e,ritrovando tutta la serietà che serviva per concludere la Cerimonia di quella notte,si portò di fronte all'Ordine e insieme recitarono il credo degli Assassini:-Laddove altri seguono ciecamente la verità,tu ricorda:nulla è reale. Laddove altri sono limitati dalla morale e dalle leggi tu ricorda:tutto è lecito.-
Ezio Auditore da Firenze,mio marito,era il nuovo Mentore dell'Ordine degli Assassini.




Angolo Autrice:
Buonasera a tutte! Lo so...sono imperdonabile,ma in questi mesi ho ripreso a studiare e tra lo studio ed il lavoro non ho più tempo per fare una cippa!
Ma alla fine sono riuscita ad aggiornare,no? :)
Comunque,non so quando riuscirò a postare il prossimo aggiornamento,diamine,non so nemmeno quando riuscirò a rispondere ai vostri commenti,se mai ci saranno! Tra poco inizierò lo stage di lavoro,e dovrò poi continuare a frequentare i corsi di studio quindi bho...spero di ritagliarmi un po' di tempo<.<
Comunque non divaghiamo u.u Spero che questo capitolo vi sia piaciuto nonostante la mancata scena Hot che,vi giuro,sarà presente nel prossimo capitolo o in quello dopo,dipende tutto da come mi viene lì per lì...comunque sicuro che manca poco! :)
Ringrazio già che leggerà,chi scriverà anche per solo dirmi fa schifo vergogna,chi ha messo nei preferiti,nelle ricordate e nelle seguite,vi voglio bene :)
Alla prossima,girls!
Besos! :*

Per ulteriori informazioni contattatemi,appena posso rispondo :)

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Capitolo 18
*** 17 Capitolo-Momenti Impressi ***


17




Una volta finita la cerimonia io,Ezio,Claudia,Machiavelli e Diego ci dirigemmo verso il tetto del Covo,per far completare a Claudia il rito d'iniziazione.
Percorremmo una scala a chiocciola ed infine uscimmo sotto il cielo stellato di Roma.
Il piccolo terrazzo a cielo aperto posto in cima all'edificio a fare da tetto ci permetteva di camminare senza correre il rischio di cadere.
All'estremità del terrazzo,a strapiombo sul fiume,vi era un'impalcatura in legno che sembrava in attesa di qualcosa o di qualcuno.
Ezio si mise di fianco a me e con un cenno della mano fece cenno a Claudia di segnare per sempre il suo destino con il Salto della Fede.
Vidi la mia amica afferrare le mani di Diego e portarsele alle labbra abbassando il capo e chiudendo gli occhi,mentre lui le impresse un lieve bacio sulla fronte.
Passarono per qualche secondo in quella posizione nel più completo silenzio.
Poco dopo Claudia si staccò e senza dire una parola si avviò verso l'impalcatura.
Arrivata al limite si voltò verso di noi,come per chiedere il permesso.
Ad un cenno del capo di Ezio,sua sorella si voltò e senza esitazione spiccò il balzo.
Il rito era definitivamente concluso.
Nicolò si avvicinò al delimitare del tetto per accertarsi che fosse andato tutto bene,quando Ezio lo prese per un braccio e gli chiese:-Perché questo cambio di idea?-
-Ti ho sempre aiutato invece.-iniziò Nicolò-Sono stato io a portarti a Roma,io ho causato l'esplosione che ti ha fatto fuggire dal castello,e chi credi che abbia inviato i mercenari a proteggerti al Colosseo? Solo non lo sapevi.-concluse con un sorriso dandogli una pacca fraterna sulla spalla.
-Maestro Machiavelli!-sentimmo chiamare all'improvviso. Ci voltammo verso la voce che si rivelò essere un ladro,-Cesare è tornato a Roma da solo,si dirige verso Castel Sant'Angelo!-
-Grazie.-disse con un cenno del capo Nicolò,congedandolo.
-Allora?-chiese Ezio rivolgendosi nuovamente a lui.
-La decisione è tua,non mia.-disse portandosi una mano sul petto.
-Nicolò,non smettere mai di dirmi come la pensi. Potrei mai ignorare l'opinione del mio consigliere più fidato?-chiese andandogli di fronte per poter vederlo bene negli occhi.
-Uccidili Mentore.-iniziò indietreggiando di qualche passo e facendogli cenno con il braccio verso l'impalcatura del Salto,-finisci la tua opera.-
-Ottimo consiglio.-concordò Ezio,prima di voltarsi verso di me ed afferrarmi la mano,-ti penserò fino al mio ritorno,Madonna Auditore.-mormorò con un sorriso malandrino sul volto,-Aspettami.-
-Sempre.-mormorai in risposta con un sorriso caldo sulle labbra.
Si portò la mia mano alle labbra dove vi pose un profondo bacio pieno di sentimento,poi si stacco,fece un cenno in direzione di Diego e si diresse all'impalcatura.
-Un giorno scriverò un libro su di te.-annunciò all'improvviso Nicolò.
-In tal caso,fallo breve.-rispose mio marito prima di saltare,sparendo dalla vista di tutti noi.
Poco dopo lo seguì Diego e sul tetto rimanemmo io e Nicolò.
-Tuo marito sarà in grado di guidarci verso anni migliori,Madonna. Ne sono certo.-commentò all'improvviso.
-Cosa accadrà ora?-chiesi,guardando il fiume scorrere sotto di noi.
-Un debito verrà ripagato.-rispose l'ex mentore prima di porgermi la mano,-venite,Madonna Auditore. Ci sono molte cose da fare prima del ritorno del nostro Mentore.-



Passò un intero giorno prima che rivedessi Ezio.
Si ripresentò nel Covo quando ormai la notte era calata sulla città Eterna portando nuove notizie da Castel Sant'Angelo.
Ad aspettarlo c'eravamo io,Claudia,Volpe,Bartolomeo,Nicolò e Diego.
Quella mattina gli Assassini,mentre io me ne stavo seduta di fronte al camino spento ad ascoltare attentamente la loro conversazione,avevano inviato molti piccioni viaggiatori verso le città più influenti della penisola,chiamando a raccolta tutti gli Assassini possibili.
Stava per succedere qualcosa di molto importante,forse lo scontro finale,e non volevano correre rischi. In caso il Valentino fosse riuscito a temporeggiare fino all'arrivo degli alleati francesi sarebbe stata la fine per la Confraternita.
Appena entrò nella sala sentii lo stomaco chiudersi. Mi chiesi come mai.
-Rodrigo Borgia è morto.-annunciò.
-E Cesare?-chiese subito Nicolò.
-Avvelenato,ma vivo.-rispose mio marito.
Mi avvicinai a lui silenziosamente.
Lui mi guardò in silenzio e mi afferrò la mano.
-Non dobbiamo permettere che riunisca i suoi seguaci superstiti. Saranno settimane cruciali.-mormorò Nicolò.
-Con il vostro aiuto gli darò la caccia e lo ucciderò.-affermò mio marito con un cenno del capo.
-I miei pattuglieranno la città,-iniziò Bartolomeo,-ma ci vorrebbe un esercito.-
-Ne abbiamo.-affermò Ezio afferrando un oggetto sferico dalla bisaccia.
La Mela.
Il manufatto luccicava nella sua mano.
Ecco cosa mi aveva fatto chiudere la bocca dello stomaco.
Fortuna che la Corona avevamo deciso di lasciarla da Leonardo,in modo che potesse studiarla. Non so cosa mi sarebbe accaduto se fossi stata nella stessa stanza con due manufatti dell'Eden.
-Cosa facciamo ora?-chiese Diego all'improvviso.
-Aspettiamo qualche giorno,in modo che arrivino gli altri Assassini. Ora come ora Cesare si sarà rintanato da qualche parte,sofferente per il veleno,quindi penso che per un paio di giorni se ne starà tranquillo. Appena possibile lo andremo a cercare.-spiegò Ezio.
-Bene. Per ora è tutto,quindi. Torno alle questioni amministrative. Volpe,vorresti aiutarmi?-chiese Nicolò rivolgendosi al suo amico ritrovato da poco.
-Certo.-
-Io torno alla Caserma,vedo di cercare qualche nuovo mercenario da poter assoldare e di preparare alla meglio i miei uomini.-annunciò Bartolomeo andandosene.
-Diego,dovresti farmi un favore.-disse Ezio,rivolgendosi al mio migliore amico che,silenziosamente,se ne stava andando.
-Dimmi pure.-
-Contatta Leonardo e digli che può venire al Covo,ora che Cesare è fuori dai giochi.-
-Sarà fatto.-disse con un cenno del capo.
Dopo di ché prese per mano Claudia ed insieme uscirono dal Covo,lei diretta alla Rosa in Fiore,lui a Castel Sant'Angelo.
-Che cosa è accaduto allo Spagnolo?-chiesi una volta rimasti soli.
-Cesare l'ho ha avvelenato. Hanno avuto una discussione piuttosto accesa fino a quando non è arrivata Lucrezia rivelando a suo fratello che Rodrigo lo aveva avvelenato. Dopo di ché ho visto Cesare afferrare una delle mele avvelenate che erano per lui e infilarla in bocca a forza a suo padre. È morto poco dopo.-concluse rapidamente il piccolo riassunto.
Mi feci pensierosa. Ezio aveva detto che Cesare molto probabilmente se ne sarebbe stato tranquillo per qualche giorno,ma non ero tranquilla. Poteva sorprenderci all'improvviso e coglierci impreparati. Per quanto ne sapevo ora la città Eterna poteva diventare la nostra tomba.
-Ti stai preoccupando.-commentò all'improvviso Ezio facendomi tornare con i piedi per terra.
-Tu no?-chiesi di rimando.
-Certo. Ma pensare troppo alcune volte fa male. Per qualche giorno ci terremo tranquilli,ma vigili. In caso di accelerazione degli eventi agiremo di conseguenza.-spiegò con tranquillità.
-E se avesse scoperto il Covo?-chiesi preoccupata.
-Impossibile.-
-Perché?-
-Perché ora non saremmo qui. Secondo te Cesare aspetterebbe il momento migliore pur sapendo dove ci nascondiamo?-chiese con un sopracciglio alzato,-Cesare sa essere un freddo calcolatore,ma è troppo in astio con noi per mantenere la calma. Quando si parla di Assassini per lui l'ordine è sempre lo stesso:annientare. Non ragiona,è controllato dall'istinto.-
-Si,ma...-cercai di ribattere,ma mio marito non mi fece continuare.
-Amore mio,non ti devi preoccupare. Ora l'unica cosa che voglio fare è andare a letto.-commentò con sguardo quasi supplichevole.
Lo guardai per qualche secondo con fare ancora preoccupato,ma poi mi sciolsi in un sorriso e gli accarezzai la guancia ispida di barba:-devi essere stanco.-mormorai.
-Non sai quanto. Ma stasera non ho intenzione di dormire da solo,-iniziò facendomi arrossire di botto,-vorresti farmi compagnia,moglie?-chiese con sguardo malizioso.
Rimasi in silenzio per qualche secondo di troppo,tanto da divertire Ezio che mi disse con tono divertito che non mi avrebbe mangiato.
-Lo so,stupido.-mormorai imbarazzata.
-Allora dov'è il problema? Se non ricordo male ieri ci siamo sposati.-continuò divertito.
-Ma perché devi sempre mettermi in imbarazzo?-chiesi contrariata.
-Perché mi diverte vederti imbronciare quelle bellissime labbra e corrucciare le tue finissime sopracciglia. Gli occhi ti si accendono di irritazione e vergogna,così come le tue guance. Diventi incredibilmente deliziosa ai miei occhi.-commentò con fare compiaciuto.
Rimasi in silenzio per qualche secondo,poi risposi:-non so se arrossire compiaciuta per avermi descritta con tale devozione o arrabbiarmi perché mi metti in situazioni alquanto imbarazzanti apposta.-
-Adoro quando arrossisci.-
-Ci avrei giurato,marito.-
-Ma adoro di più quando ti accendi per la rabbia.-ribatté Ezio,prima di avvicinarsi al mio orecchio,-vorrei tanto vederti accendere di passione.-
-Ora capisco perché le donne ti stanno dietro.-mormorai con le guance in fiamme.
-Davvero? E da cosa?-mi chiese con un sorriso.
-Sapresti far arrossire di piacere anche una statua.-commentai.
-Io stanotte voglio vedere solo mia moglie arrossire di piacere.-mormorò Ezio,prima di prendermi la mano e guidarmi fino alla zona delle camere da letto.



Salii le scale guidata dalla mano di mio marito senza vedere veramente dove stessi andando.
Solo a una cosa pensavo.
Sta per succedere.
Finalmente anche io sarei diventata una donna a tutti gli effetti.
All'improvviso mi sentii accaldata,il cuore iniziò a battere forte,quasi volesse uscire dal petto,le mani iniziarono a tremarmi,e le gambe rischiavano di cedere. Stavo andando in iperventilazione.
Feci un respiro profondo per cercare di darmi una controllata prima di rischiare di fare una figura poco signorile davanti a Ezio.
È vero che è prerogativa delle donne svenire spesso,ma,insomma,non mi sembrava per nulla il momento giusto.
Ezio si voltò verso di me e mi guardò incuriosito.
Io feci finta di nulla.
Se ora mi chiede se sto per svenire per l'emozione giuro che lo schiaffeggio,pensai.
Invece dopo una breve occhiata tornò a guardare di fronte a se.
Salito l'ultimo gradino ci trovammo di fronte al piccolo corridoio che portava alla sua,ormai nostra,camera da letto.
Stavolta trattenni un secondo respiro profondo.
Appena entrammo in camera mi fermai tra il letto a baldacchino dai tendaggi pesanti e la porta che,con un rumore sommesso,si chiuse alle mie spalle.
Senza accorgermene feci intrecciare le dita delle mani tra di loro e sollevai gli occhi al soffitto.
Ad un occhio estraneo poteva sembrare che stessi elevando una preghiera al cielo,ma in realtà dentro di me ero in confusione,pensavo a tutto e al nulla allo stesso tempo.
Sentii Ezio passarmi accanto,alla mia destra,ed iniziare a slacciarsi le polsiere che poi appoggiò sul baule basso ai piedi del letto.
Si voltò a guardarmi e restò in silenzio per qualche minuto.
Osservai la sua figura studiandolo attentamente.
La luce proveniente dalle candele poste in vari punti strategici della stanza proiettavano delle ombre su di lui,illuminandolo a tratti.
Il volto per metà oscurato continuava a scrutarmi come io facevo con lui.
Non sapevo cosa dire o cosa fare,quindi attesi che fosse lui a fare la prima mossa.
-Aiutami a togliere la corazza per favore.-disse all'improvviso.
Corrucciai le sopracciglia a quella richiesta. Sapevo perfettamente che era in grado di farlo anche da solo.
Mi avvicinai lentamente e con mano leggermente tremante iniziai a slacciare la fibbia dello spallaccio.
Sentivo distintamente i suoi occhi su di me,mentre,con qualche problema,cercavo di slacciare la seconda fibbia.
Una volta tolto lo spallaccio lo appoggiai sul baule accanto alle polsiere,e iniziai con la corazza.
Mi abbassai leggermente di fronte a lui per poter slacciare la fibbia più bassa delle tre delineate sulla sinistra del suo torace.
E intanto riuscivo a sentire il suo respiro regolare sulla mia guancia che,improvvisamente,venne solleticata da una ciocca di cappelli che mi sfuggì dall'acconciatura semplice che mi ero fatta quel pomeriggio.
Sentii le sue dita leggere che mi presero la ciocca con delicatezza e me la portarono dietro l'orecchio.
Quando finalmente slacciai anche l'ultima fibbia lo aiutai a togliersi finalmente la corazza che venne posata ai piedi del baule.
Allora feci un passo indietro mentre lui,sempre in rigoroso silenzio,si sedette sulla panca per togliersi gli schinieri.
Non sapendo ancora bene cosa fare mi diressi verso la finestra con le imposte aperte che facevano filtrare le luci della notte nella stanza.
Rimasi lì a fissare il cielo notturno non so per quanto tempo,se pochi secondi o ore intere,so solo che all'improvviso mi sentii circondare dalle braccia di Ezio ed il suo mento appoggiarsi sulla mia spalla destra.
Io mi rilassai cercando una posizione più comoda nell'antro che aveva creato con le sue braccia,sospirando di piacere.
Dopo qualche secondo di vera beatitudine,le sue mani mi fecero voltare e i miei occhi si posarono prima sul suo bellissimo viso,poi,scendendo,sul collo scoperto e sul tratto di pelle che la veste slacciata aveva liberato.
Allora mi tornò un po' di panico.
Fissai il suo petto senza riuscire a distogliere gli occhi.
Riuscivo ad intravedere la linea solida dei pettorali ed il tratto scuro della lieve peluria che già avevo visto stendersi al centro del suo petto quando lo aiutai a curarsi.
Sentii le mie mani posarsi sul suo petto sotto la guida delle sue.
-Aiutami a spogliarmi.-
A quella richiesta lo guardai negli occhi sgranando leggermente i miei.
Abbassai in un attimo le mani senza dire una parola,ma,nuovamente,le sue guidarono di nuovo le mie dove erano fino a qualche secondo prima.
-Spogliami.-ripeté gentilmente.
Ingoiando a vuoto presi la decisione che avrei preso la situazione di petto e che,quindi,avrei affrontato il tutto con coraggio.
Imponendo alle mie mani di non tremare come avevano fatto fino a quel momento iniziai a far scivolare via dalle loro asole le cordicelle lavorate che,intrecciate tra loro,tenevano legato l'abito sul davanti.
Più andavo avanti e più tratti di pelle e di muscoli ben delineati si rivelavano al mio sguardo fino a quando anche l'ultimo lembo di pelle venne scoperto.
Allora riportai le mani in cima al petto,ai lati del collo,e lentamente iniziai ad abbassare le spalle dell'abito che,docilmente,seguì i miei ordini.
Le sue spalle erano davvero larghe e i muscoli tesi si contraevano ai suoi movimenti mentre le braccia si alzavano quel tanto che bastava per uscire dalle maniche.
Non c'era un filo di grasso in quel corpo,era tutto muscoli e vitalità.
Feci passare le mie mani sul suo petto,accarezzandolo,ammaliata dalla forza contenuta in quel corpo costellato di cicatrici.
Mi avvicinai più a lui desiderosa di avere più contatto col suo corpo,quando sentii qualcosa di duro toccarmi il ventre.
Abbassai confusa lo sguardo intravedendo una protuberanza all'altezza del suo inguine.
Se ha il fallo duro vuol dire che stai facendo il tuo lavoro a dovere.
Le aveva detto una volta Venere con una risata civettuola,quando le aveva chiesto come faceva a capire quando un cliente si stava “divertendo”.
Sapevo già cosa fosse un fallo,quindi avevo avuto la fortuna di non doverle chiedere cosa fosse .
Staccai le mani dal suo corpo e indietreggiai di un passo.
Stavo arrossendo,lo sentivo.
E l'agitazione riprendeva. Fortuna che mi ero detta di prendere di petto la situazione.
-Non farlo.-disse Ezio prendendomi la mano e avvicinandomi a lui,-non ti allontanare.-
-Com'è possibile?-chiesi indicando lievemente e con imbarazzo la sua eccitazione,-non ho fatto nulla.-
-Non occorre che tu faccia qualcosa di particolare per eccitarmi,amore. Solo le tue mani che mi sfiorano mi fanno andare su di giri.-commentò con un sorriso.
Io rimasi in silenzio e,senza volerlo,puntai il mio sguardo sul letto a baldacchino.
Ezio,capendo dove avevo puntato la mia attenzione,mi afferrò con le mani il viso riportando la mia attenzione su di lui.
-Mi vuoi?-mi chiese all'improvviso.
-Certo.-dissi senza esitazione.
-Allora non devi temere quello che succederà. Non so quello che ti hanno detto le ragazze,ma sappi che non sempre fa male. Certo,non dico che il dolore non ci sarà,ma cercherò sempre e comunque di pensare prima a te che a me stesso. Se mi dici di fermarmi,mi fermo,se mi dici di continuare,continuo,se mi dici che ora non ce la fai perché hai troppa paura,nessun problema,aspetteremo. Ma devi essere certa del fatto che proverò con ogni mezzo a farti godere al massimo questa esperienza,come di certo me la godrò io. Capito?-mi chiese infine.
-Si...si.-risposi emozionata. Le sue parole mi infusero nuovo coraggio.
Sapere che lui mi avrebbe accompagnata ad ogni passo di quella esperienza mi fece sentire più calma. Sapevo che non tutti gli uomini erano così,anzi,la maggior parte era solo alla ricerca del proprio piacere lasciando poi le donne sole ed insoddisfatte.
Con un sorriso sulle labbra fece strada fino al letto,facendomi stendere sopra dopo avermi tolto gli stivali che appoggiò accanto al letto insieme ai suoi.
Il profumo delle lenzuola pulite mi fece un attimo girare la testa ma subito le mani di mio marito mi riportarono alla realtà.
Le sentii leggere disfare i nodi che teneva legata la tunica da Adepto che mi ero messa quel pomeriggio per pura comodità.
Sentii le sue labbra prima baciare lievi le mie,per poi scendere lungo il mento e lungo il collo.
Più le mani scendevano,più la bocca seguiva il percorso.
Sentii le sue dita allargare i lembi dell'abito,scoprendo il centro del petto,e qualcosa di umido passare in mezzo ai seni.
Aprii gli occhi che fino a quel momento avevo tenuto chiusi e quando scoprii cosa fosse quella cosa umida che ora stava sempre più scendendo ebbi un tuffo al cuore.
La sua lingua stava facendo un percorso che sempre più scendeva,bagnandomi la pelle al suo passaggio.
Sentii il ventre contrarsi a quella consapevolezza.
Richiusi gli occhi sentendo la sua bocca risalire per il percorso tracciato prima,fino a raggiungere di nuovo l'incavo tra i due seni.
Si soffermò lì per qualche secondo,per poi risalire sul mio collo e posarvi un bacio.
-Giulia?-mi chiamò lievemente ad un soffio dalla mia pelle.
Dio,stavo diventando davvero ipersensibile.
Anche solo quel lieve contatto mi faceva venire i brividi.
Sentii i miei capezzoli inturgidirsi e tirare lievemente.
-mmmh.-mugolai semplicemente. Avevo anche perso la facoltà di parola.
-Tu non sai da quanto aspetto questo momento. Di quante volte mi sono svegliato in preda all'eccitazione dopo averti sognata e non vederti accanto a me per poterti stravolgere con le mie mani e la mia bocca. Non ne hai la minima idea.-mormorò riscendendo lievemente,mentre con le mani allargava ulteriormente i lembi di stoffa sul mio petto,scoprendo i seni che,tesi per l'eccitazione che stava stravolgendo il mio corpo,stavano in attesa smaniosi del suo tocco.-Non sai quante volte mi sono immaginato di come fosse il tuo corpo sotto gli abiti,di come fosse la tua pelle, se liscia come sembrava,o di come fosse il tuo ventre,se perfettamente piatto o leggermente arrotondato,di come fossero i tuoi fianchi,se esili o abbondanti,di come fosse il tuo seno,-mormorò passando sopra il seno sinistro la mano calda facendomi sussultare di sorpresa,-se alto e sodo come sembrava.-mormorò sentendolo sorridere sulla pelle del mio seno destro,pericolosamente vicino al capezzolo,-direi che ho avuto ragione.-commentò infine prima di passare quella lingua tentatrice sulla sommità del seno.
Aprì la bocca per inspirare,sconvolta dalle sensazioni che stavano invadendo il mio corpo.
Più Ezio continuava la sua opera,più sentivo il ventre contrarsi di piacere.
Si può impazzire di piacere?mi chiesi all'improvviso. Ero sicura che continuando così sarei completamente uscita di senno.
-Oddio.-mormorai sentendo la sua lingua passare all'altro seno mentre le sue mani iniziarono a scendere per sciogliere il nodo che mi teneva i pantaloni ben saldi alla vita.
Appena sciolto il nodo sentii le sue mani infilarsi sotto la mia schiena,all'altezza dei reni,e la sua voce dirmi di alzarmi un po'.
Feci come mi disse,alzando un po' l'inguine per dargli lo spazio che gli serviva per abbassarmi i pantaloni che,in pochi secondi,raggiunsero le mie caviglie e vennero poi lanciati alle spalle di mio marito,ai piedi del letto. Stessa fine fece la parte superiore del suo abito che finì di togliersi in cinque secondi,rimanendo con i soli pantaloni.
Ero pronta a riprendere da dove avevamo lasciato,ma lo vidi rimanere inginocchiato di fronte a me ad osservare il mio corpo ormai quasi totalmente nudo.
Lo vidi percorrere il mio corpo con lo sguardo,fino a quando non si fermò in un punto ben distinto.
Abbassai anche io lo sguardo,cercando di capire cosa avesse tanto attratto la sua attenzione,vedendo le mie parti intime completamente nude. Le gambe leggermente divaricate rivelavano la parte più femminile del corpo di ogni donna.
Imbarazzata serrai le cosce e con una mano andai a coprire la mia intimità.
A quella chiusura Ezio riportò i suoi occhi sui miei e con un sorriso che mi fece sciogliere tutta,insinuò una mano tra le cosce facendole aprire nuovamente per fargli posto.
Appena i nostri inguini vennero a contatto sentii nuovamente,e stavolta con più prepotenza,la protuberanza dura che si celava ancora sotto i suoi pantaloni.
Il contatto con il tessuto dei suoi pantaloni sulle mie parti intime mi fece uno strano effetto e,certamente,sentirlo muoversi lentamente per trovare una posizione giusta,non aiutò affatto.
Quella frizione mi stava mandando su di giri.
Inconsapevolmente alzai il bacino alla ricerca di più contatto.
A quel mio movimento lo sentii trattenere il respiro e allora mi fermai.
-Cosa c'è?-chiesi preoccupata. Forse avevo fatto qualcosa di sbagliato o inconsueto e lo avevo preso alla sprovvista. Forse non dovevo rispondere a quel contatto.
-Nulla.-mormorò con il respiro mozzato.
-Non dovevo farlo,vero?-chiesi incerta.
-No,no. Solo che mi hai preso alla sprovvista.-rispose,ma non appena vide il mio sguardo preoccupato riprese,-Fai quello che ti senti,a me piacerà sicuramente.-concluse.
Sorrisi alle sue parole:-Quindi ti è piaciuto?-chiesi.
-Oh,non sai quanto.-rispose con un sorriso prima di tornare a dedicarsi ai miei seni.
Chiusi di nuovo gli occhi con un sorriso sulle labbra.
Ero totalmente presa dalle emozioni che,ad un certo punto,non sapevo più neppure quale fosse il mio nome.
Pensavo che quello che provavo fosse il massimo del piacere quando,improvvisamente,sentii le sue dita scendere sempre più in basso ed iniziare a toccarmi con lievi carezze la mia calda intimità.
Mormorai qualcosa di confuso,non sapevo nemmeno io bene cosa,quando le sue dita si fecero più impazienti e le carezze più profonde.
-Stai bene?-mi sentii chiedere.
Risposi con un semplice cenno del capo. Si,stavo più che bene.
A quella mia risposta sentii un dito iniziare a sprofondare piano piano all'interno del mio corpo.
Quell'intrusione improvvisa mi fece un attimo sussultare e irrigidire. Portai istantaneamente la mia mano a fermare la sua.
-Va tutto bene,-mormorò mio marito al mio orecchio,-rilassati e ricorda ciò che ho detto:prima ci sei tu,poi tutto il resto.-
Con un respiro profondo cercai di rilassare le mie membra.
Mi fido di lui,pensai.
E sotto l'aiuto dei suoi baci mi rilassai quel tanto che bastava per permettere a Ezio di riprendere la sua dolce tortura.
Sentii il suo dito ritrarsi lievemente e riaffondare. Ad ogni affondo mi aprivo un po' di più e il suo dito entrava sempre di qualche centimetro in più.
La riluttanza iniziale perse contro l'urgenza che stava sempre più crescendo nel mio corpo.
Avevo bisogno di qualcosa di più,ma non sapevo cosa. Sapevo solo che volevo di più.
Dentro di me sentii qualcosa montare,mentre il dito aumentava l'andatura. Il ventre mi si contraeva e un lieve piacere si insinuava dentro al mio corpo,scosso dal piccoli brividi di piacere.
-Dio,sei praticamente pronta.-mormorò al mio orecchio Ezio.
Sentivo la sua eccitazione premere contro la cosca. Sembrava anche più grossa di quanto non fosse fino a qualche minuti prima.
Tolse il dito dal mio corpo,lasciandomi un un non so ché di insoddisfatto,ma subito dopo lanciai un urlo di piacere quando la sua erezione,ancora coperta dai pantaloni,entrò in contatto con la mia femminilità.
Sentii la sua lingua tracciare un percorso tentatore sulla pelle del collo mentre la frizione che poco prima mi aveva fatto impazzire riprendeva a sconvolgere i miei sensi.
Dio,pensai,è bellissimo.
Sentii due spinte decise dei suoi fianchi andare a sbattere contro la mia femminilità per poi staccarsi improvvisamente dal mio corpo.
Lo guardai confusa,chiedendomi come mai avesse smesso,e pregando che tornasse a tormentarmi al più presto possibile.
Lo vidi velocemente togliersi i pantaloni per poi ergersi di fronte a me in tutta la sua nudità.
I miei occhi si puntarono subito su un punto ben preciso del suo corpo.
Oddio...era davvero notevole.
Lo guardai preoccupata. Non avrei mai immaginato che potessero esistere proporzioni possibili.
Guardando le statue nude greco-romane,o i nudi dipinti,mi ero sempre immaginata che quella parte del corpo maschile avesse dimensioni più ridotte.
-Io non so se...-iniziai titubante.
-Non ti preoccupare. Rilassati,goditi il momento,al resto penso io.-mi disse con un sorriso ritornando sopra di me.
Mi fece allargare ulteriormente le gambe e,guidandosi con la mano,portò il suo membro a contatto con la mia intimità.
All'inizio fu un lieve carezzare dell'esterno della fessura,poi,piano piano iniziò ad entrare.
-Rilassati.-mi ribadì quasi in un sussurro.
Nonostante fossi agitata e il mio corpo tendesse a chiudersi cercai comunque di fare come mi diceva lui. Feci un respiro profondo e cercai di non pensare a quello che stava per succedere,pensai semplicemente che lo volevo,che finalmente dopo mesi e mesi di tristezza e solitudine,stavo per compiere un passo importante nella mia vita con l'unico uomo che avessi mai amato. Con Ezio. Con mio marito.
Lo sentii sprofondare un po' di più e la prima lieve fitta di dolore mi percosse,ma mi fu semplice alleviarla.
-Dimmi tu quando muovermi.-
Con un cenno del capo da parte mia lo sentii di nuovo muoversi dentro di me,e stavolta il dolore si fece un po' più forte.
Emisi un sospiro,cercando di trattenere una smorfia.
Appena il dolore passò lo invitai a continuare.
Sprofondò ancora di più,stavolta senza procurarmi alcun dolore,fino a quando,all'improvviso,con una spinta decisa,il mio corpo non venne attraversato da un lampo di dolore acuto. Fu come un fulmine a ciel sereno.
Trattenni il respiro sgranando gli occhi.
Lo sentii abbassarsi su di me,appoggiando i gomiti ai lati della mia testa.
-Il peggio è passato,amore mio. Ora c'è solo il piacere.-
Credetti a quelle parole,e feci bene,perché appena si ritrasse e sprofondò nuovamente dentro di me,sentii una frizione piacevole non solo all'interno del mio corpo,ma anche all'esterno,quando il mio monte di Venere entrò in contatto con il suo inguine.
Lo sentii ritrarsi nuovamente e sprofondare ancora una volta lentamente,per darmi il tempo di abituarmi all'intrusione,ma più faceva su e giù più sentivo di nuovo montare dentro di me il piacere e tutta quella lentezza,dopo poco,non la sopportavo più.
Volevo l'urgenza,la velocità.
Così mi aggrappai con le braccia e le gambe alla sua schiena,sussurrandogli all'orecchio di fare più veloce,ma lui mi zittì con un bacio,continuando a muoversi lentamente nel mio corpo.
Mi agitai sotto di lui,perché i suoi movimenti lenti iniziavano davvero a farmi impazzire,e tentai ancora una volta di fargli capire che quello che volevo in quel momento non erano le spinte lunghe e lente,ma tutta la sua forza che mi invadeva.
Ma lui,guardandomi negli occhi con un sorriso da schiaffi,mi impose di stare ferma,afferrandomi le mani che circondavano il suo collo per bloccarle all'altezza della mia testa,ed inchiodandomi al materasso con spinte sempre più profonde e lente.
-Maledetto...-mormorai in un sospiro.
In risposta vidi il suo sorriso accentuarsi:-Moglie di poca fede.-
Dopo qualche altra spinta profonda lo sentii iniziare a muoversi più velocemente. Il ritmo delle sue spinte si faceva sempre più incalzante ed io,sotto quell'improvviso assalto,inarcai la schiena e aprii la bocca per far uscire un gemito di piacere che mi fece rabbrividire.
Ecco...così andava meglio.
Sentivo i suoi gemiti confondersi con i miei,le sue mani afferrarmi i capelli tirandoli leggermente,la sua bocca cospargere baci sul mio collo,sulla spalla,sui seni.
Sentivo il rumore dei nostri bacini entrare in contatto con forza,le mie gambe che si intrecciavano con le sue,le mie dita che,maliziose,andarono ad ancorarsi alle sue natiche.
Fosse stato per me si poteva continuare all'infinito.
Più aumentava la velocità più sentivo il piacere aggredire il mio corpo,la mia mente perdersi nel nulla.
Afferrai il viso di mio marito e mi persi in un bacio appassionato.
I suoi capelli sciolti dalla coda mi solleticavano le guance.
Ogni volta che affondava nel mio corpo i nostri gemiti di confondevano,più alti i miei,più bassi i suoi.
All'improvviso venni travolta dal piacere.
Non seppi nemmeno come,ma all'improvviso non capii più niente.
Sentii il ventre contrarsi diverse volta e urlai,completamente disinibita.
Fu allora che Ezio iniziò ad affondare dentro al mio corpo ancora scosso con maggiore velocità e con affondi più incalzanti,cercando il proprio piacere che,nel giro di pochi secondi,esplose dentro di me.
Con un sospiro crollò su di me,passando così qualche secondo in silenzio.
Eravamo una cosa sola. Finalmente.
Uscì con delicatezza dal mio corpo e,una volta distesosi al mio fianco,mi abbracciò e mi fece posare la testa sulla sua spalla.
Sentivo i battiti del suo cuore veloci sotto il mio orecchio e il suo respiro rallentare mano a mano che i secondi passavano.
Sentivo qualcosa di liquido scendere lentamente lungo le mie cosce quando mi mossi,ma pensai che fosse solo una mia sensazione.
-È stato...-
-Si,lo so.-mi fermò Ezio con il respiro ancora un po' affannato,prima di alzarsi dal letto e percorrere,in tutta la sua nudità,la stanza.
-Che cosa fai?-chiesi curiosa seguendo la sua schiena,e non solo,con lo sguardo.
Senza una parola sparì dalla mia vista attraversando una parete che si rivelò essere un passaggio segreto. Poco dopo tornò con una bacinella d'acqua e un panno immerso in essa.
-Dove...-iniziai,ma lui mi fermò in tempo dicendomi:-Un'altra volta.-
Rimasi in silenzio mentre lo guardai sedersi accanto a me e posare la bacinella sul comodino di fronte a se.
Prese il panno e lo strizzò per poi iniziare a lavarmi partendo dal ventre.
Lo guardai sentendomi di nuovo tesa,in attesa di qualcosa.
Con delicatezza mi pulì l'interno coscia ed io,ricordandomi del sangue,mi arrischiai a lanciare un'occhiata sperando di non averne versato molto.
Vidi due macchie rosse sulle lenzuola bianche.
A quella vista sospirai di sollievo.
-Come mai quel sospiro?-mi chiese incuriosito mentre riponeva il panno nella bacinella.
-Pensavo di aver fatto una strage sulle lenzuola.-mormorai arrossendo.
Lui sorrise a quella mia frase:-Tesoro,qui la strage l'ho fatta io.-
Lo guardai incuriosita e lui,per tutta risposta,indicò il panno.
Allora capii cosa era quella sensazione che avevo avuto prima.
Venere,ovviamente,me ne aveva parlato.
Rimasi in silenzio,leggermente imbarazzata,mentre lui,con un movimento felino,oltrepassò il mio corpo,abbassandosi quel tanto al mio da poter avere la sensazione che la nostra pelle si toccasse,per poi riabbracciarmi una volta ritornato al mio fianco.
Con una mano afferrò il lenzuolo che minuti prima avevamo tirato ai piedi del letto e coprì i nostri corpi nudi ed abbracciati.
Nel giro di qualche minuto ci addormentammo.



