Una dichiarazione po(pat)etica

di Mystery Anakin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La poesia ***
Capitolo 2: *** L'Ammazzagnomi...e presentatori! ***



Capitolo 1
*** La poesia ***


Una dichiarazione po(pat)etica

UNA DICHIARAZIONE...PO(PAT)ETICA

La poesia

Eragon tornò alla sua casa sull'albero dopo una estenuante giornata passata a sorbirsi le pazzie che gli Elfi facevano durante il giuramento di sangue.
"Basta questa musica infernale non la sopporto!"disse strisciando per terra per entrare in casa. Si sentiva agitato doveva assolutamente parlare con qualcuno. Saphira era un caso perso: purtroppo sapeva già la sua opinione riguardo ai suoi problemi... Con chi poteva sfogarsi? Ma certo Orik! Aveva saputo che durante la festa il nano si rintanava in una casupola segreta e lui sapeva dov'era. Uscì di casa correndo e si precipitò dal nano. L'albero in cui viveva sembrava una specie di grossa noce.
"Oooorik! Orik apri sono io Eragon"gridò il ragazzo bussando.
Orik aprì una porta nascosta: "Sta zitto ed entra!" bisbigliò il nano. Chiuse la porta e si girò verso Eragon arrabbiato: "Cosa vuoi? Io cerco di fare di tutto per star lontano da quei strazianti festeggiamenti e tu mi vieni a chiamare???"
"Scusa Orik, mi devi aiutare"disse Eragon congiungendo le mani e mettendosi in ginocchio
"Cosa c'è?"
"Io, io non posso stare qui, devo dirle tutto" spiegò Eragon con voce tremante
"Tutto cosa? Se ti riferisci al cibo non me ne parlare, mi sto trasformando in un coniglio a forza di mangiare frutta e verdura" disse Orik assumendo l'espressione di un coniglio
"Non si tratta di questo! devo assolutamente dire ad Arya quello che provo!"buttò giù Eragon velocemente sorprendendosi lui stesso di essere riuscito a dirlo.
"Oh! Bè non mi sembra che lei sia molto d'accordo" disse Orik alzando le sopracciglia
"Lo so ma questi festeggiamenti mi fanno stare male! Devo fare assolutamente qualcosa!"
"Come ti capisco, io l'ultima volta che ho partecipato a una di queste feste ho vomitato! Gli elfi sono rimasti scioccati pensa un po', così hanno dovuto interrompere tutto! Per questo adesso mi hanno messo qui dentro e devo confessare che sono contento!" ammise Orik
"Ah"disse Eragon un po' disgustato "Comunque devo trovare una soluzione. Devi aiutarmi a dirglielo"
"Oh, bè si ma ci vorrà un piccolo contributo però"disse Orik guardandosi le unghie.
Eragon cacciò due corone, ma Orik gli fece segno con un dito di alzare il prezzo. Eragon cacciò allora quattro corone, però Orik fece di nuovo il segno di prima. Allora Eragon trasse fuori dalla tasca del suo vestito un sacchetto pieno di monete e sbottò: "Ti bastano?"
Il nano prese il sacchetto, lo scosse per sentirne il rumore, poi quando sentì il tintinnio di parecchie monete, se lo mise in tasca soddisfatto. Si diresse quindi verso un piccolo scaffale con alcuni libri, estrasse un malloppo di fogli di pergamena impolverati e lo mise tra le braccia di Eragon che tossì per la polvere.
"Tieni! Impara questi centoquattro versi a memoria e pettinati i capelli" disse Orik lanciando uno sguardo ai suoi capelli scompigliati.
Eragon guardò con apprensione il malloppo poi esclamò disperato:"Centoquattro? Sei fuori, come faccio?"
"Boh non lo so amico. Questi sono problemi tuoi. Ma posso dirti che quando li recitai alla mia fidanzata, lei cadde ai miei piedi (anche se poi le ci è voluto un po' per rialzarsi chissà perché) " rispose Orik con un sorriso
"Non posso impararne solo due o tre?" propose Eragon esitante lanciando uno sguardo terrorizzato alle pergamene.
"Assolutamente no! Bisogne recitare ogni parola dalla prima all'ultima..." spiegò Orik