-Giulia...-
La voce di mio marito venne accompagnata dal tocco della sua mano che,con delicatezza,mi scrollava dal sonno.
Mormorai qualcosa di incomprensibile. Non volevo ancora aprire gli occhi.
-Giulia.-mi sentii chiamare nuovamente,stavolta con voce più decisa.
A quel tono socchiusi appena gli occhi.
La vista ancora offuscata dal sonno mi mostrava la figura di Ezio,già vestita,seduta accanto a me.
Arrossii appena mi tornarono in mente i ricordi della notte precedente e di quando ci eravamo svegliati e avevamo fatto di nuovo l'amore,scoprendo nuovi aspetti deliziosi della vita sessuale.
Ma non appena vidi il suo sguardo capii che era successo qualcosa. Qualcosa di serio.
Oddio,pensai,Cesare ci ha trovato.
-Che cosa succede?-chiesi preoccupata.
Sentii il silenzio in risposta.
-Ezio,dimmelo.-gli imposi alzandomi a sedere.
L'affermazione che fece poco dopo mi lasciò stupefatta:-I figli di tuo fratello sono vivi.-




Angolo Autrice:
Lo so,il mio immenso ritardo non ha scusanti,ma avevo detto sin dall'inizio che volevo portare a termine questo progetto,quindi eccomi qui con questo,tanto atteso ;),capitolo.
Non ho molto da dire sul capitolo,se non che spero che vi sia piaciuto! Spero di non aver deluso le aspettative di chi aspettava la loro prima volta!
Comunque dopo questo lungo silenzio,causato da mancanza di tempo,spero di riuscire ad aggiornare con più frequenza. Tanto per cominciare,dopo gli esami finali di questa settimana mi metterò a stendere già il prossimo.
Siamo ad un buon punto della storia e penso che,più o meno,scriverò ancora una quindicina di capitoli,ma è ancora tutto da vedere.
Per ora vi lascio a leggere questo capitolo e spero di risentirvi al più presto :)
Un bacio,
Morgan.

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Capitolo 19
*** 18 Capitolo-Speranze ***


18




I miei nipoti erano vivi.
Enea,Silvia e Claudio erano vivi.
In un primo momento non credetti alle sue parole.
Da anni sapevo che erano morti,e ormai mi ero messa l'anima in pace,quindi quello che mi aveva rivelato mio marito alle mie orecchie erano parole insensate.
Ma riflettendomi negli occhi di Ezio capii che quello che mi aveva detto era vero.
Era vero.
Improvvisamente mi ritrovai in lacrime e le labbra stese in un sorriso tirato.
-Se è un sogno,non svegliarmi.-mormorai,ancora non del tutto sicura che quello che stava accadendo fosse reale.
-Non è un sogno,Giulia. I tuoi nipoti sono vivi.-ripeté Ezio.
-Come?-chiesi confusa.
Li avevo visti essere portati via dalle guardie sotto l'ordine di Micheletto,per esser fatti sparire.
-Una nostra infiltrata ci ha informato di questa cosa stamane all'alba. Abbiamo chiesto se ne fosse sicura e lei ci ha fornito una lettera. Non sappiamo se sia una trappola per farci agire incautamente,ma è pur sempre una possibilità.-spiegò Ezio porgendomi la lettera di cui aveva parlato.
La presi con mani tremati,con la paura che potesse dissolversi tra le mie dita.
Quella lettera rappresentava la possibilità che parte della mia famiglia fosse ancora viva.
Da quando avevo saputo che mia zia,la badessa,era morta per il dolore un paio di anni prima mi ero rassegnata ad essere l'ultima superstite della mia famiglia.
Non c'era nessun altro. Solo io.
Lessi la lettera,scorrendola velocemente,quando infondo lessi la mittente.
Lucrezia Borgia.
A quel nome guardai mio marito.
-E' una trappola.-dissi convinta.
-Magda dice che la lettera è stata scritta in buona fede.-rispose alla mia accusa.
Magda. Avevo già sentito questo nome.
Ripensai a quando avrei potuto sentirla nominare,quando mi torno in mente l'immagine di Francesco con il piccolo Giovanni tra le braccia.
Magda,la compagna di Francesco.
-Dei Borgia non possiamo fidarci.-gli dissi,ridandogli la lettera.
Non avrei creduto nemmeno a una parola pronunciata dalle labbra di un Borgia,mai.
Perché mai Lucrezia dovrebbe rivelarmi che i miei nipoti erano ancora in vita se non per portarci dritti in una trappola.
-Senti,so bene che potrebbe essere una trappola,ne sono perfettamente consapevole,ma Magda ha affermato risoluta che Lucrezia non mente.-
-E se ci stesse tradendo?-chiesi dubbiosa.
-No,Magda non ci tradirebbe.-rispose risoluto Ezio.
Era già la seconda volta che mi veniva detto che quella donna non sarebbe mai e poi mai stata una traditrice. Ma se si era presa a cuore una donna come Lucrezia Borgia,mi dissi,chi ci garantiva che non fosse passata anche agli ideali dei Templari?
-Perché ne siete così tanto sicuri? Lavora da anni per i Borgia,magari potrebbero averla traviata.-commentai.
-Non passerebbe mai dalla parte dei Templari perché le hanno ammazzato l'intera famiglia. Inoltre è stata proprio Lucrezia a dirmi dove si trovasse la Mela e di dove si stesse dirigendo suo fratello,l'altra sera.-spiegò con fare paziente.
A quelle parole mi calmai,rendendomi conto che stavo facendo ipotesi stupide,sotto l'effetto dei miei pregiudizi.
-Vorrei vederla.-dissi dopo aver preso un lungo respiro.
Per avere la conferma a tutto dovevo incontrarla per poterle parlare.
-Sapeva che lo avresti detto. Ci attende giù.-disse mio marito porgendomi la mano per aiutarmi ad alzare dal letto.
Sentii il freddo del pavimento sotto i miei piedi e rabbrividii.
Feci cenno di alzarmi la vestaglia da notte che mi ero messa durante la notte quando mi bloccai.
Alzai lo sguardo sugli occhi di mio marito.
-Che c'è?-
-Ecco...potresti almeno voltarti?-chiesi arrossendo leggermente.
-Tesoro,non dirmi che siamo ancora pudiche dopo stanotte.-mormorò con fare malandrino.
Per tutta risposta ebbe le mie braccia incrociate al petto e un sopracciglio alzato.
A quel gesto alzò le mani e si diresse verso la porta:-Ti aspetto nella sala con gli altri.-disse uscendo.
Mi cambiai velocemente indossando delle vesti pulite della confraternita e scesi velocemente le scale che portavano alla sala comune.
Ad attendermi c'erano mio marito,Nicolò,Volpe,Francesco ed una donna che,in quel momento,stavano discutendo attorno ad un tavolo su cui vi era posata la lettera di Lucrezia Borgia.
Osservai attentamente la donna dai capelli rossi,gli occhi di un incredibile azzurro cielo,e la linea slanciata del corpo avvolta in un abito di fattura pregiata.
Appena mi avvicinai tutti smisero di parlare e portarono l'attenzione su di me.
Il mio sguardo si posò sulla donna.
-Vi fidate?-le chiesi subito,senza giri di parole.
-Lucrezia non è priva di cuore come voi pensate.-disse rivolgendosi anche agli altri,-se c'è di una cosa di cui sono sicura è che Lucrezia non vorrebbe mai e poi mai che delle creature innocenti vengano rese vittime degli eventi. Lei è stata una pedina per tutta la vita. Fino ad ora non ha mosso un dito perché non le era concesso e perché era troppo presa da suo fratello,ma dopo la morte dello Spagnolo ha deciso di lasciare definitivamente Cesare al suo destino. Già da dopo la morte di Alfonso si erano incrinati i rapporti tra i fratelli,ma Lucrezia era troppo soggiogata da Cesare. Ma ora che l'ha messa da parte ha deciso di fare lo stesso. Se n'è andata a Ferrara,da suo marito,con l'intenzione di non rimettere piede a Roma. Ormai per lei Cesare è morto. Quindi no,non ha alcuna intenzione di portarci ad una trappola. Se avesse ancora delle riserve non avrebbe permesso che Giovanni si unisse a noi.-concluse.
-Prendiamo che sia vero quello che mi dite,dove sono i miei nipoti?-chiesi dandole in beneficio del dubbio.
-Furono trasferiti in Spagna dopo la morte di vostro fratello per essere accuditi da alcuni parenti dello Spagnolo. Ora Cesare li rivuole indietro. Penso che li userà in qualche modo.-
-Vuole la Corona e la Mela.-dissi rivolgendomi a mio marito. -Ho pensato a questa eventualità.-commentò con un cenno affermativo del capo.
-Diamoglieli!-esclamai senza pensarci nemmeno un secondo.
-Giulia,sai bene di cosa sono capaci di fare i poteri dei Frutti dell'Eden. Capisco il tuo bisogno primario di riavere con te i figli di tuo fratello,ma pensa a quello che farebbe Cesare se avesse non uno,ma ben due Frutti. Ci ucciderebbe,unirebbe i vari Stati sotto il potere Templare e governerebbe la gente con mano ferma e senza la possibilità di dare loro il libero arbitrio. E comunque c'è sempre la possibilità,più che probabile,che uccida lo stesso i tuoi nipoti e noi.-concluse Ezio.
-Ha ragione,Giulia.-concordò Volpe.
Mi voltai verso di lui,rispecchiandomi in occhi uguali ai miei:-Lo so.-mormorai,abbassando il capo.
-Ora come ora non abbiamo alcuna certezza che Cesare ti ridarà indietro i tuoi nipoti vivi.-continuò Volpe.
-Ma c'era comunque una qualche speranza.-mormorai scoraggiata.
-Riusciremo a salvarli,Giulia.-riprese mio marito,-non so ancora come,ma ci riusciremo.-
Cercai di sorridere a quelle parole.
Sentire la speranza svanire velocemente,dopo poco che l'avevo riottenuta,mi faceva morire dentro.
-E ora che facciamo?-chiesi nel silenzio generale.
-Penso che Cesare li userà quando tornerà in circolazione. Magari farà uno scambio per la sua libertà. Lasciare il paese per i Colonna.-commentò pensieroso Nicolò.
-Io sono più propenso per la prima ipotesi,-disse all'improvviso Francesco,-li cederà in cambio dei Frutti. Se mai lo farà.-
-Oppure li terrà semplicemente con se fintanto che è debole,come scudo per non farsi attaccare. Inoltre ricordiamoci che in circolazione c'è ancora Micheletto.-mormorò Volpe.
-Quindi la cosa che possiamo fare ora è attendere,come già avevamo deciso.-disse infine Ezio.
A quelle parole lo guardai disperata.
-Non preoccuparti,non verrà fatto loro del male. A Cesare servono più da vivi che da morti.-mi rassicurò mio marito,notando il mio sguardo.
-Va bene,-dissi poco dopo,-aspetteremo. Ma nel frattempo voglio essere allenata a combattere. E voglio incontrare Leonardo al più presto!-esclamai convinta.
Non sarei diventata un Assassina,mai,ma nessuno poteva vietarmi ad usare le armi per essere in grado di difendermi e di difendere chi amavo.
A quelle mie parole Ezio mi guardò serio in volto.
-'Sta bene.-disse poco dopo.
Ero sicura che avesse notato in me la fermezza nei miei propositi.
Presto sarei stata in grado di impugnare un arma senza problemi e a fendere colpi,e avrei riportato da me ciò che rimaneva del sangue del mio sangue.




***




Passarono vari giorni di calma totale.
Agosto aveva ormai lasciato il posto a Settembre e,fino a quel momento,non vi era stato alcun cenno da parte di Cesare.
Gli Assassini,d'altra parte,avevano continuato a compromettere il potere dei Borgia,già drasticamente calato dopo la morte dello Spagnolo.
Ora che era stata tagliata la testa al toro non c'era molto che i fedeli dei Borgia potessero fare.
Avevo saputo,dalle voci che giravano in città,che il nuovo Conclave era stato aperto e che,con un po' di fortuna,molto presto un nuovo Papa sarebbe stato eletto.
Nel mentre mio marito aveva avuto un paio di incontri con Giuliano della Rovere,il Cardinale che,tempo fa,aveva inviato una lettera agli Assassini dando loro la sua silenziosa benedizione.
Non che gli Assassini avessero bisogno della benedizione di un uomo,per quando illuminato dalla luce di Dio,per fare il loro operato.
Mio marito aveva commentato con fare molto sarcastico gli incontri che vi erano stati.
Tutti uguali,disse una volta.
Bé,non facevo fatica a crederlo.
E mentre tutto questo accadeva io mi ero completamente inoltrata negli incontri che avevo con Leonardo che,dopo la scomparsa del Valentino,era tornato nel suo studio che avevo visitato mesi fa.
Ci vedevamo almeno tre volte alla settimana,per minimo due ore al giorno,alcune volte anche quattro,se non iniziavo a sentirmi male.
Ogni volta riuscivo,piano piano,passo dopo passo,a prendere il controllo sulla mia mente. Riuscivo,al mio comando,a prendere possesso del mio potere,per poter scavare nei ricordi di Leonardo o di Salaì. Una volta avevo addirittura provato ad esercitarmi su mio marito e su Diego. I risultati però non erano soddisfacenti come volevo,perché benché le cose stessero evolvendo,i miei progressi erano estremamente lenti.
-Oggi voglio provare a fare una cosa,Giulia!-esclamò estasiato Leonardo,non appena entrai nel suo studio.
Lo guardai confusa,cercando di capire cosa avesse intenzione di fare.
-Mi devo preoccupare?-chiesi divertita.
-No! Certo!-esclamò,con un improvviso fare preoccupato,-o almeno credo.-mormorò pensieroso.-Sai,ho passato un po' di tempo anche con Giovanni,il bambino che sta sempre con Francesco e Magda;il fatto strano è che l'ultima volta che sono venuto al Covo avevo con me sia la Mela che la Corona e li avevo posati sul tavolo per cercare nel frattempo Ezio per discutere su alcuni progetti che avevo tirato giù per alcune nuove armi,quando,tornando nella sala,ho trovato Giovanni con in mano la Mela e,di fronte a lui,sul tavolo,la Corona...e ti posso giurare che l'ho visto parlare con i due Frutti. Ma non erano discorsi che un fanciullo della sua età fa,no,erano discorsi strani. Comunque ho pensato,sapendo la sua storia,che magari poteva essere in qualche modo collegato strettamente a quei manufatti,più di quanto abbia pensato fino ad ora. Anche tu,Giulia,sei nata in circostanze simili,no?-mi chiese,cercando la mia approvazione.
In effetti Giovanni aveva rischiato di morire appena nato,e io ancor prima di venire al mondo,quindi si,in qualche modo le cose erano simili.
-Mi stai dicendo che siccome siamo riusciti a sopravvivere grazie al Frutto siamo in qualche modo diventati parte di esso?-chiesi,con tono calmo.
Odiavo i Frutti,e sentirmi dire che ero in qualche modo uno di essi,mi faceva sentire davvero male.
-Magari quando c'è stato,per così dire,il contatto il Frutto ha lasciato qualcosa di sé su di voi. Tu puoi sentire e vedere nella mente delle persone,e lui può parlare con i Frutti come se fossero delle persone. Come Ezio.-commentò Leonardo.
-Anche mio marito sa farlo?-chiesi confusa. Non me ne aveva mai accennato.
-Si,ma raramente. E non ci parla,ma quando chiede qualcosa gli viene mostrato dalla Mela. In compenso però riesce a usare una sorta di sesto senso.-
-Si,me lo ha detto.-
-Centrano sicuramente quelli che Vennero Prima.-commentò pensieroso Leonardo.
-Venere.-mormorai.
-Esatto.-affermò Leonardo.
-Dove sono?-chiesi,riferendomi ai Frutti. Non avevo sentito le solite sensazioni appena entrata nello studio.
-Li ho nell'altra sala,prima volevo chiederti se volevi provare. Porterò solo la Corona,visto che è quella che ha avuto il contatto con te.-
-Va bene.-mormorai poco dopo,appoggiando il mantello alla sedia su cui mi sedetti.
-Appena qualcosa non va,dimmelo.-mi ordinò seriamente.
-Sicuro.-dissi con un cenno affermativo.
Leonardo batté una volta le mani entusiasta e con un sorriso uscì dallo studio per rientrare una decina di minuti dopo con il bauletto contenente la Corona in mano.
Appena entrò lo stomaco mi si chiuse e sentii il potere della Corona avvolgermi tutta.
Leonardo appoggiò il bauletto sul tavolo alla mia destra ricoperto di fogli con su abbozzati dipinti e anatomie umane,poi si sedette di fronte a me.
Mi guardò negli occhi aspettando un mio cenno e,appena arrivò,aprì il bauletto rivelando la Corona d'alloro.
Allora la sentii chiamarmi. La sentii parlarmi.
-Giulia.-mi chiamò Leonardo.
Spostai,con fatica,l'attenzione su di lui.
Non mi ero accorta di essere rimasta completamente soggiogata dalla voce della Corona.
-Tutto bene?-mi chiese.
-Si.-mormorai.
-Cosa ti dice?-mi chiese allora.
-Mi chiama. Mi dice di vedere con i suoi occhi,di vedere il suo potere. Ma io non voglio.-mormorai.
-Bene,devi essere forte. Le persone ne diventano schiave.-
-A te ha mai parlato?-chiesi.
-No. È sempre stata silenziosa con me,come con chiunque altro. Fin'ora l'ho vista parlare solo con Ezio e Giovanni. Solo pochi altri riescono a non esserne soggiogati. Portano all'ossessione con il loro potere. Cesare,ogni singolo giorno,se non era in campagna militare,veniva da me e passava minuti a cercare di capire la Mela,di quali fossero i suoi poteri,e ogni volta mi chiedeva i progressi. Ne era affascinato,come me.-mormorò.
-Secondo te come ho fatto con i pensieri?-chiesi incuriosita.
-Penso stia nel fatto che il corso dei pensieri è più fluido nella mente dell'uomo,piuttosto dei ricordi. Un essere umano pensa sempre,in continuazione,e anche quando non pensa la sua testa gli inviai messaggi. Penso sia per questo che sia più semplice da controllare. I ricordi invece sono più complicati perché devi riportare alla mente quel dato momento cercando di renderlo più veritiero possibile. È più complicato di un pensiero,quindi penso che il tuo potere vada di pari passo. Magari il Frutto potrebbe aiutare in queste prime volte,visto come sono andate fin'ora.-
In effetti aveva senso la cosa.
Giulia.
Sentii la voce del Frutto,un misto ti timbro maschile e femminile.
Mi voltai verso la Corona lanciando un occhiata diffidente.
-Iniziamo?-chiesi. La presenza del Frutto iniziava a infastidirmi.
-Voglio farti una domanda,prima di procedere.-
-Dimmi.-
-L'ultima volta che hai vissuto un ricordo,quanto tempo fa è stato?-
-Parecchio.-risposi,dopo averci pensato per qualche secondo.
-Mmh...questo può essere per via del tuo status emotivo. Hai ritrovato equilibrio nella tua vita,così come nella tua mente e nei tuoi poteri.-commentò Leonardo con un cenno del capo.
Anche io la pensavo allo stesso modo.
-Va bene,Giulia,iniziamo.-disse poco dopo afferrandomi la mano.
Avevamo scoperto che entrare in contatto diretto con la persona interessata mi aiutava un poco nel portare avanti il mio contatto con la sua mente.
Fin'ora non ero riuscita a mettere sotto controllo il potere,ma avevo scoperto che il contatto fisico diminuiva un po' la fatica e il mal di testa mentre tentavo di entrare nei ricordi della persona.
In alcune occasione,sebbene troppo poche e sporadiche per poter dire di aver fatto progressi,ero riuscita a ricavare immagini di ricordi da Leonardo.
Lui,come mi aveva spiegato,cercava di riportare alla mente un dato ricordo che voleva farmi vedere,in modo da potermi,eventualmente,agevolare l'accesso ad esso.
Era da troppo poco tempo che si provava,quindi,anche se ogni volta mi facevo prendere dalla rabbia,la mia speranza di riuscire non era ancora persa.
Cercai di concentrarmi unicamente su Leonardo,ma,anche se in lontananza,continuavo a sentire la Corona parlarmi.
Mi offriva il suo aiuto.
La sua voce era gentile e persuasiva nel tentare di convincermi ad ascoltarla.
-Ti sta parlando?-mi chiese fievolmente Leonardo.
Al mio cenno affermativo rimase in silenzio.
Sapevo che non dovevo starla a sentire,ma più cercavo di non ascoltarla,più ne venivo attratta.
Poi successe all'improvviso.
La stanza venne inondata dalla luce derivante dal Frutto e,in pochi secondi,mi ritrovai nei ricordi di Leonardo.



Riaprii gli occhi,uscendo dall'oscurità in cui il Frutto mi aveva avvolta.
Rimasi quasi accecata dalla luce del sole che,in un pomeriggio soleggiato e completamente privo di nuvole,baciava un immenso prato cosparso di fiori nel pieno della fioritura.
Mi guardai attorno,alla ricerca di Leonardo,quando il mio sguardo si imbatté in un aquilone di carta che volava adagio,trasportato dal vento.
Seguii il filo di spago fino al proprietario dell'aquilone,ritrovandomi davanti un Leonardo appena adolescente.
Lo vedevo studiare con attenzione e con meraviglia il pezzo di carta che si era costruito,cercando sicuramente di capire come potesse volare.
All'improvviso lo vidi voltare lo sguardo su di me,ma feci appena in tempo a scambiare un occhiata con lui che il ricordo iniziò a sbiadire.
Il giardino attorno a me scomparve,mentre iniziavo a sentire l'odore di fumo e la calura del fuoco.
In pochi secondi mi ritrovai circondata tra i palazzi di una città che veniva investita dalle fiamme.
Mi guardai attorno,confusa da quell'improvviso cambiamento.
Questo non era sicuramente un ricordo di Leonardo.
I palazzi che mi circondavano erano troppo antichi per poter riguardare la sua vita.
Per non parlare delle persone che correvano disperate attorno a me,cercando di sfuggire alle fiamme.
Indossavano abiti che ricordavano i pepli,le vesti tipiche degli antichi greci. No,questa non poteva essere...
Ogni mio dubbio venne fugato,quando ai miei occhi comparvero un uomo stranamente troppo famigliare,seguito da un bambino e con un vecchio che si aggrappava alle sue spalle.
Enea.
E quella mia supposizione venne accertata ulteriormente dalla comparsa,in un lampo di luce,di Venere.
La vidi posare una mano sul viso del vecchio,per poi posare lo sguardo sul figlio.
-Madre.-lo sentii pronunciare.
-Figlio mio,tu sai perché sono qui.-
-La Corona.-disse senza esitazioni.
Allora la vidi far comparire dal nulla un involucro di stoffa,al cui interno,la sentivo,era avvolto il Frutto dell'Eden.
-Portala con te,e custodiscila. In quanto mio figlio è tuo dovere.-comandò la dea,porgendogli l'involucro.
-Dimmi qual'è la nostra fine.-lo sentii chiedere,anche se,in quella richiesta non c'era alcun tono di domanda.
-Tu vivrai,così come tuo figlio,e arriverete nelle coste di una terra che vi accoglierà. Tu li vivrai,avrai moglie e un altro erede. La tua discendenza sarà nobile e secolare. Di più non posso dirti.-
L'ultima cosa che vidi,prima che il ricordo sbiadisse di nuovo,fu Enea afferrare la Corona.
Il vuoto mi circondò di nuovo e,dopo vari secondi,mi ritrovai all'interno di una stanza lussuosa.
Mi guardai attorno,meravigliata dalle pitture che ornavano le pareti della piccola stanza ben arredata.
Non mi ci volle molto per comprendere che le scene raffigurate erano riprese dall'Iliade.
Enea che scappava da Troia. Enea che arrivava nelle terre italiche. Enea che si sposava con Lavinia. Ed infine vi era Ascanio,suo figlio,che iniziava una nuova nobile discendenza che sarebbe poi sfociata nella gens Iulia.
Quella dei Cesari.
Mi guardai attorno,cercando bene di capire dove mi trovassi.
Nella mia testa il Frutto mi dava una data.
Anno Domini 112.
Ed un nome.
Marcus Ulpius Nerva Traiano.
L'imperatore.
Appena mi capacitai del fatto che stavo rivivendo un ricordo del periodo dell'Antica Roma,al tempo della fondazione della mia famiglia,mi sentii confusa.
Com'era possibile che stessi ricordando qualcosa che non proveniva da un ricordo di Leonardo?
Ma appena mi posi quella domanda,ebbi la risposta.
La Corona.
Mi stava facendo rivivere quel ricordo.
Ma perché?
Ti mostro ciò che vuoi sapere,mormorò nella mia testa il Frutto,tu chiedi e io ti mostrerò. Possibile che il Frutto mi conoscesse così bene?
Dovevo fare più attenzione,mi dissi,o altrimenti avrei iniziato ad esserne seriamente soggiogata.
Non era stata una buona idea lasciarmi così vicina ad esso.
Forse,se la teoria di Leonardo era giusta,il Frutto avrebbe potuto approfittare della nostra connessione.
Ma perché avrebbe dovuto?
Ogni mio pensiero venne però fermato bruscamente dall'entrata nella piccola sala di un uomo sulla quarantina,vestito con una semplice toga bianca.
I capelli corti erano ben curati e pettinati ordinatamente,il viso completamente sbarbato,gli occhi,di un azzurro profondo,fissarono per un attimo la saletta,come se sentisse la mia presenza.
Entrò con fare tranquillo ed,in qualche modo,autoritario. Sembrava un uomo fatto apposta per comandare.
Ed in effetti lo era. Era un Imperatore.
Infatti avevo subito intuito che quell'uomo era Traiano.
Attraversò la sala,fino al piccolo tempio dedicato ai Lari,i protettori della famiglia.
Appoggiò le mani su di un bauletto che fino ad allora non avevo notato.
O sentito.
Lo vidi aprire il bauletto e prendere tra le mani il Frutto dell'Eden.
Lo osservò per qualche secondo nel più completo silenzio.
-Quando la smetterai di sussurrarmi nell'orecchio?-chiese,parlando tra se.-So cosa vuoi fare,ridurmi alla pazzia come facesti con Caligola,ma non accadrà. Io sono più forte di te.-
Fissai incuriosita la scena,sperando che potesse continuare,sperando che continuasse a parlare della dinastia dei Cesari,ma il suo interloquo con la Corona venne interrotta dalla presenza di un uomo che,fino ad allora,aveva celato la sua presenza.
Uscì dall'ombra e con voce profonda disse una sola parola:-Padre.-
Lo guardai.
E per un attimo mi si gelò il sangue.
Quell'uomo,se non fosse stato per i profondi occhi ambrati,era in tutto e per tutto uguale a mio fratello.
-Herius.-mormorò Traiano,senza distogliere lo sguardo dalla Corona.
-I Templari si stanno muovendo.-
Corrucciai le sopracciglia a quella frase.
Che cosa significava?
Ma non ebbi una risposta,perché all'improvviso il ricordo iniziò a degradarsi molto velocemente,la vista oscurarsi,i sensi ottenebrarsi e la coscienza scemare.
E nel giro di pochi secondi tutto si fece nero.



Aprii di scatto gli occhi e feci un respiro profondo.
La prima cosa che vidi fu il viso di Leonardo e di Ezio che,con fare sollevato,mi osservavano riprendere i sensi.
Solo allora mi accorsi di essere stesa su un letto.
Mi guardai attorno per cercare di capire dove mi trovassi,ma non riconoscendo la stanza pensai che non fossimo tornati al Covo. Forse quella era la camera di Leonardo.
-Che cosa è accaduto?-chiesi passandomi una mano sul viso per cercare di dissipare lo strato di sonnolenza che ancora mi offuscava la vista.
-All'inizio ti sei comportata come sempre,stavi ferma nella tua posizione,con gli occhi aperti ma senza vedermi realmente,poi,all'improvviso,sei svenuta mentre il Frutto dell'Eden ha emanato un fascio di luce abbastanza accecante. Che cosa hai visto?-mi chiese Leonardo,mal celando la sua voglia di conoscere quello che era accaduto.
-Ti ho visto da giovane,avrai avuto si e no dodici anni,eri in un prato fiorito sotto un cielo completamente terso,e stavi facendo volare un aquilone. Poi,non so come sia successo,ma sono entrata nei ricordi del Frutto. O meglio,lui mi ha fatto entrare nei suoi ricordi. Ho visto l'Imperatore Traiano. Ero nell'Antica Roma!-esclamai,incapace di credere io stessa a quello che stavo dicendo.
Leonardo apprendeva tutto ciò con entusiasmo,mentre Ezio sembrava vagamente preoccupato.
-Quindi c'è stata una connessione tra te e la Corona! È incredibile!-esclamò Leonardo entusiasta,-dimmi,Ezio,a te non è mai successo vero?-
-Che il Frutto mi permettesse di vedere dentro di se? No. Mi ha sempre fatto vedere solo ciò che chiedevo,e alcune volte anche con qualche difficoltà. Si,possiamo dire che anche questa sia una connessione,ma non al livello di questo.-disse indicandomi.
-Secondo te perché te lo ha fatto vedere?-mi chiese Leonardo,riportando la concentrazione su di me.
-Non so. Mi ha detto che mi avrebbe mostrato tutto ciò che volevo. Ed in effetti mi ha sempre incuriosita la leggenda che narra della nascita della famiglia Colonna. Il Frutto mi ha dato un cenno di risposta. Uno degli uomini che ho visto era uguale identico a mio fratello. Chi può essere uguale identico ad una persona se non un suo antenato?-chiesi,convinta della mia logica.
-Di certo non è una coincidenza. Ho notato,in passato,in alcuni dei miei studi,che persone con legami di sangue,soprattutto alla lontana,si assomigliano molto tra di loro. Qualche caratteristica tipo gli occhi,la bocca,il naso. Alcune volte ho notato più somiglianze tra due persone. È come se fossero gemelli,ma non identici in tutto e per tutto.-mormorò Leonardo pensieroso.
-Mi chiedo come mai abbia voluto darmi delle risposte.-
-Non posso comprendere la logica dei Frutti dell'Eden. Sempre se di logica si tratta.-
-Mi ha fatto anche vedere la caduta di Troia. Quando Enea fuggì con suo padre e suo figlio.-commentai,ricordandomi della prima parte dei ricordi tratti dal Frutto.
-Davvero?-mi chiese stupefatto Leonardo,-Ma è magnifico! Pensa quante cose potremmo scoprire attraverso la Corona se solo potessimo entrare in contatto con essa!-esclamò entusiasta.
-Sarà...-iniziò mio marito,-ma fino a quando non scopriremo l'esatta natura della connessione tra lei e il Frutto preferisco che non rientri in contatto con esso.-concluse duramente.
-Mi sembra evidente il tipo di connessione,Ezio.-commentò Leonardo guardandolo confuso.
-Mmmh...magari è come dici tu,Leonardo,ma non mi fido.-mormorò semplicemente Ezio.
-Preferisco anche io così,Leonardo. Mi piacerebbe darti risposte alle tue domande eventuali,ma ho troppa paura del potere che la Corona potrebbe avere su di me.-mormorai affranta,vedendo il suo sguardo farsi un po' deluso.
-No,non ti preoccupare. È colpa della mia testa che non smette mai di farsi domande.-commento con tono vivace,prendendo una mia mano tra le sue con fare affettuoso.-
Continueremo senza di esso.-concluse con una scrollata di spalle.
Lo ringraziai con un sorriso sincero.
-Ora dov'è la Corona?-chiesi incuriosita.
-Insieme alla Mela,lontani da te.-commentò mio marito.
Dopo essermi ripresa del tutto mi alzai dal letto ed insieme a mio marito prendemmo congedo da Leonardo.
Percorremmo le vie secondarie quasi del tutto spopolate di Roma,diretti verso il Covo,sotto la luce del tramonto.
Tenendoci per mano parlammo del più e del meno per un po' di tempo,per poi passare a discorsi più seri.
Stavamo discutendo di quello che mi era successo,quando venimmo interrotti da un lungo e flebile fischio.
Ci voltammo verso il proprietario del suono riconoscendo in esso Diego.
Ci raggiunse in pochi secondi e senza scambiare una parola di saluto arrivò dritto al punto:-Il Valentino ha fatto la sua mossa.-




Angolo Autrice:
Prima di tutto,felice anno nuovo!
Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Sono di fretta,purtroppo,ma vi lascio con delle domande:Che cosa vuole la Corona da Giulia? Come mai cerca di soggiogarla così tanto?Che cosa succederà con il Valentino?
Per saperlo non vi resta che leggere i prossimi capitoli ;)
Per ora vi saluto,
un bacio,
Morgan.

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Capitolo 20
*** 19 Capitolo-Vita e Morte ***


19




-Dimmi tutto.-
Alla richiesta di Ezio,Diego iniziò a raccontarci ciò che era accaduto e di come era venuto a sapere di tali notizie.
Giuliano della Rovere aveva inviato solo un paio di ore prima una lettera in cui comunicava la ricomparsa del Valentino,che si era fatto vivo nella speranza di ottenere aiuto da vari Cardinali.
-Dice qualcosa sui miei nipoti?-chiesi una volta che Diego finì di informarci.
-Purtroppo no. Li terrà da parte per un'occasione migliore. Si vede che non vuole ancora esporli.-disse Diego pensieroso.
-I Colonna non servono ai Cardinali,interessano solo a noi. Sono la sua ultima carta da giocare in caso tutto il resto fallisca.-commentò mio marito.
-Usare dei bambini come scudo.-mormorai piena di indignazione.
-Della Rovere ha idea di dove possa nascondersi?-chiese Ezio afferrandomi la mano sinistra ed accarezzandone il dorso con il pollice in un gesto di rassicurazione.
-Non ne parla,sicuramente ha qualche idea però.-
-Ah,questi Cardinali.-commentò aspramente mio marito,-va bene,Diego,torniamo al Covo e vediamo di organizzarci. Sento che siamo vicini,molto vicini.-concluse Ezio,prima di avviarci al Covo nel silenzio del tramonto che ormai accarezzava la città Eterna con i suoi colori caldi.



-Ezio,ho paura.-mormorai un paio di ore più tardi,nel silenzio della nostra camera da letto.
Lo stavo aiutando a togliersi l'armatura,quando mi accorsi,con disperazione che le mani avevano iniziato a tremarmi.
Sapere che i miei amati nipoti erano in mano al Valentino mi aveva riacceso nel petto un sentimento che non sentivo da tanto tempo.
Paura. La vera paura.
Quella che ti fa mancare il respiro e ti stringe lo stomaco in un pugno.
Nemmeno nei lunghi mesi di prigionia avevo provato quella paura. Non ad un livello così alto.
Mi accorsi a malapena delle mie mani che venivano improvvisamente prese tra le sue in una presa salda.
-Sono vivi,Giulia,e finché sono vivi c'è speranza. C'è sempre speranza.-
-Tu dici? La vita è stata crudele con me,magari questo è solo l'ennesimo scherzo del destino. Riaccendere in me la speranza per poi spezzarla di nuovo.-mormorai corrugando le sopracciglia in un'espressione triste.
-Hei,-disse,sollevandomi il mento con due dita per far incontrare il suo sguardo con il mio,-ora hai me,e mi avrai sempre. Non sei più sola. E,fidati,riavrai con te i tuoi nipoti. Fosse l'ultima cosa che faccio.-mormorò seriamente.
-Non dire così,-risposi,-nemmeno per rassicurarmi. Perdere i miei nipoti mi addolorerebbe moltissimo,ma sopravviverei. Li ho già pianti una volta,dopotutto. Perdere te mi ucciderebbe.-conclusi,prima di baciarlo con disperazione,-ho bisogno di te.-mormorai poco dopo,-ti prego.-
-Non hai bisogno di pregarmi,cuore mio.-sussurrò sulle mie labbra,prima di riappropriarsi della mia bocca per soffocare ogni mio più fosco pensiero in un bacio da togliere il fiato.
In poco tempo mi ritrovai distesa sul letto con solo la sottoveste addosso mentre,con sguardo ammaliato,guardavo mio marito spogliarsi in gran fretta del resto dell'armatura.
Non perse tempo nel togliersi le vesti candide e,slacciandosi semplicemente i pantaloni,in pochi secondi fu pronto ad amarmi.
Mi afferrò gentilmente le caviglie e mi portò alla sponda del letto.
Sentii le sue mani sollevarmi la camicia con lievi carezze,adorando ogni centimetro di pelle che veniva scoperto,fino a quando non mi ritrovai con la parte inferiore del corpo completamente esposta.
-Ti fidi di me?-mi chiese con un sorriso caldo.
-Ti ho affidato il mio cuore,il mio corpo e la mia anima.-risposi di rimando.
A quelle parole il suo sorriso si aprì ancor di più e mi stampò un bacio sulle labbra,per poi,piano piano,iniziare a scendere lungo il mio corpo con una scia infuocata di baci che sentivo chiaramente nonostante lo strato sottile di tessuto che mi ricopriva.
Con mio disappunto non si soffermò sui miei seni come la prima volta,ma scese ulteriormente giù.
Stavo per chiedere di ritornare su quella parte di corpo tanto sensibile alle sue labbra quando iniziai a percepire che il suo percorso stava portando ad una parte del mio corpo che,fino a quel momento,non aveva ricevuto quel genere di attenzione.
-Ehm...Ezio...-mormorai con voce trasognata.
-Si,anima mia?-mi chiese tra un bacio e l'altro,scendendo sempre di più.
-Dove mi stai portando?-chiesi. Ero totalmente presa dai suoi gesti che non mi ero resa conto di aver fatto una domanda un po' strana per la situazione che stavamo vivendo.
-C'è chi lo chiama Inferno,ma io lo vedo più come il Paradiso dei mortali.-commentò divertito. Sapevo che era divertito,anche se non vedevo il suo sorriso.
Stavo per ribattere alla sua spiegazione quando sentii la parola morirmi in gola,sostituita da un gemito davvero poco signorile.
Ero stata io a fare quel verso così...rumoroso?
Ero stata presa completamente alla sprovvista nel sentire la sua lingua in quel punto così femminile del mio corpo.
Non sapevo che un uomo potesse intrattenersi con una donna anche con gesti simili.
All'improvviso sentii una vampata di caldo incredibile attraversarmi il corpo. Dio mio...era davvero incredibile.
E più lui continuava con quella dolce tortura,più sentivo dentro di me montare il desiderio.
Mi stava facendo impazzire.
-Ezio.-lo chiamai senza rendermi conto.
Non sapevo nemmeno perché lo avessi fatto,ma mi maledissi subito non appena si fermò.
-Cosa?-mi chiese con uno sguardo che avrebbe sedotto anche la suora più pia di un convento di clausura.
-Non ti fermare...-mormorai subito,timorosa che si volesse fermare.
-Non era mia intenzione.-
Di nuovo venni percorsa da brividi di puro piacere.
E fui completamente persa nelle sensazioni che mi suscitava fino a quando non me lo sentii addosso.
-Mi dispiace,tesoro,ma non resisto più.-mi sussurrò all'orecchio,-allarga un po' di più le gambe per me,dolcezza.-mormorò una volta rialzatosi sui suoi piedi.
Feci come mi aveva chiesto e sentii le sue mani afferrarmi le cosce saldamente e mentre lo sentivo entrare gentilmente dentro di me vidi una perla di sudore scendergli lungo il collo.
Ci guardammo negli occhi,incatenati,mentre sempre di più si faceva spazio nella mia femminilità.
Non provai il dolore della prima volta,ma mi dovevo ancora abituare a quel corpo estraneo al mio.
Mi ci vollero pochi secondi e,muovendo leggermente i fianchi,concessi a Ezio di ritrarsi per poi riaffondare completamente in me.
Iniziò a muoversi lentamente,una spinta dopo l'altra,mentre le sue mani percorrevano la pelle nuda delle mie gambe.
Mi aggrappai con le mani alle lenzuola bianche del letto e mi morsi il labbro.
Rimasi per tutto il tempo a fissare i suoi occhi,le sue espressioni,mentre lui mi sussurrava parole bellissime all'orecchio e mi ricopriva di baci.
Sorrisi,sentendo dentro di me la sensazione di piacere che sempre più cresceva.
Ecco che arrivava.
Ma proprio quando ero sicura che stavo per raggiungere il massimo del piacere lo sentii fermarsi.
Lo guardai confusa,ma,senza dirmi una parola,mi afferrò per le natiche spostandomi leggermente sul letto per farsi spazio e per poi girarsi sulla schiena portandomi sopra di lui,il tutto senza separare i nostri corpi.
-Cosa...-iniziai,ma fui subito interrotta.
-Cavalcami,Giulia.-
Lo guardai scioccata per qualche secondo,ma poi,sotto sua sollecitazione,inizia a muovermi senza sapere bene come fare.
Sentii le guance farsi rosse per l'imbarazzo,ma sotto il suo sorriso malandrino non volevo ritrarmi e così,dopo qualche secondo,trovai il mio giusto ritmo.
E insieme raggiungemmo il piacere.




***




Dicembre quell'anno si era fatto davvero sentire con le sue nevicate e le temperature davvero basse.
In quei mesi,dopo la scoperta dei miei nipoti ancora in vita,mi ero allenata spesso con Leonardo sul gestire meglio i miei poteri,riuscendo discretamente a padroneggiarli al meglio dopo due mesi di impegno costante. E mentre con Leonardo mi allenavo sulla gestione di essi,con mio marito mi allenavo con le armi.
In quei giorni di allenamento avevo imparato ad usare l'arco,la spada,la balestra,e tutto ciò che mi poteva servire per l'autodifesa. Non potevo definirmi certamente un'esperta,ma me la cavavo piuttosto bene.
Avevo imparato abbastanza trucchi che ormai riuscivo quasi a tenere testa a Ezio,soprattutto quando provava a farmi le finte. Imparavo davvero in fretta,come amava ripetermi mio marito. Peccato che lui ne sapesse una più del diavolo,ma con tutti gli anni che aveva alle spalle sarebbe stato grave il contrario.
E così,mentre ancora non sapevo dove fosse Cesare e dove tenesse i miei nipoti,visto che nonostante tutto il nostro dispiego di spie e ladri non si riusciva a rintracciarli,io mi ero preparata allo scontro finale.
E in più,avendo anche un po' di tempo libero,avevo ripreso a dare una mano nella gestione della Rosa in Fiore,visto l'aggravarsi della malattia di Maria.
-Che freddo.-mormorai non appena entrai all'interno della Rosa in Fiore.
Mi slacciai il davanti del mantello impellicciato ben consapevole che presto,il calore della Casa,mi avrebbe riscaldata abbastanza da potermi svestire di esso.
Essendo pomeriggio inoltrato la sala principale era ancora vuota,con le ragazze che dormivano nella camera del piano superiore.
L'unica occupante era Claudia che,al banco,stava leggendo alcune missive.
Non appena mi vide si alzò con un sorriso stanco sul volto e mi abbraccio con calore.
-Sono felice di avere una amica come te in un momento come questo.-mormorò al mio orecchio con tristezza.
-Come sta?-chiesi semplicemente.
-Non bene,purtroppo. Peggiora di giorno in giorno. Il cerusico dice di fare dei salassi per far uscire il male,ma lei non vuole essere toccata. Non ha mai creduto in quel genere di cure.
Continua a dire che ormai la sua vita l'ha fatta,e che ora vuole solo raggiungere mio padre e i miei fratelli.-concluse sciogliendo l'abbraccio per asciugarsi le lacrime che,traditrici,le avevano solcato le guance.
-Penso che questa sia una decisione che spetta solo a lei.-
-Si,lo so. Ormai ci siamo rassegnati ad aspettare.-
-Sarà circondata da chi l'ama,e penso che non ci sia modo migliore per lasciare questo mondo.-cercai di rincuorarla.
-Si...-mormorò con un sorriso tirato.
-Allora,in cosa posso essere d'aiuto oggi?-chiesi cambiando argomento nel tentativo di distoglierla dal pensiero di Maria.
-Bé,sinceramente non è rimasto molto da fare...stavo giusto per prendermi una pausa.-
-Benissimo! Allora andiamo nel salotto privato e ci mettiamo davanti al camino acceso con qualcosa di caldo tra le mani,ti va?-chiesi afferrandole le mani con un sorriso sule labbra.
-Certo! Mi andrebbe proprio qualcosa di caldo in questo momento.-commentò ricambiando il sorriso.
Così,mezz'ora dopo,eravamo sedute nel piccolo salotto che veniva solitamente usato da Claudia e da noi famigliari per riunioni o semplicemente per trascorrere un po' di tempo in famiglia senza il pensiero della costante battaglia tra Assassini e Templari.
Io mi ero messa comodamente sulla poltrona al lato del camino,visto che ancora venivo percorsa da qualche brivido di freddo,mentre Claudia si era messa comodamente sul divanetto posto frontalmente rispetto ad esso,abbastanza vicino da poter sentirne il calore ma senza venirne pervasa completamente come succedeva a me.
Adoravo momenti come quelli,quando fuori imperversava il freddo invernale e io mi accoccolavo di fronte al camino,riscaldata ed al riparo. Fin da bambina adoravo guardare la neve scendere oltre la finestra della camera da letto,mentre sedevo di fronte alle fiamme del camino con qualcosa di caldo da bere.
-Come stanno andando gli incontri con Leonardo?-mi chiese all'improvviso Claudia,riportandomi con la mente al presente.
-Bene,decisamente.-
-Avete più provato con la Corona?-mi chiese incuriosita.
Poco dopo i fatti successi mesi fa,ci eravamo riuniti in quel salotto per cercare di comprendere se la voce che sentivo provenire dalla Corona,fosse proprio quella del Frutto,o di chissà altro.
Ezio aveva addirittura avanzato l'ipotesi che fosse di uno della Prima Civilizzazione,ma io avevo subito risposto esponendo i miei dubbi.
In tutti gli anni in cui ero in stretto contatto con esso non avevo mai ricevuto alcun indizio che mi facesse pensare a quelli che vennero prima. Ovvio però,bisognava dirlo,che a quel tempo non sapevo nemmeno che fossero esistiti.
Quindi,con senno di poi,poteva anche essere possibile. Del perché si facesse avanti ora,però, non me lo sapevo spiegare.
-No,Leonardo sta continuando a studiarlo,ma nulla.-commentai con una scrollata di spalle.
-Bé,comunque la voce non la sentì più dacché ti sei allontanata dal Frutto,vero?-mi chiese e,ad un mio accenno affermativo continuò,-Quindi l'evento non ti ha ulteriormente segnata,e questo è un fatto positivo,data la tua riluttanza verso la Corona.-
-Bé,direi di si.-
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo.
-Giulia,devo dirti una cosa.-proruppe poco dopo.
-Si?-chiesi curiosa.
-Io...-
Iniziò,ma venne subito interrotta dal frastuono del portone d'ingresso che veniva rinchiuso con forza.
Ci alzammo confuse:era troppo presto per l'arrivo dei clienti.
Non appena entrammo nel salone d'ingresso ci ritrovammo di fronte Diego che,con fiato ansimante si guardava attorno,cercando evidentemente qualcuno.
Appena ci vide si avvicinò.
-Cesare sta riunendo uomini alla porta principale della città. Ci siamo.-
E con quelle parole sapevo che stavo per porre la parola fine a tutte le disgrazie che mi erano capitate nella mia vita.



Ci vollero poco più di venti minuti per essere pronte,Claudia con la sua divisa da Assassina ed io con gli abiti comodi che ogni tanto,nei momenti liberi,si metteva per muoversi più agevolmente.
I pantaloni mi stavano perfettamente,essendo più o meno della stessa altezza,ma la camicia mi stava un po' troppo larga sul davanti.
Comunque non feci commenti e,leste,uscimmo dalla Rosa in Fiore,lasciando un biglietto per le ragazze di lasciare per la serata la Casa chiusa.
Corremmo il più velocemente possibile al Covo,ben sapendo che in quel momento tutti si stavano riunendo lì,pronti a partire.
Appena entrammo mi ritrovai circondata da vesti bianche.
Giuro,mai visti così tanti Assassini riuniti nella sala comune.
In mezzo a loro Ezio stava facendo un discorso per incoraggiarli.
Nicolò alle sue spalle stava in silenzio con sguardo serio,mentre Volpe stava parlando con alcuni dei suoi ladri,e Bartolomeo stava filando la sua Bianca seduto al tavolo cosparso di mappe e missive lasciate aperte.
Appena ebbe finito gli Assassini si dispersero e mio marito ci venne incontro.
-Diego,prendi una squadra dei migliori arcieri e disponili sui tetti attorno alla porta,fai disperdere i civili,non voglio che qualche innocente rimanga involontariamente ucciso. Appena hai finito raggiungici.-concluse Ezio porgendogli la mano,-confido in te.-
-Puoi starne certo.-rispose Diego ricambiando la stretta di braccio,dopo di ché sparì,non prima di aver lasciato un bacio sulle labbra di Claudia.
-Sei sicura di voler partecipare?-mi chiese senza mezze parole.
-Si.-risposi risoluta. Niente e nessuno mi avrebbe impedito di assistere all'incontro.
-'Sta bene. Però voglio che in caso le cose volgessero al peggio tu te ne vada appena te lo ordino. E anche tu,Claudia. E questa non è una richiesta.-commentò,rivolgendo anche un'occhiata alla sorella.
-Va bene.-rispondemmo insieme.
-Ottimo.-commentò,prima di voltarsi verso gli altri,-Andiamo.-



Appena ci avvicinammo al luogo,sentimmo la voce tonante del Valentino.
-L'Italia intera sarà riunita!E voi governerete accanto a me!-stava dicendo,rivolgendosi ai suoi generali,quei pochi che ancora erano rimasti al suo fianco.
Appena ci vide,volgendosi verso di noi,chiese:-Siete qui per il mio trionfo?-disse con fare arrogante,-Presto Micheletto giungerà con la sua armata,ma per allora voi non sarete in vita!-esclamò.
Sapere che il sicario di Cesare era ancora in vita fu una pugnalata per me,ma in quel momento non mi interessava,l'unica cosa che volevo sapere era dei miei nipoti.
-Cesare!-lo chiamai.
-Ohhh,Giulia Colonna,ma allora sei ancora viva! Bene,mi assicurerò che tu lo rimanga,dobbiamo finire un certo discorso,noi due.-
-Dove sono i miei nipoti?-li chiesi,incurante delle sue parole.
-Dov'è la Corona?-mi chiese di rimando.
-Se pensi davvero che ti darò ciò che vuoi nella futile speranza della tua parola d'onore,sappi che puoi aspettare in eterno!-
-Sempre meglio avere la speranza di uno scambio,che la certezza della loro morte!-esclamò rabbioso di rimando.
-Spero tu possa marcire all'Inferno!-gli gridai allora. Cesare non dette segno di udire le mie parole,semplicemente ci voltò le spalle e con un cenno diede ai suoi l'ordine di attaccare tutti gli Assassini,ma di assicurare la mia cattura.
-Insieme per la vittoria!-gridò Ezio,alzando la Mela.
-Vittoria agli Assassini!-risposero gli altri,sollevando le loro armi.
Dopo di ché iniziò la battaglia.
I soldati di Cesare,che fino ad allora si erano nascosti nelle vicinanze,uscirono dai loro nascondigli,prendendoci alla sprovvista.
Subito ci mettemmo in difesa,proteggendoci le spalle l'un l'altro. Erano veramente troppi.
Afferrai la mia spada,pronta a uccidere se necessario per difendermi.
All'improvviso sentii come uno spostamento nell'aria.
Vidi qualcosa di luminoso passarmi sotto i piedi e sentii l'aria attorno a me fermarsi.
Pochi secondi dopo le guardie di fronte a me erano a terra doloranti.
Mi guardai attorno confusa e non appena raggiunsi con lo sguardo Ezio lo vidi in ginocchio alla mia destra.
Subito mi avvicinai a lui preoccupata e cercai di rimetterlo in piedi.
-Che hai?-
-Questo...è il mio prezzo per usare la Mela.-mormorò mio marito,prima di risollevare la mano per far rilasciare di nuovo il potere del Frutto dell'Eden verso i soldati che ci stavano raggiungendo.
A ogni uso della Mela sentivo il peso di Ezio farsi sempre più pesante sul mio,come se l'utilizzo gli prosciugasse ogni energia.
Mi guardai attorno,per vedere come se la cavavano gli altri.
Vidi Volpe,Nicolò e Bartolomeo cavarsela piuttosto bene con i soldati che li circondavano,ma Claudia era stata isolata e stava cercando di difendersi da un gruppo di soldati che l'aveva messa con le spalle al muro.
Indicai a Ezio sua sorella in difficoltà e subito lui si mosse verso di lei.
Lo accompagnai per il tragitto e ogni volta che qualche soldato cercava di avvicinarsi lui rilasciava quello strano potere.
Intorno a me vedevo corpi cadere anche sotto le frecce degli Assassini appostati sui tetti,e ringraziai mentalmente per il grande aiuto che ci stavano dando.
Appena raggiungemmo Claudia,mio marito azionò prontamente la Mela,che subito rilasciò il fascio di luce,inondando la piazza per metri.
-Grazie!-esclamò Claudia,e dopo essersi assicurata che Ezio stesse bene,si ributtò nella mischia.
I minuti passavano e io,mentre aiutavo mio marito a camminare nel campo di battaglia,cercavo incessantemente il Valentino,ma,in tutta quella confusione non riuscivo proprio a scorgerlo. L'unico indizio che mi assicurava che non fosse scappato era la sua voce che continuava a minacciare me e Ezio.
Passavano i minuti e i soldati stavano,via via,scemando.
Alcuni si erano dati alla fuga,altri erano morti. E alla fine rimanemmo solo noi Assassini e Cesare Borgia,che si era messo in salvo oltre la porta sbarrata della città.
-Getta a terra le armi,Cesare Borgia.-gli ordinò mio marito avvicinandosi alle grate.
-Sento già le truppe di Micheletto in arrivo!-esclamò compiaciuto.
Guardai alle sue spalle,ed in effetti,constatai con agitazione,in lontananza vedevo un esercito arrivare,ma era troppo lontano per poter avere la certezza della loro identità.
-Riconquisteremo la mia città,una volta per tutte!-concluse spalancando le braccia.
-Questa non è più la tua città!-esclamò Ezio.
E intanto l'esercito si era fatto vicino e individuai le divise delle guardie papali,con a capo Fabio Orsini.
-Per ordine di Sua Santità,Giulio Secondo,io vi arresto,Cesare Borgia,per i reati di omicidio,di tradimento,e di incesto!.-esclamò Orsini,indicandolo alle sue guardie che subito si fecero avanti per afferrare il Valentino.
-No,NO! Non finirà così! Le catene non mi tratterranno! Non morirò per mano d'uomo!-esclamò il Valentino,mentre veniva trascinato via dagli uomini che comandava mesi prima.
-Aspettate!-gridai afferrando la grata di legno.
Subito Orsini fece un cenno ai suoi uomini di fermarsi.
-Cosa volete,Colonna?-chiese.
-Dove sono i miei nipoti,Cesare?-gli chiesi nuovamente,rivolgendomi direttamente a lui.
A quella mia domanda lui mi guardò negli occhi,poi la sua attenzione venne catturata in un punto indistinto alle mie spalle.
-Rispondimi!-gli urlai.
Allorché riportò l'attenzione su di me e con un sorriso crudele mi rispose:-Saranno morti entro la settimana,come il vostro Mentore.-rispose.
Allora mi voltai repentina verso mio marito,col cuore in gola.
Ma lui stava benissimo,e allora sospirai di sollievo,prima di sentire qualcuno urlare il nome di mio marito,subito dopo seguito da un grido straziante.
Guardai confusa Claudia che,fulminea,si gettò oltre le spalle di Ezio.
Sentii l'azionarsi della Lama Celata e subito dopo vidi un soldato cadere esanime alle spalle di Ezio,ma fu quello che vidi dopo a farmi gelare completamente il sangue.
Vidi la figura di mio marito lasciare il posto a quella Diego che,sorretto da Claudia,stava scivolando a terra.
Una pozza di sangue si stava formando al centro del petto,attorno al pugnale ancora conficcato nel suo torace.
Allora capii cosa aveva attirato l'attenzione di Cesare e non la nostra,troppo occupata a vedere cosa accadeva di fronte ai nostri occhi e non alle nostre spalle.
Il soldato stava per uccidere mio marito,ma Diego si era frapposto tra i due,ricevendo la ferita mortale al posto suo.
Subito mi precipitai verso di loro,mentre in lontananza sentivo la risata del Valentino.
Mi inginocchiai accanto a Diego,non sapendo cosa fare,con le lacrime che mi offuscavano la vista.
Vidi Ezio togliere in modo veloce e preciso il pugnale dal petto di Diego per poi cercare di tamponare come meglio poteva la ferita,mentre Volpe ordinava ad un gruppo di Adepti di andare alla ricerca del cerusico più vicino per dare il primo soccorso.
Sentii Bartolomeo cercare di confortare Claudia,mentre io stavo domandando silenziosamente a mio marito quanto fosse grave la ferita.
Ma ad un suo cenno triste compresi che aveva poche possibilità.
Diego sarebbe morto.
Lo sentii mormorare il nome di Claudia e subito lei gli afferrò saldamente la mano e portandosela alle labbra gli disse:-Sono qui. Sono qui.-
Lo vidi distendere le labbra,sempre più violette sul viso cereo,in un sorriso sereno.
Ma quel sorriso venne improvvisamente interrotto da un colpo di tosse che gli fece sputare sangue e lo rese ancora più debole.
Cercai in qualche modo di farlo rimanere sveglio,con l'aiuto di Claudia,ma tutto sembrava inutile di fronte alla figura esanime di Diego.
Tutti i nostri sforzi sarebbero stati inutili.
Il mio migliore amico stava morendo,e io non potevo farci nulla.
Tra quei pensieri,mi sentii improvvisamente afferrare la mano.
Voltai lo sguardo verso Claudia che,tra le lacrime,mi fece una richiesta che alle mie orecchie pareva impossibile:-Salvalo,ti prego.-
-Non so come.-mormorai in risposta.
-La Corona. Ti prego.-mormorò nuovamente.
-Non so se potrà funzionare.-risposi disperata.
Ecco la speranza che si accendeva.
-Ti prego,Giulia.-
Voltai lo sguardo verso Ezio e subito dopo lo riportai sul viso di Diego,quando sentii le parole successive di Claudia:-Aspettiamo un bambino.-
Allora alzai nuovamente lo sguardo su di lei:-Io e Diego aspettiamo un bambino.-



Angolo Autrice:
Buonsalve a tutte/i!
Spero questo capitolo vi sia piaciuto,con questo finale che mi ronzava in testa sin dall'inizio della storia! Spero di averlo descritto decentemente :)
Ora Giulia si trova di fronte ad una scelta che mai avrebbe fatto in vita sua:chiedere aiuto alla Corona per salvare una vita. Sa che porterebbe solo guai.
Chissà se la presenza nella Corona si rifarà viva ;)
Comunque,ringrazio chiunque legge,commenta,e mette nei preferiti,seguite e ricordate :)
Spero di poter leggere quello che pensate di questo capitolo e se vi sta intrigando l'evolversi della faccenda!
Un bacio,
Morgan.