"E va bene grazie Orik" disse Eragon e uscì fuori dalla casa del nano. Tornando a casa sua, tentò disperatamente di infilarsi i fogli della poesia dappertutto in modo che Saphira non si accorgesse di nulla. Quando fu di fronte alla porta di quella che gli elfi chiamano casa e che invece per lui era un ammasso di legna con quattro stanze, l'aprì cautamente guardando a destra e a sinistra. Quando pensò fosse via libera entrò. Ma appena fece un passo sbatté contro qualcosa di duro e cadde con un sonoro tonfo. Alzò gli occhi e vide l'ultimo essere che avrebbe voluto incontrare: Saphira.
Eragon che stai facendo?
Niente Saphira...torna a dormire
pensò Eragon rialzandosi. Appena fu in piedi si congelò: sparsi per terra c'erano i fogli di Orik che gli erano usciti fuori in seguito alla caduta. Cercò di raccoglierli velocemente ma Saphira riuscì ad agguantarne uno.
S: Eragon lo sai che non mi puoi ingannare vero?
E: Ma sì Saphira cosa vai a pensare?
S: Penso che tu mi stia nascondendo qualcosa...
E: Io? Non sia mai! (Incrociò le dita dietro la schiena)
Ma Saphira non contenta lesse velocemente il foglio che aveva preso
S: Carotina mia, mio dolce stufato di pollo? Cos'è questa roba e chi te l'ha data?
E: Me l'ha data Orik! Volevo che mi aiutasse nella dichiarazione con Arya, visto che NESSUN '  ALTRO... mi vuole aiutare!
S: Aiutarti? Perché questa ti sembra una dichiarazione d'amore?
E: Intanto lui mi ha detto che la sua fidanzata dopo averla ascoltata è caduta ai suoi piedi!
S: Svenuta forse...
E: Comunque vale la pena tentare! Almeno adesso ho qualcosa da dirle.
S: Certo vedi un po' cosa... Comunque non contare sul mio aiuto per questa idiozia
Detto questo Saphira se ne andò lasciando Eragon solo e nei guai!
Per tutta la notte il ragazzo cercò di imparare quei versi a memoria, ma senza alcun risultato. Allora scoraggiato cominciò a piangere a dirotto. Poi mentre già cominciava a farsi una ragione del fatto che non sarebbe stato mai capace di fare una vera dichiarazione, all'interno della stanza comparve un tizio vestito tutto strano con una strana maglia e dei pantaloni rossi. Guardò Eragon e disse: "Salve sono Giovanni Muchacha e sono qui perché sono stato informato di un caso disperato"
Eragon guardò lo strano tizio. Quello con le mani tese davanti a sé e muovendo un po' la testa continuò: "Ma non c'è problema. Con Heart Attack anche i più sfigati in amore diventano grandi conquistatori. Oggi vi insegnerò come recitare una poesia d'amore senza doverla imparare. Bene. Prendete una penna, possibilmente indelebile. Fatto? Bene. Ora copiate tutta la poesia sul vostro braccio o in alternativa appiccicatevi tanti fogliettini con abbbondante colla vinilica. Fatto? Bene. Ora andate dalla ragazza che volete conquistare. Fatto? Bene. Muovete le braccia mentre recitate e intanto spiate la poesia. Fatto? Bene. Così potete recitare la poesia alla vostra fidanzata senza spappolarvi il cervello per la fatica di impararla. Bene questa puntata di Heart Attack finisce qui, ma non perdete la prossima dove vi insegnerò il regalo alla fidanzata fatto in casa: risparmi i soldi e il risultato è lo stesso. Ciao ci vediamo qui con Giovanni Muchacha qui ad Heart Attack!"
Detto questo lo strano tizio scappò via. Eragon non aspettò un secondo di più e cominciò a scriversi la poesia su ogni quadretto di pelle disponibile. Impiegò due braccia per scriverla e una volta finito corse all'albero di Menoa dove era sicuro c'era Arya. E infatti era là, però prima che le si potesse avvicinare due braccia lo afferrarono e lo trascinarono via.
***
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction e sono un po' emozionata! Forse non sarà un granché ma è solo una piccola presa in giro di un bel libro come Eldest! Spero che la possiate apprezzare, in ogni caso pubblicherò il prossimo capitolo quanto prima! :))          
  Mystery Anakin
 

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Capitolo 2
*** L'Ammazzagnomi...e presentatori! ***


Una dichiarazione po(pat)etica capitolo 2

Capitolo 2
L'Ammazzagnomi...e presentatori!