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Capitolo 21
*** 20 Capitolo-Patto di Sangue ***


20




A quelle parole rimasi completamente stupita.
Aspettavano un figlio.
E Diego sarebbe morto prima di poterlo abbracciare.
La guardai sconvolta.
-Non so cosa chiederà in cambio.-mi sentii pronunciare. Non sapevo nemmeno io come mai,tra tutte le cose che potevo dire,in quel momento mi uscirono quelle parole.
Forse perché era la cosa che più temevo.
Potevamo benissimo usare il Frutto,ma qualcosa in cambio sarebbe stato richiesto.
-Non mi interessa. Tutto,purché sia salvato. Non voglio crescere mio figlio senza suo padre. Lui nemmeno lo sa!-
La voce tremante di Claudia mi lasciò sgomenta. A quel punto c'erano pochissime altre possibilità di sistemare la situazione. Anzi,era proprio l'unica.
Ma io avevo il terrore di quello che avrebbe richiesto in cambio la Corona.
-Sono d'accordo con Claudia. Ma dobbiamo muoverci in fretta. Sta morendo dissanguato.-proruppe Ezio,continuando a tamponare la ferita come meglio poteva.
-Portiamolo al Covo,presto!-esclamai,decisa.
Magari poi ce ne saremmo pentiti,ma in quel momento era l'unica nostra speranza.



Raggiungemmo in gran fretta l'Isola Tiberina,facendo spronare al massimo i nostri cavalli.
Rischiai più di una volta di mettere sotto qualche passante,ma il rumore degli zoccoli che calpestavano furiosamente il falciato diede il tempo alle persone di mettersi da parte per lasciarci passare.
Appena raggiungemmo il Covo spalancai il portone e mi ritrovai nella sala Comune. Intravidi Leonardo che,seduto su di una poltrona,aspettava il nostro ritorno.
-Dov'è la Corona?-chiesi senza salutarlo.
Lui mi lanciò uno sguardo confuso,ma appena intravide Ezio trasportare il corpo quasi privo di vita di Diego,senza pronunciare una parola andò al tavolo su cui era posato il bauletto nel quale avevo custodito la Corona per anni e me lo passò.
Subito sentii l'energia del Frutto turbinare intorno a me,quasi sapesse cosa stava per accadere.
Per paura di sprecare troppo tempo per portare Diego ad una delle camere lo facemmo stendere sul tavolo ricoperto di mappe,incuranti del sangue che le avrebbe imbrattate.
Sentivo Claudia piangere disperata,mentre teneva saldamente la mano sinistra di Diego tra le sue.
Senza che gli venisse chiesto Leonardo cercò subito di dare una mano a Ezio per tentare di mantenere in vita Diego,ma lo leggevo perfettamente dal suo volto che ogni soccorso possibile di questo mondo non sarebbe servito a nulla.
Solo un miracolo.
O,in questo caso,solo uno scambio.
Senza ulteriori indugi aprii il bauletto ed afferrai la Corona.
In quel momento nella mia testa si stava svolgendo una battaglia perché la parte razionale mi continuava a ripetere che stavo per fare un errore ad affidarmi al Frutto,mentre il mio cuore mi gridava che quella era l'unica possibilità che avevamo e dispetto di qualunque cosa sarebbe successa.
Sapevo che prima o poi avresti chiesto il mio aiuto.
Sgranai gli occhi a quella voce maschile che sentii uscire dalla Corona.
Era la prima volta che la sentivo.
So cosa vuoi,la vita del tuo amico. Io te la offro,senza conseguenze su di te o sul tuo amico.
Mi stava forse dicendo che,in cambio della vita di Diego,non ci sarebbe stato uno scambio?
Oh,ma lo scambio ci sarà. Non ora e nemmeno tra te ed il tuo amico,ma ci sarà.
-Cosa intendi? Chi sei?-gli chiesi,confusa.
Ho avuto molti nomi,ma tu puoi chiamarmi Ares. Lo preferisco.
Il dio della guerra.
-Eri tu che mi hai parlato tempo fa. Tu mi hai fatto vedere quei ricordi.-
Avremo tempo per questo. Ora decidi,vuoi salvare il tuo amico?
-Di che scambio parlavi,prima?-
Alla nascita del tuo primo figlio,che tra poco porterai in grembo,dovrai lasciare che il suo corpo assorba ciò che rimane di me.
Quello che mi stava chiedendo era improponibile.
E in qualsiasi altra occasione non avrei nemmeno perso tempo nel considerare anche per una frazione di secondo questo scambio.
Permettere che mio figlio condividesse il proprio essere con uno di loro?
No. Mai.
Ma Diego sarebbe morto se non prendevo la decisione giusta.
-Ti offro il mio.-
Mi resi completamente conto di quello che avevo appena pronunciato solo dopo che quelle parole ebbero lasciato le mie labbra.
Si fa alle mie condizioni,o non si fa affatto. Perché la mia coscienza si omogenei correttamente con un essere vivente,l'ospite deve essere ancora allo stadio primordiale. In caso contrario c'è il rischio di rigetto. Non posso e non voglio rischiare.
Non sapevo cosa fare.
Davvero.
Se la mia proposta fosse stata accettata avrei accettato subito lo scambio. Ma qui si parlava di mio figlio.
Non volevo condannarlo ancor prima di nascere.
Lanciai un'occhiata preoccupata a Diego,rendendomi conto che più aspettavo meno secondi rimanevano per il mio migliore amico.
Non ti preoccupare per lui. È salvo per ora. Se lo scambio verrà accettato si riprenderà del tutto,in caso contrario morrà all'istante.
-Cosa vuoi farne di mio figlio?-
Nulla. Ormai sono troppo debole per fare qualsiasi cosa. Solo il potere della Corona mi permette di mantenere in vita il frammento che posi all'interno secoli or sono. Voglio semplicemente tornare a vivere attraverso gli occhi di tuo figlio.
-Digli che mi offro io.-proruppe all'improvviso la voce di Ezio.
Mi voltai verso di lui,confusa.
Fino a quel momento non aveva detto una parola,quindi pensavo che quello che stava avvenendo tra me e Ares fosse un colloquio privato in cui solo noi due potevamo interagire.
Tuo marito mi sente,ma non riesce a parlare con me perché gli ho bloccato questa facoltà. Questa è una conversazione da me ad una mia consanguinea;nessuno deve interferire. Comunque è impossibile,per me,solo tu,o tuo figlio,avrà la linea di sangue che mi permetterà di poter transitare in uno dei vostri corpi. Per certe caratteristiche del sangue,che ora non ti starò qui a spiegare visto che verrà scoperto tra secoli,solo un erede maschio della mia linea può assorbirmi con successo. Altrimenti l'ospitante morrebbe,e ciò che rimane di me sparirebbe.
-Perché?-gli chiesi a quel punto.
Sopravvivenza,Giulia Colonna. Un tratto che ci accomunava a voi umani.
Rimasi in bilico tra le due scelte.
Accettavo e il mio migliore amico sarebbe sopravvissuto per poter abbracciare suo figlio,ma in cambio il mio avrebbe condiviso la propria vita un essere della Prima Civilizzazione,rimanendone sicuramente segnato per tutta la vita.
Rifiutavo ed il mio migliore amico sarebbe morto,rimpiangendo la mia decisione per tutta la vita,ma mio figlio avrebbe avuto una vita normale,senza tutte le discriminazioni che dovetti subire io.
Guardai Diego.
Glielo dovevo.
Lui era stato l'unico amico che non mi aveva mai tradito,l'unico a tirarmi su di morale quando le cose non andavano bene,quando i bambini si prendevano gioco di me e quando poi i ragazzini mi insultavano chiamandomi strega.
Era il mio migliore amico.
Lui avrebbe fatto lo stesso per me?
Quello che veniva richiesto era davvero molto,ma sono sicura che poi avrebbe trovato una soluzione per poter uscirne.
Per me l'avrebbe fatto.
Guardai Ezio,scambiando con lui una veloce occhiata.
-Sei d'accordo?-
Lui lanciò un'occhiata a sua sorella,che ancora si disperava aggrappata alla mano di Diego.
Fece un cenno appena percettibile,senza staccare gli occhi tristi da Claudia.
Si.
-Accetto.-
Ottima scelta.
E appena la luce proveniente dalla Corona invase la stanza,sentii Diego aprire la bocca per prendere un profondo respiro.
Era vivo.
Ma nella felicità di averlo salvato una punta di disperazione si insinuò dentro di me.
Avevo salvato una vita,ma condannata un'altra.



Ormai erano passate diverse ore da quando Diego,sotto l'occhio esperto di Leonardo,era stato dichiarato fuori pericolo.
Claudia mi aveva abbracciata con gioia,non sapendo dello scambio che vi era stato tra me e Ares.
A quanto pare solo io e Ezio avevamo assistito alla conversazione.
Lasciammo Diego riposare nella stanza in cui lo avevamo spostato con Claudia,mentre io,mio marito e Leonardo ci eravamo riuniti nella sala Comune.
In quel momento stavo fissando le mie mani che,sul tavolo,stavano leggermente tremando.
Ero ancora scioccata per quello che avevo fatto.
Non mi pentivo assolutamente di aver salvato Diego,questo no,ma saper di aver condannato mio figlio mi faceva piangere lacrime di terrore.
Mi portai una mano al mio ventre,guardandolo.
Magari già stava crescendo quella vita,dentro di me.
Ares mi aveva annunciato che entro poco avrei avuto i primi segnali della gravidanza.
Gli avevo chiesto come mai non avesse preso possesso di Ettore,essendo un suo discendente maschio,quando era in vita,e lui mi aveva risposto che,semplicemente,non aveva potuto perché al momento della nascita non era abbastanza vicino a mio fratello per provare la transizione.
In quel momento nella mia testa si era fatta avanti l'idea che avrei potuto deviare l'accordo non facendo avvicinare il Frutto a me durante il parto. Tenerlo il più lontano possibile.
Ma proprio quando l'idea si faceva sempre più invitante ai miei occhi,Ares mi aveva minacciato dicendo che se non avessi mantenuto fede allo scambio Diego sarebbe morto nello stesso istante in cui mio figlio sarebbe nato.
Quindi no. Non c'era via d'uscita.
Con disperazione mi portai le mani al viso e iniziai a sfogare tutta la mia angoscia.
Non c'era speranza.
Mi sentii circondare dalle braccia di mio marito e parole di conforto uscire dalle sue labbra,ma niente avrebbe potuto risollevarmi il morale.
-Vedrai che riusciremo ad uscirne. Possiamo farlo.-lo sentii mormorare al mio orecchio.
-Non è vero,e lo sai anche tu.-
-Giulia,c'è sempre un modo per sviare un accordo preso.-cercò di consolarmi Leonardo.
-Non questa volta.-risposi.
-Dimmi esattamente quello che ti ha detto Ares.-mi chiese Leonardo.
Sciolsi l'abbraccio di mio marito e,dopo essermi asciugata le lacrime,ripetei quello che ci eravamo detti.
-Non ti ha detto come avrebbe fatto a togliere la vita di Diego in caso di mancata transizione?-
-Ha detto di aver lasciato un frammento della sua coscienza in Diego,troppo poca per poter essere rigettata o per poter prendere il controllo del suo corpo,ma abbastanza forte da danneggiare almeno un organo interno.-
-Non ti ha detto se il frammento rimarrà anche dopo la nascita di tuo figlio con la transizione avvenuta,vero?-mi chiese.
-No.-
-Magari una volta avvenuta la transizione il frammento all'interno del tuo amico semplicemente sparirà,avendo compiuto il suo compito.-
-Questo però non ci aiuta,-mormorò Ezio,-anche se il frammento all'interno di Diego sparisse,nostro figlio avrebbe ancora la coscienza di Ares dentro di se.-
-E se la cosa fosse reversibile?-chiese poco dopo Leonardo con fare pensieroso.
-In che senso?-
-Una volta messa la coscienza di Ares all'interno di tuo figlio,magari riusciamo a rimandarla nel Frutto.-
-Dici che sia possibile?-chiesi speranzosa.
-Si. Spero. Immagino che lo scopriremo al momento.-
-Non voglio fare un azzardo. Se poi si accorge che stiamo tentando di rimandarlo nel Frutto chissà cosa potrebbe fare per vendicarsi. Quindi no,se non siamo sicuri lasciamo perdere.-
-Aspetta un attimo!-esclamò poco dopo Leonardo sbattendo una mano sul tavolo dalla felicità,-Perché non ci ho pensato prima!Ah,genio!Giulia leggigli nella mente!-
-Come?-
-Leggigli nella mente e così potrai scoprire se c'è un modo per annullare lo scambio,oppure per riuscire ad eliminare la sua coscienza una volta che la transizione è avvenuta! Non ci credo che non c'è un modo per farlo!-
-Potrei,si.-mormorai con la speranza che tornava a farsi avanti,-ma se fosse immune?-chiesi poco dopo,rifacendomi prendere dallo sconforto.
-Non costa nulla provare.-furono le parole di mio marito.
-Ezio ha ragione. Ora come ora non abbiamo molte alternative.-
Per una volta i miei poteri sarebbero stati davvero utili forse.
Saremmo riusciti ad uscirne,non so come,ma ce l'avremmo fatta.



-Non dovevi farlo.-
Furono le prima parole che Diego mi rivolse non appena entrai nella camera.
Avevo lasciato Ezio e Leonardo nella sala Comune,a parlare di quello che sarebbe accaduto ora che Cesare era stato incarcerato.
Prima di congedarmi avevamo deciso di provare al più presto ad interagire con Ares,per vedere se riuscivo a sapere qualcosa dai suoi pensieri più reconditi.
Niente mi assicurava che ce l'avrei fatta,ma la speranza non mi abbandonava.
Era sempre un qualcosa a cui mi dovevo aggrappare per non farmi riprendere dalla disperazione.
-Tu avresti fatto lo stesso,Diego. Non dirmi di no,perché sarebbe una bugia.-
Mi misi a sedere sulla sponda del letto,prendendogli la mano sinistra tra le mie.
Claudia appena ero entrata si era alzata dalla sedia accanto al letto ed era uscita dalla camera mormorando che sicuramente avevamo delle cose da dirci.
Non sapevo che quello di cui avremmo dovuto parlare fosse dello scambio.
O almeno pensavo che questo discorso si sarebbe affrontato più avanti.
-Rimango dell'idea che non avresti dovuto. Quello che ti è stato richiesto è troppo alto. So quanto odi tutto ciò che riguarda il Frutto e,quando Claudia mi ha detto di quello che era successo,non volevo crederci. Maldiciòn,Giulia,se habla de su hijo!*-esclamò infine.
-E di mio fratello!-esclamai di rimando,-sei il mio migliore amico e per me sei come un fratello,quindi non potevo lasciarti morire,mi dispiace. So quello che ho fatto,ma possiamo uscirne.-
-Ah,si? E come?-
-Ne abbiamo discusso a lungo e abbiamo deciso che,la prossima volta che parlerò con Ares, cercherò di sentire i suoi pensieri oppure di entrare nei suoi ricordi.-
-Non è sicuro che ci riuscirai.-
-Ma è l'unica speranza che ho.-
-Non riuscirò più a guardare te o Ezio senza rammaricarmi per il sacrificio che avete dovuto fare. Figuriamoci tuo figlio.-sussurrò abbassando gli occhi.
-Abbi fede. Fallo anche per me.-
-Va bene. È il minimo che posso fare.-
-Guarda il lato positivo,-mormorai poco dopo,-mio figlio non rischia la vita,tu l'hai rischiata.-
-L'unica cosa che mi consola è che potrò vedere mio figlio.-
-E' anche per questo che ho deciso di accettare lo scambio. Il mio figlioccio deve avere un padre.-dissi con un sorriso.-E mio figlio deve avere il suo padrino.-
-Ah,Giulia. No es que nunca sabes agradecerles lo suficiente por lo que hiciste por mì. Gracias.**-
-Non devi ringraziarmi. Ringrazio io te per aver salvato mio marito. In fin dei conti la situazione sarebbe stata la stessa molto probabilmente...solo che in fin di vita ci sarebbe stato Ezio e non tu.-
-Se me la metti sotto questa ottica mi fai sentire ancora più in colpa perché sono più sollevato dalla situazione.-mormorò Diego con un sorriso tirato.
-Non devi. Quel che è fatto è fatto. Siamo tutti grandi ed in grado di prendere decisioni. Sembra quasi che Ares abbia programmato la cosa a tavolino.-borbottai in fine sconsolata.
Quel maledetto.
-Spero vivamente che la cosa si risolva per il meglio.-
-Vedrai che sarà così. Ora pensa a riposare.-
Gli accarezzai una guancia mentre gli porgevo un bacio sull'altra e con un sorriso lo lasciai riposare.
Speravo vivamente che quella speranza non morisse sul nascere.



Dopo aver scambiato due parole con Claudia,rassicurandola di non doversi preoccupare per quello che era accaduto con Ares,sentendosi anche lei in colpa in qualche modo,scesi nuovamente in Sala Comune,per comunicare a Ezio che era mia intenzione ritirarmi.
Quella giornata era stata davvero lunga e difficile ed in quel momento volevo solamente stendermi e riposare.
Non appena entrai Ezio si alzò di botto dalla sedia,afferrando con entrambe le mani la Mela.
-Cesare aveva ragione!-
-Di cosa state parlando?-chiesi,rivelando la mia presenza.
-Cesare ha una via di fuga da Castel Sant'Angelo. Devo fermarlo!-
-E gli altri?-chiese Leonardo.
-Ho creato la Confraternita in modo che sopravviva con o senza di me.-
-Si,ma tu fai in modo che non ti accada nulla,va bene?-gli chiesi subito avvicinandomi.
-Sai che non potrei mai lasciarti,soprattutto in un momento delicato come questo,ma se Cesare sta progettando di fuggire,come in realtà sta già facendo,non posso lasciarlo andare. Non devo.-spiegò Ezio,afferrandomi le mani.
Si,sapevo che aveva ragione.
Dannazione,in un altro momento gli avrei detto 'vai e mandagli i miei saluti',ma con la consapevolezza che forse,proprio in quel momento,già stavo aspettando in nostro bambino e che lui poteva morire durante l'operazione di recupero mi faceva andare nel più completo panico.
-No. Cioè si...devi andare. Ma ti prego,ti prego,fai attenzione. Più del solito. Ora non sono solo io ad aspettare il tuo ritorno.-
-Sicuro. Riporterò indietro Cesare e poi tornerò da voi.-
Sentirgli pronunciare quel 'voi' mi fece realizzare ancor di più la consapevolezza che presto sarei diventata madre.
Avevo quasi trentatré anni,e a quell'età la maggior parte delle donne avevano già una decina di figli se non di più,mentre io mi apprestavo ad avere il primo.
In quel momento desiderai con tutta me stessa avere mia madre con me.
Cosa dovevo aspettarmi?
Mi avevano detto che durante il parto si provava tanto dolore e per lungo tempo;sarei riuscita a sopravvivere?
Sapevo che il parto per una donna era un momento critico. C'era il rischio di morte sia durante che dopo,quando la madre poteva essere attraversata da febbri brucianti che laceravano il corpo fino a consumarlo.
Non volevo morire.
Così come non volevo che mio figlio morisse.
Quasi non mi accorsi delle parole che si scambiarono Leonardo ed Ezio,troppo presa dai miei pensieri sconfortanti.
Sentii le sue labbra posarsi sulla mia fronte in una lieve carezza,prima di sparire dalla Sala Comune per andare a riprendere Cesare.
Poco dopo sentii un braccio circondarmi le spalle in una stretta confortante e amichevole.
Mi voltai verso Leonardo che,con un sorriso sulle labbra,cercò di rincuorarmi.
Gli sorrisi di rimando,ma ciò che volevo fare in quel momento era piangere.
Ricambiai la sua stretta,cercando di non far trasparire la mia desolazione e poi mi diressi in camera da letto.
Mi stesi sul letto,mentre i primi colori dell'alba si insinuavano nella stanza.



Mi risvegliai sentendo delle braccia circondarmi con delicatezza.
Aprii leggermente gli occhi e riconoscendo la figura di mio marito li richiusi,accoccolandomi meglio tra le sue braccia,per trovare una posizione più confortevole.
Una veloce occhiata mi aveva fatto notare che la notte era calata nella stanza.
Avevo impiegato ore per addormentarmi,troppo preoccupata da quello che stava facendo Ezio,da quello che sarebbe accaduto nei prossimi giorni,dal risultato della mia prossima conversazione con Ares e da molte altre cose che magari,in un altro momento,mi sarebbero apparse futili.
-Cesare?-gli sussurrai.
-È di nuovo a Castel Sant'Angelo. L'ho ripreso in tempo.-
Il silenzio calò su di noi per vari minuti fino a quando non lo interruppi:-Ezio.-
-Si?-
-Ho paura. Davvero. E se non riuscissimo ad uscirne?-
-Ci riusciremo,Giulia. C'è sempre un modo.-
-Forse non questa volta.-
-Guardami.-mi ordinò sollevandomi il volto.
Aprii gli occhi e lo guardai,come mi aveva chiesto.
-Ti fidi di me?-
-Più di me stessa.-
-Allora fidati di queste parole:troveremo una soluzione.-
Dopo qualche secondo in cui ci fissammo negli occhi in silenzio per suggellare la promessa riabbassai il capo,appoggiandolo al suo petto.
-Buonanotte.-
-Buonanotte,amore.-
Dopo vari secondi lo richiamai di nuovo.
-Mmmh?-
-Grazie.-
Mi riaddormentai,questa volta con il cuore più leggero.




>Angolo Autrice:
*:Maledizione,Giulia,si parla di tuo figlio!
**:Ah,Giulia. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per ciò che hai fatto per me. Grazie.
Okay,dopo le traduzioni delle due frasi spagnole,passiamo alle cose serie!
Vi aspettavate la comparsa di Ares e dello scambio che propone?
Praticamente li ha messi con le spalle al muro.
Ora vedremo come riusciranno ad uscirne! Sempre che ci riescano. È piuttosto critica la situazione.
Spero di aver scritto bene il capitolo,essendo uno dei più importanti!
Commentate!
Un bazo,
Morgan

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Capitolo 22
*** 21 Capitolo-L'unica Soluzione ***


21




Erano passate circa tre settimane da quando Diego si era ripreso del tutto.
In quei giorni Ezio era stato occupato in vari incontri con il nuovo papa Giulio Secondo e con varie missioni per conto della Confraternita,quindi non avevamo ancora provato a parlare nuovamente con Ares.
Avevo provato a dissuaderlo,dicendogli che l'attesa mi stava facendo impazzire,ma lui era stato irremovibile,per parlare di nuovo con il dio della guerra dovevo attendere che ci fosse anche lui. Era comprensibile questa sua decisione,visto che si trattava anche di suo figlio,ma quei giorni di attesa mi stavano uccidendo.
Ultimamente,poi,avevo iniziato ad avere un continuo mal di testa e il seno tendersi in modo quasi fastidioso.
Dopo un paio di giorni che continuavo a sentire quelle sensazioni avevo chiesto a Claudia se ,per caso,erano sintomo dell'inizio della gravidanza e lei mi aveva risposto che,in effetti,anche lei all'inizio,prima del mancato appuntamento col mestruo,aveva avuto la stessa sensazione al seno,ma non il mal di testa quasi continuo che invece affliggeva me.
Quella risposta mi aveva,se possibile,resa ancora più ansiosa.
Sospirai,abbassando il libro che avevo iniziato a leggere circa mezz'ora prima,cercando di far scorrere il tempo in qualche modo.
Il fuoco scoppiettante di fronte a me mi scaldava,ma non mi rincuorava con il suo calore.
Nonostante non fossi disperata come all'inizio,l'ansia c'era sempre.
Appoggiai la mano sul ventre.
La notte,prima di addormentarmi,mi accarezzavo la pancia,immaginandola già piena di mio figlio.
Ancora non ero riuscita a dirlo a Ezio,ma era meglio così. Prima di renderlo ufficiale volevo attendere il prossimo mestruo che doveva venire entro pochi giorni.
Anche se,nel mio cuore,sapevo che la ragione era un'altra.
Presi un pasticcino dal cesto che mi aveva portato Anna,la madre di Diego,quel mattino,quando era passata per far visita al figlio.
Ogni giorno mi rivolgeva almeno un grazie,ed ogni giorno le dicevo che non doveva.
Lei,a quelle mie parole,mi rispondeva sempre con un sorriso ed io avevo la consapevolezza che il giorno dopo avrei ricevuto un altro suo ringraziamento. La cocciutaggine di Diego da qualche parte l'aveva ereditata.
-Pensare troppo avvolte fa male.-
Mi voltai verso Volpe che,con braccia incrociate,stava sulla soglia della Sala Comune del Covo.
-Converrai con me che,dopo quello che è successo,sia impossibile non pensarci troppo.-
Tornai a fissare il fuoco nel camino,mentre,con la coda dell'occhio,lo vedevo sedersi sul divano accanto a me.
-Ripensare alle decisioni prese non serve a niente.-
-Infatti io non ci stavo ripensando.-
-Allora mi vuoi dire a cosa pensavi?-
Lo guardai con fare quasi diffidente,poi,con un sospiro, mi decisi a parlare:-Molto probabilmente sono incinta.-
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo,poi Volpe riprese a parlare.-Ezio lo sa?-
-Non ancora,prima voglio essere sicura.-
-E?-
-E...ora che so questa cosa mi sembra di non avere più tempo. Mi sembra che i mesi che ho a disposizione prima di partorire siano troppo pochi per trovare la soluzione.-
Infatti erano questi i pensieri che mi arrovellavano il cervello.
Quei mesi mi sarebbero bastati? Sarei riuscita a trovare in tempo la soluzione che io e Ezio agognavamo?
-Bé,ci siamo anche noi a darvi una mano,un modo lo troveremo.-
-Lo so,e vi ringrazio per l'appoggio che ci state offrendo,ma ho la sensazione che non sia sufficiente.-
-Prima di dire che è troppo tardi e che non riuscirete nel vostro intento,dovresti aspettare di parlare con Ares e di avere la certezza di essere incinta. Se ti muoverai bene,con astuzia,potresti far rivelare al dio della guerra cose non non vorrebbe.-
-Ma lui è un dio. Mi sembra improbabile riuscire a manipolarlo.-
-Ti sbagli,Giulia. Minerva disse che loro non erano dei,ma erano semplicemente venuti prima,quindi,come un essere umano può essere manipolato da un'altra persona senza che se ne accorga,sono sicura che lo stesso può accadere anche con un essere della Prima Civilizzazione. Sono più avanzati rispetto a noi,e magari avranno una conoscenza più ampia,ma non sono infallibili ed intoccabili.-
Si,Volpe aveva ragione. Mi stavo nuovamente facendo prendere dal panico e dalla certezza di non riuscire a sviare l'accordo preso con Ares.
Questo mi risollevò nuovamente il morale.
Il mio umore in quei giorni era diventato davvero altalenante.
Passavo momenti di totale sicurezza,in cui mi ripetevo convinta che potevamo farcela,a momenti di vera depressione,in cui tutto ciò in cui credevo si sgretolava tra le mie mani.
-Hai risaputo più nulla dei miei nipoti?-chiesi,per cambiare argomento. In quei giorni,tra le altre cose,si erano intensificate le ricerche sui figli di mio fratello.
Ogni giorno Volpe mandava i suoi ladri in cerca di notizie,mentre Ezio mandava i suoi Adepti ed Assassini ad incontrare persone da cui potevano prelevare informazioni con metodi più o meno ortodossi.
L'ultima notizia importante che avevo saputo era che un piccolo contingente delle guardie di Cesare Borgia aveva attraversato le Alpi circa una settimana prima.
L'informatore aveva dichiarato che provenivano dalla Spagna. Era lì che erano stati portati i miei nipoti,quindi c'era la possibilità che quel contingente li stesse riportando in Italia,senza sapere ancora che Cesare Borgia era stato arrestato.
-Ancora nulla,ma dovrebbe arrivarmi l'informazione entro poco.-
-Quale informazione?-
-Se,come prevedevo,hanno saputo dell'arresto del Valentino e hanno fatto marcia indietro.-
-Non dobbiamo permettere che oltrepassino le Alpi!-esclamai sentendo il cuore accelerare.
-No,infatti. Appena avrò l'informazione che ci serve manderò un gruppo di Assassini a riprenderli. Ne ho già parlato con Ezio ieri notte.-
-Bene.-
-Sei più tranquilla ora?-mi chiese poco dopo.
-Si. Grazie.-
-Non devi. E dillo a Ezio,non farlo aspettare.-mormorò infine,prima di alzarsi e sparire dalla mia vista.
Guardai la direzione da cui era sparito per qualche secondo,prima di riportare l'attenzione sul fuoco scoppiettante,pensando che Volpe aveva ragione.
Ero quasi del tutto sicura di essere incinta,e non dirlo a Ezio non mi avrebbe dato il tempo in più che desideravo.



Più tardi,quel pomeriggio,arrivò finalmente il momento che attendevo.
Ezio era riuscito a liberarsi dagli impegni che lo gravavano e così anche Leonardo che si era detto più che disposto a partecipare alla conversazione che avrei avuto con Ares. Tutto questo lo affascinava,per quanto la situazione fosse pesante,e desiderava poter vedere quello che sarebbe potuto accadere.
Avevo informato mio marito della possibilità che fossi incinta,e dopo il dolce abbraccio in cui mi aveva avvolta,mi aveva sussurrato che mi amava e che avrebbe fatto di tutto per impedire che la vita di nostro figlio venisse soggiogata dalla volontà di Ares.
Perché per quanto potesse essere debole,era di questo che si trattava.
Non mi fidavo di Ares e temevo che,passati gli anni,mio figlio sarebbe stato completamente guidato unicamente dalla volontà del dio della guerra.
Era questa la mia più grande paura,ed era per questo che non potevo assolutamente permettere che Ares riuscisse ad impossessarsi di mio figlio.
Così,al calar del tramonto,ci sedemmo nuovamente nella Sala Comune completamente deserta.
La Corona posata sul tavolo di fronte a noi.
I leggeri bagliori che emanava ci illuminava d'oro a tratti.
Alzai lo sguardo su mio marito che,con fare impassibile,osservava il Frutto. Se in quel momento fossi entrata nella sua testa ero sicura che avrei trovato la sua mente attraversata da un turbinio di pensieri.
Ma non volevo sentire anche le sue preoccupazioni,le mie mi bastavano. Invece Leonardo stava osservando il Frutto con sguardo sia affascinato che diffidente.
Era attratto e allo stesso tempo spaventato. La sua sete di conoscenza voleva saperne sempre di più,ma il suo istinto ne era spaventato per l'essere che sembrava aver preso completo possesso della Corona.
Appoggiai una mano sul Frutto,richiamando l'attenzione di Ares.
Come mai ci hai messo così tanto tempo,umana?
Guardai Ezio,ed al suo accenno affermativo compresi che stava ascoltando anche lui.
Leonardo invece aveva ancora lo stesso atteggiamento di prima,quindi lui non doveva aver sentito nulla.
-Ho una richiesta da farti.-
Parla.
-Vorrei che anche il mio amico ti sentisse.-
Perché?
Perché il suo genio potrebbe fregarti,pensai,ma invece risposi:-è affascinato da te,e vorrebbe sentire la tua voce.-
Ah,un tempo gli umani potevano sentirmi,ma,ahimè,con la perdita dei nostri poteri siamo diventati muti al vostro udito.
-Lo posso sentire!-esclamò affascinato Leonardo.
Certo umano,ma come lui non puoi parlarmi. Questa è una conversazione tra me e la mia consanguinea. Nel caso tentaste di rivolgermi la parola,ho il potere di farvi rivelare le vostre vere intenzioni. Purtroppo stessa cosa non vale per una mia consanguinea. Sei fortunata,Giulia Colonna. Allora,di cosa vogliamo parlare?
-Perché mi hai fatto vedere quei ricordi?-chiesi,cercando di iniziare con un qualche argomento stabile.
Perché io ti potevo offrire le risposte alle domande che ti facevi sin da piccola. Discendiamo veramente dagli dei? Gli Imperatori Romani erano veramente nostri antenati? E' stato il Frutto a portarli alla gloria? Dovevo sollecitare la tua curiosità per poterti avvicinare,ma poi il tuo amico mi ha facilitato il compito.
-Perché non ti sei fatto avanti prima? Da piccola non sono stata così lontana dal Frutto come in questi anni.-
Perché quando eri bambina stavo cercando di avvicinarmi a tuo fratello. Non mi servivi allora.
Mentre parlava,con quella voce maschile così fredda e calcolatrice,tentai di insinuarmi nella sua mente,attraverso la scia che mi univa al Frutto dacché vi avevo posato la mano.
Era come se il tocco ci avesse messi in comunicazione,cosa che prima non avevo mai notato.
Fin'ora pensavo che il Frutto rispondesse autonomamente ad un tocco esterno,senza alcun tipo di legame,ma per la prima volta sentivo il sottile filo che mi univa ad esso.
Cercavo di insinuarmi con tentavi lievi,almeno inizialmente,per non fargli capire che stavo cercando di estrapolare dalla sua mente i suoi veri piani.
Perché,me lo sentivo,Ares voleva fare di tutto,ma non rimanere buono e fermo all'interno di mio figlio.
-Chiedigli perché non ha tentato di entrare dentro di te quando sei nata. La situazione più o meno era la stessa che si è presentata quando Diego era in fin di vita.-
Perché,umano,come ho già spiegato,solo un consanguineo maschile può assorbirmi. Il tuo genio capirebbe la motivazione di tale particolare aspetto,ma non ho la minima voglia di spiegartelo. E comunque non potrei,tale scoperta sarà fatta tra secoli,se dicessi una cosa del genere farei una cosa proibita. Ci sono cose che nemmeno noi possiamo fare,e quando c'abbiamo provato,abbiamo fallito.
-Di cosa parli?-
Tuo marito ne ha già sentito parlare.
Mi voltai verso di lui confusa.
-Minerva.-disse semplicemente.
E allora ricordai il ricordo di mio marito che avevo rivissuto anni prima.
Esatto. E prima che me lo domandiate no,non vi rivelerò altro. Questo tipo di discorso verrà ripreso tra qualche anno,Ezio Auditore da Firenze,quando ancora una volta farai da tramite.
Nonostante volessi sapere qualcosa di più su tale argomento mi impedii di fare domande. A quanto pareva Ares su questo aspetto era irremovibile e avevo paura che,se gli avessi fatto qualche altra domanda,avrebbe deciso di non pronunciare una singola parola in più.
-Tu sapevi che c'era anche Venere all'interno della Corona?-
Certo. La mia amante ha tentato di tenervi fuori dalla mia portata per anni. Il suo sentimento materno nei vostri confronti era ineguagliabile. Nemmeno con i nostri figli è mai stata tanto accorta. Forse perché siete i nostri ultimi discendenti. Voi femmine alcune volte vi fate prendere troppo dal sentimentalismo.
Quindi Venere aveva tentato di proteggerci da lui.
Ma come mai doveva proteggerci?
Questa domanda mi mise ancor più in allarme.
Se prima avevo dei dubbi sui miei pensieri nei confronti di Ares ora non ne avevo più.
Se addirittura Venere aveva tentato di tenerci al sicuro di certo Ares era degno della fama che aveva. Il dio della guerra non era fatto per starsene buono e,dopo tutti questi anni di costretta immobilità,chissà cosa avrebbe fatto una volta dentro mio figlio.
Forse avrebbe incrementato l'odio tra le persone,tra i regnanti,portando altre guerre che avrebbero ulteriormente destabilizzato i rapporti tra gli Stati.
Tentai nuovamente,stavolta con maggior impegno,ad entrare all'interno della sua mente.
-Mio figlio avrà la stessa vita che ho avuto io?-gli chiesi,nel tentativo di distrarlo mentre facevo i miei tentativi.
No. Sarò come un'ombra silente dentro di lui. Potrà sentirmi alcune volte,ma a parte questo nulla di importante.
Tentai,con la massima concentrazione di individuare il filo conduttore che mi avrebbe portato alla sua mente,e dopo vari tentativi riuscii ad individuarlo.
Era una comunicazione lieve,appena visibile.
Non ero sicura di trovarla perché Ares non era un essere vivente da secoli,eppure eccola lì.
Quasi del tutto scomparsa,ma c'era ancora.
Essendo un essere pensante,in grado di formulare frasi di senso compiuto,doveva esserci per forza un qualcosa in cui inoltrarmi.
Mi immersi completamente in quella scia entrando,di soppiatto,non senza qualche difficoltà,nella mente di Ares.
Il nulla mi accolse.
Non un singolo pensiero,non una singola frase,non una singola parola riuscii a sentire.
Il nulla.
Dannazione!,pensai sconsolata.
Tentai nuovamente di inoltrarmi,sperando che quella sensazione di desolazione fosse frutto della mia mente,ma appena inizia a ripercorrere quella lieve scia qualcosa mi colpì lievemente la gamba.
…mi stai ascoltando umana? Ritornai improvvisamente con la mente al presente,giusto in tempo per sentire quella domanda.
-Si,certo.-risposi prontamente.
-Hai qualche domanda da fargli?-mi chiese mio marito venendomi in aiuto.
Lo ringraziai mentalmente e pensai velocemente ad una domanda che potessi fargli,ma in quel momento,essendo troppo presa dal mio tentativo di entrare nuovamente nella mente di Ares,non mi veniva nulla di abbastanza impegnativo in mente.
-Vorrei sapere una cosa,Giulia,-iniziò Leonardo,-se ha mai tentato,prima d'ora,di fare una transizione. Cosa dobbiamo aspettarci,cosa dovremmo fare.-
-Puoi dirglielo?-chiesi subito ad Ares,grata a Leonardo per la brillante domanda che sicuramente avrebbe impegnato Ares per vari minuti.
Sei sicura che vuoi sprecare il tempo che mi rimane per rispondere ad una sua domanda?
Il suo tono era quasi indispettito.
-Si.-
Bene.
Così,mentre Ares iniziava a parlare di come ci dovevamo muovere al momento del parto per far in modo che la transizione avvenisse,io ripresi il mio tentativo di insinuarmi.
Ero talmente concentrata che percepivo il sudore sulle mani e un calore diffondersi per tutto il corpo,concentrato interamente nel tentativo.
Infine riuscii.
Fu talmente improvviso che mi ci vollero vari secondi prima di rendermi conto che ero riuscita ad entrare nei suoi ricordi.
Il fatto strano era che,quella volta,non sentii la sensazione di svenimento che contraddistinguevano gli inizi dei ricordi.
Stavo vivendo il tutto ad occhi aperti e con parte della coscienza ancora nel presente.



-Non ti permetterò di farlo,Ares. Non puoi!-
Sentii,dopo tanto tempo,nuovamente la voce di Venere.
Vidi la sua flebile immagine all'interno di una stanza riccamente decorata. Al centro un altare in marmo ospitava lo scrigno contenente la Corona.
La donna sembrava rivolgersi al Frutto.
Le mani strette a pugno,mentre l'abito color lavanda che ricordavo,le svolazzava attorno come se avesse vita propria. La sua figura era sospesa a pochi centimetri dal pavimento intarsiato
-Non ci sarai a proteggerli per sempre,Afrodite. Prima o poi te ne andrai,e allora potrò fare ciò che mi impedisci.-
La voce di Ares proveniva dalla Corona.
-Prima che io me ne vada definitivamente da questo mondo,farò in modo che tu mi preceda.-replicò con odio la donna.
-Forse hai ragione,ma sai che non hai ancora tanto tempo,tra poco Augusto Colonna chiederà l'aiuto della Corona e allora tu sarai costretta ad apparire a lui esaurendoti completamente. Il tuo amore per loro è ridicolo. Sono umani,loro erano i nostri schiavi!-le urlò contro Ares.
-Sono ciò che rimangono di me e di te! Gli ultimi in vita!-
-E faranno ciò per cui sono nati. Ci serviranno nel modo che più ci aggrada. Secondo te perché ho fecondato Rea Silvia? Perché nel momento opportuno tenterò di insediarmi dentro il mio discendente con abbastanza geni della nostra razza all'interno di se da potermi assorbire senza problemi. E allora farò in modo che noi si ritorni a governare sulla Terra.-
-Che tu possa ritornare a governare! Ora che tuo padre non ha lo stesso potere di un tempo vuoi prendere il suo posto,ma per farlo devi avere un corpo che ti dia nuovamente il potere di poterti muovere a tuo piacimento,vero?-
-Non sei mai stata una stupida,amore mio. Farò di te la mia regina,ti basta prendere possesso della bambina che tra poco verrà salvata.-
-No. Se per tornare in vita devo sacrificare una vita non lo farò.-
-Un tempo non eri così.-mormorò infastidito Ares.
-Un tempo ero convinta che avremmo vissuto per sempre. Le cose cambiano,Ares. Devi accettarlo come ho fatto io.-
-No. Mai.-
-Allora sarò costretta a farlo.-
-Cosa?-
-Non te lo dirò. Rovinerò la sua vita,ma devo,se continuerai con il tuo proposito.-
-Dimmelo,Afrodite!-
-Tu morrai se il bambino muore.-
-Di cosa stai parlando?-chiese confuso Ares.
-Sindone.-
Con quella risposta Venere sparì.
-Rispondimi!-
Ma il silenzio fu la sua unica risposta.



Ritornai improvvisamente nel presente.
Sgranai gli occhi.
No. Non potevo crederci.
L'unico modo per salvare mio figlio era...ucciderlo.
Guardai Ezio che,confuso,ricambiò il mio sguardo.
Vedendo la mia espressione la confusione si trasformò ben presto in preoccupazione.
Sentivo solo in lontananza la voce di Ares che stava finendo di spiegare a Leonardo ciò che gli era stato richiesto.
Non dovevano essere passati che pochi minuti da quando avevo iniziato a vivere il ricordo.
E nel mentre,fortunatamente,Ares non si era accorto di nulla.
Non sapevo come,ma tutto era andato per il meglio.
Ora devo riposare,umani. Ah,e Giulia...la prossima volta non tentare di entrarmi nella testa,o potrei non prenderla con leggerezza come ho fatto stavolta.
-Va bene.-risposi dopo vari secondi di muto silenzio.
Allora mi aveva avvertita. Pensava anche di essere riuscito a far fallire il mio tentativo.
Forse era più debole di quanto credeva.
Una volta rimessa la Corona al sicuro,lontano da noi nel caso Ares riuscisse a sentirci, iniziai a raccontare di quello che avevo saputo.
-Non possiamo farlo. Non in questo modo.-avevo pronunciato una volta finito di raccontare.
-Però ti ha parlato anche della Sindone.-disse Ezio.
-Non stai veramente prendendo in considerazione l'ipotesi di uccidere nostro figlio,vero?-gli chiesi sconcertata.
-La Sindone ha il potere di ridare la vita.-
-Ma se non funzionasse?-
-Funzionerà,Giulia. Funzionerà. Basta guardare Giovanni.-
-Ma lui parla con la Mela! È irrimediabilmente segnato come me.-
-A questo punto posso accettare qualsiasi cosa per mio figlio! Mi andrebbe bene in qualunque modo,basta che sia vivo!-esclamò Ezio battendo una mano sul tavolo.
Lo guardai in silenzio per vari secondi,poi mi portai una mano al volto,per coprirmi gli occhi.
Ero talmente ostile ai Frutti e a tutto ciò che vi riguardava che non riuscivo ad accettare che mio figlio avesse l'aiuto di uno di essi per sopravvivere?
Sentii le braccia di mio marito circondarmi e chiedermi scusa in un sussurro.
No. Per mio figlio avrei superato qualsiasi tipo di ostilità.
Non avevo il coraggio di ucciderlo,anche se solo per pochi secondi o minuti,ma non c'era altra soluzione. Quella era l'unica soluzione.
Lo sapevo e dovevo accettarla.
E se da una parte ero preoccupata da quello che Venere ci aveva rivelato,dall'altra ero sollevata perché,in fondo,un modo per sviare l'accordo di Ares e farlo sparire per sempre da questo mondo lo avevamo trovato.
Ora avrei affrontato quello che mi si prospettava per i prossimi mesi con più fiducia nella riuscita del nostro piano.




Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti!
Questa volta ho superato me stessa con questo aggiornamento record xD!
Allora,mi sento in dovere di spiegare un paio di cose:
I poteri di Giulia vengono si dal Frutto,ma soprattutto da Venere che,temendo che Ares non avrebbe desistito nel suo proposito,ha agevolato Giulia dandole il potere di poter leggere nelle menti altrui e rivivere ricordi. Così,al momento giusto,nell'eventualità,sarebbe riuscita a scoprire i veri piani di Ares.
Ares negli ultimi periodi della sua vita(in AC,a quanto so io,non viene detto più o meno per quanto sopravvivono dopo il cataclisma,ma nella mia testa i loro ultimi giorni da sopravvissuti coincidono con il periodo dell'Antica Roma e anche antecedente ad essa),da calcolatore quale è,si era unito a Rea Silvia,madre di Romolo e Remo,per poter poi,nei secoli successivi,poter monitorare quale dei suoi discendenti avesse abbastanza geni della PC per poter ritornare in vita. Perché ha scelto proprio lei? Semplice,perché aveva già i geni di Venere,discendendo da Enea,figlio di Venere. E ora che Giulia,portatrice dei geni di Ares e Venere,si è unita ad Ezio,che porta i geni della PC,il primogenito della coppia sembra l'ideale involucro agli occhi di Ares.
L'unica Soluzione,come l'ho chiamata,è dura,lo so,ma è anche l'unico modo perché una volta che Ares avrà preso il possesso del corpo del neonato,in caso di morte di quest'ultimo,anche Ares morirebbe,senza riuscire più ad ritornare all'interno della Corona. Ma non dovete preoccuparvi. Il lieto fine alcune volte arriva per vie dolorose e se io non complico loro la vita non sono felice. Ormai penso l'abbiate capito xD
Ringrazio chi ha messo nei preferiti,nelle seguite e nelle ricordate!
Spero che stavolta ci sia un'anima buona che possa spendere un minuto della sua vita per commentare il capitolo,sia che la recensione sia positiva o negativa. Basta che sia costruttiva,ve lo ricordo ;)
Un bazo,
Morgan.

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Capitolo 23
*** 22 Capitolo-Di nuovo Insieme ***


22




Mi svegliai con la sensazione di nausea che,ormai da circa un mese,davano il buongiorno alle mie giornate.
Ebbi appena il tempo di scostare le coperte,appoggiare i piedi nudi sul freddo pavimento della camera,afferrare il pitale da sotto il letto e rimisi tutto ciò che il mio stomaco conteneva.
Sentii indistintamente la mano di Ezio afferrarmi i capelli sciolti e raccoglierli sulla schiena per evitare che venissero schizzati. La sua mano che vagava delicatamente lungo la mia schiena.
Quando ebbi finito mi sentivo stordita,sporca e stanca.
Voltai lo sguardo su mio marito.
I capelli sciolti gli scivolavano sulle spalle e mi accorsi vagamente che era completamente nudo.
-E' uno schifo.-
Io mi sentivo così. Cercai addirittura di allontanarmi da lui per non fargli sentire il mio alito che sicuramente non sapeva di freschezza.
-Sei bellissima.-
-Non è vero,ma ti ringrazio.-commentai con un impercettibile sorriso.
Mi faceva addirittura male fare una cosa semplice come distendere le labbra in un sorriso.
Mi rialzai,visto che senza accorgermene dovevo essermi messa a sedere sul pavimento,ed Ezio mi aiutò a rimettermi a letto,rimboccandomi le coperte come se fossi una bambina.
L'alba schiariva in parte la camera che,altrimenti,sarebbe stata immersa nel buio completo.
Chiusi gli occhi per frenare l'improvviso capogiro che mi infastidiva ogni volta dopo la nausea mattutina.
Sentii il materasso accanto a me abbassarsi sotto il peso di mio marito e dopo cinque secondi la sua mano posarsi sul mio ventre.
Era ancora completamente piatto,ma ormai non vi erano più dubbi.
Non dopo tutte quelle nausee ed il mancato appuntamento con il mestruo.
Aprii gli occhi e mi voltai verso Ezio che,reggendosi la testa con la mano sinistra,stendeva di fianco intento a guardarmi.
-Mi metti in imbarazzo.-
A quelle parole si aprì in un sorriso.
-Perché mai?-
-Perché tu sembri bello e riposato come al solito,mentre io mi sento...bé,l'hai visto.-
-Non posso dire che tu sembri riposata,ma sei sicuramente bella.-
-Ahhh...smettila.-risposi infastidita.
-Ti sei offesa?-mi chiese incredulo.
-No.-
-Si.-
-No.-
-Giulia.-
-Ezio.-ribattei usando il suo stesso tono d'ammonimento che mi aveva ulteriormente irritato.
-Non fare la bambina.-
Per tutta risposta incrociai le braccia sotto al seno e fissai ostinata il soffitto.
Sentii un sospiro e la mano lasciare il mio ventre.
Lo guardai con la coda dell'occhio portarsi le mani dietro la testa e distendersi sulla schiena.
Rimanemmo in silenzio per vari minuti.
Sapevo perfettamente che non aveva fatto nulla di male,ma sentirmi dire che ero bella quando ero più che convinta di essere un vero schifo mi irritava leggermente. Anzi,tanto.
Era il mio stramaledetto umore altalenante di cui mi avevano avvertito Claudia,Anna e Maria.
Quando avevamo dato l'annuncio alla madre di Ezio lei mi aveva stretto le mani tra le sue,esili e ossute,mentre con un sorriso sulle labbra,che accentuava ancor di più le profonde rughe che la segnavano,si congratulava con noi.
Subito dopo si era voltata verso Ezio.-Qualunque cosa accada nei prossimi mesi sappi che sarà sempre colpa tua. Le donne in stato interessante tendono ad avere sempre e comunque ragione. Più del solito.-
Avevo visto Ezio lanciarmi un'occhiata preoccupata per poi rivolgersi nuovamente alla madre:-Terrò presente.-
-Scusa.-
Quella parola venne accolta dal più completo silenzio.
Temetti di averlo fatto davvero arrabbiare ed ero pronta a scusarmi ulteriormente,quando le sue braccia mi circondarono e mi fece appoggiare il capo sul suo petto.
-Uomo avvisato,mezzo salvato.-disse con un mezzo sorriso sulle labbra. Sicuramente si era ricordato anche lui dell'avviso di Maria.
Sentii le sue dita immergersi tra le ciocche dei miei capelli e con un sospiro mi abbandonai alle sensazioni che le sue dita mi lasciavano.
-Non devi bere l'intruglio che ti ha fatto Anna?-mi chiese poco dopo.
Alla sua domanda piegai le labbra in una smorfia.
L'infuso fatto di erbe di Anna aveva davvero un sapore orribile e nemmeno il miele riusciva a renderlo più dolce,però serviva per equilibrare il mio corpo e per evitare il più possibile i repentini cambi d'umore.
In più mi impedivano di cadere nell'angoscia,infatti dacché avevo iniziato a prenderli non avevo più ripreso a disperarmi,sembrava,anzi,che mi aiutasse a rimanere serena.
Quindi anche se era davvero orribile continuavo comunque a berne tre al giorno.
Mi sciolsi dal suo abbraccio e sospirai.
-Scendo in cucina.-
-Te lo porto io.-
-Sono incinta,non malata.-replicai prima di alzarmi e coprirmi con una vestaglia da camera pesante e calda.
Mi voltai verso di lui e mi inchinai un po' per essere a fior di labbra con le sue:-Ti amo.-
-Lo so.-rispose baciandomi.
Gli stampai un altro bacio e uscii dalla camera.



Mezz'ora dopo stavo seduta di fronte al fuoco della cucina.
Avevo appoggiato i piedi sulla pietra che costituiva il basamento del braciere per potermi riscaldare,stando ben attenta a mantenere comunque una certa distanza.
Tra le mani avevo il mio infuso di erbe e a piccoli sorsi lo mandavo giù.
Dietro di me sentivo Anna sfaccendare per prepararmi la colazione.
Già prima dell'evento di un mese prima ogni tanto veniva a dare una mano alla Confraternita per mantenere pulito ed in ordine il Covo,ma da quando era successo l'incidente con Diego ed aver saputo della gravidanza sia mia che di Claudia si era praticamente trasferita in pianta stabile dagli Assassini.
E loro,ovviamente,non avevano nulla da ridire. Non solo perché ogni volta che erano stanchi si ritrovavano i propri letti puliti e sistemati,ma soprattutto perché non dovevano arrangiarsi come meglio potevano per quanto riguardava il cibo. Tra gli Assassini purtroppo le donne non erano molte e non sempre avevano il tempo di mettersi in cucina per provvedere alla pancia degli altri. Quindi si,si era stabilita lì senza che nessuno glielo chiedesse,ma tutti erano ben contenti della cosa.
Anna cercava di fare il tutto da sola,ma non essendo più giovane come vorrebbe ogni tanto si faceva aiutare da ragazzine intorno ai dodici o tredici anni che,in cambio del loro silenzio,ricevevano qualche moneta.
-Devi berlo finché è caldo.-
La sua voce mi riportò alla realtà.
-Posso metterci altro miele?-
-No,altrimenti gli effetti diminuirebbero. So che non è buono,l'ho bevuto anche io ai tempi,ma non c'è cosa migliore per le donne nelle tue condizioni. Anche Claudia lo prende.- concluse con una certa nota nel tono.
-Si,lo so.-
Lo sapevo bene,ne avevamo parlato tra noi. Di quanto fosse davvero impossibile da mandare giù,ma dei benefici che ci aveva portato.
-Allora fai uno sforzo:chiudi gli occhi,bevi e manda giù.-
E come mi disse feci.
Subito l'amarognolo dell'infuso mi pizzicò la lingua e avrei tanto voluto sputare tutto,ma facendomi coraggio buttai il tutto giù. Sentii lo stomaco bruciare per via della bevanda ancora troppo calda per i miei sensi gustativi e strizzai gli occhi per l'ulteriore sensazione di amaro che mi offendeva la bocca.
Va bene,era andata.
Posai la tazza sul tavolo dietro di me,dando una sbirciata ad Anna mentre preparava il pane.
Gli altri giorni lo comprava dal fornaio,ma almeno una volta a settimana lo faceva direttamente lì.
Non era da molto che era stata costruita la cucina all'interno del Covo,quindi l'ambiente era stato rifornito di tutto ciò che poteva servire.
All'inizio era un semplice edificio composto da sale,biblioteche ed armerie,ma negli scorsi tre anni Ezio aveva deciso di aggiungerci la cucina e le camere da letto per dare la sensazione agli Assassini ed Adepti di ritornare a casa ogni volta che finivano una missione.
Essendo tutti loro ricercati dalle guardie non potevano tornare alle loro vecchie abitazioni perché c'era sempre il pericolo che venissero scoperti e quindi facilmente rintracciabili,così dare una sensazione di calore famigliare avrebbe unito ulteriormente la Confraternita.
Ed aveva ragione.
Insieme al Covo vi erano anche la Volpe Addormentata e la Caserma che assicuravano a tutti i membri un posto sicuro da poter chiamare casa.
Sicuramente era quello che provavo in quel momento. Ero a casa.
Chiusi gli occhi serena e mi crogiolai ulteriormente nel calore del camino quando un rumore di passi leggeri mi fece riaprire gli occhi.
Tempo due secondi ed entrò Magda con un bambino ancora mezzo addormentato in braccio.
Quella mattina indossava gli abiti candidi della Confraternita.
La vidi fermarsi notando la mia presenza.
Ci scambiammo uno sguardo indagatore per qualche secondo poi portò l'attenzione su Anna:-Buongiorno Anna,Giovanni ha fame. O meglio,ne aveva prima che si riaddormentasse.-
La vidi accarezzare con gentilezza la schiena del bambino che avevo subito riconosciuto.
-Ci dovrebbero essere ancora dei biscotti che ho comprato ieri. Dovrebbero essere ancora buoni.-mormorò pensierosa Anna,prima di andare a controllare nella dispensa.
Notai Magda lanciarmi qualche sguardo.
Sembrava volesse dire qualcosa e quel silenzio teso non migliorava la situazione quindi mi decisi a prendere per prima la parola:-Buongiorno.-
Meglio di niente.
-Buongiorno.-mi rispose di rimando.
-Giovanni si trova bene qui?-chiesi lanciando un'occhiata al bambino ancora addormentato.
-Si,ma gli manca sua madre.-rispose con tono leggermente diffidente. Alche sospirai.
-Senti,so che non abbiano iniziato nel migliore dei modi,visto che abbiamo un parere discordante su almeno un membro dei Borgia,ma è inutile continuare a comportarci come bambine. Io rispetto la tua idea che ti sei fatta di Lucrezia,quindi ti chiedo di fare lo stesso con me e di fare pace ricominciando da capo.-dissi allungandole la mano per farmela stringere.
Magda la osservò per qualche secondo in silenzio. In quel momento mi ricordò un gatto diffidente,ma poi la vidi allungare la sua e stringermela.
Dopo aver sciolto la stretta avvicinai a me una sedia del tavolo e la invitai a sedersi accanto a me.
In quel momento Anna tornò:-Eccoli qui!-disse avvicinando la cesta in cui aveva raccolto i biscotti la sera prima ricoprendoli con un panno per evitare che si seccassero troppo.
Magda svegliò gentilmente Giovanni che,con occhi ancora assonnati,si guardò attorno per cercare di capire dov'era.
Quando si voltò verso di me mi ritrovai completamente incatenata al suo sguardo che,con fare curioso,mi osservava.
-I vostri occhi...-mormorò poco dopo meravigliato.
-Giovanni.-l'ammonì Magda.
-Non ti preoccupare.-le dissi con un sorriso sulle labbra.
-Giovanni,bambino mio,li vuoi i biscotti?-chiese Anna,cercando di dissipare il lieve imbarazzo che era sceso su di noi.
-Sono quelli di ieri?-chiese subito Giovanni,dimenticandosi all'istante dei miei occhi.
L'attenzione di un bambino si spostava spesso e volentieri da una cosa all'altra.
-Certo,quelli al limone.-rispose con un sorriso Anna.
Giovanni emise un gridolino di felicità,prima di appropriarsi di almeno tre biscotti dal cestino.
Subito dopo la sua attenzione fu tutta sui biscotti.
-Non mangiarne troppi,lo sai che ti fanno male.-gli rammentò Magda,scompigliandogli leggermente i capelli arruffati ancora dal sonno.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo,mentre guardavamo Giovanni felice come una Pasqua mangiarsi il suo terzo biscotto.
-Capisco come mai ti sei affezionata tanto a lui. Ed anche Francesco. È davvero un bambino dolce.-
-E' la sua forza ad avermi colpita,-iniziò Magda,continuando a guardare Giovanni con un sorriso sulle labbra,-Cesare lo ha dato a Micheletto appena è stato in grado di reggere una spada con la mano. Giovanni aveva il terrore sia di Cesare che di Micheletto. È stato addirittura costretto ad assistere ad un omicidio. Andava sempre da Lucrezia,quando in giro c'era il sicario di Cesare...sapeva che lei non permetteva a quel bruto di trascinarlo in cortile per riempirlo di botte ogni volta che non riusciva a fare qualcosa come lui voleva.-
-Deve essere stato orribile...povero bambino.-mormorai,mentre lo osservavo aiutare Anna a fare il pane. Più che aiutare aveva preso un pezzo d'impasto e aveva iniziato a maneggiarlo come più gli piaceva. Ma si divertiva,così Anna glielo lasciava fare con un sorriso bonario sul volto.
-Lo è stato. Non sai quante volte l'ho visto piangere. O quante volte ho visto piangere Lucrezia perché non riusciva a fare di più per il suo bambino.- Ritornai a guardare Giovanni,chiedendomi chissà perché,se lui e mio figlio avrebbero fatto amicizia.
-Mi dispiace per quello che ti sta succedendo.-disse poco dopo Magda,facendomi riportare l'attenzione su di lei.-Deve essere stata una decisione difficile.- -Si,ma non me ne pento. Sapevo già che ci sarebbe stato uno scambio...solo speravo che fosse richiesto a me e non a mio figlio. Ma di certo non potevo lasciar morire Diego.-
-Sei stata coraggiosa. Tutte e due le strade che avevi di fronte a te ti portavano al dolore,ma sei riuscita a prendere una decisione che,secondo me,è giusta-
-No,non quella giusta,-risposi poco dopo,-ho solo scelto il minore dei mali.-
-Comunque non tutti avrebbero avuto il coraggio di salvare il proprio amico...non con quello che veniva richiesto in cambio. Avete già un'idea su come uscirne?- Ares ed il suo Frutto non erano al Covo al momento,ma nel vecchio studio di Leonardo,quindi potevo parlare liberamente.
-Si. È dura,ma si,abbiamo un'idea.-
-Mi fa piacere sentirlo dire. Ora,scusami,ma stamane ho una missione,quindi devo andare a prepararmi. Devo ancora svegliare Francesco.-concluse con una smorfia di disappunto,-Anna,ti dispiace se lascio Giovanni con te?-le chiese alzandosi.
-No,tranquilla.-
La vidi avvicinarsi a Giovanni facendogli qualche raccomandazione per poi stampargli un bacio sulla fronte.
-Bene,allora vi saluto.È stato un piacere Giulia,spero di rivederci presto.Auf Wiedersehen-disse con un sorriso,poi uscì dalla cucina.