Mentre trascinavano Eragon verso l'albero di Menoa, il nostro povero sfigato si dimenava come un pazzo e urlava:
"Ahhhh! Aiuto che volete? Levatemi quelle sudice mani! Ho da fare non posso stare qui! Cosa ho fatto di male?"
Il povero Eragon si chiedeva nella sua testa se non esistesse qualcuno che ce l'aveva con lui quel giorno e gli impediva di fare la sua dichiarazione. La stretta sulle sue braccia era possente: inutile ribellarsi. Quindi si fece trascinare di peso finché la voce dell'elfo che lo teneva diceva ad un altro: "Toglietemelo, questo è un pazzo non capisce l'importanza della cerimonia!"
Eragon nella sua testa pensava che quelle cerimonie avevano avuto solo un brutto effetto su di lui. Colpa loro se si sentiva come un ubriaco!
Quello che seguì dopo Eragon non se lo ricordò. L'unica cosa sicura era la sensazione di trovarsi come in una lavatrice, che prima ti gira a destra poi a sinistra e infine ti centrifuga per bene.
Quando riprese piena coscienza di sé, aprì gli occhi e quello che vide fu il soffitto della sua ehm..."casa". Dopo cinque minuti dal suo risveglio, sentì una voce nella sua testa.
S: "Come te la passi?"
E: "Mmmm sai che mi sento proprio bene?"
S: "Ci credo hai dormito un'ora!"
E: "Cosa? Quanto ho dormito?"
S: "Un'ora"
E: "Una che?"
S: "Oh Eragon lavati le orecchie per bene che non ci senti neanche nella testa"
Eragon era disperato perché in quell'ora Arya chissà dove era andata! Dato che non c'era tempo da perdere, si alzò di scatto e corse allo specchio per aggiustarsi i capelli che, ne era sicuro, dovevano essere diventati un vero schifo. Prese il pezzo di vetro che usava per radersi e si guardò dentro. Lanciò un grido assurdo che fece tremare la "casa" e balzò all'indietro sbattendo la testa contro una specie di mensola appesa al muro.
"Chi è quello?" urlò.
Gli ci vollero alcuni attimi per realizzare definitivamente che quello nello specchio era lui! Infatti aveva le sembianze del vecchio Eragon, ma certamente era diventato più bello.
"Sembro un...elfo! Sono bellissimo" disse lanciando dei piccoli urletti.
Poi la sua mente cominciò a calcolare freneticamente:" Se io sono un elfo... Arya è un elfo...poi io non sono proprio un elfo... cioè sono un umano quasi elfo... un elfo quasi umano... vabbè insomma l'importante è che adesso Arya non mi snobberà più, ma cadrà ai miei piedi come il burro si scioglie al sole! Oh mamma mi sa che Orik mi sta influenzando, devo frequentarlo meno spesso è deleterio per la mia vena poetica"
A quel punto sicuro ormai della vittoria con la poesia e il suo rinnovato fascino, uscì di casa quando una musica partì da chissà dove... Eragon era sicuro di averla già sentita... ma certo era Stayin' Alive la famosissima canzone della Febbre del Sabato Sera! A quel punto rientrò in casa, si mise il vestito più bello che aveva, si spruzzò quantità industriali di un profumo dalla marca taroccata anche in bocca, uscì fuori prese una liana e in stile Tarzan scese dall'albero. Gli elfi nel frattempo ballavano come matti, mentre lui improvvisò una sfilata in mezzo alla folla camminando e ballando come Tony Manero. Gli elfi lo squadravano maligni, le elfe invece lo guardavano adoranti e gli si avvicinavano per chiedere gli gli autografi. Ne firmò così tanti, che ad un certo punto perse il conto. 
Mentre camminava tra la folla di fan inferocite che tentavano di baciarlo, di toccarlo e lo tiravano per i vestiti pensava: "A-ah!  Vedi che effetto fa sulle donne il mio nuovo look! Ho la vittoria in pugno!"
Si diresse verso l'albero di Menoa facendosi largo tra la folla con l'intenzione di raggiungere Arya. L'elfa però inspiegabilmente si diresse verso il bosco e Eragon pensò in fretta ad un espediente per liberarsi di quella folla inferocita e rimanere solo con lei...
"Ehi ragazzi! C'è Babbo Natale là!" esclamò sopra le urla della folla indicando un punto alla sua destra.
Tutti si girarono verso la direzione da lui indicata e il giovane elfo? Uomo?... insomma Eragon approfittò di quell'istante per svignarsela e nascondersi in mezzo agli alberi.
Mentre riprendeva fiato appoggiato al tronco di un albero, una voce risuonò nella sua testa: Eragon dove credi di andare?
E: Saphira non è il momento...
S: Allora fa come vuoi, ci rivediamo mio dolce stufato di pollo!
E: E' inutile che mi prendi! Poi vedrai quando avrò conquistato Arya!
S: Ma guarda che io non stavo scherzando, è quello che diventerai dopo averle recitato quella poesia.
Eragon cominciò a dare calci all'aria immaginandosi Saphira, quando ad un tratto comparve Arya. Smise di scatto di fare a pugni con l'albero quando vide l'espressione dell'elfa. Poi fece un sorriso mille denti come per nascondere ciò che stava facendo.
La ragazza lo guardò un attimo, poi gridò: "AH! Ma che hai fatto a botte?"
"No..." disse Eragon abbandonando per un attimo il sorriso, palesemente scontento della reazione della ragazza. Non abbandonando la vecchia determinazione riprese a sorridere, questa volta con spavalderia però. Si strofinò velocemente la spalla con una mano e dopo disse: "Ma non vedi...che figo?"
Arya strizzò gli occhi fissando un punto alla sinistra di Eragon e poi esclamò: "Veramente io non vedo nessuno!"
A quel punto Eragon perse la pazienza e decise di pronunciare finalmente questa stramaledettissima dichiarazione. Ebbe un attimo di esitazione però: inspiegabilmente la sua determinazione aveva deciso di farsi una vacanza, mentre cominciava a sudare freddo e ad avere urgentemente bisogno di un bagno. Deglutì ignorando lo stato in cui si trovava e prendendo tutto il coraggio che aveva disse: "A-Arya...devo dirti una cosa..."
A quel punto alzò la manica della sua tunica e osservò il braccio. Improvvisamente il panico s'impadronì di lui, perché come era terribilmente evidente... il suo braccio era perfettamente e maledettamente PULITO! Le parole erano SCOMPARSE! Evidentemente il dono dei draghi non solo gli aveva dato un aspetto mozzafiato, gli aveva levato tutte le cicatrici e gli aveva affinato i sensi, ma lo aveva anche ripulito per bene!
"Maledetti draghi guasta feste e elfi dalle orecchione! Se li avessi qui li ridurrei tutti in un mucchietto di cenere!" pensò Eragon disperato
Mentre il poveretto cercava di dissimulare la sua disperazione con un sorriso falso, Arya, stanca di aspettare quello che Eragon avesse da dirle, assumeva nell'ordine queste espressioni:
1. Prima scocciata con le mani appoggiate ai fianchi
2. Poi leggermente arrabbiata con le sopracciglia che si univano pian piano
3. Rossa per la rabbia con i pugni stretti lungo i fianchi
 Eragon si accorse che la situazione stava peggiorando, quindi gettando la prudenza alle ortiche spiattellò le prime schifosissime parole che gli vennero in mente: "Arya, le rose...sono rosse! I girasoli...sono gialli! I gigli sono bianchi, i fiori  di pesco sono rosa, i non ti scordar di me celesti e..."