Stava ormai calando il sole sulla città Eterna,ed io,come al solito,mi trovavo nella Sala Comune,a leggere un libro che però non attirava troppo il mio interesse. Anzi,mi faceva venir voglia di farmi un sonnellino,ma non mi sembrava il caso,visto che da un momento all'altro mio marito sarebbe tornato da un giro di perlustrazione insieme ad alcuni dei suoi Assassini migliori.
Chiusi gli occhi,appoggiai il capo allo schienale imbottito,e sospirai.
La stanchezza ultimamente era diventata un velo costante che mi avvolgeva tutto il corpo.
Mi stavo facendo avvolgere dalle braccia di Morfeo,quando l'improvviso sbattere di una porta mi fece sobbalzare.
-Giulia!-
Quella che mi aveva chiamato era la voce di Volpe,ma cosa aveva da gridare?
-Sono qui!-dissi,di rimando.
Subito entrò nella Sala e,senza darmi il tempo di dire altro,annunciò:-Ci siamo riusciti. Ezio ha preso in custodia i tuoi nipoti e li sta portando qui!-
-Come?-gli chiesi stupita.
-In questo mese abbiamo intercettato tutte le lettere dirette al contingente,lo sai,quindi loro erano ancora convinti di dover portare i tuoi nipoti a Roma per ordine del Valentino.
Un'ora fa erano nei dintorni della città e,poco prima di entrare,Ezio e gli altri hanno attaccato. È stata improvvisa,la cosa,ci aspettavamo che arrivassero tra almeno quattro giorni,ma devono aver accelerato il passo,visto che erano già in ritardo di almeno una settimana,quindi appena abbiamo saputo da uno dei miei che si stavano avvicinando alla città Ezio ha ordinato di andarli a prendere,mentre io e i miei ladri ci siamo occupati di liberargli la strada dalle mura fino a qui.-Volpe aveva ancora il fiatone per la corsa.
Mi ricordai della scena che mi aveva raccontato mio marito,della prima volta che aveva incontrato Volpe. Lo aveva sfidato ad una corsa sui tetti di Firenze e mio marito,allora diciannovenne,era arrivato a destinazione con il fiatone,mente lui non aveva nemmeno un rivolo di sudore a imperlargli la fronte.
Mi alzai senza fiato e lo abbracciai forte,felicissima della notizia che mi aveva dato.
-Oddio,non posso crederci!-esclamai estasiata.-Devo andare a chiamare Anna e farle preparare qualcosa da mangiare da dare ai bambini,saranno affamati! Oppure è meglio se prima sistemo una camera per loro? O mio Dio,chissà come sono cresciuti! Ormai Enea deve avere poco più di dodici anni,è quasi un uomo! E la piccola Silvia,con i suoi riccioli biondi come la madre e gli occhi verdi di suo padre! E Claudio? Lui assomigliava così tanto a Ettore,anche più di Enea!-esclamai in una profusione di parole. Ero così entusiasta della cosa che se non mi calmavo rischiavo di sentirmi male.
Mi avevano detto,con le mie condizioni delicate,di fare attenzione praticamente a tutto,soprattutto alla troppa agitazione,ma in quel momento avrei voluto salire sul tetto e gridare la mia felicità alla città Eterna.
-Giulia,calma. E comunque non c'è tempo per i preparativi,arriveranno a momenti.-mi disse Volpe,appoggiandomi una mano sulla spalla.
-Oddio,e io sono un disastro. Ho delle occhiaie che fanno paura,se mi vedessero li spaventerei.-mormorai portando le mani al viso.
-Senti,stai benissimo,non devi aver timore di questo. E comunque sarebbe l'ultima cosa che noterebbero di sua zia,non credi? Quanti anni sono che non vi vedete?-
-Quasi cinque.-
-E allora fidati. Le tue occhiaie sono l'ultima cosa che noteranno.-
-Gilberto.-lo chiamai,per la prima volta con il suo vero nome. O per lo meno quello che dava ai più intimi amici.
Mi lanciò un'occhiata incuriosita,visto che era la prima volta che lo chiamavo con quel nome dacché me lo aveva rivelato mesi or sono.
-Grazie. Ancora una volta,grazie. Da parte mia e sicuramente anche di Ezio. Grazie per le parole con cui mi hai rincuorato e quei gesti con cui mi hai risollevato il morale in tempi per me bui. Grazie,amico mio. Davvero.-
-Grazie a te Giulia. Per non esserti lasciata andare come temevo.-rispose con un sorriso,-Ora vado. Ero solo di passaggio per darti la notizia come richiestomi da tuo marito.-concluse in un inchino generoso.
Poi scomparve,silenzioso.
Rimasi in attesa per vari minuti,agitata nell'approssimarsi dei minuti.
Mi avrebbero riconosciuta? Presto li avrei riabbracciati.
Sorrisi a quel pensiero,ma poi mi venne in mente una domanda a cui non volevo dare ne ricevere risposta.
Mi odiavano,per averli abbandonati per tutti quegli anni?
Chissà come aveva raccontato loro il Valentino,lo Spagnolo o i loro parenti.
Rabbrividì al solo pensiero.
No. Meglio non pensarci.
Passai le mani sul ventre sorridendo mentalmente a mio figlio.
Stanno tornando a casa,tesoro mio. Tornano a casa.
E con quel pensiero sentii spalancare nuovamente il portone del Covo degli Assassini.
Pochi secondi e nella sala entrarono mio marito,con il suo manipoli di Assassini,e i miei nipoti.
Nel vederli mi salirono le lacrime agli occhi.
Enea era davvero cresciuto. Non era più il bambino di un tempo. Ora nei suoi occhi non vi era più la spensieratezza dell'infanzia,ma la comprensione di un adulto. Era serio,nel suo abito damascato,i corti capelli scuri come quelli di mio fratello erano leggermente spettinati ed impolverati come l'abito. Gli occhi,di un verde scuro,più scuri di quelli di Ettore,mi fissavano consapevoli della mia identità. Non si era dimenticato di me.
In cinque secondi me lo ritrovai davanti,mentre Silvia e Claudio rimanevano dietro. C'era un certo spavento nei loro sguardi,non capendo bene ancora cosa stava accadendo. Silvia aveva ancora i capelli biondi e riccioluti come ricordavo,ma gli occhi avevano una parvenza di tristezza nelle loro iridi,e Claudio non era più paffutello come un tempo. Era dimagrito negli anni di lontananza e i capelli li portava più lunghi del fratello a coprirgli quasi del tutto gli occhi di un verde smeraldo,molto simile a quelli della sorella.
Abbassai lo sguardo sul più grande dei fratelli,che ancora mi fissava. Ormai,notai stupita,mi arrivava alle spalle.
-Hanno parlato spagnolo per tutto il tempo,-mormorò mio marito,avvicinandosi,-sembra che non ricordino più la loro lingua madre.-
-Io si. Capisco cosa dite. Mi sono esercitato negli anni,costantemente. Loro volevano che parlassimo spagnolo,ma quando loro non c'erano noi parlavamo italiano. Poi i miei fratelli hanno smesso,ma io no. Lo facevo per ricordami chi ero.-disse mio nipote,e nonostante la parlata corretta,l'accento era quello di uno straniero,-pensavo ci aveste abbandonato.-concluse.
-Cosa vi hanno raccontato?-chiesi raggelata.
-Che ci avevate tradito. Avevate tradito mio padre,consegnandolo ai suoi nemici. Così lo Spagnolo,con la sua immensa misericordia ci aveva accolto nella sua famiglia per proteggerci. Ci hanno detto che chi ha ucciso nostro padre erano uomini dediti al male. Assassini.-spiegò,-ce l'hanno ripetuto spesso negli anni. Gli Assassini sono il male. E voi ne facevate parte. Non è così,vero?-
-Cosa ricordi di quella notte?-
-Un uomo,scuro. Completamente scuro. Papà era stato picchiato da quell'uomo. La mamma...la mamma...-non finì la frase perché lo abbracciai stretto.
-Non ho tradito tuo padre. E nemmeno vi abbiamo dimenticato. Vi credevamo perduti,tesoro mio. Quell'uomo lavorava per Cesare Borgia,Enea. È lui che ha ucciso tuo padre,mio fratello. Ma ora non può più farci del male. Ora siamo di nuovo insieme,-lo scostai per guardarlo in volto,-siamo una famiglia. E la famiglia è tutto.-
Ripetei la frase in un perfetto spagnolo a Silvia e Claudio,per poi porgere loro la mano per farli avvicinare.
Li vidi tentennare sui loro posti,lanciando uno sguardo ad Enea.
-Lo sapevo. Papà,poco prima di quella notte,mi aveva detto di non fidarmi delle parole di coloro che non erano della famiglia. Di fidarci sempre e solo della nostra famiglia. Resteremo con voi,zia,vero?-mi chiese Enea con tono speranzoso.
Il suo volto aveva lasciato il cipiglio severo che fino a quel momento aveva segnato i suoi lineamenti. La diffidenza aveva lasciato posto alla fiducia.
Voleva la sua famiglia,mi resi conto,come io volevo indietro la mia per poterla unire a quella nuova.
-Mai più. Lo giuro su ciò che ho di più sacro,Enea. Mai più.-
-Ho sognato ogni notte questo momento.-iniziò mentre gli occhi gli si annebbiavano,poi si voltò verso i fratelli,-No te acuerdas,però ella es la tia Jiulia. Ya estamos en casa.*-
Li vidi avvicinarsi titubanti. A differenza di Enea loro non si ricordavano di me,o comunque avevano pochi sbiaditi ricordi. Erano troppo piccoli per potersi ricordare.
Li abbracciai cercando di non farmi disperare dalla loro timida e quasi diffidente risposta.
Ci sarebbero voluti giorni,forse mesi,per poter riallacciare i rapporti e far ritornare tutto come era un tempo,ma con l'aiuto di Enea,mio marito,di Diego e di tutti gli altri,anche i miei nipoti avrebbero avuto un posto da chiamare casa.
Finamente,sospirai,siamo di nuovo insieme.




Angolo Autrice:
*:Voi non vi ricorda,ma lei è zia Giulia. Siamo a casa.
Okaaaaay,e anche questo capitolo è andato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,soprattutto l'incontro tra Giulia e i nipoti che,se ve lo state chiedendo,hanno 12(Enea),10(Claudio),9(Silvia) :)
Ringrazio Blue Alessa per aver commentato il precedente capitolo e spero di sentirvi anche in questo! Magari qualche altra anima pia in più non mi dispiacerebbe ;)
Stiamo sempre più andando verso il finale della storia,e questa cosa un po' mi rattrista,ma dopo tre anni e passa direi che è tempo di mettere la parola fine ;)
Spero di riuscire ad aggiornare entro la prossima settimana!
A presto,
Bazi,
Morgan.

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Capitolo 24
*** 23 Capitolo-Gli Irriducibili ***


23




Luglio
Anno Domini 1504




Vi prego,se qualcuno mi sente da lassù,che venga data una tregua alla mia povera schiena.
Ma subito dopo aver fatto quella richiesta scossi il capo,dicendomi che era davvero una sciocchezza chiedere qualcosa al cielo. Soprattutto una cosa di poco conto come far passare i dolori,per quanto fastidiosi fossero diventati in quei mesi.
Abbassai lo sguardo sul mio ventre,diventato ormai evidente sotto gli abiti,e sospirai accarezzandolo.
Non era nato e questo bambino mi dava già non pochi problemi.
Mi guardai attorno,sentendo la brezza del cielo estivo accarezzarmi il viso.
L'inverno era passato in maniera abbastanza tranquilla e la primavera era corsa via ancor più velocemente ed,infine,l'estate aveva preso il suo posto da un paio di settimane,alzando le temperature a livelli davvero caldi. Entro poco le temperature si sarebbero fatte afose.
Quella mattina mi ero fatta accompagnare alla Rosa in Fiore,per passare una piacevole giornata con Claudia e Madonna Maria,ed in quel momento me ne stavo seduta placidamente su di una poltrona in vimini in compagnia di Claudia,sul terrazzo del retro della Casa di piacere.
Ripensai con apprensione alla visita che avevo fatto quella mattina a Madonna Maria,trovandola più smagrita e pallida dell'ultima volta che l'avevo vista.
Si stava lasciando andare. Lentamente,ma lo stava facendo.
Il male a quanto pare la stava indebolendo più in fretta di quanto avremmo voluto. Claudia mi aveva addirittura rivelato che aveva ripreso a parlare di loro padre e dei loro fratelli,cosa che non faceva ormai da anni. Inutile dire che la cosa l'aveva preoccupata.
È come se cercasse nei suoi ricordi le loro figure,per poterli sentire più vicini quando sentirà che è giunto il momento,aveva commentato Claudia con apprensione. Io non mi ero sentita da rassicurarla,perché sapevamo tutti che ormai non avrebbe retto ancora per molto.
-Ho saputo che Enea ha chiesto di venire addestrato.-
La voce di Claudia mi riportò al presente e,al pensiero di mio nipote,sorrisi.
Nel giro di pochi mesi,con mio grande piacere,ero riuscita ad accendere la fiducia dei miei nipoti nei nostri confronti,anche grazie all'aiuto di Enea che li spronava. Nelle prime settimane Claudio e Silvia non si facevano avvicinare più di tanto;si fidavano di loro fratello,ma non di noi.
Poi,piano piano,era accaduto che,come niente fosse,i più piccoli avevano iniziato a parlare con me e con gli altri,affascinati dalle parole di Leonardo,che con un sorriso si era offerto di far loro da precettore,conquistati dall'amicizia di Giovanni,che aveva iniziato a giocare con loro-ed il fatto che anche lui parlasse fluentemente lo spagnolo aveva giovato-,conquistati da mio marito che,quando poteva,portava qualche souvenir bizzarro ed affascinante dai posti in cui andava in missione.
E si erano di nuovo riavvicinati a me che,con un sorriso sulle labbra,parlavo loro dei ricordi di quando erano piccoli e ancora vivevano a Roma,circondati dall'amore dei loro genitore,mio e dei nonni.
Ma la cosa che più mi aveva fatto piacere e che più mi aveva dato la certezza che iniziavano a sentirsi al sicuro era che,finalmente,avevano ripreso a parlare nella loro lingua madre.
Certo,avevano ancora qualche problema di pronuncia e di traduzione,ma ero sicura che in poco tempo avrebbero ripreso a rimaneggiarla fluentemente.
-Oh!-
L'esclamazione di Claudia mi riportò al presente.
-Cosa c'è?-chiesi preoccupata.
-Nulla,si è mosso.-rispose accarezzandosi lievemente il ventre.
A quelle parole sentii il mio muoversi quasi prepotentemente.
-Non sono ancora nati e già si capiscono al volo!-esclamai divertita appoggiando una mano sul ventre,nel punto in cui l'avevo sentito.
-Chissà quante ne combineranno insieme.-
-Non farmici pensare.-ribattei divertita.
-Quindi? Lo allenerete?-mi chiese,riprendendo il discorso di poco prima.
-In effetti ha chiesto di entrare nell'Ordine,ma è ancora troppo giovane per fare ciò che lui vorrebbe,quindi per ora gli è stato concesso di allenarsi per poter,un giorno,entrare a tutti gli effetti nella Confraternita se ancora lo vorrà.-
-Sei preoccupata?-
-Certo,ma non posso impedirgli di fare ciò che vuole. E fin tanto che si tratta di allenamenti va bene,quando poi sarà il momento si vedrà. Ha il diritto di decidere,ma non mi piace tanto l'idea di lasciarlo fare.-
-E Silvia e Claudio come stanno? Ultimamente non ho avuto molte occasioni per uscire dalla mia camera. Questa gravidanza mi impedisce di fare molte cose. Il dottore ha detto assoluto riposo,e Diego si sta assicurando che sia così.-
Sorrisi al suo sguardo irritato.
-Silvia sta studiando tutti i giorni con Leonardo...è affascinata dai suoi studi. Ha la stessa capacità di apprendimento di mio fratello. Claudio invece ha accettato di allenarsi col fratello,ma non sembra avere la stessa convinzione di Enea. Lo fa più che altro perché non ha altro da fare,a parte studiare. Cosa che non gli è mai piaciuta troppo.-
-Bé,mi fa piacere sapere che tutto sia andato nel verso giusto. Ci è voluto relativamente poco per ottenere la loro fiducia.-
-Grazie soprattutto a Enea e Giovanni. Li hanno spronati molto.-
-Per il resto?-
Compresi all'istante che stava parlando di Ares.
-Non si è fatto più risentire,e a me va bene così. L'ultima volta ha detto che deve risparmiare le energie per quando avverrà la transazione e parlare con noi lo affatica.-
-Ti vedo molto più serena ultimamente.-azzardò dopo qualche attimo di silenzio.
-Infatti. Il ritrovamento dei miei nipoti mi ha aiutata moltissimo. Indubbiamente. Non so se avrei la stessa fiducia che ho ora,se non fossero con me.-
La sentii sospirare chiudendo gli occhi:-Io spero solo che mia madre ci sia ancora,per quando nasceranno i nostri figli. A me mancano più un paio di settimane e anche a te non manca poi molto.-
-Se è testarda come i suoi,di figli,sono sicura che dirà ai cieli di aspettare fino a quando non dirà lei che è il momento.-
Fu quello che dissi e,per il sentimento che mi legava a Claudia e a mio marito,quello che sperai con tutto il cuore.



Ritornai al Covo al calar del sole,in compagnia di mio marito che,mezz'ora prima,era tornato a prendermi dalla Casa di piacere,non senza prima aver dato un'ultima occhiata alla madre che stava dormendo nella sua stanza ed aver scambiato due parole con la sorella.
Raggiungemmo il Covo passando per le solite vie secondarie nonostante le ormai poche possibilità di aver problemi con guardie papali o soldati,visto che Giulio Secondo era un segreto sostenitore della Confraternita.
Ormai i pochi sostenitori dei Borgia che ancora abitavano in città erano troppo deboli per poter arrischiarsi di fare agguati ai nostri danni,o almeno è quello che pensavo dopo aver visto il numero degli scontri drasticamente diminuire dopo il secondo arresto di Cesare.
Insomma,si,i sostenitori c'erano,ma si guardavano bene dal fare qualche mossa troppo rischiosa.
Appena entrammo nella Sala Comune sentii le voci di Leonardo e di Enea discutere animatamente.
-Vi prego,maestro!-
-Chiedi ai tuoi zii,poi ne riparliamo.-
-Sapete benissimo che mi diranno di no.-
-Appunto. Senza il loro permesso,piccolo uomo,io non progetto nulla.-
-Di cosa state parlando?-chiese mio marito,comparendo nella Sala.
-Il tuo amatissimo nipote,-iniziò Leonardo volgendosi direttamente a me,-mi ha chiesto di progettargli una balestra come quella di Francesco.-
A quelle parole guardai Enea con un'alzata di sopracciglia.
Lui scambiò il mio sguardo con un'espressione ostinata,di chi sa quello che vuole.
A quella risposta mi voltai verso mio marito che,sotto il mio sguardo,scrollò le spalle e si diresse verso il tavolo a cui era seduto Leonardo per versarsi un boccale di vino che era stato lasciato lì da qualcuno di passaggio.
Problema tuo,ecco quello che mi aveva detto con quella scrollata di spalle.
Maledetto.
Che dovevo fare? Accettare o rifiutarmi? Non volevo fare la parte della cattiva,però non ero per niente sicura che sarebbe stato prudente mettergli in mano un arma in grado di uccidere ad una così giovane età. Sarebbe stato da sconsiderati.
Sapevo che si stava allenando,ma era da troppo poco perché potesse avanzare richieste di quel genere.
Francesco,se non altro,aveva avuto la sua balestra dopo anni di continuo allenamento.
Quindi,la risposta più ovvia sarebbe stata no.
E non dovevo,in alcun modo,farmi distrarre dal suo sguardo ostinato e,in alcuni momenti,supplichevole.
-Ti stai allenando da troppo poco,Enea.-dissi,cercando di essere il più gentile possibile.
A quelle mie parole si inalberò.
-Sono grande abbastanza per farci attenzione.-
-Non lo metto in dubbio,che tu sia grande abbastanza,tesoro...dico semplicemente che sei ancora troppo inesperto per poter prendere un'arma vera in mano. Se ti può far felice Leonardo può progettarti qualcosa che sia innocuo ma che ti serva per allenarti. Se poi ti piace possiamo chiedergli,a tempo debito,di rifare lo stesso progetto con materiali apposta per adempiere al compito di un confratello.-
Sperai,con tutta me stessa,che quelle parole l'avrebbero fatto desistere dal suo intento.
Lo vedevo mentre si faceva pensieroso,pensando alla proposta che gli avevo esposto.
Per ora doveva accontentarsi di quello,mi dissi. Niente vie di mezzo.
-Appena Francesco dirà che sono pronto posso farmi fare subito l'arma? Anche se lo dicesse tra due mesi?-mi chiese dopo vari minuti di silenzio.
-Certo.-mormorai piano,dopo qualche secondo.
Lo guardai mentre sul suo viso compariva la soddisfazione pura.
Infine,gli avevo detto di si. Maledetta me.
Il fatto che fosse da così poco tempo di nuovo insieme a me e che volessi,a tutti i costi,dargli ciò che mi chiedeva-perché in tutti quegli anni non avevo potuto farlo-mi stava giocando un brutto scherzo. Mi sembrava di non avere il controllo su di lui.
Cocciuto come suo padre,ecco cos'era. Mio fratello lo avrebbe guardato orgoglioso in quel momento,perché un Colonna,come diceva sempre,se voleva qualcosa non c'era versi di farlo desistere.
-Ad una condizione,-dissi avvicinandomi a lui per avere gli occhi incatenati ai suoi,-prima ne parleremo con Francesco. Se dirà che sei pronto,bene,avrai la tua arma,se invece dirà che ci vuole ancora tempo dovrai aspettare...e senza proteste,intesi?-gli chiesi infine,scrutandolo attentamente.
Vidi Enea fare un cenno affermativo con il capo,per poi voltarsi verso Leonardo con uno sguardo severo:-Allora inizia a progettarmi qualcosa di davvero letale,maestro,perché ho intenzione di migliorare entro pochissimo tempo. Pochissimo.-disse,dando maggior enfasi all'ultima parola.
-Va bene.-replicò Leonardo dopo aver chiesto il mio consenso con uno sguardo.
Alla risposta di Leonardo mio nipote si congedò con un inchino rivolto a tutti noi. Appena uscì dalla nostra visuale sospirai sconsolata e,portandomi una mano sul ventre,mi avvicinai al tavolo ove erano seduti e mi lasciai cadere anche io sulla panca.
Mi portai una mano alla schiena,mentre veniva attraversata da una fitta.
-Come va?-mi chiese Leonardo,notando il mio disagio.
-Nei tuoi studi documenta che le donne in maternità hanno la perenne sensazione di essere giovenche belle grasse e di muoversi come se portassero l'armatura completa tutto il tempo. Daresti delle buone descrizioni ai posteri.-
Sentii mio marito trattenere una risata. Lo colpii leggermente mormorandogli che tutto quello che mi stava capitando era solo colpa sua e che,al momento del parto,lo volevo vicino a me solo per poter sfogare tutto il mio dolore su di lui.
Per quanto fosse inconsueto,lui stesso mi aveva comunicato che voleva essere presente al momento del parto,e non solo perché ci sarebbe dovuta essere la transizione,ma perché semplicemente voleva esserci quando sarebbe venuto al mondo suo figlio.
Lo avevo guardato leggermente sorpresa,e lui mi aveva risposto con un semplice sorriso ed un bacio a fior di labbra.
Sapere che durante quel momento decisivo della mia vita,lui sarebbe stato con me mi aveva ulteriormente sollevata.
Ormai mancavano più pochi mesi al parto e la consapevolezza dell'avvicinarsi dell'evento mi mandava in paranoia. Ultimamente ero diventata sempre più lunatica. Ci voleva poco per irritarmi e altrettanto poco per farmi versare lacrime senza una ragione ben precisa.
La nausea se ne era andata da un bel po',ma era tutto il resto che si era fatto,se possibile,ancor più prepotente.
-Non vedo l'ora che nasca. Non ce la faccio più con questo mal di schiena.-borbottai massaggiandomi la schiena,facendo finta di non sentire il commento sulla 'giovenca' che aveva sussurrato mio marito.-Come sta andando Enea?-chiesi,rivolgendomi a lui,per portare la sua attenzione su qualcosa che non fosse la frase che avevo pronunciato poc'anzi.
Quasi ogni giorno chiedevo degli allenamenti,preoccupata che fosse successo qualche incidente e cose del genere. La maternità mi aveva resa ancor più apprensiva.
-Bene. È un allievo che ascolta e impara velocemente. Diverrà certamente uno dei più bravi se vorrà ancora far parte della Confraternita da grande.-
-Ha avuto qualche incidente?-
-No,nulla di grave. Con la sua bravura ha stupito pure Francesco. Di questo passo tra un anno potrà iniziare a prendere parte alle missioni più semplici per poter seguire le manovre degli Assassini.-commentò Ezio.
-Sarà sicuro?-
-Amore mio,l'esperienza si fa anche sul campo d'azione. In più dovrà imparare anche a lavorare in squadra,quindi niente di meglio che mandarlo con Maestri Assassini che potranno guidarlo nella giusta direzione. Io stesso prenderò parte ad alcune sue missioni se ti fa star meglio.-
-Si.-
-Allora è deciso.-
In quel momento sentimmo il portone d'ingresso aprirsi e,dopo qualche secondo,Niccolò fece la sua comparsa. Ci salutò con un cenno del capo,per poi voltarsi verso mio marito:-Quando vuoi io sono pronto.-
-Ti raggiungo subito.-disse Ezio alzandosi.
Lo guardai confusa,visto che non sapevo nulla di quella missione,e al mio sguardo Ezio mi spiegò che quella sera sarebbero andati a trovare le amanti di Rodrigo,Vannozza dei Cattanei e Giulia Farnese,e la moglie di Cesare,Charlotte d'Albret,per cercare di carpire qualche informazione sugli ultimi sostenitori dei Borgia,in modo di debellarli una volta per tutte.
Lo salutai con un bacio e poi lo guardai uscire seguito da Nicolò.
Mi voltai verso Leonardo che al mio sguardo apprensivo non poté far altro che cercare di distrarmi parlando dei suoi progetti,dei suoi nuovi quadri e delle lezioni che teneva con Silvia.
Ma dentro di me,mentre lo ascoltavo,cercavo con tutte le mie forze di zittire il brutto presentimento che aveva iniziato a montarmi dentro da quando avevo visto mio marito uscire da quella porta.
E quella sensazione non mi passò nemmeno nelle ore successive,mentre ero circondata dai miei nipoti che con le loro chiacchiere mi facevano pensar ad altro,ma non senza darmi l'opportunità di lasciar scemare quell'insinuante pericolo che sentivo.
Mi portai distrattamente la mano al ventre,come a proteggere mio figlio da quelle sensazioni di pericolo,poco prima di sentire la porta d'ingresso aprirsi nuovamente.
Però stavolta sentii distintamente il portone sbattere contro la pietra del muro.
E quel suono mi fece venire i brividi.
-Claudia?!-sentii chiamare dalla voce preoccupata di Diego,prima di comparire nella mia visuale.
Sembrava sconvolto,il volto sbiancato e gli occhi sgranati dall'ansia.
-E' qui Claudia?-mi chiese non appena mi vide.
-No.-mormorai,iniziando a sentire quella sensazione riprendere il controllo sulla mia mente.
-Non la trovo da nessuna parte,ho cercato dappertutto!-esclamò angosciato il mio migliore amico.
Rimasi impietrita per qualche secondo,prima di riprendere il controllo delle mie facoltà ed alzarmi per afferrargli le mani che,tremanti,non smettevano di tormentare i suoi capelli per tutte le volte che vi affondava le dita:-Vai da Ezio e Nicolò,sono andati dalle amanti di Rodrigo e dalla moglie di Cesare,trovali e cercatela.-gli dissi con tono deciso. Lui era già abbastanza sconvolto per tutti e due,non dovevo fargli notare anche la mia preoccupazione.
-Cercare Ezio e Niccolò. Va bene.-mormorò quasi confusamente,prima di girarsi senza una parola ed uscire nuovamente dal Covo.
Mi voltai verso i miei nipoti che,per tutto il tempo,erano rimasti in silenzio ad ascoltare il nostro discorso e,con un cenno del capo,dissi loro di andare a dormire,essendo molto tardi.
Risposi alle loro domande preoccupate con un sorriso lieve sulle labbra,guidandoli verso le scale,per poi lasciarmi cadere sulla sedia più vicina,sentendomi mancare.
Rimasi lì per non so quanto tempo,probabilmente per delle ore,completamente in balia dei miei infausti pensieri,le mani sul ventre ad accarezzarlo,cercando conforto in mio figlio,prima di sentire nuovamente la porta aprirsi e veder comparire nuovamente la figura di Diego che,stavolta,portava tra le braccia la figura addormentata di Claudia.
Notai subito le lievi ferite che la ricoprivano e l'abito che indossava strappato in più punti.
-Che cosa è accaduto?-chiesi in un sussurro avvicinandomi a loro.
-L'avevano rapita i sostenitori dei Borgia. Era una trappola ai danni di Ezio,ma siamo riusciti ad ucciderli prima che potessero farle del male.-spiegò Diego.
Guardai Claudia con preoccupazione,notando il suo leggero pallore.
-Lei sta bene?-chiesi.
-Si,non l'hanno ferita gravemente e non è stata toccata,o almeno è quello che mi ha assicurato lei,a quanto pare a loro non interessava torturarla,volevano semplicemente avere una leva su Ezio per far in modo che se ne andasse da Roma.-
-Bene. Mi fa piacere. Mi sono preoccupata così tanto.-sussurrai lanciando un'occhiata a Claudia che ancora stava dormendo tra le braccia di Diego. Doveva essere esausta dopo le forte emozioni che aveva provato in quelle ore.
-Il bambino?-
-Bene,lo abbiamo sentito muoversi quindi è ancora vivo.- A quella risposta sospirai sollevata,per poi chiedere infine dove fossero mio marito e Nicolò.
-Sono andati a Zagarolo,sembra che Micheletto si sia nascosto lì con un piccolo esercito.-
Detto questo lo lasciai andare,per poter assicurare a Claudia tutto il riposo di cui aveva bisogno,e quindi mi rimisi nuovamente a sedere al tavolo,decisa ad attendere il ritorno di mio marito.