"Sei venuto qui per farmi una lezione di botanica?" lo interruppe Arya
"N-no! Ecco è che..."balbettò Eragon
"Cosa?" disse Arya sempre più arrabbiata
Eragon non sapeva che dire, la poesia era andata, ma una frase si ricordava e fu proprio quella che gli venne fuori dalle labbra senza il suo comando: "Carotina mia! Mio dolce stufato di pollo!"
Ancora una volta riportiamo le espressioni di Arya in quel momento:
1. Faccia rossa, modello Zio Vernon quando si infuria
2. Crescita improvvisa e minacciosa della sua statura
3. Iridi gialle con contorno rosso, modello sith di Star Wars
Dopo questa specie di metamorfosi, la ragazza tuonò: "COME TI PERMETTI DI PARAGONARMI AD UN POLLO?" 
"Scusa Arya! Scusascusascusascusascusascusascusascusa!"esclamò Eragon mettendosi in ginocchio e congiungendo le mani "Volevo dirti che sei bella!"
"E lo fai paragonandomi ad POLLO? Ma che gusti hai, dell'horror?" urlò la ragazza indignata
"No! Arya io farò qualsiasi cosa per te! Vuoi che ti costruisca un palazzo gigantesco con tutte le dame e i servitori del mondo, con una splendida vista sulla foresta del Du Veldenvarden, così non sarai più costretta a vivere in una casa sull'albero come Tarzan e Cita? Oppure preferisci qualcos'altro? Io farò tutto per te, dimmi cosa vuoi e lo farò!" esclamò disperato Eragon
"Mi dispiace ma ora è tardi caro!" disse Arya volgendogli le spalle
"Ma cavolo! Sono diventato un figo pazzesco, ho passato di tutto per dirti questo e tu non provi neanche niente per me?" chiese Eragon
"Mmmmm! Insomma NO! Quante volte devo ripetertelo? Basta mi sono stancata me ne vado!"
"No aspetta vengo con te!" disse Eragon seguendola mentre lei già se ne stava andando
"Non ci provare!" esclamò Arya sdegnata "Addio Eragon Ammazzaspettri"
Detto questo se ne andò definitivamente lasciando Eragon lì impalato come un carciofo. Sul viso del ragazzo però si disegnò un sorriso maligno mentre lui sussurrava minaccioso: "Orik...Muchacha..."
Uscì dal folto degli alberi in tempo per vedere due figure che si muovevano lentamente. I due lo guardarono e un'espressione spaventata gli comparve sul viso.
Orik urlò all'altro: "Scappa!"
"Voi due! IO VI AMMAZZO!"
Così da quel giorno Eragon perse il nome di Ammazaspettri e diventò l'Ammazzagnomi...e presentatori!
Fine
    
"Ehm siamo sicuri che qui non ci troverà?" chiese l'uomo vestito di rosso
"Non ti preoccupare questo posto lo  lo uso in caso di estrema emergenza e questa lo è!" rispose il nano
"Ma è la casa di Biancaneve?!" esclamò l'uomo
"Bè io mi mimetizzo bene tra i suoi nani... uno in più uno in meno chi noterà la differenza?" spiegò il nano
"E io?"
"Tu? Bè usa una delle tue idee geniali e fabbricati un costume da principe azzurro, ma dubito che funzionerà. Comunque com'è che si dice? Tentar non nuoce "
"Perché non sono tanto d'accordo?"
***
Ciao! Eccomi qua di nuovo con  la fine di questa parodia matta! Spero che vi sia piaciuta! Volevo fare dei piccoli ringraziamenti alle persone che gentilmente mi hanno recensito:
A  Isilrel68: sono contenta che il mio lavoro ti piaccia e spero che questo capitolo ti sia piaciuto di più!
A Stefy81: grazie anche a te per aver apprezzato questo delirio!! :)))
E poi volevo ringraziare anche Dubhe92 per aver inserito la mia storia fra le sue preferite!!

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