-Giulia?-
Mormorai qualcosa di incomprensibile,conscia di sentirmi chiamare,ma ancora con la mente troppo intorpidita dal sonno per rispondere con una qualche frase di senso compiuto.
L'unica cosa che sentivo,oltre l'intorpidimento,erano i dolori che mi attraversavano tutto il corpo. Feci una smorfia,pensando ai risultati dolorosi della posizione in cui mi ero addormentata che per un po' mi avrebbero fatto compagnia.
-Giulia?-
Stavolta alla voce si aggiunse anche una leggera scrollata che riuscì a farmi aprire gli occhi.
Mi ritrovai di fronte lo sguardo di mio marito.
All'improvviso mi tornarono in mente gli ultimi eventi e subito mi fiondai tra le sue braccia.
-Ho avuto paura.-
-Anche io.-rispose Ezio,accarezzandomi con fare rassicurante.
-Cosa è successo?-chiesi guardandolo negli occhi.
-Stavamo andando alla casa di Giulia Farnese quando Claudio,una delle spie di Niccolò,ci aveva raggiunto per informarci che i sostenitori di Cesare avevano rapito Claudia. Subito siamo andati nel luogo indicatoci insieme a Diego,che nel frattempo ci ha raggiunto portando la stessa notizia della scomparsa di mia sorella,ma abbiamo scoperto che Claudio lavorava in realtà per i Borgia,quindi siamo caduti in trappola. Siamo riusciti a ucciderli,prima che le facessero del male,ma ti giuro,quando l'ho vista legata a quella sedia...-lasciò in sospeso,scuotendo il capo come per scacciare il ricordo,poi proseguì,-abbiamo saputo dove si nascondeva Micheletto,quindi abbiamo racimolato velocemente gli uomini che ci servivano per disfarci delle guardie di Micheletto e lo abbiamo preso. È nelle nostre mani,Giulia,e stavolta non scapperà.-
-E ora?-chiesi,semplicemente.
-Partiamo per Firenze,là con l'aiuto di alcuni dei nostri interrogheremo Micheletto.-
-Perché Firenze?-chiesi confusa.
-Non vogliamo che Micheletto venga aiutato da qualche sostenitore scappato,quindi lo porteremo in una città in cui saremo sicuri di riuscire a tenerlo nelle nostre mani. Partiremo all'alba di domani.-
-Quanto starai?-
-Qualche giorno. La mia presenza ora è richiesta qui,quindi un paio di giorni e sarò di ritorno. Nicolò è già in viaggio con Micheletto,sono passato di qui per avvertirti.-spiegò mio marito,accarezzandomi le braccia con movimenti lenti.
-E se dovessero riprovarci?-chiesi preoccupata.
-Non succederà.-mi rassicurò mio marito,prima di posarmi un bacio sulla fronte,-ora devo andare.-
-Tesoro?-lo richiamai alzandomi.
Si voltò verso di me aspettando cosa avessi da dirgli e,portandomi le mani sul ventre, mormorai:-Porgi i miei saluti a quell'uomo.-
Ci guardammo negli occhi per vari secondi,poi,con un cenno del capo,sparì oltre il portone d'ingresso.
Infondo,ero pur sempre una Colonna.




Angolo Autrice:
Salve a tutte/i!
Spero abbiate passato una buona Pasqua :)
Allora,passando al capitolo,i fatti narrati sono realmente accaduti nell'anno 1504,ovvero il rapimento di Claudia da parte degli irriducibili dei Borgia e il ritrovamento di Micheletto che poi verrà portato a Firenze per essere interrogato sotto tortura da Ezio,Niccolò e altri affiliati.
Spero di sentirvi anche in questo capitolo,i vostri commenti sono sempre importanti per me,perché almeno ho anche una vostra opinione e non solo la mia :)
Per ora è tutto,
un bazo,
Morgan

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Capitolo 25
*** 24 Capitolo-Soledad ***


24




I giorni seguenti alla cattura del sicario di Cesare passarono lenti.
Passai quelle poche giornate lontana da Ezio con Claudia che,intanto,si era ripresa dalla cattura.
Avevamo parlato di quello che era successo,e mi aveva confidato che dopo la nascita di suo figlio voleva prendersi una pausa da tutto,tornando,magari,a Firenze per qualche tempo.
Capivo benissimo il suo stato d'animo,ma mi dispiacque sapere che per un po' non l'avrei rivista. Anche se,molto probabilmente,appena mio marito avesse saputo della decisione della sorella,mi avrebbe chiesto di accompagnarla. Sarebbe stato inutile,ma ci avrebbe provato.
Diego si era subito detto d'accordo all'idea di Claudia e le aveva giurato che anche lui si sarebbe preso una pausa,anche se non sapeva per quanto poteva permetterselo.
Le chiesi se già sapeva a chi cedere gli affari nel periodo di pausa,ma lei aveva risposto che ne avrebbe riparlato con Ezio quando fosse giunto il momento.
Se fosse stato un altro momento mi sarei offerta io. Era stato davvero piacevole il periodo in cui aiutavo Claudia con gli affari,quindi mi sarebbe piaciuto provare a dirigere da sola la Casa.
Stavo pensando che magari dopo il parto avrei potuto propormi a mio marito e a Claudia come tenutaria,quando sentii il portone del Covo aprirsi improvvisamente.
Mi alzai subito dalla poltrona nella quale ero sprofondata e lentamente mi avvicinai all'ingresso,per vedere chi fosse il nuovo arrivato,sperando nella comparsa di mio marito.
Appena lo vidi sorrisi raggiante e lo abbraccia con tutta la forza che avevo.
Odorai il suo collo,rendendomi conto di quanto mi fosse mancato perfino il suo odore. In quel momento sapeva un po' di cavallo,ma non m'importava.
Doveva aver fatto un'unica tirata da Firenze a Roma senza prendersi una pausa.
-Com'è andata?-gli chiesi,appena sciolsi l'abbraccio.
-Male. Non ha parlato.-
Lo guardai preoccupata:-E ora?-
-Niccolò continuerà a stare a Firenze,per cercare di strappargli qualche informazione.-
-Temo che non parlerà. È leale,bisogna riconoscerlo.-mormorai,sconfortata.
-Lo so,ma bisogna tentare. Non sapremo mai dove si trova Cesare,altrimenti. Della Rovere ha avuto l'informazione che vogliamo,ma non ce la vuole passare. Il perché,non lo so. È sempre stato contro i Borgia.-
-Sicuro che possiamo fidarci del Papa?-
-Per nulla. Della Rovere è il tipo che,finché gli servi,starà dalla tua parte,ma quando non gli servirai più...-
Lo guardai sconsolata. Eravamo ad un punto morto.
-Potresti chiedere alla Mela.-azzardai.
-Ne ho già parlato anche con Niccolò,ma prima di far ricorso al Frutto,voglio provare ad avere l'informazione attraverso altri metodi.- Sospirai,passandomi una mano sulla fronte,pensando ad altri modi per cercare di capire dove fosse Cesare,ma non mi venne in mente nulla.
-Ho parlato con Claudia,prima di venire qui.-disse Ezio,andando a sedersi sulla poltrona nella quale mi ero seduta poco prima.
-Si? Ti ha detto che vuole andare a Firenze?-gli chiesi,sedendomi sulle sue ginocchia e lasciandomi andare sul suo petto,appoggiando il capo sulla sua spalla.
-Si,e mi sono subito detto d'accordo,-iniziò,posando una mano sul mio ventre,-pensavo che anche tu potresti raggiungerla.-
-Sapevo che me lo avresti chiesto. No,grazie. Voglio stare con te.- Lo sentii sospirare sconsolato alla mia risposta,ma vedendolo sorridere mi alleggerii della preoccupazione che mi aveva attanagliata nell'aspettare la sua reazione.
-Sta bene.-
-Avete già pensato a chi diventerà la nuova tenutaria?-
-Sono andato da Volpe,prima di venire qui,e mi ha detto che contatterà un nostro alleato di Venezia,Antonio de Magianis,per chiedere a Rosa,una delle sue ladre,se è disponibile per venire qui a dirigere la Casa temporaneamente.-spiegò,senza guardarmi negli occhi.
Lo guardai confusa,non capendo come mai improvvisamente non mi guardasse negli occhi,quando un pensiero mi colpì.
Gli afferrai il volto e,con un sopracciglio alzato,gli dissi:-Ci sei andato a letto.-
-Come sei schietta.-commentò con un sorriso malandrino.
-Quindi è così.-
-Oh,dai...è stato anni fa.-
-E' bella?-
-Perché me lo chiedi?-
-Rispondi.-
-Nessuna può essere definita bella,paragonata a te.-
Assottigliai lo sguardo a quella parole:-Quindi è carina.-
-Nessuna può essere definita carina,paragonata a te.-ripeté,cambiando la parola al punto giusto.
-Ma mi vedi? Sono grossa!-esclamai irritata.
-No,sei deliziosamente incinta,tesoro.-
Sbuffai a quella risposta,cercando di districarmi dal suo abbraccio.
-Non devi essere gelosa,ti amo. Lo sai.-
A quelle parole mi fermai e lo guardai con diffidenza. Ci fissammo per vari secondi,io restia a cedergli,perché nonostante mi amasse e io lo amassi mi faceva male sapere che avrei incontrato una delle sue numerose amanti,e lui con occhi seri,per dare più enfasi alle parole che aveva appena pronunciato.
-Lo so. Ma avrei comunque preferito non incontrarmi con una delle tue vecchie amanti.-mormorai,poco dopo,ritornando ad appoggiarmi alla sua spalla.
-Anche io avrei i tuoi stessi pensieri,se i ruoli fossero invertiti. È normale,vuol dire che ci tieni a me e a noi.-disse,posandomi un bacio sul capo,-ma non posso farmi troppi pensieri su chi prenderà le redini della Rosa in Fiore. Mi serve qualcuno di cui possa fidarmi e che sappia gestire gli affari. Mi serve qualcuno avvezzo a queste cose.-concluse con una scrollata di spalle.
-Pensavo di propormi io.-commentai in un sussurro.
-C'è il rischio che ti riconoscano. Già hanno rapito Claudia,non voglio che ci riprovino con te.-
Sapevo che aveva ragione. E mi detti della stupida per non averci pensato.
-Sappi comunque che ti terrò d'occhio.-sbottai,poco dopo,suscitando in mio marito una risata che,nel giro di qualche secondo,contagiò anche me.



All'alba di tre giorni dopo venimmo svegliati all'improvviso dalla comparsa di Niccolò che,senza nemmeno bussare alla porta,entrò nella nostra camera.
-E' scappato!-esclamò entrando.
-Cosa?-chiese incredulo Ezio.
-Andato. Un prete affiliato dei Borgia è riuscito a farlo evadere. Dannazione!-esclamò rabbioso Niccolò,portandosi le mani dietro la testa.
Camminava avanti e indietro,come una belva rinchiusa dentro una gabbia.
-Calma,Niccolò. Da quanto è scappato?-chiese mio marito,alzandosi e infilandosi i pantaloni.
Io mi feci più comoda sul letto,appoggiandomi alla testata e portandomi le lenzuola fin sopra il seno anche se,con tutta la rabbia e la preoccupazione che aveva in corpo,Niccolò di certo non stava notando il mio stato.
-Un giorno,più o meno. Si è accorto Amerigo della cosa.-
-Dopotutto potrebbe andare a nostro vantaggio.-mormorò poco dopo mio marito,infilandosi la camicia.
-E come?-
-Potrebbe portarci da Cesare.-
A quelle parole vidi Niccolò farsi pensieroso,per poi mormorare:-Potrebbe funzionare.-
-Chiama gli altri. Li voglio qui il più in fretta possibile. Organizzeremo una caccia all'uomo.-ordinò Ezio,finendo di allacciarsi la camicia.
-Va bene.-in quel momento Niccolò si voltò verso di me e,accorgendosi della mia tenuta da camera,si irrigidì leggermente,per poi con un inchino veloce porgermi le scuse per la sua maleducazione ed uscire dalla camera.
Non mi dette il tempo di dirgli di non preoccuparsi che già se n'era andato.
-Dove potrebbe essere?-
-Sarà tornato a Roma,forse Ostia. Lo cercheremo per queste zone,comunque.-mi rispose lanciandomi un'occhiata veloce,-torna pure a dormire. Non dovrei metterci molto,appena finito torno da te.-concluse,dandomi un veloce bacio sulle labbra.
Nel giro di pochi secondi mi ritrovai da sola.




***




Al tramonto di due giorni dopo di Micheletto non si erano ancora trovate tracce.
Gli Assassini avevano pattugliato tutta Roma,Ostia e le campagne,ma del sicario di Cesare nemmeno l'ombra.
In quel momento mi trovavo nella Sala del Covo,seduta al tavolo insieme a mio marito e Niccolò. Di fronte a noi la Mela.
Alla fine Ezio aveva ceduto.
Lo guardavo mentre fissava il Frutto,in ricerca di risposte.
-Io non capisco.-sbottò poco dopo.
-Cosa c'è?-chiese Niccolò.
-Mi fa vedere la solita immagine. Un castello spagnolo. Basta,nient'altro.-spiegò allontanando la mano che fino a quel momento aveva a contatto con la Mela.
-Perché non te lo vuole mostrare?-chiesi confusa.
-Non lo so. È la prima volta che mi si rifiuta a tal modo.-commentò preoccupato.
-Chiedile come mai non ti mostra ciò che vuoi.-propose Niccolò,poco dopo.
-Pensi che mi risponderà?-
-Tenta.-
Con un cenno del capo mio marito tornò a posare la mano sulla Mela.
Rimanemmo in silenzio per vari secondi.
Stranamente quel giorno non sentivo niente provenire dal Frutto. Non sentivo il disagio lieve che mi prendeva ogni volta che mi avvicinavo ad essa,come era già capitato in passato.
Non provavo nulla. Assolutamente nulla.
Corrucciai le sopracciglia a quel pensiero.
Poco dopo vidi la mano di mio marito lasciare il Frutto che,subito,si spense della luce che l'accendeva ogni volta che qualcuno la toccava.
-Allora?-chiesi.
-Cesare è in Spagna. Micheletto lo vuole raggiungere. Salperà da Napoli.-
-Bene!-esclamò soddisfatto Niccolò.
-C'è dell'altro?-chiesi,notando il suo sguardo strano.
-Ha detto che è il momento di lasciarla andare.-
-Come?-chiesi confusa.
-Ha detto che è giunto il momento di rinunciare al suo potere,per fare in modo che le generazioni future possano usarla.-spiegò Ezio,guardando il Frutto,prima di voltarsi verso Niccolò,-bisogna trovare un luogo in cui nasconderla.-
-Potremmo nasconderla in quel Tempio che hai scoperto qualche anno fa.-propose Niccolò.
-Quale Tempio?-chiesi confusa.
-Si entra attraverso un passaggio sotto il Colosseo. L'ho scoperto durante l'esplorazione di una delle Tane di Romolo. Sembra una costruzione di Quelli che Vennero Prima,mai vista una cosa del genere.-spiegò mio marito.
-Cosa sono queste Tane di Romolo?-
-Luoghi antichi che negli anni passati venivano usati da uomini che si facevano chiamare Seguaci di Romolo.-
-Li sarà al sicuro?-
-Direi di si.-
Pensai subito alla Corona. Dopo il parto avrei anche potuto farla nascondere insieme alla Mela. Proposi subito la cosa ad Ezio e Niccolò,che mi risposero che si poteva fare.
Mi sentii sollevata,perché finalmente mi sarei per sempre separata da essa.



I giorni seguenti furono davvero dinamici.
Ezio mandò vari Assassini e spie a Napoli,per cercare informazioni sulla presenza di Micheletto. Inviò Niccolò in sua vece con la promessa che lo avrebbe raggiunto non appena gli fossero giunte notizie importanti.
Sarebbe andato subito lui stesso alla ricerca di Micheletto,ma con l'approssimarsi del parto di Claudia non voleva allontanarsi dalla sua famiglia.
E aveva fatto bene,perché,all'alba del nove agosto,Claudia ebbe le prime contrazioni.
Appena ci giunse la notizia corremmo alla Rosa in Fiore e,non appena entrammo nella Casa,sentimmo le sue urla giungere dal piano superiore.
Ci si avvicinò Venere che,con sguardo preoccupato,ci informò della situazione.
Le contrazioni erano iniziate tre ore prima e,in quel momento,nella stanza di Claudia,Anna si stava preparando per far nascere il bambino.
Salimmo la scalinata in fretta e,di fronte alla porta della camera da cui provenivano voci concitate,trovammo le ragazze che,chi seduta e chi in piedi,attendevano la nascita di una nuova vita.
Entrammo nella stanza,chiudendoci la porta alle spalle,e mi sentii rabbrividire nel sentire l'urlo improvviso di Claudia.
La vidi distesa sul letto,il viso completamente sudato e i capelli umidi sciolti sulle spalle,attaccandosi in modo sicuramente fastidioso alla pelle. La camiciola leggera era come una seconda pelle. La carnagione pallida per il dolore che stava patendo.
Appena la vidi avrei voluto fare marcia indietro e uscire dalla stanza,sicura di non riuscire a sopportare di vedere in prima persona ciò che da lì a poche settimane sarebbe capitato anche a me.
Insieme a lei,oltre ad Anna,c'erano Diego,che,vestito di sola camicia appena allacciata e pantaloni,la stava abbracciando da dietro aiutandola a fare profondi respiri,e Maria che,incurante della propria salute e delle direttive del cerusico,con ancora la vestaglia da camera addosso,stava seduta accanto al baldacchino,tenendo tra le sue esili mani quella di sua figlia.
-Oddio!-urlò nuovamente Claudia,distogliendomi dai miei pensieri.
-Fai profondi respiri,Claudia.-la istruì Anna,dando un'occhiata sotto le lenzuola che coprivano la parte inferiore del corpo di Claudia,-non è ancora dilatata. Ci vorranno ancora un paio d'ore.-mormorò con occhiata esperta.
Anna era un'esperta levatrice,sotto le sue cure tutto sarebbe andato per il meglio.
Ne ero talmente sicura che le avevo chiesto di assistere anche me durante il parto.
Alla notizia che i dolori sarebbero continuati ancora per un paio di ore sbiancai,quasi quanto Claudia. Quanto a lungo doveva ancora aspettare prima che nascesse suo figlio? Avrei dovuto anche io patire per delle ore a quel modo?
-Cosa?!-sbottò sgomenta Claudia.
-Non ti preoccupare,scorrerà in fretta il tempo.-cercò di rassicurarla Anna.
-Ah si? Non credo!-
Passammo le successive due ore ad attendere la nascita del bambino e più passavo il tempo insieme a Claudia che,tra un'ingiuria e l'altra contro Diego,chiedeva a tutti gli dei e esseri superiori di far finire quel dolore al più presto possibile,più mi sentivo mancare.
Non sapevo se sarei riuscita a sopravvivere a tutto quel dolore.
Iniziai a sudare freddo,dal terrore di tutto quel dolore.
Ezio mi propose di uscire,visto che si vedeva da lontano che tutto quello che vedevo mi stava facendo preoccupare,ma gli risposi che volevo rimanere. Forse avrei fatto meglio a uscire,ma sapere ciò che avrei affrontato mi avrebbe sicuramente aiutata. O almeno era quello che mi ripetevo per farmi forza.
-Ecco,inizi a dilatarti!-sentii esclamare all'improvviso,-ancora poco e dovrai iniziare a spingere.-disse,guardando Claudia negli occhi.
Non sapevo se Anna fosse infastidita dalla presenza di tutti noi nella stanza,visto che solitamente i parti avvenivano con pochissime persone,soprattutto donne,oltre alla gestante e alla levatrice,ma anche se ne fosse stata infastidita non dette alcun segno.
Dopo poco la sentii dire che era il momento di iniziare a spingere e,sotto le parole incoraggianti di Diego e di sua madre e la guida di Anna,Claudia iniziò a farlo con tutte le sue forze.
Dopo un'ora,che a me parve eterna,il primo vagito di Soledad Maria Anna Castillo irruppe nella stanza,sotto i sorrisi felici di tutti noi.
Una nuova vita era nata.




Angolo Autrice:
Buonasera a tutte/i!
Rieccomi ad aggiornare con questo capitolo che spero di aver scritto bene,ed in modo esaudiente u.u
Comunque,che dire a proposito del capitolo? Allora nel 1504 Ezio userà per l'ultima volta la Mela che,però,la nasconderà solo nel 1506 nel Tempio di Giunone,poco prima di partire per la Spagna per chiudere una volta per tutti i conti con Cesare. Ho deciso che,insieme alla Mela,verrà nascosta anche la Corona perché sì...doveva andare così,se con Ares all'interno o no,lo scoprirete poi ;)
Non so esattamente se Ezio fosse già al corrente che il Tempio fosse dedicato a Giunone,quindi se qualcuno lo sapesse con certezza che me lo dica,almeno correggo la parte interessata ;)
Alla fine di questo capitolo è finalmente nata la pargola di Diego e Claudia,Soledad,Yeahhhhhhhh!Applauso per i neo genitori * clap clap *!
Tornando seri,al prossimo ci sarà il fatidico momento,la nascita del nostro pargolo! Chissà come andranno le cose ;)
Per ora è tutto. Spero di sentirvi ;)
Kiss,
Morgan.

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Capitolo 26
*** 25 Capitolo-Fine e Principio ***


25




15 Settembre




Un intenso dolore mi svegliò improvvisamente.
Non appena aprii gli occhi,prendendo coscienza del mio corpo e di tutto ciò che mi circondava,mi resi conto che qualcosa stava accadendo.
Trattenni il respiro quando improvvisamente il dolore che mi aveva ridestata dal dormiveglia in cui ero riuscita a cadere un paio di ore prima si rifece sentire con prepotenza nel basso ventre.
Cielo,se faceva male.
Subito dopo quel pensiero compresi ciò che stava accadendo.
Le contrazioni erano iniziate.
Con la mano destra iniziai a cercare a tentoni mio marito,tutta tesa nell'attesa della prossima contrazione che,sapevo,si sarebbe rifatta viva entro pochi minuti.
Non trovandolo al mio fianco il panico mi assalii.
Lo chiamai a gran voce,sperando di vederlo comparire da un momento all'altro.
Oddio,pensai. L'ultima cosa che volevo,in quel momento,era ritrovarmi completamente sola.
Ad un'altra fitta intensa di dolore,venuta improvvisamente,non riuscii a trattenere un imprecazione,mentre mi portavo entrambe le mani sul ventre.
Urlai di nuovo,questa volta a squarciagola.
Non mi interessava di svegliare l'intero dannato Covo. Non me ne sarei stata zitta fino a quando non avessi avuto sotto il miei occhi la figura di mio marito.
Nel giro di pochi secondi la porta della camera si spalancò e,tutto trafelato,fece la sua comparsa Ezio,seguito da un Leonardo preoccupato.
-Cosa c'è?-mi chiese preoccupato,prima di portare lo sguardo sulle mie mani che si afferravano alla veste da camera sopra il ventre,-Sono iniziate le contrazioni?-mi chiese quasi in un sussurro,sbiancando leggermente.
-Diamine,sì!-esclamai,sotto il dolore di un altro spasmo.
Lo vidi impallidire ancor di più e restare fermo con una statua sulla sua posizione.
Avrei voluto gridargli di non starmi lì a fissare con quello sguardo perso nel nulla e di fare qualcosa,ma i dolori si erano fatti talmente intensi che non riuscivo più a ragionare in modo da pronunciare frasi di senso compiuto.
-Vai a cercare Anna,-disse all'improvviso Leonardo,prendendo il controllo della situazione-l'aiuto io,tanto che aspettiamo. Fammi portare dell'acqua calda e dei teli.-
Mio marito,in cinque secondi,sparì dalla porta della camera,alla ricerca di Anna e di tutto ciò che Leonardo gli aveva chiesto.
Non appena rimanemmo soli Leonardo mi si avvicino e mi posò una mano sul ventre:-Ogni quanto le hai?-
-Non lo so...ogni dieci minuti,più o meno.-sussurrai,iniziando a sentire il sudore scendermi dalla fronte e lungo la schiena.
Avevo il fiatone,nell'attesa di un'altra contrazione.
-Fai profondi respiri.-mormorò,accarezzandomi il capo.
Pochi minuti dopo nella camera entrarono Anna ed Ezio,quest'ultimo con una bacinella d'acqua e su entrambe le braccia teli di varie grandezze,tutti di un bianco candido.
Al pensiero che presto si sarebbero macchiati di sangue mi venne la nausea.
-Ogni quanto?-chiese subito,Anna,appena entrata.
Ripetei la risposta che avevo dato a Leonardo.
Spostai tutta la mia attenzione sul viso di mio marito,mentre sentivo Anna prendere posizione tra le mie gambe per vedere come stava procedendo la situazione. La sentivo confabulare con Leonardo,ma parlavano troppo piano per capire quello che si stavano dicendo.
-Leonardo?-sentii pronunciare da mio marito,mentre mi afferrava la mano e si sedeva al mio fianco circondandomi le spalle con il braccio libero,-Vai a prendere la Corona e la Sindone,per favore.-disse,una volta ricevuta la sua attenzione.
-Subito.-mormorò,prima di uscire dalla stanza.
-Stai andando bene,figliola. I tempi si sono accorciati?-mi chiese Anna,preparando l'occorrente a portata di mano.
-Non ancora.-mormorai,stringendo la mano di Ezio.
-Allora ci vorranno più o meno cinque ore,come per Claudia.-
-Claudia! Dobbiamo chiamarla,le avevo promesso che ci sarebbe stata. Ha ritardato la sua partenza per Firenze apposta per il parto-mormorai tra un respiro profondo e l'altro.
-E' già stata avvertita,non ti preoccupare.-mi rassicurò Ezio.
-Oddio!-esclamai,all'ennesima contrazione,-sono più forti,ora.-sussurrai senza fiato.
-Bene,devono essere più forti,mano a mano che si avvicina il parto. Più forti e più ravvicinate,quindi porta pazienza,tesoro.-mi spiegò Anna,accarezzandomi il capo.
-Non so se ce la faccio.-
-Ce la farai,-mi rassicurò Ezio,-ce la faremo.-
Un'ora e mezza dopo le contrazioni si erano fatte più stabili,più forti e più vicine le une alle altre,come Anna mi aveva promesso. Mio marito si era tolto il sopra dell'abito,rimanendo in camicia e pantaloni,io avevo iniziato a non sopportare più la camicia da notte,visto che mi si era attaccata come una seconda pelle,così come i capelli,e Anna aveva continuato imperterrita a dare ordini a destra e a manca. Leonardo era tornato con la Corona,che però non era ancora comparsa alla mia vista,per fortuna,e Claudia e Diego avevano fatto il loro ingresso circa mezz'ora prima dicendomi che Maria stava pregando per la buona riuscita del parto e per la salute mia e di mio figlio. Avrebbe voluto venire anche lei,ma la malattia,che dopo la nascita di Soledad si era aggravata,le impediva di lasciare il suo letto.
Essere circondata da così tante persone che amavo e che mi amavano mi sollevava e mi terrorizzava allo stesso tempo.
E se fossi morta durante il parto? E se ci fossero state delle complicazioni?
No,meglio non pensarci. Soprattutto non in quel momento.
Dovevo rimanere lucida e pronta ad ogni evenienza.
Non vedevo l'ora di sentire da Anna l'ordine di spingere,almeno tutto quel dolore si sarebbe intensificato per un massimo di un'ora,ma poi sarei stata libera di riposare e riprendermi.
Non volevo pensare al dopo. Fortunatamente un'altra contrazione venne in mio aiuto.
Non so quanto tempo trascorse,ormai non ragionavo più in secondi,minuti od ore,il mio tempo era scandito dalle contrazioni che sempre più si avvicinavano tra loro e si facevano più dolorose.
Improvvisamente mi sentii chiedere quanto mancava ancora,e la risposta di Anna mi fece chiudere lo stomaco dalla disperazione.
Due ore.
Ancora due ore di quella tortura.
Iniziai a piangere dalla disperazione. Ero talmente concentrata sul dolore che nemmeno mi accorsi di aver iniziato a piangere fino a quando Ezio non mi disse di tranquillizzarmi e di smettere e che lui era con me,che non mi avrebbe lasciata sola.
Lo baciai per poi mormorargli:-Ti odio in questo momento,sappilo.-
-Ti amo anche io,tesoro.-rispose con un sorriso.
-Questo non cambia il fatto che in questo preciso momento vorrei che tu provassi almeno metà del dolore che sto patendo,e ti giuro che è tanto. Ma perché voi uomini dovete essere così fortunati,dannazione!-esclamai,infine.
-Noi uomini patiamo in altri modi,non ti preoccupare.-
-Ah si? Illuminami,allora,per favore.-
-Sì,così alla prima occasione vorrai provare se quel che ho detto è vero.-
-Ovvio.-
-No,grazie.-
Emisi un suono ben poco femminile,tanto da far scoppiare in una risata Claudia e Diego,per poi concentrarmi di nuovo su quello che stava avvenendo nel mio corpo.
Sentivo il bambino agitarsi lievemente,come se mi stesse avvertendo che ormai mancava poco. Anna mi aveva spiegato più o meno quello che sarebbe accaduto a me ed al bambino durante il parto.
-La Corona?-chiesi poco dopo,tanto per concentrarmi su qualcos'altro.
-E nella Sala Comune,appena inizierà il parto la porteremo qui.-spiegò Ezio,accarezzandomi i capelli umidi di sudore.
Non dovevo avere un bell'aspetto in quel momento.
-La Sindone?-chiesi,subito dopo.
-E' qui.-
-Datemela.-
Subito senti nella mano sinistra un pezzo di stoffa.
Sollevai la mano,per vedere la Sindone.
Tra le pieghe intravidi il volto dell'uomo che da tutti era considerato essere quello di Gesù Cristo e,per la prima volta dopo anni,elevai un preghiera a Dio e a tutti i santi del Paradiso.
Vi prego,salvate mio figlio.
Saggiai meglio la consistenza della stoffa,rendendomi conto che era morbida al tatto,anche se dava una sensazione di secchezza alla vista.
Passai il pollice sulle strisce lasciate dal sangue rappreso da centinaia di anni.
Chiusi gli occhi,più tranquilla.
Ad un'altra contrazione li riaprii.
-Se mi succedesse qualcosa,-iniziai a mormorare non appena la contrazione smise di darmi il tormento,-se dovesse succedermi qualcosa,-ripetei,-non pensare a me,ma fai in modo di salvare nostro figlio,Ezio.-dissi,volgendomi verso di lui,-A qualunque costo. Capito?-
-Andrà tutto bene.-
-Non è detto. Promettimelo.-replicai.
Al suo silenzio dissi:-Se non me lo prometti entro i prossimi cinque secondi,giuro che non te lo perdonerò mai. Anche in caso di morte. Mio figlio è più importante di me.-
-Voi siete importanti in egual misura per me. Prometto che farò di tutto per salvare entrambi,nel caso accadesse qualcosa.-
Sapevo di non potergli strappare una promessa diversa,quindi dissi semplicemente:-Bene.-
Subito dopo ritornai a chiudere gli occhi e a fare profondi respiri.
Ancora poco,mi dissi,ancora poco e potrò finalmente abbracciare mio figlio.
-Soledad sta bene?-chiesi poco dopo.
Ero pronta a parlare anche del tempo,a quel punto,pur di stemperare la tensione che mi attanagliava.
-Certo. La balia se ne sta prendendo cura.-mi rassicurò Claudia,tenendomi la mano libera.-Stai andando bene,cara.-mi incoraggiò.
-Oh,si! Benissimo.-sussurrai con vena ironica.
Quel giorno stavo scoprendo la mia nuova soglia del dolore. E non mi stavo comportando esattamente con calma e sangue freddo.
Per poco non mi mettevo a urlare ad ogni maledetta contrazione.
Spostai lo sguardo su Diego:-Non stai per svenire,vero?-gli chiesi con un sorriso tirato,notando il suo pallore.
-Non sono sicuro di poter rivivere l'esperienza a così poca distanza dalla precedente.-mormorò lui.
-Se vuoi,puoi uscire. Nessuno ti costringe a rimanere. Lo so che sei mio amico,-trattenni il fiato appena il dolore mi pervase le membra,-ma non devi rimanere qui,anche se ti avevo chiesto di assistermi in questo momento delicato,tempo fa. E,comunque,se dobbiamo guardare alla buona condotta,nemmeno Ezio dovrebbe essere qui.-
-Tesoro,la buona condotta,come l'hai chiamata tu,è l'ultima dei miei pensieri. Vaneggi se pensi che ti lasci in un momento del genere.-commentò Ezio.
-Bé,tralasciando la buona condotta,penso che aspetterò fuori. Non sono così forte da riviverla praticamente due volte di seguito. La prima mi ha data abbastanza esperienza per i prossimi dieci anni.-replicò Diego,prima di alzarsi dal suo giaciglio.
Mi posò un bacio sulla fronte:-Quando sarà il momento giusto,tornerò.-
Posò un bacio sul capo di Claudia,fece un cenno in direzione di Ezio e di sua madre e poi uscì per aspettare sicuramente dietro la porta insieme a Leonardo. Leonardo. Essendo uno studioso capivo perfettamente il suo interesse nell'atto di far nascere una nuova vita-avevo visto anche alcuni suoi disegni di studio dell'anatomia di una donna incinta-,ma capiva perfettamente che quello non era il momento di farsi immergere nella meravigliosa incognita quale è la vita,quindi si era fatto discretamente da parte.
Avrei voluto che ci fosse anche lui,era diventato un mio caro amico,ma meno gente c'era attorno a me,avevo scoperto qualche ora prima,meglio era.
C'erano minor possibilità che mi saltassero i nervi ogni cinque secondi,e lui,da quel genio che è,l'aveva capito in fretta.
-So che smani per uscire.-dissi,dopo poco.
-In un'altra occasione? Certo. Diego ha ragione. L'esperienza dell'altra volta vale per dieci anni.-mormorò Ezio.
-C'è di peggio.-sentenziò Claudia,con una scrollata di spalle.
-Oh si. Voi non avete assistito ai parti gemellari.-commentò Anna,prima di posarmi una mano sul ventre.
-Come siamo messi?-chiesi,sperando che mi dicesse che ormai mancava poco.
-Stai iniziando a dilatarti. Manca poco.-
-Dio ti ringrazio.-risposi,lasciando andare il capo sul cuscino.



Un'ora dopo arrivò il fatidico ordine.
-Bene,cara. Le acque si sono rotte,quindi è arrivato il momento,quando te lo dico inizia a spingere con tutte le tue forze.-
Mi sistemai meglio sopra la montagnola di cuscini alle mie spalle,attendendo la parola di Anna.
Ezio mi strinse la mano destra e con la sinistra continuò ad accarezzarmi i capelli con gentilezza. Il suo tocco aiutò a tranquillizzarmi.
Claudia era accanto ad Anna,e la stavo aiutando a prepararsi per far nascere il bambino.
Tempo pochi secondi,un'ultima controllata alla dilatazione,e quella parola fu musica per le mie orecchie:-Spingi.-
E allora lo feci. Con tutte le mie forze.
Chiudendo gli occhi iniziai a spingere.
Sentii i muscoli delle gambe contrarsi e le dita dei piedi arcuarsi sotto lo sforzo della spinta.
Urlai,quando le prime fitte di dolore lancinante mi trapassarono.
Quelle erano molto più forti rispetto a quelle che scandivano le contrazioni.
-Fermati un attimo,fai un bel respiro,e poi riprendi a spingere.-mi guidò Anna.
I minuti trascorsero,tra una spinta e l'altra,sotto le parole di mio marito,di Claudia e di Anna.
Spinta. Respiro. Spinta. Respiro.
Se prima il tempo lo scandivo al ritmo delle contrazioni,ora era quello schema che mi dava la sensazione del suo trascorrere.
Passò circa mezz'ora,penso,prima di sentire l'esclamazione di Anna che annunciava di intravedere finalmente la testa.
-Claudia,-disse improvvisamente mio marito ottenendo l'attenzione della sorella,-sai cosa fare.-
Con un cenno del capo Claudia si avviò alla porta e l'aprì leggermente.
Parlò a bassa voce con Diego o Leonardo,non so bene chi,ma sapevo perfettamente cosa stava accadendo.
Stavano per portare la Corona nella stanza.
Non volendo pensarci mi riconcentrai sulla voce di Anna,che continuava a dirmi di spingere.
Misi tutta me stessa in quell'atto,non pensando assolutamente a quello che accadeva attorno a me.
Stavo spingendo per l'ennesima volta,quando avvertii distintamente la presenza di Ares.
Ora era nella stanza,e non serviva che vedessi la Corona per saperlo.
Il mio corpo era stato attraversato da un brivido freddo,e la sensazione di inquietudine aveva fatto la sua comparsa. Solo che stavolta l'ansia per il parto e tutto il resto mi aumentava quell'inquietudine di almeno il triplo del solito.
Non lo volevo lì,così vicino a me e a mio figlio,ma non potevo fare altrimenti.
La promessa non me lo permetteva.
Avrei voluto gridare di portarlo il più lontano possibile da noi,lo avrei voluto tanto,ma con decisione mi imposi di non pensare ad Ares ed ai suoi propositi.
Continuai a spingere,grata che la voce del dio della guerra non si fosse fatta ancora sentire.
Non sapevo più in quanti fossero nella stanza,in quel momento,e non me ne importava assolutamente.
-Avanti,cara,continua a spingere. Ce l'hai quasi fatta!-esclamò Anna,e io mi concentrai sulla sua figura e sui tocchi gentili di Ezio.
Spinsi una,due,tre volte e finalmente sentii di avercela fatta.
Mio figlio era nato.
Mi appoggiai del tutto contro i cuscini,ridendo felice.
Ce l'avevo fatta. Ce l'avevo fatta.
Sentii Ezio mormorarmi che ero stata bravissima e che era fiero di me,le sue labbra posarsi sulla mia fronte. Chiusi gli occhi con un sospiro,per poi riaprirli quando sentii il primo vagito di mio figlio.
Era in vita,ed era sano.
Mortale.
Ed eccolo. Ares.
È giunto il momento di mantenere fede alla tua parola. Portami tuo figlio.
Non vedevo la Corona,ma la voce di Ares risuonava potente nella stanza.
E a quelle parole,sprofondai nell'angoscia.
Ciò che più avevo temuto,stava per accadere.
Portai l'attenzione su mio figlio,che ancora,tra le braccia di Anna,continuava a piangere sotto i tocchi gentili di lei,per vedere se tutto andava bene.
I capelli castano scuro,come quelli di Ezio,gli scoprivano leggermente il capo.
Gli occhi chiusi,le manine strette i due piccoli pugni,la pelle tutta arrossata.
Quello era mio figlio.
Mio figlio.
Mio.
Spostai di scatto lo sguardo su Leonardo,che era comparso nuovamente alla mia vista.
Tra le sue mani la Corona.
E allora sentii qualcosa crescermi nel petto.
Qualcosa stava accadendo. Lo sentivo.
Piano piano,mi resi conto che stavo perdendo il controllo sul mio corpo,la mia mente relegata in un angolo per far posto a qualcos'altro
La paura mi attanagliò,ma un qualcosa di caldo ed amorevole si riversò su di me,tranquillizzandomi all'istante.
-Ares.-
Mi sentii pronunciare. Ma quella non era la mia voce. O meglio,non del tutto.
Quella era la voce di...Venere?
Afrodite?
Dal suo tono anche Ares pareva confuso.
-Sì.-
Le mie labbra si muovevano,ma non ero io a farlo. I miei occhi osservavano,ma non ero io a muoverli.
E,all'improvviso,capii. Venere era dentro di me. E in quel momento aveva il controllo sul mio corpo,ma stranamente non ne avevo paura. Stranamente ero assolutamente tranquilla.
Non sei morta.
-A quanto puoi vedere no. Sono debole,ancor più di trenta anni or sono,ma non a tal punto da permetterti di perpetuare il tuo piano. Ti avevo detto che non te lo avrei permesso,e così sarà.-
Allora ciò che mi hai detto non era vero. So che l'umana ha visto nei miei ricordi,e a quanto pare ha visto il ricordo che non avrei voluto,visto che quella che loro chiamano Sindone è presente nella stanza,ma allora perché mi hai fatto credere che eri totalmente morta. Mai ho sentito la tua presenza. Mi hai dato l'illusione di avere la via libera! Tu avevi detto che l'unico modo era la morte del neonato,ma io sapevo perfettamente che l'umana non l'avrebbe permesso. L'amore di una madre è forte. E senza nessuno che mi ostacolasse sarei potuto rinascere a nuova vita!
-Il mio potere è debole per farsi sentire,ne devo prendere atto,e ciò mi ha aiutata a non far rivelare la mia presenza. E in più mi serviva che tu mi credessi morta,così come la discendente che in questi anni mi ha ospitata. Grazie al mio dono ha visto momenti importanti,per far in modo che tu,nel caso avessi voluto frugarle nella mente,avessi la certezza della mia dipartita totale. Ecco perché alla sua nascita dissi che dopo il mio aiuto sarei completamente scomparsa. Tu,la mia discendenza,chiunque,doveva pensare che sarei morta da lì a pochi minuti. Volevo che tu fossi sicuro di essere al sicuro,così non avresti escogitato altri modi di operare. E ora è troppo tardi per farlo.-
Anche se tu avessi il potere per fermarmi,e non ce l'hai visto la tua debolezza,come pensi di riuscirci? Afrodite,col potere che hai ora puoi a malapena parlare.
-Ti sbagli. Sono debole,è vero,ma in questi anni di silenzio e sonno semi mortale,ho dato fondo a tutto il potere che mi è rimasto per un unico ed ultimo atto. E lo libererò solo in quel momento,se tu mi costringerai a farlo.-
Di cosa stai parlando?
-Tu impossessati di quel bambino,Ares,e io farò altrettanto distruggendo le nostre tre esistenze in un solo secondo. La mia,la tua,e quella del bambino.-
Non puoi. Non puoi!
-Oh,si che posso,invece.-

Sorrisi trionfante.
Anche se non fosse questo bambino,mi prenderò il prossimo che nascerà loro.
-Minacce a vuoto.-
Non provare a farmi arrabbiare,Afrodite,o giuro...
-Tu non potrai rinascere in nessun nostro discendete,perché appena proverai nuovamente a farlo io farò in modo che tu abbia le mani legate.-
Ah,si? E come?
-Artemide mi deve un favore.-
Non chiamare in causa mia sorella,lei non c'entra niente in questa storia.
-Troppo tardi,mio caro. L'ho chiamata in causa secoli or sono. Quando iniziai a comprendere che tu stavi aspettando il momento adatto per ritornare in vita. Io e tua sorella abbiamo avuto un fugace incontro. Tu puoi vedere il sesso del nascituro quando ormai la vita si sta creando,ma tua sorella,essendo anche la dea del parto,può stabile il sesso del nascituro e lei,gentilmente,mi ha concesso questo dono per i miei discendenti di sangue,quindi,se tu non annullerai immediatamente il patto fatto con l'umana,io farò in modo che tutti i prossimi discendenti siano femmine. A te la scelta.-
Non puoi avermi fatto questo!

Sentii nuovamente le labbra stendersi in un sorriso,ma stavolta fu uno di quei sorrisi crudeli:-Mi dispiace,amore,l'ho già fatto.-
Maledizione!
-Tornatene al sicuro nella Corona,Ares. Non puoi più fare nulla.-

Sentii la sua voce emettere una risata roca e divertita. Ma sono certa che in quel momento provasse tutto,ma non certo divertimento per come erano andate le cose.
Ebbene,alla fine hai mantenuto la parola,Afrodite. Io non tornerò alla vita,come tu mi avevi promesso. Ti sei mossa bene,da ottima stratega. Quella glaciale di mia sorella,Minerva,sarebbe fiera di te. Ma farò in modo di farti ripagare il debito che hai nei miei confronti,perché questa non me la dimentico.
Detto ciò,sparì.
All'improvviso la sua presenza non la sentii più,semplicemente se ne andò.
Era davvero finita? Non ci sarebbe stato più alcun scambio?
E Diego,mi chiesi,è ancora vivo?
-Non preoccuparti,mia discendente,il tuo amico è ancora in vita.-
Sentii il capo voltarsi e i miei occhi entrarono in contatto con quelli di Ezio.
-Vostro figlio è salvo. Ares non vi darà più alcun problema.-disse Venere,rivolta verso mio marito,-Così come io. Non appena abbandonerò questo corpo lascerò solo un frammento di me,in modo da stabilire il sesso del nascituro in caso Ares tentasse nuovamente di muoversi. Non sarò più una presenza latente. E i doni che ho concesso alla mia discendente spariranno completamente,insieme alla mia coscienza. Noi non ci rivedremo più,ma sappiate che veglierò sempre su di voi,anche dopo la mia morte. Addio,figlia mia,ed anche a te,Ezio Auditore da Firenze.-
E con queste parole,la presenza che mi aveva reclusa in un anfratto della mia mente,sparì,dandomi nuovamente il controllo sul mio corpo e sui miei pensieri.
E la prima cosa che sentii appena ripresa coscienza,fu una moltitudine di pensieri altrui che,dopo un breve momento,sparirono completamente.
E subito dopo,nel silenzio assordante della stanza,ritornai a sentire le urla di mio figlio che,nel giro di pochi secondi,mi ritrovai tra le braccia.
-Io...-iniziai,confusa.
Non sapevo bene cosa dire.
Sapevo solo che era incredibile.
Guardai il visino di mio figlio che continuava ad emettere urla di vita dalla sua piccola bocca spalancata.
Mi apprestai a calmarlo,dandogli ciò che cercava,e non appena si appropriò del mio seno,mi voltai verso Ezio.
Tentai di intrufolarmi nella sua mente,ma non ci riuscii.
Allora tentai con Claudia,Anna,Leonardo e Diego,ma ciò che recepivo era il nulla assoluto.
Non riuscivo più a leggere nella mente altrui.
Provai a rivivere qualche ricordo,ma il risultato fu lo stesso.
I miei poteri,che io per tanto tempo avevo chiamato le mie maledizioni,erano spariti completamente.
-Non sento nulla.-dissi,allora,-Il completo silenzio.-
Sentii mio marito stringermi a se e lo vidi posare con delicatezza la mano sul capo di nostro figlio.
-E' finita.-pronunciò,poco dopo.
Riportai lo sguardo su nostro figlio e in un sussurro dissi:-Non è finita. Questo è solo l'inizio.-
Nostro figlio aprì gli occhi su di noi e ci osservò.
Sospirai nel vedere i suoi occhi.
Viola.
Guardai mio marito e con un sorriso rassegnato commentai:-Bé,la normalità non fa parte di questa famiglia.-
-Quando mai lo è stata?-chiese Ezio in un sorriso.
-Come lo chiamiamo?-chiesi,riportando gli occhi sul nostro bambino.
-Non vuoi deciderlo tu?-mi chiese sospettoso.
Avevamo litigato spesso e volentieri per il nome,in quei mesi.
-Non ti preoccupare,io lo sceglierò la prossima volta.-
-Come mai?-mi chiese curioso.
-Perché sarà femmina.-
-E come lo sai?-
-Venere me ne ha fatto un cenno,prima di lasciarci.-risposi con un sorriso.
-Bé...se è così allora. Pensavo a Marcello.-
-E sia...-concordai,riportando tutta la mia attenzione sulla nostra creatura,-Benvenuto alla vita Marcello Auditore.-dissi,accarezzandogli una guancia.
Finalmente era finita e,circondata dalle persone che più amavo al mondo,potei addormentarmi serenamente,con in braccio mio figlio ed accanto l'uomo della mia vita.




Angolo Autrice
Siamo alla fine. Ancora un capitolo,l'epilogo,e questo viaggio sarà concluso.
L'epilogo è già steso,quindi passeranno un paio di giorni prima di pubblicarlo.
I ringraziamenti li farò al prossimo capitolo,ma già qui voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto,commentato,preferito,ricordato o seguito questa storia: GRAZIE.
Non so bene che dire...al momento sono un po' triste per la conclusione di questa storia :'(
Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che la Soluzione finale vi sia piaciuta. Ve l'aspettavate? Venere ha fatto il suo ritorno in scena al momento giusto ;)
Per la scelta del nome del bambino,per quanto Marcello proprio non mi piaccia alla fine ho deciso di rimanere fedele al videogioco u.u
Per ora è tutto,spero di sentirvi :)
Alla prossima,con l'ultimissimo capitolo!
Un bacio,
vostra Morgan.

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


Epilogo




Masyaf
1512




Ezio finì di posare anche l'ultima chiave,secondo i cardini della costellazione dell'Aquila.
Vidi le sue spalle avere un leggero tremito,mentre il portale di pietra di fronte a noi si apriva lentamente,scorrendo verso l'alto.
-Cosa pensi di trovare?-gli chiesi.
-Quello per cui abbiamo fatto questo viaggio. Risposte.-mi rispose con un sorriso,voltandosi verso di me.
Risposte.
Esse erano state la guida che ci aveva fatto intraprendere questo viaggio due anni prima.
Eravamo partiti da Roma,noi due e i nostri due figli,Marcello e Flavia,nella speranza di trovare risposte alle domande che il ritrovamento di una lettera del padre di mio marito aveva suscitato nel suo animo.
Cosa nascondeva la sapienza di Altair,il Maestro degli Assassini vissuto ai tempi della Terza Crociata?
Per tutta la vita Ezio si era fatto domande sulle conoscenze,sui segreti,sulla vita di quest'uomo,sin da quando,in giro per l'Italia,aveva trovato le pagine del Codice.
Entrambi Assassini,entrambi in contatto con la Prima Civilizzazione.
Ma lo scopo finale di questo viaggio,che mio marito aveva intrapreso tanti anni prima,dall'incontro con Minerva,al ritrovamento del Tempio,alla scoperta dei Frutti dell'Eden,era rimasto celato ai suoi occhi e alla sua mente per tutti quegli anni.
Lui aveva sempre saputo di avere uno scopo che,in questo momento,stava portando a termine,ma ancora non sapeva quale fosse.
Per questo avevamo fatto questo viaggio. Per avere finalmente delle risposte.
Mi avvicinai a lui e gli accarezzai le guance ruvide a causa della barba che negli ultimi anni si era fatto crescere.
I primi fili argentei la striavano in più punti,così come tra i capelli,più scuri e più corti di come li portava quando l'avevo conosciuto dodici anni prima.
-Ti amo.-mormorai.
-Anche io.-
Ci baciammo,all'uscio della biblioteca di Altair,e sapevo che quel momento sarebbe rimasto impresso per sempre nella mia mente.
-Vai,e mettiamo la parola fine a questo tuo viaggio.-
Con un cenno del capo si voltò e si inoltrò nella galleria buia rivelata dal portale.
Vedendo la sua schiena farsi sempre più sbiadita e lontana ripensai agli ultimi anni.
Alla morte di Maria,avvenuta un mese dopo la nascita di Marcello,alla morte di Cesare Borgia,avvenuta a Viana nel millecinquecentosette,alla nascita della mia Flavia,avvenuta dopo il ritorno di Ezio dalla Spagna,al Tempio in cui avevamo nascosto i Frutti dell'Eden poco prima che mio marito partisse per mettere la parola fine alle imprese del Valentino.
Tante ne erano successe in quegli anni,e tanto doveva ancora accadere. Mi chiesi cosa stava accadendo nella biblioteca,quello che avrebbe trovato Ezio. Sperai nella buona riuscita della missione. Ero impaziente di ritornare a Costantinopoli per riabbracciare i miei figli. Avevamo deciso di lasciarli nelle mani di Enea e degli Assassini della città.
Mio nipote era ormai un uomo ed aveva deciso di seguirci in quella missione.
Forse sarebbe anche rimasto per qualche altro tempo in quella città,o almeno questo era stato il suo desiderio l'ultima volta che avevamo parlato.
Voleva imparare tutto ciò che poteva dai luoghi in cui andava.
Oggi era un Maestro Assassino tra i più abili,come suo fratello,che alla fine aveva deciso di unirsi alla Confraternita.
Silvia,invece,continuava a studiare ogni giorno. La passione che aveva Leonardo verso il mondo era stata trasmessa anche a lei e ora,ogni cosa nuova che scopriva,doveva per forza studiarla a fondo.
Fortunatamente negli anni era guarita dalla sua malattia,e ora poteva benissimo fare tutto ciò che voleva senza l'ansia di stare male da un momento all'altro.
Mio figlio,Marcello,ormai aveva quasi dieci anni e già si allenava con suo padre per diventare un giorno un Assassino,mentre mia figlia,che aveva soli quattro anni,faceva tutto ciò che suo fratello faceva,mandando in paranoia me e divertendo suo padre per la sua temerarietà.
Io l'avevo detto che mi avrebbe fatto impazzire come sua madre,mi aveva ribadito una volta Ezio e a quella frase mi aveva fatto tornare in mente il ricordo che avevo vissuto anni prima,quello in cui Ezio teneva in braccio un neonato e mormorava che,nonostante avesse poco più di due mesi,già lo faceva impazzire come sua madre.
Allora compresi quel ricordo che avevo visto anni prima,e che avevo vissuto poco dopo la nascita di Flavia.
Era un ricordo del futuro.
Ripensai a Leonardo che,in quegli anni,era andato a Milano,al servizio della corte del Re di Francia Luigi XII,insieme al suo inseparabile Salaì.
L'ultima sua opera che avevo visto era ancora incompleta,ma il fulcro centrale del dipinto era già stato concluso e aveva attirato tutta la mia attenzione.
Il sorriso di quella donna era davvero enigmatico.
Avevo chiesto a Leonardo cosa celasse,e lui mi aveva detto che la risposta già la conoscevo,ma ancora oggi devo capire quale sia la soluzione.
Ripensai a Francesco,a Magda ed al piccolo-ormai non più-Giovanni.
Sotto la guida dei due Assassini,Giovanni stava crescendo e molto presto avrebbe ricevuto il suo marchio e la sua lama celata.
E ovviamente ripensai a Claudia e a Diego.
Dopo un paio di anni passati a Firenze erano tornati a Roma e lì si erano stabiliti definitivamente.
Firenze aveva troppi ricordi per Claudia ed ormai si era completamente innamorata di Roma.
Sentendo dei passi avvicinarsi ritornai al presente.
Socchiusi gli occhi,cercando di vedere mio marito.
I passi provenivano dalla biblioteca e,mano a mano,si facevano più vicini.
E infatti,poco dopo,fece la sua comparsa.
La prima cosa che notai era che non aveva più le polsiere con le lame celate,né le armi.
-Cosa è accaduto?-chiesi confusa.
-Nulla. Ho solo messo la parola fine alla mia vita di Assassino.-
-Veramente?-
-Sì. Ora voglio solo vivere i giorni futuri nella tranquillità,insieme alla mia famiglia.-mormorò,passandomi le braccia attorno ai fianchi ed avvicinandomi a lui per abbracciarmi.
-Cos'hai trovato?-
-Un'altra Mela. E mio fratello.-
Il silenzio calò su di noi,sancendo la fine di quel viaggio durato quasi una vita intera.
-Torniamo a casa.-mormorai,poco dopo.
-Sì,torniamo a casa.-






Firenze
1524
Q
uando ero giovane,avevo la libertà,ma non la vedevo.
Avevo il tempo,ma non lo sapevo.
E avevo l'amore,ma non lo provavo.
Mi ci sono voluti molti anni per capire il significato di tutti e tre,e ora,al tramonto della mia vita,questa comprensione si è tramutata in appagamento.
Amore,libertà e tempo allora così disponibili,sono il nutrimento che mi permette di andare avanti.
Specialmente l'amore,mia cara,per te,per i nostri figli,per i nostri fratelli e sorelle e per il vasto e magnifico mondo che ci ha dato la vita e che continua a sorprenderci.
Con affetto infinito,mia Giulia,
Tuo per sempre,Ezio.






Ringraziamenti
Ed infine ci siamo. Anche l'ultimo capitolo è stato postato.
Ringrazio tantissimo chi mi ha seguito in questi anni,commentando o semplicemente leggendo la storia. Chi ha messo tra le preferite,chi tra le seguite,chi tra le ricordate.
Grazie. Davvero.
Spero di risentirci presto,magari con uno spin off su Enea...ho in mente qualcosa,ma è tutto da vedere.
Per ora vi lascio,
un bacione,
Morgan.

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